Domino

di xtomlindad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Quinto [Prima Parte] ***
Capitolo 7: *** Capitolo Quinto [Seconda Parte] ***
Capitolo 8: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 10: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 11: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 12: *** Capitolo Decimo [Prima Parte] ***
Capitolo 13: *** Capitolo Decimo [Seconda Parte] ***
Capitolo 14: *** Capitolo Undicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo Dodicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo Tredicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo Quattordicesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo Quindicesimo ***
Capitolo 19: *** Capitolo Sedicesimo ***
Capitolo 20: *** Capitolo Diciassettesimo ***
Capitolo 21: *** Capitolo Diciottesimo ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***
Capitolo 23: *** RINGRAZIAMENTI ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


domino

Prologo

Rochelle

 
Ero in volo per un nuovo viaggio, nuove emozioni, nuove sensazioni e avrei scoperto un nuovo mondo. Chiesi ai miei genitori di potermi mandare a fare un viaggio all’estero, per poter crescere ed imparare l’inglese, così azzardai New York. Era sempre stata la mia città preferita sin da quando ero bambina, ed andarci era sempre stato il mio sogno più grande, e quando i miei genitori acconsentirono di mandarmi in un altro continente per tre settimane, iniziai a saltare per la gioia. Letteralmente, davvero. Ma il peggio arrivò quando, per un disguido ‘tecnico’ la mia città di destinazione divenne Londra. Sbattei i piedi, piansi e mi incazzai, ma questo non servì. Fin fine andai a Londra, non mi piaceva affatto, il tempo era sempre così triste e uggioso, sempre a piovere; ed i cittadini non erano da meno, stavano sempre sulle loro, mai un sorriso, e se la tiravano. Quanto odiavo le persone con la puzza sotto il naso, erano gli inglesi fatti a persona.
Ma con il tempo strinsi nuove amicizie, e trascorsero i giorni, le settimane, i mesi. La mia vacanza studio si era allungata, ed ora frequentavo un college della capitale britannica. I miei genitori all’inizio vennero un po’ scossi dalla mia improvvisa decisione di rimanere lì, ma poi, dopo aver affrontato il discorso, decisero che io avrei dovuto fare quello che più mi piaceva, senza assecondare gli altri. Così andai a vivere in una ‘casa dello studente’, adeguatamente divisa in appartamenti. Il mio era il mio più grande, ma sapevo che appena fossero arrivati i nuovi coinquilini, mi sarei dovuta adeguare.






A.A: Angolo Autrice
BuonDì gente, che dire, questa è la mia prima FF sui One Direction.
Stravolgerò i vostri piani ed i vostri pensieri, perché i personaggi 
avranno un nonsocchè di mio, cioè li descriverò come me li immagino
io, e vedrete un Niall come non è mai stato descritto.
I capitoli saranno scritti interamente da punti di vista diversi, come per esempio
il Prologa visto da 'Rochelle'.
Qui, ogni personaggio sarà il protagonista, e spero di rendervi partecipe,
attraverso le recensioni, e contente facendovi leggere tutta la storia.
Okay, mi sono dilungata anche troppo, hahaha :)
Un bacio a tutte, Francesca.

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Capitolo 2
*** Capitolo Primo ***


Capitolo Primo

Rochelle

 

 
Erano appena passate le vacanze di Natale, ed io ero appena tornata dall’Italia, dove avevo trascorso un piccolo periodo di riposo con la mia famiglia che non vedevo da qualche mese oramai.
Tornata a Londra, sapevo che la solita routine sarebbe re iniziata, ma non me ne dispiacqui.
‘Clock’ fece il rumore della serratura che si apriva. Posai i borsoni per terra e richiusi la porta alle mie spalle. Il viaggio era stato lungo, ed il tempo londinese certamente non aiutava a migliorare le cose. Mi era mancata la casa, anche se facevo fatica ad ammetterlo, e mi erano mancate le mie amiche.
“Drìn” suonò il cellulare.
-Pronto?-
-Elle?- chiese la voce all’altro capo del telefono –Sono Ràchel-
-Oh, ciao! Dimmi-
-Sta sera io e le altre avevamo l’intenzione di fare un’ uscita tutte insieme, sai, come ritrovo-
-Va bene, perché no. Facciamo alle 20?-
-Certo, ci vediamo lì- ci salutammo e chiudemmo la chiamata.
 
Era già l’una del pomeriggio, ed essendo tornata da non molto, decisi che dormire un po’ mi sarebbe servito poi a reggermi in piedi la sera stessa; così mi spogliai, e mi sdraiai a letto, abbandonandomi tra le braccia di Morfeo.
Quando mi svegliai, ero ancora assonnata e con la bocca impastata, ma appena lanciai un’occhiata al telefono per guardare l’ora, notai che ero in ritardo. Erano le cinque del pomeriggio, e dovevo ancora prepararmi.
Corsi verso la doccia alla velocità della luce, mi spogliai e mi infilai sotto il getto caldo d’acqua che veniva spruzzato dal doccione. Azzerai i miei pensieri, e dopo essermi insaponata e lavata i capelli, rimasi sotto la doccia a riflettere su ciò che mi era capitato negli ultimi tempi. Sentii un rumore, all’improvviso, ma pensando fossero i vicini non ci feci caso più di tanto. Uscii dalla doccia, mi avvolsi in un asciugamano abbastanza grande e poi presi il phon per asciugarmi i capelli.
Appena finii, mi truccai velocemente, e vedendo che erano già le sette, mi strinsi nell’ asciugamano ed aprii la porta del bagno, per dirigermi in corridoio.
Ancora quel rumore. Stortai le labbra e scossi la testa, pensando che potesse essere stata la mia immaginazione. Aprii la porta del lungo corridoio, e mi ritrovai in anticamera, con la porta d’ingresso schiusa e degli strani ragazzi davanti.
Spalancai gli occhi e boccheggiai. Ero seminuda, coperta solo da un asciugamano, davanti a sei persone.
Tornai di scatto indietro e chiudendomi la porta del corridoio alle spalle ci appoggiai la schiena, per poi prendere respiro.
“Ma che cazz?” pensai.
Riaprii la porta e feci capolino con la testa:
-E voi chi siete?-
-E tu chi sei, semmai- dissero in coro.
Vidi un uomo più grande che sorrideva, e lo riconobbi subito.
-George!- mi misi ad urlare isterica –Chi sono questi marmocchi?-
-Ma Rochelle sono i tuoi nuovi coinquilini- mi sorrise lui strafottente
-Non pensavo sarebbero arrivati così presto-
-Wai, wait, wait!- disse un ragazzo castano con gli occhi celesti –Coinquilina?-
-Ah, non ve lo avevo accennato? Sì, lei è la ragazza che vive qui da un po’ di tempo. Bene, presentatevi, io devo andare-
-George!- urlai ancora, ma non mi fece finire che scomparve giù per le scale.
Aprii in fretta e furia la porta in legno che dava sull’atrio, e mi diressi in camera mia a vestirmi, sfoggiando la mia ‘mise’ in asciugamano, sotto i commentini impertinenti di quei cinque ragazzi.
Mi vestii velocemente, ed infilando un abito da sera corto, uno spolverino e dei tacchi, li onorai finalmente della mia presenza.
-Oh, si è fatta viva, ragazzi- disse qualcuno ironicamente
-Piacere io sono Niall!- disse sorridente un biondino, porgendomi la mano.
Lo scrutai, da capo a piedi, come se volessi fargli una lastra, ma lui continuava a porgermi la mano. Insistente il ragazzo. Decisi di accontentarlo.
-Piacere Rochelle- gliela strinsi titubante, per poi aggiungere –Io devo andare, ciao biondino- e poi mi rivolsi agli altri quattro –E voi non toccate le mie cose!-.
Uscii dall’appartamento quasi allarmata dal ritardo che stavo per fare, e mi precipitai giù per la rampa di scale a chiocciola, che si accostava tutto intorno al perimetro interno dell’edificio.
 
Arrivai tutta intatta davanti al locale, ma sforando l’orario prestabilito di venti minuti. Sapevo che ora le mie amiche mi avrebbero fatto il cazziatone. Decisi così di sfoggiare il mio miglior sorriso e fare buon viso a cattivo gioco. Entrai nel ristorante a grandi passi, quasi correndo, e mi diressi al bancone d’entrata, chiedendo dove fosse il tavolo prenotato. Mi venne indicata l’ultima saletta, e facendo lo slalom tra le persone, giunsi dinnanzi a tre ragazze sedute, ed intente a chiacchierare.
-Ragazze!- sorrisi io, come in preda ad una paralisi
-Rochelle, ma dov’eri finita?-
-Ehm, ho avuto un contrattempo.. i nuovi coinquilini-.
Mi fissarono incredule, per poi far sfociare le loro espressioni in risa di ilarità.
-Non c’è nulla da ridere!- dissi io, per raccontargli il nostro brusco incontro
-Ma sì, magari fate amicizia- disse poi Elizabeth
-Ha ragione lei- risposero le altre in coro –Non considerare solo le cose negative, come al tuo solito-.
Okay, mi avevano sempre ripetuto che ero una persona pessimista, ma quando la tua vita, per l’ennesima volta, viene sconvolta così, una nota d’amarezza ti viene da sputarla fuori. Ma questo loro non riuscivano a capirlo, siccome abitavano tutte nello stesso appartamento.
Io non abitavo con loro semplicemente perché frequentavo un altro college, ecco perché.
Conobbi le mie amiche in un pomeriggio di pioggia, mentre tutte e quattro correvamo sotto la tempesta in cerca del prossimo autobus che ci avrebbe salvato dall’acquazzone.
Erano tutte diverse tra loro, c’era quella riflessiva, il capogruppo se si può dire, la donna alfa della combriccola: Elizabeth; seguita ovviamente da Catherine, la sensibile del gruppo, quella emotivamente poetica e romantica, e da Rachél, quella divertente se apriva bocca, un po’ di rado poiché taciturna.
Infine, c’ero io, che mi ero aggiunta un po’ così, per caso. Ero molto realistica come persona, introversa, a volte dura, ma ero un gran pagliaccio. Sì, un pagliaccio, una di quelle persone che appena apre bocca fa ridere tutti, che ti sa tirare su di morale anche quando ti è morto il gatto. Modestamente ero anche in gamba. 

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Capitolo 3
*** Capitolo Secondo ***


Capitolo Secondo
 
Niall

 
 
Era fuggita, così, senza nemmeno dare il tempo ai miei amici di presentarsi, ma io ero un osso duro, non mollavo.
-E’ simpatica dai- azzardai con uno dei miei soliti sorrisi, cercando di parlare cautamente agli altri quattro per non innervosirli. Venni preso per il collo da un braccio, per poi essere stretto al petto di Harry.
-Hai ancora molto da imparare sulle donne, Horan-
-Io almeno ci ho parlato pacificamente, Styles- gli lanciai una frecciatina
-Vedrai che cadrà nella mia rete-
-Vedrai che la strozzerò prima del previsto- aggiunse poi Louis –Quella presuntuosa-.
Ridemmo assieme. A Louis non piacevano le ragazze sfacciate, lui preferiva quelle ben educate e che soprattutto si prostravano ai suoi piedi, ma avevo ben intuito che quella Rochelle non sarebbe stata ‘la solita ragazza’.
 
Erano le undici di sera, e dopo aver mangiato, ed aver fatto un veloce giro turistico per il campus, decidemmo che forse era ora di dormire.
-Zayn?- chiamai il mio amico.
Zayn era un ragazzo di origini pakistane, alto, moro, occhi scuri, bel fisico, e difatti nella nostra vecchia scuola era molto popolare. Era molto simpatico, e quindi per lui era molto facile socializzare, soprattutto con le ragazze.
-Sì, Niall?-
-Ci mangiamo qualcosa?- sorrisi angelicamente
-Sei un angelo con un pozzo senza fondo al posto dello stomaco- aggiunse infine ridendo ed abbracciandomi.
Mangiammo qualcosa velocemente, e dopo essermi fatto una doccia, mi sdraiai accanto a Zayn sul divano, per poter guardare un film, mentre tutti gli altri dormivano beati.
Avevamo scelto un film d’horror, di quelli che piacevano a lui, quelli con urli, sangue dappertutto e scene da brividi. Eravamo intenti a guardare una scena di suspense, in cui aspettavamo che il killer trovasse la donna nascosta nell’armadio che piangeva per la paura, quando si sentì un rumore di serratura, proprio mentre la donna urlava catturata dal suo aguzzino.
Lanciai un urlo spaventato, saltando in braccio ad un Zayn concentrato sulla pellicola.
-Niall!- urlò lui, mentre la porta si apriva, una mano accendeva le luci, e la nostra coinquilina fece capolino, per poi entrare.
-Ancora svegli?-
-Ancora fuori?-
-Rochelle!- sorrisi io andandole incontro ed abbracciandola
-Ehi, ehi, ehi, molla la presa biondino- si staccò da me –Chi ti ha dato tutta questa confidenza?- mi guardò truce.
-Oh nessuno- dissi mentre lei annuiva.
Si diresse in cucina, mentre io, che non mi smuovevo dal mio posto, fissavo un punto nel vuoto.
-Sai, dovresti solo ringraziarlo che ti accoglie così- urlò Zayn alla mora, con fare strafottente.
Ci raggiunse in sala, di nuovo -Come scusa?- ci fissò crucciata
-Ho detto..- non fece in tempo a finire
-Ho sentito che hai detto- asserì dura, per poi togliersi lo spolverino e la sciarpa, e scomparire di nuovo dietro il muro della cucina. Alcuni tonfi, e raggiunse la sua camera in cima alla rampa di scale.
 
Rimasi sul divano con Zayn, che si addormentò beato tra i suoi sogni. Qualcosa di bello, dedussi dal fatto che aveva la bava alla bocca, e stringeva il mio braccio implorandomi di restare. Lo coprii con una coperta e salii le scale, infilandomi spedito nel letto.
Non riuscii a dormire, mi girai e mi rigirai nel letto, pensando che sarebbe stata un’ emozione nuova vivere con una ragazza in casa, e soprattutto cercai di capire come mai era gelida nei miei confronti, nei confronti dell’unica persona che era stata gentile con lei. Alla fine cedetti alla bramosia del mio letto, stringendomi nel piumone e ranicchiandomi su me stesso. Stile embrione.
 
La mattina seguente mi svegliai con un leggero mal di testa, e con un profumo di caffè che mi inebriava le narici. Mi stropicciai gli occhi e controllai il telefono:
“Nessun Messaggio. Nessuna nuova chiamata”.
Mi infilai le ciabatte della barbie, che mi aveva regalato mia sorella più piccola come portafortuna, e scesi le scale reggendomi al corrimano in ferro battuto per non barcollare, ed evitare di cadere rovinosamente a terra. Mi avvicinai cautamente all’isola della cucina e mi sedetti ad uno sgabello, fissando Rochelle che, dopo avermi lanciato un’ occhiata, continuò a trafficare con la colazione.
-Buongiorno, comunque-.
Mi aveva salutato! Lo sapevo che in fondo non era una cattiva ragazza.
-Buongiorno Rochelle!- esclamai pimpante io
-Uh, ti ricordi il mio nome?-
-Certo, come potrei scordarmelo..-
-Sì certo- sussurrò titubante lei, per poi sparire nel ripostiglio e tornare con un post-it formato ‘gigante’ ed un pennarello nero.
-Dicevi, biondino? Come hai detto di chiamarti?-
-Niall!- sorrisi io, ma lei, sempre seriamente scrisse qualcosa sul post-it e me lo appiccicò in fronte.
Mi guardai intorno frastornato, cercando uno specchio, e quando lo trovai guardai il mio riflesso: avevo scritto “Niall/Biondino” sulla fronte. Ero eccitato, non tanto per il foglio che avevo incollato alla fronte, ma per il fatto che ora si sarebbe ricordata il mio nome, e che avevo di già un soprannome.

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Capitolo 4
*** Capitolo Terzo ***


Capitolo Terzo
 
Liam

 
Scesi le scale ancora assonnato, con il mio pigiama blu con disegnato sopra Winnie The Pooh, e stropicciandomi un occhio feci la mia entrata mattutina in cucina. Guardai chi c’era dietro l’isola della cucina, e poi vidi Niall con un sorriso stampato in faccia che cercava di sostenere un discorso con la nostra coinquilina. Come aveva detto di chiamarsi? Ricordando bene, non si era nemmeno presentata direttamente. Sbadigliai e feci il giro del bancone, per poi allungare la mano e prendere una fetta biscottata.
-Buongiorno Niall- dissi pacatamente, prima di ricevere uno schiaffo sul dorso della mano –Ma che fai?- urlai alla ragazza, infuriato per la sberla ricevuta
-Aspetta gli altri per mangiare- asserì seria
-Ora che si svegliano potremo fare in tempo a..-
-Allora vai a svegliarli- sorrise acidamente.
Feci il percorso inverso, tornando indietro e andando nella camera di Harry e Louis, aprendo le persiane, e scoprendoli dal piumone.
-Svegliatevi ho detto- dissi incupito
-Che succede?-
-Dai spegni la luce!-
-Ha detto la gnocca al piano di sotto che se non ci siete non si mangia- dissi andandomene seccato e sbattendo i piedi.
Quando volevo ero un vero bambino, e per di più le persone irritanti non mi andavano a genio, soprattutto quelle che facevano le superiori. Decisi di scendere, e mi sedetti sullo scorri mano, scivolando col sedere sino a toccare terra con i piedi nudi.
-Ma che fai vuoi rompere qualcosa?- mi chiese la morettina mentre era chinata verso Zayn e lo scuoteva appena. Non gli risposi nemmeno ed andai a sedermi vicino a Niall, che cercò di aprire un discorso.
-Rochelle? Sono eccitato, oggi c’è il primo giorno di scuola!-
-Sì Niall..- fece una pausa con fare scocciato e poi riprese –Coso? Ragazzo nero ti vuoi svegliare?- urlò, facendo così aprire finalmente gli occhi a Zayn.
-Buongiorno- sbadigliò
-Buongiorno.. vieni a tavola- disse con più tranquillità, mentre lui annuiva
-Sta mattina ho chiamato la scuola, che ci ha dato in dotazione un pullmino..-
Rimanemmo tutti in silenzio, aspettando Harry e Louis e credendo che lei dovesse aggiungere ancora qualcosa al suo discorso, ma non fu così.
-Quindi come ti chiami? – le chiesi gentilmente
-Rochelle..- mi guardò, poi prese un ‘grosso’ post-it e ci scrisse qualcosa sopra. Me lo appiccicò in fronte, e la guardai sconcertato.
“Ma che cazz?”
-Uomo cacca-
-Come Niall?-
-Hai scritto in fronte Pooh-Men- lo fissai stranito, per poi guardare Rochelle, che ricambiò l’occhiata tranquillamente, facendomi capire che dovevo darmi uno sguardo al pigiama.
Winnie The Pooh. Avevo il pigiama di Winnie The Pooh. Pooh significava cacca, ecco spiegato il mio nuovo soprannome.
-Ma dai soprannomi a tutti, te?-.
Alzò le spalle, senza fiatare.
-Buongiorno Larry!- esclamò Niall
-Buongiorno a te- esclamarono in coro Harry e Louis, abbracciandoci a turni e sedendosi a tavola, mentre uno Zayn scocciato ci raggiungeva.
-Ora possiamo mangiare- esplicò lei, per poi aggiungere –E non fate mai più ritardo-
-Va bene mammina- rispose Louis con tono di scherno, mentre uno sguardo assassino gli si rivolgeva contro.
 
Assistetti alla scena di Louis e Rochelle che litigavano per stabilire chi dovesse guidare, anzi, Louis faceva i capricci e Rochelle si lasciava scivolare tutto addosso. Alla fine lei ebbe la meglio. Guidava bene per essere una donna, e se la sapevi prendere non era poi così antipatica. Infondo aveva un carattere abbastanza sopportabile e passabile, ma sapevo che tra lei e Louis ci sarebbe sempre stata guerra aperta.
Mentre conduceva il veicolo tra le stradine del campus, alla ricerca del nostro palazzo, ci spiegava come funzionava il tutto lì e gli orari e le regole della nostra casa.
Arrestò il pullmino e si girò verso di noi -Verso le tredici vengo a prendervi- per poi farci scendere e sparire dalla nostra visuale.
 
Mi incamminai per primo, varcando la soglia di quell’enorme stabile grigio. Qui non era come alle superiori, camminavi per i corridori e nessuno badava a te, nessuno sapeva della tua esistenza, a nessuno importava chi fossi o da dove venissi. Lì, non ero nessuno. Ero un sempliciotto se cercavo di auto-convincermi del contrario. Lì, ero solamente Liam Payne, nulla più.
-Ehy Payne!-
-Aspetta!- urlarono i miei amici
-Muovete quel culo e vedrete che non ci sarà bisogno che io vi aspetti- risi appena prendendoli in giro.
-Qui è tutto così diverso- sussurrò stupito Niall, mentre un più ‘finto- esperto’ Harry annuiva convinto con aria saccente
-Sai di non essere nessuno qui, vero?- chiarì Zayn ad un più che illuso riccio
-Certo, Malik, certo- sospirò come se dovesse assecondarlo, o come se in cuor suo sapeva che lui, aveva ragione.
Rimasi un po’ assorto tra le mie congetture, trafficando nella mia mente con vari pensieri del tipo “Per quale assurdo motivo, solo ora mi accorgevo che il mondo adolescenziale, sin dove ora avevo trascorso i miei migliori anni, era così superficiale?”.
Ci dividemmo per le varie lezioni. Io, Zayn e Louis avevamo economia quel giorno, mentre Niall un corso di cucina italiana. Quanto caspita mangiava quel ragazzo? Una fogna.
 
Le lezioni, fortunatamente finirono, e verso l’una e tredici mi ritrovai in corridoio con Zayn, per poi aspettare Louis che era rimasto indietro e Niall. Ora che giungemmo fuori, alla luce del sole si fece l’una e 20, ma Rochelle arrivò solo all’una e 35. Perché me lo ricordo? Perché eravamo tutti ossessionatamente affamati.
-Come è andato il primo giorno?-
-Bene, Rochelle, grazie- sorrise Zayn
-Oh, ora ti interessi alla nostra vita sociale?- disse acidamente Louis, seguito da un ghigno divertito di Liam
-Dai ragazzi finitela!
-Niall ha una cotta per Rochelle!- urlò Harry, forse già col cervello fumato a metà mattina
-No, Niall, hanno ragione-.
Di punto in bianco arrestò il veicolo, sorridendo maleficamente e scendendo dal pullmino, per poi fare il giro, aprire l’unica portiera posteriore e strattonare me e Louis fuori. Richiudendola con la sicura.
-Che vuoi fare?- chiesi io allarmato, ma lei non rispose, tornò sul sedile del conducente e sgommò con il veicolo in quarta. Lasciandoci, più che allibiti, lì. Da soli.
 
 

 

A.A: Angolo Autrice: Scusate ragazze se questo capitolo non è molto lungo, grazie alle lettrici che hanno recensito e letto! <3 Al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 5
*** Capitolo Quarto ***


Capitolo Quarto
 
Rochelle

 

 
 
Li avevo lascati lì, da soli ed in balia di se stessi. Molto probabilmente non sarebbero mai tornati all’ appartamento, e si sarebbero dispersi per l’enorme campus che sembrava una mini città. Molto probabilmente avremmo dovuto chiamare ‘Chi l’ha visto’ e denunciare la loro scomparsa, molto probabilmente, avrei preferito che venissero rapiti dagli alieni, ma invece, alle undici di sera, bussarono alla porta. “Toc toc”.
Ovviamente non andai ad aprire, convinta che presto o tardi, sperando vivamente nella seconda opzione, qualcuno sarebbe andato ad accogliere gli ospiti indesiderati.
Zayn, che era dunque stanco del rumore causato dalle nocche sul legno della porta d’entrata, si precipitò giù per le scale, andando così ad aprire.
-Zayn- sussurrò digrignando i denti un Liam bagnato, infuriato e molto probabilmente con il raffreddore
-Oh siete arrivati- sorrisi, ironicamente io
-Brutta, lurida stronza!- sbraitò Louis.
Alla sua esclamazione ed espressione facciale, non seppi contenermi, e scoppiai in una risata convulsa. Mi vennero le lacrime agli occhi da quanto ridevo, e per evitare di accasciarmi al suolo, dovetti sedermi ed appoggiare la testa sul bancone della cucina, continuando a ridere sotto lo sguardo esterrefatto dei presenti.
-Oh mio dio, no ti prego, rifallo- supplicai divertita mentre soffocavo tra le risa.
Continuavano a fissarmi increduli, così decisi di darmi un contegno, asciugandomi gli occhi bagnati, e tornando seria. Tossii, mentre le loro espressioni non cambiavano, tranne quella di Niall che aveva assunto una punta di ilarità, sfociando poi in un sorriso.
-Forse è meglio se vi fate un bagno bollente e poi mangiate qualcosa di caldo- pronunciai seria –Io vi preparo un the-
-Sicura di stare bene?-
-Sì, riccioli d’oro, tranquillo-
-Ora, Harry, hai un soprannome anche tu- sorrise tranquillo Niall
-Vedi, caro Niall, la ruota gira- enunciai senza sapere il significato ben preciso delle mie parole, forse poiché stavo ancora pensando alla scena precedente
-Spero vivamente che la ruota della sfortuna giri anche dalla tua parte, Ro-cosa- asserì Louis
-Oh, beh, spero che prima colpisca te- sorrisi –Poi ti seguirò soddisfatta, tranquillo, dolcezza-.
 
 
 

Louis

 
 

Stanco ed affamato, decisi di andare a farmi una doccia calda, per scaldarmi un po’. Mi tolsi i vestiti bagnati, molto lentamente, per riuscire ad abituarmi alla temperatura del bagno, che pur essendo riscaldata dai termosifoni era comunque troppo fredda per il mio corpo che era appena stato malamente trattato da una ragazzina senza cuore.
Non avevo pensieri in quel momento, caddi a fissare un punto, mentre l’acqua scivolava velocemente sul mio corpo inerme, accarezzandolo e donandogli degli attimi di benessere, giustamente dovuti. Sentii qualcuno bussare alla porta, molto probabilmente Liam, e gli dissi che poteva entrare.
-Devo andare in bagno-
-Vai pure, tanto io sto sotto la doccia e non ti vedo-
-Oh ma non era per quello- sorrise, dedussi conoscendolo troppo bene.
Finii di sciacquarmi e allungai la mano per acciuffare l’accappatoio, che mi avrebbe asciugato e riscaldato adeguatamente. Poi mi misi il pigiama di Winnie The Pooh.
-Ti aspetto sotto, Liam- e andai giù in salotto.
Dopo venti minuti buoni scese anche lui, e si unì a me per mangiare il cibo preparatoci da Rochelle.
-Ragazzi?- attirò la nostra attenzione la mora –Se avete bisogno di qualcosa, io sono di sopra- aggiunse per poi salire le scale e per fare non so cosa.
-Non la trovate un po’ strana?- chiese Zayn, facendomi sorgere qualche dubbio.
Mi girai e guardai Liam negli occhi, e poi Harry.
-Non saprei. Insomma, a capire le ragazze ci ho rinunciato sin dalla mia nascita- risata generale  -Ma lei è un caso disperato- aggiunsi continuando a mangiare voracemente la pasta al sugo.
Per essere impertinente, testarda e stronza, la ragazza sapeva cucinare molto bene, e poco dopo me lo fece notare anche Liam.
-Hai ragione, comunque-
-Certo, e se magari avesse qualcosa da nasconderci?-
-Hazza, guardi troppi telefilm-
-Liam, sono serio- disse pacatamente –E poi gli unici film che guardo sono documentari sui gatti- ridemmo.
Ridere era ciò che mi faceva stare bene, ciò che facevo con i miei amici più fidati, loro. Ciò che facevo per nascondere le mie insicurezze. Un po’ come facevano i bulli, solo che io utilizzavo le risate.
 
Mi svegliai abbracciato a qualcosa, o meglio qualcuno. Strizzai gli occhi e sbadigliai, per poi accorgermi che era solamente Harry. Gli accarezzai i capelli e gli lasciai un bacio sulla guancia, alzandomi poi per andare in cucina.
Harry era il mio migliore amico sin da quando avevamo cinque anni.
 
“Un bambino piccolo, con gli occhi verde smeraldo, si avvicinò ad un altro bimbo che stava giocando nel quadrato della sabbia. Si sedette accanto a lui e lo guardò. Sentì qualcosa di duro sotto il sederino, e infilò la mano sotto per tirare fuori l’oggetto. Era una palettina gialla, tipo quelle per costruire i castelli di sabbia. Il giallo era il suo colore preferito, e così iniziò a giocarci.
-Quella è la mia paletta!- borbottò la vocina del bimbo accanto a lui, che con prepotenza gliela tirò via dalle mani.
Il bimbo ricciolo con gli occhi verdi rimase un po’ imbambolato all’inizio, ma poi gliela strappò dalle mani.
-L’ho trovata prima io!- disse con testardaggine
-E’ mia!- urlò l’altro cercandola di tirarla dalla sua parte, ma non avendo forza necessaria se la fece scivolare dalle mani, e la paletta arrivò in testa al bambino dagli occhi verdi, che immediatamente scoppiò a piangere. Mantenendo comunque la paletta gialla fra le mani.
L’altro bambino, dispiaciuto, aprì bocca –Non piangere. Ti sei fatto male? Se vuoi puoi tenerla- e gli schioccò poi un bacio sulla guancia –Io mi chiamo Louis, e tu?-
-Io Harry- sussurrò l’altro, che gli ridiede la paletta e poi gli sorrise.
 





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                          A.A: Angolo Autrice.
  Grazie ancora a chi recensisce e legge:    
JoanneBrandoh, e TheOnlyWay.

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Capitolo 6
*** Capitolo Quinto [Prima Parte] ***


Capitolo Quinto [Prima Parte]
 
Niall

 

 
Erano ormai quasi le sette, e sapendo che da un momento all’altro qualcuno si sarebbe svegliato, mi alzai, accarezzandole una guancia con l’indice della mano sinistra ed uscendo dalla sua stanza. Non volevo che né lei né qualcun altro si accorgesse della mia presenza in quella stanza.
Mi ero svegliato verso le sei, e non sapendo che fare, ma essendo ancora un po’ assonnato, mi diressi verso la camera di Rochelle, aprendone la porta ed adagiandomi sul lato sinistro del materasso, proprio dietro la sua schiena, mentre dormiva beata. Aveva una carnagione bianca, e quei suoi capelli neri le facevano da contrasto, i suoi occhi che ora chiusi non potevo vedere mi facevano impazzire, ed ad esserle così vicino mentre le sue spalle si alzavano e si abbassavano al ritmo del suo respiro, mentre era così indifesa, mi sentivo come se fossi circondato da una nuvola.
Scesi le scale, in punta di piedi, ed entrando in cucina di soppiatto mi accorsi che c’era giù un Louis, intento a fare non so cosa, seduto sullo sgabello dell’isola.
-Buongiorno- dissi dopo essermi seduto sul divano
-Ma da dove arrivi?- mi chiese confuso
-Ero già qui, da prima che facessi il tuo ingresso in cucina- mentii per non essere scoperto
-Oh, okay- sorrise.
 
Ci ritrovammo tutti fuori dall’appartamento pronti a salire sul pullmino, con Rochelle alla guida.
-Oggi dove ci lasci?- le chiesi
-Dove volete voi, l’importante è che non mi fate fare troppe tappe- esplicò
-No, tranquilla. Io sono al palazzo due oggi-
-Io al tre- esclamò Harry
-Ed io al..- non finì Louis che Rochelle intervenne
-Io sono al due, dunque mi fermo dove sto io e ve la fate a piedi- asserì
-Ma quanto sei scontrosa, cazzo!-
-Louis, le parole!- lo riprese Zayn, mentre gli coprì la bocca con la mano per non far sentire gli ulteriori borbottii che avrebbe emesso scocciato.
Decisi di cambiare discorso, iniziando a parlare di come sembrasse, agli altri ragazzi, la vita nel campus. Qualcuno disse che per il momento le piaceva, qualcun altro che aveva voglia di fare nuove esperienze, e qualcun altro ancora che per ora non gli era piaciuto. Tutto ciò naturalmente, con riferimenti puramente non casuali, ma la ragazza-roccia fece la sua solita faccia di marmo davanti alle affermazioni fatte.
 

Zayn

 
Tappai la bocca a Louis, velocemente, per evitare che il suo discorso andasse sullo scurrile e potesse offendere qualcuno. Delle volte quel ragazzo non si sapeva proprio controllare.
“Ti prego forza impetuosa del destino, vi prego folletti irlandesi che proteggete Niall, fate smettere questa situazione imbarazzante, vi prego. In cambio, io, Mr. Adone Ambrato Greco-Mussulmano Malik, offrirò a voi i miei servigi”
-Zayn?- mi chiamò una voce –Zayn!- urlò più forte, scuotendomi dai miei pensieri e riportandomi alla realtà dei fatti
-Che vuoi Niall?- sospirai afflitto
-Siamo arrivati-.
Qualcuno mugugnò qualcosa, e mi sentii tremare la mano, accorgendomi poi di averla ancora sulla bocca di Louis.
-Scusa Tomlinson- esplicai scendendo dal veicolo e sistemandomi l’abbigliamento appena sgualcito.
Vidi Rochelle trafficare con le chiavi, chiudendo poi il pullmino. Ora potevo osservarla meglio, quale tipo di incrocio tra strane creature poteva essere? Così silenziosa, perspicace, piccante.
Vidi Niall avvicinarsi a lei, scambiandosi qualche parola. Lui ci attaccava bottone, ma lei era pur sempre fredda, con tutti. A volte prevalevano note di cinismo, ma niente di più. Eppure il biondino si ostinava a parlarci, forse avrei dovuto dirgli che lei non era il suo tipo. Insomma, il mio irlandese era il ragazzo più dolce al pianeta, mentre lei era solamente una mandorla amara. Come faceva, lui, a mandarla giù?
I miei occhi scuri continuavano a fissarli, sin a quando i due si girarono e Niall mi sorrise, per poi tornare a parlare con lei.
-Andiamo Malik-
-Sì Liam, arrivo subito-.
 

Liam

 
Li stava fissando oramai da un buon quarto d’ora, senza smuoversi, con gli occhi socchiusi, come se stesse pensando a come salvare il mondo, magari uscendosene con un ‘Vas happenin’?’.
Non staccava gli occhi da loro, così decisi di richiamare la sua attenzione:
-Andiamo Malik-
-Sì Liam, arrivo subito- lo fissai perplesso
-Hai intenzione di passare la giornata qui, a fissarli? No, perché sai, noi avremmo lezione in teoria, ed io non vorrei fare ritardo- affermai, mentre vidi Louis che già si stava incamminando in una direzione totalmente diversa dalla nostra.
In risposta, lui, grugnì e poi mugugnò anche qualcosa, ma non gli diedi molto peso.
Spostai la mia attenzione su Rochelle e Niall, che intanto chiacchieravano e si dirigevano verso il loro palazzo numero due. La definizione di chiacchierare, naturalmente, era Niall che parlava a macchinetta e lei che annuiva o biascicava qualcosa di tanto in tanto.
-Dici che stanno insieme?-
-Come, scusa?- chiesi per farlo ripetere, nonostante avessi capito la domanda
-Dico, quei due, dici che stanno insieme?-
-No, non credo- sospirai per poi aggiungere –Lei non gli mostra attenzione come fa lui, invece-.
 
La prima ora la dovetti passare tra i libri di storia e la voce della professoressa, che non era niente male. E mentre parlava, io mi concentravo sempre di più su di lei. Le rosse non erano mai state il mio tipo, ma quando una ragazza è bella non si può resistere al suo fascino.
-Piace anche a te?- chiese una voce che traspariva ilarità.
Scossi la testa e mi strofinai l’occhio con il dorso della mano destra, per poi girare il capo e scoprire da chi proveniva quella voce soave.
‘Soave’? Da quando Liam Payne utilizzava termini così sofisticati? Scossi la testa un’ altra volta,  ma ora imbambolato dalla visione di una ragazza.
-Ehm, no cioè, insomma- ci guardammo, e poi scoppiai a ridere sottovoce, per non essere ripreso dall’ insegnante.
La sua risata, una di quelle che ti trasporta e ti fa sorridere, accompagnò la mia, con naturalezza, con sintonia, come se ci conoscessimo da sempre.
-Forse già ci conosciamo- sussurrai io, come a se volessi una risposta affermativa da lei
-E’ un metodo da matusalemme per rimorchiare, non te l’hanno mai detto?- rise lei, arrossendo sulle sue gote rosee
-No- risposi imbarazzato –A dire il vero no- la guardai –Piacere, Liam Payne-
-Piacere mio, Liam- strinse la mia mano –Io sono Jessica-
-Ciao Jessica- sorrisi






A.A: Angolo Autrice.
Vorrei ringraziare tutte quelle persone che 
seguono questa fan fiction.
In particolare vorrei citare:
hisfault;
JoanneBrandoh;
TheOnlyWay.





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Capitolo 7
*** Capitolo Quinto [Seconda Parte] ***


Capitolo Quinto [Seconda Parte]

Louis

 

 
Mi chiedevo per quale assurdo motivo fosse così irritante, i suoi modi di fare. Eppure l’unico a cui dava così fastidio ero io, a parte Zayn forse. Lui si limitava ad osservare, essendo un tipo molto riflessivo non se ne usciva con insulti gratuiti come i miei, ma io a trattenermi non ce la facevo. Era acida peggio dell’acido muriatico, ed era asociale.
 
“Le persone hanno un carattere di conseguenza a quello che hanno vissuto, passato”
 
Ma lei cosa poteva avere vissuto? Molto probabilmente era solo una bambina viziata senza amici, che per solitudine reagiva così. Sì, quella mia congettura era abbastanza probabile, anche perché si vedeva da come parlava con Niall, e da come si comportò quando mi lasciò a piedi con Liam, sotto la pioggia. L’avevo avvisata, quella cazzata me l’avrebbe pagata amara, moto amara.
 
Decisi così di cambiare direzione, andare dalla parte opposta a quella in cui sarebbero andati Liam e Zayn, senza però dirgli niente altrimenti avrebbero capito che mentivo. Così, avrei finto di avere una lezione diversa dalla loro.
Giunsi a casa con i vari tram del campus, e finalmente potevo dare sfogo alla mia dolce vendetta; perché sì, la vendetta era un dolce che andava servito freddo, e bisognava assaporarselo lentamente. Presi la farina e mi diressi in camera di quella vipera, per poi aprire l’intero sacchetto e versarglielo sulle lenzuola pulite.
Erano le undici e avevo ancora due ore, cosa potevo inventarmi?
 
“Uno degli scherzi più frequenti si attua quando due persone si devono sposare. Il giorno del matrimonio, prima che i novelli sposi rientrino dalla cerimonia, gli amici riempiono la loro casa di bicchierini pieni d’acqua.”
 
Okay, nessuno si sarebbe dovuto sposare, ma era comunque uno scherzo divertente, no? E poi io avevo un sacco di tempo a mia disposizione. Spalancai la porta della camera di Rochelle, e la fermai con un oggetto abbastanza pesante. Presi tutti i nuovi pacchi di bicchieri di plastica e li riempii di acqua. Facevo le scale ogni due secondi, e di fretta, per poter portare la mia sorpresa al piano di sopra. Alla fine riuscii a riempirne tutta la sua stanza, e soddisfatto mi cambiai, per poter inscenare la mia finta influenza.
 


Harry

 
Ci ritrovammo tutti davanti al pullmino, tranne Louis che era scomparso misteriosamente, e non rispondeva né ai miei messaggi né alle chiamate dei ragazzi. Presi posto proprio dietro Rochelle, da lì potevo sentirne l’odore dei capelli, chiusi gli occhi ed inspirai a fondo. Come al solito il biondino cercava di intrattenerla, sputando parole a raffica.
-E così lui mi ha detto che farsi la tinta è da gay- raccontò confuso lui.
Subito dopo, lei fece una cosa che ci prese tutti un po’ alla sprovvista: rise.
Ma non rise acidamente o falsamente, rideva di gusto, come se ciò che lui aveva appena detto lo trovasse divertente.
-Allora io dovrei essere, lesbica?- rise ancora
-No.. ma, penso si riferisse solo ai maschi-
-E tu non gli hai risposto?- lo stava forse difendendo? Cosa stava cercando di fare quella ragazza?
-No, insomma, ero un po’ confuso-
-Lui è troppo indifeso per rispondere- esplicai io, calmo, ma cercando di capire dove volesse andare a parare la mora.
-Io gli avrei detto: “Io sarò pure tinto, ma almeno non mi imbottisco il pacco”-.
Risata generale, piccola e leggera, ma era riuscita a farci ridere per la prima volta in tre giorni. Dovevamo festeggiare.
 
Arrivati in casa trovammo Louis addormentato sul divano, avvolto da una coperta e con una tazza di camomilla affianco. Ecco dove si era cacciato.
-Molto probabilmente stava male- disse Liam
-Secondo me l’ha fatto apposta- sussurrò quasi impercettibilmente Zayn, ma sufficientemente per farsi sentire da me.
-Rochelle si dev’essere chiusa ancora in camera sua per fare l’asociale- dissi io, per cambiare discorso –E’ meglio se la chiamo, dobbiamo pranzare-.
Salii le scale e la vidi intenta a trafficare con qualcosa, alzai lo sguardo da lei e vidi la sua stanza occupata da bicchieri di plastica con dentro.. acqua?
Risi appena –Ma che è successo?-
-Me lo sono chiesta anche io, quando ho trovato questo-.
Vidi che ne aveva già tolti un po’, andandoli a svuotare poi in bagno. Mi faceva un po’ di pena, così decisi di aiutarla.
-Cosa stai facendo, Styles?- mi guardò quasi incredula ed incazzata nera come al suo solito
-Ti aiuto? Che faccio sennò?-
-Non ho bisogno del tuo aiuto, faccio da sola, grazie-
-Accetta il mio aiuto per una buona volta!- rimase zitta, ed in silenzio continuammo a svuotare la sua camera.
 
Dopo venti minuti finimmo, e lei si andò a sedere sul suo letto.
-Cosa stai facendo?- stava muovendo il culo sul materasso avanti ed indietro, a destra ed a sinistra.
La fissai perplesso, e lei grugnì. Si alzò e sposto le lenzuola, per poi rivelare un letto pieno di farina.
-Louis- sussurrai consapevole, mentre una chioma nera mi superava con la voce rotta dai singhiozzi.
Rimasi per poco inerme sulla soglia della stanza, per poi girarmi e dirigermi verso il bagno.
-Rochelle?- bussai, ma non mi rispose. Una, due, tre volte. Decisi di entrare.
Era seduta sul tappeto del bagno, rannicchiata su se stessa, con la faccia tra le ginocchia.
Mi sedetti affianco a lei, e quando si girò vidi il suo viso bianco sporco del trucco nero.
Rimanemmo in silenzio a fissarci per un po’, per poi spostarle una ciocca di capelli dietro le orecchie.
 


Rochelle

 
Mi precipitai in bagno, con le lacrime agli occhi, umiliata, per l’ennesima volta.
Si poteva sapere che cazzo facevo ogni fottuta volta per meritarmi certe cose? Lanciai il porta sapone contro lo specchio, rompendone la parte inferiore. Mi guardai nella parte restante, potevo osservare solamente i miei occhi, contornati dal trucco ormai sciolto.
Sentii bussare, la voce di Styles, e poi mi sedetti sul tappeto del bagno, con il viso nascosto tra le ginocchia. Fermai i singhiozzi, stabilizzando il respiro, tremando per il nervoso.
Altre tre volte bussò, poi entrò nel bagno, chiudendosi la porta alle spalle, per poi sedersi accanto a me. Alzai il mio sguardo, incastrandolo nel suo. I suoi occhi verdi mi tranquillizzarono, e mi spostò una ciocca di capelli bagnata dalle mie lacrime dietro l’orecchio.
Alzò il braccio sinistro e lo curvò, facendo spazio al mio esile corpo ed appoggiando la schiena contro il muro. Mi accovacciai contro il suo petto e i singhiozzi tornarono a perseguitare il mio respiro.
Iniziò ad accarezzarmi i capelli, per cercare di calmarmi, ed incoraggiata da quella situazione e dal clima che si era creato tra noi, osai ad alzare la testa, guardandolo negli occhi, ancora una volta.
-Andiamo?- sussurrò lui con voce rauca.
Annuii –Sì- mi asciugai il viso con il dorso della mano, e mi soffiai il naso con un fazzoletto, per poi togliermi il trucco sbavato.
-Sei più bella senza trucco- sussurrò lui, mentre gli tesi la mano per farlo alzare.
Aprii la porta del bagno, e mi ritrovai il colpevole del mio sfogo davanti, che molto probabilmente aveva voluto origliare la nostra scarsa conversazione.
Il riccio mi cinse il fianco e mi sussurrò un vai di là, evidentemente trattenuto dalla chiacchierata imminente che avrebbe dovuto fare con il suo migliore amico.




A.A: Angolo Autrice:
Vorrei ringraziare chi recensisce, 
e vorrei invitare chi legge a recensire ed

a passare da queste mie due ff mie:
Tower Bridge
Stoccolma

da quest'altra che è di hisfault:
As Romeo and Juliet
e da  questa che è di JohanneBrandoh:
That pussy is a stranger

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Capitolo 8
*** Capitolo Sesto ***


Capitolo Sesto
 
Harry

 

 
-Che cazzo avevi intenzione di fare?- quasi urlai nel mio sussurro
-Io?- assunse un’ aria innocente –Ma se ho la febbre- finse portandosi il dorso di una mano sulla fronte-.
Lo fermai tenendolo per un braccio, quasi a volergli lasciare il segno –Finiscila-
-Finiscila tu- sputò inviperito –Volevo solo vendicarmi, divertirmi- mi guardò in un attimo di pausa per poi aggiungere –Cos’è, ti sei innamorato di quella sfigata? O vuoi portartela solo a letto?-.
Lo lasciai, notando che i segni rossi inflitti dalle mie dita sul suo braccio stavano diventando bianche per poi sparire poco a poco, e mentre io abbassavo lo sguardo deluso, forse amareggiato, lui mi squadrava da testa a piedi, come a volermi fare una lastra e poi a sentenziare una pena di morte.
-Vuoi forse un autografo, Tomlinson?- ringhiai d’un tratto –Sparisci! E levati dalle palle!- girai i tacchi e sbattei la porta della mia camera dietro di me, con furia, rabbia, violenza.
Respirai a fondo, poi presi coraggio e facendo buon viso a cattivo gioco scesi in cucina, sedendomi a tavola con gli altri.
-Qualcuno mi passa il sale?- chiesi e poco dopo Zayn mi accontentò.
Fu un pranzo molto silenzioso, non parlò nessuno, avevano tutti qualcosa da temere, magari se si fosse aperta bocca sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale, e questo lo volevamo evitare tutti, almeno ciò non accadde sino a quando la boccetta del sale non si riversò magicamente negli occhi di Louis.
-Oh, scusa, sono inciampata- sussurrò, fintamente dispiaciuta, Rochelle
-Brutta puttana-.
Il gesto fu veloce, se la caricò sulle spalle, e aprì la porta della lavanderia, per poi chiudercisi dentro. Alcune urla, poi più nulla.
 
 

Louis

 
Me la caricai sulle spalle, quasi incredulo anche io di ciò che stessi facendo. Aprii velocemente la porta della lavanderia e vi ci entrai, richiudendomi la porta alle spalle.
-Mollami!- strillava dall’alto lei, e di tutta risposta, io, le tirai una pacca sul culo
-Cosa credevi di fare?- sussurrai a denti stretti dopo averla fatta sedere sulla lavatrice e averle messo una mano al collo, stringendo abbastanza da farla appoggiare istintivamente al muro e da buttare indietro la testa –Mi hai rotto le palle con i tuoi atteggiamenti, vedi di finirla-
-Altrimenti?- sputò, ironizzandomi, lei.
Non seppi che rispondere. Non mi ero preparato tutto il teatrino, ricco di storia e burattini, avevo reagito solo secondo ad un’azione minatoria sua nei miei confronti, e si sapeva che io di sangue freddo non ne avevo.
Lei, con aria di sfida si leccò le labbra, ed io, che le sfide le coglievo con il guantone, la presi per i capelli, baciandola con foga, tacendo le sue urla isteriche.
Fu un bacio pieno di foga, che partì con le nostre lingue che si scontravano per accarezzare ognuno le labbra dell’altro, e per far interagire le nostre bocche, ma poi sfociò in un bacio languido, pieno di passione, di quelli travolgenti sino al midollo. Spostai la sua gamba, dall’essere stessa all’essere aderita al mio bacino, mentre l’attiravo più che potevo a me. Non volevo lasciarmela sfuggire.
Non so quanto durò il nostro scambio di salive, ma so solo che finii il tutto con un bacio mio.
-Ecco l’altrimenti- sussurrai col fiato corto.
 
-E allora che t’ha detto?-
-Niente, non ci siamo detti niente!-.
“Insistente il biondino” pensai.
-Scusami Louis-
-Non fa nulla, ora vorrei riposare, se permetti-.
Mi dispiaceva trattarlo così, infondo era uno dei miei migliori amici, ma quel giorno non ero dell’ umore più adatto ad uno scambio di pettegolezzi. Cosa che inoltre credevo facessero solo le donne, oltre a Niall a quanto pareva.
 
 

Niall

 
Non seppi cosa dire, forse imbarazzato dalla situazione, così mi diressi verso la camera di Rochelle, beccandola proprio mentre usciva dalla doccia.
-Mi hai fatto prendere un colpo- chiuse gli occhi e si portò una mano al cuore
-Possibile che ti troviamo sempre così?- la squadrai
-Forse perché io mi lavo- sorrise, sinceramente
-Insinui che questo bell’irlandese puzzi?-
-Forse- rise ancora.
“Ti prego, destino fai in modo che ripeta questo gesto, perché ogni volta che la sua risata riecheggia nell’aria, mi viene da star bene”.
La abbracciai da dietro, per poi stringerla a me. Si girò molto lentamente, tirandomi per il colletto della camicia e facendomi avvicinare alle sue labbra, per poi farmi girare di scatto e buttarmi sul letto, ridendo divertita.
-Sei proprio una stronza- sorrisi
-Mi hanno detto di peggio-.
Scomparve in bagno, per poi comparire avvolta da una tuta grigia, che le calzava a pennello.
 
Ero a gambe incrociate sul divano, a guardare la televisione, in pigiama, e tutto ciò solo perché oggi il tempo aveva deciso che a Londra doveva piovere. Come se tutta l’acqua che scende in un anno intero non bastasse. Oramai mi chiedevo anche cosa ci stavano a fare i netturbini, quelli che pulivano le strade, se tanto c’era la pioggia. Manutenzione e forza lavoro gratis!
Allungai il collo verso sinistra e vidi Rochelle intenta a prepararsi un panino al prosciutto, così decisi di prendere due piccioni con una fava.
-Me ne fai uno anche a me?- non ricevetti risposta.
Come al solito il suo pigiama era una lunga maglietta, di chissà quale gruppo metal/rock, che tralasciava vedere le sue gambe bianche sottili ed affusolate, come quelle di una ballerina.
Mi lanciò il prosciutto in confezione, quello da sei etti per intenderci che devi affettare con l’affettatrice, in faccia, ed il pane a seguito.
-Fossi Edward Mani di Forbice saresti avvantaggiato-
-Ha ha. Come siamo spiritose oggi..- rimasi perplesso prima di finire la frase.
Pensandoci bene, lei, non ci aveva mai detto come faceva di cognome. Magari non aveva nemmeno un cognome, o magari era sotto la ‘protezione testimoni’ della C.I.A., sbarrai gli occhi impanicato –Rochelle?-
-Sì?- sospirò –Che vuoi ancora Niall?-
-Come fai di cognome?- quasi si strozzò e sputò il suo boccone per terra
-Non è importante-
-Non sei sotto il programma protezione testimoni, vero?-
-Niall! Sei proprio un’ allucinato mentale!- urlò quasi, per poi aggiungere -Devo dire a Malik di farti vedere meno film americani e farti mangiare di meno- sussurrò tra sé e sé, per poi andare in cucina e cercare qualcosa con cui pulire per terra.
 
“Odiavo correre, ma se non l’avessi fatto molto probabilmente sarei morto. Nella foresta, con la luna piena, sudato. Sentivo gli occhi puntati su di me, in qualsiasi direzione andassi, poi caddi, e vuoto totale. Il buio mi rapì”
 
Mi svegliai sudato, di soprassalto. Mi asciugai il sudore dalla fronte, e avendo paura di stare da solo, decisi di occupare il letto di qualcuno. Infilai le mie solite ciabatte della barbie, e con il mio orsacchiotto sotto braccio mi feci spazio tra le coperte di Rochelle.
-Incubo?- biascicò lei. Mi limitai ad annuire ed ad abbracciarla da dietro, cadendo in un sonno profondo.





A.A: Angolo Autrice.
Questo capitolo mi è uscito un po' così, mi scuso.
Ci ho messo tempo per 'partorirlo' e non so cosa 
ve ne sembri.
Ho ingrandito il carattere, se qualcuno se ne fosse
accorto, per facilitare la lettura.
Be' recensite, mi raccomando!
xoxo, Fra.
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 9
*** Capitolo Settimo ***


Capitolo Settimo
 
Zayn

 

 
Erano già passati venti minuti, e quei due non si degnavano di scendere.
-Qualcuno che li va a chiamare?-
-Vado io!- esclamò Louis, per poi correre di sopra.
Non ci aveva forse messo troppo entusiasmo in quella sua affermazione? Forse era solamente la mia espressione, ma quando vidi Rochelle tornare per preparare la cena con gli occhi lucidi, capii che era successo qualcosa. Intanto Harry non scendeva, e per seguire il suo esempio Louis non era da meno.
-Cosa si mangia, Rochelle?-
-Faccio una frittata, vi va bene?- chiese, senza voltarsi, continuando a tagliare le zucchine, forse un po’ troppo forte, tanto da sembrare che se fossero state umane avrebbe voluto ucciderle. Ci sfogava la sua rabbia, ed io non le risposi.
-Vi deve andare bene, per forza- esplicò alzando la voce sull’ultima parola, quasi a volerla sottolinearla –Non c’è nient’altro- asserì seria, per poi voltarsi e guardarmi scura in volto, come al suo solito. Non era proprio cambiata, pensavo si fosse un po’ più sciolta, ed invece era rimasta la stessa stronza. S stronza, volevo farmi del male e dare ragione a Louis.
Ma a questa ragazza importava seriamente di qualcuno? O aveva un cuore di pietra?
 
Ecco che, poco dopo esserci seduti a tavola, ci onorò della sua presenza Harry.
-Dov’eri?-
-In camera, Liam, in camera-
-E che ci facevi, in camera?-
-Cosa si fa, in camera, Liam?- lo guardai alzando un sopracciglio, per poi vedere un espressione di disgusto dipingersi sul volto di Liam
-Ma che cosa hai capito?- chiesi, rimanendo con la forchetta a mezz’aria e la bocca semi aperta, pronta per essere riempita di cibo.
Mi fissò.
-Quello si fa in bagno- chiarì il riccio, per farci ridere tutti
-Harry!-
-Zayn!-.
Sì, lui sapeva sempre come farci divertire. Era ovvio che era successo qualcosa, ma nonostante ciò lui era molto bravo a nascondere i suoi sentimenti. Non lasciava trasparire mai nulla dal suo corpo, ma lo conoscevo, e guardandolo negli occhi potevo ben capire che c’era qualcosa che non andava. Ma cosa?
Ero rimasto tutta la giornata ad osservare la nostra coinquilina e i miei amici rapportarsi, per cercare di capire che rapporto si fosse stabilito tra loro, e il mio sesto senso non sbagliava. Proprio un bel nulla, e allora come mai Harry e Louis erano spariti per un tempo che ci sembrò infinito?
 
-Brutta puttana!- esclamò Louis incazzato nero.
Sollevai la testa di scatto, e vidi Liam che cercava di tenere l’amico, mentre io chiedevo spiegazioni a Niall, che si era alzato in piedi per seguire la sua amata.
-Che succede?-
-Gli ha per sbaglio versato il sale negli occhi-
-Ma che cazzo le prende?-
-Dai, Zayn, sai com’è fatta- mi disse Niall, mentre si girava verso di me.
Chiamai a raccolta Liam, per esprimere un giudizio, per capire la realtà dei fatti, quando sbarrai gli occhi. Vidi una scena che non seppi giudicare, così Liam e Niall si girarono dalla parte opposta, ed Harry che era seduto appena più in là, alzò lo sguardo.
Louis prese in spalla Rochelle e si fiondò nella porta che dava alla lavanderia, chiudendosi dentro.
-Louis apri!- gridò Harry, che si fiondò a bussare sulla porta come un forsennato –Porco giuda, se non apri giuro che ti strappo..-
-I coglioni!- finì la frase Niall, e poi silenzio.
 
Venti minuti di silenzio, venti lunghissimi minuti in cui io, dopo essermi crucciato per togliere Niall e Harry da davanti alla porta, sostai sul divano, con il respiro a mille.
 
 

Liam

 
Finalmente uscirono dalla lavanderia, con il respiro corto, affannato.
Vidi Rochelle spettinata,e dopo aver smesso di tremare si diresse in camera sua, seguita da Niall poco dopo.
Decisi di fermare Louis, e parlarci.
-Ehi, amico-
-Ehi..-
-Che succede?-
-Nulla- aveva il fiatone.
Lo lasciai respirare ancora un po’ per farlo riprendere, poi riattaccai con il mio discorso –Senti se c’è qualche problema in questa casa con lei- indicai Rochelle –Potremmo farci cambiare d’appartamento, spiegando le varie ragioni che-
-No-
-Come?-
-Ho detto di no-
-Ehi Louis senti- s’intromise Harry, che appena incontrò gli occhi azzurri dell’altro raggelò e si zittì, mentre l’altro concludeva la conversazione con un ghigno.
-Liam, io..-
-Harry non importa-
-Ci vediamo domani mattina. Ora sarebbe più opportuno se me ne andassi a letto di filata- concluse sporgendosi verso di me, dandomi poi un bacio sulla guancia.
-Ci guardiamo un film?-
-Sì, Zayn, arrivo-.
 
La serata si concluse, con un putiferio scoppiato, una discussione ancora in sospeso e da chiarire ed uno Zayn addormentato tra le mie braccia.
Dici che abbiamo un problema, Zayn?” gli baciai la fronte accarezzandogli i capelli “Qualsiasi cosa sia, domani ne dobbiamo parlare assieme. Comunque sei bellissimo come sempre” gli diedi un bacio leggero ed innocente sulle labbra e lo lasciai lì a dormire, per poi salirmene in camera a dormire. Convinto che magari la notte potesse portarmi consiglio.







A.A:Angolo Autrice:
Vorrei ringraziare le 14 persone che seguono Domino.
IO VI AMO! SUL SERIO.
Quindi grazie ancora, e scusatemi se questo capitolo mi è uscito 'na schifezza,
ma cerchiamo di definirlo 'capitolo transitorio'
scritto al fine di rendere gli altri carichi come i precedenti.

Okay, grazie comunque di tutto.
Un bacio!
xoxo, Fra.


 

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Capitolo 10
*** Capitolo Ottavo ***


Capitolo Ottavo
 
Rochelle

 

 
-Incubo?- biascicai appena nel cuore della notte, ritrovandomi Niall tutto sudato nel mio letto, ma prima che mi potesse rispondere caddi in un sonno profondo, tra le braccia di Morfeo.
Mi svegliai lentamente, stranamente circondata da un tepore che non provavo ormai da tempo. Mi ritrovai con la schiena appoggiata al petto di Niall, mentre i raggi del sole colpivano i suoi capelli biondi. Mi girai ad osservarlo, era così carino. Il suo viso beato mi ricordava un bambino, di quelli che si sono appena addormentati dopo una notte di deliri tra poppate e pannolini. Risi tra me e me.
Decisi di alzarmi dal letto, indossare la maglietta del mio gruppo preferito che mi faceva da pigiama, e uscire dalla camera.
Attraversai il corridoio, e notai una porta semi aperta, abbastanza da lasciar intravedere qualcuno dormire. Cercai di focalizzare, e vidi Zayn avvolto dalle coperte. Possibile che pensava intensamente anche mentre dormiva?
Notai che aveva il petto e le spalle scoperte, decisi così di farmi coraggio ed entrare nella sua stanza. Afferrai il suo braccio delicatamente, per non svegliarlo, e glielo misi sotto le coperte, per poi tirare quest’ultime su sino al suo collo.
Indietreggiai, sino ad arrivare alla porta, per poi fare dietrofront ed aprire la porta per uscire, ma quando lo feci andai a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno.
-L-L-L-  balbettai appena
-Mi chiamo Liam. Che ci fai qui?-.
Okay, forse mi aveva beccato in un camera che non era la mia, forse poteva sembrare che stessi facendo qualcosa di losco, o forse sembravo una semplice pazza. Pur non sapendo cosa pensasse, non gli risposi, e in pochi secondi mi allontanai da lui.
 
In cucina non c’era ancora nessuno, ed io scesi per prima. Liam non mi seguì, ciò vuol dire che molto probabilmente se ne era già tornato a letto. Dei passi però, dietro di me, mi fecero ricredere per qualche istante.
Mi girai e con mia grande sorpresa mi ritrovai lui davanti –Ciao- disse duramente
-Ciao- risposi secca io –Ieri è toccato a me cucinare la cena, oggi tocca a te preparare la colazione-.
Avevo adottato un tono piatto, secco, e non riuscendolo a guardarlo negli occhi, mi girai, dandogli le spalle.
Due mani mi cinsero i fianchi -Potrei preparare qualcos’altro- sussurrò poco prima che mi girai.
-Cos’hai detto, scusa?- gli tirai uno schiaffo sul viso e lo guardai.
Da quando davo tutta quella confidenza alle persone? Non ero mai stata di facile e buona compagnia, sin dall’età di sei anni, cioè quando andai per la prima volta a scuola e capii che i bambini non erano poi così buoni come dovrebbero, e che il mondo girava all’incontrario.
 
-Ah ah! Rochelle sei una sfigata-
-Ma che nome è Rochelle?- aggiunse un’ altra bambina mora.
Ero piccola, ma ero anche sveglia, così picchiai le due bambine, e fui costretta a cambiare scuola. Ogni volta la stessa storia, picchiavo sempre qualcuno per motivi simili, e alla fine ebbi cambiato così tante scuole che nemmeno io mi ricordavo quante.
 
-Forse dovresti cambiare opinione, sai?- lo presi per le spalle, facendolo chinare verso di me, e gli tirai una ginocchiata nelle parti basse talmente forte da farlo piegare in due, su se stesso.
Lo osservai mentre si accasciava sul pavimento, ed emisi un ghigno di divertimento e di disgusto allo stesso tempo –Ora prepara la colazione-.
 

Harry

 
Mi alzai un po’ in ritardo, lo ammetto, e mi precipitai verso il bagno. Una doccia mi sarebbe servita, soprattutto dopo tutto il trambusto che era successo, e la tensione che aleggiava in casa. Ripensai a ciò che successe in quello stesso bagno con Rochelle, ed a pensarci bene non avevamo ancora comprato uno specchio nuovo. Uscii dalla doccia e, dopo essermi asciugato al volo, mi infilai i boxer neri. Aprii la porta del bagno e mi diressi in camera mia. L’orologio segnalava le 8.15. Era tardi.
Mi vestii di fretta e furia, tralasciando i dettagli e corsi giù verso la cucina, pronto per fare colazione.
 
Era il quarto giorno di università, ed ero sopravvissuto ad una vera e proprio prova di sopravvivenza: la convivenza con Rochelle.
La prima volta che la vidi, credetti che facesse solo parte di una farsa messa in piedi per sembrare una vera dura, per sembrare la più grande del gruppo, la donna alfa, e quindi credetti di riuscire  a farla scivolare nella mia rete senz’alcun problema. La verità è che le apparenze ingannano.
Lei era davvero così: cinica, circondata da un alone di mistero, come se fosse rinchiusa dentro ad una fortezza, e per parlarci dovessimo gridare, farci sentire.
Con Rochelle, vivere era un’impresa, semplicemente perché non si capiva che cosa volesse, che cosa davvero pensasse.
Da quando iniziò la mia nuova vita al college litigai anche con Louis, il mio, sino a poco fa, migliore amico.
-Ehi Harry- mi strofinai la faccia con le mani, Zayn mi aveva riportato sul pianeta terra –Che fai? Non scendi dal pullmino?- rise sfornando uno dei suoi migliori sorrisi
-Sai, qui il paesaggio è fantastico, questi palazzi grigi..- mi unii alla sua risata –Arrivo subito-.
Scesi dall’autovettura ancora stordito dal sonno.
-Su dai muoversi, che abbiamo economia alla prima ora!- mi incalzò Louis, spingendomi in avanti, come a volermi fare accelerare
“Non siamo in conflitto noi due?” pensai stralunato. Okay, dovevo sul serio prendermi una vacanza.
 
Quel giorno ci sarebbe stata l’assemblea di istituto, e quindi ci sarebbe toccato mangiare in uno dei bar dell’ università.
-Tu, Niall, che prendi?-
-Io un panino al pollo, e tu?-
-Io un’ insalata- non ero vegetariano, ma se volevo continuare a rimorchiare le ragazze dovevo pur tenermi in forma –Con dello yogurt sopra però!- aggiunsi sorridendo divertito.
-Ciao ragazzi. Niall- fece un cenno di capo Rochelle, in segno di saluto –Harry- ne fece un altro.
-Rochelle- ripetemmo io ed il biondino all’ unisono
-Cosa ti porta qui?-
-Devo mangiare, Niall- disse secca, tirando fuori i soldi dal borsellino per pagarsi il pranzo, e per poi andare a sedersi poco più in là, da sola.
La osservai attentamente –Ed ecco che torna a fare l’asociale- sussurrai a Niall
-Avrà i suoi motivi- mi sorrise.
Finalmente qualcuno che sorrideva in quella casa. Un sorriso sincero, genuino, uno di quelli che mi mancavano da quando me ne andai da Holmes Chapel. Ed anch’io sorrisi, forse trovando un pezzetto di serenità, finalmente, dopo una turbolenza che se durata ancora avrebbe come minimo sfasciato i miei poveri nervi.








A.A: Angolo Autrice.
Buoooncccccciorno lettrici e lettori! [anche se dubito ci siano maschi].
E' ritornata la nostra Rochelle bastarda, personalemente a me  è mancata,
molto. E a voi? No racccccazzi e raccccazze, le sorprese non sono finite!
Ahimè ci saranno molti cambiamenti , e  chi sa leggere tra le righe li avrà
già ben potuti notare, sottolineare, ed anche evidenziare!
Volevo ringraziare, ancora una volta [e scusate lo scassamento  di scatole]
le anime pie che seguono le mie storie.
Okay, mi sto dilungando troppo. Adios!
xoxo, Fra

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Capitolo 11
*** Capitolo Nono ***



Avviso: questo capitolo contiene dello slash
Capitolo Nono
 
Louis

 

 
-Assemblea di istituto?! Ancora?- esclamai nervoso, inveendo contro quella situazione scomoda.
Va bene che le ore trascorse all’università non erano poi così pesanti, anche perché le lezioni iniziavano alle nove in punto, e finivano o a mezzogiorno o all’una, dipendeva dal giorno, e poi le ore non si susseguivano, a volte c’era anche un’ora tra un paio di lezioni e l’altra.
-Calmati Louis-
-Calmarmi?- lo guardai infuocato –Liam, ti rendi conto che a quest’ora potevamo già essere a casa, ed invece siamo rinchiusi in questa struttura sino alle quindici?-
-Sì ma..- non finì la frase, che la sua attenzione venne catturata da qualcos’altro
-Liam, mi stai ascoltando?-
-Jessica!- esclamò lui sorridendo a trentadue denti
“E ora chi è sta qua?” pensai leggermente sorpreso “Liam Payne che fa conquiste? Da quando?”.
-Jessica, lui è Louis- proferì ad una figura che si era avvicinata al nostro tavolo, sorridente anche lei.
“Ma cosa avevano tutti qui, da sorridere?”
Squadrai la ragazza, osservandola nei minimi particolari. Era minuta, carina. Era mora anche lei, e sul suo viso troneggiavano due grandi occhi verdi, pieni di vivacità. Le tesi la mano.
-Piacere, Louis-
-Piacere di conoscerti, Louis. Io sono Jessica- sorrise imbarazzata, stringendo i suoi quadernoni al petto
-Vieni, siediti pure. Unisciti a noi- la invitò Liam
-Come vi siete conosciuti?-
-Ad una lezione di letteratura inglese- esplicarono insieme.
“Carini, ora parlavano anche insieme”.
-Scusatemi ragazzi, ma io devo proprio andare-.
Non li feci nemmeno replicare che mi alzai scostando la sedia e, prendendo al volo il mio pranzo, fuggii. Volevo stare un po’ solo, ne avevo bisogno. Da quando me ne andai da Doncaster tutto cambiò. Già conoscevo Harry, e fui lui a propormi di prendere in affitto una casa assieme quando saremo andati al college. Eravamo in terza superiore quando progettammo tutto, e inclusi nel piano c’erano altri tre ragazzi, che io conobbi dopo poiché amici da tempo del riccio. Liam e Niall erano cugini, uno veniva da Wolverhampton, e l’altro dall’Irlanda, mentre Zayn veniva da Bradford.
C’ero stato qualche volta, a Bradford. Avevo delle cugine lì, e come cittadina mi piaceva molto, anche se preferivo di gran lunga Doncaster.
Ultimamente, le cose stavano cambiando, negli ultimi due anni erano cambiate.
 
“-Hey, Louis, facciamo a chi arriva prima agli spogliatoi-.
Eravamo superstiti di una partita, o meglio una sfida tra noi due, a Rugby, quando la pioggia iniziò a cadere. Si sa che la Gran Bretagna è famosa per i suoi sbalzi di ‘tempo’ improvvisi, e quel giorno si fece riconoscere. Il campo era grande, ed ora che lo attraversammo per andare a cambiarci eravamo già belli che bagnati.
-Primo!- esclamò toccando gli armadietti, piegandosi poi in due per cercare di riprendere fiato –Ti ho battuto schiappa!- rise, per poi togliersi la maglietta e lanciarmela in faccia
-Sono io che ho voluto farti vincere- protestai mettendo il broncio, per poi scoppiare a ridere.
Ci spogliammo, per poi prendere il sapone ed arrivare alle docce, quando dei passi ci raggiunsero.
-Le docce sono rotte- esplicò la voce alle nostre spalle, facendoci sussultare
-Buck!- sorrise Harry
-Come sono rotte?- chiesi io
-Sì, ne va solo una. Ed io tra venti minuti chiudo il campo. Buona serata ragazzi-.
Buck era il custode del campo, ed a quanto pare mi sarebbe toccato fare la doccia con il mio migliore amico. Girai la manopola dell’acqua calda e,  appena il getto iniziò a scendere, mi ci fiondai sotto.
Poco dopo mi raggiunse Harry –Ehi- mi spinse poco più in là ridendo –Fammi spazio-.
Iniziai ad insaponarmi tutto il corpo, dal viso, al ventre, alle gambe, ai piedi, ed infine passare alla schiena. Cercai di allungare le braccia dietro la schiena, ma invano.
-Fermo, ti aiuto io- passai la saponetta nelle mani di Harry, che facendomi girare mi passò il sapone su tutta la schiena –Va bene?- annuii.
Mi girai per ricambiare il favore quando mi ritrovai faccia a faccia con il riccio. I suoi occhi, che essendo due fanali verdi ti ci potevi perdere dentro, sembravano due gemme preziose. Il suo corpo che scrutai velocemente, le sue rosee labbra, mi stavano facendo impazzire.
Arrossii di colpo, quando a mettere fine al mio imbarazzo furono le sue labbra vicine alle mie. Il battito del cuore accelerò, sino a farmi stare male, la gola si fece secca, e quando fu abbastanza vicino da potermi sfiorare le labbra, deviò la strada lasciandomi un bacio sul naso, per poi sorridere.”
 
“Ora ci sta provando con lei” pensai tra me e me, sedendomi sotto un albero ombrato.
Da quando arrivammo in quella casa, lui iniziò a provarci con la nuova inquilina. Senza scrupoli. Ed io chi ero? Solamente il suo migliore amico. Migliore amico: quella parola mi faceva riflettere molto. Sapevo che lui non avrebbe mai ricambiato un sentimento del genere, e confessando sicuramente avrei perso la sua amicizia. Sapevo anche che ultimamente mi stavo comportando con lui da vero stronzo. Non che lo fossi davvero, ma quando l’amore ti fa diventare cieco e geloso, non ci sono vie di scampo.
 
Il mio orologio da polso segnava le tredici meno cinque. Cazzo, dovevo sbrigarmi se non volevo perdere l’assemblea di istituto e beccarmi una pessimo voto nelle prossime ricerche.
Iniziai a correre il più veloce possibile, e non essendoci tram a quell’ora per il campus dovetti farmela a piedi. Erano tre isolati. Ce l’avrei fatta?
“Le tredici e sette” pensai, ci ero riuscito. Potevano chiamarmi superman.
 
“-Da oggi sarai il mio superman, Louis- disse il riccio entusiasta.
‘Non posso essere il tuo superman, ma se vuoi posso essere il tuo superuomo’ pensai, ma alla fine mi limitai a sorridere ed ad acconsentire.”
 
-Ehi femminuccia! Eccoti finalmente- esclamò Liam vedendomi affannato e sudato
-Ciao testa bacata- biascicai, mangiandomi le parole tra un’ inspirazione ed un’ espirazione
-Stai forse esalando il tuo ultimo respiro?-
-Esalerai gli ultimi respiri di tua nonna se non stai zitto- dissi seriamente, per poi ridere lievemente.
“Oh, c’è anche la sua nuova fiamma”.
-Ciao.. ehm, Jessica, giusto?-
-Sì- sorrise, con un velo di imbarazzo sulle gote rosse.
Sorrisi, un sorriso puramente forzato. Già mi ero stravolto la vita quando incontrai Rochelle, figurarci cosa sarebbe successo con questa qui, comunque Liam Payne non era affare mio ma di qualcun altro e difatti poco dopo l’avvocato del diavolo si fece vivo.
-Guarda come le sta appiccicato- mi sussurrò Zayn, digrignando i denti
-Ti brucia il culo. Eh Malik?-
-Fottiti, Tomlinson-
-Prima le signore, Malik- sorridemmo insieme, amaramente, guardando la nuova coppietta.









A.A: Angolo Autrice.
Che dire, all'inizo non avevo l'ispirazione, ma poi è arrivata
portando con se tutta una nuova ship mentale che suppongo
vi farà impazzire solamente per cercare di capirla!
Ps. Ringrazio le 17 persone che  seguon questa storia!
xoxo, Fra

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Capitolo 12
*** Capitolo Decimo [Prima Parte] ***


Attenzione: così ho deciso di dividere il capitolo decimo in due parti.
23 persone che seguono Domino? siete impazziti <3
Anyway, buona lettura ragazze.





Capitolo Decimo [Prima Parte]
 
Zayn

 

 
“Jessica. Jessica, Jessica, Jessica” continuavo a ripeterlo nella mia testa, e da lì non voleva uscire. Come un martello pneumatico continuava a battere senza sosta. Dove si erano potuti conoscere quei due? Molto probabilmente lo avevano già raccontato. “Su un campo di margherite mentre si corrono in contro” sussurravo mentre gli facevo il verso. Sembravo un malato mentale, in preda ad un suo solito attacco di pazzia improvvisa. Se mi fossi messo anche a correre come una gallina sarebbe stato il massimo.
Sbuffai, ed in quel momento arrivò Harry, trafelato dalla corsa evidente appena fatta. Liam attaccò discorso con lui, ma non li ascoltai, e prima di farli finire interruppi il loro discorso:
-Guarda come le sta appiccicato- sussurrai nell’orecchio del riccio, in preda ad una collera rabbiosa
-Ti brucia il culo. Eh Malik?- ecco la goccia che fece traboccare il vaso.
E’ vero, mi bruciava il culo. Mi rodeva il fatto che lei flirtasse con lui in una maniera così lurida, e tenera ai suoi occhi, e lui invece non faceva nulla. Ci stava. E allora tutti quei pomeriggi, tutte quelle sere, a guardare i suoi film preferiti alla tv a cosa erano serviti?
-Fottiti, Tomlinson-
-Prima le signore, Malik- sorridemmo insieme, leggermente schifati da quella situazione non poco imbarazzante.
 
L’assemblea di istituto finì, ed io, che mi ero precedentemente seduto accanto a Rochelle, mi alzai abbastanza stufo e spossato. Una volta tornati a casa ci rendemmo conto che avremmo dovuto fare la spesa, poiché la dispensa era ormai vuota, ma essendo qualcuno troppo pigro per muovere il culo e comprare del cibo ci ritrovammo all’osso.
-Andiamoci tutti insieme- suggerì Louis, e la sua proposta venne colta al balzo, quasi con furore.
“Sono già le sei” sospirai, mentre mi appoggiavo al carrello ormai stracolmo.
Possibile che dopo due ore eravamo ancora alla ricerca di cibo? Prima o poi ci saremmo dovuti organizzare meglio. Prima o poi avremmo dovuto fare una fottuta lista.
-Andiamo a berci qualcosa!- esclamò Niall, di punto in bianco
-Sì, un aperitivo!- si aggiunse Louis entusiasta
-Fantastico!- ci voleva ora anche Liam che esultava?
-Ragazzi io non vengo- esplicai con voce calma, mentre Rochelle annuiva.
Ci voltammo tutti a guardarla, e lei, da sotto gli occhiali ci guardò con aria interrogativa –Qualcuno dovrà pur mettere la spesa a posto- sussurrò, quasi confusa.
 
Ci facemmo accompagnare a casa con il pullmino, e durante il mio esercizio fisico, con cui scaricavo le buste della spesa e le portavo in casa, si potevano sentire le risa dei ragazzi.
-Guidalo bene!- esclamò Rochelle, alquanto preoccupata a dover lasciare le chiavi del veicolo nelle mani di quattro ragazzi
-Calmati dolcezza- disse Louis, strappandole le chiavi dalle mani e sorridendo sornione, prima di vederlo sparire assieme ai nostri amici sul veicolo. E poi sgommare via.
 
“Certo che sei proprio fatta bene” pensai, posando il mio sguardo sul lato posteriore di una Rochelle impegnata a sistemare lo scatolame appena acquistato.
Si voltò all’improvviso, senza lasciarmi il tempo di realizzare, senza lasciarmi il tempo di rendermi conto che mi stava fissando.
-I miei occhi sono qua su- affermò facendomi segno di guardarla negli occhi.
“Gli occhi si trovano sul viso, giusto. Avevo solo sbagliato occhi”.
-Devi dirmi qualcosa?-
-N-no, tranquilla-.
Io, Zayn Jawaad Malik ero imbarazzato? Per lo più mentre parlavo con una ragazza, ottimo. Magari di lì a poco avrei anche dichiarato la mia omosessualità e mi sarei vestito di rosa. Mi morsi la lingua, ma che cosa diamine stavo dicendo?
Ripresi a fissarla.
-Zayn?- mi chiamò lei –Non si fissa la gente-
-Mi pare che tu, invece non ti faccia problemi- asserii serio io.
Sgranò gli occhi, per poi girarsi rossa in viso –Come scusa?-
-Questa mattina. Nella mia camera- la guardai, per poi aggiungere –Pensi che non ti abbia visto, o sentito?-
-Chi cazzo sei, un ninja?- mi guardò stranita, ed io scoppiai a ridere.
Risi per molti attimi, per molti istanti, minuti, sino a quando non mi fece male lo stomaco e la mascella. Guardai la sua espressione incredula, e mentre mi osservava riassunse la sua solita espressione facciale. Tornò seria, incrociando le braccia al petto,  per poi ritornare a sistemare lo scatolame e la roba da frigo.
Non so cosa mi prese in quel momento, ma ebbi quasi l’impressione che si fosse offesa e quindi decisi di scusarmi. Mi incamminai verso di lei e la presi per un braccio, obbligandola a girarsi dopo le sue prime resistenze al mio gesto.
-Lasciami- disse seria, per poi staccarsi e rigirarsi, senza nemmeno darmi il tempo di spiegare
-Ti vuoi girare?- la guardai per poi ritoccarla –Dannazione!- urlai, fu lì che lei reagì male al mio toccò.
Mi bruciava la guancia, per il dolore, così portai una mano a massaggiarmi la mascella, ma invano. Anche il mio animo bruciava, ma soltanto perché era appena stato umiliato. Ero forse stato appena schiaffeggiato?
La guardai, negli occhi, trasmettendole tutto il mio disprezzo per le persone come lei, anzi: per lei.
Così mi allontanai, per scomparire in cima alle scale.

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Capitolo 13
*** Capitolo Decimo [Seconda Parte] ***


Capitolo Decimo [Seconda Parte]

Rochelle

 

 
Rochelle Moore che veniva toccata senza il suo volere? Non esisteva proprio, o almeno non nel mio mondo.
Avevo sempre odiato il contatto fisico con le persone, almeno che non fossi io a decidere di entrare a contatto con il corpo di qualcun altro, ed oggi quella regola fondamentale per me era stata violata.
-Dannazione!- urlò, poco dopo riavermi afferrata per il braccio per insistere nel volermi far girare.
Solo un sonoro schiaffo, a spezzare il silenzio ed a creare un’ insormontabile tensione tra di noi.
Dischiusi le labbra. Nemmeno io mi sarei aspettata un gesto così da me stessa, ma ormai il pasticcio era stato combinato.
Abbassai lo sguardo, volevo evitare i suoi occhi inquisitori, e con il mio gesto lo invitai a scomparire su per le scale. Avevo bisogno di stare da sola, ma a peggiorare la situazione fu un’ inaspettata telefonata.
-Pronto?- ascoltai la voce rispondere –Giselle- sussurrai.
 
Giselle era mia sorella, o meglio la mia sorellastra. Eravamo nate da due padri diversi.
Il primo marito di mia madre, ovvero il mio padre naturale, aveva origini americane, ma essendosi trasferito in Italia in gioventù io ero automaticamente nata in Italia, e quindi ero italiana.
Mia madre mi partorì in estate, e per questo era la sua stagione preferita, ma quando ebbi tre anni io ed i miei genitori ci trasferimmo in un'altra città, un paesino.
Dicono che la notte porti consiglio, quella notte di inverno, invece, portò solo la morte di mio padre.
Dissero che aveva perso il controllo dell’auto poiché era slittata sul ghiaccio depositatosi sulle strade. Non seppi mai la verità.
Cinque anni dopo mia madre si risposò con un uomo di origine tedesca, proprio poco prima che dovessi iniziare le scuole elementari, e si scoprì incinta di quattro mesi. Ecco come nacque Giselle Otto, ed ecco perché avevamo due nomi e due cognomi di origini diverse.
 
-Giselle- sussurrai
“Rochelle” disse lei “E’ un po’ di tempo che non ci sentiamo” sussurrò appena.
Et voilà la solita frase, aveva forse bisogno di soldi?
-Da questo natale- replicai appena
“Sì” mi rispose, e pochi istanti di silenzio interruppero la nostra breve conversazione
-Dimmi tutto-
“Volevo sentire come stavi...”
-Io sto benissimo.. Mamma e..-
“Papà” disse al posto mio
-Sì lui-
“Tutto a posto, grazie. Anche tua mamma sta bene”
-E tu?-
“Si tira avanti”
-Credo che tutti siamo a conoscenza del motivo per cui mi hai chiamata- dissi seria
“No. Questa volta no” si sentì dire cupamente dall’ altra parte del telefono “Ho bisogno di parlarti”
-Ora no, Giselle. Ti richiamerò io appena posso-
“Ciao Rochelle” rispose rassegnata, e riattaccai la chiamata.
 
Misi a posto il cordless, e fissando il pavimento sospirai, mordendomi il labbro.
Avevo esagerato, e decisi di porgere le mie scuse al moro. Salii le scale, incerta, mettendo un piede dietro l’altro, scaricando tutto il mio peso e la mia tensione su ogni scalino che marcavo con le mie suole. Appena giunsi dinnanzi alla porta della sua camera, che condivideva con Niall, bussai.
-Zayn?- lo chiamai sussurrando appena.
Nessuna risposta, e quindi decisi di entrare. Lo trovai disteso sul letto, a pancia ingiù, ed appena mi sedetti sul materasso accanto a lui, esercitando una leggera pressione con il mio peso, lui grugnì qualcosa.
-Cosa?- chiesi non capendo
-Vattene, Rochelle- disse enfatizzando il mio nome, per poi ripetere –Vattene-.
Feci una mossa azzardata: gli passai una mano sulla schiena.
Pochi istanti, per ritrovarmi sotto di lui, con i polsi bloccati, il cuore a mille, e la gola secca.
-Z-Zayn, che vuoi fare?- sussurrai in preda al panico.
Il mio corpo sul suo, mentre sospirava sul mio viso, divertito. Mi leccai le labbra, ormai secche, mentre osservavo il mio petto alzarsi ed abbassarsi velocemente.
L’ultima cosa che vidi, prima di azzerare le distane tra noi, furono i suoi occhi di un colore misto tra il nocciola ed il cioccolato, con delle striature di verde ogni tanto.
 
Chiusi gli occhi, cercando di concentrarmi sul gesto che stavo per compiere, e all’improvviso mi avvicinai alle sue labbra, incollando le mie labbra alle sue.
All’inizio lui non reagì, ma io volevo ancora di più. Volevo il suo sapore frammisto al mio, volevo che i nostri respiri diventassero una cosa sola, volevo accarezzare la sua anima.
Gli morsi il labbro, prima piano e poi aumentai d’intensità, per poi catturarlo tra le mie di labbra; e quando lui iniziò a ricambiare, iniziò la danza.
Le nostre labbra, che sovrapposte volevano fondersi, non si staccarono per un bel pezzo. Dischiuse le labbra, facendo largo alla sua lingua che voleva toccare la mia. Gli concessi tutto lo spazio necessario, per fargli fare ciò che voleva ora che avevo abbassato il mio muro di alte difese contro il grigio mondo.
Il tempo sembrò fermarsi, ed appena le nostre bocche si staccarono, per prendere un respiro, sorridemmo insieme, come se le nostre menti fossero diventate un tutt’uno.
Portò una mano dietro la mia schiena, per far aderire meglio i nostri corpi e sorreggermi.
Gli diedi un ultimo bacio a stampo, e nascosi il viso nell’incavo del suo collo, cercando di riprendere a respirare regolarmente.








A.A: Angolo Autrice:
28 persone che seguono questa FF, grazie.
Ps. Non ho ancora deciso se il prossimo capitolo
sarà la terza parte del decimo capitolo. Ma chissà. LOL
xoxo, Fra.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo Undicesimo ***


Capitolo Undicesimo

 Niall

 
Tornammo a casa, tutti soddisfatti per esserci divertiti. Erano due giorni che non dialogavo con Rochelle, e il desiderio che avevo nei suoi confronti, a dire il vero, andava con l’affievolirsi. Non sapevo che cosa mi stesse succedendo, ma ora come ora la vedevo più come una sorella, oppure un’ amica da proteggere. Risi. Proteggere non era il termine esatto quando si parlava di Rochelle, lei si sapeva difendere benissimo da sola e di certo non aveva bisogno di qualcuno che cercando di dimostrargli affetto invece la intralciava e basta. A quel pensiero mi rattristai.
Ero sempre stato una persona molto espansiva ed affettuosa, sin da bambino difatti non avevo problemi a socializzare con gli altri, ma con lei era tutto così fottutamente diverso e complicato. Avevo intuito che il contatto umano la intimoriva, e non poco, ma volevo solo farla abituare alla mia presenza, e mi pareva addirittura di esserci quasi riuscito la notte precedente.
Varcammo la soglia di casa, e sorrisi alle battute di Louis nonostante fossi spossato e infastidito dal mal di testa che l’alcool mi aveva causato.
-Se avessi mangiato prima di bere a quest’ora non saresti ridotto così- esplicò Liam.
Liam, il riflessivo e sentimentale della situazione. Ogni cosa che faceva lui era fottutamente giusta, e questo mi faceva incazzare. Sin da piccoli, quando eravamo alle cene di famiglia , lui era sempre stato il preferito dai parenti, e non ci fu una volta che qualcuno non lo dimostrasse.
Certo, non lo odiavo, ma lo invidiavo. A volte avrei preferito essere come lui, a volte avrei preferito essere lui.
D’un tratto mi resi conto che cera uno strano silenzio in casa, e alcune buste della spesa erano ancora sull’isola di marmo senza essere state messe a posto.
Certamente mi insospettii, ma mai avrei pensato che tra Zayn e Rochelle potesse succedere qualcosa; lui non avrebbe mai tradito la mia fiducia, lo consideravo il mio migliore amico.
Fece la sua comparsa, scendendo svogliato le scale e apparendo dinnanzi a noi.
-Buongiorno dormiglione- sorrisi, per non far notare il mio evidente disappunto.
Dove diamine si era cacciata la mora?
-Buongiorno ragazzo di Mullingar- ricambiò il mio sorriso.
La nostra discussione venne interrotta da Harry -Dov’è Rochelle?-
-Te la vuoi scopare?- Louis venne fulminato con un’ occhiataccia da parte del riccio
-E’ di sopra- rispose Zayn pacato, o almeno così sembrava –Non stava bene, così le ho fatto compagnia- ci guardò, per poi continuare –O almeno, abbiamo condiviso il silenzio insieme-.
Fottuto bastardo, come sapeva mentire bene.
Un’ altra qualità che avrei mai potuto invidiare era la capacità di mentire che il mio migliore amico sapeva gestire alla grande, con poca difficoltà. Oserei addirittura dire con nonchalance.
-Mi spieghi come fai?- dissi serio.
Mi sorrise scuotendo la testa e, rispondendo così alla mia domanda, se ne andò a finire di sistemare le buste della spesa.
 

Tre mesi dopo.

 
Oh, fottuto Dante. Fottuto Petrarca, e fottuto Boccaccio.
Sicuramente i miei studi di letteratura italiana all’università non andavano per il verso giusto, e i miei voti ne erano la dimostrazione. Decisi così di farmi aiutare da Rochelle.
Bussai alla sua porta, e tossii appena –Posso?- chiesi mentre le mie nocche battevano sul legno della porta di camera sua
-Avanti- proferì lei, poco prima di girarsi verso la mia direzione –Sei sempre il benvenuto, entra pure-.
La osservai, quegli occhi non li avevo ancora dimenticati, quelle labbra rosee, che da vicino avevo ammirato sempre appena conosciuta, non le avevo dimenticate.
Non avevo rimosso un singolo ricordo del nostro piccolo ‘noi’, che magari era solamente stato creato dalla mia fervida immaginazione.
-Mi aiuteresti in letteratura italiana?-
-Certo- sorrise appena –Con quella russa come va?-
-Va- risposi scrollando le spalle.
Fissò il foglio che le porsi, per poi tornare a guardare me –Va?-
-Diciamo che me la cavo. E’ molto più facile di quella italiana-
-Non spariamo cazzate, Niall- esplicò sospirando –Forse sei tu che non ti applichi nello studio a sufficienza-
-Solo perché sei più avanti di un anno non vuol dire che devi fare la figa- la guardai con calma
-Come scusa?- uno sguardo tra lo stupito e l’incredulo
-Sto scherzando Rochelle- risi abbracciandola e dandole un bacio sulla guancia, mentre lei mi faceva il verso.
 
Ecco come si era evoluto il nostro rapporto negli ultimi mesi: lei non era più l’asociale degli inizi, anzi era più divertente e si lasciava andare di più in nostra presenza, mentre nei mie confronti era diventata più malleabile, più affettuosa. Addirittura si faceva abbracciare.
Il mese scorso mi confessò una cosa che mi lasciò perplesso, ma comunque contento:
Il bacio è una cosa che puoi dare a tutti, Niall. E’ una cosa che non necessita di attaccamento emotivo; mentre un abbraccio è diverso. Quando abbracci una persona lo fai perché ti piace il contatto fisico con essa, è una cosa piacevole. Non lo fai se lei ti irrita oppure se con lei non hai confidenza abbastanza per poter entrare nel suo ‘spazio vitale’.”
Ecco perché lei, ora, riusciva ad abbracciarmi: ero riuscito ad abituarla alla mia presenza.
Cosa certa è che dalla sua vita non me ne sarei mai voluto andare, qualsiasi posto avrei preso accanto a lei.
Durante i tre mesi di convivenza mi confessò anche di avere una sorella di nome Giselle, ma mai si spinse più in là nel raccontare la sua vita privata né mai mi disse il suo cognome.
Nel frattempo, aveva approfondito anche il rapporto con Zayn, che ogni tanto sparivano per fare delle lunghe e sensate chiacchierate che a detta di Rochelle erano ‘stimolanti’, e con Louis e Liam.
Con il primo non volavano più gli insulti, a volte sorridevano anche, e l’aria di tensione che aleggiava prima era scomparsa. Con il secondo parlavano di tanto in tanto, dei loro interessi comuni, e basta.

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Capitolo 15
*** Capitolo Dodicesimo ***


Capitolo Dodicesimo

 Liam

 

     
Erano passati tre mesi, e la convivenza con Rochelle si era fatta più sopportabile, di gran lunga rispetto ad i primi tempi. Andavamo tutti d’accordo, anche se il comportamento di Louis ed Harry mi feceva preoccupare un po’.
Nonostante volessi bene loro, però mi feci i fatti miei e dal mio silenzio continuai ad osservarli.
Harry, non era più lo stesso, non scherzava più come prima, era diventato quasi maturo, oserei dire. Non scambiava più effusioni affettuose con Louis, né ci parlava più di tanto. Tra di loro erano quasi diventati aggressivi, gelosi forse.
Geloso, io ero geloso. Ogni maledetta volta che Zayn usciva in terrazza di sera a guardare le stelle con Rochelle ed a fare dei discorsi degni dei filosofi più conosciuti al mondo.
Mi bruciava lo stomaco e mi veniva da vomitare ogni volta che stavano assieme, anche se quello che era successo la sera prima mi aveva in un certo senso rassicurato.
 
-Zayn che succede?- chiesi preoccupato
-Che vuoi dire?-
-Voglio dire che ora stai sempre con lei..- sussurrai con un groppo in gola, chiudendomi poi la porta alle spalle ed appoggiandomici con la schiena
-E quindi?-
-E quindi mi dà fastidio- spiegai, mentre lui mi guardava incredulo
-Che vuoi dire?- chiese leggermente confuso
-Che ora per uno dei tuoi migliori amici non hai più tempo- lo guardai –Non è così?-
-No, che non è così- si avvicinò a me sorridendo intenerito –Tu sarai sempre al primo posto, Liam- sussurrò, per poi lasciarmi tre baci, uno sulla fronte, uno sul naso e l’ultimo, quello più dolce, leggero e significativo, sulle labbra.”
 
Oh Zayn, spiegami perché mi fai questo maledetto e strano effetto: ogni volta che ti guardo nei tuoi occhi color cioccolato, ogni volta che siamo vicini, ogni volta che ci sfioriamo, ogni volta che sento la tua voce profonda rivolgersi a me o anche solamente parlare con qualcuno.
Sei la cosa più importante che ho, da quando ti conobbi alle medie.
 
Qualcuno interruppe i miei pensieri e le mie riflessioni:
-Liam?- mi voltai sorridendo appena
-Zayn- sussurrai e gli feci segno con la mano, battendola sul posto affianco a dove ero io, per farlo sedere accanto a me.
Sorrise, come solo lui sapeva fare –Che fai?- mi chiese, fissando il muro davanti a me –E’ divertente?- rise appena
-Di solito sì- risi girando il capo per osservarlo, per poi tornare a fissare la parete rossa, piena di poster e foto. Piena di ricordi. –Sai, Zayn, a volte mi accade di pensarci-
-A cosa?-
-A noi-
-Accade anche a me- sussurrò appena sorridendo, per poi tacere per il resto del tempo.
Era bello condividere il silenzio con qualcuno, finalmente dopo tanto caos potevi stare zitto. Potevi goderti la pace che quel luogo senza rumori ti riservava. Niente parole, ma nemmeno niente paura della solitudine che causava il silenzio assordante, poiché accanto a te potevi sentire il respiro di qualcuno che amavi, e solo con quest’ultima persona potevi condividere il silenzio.
Infine, potevi aprire la tua anima, e farla fondere con quella della persona che ti sedeva accanto.
-Zayn?- lo chiamai.
Si girò appena –Cosa?-
-Grazie- sorrisi, e mentre sul suo viso spuntava un sorriso sincero, le mie labbra raggiungevano l’angolo delle sue labbra.
 
 

Zayn

 
Cosa diamine stava succedendo al ragazzo di Bradford, il bad boy? La mia mente reclamava aiuto a gran richiesta, ad alta voce in modo tale che le mie orecchie potessero sentire in modo chiaro e cristallino ciò che la affliggeva. Ma cos’è che affliggeva la mia mente? La spaccatura che mi lacerava l’anima, ecco cosa, quella che mi faceva pensare ventiquattro ore su ventiquattro a lui, Liam.
Dall’altra parte, però c’era Rochelle. Molto probabilmente nei suoi confronti provavo solo attrazione fisica, ma il volerla ogni volta farla mia era un’ idea fissa nel mio cervello. Decisi così di chiarire quella maledetta situazione, ed andai a cercare il mio migliore amico.
Trovai la porta della sua camera semi aperta, e lo vidi seduto nel bel mezzo, forse, di una riflessione sulle questioni dell’umanità a giudicare dalla sua espressione in volto.
-Liam?- lo chiamai gentilmente, e lui in tutta risposta sussurrò il mio nome e con il palmo della mano mi fece segno di accomodarmi sul baule, seduto accanto a lui.
Lo osservai attentamente, e notando che stava fissando il muro davanti a sé cercai di imitarlo, ma non riuscendoci per la troppa curiosità gli porsi una domanda:
-Che fai?- sorrisi appena –E’ divertente?- risi tornando a guardare il muro
-Di solito sì- esplicò lui guardando il muro ed unendosi alla mia risata, per poi aggiungere –Sai Zayn, a volte mi capita di pensarci-
-A cosa?- lo guardai perplesso
-A noi- spiegò lui, come se fosse la cosa più naturale al mondo
-Accade anche a me- ammisi io.
Cosa significava la discussione che avevamo appena avuto? Insomma, a volte bastano poche parole per far chiarezza su di un argomento, ma quando si parla dell’amore allora lì servono i gesti, e magari anche qualche altra parola in più, perché una cosa che so per esperienza è che non è mai difficile spiegare i propri sentimenti per qualcuno, o verso una situazione.
Sorrisi, poiché quando stavo con lui mi risultava spontaneo e facile, e poi aggiunse di punto in bianco un grazie, seguito non da mille parole, ma da un bacio all’angolo della bocca, che mi fece solo confondere ancora di più.
 
Ci pensai su, mentre lui rimaneva in silenzio e ci godevamo quell’attimo insieme. Cos’eravamo io e Liam, eravamo veramente migliori amici?
Lo guardai, mentre si stava alzando. Non potevo mica farmi sfuggire quella occasione, che avrebbe chiarito tutti i miei, i nostri, dubbi. Se anche lui ne avesse avuti.
Lo fermai, afferrandolo per il polso, e mentre mi alzavo lui mi sorrideva dolcemente.
Liam, Liam, Liam, che cosa sei? Sembri miele appena colto, tutto di te mi fa pensare ad esso: i tuoi occhi che mi stregano, i tuoi capelli che profumano sempre, la tua voce calda, la tua anima ed il tuo carattere.
Lo tirai a me e, prendendogli il viso tra le mani, lo baciai sulle labbra, dolcemente.
 
 

Liam

 
Posai le mani sui suoi fianchi, e lo strinsi di più a me. Avevo bisogno di quel contatto fisico più che mai, e mentre le nostre labbra si fondevano, sorridevo come un ebete felice di quella situazione. Potevo benissimo sembrare uno sciocco, ma le sensazioni che mi sconvolgevano il corpo me le causava lui, e non qualcun altro. Solo lui. Solo Zayn Jawaad Malik.
Mi concentrai di più sulle sue mani, che dal mio viso si erano spostate dietro la mia nuca e sulla mia schiena, e sul nostro bacio. Mi staccai appena e sorrisi. Volevo di più, ma di certo non era mia intenzione rovinare uno dei baci più dolci che avessi mai ricevuto, trasformandolo in uno dei più volgari e passionali. Sorrisi nuovamente, e prendendogli una mano con la mia e accarezzandogli i capelli, lo bacia ripetutamente a fior di labbra.
Adoravo l’espressione che assumeva il suo viso ogni volta che le mie labbra toccavano le sue, così schiusi appena le labbra e ci sfiorammo con le lingue, per poi sigillare il nostro segreto con un bacio casto e puro.
-Zayn- sussurrai gongolando –Io…-
-Shh- disse portando l’indice davanti al mio viso –So cosa vuoi dirmi-.
Annuii, consapevole che per oggi il discorso sarebbe finito lì.
Sapeva cosa provavo, magari perché provava anche lui gli stessi sentimenti.
“Oh Liam, ti fai troppi film mentali” si lamentava la mia testa.
In fondo io cosa sarei potuto essere, un passatempo?
In passato, Zayn aveva partecipato ad uno scherzo crudele: avevo finto di ricambiare i sentimenti per uno dei ragazzi omosessuali della nostra scuola, ed io non volevo essere la sua preda di turno. “Oh, fottuto cupido, la prossima volta mettiti arco e frecce su per il culo, e vai a gestire il traffico” sbuffai.
-Che c’è?- mi guardò incerto
-Cosa?-
-Hai sbuffato..- stavo per rispondergli ma non me ne diede tempo –Se forse credi che non sia stato bello o spontaneo questo gesto, se pensi che sia tutta una farsa, o se forse sono stato presuntuoso oppure..-.
No, stavolta fui io a non farlo finire, interrompendolo con un bacio leggero.
Fottuto pakistano, perché dovevi essere così stramaledettamente perfetto, mh? Non potevi startene in India come tutti i bambini della tua età a fabbricare palloni o a badare agli elefanti?
Ma lui no, doveva venire qui e far innamorare Liam James Payne, un piccolo inglesino di provincia.
Avevo detto innamorare? Merda.












A.A: Angolo Autrice:
Ed eccomi qui, un po' in ritardo ma pardon!
Che ne dite di questo capitolo? E' uno dei miei preferiti,
soprattutto perché scriverlo mi ha fatto ridere e gioire
di cuore. Recensite che vi amo <3.
Grazie a tutte voi che siete 32.
xoxo, Fra.

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Capitolo 16
*** Capitolo Tredicesimo ***


Capitolo Tredicesimo

 Rochelle

 

Cinque mesi dall’incontro.

 
-Per te cosa sono i sogni?- gli chiesi, poco prima di perdermi nuovamente a guardare il cielo stellato
-Domanda pepata- sentenziò lui, ridendo appena –Credo siano i nostri desideri nascosti-
-Ed io, secondo te che intenzione avrei ad uccidere qualcuno per essere qualcosa?- mi guardò, confuso evidentemente dalla mia domanda. Così gli raccontai il sogno fatto la sera precedente.
 
“Sapevo di voler crescere di altri cinque centimetri in altezza, e sapevo che se avessi voluto farlo avrei dovuto uccidere qualcuno. Capii di dover andare a comprare qualcosa, e la feci crescere, la coltivai.
Ora, davanti a me avevo la scena di un letto a castello, di una mia probabile camera possibilmente, e attaccato alla sbarra superiore c’era un sacco nero gigante, con un ginocchio che spuntava.
La creatura stava crescendo, e mentre cresceva sapevo anche cosa sarebbe diventata: un demone, tipo la ragazza impossessata nel film ‘L’ esorcista’ di Dario Argento.
La scena cambiò, ed io mi diressi in cucina a parlare con qualcuno pensando che di tempo ce ne sarebbe voluto ancora un po’.
Poco tempo dopo feci capolino nel corridoio, e vidi il demone con le sembianze di una bambina. Presi un coltello dal cassetto della cucina e lo nascosi dietro la mia schiena, avvicinandomi poi alla figura che sostava nel corridoio che collegava la camera alla cucina, ma appena mi avvicinai a lei e tirai fuori il coltello, lei iniziò a trasformarsi.
-E’ per la nutella, il coltello- le dissi per calmarla, proprio come si fa con i bambini –La vuoi la nutella? E’ buona- sorrisi falsamente, e mentre lei riacquistava le sembianze di un’ innocente creatura, io le puntai la mia arma di difesa alle labbra, per fargliela leccare ed appena lo fece gliela infilai tutta in bocca, colpendola più volte alla trachea. Trafiggendole la gola.
Non era arrabbiata, ma continuava a sorridermi, e mentre lo faceva la scena cambiò. Nuovamente.
Ora era sdraiata per terra, in mezzo al corridoio, affianco ad una.. specchiera? E mentre giaceva inerme, io la accoltellavo più volte, senza fermarmi. Le ferite non sanguinavano, perché era come se il suo corpo fosse marcio. Fu mentre la colpii per il colpo di grazia che lei si trasformò, ancora, e mi chiese:
-Perché io devo invecchiare mentre tu rimani sempre giovane?-.”
 
-Cazzo, Zayn, io non voglio rimanere giovane per sempre, e non voglio nemmeno invecchiare- dissi tutto d’un fiato, per poi fare una pausa e notando che non dava cenni di vita riprendere –Io volevo solo crescere. Cosa può significare quella frase, secondo te?-.
Scosse la testa, e sospirando si alzò –Non lo so, Rochelle, e non lo voglio nemmeno sapere- esplicò incamminandosi verso la porta che dava all’interno dell’appartamento, lasciandomi così in terrazza. Da sola.
Chiusi gli occhi, ed esalando un grosso respiro mi lasciai cadere all’indietro, sull’erba soffice che sottostava al mio corpo freddo.
Di colpo aprii gli occhi e mi scostai, sentendomi una mano sulla spalla.
-Niall!- esclamai spaurita –Mi hai fatto spaventare!-
-Oh, scusami Rochelle- disse abbassando il tono di voce, forse amareggiato, e sedendosi accanto a me, poi.
Lo guardai, sorridendo appena –Niall?-
-Sì?- un sorriso comparve sul suo volto angelico, andando ad incorniciare quegli occhi azzurro cielo
-Cosa volevi dirmi?- chiesi, mentre mi avvicinavo e mi facevo spazio tra le sue braccia che prontamente mi cinsero, dandomi un caldo benvenuto
-Nulla- sorrise appena –Che mi sei mancata- sorrise, seguito da me.
 
Era passato un po’ di tempo dalla sua entrata burrascosa nella mia vita, e lui, nonostante l’inizio disastroso, seppe farsi spazio lentamente nei meandri della mia vita, o quasi. Con la sua naturalezza e dolcezza, era riuscito a farsi voler bene, ed a non invadere il mio angolo vitale.
Mi feci stringere forte, tra le sue braccia, e mentre rivolsi lo sguardo al suo viso, le sue labbra toccarono le mie, regalandomi un pezzetto di cielo.
Ci sdraiammo uno accanto all’altro, abbracciati, su un prato che ci regalava pace e tranquillità, e chiudemmo gli occhi.
Ricordai quando mi baciò per la prima volta, e ricordai quando si dichiarò, davanti ai miei occhi che si potevano considerare glaciali. Ricordo la sua espressione quando non risposi, e ricordo anche la sua reazione quando capimmo entrambi che stavamo assieme.
-Niall?-
-Sì?- mi sorrise dolcemente, lui
-Ti amo- dissi appena, sorpresa anche io delle mie parole
-Ti amo anche io, cogliona- rise lui, beccandosi una mia gomitata nel fianco.
Sì, mi ero innamorata di Niall James Horan, il ragazzo ingenuo che, ahimè, andava in giro con le ciabatte della barbie.
 
 

Harry

 
-Harold Edward Styles!- urlò una voce al piano di sopra.
“Cazzo. Cazzo, cazzo, cazzo!” pensai, cercando di far lavorare il mio cervello per trovare una soluzione e salvarmi la pelle dall’ira furiosa di Zayn.
-Porca troia, Harry! Se non muovi subito il tuo culo, qui, io ti prendo per i quattro capezzoli, ti metto a carponi e ti mungo!- continuava ad urlare il moro furioso.
Okay, lo scherzo della lacca non gli era affatto piaciuto, così cercai di salvarmi il culo facendo il leccapiedi. Mi precipitai su per le scale e mi catapultai letteralmente addosso al povero pakistano.
-Ti prego Zayn non uccidermi, sono giovane, ho ancora tutta la vita davanti!- lo guardai cercando di farmi venire le lacrime agli occhi –In cambio se vuoi posso pagarti in natura- .
Scoppiò a ridere, allontanandomi dalla sua figura all’istante –No! Ma che schifo Harry!-
-Almeno ora hai smesso di urlare-sorrisi, evitando uno scuoiamento.
Risi, ed indietreggiai, sino a giungere alla soglia della porta e poi sbattere la schiena contro qualcuno di passaggio. Mi girai ed alzai lo sguardo: Louis, che mi guardava con aria supplichevole. Quei suoi occhi azzurri pieni di luce, che tanto adoravo nel mio migliore amico, ormai erano scomparsi, lasciando posto a due fessure piene di nubi.
“Perdonami” pensai, e sospirando lo oltrepassai, raggiungendo il bagno e chiudendomici poi dentro.
 
-Harry, io..- furono le sue parole due mesi prima –Io credo di, sì insomma..-.
L’avrei dovuto capire prima, anni fa. Altro che migliore amico. Lui mi amava, o almeno credevo. Scacciai quel pensiero dalla testa e decisi di strapparglielo di bocca con le pinze.
-Tu cosa?-
-Io.. vedi-
-Louis, cristo, parla!-
-Io ti amo Harry!- mi guardò deluso –Io credo di amarti-.
Avevo ragione, lui si era innamorato di me, ed alla mia amicizia non ci teneva. Chissà da quanto tempo era che mi prendeva in giro. Non potevo sopportarlo.
-Sparisci dalla mia vita, Louis- dissi fermo, prima di restare da solo, e scivolare contro la parete piangendo.”
 
Io non lo amavo. Io non amavo Louis William Tomlinson, a me piaceva Rochelle. O almeno così credevo. Almeno così credeva la mia stupida e fottuta mente contorta. E allora perché ogni volta che lo vedevo mi si contorceva lo stomaco?
D’altro canto non potevo nemmeno stare con Rochelle, perché con lei c’era il cugino di Liam. “Fottuto casino. Fottuta vita” pensai furioso.









A.A: Angolo Autrice.
Avvertimenti: Questo capitolo conteneva scene crude.
Passiamo alla storia --> Niall e Rochelle, ecco uno dei punti focali.
Secondo punto focale: Harry e Louis, che ne pensate?
Terzo punto focale: il sogno qui descritto l'ho fatto io l'altra sera.
Grazie mille a tutti che mi seguite, leggete e commentate.
xoxo, Fra.

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Capitolo 17
*** Capitolo Quattordicesimo ***


Capitolo Quattordicesimo
 
Louis

 

 
“Ti odio fottuto bastardo. Ti odio! E’ così che dicevi di tenere a me? Vaffanculo. ‘Amici’ questa grande stronzata” pensavo adirato da quella situazione molto opprimente.
 
Due mesi prima.
 
Sbattei la porta della mia camera, e mi ci chiusi dentro. Diedi una manata alla abat-jour che si trovava sulla scrivania e la buttai per terra, mentre le lacrime scendevano salate sul mio volto. Lungo le mie guance.
Ero accaldato, le guance erano rosse e i miei occhi pizzicavano. La vista era annebbiata, a causa di ciò che travolse il mio corpo e sconvolse il mio animo.
-Sei un fottuto bastardo!- urlai incazzato, senza fare nomi.
Avevo capito che confessare i miei reali sentimenti verso Harry era stato l’errore più grande che potessi mai commettere.
 
Due mesi dopo.
 
Così lo avevo perso. Avevo perso lui, il mio ricciolo.
Chi mi avrebbe abbracciato quando ero giù di morale? Chi mi avrebbe sopportato?
 
Bussai alla sua porta, sapendo che non mi avrebbe mai voluto né aprire né parlare, ma invece la porta del bagno che ci separava mi aprì, trovandolo con le lacrime agli occhi.
-Harry.. Posso entrare?- gli domandai supplichevole, sperando che acconsentisse.
Annuì, così richiusi la porta alle mie spalle, e decisi di affrontare il discorso, come non avevamo fatto nei due mesi precedenti –Possiamo parlare?-
-Credo di sì- sussurrò lui, mantenendo le distanze da me, come se io volessi ucciderlo. Come se di colpo, la mia presenza lo infastidisse, o addirittura la schifasse.
-Penso di aver fatto una cazzata madornale, confessandoti ciò che provavo, quel giorno- lo guardai, e feci una pausa, per spezzare la tensione e prendere un respiro che mi avrebbe dato coraggio per continuare il discorso –Forse, se io, fossi stato zitto. Se io non avessi proferito parola, a quest’ ora saremmo ancora amici. Non pensare che io ti abbia ingannato, Harry, ma cerca di capirmi, perché se io te lo avessi detto, come poi ho fatto, ti avrei perso. Almeno ti ho goduto un po’ di più, un po’ più a lungo, ma guardaci adesso- dissi velocemente, per poi far scemare il tono della mia voce sulla mia ultima frase.
-Louis- sussurrò lui
-No aspetta, non ho finito- lo interruppi –Io credo di amarti davvero, non ti ho mai detto cazzate, né ti ho mai mentito. Ho sempre adorato il fatto di starti vicino, poterti abbracciare e così poi sentire il tuo odore che mi rimaneva addosso. Ho sempre amato il tuo modo di essere, i tuoi occhi- lo guardai –I tuoi riccioli- risi melanconico.
Ci guardammo un istante, e poi si mise a sedere sul tappeto del bagno –Sai- incominciò a prender parola –La prima volta che mi sedetti qua, fu quando facesti piangere Rochelle- fece una smorfia
-Non mi è mai piaciuta- ammisi io
-Lo so- mi guardò –Ed ora ho capito anche il perché- proferì.
Mi sedetti accanto a lui- Tutta gelosia, la mia-
-Non si era notato- ridemmo appena, insieme -Mi lasceresti provare una cosa?- chiese guardandomi negli occhi, ed io annuii.
Si avvicinò al mio viso, e mi baciò con uno dei suoi soliti baci a fior di labbra, ma stavolta fu leggermente diverso.
-E’ proprio come pensavo-
-Cosa?-
-Le farfalle-
-Le farfalle?- chiesi confuso, non capendo -Io le odio-
-Lo so. E dal momento che girano nel mio stomaco le odio anch’io-.
Sorrisi, finalmente in pace dopo quell’ affermazione.
 
 

Niall

 
Fece irruzione nella mia stanza, senza neanche bussare.
-Buongiorno anche a te, Harry-
-Ho capito tutto- disse trafelato
-Come scusa?- lo guardai perplesso, corrucciando la fronte.
Si piegò, con le mani sulle ginocchia, per riprendere fiato –Ho capito- ripetè, e poi mi fece segno di aspettare, andando a chiudere la porta che aveva lasciato aperto stile Colosseo –Dicevo, ho capito cosa devo fare- lo guardavo interrogativo, così chiarì il discorso –Con Louis, intendo-.
Mi si illuminò il volto, e appena il mio viso si distese, comparve un sorriso felice –Finalmente! E’ più di due mesi che andavate avanti così. Avete chiarito tutto?-
-Io credo di amarlo, Niall-
-Oh, ma questo già lo sapevo-
-Come, scusa?-
-Harry, Harry, Harry- ripetei sospirando –Piccolo, ingenuo ricciolo. Si vedeva lontano un miglio che tu lo amavi, e lo sapevano tutti. L’unico ancora a non esserne a conoscenza eri tu- esplicai io, con fare saccente.
-Oh, ma andiamo!- esclamò, lasciandomi ancora più confuso di prima –Parla colui che diceva di non avere speranze con Rochelle- sorrisi
-Questo- marcai per bene la parola con il timbro di voce –E’ un’ altra storia- risi
-Oh certo, biondino. Hai proprio ragione- rise di gusto.
 
Mi incamminai, verso la stanza di Rochelle, ed entrai trovandola accucciata sul letto che dormiva. Proprio come un angelo.
Mi avvicinai a lei e le scostai i capelli dal viso, per poi iniziare a baciarle le tempie, andando poi ad abbracciarla da dietro, e sovrastandola con il mio corpo.
-Amore- sussurrai, ed in cambio ricevetti un mugugno.
Risi divertito –Ti conviene svegliarti, c’è la cena in tavola- si girò, aprendo appena gli occhi e stropicciandosi la faccia
-Chi ha cucinato?- chiese ancora con la voce impastata dal sonno, per poi portarsi una mano alla bocca ed asciugarsela
-Louis- esplicai io
-Oh, il suo mangiare può benissimo metterselo nel posteriore-
-Rochelle!- esclamai io in segno di rimprovero, mentre lei sbuffava e mi faceva il verso
-Okay, scusa. Andiamo a mangiare lo schifo che ha cucinato l’amante di cicciobello pelle di pesca, va’- sospirò in segno di sconfitta, alzandosi ed infilandosi le ciabatte.
 
Era già iniziata la cena da un pezzo, quando venne interrotta dal mio telefono cellulare che aveva iniziato a squillare. Iniziai a cercarlo, ma essendomi dimenticato dove fosse dovette squillare per un bel pezzo, sino a quando, dopo svariati trilli, lo trovai e risposi prima che l’ interlocutore potesse mettermi giù.
-Pronto!- esclamai spazientito, mentre i miei amici si strozzavano per le troppe risa –Chi parla?-
-Ciao, Niall. Sono Jessica-.
 









#Angolo Autrice!
Be' che dire, tra circa cinque capitoli ci avvicineremo alla fine della storia.
E' stato fantastico fare questo viaggio con voi, davvero ragazze/i.
Un 'vi amo' a tutte colore che mi hanno seguita, anzi che hanno seguito questa storia.
Chiedo solo una cosa: quando scriverò l'epilogo, vorrei una piccola recensione da parte di tutte voi.
Non dico ora, ma almeno quando la storia sarà finita. Ve ne prego.
Ringrazio chi sin ad ora ha recensito.
Grazie ancora per aver fatto questo viaggio con me, che tra poche tappe si concluderà.
Vostra, Francesca. <3

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Capitolo 18
*** Capitolo Quindicesimo ***


Capitolo Quindicesimo
 
Rochelle

 

 
Stare con Niall mi aveva cambiato gli ultimi periodi della mia vita.
Certo, quando lo incontrai lo trattai alquanto con disprezzo, nonostante fosse l’unico con cui all’inizio legai di più, e con mia sorpresa lui non mollò la presa. Lui non rinunciò a me, come sino ad allora avevano fatto tutti. Come sino ad allora fece mia madre, e poi Giselle.
Ogni volta che pensavo a Giselle rimanevo sconsolata, sapendo che con mia sorella non avrei mai riallacciato quei rapporti che di solito legano una famiglia. Infondo era stata lei ad allontanarsi. Voleva la fama, la fortuna, ed infondo lei non aveva bisogno di me.
Sapevo benissimo che, forse, non sarei mai tornata in Italia, nonostante ne sentissi la mancanza, ma il mio passato non era dei migliori.
-Rochelle- sentii urlare dal piano inferiore, per poi precipitarmi in corridoio ed affacciarmi alla balaustra.
La faccia d’angelo del mio ragazzo fece capolino, e sorridendomi mi mandò un bacio –Io esco, ci sentiamo dopo-
-Ciao Niall- sorrisi.
Non ero la solita ragazza gelosa a mo’ di cozza sullo scoglio, anzi lasciavo molto libero il mio partner, poteva fare tutto quello che voleva, o quasi.
 
Era un po’ che non parlavo con Zayn, che strano rapporto il nostro, così decisi di andarlo a cercare, e dove poteva essere se non sul letto a baciarsi con Liam?
Tossii –Ehm- bussai lentamente sullo stipite della porta con le nocche della mano destra, mentre un Liam rosso in viso dall’imbarazzo si scostò da un Zayn alquanto eccitato –Di solito non mi piace disturbare, ma tranquilli ho visto molta gente limonare..- sentenziai mentre mi guardavano senza capire cosa volessi.
-Hai bisogno di qualcosa, Rochelle?-
-No, Liam- ci fissammo, per poi riprendere parola –Tornerò più tardi-.
Scesi le scale, ed appena alzai lo sguardo, incontrai quello di Louis, i suoi iridi azzurri come il cielo.
Sorrisi, inconsapevolmente.
-Rochelle- sussurrò lui
-Cosa c’è?- chiesi crucciata
-Devo parlarti- sussurrò nuovamente –In terrazza-.
Annuii e in silenzio lo seguii, sino in cima alle scale che conducevano all’ultimo piano.
-Mi dispiace di essere sempre stato contro di te- ammise infine
-Cosa vuoi dire?-
-Che voglio finalmente chiarire con te-.
Sospirai –So che sei amica di Harry-
-Ed io so che voi due state insieme-
-Lo sann..- mi guardò perplesso, lasciando da parte la sua ultima frase e continuando il suo discorso –Io, vorrei porgerti le mie scuse- mi guardò –Questo non vuol dire che sono un debole, solo che prima che succeda qualcosa voglio avere la coscienza a posto-
-Louis- lo guardai intensamente, per poi ricevere un suo sorriso, come sconfitto? –Grazie. Mi scuso anche io- dissi infine, abbracciandolo poi.
Ricambiò il mio abbraccio e sorrise appena –Ce ne è voluto di tempo- ridemmo appena –Sii felice, Rochelle- concluse infine, lasciandomi lì. Da sola.
 
Guardavo il tramonto, e me ne fregai del trambusto di quella casa. Avevo immaginato cosa poteva essere successo, e mi scese una lacrima.
Sentii il respiro affannato di Harry correre su per le scale che davano alla terrazza, per poi fermarsi sul ciglio della porta –Louis..- sussurrò lui
-Lo so- sorrisi amaramente io, lasciando che una lacrima scorresse sulla mia pelle diafana.
 
Quando una persona decide di andarsene, riesco sempre a capire il suo stato d’animo, con il quale vuole liberarsi del peso che ha afflitto la sua anima sino ad allora.
Ed ora, ora che Tomlinson non c’era più, mi sentivo quasi più leggera, in entrambi i sensi.
Leggera d’animo per lui che chissà dove sarebbe finito, e leggera nel senso di vuota.
Provai ad entrare nella sua camera, i suoi vestiti non c’erano più. L’unica cosa che era rimasta tra quelle quattro mura era il suo odore, ed ora che lui non c’era chi avrebbe protetto Harry?
Mi sedetti sul bordo di quel letto, e decisi di abbandonarmi tra le braccia di Morfeo.
 
Fu un altro odore a svegliarmi, quello del mio ragazzo, che baciandomi la fronte mi comunicò di aver saputo che uno dei suoi migliori amici aveva deciso di andarsene, scappare, fuggire da quella realtà che evidentemente gli era troppo stretta.
-Ho saputo-
-Tutti se ne vanno- sussurrai io con tristezza nella voce –Ed ora devi andartene anche tu- sussurrai, guardandogli il rossetto sul collo ed allontanandolo con la mano.
 






#Angolo Autrice:
Sono ancora qui, non sono morta!
Scusate l' assenza, ma la scuola mi aveva rapito, e poi con gli impegni personali è stato un casino.
Grazie mille alle nuove lettrici, che siete diventate 40.
Vi ricordate l'inizio? Quando misi il prologo? Ne abbiamo fatta di strada.
Ecco l'atteso 15esimo capitolo con i vari colpi di scena; vi dico solo che è devo solo finire di scriverne altri due più l'epilogo.
Spero commentiate in tante, un bacione a tutte voi!
Ps. eccomi su twitter --> Zollettaa
Vostra, Francesca, xx.

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Capitolo 19
*** Capitolo Sedicesimo ***


Capitolo Sedicesimo
 
Harry

 

 
Se n’era andato, lasciandomi da solo a fare i conti con la realtà che evidentemente gli era troppo stretta, o forse ero io a stargli troppo stretto. Non avrei mai dovuto allontanarlo nei due mesi precedenti, ma nell’ultimo periodo le cose sembravano andare bene.
 
“-E’ proprio come pensavo-
-Cosa?-
-Le farfalle-
-Le farfalle?- chiese confuso, non capendo -Io le odio-
-Lo so. E dal momento che girano nel mio stomaco le odio anch’io- sorrisi”.
 
Ti prego, Tomlinson, non poteva andare a finire così. Non così.
Mi avevi giurato che saremo stati insieme, sempre, e che saresti stato il mio superman. Ma di solito i supereroi accorrono in soccorso di chi ne ha bisogno, ed io ne avevo bisogno. Dove cazzo eri, ora?
I tuoi occhi, quelli di cui mi ero innamorato non c’erano più, e sì avevo sottolineato, enfatizzato, evidenziato la parola innamorato nella mia testa. Forse avrei dovuto dare ascolto a Rochelle, che mi diceva che l’amore faceva schifo, ma io sono sempre stato un testardo di prima categoria.
Avrei voluto che mi spiegassi il perché di quel tuo gesto, insomma nemmeno una lettera, un bigliettino, un messaggio. Nulla. Solo il vuoto più assoluto che avevi lasciato e che ora mi avvolgeva.
“E’ come se tu fossi morto in effetti, come se io sapessi che tu non tornerai più, ma nel mio cuore continuassi ad avere quella speranza di un tuo futuro ritorno, magari solo per me. Magari solo per quel ragazzo che si è innamorato del suo migliore amico”.
 
-Le persone ti deludono, Harry. Pensavo fossi abbastanza grande da averlo capito-
-Lui non mi ha deluso, Rochelle- sospirai per poi guardarla negli occhi –Lui mi ha spezzato il cuore, ma sono certo che prima o poi tornerà-
-E questo non è deludere?- chiese atona
-No, se l’ha fatto per inseguire un suo sogno, qualsiasi esso sia, allora non è una delusione. Sono certo che tornerà prima o poi-
-Forse più poi che prima- concluse, accarezzandomi i capelli.
La osservai, molto attentamente. Nonostante avesse appena ricevuto una delusione, era lì, come il primo giorno, integra con un muro impenetrabile come difesa.
-Mi dispiace per quella cosa tra te e Niall.. sai..-
-E’ tutto a posto, ho imparato a conviverci-
-Dici che lui mi amava?- mi sorrise, senza dire nulla.
 
 

Zayn

 
-Il mio punto di vista te l’ho già spiegato, che altro dovrei fare, Liam?-
-Amore non lo so! Cazzarola..-
-Mi dà fastidio, Liam-
-Cosa? Che io sia geloso?-
-No, Liam, che tu mi stia addosso! Per il resto, mi fa piacere-
-Bene!-
-Bene- risposi guardandolo
-Scusa- scoppiai a ridere, pensando che sì, era proprio uno scemo il mio ragazzo, anzi eravamo due scemi, ma l’amavo.
Lo abbracciai, con uno di quegli abbracci che ti scaldano il cuore, che ti toccano l’anima, e poi lo baciai a fior di labbra.
Sorrise, ed illuminò l’intera stanza.
-Ciao mio raggio di sole- lo baciai nuovamente –Ora vai dove devi andare, ma sta attento-
-Lo so, lo so- disse, facendomi crucciare lievemente
-Ora sei tu quello geloso- rise lui
-Sì, basti vedere quella puttana cosa ha fatto a Rochelle. E non ridere, altrimenti appena torni vedi- risi appena, anch’io e poi ci congedammo.
Il fatto che il mio fidanzato andasse a studiare con quella sua amica, Jessica, non mi piaceva affatto. Lei era una ventosa, rovina coppie, assurda. Altro la faccia d’angelo che ti mostrava quando la conoscevi, era tutta una farsa.
 
-Rochelle?- domandai bussando alla porta della sua stanza, per poi aprirla
-Sì?- si voltò –Entra pure, Zayn-
-Senti, ti va di stare un po’ insieme?- annuì –E’ un po’ che non facciamo una bella chiacchierata delle nostre- sorrisi
-Hai ragione, forse mi farebbe bene-
-Forse? Io faccio bene a tutti- risi, seguito successivamente da lei.
Ci accomodammo sul suo letto, seduti uno di fronte all’ altra, ed iniziammo a conversare.
-E’ quasi un anno che siamo qui- iniziai io –E guarda quante cose sono cambiate- sospirai io, in segno di sconfitta
-Pensavo che il ragazzo di Mullingar fosse amabile come il cugino, ed invece. Pensavo anche che quello stronzo fosse Louis, ed invece la vita mi ha dimostrato ancora una volta che mi sbagliavo-
-Che vuoi dire?-
-Poco prima di andarsene, Louis è venuto da me e, beh, abbiamo parlato-
-Vi siete chiariti..-
-Sì. Ecco perché sapevo che da lì a poco sarebbe successo qualcosa. Nonostante lo disprezzassi però mi ci sono affezionata, ecco perché il giorno della sua partenza piansi amaramente-
-Ti capisco-
-Mi capisci?-
-Sembriamo dei deficienti se continuiamo a farci delle domande così insulse- risi io, per poi continuare –Comunque sia, sì, ti capisco perché nonostante io e Louis non andassimo poi così d’accordo, ci sono rimasto male ugualmente-
-Vorrei vedere- sentenziò lei
-Ora vado, ma ricordati, che voglio che torni come prima- dissi prima di baciarle la fronte ed uscire dalla sua stanza.

 








A.A:Angolo Autrice: 
Stranamente sono riuscita a postare velocemente :)
enjoy it!
Twitter ->      @Zollettaa
Un bacio a tutte, e fatemi sapere che ne pensate <3
Francesca, xx.

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Capitolo 20
*** Capitolo Diciassettesimo ***


Capitolo Diciassettesimo
 
Niall

 

 
Baciare Jessica era stato l’errore più grande sia secondo me che secondo i ragazzi, ma nonostante questo ora stavo con lei.
Eravamo nella mia stanza, mentre ci baciavamo, e nonostante su di me ci fosse lei, io pensavo alla mia ex ragazza. Perché ormai avevo fatto trenta e dovevo fare trent’uno.
-Sei stato proprio uno stronzo- sentenziò Zayn irrompendo nella mia stanza
-Zayn, esci-
-No che non esco. Al posto di stare con Rochelle stai con questa puttana, come la mettiamo?-.
Jessica sorrise sorniona, e poi si alzò, affiancandomi –La mettiamo nel modo in cui tu porti il tuo brutto culo mulatto fuori da questa stanza e ti fai gli affaracci tuoi, perché evidentemente questa puttana è meglio della tua Rochelle- concluse soddisfatta, ma tutto ciò poco prima che la mia mano lasciasse l’impronta delle cinque dita sulla sua guancia.
-Tu stai zitta, e tu- dissi indicando Zayn –Esci da questa stanza-
-E se non me ne vado?- grugnì il pakistano, mentre una spaventata Jessica raccoglieva le sue scarpe e la sua borsa e se la filava
-Se non lo fai suppongo di doverti spaccare la faccia, mia grandissima testa di cazzo-
-Come mi hai chiamato scusa?-
-Hai sentito bene- sorrisi.
Mi girai, pensando che questa animata discussione lo avrebbe indotto ad uscire dalla mia camera ed a ritornare sui suoi passi, quando invece la sua mano toccò la mia spalla, e dopo avermi fatto voltare mi tirò un pugno in volto.
-Fanculo- sputai io, sorreggendomi con una mano dal pavimento e con l’altra pulendomi il sangue
-Fanculo tu. Irlandese di merda- sbraitò quasi a denti stretti, con odio, poco prima di andarsene.
 
Non era mai stato nella mia natura rovinare i rapporti interpersonali con amici o con conoscenti, ma questa volta non avevo messo l’orgoglio da parte, e si sa: chi sbaglia paga.
Essere testardo ed orgoglioso è sempre stato un mio pregio, perché quelle due facciate del mio carattere mi avevano sempre portato a raggiungere alti livelli cioè il successo, ma dopo il pugno di Zayn, quello diventò anche un difetto. Difetto da sopprimere, s’intendi.
-Che cos’hai combinato?- mi chiese Liam, iniziando così una lunga discussione che sicuramente non avrebbe portato me e Zayn ad eventuali chiarimenti futuri. Il suo discorso fu fatto a vuoto.
Ciò che mi interessava di Jessica era il ‘non comprendere i propri sentimenti in una relazione’ e ciò mi faceva davvero comodo tenendo conto del mio carattere sentimentale.
Sarei, sinceramente, potuto tornare da Rochelle, ma sapendo che lei mi avrebbe rifiutato a prescindere decisi di non provarci neanche, e di lasciare tutto al fato.
 
Chi crede al destino vuol dire che ha perso di vista se stesso”
 
Ed io: dov’ero? In quel immenso oceano chiamato vita, forse? Oppure mi ero disperso, naufragato, come una barca che perde di vista il suo obbiettivo principale e senza persistere si lascia andare agli ostacoli della vita?
Di certo non ero stato cresciuto con l’ideologia della volpe e dell’uva aspra. No di certo, anzi.
 
-Rochelle?- bussai alla porta della sua camera
-Niall- disse con voce neutra, come a salutare.
-Vorrei solo dirti che mi dispiace-
-Cosa significa per te ‘mi dispiace’ ?-
-Significa essere dispiaciuti.. rammaricati per qualcosa che si ha fatto, qualcosa di cui ci si vergogna-
-Quindi tu ti vergogni della scelta che hai fatto?- mi guardò, con un velo di lacrime sugli occhi
-Sì, in ogni istante- dissi guardandola, ammettendo che avevo fatto la cazzata più grande della mia vita a lasciarmi scappare una ragazza così, come lei.
-Avevano ragione. Loro avevano ragione. Io avevo ragione-
-A dire cosa?- chiesi interrogativo, poiché sembrasse farneticare
-Che noi due potevamo solo essere amici- sussurrò appena –E forse nemmeno quello-
-Basta che tu torni a fidarti di me..- azzardai
-Come potrei, Niall?- mi chiese, per poi riprendere col discorso –Magari essendo tua amica appena avrò bisogno di un aiuto, tu lascerai la mia mano, da codardo-
-Non fare la teatrale- la rimproverai
-Suppongo che essendo la mia vita sia io a decidere come rapportarmi con le persone- rispose acida
-Ciò vuol dire?-
-Che su di te si è chiuso il sipario. Addio, Niall- esplicò, per poi girarsi dall’ altra parte del letto ed ignorare la mia presenza nella stanza. Come se fossi un fantasma, un fantasma del suo, ormai, passato.

 

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Capitolo 21
*** Capitolo Diciottesimo ***


Capitolo Diciottesimo
 
Liam

 

 
Parlare con Zayn era una delle cose che mi rilassava. Stesi sul letto, uno accanto all’altro, mentre lui mi accarezzava i capelli. Sarei potuto volentieri morire così, tra le sue braccia, ma ahimè il mondo aveva ancora bisogno del sottoscritto. Soprattutto la forza extraterrena, conosciuta più comunemente come amore, che mi teneva in vita e legato al mio attuale ragazzo.
Nell’ ultimo anno erano cambiate così tante cose, e ricordavo ogni singolo momento dei nostri primi giorni in quella casa.
 
“-Buongiorno Niall- dissi pacatamente, prima di ricevere uno schiaffo sul dorso della mano –Ma che fai?- urlai a Rochelle, infuriato per la sberla ricevuta.
-Aspetta gli altri per mangiare- asserì seria lei.
-Ora che si svegliano potremo fare in tempo a..-
-Allora vai a svegliarli- sorrise acidamente.”
 
Per passare quel noioso pomeriggio, decisi che forse era meglio guardarmi un film, così convinsi Zayn a ranicchiarsi con me sul divano ed a ‘subirsi la tortura’ come diceva lui.
Facemmo la conta, per quanto potesse sembrare banale era un efficace metodo di scelta, e come risultato uscì un film, intitolato ‘Una notte da leoni’.
Sinceramente, visto che faceva parte della collezione dei film di Zayn, ero convinto fosse un horror, ma ben presto si rivelò piacevolmente essere un film comico.
“Tu volele inculale me?” esclamava il cinese nudo del film, appena apparso sulla scena dopo essere uscito dal bagagliaio dell’ auto dei protagonisti.
Vidi ridere il bellissimo ragazzo mulatto affianco a me, e fu uno dei momenti più belli dell’intera giornata: vederlo sorridere, ah che colpo al cuore.
 
Essermi innamorato di Zayn era stata la scelta più giusta che il mio cuore potesse mai prendere: primo, perché come mi amava lui non mi amava nessun altro, secondo, perché io ricambiavo quel sentimento, terzo, perché anche se ci fossimo lasciati ero sicurissimo che sarebbe comunque stata una storia fantastica da condividere con  lui.
Il suo sorriso, che ogni volta irradiava la stanza, mi faceva perdere un battito cardiaco al secondo, ciò vuol dire che il cuore non batteva, ergo ecco perché mi sentivo male, ed ecco perché Zayn dopo il film mi portò su in camera in braccio.
-Lo sai che è una cosa imbarazzante?- chiesi cingendogli il collo e guardandolo imbarazzato –Sembra più una cosa da matrimonio- dissi quasi schifato
-Oh, ma io ti sposerei- sorrise.
Cosa? Avevo sentito bene? Lui voleva sposarmi?
-Naturalmente solo se credessi nel matrimonio- aggiunse poi.
-Ah, ecco- sorrisi.
 
 

Rochelle

 
Passai davanti alla porta dei due innamorati, e sorridendo gli chiusi la porta per lasciargli più privacy.
Ciò che successe negli ultimi tempi mi aveva rammaricato molto: la scomparsa di Louis, la rottura del mio fidanzamento con Niall, e la litigata con Giselle.
Avevo deciso di uscire quel giorno, avevo deciso di uscire con le mie amiche, quelle fidate che però nell’ ultimo periodo avevo trascurato un po’.
Alzai la cornetta, un po’ incerta sul da farsi, e poi composi un numero chiamando a raccolta le tre moschettiere: Elizabeth, Rachél e Catherine.
Le raggiunsi al di fuori di un bar in cui andavamo abbastanza spesso, ed in cui portai anche i ragazzi per la prima volta: ‘The Closet’.
Era un bar davvero grazioso, appartato, con un arredamento talmente accogliente da farti sentire a casa.
Mi sedetti, e dopo non molto tempo di attesa arrivarono tutte e tre, con il sorriso stampato sulla faccia.
-Ragazze- sorrisi
-Rochelle- ripeterono in coro, per poi sedersi
-Qual buon vento?- chiese Elizabeth
-Mi mancavate- sussurrai, seguito da un ‘ohh’ di Catherine
-O forse solo non ti rimane più nessuno-
-Oh, suvvia Elizabeth non essere così dura- la rimbeccò la romantica della situazione
-Tutti commettono sbagli, bentornata Rochelle- aggiunse poi Rachél
-Grazie ragazze- sorrisi io.
 
Raccontai loro dei miei ultimi mesi di vita, tralasciando il superfluo, e andando al sodo. Gli raccontai della mia unione e separazione con il biondino di Mullingar.
“Devi esserci stata male” commentarono loro, anche se molto probabilmente, loro, neanche sapevano com’era stare male per qualcuno a cui tenevi, e che volevi accanto.
 
Un tradimento è una dichiarazione, non aperta, da parte di una persona di volersi allontanare da chi si ha tradito. I motivi non sono mai chiari, come a me non erano cristallini i motivi che avevano portato il mio ex ragazzo ad andare con quella Jessica.
Non sono mai stata una ragazza da rancore a lungo termine, per questo decisi solo di perdonarlo in un certo qual senso, ed eliminarlo definitivamente dalla mia vita, perché il lupo perde il pelo ma non il vizio.




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Capitolo 22
*** Epilogo ***


Epilogo
 
Harry

 

 
Aver passato quasi un anno in quella casa mi aveva fatto crescere, sotto tutti i punti di vista, ma ora che sono cresciuto ho un’ altra vita, per questo vi ho voluto raccontare la mia storia, anzi la nostra storia: quella di cinque migliori amici e di una ragazza, che ci cambiò la vita, per sempre.
 
Il mio caro Louis, nonché la persona che abbia mai amato più di quanto io possa attualmente amare, non si fece più vivo. Lo demmo quasi per disperso, evidentemente cambiò vita. Non seppi mai quale fu la causa che scaturì quel suo malessere, ma evidentemente era un male troppo forte da poter combattere accanto a me, che essendo debole lo avrei distrutto, non lasciandogli il tempo di lottare sul campo di battaglia.
Ora come ora, sono ancora single, segno evidente che il passaggio di Louis, da qui a cinque anni, è rimasto indelebile, e che né di lui né di noi mai mi scorderò.
Ogni sua cosa rivive in me, e nelle cose che ereditai da quando se ne andò: un libro, che sinceramente non lessi mai per paura che il suo ricordo si rifacesse vivo, ed una nostra foto, ancora appoggiata sul mio comodino. Il mio angelo doveva pur farmi compagnia almeno durante la notte, no?
 
Rochelle, invece, abbandonò quella che era diventata la nostra casa. Sì trasferì con le sue amiche, rimanendo in contatto solo con me e Zayn, e qualche volta si scambiava gli auguri di qualche festività con Liam.
Ogni tanto ci vediamo ancora, ma ora che lavora come fotografa nella sua galleria d’arte, è sempre impegnata.
E’ cambiata, non è più la bambina che conobbi quell’ inverno, ora è più matura, più taciturna, più consapevole della vita, quasi stanca di rimanere cosciente del suo filo conduttore.
 
Liam e Zayn invece stanno ancora insieme, hanno attraversato un momento di crisi poco tempo fa e si stavano per lasciare, ma invece sono ancora più uniti di prima, come una forza impetuosa che mai si stancherebbe di ribellarsi alla natura.
 
Il ragazzo di Mullingar si ritirò, al contrario di noi, agli ultimi due mesi di università. Precisamente non so che fine abbia fatto, questo lo sa solo suo cugino Liam, il ragazzo con la testa sulle spalle, quello che ai vecchi tempi ci faceva riflettere. Forse è andato a gestire un qualche bar nella sua amata Irlanda, o forse cambiò università e coronò il suo sogno di diventare chef.
 
Per quanto riguarda me, io non ho nulla da raccontare, lascio che sia la storia che vi ho raccontato a farvi fantasticare sulla mia attuale vita, che è cambiata da quell’ un gennaio del mio primo anno di università, lasciandomi ora come ora un vuoto indissolubile intorno a me. Ecco dove galleggio nelle mie notti, aspettando il ritorno di due occhi color zaffiro.
 
 
 

FINE.

 

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Capitolo 23
*** RINGRAZIAMENTI ***


RINGRAZIAMENTI


 

 
Voglio precisare che questa è la mia prima storia, seria e long-fic, mai completata.
Vorrei ringraziare le mie 56 lettrici, e chi sin dal primo momento mi ha sostenuto.
Ringrazio chi ha letto Domino, chi l’ha commentata, e chi l’ha seguita in silenzio. Sono molto orgogliosa di questo viaggio, sì perché questo è stato un viaggio molto lungo, durato ben un mese e mezzo. Strano, vero? Come tutto abbia una fine, più o meno felice.
Era partita come una storia, che forse a primo impatto non prometteva nulla di buono, ma che invece mi ha dato tanto, sia a me sia a voi.
A me: perché mi ha dato la possibilità di crescere dal punto di vista creativo, ed avendo ricevuto moltissimi complimenti sul mio modo di scrivere, mi ha anche incoraggiato a continuare.
A voi: perché, stando ai vostri commenti, vi siete divertite ed emozionate, seguendo questo percorso che capitolo dopo capitolo vi ha accompagnato.
 
Grazie mille, perché mi avete supportato, e perché se devo essere sincera mi avete aiutato ad aprirmi, poiché scrivendo molti capitoli scoppiavo di punto in bianco a piangere dall’ emozione.
Quante volte vi ho detto che sono emotiva, eh?
 
Siete fantastiche, mie lettrici.
 
Francesca, xx.



Ps. sì quella nella foto sono io :)





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