Quando pensavi che tutto fosse finito

di lostinthefreedom
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Da quando tu non ci sei ***
Capitolo 2: *** Il vuoto che hai lasciato ***
Capitolo 3: *** Gli amici, anche per un solo istante, ti fanno scordare il motivo della tua tristezza ***
Capitolo 4: *** Gli amici fanno dimenticare, ma ci pensano gli altri a farti rammentare tutto ***
Capitolo 5: *** Un fine serata.. inaspettato ***
Capitolo 6: *** Riuscirò mai a dirtelo? ***



Capitolo 1
*** Da quando tu non ci sei ***


La notte. Il silenzio. Il buio. In quel momento solo loro avvolgevano Chiroki, che se ne stava sdraiato sul letto a fissare il soffitto, tutto sudato dopo l'ennesimo incubo.

Quel sogno, quel dannatissimo sogno che ormai lo perseguitava da mesi e la cosa peggiore era il fatto che non fosse soltanto un incubo, ma la più pura verità.

In preda ad una crisi di nostalgia, Chiroki si sollevò e balzò giù dal letto meccanicamente. Vagando nel buio arrivò fino ad un grande comò con un grande piano di marmo bianco levigato che si intravedeva nell'oscurità.

Appena lo ebbe individuato e tastato, aprì con foga e forza il terzo cassetto, lo sfilò dal mobile e lo sbatté per terra, poi, iniziando a rovistare in mezzo a biancheria e documenti, prese un foglio particolarmente stropicciato e se lo portò alla bocca per tastarlo con le labbra: aveva il suo sapore.

In seguito lo mise sotto il naso: aveva il suo odore, quel dolcissimo ma allo stesso tempo forte aroma, che anche col passare dei mesi non aveva abbandonato la sua mente.

Dopo un momento di inebriante ricordo, Chiroki aprì il foglio e anche sapendo che non avrebbe potuto leggerlo a causa del buio, non gli interessava, perché ricordava ogni singola parola, ognuna di quella miriade di frasi e parole che ancora adesso gli squarciavano il cuore e bruciavano dentro.

Anche se sapeva il male che gli avrebbe provocato, ripensò un'ultima volta a quella lettera:

Chiroki, quando leggerai questa lettera io sarò in viaggio per un posto lontano... da te. Non sai quanto vorrei poterti parlare faccia a faccia, ma non ci riesco, chiamami vigliacco, sfuggente, infantile, anche bastardo se vuoi, ma sappi che l'ho fatto solo perché ti amo.

Esatto, non ti sto lasciando perché non ti voglio più, quello non accadrà mai, l'unico motivo per il quale faccio questo gesto è il fatto che io stia male.

Stiamo insieme da 4 anni, in tutto questo periodo ho cercato di darti tempo, lo so che sei timido, che forse non riesci ancora ad accettare il fatto di amare un uomo, anche per la tua età forse, insomma, a 21 anni non tutti approvano le proprie tendenze sessuali.

Questi sono punti a tuo favore, o meglio, lo erano, perché dopo così tanto tempo passato insieme, pensavo che riuscissi finalmente ad aprirti, insomma, ad accettarmi... ma a quanto pare pensavo male.

Ho cercato di dirmi di aspettare, che ti serviva soltanto più sicurezza, ma sono arrivato ad una conclusione più realistica:

io non sono l'uomo per te, o forse la tua anima gemella sarà una donna... lo capirai quando ti ci ritroverai davanti, come io me ne resi conto quando ci incontrammo, lo capii all'istante che eri tu, quello giusto per me.

Purtroppo non è la stessa cosa che è capitata a te.

Ora non voglio farla troppo tragica, capita a tutti di sbagliarsi, ed è successo anche a noi, a te, per aver creduto di amarmi e a me, per aver pensato di essere ricambiato.

Prima di andarmene volevo che tu sapessi questo, che non è colpa di nessuno, quindi ora che lo sai, posso anche dirti addio.

Ti amo,

Yuto”

Chiroki conosceva già le conseguenza che ci sarebbero state dopo aver rammentato il contenuto di quella lettera: il fiato corto, l'improvvisa mancanza di protezione, la sensazione di un freddo pieno di solitudine e il dolore di una spada che trafigge in pieno il cuore, riducendolo in mille pezzi.

In un certo senso il dolore lo aiutava, perché gli faceva ricordare per chi soffriva, cioè la persona che amava alla follia, perciò anche se faceva male, si attaccò a quell'ultimo ricordo che aveva di loro due insieme: quel bacio sfuggente prima di andare all'Università.

In quel preciso istante calde lacrime iniziarono a riempire gli occhi del ragazzo, per poi ricadergli sul viso e inondargli i ricordi, in seguito arrivarono i singhiozzi, che lo scossero dal profondo dell'addome.

Yuto se n'era andato e la sua lettera era l'ultimo ricordo che gli restava, così si strinse al cuore quel pezzo di carta e rimase così, inginocchiato sul pavimento a piangere in silenzio nell'oscurità della notte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 2
*** Il vuoto che hai lasciato ***


La mattina seguente Chiroki si trovava ancora lì, sul pavimento di parquet, sdraiato e con il foglio poggiato sul petto, ma al suonare della sveglia, aprì pigramente gli occhi, ancora arrossati a causa del continuo pianto avvenuto poche ore prima. In modo molto impacciato si sollevò da terra e andò ad afferrare la sua vestaglia rossa a scacchi che giaceva disordinata e appallottolata sulla poltrona di fianco all'armadio, quando la infilò si mise anche un paio di pantofole e si diresse verso il bagno.

Gli occhi colpiti dalla luce violenta della plafoniera sul soffitto, iniziarono a pizzicare e bruciare, così Chiroki li sbatté velocemente fino a che un piccola lacrima, dovuta all'irritazione dell'occhio, gli rigò lentamente una guancia, poi con una mano l'asciugò e si mise di pronte allo specchio, per osservare, guardare come si riducevano giorno dopo giorno il suo viso, il suo corpo, la lucidità della sua mente dal giorno in cui lui se n'era andato.

Forse era solo una sua impressione, ma il volto gli appariva come scavato, deperito, magari anche perché da tre mesi oramai, aveva perso l'appetito, mangiava solo lo stretto indispensabile, al contrario della sua precedente golosità per i dolci.

Oltre al notevole deperimento del viso, Chiroki notò con orrore che ad ogni parte del suo corpo mancava qualche cosa, i suoi occhi erano diventati vuoti, perché non vedeva più la sua immagine, il suo perfetto, slanciato, muscoloso e scolpito corpo, che ogni volta lo inebriava sempre di più; il suo naso era come se non servisse più a nulla, perché non avrebbe mai più potuto sentire il suo odore, un profumo muschiato e dolce che solo lui poteva avere; la sua bocca era come spossata, senza alcuna tonicità, a causa della mancanza dei numerosi baci che si scambiavano abitualmente; le sue gote, i suoi zigomi, la sua mascella avevano bisogno del suo tocco, quello che gli aveva donato più e più volte; i capelli avevano perso luminosità e gli mancava come Yuto glieli scompigliava con la delicatezza delle sue abili mani... in conclusione: a tutto il suo corpo mancava lui, lui e unicamente lui.

Chiroki si rese davvero conto di non poter più resistere con quel vuoto, quella mancanza, ma che poteva fare? Yuto non c'era più e di certo non sarebbe tornato. In preda ad un'altra crisi di nostalgia, il ragazzo si bagnò immediatamente il viso con una manata piena d'acqua, perché non voleva vedersi piangere, non voleva accettare di essersi ridotto in quel modo e la cosa peggiore era il fatto che la colpa fosse tutta sua.

La nostalgia si tramutò in rabbia, così si asciugò con foga la faccia con un asciugamano che gettò senza troppe cerimonie per terra, richiuse bruscamente la porta del bagno, buttò per aria le due ciabatte che finirono in parti opposte della stanza e si sfilò la vestaglia appena messa, per poi afferrare un paio di blu jeans, una t-shirt e lo zaino, che si mise in spalla. Scese le scale velocemente, quasi saltellando su ogni gradino; arrivato al piano di sotto si infilò il paio di pantaloni e due calzini trovati sotto il tavolo del soggiorno tutti appallottolati e dopo essersi messo anche la maglietta si avviò a passo deciso al piano cottura, ricoperto da cartoni di latte, confezioni di uova, sacchetti di pane, biscotti e pieno di bicchieri. Senza pensarci due volte afferrò un bicchiere e un cartone di latte e ne versò il contenuto nel primo, ma quando si portò alla bocca il bicchiere si accorse del pessimo odore del latte e si ricordò di non averlo preso dal frigo, così buttò tutto dentro al lavandino, si pulì la bocca dal sapore rancido del latte e controllò l'orologio: le 8:05, un po' presto per partire di casa, ma decise di camminare con calma, così sarebbe arrivato in orario.

Avendo scaricato anche solo un po' di tensione, prese lo zaino dal divano, se lo mise in spalla e aprì la porta, si infilò le scarpe fuori dall'appartamento e si richiuse l'uscio alle spalle.

La fresca aria del mattino si infranse sul volto di Chiroki pizzicandogli il naso e le guance, al contatto con quella lieve brezza il ragazzo si strofinò velocemente un braccio per far passare la pelle d'oca su di esse.

Iniziò a camminare sul marciapiede praticamente deserto, anche se numerose erano le macchine che passavano per la strada accanto, con alcuni motorini che sfrecciavano zigzagando tra le auto e rombando con il motore, ma Chiroki non li sentiva, perché si era isolato da qualunque cosa tranne che dai suoi pensieri, si era immerso completamente in un monologo interiore, dove al centro dell'argomento c'erano ira, rabbia, tristezza e nostalgia, tutte rivolte verso se stesso.

Mi lamento, penso a tutto quello che è stato, quello che non è ora e quello che non sarà mai, ma solo dopo essermi riempito di angoscia e ricordi nostalgici mi viene in mente che sono io la causa di tutto questo, se non fosse stato per me e per mia stupida timidezza accompagnata dal troppo orgoglio, ora Yuto sarebbe qui, insieme a me e non avrebbe lasciato tutti quei vuoti nella mia vita” pensò Chiroki atterrito, poi si rese conto di essere di fronte all'Università, nemmeno si era accorto di aver camminato così tanto, allora guardò l'orologio e notò con stupore che erano le 8:55.

Quando si è accorsi dai propri pensieri non ci si accorge del tempo che passa...” si disse il ragazzo entrando dal cancello principale della scuola, poi si bloccò un attimo e fece una considerazione amaramente ironica:

Yuto ha lasciato un vuoto in ogni dove, la nostra stanza, il soggiorno, il bagno, la cucina, il fatto che io non debba più cucinargli, in pratica è uscito completamente dalla mia vita e per come è scomparso perfettamente io dovrei già essermi dimenticato di lui, ma ha commesso un errore, perché avrà pur portato via tutti i suoi abiti, le foto, i libri, le riviste di arte, le sue sculture, ma il posto che occupava nel mio cuore non è riuscito a strapparlo, anzi, è incastonato dentro di me più che mai.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Gli amici, anche per un solo istante, ti fanno scordare il motivo della tua tristezza ***


 

 

Arrivato di fronte all'aula magna, Chiroki squadrò la stanza e con lo sguardo cercò una persona in particolare: Tsubaru, e quando lo ebbe individuato, si diresse verso le scale e le salì fino ad un posto alto nella fila centrale, poi si sedette al fianco del ragazzo.

-Hei, Chiroki! Allora, tutto bene?- lo salutò Tsubaru con un solare sorriso.

Beato lui, che è sempre così felice e di buon umore... a volte penso che questo ragazzo non sappia cosa voglia dire la tristezza...” pensò per un attimo Chiroki, poi si accorse che il ragazzo di fronte a lui stava aspettando una risposta, così si affrettò a dire:

-Ah, emmm... Bene, sto bene grazie, e tu?- chiese sapendo già le parole che Tsubaru avrebbe pronunciato.

-Benissimo! Ma... tu non hai l'aria di uno che sta bene e se devo essere sincero questa situazione continua a persistere da alcuni mesi ormai... c'è qualche problema per caso?- domandò Tsubaru incuriosito e preoccupato per il suo amico.

Sin nota proprio così tanto? Allora non è solo la mia impressione...” si chiese Chiroki, rimasto spiazzato dall'affermazione molto schietta del ragazzo.

-N-no... cosa te lo fa pensare? Insomma, io sto benissimo... una favola!- tentò di fare un sorriso bello e luminoso come quello di Tsubaru, ma li venne poco più che una smorfia, la quale di certo non sfuggì all'amico.

-Ma chi vuoi prendere in giro?! Spero non me... e se era così... fai davvero pena come attore!- scoppiò in una risata fragorosa Tsubaru.

Tentativo naufragato miserabilmente” si disse Chiroki un po' abbattuto.

-Vabbè, se non ti va di parlarmi dei tuoi problemi basta dirlo, non ti preoccupare, capitano a tutti i periodi no- lo rassicurò il rgazzo mettendogli una mano sulla spalla e dandogli una pacca affettuosa.

Già, peccato che il mio cosiddetto 'periodo' non ha alcuna intenzione di finire...” si buttò giù Chiroki, ma all'amico rispose un semplice:

-Uhmm...- vedendolo in quello stato e per niente partecipante, Tsubaru si illuminò più di prima, se possibile e disse a Chiroki:

-Hei, io e altri ragazzi abbiamo organizzato una serata in un locale qui vicino, che fai, ti vuoi aggregare?- Chiroki si voltò e squadrò l'amico.

Uscire? Non so, me la sento? Magari con il mio malumore rovinerei la serata agli altri” pensò .

-Ecco, non saprei...- iniziò il ragazzo titubante, ma Tsubaru lo interruppe all'istante dicendo:

-Allora, riformulo la frase: io e altri ragazzi usciamo questa sera e tu ti aggregherai a noi, ecco, ora va molto meglio, perché la mia non era una proposta, ma bensì un'ordine! Non usciamo da parecchio insieme e poi almeno per una sera ti svaghi un po', svuoti la mente!- lo invogliò lui.

-Svuotare la mente eh?- rifletté un po' Chiroki.

-Già, un break fa bene a tutti ogni tanto- concluse Tsubaru con tono risoluto.

-Sì... sì, hai ragione! Allora verrò anch'io questa sera!- rispose il ragazzo con un sorriso sincero.

-Grandioso! Allora ci vediamo alle 23:00 al nightclub Muang-Xiang, sai, quella di fronte alla videoteca...- disse Tsubaru.

-Ah, sì, sì certo!- rispose Chiroki avendo focalizzato vagamente la mappa mentale che avrebbe dovuto seguire per arrivare al locale.

-Perfetto, allora è aggiudicato- terminò il primo, poi risero all'unisono e iniziarono a dare attenzione al professore, che aveva appena appoggiato la sua valigetta sulla cattedra e richiamato il silenzio.

-Allora ragazzi, aprite il libro di testo alla pagina 528, dove troviamo un'ode di Manzoni intitolata...- ecco, quelle furono le uniche parole che il suo cervello captò prima di andare totalmente in stand-by, per cominciare l'ennesima riflessione.

Tsubaru ha ragione, mi farà bene svagarmi un po', in fondo cosa farei a casa... da solo... Poi è da parecchio tempo che non esco con i ragazzi del mio corso... per una sera sarò 'Chiroki il ragazzo spensierato' e non 'Chiroki il ragazzo dai mille problemi e con la luna storta'!” pensò Chiroki, ma il professore, accortosi che il ragazzo non stava minimamente prestando attenzione alla sua spiegazione, chiese con tono curioso e malizioso al giovane:

-Signor Yo, ci può ripetere perché Manzoni scrisse “Marzo 1821”?- Chiroki ebbe un sussulto quando udì il proprio cognome, così si affrettò a chiedere:

-Scu-scusi, può ripetere?-

-L'ode, Signor Yo, perché è stata scritta da Manzoni?- chiese di nuovo il professore accompagnando la domanda da un lungo sbuffo e incrociando le braccia al petto. Il ragazzo non sapeva nemmeno di quale ode cianciava il professore, così diede uno sguardo fuggitivo al libro appena davanti a lui ed essendo un appassionato di letteratura, trovò in fretta una risposta abbastanza esauriente, almeno quanto bastava a far tacere l'insegnante.

-Ah, certo... Beh, Manzoni scrive quest'ode nel 1821, quando i patrioti piemontesi sperano che Carlo Alberto intervenga con le sue truppe in Lombardia, per liberarla dagli Austriaci- ci fu un'istante di silenzio in aula, poi il professore disse:

-...Bene, possiamo continuare...- nel suo tono si intravedeva una scia di insoddisfazione, forse per non esser riuscito a metter Chiroki alle strette, così gli diede una gelida occhiata e continuò con la sua spiegazione.

-Ecco, così impara a mettersi contro il mio acculturato!- affermò Tsubaru dando una lieve gomitata a Chiroki, che sorrise in silenzio.

Le ore passarono lentamente, prima biologia, poi inglese, greco, latino e infine algebra e per circa la metà della giornata Chiroki stette con la testa tra le nuvole, a volte a pensare, altre a fissare semplicemente un punto nel vuoto, che di sicuro suscitava molto più interesse rispetto alle lezioni di quel giorno.

Quando l'ultima campanella suonò, tutti i ragazzi nell'aula si alzarono dai loro posti sollevando numerosi brusii che colmarono il silenzio della stanza, spargendosi nell'immenso spazio, troppo grande per 20 alunni e un professore di passaggio, ma prima di andare si voltò e salutò con un gesto della mano Tsubaru, che con il suo solito sorriso gli rammentò:

-A stasera Chiroki!- e ricambiò il saluto.

-Ci sarò!- rispose il primo.

Quando Chiroki uscì dal cancello della scuola si fermò un'istante e pensò ad alta voce:

-Caspita. Gli amici, anche per un solo istante, ti fanno scordare il motivo del tuo dolore-


 

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Capitolo 4
*** Gli amici fanno dimenticare, ma ci pensano gli altri a farti rammentare tutto ***


Appena uscito dall'università, Chiroki iniziò a camminare a passo svelto in direzione di casa, poi gli venne in mente di non avere praticamente niente da mangiare, così pensò di andare a comprarsi del pane per farcirselo con del cotto. Imboccò la prima svolta a sinistra, poi arrivò al panificio Xi-Lee, dove non andava da parecchio tempo.

Quando entrò una graziosa ragazza lo accolse con un caloroso saluto.

-Chiroki! Ma sei davvero tu?- il ragazzo non ci mise nemmeno un secondo a capire chi fosse la persona di fronte a lui: era Miho, la sua vecchia migliore amica d'infanzia che non vedeva a da qualche anno, oramai.

-Miho! Ma che ci fai qui?! Quanto tempo!- disse lui ornando il suo viso con un bel sorriso.

-Già, quanto sarà che non ci vediamo, 2, 3 anni?- chiese la ragazza passando dietro il bancone e attraversando il piccolo sportellino, così da arrivare proprio davanti al ragazzo.

-Beh, non lo so... ma l'importante e che ci siamo rivisti, no?- un altro sgargiante sorriso -dai, vieni e abbracciami- disse Chiroki allargando le braccia, pronto ad accogliere la sua amica.

-Ohhh, sei sempre il solito tenerone!- disse subito Miho buttando le braccia al collo del ragazzo e stringendolo forte.

Dopo un paio di minuti si staccarono e Chiroki le ripeté:

-Allora, non hai ancora risposto alla mia domanda: che ci fai qui?-

-Ah... beh, sai, l'Università non è mai stata nei miei piani per il futuro, così, dato che mio nonno aveva appena comprato questo posto per farne il nuovo panificio, mi sono offerta di dargli una mano, così ora mi trovo qui! E tu invece con la scuola, come va, tutto bene?- chiese a sua volta la ragazza.

-Ummm...- disse Chiroki, poi prima di aggiungere altro Miho lo bloccò dicendo con impeto:

-Non dirmi che hai risultati scadenti!- il ragazzo fece una smorfia e poi rispose:

-Io? Non pensavo che tu mi conoscessi così poco!- incrociò le braccia al petto e poi iniziò a battere il piede per terra.

-Figuriamoci! È dai tempi dell'asilo che vieni chiamato “il piccolo genietto”...- sorrise lei furbescamente.

-Ti correggo, TU mi chiamavi piccolo genietto, e lo fai ancora adesso!- affermò Chiroki ridendo.

-Toucher! Allora se non era per i voti... per cos'era quella smorfia di sufficienza?- la ragazza si fermò appena rientrò dallo sportello e sistemò la pizza appena tagliata dal collega, che non capiva chi fosse quel ragazzo che aveva così tanta confidenza con Miho.

-Ah, beh, ultimamente i professori non mi danno pace con i test e come se non bastasse i miei insistono perché mi trovi un lavoro, poi ultimamente sto davvero male a causa di...- disse Chiroki portando una mano prima alla bocca come se non volesse far sfuggire le parole, poi alla testa per scompigliarsi i capelli e non far notare l'azione precedente.

-Sei stato molto male a causa di...?- lo incalzò di nuovo Miho.

-di... di niente... cioè, dei miei genitori, che rompono perché cerchi un lavoro...- buttò lì il ragazzo, sperando che non facesse altre domande.

-Sì... ma lo avevi già detto...- disse Miho quasi tra sé e sé.

-Appunto! Per questo mi sono fermato! Perché mi ero accorto che avevo ripetuto la frase!- continuò lui.

Ti prego passa oltre, ti prego passa oltre...” pensò intensamente Chiroki.

-Ah, ok... comunque sei strano rispetto a come ti ricordavo...- aggiunse la ragazza un po' delusa e allo stesso tempo preoccupata.

Se sapessi quello che sto vivendo capiresti il perché del mio umore...” e pensato questo Chiroki aveva perso anche quell'unico spiraglio di luce nella sua giornata. Tutto era tornato nero e i ricordi riaffioravano, facendo più male che mai.

-Però posso capirti... anche i miei volevano che continuassi gli studi, ma io ho preferito lavorare- rispose Miho poggiando le mani sul bancone di marmo bianco.

-E ovviamente hai fatto di testa tua come sempre...- ultimò Chiroki.

-Certo che sì, è la mia vita, non la loro- poi diede uno sguardo indietro e urlò:

-Nonno! La margherita e la farcita!- poi la ragazza portò le mani sui fianchi e con voce sarcastica disse rivolgendosi al ragazzo:

-Mamma mia... guarda te cosa devo fare per avere due pizze!- Chiroki soffocò una piccola risata, e senza nemmeno pensarci disse:

-Beh, magari serve solo un dipendente in più per velocizzare le cose...- il giovane notò l'espressione maliziosa che prese il possesso sul viso di Miho e ne fu intimorito, conoscendola.

Dopo pochi secondi e alcuni sguardi tra i due, la ragazza fece una risposta molto allettante al ragazzo.

-Ascolta, tu hai bisogno di un lavoro e noi di qualcuno che ci dia una mano qui... possiamo prendere due piccioni con una fava!- terminò Miho con un sorriso a 32 denti stampato sulla faccia.

Chiroki ci pensò un attimo perplesso ed eccitato allo stesso tempo.

-Beh, io non so se... insomma, magari tuo nonno non è d'accordo...- iniziò il ragazzo un po' impacciato.

-Ma figurati! Mio nonno ti adorerà, poi lo riconosce anche lui che abbiamo bisogno di una mano qui al panificio- rispose Miho facendo l'occhiolino a Chiroki.

Il ragazzo, ormai arreso, diede il consenso alla ragazza di chiamare suo nonno per domandargli della sua assunzione, così attese un attimo, poi, da dietro una tenda, vide comparire Miho accompagnata da un anziano signore.

Istintivamente Chiroki salutò l'uomo, ma lui non rispose, se ne stette lì a fissarlo e scrutarlo in silenzio, con sguardo inquisitorio.

-Emmm... Salve, io sono Chiroki Yo...- ripeté il ragazzo con voce leggermente intimidita dal fare distaccato dell'anziano, ma quello non rispose, continuò a girargli intorno con circospezione.

-Ecco... io vorrei fare domanda per essere assunto nel suo panificio...- continuò il ragazzo, ovviamente senza ricevere una risposta.

-... So che non cercate personale, ma sua nipote mi ha detto che magari, una mano in più...- Chiroki stava per annegare in una pozza di sudore, da quanto si sentiva agitato, ma poco prima di cedere del tutto il signore ebbe un sussulto e poi lo abbracciò forte. Il ragazzo preso alla sprovvista.

-Chiroki! Quanto tempo!- l'anziano lo lasciò andare e Chiroki buttò fuori tutta l'aria che non era riuscito ad espirare per la ferrea stretta di poco prima e con la mano si massaggiò leggermente il braccio.

-Mamma mia come sei cresciuto! Quando ti sei presentato non riuscivo a capacitarmi che fossi davvero tu, ma poi ho riconosciuto i tuoi inconfondibili occhi grigi- esclamò il signore sorridendo calorosamente. Chiroki arrossì lievemente.

Ah, ecco perché continuava a fissarmi in quel modo” pensò Chiroki sollevato.

-Beh, mi sono alzato e... e... mi scusi tanto se non ricordo: ma lei come fa a conoscermi?- chiese sinceramente spaesato Chiroki, mentre continuava frugare nella sua memoria in cerca di qualche cosa che potesse ricordargli quell'arzillo signore, ma purtroppo era ancora impegnato a scacciare gli incubi ad occhi aperti, e non riusciva a concentrarsi su nient'altro.

-Davvero non ti ricordi di me? Tu da piccolino mi chiamavi nonno-chan!- affermò l'uomo mettendosi le mani sui fianchi.

-Nonno-chan... nonno... chan... Ma certo che mi ricordo!- urlò quasi il ragazzo battendosi una mano sulla fronte.

Il Signor Jay diede una pacca sulla spalla del ragazzo e poi con un sorriso disse:

-Bene, allora inizi domani!-

-Da-davvero? Mi assume?- chiese Chiroki stupito e con gli occhi sgranati.

-Certo che si! Vuoi che non prenda il-mio-quasi-nipote?!- rispose il vecchietto ampliando ancora di più il suo sorriso.

-B-beh, grazie... grazie mille!- esclamò Chiroki dirigendosi verso la porta, poi con un gesto della mano salutò Miho.

-Ci vediamo alle 7:00 in punto di sabato, ok?-

-Sicuro! Non la deluderò!- detto questo uscì dal panificio. Appena tornato a casa si ricordò di non aver comprato nulla alla fine, così afferrò una mela e la addentò, per poi buttarsi letteralmente sul divano, con un tonfo tale da farlo spostare di una decina di centimetri.

Chi lo avrebbe mai detto, io, con un lavoro! Mi sembra assurdo solo pensarci!”

si disse Chiroki ancora intontito e dando un altro morso alla mela.

Chissà, forse le cose stanno prendendo il verso giusto, spero...” continuò nella sua testa.

Poi mica posso rimanere tutto il tempo a piangermi addosso! Devo reagire!” ultimò il ragazzo pestando il cuscino con un pugno.

-Ummm... Sono le... 3:15, credo che andrò a farmi una doccia e poi andrò a riposarmi, questa notte faremo le ore piccole suppongo, meglio essere freschi!- disse Chiroki ad alta voce mentre si dirigeva verso il bagno.

L'acqua che riempiva la vasca era tiepida, ma al contatto con il corpo caldissimo del ragazzo, anche quella gli appariva ghiacciata, e in un primo momento un piccolo brivido lo scosse, poi però si abbandonò a quella piacevole e frescura che lo sommergeva da capo a piedi per quasi un paio d'ore, e almeno per quegli istanti, il suo cervello andò in stand-by, svuotandosi da ogni sorta di pensiero. Appena ebbe finito si legò un asciugamano di spugna rossa in vita e cercando di bagnare il meno possibile in giro raggiunse la sua stanza. Chiroki prese un paio di blu-jeans scoloriti e una camicia a scacchi blu e bianchi, la quale veniva sempre accusata di assomigliare ad una tovaglia dalla madre del ragazzo, si vestì e dopodiché si asciugò i capelli alla meglio, per poi lasciarsi cadere sul letto con la salvietta ancora in testa.

Era molto stanco, molto probabilmente per il sonno mancato, così si accucciò al suo cuscino e in pochi istanti cadde nell'oscuro mondo degli incubi, che nemmeno quella volta vollero lasciarlo in pace.

Ovviamente il sogno era sempre lo stesso: lui si trovava a casa sua, ma era buio, le tenebre inghiottivano tutto quanto, tranne lui e... Yuto, che si trovava di fronte al ragazzino, contornato da una luce fioca, quasi bianca.

Yuto aveva un'espressione seria, corrucciata, quasi furiosa, ma Chiroki era sicuro di intravedere della malinconia nei suoi occhi, in quel momento velati dall'ira. Ad un certo punto Chiroki allungava la mano verso l'uomo, il quale, con riluttanza si ritraeva e con voce secca gli urlava:

-è tutta colpa tua! Mi hai spezzato il cuore! Non riuscirò mai più a fidarmi di nessuno, perché io avevo messo tutto il mio essere nelle tue mani e tu lo hai gettato come fosse spazzatura! Addio!- detto questo Yuto si voltava e andava via, scomparendo lentamente e lasciandosi alle spalle solo il vuoto, il quale Chiroki tentava di riempire, invano, perché era come paralizzato, lui voleva inseguire, fermare e abbracciare l'uomo che amava, ma qualche cosa più forte di lui lo bloccava, facendogli subire la più grande tortura: assistere all'abbandono da parte di Yuto...

-Yuto!- urlò Chiroki, che si era svegliato con un sobbalzo, agitato, sudato e per l'ennesima volta traumatizzato.

Si passò nervosamente una mano tra i capelli bagnati e si mise seduto sul letto, infine sospirò e guardò l'orologio: le 22:35, al ragazzo sembravano passati solo pochi minuti da quando si era “addormentato”, invece era già ora di prepararsi per l'uscita, così tornò in bagno per rinfrescarsi e per riprendere il controllo, si mise uno spruzzo di profumo al tè verde e con passo leggero scese le scale, afferrò le scarpe e aprì la porta, per poi richiuderla alla sua spalle facendola scattare con quattro giri della chiave. Lo attendeva una lunga serata.

 

 

 

 

 


 

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Capitolo 5
*** Un fine serata.. inaspettato ***


Ecco, dovrebbe essere questo” si disse Chiroki mentre ammirava affascinato la luminosissima insegna al neon del locale.

Dopo essersi guardato un po' intorno, notò l'inconfondibile sorriso di Tsubaru, come al solito radioso. Chiroki attraversò la strada e si diresse verso l'amico, che si accorse del ragazzo solo quando fu a pochi metri da lui.

-Hei, Chiroki! Alla fine sei venuto!- disse Tsubaru.

-Beh, certo... ti avevo detto che ci sarei stato questa sera...- rispose Chiroki perplesso dall'affermazione dell'altro.

-Sai, non mi sembravi molto in forma oggi, così avevo quasi abbandonato la speranza che ci raggiungessi- spiegò il ragazzo portandosi una mano alla testa e sfregandosi i capelli.

-Ah... Beh, comunque ora sono qui e ho intenzione di passare una splendida serata!- rispose convinto Chiroki incrociando le braccia al petto. Tsubaru diede il consenso all'affermazione di del ragazzo con un altro dei suoi sorrisi abbaglianti e dopo pochi minuti arrivarono anche gli altri ragazzi.

-Allora gente, ci siamo tutti? Ok, allora entriamo e cerchiamo di comportarci bene, d'accordo?- domandò Tsubaru con tono decisamente ironico e di conseguenza ebbe come risposta una fragorosa risata da parte di tutti, che come una specie di mandria irruppe nel locale, trasportando Chiroki in mezzo alla massa.

Il locale era molto luminoso, quasi accecante, a causa delle numerose luci stroboscopiche dei più svariati colori: giallo, bianco, verde, rosso, blu, aranzio e tanti altri, i quali Chiroki non riusciva a distinguere.

Dopo aver sbattuto parecchie volte gli occhi, cercando di togliersi quella fastidiosissima macchiolina da davanti lo sguardo, si arrese e continuò a seguire gli altri fino al tavolo da loro prenotato per la serata.

Quando si sedette si accorse che la maggior parte dei ragazzi lì presenti erano suoi “vecchi amici” cioè quelli frequentati da Chiroki prima che “LUI” se ne andasse.

Tutti erano euforici ed eccitati e gli occhi di alcuni iniziarono a brillare alla vista delle cameriere, vestite in modo a dir poco succinto.

Si sedettero e Chiroki cercò di mettersi di fianco a Tsubaru, anche per evitare le domande indiscrete degli altri, sul come lui non sia più uscito con loro.

-Allora, ti piace?- chiese Tsubaru dando una pacca sulla spalla del ragazzino.

-è... abbastanza incasinato...- rispose lui guardandosi un po' attorno.

-Perfetto! Se ti sembra incasinato adesso, figuriamoci dopo che avrai bevuto due o tre birre, ti sembrerà di sicuro un bordello!- Chiroki iniziò davvero a pentirsi di essere andato in quel posto, ma fece finta di nulla e sorrise.

Tutti avevano già ordinato, chi birra, chi vino, chi grappa, oppure anche vodka. Chiroki optò per quella che gli pareva la scelta più sobria, quindi prese una semplice birra alla spina. Appena terminato il rpimo giro, arrivò immediatamente il secondo e Chiroki, un po' per non sfigurare, un po' perché preferiva tenersi occupato a bere piuttosto che parlare, accettò con un sorriso e fece sparire il grande boccale in 4 sorsi che gli riempirono lo stomaco, diventato ormai come una piccola botte.

Stranamente iniziò a prenderci gusto, così, al passare del cameriere, non esitò ad afferrare altri due boccali e a lasciare i soldi nel vassoio. Dopo aver terminato anche quelli si sentì svuotato da ogni sorta di preoccupazione.

Allora è vero... l'alcool aiuta a dimenticare e a sentirsi liberi...” pensò Chiroki poggiando un gomito al tavolo per sostenersi la testa, che improvvisamente gli pareva pesante come un macigno.

-Che c'è Chiroki? Sei già KO?- domandò il ragazzo seduto alla sua destra.

-Macché! Scherzi?! Io sono solo all'inizio!- rispose Chiroki rimettendosi subito diritto e ordinando al cameriere due giri di liquore per tutti.

-Pago io ragazzi!- aggiunse subito dopo.

I discorsi che seguirono per le due ore successive erano un misto di volgarità e fantasie sconce, alle quali Chiroki non diede nemmeno molto peso, la sua testa stava scoppiando, evidentemente la bottiglia di whisky bevuta in mezz'ora solamente da lui fu la goccia che fece traboccare il vaso.

-Scusate, vado un attimo in bagno...- annunciò il ragazzo, ma a quanto pare nessuno gli diede retta, tranne Tsubaru, il quale si voltò e gli rivolse un cenno con il capo. Così si alzò e si voltò un paio di volte, quando intravide la piccola insegna con i due omini neri paffuti che simboleggiano la toilette e ci si avviò, un po' barcollante e sbilanciato.

Arrivato in bagno, si mise di fronte ad uno specchio per aggiustarsi i capelli, poi prese un sorso d'acqua dal rubinetto, ma nel tirare su il capo si sentì leggermente mancare, così poggiò le mani e la fronte sul bordo del lavabo e piazzò bene i piedi a terra.

Quando si sentì meglio tentò di nuovo a sollevare la testa e ci riuscì, ma la visione che gli si parò di fronte, intrappolata nello specchio, lo lasciò di sasso. Yuto era lì, dentro lo specchio che lo fissava con uno sguardo di ghiaccio. Appena Chiroki si fu ripreso allungò tentennante la mano e cercò di toccare la figura dell'ex amante, quando all'improvviso sentì rimbombare nelle orecchie:

-Pensi di dimenticarmi così?!- la mano di lui si ritrasse all'istante e il ragazzo cadde sul pavimento freddo a causa dello spavento.

-Credi di poterti scordare di me con del semplice alcool?! Come vedi è solo peggio- continuò lo specchio. Chiroki sapeva che non poteva accadere una cosa simile, ma solo nel sentire di nuovo la voce di Yuto così fredda e distaccata, gli si gelò il sangue nelle vene, ma reagì e si alzò di colpo, rischiando quasi di cadere ancora.

-N-non è possibile! Io sono solo ubriaco! Sì, esatto, ubriaco fradicio e sarà meglio che me ne torni a casa immediatamente!- urlò il ragazzo ormai in preda al panico.

-Tze, pessimo tentativo quello di scappare, tanto sai che ti perseguiterò anche nei tuoi incubi- continuò di nuovo la figura di Yuto con una voce divertita e meschina.

-ORA BASTA!- tuonò Chiroki, poi prese la saponetta a forma di rosa che si trovava nel lavandino accanto e la gettò con tutta la forza contro lo specchio, che si ruppe in tanti pezzi, i quali caddero a terra sparpagliandosi.

Il ragazzo iniziò a correre verso l'uscita del bagno, ma la voce continuava imperterrita a disturbare la sua sanità mentale:

-Non ti scorderai facilmente di me! Non ti basterà una semplice uscita!- Chiroki si mise la mani sulle orecchie e arrivò all'uscita del bagno, dove un uomo, che aveva assistito a tutta la scena, lo squadrò dalla testa ai piedi con il viso corrucciato e anche spaventato, ma al ragazzo non interessava, con tutte le persone che lo credevano strano, lunatico, o addirittura pazzo, una in più o una in meno non faceva alcuna differenza.

Tornando al tavolo la voce sparì, ma Chiroki era ancora scosso, così tanto che per errore urtò una cameriera, la quale fece cadere il vassoio pieno di birre e cocktail, ma prima che la ragazza seguisse il vassoio a ruota, Chiroki l'afferrò alla vita con un braccio, poi la tirò su e lei si aggrappò alle sue spalle con un lieve sussulto, allora il ragazzo domandò un po' freddo:

-Scusami, tutto bene?-

-No, no, non ti preoccupare, anzi, grazie per avermi presa in tempo- pigolò lei scompigliandosi leggermente la fluente cascata di capelli biondi con la mano affusolata e ornata da una perfetta manicure. In effetti Chiroki non aveva neanche idea di come avesse potuto avere i riflessi così pronti, ma la domanda venne spazzata via dall'imbarazzo quando si accorse di avere ancora le mani poggiate sui suoi fianchi, così le levò con un gesto abbastanza goffo e arrossì palesemente.

-M-ma figurati, sono stato proprio io a farti inciampare- rispose un po' impacciato.

-Beh, l'importante è che ora io stia bene... tieni, questo è il mio numero- disse la biondina tirando fuori un cartellino dal reggiseno, -se mi cerchi sono qui a fare la cameriera... oppure la cubista lì in fondo dalle 2 alle 3 di notte... ci vediamo splendore!- aggiunse la ragazza, poi, prima di andarsene, abbassò leggermente la mano e accarezzò il sesso di Chiroki da attraverso i pantaloni, e con passo felpato si allontanò.

Il ragazzo rimase allibito da come una persona possa essere così sfrontata e volgare allo stesso tempo, ma dopo aver ripreso leggermente la lucidità, Chiroki arrivò al suo tavolo dove, ovviamente, tutti avevano assistito alla vicenda e con sguardo malizioso, pieno di ammirazione e un po' di invidia, aspettavano Chiroki per tartassarlo di domande e complimenti per la conquista.

-E bravo il nostro ragazzo!- urlò uno in fondo.

-Ti sei preso una bella gallinella eh?!- lo stuzzicò un altro.

-Pensi di andarci subito dalla biondina?- domandò di nuovo il primo.

-Ehi, ehi, ragazzi state calmi, non è successo nulla... l'ho solo aiutata ad alzarsi...- cercò di giustificarsi e di mettere fine a tutte quelle insinuazione, invano.

-Certo! E lei ti ha aiutato ad alzare qualcosa d'altro!- disse uno in fondo alla fila di destra e tutti a quella battuta risero. Chiroki diventò rosso in volto e aggiunse:

-Oh no, non credo proprio!- poteva sapere solo lui a cosa si stava riferendo.

-Ah, fai il difficile allora! Beh, se non vai a cercarla dillo, che corro immediatamente io!- rise Naoya, il ragazzo di fianco a Chiroki.

-Ma se hai una ragazza!- gli disse Tsubaru tirandogli un calcetto da sotto il tavolo.

-Sì... ma quando si esce con gli amici... io sono un uomo libero... e cacciatore!- rispose Naoya con un sorrisetto malizioso.

-Beh, forse ora ho capito perché le tue storie non durano più di un mese o due... a proposito di storie e ragazze, quante ne hai avute Chiroki?- chiese Tsubaru voltandosi verso l'amico.

Il ragazzo impallidì, cosa poteva rispondere? Che era gay e che era reduce da una rottura con il suo amante, il quale era sparito dalla circolazione senza iù lasciare traccia e ora lui stava malissimo? Poi capì che si era fatto tante domande per niente, così rispose tranquillo:

-Nessuna, sto cercando il... la tipa giusta- si corresse all'istante.

-Ah, in effetti non ti ho mai visto in compagnia di una ragazza... ma sì, vedrai che l'amore arriverà presto!- lo rassicurò Tsubaru, ma Chiroki era più che certo che non potesse capire, nessuno poteva capire al di fuori di lui.

-Beh, nel frattempo che aspettiamo che arrivi a bussare alla tua porta, dicci che tipo ti piace!- disse Naoya.

-Ah, ecco...- Chiroki era in difficoltà, così, anche sapendo che l'alcool aveva bruttissimi, per non dire orribili, effetti su di lui, afferrò la bottiglia di birra e iniziò a bere e a bere, tutto pur di tenere la bocca occupata.

-Allora? Dai, facci partecipi delle tue fantasie erotiche sulle ragazze!- continuò Naoya battendo le mani sul tavolo e seguito da qualcuno.

-Beh... ma io non ne ho...- disse Chiroki quasi intimorito di scoprire cosa avrebbero risposto gli altri.

-Non ne hai?! Ok, allora sono due le possibilità: o sei un santo vero e proprio... o sei gay!- ultimò il ragazzo ridendo, ma al suono dell'ultima parola, Chiroki ebbe un sussulto e sputò tutta la birra che aveva in bocca. Tutti risero, tutti tranne lui e Tsubaru, il quale un po' accigliato disse:

-Perché, cosa ne sapete?-

-Come?- chiese Naoya con ancora il sorriso sulle labbra.

-Cosa pensi, che loro non abbiano fantasie? Che loro non facciano l'amore con il ragazzo che amano? Che solo perché hanno un modo diverso di vedere l'amore, debbano venire discriminati?!- urlò quasi Tsubaru, praticamente infuriato.

Intorno a loro era calato il silenzio.

-No... ma comunque io scherzavo, insomma, lo sai che io mi diverto a fare le battute... non devi prendere sul serio o sul personale quello che dico io...- Rispose Naoya senza più ridere, nessuna rideva in quel momento.

-Sì, hai ragione... comunque ora sono stanco, vado a casa- concluse Tsubaru molto serio.

-Emmm... vengo anche io!- Ne approfittò all'istante Chiroki, non poteva farsi scappare l'occasione di andare vi da quel posto infernale, dove ogni momento gli ponevano domande troppo “intime”.

-Ah, d'accordo- rispose il ragazzo, -Allora ti do uno strappo fino a casa-

-Sì, grazie- detto questo e dopo aver salutato un po' alla meglio tutti quanti , Chiroki e Tsubaru erano fuori dal locale.

-Bene, la macchina è di là...- stava dicendo Tsubaru, ma voltandosi si accorse che l'amico era poggiato ad un albero, dove stava vomitando, così corse verso di lui e gli mise una mano sulla schiena.

-Forza Chiroki. Penso davvero che tu abbia esagerato questa sera con l'alcool. Pensavo addirittura che tu fossi astemio prima di oggi- disse il ragazzo all'altro mentre si ripuliva la bocca con il dorso della mano.

Già, anche io lo pensavo...” pensò Chiroki maledendosi per aver accettato l'invito, era stata la serata più brutta della sua vita.

-Ho vomitato anche l'anima!- rispose a Tsubaru, il quale rise e mise un braccio intorno al collo di Chiroki, e lui lo ricambiò mettendolo attorno alla vita dell'amico.

-Sai che ti dico? Vieni a stare da me questa notte- propose Tsubaru.

-A casa tua?- ripeté Chiroki.

-Sì, i miei sono fuori città, sempre per il solito lavoro...- disse con un tono improvvisamente triste.

-Guarda... io non so se...- iniziò Chiroki.

-E dai, su, così mi faresti almeno un po' di compagnia- disse l'amico, e il ragazzo vedendolo in quello stato non poté altro che dire di sì.

E se quella serata gli era sembrata la più brutta di tutte, si sarebbe ricreduto non appena sarebbe arrivato al secondo, piano della palazzina numero 21, in via Chang.

 

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Capitolo 6
*** Riuscirò mai a dirtelo? ***


Eccomi qui! Scusate tanto per l'attesa! *si fa piccola piccola per la vergogna* purtroppo io sono famosa per la mia pigrizia e come potete constatare è vero... ma ora che la scuola rinizierà e non avrò molte cose che mi distrarranno come invece accade nelle vacanze, vi prometto che sarò più puntuale con i capitoli... altrimenti se continuo così andrà a finire che questa storia la terminerò da vecchia! ^^ Bene, dopo la mia premessa... godetevi il sesto capitolo! :3

A metà del tragitto in macchina la tensione iniziava a sentirsi, Chiroki capì che il suo amico era preoccupato per qualcosa e se poteva, voleva aiutarlo.

Forse ci sono dei problemi con i suoi... quando ne ha parlato ha arricciato un po' il naso e improvvisamente è diventato malinconico...” mentre continuava a pensare, Chiroki si volto verso Tsubaru, “...Poi era strano anche questa sera, per esempio quando ha risposto per le rime a Naoya, ben sapendo che si trattava di uno scherzo... mi fa male vederlo così” in quel momento Tsubaru si accorse che il suo compagno di viaggio lo stava fissando palesemente, così abbozzò un sorriso e gli disse:

-Ehi, Chiroki, ti piace la vista?- e poi fece una piccola risata.

-Eh?... oddio, scusami! Ti stavo fissando! È solo che stavo ripensando a come hai reagito alla battuta di Naoya... come mai?- chiese Chiroki con tono gentile, cercando di non forzarlo. Improvvisamente Tsubaru divenne di ghiaccio, inchiodò di colpo e quel piccolo sorriso scomparve dal suo volto in un istante.

Ecco lo sapevo, dovevo solo starmi zitto...” Chiroki si pentì della domanda posta al ragazzo, così gli diede un altro sguardo, con la coda dell'occhio e lo vide appoggiare la fronte sul volante, poi si sollevò e con voce pacata disse:

-Siamo arrivati- aprì la portiera e uscì, sbattendola con più foga del normale, poi vedendo che l'amico non accennava a scendere, si avvicinò e spalancò la portiera anche a lui, e con un gesto della mano lo invitò a saltare giù dalla monovolume nera metallizzata.

Chiroki scese all'istante e seguì Tsubaru, il quale si dirigeva a passo svelto verso la palazzina di mattoncini rossi proprio al di là della strada.

-Le chiavi... le chiavi... dove cavolo le ho messe?- disse Tsubaru spazientito, -cazzo, le ho dimenticate in macchina! Chiroki, aspettami un attimo qui- ultimò e senza nemmeno aspettare una risposta fece una piccola corsa e raggiunse nuovamente la vettura.

Chiroki nell'attesa si mise ad osservare i nomi scritti sui citofoni, poi si soffermò quando vide il nome dell'amico.

Che strano, ci sono solo il suo nome e quello di sua madre... non sapevo che i suoi fossero divorziati” pensò istintivamente il ragazzo poi appena si trovò Tsubaru di fianco, distolse lo sguardo, nonostante non stesse facendo nulla di male.

-Eccomi con le chiavi- annunciò sottovoce il ragazzo.

-...Perché parli così?- chiese Chiroki imitando la voce bassa dell'amico.

-Forse perché sono le 3 di notte?- in quel momento Chiroki si rese conto di quanto tempo avesse passato in quell'inferno di locale.

-Giusto, me n'ero dimenticato, è solo che non sono abituato a certi orari e poi l'alcool mi ha ristretto il cervello e arrivo un po' dopo...- stava dicendo il ragazzino, ma Tsubaru ridendo disse:

-Sì, belle scuse per giustificare che sei ritardato...- e seguì una risata di tutti e due, che poi soffocarono ricordandosi che la gente normale dormiva a quell'ora.

Fecero una rampa di scale e arrivarono di fronte ad un portone, che Tsubaru aprì con un paio di scatti della serratura, poi invitò Chiroki a entrare con un gesto della mano. Il ragazzo si fece avanti, ma quando poggiò i piedi sullo zerbino per pulirli, si illuminò di colpo la scritta Welcome e Chiroki per lo spavento si allontanò con un balzo all'indietro.

-Ah, scusa... non ti preoccupare, entra... e se ti stai facendo delle domande, ti rispondo solo che mia mamma è una donna molto appariscente e te ne accorgerai anche dall'arredamento- poi diede una spintarella sulla schiena di Chiroki per incitarlo ad andare dentro e infine si richiuse la porta alle spalle.

Quando il padrone di casa accese la luce, Chiroki sbatté velocemente gli occhi per abituarsi al chiarore e solo dopo si accorse del vistoso design che si trovava attorno a lui.

Il soggiorno era un luccichio unico, non aveva mai visto così tanti brillantini, strass e paillette tutti insieme! In mezzo al salone vi era un enorme divano in pelle rosa con dei cuscini coordinati e pelosi e di fronte ad esso un tavolino di cristallo con le gambe ricoperte di tasselli di vetro che disegnavano uno splendido mosaico luminoso e ammaliante, spostando lo sguardo poco più in alto si poteva ammirare il lampadario, composto interamente da pendenti sfaccettati, i quali davano un effetto luce praticamente impressionante. Il mobilio intorno al ragazzo era estremamente moderno e con un design eccezionale, accostato sui toni del rosa, del fucsia e del bianco. Solo muovendo qualche passo in avanti Chiroki si accorse di camminare su un pavimento estremamente morbido, tanto da non sentire i proprio passi e questo perché non era un pavimento in marmo, in parquet o piastrellato, ma bensì una moquette candida come la neve, che ricopriva tutta la stanza. Chiroki iniziò ad aprire la bocca in senso di ammirazione e l'amico comprese che doveva mettere fine a quell'adulazione da parte sua.

-Allora... vuoi che le mosche ti entrino in bocca o preferisci un bicchiere d'acqua?- domandò il ragazzo parandosi di fronte a Chiroki, il quale si riprese e serrò la mascella prima di rilassarla di nuovo e ricominciare a parlare.

-S-scusa, è solo che non avevo mai visto...- iniziò a dire -...una casa come la tua...- ma a terminare la frase si aggregò anche Tsubaru, che poi aggiunse:

-Sì, me lo dicono in tanti, ma io ormai non ci faccio più caso e dato che tu sei mio amico e tornerai qui molto spesso, ti prego non fare più come prima, eri davvero inquietante- rise di gusto accompagnato da Chiroki.

-D'accordo, la prossima volta verrò con dei paraocchi come quelli dei cavalli, così non mi distrarrò e mi concentrerò solo sul tuo sorriso...- in quel momento si accorse di aver detto la cazzata più grande della serata.

-Come dici?- domandò Tsubaru porgendogli il bicchiere colmo d'acqua.

-N-niente... cioè, volevo dire che per non distrarmi mi metterò i paraocchi... tutto qui...- cercò di rettificarsi, ma sapeva benissimo che l'amico non era né tonto né ubriaco da non aver capito la frase di prima al completo.

-Sì, hai ragione, dovresti proprio comprarli- soggiunse un'altra risata. A quanto pareva aveva deciso di accantonare la storia del sorriso, meglio così.

Tsubaru si sedette sul divano e fece segno a Chiroki di raggiungerlo, così anche lui si accomodò su quello che sembrava un'enorme confetto luccicante.

-Allora, piaciuta la serata?- chiese con fare ironico Tsubaru.

-tu che dici?- e avvicinandosi un po' di più a lui gli diede un colpo d'anca per ricambiare l'ironia.

-Fosse stato per me non ci sarei neppure andato...- rispose in tono serio l'amico.

-Come? Mai sei stato proprio tu ad invitarmi e ad organizzare la serata...- disse Chiroki ora confuso.

-Sì, ma l'ho fatto solo perché ti vedevo sempre più triste... pensavo che svagandoti un po' avresti riacquistato il sorriso, invece... ho fatto solo una cazzata- concluse infine Tsubaru poggiando i gomiti sulle ginocchia e piegandosi in avanti.

-Ma no, non dire così, chi poteva immaginare che io mi sarei ubriacato, che quella ragazza si comportasse in quel modo assurdo e che tu ti arrabbiassi tanto con Naoya... scusa, ora quello che ha detto una cazzata sono io...- si scusò Chiroki.

-No, non hai detto niente di male- fece una piccola pausa -io mi sono arrabbiato tanto con Naoya perché non mi piace chi gioca, sminuisce, maltratta o deride le persone che sono diverse, anche se solo per scherzo, io non riesco a concepirlo e a sopportarlo... ecco perché me la sono presa in quel modo, mi spiace.- terminò Tsubaru voltandosi verso Chiroki, il quale lo fissava con sguardo ammiratore.

Tsubaru è così... perfetto. È un bel ragazzo, intelligente, affidabile, un buon amico e una persona che si preoccupa per tutti, anche per chi è... come me” Chiroki concluse il suo pensiero con un tono di triste amarezza.

-Ehi, a cosa stai pensando?- domandò Tsubaru all'amico, vedendolo di colpo così giù di morale.

-Ehm... stavo solo pensando che potremmo ancora passare una bella serata...- disse, ovviamente mentendo.

-Beh, contando che sono le 3 e mezza del mattino... sì, ci sarà di sicuro un ristorante aperto!- rispose ironicamente Tsubaru, anche per strappare un sorriso dalle labbra di Chiroki, e ci riuscì con successo.

-Scemo, io intendevo che potevamo guardarci un semplice film mentre mangiamo i popcorn... per passare dei bei momenti non si deve essere per forza in un ristorante o locale di lusso- Tsubaru lo guardò per un momento, poi batté di colpo le mani sul divano e si alzò in piedi.

-Hai ragione! Vado subito a preparare i popcorn, intanto scegli pure il DVD che vuoi, sono tutti in quella libreria- disse il ragazzo indicando la parte opposta del salone, dove una gigantesca libreria, che arrivava fino al soffitto, ricopriva l'intera parete. Così Chiroki si alzò a sua volta e si diresse verso i film, ma si accorse che erano davvero in alto e lui non era esattamente lo stereotipo del “ragazzo alto”, così si mise in punta di piedi e allungò il braccio più che poté, ma ovviamente non ci arrivava ancora. All'improvviso Chiroki sentì qualcosa di caldo e e con l'aroma di frutta sul collo e dopo un istante si ritrovò di fronte Tsubaru con in mano un DVD.

-Era questo che volevi prendere?- disse con un sorriso disarmante.

-S-sì...- Chiroki era come impietrito.

-Allora vediamo... ah, “Face off”, grande film! Lo hai mai visto?- chiese Tsubaru.

-No, ma me ne hanno sempre parlato molto bene...-

-Sì, chi te ne ha parlato aveva ragione, è con John Travolta e Nicolas Cage, la trama è...- fu tutto quello che Chiroki riuscì a captare, perché dopo i suoi pensieri presero il sopravvento, tanto da coprire anche la voce dell'amico.

Quella sensazione... era il fiato di Tsubaru sul mio collo prima, vero?” inconsciamente si portò una mano al collo e iniziò a massaggiarlo, era come se la pelle fosse ustionata e ora gli doleva.

Era così profumato e... caldo. Era da così tanto tempo che non sentivo quell'inebriante sensazione di calore sulla pelle...” accortosi che i suoi pensieri stavano davvero esagerando, Chiroki si riprese e tornò a prestare Tsubaru, il quale aveva appena finito di recitare la trama scritta sul retro del DVD, poi lo fisso e gli disse:

-Chiroki, ma sei tutto rosso...- il ragazzo avvampò ancora di più, così tolse immediatamente la mano dal collo e cercò delle parole nella sua testa che insieme potessero formare una scusa di senso compiuto, quando Tsubaru aggiunse solo:

-Beh, è ovvio che tu abbia caldo, non sei ancora tolto la giacca- si avvicinò e con una mano gli toccò il giubbino in pelle.

-Ah, giusto! Sì, sì, era proprio per questo che sto arrossendo, fa molto caldo!-

urlò quasi Chiroki, era davvero nervoso e non ne capiva il motivo.

-Beh, dammi pure la giacca che l'appendo, così possiamo vederci il film- disse Tsubaru prendendo la giubba che nel frattempo l'amico si era sfilato, così la mise sull'attaccapanni e si sedette sul divano, dove Chiroki lo stava aspettando. Prese in mano un telecomando e accese la televisione e con un altro il DVD, la schermata del televisore di oltre 40 pollici si ricoprì di grigio e l'audio iniziò a riprodurre quel suono strano, un mix di scricchiolii e stropicciamenti che Chiorki odiava tanto. Tsubaru si alzò dal divano e si acquattò per infilare il DVD, quando Chiroki disse:

-Non ti è mai capitato di pensare... che se non fossi come sei, tu avresti un'altra vita?- era un discordo sconclusionato e Chiroki lo sapeva bene, ma voleva sapere se la pazzia lo stava pervadendo del tutto, o non era il solo e la sua paranoia era una cosa comune.

-Credo di non riuscire a seguirti...- disse Tsubaru posando a terra la custodia del film e alzandosi in piedi.

perfetto, sto diventando completamente pazzo” si disse Chiroki, ora stava anche peggio.

-Vai avanti, dimmi... voglio cercare di capirti- quelle parole scossero Chiorki nel profondo. Nessuno aveva mai voluto capirlo, né sua mamma, che lo odiava, né suo padre, che anche in punto di morte non lo riconosceva come figlio e nemmeno i suoi compagni delle elementari, delle medie e del liceo, e tanto meno quelli dell'università, l'unica persona che aveva cercato di capirlo fino in quel momento era stato Yuto, ma adesso aveva trovato qualcun altro che si interessava davvero al suo pensiero e alle sue riflessioni: Tsubaru.

-Dici... sul serio?- chiese ancora stupito Chiroki.

-Certo. Su, spiegami meglio- e detto questo Tsubaru tornò a sedersi al fianco dell'amico.

-Ecco, vedi... come ti avevo detto prima non ho mai visto questo film, ma mi ha sempre affascinato per il fatto che il protagonista cambia volto e... crederai che sia stupido... quindi la smetto- Chiroki stava per voltarsi quando Tsubaru gli chiuse in una morsa affettuosa le mani con le sue e gli disse in tono dolce:

-Chiroki, continua, anche se sarà sciocco ti sarai sempre sfogato, no?- vedendo quegli occhi sinceramente interessati e sentendo quelle parole così calde e dolci, Chiroki continuò.

-...a volto penso che se anche io cambiassi il mio volto potrei ricominciare tutto da zero, una nuova vita, nessuno che ti conosce, una nuova reputazione... ma anche se cambi faccia rimane sempre quello che sei dentro, il tuo carattere, quello che ti distingue e quel problema...- gli del ragazzo cominciarono a riempirsi di lacrime -...quel fottutissimo problema che nessuno concepirà e che nessuno accetterà e a causa di quel problema tu perderai tutte le persone a te care! Solo perché tu sei diverso, solo perché non sei come loro!- ora gli occhi castani di Chiroki erano letteralmente sommersi dalle lacrime e faticava anche a vedere, stava per continuare, quando una voce ruppe i suoi singhiozzi in un istante.

-Basta! Non devi mai dire queste cose!- Tsubaru aveva la voce alta, ma non era arrabbiato, era più che altro angosciato, pensò Chiroki e ne ebbe la conferma quando si asciugò le lacrime e riprese la vedere chiaramente, perché due iridi verdi come gli smeraldi lo stavano fissando con una forte tristezza dentro. Tsubaru prede il viso di Chiroki tra le mani, lo avvicinò al suo e gli disse:

-Non devi mai più dire una cosa del genere, hai capito?- fece una piccola pausa, per dar tempo a Chiorki di annuire appena e poi continuò.

-Tu vai benissimo così come sei, tutti abbiamo dei difetti, perché siamo umani, chiaro? E credimi che io non ho mai trovato una persona come te, sei un ragazzo così gentile, simpatico, intelligente e bello...- cercò di dire molto velocemente l'ultima parola, poi si fermò un attimo ad osservare il viso di Chiroki, sconvolto per quelle affermazioni.

come può dire queste cose di me? È lui il ragazzo che possiede tutte queste qualità, non io... io sono solo un ragazzo che è stato scomunicato dalla sua famiglia e da quelli che chiamava amici perché è gay... ecco cosa sono io...” pensò amaramente Chiroki e il naso iniziò a pizzicargli, preannunciando l'arrivo di nuove lacrime.

-Non dire così, perché non è vero... tu non mi conosci...- Chiroki venne interrotto per la seconda volta.

-Forse non ti conosco da molto tempo, ma non ha importanza, perché io ho già capito che sei una persona meravigliosa e nessun difetto potrà mai farmi cambiare idea- affermò con decisione Tsubaru, accorgendosi solo alla fine che stava ancora tenendo con le mani il volto di Chiroki, così le abbassò con un gesto molto goffo e arrossì.

-Grazie... grazie di tutto Tsubaru...- Chiroki senza nemmeno pensarci buttò le braccia al collo dell'amico e iniziò a far sgorgare quelle calde lacrime che gli imperlarono il viso, per poi ricadere sulla schiena di Tsubaru.

L'amico rimase leggermente stupito dal gesto di Chiroki, ma dopo un'esitazione momentanea lo accolse calorosamente tra le sue braccia e lo strinse forte. Nessuno dei due seppe per quanto a lungo rimasero così, dolcemente abbracciati su quel vistoso divano, ma dopo quegli interminabili quanto splendidi momenti furono rotti da Chiroki, il quale si staccò dall'amico e gli disse:

-Sarà meglio che vada, sono già le 4 e mezza e credo che tutti e due abbiamo bisogno di tanto riposo, anche se penso che domani non verrò, anche perché dopodomani iniziò a lavorare e non voglio fare brutta figura il primo giorno andando mezzo ubriaco e per giunta stanco- mentre parlava Chiroki si diresse verso l'attaccapanni e afferrò la giacca, poi la infilò.

-Ah, non mi avevi detto che iniziavi a lavorare... beh, me ne parlerai appena ci vediamo. Ce la fai a tornare a casa o hai bisogno di un passaggio, è abbastanza lontano il tuo quartiere- chiese Tsubaru.

-No, non preoccuparti, ho bisogno di prendere un po' d'aria fresca- detto questo si avvicinò alla porta, si rimise le scarpe e prima di chiudersi la porta alla spalle fece un saluto con la mano all'amico che ricambiò con un sorriso.

Chioroki scese lentamente le scale per non far rumore, poi appena uscito da portone inspirò con forza quell'aria frizzante della mattina e si incamminò verso casa.

 

                                                                           ***

 

Appena Chiroki si chiuse la porta alle spalle Tsubaru si accasciò sul divano e fissò un punto qualunque sulla moquette, poi pensò:

perfetto... ho perso l'occasione, forse l'unica che mi sarebbe mai capitata...”

poi si rialzò e guardò in direzione della porta.

-Chiroki... riuscirò mai a dirti che mi sono innamorato di te?-


Perfetto! anche il sesto capitolo è andato! Vermante avrei voluto farlo terminare diversamente, ma poi scrivendo mi sono accorta che per adesso tra Chiroki Tsubaru non ci sarebbe stato nient'altro che un abbraccio, appassionato, ma pur sempre e solo un abbraccio... vedrete dopo... vabbè, basta fare la vaga, ci vediamo al prossimo capitolo, se ancora vi interessa! Grazie a tutti! :3 

 

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