Amore a parole mie di Lunastorta92 (/viewuser.php?uid=12640)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fase 1: l'Incontro ***
Capitolo 2: *** Fase 2: la Conoscenza ***
Capitolo 3: *** Fase 3: il Primo Appuntamento ***
Capitolo 4: *** Fase 4: la Telefonata ***
Capitolo 5: *** Fase 5: il Silenzio Imbarazzante ***
Capitolo 1 *** Fase 1: l'Incontro ***
CAPITOLO 1.
Amore. Il più bello dei sentimenti, la
più intensa delle sensazioni.
Amare e essere amati.
Amore è tenere ad una persona più che a qualunque
altra cosa, Amore è sentirsi bene con se stessi e con gli
altri, Amore è sentirsi liberi, Amore è sentirsi
felici, Amore è svegliarsi la mattina con lui e
addormentarsi con lui.
L'Amore ti fa sentire più bella, più sicura; ti
fa sentire unica, ti fa camminare sollevata da terra, ti fa dimenticare
le cose spiacevoli, ti fa sorridere... Ma anche piangere.
Qualcuno, una volta, disse che amare e essere amati è vedere
sempre il Sole.
Altri sostengono che amare sia solo una perdita di tempo.
Ma voi come vi sentireste, a sapere che su sei miliardi di persone
proprio LUI ha scelto di trascorrere una parte della sua vita proprio
con TE?
Lusingate, forse.
Ed è quello che è successo a me, e ve lo voglio
raccontare. Vorrei che attraverso la mia storia, la storia di Andy
Steed, voi riusciste a farvi la vostra idea personale di amore.
Insomma, lo faccio per aiutarvi.
Badate bene: sto parlando di amore vero, quello sincero, quello in cui
si crede davvero.
Altrimenti, l'Amore è tutta una dannata fregatura...
***
L'incontro fra due
personalità è come l'incontro fra due sostanze
chimiche: se c'è qualche reazione, entrambe si trasformano.
Ho sempre
odiato risistemare l'archivio, ma una volta ogni due settimane sono
costretta a farlo, fa parte del mio lavoro.
Faccio la bibliotecaria a tempo pieno, in una piccola e vecchia
biblioteca di Londra.
La cosa che mi consola è sapere che non sono quel tipo di
bibliotecaria vecchia e racchia, una di quelle con le rughe, gli occhi
piccoli e che arricciano le labbra quando vedono i bambini.
Nel complesso non sono male: ventisette anni, statura media, capelli
lisci e neri, occhi azzurri cerulei, la carnagione chiarissima in
qualsiasi stagione dell'anno, un fisico normale, forse non tanto
atletico.
E senza un fidanzato da quattordici mesi, sessantasei giorni e quindici
ore. Sì, è passato più di un anno da
quando è finita la mia ultima storia.
Un vero disastro.
La mia migliore amica Wendy dice che è a causa del mio
lavoro che non riesco a trovare un uomo, forse è vero...
Guardatemi ora: sono quasi le sette e oggi è sabato, invece
di essere a casa a prepararmi per uscire mi trovo in un polveroso
archivio a catalogare libri scritti il secolo scorso.
Questo è il trentaduesimo sabato sera che trascorro in
solitudine. Non il primo e di certo, non l'ultimo.
Niente potrebbe spezzare questo noioso equilibrio, soprattutto
perché mi trovo nell'archivio di una biblioteca,
è quasi orario di chiusura e sono l'unica anima viva
nell'edificio.
-Mi scusi...-
Oddio! E' questo chi è? Cosa ci fa qui? E come diavolo ha
fatto a trovarmi?
Ora mi sente: fuori dalla porta c'è scritto a lettere
cubitali che fra dieci minuti la biblioteca chiude. E perché
vuole un libro il sabato sera?
Mi volto verso questa persona, infastidita, pronta per dirgliene
quattro.
-Ma cos...?- non faccio nemmeno a tempo a finire la frase che mi
blocco, con la bocca semi-aperta.
Di certo non è il primo uomo che vedo, ma è
così...
-So che state per chiudere, ma avrei un disperato bisogno di un libro.-
continua lui, con un tono di voce quasi supplichevole.
-Posso solo immaginare quanto sia urgente!- esclamo, sarcastica e
irritata.
E' triste ammetterlo, ma mi sento davvero stupida: non riesco a
guardarlo in faccia, non ci riesco, è più forte
di me; oserei dire che sono quasi imbarazzata.
Lui è lì, impalato, che mi fissa con quei suoi
occhi azzurro cielo, con quell'aria da cane bastonato, con i capelli
biondo scuro umidi di pioggia.
-Le ruberò pochissimo tempo...- aggiunge, accennando a un
piccolo sorriso.
-In realtà, starei per chiudere.- ribatto, mentre sistemo
alcuni consunti libri in ordine alfabetico.
-La prego...- mormora, a denti stretti, puntandomi addosso quegli occhi
chiarissimi.
-E va bene!- acconsento, ormai esasperata -Mi dica cosa le serve...-
-Storie,
Erodoto.- mi risponde.
Mi rifiuto di crederci. Questo sconosciuto è venuto di
sabato sera, perché aveva un disperato bisogno di uno
storico vecchio di millenni!
E' assurdo, credo che quest'uomo sia pazzo.
-Attenda un attimo qui.- faccio io, uscendo dalla stanza dedicata
all'Archivio e dirigendomi nel reparto di Storia Antica.
Mentre cammino, scuoto la testa, con disappunto.
-Ecco a lei.- dico, per nulla cortese, porgendo all'uomo alcuni pesanti
volumi.
-La ringrazio davvero tanto!- esclama lui, sinceramente.
Il rumore della pioggia che batte sui vetri si sente in modo distinto,
così come il rombo di alcuni tuoni.
-Potrei rimanere qui a consultarlo? Sono venuto a piedi e...- mormora
ancora lui, timidamente, forse perché teme una mia reazione.
-Io ho del lavoro da sbrigare, e dovrei chiudere.- protesto, sbuffando.
-E' questione di poco tempo, non le creerò alcun
fastidio...- inizia lui, lo interrompo e faccio cenno di sì
con la testa.
Lo sconosciuto esce dalla stanza, e si siede ad uno dei tavoli
illuminanti dalla fioca luce delle lampade; sono nuovamente sola,
nell'archivio.
Non mi piace dover lavorare in presenza di altre persone.
Benché lo sconosciuto non faccia alcun rumore, mi sento
osservata, e questa non è un delle mie sensazioni preferite.
Tutta questa situazione è parecchio insolita: sono in un
archivio buio e polveroso, fuori piove a dirotto, e nella stanza
accanto c'è un uomo che non ho mai visto che legge Erodoto!
E se fosse un killer? Un pazzo? Un maniaco?
Nel tornare nella stanza passo davanti ad uno specchio, mi accorgo di
essere un mostro: il viso impolverato, le gote rosse, la fronte sudata,
i capelli spettinati.
Non me la sento di farmi vedere da lui; non lo conosco, questo
è vero, ma è così... Non riesco
nemmeno a descriverlo.
Affascinante.
Decido di rimanere in Archivio, seduta su una pila di libri; come se
fossi una ragazzina che si vergogna di farsi vedere dal ragazzo
più bello della scuola.
Sono le nove e lui è ancora seduto lì, non si
è mosso, non ha fatto una parola, temo anche che abbia
smesso di respirare.
Sfoglia solo quelle stramaledette pagine, e io sono ancora bloccata in
Archivio.
Un rumore mi fa sobbalzare dalla mia posizione in bilico sulla pila di
libri; guardo l'orologio, manca un quarto a mezzanotte.
Santo Cielo mi sono addormentata!
Veloce come una furia mi fiondo nella Biblioteca, ma lui ormai non
c'è più. Ha lasciato la luce accesa e il libro di
Erodoto aperto alla pagina dove probabilmente era arrivato.
Ho fatto davvero una figuraccia!
Ora è meglio che torni a casa, e che non pensi
più allo sconosciuto...
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Capitolo 2 *** Fase 2: la Conoscenza ***
CAPITOLO 2.
Senza un nome, senza
parole...
Giuro che ci ho provato.
Ho provato a non pensare più allo sconosciuto, ma non ce
l'ho fatta.
Sono passate due settimane dalla prima volta che si è
presentato in Biblioteca, con i capelli bagnati, chiedendomi di poter
leggere Erodoto.
E da quel giorno lui è venuto qui tutte le sere, proprio
qualche minuto prima che io chiudessi, e tutte le sere mi ha chiesto di
poter leggere quel dannatissimo libro.
E tutte le sere io ho risposto di sì, che avrebbe potuto.
Con un sorriso si sedeva al solito tavolo, leggendo fino a tarda notte;
e io lì, alla mia scrivania, ad osservarlo.
In tutti questi giorni non ci siamo mai rivolti la parola, a parte
qualche breve cenno di saluto.
Ma non riesco comunque a fare a meno di passare delle ore stando ferma,
ad osservarlo mentre sfoglia distrattamente le pagine, mentre prende
appunti.
Mi sembra quasi di conoscerlo, conosco ogni suo piccolo gesto, ogni sua
piccola abitudine.
Eccolo, che si gratta distrattamente la guancia, che sbuffa, che si
massaggia le tempie...
Sono nuovamente qui, a risistemare l'Archivio; e oggi è
sempre sabato sera.
Lui è di là, insieme al suo libro, ma non mi
rendo nemmeno conto della sua presenza.
-Buonasera. Io...-
I libri che ho in mano mi cadono a terra per lo spavento.
-Mi scusi...- replica lo sconosciuto, apparentemente divertito,
piegandosi per raccogliere i libri. -Ecco a lei.-
-Grazie.- mormoro, imbarazzata, spostandomi una ciocca di capelli scuri
dal viso.
Vorrei domandargli per quale motivo è sempre tornato qui,
visto che non mi sono nemmeno comportata in modo gentile.
-Cosa vuole?- dico io, dopo qualche secondo, piuttosto seccata.
-Ehm... Avrei bisogno di tutti i libri di storia antica che avete!- mi
risponde, forse un po' imbarazzato.
-Una richiesta veramente semplice!- ribatto, sarcastica -I libri
saranno quasi cento!-
-Perfetto!- esclama -Più ne riesco a consultare, meglio
è!- continua, come se la mia scortesia non lo scalfisse
nemmeno.
-Mi segua...- replico, uscendo dall'Archivio con lo sconosciuto al
seguito.
Arriviamo davanti agli scaffali dedicati alla Storia, sono i
più polverosi, i meno curati e i meno frequentati di tutta
la Biblioteca.
Senza che lo sconosciuto mi dica niente, comincio a tirare fuori dallo
scaffale i libri che mi sembrano i più attinenti alla sua
richiesta, e glieli poggio fra le mani.
Lui si limita a guardare prima me, poi i libri, poi ancora me; con gli
occhi illuminati, come se fosse un bimbo felice.
-Ecco fatto...- esclamò stancamente, dopo aver dato allo
sconosciuto il quarantasettesimo libro.
-La ringrazio, davvero tanto!- replica lui, con quella sua voce
profonda e lievemente roca.
Mi volto senza nemmeno rispondere, tornando al mio Archivio,
infastidita.
Davvero, tutto questo è assurdo, puramente assurdo!
Quell'uomo mi farà impazzire: prima si presenta qui a
chiedere di Erodoto e mi occupa la Biblioteca almeno fino a mezzanotte;
poi, quando ha finito con Erodoto, mi domanda di procurargli tutti i
libri di Storia Antica presenti in Biblioteca!
Ho parlato di lui alla mia amica Wendy, l'altro giorno, per telefono; e
lei sostiene che sia completamente folle oppure che venga qui non solo
per i libri.
Io la trovo un'ipotesi improbabile, la seconda.
E' mezzanotte passata, e sono ancora nel solito stanzino polveroso, in
attesa che lo sconosciuto decida di andarsene.
Stanca di aspettare, mi alzo in piedi, esco dall'Archivio e mi avvicino
a lui:
-Penso che un giorno mi dovrà dire a cosa le serve una
quantità così spropositata di libri!- esclamo,
una volta accanto al tavolo a cui lui è seduto.
Alza la testa e mi rivolge un sorriso distratto:
-Lavoro.- è la sua semplice risposta, nulla di
più.
-Lei non parla molto, eh?- continuo io, allontanandomi di qualche passo
e risistemando alcuni libri.
-Già.- risponde, lanciandomi un'occhiata divertita e
tornando al suo libro.
-Penso che sia il caso che se ne vada... Dovrei chiudere!- ribatto,
ancora più seccata di prima.
-Mi lasci ancora qualche minuto, è importante!- si
giustifica lui, supplichevole.
-Solo la sua vita è importante?! Io vorrei tornarmene a
casa!- replico, furente.
-Sono uno storico, lavoro in un Museo e sono docente
all'Università, ho bisogno di fare alcune ricerche. Glielo
chiedo per piacere.- mi risponde, pacatamente.
Non riesco a ribattere, non riesco a rispondere in modo sarcastico, non
riesco a fare niente e basta; sono ferma, immobile, a fissarlo negli
occhi.
-E comunque, io sono Graham.- aggiunge, tendendomi la mano e
sorridendomi con quel suo modo gentile.
-Piacere, Andy.- gli stringo la mano, perplessa; lui torna al suo libro.
Con un impercettibile sbuffo e scuotendo la testa in modo divertito, me
ne torno alla mia postazione preferita per osservarlo: seduta alla mia
scrivania, dietro il bancone, in parte nascosta dallo schermo di un
computer.
L'unica luce accesa a quest'ora è una delle piccole lampade
dalla luce giallastra posata sul tavolo, quello a cui è
seduto lo sconosciuto.
Graham.
Ora è l'una e mezza, ho la testa appoggiata alla mano, gli
occhi semi-chiusi, ho bevuto una decina di caffè e lui
è ancora qui. Si vede che anche lui è parecchio
stanco, lo si vede da come sbadiglia sempre più spesso, i
suoi occhi azzurrissimi sono arrossati per la troppa lettura, quasi
fatica a voltare le pagine.
-Avrei dovuto chiudere circa sei ore fa!- esclamo, rompendo il
silenzio, la mia voce sembra farlo sobbalzare.
-Direi che è il caso che se ne vada...- aggiungo,
stiracchiandomi e avvicinandomi a lui.
-Suppongo che lei abbia ragione.- replica lui, sempre sorridendomi,
alzandosi in piedi. -Non so davvero come ringraziarla, Andy.-
-Ma non è il caso che mi ringrazi! Mi ha fatto solo perdere
qualche ora di sonno e mi ha fatto ribaltare tutto il reparto di Storia
Antica!- ribatto io, con evidente sarcasmo; lui ride.
-E' sempre qui in Biblioteca, lei?- mi domanda, imperturbabile.
-Sempre. Tranne il mercoledì.- rispondo, accigliandomi.
-Mi risponderebbe ancora in modo sarcastico se le chiedessi di uscire
con me, mercoledì sera?-
-No... C...Credo di no.- rispondo, spiazzata.
X lemonade:
Ti ringrazio, non pensavo che qualcuno recensisse così in
fretta il primo capitolo! O__o Spero che la storia continui a piacerti!
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Capitolo 3 *** Fase 3: il Primo Appuntamento ***
CAPITOLO 3.
Avere paura dell'amore
è avere paura della vita; e chi ha paura della vita
è come se fosse morto per tre parti...
-E lui, com'è?-
-Te l'ho già detto, Wendy!- ribatto, infastidita.
-Tu mi hai solo detto che è completamente pazzo. Io voglio
sapere i particolari! E' bello, almeno?-
Alzo gli occhi al cielo, imbarazzata e divertita, sbuffando:
-Molto bello.- rispondo semplicemente.
-I particolari, i particolari!- mi rimprovera Wendy, mentre inizia a
frugare nel cassetto degli smalti.
-Beh... E' alto, atletico, con due grandi occhi azzurri e...- non
faccio a tempo a finire la frase che Wendy mi interrompe, agitando la
mano.
-E poi mi vieni a dire che non sei ancora emotivamente coinvolta!-
esclama, mentre sul suo viso compare un sorrisetto malizioso.
-Ed è la verità!- mi giustifico, mentre mi sento
arrossire.
-Certo, certo...- ribatte la mia migliore amica, con ironia, mentre si
alza diretta verso la cucina.
E' vero, io non sono coinvolta!
Io non credo nell'Amore, tutto quello che viene detto a riguardo
è una gran balla; l'Amore non è mai sincero,
l'Amore non dura mai per sempre...
Due persone si conoscono, si amano, e quando sono stanche l'uno
dell'altra si lasciano.
Wendy torna nella stanza, porgendomi una delle due tazze di
thè che ha in mano:
-Non trovi estremamente romantico, il modo in cui vi siete conosciuti?-
mi domanda, con sguardo sognante.
Prima di rispondere mi porto la tazza alle labbra:
-No. So solo che ho perso un sacco di ore che avrei potuto impiegare a
dormire!-
-Magari da stasera dormirai con lui!- ribatte Wendy, divertita.
-Per favore, Wendy!- esclamo, scandendo bene le parole, -E' il primo
appuntamento, non faremo sesso. E' la regola!-
-Sempre con queste regole!- sbuffa la mia amica -Non si sa mai, no?-
aggiunge, ammiccando.
-Io e lui non faremo sesso.- ripeto, più per convincere me
stessa che Wendy.
-Tu non farti la ceretta alle gambe, però...- mi consiglia
lei.
-Come, scusa?-
-Per sicurezza, no?-
Wendy si alza nuovamente, dirigendosi verso la piccola stanza adiacente
alla mia camera da letto, quella dedicata al guardaroba:
-Casta e semplice oppure sexy e provocante?!- urla la mia migliore
amica, cominciando a scegliere qualche vestito.
Sono seduta su un taxi, il classico Cab londinese, e accanto a me
c'è Graham.
La stretta vicinanza con lui mi provoca uno strano nervosismo, e un
senso di inadeguatezza; lui non ha ancora detto una parola, si
è limitato solamente a rivolgermi dei fugaci sorrisi.
Arriviamo in un ristorante che non conosco, lui mi apre la portiera e
mi aiuta ad uscire dal taxi; successivamente entriamo nel locale.
E se non fossi abbastanza elegante? E se lui dovesse trovarmi poco
interessante? E se in questo ristorante ci fosse solo il Sushi?
Una volta entrata, tutte le mie preoccupazioni si placano. Graham ha
scelto un posto davvero carino: non troppo affollato, elegante ma allo
stesso tempo informale.
Un cameriere ci porta al nostro tavolo e Graham mi fa sedere:
-E' davvero un bel posto, non c'ero mai stata prima d'ora...- esordisco
io, guardandomi intorno.
-Bene, sono contento che le piaccia.- ribatte lui, con un sorriso.
-Forse è il caso di cominciare a darci del tu!- esclamo,
ridendo.
-Immagino che tu abbia ragione, Andy!-
Sentire il mio nome pronunciato da lui mi provoca una strana
sensazione, mi sento avvampare.
-Tutto bene?- mi domanda lui, piegando leggermente la testa di lato, e
osservandomi forse un po' impensierito.
-Certo. T...Tutto bene...- rispondo, abbassando lo sguardo e sentendomi
ancora più imbarazzata.
La serata procede piuttosto in fretta, fra un silenzio imbarazzato e un
altro.
-Come va con il lavoro?- mi ritrovo a domandargli, dandomi della
stupida dopo essermi accorta di quello che gli ho appena chiesto.
-Un po' a rilento...- mi risponde, con una scrollata di spalle, -Ma
penso che dovrei venire in Biblioteca più spesso.- aggiunge,
sorridendomi.
-E chi ti dice che le prossime volte ti farò rimanere nella mia Biblioteca fino
a notte fonda?- ribatto, ricambiando il sorriso.
-Ho questa sensazione, Andy...- sussurra, prima di scoppiare a ridere.
Ancora un volta il mio nome, ancora quella strana sensazione; non mi
sentivo così da parecchio tempo, forse da quando mi sono
lasciata con James, il mio ex-fidanzato.
Ancora non conosco bene Graham, ma dentro di me nutro la speranza che
con lui possa accadere qualcosa, che magari questa volta
finirà meglio.
Dopo qualche istante riprendo il controllo: le mie sono solo le assurde
fantasie di una donna sciocca, di un' illusa.
Graham non è diverso dagli altri, non è diverso
da James, anche lui mi farebbe soffrire.
Anche lui...
Non mi accorgo del tempo che passiamo in assoluto
silenzio, lui mi sta osservando stranito, e forse anche un po' teso.
-Senti, Andy... Io...- non finisce la frase che viene interrotto dallo
squillo del suo cellulare.
Mi fa cenno di scusarlo, muove le labbra dicendomi che farà
più in fretta possibile, si allontana.
Rimango nuovamente da sola con i miei pensieri, forse un po' delusa dal
suo comportamento; ma d'altronde, sarà una telefonata di
lavoro.
Sarà qualcosa di molto importante. Più importante
di me...
Torna dopo solo un paio di minuti, l'aria colpevole, mormora alcune
scuse, tornando a sedersi:
-Sono davvero dispiaciuto...-
-Sta tranquillo, non importa.- mento io, sorridendo.
Lo sapevo, sono davvero una stupida! Mi sono bastati un paio di sorrisi
e un invito a cena per illudermi che sarebbe andato tutto per il meglio.
-Riaccompagnami a casa...- mormoro, freddamente; lui fa cenno di
sì col capo, palesemente dispiaciuto.
Ci troviamo per la seconda volta seduti uno accanto all'altra, a bordo
di un taxi.
C'è una sorta di imbarazzo palpabile nell'aria, e lui
continua ad ostentare un'aria colpevole.
Arriviamo davanti a casa mia, sempre in silenzio, saliamo velocemente i
gradini e ci troviamo accanto alla porta, difronte.
Lo guardo negli occhi per qualche istante, hanno assunto un'espressione
malinconica.
-Farei meglio ad entrare...- mormoro, tirando fuori le chiavi dalla
borsa e indicando la porta con la mano.
E' questione di qualche attimo e la mano affusolata di Graham sta
stringendo delicatamente il mio polso; fermandomi.
-Mi dispiace...- sussurra, scuotendo la testa, come per scusarsi.
Non riesco nemmeno a ribattere, che lui mi si avvicina, titubante.
Chiudo gli occhi, e Graham mi bacia dolcemente a fior di labbra.
Velocemente si allontana, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato:
-Buona notte, Andy...-
X obsession:
Ti capisco, anch'io ad una certa ora non riesco a formulare frasi di
senso compiuto. ^_^ Sono contenta che la storia di piaccia, e spero lo
stesso per quest'ultimo capitolo. Ti ringrazio.
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Capitolo 4 *** Fase 4: la Telefonata ***
CAPITOLO 4.
Mi ricordo ancora di
quando l'aria era pulita e la gente non dipendeva dal telefono...
-Che cosa hai fatto?!?-
Wendy mi sta puntando addosso quei suoi grandi occhi neri, incredula.
-Te l'ho detto...- esordisco, imbarazzata -Mi sono fatta portare a casa
prima che arrivassimo al dessert!-
-Tu e le tue stupide idee sull'amore!- esclama nuovamente la mia
migliore amica, scuotendo la testa.
Ancora una volta Wendy ha ragione, forse la mia idea sull'amore
è troppo razionale e ragionata.
-Non puoi ancora stare male a causa di James!- aggiunge lei, sbuffando.
Già, James... Ho tentato di dimenticarlo, ma spesso mi torna
in mente.
James ed io ci siamo conosciuti grazie ad alcuni amici comuni, e dopo
un inizio un po' incerto ci siamo innamorati.
Sì, innamorati. Nel vero senso della parola. Legati da
qualcosa di speciale, da qualcosa di indissolubile.
O almeno, io credevo che fosse così.
Siamo rimasti insieme per tre lunghi anni, e ci saremmo dovuti sposare.
Ma poco più di un anno fa, James ha preso una sbandata per
una sua avvenente collega e mi ha lasciata, così su due
piedi, meno di un mese prima del matrimonio.
E da quel giorno ho smesso di credere all'amore...
Wendy interrompe i miei pensieri, avvicinandosi:
-Dovrei telefonargli?- le domando, mordendomi il labbro inferiore.
-Scordatelo!- esclama lei, quasi inorridita. -E' lui che ti deve
telefonare!-
-E se non dovesse farlo?- chiedo ancora, agitata.
-Vuol dire che ha lasciato perdere!- mi risponde, ostentando un'aria da
esperta.
-Lasciato perdere?- ripeto, tormentandomi il labbro.
-Se non erro sei tu quella che si è comportata da immensa stronza!-
ribatte lei, lanciandomi un'occhiata di rimprovero.
-Ho sbagliato, vero?-
-Oh, sì. Oh, sì Andy!-
Telefonargli o non telefonargli? Questo è il dilemma...
Sono qui, seduta alla scrivania dietro il bancone della Biblioteca;
osservo smaniosa il telefono mentre tamburello nervosamente con le dita.
Vorrei tanto sentire la sua voce, solo per potermi scusare, solo per
potergli dire che è tutta colpa mia, che sono una sciocca e
una povera illusa.
Vorrei solamente che lui fosse qui, seduto a quel tavolo là
in fondo, vorrei poterlo osservare mentre legge tutti quei suoi libri,
osservare ogni suo piccolo gesto.
Senza nemmeno accorgermi di ciò che sto facendo, prendo in
mano la cornetta del telefono e compongo velocemente il suo numero:
-Pronto?- risponde, con la solita voce tranquilla.
Riattacco immediatamente.
Stupida. Stupida. Stupida. Non avresti dovuto farlo, l'ha detto pure
Wendy! E' l'uomo che deve telefonare! Anche se sono certa che dopo la
disastrosa serata al ristorante, Graham abbia abbandonato tutte le sue
speranze.
Trascorro tre lunghe ore a tamburellare le dita sul tavolo, a mordermi
il labbro e a risistemare i file sul computer; questo è
quello che tutti definiscono nervosismo.
Poco più tardi guardo l'orologio, prendo il cappotto e mi
alzo in piedi, pronta per tornare a casa; ma è proprio in
quel momento che sento che qualcuno è appena entrato in
Biblioteca:
-Stiamo chiudendo, torni domani!- esclamo, con i soliti modi poco
cortesi.
-La Bibliotecaria che lavora qui, di solito mi permette di rimanere
fino a tardi...-
Davanti a me c'è Graham, il sorriso sul volto sottile, lo
sguardo divertito, le braccia incrociate.
-Cosa... Cosa ci fai qui?- borbotto io, sorpresa, spostandomi una
ciocca di capelli scuri dal viso.
-Viviamo nel 2000, Andy!- esclama lui, guardandomi dritta con quei suoi
occhi azzurri dall'aria malinconica. -Il numero della Biblioteca
è apparso sul display del mio telefono!-
Oh. Merda.
-Mi hai chiamato, no?- continua lui, sempre più divertito
dal mio imbarazzo.
-In realtà sì...- ammetto io, guardando a terra.
-Ma avevo sbagliato numero!- aggiungo, mentendo spudoratamente.
-Certo, è quello che ho pensato pure io.- replica lui,
scuotendo la testa, ironico.
-Non mi credi?- lo rimbecco io, lanciandogli un'occhiataccia.
-No.- la sua risata bassa suona strana nel silenzio della Biblioteca.
-E va bene: ti ho telefonato!- esclamo, esasperata e imbarazzata.
-Me ne ero accorto. Me ne sfugge il motivo, però...-
continua lui, mentre sul suo viso si dipinge un ghigno che ha qualcosa
di sadico.
-Volevo chiederti scusa, per il modo in cui mi sono comportata ieri
sera...- mormoro, mordendomi il labbro.
-Non c'è motivo per scusarsi, Andy!- ribatte lui, facendosi
più dolce. -Mi dispiace di essere stato scortese, e per
rimediare ho fatto una cosa che nessun Buon Londinese dovrebbe mai
fare.- mi spiega, divertito.
-E sarebbe?- domando, incuriosita.
-Ho buttato il mio cellulare nel Tamigi!- esclama lui, soddisfatto.
-Ma sei matto?!? Insomma, perché l'hai fatto?- gli chiedo,
incredula.
-Così, semmai usciremo insieme un'altra volta, nessuno
potrà interrompere la serata.- mi risponde, passandosi una
mano fra i capelli biondo scuro.
-E chi ti dice che ci sarà un'altra volta?- ribatto io,
guardandolo divertita e avvicinandomi.
-Una sensazione, più che altro...- risponde lui, alzando gli
occhi al cielo.
-Vuoi fare una prova, Graham?- gli domando, ironica.
-Vuole uscire a cena con me, mercoledì prossimo, signorina
Steed?-
-Le concederò un'altra possibilità, signor Lewes!-
Graham mi sorride, radioso; mi dà un lieve bacio all'angolo
della bocca e senza altre parole esce dalla Biblioteca...
Scusate se ho impiegato
un pochino più del solito ad aggiornare, ma la scuola, la
musica e gli allenamenti mi hanno tenuto un po' impegnata.
Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento.
Ringrazio miyu90
e obsession
per i complimenti!
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Capitolo 5 *** Fase 5: il Silenzio Imbarazzante ***
CAPITOLO 5.
Eppure c'è qualcosa in lui che non mi convince affatto.
Sarà che è il primo uomo che da... ehm... anni,
forse, mi chiede di aver una seconda possibilità di uscire
con me. Solitamente sono io quella che si mette davanti a qualche
povero malcapitato e lo prega in ginocchio di uscire a cena un'altra
volta.
Tanto per la cronaca, hanno sempre detto che mi avrebbero chiamato.
Qualcuno l'ha mai fatto? Certo che no.
Fattosta che Graham verrà a prendermi a momenti, e sono
estremamente agitata. Ho bisogno di Wendy.
Mi precipito nel salotto, rischiando di cadere più volte
(chi se lo ricordava che queste scarpe avessero il tacco
così alto) e affero il telefono, con fare assatanato:
-Wendy!-
-Che vuoi?- mi domanda, scorbutica.
-Sono in crisi!- ribatto, sperando ardentemente che la mia affermazione
la faccia preoccupare un po'.
-Non è certo una novità, Andy.- mi risponde,
impassibile -Che c'è che ti turba, oggi?- mi domanda,
con quel suo fare da psicologa che mi irrita tantissimo.
-Graham non mi convince...- inizio a spiegarle, fingendo di non
accorgermi del suo tono annoiato.
-Neppure questa è una novità. Te l'avevo detto
che quel tipo non mi convinceva affatto, forse è anche gay.-
ipotizza la mia migliore amica, con una voce tra il pensieroso e il
divertito.
-Lui non è gay!- esclamò, scuotendo la testa, ma
tanto lei non mi può vedere.
-Certo, avevi detto la stessa cosa anche di... come si chiamava? Eric?
Eri convintissima di piacergli, finchè non ti ha presentato
il suo ragazzo!- mi risponde lei. Ho sempre odiato il fatto che Wendy
si ricordi di tutti gli uomini che ho frequentato.
-Lascia perdere Eric e dammi uno dei tuoi formidabili consigli!- la
imploro io, continuando a guardare l'orologio appeso al muro.
-Per una volta non mi immischio nelle tue faccende... Stai attenta,
quel tipo non mi piace per niente!- e detto questo, riattaca, senza
lasciarmi possibilità di replica.
Sapete cosa faccio? Ora telefono a Graham e gli dico che dobbiamo
rimandare!
Faccio per comporre il numero, ma suona il campanello, facendomi
sobbalzare. Lui è già qui!
Rassegnata, preoccupata e vagamente depressa, scendo le scale e apro la
porta di casa: me lo ritrovo davanti, vicino ai bassi scalini
dell'ingresso, che mi guarda con i suoi occhi azzurri da cane bastonato
e un affascinantissimo sorriso sbieco disegnato sulle labbra.
No, lasciate perdere la parte sul suo sorriso... Non ha niente di
affascinante, è solo un semplice, normalissimo sorriso.
E Graham è uno qualunque.
Sono coinvolta? Mi sembra di no.
-Ciao.- mi saluta lui, semplicemente; poi, aspettando che io scenda i
quattro scalini che mi servono per raggiungerlo, mi conduce alla
macchina, mi apre la portiera e mi fa salire a bordo.
Stop, freniamo un secondo. Dove sono tutti i "Ma come stai bene stasera,
Andy!"? E i "Ti trovo particolarmente in
forma."?
Insomma, nemmeno un complimento? Eppure mi sembrava di essere carina.
Va avanti così per tutto il viaggio, nemmeno una parola,
guida e non dice niete.
Che ha che non va? E' imbarazzato? Nemmeno lui ha molta voglia di
uscire? E' semplicemente strano?
Perchè quest'uomo è stato privato del dono della
parola?
Il tragitto da casa mia al ristorante è lungo e teso, ho le
mani sudaticcie, e ho continuando a mordermi il labbro inferiore,
probabilmente compromettendo tutto il tempo che ho impiegato per avere
un Trucco da Star come
spiegava quella rivista da quattro soldi che ho acquistato stamattina.
Appena giunti a destinazione inizio a guardarmi nervosamente intorno:
non conosco questo ristorate, è tranquillo, piccolo ed
elegante, ai tavoli sono sedute quasi ed esclusivamente delle coppie,
che chiacchierano tra di loro pacatamente, senza disturbare la
tranquillità del locale.
Mi piace.
Il cameriere ci assegna un piccolo tavolino rotondo vicino ad una delle
grosse finestre che danno sulla piazzola vicino al ristorante; il
marciapiede e alcune panchine sono fiocamente illuminate dalla luce
tremolante di qualche lampione.
Dopo avermi fatto accomodare, Graham si siede di fronte a me, intreccia
le dita delle mani e le mette sotto il mento, appoggiando i gomiti al
tavolo.
E mi guarda.
-Ehm... Carino, qui...- mormoro io, come sempre sperando di poter
iniziare un discorso.
-Già...- mi risponde lui, annuendo.
E cala di nuovo il silenzio.
Ordiniamo da mangiare e la cena va avanti allo stesso identico modo,
con qualche triste e breve scambio di battute.
Nessuno dei miei appuntamenti è mai stato così
deprimente, imbarazzante e sottotono di questo.
Eppure, starei qui a fissare Graham per altre tre ore. C'è
un qualcosa in quel suo sorriso un po' timido ma allo stesso tampo
così affascinante, che mi fa sciogliere.
Ma lo ripeto: io non sono minimamente coinvolta!
-Vogliamo andare?- mi domanda lui, all'improvviso, forse notando che
continuo a guardare l'orologio, e che ormai il mio dolce è
finito.
-Certamente...- rispondo io, alzandomi in piedi e infilandomi il
cappotto.
Graham paga il conto e usciamo dal locale.
Mi aspettavo qualcosa come un gesto inatteso, strano, che mi portasse
in un posto carino, che mi dicesse qualcosa di romantico; e invece, si
avvia verso il parcheggio e risaliamo in macchina.
Il viaggio di ritorno è esattamente uguale a quello di
andata, l'unica differenza è che per ingannare il tempo ho
cominciato a tamburellare con le dita sulla mia borsa, che tengo in
grembo.
E così arriviamo davanti alla porta di casa mia, lui mi
guarda, le labbra dischiuse nel solito sorriso e io che gioco
nervosamente con le chiavi.
-Ti... Ti ringrazio per la bella serata, Graham...- mormoro, mentendo
un pochino.
-Grazie a te, scusa se non sono molto, come dire... Di compagnia...- mi
risponde, scrollando le spalle, con aria colpevole.
-Non... Non importa...- gli rispondo, sorridendogli appena.
E accade tutto in un istante, senza che io riesca a capire realmente
cosa stia succedendo... Graham ha poggiato le sue labbra sulle mie e mi
sta baciando, con lentezza quasi esasperante.
-Vuoi salire?- gli domando, con voce roca, allontanandomi di pochi
millimetri da lui.
Lui fa cenno di sì con la testa, ma sembra stupito dalla mia
proposta. Forse anche lui si è reso conto che la serata
è stata piuttosto uno schifo.
Saliamo le scale mano nella mano, veloci, baciandoci ogni tanto,
ridacchiando come due ragazzini finchè non arriviamo davanti
alla porta del mio appartamento.
Infilo le chiavi nella toppa, Graham che mi ha scostato i capelli e mi
sta baciando dietro il collo; entriamo e appoggio la schiena sulla
porta, lasciando cadere il cappotto a terra.
-ANDY!! Sei tornata? Sono passata da te per sapere come è
andata la cena con il pazzo della Biblioteca!-
dal soggiorno proviene la squillante voce di Wendy, Graham ed io ci
allontaniamo di scatto, lui sembra turbato.
-Il pazzo della Biblioteca?- mi sussurra, in modo che possa sentirlo
solamente io, mentre un sorriso tra il divertito e l'imbarazzato gli si
disegna sulle labbra sottili.
-Ah, è qui.- constata Wendy, con una smorfia.
-Eh, già!- replico io, vagamente infastidita.
-Beh, continuate pure quello che stavate facendo...- ridacchia lei, con
un'espressione maliziosa, poi, mettendosi la giacca sotto braccio,
passa accanto a noi e esce dal mio appartamento.
Graham è accanto a me, e sembra particolarmente interessato
ai soprammobili a forma di gattino che ho sulla libreria; un vecchio
regalo della mia prozia.
Lo guardo, sperando che dica qualcosa, e così lui, tornando
a rivolgere verso di me i suoi occhi chiari, dice:
-Forse è meglio che vada anch'io...- e detto questo, fa per
chinarsi a raccogliere il suo cappotto.
-No, rimani...- ribatto io, con voce delusa.
-No, davvero, Andy... Non mi sembra il caso... Ti telefonerò
io, questa volta...- continua lui, grattandosi distrattamente la
guancia destra.
Lui si è voltato verso la soglia, la mano in avanti per
afferrare la maniglia. Evidentemente devo essere più
convincente.
-Per favore...- mormoro io, per poi abbassare lo sguardo a terra.
Graham si volta verso di me, sorride dolcemente, si avvicina e mi
prende il viso fra le mani, e mi dà un bacio.
-Tutto quello che vuoi, Andy...-
Chiedo umilmente scusa
per il mostruoso ritardo con cui ho aggiornato, chissà se vi
ricordate della mia povera Fic... ^_^
X miyu90: Grazie ancora una volta per i
complimenti, che a mio parere sono davvero troppi, non li merito! Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto come il precedente...
X lemonade: So
che non è molto carino da dire, ma spero di essere riuscita
a confondere le idee che hai su Graham! La verità
è che ha una doppia personalità, lo devo
confessare. No, ok... scherzavo! Spero che avrai la pazienza di andare
avanti a leggere.
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