Madness

di Artemisia89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Madness ***
Capitolo 2: *** Noir (2°finale) ***



Capitolo 1
*** Madness ***


 

 

 

 

 

 

"Per ognuno che ci lascia c’è qualcun che veglia"

 

M A D N E S S

 

 

Ah, dannazione…

Alzo lo sguardo…mi sento tutto il corpo dolorante…

Mi sono addormentata davanti al computer, un’altra volta.

Ah, dannazione, dannazione…

Che ore sono?

Le quattro.

Ah, al diavolo!

Un’altra notte è andata a farsi benedire.

Con tutta la cura e l’attenzione possibile mi alzo dalla sedia…sento il mio povero scheletro gemere.

Lo so che ti faccio male, ma che ci vuoi fare?

Godo nel vedermi soffrire, lo sai meglio di me.

Per caso passo davanti allo specchio e per caso mi accorgo di essere ancora vestita.

Le occhiaie saranno difficili da nascondere.

Caffè.

Ho bisogno di caffè.

Camera, corridoio, sala, cucina.

Frigo, caffè freddo.

Balcone.

Ah…aria.

Aria della notte, prendimi, fammi tua!

"Ehi Grissom, sai che sono una ragazza ribelle e problematica?!"

Oh si…io so di certo di esserlo…non è normale mettersi ad urlare alle quattro di notte, ma non è normale nemmeno di giorno ora che ci penso.

Ti voglio qui ora e chissà cosa stai facendo. Sei con uno dei tuoi adorati insetti adesso? Forse se mi trasformassi in un qualche tipo di coleottero riuscirei ad avere più attenzioni da te.

Dafne riuscì a trasformarsi in alloro stando alla mitologia. Io riuscirei soltanto a diventare la persona più falsa del mondo.

Oh, mi ritrovo ad odiarti, a desiderarti con tutta me stessa nello stesso tempo, sempre pronta a rincorrerti

 

Oh notte, sei inebriante.

Vorrei poter essere un profumo per avvicinarmi a lui e corteggiarlo con grazia, vorrei fargli socchiudere gli occhi e vorrei che mi assaporasse.

Vorrei che rimanesse deliziato da me e che ogni notte mi cercasse, vorrei che ogni notte mi aspettasse sul suo balcone, vorrei che la notte fosse nostra.

Vorrei essere te notte, per avvolgerlo, per cullarlo, per colpirlo. Vorrei esserti somigliante, discreta, una buona compagna.

Vorrei per lui essere tempio di pensieri, amica, sorella, madre e amante.

Vorrei poter danzare per lui un ballo sulla musica dell’universo e cantargli tutto ciò che ho dentro.

Vorrei poter sfuggire al giorno, oh notte, al giorno che mi mette in luce e mi veste d’una maschera di fredda angoscia.

 

 

Sospiro.

Oh, aria fredda della notte.

Doma il folle fuoco che mi sento dentro.

Quell’uomo non mi apparterà mai.

E’ inutile che io continui ad essere così tremendamente testarda, oh, speranza "indistruttibile erbaccia del cuore umano", come puoi continuare a crescere?

Il mio cuore è come un campo di grano invaso dalla sterpaglia…un giorno tutto arderà.

Un giorno tutto sarà fuoco e divamperà.

E ogni cosa sarà distrutta.

Sento le forze mancarmi e crollo sulle ginocchia con le mani sul viso.

Gil, Gil Grissom.

Cosa hai fatto per far si che io mi innamorassi di te?

E ora che lo hai fatto, perché non ti prendi la responsabilità delle tue azioni?

O…delle tue illusioni Sara Sidle?

No, è tutta colpa sua! Lui, nella sua micidiale e insopportabile insicurezza…lui, follemente preda di paure indicibili che non riesce a domare, lui nel suo ego gigantesco, nel suo orgoglioso essere fatto di conoscenza e intelligenza…cos’è un uomo che non ha sentimenti? Nulla! Non è nulla!

Ah…illusioni.

Già….tutti i miei sentimenti e le mie speranza non sono state che vane illusioni.

Il mio amore non verrà mai ricambiato…

Queste mie lacrime…per te non sono niente?

Se il mio dolore si trasformasse in voce, tu lo ascolteresti?

Ho paura di no…o forse…forse solo perché ti servo…

Ma, ma io sono talmente indispensabile nella tua squadra?

Sono la più giovane di tutti e spesso sono preda di emozioni.

E se me ne andassi?

Potrei sparire per un po’ di tempo o

(per sempre Sara, per sempre)

dare le dimissioni.

Cercare un luogo dove poter stare

(all’infinito, oh la terra, com’è fredda Sara)

e raccogliere la mia vita per un po’.

 

Guardò giù…notte, non ti senti violata da tutte queste luci?

Guarda, sei la padrona eppure non fai vedere la tua supremazia.

La notte spetta di diritto al tuo mantello nero, ma tu non prendi ciò che dovresti.

Forse…forse dovrei imparare da te…forse si…forse…

D’un tratto guardo in alto, mi precipito nel corridoio, prendo le chiavi della porta, la chiudo e corro su per le scale…su, su…ancora più su, finche non mi fermo davanti al piccolo cancello.

Con un gesto quasi disperato

(è follia, e questo lo sai)

la spalanco e mi ritrovo su, nella terrazza, l’apice del piccolo mondo in cui vivo.

Piccoli passi lenti e misurati

(ma non esitanti, visto che sai già cosa fare?)

e sono già sul ciglio.

Notte…tu mi accoglieresti?

Io sono sola qui, ma in te potrei trovare un po’ di compagnia,

tu notte, leniresti la mia solitudine.

Ho un uomo che amo notte, ma quest’uomo non sa amare.

Vivo per lui che non sa vivere e pendo da quelle labbra che vorrei baciare.

Ho coltivato continue illusioni, brandelli di discorsi, frasi a metà, sguardi che non so decifrare perché lui non lo vuole.

Mi fa rabbia, notte! Perché non riesco a capirlo, perché non posso?!

Di cosa è fatto il velo sui miei occhi? Qual è la soluzione?

Qualcuno mi indichi la via…qualcuno…qualcuno soffochi la mia follia…

(lo soluzione c’è…vieni da me…devi solo spingerti avanti e chiudere gli occhi)

si notte, è vero…hai ragione…smetterla di resistere, chiudere gli occhi e volare via con te…

…volare…senza più pensieri e dolori…volare nel buio, dove posso essere me stessa…

…volare…

…volare e librarsi nelle notti stellate…

…volare e dimenticare…

Eccomi, sto arrivando, sono pronta a cadere, pronta a salire.

BIP BIP.

Oh! Il cercapersone…

…è lui…lui…lui, lui…

oh, perché quest’agonia è destinata a continuare?

crollo indietro, sulla mia schiena…le lacrime agli occhi, un’espressione incredula sul mio volto stanco.

Sara, su, vecchia mia…rimettiamoci in sesto, qualcuno ha bisogno di noi.

Mi alzo e ripulisco i miei vestiti, una sistemata ai capelli, correre nell’appartamento, prendere il giubbotto e via, come se niente fosse appena successo.

So solo che lui mi vuole adesso, che mi sta cercando, che ha bisogno di me, che mi esige.

Arrivo di corsa alla scena del crimine , lui

(oh, lui)

mi vede e si avvicina.

Devo essere proprio comica…sudata e con il fiatone per la gran corsa.

"Buonasera signorina Sidle, mi dica, la macchina l’ha lasciata a piedi?"

"No, sono stata io a lasciare la macchina…avevo bisogno di camminare."

"Ok, sei stata la prima, lo sai? Ancora non è arrivato nessuno…ora vieni con…"

Lo tiro per un braccio e mi avvicino a lui, così incredulo da far quasi tenerezza.

Lo abbraccio, lo sto abbracciando, ti sto abbracciando.

Perdonami, non so cosa mi sia preso…non capisco e so che nemmeno tu capisci…lo so…ma lascia che io mi perda un attimo in te, ti prego.

"C’era una nera signora che voleva prendermi poco fa, ma tu mi hai salvato. Mi hai salvato in tempo Gil…non so come ringraziarti…"

Lacrime…sono come preda di una qualche follia.

"Oh Gil…ti amo…"

mi farai del male adesso, lo so…ma lascia che te lo dica…lascia che ti ami…qui, ora che non c’è nessuno fra noi…qui, lascia che mi riscaldi al contatto del tuo corpo…

"Sara…Sara…Sara, guardami…"

Fa in modo che io, lacrimante, lo guardi, alzando con una mano il mio mento.

"Sara, perché piangi?"

"Perché ho paura."

"Di cosa?"

"Oh Gil, della morte, del buio…di non poter più vederti, toccarti, parlarti…non prima di avertelo detto…non voglio lasciarti, non voglio..."

Tremo, tremo. Ma sento.

Tutto, tutto quanto. Anche lui. Non sei un mostro?

Tremo, trema.

La notte trema.

"Ti amo anch’io…no, non aver paura…"

mi bacia sulla fronte e io…si…

io mi sento…

…volare nella luce di ciò che siamo…

…..

….

..

.

 

Chiedo perdono per i dialoghi (anche in questa shot) mancanti: grazie suzako! E chiedo perdono anche se sia Sara che Gil sono OOC. Come dice il titolo ero un po’ folle mentre la scrivevo.

Artemisia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Noir (2°finale) ***


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1.2 noir

 

Quando Grissom vide gli occhi lucidi di Brass, non era ancora riuscito a capire cosa fosse successo. Diceva qualcosa riguardo ad un suicidio, una donna…era emotivamente turbato quindi il capo della scientifica aveva pensato di scatto che fosse successo qualcosa ad Ellie, la figliastra del capitano. Cos’altro poteva suscitare le sue lacrime? Cos’altro poteva scuotere quell’uomo?

Si era limitato a fissarlo con uno sguardo incuriosito, ma anche spaventato, chiedendosi cosa potesse essere accaduto.

Ma dopo aver visto l’indirizzo del luogo del ritrovamento, un gelido sospetto gli aveva attanagliato il cuore.

Guidando come un pazzo, lasciando che la prudenza non agisse su di lui, si ritrovò subito nel luogo in cui era stato chiamato.

La strada bloccata da macchine della polizia, un’ambulanza, poi Nick, che con passo pesante e il viso rigato da lacrime gli veniva incontro.

E parlava Nick…diceva qualcosa fra le lacrime e i singhiozzi, strattonandogli la giacca, ma Grissom non udiva…non capiva…solo i suoi occhi che cercavano quel corpo, e i suoi passi che senza pietà lo portavano lentamente a quella macchia di sangue che si allargava sull’asfalto.

Come….

Oh…la nera signora…

Non far si che mi prenda, Gil…no!

Nemmeno si accorgeva di camminare, sembrava quasi fluttuare…vivere nell’irrealtà di quel crudele attimo che sperava si rivelasse soltanto un sogno, un orribile incubo e non…non la realtà.

Una realtà che non sarebbe riuscito a sostenere.

Troppo debole per vedere, per udire, per percepire, per continuare…a…

La prima cosa che riconobbe furono le gambe, quelle gambe che non aveva mai visto nude, ma che aveva così spesso guardato, alcune volte da lontano, di sfuggita…o sognato…sognato di vederle ballare, di poterle accarezzare un giorno, una notte, prima dell’alba, nel buio, nella sua casa, o nella sua, o su un prato, in mezzo ad un campo di grano, dovunque, dovunque…ma comunque…

Poi la sua vita estremamente sottile, la sua schiena scomposta, rotta, spezzata, le sue spalle e il suo viso simile ad un cristallo di ghiaccio per l’eccessivo ed innaturale candore…

Oh…il suo viso…

Quando la distanza fra lui e Sara si annullò, tutti gli altri si allontanarono, lasciando che quell’uomo potesse fare ciò che mai aveva fatto, rispettando la terribile sacralità di quell’attimo.

Erano tutti lì, tutti quanti. Tutta la scientifica, non uno che non ci fosse, non uno che non fosse in lacrime…tutto il dipartimento di Las Vegas era lì, tutte le persone che erano diventate la sua famiglia, la sua vita.

Grissom si fermò, ad un passo dal corpo, e si volse indietro, senza vedere chiaramente nessuno.

Riuscì solamente a scorgere un viso e si sorprese rabbioso nel ritrovarlo lì: Hank Peddigrew.

Gli occhi a malapena arrossati, i capelli biondo cenere mossi dal vento…accanto a lui, la sua ragazza, mentre gli stringeva la mano. Perfetta nel suo ruolo di fidanzata, coinvolta emotivamente anche se non avrebbe dovuto esserlo.

Lei ha sofferto per te sai?

Ma mai…sarebbe arrivato a tanto, purtroppo, non l’ha fatto per te.

Un altro passo, e ormai era lì.

Lui davanti a lei, inginocchiato.

Come sempre avrebbe dovuto, solo un piccolo principe davanti ad una graziosa, ma così effimera, regina…

E lei, adesso, era lì.

Come una bambola di porcellana a cui viene regalato il soffio di vita.

Vivere era diventato troppo pesante per te?

Nei suoi occhi chiari, era scritta tutta la terribile verità.

Per me?

Tutta quanta, come mai, nel suo cuore si era rivelata. Solo…troppo, troppo tardi….adesso quella verità non sarebbe servita più a nessuno.

Solo alla notte forse…a chi lo racconterai?

La guardò ancora, lasciando che come mai prima d’ora, il suo sguardo vagasse, si riempisse si lei, sognando un futuro che sarebbe rimasto solo una fantasia.

Quale futuro ci potrà mai essere?

Sara si è gettata e lui lo ha fatto insieme a lei.

Ed ora che lei è andata via, lui non ha più niente.

Niente.

Quando si soffermò sul suo volto candido non poté fare a meno di credere che fosse semplicemente addormentata…non una macchia di sangue, non un capello in disordine…e che forse avrebbe potuto risvegliarla, proprio come il principe aveva fatto con la bella Rosaspina.

Ma lui non era un principe, e lei era molto più bella di tutte le Rosaspine.

E il sangue…lui sapeva che il sangue stava dietro…dietro…dove l’impatto le aveva fracassato il cranio…

…dove l’immagine gli aveva fracassato il cuore…

La prese tra le braccia, lasciando che il suo viso cadesse pesantemente sulla sua spalla, la abbracciò piano, poi più intensamente, e la baciò.

Baciò quelle labbra che credeva sarebbero state solo, solo di sua proprietà…quelle labbra così vive, così rosee…

…così morte…

Come hai potuto…?

Le accarezzò con un dito, e poi si portò la sua mano pallida alle labbra, sfiorando dolcemente quella dita che aveva sognato di adornare con un solo, unico anello, in un solo, unico, speciale giorno.

E Grissom poteva sentire quel corpo, quel cadavere, abbandonato su di lui, e la cullava…dolcemente, dolcemente…una sposa, la sua sposa…che aspettava, impaziente e sussurrante che il suo uomo la raggiungesse…

Quella sera Gil Grissom pianse lacrime amare, pianse tutte quelle lacrime che non aveva mai versato per nessuno e che mai s’augurava di fare, tantomeno per lei che amava così tanto. Quella notte Grissom si rese conto che la vita era terribilmente breve, e che troppo spesso gli uomini perdono di vista la cosa più importante, lasciando che voli via, come il fazzoletto di una signora, pieno delle sue lacrime di gioia e di dolore.

Quella sera Grissom si era reso conto di non avere più nessuna possibilità.

 

Come può il dolore essere così profondo nell’animo umano? E perché hai fatto solo adesso quello che avresti dovuto fare quando l’occasione ti si è presentata la prima volta? Ora che lei è….

 

Rimase un’ora intera abbracciato al corpo di Sara Sidle, mostrando a tutti quanti la verità, a se stesso, al cielo, alla notte.

A Sara che era accanto a lui.

Al corpo, all’anima.

Nessuno avrebbe osato dirgli di lasciarla andare e nessuno lo fece, solo Cathrine gli andò accanto, mettendogli una mano sulla spalla.

Allorché, dopo minuti interminabili lui si alzò, tenendola in braccio e lasciando che le sue lacrime cadessero delicatamente sul viso di lei. Camminò fino all’ambulanza dove lui stesso l’adagiò.

L’ultima cosa che fece fu posarle un delicatissimo bacio sulla fronte…poi…

….poi più nulla.

 

 

 

 

Il giorno dopo non si era presentato in ufficio ma nessuno credeva che lo avrebbe fatto.

Cathrine per prima…ma mai, avrebbe pensato che sarebbe stata costretta a forzare la porta della sua casa…mai.

Ne avrebbe mai pensato di trovarlo penzolante, appeso ad una trave del soffitto, fra le sue farfalle.

Lui, che volava senza ali a mezzo metro dal pavimento.

"Quando Sara si è gettata di sotto, con lei l’ho fatto anch’io. Pensi che avrei potuto vivere ancora senza vedere quegli occhi che sempre chiedevano, in silenzio, una amore sempre negato? Non sono riuscito a seguirla mentre era in vita, uccidermi è l’unica soluzione. Questo è l’unico modo per poterla rivedere. Statemi bene tutti quanti. Non fate i miei stessi errori. Amate finché ne avrete la possibilità.Io mi sono accorto di quanto avevo perso, ormai troppo tardi. Troppo tardi."

Cathrine strinse quel biglietto fra le mani, poi cadde in ginocchio e, senza più forze, pianse.

 

 

***FINE***

 

Al giorno d’oggi le persone sono difficili, complicate. Stabilire una relazione, d’amicizia o amore che sia, impone sempre troppo rischi e ormai si pensa che il premio non valga il tempo del dubbio e dell’angoscia.

Sara si è lanciata perché non era riuscita a vedere oltre le infinite e invincibili maschere dell’uomo che amava, si era arresa, aveva mollato. Si era lasciata andare, decidendo di lasciar perdere tutto. Lei ha scelto l’unica via che i suoi occhi e il suo cuore le mostravano.

Gil, da parte sua, non si era mai deciso ad amarla, la paura poi di perderla, di combinare qualche guaio, di riscoprirsi solo, dopo averle donato tutto se stesso, lo aveva fermato in un eterno bozzolo di stasi impedendogli di fare alcunché, se non stare a guardarla, sempre o mai, di continuare a farla crescere, essere il bastone attorno a cui lei, giovane pianta, avrebbe potuto crescere ritta. Lui non poteva fare altro che amarla disperatamente in silenzio e di nascosto, negando sempre, sia a se stesso che agli altri.

Come un ladro.

Se soltanto uno dei due avesse rischiato, avesse deciso di parlare, di smettere di farsi del male, loro due sarebbero ancora vivi nella mia storia. E adesso, entrambi si amerebbero, scambierebbero i primi timidi e paurosi baci con la certezza che la loro unione sarebbe stata eterna. Ma ora, la loro eternità e solo un sogno durante un sonno che viene chiamato da sempre morte.

Spesso crediamo che siano gli altri a non capire noi, o noi a non capire gli altri. Ma la realtà è che siamo noi stessi, per primi, a non capirci.

Ciò che vorrei è solo la verità, la sincerità…e non le menzogne della notte. Le verità che la Nera Signora trasforma a suo piacimento.

La notte dilata i pensieri, li cambia. I pensieri della notte sono perversi e pericolosi.

La notte ci fa pensare per vie oblique, distorte, straniere. La notte ci illude, ci droga, proprio come ha fatto con Sara e ci spinge a fare cose che la luce del giorno scopre sbagliate.

La notte ci fa sentire ebbri e cechi, lei stilla in noi quel po’ di follia che il giorno ci toglie.

Uccide e spinge all’assassinio i pazzi, culla gli amanti, dona riposo a chi ha lavorato duramente durante il dì, inspira i poeti e poi colora di nero.

La notte colora di nero un po’ tutte le cose, non trovate?

 

Grazie per aver letto fin qui, sai.

Lunghi giorni e piacevoli notti.

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