Happiness.

di Learning
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ehi, Lollo, esci stasera? ***
Capitolo 2: *** E' un nodo di persone. ***
Capitolo 3: *** Sistemata. ***
Capitolo 4: *** Il punto della situazione. ***
Capitolo 5: *** Eccolo, è arrivato. ***
Capitolo 6: *** Marmellata di ciliegie. ***
Capitolo 7: *** Allstar e jeans. ***
Capitolo 8: *** Il ragazzo della foresta. ***
Capitolo 9: *** Forza di gravità. ***
Capitolo 10: *** Senza rivederci. ***
Capitolo 11: *** Divisa in due. ***
Capitolo 12: *** 50% seta, 50% cotone. ***
Capitolo 13: *** Eclissi il sole. ***
Capitolo 14: *** Sheela. ***
Capitolo 15: *** 18:23, un solo messaggio. ***
Capitolo 16: *** Together. ***



Capitolo 1
*** Ehi, Lollo, esci stasera? ***


I.
Ehi Lollo, esci sta sera?

 

-Ehi Lollo, esci sta sera?- Così l'ho chiesto a lui. Se usciva, questo venerdì. Perchè né Noe né Clarissa volevano venire con me a quel benedetto bar, cavolo, così o ci andavo da sola oppure dovevo starmene nella mia camera a rigirarmi fra le mani le coperte fredde col sapor di ammorbidente.

E non mi piace proprio l'ammorbidente, quello bianco, che usa sempre mia madre; che schifo.

Così ora devo andare con lui al bar, e sono pronta da più o meno mezz'ora, ed è un record dato il tempo con cui di solito mi preparo; suona il campanello: eccolo, è già qui.

Lollo non è il mio tipo, tanto meno quello che mi piace, ma è semplicemente un amico, e non voglio che fraintenda. Diciamo che ho chiamato lui perchè avevo voglia di un giretto, volevo un po' parlare, stare con un amico... sì, vabè, poi era l'ultimo rimasto.

Ma, questi sono dettagli, fortunatamente.

-Arrivo!-

scendo le scale con i tacchi, mi sono messa le scarpe nere sta sera, perchè con le scarpe nere mi sento bella. Mamma, che sciocca. 

Comunque arrivo alla porta con gli orecchini a forma di scaccia-sogni indiano tutti penzolanti da un minuscolo buchino traforato nelle mie orecchie, povere, da quando avevo appena cinque anni.

Lui mi aspetta lì fuori: appena apro la porta riesco a vederlo.

E' bello sta sera.

Non ho mai provato interesse per lui, ma devo dire che è pazzesco questa sera. Cioè, ha i soliti pantaloni, la maglia nera dei Guns e i soliti occhi scuri, con la faccia da innocente, ma non avevo mai notato questa "bellezza". Insomma, qualcosa di speciale ci dev'essere.

-Buondì.- mi saluta lui, accennando ad un sorriso, -Come va?- rispondo di sì e poi ci avviamo. Salgo sulla sua Mini-Cooper, la vorrei anch'io una macchina così, anche perchè adoro le Mini blu, come la sua; chiudo la porta e mi tiro la borsa sulle gambe. 

Lui mi guarda e mi sorride.

Mi sto sciogliendo.

Mette in moto e dopo pochi minuti siamo al bar più grande della mio paese, che in verità non è questa enormità immensa, ma è il più gettonato del posto. 

Andiamo al bancone, dove mi aspetta Bea, mia cugina, che ha quattro anni in più di me, ma ci conosciamo da quando eravamo nella culla; ordiniamo due cocktail e poi prendiamo posto. 

Resto lì, seduta, a parlare con lui per una mezz'oretta, poi il locale inizia a riempirsi e parte la musica; le luci si abbassano, è tutto un groviglio di figure indefinite. 

Ci lanciamo nella mischia come Superman e Cat woman, e balliamo ripulendoci di tutti i pensieri. 

Sono fra le sue braccia, e ridiamo e facciamo gli scemi, come al solito.

E mi ritrovo a fissarlo negli occhi per un bel quarto d'ora.

Oh ma cavolo, che mi succede?

Mi assento un attimo; vado in bagno, voglio sistemarmi il trucco, ho paura che sia sbavato. Mi fisso allo specchio: sono la solita cogliona di sempre, non c'è dubbio.

Mi spalmo un po' di matita e ritorno nella mischia, ma qualcosa attira la mia attenzione: una biondina, con l'ombretto blu, balla di fianco a Lollo.

E' tutto un attimo: corro e poi ritrovo la ragazza accollata a me, dopo che gli ho sfrecciato un pugno, ma forte, e ora è istericamente schiantata contro il muro e me ne vado via, è l'unica soluzione.

Ma che mi sta succedendo? Sono gelosa di una cosa che non è mia, cavolo, non si fa.
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Caro lettore,
sono Learning, l'autrice di questo racconto. Volevo precisare alcune cose: per primo, mi scuso per il linguaggio e la scrittura davvero pessima. Il fatto è che ho scritto questi capitoli (esattamente fino al 16esimo) quando ero più piccola, più immatura e quando mi trovavo su una pagina di facebook. 
Se ti è piaciuto almeno uno di questi capitoli ti prego di recensire. Se non te ne piace nemmeno uno, ti chiedo di scrivermi il perchè.
Appena riceverò almeno una recensione penso di continuare la storia. In modo migliore però, con una scrittura più fluida, niente parolacce e emozioni più intense.
Ogni capitolo ha una sua immagine, non solo per ornamento: voglio rievocare le emozioni che non sono riuscita ad esprimere con i colori. Se noti, infatti, nei capitoli in cui la protagonista piange i colori dell'immagine sono opachi, meno chiari, quasi a ricordare un vetro appannato. Quando invece la protagonista è felice, torna il sole.

Grazie per aver letto!

Learning.

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Capitolo 2
*** E' un nodo di persone. ***


II.
E' un nodo di persone.

 


E' un nodo di persone, tutte che corrono ai lati del locale e io che scappo, oramai rapita dal panico. Non riesco più a distinguere le figure che mi trovo intorno, corro,corro e basta, fino ad arrivare ad un incrocio; la strada è vuota, non c'è anima viva,per fortuna. Sento il caos che lascio come una scia dietro ai tacchi, che imperterriti producono ancora quel rumore stucchevole di passi troppo pesanti.

Ehi,ma che ti è preso? 

Non so darmi una risposta,ecco tutto.

Cerco di mandar giù un gomitolo d'aria, di respirare a pieni polmoni perchè quest'ultimi danno tanto l'aspetto di voler esplodere in un botto improvviso.

Fortunatamente,sono ancora viva.

Non ho segni evidenti della serata, tatuaggi del combattimento o quant'altro; mi è rimasto solo il ricordo impresso nella mente. Mia madre sarà già a letto, lo so, gliel'ho detto io di dormire pure. Così mi rintano nella mia cuccia, come un ragno che torna nel suo buco, dopo una interminabile lotta di sopravvivenza.

Davanti a me ora ho solo il quadro, quello bello, di Monet, tutto blu con sfumature lilla; non so precisamente cosa rappresenti, è tutto un mazzo di carte che non conosco, mi sento leggermente ignorante.

Mescolo i pensieri giungendo sempre ad una stessa soluzione, ad uno stesso volto, quello di Lollo: ma che c'aveva sta sera!? Perchè ho perso la testa così?

Bah, me lo diceva sempre la nonna, sono strana, io.

Quella me disperata riesce a socchiudere le palpebre, ad attutire la caduta, ed in una frazione di secondo si ritrova immersa nella notte, in apnea tra sogno e buio, col l'anima in standby.

                                                           ***

Il mondo si fa sempre più lucido, fino a che riesco a distinguere un fascio di luce che, se non erro, è sole. Occhei, la prima cosa da considerare positivamente è che sono viva. La seconda, un po' più impegnativa, è che sono a casa mia e la terza, che invece di positivo non ha proprio un bel niente, è che devo chiarirmi con Lollo.

Prendo il cellulare, spingendo via il piumone come in un battito d'ali dalle mie gambe scoperte; compongo il numero e porto il telefono all'orecchio, ma poi mi blocco: che gli dico? Perchè devo chiamarlo?

Mi sento l'anima ribollire in pentola, una voce che spezza l'angoscia e mi chiede chi sono. Chi sono? Ehi, salve, sono una povera dispersa, solo troppa carne appiccicata a duecentosei stecchetti di cartilagine.
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Caro lettore,
sono Learning, l'autrice di questo racconto. Volevo precisare alcune cose: per primo, mi scuso per il linguaggio e la scrittura davvero pessima. Il fatto è che ho scritto questi capitoli (esattamente fino al 16esimo) quando ero più piccola, più immatura e quando mi trovavo su una pagina di facebook. 
Se ti è piaciuto almeno uno di questi capitoli ti prego di recensire. Se non te ne piace nemmeno uno, ti chiedo di scrivermi il perchè.
Appena riceverò almeno una recensione penso di continuare la storia. In modo migliore però, con una scrittura più fluida, niente parolacce e emozioni più intense.
Ogni capitolo ha una sua immagine, non solo per ornamento: voglio rievocare le emozioni che non sono riuscita ad esprimere con i colori. Se noti, infatti, nei capitoli in cui la protagonista piange i colori dell'immagine sono opachi, meno chiari, quasi a ricordare un vetro appannato. Quando invece la protagonista è felice, torna il sole.

Grazie per aver letto!

Learning.

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Capitolo 3
*** Sistemata. ***


III.
Sistemata.

 


Mi sono sistemata un po'. 

Ho raccolto i capelli, mi son fatta la treccia che mi piace tanto e mi sono infilata una maglia lunga di un colore opaco. Prima ho chiamato Lollo, gli ho detto che ieri sera non stavo bene: è l'unica soluzione rimasta, anche perchè credo veramente di aver bevuto leggermente di più ieri. Non so spiegarmi che m'è preso,cavolo. 

Comunque, adesso chiamo Isa e Lorein così andiamo a fare un giro, magari fino al bosco; mi piace andare al bosco. Dietro al cumulo di casette come impignate c'è uno spiazzo d'erbetta fresca, poi iniziano a spuntare rametti qua e là finchè non ti ritrovi in una fitta foresta. Se poi decidi di continuare, c'è anche un ruscello che sfocia in un meraviglioso laghetto, con il pontile sopra, che tu ti ci puoi sdraiar a contemplare il cielo. 

-Pronto, Isa? Ti va di andare al lago?-

-Lago? Chiamalo lago, tu!, quella pozza d'acqua. Ma sì, dai, un minuto ed esco! Passi sotto casa mia, vero?- 

Ho per caso scelta? Non è che posso passarla a prendere, lei me lo impone. Io devo passarla a prendere, lo so com'è la storia.

Chiamo Lorein e lei mi risponde che verrà su un po' più tardi, così m'avvio. Ora son sotto casa di Isa, provo ad urlarle alla finestra ma non mi risponde. Di lì a poco prendo un paio di sassolini bianchi del vialetto e glieli lancio sul vetro del balconcino, fino a che mi sente ed esce tutta avvolta in un asciugamano bianco.

Sembra un baccalà, a vederla così.

-Oh! Ma ti sembra il modo?- mi dice, con espressione un po' alterata.

-Dai,scema! Muoviti!- le sorrido, ma lei mi dice che ci metterà un po' a prepararsi così decido di andar da sola, per prima. Arrivo ai primi alberi e m'accorgo che la rugiada è fresca e le macchioline trasparenti pargono scrutarmi dolcemente. 

M'inoltro nel bosco e assaporo l'aria buona, poi vedo quell'albero: un albero più grande degli altri, con inciso sulla corteccia "B+I" dentro ad un cuore. La B sta per "Beatrice", che sarei io, mentre la  I è di Isa. Siamo sempre state migliori amiche e quel cuore l'ho inciso io, seppur con fatica, quando avevo otto anni.

M'avvicino e lo tocco; mi sembra di ricordare l'odore dei succhi di frutta, delle fragole rubate al giardino accanto al mio e del sole giovane del pomeriggio. Sorrido; non mi capita spesso di tornare bambina così.

Chiudo gli occhi, ignara completamente dei movimenti alle mie spalle, penso a nascondino dove perdevo sempre ma sento due mani che mi portano i fianchi altrove. Mi giro e non posso non notare il suo sguardo; un ragazzo, lì, ed io, impacciata come un orso, a sorridergli goffamente. -Ciao, qual è il tuo nome?- mi chiede.

Mi sforzo, e alla fine riesco a dirglielo, che mi chiamo Beatrice. L'ho già visto quel ragazzo, ma non so dove. 

Mi volto completamente e mi ritrovo abbracciata, è un gomitolo di mani e calore, che manda il suo petto scoperto. 

Okay, in questo momento mi potrei anche sciogliere; fisso il suo sorriso che s'avvicina sempre di più e gli occhi da bravo ragazzo, dove i miei, poveri ingenui, si stanno perdendo. M'avvicino, sempre, costantemente, d'un pezzettino fino a che succede. Io non sono una ragazza così facile, ma lui ha qualcosa di speciale.

Mi ritrovo appesa alla sua bocca, pendente dalle sue labbra.

M'intreccia le sue braccia tra il collo e la pancia, per un bel quarto d'ora.

Oh cavolo, il paradiso.

Dopo un po' si stacca e se ne va, come inghiottito dalla foresta. 

Arrivano correndo Isa e Lorein, che mi scoccano un'occhiata strana vedendo il mio volto quasi sconvolto e mi chiedono se c'era qualcuno.

-No, nessuno.-rispondo.

Solo uno che m'ha rubato un bacio, solo uno sconosciuto che s'è portato via il mio cuore.

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Capitolo 4
*** Il punto della situazione. ***


IV.
Il punto della situazione.

 

Okay, facciamo il punto della situazione: l'altra sera ho fatto rissa con una biondina per un mio amico, sta mattina al ruscello è arrivato uno sconosciuto con una faccia familiare che m'ha baciata.

E' la una e mezza e non so che fare; vorrei rivederlo,cavolo, non capita tutti i giorni di incontrarsi con un tipo, girarsi un attimo e ritrovarsi il cuore diviso in due parti, una che va da un lato e l'altra che spara dall'altro.

Insomma, ora più che mai mi serve sapere. Perchè mi ha baciata? Perchè ieri ho quasi ammazzato una poveretta che stava solo ballando con Lollo?

Bah..c'è che son strana. Che mi si sta complicando la vita.

Prendo la macchina fotografica e l'accendo; due giorni fa son andata con Isa sempre al ruscello, però tutto il giorno, per fare un pic nick. Sfoglio premendo il tastino argenteo le molteplici figure, le facce che sorridono e che si scambiano sguardi d'intesa.

-Rrrrrrr- spengo la macchina fotografica e mi dirigo verso il letto, dove c'è il mio cellulare che sta vibrando. Leggo il messaggio: "Ehi wonderful, ti va di far un giro?".

Ecco. E' Lollo.

E cosa gli dico, cavolo? Che poi se vado con lui finisco di sicuro per baciarmelo, anche quello.

Cosa m'invento? Gli dico semplicemente che un ragazzo sta mattina è entrato in camera, m'ha baciata e poi è scappato.

No, no, aspetta: non glielo dico. Non mi va di dirgli cose strane, perchè non mi crederebbe, ma gli dico che....che vado. Punto e stop.

Ma sì, cosa potrà mai farmi un giretto con un amico? Starò attenta, lo terrò ben stretto quel mio cuore zingaro, speriamo solo che lui tenga ben saldo il suo.

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Capitolo 5
*** Eccolo, è arrivato. ***


V.
Eccolo, è arrivato.

 


Eccolo, è arrivato.

Io e Lollo ci siamo dati appuntamento per il pomeriggio al solito incrocio, e lui è bellissimo. Mi sembra una figura perfetta.

Mi serve solo sapere un paio di cosette veloci veloci, come per esempio il nome di quello che mi ha baciato sta mattina o se mi sto realmente innamorando di Lollo, perchè ogni volta che lo vedo sento le farfalle nello stomaco che prendon il volo.

Mi servirebbe proprio qualcuno che mi rispondesse.

Comunque, lui è davanti a me e non so che dirgli.

Scende un velo d'imbarazzo.

-Ehi bella! Come va?-

-Mm, bene,dai.-

-Vieni, andiamo!-

Dove mi voleva portare?

Ah, poco importava. M'aveva presa per mano e io, nella sua mano, c'avrei scalato pure l'Everest. 

 

Di lì a poco mi ritrovo al ruscello, che è ricolmo d'acqua oggi.

-Bello.-cerco d'apprezzare il cosiddetto "posto speciale" dove mi doveva portare, ma credo si sia accorto che sto mentendo. Giro lo sguardo perchè mi sento in imbarazzo e lui mi trascina ancora più in la, dove da piccola mi era proibito andare, oltre gli alberi più alti.

E' in un batter ciglio che ho il flashback del ragazzo di questa mattina. C'è che è stato solo una svolta, uno che m'ha rapito così, poi basta.

Punto e stop, è stato solo un qualcosa di ... momentaneo.

Più me lo ripeto più non ne sono convinta. 

 Mi volto e vedo una cascata enorme, con l'acqua cristallina che ricade in un laghetto. E' bella anche perchè la sto vedendo dall'alto, perchè siamo su un sentiero di pietra quasi sospeso; davanti a noi, solo rami.

-Ehi! Ma ceerto!-

-Cosa?!-

-Sisi, stai tranquilla! Ora te lo faccio fare io, un tuffetto!-

Non faccio in tempo a replicare che mi trovo a mezz'aria, spaventata, e poi SPLASH!, giù, nell'acqua profonda.

Torno a galla e lui replica: -Che hai da guardarmi così? Io ho sentito qualcuno che m'ha chiesto di fare un tuffo..Boh! Sarà stato un uccellino che ho scambiato per te!-  

Se fosse stato un altro, l'avrei ucciso. 

Ma dato che lui è decisamente bello, simpatico e cretino non posso fargli niente, è come specie protetta per i miei occhi.

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Capitolo 6
*** Marmellata di ciliegie. ***


VI.
Marmellata di ciliegie.

 


Son riuscita, ho tolto tutti i gambi alle ciliege per far la marmellata.  

Son felice che ieri ho passato un pomeriggio stupendo; ci siam baciati, eh, lo so, mi son incasinata.

Ma il fatto è che io quel ragazzo della foresta non l'ho più rivisto; non ne ho più trovato traccia, è come sparito.

Anche condizionato dal fatto che, nella mia testa, oramai c'è solo Lollo.

Oh, non posso far altro che amarlo,quel ragazzo. Oramai è parte di me. 

-RRRRrrr- Mi vibra il cell, vado a controllarlo subito. 

Sfoggio un sorrisino da cretina perchè spero sia lui, e invece no. Mi si spegne il viso per un attimo, poi continuo e leggo il messaggio.

"Ehi amò, ti va di partecipare ad un concorso di scrittura?? Dai, con me! Non puoi dirmi di no, ti ho già iscritto! Si vince una settimana a Parigi!!". 

Wow. 

Una settimana  a Pargi,cioè, un sogno!

Ovviamente scrivo a Isa che va bene, anche perchè non mi lascia scelta, e mi metto subito al lavoro. Prendo il computer, lo accendo, apro il programma di scrittura e inizio a buttar giù qualcosa. A metà mattina mia madre mi urla: -Bea! E' arrivato Lollo! Ti vuole, che gli dico?-

-Digli che arrivo mamma, solo un minuto.-

Mi butto a capofitto nell'armadio e ne esco già pronta, o perlomeno vestita decentemente. Mi strangolo i capelli che devono,cavolo, star giù! 

Mi gardo allo specchio e riconosco che son davvero bruttina, oggi. 

-Ciao!- lo saluto, non riesco a non sorridergli. 

-Ciao amore, scendi un po'!- 

Occhei. Quando ha detto amore mi sarei anche potuta sciogliere,cavolo.

-Sta sera ti va una pizza? Una cosa semplice, da me.-

Rispondo di sì.

Oh! Che bello, certo che mi va! E me lo chiedi pure? 

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Capitolo 7
*** Allstar e jeans. ***


VII.
Allstar e jeans.

 


Mi sono messa le allstar, una maglia lunga, una giacchetta in pelle che mi fa da coprispalle e i jeans. Non mi sono fatta tanto figa, anche se vorrei esser all'altezza: a volte mi sento troppo piccola, troppo scema per lui e non vorrei mai annoiarlo. 

Scendo le scale e apro il cancelletto; esco e m'incammino verso il solito incrocio.

Eccomi arrivata, ma lui non c'è ancora.

Passan due minuti ed eccolo lì, sfrecciare per la strada in moto con quel suo casco lucido; ha la macchina ma gli piace correre con "il suo gioiellino" quando può. Mi sorride e, credetemi, io mi sto per sciogliere come glassa di marzapane al sole. Mi chiede come sto e io gli rispondo un normalissimo "bene", poi ci scambiamo un bacio intenso per andar via insieme. Il lato davvero positivo della moto è che devo star attaccata a lui come un panda, che lui emana un calore indescrivibile e che mi sento davvero protetta. 

Arriviamo a casa sua e mi offre la pizza, poi prende due lattine di Red Bull e ce le beviamo; mi trovo sdraiata sul divano con le gambe sulle sue, le braccia aggrappate al suo collo e la sua faccia incollata a me. Mi sta baciando sotto l'orecchia destra, poi scende..mi segna tutto il collo di baci casti che stanno diventando qualcosa di più.

Gli tiro su dolcemente le guance per ritrovarmele fra le mani; passiamo un quarto d'ora lì, a casa, sul divano, con la televisione accesa, a baciarci. 

Alla fine rido, lui mi chiede che ho, e gli rispondo che i suoi capelli son davvero spettinati.

Spettinati? Che ti è saltato in mente, dico, tutto tranne che spettinati. Cioè, saran sì fuori posto, ma son stupendi. Meravigliosi, bellissimi, ...spettinati? Bah, l'amore. 

Spegne la televisione e si alza; cerco di fermarlo aggrappandomi a lui,ma niente. 

-Andiamo!-

-Di già? Ma sono le nove adesso!- gli replico.

-Ehi ma chi ha detto che devi andare a casa? Vieni, ti porto a una festa!- 

Una festa? Adesso!? 

Certo che voi uomini li sapete rovinar bene, i momenti romantici.

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Capitolo 8
*** Il ragazzo della foresta. ***


VIII.
Il ragazzo della foresta.

 

Siamo in moto, stiamo andando alla festa.

Mi son aggrappata a lui.

Entriamo nel locale e chiediamo da bere, ma io prendo solo un succo perchè 'sta sera son felice.

Di lì a poco ci buttiamo nella mischia, e ballo,ballo,ballo fino a notte fonda.

Tra una canzone e l'altra, mi ritrovo voltata, catturata da qualcosa,anzi,qualcuno che è appena entrato. Ha una maglia con il collo a V marroncina, i jeans strappati che gli arrivano al ginocchio e quello sguardo affascinante che lo caratterizza.

Mi riscopro a guardarlo per delle manciate di minuti, è lui,cavolo, lui che non avrei mai voluto rivedere,forse. Il ragazzo della foresta. 

Mi rivolto, per contemplare invece il mio attuale sorriso, ciò che sta rendendo la mia vita così speciale, ma non c'è più davanti a me. Lo cerco per la sala ma non lo trovo.

Instintivamente, mi viene da piangere.

Trattengo a stento le lacrime, lo cerco in tutte le direzioni ma non c'è più.

Poco dopo, quando il mio viso è rigato da strisce d'acqua cristallina, lo scorgo intento a raddrizzare la moto; provo a correre verso di lui, ma già sfreccia nella notte. 

EHI TU! Ehi!, come puoi andar via così? Hai il mio cuore!,tu! Ehi gente! M'ha rubato il cuore, fate qualcosa!

Mi vien voglia di urlare ma non posso. 

Piango. 

Mi sembra la cosa più brutta.

Piango ancora.

Sento delle mani che, dolcemente, mi cingono le spalle; spero sian le sue, anche se mi sembra impossibile. Mi volto e invece no, è lui, l'altra metà del medaglione, quello che se ne è andato con un mio bacio, il ragazzo della foresta.

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Capitolo 9
*** Forza di gravità. ***


IX.
Forza di gravità.

 


No, non erano le mani di Lollo. 

Erano quelle di quel ragazzo che ho visto una manciata di giorni fa, che m'ha scoccato un bacio e poi è corso via. -Ehi..-dico, scossa più che spaventata; non posso far altro che sistemarmi un po' gli occhi perchè l'ombretto colato dal pianto li ha travolti completamente. -..Chi..Chi sei?- provo a chiedere, cercando conforto nei suoi occhi che invece tentano di invadere i miei, così che ci fissiamo per un poco e poi, bam!,in un attimo mi spiccica fra le mani una cinquantina d'euro e corre via.

Ma insomma! Tutti che corron via...mica vi mangio,é!

Lo rincorro, anche perchè non c'è più motivo che io resti alla festa. Esco con lui sul balcone che c'è sul retro del locale e vedo che la moto di Lollo parcheggiata non c'è più. Quel rettangolo d'asfalto è lì, povero e nudo, senza nessuno. Mi volto e riprendo a correre nella notte. M'inoltro in quel buio spaventoso, tanto che prendo uno spavento assurdo quando una macchina sfreccia al disotto del sentiero. Lo percorro per un po', poi, presa dal panico, cerco di tornar indietro, ma qualcosa mi ferma: la sua mano, quella del misterioso ragazzo coi pettorali del  bosco, mi trascina a terra. Cerco di dimenarmi e di urlare ma mi stringe la bocca con il palmo della sua mano destra. Mi giro verso di lui e provo a comunicargli con gli occhi, e lui mi fa segno di star zitta: -Shh!-

Davanti a me un'ombra scura passa, incappucciata; al sentir il mio piede che sto cercando di spostar senza fare il minimo rumore possibile si volta e io scorgo, per un attimo al chiaro della luna, una lunga lama che ha l'aria d'esser tagliente.

Occhei, se prima ero spaventata ora lasciamo stare và. 

Passata l'ombra m'accorgo di poter respirare ancora perchè la sua mano è scesa dolcemente per trattener la mia spalla; noto che siamo distesi, una sopra l'altro, io sdraiata sul suo petto, lui disteso per coprirmi. Non posso far a meno che notare ancora quanto son belli i suoi occhi; non faccio in tempo a distoglier lo sguardo che, bam!, succede un'altra volta. Mi bacia ancora. O forse sono io che lo sto baciando. Non si vede niente,tranne che il suo viso. Le lacrime sgocciolano ancora sulla mia pelle, ma nonostante questo m'abbandono al suo fascino, alla foresta per un attimo.

Il fatto è che le nostre labbra non riescono a rimaner a posto, è come se fossero attratte.

E' come quel gioco di mio fratello, quello dove ci sono gli stecchetti e le palline e tu li devi far combaciare perchè alcune sono attratte dalla forza di gravità, altre no. Mi sento un po' come una pallina, in questo momento; solo che quello che mi attrae di te non penso sia la forza di gravità.

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Capitolo 10
*** Senza rivederci. ***


X.
Senza rivederci.


Son ancora abbracciata al ragazzo della foresta, mi sta baciando. Passa un po' e poi il buio si fa sempre più fitto, mi accorgo solo delle sue mani che m'avvolgono e poi,bam!,si cala il sipario e dormo. 

Mi sveglio presto, sono le 6, strano perchè di solito dormo fino almeno alle 8. Mi scosto i capelli dalla faccia e m'accorgo che sono ancora lì, sdraiata sulla terra bagnaticcia, solo spostata leggermente più a destra. Mi alzo sulle ginocchia e mi chiedo dove sia andato lui; il primo istinto è quello di scapparmene via, tornare da mia madre che mi aspettava qualche oretta prima. Prendo la borsa che mi son portata a tracolla fino ad ora e mi alzo, per poi correre via. Qualcosa, anzi, qualcuno attira la mia attenzione: da un albero grande, con dei possenti rami che si divaricano per il cielo salta giù un ragazzo. Quel  ragazzo, per la precisione. 

-Ehi,dove stai andando?- mi chiede. 

-Uau, è la prima volta che ti sento parlare. Pensavo fossi muto.- non posso far altro che scherzare, aggrapparmi ad una sua qualche amicizia, perchè è così maledettamente figo.

Gli scappa un sorrisetto, poi torna serio e mi fissa con quei suoi occhi intensi; mi ritrovo a meno di cinque centimetri dalla sua faccia, poi mi sposto indietro perchè non voglio cadere nella sua trappola per l'ennesima volta. Lui, un po' infastidito, fa due passi indietro e mi riformula la domanda.

-Dove stavi andando?-

-Ehi, primo: chi sei? Secondo, me ne stavo tornando a casa. Sai, ho una vita anch'io.- forse c'ho messo troppa acidità nel dirlo, forse ho fatto bene a dar di me un'idea precisa. Forse no, cavolo. 

-Occhei,occhei.. scusa, non scaldarti. Piacere,- mi porge la mano.

-Il mio nome è Josh.- josh, bel nome. No, sul serio, mi piace. Ovviamente però non glielo dico, non voglio far la figura di quella che cade letteralmente ai suoi piedi.

-Piacere, Beatrice.- gli stringo la mano e noto che ha un tatuaggio sul polso, ma non riesco a distinguerne la forma. Mi tiro i capelli dietro all'orecchia destra e gli faccio segno, un po' impacciata, che devo andare. -Ehm, ..io allora andrei.. Se vuoi ti do il numero di cell così ci sentiamo.- Non mi risponde. Rimane con lo sguardo fisso su un piccolo cespuglio d'erba cupa, poi mi guarda. Alquanto imbarazzata cerco qualcosa da dirgli, quando mi tornano in mente i soldi che mi ha dato ieri sera prima di scappar via. 

-Ah, scusa! Me ne stavo dimenticando. Ecco, tienili. Davvero, non li posso accettare.- sembra che si sia ri-ammutolito tutto d'un tratto. Mi guarda un po' storta: ma sto facendo qualcosa di sbagliato?

Poi, finalmente, mi risponde:-No,tranquilla. Ne hai più bisogno tu di me.- e, senza darmi il tempo di ribattere, fa un cenno di saluto e corre via, per il sentiero.

Riuscirò mai a fare un discorso completo con lui? Ehi, ma,..aspetta! Non mi hai detto come ti chiami, da dove vieni, il numero di cell, dove abiti... insomma, ora come faccio a rivederti?

 Forse è meglio così. Senza rivederci. Per un po', almeno.

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Capitolo 11
*** Divisa in due. ***


XI.
Divisa in due.

 

Ecco, sto tornando a casa. Devo inventarmi una scusa per mia madre, mi aveva lasciato solo fino alle 4 di mattina, ma son le 6 passate. Bah, gli dirò che la festa era così bella che son stata giù di più. O che c'era Lollo. 

No,vabbè, non mi va di ingannare così il mio amore. Speriamo che dorma e basta!, invece. 

 

Ma dove saranno quelle benedette chiavi? Ah,eccole. La mia borsa è così incasinata che ormai ti ci devi tuffare dentro per trovar qualcosa. Giro la piccola chiave argentata e il cancelletto che profuma di aria fresca si apre; entro, facendo il minimo rumore possibile, e arrivo alla porta. Tengo stretta la maniglia per non svegliare i miei, ma, troppo tardi. Eccoli già lì, mio padre avvolto in un orribile accappatoio a strisce che sorseggia il caffè sulla poltrona, mentre si legge il giornale, e mia madre che, con i suoi trecento bigodini e quei cetrioli per la sua mattutina maschera di bellezza, sembra un mostro davvero. Sbarro gli occhi, e lei mi viene subito incontro rimproverandomi. -Dove sei stata fino ad adesso!? DOVE SEI STATA!- mi chiede in preda all'ira. 

Non le rispondo.

Non mi va di risponderle.

Mi chiudo in camera ma, anche se cerco di distrarmi, non posso far altro che sentir i miei che urlano da dietro la porta: "Tu non lasci questa stanza fino a mercoledì! Siamo intesi!? SIAMO INTESI?!". Alla fine devo rispondere un flebile "sì" perchè penso che se no a mio padre gli si spezzano le corde vocali e i vicini arrivano e fanno una strage, se non la smettiamo d'urlare. Ricapitolo i pensieri: Lollo, è andato. Ho passato la notte abbracciata a un ragazzo che nemmeno so chi sia ma è bello da morire. Più di Lollo, purtroppo. Ho il vestito umidiccio e le scarpe, bah, lasciamo perdere...sono andate completamente. Non le potrò più mettere, si son spaccati anche i tacchi e i bordini sono sfasati. Uffa.

Ho i soldi di Josh in mano; li prendo e li stiro un po' con il palmo. Eh sì, son tre bei pezzi: due banconote da venti e una da dieci. 50 €, e non l'ho neanche ringraziato a dovere.

Ehi, ma!, cos'è questo? 

Prendo un foglietto che è rimasto nascosto fino ad ora tra i soldi; è stroppicciato, ma si riesce a leggere qualcosa: "Ci vediamo Martedì alle 4 di pomeriggio al bosco, dove ci siamo visti oggi." firmato, Josh.

Oh cavolo. Ho sentito mia madre: "tu fino a mercoledì non esci!". 

Be', approfitterò per non andarci e chiarirmi invece con Lollo. 

Oh cavolo ma no!, cioè, sei scema Bea. Ripensaci: non vuoi davvero più vederlo!? 

Occhei farò così: andrò da lui, non so ancora come ma ce la farò, e gli dirò che non può funzionare così, non può baciarmi, scaldarmi con le sue braccia e poi non parlarmi più ma darmi solo appuntamento per una settimana dopo. Ho già Lollo, devo essere chiara con Josh. 

Ma chi voglio prendere in giro? Ho un cervello troppo sveglio, se ne accorge quando mento. 

Il fatto è che andarci ci vado, sì, ma che gli dico? E Lollo? 

Mi ritrovo divisa in due. Lollo o Josh?

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Capitolo 12
*** 50% seta, 50% cotone. ***


XII.
50% seta, 50% cotone.

 


Mi levo la sciarpa rosa dal collo, noto il cartellino: "50% seta, 50% cotone". Se solo potessi far una percentuale di quanto amore c'è in quello che faccio, che sto facendo.

Prendo il cellulare e compongo, per la quattrocentosessantaduesima volta, il numero di Lollo. Sono due giorni che non mi risponde più, ne su facebook ne al cellulare; ho provato anche su msn, ma non c'è nemmeno lì. Ha come tagliato quel sottile pezzo di spago che ci teneva uniti, quel filo che congiungeva il mio cuore al suo, quel nesso che ci faceva sorridere tanto. Ora più che mai avrei bisogno di un suo abbraccio, cavolo. Ora più che mai.

-Pronto Lollo!- nella foga dell'attimo non mi accorgo che non è un ragazzo che mi ha risposto, ben sì la segreteria telefonica. "Risponde la segreteria telefonica del numero blablabla.. Dopo il segnale acustico, registri il suo messaggio." 

-Pronto, Lollo, ehm.. senti, ti devo parlare. Non so perchè hai avuto una reazione così e non so perchè mi hai lasciata lì, sola, non lo so proprio. Voglio sentirti, ti prego. Ciao èh..- ho registrato l'ennesimo messaggio. Sarà in dodicesimo che gli lascio in segreteria telefonica. Avrà cambiato numero? Non lo so, non lo posso sapere. Purtroppo. 

Rivedo in un flashback la sua mini cooper che accellerà per la strada, la sua moto che sfreccia e io aggrappata al suo petto caldo che mi rifugio, come un animaletto si protegge nella sua tana. Non ce la faccio a trattenermi, cavolo. 

Mi scendono pesanti goccioloni dagli occhi; fanno dei brevi tratti e poi, bum!, giù veloci per tutta la guancia.

Ho la faccia rigata dalle lacrime. 

Anche fuori piove. 

Non so se è pioggia o sono lacrime come le mie.

Mi viene una tristezza improvvisa.

Lacrime, sono lacrime.

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Capitolo 13
*** Eclissi il sole. ***


XIII.
Eclissi il sole.

 


E' Martedì, sono le undici e mezza di mattina, quasi mezzogiorno. Non ho fame, per niente. Lo sento che è una giornata storta perchè ho una stanchezza enorme e lo vedo dal mattino se è un giorno 'no': appena sveglia ho sporcato di marmellata la camicia da notte che mi ha regalato zia Luisa, una sorella di mio papà che abita in Sardegna e dipinge i vasi di terracotta. So che può sembrare la cosa più banale o insulsa del mondo, ma è importante, per me. 

Me. 

Non ci penso mai, a dire il vero; penso sempre a 'me in relazione con gli altri', non a me stessa. Ogni tanto mi guardo allo specchio ma non è come parlar con sé, è solo un "curar l'aspetto estetico". 

Bene, vorrà dire che oggi diventerà una bella giornata, perchè si fa così: se è un giorno 'no', deve diventare il più bello dei miei anni, ma assolutamente non viceversa. Voglio dire, sarei anche scema se volessi rovinarmi una quindicina di ore. 

Forse sono scema proprio in questo momento, che sto qui, a pensare, senza preoccuparmi che oggi invece devo fare una cosa importante: devo vedere Josh. Ho provato a chiamare Lollo ma non mi risponde. Ho anche pianto per questo, ma non voglio pensarci perchè mi fa stare male ancora di più.

-E' pronto!-

Per non dar noia anche a mia madre, mangio qualcosa. Massì, tanto per farla contenta, che poi così non rompe nemmeno. Non è che non le voglio bene, è che a volte rompe un po'; credo non ci sia niente di male ad ammettere una propria sensazione. 

                                ***

Sono le tre e mezza di pomeriggio; cosa posso mettermi? Ci penso un po' ma decido di restare come sono, brutta ma pulita. 

Prendo la borsa e m'avvio; devo vedere Josh, cavolo, QUEL Josh. E non mi va tanto. Cammino per strada e ho un solo pensiero che mi frulla per la testa, mi risveglia le farfalle nella pancia e mi eclissa il sole: Lollo.

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Capitolo 14
*** Sheela. ***


XIV.
Sheela.

 


Sono le quattro e un quarto e sono nella foresta, persa fra aghi di pini e luccicanti moscerini che svolazzano nella quiete. Si sente solo in lontananza un flebile rombare di auto, ma se ci provo, riesco anche a non sentirlo. E' strano, il silenzio. Cioè, fatemi spiegare, non è proprio silenzio: ci sono suoni, piccolissimi, ma suoni. Però sembra tutto così armonioso qui; il tiepido sole che resta gagliardo alto nel cielo, le nuvole che stan lì, per bellezza, non per oscurarmi la vista. Sembra tutto così fatato. Occhei, non è che io sia una bambina che crede alle fate o robe simili, ma a me piace immedesimarmi in un mondo così. Mi piacerebbe che il pianeta fosse tutta una foresta del genere, farei la fila per perdermici dentro.

 

-Ehi!- Oddio! Cos'è?! 

Mi prende un colpo quando sento la voce di Josh che mi chiama da dietro le mie spalle; ovviamente è sceso da un albero, cosa vuoi che ci faccia come una persona normale a camminare sul terreno!? 

-Ehi..- ammetto che non sono proprio dell'umore adatto; vorrei che le cose con Lollo andassero bene, cavolo. Solo ora che ce l'ho davanti capisco quanto io abbia sbagliato a perdermi in lui, in Josh. Sarà un bravo ragazzo e tutto quanto, ma a me piace Lollo. Mi manca. E anche tanto.

-Allora,..-mi chiede lui, un po' impacciato, -Come stai?- 

-Tutto occhei..Di cosa volevi parlarmi- Perfetto. Brava Bea, così capisce che vuoi solo arrivare al sodo. O forse fraintende. ..Stupida Bea!

-Ehm, ah, sì..ecco..Io volevo parlarti di me. E di mia sorella.- fa una breve pausa ma non so davvero che rispondergli; -Cioè, sempre che ti vada, ecco.- 

Rispondo di sì ma dentro di me mi chiedo: Scusa ma per chi mi hai preso?? Non è che son una baglia, o una "consulente di famiglia", o chessòio. Sono una ragazza che si aspettava dei chiarimenti. E tu, l'unica cosa che vai qual è? Mi presenti la suocera??. Occhei forse sto un po' esagerando. Però ho l'ira dentro di me,cavolo, mi aspettavo una chiacchierata su noi. Cioè, su me e su Josh. Un "noi" non esiste. No, non esiste proprio.

Più cerco di convincermi e meno mi credo. 

 

Dopo circa dieci minuti di camminata arriviamo ad uno spiazzo nascosto dai larici; il sole non batte qui ma non c'è nemmeno buio. E' un clima molto tranquillo, anche forse un po' troppo. 

Mi si presenta davanti una carrozza, cioè, per la verità una roulotte vecchio stile, con lo sportello in ciliegio, le tendine al profumo di lavanda e le scalette verniciate di un verde erba fresca. 

Accovacciata appena sopra le scalinate c'è una donna, anzi una ragazza, con una lunga treccia e una gonna di quelle vecchie, grandi, larghe e, francamente, brutte. Lei però è bella di faccia. E' magra e,suppongo, alta. Ha un viso simpatico ma forse un po' malinconico. 

O forse son io che mi rifletto nei suoi limpidi occhi verdi.

Josh si schiarisce un po' la voce, guarda la ragazza e poi posa gli occhi su di me. Mi sento terribilmente in soggezione. 

-Ecco..Bea, ti presento Sheela, mia sorella minore.-

-Shee, ti presento Bea, una mia amica speciale.-

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Capitolo 15
*** 18:23, un solo messaggio. ***


XV.
18:23, un solo messaggio.

 


Sheela, la bella Shee. 

Il suo nome mi frulla per la testa, echeggiando fastidiosamente. 

"La misteriosa sorella di Josh", sembra il titolo di un libro; le stringo la mano, non so ancora cosa mi aspetta ma voglio essere una persona educata. -Ciao, Bea. Josh mi ha parlato tanto di te.

Davvero?

-Da quel che mi dice devi essere molto particolare, sai, di solito mio fratello non nota le sciaquette qualunque.-

Grazie tante. Cioè sembro una sciaquetta!? 

Se voleva offendermi ha fatto centro.

Resisti Bea, per favore.

-Ah, ciao.- Lei nota subito una punta di acido nel mio tono di voce, perciò si affretta a dire: -Ah ma forse sono sembrata sgarbata, davvero, non volevo!-. 

-No, non preoccuparti, figurati-mento io, così, almeno per autoconvincermi di non avercela un po' con lei. Però in fin dei conti è carina, dai, forse ha solo sbagliato ad esprimersi. Si toglie una ciocca di capelli dal viso e torna a leggere il suo libro dalla copertina tutta colorata, somigliante ad uno per bambini; io, maledettamente in imbarazzo, indietreggio di mezzo passo e comincio a parlare: -Sì ehm, come mai vivete qui?- lei mi guarda un po' bruscamente, poi risponde sforzandosi di essere gentile: -Noi viviamo qui perchè vogliamo, punto. Stiamo benone, una volta a settimana Josh scende in città a prendere da mangiare e ciò che ci manca qui. Ma stiamo benone noi.- 

Josh, irritato, si affretta ad aggiungere: - Viviamo qui perchè i nostri genitori ci hanno abbandonato. Vorremmo tanto vivere altrove, magari in una casa, ma io non ho un lavoro e mia sorella, nonostante si sforzi di imparare a leggere, è analfabeta.-

Sheela lo guarda malissimo; io rispondo: -Non dovete preoccuparvi della vostra situazione, posso aiutarvi se volete. Vi manderò dei soldi! Quanto vi serve?- non volevo dare l'impressione della riccona, ma ci sono riuscita in pieno. -Cioè, nemmeno per me è facile, però sono sicura che insieme ce la faremo.- Sheela ora sembra più calma, ma mi rassicura dicendomi che non c'è nulla che io possa fare e che non vogliono la carità. Bah, contenti loro.

-Shee, per favore,- Josh sembra esasperato -puoi dirgli la verità? Insomma, mi hai rotto per un anno con questa storia, e ora? Muoviti!- la ragazza é evidentemente turbata e si vergogna un po' di sé; io la invito con lo sguardo, magari ha qualche malattia o qualcosa di grave. -Io, ecco, io.. vorrei... no.- Josh sta per esplodere, sembra un grosso camino di quelle fabbriche di periferia con sottofondo di un aereo che decolla; -MUOVITI!- sbotta.

-Ok, calmati. Vedi Bea, a me piacerebbe tantissimo andare ... a scuola. Non è che mi ci puoi accompagnare?-

Le do appuntamento per la mattina dopo, cerco di chiarire con Josh il perchè di tutto questo, ma lui non mi da spiegazioni. E' così strano, misterioso, maledettamente affascinante.

A scuola vuole andare! Lei che vive nei boschi, che non ha idea di cosa sia una penna e che legge libri per bambini vuole andare a scuola. Non è una scena un po' penosa? 

No Bea, ora stai esagerando. Non essere così perfida. Se vuole andare a scuola, bè, povera ingenua, io la accompagnerò. Poi starà a lei farsi accettare dalla società.

Da questa società che, malgrado i miei sforzi, mi sta uccidendo, schiacciando come un insetto fastidioso.

Sono sulla strada di casa, questo incontro non è stato niente di speciale. 

Mi vibra il cellulare, chissà chi è. Leggo sul display: ore 18.23, 1 nuovo messaggio.

Un solo richiamo nella mia testa: Lollo.

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Capitolo 16
*** Together. ***


XVI.
Together.

 


Ore 18:23, 1 nuovo messaggio:

Anche se, sinceramente, ti manderei un po' a fancuore, ti aspetto sta sera, se ci tieni davvero, davanti al fiume. Non portare i tuoi amichetti. Ciao stronza.

Firmato, Lollo.

Si cazzo!

So che una persona normale, ad un messaggio così, non avrebbe nemmeno azzardato l'idea di rispondere.

Ma io no; io sta sera mi presento, nonostante la paura, nonostante l'incredibile voglia che ho di sputagli in faccia quando lo vedo; nonostante questi giochetti che odio da morire, nonostante il mistero che non m'affascina per nulla.

Ma é tutto un vortice, é tutta una convinzione: lo voglio, e lo voglio adesso. 

Euforica, entro in casa e saluto: -Ciao Mamma! 'Sta sera esco con la Bebe!-

Non mi va di dirle che sono con un ragazzo, perchè non le ho mai detto una cosa del genere e credo che esploderebbe oppure diventerebbe tutta uno zuccherino e inizierebbe a parlarmi e a fantasticare sull'amore. Oh mamma che schifo.

Comunque, sta di fatto che sono felice; sta sera lo vedo.

E non importa se mi fa del male, se mi fa piangere, se mi da buca; non importa se è uno stronzo, se è iper protettivo, se è strafottente e se è possessivo.

Sta sera sono con lui e questo basta, mi dovesse fare anche del male.

Io con lui annegherei nel fiume.

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