All we need is Lo(ve)ndon.

di MartinaSSpecial93
(/viewuser.php?uid=174641)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - When the dreams come true. ***
Capitolo 2: *** - 1,2,3...click. ***
Capitolo 3: *** - This chocolate is so great. ***
Capitolo 4: *** - I'm afraid of heights. ***
Capitolo 5: *** - Sleepless nights. ***
Capitolo 6: *** - First kiss. ***



Capitolo 1
*** - When the dreams come true. ***


Ciao a tutte le coraggiose che hanno avuto il coraggio di aprire questa nuova FF.
AHAHAH.
Allora ,visto che ho un vero e proprio 'blocco' per l'altra storia, me ne è venuta in mente un'altra, che penso sarà molto più carina. 
Perciò, non ho esitato a pubblicarla subito.
Che dire: eccola. Mi sono permessa di cambiare l'età a Louis, facendolo diventare diciassettene LOL, ma ci voleva per la storia. e.e
In questa FF Louis non è il solito estroverso e sfacciato del solito, ma è un ragazzo introverso e timido, così come la nostra protagionista: Ilaria.
Spero tanto che questo capitolo vi incuriosisca e vi faccia venire voglia di leggere il prossimo.
Recensite se vi piace, così saprò se continuarla o meno.
Grazie. :3

Buona lettura,
     Marti xx



Londra e l'Inghilterra erano il mio sogno sin da quando ero bambina. Mia nonna paterna, che aveva vissuto lì per sette anni, mi raccontava con amore i suoi ricordi di quella bellissima città, e io l'ascoltavo affascinata. Ogni cosa riguardante quella città e il Regno Unito mi faceva spuntare un sorriso sul viso, desideravo tanto appartenere a quel mondo e non a quello in cui vivevo: l'Italia. La patria delle belle arti,dell'amore,della pizza e del gelato. Tutte cazzate. Non mi sono mai sentita appartenere a questa realtà, così calda e calorosa: avevo un altro carattere, molto più compatibile con l'Inghilterra: fredda,chiusa,introversa,carnagione chiarissima,occhi di ghiaccio,capelli tendenti al rosso. Sono sempre stata così e l'Italia, così calorosa e raggiante non mi rappresentava per nulla.

E quel mio sogno stava per realizzarsi: tra soli due giorni sarei andata all'aereoporto e sarei volata dritta dritta in direzione Londra. Ero così ansiosa, così eccitata all'idea di poter finalmente toccare quello che sognavo da anni. Avevo preparato la valigia già due settimane prima della partenza, i giorni non passavano più, ogni volta facevo il conto alla rovescia persino delle ore. E finalmente quel giorno era arrivato.
Con una piccola complicazione, però.
A Londra sarei andata con mia madre, la donna che aveva realizzato il mio sogno e a cui le sarei stata grata per sempre e... Louis Tomlinson e sua madre. La madre di Louis era inglese, di Doncaster, ma non aveva mai portato il figlio nella sua terra madre: il ragazzo era infatti cresciuto in Italia con tutte le medesime tradizioni, e dell'Inghilterra non gliene era mai fregato nulla. Ma Jay,sua madre, aveva colto l'occasione quella volta per portare il suo figlio diciassettenne finalmente nella sua terra d'origine. Perchè? Perchè Jay e mia madre,Adriana, erano amiche dal tempo delle superiori, erano legatissime; quando mia madre la informò che saremo andate a Londra, Jay non perse l'occasione e ci propose di fare un viaggio a quattro: io e mia madre e lei e Louis. Mia mamma, ovviamente, accettò eccitata. Quelle due donne erano peggio di due bambine, seriamente.

Ma a me l'idea di dover stare cinque giorni con Louis, mi bloccava un poco. Per quel ragazzo avevo sempre provato un grande sentimento, mai rivelato a nessuno ovviamente, e ogni volta che gli stavo vicino il mio cuore iniziava a martellare e diventavo più impacciata del solito. Con Louis avevo spiaccicato massimo due o tre parole nei 15 anni della mia esistenza. Le nostre famiglie erano molto amiche, ogni sabato organizzavano qualcosa insieme e spendevamo molto tempo assieme, ma con lui non avevo mai avuto un rapporto vero e proprio. In più, avevo due anni in meno di lui, e sapevo che lui mi considerava ancora una bambina... Si era anche appena lasciato con una super figa chiamata Eleanor, che avevo sempre invidiato moltissimo. Perciò, con lui non avrei mai avuto possibilità, e non volevo neanche averne. Mi bastava semplicemente vederlo per essere felice, non avevo neanche bisogno di parlarci. E mi andava bene così.
Louis era anche lui un ragazzo piuttosto timido,introverso, molto simile a me, ed è proprio per questo che non eravamo mai riusciti a legare. Ma,diversamente da me, se ci stringevi amicizia,se ci prendevi confidenza, Louis diventava subito un giocherellone estroverso: era un po' strano,forse lunatico. Io invece anche con la mia migliore amica non ero del tutto me stessa,non ero del tutto naturale. Io e le persone non andavamo per nulla d'accordo, sarei vissuta benissimo anche da sola,nella mia solitudine.
In quel momento a me importava comunque solamente una cosa: Londra. Londra,Londra e Londra. In qualsiasi condizione e a qualsiasi costo sarei andata lì, davvero. E 'sopportare' Tomlinson per soli cinque giorni era una condizione ragionevole! Ero eccitata al massimo, non vedevo l'ora di salire su quell'aereo che in sole due ore mi avrebbe portato dove tutti i miei sogni si sarebbero realizzati.
Il volo partiva alle 13.35. Erano le 1O:3O. Bene, avevo un po' di tempo per prepararmi,visto che la valigia l'avevo già preparata due settimane prima ahah! Scelsi dall'armadio una t-shirt rigorosamente con la bandiera inglese,una felpona comoda e dei jeans a pinocchietto. Mi precipitai in bagno, bussai per controllare se era occupato, ed entrai chiudendomi la porta a chiave. Guardai la mia immagine riflessa nello specchio: ero orribile. O almeno, ero orribile per me stessa. I morbidi capelli rossicci boccolosi ricadevano sulle spalle troppo larghe, il mio viso rotondo era invaso da fastidiose lentiggini,i miei fianchi erano troppo larghi per i miei gusti e non ero alta. Cercai di sorridere a fatica, ma il risultato fu un sorrisetto forzato che mostrava i miei denti imperfetti. Odiavamo me stessa e il mio corpo, tanto che quando avevo 13 anni caddi in anoressia. Poi mi ripresi, ma ora il mio fisico era debole e il grasso era distribuito male per tutto il corpo. Mi rassegnai, tanto non ci potevo fare niente. Mi lavai velocemente i denti e il viso, mi misi un filo di matita negli occhi e un po' di mascara, poi mi vestii.
Mia madre bussò alla porta:
"Heey Ilaria! Sai che ore sono vero?! Dovrei prepararmi anche io!!" strillò.
No,non sapevo che ore erano. Guardai l'ora: erano già le 11.35. Possibile che non mi ero accorta del tempo che passava? Presi rapidamente il beauty-case contenente i trucchi e le creme che avrei dovuto portare in valigia 
ed uscii. Fuori dalla porta trovai mia madre incorrucciata e io le sorrisi appena. Lei ricambiò e mi abbracciò. Amavo profondamente quella donna. Da quando papà se ne era andato, due anni prima morto di cancro ai polmoni, io e lei abbiamo legato ancora di più e siamo uscite insieme dal profondo dolore che provavamo. Era forse la mia vera migliore amica, e le volevo un mondo di bene. Poi era grazie a lei se il mio sogno stava realizzando.
Finite di prepararci, uscimmo di corsa di casa e ci precipitammo in aereoporto. Davanti ai metal detector trovammo già Joy e Louis che si guardavano intorno preoccupati,chiedendosi dove eravamo, e non appena ci videro correre verso di loro sorrisero.
Joy abbracciò mia madre calorosamente: "Non cambi mai eh?Sai da quanto che vi aspettiamo?Tra poco l'aereo parte!"
Mia madre sorrise e l'abbracciò forte: "Tutta colpa di Ila!" mi canzonò,facendomi l'occhiolino. Io ricambiai fulminandola con lo sguardo.
Louis era davanti a me che mi scrutava timidamente. "Ciao.." mormorò avvicinandosi nella mia direzione.
Io gli sorrisi impacciata e mi allontanai ancora di più da lui. Non volevo fare ulteriori figure di merda,perciò l'unico modo per non farle era stando lontano da lui. Che codarda che sono, pensai.
Ci precipitammo dai metal detector che ci perquisirono da testa a piedi,poi passammo da tutti i controlli e finalmente arrivammo dentro l'aereo. Era un aereo low-coast, perciò piccolo,perciò scomodo e con i seggiolini troppo vicini. Sbuffai e mi accapparai il posto dal finestrino. Louis mi incenerì, forse lo voleva lui quel posto. Io feci spallucce e me ne infischiai, misi l'mp3 a palla nelle orecchie e mi scollegai dal mondo intero e dal ragazzo che mi creava molto imbarazzo seduto affianco a me,con il quale il mio gomito si scontrava. Cavolo di aerei low-coast! Cercai di calmare i battiti del mio cuore,cosa abbastanza impossibile,e scrutavo fuori dal finestrino le soffici nuvole...Che cosa meravigliosa.
Joy e mia madre stavano sedute nei due sedili dietro dei nostri. Ci avevano fatto sedere vicini forse perchè volevano che socializzassimo. Idea sbagliata, mie care. Io e la socializzazione non andavamo per nulla d'accordo. Non era una novità comunque, perchè Joy avrebbe sempre desiderato che tra me e Louis ci fosse del tenero: trovava sempre occasione per dirlo e per dire quanto fossimo fatti l'uno per l'altra. Io,naturalmente,arrossivo ogni volta e rispondevo con un sorriso forzato.
"Che ascolti?" mi domandò di botto Louis, sorprendendomi. La prima frase di senso compiuto che mi dice nei 16 anni che mi conosce.
Io non sapevo cosa rispondere,mi era andato il sangue al cervello e mi tramava la mascella.
Riuscii a balbettare qualcosa del tipo: "C-claire de l-lune..."
Alla mia risposta lui spalancò gli occhi sorpresi.
"Musica...classica?" domandò ridendo.
Si, ero una fottuta amante della musica classica ok? Problemi? Molto meglio di quella robaccia che gira in questi anni, molto meglio del rap o del pop vario.
Io annuii.
"Ah." fu la sua unica risposta,con un piccolo risolino. Trovava stupido ascoltare musica classica,evidentemente. Beh, come si voleva dimostrate,non siamo fatti assolutamente l'uno per l'altra.
"Sai..." iniziò,guardando in aria. "Anche io sono un patito della musica classica.." ammise imbarazzato.
Oh, cazzo.
Gli porsi una cuffietta senza dire nulla,forse era meglio se mi esprimevo senza parlare,avrei fatto più bella figura. Lui la prese e la infilò nel suo orecchio.

Louis Tomlinson ha una tua cuffietta nel suo orecchio,non è niente,ok,calma Ila,calma, cercavo di calmare il mio battito cardiaco tra me e me.
Dietro sentivo il risolino di Joy. Quella donna era una bambina non ancora cresciuta, ahah!
Non so come e in quale maniera, riuscii ad addormentarmi. Al mio risveglio, l'hostess informò che stavamo per atterrare e perciò dovevamo metterci le cinture di sicurezza.
Atterrammo nell'aereoporto di Stantsted. Atterrammo nell'immensa pista,nell'interminabile pista di Stantsted.

Ero in Inghilterra, a solo un'ora da Londra.
Ero nel mio sogno.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** - 1,2,3...click. ***


 

L'aereoporto di Stantsted era enorme: mai visto uno così grande. Non che io avessi visto molti aereoporti nella mia vita, ma in confronto a quello di Milano-Malpensa, beh, era decisamente più enorme. Il bello è che Stantsted è l'aereoporto più piccolo di Londra:che cosa buffa.
Ora eravamo fuori, mia mamma stava fumando una sigaretta e nel mentre Jay e Louis consultavano la cartina della città,per vedere dove era il nostro albergo. Io stavo in un angolo,masticavo un chewingum e ascoltavo l'mp3.
Per raggiungere il centro dovevamo prendere un autobus che ci avrebbe portato in Victoria Station, dove poi,a piedi, avremo raggiunto l'albergo. Fatto sta che prendemmo questo autobus e percorremmo la verde campagna londinese,coperta da una coltre di nebbia che la rendeva ancora più affascinante. Io stavo naturalmente dalla parte del finestrino e Louis che stava affianco a me mi fissava, e questo mi metteva un tantino in imbarazzo. Cercai di non farci caso e continuavo a osservare fuori dal finestrino; ora si iniziavano ad intravedere le prime case 'all'inglese',con il giardino privato e i mattoni in vista,i primi grattacieli e i primi supermercati:stavamo entrando in città. Ci mettemmo più del dovuto perchè trovammo un traffico assurdo non appena varcata la city,c'erano automobili da tutte le parti. E poi eccolo: davanti ai miei occhi, apparve,appena coperto da un po' di nubi, il maestoso Tower Bridge in tutta la sua imponenza con la Torre di Londra affianco. Che spettacolo,gente. Presi velocemente la macchina fotografica e cercai di scattare una foto, che però venne orrenda e mossa. Ne farò altre domani, pensai eccitata tra me e me,riposando in borsa la macchina fotografica. Louis continuava a guardarmi divertito.
“Che c'è da guardare?” riuscii a sbottare con tutto il coraggio che avevo in corpo,cercando di essere il più scocciata possibile,anche se mi faceva piacere se lui mi fissava.
Lui scosse la testa: “Niente...” mormorò sorridendo. Ma non era il tipo timido e introverso? Bah, non sembra proprio. Io alzai le sopracciglia,confusa, e continuai a guardare fuori dal finestrino quella meraviglia di città,il mio grande amore.
Il viaggio durò circa un'oretta e mezzo. Arrivati in Victoria Station ci sedemmo su dei gradini al di fuori e aprimmo la cartina per consultarla. Il nostro albergo era a circa dieci minuti a piedi da lì. Ci rimboccammo le maniche ed iniziammo a marciare. Dio, mi trovavo per la prima volta a Londra. I miei piedi stavano calpestando terra londinese e stavo respirando la sua aria. Ero così radiosa e felice! Non mi capitava spesso di essere così allegra, ma quel giorno lo ero eccome. Non riuscivo a togliermi quel sorriso monco dal viso,era impossibile.
Quando i piedi iniziavano a farmi male, arrivammo al nostro albergo: che dire,era un piccolo B&B costruito con il classico stile inglese,bianco immacolato con due colonne davanti alla porta. Mi strinsi nelle spalle, eccitata, e dopo aver spinto la porta arrivammo nel piccolo ingresso. Al banco c'era un indiano di mezza età,che stava al computer. Non appena ci vide,sorrise cordialmente, e con il suo inglese imperfetto iniziò a parlare con Joy, la quale non aveva alcun problema a parlare inglese,essendo la sua lingua madre. Jay pagò il conto e l'indiano dopo aver consultato le carte s'incorrucciò col viso.
“No abbiamo stanze da quatro..No abiamo..” fu quello che riuscì a capire.
Oh Dio santissimo grazie!Non avrei dovuto condividere la stanza con Louis e sua madre! Dio era dalla mia parte. Non avrei dovuto preoccuparmi di andare in bagno o di stare in reggiseno per cambiarmi. Menomale.
Jay però sembrava arrabbiata e chiese spiegazioni all'indiano che cercò di giustificarsi in qualche modo. Finita la discussione, Joy si rassegnò e dopo aver afferrato con rabbia le due chiavi,iniziò a salire le strette scale a chiocciola con la valigia, imprecando, e dicendoci di seguirla. Noi sospirammo e dopo aver afferrato anche noi le valige iniziammo a scalare le strettissime scalette dell'albergo. Arrivati con fatica al nostro piano, Jay s'asciugò la fronte dal sudore e sospirò: “Eh ragazzi...Sono così dispiaciuta ma...”
Mia madre fece spallucce e l'abbracciò. “E se...” propose. Jay l'afferrò al volo:quelle due si capivano solamente guardandosi.
Joy sorrise e le fece l'occhiolino. “Tesoro!Ti dispiacerebbe ecco...Se io stessi in camere con Joy e tu con Louis?” mi domandò mia mamma,facendo spallucce e sorridendo: sia lei che Jay erano sicure che tra me e Louis non sarebbe successo niente,visto che non eravamo in grado di scambiarci neanche parola.
No, cazzo,no no no no. Non è possibile.
Io la guardai allarmata,con le guance in fiamme,ma subito Louis rispose al posto mio: “Per me va bene...” rispose vago sorridendo.

Io non sapevo che dire. Certo, mi avrebbe fatto piacere stare con lui ma mi sarei dimostrata così impacciata e non avrei fatto belle figure certamente. Sarei sembrata un'idiota e Louis mi avrebbe considerato ancora più sfigata di quel che ero. Non era possibile, non volevo assolutamente.
“Perfetto,tesori miei!” esultò Jay,saltellando e venendoci a schioccare un bacio sulla guancia ad entrambi. Poi ci disse di essere pronti entro un quarto d'ora,che poi saremmo dovuti uscire, e si rifugiò nella sua stanza seguita da mia madre,e ridacchiavano. Sembravano tornate ai tempi del liceo.
Io e Louis rimanemmo impietriti davanti alla porta per qualche secondo,non sapendo che dire e che fare. Poi lui mi fece cenno di entrare e io non esitai. La stanzetta era minuscola, ma con tutto l'occorrente: un piccolo bagno funzionale,una scrivania con uno specchio,un armadio e...un letto. Un letto. Deglutii a fatica. Io avrei dovuto condividere quel letto con Louis. Oddio. Lui notò il mio imbarazzo ma non disse nulla,si limitò a sospirare. Sistemai la mia valigia al margine del letto e da lì dentro presi il beauty-case con dentro i trucchi. Louis mi fissava, e mi metteva altamente in imbarazzo. Andai davanti allo specchio e mi sistemai gli occhi con una matita,mentre Louis si chiuse in bagno. Sospirai profondamente e mi sistemai i capelli scompigliati davanti allo specchio: ero orribile. Sorvolai, e riposi il beauty-case in valigia. Louis uscì dal bagno e mi sorrise,io ricambiai.
“Se vuoi posso...Dormire per terra...” mi propose imbarazzato.
Io lo guardai con gli occhi spalancati: “Ma figurati!” esclamai sorridendo,rossa di vergogna. Lui allora mi sorrise,più rilassato. I suoi profondi occhi azzurri mi perforavano il cuore. Cercai di non pensarci e ritornai sulla terra. Anche Louis venne davanti allo specchio e si sistemò il ciuffo moro,sorridendo accattivato. Era già bellissimo così come era,non aveva bisogno di sistemarsi,pensai mordendomi il labbro.
Louis poi controllò l'orario nel suo orologio al polso sinistro e esclamò: “E' ora di andare!”
Uscimmo dalla stanza e trovammo già fuori Jay e mia madre che ridevano come due scolarette.
Dopo aver sceso le ripide scale,ci ritrovammo fuori dall'albergo con la cartina fra le mani e gli zaini sulle spalle. Erano le 17.OO:avevamo ancora buona parte del pomeriggio da girare,poi,essendo primavera,il cielo tramontava più tardi.
Avevamo deciso di andare a visitare per prima cosa la zona del Big Ben e della Casa del Parlamento. Ci mettemmo in marcia, e percorrendo le vie alberate e profumate di carry di Londra,in circa un quarto d'ora arrivammo davanti all'imponente Bing Ben:difficile descrivere l'emozione nel vederlo. Ero affascinata,eccitata,felice,solare, all'idea di trovarmi davanti al sogno della mia infanzia. Piccole lacrime iniziarono a rigarmi il viso. Era stupendo, davvero. Presi la macchina fotografica e non esitai a scattare una foto,nel meglio che potevo. Chiesi poi a mia madre di scattarmene una lì davanti.
“Si si!” rispose afferrando la macchina fotografica. “Vai anche tu Lou!” urlò al ragazzo che era appoggiato ad un muro,annoiato.
No mamma, io voglio una foto con il Big Ben, non con lui dannazione ,pensai tra me e me. Il ragazzo si posizionò distante da me, ma Joy l'ammonì: “Più vicino a Ila!Mica ti mangia eh!” lo sfidò, ridendo. Louis allora si avvicinò di più a me,i nostri corpi si sfioravano e il mio cuore stava esplodendo. Non era facile mantenere un'espressione decente con lui così vicino. Il flash ci invase e mia mamma fece cenno di OK con la mano. La raggiunsi correndo e mi precipitai a vedere la prima foto di Londra. Ok, io ero orribile ma Louis...Era stupendo,come sempre. L'avrei tenuta ovviamente solo per lui.
La sera passò piacevolmente. Mangiammo in un pub tipico londinese e poi tornammo al nostro hotel a piedi. Io continuavo a scattare foto a raffica: avevo già quasi esaurito la memoria. Avevo passato l'intera serata senza pensare ne a Louis ne a nient'altro, ma quando mi ritrovai davanti all'albergo mi ritornò alla mente quello che avrei dovuto passare fra qualche minuto. Il cuore iniziò a battare alla velocità della luce.
Quando mi ritrovai in stanza con Louis,non riuscivo nemmeno a parlare:avevo la gola in fiamme,le gambe che tremavano. Mi guardava anche lui senza dire niente. Mi rifugiai velocemente in bagno e mi chiusi a chiave. Poi mi lavai i denti molto rapidamente e mi sciacquai il viso,per togliermi la stanchezza di dosso. Uscii dal bagno e trovai Louis già in pigiama:un pigiama a righe azzurre,con delle ciabatte a forma di carota alquanto bizzarre. Non mi lasciai sfuggire un risolino, che Louis notò ma non mi disse nulla.
“Io vado a...letto.” mormorai, rifugiandomi sotto le coperte in un angolo del letto, più lontano possibile dalla parte di Louis.
“Anchio” anche lui si infilò sotto le coperte,nel lato estremo del letto, e poi spense la luce.
In un nanosecondo sentii il suo respiro farsi più regolare,ciò significava che si era già addormentato. Io proprio non riuscivo a prendere sonno,con lui affianco. Cercavo invano di chiudere le palpebre,ma quelle rimanevano aperte.
Dannazione.
E poi, presa da un non so cosa improvviso, mi avvicinai leggermente a Louis e rimasi ad osservarlo. Era perfetto: ogni sua linea del viso era perfetta,il suo respiro così regolare,il suo battito cardiaco regolare. Mi avvicinai ancora di più al suo collo, per sentire il suo profumo così dolce che si diffondeva nelle mie narici come una droga.Non so per quanto rimasi ferma a pochi centimetri da lui per osservarlo dormire,forse buona parte della notte. Lui si mosse appena, e mi prese un colpo: avevo paura che si potesse svegliare, e così potesse vedermi.
Meglio non rischiare, pensai. Raggiunsi di nuovo il mio angolo di letto e finalmente presi sonno,dopo aver ripensato alla fantastica giornata appena trascorsa. 

------------

Ciaao a tutte!
Allora questo capitolo mi piace abbastanza.
Mi piace il modo in cui ho ri-costruito il personaggio di Louis, così tenero e timido. Ma vedrete che conoscendolo bene, si rivelerà il solito Louis giocherellone e stupido di sempre.
:3
Ilaria mi rappresenta molto sia come carattere che come fisionomia, e anche lei mi è venuta fuori abbastanza bene.
Che dire, quella birbante di Ilarietta spia Lou mentre dorme, eh? Beh, sfiderei chiunque a non farlo, con uno del genere affianco, ceh!
Vi chiedouna cosa: se avete letto questa storia, vi prego con tutto il cuore, RECENSITE. (anche negativamente,se è il caso!non mi offendo)
Almeno saprò se continuarla o meno! No? 
Un bacio,


Marti xx

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** - This chocolate is so great. ***


Il risveglio fu abbastanza brusco. Sentii la sveglia del cellulare di Louis suonare, ma la ignorai, coprendomi la testa con il cuscino. Louis si alzò e sentii che sbadigliò rumorosamente,stiracchiandosi; poi udii il rumore delle sue pantofole a forma di carota che s'incamminavano verso la finestra. No no no no. Louis aprì la persiana e una luce fastidiosa invase la stanza. Cazzo! Tirai un urletto soffocato, vergognandomene subito, che Louis notò e si mise a ridere. Quanto era bella la sua risata. Tolsi dal mio viso il cuscino e piano piano aprii gli occhi ancora addormentati, notando Louis che mi guardava infondo al letto. Appena i nostri sguardi s'incrociarono, arrossimmo entrambi.
“Buongiorno..” mi mormorò con quella sua voce così dolce e profonda, così dannatamente sexy anche se era ancora impastata dal sonno.
“Ciao” mormorai io, stirandomi. Lui mi sorrise.
No Louis non sorridere, che ogni volta che lo fai il mio cuore inizia a correre e non ci capisco più nulla.
“Le due bambine ci aspettano fuori dalla stanza alle 7 e mezza..” iniziò riferendosi alle nostre mamme, guardando l'orologio “ E sono le 7...Abbiamo mezz'ora di tempo.” concluse.
Io annuii solamente, e mi alzai dal letto per una buona volta. Mi diressi verso il bagno, ma anche Louis fece lo stesso. Ci ritrovammo in due davanti alla porta del bagno, non sapendo chi doveva entrare per primo. Louis mi fece cenno di andare per prima,timidamente, io annuii, per poi chiudermi dentro e diventare rossa per la milionesima volta.
Mi buttai sotto la piccola doccia presente nel bagno, e mi insaponai e risciacquai più veloce della luce: avevo proprio bisogno di una doccia. Finito di sciacquarmi, mi avvolsi nel candido asciugamano che trovai appeso al muro e tirai un sospiro di benessere. Allungai il braccio sul lavabo, per afferrare la biancheria e i vestiti... Oh no. Mi accorsi però di aver dimenticato tutto fuori, dentro la valigia. Cazzo cazzo cazzo, cazzo! E ora?

Iniziai a tremare dal nervoso, non sapevo proprio che fare, ero in panico. C'erano solo due opzioni: uscire con l'asciugamano che mi arrivava a metà gamba, afferrare velocemente l'occorrente e poi rifugiarmi il più veloce possibile in bagno o...Chiedere a Louis di passarmi la biancheria. Entrambe le opzioni erano altamente imbarazzanti, e l'unica cosa che desideravo era diventare invisibile in quel momento. Optai comunque per la prima opzione: forse era meno imbarazzante rispetto che far cercare nella tua valigia,la tua biancheria intima da un ragazzo. Respirai profondamente e aprii la porta del bagno. Louis era seduto su una sedia intento ad allacciarsi i lacci delle scarpe; non appena mi vide divenne rosso in volto, e voltò subito lo sguardo. Io strizzai gli occhi, stra-imbarazzata, e sgattaiolai fino alla mia valigia per prendere quel che mi serviva. L'asciugamano era troppo e dico troppo corto, in ogni movimento che facevo rischiavo di mostrare quel che non dovevo mostrare. Cercai di mantenere la calma, e una volta presa la biancheria mi rialzai e corsi di nuovo in bagno, sotto gli sguardi confusi e divertiti di Louis. Maledizione a me!
Uscii dal bagno, finalmente pronta, e Louis mi diede il cambio. Lui si preparò molto più velocemente di me.
Quando arrivammo all'appuntamento con le nostre madri, le trovammo già lì a ciattellare come due comari. Io e Louis ci lasciammo sfuggire un riso divertito,guardandoci complici. Era ufficiale: amavo quando Louis rideva e amavo Louis in ogni espressione che faceva. Ok, amavo Louis in generale ahah!
Dopo qualche minuto di camminata, arrivammo alla fermata della metro. Stavamo andando in direzione Tower Bridge e Tower of London: wow. Scattavo foto ad ogni cosa che incontravo:si, anche ai tombini e ai bidoni della spazzatura. Mia madre mi dava della pazza, ma io mi limitavo a scoppiare a ridere esilarata: ero troppo,troppo felice per fare l'offesa. Cavolo, ero nella città dei miei sogni!
Inutile dire quanto ero emozionata alla vista dell'imponente ponte,non appena uscita dalla fermata della metro. Sul mio viso si formò un sorriso demente che non mi levai per tutto il resto del tempo che rimanemmo lì dal Tower Bridge. E quando vidi la Tower of London? Stessa identica espressione. Ero veramente imbambolata, non mi capitava spesso di essere così felice.
La mattina proseguì tranquillamente, vedemmo tante altre cose: Buckingham Palace, meraviglioso con i suoi giardini attorno, Hyde Park e ci fermammo a mangiare un panino allora di pranzo, Portobello road e la zona di Notting Hill: che dire, non c'era un angolo di quella città che mi deludesse. Era tutto fantasticamente come lo immaginavo, se non meglio.

“E ora ci aspetta...” esordì Jay, consultando la mappa della città. “Oxford Street!” disse entusiasta.
Oddio.
Io,come ho già detto moltissime volte, amo ogni parte di Londra: ma andare ad Oxford Street, con quelle due donne, si preannunciava una catastrofe. Avrebbero girato tutti i negozi, senza saltarne nemmeno uno, avrebbero provato tutti i vestiti e io e Louis saremmo stati destinati a portare i diecimila sacchetti, a mo' di facchini. No, no no no.
Mia madre esultò con Jay: “Shopping!” dissero all'unisono, saltellando. Erano veramente tanto, tanto,tanto immature come madri.
Io e Louis ci guardammo rassegnati.
Odiavo lo shopping! Mia madre lo sapeva bene: come aveva osato tradirmi?! Ahah! No, seriamente: io e lo shopping non andavamo d'accordo e l'idea di dover passare un intero pomeriggio. Sapevo invece che Louis amava fare shopping, ma penso che anche a lui l'idea di fare shopping con quelle due donne non divertiva affatto.
Mia mamma s'accorse che il mio stato d'animo non era elettrizzato così come il suo. Grazie al cielo!
“Tesoro...” mormorò accarezzandomi la guancia.
Jay fece lo stesso con Louis, che anche lui era incorrucciato.
Ovviamente, l'idea geniale di Jay non mancò: “Siete grandi, tesori miei!” disse, rivolta a tutti e due “Penso che possiamo lasciarvi girare da soli, se proprio non avete voglia di divertirvi un mondo con le vostre mammine...” continuò strizzando una guancia a Louis, che l'allontanò disgustato.
Mia mamma la guardò allarmata: penso che non la vedeva proprio così lei: era molto più protettiva nei miei confronti.
“Jay, ma Ilaria è ancora una bambina, ecco....” esitò.
“C'è Louis con lei!Avanti,non fare la mamma appiccicosa!” la canzonò,mettendole le braccia intorno alle spalle.
“Ci vediamo qui in Oxford Circus alle...” consultò l'orologio “...Alle 7.OO p.m in punto! Chiaro?” disse con un tono misto fra il severo e il divertente.
Oh, oh oh: fermiamoci un attimo. Stava andando tutto troppo veloce: sarei dovuta stare un pomeriggio interno, sola con Louis? Io? Oddio, ero sia emozionata che spaventata:le mie figure di merda non sarebbero mancate, ovviamente, e questo mi spaventava.
Anche Louis sembrava abbastanza perplesso, ma non protestò. Mia mamma mi guardava allarmata, ma si lasciò trasportare dall'energia di Joy.
“Ciao tesori miei! A dooopo!” ci salutò frettolosamente, trascinando mia mamma per mano nel caos totale di Oxford Street.
Io sospirai. Perfetto, ero sola con Louis, di nuovo. Cazzo!
Ci fu qualche secondo di silenzio fra me e lui, entrambi non sapevamo cosa dire. Quella barriera che c'era tra di noi doveva essere abbattuta prima o poi, era impossibile una situazione simile!Era assurdo non riuscire a spiccicare una parola,solo per timidezza: avanti, era ridicolo.
Così,presi coraggio: “Mmh, che si fa?”
Louis mi guardò confuso e poi fece spallucce: “Caffè?”
“Non bevo caffè.”
“Cioccolata calda?” ribatté, sorridendo.
“E' andata per la cioccolata!” risi io.
Camminammo per qualche minuto, in Regent Street (una via trasversale a Oxford Street); ovviamente io fotografavo ogni cosa che trovavo per la strada, e Louis mi guardava divertito. Ci fermammo al primo Starbucks che trovammo per la via,e dopo essere entrati occupammo due tavolini che davano sulla finestra. Ero leggermente imbarazzata, ma cercai di non farlo a vedere:cosa praticamente impossibile, ma vabbè. Anche Louis era teso ed imbarazzato in mia presenza, cosa che mi faceva intuire che provasse qualcosa per me. Impossibile, pensavo, però non riuscivo a spiegarmi come con gli altri fosse così giocherellone ed estroverso mentre con me non riusciva neanche a parlare...Forse sotto sotto provava qualcosa,anche se ne dubitavo molto. D'altronde la sua ex ragazza ero diecimila volte meglio di me, era la ragazza perfetta. Non so per quale strambo motivo Louis l'abbia lasciata. Quel ragazzo era così strano, e bellissimo. Era stupendo.
“Cosa ordini?” mi distolse dai miei pensieri la sua voce melodiosa.
Sinceramente non ci avevo neanche pensato a cosa ordinare, perciò sparai la prima cosa che mi passò per la testa: “C-cioccolata.”
“Perfetto, anch'io.” disse sorridendo. Quel sorriso,maledizione. Poi si alzò e andò ad ordinare al banco, visto che nessun cameriere ci aveva notato e nessuno era venuto a prendere l'ordinazione. Rimasi sola per qualche istante e,istintivamente, mi sistemai un po' i capelli scompigliati e mi specchiai malamente nel vetro della finestra.
Louis tornò in breve tempo con in mano due tazze di cioccolata calda fumante.
“Principessa...” disse, servendomi la cioccolata calda.
Aspetta: princi...cosa!? Cosa gli era saltato per la testa a quello lì? Avvampai, e Louis lo notò.
Stai calma, Ila, stai calma, ripetevo a me stessa.
“Sai, sei cresciuta dall'ultima volta che ci siamo visti..” esordì, dopo aver sorseggiato un primo sorso di cioccolata calda.
“Ieri sera?” domandai sarcastica.
“Ahah, no...Intendo..”
“Ho capito cosa intendi!” risposi, facendo l'occhiolino. Avanti, volevo solo essere un po' divertente!
Louis rise, e proseguì: “Comunque...Davvero. Non sei più una,ecco...bambina.” disse timidamente, sembrava quasi che si era liberato da un peso sullo stomaco. Forse era da un po' che voleva dirmelo. Sorrisi istantaneamente. Non mi considerava una bambina! Yep, passo avanti, pensai tra me e me.
Non sapevo cosa rispondergli, e così stetti zitta, sorridendogli solo. Forse lo misi in imbarazzo, forse si aspettava una risposta, che da me naturalmente non arrivò: stupida, stupida.
Perciò, dovevo fare il secondo passo io. Cosa potevo chiedergli?!Qual'è il tuo film preferito? Ti piacciono le lasagne..? Coma va la scuola? Che sport fai?
Fra tutte le domande che potevo fare ovviamente scelsi la più inopportuna: “Così..Sei single?” mi morsi il labbro, non appena mi accorsi della gravità di quella domanda. NON dovevo, cazzo! Maledetta la mia boccaccia!
Sorseggiavo la cioccolata nervosa, visto che Louis esitava a rispondere.
“Si.” partorì. Uh, si era sprecato! Io annuì, imbarazzata al massimo. Cazzo cazzo cazzo.
“Non voglio pensare alle ragazze per un po'...Insomma single sto molto meglio!” scherzò, sdrammatizzando la situazione:menomale. Tirai un sospiro di sollievo.

“Vero...” concordai. “Anche io: non voglio soffrire per amore.” dissi mordendomi il labbro.Era buffo parlare d'amore con l'amore della mia vita davanti agli occhi. Era buffo dire di non essere innamorata, quando invece il mio innamorato era proprio lì davanti.
“Capisco..Tempi duri quelli dell'asilo.” mi prese in giro lui.
Gli tirai uno schiaffo sulla spalla, facendogli una linguaccia. Aveva detto che non mi considerava una bambina! Ahahah!
Finalmente la tensione fra noi due si era rotta: ora riuscivamo a parlare tranquillamente come due vecchi amici, come era giusto che fosse. Scherzavamo e ridevamo.
Sorseggiavo la cioccolata calda, gustandomela bene: era squisita. Non mi accorsi nemmeno di essermi dipinta 'dei baffi' di cioccolato, cazzo. Me lo fece notare Louis: “Sei sporca...qui..” cercò di indicare il punto con il dito che vagava nel vuoto. Io da brava idiota che sono non riuscivo a capire e mi continuavo a pulire il punto sbagliato del labbro: maledetta me! Louis rideva, ed io ero rossa come un pomodoro (forse di più).
Stufo di questa situazione Louis alzò il braccio dal tavolo e con la sua mano si avvicinò al mio labbro, pulendo la cioccolata col pollice. Avevo il suo pollice sulle mie labbra, il pollice di Louis mi stava sfiorando, il battito cardiaco aumentò vertiginosamente.
“Ecco fatto..” mormorò Louis, sorridendo. Io mormorai un qualcosa del tipo g-g-grazie, ma non penso che Louis capì ahah.
“Vado a pagare!” disse, alzandosi. Io lo fermai per un braccio e gli porsi dieci sterline, che lui rifiutò facendomi l'occhiolino. Oh, ma che gentiluomo! Sorrisi tra me e me, mordendomi il labbro. Ero felice che si fosse finalmente abbattuto quello stupido muro che ci divideva, quello stupido muro di timidezza senza fondamenta.
M'infilai la giacca e presi la mia borsa, poi andai in contro a Louis che stava alla cassa e cercava di farsi capire dal commesso, con poco risultato: era il colmo. Un italo-inglese che non sapeva una parola d'inglese. Solo Louis poteva!
Quando finalmente il ragazzo riuscì a pagare, mi sorrise orgoglioso.
“E ora?” domandai io.
“Che ne dici...London Eye?” propose, avvicinandomi a lui. No, quella vicinanza non doveva esserci, no no. Mi spostai, timidamente, e sorrisi tesa.
“It's ok!” scherzai, saltellando. Louis rise; era così bello quando rideva...
Andammo alla fermata della metro più vicina, e in pochi minuti arrivammo alla fermata della zona Westminster e Big Ben. E' stato super emozionante uscire dalla metro e trovarsi difronte l'imponente Big Ben...Emozione non da tutti i giorni. Click, scattai l'ennesima foto, che si andava ad aggiungere alle altre.
“E se ci facessimo fare una foto assieme?” propose Louis. Io annuii, poco convinta.
Il ragazzo fermò due giovani turisti, probabilmente tedeschi e cercava di chiedergli di scattarci una foto, ma i tedeschi scuotevano la testa confusi, senza capire una parola di quel che Louis diceva. Io risi, mi avvicinai a loro e feci la domanda: “Could you take a photo of us?” domandai, sicura. La ragazza tedesca annuii prontamente e mi prese dalla mano la macchina fotografica. Io e Louis ci posizionammo e lui mi cinse il fianco. Io presi un respiro profondo e cercai di mantenere un'espressione decente, cosa impossibile con quel ragazzo che mi teneva stretta a se.
“Done!” disse la tedesca, facendo segno dell'ok con il pollice. La ringraziai, lei mi salutò e tornò dal suo compagno. Guardai la foto:come sempre, io ero orrenda e Louis perfetto ma ooookey!
Ci dirigemmo verso il London Eye, percorrendo il ponte che univa le due sponde del Tamigi. La fila per entrare era disarmante... Ma ci mettemmo di buona maniera e aspettammo circa un'ora.
Quando finalmente fu il nostro turno, il mio cuore iniziò a battere fortissimo sia per il fatto di essere con Louis sia per il fatto di stare per salire sul London Eye. Presi un respiro profondo e il mio piede toccò il pavimento di una della cabina della costruzione più alta d'Europa.

----------------------------------------------------------------------

CIAO A TUTTE! C:
Questo capitolo mi piace abbastanza! Dai, è venuto carino alla fine, no?
Mi sono anche abbastanza dilungata nei particolari teneri. Oggi mi sentivo tenera :3 Ok, no.
Allora: vorrei precisare che questa storia, pur partendo dal viaggio a Londra, non si limiterà solo nella descrizione di quei cinque giorni;la storia di Louis e Ilaria infatti andrà avanti oltre a Londra e ovviamente la FF proseguirà.
#justsaying
Finalmente questi due timidoni hanno rotto un po' il ghiaccio, eh? Sono felice per loro ahah! Sono così teneri insieme. 
Che dire, se questa storia vi piace RECENSITE, altrimenti non vado avanti, se non trovo abbastanza recensioni. 
Un bacio, 

Marti xx



---------- SPOILER ----------
Nel prossimo capitolo ci sarà una scena tenera tenera sul London Eye! 
---------- SPOILER ----------

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** - I'm afraid of heights. ***


La ruota lentamente iniziava a girare, e la mia eccitazione cresceva sempre di più. Non vedevo l'ora di arrivare al culmine dell'altezza per vedere Londra dall'alto. Non stavo più nella pelle, decisamente.
Lentamente ci avviammo verso il vetro della cabina: la gente iniziava ad accalcarsi, per non perdere il posto, e certamente non me lo sarei fatta prendere neanche io. Volevo godermi lo spettacolo in primissima fila; queste non capitano tutti i giorni. Afferrai la macchina fotografica dalla mia borsa, e la tenni stretta nella mano destra. Ero raggiante, come quasi mai prima d'allora. Il London Eye lentamente continuava a salire, sempre più in alto, e la città iniziava a essere sempre più piccola sotto i nostri occhi.
Raggiunta l'altezza massima, i miei occhi non credevano a ciò che stavano guardando. Londra era qualcosa di stupendo; vedevi tante piccole macchie rosse muoversi,gli autobus, la gente piccola come formica che si spostavano quasi a sciami,l'imponente Big Ben che scandiva l'ora. Era una vista mozzafiato, anche perché quel giorno a Londra il tempo era piuttosto limpido e non c'era nebbia che impediva la vista. Era veramente meravigliosa. Io quasi mi appiccicai al vetro con il naso, estasiata; quasi mi ero dimenticata di Louis che mi stava affianco, tanto ero sulle nuvole. Eh si, ero proprio sulle nuvole: sul London Eye, sopra la città dei miei sogni (con il ragazzo del mio cuore).
Sentivo lo sguardo di Louis che mi scrutava, pensoso, e ciò mi metteva leggermente in imbarazzo, ma in quel momento la cosa non mi importava più di tanto.
“Sei bellissima...” sibilò,tutto d'un fiato quasi un sospiro.
No, aspetta cosa?
Cosa?
COSA?!

Avvampai immediatamente, come da copione, e sbattei più volte le palpebre. Avevo sentito bene? No, non era possibile.
Mi girai verso di lui e lo guardai, confusa e rossa come un pomodoro. Le gambe mi tremavano e finii per inciampare, prendendo una storta. Lui,cautamente, abbassò leggermente il collo e avvicinò il suo viso al mio. Il mio cuore stava esplodendo, i miei polmoni penso che si erano disintegrati, e uno sciame fastidioso d'api mi logorava lo stomaco. Il suo alito così profumato era a pochi millimetri da me...
“La vista da quassù è...bellissima, intendo.” si giustificò, interrompendo il momento romantico. Maledizione. Louis avvampò e si grattò la nuca, con lo sguardo perso nel vuoto.
Silenzio.
Respirai profondamente e sbattei nuovamente le palpebre, incredula di quello che stava per accadere tra me e Louis. Le sue labbra erano a pochissimi centimetri dalle mie... Se ero in un sogno, dovevo svegliarmi. Con molta non-chalanche mi diedi un pizzicotto sul braccio: no, ok, era tutto vero. Sorrisi, senza rendermene conto.
“Oh, si si giusto..La vista è bellissima...” concordai, gesticolando impacciata.
Avevo capito bene: Louis aveva detto 'sei bellissima'.. a me! Non al panorama. Era palese, avanti. Ero ancora più felice di prima, decisamente.
Era tutto così buffo.. Tutto stava succedendo così velocemente. Il giorno prima neanche riuscivo a parlare con Louis. E quel pomeriggio? Ci siamo quasi-baciati. Evidentemente anche lui provava qualcosa per me. Non potevo essere più felice di così, mi sentivo la ragazza più fortunata del mondo. La ruota continuava a girare, ora nel verso opposto e lentamente stava scendendo, con mio dispiacere.
“Grazie per avermi portato qui” sussurrai con le lacrime agli occhi, interrompendo il silenzio “E per avermi pagato il biglietto.” risi.
Louis mi lasciò uno sguardo radioso e rise anche lui, con quel sorriso mozzafiato che ogni volta mi faceva morire. “Ho bisogno di un abbraccio” mi confessò, col visetto da cucciolo. No, aspetta aspetta aspetta: il ragazzo stava prendendo troppa confidenza! Ahah, non che a me dispiacesse, ma sembrava tutto così strano e surreale. Lo guardai titubante, e gli sorrisi. Mi avvicinai con attenzione a lui e,fragile come una foglia,allacciai le mie braccia attorno al suo busto,posando delicatamente la mia testa sul suo petto. Non lo stringevo, a malapena lo toccavo, e anche le sue braccia nella mia schiena appena mi sfioravano, quasi avesse paura di stritolarmi. Rimasi neanche due secondi in quella posizione così irreale, giusto il tempo per inalare il suo profumo così buono e riempirmi il cuore, e poi mi staccai, imbarazzata. Lo guardai timidamente, arrossendo (mannaggia a me e alle mie guance da Heidy!) e sorrisi, guardandomi i piedi.
Non riuscivo a realizzare ciò che stava accadendo tra noi due, e non volevo neanche farlo! Era così bello che finalmente eravamo riusciti a essere naturali, a essere noi stessi e a volerci un gran bene, o forse qualcosa di più. Ero la ragazza più felice sulla faccia della terra, in quel momento. Il mio cuore era ancora più in alto del London Eye.
Il giro della ruota purtroppo giunse al termine, e la cabina si fermò. Una della sicurezza ci intimò di uscire velocemente, e con un po' di tristezza ci avviammo all'uscita. Sarei voluta rimanere lì sopra per sempre.
“E' stato bello”
“Bellissimo” precisai io,ammiccando a Louis.
“Ho fame!” si lamentò, massaggiandosi lo stomaco.
Quel ragazzo era veramente incredibile.
Prendemmo due hot-dog da un banchetto che li vendeva lì vicino, e ci accomodammo su una panchina per gustarceli. Rimanemmo in silenzio per un po', nel mentre sbiascicavamo rumorosamente quegli hot-dog così deliziosi.
“Cazzo!La maglietta nuova!” una goccia di ketchup era caduta sulla maglietta a righe di Louis, e lui cercava disperatamente di farla scomparire, bagnandola con un po' di saliva, ma con risultato opposto. “Cazzo, cazzo!” si lamentò.
Scoppiai a ridere involontariamente. Louis mi guardò non male, di più! Ma non riuscivo proprio a smettere, era più forte di me. Una caratteristica di Louis era quella di indossare quasi sempre maglie a righe, quindi non vedevo dove stava il problema: come minimo in valigia ne avrà avute cinque o sei! Il giorno dopo ne avrebbe potuta indossare un'altra. Per questo era una scena così buffa, vedere Louis che mugugnava come un bambino piccolo.
“Che hai da ridere?!” mi disse, esaurito. Io non riuscivo proprio a smettere. “Fanculo!” mi tirò un pugno sulla spalla.
“Auch!” mi lamentai, premendomi la spalla dolorante, continuando a ridere. Ora anche Louis rideva (istericamente, però rideva!).
“Che ore sono?!” domandai, non appena mi fui ripresa dal mal di stomaco causato dalla ridarella.
Louis prese un respiro profondo per riprendersi dal ridere e afferrò il suo cellulare dalla tasca dei jeans. Lo sbloccò e controllò l'ora. I suoi occhi si ingigantirono e fece cadere l'ultimo morso di hot-dog che aveva in mano. “Cazzo cazzo cazzo!” strillò, alzandosi e prendendomi per la mano, trascinandomi in piedi.
“Che c'è?!” domandai allarmata, seguendo a passo veloce Louis che stava iniziando a correre.
“Sono le 19!!”
“E..?” sbuffai, cercando di seguire Louis che correva sempre più veloce. Scontrai due o forse tre persone, nel mentre.
“L'appuntamento con la mamma!” strillò, fermandosi di colpo, e così gli andai addosso,scontrandolo. Ops, che momento imbarazzante. Louis mi guardava disperato. I nostri petti erano l'uno contro l'altro.
“Cazzo cazzo cazzo!” gli feci il verso “Andiamo!” strillai, afferrandolo per il polso e trascinandolo per la folla, correndo, in direzione della metro.
Prendemmo al volo la metro, e tirammo un sospiro di sollievo. Se fossimo arrivati in ritardo, certamente Joy e mia madre ci avrebbero fatto la ramanzina e non c'avrebbero più lasciato girare da soli: cosa che invece a me avrebbe fatto piacere, passare un pomeriggio come quello che avevo appena passato. Era stato tutto così magico, surreale. Io e Louis eravamo estremamente compatibili,e quella barriera di timidezza che ci divideva finalmente non esisteva più, anche perché non aveva senso di esistere: ci conoscevamo da più di dieci anni, che motivo c'era di vergognarsi a parlare? Nessuno.
Finalmente arrivammo alla nostra fermata, Oxford Circus, ovvero dove avevamo l'appuntamento con le nostre madri spendaccione. Sempre di corsa, uscimmo dalla fermata della metro e con il fiatone giungemmo al punto esatto dell'appuntamento. Io e Louis ci guardavamo, in preda alla disperazione. Non era possibile: non c'era ancora traccia di mia madre e di Jay. Era incredibile. Quelle due erano in stra-ritardo!
Quando riconoscemmo due sagome che s'avvicinavano sempre di più,correndo, con diecimila sacchetti in mano, riconoscemmo le nostre madri e tirammo un sospiro di sollievo.
“Scusatee il ritardo!” squillò mia madre, baciando prima me e poi Louis sulla guancia. Io inarcai le sopracciglia e sbuffai.
“Dai, tesori miei siate comprensivi!” spiegò Jay sistemandosi i capelli scompigliati “Da H&M non riconoscevano la nostra carta di credito!Eravamo in panico!”
“Credetemi, è stato terribile!” si lamentò mia madre, facendo la melodrammatica.
Io e Louis guardavamo le nostre madri estremamente perplessi: era come se le adolescenti fossero loro e non noi.
“Avanti!Lasciamo i pacchi in hotel e poi torniamo in centro per cena...” mia mamma propose “Pensavamo di stare in zona Victoria Street...Per non stancarci più di tanto”

Arrivati al nostro hotel, l'indiano che stava alla reception ci guardò malissimo, non appena Jay entrò sfondando la porta con il piede, a causa delle mani troppo impegnate dai sacchetti. Io salutai con un timido 'hi', per far capire all'indiano che in quel gruppo almeno una sana di mente c'era. Lui mi guardò malissimo. Oh, almeno ci avevo provato. Penso che quel signore, al termine del nostro soggiorno in quell'albergo, avrebbe fatto una festa ahah.
“Ho bisogno di cambiarmi, questi vestiti sono fracidi!” si lagnò mia madre, salendo a fatica le ripide e strette scale a chiocciola dell'albergo. Joy concordò, e ci disse che anche a me e a Louis ci spettavano dieci minuti per cambiarci,se volevamo, e avevamo l'appuntamento nel pianerottolo al quale dovevamo essere super puntuali.
“Non siamo noi i ritardatari” sbuffò Louis, e Jay lo fulminò con lo sguardo.
Sinceramente io non avevo bisogno di cambiarmi, non avevo sudato molto: non mi ero mica data alle spese folli come mia madre! Tuttavia scelsi di cambiarmi la maglia e i jeans, scelsi qualcosa di un po' più 'elegante' se così si può dire. Afferrai da dentro la mia valigia incasinata una camicetta nera lucida con una modesta scollatura e dei jeans piuttosto aderenti con la zampa ad elefante,decisamente fuori moda, ma che a me piacevano e mettevano in risalto le mie esili e corte gambe. Entrai in bagno,dove in breve tempo mi vestii i mi sistemai il leggero trucco sugli occhi. Uscii e vidi Louis che si era cambiato anche lui: aveva una camicia rigorosamente a righe,sbottonata di due o tre bottoni,facendo così intravedere un po' di petto, e dei jeans scuri. Mantieni i tuoi ormoni calmi, Ilaria, mantieni i tuoi ormoni calmi.
“Troppo elegante?”
No, sei fottutamente perfetto e sexy, Louis, vorrei tanto saltarti addosso.
“No”
Lui fece spallucce e mi guardò da testa a piedi. “Carina quella camicetta..." Io mi limitai a sorridere impacciatamente.
Arrivati al pianerottolo c'erano già le nostre mamme ad aspettarci.
“Chi sono i ritardatari, ora?” Jay era la solita.
Louis diede una pacca sulla spalla della madre: “Andiamo, ho fame.”
Jay e Louis avevano un rapporto veramente bellissimo: si prendevano in giro e si urlavano di tutto, sovente, ma la maggior parte delle volte andavano super-d'accordo, forse a favore del carattere ancora immaturo di Jay; Louis non era mai stato un tipo ribelle come molti ragazzi della sua età, e con sua madre si era sempre trovato bene. Volevo un mondo di bene a tutti e due.
Il locale in cui cenammo era una piccolo self-service in un piccolo centro commerciale nei pressi di Victoria Station; si chiamava 'Fresh pizza company', e aveva l'aria molto invitante,almeno da fuori,anche se naturalmente il cibo inglese -e sopratutto la pizza- non è paragonabile a quello italiano. Dal banco del self-service presi due triangoli di pizza margherita e una porzione di patatine fritte.
“Buona?” mi domandò Louis con tono ironico, intento a masticare la pizza gommosa.
“C'è di peggio” mormorai, guardando la fetta di pizza che avevo appena messo in bocca.
Joy masticava disgustata la pasta che si spacciava di essere alla carbonara e sbuffò “Che avete fatto di bello oggi?” cercò di non concentrare il suo disgusto su quella pappetta.
“London Eye, e girato nei dintorni...”
Mia mamma annuì orgogliosa sorseggiando l'ennessimo bicchiere di vino: “Finalmente hai superato la tua paura per le altezze tesoruccio mio..”
No, questo tasto non doveva toccarlo. Ero da sempre terrorizzata dalla altezze, ma in modo pauroso; avevo persino paura di affacciarmi dal balcone di casa, a volte. Era una fobia, letteralmente, ma piano piano stava scomparendo. La cosa mi imbarazzava alquanto e naturalmente mia madre non perse l'occasione per mettermi in imbarazzo.
“Non ho mai avuto paura delle altezze.” ribattei, fredda,tamburellando nervosamente le dita sulla tavola.
“Come no, ahah!” il vino le stava dando alla testa, non reggeva l'acool quella donna. “Ti ricordi quella volta che te la sei fatta addosso nel vero senso della parola, sulle giostre?Eri salita sul cavallo bianco ed eri terrorizzata!” mia mamma rideva a crepapelle, sbattendo le mani sul tavolo.
Arrossii violentemente. Quella non doveva proprio farmela! Che figura di merda ci avevo fatto davanti a Louis? Oddio.
“Ahah non mi dire!” squillò Jay, che invece l'acool lo reggeva bene, ma era veramente divertita da quel racconto.
Louis sembrava in imbarazzo anche lui, stava per scoppiare a ridere ma cercava di trattenersi, rendendo la cosa ancora più snervante. Io cercavo di balbettare qualcosa in mia difesa, senza alcun risultato: ero spacciata. Che bella figura di merda, yuppi!
“Che c'è di male?Io invece ho paura de..ho paura de...” Louis si guardava attorno “Delle cameriere!” sospirò. Io lo guardai attonita: era uno scherzo, vero? “Sopratutto delle cameriere baffute!” rise, indicandomi la cameriera baffuta che stava alla cassa,la quale ci incenerì con lo sguardo e imprecò qualcosa in inglese.
“Non è assolutamente vero tesoro!” Jay si asciugò le lacrime dagli occhi.
“Invece si...” mormorò,guardandomi negli occhi e accarezzandomi la guancia. Rabbrividii. Louis aveva cercato di difendermi, perchè aveva capito che ero in imbarazzo. Louis aveva trovato una scusa ridicola per difendermi, ma pur sempre ha tentato qualcosa, e quel qualcosa mi riempì il cuore. L'amavo, troppo. Deglutii nervosamente e gli sorrisi,per poi scoppiare a ridere.

----------------------------------

BUONA SERA A TUTTI!
Rieccomi con il nuovo capitolo. Che dire? E' piuttosto lungo, però carino, perciò spero vi sia piaciuto. Louis e Ilaria diventano sempre più amici come potete vedere e io sono feliccissima per loro LOL. La scena sul London Eye me l'immaginavo diversa, ma spero che abbia reso l'idea ugualmente.
AH, dimenticavo! Visto che qualcheduno me l'ha chiesto, questa ragazza è la nostra Ilaria-o almeno è molto simile:

Recensite, ve ne sarei veramente grata. Mi riempite il cuore ogni volta che lasciate un messaggio carino per me. Ovviamente potete anche commentare negativamente, non mi offendo. (:

Grazie a tutti, al prossimo capitolo!
Bacioni,

                 Marti xx

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** - Sleepless nights. ***


“E' veramente bella la città al buio” Louis mi diede un colpetto con la spalla,che mi scosse dai miei pensieri. Ero presa nella troppa bellezza di Londra di notte, così buia e misteriosa,affascinante. Mi chiedevo come sarebbe stato viverci, un giorno;come sarebbe stato passarci tutte le giornate,il resto della vita. Era il mio sogno, e volevo a tutti i costi realizzarlo. Amavo troppo quella città.
La serata era passata piacevolmente, dopo aver finito di mangiare da 'Fresh pizza time' ,stavamo passeggiando in Victoria Street, prima di rientrare in albergo.
“Già” mormorai,di risposta.
Camminavamo lentamente, assaporandoci l'aria fresca di quella sera londinese. Respiravo a pieni polmoni quell'aria,riempendomi il cuore.
Jay e mia madre guardavano me e Louis compiaciute, felici anche loro che finalmente i loro figli avessero legato; soprattutto Jay, che da sempre aveva sperato una nostra relazione, che molto probabilmente secondo me non ci sarebbe mai stata. Ma mi andava bene così, mi andava bene semplicemente stargli vicino.
“Vi siete divertiti oggi pomeriggio, quindi?” mia madre mi sorrise dolcemente.
Feci spallucce e annuii,ricambiando il sorriso.
“Sono felice per voi” proseguì.
Siamo felici per voi” precisò Jay, facendo l'occhiolino a Louis, che arrossì di rimando.
Continuavamo a passeggiare lentamente, c'era una bella brezza fresca che rendeva ancora più piacevole la camminata. Io e Louis eravamo uno vicino all'altro, il mio cuore batteva all'impazzata, e camminavamo un pochino più spediti delle nostre madri, che stavano dietro di noi,mentre bisbigliavano qualcosa. Noi non ci scambiavamo parola, io ero troppo impegnata a godermi la mia bella Londra di notte e Louis era con la testa tra le nuvole, a pensare a chissà cosa o a chissà chi.Una scarica di gelosia mi percorse la schiena. L'idea che lui potesse avere un'altra ragazza in testa...No, aspetta. Non c'era motivo di essere gelosa di una persona che non era tua,che non ti apparteneva e non faceva parte della tua vita. Ma dopo che con quella persona hai passato bellissimi momenti, e hai condiviso un letto,era come se sentivo che Louis mi appartenesse,almeno un poco, e sapevo che era sbagliato. Lui non mi apparteneva, e non mi sarebbe mai appartenuto, pensai tristemente.
“Hey” Jay mi scosse dai miei pensieri “Ragazzi, visto che vi siete così divertiti oggi...” brancolò “Domani potremo rifare la stessa cosa..Almeno che a voi non interessi venire con noi alla National Gallery...”
No, non avrei passato un giorno interno chiusa in un museo, e l'idea di passare di nuovo una giornata con Louis non mi dispiaceva.
Guardai Louis, cercando nei suoi occhi una risposta, per poi annuire flebilmente a mia madre e a Joy.
“Perfetto” Joy sorrise a trentadue denti
“Ma dalla mattina alla sera è un po' tanto per...” mia mamma titubava.
“Avanti, Adriana, non fare la mamma pallosa!” Jay rimproverò mia madre, e io scoppiai a ridere “Sono grandi!”
Mia madre sembrava preoccupata, ma non obbiettò nulla: Jay quando faceva così, faceva paura ahah!
Arrivati davanti all'albergo,dopo aver oltrepassato l'uscio, trovammo la hole tutta buia,con nessuno alla reception.
“Questi alberghi da quattro soldi...” si lamentò mia madre, da brava italiana lamentosa. Cercammo disperatamente l'interruttore, senza trovarlo da nessuna parte. Era completamente buio,non si vedeva proprio nulla:ero terrorizzata. Nel mentre palpavo il muro cercando l'interruttore,schiacciai i piedi a mia madre e a Jay e fortunatamente non quelli di Louis. Il ragazzo si muoveva impacciatamente anche lui,alla ricerca dell'interruttore fantasma. Non mi lasciai sfuggire un risolino nervoso.
Non so come, mi ritrovai con le spalle contro il muro,e sentii un petto aderire con il mio;non realizzai subito la situazione,ma non appena alzai gli occhi,riconobbi quelle due iridi azzurre che mi guardavano,che avrei riconosciuto ovunque,anche nel buio più totale. I nostri corpi aderivano,e io non riuscivo a muovermi;le mie palpitazioni aumentavano. Louis s'avvicinò cautamente al mio viso,e io sentii il suo respiro profumato sempre più vicino alle mie labbra...

“Trovato!” strillò mia madre,trionfante. Una luce accecante ci invase, e io e lui ci staccammo immediatamente, imbarazzati al massimo. Ci fissammo per due brevissimi ma intensi secondi,per poi distogliere lo sguardo. Jay e mia madre non si erano accorte di niente, grazie al cielo.
Arrivammo nel nostro pianerottolo e le mamme ci diedero la buonanotte, per poi chiudersi nella loro stanza e lasciare me e Louis da soli,nuovamente. Sospirai profondamente e strisciai la chiave elettronica nella porta,per poi entrare,seguita a ruota da Louis.
Ero leggermente imbarazzata per quello che era successo prima, e non riuscivo a capire se era stato un incedente o era Louis che lo voleva:optai per la prima scelta. Era stato un caso, era inciampato e c'eravamo trovati faccia a faccia per caso, tutto qui; Louis non avrebbe mai cercato di baciarmi,o almeno pensavo così. Sbadigliai,stanchissima.
“Sonno?” domandò anche lui assonnato,stiracchiandosi.
Annuii debolmente con la testa, e raggiunsi il bagno per poi chiudermi dentro e prepararmi per la notte; mi tolsi il trucco,legai i capelli,mi sciacquai il viso e lavai i denti. Ripensavo a tutto quello che era successo durante la giornata...La cioccolata calda, il London Eye, il quasi-bacio sul London Eye,l'hot-dog,il quasi-bacio al buio..Rabbrividii e sorrisi istintivamente. Era stata una giornata fantastica, tutta quella vacanza era fantastica! Non sarei mai più tornata in Italia, mai più.Anche perché tornare in Italia voleva dire non passare più tanto tempo con Louis...Cercai di non pensarci,volevo godermi quei cinque (ormai tre) giorni a Londra,e non pensare ad altro.
Uscii dal bagno, e trovai Louis già sdraiato nel letto, con quel suo improbabile pigiama a righe colorate; trattenni una risata,notando nuovamente anche le ciabatte a forma di carota. M'intrufolai nel lettone,e mi coprii fino alle orecchie con le coperte:faceva leggermente freddo. Notai Louis che mi guardava divertito,ma non ci feci caso.
“Buonanotte..” mormorò semplicemente, spegnendo la lampadina.
“Notte...”
Passati parecchi minuti, io,come la notte precedente,non riuscivo a prendere sonno. Avevo ancora gli occhi spalancati,e non riuscivo proprio a chiuderli.
Maledizione a te, Louis!
Il suo respiro regolare e calmo rimbombava nella stanza silenziosa,e mi agitava...Il suo profumo si stava diffondendo tra le coperte e mi metteva in subbuglio il cervello.
Cazzo Louis, non posso continuare a passare le notti in bianco a causa tua, eh!
Una parte di me voleva avvicinarsi di più a lui,come la notte prima,e osservarlo più attentamente;l'altra parte,quella più ragionevole,mi spingeva a restare rannicchiata nel mio angolo e non combinare ulteriori casini. La parte incosciente,naturalmente,prevalse. Louis ronfava tranquillamente,e io lentamente avvicinai il mio viso sopra il suo petto,per sentire i battiti del suo cuore:erano così regolari,era come se andassero a ritmo di musica. Poi avvicinai il mio viso al suo collo,per sentirne il profumo così dolce e piacevole;brividi percorsero la mia schiena. Cautamente,con la mano gli lasciai una carezza leggera sulla guancia,dove c'era un finissimo accenno di barba;delineai col dito tutti i lati del suo viso,per poi arrivare alle labbra,e percorrerne il contorno dolcemente. Quelle labbra così perfette,così carnose,così fini...Mi morsi il labbro e tolsi la mano,avevo paura che si potesse svegliare. Lasciai perdere, e finii di nuovo nel mio piccolo angolo di letto,per poi finalmente addormentarmi.

 

“Sveglia al mattino!” esordì Louis, tirando le tende e facendo entrare nella camera una luce fastidiosissima. Io mugugnai qualcosa,lamentandomi,e lui rise. Non avevo dormito niente quella notte,ero sconvolta: ma come spiegarli che non avevo dormito niente per sentire i battiti del suo cuore? Come potevo dirgli che passavo le notti in bianco solo per sentirlo respirare? Non potevo dirglielo, e infatti ci rinunciai a priori. Mi alzai con la schiena dal letto, e mi misi a gambe incrociate;penso che il mio aspetto era molto più terrificante di quello di uno zombie,perchè la faccia di Louis fu memorabile,in senso negativo. Non appena la notai cercai di sistemarmi i capelli spettinati e di stropicciarmi gli occhi,per renderli meno gonfi:nessun buono risultato. Mi precipitai in bagno (con la camminata tipica di uno zombie) e cercai di prepararmi.
Quando fummo entrambi pronti e vestiti, fuori dall'hotel trovammo già mia madre e Jay,che ci salutarono.
“Che hai fatto alla faccia?” domandò sconcertata mia madre,non appena notò il mio aspetto sconvolto. Ancora incapace di parlare,mugugnai qualcosa senza significato,e mia madre si allontanò,quasi spaventata dallo zombie che era sua figlia quella mattina.
“Allora, noi ci incamminiamo già per la National Gallery...Sai quanta coda c'è,lì?Meglio andaree il più presto possibile” spiegò Jay rivolta più a Louis che a me,visto che tutti si erano accorti che io non riuscivo ancora a parlare. “Voi mi raccomando,state attenti e state nelle vicinanze..”
“Mi lasci da solo in una grande metropoli come Londra e mi dici di stare nelle vicinanze?” protesto Louis,scherzoso. Jay sbuffò alla battuta del figlio e gli tirò un pugnetto sulla spalla,per poi dargli un tenero bacio sulla guancia. “Fateci sapere i vostri spostamenti. A stasera, bimbi!”
“Stai attenta Ila...” si raccomandò mia madre e io annuii annoiata.
Quella mattina io e Louis non avevamo una meta precisa da raggiungere,anche se cose da vedere ne avevamo ancora, ma semplicemente passeggiavamo per le vie meno conosciute di Londra,per godersi la vera città, e non solo quella turistica. Ogni cosa che vedevo,naturalmente,la immortalavo con la macchina fotografica,tanto che ci dovemmo fermare da un tabacchino a comprare una nuova memory-card,perché avevo già finito la memoria disponibile. Io e Louis parlavamo tranquillamente,ormai non ci vergognavamo più di niente,per fortuna,anche se io ogni volta che mi guardava diventavo sempre rossa;dettagli, penso che a quel punto lui ci aveva fatto l'abitudine e non ci faceva più caso.
Ci fermammo ad uno Starbucks,per prendere due frappuccini take-away e guastarceli mentre passeggiavamo. Non faceva freddo,anche se il cielo era grigio e minacciava pioggia,ma fortunatamente non aveva ancora piovuto. Sorseggiavo il mio amato frappuccino,quando un discorso di Louis me lo fece quasi andare per traverso:

“Sai,ho fatto un sogno strano ieri notte..” mi disse e io annuii,in segno di continuare con la descrizione “Ho sognato che tu mi osservavi mentre dormivo,a mia insaputa, e mi..delineavi il contorno delle labbra con le dita..” continuò,con imbarazzo,sorridendo appena “...e appoggiavi l'orecchio sul mio petto,per sentire il mio cuore..”
Quasi mi andò di traverso il frapuccino.
Respira. Calma. Respira.
“Ahah, davvero?” risi,con una risata fortemente finta “A-assurdo” balbettai.Mi morsi il labbro.
Cazzo cazzo cazzo.
“Già” si limitò a mormorare lui “Assurdo...”
Iniziai a mordicchiare nervosamente la cannuccia della bevanda, e cercavo di farmi venire un'idea per deviare il discorso: “Che si fa ora?”
Louis era assorto nei suoi pensieri,con lo sguardo perso nel vuoto e si scosse non appena sentì la mia domanda. “Continuerei la passeggiata in questa via di cui non ricordo il nome...”
“Si, ma è davvero bellissima,anche se non è turistica.” osservai, guardandomi attorno:era un viale con tante villette a schiera basse,colorate di moltissimi colori,affiancate da tanti alberi:stupenda.
“Già” affermò Louis “Bellissima” bisbigliò,guardandomi intensamente,come se quell'aggettivo non fosse dedicato alla via.

-----

BUONA SERA GENTE!
Devo dire che questo capitolo mi piace abbastanza, e l'ho anche scritto tutto d'un fiato. C: 
C'è molto molto Ilouis (Ilaria+Louis, LOL) ed è abbastanza tenero. :)
Che dire, ho aggiornato oggi perchè poi domenica parto per...
*rullo di tamburi*
LONDRA! Si gente, vado a Londra :') Dovete sapere che la descrizione della città in questa storia è molto accurata proprio perchè conosco Londra come il palmo di una mia mano,avendo parenti su ci vado molto spesso.
Mi mancherete.  <3
Che dire di altro RECENSITE, vi prego :c
Baci,

Marti xx

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** - First kiss. ***


Io e Louis camminavamo una a fianco dell'altro,in silenzio,in soggezione dopo quello che era appena accaduto. Iniziò a piovere,perciò aprimmo gli ombrelli e cercavamo di ripararci della pioggia e dal vento,che piano piano si faceva sempre più forte. Non sapevamo cosa dirci. Continuavamo semplicemente a camminare,stando zitti e stando immersi nei proprio pensieri...E io ripensavo a tutte quelle piccole cose che mi avevano fatto capire che Louis a me ci teneva,e anche tanto; che magari non era innamorato di me,però mi voleva bene e stava bene in mia compagnia;che rideva alle mie battute,anche se so benissimo che non facevano ridere;che mi ha sussurrato sei bellissima,e ha tentato due volte di baciarmi. Magari non era innamorato di me come lo ero io,ma un qualcosina lo provava...Spero. Ripensavo a quei momenti passati con lui,così imbarazzanti ma allo stesso tempo piacevoli e dolci,teneri,stupendi. Ero completamente innamorata di quel ragazzo,e non avevo mai provato nulla di simile per nessun altro ragazzo,nemmeno per quel Guido. Guido era il mio ex,l'unico ragazzo che abbia mai avuto,se si può definire così:io e Guido neanche c'eravamo mai baciati, non stavamo mai insieme e quasi non ci parlavamo. Era una relazione impossibile,ed infatti è durata poco e niente,anche se all'inizio pensavo di essere innamorata di Guido. Ma non sapevo che era Louis il mio vero amore,quello che nonostante tutto rimane l'unico che voglio veramente,l'unico che mi fa battere il cuore...Guido o tutti gli altri di cui mi sono presa una cotta,era tutta roba passeggera e non profonda. Louis invece era da sempre stato un po' il mio angelo personale,il mio raggio di sole:ero felice solo di stare in un posto con lui,anche averlo a metri di distanza,anche senza parargli,ma il pensiero di stargli vicino mi faceva provare emozioni profondissime,vere.
Cercai di trovare un argomento qualsiasi per spezzare quel silenzio,che iniziava a diventare fastidioso. Nel frattempo aveva smesso di piovere,per fortuna, e riponemmo gli ombrellini negli zaini.
“Mi ci stavo abituando alla pioggia, peccato” dissi,mentre riponevo l'ombrello bagnato nello zaino “Londra è stupenda anche così”
Louis mi guardò e sorrise,scuotendo l'ombrellino dall'acqua. “Si”
Monosillabo. Monosillabi. Era da un po' che Louis parlava in monosillabi spiccicati; mi stava iniziando a dare sui nervi. Presi un respiro profondo: “Che ore sono?”
“15.37”
“Che si fa?”
“Boh”
“Dove possiamo andare?”
“Non lo so.”
Mi stava facendo impazzire. Letteralmente! Cosa gli stava prendendo? Già ero abbastanza impacciata e a malapena riuscivo a rivolgergli parola! Ci mancava solo che si metteva a parlare in monosillabi ed ero apposto. Cazzo Louis, sveglia!
“Bene.” dissi fredda,voltandomi dall'altro lato. Mi aveva offesa.
Ci fu qualche secondo di silenzio,che per me furono infiniti. Ero troppo orgogliosa per chiedergli scusa (anche se l'unico che si doveva scusare era lui), perciò rimasi in un silenzio di piombo con gli occhi corrucciati,dandogli le spalle,sperando con tutto il cuore che mi parlasse come niente fosse,dandomi una pacca sulla spalla e sorridendomi.
Non fu così.
Fu molto meglio di così. Quasi tentavo a crederlo.
“Ilaria.” disse deciso,con un tono tra il delicato e l'indeciso.
Esitai, ma dopo che lui mi toccò la spalla,mi voltai,stralunata. Louis mi fissava,ma il suo sguardo era come se si stesse perdendo in qualcosa,nei miei occhi. Tremavo,non so se per il venticello che ci colpì in quel momento e che mi fece andare negli occhi i capelli, o per la strana situazione. Louis mi scostò i capelli che mi erano andati in bocca e li mise dietro un orecchio. Io ero immobilizzata,una mummia era più snodata di me in quel momento. Louis esitò,avvicinandosi lentamente al mio viso,con la mano che mi teneva la nuca che tremava; io non sapevo che fare. Avevo capito che era arrivato quel momento che aspettavo da una vita e non volevo che finisse mai, ma non sapevo come comportarmi così restai immobile,impietrita. Quando finalmente le sue labbra toccarono le mie, un'esplosione di fuochi d'artificio scoppiò nel mio cervello e nel mio stomaco le farfalle furono sostituite da api divoratrici. Le labbra morbide,carnose e profumate del ragazzo aderivano perfettamente alle mie,come due pezzi di puzzle. Il mio cervello andò in pappa,non ricordavo nemmeno come si respirava. Louis iniziò a muovere timidamente la sua morbida lingua dentro la mia bocca e io rimanevo lì ferma,come un pesce attaccato all'amo: chissà cosa avrà pensato Louis,chissà com'è stato per lui baciare un bacco di legno. Oh, forse un bacco di legno era più vitale di me in quel momento.
Quando si staccò,lo fissai intensamente negli occhi e divenni rossa,come lui. Ridemmo impacciati e ci guardavamo attorno,trattenendo le risate. Mi accarezzò una guancia,sorridendomi: “Camden Town?”
Annuii flebilmente,ancora leggermente sconvolta da ciò che era successo qualche secondo prima. Il mio primo bacio. Con Louis. Non riuscivo a credeci,sprizzavo felicità da tutti i pori della pelle.Non era possibile. Sorrisi,istintivamente.
“E' lontano?”
Louis ride,indicandomi un'insegna stradale: “No,ci siamo dentro”
“Oh”
C'eravamo ritrovati a Camden Town senza rendercene nemmeno conto. Wow. Mi guardai attorno: il quartiere era formato da tante casette basse,una dietro l'altra,colorate da moltissimi colori,con appese strane insegne a forma di scarpe,jeans,sedie...Tutto molto strambo ma allo stesso tempo bellissimo. Presi la macchina fotografica e click,un'altra foto. Strisi la mano a Louis: “Andiamo!”
Camden Town era completamente differente dalla Londra che avevamo visto fino a quel momento:i grandi grattacieli e i monumenti imponenti si sostituirono a casette basse e colorate,a mercatini che vendono di tutto e di più e a gente stranissima che ti gira attorno. Ogni angolo trovavi gente vestita in modo altamente strambo,e allora io e Louis scoppiavamo a ridere; sopratutto quando incrociammo un vecchietto sulla settantina che andava in giro vestito di fucsia dalla testa ai piedi:capelli fucsia,giaccia,pantaloni,scarpe,cappello e bastone da passeggio tutto rigorosamente fucsia. Scoppiammo a ridere, e il vecchietto ci fulminò con lo sguardo,dopo aver imprecato qualcosa in inglese. Anche se eravamo circondati da una miriade di gente strana,Londra a me piaceva proprio per quello: a Londra puoi essere quello che vuoi,vestirti come vuoi,essere il tipo di persona che t'interessa e fregartene della gente che ti critica, e nessuno ti viene a dire nulla. Avevamo attorno tutta questa gente 'diversa' proprio perchè Londra è una città libera. Quando sei a Londra,ti senti appartenere al mondo,al tuo mondo. Ero radiosa. Felice. Il ragazzo che amavo da una vita mi aveva appena baciato, ero a Londra, e stavo tenendo la mano a quel ragazzo. Non avrei chiesto nulla di meglio.
Iniziò di nuovo a piovere,e io e Louis ci rifugiammo dentro uno Starbucks,per aspettando che spiovesse. Ordinammo le nostre solite cioccolate calde e c'andammo a sedere in un tavolino che dava sulla finestra,per poter vedere quando smetteva di piovere.
“Ci mancava la pioggia” borbottò Louis,sorseggiando la sua cioccolata bollente.
Alzai gli occhi al cielo. “Londra è stupenda anche così”
Si corrucciò e mormorò qualcosa di incomprensibile,per poi uscire fuori con un: “Sembra che il cielo si stia aprendo”
Lo fulminai con lo sguardo:“Non dirlo mai più!”
Lui mi guardò interrogativo. “Porta sfiga!” spiegai tutto d'un fiato.
Louis sbuffò e scoppiò a ridere,mentre io continuavo a guardarlo torva: “Sei superstiziosa?” mi domandò.
“Quel che basta.” risposi fredda,continuando a bere la cioccolata calda.

Louis' pov.

Era così bella mentre gustava quella cioccolata calda. La scrutavo timidamente,le lanciavo qualche occhiata ogni tanto sperando che lei non lo notasse. Non avrei sopportato che una ragazza pensasse di me che fossi un romantico,una femminuccia:non lo ero mai stato. Quel che provavo per Ilaria era vero,puro amore. Ero stato così stupido a non accorgermene prima d'ora...Solo in quella vacanza a Londra avevo imparato a conoscerla veramente,a conoscerla affondo. Prima la consideravo una bambina,e non mi era mai interessata più di tanto. Ma già dalla prima sera,quando eravamo stati obbligati a condividere il letto assieme...Quando iniziammo a scambiarci qualche parola,alla faccia della nostra stupida timidezza..E poi non riuscivo a capire il motivo della mia timidezza. Io non ero timido con nessuno! Scherzavo e giocavo con tutti come se niente fosse. Ma con Ilaria...Era tutto più difficile. Anche se non mi era interessata da sempre,avevo sempre avuto problemi a scambiarci qualche frase; forse perchè lei è così chiusa,riservata,così terribilmente timida e graziosa. L'avevo notata quando mi 'spiava' di notte...Avevo sentito il suo respiro sul mio collo,mentre facevo finta di dormire;ma l'avevo lasciata fare,era una sensazione splendida e non avrei voluto che finisse mai anche se era una tentazione unica:quante volte ho avuto la voglia di schioccare un bacio su quelle belle labbra rosee,senza averne mai avuto il coraggio..Ma finalmente quel giorno ci riuscì e non potevo essere più felice di così anche se...Beh,si,non era un'ottima baciatrice,forse era il suo primo bacio...Louis,che cazzo dici è stato un bacio fantastico,meraviglioso,stupendo. Lo desideravo da tanto... Avevo capito da un bel pezzo che Ilaria era perdutamente innamorata di me,e per questo ogni tanto la seducevo un po'..Ma che ci posso fare,sono fatto così!Ma in quello stupido gioco di seduzione,ci ero cascato anche io e non ne sarei uscito tanto presto.
Amavo Ilaria in ogni movimento che faceva:ogni sorriso,ogni respiro,ogni espressione buffa,ogni sua singola lentiggine. Ero così scemo a non notarlo prima...Ma come facevo? Che sciocco. La relazione con Eleanor che avevo avuto prima non era niente in confronto ai sentimenti che provavo per Ilaria in quei giorni:erano incredibili,davvero. Quella ragazza era diventata il centro del mio mondo in solo qualche giorno. Era tutto così buffo. Lei era buffa,ma allo stesso tempo carina e..sì sensuale. Era diventata una donna e non aveva più il fisico di una ragazzina e non posso negare che i miei ormoni ogni tanto cioccavano banane quando la vedevo...Sopratutto quando quella vola si era dimenticata l'intimo in valigia ed è dovuta uscire in stanza solo con l'accappatoio... Ma il sentimento che provavo per lei era molto altro,al di fuori dell'attrazione fisica. Si,penso che era proprio amore.
“Andiamo?” le chiesi dopo aver pagato alla cassa. Lei mi annuì dopo aver sorriso. Quel sorriso dannazione.

------
CIAO A TUTTI !
SCUSATE PER IL MEGA RITARDOO !
MA COME SAPETE SONO STATA A LONDRA E SONO TORNATA DOMENICA, POI TRA UNA COSA E L'ALTRA, GRAZIE A STO CA**O DI INTERNET CHE NON MI FUNZIONAVA E CAZZ*TE VARIE NON SONO RIUSCITA A POSTARE NULLA.
LO SO CHE QUESTO CAPITOLO NON E' IL MASSIMO ED E' CORTISSSSSSSIMO, PERDONATEMI . çç
VORREI DIRVI TANTE COSE MA QUA LA LINEA VA' A VIENE PERCIO' NON VORREI CHE SALTASSE TUTTO E DOVREI RICOMINCIARE DA CAPO. 
PERCIO', CIAO BELLE DONZELLE ALLA PROSSIMA. C:
Recensite xx

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1014275