Welcome to London Grand Hotel

di Amyechelon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione: Good morning guys ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Hello London ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: New entry ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Una fantastica sorpresa ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Chiamata inaspettata ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Un rugbista su cui sbavare ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Piccioncini ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Tutti in pista ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Alla ricerca della ***



Capitolo 1
*** Prefazione: Good morning guys ***


Prefazione: Good morning guys
 
Il mio viaggiò cominciò da Roma, dove avevo appena finito di girare il mio ultimo film. Sembrerà strano ma avevo bisogno di riposo e di stare un po’ da sola; anche se da sola è una parola grossa: insieme a me ci sarebbero state altre 7 persone che mi avrebbero seguito per non so quali questioni nel mio viaggio, una rottura di scatole insomma.
Avevo chiesto esplicitamente di stare per i fatti miei, ma quando qualcuno è famoso e potrebbe essere in pericolo, secondo voi lo ascoltano? Assolutamente no. Promisero però di restare lontani e di non intromettersi nei miei momenti personali e pubblici.
Decisi, par don, decidemmo di partire per Londra, una delle mie città preferite, sede della mia casa discografica, magari avrei trovato qualche ispirazione per un nuovo album e preso finalmente un appartamento.
Oh mio Dio, mi stavo dimenticando le presentazioni, che sbadata che sono, dopo aver scritto che sono un’attrice e cantante non credo comunque che mi conosciate, mi chiamo Miranda ho 23 anni, italiana ma che vive in giro per il mondo e non si sente di appartenere a nessuna nazionalità. Ecco, questo è quello che dico io, mentre tutti i giornali di gossip, televisioni eccetera dicono che sono una ribelle che odia a morte l’Italia e tutti i suoi abitanti, ma con una gran voce e una recitazione divina (giuro che non lo dico io, vi prego di non pensare che sia la solita attricetta del cavolo che se la tira parecchio).
Comunque, dove ero arrivata prima di iniziare questo discorso? Ah, sì, dopo aver visto la pubblicità on-line e la reclam in televisione la mia troup decise di alloggiare al Grand Hotel di Londra: lussuoso, confortevole e tutto quello che si racconta sugli alberghi di grande fama. Beh, io avrei preferito un hotel a tre stelle, ma sono gusti; i miei cari ragazzi non mi avevano neanche chiesto dove avrei preferito dormire, dissero solo: << Il Grand Hotel ha delle stanze libere, staremo lì >>. Mi scuso già se sto diventando come tanti altri VIP: capricciosa e insistente.
Vi ho già annoiato abbastanza con questa prefazione, il viaggio inizia adesso, allacciatevi le cinture, respirate profondamente, aggrappatevi al computer, poltrona, tavolo, animale, qualunque cosa o persona avete vicino e rilassatevi, si decolla.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Hello London ***


<< Ladies and gentlemen we are arriving to London Airport, please remember to take all your buggage and bags when you’re at the airport. We hope you had a nice day. Thank you from the British Airways team.
Signori e Signore stiamo atterrando all’Aeroporto di Londra, per favore ricordatevi di prendere tutte le vostre valigie e borse quando siete all’aeroporto. Speriamo che abbiate avuto una buona giornata. Grazie da tutto lo staff della British Airways >>
Dopo aver avuto un viaggio tranquillo senza la mia troup che mi ronzava intorno, essa cominciò a tenermi coperta e sorvegliata non appena misi piede nel corridoio dell’aereo. Addio serenità e pace, pensai. Linda e Carlotta mi presero a braccetto e mi guidarono verso l’uscita. << Tesoro come sono rovinati i tuoi capelli, dovresti pensare di tagliarli >> Carlotta si fece subito sentire con la storia dei capelli; e Linda? Lei la seguiva immediatamente quando si parlava di trucco e parrucco. Riccardo e Francesco si misero davanti mentre Minerva, Ginevra e Daniela si addossarono dietro. Il mio amatissimo e rompiscatole team delle meraviglie.
 
Ci infilammo in due tipici taxi neri che ci portarono verso l’hotel, gli amici che erano con me parlavano tra di loro mentre io guardavo fuori dalla finestra Londra che mi passava davanti e richiamava l’attenzione su di sé; sospirai, non vedevo l’ora di liberarmi di tutti per riuscire a rivisitarla. Stranamente non c’era traffico e arrivammo in 15 minuti in albergo, pagammo i taxi.
Dopo aver preso tutte le valigie scappai all’interno, mi registrai e corsi verso la mia suite (una suite!): era enorme, quasi più grande del mio appartamento d’infanzia a Bologna, aveva una cucina, un salotto, una stanza con un letto singolo e la stanza patronale, la più grande di tutte le altre; abbandonai le valigie per terra e mi buttai sul letto, non mi sarei mossa fino alla sera e nessuno mi avrebbe impedito di rotolare sul materasso o dormire profondamente. Mi guardai intorno, questo “appartamento” dava tutto sul blu scuro e chiaro, mentre tutti i corridoi, ascensori, sale e reception dell’hotel erano rosse con qualche decorazione color oro. Ammiravo estasiata la camera quando qualcuno bussò alla porta, << Avanti >>, se fosse stato qualcuno del gruppo gli avrei lanciato un cuscino, invece era un cameriere che mi chiedeva se volevo la cena in camera o al ristorante e se avessi qualche preferenza sul pasto.
Stavo per rispondergli che avrei preferito stare qui invece che con gli avvoltoi, ma dalla mia bocca uscì tutto il contrario, lo ringraziai e lui sparì.
Scesi dal letto e chiusi la porta della suite a chiave.
Affondai la testa nel cuscino e mi addormentai.
 
Un rumore sulla porta mi svegliò, poi sentii un altro rumore nella serratura e la porta si aprì. Entrò Ginevra con un sorriso a 32 denti.
<< E tu che ci fai qui? Avevo chiuso a chiave >>
<< Ma noi abbiamo una copia >> Me la mostrò.
Mi infuriai, << COSA? Avevate promesso che sareste state fuori dalla mia vita privata durante questa vacanza e cosa succede? Avete anche il doppione della mia suite >> digrignai i denti.
<< E’ per il tuo bene, non si sa mai che cosa ti può succedere >>
<< Non mi sembra che in hotel mi abbiano riconosciuto, anche se sono venuta subito qui, quindi sono fuori pericolo >>
<< Questi lo pensi tu, noi siamo qui per proteggerti >>
<< No, Riccardo e Francesco sono le mie guardie del corpo quindi sono loro i miei protettori, tu sei la mia cara amica regista, Minerva è la sceneggiatrice – il che significa che anche voi siete in pericolo quanto me – Linda, Carlotta e Daniela sono le truccatrici >>
<< A me e Minerva non hanno mai visto in faccia, almeno, mai quanto te. Perciò dato che noi tutti siamo tuoi amici ti teniamo al sicuro da occhi e situazioni indiscrete >>
Sbuffai. << Dammi la chiave >>
Ginevra se la infilò nella tasca della camicia. << No >>
<< Se non mi dai quella cacchio di chiave spiffero a tuo marito quello che hai fatto durante l’addio al nubilato con il giocatore di rugby >>
<< Non oseresti, me lo hai promesso. E poi anche tu hai passato la notte con uno della squadra >>
<< Giusto, ma ti ricordo che non sono né sposata né fidanzata. Sai che però ne sono capace, terrò questo segreto per tutta la vita come ti avevo promesso a condizione che tu mi dia quella chiave >>
<< Non sei così tanto cattiva come pensi >>
<< Se lo dici tu >> Presi il cellulare e digitai il numero del marito. Lo feci vedere a Ginevra e premetti il tasto di chiamata.
Lei mi sfilò il telefono dalle mani e chiuse la comunicazione. Mi fulminò con lo sguardo e mi diede cellulare e chiave. << Cosa racconterò agli altri? >>
<< Quello che ci siamo dette, tanto lo sanno anche loro cosa hai combinato con quel bell’uomo >>
Sorrise. << Scusa se ti ho disturbato, so quanto ami stare per i fatti tuoi. Ma prima che me ne vada, ti avverto che Riccardo e Francesco sapevano che mi avresti ricattato per prendere la chiave, ho anche perso la scommessa che abbiamo fatto >>
Giocherellai con la chiave. << In che cosa consisteva la scommessa? >>
<< Solite cose: 20€ >>
La fissai negli occhi. Immaginavo che non ci fosse solo quello.
<< Ti odio quando fai così, hanno chiesto di passare la notte in questa suite >>
Non sarebbe stata la prima volta. Alzai gli occhi al soffitto. << Basta che non mi domandino alcun tipo di favore o di dormire in questo letto >> Abbracciai il cuscino.
Rabbrividimmo. << Vado a dare la brutta notizia, ci vediamo a cena >> Uscì.
 
Mancava ancora un po’ prima che il ristorante aprisse, curiosai di qua e di là per l’albergo, feci su e giù con l’ascensore finché non arrivai ai penultimi piani, adibiti solo al centro commerciale (il primo che vedevo all’interno di un hotel), gli orari dicevano che si poteva venire anche di notte se qualcuno non aveva voglia di fare altro.
Girovagai per i tre piani: vestiti, alimentari, souvenir e una cioccolateria; sbavai davanti alla vetrina, cioccolato, tanto cioccolato da far girare la testa, entrai e comperai dei brownie e qualche barretta fondente.
Si era fatta ora di cena, tornai al piano terra dove i miei amici mi stavano aspettando.
Mangiammo tutti insieme ad un tavolo, qualche volta dei fan si avvicinavano per chiederci degli autografi. La cena era ricca e gustosa, per scaricarci dalla pancia tutto quello che avevamo ingoiato facemmo una passeggiata per il centro – a due passi dall’albergo – Riccardo e Francesco vennero vicino a me. << Allora, Ginevra ha perso la scommessa, perciò noi stasera dormiremo con te >> Ghignò Francesco.
<< Così potremmo restarti più vicina per proteggerti >> Continuò Riccardo.
<< A meno che non sia tanto str**** da lasciarvi fuori dalla camera >>
<< Oh, andiamo. Non è la prima volta che stiamo nella stessa stanza, dopo tutti i concerti che hai fatto… >>
<< Ma ogni volta uno dei due ha cercato di infilarsi nel mio letto >>
<< Rischi del mestiere… >> Tossì Riccardo.
Li spinsi avanti. << Il vostro lavoro è proteggermi, prego allora >>
Borbottarono.
Sghignazzai; se lo meritarono. Ma quando tornammo in albergo li accontentai e li feci dormire nella stanza singola. Non successe niente, tranquilli.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: New entry ***


Nei corridoi del nostro piano si sentiva qualcuno saltellare, urlare, correre di qua e di là e altri lamentarsi del frastuono. Afferrai il secondo cuscino e me lo misi sull’orecchio scoperto. Stavo per riprendere sonno quando le due porte della camera si aprirono, Riccardo, a torso nudo, se ne stava addossato allo stipite. << Ha appena bussato Daniela, ti vogliono in camera loro non appena ti è possibile >>
Il giorno prima non avevo lanciato il cuscino lo feci in quel momento. << Mi rifiuto di farmi tagliare, colorare i capelli o dipingere la faccia >>
Si sedette nella parte vuota del letto e appoggiò il cuscino, << Ti vogliono rendere bellissima, hanno detto che c’è una meravigliosa sorpresa che arriva a pranzo >>
<< Me lo dicono ogni volta prima di farmi un agguato e tenermi per ore sotto il loro controllo, poi non c’è mai una vera sorpresa, è giusto perché si divertono su di me >>
Mi accarezzò i capelli. << Ma stavolta è vero >>
<< Scommetto che però non ti hanno detto di che sorpresa si tratta >>
Tossì. << Nooo, tranquilla >>
Gli diedi un pizzicotto sul fianco. << Non sei bravo con le bugie. Dov’è Francesco? >>
<< E’ andato a chiedere la colazione in camera. Quindi noi due siamo soli e senza rotture di scatole >> Si avvicinò al mio viso.
Lo allontanai con il dito. << Il mio cuore appartiene solo al canto e alla recitazione >>
Sbuffò. << Nemmeno un bacio del buongiorno? >> Sbatté le palpebre.
<< Buongiorno >> Lo baciai sulla guancia. << E adesso smamma >>
<< Che cattiveria. Io che avevo scacciato apposta il ragazzino e non ho niente in cambio. Non è giusto >> Finì di brontolare nell’altra stanza.
Controllai i messaggi nel cellulare, i colleghi dell’ultimo film mi auguravano di passare una bella vacanza e di riposarmi.
Minerva venne a darmi il buongiorno, aveva al telefono il suo fidanzato Chad Kroeger, me lo passò: << Chiede se volete fare un duetto insieme >>, gironzolai per le stanze mentre parlavo dei prossimi progetti con Chad. Lo salutai e diedi il telefono alla proprietaria.
Francesco era sparito del tutto, chissà che gli aveva detto esattamente Riccardo che se ne stava in balcone, sempre a torso nudo. Lo abbracciai da dietro. << Lo sai che fai svenire tutte con questo fisico? >>
<< Tutte tranne quella che voglio io >>Si girò verso di me.
<< Per me sei sempre il mio fratellone adottivo >>Gli baciai il naso. << Il mio fratellone che vuole fare un incesto >>
<< Fratellone molto geloso anche >>Mi abbracciò. << Nessuno ti deve fare del male >>
<< Sei qui apposta. Ma quando trovi la persona giusta vedi che ti dimentichi di me >>
Sorrise. << Sono sicuro che sarà il contrario >>
<< Tsé, non sono pronta ad avere una relazione >>
<< Sì, sì, dicono tutti così, poi “sbam” ecco che arriva la persona che ti cambia tutti i tuoi piani >>
<< Non ti credevo così profondo >>
Francesco rientrò tutto sudato con il fiatone, ci salutò e capì che Riccardo lo aveva preso in giro, dietro di lui arrivò il cameriere con la colazione. Minerva rubò un bombolone e se ne tornò in camera.
Mangiai e mi vestii in fretta prima che mi venissero a cercare le truccatrici. Avvertii le guardie del corpo: << Voi non sapete dove sono, chiaro? >>
Fecero il segno dell’okay con le dita.
Fuggi dall’albergo, inforcai gli occhiali da sole e andai in giro per la città. Mi sentivo davvero libera finalmente.
Una libreria era murata di gente, soprattutto di adolescenti che urlavano e alzavano le mani, ci sarà stato uno di quei gruppetti commerciali che non sanno fare musica neanche se si impegnassero al massimo. Passai per Kessington Gardens e mi sedetti su una panchina di fronte alla statua di Peter Pan, ricordai quando ci venivo con mia madre e la mia madrina. Porca miseria! La mia madrina! Dimenticavo che abita a Londra, un giorno sarei andata a trovarla. Ma intanto restavo ad osservare la gente che si affrettava o giocava con i figli e i cani. Sospirai, mi era mancata parecchio Londra. Sentii delle voci familiari, sbarrai gli occhi: erano Linda e Carlotta. Abbandonai mal volentieri la panchina e corsi fuori dal parco, mi rifugiai in un Top Shop lì vicino, delle commesse mi riconobbero: << Miranda, oh my God. Can I help you? >>
<< Ehm… Oh, yes, I would like to see some summer dresses >>
<< Sure, follow me please >>
 
Riuscii a seminare del tutto le ragazze, così potevo farmi i miei giri anche se ad ogni angolo qualche persona mi fermava e rimaneva senza parole.
 
Tornai in hotel per l’ora di pranzo. Le ragazze stavano fuori dalla suite ed erano furiose. << Adesso come facciamo? >> Sbraitava Daniela.
<< Non c’è più tempo per far nulla >> Carlotta si mise le mani nei capelli.
Linda mi indicò. << Se solo tu non fossi sparita da questa mattina a quest’ora saresti perfetta per l’incontro >>
<< Vi voglio bene anche io ragazze, ora se non vi dispiace vi saluto. Ciao >> Mi chiusi in camera.
Riccardo era seduto sulla poltrona. << Immagino che si sono arrabbiate molto con te >>
<< Giusto perché volevano rendermi perfetta per una sorpresa che non c’è >>
<< Guarda che la sorpresa c’è davvero, sei tu che pensi il contrario >>
Mi sedetti sulle sue ginocchia. << Smettila di difenderle, non ci credo affatto >>
<< Che testarda che sei >>
 
Dall’altra parte della sala da pranzo gli schiamazzi delle ragazzine continuavano.
<< Chi c’è di tanto importante? >>
Tutto il gruppo fece finta di tossire.
<< Qualcuno mi deve dire qualcosa per caso? >>
Daniela prese la parola. << Fino a stasera non potrai sapere della sorprese che è arrivata perché non ti sei fatta vedere stamattina, quindi non ti diciamo niente >>
 
Senza farmi notare da nessuno salii in camera e mi infilai il costume per andare in piscina. Mi rilassai nell’acqua calda, c’era anche l’idromassaggio, ma il momento di paradiso terminò verso le cinque e mezza, quando arrivarono le mie care amiche truccatrici che volevano a tutti i costi farmi bella; afferrai l’accappatoio e tornai in camera, chiusi a chiave, feci la doccia e non appena fui pronta me ne andai di nuovo via. Salii al centro commerciale finché le mie amiche non vennero anche lì. Incontrai un uomo calvo, robusto e con gli occhiali; insieme a lui presi un ascensore, ma era quello sbagliato: dopo aver premuto un pulsante il soffittò cominciò ad abbassarsi finché non ci dovemmo sedere; lui stava per soffocare, io non respiravo bene. Con la forza che aveva ancora l’uomo premette un altro tasto, le porte dell’ascensore si aprirono e il soffitto si allontanò, ci buttammo fuori ed io mi scontrai con un ragazzo; alzai lo sguardo per scusarmi e rimasi ipnotizzata dagli occhi azzurro ghiaccio che mi fissavano, quegli occhi li conoscevo perfettamente, guardai il naso, i capelli castani tenuti su come nei manga, guance senza un filo di barba. Sì, era proprio lui: << Jared! Che ci fai qui? >>
Si allontanò un pochino, << Dovrei farti la stessa domanda, Miranda >>
<< Jared, finalmente ti abbiamo trovato >>
<< Miranda, ecco dov’eri finita >>
Guardai dietro la spalla del cantante, Shannon e Tomo erano lì, sarei potuta svenire, ma il fatto che dall’altra parte c’era tutto il mio team mi tenne in piedi.
I due gruppi si avvicinarono a noi, << Ecco, adesso hai scoperto la sorpresa e non eri neanche pronta! >>Borbottarono Linda, Carlotta e Daniela.
<< Speravamo che l’avresti incontrata stasera, non scontrata adesso >>Disse Tomo.
<< Beh, almeno si sono visti >>Sorrise Shannon.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Una fantastica sorpresa ***


Daniela incrociò le braccia, << Ma non si dovevano vedere in questo modo >>
<< Insomma, non qui, non adesso >> Continuò Linda.
Francesco cercò di avvicinarsi a me, Riccardo lo prese per la spalla e lo trascinò indietro.
<< Beh? Vogliamo rimanere davanti all’ascensore delle merci a lungo o ce ne possiamo andare tutti in camera a prepararci? >> Disse Minerva.
<< Ascensore delle merci? Stavo per essere schiacciata da quell’affare! >> Rimasi incredula.
Tutti mi guardarono con occhi sbarrati, mi presero per una pazza che non guardava nemmeno dove metteva i piedi; parlarono di nuovo del fatto che mi dovevano pro-teggere anche dalla mia stessa ombra.
Sciolsi l’abbraccio da Jared, che ancora mi teneva stretta a sé, e seguii gli altri verso le camere. Saltellai sul letto per un po’, la sorpresa era dunque vera ed era una grande sorpresa: il mio gruppo preferito, nel nostro stesso albergo e con le stanze di fronte alle nostre, ballai finché non scivolai per terra. Riccardo, nel salotto con un libro, scosse la testa e sospirò: << Tu sei una pazza scatenata, anche donna di poca fede >>
Risi, andai da lui e mi sedetti ai piedi della poltrona. << Era meglio se comunque non mi fidavo, magari mi sarei presa in giro da sola >>
Appoggiò il libro sul tavolino, mi prese sulle ginocchia. << Se non ti fidi delle altre ti puoi fidare di me, sono pur sempre il tuo fratellone adottivo >> Mi baciò sulla fronte. << Diventerò tanto geloso se ti metti con Jared >>
<< Non esagerare, siamo solo amici >>
<< Da quanti anni più o meno? >>
<< Ehm… Da quando ho visto uno dei loro tanti concerti qui a Londra e sono riuscita ad entrare nel backstage con il Golden Ticket… >>
<< Ecco, non eri neanche famosa allora, ma come sempre, ti fai riconoscere ovunque vai >>
<< Eheh, spirito d’attrice >>
<< Vai a prepararti e fatti bella >>
<< A quello ci pensiamo noi >>Entrarono le tre truccatrici, mi trascinarono in bagno. Aiuto.
 
Le avevo fatte contente, Daniela mi aveva arricciato i capelli, portati sulla testa tipo chignon con alcune ciocche che scendevano sulle spalle. Linda pensava al trucco e Carlotta alle unghie; mi sentivo una bambola nelle mani di una bambina di 8 anni.
Dopo essere stata coccolata trovai sul letto un vestito blu elettrico con lustrini e scollato sulla schiena. Il biglietto in allegato diceva che era da parte del team rompiscatole ma a qui volevo bene, li abbracciai tutti.
Indossai il vestito, infine scendemmo per la cena
I Mars aspettavano a un tavolo da dieci. Si alzarono quando arrivammo, Jared mi abbracciò. << Le tue amiche sanno fare miracoli, ma a te non serva affatto, sei bellissima come sempre >>
Sorrisi, mi sedetti vicino a lui e chiacchierammo dei progetti dei prossimi mesi per tutta la serata. I ragazzi si erano presi una pausa di più o meno due anni (mi rattristai quando viti l’ultima live chat), così facevano qualche viaggio per passare il tempo, ma quando i media li scoprivano chiedevano di fare delle comparse nelle librerie o in altri posti non troppo affollati.
Mi venne in mente che quella mattina avevo visto una libreria presa d’assalto da delle ragazzine. Fantastico, avevo offeso le Echelon (anche io lo ero e lo sono ancora) e i miei idoli, che buon membro della famiglia che ero. Erano arrivati a Londra la notte precedente sul tardi e quel giorno erano andati a fare un po’ di shopping poi a salutare gli Echelon. Shannon e Tomo sapevano che alloggiavamo al loro stesso hotel, si misero d’accordo con gli altri per far incontrare Jared ed io.
Rimanemmo al ristorante fino all’ora di chiusura, ci spostammo quindi un una delle sale, appoggiai la testa sulla spalla di Jared, accanto a me sedeva Riccardo – fratellone protettivo – guardavo le mie amiche, sembrava che tra Linda e Shannon si fosse scatenato un colpo di fulmine che da quando si erano conosciuti non c’era ancora stato.
Tomo ed io stavamo per cadere nel sonno, perciò andammo nelle nostre camere.
Sprofondai tra i sogni felice.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Chiamata inaspettata ***


Un leggero solletico sull’orecchio mi fece svegliare da un bel sogno che avrei continuato volentieri. Girai la testa, Jared era sdraiato accanto a me che mi solleticava il collo con le dita. Stropicciai gli occhi. << Chi ti ha fatto entrare? >>
<< Mi avevano detto che non sei mai di buon umore appena sveglia, ne ho la conferma adesso. Riccardo mi ha fatto entrare, mi ha anche dato il doppione della chiave >>
<< Dopo mi sente quel caro ragazzo. Ah, buongiorno >>
<< Ciao, ben svegliata >>
<< Va bene che ti hanno dato la chiave, ma perché sei qui? >>
<< Avevo voglia di vederti, perciò sono venuto a farti visita, Shannon non è una buona compagnia quando batte le bacchette sul comodino e Tomo sta spesso al telefono con Vicki >>
<< Ma prenderti una camera singola? >>
<< A parte queste sciocchezze mi piace la compagnia di Tomo e di mio fratello >>
<< Siete tutti pazzi >>Mi stiracchiai. << Vuoi mangiare qui con me o vai con gli altri? >>
<< Andiamo da Starbucks a fare colazione, grazie dell’invito. Non ti chiedo di venire cono noi perché immagino che vuoi passare dalla casa discografica >>
In realtà mi ero completamente dimenticata dei miei progetti, << Sì, hai ragione >> mentii << avevo qualche idea per un nuovo album. Starò per un bel po’ chiusa in studio >> Sarei fuggita dopo neanche un’ora se non mi fossero arrivate delle idee; mi venne in mente che mi ero presa dietro dei fogli dove avevo buttato giù qualche frase che forse poteva tornare utile. Scesi dal letto e frugai nello zaino che non avevo ancora disfatto, come l’altra metà delle valigie che stava aspettando sotto il letto. Trovai quello che volevo, c’era anche uno spartito già completato. Mi accoccolai di nuovo tra le coperte calde, chiamai il servizio in camera e prenotai la colazione. Bussarono alla porta, erano Shannon e Tomo che reclamavano Jared, mi abbracciò, poi uscirono dall’albergo.
 
Finito di fare colazione salutai tutti e mi diressi alla casa discografica in taxi, con me avevo i fogli un po’ stropicciati con qualche strofa da rimettere a posto.
Entrai nell’edificio, abbracciai gli amici con cui lavoravo dall’inizio della mia carriera, mi sedetti nella mia stanza insonorizzata e cominciai a pensare a come continuare le canzoni, mi rilassai e mi focalizzai su alcuni tipi di argomenti che volevo affrontare.
Scrissi qualche riga, poi una canzone, due canzoni e qualche strofa, infine – dopo neanche tre ore di scrittura – avevo pronti tutti i testi dell’album, mancava soltanto la musica e la tonalità giusta.
Andai dagli strumentisti, mi sedetti al pianoforte per provare l’unico spartito completo, era orribile, le note le avevo messe a caso e non avevo seguito nessuna regola.
Cancellai tutto e ricominciai da capo, il batterista azzardò a tenere il tempo, si aggiunse la chitarra elettrica e il basso per far da contrasto, mi incoraggiarono ad attaccare con la prima strofa.
Ci sentivamo soddisfatti del risultato e incidemmo questo primo inedito. Tenemmo questo ritmo per altre due canzoni, quando ci raggiunsero il mio team al completo, con i Mars appresso. Lasciai andare gli strumentisti a riposarsi o a casa, per quel giorno avevamo fatto abbastanza.
Shannon sbavò davanti alla batteria, si mise a suonare “From yesterday”. Jared ed io canticchiammo.
 
I need a hero, I’m holding out for a hero ‘till the end of the night
He’s gotta be strong, he’s gotta be fast and he’s gonna be fresh from the fight
I need a hero, I’m holding out for a hero ‘till the morning light
He’s gotta be sure, he’s gotta be soon and he’s gotta be larger than life
Larger than life…
 
La suoneria del cellulare di Ginevra ci spaventò (“Holding out for a hero – Bonnie Tyler). Curiose io e le altre amiche ci avvicinammo al cellulare. << Questa non è la solita canzone per tuo marito >> Intuì Carlotta.
<< Chi ti chiama >> Chiese Minerva.
<< Non lo so, è un numero scozzese >>
<< Sarà un regista che ti chiede aiuto >> Disse Linda.
<< O magari è Sean Connery >> Sbavai all’idea.
<< O Ewan McGregor >>
<< E rispondi per la miseria! >> Sbraitò Daniela.
Ginevra spinse sul tasto di chiamata poi sull’altoparlante. << Pronto? >>
<< Buon pomeriggio Signorina Gin >>
Rimanemmo a bocca aperta, quella voce la si poteva riconoscere a distanza: Simon Rooney, giocatore della squadra di rugby scozzese (il bell’uomo che ha passato la notte dell’addio al nubilato con Ginevra).
<< Sono a sorseggiarmi un buon frappuccino allo Starbucks nella libreria di Edimburgo, di fronte al castello e mi sei venuta in mente tu quando mi parlavi della tua vacanza qui >>
<< Come hai fatto ad avere il mio numero? >>
<< I rugbisti ottengono tutto e tutte >>
Gin stava per svenire, le facemmo gesti di continuare a parlare. << Peccato che non hai ottenuto me >>
<< Per ora, a meno che non sei sposata, come doveva succedere due giorni dopo il nostro incontro >>
<< Ho mollato il mio fidanzato sull’altare>> Si schiarì la voce. << Non eravamo fatti per stare insieme >>
Gesti d’approvazione da parte nostra.
<< Allora ci si può incontrare da qualche parte. Ho sentito che sei a Londra adesso e prima che me lo chieda io scopro sempre tutto >>
<< Quindi sai dove alloggio >>
<< Una donna così impegnata e bella come te può dormire solo in un posto degno della sua immagine: il Grand Hotel >>
<< Ma chi è uno della CIA? >>
<< Accetto l’invito, se riesci a venire per stasera alle 8 avrai un premio >>
<< Sto andando in aeroporto, voglio un premio più grande se arrivo prima >>
Chiuse la telefonata, Ginevra era pallida in volto, le mani che le tremavano. << Un. Rugbista. Tutto. Per. Me. Datemi un pizzicotto, ditemi che è tutto vero >>
Minerva le diede una pacca sulla schiena.
<< Ahio! >> Gin si massaggiò.
<< E’ tutto vero >> Sentenziò Minerva
Linda, Carlotta e Daniela si accalcarono su Ginevra, << Dobbiamo farti bella per il tuo rugbista >> canticchiarono.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Un rugbista su cui sbavare ***



 Ci affrettammo a tornare in albergo, le tre truccatrici si barricarono nella suite con Ginevra.
Intanto che aspettavamo, Minerva i Mars ed io ci mettemmo ad ascoltare musica. Qualcuno bussò alla porta, Tomo aprì e venne inondato dai flash delle macchine fotografiche: una ventina di paparazzi e giornalisti si addossarono sull’ingresso. << Jared! Guardate qui, un bel sorriso! >>,<< E’ vero che tra i 30 Seconds To Mars è scoccato l’amore? >>
Ci buttammo a spingerli via, le voci si affievolirono, poi ricominciarono quando la porta della suite di Ginevra si spalancò. Si fiondarono da noi. << Grazie di esserci venuti a trovare, ma è il momento di dirsi addio >> Linda sbatté la porta, si sedette per terra sbuffando.
Ammirammo il capolavoro che avevano fatto su Ginevra: camicia verde non troppo scollata, pantaloni neri di velluto, stivali; trucco quasi invisibile, eyeliner e rossetto rosso fuoco.
<< I capelli se li è voluti tenere sciolti >> Brontolò Daniela.
<< I capelli rossi si devono far vedere, anche quelli di Miranda devono essere visti >>
Jared mi sciolse la coda, gli lanciai uno sguardo minaccioso. << Mostra la tua chioma ramata >> Mi sussurrò, scappò via prima che gli dessi un calcio nella sua parte più delicata.
<< In che senso tra i Mars è scoccato l’amore? >>Domandò Minerva, i fratelli Leto fischiettarono.
<< E’ inutile nasconderlo. Tomo ed io siamo amanti >>“Ammise” Shannon, abbracciò Tomo e fece finta di baciarlo sulle labbra.
<< Cambiando completamente discorso, c’è un piccolo problema nella tua mano, Gin >>
<< Quale mano? >> Alzò la sinistra. << Ah… >>Cercò di togliere la fede. << Ehm, non si leva >>
Riccardo ci provò, ma l’anello non voleva lasciare il dito di Ginevra, Daniela l’accompagnò in bagno; passarono del sapone sulla fede, pian piano riuscirono a sfilarlo, ma quando era vicino all’unghia Daniela diede per sbaglio una gomitata a Ginevra e l’anello cadde nello scarico del lavandino. << No!!! Ca*** >>Imprecò Gin. << E adesso chi lo sente mio marito? Porca miseria. Non credo nemmeno che si riesca a recuperare >>
Parlando del diavolo, il cellulare della rossa suonò Rebirthing degli Skillet: canzone che usava per quando chiamava il marito. <>
<< … >>
< > Tenne la voce chiara e senza tremolii. << Insomma, mi è caduta la fede nel lavandino >>
Uno scatto di rabbia dall’altra parte del ricevitore.
<< Immagino che sei arrabbiato… Come ho fatto a perderla? Prima di lavarmi le mani l’ho tolta e l’ho messa vicino al rubinetto, poi mentre prendevo l’asciugamano il braccio ci è passato sopra ed è andata dritta nello scarico >> Risata nervosa.
<< … >>
<< Okay, chiederò alla reception se me la possono recuperare. Buona serata, amore della mia vita >> Faccia schifata mentre diceva questa frase. << Ciao >>Chiuse la telefonata.
<< Beh, non è andata male >> Azzardò Francesco.
Ginevra lo guardò con gli occhi in fiamme, Francesco abbassò la testa. << Tu, Miranda, vieni con me in portineria >> Si aggrappò al mio braccio per trascinarmi al piano terra.
 
Non appena una ragazza dello staff ci disse che cercavano di fare tutto il possibile entrò un uomo giovane, alto più o meno un metro e novanta, spalle larghe e muscoli dei pettorali e addominali che si vedevano da sotto la maglia blu aderente, capelli neri corvini ed occhi verdi. Rimanemmo a bocca aperta, con la bava. << Ca… volo >>
Simon ci venne incontro. << Buonasera belle donne, come state? >> Con quell’accento scozzese morimmo immediatamente. Se non fosse appartenuto a Ginevra gli avrei chiesto di parlare per tutto il giorno in inglese. Abbracciò Gin, accarezzandole i capelli, a me diede una stretta di mano che stritolava. << Ti saluta Alex, ha detto che gli manchi >>Mi disse. Alex, quel bel rugbista con cui avevo passato una notte di follia; sorrisi come un’ebete ripensandoci. << Dopo avermi detto di Alex sto molto meglio, grazie >> Parlai con la testa tra le nuvole.
Accompagnammo Simon dal resto del team, il salotto della suite sembrava più pic-colo con un armadio come lui. Si presentò ai Mars e si congratulò per la loro buona musica. << Ah, voglio un premio, sono arrivato prima del previsto >> Fece un grande sorriso a Ginevra.
<< Ti basta se ti dico che sei diventato più alto e bello dall’ultima volta che ci siamo visti? >>
Ci pensò un attimo << Voglio qualcos’altro, più avanti >>
Feci un salto al centro commerciale per comprare qualche bevanda e del cibo, dato che avevo la cucina nella suite volevo usarla. Uscendo notai un uomo con un cappello da baseball e degli occhiali da sole, credevo che mi stesse seguendo con lo sguardo ma non ci feci caso più di tanto, ormai conoscevo come si comportavano alcuni fan.
 
Jared ed io ci mettemmo ai fornelli, preparammo piatti soprattutto vegetariani (tutti e due lo eravamo), facendo eccezione per una sera: - non la chiedo e non la faccio mai all’estero – misi su l’acqua per della pasta (avevo trovato quella che prendevo sempre in Italia), mangiammo in balcone che era perfetto per dodici persone. Era abbastanza caldo; chiacchierammo sulle partite di rugby di Simon, Ginevra ed io ascoltavamo con molto interesse e sbavavamo quando ci raccontava di quello che succedeva negli spogliatoi, Jared si ingelosì.
Finita la cena Gin accompagnò il rugbista a registrarsi come cliente nell’albergo, avrebbe preso una stanza singola non troppo grande.
Passammo ancora un po’ di tempo insieme, poi tutti tornarono nelle loro suite compresi Riccardo e Francesco che erano stati coccolati abbastanza dalla sottoscritta. Mi guardarono con faccia da cucciolo bastonato, mi pregarono di farli restare, rimasi della mia opinione e indicai la porta della loro camera. << Buonanotte, miei valorosi cavalieri >>
Chiusi la porta, mi ritrovai la maglia di Jared davanti agli occhi, mi ero dimenticata di farlo uscire. Alzai la testa, lui mi abbracciò. <>
Accettai, ci sdraiammo sul letto, accesi il televisore LCD e guardammo qualche telefilm inglese. Mi addormentai sulla sua spalla.
 
Un tonfo metallico fuori nel corridoio mi fece svegliare, ero sotto le coperte, con Jared appoggiato al mio braccio, mi accarezzò i capelli. << Tutto okay? >> Domandò.
< >Fissai le porte della stanza. << Ho fatto un brutto sogno >>
<< Me lo vuoi raccontare? >>
Sentii qualcuno che si allontanava e chiamava l’ascensore. << No, è tutto a posto adesso >>Tirai le coperte fin sopra la testa, abbracciai Jared ma rimasi vigile in caso di qualche altro rumore sospetto.
<< Non mi sembra che hai voglia di dormire però >> Bisbigliò Jay. << Sicura che stai bene? >>
<< Certo, ma adesso mi è passato il bisogno di dormire >>
Lui si tolse la maglia.
<< Ehm… a te invece è tornata la voglia di fare la DivaH? >>
<< Beh? Non posso avere caldo? E’ difficile avere una temperatura normale se si ha una ragazza bellissima accanto. Tanto lo so che non ti dispiace >>
Deglutii, quel… fisico così… perfetto… trattenni la bava. << Se tu stai bene così, stiamo bene tutti >> Cominciai a sentire caldo anche io. << Okay, mi è ritornata la stanchezza >> Feci finta di sbadigliare. << Buonanotte >> Gli baciai la guancia, mi rannicchiai sulla sua tartaruga.
<< Bel posto per dormire, buonanotte >>

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Piccioncini ***


Il giorno seguente non mi andava di fare colazione in camera, invece Jared non aveva voglia di alzarsi, sarebbe rimasto tutto il giorno a letto se non avesse promesso a Shannon e Tomo di portarli al British Museum.
Lo tirai fuori dal letto a fatica: ogni volta che era quasi sull’orlo del materasso si ributtava indietro trascinandomi sopra di lui.
Lo pregai di uscire da solo, morivo di fame.
Malvolentieri scese, si tolse i pantaloni, li abbandonò sul pavimento e si chiuse in bagno. Sentii la bava scendere sul mento, colpa di tutto quel ben di Dio messo in un solo corpo.
 
Al tavolo nella sala Ginevra e Simon non erano presenti, Tomo disse che erano fuggiti in giro per la città, diede a me la fede che gli inservienti avevano ritrovato, pulita e luccicante come quando l’aveva comprata.
La misi in borsa, avrei ridato l’anello in un momento opportuno, lontano dagli occhi di Simon.
Tutto il gruppo si disperse: i Mars a farsi un po’ di cultura; Minerva a cercare Jude Law a teatro o in giro per le strade; Daniela, Carlotta e Linda partite per comprare nuovi cosmetici e qualche abito a buon prezzo. Riccardo e Francesco non avevano niente da fare, chiamai la mia madrina che ci ospitò a casa sua per passare un po’ di tempo insieme. C’era anche la figlia (figlioccia di mia madre e mia “godsister”). La casa non era cambiata per niente dall’ultima volta che c’ero stata, soltanto la camera di Julia, la figlia, era diventata più vuota e meno adolescenziale: la maggior parte dei suoi effetti personali li aveva trasferiti nell’appartamento dove abitava insieme a una sua compagna di studi. Aveva ancora l’armadio rosso su cui i suoi amici scrissero delle dediche, inclusa la mia.
Guardammo insieme qualche album fotografico: alcuni vecchissimi dove la mia madrina Paola abbracciava mia madre per le vie di Roma, un’altra intitolata “telefono senza fili”: mia madre con la terza migliore amica, abitavano l’una di fronte all’altra e si parlavano a gesti.
Paola mi avvolse il braccio sulla spalla. << Mi manca quella scurnacchiata di tua madre >> A me non molto… Pensai. Sfogliai qualche altro album: il matrimonio di Paola con suo marito Duncan, le foto di Julia, una insieme a me sul letto matrimoniale della mia madrina e padrino, con gli occhiali da sole, avevamo circa sei mesi; sorrisi delle teste enormi e piene di capelli.
Dopo essersi emozionati con i vecchi ricordi ci avviammo a fare un giro per la città, Francesco e Riccardo controllavano intorno a noi, Riccardo davanti e Francesco dietro, quest’ultimo mi sembrava che avesse un comportamento piuttosto strano e diverso dal solito, era sempre concentrato sul suo lavoro ma qualche volta si distraeva e pensava a cosa avrebbe fatto quella sera o come si sarebbe liberato di Riccardo per provarci con una ragazza ricca e snob di qualche bar alla moda e non proprio alla sua portata. Quel giorno notai che non fissava mai con sguardo affascinante nessuna ragazza che gli poteva interessare, anzi, stava a testa bassa e guardava il fidanzato o altri uomini che ci passavano vicino. Mi stava passando all’altra sponda (o, come mi piaceva dire, al “pink team”)? Ne sarei stata molto felice però.
Un giovane appena uscito da un negozio mi fermò e mi riconobbe, sorrisi, mi chiese l’autografo. Osservai il comportamento di Francesco nei suoi confronti: se lo squadrava dalla testa ai piedi e annuiva. Mmmh… mi era sembrato che si fosse leccato la parte superiore del labbro. Oh, sì, un uomo etero non avrebbe mai fatto un gesto così; finii di firmare il foglio e salutai il ragazzo; la mia guardia del corpo lo seguì con lo sguardo.
Continuammo il nostro giro per poi fermarci a mangiare     qualcosa in una tipica catena inglese che mi piaceva. Alcuni clienti venivano a complimentarsi e a stringermi la mano, dicevano che ero una delle loro attrici preferite e che avevano comprato tutti i miei CD. Alcune volte spero che nessuno mi riconosca e che posso passare del tempo in pace, ma tutti i giorni c’è sempre qualcuno che rimane a bocca aperta.
Purtroppo non potemmo stare più di tanto con la mia madrina e Julia, Paola doveva sbrigare delle faccende per suo marito e sua figlia doveva studiare per un esame che si avvicinava, dissi loro dove mi potevano raggiungere se per caso volevamo vederci di nuovo e le salutai a fatica.
Durante il tragitto verso l’albergo presi a braccetto le mie guardie, tenni d’occhio quello che faceva Francesco nei confronti di qualche uomo.
In camera disfai finalmente le valigie che attendevano impazienti, infilai i vestiti nell’armadio e ripiegai le magliette che avevo messo in disordine cercando qualcosa.
Sentii un po’ di sonnolenza, terminai di mettere a posto e mi coricai.
 
Una persona entrò con passo felpato nella suite, si sedette in poltrona in salotto e a-spettò. Un rumore di qualcosa che cadeva mi fece sobbalzare, vidi Minerva che prendeva il libro di Riccardo e lo riposava sul tavolino, << Ah, ti sei svegliata dormigliona >> mi disse, varcò la soglia della camera da letto. << Allora, com’è andata la tua giornata di tranquillità? >>
<< Senza di voi che mi ronzavate intorno molto bene, grazie >>
Si offese.
<< Sto scherzando, sono stata con la mia madrina, sua figlia, Riccardo e Francesco. Abbiamo trascorso una bella mattinata. La tua ricerca di Jude Law? >>
<< Tsé, non ha portato a risultati positivi: ho girato tutti i teatri di Londra e dintorni, ho pensato anche al Globe Theatre, ma non l’ho trovato >> Sbuffò. << Volevo dargli la sceneggiatura che avevo scritto >>
<< Avrai più fortuna nei prossimi giorni. Ginevra è tornata? >>
<< No, è ancora con il suo rugbista sperduta chissà dove e chissà a far che cosa >>
<< Staranno facendo un giro turistico o si saranno imboscati in qualche parco >>
<< Può darsi, vado a rinfrescarmi, ci vediamo stasera >>
<< Esco con te >>
Accompagnai Minerva davanti alla sua suite, poi andai a quella delle guardie del corpo. Bussai, mi aprì Riccardo, come sempre senza maglia.
<< Ciao, Francesco è in camera? >>
Si spostò e mi fece entrare, Francesco guardava fuori dalla finestra, assorto nei suoi pensieri.
<< E’ così da quando siamo rientrati, se puoi farlo tornare in sé sei un mito, io ci ho provato ma è immerso in un altro mondo >> Mi diede una pacca sulla spalla, si rinchiuse in bagno.
Picchiettai il dito sulla testa di Francesco, sui si girò verso di me, si riprese. << Non ti avevo sentito entrare >>
Immaginavo, mi sedetti accanto a lui. << Sono venuta a farti compagnia, mi sembri strano >>
<< Io mi sento normale come sempre >> Abbassò lo sguardo verso il pavimento.
<< Non ne sarei tanto sicura, non è che ti senti un po’ spaesato e in crisi? >>
Scosse la testa. << Tutto al solito posto >>
Gli alzai il viso e gli piantai gli occhi dritti nei miei (potere di scorpione ipnotico) << Quindi sei sempre quel Casanova che conosco da parecchi anni e che ci prova con tutte le ragazze che gli stanno intorno? >>
Cercò di distogliere lo sguardo, senza successo. << Il tuo modo di fissare la gente fa paura, sai sempre cosa nasconde >>
Gli lasciai il mento. << Parlamene >>
<< E’ successo durante le riprese del tuo ultimo film. Riccardo ed io stavamo facendo un giro per gli studi mentre ti aspettavamo, quando mi sono imbattuto in un tecnico del suono, gli ho fatto volare tutti i fogli che teneva in mano; mi sono messo a raccoglierli e quando glieli ho passati ho sentito qualcosa che per un uomo non avevo mai provato: un brivido che mi ha percorso tutto il corpo, i suoi occhi scuri davano un senso di dolcezza, lui era bello e solare. Pensai che fosse stato solo un momento passeggero, infatti vedendo le tue colleghe attrici mi veniva voglia di chiedere il numero e fare il cascamorto come sempre, ma poi mi tornava in mente il viso del tecnico e tutti i miei progetti si spostavano su di lui >> Riprese fiato. << Quell’incontro inaspettato ha cambiato tutto, non capivo più quale sponda avrei preferito: se quella femminile o la maschile, ero confuso e disperato. Speravo che questa vacanza mi riportasse sulla via che avevo sempre amato, invece è successo tutto il contrario, ho cominciato a pensare di meno alle donne e più ad una vita insieme ad un altro uomo >>
<< Ma quando siamo arrivati qui non mi avevi dato l’impressione di essere passato… insomma… >>
<< Ho cercato di non mostrarlo finché non mi sentivo pronto, avrei dovuto parlarne con te e le altre perché mi potete capire meglio, ma avevo paura >>
<< Beh, adesso ti senti più leggero? >>
<< Molto, si sta bene dopo essersi liberato di un peso >>
<< Domanda che mi incuriosisce: di quale tecnico del suono ti sei perdutamente innamorato? >>
<< E’ un mio segreto, non te lo rivelo. Posso solo dirti che non faceva parte del tuo film, ma di un altro studio >>
Sbuffai. << Che crudeltà. Pensi ancora a lui? >>
<< Dipende, alcune volte sogno di sposarmi con lui, ma credo che sia stata solo una “cotta” che mi ha fatto capire da che parte stare. Immagino che hai capito il mio comportamento stamattina, durante la passeggiata >>
<< Già, mi pareva impossibile che non avessi mai fissato una ragazza >>
Rise. << Puoi stare tranquilla che non proverò più a infilarmi nel tuo letto >>
<< Ma io dovrò preoccuparmi, invece >> Riccardo venne dietro la mia sedia.
<< Non sei il mio tipo >>
<< Comincio a credere che non sono l’anima gemella per nessuno >> Il mio fratellone si rattristò, gli accarezzai il braccio.
Udimmo dei passi e delle risate nel corridoio, una porta che si apriva e si chiudeva.
<< I piccioncini sono tornati >> Sussurrò Francesco.
<< Se Ginevra ti sente che la chiami in quel modo ti da fuoco con il lanciafiamme >>
<< Correrò il rischio >>
Lasciai i ragazzi da soli, me ne tornai in camera dove trovai Jared disteso sul letto, mi accucciai accanto a lui e parlammo della sua giornata. Mi aveva comprato dei dolciumi, ce li mangiammo insieme.
Mentre lo salutavo notai Ginevra uscire dalla camera di Simon in punta di piedi, in accappatoio.
<< Gin >> L’ammonii.
Lei si fermò con un piede sospeso in aria. << Ciao, Miranda. Sono andata a chiedere a Simon se mi prestava il suo accappatoio, il mio l’ho perso >>
<< Devo pensare che ti sei presentata da lui in costume, allora >>
Tossì. << Sono entrata vestita e… ho lasciato gli indumenti da lui >>
<< Li hai lasciati o te li ha confiscati? >>
Fischiettò. << Ehm… la seconda… >>
<< Filiamo in camera tua >>
Minerva stava ascoltando i Nickelback. << Perché sei in accappatoio? >> Chiese.
Feci sedere Ginevra. << Racconta che hai combinato con quel gran figo della stanza accanto >>
Minerva si appollaiò sul bracciolo.
<< Abbiamo preso il treno e siamo stati nella campagna dei dintorni di Londra, abbiamo fatto un picnic in un campo di grano, sotto un albero >>
<< E? >>
<< Non abbiamo fatto quello che pensate, dopo ci siamo sdraiati e abbiamo parlato dei nostri lavori, adesso lui è in seconda linea >>
<< Okay, nel campo di grano non è successo nulla, ma nella sua stanza? >>
<< Ho fatto la doccia, quando mi volevo rivestire non trovavo più i miei indumenti, li vuole tenere lui come ricordo o qualcosa del genere >>
<< La cosa strana è che hai fatto più follie la sera in cui lo hai incontrato per la prima volta che adesso che lo conosci da due anni ormai >>
<< Avevo bevuto qualche cocktail di troppo >>
<< Hai già pensato a quello che dirai a tuo marito? >> Chiesi.
<< Non ancora >>Gin indossò una tuta.
<< Se tuo marito lo scopre da solo sarà la fine, soprattutto per il tuo “amante” >> Disse Minerva.
<< Il mio “amante” è un armadio di un metro e novanta, il mio futuro ex marito è un affare poco più alto di me con muscoli flaccidi >>
<< Non dicevi così prima di sposarlo >>
<< Avrei dovuto aspettare di più, ma ero troppo contenta della sua proposta che non ho pensato alle conseguenze >>
Minerva ed io sospirammo, << Santo Tomo aiutaci tu >> invocammo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Tutti in pista ***



 
Alla fine del mio ultimo concerto vidi il marito di Ginevra nel mio camerino, era furioso e voleva spiegazioni sul comportamento della moglie: aveva il sospetto di essere stato tradito. Cercai di dirgli che non era vero, se lo era sognato. Ecco che arrivò Ginevra mano nella mano con Simon. Le cose si mettevano male.
 
Una volata di vento mi fece trasalire, le coperte mi erano state portate via dai Mars. Ero troppo stanca per potermi alzare dal letto, ma Shannon, che si era spaparanzato sul materasso la sera prima insieme a Jared e Tomo, voleva tirarmi fuori dalle coperte per i piedi. Mi dimenai e tirai calci, ma Shan non mollava la presa, Jared mi fece il solletico e Tomo se ne stava a guardare la scena a braccia conserte appoggiato all’armadio.
<< Va bene, va bene, vi faccio il favore di uscire con voi >>
<< Ti divertirai tanto, abbiamo preparato una bella sorpresa per tutto il team >> Disse il Santo.
Shannon e Tomo scesero prima di noi. Jared mi prese in braccio, mi diede un bacio sulla guancia, poi sull’altra, sul naso e infine si avvicinò alle labbra; si bloccò, mi fece scendere e sparì in bagno. Mi imbronciai, perché non lo aveva fatto? Ero pronta! Uffa… Sbuffai.
 
In sala tutto il team era uno zombie, tranne Simon che era felice ed elettrizzato, non si sa se perché stava vicino a Ginevra o perché sapeva cosa avremmo fatto quel giorno.
Nella hall c’erano dei sacchi da palestra neri, Shannon chiese se erano per noi, il portiere annuì. Daniela e Carlotta si buttarono a vedere di che cosa si trattasse, presero fuori dei pattini in linea da un sacco, delle gomitiere e delle polsiere da un altro.
<< Allora mi volete proprio far cadere a terra con questi >> Brontolò Linda.
Trasferimmo tutto l’occorrente fuori dall’ingresso e lo indossammo. Ripensai a quello che ci aveva spiegato l’istruttore a scuola. Mi alzai nel modo insegnato, tutti i maschi caddero non appena provarono a mettersi in piedi; Minerva ed io facemmo un giro di controllo e spiegazione veloce agli uomini. Ginevra aiutò Simon e si presero per mano. Linda si addossò a Shannon, Daniela e Minerva si aiutarono a vicenda, Tomo rimase come un forever alone ancora con i lacci tra le mani. Jared lo prese tra noi due. Eravamo pronti per andare, quando Francesco e Riccardo si sfracellarono sul marciapiede.
 
Pattinammo per Hyde Park, i maschi erano impacciati: pensavano a camminare, così non andavano mai avanti. Simon era gobbo e si sentiva cadere spesso. Immaginatevi di avere un metro e novanta sopra i piedi con muscoli massicci, non è proprio comodo.
Dopo qualche passo ci presero un po’ la mano, ma ogni volta li ritrovavamo per terra a gambe all’aria.
Passammo avanti Ginevra, Minerva ed io, abbandonando gli altri ai loro destini, controllammo indietro.
<>Disse Ginevra.
Detto questo, tutto il gruppo cadde a terra tipo domino, ci demmo una pacca sulla faccia, li riportammo in piedi. Poi facemmo una pausa, sedendoci sotto gli alberi.
Guardai le nuvole che si spostavano, il sole fare capolino tra le foglie degli alberi. Sbadigliai, stavo per addormentarmi, ma Jared mi si buttò addosso, baciandomi il collo.
Ricominciammo il giro del parco, Riccardo si sentiva “potente”, si fidava dei suoi pattini, anche troppo: un ramo in mezzo al sentiero lo fece inciampare, cadde a terra di sedere. Francesco fu il primo a soccorrerlo. << Basta pattinaggio, per oggi >> Disse.
<< Basta per tutto il resto della mia vita, grazie >> replicò Riccardo.
 
Tornammo a casa, indolenziti e stanchi dopo una giornata intera di divertimento e cadute da incubo.
Abbracciai il cuscino, Jared si fece una doccia; quando uscì indossava solo l’asciugamano, lo squadrai da capo a piedi. << Ehm… ho bisogno di sciacquarmi >> Scappai in bagno. Sospirai, Santo Tomo, non potevo non guardare quel corpo perfetto senza sbavare o pensare a cose da ragazzina con sbalzi ormonali. Però… quel fisico così ben scolpito da Dio greco, quasi, quasi… okay, stavo impazzendo.
Appena uscita trovai l’asciugamano sul pavimento, Jay sotto le coperte, a petto nudo. O si era messo i boxer, oppure si era infilato tra le lenzuola senza niente addosso.
<< Ti faccio spazio? >> Chiese.
Scossi la testa per dire no.
 
Mangiammo in sala insieme al resto del team, non rimanemmo a parlare perché eravamo troppo stanchi e distrutti.
La DivaH non spinse il tasto del nostro piano, ma quello del centro commerciale.
<< Ti ho fatto un’altra sorpresa >>
Un commesso e una guardia stavano davanti alle porte, salutarono Jared e ci fecero entrare. << Puoi comprare e fare tutto quello che vuoi >> Bisbigliò.
<< Posso girovagare con il carrello tra le corsie? >> Mi si illuminarono gli occhi.
<>
Ne togliemmo uno dalla postazione, mi sedetti dentro e Jay mi spinse; sembravamo due bambini che si divertivano con la mamma, acciuffai tanti dolciumi e schifezze varie. Il commesso rimaneva con sguardo da microonde mentre ci osservava.
Ballammo tra i banconi, provammo dei vestiti, come occhialoni da Vamp, cappelli da cowboy, pantaloni hippy esistevano anche le parrucche e le creste, Jared le conosceva molto bene.
Infine bevemmo una cioccolata calda con panna. Il commesso era completamente a nostra disposizione, lo facemmo impazzire con le nostre pretese.
 
Pieni di buste e come due ubriachi rientrammo nella suite, continuammo a ridere delle cretinate appena fatte. Jay mi abbracciò, baciò il mio collo con il sorriso sulle labbra, mordicchiò l’orecchio, il naso e arrivò di nuovo alle mie labbra come quella mattina. Era di nuovo bloccato.
<< Non devi farlo per forza >>
Mi zittì appoggiando le sue labbra sulle mie, ci trasferimmo sul materasso. Il resto che era successo ve lo potete immaginare.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Alla ricerca della ***


The more I think, the less I see. When I’m able to walk, I’m queen of my world. I let it rain on my skin. Don’t let myself down, don’t let myself down. Just wanna be one with you, I wanna be one with you. The more I think, the less I do. When I’m able to talk. I’m queen of my world. I let it rain on my skin. Don’t ask myself why, don’t ask myself why. I wanna be one with you, I wanna be one with you. All I want is to rock your soul…
 
Guardai in giro, non ricordavo che era successo la sera prima. I miei vestiti erano appesi all’armadio, dei boxer sopra la testata del letto. Santo Tomo, che mal di testa, mi sentivo come un post-sbornia.
Provai a mettermi in piedi, con il risultato di ricadere sul letto più rincitrullita di prima.
Una mano calda mi percorse la schiena, rabbrividii. << Good morning, did you enjoy yourself tonight? >> I grandi occhi azzurri si fissarono nei miei.
Ci misi un po’ a collegare il cervello in lingua inglese, presi ancora più tempo per ricordare cosa avevo fatto quella notte. Mmmh… baci su tutto il corpo, qualche saltello qua e là, giri di gambe. Sorrisi come un’ebete. << Ora so cosa si prova a passare una notte con Mister Jared la DivaH Leto >> Dovevo essere una vera idiota per scordarmi le cose estremamente sconce fatte (niente dettagli per adesso, vi tengo con il fiato sospeso).
<< Ci saranno altre sere e anche giorni da passare in questo modo >>
<< Giorni? >>
Venne sopra di me, mosse il bacino. Mi abbandonai ad altra passione.
 
Anche quel giorno pattinammo; però ci trasferimmo in centro, a Minerva venne l’idea di cercare altri teatri, li controllammo tutti, senza successo.
Lei era stufa:<< Ci rinuncio, avranno dato una notizia falsa oppure lui sa che sono qui e… ha paura di farsi vedere >> sbuffò.
I passanti ci squadravano, prendendoci per pazzi, alcuni borbottavano << Questi non sono inglesi >>
Passammo vicino ad una caffetteria, Minerva fece dietrofront, spiaccicandosi alla vetrina. << E’ QUI, STA MANGIANDO IN QUESTO BAR >> Sbraitò.
Ci attaccammo anche noi. Jude Law stava chiacchierando allegramente con Benedict Cumberbatch, mentre si bevevano un cappuccino caldo. << Due piccioncini con una fava >> Disse Minerva, stava per entrare quando realizzò che aveva i pattini ai piedi, si sfilò lo zaino dalle spalle, fece cadere a terra le scarpe e le mise in fretta e furia, lasciò la sua roba ed entrò nel bar. Con calma ci mettemmo le scarpe, seguimmo Minerva all’interno, dove aveva già trovato un tavolo con vista sugli attori.
<< Vacci a parlare>> Disse Daniela.
<< Sì, ci hai trascinato qui dentro ora vai a parlarci >> Continuò Carlotta.
Minerva appoggiò la testa sulle mani. << Sono bloccata, non so se riesco ad andare da lui >>
Undici paia di occhi si girarono contemporaneamente verso di me.
<< Perché state guardando tutti me? >> Chiesi intimorita.
<< E’ il momento di sfoggiare le tue doti di attrice famosa che conosce tutti gli attori del mondo >> Disse Simon.
<< Non esisto solo io, Jared conosce Jude meglio di me >> Abbassai lo sguardo sulla mia torta al cioccolato con panna.
<< Secondo te, Jude ammira di più un uomo più grande di lui di un anno o una ragazza giovane e bella che lo ha comunque conosciuto? >>
<< Opto per la prima cosa che hai detto >> Giocherellai con la panna.
Jay si alzò, mi prese per mano e mi condusse verso Jude, afferrai il braccio di Minerva.
Ci fermammo quasi addosso alla sedia di Benny. Minerva ed io salutammo imbarazzate.
<< Da quanto tempo che non ci vediamo Miranda, cosa ti porta qui a Londra? >>
<< Una vacanza con gli amici >> Osservai di sottecchi la sceneggiatrice. << Conosci la mia amica Minerva? >>
<< Ho sentito parlare di te, ma non ho mai avuto il piacere di conoscerti di persona >> Le baciò la mano.
Lei rimaneva paralizzata.
Ruppi il ghiaccio al posto suo. << Quindi sai che scrive delle gran belle sceneggiature, vero? >>
<< Certo, mi hanno fatto leggere dei copioni gli attori che hanno lavorato con te >>
Minerva sorrise timida.
Le diedi una gomitata nel fianco. << Di’ qualcosa, non posso fare tutto io >>
Jared infatti non aiutava, faceva da soprammobile.
<< Avrei… scritto… una sceneggiatura per un nuovo film… abbiamo già il regista >> Indicò Ginevra che osservava la scena. << Come attori principali stavo pensando proprio a voi due. Vi potrebbe interessare? >>
Benny uscì dal suo mondo. << Se ci fai leggere quello che hai scritto potremmo decidere insieme >>
Minerva si fiondò a recuperare i fogli. Gli attori lessero il copione, risero di alcune battute. << Io voglio fare l’amico gay>> Disse Benny dopo aver finito.
<< Ma no, lo volevo io >>
Guardarono Minerva. << Tu a chi daresti quella parte? >>
<< La vedrei bene per… uhm… Benny >>
<< Ah, visto? Ha scelto me, ho vinto >>
Jude si intristì.
 
Pattinammo verso l’albergo, Minerva era in testa, orgogliosa del successo che aveva ottenuto con la sceneggiatura.

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