Il primo bacio [Titolo provvisorio] di LadyInDark (/viewuser.php?uid=159486)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo bacio ***
Capitolo 2: *** Ansie e Divertimenti ***
Capitolo 3: *** Festa sulla spiaggia. ***
Capitolo 4: *** Drake ***
Capitolo 1 *** Il primo bacio ***
Capitolo 1.
Il primo bacio
Uno strano
scricchiolio le fece sgranare gli occhi. Avrebbe potuto
ignorarlo e tornare a dormire come se niente fosse, ma uno strano
presentimento
si insinuò nella sua mente. Restò nel letto,
immobile, gli occhi spalancati e
le orecchie pronte a captare ogni singolo rumore sospetto,
finché la sgradevole
sensazione di essere osservata la costrinse ad alzarsi.
Scalciò via le coperte
e si mise a sedere. Poggiò i piedi nudi sul pavimento e un
brivido di freddo le
attraversò la schiena. La stanza era immersa nel buio, ma a
tentoni, riuscì a
raggiungere il balcone e a spostare le tende. La luce proveniente dalla
luna,
rischiarò l’ambiente. Tutto sembrava normale, ma
una vocina dentro di lei, le
sussurrava che non era così. Aprì il balcone,
è una folata di vento la investì in
pieno. Ora, chiunque si fosse
trovato sulla terrazza, avrebbe potuto vedere la sua espressione
imbronciata,
un miscuglio di paura e fastidio, e i lunghi capelli biondi che, mossi
dal
vento, fluttuavano intorno alla sua testa quasi fossero dotati di vita
propria.
Il delicato tessuto della camicia da notte strusciava contro le sue
gambe.
Guardò fuori, ma, oltre al vento che minacciava di sradicare
gli alberi dal
terreno, non vide niente. Timorosa, decise di uscire dalla precaria
protezione
che la sua camera poteva offrire. Poggiò delicatamente un
piede sul pavimento
di ceramica di cui era fatta la grandissima terrazza. Niente
mutò. Traendo
forza da ciò, uscì completamente, fermandosi
tuttavia subito dopo. Quella
volta, il sospetto di essere osservata non era più una
sensazione, ma realtà.
Spostò lo sguardo verso la sua destra e lo vide.
Sussultò spaventata: lui la
stava guardando. Entrambi rimasero immobili, ad osservarsi, mentre il
vento
faceva svolazzare la bianca camicia da notte di lei e il lungo trench
nero di
pelle di lui. Lei, candida e innocente. Lui, oscuro e pericoloso. Una
nuvola di
passaggio coprì la luna, oscurando la vista della ragazza, e
solo quando,
qualche secondo dopo, ogni cosa fu nuovamente rischiarata,
poté vedere che la
figura si stava muovendo verso di lei. In preda al panico,
cominciò ad
arretrare, fino a quando la sua schiena sbatté contro il
muro. Maledicendosi
mentalmente per non essersi precipitata nella camera, pensò
di farlo in quel
momento, e sprangare poi il balcone. Ma era già troppo
tardi. La distanza tra
loro era stata ormai cancellata dall’avanzare sicuro di lui.
Stava valutando di
mettersi a urlare, con la speranza che qualcuno potesse correre in suo
aiuto.
Ma sapeva che non sarebbe successo. Era da sola in casa, quella notte.
Pensò di
farlo lo stesso, e così cominciò a prendere un
bel respiro, ma lui si fermò
circa un metro lontano da lei. Come prima, ripresero a guardarsi, o
meglio a
studiarsi. Era molto più alto di lei, il corpo asciutto e
muscoloso, le spalle
larghe. In un altro contesto l’avrebbe potuto addirittura
trovare affascinante.
Dal canto suo, l’uomo la osservava soddisfatto. I lunghi
capelli le sfioravano
il volto, gli occhi colmi di terrore, e sentiva il piccolo cuore che
batteva
velocissimo. Spostò lo sguardo sul suo corpo, e
ghignò compiaciuto. La camicia
da notte le stringeva i fianchi, mettendo in evidenza un corpicino con
delle
curve perfette, e un seno prosperoso. In quel momento, pensò
la ragazza, più
che guardarla, se la stava mangiando con gli occhi. Spaventata da quel
pensiero, dall’uomo che la osservava dalla testa ai piedi e
dal sorriso
minaccioso, spostò impercettibilmente un piede verso il
balcone. Ma lui se ne
accorse, e, infastidito, si mosse verso di lei. Prima che la
raggiungesse completamente,
la ragazza decise di provare un ultimo, disperato tentativo di fuga, ma
lui
poggiò entrambi le sue mani al muro, accanto alla sua testa.
Sorrise, e nel
farlo, mise in mostra la punta di due scintillanti canini. Gli occhi di
lei si
spalancarono ancora di più. Le gambe divennero deboli,
minacciando di non
reggere più il peso del suo corpo. Emise un gemito strozzato
quando vide il
vampiro avvicinare il viso al suo. Si schiacciò ancora di
più al muro dietro di
lei, chiudendo gli occhi, mentre una lacrima solitaria le
rigò il viso. Le mani
di lui si spostarono sul suo collo, poi lentamente, le
spostò verso la sua
testa e nel preciso momento in cui lei riaprì gli occhi, lui
la attirò a sé e
poggiò le labbra sulle sue. La ragazza, incredula, rimase
immobile, mentre le
mani del vampiro si spostarono sui suoi fianchi. Il bacio si fece
più
appassionato e lei si ritrovò a ricambiare, mentre le sue
mani, piccole e
aggraziate, si mossero istintivamente alla ricerca di un ulteriore
contatto.
Gli circondò il collo, ma subito dopo, lui si
staccò da lei. La guardò. I
capelli erano arruffati e il volto in preda al rossore, il respiro
corto. Lui
sorrise, compiaciuto di aver provocato in lei una tale reazione. Si
avvicinò
nuovamente a lei e le accarezzò delicatamente una guancia,
poi le fece
l’occhiolino. La ragazza chiuse gli occhi mentre lui le diede
un altro bacio,
questa volta breve e leggero, e quando gli riaprì, non
c’era più. Se n’era
andato, lasciandola completamente confusa. Si lasciò cadere
a terra. Il suo primo
bacio, pensò e con la punta delle dita si sfiorò
le labbra, dove il sapore del
vampiro era ancora presente. Aveva dato il suo primo bacio ad uno
sconosciuto,
crudele e appassionato vampiro.
Angolino di LadyInDark.
La storia
non è
un granché, ma ho voluto pubblicarla lo stesso ^_^ Se
è particolarmente
apprezzata, in futuro potrei creare una raccolta incentrata su di essa.
Grazie
a chi commenterà, o leggerà, o darà
solo un’occhiatina veloce ^^
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Capitolo 2 *** Ansie e Divertimenti ***
Salve
a tutti ^__^ Non credevo che questa semplice storia sarebbe
piaciuta così tanto! È davvero una gioia
quindi, poterla aggiornare con
nuovi capitoli :D Colgo l'occasione per ringraziarvi per le recensioni
e per
avermi invitata a continuare :') In questo capitolo non ci sono molte
sorprese,
anche perchè ho deciso che avranno tutti più o
meno la stessa lunghezza o
almeno spero. Prometto comunque che il prossimo capitolo
sarà più
emozionante, perciò spero continuerete a seguirmi. Mi
piacerebbe sapere cosa ne
pensate di questo capitolo, ovviamente ^__^ Detto questo, credo di aver
finito.
Vi lascio dunque alla storia, Buona lettura!
Capitolo 2.
Ansie
e Divertimenti.
L’abbagliante
luce del sole, attenuata dalle tende accuratamente
tirate, illuminò l’intera stanza. Leila giaceva
nel letto, immobile, lo sguardo
perso nel vuoto. Dopo la vicenda accaduta in terrazza, nel cuore della
notte,
non era più riuscita a dormire. Più e
più volte aveva tentato di convincersi di
aver sognato quel vampiro e, soprattutto, quel bacio. Ma non appena una
parte del
suo cervello accettava quell’ipotesi, le tornavano in mente
tutte le sensazioni
provate in quel momento, a ricordarle che no, non era stato un sogno.
Aveva davvero incontrato quel
vampiro sul
balcone e lui l’aveva davvero baciata.
Scosse disperatamente la testa, come a voler scacciare via quei
pensieri. Nel
farlo, notò che la sveglia sul comodino indicava che le
sette erano passate da
qualche minuto. Nonostante fosse stanca e provata dalla nottata
insonne, decise
di alzarsi per andare a scuola. Primo perché era
venerdì, l’ultimo giorno di
scuola della settimana, secondo perché non aveva senso
crogiolarsi nel cercare
disperatamente una spiegazione a quello che era successo. Si sarebbe
limitata a
nascondere in un angolo della sua mente l’intero accaduto, e
con il tempo,
sarebbe diventato un semplice ricordo dai contorni sfumati.
Si trascinò in bagno, per poi indossare un paio di jeans e
una
comoda felpa. Fatto questo, dopo aver preso un bel respiro, decise di
guardarsi
allo specchio per vedere quanto erano evidenti i segni della nottata
appena
trascorsa. Due grandi occhiaie scure e la pelle bianchissima, quasi
cadaverica,
la facevano sembrare una vera vampira. Si maledisse mentalmente per
aver fatto
un simile paragone. Senza attendere oltre, afferrò lo zaino
e scese di sotto.
Era piuttosto in ritardo, decise così di fare colazione con
una semplice
brioche.
Indossato il cappotto e con lo zaino in spalla, uscì da casa
e
cominciò a camminare verso la scuola. La sua casa si trovava
nei pressi di un
boschetto e l’abitazione più vicina distava
qualche chilometro e poco più. Era
lì che si trovava anche la fermata dell’autobus
che l’avrebbe portata a scuola.
Ogni mattina quindi, le toccava fare una bella camminata.
“Almeno mi mantengo
in forma”, si ripeteva ogni volta, nella speranza di trovare
una magra
consolazione.
Per l’intera mattinata, Leila si trascinò da
un’aula all’altra,
cercando disperatamente di mantenere gli occhi aperti. La stanchezza
cominciava
a farsi sentire, ma purtroppo sarebbe dovuta rimanere a scuola anche il
pomeriggio. Questo perché aveva deciso di seguire un corso
di approfondimento
sulla matematica, materia in cui lei era profondamente negata. Finite
le
lezioni scolastiche, mangiò una merendina presa da un
distributore automatico,
per poi andare nell’aula in cui si sarebbe tenuto il corso di
matematica.
Alla fine, tra uno sbadiglio e un altro, anche il corso
terminò e
Leila poté finalmente tornare a casa. Come la mattina, prese
l’autobus, e
quando arrivò alla fermata, fu costretta a percorrere
nuovamente la strada per
raggiungere casa. Nonostante la stanchezza le avesse ormai intorpidito
mente e
corpo, camminò velocemente, siccome il sole era tramontato
da un pezzo e il
cielo cominciava a scurirsi. Non le piaceva l’idea di essere
da sola, al buio,
in mezzo alla strada. Finalmente raggiunse l’abitazione, e
solo dopo essere
entrata ed aver chiuso il portone poté tirare un sospiro di
sollievo. Trovarsi
in casa, le dava, per quanto fosse possibile, un senso di sicurezza.
Era
abituata a stare da sola; i suoi genitori viaggiavano spesso per motivi
di
lavoro. Sua madre, infatti, in quel momento si trovava
dall’altra parte del
mondo, e non sarebbe rientrata prima di lunedì sera. Lo
stesso valeva per suo
padre che però, al contrario della madre, sarebbe stato
fuori per l’intero
mese. Non era mai stato un problema, quindi, dover stare in una casa
isolata.
Questo fino alla notte precedente. Nonostante avesse cercato con tutte
le sue
forze di scacciare i brutti pensieri, l’idea che il vampiro
potesse tornare di
nuovo quella notte le era venuta più volte. Se
ciò che sapeva sul conto dei
vampiri, e cioè che non potevano entrare nelle case altrui
senza un invito, era
vero, allora avrebbe potuto dormire tranquilla. Attingendo coraggio da
questa
supposizione, salì di sopra, per mettersi qualcosa di
comodo. Optò per dei
pantaloni vecchi di una tuta e una vecchia felpa. Andò in
salotto ed accese la
televisione; le sembrava di essere meno sola in compagnia di qualche
programma.
Dopo essersi preparata uno spuntino, si accomodò sul divano.
Aveva intenzione
di rimanere sveglia anche quella notte, troppo terrorizzata di dormire
ed
essere quindi vulnerabile, ma, nel bel mezzo di un film, gli occhi si
fecero
pesanti, e lentamente si chiusero, mentre il sonno
l’accoglieva fra le sue
braccia.
In quello stesso istante, qualcuno si trovava all’esterno di
quella stessa casa ed osservava con evidente interesse, ciò
che accadeva all’interno.
La ragazza si era seduta sul divano, ed era stata una questione di
minuti,
prima che si addormentasse. Nonostante la larga felpa, che non lasciava
intravedere
nessuna di quelle splendide forme che aveva visto la notte precedente, lui la trovava attraente. Desiderava
come
non mai accarezzare i soffici capelli biondi, che ora giacevano
sparpagliati
sul divano, e la candida pelle, morbida e profumata. Ma soprattutto,
desiderava
baciare nuovamente quelle labbra, che avevano provocato in lui reazioni
sopite
da tempo. Non quella sera però. Avrebbe potuto svegliarla e
costringerla ad
invitarlo ad entrare, ma preferì evitare. Voleva fare le
cose con calma, aveva
intenzione di divertirsi con quella piccola e innocente creatura.
“Presto ci rivedremo”, disse ghignando, per poi
sparire nel nulla.
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Capitolo 3 *** Festa sulla spiaggia. ***
Salve
mie cari^^ Eccomi qui, per presentarvi
il terzo capitolo di questa storia :D È venuto un
po’ più lungo rispetto agli
altri lo so, lo so, avevo detto che avrebbero avuto tutti la
stessa
lunghezza >.< Comunque, vorrei ringraziare
tutti coloro che hanno
inserito la storia tra le preferite, seguite e ricordate, ma
soprattutto a
coloro che hanno recensito! Mi rendete tanto tanto felice *__* Insomma,
per noi
autori è davvero gratificante leggere delle recensioni
positive :D Quindi,
grazie ^^ Concludo dicendo che non ho ancora trovato un titolo adatto a
questa
storia, ma cercherò di farlo il più presto
possibile;) Detto questo, Buona
lettura!
Capitolo 3.
Festa
sulla spiaggia.
La suoneria del
telefono riecheggiò nel salotto. Leila si svegliò
di scatto, realizzando in quel momento che la sera prima si era
addormentata
sul divano, lasciando per giunta il televisore acceso. Ancora stordita
dal
brusco risveglio, allungò la mano sul tavolino di fronte ad
essa per afferrare
il telefono.
“Pronto?”, chiese con la voce ancora impastata dal
sonno.
“Leila? Stai dormendo?”. Era Kendra, una delle sue
più care
amiche.
“Stavo”, rispose sarcasticamente lei.
Kendra la ignorò, cominciando a parlare entusiasta.
“Questa sera
in spiaggia ci sarà una festa! Potrebbe essere
l’occasione perfetta per fare
nuove conoscenze e…”.
“Non credo di voler…”
“Perfetto, passo a prenderti alle otto”.
Leila si ritrovò ad ascoltare il tu
tu tu siccome la sua amica aveva avuto la gentilezza di
chiudergli il telefono in faccia. Sospirò poggiando il
telefono sul tavolino.
Kendra era una persona davvero fantastica, erano amiche fin dai tempi
dell’asilo, ma quando si metteva in testa qualcosa,
difficilmente cambiava idea.
Certo, l’idea di uscire con lei non era male e poi,
dopotutto, era sabato. Leila
però, non era dell’umore giusto e avrebbe
preferito volentieri rimanere a casa.
In ogni caso, era impossibile cercare di dissuadere l’amica,
quindi, avrebbe
fatto uno sforzo. Chissà, magari si sarebbe anche divertita.
Chiuse il televisore e si sdraiò nuovamente sul divano,
prendendosi
un altro po’ di tempo prima di alzarsi definitivamente. Non
le era mai capitato
di addormentarsi sul divano e svegliarsi direttamente il giorno dopo.
Era più
che comprensibile, visto la grande quantità di sonno
perduta. Ora che ci
pensava, non aveva sentito nessun rumore quella notte, e del vampiro
non c’era
stata nemmeno l’ombra.
Probabilmente, era stato davvero un sogno.
Mancavano cinque minuti alle otto, Leila stava spazzolando i
lunghi capelli, che quella sera aveva deciso di portare sciolti.
Terminata
l’operazione, decise di controllare il tutto allo specchio.
Aveva optato per un
semplice top verde acqua, un paio di jeans a sigaretta e ballerine
nere.
Qualcuno bussò alla porta. Leila andò ad aprire,
ritrovandosi di fronte una
splendida Kendra. Aveva un corto caschetto nero e gli occhi dello
stesso colore
e per la serata, indossava un vestitino, anch’esso nero.
“Pronta per scatenarti?”, chiese con un sorriso
smagliante.
“Certo”, rispose Leila, chiudendo la porta. Nel
vialetto di casa
era parcheggiata l’elegante macchina di Kendra. Leila aveva
chiesto più volte
ai suoi genitori di comprargliene una, ma la risposta era sempre stata
negativa. Per fortuna ogni volta che usciva con Kendra, non aveva
problemi.
“Ci saranno tantissimi ragazzi!”, urlò
entusiasta la proprietaria
della macchina.
Già,
fortuna, sospirò
Leila, entrando a sua volta.
Quando arrivarono, la spiaggia era piena di ragazzi e ragazze,
molti dei quali erano riuniti intorno ad un grande falò,
acceso per
l’occasione. Qualcuno strimpellava le corde di una chitarra,
qualcun altro
cantava allegramente. Leila notò che la maggior parte dei
ragazzi avevano in
mano bottiglie, le quali molto probabilmente contenevano alcolici.
Le due ragazze decisero di accomodarsi sulla sabbia, leggermente
distanti dal resto della gente. “In questo modo potremo
osservare e scegliere
con calma i ragazzi da rimorchiare”, si era giustificata
Kendra, ricevendo
un’occhiata di rimprovero da parte di Leila. La serata fu
piacevole, e Leila
scoprì che, nonostante i continui apprezzamenti
dell’amica su ogni ragazzo che
vedeva, si stava divertendo molto.
A un certo punto, Kendra decise di andare a prendere qualcosa da
bere. Le due amiche si alzarono, ma furono costrette a fermarsi quando
sentirono una voce alle loro spalle.
“Posso offrirvi qualcosa da bere?”. Anche se Leila
era di spalle,
dalla voce bassa e profonda, intuì che doveva trattarsi di
un bel ragazzo, dai
modi gentili ed educati. Ma quando si voltò,
riuscì a trattenere a malapena un
urlo. Era lui. Il vampiro.
Quest’ultimo, accortosi del terrore che aveva riempito gli
occhi
della ragazza, sorrise. Un sorriso che non prometteva niente di buono.
“Tu…”, riuscì a sussurrare
Leila, con gli occhi sgranati per la
sorpresa.
“Voi due vi conoscete?”, chiese Kendra, incredula,
guardando prima
l’una, poi l’altro.
“Siamo
vecchi amici”, rispose il vampiro, senza distogliere lo
sguardo da Leila, continuando ad esibire quel ghigno arrogante e
strafottente.
“Oh davvero? Perché non fate due chiacchiere
mentre io vado a
prendere da bere?”, propose Kendra, e senza attendere una
risposta si allontanò
dai due.
Leila non avrebbe mai permesso alla sua amica di abbandonarla da
sola in quella situazione, ma in quel momento
l’incredulità, il panico e una
punta impercettibile di entusiasmo, avevano preso il sopravvento su di
lei. Lui
era li. Esisteva davvero, allora. L’aveva davvero baciata. A
quel pensiero, le
guance della ragazza si tinsero di un delicato rossore, rendendola agli
occhi
del vampiro ancora più bella di quanto ricordasse.
“Allora”, cominciò lui, senza smettere
di sorridere. “Non sei
contenta di vedermi?”.
Leila non parlò. Non sapeva che cosa dire, e anche se lo
avesse saputo,
molto probabilmente dalla sua gola non sarebbe uscita nemmeno una
parola, tanto
era stupita. Inoltre, aveva la sensazione che lui si stesse prendendo
gioco di
lei, e sembrava che la cosa lo stesse divertendo parecchio.
“Mi dispiace, devo andare”, disse d’un
tratto, voltandosi verso la
direzione in cui si era avviata precedentemente la sua amica.
“Ehi ehi, dove credi di andare?”, disse lui,
afferrandola per un
braccio e costringendola a voltarsi. I loro sguardi
s’incrociarono per qualche
secondo, finché lei, indignata, si liberò dalla
stretta e si voltò verso il
mare, che al buio aveva un qualcosa di minaccioso. In quei pochi
secondi in cui
i loro sguardi si erano incrociati, si era persa nel nero liquido di
cui erano
fatti i suoi occhi. Erano talmente profondi, che aveva avuto paura di
poter
essere inghiottita da quel nero denso come il petrolio.
“Hai intenzione di non rivolgermi la parola per il resto
della
serata?”.
Leila fece un respiro profondo, e si voltò verso di lui,
incrociando le braccia al petto e assumendo un’aria fredda e
distante che non
aveva mai avuto.
“Che cosa ci fai tu qui?”.
Lui inarcò un sopracciglio, evidentemente sorpreso da quella
domanda.
“Sono venuto ad una festa”, rispose poi, ironico.
Leila sbuffò infastidita, voltandosi verso la folla di
gente,
nella speranza di vedere la sua amica e di andarsene al più
presto da quel
posto.
“Credo che la tua amica se ne sia andata. Posso accompagnarti
io a
casa”.
La ragazza si voltò nuovamente e questa volta fu lei ad
essere
ironica.
“Spiacente, non accetto passaggi dagli sconosciuti”.
“I baci sì, però”. A quella
tremenda verità, Leila sent’ le guance
in fiamma. Il vampiro, approfittando di quell’attimo di
smarrimento, annullò la
distanza tra di loro e prese fra le dita una ciocca di quei capelli che
amava
tanto. Leila non osò guardarlo in faccia.
All’improvviso, fu colta da
un’irrefrenabile voglia di accarezzare a sua volta i capelli
neri e
scompigliati del vampiro.
A salvarla da quella situazione, fu la sua cara amica, che
arrivò
dicendo: “C’è una fila chilometrica,
avrei dovuto aspettare minimo un’ora per
prendere qualcosa”, rendendosi conto troppo tardi di aver
interrotto qualcosa.
Leila, sconvolta per ciò che aveva appena provato,
afferrò la mano
dell’amica e s’incamminò verso la
macchina, trascinandosi dietro Kendra,
visibilmente stupita dalla reazione dell’amica.
“Quella ragazza è più interessante di
quanto credessi”, si ritrovò
a pensare il vampiro, sorridendo.
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Capitolo 4 *** Drake ***
Capitolo 4.
Drake
Leila
lasciò cadere il cucchiaio nella tazza di cereali,
rassegnandosi. Aveva davvero creduto che il suo stomaco reclamasse
qualcosa da
mangiare, ma evidentemente si era sbagliata. La verità era
chiara: lo shock di
quell’incontro inaspettato avvenuto durante la festa sulla
spiaggia non le era
ancora passato. Aveva trascorso l’intera domenica fra i
compiti e faccende
domestiche, nella speranza di dimenticare l’accaduto. Alla
fine però, quando la
notte era arrivata e tutte le attività che avrebbero potuto
distrarla erano
esaurite, si era ritrovata sdraiata sul suo comodo letto, a fissare il
soffitto
mentre una marea di pensieri le affollavano la mente. Consapevole ormai
di non
poter andare avanti in quello stato, si era decisa ad affrontarli. Una
domanda
sembrò sovrapporsi a tutte le altre, a dimostrare
l’importanza che essa valeva.
Era felice di aver incontrato il vampiro oppure no? Istintivamente,
rispose che
sì, eccome se era felice! Ma poi, lasciando la
facoltà di decidere alla ragione
e non al cuore, capì che no, non poteva esserlo! Insomma,
aveva incontrato un
vampiro, una creatura della notte che, per quanto ne sapeva, non aveva
sentimenti e uccideva per puro divertimento! Eppure, lui non le aveva
fatto del
male. Lo avrebbe già fatto, se avesse voluto, vero? Altre
domande, tutte senza
una risposta, avevano continuato a tormentarla finché ad un
certo punto la
stanchezza aveva avuto il sopravvento, trasportandola nel mondo dei
sogni. Ed
ora eccola lì, alle sette del lunedì mattino,
seduta in cucina di fronte a quei
cereali che immersi troppo a lungo nel latte, si erano ormai ridotti ad
un
composto deforme. Quando si rese conto di essere spaventosamente in
ritardo, si
alzò dalla sedia lasciando perdere la colazione, e
uscì per andare a scuola.
L’intenzione
era quella di seguire attentamente le lezioni per
evitare di lasciarsi trasportare ancora dai pensieri, ma non aveva
calcolato la
presenza di Kendra, che non appena la vide entrare in aula la raggiunse
a passo
spedito per poi incrociare le braccia e lanciargli
un’occhiata di rimprovero.
Dopo essersi allontanate dal vampiro, infatti, Kendra aveva
accompagnato Leila
a casa che non aveva fiatato per tutto il tragitto e quando il giorno
dopo
l’aveva chiamata sul cellulare più di una volta,
Leila non l’aveva risposta.
“Posso, gentilmente, avere una spiegazione?”,
chiese Kendra,
usando più sarcasmo del dovuto. Leila sospirò
facendole segno di accomodarsi
nei rispettivi banchi.
“Allora?”, disse Kendra, sempre più
infastidita, quando entrambe
furono sedute.
“Che cosa vuoi sapere?”. Leila cercava di mantenere
un tono di
voce più calmo possibile e di nascondere la preoccupazione
che provava nel
dover parlare dell’accaduto.
“Perché te ne sei voluta andare in quel
modo?”. Leila abbassò lo
sguardo, incapace di rispondere. “Insomma”,
proseguì la sua amica, portandosi
un dito al mento e fissando pensierosa il soffitto. “Mi
è sembrato che ci fosse
qualcosa tra voi”.
“Ma che stai dicendo!”, urlò Leila,
rossa in volto, attirando
l’attenzione dei compagni.
“Beh, ti stava accarezzando i capelli!”,
continuò l’altra, con
ovvietà. “E poi scusa, non vedo dove sia il
problema, è un ragazzo così
carino!”.
“Non è questo il punto”,
borbottò, imbronciata. “Il fatto è
che…
insomma, non lo conosco molto bene”.
“Ma come, ha detto che siete vecchi amici!”.
Leila lanciò un’occhiata impaziente verso la
porta. Sperava
nell’arrivo imminente del professore, così da
poter porre fine, almeno
momentaneamente, a quella conversazione.
“No. A dire la verità, non conosco nemmeno il suo
nome”. Kendra la
guardò come se improvvisamente le fosse spuntata
un’altra testa.
“Che cosa?! Ma è inaccettabile! Come puoi
pretendere di
contattarlo se non sai nemmeno come si chiama?”. E chi aveva
detto che avrebbe
dovuto contattarlo?, pensò Leila. La sua amica continuava a
guardarla in attesa
di ulteriori spiegazioni, ma finalmente il professore entrò
scusandosi per il
ritardo, e per la prima volta in vita sua, Leila fu felice di
cominciare la
lezione.
Il resto della
giornata proseguì tranquillamente. Leila, non
avendo più lezioni in comune con Kendra, era riuscita ad
evitarla e quindi
ricominciare da dove erano state interrotte. Per non farla arrabbiare
però,
quando anche l’ultima lezione era terminata, Leila le aveva
mandato un
messaggio, dicendole di dover correre a casa e di non poterla quindi
aspettare.
La sua non era completamente una bugia, quella sera, infatti, sua madre
sarebbe
rientrata dal viaggio di lavoro e voleva farle trovare qualcosa da
mettere
sotto i denti. Quando arrivò a casa però, la
macchina di sua madre era
parcheggiata nel vialetto e le luci di casa erano accese.
“Mamma?”, la chiamò, mentre entrava.
“Leila, tesoro!”. Sua madre le venne incontro,
stringendola in un
abbraccio carico d’affetto. “Mi sei mancata tanto,
cara!”. Dopo tutte le
preoccupazioni e le paure provate in quei ultimi giorni, Leila
poté finalmente
sentirsi al sicuro.
“Anche tu, mamma”. Ricambiò
l’abbraccio, sorridendo.
“Allora”, disse sua madre, dopo essersi allontanata
quel poco per
poterla guardare in viso. “Cosa hai fatto in questi
giorni?”.
Leila fece un sorriso forzato. Da un lato, voleva raccontarle ogni
singola cosa, ma sapeva che sua madre non avrebbe potuto capire. Non
poteva
certo dirle di aver incontrato un vampiro. Era una cosa irreale,
assurda,
persino lei faticava a crederci.
“Le solite cose, la scuola, i compiti. Ah e l’altra
sera sono
uscita con Kendra”. A quest’ultima affermazione, il
tono di voce l’aveva
tradita, ma sua madre era troppo stanca per potersene accorgere.
Infatti, si
limitò a sorriderle, per poi cambiare completamente
argomento.
“Che ne dici di aiutarmi a preparare la cena? Ho una fame da
lupi!”. Leila aveva accettato con entusiasmo. Avrebbero
sfruttato l’occasione
per farsi una bella chiacchierata, parlando anche solo delle cose
più futili e
irrilevanti.
Sua madre aveva appena infornato il roast-beef, quando qualcuno
suonò al campanello.
“Vado io!”, disse Leila, dirigendosi velocemente
verso l’entrata,
chiedendosi chi poteva essere a quell’ora. Non appena
aprì la porta, per poco
non le scappò un urlo. Vestito con una semplice camicia nera
e un paio di jeans
dello stesso colore, il vampiro le rivolse un sorriso accattivante.
“Chi è, Leila?”, domandò sua
madre, raggiungendola. In quel
momento era troppo scioccata per poter rendersi realmente conto che sua
madre
aveva appena rivelato il suo nome all’enigmatico vampiro. A
meno che lui non lo
sapesse già. Per quel poco che lo conosceva, aveva imparato
ad aspettarsi di
tutto da lui.
“Buonasera, signora”, disse in un tono gentile ed
educato che non
gli apparteneva. “Il mio nome è Drake e sono un
amico di Leila. Posso
entrare?”.
Salve
a tutti, miei cari lettori e lettrici! ^^
Perdonate l’aggiornamento così lento, sono stata
molto impegnata con lo studio,
ma vi prometto che pubblicherò al più presto il
prossimo capitolo J
Posso finalmente dire
di aver trovato un titolo per questa storia, quindi dal prossimo
aggiornamento,
sarà: “Il Sussurro della
Morte”.
Si,
lo so, è un tantino ridicolo ^^’ Ma mi
è piaciuto molto, spero valga lo stesso
per voi ;) In questo capitolo finalmente è comparso il nome
del misterioso
vampiro. Cosa ve ne pare? Come sempre, colgo l’occasione per
ringraziare coloro
che recensiscono :D Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo,
mi
raccomando;)
Inoltre,
auguro a tutti voi una Buona Pasqua! ^^
Alla prossima!
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