Das Alte Leid

di Dark soul_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ich will kein Engel sein. ***
Capitolo 2: *** Song of Myself ***
Capitolo 3: *** Tier. ***
Capitolo 4: *** Dein Weisses Fleisch erregt mich so ***
Capitolo 5: *** Kuss Mich. ***
Capitolo 6: *** Ich fühle dich, ich verlass Dich nicht ***
Capitolo 7: *** Stirb nicht vor mir ***
Capitolo 8: *** Gebärmutter ***
Capitolo 9: *** Heartquake ***
Capitolo 10: *** Hilf mir ***
Capitolo 11: *** Laichzeit ***
Capitolo 12: *** Amour, Amour am Ende gefangen zwischen deinen Zähnen ***
Capitolo 13: *** Bitte bitte gib mir Gift ***
Capitolo 14: *** Wo bist du? ***
Capitolo 15: *** So allein will ich nicht sein ***
Capitolo 16: *** Ohne dich kann ich nicht sein ***
Capitolo 17: *** An den Mond. ***
Capitolo 18: *** ° HEIRATE MICH ° ***



Capitolo 1
*** Ich will kein Engel sein. ***


DAS ALTE LEID
Ich will kein Engel sein.

La pioggia lambiva il corpicino della piccola Anke che incantata fissava la Porta di Brandeburgo, immobile, ignorando l'acqua che le scorreva dolcemente sul viso, ignorando la gente che le offriva un ombrello o che le chiedeva dove fosse la mamma. I capelli bianchi appiccicati al viso diafano le incorniciavano gli occhi, quegli occhi che erano stati la causa della sua espulsione dalla scuola cattolica, quegli occhi così pieni di odio e rancore. Etero cromi. Come uno scherzo crudele della natura che voleva vendicarsi della piccola bellissima bambolina. Uno color ghiaccio e uno color ametista. Interpretati come una punizione divina per la figlia del peccato. Nata da una prostituta, da una bellissima prostituta russa e da un padre che non conosceva. Abbandonata in un orfanotrofio e adottata da una coppia di tedeschi iperprotettivi che ora la cercavano.
Ingrid, sua madre adottiva, la raggiunse da dietro correndo e la strinse forte a se:
- Mein Liebling!  Mi hai fatto prendere un grande spavento! Cosa ci facevi  qui? -
- E' tanto bella ... -
- La Porta di Brandeburgo? Certo che è bella amore mio ... certo che è bella ma.. -
- Non la porta. La pioggia .... è tanto bella la pioggia -
- Mein Schatz, la pioggia la puoi vedere anche dalla finestra della tua cameretta, andiamo a casa -
- La pioggia li porterà via -
Ingrid la guardò stranita cercando di asciugarla con un panno e cercando di coprirla con l'ombrello:
- Chi piccola mia? Chi porterà via la pioggia? -
- I nostri peccati ... la pioggia ci purificherà dai nostri peccati, li farà scivolare via, lontano da noi  e ci concederà la pace eterna, la pioggia è buona -
Lo sguardo freddo della piccola era fisso sulla madre mentre quest'ultima le prendeva la manina e la riportava a casa cercando di tranquillizzare più se stessa che non Anke:
- Ma , meine Tochter, tu non hai peccati .. sei solo una bambina .. -
- Allora perchè le suore non mi vogliono .. loro hanno detto che sono figlia del peccato, che Dio non mi vuole bene, loro hanno detto che andrò all'inferno ... -
La madre la prese in braccio e, una volta raggiunta l'entrata di casa e aver suonato il citofono, guardò la piccola  e le rivolse un sorriso amorevole:
- No, no piccolina, tu andrai in paradiso.. tu diventerai un angelo -
Lo sguardo di Anke  si fece severo, serrò la bocca e strinse forte i pugni, una volta entrata in casa guardò i suoi genitori, fissò Friderich, suo padre, poi si tolse il cappottino e lo appoggiò sull'attaccapanni, si sfilò gli stivaletti e posò lo sguardo su una vecchia foto che ritraeva una donna della quale non conosceva il nome:
- Io non voglio diventare un angelo. -
****

Le avevano sempre detto che non si deve origliare ai discorsi dei grandi, le avevano insegnato che alle 9 in punto di sera doveva dormire, ma non poteva fare a meno di vivere quei piccoli momenti che i suoi genitori si concedevano lontano da lei, non poteva fare a meno di essere curiosa e di cercare di capire cosa ronzasse nella testa dei tutori, cosa pensassero di lei .. così, per un'ennesima sera, con l'orecchio appoggiato alla porta di legno massiccio ascoltava la voce calma del padre che si rivolgeva a sua moglie:
-io non ce la faccio più.-

-Friderich è solo una bambina...non sa quel che dice -
-Lei è pazza! Hai sentito i suoi discorsi ... il fuoco, l'acqua, la purezza e poi salta fuori che non vuole essere un angelo ... non ha senso!-
-E' colpa delle suore! In quella stupida scuola cattolica, le hanno fatto pensare che fosse tutta colpa sua, credono che il fatto che sua madre si prostituisse sia anche colpa sua!-
-Ma non ti ricordi quando è arrivata? Si è guardata in giro e ha detto: " questa casa è troppo luminosa, il sole brucia" avanti, non dirmi che quello aveva senso-
Una pausa e un sospiro atterrito da parte di Igrid, ancora una volta suo marito aveva ragione, ma era lei che aveva lottato per quella bambina e le voleva bene, forse perchè le ricordava la sua sorellina morta o forse semplicemente per masochismo:
-Lei, lei voleva solo dire che non le piace la luce, che vorrebbe più ombra.. magari una volta si è scottata e ora teme il sole ... ha solo 6 anni ed è cresciuta in un orfanotrofio.. non deve essere stato bello!-
- Non sto dicendo che per lei non sia facile accettare noi come i suoi genitori ... dico solo che forse abbiamo sbagliato .. che dovevamo sceglierne un'altra .. tipo .. tipo Rose ... anche lei era una bella bambina ed era più piccola avrebbe avuto più tempo per affezionarsi .. -
-No, no non voglio sentire questi discorsi! -
Igrid soffocò un gemito cercando di trattenere una lacrima, il marito le accarezzò i capelli:
-Scusami tesoro, hai ragione ... non succederà più .. ora dormiamo -
la luce della camera si spense.
Anke torno in camera sua e spalancò la finestra, aprì le imposte e si accovacciò sul davanzale fissando la luna, così luminosa, così vicina ma così lontana ... amava la sua luce debole che avvolgeva tutto in un atmosfera incantata. Tornò a letto continuando a fissare il panorama, una lacrima le percorse la guancia, una sensazione estranea al suo corpo e alla sua mente le strinse lo stomaco e le venne una gran voglia di urlare, di piangere e un senso di nausea si impadronì dei suoi sensi; Si raggomitolò sotto le coperte e strinse forte il cuscino:
Mutter, gib mir Kraft!
/°\/\/\/°\
Haaaallo!
So che starete pensando "ma questo capitolo che cazzo c'entra coi rammstein?" ma poi si capirà, lo prometto :') Nulla ... spero solo che questa storia vi possa piacere e spero di riuscire a concluderla senza farla venire 'na cacata >< R.E.C.E.N.S.I.T.E. ne ho bisogno .. perchè vorrei poter migliorare e spero di ricevere molte critiche costruttive poichè ne ho bisogno ^-^


N.D.A.
Mein Liebling: Letteralmente: mia amata .. che viene usato sia per la propria fidanzata\moglie che per i figli ... è un po' come dire amore mio o, spesso, è tradotto come "tesoro mio"
Mein Schatz: tesoro mio
Meine Tochter: Figlia mia
Mutter, gib mir Kraft: che non è l'implorazione di una sottiletta (battuta squallida sulla marca delle sottilette -.-'') significa Madre dammi la forza, tratto da Mutter dei Rammstein ( You don't say!! xD)

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Capitolo 2
*** Song of Myself ***


Rammstein 2
DAS ALTE LEID
Song of Myself

In questo capitolo compare Richard dei Rammstein, Richard non è un mio personaggio, e i fatti riguardanti lui sono solo frutto della mia mente malata e perversa, ovviamente scrivendo questo capitolo non ci guadagno un soldo bucato.


Anke girovagava per la stazione della metropolitana aspettando l'arrivo del treno che l'avrebbe portata nella periferia di Berlino. Giochicchiava nervosamente con le monetine che aveva in tasca e che le sarebbero servite per il pranzo. Anke non era una ragazza a cui piaceva mettersi in mostra ma non era neanche una di quelle che muoiono di vergogna se si fa loro un complimento, semplicemente conosceva le sue capacità e sapeva quali fossero i suoi limiti; e sapeva che andare a incidere un CD con una band che non conosceva e che faceva punk rock, che fra le altre cose a lei nemmeno piaceva, rientrava nelle sue capacità. Aveva provato un paio di volte gli spartiti per chitarra che le erano stati inviati da un certo Sven e che aveva imparato a memoria durante il tragitto in macchina; erano decisamente semplici e privi di ogni virtuosismo tuttavia aveva deciso di aiutare quella band sopratutto per cercare di sfondare nel mondo della musica.
Il treno si avvicinò alla banchina e lasciò scendere la gente spazientita e frettolosa che correva a lavoro, salì in carrozza e, sistemandosi la chitarra sulle spalle, si aggrappò a una sbarra di sicurezza per non cadere mentre la metro partiva dopodichè tolse la chitarra dalle spalle e si sedette accanto a un ragazzo stringendo lo strumento fra le gambe. Il suo vicino di posto distolse lo sguardo dal libro che stava leggendo svogliatamente e prese a fissare la curiosa ragazza che gli staa accanto:
- Dove va di bello? -
Anke sussultò quando la voce vellutata dell'uomo ruppe i suoi pensieri:
- Scusi? -
- Nulla di importante ... volevo solo attaccare bottone con una bella ragazza ... e volevo sapere dove va -
La ragazza sorrise, sapeva che probabilmente non era una buona idea parlare con un perfetto sconosciuto ... era come accettare un passaggio o una caramella ... ma non  si sentiva minacciata, le sembrava una persona abbastanza apposto e le piaceva il suo sfrontato senso dell'umorismo:
- In periferia , vado a incidere un CD e mi dia delo tu , non sono così vecchia -
- Come desideri, vale anche per me ... ho solo 28 anni, non sono proprio da buttare via. Come ti chiami?-
- Anke ... tu?-
- Richard. Hai una band? -
- No, aiuterò dei ragazzi a incidere, ma non sono la mia band. -
- Cosa suonano?-
- Punk Rock, io sono più sul metal quindi non mi piace molto, ma spero di farmi conoscere e di avere una band mia un giorno -
- Bello, anche io suono la chitarra in una band, noi vorremmo rivoluzionare un po' il mondo della musica e creare un nuovo stile che faccia vedere al mondo quanto i tedeschi siano bravi, vorremmo cercare di far conocere al resto del mondo una Germania fatta di sentimenti e non solo di odio per gli ebrei, come ora ci vede il resto del mondo, ma anche di amore di rabbia per l'ingiustizia, di desiderio e di tutto quello che caratterizza un uomo e che lo distingue dagli animali -
- Woaaah! Come vi chiamate?-
- Rammstein.-
- Non era il luogo di un incidente aereo o qualcosa di simile? -
- Esatto ... incidente con le frecce tricolore-
- Tu invece dove vai?-
- Dove mi porta il treno ...  non lo so-
- Come non lo sai?-
- In realtà questi sono i momenti in cui scrivo testi delle canzoni e compongo musica, prendo il biglietto per il capolinea e lascio che le rotaie mi mostrino Berlino .. molte volte scendo al capolinea e giro per il paese o la città in cui mi ha portato il destino, osservo i luoghi, le persone ... mi piace osservare le persone, guardare le loro reazioni o i loro gesti quotidiani è per questo che a volte mi lascio trasportare dal treno ... vedere le bambine imbronciate perchè non hanno avuto la bambola nuova appena uscita, gli adulti presi dal lavoro che non hanno tempo per accorgesi del mondo che passa e che cambia, i giovani che cercano di spiegare le ali lontano dai genitori e che fanno di tutto per farsi notare da una società che non li accetta, le ragazze che stanno inesorabilmente andando verso l'età adulta e che si concedono le ultime pazzie prima di diventare donne, le persone anziane che si siedono e sorridono a tutti, che danno le elemosina ai violinisti che salgono in cerca di un po' di sodi per cercare di mangiare almeno un pezzo di pane e le donne incinte che felici siedono accarezzandosi il pancione e aspettano un po' la loro stazione e un po' l'imminente nascita di colui, o colei, con cui condivideranno il resto della loro vita -
Anke era rimasta incantata dalle parole del giovane e fissava i suoi occhi color ghiaccio completamente rapita e in estasi pregava che quella bellissima voce non smettesse mai di farla sentire partecipe del suo monologo:
- Vieni con me.-
Sul volto di Richard si dipinse un'espressione a metà fra lo stupito e l'incredulo:
- Come?-
- Seguimi ... vieni a sentire come suono poi ci facciamo un giro, mangiamo qualcosa e stiamo un po' insieme -
Non sapeva il perchè. Anke davvero non riusciva a spiegarsi perchè si sentiva così atratta da lui, non era per l'aspetto: il maglione nero aderente che lasciava intravedere un fisico palestrato o gli occhi color cielo primaverile che si illuminavano ogni quando esternava un suo pensiero, era la sua arguzia, il fatto che avesse descritto momenti di noia e monotonia come avventure alla ricerca di se stessi, era la sua iompressionante capacità di capire la gente, di vedere oltre la vista e forse di leggere i cuori.
Richard le prese la mano facendola arrossire e le diede un leggero bacio sulle dita:
- Come vuole, signorina-
La ragazza sorrise imbarazzata per quella che voleva sembrare una gentile presa per il culo e che lei trovava tanto affascinante:
- La prossima fermata è la nostra-
Si alzarono e si diressero verso le porte della metro, dopo essere scesi camminarono fianco a fianco silenziosamente fino a raggiungere il palazzo dove Anke avrebbe registrato il suo primo CD e dove la aspettavano un gruppo di punk con creste colorate e borchie in ogni dove:
- Ciao .. tu devi essere Anke e.. lui?-
- Richard, è un amico, è venuto a sentirmi suonare-
- Ok-
Quello che doveva essere il leader li condusse per delle scale verso la sala di registrazione dove, dopo alcune prove, iniziarono a suonare. Più Anke sentiva quella musica e meno le piaceva, tuttavia continuava a suonare passivamente senza alcuna voglia di scuotere la testa o di fare linguacce a un pubblico che esisteva solo nella sua testa, semplicemete quella musica non era la sua, non la sentiva nel cuore e nell'anima, non riusciva a credere che le urla del cantante parlassero di lei, non riusciva a credere che la parte strumentale potesse essere la colonna sonora della sua vita, non pensava che la sua parte, eseguita perfettamente, fosse qualcosa che potesse partorire la sua mente tuttavia, Anke lo sapeva, quello era l'unico modo per diventare qualcuno, l'unico modo per poter, un giorno, poter dire al mondo come la pensava riguardo a tutto quello che accadeva e, chissà, magari poter diventare come Richard che la fissava contento ritmando leggermente col piede.
Finite le registrazioni la ragazza salutò il gruppo e torno a diventare l'unico oggetto di attenzione di Richard, il ragazzo le cinse timidamente la vita e la coinvolse in un abbraccio estremamente dolce dopodichè le posò leggermente le labbra sulla guancia e le sussurrò:
- Sei stata bravissima -
Anke arrossì e nascose il viso sulla sua spalla e si strinse forte a lui, poi si staccò e si voltò imbarazzata:
- Sc...scusa-
- No, figurati ... non mi è dispiaciuto -
Richard rise dolcemente e la sollevò da terra con tanto di chitarra:
- Anzi potrei dire che mi ha fatto piacere -
Rammstein 2  

*****


Hallo, Hallo ...
Ecco il secondo capitolo, in cui compare... wowowo RICHAARD! Sì esatto, proprio il nostro Richard :') Intanto Anke sembra più una persona normale e non una piccola bambina indemoniata. Va beh u.u Vorrei vedere delle recensioni, insomma se proprio non vi fa tanto schifo da non riuscire a leggerla, commentatela, per favore.
Ok, alla prossima ^^

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Capitolo 3
*** Tier. ***


DAS ALTE LEID
Tier.

Anke dormiva beatamente nel suo letto quando un pesante tonfo la svegliò dal sonno. Sì alzò e si mise a sedere con le orecchie tese a qualsiasi sussurro; Nulla. La piccola pensò subito che sua madre avesse fatto cadere un vaso ma sapeva che se fosse stata sua madre avrebbe sentito un lungo elenco di Santi e il rumore dei cocci che andavano ovunque. invece niente, un tonfo secco e poi più nulla. Si avvicinò alla porta posando l'orecchio sul legno freddo ... silenzio ... posò una manina sulla maniglia e provò ad aprire, chiusa, la porta era stata chiusa a chiave dall'esterno. Rumore di passi provenienti dal corridoio, d'istinto la ragazzina si nascose sotto la scrivania accanto all'ingressò; una chiave che gira nella toppa, Anke avvicinò le ginocchia al petto e le strinse forte, chiuse gli occhi. Solo in quel momento notò che mancava qualcosa: cerco di vedere il suo corpo alla luce pallida della luna che filtrava dalla finestra: Era seminuda, indossava solo un reggiseno che accentuava il corpo sviluppato da poco e un paio di tanga neri e ... e era stata depilata, ovunque, non aveva più peli sulle braccia e sulle gambe e un brivido lungo la schiena la percosse quando, mentre la porta si apriva facendo entrare una luce calda e artificiale, scoprì che non aveva nemmeno peli pubici.
Un uomo alto entrò nella stanza, non l'avrebbe riconosciuto, cercava di capire dove fosse intanto Anke cercava qualcosa con cui coprirsi e di fare meno rumore possibile; L'uomo si abbassò per controllare sotto il letto e perse la chiave dalla tasca, Anke con uno scatto la afferrò e corse fuori chiudendo la porta e serrando l'uomo, che avrebbe scoperto essere suo padre adottivo, nel buio che era stata la sua trappola per giorni.
Corse al piano inferiore e vide con sgomento la sagoma della madre aquisita stesa sul pavimento in una pozza di sangue:
- Mutter! Mutter! -
Anke corse al telefono e chiamò l'ambulanza e la polizia dopodichè si avvicinò al corpo esanemi della donna e le accarezzo il volto:
-Mutti ... ti prego apri gli occhi, dimmi qualcosa ... MUTTER! -
La donna aprì gli occhi, respirava affannosamente, ma era viva e cercava di parlare alla sua bambina:
- Meine Lieber ... scusa ... io, dovevo proteggerti .. -
-No.. no mutti non è colpa tua ... tu non potevi fare nulla -
La ragazzina singhiozzava e non riusciva a fermare un pianto disperato mentre sua madre faceva di tutto per farla smettere e farle capire che sarebbe andato tutto bene, perchè sarebbe arrivata la polizia e avrebbe arrestato quell'uomo orribile, sarebbero state un po' in ospedale poi sarebbero uscite e si sarebbero trasferite in un'altra casa, lontano, magari a Dresda o ad Hannover, ovunque lontano da Berlino, lontano da quella casa e lontano da quella vita.
Ma per quanto una donna può voler realizzare i suoi sogni c'è sempre un fattore, un piccolo filo che si spezza e che manda in frantumi il lavoro di una vita. Ingrid sarebbe morta per collasso polmonare dopo poche ore e Anke sarebbe rimasta sola di nuovo.

******

Richard ascoltava la ragazza senza parole mentre lei cercava di mostrare un minimo di umanità, perchè sapeva che le persone normali quando parlano della morte di un parente o di una persona molto vicina a loro piangono o semplicemente faticano a parlare, mentre lei non faceva altro che fare la telecronaca dei fatti, senza emozioni e senza lacrime da offrire al silenzio. Lui invece faceva di tutto per trattenere il nodo che gli si era formato in gola:
- Oddio .. ma .. quanti anno avevi? -
- 12 -
Appena una bambina. Segregata per 38 giorni nella sua cameretta e tenuta in vita da medicinali scaduti e da una flebo che le dava il minimo necessario, stuprata ogni giorno dall'uomo che l'aveva accolta in casa e, alla fine, come una ciligina marcia su una torta ammuffita era rimasta sola.
Un gruppo dei migliori psicologi l'aveva tenuta in terapia, più per studiarla che per evitarle traumi, ma lei sembrava aver superato il trauma, sembrava che raccontasse la storia di una sfortunata ragazza letta di fretta sul giornale mentre si beve un caffè.
Richard si alzò dalla sedia e si avvicinò alla ragazza che stava appoggiata al davanzale, si mise accanto a lei e prese a fissarla: Il profilo dolce, le curve al posto giusto e quei capelli lunghi che le incorniciavano il viso ricadendo dolcemente sulle spalle:
- An ... tu ... sei albina? -
Alla domanda la ragazza trattenne il respiro per qualche secondo e si fermò a pensare: era albina?
"-Mutter, cosa vuol dire albina?-
Ingrid si voltò verso la bimba e le rivolse un sorriso raggiante:
- Vuol dire che un angelo si è unito con un umana e è stata creata una creatura metà uomo e metà angelo chiamata Nefilim, questa persona avrà tratti umani e tratti angelici .. i tratti angelici sono la pelle, i capelli e gli occhi chiari .. e questi caratteri li hanno definiti come "fenomeno di albinismo"-
La piccola si fermò a pensare soppesando l'informazione:
- Mutter ... io sono albina?-
La donna sorrise di nuovo:
- Sì tesoro ... tu sei un angelo .. -
Anke annuì leggermente e tornò nella sua cameretta"
- Sì ... sono ... -
Quasi sussurrando la fine della frase:
- Io sono un angelo .. -
Richard annuì sorridendo:
- Sì .. sei un angelo -
Anke sussultò come se quell'uomo avesse invaso i suo pensieri:
- Perchè lo dici? -
Il ragazzo inarcò un sopracciglio:
- Beh, ho sempre pensato che gli angeli siano creature perfette e bellissime ... ho sempre pensato agli angeli come creature come.. te-


++++++

Bene! Ho finito un'altro capitolo ... vi ringrazio per averlo letto e posso dire solo di aspettarvi al prossimo ...

N.D.A: Leggendo alcune interviste\recensioni sono venuta a sapere che la canzone "Tier" parla di zoofilia ... No. Cioè a me non sembra che parli di questo. La prima volta che l'ho letto ho pensato a incesto padre-figlia, quindi per me questo testo ha il significato detto prima ... spero di non essere l'unica .

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Capitolo 4
*** Dein Weisses Fleisch erregt mich so ***


DAS ALTE LEID
Dein Weisses Fleisch erregt mich so
Avrebbe voluto dirle che si sarebbe preso cura di lei, avrebbe voluto tenerla stretta al suo petto e stringere quel corpicino esile, immergere una mano nei suoi capelli e consolarla, riempirle la fronte di baci e asciugare le sue lacrime con le dita, ora più che mai voleva che quelle labbra di quel rosa così delizioso diventassero sue e che potessero condividere quel profumo di frutti di bosco che la avvolgeva dolcemente "Du Riechst so Gut" e l'avrebbe spogliata dolcemente percorrendo il suo profilo con le mani, posando le labbra ovunque e penetrandola dolcemente fra le coperte del suo letto, al chiaro di luna, con le finestre aperte verso il firmamento; Avrebbe tanto voluto sentire i suoi sospiri entrargli nelle orecchie come una dolce ninna nanna ... Ma sapeva che non avrebbe potuto perchè non poteva certo andare lì e sbatterla sul letto, non dopo quello che gli aveva confidato ... eppure lei non sembrava provare pena per tutto ciò, una distaccata telecronaca dei fatti l'aveva impietrito ed era rimasto a fissare quel corpo perfetto alla luce debole di una notte solitaria.
La melodia di un carlionn aleggiava nella stanza mentre Anke si spazzolava i capelli seduta sul davanzale e Richard la osservava sdraiato sul suo letto, i jeans neri attillati che premevano contro l'erezione provocatagli da pensieri impuri, che avrebbero sporcato l'innocenza di quell'angelo seduto alla finestra ... eppure la sua carnagione chiara lo eccitava così tanto:
- Anke ... vieni qui ... -
La ragazza si voltò verso il suo interlocutore e lo fissò leggermente stupita:
- P..perchè? -
Richard le rivolse un sorriso dolce e comprensivo, era così giovane e innocente:
- Voglio stringerti -
Lei si avvicinò confusa e si sedette accanto a lui sul letto perdendosi nell'immensità dei suoi occhi azzurri e d'istinto gli posò una mano sul petto che lui strinse e portò sul suo cuore, le avrebbe voluto dire "lo senti? Batte solo per te ... senti il battito del mio cuore? E' solo per te " Ma sapeva che lei non voleva sentirsi dire questo, l'avrebbe trovato futile e superfluo così semplicemente la attirò verso di se e posò fece incontrare le loro labbra, inizialmente lei sembrava confusa e spaesata, teneva la bocca chiusa e gli occhi aperti poi, sentendo la lingua di Richard premere contro le sue labbra si rilassò e socchiuse leggermente la bocca facendo effondere le loro salive in una cosa sola.
Si staccarono leggermente e lei guardò confusa il ragazzo dal viso illuminato dalla luce pallida che filtrava dalle finestre:
- Perché? -
Richard notò una lacrima rigarle la guancia e la fece sdraiare sul letto stringendola a se:
- Perché ... Denn Ich Liebe dich. -
Anke si aggomitolò sul suo petto scossa dai singhiozzi mentre le sue lacrime bagnavano il petto del ragazzo:
- Perchè piangi ? -
Lei cercò di tirarsi su e di articolare una frase senza sembrare una ritardata, quel segno così vicino agli esseri umani, un Dio che prova emozioni come un misero uomo:
- Come puoi amarmi? Io sono un mostro ... Sono la figlia del diavolo, un angelo ripudiato dal cielo, la prole di una prostituta e del suo divertimento notturno, nessuno potrà mai amarmi perché ... perché io non posso amare-
Richard la strinse al suo petto scuotendola leggermente:
- No, non è vero. Stupida. Non puoi dirmi che per me non provi nulla, non puoi dire che ti sono indifferente e che fra noi non ci sarà mai niente, tu non puoi farmi questo. -
Lei si strinse più forte al suo petto:
- Promettimi che ... non mi lascerai mai, che potrò sempre contare su di te e che non mi deluderai, perché è ovvio che io provi qualcosa per te ma ho paura di rimanere di nuovo sola, quindi fai la tua scelta ... o con me ma per sempre oppure esci da quella porta e non farti vedere mai più -
Richard la staccò leggermente e la fisso negli occhi:
- Non sarai mai più sola, senza di te non sono niente, ti proteggerò, sarai mia ... per sempre -


*****
DA DA DA DAAAAN!
Ecco che Richard ha aperto il suo cuore e non i suoi pantaloni... anche se voi preferivate la seconda u.u comunque ho finito anche questo capitolo che spero vi sia piaciuto :3
Alla prossima :D

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Capitolo 5
*** Kuss Mich. ***



Das Alte Leid
Kuss mich.

Anke e Richard avevano deciso che quella domenica sarebbero andati a fare una gita sull'isola di Sylt e che avrebbero trascorso insieme tutto il giorno in riva al mare. Essendo solo maggio l'acqua, probabilmente, era ancora troppo fredda per concedere loro il primo bagno della stagione e l'aria fresca che soffiava sul mar del nord li avrebbe costretti a tenere la maglietta di flanella bianca ma almeno avrebbero avuto qualche ora per capire cosa volessero davvero l'uno dall'altra.
Richard era stato con altre ragazze, ma nessuna era stata una relazione seria e duratura, per lo più ci scopava un paio di settimane poi le lasciava con la scusa più banale che trovava. Anke, invece, aveva sempre avuto paura delle relazioni, aveva pochi amici al di fuori della band e non aveva mai avuto un ragazzo respingendo tutti gli spasimanti dicendo di non sentirsi pronta o che aveva paura di sbagliare. Nessuno dei due poteva immaginare cosa sarebbe nato dalla loro relazione, entrambi pensavano solo che finchè erano mano nella mano sarebbe andato tutto bene.
Si svegliarono abbracciati, il sole filtrava debolmente dalle imposte socchiuse facendo intendere che sarebbe stata una giornata discretamente tiepida e che, con un po' di fortuna, avrebbero potuto stare in costume. Richard diede un bacio sul naso della ragazza e lei affondo il viso nel suo collo riempiendolo di baci; Tre settimane, e ancora non l'avevano fatto ... il ragazzo non ce la faceva più ogni tre per due si ritrovava in bagno a masturbarsi pensando alla linea dolce del corpo di Anke e si mordeva le labbra tutte le volte che provava a toccare i suoi seni perfetti e lei si scostava con la scusa di aver perso qualcosa o di aver sentito squillare il telefono, andando avanti di questo passo sarebbe morto ceco e con il braccio da tennista.
Si alzarono pigramente e andarono in cucina dove bevvero in fretta un caffè dopodichè andarono in bagno e si ritrovarono faccia a faccia a contendersi la doccia: tutte le mattine era la stessa storia, lui architettava tutto alla perfezione: si immaginava di spogliarla lentamente e di stringerla fra le braccia mentre l'acqua calda lambiva i loro corpi e volute di vapore riempivano la stanza insieme ai gemiti della loro passione, ma ogni giorno lei usciva dalla porta dicendo che sarebbe entrata dopo e avrebbe fatto tutto con calma; Ma questa mattina era diversa, Richard si era appoggiato alla porta chiudendola a chiave e mettendosi a spogliare la ragazza che aveva iniziato a lavarsi i denti e che accorgendosi dello sguardo ludibrico del fidanzato sputò il dentifricio e, dopo essersi asciugata la bocca, si era messa a fissarlo:
- Che hai? -
Lui alzò un sopracciglio e le tese una mano che lei afferrò insicura, il ragazzo la attirò a se e iniziò a bacarne le labbra amaranto avidamente, Anke si staccò praticamente subito e tese una manina verso la porta cercando di aprirla avendo indovinato i pensieri perversi che viaggiavano nella mente dell'uomo che si trovava di fronte ... pervertito. Stupido malato di sesso.  Ninfomane senza maglietta ...  Richard prese la mano della ragazza e la portò sul suo petto fissandola negli occhi cercando di non perdersi nelle lacrime che erano sul punto di sgorgare e di rigare quelle guance perfette facendole arrossare gli occhi ... e quale sarebbe stata la sua reazione? Si sarebbe eccitato, avrebbe provato ancora più compassione per quel cucciolo sperduto che aveva davanti e avrebbe voluto semplicemente farle male per poi consolarla e farle di nuovo più male beandosi e drogandosi delle sue lacrime e dei suoi urletti che gli intimavano di smetterla;  Ma aveva paura di perderla, quindi cercava di contenersi e di tirarle meno pizzicotti possibile:
- Cosa c'è che non va nel sesso? Cosa ti spaventa ... cosa? -
Lei si divincolò dalla presa del ragazzo che, arrendendosi, lasciò che uscisse dalla stanza e se ne tornasse in camera da letto sbattendo violentemente la porta.
Qualche minuto dopo la raggiunse e la trovò sdraiata sul letto a pancia in giù a piangere sentendosi un verme sia per averla fatta piangere che perchè si sentiva dannatamente attirato dal suo sedere coperto solo da un paio di slip grigi che usava per dormire; Si sedette accanto a lei e le accarezzò la schiena, la ragazza si raggomitolò il più lontano possibile dalla mano pesante del suo ragazzo che tuttavia la sollevo per le ascelle e la fece sedere di fronte a lui:
- Parla. -
Ma nessuna parola sembrava voler uscire dalle labbra contratte in una smorfia triste; Richard si avvicinò a lei e la strinse a se mentre lei stava immobile, se avesse provato a divincolarsi avrebbe saputo che era colpa sua e che, probabilmente, aveva fatto qualcosa che l'aveva traumatizzata; Se lo avesse stretto anche lei lo avrebbe interpretato come uno "scusami non sono pronta". Invece lei era lì, impassibile, ad aspettare che quell'abbraccio inopportuno finisse e che si potesse tornare a discutere civilmente:
- Fa male... -
Richard la lasciò pensando che parlasse della sua presa ma guardandola negli occhi intuì i suoi pensieri:
- No, piccola, non devi preoccuparti di questo ... sì, la prima volta fa un po' male ma non devi avere paura ... -
Anke si distese sul letto appoggiando la testa sulle gambe del ragazzo che si mise ad accarezzarle dolcemente i capelli:
- Lo voglio fare in un posto speciale ... Non qui in casa ..-
Richard sorrise beffardamente e le diede un bacio sulla fronte:
- C'è un posto in cui andavo sempre quando ero piccolo, l'ho sempre trovato magico -
- A Sylt? -
- Esattamente ... è tutto già in macchina ... vestiti che andiamo-
Dopo averle dato un bacio e averla guardata mentre si infilava una maglia dei Kiss e un paio di shorts neri si diressero in macchina.
Per tutto il tragitto si scambiarono solo sguardi eloquenti e lasciavano che i Guns 'n Roses parlassero al posto loro. Arrivarono verso le dieci di mattina, camminarono in silenzio finoa un piccolo albergo tipico con le travi a vista e quel classico odore di pino che hanno praticamente tutte le case a traliccio in Germania e, probabilmente, ovunque:
- Tu da piccolo frequestavi un albergo a ore? -
Richard la prese in braccio salendo in ascensore:
-  Forse ... -
Anke rise e gli stampò un bacio sul collo:
- Seriamente, perchè questo è un posto speciale per te? -
- Perchè qui ho conosciuto il mio produttore ... diciamo che la mia fama la devo a questo luogo -
La ragazza gli sorrise dandogli un altro bacio stavolta sulle labbra mentre l'ascensore annunciava che erano arrivati al loro piano.  Si diressero verso la stanza 120 e entrarono baciandosi. Richard appoggiò Anke a terra e iniziò a baciarle il collo sollevandole leggermente la maglietta e infilandoci sotto una mano che andava a esplorare il seno eccitandosi sentendo il contatto con i capezzoli e spingendola contro la porta mentre continuava a massaggiarli. Risalì col la bocca leccandole il collo e le diede un bacio sulla bocca sussurrandole un "ti amo".  Anke si avvinghiò a lui saltandogli in braccio e, mentre lui iniziava leggermente a spingere stringendole le cosce, iniziò a sfilargli la maglia e a dargli morsi e baci sul collo e sul lobo dell'orecchio. Richard la posò su una poltroncina e, dopo essersi inginocchiato, iniziò a sfilarle i pantaloncini e a godere del fatto che non aveva slip, la guardò e le sorrise perversamente mentre lei faceva una delle espressioni più innocenti che aveva in repertorio; Iniziò a massaggiarle il clitoride mentre con l'altra mano le sfilava la maglia e le alzava il reggiseno che lei si slacciò e gettò lontano:
- Mmh ... Aspettami un secondo -
Richard si alzò fissando il corpo perfetto della ragazza e chinandosi su di lei le diede un bacio sulle labbra. Tornò qualche minuto più tardi con un lecca lecca rotondo e glielo porse:
- Fammi vedere cosa sai fare -
La sollevo e la prese in braccio continuando a stimolarle il punto di piacere mentre la guardava lavorare con la lingua e ogni tanto le dava qualche leggera spinta che, nonostante i jeans, la facevano eccitare sempre di più. Lei posò la caramella sul comodino di fianco alla poltrona e si mise a cavalcioni sul ragazzo che immerse il viso nel suo seno leccandolo e beandosi di quella fragranza così dolce, intanto Anke gli slacciò i pantaloni e iniziò a masturbarlo prima leggermente poi sempre più velocemente, lui si sfilò definitivamente i jeans e i boxer facendola sedere lentamente sulla sua erezione e iniziando a penetrarla e a godere dei sui leggeri urletti e sospiri che riempivano la stanza. Si alzarono in piedi sempre stando l'uno nell'altra e andarono contro il muro dove Anke trovò un posto perfetto per appoggiare la testa e cercare di far meno rumore con le urla stridule che emetteva eccitandosi. Richard la prese e la buttò sul letto e, afferlandola per le gambe e tirandola a se, iniziò a leccarle il pube accuratamente rasato e a penetrarla con la lingua, la tirò sù e la fece mettere in ginocchio facendole leccare il suo membro e facendoglielo infilare in bocca mentre lei stava aggrappata a lui stringendolo per i fianchi e imprimendogli segni profonti delle sue unghie. Si distese sul letto e la fece sedere sopra di se, le sorrise e le accarezzò dolcemente il corpo pallido dopodichè iniziò a spingere più violentemente e le strizzò un seno intanto lei giocava con le dita dell'altra mano del ragazzo. La prese di peso e la fece girare così mentre lei lo masurbava col seno Richard la penetrava con due dita, poi con tre e infine con quattro. Anke prese in bocca tutto il sesso del ragazzo ma lui, non contento la fece girare di nuovo e, sottomettendola, la penetrò con più forza finchè, baciandosi avidamente, non raggiunsero l'orgasmo.
Si sdraiarono sfiniti l'uno accanto all'altra; Richard la accarezzava e lei giocava con i capelli del raggazzo:
- Richard... ti amo tanto -
- Anche io piccola, anche io ti amo -

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Capitolo 6
*** Ich fühle dich, ich verlass Dich nicht ***


Rammstein 6
DAS ALTE LEID
Ich fühle dich, ich verlass Dich nicht

Richard aveva deciso che era arrivato il momento di presentare la sua nuova conquista alla band, era tutto programmato, l'avrebbe fatta entrare nel loro appartamento un po' prima che i Rammstein finissero di gironzolare per i negozi in cerca di nuovi modi per spendere il ricavato di due concerti, in modo da metterla comoda e non farla sentire in soggezione,  magari le avrebbe anche preparato un caffè e le avrebbe dato qualche biscotto .. sì, era decisamente un bel piano.
La condusse lungo le scale del palazzo in cui abitavano che, nonostante fosse praticamente in centro a Berlino, aveva l'ascensore perennemente in disuso. La fece sedere e le offrì da bere, lei rifiutò evidentemente nervosa.
Till varcò la soglia della porta come solo lui sapeva fare, si buttava addosso alla porta blindata che cedeva sotto la stazza del vocalist, e andò in cucina ad appoggiare le borse con gli spartiti. Vedendo Richard e la ragazza seduti esordì con una delle sue esclamazioni inopportune:
- Richard, se devi farlo ... prenditi una stanza d'albergo .. cazzo, sei più tirchio di uno scozzese -
Il ragazzo lasciò cadere la testa fra le mani e strofinandosi le tempie puntualizzò:
- Veramente ... volevo solo presentarvi la mia ragazza, Lei è ...-
Prima che potesse finire la frase Till si avvicinò alla ragazza e le prese il volto fra le mani per esaminarlo poi, indietreggiando con una mano sulla bocca, completò la frase:
- Anisiya? -
Richard e Anke si guardarono stupiti e lei puntualizzò:
- Anke ... piacere-
Gli porse la mano che lui prese fra le sue e esamino attentamente:
- Mi ricordi ... una persona ... chi è tua madre? -
Till, spaesato, dovette sedersi e bere un bicchiere di birra:
-No, non ho una madre .. la mia mi ha lasciato in orfanotrofio, una battona russa che neanche conosco, e mia madre adottiva è morta ... sono cresciuta in una casa famiglia -
Il tedesco sgranò gli occhi e quasi non si soffoco con la bibita:
- Tu non conosci le prostitute russe .. sono donne di gran classe ... comunque sei sucura di non sapere chi sia? -
Richard intervenne ironicamente:
- Scusa Till ..ma pur sempre zoccole sono .. -
Fu fulminato dallo sguardo di tutti, compreso il resto della band che da qualche minuto assisteva alla curiosa conversazione:
- No, non la conosco ... mi ha lasciato a quello che una volta era l'orfanotrofio St. Wolfgang nella vecchia Berlino est -
Per la seconda volta Till rischiò l'infarto:
- Ok, ok ... quanti anni hai? -
Anke rispose leggermente irritata da tutte quelle domande che le ricordavano le sedute con lo psicologo:
- 18 -
L'altro restò un attimo a pensare facendo quattro calcoli nella sua mente:
- PORCA MERDA.-
Tutti si voltarono a fissare il cantante che stava tirando giù tutti i santi del paradiso, Gesù e Madonne comprese, mentre cercava di rifare dei calcoli indecifrabili su tutto quello che gli capitava sotto mano:
- Dovresti .. venire in ospedale con me ... -
La ragazza, nauseata da tutte quelle bestemmie in pochi secondi e con un forte mal di testa, seguì passivamente l'uomo che l'aveva la stava conducendo di corsa giù per le scale seguita da Richard e da un curiono Oliver.
Arrivarono nella struttura ospedaliera dopo una corsa degna di GTA e dopo aver bruciato una cosa come 10 semafori rossi, scesero dall'auto e, dopo aver assistito a Till che confabulava, con un'infermiera, attesero 20 snervanti minuti in una saletta asettica con delle sedie bianche come, d'altronde, le pareti e ogni qualsiasi cosa nel raggio di cento metri, inquietante.
Dopo l'interminabile attesa una ragazza in camice bianco uscì indicando loro di entrare, Till trascinò Anke per un braccio mentre Richard le teneva l'altra mano sempre più confuso. Entrarono. Un test del DNA. Con un cotonfioc prelevarono dalla ragazza a dal vocalist un campione di saliva e li fecero attendere per un'oretta nella sala d'aspetto.
La stessa infermiera uscì dalla porta e invitò a entrare solo Anke e le chiese un esame delle urine, dopo aver riempito il barattolino di plastica col tappo rosso, la ragazza uscì di nuovo ad aspettare. Un lasso di tempo interminabile era trascorso quando i tre furono invitati a entrare, una dottoressa fissò i ragazzi in cerca di uno sguardo rilassato:
- Io .. non so come dirlo ... è una cosa .. assolutamente immorale! -
I tre si fissarono interdetti e Richard esordì:
- Sì ma ... cosa? -
La signora appoggiò una mano sulla spalla di Anke e la fissò con uno sguardo micidiale:
- Ora lei, gentile signorina, mi spiega come farà a dire a suo figlio che suo padre è anche suo nonno, no, no, non faccia quella faccia, voglio proprio sentirla questa. -
Richard, più irritato e confuso, continuò:
- Ma porca miseria, si vuole spiegare? -
Lei si premette le mani contro le tempie:
- Lui (indicando Till) è il padre della ragazza ... e la ragazza è incinta, l'unica spiegazione possibile è che abbiano voluto fare un test della paternità dopo aver avuto la brillante idea di farlo -
Anke Scoppiò in una risatina isterica:
- Se mai è vero che aspetto un figlio il padre è lui (Indica Richard) e  non è possibile. Per quanto riguarda mio padre ... -
Fissò il viso di Till sconcertata in cerca di una risposta; Il cantante la strinse fra le braccia mentre lei stava impassibilmente immobile. Richard stava per urlare.
Tornarono a casa e, una volta riunita la band, il Vocalist si decise a dare una spiegazione a tutte le pazzie che avevano fatto quel pomeriggio:
- Avevo circa 15 anni, era la mia prima volta ... ed era il mio compleanno. Dei miei amici avevano invitato delle stripper per "decretere che ero diventato grande" ma l'unica che mi aveva colpito era una ragazza dalla pelle chiara e i capelli biondi, ricordo i suoi occhi color ghiaccio trapassarmi con lo sguardo mentre le afferravo la mano per portarla in camera ... ma io non volevo scoparci ... io volevo solo parlarle, volevo conoscerla, ma lei non sapeva molto bene il tedesco, mi disse solo che era russa, che si chiamava Anisiya e che faceva la prostituta. Dopodichè, rassegnata, iniziò a spogliarsi. Io provai a fermarla perchè non era quello che volevo ma ... non capiva, si mise a piangere dicendo che nel bordello in cui viveva tutti la trattavano male perchè era appena arrivata e aveva ancora la classica pancia adolescenziale ... la poverina aveva 14 anni, sua madre era una prostituta morta per l'AIDS pochi mesi prima, e suo padre non l'aveva mai conosciuto ... mi disse che quella sarebbe stata la sua prima volta e che non voleva semplicemente essere pagata poichè ci teneva a un minimo di dignità ... così ebbimo un rapporto ma la pregai di tenere il mio numero di telefono nel caso in cui volesse una mano per qualsiasi cosa. Nove mesi dopo era davanti a casa mia con un fagotto rosa in mano ... le dissi che non potevo crescere una bambina e che nemmeno lei poteva farlo. Decidemmo di regalarti un futuro migliore e ti dammo in adozione ... sperando che una buona famiglia non riuscisse ad avere figli. -
Anke, perfettamente impassibile, rispose :
- E invece mi adottò una donna fantastica che però era sposata con un pervertito che ha iniziato a stuprarmi quando avevo 11 anni, a 12 anni mi ha segregato in camera insieme a mia madre per 38 giorni e, quando finalmente siamo riuscite a liberarci, lei è morta dissanguata ... bello eh? Bel futuro, vero? Guarda se potessi tornare indietro rifarei tutto. -
Till le prese le mani:
- Ma ora sono qui con te ... voglio proteggerti, voglio starti vicino e poter rimediare, voglio che tu non soffra più .. -
Anke rise fragorosamente e con un tono amaro:
- Tu .. non sei nessuno. Non sei mio padre ... potrai anche avere il mio sangue ma non ci sei stato quando ho detto la prima parola, non ci sei stato quando ho cominciato a camminare o quando ho tolto le rotelle dalla bici o con qualsiasi altra cosa ... no. Sai cosa, il tuo aiuto non mi serve. Ora posso cavarmela da sola, non ho bisogno all'improvviso di un paparino dolce e iperprotettivo che mi dice di non scopare col suo migliore amico perchè beve troppa birra. Beh, sappi una cosa,  io ci ho scopato lo stesso, e ce l'aveva anche grosso, ah e sai cosa? Ora sono anche incinta. -
Detto ciò lei si volto e uscì sbattendo la porta.


*******

Kaa Buum!
Non so come mi sia venuto questo capitolo ma spero che vi sia piaciuto ... Forse è criticabile ma .. boh a me piace ...

Grazie a tutti quelli che continuano a leggere questa fic e sopratutto a chi la commenta.
In particolare un grazie a SilviaZKruspe e a FrankieSleepWalker <3 Grazie ragazze <3

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Capitolo 7
*** Stirb nicht vor mir ***


DAS ALTE LEID

Stirb nicht vor mir 

Richard entrò furtivamente in casa della sua ragazza e si diresse subito in camera sua dove era sicuro di trovarla. Come previsto la ragazza era sdraiata sul letto in mutande e canottiera, aveva scaraventato gli anfibi e i vestiti il più lontano possibile e dopo aver pianto per qualche minuto si era addormentata in una posa che il ragazzo trovava assolutamente sexy.
Si sedette sul bordo del letto ad osservarla, iniziò ad accarezzarle lievemente la schiena e i capelli, Anke si svegliò e con un gesto scocciato allontanò la mano di Richard e si rannicchiò in un angolo del letto:
- Possiamo almeno parlare? -
La ragazza sollevò il capo di qualche centimetro e alzò, indifferente, le spalle:
- Tu non c'entri .. non ho nulla contro di te .. -
Richard si avvicinò a lei e la fece sedere facendole appoggiare la testa sulla sua spalla:
- Tu .. sei incinta ..?-
Di nuovo Anke sollevò le le spalle:
- Non lo so. A quanto pare -
Il ragazzo le accarezzò la pancia, un gesto a cui lei reagì con una smorfia irritata:
- Senti .. non devi avere paura, io sono qui e voglio crescere questo bambino con te-
La giovane scrollò indietro la testa con un sorriso bastardo dipinto sul volto:
- Guarda che non dobbiamo giocare alla bella famiglia felice... stiamo insieme da neanche due mesi, ok sì, ora ci amiamo follemente ma magari fra una settimana non abbiamo più nulla da dirci e il nostro rapporto va a puttane. Per quanto mi riguarda ho 18 anni e non voglio un figlio sulle spalle -
Richard si alzò dal letto e fissò con uno sguardo disgustato la compagna:
- Sai cosa? Mi aspettavo un ragionamento del genere perché credevo che non ti fidassi di me, credevo che avresti pensato che ti volessi lasciare. No, non lo farei mai. E ora tu te ne salti fuori con 'sta storia? Non vuoi mio figlio? Bene ... allora scordati anche suo padre. Se uccidi lui io me ne vado. Capito? Tu prova a toccare MIO figlio e giuro che sarà l'ultima volta che mi vedrai. Non vuoi avere un figlio perché vuoi avere ancora tempo per goderti sesso, droga e alcool? Benissimo, tu partorisci io lo tiro su -
Anke cercò invano, dopo essersi alzata, di abbracciare il suo ragazzo ma venne respinta e cadde sul letto:
- Ma fai quel cazzo che ti pare! Ma te ne vuoi andare? E vattene porca puttana! E' la mia minchia di vita, ne faccio quello che mi pare!-
Richard serrò i pugni e uscì sbattendo pesantemente la porta. Anke tornò a sedersi sul letto, prese il cellulare e telefonò a un ginecologo:
- Sì, volevo solo prenotare per un aborto. -

****
Anke era sdraiata sul lettino della sua ginecologa, le gambe aperte e appoggiate ai freddi sostegni in metallo. Conosceva quella donna da quanto aveva 12 anni:
- Cara, sai vero qual'è il rischio che corri con un secondo aborto? -
La ragazza annuì leggermente perfettamente consapevole sia del fatto che l'interlocutrice non avrebbe potuto vederla da quella posa scomoda che del fatto che conosceva perfettamente la risposta:
- Io te lo programmo ... ma se cambi idea sarebbe meglio-
- O.K. -
Dopo essersi ricomposta e aver pagato la visita uscì e si diresse verso la macchina, la aprì e, dopo essersi seduta, si concesse cinque minuti di riflessione osservando un grosso pino lambito dal vento. Il cellulare squillò ... una, due, tre, quattro volte, poi smise lasciando ancora qualche attimo di silenzio alla ragazza, poi riprese: "Welcome to the jungle" risuonava in tutta la macchina, Afferrò il telefono e rispose con la voce che da qualche giorno aveva: Asettica, impassibile e imperturbabile:
- Pronto? -
Rispose Till, confuso, turbato e in totale panico:
- Ehm, ascolta, ci sarebbe un problemino ... -
Anke sbuffò:
- Quale? -
L'altro accennò un colpo di tosse per prendere tempo:
- Vieni in ospedale. Io sono qui davanti .. ti devo spiegare un paio di cose -
-Okay -
E riattaccò. Lentamente si allacciò la cintura e iniziò a guidare fino alla struttura; Arrivò e con la stessa calma disinteressata trovò un parcheggio non troppo lontano dall'ingresso, si fermo e dopo essere scesa cominciò a cercare Till con lo sguardo. Lo trovò agitatissimo davanti all'entrata e subito le vomitò addosso una storia confusionaria e quasi delirante:
- Ieri .. ehm, allora aspetta... dunque, ieri è tornato dopo essere stato da te, io non so cosa fosse successo ma Richard era nervoso e... ecco ha detto... ha detto che voleva andare a prendere aria ... e beh io non lo so perché ... ma è andato non so dove ... l'hanno trovato e ... oggi mi hanno chiamato dicendo che era .. in coma. -
Anke pietrificata non sapeva cosa rispondere, gli aveva detto che non le importava se se ne fosse andato invece .. invece lui era tutto quello che aveva ... e si sentiva dannatamente in colpa perché era tutta colpa sua, se lei non fosse stata così stupita, così cretina non avrebbe creato tutti quei problemi ... Il suo ragazzo rischiava la vita e lei sarebbe rimasta di nuovo sola. No non l'avrebbe permesso. Avrebbe tenuto il bambino perché era così che voleva lui e sarebbe stata al suo fianco per tutti i giorni in cui l'avrebbero tenuto in ospedale. Ora che quello strato impalpabile di nebbia li divideva, ora che lui era così vicino alla morte ma così vicino a scoprire la vita lei doveva mantenere un contatto fra lui e il mondo, non avrebbe permesso che i giornalisti sapessero nulla, voleva conservare quell'innocente riservatezza che avevano sempre avuto ... " Non morire Richard, amore, non farlo prima che lo faccia io, non puoi morire prima di me. Io aspetto qui, non morire prima di me. Io aspetto qui, non morire prima di me. Tutte le case sono coperte di neve, e nelle finestre luci di candele, Là giacciono insieme. E io. Aspetto solo te. A volte l'amore sembra così lontano, io aspetto qui, Non posso abbandonare il tuo amore, Non morire prima di me. "


****
Buon Salve.
A mia discolpa dico solo che quando ho letto " Stirb nicht vor mir" sono scoppiata a piangere ... intanto la storia prende forma, una forma strana ... decisamente.
Grazie a tutti quelli che continuano a seguire e recensire questo delirio.
Alla prossima
D.
 

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Capitolo 8
*** Gebärmutter ***


DAS ALTE LEID
Gebärmutter

Anke dopo la morte della sua madre adottiva era tornata a stare in orfanotrofio. Quel posto non aveva nulla di male, era piuttosto vivibile e c'era anche una psicologa e una ginecologa che venivano due volte a settimana per parlare con le ragazze -era un orfanotrofio femminile- che ne avessero bisogno.
Personalmente la piccola si trovava abbastanza bene, mangiava, dormiva, studiava e, nelle belle giornate di primavera, usciva nel cortile grande a giocare ... era come un colleggio privato ma con molti meno lussi.
A lei non piaceva stare in mezzo alla gente però si era fatta un'amica, si chiamava Kristine ed era mora con gli occhi viola e con un fisico asciutto ma sviluppato per i suoi 13 anni. Se non ti facevi un amico eri morto. La struttura grigia era deprimente e poter stare con qualcuno a cui confidare tutto era l'unica cosa che spingeva le bambine a continuare a vedere il lato positivo di tutto. C'erano 3 classi in cui erano suddivise le bambine: le più piccole che avevano dagli 0 ai 5 anni, quelle dai 6 agli 11 e dai 12 ai 17. Al diciottesimo anno potei scieglere se andartene o restare e aiutare le nuove arrivate ad ambientarsi. Le più piccole erano le più odiate, con le loro guance paffutelle e la loro pelle rosea erano quelle che venivano adottate più facilmente, qualche genitore che non aveva voglia di crescere neonati si spingeva ad adottare una bambina di età media ma mai nessuno adottava una di più di 11 anni. Quindi sapevi che se avevi 12 anni saresti stata lì dentro fino ai 18 e, probabilmente, anche oltre. Di buono c'era che le suore che tenevano l'edificio erano gentili e concedevano sempre una doppia dose di cibo nel caso in cui avevi giocato troppo e avevi esaurito le forze; ma i soldi non erano molti e la struttura rischiava il decadimento, avevano un anno per pagare tutti i debiti che erano ormai alle stelle e sembrava che al Paese non importasse di quelle povere bambine senza genitori.
Però, fra le ragazze più grandi, non era tutto rose e fiori. Per entrare davvero a far parte di quella categoria dovevi essere accettata dal capo: Hanne. Una ragazzina grassa, sformata e brutta che era lì da quando aveva 3 anni, il suo carattere forte e arrogante faceva sì che tutti la rispettassero e che nessuno osasse contraddirla. Hanne aveva 14 anni ed era una gran Stronza. Si diceva che avesse iniziato a fumare di nascosto per dimagrire e riuscire a entrare nel vestito cortissimo blu elettrico che metteva per, voci dicevano, andare a battere nell'autostrada vicino.
Anke era appena tornata e Hanne non voleva perdere un'occasione d'oro per metterla alla prova, la prese in disparte e le spiegò con il suo alito che sapeva di caramella alla fragola e con i suoi denti che si mandavano reciprocamente affanculo per telefono:
- Devi fare una cosa per me. -
Anke annuì lentamente e l'altra continuò:
- Visto che tanto non sei più vergine perchè scopavi con tuo padre ... -
Una fitta allo stomaco trafisse la piccola che si era ripromessa di non scoppiare in lacrime ogni qualvolta venisse nominato quell'essere:
- Ecco dovresti ... farlo con uno sconosciuto. Ti metti sulla strada che passa qui vicino, il primo che passa con la macchina lo fermi e gli chiedi se lo vuole fare -
Anke, rassegnata e abituata a ogni tipo di soprusi, annuì leggermente.
Era andato tutto come previsto, uno sconosciuto si era fermato e l'avevano fatto. Ora la piccola stava raggomitolata sul letto e contava sulle dita i giorni che mancavano al ciclo. Avrebbe dovuto averlo due settimane prima. Poco male, era giovane ed erano normali i ritardi. Una suora entrò nella sua stanza per vedere se stava bene, aveva saltato le lezioni:
- Ehi piccola, tutto bene -
Anke non aveva mai mentito alle suore, men che meno a Suor Karin, lei era tanto gentile e tanto giovane ... si limitò a scuotere la testa mentre l'altra si sedeva accanto a lei:
- Lo sai che a me puoi dire tutto .. cosa c'è che non va? -
Anke si strinse di più poi si mise a sedere:
-  Prometti che non lo dici a nessuno? -
La suora valutò la situazione poi pensò che non poteva essere nulla di così grave e inconfessabile:
- Prommesso, sarà il nostro segreto -
La ragazzina si strofinò le mani cercando il punto da cui iniziare:
- Allora ... Hanne ... mi ha chiesto di fare una cosa perchè se non la facevo non potevo essere sua amica e se non potevo essere sua amica non potevo essere grande .. -
Karin annuì:
- Cosa ti ha chiesto di fare? -
Anke prese un respiro:
- Mi ha detto che avrei dovuto fare quella cosa con uno sconosciuto -
- Oddiavolo! E .. tu lo hai fatto? -
La ragazzina abbassò la testa e annuì:
- E ... ora penso di essere incinta -
La sua si premette una mano contro la bocca:
- E cosa vuoi fare? Non puoi tenerlo .. -
- Non so neanche se è vero! Comunque no, non posso .. -

Il giorno dopo parlò con la ginecologa che le disse che era davvero incinta e che se avesse voluto abortire avrebbe potuto farlo e nessuno avrebbe saputo niente. E così fece, fu una cosa semplice e nonostante i rischi non le succese nulla.

*****
Ecco un'altro capitolo che spiega un paio di cosette del precedente... grazie ancora a tutti quelli che lo stanno leggendo ^-^

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Capitolo 9
*** Heartquake ***


DAS ALTE LEID

Heartquake



Anke stava seduta accanto al letto di Richard accarezzandogli una mano, era passati tre mesi da quando era entrato in coma, la gravidanza aveva iniziato già da qualche settimana  a dare problemi alla ragazza, nausee e giramenti di testa facevano parte della routine quotidiana, ma lei non si scoraggiava e restava ore e ore a parlare con il suo ragazzo sperando che, da un giorno all'altro, lui potesse aprire gli occhi e abbracciarla di nuovo, farle sentire di nuovo il suo calore e dirle che non doveva piangere perchè, da quel giorno in poi, non si sarebbero mai lasciati e sarebbero stati insieme per sempre:
- Mi hanno regalato un libro sulla gravidanza e dice che ora, alla decima settimana, nostro figlio è lungo 2,5 cm e pesa circa 8 grammi ... se siamo fortunati già dal prossimo mese potremmo sapere se sarà maschio o femmina. Mi piacerebbe poter sciegliere il nome insieme a te ... -
Till entrò nella stanza e si sedette accanto ad Anke, le prese la mano e con gli occhi fissi su Richard le disse:
- Prima di venirti a cercare ho promesso una cosa a Richard. -
La ragazza, dimagrita notevolmente nonosrante lo stato interessante, con le guance scavate e due grandi occhi tristi e vuoti, spostò lo sguardo su suo padre e lo lasciò continuare:
- Lui mi aveva fatto giurare che se gli fosse successo qualcosa io mi sarei dovuto prendere cura di te. Era il mio migliore amico e farei di tutto per mantenere la promessa che gli ho fatto. Ma c'è un problema. Tu continui a tenermi fuori dalla tua vita, non vuoi aiuti e le uniche azioni che fai durante il giorno sono venire qui a parlare con il tuo ragazzo e startene sdraiata sul divano a leggere. Questo non va bene. Se non vuoi che io ti faccia da padre, perhè ti capisco, non ci sono mai stato e non potrò mai farmi perdonare per tutto quello che hai passato a causa del mio egoismo, almeno permettimi di starti vicino come amico, tu non mangi quasi mai e quando mangi è sì e no una o due foglie di insalata, non va bene, tutto quello che probabilmente ti rimarrà di Richard sarà suo figlio e se non ti decidi a prenderti cura di te lui morirà e rimarrai con un pugno di polvere e sangue. Ti prego, smetti di torturarti più di quanto non stia facendo il destino e permetti a questo bambino di nascere, se non vuoi farlo per te e se non vuoi  farlo per me ... fallo per Richard. -
La ragazza, con le lacrime agli occhi, strinse la mano di Till e lo guardò negli occhi:
-Vuoi prenderti cura di me? Ok, non sarò io ad impedirtelo, anzi ti ringrazio perchè ne ho davvero bisogno ma non posso pensarti come mio padre, forse perchè non ci sei mai stato o forse perchè sei il migliore amico del mio fidanzato. Ma se Richard voleva che fossi affidata a te allora è quello che devo fare lui sapeva ciò che era giusto per me-
Till le sorrise dolcemente e la abbracciò:
- Adesso vado a prenderti da mangiare, hai voglia di un panino? Giù c'è il bar, te lo porto di sopra così mangiamo insieme a Richard-
Anke annuì e accennò un sorrisetto:
- Grazie mille -
- Figurati-
Il vocalist tornò una decina di minuti più tardi e trovò Anke che parlava con un infermiera:
- Quindi ci sono speranze che si svegli? -
L'infermiera le sorrise:
- Dai dati che abbiamo raccolto non era propriamente in coma quindi si dovrebbe svegliare fra una o al massimo due settimane, ma, non voglio illuderla, c'è un 10% di possibilità che non si svegli e se entro questo mese non si sveglia credo che non lo farà più ... -
Anke saltellò eccitata:
- Hai sentito papà? C'è l'80% di possibilità che si svegli-
Lui rimase come pietrificato dalle informazioni ricevute: Il suo migliore amico si sarebbe svegliato da quello stato di pseudo-coma e Anke l'aveva chiamato "papà", appoggiò il sacchetto con il cibo sul comodino e prese in braccio la ragazza:
- E' una cosa fantastica, finalmente potremmo essere felici tutti insieme! -
Intantò irruppe nella stanzza anche Paul :
- Cosa mi sono perso? -
Till posò Anke sulla sedia e corse incontro all'amico:
- Richard, 80% di possivilità che si svegli in una o due settimane-
Paul rimase un paio di minuti in estasi a fissare il corpo inerme dell'altro chitarrista dopodichè si fiondò accanto al suo letto abbracciandolo:
- Scholle!!!! -
Dopodichè si girò ad abbracciare Anke che, pingendo, lo strinse a se.


****

Era come se guardasse la scena dall'alto, l'infermiera aveva detto che si sarebbe svegliato entro una o due settimane e tutti abbracciavano la sua ragazza, come era diventata bella ... era rimasto chiuso in una specie di stanza buia per più di due mesi e ora si era ritrovato ad osservare il suo corpo inerme steso su un letto, poteva notare l'evidente perdita di peso di se stesso e la pancia leggermente pronunciata di Anke. Avrebbe voluto andare a stringerla e ringraziarla per aver tenuto il bambino e per essere andata tutti i giorni a trovarlo, perchè anche quando era in quel luogo buio l'unica cosa che sentiva erano le parole della fidanzata, e il battito leggero di un piccolo cuore. Sì, perchè quei 2,5 cm che crescievano nel ventre di Anke erano il loro collegamento, come una linea telefonica su cui parlare indisturbati, con l'unica variante che Anke parlava e lui poteva solo ascoltare disperandosi quando la sentiva piangere e rallegrandosi quando entrava tutta emozionata con un'ecografia o con qualche nuova informazione, cazzo tutto quello che desiderava era poterla accarezzare ancora e poterle dire che gli sarebbe piaciuto avere una femmina e che gli sarebbe piaciuto chiamarla Grace o Rachel perchè erano nomi che gli erano sempre piaciuti tantissimo avrebbe voluto dirle che se fosse stato un maschio lo avrebbe chiamato Daniel ma che comunque era una cosa che dovevano decidere insieme.
  ****

Una settimana dopo Anke entrò nella stanza e si fiondò verso il letto del fidanzato venendo fulminata dalla moglie del compagno di stanza di Richard e sventolando una busta con delle ecografie:
- Amore ... oggi sono andata in un centro specializzato perchè mi avevano detto che il bambino pesava troppo e sai cosa ho scoperto? Guarda qui!! E' un gemello!! Sono due, capisci, sono due bambini!! O meglio ancora non so se sono maschi o femmine ma .. ma sono due!! -
Poi prese un catalogo con degli articoli per bambini:
- Ho pensato che potremmo vendere il mio appartamento e trasferirci in una casa più grande ... magari in un'altra città, con le montagne e un fiume e che dovremmo scegliere un colore per la cameretta : niente rosa o azzurrino, magari sul verde o sull'arancione. Till ha detto che ci vuole regalare il corredo seggiolone-culla-fasciatoio-carrozzina ... giuro che se ci prova lo uccido verrebbe a costare troppo e lui sta già facendo troppo per me -
La ragazza diede un bacio al fidanzato e gli prese una mano, Richard cominciava a sentire le sensazioni, oltre che vista e udito aveva sentito la pressione delle sue labba sulla pelle e il profumo di gardenia che Anke portava da quando si erano conosciuti. Di nuovo il buio ma solo per pochi secondi, provò ad aprire gli occhi e si accorse che la prospettiva era cambiata, strinse la mano della ragazza e provò a piegare una gamba con molto successo. Aveva riacquistato il suo corpo. Anke si allontanò leggermente stranita dalla sensazione che aveva provato: Richard le aveva stretto la mano? Indietreggiò e notò gli occhi blu del chitarrista fissarla:
- Ri... Ri... RICHAAAAAAAAAAAAAAAAAAARD!!!!-
Urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni e si fiondò ad abbracciarlo e a baciargli il collo, un'infermiera corse per vedere cosa fosse successo e confermò: Richard era ufficialmente sveglio e presente. Strinse a se la sua fidanzata e le accarezzò i capelli:
- Sono qui, tesoro -
Le parole risultarono impastate e la testa gli faceva un gran male, si sentiva come in uno stato di post-sbornia e gli veniva da vomitare, sentì le lacrime di Anke bagniargli il colletto del pigiama e i baci riempirgli il collo, la strinse più forte e le baciò le guance. Lei si sollevò e si sedette accanto a lui accarezzandogli il volto:
- Ci sono tante di quelle cose che ti devo dire ... come puoi vedere ho tenuto il bambino, anzi, i bambini, esatto sono due gemelli o gemelle ancora non lo so ... ma è fantastico! Till è stato fedele alla promessa e si è preso sempre cura di me, non mi ha lasciata mai sola -
Richard le accarezzò il ventre e riprovò a parlare ma la sua voce era sempre roca e impastata così Anke si alzò e gli diede un bacio:
- Ti prendo un po' d'acqua -
Emozionatissima andò a prendere una bottiglietta al distributore e incontrò Till che tornava a prenderla, gli diede la buona notizia e a momenti non lo fece svenire ... Avevano un sacco di cose da sistemare ora, l'infermiera aveva detto che Richard sarebbe dovuto rimanere almeno un'altra settimana in ospedale sotto osservazione e che avrebbe piano piano ripreso a mangiare e bere normalmente -quando Anke gli aveva portato l'acqua aveva dovuto fargliela bere con la cannuccia per evitare inondazioni- avrebbe ripreso a parlare dopo pochissimo tempo e con poche ore di fisioterapia avrebbe ripreso a camminare.
Questo potrebbe essere un lieto fine da film ... una degna conclusione per una Fiction di breve durata ma .. no. Non finisce qui. Richard e Anke dovranno superare molte altre difficoltà prima di liberarsi dalle torture della loro scrittrice.

  °^°^°^°^°

Ecco un altro capitolo, sì lo so, ci ho messo un secolo ad aggiornare ma ho avuto alcuni impegni ... spero che vi possa piacere e che anche questo capitolo vi faccia appassionare sempre di più ai protagonisti.
Grazie a tutti per il vostro sostegno.
D.

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Capitolo 10
*** Hilf mir ***


DAS ALTE LEID

Hilf mir



Una settimana dopo Richard era stato dimesso dall'ospedale e poteva permettersi di passeggiare lentamente accanto alle porte del Tier Garten di Berlino insieme alla sua Anke. Tuttavia entrambi sapevano che non c'era nulla di allegro in quel sole che splendeva rallegrando i ragazzini che giocavano alla stazione perchè entrambi sapevano che Quel discorso andava affrontato. Sarebbero diventati genitori e non si va in overdose dopo una sola spada di eroina o una semplice sniffata quindi probabilmente il dolce e amabile Richard era il fatto e eroinomane vocalist e chitarrista di una band che in quel periodo tutti i tedeschi giudicano Nazzasta .. perchè in Germania funziona così: se è musica (o in generale una corrente di pensiero) che arriva dall'Inghilterra o dalla Francia o, meglio, dall'America allora va bene, non importa cosa predichi in Germania sarà considerata 
Okey. Ma se si parla di musica tedesca, negli anni successivi al crollo del Muro, quando il Grande Paese cerca di lasciarsi alle spalle il loro passato da nazi-fascisti e la gente cerca di vedere oltre nuovi orizzonti, il pensiero di quegli artisti sarà attentamente esaminato da una feroce critica che, per lo più, non ne capisce niente di musica e, sopratutto, vuole che i ragazzi tedeschi diventino una banda di Hippy.
E probabilmente anche Richard si è accorto di questo cercando, insieme a Till, di creare testi elaboratamente complessi che parlano di Sesso, Problemi sociali e un sacco di altre cose che in quel periodo tutti cercavano di nascondere. Certo detta così tutti penseranno subito che i Rammstein predichino il Nazzismo e venerino Hitler, No. Non lo fanno, semplicemente perchè trovano i suoi ideali stupidi e inetti, esattamente come fa il resto della popolazione.
Ma ai ragazzi della Stazione, quelli dei quartieri "malfamati" e della bruttura più brutta di Berlino sembrano piacere questi sei bestioni che fanno Tanz Metal, perchè è musica che fra una spada e l'altra puoi ballare in discoteca e che non usa complicati termini dello slang americano ma coincise parole in tedesco, così velate di mistero e così favolosamente "proibite" come proibita è la droga e come proibita è la prostituzione. Eppure le stazioni metropolitane, le autostrade e le discoteche sono piene di prostitute dell'est e sono il maggior centro di circolazione della droga. Droga e Sesso vanno bene, sono "okey", ma i Rammstein e la Neue Deutsche Härte no. E questo deve avere il suo peso psicologico, per i componenti della band, quindi possiamo concludere che Richard sia depresso e che si droghi perchè non vuole vivere in un mondo dal quale si sente rifiutato ed escluso ... No. Neanche questa affermazione è giusta. L'unico motivo per il quale le star della musica si riempiono di Bianca fino a scoppiare - o ad andare in overdose- è che si sentono in cima al mondo. Il potere è nelle loro mani, loro hanno la forza di far cambiare opinione a decine e centinaia di ragazzi semplicemente facendo un gesto; e quando qualcuno li rifiuta, quando c'è chi cerca di farli tornare umani e di far capire loro che prima o poi moriranno o che non possono avere tutte le donne del mondo, cadono in depressione profonda e addio normalità.
Richard gettò a terra il mozzicone di una sigaretta:
- Ho deciso di smettere, domani smetto. -
Anke si voltò lentamente a guardarlo cercando un minimo indizio sul volto contratto del chitarrista:
- Con cosa?- 
Il ragazzo aggrottò la fronte e inarco le sopracciglia:
- Con tutto. La droga, il fumo e l'alcool .. tutto, voglio disintossicarmi -
La ragazza annuì leggermente, ma quante volte aveva sentito quella frase? Era forse la più comune fra i ragazzi della stazione, ah no .. la più comune doveva essere "solo una, tanto io so controllarmi", ma tutti inesorabilmente diventavano dipendenti da quella fantastica polverina bianca delle meraviglie e, "a ruota", continueranno a drogarsi e a prostituirsi per comprarsi la Dose. Lei, che pur avendo fatto parte di quei giri di ragazzi e pur avendo sempre e solo frequentato discoteche e metropolitane, non aveva mai ceduto alla bianca. Non perchè fosse una santarellina, semplicemente perchè era comsapevole che la droga è per tutta la vita e che non se ne esce più.
Il giorno dopo Richard lo passò in casa sul divano sdraiato come uno zombi, pallido e morente. E Anke si sentiva davvero stupida, stupida e inutile. Stupida perchè come aveva fatto a non accorgersi del fatto che lui si drogava? Ah, giusto, se n'era accorta. Ma aveva preferito pensare che aveva già smesso o che, in generale, avrebbe avuto smettere sapendo che lei era incinta. Inutile, assolutamente inetta, perchè lo vedeva soffrire e non poteva fare nulla eppure lui era stato in coma? Non avrebbe dovuto disintossicarsi da solo? No. Perchè chi è in coma non percepisce il passare del tempo quindi mentre i mesi passavano per Richard era passato sì e no un giorno. E, a quanto pare, un giorno senza Eroina si poteva stare ... due no. Perchè ti sentivi una merda, come un grande pozzo di rifiuti e senti odore di spazzatura ovunque ... vomiti e non riesci a mangiare. Ma se devi farlo per il bene della persona che ami lo fai, a patto che lei stia fuori dal tuo raggio di azione perchè quando ti manca la droga diventi un mostro e Richard non voleva essere visto in quelle condizioni dalla sua amata Anke.
Metadone. Vivi con quello .. se poi si può chiamare vita ... per Richard fu più facile, dopotutto il suo corpo era stato senza per tre mesi e ora gli sarebbe bastato un altro mese sotto metadone e sarebbe stato pulito.

Un mese dopo, quarto di gravidanza per Anke,  Richard aveva ripreso il controllo di se e aveva deciso che avrebbe fatto di tutto pur di non ricadere in quel circolo:
- Andiamo via da qui.-
Anke posò il libro che stava leggendo e fissò attonita il vocalist:
- Cosa? -
- Partiamo ... Andiamo a vivere da un'altra parte, lontano da qui. Voglio iniziare una nuova vita -
- E dove ? Amburgo, Dresda ..? -
Richard scosse la testa:
- Lontano dalla Germania -
Anke provò un'altra volta:
- Italia ... Francia, Russia? -
- America. New York. -
La ragazza spalancò gli occhi:
- New..York?  E il resto della band? -
- Vengono anche loro solo .. nei prossimi mesi. Io lì ho un appartamento e gli altri cercheranno casa ... vengono anche Till e sua moglie -
- Ah beh allora ... MA COSA TI E' SALTATO IN TESTA? -
- Ohi dai calmati ... è solo che ho bisogno di lasciarmi tutto alle spalle e ho pensato che siccome ho un appartamento lì sarebbe stata una buona idea e poi.. insomma è New York!! -
- Ma è dannatamente lontano! Insomma bisogna ricominciare completamente da capo, una nuova vita una nuova lingua .. sì insomma l'inglese lo sappiamo bene ma lì parlano in slang e poi pensa ai nostri figli cresceranno lontanissimi dalla Germania e probabilmente non la vedranno mai, anzi probabilmente non vedranno mai l'Europa .. -
Richard si sedette accanto alla ragazza e gli prese una mano:
- Ce li portiamo in vacanza in Germania, gliela facciamo girare tutta compresa la Märchenstraße! -
Anke si guardò intorno spaesata, era una scelta difficile, sapeva che ricominciare una vita fuori dalla Germania sarebbe stato difficile, era a conoscenza del fatto che quando avrebbero proposto ai loro figli la Germania e la California come vacanza loro sarebberp voluti andare in California, certo non che a lei facesse schifo la california ... ma lasciare così di punto in bianco la sua terra la spaventava non poco tuttavia sapeva che Richard aveva bisogno di ricominciare lontano da lì:
- Senti io so che tu hai bisogno di allontanarti da tutto e che ci tieni tanto ma io.. -
Si fermò un attimo a fissare lo sguardo abbattuto del ragazzo:
- Ah, e va bene! Tato che sarà mai .. è solo New York. Quando partiamo e cosa ne facciamo di appartamento e mobili? -
Richard le sorrise e prese a baciarle il braccio e il collo fino a coinvolgerla in un appassionante bacio sulla labbra:
- Partiamo il mese prossimo l'appartamento possiamo affittarlo arredato -
Anke rise sotto i baffi:
- Abbiamo usato questi mobili come manifestazione d'amore -
Richard la fissò perplesso:
- Eh? -
- Insomma abbiamo scopato su quasi tutti i mobili tavolo compreso ... per me o li teniamo noi o li buttiamo dal punto di vista di un acquirente non mi piacerebbe sapere che c'è sperma e liquidi vari ovunque-
Richard rise e la trascinò sopra di se sul divano:
- Ok allora diciamo che li buttiamo e che oggi pomeriggio vado a parlare con qualche agenzia -
Anke gli diede un bacio e gli morse il labbro:
- Allora è deciso! Io prendo i biglietti per l'aereo e chiedo informazioni -
Richard l'abbracciò:
- Perfetto. -



*****

Buuuh!
Ok a me ha fatto più paura il capitolo che non il "Buh!" ma va beh XDD
Dunque altra svolta alla storia u.u cosa posso dire .. mah l'ispirazione mi ha colpito come un fulmine a cel sereno (cioè so' talmente sfigata che anche quando c'è il sole mi prendono i fulmini ) .. va beh non so che altro dire quindi concludo ringraziando ancora tutti quelli che seguono e sopratutto quelli che recensiscono la fic ^^
D.

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Capitolo 11
*** Laichzeit ***



DAS ALTE LEID

Laichzeit

Richard e Anke scesero all'aereoporto John Fitzgerald Kennedy di New York esattamente un mese dopo in una soleggiata mattinata di metà giugno. La ragazza, dopo aver ritirato i pochi vestiti che erano rimasti fuori dagli scatoloni del trasloco che già li aspettavano nella loro futura casa, rimase stupita dall'immensità della città che si trovava davanti. Sicuramente Berlino era grande ma New York doveva essere la città-metropoli più enorme che avesse mai visto. Non sembrava nemmeno costruita da umani, con i suoi grattacieli che sembravano poter davvero raggiungere il sole -come beffarda sfida a un Dio immaginario- e con le loro immense finestre di vetro che riflettevano altri edifici, i passanti che camminavano frettolosi fra la folla e che parlavano al telefono, la varietà della gente che le passò davanti in pochi secondi era maggiore a quella che avesse mai visto: Punk, rasta, metallari, rocchettari, Hip hopper, Hippy, Yuppie e una grande varietà di adulti che correvano per raggiungere il proprio ufficio e di bambini che girovagavano per le vie in cerca di un nuovo negozio di caramelle a prezzi stracciati.
Richard le cinse la vita mentre le prendeva i bagagli:
- Bello eh? -
Anke si limitò a annuire ancora frastonata dalla novità. Raggiunsero l'appartamento, che si trovava esattamente in centro alla Grande Mela, con una Lamborghini che venne parcheggiata in un garage lì vicino; Il palazzo era una delle abitazioni più alte di New York e, inoltre, vantava la fama di ospitare i personaggi più in vista e altra gente con un sacco di soldi da spendere e che si poteva permettere un degno lavoro come direttore di banca o presidente di una multinazionale.
Anke e Richard salirono fino al 35esimo piano e entrarono nel loro appartamento che si trovava proprio di fianco a quello di un importante politico del posto; La ragazza, dopo essere entrata ed essersi seduta su un divano posto davanti a un'immensa finestra che offriva una fantastica panoramica dello Skyline della città, attirò il fidanzato ferso di se e lo fece sedere accanto a lei:
- Hai già fatto montare tutti i mobili e disfare gli scatoloni? -
Richard le diede un bacio sul collo e le indicò il pancione:
- Pensavi di farlo tu? -
Lei gli sorrise e lo strinse a se:
- Tesoro, è davvero enorme ... -
Il ragazzo rise beffardo:
- Sì lo so ... me lo hanno detto in tante -
Anke, rimasta interdetta dall'informazione, rispose:
- Quante donne ai portato in questo appartamento? -
Richard la fisso cercando di capire se avesse tirato fuori un lato innocente che non conosceva o la gravidanza le avesse fottuto la perversione:
- Amore ... non parlavo dell'appartamento -
La ragazza lo guardo accigliata:
- E allora di co...-
Si fermò a pensare:
- Sei un pervertito!-
Richard rise fragorosamente e le diede un bacio mentre lei, giocando, fingeva di volerlo allontanare:
- Dai, vieni, ti faccio fare un giro così memorizzi la piantina della casa -
La prese per mano e la aiutò ad alzarsì.
Casa loro era a dir poco enorme. Anke, sapendo che sarebbero andati in un appartamento, si immaginava un piccolo tre locali con un bagno sacrificato con la doccia appesa al muro e circondata solo da una tenda; No, non era affatto questo. Era come una villa di tre piani spalmata su un piano solo.
Entrarono in camera da letto e la ragazza si abbandono sul materasso morbidissimo, Richard si posizionò sopra di lei a cavalcioni e le diede un bacio molto intenso e perverso ma Anke lo interruppe:
- Il ginecologo a detto che non posso avere rapporti fino alla nascita o rischio di fare male al bambino -
Il ragazzo le diede numerosi baci sul collo e prese a leccarle l'orecchio e a mordicchiarlo:
- Ah, e cosa dice il dentista? -
Anke scoppiò a ridere e lo fece sdraiare accanto a se:
- Oh beh, qualcuno ha voglia di battezzare la nuova casa? -
Richard si slacciò i pantaloni e li gettò sul pavimento dopodichè prese la mano della ragazza e iniziò a farle sentire la sua erezione, lei iniziò a masturbarlo dopodichè si sedette sul letto e, dopo aver dato un bacio al fidanzato, gli tolse le mutande e prese a leccargli il membro fino a infilarselo completamente in bocca. Le venne sulle labbra che lei si leccò bramosamente, si sdraiarono uno accanto all'altra e Richard la strinse a se.


****

Questo è un capitolo un po' così ... boh giusto per farli arrivare a New York e per fare far loro qualcosa, in realtà doveva essere più lungo ma poi ho pensato di dividerlo per allungare un po' e per cercare di far sì che i protagonisti diventino davvero attivi nella storia. La scena di sesso non è una scena hard perchè non avevo voglia di impegnare troppo il capitolo e perchè ne arriveranno altre migliori.
Quindi chiudo ringraziando -so che sono ripetitiva- tutti quelli che hanno avuto la bella (o brutta dipende dai punti di vista) idea di seguire la storia e soprattutto a chi la recensisce. Grazie.
D.

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Capitolo 12
*** Amour, Amour am Ende gefangen zwischen deinen Zähnen ***



DAS ALTE LEID

Amour, Amour am Ende gefangen zwischen deinen Zähnen



Una settimana dopo l'arrivo dei ragazzi nella metropoli anche Till e gli altri, insieme alle loro mogli, sarebbero arrivati in città. Intanto erano arrivati dei regali per i bambini da tutta  la band. Culle, carrozzine, fasciatoi e giochini vari così anche la loro cameretta sarebbe stata apposto. 

Erano le sette di mattina, Richard e Anke dormivano abbracciati, un sottile spiraglio di sole estivo, che come beffa attraversava le tende chiuse, riscaldava la stanza e faceva danzare allegramente la polvere che aleggiava nell'aria. Il ragazzo aprì un occhio e guardò l'orologio:
- Merda! E' tardissimo! -
Anke si svegliò di soprassalto:
- Perchè che ore sono? -
- Sono le sette e fra un'ora arrivano gli altri! -
Richard si alzò ed entrò nel bagno annesso alla camera da letto, la ragazza iniziò a ricomporre la camera e a rifare il letto. Spostò il lenzuolo verso il fondo e tolse i cuscini, cominciò a tirare il coprimaterasso quando vide una macchia di sangue sul centro del letto:
- Porca puttana! -
Si guardò gli slip e notò che erano quasi completamente intrisi della sostanza rossa. Richard uscì dal bagno e rimase basito a guardare il sangue che scorreva lungo la gamba della ragazza:
- Tesoro ... vestiti in fretta ti porto in ospedale -
Anke si ripulì dal sangue e infilò velocemente un vestito a fiori, inseme al fidanzato arivarono alla macchina e corsero fino in ospedale.
Un'infermiera li condusse da una ginecologa che spiegò loro la situazione:
- Le gemelle non sono danneggiate, ma non deve più fare sforzi, in realtà sarebbe meglio che restasse a letto fino al termine della gestazione ma posso prescriverle delle vitamine che le permetteranno di potersi muove misuratamente. Insomma deve stare attenta a non fare troppo sforzo e a non provare forti emozioni o potrebbe perdere le bambine e la sua vita sarebbe a rischio -
Anke e Richard si guardarono, la ragazza annuì e insieme tornarono a casa dopo essere passati in farmacia:
- A che ore ai detto che sarebbero dovuti arrivare? -
Richard fece sdraiare la ragazza sul divano e guardò l'orologio:
- Quindici minuti fa. Magari hanno suonato, hanno visto che non c'era nessuno e se ne sono andati a fare un giro,oppure l'aereo è in ritardo ...  arriveranno -
Il telefono appoggiato sul mobile in soggiorno prese a squillare, Richard alzò la cornetta:
- Pronto? -
- Richard .. sono Till .. -
- Till ...? Ma non stai venendo qui? -
Il vocalist sospirò:
- No, senti è successo un casino e .. -
Richard aggrottò la fronte preoccupato:
- Cosa è successo? -
Till sospirò di nuovo:
- Ascolta, ora devo andare, ti richiamo stasera, ok? -
- ..Ok-
Il ragazzo riattaccò e si sedette accanto ad Anke sul divano:
- Ha detto che è a casa, perchè è successo un casino ma che mi richiama stasera per spiegarsi meglio... -
Lei fissò preoccupata il fidanzato:
- Quindi .. non viene nessuno? -
- Mah, non lo so, per ora no. Non oggi -
Richard si alzò e andò in cucina quando notò un bigletto infilato sotto la porta, si chinò a raccoglierlo: " Vieni nell'atrio. Anja".Il ragazzo ci mise due minuti buoni a collegare il cervello al nome "Anja". Anja era la moglie di Till. Piegò il bigglietto e lo infilò in tasca, tornò in soggiorno e rivolse uno sguardo alla fidanzata, dormiva. Uscì in silenzio e prese l'ascensore, arrivò nell'atrio e si diresse verso la figura femminile che stava seduta ad aspettare su una sedia:
- Che ci fai qui? E dove sono gli altri cosa diavolo è successo?-
Anja si alzò e gli rivolse uno sguardo freddo:
- Oggi Till mi ha detto cosa ci facevi a New York. -
Richard le rivolse uno sguardo stupito:
- Perchè non lo sapevi? -
- Hai messo incinta una dicottenne? E ora che vuoi fare, sposartela? E' la figlia del tuo migliore amico. Non trovi che sia un po' .. strano?-
- Io la amo. Comunque ... sei venuta fin qui per dirmi questo? -
Anja strinse i pugni:
- No, sono venuta anche per dirti che non puoi sposare lei, non le hai detto di noi vero? Vuoi che lo scopra da sola? E poi ... non ci siamo mai nemmeno mollati! -
- Sei la moglie del mio migliore amico! Ok, abbiamo scopato qualche volta, ma non siamo mai stati insieme! Io .. io non ti ho mai amata. -
La donna si lasciò cadere sulla sedia:
- C'è un'altra cosa che dovrei dirti.-
Richard si passò una mano sul viso:
- Cosa? -
- Sono incinta. -

****
Quattro mesi prima.

Come quasi tutti i giorni Richard entrò dalla porta sul retro di un albergo nella periferia di Berlino e, come sempre, salì fino alla stanza 12.
Anja era sdraiata sul letto seminuda, il ragazzo chiuse la porta e si fiondò addosso a lei, si tolse i vestiti e svestì lei, la penetrò subito e senza dolcezza, trattandola come una bambola gonfiabile la fece mettere in ginocchio e se lo fece succhiare, la fece girare e le irruppe nell'ano senza averla preparata, tappandole la bocca con una mano per non farla urlare, le sue lacrime calde cadevano sul pavimento mentre il ragazzo continuava a muoversi dentro di lei, la ributtò sul letto e la sovrastò violandole il pube finchè non venne. Si fece velocemente una doccia, si rivestì e si risedette sul letto:
- Anja questa storia non può continuare. -
La ragazza continuò a fissare lo schermo del televisore impassibile mentre le lacrime continuavano a rigarle le guance e i singhiozzi iniziavano a scuoterla:
- Io .. lo so. Ma non voglio che mi lasci .. io e Till non andiamo più d'accordo e tu sei l'unico modo in cui posso sfogarmi .. -
- Lo so ma .. non posso continuare così. Till è il mio migliore amico. -
Sì alzò dal letto e si diresse verso la porta, rivolse ad Anja un ultimo sguardo mentre lei le rispose:
- C'è una donna ora nella tua vita ... vero? -
Non rispose, aprì la porta e la richiuse alle sue spalle dopodichè se ne andò.

****

- Bene, sei incinta, complimenti ... Il padre lo sa o hai pensato di abortire ancora e non dirlo a Till perchè "avere figli ti spaventa"?-
Anja lo fissò con aria di sfida:
- Oh, il padre lo sa ... glielo sto dicendo ora. -
Richard indietreggiò lentamente:
- No. Ti sbagli. Non può essere mio ... quattro mesi fa abbiamo avuto l'ultimo rapporto -
- L'avevo scoperto una settimana dopo e ho deciso di farti vivere la storiella con la ragazzina ... ma non sapevo che fosse incinta anche lei. -
Il ragazzo ingoiò un boccone amaro:
- Non posso riconoscere quel bambino. Devi far credere a Till che sia suo. -
- Quello l'ho già fatto. Ecco perchè non è ancora partito. E' lui che è spaventato dall'idea di avere figli così ha deciso di mandare avanti me e di trovare una casa qui. In pratica mi ha detto "Vattene perchè un moccioso non lo voglio" con parole più dolci ma è quello. -
Richard sospirò:
- E perchè sei venuta da me? -
- Volevo chiederti ospitalità .. sai da buoni scopamici quali eravamo -
- Non posso. -
- Perchè? -
Il ragazzo la guardò scocciato:
- Perchè ho in casa una ragazza incinta di due gemelli al quinto mese e che ha rischiato di perderli quindi ora cosa ti aspetti che faccia? Vuoi che vada in casa e che le dica che la moglie di suo padre è incinta, che io sono il padre e che la devo fare stare con me? -
- Non penso che ci sia bisogno che tu glielo dica ... -
- Eh? -
- Girati. -
Anke era dietro di lui, una borsa che doveva avere in mano le era caduta, stava in piedi con una mano premuta contro la bocca piangendo e singhiozzando,
Richard le si avvicinò e provò ad abbracciarla ma lei si spostò e si diresse velocemente verso l'ascensore, ci salì e tornò in casa:
- Vaffanculo Anja io non so cosa cazzo puoi fare e sinceramente non me ne fotte molto, per quanto mi riguarda puoi anche suicidarti -
Il ragazzo squadrò la donna e la guardò con gli occhi più cattivi che aveva, prese anche lui lascensore e, mentre saliva in casa, cercava qualcosa da dire alla sua ragazza.
Entrò nell'appartamento e trovò Anke che radunava i suoi vestiti in una valigia:
- Tesoro, no.. cosa vuoi fare? -
Lei lo squadrò:
- Me ne vado. Così hai tutto lo spazio per scoparti quella zoccola. -
Richard si diresse verso di lei e la abbracciò da dietro:
- No, non dire così .. ora .. ti devo parlare. -
Anke resto fredda e impassibile senza cercare consolazione in quell'abbraccio:
- Cosa c'è? -
- Senti .. lei è rimasta incinta quattro mesi fa. E' stato un errore ma io ho troncato la relazione... Non c'è più niente fra noi! -
La ragazza si liberò dalla sua presa:
- Hai passato, quanto?, uno, due mesi a tradirmi? E ora mi vieni a dire che fra di voi non c'era niente? Ma sai quanto me ne frega? Io ... io mi sono concessa a te, hai avuto tutta me stessa, avevi il controllo del mio corpo e della mia anima, ma non ti è importato e sei andato avanti a sbatterti la prima troia che hai trovato, beh, caro mio potevi pensarci prima. A me non interessa stare in una relazione fondata su menzogne. Io me ne torno in Germania. -
- Ma Anke, fermati! -
La ragazza lo guardò con disprezzo e, dopo aver chiuso la valigia, uscì dall'appartamento e si diresse verso l'ascensore, Richard le corse dietro e riuscì a infilarsi insieme a lei nell'ascensore:
- Non possiamo parlarne un attimo? -
- No. Mi sono stancata della gente come te. Ora sei libero, puoi scoparti tutte le puttane che vuoi e non dovrai più nasconderti da nessuno. -
Richard si frugò in tasca e tirò fuori una scatolina:
- Anke, ieri, quando sono uscito, sono andato dal gioielliere e ho comprato questo ... sai perchè? Perchè volevo chiederti di sposarmi, perchè io ti amo, perchè per me non sei solo sesso, voglio trascorrere il resto della mia vita con te e voglio crescere con te i nostri bambini -
La ragazza si morse un labbro mentre notava che l'ascensore era quasi arrivato a destinazione:
- No, Richard, smettila. Basta bugie, basta illusioni e mezze verità, io non ce la faccio a continuare, non ti voglio più vedere -
- Non potrai impedirmi di vedere i miei figli! -
- Non ci saranno dei figli da vedere, mi basta una puntura e li posso uccidere. -
Richard la guradò come un cucciolo spaesato:
- Sai anche tu che non ne avrai il coraggio ... -
- Non voglio vivere con dei figli che probabilmente avranno un carattere come il tuo. Avevo voluto tenere i bambini perchè il nostro era un rapporto che consideravo trasparente e stavo bene con te, sono stata una stupida ma, hey, ero innamorata. Ho fatto tante cazzate e se devo scegliere fra rimanere sola e accudire due bambini e rimanere sola e farmi i cazzi miei .. scelgo la seconda. -
L'ascensore raggiunse il piano terra e Anke scese in fretta e furia, Richard rimase impalato dietro le porte del palazzo osservando la ragazza che si allontanava confondendosi tra la folla, si girò e scelse di salire per le scale così, gradino dopo gradino, pugnalata al cuore dopo pugnalata al cuore, tornò in casa.

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Capitolo 13
*** Bitte bitte gib mir Gift ***


DAS ALTE LEID

Bitte, bitte gib mir Gift


Anke uscì dall'aereoporto di Berlino alle 6 di mattina e prese a vagare per la città. Dove sarebbe potuta andare? Lì non aveva più una casa e i pochi soldi che aveva in tasca le sarebbero bastati sì e no per due notti in una bettola sulla statale. Si fermò davanti al palazzo in cui sapeva esserci la casa di Till, forse avrebbe dovuto dirgli la verità riguardo Till e Anja e che se lui non voleva figli lo poteva capire perchè nemmeno lei li avrebbe voluti. Aprì il portone e fece un cenno per salutare la portinaia -che conosceva fin troppo bene-  e salì per i due piani di scale. Arrivò davanti alla porta e allungò un dito verso il campanello, esitò un attimo, e si decise a suonare.

Paul era sdraiato in mutande sul divano aspettando che Till tornasse con la colazione. Il campanello suonò debolmente .. finalmente si era deciso a non farlo morire di fame.. si diresse verso la porta e la aprì:
- Anke? Cosa ci fai qui? -
I due erano diventati molto amici quando Richard aveva avuto L'incidende ed erano rimasti in contatto sapendo che l'uno avrebbe sempre potuto contare sull'altra e quello era il momento in cui Anke aveva bisogno di un amico con cui sfogarsi. Lasciò cadere a terra la valigia e, iniziando a piangere, si lasciò cadere fra le sue braccia. Paul la strinse e la accompagnò in sala dove la fece sedere sul divano recuperò la valigia e si sedette accanto a lei:
- Cos'è successo, non dovresti essere a New York? -
La ragazza provava a fermare i singhiozzi, lui le cinse le spalle con un braccio e aspettò che si sfogasse prima di dargli una risposta:
- Ho scoperto che Ric... lui insomma, stava con un'altra ... -
Paul, che sapeva tutto e che non aveva avuto il coraggio di dirlo ne a lei ne tantomeno a Till:
- Quindi te ne sei andata -
- Non voglio stare con uno che ha passato due mesi a tradirmi e .. e poi avanti ho 18 anni non sono pronta per fare la madre!-
- Ascolta, io conosco molto bene Richard, lui sa di aver fatto una cazzata e probabilmente non ha mai smesso di amarti. Sai perchè stava.. che poi non stavano neanche in sieme, si limitavano a scopare, con Anja? Perchè gli faceva pena. Perchè Till è un marito di merda e come padre fa ancora più schifo. Non ha avuto il coraggio di lasciarla sola appena ti ha conosciuto peechè aveva paura che perdendoti sarebbe rimasto solo, e poi tu non gliela davi ma questa è una motivazione discutibile, lui non ha mai voluto farti soffrire perchè per quanto possa sembrare il puttaniere di turno lui è un uomo dolcissimo. Non faceva altro che parlare di te. Anja ha sbagliato a tornare da lui e Till ha sbagliato a mandarla via. Però il vostro era un rapporto fantastico e bisognerebbe imparare a riparare le cose rotte non a buttarle via. Forse è vero, non sei pronta per fare la madre, ma non mi sembra che lui ti abbia abbandonato. Se Richard non ti avesse amata se ne sarebbe andato, ti avrebbe lasciata a crescere i tuoi figli da sola. Anzi ti avrebbe lasciato abortire e rischiare la tua vita. Non ha potuto farlo perchè tu sei tutta la sua vita, non ha mai trovato una donna che l'amasse così tanto, in te vedeva il suo presente e il suo futuro. Ha pensato di lasciare la band per stare con te e noi l'abbiamo persuaso a non farlo. Non puoi troncare una relazione così. Quel ragazzo era pazzo di te e ti voleva sposare.-
Anke rimase a riflettere per qualche minuto:
- Hai ragione. Io ... sono stata stupida. -


****

Mezzanotte e mezza e Richard continuava a rigirarsi nel letto, gli mancava tutto di lei, il suo sorisso, le sue labbra, il suo odore, gli mancava sentire il calore dei suoi abbracci sulla pelle. Non sapeva cosa fare per riportarla da se, erano passate poche ore, meno di un giorno, e stava impazzendo. Continuava a sentire fitte profonde infondo allo stomaco e continuava a tornargli in mente il suo volto.
Il telefono iniziò a squillare. Chissenefrega. Restò avvolto dal lenzuolo inerme ad ascoltare il rumore ritmico che produceva l'apparecchio:
- Che palle. -
Sollevò la cornetta:
- Pronto. -
Gli rispose una voce preoccupata, un uomo:
- Signore, abbiamo trovato un'agenda con il suo numero di telefono e .. era di una donna che.. si è buttata sotto al treno. -
Richard scattò in piedi:
- D.. dove? -
- Alla Penn Station, può raggiungerci? -
- Arrivo subito. -
Si vestì in fretta, il suo pensiero era corso subito ad Anke ... perchè si sarebbe dovuta suicidare, lei voleva solo tornare in Germania, probabilmente sarebbe andata da Till ...Salì in macchina e corse verso la stazione. Un agente di polizia lo aspettava:
- Buona Sera. -
Richard si affrettò a chiedere:
- Chi .. è la donna? -
L'agente sollevò un sopracciglio:
- Speravamo che ce lo dicesse lei, mi segua -
Lo condusse vicino all'ambulanza dove si trovava un lettino con un corpo coperto da un telo bianco, un infermiere scostò il telo e fece in modo che si potesse vedere il viso, poi aggiunse:
- E'  difficile riconoscerla ma sappiamo che doveva essere al 4 mese di gravidanza e non era di New York -
Richard portò una mano alla bocca:
- A.. Anja-

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Capitolo 14
*** Wo bist du? ***


DAS ALTE LEID

Wo bist du?


Richard era tornato a casa dopo aver riconosciuto il corpo di Anja; non stava male per la sua morte, provava una sensazione strana, era spaesato e non sapeva cosa pensare. Tornò a ricordarsi di Anke, chissà cosa stava facendo? Magari .. avrebbe potuto chiamarla .. a Berlino dovevano essere le 8 di mattina, sicuramente era già arrivata e aveva trovato una sistemazione, probabilmente era a piangere sulla spalla di Paul, quei due erano diventati così uniti, troppo uniti, forse si sarebbero messi insieme e, chissà, magari lei avrebbe tenuto i bambini. Basta fantasticare, il ragazzo prese la cornetta e compose il numero di casa di Till. Squillò a vuoto tre o quattro volte prima che qualcuno si degnase di rispondere: per l'appunto Paul:

- Pronto? -
- Paul sono Richard, Ti prego dimmi che Anke è lì con te -
l'altro sorrise:
- Certo, te la passo -
Il chitarrista passò la cornetta alla ragazza che rispose con voce insicura:
-Pronto? -
Richard tirò un sospiro di solievo:
- Ascolta, ti prego non riattaccare, se vuoi puoi abortire, se vuoi puoi non vedermi più ma, ti prego, lascia che ti versi un assegno che ti sistemi almeno fino a 120 anni. E' un mio dovere, ti ho fatta soffrire -
Anke rispose inizialmente con voce fredda:
- No. Ascoltami tu. Non voglio i tuoi soldi ma non voglio neanche abortire e non voglio non poterti più rivedere. Sono stata stupida ma, capiscimi, mi sono sentita presa in giro .. Io ti ho amato e .. ti amo, ti amo ancora Richard, tantissimo ma mi devi promettere che una cosa del genere non accadrà mai più. Anzi, non voglio neanche più sentirne parlare, voglio dimentic...-
La sensazione di qualcosa di umido e caldo che scendeva lungo le gambe bloccò le parole della ragazza che guardò il pavimento. Sangue. Sagnue che colava lungo i polpacci e che aveva creato una macchia intorno ai suoi piedi, che le aveva sporcato il vestito a fiori, quello che Richard amava tanto:
- Anke ci sei? -
Ma anche non rispose, un grido soffocato arrivò all'orecchio del ragazzo, Paul, sentendola, corse e la trovò accasciata a terra in una pozza di sangue, il telefono in mano che ormai segnava linea occupata poichè Richard si stava fiondando in aereoporto. Vedendo la in quelle condizioni si affrettò a prendere la cornetta e a chiamare un'ambulanza, mentre i paramedici davano istruzioni su come prestare i primi soccorsi Till entrò in casa rischiando di farsi venire un infarto:
- Cosa è successo? Perchè lei è qui? -
Paul lo fulminò con lo sguardo:
- Uno: Ma dove minchia eri finito?! Due: è una lunga storia -
L'ambulanza arrivò, con la solita lentezza infernale, venti minuti dopo portando Anke in ospedale.

Inizialmente tutti avevano pensato che i bambini sarebbero morti entrambi, tutti avevano perso le speranze. Ma una signorina, molto giovane e con dei grandissimi occhi castani, entrò nella stanza della ragazza con un foglio, Anke era stravolta, riusciva a malapena a stare sveglia e l'unica cosa che mantaneva il contatto fra lei e la terra era la mano di Paul appoggiata sulla sua, Richard arriverà presto, l'aveva rassicurata il chitarrista che, vedendo entrarre l'infermiera si alzò in piedi e lasciò che parlasse con la paziente:
- Lei è Anke, giusto? -
La ragazza annuì cercando di rispondere:
- Perfetto .. lei è il padre? -
Paul si indicò con un dito come se l'infermiera, la poverina non poteva sapere di tutto quello che nascondeva una diciottenne che rischiava di morire di parto, avesse sparato la cazzata più colossale del mondo:
- No, no .. il padre dei bambini sta arrivando da New York, è già in volo, dovrebbe essere qui entro stasera -
La signorina annuì poi tornò a guardare Anke, era quello che odiava del suo mestiere: dover informare i pazienti di brutte e belle notizie, non sapeva come comportarsi e finiva sempre per essere scortese o fuoriluogo:
- Ci sono due notizie, una buona e una cattiva, anche se infondo sono entrambe la stessa notizia. -
Fece una breve pausa che le servì per cercare le parole giuste da dire in un'occasione simile:
- Dunque, siamo riusciti a salvare una delle due gemelle. L'altra non ce l'ha fatta, come saprà nasce prima la gemella minore che è riuscita a prendere ossigeno in tempo mentre la maggiore si è soffocata, Potrà vedere la sua bambina stasera all'ora della poppata. -
Anke annuì mentre una lacrima premeva contro le palpebre stanche che cedettero e lasciarono che Anke fosse portata nel mondo dei sogni. Ma non c'erano sogni ad aspettarla fra le braccia di Morfeo, bensì un incubo. Si trovava in una stanza bianca, all'interno della quale c'erano due bambine di 5 o 6 anni massimo. Giocavano tranquille con giochi che sembravano fatti di un materiale impalpabile, quasi inesistente. Man mano che il tempo passava una delle due bambine smetteva di crescere mentre l'altra diventava sempre più grande. Doveva avere 12 anni mentre l'altra sembrava essere regredita a 2, nonostante tutto, continuavano a giocare. Poi la più piccola iniziò ad assumere un colorito bluastro e, infine, trasformata quasi in feto, cadde a terra quasi morta, solo alcuni spasmi le attraversavano il corpo, la più grande si avvicina a lei, poi si gira verso Anke che sembra stare guardando la scena dal fondo della stanza, forse dietro a un vetro. La maggiore prende in braccio quella minuscola creautura che prima era sua coetanea e l'avvicina al naso, la sta annusando, la culla per qualche minuto finchè gli spasmi non cessano e la bambina diventa feto e da feto embrione, la grande la afferra per quella che sembra essere una specie di coda e, come se niente fosse, apre la bocca e la inghiottisce. Poi, con la stessa calma, torna a giocare, ma i suoi giochi non sono più impalpabili, sono rossi, sono rosso sangue, sono avvolti dal sangue e la bambina si sporca le mani fino a quando non torna a sembrare una di 5 anni e si accascia a terra, anche lei sembra morta, ma il suo ventre si sviluppa sempre di più, la bambina che si è mangiata è ancora viva e sta crescendo, le sue manine perforano la pelle della pancia e la trafiggono finchè non riesce a uscire completamente, ma non lascia la gemella da sola a terra, si sdraia accanto a lei e le accarezza il volto con le mani sporche di sangue.
Anke si svegliò con un sussulto completamente sudata, la vista appannata e il fiatone. La prima immagine che riuscìsce a distinguere è Richard, doveva essere notte perchè lui stava dormendo ed era accesa solo una piccola luce sul comodino sul quale erano appoggiati anche dei fiori, provò ad alzarsi ma appena pogiò un piede a terra sentì un rumore sordo cadere sul pavimento: una neonata immersa nel sangue, Anke urlò e s svegliò. Un sogno in un sogno, o meglio, un incubo in un incubo, che è la cosa peggiore che possa capitare.
C'era davvero Richard, ma stava in piedi a parlare con l'infermiera, quella troia doveva stare lontana dal suo ragazzo, eppure nembravano discutere. Era sera, il tramonto infuocava la stanza e Paul si era addormentato sulla sedia con la testa appoggiata al muro; Una nuova infermiera entrò con in braccio una bambina minuscola, ma doveva essere l'impressione data dal fatto che la donna era piuttosto corpulenta, si avvicinò ad Anke e le mostrò il fagotto:
- Pesa meno di un pacco di farina! Sono 950 g, ma la bambina è sanissima, la vuole tenere? -
A conoscenza delle molte ragazze colte da depressione post-partum che, in genere se ragazzine, si rifiutano di vedere o di toccare e tantomeno di allattare i propri figli, Rose cercava di essere con le pazienti più giovani molto delicata e positiva cercando di sottolineare la bellezza dei loro prodotti. Ma Anke era diversa, non sembrava svogliata, allungò le mani verso la neonata come per dire "Dammela lei è mia" e la prese stringendola fra le braccia, intanto anche  il padre si avvicinò al letto e si sedette accanto a lei e le cinse le spalle con un braccio mentre con l'altra mano sembrava voler esplorare il corpo minuscolo della bambina che, sentendo le dita del ragazzo su di lei si contrasse leggermente e essunse un'espressione che sembrava approvare. Come fosse la cosa più naturale del mondo, come se lo avesse sempre fatto, Anke si scoprì un seno e lasciò che la sua piccolina si nutrisse di lei. Avrebbe voluto vederla la sorella, ma sapeva che era una richiensta macabra e incoscente. Richard le diede un bacio sul collo, ma l'attenzione della ragazza era centrata sulla bambina, e sembrava non essersi nemmeno accorta del fatto che il suo fidanzato fosse lì con lei:
- Che nome le diamo? -
Allora Anke si distrasse e guardò Richard:
- Sylvia. -
Un'espressione convinta troneggiava sul volto della ragazza, Richard le diede un'altro bacio:
- Mi piace tanto, Sylvia Kruspe ... suona bene! -
L'infermiera si riprese la bambina riportandola in incubatrice, i due ragazzi erano in stanza soli, o quasi, ma Paul addormentato non contava:
- Scusa, ho esagerato, non dovevo andarmene ... -
Il ragazzo le diede un bacio molto intenso:
- Sono io che sono un cretino, ho fatto tanti errori e.. -
- Basta, non ci voglio più pensare, ti amo Richard -
- Anche io e non smetterò mai di farlo, mai -


****

Per tutti quelli che stanno pensando "ma un bambino non può nascere a 5 mesi e sopravvivere, sì, può succedere. Ambra, la mia sorellastra, è nata che pesava 900 g.
Ora, questo capitolo l'ho scritto il 4.6 ovvero il giorno del mio compleanno (yeeeah!) ma anche quello di Denise, un'amica a cui dedico questo capitolo, in parte.
Sylvia (che si legge Zylvia) è il nome tedesco di Silvia.
Molte mie amiche si chiamavano Silvia e voglio dedicare questo capitolo sopratutto a tutte le Silvie che ho conosciuto e che mi sono state accanto ma in particolare a quella ragazza che mi commenta tutti i capitolo e a cui tengo molto.
Grazie a tutti.
Ora che questa sembrava la perfetta conclusione per la fanfiction vi dico che non lo è :D già ci saranno altri capitoli U-U

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Capitolo 15
*** So allein will ich nicht sein ***


DAS ALTE LEID
So allein will ich nicht sein


Richard camminava avanti e indietro per la stanza d'ospedale mentre Anke allattava la piccola, era incredibile quanto una scena così tenera gli risultasse fottutamente eccitante:
- Richard, cosa c'è che non va? -
Il ragazzo si avvicinò a lei e le diede un bacio sulla fronte:
- Nulla, piccola, non preoccuparti -
Lei annuì e tornò a concentrarsi sulla bambina che ora pesava quasi 1 kg e mezzo:
- Sai dove sono Paul e Till? Avevano detto che oggi sarebbero venuti per vedere la bambina, ma non arrivano più ... -
Richard si bloccò, pietrificato, non aveva la minima idea di cosa dovesse risponderle: Dov'erano Till e Paul? Al funerale di Anja. Sarebbero venuti a vedere la bambina? Paul sicuramente, Till no. Il vocalist avrebbe passato il resto del mese chiuso nella sua stanza a fare Dio solo da cosa, avrebbe mangiato di rado e bevuto pochissimo, solo alcool, e fumato tanto da finire le riserve della malboro:
- Ecco Till e Paul sono ... -
I due, come sentendosi chiamati in causa, varcarono la porta con un sorriso enorme stampato sulle labbra:
- Siamo qui!! -
Il chitarrista li fissò con sguardo interrogativo e loro ricambiarono facendogli intendere che ne avrebbero parlato dopo, si avvicinarono al letto e finsero uno spropositato interesse per la piccola:
- Non ho fatto in tempo a diventare padre e sono già nonno! -
Tutti risero mentre Paul cercava di capire come si dovesse tenere una bambina senza romperla:
- Pensate di tornare a New York? -
I fidanzati si scambiarono uno sguardo confuso:
- Veramente io e Richard non ci abbiamo neanche pensato ... -
Il ragazzo, che sapeva quanto Anke tenesse alla Germania e quanto amasse Berlino, le sorrise e si rivolse ai membri della band:
- Non penso, credo che rimarremo qui e che ci troveremo una villetta -
La ragazza sorrise e prese a giocare con Paul e la bambina e Till fece cenno a Richard di uscire.
I due, una volta fuori dalla camera si abbandonarono su due sedie:
- Non sei andato? -
Till nascose il viso fra le mani:
- Non ci sono riuscito. Sono arrivato a metà strada e non ce l'ho fatta. Ancora non riesco a credere che se ne sia andata per colpa mia, capisci? Solo perché avevo paura di diventare padre! Ho fatto lo stesso errore che ho fatto con Anke, ma qui la posta in gioco è stata più alta... -
Il chitarrista si morse un labbro:
- Non è stata colpa tua. -
L'altro sollevò leggermente la testa aspettandosi un'altra predica del tipo "era depressa di suo" .. quante ne aveva sentite ...:
- Perché lo dici? -
- Lei era incinta -
- Ma non mi dire, Richard, non mi dire! -
- Ma tu non eri il padre. -
Till sollevò la testa e lo guardò incredulo:
- E.. e chi era? Tu lo sai? -
Richard sorrise amaramente:
- Certo, il padre era un bastardo che ha tradito il suo migliore amico con sua moglie solo per un po' di sesso e che intanto a messo incinta una ragazzina, oltre che lei, e che quando ha saputo che aspettava un figlio dal padre sbagliato le ha detto che poteva pure suicidarsi e che lui non voleva saperne nulla di questo bambino -
Il vocalist tenne lo sguardo fisso sull'altro:
- Sei .. un pezzo di merda Richard. -
Si alzarono e Till si diresse verso l'uscita mentre Richard rientrava nella stanza dove, Paul, che aveva capito cosa doveva essere successo, salutò Anke e se ne andò.
- Anke, ti devo parlare. -
Prima che il ragazzo potesse iniziare il discorso un'infermiera irruppe nella stanza per portare via la bambina:
- Potrà uscire settimana prossima -
Ma entrambi non prestarono attenzione alle parole della donna che si defilò in fretta:
- Cosa devi dirmi? -
Il chitarrista si lasciò cadere sul letto accanto a lei e le cinse le spalle baciandole la fronte:
- Sono uno stronzo ... -
- Cosa devi dirmi?! -
- Anja si è suicidata. -
Anke non sapeva come reagire alla notizia. Sinceramente non le faceva ne caldo ne freddo, ma sapeva che lui ci teneva ma, sopratutto, sapeva che Till ci teneva:
- Perché lo ha fatto? -
-Perché le ho detto che non mi importava ne di lei ne del suo bambino -
Ora la ragazza era letteralmente scioccata. Come può un uomo dire che non gli importa nulla di una donna che si portava a letto? Sarà poi stato vero? Probabilmente no. Richard non era il tipo che diceva quelle cose:
- Quando ero bambino, mia mamma mi ha mandato dallo psicologo perché davo fuoco a tutto e lui mi ha insegnato un giochino. Lui parlava di emozioni, sentimenti o esperienze e io dovevo dirgli di che colore fossero e perché. Una volta mi ha chiesto di che colore fosse la vita, e io gli ho risposto che la vita era nera, perché era l'insieme di tutte le emozioni quindi di tutti i colori ... secondo te, la vita di che colore è? -
Anke sorrise tristemente e pensò per qualche secondo:
- La vita è rossa ... come l'amore e come il sangue perchè la nostra vita è fatta dalla ricerca di qualcuno che ci voglia bene e dal sangue versato da vittime innocenti in guerre che si potrebbero evitare. -
Il ragazzo annuì:
- E la morte? -
Lei si fermò a pensare poi rispose convinta:
- Se come dici tu la vita è un insieme di tutti i colori allora la morte deve essere l'assenza di colore, ma la morte è parte della vita... quindi la vita non può essere nera, deve essere grigia ... -
L'altro annuì di nuovo:
- Till mi ha praticamente mandato a cagare. Io non so cosa pensare ... -
Anke si sdraiò posando il viso sul petto del ragazzo:
- Non pensare, non ti riesce bene -
- Stupida -
- Lo so ... -
- Non voglio restare solo ... -
-Non sarai mai solo, io sarò sempre con te, finchè tu lo vorrai .. -


****

Sono le 13.45 del 10.6.12 e sto guardando il Bizarre Festival del '97 dei Rammstein, ma sopratutto, non sapevo come cazzo chiudere questo capitolo ... babbeh  questo e quello che mi ha suggerito Till ... dopo il trasloco ce l'ho sopra la testa (inquietante, sì).
Occhei chiudo e vado a nanna (e chissene frega xD)

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Capitolo 16
*** Ohne dich kann ich nicht sein ***


rammstein 16
DAS ALTE LEID
Ohne dich kann ich nicht sein


Era la prima sera che Sylvia avrebbe dormito con i suoi genitori, finalmente a casa. La culla era pronta accanto al letto matrimoniale in una stanza di un appartamento di Berlino che avevano preso temporaneamente, per quanto entrambi sognassero un posto da fiaba con montagne e cascate non riuscivano ad allontanarsi per troppo tempo dalla città.

Richard teneva in braccio la piccola cullandola e improvvisando una ninna nanna sul ritmo di "Du riechst so gut" mentre Anke finiva di disfare le valigie; Dovevano essere le sei di pomeriggio, la luce del sole che stava per tramontare entrava dolcemente dalle finestre accarezzando le pareti. La bambina finalmente dormiva, il padre la pose con delicatezza nel suo lettino e si avvicinò alla fidanzata baciandole il collo:
- Sei stata bravissima. -
Lei si girò e lo strinse a se affondando il viso nella sua spalla e beandosi del profumo che invadeva il corpo del ragazzo; Non era uno di quei profumi commerciali che hanno addosso l'ottanta percento degli uomini, quello era semplicemente profumo di Richard. Già, avrebbero dovuto inventarlo il profumo "RZK" e lei ne avrebbe tenute un sacco di bocciette per non dimenticarsi mai il suo odore, per stare sempre con lui anche quando lui non c'era:
- Sono stata bravissima a fare cosa? -
- A fare una bambina, non a tutti vengono così belle! -
Anke lo strinse ancora più forte e gli diede un bacio sotto il colletto della camicia:
- E' anche merito tuo! Insomma, ci vuole anche un bel patrimonio genetico. Poi ha i tuoi occhi e la tua bocca -
- I capelli sono i tuoi e anche il nasino, per non parlare della forma del viso -
- Se proprio vogliamo dirla tutta la prima cosa che ha afferrato è stata la collana col plettro -
Richard rise dolcemente e fece sdraiare Anke accanto a se sul letto:
- Ti amo -
- Anche io, tantissimo -
Si addormentarono. Poche ore dopo la ragazza si svegliò per controllare che sua figlia stesse bene, il respiro ritmato della piccola la rassicurò e si riaddormentò seguendo quel suono dolce e lieve che invadeva la stanza.
Inspirare e Espirare. Il nostro istinto ci porta sempre a questo. E' la prima cosa che facciamo quando nasciamo e l'ultima prima di morire. Due azioni semplici e importanti. Ma non sempre è tutto semplice come sembra; a volte qualcosa ci porta a provare a vedere cosa succede se si smette di respirare o la pazzia o la depressione portano al modo maggiormente usato per i suicidi: l'impiccagione. Una morte lenta e crudelmente dolorosa, che ti da il tempo di pensare a quello che stai facendo e al perchè. A volte, però, succede che il respiro si blocchi, che i neonati non respirino più senza un motivo preciso. La chiamano "morte bianca" perchè è una morte, poichè un  bambino così piccolo non può aver commesso peccati.
E così successe. Per qualche strana ragione Sylvia non respirava più, il suo cuoricino aveva smesso di battere. La trovò Anke, al mattino presto, doveva mangiare ma non si svegliava, non apriva gli occhi. La ragazza cadde a terra, stretta alla sua bambina e rannicchiata, le guance rigate dalle lacrime e la schiena scossa dai singhiozzi; Richard entrò nella stanza e capì subito, si sdraiò accanto a lei e la strinse a se, mentre accarezzava il corpo della sua amata capiva che nulla sarebbe stato più come prima che, nonostante Anke fosse una ragazza forte, qualcosa dentro di lei ora aveva smesso di funzionare, come un orologio con le lancette rotte. Sapeva che non sarebbe stata in grado di superare anche questa difficoltà, che ormai era arrivata al limite e si chiedeva cosa avrebbe fatto, cosa sarebbe successo ora? Sarebbe stata sdraiata lì fino a morire d'inedia? Allora anche lui voleva stare con lei. Sarebbero morti insieme, abbracciati e pieni di tristezza, ma non si sarebbero mai lasciati.
Ma Anke riuscì a rialzarsi, riuscì a organizzare un funerale e a vedere la piccola bara bianca di sua figlia sparire sotto la terra. Si sentiva in colpa, sapeva che era colpa sua, perchè lei non l'aveva voluta quella bambina, l'aveva tenuta solo per non perdere Richard, e lei doveva averlo sentito in un qualche modo, così aveva deciso di andarsene e di fare il favore alla sua mamma di liberarla di quel peso che era troppo giovane per sopportare.
Ma tutte le notti le appariva in sogno, accanto a una bambina senza ombelico, le sue lacrime diventano perle che vengono legate a un sottile capello bianco; Sulla riva di un fiume che trascina corpi martoriati di madri morte, un fiume rosso sangue. Rosso come la vita. Nero come la morte.
Una notte Anke si svegliò sudata, un'altro orribile sogno, non riusciva a continuare così. Richard dormiva tranquillo avvolto nelle coperte. Si diresse in bagno e prese una lametta, con tutta la forza che aveva nel corpo si incise i polsi, il sangue macchiò il tappeto e il lavandino e tutto ciò le la circondava, le immagini iniziarono ad offuscarsi e la ragazza cadde a terra.
Und die vögel singen nicht mehr

***

Tanto è inutile che ci speriate, non è finita xD

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Capitolo 17
*** An den Mond. ***


Rammstein 18
DAS ALTE LEID

An den Mond.

- Ich liebe dich.


Richard sedeva accanto al letto d'ospedale di Anke. Svenuta? No. In coma? No. Morta? Assolutamente no. Semplicemente non si risvegliava eppure c'era ancora attività celebrale e lei doveva essere sveglia eppure, non c'era. Dormiva e non voleva smettere. "Ha perso la voglia di vivere" aveva suggerito un'infermiera, ma il medico l'aveva fulminata con lo sguardo ... perchè non esiste una malattia così.  Ma non sembravano esserci altre spiegazioni , sembrava che l'unica motivazione di quel sonno perpetuo fosse la non voglia di andare avanti... Sylvia era tutto per la ragazza.
Ma perchè nessuno pensava a lui? Tutti facevano i depressi e si preoccupavano per Anke, ma nessuno pensava al fatto che Richard non riuscisse più a continuare a vedere la sua ragazza in quelle condizioni; e tanto meno lei aveva pensato che se fosse morta il suo fidanzato sarebbe rimasto solo.  Perchè a nessuno importava mai di lui? Eppure lui teneva così tanto agli altri ... Occhi vitrei posati su una figura inerme che giorno dopo giorno smagriva e correva verso la morte. Voleva vedere se avrebbe resistito? Certo che lo avrebbe fatto. Sarebbero morti insieme se era questo che voleva. Sarebbe restato lì fino a decomporsi sulla sedia a tutti i costi. Non l'avrebbe abbandonata, se lo era promesso, e se lei aveva abbandonato lui poco importava; lui la amava troppo per lasciarla sola.
Si svegliò dopo una settimana, tenuta in vita dalle flebo, e la prima cosa che vide fu il volto smagrito di Richard e si sentì morire una seconda volta:
- Sei stato con me tutto il tempo?-
Lui si limitò ad annuire e la strinse al suo petto baciandole il collo. Fu dimessa la mattina dopo e Richard la portò a casa; Si sedettero insieme sul divano e Anke appoggiò la testa sulle gambe del fidanzato:
- Perchè lo hai fatto? -
La ragazza prese le sue mani e gli baciò le dita:
- Non ci voglio più pensare ... il fatto è che non credevo di potercela fare e .. -
Richard ritirò la mano e le scostò il viso:
- E non hai pensato che il tuo fidanzato avrebbe sofferto come un cane, che non sarebbe riuscito a continuare senza di te e che si sarebbe sentito sempre in colpa. No, ovviamente non hai neanche pensato di parlarne con me, che magari avremmo trovato una soluzione insieme-
- Stavo morendo, Richard! Non riuscivo neanche a mangiare! -
Il ragazzo si alzò in piedi:
- Si poteva trovare una soluzione insieme e si poteva evitare una scenata simile, ma tu sei sempre stata un'egoista e hai sempre pensato solo a te stessa. Sai cosa? Mi sono stancato di fare il cane da riporto, le cose rotte si riparano non si gettano via, e tu hai gettato via il nostro rapporto con il tuo egoismo di merda. Le opzioni sono due, se vuoi cambiare sei la benvenuta, se hai intenzione di continuare per la tua strada quella è la porta e arrivederci, anzi addio. -
Anke si alzò dal divano in lacrime e cercò di andare ad abbracciare il ragazzo che le stava di fronte sperando che fosse solo un incubo ma lui si girò e si diresse alla finestra:
- La scelta spetta a te. -
- Richard io ... -
- TU COSA?! -
- Io ti amo -
Le ginocchia della ragazza cedettero e cadde in ginocchio coprendosi il viso inondato di lacrime mentre i singhiozzi le scuotevano il corpo esile, Richard avvicinò una mano per darle una carezza ma lei si scostò bruscamente temendo uno schiaffo, lui le prese le spalle, lei si scoprì il viso e si baciarono intensamente. Richard la strinse a se mentre lei gli infilava le mani fra i capelli e si nutriva di quel bacio che sembrava dovesse durare per sempre; Lui la spinse a terra e lei divaricò leggermente le gambe:
- Hai le forze per farlo? -
Anke gemette leggermente e annuì. Richard le tolse il vestito bianco e iniziò a leccarle il corpo che non sembrava aver mai dovuto ospitare due esseri che pesavano meno di un pacco di sale, percorse l'addome e si arrampicò fino al seno, si posizionò a cavalcioni sopra di lei cercando di non farle male e le sfilò il wondebra in pizzo, accarezzò dolcemente i seni dopodichè iniziò a esaminarle i capezzoli con la lingua, leccandoglieli e succhiandoli mentre lei ansimava; si sfilò pantaloni e mutande e, dopo averle lubrificato la zona con la saliva, le posizionò il membro sul torace e le strinse i seni facendo sì che mentre lei leccava la punta lui riuscisse a masturbarsi, si rialzò e si sfilò la maglietta dopo averle tolto gli slip, la prese in braccio e la appoggiò sul tavolo, le fece aprire le gambe e se le appoggiò sulle spalle, chinò il viso e prese a giocare col clitoride usado la lingua, dopodichè passò al resto dell'organo penetrandola e succhiandone le labbra, si staccò da lei e la prese di nuovo in braccio mentre con una mano continuava a masturbarla, la mise a terra e la fece mettere a quattro zampe, le passò il membro sulla vagina prima di penetrarla e di bloccarle un urlo con la mano sinistra mentre l'altra era impegnata a attirarla a lui per i fianchi, Anke si liberò dalla presa e riuscì a fuggire in bagno dove si sedette sul water chiuso con le ginocchia sul petto e le gambe divaricate masturbandosi, Richard la raggiunse :
- Così non va bene, tesoro, mi costringi a punirti ... -
Si avvicinò a lei e le prese il viso costringendola a mettersi il suo sesso in bocca e a pomparlo, le premette il viso contro il suo corpo e la lasciò andare pochi secondi prima che si potesse soffocare, la sollevò e la prese in braccio penetrandola e aiutandosi appoggiandosi al muro, le baciò il collo mentre con movimenti veloci la faceva ansimare. Anke si avvinghiò a lui, gli graffiò la schiena con le unghie e affondò il viso nella sua spalla per cercare di non urlare troppo forte,  Richard la appoggiò a terra e lasciò che riprendesse fiato per non stancarla troppo, la fece sdraiare e si inginocchiò accano a lei che continuava a gemere e a respirare velocemente:
- Sicura di farcela? -
Lei cercò di biascicare un sì e lui le baciò il pube:
- Ti amo -
- Anche ioooh -
Le prese le gambe e gliele compresse contro il seno appoggiandosi alle ginocchia per penetrarla più profondità, iniziò a muovere il bacino velocemente fissandola negli occhi e lasciando che si perdesse nei suoi mentre urlava un po' per il dolore e un po' per il piacere. Mentre veniva affondò il viso nel suo seno e si distese sopra il corpo di lei, ansimandole nell'orecchio e baciandole il collo.



*****

Scena hard molto dettagliata. Perchè? Perchè non  l'ho scritta io D: me l'ha scritta il mio ragazzo e io l'ho tradotta in italiano... che porco xD

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Capitolo 18
*** ° HEIRATE MICH ° ***


DAS ALTE LEID

° HEIRATE MICH °


Richard stringeva l'esile ragazza fra le braccia, accarezzandole i capelli e baciandole la fronte si beava della sensazione inebriante dei corpi nudi che abbrracciati sul pavimento freddo del bagno, stavano così da dieci minuti e nessuno dei due sembrava volersi alzare e mettere fine a quella mezz'ora di sesso che doveva essere stata la migliore della loro vita. Anke diede un bacio sul collo sudato al fidanzato che si allontanò leggermente e le accarezzò il seno:
- Però ... non possiamo continuare così, parlo seriamente, sono stato malissimo in questo periodo e pensare che risuccederà, perchè lo farai di nuovo lo so, mi distrugge. -
Una lacrima premeva contro l'occhio della ragazza e lottava per poter rigare il suo volto giovane un'altra volta:
- Non posso prometterti che non lo farò più. Non posso prometterti che sarò una brava fidanzatina o che sarò sempre felice e allegra..ma posso prometterti che ti amerò per sempre, qualsiasi cosa tu voglia fare resterai sempre nel mio cuore. -
Richard le accarezzò la schiena fermando la mano sul suo sedere:
- Io non so cosa sia meglio, da una parte non voglio lasciarti, ti amo e tu sei fantastica ma... ma mi ai distrutto, non credo di poter soffrire ancora. Forse ti sembrerà un ragionamento egoista ma è così. Scusa ma non posso continuare così -
La lacrima scese velocemente sulla guancia della ragazza che annuì:
- Posso andarmene se vuoi -
Richard scosse leggermente la testa:
- Non voglio che tu te ne vada. Voglio che tu mi prometta che quando avrai problemi o starai male ne parlerai con me e, anche se so che darà difficile, voglio restare con te per sempre, voglio che tu non mi abbandoni mai più, capito? -
Anke strinse forte a se il ragazzo e si accoccolò sul suo petto:
- Promesso - 
Detto ciò Richard si alzò e se ne andò per qualche minuto, tornò e si inginocchiò davanti alla fidanzata che intanto si era seduta sul bordo della vasca, aprì una scatolina che conteneva un anello in oro bianco con un diamante al centro, nulla di impegnativo, ma era fantastico:
- Anke ... vuoi sposarmi? -
La ragazza accarezzò il volto del fidanzato:
- Non fare domande stupide, certo che voglio sposarti! -
*****

Sì, è finita davvero.

Questo è un capitolo lampo ed è l'ultimo... Forse dovevo farla finire in un altro modo o forse dovevo continuare e finirla dopo la cerimonia ... non mi andava. Volevo che finisse così perchè è bello pensare che i personaggi continueranno un percorso anche dopo questo capitolo. E' come se potessero vivere davvero... Spero che sia il capitolo sia il resto della fic vi siano piaciuti e spero di tornare presto a scrivere altre storie.
Grazie a tutti quelli che mi hanno seguita e supportata.
Grazie a Silvia Kruspe e a Sebastian Zven .. ma sopratutto a Silvia ù.u

Alla prossima storia ...
Dark Soul_

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