White lie

di sakura_tan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Black collar ***
Capitolo 2: *** Checkmate, white king ***
Capitolo 3: *** Black and blue ***
Capitolo 4: *** Grey ***
Capitolo 5: *** Warm hands and brown eyes ***
Capitolo 6: *** Bluish ***
Capitolo 7: *** Hunter green ***
Capitolo 8: *** White lie ***



Capitolo 1
*** Black collar ***


WHITE LIE 1

PREMESSA: ho visto che recentemente è stata pubblicata una ff simile alla mia. Mi dispiace di dover proporre qualcosa di già letto, ma tengo a sottolineare che le hurt/comfort (soprattutto quelle slash) sono intrise di clichè e scene tipo. Per questo motivo non sono riuscita correggere la storia troppo radicalmente. Spero comunque che apprezziate.

Mi ero promessa di non scrivere più fan fiction su White Collar, ma il mio amore per la coppia Neal e Peter non smette di tormentarmi. Tuttavia questa volta mi cimenterò in una storia a capitoli (esperienza quasi nuova per me). La trama è stata ideata grazie all'aiuto delle mie Nealer's fans preferite: Debora (alla quale avevo già dedicato "Appetito") e Anna.
Spero che il frutto della mia mente contorta vi piaccia.

P.S. Il nome della ff avrà un senso solo alla fine.
Buona lettura.

WHITE LIE





CAPITOLO 1:  BLACK COLLAR.


"I’ll wash his feet with my hair if he needs.
Forgive him when his tongue lies through his brain.
Even after three times, he betrays me" *


Neal non fece nemmeno in tempo ad uscire dall'ascensore che Diana gli si presentò davanti con aria seria: "Peter ti vuole nel suo ufficio".
"Roba seria?" chiese, mentre apoggiava il cappello sulla sua scrivania.
"Mafia russa".
Il sorriso del ragazzo si spense per qualche istante, ma fu abbastanza perchè la donna lo notasse: "qualche problema?" gli chiese, preoccupata.
Quello sospirò e sollevò le spalle: "A parte il fatto che qualche tempo fa potrei aver rubato ai russi un diamante rosa da dieci milioni?"
"Tu hai fatto cosa?!"
Neal si girò di scatto e vide il suo capo che lo guardava accigliato, in attesa di una risposta.
"Ho detto 'potrei' aver rubato"
L'altro sospirò rassegnato: "meglio far finta di non aver sentito".
Mentre si avviava verso il suo ufficio, con Caffrey dietro di lui, gli si abbozzò un sorriso sul viso. Sebbene catturare criminali fosse il suo lavoro, l'agente Burke avrebbe mentito se non avesse ammesso che le imprese del suo consulente lo avevano sempre affascinato. D'altro canto, ogni cosa che girasse intorno a Neal, che si trattasse di furti d'arte o saponette per il bagno, era inspiegabilmente affascinante.
"Allora," esordì Peter sedendosi dietro la scrivania: "Che ne dici di dirmi quello che sai di questa gente?"
Neal prese tra le mani il fasciolo che l'uomo gli passò e iniziò a sfogliarlo con aria preoccupata:
"Brutta storia. Queste persone non si faranno prendere facilmente, soprattutto considerato che c'è di mezzo una collezione di monete d'oro del XII secolo stimate otto milioni!"
"Bè, mi pare di aver sentito che tu abbia già fregato questi tizi una volta. Perchè non riprovarne l'esperienza?"
Al ragazzo non piaceva l'idea di avere a che fare ancora con la mafiya* : non era stato per niente divertente l'ultima volta. Era quasi morto ed era dovuto rimanere nascosto per molti mesi. Tuttavia sorrise: "Non ho mai ammesso di averlo fatto, ma sembra una proprosta allettante".
"Bene, chiama Jones e Diana. Fra cinque minuti vi voglio tutti in riunione. Ah! E portami del caffè".

****

"Ok ragazzi, questo è il piano: faremo girare la falsa voce che esistono altre dieci monete d'oro a completamento della collezione rubata dai russi. Ovviamente la Solntsevskaya bratva* non si lascerà perdere un'occasione simile e andrà subito a far visita a colui che in teoria avrebbe queste monete mancanti. Ecco che entro in azione io, fingendomi il propr-"
"Tu?!" gridò, senza accorgersene, Neal.
"E chi, se no? Jones deve dirigere le operazioni e Diana coprirmi le spalle con l'altra squadra".
Il ragazzo si abbandonò sullo schienale della sedia e incrociò le braccia al petto, assumendo un'espressione che parlava da sola.
"No, no, no,no" si alterò Peter, agitandogli una mano davanti: "non penserai davvero che ti faccia giocare coi russi? Non stiamo parlando di criminali con completi firmati che si aggirano per musei rubando opere d'arte col loro sorrisetto fasullo! Questa gente tortura, violenta, ammazza!"
Neal si alzò in piedi: "Una buona ragione per cui non dovresti andarci!"
"E allora dovresti andarci tu?! Come pensi che ti accoglierebbero dopo aver realizzato chi sei? Con vodka e pirog?*"
"Ma Pet-"
"Caffrey! Ci vado io, la questione è chiusa."
Neal allontanò il suo sguardo da quello del partner. Non gli andava per niente che si esponesse ad un simile pericolo, e reputava quella sua decisione un atto di puro egoismo. Se fosse morto, lui come avrebbe fatto? Dove avrebbe potuto trovare altrove quel calore che altra definizione non aveva se non 'familiare'? Chi gli avrebbe sorriso la mattina, porgendogli una tazza di quel disgustoso caffè dell'FBI? Chi l'avrebbe preso quando sarebbe scappato? Chi-
I suoi pensieri furono interrotti dalla voce dell'uomo che pronunciava il suo nome: "Neal, tu dovrai occuparti di ricreare le dieci monente 'mancanti'. In una di queste inseriremo un GPS che ci permetterò di beccare il rifugio dei russi prima che scoprano che sono false. O almeno spero. Ce la puoi fare in due giorni?"
"Mi farò aiutare da un amico"
Peter lo gelò con lo sguardo: "Dì a Mozzie che se si intasca l'oro lo sbatto in prigione"
"Ricevuto".

****

"Ultima moneta fatta, con tanto di GPS incorporato. E mancano 14 secondi alla data di scadenza! Direi che siamo stati grandi, socio."
"Già. Ora chiamo Peter". Stava per prendere il cellulare quando qualcuno iniziò a bussare insistentemente.
"Aprimi,Neal!"
Non ci poteva credere. Lo stacanovismo di Peter era assolutamente disarmante. Si alzò dalla sedia ed andò ad aprire.
"Buona sera!"
"Ehi", lo salutò con un sorriso: "Ciao anche a te Mozzie, dovunque tu sia! Allora, avete finito?"
"In perfetto orario, direi!" rispose il consulente, pieno di sè: "Dieci monete d'oro del XII secolo contraffatte in modo impeccabile. Ci vorrebbe un sistema ARTtrust per poter affermare con certezza che sono false".
L'uomo gli mise una mano sulla spalla: "sei il migliore"
Da dietro il divano spuntarono due piedi: "Oh, grazie Signor Distintivo!", squittì una voce: "Sono felice che anche il mio aiuto sia stato apprezzato!"
"Grazie anche a te, Mozzie." Disse, prima di chinarsi all'orecchio dell'amico e sussurrargli: "non si è intascato niente, vero?"
"Ci ha provato, ma gli ho fatto presente il tuo ammonimento".
"Bene", sospirò: "ora è meglio che porti queste monete alla cassaforte del Bureau. Domani è previsto l'incotro con la mafiya, e qualcosa mi dice che non hanno la minima intenzione di pagarmi la somma pattuita. Quindi, dal momento che tra qualche ora potrei morire, vorrei andare il più presto possibile a casa da mia moglie."
"Il pessimismo non ha mai consolato né i malati nel corpo, né gli infermi nell'anima. Dai, stai con noi a bere un bicchiere di vino."
"Oh! Stai citando  Huysmans?!" gli gridò Mozzie dal divano. Neal lo ignorò.
"E' mia moglie quella che può consolarmi" rispose divertito Peter.
"Bè, se la metti così allora buona notte. Ma sappi che mi offende il fatto che non voglia passare la tua 'presunta ultima notte' con me". L'agente Burke arrossì a quelle parole, soprattutto dopo aver notare lo sguardo malizioso con il quale Neal le aveva pronunciate. Poi assottigliò gli occhi in una buffa smorfia che sarebbe dovuta sembrare minacciosa: "Ho come la sensazione che, se anche morissi, mi raggiungeresti all'altro mondo provvisto di scarpe italiane e cappello pur di tormentarmi".
"Può darsi", affermò il ragazzo aprendogli la porta.
L'altro gli rispose con un grugnito e uscì.


"I'm just a holy fool, He's so cruel
but I'm still in love with Judas.
I couldn't love a man so purely
even darkness forgave his crooked way.
I've learned our love is like a brick
build a house or sink a dead body."





NOTE:
*Judas, Lady Gaga.
*Mafiya: modo per chiamare la mafia russia.
*Solntsevskaya bratva: "potente organizzazione criminale russa originaria di Mosca. Da un rapporto statunitense è stata rivelata una presenza dell'organizzazione anche a San Francisco" [Wikipedia]
*pirog: "pietanza russa di pasta ripiena, dolce o salata, cotta al forno o fritta" [Wikipedia]

Ed ecco finito il primo capitolo. Cosa ve ne pare? Credo che il primo capitolo sia sempre il più difficile da fare. Dite di no, eh? MI STATE DICENDO CHE SARA' SEMPRE PEGGIO?!

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Capitolo 2
*** Checkmate, white king ***


WHITE LIE 2
Ed ecco il nuovo capitolo. Finalmente un po' di azione! (In realtà è più attivo il mio gatto obeso).
Buona lettura.




dsa





CAPITOLO 2: CHECKMATE, WHITE KING.

"If you got the money, honey
We got your disease.
Welcome to the jungle
Watch it bring you to your knees
I wanna watch you bleed
Welcome to the jungle
We take it day by day
If you want it you're gonna bleed
But it's the price you pay"*
 

Peter si stava sistemando l'auricolare, quando si accorse di essere osservato. Neal lo stava fissando scuotendo la testa.
"Non ci siamo. Hai scritto in fronte 'sono un agente dell'FBI'"
"Risparmiami i tuoi commenti" ribattè l'uomo, facendosi il nodo alla cravatta.
"Ehi, sto solo cercando di non farti ammazzare!" gli si avvicinò e gli alzò il colletto della camicia. L'uomo avvertì il tocco delle sue dita affusolate sul collo: "così va meglio" disse soddisfatto: "i particolari sono fondamentali nell'abbigliamento".
"Oh, grazie Saint Laurent, ma preferisco sembrare un agente dell'FBI piuttosto che uno yakuza!"
Il ragazzo divenne improvvisamente serio: "non ti ho mai visto così agitato prima di un'operazione. C'è qualcosa che non ti convince?"
L'agente Burke sospirò e si sedette su una sedia della cucina: "no, è solo che...ho una brutta sensazione".
Neal prese a sua volta una sedia e ci si sedette a cavalcioni: "forse perchè piove".
"Già, forse perchè piove".

****

"Sei sicuro di non cacciarti nei guai?" Diana lo guardò severamente.
"Stando da solo nel furgone? Il peggio che potrei fare sarebbe infondere un po' di classe a questo rottame". La donna alzò gli occhi al cielo: "raggiungo la squadra di copertura. Tu stai qui buono e segui l'operazione dalla radio. Se ci sarà bisogno di te attieniti agli ordini, non voglio nessuna stramberia. Sono stata abbastanza chiara?"
"Sissignora!"
Neal le sorrise e la seguì con lo sguardo mentre scendeva dal furgone. Il rumore scrosciante della pioggia fu interrotto per un istante da suono secco dello sportello che si chiudeva. L'ex truffatore si tolse il cappello e iniziò a girarselo tra le mani.

****


"
Diana, siete in posizione?"
"Sì, Jones. I cecchini sono ai loro posti e noi siamo pronti ad intervenire al primo ordine del capo"
"Riesci a vederlo?"
"Sì, è sul tetto del parcheggio ma per ora nessuna traccia dei russi. Spero proprio che tutto fili liscio. Se dovessero iniziare a sparare l'operazione andrebbe a farsi fottere e Peter potrebbe rimanere coinvolto"
"Lo spero anche io. Caffrey?"
"E' nel furgone"
"Okay, ora non ci resta che aspettare. Contattami prima di prendere qualsiasi decisione"
"Ricevuto"
Diana chiuse il contatto e guardò il furgone dell'FBI, posteggiato al primo piano di quell'enorme parcheggio grigio. C'era qualcosa che non andava. Perchè i russi non arrivavano? Inoltre quella pioggia offuscava la visuale. Improvvisamente vide qualcosa muoversi e le si gelò il sangue nelle vene quando si accorse della presenza di due uomini che si stavano dirigendo al furgone.
"Jones!"
"Ti sento"
"Due uomini si stanno avvicinando al furgone. Sono armati."
"Cazzo, ci hanno scoperto. Corri!"
La donna si precipitò fuori dal suo nascondiglio con altri due agenti e si mise a correre verso il parcheggio. Quando giunse sul luogo, di Neal non c'era più traccia. Si girò di scatto quando sentì dei passi dietro di lei. Era Peter, bagnato fradicio. In mano stringeva la cavigliera dell'amico.
"L'hanno preso" disse, con un filo di voce, appoggiandosi al muro di pietra: "non avrei dovuto farlo venire. Non avrei dovuto ascoltarlo!" diede un pugno alla parete. Poi chiuse gli occhi e liberò i polmoni. Gli girava la testa. Diana gli mise una mano sulla spalla: "non è colpa tua, capo".
Intanto Jones li aveva raggiunti: "ho chiamato Hughes. Ha già inviato delle squadre alla ricerca di Caffrey. Probabilmente hanno intenzione di barattarlo con una garanzia di immunità, ma lo troveremo".
L'agente Burke raddrizzò la schiena e si avviò velocemente verso il furgone: "chiamate la scientifica. Dobbiamo trovare qualche inizio". Poi si fermò e guardò il cielo plumbeo per qualche istante. L'unica cosa che desiderava in quel momento era poter rivedere il sorriso dell'amico mentre gli sistemava la cravatta o gli raccontava di qualche incomprensibile conferenza sull'impressionismo. Un sentimento di tristezza lacerante lo invase.
Ma forse era solo la pioggia.


"Welcome to the jungle

It gets worse here everyday
Ya learn ta live like an animal
In the jungle where we play
If you got a hunger for what you see
You'll take it eventually
You can have anything you want
But you better not take it from me"



NOTE:
*Welcome to the jungle, Guns N' roses

Questo capitolo era breve.
Comunque il succo è che Neal è stato rapito e Peter ovviamente soffre come un cane.
(Il sadismo è un elemento indispensabile per ogni scrittore di ff. AHAHAHA Me lo sono decisamente inventata!)

Alla prossima.

P.S. ma Diana e Jones sono dello stesso "grado"? Mi pare che Jones sia nel White Collar fin dai tempi di Peter coi baffi (<3), quindi in teoria dovrebbe essere un superiore di Diana. Però bò.

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Capitolo 3
*** Black and blue ***


WHITE LIE 3
Oggi non riuscivo a smettere di scrivere, quindi mi sono portata il quaderno anche in bagno.







CAPITOLO 3: BLACK AND BLUE.


"Where are you?
 And I'm so sorry

I cannot sleep
I cannot dream tonight.

I need somebody.
 And always this sick strange darkness

Comes creeping on so haunting every time.
And as I stared I counted the Webs from all the spiders
Catching things and eating their insides."*


Neal aprì lentamente gli occhi.
Buio.
Dov'era?
Il suo corpo giaceva su un terreno umido e la testa gli faceva male. Cercò di ricordare cosa fosse successo: due uomini erano entrati nel furgone e l'avevano colpito. Poi si era risvegliato su una macchina dai vetri oscurati. E dopo ancora buio.
Quanto tempo era passato da allora?
Il suo pensiero andò subito a Peter e si chiese se stesse bene.
Dolorante si alzò a sedere e cercò di abituare gli occhi all'oscurità. Si trovava in una specie di cantina senza finestre, ad eccezione di un'apertura coperta da un pezzo di plexiglass polveroso, ma era troppo in alto. Il ragazzo notò un tavolo appoggiato ad una delle pareti della stanza e vi si avvicinò, trascinandosi a stento.
Tastò la vecchia superficie di legno e qualche scheggia gli si conficcò nelle mani. Poi finalmente avvertì qualcosa di duro. Lo avvicinò al viso per studiarlo e un brivido gli corse lungo tutta la schiena: era uno strumento da tortura. Continuò la sua ricerca e, con orrore, realizzò che su quel tavolo c'erano altri oggetti simili.
Improvvisamente una fioca luce illluminò la stanza e degli uomini entrarono.
"Legatelo", disse uno di loro.
Anche se Neal non riusciva ancora a vederne il volto, riconobbe la voce: era l'uomo al quale aveva rubato il diamante rosa qualche anno prima.
Due loschi ergumeni gli si avvicinarono e il ragazzo si scostò: "ehi! Non possiamo gestire la cosa civilmente?"
Sfoderò un sorriso brillante, convinto che i suoi modi gentili avrebbero funzionato: "direi che è il minimo dal momento che mi avete anche perso il capp-" prima che potesse finire gli arrivò come risposta un pugno in pancia. Si accasciò ansimante. Poi due mani lo afferrarono dalla camicia e lo trascinarono fino ad un robusto palo di acciaio; qui fu legato stretto con una corda.
"Signor Halden!* Che piacere rivederla!" disse l'uomo che aveva dato l'ordine di ammanettarlo. "O forse dovrei chiamarti 'Signor Caffrey'?"
Neal alzò lo sguardo e si concesse un sorriso sofferente: "Dimitry, mi hai portato qui per farti rubare qualcos'altro da sotto il naso?"
Gli arrivò un calcio sulle costole. Emise un grido soffocato.
"Sei sempre bellissimo Nick*, ma parli troppo. Non mi piacciono gli animaletti che fanno chiasso. La prossima volta che apri bocca senza essere interpellato ti spezzo una gamba".
L'ex truffatore capì che l'uomo non stava scherzando. Questo si abbassò e gli prese il mento con una mano, mentre con l'altra gli accarezzava la guancia. A quel gesto seguì un potente schiaffo. 
"Pensavi davvero che mi fossi dimenticato di te? Quando mi è giunta la voce riguardo le dieci monete mancanti ci stavo proprio cascando, sai? Ma per fortuna la mafiya ha i suoi tentacolo anche tra i bei distintivi dell'FBI. All'inizio pensavo di far saltare qualche testa e sparire, invece guarda chi è uscito dal cappello?" mimò il gesto di un mago che estrae qualcosa dal suo cilindro, poi passò la mano tra i capelli corvini del ragazzo: "penso proprio che mi sarai utile".
La porta si aprì ancora ed entrò un altro uomo. Aveva qualcosa sottobraccio. Neal guardò con la coda dell'occhio e si accorse che si trattava di una telecamera.
Dimitry si raddrizzò e si sedette sul bordo del tavolo: "che la Maslenitsa abbia inizio!*" disse.

****

Diana entrò correndo nel Buroeu: "Peter! E' arrivato un video dai russi!".
L'uomo scese velocemente le scale e si precipitò verso la donna. Aveva l'aspetto trasandato e il viso stanco di chi non ha chiuso occhio. Le prese dalle mani il DVD: "Chiama gli altri e falli venire nella sala riunioni"
"Ricevuto, capo".
Pochi minuti dopo i più fidati agenti dell'FBI erano seduti davanti al televisore. Tutti tranne Peter che, dopo aver inserito il disco, rimase in piedi a fianco del tavolo.
Sullo schermo comparve un uomo con una calzamaglia sul viso.
"Buona giornata!" la voce era stata modificata, ma si poteva sentire chiaramente l'accento russo: "Mi piacerebbe stare qui a giocare  con voi, ma abbiamo un po' fretta di lasciare il paese, dato che non siete gli unici a starci col fiato sul collo. E chi ci permetterà di andarcene indisturbati sarete proprio voi, a meno che l'hobby preferito del vostro capo non sia vedere il suo gattino torturato fino alla morte. Se così fosse allora si goda la scena, agente Burke".
Il cuore di Peter si fermò per un attimo. Sperò di aver capito male.
Lo desiderò con tutto il cuore.
Poi l'uomo si scostò e nel video furono inquadrati altri due uomini con la calzamaglia. Ai loro piedi giaceva un corpo tremante: Neal.
Neal?
Peter appoggiò le mani sul tavolo, non fidandosi delle sue gambe. Gli sembrò che in quella stanza non ci fosse più aria.
Intorno a lui c'erano delle macchie di sangue. La sua camicia era aperta ed erano visibili dei lunghi tagli sull'addome.
Uno dei due uomini lo afferrò e lo girò sulla schiena, dopodichè gli abbassò i pantaloni. Il ragazzo si dimenò, ricevendo come risposta un calcio nello stomaco.
Peter non sentì più il terreno sotto i suoi piedi. Avrebbe voluto chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie, ma qualcosa lo costringeva a guardare quella scena straziante. Il profondo sentimento di paura lasciò subito spazio all'odio e alla rabbia.
Dopo interminabili minuti quell'incubò cessò e Neal fu lasciato solo al centro di quella stanza buia. Il silenzio venne colmato da un sussurro penoso: "Peter...".
Sebbene fosse stato pronunciato con un debole filo di voce, quel richiamo era chiaro e doloroso. "Peter..." ripetè.
Chi stava dietro la telecamera avvicinò l'inquadratura al viso del ragazzo: i suoi occhi blu erano spenti.
L'uomo in calzamaglia si mise di nuovo davanti al video: "tra due giorni voglio un aereo per dieci persone pronto nell'hangar numero 3 del JFK*. Se ci lascerete andar via indisturbati, allora, agente Burke, il tuo micino ti sarà restituito. A presto".
Il filmato si interruppe e nessuno riuscì a pronunciar parola.
Nella sala tuonò il rumore di una sedia scaraventata al suolo. Peter si coprì il volto con le mani e cercò di tranquillizzarsi, non ottenendo nessun risultato.

I suoi occhi blu erano così spenti...


"How I wish you were here.

We're just two lost souls swimming in a fish bowl,
year after year,
running over the same old ground.
What have we found?

The same old fears.
Wish you were here."*




NOTE:
*I miss you, Blink 182
*Uno dei nomi falsi di Neal era Nick Halden
*Festività russa simile al carnevale
*JFK (
John Fitzgerald Kennedy): aeroporto di Manhattan.

Sono stata cattiva vero? Lo so. E so anche che è un classico inserire una scena di stupro in una fan fiction slash, ma "i classici non passano mai di moda" (citaz. by Peter).
Comunque sono proprio cattiva. Scusa Neal. (Però sei sexy in versione prigioniero).

Continuate a leggere questa apoteosi di sadismo.

P.S. Sì, sono una di quelle persone che crede che tutti i russi si chiamino Dimitry (ahah)


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Capitolo 4
*** Grey ***


WHITE LIE 4
Non c'è niente da fare, adoro le hurt/comfort.

P.S. ho letto gli spoilers della quarta stagione. Sento puzza di slash.







CAPITOLO 4: GREY.

"I'll be by your side
Wherever you fall
In the dead of night
Whenever you call
And please don't fight
These hands that are holding you

My hands are holding you*"



Peter strinse i denti e cercò di stabilizzare il battito cardiaco. Si girò verso i suoi sottoposti per dire qualcosa, ma si bloccò per paura che gli tremasse la voce. Poi uscì dalla stanza e si precipitò verso l'ufficio di Hughes: doveva convincerlo ad accettare l'accordo con i russi, o lui avrebbe perso Neal. E questo equivaleva a perderte tutto, o quasi.

O quasi?

****

"Mi dispiace,Peter, ma non possiamo permettere che la Solntsevskaya bratva lasci il paese. Dobbiamo muoverci con cautela, sperando che nel frattempo Caffrey riesca a liberarsi. Non sei tu quello che ha sempre fiducia in lui?"

L'altro boccheggiò, cercando di trovare le parole giuste da dire. Il risultato della sua riflessione fu semplicemente una supplica: "la prego, capo. E' Neal!"
Non c'era bisogno di spiegazioni o di ragionamenti complessi.
Salvare Neal per lui era una cosa assolutamente naturale.
Indubbiamente inevitabile.
Indiscutibilmente necessaria.
Hughes si massaggiò la fronte e scosse la testa: "sei troppo coinvolto, Peter. Non avresti dovuto lasciare che accadesse"
Sentendo quel rimproverò, l'agente Burke si alterò: "non si tratta di me e di lui! Neal ci ha aiutato in innumerevoli casi e credo sia giusto trattarlo come uno di noi! Non possiamo mettere in pericolo la sua vita!"
"Io credo che sappia badare a sè stesso"
"Lei 'crede'?! Non mi ha sentito quando le ho spiegato cosa ho visto in quel filmato? Lo uccideranno se non gli diamo quello che vogliono!"
"Mi dispiace", ripetè Hughes.
Perso definitivamente il controllo, Peter lo afferrò per il colletto della camicia.
Lo sguardo minaccioso.
La fronte corrugata.
I muscoli del collo tesi.
L'altro, dopo il primo attimo di stupore, scosse la testa. 
"Distintivo e pistola"
L'agente Burke strinse le labbra, per paura di dire qualcosa di cui si sarebbe pentito, e obbedì all'ordine. Poi si girò e uscì furioso dall'ufficio.

****

Non aveva idea di che ore fossero. Parcheggiò la Taurus davanti a casa e salì le scale. Elizabeth lo accolse con un abbraccio, nel quale lui si abbandonò per qualche secondo. Cercò di rilassarsi e di liberare la mente, ma qualcunque cosa facesse gli rimaneva sul cuore un peso costante.
Un' inquietudine bestia.
"Dove sei stato?" gli chiese dolcemente la donna.
"Ho guidato un po'. Avevo bisogno di..."
"Lo so, mi ha chiamato Diana" lo baciò sulla guancia: "so che non ti arrenderai e lo riporterai a casa. Con o senza distintivo. Ho fatto uno squillo a Moz, è di là in cucina. Speravo potesse aiutarti"
L'uomo le rispose con un sorriso forzato e si diresse verso la cucina. Mozzie stava seduto intorno al tavolo, con l'espressione più seria che Peter gli avesse mai visto fare.
"Ti prego, dimmi che puoi aiutarlo" gli disse, con voce fioca.
"Stiamo parlando della mafia russia, e tu sei appena stato tagliato fuori dall'FBI"
"La situazione non è delle migliori, lo so, ma ci deve essere un modo"
"Non è legale"
Peter si passò una mano tra i capelli e chiuse gli occhi. Si avvicinò alla finestra: il cielo aveva abbandonato le sue tinte azzurrine e si era colorato di un grigio pesante e opprimente, che gli ricordò lo sguardo spento e assente di Neal.
Quella inquietante monocronia si insinuava in lui e gli pesava da dentro: doveva liberarsene.
"Non mi importa"
"Dopo non potrai più tornare indietro"
"Lo so, ma se muore io..."
"Okay. Però credo che tu abbia bisogno dell'aiuto di Jones e Diana...pensi di potercela fare a convincerli?"
Mentre Mozzie pronunciava quella frase, il campanello suonò. Elizabeth andò ad aprire e sulla soglia comparvero i due agenti dell'FBI.
"Serve aiuto, capo?"
Peter sorrise: "mettiamoci al lavoro".

****

"Dimitry non è un uomo che scherza. E' uno stronzo bastardo, e posso dire quasi con certezza che ha intenzione di uccidere Neal in ogni caso. La bratva ha tentacoli in tutta la città e questo significa che alla prima mossa falsa se ne accorgeranno. Tuttavia, questo è anche un vantaggio, perchè muovere un tantacolo significa smuoverli tutti, sino a quello che interessa a noi. Sperando che l'FBI non sia così imprudente da mostrare che ha deciso di intervenire a prescindere della vita di Neal, dovremmo riuscire a raggiungere il covo di Dimitry prima che i russi si accorgano che il bureau non collabora. Avete presente lo Yellow Flag di Doyers Street?"
Peter annuì e Mozzie continuò:
"Perfetto, quel bordello è gestito dai thailandesi, ma in realtà quest'ultimi lavorano sotto il controllo russo. C'è un giorno a settimana in cui il gruppo di Dimitry va al locale per controllare gli affari. I russi rimangono in macchina, pronti ad intervenire a qualsiasi problema, mentre mandano all'interno un loro 'cane da guardia' thailndese. Dobbiamo trovare il modo di avvicinarci alla vettura e mettergli sotto la marmitta una criptex"
"Che diavolo è un criptex?" lo interruppe Jones
Mozzie alzò gli occhi al cielo: "è una specie di tubo che perde una sorta liquido fosforescente,visibile solo con una luce particolare. Era utilizzato dalla grande Mata Hari*. Se quel giorno non piove, allora saremo in grado di individuare il percorso della macchina fino al rifugio di Dimirty"
"Non è più pratico un dispositivo GPS?" chiese Elizabeth
"Purtroppo i russi sono in allerta; mi sono giunte delle voci riguardo al fatto che facciano dei controlli elettronici"
"Come facciamo a mettere il criptex sulla macchina?" intervenne Diana
"E il grande bardo direbbe: qui c'è l'intoppo*" fu la risposta di Mozzie, che si abbandonò sulla sedia.
Improvvisamente la stanza si fece silenziosa, mentre tutti cercavano di trovare una soluzione. Peter notò che perfino Satchmo, il suo cane, sembrava intento a risolvere il problema.
Satchmo?
Peter si alzò di scatto dal divano: "il cane! Nessuno noterà un cane che si avvicina alla macchina! Se attacchiamo al criptex una calamita possiamo far sì che sia Satch ad applicarlo sulla marmitta!"
L'animale, sentendosi preso in causa, iniziò a scondinzolare e a girare attorno al padrone, il quale si inginocchiò per accarezzargli il muso.
Mozzie aprì le braccia e sorrise:
"
proprio quando mancano le idee, arriva una parola al momento giusto. Goethe."
All' agente Burke si rilassò per un attimo il viso, poi tornò serio: "Mozzie, tu ti occuperai del criptex e della calamita. Voi due terrete sotto controllo l'FBI" disse, indicando Jones e Diana: "voglio sapere i movimenti di Hughes e ogni rapporto sulle indagini. Io cercherò di fare un sopraluogo allo Yellow Flag per inidivuare i possibili punti in cui la macchina potrebbe fermarsi. Se domani sera non piove, allora entriamo in azione. Riporteremo Neal a casa".



"Look at these hands and my side
They swallowed the grave on that night
When I drank the world's sin
So I could carry you in
And give you life

I want to give you life"





NOTE:
*By your side, Tenth Avenue North. (Canzone scelta dopo aver visto un bellissimo video PeterxNeal su youtube. Si chiama "By Your Side", ve lo consiglio).
*Famosa spia
*Citazione da "The inside man"


Vi state chiedendo se esiste davvero un tubo di nome criptex che perde liquido fosforescente? Ovviamente no. Il criptex è tutt'altra cosa.

Ma chi se ne frega.



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Capitolo 5
*** Warm hands and brown eyes ***


WHITE COLLAR 5
Ebbene sì, ho scritto quattro capitoli di cose insensate solo per arrivare a questo punto della storia.


P.S. Complimenti a Matt Bomer per il suo coming-out! Ogni volta che un personaggio famoso dichiara la sua omosessualità, aiuta la gente comune a farsi avanti, ad accettarsi e a farsi accettare. Penso che Matt abbia preso una decisione coraggiosa e responsabile.
Posso dire una frase da mamma? Sono davvero fiera di lui.


czsdf





CAPITOLO 5: WARM HANDS AND BROWN EYES


"Somebody save me
And two warm hands break right through me
Somebody save me
I don't care how you do it
Just save me


I'm still waiting for you*"


"Mi dispiace, Peter, la scientifica non ha trovato nessun inidizio sul furgone"
"Capisco, grazie lo stesso Jones. Ci vediamo questa sera".
L'uomo riagganciò e mise i gomiti sul tavolo,affondando il viso tra le mani. Aveva smesso di piovere quella stessa notte. Era rimasto sveglio per ore a guardare fuori dalla finestra, pregando quel Dio a cui non aveva mai creduto, implorandolo di portare il sole. E così era stato: il cielo si era aperto e la luna aveva fatto la sua comparsa sul mondo. Dal terreno bagnato sotto la sua finestra, Peter riuscì a sentire l'odore dell'erba e dei fiori. Tutto riprese colore, abbandonando quel grigio pesante e tetro.

Sembrava un buon segno.

****

Acqua.
Neal annaspò in cerca di aria.
"Nessuno ha detto che puoi concederti il lusso di svenire".
Era sdraiato sul tavolo di legno. Mani, piedi e collo legati con delle spesse cinghie. Riusciva solo a sentire la voce sibilante del suo aguzzino, senza scorgerne il volto. Era in quella posizione da più di tre ore. Ogni respiro era una tortura e il corpo gli bruciava tremendamente. La vista gli si offuscava ad ogni movimento e non avrebbe mai immaginato che tenere gli occhi aperti fosse così difficile. Si stupì del fatto che riuscisse ancora a gridare, seppur la voce gli uscisse roca e stonata.
Gli avevano tolto la camicia, per poter fare scempio del suo corpo con più facilità. Il freddo gli entrava nelle ossa, provocandogli terribili tremori. Si sentiva la febbre e probabimente aveva qualche costola fratturata.
La sua mente era sempre rivolta a Peter, non perchè si aspettasse che venisse a salvarlo (ormai si era arreso a quell'incubo), semplicemente perchè desiderava fosse Lui il suo ultimo pensiero prima di morire.
Non c'era nessun'altra ragione.
Nei numerosi momenti in cui perdeva i sensi, vedeva il volto familiare dell'amico: gli sorrideva, con quel suo modo buffo di arricciare le labbra. Riusciva quasi a percepire la sua grande mano sulla spalla. Sentiva la sua voce dolce e virile che lo chiamava.
Voleva morire così: con Peter che s'impossessava di tutto il suo essere e che inspirava il suo ultimo respiro, custodendolo in sè per sempre.
Avvertì un dolore lancinante agli addominali, che gli mozzò il fiato. Il suo tormento aveva preso di nuovo inizio, come un gioco malato senza fine. Davanti ai suoi occhi comparve una cinghia di cuoio, bella e lucida, come se fosse stata comprata apposta per lui. Chiuse gli occhi e strinse i denti.
Peter. Peter. Peter.
Peter.

****
Il telefono squillò: "pronto Diana"
"Capo, è arrivato un altro video"
A Peter sembrò di precipitare.Sbattè le palpebre più volte,senza riuscire ad allontanare quell'orribile sensazione.
"Vuoi sapere cosa-"
"Dimmi solo se è vivo"
"E' vivo"
L'uomo si appoggiò alla parete della sua camera da letto e si lasciò scivolare lungo il muro, fino a ritrovarsi seduto sul pavimento. Non riuscì a chiedere nient'altro, per paura che il terrore dominsasse sulla razionalità che gli era necessaria. Non poteva permettersi di perdere la testa in quel momento.
"E' tutto pronto per questa sera?"
La donna fece finta di non notare il tremore nella voce del suo capo: "sì. Io e Jones ci apposteremo in macchina nel luogo che ci hai indicato"
"Perfetto. Mozzie sarà qui a momenti col criptex e la calamita. L'FBI ha fatto qualche progresso?"
"Stanno pedinando un certo Ivan Vasilyen, ma per ora nessun risultato"
Il campanello suonò e Peter salutò Diana. Andò ad aprire e fece entrare il piccoletto: "ecco qui il criptex. Ci ho già attaccato la calamita" poi frugò energicamente in un borsone: "questa invece è la torcia a luce Forward*"
"Grazie mille, Moz. Non ci resta che legarla al collo di Satch"
"Ed è per questo che ho decorato il criptex come se fosse una di quelle botti che si mettono al collo dei San Bernardi"
"Il mio cane non è un San Bernardo"
"Piccolezze"
Peter alzò gli occhi al cielo, ma accompagnò quel gesto ad un sorriso. Tuttavia la sua espressione si spense quando Mozzie gli porse una pistola: "te la senti?"
L'uomo si morse le labbra, poi afferrò l'arma. Stava infrangendo di nuovo ogni suoi principio per Lui, fonte di ogni suo tormento più intimo. Guardò un raggio di sole che trafiggeva lo schermo della televisione: appena ritorna a casa, per punizione lo lego sul divano e gli faccio vedere a forza la partita, pensò.

****
Fu scaraventato a terra, slegato, senza la preoccupazione che potesse scappare. Non aveva nemmeno la forza per respirare. Il pavimento gelido sulla sua guancia destra lo teneva sospeso tra il sonno e la veglia. Avrebbe voluto alzarsi e appoggiarsi al muro, per provare ad accogliere un po' di aria nei polmoni, ma l'unica cosa che riuscì a fare fu mettersi supino. Mentre riprendeva fiato dopo quello che gli era sembrato uno sforzo immane, il suo sguardo annebbiato si fermò sull'apertura nel soffitto. C'era il sole. Avrebbe voluto poter essere accarezzato da uno dei suoi raggi, anche solo per un istante, ma la flebile luce che filtrava dal plexiglass era troppo lontana da lui. Eppure quella luce distante lo scaldò.
Tra qualche ora giocano i Jets*. Peter ha scommesso 100 dollari con Diana che Moore* farà punto.
Non mi dispiacerebbe vedere con lui la partita questa sera.

Poi cadde in un sonno tormentato.

****
Lo Yellow Flag era un locale sfarzoso, frequentato da gente poco raccomandabile. Peter si nascose il volto col cappuccio della felpa, mentre, da dietro un muretto, teneva sotto controllo Mozzie, che si avvicinava al locale con Satchmo al guinzaglio. Aveva una ridicola parrucca nera e una imbarazzante camicia hawaiana. Il suo look stravagante diede subito nell'occhio, e i due thailandesi che stavano di guardia all'auto russa lo circondarono. Peter trattenne il fiato quando Mozzie fece due passi verso la vettura e fu preso per la camicia. Mentre gesticolava per dare chissà quale spiegazione, gettò sotto alla macchina una crocchetta per cani con una velucità e disinvoltura che il federale fino ad allora aveva attribuito solo a Neal. Ed ecco che Satchmo si infilò sotto la marmitta.
Da quel momento il tempo sembrò fermarsi. I due uomini lasciarono andare Mozzie e gli ordinarono di portare via il suo cane. Quando Peter scorse il collo peloso del proprio animale uscire da sotto la vettura, si abbandonò ad un ringraziamenteo solenne al cielo: il collare non c'era più, ed ora il piccoletto si stava allontanando inculume.
La macchina russa partì dopo qualche minuto e Peter sapeva che il criptex aveva cominciato a cospargere il terreno di piccole macchioline bagnate, che lo avrebbero condotto da Neal. Uscì dal suo nascondiglio e raggiunse la macchina su cui stavano Jones e Diana; entrò, stando attento a non essere visto: "ce l'abbiamo fatta. Ora diamogli cinque minuti di vantaggio prima di inziare a seguirli".
Furono i cinque minuti più lunghi della sua vita. Ogni secondo che passava era un secondo in più lontano da Lui, e l'idea lo annientava. Quando fu il momento di partire, il federale si sedette al posto del conducente e mise in moto la vettura.
La pistola ben sistemata nella fondina.
La mente libera da ogni altro pensiero, eccetto il desiderio di salvarlo.
"Jones, prendi la torcia e fai luce"
Il suo sottoposto obbedì e, sporgendosi dal finestrino, illuminò con la particolare luce blu la strada: una fila di puntini fosforescenti, distanti tra loro 5/6 metri, si stava formando lungo l'asfalto. Ci misero più di un'ora per seguire le tracce, finchè arrivarono davanti ad un'enorme cancello di ferro, sorretto ai lati da due spesse mura grigie. Peter parcheggiò in una via poco distante, sormontata da due vecchi palazzi: "ci siamo quasi. Neal è lì dentro, e noi lo tireremo fuori vivo"
"Dicci cosa dobbiamo fare" intervenì Diana.
"Dovete far sì che i russi escano allo scoperto. Per questo voglio che saliate sul tetto della casa più vicina alla villa e mettiate questo a tutto volume". L'uomo aprì il bagagliaio e ne estrasse uno stereo e due enormi casse.
"Ho visto una scala di emergenza nel palazzo qui a fianco. Faremo fare ai russi una bella troika*"
"Non credo che si divertiranno. Comunque vi darò io il segnale quando avrò trovato un modo per entrare"
"Sicuro che di non aver bisogno di uno noi che ti copra le spalle?"
"No, è meglio che voi rimaniate fuori. Non voglio coinvolgervi maggiormente in qusta cosa". Così Peter si allontanò, addentrandosi nelle tenebre della sera. Girò attorno al muro di cinta della villa, tenendo una distanza di sicurezza per non essere visto dalla telecamere di sorveglianza. Poi notò un camion parcheggiato a fianco del muro. Quel colpo di fortuna gli dipinse un sorriso fugace sul volto: "date pure inizio alle danze" disse, tramite la ricetrasmittente. Qualche secondo dopo il quartiere, che fino ad un attimo prima era stato mortalmente silenzioso, ora era il palcoscenico sul quale s'intonava Sogno d'Amore di Franz Liszt: la sinfonia preferita di Neal.

****
Inizialmente credette di esser morto, o di stare per morire. Poi pensò di essere impazzito. In tutta la stanza risuonava quella melodia, avvolgendolo con le sue dolci note. Solo due persone sapevano che era la sua preferita: Kate e Peter. Lei se n'era andata tanto tempo prima, lacerandogli il cuore. Il solo pensiero lo addolorò così tanto che le ferite sul suo corpo non gli sembrarono poi così difficili da sopportare.
E Peter? Peter non era il tipo da fare una cosa del genere. Era più un tipo da musica popolare.
Scoppiò a ridere a quel pensiero, contorcendosi al tempo stesso per il dolore.
Era da un po' che non rideva così.
Forse era davvero diventanto matto.

****

L'uomo scivolò oltre il muro, accompagnato dall'intenso suono che vibrava nell'aria e dallo schiamazzo generale che già si stava propagando per le strade. Appena toccò il suolo, estrasse la pistola e si guardò attorno: nessun cane da guardia. Sorrise. Come Neal gli aveva detto prima di essere rapito, l'uomo al quale aveva rubato il diamante rosa non amava per niente gli animali e compensava questa sua mancanza trattando i suoi prigionieri come bestie. Avanzò lentamente nella notte. Davanti a lui, illuminata da qualche lampione, si ergeva una lussuosa villa in mattoni che doveva risalire al XVIII secolo. Si nascose dietro il tronco di un'enorme quercia e vide un uomo uscire dalla porta principale. Parlava in americano, ma non riuscì a capire esattamente le sue parole. Qualcuno rispose dall'interno della casa, senza che il federale potesse vederlo. Tuttavia Peter sentì chiaramente la sua voce, che gli risuonò nella testa come un eco, sovrastando la musica assordante:"io vado dal piccolo Nick. E' ora di fargli saltare il cervello."
A sentire quelle parole l'agente Burke uscì dal suo nascondiglio e si precipitò nella villa. Due uomini gli furono addosso prima che potesse rendersene conto. Ma qualcosa gli infuse una forza inarrestabile e animalesca, che lo constringeva a raggiungere a qualunque costo il suo obiettivo: Lui. Sparò all'uomo alla sua destra, che stava a sua volta per premere il grilletto, e spezzò un braccio all'altro, dandogli poi un colpo in testa con il calcio della pistola. In quella confusione Dimitry era scappato. O, meglio, era andato ad ucciderlo.
Peter corse all'impazzata verso il corridoio dove aveva visto scomparire il mafioso. Lo scorse mentre apriva una porta e lo prese alle spalle. Rotolarono entrambi lungo una rampa di scale, finchè Dimitry non lo prese per il collo e gli puntò una Tokarev alla testa. L'agente Burke riuscì però a disarmarlo, anche se il proiettile sparato dall'altro gli sfiorò leggermente il lato sinistro della fronte. A quel punto fu lui a puntargli contro la pistola: "dimmi dov'è e ti lascio andare. Solo...dimmi dov'è."
L'uomo sogghignò: "quella puttanella ti ha proprio fottuto il cervello eh, signor Burke?"
"DIMMI DOV'E'!!"
Peter gli sparò ad una gamba, facendolo crollare a terra. Tuttavia quello continuava a ridere, come una iena impazzita. Il federale allora gli sfoderò un destro in viso e lo ammanettò velocemente.
Iniziò a correre per il lungo corridoio, urlando con tutto il fiato che aveva in gola, incurante dell'irrefrenabile battito cardiaco.
Neal sentì qualcuno chiamare il suo nome.
Peter.
Solo lui era in grado di ridargli vita semplicemente col suono della propria voce.
L'uomo fermò la sua folle corsa dinnanzi ad una porta di legno:"Neal!! Se sei lì dentro spostati!! Butto giù la porta!" Sparò alla serratura e si precipitò all'interno della stanza. Era fredda e buia. Vide una figura tremante distesa contro il muro.
Era lui.
"Diana, Jones, chiamate un'ambulanza e la polizia. L'ho trovato." Mentre informava i suoi sottoposti attraverso l'auricolare, i suoi piedi lo portavano verso la destinazione che sapevano raggiungere meglio:Neal. Fu come se il tempo procedesse a rallentatore. La musica cessò, e in quell'improvviso silenzio l'unico suono percettibile era l'affannoso respiro dell'uomo. Si mise in ginocchio davanti a lui e gli prese il viso tra le mani: "Neal? Sono io". Il ragazzo si abbandonò ad un pianto soffocato: "Pet-Peter? Peter?" sfiorò la fredda guancia contro le sua mani. Erano così calde.
Il federale non riusciva a credere di avercela fatta; non ricordava di essersi mai sentito così leggero in tutta la sua vita. Gli accarezzò delicatamente il viso e lui rispose con un sorriso stanco, felice di poter vedere ancora una volta i rassicuranti occhi castani dell'amico.
Peter in quel sorriso vide il mondo. Qualcosa, dentro di lui, improvvisamente esplose.
Era un sentimento che era rimasto ignorato a lungo, nascosto sotto una superficie di buon senso, o di negazione, o di ignoranza, in uno stato di quiete apparente. Peter non ricordava quando avesse iniziato a camminare per quel campo minato; sapeva semplicemente di esserci finito in mezzo, smarrendo per sempre il sentiero dal quale era arrivato, consapevole dell'assenza di ogni via di fuga.
E così accadde:  lo baciò.
Non fu un bacio passionale, ma qualcosa di intenso e vitale, come se entrambi avessero trovato finalmente la propria fonte d'ossigeno nell'altro, dopo essere stati per molto tempo, troppo tempo, negli abissi di un mare buio e soffocante.
Quando le loro labbra si separarono, Neal appoggiò la fronte a quella del federale: "mi hai trovato" sussurrò, prima di perdere i sensi tra le sue braccia. Peter gli spostò una ciocca di capelli e contemplò il suo viso addormentato, pensando di non aver mai visto un essere tanto bello in tutta la sua vita.
"Ti ho trovato."

"Lost and insecure
You found me, you found me
Lying on the floor
surrounded, surrounded
Why’d you have to wait?
Where were you? Where were you?
just a little late…
You found me.

you found me*"



NOTE:
*Save me, Remy Zero
*Mi sa che è il nome di una banca americana. Non c'entra niente con la luce, ma mi piaceva il nome.
*Squadra di football di New York
*Giocatore dei Jets
*Ballo russo
*You found me, the fray



Finalmente inizia lo slash.

Lo Yellow Flag è il locale malfamato di Black Lagoon (il manga di Rei Hiroe *-* )



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Capitolo 6
*** Bluish ***


WHITE LIE 6
Io credo che Neal sia un personaggio assolutamente pansessuale. Dopotutto è un romantico. Per questo mi è subito sembrato naturale l'amore tra lui e Peter.
E fanculo chi dice il contrario.


ge



CAPITOLO 6: BLUISH

"Would you dance if I asked you to dance?
Would you run and never look back?
Would you cry if you saw me crying?
Would you save my soul tonight?

Would you tremble if I touched your lips?
Would you laugh? Oh please tell me this.
Now would you die for the one you love?
Hold me in your arms tonight.

I can be your hero baby
I can kiss away the pain
I will stand by you forever
You can take my breath away

Would you swear that you’ll always be mine?
Would you lie,
Would you run and hide?
Am I in too deep?
Have I lost my mind?

I don’t care
you’re here tonight*"



Un rumore metallico
Sangue
Risa

Buio
Freddo

Paura
Graffi
Acqua
Annaspare
Svenire
Svegliarsi

Incubo


Si alzò di scatto ansimante. Dov'era? Sentì delle fitte lancinanti per tutto il corpo. Non riusciva a tenere gli occhi aperti: la luce era troppo forte. Troppo bianca.
"Neal..." qualcuno lo chiamò. Si girò spaventato verso la direzione da cui era provenuta quella voce. Riuscì ad intravedere una figura indistinta che avvicinava una mano a lui. Si scostò velocemente, rannicchiandosi in un angolo di quel letto di ospedale.
"Neal, sono io. Sono Peter."
Peter?
"Se non vuoi non ti tocc-" Il ragazzo, incurante del dolore, si slanciò verso l'uomo e lo abbracciò. L'altro ricambio l'abbraccio, abbassandosi un poco per permettere a Neal di sedersi sul letto invece che stare in ginocchio. Ma quello,seppur tremando, non si mosse dalla sua posizione, continuando a stringersi all'uomo.
Era Peter. Ed era reale.
"Dove siamo?" disse, con un filo di voce.
"Siamo in ospedale"
"Non risco a vedere bene..."
"E' normale...è perchè sei stato al buio per quattro giorni", si allontanò un po' da lui per guardarlo in volto e gli sorrise: "ti è cresciuta anche un po' di barba"
Nel vedere il viso del suo amico così vicino al suo, improvvisamente si rese conto di quello che stava facendo. Sciolse l'abbraccio e si sdraiò sul letto, emettendo un grugnito a causa del dolore: "scusami"
 
Neal riuscì ad aprire gli occhi un po' di più e Peter ne potè vedere lo splendido colore, sebbene non avessero la solita luce.
"Non devi scusarti.Vado a chiamare Elizabeth e Mozzie per dire loro che ti sei svegliato."
 Mentre si allontanavai dalla stanza, l'ex truffatore tentò di alzare una mano per fermarlo, ma improvvisamente gli sembrò aver perso tutte le sue forze. Poi udì dei passi: "buon giorno, signor Caffrey.Devo cambiarle la flebo. Comunque tra qualche giorno potrà ricominciare a mangiare da solo". Riuscì a scorgere la figura di una giovane donna: "qualcosa mi dice che il menù non prevede bistecca ai ferri e Chateau Margaux", disse a fatica. La ragazza sorrise e si avvicinò al letto per cambiargli la flebo. Appena gli sfiorò il braccio Neal si ritrasse, iniziando a tremare: "NON MI TOCCARE!" Gridò, con voce così alta che qualcuno si affacciò alla stanza per vedere cosa stesse succedendo. Peter, sentendolo, entrò correndo e gli cinse le spalle per calmarlo: "va tutto bene, Neal". Il ragazzo si strinse in quell'abbraccio:"mi dispiace..." disse, con tono incerto
"Ti ho già detto che non ti devi scusare. E' normale che tu senta spaventato, ma vedrai che si risolverà tutto."
Dopo qualche secondo il suo corpo si rilassò tra le braccia del federale: si era addormentato. Quando furono soli nella stanza, Peter gli si sedette a fianco. Il pallore del suo viso era esteticamente incantevole, dal momento che contrastava energicamente con i folti capelli corvini, che gli cadevano sul viso come la cornice della tela più bella.
Poteva sentire il suo respiro, finalmente calmo e regolare. Anche se era vestito con un anonimo camice bianco, Peter pensò che niente gli fosse mai stato così bene. Portò la mano verso la sua guancia e lo sfiorò, fermandosi ad osservare le seducenti ed eleganti labbra semiaperte. Qualcosa di violento ed irrefrenabile vibrò dentro di lui: un'esplosione improvvisa e dolorosa. Era la consapevolezza di una verità che non sarebbe mai dovuta essere tale.
L'aveva baciato.
Sospirò, chiudendo gli occhi e chiedendosi cosa gli fosse passato per la testa. Scacciò quel pensiero prima che diventasse troppo pericoloso.

****

"Come è andata?" chiese, appena vide Mozzie raggiungerlo nel corridoio.
"E' riuscito a farsi la barba!"
"Se non gli avessi portato il rasoio piuttosto se la sarebbe tagliata con il coltello della mensa. Comunque come sta?"
"Non si fa toccare"
Sebbene tutti fossero felici del ritorno di Neal, la gioia si esauriva ogni volta che ci si rendeva conto delle conseguenze di quell'orribile esperienza. Era ormai in ospedale da due settimane e le sue ferite erano in via di guarigione. Tuttavia c'era qualcosa in lui che lo faceva svegliare in piena notte urlando, madido di sudore e tremante.Qualcosa di così straziante da mettergli paura ogni qual volta che qualcuno lo toccava.
A parte lui, ovviamente.
Neal glielo chiedeva spesso: "perchè riesco a farmi toccare solo da te?"
Peter non conosceva la risposta, ma gli mostrava sempre un'espressione divertita: "perchè sono l'unico che non ti riempe la camera di fiori puzzolenti"
Sul volto dell'amico si disegnava un sorriso forzato.
Succedeva anche che, di sera, quando la stanza era silenziosa, Neal gli chiedesse di raccontargli di qualche vecchio caso. Adorava sentire il suono profondo della sua voce. Allo stesso modo, Peter amava vederlo addormentarsi ed ascoltare il suo respiro regolare, capace di infondergli la più intensa serenità. A volte si addormentava al suo fianco, svegliandosi in piena notte a causa degli incubi del ragazzo; allora lo tranquillizzava sfiorandogli delicatamente la pelle con le dita.
Quelle notti erano lunghe e tristi, e Neal spesso si arrabbiava, scostando la mano dell'altro: odiava sentirsi così fragile. Poi, però, si calmava e cercava irrequieto il tocco dell'altro.

Perchè solo da te?

****

Salì velocemente le scale della casa di June ed entrò nell'appartamento di Neal senza nemmeno bussare: "sono di nuovo un agente dell'FBI a tutti gli effetti!" esclamò, sventolandogli davanti il distintivo, per poi tornare improvvisamente serio: "tu stai bene?"
"Non muoio se mi lasci solo per qualche ora. Sei iperprotettivo!"
L'altro si accigliò, ma non si arrabbiò. D'altra parte aveva ragione. Gli appoggiò una mano dietro la schiena e lo costrinse a sedersi sul letto: "e tu sei un irresponsabile"
"Touchè. Mi passi un bicchiere di Merlot?"
Lo fulminò con lo sguardo: "non ci sperare. I dottori sono stati chiari. Nienta alcool per un mese".
Il ragazzo si alzò con un balzo e scartò Peter sulla destra, raggiungendo la bottiglia di vino: "sei proprio senza speranza" disse l'uomo, sospirando. L'altro sorrise e uscì sul balcone. L'amico lo raggiunse dopo pochi secondi con una bottiglia di birra.
Entrambi si appoggiarono al muro, guardando lo skyline nell'orizzonte stellato. Il silenzio della sera li avvolgeva in una dimensione intima e malinconica. Una brezza leggera e fresca scompigliò i capelli corvini del ragazzo. Il suo sguardo era lontano, come se si fosse smarrito nella trama di stelle lontane.
"Sei sicuro di star bene?" Peter si voltò verso di lui, che continuava a tenere gli occhi fissi verso l'infinito:" mi faccio un sacco di docce ma continuo a sentirmi..." esitò per un istante: "...sporco". Poi tese le labbra in un sorriso rilassato, che a Peter sembrò fosse rivo
lto alla luna: "non ti ho ancora ringraziato per la canzone"
"Sapevo che ti sarebbe piaciuta come idea".
Entrambi tacquero per qualche minuto, godendosi la pace serale di Manhattan. Poi Neal interruppe la sua contemplazione solenne al cielo e si girò verso l'uomo accanto a lui: "Perchè mi hai baciato quella notte?"
Il federale si sentì il cuore in gola. Si morse le labbra e scosse lentamente la testa.
"Non me lo chiedere"
"perchè?"
"perchè non conosco la risposta" disse, prima di rientrare nell'appartamento. Neal lo seguì.
"Ora devo tornare a casa. Se hai bisogno di qualche cosa chiama"
Lo bloccò per un braccio: "non scappare e rispondimi"
"Cosa vuoi che ti risponda?" esplose l'altro, prendendo la giacca e raggiungendo la porta: "è tutta...colpa tua!"
"Tutta colpa mia?! E, di grazia, che cosa avrei fatto?"
Peter lo additò: "te ne vai sempre in giro con quell'aria maliziosa e quel sorriso maledettamente perfetto" aprì la porta: "sei così...ambiguo!"
Neal gli impedì di uscire, richiundendola violentemente: "cosa?" disse, sgranando gli occhi: "sarei io quello ambiguo? Sentiamo, chi è che trova ogni pretesto pur di sfiorarmi? Chi si fa prendere dal panico se stiamo lontani più di due ore? E, soprattutto, chi di noi due ha baciato l'altro?!?"
Peter boccheggiò e riaprì la porta, abbandonando la stanza senza dire una parola.
Neal si accasciò contro il muro. Aveva urlato troppo: una costola gli faceva ancora male.


"To see you when I wake up
Is a gift I didn't think could be real.
To know that you feel the same as I do
Is a three-fold utopian dream.

You do something to me that I can't explain.
So would I be out of line if I said
I miss you?

I see your picture
I smell your skin on the empty pillow next to mine.
You have only been gone ten days
But already I'm wasting away.

I know I'll see you again
Whether far or soon
But I need you to know that I care

And I miss you*"


NOTE:
*Hero,
Enrique Iglesias. (Dovete ascoltarla assolutamente perchè è meravigliosa)
*I miss you, Incubus



Questo capitolo era prorio fluff, eh?
Mi piace il fluff.
Ma era davvero fluff?
Bho. Forse mi piace solo la parola.
Fluff.

Fluff.



Fluff.

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Capitolo 7
*** Hunter green ***


WHITE LIE 7
"Out of all the people in my life, 
Mozzie, even Kate, you know...
you're the only one"
"Sei di mia proprietà per quattro anni"


"Se ho ragione e dietro tutto questo c'è Neal, lui è finito. E lo sono anch'io"
"Se c'è qualcuno al mondo che può trovarmi, allora è proprio lui"

Neal: Mozzie wanted to leave New York. I didn't.
Peter: why not?
Neal: you...


Neal: non vuole usare i canali ufficiali.
Mozzie: perchè?
Neal: per proteggermi.

"Tu e Peter...goditelo finchè puoi"


"Io ho qualcosa di meglio: io ho te"



"Ma col senno di poi, se avessi continuato a giocare
 mi sarei distrutto un braccio
 e non sarei mai riuscito a superare i test fisici dell'FBI.
E non avrei mai preso te"


"Forse l'hai rincorso per così tanto tempo che non riesci più a fermarti"



"Peter, la mia porta è sempre aperta"


Elizabeth: amore, vorresti andare a giocare insieme a Neal?
Peter: sì *-*

Peter: guardami. Sto sorridendo di nuovo.
Neal: mi piace.


Peter: You said good-bye to everyone but me. Why?
Neal: I don't know.
Peter: Yeah, you do. Tell me.
Neal: I don't know, Peter.
Peter: Why?
Neal: You know why!
Peter: Tell me!
Neal: Because you're the only one that could change my mind!

"You make the difference"



"C'è stato un momento, appena prima che esplodesse l'aereo...Neal si era allontanato da me. Si è fermato, si è girato e stava per dire una cosa. Poi..."




Neal:  ehi, Peter...se dovesse andare male...
Peter:  sì...anch'io.









CAPITOLO 7: HUNTER GREEN

"I really wanna start over again
I know you wanna be my salvation
The one that I can always depend

I’ll try to be strong, believe me
I’m trying to move on
It’s complicated but understand me

Yeah, have a little patience, yeah
’cause these scars run so deep
It’s been hard, but I have to believe in me*"


"Credevo che dopo la delusione con Keller non ti saresti mai più innamorato di un uomo"
"Con Matt era diverso, e non mi va di parlarne. Comunque lo sai che ho sempre pensato che Peter fosse sexy"
Mozzie alzò le mani al cielo in segno di resa: "okay, ho capito. Ma non ti consiglio di buttarti di nuovo in una storia senza futuro. Lui ama sua moglie!"
"Mi ha baciato Moz!!"
Il piccoletto si tolse gli occhiali e strizzò le palpebre: "Neal..."
"Lo so, lo so. Non voglio rovinare il loro matrimonio. E' solo che...non ce la faccio più a controllare questa cosa. Non dopo quel bacio, non dopo che ho visto la sua faccia mentre cercava di trovare una scusa!" si fermò a causa di una fitta al torace. Mozzie gli mise una mano sulla spalla, preoccupato: "stai bene?"
L'altro gli scostò la mano: "NO! NON STO BENE! Perchè deve essere sempre tutto così...complicato! Voglio un amore semplice!"
A sentire quel desiderio, espresso con così tanta sofferenza, l'amico sorrise un poco, sperando che lui non lo notasse: "l'amore non è mai semplice"
"Dovrebbe esserlo"

****
Non era stato facile aprire la porta di casa sua e trovarsi davanti quella che ormai sembrava una realtà sull'orlo del baratro: Satchmo, Elizabeth, l'odore famigliare che giungeva dalla cucina, il ronzio del condizionatore sotto la finestra, le certezze che quelle mura gli avevano sempre trasmesso, i ricordi che gli sfioravano la pelle con malinconia.
Improvvisamente tutto gli sembrò intangibile, fumoso.
In qualche modo sfuggevole.
Prese un lungo e profondo repiro, come un campione di apnea prima di scendere sotto la superficie fredda dell'acqua. Schiuse le labbra e cercò gli occhi di sua moglie.
Non doveva affogare.
Doveva resistere.
Doveva sperare che l'ossigeno gli bastasse.
Aveva il bisogno imperioso di non far sprofondare la sua vita tra gli abissi.
"El, ho baciato Neal"
Fu esattamente come la sensazione che si prova dopo un terremoto. Tutto sembra continuare a tremare anche quando la scossa è finita e il cuore batte inaspettatamente forte. Così si sentì Peter, sospeso in quella dimensione surreale per un tempo che gli sembrò infinito.
Sua moglie scosse la testa leggermente: "in che senso?"
Gli occhi del marito iniziarono a riempirsi di lacrime: "ero sconvolto. E stanco. Non ho idea di cosa mi sia passato per la testa. Lo sai che ti amo"
La sua voce era strozzata, ma era sincero. E lei lo sapeva.
Suo marito, l'agente speciale Peter Burke, era sicuramente l'uomo più onesto e buono che lei avesse mai conosciuto. Le era sempre stato fedele, le aveva sempre dimostrato il suo amore, giorno dopo giorno, senza chiedere niente in cambio. Era un uomo serio, intelligente e dolce, senza vizi particolari. A parte, ovviamente, il suo lavoro.
Poi era arrivato Neal.
Neal Caffrey.
La sua ossessione.
Aveva iniziato a non mangiare, a passare i pomeriggi chiuso nel suo ufficio con quei fascicoli tra le mani, a non dormire. Doveva necessariamente conoscere ogni più piccolo particolare di quel ragazzo, compresi i suoi gusti, i suoi segni particolari.
I suoi pensieri più intimi.
Se lo ricordava ancora, quando era tornato a casa sorridente, annunciando di averlo finalmente catturato.
Eppure, lei l'aveva capito, non era felice.
Forse fiero di sè, sollevato, ma non felice.
Era rimasto irrequieto e annoiato per una settimana, come se gli mancasse qualcosa.
E quel 'qualcosa' era Lui: il ragazzo che aveva suonato il campanello di casa sua, che si era seduto sul suo divano, che era entrato a far parte della sua vita, come una presenza costante.
Lei lo sapeva.
Gli sorrise debolmente: "lo so che mi ami" fece una pausa: "ma so che ami anche lui"
In fondo, l'aveva sempre saputo.
"No, no, no...Io non-"
"Tesoro, ti conosco da troppo tempo e troppo bene per non saperlo"
"Non ho intenzione di continuare questa cosa. Devo fermarla prima che sia troppo tardi"
Elizabeth gli prese le mani: "tesoro, io ti amo. Ed è per questo che non vorrei mai che tu reprimessi un sentimento tanto importante come l'amore solo per farmi felice"
"Ma io-"
"Lasciami parlare. Voglio che tu ci rifletta seriamente e prenda la giusta decisione. Non voglio che tu abbia rimpianti. Io voglio che la tua vita sia completa. Ti meriti che lo sia"
Peter si alzò dal divano: "ora salirò sulla mia Taurus e guiderò fino all'appartamento di June e dirò a Neal che quello che è successo non accadrà mai più, perchè esiste una sola persona che posso amare, una sola persona che mi completa. E quella persona sei tu"
Sua moglie gli si avvicinò, prendendogli il volto tra le mani: "non avere paura della conseguenze" gli sussurrò: "io per te ci sarò sempre"
L'uomo la baciò dolcemente sulle labbra, prima di prendere le chiavi della macchina e uscire.


****

Le forme dissolte del quadro lo trascinavano in un mondo parallelo.
L'equilibrio e il ritmo di quei colori lo tranquillizzavano.
Era felice che la sua mano non tremasse più.
Tuttavia era da più di due ore che stava dipingendo quel Monet e iniziava a sentirsi veramente stanco.
Mentre posava il pennello qualcuno bussò alla porta.
Peter.
L'uomo rimase per qualche momento in silenzio, addolorato dalla vista delle ferite sul corpo perfetto dell'amico, che si intravedevano da sotto la canottiera bianca: "scusami per averti lasciato solo ieri"
"Non c'è problema" rispose, facendolo entrare.
Si guardarono per infiniti secondi, cercando di intrevedere nell'altro una risposta alle proprie domande, in modo che non fosse necessario parlare.
In modo che non facesse troppo male.
Ma che cosa avrebbe mai potuto vedere Peter, in quel momento, mentre veniva intrappolato nella trama incantata dell'azzurro vitreo dei suoi occhi? Che cosa avrebbe potuto capire, o pensare?
Riusciva solo a perdersi,
 inevitabilmente,
 inspiegabilmente,
 in Lui.
"Vuoi qualcosa da bere?" chiese il ragazzo.
"Voglio parlare" rispose l'uomo, tornando in sè.
"Sediamoci"
"No, sarò breve. Devo tornare a casa"
"Da Elizabeth?"
"Da Elizabeth"
Neal abbassò lo sguardo e a Peter si spezzò il cuore. Riuscì quasi a sentirne il rumore. Avrebbe voluto abbracciarlo, rimpire quel vuoto. 
"Sei venuto a dirmi questo?"
"Sono venuto a dirti che io ci tengo a te. Ci tengo veramente. Tuttavia non possiamo pretendere più di quello che abbiamo"
"Se ti dicessi che ti amo come non ho mai amato nessuno?"
"Non dirmelo"
Neal lo guardò con aria di sfida.
Ci aveva pensato tutto il giorno, ed era giunto a quella conclusione: Peter sarebbe stato suo.
Non perchè fosse stato mosso da quel suo malato romanticismo, o da qualche altro nobile sentimento. Semplicemente lui era un truffatore, un ladro, e avrebbe rubato il cuore di Peter ad ogni costo.
Così aveva studiato quel colpo nei minimi dettagli. Aveva ripetuto dentro di sè ogni piccola parola, immaginando le sue espressioni.
Ipotizzando le sue risposte sfuggenti.
E così scoprì le sue carte.
"Non chiedermi come sia successo, nè perchè, ma ti amo"

Dentro Peter qualcosà si sciolse, lasciando spazio ad una spirale di emozioni palpitanti.



Vista.

Le sue labbra erano bellissime.

Olfatto.

Percepì il suo profumo.

Udito.

Pronunciò il suo nome.

Desiderio.


Bruciava.
Cercò di pensare ad altro, ma al suo cervello arrivavano solo deboli messaggi confusi. Fece appello ad ogni sua forza per rimanere saldo e fermo sulle ginocchia. Provò fino all'ultimo a tenere a bada l'istinto carnale che gli scorreva nelle vene. Ma tutto il suo corpo era troppo caldo.
Terribilmente caldo.
Lo baciò di nuovo.
Fu un bacio infantile, pieno di paura, tremante.
Quando le loro labbra si staccarono, Neal pose le sue mani sul petto dell'altro, per poi farle salire fino al collo. Intanto le loro bocche si incontrarono nuovamente, studiandosi a vicenda. Peter fece sciovalare le dita sulla schiena del ragazzo, stando attento a non fargli del male. Gli baciò la pelle bianca e profumata del mento e, per un attimo, chiuse gli occhi e si fermò per inalare il suo respiro.
Neal iniziò a slacciargli i bottoni della camicia, mettendo il quel gesto tutta la sua maestria.
Quando l'uomo fu a petto nudo, iniziò a sua volta a togliere la canottiera al ragazzo davanti a lui. Poi iniziò a baciargli una per una tutte le ferite, accompagnato dai gemiti mai sentiti dell'altro.
Era strano vederlo così sottomesso, con quell'espressione estatica e le guance leggermente arrossate.
 Il ragazzo lo allontanò dal proprio bacino e gli morse dolcemente le labbra, mentre gli slacciava piano i pantaloni. Peter lo alzò da terra e quello gli attorcigliò le gambe intorno alla vita. Liberatosi dai pantaloni, che ormai giacevano sul pavimento, si avviò verso il letto, mentre l'altro non smetteva un attimo di leccare ogni angolo della sua pelle.
Fece per stenderlo sulle costose coperte, ma l'ex truffatore non volle sciogliere quel morboso abbraccio e trascinò con sè il corpo pesante dell'uomo.
Per un attimo si fermarono, guardandosi intensamente negli occhi.
Ma ormai era troppo tardi per qualsiasi ripensamento.
Peter gli tolse i pantaloni e non trovò affatto strano vedere il rigonfiamento sotto i suoi boxer: gli sembrò di essere sempre stato pronto.
Così glieli sfilò, e Neal si aggrappò al suo petto, ansimante e bollente; poi fece scivolare una mano lungo il suo ventre e constrinse anche lui a spogliarsi completamente.
Si trovarono nudi e vogliosi, pelle contro pelle, fuggitivi dal mondo, profughi in quella inenarrabile passione.
Peter stese il ragazzo sotto di lui, prono, e incatenò le proprie dita alle sue: "non voglio farti del male", gli sussurrò nell'orecchio.
"Ti voglio dentro di me" disse l'altro, con voce spasimante.
E così fece.
Prima lentamente, poi mettendoci sempre più foga, per non far smettere nemmeno un secondo le grida di piacere dell'altro.
Nessuno dei due aveva mai provato niente del genere. Era qualcosa di animalesco, ma al tempo stesso di romantico e ascetico.

Qualcosa di indispensabile.

Necessario.



"I could stay awake
just to hear you breathing

Watch you smile while you are sleeping
While you're far away and dreaming
I could spend my life in this sweet surrender
I could stay lost in this moment forever
Every moment spent with you is a moment I treasure

Don't wanna close my eyes
Don't wanna fall asleep
'Cose I'd miss you baby
And I don't wanna miss a thing
'Cose even when I dream of you
The sweetest dream would never do
I'd still miss you baby
And I don't wanna miss a thing

Laying close to you
Feeling your heart beating
And I'm wondering what you're dreaming
Wondering if it's me you're seeing
Then I kiss your eyes
And thank God we're together
I just want to stay with you in this moment forever
Forever and ever

I don't wanna miss one smile
I don't wanna miss one kiss
I just wanna be with you
Right here with you just like this
I just wanna hold you close
Feel your heart so close to mine
And just stay here in this moment
 for all the rest of time*"









NOTE:
*Patience, Take That
*I don't wanna miss a thing, Aerosmith

Finalmente questa scena è arrivata. Sinceramente non riesco a crederci nemmeno io.


P.S. che cosa? Neal ha avuto una relazione con Keller? Davvero?"






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Capitolo 8
*** White lie ***


WHITE LIE 8
Questo è l'ultimo capitolo? Non lo so nemmeno io. Comunque mi piacerebbe fare un seguito, dove Neal e Peter ormai se la spassano alla grande.
Chissà...
Comunque più che un capitolo è una sorta di one-shot.







"There are white lies and black lies,
and many shades of grey lies.
 Some lies are justified.
Lies told out of kindness,
 lies that preserve dignity,
lies that spare pain.*"





8° CAPITOLO: WHITE LIE



"Unaware, but underlined
I figured out the story:
it wasn't good.
Yet in a corner of my mind,
I celebrate the glory
but it was not to be.

In the twist of separation
you excelled to being free
Can't you find a little room inside for me?

And we'll be together
missed time is forever
we'll be fighting
and forever we would be
so complete
 in our love
we will never be uncovered again*"




Quando aprì gli occhi, il corpo umidiccio dell’altro era avvinghiato al suo: le braccia abbandonate intorno al suo busto e le gambe intrecciate.
Era di sicuro la mattina più assurda di tutta la sua vita, ma ciò non significa che non provasse piacere nel vedere il suo volto addormentato, o che non desiderasse baciarlo, o che non vibrasse di passione ogni volta che il suo respiro regolare gli accarezzava le labbra.
Cercò di alzarsi senza svegliarlo e si avviò verso il bagno per farsi una doccia.

 

Eppure gli dispiaceva togliersi il Suo odore dalla pelle.

 

Aprì l’acqua sulla temperatura più fredda e si fece investire dal getto gelido: aveva assolutamente bisogno di ritornare alla realtà, di liberare la mente da quell’intreccio disordinato di sentimenti, di tornare ad essere l’uomo razionale che era sempre stato.
Si sedette sulla superficie scivolosa di quello spazio, troppo piccolo per le sue grandi spalle. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si prese la testa tra le mani. Che cosa avrebbe detto ad Elizabeth?

 

Che il suo corpo era così bello da non poter resistere?

Che il suono della sua voce l’aveva incantato?

Che quegli occhi ammalianti gli erano stati fatali?

Che era stato completamente, inevitabilmente, sedotto?

 

E tutto questo nonostante l’amasse.

Nonostante lei fosse la sua più intima quotidianità, il suo equilibrio, la sua calma interiore.

Nonostante fosse la sua vita.

 

Quel presuntuoso, irritante, sfacciato, egocentrico di Neal, invece, che cos’era per lui?

 

Dannazione,

irreparabile sconnessione dal mondo,

scriteriato abbandono ai sensi.

 

"Posso entrare?"
Peter alzò lo sguardo e vide una sagoma attraverso il vetro opaco della doccia.
"No"

"Perchè?"
"Perchè non si può fare"
"Cosa?"
"Me...e te. E' assurdo, Neal!"

"Voglio solo entrare con te in doccia"
"Se entrassi..."
"...Se entrassi non riusciresti a trattenerti?"
"..."
"Ho ragione, vero?"
"..."
"Peter…nemmeno questo si può fare"
“Che cosa?”

“Ignorare i sentimenti”
Il ragazzo appoggiò una mano sul vetro e la fece scivolare per qualche centimetro. L’uomo  ne seguì il movimento lento e, come ogni sua gesto o parola, lo trovò illogicamente affascinante.
"Mi sono stancato"
"Di cosa?"
"Di te"
"Sul serio?"
"..."
Quell’attimo di esitazione bastò per far crollare la pazienza di Neal che, incoraggiato dal silenzio dell’altro, entrò nella doccia.
In due si stava decisamente stretti.


  


Era una bella sensazione.



"Sei impazzito, Peter?! Quest'acqua è gelida!" il più giovane allungò la mano verso la manopola della temperatura e la posizionò a metà.

"Ti avevo detto di non entrare"
"Non fare lo scontroso"

Si sedette sopra di lui, incrociando le proprie gambe intorno alla vita dell'uomo.
Questo inclinò la testa all'indietro, fino ad incontrare il freddo marmo. Chiuse gli occhi.
Il ragazzo gli mise le mani intorno al collo e appoggiò la fronte sul suo petto.
I due non si mossero di un millimetro per interminabili secondi, consapevoli che quello era il confine: superarlo o fare marcia indietro? Qualunque scelta avrebbe provocato sofferenza e bugie.




Ma l'inganno più grande sarebbe stato l'oblio di quell'Amore.


 

Riaprì gli occhi e costrinse l'altro a guardarlo: "okay"
"Okay?"
"Possiamo rifarlo...qualche volta"
"Qualche volta?"
"Neal...non chiedermi di più. Non chiedermi quello che non ti posso dare. E un'altra cosa: non dirlo a nessuno. Ti prego"
Il ragazzo sorrise e si avvicinò ancora di più al corpo bagnato del federale: "non ho altra scelta che eseguire gli ordini, agente Burke. Sarà il nostro piccolo segreto" gli disse, a fior di labbra, prima di baciarlo.





"I'm not a perfect person
There's many things I wish I didn't do
But I continue learning
I never meant to do those things to you
And so I have to say before I go
That I just want you to know

I've found out a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is you

I'm sorry that I hurt you
It's something I must live with everyday
And all the pain I put you through
I wish that I could take it all away
And be the one who catches all your tears
Thats why I need you to hear

I've found out a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is You

and the reason is You*"



NOTE:
*The L word, Jennifer Schecter
*Back for good, Take That
*The reason, Hoobastank




"Fai il giro del mondo in cerca di qualcosa e scopri che è sempre stata nel tuo giardino"




To be continued.....       (?)



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