The real damage

di overthinkgeo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vital signs ***
Capitolo 2: *** Blackout ***
Capitolo 3: *** When the night becomes day ***
Capitolo 4: *** A decent cup of happiness ***
Capitolo 5: *** On the move ***
Capitolo 6: *** God put a Smile upon your face ***
Capitolo 7: *** The poetry of the deed ***



Capitolo 1
*** Vital signs ***


*ok, questa è la mia prima fanfiction in assoluto.. non ne ho mai scritte e mi sento un po' in imbarazzo lol
Ho deciso di trattare il caso "The yellow face", ovviamente rimaneggiato ai giorni nostri e raccontato da John. La storia sarà assolutamente diversa, ma mi baserò su alcune cose che accadono durante il racconto.

So che in questa prima parte non ci sono molti atteggiamenti "romantici" o segnali d'amore tra i due lol ma preferisco partire in modo cauto perché voglio che la cosa si sviluppi pian piano e non tutta in un colpo. Già dal prossimo capitolo i sentimenti di John verso Sherlock saranno più espliciti.
Detto questo, buona lettura e accetto con piacere ogni tipo di consiglio*


Osservo con attenzione la polvere che rivela la sua presenza al chiarore del sole. La finestra che da sulla strada sta filtrando un piccolo ma denso raggio di luce che, attraversando metà della stanza, si spinge fino al piede del mio più fidato amico Sherlock, il quale è completamente disteso sulla poltrona in cui, solitamente, mi siedo io. Deve essere davvero turbato per aver commesso un errore del genere; passa ore a riordinare le sue calze per avere un completo ordine visivo e mentale e finisce per sedersi sulla mia poltrona.. Può sembrare un'osservazione stupida, ma se ci si pensa un po' ognuno di noi ha il proprio posto preferito dove stare o dove passare del tempo. Sherlock ,spesso, ha bisogno di numerose condizioni per pensare in modo appropriato e la maggior parte di queste sono minuzie o dettagli che al mio occhio sembrano solo irrilevanti. Il fatto che si sia seduto sulla mia poltrona e non sulla sua mi suggerisce che si trovi in un momento di confusione che non gli permette nemmeno di seguire i suoi soliti rituali che lo accompagnano nelle sue tecniche di investigazione.
Appoggio la giacca sulla sedia della scrivania e mi avvio verso la cucina facendo finta di non averlo notato, quando lo trovo in stati del genere ho quasi paura a rivolgergli la parola. Accendo la luce e il rumore dell'interruttore spezza il denso silenzio che ricopriva l'intera stanza. Mi avvicino al frigorifero e ne estraggo l'unica cosa che contiene: una bottiglia d'acqua. Bevo osservando con attenzione il comportamento di Sherlock, il quale rimane statico nella stessa posizione fino a che non mi decido a parlare.

-Dunque?-

aspetto con ansia una sua risposta, anche se sono a conoscenza del fatto che potrebbe non aprire bocca lasciandomi nel mio imbarazzo. Percepisco un piccolo movimento compiuto dalla sua mano destra che pende dal bracciolo della poltrona e che poco prima pareva spenta e inanimata.

Sherlock: -Dunque?-

A questo punto avrei preferito che non mi avesse risposto. Avevo facilmente notato che qualcosa non andava, anche se non lo conosco da una vita ho già capito il suo carattere, dal momento in cui sa essere molto esplicito la maggior parte delle volte. Ma ho quasi paura a chiedergli cosa sia successo.. anche se sono capace di immaginarmelo.. il problema sono le sue risposte. Mi imbarazzano.

-Brutto periodo?- azzardo con voce insicura

Non so cosa sia successo nell'ultima settimana, siccome per 7 giorni sono stato fuori città per passare un po' di tempo con mia sorella.

-Speravo le tue capacità deduttive fossero migliorate dall'ultima volta che ci siamo visti, John. Tutte le mie fiducie sono appena scomparse. Se avessi prestato veramente attenzione avresti notato che le mie scarpe si trovano nello stesso luogo in cui le misi l'ultima volta, senza alcuna traccia di fango, e con al loro interno ancora le mie calze del mercoledì. Oggi è mercoledì e come puoi esplicitamente vedere sono in vestaglia, cosa che ti suggerisce che non sono uscito di casa nell'arco di questa mattinata. Dunque.. le scarpe non sono sporche di fango, questa settimana è piovuto tutti i giorni tranne il lunedì, hanno al loro interno le calze del mercoledì e dal momento in cui oggi non mi sono mosso da qui puoi velocemente arrivare alla conclusione che è da una settimana e 11 ore che non esco da questo appartamento. Sai quanto ritengo inutili le attività sportive, ma il mio lavoro mi obbliga sempre a uscire di casa almeno 4 o 5 volte a settimana. Quella porta non si è aperta per 7 giorni consecutivi e questo significa che non sto lavorando. -

Sì, si trova chiaramente in uno stato confusionario anche se la sua intelligenza era sempre impatta, viva e vegeta. Ovviamente non avevo notato i particolari che mi aveva appena elencato, ma non sono così stupido da non accorgermi del suo stato di depressione. Mi preoccupo molto per Sherlock.. quando mi trovavo da mia sorella ero continuamente tentato dal mandargli un messaggio per sapere se andava tutto bene, ma non ne trovai il coraggio.
Osservo il suo profilo immobile che si nasconde tra le ombre della stanza. La sua espressione è indecifrabile. Ora pacifica, ora turbata. La contrazione della sua bocca non trasmette altro che tensione e irritazione, mentre i suoi occhi serrati lo presentano come una persona senza pensieri.. o meglio, disinteressata.

-Sherlock, credo che una boccata d'aria ti farebbe più che bene-

Si è appena girato verso di me e il suo sguardo si è allacciato al mio. E' incredibile come possa dimenticarmi della sua arrabbiatura solo grazie all'effetto travolgente che mi trasmettono quei suoi piccoli occhi vispi. Rimango immobile.

-John, non credo sia il momento adatto...-


-Sherlock..- lo interrompo, deglutisco rumorosamente, fisso il pavimento e alzo nuovamente lo sguardo verso di lui-.. nonostante mi sia sentito dire più volte di essere una persona stupida, sono quasi certo che per una volta dovresti stare ad ascoltarmi. Non avrò capacità deduttive o di osservazione, ma posso assicurarti che se stai chiuso qui dentro ancora per poco finirai per impazzire-

Sono sorpreso dal tono di voce che è appena uscito dalla mia bocca, ma a quanto pare, ha funzionato. Sherlock si è alzato, a rilento e svogliatamente, ma è già un grande passo. La sua vestaglia è piena di pieghe e il cordone che dovrebbe circondare la sua vita sta penzolando vorticosamente e ormai tocca terra. I ricci che prendono vita sulla sua testa sembrano non aver visto una spazzola da parecchio tempo e la mia espressione non è una delle migliori.

-Regent's park?-
-Regent's park- rispose con un filo di voce

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Capitolo 2
*** Blackout ***


Ok questo è il secondo capitolo della mia prima fanfiction! non ho molto da dire.. a parte il fatto che ho cercato di inventarmi una deduzione di Sherlock e non so quanto giusta possa essere ! Ma va beh lol almeno c'ho provato. Buona lettura



Avevo deciso di portarlo fuori, anche se sapevo che sarebbe stato un fiasco. Non parlammo per tutto il tempo.
Uscimmo dal nostro appartamento alle 14 e 30, scendemmo tutta Baker Street a passo sostenuto facendo lo slalom intorno ai passanti. Sembrava avessimo una destinazione, in verità stavamo soltanto cercando di concludere la camminata più velocemente possibile. Arrivammo all'incrocio con Marylebone Road, dove ci fermammo per aspettare di attraversare la strada. Sherlock era impassibile, anche se percepivo la debolezza della sua pazienza. Sapevo quanto odiasse l'attività motoria compiuta senza un vero scopo, ma questa volta avevo dovuto insistere.

Attraversammo la strada e prendemmo Marylebone Road, la percorremmo in meno di 5 minuti e arrivati a York Gate girammo nuovamente a sinistra.

Amo Regent's park in primavera, per questo glielo proposi; dal momento in cui ero cosciente del fatto che la passeggiata sarebbe stata noiosa e priva di rapporti sociali desideravo, almeno, che la destinazione fosse di mio gradimento. I prati erano foderati da una coperta di fiori colorati, i quali emanavano un forte odore, quasi si poteva percepire il suo spessore.

La gente era diminuita e il silenzio ci avvolgeva... anche se le voci di diversi uccelli e il mormorio della città rimanevano costantemente come sottofondo.

Non avevo voglia di parlare...eppure mi dava fastidio quella situazione. Decisi, dunque, di non rompere il ghiaccio e di sostenere ciò che lui, a quanto pare, reggeva facilmente: il maledetto silenzio imbarazzante .


E' incredibile come io provi, nei confronti di Sherlock, un'immensa fiducia e familiarità e allo stesso tempo non riesca ancora a trovare dei comportamenti da attuare in certi momenti del suo stato d'animo. Ho capito a grandi linee il suo carattere, ciò che odia, ciò che ama, ciò che lo rattrista..tuttavia, non so ancora come muovermi in certe situazioni. Non ho conosciuto una grande varietà di persone durante mia vita, ma posso dire con certezza che lui è l'uomo più insolito e singolare che abbia mai incontrato.


Ora ci troviamo nuovamente lungo Baker Street, mancano pochi metri prima che io possa afferrare la maniglia del nostro portone, e -devo ammettere- non ho mai desiderato tanto toccare quel freddo metallo.

La signora Hudson arriva di corsa dal suo appartamento, indossa il solito vestito vinaccia.. Ci saluta in modo frettoloso e ci annuncia con voce irrequieta che un giovane uomo era venuto per cercare Sherlock.
Ora sono le 16 e 54 e, secondo il racconto della signora Hudson, l'uomo si sarebbe fatto vivo circa un'ora fa. Sherlock mi guarda con un'occhiata spazientita, come se volesse rimproverarmi duramente per farmi capire cosa gli aveva fatto perdere la mia maledetta passeggiata.
La signora Hudson dice che il giovane uomo era parecchio agitato e preoccupato, questo sembra rassicurare Sherlock, il quale senza esitare si dirige quasi correndo su per le scale. Auguro una buona serata alla signora Hudson e ,con grande calma , seguo il mio amico.

Entro nell'appartamento.. vedo Sherlock che si sta sfilando il cappotto e la sua tanto adorata sciarpa.
E' davanti alla finestra, e i suoi lineamenti vengono disegnati perfettamente dall'intensa luce. Non riesco a vedere il suo viso ma i movimenti rapidi e taglienti che compiono ininterrottamente le sue mani attirano la mia attenzione. Nonostante in tutto ciò che stesse facendo non si poteva cogliere nemmeno un lieve accenno alla serenità, vedevo quei movimenti come qualcosa di scivoloso, naturale.. amo il modo in cui si muove Sherlock, ci vedo sempre qualcosa di melodioso, scorrevole. Ogni suo gesto è così disinvolto!

Le sue lunghe dita affusolate si sono ora appoggiate sulla scrivania, le fisso e mi viene quasi voglia di sfiorarle.
I miei pensieri vengono interrotti dal suono del campanello della porta, io e Sherlock ci giriamo di scatto e ci scambiamo un'occhiata di approvazione.

Ci troviamo in tre adesso nella stanza: io e Sherlock siamo seduti nelle nostre rispettive poltrone e l'inaspettato ospite è in piedi, al centro della stanza.

Si vede chiaramente come cerchi di mantenere la calma, ma ogni volta che tenta di tenere il suo corpo immobile le gambe cominciano a tremare o compiere piccoli movimenti. Sherlock lo osserva con interesse, o meglio.. lo studia.

L'uomo dimostra non più di 35 anni, indossa una camicia bianca, una cravatta blu e dei pantaloni neri. Ha un'espressione turbata e spazientita, i piccoli occhi azzurri guizzano velocemente a destra e a sinistra. Pare che in una manciata di secondi abbia osservato l'intera stanza, ma allo stesso tempo sembra accecato dall'ansietà. Stringe i pugni e li rilassa di continuo.. potrebbe mettersi a piangere da un momento all'altro.

- Ecco a lei - Sherlock afferra qualcosa da sopra la scrivania e la porge al nostro ospite, il quale s'immobilizza per un nano secondo e con un brusco scatto afferra aspramente l'oggetto dall'elegante mano di Sherlock. Non capisco cosa stia succedendo.

-A quanto pare la signora Hudson l'ha invitata ad aspettarci qui, mentre noi eravamo fuori. E' strano che un uomo come lei dimentichi gli occhiali da sole, soprattutto questi occhiali da sole.. mi sbaglio signor.. Grant Munro?- Sherlock alza lo sguardo.. e un piccolo sorriso si protrae nel suo viso.

L'uomo lo guarda con timore e cerca di dire qualcosa quando ..

- Non faccia quella faccia, signor Munro, e non mi chieda come faccio a saperlo.. il suo nome non ha alcuna importanza in questo momento. Ma, vogliamo concentrarci dunque su questo paio di occhiali?- Sherlock socchiude gli occhi, assume un'espressione seria e di colore grigio e comincia a fissare l'oggetto in questione..

-Ho avuto circa 2 minuti e mezzo per osservare questi occhiali da sole.. me ne sarebbe bastato uno! (altro sorriso compiaciuto).
- Ray-ban wayfarer, montatura di metallo.. devono appartenere agli anni '50. Sono chiaramente visibili le numerose riparazioni che sono state fatte alla montatura.. le lenti sono state cambiate diverse volte e questi naselli sono stati sostituiti recentemente. Ma la cosa curiosa è che queste riparazioni sono venute a costare complessivamente più degli occhiali stessi, dunque cosa devo dedurre? un padre molto amato ormai defunto che le aveva regalato questo oggetto? Ma non è tutto. I segni sul suo naso lasciati dai naselli mi fanno capire che indossa spesso gli occhiali... ogni volta in cui è esposto alla luce del sole! -mi verrebbe da dire quasi sempre, siccome il suo abbigliamento mi suggerisce che è guidatore di bus-... anzi.. non può farne a meno! poiché la fotofobia di cui è affetto non le permette di sopportare le luci forti. Chiunque avrebbe potuto notare il rossore dovuto dalla congiuntivite che sta contornando la cornea dei suoi occhi, apparso per la mancanza degli occhiali per più di un'ora..-

Non sto seguendo la deduzione di Sherlock, vorrei quasi alzarmi e tappargli quella maledetta bocca. Il signor Munro sta perdendo le staffe e, la sua situazione psicologica sta precipitando giù da un burrone. Le labbra di Sherlock si muovono velocemente.. i suoi occhi, le sue mani, le sue espressioni possono quasi gridare la soddisfazione che lo sta colmando. Non guarda in faccia nessuno, continua solamente a osservare gli occhiali da sole che il ragazzo stringe saldamente nella mano destra, delineata da gonfie vene.

Il mio amico sta dimostrando la sua intelligenza e niente lo può rendere più appagato; posso quasi vedere il compiacimento che zampilla ininterrottamente fuori dai suoi occhietti azzurro pastello.

Non so cosa mi stia succedendo, ma non ho mai desiderato tanto accarezzare il viso del mio miglior amico. Sto cercando di scacciare questi pensieri dal gomitolo di osservazioni che si sta attorcigliando nel mio cervello. Distolgo lo sguardo dalle sue labbra ma, appena mi rigiro, loro, ghermiscono nuovamente le briglie dei miei pensieri. Faccio diversi tentativi ma..

Curiosità, desiderio, amore e insicurezza si sono appropriati di ogni mio pensiero.

C'è silenzio nella stanza

Non percepisco più nessun rumore

Nessuna voce

Niente mi è più chiaro


...





-John?-

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Capitolo 3
*** When the night becomes day ***


-John?-



-John dobbiamo partire tra meno di un'ora-
-John mi stai ascoltando?-
Sherlock sta digitando velocemente delle parole al pc senza distogliere lo sguardo dallo schermo. La stanza è diventata improvvisamente più cupa e non riesco a capire di cosa stia parlando.
-Prepara subito le tue valige, dobbiamo andare a Reading-
-John, è tutto ok? alzati da quella poltrona e prepara la valigia-
Continua a digitare lettere su lettere in modo spedito, sembra quasi che le mani scrivano le cose prima che le pensi.
Comincio a liberare la poltrona dal mio peso e, stordito, mi volgo verso la direzione che porta alla mia stanza.

Avevo ascoltato il racconto dell'uomo a tratti, non ero interessato.. o meglio, avevo altro a cui pensare. Per una volta potevo evitare di ascoltare tutto ciò che il cliente aveva da dire, mi ero detto. Dal momento in cui le mie abilità deduttive fanno quasi scappar da ridere e tutte le volte che cercavo di osservare con attenzione un cliente Sherlock intuiva i miei sforzi e mi metteva alla prova chiedendomi cosa avevo notato. Davanti al cliente stesso. Non esiste niente di più spinoso, potrei quasi scommetterci.

mi giro con uno scatto, mi blocco.. e assumendo un'espressione di dubbio domando: -Cosa stai cercando?-
Solleva le mani dalla tastiera, tremano leggermente. -Un Hotel, ovviamente. Dove credi di dormire per una notte? in mezzo alla strada?-
La mia espressione dubbiosa si tramuta in una smorfia e senza perdere troppo tempo stringo i pugni e mi dirigo al piano di sopra.

A dire la verità non avevo proprio capito niente di ciò che aveva spiegato l'uomo. A pensarci un attimo mi sembra quasi di essere tornato alla mia adolescenza.. quando ,dopo le lezioni, -nonostante i grandi sforzi- le uniche cose che riecheggiavano nella mia mente erano parole sparse, senza alcun collegamento.

Preparo la valigia, e mi accorgo che -al contrario- le poche parole che Sherlock mi aveva appena detto mi erano ben chiare in testa.

"una notte", aveva detto. Così infilo una camicia, un paio di jeans e il pigiama nel trolley, lo chiudo e percorro nuovamente le scale per raggiungere il mio amico.

-Senti Sherlock, prima non ho fatto attenzione al racconto del signor Munro. Ho avuto qualche problema con mia sorella e ho pensato tutto il tempo ad altro.- Sto chiaramente mentendo.
Mi blocco e spero che Sherlock intuisca che voglio che mi spieghi il problema dell'uomo.

Stringe le labbra, socchiude gli occhi e si volta verso di me.
-Sono impegnato ora, ti spiegherò tutto durante il viaggio-


Sherlock ha chiesto in prestito la macchina a Lestrade. Di recente ha litigato con Mycroft. Non so quale sia la causa precisa, ma credo abbia a che fare con un caso di importanza nazionale.
Sono le 20.00 e ci stiamo dirigendo a Reading. La macchina è buia e il riscaldamento è al massimo.. eppure non mi infastidisce, adoro crogiolarmi nel tepore. Il denso calore che mi circonda è assente sulla mia guancia sinistra, la quale è totalmente appoggiata al finestrino umido. Guardo fuori dalla macchina, ma ogni istante sono tentato dal girarmi e osservare Sherlock, che sta guidando ed è interamente inabissato nel mare di sapienza che si conserva in lui. Sembro non esistere per lui, e questo mi affligge. Anche perché vorrei sapere per quale motivo ci stiamo dirigendo a Reading, e se lo chiamassi ora lo infastidirei, ne sono sicuro.
-Sherlock, potresti dirmi per quale motivo stiamo andando a Reading?- Le parole mi escono dalla bocca come se qualcuno le avesse calciate dall'interno.

Deglutisce e inclina leggermente la testa. Non sembra scocciato.
-Il signor Munro ha un problema con sua moglie. Sono sposati da 3 anni e non hanno mai avuto segreti tra loro. Ma è da circa 4 mesi che la moglie si comporta in modo strano. Si chiama Effie, vive con lui a Reading, al numero 36 di Mansfield Road e fa la babysitter. Ultimamente si sta occupando di una famiglia che richiede il suo aiuto solo dalle ore 14.30 alle 19.00, ma circa 3 o 4 volte alla settimana la donna esce di casa al mattino presto e torna più tardi la sera. 4 mesi fa Effie chiese 120 pounds al signor Munro ma non gli disse il motivo per cui li aveva presi. Questi sono i fatti principali.. ma il signor Munro, pieno di dubbi e preoccupazioni, ha notato strani comportamenti da parte della moglie: nonostante la donna passi più tempo fuori casa, al suo ritorno, è spesso allegra e spensierata. E' sempre stata una donna a cui non interessava curare i piccoli particolari, non è trasandata ma nemmeno amante della moda, e recentemente ha cominciato a curarsi le unghie.. cosa che in 3 anni non ha mai fatto. E per finire, quando è fuori casa negli orari spropositi, non è raggiungibile al telefono.-

-E' ovvio che questo caso sia banale e scontato, ma il signor Munro ha insistito nel farsi raggiungere a Reading, pagandoci anche l'hotel per una notte.. ovviamente vuole che osserviamo il comportamento della donna dal momento in cui esce di casa, siccome lui non può farlo. Tuttavia, il comportamento della moglie mi stupisce; se davvero non hanno mai avuto segreti tra loro non capisco perché debba comportarsi in modo così disinvolto. E' quasi ovvio che la donna abbia un altro uomo o che frequenti persone all'insaputa del marito. Ma perché tutta questa tranquillità?- finì con un pizzico di irritazione.

Sono restato tutto il tempo zitto, ad ascoltare con attenzione ciò che diceva. Quando Sherlock parla nulla è noioso.. seguo i suoi discorsi senza perdermi una sola parola.
Penso anche io che la donna frequenti gente di nascosto dal marito, e mi meraviglio che Sherlock abbia accettato questo caso. Ma dopotutto, ha ragione.. è un comportamento alquanto insolito.

In un'oretta arriviamo a Reading. La luna arde in cielo silenziosamente.
Raggiungiamo il Crescent Hotel, che si trova vicino alla casa della coppia.
All'ingresso ci accoglie una donna bionda, che indossa una gonna blu e una camicetta bianca. Ci da le chiavi della nostra camera.
La nostra camera.
Nostra.
Dormiremo nella stessa stanza e mi sento notevolmente disorientato.
Mentre raggiungiamo la stanza, sento il rumore dei nostri piedi che sbattono sul pavimento in legno.
Sono investito da un'onda di felicità, che attraversa tutto il mio corpo fino a farsi percepire sotto forma di brivido che mi attraversa il collo e scende giù per la schiena.
Sherlock apre la porta e mette la sua valigia nell'armadio.
La stanza è molto piccola, e sobria. Due letti rivestiti da una coperta a strisce bianche e azzurre occupano la maggior parte dello spazio e una sedia si trova accostata sotto una piccola mensola di legno.

Mi siedo sul letto vicino alla finestra, Sherlock è in bagno.
Ne esce dopo pochi minuti con la sua solita vestaglia blu, mi guarda ...
- John, domani mattina dovremmo svegliarci molto presto, ho puntato la sveglia alle 5 e 15, dunque ti conviene dormire-

Guardo in basso, la moquette è blu scura ed è decorata da una fantasia molto semplice. - Certo - Rispondo.

Mi metto il pigiama e mi infilo sotto le coperte, non ho sonno ma devo cercare di dormire.
Sherlock spegne anche la sua lampada, ma è ovvio che rimarrà tutta la notte a riflettere. Lo fa solo perché vuole che io dorma.

Mi giro verso la finestra, il materasso è soffice e le coperte odorano di detersivo. Sono quasi rigide.
Cerco di chiudere gli occhi, e aspetto di addormentarmi.






Saranno passati 15 minuti da quando ho serrato gli occhi. Ma dormire è l'unica cosa che non vorrei fare in questo momento.


Mi alzo.
Mi dirigo verso il letto del mio amico, mi fermo davanti a lui per non più di 3 secondi. E' girato dall'altra parte, e sembra non essersi accorto di me.
senza nemmeno pensarci un attimo
affondo la mano nei suoi ricci e mi chino fino ad arrivare all'altezza del suo viso.
Lo spessore dei suoi capelli è tra le mie dita, li massaggio. Accarezzo la sua testa.

Con un movimento brusco Sherlock si gira e mi ritrovo a pochi centimetri da lui.
Sulla sua faccia è stampata un'espressione di stupore.
Il mio cuore ha cominciato la sua corsa.
Siamo immobili



occhi dentro agli occhi...

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Capitolo 4
*** A decent cup of happiness ***


Tra noi non c'è nient'altro che il nostro respiro.
Ho lasciato i soffici capelli di Sherlock e sono immerso in un'aria pesante che sembra aver fermato il tempo.
Non avevo mai osservato il viso del mio amico da così vicino, sembra quasi un'altra persona.
Non mi muovo. Non capisco se desidero che questo momento non passi mai, oppure sono incatenato dalla vergogna.
Il silenzio soffoca il mio respiro, che ha paura a farsi sentire.

Qualcuno nel corridoio dell'hotel ha aperto una porta. La quiete viene rotta in mille pezzi e Sherlock si gira di scatto in direzione del muro che confina con l'esterno.
Non mi muovo ancora.
Si vede chiaramente come Sherlock abbia paura a girarsi nuovamente dal mio lato, non sa cosa aspettarsi e probabilmente desidera che tutto ciò non sia mai accaduto.
Rimane voltato verso la porta, e quando comincia a girarsi..

-John..- si schiarisce la voce

E' voltato dalla mia parte, ma ora è più distante e io comincio a compiere qualche piccolo movimento. Sembra di manovrare un corpo di plastica.

-John.. non so cosa tu abbia in mente- La sua voce si interrompe ogni volta, non sa cosa dire. L'atmosfera che si è creata mi sta uccidendo lentamente. Gli volto le spalle e mi dirigo verso il mio letto. Non voglio sentire cosa sta per dire.
Deglutisce -John io.. esco, devo controllare alcune cose. Ci vediamo domani mattina davanti all'hotel. Mi raccomando sii puntuale-

Si rinchiude in bagno, si veste e nel giro di pochi secondi il rumore della porta pesante che sbatte invade le mie orecchie.
Sono disteso, o meglio, sprofondato nel letto. Non riesco a chiudere occhio e creare un filo discorsivo avente del senso nella mia testa.
Sono devastato da una martellante tristezza e il mio cuore saltella senza sosta.
Vorrei dormire per spegnere l'interruttore che aziona tutta questa trepidazione, ma mi è impossibile.
Mi rifiuto di alzarmi e provare a fare qualcos'altro per distrarmi, voglio dormire.
I miei sentimenti sono acuti e nitidi, ma i miei occhi cominciano a cedere. Un lieve bruciore mi impedisce di tenerli aperti.
Il mio corpo sta dormendo, la mia mente sta ancora correndo.



Sono le 5, entra una lieve luce dalla finestra che illumina il mio letto. Per un momento mi sembra di essere tranquillo, ho ancora in mente le cose che stavo sognando poco fa e il tepore del letto è aggrappato ai miei vestiti.
Sherlock non c'è. Il suo letto è vuoto e disfatto. Non vedo nemmeno la sua giacca, la sua sciarpa.
Poco prima sentivo quell'alba come una gradevole melodia che cavalcava l'aria e mi faceva cominciare la giornata con una nota di felicità.
Ma non appena ricordo l'accaduto, l'alba diventa il mio ultimo pensiero. Il fresco venticello, il sole pallido, il tepore delle coperte. Nulla ha più importanza.
Mi siedo sul letto e mi stringo il viso con le mani. Vorrei che tutto questo fosse scritto su un foglio così che io possa gettarlo in un cestino ed eliminarlo dai nostri ricordi.


La porta scorrevole dell'hotel si apre, Sherlock è sul ciglio della strada e sta usando il cellulare.
Non voglio avvicinarmi. Non voglio vederlo in faccia. Non voglio parlargli.
Avanzo lentamente, l'aria è impregnata di umidità. Sherlock si gira per un istante e poi ri-incolla il suo sguardo sullo schermo del cellulare.
-Seguimi, andiamo a casa del signor Munro-

Prendiamo la macchina e ci parcheggiamo lungo la via, in un luogo dove possiamo vedere con facilità la porta della casa dei due.
Non mi volto mai verso di lui. Mi guardo intorno e osservo le case.
Sherlock continua a maneggiare con il telefono.

-Sherlock..-

Si gira, non ha problemi nel guardarmi negli occhi anche dopo la situazione della notte prima.

- ti chiedo di dimenticarti tutto riguardo ieri notte. Ero molto stanco e non so cosa mi sia preso. Non vorrei che questo fatto si metta in mezzo al caso e ti faccia preoccupare per niente..-
Ero molto afflitto, pensavo che il mio comportamento avesse distratto Sherlock. L'avesse messo in una situazione di imbarazzo che gli impediva di pensare al lavoro e andasse in panico ogni volta che gli stavo accanto. Ma a quanto pare non era così, è disinvolto come sempre.
Non riesco a capire se per lui il lavoro sia così interessante ed emozionante che riesce a fargli rimuovere ogni sentimento e pensiero che sia al di fuori del caso (dunque se ne infischia altamente poiché non gli interessa), oppure sia così bravo a fingere, recitare e mantenere la calma anche se le emozioni respirano dentro di lui.

Annuisce con calma e con un'espressione di sicurezza e tranquillità. Guarda in basso e poi alza lo sguardo.

-No.. non ti preoccupare-

Aveva già dimenticato tutto a quanto pare! L'ha vissuto e poi rimosso dai suoi problemi, dalle sue preoccupazioni! Mi sembra impossibile, assurdo!
O forse è solo una mia impressione. Come fa Sherlock Holmes a non pensare minimamente ad un fatto successo poche ore prima?
E' allergico ai sentimenti? Ora mi sembra nella norma il fatto che abbia rimosso dal cervello il sistema solare! Mettendolo a confronto con questo.. è spaventoso.

Siamo in macchina da circa un'ora, sono le 6 e 15 e non si è ancora visto nessuno.
Non parliamo.
Sono assonnato, ma lucido. Non riesco a distrarmi con Sherlock di fianco.
Mi muovo sul sedile per trovare una posizione differente e senza volere allungo la mano verso quella di Sherlock. Mi basta un minimo tocco per far agitare il mio intero corpo.. mi appoggio, le nostre mani non si toccano.
Guardo fuori dal finestrino e sospiro rumorosamente.


All'improvviso.. sento qualcosa che sfiora le mie dita lievemente. Mi giro senza fretta, anche se so già di cosa si tratta.

Le lunghe dita di Sherlock arrivavano fino alle mie, mi tocca soltanto con i polpastrelli dell'indice, del medio e dell'anulare. Lui guarda fuori, come facevo anche io poco prima. Non vuole guardare perché non vuole ammettere di averlo fatto. E' una cosa che nella sua vita non ha mai provato, e ora la sta assaporando lentamente.

Non mi muovo. Non voglio rovinare tutto.
Non riesco a crederci, è come assistere ad un evento soprannaturale.
Mi sono chiesto per così tanto tempo se Sherlock provasse qualcosa, nel profondo.
Qualcosa di piccolo, quasi impercettibile.
E ora ne ho avuta la prova, posso vedere quel "qualcosa" respirare per la prima volta.
In questo mini gesto vedo un inizio, l'inizio di un nuovo rapporto.. Mi sembra di avere di fianco una persona diversa.
Se il mio cuore -la sera prima- batteva per l'imbarazzo, ora si agita senza vergogna. Non ho intenzione di farlo fermare. Non questa volta.

Poco fa mi ero chiesto se Sherlock avesse dimenticato tutto perché c'erano cose a cui pensare che lo interessavano di più, oppure riuscisse a recitare l'indifferenza e a nascondere le sue forti emozioni come un attore professionista.

La risposta è -ovviamente- ...sapeva recitare benissimo

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Capitolo 5
*** On the move ***


*no ok, avevo pubblicato questo capitolo ieri notte, ma prima da brava sdonda l'ho cancellato senza volere. Mh. Stavo cercando di modificarlo e ho sbagliato a schiacciare. Non so ancora usare questo sito. Mi scuso.*


Stringo le labbra e muovo a rilento la testa verso l'alto, come se stessi osservando qualcosa...
come se fossi disinvolto e pensassi così intensamente da non accorgermi di nulla.
Perfino Sherlock fa fatica a notare cosa sta divampando dentro me, ne sono sicuro.

Se si osserva con più attenzione, però, si potrebbe vedere che il mio petto si muove più velocemente e che le mie sopracciglia non riescono a snodarsi dall'agitazione che le ha avvinghiate con forza.

In questi momenti non mi accorgo nemmeno di aver sollevato lievemente il piede per la tensione, di bagnarmi ininterrottamente le labbra e di trasportare lo sguardo ovunque, tranne che alla mia destra.
L'immagine della mia disinvoltura che mi feci inizialmente comincia a guastarsi.. il mio corpo non risponde più ai comandi, cerco di rilassarmi, respirare lentamente ma le emozioni hanno ormai preso le redini. Poco fa pensavo che nessuno si sarebbe potuto immaginare cosa stessi provando, ora mi viene da considerare il fatto che anche un albero potrebbe notarlo con facilità.


Queste mie preoccupazioni cominciano a svanire.. ricordo che, giusto ieri notte, ho fatto notare a Sherlock questi miei sentimenti con un gesto alquanto esplicito.. che problema c'è ormai? sa tutto.. sa tutto e per di più sta qui a sfiorarmi la mano. Per l'amor di dio John, un po' di coraggio! Hai combattuto in Afghanistan e ora ti fai fregare da una mano che ti sfiora! Odio il mio essere così paranoico..



Mi volto a destra e osservo le nostre mani, sono in quella posizione da pochissimo tempo ma a me sembra un gesto eterno.
Volto con delicatezza la mia verso l'alto e afferro dolcemente le sottili dita del mio amico. Guardo solo le nostre mani.. non c'è altra cosa che vorrei contemplare in questo momento. Non il viso di Sherlock, non i suoi capelli, le sue labbra, i suoi occhi.. solo le sue mani, le nostre mani.. c'è tutto di noi in questa tiepida immagine che sembra prendere vita sullo schermo di un cinema dal gran che è singolare. Pare non appartenere a ciò che sto vivendo, a ciò che sto provando..è quasi come se la vedessi da lontano ma allo stesso tempo la osservo con tale profondità che posso quasi percepirne la fragranza.

Stringo più forte la mano del mio amico che ricambia il gesto accarezzandomi il palmo, il dorso della mano e insinuando le sue dita tra le mie.
Non ci sono più confini tra noi. Sfioro la morbidezza della sua pelle, che ora percepisco ovunque grazie all'intensità del suo tocco.
Qualcosa di possente mi spinge ad avvicinarmi al viso di Sherlock, sembra il momento giusto.. è il momento giusto.
Afferro il suo collo ma la sua espressione non è quella che mi aspettavo. Il mio amico rimane distante e ancorato al suo sedile.
Non si vergogna, mi guarda negli occhi..
-Non.. credo- Deglutisce e si sfiora le labbra col dorso della mano -Non credo sia il momento giusto- guarda verso il basso con sguardo serio e pensoso.

La reazione di Sherlock non mi meraviglia. Sta accadendo tutto così velocemente, a me.. a lui. Tante cose sono cambiate in una notte,
tante cose cambieranno e Sherlock sta avanzando nelle tenebre. Non sa niente dell'amore, dei sentimenti e non pensavo che un giorno se ne sarebbe mai interessato.

Nello stesso tempo in cui mi volto per tornare a guardare fuori dalla macchina, vedo una donna bionda che indossa una tuta bianca con le rifiniture rosa che esce dalla casa del signor Munro.
Socchiudo gli occhi per vedere meglio e assicurarmi di non essermi sbagliato, mi giro verso Sherlock per farglielo notare..
ma appena sposto lo sguardo su di lui mi accorgo che ha già gli occhi fissi sulla donna.. la sta esaminando e probabilmente l'ha vista prima di me.
E' tornato Sherlock, lo Sherlock di tutti i giorni. Ha attivato il suo cervello da investigatore e adesso sono solo "il suo amico John che lo aiuta nei casi"..
Non mi rattrista la cosa, sto cominciando a colmare quei vuoti che prima comparivano in certe situazioni.. sto cominciando a scoprire il mio amico e a conoscerlo più intensamente.

La donna esce di casa con solamente una borsa con se, di pelle e piuttosto sciupata. Con tranquillità apre la macchina e la mette in moto.
Appena gira l'angolo Sherlock accende il motore e comincia ad inseguirla.
Sono sicuro che anche solo avendola vista uscire di casa, entrare in macchina e metterla in moto Sherlock saprebbe già dirmi una marea di dettagli che il signor Munro non ci aveva confidato.

La donna non va molto veloce e noi riusciamo a stargli dietro senza dover fare una grande corsa.
Avevamo deciso di seguirla fino a che non si sarebbe fermata, per vedere dove si rifugiava di nascosto dal marito.

Attraversiamo Reading e prendiamo la strada che porta a Londra.


...
...

Siamo ancora in macchina, seguiamo la donna.. io e Sherlock abbiamo parlato per parecchio tempo durante il viaggio, o meglio, Sherlock ha parlato.
Mi ha illustrato la sua soluzione, ma continuava a ripetermi che era troppo banale, ma doveva per forza essere così.
Era eccitato, non vedeva l'ora che la donna prendesse una strada diversa e andasse in un luogo interessante.
Ora siamo a Londra e probabilmente stiamo per fermarci. La donna parcheggia nelle vicinanze di Talgarth Road, più precisamente lungo Gliddon Road. Scesa dalla macchina suona al campanello di una casa e non appena le aprono la porta sfoggia un sorriso compiaciuto.

Io e Sherlock abbiamo parcheggiato in un'altra strada e ora stiamo tenendo d'occhio la situazione seduti al bar "C'est ici" che ci offre una visuale perfetta sulla porta dell'abitazione. Aspettiamo con pazienza che esca dalla casa (sempre se ha intenzione di uscire). E' una bella mattinata, nuvolosa ma non fredda.
Mi sono preso un caffè e me lo sto gustando con tranquillità, mentre il mio amico rimane perennemente voltato verso l'abitazione.
Statico, come un cane da caccia.
La donna esce dopo pochi minuti, era chiaramente solo di passaggio. Ma ha una borsa più grande con se, sono quasi sicuro del fatto che contenga una chitarra.
Sherlock esulta: -Lo sapevo!-
E senza nemmeno accorgermene, mi afferra per un braccio e mi obbliga a correre verso la fermata della metropolitana di Barons Court.
Dove si sta dirigendo la donna a larghi passi.


Vedo l'alta sagoma di Sherlock che corre davanti a me, sento più l'aria in faccia che i piedi che si muovono.
Sono frastornato e più lento del solito.
Ho le gambe pesanti.

Tuttavia, non sono mai stato così vivo.

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Capitolo 6
*** God put a Smile upon your face ***


*Mi scuso per aver pubblicato questo capitolo tardissimo. E' stato un periodo pieno di impegni e non ho avuto il tempo di dedicarmi a questa ff. In qualunque modo le cose si sono calmate ora, e credo di poter riprendere su normalmente senza dover eccedere con la lunghezza delle pause tra un capitolo all'altro. Questo conterrà meno vicende del solito perché ho deciso di dividerlo dal prossimo, che sarà l'ultimo. E siccome gli avvenimenti nel prossimo saranno abbastanza importanti e profondi preferivo tenerli separati per non rischiare di trattare le vicende troppo velocemente.
Ah giusto, questo capitolo non mi convince molto. Non lo so, non mi soddisfa.
Buona lettura*



La donna si sta dirigendo alla stazione di Barons Court a larghi e rapidi passi..
la fermata della metropolitana è distante pochi metri dal bar in cui io e Sherlock stavamo osservando le sue mosse poco fa e la seguiamo mantenendo della distanza.
Sherlock ha ancora tra le mani la mia giacca per obbligarmi a camminare di passo.
Lo lascio fare, siccome siamo così vicini -quasi attaccati- che la gente non può scorgere l'atteggiamento di Sherlock nei miei confronti, il quale mi fa sentire un bambino accompagnato dalla madre.
Probabilmente non se ne sarà nemmeno accorto di essere ancora aggrappato a me, ha un viso scolpito dal pensiero e dalla riflessione.. e per i suoi occhi, adesso,
c'è solo la donna bionda che cammina frettolosamente.

Appena entra nella stazione io e Sherlock acceleriamo il passo, la strada non è molto trafficata e non possiamo dare nell'occhio.
Passiamo il negozio di alimentari e voltiamo bruscamente a sinistra, addentrandoci nel groviglio della gente che si dirige al lavoro.
Fortunatamente, mentre aspettavamo, Sherlock mi aveva detto di andare a fare due biglietti giornalieri per la metropolitana..
Era praticamente sicuro che ci saremmo dovuti spostare in questo modo.
Abbassiamo lo sguardo per un istante, cerchiamo i biglietti nelle tasche delle giacche e appena rialziamo le teste la donna è scomparsa, svanita.. volatilizzata come se qualcuno l'avesse rapita in silenzio.

-Sherlock, hai visto dov'è andata?-
-Sherlock?-

Gli occhi spalancati del mio amico sembrano quasi essersi dilatati.. Peggio di un gatto al buio alla ricerca della sua piccola e rapida preda.
Vedo il suo capo volgersi bruscamente a destra, a sinistra, in avanti e di nuovo alla sua sinistra.
Sherlock si morde le labbra, le stringe così tanto da farle diventare lattee, mentre fitte pieghe si inarcano sulla sua fronte.
Guardo ovunque, sperando di avvistare nuovamente la chioma bionda della donna che nuota più veloce delle altre teste nel fitto mare di persone.
Cerco di ricordare se l'ultima immagine della donna che avevo in testa potesse rimandarmi alla direzione in cui si stava dirigendo. Ma l'ultima volta che
l'avevamo vista era troppo lontana dalle entrare alla metropolitana, e la sua posizione non poteva dirci niente.
Spero che Sherlock abbia dedotto qualcosa di utile dal suo modo di camminare, dal suo abbigliamento o da non so quale altro assurdo dettaglio.

-La chitarra, perché la chitarra? suona insieme a qualcuno? oppure potrebbe servire ai bambini che bada.. ma no, se la suonasse uno dei bambini non sarebbe di sicuro così grande. I bambini che potrebbero suonare quella chitarra avrebbero abbastanza anni per badare i presumibili fratelli più piccoli che deve guardare la donna.. A quel punto non avrebbe alcun senso chiamare una babysitter. Dunque la chitarra la suona la donna. Si spiega anche la cura delle unghie, leggermente più lunghe in una mano e corte nell'altra. I capelli.. sulla sommità della testa c'è un semicerchio di capelli crespi, significa che li lega molto spesso. Li ha tenuti legati tutta la notte ma ora li ha slegati e mossi. Ma che senso ha cercare di essere più attraenti e diversi dal solito e poi indossare una tuta da tutti i giorni? Indossa scarpe da ginnastica piuttosto sciupate.. Nike Free 3.0 V4, non sono in vendita da più di 3 mesi. La donna deve aver camminato parecchio per averle ridotte in questo stato in così poco tempo. Deduco debba percorrere una grande distanza a piedi per arrivare a casa della famiglia in cui lavora.. eppure non ho notato fango attaccato ad essere, solo terriccio che appartiene a quest'area di Londra. I lacci sono sporchi, è impossibile che le abbia lavate. Significa dunque che ha compiuto questo tragitto fino alla stazione di Barons Court tutti i giorni e per arrivare a casa della famiglia per cui lavora le basta uscire da una fermata della metropolitana e la trova davanti a sè. E' dunque sicuro che la sua destinazione in questi 4 mesi non è mai cambiata.
Prendendo in considerazione il modo in cui è vestita e la contrastante cura dei capelli, posso dedurre che si stia dirigendo a casa di un suo vecchio amico o una persona che conosce ormai bene.. davanti al quale non si vergogna a restare vestita in modo comodo ma vuole comunque essere notata. Il lieve
rigonfiamento che si trova sul contenitore della chitarra mi suggerisce che contiene un quaderno di spartiti, molto ridotto.. a giudicare dall'altezza. John, credo di capire cosa stia succedendo. Ma ormai l'abbiamo persa, aspettiamo qui fino all'ora di pranzo e poi torniamo a Reading.-

Ho ascoltato il ragionamento di Sherlock più attentamente possibile, ma questo caso è così pieno di contraddizioni che seguire i numerosi tragitti che compie la sua mente credo sia impossibile.
Sembrava quasi descrivesse una foto che si trovava nelle sue mani, e invece si riferiva solo a un vago ricordo della donna.
Siamo rimasti immobili, in mezzo alla gente.. Sherlock parlava a bassa voce e, provando ad ascoltare la sua logica, mi ero avvicinato per cogliere ciò che io non avevo nemmeno lontanamente notato.

Ci guardiamo intorno e notiamo una panchina rossa di fianco ai bagni. Ci sediamo e fingiamo di aspettare qualcuno.
La gamba di Sherlock trema nervosamente, è appoggiato con il viso su una mano e guarda verso le entrate alla metropolitana. Non mi sono mai sentito così distratto, credo che quest'attrazione mi stia rendendo più ossessionato che semplicemente tentato. Questo è probabilmente il vero danno dell'amore.
Dopo che ti ha incontrato non può fare altro che peggiorare la situazione.
Ammiro come il mio amico possa concentrare la sua mente su ciò che davvero è utile nei diversi momenti della giornata e nelle diverse situazioni.
Molte persone lo definirebbero un robot, ma io non provo altro che ammirazione.
Proprio mentre penso alla sua capacità di non perdere la concentrazione, sposto il mio sguardo dalle sue lunghe gambe al suo viso.
Scopro con stupore che, anche se voltato da un'altra parte, aveva allungato senza farsi notare le pupille fino a potersi concedere una limitata visuale su di me.
Non so se mi sta controllando o si è semplicemente ricordato della mia presenza.
Appena i nostri sguardi si incontrano Sherlock volge il suo verso il basso ma rapidamente lo riallaccia al mio.
Mi osserva con occhi severi ma io non ho alcuna intenzione di lasciarmi intimorire o imbarazzare.
Rimango bloccato in attesa di un suo cenno.
Nonostante la sua espressione non sia una delle più dolci, posso sentire la più burrascosa onda di emozioni dentro di me.
Ricordando la situazione in cui ci siamo immersi, stringo le labbra e accenno un'aria di noia e conforto mescolati assieme per non far demoralizzare il mio amico.
Lui mi risponde alzando delicatamente un angolo della bocca. Il suo dolce e impercettibile sorriso mi travolge, e non posso fare altro che rispondere nello stesso modo.
Esaltato ed emozionato sorrido così intensamente che quasi posso percepire un lieve dolore alle guance.
La mia reazione smisurata fa rallegrare Sherlock, che accenna una piccola risata.
Appoggio i gomiti sulle ginocchia e mi stropiccio bruscamente la faccia, con ancora quel sorriso stampato sul viso.

..
..
..
..
..
..
..

-Signor Munro, credo di aver scoperto cosa sua moglie le sta nascondendo...-
Sherlock tralascia un sorrisetto, proprio come aveva fatto questa mattina in stazione guardandomi.
E' soddisfatto di sapere la soluzione e di poter mostrare la sua intelligenza.
E' appagato e sorride.

Il lavoro non è più l'unica cosa che lo rende immensamente esaltato.

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Capitolo 7
*** The poetry of the deed ***


*ok, ultimo capitolo della mia prima fanfiction. Sono emozionata. lol. No va beh, devo confessare che ho usato questa fanfiction più che altro per capire ciò che preferisco scrivere.. e ho fatto una grande scoperta: Non sono per niente portata per le fanfiction slash! Cioè faccio proprio fatica a scrivere i momenti di dolcezza e tenerezza.. magari alla fine vengono fuori delle cose decenti e profonde ma per me è un peso. Faccio proprio una fatica boia .. sarà che in questo campo sono, non ignorante, di più! e mi trovo praticamente senza armi. Dunque niente, probabilmente non scriverò mai più fanfiction slash. A meno che non mi venga l'illuminazione. Spero vi piacerà, e niente.. buona lettura!*




-Abbiamo seguito sua moglie fino a Londra. Si è fermata nell'area di West Kensington, precisamente lungo Baron's Court Road. E' entrata in una casa, è uscita dopo pochi minuti con una chitarra in mano e si è diretta verso la stazione. L'abbiamo persa di vista all'entrata della metropolitana. Ma ho notato parecchi particolari rilevanti.
Secondo la mia versione sua moglie ha cominciato a prendere lezioni di chitarra da un vecchio amico a Londra, usa la casa di una sua conoscente per lasciarci lo strumento a fine giornata e riprenderlo la mattina dopo. Probabilmente non prende lezioni tutte le mattine, tuttavia si trova spesso in quell'area dunque significa che tutti i giorni in cui parte presto al mattino o torna a casa tardi la sera ha visto quell'uomo. Posso dedurlo dal suo modo di vestire, dai suoi capelli, dal portamento e piccoli particolari che possono attirare l'attenzione. Dalle sue scarpe, dai suoi spartiti, il suo trucco e abitudini che, chiaramente, non le appartengono ma ha preso di recente. Ora, se per lei non è un problema, io e John aspetteremo insieme a lei sua moglie per scoprire la verità- Sherlock accenna un leggero sorriso.

L'uomo è diventato pallido e scialbo. La sua chiara carnagione si avvicina più a un giallo lucido che a un rosa slavato. Ha una mano infilata nella tasca dei jeans che sembrano stringere più del solito. Le labbra sottili sono secche e quasi invisibili.
Sherlock si è seduto nel divano e sbirciando qua e là ha notato un cubo di Rubik appoggiato su una mensola. Lo sta maneggiando velocemente, o meglio, osservando. Non ha ancora mosso nessuna casella... sembra quasi di vederlo durante le indagini, prima ispeziona l'intera situazione e poi decifra le sue conclusioni con sicurezza, senza azzardare o indovinare.

La casa del signor Munro non è molto grande ma molto moderna. La maggior parte dei mobili sono nuovi e l'ordine impeccabile suggerisce l'assenza di bambini.

Chiedo al signore se posso sedermi sul divano, sono in forma ma lo stare in piedi mi imbarazza, è come se dovessi sempre trovare una nuova posa per far capire a chi ho davanti che non mi sto annoiando e mi sento a disagio. L'uomo mi risponde con un sì sbrigativo, ha ancora lo sguardo perso nel nulla e i suoi occhi sono più freddi di prima.
Probabilmente dovremo aspettare per più di 2 ore, dunque l'uomo ci chiede se vogliamo un caffè o qualcosa da bere.
-No grazie- Rispondo sorridendo gentilmente
-Un caffè nero con due cucchiaini di zucchero- proclama Sherlock con voce sicura.
L'uomo annuisce e va in cucina.

Sherlock osserva ancora quel giocattolo enigmatico.. anzi lo definirei quasi "cubo assassino". Non sono mai riuscito a risolverlo e il fatto di non saper fare nemmeno quello mi fa sentire ancora più estraneo all'intelletto. Il nuovo mondo che mi circonda e che ha preso il posto della mia vecchia vita sembra formato principalmente da persone molto intelligenti..o più intelligenti del solito.. mh.. più intelligenti di me forse è più corretto. Non che mi irriti la cosa, l'intelligenza nel campo "logico" non è la base di una vita felice, secondo il mio punto di vista. Non sono mai stato una cima nei ragionamenti e, francamente -anche se ho passato i miei brutti periodi-, posso definirmi un uomo che si accontenta di poco. Un uomo che ha sempre saputo trovare la soddisfazione nelle piccole cose che è capace di fare, che non si mette a confronto con gli altri. Un uomo che sa dire "sono abbastanza", risolvendo i problemi di tutti i giorni. A questo punto, se dovessi pensarla come la maggior parte della gente, avrei già abbandonato Sherlock, i suoi casi e questa nuova realtà. Se io non sapessi apprezzare ciò che sono mi sentirei un incompetente qui in mezzo. Ma è proprio l'essere ignorante che rende ogni momento una nuova scoperta. Ogni giornata un nuovo arrivo e ogni parola un valido insegnamento.

Il signor Munro torna dopo poco con due tazzine beige in mano, una per lui e una per Sherlock.
-Mi scusi per la mia sfacciataggine, ma a vedere dal suo stato psicologico e fisico non mi sembra il momento adatto per bere un caffè..- Deglutisco
-... sa.. sono un dottore e la caffeina solitamente non fa bene all'ansietà..-
-No, non si preoccupi.. è, è tutto okay.. sono abituato- Risponde l'uomo balbettando fastidiosamente e trasmettendo ancora più affanno.
Afferra la tazzina e si siede a tavola.
-Du.. dunque è sicuro che mia moglie mi stia tradendo- Azzarda guardando in basso e bevendo rumorosamente.
-Secondo la mia versione assolutamente sì, signor Munro. Non vedo altre vie d'uscita-
Risponde Sherlock dopo un po', senza staccare gli occhi dal cubo colorato.
L'uomo è imbarazzato e cerca di nascondere il suo disagio, ma rendendosi conto di star diventando ancora più palese comincia a parlare
-Sa, signor Holmes.. non che io pensi che le interessi.. ma.. volevo chiedere a mia moglie di crescere un bambino insieme.. avere una famiglia. Era da un po' di tempo che ci pensavo.. ma il suo.. comportamento mi ha disorientato.. avevo paura di ricevere una risposta tutt'altro che soddisfacente.
Speravo non andasse a finire così ma ho paura di dovermi sottomettere alla realtà-
-Mi dispiace molto signor Munro, non riesco a capire perché sua moglie non gliel'abbia detto. Insomma, se volevi costruire una famiglia significa che insieme stavate bene.. perché fare ciò?-

Sherlock non si aggrega alla conversazione. Non saprebbe cosa dire.. le donne non le conosce. E' come parlare di matematica a un bambino di 3 anni, riesce a captarne le basi ma non le sue complicazioni.





E' stato un pomeriggio noiosissimo e pesante. Non sapevamo di cosa parlare, Sherlock era completamente assente e io e il signor Munro abbiamo scoperto di non essere particolarmente portati alla conversazione. Abbiamo guardato la tv, e discusso sulle varie notizie e sul mondo che ci circonda ma per poco tempo e accennando qualche frase. Ora sono le 21 e 18. Guardo di continuo il cellulare e non mi perdo nessun cambio di cifra da minuto a minuto. A momenti dovrebbe arrivare Effie.. lo spero vivamente perché la noia mi sta divorando. Sherlock ha completato una volta il cubo di Rubik ma nonostante ci abbia riprovato per tutto il tempo non è arrivata una seconda.
Un lieve rumore si fa sentire vicino alla porta. Una chiave sta girando dentro la serratura, ci voltiamo tutti e tre di scatto. Nessuno si era accorto dell'arrivo della donna e veniamo catturati dall'agitazione. Sappiamo che la donna si spaventerà nel vederci in casa sua.. due estranei insieme a suo marito in uno stato penoso.
La donna entra e si blocca sulla pedana mentre aveva già cominciato a pulirsi i piedi. Ci fissa a bocca aperta. Tiene la borsa pendente nel braccio teso e l'altro è allacciato alla maniglia della porta. E' spaventata e preoccupata, l'abbiamo scoperta.
- Grant che sta succedendo? - chiede la donna con voce tremolante
- Effie, io mi fidavo di te. Io non capisco. Perché torni sempre così tardi la sera? Perché parti presto al mattino anche se entrambi sappiamo che cominci a lavorare nella tarda mattinata? Effie io voglio la verità. Non mi hai mai mentito, mai. Io credevo di potermi fidare ti te, credevo che tu mi amassi Effie- L'uomo ha sparato fuori dalla bocca queste disperate parole in una manciata di secondi per giustificare la situazione. Preferirei non esserci in questi momenti, ma la nostra presenza è essenziale. Sia perché la donna si sente in trappola ed è obbligata a dire la verità, sia perché Sherlock possiede abbastanza prove per incastrarla.

La donna ha un'espressione indecifrabile. E' più perplessa che spaventata.. ma allo stesso tempo sembra voler nascondere qualcosa.
Ma ormai è arrivato il momento di sputare il rospo e illuminare le tenebre che abbracciano i suoi segreti.
-Effie chi è? con chi mi tradisci?- chiede l'uomo con voce seria e pesante.
-Grant di cosa stai parlando? chi sono questi due?-
-Ho chiesto a quest'investigatore e il suo collega di scoprire cosa facevi quando eri fuori casa nei momenti sbagliati.. Effie questa situazione andava avanti da troppo tempo. Chi è l'uomo?-
-Io, io non esco con nessun uomo Grant. Io non mi vedo con nessuno.- Risponde la donna sinceramente, quasi offesa.
-A questo punto sono costretta a dirti la verità, la verità che per te sarà vergognosa ma che ha cambiato il mio modo di vivere le giornate.- Afferma spaventata.
-Avevo intenzione di dirtelo un giorno Grant. Volevo dirtelo ma mi vergognavo troppo.-
La donna si ferma.. si stropiccia la faccia per prepararsi a raccontare la verità
-Devi sapere che ho sempre amato suonare la chitarra da quando avevo 13 anni. Ti ho sempre nascosto questa mia passione, ma involontariamente.. il mondo del lavoro e tutti i miei pensieri mi avevano fatto scordare di ciò che amavo davvero, dunque non te ne ho mai parlato. Ma recentemente ho ritrovato la mia chitarra, a casa di mio padre.. e ho cominciato a strimpellare qualcosa, mi ricordo ancora tutto sai.. mi sono accorta di aver tralasciato una parte di me, di averla fatta morire nel mio passato.

Mentre vado al lavoro passo sempre per la metropolitana e ci sono persone che suonano e cantano per ricevere qualche moneta in cambio del loro talento regalato ai passanti. Quella realtà mi ha affascinata, li vedo come persone che vivono il giorno.. che vivono grazie alla loro passione e mangiano grazie a lei. Io ho un lavoro, e non ho bisogno di vivere sostenuta da due note suonate e una canzone cantata, ma non guadagnando molto ho deciso di provare.. suonando come loro avrei vissuto la mia passione al pieno e avrei anche preso qualche soldo in più.. e la cosa credo non guasti. Qualche mese fa decisi di provare, andai in metropolitana, entrai in bagno, mi sciolsi i capelli, indossai un cappellino e qualche vestito che non uso più.
Mi misi a suonare in mezzo alla gente e a cantare le note delle mie canzoni preferite. Le emozioni che provai mi segnarono, come potevo evitare esperienze del genere? come potevo se ogni giorno mi si presentava l'occasione? Sai Grant, io ti conosco.. so che non sei amante della musica e l'arte in generale e so che non puoi capirmi, e non ti incolpo di niente. Ammetto che la mia decisione è stata una decisione folle, ma così splendida e inevitabile-

I nostri visi non si possono definire simili. Il signor Munro vuole essere sorpreso ma allo stesso tempo sollevato e felice, io sono solo scioccato e confuso e Sherlock.. Sherlock è cupo.

-Effie potevi dirmelo, dovevi dirmelo! Io ho pensato il peggio e anche il signor Holmes e il signor Watson! Non che questa situazione non mi abbia
lasciato perplesso, ma scoprire che non mi stai tradendo è un sollievo enorme.-
-Scusami Grant, scusami. Lo so che tra noi non ci sono mai stati segreti, ma qualche volta le cose è meglio non farle sapere di getto...-

Io e Sherlock usciamo dalla casa e io saluto la coppia ora felice. Sherlock è muto, fa quasi paura.
-Sherlock, è tutto ok?-
Non mi risponde, sembra quasi sul punto di una crisi di nervi.
-Sherlock?-
-John, sai benissimo quanto mi irriti il fatto di non risolvere casi del genere. Avresti dovuto capirlo ormai.. non ci vuole intelligenza no? Era in bagno, ERA IN BAGNO! quando l'abbiamo persa di vista. Tutte le mattine si slegava i capelli per non farsi riconoscere, si vestiva comoda per prendere la parte di un cantante di strada.. come ho potuto farmi fregare da un caso del genere? era tranquilla perché non tradiva il marito, era tranquilla perché un giorno gliel'avrebbe detto..-
Parla veloce, e ripete le stesse cose di continuo.. non riesco più ad ascoltarlo, mi infastidisce e mi preoccupa il fatto che non si fermi.
Camminiamo verso la macchina e decido di fermarmi.
Gli afferro la testa con le mani
-Fermati! ok? piantala! stai calmo e taci un po'. Sto impazzendo!- gli sussurro a tono fermo e deciso per sgridarlo.
Sherlock è sbigottito e ferma quel flusso di parole insopportabili. Non lo lascio, non stacco le mie mani dai suoi capelli questa volta. Non mi muovo e continuo a guardarlo negli occhi.
Senza paura, senza vergogna.. sento il suo respiro sulla mia bocca e sul mio naso.
-Fermati- sussurro ancora senza rendermene conto. In un istante mi torna in mente la scena dell'hotel, quando eravamo circa nella stessa situazione ma la mia paura e la sua vergogna ci hanno divisi. Mi viene in mente ciò che ho scoperto e ciò che ha scoperto.
Stringo più forte i suoi soffici e densi ricci. Voglio essere me stesso.
Mi avvicino al suo viso e appoggio le mie labbra sulle sue. Sherlock mi stringe a sè, e possiamo udire solo il rumore delle nostre carezze e delle nostre labbra che si incontrano. C'è silenzio nella strada notturna ma per noi è il momento più assordante della giornata. Affondo le mie mani nei suoi scuri ricci, forse è davvero quella la cosa che preferisco di Sherlock.. i suoi capelli.. così soffici ma consistenti e spessi allo stesso momento. La delicatezza delle sue labbra è unica, carnose e lisce.
Accarezzo col viso la sua guancia e gli bacio il collo.. ma Sherlock si sottrae, mi guarda con occhi stupiti.. come quelli di un bambino che assaggia per la prima volta qualcosa da mangiare e si accorge di adorarlo. E' stupito per ciò che ha fatto, è stupito per ciò che ha provato.. queste cose lo imbarazzano ancora.
Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra: - Tutte le volte in cui sarò troppo sicuro di me stesso e finirò per sbagliarmi. Tutte le volte in cui le mie osservazioni non saranno abbastanza e mi peseranno come un pugno allo stomaco.. aiutami con questo. Intendo dire questa cosa.. che, insomma.. la cosa che noi abbiamo appena.. John, usa questo metodo. O..ok?-

Mi lascio scappare una risatina acuta e Sherlock mi guarda perplesso. Voglio dire, parlava sul serio.. parlava come se si stesse riferendo ad una medicina da somministrargli! La sua ignoranza in questo campo, in questa realtà.. lo rende ancora più dolce e divertente.

Continuiamo il nostro cammino verso la macchia. Penso che, infine, questo caso è stato il più interessante anche se ha fatto deviare la mente del mio amico.
Sarà sempre il sottofondo dei ricordi che vivranno nella mia mente. In un futuro ripenserò a questo nostro cambiamento, a questa mia apertura ed immensa scoperta e questo caso darà colore a questi fatti. Anche se il nostro aiuto non è stato utile e il lavoro di Sherlock irrilevante per la faccenda del signor Munro io non riuscirò mai ad associare questi momenti ad istanti infelici. Solo tanta confusione, imbarazzo, sorrisi, contentezza e dense emozioni.

Sherlock ha acceso il motore della macchina che ci sta per riportare al nostro appartamento a Londra.
Il 221b di Baker street.. un appartamento rimasto identico dalla nostra partenza fino al nostro ritorno..
ma che dovrà essere pronto ad accogliere due nuove persone.

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