The new life... my life...

di the princess
(/viewuser.php?uid=8826)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** chap 1 ***
Capitolo 2: *** chap 2 ***
Capitolo 3: *** chap 3 ***



Capitolo 1
*** chap 1 ***


Marta era in piedi sul vialetto, della sua nuova casa, della sua nuova città del suo nuovo paese

Marta era in piedi sul vialetto, della sua nuova casa, della sua nuova città del suo nuovo paese. Aveva iniziato a saltellare stringendosi tra le braccia.
-Ho freddo!! Freddo…- si lamentava soffiandosi tra le mani, cercando un po’ di ristoro che non si decideva ad arrivare.
-Che ti ho detto io…? Mettiti qualcosa di più pesante… sei a maniche corte…- la rimproverò il padre prendendo uno scatolone dal cofano dell’auto.
-Ma… che ne sapevo… a Roma c’erano 30 gradi… e qui ce ne sono meno 30…- balbettò, mentre cercava di placare i denti che battevano all’impazzata.
-Scema siamo in Canada… qui fa sempre freddo…- la derise la sorellina, che invece indossava un maglioncino caldo.
-E smettila… voglio tornare nel mio paese!!- si lamentò quella.
-Ma guardati intorno invece… ammira il paesaggio innevato di questa stupenda nazione!- Simona indicò con il braccio, il panorama.
-Io vedo… neve… neve… e oddio, oddio un fiocco di neve!!!- esultò sarcasticamente iniziando a battere le mani.
-Idiota!- la rimproverò la sorella guardandosi le unghie.
-Zitta viziata!- la ammutolì.
-E la viziata sarei io?? Chi è quella che si veste Armani dalla testa ai piedi??- chiese con aria di superiorità.
-Questo è Valentino ignorante!-.
-Smettetela tutte e due!- il padre uscì dalla porta di casa, le due si fissarono per sbuffare sonoramente.
-Io mi cambio e mi faccio un giro…- pronunciò Marta entrando in casa e chiudendo la porta in faccia alla sorella che iniziò a suonare il campanello.
-Marta!!!- le urlò contro il padre.
-Si è chiusa da sola!!!- si difese lei, salendo nella sua nuova camera…
“Sono qui da pochissimo e già odio questa maledetta città!” pensò lanciandosi sul letto, si voltò verso il comodino e prese una foto, di lei e sua madre.
“Mi manchi…” pensò passando un dito sul vetro.
Da qualche giorno la famiglia, quasi al completo, di Marta si era trasferita a Montreal.
Il padre, padrone di una catena di negozi, aveva avuto un’ottima offerta di lavoro, dal altro lato del mondo, proprio in Canada.
Marta non lo sopportava per questo, come aveva detto lui questo nuovo lavoro gli avrebbe riempiti di soldi… come se non ne avessero già abbastanza… aveva sempre vissuto nel lusso, ma la cosa che proprio non riusciva a capire era come suo padre avesse potuto lasciare la madre… e proprio in quella situazione delicata.
Si alzò dal letto e si diresse verso l’armadio che già straripava di roba.
Indossò un maglioncino aderente, una sciarpa e un paio di jeans… poi ritornò vicino al letto e da sotto ne tirò fuori un paio di pattini, dei rollerblade che sua madre le aveva regalato prima che partissero.
Li indossò e scese le scale, per poi uscire di casa.
-Ciao!- urlò distrattamente chiudendo la porta.
-Cia…- iniziò il padre notando solo dopo poco che stava parlando, ormai, alla porta chiusa.
Marta si ritrovò su un marciapiede a vagare senza una metà precisa.
La neve cadeva a fiocchi imbiancando ancora di più il paesaggio, le case accanto alla sua non potevano competere con lo splendore della sua abitazione.
Marta era sempre andata fiera del suo stile di vita, aveva sempre avuto mille e mille persone che le parlavano alle spalle, ma questo non le creava nessun problema… le veniva molto facile fare conoscenza, ma stringere una vera amicizia era un’impresa, poiché i ricconi della sua scuola accettavano di buon grado il suo ottimo conto in banca, ma non vedevano di buon occhio la musica che ascoltava, il punk non era roba per loro, per non parlare di alcuni atteggiamenti che loro non ritenevano consoli.
Poi c’era la gente normale, quella vera… neanche con loro era mai riuscita a stare bene… aveva avuto molte scottature… amiche che le sembravano sincere andavano a sparlare alle sue spalle.
Ma di tutto questo non le interessava niente, non sarebbe mai cambiata di una virgola e se alla gente non andava bene… beh la gente poteva trovarsi tranquillamente qualcun altro.
Continuò a pattinare sulla strada, stranamente deserta.
Il silenzio regnava incontrastato.
Arrivò di fronte ad un gigantesco edificio, sulla facciata ghiacciata poté leggere College Beaubois “Ed ecco il nuovo Alcatraz” penso sbuffando, entrò nel cortile e si avvicinò all’entrata.
-Tu che ci fai fuori?- un uomo sulla sessantina le puntava un manico di scopa contro, la ragazza indietreggiò.
-Do un’occhiata… da domani sarò la nuova alunna!- pronunciò con rammarico.
-Non sembri molto entusiasta…- disse lui, avvicinandosi, abbassando sia lo sguardo minaccioso che “l’arma”.
-Beh non lo sono… cioè sono felice di non dover studiare più latino e greco… ma solo il fatto di parlare obbligatoriamente una lingua che odio… beh non era la mia più alta ispirazione…- concluse.
L’uomo inarcò un sopracciglio.
-Non mi fraintenda… il francese è una lingua bellissima, ma io voglio tornare a parlare la Mia di lingua…- riparò.
-Beh signorina, ognuno di noi è costretto ha fare qualcosa che non gli va a genio…- pronunciò.
-Si… ha ragione… le posso chiedere un favore?- domandò cambiando tono.
-Dica…-.
-Posso farmi un giro per la scuola?- chiese.
-Con quei cosi ai piedi non credo sia…- iniziò.
-La prego!!- lo supplicò.
-Ok… ma se qualcuno glielo chiede io non l’ho mai vista!- rispose.
-Grazie!- esultò Marta entrando dalla porta principale.
Iniziò a vagare per la scuola, buttando un occhio nelle aule aperte e controllando le targhette indicanti le sezioni.
Arrivò alla fine del corridoio e lesse 5F sorrise.
-Ecco la mia classe!- si disse.
Senza bussare entrò con un gran sorriso a trentadue denti.
-Salve!- disse.
La professoressa seduta alla cattedra, spostò lo sguardo truce, dagli studenti alla ragazza.
-Le serve qualcosa…?- domandò guardandola dalla testa ai piedi, per poi notare i pattini.
-Si…- diede risposta per poi voltarsi, quei ragazzi non sembravano proprio di secondo superiore… cioè quinto ginnasio.
-Ma
sono tutti bocciati?-domandò alla signora.
-No… ma lei chi è?- chiese.
-Nuova alunna… scusi ma questo non è il quinto ginnasio?- disse avvicinandosi alla cattedra.
-No, è il quinto…- rispose.
-Ah giusto!- si corresse. –Errore mio!- rise passandosi una mano tra i capelli, mentre dalle ultime file qualche risatina si faceva udire.
Ad un tratto dalla porta, lo stesso bidello entrò.
-Scusi professoressa… il preside la vuole…- pronunciò, la signora si alzò e dopo aver fissato i ragazzi uscì dalla classe.
Marta si guardò intorno e si sedette sulla scrivania.
-Tu quindi sei…?- iniziò un ragazzo in seconda fila.
-La novellina Italiana… ma preferirei essere chiamata Marta…- finì.
-Marta…?- chiese quello ridendo.
-Si… qualche problema?- domandò alzandosi.
-No, bellissimo nome…- rise sarcastico, lei si avvicinò.
-E tu come ti chiami?- chiese.
-Philippe…- diede risposta.
-Non c’è neanche bisogno che lo commenti… fa tutto da se…- rise, in quel momento entrò la professoressa, che occupò il suo trono.
-Beh allora… scusate il disturbo… io mi levo dalle scatole… e vi lascio al apprendimento!- finì uscendo per poi mandare un bacio con la mano ala professoressa, che sbuffò.
-Gioventù sprecata…- disse per poi aprire il registro.

 

 

Fine primo capito! Spero che vi sia piaciuta… se si lasciate un piccolo commentino… pensate che state facendo beneficenza per una povera scrittrice!

100 baci!!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** chap 2 ***


Il pranzo era passato come al solito, Marta aveva fissato il piatto per tutto il tempo, senza toccare cibo

Il pranzo era passato come al solito, Marta aveva fissato il piatto per tutto il tempo, senza toccare cibo. Dopo la solita sfuriata col padre era salita in camera sbattendo la porta.
Prese il telefono e cercò di chiamare la madre, ma il cellulare risultava chiuso, dopo una mezz’oretta scese in cucina per mettere qualcosa sotto i denti, poi riprese i pattini e uscì.
Sul vialetto la sorellina si stava legando le scarpe.
-E tu che ci fai fuori senza le guardie del corpo?- la derise.
-Vipera…- sibilò la sorellina alzandosi. –Comunque vado a fare un po’ d’amicizia…- rispose. –Come dovresti fare anche tu… o vuoi fare come al solito l’eremita?- aggiunse.
-Zitta peste…- l’ammutolì girando l’angolo.
-Spero che tu ti perda…- le urlò Simona.
-Idem!- Marta decise di tentare con la prima casa che le veniva, quella alla sua destra.
Il giardino molto più spoglio del suo, stava a significare che le persone che ci abitavano non erano di certo degli snob.
Si avvicinò alla porta sperando con tutta se stessa di incontrare un bel ragazzo.
Non le sarebbe dispiaciuto un bel brunetto occhi scuri che le mostrasse tutta la città centimetro per centimetro.
Senza accorgersene si trovò di fronte alla porta di legno.
Alcune urla si poterono udire, sicuramente una litigata coi genitori, pensò avvicinandosi al campanello per suonare.
Ma prima che potesse farlo la porta si spalanco.
Un ragazzo biondo con gli occhi scuri, le si parò d’innanzi, sotto braccio teneva uno skate.
Marta sorrise soddisfatta.
-Ottimo!- si fece scappare in italiano.
-Cosa??- domandò il ragazzo ridendo, lei scosse la testa.
-Niente….- il biondino si voltò verso l’interno per poi sbattere la porta.
Marta si allontanò di qualche centimetro per permettergli di scendere il gradino.
-Ciao…- disse successivamente.
-Ciao…- rispose lui per poi iniziare nuovamente. –Ma tu sei quella che oggi è venuta nella mia classe?- domandò.
-Ehm… si…- diede risposta leggermente imbarazzata.
Lui rise cominciando ad avviarsi verso la strada.
-Io mi chiamo Philippe di secondo nome…- disse poi, portando la ragazza al culmine del rossore.
-Ah…- sospirò. –Ma Phillippe è un bellissimo nome… io non dicevo…- cercò di giustificarsi, iniziando a gesticolare.
Lui le passò un braccio sulle spalle.
-Ma
puoi chiamarmi David… o Dave fai tu…- la tirò su.
-Ok… mi hai tolto un peso dal cuore!- sospirò, facendolo ridere.
-Allora a cosa devo l’onere della tua visita?- domandò.
-Niente… volevo solo fare un po’ d’amicizia…- rispose.
-Ok… allora che ne dici di farmi compagnia… vado allo skate park…- iniziò.
-Certo! Ci sto!- lo interruppe, David inarcò un sopracciglio per poi abbassare le spalle.
I due iniziarono ad incamminarsi.
Le strade erano molto diverse da come la ragazza le aveva viste quella stessa mattina.
-Allora, come ti trovi qui?- iniziò Dave.
-Beh… mi manca il mio paese… rispose.
-Da dove vieni… Italia giusto?- chiese.
-Esattamente…- diede risposta felice, e fiera.
-Wow… come mai questo cambiamento di nazione?- continuò.
-Beh mio padre ha avuto un’offerta di lavoro… è proprietario di una catena di negozi i Made in Italy…- sospirò.
-Tuo padre è proprietario di tutti quei negozi??- chiese stupito mettendo la tavola sotto i piedi.
-Si…-.
-Cazzo!- rise lui.
-Si, ma ora cambiamo discorso che ne dici?- il ragazzo annuì.
-Comunque non preoccuparti che ti troverai bene qui… la scuola è pesantuccia ma per il resto tutto ok!- esclamò.
-Sono felice…- rise, ad un tratto sentì il cellulare squillare nella tasca.
Lo prese e lesse il messaggio: HA RICEVUTO UNA CHIAMATA ALLE 15.35 DAL NUMERO…
-Cazzo! Ma possibile che non c’è campo!!!- si lamentò, sicuramente sua madre l’aveva chiamata ma il cellulare in quel preciso posto non prendeva.
-Succede…- la calmò lui.
-Merda, merda!- sbuffò. Arrivarono finalmente al parco.
Rampe di tutti i tipi e di tutte le difficoltà si potevano vedere, gruppetti di ragazzi erano ammassati in angoli diversi del posto.
-E adesso…?- iniziò a chiedere Marta notando, però, che David si era già allontanato di qualche passo e si era avvicinato ad alcuni ragazzi.
-Ciao…- salutò lui con un gesto di mano.
Tutti e quattro sorrisero.
Erano un gruppo abbastanza misto… se così si poteva definire.
Uno, apparentemente il più grande, si poteva notare dalla mancanza di capelli, stava scrivendo un sms.
Un altro… con degli stupendi occhi azzurri, sorrideva.
Gli altri due rimanenti, un brunetto ed un ragazzo con una telecamerina avevano iniziato a parlare tra loro.
-Ragazzi… vi devo presentare una persona…- iniziò David, mentre Marta si avvicinava, con il suo sorriso di circostanza.
-Allora… lei è Marta…-.
-Ciao…- disse lei.
-Loro sono, Jeff, Seb, Chuck e Pat!- continuò mostrando ogni singolo ragazzo con la mano.
-Piacere!- disse il primo.
Gli altri annuirono semplicemente.
-Ma
tu sei quella…- iniziò Chuck.
-Quella che oggi è entrata in classe vostra con i pattini…- lo precedette lei.
-Allora ricordavo bene.. ti ha detto il nostro Dave come va di secondo nome?- chiese ridendo.
-Si, abbiamo già superato la parte “imbarazzo”, grazie!- rispose schietta.
-Ok…- lo scambio di sguardi tra i due fu interrotto da un qualcosa che passò velocemente sulla testa di Marta.
-Cazzo era?- domandò. –Ma chi è quel deficiente che se l’è fatto scappare?? Non sa che lo skate va sotto i piedi??- sbraitò, mentre David rideva, dopo aver afferrato la tavola.
Ad un tratto, un ragazzo, alto castano occhi scuri si avvicinò al gruppo.
-Marta lui è Pierre…- rise Dave.
-Io sono l’idiota proprietario della tavola…- disse porgendo la mano.
-Ed io sono la ragazza che stava per essere decapitata…- rispose con una smorfia stringendo la mano.
-Mi sento che nascerà una bellissima amicizia..- sussurrò, scherzoso Pat al orecchio di Seb che rise.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** chap 3 ***


-Allora…- Marta e Seb erano rimasti soli

-Allora…- Marta e Seb erano rimasti soli.

I resto dei ragazzi si era diretto verso le rampe. Ognuno di loro era occupato in qualcosa.

Il ragazzo imbarazzato aveva iniziato a muovere una gamba nervosamente.

-Ehi calmo… non sono mica la corte marziale…- rise lei non guardandolo, mente continuava a fissare davanti a se.

-Scusa… e che non so di cosa parlare…- riprese.

-Beh potresti parlarmi di te… io sono un tipo che sa ascoltare... quando mi sentirai russare vorrà dire che il discorso era diventato leggermente noioso…- Seb rise.

-A quanto pare neanche tu sai andare sullo skate…- disse.

-Si, io sono più tipo da macchina… i rollerblade sono un regalo…- rispose.

-Almeno non sono più il solo ad essere impedito con quel marchingegno!- esultò.

-Non preoccuparti…- i due sorrisero.

-Carino quel cellulare…- disse poi lui indicando con lo sguardo il telefono in mano della ragazza.

-Grazie… l’ultimo modello…- disse consegnandoglielo.

-Chissà che faccia farà Patrick..- rise aprendolo.

-Patrick sarebbe Pat…?- chiese.

-Si, lui… comunque senti… fammi capire… che classe dovresti frequentare?- domandò.

-Beh il secondo anno…- diede risposta.

-Allora sei in classe con me? Io faccio la 2^ D…- .

-Mi sa di no… io farò la 2^F…-.

-F… ci va la mia ragazza nella F!!- esclamò.

Lei sorrise. –Sono felice che questo ti provochi tutta questa ilarità!-.

-Si… ma ora che facciamo.. quelli là non si smuoveranno almeno fino a quando non cala il sole…- sbuffò.

-Capito… ma da quando vi conoscete tu ed il resto del commando?- domandò.

-Da sempre… sono la mia famiglia quei ragazzi…- diede risposta.

-Anche quell’idiota che mi ha quasi ucciso?-.

-Si anche lui… povero Pierre…- rise.

-Povera me… la malcapitata di turno…-.

-Stavate parlando di me?- Pierre apparve alle spalle dei due che sussultarono.

-Si, ma non devi andarne fiero…- lo derise Marta.

-Mamma che dolce…- scherzò lui.

-Grazie…- rispose facendogli la linguaccia.

-Marta sta squillando!- Seb che tenevano ancora in mano il cellulare glielo porse.

Lesse il nome e rispose.

-Che vuoi?- domandò.

-Dobbiamo chiamare alla mamma torna a casa…- la voce di sua sorella era come al solito distante.

-Eccomi, ciao…- Marta riattaccò.

-Io devo andare… ragazzi… anzi Seb è stato un piacere conoscerti…- baciò il ragazzo sulla guancia.

-E a me?- chiese Pierre.

-Beh di fare la tua conoscenza ne avrei fatto volentieri a meno…- disse per poi avvicinarsi alla rampa, dove David faceva mostra della sua bravura.

-Dave io vado…- esclamò.

-Vuoi che ti accompagno?- chiese fermandosi e accostarsi a lei.

-No grazie… ciao… salutami gli altri e digli che sono stata felicissima di conoscerli e che ci vediamo domani…- baciò anche lui sulla guancia.

-Ok… allora a domani novellina!- rise tornando a fare quello che stava facendo.

 

*

 

 

 

 

-Svegliati vipera!- Simona era appena entrata nella stanza della sorella.

-Ho sonno, sparisci!- rispose l’altra mettendosi il cuscino sopra la testa.

-Alzati! Sei già in ritardo!!- le urlò.

-Che gran rottura!- Marta si alzò e si sedette sul letto. Uno spiffero la fece tremare. La sorella uscì dalla stanza con un sonoro sbuffo.

Aprì l’armadio e ne uscì un paio di jeans e una maglia di D&G che aveva comprato prima di partire.

Prese una borsetta e uscì dalla stanza, dopo essere passata dallo specchio.

-Scusa, lo zaino?- le domandò il padre.

-Non credo che ne avrò bisogno… e poi non sono un tipo da zaino…- rispose prendendo una banana.

-Beh vai a scuola e di conseguenza dovrai indossare lo zaino…- la rimproverò lui.

-A casa ho sempre fatto così…- disse con calma.

-Adesso non farmi iniziare ad urlare… non voglio iniziare con il mal di testa!-.

-Fa come vuoi… io vado!- uscì chiudendo la porta.

Si appoggiò al muro e scivolò fino a terra.

“Che situazione…” pensò sospirando.

I suoi pensieri furono interrotti da una voce.

-Marta… sei caduta? Vuoi una mano a rialzarti?- David era di fronte a lei che le porgeva la mano.

-No… non ti preoccupare…- lo calmò prendendolo per mano e alzandosi.

-Questi pantaloni sono costati un casino di soldi…- si lamentò pulendoli.

Lui rise.

-Sei pronta per entrare a far parte della nuova scuola?- chiese.

-Prontissima…- rispose.

I due si incamminarono.

-Oggi speriamo di non sbagliare classe…- sussurrò lei.

-Non preoccuparti, te la indico io la strada… comunque oggi, ho qualcuno da presentarti!- rise.

-Dimmi la verità vuoi liberarti di me…?- chiese inarcando un sopracciglio.

-Ma smettila!- rise tirandole una leggera gomitata.

I ragazzi giunsero nel cortile della scuola.

-Buon giorno!- disse Marta avvicinandosi.

-Parla per te… oggi ho due interrogazioni e un compito in classe…- sbuffò Pierre.

-Ciao anche a te…- rise lei.

-Beh scusalo…- si intromise Chuck.

-Non preoccuparti…- ad un tratto una ragazza saltò sulle spalle del brunetto.

-Ecco il mio Chuckuzzo!!!- esclamò abbracciandolo.

-Sorellina che ne dici di cacciarti dalla mia schiena?- domandò lui, dolorante.

-Se devo proprio…-.

-Devi devi!- la ragazza scese.

-Piacere io sono Kekka, la sorella intelligente del ragazzo qui presente!- rise la ragazza porgendo la mano a Marta.

-Piacere mio, sono Marta!-.

-Non spaventarla ora…- disse Chuck.

-Non preoccuparti che ci vuole ben altro per spaventarmi…-.

-Marta, allontaniamoci da questi idioti, che ti presento le mie amiche!- Francesca la prese per un braccio e la tirò via.

-Povera Marta!- rise David, Kekka gli rispose con una linguaccia.

-Allora questa è Mary!- disse poi rivolta ad una ragazza seduta su una panchina.

-Ciao… mamma Kekka, la prossima volta posso saltare io addosso a tuo frate?- chiese mordendosi un labbro.

-E smettila che mi sconvolgo…-  disse Francesca facendo finta di vomitare.

-Beh io, se posso intromettermi, tuo fratello è un bel ragazzo…- si aggiunse Marta.

-Vedi come la ragazza capisce… comunque piacere Mary!-.

-Marta… beh se devo essere sincera, nessuno di quei sei ragazzi è male!- continuò.

-Grandi perle di saggezza…- rise Mary.

-Comunque si, anche se uno è occupato!- disse Kekka.

-Chi?- domandò la nuova arrivata sedendosi sulla panchina accanto a Mary.

-Seb… è fidanzato con Simone…- sbuffò una.

-Ah… vabbè… gli altri sono liberi…- rise.

-Giusto!- si aggiunse Mary.

-Allora Marta parlaci di te…- Kekka prese un quaderno dallo zaino.

-Non ho niente da dire…- rispose semplicemente.

-Mamma che palle!!! Oggi  abbiamo la racchia di inglese in prima ora…!- sbuffò Mary.

-Inglese… me la cavo…- Marta si strinse tra le spalle.

-Ci hanno raccontato della tua bellissima figura di ieri…!- rise Kekka.

-Ehm… si… ma cambiamo discorso mi è bastata la faccia della professoressa quando mi ha visto coi pattini!- diede risposta appoggiando la testa tra le braccia, le due risero.

-Non preoccuparti noi abbiamo fatto figure altrettanto pessime…-.

-Si e non ne vogliamo parlare!- precisò Mary.

-Ok, non preoccupatevi… oggi mi dovete fare da guide…-.

-Esatto… quindi possiamo approfittate di questo per saltare la prima ora!- esultò Kekka.

-Si andiamo dalla preside e diciamole che dobbiamo illustrarle la scuola… sei d’accordo?- chiese poi l’altra a Marta, che aveva fissato il colloquio delle sue ridendo e pensando a quanto si assomigliassero.

-E me lo chiedi pure?? Anche secondo me solo la prima ora è poco… la scuola è grande…- inarcò un sopracciglio.

-Ok… 3 ore basteranno!- tutte e tre risero per poi iniziare ad organizzarsi le parti, per l’incontro con la preside.

Finito il tutto decisero di mettere in atto il loro piano.

Marta si alzò per prima dalla panchina di scatto, senza accorgersene tirò una gomitata ad un ragazzo che passava di là.

-Ahi cazzo!- si lamentò.

-Ops scusa… ma eri in mezzo alle scatole…- si scusò, mente Pierre si cacciava le mani dal viso.

-Ammetti che è colpa tua!- la rimproverò massaggiandosi il naso.

-Uffa… non è colpa mia io sono stata distratta ma anche tu potevi vedere che mi stavo alzando!- si discolpò.

-Lascio stare!! Con te è una gara persa in partenza sei un caso disperato…- concluse.

-Ma guarda che presuntuoso ma se non mi conosci da neanche 2 giorni!-.

-Beh mi sono bastati!- David e Kekka si intromisero tra i due.

-Ok… noi adesso andiamo dalla preside…- disse la ragazza prendendo Marta da un braccio.

-E che dovete fare dalla preside?? Non mi dire che vi hanno beccato quando avete rubato dalla mensa la pizza…?- si intromise Chuck.

-Per prima cosa no… per secondo non siamo state le uniche, se veniamo beccate noi… non vi preoccupate che non ci pensiamo due volte a fare i vostri nomi!- esclamò la sorella.

-Io non lo farei mai il tuo nome Chuck…- disse Mary con voce suadente.

-Vedi Mary mi vuole bene…- rise lui abbracciandosi alla ragazza e baciandole la fronte ridendo.

Mary arrossì violentemente.

-E vabbè! Io ho Pierre che mi vuole bene…- Kekka si abbracciò a Pierre.

-Ragazzi basta…- disse David mentre fratello e sorella stavano stritolando i due poveri malcapitati.

-Si dai…- si aggiunse Marta, fissando Pierre… anche se era di un’antipatia unica… era davvero bellissimo.

-Ok… io la mollo…- sospirò Chuck, mentre Mary non smetteva di stringerlo, quando ad un tratto si senti tutti gli occhi addosso.

-Ehm… mi si era impigliata la cintura…- si giustificò allontanandosi.

-Si… ok anche io lo lascio…-.

Kekka e Mary si accostarono a Marta e la presero a braccetto.

-Andiamo ragazze, lasciamo questi incompetenti!- scherzò Mary voltandosi.

-Come è stato essere stata così a contatto con Chuck…?- le sussurrò Marta ridendo.

-Kekka tuo fratello è…..- non concluse una frase ma fece un espressione che valse più di mille parole.

Francesca si allontanò di scatto.

-Bleah! Mi disgusti!- urlò.

-Ma dai… è stata appena stritolata dal suo amore…- sorrise Marta.

-Si… io sono sempre aperta a lui…- sospirò Mary.

-Sono l’unica ad aver percepito un doppio senso…- chiese l’amica.

-Ti prego Marta… zitta…- l’ammutolì Kekka.

Le tre entrarono nella scuola.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=96077