Semplicemente Yuuki

di Sari555
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione. Letter ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. I wish you were here ***



Capitolo 1
*** Introduzione. Letter ***


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Mi chiamo Yuuki, sono una ragazza di appena diciotto anni e il mio sogno è diventare un’abile pasticciera.
Guardandomi si direbbe che sia la tipica ragazza banale, così semplice da diventare invisibile. Quello che però la gente non vede è quello che mi porto appresso dentro, un segreto.
Probabilmente non starete capendo nulla di quello che vi ho appena scritto, così ricomincio.
Mi chiamo Yuuki, sono una ragazza di diciotto anni, aspirante pasticciera, mi piace il colore verde, odio le persone che non rispettano le promesse fatte e sono una malata di cancro.
Quando lo scoprii rimasi scioccata, rintanandomi nel mio mondo per giorni,  senza mangiare o dire una parola . Non accettavo quello che mi stava accadendo. Non mi accettavo.
Era un peso troppo grande e soffocante per una ragazzina sedicenne,  che solo il giorno prima giocava con le bambole e si divertiva a truccare il fratello.
È un peso tutt’ora soffocante, che mai si potrà alleviare ma non mi arrendo dal provarci.
La mia malattia è un po’ più particolare di altri tumori, rara e incurabile. Prendo medicine ogni giorno per allungare la mia vita e per sentire meno di quell’amaro dolore che mi si annida dentro, ma nulla di più. Quelle piccole pillole non potranno mai salvarmi e sono cosciente di questo fatto.
Vi scrivo per ringraziarvi di tutto quello che le vostre canzoni hanno fatto per me.
Non dimenticherò mai il giorno in cui sentì quelle voci penetrare nella mia oscurità, perché quello è stato il giorno in cui uscì dal mio labirinto interno e aprii la porta di quella camera buia che mi aveva avuto troppe volte ospite.
Mi avete sollevato il morale in tante circostanze ma  mai come la prima volta, la volta in cui mi resi conto di stare sprecando la mia vita ad’auto commiserarmi. Grazie!
Non so se leggerete mai questa lettera ma spero vivamente di si, solo per farvi capire quanto una canzone cantata con il cuore possa cambiare la vita di una persona. Probabilmente se non vi avessi sentiti quel giorno sarei ancora nella mia camera a piangere come una femminuccia.
Voglio credere in quello che cantate, in quella speranza che vedo nella vostra voce così luminosa.
Mi avete dato forza di andare avanti e tirare fuori le unghie, per cui il minimo che potevo fare era dirvi la verità su di me e su quanto vi sia grata.
Come io non ho mollato, non mollate voi. Arrivate fino alle stelle.
Ora posso dire con il cuore riempito di gioia che mi accetto perché io sono Yuuki, la ragazza pasticciera, malata di cancro al pancreas,  ma sempre io. Semplicemente Yuuki.
Un saluto
Y.
 




Era passata una settimana da quando aveva spedito quella lettera e la sua coscienza si sentiva sporca e macchiata di una menzogna troppo grande per lui.
Si era spacciato per una ragazza, precisamente per sua sorella Yuuki.
Tutto quello che aveva scritto era vero, tutte quelle emozioni che si era impegnato a trasmettere su quel foglio di quaderno stropicciato erano vere, tutto quel dolore che aveva provato parlando con qualcuno di estraneo, della sua malattia e del suo passato era vero; era tutto vero tranne per un piccolo particolare. Lui non era Yuuki.
- Kai!!! – una ragazza dal sorriso caloroso e affabile lo stava chiamando.
- Yuuki – si sentiva agitato e fortemente a disagio, non era da lui fingere di essere qualcun’altro e adesso ripensandoci a mente fredda se n’era pentito.
- Ehi gattino, che hai?! – la sua espressione tesa e forzata in un sorriso diceva che stava nascondendo qualcosa e questo Yuuki lo aveva capito subito, smascherandolo.
- Da una settimana ti stai comportando in modo strano.
Quando ti saluto mi eviti, quando ti parlo non mi guardi e quando suono a casa tua guarda caso non ci sei mai. Mi vuoi dire che cosa ti sta succedendo? – il tono di Yuuki era calmo e triste e questo a Kai fece capire quanto sua sorella ci tenesse a lui, ma soprattutto quanto poco sapeva recitare
- Nulla è solo un periodo un po’ così. Lo studio mi sta occupando praticamente tutto il mio tempo, per non parlare del lavoro al negozio, sono costantemente sottostress. Mi dispiace di essermi comportato così è solo che è tutto troppo frenetico per me – quello che aveva detto era una mezza verità, era vero che il  lavoro lo stava facendo faticare troppo e che lo studio era pesante, ma la cosa che mandava Kai in paranoia era proprio quella piccola bugia.
Aveva paura che potesse ritorcersi contro, ma forse si stava semplicemente facendo troppi film mentali, magari non l’avevano neanche letta quella stupida lettera.
- Dovresti prenderti una pausa, non ti fa bene affaticarti troppo gattino – gli venne da sorridere a quel nomignolo affibbiatogli dalla sorella.
 La ragazza prese la mano del fratello e insieme si avviarono verso la sede dell’università.
- Allora dimmi, che cosa fai oggi pomeriggio? – quel pomeriggio Kai sarebbe dovuto andare a fare la solita visita medica settimanale, che gli avrebbe garantito un doppio turno di medicine poiché ogni volta che ci andava gliene davano di nuove, tutte tecniche sperimentali che la notte lo facevano stare male, provocandogli vomito, crampi acuti o semplicemente emicranie che si prolungavano per tutto il giorno successivo.
- Solita visita – rispose un po’ triste, stufo di sentirsi dire sempre le solite cose.
- Vuoi che ti accompagni? – il sostegno e il conforto costante di sua sorella lo facevano sentire protetto, tranquillo e sicuro di se. Yuuki era l’unica che riusciva a capirlo davvero, intrappolandolo in una morsa d’amore fraterno.
- Se non ti è di troppo disturbo – disse arrossendo, sentendosi un bambino che ha bisogno della mano della mamma per attraversare la strada.
- Ma che disturbo e disturbo, lo sai che così mi sento più tranquilla e poi magari dopo andiamo a casa tua e ci guardiamo un bel film, come ai vecchi tempi. Che ne dici? – avevano passato pomeriggi interi  sul suo divano  in pelle, sgangherato e oltre modo scomodo, a guardare di tutto e di più con in sottofondo i commenti acidi e divertenti di Yuuki.
- Certo – tra una chiacchiera e l’altra erano arrivati di fronte all’imponente portone dell’università delle belle arti di Seul. L’edificio più antico e maestoso di tutta la città.
Incuteva timore a una prima occhiata ma quando, come Kai, varcavi quell’entrata dall’aspetto fatiscente e decadente,  ti ci abituavi e diventava, anche se per poche ore, una seconda casa. La seconda casa di Kai, ecco cos’era l’università.
- Oh guarda! Siamo arrivati anche puntuali oggi gattino  – disse la sorella attirando l’attenzione del fratello, fissa su quel portone che rievocava ricordi piacevoli e non.
Primo fra tutti, il suo primo giorno.
Si ricordava tutt’ora quanto fosse intimorito e spaesato dalla massa di ragazzi che ogni mattina si riunivano fuori dall’entrata e che con occhi sospetti e poco amichevoli guardavano i nuovi arrivati. Gli sembrava di essere tornato al liceo.
Non conosceva nessuno e si sentiva perduto, come in un bicchiere d’acqua stava affondando sperando di riuscire a trovare qualche viso amico, e poi arrivò. Yuuki arrivò in suo soccorso come ogni volta. Lo salvava come ogni volta.
Tornando alla realtà si voltò a guardarla e gli rivolse il primo vero sorriso della giornata. Un sorriso che a Yuuki riscaldava il cuore e che voleva tutto per se, per sempre. “Kai, il suo indifeso fratellino Kai” pensò ricambiando il sorriso.
- Meritiamo una medaglia allora- scherzò quest’ultimo prima di salutare Yuuki e avviarsi verso la sua prima lezione che si sarebbe tenuta tra pochi minuti.
 
 
 


Come da copione, i medici erano riusciti a convincerlo a prendere un’altra pillola che ha detta loro sarebbe stata quella a rivoluzionare la sua vita, a farlo sentire in forze come una volta, ma Kai sapeva erano tutte menzogne per farlo sentire meglio.
Piano, piano si stava spegnendo, come il fuoco di una candela sotto la pioggia. Le forze lo stavano abbandonando e se non oggi, un giorno se ne sarebbe andato.
Disteso sul divano di casa sua, aspettava che Yuuki preparasse qualcosa da mettere sotto i denti, sperando possibilmente che quel qualcosa non contenesse frutta, visto che la sorella ne andava pazza.
Pensava e ripensava, non si concentrava su qualcosa di preciso, semplicemente pensava a tutto e a niente, cercando di mantenere la testa più occupata possibile.
Spesso aveva pensato di fare le valige e andarsene, ricominciare una nuova vita, lontano da tutti e da tutto ma il suo problema lo avrebbe seguito, non c’era via di fuga ne una clausola a cui fare ricorso semplicemente doveva guardare in faccia la realtà e andare avanti, come aveva sempre fatto e poi non sarebbe mai potuto andare via, lui amava la Corea, amava la sua Seul.
A ridestarlo dai suoi pensieri il telefono di casa prese a suonare insistentemente.
- Kai! Il telefono, occupatene tu io ho le mani occupate – gridò sua sorella dalla cucina.
Si alzò di scatto ma non troppo per paura di avere un giramento di testa e poi rispose.
- Pronto? – chiese con tono gentile e timido. Non aspettava nessuna chiamata e aveva il timore che fosse una chiamata spiacevole.  Sesto senso.
- Pronto signorina Park Yuuki? – chiese una voce allegra e ferma, la voce di un uomo di mezza età probabilmente.
- Sono il fratello, Kai – disse un po’ agitato, di solito le persone che volevano sua sorella non chiamavano a casa sua.
- La signorina Park è in casa? – continuò l’uomo.
- No – mentì.
- Le posso lasciare un messaggio da riferire? – non sembrava avere cattive intenzioni ma non si fidava ugualmente.
- Si, lasci detto a me, lo riferirò a mia sorella quando torna – disse calmo.
- La signorina Park ha scritto una lettera indirizzata alla S.M. Entertainment, ne era a conoscenza – d’un tratto il cuore di Kai si fece più rapido, sembravano le ali di un colibrì.
Sentiva la voce morirgli in gola e il sudore imperlargli la fronte. Lo sapeva che sarebbe finita male, non doveva mentire ne tantomeno scrivere quella stupida lettera e non poteva incolpare nessun’altro che se stesso.
- Mi aveva accennato qualcosa – disse tremolante.
 - Bene, il gruppo vorrebbe conoscerla. Sono rimasti colpiti positivamente dalla lettera e ci tengono davvero a incontrarla – disse l’uomo che non sapeva minimamente cosa c’era sotto.
- Oh –
“Adesso cosa faccio? “ pensò disperatamente Kai.
- Se per la signorina va bene c’incontriamo domani mattina alle 10:00 davanti l’edificio della S.M. –
“Certo che è un problema” rispose mentalmente
- Ok glielo riferirò – questa storia era tutto un errore, non sarebbe dovuta finire così, anzi non sarebbe proprio dovuta cominciare.
- Bene. Spero che possa accettare – disse sinceramente.
- È un problema se vengo anche io? Potrebbe sentirsi male – disse architettando un piano che aveva solo un’unica pecca. Yuuki.
- Certo che no – ora doveva solo raccontargli la verità e sperare che la sorella capisse.
- Ok allora a domani signore – disse educatamente
- A domani e arrivederci – chiuse la chiamata buttandosi sul divano bitorzoluto.
In quel momento Yuuki era uscita dalla cucina con un vassoio in mano e un sorriso abbagliante.
- Chi era? – disse ingenuamente, riferita alla chiamata di poco prima.
- Ora arriva la parte difficile – bisbigliò a se stesso, cercando di darsi forza. Gli avrebbe dovuto raccontare tutto, senza peli sulla lingua, smettendola di giocare a nascondino, perché avrebbe tanto voluto nascondersi dietro quella bugia senza senso.
- Come? – disse Yuuki non capendo a cosa si riferiva.
- Siediti noona, dobbiamo parlare –
“Che l’incubo abbia inizio” pensò amaramente prima di aprire di nuovo bocca per iniziare, la sua lunga spiegazione.
 
 
 
 



Note autrice:
Spero che vi possa essere piaciuta almeno un po’, è la mia prima ff sugli SHINee e quindi non sono molto pratica ancora ma ci sto provando lo stesso ;)
Se ci sono errori di grammatica mi scuso in anticipo è che sono di fretta per cui abbiate pietà di me.
Per concludere, ringrazio chiunque l’abbia letta e spero che recensirete in tanti anche solo per dirmi che ho fatto schifo.
Bacioni
Sari
 
Ps: Se siete curiosi ecco come mi sono immaginata Kai http://images4.fanpop.com/image/photos/23300000/Mir-mir-mblaq-23314035-293-303.jpg (è Mir dei Mblaq per chi non lo sapesse)
Mentre lei è Yuuki http://niesa87himura.files.wordpress.com/2010/11/park-shin-hye-13.jpg

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. I wish you were here ***


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Una leggera scia di baci, si diramava leggera sul ventre della ragazza ansimante.
Era bastata una sola parola per farla cadere nel suo letto, una sola parola per farla cadere tra le sue braccia.
- Kibum … - disse la ragazza, desiderosa di un contatto più diretto.
- Baciam.. - non finì la frase che le sue labbra piene e acerbe si ritrovarono impegnate, sotto lo stretto controllo di quelle esperte di Kibum.
- Lascia fare a me – disse il ragazzo con tono sensuale.
La voleva così tanto che faceva male, il suo cuore ardeva per lei e per quel suo corpo invitante, la voleva sin dal primo momento in cui l’aveva vista.
La voleva e adesso l’aveva, tutta per lui e solo per lui.
Le mani delicate e possenti del ragazzo erano ovunque, facendola impazzire.
Aveva sempre avuto un debole per quelle mani gentili e forti allo stesso tempo, mani che ti sapevano guidare in momenti d’incertezza e indecisione, erano mani possessive di cui lei e solo lei aveva l’esclusiva.
I preliminari per quanto piacevoli e dolci, erano diventati insopportabili, una lenta agonia per arrivare a quel piacere finale. Un piacere che nel mero sesso provato fin’ora, dal ragazzo, non si poteva trovare.
Lentamente e con riguardo Kibum entrò dentro di lei.
In un primo momento provò sorpresa, sostituita subito dopo da puro compiacimento.
Si sentiva lusingato, non servivano parole per fargli capire quanto lo amava, glielo aveva dimostrato proprio in quel momento, con quell’atto d’amore.
Non gli aveva donato solo il suo cuore, ma ora per la prima volta, anche il suo corpo.
- Non me lo avevi detto – ansimò certo che lei capisse a ciò che si riferiva.
- Sorpresa – disse cercando di scherzarci sopra.
Le spinte si facevano più intense, aumentando quel piacere divino.
Voleva donarle un ricordo memorabile della sua prima volta, in modo che mai si sarebbe dimenticata di lui.
Ancora dentro di lei, avvicinò le labbra al suo capezzolo sinistro, mordicchiandolo teneramente, strappandogli gemiti che erano musica per le sue orecchie.
Voleva proprio farla impazzire.
- Più forte – disse lei in preda a quel piacere.
- Sicura ? – non voleva farle del male, lei era il suo piccolo ramo delicato che si poteva spezzare in ogni momento.
- Fallo, ti prego – con una spinta di reni, entrò tutto in lei. L’apice di quel piacere formidabile.
Dopo pochi minuti, esausti e storditi da emozioni estranee e troppo intense, si accasciarono sul letto sudati, ma uniti. Uniti da un legame che avevano sancito in modo tacito quella notte.
- Ti amo Kibum – disse la ragazza con un sorriso luminoso.
- Ti amo anch’io Yuuki – rispose altrettanto felice ed’estasiato.
Uniti per sempre.
 

Se mi leghi ed intrappoli
Allora l'amore è solo una bugia
Il futuro è ancora una bugia.
Non può più a crescere
Liberati dal vuoto di te stessa e guardami
Solo io te lo colmerò, solo io lo colmerò completamente
[ Lucifer ]

 

Dopo quella notte, niente andò come nei loro piani.
Avevano programmato una vita insieme, un futuro che vedeva loro protagonisti di una vita felice, ma come un castello di carta, le fondamenta del loro rapporto cedettero in modo irreparabile.
La colpa era solo di lei, di lei che dopo due anni si tormentava ancora.
Aveva dovuto prendere una decisione, o Kibum, il suo unico vero amore, o Kai, il fratello che aveva bisogno costantemente di lei, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Aveva scelto Kai ovviamente, mentendo a Kibum per evitargli anche il peso della dura verità che gl’influenzava continuamente la vita.
Non si era pentita della scelta che aveva fatto, avrebbe sempre anteposto la sua famiglia alla vita privata, ma non voleva che andasse a finire così, non voleva lasciarlo.
Kibum si meritava di meglio.
La sua mente, dopo che Kai gli aveva rivelato quello che aveva fatto alle sue spalle, istintivamente era ritornata a quella notte di passione. Il loro ultimo momento felice.
- Mi dispiace noona – disse Kai con le lacrime agl’occhi.
Occhi ove si poteva leggere tormento e senso di colpa.
- Kai, io non capisco – disse Yuuki con le mani fra i capelli, disperata per le conseguenze di quell’azione insensata. Disperata per il dolore emotivo, che gli avrebbe provocato quell’azione insensata.
Non ce l’aveva con il fratello ma proprio non se l’aspettava.
- Perché lo hai fatto? – riprese con più intonazione.
Gli aveva spiegato il motivo per cui aveva scritto quella lettera, le sensazioni che lo avevano portato a quella scelta, a quella specie di outing, ma non riusciva a capire perché mentire sul nome, perché non dire la verità.
- Io non lo so – non aveva il coraggio di guardarla negl’occhi. Il senso di colpa era come un macigno sopra la sua testa, troppo pesante per alzare lo sguardo e guardarla in faccia.
- Lo sai che non mi piace raccontare la mia storia, non mi piace sentirmi allo scoperto, nudo, così ho pensato di mentire sul nome. L’ho fatto perché mi faceva sentire protetto – Yuuki non voleva sprecare tempo della sua vita portandogli rancore, perché sapeva che ogni giorno poteva essere l’ultimo, ma proprio non poteva evitare di dargli dello stupido.
- E come intendi correre ai ripari? Perché correrai ai ripari, vero? – disse cercando di non apparire così minacciosa come si sentiva.
- So che non ho nessun diritto di chiedertelo e mi sento un verme solo a proportelo, ma potresti fingere solo per domani, solo per un giorno, solo per poche ore di essere la Yuuki della lettera? – per la prima volta si ritrovò a guardarla negl’occhi. Si sentiva patetico e avrebbe voluto strisciare ai suoi piedi.
- Kai, io … - la guardava con occhi da piccolo cervo abbandonato e si sentiva male, addirittura si stava sentendo in colpa per rifiutar quel piano gli aveva appena proposto.
- Ti prego, fammi questo regalo. Non chiederò più niente per i miei compleanni o per Natale o per Pasqua o per qualsiasi altra festività che richieda regali, ti prego – lo avrebbe fatto, non voleva ma lo avrebbe fatto.
Aveva lo strano potere di manipolare le emozioni delle persone, specialmente le sue.
- Ok, lo farò- disse rassegnata accoccolandosi al corpo rannicchiato di Kai.
- Grazie nonna, grazie di cuore – disse il ragazzino riprendendo il suo solito sorriso contagioso.
Quando erano insieme erano completi. Erano anime gemelle, anzi gemelli nati in date differenti.
 
 
˜  
 

Come ogni notte, Kai, si ritrovò ricurvo sulla tavoletta del gabinetto, ad osservare con occhi vacui quel liquido scarlatto misto a qualcosa di bianco, forse riconducibile al riso che aveva mangiato qualche ora prima.
Quelle nuove pillole gli stavano rovinando la vita, gliela stavano spegnendo in modo radicale, rendendosene conto ad ogni attacco di malessere, quando dopo essersi accasciato vicino alla vasca si rialzava e si guardava allo specchio, affrontando il suo incubo peggiore, se stesso.
Gli occhi scuri sempre vivaci, erano spenti e cerulei, i capelli color miele erano appiccicati alla fronte da uno strato di sudore freddo, un sudore non certo naturale, e la pelle già di per sé pallida era diventata ancora più bianca, facendolo sembrare un lenzuolo.
Quella figura riflessa non era lui. Lui era una persona viva, non morta.
Stufo di quell’immagine pietosa spense la luce del bagno e se ne tornò a letto, sperando di prendere sonno e dormire almeno qualche ora.
 
 
Distesa nel letto di casa sua, Yuuki, pensava e ripensava a Kibum e a tutto quello che avevano passato insieme, non capacitandosi, dopo due anni, del fatto che non esisteva più nessun rapporto.
Niente gli aveva mai fatti lasciare, litigi, tradimenti indiretti, altri litigi, arrabbiature represse; nulla era riuscito a fargli lasciare, nulla tranne il futuro che aveva riservato una sorpresa nefasta a entrambi.
Gli mancava così tanto che il solo pensiero gli provocava una fitta al cuore, gli mancava e si sentiva impotente per non poterselo riprendere, oramai non poteva fare nulla, non aveva più nessun diritto su di lui, gli mancava e non poteva fare altro che ricordarlo e preservare, in un angolo del suo cuore, quel sentimento speciale che aveva nutrito e nutriva per lui.
- Kibum – sospirò stringendo a se il cuscino, ricordando i momenti dove al suo posto c’era lui.
- Ritorna da me – disse prima di addormentarsi con le lacrime agl’occhi.
Non avrebbe sopportato la sua vicinanza, non adesso che era diventato famoso e sicuramente c’era qualcun altro al suo posto.
Non voleva che arrivasse il domani, ne aveva paura.
 

˜  
 

Come d’accordo, alle dieci in punto sia Yuuki che Kai, erano davanti all’edificio della S.M, lindi e pinti per incontrare gli SHinee.
Aspettavano con il cuore in gola e gli sguardi vigili, puntati sulla strada dove avrebbero dovuto fare la loro apparizione.
Erano in totale stato di allerta, sicuri che da un momento all’altro sarebbero morti d’infarto.
Si stringevano le mani a vicenda, dandosi forza reciprocamente.
- Non penso di farcela – esordì Yuuki con voce tremante.
- Andrai benissimo, sei un’attrice nata noona – rispose prontamente Kai, sicuro delle doti della sorella.
- Sai c’è una cosa che non ti ho detto – disse la ragazza in tono ansioso. Se solo glielo avesse detto ieri, pensò Yuuki dandosi della stupida per non aver saputo confessare tutta la verità e in primis per aver accettato quel piano.
- Che cosa? – domandò Kai per poi girasi e guardarla negl’occhi.
- Io … - ma non poté finire la frase che una mano robusta si poggiò rassicurane sulla spalla sua spalla e su quella del fratello.
- Benvenuti alla S.M. – disse una voce maschile.
Quando si girarono, un uomo alto e possente di mezza età gli stava sorridendo bonariamente e in modo caloroso.
-  Salve – mormorarono i due sommessamente, imbarazzati e timidi come non mai.
- Suvvia non siate così formali. Io sono Lee Joon e sono il manager degli SHINee – disse vivacemente prendendogli per le spalle e trascinandoli fino dentro all’enorme edificio del S.M.
- Tu devi essere Yuuki, vero? – disse il signor Lee Joon
- Si e lui è mio fratello Kai , quello con cui a parlato al telefono – rispose con un po’ più di sicurezza.
Quell’uomo per quanto volesse metterli a loro agio, riusciva a emanare soggezione, agitandoli ancora di più di quanto non erano.
- È un piacere conoscervi signor Lee – rispose Kai porgendo la mano tremante al manager che l’accolse in una stretta calorosa e amichevole.
- Il piacere è tutto mio ma dammi del tu, il voi mi fa sentire così vecchio – disse scherzosamente.
Degli SHINee non c’era traccia, così sia Kai che Yuuki si rilassarono di un poco cercando di apparire meno impauriti di fronte a quell’uomo sorridente.
- Siamo davvero felici dell’invito – disse Yuuki parlando anche per il fratello, che si era perso nell’ammirare quella struttura architettonica così complessa eppure così originale e moderna.
Un pasticcere che s’intende di architettura, era una contraddizione vivente il ragazzo e se ne compiaceva, reputandosi una persona acculturata.
- Venite con me ragazzi, gli SHINee vi stanno aspettando al piano di sopra, non vedono l’ora di conoscervi – disse fremente dall’eccitazione, un’eccitazione corrisposta solo da Kai il quale non stava più nella pelle, gli voleva vedere, lo voleva vedere.
- C..c.. certo – balbettò Yuuki con timore, scambiata per timidezza agl’occhi dello sconosciuto.
- Sai quando ho letto quella lettera devo ammettere che mi sono venute le lacrime agl’occhi, non avevo mai letto qualcosa di così commovente, ti devo fare le congratulazioni sei riuscita a trasmettere angoscia e gratitudine. Sei una persona speciale Yuuki e penso che i ragazzi quando l’hanno letta, hanno pensato la stessa cosa – disse l’uomo accompagnando i due per le scale.
Kai si sentiva davvero onorato di sapere che la sua lettera aveva avuto un tale effetto.
- Grazie – disse Yuuki incerta su cosa avrebbe dovuto dire.
Quell’incontro non avrebbe prospettato nulla di buono, non solo per il problema Kibum ma anche per le domande che i membri gli avrebbero fatto.
Lei sapeva tutto della malattia del fratello, ogni aspetto tecnico che riguardava l’argomento, ma non poteva immaginarsi come si sentisse, non sapeva quali erano le emozioni che affollassero la sua mente e che nascondeva sempre con un sorriso, non poteva saperlo proprio.
- Sono io che ti ringrazio per aver accettato un invito così improvviso – disse Lee Joon cercando di mantenere quel sorriso caldo.
Senza che se ne accorsero, arrivarono davanti a una porta metallica.
Tutto in quel palazzo sembrava pragmatico, freddo e controllato eppure quell’edificio aveva persone con un cuore grande e caloroso come il signor Lee Joon e Kibum.
Senza bussare il manager aprì la porta, rivelando subito chi nascondeva.
Cinque figure sorridenti li stavano aspettando, impeccabili e ammalianti puntarono subito lo sguardo sulla ragazza.
- Yuuki? – la ragazza non aveva ancora alzato lo sguardo, non voleva essere riconosciuta ma a quanto pareva non c’era riuscita.
Quella voce così familiare  la invase come un fiume in piena, riportando alla mente ogni bacio, ogni carezza, ogni abbraccio e ogni ti amo che si erano detti. Tutto in modo troppo veloce, troppo intenso per quel cuore che da due anni a questa parte non batteva, come una scatola vuota.
Lo aveva ritrovato finalmente, il padrone di quella scatola.
- Kibum, ciao -
 











Note:
Come al solito sono di fretta per cui ci tengo a precisare solo un paio di cose.
Scusate ancora per eventuali errore grammaticali e grazie per essere arrivati a fine pagina.
La storia finalmente si sta evolvendo e dal prossimo capitolo arriviamo al succo con l’entrata in scena degli SHINee!!
Sono emozionata non vedo l’ora di scrivere il prossimo capitolo, chissà cosa tirerà fuori la mia mente bacata xD
Grazie chi legge e chi recensisce!!
Bacioni
Sari

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