Camminando su una trave.

di _Giulietta88_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Fai sempre ciò che vuole la gente. (prologo) ***
Capitolo 2: *** - C'è un sorriso in mezzo al magnesio. ***
Capitolo 3: *** - Una lacrima su un materassino. ***



Capitolo 1
*** - Fai sempre ciò che vuole la gente. (prologo) ***


Camminando su una trave.

 


 

I campioni sono quelli che vogliono lasciare

il loro sport in condizioni migliori rispetto

a quando hanno iniziato a praticarlo.

(Arthur Ashe)

 

L'ansia prende il sopravvento. Centinaia di occhi sono puntati su di me, alcune telecamere della RAI mi girano attorno, mentre il mio corpo è totalmente paralizzato.

Cerco di pensare a quando 10 anni fa entrai per la prima volta in palestra, pensando che quello sarebbe stato un giorno come tanti. Allora era solo un gioco, 'dove potevo saltare e correre', dicevo. Ora però era diverso. Ora era un lavoro.

Sento la voce della mia allenatrice richiamarmi, arrabbiata e preoccupata. Poi sento il presidente dell'associazione guardarmi stupito e infine gli occhi velati dalle lacrime di mia madre.

Mi muovo, sento le mani sporche di magnesio sudare, cerco di concentrarmi. Gli occhi sono vuoti, la mente vuota, mentre le mie gambe si muovono, prendendo la rincorsa e facendo quel maledetto volteggio. Sento gli applausi, non sono caduta. Il punteggio è buono.

Un inchino di rito e poi una corsa verso la panchina, in attesa di fare un altro esercizio su un altro attrezzo.

Perché non sento più la magia del salto, del punteggio, della musica? Perché si fa sempre più difficile alzarsi la mattina per andare all'allenamento? Perché lo stomaco si stringe vedendo ragazze libere di fare ciò che vogliono, quando prima la mia è (o era) la mia vita?

 

 

« Perché ti sei fermata tutto quel tempo prima di iniziare il volteggio? Devi ringraziare la commissione se.. »

Continuo a camminare ignorando tutte quelle parole dalla mia migliore amica, Giulia.

La gara è finita, mi sono classificata quinta, mentre Giulia seconda. Che colpo se Carolina Rossi arriva quinta! Sono cresciuta in maniera diversa dalle mie altre coetanea. Ore di allenamento al giorno, sedute in ospedale interminabili, trasferimenti a destre e sinistra in Italia. E tutto questo per cosa? Per entrare in Nazionale Italiana. E ci sono anche riuscita! Ma adesso.. ne vale più la pena?

Le gambe indolenzite camminano fra i corridoi dell'hotel a Milano, ripensando allo sguardo di mia madre. Anni di sacrifici l'anno ripagata abbondantemente, durante il corso delle gare. IO aveva abbandonato tutto senza neanche pensarci due volte, IO si era ritrovata in un'altra regione nel giro di 24 ore, IO vedeva la sua famiglia una volta al mese, o peggio, ogni due mesi.

« Giulia, se non te ne fossi accorta, non me ne frega un cazzo della commissione. »

Dissi scocciata, entrando nella mia camera, che condividevo con Simona, un'altra ginnasta. Non andavo tanto d'accordo con quest'ultima, o meglio, non ci eravamo rivolte più di un saluto.

Giulia mi guarda insospettita, mentre la congedo con un 'Ci vediamo dopo Giù'.

Butto il borsone sul letto e corro in bagno, levandomi il body verde e azzurro e guardando le mie mani. Le dita sono curate, le unghia colorate da uno smalto turchese, ma girandole si possono notare i calli procurati dalle parallele.

« Vuoi mollare tutto? »

Una voce mi blocca, mentre esco dal bagno, lavata, profumata e vestita. Simona è ancora con il body messo e la medaglia d'oro al collo, mentre I suoi occhi verdi mi scrutano dubbiosi.

« No. »

Una risposta secca e semplice. Mi fece un sorriso complice, forse per la prima volta e poi sparì dentro il bagno. Mi sedetti sul letto osservando la mensola accanto alla finestra. Medaglie e trofei la riempiono, tutte con inciso il mio nome e cognome.

Una lacrima leggera mi scivola sulla guancia, mentre ascolto il ticchettio della pioggia fuori.

Lentamente abbasso le difese, addormentandomi e rilassando i muscoli.

La Ginnastica Artistica è sempre stata la mia priorità, ma adesso l'unica cosa che volevo era essere normale.

Ma non potevo. Non potevo lasciare tutto, gli allenatori, le ginnaste, i body, le gare, Simona e Giulia e non potevo deludere la mia famiglia.

 

 

 Angolo di una pazza autrice.

 

Ieri ho guardato un video di Carlotta Ferlito e allora mi è venuta l'ispirazione, semplice. È una storia a capitolo e spero che piacerà.

L'ho scritta con amore e dedizione, stringendo tra le mani la mia passione per lo sport.

Ovviamente la continuerò, perché ci tengo, anche se non credo ci sarà un capitolo ogni giorno. Università, conservatorio e allenamenti non concidono tanto facilmente.

Beh.. Ora vi lascio. Alla prossima!

 

I volti della storia.

 

 Carolina (alias Carlotta Ferlito):

 

Giulia (alias Giulia Leni)

 

Simona (alias Vanessa Ferrari)

Allenatrice (alias non-so-come-si-chiama):

 

N.B. L'allenatrice è quella al centro.

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Capitolo 2
*** - C'è un sorriso in mezzo al magnesio. ***


Camminando su una trave.


 

 

Innamorarsi è una droga, amare è una medicina.

(Fabio Volo)

 

Inizio Flash-Back.

 

Era una giornata afosa, quella. Nonostante era solo il 20 Settembre, a Cagliari si moriva ancora dal caldo e la gente passava gli ultimi giorni, prima dal rientro a scuola o a lavoro, ancora al mare.

Intanto in una strada completamente vuota posteggiava una macchina lussuosa quanto basta, nella normalità. Uscirono due persone dai lineamenti ben distinti, una era solo una bambina di appena 6 anni e l'altra era già una donna bella e fatta.

Carolina Rossi, la bimba, con la sua mamma, Eleonora Rossi, fissarono l'insegna che si presentava gigante ai loro occhi inesperti.

'Il volo della farfalla', c'era scritto. Quella davanti ai loro occhi era una palestra, la migliore di tutta la Sardegna, che era proprio a Cagliari, vicino alla città della famiglia Rossi.

« Mamma, mamma! Qui potrò iniziare a fare la Ginnastica.. Arpistica, vero? »

La mamma sorrise, sinceramente. Si abbassò al livello di sua figlia e la guardò, accarezzandogli dolcemente i lunghi capelli castani. Le diede un bacio sulla fronte e poi pensò che quello sport avrebbe aiutato Carolina, in un modo e nell'altro, ora o dopo e che gli avrebbe cambiato la vita.

« Artistica, tesoro. »

Poi entrarono mano nella mano nella palestra e Carolina si perse a guardare delle giovani ragazze che indossavano il body e uscivano dalla palestra sudate ma sorridenti. Si disse che voleva diventare una di quelle ragazze anche lei e così correndo felice, seguì la mamma ad iscriversi al corso per bambini.

 

Fine flash-back.

 

Quella scena continuava ad apparire in testa da qualche giorno, ormai. Aprì gli occhi, infastidita dalla luce che entrava dalla finestra.

La sua radio-sveglia continuava a blaterare su come fosse bella quella giornata e sul fatto che oggi si sarebbe svolto a Milano una partita del Milan. Che enorme cavolata.

Si scostò il trapuntino dal corpo, mente si trascinava verso il bagno. Non aveva voglia di sudare, quella mattina.

Entrò dentro la doccia velocemente, insaponandosi e facendosi lo shampoo. Uscì una decina di minuti dopo, trovando già la sua compagna di stanza seduta a gambe incrociate sul letto, con l'ipad dell'Apple in mano.

Bofonchiò un 'Buongiorno' a stento e poi aprì l'armadio indossando i pantaloncini neri per l'allenamento, una canotta verde e sopra la tuta della Nazionale Italiana.

Afferrò poi la sua tracolla bianca a scacchi neri e ci mise dentro l'occorrente per l'allenamento e per la scuola.

Già.. Lei studiava anche. Che cosa? Non lo sapeva esattamente. Frequentava lezioni private lì a Milano e il suo indirizzo era il Liceo Classico, ma non era per niente convinta di quella scelta.

« Vieni agli allenamenti, oggi? »

Guardo Simona, ma so già la risposta. Ovvio. Le rifilo un 'Scendo a colazione', mentre prendo l'MP3 e chiudo la porta della stanza alle mie spalle.

Osservo il corridoio apparentemente vuoto, ma scorgo una figura avvicinarsi a me, o meglio ad una camera. È un ragazzo, avrà circa 17 anni e sembra essere il solito fighetto. Ma dove sta andando? Queste camere sono riservate alle ginnaste e ai ginnasti!

« Senti, scusa, ma penso che tu abbia sbagliato camera. Le camere in questo corridoio sono riservate alle ginnaste e ai ginnasti della Nazionale Italiana.. »

Dico aggiustandomi un ciuffo di capelli che è scappato dalla mia coda di cavallo.

Lascia il trolley e si appoggia al muro, a distanza da me.

« Senti, Miss-Stronzetta-So-Tutto-Io, si da il caso che io sia quello nuovo nella squadra maschile, quindi questa è la camera giusta. »

Sgrano gli occhi. Nessuno si era mai permesso di chiamarmi 'Miss-Stronzetta-So-Tutto-Io' ed inoltre lei aveva fatto una figura terribile. Se l'era scordato che oggi arrivava quello nuovo. Però c'era da dire che non era niente male.. Capelli neri, col ciuffo scompigliato, bel viso, ottimo fisico, jeans a vita bassa griffati e l'aria da figo. Peccato per il carattere, si era giocata la carta Carolina.

Mi avvicinai sprezzate a Mr. Sono-figo-solo-io e assottigliai gli occhi, mentre stringevo una mano talmente forte da farmi diventare le nocche bianche.

« Ma chi ti credi di essere, eh? Non sei altro che.. »

Mi fermai giusto in tempo. La mia allenatrice, Anna, sbucò dal nulla e mi guardò seria. Cosa succedeva, ora? Mi allontanai giusto in tempo da.. non so come si chiama, prima che Anna pensasse male.

« Rossi, che succede? Hai conosciuto il nuovo arrivato? » Sussurrai un 'non succede nulla' per farla continuare. « ..Bene, allora seguimi. Ho bisogno di parlarti della gara della prossima settimana. »

Lanciai un'occhiata sprezzante al nuovo arrivato, riprendendomi la mia tracolla e seguendo Anna nella sua camera d'hotel.

Mi stavo preoccupando. Insomma.. Mi chiamava in hotel? La cosa era grave.

Aprì la sua camera, facendomi segno di seguirla e di accomodarmi. C'erano delle foto di lei giovane alle gare, altre con suo marito e altre di lei nella sua città. La vidi armeggiare con dei fogli sulla scrivania, accanto a me, poi ne prese uno e iniziò a leggerlo.

« Bianchi Simona, Vitti Giulia, Russo Chiara, Corti Eleonora, Mandelli Leonarda, Villa Elisabetta e.. Fontana Carlotta (*). Sai cos'è? »

Erano nomi delle mie compagne. E da me cosa voleva? La guardai dubbiosa, fissando la lista che teneva in mano. In alto, però, c'era il titolo che non avevo notato. 'Lista ragazze nazionale italiane – gara'. Significava che quelle erano le ragazze che sarebbero partite. Significava che io non c'ero. Non c'era scritto 'Rossi Carolina', diamine.

« Carolina, il presidente non ti ha voluto portare alle gare. Ha detto che sei capricciosa e che per ora non stai dando il meglio di te, che non ti meriti di andare a queste gare, perché ti credi di essere la migliore e sottovaluti le altre ginnaste. »

Mi alzai di scatto, afferrando la mia tracolla che avevo appoggiato sul letto.

Come poteva dire quelle cose, eh? Non dopo tutti quegli anni passati tra magnesio e allenamenti. Ero capricciosa? NO, cavolo! Ok, magari non c'ero con la testa in quei tempi, ma non poteva, cazzo.

Gli occhi iniziarono a pungere, mentre le parole uscivano a flotte, senza neanche pensare che la porta fosse aperta e che il nuovo ragazzo, quello stronzo, potesse sentire.

« Come puoi farmi questo eh, Anna? Sono ANNI ed ANNI che mi alleno, che mi spacco il culo così, che passo ore a riprovare un cavolo di esercizio alla trave, sono mesi che non torno dalla mia famiglia per prepararmi a queste gare, per prendermi l'oro. Sono mesi che mi sento dire 'tu il posto l'hai già sicuro' e ora.. cazzo, non ho mai perso una gara! E portate Fontana, ora?! »

Sbraitai aggiungendo anche 'ma andate tutti a fanculo' mentre iniziavo a correre verso la mia camera. Sapevo che non era colpa di Anna, ma del direttore del cazzo. Non piangevo, dopo anni avevo imparato ad essere forte per tutti.

Vedo che tutti le ginnaste e i ginnasti sono fuori in corridoio, mentre Giulia mi guarda dispiaciuta, senza sapere cosa fare. Mi avvicino a Fontana, Carlotta Fontana e assottigliando lo sguardo, le dico ciò che penso.

« Forza Fontana, fai perdere tutti, spero davvero che tu arrivi ultima. »

Carlotta si altera e sta per rispondere, ma la salva il ragazzo nuovo, che prende me per un polso e mi trascina nella mia stanza, che era ancora aperte. Con un calcio chiude la porta e mi lascia andare le mani.

« Ma che fai?! »

Sbraito anche contro di lui, mentre mi accorgo solo ora che è a petto nudo. Un leggero rossore si impossessa delle mie guance. Mi guarda con nonchalance, per poi fare un sorrisetto da stronzo.

« Vuoi farti sbattere dalla squadra definitivamente? Hai già fatto una sfuriata oggi, non hai la possibilità di farne un'altra e.. » Si avvicina a me, che sono appoggiata al muro e mi incastra tra le sue braccia. Si avvicina al mio orecchio e continua quelle frase del cavolo. « ..Non vorrei perdere una bella ragazza come te, sai, sono arrivato solo oggi, io. » Dice per poi sfiorarmi le labbra e uscendo subito dopo dalla mia camera, lasciandomi lì come una cretina. Che idiota, che sono. Dovevo rispondergli a tono!

Afferro poi il cellulare, guardando l'orologio. Devo andare agli allenamenti, dove farò vedere a quelle stupidi allenatrici chi sono. Non possono calpestare il mio orgoglio così, non davanti a tutti, non umiliandomi pubblicamente.

Sento una piccola lacrima scendermi sulla guancia, mentre la scaccio via velocemente. L'unica traccia della sfuriata precedente, quando salgo sull'autobus, sono gli occhi vuoti e il mio silenzio costante.

A volte mi chiedo se la ginnastica è davvero la mia strada, se questo non è un segno del destino, che mi dice di abbandonare tutto, di tornare dalle mie amiche del mio paese. Ma la risposta arriva subito dopo, quando ricevo un sms da mia madre con scritto 'non vedo l'ora di vederti alla prossima gare, piccola. Sei la ginnasta più bella del mondo'.

 

L'angolo dell'autrice.

 

Eccomi qua, di nuovo. Non so se il capitolo rende, perché io sono piuttosto autocritica con le mie storie. Ecco l'incontro con il personaggio maschile – che non sapete ancora come si chiama mhuhaha – avrete anche capito un po' il suo carattere, no?

In questo capitolo vengono anche fuori dei lati del carattere di Carolina, che a volte si rileva forte e coraggiosa, ma che è piena di incertezze dentro. Lei sta attraversando una crisi, per ora, ma si sente obbligata a non ammetterlo, nei confronti della madre.

Anche a me una volta è successo una cosa del genere, con il calcio (femminile u.u). Mio padre voleva che almeno uno dei suoi figli giocasse a calcio e vedendo che i primi due figli erano delle bimbe, mi coinvolse nel mondo del calcio (anche se dopo nacque mio fratello, a cui il calcio piace davvero). Giocai fino a 16 anni, poi abbandonai tutto xD

Comunque.. Ci vediamo la prossima volta! Ringrazio la gente che mi ha messo tra le preferite/seguite/ricordate/autori preferiti e spero che in questo capitolo ci sia qualche recensione.

A presto! (e buon 25 aprile.)

 

Giulia.

 

I volti della storia.

 

Personaggio maschile [(non vi rivelo il nome) alias Louis Tomlison]:

 

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Capitolo 3
*** - Una lacrima su un materassino. ***


Camminando su una trave.

 

La ginnastica artistica è la cosa più

importante della mia vita.

Non riesco a vedere la

mia vita senza di

essa.

(Kylie – Make it or break it)

 


 

L'autobus si fermò bruscamente, facendo quasi cadere a terra Fontana, che era alzata a parlare col suo ragazzo, Marco.

Carlotta era la ginnasta che più odiavo al mondo, non mi era stata mai simpatica, neanche quando avevo messo piede per la prima volta agli allenamenti.

Marco era, invece, quello che potevo chiamare 'il mio migliore amico'. Era un bravo ginnasta, simpatico e davvero bello, era ciò che ogni ragazza sognava, insomma. Lo avevo conosciuto il primo giorno lì a Milano, lui ci aveva provato con me, ma alla fine eravamo rimasti sempre e solo migliori amici. Da quando si era messo con Carlotta Fontana, però, ci eravamo allontanati. Io odiavo stare con loro due, la sua ragazza odiava stare con me e lui aveva preferito Carlotta a me. Non gli avevo rinfacciato nulla, gli avevo solo fatto gli auguri ed ero andata.

Con le cuffiette messe osservai anche il nuovo arrivato, di cui non sapevo ancora il nome. Era seduto accanto a Giulia e quest'ultima ci provava spudoratamente con lui.

Simona era seduta accanto a me, anche lei con le cuffiette messe e intenta a leggersi una rivista di gossip.

« Siamo arrivati gente! Scendere, scendere! »

L'autista continuava a fare segnali per farci scendere, sembrava più un vigile, che un autista.

Presi il mio borsone e camminando parallele a Simona andai nello spogliatoio femminile, levandomi la tuta e rimanendo con la canotta e i pantaloncini.

« Anna ha detto che oggi avremmo fatto degli esercizi insieme ai ragazzi, chissà cosa ci vorrà fare.. »

Eleonora era emozionata e continuava a blaterare di qua e di la. Io me ne fregavo di cosa avremmo fatto oggi ed ero venuta principalmente perché se no mi sbattevano fuori e non volevo fare storie.

Vedevo come le mie compagne mi guardavano dispiaciute, così cercavano di farmi pensare ad altro che non fosse la gara della prossima settimana.

A piedi nudi lasciai lo spogliatoio, ne avevo fin sopra i capelli di quegli sguardi melensi.

Quando raggiunsi la sala allenamenti vidi che erano tutti disposti in fila, ragazzi e ragazze.

« Come stavo dicendo.. Oggi faremo degli esercizi in coppia, ragazzi e ragazze, per perfezionare la fiducia e il divertimento, che spesso mettete da parte in gara. Se mi seguite.. Potrete leggere le coppie. »

Raggiunsi la folla e lessi il mio nome insieme a quello di un certo Federico Nerve, ma non sapevo chi fosse. Qualcuno dietro di me mi prese per il braccio, trascinandomi fuori dalla folla. Era il ragazzo nuovo.

« Che vuoi ora?! »

Sbottai irritata, pensando alla mia.. camera. Sul suo volto si dipinse un espressione divertita, cioè lui si divertiva alla mia irritazione!

« Federico ti dice niente? »

Disse ridendo, mentre io iniziai a boccheggiare. Lui era Federico. Però, bel nome.. Ma che cavolo pensi, Caro?!

Gli lanciai un'occhiataccia, maledicendolo. Avrei dovuto fare gli esercizi di fiducia con uno sconosciuto maledettamente bello, che si credeva il Dio della Ginnastica e che odiavo profondamente.. Però, che bello.

« Bene, facciamo pure questa buffonata. »

Sussurrai a mezza voce mentre le coppie si dividevano per tutta la palestra.

Avevo già pensato di andarmene via, ma non potevo, perché quel maledetto direttore mi avrebbe buttato fuori a suon di calci nel sedere e l'ultima cosa che volevo era avere una vita ancora più complicata di come non l'avessi già ora.

Presi un bel respiro e ascoltai tutto quello che stava blaterando Anna, tutta contenta, come una stupida bambina con l'ovetto kinder.

« Allora, l'allenamento di oggi si svolgerà così. La palestra è stata divisa in vari 'step', ogni coppia dovrà passare obbligatoriamente per ogni step, fino ad arrivare all'ultimo. Di step in step gli allenatori e I dirigenti vi diranno cosa dovete fare. Bene, iniziate pure. »

Osservai il numero dietro le spalle di Federico. 'Step 6', era chiaro. Luca, un altro dei miei allenatori, mi guardò sprezzante e ci disse di avvicinarmi.

Luca mi odiava. Gli allenamenti con lui era massacranti. Continuava ad urlarmi di fare di più, fino a quando non cadevo stremata a terra, supplicandolo di poter smettere perché ero davvero stanca, nonostante facessi le stesse ore di allenamento con Anna quasi tutti i giorni. Quest'ultima mi ripeteva sempre sorridendo che se Luca faceva così con una ginnasta, significava che voleva il loro bene, che li voleva fare arrivare alle olimpiadi e ne dovevo essere entusiasta.

« Rossi, alza il culo e sali sulla trave, Federico.. Tu sali pure e mettiti davanti a lei, sulla trave. »

Strinsi gli occhi e con uno scatto poco equilibrato salì sulla trave, posizionandomi davanti a Federico. Wau, quant'era alto il ragazzo..

« Rossi dovrai eseguire una delle tue esibizioni sulla trave, con Nerve posizionato lì, cercando di non colpirlo. Ovviamente l'esibizione non può comprendere cose con i piedi, con il cervello che ti ritrovi lo manderesti all'ospedale. »

Iniziai a muovermi incerta, calibrando ogni passo. Ero incerta come non mai, i miei occhi vagavano disarmati su Federico, cercando di non colpirlo.

Paolo continuava ad urlarmi che sbagliavo, che avrei ridotto Nerve con braccia e gambe se avrei continuato ad essere così indecisa, che per fare un buon esercizio dovevo essere sicura e non lo ero.

Quando mi ritrovai a testa sotto, con le mani a stringere la trave e le gambe che eseguivano quella specie di spaccata al contrario, Luca mi urlò di non farlo, perché avrei dato un calcio con le gambe a Federico. Ma io la volevo fare, cazzo. Non poteva decidere sempre lui! Io ero indipendente!

Nel modo di farlo però diedi un calcio a Federico, che barcollò sulla trave, ma non cadde.

Luca mi fermò urlando come un matto, mentre io mi facevo sempre più piccola.

« Se ti dico di non fare una cosa, non la devi fare! Quest'esercizio era per dimostrare la fantasia, dovevi ballare attorno a lui, non me ne frega un cavolo se sai fare tutti quegli esercizi di tecnica! Questo dimostra perché la russa ti ha fatto un mazzo così alle qualificazioni.. Rossi devi ascoltare! E ora passa al prossimo step! »

Federico mi guardava scioccato, gli facevo pena. Una lacrima mi uscì dagli occhi, mentre con un tonfo secco scendevo dalla trave.

« S-stai bene? Guarda che non mi sono fat.. »

Lo fermai mentre con la mano sudata tamponavo sugli zigomi, evitando di scoppiare a piangere. Gli voltai le spalle e biascicai a malapena un 'Sto bene, ho solo sete..', mentre mi sedevo sul materassino e bevevo un sorso d'acqua, con gli occhi chiusi, cercando di non piangere. Una ginnasta si vede dalla testa prima di tutto, mi ripeteva sempre il dirigente della nazionale. E io, quel giorno, non ero stata una ginnasta, nonostante il magnesio sulle gambe ne fosse la prova.

 

 

L'angolo dell'autrice.

 

Ed eccomi qua.. Scusate se ho postato solo io, ritardando di una settimana, ma purtroppo ho avuto l'università che prendeva tutto il mio tempo.

Questo capitolo è un po'.. strano? Beh, forse lo voleva essere. Luca sarà un personaggio importante per questa storia, perché anche se urla come un pazzo contro la Caro, le vuole bene e c'è un motivo se fa questo, che poi capiremo più avanti.

Ci tengo anche a ringraziare:

 

- Chi ha recensito.

- La persona che l'ha messa tra i preferiti.

- Le tre persone che l'anno messa nelle ricordate.

- Le due persone che l'anno messa tra le seguite.

- Le 160 persone che hanno letto i due capitoli.

 

Grazie mille e.. alla prossima!

 

Giulia.

 

P.S. Il volto di Luca ancora non c'è, spero di trovarlo presto!

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