Una Bella Italiana e non troppo svampita

di giuliacullen95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il primo incontro ***
Capitolo 2: *** La stessa sera, ma altrove ***
Capitolo 3: *** La stessa sera, ma altrove 2. ***
Capitolo 4: *** l'incontro ***
Capitolo 5: *** gossip, pasta, dipendenza da sguardo ***
Capitolo 6: *** Pranza a palazzo Volturi ***
Capitolo 7: *** La prima sera che ho provato un'emozione così forte ***
Capitolo 8: *** Natale ***
Capitolo 9: *** Il party ***
Capitolo 10: *** Ne voglio ancora ***
Capitolo 11: *** AVVISO ***
Capitolo 12: *** Passione o serenità? ***
Capitolo 13: *** Ma si può stare sereni un po'? ***
Capitolo 14: *** The days after Storm ***
Capitolo 15: *** White Light or the Dark One? ***
Capitolo 16: *** I can do only a thing... be yours! ***
Capitolo 17: *** Reborn ***



Capitolo 1
*** il primo incontro ***


ANGOLO AUTRICE; Questa storia è nata da una riflessione su Edward/Bella e mi è venuto in mente in modo in cui avrebbe reagito a tutto questo una ragazza italiana che, però, si dovrà confrontare con un vero duro dal posibile cuore tenero. buona lettura .


 

Giulia pov

 

 Mi ero invaghita di quell’affascinante ragazzo dagli incantevoli occhi color vinaccia, un colore insolito, ma così attraente. L’avevo visto per la prima volta all’Antico Bar, un locale in stile lussuoso-barocco molto costoso, dove mi avevano assunta come cameriera. Avevo un abitino a balze stile Maria Antonietta d’Austria, ma molto corto, succinto e abbastanza imbarazzante. Era color rosa antico e ci avevano abbinato dei tacchi vertiginosi nero vernice. Sembravo un po’ una accompagnatrice, lo ammetto, ma quel lavoro mi serviva e anche tanto. Tutto sommato non era proprio diabolico, forse un po’ peccaminoso, ma nel complesso ero davvero bella e anche molto sexy.Era finito il periodo di prova e mi avevano assunta. Tutti i camerieri maschi mi guardavano sbavando, come se non avessero mai visto una ragazza, e indugiavano sul mio sedere. Solo il capo cameriere mi guardava come una persona. Avevo imparato a capire a quali clienti dare confidenza e a quali non darla, grazie alle altre ragazze, e anche tutti i trucchetti del mestiere. Una sera Sara era malata, andai a servire nel privè e lo vidi per la prima volta. Sembrava una scultura vivente, i suoi capelli erano castano scuro e il suo fisico…Dio mio, sembrava un dio greco!Al suo tavolo c’erano anche due ragazze, una aveva l’aria di una bambina maliziosa e l’altra sembrava una di quelle top-model di intimo, e due ragazzi, due armadi a quattro ante da far paura ai nostri buttafuori. Tutti avevano ordinato del vino rosso, sembrava quasi sangue. Mi avvicinai al loro tavolo, silenziosamente, appoggiai i bicchieri, ma lui mi guardò negli occhi come se mi volesse entrare nell’anima, per fortuna avevo messo sul tavolo tutti i bicchieri. Lui continuò a fissarmi e disse: -Molto carina…- il mio cuore perse un battito e lui, non so come se ne accorse, mi regalò un sorriso malizioso, quasi diabolico e ricominciò a guardare la cantante che manovrava abilmente una canzone di Celine Dion arrivando quasi a toccare le stesse note della cantante. Andai in cucina, appoggiai il vassoio e corsi in bagno, mi chiusi dentro e scivolai lentamente a terra. Non so perché quello sguardo mi aveva fatto quell’effetto, mi sentivo nuda, per quanto quegli abiti fossero stretti mi coprivano le parti giuste, ma io ero stata spogliata da quello sguardo che mi aveva tolto ogni barriera. Ma quegli occhi avevano qualcosa di strano, un segreto misterioso, qualcosa di così affascinante e pericoloso.Mi ricomposi e uscii dal bagno in tutta fretta, avevo un ordinazione che aveva preso Mike al mio posto, vorrà sicuramente un ricompensa… col cavolo! Tornai al privè con due Vodka Lemon per i signori a bordo terrazza che guardavano la cantante come lupi assatanati. Posai i due drink e, mentre me ne andavo, uno di quei due mi mise una mano sul sedere e con un forte accento russo mi dice:- tosto tuo sedere!hahaha!!!- lo guardai atterrita e allo stesso tempo infuriata, ma come si permetteva. Alle mie spalle sentii una presenza molto imponente dire qualcosa in russo, almeno credo. Il porco fissa la persona alle mie spalle con aria terrorizzata, mi giro ed è uno di quei armadi a quattro ante seduti vicino a Zeus sceso in terra. Mi sorride e mi dice:-Tutto apposto, non ti preoccupare, non lo faranno più…-poi guarda quei due e aggiunge: - Giusto? -Da, Da. Noi no fare più!!-e i loro sguardi confermavano le parole.Erano le quattro del mattino e il locale aveva chiuso, Zeus e la sua corte erano andati via e avevamo pulito tutto il locale. Ero stanca, quei tacchi uccidevano, ma era stata una serata strana, speravo di rivedere ancora quell’angelo dannato e di ricevere ancora uno dei suoi sguardi profondi cacciatori d’anime.

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Capitolo 2
*** La stessa sera, ma altrove ***


Angolo autrice:
Scusate pensavo di aver messo già questo pezzo, ma evidentemente il mio pc non era dello stesso parere. Spero che vi piaccia!!!
SOLITO APPELLO: RECENSITE!!!!!
Alec pov
Avevo deciso di uscire insieme a Jane, Felix , Demetri e Heidi per fare un giro per i locali di Volterra.
-Dai Alec !!!!!!!!!!! Andiamo al Red Feel. Ti prego!!- quando Jane faceva così non la sopportavo e poi ero irremovibile, quel locale non mi piaceva, non mi era mai piaciuto. Tutte quelle sgualdrine che mi venivano dietro e mi offrivano un drink. Anche il loro sangue non era buono, con tutto quell’alcol che avevano in circolo!!
- Ehi voi due! Smettetela! Andremo all’Antico Bar . Jane non frignare e va’ a prepararti.- Jane guardò male Heidi, mi fece una linguaccia e mise il broncio.  Santa Heidi, ma che dico santa, lei non lo è per niente. E per dire questo ho le prove. Qualche decennio fa ero da solo in giro per le stanze del palazzo quelle riservate a noi guardie , quando per sbaglio aprii la porta della camera di Heidi. Era il biancheria intima rosso sangue, era uno spettacolo. Non esitai un attimo ad entrare.
- Ehi dolcezza!!!
Lei rimase calma, non si scandalizzò, anzi mi si avvicinò sfiorandomi i pettorali nudi e con voce provocatoria
-Caro Alec, non ti hanno insegnato a bussare??- io le presi i polsi con una mano sola e con l’altra le accarezzai la schiena
- Perché ti disturbo??- ma lei invece di respingermi, come se fosse possibile, mi si spalmò addosso e mi baciò il collo.
Era una vampira da poco e come mestiere prima faceva l’amante di un nobile francese che era venuto in Italia per affari.
- No. Pourquoi tu non rimani qui con me ?- e dicendo questo mi baciò di nuovo il collo.                         
La strinsi violentemente e la buttai sul letto. Quella notte fu infuocata. Il giorno dopo lei bussò alla mia porta, ma io le dissi che la sera prima era stata bella, però, non sarebbe ricapitato e quindi di cercarsi un giocattolino. E ora Dimetri lo è diventato, non resistendo alle strusciate e ai sussurri di Heidi.
 
 
 

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Capitolo 3
*** La stessa sera, ma altrove 2. ***


ANGOLO AUTRICE:  Scusate se non riesco a mettere pezzi più lunghi, ma questo periodo affogo tra gli impegni... spero che vi piaccia!!
PS: SE NON RECENSITE VI SBRANOOOO!! (scherzo, comunque fatelo, anche se vi fa schifo, DITELOOO!!)


ALEC POV.
Heidi mi sorrise maliziosa e io ricambiai leccandomi le labbra. Demetri si accorse e ridendo disse
- Alec sei proprio una sgualdrina!!
- Ma sta zitto tu, cagnolino! Heidi dove hai lasciato il guinzaglio?- lei iniziò a ridere, seguita da Jane e Felix, ma Demetri mise il muso e mi guardò come se volesse incenerirmi.
- Ha ha ha ha!! Molto divertente!!
Cominciammo ad azzuffarci scherzosamente, quando Aro arrivò nella stanza seguito a ruota da Renata. Ma quella non si stanca mai ? Sai seguire Aro e gli altri in continuazione, che noia!!
- Jane, vieni qua!- lei si  avvicinò ad Aro e gli porse la mano. Aro la accarezzò e vide il nostro battibecco e la sua voglia di andare al Red Feel.
- Jane, tesoro non preoccuparti!! Vedrai che Heidi ti porterà in quel locale domani. Vero?
- Certo Signore!
-Visto? Sei contenta?
- Siiiiiii!!!!!!!- Jane saltò fra le braccia di Aro dandogli un baciò, per lui era come una figlia e la straviziava in tutto.
C’eravamo preparati e prendendo la macchina di Felix, una spider nera, eravamo arrivati al locale in un lampo.
Lucas, il buttafuori del locale, aveva lanciato ad Heidi una occhiata infuocata e lei ricambiò sorridendo. Demetri, accorgendosene, prese il braccio di Heidi e la trascinò dentro il locale.
- Ma che diavolo fai?- Heidi lo guardò con due occhi che sembravano le fiamme dell’inferno.ù
- Io…..- Demetri che balbettava, era una comica. Era davvero preso da quella vampira che ogni uno che la guardasse andava contro la morte, in tutti i sensi.
- Io quello, prima o poi, lo dissanguo…
Jane sorrise diabolicamente e disse:- Non puoi! !Hihihihih…. Lucas è cittadino di Volterra, non puoi ucciderlo!
-Be’ se accidentalmente…
- Cadesse fra le tue zanne?- gli chiesi- Non puoi Demetri e basta! Sai queste cose da secoli e, poi, le punizioni dei nostri signori sono pesanti…
 

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Capitolo 4
*** l'incontro ***


ANGOLO AUTRICE: Ce l'ho fatta!!! Spero vi piaccia!! RECENSITEEEEEEEEEEEEEEEEEE

Alec pov

Entrati nel locale, il proprietario si accostò:- Ragazzi, che bello vedervi! Privè ?
- Si!_ rispose Heidi con un dolce sorriso.
- Prendete il solito??
- Certo.
Sembra strano, ma ogni tanto sceglievamo un locale a cui chiedere di aggiungere un po’ di sangue di animale nel vino rosso. Peccato, non chiedere del sangue umano, sarebbe un po’ rischioso, mentre con il sangue animale ci prendevano per pazzi o eccentrici.
Arrivammo al privè. Era un terrazzamento sulla pista e sul palcoscenico che poteva essere chiuso ovattando il rumore o rimanere tutto aperto. Ci mettemmo a sedere nei divanetti di pelle rossa intorno ad un tavolo rotondo. Sul palcoscenico una cantante cantava, cercando di imitare Celine Dion, ma mi veniva da ridere, se Jane avesse cantato una semplice filastrocca l’avrebbe battuta di gran lunga.
Nel privè a bordo terrazza c’erano due uomini, russi ed abbastanza sbronzi, guardavano quella povera cantante come due lupi che volevano sbranare la preda. Erano davvero volgari!
-  Ehi che dici di mangiare russo stasera?- dimetri mi guardava sogghignando.
-  No, sono ubriachi, non mi piacciono!!
-  Mamma mia come sei schizzinoso!
- Vai tu! Dovrebbero bastarti.
- Su Alec madonna!!!
- Se ha detto di no, è no!- lo rimproverò Jane, quella peste a volte serviva.
Sentii dei passi sulle scale e il rumore di bicchieri, ma non era Sara, la solita cameriera.
Silenziosamente una ragazza dai capelli scuri si avvicinò al nostro tavolo, non l’avevo mai vista, era non so…attraente!
Non era possibile, non poteva attirarmi un’ umana. Dannatamente bella, peccaminosa in quel vestito striminzito che le risaltava le curve… e che curve! Meglio di quelle di Heidi, ma lei era un umana.
Posò leggermente i bicchieri sul tavolo e mi guardò. Non mi feci fuggire quello sguardo, lo catturai, lo intrappolai per leggere quella ragazza, dovevo capire come era fatta, perché mi attraesse così tanto, non con brama di sangue, ma di lei!
Il suo sguardo era timido, ma anche curioso, mi osservava.
- Molto carina...- dissi in maniera maliziosa.
Lei allargò lo sguardo e il sangue le andò sulle guance facendola arrossire. Mi piaceva, mi divertiva farla imbarazzare, era diverso. Quando dicevo queste cose ad una vampira o mi saltava addosso o mi ringhiava contro, invece lei arrossiva. Guardai la cantante e non la fissai  più. Lei continuava a guardarmi, poi si girò e velocemente, per quanto sia umana, andò di sotto. Passò un quarto d’ora e lei non era tornata, mentre un altro ragazzo era andata dai russi per l’ordinazione.
Dopo qualche minuto tornò con due Vodka Lemon per i russi, adagiò delicatamente i bicchieri sul tavolino, ma uno di quei due mise una mano sul suo sedere e le fece un rozzo apprezzamento.
Ringhiai, come si permetteva a toccarla. Felix si accorse del mio comportamento e non so come mi capì.
- Non  si può…- si avvicinò ai russi rimanendo alle spalle della ragazza.
- Vi spiacerebbe non osare più toccare questa ragazza? Mi dispiacerebbe spezzarvi le gambe con così poco preavviso.
Lei si girò e guardò Felix sorpresa, fortunatamente non conosceva il russo, ero sicuro.
-Tutto apposto, non ti preoccupare, non lo faranno più… giusto?- i russi guardavano Felix con aria spaventata, non sapevano cosa sarebbe loro successo dopo, avrebbero di certo preferito vivero tuta la vita senza gambe che non vivere!
-Da, Da. Noi no fare più!!-avevano gli occhi annebbiati di alcool, ma Felix nella sua imponenza incuteva ancora più terrore.
La ragazza sorrise a Felix e lui ricambiò, era strano, lui non sorrideva quasi mai, in presenza di umani.
Era ora di andare, presi il proprietario per un braccio, con delicatezza, e lo portai al nostro tavolo.
- Roberto, chi era quella ragazza, la cameriera, è nuova?
- Si, si chiama Giulia, ma vi ha dato qualche problema? Se è così la licenzio subito!
Un ringhio mi uscì dal fondo della gola, ma lo soffocai.
- Non intendevamo quello! Volevamo solo chiederti un favore.
- Certo, tutto quello che volete.
- Vorremo che lei sia la nostra cameriera.
- Quindi che lei serva nel privè in vostra presenza!- specificò Heidi.
- Certo, non c’è problema.
Lei stava pulendo un tavolo, volevo prenderla, farla mia, qualcosa mi attraeva a lei, un potere enorme che mi imprigionava. L’avrai fatta mia ad ogni costo!
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** gossip, pasta, dipendenza da sguardo ***


ANGOLO AUTRICE: la fine di questo capitolo mi piace parecchio. voi che ne pensate?? RECENSITE.
GOOD READING

 

Pov. Giulia

Tornata a casa feci piano per non svegliare Sara. Era stata malissimo a causa della febbre. Entrai in camera con l’agilità di una pantera, ma sbattei sullo spigolo del letto
- Dann…
- Giù, sei tu?
- No, sono un ladro. Prendo le cose di valore e vado. Non ti preoccupare, continua a dormire.
Sara alzò la testa dal cuscino, mi guardò stupita e iniziò a ridere.
- Sara, non sei per niente un ottimo cane da guardia!!
- Ahahahah!! E tu non sei credibile come ladro.
Le tirai un cuscino e le raccontai tutta la serata.
- Nooo!!! Non ci credo hai servito i V!!
- I V ?? chi sono??
- Quei dei scesi dall’olimpo!- Sara li conosceva, poteva dirmi i loro nomi.
- Ma sai come si chiamano?
- Certo! Quei due che sembrano delle guardie del corpo sono Felix e Demetri, quella che assomiglia ad una bambina capriciiosa è Jane e quella che assomiglia ad una modella di intimo è Heidi.
- E quello castano, il ragazzo??
Sara mi guardò con occhi maliziosi:- Be’, lui è Alec, un vero schianto, non trovi?
Diventai tutta rossa, Alec mi aveva guardata in quel modo…
- Oi mi rispondi?
Tornai sulla terra :- Si, certo, ma ora vado a dormire. Stasera torni a lavoro?
- Si, penso di si.
- Ok, buana notte, anzi buon giorno.
Mi svegliai che era le 3 del pomeriggio, Sara era uscita, ma mi aveva lasciato della pasta nel forno. Mangiai in silenzio, gli unici rumori erano le automobili, fuori dalla finestra, e lo sbattere delle stoviglie. Pensavo ad Alec, ai suoi occhi, così strani, così penetranti, così pieni di mistero, quasi velati per nascondere la sua anima. Mi affascinava a tal punto che speravo con tutto il cuore di rivederlo quella sera.  

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Capitolo 6
*** Pranza a palazzo Volturi ***


ANGOLO AUTRICE: scusate per tutto il tempo in cui non ho pubblicato niente. Perdonatemi e recensite...
 

 Alec pov.
Erano le 3 del pomeriggio ed Heidi non era ancora arrivata. Nella sala i miei tre signori smaniavano e sbuffavano.
- Alec – ordinò Aro – va’ a chiadere a Cristina che fine ha fatto Heidi.
Cristina era l’umana-segretaria di turno. Era  molto abbronzata e sempre sorridente.  guardandola mi venne in mente la ragazza del bar. Le due non si assomigliavano per niente, la mia ragazza era slanciata, dal corti capelli castani e dagli attraenti occhi color del cioccolato.
- ma che vado pensando… la mia ragazza!- quel pensiero mi risuonava per la mente.
- Alec ? mi hai sentito?
Mi risvegliai dai miei pensieri. Mi avvicinai alla porta che si spalancò facendo entrare un gruppo di asiatici con tanto di macchinette fotografiche. Mi spostai a velocità umana verso mia sorella che fremeva dalla sete.
Mi si accosto Felix :- stasera si mangia cinese, eh??
- Si Felix, anche se tu preferisci italiano!
Jane mi scagliò un occhiataccia, non voleva essere disturbata quando sceglieva il pasto.
Un gruppetto di teenagers mi fissavano con insistenza, rivolsi a loro un sorriso smagliante e quelle avvamparono all’unisono, mostrando il sangue delle setose gote.
Demetri mi sorrise osservando divertito:- Quella che sceglierai avrà la più bella morte che abbia mai sognato!
Jane gli inviò una leggera scossa e mi fulminò ancora con lo sguardo, non poteva colpirmi, era il nostro patto.
Due nuovi arrivati chiusero le porte bramosi di mangiare. Aro diede il cenno e tutto fini del giro di una decina di minuti.
Io scelsi la ragazza che mi sembrava più timida, la presi tra le braccia e se sussurrai in cinese:- non preoccuparti, ti farò soffrire il meno possibile!
Finito il pasto Aro ci congedò. Andai nella mia stanza, chiusi la porta con la spranga e mi sdraiai sul letto. Volevo vederla, il più presto possibile, l’avrai fatta mia e nessuno poteva fermarmi.
  
 

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Capitolo 7
*** La prima sera che ho provato un'emozione così forte ***


ANGOLO DELL'AUTRICE : Vi chiedo perdono per non avere scritto fino ad ora, ma svariati avvenimenti mi hanno un po' allontanato dalla scrittura, ma ora sono tornata e spero proprio che questo capitolo vi piaccia perchè scriverlo mi ha dato una gioia e una naturalezza che non provavo da parecchi mesi.REGENSITE vi scongiuro!!!!

POV  GIULIA

Erano le 7.00 di sera e stavamo sistemando il locale. Sara era tornata e sicuramente io non sarei ritornata nel Privè.
Alle 8.00 arrivarono i primi clienti, il Capo mi prese da una parte e disse:- Giulia, ieri sera sei molto piaciuta ai V. e vogliono che solo tu li serva! Quindi vai di sopra e prepara il loro tavolo!
- Ma Sara? Non lavorerà più nel Privè?
- Certo che ci lavorerà !
- Ma non riesco a capire…
La dolce voce di Sara mi rispose gentilmente, senza irritazione :- Vuol dire che lavoreremo insieme nel Privè. E ti devi anche dare una mossa perché ti devo far vedere come sistemare il tavolo prima del loro arrivo.
Mi girai e le feci un gran sorriso, non ce l’aveva con me, anzi era felice di lavorare insieme.
Andammo a cambiarci e rapidamente allestimmo tutto il Privè, il tavolo dei V. aveva la priorità su tutto il resto.
Il tavolo veniva pulito alla perfezione, la tovaglia nera era impeccabile e i divanetti erano lucidati con la massima cura.
- Ricordatiti che la loro è sempre la stessa e ti basta dire che vogliono il solito, il barista sa già che fare. Se hai un po’ di tempo puoi aiutarmi ma ricordati che loro sono la tua priorità e non devi perderli di vista. Devi controllare i loro gesti, ma con discrezione ed essere sempre a portata di gesto, amano la delicatezza.
- Va bene, ho capito tutto.
- Vedrai è più facile di quanto pensi.- e mi accarezzò dolcemente un braccio, in quel momento sembrava una mamma.
I V. arrivarono alla solita ora e con estrema disinvoltura andarono nel Privè.
Li vidi arrivare, erano belli in maniera quasi disgustosa.
Lui era l’ultimo. Aveva un’andatura spavalda e strafottente, insomma era la più bella cosa che avessi mai visto camminare.
Si sistemarono al tavolo e io mi avvicinai e chiesi con un ampio sorriso se volessero il solito, la modella annui sorridendomi deliziosamente.
Velocemente scesi di sotto e il mio ordine era già pronto.
Tornai nel Privè, ma al tavolo non c’era più nessuno, o almeno così credevo.
Posai delicatamente i bicchieri sul tavolo, feci per andare quando una roca e affascinante voce mi disse:- Perché non rimani a farmi compagnia, mi hanno lasciato qui solo soletto.
Mi girai di scatto e lo vidi. Era leggermente nascosto dalla penombra e quella fioca luce donava al suo viso già perfetto un aria quasi divina.
:- Come desidera signore._ e mi sedei nella parte più esterna del divanetto.
Lui usci dalle tenebre che lo avvolgevano e lentamente si accostò a me.
Sentii le mie guance divampare, ma cercai di nasconderlo.
- Come mai è solo? Gli altri dove sono?
- Ballano, ma io non ne avevo tanta voglia, c’è troppa confusione questa sera e credo che la compagnia quassù sia estremamente migliore.- e mi guardò con uno sguardo di desiderio e malizia. I suoi occhi vermigli erano un vortice di lussuria e passione. Mi accarezzò una guancia avvicinandosi ancora di più. Ero ipnotizzata da quegli occhi e l’unica cosa che desideravo era che lui continuasse a toccarmi.
Arrivò vicinissimo al mio viso e sussurrando il suo caldo respiro mi seccò la gola:- C’è qualcosa in te che mi affascina in una strana maniera e lo scoprirò…- le ultime parole erano dette praticamente a contatto con le mie labbra:- molto presto.
Mi baciò con brama e passione, le sue labbra erano di un rovente gelo. Non capii più niente, il mio cervello era partito per chi sa dove e la mia bocca assaporava uno sua essenza.
All’improvviso mi staccai da lui, ma cosa stavo facendo lui era un V., era ricco e strafottente e per lui ero solamente un capriccio. Non potevo farmi trattare in questo modo, non ero certo il tipo che baciava il primo ragazzo che le faceva gli occhi dolci, che in questo caso erano bramosi ed infuocati.
Così fuggii di sotto e mi chiusi negli spogliatoi. Quel bacio era stato la cosa più magnifica e  incosciente che avessi mai fatto, eppure mi aveva lasciato un estremo senso di piacere che voleva essere immediatamente colmato.

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Capitolo 8
*** Natale ***


Angolo dell’autrice: spero che vi piaccia questo cap natalizio anche se un po’ in ritardo…un bacio (sul collo) 
  

Pov Alec

Erano le 5.00 del mattino di Natale e non riuscivo a fare niente. Nella mia sala da lettura che avevo creato, ogni particolare era stato curato con scrupolosa attenzione: un grande camino con cornice di marmo nero intagliato di Carrara, tre divani da due posti disposti intorno al camino, e nelle tre restanti pareti, un susseguirsi di mobili creati su misura di mogano scuro che erano pieni di libri, alcuni moderni mentre altri assai antichi e preziosi, di oggetti antichi e inestimabili, di piccole opere d'arte di foto. Il quaderno in cui di solito scrivo era aperto da almeno un' ora ed ero solo riuscito a scrivere: " Baciarla mi ha dato delle sensazioni che non provavo... che no ho mai provato..."
Jane entrò nella mia sala vestita tutta di rosso e con un sorriso a trentadue denti, bianchissimi e appuntiti.
-Fratellone che stai scrivendo un saggio su quanto sia schifoso non poter uscire al solo e sul fatto che la tua bellissima sorella è impaziente di avere il suo regalo??
Guardai Jane, era ancora la ragazzina di molti secoli prima, solo che ora era molto più sicura e capricciosa.
-Mi prendi un’altra penna da quel cassetto?
- SCUSA???
- per favore Jane!!- il mio tono sembrava quasi una minaccia.
 Jane andò al cassetto con l’intenzione di scagliarlo contro il muro, ma si fermò appena vide una scatoletta di velluto rosso.

- Alec è per me ? – gli occhi di Jane si illuminarono.
- Allora non lo apri ?
Lei aprì la scatola e iniziò a saltare.
-  E’ bellissima, è bellissima!
Mi accostai e le misi la grande collana di diamanti e rubini al collo, ma lei si era già avvicinata al mio quaderno.
- Jane… che ne dici di far vedere la collana ad Heidi? Sono sicuro che non ne ha una bella come questa.
Avevo toccato il tasto giusto, la mia sorellina si sentiva estremamente in competizione con Heidi perché lei era intrappolata nel suo corpo di adolescente, mentre l’altra era una vera donna.

- Heidiiiiiiii, guarda cosa mi ha regalato Alec, non il gioiello più bello che tu abbia mai visto??!?!?!?!?ù
Ero riuscito a liberarmi di lei, tornato su divano scrissi : “ LEI SARA’ MIA!!!” e di scatto chisi il libro.

 
 

Pov giulia

Passai il Natale sul divano guardando cartoni animati ed ingozzandomi di dolci. Sara mi aveva chiesto di andare a pranzo dai suoi, ma avevo declinato, mi avrebbe solo fatto pensare al fatto che era sola.
La sera sarei andata ad un party esclusivo e così avrei bevuto champagne e mangiato fragole con perfetti sconosciuti. 
 

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Capitolo 9
*** Il party ***


ANGOLO AUTRICE: mi dispiace per il lunghissimo, anzi interminabile, periodo in cui non ho aggiornato. Spero con tutto il cuore che vi piaccia.
PS: le recensione di ogni genere sono graditissime.


 

pov Giulia


Quella mattina l’aria fresca mi colpiva il viso con gelide carezze che arrossavano le mie guance. Rallentai il passo, volevo godermi quel silenzio che la mattina presto avvolgeva le case, solo qualche luce appena accennata e rade macchine sulla strada.
Erano passati solo pochi giorni dal party, ma qualcosa era cambiato, si sentiva più viva, meno sola.
“ Non riesco a resistere…ti voglio…qualcosa di te mi manda in confusione, non è una cosa che accade molto spesso…” – le parole di Alec mi ronzavano in testa dandomi un lieve senso di ebrezza.
 
 
Arrivai al party nel pienone, il biglietto era ben riposto nella borsetta, avevo controllato quattro volte, avevo bisogno di quella serata e nessun buttafuori me lo poteva impedire.
L’invito era di Sara, anzi gli inviti, ma visto che non sapevo proprio chi chiamare, avevo deciso di andare da sola, di prendere una serata tutta per me.
Appena entrata un aitante ragazzo dai biondi capelli e dal celestiali occhi mi porse un bicchiere di champagne.
- Benvenuta, le auguro un’ ottima serata!
Il suo sorriso mi travolse come un’ onda e non potei che ricambiare con un entusiasmo che solitamente non dimostravo.
La sala era piena di bellissimi ragazzi vestiti in smoking e assai attraenti ragazze fasciate in strizzatissimi e velati vestiti che rendevano la mia divisa di lavoro un abito da suora.
Iniziai a girare per il salone con una studiata noncuranza, buttavo l’occhio un po’ di qua e un po’ di là e non mi soffermavo mai su qualcosa in particolare, fino a quando lo vidi.
Il mio Dio Greco era appoggiato ad una colonna con l’aria più annoiata e sexy che abbia mai visto.
Continuai a girare per la sala, ma avevo ormai perso la mia parte da diva.
Giunsi ad una delle magnifiche vetrate che davano sul parco e mi soffermai a guardare i giochi d’acqua e di luci che rendevano quel giardino un locus amenus.
Un brivido percorse la mia nuda schiena, una mano si appoggiò sulla mia vita e una bocca si avvicinò lentamente al mio orecchio.
- Non pensavo frequentassi questi posti!
L’avevo riconosciuto dalle scosse che il suo corpo mi dava, ma appena parlò fui assolutamente certa, Lui, il mio Dio Greco.
- Invece credo che questo sia il tuo habitat naturale, o mi sbaglio?
Mi voltai lentamente incappando nel suo sguardo leggi-anima che bramavo tanto di rivedere, ma ero anche pericolosamente vicina alle sue labbra.
- Cerchi di provocarmi?- disse come se avesse letto i miei pensieri.
- In che modo…e comunque tu baci tutte le cameriere e hai inaugurato questo tuo nuovo hobby con me?
I suoi occhi brillarono divertiti dalle mie parole.
- Certo che no, e che il desiderio ha eliminato ogni forma della mia civiltà. Che dici se ricominciamo con una classica presentazione un po’ da cliché?
Allora, mio malgrado, si scostò da me per appoggiarsi alla vetrata :- Ciao, credo di averti già vista da qualche parte, ma comunque piacere Alec. -  e divertito mi porse la mano.
- Piacere Giulia. Si credo anch’io di averti già visto, ma non riesco proprio a ricordare dove.- Il suo sorriso era la cosa più sconvolgente che avessi mai visto e mi dava brividi su tutto il collo.
Il suo sguardo si oscurò un attimo per poi tornare malizioso e provocatorio:- Che ne dici se ti portassi a fare un giro dei giardini?...- e avvicinandosi pericolosamente al mio orecchio sussurrò – …Mi daresti un ceffone se ti dicessi che è mia intenzione approfittare del primo angolo buio per baciarti?!
Il mio raziocinio partì per le Caiman mentre il mio cuore faceva tre salti mortali di seguito.
- Mettimi alla prova!
Velocemente rimise la mano sul mio fianco e mi condusse  fuori.
- Sei sicura di quello che stai facendo?- mi chiese divertito.
- Io non sto facendo niente, sto solo camminando in un meraviglioso posto…e il fatto che lo stia facendo con te è pura casualità.
Mi liberai dalla sua presa per andare verso una bellissima statua che rappresentava un uomo che stringeva da dietro la sua amata posandole le labbra sul collo.
- È  stupenda!
Un lieve soffio di vento e mi ritrovai nella stessa posa della statua, Alec mi stringeva con  virilità e delicatezza inumane.
- TU sei molto più BELLA di quella statua!- e posò le sue labbra sul mio collo.
Quel contatto mi fece impazzire, le sue labbra erano come fuoco sulla mia pelle e il mio intero corpo era percosso da scariche elettriche.
- Non riesco a resistere…ti voglio…qualcosa di te mi manda in confusione, non è una cosa che accade molto spesso…- sussurrava tra un bacio e l’altro.
Mi liberai dal suo abbraccio e mi voltai. I suoi occhi erano spaventati e preoccupati.
- Mi dispiace…non dovevo…non avevo il diritto…- ma la mia mano bloccò le sue parole.
Tolsi la mano e la misi intorno al suo collo mentre l’altra era intrecciata nei suoi bellissimi capelli castani.
- E le tue intenzioni? Sono sparite?
I suoi occhi tornarono più belli e penetranti di prima.
- Credo proprio di no.
Rapidamente mi strinse a sé, le sue braccia mi tenevano stretta come una preda nelle grinfie del cacciatore, le sue labbra si posarono sulle mie, prima dolcemente e poi con una tale bramosia che la testa iniziò a girarmi mentre le mie ginocchia cedevano, ma non caddi perché Lui nella foga mi aveva sollevata da terra. 
Le sue labbra si staccarono dalle mie e subito formarono il suo straordinario sorrisino da cattivo ragazzo.
- Non sapevo che le brave ragazze saltassero al collo di poveri ragazzi innocenti.
- Veramente non ho mai detto di essere una brava ragazza e poi vorresti spacciarti per un ragazzo innocente? Chi mai ci cascherebbe!
- Giusta osservazione!- e mi baciò di nuovo, un bacio rapido che mi fece avvicinare per baciarlo ancora.
- Oh… non riesci proprio a starmi lontana!
Mi ritrassi immediatamente e cercai di liberarmi dal suo abbraccio:- Non credo proprio!
Ma lui mi strinse ancora più forte e sussurrò sul mio collo:- Hai ragione. Sono IO che non riesco a starti lontano.- e si impadronì delle mie labbra per un lunghissimo bacio che mi eliminò l’ultimo briciolo di senno.
Non so quanto tempo passammo in quel vortice di baci e battute taglienti, ma ad un tratto lui si staccò da me.
- Devo andare.
- Ma di solito non è Cenerentola quella che scappa?
Rise riprendendomi tra le sue braccia, posò le sue labbra sul mio decoltè e pronunciò con voce roca:- Non vorrei andarmene per niente al mondo,  ma sono venuto con degli amici e mi staranno sicuramente cercando, anche se questa posizione mi elimina ogni forza.
Prima di rialzare la testa mi baciò lentamente facendo partire da quel punto mille scosse che infiammarono tutto il collo e le spalle.
Mi strinse con un braccio mentre l’altra mano accarezzava ogni parte del mio volto per poi infilarsi tra i miei capelli.
Lo baciai con foga e desiderio, non volevo che se ne andasse, non volevo che l’incantesimo si spezzasse.
Si staccò delicatamente dal mio bacio e con una mano prese la mia collana.
- Questa viene a casa con me così dovrai per forza venire a cercarmi.
Mi baciò un’ ultima volta con malinconia e brama per poi sparire tra le siepi.
Portai una mano al collo, il contatto con la pelle accaldata era la prova che non avevo sognato: era successo, era tutto vero. 

 

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Capitolo 10
*** Ne voglio ancora ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: Spero che vi piaccia e ora per festeggiare vado a fare merenda...hihihihi... VI PREGO COMMENTATE!!!!!!


POV Alec

 

 

 

 

 

 

 


Non volevo andare, ma qualcosa mi richiamò alla realtà.
- Chissà dov’è Alec? Io non ce l’ha faccio più…questo party è una noia!
- Che ne dite di un giapponese?
- È possibile, Felix, che tu pensi solo a mangiare?
- Devo andare.
- Ma di solito non è Cenerentola quella che scappa?
Giulia mi guardava con uno guardo dove il divertimento cercava invano di coprire la tristezza.
Posai le mie labbra sui suoi seni e dissi a fior di pelle: - Non vorrei andarmene per niente al mondo,  ma sono venuto con degli amici e mi staranno sicuramente cercando, anche se questa posizione mi elimina ogni forza.
Prima di rialzarmi da quella posizione le diedi un bacio e sentii il suo corpo tremare e la pelle riscaldarsi: era proprio una bella sensazione, di quelle che ti ci abitui subito.
Dopo averle accarezzato il volto e averla baciata con foga e desiderio, le presi la collana.
- Questa viene a casa con me così dovrai per forza venire a cercarmi.
La baciai ancora e sparii.
Velocemente mi accostai ai miei compagni.
- State parlando di me?!
- È possibile che sparisci e ricompari peggio di un coniglio nel cilindro?- Demetri era irritato.
Lo incenerii con lo sguardo: - Si dal caso che io faccia quello che voglio ed è certo che uno qualunque non possa mettersi a darmi ordini!
Demetri si era messo già in posizione d’attacco,  quando con un sorrisino strafottente gli dissi:- Sei sicuro di volerti mettere contro di me? Ti sei dimenticato cosa posso fare?
Il vampiro indietreggiò innervosito, non poteva lottare contro di me, era troppo debole e giovane, l’istinto gli diceva di combattere, ma non avrebbe sicuramente vinto.
- Ti risparmio solo perché Heidi non saprebbe più con cosa giocare.- e andai a piedi.
Alle mie spalle Felix tratteneva il vampirello offeso, mentre mia sorella in pochi secondi mi affiancò portando il mio braccio sulle sue spalle. Era fiera di me, lo sentivo, e soprattutto divertita dall’impotenza di Demetri.
 
Il giorno dopo quel party avevo una sete incontrollabile e, a pranzo, bevvi fino a scoppiare.
-Fame?- mi chiedeva divertito Felix- Cosa hai fatto ieri sera?
Risposi guardandolo negli occhi ed addentando un’altra ragazza.
Mentre il sangue mi scorreva in gola, riscaldando il mio animo dannato, Giulia si impadronì dei miei pensieri.
Le sue labbra, i suoi abbracci, il suo desiderio, scatenarono in me una sete ancora più indomabile  e forte: il desiderio di Lei. Avevo bisogno si toccarla, di baciarla, di averla.
Appena Aro ci congedò corsi in camera, aprii la cassaforte e presi la sua collana. La strinsi tra le mani e l’annusai.
Il suo odore mi invase la mente, quel dolce profumo di pane, cioccolato, di fuoco che risvegliava il mi defunto cuore.
 
Quella sera andammo al suo bar, la sua collana era nella tasca interna della giacca di pelle.
Indossai la mia solita maschera di indifferenza e superiorità, ma il mio sguardo vagava qua e là per trovare la mia Giulia. Svogliatamente mi feci trascinare al nostro tavolo. Lì, finalmente, il mio desiderio venne esaurito.
- Desiderate il solito?- il suo sorriso era solo un cordiale saluto, non era lo stesso che avevo visto in quel giardino, quando era stretta dalle mie braccia.
- Sì, grazie.- rispose gentilmente Heidi.
Mentre si allontanava, vidi che Demetri le fissava di sottecchi il fondoschiena. Lo feci notare ad Heidi che gli diede uno schiaffo.
Il vampiro la guardò meravigliato, ma poi, comprendendo di essere stato beccato, abbassò lo sguardo con successive risate di tutti quanti.
- Andiamo a ballare? Daiiiii, daiiii, daiiii!! - Jane aveva iniziato la sua litania.
Heidi, ancora infastidita, accettò di slancio, così Demetri ed infine Felix.
- Tu non vieni?- mi chiese Jane con i suoi occhi da finta dolce fanciulla.
- No, non mi va, forse dopo…comunque voi andate pure.
Fui lasciato da solo al tavolo, subito una violenta gelosia invase la mia mente. Come osava, quel patetico vampiretto, quel insignificante cagnolino, a guardarla così lascivamente. Avrei voluto spezzettarlo in mille pezzi e bruciarlo lentamente nel camino.
Qualcosa, però, mi distolse dai miei pensieri omicidi.
Il profumo di Giulia mi diede alla testa. Sentii i suoi passi leggeri ed eleganti insieme al tintinnio dei bicchieri.
Mi misi nel punto più nascosto così da non essere visto, lei si avvicinò, appoggiò i drink e stava per andarsene. Mi avvicinai rapidamente, la presi e la trascinai con me sul divanetto nascosto.
Cominciò a dimenarsi.
- Sei proprio forte micetta!- alle mie parole Giulia si bloccò.

 

 

Pov Giulia

- Sei proprio forte micetta!- a quelle parole mi bloccai.
Non mi serviva una prova, ma girandomi lo vidi, bello e strafottente come sempre.
- Non mi fai nemmeno una festa?!?!- la sua voce era rauca e maliziosa.
Lo fulminai: - Non eseguo gli ordini come una bambolina!
Mi strinse a sé ed incominciò ad accarezzarmi la schiena. Mille brividi m’invasero, ma non volevo dargliela vinta subito, non poteva fare a suo piacimento.
- Sono forse un giocattolo per te?- dissi cercando di alzarmi.
Il suo sguardo diventò cupo e malinconico come un grigio pomeriggio estivo: - Perché sei così fredda? Perché dici queste cose?
Lo guardai negli occhi e non riuscii più a resistere.
- Chiedi, chiedi … e poi non mi hai neanche un bacio!
Le braccia strinsero di più la presa e mi baciò. Era una bacio bramoso, incendiario.
- Mi sei mancata…
- Davvero? Non ci credo…- non riuscii a dire altro perché le sue labbra mi avevano già imprigionato in un altro bacio infuocato: - Ora mi credi?
Si mise a sedere e mi portò sulle sue gambe. Continuava ad accarezzarmi la schiena con una mano mentre con l’altra accarezzava le mie calze a rete.
- Lo sai che questo non va proprio bene?-il suo sguardo era malizioso.
Gli sorrisi con l’aria da finta innocente: - E perché?
Con la mano strinse il margine della mia minigonna e, avvicinandosi al mio orecchio, mi sussurrò:- Perché… non mi piace che tutti ti guardino così!
- Così come?
- Come se potessero averti…-lo fissai negli occhi il suo sguardo color sangue m’infiammò: -ma non possono perché tu sei MIA!!
Quelle parole mi mandarono il cervello e il cuore in tilt.
Lui mi prese per i fianchi e mi sdraiò sul divanetto, le sue labbra erano a pochi millimetri dalle mie.
- Appartieni a me e…- e la sua voce diventò così calda da incendiarmi il viso:- …e io non posso fare a meno della mia droga personale…

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Capitolo 11
*** AVVISO ***


AVVISO

So che alcune di voi vorrebbero uccidermi perchè è una vita che non aggiorno, ma sono stata impagnata con un'originale e una fanfiction a quattro mani.
Ed è proprio di questa che vi volevo parlare. Si intitola "Non Grifondoro! Non Grifondoro! Non Grifondoro!" che ho scritto con split your soul. Potete trovare la storia sul suo accuont.
spero di aggiornare presto
                                                                          Baci giuliacullen95

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Capitolo 12
*** Passione o serenità? ***


Pov Alec
Il suo fragile corpo era sotto il mio, caldo e morbido. Sentivo i suoi seni muoversi al ritmo del respiro, ma il suo cuore tradiva i suoi sentimenti tumultuosi.
Avrei voluto averla lì, subito, ma non era certo il luogo più appropriato né il momento giusto, avrei solamente rischiato una causa per tentato stupro, o forse no?  Sentivo il suo desiderio, era forte e lussurioso quanto il mio. Però, qualcosa mi frenava, quel decrepito del mio pazzo cuore aveva cominciato ad imporsi alla mia eterna pervertita dannazione ed aveva trovato nella mia mente un ottimo alleato.
- Se ti dico che ti voglio, qui, ora, riceverei un ceffone e un calcio che mi farebbe tornare a casa da soprano?
- No…- disse lievemente imbarazzata- ma, sicuramente, non te lo permetterei. Non so a quale tipo di donna tu sia abituato, e di certo non credere che io, se non fossi obbligata, mi vestirei così, però  sappi che io non sono un tipo che fa ciò che gli altri vogliono e che si fa convincere facilmente. Io sono fiera di essere una donna e quindi rispetto e faccio valere i miei diritti.
La guardai divertito, era riuscita dall’imbarazzo a tirar fuori un discorso forte e femminista, ma lievemente confusionario.
- Che ridi ?
- Sei così buffa!!!- e incominciai a ridere senza freno, se fossi stato ancora umano avrei sentito i crampi allo stomaco e le lacrime.
- Ah Ah Ah, quanto sei divertente!- Giulia si era messa seduta e con un meraviglioso broncio si girò dall’altra parte.
- Dai, non fare la bambina, sei un’adulta ormai!- non riuscivo a smettere di ridere.
Forse l’avevo un po’ offesa perché si alzò e non degnandomi nemmeno di uno sguardo se ne andò.
- Giulia, aspetta.
Lei si voltò di scatto e mi fulminò con lo sguardo:- Ho dei clienti gentili e rispettosi che mi attendono, non posso certo perdere tempo con TE!


 
Pov Giulia
Me ne andai velocemente, ero innervosita ed indispettita, non pensavo che Alec potesse avere tali sdoppiamenti di personalità, prima dolce e malizioso ed un attimo dopo rozzo e maleducato.
-Ma chi si crede di essere!- boffonchiai.
- Chi?- chiese incuriosito Matt, era uno dei pochi camerieri che guardava noi ragazze senza sbavar troppo.
- Nessuno. Ti serve una mano?
- Hai fatto con i V., non sono iperesigenti?
- Sono solo dei ricconi che cercano di far scorrere la loro monotona vita!
- Ahi, stasera siamo cattive.- disse divertito sorridendomi. Era un sorriso puro, quasi fanciullesco, tanto diverso da quello di Alec.
- Non sai nemmeno quanto!!!- risposi sorridendogli dolcemente.
Poi gli assestai una leggera pacca appoggiandomi alla sua spalla e facendomi spiegare quali erano i suoi tavoli e le ordinazioni.
Grazie alle battute di Matt e ai suoi puri sorrisi, il mio umore tornò allegro. Visto che i V. erano ancora a ballare, Alec non aveva  fatto ordinazioni e non c’erano altri clienti nel Privè, non ero più stata costretta a tornare di sopra.  La serata scorse tranquillamente e arrivò finalmente orario di chiusura. Indossai una semplice tuta nera, dopo tutte quelle ore bombardata in continuazione da mille sguardi era bello sentirsi un po’ anonima.
- Grazie Matt, dovresti fare lo psicologo, migliori veramente l’umore di quelli con cui parli.
- Be’, anche il giullare? Ho sempre avuto dei dubbi su quale via scegliere.
Scoppiai in una fragorosa risata:- Sei fenomenale!
Insieme ci avviammo verso l’uscita.
- Wow! Mi hanno dato dell’affascinante, del modello, del perfetto gentiluomo, ma fenomenale mai!
Continui a ridere, era davvero simpatico, un raggio di Sole perenne e scintillante.
Uscita dalla porta i miei occhi, però, incontrarono altri due vermigli e addolorati.
Alec mi stava aspettando. Il suo sguardo diventò ancora più contrito quando mi vide parlare così a Matt.
- Giulia, possiamo parlare?- la sua voce era mesta e speranzosa.
La cosa giusta da fare sarebbe stata andarmene con quel dolce ragazzo che tanto mi aveva aiutato quella sera, ma certo io non era brava a percorrere la retta via.
- È tutto apposto?
- Sì,  non ti preoccupare, ci vediamo domani, ok?
Matt si mise una mano sui capelli:- Certo, a domani.- e si avviò verso il suo motorino.
Alec accennò un leggero sorriso.
- Cosa vuoi? Sono stanca e non ho tempo da perdere!- dissi fredda.
 
 
Non sapevo cosa fare. Giulia se ne era andata via rispondendomi in così malo modo. Non credevo che l’avessi offesa con le mie parole, è proprio vero tanti secoli non sono ancora sufficienti a comprendere le donne, eppure sono stato un loro assiduo frequentatore ed osservatore, ma qualcosa sfugge sempre allo sguardo di un uomo, fondamentalmente le donne sono le stesse, ma il problema è che ognuna di loro sono un pianeta a sé stante.
 Tutta la sera sperai di vederla salire per  poterci chiarire, non riuscivo a pensare che potesse avercela con me, non ce la facevo, sfortunatamente non venne. Non sapendo cosa fare affinai l’udito per provare a sentirla. Rimasi colpito quando riconobbi la sua risata.
Qualcuno la stava facendo ridere e di certo non ero io. Serrai la mascella nel momento in cui compresi che era un altro a farla ridere, un ragazzo.
Mi innervosii a tal punto che per poco non spaccai il tavolo sotto la pressione del mio pugno.
- Aleccccccc…non andiamo a casa, vieni?- Jane si era stancata e aveva sottomesso gli altri al suo volere.
- Credo che resterò un altro po’, ma andate pure, non preoccupatemi per me, sono grande ormai!
- Quanto sei scemo!- disse Felix ridendo.
- Sei sicuro? Sicuro, sicuro, sicuro?- insisteva la mia sorellina.
- Sì, lo sono ed ora lasciatemi in pace, che cazzo sembra che siate le mie balie!- sbottai irritato. Volevo stare solo, era così difficile da capire.
- Senti, se tu sorella ti fa una domanda perché ci tiene a te, tu non le rispondi così, ed inoltre sai una cosa va all’inferno. Andiamo!- Heidi era una delle poche persone che non aveva paura di parlarmi in quel modo.
Prese per un braccio Jane e la trascinò verso le scale, ma lei continuava a fissarmi triste.
Alzai gli occhi al cielo e in un microsecondo mi parai davanti a lei, la strinsi forte e le sussurrai all’orecchio:- Scusa. Ci vediamo a casa, ok?
Mia sorella mi gettò le braccia al collo e mi abbracciò quasi soffocandomi.
Rimasi fino all’orario di chiusura, ma Giulia non si fece viva. Quando il proprietario mi invitò gentilmente ad uscire non sapevo cosa fare: dovevo parlare, ma come? Cosa dirle?
Decisi di aspettarla all’uscita. Quando sentii il suo profumo venire verso di me, qualcosa non mi quadrava, non era sola, pi la vidi uscire sottobraccio a quel ragazzo di prima.
Vedendomi Giulia si fermò, i suoi occhi erano incerti, capivo che la mia vista l’aveva turbata perché il suo battito era lievemente accelerato.
- È tutto apposto?- le chiese il biondino.
- Sì,  non ti preoccupare, ci vediamo domani, ok?
Era rimasta con me, un leggero senso di vittoria mi fece accennare un sorriso.
 - Cosa vuoi? Sono stanca e non ho tempo da perdere!- disse fredda.
- Io…io…dai Giulia ti prego…-non riuscivo a trovare le parole, infondo non avevo fatto qualcosa di così grave.
Mi guardò dritto negli occhi, non so come ma mi sembrava che fosse entrata nella mia testa leggendo la confusione e la tristezza che l’invadevano.
Sbuffò:- Sono stata una stupida, ma non ti azzardare ad annuire!
- Prometto. Ti va di andarci a bere qualcosa? Giuro niente stupide battute.- sembravo davvero un patetico sfigato.
- E va bene…infondo devo farmi perdonare no?- mi disse sorridendo.

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Capitolo 13
*** Ma si può stare sereni un po'? ***



Angolo dell'autrice: Potete massacrarmi se volete, ma non avevo nè idee nè tempo. Mi dispiace tanto. Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo. Baci a presto

Pov. Giulia


Giuro di aver passato le due settimane più meravigliose e leggere di tutta la mia intera esistenza!

Ogni sera Alec mi portava in un posto diverso e facevamo lunghe passeggiate per la città. Conosceva ogni vicolo, ogni stradina, ogni locale e negozietto, e inoltre mi raccontava un sacco di aneddoti divertenti sulla storia cittadina. Sembrava che ci avesse vissuto dalla sua fondazione.
Un giorno avevo la serata libera così Alec decise di portami fuori a cena.
Passai l’intero pomeriggio a prepararmi, smalto, capelli, trucco, intimo, vestito, scarpe, accessori: sembravo una voragine che investita la casa lasciando il caos ovunque.
Sara mi osservava divertita al sicuro sul suo letto.
- Calmati! Non arriva mica il presidente degli Stati Uniti!
Mi fermai di botto, girai la testa verso di lei facendo scivolare la spallina del reggiseno:- Io e Barak ci siamo divertiti tempo fa, ma questa è un’altra storia…- e me ne andai con aria di chi sapeva cose indicibili.
- Dai, non mi dici che è successo?! E queste sono le amiche?
Diedi l’ultima sistemata ai capelli e feci una piccola piroetta:- Allora come sto?
- Una favola!
In quel momento suonò il campanello, entrambe ci voltammo verso la porta.
Alec era meraviglioso come sempre, ma qualcosa oggi dannava ancora di più il suo sorriso.
- Buona sera signore. Potrei gentilmente rapire la sua celestiale amica! Prometto che non le salterò addosso appena arrivati all’atrio.
Sara sorrise civettuola:- Certo, certo. Andate pure e divertitevi. E, Alec? Non portarla a casa così presto.
- Prometto.
Gli diedi una botta con la borsa e uscimmo da casa.
Il locale era incredibile e credo, estremamente, costoso.
- Alec sei sicuro di voler cenare qui?
- Sì, ma se non ti piace, ce ne andiamo.
Mi morsi il labbro:- Non è questo il punto…e che…solo la tovaglia costerà tre quarti del mio stipendio mensile.
Mi guardò e rise di gusto:- Non ti preoccupare ci penso io.
Alla fine della cena andammo a passeggiare per uno splendido giardino botanico. Il suo braccio mi circondava le spalle. Ci mettemmo seduti su una panchina ed iniziai a baciarlo lungo il collo.
- Umm…se continui così…
- Cosa? Farò impazzire la tua mente e dannerò la tua anima?
- Giulia io non ho un’anima!- disse alzandosi
- Sì, che ce l’hai! Hai la più bella anima che io abbia mai visto. – esclamai alzandomi a mia volta e abbracciandolo forte.
- Non sai quello che dici.
Alec mi guardava malinconico. Tra le sue braccia era freddo, non sapevo, perché, ma mi sentivo protetta come in una bolla di marmo. Baciai l’incavo del suo collo, poi accarezzai il suo viso perfetto dai finti tratti virili che nascondevano il suo viso ancora un po’ fanciullo.
Sorrise e mi diede un leggero bacio sulle labbra. Non mi baciava mai con passione, con violenza, aveva paura di farmi male, ma non me ne avrebbe mai fatto. A volte provavo ad andare un po’ oltre le coccole e lui lo voleva, lo sapevo, ma si bloccava.
- Giulia non mi provocare!
Io lo guardai con gli occhi da bambina maliziosa: - Perché? Dai…-aggiungevo lasciva allargando le braccia- …torna qui da me!
Lo provocai anche questa volta, ma lui reagì in un altro modo. Mi strinse e portò la mia bocca a pochi millimetri dalla sua.
- Amore non ce l’ha faccio più! Devo dirti la verità, ma prima devo farti una domanda.- i suoi occhi brillavano di una strana luce.
- Alec fammi questa domanda.
- Se io ti dicessi tutto, ti dovrei trasformare, cambieresti la tua vita per sempre e questa è una strada a senso unico. Non potrai tornare indietro, ma staremo insieme per sempre…
Lo guardai perplessa:- Ma Alec che stai dicendo?
Lui mi guardò con occhi infelici:- Credo che non dovremmo più vederci.
Fu una pugnalata in pieno petto. Non poteva essere vero. No. No. Non l’aveva detto veramente.
- A-A-A-A-Alec…- non riuscivo nemmeno a dire il suo nome
Lui mi guardava con occhi freddi:- Sì, credo proprio di non doverci più vedere. - si era completamente staccato da me.
- No, no, no…- urlai – non puoi dire questo! Non puoi dire sul serio!
Alec aveva uno sguardo tra il malinconico e l’arrabbiato.
Mi guardò, una scintilla d’amore attraversò i suoi occhi per poi sparire.
- Non voglio più vederti. E comunque non ti preoccupare per il tuo lavoro, non lo perderai.
- Alec non m’importa niente del lavoro. Voglio una spiegazione! Tre secondi fa mi stringevi tra le tue braccia e adesso dice queste cose ridicole!- urlavo a pieni polmoni e le lacrime scendevano senza controllo.
- Io…- il suo sguardo era freddo, ma si poteva leggere la pura disperazione.
Non rispose, se ne andò. Non c’era più. La sua figura si perdeva nella nebbia. Ero rimasta sola, non c’era nessuno.
Il mio cuore era vuoto, spezzato, una città bombardata dalla guerra, l’unico abitante sparito, non era tra le macerie, non c’era più.

Non so come arrivai a casa. Sara non era ancora tornata dal lavoro. Sì, il lavoro, quello schifoso posto dove avevo visto per la prima volta Lui. La rabbia cresceva dentro di me.
Lo odiavo, era andato via come un codardo. Non mi aveva nemmeno dato una spiegazione.
Andai in camera, mi spogliai e decisi di farmi un bagno caldo. Sprofondai nella vasca, mi sentivo morire, la rabbia si legava al dolore e mi circondavano come una spessa corazza.
Erano le quattro di notte ed ero ancora nella vasca. Tutte le bollicine erano sparite e la corazza era diventata più spessa. Sara entrò nel bagno, il sorriso di circostanza che dovevamo avere a lavoro era sparito cedendo il posto alla stanchezza.
- Giulia, ma che diavolo fai?
- Non lo vedi?
- Sì, ma a quest’ora? Che è successo?
- Mi ha lasciato. Non c’è più. - non riuscivo neanche a dire il suo nome.
- No… - si accasciò vicino alla vasca ed incominciò ad accarezzarmi i capelli – mi dispiace!
- Non ti preoccupare, sono abituata a rimanere da sola.
- Ma tu non sei sola! Ci sono io. Non ti lascio.
Le sorrisi, lei era sempre stata buona e protettiva con me, dal primo giorno di lavoro.
- Allooora… - sorrise di nuovo – ora ti alzi, ti vesti e vieni di là.
- Sara io…- non riuscii a finire la frase.
- No. Forse non hai capito... - beffarda – questo, è un ordine!
La fissai, un sorriso mi spuntò dalle labbra. Era stanca, eppure aveva un’energia che la caricava, aveva uno scopo: farmi sentire meglio.
La accontentai. Arrivata in cucina, mi abbandonai su una sedia. Sara aveva preparato il tè. Presi i biscotti dalla dispensa, quelli con più calorie.

Non riuscivo a farmene una ragione. La rabbia m’irradiava il corpo, il dolore lo avevo accantonato lasciandomi invadere dall’energia che l’ira mi dava.
- Basta!- urlai sbattendo il cucchiaino sul tavolo tre giorni dopo l’accaduto.
Sara sobbalzò, erano le due del pomeriggio e si era svegliata da poco.
- Basta cosa?- disse con la bocca ancora impastata.
- Basta rimpiangere, basta soffrire! Mi ha lasciato? Peggio per lui! Non vivrò aspettando il suo ritorno, non passerò la mia vita in un angolo a piangere! Lui non c’è più e non tornerà. Ed io non posso farci niente, posso solo vivere voglio vivere!
Sara si alzò dal suo posto e mi abbracciò.
- Sono fiera di te!
Le regalai un ampio sorriso. Lei non mi aveva commiserata, non mi aveva lasciato, non mi aveva fatto abbandonare nella disperazione.
Continuava ad essere normale, a dirmi che non dovevo più pensare al passato, ma passare e fregarmene.

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Capitolo 14
*** The days after Storm ***


Angolo Autrice: spero proprio che vi piaccia perchè ho letteralmente adorato scrivere la parte di Alec. Faccio la solita richiesta, ma, non prendetela a male....Commentate...vi prego!!!!
Giulia



Passai una settimana nella mia stanza. Sbarrai porte e finestre così che il buio fosse l’unica cosa ad avvolgermi.
Desideravo dannatamente di essere un umano. Non solo per il suicidio, ma per il sonno.
Un uomo, per quanto tormentato sia, ad un certo punto viene accolto nel regno di Morfeo, ma per me quelle porte, come quelle di un altro ambito posto, sono proibite.
Rimasi immobile sul letto, come in una tomba, le braccia stese lungo i fianchi e gli occhi chiusi. Provai tutti i potenti sonniferi e veleni che riuscii a trovare, ma niente riuscì a strapparmi dai miei pensieri per almeno due secondi.
 Giulia invadeva la mia mente  senza darmi un attimo di calma. Le sue labbra, i suoi occhi, i suoi capelli, le mani, i seni, le gambe, tutto il suo corpo paralizzava il mio. Le sue parole, le carezze, le risate, le urla allegre e spensierate, la luce nei suoi occhi bombardavano la mente.
Il mio cuore, però, era vulnerato dagli ultimi attimi passati insieme, le lacrime che le rigavano le guance, le urla contro di me, i suoi occhi sbarrati dall’incredulità, il mio nome balbettato dal dolore che le provocava.
Mi alzai dal mio sepolcro ed andai davanti allo specchio. La mia immagine mi dava il voltastomaco, mi odiavo più di ogni altra cosa al mondo. Colpii la superficie riflettente con tutta la forte. Ruppi lo specchio in mille pezzi e frantumai parte del muro. Poi colpii la cassettiera che sprofondò su di essa. Così cominciò la mia ira distruttiva: disintegrai ogni cosa che mi era a portata di mano tranne il mio letto. Sentii chiamare il mio nome, Jane urlava da dietro la porta.
- Vattene, lasciami in pace, VATTENE!!!!!!
La sentii andarsene, non volevo che mi vedesse in quello stato, preferivo che mi odiasse, infondo non era l’unica a provare quel sentimento.
Il settimo giorno avevo un disperato bisogno di nutrirmi, i miei occhi erano neri come la notte e non riuscivo più a vedere quella bella sfumatura rubino che avevano da quando ero stato trasformato.
Decisi di uscire di a tarda notte quando tutti erano in giro. Quella sera bevvi il sangue di ben cinque ragazze, tutte bionde e molto, molto ubriache.
Succhiai avido di calore, sentivo freddo, erano secoli che non provavo quella sensazione, ma quel ghiaccio proveniva da dentro. Mentre le mie labbra erano sul collo di quelle ragazze, milioni di  flash invadevano la mia mente, l’immagine di Giulia, del suo collo, dei fremiti che il suo corpo provava per i miei baci. Dannai Mnemosine di questi suoi cari regali, avrei voluto strappare via  i ricordi, ma la Dolce Dea non l’avrebbe permesso, ormai in combutta con Eros.  Erano decisi a farmi soffrire come mai nella mia intera esistenza.
Maledetti siano per questo, perché già lo sono.

giulia pov

Tornai a lavoro e con mio gran sollievo, quando i V. vennero al locale, Alec non c’era.
Sara era fiera di me, avevo pianto una sola volta nei quattro giorni dopo la mia promessa di non soffrire più per Lui.
- Giulia, dove eri finita? Che fai, mica puoi sparire così, infrangeresti i cuori di tutti i tuoi spasimanti!- Matt mi sguardò sorridendo.
- Una leggera influenza, ma sono tornata, no? E poi non vedo tutta questa fila di ammiratori addolorati della mia assenza.
Il biondino mi si avvicinò: - Bè, io ero molto addolorato!
- Povero il mio Matt! Dovrò farmi perdonare.
Il ragazzo fece un labbruccio da bimbo ed annui:- Sì, sì, devi. Quindi stasera mi porti a mangiare un enorme coppa gelato e…- aggiunse andandosene- paghi tu!
All’uscita dal lavoro Matt mi prese a braccetto:- Bene, sei pronta ad assolvere al tuo dovere?
- Sì, piccolino, dove andiamo?
- Al Porthell, mai stata?
- No.
- Come no? Fanno i gelati più buoni dell’intero universo. Il diavolo usa proprio quei gelati per spingere la gente a commettere i peccati di Gola!
- Ah sì? Questa proprio non la sapevo!- risposi ridendo.- Ma, come ci andiamo?
- Con il mio fido destriero di ferro my lady.
- E cioè?
- Il mio motorino.
- L’avevo capito, ma volevo esserne sicura.
- Non ne avevo dubbi.
Arrivati al locale Matt fece un gesto a uno dei camerieri che gli indico un delizioso tavolino all’angolo.
Quando ci mettemmo seduti vidi il foglietto “RISERVATO”.
- Quando avresti prenotato il tavolo?
- Appena ti ho vista a lavoro stasera.
- E come mai eri convinto che sarei venuta?
- Bè, non lo sapevo, diciamo che ci speravo.
Matt aveva uno dei sorrisi più dolci che avessi mai visto.
- So che è finita male con quello, mi dispiace!
Ahi, una fitta in pieno petto!- Mah, sai una cosa? Mi dispiace più per lui perché non aveva compreso che magnifico dono gli era arrivato e non ha capito che errore immenso abbia fatto.
Gli occhi incollati al tavolo e non riuscivo ad alzare lo sguardo.
- Giulia, non riusciva a capirti, ti serve qualcuno che lo sappia fare, qualcuno che farebbe di tutto per te, che ti faccia sorridere, che ti faccia stare tranquilla e ridere.
- E saresti tu magari?- la mia voce era abbastanza sarcastica.
- Sì, se solo mi dai l’opportunità di potertelo dimostrare.
Il suo sguardo era sincero, dolce, nessuno mi aveva mai guardata con così tanta speranza.
- Matt io…
- No, aspetta. Non dico che tu debba saltarmi addosso, chiedo solo di poter uscire un po’ insieme ecco tutto.
Quel dolce ragazzo riusciva a farmi sorridere. Era così, era così…non riesco a dire come, ma era come se un raggio di sole mi stesse riscaldando fino alle ossa. La sua dolcezza era contagiosa e quel sorriso mi faceva sentire meglio.
- Ok…scordati, però, che io ti salti addosso!-gli sorrisi.
- Lo vedremo, lo sai che il mio fascino è irresistibile.
Una vera risata, si mi sentivo meglio e certo non mi sarei fatta mille pensieri, sarei uscita con lui, gli avrei offerto un’opportunità.
Certamente ci avrebbe voluto tempo per le mie ferite, ma con qualcuno come Matt forse sarei guarita più velocemente.

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Capitolo 15
*** White Light or the Dark One? ***


ANGOLO DELL'AUTRICE: spero proprio che questo capitolo mi piaccia...fatemi sapere. MI RACCOMANDO...
baci


Una settimana prima credevo che Alec fosse l’unico uomo che mi poteva far sentire una donna.
Mi sbagliavo.
Certo volevo Alec, Dio se lo volevo, ma quando stavo con Matt il mio dio greco scompariva nel più profondo oblio e riuscivo veramente ad essere tranquilla, serena, a ridere.
- Stasera, pizza, pago io!
- E chi ti dice che verrò?
- Bimba, tu non puoi più vivere senza di me.
I suoi occhini azzurri mi sorridevano strafottenti.
- Ne sei così sicuro?
Il suo sguardo si fece malizioso, passandomi vicino, posò per un istante la sua mano sul mio fianco e mi sussurrò all’orecchio:- Non ne sono sicuro, lo so!- e se ne andò lasciandomi lì imbambolata. Istintivamente mi umettai le labbra. Wow. Ci sapeva fare!


Ogni pomeriggio e sera le passavo con Matt. Quel ragazzo riusciva a farmi sentire a mio agio e rilassata. Non  dovevo atteggiarmi, essere provocante, sexy, maliziosa: con lui era naturale.
Pensare che riuscivo ad uscirci struccata e persino con la tuta, il massimo della sensualità, eppure non smetteva mai di dirmi quanto fossi bella.
-Ma Matt, si oggettivo: mi trovi bella anche così, struccata, assonnata e con il pigiamone?- quella mattina era venuto a portarmi la colazione, un’enorme brioche con la marmellata di albicocche, la mia preferita.
- Sì, sì, sì…come devo dirtelo che per me sei bellissima così come sei?
Eravamo sul divano seduti vicini, il suo ginocchio toccava il mio.
- Sei un adulatore, lo fai solo per imbambolarmi!
Un soffio d’aria e mi ritrovai sdraiata sul divano, una delle sue mani era appoggiata alla mia vita mentre l’altra era tra i miei capelli:- Come devo farti capire che io voglio te, te soltanto, pigiamone, capelli arruffati e tutto ciò che sei, compreso?- la sua voce era dolce e quel suono accarezzò tutto il mio viso.
Il suo volto era a pochi centimetri dal mio. Non si avvicinò, mi lasciò la libertà di decidere.
Desideravo assaporare quelle labbra, così carnose e rosse, così invitanti.
Lo baciai, d’impulso, senza lasciargli capire nulla.
La sua mano si strinse sulla mia vita e il suo corpo si appoggiò lievemente al mio.
La sua bocca sapeva di ciliegie, morbide e succose.
Portai entrambe le mani sul suo collo, il calore della pelle mi faceva formicolare le dita.
Ci staccammo per riprendere fiato, le sue labbra si erano gonfiate ed erano ancora più irresistibili.
- Te l’avevo detto che mi saresti saltata al collo!- sorrise smagliante, per poi baciarmi lui.
A quel bacio ogni parte di me fu invasa dal calore che il corpo di Matt emanava come un piccolo sole.

Un invisibile lama mi trafisse il cuore, qualcosa in quella mattina troppo assolata stava accadendo, qualcosa che il mio corpo percepiva con insopportabile dolore e reale pericolo.
La stanza cominciò ad avvilupparsi intorno a me. Mi sentivo soffocare, erano secoli che non provavo questa sensazione. Sentivo la gola stringersi, l’aria mancare. Anche se non avevo bisogno di respirare, quella privazione di un’azione abitudinale mi recava un fastidio intollerabile.
Cosa stava facendo Giulia, era lei a farmi sentire così. Cosa stava facendo di così insopportabile e doloroso per il mio cuore? Dovevo vederla ad ogni costo, dovevo sapere cosa stava combinando, vederla mi avrebbe indotto alla tentazione di parlarle, di toccarla, di baciarla, ma dovevo accertarmi che non facesse niente di sbagliato o pericoloso.


Rimasi per un po’ accoccolata tra le braccia di Matt. Ci eravamo solo baciati, molte e molte volte, e poi mi aveva coccolata abbracciandomi ed accarezzandomi la schiena.
- Ci vieni a ballare come me questa sera?
- Non lo so… forse…
- Devo convincerti?- chiese con sguardo malizioso alzandomi il volto.
- Ummmm…
Catturò le mie labbra in un ardente bacio. Un’altra scossa di calore mi invase il corpo, tutti i muscoli si rilassarono e la mia mente fu pervasa da tepore dei suoi tocchi.
- Credo che verrò!
- Brava, ti meriti un premio!

Matt sarebbe arrivato tra un’oretta, ma io non avevo ancora iniziato a prepararmi. Mi ero sentita orribilmente sporca dopo che se n’era andato via e la sensazione non era sparita neanche dopo tre docce.
Perché? Perché? Perché? Non avevo fatto niente di male. O forse sì?
Cercai comunque di rendermi presentabile.
Indossai un aderente vestitino blu che fasciava ed esaltava le mie curve, e misi un bel paio di decolté di vernice blu.  Cercai la mia collana preferita, ma una fitta in pieno petto mi fece ricordare che non era più mia.
Matt non mi tolse mai la mano dal fianco da quando entrammo nel locale. In verità quel gesto mi infastidiva, ma lo lasciai stare.
Quella sensazione di colpa insudiciava ancora la mia mente.

Entrai nel locale in cui Giulia era andata. Non chiedetemi come venni a sapere questa piccola indiscrezione, non sarebbe carino da raccontare.
Appena la vidi, la lama nel mio petto si spinse ancora più affondo. Quel viscido invertebrato biondino le teneva la mano sulla sua vita marcando il territorio. Fatale errore, misero umano!


- Matt dobbiamo parlare!
- Che c’è piccola, non ti piace? Se vuoi andiamo da un’altra parte. – soffio sul mio collo. Poteva essere un tale gesto sexy e fastidioso allo stesso tempo? Bè lo era. E poi piccola, piccola…
- No, non è questo…- dissi portandomi davanti a lui e liberandomi dalla sua presa.

Giulia, non mi dire che hai ceduto alle infantili smancerie  e i suoi scimmieschi e melensi modi da cavaliere sfigato?
Come?!?!? Infimo esserino togli le mani dal suo collo!


Ora le sue mani erano sul mio collo. No, no…
- Matt…tu sei meraviglioso…
- Piccola…come sei dolce!- mi abbracciò facendomi poggiare la testa alla sua spalla. Troppo vicino, troppo calore…

No… come puoi abbracciarla, Giulia, ti prego, dimmi che è tutto uno scherzo, una burla. Dimmi che le sue braccia, che ti circondano, ti irritano la pelle. Dimmi che vorresti farti stringere solo da me!

- Matt, fammi parlare!- mi liberai dall’abbraccio – non possiamo stare insieme! Il bacio di oggi è stato meraviglioso e sono stata benissimo con te. Però, non possiamo avere niente io e te, non potremo essere niente di più che amici!
I suoi occhi diventarono due enormi laghi:- Non puoi dire questo, no! Scommetto che uno scherzo, non è vero! Vieni qui, smettila di giocare!
- Matt, io…

Non lo vuole, non lo vuole! Ma, cosa sta facendo? Lurido porco, non osare baciarla, non OSARE!!!

Il biondo mi aveva intrappolato nel suo abbraccio, non lo volevo, l’avevo capito…non volevo che mi baciasse, non lui!
Ad un tratto mi sentii libera da quella prigione di calore.
- Non osare baciarla, lurido bastardo! Lei non è un tuo giocattolo!- Alec, il mio Alec. La sua voce mi allietava e traumatizzava allo stesso tempo.
Era lì, aveva bloccato Matt. Non voleva che mi baciasse, forse valevo ancora qualcosa per lui, ero importante.
- Giulia, tutto bene. Amore mio, guardami, apri gli occhi.- Amore mio, mi aveva chiamata amore mio.
Non volevo aprire gli occhi, avevo paura che fosse un sogno, paura di svegliarmi e non trovarlo lì, accanto a me.
Una mano mi sfiorò una guancia. Il mio familiare freddo mi rigenerò.
- Alec…
Sentii un rumore sordo.
- Dannazione, la mano!!- piagnucolava il biondo.
Aprendo gli occhi scoprii che il rumore non proveniva dal volto di Alec che aveva incassato il pugno non scomponendosi neanche un attimo, ma dalla mano di Matt, molto probabilmente rotta.
- Non mi sfidare mollusco, finiresti molto male!
- Giulia, vuoi rimanere con questo bastardo?- dio davvero, come avevo fatto a baciarlo!
- Sì, sì, sì…mille volte sì. È lui che amo!
Alec mi abbracciò forte. Il contatto con le sue marmoree braccia mi facevano sentire in a casa.
In un attimo non percepii più il pavimento e poco dopo l’aria freddo mi colpì il volto. Eravamo, già, fuori da locale.
- Alec ma come?
Non finii la frase. Le sue labbra rapirono le mie con foga e bramosia. Sentivo la bocca ardere per il suo desiderio e questo mi faceva letteralmente perdere il controllo.
Lo bloccai, però. Dovevo sapere perché mi aveva lasciato, perché mi aveva fatto soffrire così tanto, perché se mi amava ancora.
- Alec dobbiamo parlare.
- Sì, amore mio, tutto quello che vuoi.
- Alec, seriamente io devo sapere.
- Certo, certo, devo dirti tutto, ti spiegherò ogni cosa…

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Capitolo 16
*** I can do only a thing... be yours! ***


ANGOLO AUTRICE: penultimo capitolo...mi c'ha voluto il solito mezzo secolo, ma stavolta per prendere una decisione che può sembrare scontata...spero vi piaccia e fatemi sapere, mi raccomando.
BACI

Doveva sapere tutto, avrei rischiato. Non potevo sopportare di vederla con qualcun altro, che qualcuno baciasse la sua bocca, che la toccasse, che le sfiorasse i capelli, che le stringesse la vita.
La tenevo stretta tra le mie braccia. Le sue mani erano serrate intorno al mio collo e la testa era incassata tra il mio quello e la spalla.
- Devi dirmi tutto!- sussurrò contro la mia pelle.
- Sì, amor mio, ma  in un posto appartato.
- E dove?
- A casa mia non possiamo.
- Allora da me, basta che ci sbrighiamo.
Non mi importava più di trattenermi ed inizia a correre, così in un minuto ci ritrovammo davanti alla porta di casa sua.
-Alec…
- Non parlare, ti prego, apri solo la porta.
Giulia mi passo le chiavi senza spostare la testa dall’incavo del mio collo.
Mi misi seduto sul divano, Giulia non aveva accennato a staccarsi da me e mantenne la sua posizione.
Presi una boccata d’aria, anche se inutile, e dissi:
- Sono un vampiro, non sto scherzando. Ho parecchi secoli, non chiedermi quanti, sono forte, non brucio al Sole, non dormo in una bara , aglio, croci ed acqua santa non mi fanno nulla, ma sì, mi nutro di sangue umano.
Giulia aveva tolto le mani dal mio collo.
- No, non ti devi preoccupare, non voglio farti del male, non lo farei mai!
Lentamente si alzò dandomi le spalle.
- Mi hai lasciato per questo, mi hai lasciato per non dirmi la verità?
- Avrei voluto farlo, ma avevo paura di perderti, che non saresti più riuscita a guardarmi, di vedere solo terrore nei tuoi occhi.
- Invece, hai preferito abbandonarmi, hai scelto di ferirmi, hai scelto la via più facile!
- Non era la via più facile, pensi che non abbia sofferto anch’io?
- Non sembrava dal modo in cui sei andato via, dalla freddezza delle tue parole.
Mi alzai, non sapevo se abbracciarla o no, ma il sentimento di stringerla forte e di chiederle perdono mi fece crollare le ginocchia.
Le mie gambe a contatto con il pavimento provocarono un tonfo.
Giulia si girò di scatto e i suoi occhi lucidi dalle lacrime si fecero più grandi.
- IO NON POSSO PIU’ VIVERE LONTANO DA TE!- dissi senza più alcuna energia in corpo, provato dalla disperazione di non riuscire ad esprimere il dolore che perforava la mia non-anima.
- Non sono più in grado di riprendere la mia vita, di ritornare alla mia eterna dannazione. Ogni attimo della mia esistenza lo passo pensando a te e da quando ti ho lasciata il ricordo del tuo dolore mi ha assalito senza tregua. Amore mio, non riesco a spiegarti quanto sia stato difficile per me lasciarti e non poterti più stare accanto, ma se solo vorrai capirlo, non dico perdonarmi, ma almeno sapere quanto io ti ami, sarà abbastanza.


Tanti pensieri invadevano la mia mente, l’amore che Alec provava per me, il suo dolore, ma tutti queste emozioni mi avevano fatto dimenticare una cosa essenziale: era un vampiro.
- Dimostramelo!- dannazione, lui era riuscito a dirmi ciò che provava e io, cretina, volevo solo sapere se fosse o no un succhiasangue!
- Dimostrare cosa?
- Che sei un vampiro. Mostrami le zanne, rompi un sasso con una mano, corri più veloce della luce, non so, non sono io la vampira.
Alec prese dalle sue tasche una chiave, sembrava molto antica e resistente:- Prova a romperla!- mi ordinò porgendomela. Provai a piegarla, ma niente nemmeno una mossa.
Gliela riporsi e lui con un leggerissimo tocco la spezzò in due.
- Contenta?
- E la velocità?
- Come siamo arrivati qui? E quanto ci abbiamo impiegato?
Nella mente mi balenò il ricordo del tragitto: aveva corso, e con che velocità, non mi ero neanche resa conto di essere arrivata.


- Quindi è vero, non volevi lasciarmi perché non mi amavi…- i suoi occhi erano fissi contro i miei- l’hai fatto per proteggermi.- e detto questo abbassò la testa.
- NON FARLO MAI PIU’!!!!- mi urlò contro iniziando a prendermi a pugni:- NON MI DEVI LASCIARE ALL’OSCURO, VOGLIO SCEGLIERE IO CIO’ CHE FARE DELLA MIA VITA, NON TU… e ti prego, ti prego, non abbandonarmi più- sussurrò sfinita appoggiando le mani sul mio petto e singhiozzando forte.
La strinsi forte, non l’avrei più lasciata andare, a costo di rischiare la mia esistenza.
- Quindi, non hai paura di me?- chiesi, la mia voce, per la prima volta da secoli, tremava per l’ansia.
- Ho più paura che tu mi lasci di nuovo sinceramente.
- Mai più Amore mio, mai più.- e così la baciai prima con delicatezza poi con sempre più bramosia anelando ogni suo sospiro.


Andammo in camera mia e restammo abbracciati tutto il giorno. Non avrei voluto lasciarlo mai più, ma tutto ciò di umano richiedeva una momentanea separazione. Alec mi parlò dell’essere vampiri, di tutto ciò che comportava, vantaggi e svantaggi, di come era bella l’eternità, ma anche di come poteva sembrare così buia e pesante da voler morire, di come il non dormire era una cosa utile, ma anche una condanna all’eterno pensare. Alec mi elencava la gloria e la rovina senza mai sbilanciare a suo favore uno dei due piatti. Non disse mai ciò che pensava, ma si limito ad elencare scientificamente i pro e i contro.
- Ma tu cosa desideri? Cosa vuoi che faccia?
Alec continuava ad accarezzarmi i capelli, un sorriso amaro solcò le sue labbra:- Non sai già la risposta, amore mio?
- Voglio che tu me lo dica.
- Voglio che tu sia mia per sempre, voglio passare l’eternità con te al mio fianco, voglio che in tutti gli attimi della mia esistenza io possa vederti, toccarti, baciarti, averti.
- E’ questo quello che volevo sapere. Alec fammi tua, donami l’immortalità, danna la mia anima, se questo è lo scotto da pagare per averti.

Quelle parole provocarono in me una gioia che nella mia intera esistenza, mortale ed immortale, non avevo mai provato.
Giulia prese tutte le sue cose, ma lasciò gli oggetti che per lei avevano il valore di ricordi, non poteva correre il rischio di guardare indietro. Scrisse poche righe a Sara ringraziandola  per tutto. Diceva che sarebbe partita per l’India in cerca di quella tranquillità che non aveva mai trovato. Chiese di riferire il suo licenziamento al proprietario dell’Antico Bar, si scusava del mancato avviso, ma era stata una decisione improvvisa. Scrisse che le sarebbe mancata e che avrebbe sempre avuto un posto d’onore nel suo cuore, per l’eternità.
Portai Giulia in una casa in campagna che avevo acquistato per ritirarmi ogni tanto, lì l’avrei trasformata ed avremmo aspettato il tempo necessario per renderla presentabile per Aro, Caius e Marcus.
Quella notte il mio veleno entrò nelle sue vene, quella notte lei fu mia per sempre, quella notte nacque una nuova Giulia.

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Capitolo 17
*** Reborn ***


ANGOLO AUTRICE: ultimo capitolo messo in tempo di record. Spero che la mia storia vi sia piaciuta. Vorrei davvero sapere cosa ne pensate ora che è completa.
BACI

I suoi baci mi facevano sentire speciale. Lui, era l’unico a potermi chiamare bella. Lui, e solo lui, mi faceva sentire donna, amata, forte, determinata. Tutto quello che avevo, con lui, aveva un senso, niente mi serviva, perché lui era lì. Forti le sue braccia, dolce il suo sorriso, lasciva la sua bocca supplicante solo di un mio bacio.
Le sua mani scendevano lungo la mia scollatura bramoso ed impaziente di toccare, di saggiare, di sfiorare.

Brividi percorrevano la mia schiena facendomi tendere tutti i muscoli. La sua bocca scendeva poco dopo le mani appoggiando le labbra tra i miei seni.
Le mie mani erano strette alle sue spalle conficcando le mie unghie sulla sua dura schiena.
- Dimmi che mi vuoi.- sussurrava roco al mio orecchio:- Dillo! Dillo…
Tutto ciò che usciva dalla mia bocca erano gemiti che cercavo invano di trattenere.
Le sue mani scesero sulle cosce, che già, da un po’, erano legate alla sua vita facendo scontrare i nostri bacini e facendomi sentire che ormai i suoi pantaloni erano troppo stretti. Spinsi indietro la sua testa portandomi leggermente al di sopra di lui:- Dimmelo tu, dimmi che mi vuoi, dimmi che vuoi farmi tua, ora!
- Ti voglio, ti voglio, ti voglio!
Alec mi attirò a sé stringendomi con tutta la sua forza.
Finalmente avevo saggiato i veri piaceri di fare l’amore, come mai avevo fatto. La forza, la violenza della passione erano piaceri che mandavano in visibilio la mia libido.

Fare l’amore con Giulia era la più potente sensazione che avessi mai provato. Niente era come il ritmo unico dei nostri corpi, i nostri sospiri e gemiti all’unisono, le nostre forze allacciate ed uguali.

Passai cinque giorni in quella casa vedendo Giulia torcersi dal dolore. Fu straziante per me la certezza della mia impotenza e l’incapacità di consolarla. Ma finita la trasformazione il mio dolce amore si risvegliò come da un lungo sonno. Niente nella sua mente e nel suo animo era cambiato. Parlava e ragionava seriamente e perfettamente, la brama di sangue che colpiva i novellini non la tangeva. Avrebbe tranquillamente passato tutto il tempo a reclamare il suo dominio su di me, se ogni tanto non le ricordavo dell’impellente bisogno di nutrirsi.
Trascorse due settimane la portai di fronte  ai miei signori sperando che il mio gesto fosse perdonato davanti all’atto compiuto. Ero certo che l’avrebbero accettata sicuramente visto che il mio amore aveva subito mostrato poteri eccezionali.


Dovevo presentarmi davanti ai signori di Alec che, sperando, sarebbero diventati anche i miei. Indossai un bellissimo abito di chiffon color borgogna che Alec mi aveva comprato. Era senza spalline e stretto sotto il seno così che le mie curve, che con la trasformazione si era modellate raggiungendo la perfezione, venivano risaltate.
- Non credi che sia troppo?- chiesi davanti allo specchio guardando il mio vampiro di riflesso.
- No. Direi che questo abito elogia la tua bellezza sconvolgente.
- Dici così solo perché vuoi portarmi  a letto.- lo stuzzicai.
Un sorrisetto divertito rese ancora più sensuali le sue labbra. Porto la sua mano sulla mia e risalì tutto il braccio, la spalla arrivando all’incavo del collo e, lì, puntò il suo sguardo su di me incendiando la mia passione:- E’ vero… e dopo questa sera non ci sarà scampo per te, sarai segregata nelle mie stanze e…- e si fermò lasciando la mia mente vagare per i meandri della lussuria aumentando il mio desiderio di saltargli al collo.
Alec non so come capì ciò che stavo pensando:- Non ora…
Misi il broncio, non riuscivo a trattenermi dal volergli saltare addosso, ora era mio, per sempre, era un mio diritto.
- Pensala così, prima andiamo, prima faremo ciò che vuoi.
Il pensiero di andare, allarmò il mio cervello: e se non piacessi? Se mi trovassero insignificante ed inutile?
I miei occhi ancora troppo umani trapelavano la mia paura.
- Tranquilla, amore mio, andrà tutto bene, te lo prometto.


Arrivati a palazzo, la nuova segretaria di turno, una biondina insipida, mi salutò maliziosa. Giulia se ne accorse e la fulminò, vedevo la sua voglia di staccarle la testa. La strinsi ancora di più a me posandole un leggero bacio sulla giugulare: adoravo il fatto che fosse così gelosa.
- Se quella deve essere eliminata è mia.
- Una volta dentro lo chiederai direttamente ad Aro.
- Non era una richiesta…- sentenziò lapidaria.


Entrammo in una stanza attraverso due enormi portoni.
( la seguente descrizione e ripresa da New moon, non potevo certo rovinare la precisa descrizione che la Meyer aveva fatto)
L'anticamera non era ampia. Si aprì quasi subito in una stanza cavernosa, illuminata, perfettamente circolare, come la torre di un castello... e forse proprio di una torre si trattava. A due piani da terra, le finestre alte e strette gettavano sottili rettangoli di luce sulla pavimentazione. Non c'era alcun tipo di illuminazione artificiale. L'unico arredo erano tante enormi sedie di legno, simili a troni, disposte irregolarmente lungo la curva della parete. Al centro del cerchio, leggermente incassato, c'era un altro tombino. Forse lo usavano per uscire, come quello che dava sulla strada.
La stanza non era vuota. Un capannello di persone era impegnato in conversazioni rilassate. Il mormorio delle loro voci basse e dolci attraversava l'aria gentile. Mentre li osservavo, una coppia di donne pallide con vestiti leggeri attraversò una chiazza di luce e la loro pelle, come un prisma, irradiò gocce di arcobaleno contro le pareti color terra di Siena.
Tutti quei volti deliziosi si voltarono verso di noi. La maggior parte di loro indossava pantaloni e camicie anonimi, indumenti che in strada sarebbero passati inosservati.
Due dei tre signori di Alec, che riconobbi poiché erano seduti sui troni, mi guardavano in passibili, mentre quello che sicuramente doveva essere Aro mi osservava curioso.
- Caro Alec, devi spiegarci molte cose…- disse quasi dolce.
Il mio vampiro si inginocchiò di fronte ai tre e a testa bassa disse:- So di aver sbagliato Aro, non dirvi niente di lei è inammissibile, ma era per proteggerla… ora, però, ve la porto perché spero che l’accettiate  nella nostra grande famiglia.- il suo tono era encomiastico, ma sapevo che stava solo usando il comportamento più consono.
“ ACCETTAMI, ACCETTAMI…” inviai il mio pensiero verso Aro.
Il vampiro sgranò gli occhi:- Straordinario!
Non capii bene cosa era successo.
- Alec non mi avevi detto del suo potere.
Potere? Quale potere?
- Quale dei due?- chiese sorridendo il mio amore.
Stava succedendo qualcosa di cui non mi stavo rendendo conto.
- Due poteri? Sensazionale… Alec potresti mostrami?- non era certo una domanda.
Il mio amore diede la mano ad Aro che con un’espressione estasiata e, allo stesso modo, perversa accarezzava la sua mano.
- Incredibile… Notevole… Davvero notevole.
Stavo iniziando ad innervosirmi.
“ QUALCUNO MI SPIEGHI COSA SUCCEDE!” urlai nella mia mente.
Tutti si girarono verso di me guardandomi come se fossero sottomessi.
- Aro sta leggendo la mente di Alec che gli sta mostrando i tuoi poteri e tutti i suoi ricordi.- disse un vampiro dai lunghi capelli neri. Mi aveva risposto come un automa, nessuna emozione, come se fosse un pupazzo.
Distolsi lo sguardo da quel gruppo.
- Davvero sorprendente…
- Hai visto Aro- disse soddisfatto Alec- ha controllato tutta la sala.
- Vi prego di spiegarmi.- chiesi con garbo.
- Perché Alec non le ha detto niente?- chiese Aro.
- Non ero certo di aver ben compreso le sue potenzialità così ho preferito tacere.
- Posso spiegare io?- chiese smanioso il suo signore.
Alec abbassò il capo in segno di sottomissione.
- Mia cara, sei davvero una vampira fuori dal comune. Alcuni vampiri, non tutti, sia ben chiaro, hanno dei poteri, ma tu ne hai addirittura due. La cosa migliore è che questi poteri sono veramente speciali e assai vantaggiosi. Con il tuo pensiero riesci a controllare la mente e il corpo della persona a cui lo indirizzi. Io ho sentito il tuo potere su di me, mi hai convinto ad accettarti, cosa che, dopo aver appreso il tuo potenziale e l’amore che il nostro Alec prova per te, era inutile, l’avevo già fatto.
Un sorriso di felicità e sollievo solcò le mie labbra
- E poi se mi sorridi in quel modo rischi seriamente di stregarmi.- sorrise gentile il vampiro.
Tutti ora avevano un’aria serena e compiacente.
- Benvenuta nella nostra famiglia. Ora potete andare.
Ero riuscita a farmi accettare, ora niente mi avrebbe più ostacolato nel passare la mia eternità con il mio amore.

I mesi passarono rapidi e spensierati. Giulia era riuscita a conquistare gli animi di tutti, compresa Jane, che ormai stravedeva per lei. Spesso dovevo strapparla dalle grinfie della mia sorellina per passare del tempo con lei.
- Alec non fare il bambino…- disse lei accarezzandomi i capelli. Eravamo sdraiati sul letto avvolti dalle pesanti coperte.
- Deve smetterla di rapirti. Tu sei MIA!- sbottai possessivo girandosi e affondando la testa sul suo ventre.
- Sì sei proprio un bimbo.
- Ah sì?!?!- chiesi ringhiando scherzosamente risalendo con le mani fino ai suoi seni.
- Sì un bimbo davvero birichino…- rise prendendo il mio volto e baciando mi con desiderio.
Uscimmo da quella stanza solo quando la fame distolse i nostri altri istinti famelici.


Un giorno, d’inverno, i nostri signori chiamarono tutto il corpo di guardia in assemblea. Parlarono un certo clan di vampiri vegetariani, non so come facevano, del Nord America. Erano troppo numerosi ed influenti, in più avevano creato una piccala mezza vampira. Non capii bene i motivi, ma sta di fatto, che dovevamo prepararci a partire, tutti.
Qualche mese dopo era il giorno della partenza Alec mi strinse forte a sé. Molto probabilmente avremmo combattuto o forse no, ma sta di fatto che avevo una voglia matta di provare il mio potere.

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