Il primo bacio [Titolo provvisorio]

di LadyInDark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo bacio ***
Capitolo 2: *** Ansie e Divertimenti ***
Capitolo 3: *** Festa sulla spiaggia. ***
Capitolo 4: *** Drake ***



Capitolo 1
*** Il primo bacio ***




Capitolo 1.
Il primo bacio

Uno strano scricchiolio le fece sgranare gli occhi. Avrebbe potuto ignorarlo e tornare a dormire come se niente fosse, ma uno strano presentimento si insinuò nella sua mente. Restò nel letto, immobile, gli occhi spalancati e le orecchie pronte a captare ogni singolo rumore sospetto, finché la sgradevole sensazione di essere osservata la costrinse ad alzarsi. Scalciò via le coperte e si mise a sedere. Poggiò i piedi nudi sul pavimento e un brivido di freddo le attraversò la schiena. La stanza era immersa nel buio, ma a tentoni, riuscì a raggiungere il balcone e a spostare le tende. La luce proveniente dalla luna, rischiarò l’ambiente. Tutto sembrava normale, ma una vocina dentro di lei, le sussurrava che non era così. Aprì il balcone,  è una folata di vento la investì in pieno. Ora, chiunque si fosse trovato sulla terrazza, avrebbe potuto vedere la sua espressione imbronciata, un miscuglio di paura e fastidio, e i lunghi capelli biondi che, mossi dal vento, fluttuavano intorno alla sua testa quasi fossero dotati di vita propria. Il delicato tessuto della camicia da notte strusciava contro le sue gambe. Guardò fuori, ma, oltre al vento che minacciava di sradicare gli alberi dal terreno, non vide niente. Timorosa, decise di uscire dalla precaria protezione che la sua camera poteva offrire. Poggiò delicatamente un piede sul pavimento di ceramica di cui era fatta la grandissima terrazza. Niente mutò. Traendo forza da ciò, uscì completamente, fermandosi tuttavia subito dopo. Quella volta, il sospetto di essere osservata non era più una sensazione, ma realtà. Spostò lo sguardo verso la sua destra e lo vide. Sussultò spaventata: lui la stava guardando. Entrambi rimasero immobili, ad osservarsi, mentre il vento faceva svolazzare la bianca camicia da notte di lei e il lungo trench nero di pelle di lui. Lei, candida e innocente. Lui, oscuro e pericoloso. Una nuvola di passaggio coprì la luna, oscurando la vista della ragazza, e solo quando, qualche secondo dopo, ogni cosa fu nuovamente rischiarata, poté vedere che la figura si stava muovendo verso di lei. In preda al panico, cominciò ad arretrare, fino a quando la sua schiena sbatté contro il muro. Maledicendosi mentalmente per non essersi precipitata nella camera, pensò di farlo in quel momento, e sprangare poi il balcone. Ma era già troppo tardi. La distanza tra loro era stata ormai cancellata dall’avanzare sicuro di lui. Stava valutando di mettersi a urlare, con la speranza che qualcuno potesse correre in suo aiuto. Ma sapeva che non sarebbe successo. Era da sola in casa, quella notte. Pensò di farlo lo stesso, e così cominciò a prendere un bel respiro, ma lui si fermò circa un metro lontano da lei. Come prima, ripresero a guardarsi, o meglio a studiarsi. Era molto più alto di lei, il corpo asciutto e muscoloso, le spalle larghe. In un altro contesto l’avrebbe potuto addirittura trovare affascinante. Dal canto suo, l’uomo la osservava soddisfatto. I lunghi capelli le sfioravano il volto, gli occhi colmi di terrore, e sentiva il piccolo cuore che batteva velocissimo. Spostò lo sguardo sul suo corpo, e ghignò compiaciuto. La camicia da notte le stringeva i fianchi, mettendo in evidenza un corpicino con delle curve perfette, e un seno prosperoso. In quel momento, pensò la ragazza, più che guardarla, se la stava mangiando con gli occhi. Spaventata da quel pensiero, dall’uomo che la osservava dalla testa ai piedi e dal sorriso minaccioso, spostò impercettibilmente un piede verso il balcone. Ma lui se ne accorse, e, infastidito, si mosse verso di lei. Prima che la raggiungesse completamente, la ragazza decise di provare un ultimo, disperato tentativo di fuga, ma lui poggiò entrambi le sue mani al muro, accanto alla sua testa. Sorrise, e nel farlo, mise in mostra la punta di due scintillanti canini. Gli occhi di lei si spalancarono ancora di più. Le gambe divennero deboli, minacciando di non reggere più il peso del suo corpo. Emise un gemito strozzato quando vide il vampiro avvicinare il viso al suo. Si schiacciò ancora di più al muro dietro di lei, chiudendo gli occhi, mentre una lacrima solitaria le rigò il viso. Le mani di lui si spostarono sul suo collo, poi lentamente, le spostò verso la sua testa e nel preciso momento in cui lei riaprì gli occhi, lui la attirò a sé e poggiò le labbra sulle sue. La ragazza, incredula, rimase immobile, mentre le mani del vampiro si spostarono sui suoi fianchi. Il bacio si fece più appassionato e lei si ritrovò a ricambiare, mentre le sue mani, piccole e aggraziate, si mossero istintivamente alla ricerca di un ulteriore contatto. Gli circondò il collo, ma subito dopo, lui si staccò da lei. La guardò. I capelli erano arruffati e il volto in preda al rossore, il respiro corto. Lui sorrise, compiaciuto di aver provocato in lei una tale reazione. Si avvicinò nuovamente a lei e le accarezzò delicatamente una guancia, poi le fece l’occhiolino. La ragazza chiuse gli occhi mentre lui le diede un altro bacio, questa volta breve e leggero, e quando gli riaprì, non c’era più. Se n’era andato, lasciandola completamente confusa. Si lasciò cadere a terra. Il suo primo bacio, pensò e con la punta delle dita si sfiorò le labbra, dove il sapore del vampiro era ancora presente. Aveva dato il suo primo bacio ad uno sconosciuto, crudele e appassionato vampiro.

 

 

 

 

 

Angolino di LadyInDark.

La storia non è un granché, ma ho voluto pubblicarla lo stesso ^_^ Se è particolarmente apprezzata, in futuro potrei creare una raccolta incentrata su di essa. Grazie a chi commenterà, o leggerà, o darà solo un’occhiatina veloce ^^

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Capitolo 2
*** Ansie e Divertimenti ***


Salve a tutti ^__^ Non credevo che questa semplice storia sarebbe piaciuta così tanto! È davvero una gioia quindi, poterla aggiornare con nuovi capitoli :D Colgo l'occasione per ringraziarvi per le recensioni e per avermi invitata a continuare :') In questo capitolo non ci sono molte sorprese, anche perchè ho deciso che avranno tutti più o meno la stessa lunghezza o almeno spero. Prometto comunque che il prossimo capitolo sarà più emozionante, perciò spero continuerete a seguirmi. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questo capitolo, ovviamente ^__^ Detto questo, credo di aver finito. Vi lascio dunque alla storia, Buona lettura!  

                                                        

                                                               Capitolo 2.

                                            Ansie e  Divertimenti.

 

L’abbagliante luce del sole, attenuata dalle tende accuratamente tirate, illuminò l’intera stanza. Leila giaceva nel letto, immobile, lo sguardo perso nel vuoto. Dopo la vicenda accaduta in terrazza, nel cuore della notte, non era più riuscita a dormire. Più e più volte aveva tentato di convincersi di aver sognato quel vampiro e, soprattutto, quel bacio. Ma non appena una parte del suo cervello accettava quell’ipotesi, le tornavano in mente tutte le sensazioni provate in quel momento, a ricordarle che no, non era stato un sogno. Aveva davvero incontrato quel vampiro sul balcone e lui l’aveva davvero baciata. Scosse disperatamente la testa, come a voler scacciare via quei pensieri. Nel farlo, notò che la sveglia sul comodino indicava che le sette erano passate da qualche minuto. Nonostante fosse stanca e provata dalla nottata insonne, decise di alzarsi per andare a scuola. Primo perché era venerdì, l’ultimo giorno di scuola della settimana, secondo perché non aveva senso crogiolarsi nel cercare disperatamente una spiegazione a quello che era successo. Si sarebbe limitata a nascondere in un angolo della sua mente l’intero accaduto, e con il tempo, sarebbe diventato un semplice ricordo dai contorni sfumati.
Si trascinò in bagno, per poi indossare un paio di jeans e una comoda felpa. Fatto questo, dopo aver preso un bel respiro, decise di guardarsi allo specchio per vedere quanto erano evidenti i segni della nottata appena trascorsa. Due grandi occhiaie scure e la pelle bianchissima, quasi cadaverica, la facevano sembrare una vera vampira. Si maledisse mentalmente per aver fatto un simile paragone. Senza attendere oltre, afferrò lo zaino e scese di sotto. Era piuttosto in ritardo, decise così di fare colazione con una semplice brioche.
Indossato il cappotto e con lo zaino in spalla, uscì da casa e cominciò a camminare verso la scuola. La sua casa si trovava nei pressi di un boschetto e l’abitazione più vicina distava qualche chilometro e poco più. Era lì che si trovava anche la fermata dell’autobus che l’avrebbe portata a scuola. Ogni mattina quindi, le toccava fare una bella camminata. “Almeno mi mantengo in forma”, si ripeteva ogni volta, nella speranza di trovare una magra consolazione.
Per l’intera mattinata, Leila si trascinò da un’aula all’altra, cercando disperatamente di mantenere gli occhi aperti. La stanchezza cominciava a farsi sentire, ma purtroppo sarebbe dovuta rimanere a scuola anche il pomeriggio. Questo perché aveva deciso di seguire un corso di approfondimento sulla matematica, materia in cui lei era profondamente negata. Finite le lezioni scolastiche, mangiò una merendina presa da un distributore automatico, per poi andare nell’aula in cui si sarebbe tenuto il corso di matematica.
Alla fine, tra uno sbadiglio e un altro, anche il corso terminò e Leila poté finalmente tornare a casa. Come la mattina, prese l’autobus, e quando arrivò alla fermata, fu costretta a percorrere nuovamente la strada per raggiungere casa. Nonostante la stanchezza le avesse ormai intorpidito mente e corpo, camminò velocemente, siccome il sole era tramontato da un pezzo e il cielo cominciava a scurirsi. Non le piaceva l’idea di essere da sola, al buio, in mezzo alla strada. Finalmente raggiunse l’abitazione, e solo dopo essere entrata ed aver chiuso il portone poté tirare un sospiro di sollievo. Trovarsi in casa, le dava, per quanto fosse possibile, un senso di sicurezza. Era abituata a stare da sola; i suoi genitori viaggiavano spesso per motivi di lavoro. Sua madre, infatti, in quel momento si trovava dall’altra parte del mondo, e non sarebbe rientrata prima di lunedì sera. Lo stesso valeva per suo padre che però, al contrario della madre, sarebbe stato fuori per l’intero mese. Non era mai stato un problema, quindi, dover stare in una casa isolata. Questo fino alla notte precedente. Nonostante avesse cercato con tutte le sue forze di scacciare i brutti pensieri, l’idea che il vampiro potesse tornare di nuovo quella notte le era venuta più volte. Se ciò che sapeva sul conto dei vampiri, e cioè che non potevano entrare nelle case altrui senza un invito, era vero, allora avrebbe potuto dormire tranquilla. Attingendo coraggio da questa supposizione, salì di sopra, per mettersi qualcosa di comodo. Optò per dei pantaloni vecchi di una tuta e una vecchia felpa. Andò in salotto ed accese la televisione; le sembrava di essere meno sola in compagnia di qualche programma. Dopo essersi preparata uno spuntino, si accomodò sul divano. Aveva intenzione di rimanere sveglia anche quella notte, troppo terrorizzata di dormire ed essere quindi vulnerabile, ma, nel bel mezzo di un film, gli occhi si fecero pesanti, e lentamente si chiusero, mentre il sonno l’accoglieva fra le sue braccia.

 
In quello stesso istante, qualcuno si trovava all’esterno di quella stessa casa ed osservava con evidente interesse, ciò che accadeva all’interno. La ragazza si era seduta sul divano, ed era stata una questione di minuti, prima che si addormentasse. Nonostante la larga felpa, che non lasciava intravedere nessuna di quelle splendide forme che aveva visto la notte precedente, lui la trovava attraente. Desiderava come non mai accarezzare i soffici capelli biondi, che ora giacevano sparpagliati sul divano, e la candida pelle, morbida e profumata. Ma soprattutto, desiderava baciare nuovamente quelle labbra, che avevano provocato in lui reazioni sopite da tempo. Non quella sera però. Avrebbe potuto svegliarla e costringerla ad invitarlo ad entrare, ma preferì evitare. Voleva fare le cose con calma, aveva intenzione di divertirsi con quella piccola e innocente creatura.
“Presto ci rivedremo”, disse ghignando, per poi sparire nel nulla.

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Capitolo 3
*** Festa sulla spiaggia. ***


Salve mie cari^^ Eccomi qui, per presentarvi il terzo capitolo di questa storia :D È venuto un po’ più lungo rispetto agli altri lo so, lo so, avevo detto che avrebbero avuto tutti la stessa lunghezza >.< Comunque, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite, seguite e ricordate, ma soprattutto a coloro che hanno recensito! Mi rendete tanto tanto felice *__* Insomma, per noi autori è davvero gratificante leggere delle recensioni positive :D Quindi, grazie ^^ Concludo dicendo che non ho ancora trovato un titolo adatto a questa storia, ma cercherò di farlo il più presto possibile;) Detto questo, Buona lettura!

   

Capitolo 3.
Festa sulla spiaggia.

La suoneria del telefono riecheggiò nel salotto. Leila si svegliò di scatto, realizzando in quel momento che la sera prima si era addormentata sul divano, lasciando per giunta il televisore acceso. Ancora stordita dal brusco risveglio, allungò la mano sul tavolino di fronte ad essa per afferrare il telefono.
“Pronto?”, chiese con la voce ancora impastata dal sonno.
“Leila? Stai dormendo?”. Era Kendra, una delle sue più care amiche.
“Stavo”, rispose sarcasticamente lei.
Kendra la ignorò, cominciando a parlare entusiasta. “Questa sera in spiaggia ci sarà una festa! Potrebbe essere l’occasione perfetta per fare nuove conoscenze e…”.
“Non credo di voler…”
“Perfetto, passo a prenderti alle otto”.
Leila si ritrovò ad ascoltare il tu tu tu siccome la sua amica aveva avuto la gentilezza di chiudergli il telefono in faccia. Sospirò poggiando il telefono sul tavolino. Kendra era una persona davvero fantastica, erano amiche fin dai tempi dell’asilo, ma quando si metteva in testa qualcosa, difficilmente cambiava idea. Certo, l’idea di uscire con lei non era male e poi, dopotutto, era sabato. Leila però, non era dell’umore giusto e avrebbe preferito volentieri rimanere a casa. In ogni caso, era impossibile cercare di dissuadere l’amica, quindi, avrebbe fatto uno sforzo. Chissà, magari si sarebbe anche divertita.
Chiuse il televisore e si sdraiò nuovamente sul divano, prendendosi un altro po’ di tempo prima di alzarsi definitivamente. Non le era mai capitato di addormentarsi sul divano e svegliarsi direttamente il giorno dopo. Era più che comprensibile, visto la grande quantità di sonno perduta. Ora che ci pensava, non aveva sentito nessun rumore quella notte, e del vampiro non c’era stata nemmeno l’ombra.
Probabilmente, era stato davvero un sogno.

 

 
Mancavano cinque minuti alle otto, Leila stava spazzolando i lunghi capelli, che quella sera aveva deciso di portare sciolti. Terminata l’operazione, decise di controllare il tutto allo specchio. Aveva optato per un semplice top verde acqua, un paio di jeans a sigaretta e ballerine nere. Qualcuno bussò alla porta. Leila andò ad aprire, ritrovandosi di fronte una splendida Kendra. Aveva un corto caschetto nero e gli occhi dello stesso colore e per la serata, indossava un vestitino, anch’esso nero.
“Pronta per scatenarti?”, chiese con un sorriso smagliante.
“Certo”, rispose Leila, chiudendo la porta. Nel vialetto di casa era parcheggiata l’elegante macchina di Kendra. Leila aveva chiesto più volte ai suoi genitori di comprargliene una, ma la risposta era sempre stata negativa. Per fortuna ogni volta che usciva con Kendra, non aveva problemi.
“Ci saranno tantissimi ragazzi!”, urlò entusiasta la proprietaria della macchina.

Già, fortuna, sospirò Leila, entrando a sua volta.

 

 
Quando arrivarono, la spiaggia era piena di ragazzi e ragazze, molti dei quali erano riuniti intorno ad un grande falò, acceso per l’occasione. Qualcuno strimpellava le corde di una chitarra, qualcun altro cantava allegramente. Leila notò che la maggior parte dei ragazzi avevano in mano bottiglie, le quali molto probabilmente contenevano alcolici.
Le due ragazze decisero di accomodarsi sulla sabbia, leggermente distanti dal resto della gente. “In questo modo potremo osservare e scegliere con calma i ragazzi da rimorchiare”, si era giustificata Kendra, ricevendo un’occhiata di rimprovero da parte di Leila. La serata fu piacevole, e Leila scoprì che, nonostante i continui apprezzamenti dell’amica su ogni ragazzo che vedeva, si stava divertendo molto.
A un certo punto, Kendra decise di andare a prendere qualcosa da bere. Le due amiche si alzarono, ma furono costrette a fermarsi quando sentirono una voce alle loro spalle.
“Posso offrirvi qualcosa da bere?”. Anche se Leila era di spalle, dalla voce bassa e profonda, intuì che doveva trattarsi di un bel ragazzo, dai modi gentili ed educati. Ma quando si voltò, riuscì a trattenere a malapena un urlo. Era lui. Il vampiro.
Quest’ultimo, accortosi del terrore che aveva riempito gli occhi della ragazza, sorrise. Un sorriso che non prometteva niente di buono.
“Tu…”, riuscì a sussurrare Leila, con gli occhi sgranati per la sorpresa.
“Voi due vi conoscete?”, chiese Kendra, incredula, guardando prima l’una, poi l’altro.

“Siamo vecchi amici”, rispose il vampiro, senza distogliere lo sguardo da Leila, continuando ad esibire quel ghigno arrogante e strafottente.
“Oh davvero? Perché non fate due chiacchiere mentre io vado a prendere da bere?”, propose Kendra, e senza attendere una risposta si allontanò dai due.
Leila non avrebbe mai permesso alla sua amica di abbandonarla da sola in quella situazione, ma in quel momento l’incredulità, il panico e una punta impercettibile di entusiasmo, avevano preso il sopravvento su di lei. Lui era li. Esisteva davvero, allora. L’aveva davvero baciata. A quel pensiero, le guance della ragazza si tinsero di un delicato rossore, rendendola agli occhi del vampiro ancora più bella di quanto ricordasse.
“Allora”, cominciò lui, senza smettere di sorridere. “Non sei contenta di vedermi?”.
Leila non parlò. Non sapeva che cosa dire, e anche se lo avesse saputo, molto probabilmente dalla sua gola non sarebbe uscita nemmeno una parola, tanto era stupita. Inoltre, aveva la sensazione che lui si stesse prendendo gioco di lei, e sembrava che la cosa lo stesse divertendo parecchio.
“Mi dispiace, devo andare”, disse d’un tratto, voltandosi verso la direzione in cui si era avviata precedentemente la sua amica.
“Ehi ehi, dove credi di andare?”, disse lui, afferrandola per un braccio e costringendola a voltarsi. I loro sguardi s’incrociarono per qualche secondo, finché lei, indignata, si liberò dalla stretta e si voltò verso il mare, che al buio aveva un qualcosa di minaccioso. In quei pochi secondi in cui i loro sguardi si erano incrociati, si era persa nel nero liquido di cui erano fatti i suoi occhi. Erano talmente profondi, che aveva avuto paura di poter essere inghiottita da quel nero denso come il petrolio.
“Hai intenzione di non rivolgermi la parola per il resto della serata?”.
Leila fece un respiro profondo, e si voltò verso di lui, incrociando le braccia al petto e assumendo un’aria fredda e distante che non aveva mai avuto.
“Che cosa ci fai tu qui?”.
Lui inarcò un sopracciglio, evidentemente sorpreso da quella domanda.
“Sono venuto ad una festa”, rispose poi, ironico.
Leila sbuffò infastidita, voltandosi verso la folla di gente, nella speranza di vedere la sua amica e di andarsene al più presto da quel posto.
“Credo che la tua amica se ne sia andata. Posso accompagnarti io a casa”.
La ragazza si voltò nuovamente e questa volta fu lei ad essere ironica.
“Spiacente, non accetto passaggi dagli sconosciuti”.
“I baci sì, però”. A quella tremenda verità, Leila sent’ le guance in fiamma. Il vampiro, approfittando di quell’attimo di smarrimento, annullò la distanza tra di loro e prese fra le dita una ciocca di quei capelli che amava tanto. Leila non osò guardarlo in faccia. All’improvviso, fu colta da un’irrefrenabile voglia di accarezzare a sua volta i capelli neri e scompigliati del vampiro.
A salvarla da quella situazione, fu la sua cara amica, che arrivò dicendo: “C’è una fila chilometrica, avrei dovuto aspettare minimo un’ora per prendere qualcosa”, rendendosi conto troppo tardi di aver interrotto qualcosa.
Leila, sconvolta per ciò che aveva appena provato, afferrò la mano dell’amica e s’incamminò verso la macchina, trascinandosi dietro Kendra, visibilmente stupita dalla reazione dell’amica.
“Quella ragazza è più interessante di quanto credessi”, si ritrovò a pensare il vampiro, sorridendo.

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Capitolo 4
*** Drake ***


Capitolo 4.
Drake

 Leila lasciò cadere il cucchiaio nella tazza di cereali, rassegnandosi. Aveva davvero creduto che il suo stomaco reclamasse qualcosa da mangiare, ma evidentemente si era sbagliata. La verità era chiara: lo shock di quell’incontro inaspettato avvenuto durante la festa sulla spiaggia non le era ancora passato. Aveva trascorso l’intera domenica fra i compiti e faccende domestiche, nella speranza di dimenticare l’accaduto. Alla fine però, quando la notte era arrivata e tutte le attività che avrebbero potuto distrarla erano esaurite, si era ritrovata sdraiata sul suo comodo letto, a fissare il soffitto mentre una marea di pensieri le affollavano la mente. Consapevole ormai di non poter andare avanti in quello stato, si era decisa ad affrontarli. Una domanda sembrò sovrapporsi a tutte le altre, a dimostrare l’importanza che essa valeva. Era felice di aver incontrato il vampiro oppure no? Istintivamente, rispose che sì, eccome se era felice! Ma poi, lasciando la facoltà di decidere alla ragione e non al cuore, capì che no, non poteva esserlo! Insomma, aveva incontrato un vampiro, una creatura della notte che, per quanto ne sapeva, non aveva sentimenti e uccideva per puro divertimento! Eppure, lui non le aveva fatto del male. Lo avrebbe già fatto, se avesse voluto, vero? Altre domande, tutte senza una risposta, avevano continuato a tormentarla finché ad un certo punto la stanchezza aveva avuto il sopravvento, trasportandola nel mondo dei sogni. Ed ora eccola lì, alle sette del lunedì mattino, seduta in cucina di fronte a quei cereali che immersi troppo a lungo nel latte, si erano ormai ridotti ad un composto deforme. Quando si rese conto di essere spaventosamente in ritardo, si alzò dalla sedia lasciando perdere la colazione, e uscì per andare a scuola.

 

L’intenzione era quella di seguire attentamente le lezioni per evitare di lasciarsi trasportare ancora dai pensieri, ma non aveva calcolato la presenza di Kendra, che non appena la vide entrare in aula la raggiunse a passo spedito per poi incrociare le braccia e lanciargli un’occhiata di rimprovero. Dopo essersi allontanate dal vampiro, infatti, Kendra aveva accompagnato Leila a casa che non aveva fiatato per tutto il tragitto e quando il giorno dopo l’aveva chiamata sul cellulare più di una volta, Leila non l’aveva risposta.
“Posso, gentilmente, avere una spiegazione?”, chiese Kendra, usando più sarcasmo del dovuto. Leila sospirò facendole segno di accomodarsi nei rispettivi banchi.
“Allora?”, disse Kendra, sempre più infastidita, quando entrambe furono sedute.
“Che cosa vuoi sapere?”. Leila cercava di mantenere un tono di voce più calmo possibile e di nascondere la preoccupazione che provava nel dover parlare dell’accaduto.
“Perché te ne sei voluta andare in quel modo?”. Leila abbassò lo sguardo, incapace di rispondere. “Insomma”, proseguì la sua amica, portandosi un dito al mento e fissando pensierosa il soffitto. “Mi è sembrato che ci fosse qualcosa tra voi”.
“Ma che stai dicendo!”, urlò Leila, rossa in volto, attirando l’attenzione dei compagni.
“Beh, ti stava accarezzando i capelli!”, continuò l’altra, con ovvietà. “E poi scusa, non vedo dove sia il problema, è un ragazzo così carino!”.
“Non è questo il punto”, borbottò, imbronciata. “Il fatto è che… insomma, non lo conosco molto bene”.
“Ma come, ha detto che siete vecchi amici!”.
Leila lanciò un’occhiata impaziente verso la porta. Sperava nell’arrivo imminente del professore, così da poter porre fine, almeno momentaneamente, a quella conversazione.
“No. A dire la verità, non conosco nemmeno il suo nome”. Kendra la guardò come se improvvisamente le fosse spuntata un’altra testa.
“Che cosa?! Ma è inaccettabile! Come puoi pretendere di contattarlo se non sai nemmeno come si chiama?”. E chi aveva detto che avrebbe dovuto contattarlo?, pensò Leila. La sua amica continuava a guardarla in attesa di ulteriori spiegazioni, ma finalmente il professore entrò scusandosi per il ritardo, e per la prima volta in vita sua, Leila fu felice di cominciare la lezione.

 

Il resto della giornata proseguì tranquillamente. Leila, non avendo più lezioni in comune con Kendra, era riuscita ad evitarla e quindi ricominciare da dove erano state interrotte. Per non farla arrabbiare però, quando anche l’ultima lezione era terminata, Leila le aveva mandato un messaggio, dicendole di dover correre a casa e di non poterla quindi aspettare. La sua non era completamente una bugia, quella sera, infatti, sua madre sarebbe rientrata dal viaggio di lavoro e voleva farle trovare qualcosa da mettere sotto i denti. Quando arrivò a casa però, la macchina di sua madre era parcheggiata nel vialetto e le luci di casa erano accese.
“Mamma?”, la chiamò, mentre entrava.
“Leila, tesoro!”. Sua madre le venne incontro, stringendola in un abbraccio carico d’affetto. “Mi sei mancata tanto, cara!”. Dopo tutte le preoccupazioni e le paure provate in quei ultimi giorni, Leila poté finalmente sentirsi al sicuro.
“Anche tu, mamma”. Ricambiò l’abbraccio, sorridendo.
“Allora”, disse sua madre, dopo essersi allontanata quel poco per poterla guardare in viso. “Cosa hai fatto in questi giorni?”.
Leila fece un sorriso forzato. Da un lato, voleva raccontarle ogni singola cosa, ma sapeva che sua madre non avrebbe potuto capire. Non poteva certo dirle di aver incontrato un vampiro. Era una cosa irreale, assurda, persino lei faticava a crederci.
“Le solite cose, la scuola, i compiti. Ah e l’altra sera sono uscita con Kendra”. A quest’ultima affermazione, il tono di voce l’aveva tradita, ma sua madre era troppo stanca per potersene accorgere. Infatti, si limitò a sorriderle, per poi cambiare completamente argomento.
“Che ne dici di aiutarmi a preparare la cena? Ho una fame da lupi!”. Leila aveva accettato con entusiasmo. Avrebbero sfruttato l’occasione per farsi una bella chiacchierata, parlando anche solo delle cose più futili e irrilevanti.

 
Sua madre aveva appena infornato il roast-beef, quando qualcuno suonò al campanello.
“Vado io!”, disse Leila, dirigendosi velocemente verso l’entrata, chiedendosi chi poteva essere a quell’ora. Non appena aprì la porta, per poco non le scappò un urlo. Vestito con una semplice camicia nera e un paio di jeans dello stesso colore, il vampiro le rivolse un sorriso accattivante.
“Chi è, Leila?”, domandò sua madre, raggiungendola. In quel momento era troppo scioccata per poter rendersi realmente conto che sua madre aveva appena rivelato il suo nome all’enigmatico vampiro. A meno che lui non lo sapesse già. Per quel poco che lo conosceva, aveva imparato ad aspettarsi di tutto da lui.
“Buonasera, signora”, disse in un tono gentile ed educato che non gli apparteneva. “Il mio nome è Drake e sono un amico di Leila. Posso entrare?”.

 

 

 

 

 

Salve a tutti, miei cari lettori e lettrici! ^^ Perdonate l’aggiornamento così lento, sono stata molto impegnata con lo studio, ma vi prometto che pubblicherò al più presto il prossimo capitolo J Posso finalmente dire di aver trovato un titolo per questa storia, quindi dal prossimo aggiornamento, sarà: “Il Sussurro della Morte”. Si, lo so, è un tantino ridicolo ^^’ Ma mi è piaciuto molto, spero valga lo stesso per voi ;) In questo capitolo finalmente è comparso il nome del misterioso vampiro. Cosa ve ne pare? Come sempre, colgo l’occasione per ringraziare coloro che recensiscono :D Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, mi raccomando;)

Inoltre, auguro a tutti voi una Buona Pasqua! ^^ Alla prossima!

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