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di madamina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Circle of Life ***
Capitolo 2: *** Mr. Bad Guy ***
Capitolo 3: *** It's Like That ***
Capitolo 4: *** The Zephyr Song ***
Capitolo 5: *** You Are Not Alone ***
Capitolo 6: *** I Believe I Can Fly ***
Capitolo 7: *** Knights of Cydonia ***
Capitolo 8: *** One Vision ***
Capitolo 9: *** The Ballad of the Swords ***
Capitolo 10: *** Don't Look Back in Anger ***
Capitolo 11: *** Six Feet Under ***
Capitolo 12: *** Distant Memory ***
Capitolo 13: *** See You Again ***
Capitolo 14: *** The Corpse Bride ***
Capitolo 15: *** Another Brick in the Wall ***
Capitolo 16: *** Secret Garden ***
Capitolo 17: *** Iris ***
Capitolo 18: *** Dead Can Dance ***
Capitolo 19: *** Starlight ***
Capitolo 20: *** Black Holes and Revelations ***
Capitolo 21: *** Ready, Set, Go ***
Capitolo 22: *** The Gladiator ***
Capitolo 23: *** Healing Rain - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Circle of Life ***


Capitolo 1

§ Cap. I - Circle of Life §


“DRACO MALFOY E' MORTO”

Quella semplice frase continuava a rimbombarle nella testa, stordendola per la sua spietatezza.

Draco Malfoy era morto. 

D'accordo, l'aveva odiato, si erano insultati per anni, a volte si erano anche sfidati di nascosto al club dei duellanti. Non si erano mai risparmiati dispetti e battute al vetriolo.

Ma ora Draco era morto e tutto quello che c'era tra di loro, per quanto spiacevole, sarebbe rimasto solo un ricordo.

In un angolino molto buio della sua coscienza si sentiva anche un po' sollevata all'idea che per quell'ultimo anno scolastico non avrebbe più dovuto scontrarsi con il Principe delle Serpi, in un certo senso le cose per lei sarebbero state più facili.

Ma la realtà la colpiva in tutta la sua crudeltà: un ragazzo era morto, schiacciato dal peso di cose più grandi di lui. Troppo più grandi di lui, che non aveva saputo e potuto gestire. Ed aveva pagato un prezzo maledettamente alto per questo.

Era morto.

Una mano gentilmente le si posò sulla spalla risvegliandola dai suoi pensieri.

“Hermione, è tutto a posto?” le chiese affettuosamente il ragazzo dai profondi occhi verdi che occupava insieme a lei lo scompartimento.
“Si Harry, tutto a posto grazie” gli rispose con un sorriso tirato, per poi rigirarsi a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che scorreva veloce accanto al treno che serpeggiando tra le campagne inglesi la stava riportando per l'ultima volta ad Hogwarts.

Il rumore ritmico e monotono delle ruote sui binari la accompagnava nel flusso di pensieri e ricordi che nella sua testa si avvolgevano insistentemente attorno alla figura di un ragazzo che per sempre sarebbe rimasto vivo solo nei ricordi di chi lo conosceva.

Fuori dal finestrino vedeva un laghetto in cui si rispecchiava il cielo nuvoloso. Guardava quella grande distesa grigia e nella sua mente rivedeva due occhi chiarissimi che per anni si erano posati su di lei con disprezzo. Ma di una profondità tale da non poter essere dimenticati. Guardava le increspature che il vento che si era alzato creava sulla superficie dell'acqua, e vedeva le screziature di quello sguardo che aveva imparato a sostenere. Guardava i riflessi di qualche timido raggio di sole che era riuscito a sfuggire alle briglie delle nuvole e vedeva i lampi che illuminavano il suo sguardo quando la sfidava a tenergli testa. Tutto le ricordava quegli occhi che per anni le avevano rivolto solo sguardi taglienti e di odio, ma che non avrebbe più rivisto.

Intanto la campagna scorreva accanto a lei. E tutto quel verde le riportava alla memoria le tantissime giornate passate nel parco di Hogwarts e tutti gli scontri e le sfide, gli insulti e i battibecchi che erano l'unico modo in cui loro due si erano mai rapportati. Ora rimaneva solo il ricordo di tutto ciò.

Con lo sguardo perso nel paesaggio che continuava a sfrecciarle accanto, immaginò per un attimo che quella sarebbe stata la sua  visuale se avesse volato a tutta velocità su una scopa.

Volare... Malfoy amava volare. Si vedeva che era felice quando poteva solcare i cieli sulla sua adorata scopa. Felice... era una parola grossa per un ragazzo chiuso e riservato come lui, ma si vedeva che in qualche modo lassù era più sereno. Sembrava che per un po' potesse lasciare a terra i suoi problemi e trovare un po' di pace.

Hermione ed Harry erano da soli nello scompartimento, Ron era finito chissà dove con la sua Lavanda, e così loro due sedevano uno di fronte all'altra ai lati del finestrino.

“Stai ancora pensando a Malfoy?”

La ragazza rimase qualche secondo in silenzio, poi, come se la cosa le costasse un grande sforzo, rispose dopo aver fatto un profondo sospiro.

“Si. Lo so, sembra assurdo che proprio io lo dica, ma non riesco ad accettare l'idea che sia morto. Non così”.

La notte in cui Silente era morto, ai piedi della Torre di Astronomia un altro cadavere era stato rinvenuto. Quello di Draco. Era disteso a terra in modo composto, come se stesse dormendo. Come se anche nella morte si dovesse distinguere con la sua innata eleganza. Sul viso un'espressione serena. Come se non si fosse accorto che la sua ora era arrivata.
Sembrava che stesse dormendo, tanto che la professoressa McGranitt quando lo aveva trovato, aveva pensato che fosse stato schiantato, ma una volta avvicinatasi, si era resa conto del freddo innaturale che ormai pervadeva il corpo del ragazzo. Purtroppo non c'era stato nulla da fare, Draco Malfoy era morto.

In quella stessa notte in cui Piton era scappato per riunirsi ai Mangiamorte. Ed ora tutti temevano che potesse trovare il modo di infiltrarsi tra le fila dell'Ordine e continuare a svolgere il suo compito di spia, come per tanti anni aveva fatto, ingannando perfino Silente.

Le indagini su cosa fosse realmente successo erano state sbrigative e superficiali. Si era cercato di chiudere la faccenda il più presto possibile, liquidando la cosa come una vendetta trasversale dei Mangiamorte nei confronti di Lucius Malfoy che non era stato all'altezza della fiducia accordatagli dal Signore Oscuro.

Cosa strana, nessuno era riuscito a trovare la bacchetta di Draco, né accanto al corpo, né in dormitorio o in nessun altro luogo della scuola. Come se fosse stata portata via di proposito. Così non era stato possibile stabilire come esattamente si erano svolti i fatti. Se era stato attaccato, se aveva tentato di difendersi, se aveva attaccato lui per primo. Nulla. 

Harry le rivolse uno sguardo dolce. “Hai ragione, alla fine era un ragazzo come noi. Aveva una vita davanti, i suoi sogni e le sue speranze. Peccato che qualcuno abbia pensato bene di toglierglieli”.
A quella parole, gli occhi della ragazza che gli sedeva davanti si riempirono di tristezza, e la vide abbassare il capo rassegnata emettendo un altro profondo sospiro.

“Sai, Malfoy non era decisamente un mio amico, ma non credo proprio che meritasse una fine del genere. Credo che in qualche modo mancherà anche a me” concluse Harry.

Passarono un po' di tempo chiacchierando del più e del meno, finché un ragazzo entrò nel loro scompartimento.  Era Blaise Zabini.
Il ragazzo aveva da poco perso il suo migliore amico, quasi un fratello. Entrambi figli unici, si erano sempre sostenuti a vicenda nei momenti difficili, dandosi il conforto e l'affetto che in famiglia non ricevevano. E il dolore per la perdita si poteva chiaramente leggere in quelle iridi blu notte, velate di tristezza e contornate da profonde occhiaie che spiccavano nettamente anche sulla sua carnagione scura, o dalle spalle larghe e possenti, ma incurvate sotto il peso di un lutto difficile da accettare, o dal portamento sempre fiero e impettito ed in quel momento estremamente dimesso. Anche la sua voce sembrava uscire a stento, come se in fondo non gli importasse più tanto di parlare ora che non c'era più chi avrebbe potuto ascoltarlo e capirlo al volo.

“Granger, abbiamo la riunione dei capiscuola, ti aspetto nello scompartimento dei prefetti”. Il tono più basso del normale, trasmetteva tutta la rassegnazione che pervadeva il ragazzo.
“No, aspetta Zabini, vengo subito. Ci vediamo dopo, Harry” e salutò l'amico che le rispose con un cenno del capo.

Blaise intanto si era avviato lungo il corridoio verso lo scompartimento dei prefetti, senza aspettare Hermione, che dovette affrettarsi per raggiungerlo.

Lo fermò prendendolo per un polso e facendolo girare.
Rimasero qualche secondo a fissarsi. Ad Hermione faceva male leggere tutta la sofferenza di quegli occhi che la scrutavano vuoti.

“Zabini, tutto bene?”. Guardando l'espressione del ragazzo comprese il suo errore. “Scusa, domanda stupida” ed arrossì lievemente.
Sulle labbra di Blaise comparve un timido sorriso.

“Non ti preoccupare, va bene lo stesso, grazie” le rispose gentilmente.
Un silenzio imbarazzato cadde tra loro, ma le faceva troppo male vederlo in quelle condizioni.

“Zabini... Blaise - iniziò imbarazzata mordicchiandosi un labbro - ecco, se hai bisogno di qualcosa io sono qui... Anche se magari vuoi farti solo una chiacchierata”.

“Grazie... Hermione, so cosa vuoi dire, ma per ora non mi sento di parlarne con nessuno. Draco per me era un fratello, e anche se a te sembrerà strano, era davvero una persona eccezionale. Credo che mi ci vorrà un po' per accettare quello che è successo ed andare avanti come avrebbe voluto lui”.

“Beh quando sarai pronto, sai dove trovarmi...”. Gli lasciò il polso e si avviò verso lo scompartimento dei prefetti dove di lì a poco sarebbe iniziata la riunione, lasciandosi alle spalle un Blaise Zabini alquanto perplesso ma piacevolmente sorpreso dal comportamento della ragazza.

In effetti da quando quell'estate aveva deciso insieme a Pansy di passare dalla parte dell'Ordine della Fenice, si erano incontrati qualche volta nell'immensa casa che era stata dei Black, ma quella era la prima volta che parlavano veramente e non si limitavano a scambiarsi un saluto di cortesia.

D'altronde lui e Pansy erano impegnati sia a convincere i membri dell'Ordine delle loro sincere intenzioni di passare dalla loro parte, che a collaborare come potevano, fornendo le poche informazioni di cui erano in possesso. Nonostante gli fosse stato richiesto più e più volte, non avevano mai voluto svelare il motivo per cui avevano deciso di cambiare fronte. Ma la notte in cui Draco era morto, avevano giurato che avrebbero avuto la giusta vendetta, con ogni mezzo, anche se fossero dovuti entrare nell'Ordine e aiutare Potter a fare fuori Lord Voldemort che ritenevano essere il mandante di quell'inutile assassinio. E così era stato. Alla fine dell'anno scolastico, si erano allontanati da casa con una scusa e tramite dei contatti comuni erano arrivati a Grimmauld Place n.12.

Dallo scompartimento davanti a cui si trovavano Hermione e Blaise, un ragazzo moro dai lunghi capelli neri e dagli occhi di ghiaccio aveva seguito la scena con estrema attenzione, senza perdere una parola o un gesto, come se da quello dipendesse la sua vita. I due ragazzi, impegnati nella loro conversazione, non si erano accorti di lui né della miriade di emozioni che avevano infiammato i suoi occhi contornati da un pesante tratto di matita nera: dapprima rabbia, poi tristezza ed infine incredulità. Persi di vista i due ragazzi, il suo sguardo tornò a perdersi nel paesaggio che veloce correva fuori dal finestrino.

 

§§§§ ---- §§§§

 

Il treno giunse finalmente alla stazione di Hogsmeade, dove le carrozze tirate dai thestral aspettavano gli studenti per portarli ad Hogwarts. Harry ed Hermione videro in lontananza la sagoma di Hagrid che si stagliava contro il Lago Nero, richiamando a sé tutti i primini, per guidarli durante il loro primo viaggio verso quella che sarebbe stata la loro casa per i sette anni seguenti.

Mentre cercavano tra la folla il loro amico Ron e la sua dolce metà Lavanda Brown, notarono a qualche carrozza distanza un ragazzo che probabilmente si era appena trasferito nella loro scuola, perché non lo avevano mai visto prima.

Era moro, con capelli neri lisci che gli arrivavano oltre le spalle. Era vestito di nero con un cappotto di pelle lungo fino quasi alle caviglie, ma di più non riuscirono a vedere, perché velocemente salì su di una carrozza e scomparve alla loro vista.

“Chissà chi era quel ragazzo” disse prontamente Hermione.
“Probabilmente è un nuovo arrivato. Lo scopriremo più tardi a cena. Non è che intanto sei riuscita a vedere Ron?”.

I due continuarono a guardarsi intorno finché non scorsero da lontano due chiome rosse.

“Ron, Ginny!” iniziò a strillare Hermione, agitando un braccio per farsi notare. Riuscì nel suo intento, perché Ron dopo averla vista iniziò a farsi largo tra la folla per raggiungerla, seguito dalla sorella per niente entusiasta di unirsi all’allegra brigata.

Salirono tutti sulla carrozza, insieme all'immancabile Lavanda Brown che sembrava essere stata attaccata col mastice al braccio di Ron, e non appena gli occhi di Ginny incontrarono quelli di Harry calò un gelido silenzio.

 

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Ben presto la sagoma del castello fu visibile ai loro occhi e via via che si avvicinavano, riuscivano a distinguere sempre meglio i dettagli di quell'edificio che da secoli accoglieva giovani ragazzi e li aiutava a crescere e diventare degli adulti pronti ad affrontare il mondo esterno. A poco a poco apparvero le torri, alte e arzigogolate, che riuscivano a stare su solo grazie alla magia, perché la loro forma articolata sembrava sfidare qualunque legge della fisica. Poi fu il turno dei gargoyle, le statue di pietra dall'espressione beffarda che sembravano sempre ridacchiare alle spalle di tutti quelli che passavano, quasi avessero un'anima propria... E poi le finestre colorate, che con le loro raffinate decorazioni sembravano essere appena uscite dalla bottega dei migliori mastri vetrai mai esistiti.  E gli stendardi delle quattro case, come a ricordare che nonostante la divisione, ad Hogwarts c'era posto per tutti quanti, senza distinzioni.

Infine le carrozze si fermarono in prossimità del portone d'ingresso, un immenso portale di legno scuro massiccio che con le sue ante spalancate sembrava volerli attirare in un abbraccio materno, invitandoli ad entrare nel rifugio sicuro che il castello sarebbe stato nei mesi successivi per tutti loro.

Una volta entrati gli studenti si ritrovarono nell'ingresso, un immenso spazio dalle pareti in pietra a cui erano appese numerose torce , davanti all'ampia scalinata anch'essa in pietra che li avrebbe portati nel cuore del castello. Sul terzo gradino, per essere ben visibile a tutti, la professoressa McGranitt stava nella sua posa rigida dominando la scena con lo sguardo severo, che si addolcì non appena si posò fugacemente sul Trio di Grifondoro alias Harry Potter, il suo pupillo, Hermione Granger, la sua migliore studentessa, Ron Weasley, il loro leale amico.

Quando tutti i ragazzi si ritrovarono nella Sala d'Ingresso, al cospetto della nuova Preside, che aveva sostituito il professor Silente dopo la sua morte, la McGranitt invitò tutti gli studenti degli anni superiori a recarsi in Sala Grande, dove nel giro di pochi minuti sarebbe iniziata la Cerimonia dello Smistamento.

Ed infatti Harry ed Hermione seguirono il fiume di ragazzi e si sedettero al tavolo dei Grifondoro, notando solo dopo che Ron, Ginny e Lavanda si erano seduti qualche posto più in là, troppo distanti per poter parlare allegramente tutti insieme. Di fronte a loro si sedettero invece Neville, Dean e Seamus.

Proprio quest'ultimo si rivolse ad Harry: “Certo che Ginny non ha preso per niente bene che tu l'abbia lasciata, eh?”
“Già...” rispose Harry, a metà tra l'imbarazzato ed il rassegnato.
Infatti alla fine dell'anno scolastico, dopo che i Mangiamorte erano penetrati ad Hogwarts, Harry aveva lasciato Ginny per tenerla al sicuro da eventuali vendette. Ma questo non era stato per niente accettato di buon grado dalla ragazza, che aveva preferito troncare di netto i rapporti con Harry e con chiunque gli stesse accanto e quindi per forza di cose anche con Hermione. Con suo fratello il discorso si complicava un poco, in quanto non poteva tagliarlo fuori dalla sua vita, ma in realtà Ron si era spontaneamente allontanato dal Bambino Sopravvissuto e da Hermione da quando si era messo con Lavanda, passando con lei gran parte del suo tempo e trascurando così i suoi amici. Di fatto il Trio di Grifondoro era diventato un duo...

Intanto tutti gli studenti avevano preso posto ai tavoli delle loro casate e nella sala regnava un allegro chiacchiericcio. Come negli anni passati, il soffitto offriva la vista di una volta stellata priva di nubi, quella che avrebbero goduto uscendo dal castello e alzando gli occhi al cielo. In aria volteggiavano allegramente tantissime candele che contribuivano a riscaldare l'atmosfera.

La loro attenzione venne attirata da un battito di mani deciso proveniente dalla porta d'ingresso alla Sala, dove la preside McGranitt alla testa dei ragazzi in attesa di essere smistati, invitò tutti a fare silenzio. Dopodiché iniziò a percorrere con andatura fiera e decisa il corridoio centrale tra le tavolate, per giungere sul fondo della sala di fronte al corpo docente al gran completo.

Salì i tre gradini di pietra che separavano il tavolo dei professori dal resto della Sala, e si posizionò accanto ad uno sgabello di legno su cui era posato un vecchio cappello da mago, logoro e rattoppato in più punti. Dopodiché prese la parola.

“Molto bene ragazzi, vi do ufficialmente il benvenuto per questo anno scolastico alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Da quest'anno io ricoprirò il ruolo di preside, sostituendo il professor Silente che qualche mese fa ci ha prematuramente lasciato”. A quelle parole, la sua voce fino a quel momento sicura, si incrinò leggermente, ma nessuno lo notò, perché al nome del vecchio preside un applauso spontaneo si levò dalle tavolate, per placarsi solo molti minuti dopo su invito della McGranitt, che riprese a parlare una volta calato il silenzio.

“Come ben sapete, il professor Piton è fuggito alla fine dell'anno scorso, quindi la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure è rimasta vacante, fino a stasera. Diamo il benvenuto al noto Auror nonché nuovo professore, Alastor Moody. Egli sarà inoltre il nuovo responsabile della casa di Grifondoro”.

Dalla porta sul fondo della sala entrò la figura severa di Malocchio Moody, che con passo deciso, sebbene claudicante, affiancò la preside e la superò, andando a sedersi tra gli altri professori.

“Wow, questa è la prima volta che una persona riesce a tenere il corso di Difesa per più di un anno!” sussurrò Harry.

“Veramente non è così, visto che al quarto anno in realtà è stato Barty Crouch Jr. a tenere il corso e non Moody, quindi per lui questo è effettivamente il primo anno” gli rispose Hermione come se stesse spiegando una cosa ovvia ad un bambino.

Harry rimase in silenzio e riportò l'attenzione sulla figura della preside.
“Inoltre vi presento il nuovo professore di Trasfigurazione, Mathias Thunder”. Un uomo sulla quarantina, biondo con gli occhi chiari ed una corporatura muscolosa, fece il suo ingresso nella sala, attirando gli sguardi trasognati di molte ragazzine che erano rimaste incantate dal suo indubbio fascino. In effetti lontanamente poteva ricordare nell'aspetto Gilderoy Allock. Peccato che Thunder fosse veramente capace e ben preparato nella sua materia, a differenza del suo ex-collega. L'uomo si andò poi a sedere accanto a Moody.

“Da quest’anno il responsabile della casa di Serpeverde sarà il professor Lumacorno, insegnante di Pozioni, visto che il suo predecessore… risulta disperso. Vi ricordo infine che è vietato a chiunque di inoltrarsi nella Foresta Proibita a meno di una esplicita richiesta da parte di un membro del corpo docente. Bene, dopo questi importanti annunci, il Cappello Parlante ci delizierà con il suo componimento, dopodiché potrà avere inizio la Cerimonia di Smistamento”.

E difatti dopo qualche secondo di silenzio, il Cappello iniziò a declamare i versi del suo componimento, che ogni anno precedeva lo Smistamento. Quell'anno il cappello scelse come tematica per la sua filastrocca l'unità che doveva regnare tra le case, senza eccezione. Solo uniti infatti sarebbe stato possibile superare qualunque ostacolo si fosse presentato all'orizzonte.

Alla fine della filastrocca la preside sollevò il cappello prendendolo dalla punta, e tra le sue mani si materializzò una pergamena.
“Ora ragazzi, chiamerò ad uno ad uno gli studenti che devono essere smistati. Quando sentirete il vostro nome verrete qui, vi sederete sullo sgabello e aspetterete che il Cappello scelga la casa più adatta a voi. Dopodiché vi alzerete e raggiungerete la vostra tavolata. Tutto chiaro?”. Un debole annuire da parte di alcuni fu l'unica risposta che ottenne.

E così iniziò l'appello di ragazzi che via via andavano ad unirsi alle varie tavolate.

Girandosi a guardare quanti ragazzini mancassero, Harry vide un ragazzo molto più alto degli altri. Era il ragazzo che avevano notato poco prima fuori dalla scuola.

Subito richiamò l'attenzione dell'amica. “Hey, Herm, guarda! C'è il ragazzo di prima quanti ragazzini mancassero Harry vide un, deve essere smistato!”

“Già... - rispose Hermione assorta - evidentemente si è trasferito da qualche altra scuola. Chissà dove finirà”.

Continuando a guardarlo, notò che ora indossava la divisa e non gli abiti scuri con cui lo aveva visto poco prima. Gli occhi di un grigio chiarissimo, ora non più contornati dalla pesante riga di matita nera, risaltavano sulla sua pelle scura e facevano netto contrasto con i capelli lisci e neri che ricadevano morbidamente sulle spalle. Aveva un piercing, un piccolo anellino, al sopracciglio destro, e tre orecchini adornavano il padiglione dell'orecchio sinistro. Forse si sentì osservato, perché all'improvviso si voltò verso Hermione, rivolgendole uno sguardo intenso, come a volerle leggere l'anima. Lei ne rimase turbata e quasi subito distolse lo sguardo.

Intanto la preside continuava a chiamare i ragazzi, e quando la folla dei primini fu smistata nelle rispettive case, la preside riprese la parola.

“Vi presento il signor Bryan Hope che si è trasferito quest'anno qui ad Hogwarts e frequenterà il settimo anno. Prego, venga avanti”.
Il ragazzo si avvicinò lentamente e si sedette sullo sgabello, pronto a conoscere il suo destino.

“Uhm dopo tanto tempo ci rincontriamo! Solo che questa volta non sarà facile decidere cosa fare con te. Tante cose sono cambiate dall'ultima volta che ci siamo incontrati... Direi che la tua astuzia, la tua ambizione e la tua sete di vendetta farebbero di te un Serpeverde eccellente. Ma le scelte che hai fatto hanno richiesto un grande coraggio e per questo potresti stare benissimo a Grifondoro. Ma anche la tua intelligenza molto spiccata ti farebbe trovare benissimo tra i Corvonero. E poi che dire della tua fedeltà alle persone che ami? Anche a Tassorosso staresti bene. Che fare di te? Uhm... perché no... Te la sentiresti di avere una seconda possibilità? Un po' come se potessi tornare indietro nel tempo e correggere i tuoi sbagli?”
Il ragazzo scosse leggermente il capo, sussurrando: “No, ti prego...” con una nota di panico nella voce che il Cappello percepì benissimo. “Molto bene... allora” e tutta la sala udì chiaramente “CORVONERO!”.

Bryan Hope tirò un sospiro di sollievo. Era riuscito a sottrarsi al suo incubo peggiore. Un accenno di sorriso gli si dipinse spontaneamente sulle labbra, sia per il sollievo che per la comicità della situazione. Corvonero... era il primo della sua famiglia a finire in quella casata. Se suo padre l'avesse saputo sarebbe caduto morto stecchito a terra per il colpo. Forse tutto sommato non era una cattiva idea informarlo dell'esito dello Smistamento, magari avrebbe ottenuto così semplicemente il risultato che per tanto tempo aveva inutilmente agognato...
Questi erano i pensieri che affollavano la mente del ragazzo moro mentre raggiungeva la tavolata dei suoi nuovi compagni che lo accolsero calorosamente con pacche sulla schiena e strette di mano.

Madame's Space: Sono passati più di 3 anni da quando ho iniziato a lavorare a questa storia e solo adesso che ho finito di scriverla completamente sono pronta per proporvela. Spero che vi piacerà ed appassionerà come è piaciuta ed ha appassionato me che la scrivevo. Sono particolarmente affezionata a questa ff e vi prego di lasciarmi qualche commento o suggerimento.
Nel frattempo ringrazio chi mi ha sempre seguita ed in particolare il mio Gryffindor Prince a cui spetta la lettura in anteprima ;))

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Capitolo 2
*** Mr. Bad Guy ***


Capitolo 2

§ Cap. II - Mr. Bad Guy §

 

Corvonero... Non riusciva ancora a crederci...

Per un attimo aveva creduto che il Cappello non gli avrebbe dato ascolto e l'avrebbe sbattuto nella sua vecchia casa.
E invece era stato smistato tra i Corvonero. I pacifici e intelligentissimi Corvonero.

L'avevano accolto con calore nella loro “famiglia” e si erano dimostrati gentili e disponibili con lui, nonostante fosse nuovo. Lo coinvolgevano nelle discussioni e aveva fatto già parecchie conoscenze. Anche se era un tipo solitario e schivo, cercò di sfruttare al meglio l'opportunità che gli si era presentata davanti. Non gli veniva facile aprirsi con gli altri, ma ce la metteva tutta e nei limiti del possibile aveva cercato di integrarsi con i suoi compagni di dormitorio.

Quel pomeriggio era in giardino a studiare all'ombra di un grande albero sulle rive del Lago Nero, come gli altri pomeriggi del resto.

Aveva scoperto infatti che lì si sentiva sereno come ormai non gli accadeva da tanto tempo. Lui che era dovuto crescere più in fretta di tutti gli altri ragazzi.

Eppure sotto al suo albero si sentiva in pace, assaporando tutte le sensazioni che la natura gli offriva, stringendolo in un caldo abbraccio.
Era appoggiato con la schiena al tronco robusto e nodoso dell'albero, la cui chioma gli offriva riparo dal caldo sole. Tuttavia qualche raggio riusciva a filtrare formando bizzarre figure sulla sua divisa e sul prato. Una brezza lieve gli scompigliava i capelli corvini in una delicata carezza, e lambiva dolcemente il suo viso dalla carnagione scura. Il fruscio dei rami mossi dal vento si mescolava armoniosamente con i canti degli uccelli che popolavano il parco della scuola e la foresta, alternandosi a tratti con lo sciabordio delle onde che si infrangevano sulle rive del lago. Con una mano giocherellava con i morbidi fili d'erba, che si insinuavano tra le sue dita e gli solleticavano il palmo. Percepiva distintamente il profumo dei fiori e dell'erba su cui era seduto, l’aria era ancora carica degli aromi dell'estate appena conclusa e che lentamente lasciava il posto all'autunno. E poi i riflessi del sole sulla superficie increspata del lago creavano dei bellissimi giochi di luce che illuminavano vivacemente tutta la sponda presso cui si trovava.
E mentre Bryan si faceva cullare dall'armonia della natura che lo circondava, lo raggiunsero Michael Corner ed Antony Goldstein, due dei ragazzi con cui divideva la stanza del dormitorio.
Non li poteva definire degli amici, sia per il poco tempo da cui si conoscevano, sia per il carattere chiuso di Bryan, ma erano sicuramente la cosa che ci si avvicinava di più.
A differenza degli altri compagni erano stati molto discreti nelle loro domande. Si erano accontentati di quello che Bryan aveva voluto raccontare loro senza scavare ulteriormente nel suo passato.

Il ragazzo gli aveva infatti raccontato che aveva studiato a Durmstrang e che per contrasti insanabili con i suoi genitori, aveva lasciato la Bulgaria e la sua famiglia decidendo di trascorrere l'ultimo anno ad Hogwarts senza idee troppo precise per il futuro. Ma per il resto i due ragazzi avevano deciso di non approfondire. Come tutti i Corvonero erano arguti ed intelligenti ed avevano capito che Bryan non amava parlare del suo passato, nel quale si nascondeva qualcosa di terribile da cui lui stava ancora fuggendo. E così gli lasciavano il suo spazio. In fondo ognuno ha il diritto ad una seconda possibilità e a scappare dai propri errori e dal proprio passato.

I due ragazzi raggiunsero l'albero sotto cui stava Bryan e lo salutarono, poi Antony si congedò tornando dentro il castello, mentre Michael si sedette sull'erba, anche lui ai piedi dell'albero.
“Allora Bryan, che fai qui tutto solo?”.

Inizialmente Bryan rimase in silenzio continuando a contemplare il panorama, poi distolse lo sguardo per posarlo sul ragazzo che aveva a fianco e gli rispose: “Niente di particolare, mi riposavo prima di cominciare a studiare. E tu?”

“Cercavo te, naturalmente” gli rispose candidamente Michael con un gran sorriso.

“Me?!? - gli chiese stupito Bryan puntandosi un indice contro - E perché mi cercavi?”.

Era veramente stupito. In genere nessuno lo cercava. Non conosceva praticamente nessuno, essendo arrivato ad Hogwarts solo quell'anno, quando ormai i gruppi di amici erano formati e consolidati. Anche se aveva notato che qualche incrinatura si era formata in quello che gli avevano indicato come l'inossidabile Trio di Grifondoro. Che ci fosse qualche problema tra loro era lampante anche ai suoi occhi, lui che era appena arrivato, anzi forse proprio in virtù di questo riusciva a guardare la cosa obiettivamente.

Ma cosa fosse successo non avrebbe saputo dirlo, nè in giro era riuscito a carpire informazioni a riguardo, tranne qualche pettegolezzo riguardo a questioni di cuore. Si costrinse comunque a riportare l'attenzione su Michael che lo guardava incuriosito, essendosi accorto che Bryan si era perso di nuovo nei suoi pensieri. Osservandolo aveva notato che gli succedeva spesso.
“Si, cercavo proprio te. Sei sparito alla fine delle lezioni e mi chiedevo che fine avessi fatto... Tutto a posto?” gli chiese un po' preoccupato.

Bryan rimase spiazzato da tanto interesse. Era abituato a cavarsela sempre da solo, soprattutto dopo che aveva lasciato la famiglia ed avere qualcuno che si preoccupasse per lui lo disorientava.
Quindi si limitò ad annuire un po' incerto.

“Bene” gli rispose Michael con un sorriso ed una pacca sulla spalla. “Senti, io sto andando ad una riunione di Prefetti e Capiscuola. Ti va di accompagnarmi oppure vuoi restare qui a passare la notte sotto le stelle?” gli chiese poi.

“No, no, vengo. Tanto stavo già pensando di rientrare...” rispose Bryan alzandosi e spolverandosi la divisa per levare i fili d'erba che erano rimasti attaccati. Raccolse velocemente le sue cose ed insieme al compagno si diresse verso il castello.
Mentre camminavano, Michael si fermò all'improvviso, come fulminato da un'illuminazione improvvisa.

“Bryan, tu sai volare su una scopa?”

“Certo! - gli rispose il compagno quasi offeso - Per chi mi hai preso? Per quella frana della Gr...” si zittì all'ultimo momento conscio di stare per tradirsi, ed allo sguardo interrogativo dell'altro, fece un gesto come a scacciare una mosca per poi aggiungere: “Non ci fare caso, gente che non conosci” buttò lì non con noncuranza, ingannando perfettamente Michael, che decise quindi di proseguire il suo discorso.

“Bene, allora perché non partecipi ai provini di Quidditch? Questo potrebbe essere l'anno buono, con Harry seriamente concentrato su altre faccende e Serpeverde senza il suo cercatore” gli chiese speranzoso.

“Mi dispiace, ma è tanto che non volo. E poi non ho neanche più la mia scopa...” gli rispose stringendosi nelle spalle.
“Non ti preoccupare per questo. Intanto ti puoi allenare con quelle della scuola, e poi troveremo una soluzione”.
“Ma non saprei, insomma sono fuori allenamento, non vedo che contributo potrei dare alla squadra”. Bryan era ancora titubante.
“Non ti preoccupare. Per ora basta la tua disponibilità”. Michael gli diede una poderosa pacca sulla schiena e gli rivolse un sorriso radioso.

“Mi hai incastrato...” gli disse Bryan fintamente sconsolato scuotendo la testa.

Adorava volare. E senza falsa modestia poteva ammettere di essere davvero bravo, quando era più giovane e giocava anche a Quidditch. Era uno dei pochi momenti in cui trovava un po' di pace, riusciva a staccarsi dal suo inferno personale e trovava un angolo di paradiso.

Ma era tanto tempo ormai che non volava, da quando aveva deciso qualche mese prima di cambiare vita e di trascorrere quell’anno ad Hogwarts. Ma forse gli avrebbe fatto bene ricominciare.
Peccato per la sua scopa, persa come tante cose di quel passato, che si era finalmente lasciato alle spalle.

Un prezzo accettabile per poter finalmente vivere la vita che aveva sognato, serena e senza le preoccupazioni che lo avevano oppresso fino a poco tempo prima.

 

§§§§ ---- §§§§


Nel giro di qualche minuto arrivarono alla saletta riservata a Prefetti e Capiscuola, arredata come un salottino, in cui erano tenuti i registri ed i documenti di competenza degli studenti in carica.
Ogni parete era dedicata ad una casata. Vi era appeso lo stemma, e c'era una teca con i trofei della casa e poi erano appesi i riconoscimenti che aveva ottenuto nel corso degli anni. Infine vi erano dei divanetti di pelle nei colori della casata. Al centro della stanza era posto un grande tavolo quadrato con delle sedie tutte intorno, da utilizzare durante le riunioni.

Dentro c'erano già alcuni studenti che stavano chiacchierando tra loro.

Michael entrò facendo segno a Bryan di seguirlo. Quest'ultimo guardandosi intorno notò in un angolo della sala, molto discosti rispetto agli altri, due ragazzi.

Lui, moro con gli occhi azzurri, alto e abbastanza muscoloso, un bel ragazzo in fondo, ma la cosa che spiccava nettamente e che lo colpì nel profondo, era lo sguardo triste, anzi profondamente addolorato.

Lei, castana con i capelli ricci e gli occhi dorati, più bassa e di corporatura abbastanza esile ma armoniosa.

Non avevano niente di particolare quei due, se non fosse che lui era di Serpeverde e lei di Grifondoro.

E Bryan aveva presto imparato che Serpi e Grifoni non potevano convivere. Erano nemici a prescindere, da sempre.
Michael seguì il suo sguardo e vide a sua volta i due ragazzi.
“Quelli sono Blaise Zabini ed Hermione Granger. Sono i Capiscuola di Serpeverde e Grifondoro. Ultimamente passano parecchio tempo insieme. Sai, da quando è morto Malfoy, Zabini si è praticamente isolato dal mondo. Non parlava più con nessuno. Usciva dalla sua camera solo per seguire le lezioni e per mangiare in Sala Grande.

Si dice che abbia passato l'intera estate sdraiato a letto alzandosi solo per andare in bagno. E sembra anche che la madre lo dovesse imboccare per farlo mangiare, cambiandogli i vestiti di tanto in tanto e facendogli addirittura la barba”.
La realtà era molto diversa, ma questo Michael non lo poteva sapere. Solo i membri dell'Ordine ne erano a conoscenza. Infatti Blaise era rimasto poco tempo nel suo stato catatonico, decidendo che avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per vendicare la morte del suo migliore amico, anzi di suo fratello.
Michael notò che Bryan era rimasto profondamente colpito dal suo racconto, tanto che una smorfia di sofferenza deformò il volto abbronzato del moro, anche se per un solo istante, e si affrettò ad aggiungere: “Ma naturalmente sono tutte dicerie. Come vedi ora sta bene”.

«Sta in piedi più che altro - pensò Bryan - di certo non si può dire che stia bene. Basta guardarlo negli occhi per leggere il suo sconfinato dolore».

Poi Michael continuò: “Comunque sembra che con Hermione abbia ritrovato almeno in parte la serenità, o per lo meno un equilibrio. Non so come abbiano fatto ad avvicinarsi, visto che lui è un purosangue, ed era il migliore amico di Malfoy, mentre lei è figlia di babbani e la migliore amica di Harry Potter. Comunque sia da quando è ricominciata la scuola capita spesso di vederli insieme in giro”.

Bryan rifletteva sull'atteggiamento della ragazza, che non si era fatta problemi ad aiutare un Serpeverde in difficoltà, nonostante questo fosse il migliore amico di quel Draco Malfoy di cui aveva sentito tanto parlare, o meglio spettegolare, da quando era arrivato lì ad Hogwarts.

“Dai vieni, te li presento”.

Michael si avviò verso i due ragazzi, seguito da un poco convinto Bryan.

“Ciao Hermione! Ciao Zabini” salutò gli altri due Capiscuola, proprio come lui lo era per Corvonero.

“Ciao Michael”

“... Corner...”

“Vi presento Bryan Hope, il nostro nuovo acquisto qui ad Hogwarts. Loro invece - disse rivolgendosi a Bryan - sono Hermione Granger, Caposcuola di Grifondoro, e Blaise Zabini, Caposcuola di Serpeverde”.

Bryan rimase a fissare i due ragazzi che aveva di fronte, così intensamente che sembrava volesse leggergli nell'anima, ed Hermione ne rimase di nuovo turbata.

“Allora, come mai qui tutti soli in un angolino?” chiese allegramente Michael spezzando il momento di tensione.
“Mah, semplicemente per chiacchierare un po' in pace prima della riunione…”

“E tu Bryan? - intervenne Hermione studiandolo attentamente - Come mai qui?”

“Accompagno Michael - rispose asciutto Bryan - ma non ti preoccupare, vado subito via. Lo so che non dovrei essere qui”
“Non era per questo che te l'ho chiesto”  rispose Hermione quasi giustificandosi, un po' sulla difensiva. Quel ragazzo la inquietava e non ne capiva il motivo. Forse era la profondità e l'intensità del suo sguardo di ghiaccio, che l'aveva colpita fin dall'inizio. Poi notò l'arrivo dei due Prefetti di Serpeverde, Pansy Parkinson e Theodore Nott.

“Finalmente le Serpi ci degnano della loro presenza - se ne uscì Hermione con una punta di acidità nel tono - Si vede che proprio non sanno cos'è il rispetto!”.

Bryan si sentì chiamato in causa per qualche motivo e non potè fare a meno di risponderle a tono.

“A sentirti si direbbe che hai qualcosa contro i Serpeverde, Granger” le disse sfidandola con lo sguardo a ribattere.
“Direi di si. E invece a sentire te si direbbe che hai una specie di adorazione per le Serpi, Hope” gli rispose con tono battagliero.
“Sicuramente sono un gradino sopra a certa gente...” ora Bryan era passato ad un tono tagliente, sottolineato dal suo sguardo.
“Che intendi dire?!?” gli occhi di Hermione ormai emanavano scintille.
“Calma ragazzi - intervenne allora Blaise - non è il caso di litigare. Tanto più che la riunione sta per iniziare..”-
Bryan ed Hermione che ancora si trovavano uno di fronte all'altra, continuarono a fulminarsi con lo sguardo, finchè Bryan non si voltò, bofonchiando un saluto al suo compagno di dormitorio, e si diresse a grandi passi verso la porta sbattendosela alle spalle.

 

§§§§ ---- §§§§

 

Un paio d'ore dopo Michael entrò in dormitorio, dove trovò Bryan disteso sul letto con un braccio sul viso a coprirgli gli occhi, apparentemente addormentato, che infatti non lo salutò neanche.
“Ciao Bryan! - gli disse invece Michael - E' inutile che continui a fingere, lo so che non stai dormendo...”

Poi notando che l'altro non reagiva, continuò: “Se proprio mi vuoi ignorare, va bene, ma almeno cercati una posizione più comoda” lo prese in giro.

Bryan sbuffando si alzò a sedere sul letto e riprese il libro che stava leggendo prima dell'ingresso del compagno e che aveva malamente gettato a terra in tutta fretta.

Michael intanto iniziò a prepararsi per la cena in religioso silenzio, finché la domanda che il moro voleva evitare e per cui aveva interpretato la scenetta di poco prima lo colpì in pieno.
“Mi spieghi perché hai reagito così alla battuta di Hermione sui Serpeverde? Tu sei un Corvonero, che te ne importa?”.
Bryan, si aspettava la domanda ma non era preparato alla risposta, così cercò rapidamente una giustificazione. “Mah, niente... Solo che venendo da Durmstrang, è la casa a cui mi sento più simile, forse” buttò lì. Michael non sembrò tanto convinto, ma decise saggiamente di non approfondire l'argomento.
“Sembra che Hermione non ti vada proprio a genio... A volte ha un carattere molto duro, ma è una splendida persona. Dalle una possibilità, cerca di conoscerla. Se poi proprio non la sopporti allora pazienza. Ma cerca di non giudicarla prima di averla conosciuta davvero, va bene?”.

Bryan, annuì poco convinto per dare un taglio alla discussione che decisamente stava assumendo una piega che non gli piaceva.
Michael sembrò accontentarsi ed iniziò a parlare con entusiasmo delle selezioni per il Quidditch che si sarebbero svolte da lì a qualche settimana.

“Ehi amico, calma! Ti ho detto che parteciperò alle selezioni, ma è davvero una vita che non salgo su un manico di scopa. Sappi che se cadrò mi avrai sulla coscienza per tutta la vita! -  gli disse scherzando, finalmente un po' più rilassato - Per non parlare dei danni alla mia immagine ed alla mia dignità!” concluse mettendosi in posa, per darsi un tono.

“Ah già la tua immagine da bel tenebroso... Vorrà dire che se ti fai un occhio nero potrai risparmiare un po' di matita nera alla prossima uscita ad Hogsmeade” e scoppiò a ridere.

“Ridi, ridi adesso che puoi - gli rispose fintamente minaccioso - Perchè voglio proprio vedere come farai senza denti e appeso per le mutande sopra il portone della Sala Grande”.
I due ragazzi continuarono a ridere mentre si preparavano per la cena ed iniziavano a scendere insieme agli altri compagni di casa.

 

Madame’s Space: Ecco a voi il secondo capitolo di questa storia che verrà postata due volte a settimana, in linea di massima il martedì e il venerdì, salvo imprevisti. Fatemi sapere se avete dubbi o suggerimenti ;))

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Capitolo 3
*** It's Like That ***


Capitolo3

§ Cap. III – It’s Like That §

 

Hermione ed Harry passeggiavano fianco a fianco nel parco di Hogwarts. Era il primo pomeriggio ed un venticello fresco accarezzava la loro pelle solleticandola e dandole sollievo dal caldo del sole ancora estivo. Il profumo dei fiori del parco li circondava in un abbraccio quasi materno, come a ricordargli che lì al castello erano al sicuro.

“Hermione, c'è qualcosa che ti preoccupa...” non una domanda ma una constatazione.

Con un sospiro la ragazza prese a parlare. “E' per via del nuovo arrivato, Hope. Ha qualcosa di strano, di inquietante, sembra che ce l'abbia con me, ma sono sicura di non conoscerlo”.
“Ne sei proprio certa?” le chiese fissandola negli occhi.
“Abbastanza, ma magari mi sbaglio. Forse aveva solo la luna storta...”
Continuarono a passeggiare in silenzio per il parco, finché Harry non si fermò emettendo un sospiro. Hermione alzò lo sguardo e capì subito.

Erano giunti ai piedi della Torre di Astronomia, dove poco tempo prima era morto Silente.

E Malfoy.

“Dov'è che l'hanno trovato? Malfoy intendo” aggiunse notando lo sguardo perplesso di Harry. Il quale rimase in silenzio, indicando un punto poco distante verso il quale si diresse.
Corpus Revelio!” esclamò Hermione, e la sagoma opalescente del ragazzo apparve a terra, nel punto esatto in cui il suo corpo era stato rinvenuto.

In effetti l'espressione del volto era serena, come se finalmente avesse trovato ciò che cercava. La postura composta sottolineava la sua innata eleganza, anche in una situazione del genere. Tuttavia quella perfezione lasciava Harry perplesso. C'era qualcosa che non gli tornava... Fece per toccare la sagoma, ma la sua mano la attraversò come se fosse fatta di fumo.
“E' solo un'immagine, non puoi toccarla” iniziò a spiegargli pazientemente Hermione “E' stata creata quando i medimaghi hanno dovuto rimuovere il corpo, permettendo però così agli Auror di continuare le loro indagini”.

“Non so che ne pensi tu, ma c'è qualcosa che non mi convince”.
“Cosa?”.
“Ancora non lo so, ma non ti sembra strano che ancora non sia stato scoperto come è morto Malfoy? La sua bacchetta mancante che nessuno è riuscito a trovare. Il corpo intatto, tanto che non si riesce a capire di cosa sia morto. L'indagine subito archiviata. Hanno detto che è morto per mano di un Mangiamorte, ma non si capisce né come né perché. Il Ministero si è sbrigato a chiudere l'indagine. Deve aver ricevuto parecchie pressioni, sia da parte dei Mangiamorte, che volevano distogliere da loro la luce dei riflettori, sia da parte dei “buoni” che non ritenevano un Malfoy degno di ricevere tante attenzioni. Per molti è solo un bastardo di meno al mondo”.

Hermione tornò a fissare l'immagine davanti a lei. Da una parte trovava inquietante fissare un cadavere, per quanto fosse finto, dall'altra non riusciva proprio a distogliere lo sguardo da quel viso dall'espressione tanto serena. Sembrava che stesse tranquillamente dormendo, ed invece da quel sonno non si sarebbe più svegliato. Non avrebbe più posato il suo sguardo glaciale sul mondo che lo circondava, e per quanto non fosse per niente un bravo ragazzo, decisamente non meritava quella fine.
“Sai Harry, mi piacerebbe scoprire cosa è successo a Malfoy”.
“Si Herm, anche a me. Ho l'impressione che ne potremmo ricavare delle informazioni utili. Se sono davvero stati i Mangiamorte, allora potremmo scoprire qualche frattura all'interno della loro organizzazione ed approfittarne. Se invece è stato qualcuno dei nostri, allora potremmo trovare una talpa o almeno scoprire dei legami con il Signore Oscuro che sarà bene eliminare. E poi vorrei capire perché hanno insabbiato tutto così in fretta. Insomma, diciamoci la verità, noi ci odiavamo, ma veramente non è giusto che il suo assassino rimanga impunito! Si, credo che ti darò retta e cercherò di scoprire qualcosa su questa storia”.

Mentre ancora discutevano sulla faccenda, il grande orologio della torre scoccò le 18.00.

“Santo cielo Harry - disse improvvisamente Hermione portandosi le mani al viso - sono in ritardo! Adesso dovrei essere nell'ufficio della professoressa McGranitt!”.

 

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Dopo l'episodio davanti alla saletta dei Prefetti e dei Capiscuola, Michael Corner si era scervellato su come riavvicinare Hermione e Bryan, senza sapere che il destino era dalla sua parte e che di lì a poco gli avrebbe fornito l'occasione che cercava.

La preside McGranitt lo aveva convocato nel suo ufficio. Era fuori della porta da qualche minuto, quando nel corridoio vide arrivare Hermione trafelata, dopo una lunga corsa direttamente dai giardini della scuola. “Ciao Hermione!” la salutò un po' stupito di trovarla lì, visto che ignorava completamente il motivo per cui la preside desiderava vederlo.

La ragazza non rispose, troppo preoccupata a riprendere fiato e si limitò ad un cenno della mano.

Improvvisamente il gargoyle di guardia si scostò rivelando la scalinata per salire nell'ufficio, e i due ragazzi si avviarono.
“Buonasera ragazzi, e benvenuti - li salutò la preside con i soliti modi cortesi ma severi - Prego accomodatevi” disse quindi indicando due poltroncine poste proprio davanti alla sua scrivania.
Quando si furono accomodati la preside riprese a parlare.
“Non vi nascondo che sono preoccupata per il signor Zabini e la signorina Parkinson, pertanto vorrei che in quanto membri dell'E.S. li teneste d'occhio, ma con discrezione. A questo proposito avrei pensato ad una iniziativa che possa in qualche modo mascherare e giustificare un vostro avvicinamento. Già da questo pomeriggio il signor Gazza ha appeso in bacheca un avviso sull'inizio di lezioni di duello magico, sia individuali che a gruppi. Non avrei mai creduto che sarebbe stato necessario ricominciare ad impartire questo tipo di lezioni, ma purtroppo è così. La situazione sta precipitando fuori dalle mura di questo castello e voglio che ognuno di voi studenti abbia qualche possibilità in più di cavarsela. Naturalmente la partecipazione è volontaria, non voglio obbligare nessuno a combattere se non se la sente, ma preferirei che fosse istruito il maggior numero di ragazzi possibile. Ho disposto che i gruppi siano formati da poche persone, massimo quattro, per permettere un migliore apprendimento delle tecniche di combattimento, insomma delle vere e proprie squadre, e nel regolamento ho inserito appositamente un vincolo sulla formazione di queste squadre, nelle quali devono esserci componenti di più case. Se formaste una squadra, avreste l'occasione per passare del tempo insieme e non dareste nell'occhio più di tanto. Infatti a quel punto sarebbe normale se stringeste amicizia e passaste del tempo insieme...” concluse la preside, guardando i due ragazzi che le restituirono uno sguardo perplesso.

“Mi scusi professoressa, ma perché dovremmo proteggerli?” la interruppe Michael all'oscuro del loro passaggio all'Ordine, cosa nota solo a pochissimi come Harry ed Hermione, ed evidentemente anche ai Mangiamorte, grazie a qualche spia infiltrata.
“Vede Signor Corner, sono stati intercettati dei gufi di dubbia provenienza indirizzati ai due ragazzi, contenenti delle minacce. Ed in un periodo come questo vogliamo essere sicuri che vengano prese tutte le precauzioni necessarie per tenere al sicuro i nostri studenti. Quindi stiamo cercando un modo per proteggerli ma con discrezione. Ecco perché ho pensato di rivolgermi a voi che siete ancora studenti piuttosto che ad una squadra di Auror” mentì con estrema efficacia la McGranitt, tanto che anche Hermione ci avrebbe creduto se non fosse stata a conoscenza della situazione.

“Non mi risulta però che la Parkinson sia poi così portata nei duelli, a differenza di Zabini” intervenne allora Michael pensieroso.
“Beh basta reclutare Blaise - rispose allora Hermione - perché lui e la Parkinson sono molto amici. Sembrerà naturale che lei lo accompagni agli allenamenti. E poi sarebbe sospetto se tutti e due improvvisamente venissero inseriti in questo gruppo. Con Blaise ormai ho una discreta confidenza, ma con la Parkinson non ho mai scambiato più di un saluto...”

“Ci vorrebbe qualcun'altro però per formare una squadra di almeno quattro persone, in modo che non sia possibile prendervi di sorpresa. Avete in mente qualcuno?” chiese la McGranitt.
A Michael sembrò un colpo di fortuna insperato ed il suo volto si illuminò. “Che ne dice di Hope?  Così si potrebbe ambientare ed inserire meglio, visto che è arrivato da poco qui ad Hogwarts” chiese Michael ricordandosi di una conversazione che aveva avuto con lui poco tempo prima scoprendo che era abbastanza pratico di duelli.

La preside soppesò brevemente la proposta. “Non so quanto possa essere saggio. In fondo non sappiamo nulla di lui”.
Una voce pacata e gentile proveniente dall'alto fece alzare loro lo sguardo.

“Io invece ritengo che sia una buona idea Minerva, se mi permetti” disse il preside Silente dal suo ritratto.

“Ma Albus, non sappiamo nulla di questo ragazzo” ribatté la donna.
“Allora così sarà più facile tenerlo d'occhio. Lei che ne dice signorina Granger?”

Hermione si sentì tirata in causa e non sapeva cosa rispondere, non volendo dare torto a nessuno dei due professori, poi decise semplicemente di seguire il suo cuore.

“Ovviamente mi fido del suo giudizio, professore” disse semplicemente.
“E lei signor Corner?” chiese spostando lo sguardo sul ragazzo.
“Anche io, signore” rispose subito.

“Bene, allora direi che è tutto a posto, no?” si sfregò le mani soddisfatto il mago nel ritratto, che li abbracciò con il suo sguardo limpido da dietro gli occhiali a mezzaluna.

Quando lasciarono l'ufficio, Michael ed Hermione andarono a controllare la bacheca, dove effettivamente trovarono l'avviso riguardante le lezioni che sarebbero iniziate nel giro di pochi giorni al club dei duellanti. Notarono anche che i loro nomi risultavano iscritti insieme a quelli di Blaise Zabini e Bryan Hope anche se non ancora costituiti come squadra. A quello avrebbero pensato durante l'incontro preliminare.

Ora iniziava la parte difficile, comunicare la notizia ai diretti interessati e convincerli a collaborare, sperando di non venire schiantati, visto che ufficialmente si erano presi la libertà di iscriverli di loro iniziativa...

 

§§§§ ---- §§§§

 

Hogwarts, 6 settembre 1997

 

Ciao Tonks, come vanno le cose lì? Qui è tutto tranquillo, per ora non sono ancora riuscito a cacciarmi nei guai, o meglio i guai non mi hanno ancora raggiunto. Non ci crederai, ma Hermione ha già stilato un piano di studio e di ripasso anche per me. Ma dico io, abbiamo iniziato la scuola da appena una settimana! Ron invece è sempre più distante, tutto preso dalla sua LavLav che è gelosa marcia di Hermione e sta attenta a tenerlo ben lontano da noi, aiutata in questo da Ginny, che decisamente non ha preso bene la nostra separazione. Pensa che neanche la McGranitt ormai li mette al corrente dei piani dell’Ordine.

Qualche giorno fa sono passato ai piedi della Torre di Astronomia e non ho potuto fare a meno di tornare con la mente a quella notte e di chiedermi cosa è realmente successo a Draco Malfoy, non la ridicola storiella che ci ha rifilato il Ministero, un vero insulto alla nostra intelligenza! Hermione in questo momento mi sta guardando male, ma anche tu come Auror ti renderai conto che ho ragione.

Credo quindi che per noi sia davvero importante scoprire cosa sia successo, perché se sono stati i Mangiamorte vuol dire che gli equilibri di potere stanno mutando e dobbiamo scoprire come, in modo da contrastarli efficacemente. Se invece è stato uno dei nostri, vuol dire che c’è una talpa o comunque qualcuno che agisce per conto proprio e dobbiamo assolutamente scoprire chi è per evitare che ci possa essere d’ostacolo in questa guerra. Perciò vorrei che andassi a consultare il rapporto delle indagini sulla morte di Malfoy e me ne mandassi una copia.

E non storcere il naso (so benissimo che lo stai facendo!). Io qui potrei indagare senza destare sospetti, cosa che sicuramente non riuscirebbe altrettanto bene ad una squadra di Auror in divisa! Penso che ormai ti sia resa conto anche tu che è la soluzione migliore, quindi ti prego di mandarmi al più presto il materiale che ti ho chiesto.

 

Con affetto, Harry


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La sala dei duelli non era molto gremita, segno che o l'iniziativa non aveva riscosso molto successo, oppure che pochi maghi ad Hogwarts sapevano realmente duellare.

Michael e Bryan iniziarono a guardarsi intorno e notarono in un angolo della sala, quasi nascosti, Hermione e Blaise che chiacchieravano tranquillamente, e decisero di raggiungerli.
“Inizia la recita” si disse mentalmente Michael, che doveva formare il gruppo, apparentemente per puro caso, agli occhi degli altri studenti, mentre era stato tutto già concordato con Hermione.
“Allora, come mai qui tutti soli in un angolino?” chiese allegramente Michael.

“Mah, semplicemente per chiacchierare un po' in pace prima delle selezioni, a cui Hermione mi ha letteralmente trascinato...” rispose Blaise

“Sembra un po' difficile, visto che sei alto e grosso il doppio di lei” gli rispose Michael ridendo.

“Si ma non hai contato la sua lingua! La sua forza di persuasione è incredibile! Mi ha preso per sfinimento - continuò Blaise con tono melodrammatico, poggiandosi il dorso della mano sulla fronte - Non sono riuscito a resistere nonostante i miei sforzi!”

“E tu Bryan? - intervenne Hermione studiandolo attentamente - Come mai qui?”

“Stesso motivo di Zabini - rispose lui rassegnato indicando Corner - Non ho potuto rifiutare per il bene delle mie orecchie”.
“E’ da molto tempo che duellate, voi due?” chiese Blaise indicando i Corvonero.

“Io non ho quasi mai duellato, ma Bryan dice di essere molto bravo. E voi?”.

“Beh io mi sono allenata parecchio con gli incantesimi di difesa, mentre Blaise è piuttosto bravo nell’attacco” rispose Hermione.

“Allora che ne direste di formare una squadra? Tu Hermione saresti la specialista nelle tecniche di difesa, Blaise ci allenerebbe con l’attacco e Bryan potrebbe sviluppare le tattiche di combattimento”.

“E tu Michael che faresti, scusa? “ chiese Bryan in tono divertito.

“Io mi occuperei del morale! - rispose con tono scherzosamente fiero gonfiando il petto – Allora, che ne dite?”

“Direi che si può fare!” rispose convinta la ragazza.
“Io credo che intanto potremmo comunicare alla McGranitt che abbiamo formato una squadra, così possiamo prenotare la Sala Allenamenti negli orari a noi più comodi, mentre gli altri si mettono d'accordo, che ne dite?”

“Si Blaise, è un'ottima idea!”.

E così trascorsero qualche minuto confrontando i loro orari scolastici per trovare degli orari comodi per tutti. D'altronde non era facile far concordare le esigenze di due Corvonero, un Serpeverde ed una Grifondoro. Avevano delle lezioni quasi completamente diverse! Per tutto il tempo Hermione e Bryan continuarono a lanciarsi occhiate di fuoco, come per studiare le mosse del nemico.

Alla fine riuscirono a mettersi d'accordo, e Blaise si offrì di andare dalla McGranitt, che nel frattempo era arrivata in sala e stava separando i ragazzi secondo la propria specialità.
Michael e Bryan decisero allora di tornare nei dormitori, dopo aver salutato gli altri due.

 

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Hermione ed Harry erano tranquillamente seduti sui divanetti della sala comune di Grifondoro, quando il ritratto della Signora Grassa si scostò permettendo l'ingresso di Ron.

Appena individuò i due amici si diresse verso di loro per unirsi ai loro discorsi. Da quando stava con Lavanda non riusciva più a stare con loro o almeno non nel modo in cui voleva. Ogni volta che tentava di avvicinarsi arrivava la sua ragazza che in un modo o nell'altro lo convinceva a stare con lei. E da quando Harry e Ginny si erano lasciati, le cose erano anche peggiorate, visto che la sorella cercava in tutti i modi di separarlo da quelli che riteneva due traditori.

Ron si sedette accanto ad Harry, davanti ad Hermione, contento di poter finalmente scambiare quattro chiacchiere come una volta.
“Allora ragazzi, finalmente vi trovo!” esordì.

“Ron, noi siamo sempre qui, sei tu che sparisci con LavLav e tua sorella” gli fece notare Hermione con tono piatto. Era davvero stufa di quella situazione.

Il ragazzo arrossì vistosamente, incapace di replicare, visto che sapeva perfettamente che era la verità.

“Beh ma ora sono qui, potremmo fare quattro chiacchiere... Per esempio, che ne pensate della nuova trovata della McGranitt? Ma che si è messa in testa? Noi siamo maghi non damerini che si esibiscono in duelli”

“Ron! - lo riprese Hermione - Ma che stai dicendo! Lei è la preside e se fa qualcosa c'è un motivo ben preciso!”
“Ecco è partita” pensò Harry alzando gli occhi al cielo mentre guardava la ragazza di fronte a lui lanciarsi in una lode sperticata della sua professoressa preferita, ovviamente dopo il vecchio preside Silente. E Ron che balbettando cercava in qualche modo di porre rimedio a quello che aveva detto e di cui in quel momento si pentiva amaramente.

Mentre guardava la scena, Harry riconobbe finalmente dopo tanto tempo il vecchio Trio di Grifondoro, prima che pressioni esterne creassero le fratture che purtroppo incrinavano innegabilmente il loro rapporto. Una era Lavanda, gelosa marcia di Hermione, la quale però, ripresasi in fretta dalla sua delusione, ormai vedeva Ron solo come un caro amico.

L'altra purtroppo l'aveva creata involontariamente lui, armato delle migliori intenzioni, e riguardava il suo rapporto con Ginny.
E proprio in quel momento la più piccola della famiglia Weasley varcò il ritratto ed entrò in sala comune, notando il fratello seduto con i nemici. Si avvicinò e con tutta la cattiveria di cui era capace gli disse: “Ron, ma con chi ti sei ridotto a parlare... Se ti vedesse la povera Lavanda” terminò scuotendo la testa con tono deluso.

Come richiamata dalla ragazza, in quel momento fece la sua comparsa anche la Brown che si fiondò in braccio al suo ragazzo e subito dopo lanciò un'occhiata di puro odio ad Hermione, che ormai abituata si limitò a fare un'alzata di spalle e continuare il suo discorso con Harry.

“RonRon vieni via, che ci fai qui? Con Lei soprattutto?” chiese con tono tagliente.

“Ma LavLav, loro sono i miei amici!” tentò di giustificarsi lui.
“E io chi sono? - chiese Lavanda ancora in braccio a Ron sull'orlo di un finto pianto isterico, che ogni volta aveva il potere di fargli fare qualunque cosa lei volesse - Ecco preferisci stare con loro piuttosto che con me! Soprattutto con la Granger! Tu non mi ami davvero!”.

“Ma no, Lav, che dici. Solo che qualche volta vorrei passare un po' di tempo anche con i miei amici...”

“Begli amici” intervenne Ginny che dopo aver lanciata un'occhiata di fuoco ad Harry prese a consolare Lavanda ormai

diventata una fontana. Era davvero un'attrice consumata. “Sempre pronti ad abbandonare e voltare le spalle agli altri”.
A quel punto Hermione non ci vide più. “Guarda Ginny che se qui qualcuno ha voltato le spalle, quella sei proprio tu! Non mi rivolgi più la parola ed io non so neanche perché. Non mi sembra un atteggiamento da amica”.

“E cosa avrei dovuto fare? Hai scelto di stare accanto a lui – disse indicando Harry - quindi di conseguenza non sei mia amica”
“E qui ti sbagli ragazzina, sei tu a non essermi stata amica imponendomi di scegliere tra te ed Harry. A quel punto la scelta è stata ovvia. Ed ora scusate se non  mi unisco al vostro stucchevole quadretto fatto di RonRon, LavLav e GinGin, ma ho ben altro da fare”. E detto questo di alzò diretta verso il buco nel ritratto, subito seguita da Harry che proprio non aveva alcuna voglia di restare lì data l'atmosfera che si era creata.
Camminando per i corridoi ad Hermione tornò in mente che Ron aveva chiesto il perché delle lezioni di duello. Evidentemente non sapeva nulla delle minacce a Blaise ed alla Parkinson.
“Harry, ma Ron non sa nulla del vero motivo di queste lezioni?” chiese per conferma.

“Effettivamente no. Da quando si è allontanato da noi, ha abbandonato anche l'ES. Sembra strano ma è così. Quelle due devono avergli fatto il lavaggio del cervello. Ma se lui è contento così, allora va tutto bene. Non voglio costringere nessuno ad essere mio amico né tantomeno rischiare la pelle per questa guerra”.

“Hai ragione Harry, ma è triste che il nostro Trio sia finito così, per colpa dell'invidia e della gelosia. Beh ormai è ora che vada agli allenamenti” aggiunse dopo aver dato una rapida occhiata all'orologio.
“Allora andiamo, ti accompagno. Sono proprio curioso di conoscere questo Bryan Hope di cui mi hai parlato”.

Madame's Space: Ed eccoci al terzo capitolo di questa storia. La macchina investigativa inizia a mettersi in moto, mentre Bryan inizia a fare conoscenza con i suoi nuovi compagni. Come sempre se avete dubbi o commenti, fatemelo sapere ;))

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Capitolo 4
*** The Zephyr Song ***


Capitolo4

§ Cap. IV - The Zephyr Song §

 

I due ragazzi iniziarono a percorrere i corridoi del castello fino a raggiungere la sala dove gli altri li stavano già aspettando.
Hermione raggiunse gli altri tre sul palco, mentre Harry si andò a sedere su una panca, vicino alla ragazza che aveva accompagnato Zabini.

“Potter” lo salutò lei cortesemente.

“Parkinson” rispose lui più freddamente di quanto in realtà avesse voluto, ma Pansy sembrò non farci caso.

Intanto sul palco i ragazzi iniziavano ad allenarsi. Bryan, con una specie di armatura che gli copriva entrambe le spalle, la parte sinistra del torace ed il braccio sinistro, provava alcuni movimenti con la sua bacchetta.

“Come mai indossi quella corazza? “ gli chiese Hermione, indicando l’oggetto in metallo lucido con i bordi ricoperti di velluto nero con fili d’argento.

“Perché non so a che livello siete nei duelli e vorrei uscirne vivo” le rispose Bryan con una punta di divertimento che lo mise al riparo dalla furia omicida della ragazza che decise di stare allo scherzo.

“Allora se dovrò duellare con te, sicuramente servirà anche a me una corazza! “.

“Ma come ti permetti? Non sai chi sono io? – le chiese gonfiando il petto ed assumendo un’aria snob – Sono il conte De Snobbis e nella mia famiglia duelliamo da generazioni! Fin da bambino sono stato istruito dai migliori maestri d’arma! Ed ora tu piccola impudente osi mettere in dubbio la mia perizia nei duelli! Esigo soddisfazione! “ terminò con un sorriso mentre si portava nella posizione del saluto rituale all’inizio di un duello.

La ragazza con un lieve sorriso lo imitò e poi iniziarono a lanciarsi qualche incantesimo giusto per riscaldarsi prima di iniziare l’allenamento vero e proprio. Entrambi lanciavano incantesimi con precisione e perizia, quasi come in una danza.

Dopo un po’ però, Blaise e Michael attirarono la loro attenzione, mettendo fine a quel siparietto, perché era arrivato il momento di iniziare gli allenamenti tutti insieme.

Durante quei pochi minuti Bryan ed Hermione si erano studiati, ma più che altro avevano tacitamente deciso di mettere da parte le ostilità, almeno per il momento.

L'atmosfera tra i ragazzi si stava lentamente sciogliendo, e pure Hermione, che all'inizio era molto titubante, iniziò a scherzare allegramente anche con Bryan che si stava rivelando un ragazzo molto interessante. Evidentemente l'ultima volta che si erano incontrati aveva la luna di traverso e lei ne aveva ricavato un'impressione totalmente sbagliata.

Anche Harry si era un po' rilassato vedendo la sua amica più serena. Si girò verso la ragazza che sedeva all'altro capo della panca e le chiese: “Allora Parkinson, come va? E' da un po' che non ci vediamo”.

La ragazza sussultò. Non si aspettava che Harry le rivolgesse la parola.
“Bene, grazie - gli rispose poi con un tono per nulla convincente - E' da quest'estate all'Ordine che non ci vediamo...” e la sua mente si perse nei ricordi del ragazzo per cui stava facendo tutto quello. Il suo Draco, che ora non c'era più. “E tu Potter?” gli chiese quando riemerse dal flusso dei suoi pensieri.

Il ragazzo scrollò le spalle. “Tutto bene anche io. Sai, le solite cose. Sfuggo a Voldemort - Pansy sobbalzò a quel nome - scusa, all'Oscuro Signore, seguo le lezioni, aiuto l'Ordine a catturare i Mangiamorte... “ le rispose con noncuranza ma anche con un certo divertimento negli occhi.

La ragazza colse al volo l'ironia, ma anche la possibilità di una conversazione normale. Da quando era passata dalla parte dell'Ordine molte persone avevano cambiato atteggiamento nei suoi confronti, specialmente negli ultimi tempi. Evidentemente una spia infiltrata nell’Ordine aveva diffuso la notizia del suo voltafaccia all'Oscuro Signore, anche se tutto era avvenuto in gran segreto.

“Beh direi che fai una vita davvero noiosa” ribatté prontamente lei.
“Parkinson - le disse Harry guardandola negli occhi - noi non siamo mai stati amici, però ora siamo dalla stessa parte e dobbiamo restare uniti. Se hai bisogno di qualcosa fammelo sapere e vedrò cosa posso fare”.

Pansy si limitò a guardarlo negli occhi, i suoi profondi occhi verde smeraldo, poi annuì e per togliersi da quel momento di imbarazzo portò la sua attenzione sui ragazzi.

Sull’esempio di Bryan, anche loro stavano indossando delle corazze. In particolare quella di Hermione aveva delle bordature in velluto rosso, come l’imbottitura, con una delicata filigrana dorata, che avrebbe protetto la sua pelle nei punti in cui veniva in contatto con l’armatura, i cui bordi avrebbero potuto causare lividi ed escoriazioni.

I ragazzi iniziarono a lanciarsi dei semplici incantesimi di disarmo, tanto per iniziare da qualcosa di semplice, visto che Michael non sembrava proprio ai livelli degli altri ragazzi.

La vera sorpresa fu vedere la sicurezza con cui Bryan padroneggiava quegli incantesimi, come se non avesse fatto altro per tutta la vita. Probabilmente nella scuola da cui veniva era una delle materie di studio, o magari davvero nella sua famiglia gli avevano insegnato a duellare fin da bambino…

Il tempo passava e ben presto Michael, che non era abituato ad allenarsi così intensamente, si stancò e si andò a sedere sul bordo del palco, continuando a guardare ciò che facevano gli altri. Anche Blaise lo raggiunse poco dopo, lasciando così tutto il palco ad Hermione e Bryan che con l’intento di conoscere meglio e studiare la persona che si trovavano davanti, avevano preso ad utilizzare incantesimi sempre più avanzati, senza tuttavia avere nessuna intenzione di ferire  l’avversario, ma solo di vedere quanto fosse bravo.

Dalle loro bacchette partivano scie magiche dai colori opalescenti che prontamente si infrangevano contro lo scudo che l’altro sollevava per evitare l’attacco.

Ad un certo punto Bryan lanciò un incantesimo la cui scia azzurra punteggiata di argento deviò all’ultimo momento di fronte allo scudo di Hermione, aggirandolo e colpendola alle spalle. La ragazza, colta di sorpresa cadde a terra.

Subito Bryan le fu vicino. “Ti sei fatta male? “ le chiese tendendole la mano per aiutarla a rialzarsi.

“No, no tranquillo, solo che mi hai colta di sorpresa” lo rassicurò Hermione guardando la mano che le veniva tesa. Aveva la netta sensazione che quello fosse un modo assai bizzarro da parte del ragazzo di chiederle scusa e di ricominciare da capo.

Fu questione di attimo, afferrò la mano di Bryan e si fece aiutare ad alzarsi, osservando un lampo che non seppe definire negli occhi del ragazzo.

“Wow ragazzi! Siete stati davvero bravi!” disse Michael visibilmente contento per i risultati di quel primo loro allenamento, o meglio per come sembrava che la loro squadra si stesse amalgamando.

Certo c'erano delle sbavature da limare, dei dettagli da definire. In fondo quella era la prima volta che si allenavano insieme. Ma l'alchimia che si era creata nel gruppo era davvero stupefacente. E poi Hermione e Bryan insieme avevano formato un duetto sorprendente. Durante il duello si erano capiti al volo comunicando con un solo sguardo.

Mentre i ragazzi si allenavano, Pansy, concentrata sui duelli, non si era accorta di una lacrima solitaria che dopo averle solcato il volto, si andò ad infrangere sulla stoffa della sua gonna.
La cosa però non sfuggì ad Harry.

“Tutto a posto?” le chiese.

“Si Potter, tutto a posto” rispose asciugandosi velocemente quella scia di acqua salata col dorso della mano.
“E' solo che...” riprese esitante dopo qualche secondo. Harry si voltò dalla sua parte dimostrandole che la ascoltava, in un tacito invito a continuare.

“E' solo che - continuò stavolta più decisa - anche Draco era molto bravo in questo genere di cose, e vedere la bravura di quel ragazzo... Hope... mi ha riportato alla mente il suo ricordo”.
“Gli volevi davvero bene”. Harry fece questa semplice constatazione. Non era un giudizio.

Pansy si limitò ad annuire. Sapeva che se avesse provato a parlare si sarebbe commossa, pensando ad un ragazzo biondo che sembrava danzare per quanto erano grandi la sua maestria ed eleganza durante un combattimento . Ed una serpe non mostra mai i suoi sentimenti. Ma il dolore per la perdita di Draco era troppo recente e soprattutto troppo forte.

Per lasciare un po’ di spazio a Pansy ed al suo dolore, Harry rivolse di nuovo lo sguardo verso il palco, ed in particolare verso Bryan. Aveva notato come il ghiaccio tra lui ed Hermione si fosse gradualmente sciolto, segno che non si erano capiti all’inizio, ma ora aveva l’impressione che le cose tra loro sarebbero andate molto meglio. Gli sembrava anche di trovare qualcosa di familiare nella figura del ragazzo, tuttavia era un’impressione molto fugace e non riusciva a capire cosa in lui destasse tanto la sua curiosità. Lo aveva seguito con lo sguardo ogni volta che lo aveva incontrato nella scuola, ed aveva notato i suoi modi freddi, il suo atteggiamento distaccato, come a voler tenere gli altri lontani da sé. E poi c’era il suo passato, che custodiva molto gelosamente, come gli avevano confermato tutti quelli a cui aveva chiesto di lui. Era sempre vestito di scuro, poteva quasi affermare che avesse un’ossessione per il nero. Harry sorrise tra sé pensando che magari i suoi capelli erano tinti e che in realtà, ironia della sorte, fosse biondo. Poi si diede mentalmente dello stupido per aver pensato una simile scemenza e continuò a seguire le prove dei ragazzi, senza perdere di vista la sua amica, che vedeva di nuovo serena dopo tanto tempo, ed il ragazzo moro che duellava con lei.

§§§§ ---- §§§§

 

Erano passati quasi due mesi da quel primo pomeriggio in cui i ragazzi si erano incontrati per allenarsi tutti insieme, e tutti erano migliorati parecchio. Si allenavano tutti insieme, cambiando spesso partner per poter sperimentare diverse tecniche, ma alla fine Hermione e Bryan si ritrovavano a duellare insieme cercando sempre di prevalere sull’altro. Il loro livello era decisamente superiore a quello degli altri e vederli durante i loro allenamenti era davvero uno spettacolo. Sembrava quasi che danzassero. Hermione aveva un po’ di tempo libero e decise così di allenarsi e magari di provare qualche nuovo incantesimo che poi avrebbe lanciato contro Bryan.

Non c’erano stati altri episodi spiacevoli con lui, tuttavia dalla volta in cui lui le aveva teso la mano, letteralmente e metaforicamente, il loro rapporto si era fermato lì. Si salutavano, scambiavano qualche parola di circostanza e poi iniziavano gli allenamenti. Il momenti in cui si ritrovavano più vicini per assurdo era durante i loro duelli, quando ognuno cercava di prevalere sull’altro. Ma forse era a causa dei loro caratteri molto forti, che non gli permettevano di andare oltre.

Quando Hermione giunse davanti alla porta della sala si accorse che qualcuno era già al suo interno, e che stranamente, dato il luogo, stava cantando una canzone accompagnandosi con una chitarra elettrica.

Bryan era seduto sul bordo della pedana, dando le spalle alla porta di ingresso ed apparentemente non si era accorto che anche lei era entrata nella sala, tutto preso dai primi accordi della canzone -che aveva iniziato a cantare.

Can I get your hand to write on
Just a piece of lead to bite on
What am I to fly my kite on
Do you want to flash your light on
Take a look it’s on display - for you
Coming down no not today

Did you meet your fortune teller
Get it off with no propellor
Do it up it's always stellar
What a way to finally smell her
Pick it up it's not to strong - for you
Take a piece and pass it on

Hermione ascoltava quella canzone che letteralmente adorava, perchè immaginava che ad un certo punto lo Zefiro la prendesse per mano e dispiegando le ali la conducesse via da tutto l'orrore che giorno dopo giorno si riversava nel mondo magico per opera di Voldemort.

La voce di Bryan era calda, molto diversa a quella del cantante dei Red Hot Chili Peppers, e cantava quella canzone in modo davvero coinvolgente, si capiva subito che sentiva quelle parole fino in fondo al cuore. Non seppe spiegare per quale motivo, ma le venne spontaneo unirsi a lui e così con voce sicura prese a cantare, intrecciando la voce con quella di Bryan.

 

Fly away on my Zephyr
I feel it more than ever
And in this perfect weather
We'll find a place together


Sentendo un’altra voce oltre alla sua Bryan si girò ma non smise nè di cantare nè di suonare, ma anzi continuò se possibile con una maggiore intensità.

Decisamente anche Bryan voleva volare via sulle ali dello Zefiro. Lasciarsi tutto alle spalle e trovare finalmente un po' della serenità che per anni gli era stata negata. E per trovare la quale, si trovava lì ad Hogwarts in quel momento. Per sfuggire al suo passato. Ma soprattutto al suo futuro. Lì si sentiva finalmente al sicuro, lontano da tutti gli orrori e da tutte le angosce a cui non si era potuto sottrarre prima. Ma sentiva che finalmente era tutto finito. Aveva trovato un posto dove stare. E forse delle persone che gli sarebbero state accanto. Trovava interessante Hermione, una volta superata la prima impressione e la sua naturale barriera di diffidenza che aveva sempre usato come uno scudo e che più di una volta gli aveva salvato la pelle. Ma ora basta, era arrivato il momento di volare via e lasciarsi tutto alle spalle.

Sperava ardentemente che lei avrebbe capito e lo avrebbe accompagnato. Ma lui non era tipo da aprirsi completamente agli altri. Sarebbe toccato a lei capire il suo messaggio e la sua richiesta.
E poi decidere se accettarli o meno.


Fly on my wing

Se fosse un invito a volare davvero via con lui, Hermione non lo sapeva, ma sicuramente in quel momento la sua voce e le emozioni che tramite quelle note Bryan riusciva a trasmettere la stavano conducendo in un altro posto, lontano da lì, lontano da tutto e da tutti. Aveva la netta sensazione che quello fosse un modo assai bizzarro da parte del ragazzo di chiederle scusa e di ricominciare da capo. E lei certo non si sarebbe tirata indietro. Perché lei era una brava grifona, ed afferrava sempre una mano quando le veniva tesa. Ma soprattutto perché conosceva bene il peso della solitudine, lei stessa ne aveva sopportato l'oppressione i primi tempi che era arrivata lì ad Hogwarts. Ed immaginava come potesse sentirsi Bryan, arrivato da poco da Durmstrang, senza conoscere nessuno, guardato con sospetto da molti proprio per la sua scuola di provenienza. Eppure non le sembrava che fosse così pericoloso.

Così decise di scoprire le sue carte ed accettare la mano che il ragazzo le aveva teso.

Riprese a cantare, cercando di far capire tutto questo al ragazzo, che la guardava rispondere al suo appello.

 

Riddlin on liberator
Find a way to be a skater
Rev it up to levitator
Super mainly aviator
Take a look it’s on display - for you
Coming down no not today

Continuando a cantare, Hermione gli aveva risposto indirettamente e per tutto il tempo non aveva mai distolto lo sguardo dal suo. Aveva accettato la sua offerta di “pace”. E lui sollevato le fece un breve cenno di assenso ed un sorriso prima di intonare insieme la strofa successiva.


Fly away on my Zephyr
I feel it more than ever
And in this perfect weather
We'll find a place together
In the water where the scent of my emotion
All the world will pass me by
Fly away on my Zephyr
We'll find a place together

Le loro voci si amalgamavano alla perfezione, trovando una intesa ed una complicità fuori dal comune per due perfetti sconosciuti come loro. Segno che forse non si erano capiti fino a quel momento, ma che erano molto più simili di quanto non avessero immaginato. Poi Bryan attaccò con il suo assolo di chitarra. Breve ma incisivo, proprio come lui.


Whoa whoa whoa whoa whoa whoa - do you
Yeah yeah yeah yeah yeah yeah
Whoa whoa whoa whoa whoa whoa - won't you
Yeah yeah yeah yeah yeah yeah

Si alternavano con naturalezza, senza bisogno di farsi segni o cose simili, le loro voci, calda quella di lui, decisa quella di lei, si fondevano trasmettendo quello che sentivano dentro di loro.

Fly away on my Zephyr
I feel it more than ever
And in this perfect weather
We'll find a place together


In the water where the scent of my emotion
All the world will pass me by


Fly away on my Zephyr
We're gonna live forever
Forever

Mentre le ultime note si andavano smorzando, Bryan ed Hermione si guardarono intensamente un'ultima volta negli occhi. Ormai la prima pietra era stata gettata.

Un battito di mani ruppe l’intensità del momento. Erano così presi dalle sensazioni che la canzone gli aveva trasmesso che non si erano accorti che qualcun altro era entrato nella sala e li aveva ascoltati con attenzione.

Blaise si avvicinò a loro, contento di vedere che le ostilità ormai erano cessate ed i due ragazzi avevano deciso per una pacifica convivenza e magari anche per un tentativo di amicizia.

Madame's Space: Eccoci al quarto capitolo. Come avrete capito, le strofe in blu sono quelle cantate da Bryan, quelle in rosa le canta Hermione, mentre il viola indica quando cantano insieme. Il prossimo capitolo verrà pubblicato martedì, fatemi sapere se avete dubbi o commenti sulla storia.

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Capitolo 5
*** You Are Not Alone ***


Capitolo 5

§ Cap. V - You Are Not Alone §

GP12, 15 settembre 1997

Ciao Harry, anche qui va tutto abbastanza bene. Non ti nascondo che questa situazione non mi entusiasma, ma purtroppo mi trovo costretta a darti ragione, come hanno dovuto fare anche tutti gli altri.

Sono andata al Ministero per consultare gli archivi, ma quello che ho scoperto non ti piacerà…

Il fascicolo su Malfoy è stato manomesso! Sono spariti alcuni fogli. Ne ho parlato con l’impiegato, che mi ha detto che poco tempo fa, all’incirca una ventina di giorni, è stato consultato da qualcuno ma che fino ad allora era sicuramente intero, perché lo aveva catalogato e timbrato pagina per pagina lui stesso. Mi ha anche fatto una breve descrizione della persona che ha consultato il fascicolo: un uomo giovane, moro, con capelli neri ed occhi chiari, vestito di nero, con abiti bizzarri. Purtroppo queste informazioni non mi sono di alcuna utilità… Se ti viene in mente qualche idea fammi sapere, anche se l’Auror dovrei essere io! Ti invio comunque una copia delle pagine del rapporto che ho trovato, sperando che ti possano essere di qualche utilità.

P.S. Avevo pensato di parlare direttamente con i due Auror che hanno steso il rapporto, ma sono rimasti feriti in uno scontro avvenuto qualche giorno dopo, in un’imboscata tesa dai Mangiamorte, che gli ha irrimediabilmente compromesso la memoria a breve termine. Non hanno più alcun ricordo degli ultimi mesi purtroppo, quindi non possono essere di nessuna utilità per la nostra indagine.

Un abbraccio, Tonks

“Maledizione!” esclamò Harry mentre ripiegava la pergamena che gli aveva inviato la sua amica e si apprestava ad aprire il plico contenente la copia del rapporto o almeno di quello che ne rimaneva.

Erano solo pochi fogli, contenenti indicazioni generali. Con uno sbuffo Harry iniziò a leggere.

Rapporto n. 0117047

Data 24/05/1997

Oggetto Indagine sulla morte di Draco Malfoy

Redatto da Howell Jenkins, capitano ;

Michael Fisher, tenente

Vittima: Draco Lucius Malfoy, nato a Londra il 05/06/1980

Il ritrovamento del corpo è avvenuto presso il giardino della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, nella porzione sottostante la Torre di Astronomia, dopo un tentativo fallito di conquista del castello da parte di numerosi Mangiamorte.

Sconosciuta la causa del decesso.

Non è stata trovata la bacchetta della vittima.

Sotto queste poche righe era riportata una foto magica che ritraeva il corpo di Malfoy esattamente come lo aveva visto qualche tempo prima nel MagiOlogramma. Era disteso supino nell’erba, sul viso un’espressione serena, come se non si fosse accorto di ciò che stava per succedere, oppure si fosse semplicemente addormentato.

Osservando meglio la foto Harry notò che l’erba intorno non presentava segni di bruciature o di combattimento, segno che evidentemente era stato colto di sorpresa, il che avrebbe spiegato la sua espressione tranquilla. Dello stesso parere evidentemente erano i due Auror che avevano redatto il rapporto, visto che nel foglio seguente alla foto avevano aggiunto:

Il terreno circostante non risulta in alcun modo alterato, segno che non c’è stato combattimento. La vittima è stata colta di sorpresa, quindi alle spalle, data la totale assenza di alberi in questa porzione di giardino. E’ risultato impossibile il ritrovamento della bacchetta della vittima, che si presume sia stata asportata dall’aggressore e successivamente spezzata affinché non fosse possibile analizzarla anche se ritrovata.

Si vuole tuttavia sottolineare l’inusuale circostanza riguardo a

E qui il rapporto si interrompeva a causa delle pagine mancanti a cui si riferiva Tonks nella sua lettera. Harry emise uno sbuffo di frustrazione. Chi aveva fatto sparire quei fogli aveva fatto proprio un ottimo lavoro di depistaggio, perché gli aveva lasciato davvero pochi elementi su cui lavorare. Presumibilmente la parte mancante riportava le osservazioni dei due Auror su tutta la faccenda ed in particolar modo su qualcosa che doveva aver attirato la loro attenzione.

Oltre a quanto aveva già letto rimaneva un unico foglio.

Conclusioni: la vittima è stata colta di sorpresa e colpita alle spalle, quasi sicuramente da una Maledizione Senza Perdono, senza che si sia potuta difendere.

Capitano Howell Jenkins

Tenente Michael Fisher

“Fantastico” disse tra sè Harry, mentre scriveva un bigliettino di ringraziamento per Tonks per tutto il lavoro che aveva svolto. In pratica non aveva scoperto nulla di più rispetto a quanto già sapeva, tranne il particolare che Malfoy non si era difeso, visto che il terreno non riportava le tracce di un combattimento. Ma questo poteva anche dire che invece uno scontro c’era stato, solo che era avvenuto in un altro luogo e poi il corpo era stato portato ai piedi della Torre di Astronomia in un secondo momento, e questo avrebbe spiegato l’impossibilità di ritrovare la bacchetta, che magari era rimasta sul vero luogo del delitto.

Harry continuava a ragionare febbrilmente su questa ipotesi, visto che tutti i particolari sembravano incastrarsi alla perfezione. Innanzitutto si spiegava perché non era stata trovata la bacchetta, perduta in tutt’altro luogo rispetto a quello in cui era stata cercata. Inoltre, per quanto potesse essere stato colpito alle spalle, ad Harry sembrava strano che in un luogo aperto come il giardino sotto la Torre di Astronomia Malfoy non si fosse accorto di qualcuno che lo aveva seguito e poi attaccato. E poi era verosimile che il corpo fosse stato trasportato in un punto in cui sarebbe stato facilmente ritrovato, come un monito per il futuro: chi lo aveva ucciso voleva che fosse ben visibile, in modo che non fosse possibile nascondere la notizia e che anzi questa si diffondesse velocemente. A questo punto poteva essere ragionevole che i responsabili fossero i Mangiamorte, come vendetta trasversale nei confronti di Lucius Malfoy, forse per l’importante ruolo che notoriamente ricopriva presso Voldemort, essendo il suo braccio destro. O forse non aveva eseguito fedelmente gli ordini del suo padrone e questi gli aveva inflitto una punizione esemplare. Di fatto con la morte di Draco si chiudeva l’antichissima dinastia dei Malfoy, che si sarebbe completamente estinta con Lucius. Poteva allora trattarsi di un gioco di potere tra le famiglie purosangue al seguito di Voldemort.

Harry continuava a rimuginare su tutte queste ipotesi, senza effettivamente arrivare ad una conclusione definitiva. Forse potevano essere queste le riflessioni che i due Auror avevano scritto nel loro rapporto nella parte mancante… Tra l’altro alla fitta rete di misteri che circondavano la morte di Malfoy si aggiungeva il problema di scoprire chi aveva manomesso il rapporto e perché. Se era qualcuno legato in qualche modo all’omicidio oppure una persona che semplicemente stava cercando di coprire qualche fatto che era riportato nel rapporto.

Harry decise quindi di prendersi una pausa dalle sue elucubrazioni che continuavano solo a portarlo ad altri misteri e gli stavano causando un bel mal di testa. Così uscì dal suo dormitorio e si diresse verso il parco per fare una passeggiata all’aria aperta. In fondo faceva ancora caldo, e si stava bene al sole.


Mentre passeggiava assorto nei suoi pensieri, tentando inutilmente di distrarsi, vide un gruppo di ragazzi sulle rive del Lago Nero. Facendo attenzione, notò che una di loro era Hermione, così decise di avvicinarsi. Gli avrebbe fatto sicuramente bene parlare con l’amica. Solo quando fu a pochi passi riconobbe gli altri che erano con lei: Blaise Zabini e Pansy Parkinson, Bryan Hope e Michael Corner. Evidentemente avevano deciso di riunirsi per parlare della squadra, ed infatti quando fu abbastanza vicino da cogliere i loro discorsi, sentì che parlavano di incantesimi e tattiche di duello. Anche se era solo una copertura, in realtà quei ragazzi avevano colto al volo l’occasione per stare insieme e svagarsi un po’ dai loro pensieri. In fondo che male c’era?

“Ciao a tutti” salutò i ragazzi.

“Ciao Harry” gli rispose con un gran sorriso Hermione spostandosi sulla coperta per fargli posto, in un tacito invito a sedersi con loro. Anche gli altri lo salutarono.

“Allora, di che stavate parlando?” chiese sinceramente curioso. Aveva decisamente bisogno di distrarsi ed era tanto che non faceva una semplice chiacchierata tra ragazzi, sempre preso da questioni molto serie come i Mangiamorte, la guerra e Voldemort, e ultimamente anche le indagini su Malfoy.

“Stavamo parlando dei prossimi incantesimi che ci piacerebbe provare” gli rispose allegramente Michael.

“Già, ma sembra che non riusciamo mai a metterci d’accordo” gli fece eco fintamente imbronciato Bryan.

“Oh per Merlino, sono capitato in un gruppo di pazzi isterici - fece Harry dandosi uno schiaffo sulla fronte – era meglio se rimanevo su nella torre”

“Non ti preoccupare Harry, avrai tutto il tempo di andare a rinchiuderti per la vergogna – gli disse scherzosamente Michael, che continuò vedendo lo sguardo perplesso dell’altro – tra poco ci saranno i provini del Quidditch, e sono sicuro che Bryan entrerà in squadra e vi darà filo da torcere nella prossima partita Corvonero-Grifondoro…” e detto questo dette una poderosa pacca sulla schiena al povero Bryan che rischiò di morire soffocato.

“Ma tu da che parte stai?” gli chiese infatti quando riuscì a riprendersi, ritrovando una sorta di respirazione normale. “E poi ti ho già detto che è tantissimo che non volo e che sono fuori allenamento!” cercò di schermirsi, senza grossi risultati di fronte al prorompente entusiasmo del suo compagno di casa.

“A proposito, ma avete visto chi è il nuovo battitore della nazionale?” chiese un entusiasta Blaise intromettendosi nel discorso.

A quel punto tutti i ragazzi si lanciarono in una discussione fittissima sul Quidditch e su quell’universo al maschile da cui Hermione e Pansy rimasero escluse.

Infatti si guardarono seriamente negli occhi e dissero all’unisono: “Uomini…” e poi scoppiarono a ridere, attirando una fugace occhiata dubbiosa dei ragazzi che però si rituffarono subito nei loro discorsi.

Trovandosi casualmente sedute vicine, venne facile per loro astrarsi dal discorso generale ed iniziare a chiacchierare, per la prima volta seriamente, tra loro.

“Allora Pansy, che mi dici? Tutto bene?” le chiese Hermione sinceramente interessata.

L’altra esitò un attimo ma ormai sapeva perfettamente di potersi fidare e che avrebbe trovato in lei una persona sincera e leale. “Diciamo di si. Sai le cose giù nei sotterranei si sono un po’ complicate da quando c’è il sospetto che io sia passata dalla vostra parte. Ma non fa niente, sono convinta che alla fine ne sarà valsa la pena”.

“Ma cosa ti ha spinto a fare questa scelta, anche abbastanza rischiosa per te, per voi?” chiese indicando anche il ragazzo moro che sedeva di fronte a lei.

“Diciamo che si tratta di una specie di vendetta. Sinceramente preferirei non parlarne”

“Oh non ti preoccupare, sono io che ti ho fatto una domanda troppo personale”.

Dopodiché tra loro calò un silenzio imbarazzante. Non si conoscevano e non sapevano di cosa parlare, ma dopo aver osservato con attenzione tutte le frange della coperta su cui stavano sedute, Pansy decise finalmente di fare il primo passo.

“E’ stato per Draco” mormorò debolmente.

A quelle parole Hermione che stava anche lei studiando la trama regolare del plaid sollevò lo sguardo ed in questo la sua attenzione fu catturata dagli occhi scintillanti che per un attimo si erano voltati verso di loro, in particolar modo verso Pansy, quasi a volerla attraversare. Anche quest’ultima se ne accorse e si alzò, facendo cenno ad Hermione di seguirla.

Si avviarono lungo le rive del Lago e solo dopo qualche minuto Pansy riprese il discorso.

“Ho preso questa decisione per Draco. Vedi, io sono convinta che siano stati i Mangiamorte, chiamala intuizione, chiamalo sesto senso, ma sono sicura che sia stata colpa loro. Ero veramente molto affezionata a Draco, forse insieme a Blaise era l’unica persona a cui abbia mai voluto veramente bene. Ed ho pensato che la cosa migliore che potessi fare per vendicarne la morte fosse dare una mano ai loro avversari, qualunque fossero le conseguenze che avrei dovuto sopportare. Quella notte Blaise era con me e cercava di consolarmi, nonostante anche lui avesse perso una persona cara. Sai era strano il nostro rapporto, ma negli ultimi anni avevamo trovato il nostro equilibrio. Superati gli scompensi ormonali e le divergenze, eravamo diventati come fratelli, ci aiutavamo e ci sostenevamo sempre. Ma Draco negli ultimi tempi era distante, preoccupato, quasi oppresso da qualcosa che sembrava più grande di lui. Quando gli chiedevamo qualcosa in merito si chiudeva in sé stesso e ci evitava per un po’. Solo una volta sono riuscita a sorprenderlo da solo in Sala Comune, stava sdraiato su uno dei divani e si vedeva che era ubriaco fradicio. Quando gli ho chiesto perché faceva tutto questo, mi ha risposto che la sua vita era davvero uno schifo e che avrebbe voluto morire. A quelle parole mi sono ovviamente spaventata e gli ho chiesto di saperne di più. Ma lui ha scosso la testa e mi ha detto che meno ne sapevo di quella faccenda e meglio era per la mia sicurezza. L’ultima cosa che mi ha detto prima di addormentarsi sfinito è stata che quella era gente che non scherzava. Ovviamente ho pensato subito che si trattasse dei Mangiamorte, anche se non ne ho più fatto parola con lui, ed ecco perché quando ho saputo della sua morte ho preso questa decisione. E anche Blaise è stato d’accordo con me. Il resto lo sai”. Dopo il suo lungo monologo Pansy si fermò a fissare negli occhi Hermione, che per un attimo non seppe cosa rispondere, spiazzata dalla profondità di quella conversazione.

“Io… io non immaginavo che il vostro rapporto fosse così profondo…” iniziò in imbarazzo.

“Non ti preoccupare, raramente mostriamo i nostri sentimenti in pubblico noi serpi, un po’ come voi grifoni amate sbandierare il vostro coraggio” la prese in giro.

“Pansy, ecco, noi non siamo mai state amiche, però se dovessi avere bisogno di qualunque cosa, sappi che io sono qui. Immagino che questo non sia proprio un momento facile per te, però ci tengo che tu sappia che potrai sempre contare su di me, davvero”.

“Grazie, Hermione. Le tue parole significano molto per me, e magari in futuro se ne avrò bisogno, verrò a bussare alla tua porta. Ora però credo che sia il caso di tornare dei ragazzi, per salvarli dalla loro mania per il Quidditch”.

Hermione comprese lo sforzo che aveva fatto Pansy ad aprirsi con lei e che ora però rivoleva il suo spazio e la sua privacy, così dopo aver lievemente annuito si girò ed insieme iniziarono a camminare per raggiungere gli altri.

Li trovarono intenti a discutere degli ultimi ritrovati per migliorare le prestazioni delle scope da Quidditch. “Uomini” dissero di nuovo in coro e scoppiarono a ridere, attirando l’attenzione dei ragazzi che le guardarono perplessi.

Fu Michael il primo a ritrovare la cognizione temporale.

“Cavoli ragazzi, è il nostro turno in sala duelli, andiamo!”.

E così i quattro si alzarono avviandosi verso il castello. Harry guardò la ragazza di fronte a lui.

“E così eccoci di nuovo qui Parkinson”

“Pansy” gli rispose semplicemente lei.

“Pansy” ripeté il ragazzo. “Beh, che ne dici di entrare anche noi?” e dopo essersi alzato, tese la mano alla ragazza per aiutarla, mano che lei strinse delicatamente dopodiché si tirò in piedi.

“Grazie Harry” gli disse con gentilezza.

Harry non si seppe spiegare perché quelle parole lo colpirono tanto.

Anche loro si avviarono lentamente verso il castello, chiacchierando del più e del meno, scoprendo che in fondo la compagnia dell’altro non era poi così male...

Madame's Space: Ed eccoci al quinto capitolo, nel quale scopriamo che le indagini di Harry vengono intralciate da qualcuno che ha iniziato a muoversi giocando d'anticipo sulle sue mosse. Per scoprire di chi si tratta e soprattutto qual'è il suo scopo dovrete proseguire con la lettura. Fatemi sapere se avete commenti da fare o avete bisogno di chiarimenti sulla trama.

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Capitolo 6
*** I Believe I Can Fly ***


Capitolo 6

§ Cap. VI - I Believe I Can Fly §

 

Blaise, Pansy, Harry ed Hermione si trovavano in giardino, seduti sul prato all’ombra di un vecchio salice che con le sue fronde gli offriva un comodo rifugio sia dal sole, ancora forte nonostante ormai l’inverno fosse alle porte, sia dagli sguardi indiscreti degli altri studenti che ancora non avevano assimilato la possibilità che grifoni e serpi potessero convivere pacificamente.

Ed invece ormai da qualche giorno i ragazzi avevano messo da parte i vecchi rancori e diffidenze, aiutati in questo dal fronte comune a cui ora appartenevano, e scoprendo che in fondo si erano odiati per tanto tempo inutilmente. Certo, anni di insulti, dispetti e maldicenze non si superano in un istante, ma stavano decisamente facendo passi da gigante, anche se questo li portava ad essere isolati dai loro compagni di casata, Serpeverde o Grifondoro che fossero, che decisamente non erano disposti ad accettare questa nuova situazione. Gli unici che sembravano invece non avere problemi erano i Corvonero, in particolare Bryan e Michael, che spesso si univano ai quattro ragazzi per lunghe chiacchierate su qualunque argomento passasse loro per la testa.

Harry aveva a lungo meditato sulla lettera di Tonks, ed alla fine aveva deciso di chiedere aiuto alle persone che erano state più vicine a Malfoy, con la speranza di scoprire qualcosa di importante per la sua indagine, visto che le vie normali non avevano dato alcun esito.

“Qualche giorno fa ho ricevuto una lettera” buttò lì Harry con fare casuale.

“Da chi?” chiese Pansy sinceramente interessata.

Hermione sapeva dove voleva andare a parare l’amico e sebbene inizialmente riluttante, aveva dovuto convenire che non bisognava lasciare nulla di intentato.

“Da Tonks, la mia amica Auror” rispose lui.

“E cosa ti doveva dire?” chiese allora Pansy.

“Mi ha inviato delle informazioni che le avevo chiesto, sulla morte di Malfoy”.

A quelle parole, Blaise si irrigidì mentre gli occhi di Pansy si fecero lucidi.

“Purtroppo però – continuò Harry – sembra che qualcuno abbia manomesso i documenti”.

“Perché ti interessano quelle pergamene?” indagò Blaise sulla difensiva mentre stringeva la mano dell’amica per darle coraggio.

“Perché c’è qualcosa che non mi convince nelle indagini ufficiali. Sono convinto che i fatti non siano andati come dice il Ministero e sono deciso a scoprire la verità”.

“Ma perché? – disse con voce insicura Pansy – Che cosa ti importa di Draco?”

“Beh innanzitutto ci sarebbe utile scoprire chi l’ha ucciso e perché, per capire cosa sta succedendo tra le fila dei Mangiamorte o se c’è una talpa tra i nostri. E poi, per Merlino, Malfoy era solo un ragazzo, arrogante, viziato, insopportabile, tutto quello che vi pare, ma voglio che abbia giustizia, e non una farsa di indagine!”. Fece un sospiro guardando Hermione che impercettibilmente annuì, poi continuò. “Vi andrebbe di aiutarmi?”.

Blaise annuì, mentre Pansy rispose: “Certo Harry, ma non vedo come”.

“Mi serve di sapere cosa faceva Malfoy negli ultimi tempi, se avete notato qualcosa di strano in lui, se frequentava qualcuno di particolare, se aveva ricevuto minacce. Insomma qualunque cosa di lui che abbia attirato la vostra attenzione perché fuori dalla norma”.

I due Serpeverde ci pensarono su qualche secondo, ma non avevano dubbi, Draco qualcosa che non andava ce l’aveva eccome. Fu Blaise a rispondere, sicuro.

“Negli ultimi tempi Draco sembrava davvero preoccupato per qualcosa di molto importante, quasi una questione di vitale importanza. All’inizio dell’anno ci aveva accennato ad una probabile missione che gli avrebbe affidato il Signore Oscuro, ma poi non ce ne ha più parlato. Anzi non ha quasi più parlato con noi”.

“Già – continuò allora Pansy – si è chiuso sempre di più in sé stesso, diventando quasi un fantasma. Non mangiava, non dormiva, tormentato da chissà cosa. Abbiamo provato più volte a farlo parlare, a fargli capire che eravamo suoi amici e che poteva contare su di noi, ma lui ci rispondeva di restare fuori da tutto, per il nostro bene. Spariva per ore seguito dai suoi due gorilla, ma non siamo mai riusciti a scoprire cosa combinasse…”

“Quindi pensate che quei due troll ne possano sapere qualcosa?” chiese allora Harry.

“Ne dubito Potter – rispose Zabini – Non credo che Draco abbia parlato con quei due di qualcosa che non ha voluto rivelare neanche a noi due” concluse indicando sé e Pansy.

“Però varrebbe la pena di fare un tentativo” disse Hermione che fino a quel momento era rimasta in silenzio ascoltando con attenzione.

“Certo Granger – intervenne acidamente Pansy – andiamo da quei due, gli chiediamo che combinava Draco negli ultimi tempi e già che ci siamo ci facciamo una partitina a gobbiglie. Ti ricordo che la notizia del nostro “tradimento” si è diffusa! Per noi non è sicuro stare tanto vicino alle famiglie dei Mangiamorte”.

“Hai ragione Pansy, non ci avevo proprio pensato. Però ci sarebbero davvero utili quelle informazioni!”

“Hai ragione, vedrò che posso fare - le rispose Blaise assorto – Ora però rientriamo”.

Si avviarono tutti e quattro verso il castello e quando l’ebbero raggiunto Harry ruppe finalmente il silenzio teso che si era creato tra loro.

“Ragazzi, da ora niente più cognomi, siamo sulla stessa barca!”.

Dopodiché i ragazzi si separarono diretti ai rispettivi dormitori.

 

§§§§ ---- §§§§


Bryan era nervoso, in un modo che non provava da parecchio ormai. Non sentiva il panico che lo aveva accompagnato per tanto tempo, unito all’istinto di sopravvivenza che gli aveva permesso più di una volta di spingersi oltre i propri limiti. Non provava senso di impotenza misto a voglia di rivalsa che gli aveva dato il coraggio di fuggire e di cercarsi un posto lì ad Hogwarts.

No, quella che sentiva nelle vene era adrenalina pura, quella che ti brucia dentro mentre aspetti qualcosa che credevi perduto per sempre ed invece ti si ripresenta all’improvviso senza che tu neanche l’abbia cercato. Bryan si sentiva così. Era nervoso perché non credeva che un giorno avrebbe avuto di nuovo la possibilità di giocare a Quidditch. Era stata magnifica la sensazione di sentire quel manico di scopa tra le mani, quando giusto qualche minuto prima Madama Bumb glielo aveva affidato, sapendo che non ne aveva uno con sé, per permettergli di fare il provino.

Purtroppo non aveva avuto tempo di allenarsi, così sarebbe sceso in campo per la prima volta direttamente davanti alla professoressa ed al capitano della squadra di Corvonero, che avrebbero deciso se sarebbe entrato a far parte della squadra.

Bryan, seduto su una panca dello spogliatoio accarezzò un’ultima volta la scopa che teneva in grembo, percependone la magia intrinseca, dopodiché la posò al muro ed iniziò a cambiarsi. Gli faceva effetto indossare di nuovo la divisa da Quidditch, specialmente se di un colore diverso da quella a cui era abituato. Si infilò i pantaloni candidi aderenti, la felpa azzurra con lo stemma della sua casata, poi gli stivali scuri fino al ginocchio. Durante tutto il tempo che gli occorse per allacciarli, gli ripassarono davanti agli occhi innumerevoli momenti a cavallo della sua scopa, mentre volava alto fendendo l’aria, verso il sole, tra le nuvole, carezzato dal vento.

Ed infine il lungo mantello azzurro liscio come la seta, dalla fodera nera, che svolazzava leggero al vento, studiato apposta perché non appesantisse i movimenti del giocatore, ma lo mantenesse caldo all’occorrenza.

Ultimo tocco, i guanti, per migliorare la presa sul manico della scopa. E mentre si aggiustava e chiudeva al polso l’allacciatura del secondo guanto, l’adrenalina raggiunse il suo massimo livello, facendogli battere il cuore direttamente in gola e quasi facendogli mancare il respiro.

Le tempie iniziarono a pulsare, la vista si appannò e si dovette appoggiare al muro accanto a sé per non cadere. Quanto aveva aspettato quel momento…

Una mano amica gentilmente posata sulla sua spalla lo riportò alla realtà e pian piano il suo corpo riprese il suo normale funzionamento.

“Ehi Bryan, tutto bene?” gli chiese Michael seriamente preoccupato.

“Si, si tutto bene” si affrettò a rispondere cercando di dare un tono normale alla propria voce.

“Sarà… Allora sei pronto?”

“Io sono nato pronto” gli rispose quasi stizzito Bryan con un lampo negli occhi.

“Se, se… allora vedi di sbrigarti che stanno aspettando te per cominciare”.

Bryan non aggiunse altro, prese la scopa e si avviò verso il campo dove di lì a poco si sarebbero svolti i provini.

 

Volare di nuovo per Bryan fu un’emozione travolgente. Anche se quella non era la sua scopa, la sentiva comunque come una sua appendice. In un certo senso lui era nato per il volo ed il destino sotto questo punto di vista era stato ironico a spedirlo nella casa dei corvi…

Si impegnò con tutto sé stesso nel provino, ma non per ottenere il ruolo, quanto per sfidare sé stesso ancora una volta a superare i propri limiti in quel modo unico e coinvolgente che sentiva fino nella più intima fibra.

Volò in modo praticamente perfetto, senza la minima sbavatura lungo il percorso tracciato da Madama Bumb, ma la mancanza di esercizio per così lungo tempo lo tradì. La professoressa ed il capitano si congratularono comunque con lui e gli proposero di tenersi a disposizione come riserva. Purtroppo era stato troppo lento, ma si vedeva da lontano un miglio che il volo ce l’aveva nel sangue e forse, con un po’ di pratica, sarebbe potuto migliorare anche nel Quidditch.

Bryan rimase un po’ deluso. Era quasi sicuro che sarebbe riuscito a conquistare il ruolo di cacciatore, ma quei secondi di troppo l’avevano escluso dalla selezione. Poi però pensò che in fondo era stato comunque qualcosa di speciale e tutto sommato era valsa la pena di provare. Avrebbe sempre potuto prendere una scopa in prestito e fare qualche giro sul campo quando non c’erano allenamenti in corso…

 

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Blaise aveva insistito a lungo tanto che alla fine era riuscito a convincere Pansy prendendola per sfinimento. Aveva voluto prendere parte ai provini per la squadra di Quidditch di Serpeverde. E non aveva voluto sentire ragioni, neanche quando l’amica gli aveva fatto notare quanto potesse essere pericoloso per lui trovarsi da solo negli spogliatoi con le altre serpi, ora che la sua copertura era saltata e la notizia del suo cambio di fronte si era diffusa. E non gli era importato neanche quando Pansy gli aveva fatto notare che meno si metteva in mostra e meglio era, e che una volta sulla scopa sarebbe stato vulnerabile. Perché era sicura che avrebbe ottenuto il posto da battitore che era stato suo per anni, era insuperabile in quel ruolo.

Solo quando gli occhi di Pansy si fecero lucidi per la preoccupazione ed una lacrima traditrice scese lungo la guancia, Blaise poggiò la scopa al muro e le posò le mani sul collo, asciugando la lacrima col pollice.

“Pansy, ascoltami bene. Non ho alcuna intenzione di espormi a rischi inutili, ovviamente volerò malissimo per non farmi assegnare il ruolo, anche se fossi l’unico a fare il provino. Ma ho bisogno di parlare con i nostri compagni riguardo quella questione a cui accennava Potter… Harry. Non credi che sembrerebbe sospetto se all’improvviso iniziassi ad interrogare Tiger e Goyle in Sala Comune? – Aspettò un cenno affermativo dalla ragazza che aveva davanti – Invece così con qualche parola giusta buttata lì, otterrò tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno. Sta tranquilla non sono un incosciente, lo dovresti sapere ormai che rifletto molto prima di fare qualcosa”.

Blaise abbracciò la ragazza che a sua volta lo strinse forte prima di voltarsi ed uscire dallo spogliatoio per dirigersi verso gli spalti da cui avrebbe seguito i provini.

Si aspettava guai e la sua attesa non venne delusa. Stava finendo di infilarsi i suoi mezzi guanti di pelle di drago scamosciato quando i guai si avvicinarono a lui sotto forma di Tiger e Goyle, con un’espressione maligna sul volto mentre facevano scrocchiare le nocche, con chiaro gesto intimidatorio. Ma Blaise era bravo a nascondere le emozioni e soprattutto a manipolare le persone a suo piacimento, specialmente se con il livello intellettuale di un bambino di 10 anni, come quelle che vedeva davanti a lui.

“Guarda guarda Tiger chi abbiamo qui…”

“Vedo Goyle, sarà un piacere fare il provino con lui, sarà un ottimo bersaglio per i bolidi” terminò con una risata perfida  che distorse il suo faccione grassoccio.

“Tiger, Goyle, che ci fate qui? – chiese Blaise fintamente sorpreso – Guardate che bisogna saper volare per giocare a Quidditch?”

“Che intendi sottospecie di traditore?” gli ringhiò contro Tiger.

“Solo che dubito che ricordiate ancora come si fa a volare, visto tutto il tempo che sparivate l’anno scorso, sempre alle calcagna di Malfoy” buttò lì con noncuranza.

“Che c’è, ti brucia che Malfoy abbia scelto noi come aiutanti per i suoi… ehm incarichi?”

“Oh no, no, non ho mai desiderato essere il suo cagnolino”

“Come ti permetti brutto traditore?” schiumò rabbia Goyle già caricando il suo poderoso destro mentre Blaise ostentava una calma che non provava davvero. Ma fu fermato da Tiger in uno sprazzo di intelligenza più unico che raro.

“Fermo Gregory, ora potremmo finire nei guai, invece in aria con un bolide verrebbe un lavoretto più pulito…”. L’altro sembrò convincersene e lasciò correre per il momento.

Fecero per allontanarsi, ma subito la voce di Blaise li richiamò.

“Quindi quest’anno vi date al Quidditch, visto che non c’è più Malfoy a darvi ordini?”.

“Si può sapere che diavolo vuoi Zabini?” la rabbia iniziava di nuovo a montare.

“Niente, notavo solo che adesso che non c’è più Malfoy non avete più niente da fare… Invece l’anno scorso ne avete combinate di cotte e di crude appresso a lui. Chissà quanti incarichi da parte del Signore Oscuro vi avrà affidato…”

Tiger e Goyle incrociarono le braccia al petto sulla difensiva. “E a te che interessa?”

“Oh niente, solo che sembra un po’ sospetto che l’anno scorso, l’anno in cui i Mangiamorte sono perfino riusciti ad entrare ad Hogwarts, voi eravate sempre in giro per conto di Malfoy, che è stato così stupido da dire in giro che il Signore Oscuro gli aveva affidato un incarico, mentre adesso che lui è morto non abbiate più nulla da fare – attese qualche secondo con una pausa ad effetto – Si potrebbe pensare che voi due siate implicati in qualche modo in faccende losche… E questi sono tempi bui, si fa presto a rovinare la reputazione di un mago con un semplice sospetto”.

“Ma che dici – rispose Tiger senza riflettere – era Malfoy che faceva tutto, si rinchiudeva per ore nella Stanza delle Necessità, noi stavamo solo fuori a fare da palo!”.

Negli occhi di Blaise brillò un lampo di soddisfazione, quei due erano proprio tonti. Si era sempre chiesto come facesse Draco a stargli vicino, lui che aveva una personalità così profonda, anche se erano davvero pochi ad aver avuto il privilegio di scorgerla.

Goyle diede un violento spintone al compagno, sibilandogli contro che era un idiota, e si allontanò stizzito verso il campo di Quidditch. Ora era una questione personale, Zabini avrebbe dovuto pagare per il modo in cui li aveva trattati, cioè come i perfetti idioti che si erano ampiamente dimostrati.

Come aveva promesso a Pansy, Blaise volò malissimo, fingendo dei dolorosissimi crampi e non finì neanche la sua prova, facendo in modo di essere automaticamente escluso dalla squadra, con rammarico del capitano che, pur considerandolo un traditore, aveva appena perso il suo miglior battitore. Era anche stato molto attento a tenersi lontano da Tiger, Goyle ed i loro bolidi.

Ora restava la questione di scoprire cosa diavolo combinasse Draco nella Stanza delle Necessità…

 

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“Ma sei completamente impazzito Blaise?!?”. Harry Potter era completamente fuori di sé e non riusciva a credere alle sue orecchie. “Ti rendi conto del rischio che hai corso?”. Ormai il suo viso aveva assunto una bella tonalità di porpora acceso e sembrava che fosse sul punto di iniziare a fumare dalle orecchie e dal naso come un vecchio bollitore. Solo il tocco gentile di Hermione sulla sua spalla sembrò fargli ritrovare un po’ di calma, fino a quel momento non aveva voluto sentire ragioni.

Le urla inconsulte di Harry avevano attirato l’attenzione di Bryan e Michael che erano usciti in giardino alla ricerca di Hermione e Blaise per parlare della squadra, e li avevano notati insieme a Pansy ed al Bambino Sopravvissuto ai piedi del salice sotto cui erano soliti incontrarsi.

Avvicinandosi riuscivano a sentire brandelli di discussione, finchè non furono a pochi passi. Il salice proteggeva i ragazzi dagli sguardi degli altri studenti, ma allo stesso tempo non gli permetteva di vedere se qualcuno si stesse avvicinando, così non si accorsero dei due Corvonero e continuarono tranquillamente la loro conversazione.

“Hai ragione Harry, ma voglio scoprire anche io cosa sia successo a Draco!”.

“Ma non puoi rischiare in questo modo”.

“Mi dispiace Blaise, ma Harry ha ragione, sei stato molto… - Hermione si sforzò di trovare una parola adeguata alla situazione – avventato”.

“Sentite, volevo bene a Draco come ad un fratello e voglio scoprire che gli è successo. E poi se non troviamo il colpevole tutto sarà inutile” rispose convinto Blaise.

Bryan, che aveva fatto cenno a Michael di fermarsi per ascoltare, decise che aveva sentito abbastanza. “Che è questa storia di Malfoy?” chiese con tono indagatore spuntando dalle fronde che aveva scostato come una tenda per entrare nello spazio sotto al salice.

Gli altri sobbalzarono per la sorpresa di essere stati scoperti, e per il timore che Bryan avrebbe detto ai professori quello che stavano combinando.

“Allora?!” insistette con tono duro vedendo che nessuno gli rispondeva. Si passò stancamente una mano sul volto, un gesto che faceva quando aveva bisogno di ritrovare un briciolo di calma, e che stupì non poco alcuni dei ragazzi presenti. Si girò verso Blaise, che gli era sembrato fin dall’inizio il più ragionevole, con un tono decisamente più pacato di quello con cui era piombato tra loro.

“Blaise, per favore, mi vuoi spiegare che sta succedendo?”

Il ragazzo prima sospirò e poi si decise a dire la verità. “Stavo cercando di scoprire qualcosa sulla morte del mio amico Draco” disse con la voce ridotta ad un sussurro, un po’ perché solo ora si rendeva conto della stupidità della sua idea ed un po’ perché ogni volta che ricordava che il suo amico era morto gli sembrava che il suo dolore interiore si acuisse.

“Spiegati” freddo e diretto,  come una lama di ghiaccio.

“Stiamo cercando di scoprire cosa sia successo a Malfoy” prese allora la parola Harry.

“Che cosa?!?” gridò quasi scandalizzato Bryan.

“Ssssht che ti urli? – si sbrigò a dirgli Harry molto seccato – Vuoi che lo scopra tutta la scuola?”

“Ma dico, siete tutti impazziti? – chiese guardandoli tutti ad uno ad uno come se volesse incenerirli – Mi stupisco di te Hermione, credevo che fossi una ragazza matura ed invece appoggi questa follia!” finì mentre alzava gli occhi al cielo.

Hermione si sentì profondamente turbata da quelle parole, non per il loro significato, quanto per il fatto che Bryan la potesse ritenere una sconsiderata. Non si spiegava come mai, ma da quando avevano fatto pace, le piaceva stare con quel ragazzo ed ora considerava importante quello che pensava di lei. Tuttavia in quel momento era profondamente convinta di essere nel giusto, così alzò lo sguardo verso di lui con un cipiglio battagliero. “Bryan, ti assicuro che abbiamo meditato a lungo su questa cosa. Non ci siamo alzati una mattina ed abbiamo iniziato a giocare ai piccoli investigatori. Abbiamo pensato a tutte le conseguenze, ai pericoli, ma anche a tutti i vantaggi che la verità sulla fine di Malfoy ci potrebbe portare. Io non so come la pensi sulla faccenda della guerra, visto che sei da poco arrivato dalla Bulgaria, ma lascia che ti dica che molto probabilmente gli equilibri di potere stanno cambiando, ed è di vitale importanza sapere come”.

Bryan parve soppesare quelle parole. “Va bene, ma vedete di non combinare stupidaggini!” Non capiva come mai ma iniziava ad affezionarsi a quella banda di matti con cui passava sempre più tempo. Si trovava bene con loro tutto sommato. Non aveva mai avuto un gruppo di amici su cui contare. Al massimo si limitava a chiedere favori che però richiedevano di essere ricambiati, spesso in modo alquanto scomodo per lui. Così decise di soprassedere, ma si ripromise mi sorvegliarli con discrezione. “E soprattutto non contate su di me. Ne voglio restare fuori”.

Quello sembrò un compromesso ragionevole ad Harry, che si limitò ad annuire.

Michael, che era rimasto in silenzio per tutto il tempo, si sedette sull’erba accanto agli altri. “Se vi serve una mano, contate pure su di me”. Dopodiché cambiò discorso iniziando a parlare delle prove che avrebbero dovuto fare nel fine settimana. Bryan era rimasto in piedi, con la schiena appoggiata al tronco, rimuginando su ciò che aveva appena scoperto. Sperava davvero che quei ragazzi non si sarebbero cacciati nei guai inutilmente, soprattutto per una questione ormai chiusa come quella di Malfoy.

Madame's Space: Ecco a voi il sesto capitolo della storia, sperando che vi sia piaciuto. Abbiamo trovato Bryan alle prese con il quidditch, ma anche Blaise coinvolto con le indagini anche se in modo alquanto avventato. Come al solito fatemi sapere se avete consigli o dubbi...

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Capitolo 7
*** Knights of Cydonia ***


Capitolo 7

§ Cap. VII - Knights of Cydonia §

 

Bryan camminava per i corridoi lunghi e freddi di Hogwarts, diretto verso la biblioteca, quando sentì qualcuno lamentarsi e delle voci minacciose che si sovrapponevano. Decise di avvicinarsi cautamente per vedere cosa stesse succedendo, e quello che vide gli gelò il sangue nelle vene; era sicuro che sarebbe finita così, aveva una specie di sesto senso per queste cose.

Tiger con la sua stazza teneva fermo Blaise, mentre Goyle si avventava su di lui, riversandogli addosso tutto il suo disprezzo. Il ragazzo sembrava ormai sul punto di svenire, ma i due energumeni non accennavano a smettere, anzi sembrava che questo li incitasse a picchiare ancora più duro e ad infierire ancora.

Con tutto il suo sangue freddo Bryan uscì dall’angolo dietro cui si era nascosto per osservare la scena e con tono basso e deciso si rivolse ai due. “Lasciatelo immediatamente”.

Diretto, come era nel suo carattere, nessuna emozione nel suo tono tagliente, un ordine a cui non si poteva controbattere ma solo obbedire.

Inizialmente i due rimasero interdetti, nessuno aveva mai osato rivolgersi a loro in quel modo, specialmente durante una delle loro spedizioni punitive, ma evidentemente il moretto, essendo nuovo, non sapeva con chi stava parlando. E così un ghigno perfido distorse i loro volti, illuminati dalla luce di vendetta dei loro occhi.

“Oh, che paura – lo sbeffeggiò Tiger che non aveva neanche accennato ad allentare la presa su Blaise – Se aspetti che finiamo con questo traditore, poi sarà il tuo turno”.

E per sottolineare la cosa Goyle sferrò un nuovo poderoso pugno nello stomaco di Blaise che ebbe a malapena la forza di emettere un debole gemito.

Bryan non perse altro tempo cercando di convincerli con le buone. Estrasse la sua bacchetta e recitò una formula in una lingua sconosciuta. Immediatamente la sua figura venne circondata da un alone nero, i suoi occhi si accesero di rosso e la sua voce si fece bassa e roca, come se venisse direttamente dall’inferno.

“Come volete, viscidi vermi”. Con la mano libera dalla bacchetta fece un gesto come per scansare un insetto e Tiger, nonostante la sua notevole corporatura venne scagliato con violenza contro la parete, probabilmente aveva qualche osso rotto. Dopodiché puntò il suo sguardo su Goyle a cui iniziò a mancare l’aria, come se una morsa d’acciaio gli stringesse senza pietà la gola bloccando completamente l’afflusso d’ossigeno ai polmoni.

Blaise intanto, non più sostenuto da Tiger, si era accasciato a terra, ma non aveva perso i sensi, assistendo a tutta la scena, e fu proprio la sua voce a richiamare l’amico.

“Bryan, adesso basta, credo che abbiano capito”. Per qualche secondo non successe nulla, come se il moro non avesse sentito una singola parola, ma poi lentamente Goyle sentì la presa allentarsi e finalmente potè ricominciare a respirare, ma svenne subito dopo per la lunga apnea.

A Bryan occorse ancora un po’ per ritrovare la calma e tornare al suo normale aspetto. Si diresse verso Blaise e lo aiutò a rialzarsi.

“Tutto a posto?”. Ad un cenno affermativo dell’altro, che tuttavia si appoggiava a lui per tenersi in piedi continuò: “Ti porto nel tuo dormitorio. Immagino che tu non voglia fare parola di tutto questo con Madama Chips”. Ottenne un debole grazie come risposta, ma per lui fu sufficiente e si incamminò verso i sotterranei di Serpeverde lasciando a terra due ragazzi privi di sensi di cui non si curò più dopo avergli rivolto un’occhiata colma di disgusto e disprezzo.

Lungo il tragitto verso il dormitorio di  Serpeverde, incontrarono Pansy che si coprì la bocca con una mano per impedirsi di cacciare un urlo di spavento, ma corse incontro ai due ragazzi.

“Santo cielo Blaise. Cosa ti è successo?” chiese carezzandogli delicatamente i capelli ed il viso.

“Niente Pansy, sto bene” cercò di rispondere apparendo naturale,  ma con scarsi risultati.

“Pansy ascolta – intervenne allora Bryan – Vai a cercare Harry, Hermione e Michael e digli di raggiungerci nella stanza di Blaise. Io intanto lo porto lì e cerco di medicarlo come posso, va bene?”

La ragazza annuì e poi iniziò a correre per tutto il castello alla ricerca degli altri ragazzi.

Intanto loro erano arrivati al ritratto a guardia dei dormitori di Serpeverde.

“Blaise, ho bisogno della parola d’ordine”.

Serpensortia” sussurrò il ragazzo, ed il ritratto si scostò per lasciarli entrare. Per fortuna la Sala Comune era deserta, così nessuno fece caso alla strana coppia. Bryan si guardò velocemente intorno, poi chiese: “Dov’è la tua stanza?”. Blaise alzò debolmente un braccio e gli indicò uno dei due corridoi che partiva dalla sala in cui si trovavano.

“Laggiù, è la prima porta”.

Bryan lo guidò fino ad una porta di legno scuro e lucido su cui era appesa una targhetta metallica che riportava la scritta “Caposcuola – Blaise Zabini”.

“Draco Dormiens Nunquam Titillandum” sussurrò Blaise, prima di aggiungere:”In memoria di Draco…”. La porta si aprì permettendo ai due di entrare nella stanza.

Subito Bryan posò con delicatezza il compagno sul letto ed iniziò a spogliarlo, in modo da controllare le ferite e medicarle. Fece apparire disinfettante, garze ed una pomata per i lividi e poi si mise all’opera, curando scrupolosamente ogni ferita, graffio o contusione che l’amico aveva riportato. Per fortuna non aveva nulla di rotto, ma avrebbe sentito i dolori per parecchi giorni. Aveva perso molto sangue dal naso e stava facendo il possibile per il suo occhio nero ed il labbro spaccato. In fondo gli dispiaceva per lui, ma trovava anche che se l’era andata a cercare, e poi non voleva che gli altri lo trovassero in quelle condizioni.

“Sei stato grande prima nel corridoio, anche se devo ammettere che un po’ mi hai spaventato. Quella è magia oscura molto avanzata – aspettò qualche secondo che l’altro dicesse qualcosa poi continuò – Dove l’hai imparata? Quella non è roba che si trova sui libri di scuola, è decisamente fuori dalla portata di un semplice studente”.

Bryan sospirò: “Quando devi pensare a difenderti, non ha importanza il colore della magia, se ti salva la pelle”. Poi si richiuse nel suo mutismo, concentrandosi su quello che stava facendo. Il suo passato era un argomento tabù e non aveva alcuna intenzione di parlarne.

Quando dopo parecchi minuti ebbe finito con le medicazioni, lo aiutò delicatamente ad infilare il suo pigiama di seta verde e poi a sdraiarsi nel letto, per aspettare comodamente gli altri. Lui invece superò la scrivania e la sedia foderata di raso verde e raggiunse una poltrona in nappa verde smeraldo che era posta sul fondo della stanza sotto la finestra e con fare elegante ci si sedé accavallando le gambe.

Blaise lo guardò con gli occhi fuori dalle orbite.

“Che c’è, ti senti male?” subito gli chiese allarmato Bryan protendendosi verso di lui.

“No, no – lo tranquillizzò – solo che quella è… era la poltrona di Draco”

“Ah ho capito, mi alzo subito”

“No, resta se stai comodo. In fondo è una poltrona, e deve essere usata per sedercisi, sennò è inutile”.

“E come mai si trova qui nella tua stanza?”

“Beh, quando Draco se ne è andato, i suoi genitori hanno mandato i loro elfi a portare via la sua roba. Ma io sono riuscito a nascondere la poltrona e a tenermela come suo ricordo. Lui ci stava sempre seduto, e a volte quando sono sovrappensiero, mi ritrovo a parlare con la poltrona, come se lui stesse lì ad ascoltarmi. Poi mi giro per vedere perché non mi risponde e realizzo che sto parlando da solo con una poltrona…” concluse tristemente.

“Molto profondo da parte tua, ma mi viene un po’ da ridere pensando a te che nascondi una poltrona!”

“Non è stato facile farla sparire, non hai idea di quanti incantesimi ho dovuto usare prima di riuscire a trasfigurarla di qualcosa di irriconoscibile per gli elfi e convincerli che la poltrona del loro padroncino si era volatilizzata chissà come”. Iniziò a ridere, ma un attacco di tosse gli dimostrò che non era una buona idea nel suo stato, così si lasciò andare di nuovo disteso sul letto.

“Parlami di questo Draco Malfoy”.

Blaise fece un profondo sospiro, come se quello che stava per dire gli costasse una enorme fatica.

“Beh su Draco ci sarebbe molto da dire, ma lui era un tipo estremamente riservato, non faceva mai vedere molto di sé, e non sarò certo io a mandare in frantumi la sua maschera. Se ha mostrato un solo aspetto di sé avrà avuto i suoi buoni motivi, però una cosa te la voglio dire lo stesso.

Era molto di più del ragazzo arrogante, viziato e prepotente che tutti hanno conosciuto; si è limitato ad interpretare il personaggio che gli hanno costruito”.

“Chi?”

“Suo padre per primo, ma in generale la comunità magica. Il cognome Malfoy bastava per accostarlo a malvagità e prepotenza, oltre che a molto potere. Non puoi neanche immaginare quanti di quelli che prima strisciavano ai suoi piedi in cerca di un po’ di gloria riflessa, ora sputano sul suo nome e sul suo ricordo”. Il tono di Blaise era un misto tra rabbia e tristezza.

“E tu lo conoscevi bene?”

Blaise sospirò. “Non lo so. Come ti ho già detto aveva una personalità molto complessa che era molto bravo a nascondere. Però ti posso dire che gli volevo sinceramente bene. Spero di essere stato un buon amico per lui, anche se evidentemente quando ha avuto bisogno di me, io non c’ero”.

“Non puoi fartene una colpa, non potevi saperlo!” si affrettò a rassicurarlo Bryan, comprendendo subito che si stava riferendo al momento in cui Draco era stato ucciso.

Blaise si limitò a sospirare e a voltare la testa, nascondendo così all’altro i suoi occhi lucidi e quell’unica lacrima solitaria che scese lungo il suo volto fino ad infrangersi sul cuscino.

Un silenzio pesante cadde tra i due, e fu interrotto dall’ingresso di quattro ragazzi nella stanza. Pansy si gettò subito ai piedi del letto, prendendo una mano del ragazzo tra le sue.

“Come stai?” gli chiese in tono dolce.

“Adesso molto meglio, grazie a Bryan” e con la mano dolcemente la guidò a sedere sul letto. Poi vide i ragazzi che lo guardavano dalla porta. “Avanti, entrate pure e cercate un posto per sedervi”.

Michael si accomodò sul letto accanto a Pansy, attento a non fare male a Blaise. Harry invece si conquistò la sedia accostata alla scrivania. Hermione si guardò qualche secondo intorno, poi si diresse verso Bryan e si accomodò sul bracciolo della poltrona, cosa che suscitò una risatina lieve di Blaise. Tutti si girarono a guardarlo e lui dovette spiegarsi.

“Scusate ragazzi, ma penso che se Draco fosse vivo, in questo momento verrebbe colto da infarto fulminante. Non solo un estraneo si è seduto sulla sua preziosissima poltrona, ma una mezzosangue ha osato posarci le sue terga!” e si lasciò andare ad una risata, seguito da tutti gli altri che avevano colto l’ironia della situazione. Solo Hermione era rimasta seria ed anzi era scattata in piedi come una molla, come se si fosse seduta su una lastra rovente.

“La poltrona di Malfoy?!?”.

Ma un braccio di Bryan la afferrò gentilmente ma in modo deciso per la vita e la fece sedere di nuovo nella stessa posizione di prima, mentre lei arrossiva violentemente per il contatto così intimo ma anche inaspettato, seppur molto piacevole.

“Avanti Hermione, non fare la bambina. Lui non c’è più e questo è solo un mobile come un altro”.

La ragazza sembrò convinta e si accomodò meglio sul bracciolo, dove stava poggiato con noncuranza il braccio di Bryan, come un accenno di un abbraccio, anche se non si stavano neanche sfiorando.

“Ma cosa è successo?” si decise a chiedere Harry, che ancora non riusciva a capire il perché di quella strana situazione che si era venuta a creare.

“E’ successo che il nostro investigatore in erba, e di erba doveva averne fumata davvero parecchia per aver avuto una simile idea, con la sua bella impresa ha destato le ire di Tiger e Goyle, che hanno aspettato di trovarlo da solo per fargli capire il loro punto di vista”.

“Ora gli faccio vedere io!” saltò su Harry, facendo scrocchiare le nocche.

“Non essere stupido Potter!” esclamò Bryan, guadagnandosi un’occhiataccia da un paio di occhi verdi, ma lui continuò come se niente fosse. “Non puoi competere con loro sul piano fisico, anche perché non girano mai da soli. E poi credo che abbiano già compreso che non gli conviene prendersela con qualcuno di voi, se non vogliono passare un altro brutto quarto d’ora”.

Lasciò volutamente in sospeso la frase lasciando aleggiare una velata minaccia nelle sue parole, ma Blaise prese la parola, quasi eccitato: “Dovevate vederlo prima in corridoio, ha pronunciato un incantesimo ed il suo aspetto è cambiato in un modo che avrebbe fatto paura al Signore Oscuro in persona…”

“Grazie Blaise” lo interruppe Bryan con tono glaciale. Avrebbe decisamente preferito che quell’episodio rimanesse tra loro due, ma così non era stato e si preparò mentalmente alla domanda che puntualmente arrivò. Fu Harry a pronunciarla per tutti.

“Magia Oscura eh? Dove l’hai imparata?”

“Senti Harry, non ho intenzione di usarla contro di voi, se è questo che vuoi sapere. Per ora ti basti sapere che prima di arrivare qui ho dovuto affrontare delle situazioni… difficili, ed alcuni incantesimi di questo genere possono essere sempre utili. Ed ora ti pregherei di farti i fatti tuoi” concluse quasi acido.

“Va bene signor tenebroso – gli rispose Harry scontroso – allora perché ci hai fatto venire qui? Per tenere la manina di Blaise? Mi sembra che tu e Pansy facciate già un bel lavoro da soli”.

“No, perché vi volevo parlare al più presto e qui non rischiamo che ci siano occhi e orecchie indiscrete” fece una breve pausa e dopo aver preso un respiro continuò. “Come vedete, così siamo troppo vulnerabili, abbiamo bisogno di essere in grado di difenderci, dobbiamo essere pronti nel caso venissimo attaccati”.

“Potremmo riprendere seriamente  le lezioni dell’ES come abbiamo fatto in passato” intervenne Hermione.

Bryan la guardò alzando un sopracciglio, perplesso, prima di chiederle: “Che cos’è l’ES?”.

Hermione si mordicchiò il labbro inferiore, consapevole di aver parlato troppo. Bryan era appena arrivato dalla Bulgaria, e non poteva sapere della «società segreta» che avevano fondato un paio di anni prima per difendersi dalla politica che il ministero aveva adottato. Tanto più che, come aveva già ricordato la McGranitt qualche tempo prima, non potevano essere davvero sicuri di potersi fidare di lui. Fu Harry allora a risolvere la situazione. In fondo era lui il cuore dell’ES, suo malgrado, ed ora spettava a lui decidere se mettere a parte Bryan dei loro piani oppure escluderlo raccontandogli la prima panzana che gli fosse venuta in mente.

“L’ES è l’Esercito di Silente, un gruppo di lavoro di soli studenti che abbiamo creato due anni fa per esercitarci negli incantesimi, soprattutto di difesa, in modo da essere pronti nel caso ci fosse stato bisogno di noi in una eventuale battaglia”.

Bryan annuì, avendo compreso di cosa si stava parlando. “E’ una buona idea, ma secondo me non basta”.

“Ci insegnerai la tua magia?” chiese incuriosito Blaise dal suo letto.

“No, avevo in mente qualcos’altro, soprattutto in vista della battaglia finale”.

“Cosa?” domandò Michael.

“Combattimento con la spada. E’ una disciplina sconosciuta ai più, non si insegna più nelle scuole e quindi è un’abilità molto rara. Vi darà un netto vantaggio sugli avversari”.

“Mi sembra un’ottima idea – sembrò illuminarsi Hermione – vado subito a contattare i membri dell’ES”.

“No, non credo che sia una buona idea. Le lezioni con la spada richiedono grande concentrazione e se siamo in troppi rischiamo di non concludere niente. Si potrebbero organizzare degli incontri di magia in cui ripassiamo o studiamo degli incantesimi di attacco e di difesa tutti insieme, e poi delle sedute di spada solo per noi. Piuttosto, dobbiamo trovare un modo per contattarci velocemente, in caso di pericolo o di messaggi urgenti”.

“Per quello possiamo usare il sistema dei galeoni dell’ES” disse Hermione, che vedendo il pacchetto di sigarette di Blaise sulla scrivania lo afferrò senza ascoltare le proteste del ragazzo, ne prese sei e le trasfigurò in dischetti di metallo lucido, che incantò con una formula molto complicata. Poi ne consegnò uno ad ognuno dei ragazzi presenti nella stanza, e ne tenne uno per sé.

“Basterà sfregarlo perché si attivi la magia, poi si deve dire il nome della persona da contattare ed il messaggio. L’altro lo riceverà praticamente in tempo reale”.

“Bene Hermione, grazie. Ma dove ci incontreremo?” chiese a quel punto Pansy.

“Credo che la Stanza delle Necessità sia il luogo ideale, sia per le riunioni con l’ES che per i nostri prossimi allenamenti” rispose Harry, ritrovandosi suo malgrado ancora una volta a fare lo stratega.

“Una curiosità Bryan, ma come fai a conoscere il duello con la spada se non si insegna più nelle scuole?” gli chiese curiosa Hermione.

“Ho imparato da un buon maestro” disse in modo conciso, sperando di troncare quella conversazione scomoda.

 “Ma i maestri d’armi sono sempre più rari ed in genere sono impegnati con le famiglie più nobili”

“E chi ti dice che la mia non lo sia?”

“Il fatto che tra le antiche casate non ci sia quella degli Hope?” gli rispose sarcastica.

“Magari l’ho imparata durante uno dei miei viaggi” la sfidò a controbattere con lo sguardo. “Ma poi cosa importa dove ho imparato?!? L’importante è che questa cosa ci possa essere d’aiuto!” Terminò seccato il suo discorso. Dopodichè salutò ed uscì velocemente dalla stanza diretto verso il suo dormitorio. Hermione avvertì un senso di vuoto quando Bryan si alzò, come se la sua presenza l’avesse rassicurata fino a quel momento, ma ovviamente fu molto attenta a non mostrarlo agli altri. Quello che non poteva sapere era che anche per Bryan era lo stesso. 

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Capitolo 8
*** One Vision ***


Capitolo 8

§ Cap. VIII - One Vision §

 

GP12,  10 novembre 1997

 

Ciao Harry, come procedono le indagini?

Io purtroppo non ho scoperto nulla di nuovo, anzi i miei superiori mi hanno fatto velatamente capire che è meglio se non mi intrometto in questa questione,visto che si è raggiunto un equilibrio che fa comodo a tutti. Hanno dato la colpa ai Mangiamorte e del figlio di Lucius Malfoy non se ne parla più, così l’opinione pubblica è contenta e la coscienza del Ministro è pulita.

Ho le mani legate, proprio come Alastor, che a questo punto potrà solo darti qualche consiglio, ma ti pregherei di arrivare fino in fondo alla questione. Alla fine stiamo parlando di un ragazzo di appena 16 anni, nonché di mio cugino, e vorrei che gli venisse resa giustizia.

Fai comunque sempre attenzione. Oltre ai normali pericoli, ora ce n’è uno in più: Severus Piton. Lo stiamo cercando da mesi ormai, ma di lui non si hanno più notizie dalla notte in cui i Mangiamorte sono riusciti ad entrare ad Hogwarts. Neanche le nostre spie sono riuscite a rintracciarlo, sembra che sia scomparso nel nulla. Probabilmente vive nascosto da qualche parte e potrebbe aver cambiato aspetto, magari con la pozione polisucco.

Fai attenzione Harry, sai che è un mago molto potente e quindi anche molto pericoloso!

Dentro Hogwarts dovresti essere al sicuro, comunque come direbbe Alastor, vigilanza costante!!!

 

Con affetto, Tonks

 

La fronte di Harry si increspò mentre procedeva con la lettura della missiva della sua amica. E così il Ministero non gradiva delle indagini, per quanto discrete, sulla fine di Malfoy… Chissà perché la cosa non lo stupiva minimamente, ma tanto non aveva mai seguito le direttive del Ministero e non aveva alcun motivo per iniziare in quel momento. Aveva risposto a Tonks promettendole che avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per fare luce su quella faccenda, e poi iniziò a far lavorare febbrilmente il suo cervello. Sentiva che c’era un particolare che davvero non gli tornava, eppure non riusciva a comprendere quale. Decise quindi di andare a cercare Hermione, per parlarne con lei. Certo non con Ron che, tra l’influenza di Ginny e la gelosia di Lavanda evitava lui ed Hermione come se avessero la peste. Si ritrovò ad augurarsi che l’amico non si pentisse in futuro della scelta, perché sarebbe stato davvero molto difficile tornare indietro a quel punto. Ron si era totalmente estraniato dalle loro vite, e nuovi «equilibri» si erano creati. Da una parte il gruppo di Ginny, Lavanda, Calì e Ron. Dall’altro quello strano amalgama che erano Blaise, Pansy, Michael, Bryan, Hermione e lui. Case diverse, caratteri diversi, ma una imprevista e piacevolissima armonia. Ognuno completava gli altri, ognuno portava il proprio contributo in ogni questione, che si trattasse di tattiche di combattimento, di scuola, o di un semplice scambio di pareri. Gli piaceva quello che aveva contribuito a creare. Stava davvero bene con quei ragazzi e si pentiva amaramente di essersi rinchiuso nel gruppo esclusivo del Trio Miracoli fino a quel momento. Ogni tanto coglieva da lontano le occhiate nostalgiche di Ron, ma lui aveva fatto la sua scelta, ed erano entrambi consapevoli che i tempi del Magico Trio erano inesorabilmente finiti.

§§§§ ---- §§§§

 

Trovò Hermione in giardino con Pansy e Blaise, mentre ridevano tutti e tre insieme. Si avvicinò a loro e fu colto da uno strano imbarazzo quando i suoi occhi incontrarono quelli di Pansy e subito portò lo sguardo a terra, imitato nello stesso istante dalla ragazza. Hermione lo salutò dolcemente come al solito. “Ciao Harry, come mai in giardino?”.

“Oh niente di particolare – cercò di darsi un tono – Ho ricevuto una lettera da Tonks e sono venuto a riportarti i suoi saluti”

“Andiamo Harry, cosa c’è che ti preoccupa?”. Ormai Hermione lo conosceva come le sue tasche e le bastava uno sguardo per capire se c’era qualcosa che non andava. Harry sbuffò.

“Non hanno ancora trovato Piton, per quanto lo stiano cercando in lungo e in largo. Sembra che dopo la notte in cui è fuggito da Hogwarts si sia volatilizzato e non si hanno più notizie certe. Tonks pensa che possa aver cambiato aspetto e che in qualche modo rappresenti un pericolo per me”.

“Piton è un mago davvero potente. Se all’Ordine pensano che sia sulle tue tracce dovresti fare attenzione” disse Blaise serio in volto.

“Grazie Blaise, ora sono più tranquillo. Comunque grazie dell’avvertimento, ma forse dimentichi che c’è già qualcun altro che mi sta cercando…” concluse evasivo Harry intendendo il fatto che Voldemort lo volesse uccidere. Forse aveva affidato a Piton questo compito. Ma questo in realtà non impensieriva Harry più di tanto, non era di certo per questo più in pericolo di quanto non lo fosse stato fino al quel momento. Semplicemente era una seccatura in più.

“Non è tutto, vero?” gli chiese Hermione.

“No, infatti. Tonks mi ha detto che al Ministero non gradiscono queste indagini, per loro il caso Malfoy è chiuso e desiderano che resti tale. E’ più comodo per tutti” finì con rabbia ed una punta di disprezzo.

“E poi c’è qualcosa che non mi torna in questa maledetta storia. Sento che c’è un particolare che stona terribilmente con tutto il resto, ma non riesco a capire quale, e per me è terribilmente frustrante!”.

Hermione si avvicinò e gli strinse dolcemente una mano per fargli capire che gli era vicino.

“Hermione, vorrei rivedere la scena del delitto. Ti andrebbe di accompagnarmi? Magari in due riusciamo a risolvere il problema”.

In realtà lei non ne aveva alcuna voglia. Rivedere il corpo di Malfoy ogni volta le procurava un profondo malessere, come qualcosa che la scuotesse nel profondo, finendo per farle venire la nausea ed una forte emicrania. Tuttavia sentiva che Harry aveva davvero bisogno di lei, di sentirla vicina, così acconsentì e si incamminò dietro di lui verso la porzione di giardino ai piedi della Torre d’Astronomia. Ma rimase stupita ed un attimo disorientata quando invece Harry si diresse verso il portone d’entrata del castello e poi prese a salire le scale di pietra, fino a giungere davanti alla porta della Stanza delle Necessità.

“Perché siamo qui?” chiese Hermione.

“Perché nel giardino posso rievocare solo l’immagine del corpo di Malfoy. Invece sento che ciò che mi sfugge è qualcosa nell’insieme, ed ho bisogno di rivedere la scena attraverso gli occhi degli Auror che hanno scritto il rapporto, per quanto incompleto esso sia adesso”.

Il ragazzo passò tre volte davanti alla porta mormorando: “Ho bisogno di vedere il corpo di Draco Malfoy”. Ma la porta non apparve come invece si sarebbe aspettato.

“Forse devi essere più specifico” gli suggerì Hermione. Harry fece un rapido cenno d’assenso. Non era la prima volta che non riusciva ad aprire la stanza. Ricordava benissimo tutte le volte che aveva tentato di scoprire cosa combinasse lì dentro proprio Malfoy, e la porta non era apparsa.

Così fece un pensiero più specifico e poi marciò di nuovo per tre volte davanti al muro. “Ho bisogno di vedere la scena registrata dagli Auror ai piedi della Torre di Astronomia”.

Questa nuova formulazione sembrò funzionare, perché finalmente la porta apparve davanti ai loro occhi ed Harry la aprì, varcò la soglia, seguito subito da Hermione, dietro alla quale il battente si richiuse scomparendo e lasciandoli immersi nella scena del giardino che Harry aveva richiesto.

Era una perfetta riproduzione di ciò che gli Auror avevano trovato. Harry fece un giro su sé stesso per abbracciare con una occhiata tutto ciò che lo circondava.

Il sole stava per sorgere, visto che il cielo ad est si stava schiarendo, ed in lontananza poteva vedere i segni della battaglia che si era svolta per allontanare i Mangiamorte dal castello. Il giardino era deserto, ai loro piedi l’immagine del corpo di Draco. Hermione come al solito venne sopraffatta dal senso di nausea e da un intenso capogiro, tanto che si dovette appoggiare per un attimo al muro accanto a lei. Harry si girò verso l’amica e la trovò mortalmente pallida.

Le fu subito accanto. “Ehi, tutto bene?” le chiese gentilmente, lei si limitò a fare un debole cenno con la testa, ancora con una mano appoggiata al muro, l’altra sullo stomaco ed il volto verso il basso. Harry la abbracciò. “Scusa Hermione, non ho pensato a quanto ti potesse pesare rivedere questa scena. Vai pure, qui ci penso io”.

Ma Hermione caparbia, con la voce ridotta ancora ad un sussurro gli rispose: “No, aspetta dammi un minuto, poi andrà meglio”. Ed infatti dopo poco si sciolse dall’abbraccio dell’amico che guardandola in viso vide che aveva ripreso un po’ di colore.

Tornarono nel punto in cui erano prima. Il cielo era ancora scuro, ma la scena intorno a loro era illuminata come se ci fosse un riflettore sopra di loro, un utile artificio degli Auror che avevano creato quell’immagine. Il corpo di Silente evidentemente era già stato rimosso, visto che ai piedi della Torre non ce n’era traccia.

“Vedi Hermione, non te lo so spiegare, ma sento come se nella mia testa risuonasse un campanello ogni volta che penso a questa faccenda, come se il cervello volesse richiamare l’attenzione su qualcosa di poco chiaro, ma non riesco a capire cosa sia”.

“Allora cerchiamo insieme di capire cosa” disse Hermione mordicchiandosi un labbro, concentrata nel flusso dei suoi pensieri.

Ad Harry tornarono in mente dei brani del rapporto degli Auror.

«Il terreno circostante non risulta in alcun modo alterato, segno che non c’è stato combattimento.»

Effettivamente il terreno attorno a loro era perfettamente normale, segno che i Mangiamorte non erano arrivati fin lì e che Draco non aveva combattuto. Non c’erano bruciature nel terreno, l’erba non era calpestata, non c’erano orme. Questo escludeva un lungo e cruento duello.

Inoltre la posa composta di Draco escludeva anche che fosse caduto dalle Torre. Ma questo lo sapeva benissimo anche lui, visto che quella maledetta notte era lassù insieme a Silente e ricordava che Malfoy era sceso insieme a Piton dopo aver ucciso il preside, che motivo avrebbe avuto di risalire fin lassù?

«La vittima è stata colta di sorpresa, quindi alle spalle, data la totale assenza di alberi in questa porzione di giardino.»

“Aspetta un momento Hermione! – sembrò illuminarsi, forse era vicino al particolare che lo aveva ossessionato per tutto quel tempo – Il rapporto dice che Malfoy è stato colto alle spalle”.

“Ma questo non è possibile! – intervenne allora Hermione – Se così fosse, sarebbe caduto in avanti, il suo corpo non sarebbe certo stato supino! E l’Avada Kedavra uccide sul colpo, non avrebbe potuto girarsi verso il suo assassino e poi cadere di schiena”.

“Esatto! – ruggì Harry – Quindi adesso ci sono due possibilità: o non è stato ucciso con l’Anatema Finale, cosa che escluderei, visto che il suo corpo non presenta alcuna traccia, ferita o qualunque altro segno, oppure non è stato ucciso qui”. Harry iniziò a guardarsi intorno in cerca di un qualunque dettaglio che confermasse la sua tesi. Si chiedeva come avessero fatto gli Auror a trascurare un particolare così importante. La risposta evidentemente era nelle pagine mancanti del rapporto. Inoltre dovevano aver subito pesantissime pressioni affinchè chiudessero in tutta fretta il caso, visto quello che era successo a Tonks. Questo li aveva portati a delle conclusioni incomplete e forse errate.

“Sai, inizio a pensare che tu abbia ragione. Qui a terra non ci sono impronte. Anche se fosse stato colpito alle spalle da grande distanza, dovrebbero comunque esserci le orme di Malfoy a terra. Ma sei sicuro che questa immagine sia accurata?”

“Si, Malocchio mi ha spiegato che quando c’è un caso di omicidio, gli Auror recitano un incantesimo che cattura la scena tridimensionale in cui si sono svolti i fatti, una specie di calco visivo, che poi è possibile richiamare in un pensatoio o in qualunque oggetto magico in grado di riprodurre immagini, come nel nostro caso la Stanza delle Necessità. A differenza delle altre cose, questa non può essere alterata, ed è per questo che il vecchio Alastor l’altro giorno mi ha suggerito di dare un’occhiata, dicendo che forse avrei trovato ciò che cercavo, ed aveva ragione!”.

“Questo però ci porta solo al fatto che Malfoy non è morto qui in giardino” disse Hermione riflettendo.

“Già, non ci aiuta granché, se non per il fatto che chi l’ha ucciso voleva che ritrovassimo il corpo. A questo punto credo proprio che sia stato un Mangiamorte, e che il tutto sia stato un avvertimento. Ma ora mi chiedo chi volesse avvertire… - Harry sospirò scoraggiato – Ogni volta che scopriamo qualcosa di nuovo, sorgono nuove domande, oppure la pista è incompleta. Sto impazzendo per questa faccenda”.

“Dai Harry, non fare così, vedrai che un passo alla volta arriveremo alla soluzione del mistero, come abbiamo sempre fatto in passato” ma sapevano benissimo entrambi che molte cose erano cambiate rispetto al passato. Ron non era più al loro fianco, ma ora potevano contare su nuovi amici che certamente li avrebbero aiutati. “Ora andiamo, Bryan ci aspetta per la prima lezione di spada”.

Ed entrambi uscirono dalla stanza, per aspettare nel corridoio gli altri, che a breve li avrebbero raggiunti. Ed infatti nel giro di qualche minuto videro un ragazzo completamente vestito di nero, con i lunghi capelli corvini, svoltare l’angolo ed avvicinarsi nel punto in cui erano loro.

Hermione rimase qualche secondo ad osservarlo. Non portava la divisa, ma un lungo cappotto che lo avvolgeva morbidamente quasi fino ai piedi. Sotto indossava una camicia nera aderente, dal collo di tipo orientale ed invece dei soliti bottoni, aveva delle fibbie, quasi come una divisa militare. Infine degli stivali lucidi neri a punta, spuntavano da un paio di pantaloni aderenti. L’abbigliamento era decisamente bizzarro per un mago, ma nell’insieme donava al ragazzo un aspetto terribilmente affascinante e questo Hermione dovette ammetterlo a sé stessa e purtroppo anche a Bryan, quando si accorse che lo fissava imbambolata ormai da parecchi secondi.

“Hermione c’è qualcosa che non va?” le chiese ironicamente, intuendo già la risposta.

“Ehm, ecco, non sono abituata a vederti senza divisa, ma stai molto bene” rispose Hermione ormai di un intenso color porpora, vergognandosi come una ladra.

“Allora grazie del complimento” le rispose semplicemente lui, con un sorriso divertito che gli illuminò gli occhi cerchiati da un pesante tratto di matita nera.

Dopodiché si diresse verso la porta, sussurrando: “Ho bisogno di una palestra per allenamenti con la spada”. Subito la porta apparve e quando entrarono si trovarono davanti una sala molto simile alla Sala dei Duelli, con una piattaforma centrale più grande per i duelli veri e propri, ed ai lati altre più piccole per gli allenamenti. Lungo il perimetro della sala si trovavano delle armature perfettamente lucidate, mentre alle pareti erano appesi stupendi arazzi che riproducevano delle scene di duello e delle bellissime armi medievali, spade, alabarde, picche, lance, tutte sfavillanti. Guardandosi intorno Hermione ebbe l’impressione di trovarsi nella Sala dei Duelli di Hogwarts, come doveva presentarsi parecchio tempo prima, quando il combattimento con la spada veniva ancora insegnato nelle scuole.

“Questa somiglia molto alla palestra in cui mi sono allenato con il mio maestro anche se qualche dettaglio potrebbe essermi sfuggito, visto che è passato parecchio tempo” disse Bryan, dirigendosi verso un angolo della sala dove non c’erano armature, arazzi o armi, ma solo dei divanetti che componevano un piccolo salottino di cortesia. “Bene, adesso aspettiamo che arrivino gli altri”.

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Capitolo 9
*** The Ballad of the Swords ***


Capitolo 9

§ Cap. IX - The Ballad of the Swords §


Pian piano anche gli altri ragazzi arrivarono alla Stanza delle Necessità, arredata per l’occasione come una sala per i combattimenti con la spada. Si accomodarono tutti seduti sui divanetti verde smeraldo che si trovavano in un angolo, attorno ad un basso tavolino dal piano in vetro e le zampe in ferro battuto.

Non appena Bryan sentì che l’attenzione di tutti era rivolta a lui, tirò fuori dalla tasca interna del suo cappotto un sacchetto di velluto nero, chiuso da un cordoncino dorato, abbastanza grande da potervi inserire comodamente la mano. Posò delicatamente il sacchetto sul tavolino, producendo un lieve tintinnio, come di tanti piccoli oggetti e pronunciò un incantesimo che nessuno riconobbe, mentre passava la sua mano destra qualche centimetro sopra il sacchetto, come ad accarezzare l’aura del suo contenuto.

“Bene, adesso ognuno di voi introdurrà la mano nel sacchetto e ne estrarrà un oggetto. Lo dovrà tenere stretto nel palmo della propria mano senza farlo vedere agli altri, finchè ognuno non avrà preso il suo. Va bene?”.

Tutti fecero un cenno affermativo, ma si vedeva che erano titubanti, infatti per qualche minuto nessuno si mosse, aspettando che fosse qualcun altro il primo a pescare dal misterioso sacchetto di velluto.

Alla fine il coraggio Grifondoro prevalse ed Hermione allungò la mano e la introdusse attraverso l’imboccatura. Percepiva chiaramente il tessuto morbido che le carezzava il dorso della mano, finché non toccò qualcosa di freddo. Affondò le dita nel contenuto del sacchetto, sentendo che conteneva molti oggetti di piccole dimensioni, dalla superficie levigata, che le passavano attraverso le dita producendo di nuovo il tintinnio che aveva sentito prima. Mentre si concentrava su quelle sensazioni, ad un certo punto sentì distintamente una sensazione di calore ed un pulsare potente sotto le dita, con le quali afferrò l’oggetto, sicura che quella fosse la cosa giusta da fare. Così lo racchiuse nel palmo e come le era stato detto estrasse la mano senza mostrare il contenuto a nessuno.

Fu poi il turno di Harry che introdusse a sua volta la mano e la ritrasse poco dopo stretta a pugno.

Pian piano anche gli altri si fecero coraggio e seguirono l’esempio dei due Grifondoro.

“Bene, ora concentratevi sul palmo delle vostre mani, sul calore che l’oggetto emana, sul suo pulsare, quasi come un piccolo cuore. Sentite l’energia fluire dalla mano per tutto il corpo, sentite il profondo senso di unione tra voi e ciò che racchiudete tra le dita ed imprimete bene queste sensazioni nella vostra mente”.

I volti dei ragazzi, che tenevano gli occhi chiusi, esprimevano la loro estrema concentrazione, e Bryan si sentì molto soddisfatto del suo ruolo di insegnate, si sentì di nuovo utile, per la prima volta dopo tanto tempo.

“Adesso aprite gli occhi – fece una breve pausa per ottenere di nuovo l’attenzione degli altri – Hermione, mostraci cosa hai preso”.

La ragazza guardò la sua mano ancora stretta in un pugno e lentamente aprì le dita, rivelando un cristallo lucente posato sul palmo della mano.

“Molto bene! Una kunzite! La pietra dell’autostima e dell’equilibrio tra mente e cuore. Sai è buffo che l’abbia pescata tu”

“Perché?” gli chiese la ragazza perplessa.

“Perché in genere lavora in binomio con la fluorite - e senza dare il tempo alla ragazza di dire nulla, estrasse dalla camicia una catenina in argento a cui era appeso un ciondolo dalle striature bianche, viola e verdi – come questa”. Hermione arrossì, mentre Bryan si limitò a farle un sorriso molto dolce e a rimettere a posto il suo ciondolo.

“Bene Harry, cosa hai preso tu?” e come aveva fatto l’amica pochi minuti prima anche lui aprì la mano, trovando una pietra rosso sangue.

“Un granato, la pietra della volontà, che ci indica la giusta direzione. Stimola la capacità di affrontare situazioni molto difficili con lucidità e coraggio. E' capace di infondere un'incredibile forza d'animo” disse Bryan assorto.

“Michael?”

Stavolta dalla mano del ragazzo emerse una pietra blu intenso con piccoli bagliori dorati.

“Lapislazzuli, la pietra dell’armonia con noi stessi e con tutto ciò che ci circonda. Adatta ad un chiacchierone ed impiccione come te” gli disse Bryan facendogli l’occhiolino.

“Pansy?”

Le dita della ragazza mostrarono lentamente una pietra verde acqua.

“Un’acquamarina, la pietra della fortuna, dell’introspezione e dei cambiamenti soprattutto interiori. Beh da quello che ho sentito in giro ultimamente hai fatto grandi cambiamenti e devo dire che secondo me sono stati tutti in meglio” concluse con un sorriso dolce, che scaldò la ragazza.

“Blaise, tocca a te”.

Sul palmo del ragazzo stava una pietra di un verde chiarissimo, da sembrare quasi color panna.

“Una giada! Infonde coraggio, serenità, sapienza e senso della giustizia, tutte qualità che mi sembra che tu abbia in grande quantità”.

Bryan si alzò in piedi e fu subito imitato dagli altri. Rimise nella tasca del cappotto il sacchetto di velluto e si diresse verso il centro della sala, accanto alla pedana centrale.

“Vi starete chiedendo il perché di tutto questo. Beh le spade magiche, come le bacchette, hanno un nucleo, un’anima, e proprio come le bacchette, anche le spade scelgono il mago. In questo momento state tenendo nella vostra mano il cuore della vostra arma. Ora dovete imparare ad evocarla. Vi basterà concentrarvi sulla pietra stringendola saldamente nella vostra mano, invocando dentro di voi il suo aiuto, e pronunciare «Ex Crystallo Gladius». Ora provate!” li esortò.

Harry fece come gli era stato detto. Strinse il suo granato nella mano, sentendo di nuovo la sensazione di calore e di pulsazione di qualche minuto prima, dopodiché sussurrò l’incantesimo per evocare la spada dal cristallo: “Ex Crystallo Gladius”. Sentì il calore aumentare ed un flusso di energia partire dalla pietra e irradiarsi attraverso il suo braccio e poi per tutto il corpo. Intanto il cristallo aveva assunto la forma di un cilindro da cui ad un’estremità prese a formarsi una lama di metallo lucente. Harry si ritrovò tra le mani una bellissima spada in stile medievale, la cui impugnatura, finemente lavorata, era costituita proprio dal suo granato rosso, ed infatti ne aveva la medesima colorazione, esattamente come i riflessi della lucida lama. Fissava l’arma stupito dalle sue stesse sensazioni. Era difficile da spiegare, ma come con la bacchetta, sentiva che quella che teneva in mano era un prolungamento del suo braccio.

Pian piano, anche gli altri evocarono la loro spada, che sembrava adattarsi alle loro esigenze. Ad esempio le spade delle ragazze erano nello stile di quelle spagnole, molto leggere, ma anche molto veloci da maneggiare in combattimento. Insomma non solo il nucleo, ma l’arma stessa rispecchiava la personalità e la volontà del suo proprietario.

“Molto bene” disse Bryan prima di far apparire la sua arma, decisamente fuori dall’ordinario. Il profilo della lama, ricurvo come quello di una scimitarra, emanava bagliori violacei e presentava diverse punte aguzze. Decisamente un’arma molto crudele, creata non tanto per trafiggere quanto per dilaniare il corpo dell’avversario. L’impugnatura era uno stupefacente miscuglio di riflessi viola e verdi molto intensi, mentre la mano era nascosta e protetta da una copertura metallica finemente lavorata che la fasciava completamente. All’attaccatura con l’elsa, sulla lama spiccavano due lettere gotiche:  SP.

“E’ un’arma bellissima Bryan – disse Hermione affascinata – decisamente terrificante ma comunque bellissima!”.

“Grazie, - le rispose con un sorriso malinconico – è uno dei pochi regali che mio padre mi abbia mai fatto, e devo dire che mi è servito più di una volta purtroppo. Sai, prima non aveva questa forma, era una normale spada, simile a quella che sta stringendo ora Harry, ma come un patronus si è adattata alle mie esigenze e ai miei cambiamenti, arrivando ad assumere questa forma”. Sembrò che si stesse per perdere nei suoi ricordi quando invece cambiò completamente discorso ed espressione.

“Ed ora iniziamo gli allenamenti, per oggi vedremo le impugnature e le posizioni di base”.

Si gettò in una fitta spiegazione delle tecniche che conosceva. Si rivelò un insegnante preparato, oltre che scrupoloso, ma anche abbastanza severo, che richiedeva sempre il massimo dell’impegno. Come se non avesse fatto altro che insegnare per tutta la vita.

 

§§§§ ---- §§§§


Harry si sentiva sempre più frustrato. Le domande a cui non riusciva a trovare una risposta aumentavano sempre di più e lui non riusciva a scoprire niente di nuovo, niente che lo potesse aiutare a fare un po' di luce sulla fitta cortina che avvolgeva la morte di Draco Malfoy. Quando si rigirò per l'ennesima volta nel suo letto senza riuscire a prendere sonno, decise che il giorno dopo sarebbe andato a trovare Malocchio Moody nel suo ufficio per fare quattro chiacchiere e magari farsi dare qualche utile suggerimento, visto la sua lunga esperienza di Auror.

Il pomeriggio seguente accompagnò la sua amica Hermione agli allenamenti, che si erano intensificati da quando la preside aveva casualmente assistito ad una loro performance e scoprendo che erano decisamente bravi, aveva deciso che si sarebbero esibiti in una dimostrazione in Sala Grande. Nonostante si incontrassero già per le lezioni dell’ES, avevano continuato gli allenamenti per non destare sospetti negli altri, a cui sarebbe sembrato strano non vedere più la loro squadra allenarsi.

Harry si sedette in fondo alla sala, sulla solita panchina su cui sedeva anche Pansy quando accompagnava Blaise. Era una specie di appuntamento non programmato; il primo tra loro che arrivava si sedeva lì ed aspettava l'altro. Ormai era considerata un po' da tutti la panca di Harry e Pansy e non ci si sedeva nessun altro, a meno che non volessero fare una chiacchierata tutti insieme, ed anche in quel caso in genere si sedevano nei posti vicini.

Qualche minuto dopo fecero il loro ingresso in sala Blaise e Pansy. Il ragazzo salutò l'amica e raggiunse gli altri sulla pedana, unendosi alla discussione per la scelta dell’incantesimo da provare, mentre la ragazza andò a sedersi in fondo alla sala, arrossendo impercettibilmente salutando Harry che le rispose con un  sorriso. Rimasero qualche minuto in silenzio ad assistere alle prove, o meglio alle discussioni. Harry trovava quasi comico il rapporto tra Bryan ed Hermione, si fronteggiavano e sfidavano su tutto, senza ammettere discussioni, ma poi la cosa si risolveva sempre con una gran risata tra loro che poi si estendeva inevitabilmente a tutti i presenti.

Intanto i ragazzi avevano finalmente deciso l’incantesimo. Michael, l’addetto all’umore della truppa, come si era autoproclamato, propose di mettere della musica di sottofondo per rendere più piacevoli gli allenamenti. Tutti accettarono la proposta e Bryan tracciò una chiave di violino in aria e pronunciò il titolo della canzone che aveva scelto per cominciare. Subito si diffuse per la sala un bellissimo assolo di chitarra acustica, poi Bryan rivolse ad Hermione uno sguardo intenso, come a volerle dedicare la canzone. Era strano il legame che si era creato tra i due ragazzi. Al di fuori degli allenamenti si salutavano, parlavano, ma erano dei semplici conoscenti che rispettavano le norme imposte dalla buona educazione. Invece sulla pedana si trasformavano completamente, inscenavano una elegante danza di cui solo loro conoscevano i passi, e sembrava che si fondessero in una persona sola, grazie ad una strana alchimia che sembrava far perdere  consistenza al mondo che li circondava. Blaise e Michael a volte si sentivano solo spettatori e non membri della squadra.

“Ti vedo pensieroso Harry, tutto a posto?” chiese gentilmente Pansy.

 

So close, no matter how far

Couldn't be much more from the heart

 

Harry sospirò leggermente. “Devo andare a trovare il professor Moody, per vedere se ha qualche suggerimento da darmi. Sinceramente non so più che cosa inventarmi. Ho come la sensazione che chiunque sia stato ad uccidere Malfoy sia stato parecchio bravo a far sparire qualunque elemento che potesse fare un po' di luce. Sembra quasi un delitto perfetto!” concluse frustrato.

Forever trusting who we are

 

“Coraggio Harry, vedrai che qualcosa scoprirai! E poi ricordati che non esistono delitti perfetti, esistono solo indizi più complicati da trovare rispetto ad altri” gli rispose sorridendo.

“Se lo dici tu…” Harry decisamente non era convinto delle parole della ragazza.

“Ma si Harry, sono sicura che il professor Moody ti darà dei validi suggerimenti. Anzi se vuoi ti accompagno” gli disse Pansy arrossendo all'istante.

 

And nothing else matters

 

Harry rimase un po' interdetto dalla proposta, ma poi decise di accettarla, visto che non aveva poi tutta questa voglia di andare a trovare l'Auror. Almeno così avrebbe avuto compagnia e si sarebbe fatto quattro chiacchiere durante il tragitto.

 

Never opened myself this way

Life is ours, we live it our way

All these words I don't just say

And nothing else matters

 

“Ok, Pansy ti ringrazio. Ti devo avvertire però che Malocchio, fuori dalle lezioni, è anche peggio di quello che vedi di solito, visto che non ha i freni che gli ha imposto la McGranitt. A volte… come posso dire… si lascia andare a ricordi e discorsi alquanto cruenti…”.

“Ah – disse Pansy un po' titubante – magari si limiterà vedendo una signorina davanti a sé” fece un piccolo sorriso di incoraggiamento, forse più per sé che per Harry.

 

Never cared for what they do

Never cared for what they know

Il ragazzo si alzò e fece segno a Pansy di precederlo mentre uscivano dalla stanza.

“Sicuramente non si accorgeranno neanche della nostra assenza presi come sono dalla loro canzone” disse Pansy con un sorriso complice, subito ricambiato da Harry.

 

And nothing else matters

 

Arrivarono nel giro di qualche minuto davanti ad una pesante porta di legno scuro a cui Harry bussò mentre Pansy stava alle sue spalle come se si aspettassero che potesse succedere chissà che cosa. Malocchio era sempre un tipo pieno di sorprese. Dalla porta uscì una specie di vecchio cannocchiale arrugginito che li scrutò attentamente, e quando si ritrasse, dall'interno della stanza si sentì la voce gracchiante di Moody che li invitava ad entrare facendo contemporaneamente aprire la porta.

I due ragazzi entrarono un po' intimoriti nell'ufficio del professore, che sembrava più una sala della caserma degli Auror.

Le pareti erano completamente ricoperte di scaffali, e solo alcuni ospitavano dei libri, molti dai titoli poco rassicuranti, di sicuro di magia oscura e molto probabilmente una parte erano anche proibiti dal Ministero. Per il resto Harry notò strani oggetti, di alcuni intuiva il funzionamento e proprio per questo preferì non indagare oltre. C'erano recipienti con sostanze dall'aspetto inquietante, pozioni racchiuse in fialette che sprigionavano vapori densi dai colori più disparati.

In quel momento Harry sperò con tutto sé stesso di non dover mai avere a che fare con Malocchio Moody nella sua veste di Auror.

“Allora ragazzo, a cosa devo la vostra visita? Perchè immagino che non sia una visita di cortesia” gli disse scrutandolo a fondo attraverso il suo occhio magico che sembrava essere in grado di vedere anche il nodo che gli si era formato in fondo allo stomaco.

“Ecco signore… siamo… sono qui per il caso Malfoy. Mi chiedevo se avesse qualche suggerimento da darmi” disse cercando di non mostrare quanto fosse in soggezione, senza però riuscirci.

Il professore portò lo sguardo su Pansy che non arrossì ma anzi lo sostenne senza alcuno sforzo, cosa che evidentemente al professore piacque perché le rivolse un sorriso compiaciuto, anche se il risultato fu una smorfia abbastanza raccapricciante.

“Capisco – disse Malocchio riportando lo sguardo su Harry – Che cosa hai fatto finora?”

“Beh, ho cercato di esaminare il rapporto degli Auror ma è stato manomesso, ne manca una parte, ovviamente quella più importante. Avrei voluto parlare con gli Auror, ma sono caduti in un agguato dei Mangiamorte che gli ha «provvidenzialmente» cancellato la memoria…”

“Che caso” intervenne ironicamente Moody.

“E' quello che ho pensato anche io – convenne Harry – Sono anche andato nella Stanza delle Necessità per vedere la scena che gli Auror hanno registrato quando hanno ritrovato il corpo di Malfoy e lì ho scoperto che le cose non sono andate proprio come c'è scritto sul rapporto. Nel senso che non è stato colpito alle spalle, altrimenti sarebbe caduto in avanti e non supino come l'hanno ritrovato, e comunque non è stato ucciso dove ci vogliono far credere, perché lì intorno non ci sono impronte sul terreno, nessuna traccia che indichi il passaggio di qualcuno, neanche dello stesso Malfoy. Deve essere stato fatto levitare fino a lì da qualcuno che si è tenuto in disparte per essere sicuro di non essere visto” concluse il suo resoconto Harry.

Malocchio rimase qualche minuto assorto. “Interessante… Chi ha ucciso Malfoy ha voluto lanciare un messaggio preciso, visto che si è preso la briga di mettere il corpo in bella mostra, ma non vuole che sia chiaro il mittente a parte il destinatario del messaggio. Hai provato a fare qualche indagine su cosa combinasse Malfoy negli ultimi tempi?”.

Harry annuì. “Si, sapevo già che andava spesso nella Stanza delle Necessità, ma non ho mai scoperto cosa combinasse. Anche Blaise si è messo in mezzo e ha chiesto a Tiger e Goyle, che ci andavano sempre con lui, ma non sanno niente neanche loro, facevano solo da palo. D'altronde sono stupidi quanto dei troll di montagna, non credo che potrebbero davvero fare qualcosa”.

Malocchio si lasciò andare ad una risata gracchiante, segno che condivideva pienamente i pensieri di Harry.

“Hai provato a chiedere alle persone più vicine a Malfoy?”

“Beh credo che una sia qui accanto a me e l'altra ad allenarsi. Non penso avesse altri amici, e loro non ne sanno niente” rispose guardando Pansy che prese la parola.

“Infatti… Draco negli ultimi tempi era visibilmente preoccupato, anzi terrorizzato da qualcosa, ma si è tenuto tutto dentro, non ci ha detto nulla”.

“Uhm… E la famiglia cosa dice?”

“La famiglia?!?” chiese Harry stupito.

“Beh certo, se è qualcosa che riguarda i Mangiamorte sicuramente ne sapranno qualcosa!” rispose Moody come se fosse la cosa più normale del mondo per Harry Potter contattare la famiglia Malfoy.

“Veramente non ho contattato la famiglia di Malfoy. Con tutto il rispetto, ma mi ci vede a chiacchierare con il vecchio Lucius e dirgli: «Salve sono quello che sta tentando di fare fuori il vostro capo e di mandare tutti voi ad Azkaban, che ne dice di farci quattro chiacchiere e di parlare dei vostri piani segreti?»“. Appunto.

“No, con il vecchio Lucius no, ma con la cara Narcissa si. Ricordati che è sempre una madre che ha appena perso suo figlio. E' molto arrabbiata con chi ha fatto questo. E per quanto fedele a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, se è stato uno dei suoi ti potrebbe dare delle utili informazioni o almeno dei suggerimenti interessanti. E poi che cosa hai da perdere? Mal che vada ti manderà una lettera di insulti e minacce. Ma se va bene otterrai degli indizi”.

“Effettivamente messa così non sembra poi un'idea malvagia” rispose Harry grattandosi la testa e scompigliando ancora di più i suoi capelli corvini.

“Molto bene. E invece del corpo che mi dici?” chiese ancora il vecchio Auror.

“Quale corpo?”

“Quello di Mago Merlino. Ma quello di Malfoy! Potter dove hai la testa?”

“Ah già. Gliel'ho detto nella Stanza delle Necessità…”

“No, intendevo cosa hai scoperto esaminando il corpo di Malfoy”

“Intende… esaminarlo realmente, dal vivo?” Harry deglutì a fatica.

“Eh già” annuì Moody.

“Ehm veramente non lo so… Io… Ecco…”

“Ma andiamo Potter, è una delle prime cose che avresti dovuto guardare, soprattutto dopo aver scoperto che il rapporto era stato manomesso. L'unica cosa che non poteva essere alterata era il corpo del ragazzo. Fossi in te rimedierei quanto prima a questa tua dimenticanza” gli disse il professore guardandolo intensamente negli occhi.

“Cioè… dice che… io dovrei… - Harry deglutì, in evidente difficoltà – Ecco, dovrei andare a guardare nella tomba di Malfoy?!?”

“Proprio così ragazzo. Tranquillo, non vedrai niente di così sconvolgente. Nelle grandi ed antiche famiglie alla morte di uno dei membri i parenti recitano un incantesimo che ne preserva il corpo intatto per lunghissimo tempo. Sicuramente lo stesso incantesimo è stato recitato anche per il giovane Malfoy. Così potrai andare alla sua tomba ed esaminarne il corpo…”

“Beh direi che è arrivato il momento che torniate nei vostri dormitori, non vorrei che per colpa mia infrangeste il coprifuoco e finiste in punizione. Gazza a volte sa essere davvero sgradevole” concluse facendogli l'occhiolino con l'occhio buono mentre li accompagnava alla porta.

Una volta in corridoio Pansy non riuscì a reprimere una serie di brividi che aveva bloccato in tutti i modi mentre erano nell'ufficio del professore.

“Tutto bene Pansy?” le chiese Harry premurosamente.

“Si Harry. Scusa, ma il vecchio Malocchio è da brividi, credo che non mi ci abituerò mai. Però ci ha dato degli utili suggerimenti”.

“Già, magari non ne caveremo un ragno dal buco ma vale la pena di fare un tentativo. Sempre meglio che restare con le mani in mano!” rispose deciso Harry, che accompagnò l'amica fino al dormitorio di Serpeverde per poi dirigersi verso la sua torre, mentre il sole iniziava a tramontare. Al più presto avrebbe scritto una lettera alla signora Narcissa Black in Malfoy, magari quella sera stessa dopo cena.

I due ragazzi non si erano però accorti della sagoma del professore di Trasfigurazione che dopo averli visti uscire dallo studio di Moody li aveva seguiti fino all’entrata del dormitorio di Serpeverde prima e poi alla torre di Grifondoro, deciso a scoprire i loro piani ed eventualmente a prendere provvedimenti. Era di vitale importanza che nessuno venisse a conoscenza dei suoi segreti.

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Capitolo 10
*** Don't Look Back in Anger ***


Capitolo 10

§ Cap. X - Don't Look Back in Anger §

 
Narcissa Black amava passare il suo tempo passeggiando per il giardino di Malfoy Manor, beandosi della vista del suo amato roseto a cui dedicava le sue amorevoli cure nelle lunghe giornate che dopo la morte di Draco le sembravano vuote e tutte uguali. Suo marito era sempre fuori per curare le faccende del suo signore, mentre lei preferiva rimanere chiusa nel castello, sola con i suoi pensieri.

Quel pomeriggio il cielo era coperto da una fitta coltre di nuvoloni che minacciavano tempesta e l'aria era umida e pesante, così decise di trascorrere la giornata nella sua stanza leggendo un libro.

Distesa elegantemente su un'ottomana di velluto color panna dai bordi in legno dorato finemente intarsiato e dalle zampe leonine, Narcissa di tanto in tanto guardava fuori dalla finestra contemplando il cielo e pensando ad un paio di occhi che aveva intensamente amato ma che non avrebbero più posato lo sguardo su di lei. Gli occhi di suo figlio erano del colore del cielo in tempesta di solito, ma quando era con lei Draco si rilassava, tornava un ragazzo normale che passava del tempo con sua madre, ed allora i suoi occhi si schiarivano fino a diventare di un grigio chiarissimo, quasi come ghiaccio. Solo lei conosceva la limpidezza di quegli occhi, perché solo a lei permetteva di penetrare la sua corazza. Il suo amato Draco.

Mentre era immersa nei suoi pensieri, un gufo ticchettò con il becco alla finestra. Riconobbe subito uno degli animali di Hogwarts e si chiese chi mai le potesse scrivere dal castello. Gli amici di Draco usavano sempre l'aquila reale di Blaise quando per qualche motivo la volevano contattare, e a parte loro non aveva proprio idea di chi sentisse il bisogno di scriverle ora che Draco non frequentava più la scuola. Narcissa aprì la finestra e fece entrare il gufo che si posò sulla toeletta di marmo bianco. Aveva una busta color panna legata alla zampa, chiusa con un sigillo di ceralacca in cui era impresso un simbolo impossibile da confondere. Chi altri avrebbe usato una saetta come sigillo se non il Bambino Sopravvissuto?

Il suo primo impulso fu quello di bruciare la lettera senza neanche aprirla, tuttavia decise di cedere alla curiosità e di leggere cosa mai volesse dirle Potter. Così slegò la pergamena dalla zampa del gufo e dopo avergli dato un biscotto quello prese il volo scomparendo in breve dalla sua vista.

Con un moto di fastidio si costrinse ad aprire la busta per leggere il contenuto della lettera, anche se aveva la strana sensazione che non le sarebbe affatto piaciuto ciò che avrebbe letto. Estrasse un foglio di pergamena vergato con scrittura minuta ed appuntita, tipicamente maschile, ma così diversa da quella del suo Draco. Era quasi un artista. La sua grafia somigliava più ad un insieme di disegni, con le lettere così arzigogolate, come uno scrittore proveniente da un'altra epoca…

Si costrinse a tornare al presente ed a prestare la giusta attenzione alla pergamena che ancora stringeva tra le mani.

Spett.le signora Malfoy,

so che in passato i nostri rapporti non sono stati propriamente cordiali, tuttavia mi trovo a scriverle per una questione che penso le stia molto a cuore.

Innanzitutto le porgo le mie più sentite (e sincere) condoglianze per la grave perdita di suo figlio Draco, che nonostante non fosse affatto mio amico, è andato secondo me incontro a morte troppo prematura.

Ed è proprio a questo proposito che le scrivo.

Infatti sono fermamente convinto che le indagini condotte dal Ministero riguardo le circostanze in cui suo figlio ha perso la vita, siano state alquanto affrettate e superficiali.

Come ho detto prima, io e Draco non siamo mai stati amici, ma ritengo che anche lui abbia diritto a ricevere giustizia, e sono più che intenzionato a fare luce su ciò che è realmente avvenuto, ed a scoprire la verità, affinché i responsabili paghino per la sua morte.

La ringrazio in anticipo per qualunque aiuto vorrà fornirmi.

 

Con osservanza,

Harry Potter

 

Lady Narcissa Black in Malfoy prese a tremare in preda contemporaneamente alla furia cieca per quella intromissione nella sua sfera privata da parte di un perfetto sconosciuto e ad un dolore acuto, quasi un ferro arroventato conficcato nel cuore per il pensiero così concreto della perdita del tuo amato figlio. Sapeva ovviamente che suo figlio era morto, ormai da svariati mesi, ma quella lettera aveva come dato ufficialità alla cosa. Forse il fatto che il corpo di suo figlio fosse stato trafugato e che quindi la sua tomba fosse vuota, aveva assurdamente alleviato la sua pena. Se non c'era un corpo e quindi una tomba su cui piangere, poteva sempre pensare in un angolino remoto della sua mente che il tutto non fosse mai successo. La psiche umana a volte sa essere contorta quando attiva tutti i suoi meccanismi di autodifesa.

Dopo parecchi minuti Narcissa riuscì finalmente a respirare normalmente, aprì un cassetto della sua preziosa scrivania e prese della pregiatissima pergamena ed una bellissima piuma nera dai riflessi blu e verdi. Iniziò a vergare la pergamena con la sua grafia elegante, pronta ad aiutare il suo nemico in nome dell'amore di suo figlio.

 

§§§§ ---- §§§§


Harry continuava a guardare nervosamente le finestre della Sala Comune di Grifondoro. Aveva trovato l'idea di Malocchio Moody davvero geniale, ma ora non era più tanto sicuro della cosa. Certo, al più poteva ricevere una serie di insulti, sempre che i Mangiamorte non avessero trovato il modo di spedire per lettera un bell'Avada Kedavra, ma in quel caso era sicuro che Voldemort se la sarebbe presa veramente a morte con la signora Malfoy, per essere riuscita con tanta semplicità laddove lui stesso e tutte le schiere dei suoi seguaci avevano tentato e fallito per anni.

Si stava ancora insultando mentalmente per aver dato retta al suo professore, quando vide un'aquila reale picchiettare con il becco alla finestra. Subito si precipitò ad aprire per consentire l'ingresso dell'animale che planò con eleganza su un tavolino lì vicino. Velocemente gli sfilò il messaggio dalla zampa e si apprestò a dargli un biscotto gufico, ma mancò poco che l'aquila lo beccasse tranciandogli di netto un dito. Evidentemente era stata istruita a dovere dalla signora Malfoy sul comportamento da tenere nei suoi confronti. «Pazienza, l'importante è che mi abbia risposto» pensò tra sé Harry, che guardò l'animale spiccare fiero il volo e sparire nel cielo che si andava facendo sempre più scuro, essendo passato da un pezzo il tramonto.

 

Signor Potter,

non mi perderò in convenevoli né frasi di circostanza, visto che come lei ha già affermato nella sua precedente, i rapporti tra lei e la mia famiglia sono sempre stati alquanto freddi.

Non ritengo sia il caso di discutere con lei di questioni private riguardo i doveri di mio figlio,

 

- e qui Harry lesse chiaramente tra le righe «i suoi compiti da futuro Mangiamorte e gli ordini di Voldemort» -

 

tuttavia mi sento di poterle dire che, temendo già da tempo per l'incolumità di Draco, prima dell'inizio dell'anno scolastico strinsi con Severus Piton un Patto Infrangibile con il quale il suddetto si impegnava con ogni mezzo a sua disposizione a proteggere mio figlio.

Come lei sicuramente saprà, non tenere fede al Patto Infrangibile comporta la morte della parte inadempiente.

Ora Draco è morto e Piton, per quanto ne so è ancora vivo anche se è stato molto bravo a far perdere le sue tracce.

Non so come questo fatto bizzarro possa essere spiegato, tuttavia credo che sia uno indizio su cui lei debba riflettere.

Nonostante non mi senta in alcun modo obbligata a fornirle ulteriori spiegazioni, penso che in qualche modo sia doveroso per me riabilitare la memoria di Draco, specialmente presso coloro che in passato sono stati i suoi più acerrimi nemici, come lei.

Sappia che Draco è stato investito da cose più grandi di lui, che non era in grado di comprendere del tutto né tanto meno di gestire. E questo al solo scopo di difendere me e mio marito.

Spero che tutto ciò le fornisca un ulteriore incentivo a portare a termine con successo le sue indagini.

La invito ora ad avere rispetto del dolore di una madre e di contattarmi nuovamente solo per comunicarmi il nome del colpevole, affinché io e mio marito possiamo prendere i dovuti provvedimenti.

 

Lady Narcissa Black in Malfoy

 

Harry lesse la lettera tutta d'un fiato ma decise che l'avrebbe esaminata con più calma il giorno seguente a mente lucida, perché nella sua missiva la madre di Malfoy gli aveva date moltissime informazioni, alcune esplicite, altre velate, su cui aveva bisogno di riflettere in modo approfondito. Così infilò la lettera nella sua tracolla ed andò a dormire.

Il pomeriggio seguente Harry era seduto da solo sotto il solito salice piangente e si rigirava tra le mani la lettera della signora Malfoy continuando a riflettere sulle sue parole.

Intanto anche i Mangiamorte stavano cercando Piton, e non sapevano dove fosse finito. Di questo non aveva alcun dubbio. Il tono usato dalla donna non ammetteva repliche, era convinta che sarebbe dovuto morire Piton al posto di suo figlio e pur di ottenere questo risultato avrebbe fatto qualunque cosa, anche aiutare Harry Potter. Quindi il professore di Pozioni era davvero sparito facendo perdere le sue tracce.

Poi c'era la questione del Patto Infrangibile. Come era possibile che qualcuno potesse sopravvivere infrangendolo?

Semplicemente non era possibile. Sentiva che la soluzione era immediata ma lui non riusciva a coglierla.

Mentre continuava a far lavorare freneticamente i suoi neuroni, non si accorse che le fronde dietro di lui venivano spostate da una mano abbronzata, il cui proprietario si avvicinò alle sue spalle, chinandosi poi incuriosito per scoprire cosa occupasse così intensamente i suoi pensieri.

Harry sobbalzò quando si accorse finalmente della presenza alle sue spalle.

“Bryan che diavolo, stai forse tentando di compiere l'impresa in cui ha fallito lo stesso Voldemort?” disse tenendosi una mano sul cuore che aveva preso a galoppare frenetico per lo spavento.

Bryan sghignazzò allegramente per poi chiedere con aria assolutamente angelica: “Cosa stai leggendo?”

“La risposta di Narcissa Malfoy alla lettera che le ho scritto” rispose con tono neutro Harry.

“Che cosa hai fatto?!?” sbottò inaspettatamente Bryan, cogliendo impreparato Harry che sobbalzò di nuovo.

“Ho scritto alla signora Malfoy, chiedendole delle informazioni su Draco e su cosa stesse combinando negli ultimi tempi, prima di morire” disse Harry inarcando un sopracciglio e studiando attentamente il comportamento così insolito del ragazzo davanti a lui.

Bryan divenne rosso dallo sforzo di non insultare Harry in tutti i modi a lui conosciuti. Per fortuna il colore brunito della sua pelle attutì parecchio l'effetto visivo. Quando ebbe recuperato un minimo di autocontrollo riuscì finalmente a parlare: “ Ti è venuto in mente, per un solo istante, che potresti aver messo in pericolo la signora Malfoy chiedendole delle informazioni? E che se la sua risposta è stata intercettata, potresti aver scatenato le ire dei Mangiamorte nei suoi confronti?”

“Mmm in effetti no...” rispose Harry con un sussurro mortificato.
“Questo dimostra che sei un idiota! Non ti è bastato Blaise?” gli urlò contro Bryan, ancora più rosso in viso, ma stavolta Harry lo notò.

“Va bene, ho sbagliato, ma si può sapere che diavolo te ne importa a te di persone che non hai neanche conosciuto?” gli rispose Harry iniziando ad alterarsi anche lui.

“Il fatto che non le conosca - rispose con un tono leggermente più calmo - non è un buon motivo secondo me per esporle al pericolo. Non pensi anche tu?”

“Si, hai ragione, sono stato abbastanza stupido...”

“Comunque cosa hai scoperto? Qualcosa di interessante?”
“Mah niente di che, apparentemente. Ovviamente niente su cosa stesse combinando Malfoy negli ultimi tempi, tranne che lo stava facendo per proteggere i suoi genitori”

“E poi un fatto strano. Poco prima dell'inizio della scuola, Narcissa Malfoy ha stretto con Piton un Patto Infrangibile, obbligando lo stesso Piton a vegliare sul figlio e a proteggerlo con ogni mezzo. Ora Malfoy è morto, ma Piton è ancora vivo, nonostante sia contravvenuto ai termini del patto... E la signora Malfoy non se lo sa spiegare e non si dà pace su questo...”.

Bryan a quel punto divenne nervoso. Con due dita si allargò il colletto della camicia ed allentò la cravatta, iniziando nel frattempo a lanciare occhiate tutto intorno. Per fortuna il suo strano imbarazzo durò pochissimi secondi e poi riprese il suo normale comportamento.

“Forse Piton ha trovato il modo di rompere il Patto Infrangibile” buttò lì Bryan.

“No, che io sappia non c'è modo di scioglierlo, se non con la morte di uno dei due contraenti”

Rimasero tutti e due in silenzio a rimuginare, finché Bryan riemerse dal filo dei suoi pensieri.

“Forse Piton ha davvero fatto tutto quello che poteva per salvarlo... In fondo hai detto che il patto che Narcissa ha stretto obbligava Piton a proteggere Malfoy in ogni modo possibile... Se fosse risultato impossibile proteggerlo, allora il Patto si potrebbe ritenere risolto senza che Piton sia inadempiente e quindi meritevole di morte...”

“Probabilmente hai ragione, è l'unica ipotesi che sembra sensata...”
“Harry” lo richiamò Bryan dopo qualche minuto di silenzio.
“Che c'è?”

“Mi prometti che non farai più cose così stupide? Che non metterai più in pericolo delle persone solo per soddisfare la tua curiosità? Perché in fondo la questione di Malfoy non è di vitale importanza, diciamoci la verità”

“Ti ho già detto che non l'ho fatto apposta...” ma non riuscì a finire che venne interrotto.

“Ho già detto che la questione di Narcissa è chiusa - ed Harry lo guardò incuriosito, sentendolo usare per la seconda volta in pochi minuti il nome di battesimo della signora Malfoy - Sto dicendo che gradirei che in futuro non coinvolgessi persone che potrebbero pagare cara la tua curiosità. Anzi, la prossima volta che hai un'idea del genere magari potremmo parlarne, per cercare un modo sicuro di procurarci le informazioni, che ne dici?”
“Si, si va bene”

“Tutto bene Harry? Hai un'espressione strana in faccia...”
“No, tutto a posto, solo che è strano sentirti chiamare per nome la signora Malfoy...”

“Perché? - rispose Bryan scuotendo leggermente le spalle - Ho visto un suo ritratto, ed ha un'espressione così dolce, che non mi viene naturale chiamarla signora Malfoy, ma solo per nome, ma se per te è un problema...”

“No, no - si affrettò a rispondere - nessun problema. Per una cosa così da niente poi...”

 

§§§§ ---- §§§§


Hermione camminava con passo affrettato verso la porta della Stanza delle Necessità. Era in largo anticipo per la consueta lezione di Bryan, ma voleva esercitarsi un pochino, anche se in fondo al cuore doveva ammettere che sperava di trovarlo già lì e di poter passare un po' di tempo da sola con lui, cosa che non le capitava praticamente mai. Ed invece quel ragazzo aveva qualcosa che la attirava. Lo trovava decisamente interessante. Era più maturo dei ragazzi della sua età, molto intelligente e sembrava essere in grado di capirla alla perfezione. E poi la incuriosiva il suo misterioso passato di cui non parlava mai, ma dove aveva intuito che si nascondeva un pesante fardello.

Arrivata davanti alla stanza marciò per tre volte davanti al muro e la porta, ormai familiare si materializzò davanti a lei. La varcò e si trovò davanti la Sala Duelli. Il palco centrale era già occupato da qualcuno che si stava esercitando. Bryan stava duellando con un fantoccio da allenamento.  Avanzò silenziosamente per non disturbare la concentrazione del ragazzo, ma soprattutto per far in modo di non essere vista e quindi poter ammirare con  calma la sua figura.

“Come mai così in anticipo?” le chiese Bryan senza distogliere l'attenzione dal suo avversario.

Beccata con le mani nel sacco.

“Ehm ecco… non avevo nulla da fare” rispose arrossendo e tormentandosi le mani.

Bryan sembrò crederle e tornò ad allenarsi, dimenticandosi apparentemente della sua presenza.

Solo allora Hermione notò che il ragazzo non combatteva nel modo convenzionale che gli stava insegnando, con spada e bacchetta, ma solo con due spade. Una era la solita, evocata dalla fluorite. L'altra era una spada molto semplice, all'apparenza molto pesante ma anche potente, la cui lama dritta risplendeva di un colore grigio scuro come un cielo in tempesta. L'impugnatura, molto simile a quella delle spade medievali, era costituita da un cristallo grigio, un quarzo fumé.

Sembrava che Bryan stesse eseguendo dei passi danza, tanta era l'eleganza e l'agilità dei suoi movimenti, come se non avesse fatto altro nella sua vita. Roteava le due lame con perizia, colpendo di continuo il suo finto avversario, senza lasciargli tregua.

Hermione notò anche una grande determinazione nei suoi affondi, una energia diversa dalla solita. Sembrava che Bryan si stesse sfogando di qualcosa che gli pesava parecchio. In effetti osservandolo, la tecnica che stava usando era prettamente offensiva, non lasciava il minimo spazio all'avversario, ma contemporaneamente lasciava completamente scoperto chi la usava. Senza la bacchetta o uno scudo, non sarebbe stato in grado di difendersi da eventuali contrattacchi. Proprio in quel momento Bryan infilzò il torace del suo avversario trapassandolo da parte a parte come fa un matador durante una corrida.

Come ubbidendo ad un muto comando del ragazzo, il fantoccio scomparve e Bryan poté recuperare le sue spade riportandole alla forma originaria di cristalli che fece scomparire rapidamente con la catenina sotto la sua camicia.

Scese dalla pedana di allenamento avvicinandosi ad Hermione e conducendola verso i divanetti per scambiare quattro chiacchiere prima dell'arrivo degli altri. In fondo anche lui desiderava passare più tempo con la ragazza, a cui pian piano si stava affezionando, nonostante prima di arrivare ad Hogwarts si fosse imposto di non legare con nessuno. Ma non aveva saputo resistere all'offerta di amicizia che gli era stata spontaneamente presentata ed ora alla vicinanza di una ragazza che per chissà quale motivo sembrava interessata a lui per quello che era veramente.

“Allora Hermione, che mi dici?”

“Wow… Sono senza parole. Sei davvero bravo”

“Grazie, ma purtroppo non è tutto merito mio. Sono stato educato in un ambiente molto… rigido, in cui ogni errore potrebbe essere l'ultimo. Chi sbaglia paga” sorrise mestamente.

“Mi dispiace” disse semplicemente Hermione in un sussurro.

“Non ti dispiacere – le rispose Bryan prendendo una mano della ragazza tra le sue per rassicurarla – Mi è servito per diventare più forte. Ora sono perfettamente in grado di difendermi da solo da chiunque voglia fare del male a me o alle persone a cui tengo” terminò guardando intensamente Hermione.

“Ti… ti ringrazio – disse Hermione per quel semplice contatto con le sue mani – Ma penso che non sia giusto lo stesso quello che hai passato”.

Bryan fissò la ragazza negli occhi, nei quali lesse tutta la sua compassione e tutta la sua pena. Il sangue gli ribollì nelle vene. Lasciò immediatamente la mano, scattò in piedi e le rivolse le spalle.

“Non ho bisogno della tua compassione! – tuonò – Né della tua né di quella degli altri. E' facile stare lì a guardare e giudicare. «Guarda quel poveraccio di Bryan Hope. Cerchiamo di aiutare la sua povera anima. Facciamo la nostra buona azione quotidiana». La verità è che non sapete niente!”. Ormai era un fiume in piena e non si sarebbe potuto fermare, anche volendolo, finché non avesse sputato l'ultima goccia di veleno che aveva in corpo.

“Non sapete niente e credetemi, non lo vorreste sapere! Non potete capire la paura di un bambino cresciuto con un padre violento che pensa più al buon nome della sua famiglia che alla felicità dei suoi figli. Non riuscite a concepire il tempo passato da un bambino piccolo al buio in un angolino freddo senza nessuno vicino pregando che non gli succedesse niente.  Per voi è inconcepibile l'odio verso il proprio padre ed il desiderio di vendetta che brucia l'anima e corrode da dentro – I suoi occhi ormai erano fiamme vive, il grigio ormai diventato quasi nero, mentre ancora dava le spalle ad Hermione – Un padre che punisce sia voi che vostra madre, colpevole solo di amarvi. Non potete comprendere il desiderio di allontanarsi il prima possibile da quella che dovrebbe essere casa, per cercare protezione altrove, perché lì non è un posto sicuro per stare, anzi siete più in pericolo lì che altrove”.

Il tono della voce si era notevolmente abbassato rispetto all'inizio dello sfogo, ma Bryan restava rigido, tremante per la rabbia  e per l'orrore del suo passato che per qualche minuto aveva rivissuto, immobile al centro del piccolo salottino.

Hermione lentamente si avvicinò a lui e poggiò con delicatezza la mano sulla schiena di Bryan, come per fargli capire che lei era lì. Non lo compativa, semplicemente gli era vicina. Notando che Bryan non si scostava dal suo tocco, si avvicinò a lui facendo scorrere la mano sul suo torace, fino a stringerlo da dietro, facendo passare le sue esili braccia sotto quelle muscolose ed ancora rigide di Bryan, fino a poggiare il suo petto e la testa contro la schiena del ragazzo, il cui cuore batteva fiero e furioso.

“E' tutto passato Bryan, ora sei qui, con me”. A quel semplice contatto si rilassò ed i muscoli delle braccia si sciolsero. Portò le sue mani su quelle delle ragazza, per poi girarsi dopo poco e ricambiare l'abbraccio della ragazza e stringerla al suo petto. Dal canto suo Hermione pensava che sarebbe rimasta così per sempre e che non c'era nessun altro posto in cui volesse stare.

Le piaceva sentire i lunghi capelli neri e lisci sfiorarle il viso, provare quel senso di protezione stretta in un abbraccio caldo e forte, e pensare che il cuore di Bryan battesse in quel modo frenetico sotto la sua guancia solo per lei.

“Grazie” sussurrò Bryan, prima di baciarle delicatamente la testa.

Rimasero abbracciati finché non sentirono i passi dei loro compagni nel corridoio ed anche se a malincuore si separarono, ripromettendosi però che in futuro avrebbero fatto in modo di passare più tempo insieme da soli.

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Capitolo 11
*** Six Feet Under ***


Capitolo 11

§ Cap. XI – Six Feet Under §

 

Cercando di fare meno rumore possibile e con la massima discrezione di cui era capace, per non farsi scoprire dai suoi compagni di dormitorio, Harry si preparava per la sua missione notturna. Destinazione: Malfoy Manor. In un'ala nascosta del giardino si trovava il cimitero di famiglia, glielo aveva detto Pansy, e lì con ogni probabilità era sepolto Draco Malfoy.

Dopo aver piegato con cura il mantello dell'invisibilità ed averlo riposto in una leggera sacca da viaggio insieme ad arnesi di vario genere opportunamente rimpiccioliti, Harry guardò fuori dalla finestra. La notte era limpida, ed il cielo sembrava un manto di velluto blu scuro punteggiato di diamanti. Era la serata giusta per compiere la sua impresa, visto che la luna piena gli avrebbe fornito la luce necessaria, senza bisogno di accendere la sua bacchetta e rischiare più facilmente di essere scoperto. In lontananza all'orizzonte pesanti nuvole minacciavano pioggia e di tanto in tanto venivano rischiarate da violenti fulmini. Harry si augurò di riuscire a svolgere il suo compito prima che il temporale lo sorprendesse. Fece un profondo sospiro e poi silenziosamente uscì dal dormitorio e sgusciò giù per le scale verso la sala comune.

Ormai sicuro di non essere stato visto da nessuno, passò tranquillamente dietro ai divanetti di velluto bordeaux, abbassandosi comunque per precauzione dietro alla spalliera. E quasi morì di infarto quando da sopra la spalliera di un divanetto spuntò all'improvviso la testa di Hermione che gli chiese: “Ciao Harry, che ci fai qui?”.

Il ragazzo sentì il suo cuore sbattere violentemente contro le tonsille, oltrepassarle ed arrivare fino al cervello. Se fosse stato un gatto avrebbe perso almeno otto vite. Essendo invece un ragazzo si limitò a perdere quindici anni di vita. Quando il cuore fu tornato più o meno nella sua posizione originale e lui riuscì perlomeno ad inspirare un pochino d'aria senza collassare, si girò a guardare l'amica.

“Diavolo Herm, ma si può sapere che ti ho fatto? Perché mi vuoi eliminare?” le chiese tenendosi ancora una mano al torace per essere sicuro che niente schizzasse fuori.

“Io non ti voglio eliminare Harry, - gli rispose fingendo innocenza – voglio solo sapere dove te ne vai tutto solo a quest'ora della notte”.

“Oh, beh… ecco io…” iniziò a tergiversare il ragazzo grattandosi la nuca.

“Harry so benissimo dove stai andando. Quello che mi chiedo è perché ci stia andando da solo”.

“Lo sai?!? E come?” chiese stupito il ragazzo.

“Pansy” rispose semplicemente Hermione.

“Bene, e adesso mi dirai che non devo andare ed inizierai ad elencarmi le mille ragioni per cui è meglio che resti qui al sicuro al castello piuttosto che andare ad infilarmi nel covo dei Mangiamorte, giusto?”.

“Veramente no, mi volevo limitare ad elencarti le mille ragioni per cui è meglio che ti accompagni anche io, ma se vuoi ti faccio il trattamento completo…” gli rispose con un sorriso furbetto.

“No, grazie, ne faccio volentieri a meno”.

“Bene, allora tra quanto andiamo?”

“No, Hermione, non ci siamo capiti, andrò comunque da solo”

“Harry” iniziò lei con un sospiro, preparandosi a ripetere il lungo discorso che aveva messo a punto, ma venne subito interrotta.

“No Hermione, non mi interessano le tue ragioni, tu resti qui al castello al sicuro”. Harry era deciso ad affrontare l'impresa da solo. Ricordava bene il discorso di Bryan e concordava pienamente con lui. Non poteva continuamente mettere in pericolo le persone attorno a lui, e questa volta avrebbe fatto tutto quanto era in suo potere per non esporre la sua cara Hermione.

“Molto bene, non mi lasci altra scelta allora” disse Hermione seria.

Expecto Patronum!” ed una bellissima lontra uscì dalla bacchetta della ragazza e si mise ai suoi piedi in attesa di ordini.

“Che… che cosa vuoi fare?!?”

“Mando il mio Patronus alla professoressa McGranitt per avvertirla che stai lasciando di nascosto la scuola durante il coprifuoco per andare ad infilarti in una delle roccaforti dei Mangiamorte” rispose con naturalezza Hermione.

“No, aspetta, parliamone!”

“Non c'è molto da dire Harry, io voglio venire con te per aiutarti e tu non vuoi. Fine della storia. Ora fammi mandare il mio messaggio”.

Ad Harry venne un'idea e decise di giocarsi quella carta.

“Ora sono più che mai convinto che frequentare delle serpi non ti faccia per niente bene. E va bene – capitolò alla fine – vieni pure con me. Vai a prendere le tue cose ed andiamo”.

Come il ragazzo si aspettava, Hermione si alzò dal divano per recuperare la sua roba. Appena fosse salita nel suo dormitorio, ne avrebbe approfittato per andarsene senza di lei. Ma la ragazza era stata più furba di lui ed infatti aveva già preparato la sua borsa da viaggio che si trovava sul pavimento accanto a lei, così anche quella possibilità era sfumata.

Hermione fece un sorriso furbetto infilandosi la tracolla. “Come se non lo sapessi che appena avrei messo il naso fuori dalla Sala Comune tu saresti sgusciato via senza di me…”.

Harry sospirò rassegnato, scosse la testa e poi le fece segno di precederlo.

I due ragazzi, facendo meno rumore possibile uscirono dalla Sala Comune e poi dal castello, stando ben attenti a non farsi vedere da nessuno, tantomeno da Gazza e dalla sua gatta. Raggiunsero in silenzio il cancello di Hogwarts, lungo il percorso illuminato dalla luna, e lì finalmente si poterono smaterializzare.

Per precauzione avevano deciso di arrivare appena fuori della tenuta, in modo da poter vedere se c'erano incantesimi di protezione, ed eventualmente quali fossero.

Si trovarono davanti all'imponente cancello in ferro battuto nero, ai cui lati due colonne sorreggevano delle sculture in alabastro: un serpente attorcigliato attorno ad una spada, il simbolo dei Malfoy. La cura con cui l'artista aveva scolpito il serpente era tale da farlo sembrare vivo, o forse era stato incantato perché lo sembrasse.

Harry ed Hermione iniziarono a camminare seguendo la cancellata, per poter studiare la situazione in un punto più riparato. Davanti al cancello sarebbe stato troppo facile vederli, e ben presto sarebbero stati scoperti.

Arrivati in un punto nascosto, Harry impugnò saldamente la sua bacchetta e si diresse deciso verso la recinzione, ma fu trattenuto per una spalla da Hermione che sottovoce lo rimproverò: “Dove vai? Vuoi farci scoprire subito? Ci sono degli incantesimi di rilevamento e protezione lungo tutto il perimetro del castello!”.

“Ah si? E quali sono?” chiese acidamente Harry.

“Ancora non lo so, dammi qualche minuto per studiare la situazione”gli rispose pazientemente la ragazza.

Mentre discutevano, un gatto si avvicinò alla cancellata, passò agilmente attraverso le sbarre e mosse qualche passo nel giardino.

“E allora?! Questi incantesimi di protezione?” chiese Harry spazientito rimproverando neanche tanto velatamente l'amica che lo guardava perplessa.

Ma dopo qualche secondo il gatto prese a contorcersi come in preda ad una maledizione Cruciatus e poi si dissolse, lasciando al suo posto un mucchietto di polvere che fu quasi subito disperso da una folata di vento.

“Eccoli” rispose asciutta Hermione fulminando con lo sguardo il ragazzo che aveva davanti. “E ora se non ti dispiace, lasciami qualche minuto per riflettere”.

Si chinò e raccolse una manciata di terra che lanciò contro il perimetro. Nel punto dove si trovavano, comparve lungo l'inferriata una specie di velo luminescente formato dalla polvere che sembrava essersi attaccata ad un drappo sottilissimo. Poi la polvere cadde a terra, ed anche la luminescenza scomparve.

“Interessante – disse Hermione mordicchiandosi il labbro inferiore – gli essere viventi riescono a penetrare la barriera ma vengono polverizzati, invece gli oggetti vengono proprio fermati… Uhm, la barriera è continua, non vedo buchi…”.

Rimase a rimuginare per qualche altro minuto, poi si illuminò all'improvviso e si avvicinò ad Harry sfoderando la bacchetta, con la quale tracciò un cerchio a terra attorno a loro.

«Protectio Totalis Scudum!» esclamò decisa.

Attorno a loro si formò dal basso verso l'alto una sfera opalescente dai riflessi azzurrini che Harry guardava meravigliato.

“Questa sfera ci proteggerà dalla barriera di recinzione, ci rende incorporei, quindi non verremo né fermati, né polverizzati. Ed inoltre non farà scattare gli incantesimi per il rilevamento degli intrusi. Però richiede un certo sforzo per mantenerla, non so per quanto tempo potrò tenerla attiva!”.

“Va bene, allora andiamo, non perdiamo tempo prezioso!” disse Harry risoluto, ed insieme si avvicinarono al perimetro di Malfoy Manor, che grazie alla sfera di Hermione penetrarono senza nessun problema.

Si ritrovarono in un fitto bosco che nascondeva quasi del tutto la luna, i cui raggi solo di tanto in tanto riuscivano a penetrare il fogliame. Il terreno, carico di umidità, era morbido sotto i loro piedi, dando la sensazione di camminare su un soffice tappeto impreziosito da brillanti gemme. Qua e là infatti le goccioline di umidità catturavano i raggi lunari e splendevano come piccoli diamanti.

Attorno a loro tutto era immobile, la natura era muta spettatrice delle vicende dei maghi, le guardava ma non interveniva.

L'unico suono che i ragazzi percepivano era il fruscio dei loro passi quando camminando strusciavano contro qualche ciuffo d'erba o un cespuglio. Per il resto non si sentiva nulla, tutto era ovattato, solo di tanto in tanto un gufo emetteva fiero il suo richiamo.

Anche gli odori erano quelli di un normale bosco: l'aroma dolciastro della terra bagnata si mescolava con la fragranza pungente della resina degli alberi e con il profumo inebriante di piante notturne, che proprio nel momento delle tenebre raggiungevano la massima fioritura.

Harry ed Hermione proseguirono il loro cammino, seguendo le indicazioni che Pansy aveva dato loro quando gli aveva descritto il giardino di Malfoy Manor ed il luogo in cui riposava Draco.

Ad un certo punto si trovarono allo scoperto, in una piccola radura al cui centro svettava un albero che investito dalla pallida luce lunare si ammantava di un'aura mistica. Un ciliegio in fiore.

Lo aveva stregato Narcissa perché restasse così per sempre. Era in fiore quando Draco era stato ucciso e così sarebbe restato, bloccato nel momento di massimo splendore esattamente come suo figlio, congelato per sempre nei suoi diciassette anni, senza nessuna possibilità di andare avanti e di sfiorire.

Hermione si volle avvicinare all'albero e posò le mani sul tronco liscio. Fu investita dalla disperazione che Narcissa aveva trasmesso all'albero quando lo aveva stregato. Probabilmente era solo suggestione, ma Hermione ne rimase turbata.

Poi attraverso dei flash velocissimi vide la donna, dilaniata dal dolore, accasciata a terra ai piedi dell'albero, urlare tutta la sua disperazione.

Vide Lucius osservarla da lontano impotente, imperturbabile fuori, ma col cuore sanguinante dentro.

Vide il marito avvicinarsi alla moglie stremata e tenderle una mano per aiutarla a rialzarsi.

Vide la donna sollevare lo sguardo sulla chioma fiorita e lanciare il suo incantesimo.

Ed infine vide i due voltare le spalle a quel luogo allontanandosi, rassegnati alla loro grave perdita.

Harry posò dolcemente una mano sulla spalla dell'amica riportandola così alla realtà.

“Vieni Hermione” le disse semplicemente, guidandola lontano da quel luogo, di nuovo nel bosco, verso la loro meta. Trovarono infine ciò che stavano cercando. In una radura riparata una candida lapide risaltava nell'oscurità del parco, grazie anche alla luce lunare che teneramente la accarezzava.

Hermione timidamente allungò una mano esitando, poi prese coraggio e con le dita sfiorò la lastra tombale, estremamente semplice, senza ghirigori né fronzoli. Era liscia, levigata e fredda, e la ragazza pensò che quella sarebbe stata la sensazione che avrebbe provato se avesse potuto sfiorare il viso del ragazzo di cui stava per profanare la dimora eterna. La terra attorno alla pietra sembrava smossa di recente, ma non vi prestarono troppa attenzione.

Harry gentilmente la scostò e tentò con l'incanto Wingardium Leviosa di sollevare la pesante lastra, ma i suoi sforzi non furono sufficienti e dovette unirsi anche Hermione, già affaticata per l'incantesimo che li avvolgeva, e che li rendeva invisibili alle protezioni poste al castello. Lentamente la lastra si sollevò e si scostò, rivelando la buca in cui era stata calata la bara.

Questa volta la magia di Harry fu sufficiente per estrarre la bara di legno chiaro sigillata da un serpente in oro bianco che si avvolgeva tutto intorno alla cassa per custodirne gelosamente il prezioso contenuto.

“Alohomora” sussurrò Hermione, ed  il serpente lentamente lasciò la sua presa, permettendo così l'apertura del contenitore di legno. Il cuore della ragazza batteva frenetico. Sapeva che il corpo di Draco era stato incantato perché si conservasse per sempre intatto, ma stava comunque profanando una tomba! Gli occhi di Harry invece brillavano di febbrile eccitazione.

Hermione arretrò di qualche passo e voltò il viso per non vedere subito ciò che il coperchio di legno celava. Harry fece scattare i fermi a forma di testa di serpente e lentamente aprì la bara.

Hermione sentì l'amico esclamare frustrato: “ No! Maledizione!”.

Decise allora di guardare anche lei, e tutto ciò che vide fu il raso grigio perla che foderava l'interno della bara. Il corpo di Draco Malfoy era sparito. Evidentemente qualcuno li aveva preceduti.

Hermione, ormai molto stanca, ebbe un lieve mancamento, e la barriera magica che proteggeva i due ragazzi venne meno. Dal terreno attorno a loro partirono delle luci di segnalazione che rivelavano la presenza di intrusi e la loro posizione.

Harry si girò di scatto verso l'amica, l'afferrò per il polso e si lanciò in una corsa disperata verso il cancello di confine, oltre il quale si sarebbero potuti smaterializzare al sicuro.

Vedeva gli alberi attorno a lui sfrecciare veloci, non badava a dove andava, seguiva solo la direzione che gli suggeriva il suo istinto, ma sentiva di dover fare sempre più fatica per trascinare con sé Hermione, visto che era esausta.

“Hermione! Resisti, manca poco!” le urlò concitato.

Attorno a loro e sopra le loro teste, scie di fumo nero sfrecciavano cercando di raggiungerli. Mangiamorte. Li avevano scoperti e li stavano inseguendo con l'intento di ucciderli. Due Mangiamorte si materializzarono subito dietro di loro e gli scagliarono addosso delle maledizioni che per fortuna Harry riuscì a schivare. Iniziò a zigzagare proprio per non offrire un facile bersaglio agli inseguitori. E mentre correva, cercando di schivare le maledizioni e di raggiungere il confine passando tra gli alberi di quel bosco oscuro, sentiva la sua amica, ormai sfinita, sempre più pesante da trascinare, tanto che alla fine cadde a terra. Harry subito si girò e tornò indietro facendole da scudo mentre venivano circondati dai Mangiamorte. E proprio davanti a lui si materializzarono Bellatrix Lestrange e Lucius Malfoy.

La donna, con gli occhi luccicanti di follia lo derise: “Guarda guarda chi è venuto a farci visita, Lucius! Il Signore Oscuro sarà felice di vederlo” e si lasciò andare ad una risata isterica.

Intanto Hermione dietro di lui si stava rialzando, ma venne atterrata di nuovo dallo Stupeficium di Lucius Malfoy che la fece ricadere carponi a terra. “Che ne facciamo Bella?” chiese laconicamente Malfoy.

“Uccidete la sudicia mezzosangue – disse Bellatrix senza degnare di una sola occhiata Hermione, la sua attenzione era tutta per Harry – lui invece lo portiamo al Lord Oscuro”. E proprio non fare caso ad Hermione fu l'errore dei Mangiamorte. Lei infatti estrasse fulminea la bacchetta ed urlò con le sue ultime forze: “Vortex!” tracciando un cerchio immaginario in aria.

Un vortice magico avvolse i due ragazzi ed investì in pieno i Mangiamorte scagliandoli a terra qualche metro più in là e stordendoli. Harry non perse tempo, afferrò di nuovo l'amica per il polso e corse veloce come il vento verso la recinzione che sentiva essere vicina. Ed infatti nel giro di qualche secondo vide finalmente l'inferriata ed urlò: “Bombarda Maxima!”. Con un fragoroso boato la pesante cancellata in ferro battuto fu divelta, offrendo un varco ai fuggitivi. Intanto dietro di loro l'inseguimento dei Mangiamorte era ripreso, e raggi verdi li sfioravano di continuo.

“Harry, gli incantesimi di protezione attorno al cancello!” gli strillò Hermione.

“Lo so! - le rispose Harry trascinando l'amica  - Ma non abbiamo scelta, speriamo che gli incantesimi siano saltati insieme all'inferriata. Quando ci arriviamo vicino, salta attraverso il varco e smaterializzati!”.

Ormai Bellatrix era proprio dietro di loro. Si piantò bene per terra e puntò la bacchetta. “Avada…

Harry ed Hermione si tuffarono attraverso la cancellata divelta e scomparvero nel nulla.

…Kedavra!”. Il raggio verde partì dalla bacchetta e si perse nella notte.

“Nooooo!” gridò Bellatrix in preda alla follia, graffiandosi il viso con le unghie affilate. “Nooo!” continuò a gridare, squarciando il silenzio della notte.

A molti chilometri di distanza due ragazzi comparvero dal nulla, rotolarono sull'erba umida per qualche metro e sorrisero sollevando lo sguardo su un antico castello: erano a casa.

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Capitolo 12
*** Distant Memory ***


Capitolo 12

§ Cap. XII – Distant Memory §

 
Harry si ritrovò a rotolare per uno dei dolci declivi del giardino che circondava il castello di Hogwarts. Quando finalmente si fermò, gli ci vollero diversi minuti per ritrovare abbastanza lucidità mentale da capire dove fosse e come ci fosse arrivato, passati i quali puntò i suoi occhi verde smeraldo verso il cielo sopra di lui che, da morbida coperta di velluto blu si era trasformato in un velo scuro carico di nuvole.

Neanche il tempo di soffermarsi sul cambiamento, che le prime gocce di una pioggia violenta iniziarono a cadergli addosso. Una potente risata gli venne dal cuore e lui vi si abbandonò completamente.

Ma la cosa non durò che qualche secondo, perché qualcuno gli si scagliò addosso, bloccandolo a terra con il proprio peso, mentre urlandogli contro gli stringeva il colletto fino quasi a farlo soffocare. Tra l’aggressione e la pioggia che aveva preso a battere violentemente, Harry non riuscì a capire cosa gli stesse succedendo. Pensò subito che qualche Mangiamorte avesse trovato il modo di smaterializzarsi ad Hogwarts eludendo la protezione contro il Marchio Nero. E in effetti la figura che lo sovrastava era completamente vestita di nero. Ne sentiva i lunghi capelli neri bagnati strofinargli sul viso mentre le mani serrate a pugno attorno al colletto della sua camicia gli comprimevano la trachea scuotendolo violentemente contro il terreno.

Ad un certo punto gli parve di udire la voce di Hermione che, allarmata, strillava qualcosa che però non riusciva a comprendere. E poi la stretta attorno al collo si attenuò, così come la violenza degli scossoni che il misterioso aggressore gli infliggeva.

Aprì completamente gli occhi, deciso a capire cosa stesse succedendo, per difendere Hermione con tutte le sue forze, anche a costo della sua vita, e quello che vide lo spiazzò completamente.

Bryan era a cavalcioni su di lui, schiacciandogli il torace con il suo peso. Le mani ancora serrate a pugno gli rendevano difficile la respirazione, anche se la presa si era allentata, e gli occhi erano due tizzoni ardenti, pronti ad incenerirlo al minimo tentativo di fare qualunque cosa.

“Tu, bastardo decerebrato!” gli ringhiò contro con i denti così serrati che quasi non si comprendevano le sue parole. E per dare vigore alle sue parole lo scosse di nuovo.

“Ti avevo detto di non coinvolgere più gli altri per le tue idee!”

“Ma io…” tentò di dire Harry con l’ultima aria ancora presente  nei suoi polmoni che iniziavano a bruciare per la lunga apnea.

“Sta zitto!” gli urlò contro Bryan, con il fiatone dovuto alla rabbia che gli trasfigurava il volto.

“Bryan ti prego lascialo andare!” tentò di dire Hermione tirandolo per le spalle nel tentativo di allontanarlo dal suo migliore amico.

La pioggia intanto continuava a battere incessantemente ed aveva inzuppato completamente i due ragazzi, ancora a terra avvinghiati. Cadeva sulla testa di Bryan e ne percorreva i lunghi capelli corvini fino a sgocciolare sul viso di Harry, accaldato dalla corsa prima e poi dall’aggressione e che ora era colpito dalle gocce gelide che cadevano dal cielo.

“Quando la smetterai di pensare solo a te?!?” urlò ancora fuori di sé Bryan, che non accennava a mollare la presa.

“Bryan per favore!” urlò Hermione per farsi sentire dal ragazzo, mentre tentava in tutti i modi di scostarlo da Harry, ma non era un’impresa facile. Bryan non era muscoloso, ma era alto ed era comunque più forte di lei. Ed in quel momento l’adrenalina che gli scorreva nelle vene sembrava avergli trasformato i muscoli in corde d’acciaio.

Eppure anche lui alla fine ritrovò la lucidità, e pur rimanendo a cavalcioni di Harry, tolse le mani dal suo collo. Hermione, ancora sulle spalle di Bryan cadde in ginocchio ed iniziò a piangere poggiandogli la fronte sulla schiena. Il ragazzo si girò lentamente fino ad abbracciarla con delicatezza, come se fosse una cosa preziosa. Quelle stesse braccia che stavano per uccidere il suo migliore amico, adesso erano il suo rifugio e le stavano trasmettendo un calore inimmaginabile. Con una mano le carezzò la guancia, andando ad asciugare le lacrime che si confondevano con la pioggia, inutile tentativo di placare i singhiozzi della ragazza.

“Ho avuto paura… - riuscì a dire Hermione – Paura che non ti fermassi, e che lo uccidessi”

“Se lo sarebbe meritato” sibilò Bryan che con un’occhiata gelò Harry sul posto.

Si alzò lentamente in piedi, aiutando Hermione a fare altrettanto, per racchiuderla poi in un abbraccio completo, come a proteggerla da  tutto e da tutti.

“Gli avevo detto di non coinvolgere più nessuno nelle sue idee assurde. Poteva finire male. Potevate morire. Potevi morire” disse Bryan tutto d’un fiato, pronunciando le ultime parole mentre la fissava negli occhi con uno sguardo estremamente serio, tenendole le guance tra le mani.

“Sono stata io ad insistere… - sussurrò Hermione chinando la testa – Harry non mi voleva con sé. Sono io che ho insistito. Ha cercato in tutti i modi di lasciarmi qui al castello. Ma sapevo che senza di me non ce l’avrebbe fatta…”

Gli occhi di Bryan ebbero di nuovo un guizzo di rabbia che rasentava la follia, ma stavolta riuscì a trattenersi dagli istinti omicidi che lo avevano colto prima. Solo la presa delle sue mani si fece più rude e meno delicata mentre afferrava la ragazza per le spalle e la scostava da sé in modo da poterla guardare in faccia.

“Che cosa?!? – disse sconvolto con la voce di un’ottava più alta del solito – Sei impazzita anche tu?!? Ti ha dato di volta il cervello? Ma che è, un attacco di Potterite acuta? Oppure nella vostra torre è scoppiata un’epidemia di virus della stupidità? Perché sinceramente non vi capisco. Sembra che non vediate l’ora di crepare! E fanculo a tutti quelli che si preoccupano per voi!” terminò Bryan abbassando bruscamente le braccia lungo il corpo, i pugni stretti, e girandosi per non guardare i due ragazzi che erano lì su quella collinetta insieme a lui sotto la pioggia incessante.

“Bryan – lo richiamò gentilmente Hermione posandogli una mano sulla spalla – tu non puoi capire…”

“Non posso capire?!? Cosa non posso capire?” si girò di scatto a fissarla negli occhi come se volesse divorarle l’anima con il solo sguardo.

“Che vogliate in tutti i modi immolarvi in nome dei vostri ideali? Beh sai che ti dico? Hai ragione! Perché io ho fatto sempre di tutto per salvarmi il culo! Sono scappato dalla mia vita, dalla mia famiglia, dalla mia casa, pur di restare vivo! Ho abbandonato tutto! Anche il mio nome! Tutto!”

Bryan si girò di nuovo di spalle, a guardare il cielo che a quel punto sembrava piangere per lui quelle lacrime che non erano mai uscite dai suoi occhi ma che erano scorse in lui per tanto tempo.

“Non sopporterei di perdere altre persone…” sussurrò rivolto al cielo.

Hermione lo abbracciò da dietro, appoggiando la guancia alla schiena del ragazzo.

“Non le perderai, te lo prometto” poi sciolse l’abbraccio e gli prese delicatamente la mano. “ E adesso vieni, è il momento di rientrare, abbiamo tutti bisogno di riposo e di asciugarci”gli disse mentre iniziava a muovere i primi passi verso il castello, seguita docilmente da Bryan che sembrava spossato e più indietro da Harry che ripensava febbrilmente a quanto era successo quella sera.

A Malfoy Manor e ad Hogwarts.

 

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Il giorno seguente Bryan, Hermione e Blaise stavano seduti sulle rive del Lago Nero, a godersi il tiepido sole di un pomeriggio autunnale.

Avevano steso una grande coperta sull’erba, per evitare che l’umidità della soffice distesa verde gli penetrasse fin nelle ossa. E d’altronde Hermione e Bryan ne avevano avuta abbastanza di umidità nelle ultime ore, anche se Blaise questo non poteva saperlo. I tre ragazzi si erano incontrato quasi per caso fuori del portone d’ingresso del castello e avevano deciso di passare un po’ di tempo insieme a chiacchierare. Bryan e Blaise avevano legato molto negli ultimi tempi, tanto da sembrare amici di vecchia data, cosa che ovviamente non poteva essere, ma i molteplici interessi in comune li avevano avvicinati moltissimo. E anche con Hermione le cose andavano bene. I due ragazzi avevano trovato in lei un’amica leale, ma anche una persona molto intelligente e stimolante, con cui intavolare interessanti conversazioni e dai molteplici interessi.

E così chiacchierando avevano raggiunto la riva del Lago ed avevano deciso di passare lì un po’ di tempo. Blaise stava già per sedersi sull’erba quando Hermione ricordando la pioggia della notte precedente pensò che il terreno fosse troppo bagnato per potercisi sedere. Così trattenne il suo amico ed estrasse da una tasca il fazzoletto.

Engorgio!” esclamò decisa dopo avergli puntato contro la bacchetta, ed il pezzo di stoffa iniziò a crescere fino ad assumere le dimensioni e la consistenza di una morbida trapunta su cui si potessero sedere comodamente tutti e tre.

Ed infatti una volta stesa a terra, Hermione elegantemente ci si mise a sedere, ma non fu imitata dagli altri. Incuriosita levò lo sguardo e scoprì una smorfia di disgusto sui loro volti.

“Ehi guardate che non mi ci sono mica soffiata il naso!” esclamò piccata, non riuscendo a comprendere il problema.

“Non è quello il punto Hermione” le rispose Blaise.

“E allora qual è?” chiese la ragazza evidentemente confusa.

“I colori” mormorò Blaise, la cui affermazione si rispecchiava nel sopracciglio inarcato di Bryan che lentamente fece un cenno d’assenso.

Hermione abbassò gli occhi sulla trapunta, notando che era bordeaux, con un orlo ricamato in oro ed al centro vi era l’immagine di un leone rampante incantato perché silenziosamente ruggisse tutto il proprio orgoglio. La ragazza scoppiò in una risata cristallina.

“Davvero ragazza – intervenne Bryan – non pretenderai spero che posiamo le nostre regali terga proprio là sopra!”

“Ovvio che no, il leone potrebbe strapparvele a morsi!” continuò a ridere Hermione, che si alzò e puntò di nuovo la bacchetta contro la trapunta, che dapprima divenne completamente bianca. Poi, come se la ragazza la stesse dipingendo, apparvero lungo il bordo tre cornici concentriche, una bordeaux con ricami oro, una verde smeraldo con intarsi argentati, ed infine una azzurra con inserti neri. Al centro, rimasto bianco, apparvero un grifone dorato, un serpente verde smeraldo ed un corvo nero, che si muovevano liberamente all’interno della cornice multicolore.

“Lorsignori sono soddisfatti ora?” chiese con un sorriso gentile la ragazza facendo anche un lieve inchino.

Bryan alzò gli occhi al cielo e scuotendo leggermente la testa si buttò a sedere di malagrazia, atterrando di peso chissà quanto casualmente proprio nel punto dove si trovava il grifone.

“Bryan!” lo riprese subito Hermione.

“Che c’è?” chiese Bryan con la faccia più angelica che riuscisse ad esibire.

Hermione decise di lasciar correre e si mise a sedere sulla trapunta, seguita subito dopo da Blaise. Iniziarono a parlare piacevolmente del più e del meno, ma qualunque discorso iniziassero si andava inesorabilmente a finire a parlare di Draco Malfoy. Ed ogni volta che succedeva lo sguardo di Blaise si velava di tristezza.

“Ma perché volevi tanto bene a Draco Malfoy? Da quello che ho sentito in giro era solo un bastardo viziato, egocentrico…”

“Non ti azzardare a parlare così di lui! – saltò su Blaise – Lui era così solo con gli estranei! Con chi gli era più vicino era tutta un’altra persona. Per me è stato un fratello. Quando avevo bisogno di lui c’è sempre stato, mi ha aiutato e consolato. Solo che non era facile avvicinarglisi, manteneva sempre le distanze. In passato aveva sofferto parecchio per colpa del padre e non voleva che la cosa si potesse ripetere, che qualcun altro lo potesse ferire.”

“Sai - intervenne Hermione - anche io comincio a credere di aver sbagliato tutto con lui. Conoscendo Blaise e sentendolo parlare di Draco, mi sono accorta che lui era tutta un'altra persona rispetto a quella che si mostrava. Ed adesso mi dispiace di non averlo conosciuto davvero. E' stato così bravo a nascondersi dietro al personaggio che gli ha imposto il padre, che nessuno si è mai chiesto chi si nascondesse dietro.

Perchè nessuno ha mai pensato che ci fosse qualcuno nascosto dietro.”

Bryan rimase molto colpito dalle parole della ragazza. Proprio lei che senza motivo apparente era stata quella sferzata maggiormente dalla cattiveria di quel ragazzo morto qualche mese prima.

Ed un pensiero lo colpì per la sua intensità e la profondità.

Se Draco si fosse mostrato a lei per quello che era veramente, aprendole il suo cuore e mostrandole la sua anima, lei lo avrebbe capito e lo avrebbe aiutato. Senza giudicarlo. Non avrebbe potuto mai fargli del male.

Ma Draco ormai era morto, e tutto questo non aveva più importanza.

“Scusate, avete ragione, non avrei dovuto parlarne così – disse alzando le mani come in segno di resa – ma era quella l’idea che mi ero fatto di lui sentendone parlare in giro e..”

“Sono tutte bugie! – esplose Blaise, lasciando basiti gli altri due – Sentenze sputate lì per invidia e superficialità. Nessuno si è mai preoccupato di conoscerlo veramente, il nome Malfoy bastava per etichettarlo.”

“E tu? Sei sicuro di averlo capito fino in fondo? Pensi che meritasse veramente tutto il tuo affetto? Magari era un abile manipolatore ed è riuscito a raggirarti, a farti credere cose non vere. Sei sicuro di averlo conosciuto davvero?”

Blaise parve turbato dalla domanda e rimase qualche secondo a riflettere. “Non lo so, Draco aveva una personalità molto complessa, quello che ti posso dire con sicurezza è che ho cercato di rimanergli sempre vicino e di essere un buon amico per lui.”

“Sono sicuro che lui ti considerasse un buon amico – gli disse Bryan posandogli una mano su una spalla e guardandolo negli occhi con un’intensità disarmante – anzi che ti considerasse un fratello. Non può che essere così vista la persona speciale che sei.”

Gli occhi di Blaise luccicarono per un brevissimo istante, poi prese un profondo respiro e mormorò: “Draco era un ragazzo molto strano, dalle mille sfaccettature, che difficilmente qualcuno riusciva a cogliere. Tutti hanno visto il suo lato bastardo, egoistico, arrogante, quello che in Grifondoro hanno imparato ad odiare per intenderci. Pochi hanno visto il suo lato responsabile e protettivo, quello che usava con Pansy ad esempio, a cui era profondamente affezionato anche se non lo dava a vedere e cercava sempre di proteggerla ma con discrezione. Nessuno ha avuto il piacere di vedere il lato più vero e profondo di Draco. Nessuno tranne me, che lo consideravo un fratello, perché sapevo leggere oltre quello che mostrava a tutti e vedevo che persona fantastica fosse, costantemente diviso tra quello che il mondo esterno gli imponeva, il volere della sua famiglia, gli obblighi del sangue puro, gli ordini del Lord Oscuro, e la voce della sua anima che urlava dentro di lui oppressa e nascosta in fondo al suo cuore.”

“Si vede che lo hai osservato con attenzione e che gli hai voluto davvero bene” gli rispose Bryan.

“Te l’ho detto, l’ho sempre considerato un fratello… Ed ora se fosse qui mi pesterebbe fino ad ammazzarmi di botte per averne parlato in questo modo così sdolcinato – disse Blaise tentando di alleggerire il magone che stava facendo lo scoobidoo con le sue budella – ed ora scusate, ma è meglio se rientro” terminò alzandosi e dirigendosi poi verso il castello per nascondere quanto più  possibile ai suoi amici tutte le emozioni che quei ricordi gli avevano riportato e che stava lottando con tutte le sue forze perché non si tramutassero in lacrime salate ed amare allo stesso tempo.

 

§§§§ ---- §§§§


Bryan ed Hermione rimasero da soli, ognuno perso nei propri pensieri, a guardare la distesa piatta del Lago Nero. Fu Hermione la prima a rompere il silenzio. “Sai, sto scoprendo in Malfoy una persona che mai mi sarei aspettata, e trovo che a volte tu gli assomigli in una maniera impressionante.”

Bryan si irrigidì improvvisamente. “Che cosa?!? Ma che diavolo stai dicendo?” le chiese con gli occhi fuori dalle orbite.

“Ehi calmati, non volevo mica offenderti! – si difese subito la ragazza – E’ solo che a volte sei così enigmatico, riesci ad isolarti anche in mezzo ad una folla di gente, insomma per certi versi mi ricordi il Draco di cui parla sempre Blaise. Poi però dimostri di tenere alla gente, di tenere a me... – disse con un sussurro guardandolo intensamente negli occhi – e vedo una persona totalmente diversa.”

Bryan ricambiò il suo sguardo e stese un braccio invitandola ad accoccolarsi contro di lui. Era davvero da tanto che non permetteva a qualcuno di avvicinarglisi fisicamente in un contatto così intimo come può essere un abbraccio. Ma con lei gli veniva naturale. Non aveva provato nessun fastidio tutte le volte che l’aveva abbracciata o che i loro corpi erano venuti in contatto.

Hermione subito gli fu al fianco e si rannicchiò contro di lui, beandosi del suo calore e anche del suo affetto.

“Grazie” mormorò semplicemente lei ancora attaccata al suo fianco, con il viso nascosto nell’incavo del suo collo, racchiudendo in quella semplice parola tutto ciò che aveva nel cuore. Alzò il suo sguardo e si perse negli occhi grigi di Bryan che sembravano lo specchio del mare di emozioni che riempiva i suoi e che le martellava nel cuore.

Lentamente il ragazzo avvicinò il viso a quello di Hermione e le sfiorò le labbra in un bacio delicatissimo, che entrambi da tempo bramavano.

Passarono il resto del pomeriggio così, in riva al lago su quella trapunta a scambiarsi baci e tacite promesse.

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Capitolo 13
*** See You Again ***


Capitolo 13

§ Cap. XIII – See You Again §


Nonostante fosse notte fonda, Harry non riusciva a dormire e continuava a rigirarsi nel letto, attirandosi le imprecazioni dei suoi compagni di dormitorio, primo tra tutti Ronald Weasley che, da quando aveva portato alla malora il Trio vedeva le avventure notturne soltanto come un fastidio per il suo preziosissimo sonno notturno.

“Insomma Harry basta! Datti una calmata una volta per tutte!” gli sibilò contro con cattiveria.

“Scusa Ron, ma non riesco a dormire… Stavo pensando che…”

“Non me ne frega niente di quello che pensi! Lasciami dormire e basta! Se proprio mi vuoi escludere dalla tua vita almeno lasciami in pace!” lo interruppe Ron.

“Ma sei tu che…” tentò di spiegare Harry.

“Harry accidenti! Piantala!” inveì Seamus.

Ad Harry non rimase che inforcare i suoi occhiali, prendere la bacchetta ed alzarsi dal letto. Indossata la vestaglia, prese con sé la Mappa del Malandrino, tanto per vedere chi come lui fosse sveglio a quell’ora assurda ed eventualmente cosa stesse facendo.

Scese silenziosamente le scale e si ritrovò nella Sala Comune, dove si accovacciò su una delle poltroncine davanti al caminetto. Rimase parecchio tempo a fissare le fiamme, sperando che da un momento all’altro ne uscisse fuori la testa di Sirius, il suo padrino, a dirgli che era stato tutto un errore e che lui era vivo e vegeto. Ma non successe nulla di tutto ciò ed Harry distolse lo sguardo. Lasciò quindi i suoi pensieri a briglia sciolta, e alla fine un particolare saltò alla sua attenzione. Come aveva fatto Bryan a trovarli in così poco tempo la notte precedente quando era tornato ad Hogwarts con Hermione? Non aveva detto a nessuno delle sue intenzioni ed Hermione non avrebbe avuto il tempo di avvertire qualcuno. Aveva anche lui una mappa come la sua che gli permetteva di tenere tutto il castello sotto controllo?

Si ricordò solo in quel momento della pergamena piegata che giaceva nella tasca della sua vestaglia.

La estrasse e puntandovi la bacchetta contro sussurrò: “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”. La vecchia pergamena prese vita sotto i suoi occhi e sulla carta ormai consunta lungo i bordi iniziarono a disegnarsi tratti di inchiostro formando figure sempre più complicate, come del sangue che riprendesse a scorrere in un essere vivente che per qualche motivo ne fosse stato privato. Sotto i suoi occhi andò formandosi la pianta del vecchi castello ed apparvero i nomi dei suoi occupanti. Non si sorprese per niente di notare Tiger e Goyle nelle cucine probabilmente per il quarto o quinto spuntino notturno. E che dire poi di Luna in cima alla Torre di Astronomia? Magari aveva sbagliato a scrivere l’orario delle lezioni oppure stava inseguendo qualche strana creatura dal nome impronunciabile e dall’esistenza abbastanza dubbia. Continuò così a scrutare centimetro per centimetro ogni angolo del castello, spiando silenziosamente la vita notturna dei suoi occupanti. Decise quindi di controllare cosa stesse facendo Bryan ed iniziò a cercarlo nei dormitori di Corvonero senza tuttavia trovarlo. Così osservò con attenzione prima la loro Sala Comune, per allargare la ricerca ai corridoi attigui la loro torre, ma non ne trovò traccia. Proseguendo le ricerche lesse un nome che gli gelò il sangue nelle vene: Severus Piton. E stava proprio vicino alla torre di Corvonero. Davanti a quel nome stavano i disegni di due impronte a cui non era associata nessuna parola. All’inizio Harry pensò ad una macchia d’inchiostro, ma quando le due improntine presero a muoversi, seppure di poco, si convinse che si trattava proprio di una persona. Eppure non compariva nessun nome accanto a quei segnetti. Solo il nome di Piton accanto ad altri due segni. Evidentemente, chiunque fosse, era riuscito a rendersi indisegnabile proprio come la Stanza delle Necessità. Harry sentì forte l’impulso di andare a vedere cosa stesse succedendo, e perché no, magari catturare Piton per vendicarsi di tutto il male che aveva fatto. Non ultimo avergli strappato Silente, l’unico punto di riferimento che gli era rimasto dopo che anche Sirius se ne era andato. Scattò in piedi pronto per prendere il suo Mantello dell’Invisibilità, poi si ricordò che in dormitorio, oltre a scatenare l’odio permanente dei suoi compagni, avrebbe dovuto rispondere a delle domande scomode per spiegare il motivo per cui a quell’ora prendeva il mantello e se ne andava in giro per il castello. Guardò di nuovo la mappa e vide che non c’erano prefetti in giro, evidentemente il loro turno era già finito. E anche Gazza dormiva beatamente nel suo alloggio con accanto Mrs. Purr.

Harry si diresse con passo deciso verso il ritratto della Signora Grassa che varcò nonostante le proteste della donna, che tentò di blandire con una serie lunghissima di complimenti, con un discreto successo, dovette complimentarsi con sé stesso.

Con un “Lumos” accese la sua bacchetta perché gli illuminasse il cammino e gli permettesse di continuare a consultare la mappa per tenere sotto controllo la situazione. Grazie ad una scorciatoia che gli indicò la mappa stessa, arrivò velocemente vicino al corridoio dove si trovava Piton. Spense la bacchetta per sicurezza e cercando di fare meno rumore possibile, si avvicinò più che potè. Per non rischiare di essere visto si nascose dietro un’armatura che però gli copriva parzialmente la visuale. Riconobbe distintamente la figura del suo ex professore di Pozioni, la solita voce melliflua e controllata anche se poteva chiaramente percepire una nota di ansia che non aveva mai sentito. I capelli corvini più lunghi rispetto all’ultima volta che lo aveva visto, gli arrivavano compostamente fino alle spalle, ammantate dalla solita veste nera lunga fino ai piedi. La persona che era con lui si limitava a bisbigliare, cosicché la voce risultava alterata, ed Harry non riuscì a riconoscerla, capì solo che si trattava di un maschio, ma se fosse un uomo o un ragazzo non riuscì a comprenderlo.

Appiattendosi il più possibile contro la parete tese le orecchie per sentire quello che si stavano dicendo.

“Severus! Insomma, si può sapere che ci fai qui?”

“Porto a termine la mia missione e soprattutto mi nascondo dai Mangiamorte. Piuttosto, cosa ci fai TU qui. Sei per caso impazzito? Lo sai che se ti dovessero scoprire ti ammazzerebbero senza problemi?”

“Hai ragione, ma non ce la facevo più a nascondermi, ad aspettare senza fare niente, cerca di capire”

“Io posso anche capirti, ma tu rischi di far saltare tutti i nostri piani, ti rendi conto di questo?” quasi ringhiò Piton.

“So badare a me stesso” gli rispose l'altro duramente.

“Lo capisci che qui non c'è in gioco solo la tua vita? Forse non ti sei accorto che tu sei solo una delle pedine in questo delicato gioco di equilibri”

La figura davanti a lui trasse un sospiro, evidentemente soppesando tutte le possibilità.

“Non posso andarmene ora, attirerei ancora di più i sospetti”

“Purtroppo su questo devo darti ragione”

“E con Potter come la mettiamo?”

“Già, è coinvolto anche lui - ricordò in quel momento Piton - Come se la situazione non fosse già abbastanza complicata. Rischia di scoprire tutto e non possiamo permetterlo”

“E cosa pensi di fare?”

“Per adesso non ne ho idea. Vediamo come si evolve la cosa, magari tra un po' si stuferà di non trovare niente e smetterà di giocare all'investigatore. Ora devo andare”

“A presto Severus”.

I due si allontanarono dal punto dove stava Harry che sentì soltanto la porta di accesso alla torre di Corvonero aprirsi e poi richiudersi. Rimase nascosto ancora un po’, perché non era sicuro che entrambe le persone che occupavano il corridoio poco prima se ne fossero andate, e non poteva rischiare di essere scoperto.

Ed infatti dopo pochissimi minuti sentì di nuovo dei passi, stavolta avvicinarsi verso di lui. L’uomo portava in mano una lanterna che lo rese presto riconoscibile: Mathias Thunder. Che ci faceva lì il professore di Trasfigurazione a quell’ora assurda di notte?

Harry rimase dov’era, pregando in tutte le lingue che conosceva che il professore non proseguisse oltre lungo il corridoio, e per una volta venne ascoltato. Infatti si fermò a poca distanza dal punto in cui era nascosto Harry e si guardò intorno come se cercasse qualcosa. Dopo aver emesso uno sbuffo di frustrazione il professor Thunder si voltò e tornò nella direzione da dove era venuto, lasciando finalmente il ragazzo solo e al buio.

Harry ne approfittò e sgattaiolò subito fuori dal suo nascondiglio, correndo per tornare il più presto possibile alla Torre di Grifondoro, dove con una nuova sequela di complimenti riuscì a farsi aprire il passaggio dalla Signora Grassa senza che questa desse l’allarme. Non appena si ritrovò in Sala Comune tirò un sospiro di sollievo e si passò stancamente una mano tra i capelli scompigliandoli ancora di più se possibile. Il giorno seguente avrebbe sicuramente parlato ad Hermione di quello che aveva visto. In tutto quel trambusto gli era passato di mente che non era riuscito a trovare Bryan, ma la cosa era passata in secondo piano rispetto all’improvvisa ricomparsa di Piton.

Si diresse stancamente verso il suo dormitorio e silenziosamente entrò nella camerata, si tolse la vestaglia posandola poi sul baule, posò gli occhiali sul comodino e si infilò silenziosamente sotto le coperte senza fare il minimo rumore.

Solo a quel punto sussurrò: “Levicorpus” contro Ron Weasley, sollevandolo senza svegliarlo e facendolo levitare fuori della sagoma del letto. Poi sussurrò: “Liberacorpus” facendo franare a terra il ragazzo. Nel momento in cui Ron toccava terra, Harry nascose la bacchetta sotto il cuscino e chiuse gli occhi fingendo un sonno angelico.

Gli altri ragazzi del dormitorio si svegliarono di soprassalto e notando Ron a terra lo maledissero in tutte le lingue per averli svegliati facendo tutto quel casino quando poco prima se l’era presa con Harry per un semplice frusciare di coperte.

Ron era così spiazzato dalla caduta e da ciò che era successo che riuscì solo a balbettare qualche sillaba senza significato, ma venne prontamente zittito dagli altri, desiderosi solo di tornare a dormire, mentre Harry, con il viso nascosto dalle coperte ghignava come non aveva mai fatto in vita sua.

 

§§§§ ---- §§§§


La mattina giunse anche troppo velocemente per Harry che aveva passato sveglio gran parte della notte, tra escursioni furtive e riflessioni. Tuttavia si alzò dal letto e si preparò abbastanza velocemente per parlare prima possibile con Hermione delle sue scoperte e dei suoi sospetti su Bryan Hope. Così scese giù dal dormitorio mentre ancora si stava infilando il mantello e con la cravatta in mano, diretto verso la stanza di Hermione, ma la trovò vuota. Allora volò giù in Sala Grande, sicuro che l’avrebbe trovata a fare colazione mentre ripassava velocemente per le lezioni della mattina.

E in effetti la trovò seduta al loro tavolo, ma decisamente non stava ripassando. Era seduta accanto a Bryan Hope, accoccolata contro di lui e di tanto in tanto si scambiavano teneri baci. Harry quasi svenne per lo shock di vedere la sua amica in atteggiamenti così intimi a cui non era abituato, ma anche per la persona con cui tutto ciò stava avvenendo: il soggetto di cui avrebbe voluto parlare esprimendo tutti i suoi dubbi ed i suoi sospetti. Stava per girare i tacchi e tornare su in torre per raccogliere le proprie idee quando Hermione lo vide e lo chiamò, invitandolo a sedersi con loro per fare colazione. Non vedendo altre vie d’uscita prese un profondo respiro e si avvicinò ai due ragazzi, sedendogli proprio di fronte, appoggiando il cravattino sul tavolo prima di stritolarlo completamente per il nervosismo.

“Buongiorno Harry!” esclamò felice Hermione.

“Harry” si limitò a dire Bryan.

“Buongiorno ragazzi – rispose Harry osservandoli – c’è niente che vorreste dirmi?”

Hermione si morse il labbro inferiore, segno di nervosismo, mentre Bryan ricambiò la sua occhiata. “No, niente perché? Ti sembra che ci sia qualcosa di cui parlare?” chiese in modo angelico.

Harry si limitò a sorridere e a scuotere la testa.

Possibile che quel ragazzo avesse davvero qualcosa a che fare con Piton? Proprio il ragazzo per cui Hermione sembrava nutrire dei sentimenti? Di cui di fidava così apertamente? Se però Bryan costituiva una minaccia avrebbe anche calpestato i sentimenti della sua amica pur di proteggerla, non importava quanto l’avrebbe odiato poi.

“Hai dormito bene stanotte Bryan?” gli chiese quindi scrutandolo attentamente negli occhi.

Bryan sembrò impassibile alla domanda, tuttavia ad Harry, abituato ad osservare tutto fin nei minimi particolari, non sfuggì una seppur minima contrazione della pupilla del ragazzo.

“Si tutto, bene perché?” si limitò a rispondere noncurante con una lieve alzata di spalle, riportando la sua attenzione alla ragazza accoccolata al suo fianco.

“Così, tanto per chiacchierare…” chiuse la conversazione. Non poteva certo dirgli della Mappa del Malandrino, soprattutto se non si fidava completamente di lui.

Venne distolto dai suoi pensieri da una voce proveniente dalle sue spalle.

“Buongiorno ragazzi! Posso unirmi anche io, visto che c’è già Bryan seduto al vostro tavolo?”

“Buongiorno Pansy – le rispose sorridendo Hermione – accomodati pure”. Così la serpeverde prese posto sulla panca accanto ad Harry, arrossendo lievemente.

Continuarono a fare colazione abbastanza serenamente chiacchierando del più e del meno, non facendo minimamente caso ai commenti dei loro compagni, finché non ebbero finito tutti quanti e si alzarono per andare in aula.

“Bryan scusa ti posso parlare un attimo?” chiese Harry fissandolo negli occhi con un tono che non ammetteva rifiuti. Hermione lo guardò con una muta domanda negli occhi, ma Bryan le diede un leggero bacio e la invitò ad incamminarsi verso l’aula assicurandole che l’avrebbe raggiunta subito.

Harry lo precedette fuori dalla Sala Grande e poi in giardino, fino a fermarsi sotto il salice che costituiva ormai la sala di ritrovo privata del loro gruppo.

“Senti se mi vuoi chiedere che intenzioni ho con Hermione, stai tranquillo, non la farò soffrire” iniziò subito Bryan sulla difensiva.

“Mi fa piacere, ma non sono suo padre, e con chi decide di stare sono solo affari suoi. Quello che invece mi importa, è che lei sia al sicuro con te.” Si interruppe per qualche secondo, piantando i suoi occhi verdi in quelli di ghiaccio di Bryan. “So per certo che questa notte non eri nel tuo dormitorio, ma prima mi hai detto di averci passato tutta la notte. Dove eri veramente?”

“Potter – rispose con freddezza – non sono affari tuoi.”

“E invece sono proprio affari miei, perché la sicurezza delle persone a cui voglio bene è il mio primo pensiero. Quindi, adesso dimmi dove eri questa notte, e cerca di essere convincente” gli ringhiò contro Harry.

“Ma che fai, mi spii? Comunque, anche se non sono affari tuoi, non riuscivo a prendere sonno, e così sono uscito dalla torre e mi sono fatto quattro passi.” gli rispose guardandolo con aria di sfida.

“Dove sei stato? Eri da solo? Che cosa hai fatto?”

“Ehi Potter, non ti sembra di esagerare? Se vuoi accusarmi di qualcosa fallo apertamente, altrimenti evapora e lasciami in pace. Anzi, lasciaci in pace, perché Hermione adesso rientra in questa cosa. Se hai da dire qualcosa contro di me, allora fallo pure, ma non puoi criminalizzare la gente così per un capriccio.”

“Stanotte un Mangiamorte è entrato a scuola” gli sibilò contro Harry.

Per un attimo il viso di Bryan si trasfigurò in una maschera di terrore, ma fu solo un attimo ed Harry se ne accorse solo perché scrutava ogni suo più piccolo movimento.

“Mangiamorte? Ne sei sicuro? Quando?” chiese Bryan in un fuoco di domande che investì Harry cogliendolo impreparato.

“Questa notte, nel castello, ma è stato solo per pochi minuti. Probabilmente non ha trovato ciò che cercava ed ha ritenuto più saggio scappare via.” tagliò corto Harry optando per una mezza verità.

Dalla reazione del ragazzo che aveva davanti, aveva capito che temeva i Mangiamorte, adesso ne era sicuro, non si sarebbe alleato con loro, anche se non aveva voluto dirgli cosa aveva fatto quella notte. Ma ad Harry bastava quella certezza, che Hermione con lui era al sicuro. Per il momento gli bastava. Così gli tese una mano e quando Bryan fece altrettanto gliela strinse con vigore.

“Mi raccomando con Hermione” disse poi semplicemente, prima di lasciare la stretta e voltargli le spalle per dirigersi verso il castello, lasciandosi alle spalle il Corvonero leggermente confuso.

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Capitolo 14
*** The Corpse Bride ***


Capitolo 14

§ Cap. XIV – The Corpse Bride §

 

Dopo l’apparizione di Piton, Harry aveva preso l’abitudine di passare buona parte delle sue notti ad osservare la Mappa del Malandrino per controllare che il tetro ex-professore non si introducesse di nuovo all’interno della scuola. Ancora non aveva deciso cosa avrebbe fatto in quel caso, ma comunque seguiva il motto di Moody: vigilanza costante.

E durante queste notti in cui faceva la ‘sentinella silenziosa’ sulla mappa della scuola notò più volte le impronte senza proprietario all’interno o nelle vicinanze della torre di Corvonero che spesso si incrociavano con quelle di Mathias Thunder. In effetti tutto preso dalle indagini sull’omicidio di Malfoy e dal mistero che sembrava avvolgere Bryan come la carta di una caramella, si era completamente dimenticato di raccogliere delle informazioni sul nuovo professore di Trasfigurazione. Apparentemente Thunder non aveva fatto nulla di sospetto e sembrava una persona tranquilla e preparata, ma una certa esperienza gli diceva che era il caso di assicurarsi che fosse davvero tutto a posto. D’altronde lo aveva visto pochissimi minuti dopo l’apparizione Piton, proprio nel corridoio nel quale l’arcigno ex-professore  aveva parlato con una persona che Harry non era riuscito ad identificare, né dalla voce, che aveva abilmente camuffato, né dalla mappa perché si era reso indisegnabile. Sicuramente Thunder era più che in grado di fare tutto ciò e magari era proprio lui la persona di cui Piton si fidava e con la quale stava portando avanti un piano dai dettagli ancora ignoti.

Il giorno dopo invitò Hermione a passeggiare con lui in giardino per discutere della faccenda lontano da orecchie indiscrete, non volendo che anche altri venissero a conoscenza dell’esistenza della Mappa del Malandrino e soprattutto per evitare che gli altri pensassero che fosse in preda alla paranoia più totale ed assoluta. Il che era vero, ma la cosa fino a quel momento gli aveva salvato la pellaccia più e più volte.

I due ragazzi raggiunsero così il salice sotto il quale erano soliti rifugiarsi, ma mentre Hermione stava già scostando i rami per accomodarsi, Harry la prese sottobraccio e le fece segno di proseguire.

“Se non ti dispiace preferisco fare due passi” le disse, ricevendo un segno di assenso dalla ragazza che lo guardò incuriosita.

“Più che altro vuoi essere sicuro che nessuno ascolti quello che hai da dirmi” osservò infatti lei.

Harry sospirò rassegnato. “Ormai mi conosci come le tue tasche Herm! Comunque hai ragione, volevo la tua opinione su una questione, senza destare la curiosità di altri. Che ne pensi del professor Thunder?” le chiese infine a bruciapelo.

“Beh… è un bravo professore. E’ molto preparato, espone gli argomenti in modo lineare e approfondito, sicuramente gli piace la sua materia”.

“No, non intendevo cosa ne pensi come professore, ma come persona. Che opinione ti sei fatta di lui?”

“Non saprei. Al di fuori delle lezioni non lo conosco per niente. Non ho avuto mai occasione di parlare con lui se non per qualche chiarimento e non lo si vede mai in giro per il castello al di fuori dell’orario scolastico. Perché me lo chiedi?”.

“Per il fatto che non si sa assolutamente nulla di lui. Insomma non parla con nessuno, sta sempre rinchiuso nel suo ufficio e nel suo appartamento, spesso non viene neanche in Sala Grande per i pasti. E molte notti esce di nascosto per andare nella Foresta Proibita”.

“E tu come lo sai? No aspetta – lo interruppe alzando una mano per fermarlo mentre con l’altra si massaggiava le tempie – la Mappa del Malandrino”. Harry annuì per confermare la sua ipotesi.

“Ma perché segui i suoi movimenti?”

“Qualche notte fa per puro caso ho guardato la mappa e ad un certo punto ho letto il nome di Piton. Capisci? Piton è entrato dentro la scuola!”

“E hai avvisato qualcuno?” chiese Hermione concitata.

“Veramente no – rispose Harry preparandosi ad una strigliata coi fiocchi che però non arrivò – Mi sono precipitato nel corridoio dove era Piton, davanti all’entrata dei dormitori di Corvonero. Era lì e parlava con qualcuno ma non sono riuscito a riconoscerne la voce e non riuscivo a vederlo dal punto nel quale mi ero nascosto”.

“E la mappa cosa diceva?” chiese allora Hermione.

“E’ questa la cosa pazzesca, sulla mappa c’erano le impronte di qualcun altro oltre a quelle di Piton, ma non c’era indicato nessun nome. Chiunque fosse ha una grande padronanza di incantesimi avanzati, tanto da rendersi indisegnabile”.

“E’ impossibile!” ribatté la ragazza.

A quel punto ad Harry non rimase altro che tirare fuori la mappa, una volta sicuro che non ci fosse nessuno nelle vicinanze e recitata la giusta formula, osservare attentamente ogni abitante del castello.

“Ecco, guarda qui” disse dopo qualche secondo, indicando delle impronte senza nome che si aggiravano per i sotterranei di Serpeverde dirette proprio verso il vecchio laboratorio di pozioni una volta riservato a Piton.

“Hai controllato se manca qualcuno dei normali abitanti del castello?” chiese Hermione.

“Ci ho provato credimi, ma è stato praticamente impossibile, guarda tu stessa” rispose indicando la mappa con un ampio gesto della mano.

In effetti lo sguardo di Hermione era subito scattato alla ricerca di un nome: Bryan. Non che lo volesse tenere sotto controllo, semplicemente era curiosa di vedere cosa stesse facendo in quel momento, le era venuto naturale cercarlo, proprio come lo cercava quando entrava in un ambiente dove pensava che si potesse trovare il ragazzo. Non lo aveva trovato, ma osservando la sala comune di Corvonero aveva notato un’accozzaglia di nomi sovrapposti uno all’altro e quindi totalmente illeggibili. Sicuramente in quel groviglio di inchiostro in continuo movimento c’era scritto anche il nome del suo Bryan. Continuando a scrutare la pergamena vide l’impronta di una scarpa affiancata da un punto: Alastor Moody.

“Hai pensato di chiedere a Moody cosa ne pensa del professore? Sicuramente si sarà fatto un’idea e magari anche qualche ricerca sul suo conto” suggerì Hermione indicando il nome sulla mappa.

“In effetti no, non ci ho pensato. Che ne dici se andiamo a trovarlo visto che adesso è solo in ufficio?” e ricevuto un cenno di assenso dall’amica ripiegò la pergamena e si incamminò verso l’entrata del castello.

Ci volle poco per raggiungere la porta dell’ufficio del vecchio Auror, alla quale Hermione bussò delicatamente. Pochi secondi e il consueto strumento telescopico uscì dalla superficie liscia della porta per osservare a fondo i due ospiti e solo dopo un’attenta ispezione si aprì per lasciar entrare i due ragazzi. Moody era ancora in piedi che passeggiava per la stanza apparentemente assorto nei suoi pensieri, tanto da non accorgersi della loro presenza. Gli dava infatti le spalle, quando all’improvviso si fermò e chiese: “Cosa vi porta qui, Harry Potter ed Hermione Granger?”.

‘Via il dente via il dolore’ si disse Harry che cominciò a spiegare.

“Vorremmo qualche notizia sul professor Thunder”.

“Bene, diretto al punto ragazzo! E perché me lo chiedete?” domandò a sua volta il professore ancora di spalle.

“Perché di lui non sappiamo praticamente nulla e vorrei non avere sorprese come è successo qualche anno fa con Barty Crouch che si era spacciato per lei” intervenne allora Hermione.

A quel punto il professore si girò, si avvicinò a loro e li scrutò intensamente.

“E’ uno dei miei uomini migliori – rispose l’auror – e l’ho portato con me ad Hogwarts per aiutarmi a tenere la situazione sotto controllo. Ho indagato a fondo su di lui prima di sceglierlo per questo incarico ed è risultato il più qualificato”.

“Ma si fida di lui?” chiese allora Harry, dritto al nocciolo della questione.

“Ragazzo, a questo mondo mi fido solo di me stesso. E anche del vecchio Albus mi fidavo, ma disgraziatamente non è più tra noi” terminò assestandosi un paio di pacche sulla pancia.

“Lo sa che passa le sue notti aggirandosi per il castello e per la Foresta Proibita?” rilanciò Harry attento alle reazioni di Moody che lo guardò di traverso studiandolo attentamente.

“Si, lo so. Gliel’ho ordinato io di andare in perlustrazione e di riferirmi qualunque cosa degna di attenzione, anche la più piccola. Adesso però è il tuo turno di dirmi come fai a saperlo” terminò fissandolo sia con il suo occhio azzurro che con quello magico, come cercando le risposte che il ragazzo non gli voleva dare. Harry sostenne con decisione il suo sguardo senza proferire parola e alla fine il vecchio Auror si allontanò e riprese a camminare per la stanza.

“Arrivederci ragazzi” disse solo per congedarli e ad Harry ed Hermione non rimase che lasciare lo studio e riflettere su quello che ora sapevano.

“Perché non gli hai detto di aver visto Piton?” domandò Hermione mentre si dirigevano di nuovo verso il giardino ed in particolare sotto il salice.

“Primo perché avrei dovuto dirgli della mappa e secondo perché mi avrebbe mangiato vivo se gli avessi detto che ero andato da solo a vedere” terminò sorridendo.

“E non avrebbe avuto tutti i torti! Sei stato proprio un incosciente!” esclamò Hermione sedendosi sul prato. Dopo qualche minuto di silenzio fu Harry il primo a parlare.

“E così adesso sappiamo che Thunder è un Auror e conosciamo il motivo delle sue passeggiate notturne”

“Però la cosa ancora non ti convince” continuò per lui Hermione.

“No, affatto. Secondo me nasconde qualcosa ed è stato abbastanza bravo da non far insospettire neanche Malocchio. Ma non penso che sia una caso averlo incontrato quella notte, vicino a Piton”.

Stava per esporre ad Hermione la sua idea su come avvicinare il professore di trasfigurazione quando Bryan li raggiunse. Era ancora troppo fresco il ricordo dell’incontro ravvicinato del suo collo con le mani del ragazzo così decise di soprassedere e di cambiare totalmente discorso.

 

§§§§ ---- §§§§


Nonostante Bryan avesse espresso chiaramente la sua opinione in proposito, e un livido sulla gola di Harry ne fosse il ricordo tangibile, Harry ed Hermione decisero di continuare le loro indagini. Stabilirono pertanto che Hermione di tanto in tanto si sarebbe recata nell’ufficio del professor Thunder cercando di scoprire qualcosa di più su di lui. In fondo non avrebbe destato nessun sospetto che la studentessa più volenterosa di Hogwarts chiedesse chiarimenti ed approfondimenti al docente sulla sua materia. E così avevano fissato un paio di pomeriggi a settimana durante i quali incontrarsi e discutere riguardo le lezioni. Ogni tanto la ragazza gli faceva discretamente qualche domanda personale alla quale però il professore rispondeva sempre in modo evasivo e attento a non scoprirsi troppo. Si rilassava di nuovo solo quando la conversazione tornava sugli argomenti di studio. Un pomeriggio la ragazza bussò all’ufficio del professore trovandolo però vuoto. Si prese così la libertà di entrare comunque e di dare un’occhiata in giro. Sugli scaffali c’erano decine e decine di libri tutti interessantissimi. Sulla scrivania giaceva aperto un pesante tomo dall’aria molto antica ed Hermione non resistette alla curiosità e sbirciò di cosa si trattasse.

Trattenne a stento un verso di sorpresa. Si trattava di magia oscura di altissimo livello, qualcosa di cui aveva trovato notizia nel corso delle sue ricerche in biblioteca, ma credeva si trattasse solo di leggende: quello su cui aveva posato gli occhi era un rituale per strappare qualcuno dalle braccia della signora con la falce rendendolo proprio schiavo, un modo per porre in un certo senso rimedio alla morte. Si scostò di scatto senza proseguire nella lettura, impaurita anche solo dall’idea che qualcuno potesse mettere in atto un’idea così folle. Sapeva bene che la morte non si può ingannare e che quello che ne sarebbe venuto fuori sarebbe stato un abominio, un crimine nei confronti dell’ordine naturale delle cose. Decise quindi di convincersi che si trattava di uno studio che il professore stava conducendo nelle vesti di Auror proprio per evitare che qualcuno portasse avanti quel piano scellerato.

Alla sinistra della cattedra si trovava un piccolo scrigno di legno scuro i cui bordi erano in oro con incastonate moltissime pietre preziose. Quell’oggetto doveva valere una fortuna ed Hermione si chiese cosa potesse mai contenere visto l’involucro. L’interno era foderato in morbido velluto rosso e sul fondo erano adagiati uno stiletto in oro bianco dall’impugnatura finemente lavorata e posta parallelamente una ciocca di capelli lisci come la seta e di un colore biondo talmente chiaro da sembrare bianco. ‘Come i capelli di Malfoy’ le suggerì la sua mente, ma Hermione decise di accantonare quel pensiero che tuttavia non riuscì a tacitare perché le rimbalzava tra i pensieri come un campanello d’allarme impossibile da ignorare. Tra i capelli e lo stiletto erano adagiate due ampolline, una contenente un liquido rosso scuro, sicuramente sangue, e l’altra piena di un fluido argenteo opalescente che Hermione non ebbe difficoltà a riconoscere come sangue di unicorno. La mente iniziò a lavorare febbrilmente: gli unicorni popolavano la foresta attorno ad Hogwarts, il professor Thunder andava spesso nella foresta, il corpo di Malfoy era scomparso, dei capelli biondissimi erano riposti con cura davanti ai suoi occhi. Richiuse di scatto lo scrigno e riprese la sua perlustrazione.

Proprio accanto alla porta notò un massiccio baule di legno scuro di fattura piuttosto rozza, in netto contrasto con il piccolo scrigno che aveva appena esaminato. Sul baule erano accatastati diversi libri ed oggetti personali, pertanto era fuori discussione provare ad aprirlo, non desiderava certo essere scoperta dal professore che sarebbe potuto entra in qualunque momento, mentre metteva le mani tra le sue cose.

Si pose davanti al baule poi eseguendo dei complicati movimenti della bacchetta pronunciò:” Res celata reveliant!” in modo da rendere momentaneamente trasparente un lato del baule permettendole così di osservarne il contenuto anche senza aprirlo. Davanti ai suoi occhi apparve un interno in velluto blu sul quale era adagiato uno scheletro il cui teschio, ornato da una chioma di capelli chiarissimi come quelli dello scrigno, ospitava un paio di occhi grigio tempesta vitrei e fissi. La bacchetta le cadde per lo shock, mettendo così fine all’incantesimo e poco ci mancò che anche lei finisse sul pavimento a fare compagnia a quel bastoncino di legno. “Mio Dio” sussurrò prima che un forte senso di nausea le attanagliasse le viscere lasciandola stordita. Si affrettò a recuperare la sua bacchetta da terra, la sua unica protezione in quel momento. Qualche secondo e la porta si aprì, lasciando entrare Mathias Thunder che le lanciò il solito sorriso cordiale che rivolgeva a tutti.

“Ah signorina Granger, mi scusi per il ritardo” ma non ricevette risposta.

“Signorina Granger, si sente bene?” la guardò preoccupato per l’insoluto mutismo ed il colorito cadaverico.

“Io… no professore. Ero venuta appunto per avvertirla che non mi sento bene e che preferirei rimandare il nostro colloquio” non riuscì a continuare perché un conato più forte degli altri le stritolò lo stomaco e senza aspettare un secondo di più si lanciò fuori dall’ufficio in una folle corsa verso il bagno delle ragazze dove vomitò tutto l’orrore e la paura che aveva trattenuto fino a quel momento. Poi si lasciò scivolare lungo le piastrelle del cubicolo ormai priva di forze mentre delle lacrime presero a scenderle dagli occhi senza che emettesse un singulto, perché non ne aveva la forza.

Un abbraccio caldo la richiamò dal suo stato catatonico e prese a singhiozzare disperatamente, aggrappandosi con tutte le forze che le erano rimaste a quel corpo caldo e solido, sicuramente un ragazzo, che prese a cullarla e ad accarezzarle i capelli.

“Calmati Hermione sono qui. Va tutto bene” ma il pianto non accennava ad arrestarsi. “Shhh piccola sono qui con te. Non ti lascio, sta tranquilla”. Ed andò avanti a rassicurarla in quel modo per parecchio tempo finchè Hermione sfinita perse conoscenza tra le sue braccia, non prima di aver visto tra le lacrime un animale opalescente dalle zampe esili e l’andatura rapida ed elegante lasciare la bacchetta di Bryan per avvertire Harry che l’aveva trovata.

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Capitolo 15
*** Another Brick in the Wall ***


Capitolo 15

§ Cap. XV – Another Brick in the Wall §

 
Nei giorni seguenti Hermione non volle mai rivelare agli amici cosa l’avesse sconvolta a tal punto da farla chiudere nella sua stanza, troppo debole anche solo per riuscire ad alzarsi dal letto senza l’aiuto di Pansy. Ufficialmente la scusa era che qualunque cosa le fosse accaduta, la sua mente aveva cancellato o nascosto il ricordo per proteggerla.

Un pomeriggio era sdraiata sul letto e guardava fuori dalla finestra. Nella stanza con lei c’era solo Harry, seduto sulla poltrona accanto al letto, che la fissava attentamente.

“Tu non hai dimenticato niente, vero? – Hermione girò lo sguardo verso di lui – Perché se così fosse adesso staresti in biblioteca a studiare come se niente fosse e non saresti ridotta in questo stato”.

Hermione abbassò lo sguardo colpevole e prese a torturarsi le mani che aveva in grembo.

“Mi vuoi dire che cosa ti è successo? Non ti ho mai vista così”.

“Harry ti prego…”

“No Hermione, è importante e io sono davvero preoccupato per te. Tutti siamo preoccupati a dire la verità. Forse Bryan un po’ più degli altri visto che sta praticamente impazzendo cercando di capire che cos’hai. Passa pomeriggi interi nella sezione medimagia della biblioteca ed è intrattabile con tutti. Pensa che ha perfino risposto sgarbatamente quando il professor Thunder lo ha interrogato”.

Ad Harry non sfuggì il sussulto di Hermione al sentir nominare il professore.

“Hermione, c’è qualcosa che non so riguardo il professor Thunder?” le chiese calcando bene le ultime due parole.

La ragazza si portò le mani sulle orecchie e delle lacrime presero a solcarle il viso. Harry si alzò e la prese per le spalle.

“Hermione dimmi cosa c’è che non va! Ti ha fatto del male?” ma lei scosse la testa.

“E’ successo qualcosa con lui allora?” ma non ottenne nessuna risposta.

“Hermione maledizione! Dimmi che è successo!” la scosse energicamente per le spalle sperando di farla svegliare dallo stato in cui era.

“E’ stato terribile Harry…” iniziò a raccontare piangendo e lentamente, tra un singhiozzo e l’altro gli raccontò tutto quello che aveva visto e scoperto nell’ufficio del professore.

Evidentemente sfogarsi fece bene ad Hermione che nei giorni seguenti ritrovò le forze e anche il colorito, finchè non decise che era arrivato il momento di uscire finalmente dalla sua stanza e di scendere almeno in sala comune. Lì su un divanetto trovò la più strana combriccola che si fosse mai riunita nella sala comune di Grifondoro: 2 Corvonero, 2 Serpeverde e naturalmente Harry, che chiacchieravano amabilmente mentre tutti gli altri li guardavano come se fossero un’attrazione da circo. E in effetti lo erano, visto che avevano avuto bisogno del permesso speciale della preside per entrare nella torre dei grifoni per far visita alla loro amica. Era appena apparsa in cima alla scala che portava alla sua stanza che Bryan la notò e senza dire nulla si alzò dal divanetto e arrivò ai piedi della scala tendendole la mano. Hermione gli fece un tenero sorriso e cominciò a scendere fino a sfiorare la sua mano. Poi scese gli ultimi gradini fino ad accoccolarsi contro il suo petto dove Bryan la strinse forte e a lungo.

“Bentornata” le sussurrò tra i capelli prima di condurla per mano ai divanetti dove passò il pomeriggio a chiacchierare con tutti gli altri.


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Nei giorni che seguirono Hermione tornò la ragazza di sempre. Seguiva le lezioni, frequentava assiduamente la biblioteca, continuava ad allenarsi nel duello sia magico che con le spade, e cercava di passare più tempo possibile insieme a Bryan. Non riusciva a comprendere del tutto il suo carattere. A volte era di una dolcezza disarmante, quasi un orsacchiotto da coccolare, altre volte diventava freddo e scostante, cinico, al limite della perfidia. Per fortuna quest’ultimo lato del suo carattere veniva fuori sempre meno da quando si frequentavano, ma Hermione sapeva che esisteva e ne aveva un po’ timore, anche se cercava di non pensarci mai.

Un pomeriggio stava studiando insieme a Bryan sotto al loro salice che era stato stregato perché sotto le sue fronde ci fosse sempre un piacevole tepore primaverile, cosa che permetteva ai ragazzi di radunarsi ai suoi piedi anche nelle giornate più fredde.

Blaise scostò i rami e salutò i due ragazzi, poi si rivolse ad Hermione: “Credo di aver scoperto qualcosa che ti possa interessare” e senza aggiungere altro le tese una mano per aiutarla ad alzarsi, un tacito invito a seguirlo. Hermione non ci pensò due volte, afferrò la mano e si avvolse nel caldo mantello, salutando Bryan chiedendogli di restare lì e con la promessa che sarebbe tornata da lui poco dopo. Negli occhi del ragazzo passò il lampo di un sentimento che Hermione non colse ma che era molto vicino alla gelosia e alla rabbia per l’invasione del suo territorio da parte di Blaise. Non disse nulla, ma neanche salutò i due ragazzi che presi dalla frenesia di qualche novità che solo loro conoscevano non si accorsero di questo particolare.

Si avviarono di buon passo verso il castello per ritrovare un po’ di tempore visto che essendo ormai inverno inoltrato il giardino era coperto di neve e non appena varcarono la soglia il freddo smise di pungere loro la pelle del viso. Blaise la guidò verso la sala dei Prefetti e Capiscuola e le tenne aperta la porta per farla passare, in un gesto di galanteria di altri tempi. Hermione si guardò in giro cercando di comprendere perché Blaise l’avesse portata proprio lì.

“Cosa ci facciamo qui?” chiese quindi, continuando ad ispezionare l’ambiente circostante alla ricerca di un nuovo particolare, qualcosa che fino a quel momento poteva non aver notato. Blaise la prese per mano e la condusse davanti alla bacheca degli studenti meritevoli, indicandole una foto in particolare. Ritraeva i Capiscuola e Prefetti di Hogwarts dell’anno 1969/70. Senza neanche bisogno di leggere i nomi riportati nella didascalia riconobbe subito il suo ex professore Remus Lupin, e poi non ebbe dubbi sulla chioma biondissima di Lucius Malfoy né tantomeno su quella corvina di Severus Piton. Gli altri volti però non le erano per niente familiari, così cominciò a scorrere le poche righe riportate sotto la foto finchè un nome le saltò agli occhi: Mathias Thunder, prefetto Grifondoro. Eppure aveva scorso più e più volte la bacheca dei trofei di Grifondoro e non aveva mai letto quel nome. Per sincerarsene infatti si avvicinò alle poltroncine bordeaux e osservò le foto appese alla parete retrostante, ritrovando infatti accanto a Remus Lupin i nomi di Eva Dester e Lily Evans. Non si era sbagliata dunque, eppure quella foto era inequivocabile. “Come è possibile?” chiese allora più a sé stessa che al ragazzo che stava accanto a lei.

“Leggi qui” le rispose allora lui porgendole un tomo che conteneva dei vecchi numeri della Gazzetta di Hogwarts  risalenti proprio a quegli anni.


Il prefetto Mathias Thunder sostituito da Eva Dester

A causa del tragico incidente accaduto la scorsa settimana tra Mathias Thunder, prefetto di Grifondoro, e Lucius Malfoy, Caposcuola di Serpeverde, il preside Silente ha deciso di rimuovere Thunder dalla sua carica e di nominare al suo posto la signorina Dester a cui facciamo le nostre più sentite congratulazioni.

Hermione lesse febbrilmente quelle poche righe stampandole nella memoria e desiderosa di saperne di più. Così prese a sfogliare all’indietro le pagine ingiallite per trovare qualche spiegazione a ciò che aveva letto.


Morta Grace Malfoy

Diamo il triste annuncio della scomparsa della signorina Grace Malfoy, accidentalmente ferita ieri nei corridoi della nostra scuola. Le circostanze esatte della disgrazia sono ancora da stabilire, tuttavia si sa che la ragazza è rimasta vittima di una maledizione scagliata nel corso di un’accesa discussione tra il prefetto Thunder ed il caposcuola Malfoy, fratello maggiore della vittima. Il signor Thunder ha raccontato di essere stato aggredito per primo da Malfoy che voleva spezzare la relazione che lo legava alla sorella ed allo scopo di difendersi ha scagliato la maledizione che ha disgraziatamente colpito la signorina Malfoy, intervenuta per separare i due. A nulla sono servite le tempestive cure dell’infermiera Madama Chips, né il delicato intervento a cui è stata sottoposta all’ospedale San Mungo. Grace Malfoy è spirata nella notte. Il preside Silente condurrà personalmente un’inchiesta per appurare le responsabilità e punire i colpevoli.

Hermione rimase senza fiato per qualche minuto. In quelle poche righe erano contenute tantissime informazioni che lei ignorava completamente fino a qualche minuto prima. Innanzitutto Lucius Malfoy aveva una sorella, di cui probabilmente era stata accuratamente cancellata ogni traccia visto il disonore che aveva portato alla sua famiglia con la sua condotta aperta. Poi che Mathias Thunder non solo aveva frequentato la loro scuola, ma era stato addirittura prefetto della sua casa. Infine la tragedia, dopo la quale di lui si perdono tutte le tracce, non viene menzionato da nessuna parte, neanche nelle liste degli alunni.

“Non finì l’anno qui ad Hogwarts, ma si trasferì a Durmstrang dove terminò la sua istruzione – le disse Blaise come se le avesse letto nel pensiero – Qui sarebbe stata troppo dura per lui, oltre ad aver perso la sua ragazza, per colpa sua peraltro, sarebbe continuamente stato accusato di omicidio. Inoltre stai pure sicura che Lucius gliel’avrebbe fatta pagare con ogni mezzo a sua disposizione. Non approvava la condotta della sorella che fraternizzava con gente di rango inferiore, ma era pur sempre la sua sorella minore, ne era in un certo senso responsabile, anche se dal mio punto di vista la considerava un po’ come una sua proprietà”.

“Capisco” rispose Hermione che gli restituì il tomo e poi si diresse lentamente verso l’uscita cercando di riordinare i suoi pensieri. Non si accorse neanche di essere tornata inconsciamente al salice in giardino finchè una voce fredda non la richiamò alla realtà.

“Spero che l’incontro privato sia stato almeno soddisfacente” la apostrofò duramente Bryan senza neanche sollevare lo sguardo dal libro che stava leggendo.

“Che stai dicendo?” chiese allora Hermione riemergendo dai suoi pensieri.

“ Semplicemente che non sono stupido e che non mi piace essere preso in giro. Spero almeno che vi siate divertiti tutti soli nascosti chissà dove nel castello!” la voce ridotta ad un sibilo.

“Ah è questo che pensi? Beh potevi venire anche tu!” si accalorò allora la ragazza.

“Strano pensavo che ‘Tu resta qui, io torno appena possibile’ non fosse un invito a seguirti”.

“Io… io… - balbettò Hermione senza trovare una spiegazione al suo atteggiamento – Blaise voleva mostrarmi delle informazioni che gli avevo chiesto tempo fa” riuscì solamente a dire.

Bryan diede segno di non averla neanche sentita e si alzò di scatto ancora senza degnarla di uno sguardo  facendo per andarsene, ma quando già con la mano stava scostando i rami fu fermato dalla voce della ragazza.

“Lucius Malfoy aveva una sorella che è morta in un incidente parecchi anni fa”.

Bryan rimase immobile sul posto come se la notizia lo avesse fulminato. “Non è vero” disse poi con la voce ridotta ad un sussurro pronto ad andarsene per non dover affrontare quella discussione.

“Invece è vero! – insistette Hermione – Ho letto gli articoli sul giornale! E’ morta per una maledizione scagliata accidentalmente e non è stato possibile salvarla”.

La mano di Bryan strinse spasmodicamente le fronde che aveva tra le dita, poi con un gesto secco le scostò da davanti e se andò verso il castello, lasciando Hermione interdetta e ferita per il suo atteggiamento. Come poteva pensare che si fosse andata a nascondere con Blaise per fare chissà che cosa? Possibile che non avesse capito cosa provava per lui?

Intanto Bryan procedeva a passo di carica senza realmente vedere dove andava. Durante il suo tragitto aveva più volte rischiato di travolgere gli altri studenti che per fortuna erano stati abbastanza veloci da scansarsi. Non poteva credere che nonostante i suoi avvertimenti quei pazzi scriteriati avessero continuato le loro indagini su Malfoy. Erano addirittura andati a ripescare quella vecchia storia su Grace e su Thunder. Doveva fermarli a qualunque costo, non poteva permettersi di perdere ancora una persona cara. Il suo cuore stavolta non avrebbe retto, ne era sicuro. Decise di rinchiudersi nel suo dormitorio per decidere cosa sarebbe stato meglio fare per fermare Potter e la sua maledettissima indagine prima che ci scappasse il morto. Un altro, oltre a Malfoy naturalmente.

 

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Anche Hermione intanto era rientrata nel castello alla ricerca di Harry, per discutere di ciò che aveva scoperto. Aveva deciso di rimandare ad un secondo momento la questione Bryan, giudicandola di secondaria importanza.  Finalmente lo aveva trovato nella sala comune di Grifondoro che accarezzava Grattastinchi acciambellato sulle sue gambe. Fece una carezza al suo gatto e poi gli fece segno di seguirla nella sua camera. I due arrivarono nella stanza, Hermione si sedette sul letto ed Harry sulla poltroncina di fronte a lei ed ascoltò attentamente il racconto dettagliato che Hermione gli fece delle sue scoperte riguardo il professor Thunder e Grace Malfoy.

Harry si prese qualche minuto per riflettere su quelle nuove informazioni.

“Credi che sia possibile che dopo tutti questi anni Thunder si voglia ancora vendicare su Lucius Malfoy?” chiese infine.

“Bisogna considerare che quell’uomo gli ha rovinato la vita. Per causa sua ha perso la sua fidanzata, ha dovuto lasciare la scuola, gli amici e tutto quello che aveva di più caro per andare all’estero  in una nuova scuola, tra estranei. Solo adesso è potuto tornare, essendosi fatto un nome come Auror, ma da giovane ha sofferto molto per questa storia”.

“Fin dove potrebbe spingersi secondo te un uomo in cerca di vendetta?”

“Non lo so Harry, non ne ho idea” mormorò Hermione.

“Pensi che potrebbe aver ucciso il figlio del suo antico nemico e magari averne trafugato il corpo per disporne come più gli aggrada una volta morto? Per farne il suo fantoccio personale da usare come schiavo?”

“Mio Dio Harry! E’ terribile quello che hai appena detto!” esclamò Hermione portandosi le mani davanti alla bocca.

“So che è terribile, ma riassumiamo i fatti. Lui ama la sorella di Malfoy, ma Lucius si oppone e durante una lite Thunder uccide per errore la sua fidanzata. Nella sua testa potrebbe aver attribuito tutta la colpa a Malfoy. In seguito all’incidente perde tutto ciò per cui aveva lavorato, gli onori, la carica da prefetto, tutto. E’ costretto ad abbandonare la scuola e perfino l’Inghilterra e restarsene relegato in Bulgaria chissà per quanto tempo a terminare gli studi e magari a specializzarsi come Auror. Secondo te non ha abbastanza materiale per meditare una feroce vendetta nei confronti di Lucius che nel frattempo ha continuato tranquillamente la sua vita, si è sposato, si è creato una famiglia, ha avuto perfino un figlio e ha continuato a vivere come ci si aspetta che faccia un Malfoy? “ terminò rivolgendo un’occhiata eloquente all’amica.

“In effetti messa così…”

“E ora passiamo alle ipotesi. Mettiamo che Thunder, in qualità di Auror si sia trovato qui ad Hogwarts nella notte in cui i Mangiamorte sono entrati nella scuola. E poniamo il caso che ad un certo punto si sia trovato davanti Draco Malfoy, il figlio dell’uomo che lo ha privato di qualunque cosa. Gli sarebbe bastato un attimo per puntargli contro la bacchetta e ucciderlo senza che nessuno se ne accorgesse, in quella situazione concitata. Potrebbe averlo colto alle spalle mentre fuggiva dalla torre di astronomia insieme a Piton, e poi averne deposto il corpo dove sarebbe stato facilmente trovato. Il suo messaggio a Lucius”.

“Potrebbe anche essere – rispose Hermione – ma allora che mi dici del corpo che ho trovato nel suo ufficio?”.

“Hai detto che aveva capelli chiarissimi ed occhi grigi – la ragazza rabbrividì visibilmente – e sappiamo che il corpo di Draco Malfoy è sparito. Potrebbe essere il suo?”

“Potrebbe anche essere, magari si è deteriorato una volta dissepolto, come se gli incantesimi di conservazione fossero legati alla sua sepoltura. Ma a che scopo fare tutto questo?”.

“Magari ha pensato che la sofferenza di Lucius non fosse ancora sufficiente, anzi visto l’atteggiamento che ha avuto, di totale indifferenza, come se gli fosse morto il pesce rosso, ha deciso di punirlo in maniera più pesante. Forse ha intenzione di trasformare il corpo di suo figlio in un fantoccio nelle sue mani, da poter scagliare contro il padre nel momento più favorevole”.

“Tutto questo è terribile Harry!”.

“Lo so, ma se ci pensi tutto combacia” rispose laconico Harry, e ad Hermione non restò che assentire.

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Capitolo 16
*** Secret Garden ***


Capitolo 16

§ Cap. XVI – Secret Garden §

 
Bryan ormai conosceva abbastanza Harry da essere piuttosto sicuro di trovarlo nei giardini della scuola, in un posto appartato a riflettere sulle nuove informazioni che sicuramente Hermione gli aveva fornito. Si trattava di un angolo di giardino che rimaneva nascosto ed era difficile da notare se non ne se conosceva l’esistenza. Essendo abbastanza fuori mano poi, raramente qualcuno lo raggiungeva. Così Harry Potter aveva chiesto ad Hermione di incantarlo, proprio come aveva fatto per il salice, perché lì ci fosse sempre un clima primaverile, con erba verde e fiorita ed un dolce tepore ad abbracciare chiunque vi si fosse recato. Aveva inoltre realizzato in parte a mano e in parte con l’aiuto della magia, un’altalena, perché diceva che dondolare lo aiutava a riflettere.

Bryan lo raggiunse e silenziosamente si accomodò sul sediletto accanto a quello di Harry, dondolandosi un pochino senza però mai staccare i piedi da terra.

Ad un certo punto si decise a rompere il silenzio. “Mi spieghi perché continui con questa storia dell’indagine? Ho capito che Malfoy era giovane, era un ragazzo e tutto quello che vuoi, ma pensa a quanti ragazzi sono morti per questa guerra. Per loro però non hai mosso un dito. Perché continui a mettere tutti in pericolo per questa faccenda?”.

Harry tirò un lungo sospiro prima di rispondere. “Proprio perché sono morti tanti ragazzi senza che io abbia fatto nulla, adesso voglio reagire. Spero che scoprendo qualcosa su Malfoy magari entreremo in possesso di informazioni importanti che ci possano dare qualche vantaggio strategico”.

“Sinceramente non capisco. Potreste indagare su altre cose insomma. Potreste fare delle missioni. E invece no, vi siete intestarditi su questa faccenda e non mollerete finchè non avrete scoperto qualcosa. Sembra quasi che nonostante le vostre parole teniate parecchio a Draco Malfoy”.

“Non teniamo per niente a Draco Malfoy. Non so cosa spinga gli altri, ma personalmente ritengo di avere dei conti in sospeso con lui… Mettila così. Ci siamo sempre scontrati su tutto, poi lui se ne è andato all’improvviso, mi ha tolto il diritto di replica! E questo non è giusto. Questo è il mio modo di rispondere alla sua ultima provocazione, in un certo senso. Ha sempre trovato il modo di irritarmi il Furetto e questo è stato il suo estremo dispetto: andarsene senza che io potessi dirgli tutto ma proprio tutto quello che pensavo di lui”.

Il silenzio calò tra i due, l’unico rumore era il cigolio delle catene delle due altalene sulle quali i ragazzi si stavano lentamente dondolando. Harry cercava di ricomporre un puzzle di cui non conosceva la figura finale ma i cui pezzi finalmente si stavano ricomponendo, Bryan pensava alle parole che erano appena state pronunciate. Ma davvero quello scriteriato che aveva davanti pensava che la morte di Malfoy fosse il suo estremo dispetto? Scosse la testa per scacciare quel pensiero idiota e quindi in quanto tale perfettamente degno del suo compagno di altalena.

“Harry, veramente, sono convinto che dovreste smetterla di giocare ai piccoli investigatori. La guerra, quella vera, si sta avvicinando e fra poco ci travolgerà. Non mettere in pericolo te stesso e le persone a cui vogliamo bene senza motivo. Malfoy ormai è morto, non puoi fare più nulla per lui”.

“Non è vero, posso fare giustizia!” ribatté fiero Harry, suscitando una risatina amara in Bryan.

“Giustizia? Per Draco Malfoy? Credi davvero che anche scoprendo il colpevole possa cambiare qualcosa? Se è stato un Mangiamorte cosa farai? Lo denuncerai agli Auror? E se invece è stato un Auror? Pensi che al quartier generale rinunceranno ad uno dei loro uomini con la guerra in corso e la battaglia finale alle porte? E poi pensa a tutte le persone che hai coinvolto in questa storia. Pensa a quante ne stai mettendo in pericolo. Pensa solo al dolore che stai causando. Per Pansy e Blaise quella di Malfoy è una ferita aperta e tu non fai che gettarci sopra dell’acido. Pensa perfino a Narcissa e alle false speranze che le stai dando. Sai meglio di me che non otterrà mai giustizia per il figlio. Quindi, che senso ha continuare?” domandò Bryan posando uno sguardo intenso negli occhi di Harry.

“Penso che alla fine abbia ragione. Per ora non ha senso continuare così. Manderò solo un’ultima lettera che ho già scritto, ad una persona totalmente estranea” si affrettò a dire prima che Bryan potesse interromperlo.

“E va bene, ma poi basta con questa indagine, promesso?”. Ricevette un cenno di assenso, ma se lo fece bastare, conoscendo bene il codice d’onore di Grifondoro riguardo la parola data.

Rimasero in silenzio qualche minuto a contemplare il sole che tramontava al limitare del Lago Nero che si vedeva in lontananza dal posto in cui erano.

"Harry... – lo richiamò quasi esitando, un insolito lampo di incertezza ad illuminargli lo sguardo, ma l'attenzione dell'altro lo convinse a continuare - Tu hai mai usato della magia oscura?".
Lo sguardo di Harry si incupì ed i suoi pensieri tornarono a qualche mese prima.

"Si, ma non ne ero del tutto consapevole" gli rispose serio.
"In che senso?"

"Beh è una cosa successa da poco e, tanto per cambiare, riguarda Malfoy... - si interruppe per una breve risata amara, non cogliendo il lieve irrigidimento del suo interlocutore - Accidenti, per quanto lo nomino sembra che me ne sia innamorato! Sta diventando un'ossessione!" concluse lievemente imbarazzato.

Anche Bryan rise ora divertito ma anche curioso di sentire la sua versione dei fatti. "E che cosa hai combinato quella volta?"
"Beh è successo tutto così in fretta che i miei ricordi sono come dei flash. Rivedo tutto come se si fosse svolto sotto le luci intermittenti di una discoteca. I suoni li sento ovattati, come se in quel momento fossi stato avvolto in una bolla che mi separava dalla realtà. E tutto intorno a me sembra andare al rallentatore... - Harry scosse leggermente il capo, per ritrovare il filo del discorso - Ricordo di aver trovato Malfoy nel bagno di Mirtilla Malcontenta che stava... - si interruppe all'ultimo momento, decidendo di non rivelare proprio tutto a Bryan, che ne rimase stranamente colpito - Beh era lì e desiderava restare da solo, evidentemente. Non sapevo che fosse là, lo trovai per caso te lo giuro. Ma lui prese molto male quella che considerava un'intrusione da parte mia e mi si scagliò contro con ferocia, tentando anche di lanciarmi una Cruciatus. Nella foga del momento e senza pensare alle conseguenze, gli lanciai contro un incantesimo che non conoscevo ma che avevo trovato su un libro, e che per poco non lo uccise... Per fortuna Piton accorse subito e riuscì a salvarlo. Io ero rimasto talmente scioccato da quello che avevo fatto che non riuscivo a pensare a nulla. Se fosse stato per me sarebbe morto in quel bagno..." terminò Harry con amarezza perso nei suoi ricordi.

"Che incantesimo era?"

"Sectusempra" mormorò Harry.

"Accidenti! Ci sei andato giù pesante!" lo prese bonariamente in giro Bryan.

"Ma io non sapevo quali effetti avrebbe avuto! Ti sembro così stupido? Non lo avrei mai lanciato altrimenti! Io volevo solo difendermi, non ammazzare Malfoy! - fece una breve pausa, poi continuò cercando di alleggerire un po' l'atmosfera - Non che a volte non l'abbia meritato, eh!" e tutti e due scoppiarono a ridere.
Poi Harry tornò estremamente serio. "Non ho mai avuto l'occasione di spiegarmi con lui. Non dico che gli volessi chiedere scusa, ma mi sono reso perfettamente conto di aver esagerato. E ora lui non c'è più ed io non potrò più chiarire. E questa è un'altra delle tante cose rimaste in sospeso tra me e lui..."
Alzò gli occhi al cielo che lentamente si andava tingendo di rosso.
"Accidenti a te Malfoy! Anche da morto mi dai pensieri!” esclamò frustrato.

Bryan gli mise una mano sulla spalla. "Harry, non starci a rimuginare tanto. Sono sicuro che dovunque sia, Malfoy ora ha capito e ti ha perdonato".

"Tu non l'hai conosciuto... Lui il perdono non sapeva proprio dove stava di casa! E poi, perdonare me? Se avesse potuto mi avrebbe fatto rinchiudere ad Azkaban in una cella con una decina di Dissennatori particolarmente focosi!" tentò di sdrammatizzare.
"Hai ragione, io non l'ho conosciuto - continuò invece serio Bryan - ma tu sei sicuro di averlo mai veramente compreso? Sei sicuro di non esserti mai fermato solamente alla sua facciata? Sei sicuro di aver provato a scansare il Malfoy per vedere il Draco dietro?".

Harry lo guarda allibito, colpito dalla profondità di quelle parole.
"Sai ho come l'impressione che questa storia dell'indagine ti abbia così preso, perchè hai scoperto e stai continuando a scoprire un ragazzo completamente diverso da quello che pensavi. E che tu stia cercando di rendergli giustizia come tuo personale riscatto nei suoi confronti, come una specie di risarcimento che offri alla sua memoria, per non esserti mai accorto della persona che avevi realmente davanti. Un ragazzo bisognoso d'aiuto, ma troppo orgoglioso e spaventato per chiederlo".
"Tu come fai a sapere tutte queste cose? Sembra quasi che lo conoscessi, forse meglio di chiunque altro. Eppure non puoi averlo incontrato..."

L'altro si limitò a scrollare le spalle. "Sono stato molto attento ai tuoi racconti e a quelli di chi lo conosceva bene, come Blaise - fece una breve pausa - Bada Harry che non ti dico tutto questo per rimprovero. Anzi sono fermamente convinto che tutto quello che fai ti faccia onore, ma mi dispiace vederti così... turbato. In fondo da quello che mi dite anche lui ha la sua parte di colpa. Si è nascosto molto bene da tutti voi. Ma ora è il momento di andare avanti, anche lui lo vorrebbe. Credo che se potesse vorrebbe lasciarsi alle spalle tutto e guardare avanti, non credi?".

"Già, forse hai ragione" gli rispose Harry ancora rapito dal fiume di parole dell'altro.

Bryan si alzò dalla sua altalena, stagliandosi contro il sole ormai del tutto tramontato.

"Ed ora alzati, che è quasi ora di cena ed io ho fame!". Si alzò si scatto e mosse i primi passi per rientrare al castello.
Harry si alzò a sua volta dall'altalena con un lieve sorriso sulle labbra. Bryan era un ragazzo strano. Riusciva con una naturalezza incredibile a passare dai discorsi più seri alle battute più stupide.

E seguendolo a distanza di un passo si avviò anche lui lungo il viale che risaliva al castello.

 

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Rev. John Cloud, Cattedrale di Salisbury

Reverendo Cloud, le scrivo per sapere se sia possibile avere una copia del registro delle presenze che è stato collocato nella camera ardente nell’occasione del funerale del signor Draco Malfoy celebrato qualche mese fa. Lo scopo della mia richiesta è di mettermi in contatto con tutti coloro che sono intervenuti alla cerimonia ed organizzare una commemorazione del defunto.

Le sarò grato per ogni aiuto che mi potrà dare.

Con osservanza, Harry Potter

 

Con un sospiro sigillò la lettera e la affidò alla sua civetta Edwige. Non era per niente orgoglioso di aver mentito, tantomeno ad un ministro di Dio, ma sentiva che era necessario. In fondo aveva promesso di compiere solo un ultimo passo per quell’indagine e aveva deciso che lo avrebbe usato per sapere chi era intervenuto al funerale, se ci fosse andato qualcuno di inaspettato o magari fuori luogo. Dopodichè avrebbe abbandonato completamente il pensiero di Malfoy e si sarebbe dedicato a prepararsi per la battaglia finale. Bryan non gli aveva mentito: sentiva anche lui che si stava avvicinando.

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Capitolo 17
*** Iris ***


Capitolo 17

§ Cap. XVII – Iris §

 
Harry mantenne la promessa fatta a Bryan e non portò avanti la sua indagine lasciandola così ad un punto morto, concentrandosi piuttosto sugli allenamenti. Continuava certo a riflettere di tanto in tanto sui pezzi di quel puzzle che sembravano non combaciare mai. Aveva tanti elementi a sua disposizione ma non riusciva a dargli un senso, almeno non a tutti contemporaneamente. Sentiva che la soluzione era vicina ed evidente ma non riusciva mai ad afferrarla, non riusciva mai a vedere la figura nella sua totalità, ma solo delle singole parti tra loro slegate ed apparentemente senza senso. Avrebbe poi voluto approfondire la vicenda del corpo di Draco e delle ossa rinvenute da Hermione nell’ufficio del professor Thunder ma non voleva mettere più in pericolo nessuno. Certo, continuava a tenere costantemente sotto controllo il professore tutte le notti e se avesse notato qualche suo movimento insolito allora sarebbe intervenuto, ma fino ad allora avrebbe continuato la sua vita nel modo più tranquillo possibile, in attesa del momento in cui gli eventi sarebbero precipitati e tutti sapevano che ormai quel momento si stava avvicinando.

Durante tutto il tempo che era trascorso dall’inizio della scuola lo strano sestetto di grifondoro, serpeverde e corvonero aveva costruito una solida amicizia e forse anche qualcosa di più visto lo stretto legame che Hermione e Bryan avevano creato. Certo non mancavano le litigate e le discussioni, entrambi avevano caratteri forti, erano orgogliosi e testardi, ma riuscivano sempre in qualche modo a superare gli ostacoli.

Spesso si ritrovavano tutti insieme sotto al ‘loro’ salice nel giardino, una sorta di sala comune privata, dove amavano passare il tempo. Hermione si era lasciata sfuggire il particolare che Bryan suonava la chitarra elettrica e quest’ultimo aveva passato un paio di orette buone a cercare di incenerirla con lo sguardo prima di lasciarsi convincere dagli altri a suonare qualcosa per loro. Così di tanto in tanto, quando si sentiva dell’umore giusto portava in giardino la chitarra e tutti insieme intonavano qualche canzone.

And I'd give up forever to touch you

'Cause I know that you feel me somehow

You're the closest to heaven that I'll ever be

And I don't want to go home right now

Quel pomeriggio erano sotto al loro salice a cantare allegramente. Il sole iniziava la sua discesa verso l’orizzonte nonostante fosse abbastanza presto. Ma era inverno inoltrato, come dimostrava la neve che si era accumulata copiosa al di fuori del loro posto speciale dove un particolare  incantesimo manteneva sempre una temperatura piacevole che rendeva possibile anche la fioritura di boccioli dai colori più disparati. Al solito gruppo mancavano Michael, impegnato a studiare in biblioteca, e Blaise, convocato d’urgenza dalla preside per discutere su nuove misure per la sua sicurezza all’interno della scuola.

And all I can taste is this moment

And all I can breathe is your life

'Cause sooner or later it's over

I just don't want to miss you tonight

Bryan cantava con la sua voce un po’ roca una canzone d’amore babbana, guardando insistentemente negli occhi la sua Hermione seduta proprio davanti a lui, che continuava ad inanellare note accompagnato dalla sua fedele chitarra, mentre gli altri si univano alla sua voce solo per intonare il ritornello.

And I don't want the world to see me

'Cause I don't think that they'd understand

When everything's made to be broken

I just want you to know who I am

 
Harry e Pansy erano seduti uno a fianco all’altra e seguivano rapiti il gioco di sguardi tra i due ragazzi che avevano di fronte, finchè Pansy non appoggiò la testa sulla spalla di Harry che colto di sorpresa si irrigidì. Ma la cosa durò un solo istante, il tempo che le sue guance potessero arrossire quanto quelle della ragazza, ed il suo braccio circondasse le spalle di lei in un caldo abbraccio.

And you can't fight the tears that ain't coming

Or the moment of truth in your lies

When everything feels like the movies

Yeah you bleed just to know you're alive

Rimasero così per tutto il resto della canzone, alla fine della quale Harry diede a Pansy un tenerissimo bacio sulla fronte.

And I don't want the world to see me

'Cause I don't think that they'd understand

When everything's made to be broken

I just want you to know who I am

All’improvviso un pensiero passò come una meteora nella mente di Bryan e per un momento desiderò aprirsi con Hermione e mostrarle chi era veramente, chi era diventato con le sue sole forze, come era riuscito a cambiare rispetto a ciò che era. In quel momento desiderò mostrarsi ad Hermione con il suo vero aspetto, senza nessun trucco, senza nessuna maschera. Solo lui. E veloce come era arrivato il pensiero lasciò la sua mente, schiacciato dalla consapevolezza che forse neanche lei avrebbe capito.

I just want you to know who I am

I just want you to know who I am

I just want you to know who I am

 

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Gli allenamenti continuavano a ritmi serrati e a volte Bryan ed Hermione si incontravano da soli per poter migliorare le loro tecniche di combattimento già molto avanzate. Lei era praticamente imbattibile con gli incantesimi di qualunque tipo, ma lui era incredibile quando combatteva con la spada. Sotto insistenza di Hermione le aveva anche insegnato qualche fondamento del duello a due spade ma con una certo riluttanza perché si rendeva conto che non era una tecnica vincente, sicuramente non in una battaglia.

Hermione raggiunse Bryan nella sala duelli per continuare gli allenamenti e lo trovò fermo sulla pedana, rivolto verso la porta, intento a fissare qualcosa che teneva tra le mani. Non appena la ragazza varcò la soglia Bryan le chiese di raggiungerla sulla pedana.

“Questo è per te” le disse infilandole un anello all’anulare. Si trattava di un cerchio d’oro su cui era incastonato un rubino romboidale piuttosto allungato.

“Bryan – disse la ragazza emozionata con un filo di voce mentre ammirava il gioiello di fattura estremamente semplice – non so che dire, davvero”.

“Non devi dirmi niente – le rispose allegro – non è quello che pensi, o almeno non solo quello diciamo” terminò con un sorriso furbetto.

Hermione finalmente rialzò lo sguardo dall’anello. “In che senso non è quello che penso?” chiese quasi offesa.

“Nel senso che non ti sto chiedendo di sposarmi e tutte le altre smancerie correlate – le spiegò quasi disgustato da tutta quella dolcezza che gli era stata ingiustamente attribuita – Tuttavia si tratta di un dono fatto con il cuore e che ti sarà prezioso nel caso tu voglia accettarlo”.

“Certo che lo accetto, ma vorrei capirne il significato, perché non sei stato per niente chiaro a riguardo” rispose guardandolo intensamente.

“Chiudi gli occhi Hermione, e svuota completamente la testa da ogni pensiero – cominciò a dirle con voce bassa e lenta – Concentrati sul tuo corpo, percependolo nella sua interezza. Prendi coscienza della sua consistenza e del suo volume. Ora immagina un guscio luminoso che lo avvolge interamente, da sotto la pianta dei piedi fin sopra la sommità della testa”. Tacque qualche minuto, il tempo che la ragazza potesse seguire le sue istruzioni e poi le disse: “Ora apri gli occhi”.

Hermione fece come le era stato detto ma il suo sguardo si focalizzò su uno schermo trasparente dal colore rosso cupo, come uno strato di acqua mista a sangue, che la circondava completamente obbligandola a guardare tutto ciò che la circondava attraverso quel macabro velo.

“Che cos’è?” chiese quasi spaventata, percependo la forte magia che la avvolgeva. Si trattava di qualcosa di estremamente potente che non conosceva.

“E’ il tuo scudo. Quello che porti al dito non è un anello normale. E’stato forgiato dagli elfi guerrieri della Scandinavia e serve per incanalare la tua energia e creare quello scudo. Se te lo stai chiedendo, non si tratta di magia oscura, ma solo si qualcosa di molto potente. Prova a colpire il fantoccio per rendertene conto”.

Hermione fece come le era stato detto e riuscì a colpire il fantoccio sia con la spada che con degli incantesimi, ma la cosa che la stupì fu che i colpi che erano diretti a lei venivano deviati o fermati dal guscio.

“Incanalando il tuo pensiero come ti ho fatto vedere prima, l’anello è in grado di evocare questo scudo, ma fa’ attenzione perché non è indistruttibile. La magia oscura è in grado di indebolirlo e dopo aver subito parecchi attacchi alla fine scomparirà. La sua particolarità però non sta tanto nel parare i colpi diretti a te, quanto nell’indebolire l’avversario in proporzione alla forza dell’attacco scagliato. Se qualcuno fosse così sprovveduto da lanciarti contro un Avada Kedavra, lo scudo sarebbe in grado di difenderti, ma il tuo avversario si ritroverebbe senza forze nel giro di qualche secondo, e completamente in tuo potere. Purtroppo come ti ho già detto questi anelli sono estremamente rari e non sono riuscito a procurarmene un altro da dare ad Harry. Mi raccomando, abbine estrema cura”.

Hermione annuì brevemente, poi Bryan fece un profondo respiro continuando a fissarla e venne circondato da un guscio trasparente blu elettrico. Solo in quel momento la ragazza comprese il reale significato del cerchietto d’oro bianco con un lapislazzuli anch’esso romboidale incastonato sopra, che gli aveva sempre visto al dito.

“Da oggi ci alleneremo anche così. Questi anelli sono piuttosto rari, ma lì fuori potrebbe capitarti di batterti con qualcuno che ne è in possesso e devi imparare a destreggiarti anche in questo caso”.

Iniziarono ad allenarsi tra il clangore delle lame che cozzavano contro il guscio e lo sfrigolio degli incantesimi che tentavano di penetrarlo.

 
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Nonostante la guerra alle porte rimanevano comunque degli studenti di Hogwarts e così per una volta i sei ragazzi avevano abbandonato il loro rifugio in giardino e si erano rintanati in biblioteca per volontà, o forse sarebbe più esatto dire per ordine, di Hermione. Erano seduti attorno ad un tavolo discosto rispetto a tutti gli altri, riparato dagli sguardi indiscreti grazie ad uno scaffale che faceva da separé tra il loro banco ed il resto della biblioteca. Accanto a loro avevano un’ampia finestra e fu proprio un ticchettio al vetro che li distrasse dallo studio. Si trattava della civetta di Harry che stava insistentemente becchettando per farsi notare. Hermione aprì la finestra ed Edwige si posò davanti ad Harry porgendogli la zampetta a cui era fissata una pergamena che il ragazzo srotolò iniziando a leggerne febbrilmente il contenuto. Si trattava della risposta del reverendo Cloud alla lettera che gli aveva spedito tempo addietro.

 
Sig. Harry Potter,

mi duole informarla che non mi è possibile soddisfare la sua richiesta relativa ad una copia del registro delle presenze nella camera ardente del signor Draco Malfoy. Purtroppo poco tempo dopo il funerale del ragazzo è divampato un incendio che per fortuna non ha avuto gravi conseguenze per la nostra cattedrale, ma parecchi documenti sono andati distrutti, compresi quelli che lei mi ha chiesto. Un vero peccato che non possa fornirle i nominativi da lei richiesti, ma spero che riuscirà comunque a contattare le persone più vicine al giovane che ci ha prematuramente lasciati.

Ricordo due ragazzi che hanno stazionato a lungo accanto al corpo del signor Malfoy, un ragazzo alto, moro, di carnagione scura, ed una ragazza dai capelli a caschetto neri, la pelle molto chiara e occhi neri. Quando si sono allontanati loro, poco prima che fosse celebrato il funerale, è arrivato un altro ragazzo, anche lui coi capelli neri molto lunghi, gli occhi chiari e vestito in maniera bizzarra che è rimasto solo accanto al corpo. Mi ha colpito per il suo modo di pregare: sembrava che recitasse una litania. Non mi sono avvicinato per non violare il suo lutto, ma sembrava più concentrato che addolorato, come se fosse attento a non dire nulla di sbagliato, ma si tratta solo di una mia impressione. Anche altre persone sono venute a rendere omaggio al signor Malfoy, ma queste tre sono quelle che mi sono rimaste impresse nella memoria. Spero che li abbia riconosciuti attraverso la mia descrizione in modo da poterli contattare e procedere con la commemorazione che ha proposto.

Rev. John Cloud

 

Harry alzò lo sguardo dalla pergamena guardando i suoi amici piuttosto perplesso. Posò prima lo sguardo su Blaise e poi su Pansy, infine su Bryan.

“Chi ti scrive?” gli chiese Hermione.

“Il reverendo Cloud, dalla cattedrale di Salisbury. E indovina un po’, il registro delle presenze del funerale di Malfoy è andato distrutto in un incidente avvenuto poco tempo dopo la funzione” rispose Harry con tono scettico e con un sopracciglio alzato. “Blaise, Pansy, voi ci siete andati, vero?”.

La ragazza si limitò ad annuire, mentre Blaise con lo sguardo duro rispose: “Certo che ci siamo andati e siamo rimasti con lui quasi tutto il tempo quando è stata allestita la camera ardente. Ci siamo allontanati solo poco prima del funerale per prendere un po’ d’aria e poi prendere posto in chiesa”.

“E avete riconosciuto qualcun altro?”

“Certo, eravamo i più vicini a Draco, così come le nostre famiglie lo sono ai Malfoy, quindi conoscevamo tutti quelli che sono intervenuti!”.

“Siete sicuri? Non avete notato qualche faccia nuova? Qualcuno che non avrebbe dovuto trovarsi lì?”.

“Adesso basta Potter! - sbottò Bryan attirando l’attenzione di tutti gli altri – Avevi promesso che non avresti più giocato a fare l’investigatore e invece ti ritrovo ancora una volta alle prese con questa faccenda!”.

“Ma infatti come ti avevo promesso non ho fatto più nulla a riguardo, tranne inviare questa lettera di cui ti avevo anche informato – rispose tranquillo Harry – Tu piuttosto sei sicuro di avermi detto tutto? Sei proprio sicuro di non aver mai conosciuto Draco Malfoy?” gli chiese assottigliando lo sguardo, come a voler cogliere ogni minimo cambiamento sul volto del ragazzo. Che a parte una restrizione delle pupille della durata di un istante rimase impassibile.

“Si Potter, ne sono davvero sicuro. C’è qualcosa che ti induce a pensare il contrario?” rispose con voce incolore e strascicata, con uno sguardo di sfida che irritò non poco Harry che si limitò a porgergli la pergamena affinchè potesse leggerla.

“Non vedo come la cosa possa riguardarmi” disse con voce melliflua prima di arrotolare nuovamente la pergamena e poggiarla sul tavolo. “E ora scusate ma sono stanco e me ne torno in dormitorio”. Ciò detto si alzò, raccolse le sue cose ed uscì dalla biblioteca, lasciando tutti gli altri esterrefatti per quel comportamento così insolito ed ingiustificato. Tutti tranne Harry che dentro bruciava dalla rabbia per la sensazione di essere stato preso in giro su una questione che ormai riteneva molto importate. Ma soprattutto perché non riusciva a capire la bugia di Bryan. Era palese che fosse proprio lui il terzo ragazzo di cui gli aveva parlato il reverendo Cloud, oltre a Blaise e Pansy.

Bryan conosceva Malfoy tanto da andare a pregare sul suo feretro, ma aveva voluto tenere nascosta la notizia, proprio come si era nascosto lui in occasione del funerale. Un’altra tessera del puzzle era stato calata, ma ancora una volta il suo profilo non combaciava con quello delle tessere già presenti.

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Capitolo 18
*** Dead Can Dance ***


Capitolo 18

§ Cap. XVIII – Dead Can Dance §

 
Con l’avvicinarsi della battaglia finale, Harry aveva messo da parte qualunque attività investigativa e si era totalmente dedicato ad esercitarsi con la spada e con gli incantesimi. Sapeva che lo scontro era vicino e sentiva che anche Voldemort ne era consapevole, attraverso il collegamento tra le loro menti. L’unica abitudine che aveva conservato era quella di passare il maggior tempo possibile a scrutare la Mappa del Malandrino, attento a scoprire se vi fosse qualche tentativo di intrusione da parte dei Mangiamorte o di Piton. Ma non aveva mai scoperto niente, fino a quel momento.

Aveva infatti notato che quella sera il professor Thunder non si era presentato in Sala Grande per la cena e non si era poi fatto vedere per tutta la serata. Harry poté constatare dalla mappa che l’Auror stava nervosamente passeggiando nel suo studio, come se dovesse prendere una decisione difficile. Seguì le sue improntine affiancarsi alla finestra ed inconsciamente portò anche lui lo sguardo sul panorama circostante. Il cielo era limpido e rischiarato da una luna piena luminosissima. In lontananza si sentiva un debole ululato. Decise quindi di mandare il suo Patronus ad Hermione per avvertirla di ciò che stava osservando. Il cervo lasciò sinuosamente la stanza per riferire il messaggio che gli era stato affidato. Qualche minuto dopo la sagoma opalescente di una lontra gli chiese di incontrarsi nella Sala Comune. Harry si vestì in silenzio più in fretta che potè e poi lasciò il suo dormitorio, andando incontro all'amica, alla quale porse subito la mappa.

“E’ tutta la sera che passeggia nel suo studio. Secondo me ha qualcosa in mente”.

“Harry sinceramente non sono sicura di voler avere a che fare con questa faccenda. Preferirei parlarne con qualche professore…”

“E con quali prove scusa? Lui è un professore, per di più è un Auror. Hai frugato nel suo ufficio senza permesso. Come pensi che qualcuno ti prenda sul serio e ti dia retta?”.

Ad Hermione non rimase che emettere un gemito di frustrazione, trovandosi costretta a dare ragione ad Harry. Ancora una volta avrebbero dovuto agire per conto loro e al diavolo le promesse fatte a Bryan di tenersi fuori dai pasticci.

“Eccolo, sta uscendo!” esclamò all’improvviso Harry puntando l’indice su un nome che si stava muovendo al’interno del castello. Subito i due ragazzi si rifugiarono sotto il Mantello dell’Invisibilità ed uscirono dal loro dormitorio per seguire Mathias Thunder sperando di scoprire e sventare i suoi piani.

Lo seguirono fino all’ingresso della Foresta Proibita e poi per un bel pezzo al suo interno, finchè non raggiunse una radura. Harry ed Hermione si nascosero dietro ad alcuni cespugli e poterono finalmente osservarlo con calma. Sottobraccio portava il cofanetto di legno che Hermione aveva visto nel suo ufficio, mentre con un incantesimo di levitazione aveva trasportato fin lì il baule contenente il corpo dai capelli biondi e gli occhi grigi.

Thunder lanciò un incantesimo verso il centro della radura e dalla terra emerse un altare di pietra bianca, dalla forma semplice, parallelepipeda, sui cui lati erano incise delle rune.

“Hermione riesci a leggere cosa c’è scritto?” le sussurrò Harry.

“Purtroppo da qui non vedo molto bene, e anche se ci riuscissi dubito che sarei in grado di comprenderne il significato senza avere sottomano un manuale”.

Nel frattempo Thunder aveva tratto dalla tasca un’ampolla piena di un liquido trasparente che prese a spargere lungo un ideale cerchio al cui centro si trovava proprio l’altare, mentre pronunciava delle formule in latino. Nel momento in cui si avvicinò ai ragazzi Hermione riuscì a comprendere che si trattava di un rituale legato alla morte, ma questo non era assolutamente di nessun aiuto, sapevano già cosa aveva in mente di fare Thunder: riportare in vita il corpo di Draco Malfoy e piegarlo al suo volere. “Se non sbaglio si tratta di lacrime di fenice” bisbigliò Hermione indicando l’ampolla da cui il professore continuava a versare il liquido trasparente che a contatto con il terreno produceva una nebbiolina rada che si dissolveva nel giro di qualche secondo. Thunder raccolse poi da terra un bastone e con esso tracciò a terra due triangoli, formando così una stella a sei punte inscritta nel cerchio, ai cui vertici piazzò delle torce che accese con un colpo di bacchetta. A quel punto aprì il baule ed Hermione fu invasa da un conato di nausea che non riuscì a trattenere e si allontanò velocemente per dare sollievo al suo stomaco, attirando così l’attenzione del professore. Harry istantaneamente lanciò il Wingardium Leviosa contro un ramo che si trovava esattamente dall’altra parte della radura, imitando così il rumore del passaggio di una persona e spingendo l’uomo ad allontanarsi da loro per controllare cosa stesse succedendo. Poi raggiunse l’amica che si era allontanata un poco, trovandola pallida e provata.

“Scusa Harry, è stato più forte di me”.

“Non ti preoccupare, posso capire. Te la senti di rimanere?”. Hermione non rispose, anzi diventò ancora più pallida se possibile ma annuì debolmente, muovendo qualche passo nuovamente verso la radura. Thunder era tornato al centro ed aveva deposto il corpo sopra l’altare. Harry notò che non aveva lo sguardo di un pazzo invasato che sta per sconvolgere le leggi della natura per un proprio capriccio personale, quanto uno sguardo triste al quale si affacciava una forte speranza. Decise quindi di continuare ad osservare.

L’uomo intanto aveva estratto dallo scrigno la fiala con il sangue di unicorno e con attenzione l’aveva versato su un rametto che Hermione gli disse essere mirto, ed usandolo come aspersorio aveva ricoperto il corpo sull’altare di goccioline argentate, come una cascata di perle. Depose il rametto a terra e prese dal piccolo scrigno lo stiletto d’oro bianco e la fiala con il liquido rosso che versò nella bocca del teschio come se questo fosse in grado di berlo. Prese quindi a recitare una litania molto antica in una lingua sconosciuta. Si alzò la manica sinistra e si procurò un taglio abbastanza profondo da farne scaturire del sangue che avrebbe fatto gocciolare tra i denti del corpo se dall’altra parte dell’altare non fosse apparsa una figura opalescente.

Si trattava di una ragazza molto giovane di una bellezza straordinaria, dai lunghi capelli talmente chiari da sembrare bianchi ed un paio di occhi grigi che piangevano.

“Mathias ti prego, non farlo” disse la ragazza scongiurandolo.

“Grace… - sussurrò interdetto – Come è possibile?” domandò prima di allungare una mano verso la figura ma toccando solo aria.

“Mathias ti prego, non farmi questo” lo pregò ancora.

“Grace io ti voglio di nuovo al mio fianco!”

“Non è possibile e lo sai. In questo modo mi condanneresti ad una vita dannata per l’eternità. Non mi sarebbe possibile invecchiare né morire. Non apparterrei più né a questa terra né all’altro mondo. Condurrei una non esistenza sempre sospesa”.

“Ma ci sarei io al tuo fianco!” ribattè disperato l’uomo.

“Ma tu invecchierai e alla fine morirai e di me che cosa ne sarà?”

“Ripeterò il rituale anche per me!” rispose Thunder con foga.

“Possibile che non capisci che è sbagliato? L’anima di un essere che viene riportato in vita in questo modo si lacera, perde i suoi sentimenti e tutto ciò che di umano aveva conservato. Ti ritroveresti con un fantoccio senza cuore. E a quel punto cosa avresti ottenuto?”

“Ti avrei di nuovo al mio fianco!”

“No, avresti solo un corpo vuoto, di me non rimarrebbe che una timida, pallida ombra” spiegò la ragazza con uno sguardo dolce, allungando una mano per una gelida, evanescente carezza sulla guancia dell’uomo.

“Me lo farò bastare” fu la risposta sussurrata.

“Ma non basterà a me. Non è questa la strada giusta. Non è destino che stiamo insieme in questa vita. Aspetterò che tu mi raggiunga, al termine di un’esistenza lunga e serena. Solo allora accetterò di ricongiungermi a te”.

“Molto bene, se queste sono le tue condizioni, allora le rispetterò subito!” e si puntò lo stiletto contro il cuore.

“No! – urlò la donna – Non così! Voglio che tu viva, che abbia un’esistenza completa. Non accetterò mai il tuo sacrificio. Mi raggiungerai solo quando il destino vorrà, non prima”.

L’uomo rimase basito da quelle parole e nel momento esatto in cui ne colse la reale portata, ogni traccia di speranza lasciò i suoi occhi per fare posto ad un immenso dolore. Lasciò cadere il pugnare che si conficcò a terra. Come un burattino a cui vengono recisi i fili con un colpo secco, all’improvviso cadde sulla ginocchia e forti singulti scossero la sua figura. Aveva capito che non ci sarebbe stata la possibilità di una vita insieme alla sua Grace. Fino a quel momento era stato sostenuto dalla speranza, dall’attesa del momento di ricongiungersi, ma adesso stava perdendo tutto. Si sentiva come un assetato a cui versano dell’acqua tra le mani e questa inizia a disperdersi, passandogli tra le dita. Così le sue speranze sfumavano con le parole di Grace, così le sue certezze crollavano una dopo l’altra.

Quando capì e riuscì ad accettare tutto quello che era appena accaduto, ci mise poco a prendere la sua decisione e a realizzarla. Moltiplicò i rametti di mirto e ne ricoprì l’intero corpo poi con l’incantesimo Incendio diede fuoco al tutto e rimase a contemplare le fiamme che divoravano completamente ogni cosa fosse posata sopra l’altare. La figura opalescente si portò accanto a Thunder attraversando il rogo e lo strinse in un gelido e fumoso abbraccio, carezzandogli le labbra con un ultimo dolcissimo bacio. Quando sulla liscia superficie di pietra non rimase altro che cenere e brace, la ragazza vi soffiò sopra disperdendo ogni residuo nell’aria, lasciando che venisse trasportato via dal vento.

“Grazie Mathias. Ti aspetterò” disse prima di iniziare a svanire.

“Addio Grace” sussurrò Thunder all’aria fredda della notte.

Raccolse poi lo stiletto da terra e lo ripose nello scrigno dove vide che la ciocca di capelli biondi che vi era conservata, adesso era intrecciata con un ramo di mirto. Richiuse lo scrigno e dopo averlo rimpicciolito lo ripose in una tasca del mantello, poi spense le torce e le fece evanescere una ad una, cosa che fece anche con il baule che aveva contenuto il corpo fino a poco prima. Non ne avrebbe più avuto bisogno. Infine fece sprofondare di nuovo nella terra l’altare e poi si diresse verso il castello, con un dolore più vivo ad accompagnarlo ma forse il cuore più leggero.

 

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Dopo quello che era successo alla radura il professor Thunder era avvolto da una grande tristezza, ma era sicuramente più sereno. Spesso si rinchiudeva nel suo ufficio, ma secondo Harry era solo per riflettere. Aveva continuato a seguirne i movimenti sulla Mappa del Malandrino ma non aveva più scoperto niente di strano sul suo conto e così aveva lasciato perdere la questione ritenendo che fosse ormai risolta. Ciò che invece iniziava seriamente a preoccuparlo era il passato di Bryan. Il ragazzo continuava ad insegnare a tutti loro tutte le tecniche di combattimento che conosceva, era un insegnante severo ma preparatissimo, intransigente ma efficace e ognuno era migliorato tantissimo. Accadeva raramente che gli insegnasse anche a difendersi da alcuni incantesimi oscuri di alto livello, ma si vedeva che lo faceva malvolentieri e solo perché riteneva che altrimenti la loro vita sarebbe stata in pericolo.

Eppure Harry non era tranquillo, sentiva che per lui era importante conoscere il passato di Bryan. Voleva sapere perché avesse delle conoscenze così approfondite e precise sulle arti oscure. Perché fosse così bravo con le armi, un’arte antica che ormai quasi nessuno era più in grado di padroneggiare. Ma soprattutto se si poteva davvero fidare di lui. Doveva saperlo, per la loro sicurezza e per il bene di Hermione. Silente avrebbe sicuramente saputo che cosa fare, ma l’unico suo ritratto presente nella scuola era ben custodito nell’ufficio della preside e non gli veniva in mente un modo per poterci parlare.

Pensando al ritratto di Silente, Harry si ricordò finalmente di un altro dipinto che giaceva dimenticato ormai da mesi sul fondo del suo baule. Si mise così a rovistare tra le sue cose, ed estrasse una tela avvolta in un drappo di velluto bordeaux cucito con fili dorati. Con cautela tolse la custodia ed osservò la tela. Il suo solito occupante fece immediatamente la sua comparsa, stropicciandosi gli occhi e sbattendo le palpebre per riabituarsi alla luce dopo tanto tempo. Due profondi occhi neri scrutavano Harry a metà tra il contento e l’indispettito.

“Brutto marmocchio indisponente, finalmente ti sei ricordato di me! Da quant’è che sono chiuso in quel baule con la tua roba puzzolente? Lo sai che in quanto a disordine e sporcizia fai concorrenza a tuo padre?” disse il soggetto, prima di lasciarsi andare ad una risata simile ad un latrato.

“Anche per me è bello rivederti Sirius!” rispose Harry sorridendogli allegramente.

“Allora che mi racconti? Immagino che se mi hai tirato fuori vuoi parlarmi di qualche cosa” gli disse Sirius carezzandosi il pizzetto con una mano mentre l’altra era poggiata su un fianco.

“Non c’è niente di particolare di cui ti voglio parlare. Avevo solo voglia di un po’ di compagnia, di parlare con qualcuno di diverso dai miei amici” ribatté Harry con un’alzata di spalle.

“Ah beh se è così allora raccontami qualcosa di quello che succede qui!” lo invitò Sirius, ed Harry si lanciò in un dettagliato resoconto di quello che era successo dall’inizio dell’anno, delle sue indagini, del gruppo insolito che si era formato, di Bryan, e soprattutto di Bryan ed Hermione.

Sirius dal suo quadro ascoltava attentamente il racconto di Harry, avido di informazioni e di quella vita che ormai non gi apparteneva più e della quale era solo un pallido riflesso. Harry aveva fatto dipingere quel quadro poco prima dell’inizio della scuola e l’idea gli era venuta nella vecchia residenza di Sirius, Grimmauld Place n.12, dove il quadro della vecchia Walburga aveva ricominciato ad inveire contro tutto e tutti. E così aveva pensato che sarebbe stato bello riavere un pezzo di Sirius tutto per sé e che nessuno glielo avrebbe potuto togliere. Aveva quindi chiesto ad Andromeda se conoscesse un pittore di ritratti magici e lei gli aveva mandato il più bravo. Harry aveva fatto in modo che Sirius venisse dipinto con l’aspetto che aveva prima della guerra magica, quando i malandrini erano ancora uniti e felici, quando la morte ancora non li aveva toccati e Voldemort era solo il nome del cattivo di turno e non del responsabile della tragedia delle loro vite. Aveva scelto per lui degli abiti elegantissimi ma colorati, allegri: una giacca di raso rosso con i baveri ricamati in oro, una camicia di seta color panna con collo alla giapponese, un panciotto color giallo-arancio ed un cravattino slacciato intorno al collo, a ricordare che Sirius era si il rampollo di una delle più nobili casate, ma era anche un anticonformista convinto. Il ritratto aveva parecchio apprezzato il particolare. E così da quel momento Harry poteva scambiare due chiacchiere con il suo padrino ogni volta che ne aveva bisogno, quando voleva un consiglio o anche se aveva solo voglia di parlare.

“Ehi frena, frena! Mi stai dicendo che Hermione ha un ragazzo?!? E che quel ragazzo non è Ron Weasley?” gli chiese Sirius con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

“E’ proprio così – sorrise Harry – Ron si è comportato da perfetto imbecille da quando siamo tornati qui ad Hogwarts ed Hermione pian piano si è avvicinata a questo Bryan e se ne è innamorata. Anche per questo non mi piacciono tutti i segreti che nasconde nel suo passato”.

“Ma ti ha dato qualche motivo per sospettare di lui? Ha fatto qualcosa che non ti piace? Hai scoperto particolari del suo passato?” gli chiese Sirius diventato improvvisamente serio.

“No, è questo il punto. Del suo passato non sappiamo assolutamente nulla. Ci ha detto solo di aver studiato a Durmstrang e di aver tagliato i ponti con la sua famiglia. Ma c’è qualcosa che non torna. E’ preparatissimo sulla magia oscura, è un campione nell’arte dei duelli, combatte come uno che non ha fatto altro da quando è nato. Eppure di lui non si sa niente. Hermione ha perfino consultato tutti i libri della biblioteca riguardo le antiche casate di maghi, ma non ha trovato nulla su di lui!” terminò Harry con uno sbuffo di frustrazione prima di lasciarsi andare a sedere sul suo letto e prendersi la testa tra le mani. “Silente avrebbe saputo sicuramente cosa fare”.

“E perché non ci vai a parlare?” chiese con naturalezza il suo padrino.

“Perché l’unico ritratto che conosco è nell’ufficio della preside, che di tutto questo non sa nulla e così devono rimanere le cose. Non voglio che mi prenda anche lei per un pazzo visionario”.

“Ho capito, ci penso io. Aspettami qui” gli disse Sirius facendogli l’occhiolino prima di scomparire dal quadro.

“E chi si muove…” mormorò Harry sdraiandosi, lasciando una gamba penzoloni e l’altra piegata sul letto e guardando il soffitto.

Il silenzio fu rotto da una voce gentile proveniente da quadro.

“Harry che piacere rivederti dopo tanto tempo” disse una voce pacata.

Harry scattò subito in piedi e li occhiali gli finirono di traverso sul naso.

“Professore! Io… Mi scusi, non mi aspettavo la sua visita” cercò di scusarsi Harry tentando nel frattempo di rendersi presentabile.

“Non ti preoccupare, in fondo sono io che sono venuto a trovarti. Sirius mi ha detto che volevi parlarmi” gli disse Albus Silente che lo guardava dal ritratto con occhi gentili, con la sua barba argentea e gli occhiali a mezzaluna sul naso.

“Si, in effetti c’è una questione che mi preoccupa e per la quale vorrei il suo consiglio – Harry aspettò un cenno del vecchio preside prima di riprendere a parlare – C’è un nuovo studente qui ad Hogwarts quest’anno, del cui passato non sappiamo assolutamente nulla, tranne quei pochi particolari che ci ha voluto rivelare”.

“Immagino che ti riferisca al signor Hope” disse Silente con un’espressione serena.

“Esattamente. Lui si è avvicinato a noi quasi per caso e pian piano abbiamo stretto un legame di amicizia, abbiamo imparato a fidarci di lui, Hermione è diventata la sua ragazza. Ci sta aiutando a migliorare nel combattimento, a fronteggiare i Mangiamorte quando ce ne sarà bisogno, passa molto tempo con noi”.

“Allora cosa ti turba Harry? Quello che mi hai descritto è il compagno che tutti vorrebbero al proprio fianco. Temo di non comprendere il problema”.

“Il problema professore è il suo passato. Non sappiamo nulla di lui. Tutto il suo sapere sulla magia oscura è sospetto, la sua bravura nel duello farebbero di lui il perfetto rampollo di una nobile famiglia di maghi oscuri”.

“Capisco – disse l’anziano mago lisciandosi la barba – Cosa ti dice il tuo istinto a riguardo?”

“Il mio istinto mi dice sempre di non fidarmi professore, ma se l’ha fatto Hermione allora potrei riuscirci anche io. E poi ha avuto parecchie occasioni di colpirci, penso che se quello fosse stato il suo scopo l’avrebbe fatto già da parecchio. Ma poi ripenso a tutto il mistero che lo avvolge”.

“Harry, io non posso e non voglio dirti se fidarti oppure no del signor Hope, per quello la risposta la dovrai cercare nel tuo cuore. Però ti posso dire che i sentimenti non mentono. Pensa a Bryan e a come si comporta con voi e soprattutto con Hermione. Pensa a come reagisce nelle diverse situazioni. Se non ti fermerai alle apparenze, allora capirai. Ed ora scusami ma la Signora Grassa e la sua incantevole amica Violetta mi aspettano per prendere un tè” gli disse Silente cambiando totalmente discorso e facendo tornare sul suo volto un’espressione allegra e serena, in netto contrasto con la concentrazione e la serietà di poco prima. E detto questo lasciò il ritratto per recarsi all’appuntamento appena citato.

Ricomparve Sirius, perplesso almeno quanto Harry. “Spero che il colloquio con il vecchio Albus non ti abbia ingarbugliato le idee più di prima.

“Purtroppo è così invece. Sono più confuso di prima. Grazie lo stesso Sirius”.

Riavvolse con cura la tela nel velluto e poi lo ricollocò con attenzione nel suo baule, cercando di scostarlo il più possibile dalla sua biancheria. Si sdraiò sul letto ed iniziò a riflettere sulle parole di Silente. Come al solito gli aveva dato un indizio apparentemente inutile, ma Harry sapeva bene che le parole del preside non erano mai casuali, portavano sempre alla risposta, tutto stava a saperle interpretare. ‘Le emozioni non mentono’ gli aveva detto. Gli aveva anche suggerito di pensare alle reazioni di Bryan, ed istintivamente si portò le mani alla gola ripensando a quando lo avrebbe sicuramente strozzato se non fosse stato per l’intervento di Hermione. Bryan era piuttosto irascibile. Negli occhi gli aveva letto degli istinti omicidi nei suoi confronti innumerevoli volte. Quella volta che lo voleva strozzare era una delle tante. C’era stata anche quella della lettera a Narcissa. E poi di quando avevano picchiato Blaise. Bryan tendeva a proteggere le persone che lo circondavano, era quasi possessivo nei loro confronti. Custodiva i rapporti come dei gioielli preziosi. Ma era anche chiuso, misterioso, a volte inquietante, aiutato in questo dalla sua mania per il nero. Quando preparava qualche pozione sembrava percepirne la poesia, come se fosse un’arte sublime, cercava di rimanere distaccato da tutto, ma quando qualcosa lo toccava allora si batteva, ma solo per ciò che riteneva davvero importante.

Ed improvvisamente le tessere del puzzle si ricomposero nella testa di Harry che scattò in piedi come una molla. Adesso sapeva chi era Bryan Hope.

“Devo avvertire subito Hermione” sussurrò tra sé.

“Credo Harry – gli disse la figura di Silente comparsa nella foto della formazione nella nazionale di Quidditch, mentre sorseggiava tranquillamente una tazza di tè – che la signorina Granger sia più che in grado di gestire la situazione”.

“Ma io devo avvertirla su chi ha accanto!” protestò Harry.

“Non ritieni opportuno che sia il diretto interessato a rivelarglielo?”

“Lui non lo farà mai!” ribatté deciso.

“Questo non puoi saperlo. E se adesso ti intrometti gli toglierai qualunque possibilità per il futuro. Se davvero hai capito tutto, allora sai anche che la signorina Granger non corre alcun pericolo. Come hai detto tu prima, se avesse voluto farvi del male lo avrebbe già fatto da tempo. E ora che conosci la vera identità del signor Hope questo ha ancora maggior rilievo. Prova a dargli una possibilità, proprio come ho fatto io, anche lui in fondo ha diritto a ritrovare finalmente un po' di serenità. E ora scusami ma devo andare prima che le mie gentili ospiti finiscano i pasticcini da tè”.

Harry decise di fidarsi ancora una volta del giudizio del suo professore e si buttò a peso morto sul letto facendo lavorare febbrilmente il suo cervello, come mai aveva fatto in vita sua.

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Capitolo 19
*** Starlight ***


Capitolo 19

§ Cap. XIX – Starlight §

 
La volta celeste era incantevole, un mantello di raso blu scuro, compatto, senza la minima sfumatura, punteggiato di luci bianche nelle quali per secoli gli uomini avevano rivisto la propria mitologia, le proprie speranze e le proprie paure. La luna totalmente assente lasciava la scena a quei piccoli gioielli celesti.

Harry e Pansy, spettatori esclusivi di quel magnifico panorama si trovavano sulla cima della torre nord del castello per un picnic notturno in occasione del compleanno della ragazza. Harry non si era lasciato sfuggire l’occasione e anche se in modo impacciato le aveva chiesto se le andasse di passare la serata insieme a lui. Pansy un po’ emozionata aveva accettato, così le aveva dato appuntamento fuori della Sala Grande appena finito di cenare, con la raccomandazione di indossare il mantello. In realtà in Sala Grande ci era andata giusto per farsi vedere e non insospettire nessuno con la sua assenza, ma non aveva mangiato quasi nulla, con lo stomaco chiuso per l’emozione, e dopo una permanenza al tavolo dei serpeverde che aveva giudicato dignitosa si era praticamente smaterializzata fuori della Sala Grande, visto il tempo infinitesimale che le era occorso per alzarsi e uscire. Lì aveva trovato Harry già ad aspettarla, le aveva preso il mantello che teneva ripiegato sul braccio e glielo aveva messo attorno alle spalle, poi aveva indossato anche il suo. Le aveva porto la mano che Pansy aveva prontamente afferrato e l’aveva guidata per qualche corridoio, giusto per farle perdere l’orientamento e poi le aveva fatto salire una serie interminabile di scalini. Lungo l’ascesa l’emozione della ragazza aveva gradatamente lasciato spazio prima al disappunto e poi ad un’arrabbiatura vera a propria, riportando a galla la vecchia Pansy, anche se in parte rabbonita rispetto ai vecchi canoni.

“Potter, giuro che se non mi hai preparato una sorpresa degna di una regina ti faccio ingoiare la bacchetta, in un pezzo solo e per traverso!” era sbottata ad un certo punto, fermandosi appoggiata alla parete a riprendere fiato, le gote rosse per lo sforzo ed un fiatone da far invidia ad un mantice.

Harry si era limitato a sorriderle e a ravviarle i capelli dietro un orecchio. “Ti assicuro che ne vale la pena” le aveva sussurrato.

“Sarà meglio per te, altrimenti dovrai procurarti un’altra bacchetta” gli rispose in tono acido e con uno sguardo per niente rassicurante.

“Dai vieni” la riprese per mano, ignorando le lievi proteste di lei e riprese la salita. In cima alle scale trovarono una pesante porta di legno scuro, chiusa. Pansy si stava già per lanciare in una sequela infinita di insulti a lui, ai suoi parenti, ascendenti e discendenti (soprattutto ascendenti!), ai Grifondoro e ad ogni cosa che le venisse in mente, quando lui le fece segno di tacere e con un Alohomora aprì la porta. Lo spettacolo che le si parò davanti la fece ammutolire con gli occhi spalancati per lo stupore ed il cuore in gola per l’emozione. Il cielo sopra di loro li accoglieva nella sua bellezza e li avvolgeva nella sua serenità. Harry la guidò più vicino ai merli della torre, in un punto dove aveva preparato una coperta su cui sedersi, ed un cestino con del cibo. Sulla coperta era posata una lanterna, incantata per irradiare calore oltre che per fare luce. La aiutò a sedersi e poi prese a trafficare con il contenuto del cestino.

“Immaginando che non avresti mangiato molto per la curiosità di vedere cosa avevo combinato, sono passato dalle cucine e mi sono fatto preparare dagli elfi qualche toast. Spero che ti piacciano”. Tirò fuori dal cestino una cinquantina di mini toast, posizionati con cura su un vassoio che le porse, invitandola a servirsi.

“Ma hai svuotato completamente la dispensa della scuola?”

“No – rispose imbarazzato Harry grattandosi nervosamente la nuca – solo che non avevo idea dei tuoi gusti, così gli elfi mi hanno suggerito di prendere un po’ di tutto, e questo è il risultato”.

Pansy si lasciò andare ad una risata cristallina. “Harry sei davvero unico! Solo tu potevi fare una cosa del genere!”. Harry tirò fuori anche del succo di zucca e poi iniziarono a mangiare, assaggiando un po’ di tutto il ben di Dio che era stato portato sulla torre. Ad un certo punto ad Harry sembrò di sentire un cigolio, ma la porta era chiusa, nessuno li aveva raggiunti. Notò invece che la finestrella accanto si era aperta per colpa del vento e così si rilassò, prima di far preoccupare la sua compagna. Rimasero lì a parlare per molto tempo, perdendo completamente la cognizione del tempo, finché Pansy non fu assalita da un brivido di freddo. Allora Harry le si accostò e le passò sulle spalle una parte del suo mantello, stringendola quindi in un mezzo abbraccio. Con la mano libera prese dal cesto due tazze ed un thermos dal quale versò per entrambi della cioccolata.

Pansy prese la tazza con entrambe le mani e bevve avidamente per riscaldarsi. Non appena finito di bere Harry posò entrambe le tazze e abbracciò forte le ragazza che si accoccolò contro il suo petto.

“Pansy, sei una ragazza incredibile, io ti immaginavo completamente diversa, ma adesso che ti conosco…” le parole gli morirono in gola guardando la ragazza negli occhi grandi e luminosi nonostante la notte che li avvolgeva. Un tenero bacio scambiato sotto quel cielo stellato li unì quella sera.

“Buon compleanno Pansy” le sussurrò ad un centimetro dalla bocca completamente perso nei suoi occhi. Un singhiozzo dall’altra parte della porta interruppe la magia del momento. Harry scattò in piedi e con pochi passi raggiunse la porta che spalancò di scatto con la bacchetta spianata, ma ancora una volta non vide nessuno, né trovò qualche indizio che non fossero soli. Abbassò la bacchetta e tornò da Pansy, anche lei in piedi, ma l’incantesimo ormai si era spezzato.

“Forse è il caso che torniamo giù, deve essere molto tardi” suggerì la ragazza.

“Penso che abbia ragione” sospirò rassegnato Harry anche se gli sarebbe invece piaciuto rimanere lassù con lei da solo ancora per un po’.

Con un incantesimo raccolse tutta la loro roba e poi da sotto il suo mantello tirò fuori il mantello dell’invisibilità che pose anche sopra la testa di Pansy, con la raccomandazione di stargli vicino. La accompagnò fino all’imbocco dei sotterranei dove la salutò con un profondo bacio ed aspettò di vederla scomparire nel buio. A quel punto non gli restò che girare i tacchi e salire fino alla torre di Grifondoro. La Sala Comune era deserta, ma se lo aspettava, doveva essere davvero tardi, con Pansy aveva perso totalmente la cognizione del tempo. Quello che non si aspettava era invece la voce che lo accolse, proveniente da dietro una poltrona di cui lui scorgeva solo lo schienale ma nulla di chi vi era seduto.

“Mi spieghi che cosa ha la Parkinson più di me?” lo apostrofò una voce gelida che trasudava disprezzo.

“Non capisco…” cercò di cavarsela in qualche modo, mentre si avvicinava alla poltrona.

“Vi ho visti sai? Questa sera sulla torre nord. Ho visto come la guardavi, come le parlavi, come l’hai baciata. Perché lei si?”

Harry si sedette sulla poltrona di fronte. “Allora sei stata tu a fare il rumore che ho sentito. Ginny che vuoi che ti dica? Non so neanche io come è successo. Ci siamo avvicinati per caso, abbiamo cominciato a parlare, ci siamo conosciuti e poi… non so neanche io come possa essere accaduto”.

“Te lo chiedo ancora una volta – Ginny parlava con voce incolore, come se stesse ripetendo una litania – perché lei si e io no?”.

Harry si prese un minuto per raccogliere i pensieri. In fondo le domande della ragazza che gli sedeva di fronte erano più che legittime. Loro erano innamorati, stavano insieme, eppure lui aveva scelto di distruggere tutto per proteggerla. Ora però accettava la vicinanza di un’altra ragazza, che lo aveva sempre offeso, insultato, trattato come un essere inferiore, ma che per qualche strana ragione aveva fatto breccia nel suo cuore.

“I primi tempi senza di te sono stati durissimi Ginny. Quasi impazzivo all’idea di non averti sempre al mio fianco, eri l’aria di cui avevo bisogno per vivere, ma andavo avanti dicendomi che almeno così saresti stata al sicuro. Ma poi tu hai iniziato ad essere una persona completamente diversa da quella che conoscevo. Egoista, cattiva, spesso anche maleducata e in te ho cominciato a non vedere più la ragazza di cui mi ero innamorato. Poi ho conosciuto Pansy e a poco a poco ci siamo avvicinati. Con lei ho deciso di non ripetere lo stesso sbaglio, non voglio perdere stupidamente anche lei come ho perso te”.

Ginny sospirò pesantemente. “Bene, capisco, non riesco del tutto ad accettare la cosa, ma capisco”.

“Cosa hai intenzione di fare?”

“Niente tranquillo, non farò niente a parte mettermi il cuore in pace. Ma quando sarà il momento, io non sarò al tuo fianco. Se mi cercherai in battaglia, io non ci sarò. Non ho più un motivo per combattere” e detto questo si alzò dalla poltrona e superò quella dove era seduto Harry a cui accarezzò una spalla, prima di lasciare la sala comune e salire nel suo dormitorio.

 
§§§§ ---- §§§§


Il pomeriggio seguente i sei amici erano nella sala duelli e si stavano allenando, quando improvvisamente la stanza cadde nell’ombra. Le torce alle pareti si accesero subito, ma una cortina di gelo si impossessò delle mura del castello, avvolgendo tutti i suoi abitanti. Una luce verdastra si vedeva da fuori le finestre verso cui tutti gli studenti si accalcarono per capire cosa stesse succedendo. Il Marchio Nero aleggiava sulle loro teste e dominava il cielo sopra Hogwarts.

Harry Potter ed i suoi amici rimasero immobili, sapevano che Voldemort era vicino e che presto avrebbe attaccato il castello. Non c’era un minuto da perdere.

“Hermione, Michael, voi siete capiscuola, andate dalla preside per organizzare l’evacuazione di tutti gli studenti più giovani e di tutti coloro che non vogliono combattere. Blaise, anche tu sei caposcuola, te la senti di andare giù nei sotterranei?”.

“Si” rispose annuendo deciso e si precipitò fuori insieme agli altri due ragazzi.

“Pansy, Bryan, voi radunate quante più spade e scudi possibile e raggiungetemi nella Sala Grande. Io vado subito lì ed inizio a convocare i membri dell’ES e ad organizzare un minimo di difesa. Dite a chiunque voglia combattere di raggiungermi lì” e senza neanche attendere una risposta prese a correre a rotta di collo verso la sua meta. Lungo un corridoio incrociò lo sguardo di Ginny, in fila tra coloro che abbandonavano il castello, seguita da Ron che le teneva le mani sulle spalle con fare protettivo. Harry si avvicinò a loro con sguardo sereno.

“Buona fortuna amici” disse loro.

“Anche a te” rispose Ron, mentre Ginny rimase in silenzio fissandosi le punte delle scarpe.

Poi Harry voltò loro le spalle e riprese la sua corsa verso la sala grande.

Lì regnava già una grande confusione, alimentata anche dai professori che spostavano le tavolate per sgomberare la sala.

“Sileeeeenzioooooo!” urlò ad un certo punto la preside McGranitt per riportare un po’ di ordine. Si trovava nella parte rialzata della sala, quella dove normalmente il corpo docente mangiava, e dopo aver individuato Harry gli fece cenno di avvicinarsi e parlare.

“Ringrazio tutti coloro che intendono restare al castello per combattere al mio fianco, ma invito chiunque abbia anche solo un minimo dubbio, ad andarsene e mettersi al sicuro. Ho paura che presto qui si scatenerà l’inferno e non voglio martiri. Voglio dei compagni che combattono per ciò in cui credono e per una speranza. Quindi per favore, tutti coloro che non sono pienamente convinti della loro scelta abbandonino subito la scuola”.

Il silenzio regnò sovrano per qualche secondo, poi urla di incoraggiamento e di sostegno provennero dagli studenti che si trovavano davanti a lui.

Nel giro di pochissimo tempo una grande quantità di ragazzi era stata fatta uscire dal castello, i cui occupanti adesso si trovavano in sala grande. Eppure Harry sentiva che mancava qualcuno. Con lo sguardo scorse l’intera sala ed individuò subito Pansy, accanto a Blaise. La preside discuteva animatamente con Hermione e Kingsley, mentre Michael scrutava il panorama fuori dalla finestra, cercando anche un minimo segnale che indicasse l’inizio dell’imminente battaglia.

Ma dov’era Bryan? Per quanto si sforzasse non riusciva a trovarlo. Incrociò lo sguardo di Hermione e vi lesse i suoi stessi dubbi, solo che lei non era al corrente di quello che lui sapeva. Lo colse il dubbio che Silente per una volte si potesse essere sbagliato e che Bryan potesse essere corso fuori per riunirsi alla schiera dei Mangiamorte, portando con sé informazioni strategiche preziose.

Prese dalla tasca posteriore dei jeans la Mappa del Malandrino ed iniziò a scrutarla attentamente, finchè non individuò delle impronte a cui non era associato nessun nome.

Bene, era arrivato il momento della resa dei conti. Senza dare nessuna spiegazione lasciò la sala grande e prese a correre più veloce che poté verso il punto indicato dalla mappa. Silente o meno, stavolta non poteva fare finta di niente. Doveva sapere, ad ogni costo.

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Capitolo 20
*** Black Holes and Revelations ***


Capitolo 20

§ Cap. XX – Black Holes and Revelations §

 

Salì i gradini a due a due, fino all’entrata della sala comune di Corvonero, lasciata appositamente aperta dal professor Vitious per facilitare l’evacuazione degli studenti.

Si trovò davanti Bryan, con una leggera sacca da viaggio a tracolla, pronto a lasciare la scuola.

“Vai da qualche parte?” gli chiese Harry con tono tagliente.

“Si lontano da qui. Non è la mia battaglia questa” gli rispose con voce incolore, come se stesse parlando del tempo.

“Quindi non ti interessa se Hermione resterà qui a combattere?”

Un lampo attraversò gli occhi di ghiaccio di Bryan. “No” rispose asciutto.

“Lei combatterà anche per te. E combatterà per Malfoy” la voce di Harry spaventosamente simile ad un ringhio.

“Malfoy è morto” gli fece notare Bryan sempre calmo e con voce melliflua, un sopracciglio alzato.

“E tu questo lo sai bene, visto che ci sei dentro fino al collo!” esplose a quel punto il ragazzo Sopravvissuto.

"Hai ragione Potter! La morte di Draco Malfoy è avvenuta per colpa mia.... L’ho ucciso io proprio con questa bacchetta" affermò Bryan sollevando la sua bacchetta davanti al viso e poi senza dare all'altro il tempo di replicare se la punto contro, riprendendo il suo vero aspetto.

Al contrario di quanto aveva pensato Bryan, Harry non batté ciglio.
"Non mi guardare stupito, avevo già intuito la tua vera identità, ma una persona di cui mi fido mi ha convinto a tacere, perché credeva che fossi cambiato, ma vedo che non è così. Ci hai ingannati tutti quanti, ci hai fatto credere di essere nostro amico, ti sei anche messo con Hermione! Ma perchè? Non ci hai guadagnato nulla da questa storia..." chiese Harry con la voce che andava alzandosi ad ogni parola. Aveva bisogno di capire.
"Calmati Potter" gli rispose con voce atona e distaccata, molto diversa da quella amichevole che gli aveva sempre rivolto. Ed il ritorno al cognome per Harry fu come una pugnalata alle spalle. Allora tutto il tempo insieme non aveva veramente significato nulla.

L'altro gli rivolse un'occhiata gelida. "Noto che l'arroganza è rimasta quella di una volta. Che dovrei fare? Ringraziarti per tutti i soprusi e le prepotenze che ci hai fatto subire in questi anni? E l'odio che mi hai sempre gettato contro? E forse non ti ricordi che Silente è morto per colpa tua! Avrei anche potuto pensare che in questo periodo che hai trascorso tra noi come Bryan, come l'amico a cui abbiamo voluto bene tu fossi cambiato, ma il fatto che siamo tornati ai cognomi mi fa pensare che in realtà non è cambiato proprio nulla. Mi chiedo solo quale sia il tuo piano..."

"Non credo che sapendo chi sono veramente tu voglia ancora essere mio amico, Potter". Fece una pausa aspettando una reazione dell'altro che però non arrivò. Lo interpretò come un muto invito a  parlare. "Dici che non ci ho guadagnato nulla. Beh non è vero. Finalmente ho potuto avere la vita se non felice e spensierata ma almeno serena che non ho mai avuto. Ho avuto degli amici di cui mi sono fidato, che mi sono stati vicini e che mi hanno aiutato quando ne ho avuto bisogno. Ho potuto conoscere delle persone che altrimenti non avrei neanche potuto avvicinare. E poi sono riuscito a restare lontano dall'Oscuro, dai suoi servitori e da tutti gli orrori che questo comporta. Ti sembra niente?". Aveva sputato con veemenza quelle cose che si teneva dentro da tanto tempo ed ora si sentiva meglio, ma anche spossato. Leggermente arrossato in viso, negli occhi aveva una luce nuova che non gli aveva mai visto. O meglio era la luce che in quei mesi aveva visto accendersi a poco a poco negli occhi di Bryan Akira Hope, l'amico che aveva imparato a conoscere ed a cui si era affezionato. Ma ora brillava selvaggia negli occhi della persona che gli stava davanti. Una delle persone che più aveva odiato in passato. Dopo una breve pausa continuò con un tono più basso, piatto, mellifluo.

"Ma tu non puoi capire cosa voglia dire vivere in mezzo a loro, quello che ho dovuto sopportare senza poter fare nulla. Loro sono troppo forti per una persona sola".

Voltò le spalle ad Harry. "Non so neanche perché ti dica queste cose visto che è tutto finito. Forse perché con voi mi sono sentito finalmente una persona normale, apprezzato per quello che sono e non per quello che rappresento. Forse è il mio modo di ringraziarvi. Salutami tutti gli altri e ringraziali da parte mia. Per tutto". Dopodiché, superando Harry, iniziò a camminare con passo deciso verso l’entrata del dormitorio, per uscire nei giardini e raggiungere il cancello da cui si sarebbe smaterializzato per ricominciare la sua fuga.

"Aspetta..". Una mano sicura sulla sua spalla lo invitava a fermarsi. "Aspetta... dove stai andando?"

"Sto andando via, Potter. E' stato bello finché è durato, ma ora è il momento che ricominci la mia fuga. Non posso restare, gli altri non mi accetteranno mai, men che meno Hermione. E non sopporterei il disgusto che leggerei nei suoi occhi vedendo il mio vero aspetto. Perché anche se non ci credi, le voglio veramente bene".

"Ti credo"

"Va bene, ora è meglio che vada... Un momento, che cosa hai detto?!?" disse girandosi lentamente a guardarlo negli occhi.
"Ho detto - prese un sospiro per il peso di quelle parole - che ti credo. In questi mesi ho conosciuto una persona nuova. Bryan è un ragazzo con tanti difetti, ma anche con dei pregi. E sono anche convinto che Bryan sia quello che è sempre stato nascosto sotto la tua solita maschera. La dimostrazione è proprio quello che mi hai appena detto. Avresti potuto aggredirmi e invece sei rimasto qui a parlare e a spiegarmi. Non mi importa del tuo passato o del tuo aspetto. Per me resti un buon amico. E ora tutti noi abbiamo bisogno di te. Se veramente ti sei affezionato a noi, allora resta, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Combatti insieme a noi, al nostro fianco" e detto questo gli tese una mano.

L'altro rimase qualche secondo interdetto, poi sollevò la sua mano titubante, ma quando incontrò quella di Harry la strinse vigorosamente.
"Va bene Potter, resterò".

"Preferisco Harry, se non ti spiace. I miei amici mi chiamano per nome" gli rispose dandogli una pacca sulla spalla.
"Va bene Harry. Ma forse è il caso che io torni Bryan. Preferisco spiegarmi con più calma agli altri, non prima della Battaglia Finale. Specialmente con Hermione" e con un gesto della bacchetta tornò il ragazzo moro dai lunghi capelli neri e dagli occhi di ghiaccio.

"Adesso andiamo" gli disse Harry, iniziando a correre verso il punto dove gli altri li aspettavano.

"Grazie" disse Bryan e l'altro gli rispose con un cenno del capo dirigendosi verso la Sala Grande.

Appena entrato, Bryan raggiunse Hermione con lo scopo di parlarle e dirle la verità. Ora che aveva deciso di rimanere a combattere quella poteva essere l’ultima occasione che aveva di parlarle.

"Herm, ti posso parlare? E' importante". Tentò di prenderla per mano ma lei si scostò scoccandogli un'occhiataccia.
"Che c'è tesoro? Ho fatto qualcosa?"

Lei gli rispose con uno sguardo gelido. "Non mi dovevi parlare, tesoro?"

"S...si" fece lui titubante davanti a quell'atteggiamento insolito, e si diresse verso un'aula vuota, seguito da Hermione. Entrò, tenendo la porta aperta alla sua ragazza.

"Ecco.. io non so da dove cominciare..."

"Comincia col dirmi quanto ti sei divertito a prendermi in giro -  gli disse lei con la voce che irradiava gelo - So chi sei veramente".
"Cos... Ma come l'hai scoperto?" rispose lui sorpreso.
"Ho seguito Harry su alla torre di Corvonero prima, per essere sicura che non facesse sciocchezze, e ti ho visto riprendere il tuo vero aspetto. Cielo, quanto sono stata stupida a non accorgermi di niente in tutto questo tempo! Eppure di indizi ce ne erano! La tua profonda conoscenza dei Serpeverde, la tua grande preparazione in Pozioni, e poi tutti i particolari sui Mangiamorte... Solo uno di loro avrebbe potuto conoscerli! Stupida! Stupida! Stupida!" strillava Hermione mentre percorreva a grandi falcate l'aula gesticolando come una pazza.

"Herm, ascolta..." tentò di avvicinarsi, ma lei lo scostò bruscamente.
"Stammi lontano! E non mi toccare!"

Sul viso del ragazzo comparve tutta la sua sofferenza. "Ecco perchè mi sono nascosto ed ho deciso di cambiare aspetto prima di tornare. Nessuno di voi riesce ad accettarmi per come sono. Neanche dopo avermi conosciuto realmente. Neanche tu hai capito. Sarebbe stato meglio se non fossi mai tornato...". Poi si girò bruscamente verso la porta, dando le spalle ad Hermione.
"Al diavolo Potter e tutte le sue belle parole! Nessuno riuscirà mai ad accettarmi per quello che sono! Me ne andrò subito da questo posto, lontano dai vostri pregiudizi e dalle vostre ipocrisie!
Con te mi sono aperto completamente. Tu hai visto la mia anima messa a nudo. Con nessuno mi sono mai esposto così - le disse ancora di spalle, ma con la voce ardente di rabbia - se neanche tu riesci ad accettarmi, come potranno farlo gli altri?".

Detto questo uscì dalla porta, sbattendola violentemente alle sue spalle, diretto con passo veloce verso i confini di Hogwarts da cui si sarebbe smaterializzato.

Perso nel fuoco della rabbia che gli ardeva dentro e nel dolore profondo che gli lacerava l'anima per essere stato rifiutato dalla sua amata Hermione, non si accorse di alcuni passi veloci che gli si avvicinavano alle spalle. Si ridestò sentendo una voce alle sue spalle.

"Aspetta..." non una voce, ma la sua voce. "Aspetta" e lui si fermò lì in mezzo al corridoio, senza accennare però a girarsi.
Sentì Hermione abbracciarlo da dietro e poggiare la testa contro la sua schiena, in un gesto carico di affetto.

"Hai ragione, ormai dovrei conoscerti, ma è stato un brutto colpo scoprire che non eri la persona che credevo... Oltre allo shock di ritrovarti di nuovo qui dopo tutto questo tempo..."
Lui le accarezzò dolcemente le mani, poggiandovi sopra le sue. Poi sospirò stancamente.

"Herm, ti giuro che tutto quello che ti ho sempre detto era la pura verità. Tu hai conosciuto la parte più vera di me. Per assurdo nel momento in cui mi sono mostrato con un aspetto diverso, è stato proprio il momento in cui mi sono tolto tutte le mie maschere e mi sono mostrato per quello che sono veramente, con i miei sentimenti e le mie debolezze.

Io ti amo Hermione, e se tu non riesci a ricambiare ora che sai la verità, allora me ne andrò via, non ha senso per me restare se tu non sarai al mio fianco. Non avrei nulla per cui combattere".
Per tutta risposta Hermione lo abbracciò ancora più stretto.
"Non andartene, ti prego. Ti amo anche io. Resta e combatti con me per il nostro futuro.

Bryan sciolse l'abbraccio di Hermione e si girò per guardarla negli occhi. Vi lesse tutto l'amore che vi sempre trovato prima che lei scoprisse la verità. Lei aveva capito. E lo aveva accettato.
Allora forse c'era ancora una speranza per lui...

Lentamente la riprese tra le braccia e posò delicatamente le labbra sulle sue in un gesto carico di affetto.

Hermione subito ricambiò il bacio, rendendolo più profondo e cercando di trasmettere così i suoi sentimenti al suo ragazzo.
Lo abbracciò stretto e continuò quella specie di battaglia che caratterizzava il loro rapporto: nessuno dei due accettava di sottomettersi completamente all'altro, in un continuo scontro di personalità molto forti e decise.

Continuarono a baciarsi con passione, finché non si dovettero staccare per riprendere aria.

Bryan posò la fronte su quella di Hermione e le sussurrò: "Resterò, ora so per cosa combattere".

Tornarono quindi in Sala Grande dove trovarono Harry che discuteva con i membri dell’Ordine della Fenice e con i capi degli Auror che stavano arrivando per fare la loro parte in battaglia.

Decisero quindi di spostarsi tutti quanti nell’ampio salone d’ingresso, pronti ad uscire dal grande portone non appena i Mangiamorte avessero iniziato l’attacco. La battaglia si sarebbe svolta principalmente nei giardini, ma l’intento era di spostare quanto più possibile il combattimento all’interno delle mura, dove l’esercito di Voldemort era decisamente svantaggiato non conoscendo il posto come i suoi occupanti.

Harry era al centro dell’ambiente, tutti gli occhi puntati su di lui che avrebbe dato il segnale per uscire a combattere. Accanto a lui Bryan ed Hermione e dietro Blaise, Michael e Pansy.

Bryan sospirò pesantemente, come se avesse preso la decisione più difficile della sua vita, ed in effetti era così. “Tra poco la battaglia finale avrà inizio – fece una pausa per guardare negli occhi Hermione che gli prese una mano – ed io sono scappato abbastanza”.

Harry si girò a guardarlo, comprendendo le sue intenzioni e gli mise una mano sulla spalla annuendo.

“Voglio che il nemico mi guardi in faccia e sappia chi ha veramente davanti” continuò Bryan, guardando stavolta tutti i presenti attorno a sé. “Ben detto amico” confermò Harry ancora con una mano sulla sua spalla e lasciandola poi cadere per permettere a Bryan di fare ciò che desiderava.

Il ragazzo estrasse la sua bacchetta e come aveva fatto poco prima nella torre di Corvonero se la puntò contro e riprese il suo vero aspetto, lasciando tutti sconvolti. Se non fosse stato per Hermione che gli teneva saldamente la mano e per Harry che lo aveva appena chiamato amico, in quel momento sarebbe stato colpito da decine di schiantesimi.

Con una carnagione così chiara da sembrare scolpita nel marmo ed i capelli biondissimi quasi bianchi, Draco Malfoy era al centro del salone di ingresso. Solo gli occhi lo collegavano al ragazzo che era stato fino a qualche secondo prima.

Dopo qualche momento di silenzio assoluto si alzò un gran vociare. Michael rimase impietrito sul posto, Pansy scoppiò in un pianto liberatorio, mentre un imbestialito Blaise Zabini gli si parò davanti e gli scaricò con tutta la forza che aveva in corpo un violento pugno sullo zigomo, che lo fece volare a terra.

“Draco, brutto bastardo figlio di puttana – gli urlò contro gettandoglisi addosso e tentando di strangolarlo – Hai una vaga idea di quello che ho passato credendoti morto?!?” continuava ad urlare come un invasato senza mostrare la minima di intenzione di voler almeno allentare la presa sul suo collo.

Per fortuna intervennero Pansy e lo stesso Harry che riuscirono a scollarglielo di dosso, prima che Draco venisse ucciso, questa volta per davvero. Ci vollero parecchi minuti perché Blaise sbollisse i suoi istinti omicidi, durante i quali Hermione si prese cura di Draco.

“Bene, credo che tu mi debba qualche spiegazione, amico – gli disse Blaise con il tono più gelido di cui fu capace, ancora furente – E vedi di essere convincente, altrimenti non ci metto niente ad ammazzarti sul serio, brutto bastardo!”.

“Blaise non ho molto da spiegare. Semplicemente la notte che è morto Silente mi è sembrata una buona idea fuggire, e quale modo migliore per far perdere le tracce che simulare la propria morte? Così mi sono nascosto, ma nessun luogo era davvero sicuro per me. Voldemort ha spie ovunque e rischiavo di essere ritrovato. Così ho deciso di tornare qui e per non essere riconosciuto ho cambiato il mio aspetto. Tutto qui” raccontò brevemente Draco.

“Tutto qui?!? – Blaise aveva gli occhi fuori dalle orbite – Potevi dirmelo! Hai idea di quanto sia stato male credendoti morto? Ho creduto di aver perso un fratello!”.

“No, non potevo. Ti avrei esposto ad inutili rischi. Avresti potuto tradirti accidentalmente e allora la loro vendetta avrebbe colpito anche te. Ti avrebbero creduto mio complice. E non credere che tutto il tempo passato lontano da te sia stato una passeggiata. Anche io ho perso un fratello, finchè non sono riuscito a riavvicinarti. Avrei voluto mettere fine al tuo dolore, credimi, mi ha fatto veramente male vederti soffrire, ma ti dovevo proteggere!”.

“Io… Io… Oh al diavolo! Bentornato Draco!” strillò Blaise commosso abbracciando forte il suo amico.

Improvvisamente un boato squarciò il silenzio. Il momento era arrivato.

Harry riprese il suo posto al centro della sala. Hermione e Draco al suo fianco, dietro a lui Blaise, Michael e Pansy, tutto intorno gli altri studenti, i professori, i membri dell’Ordine della Fenice, gli Auror. Erano pronti.

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Capitolo 21
*** Ready, Set, Go ***


Capitolo 21

§ Cap. XXI – Ready, Set, Go §


La battaglia finale stava per iniziare. Ormai si era alla resa dei conti.
Voldemort e tutti i Mangiamorte al suo seguito avevano già oltrepassato i cancelli di Hogwarts e marciavano verso il portone d'ingresso, anche se sicuramente avrebbero preferito combattere nel parco, all'aperto, dove erano a pari con il nemico.

All'interno del castello la battaglia sarebbe stata più faticosa, e loro sarebbero stati più esposti agli attacchi degli occupanti, ma non si sarebbero comunque tirati indietro.

In un modo o nell'altro il loro Signore li avrebbe portati ad una grandiosa vittoria.

Nella Sala d'Ingresso tutti erano pronti per la battaglia finale. Tutto l'Ordine della Fenice al gran completo e tutti gli Auror erano lì a combattere, al seguito di Harry Potter, la loro unica speranza di vedere finalmente Voldemort sconfitto e l'ordine naturale delle cose ristabilito, insieme ad una pace duratura e meritata.
Tre figure stavano davanti a tutti, pronte a correre fuori all'attacco all'apertura del portone.


Ready, set, go!

Harry, Draco, Hermione.

Loro erano lì davanti al portone, alla testa di tutti, pronti per la battaglia finale. I loro cuori con i battiti impazziti e l'adrenalina a mille.


It’s time to run

Era arrivato il momento. Quando i pesanti battenti del portone secolare si fossero aperti, loro sarebbero corsi incontro al loro destino. Che sarebbe stato di vincitori o di vinti.
Nessun compromesso per loro. O la libertà o la morte. ‘Le vie di mezzo non sono accettabili’.

Questo diceva il loro cuore.


The sky is changing, we are one

Il cielo si preparava al grande scontro. Tutto si stava oscurando. Delle dense nubi rosso cupo stavano coprendo il sole, come se si preparassero a far piovere sangue. Ma il sangue che di lì a poco avrebbe inzuppato il parco di Hogwarts non sarebbe piovuto dal cielo, sarebbe stato quel sangue che ora pompava furioso nei corpi di coloro che si preparavano alla battaglia. Che in alcuni casi sarebbe stato versato da familiari, come era per Draco. Ma non c'era posto per i sentimenti. In gioco c'era l'equilibrio del mondo magico. In quello scontro sarebbe stato deciso il futuro di tutta la comunità magica e tutto il potere derivante. Questi i pensieri dei Mangiamorte. Un figlio, un genitore, erano sacrificabili in confronto alla vittoria dell'Oscuro Signore.

Harry, Draco ed Hermione sapevano bene per che cosa combattevano. Non per il loro padrone, non per il potere, non per la gloria. Combattevano per loro stessi e per il loro futuro.
Uniti avrebbero vinto. Ed uniti lo erano veramente in quel momento. Erano una sola entità. Sarebbero scesi in battaglia per combattere con e per gli altri, non per vincere in nome di qualcun altro.


Together we can make it

La loro forza era l'unione di intenti. La volontà di combattere per il loro futuro e non per la vittoria di un padrone che alla fine, se soddisfatto, li avrebbe adeguatamente ricompensati.

Loro tre e tutte le persone che dietro di loro aspettavano solo il loro segnale per seguirli in quella che sarebbe potuta essere la loro ultima corsa verso il futuro e la libertà.

Ma solo uniti nella volontà di affermare il loro cuore sul vuoto degli avversari avrebbero potuto vincere.

Si perchè se da parte loro avevano i sentimenti a renderli grandi, davanti presto si sarebbero trovati degli esseri vuoti, dalle anime scure e lacerate, dilaniate.

Degli involucri al servizio di Voldemort, che per lui avrebbero combattuto, per lui avrebbero perso la vita. Ma erano degli individui.
Harry e tutti quelli che credevano in lui erano un esercito. Erano un unico cuore. Erano un unico corpo. Erano un'unica emozione ed un unico sentimento. Erano un unico scopo. Ed erano un unico sogno. Un mondo libero ed in pace.


While the world is crashin’ down

I Mangiamorte avevano infine attaccato il castello. Avevano fatto saltare il portone.

Schegge di legno volavano impazzite dappertutto, ferendo qualcuno, anche se solo superficialmente.

I tre ragazzi erano incolumi, perchè Draco aveva eretto intorno a loro una solida barriera con il Protego. Ormai il momento era arrivato, non si poteva più rimandare.


Don’t you turn around

Harry gridava forte di non aver paura perché quella era solo una mossa dei Mangiamorte per indurli a uscire. Ma loro erano tutti pronti per la battaglia.

Erano tutti pronti per correre incontro al loro destino.
Harry gridò di concentrarsi su un unico obiettivo, su un unico avversario, senza pensare ad altro. Fissarsi sul "qui e ora" e fare come se non esistesse altro.

Nel castello ormai erano tutti in assetto da battaglia, con la bacchetta in una mano e la spada nell'altra.


Attraverso lo squarcio nel portone Draco vide suo padre dare ordini e tutta la rabbia che aveva annegato in un angolo del suo cuore per la vita che l'uomo gli aveva rubato, riemerse prepotente.
La furia montò in lui che sentì di non riuscire più a contenerla. E conosceva un solo modo per sfogarla. Attorno a sé eresse una potentissima barriera, proprio con la magia che suo padre gli aveva insegnato.

Subito una sfera scura opalescente lo avvolse. Solo lui poteva oltrepassarla, nessuno da fuori la poteva penetrare, a meno di non usare incantesimi potentissimi che lo avrebbero lasciato stremato. Chi sarebbe stato così stupido? Qualcuno che si sentiva infinitamente superiore senza esserlo davvero. Su questo contava Draco.

Con un gesto secco portò le mani sull'impugnatura delle spade che portava fissate incrociate sulla schiena e le sguainò contemporaneamente. Per lui niente magia, almeno in quel momento. La sua sete di sangue e di vendetta chiedeva di essere placata, così come le lame che stringeva saldamente tra le mani chiedevano di dissetarsi del sangue dei nemici.

Un cenno di intesa di Harry, a cui subito Hermione e Draco annuirono convinti.


La battaglia inizia


We were runnin’ through the town
our senses had been drowned
no place we hadn’t been before

Una folla si riversò velocemente fuori del castello di Hogwarts, nel parco incontro al proprio destino.

Harry, seguito da tutti gli altri, correva verso i Mangiamorte, sotto quel cielo tinto di sangue, e tutti sentivano l'emozione del momento. Si sentivano come se avessero sempre dormito solo per vivere quel momento.

Sapevano cosa stava per succedere, ma questo invece di spaventarli incendiava il sangue nelle loro vene, li spingeva a correre più velocemente, a mettere più forza nei loro incantesimi e nei fendenti che avevano già iniziato a tirare contro i loro nemici.

Il parco, luogo notoriamente pacifico e silenzioso, si trasformò in un batter d’occhio in un campo di battaglia nel quale riecheggiavano urla, stridii, clangori, maledizioni. Non era più un tempio di pace, per alcuni sarebbe diventato tempio di morte.

We learnt to live and then
our freedom came to an end
we have to break down this wall

Il mondo prima di Voldemort era libero. Forse non era perfetto, forse non era felice, ma era libero.

Ora per la seconda volta Voldemort rivendicava quel mondo per sé. Voleva sottometterlo al suo volere. E questo non era accettabile.
Piuttosto la morte che mettere la propria vita nelle mani di quell'essere, che ormai di umano non aveva proprio più nulla.
Harry sentiva di dover spezzare definitivamente l'esistenza di Voldemort. Doveva abbattere la sua ideologia anche a costo della vita.


Too young to live a lie
look into my eyes

E per quanto fosse giovane comprendeva bene quello che andava fatto. Non si poteva più fare finta di niente. Così come non si poteva vivere sotto l'illusione di Voldemort.

Perchè quella sotto di lui non sarebbe stata vita. Sarebbe stata solo un'illusione che la ricordava molto vagamente.
E tutto questo chi lo affiancava lo leggeva chiaramente nelle sue iridi smeraldine. Gli stessi occhi di Lily, che tanti anni addietro aveva perso la vita per donare una speranza a suo figlio e, senza saperlo, a tutta la comunità magica. Gli occhi in cui si rispecchiava lo sguardo di chi era morto perchè si era messo sulla strada del Signore Oscuro.


Ready, set, go!
it’s time to run
the sky is changing, we are one
together we can make it
while the world is crashin’ down
don’t you turn around

Ormai era ora di correre incontro al proprio destino e combattere, sotto quel cielo rosso sangue.

Combattere tutti insieme per un unico scopo, qualunque cosa fosse successa intorno, credendoci sempre fino in fondo, comunque fosse andata.


We are looking back again
on loneliness and pain
never been so wide awake

Guardando indietro, il passato non aveva risparmiato a nessuno di loro dolori e sofferenze, specialmente a Draco ed Harry. Ma nonostante tutto non si erano mai sentiti così pronti come in quel momento.

Come se non avessero fatto altro per tutta la vita che aspettare quel preciso momento.

Pronti per combattere. Pronti per conquistare ciò che gli spettava di diritto. Pronti ad affermare i propri sogni. Pronti eventualmente a morire per questo.


Breath slowly in and out
somewhere behind the clouds
I can see the mornin' break

Lentamente respirarono, traendo energia dall'aria circostante, che si era caricata degli intenti di tutti coloro che si trovavano in quel campo di battaglia per fronteggiarsi e vincere il nemico.
Ma tutti sapevano che comunque fosse andata a finire, dietro quelle nubi scure, sarebbe spuntato di nuovo il sole. Sicuramente non sarebbero stati tutti lì a vederlo, ma il sole sarebbe sorto di nuovo, indipendentemente da loro.


Leave it all behind you now
the final wall is breaking down
we are what it’s all about
nothin can stop us now

Era giunto il momento di combattere, la fine della guerra era arrivata. Quello che bisognava decidere era il vincitore.
Ma ora che Harry e gli altri erano scesi in battaglia più nulla li poteva fermare, la forza del loro cuore e dei loro sogni era veramente troppo forte.

Come un'onda prorompente che rischia di spazzare via gli avversari, ancora prima di toccarli.

Voldemort doveva essere fermato, allora e per sempre. Questo diceva il loro cuore. E loro lo avrebbero ascoltato fino in fondo.

I promise you right now
I’ll never let you down

Harry lo avrebbe ascoltato fino in fondo. Avrebbe combattuto con tutte le sue forze. Lo aveva promesso agli altri come a sé stesso. Non avrebbe abbandonato i suoi compagni, ma avrebbe lottato con tutte le sue forze per la vittoria, per il futuro e per tutti loro. Ma ora il momento era arrivato.

Ready, set, go
Pronti, preparatevi, si va.

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Capitolo 22
*** The Gladiator ***


Capitolo 22

§ Cap. XXII – The Gladiator §

 
Un fiume di persone si riversò velocemente fuori dal portone della scuola i cui detriti giacevano sparpagliati nel raggio di qualche metro. Per prima uscì una divisione di Auror che si era schierata davanti ad Harry dinanzi all’entrata, poi finalmente gli occupanti del castello, alla cui testa stavano Harry, Draco ed Hermione, affiancati da alcuni professori e seguiti da tutti gli altri. Presero a correre velocemente per il parco, calpestando l’erba fresca su cui la rugiada si era tinta dei riflessi di sangue del cielo. Poi pian piano mentre procedeva nella sua avanzata, il fiume di persone rigurgitato fuori dal castello prese a disperdersi ed ognuno si ritrovò impegnato nel combattimento più feroce che avesse mai affrontato nella sua vita.


Harry correva nel parco cercando il suo naturale nemico. Nessuno dei Mangiamorte si avvicinava a lui, tutti si limitavano a guardarlo...

Voldemort era stato molto chiaro a riguardo: "Potter è mio! Chiunque oserà lanciargli un qualunque incantesimo di ritroverà morto prima ancora di avere finito di pronunciarlo!" aveva sibilato all'ultima riunione dei Mangiamorte prima di quella battaglia, durante la quale era stata decisa la strategia.
"Degli altri fate tutto ciò che volete, ma ricordate che Potter è solo mio! Devo essere io ad ucciderlo" ripeté per essere sicuro che il suo ordine fosse chiaro a tutti. Così come il fatto che avrebbe sicuramente vinto lui quel duello.

Harry correva fra i Mangiamorte che gli aprivano il passaggio verso l'Oscuro Signore senza osare far nulla. E questo fece piacere ad Harry, che non desiderava altro che scontrarsi con la sua nemesi senza ulteriori ostacoli.

Ad un certo punto uno dei Mangiamorte, desideroso di farsi notare dal suo signore ma evidentemente non molto sveglio, attaccò Harry a sorpresa: gli si parò davanti puntandogli contro la sua bacchetta. Ma Voldemort non scagliava le sue minacce a vuoto. Neanche il tempo di finire di pronunciare l'incantesimo, ed il Mangiamorte fu raggiunto alla schiena da un fascio di luce verde. Si accasciò all'istante a terra come un burattino a cui sono stati recisi i fili. Subito nell'aria si levò un ruggito assordante.
"POTTER E' MIO! DOVETE LASCIARLO A ME! AVETE VISTO COSA SUCCEDE A CHI DISUBBIDISCE AI MIEI ORDINI!".
Harry non si fece per nulla intimidire e ricominciò con passo deciso ad andare incontro al proprio destino.


Draco avanzava sicuro roteando le due spade che aveva in mano. Protetto dal suo scudo si faceva largo tra le fila dei nemici.
Era ormai uscito alla luce del giorno, particolarmente cupa per via della nube di sangue che aleggiava in cielo, quando un Mangiamorte lo attaccò lanciandogli contro un potente Stupeficium. Il colpo fece lievemente indietreggiare Draco, ma fu quasi del tutto assorbito dalla sfera, la cui superficie si increspò leggermente.

L'uomo, avvolto nel suo mantello nero, guardò Draco sorpreso dall'inefficacia del suo attacco.

"Spiacente amico, ma oggi non è proprio il tuo giorno fortunato!" lo schernì il ragazzo, con lo sguardo illuminato da una furia selvaggia mentre calava un fendente sul suo avversario.
Il colpo fu parato, ed un'altra maledizione partì dalla bacchetta del Mangiamorte infrangendosi di nuovo contro la barriera trasparente, lasciandolo indebolito.

Draco vibrò un potente colpo che sbilanciò completamente l'uomo facendolo cadere a terra, ma senza ferirlo. Dal basso, capendo che a quel punto c'era ancora poco da fare, il Mangiamorte lanciò con tutta la potenza di cui era capace, l'Avada Kedavra. Subito la luce verde avvolse la bolla intorno a Draco facendola brillare sinistramente. La superficie si increspò facendo temere che da un momento all'altro sarebbe scoppiata, permettendo alla maledizione di raggiungere il suo occupante. Ma dopo qualche secondo di sfrigolii in cui l'Anatema che Uccide si scontrava con la potente magia dello Scudo, la luce verde si dissolse mentre la bolla tornò al suo posto come se nulla fosse successo. Il Mangiamorte si accasciò a terra completamente sfinito e per Draco fu facile infilzarlo con la spada che teneva nella destra, che quasi subito estrasse dal corpo e ripulì sugli abiti neri del suo avversario che ai suoi piedi si stava spegnendo.

Una voce conosciuta alle sue spalle richiamò la sua attenzione. "Draco..."

Hermione avanzava sul campo di battaglia avvolta dal suo guscio scintillante che rifletteva tutto intorno una luce color sangue, una promessa di morte per chi si fosse messo sulla sua strada. Combatteva con perizia sia con la spada che con la bacchetta, sorprendendo molti avversari che non si aspettavano che una mezzosangue fosse a conoscenza di tali tecniche. Ma in fondo anche lei si stupiva della naturalezza con cui si destreggiava nel combattimento. Certo si era allenata tanto, ma un conto era combattere con il suo Bryan al sicuro nella sala duelli e un conto era rischiare la vita in uno scontro frontale con un nemico che aveva tutte le intenzioni di uccidere.

Anche lei aveva iniziato a correre per il campo di battaglia appena uscita dal portone della scuola e ben presto si era trovata lontana sia da Harry che da Draco. Subito un Mangiamorte le si era parato davanti e le aveva lanciato contro un Sectusempra. ‘Diretto al sodo’ non potè fare a meno di pensare Hermione, che prontamente gli rispose con uno schiantesimo che venne però schivato. Il suo avversario continuò ad accanirsi con la magia, indebolendosi sempre di più proprio come le aveva detto Draco. Quando il Mangiamorte fu così debole che a malapena si teneva in piedi le fu anche troppo facile lanciare il suo schiantesimo che stavolta colpì il bersaglio privandolo di conoscenza.

“Ma guarda un po’, hanno mandato la feccia a proteggere la scuola” cantilenò una voce stridula alle sue spalle, facendole ghiacciare il sudore addosso.

 

Neville si trovò davanti nientemeno che il feroce Fenrir Greyback, nella sua forma mostruosa, che cercava carne fresca per poter saziare il suo appetito, oltre che per assecondare i suoi sanguinosi istinti. Subito gli si scagliò addosso tentando con gli artigli di accecarlo per rendere il povero Neville una preda più facile, ma riuscì solo a graffiarlo in viso lasciandogli dei tagli dai quali prese a colare del sangue. Neville si era allenato duramente e per quanto non fosse ai livelli di Draco, aveva qualche asso nella manica. Fenrir si scagliò di nuovo contro di lui che con un incantesimo non verbale riuscì a scagliare lontano l’avversario, ma questo non lo placò, anzi lo rese solo più feroce e con un balzo provò a schiacciarlo con la sua mole possente.

Per qualche secondo l’esito dello scontro sembrò scontato, con Neville destinato a soccombere al suo fortissimo avversario che non aveva neanche bisogno della magia grazie al suo fisico potenziato, ma poi il ragazzo da una tasca interna del suo mantello prese un sacchetto da cui estrasse una manciata di una polvere argentata che lanciò in pieno viso a Fenrir. Questi atterrò a pochi centimetri da Neville ma invece di attaccarlo si portò le mani al viso urlando come se stesse bruciando vivo. Il ragazzo non perse tempo e lanciò una nuova generosa manciata della polvere addosso al lupo mannaro che prese a contorcersi sempre più violentemente e poi iniziò a sciogliersi, finché di lui non rimase a terra che una poltiglia indistinta. Neville non era certo un valido combattente, ma conosceva l’erbologia come pochi e sapeva come estrarre dalle piante molte sostanze utili ma anche molti veleni e sostanze pericolose, alcune delle quali mortali come quella che aveva appena provato Greyback.

 

Luna era alle prese con Antonin Dolohov che all’inizio l’aveva sottovalutata per via della sua aria svampita, ma che si era presto trovato in difficoltà a causa dell’acume della ragazza che riusciva a sfruttare ogni piccola debolezza dell’avversario a suo vantaggio. Certo Dolohov aveva dalla sua la prestanza fisica, ma non riusciva comunque a sconfiggere l’intelligentissima ragazza che sembrava leggere le sue mosse direttamente dalla sua mente. E fu grazie a questa osservazione che capì. Legilimanzia non verbale. La ragazzina sapeva il fatto suo non poteva negarlo, ma non poteva permetterle di batterlo. Così sguainò la sua spada in stile spagnolo e con una serie di abili stoccate riuscì a ferire Luna al costato. La ragazza cadde, con gli occhi sgranati per la sorpresa fissi sul suo avversario. Dolohov la raggiunse e guardandola dall’alto le puntò contro la bacchetta ed iniziò a pronunciare l’anatema che uccide. Ma solo la prima sillaba lasciò le sue labbra prima che uno stiletto nascosto nella manica di Luna gli si conficcasse nel petto, facendolo stramazzare disteso a terra accanto alla ragazza, con gli occhi sbarrati ormai privi di vita.

 

Severus Piton si aggirava per il campo di battaglia avvolto nel suo mantello nero ma senza la caratteristica maschera argentata da Mangiamorte, come se egli stesso non sapesse bene da che parte schierarsi. Era partito tra le fila di Voldemort, ma poi aveva preso a colpire i suoi compagni e a schivare tutti coloro che per difendere il castello lo assalivano senza fare loro davvero male, più che altro si limitava a neutralizzarli giusto per il tempo di allontanarsi da loro indisturbato, come se non volesse assottigliare le fila di coloro che seguivano Harry Potter in quella battaglia. Si aggirava per il campo di battaglia chiaramente alla ricerca di qualcosa che con suo grande disappunto non riusciva a trovare. Poi con la coda dell’occhio percepì un guizzo al limite del suo campo visivo e si voltò velocemente, appena in tempo per cogliere un frammento di ciò ce stava cercando: Nagini, il serpente di Voldemort. Il Signore Oscuro aveva sguinzagliato il suo fedele rettile per il campo di battaglia con l’ordine di scovare Harry Potter e ferirlo gravemente, in modo da poter poi infierire sul suo avversario. Solo il serpente aveva il privilegio di poter cacciare Harry, perché Voldemort aveva inserito in Nagini una parte della sua anima, pertanto era sicuro che avrebbe obbedito ciecamente ai suoi ordini. Era sicuro che gli avrebbe portato il suo avversario ormai in fin di vita, lasciando a lui il piacere di spedirlo all’altro mondo. Subito Piton si diede all’inseguimento del grosso rettile che, non appena scoprì la minaccia gli si scagliò contro senza nessuna pietà. Piton non fu abbastanza veloce e Nagini lo azzannò alla giugulare, affondando i sui denti aguzzi in profondità nel collo ed iniettando il potente veleno. L’ex professore capendo che non gli rimaneva molto tempo sollevò la bacchetta dalla quale partì un lampo verde che privò della vita il grosso rettile che si afflosciò a terra come una marionetta a cui abbiano reciso i fili. Dalla bocca del serpente uscì un denso fumo nero che si disperse nell’aria mentre Voldemort levava un urlo furioso al cielo sentendo di aver perso un pezzo della sua anima oltre che un preziosissimo e fedele alleato.

Harry, che si trovava proprio lì accanto e aveva assistito alla scena, si chinò subito accanto a Piton e tentò come potè di tamponare la ferita, ma l’uomo aveva qualcosa da consegnargli prima che la vita lo lasciasse per sempre. “Pren… di… la” riuscì a rantolare indicando una stilla di cristallo che gli scendeva lentamente da un occhio. “Pren… di…la” ripeté vedendo che il ragazzo tentennava e sentendo la vita scorrergli via velocemente. Harry prese dalla tasca una provetta che gli aveva consegnato Neville, la svuotò velocemente del caustico contenuto e vi raccolse con delicatezza la lacrima. La sigillò e la mise al sicuro in una tasca del suo mantello. Semmai fosse riuscito a sopravvivere avrebbe visto ciò che di prezioso era contenuto in quella lacrima.

“Guar…da…mi”  riuscì a dire ancora Piton fissandolo intensamente negli occhi verdi i suoi occhi neri che nel giro di qualche secondo divennero vuoti. Harry gli abbassò le palpebre con una mano e poi si rialzò. Non era sicuro di avere del tutto compreso ciò che era appena accaduto, ma l’importante era che Nagini non fosse più una minaccia.

 

Padre e figlio erano finalmente di fronte.

“Figlio…” disse Lucius, contento di averlo ritrovato e sicuro che si sarebbe schierato al suo fianco, alla ricerca della gloria e della vittoria per il Signore Oscuro.

“Ti sbagli, non sono tuo figlio! Mio padre è morto tanti anni fa, quando ha deciso che il mio destino sarebbe stato essere un Mangiamorte!”.

“Che stai diavolo stai dicendo?”

“Semplicemente che non sono più un pupazzetto da poter comandare a tuo piacimento. Ho trovato il mio posto nel mondo e ho deciso da che parte stare” gli rispose Draco.

“Molto bene – rispose Lucius senza minimamente scomporsi – vorrà dire che allora morirai” ed evocò il suo scudo verde scuro a proteggerlo, già con la bacchetta in una mano ed una spada nell’altra. Draco invece combatteva ancora con due spade.

Il duello era intenso e cruento, i due avversari avevano una tecnica eccellente e delle armi incredibili. I loro scudi li proteggevano ed ogni volta che venivano attaccati indebolivano l’avversario. Presto però Lucius riuscì a far cadere al figlio una delle spade, costringendolo così a prendere la bacchetta per non rimanere parzialmente disarmato. Iniziarono a volare incantesimi estremamente potenti che ebbero come effetto di indebolire non solo lo scudo ma anche entrambi i combattenti. Ma fu lo scudo di Lucius a cedere per primo, così Draco sicuro che non ci fosse pericolo, scagliò un incantesimo oscuro per ferire gravemente il padre, ma questi all’ultimo momento riattivò il suo scudo che stavolta andò davvero in frantumi ma indebolì Draco che cadde in ginocchio privo di forze. Lucius con lo sguardo ardente roteò la spada e trapassò il torace di suo figlio facendolo cadere steso a terra e conficcando poi la punta della lama nel terreno dietro la schiena di Draco. Il ragazzo spalancò gli occhi, colpito più dalla sorpresa che dal dolore, che non percepiva neanche. Forse era così forte e lui ne era così sopraffatto che il suo corpo non era in grado di elaborarlo e di inviare il giusto segnale al cervello.

Lucius si appoggiò con forza alla spada conficcandola ancora più in profondità nel terreno e abbassandosi sopra al ragazzo per schernirlo nei suoi ultimi istanti di vita.

“Ti fa onore aver finalmente scelto da che parte stare. Peccato che tu abbia scelto la parte sbagliata. Ma non ti preoccupare, come vedi non ti darò modo di sbagliare ancora”. Poi gli puntò contro la bacchetta ed iniziò a pronunciare: “Avada…”

Uno scoppio, un piccolo lampo, gli occhi di Lucius si spalancarono, da un foro nel suo petto prese ad uscire copiosamente il suo sangue purissimo. Si portò una mano al petto e poi la guardò per essere davvero sicuro di essere stato ferito.

“Io non.. ti credevo… capace... Non è possibile… Tu mi hai…” poi il suo sguardo si fece vitreo ed il suo corpo si accasciò a terra. Lucius Malfoy era morto per mano di quel figlio che lui aveva sempre ritenuto troppo debole, ucciso da un’arma babbana. “Addio Lucius, ci vediamo all’inferno”.

Draco perse conoscenza poco dopo ed il suo braccio, prima sollevato verso il petto del padre si abbatté a terra con ancora stretta in mano una Glock 17 dalla canna fumante.

 

Hermione si trovava faccia a faccia con Bellatrix Lestrange che di certo non le lesinava le maledizioni più oscure e potenti. Così facendo si stava certamente  indebolendo, ma aveva seriamente danneggiato lo scudo di Hermione, che all’ennesima maledizione crepitò e poi scomparve come una bolla di sapone, lasciandola esposta agli attacchi della sua avversaria resa cieca dalla furia che le scorreva nelle vene per il solo fatto di doversi scontrare con una sudicia sanguesporco che infestava in suo mondo. Hermione si difese come meglio poté, ma la donna era veramente forte e riuscì a farle volare via di mano la spada. Il duello riprese ancora più serrato, con Hermione armata della sola bacchetta, che si difendeva riuscendo a tirare solo pochi incantesimi di attacco che andavano per lo più a vuoto, abilmente parati da Bellatrix. Poi Hermione vide qualcosa alle spalle della sua avversaria, qualcosa che si dimenava violentemente, ed una luce di speranza di accese finalmente nei suoi occhi. Iniziò a portare attacchi più serrati contro Bellatrix, abbassando quindi le sue difese e ricevendo numerose ferite, la maggior parte delle quali comunque lievi. Riuscì a spingere all’indietro la sua avversaria che le scagliò contro un Sectusempra che la colpì alla spalla dove si formò un profondo taglio che iniziò a sanguinare. “Il tuo lurido sangue si rimescola finalmente con la melma dalla quale proviene” prese a cantilenare con voce stridente Bellatrix che però non ebbe il tempo di godersi lo spettacolo perché un grosso ramo nodoso del Platano Picchiatore sferzando l’aria la centrò sulla testa e la spazzò via, facendola malamente atterrare su una formazione di rocce aguzze che sbucavano dal terreno poco distanti dal punto in cui giaceva Hermione.

 

Harry giunse infine al cospetto di Voldemort, sapendo che al massimo solo uno dei due sarebbe sopravvissuto. E se la sorte peggiore fosse toccata proprio a lui, Harry avrebbe fatto qualunque cosa per portare Voldemort con sé dall’altra parte. Presero a studiarsi girando in tondo, poi all’improvviso le maledizioni iniziarono a volare tra i due avversari con un ritmo serratissimo e con una violenza inaudita. Harry cercava di difendersi mentre l’unico intento di Voldemort era la completa distruzione del suo avversario affinchè non rimanesse traccia della sua esistenza. Non si limitava a scagliare potenti maledizioni oscure, ma scatenava contro di lui tutta la furia che gli scorreva nelle vene. Con incantesimi non verbali appellò tutte le rocce piccole e affilate che si trovavano del parco scagliandogliele contro con forza. Una di queste rocce centrò Harry alla testa, coprendogli di sangue parte del viso. Il ragazzo sentì un forte bruciore alla tempia, il punto in cui era stato colpito, e poi la vista iniziò ad offuscarglisi mentre tanti bagliori occupavano il suo campo visivo.

A quel punto l’anziano mago prese a scagliargli contro dei globi infuocati. Si trattava di fuoco magico: Voldemort era ricorso all’Ardemonio per eliminare il suo nemico e continuò a bersagliarlo con questa tempesta di fuoco finché Harry si ritrovò circondato e senza nessuna via di fuga. Il fuoco lo investì in pieno ed Harry tenne fede al giuramento che si era fatto appena pochi minuti prima. Stava bruciando vivo, ma trovò comunque la forza di volontà di lanciarsi addosso a Voldemort che venne colto di sorpresa da quella mossa e si ritrovò ad ardere anche lui per il suo stesso incantesimo. Ma a differenza di Tiger lui era un mago molto potente e sapeva quindi come estinguere quelle fiamme che si dissolsero poco dopo in una nuvola di fumo. Ma ormai Harry si era gettato su di lui e non aveva intenzione di lasciarlo finché aveva fiato in corpo. Voldemort aveva perso la bacchetta, bruciata dall’Ardemonio, ed Harry stringeva più forte che poteva le mani attorno al suo collo finché Voldemort non perse i sensi. Allora si affrettò a recuperare la sua spada e a conficcargliela esattamente nel cuore con le poche forze che gli rimanevano, per poi cadere a terra anche lui, vittima delle profonde ferite subite.

Un rombo cupo si levò dal corpo dell’Oscuro Signore che si trasformò in una densa nube di fumo nero che come dotata di vita propria iniziò a percorrere a forte velocità tutto il campo di battaglia liberando per l’aria un lamento straziante per le orecchie, come quello delle banshee.

 

La battaglia era finita.

La guerra era finita.

Le dense nubi si dissolsero lasciando che i raggi del sole accarezzassero il parco del castello le cui rovine bruciavano in lontananza. Ma la terra non mutò colore e restò rossa, impregnata del sangue di tutti coloro che quel giorno avevano valorosamente combattuto ed erano caduti, da una parte e dall’altra. Draco, Hermione, Harry, erano tra coloro che non si erano uniti ai festeggiamenti, riversi a terra, mentre il loro sangue bagnava l’erba come una calda e densa rugiada che dissetava la terra sempre avida di vita.

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Capitolo 23
*** Healing Rain - Epilogo ***


Capitolo 23

§ Cap. XXIII – Healing rain - Epilogo §

 
L’aria fresca gli sfiorava il viso, una leggera brezza che lo accarezzava dolcemente. Aprì gli occhi ma riusciva a vedere soltanto una soffice nebbia simile ad ovatta tutta intorno a lui, come ad offrirgli un morbido riparo da ogni cosa. Tutto ciò che vedeva era candido, ma non ne era accecato, nulla era eccessivo, nulla lo disturbava, sembrava anzi che la natura si adattasse come meglio poteva ai suoi desideri e bisogni. Anche il silenzio non era assordante, interrotto dal dolce fruscio della brezza nelle orecchie, giusto quel tanto perché la mancanza di suoni fosse solo rilassante e non opprimente. Era seduto, se ne accorse quando prese coscienza del suo corpo. Era seduto e con le mani teneva saldamente il manico della sua scopa. Stava volando quindi, e non era il vento ad accarezzarlo ma era lui a fendere dolcemente l’aria mantenendo una velocità moderata. Sentiva l’umidità sul viso e percepiva il fresco odore di quella nebbia che nonostante gli impedisse una visuale ampia e nitida sembrava stare lì solo per avvolgerlo in un dolce abbraccio. In lontananza scorse le sagome scure di tre anelli fissati alla sommità di tre aste: si trovava evidentemente in un campo da Quidditch. Decise quindi di atterrare e quando smontò dalla scopa i suoi piedi mossero alcuni passi su di un prato verde chiarissimo per via della brina che ricopriva i fili d’erba come una fragile guaina. Si guardò intorno e vide che quello strano stadio era provvisto di gradinate di marmo bianco, lisce e solenni.

Tutto attorno a lui era bianco ed apparentemente freddo, ma non era gelo quello che sentiva, solo un fresco ristoratore, una sensazione di calma e serenità come non provava da tanto, forse troppo tempo. Mosse qualche passo verso una delle estremità del campo accompagnato dal fruscio dei suoi passi che sfregavano contro il morbido tappeto intarsiato di cristalli di ghiaccio, e pian piano dalla nebbia, leggermente più rada a terra, emerse una sagoma, sicuramente umana, vestita con un abito candido, da cui riceveva una sensazione rassicurante. Avvicinandosi riuscì a distinguere i ricami argentati che impreziosivano la veste di quello che era sicuramente un uomo data la lunga barba fluente, finchè non ritrovò due occhi azzurri che tante volte lo avevano scrutato con affetto da dietro un paio di occhiali a mezzaluna.

“Salve Harry” disse l’uomo.

“Buongiorno professor Silente” rispose il ragazzo rasserenato da quell’incontro.

Silente mosse giusto qualche passo per osservare ciò che lo circondava poi chiese: “Dove siamo?”.

“In uno stadio da Quidditch, credo, ma non ne ho mai visto uno simile. Sembra una scultura per quanto è bello”.

“Immagino che il volo per te significhi molto se hai deciso di portarmi qui”.

Harry annuì, poi mise a fuoco un particolare. “Portarla qui? In che senso?”.

“Beh sei stato tu a richiamarmi e a scegliere il luogo dell’incontro”.

“Richiamarla? E da dove?” chiese Harry sempre più disorientato da quella conversazione che per lui aveva dell’assurdo. “Non so neanche dove siamo”.

“Dove eri prima di ritrovarti qui?” gli chiese Silente placidamente.

Harry cercò di mettere a fuco qualche ricordo poi delle immagini gli salirono alla memoria come flash. Hermione e Draco accanto a lui insieme a decine di altri, un pesante portone di legno che veniva ridotto in mille pezzi, il cielo rosso sangue sopra di lui, un parco nel quale di combatteva e si moriva, due occhi pieni di odio che lo fissavano da un volto mutilato, un bruciore così intenso da polverizzarlo sul posto, una spada conficcata nel cuore del suo nemico, la comprensione che tutto era finito.

“Quindi immagino che il volo rappresenti una parte importante della tua personalità” disse Silente interrompendo quel silenzio carico di ricordi e riflessioni.

Harry annuì. “Rappresenta la mia libertà. Lassù non sono il Prescelto, il Ragazzo Sopravvissuto o chissà cos’altro, sono solo un ragazzo, niente di più e niente di meno”.

“Credo che tu abbia ragione. Io non lo ricordo più, è così tanto tempo che non volo più in sella ad una scopa…”

“Qui ne avrà occasione se vorrà, professore”.

Silente si abbandonò ad una sommessa risata divertita. “Questo è il tuo sogno Harry, qui sei tu il protagonista, non io”.

*“Il mio sogno? Vuol dire che tutto questo sta succedendo solo nella mia testa e che non è vero?”

“Certo che sta succedendo dentro la tua testa, Harry. Ma perché diavolo dovrebbe voler dire che non è vero?”. *

Il ragazzo rimase sconcertato e riprese a guardarsi intorno, notando che la nebbia sembrava essersi leggermente diradata. “Cosa succederà adesso?”

“Non lo so con precisione, questi sono i tuoi pensieri, ma credo che dovresti decidere se tornare indietro o andare oltre”.

“Cosa mi aspetta oltre?” chiese inaspettatamente Harry.

Silente alzò un braccio, indicandogli l’ingresso al campo, dove apparvero due sagome: James e Lily abbracciati e sorridenti. Harry rimase pietrificato da quella vista. Tutto ciò che aveva sempre desiderato era ad un passo, aveva sconfitto Voldemort per sempre ed aveva la possibilità di riunirsi finalmente con la sua famiglia, nessuno gliel’avrebbe più strappata. Guardò Silente che gli restituì uno sguardo sereno ed un sorriso, poi mosse un passo ed un altro ed un altro ancora, finché un singulto alle sue spalle non lo fece bloccare. Si girò trovandosi davanti l’ombra evanescente di Hermione che piangeva per lui. Poco dopo apparve anche Pansy e poi Neville, Blaise, perfino Draco, e via via tutte le persone che gli volevano bene.

Harry si girò di nuovo verso i suoi genitori e notò che anche accanto a loro stavano comparendo altre figure. Sirius, poi Lupin, Tonks, tutti quelli che lui considerava parte della sua famiglia, che lo guardavano sorridenti e che erano decisamente più consistenti delle ombre tristi che stavano alle sue spalle. Una scelta difficile. Da una parte l’amore sicuro della sua famiglia, per sempre, dall’altro un futuro incerto e magari non sempre felice.

“Loro saranno sempre qui ad aspettarmi, vero?” chiese a Silente che rispose con un sorriso sereno.

“Ma certo Harry, loro saranno sempre qui ad aspettarti, per tutto il tempo”.

Harry annuì e poi si diresse verso l’entrata dello stadio dove lo aspettavano tutte quelle persone care davanti a cui si fermò.

“Mi riunirò certamente a voi, ma non adesso”.

Lily allungò un mano per accarezzargli i capelli dolcemente “Saremo qui per accoglierti”.

Poi il gruppo si aprì in due ali permettendogli di passare e di uscire da quello strano stadio, ed in quel momento tutto venne investito da una luce accecante.

 

Un tremolio delle palpebre annunciò che era prossimo al risveglio ma nessuno nella stanza vi fece caso, ognuno era assorto nei propri pensieri e nello stesso tempo concentrato nello sforzo di tenere sgombra la mente perché immagini cruente non potessero riaffiorare. E d’altronde lui decise di non svelare subito che si era svegliato e di riprendere contatto con la realtà solo poco a poco, socchiudendo gli occhi quel tanto che gli serviva per avere un’idea di dove fosse e soprattutto con chi, e poi restare lì ad ascoltare.

Nella stanza regnava incontrastato il bianco: il soffitto, le pareti, perfino le piastrelle quadrate, tutto era bianco, così come le lenzuola e le strutture metalliche dei letti, gli infissi delle finestre, le tende ed i mobili. Tutto così pulito, tutto così asettico, tutto così impersonale, ma anche puro, senza macchie.

Hermione era seduta su una seggiola dall’aria piuttosto scomoda e con la mano libera teneva quella del suo ragazzo. L’altra era immobilizzata contro il petto da una fasciatura che le bloccava completamente il braccio a partire dalla spalla, affinché la profonda ferita che si era procurata durante la battaglia non si riaprisse e riprendesse a sanguinare.

Draco era sdraiato su uno dei due letti con una grande fasciatura che gli copriva completamente il torace al centro del quale si allargava una macchia rosa antico. La sua ferita era molto profonda ed era stata inferta con un’arma impregnata di magia oscura. Ci sarebbe voluto del tempo prima che si rimarginasse e ancora di più per far si che guarisse completamente. Gli sarebbe comunque rimasta per sempre la cicatrice, ma era un buon compromesso per essere ancora vivo.

Sulla parete di fronte ai letti, un divanetto bianco e scomodo, come è prerogativa di ogni accessorio d’arredamento di un ospedale, magico o babbano che sia, ospitava Pansy che stava seduta in una posa rilassata ed osservava il cielo azzurro fuori dalla finestra senza vederlo realmente, mentre accarezzava distrattamente la testa di Blaise che si era addormentato sulle sue gambe.

La porta si aprì, calamitando l’attenzione di coloro che erano svegli sul nuovo arrivato. Michael entrò portando tra le braccia un grosso mazzo di fiori coloratissimi e dal profumo intenso, che sistemò in un grosso vaso sul comodino al centro dei letti.

“Scusate ma tutto questo bianco è davvero opprimente, non lo sopporto più!" si giustificò davanti agli sguardi incuriositi degli altri che subito si esibirono in un cenno di assenso.

Poco dopo fece il suo ingresso anche Neville, che si muoveva faticosamente con le stampelle a causa di una pesante ed ingombrante fasciatura che gli ricopriva interamente la gamba destra, sorretto da Luna che lo accompagnò delicatamente verso un altro divanetto che era stato fatto comparire da Hermione sotto la due finestre.

“Ciao a tutti – esordì Luna – spero che i toffolotti non vi abbiano dato troppo fastidio”.

Tutti si guardarono straniti, poi fecero cenno di no con la testa sorridendo.

“Meno male – continuò la ragazza – di questa stagione il pelo si allunga e si impregna di una fastidiosissima polvere starnutifera. Però sono tanto carini con quella pelliccetta azzurra e verde…”.

“No Luna tranquilla, non ci sono toffolotti qui” le rispose gentilmente Hermione senza mai lasciare la mano di Draco.

“Oh ciao Harry, sei sveglio da molto?” chiese poi Luna guardando verso il letto del ragazzo che faceva finta di dormire. A quel punto Harry dovette aprire gli occhi  e svelare il suo piccolo inganno.

Pansy balzò in piedi facendo malamente cadere a terra Blaise ma senza accorgersene. “Sei… sveglio?!? E da quanto?” chiese avvicinandosi a lui con ampie falcate ed uno sguardo torvo.

“Qualche minuto” confessò Harry con voce rauca, visto il tempo che era trascorso dall’ultima volta che aveva parlato. Tutti subito si raccolsero attorno al suo letto, anche Hermione, e a Draco non rimase che emettere un sonoro sbuffo tanto per segnalare il suo disappunto per essere stato totalmente dimenticato.

“Ehi, fatemi vedere il principino!” rise Harry facendo cenno di spostarsi ad un paio dei suoi amici.

“Non sei divertente Potter!” rispose acido Draco calcando sul cognome ed incrociando le braccia al petto, salvo poi esordire con un guaito di dolore per non essersi ricordato della ferita che portava al torace.

Harry scoppiò in una risata roca ma sentita. “Tu invece si, e anche parecchio”.

Anche Draco si mise a ridere, comprendendo la comicità della situazione, ma se ne uscì con un altro gemito per il dolore.

“Che ti è successo, furetto?” chiese Harry incuriosito.

“Lucius ha deciso di trasformarmi in uno spiedino umano…” rispose Draco laconico. Harry non capì cosa volesse dire, guardò Hermione ma lei scosse la testa facendogli capire che non era il momento adatto.

“Quanto tempo ho dormito?”

“Quasi due settimane. Quando ti hanno ritrovato avevi una brutta ferita alla testa e delle ustioni molto profonde su tutto il corpo. – Harry si tastò il viso e poi si guardò le mani – I medimaghi hanno preferito tenerti in stato di incoscienza finché la pelle non si fosse rigenerata, in modo che non provassi dolore” gli spiegò Hermione. In effetti la pelle del suo corpo era rosa ed aveva l’aspetto molto delicato, come il sottile strato che si forma quando una ferita si rimargina. Tuttavia non aveva cicatrici, se non quella sulla fronte, i medimaghi avevano fatto un gran bel lavoro non c’erano dubbi.

Come se si fossero dati un segnale tutti i presenti iniziarono a fare domande ad Harry ed a strapazzarlo con abbracci e pacche sulle spalle, finché il colorito del ragazzo non divenne verdognolo, non più abituato a tutta quella confusione e soprattutto ancora debilitato.

“Ma lo lasciate respirare? Altrimenti tanto valeva che lo facesse fuori Voldemort!” sbottò acido Draco, ma l’effetto fu immediato, tutti si staccarono dal letto e ripresero i loro precedenti posti, tranne Pansy che si avvicinò con una sedia, lasciando finalmente respirare il povero Harry.

“Grazie Malfoy” disse aggiustandosi gli occhiali che nel marasma gli erano finiti di traverso.

“Ma come, non avevi detto di usare i nostri nomi?” lo prese in giro Draco.

“Hai ragione, ma ammetterai che è strano che proprio noi ci chiamiamo per nome e facciamo gli amiconi”.

“Magari non ci ritroveremo la sera al bar a scolarci boccali di burrobirra, ma direi che possiamo mantenere un rapporto civile come abbiamo fatto negli ultimi mesi”.

“Si mi sembra un’ottima idea”. Harry rimase in silenzio qualche minuto, poi se ne uscì con una domanda che gli ronzava in testa da prima della battaglia.

“Si può sapere perché diavolo hai messo su tutta questa farsa? Insomma posso capire che ti volessi nascondere, ma poi perché tornare qui? E’ stata la cosa più idiota che potessi fare. Davvero Draco”.

Il ragazzo si prese qualche secondo per riordinare le idee, poi fece un profondo sospiro ed iniziò a parlare.

“E’ nato tutto per caso, non avevo programmato niente. Voi non sapete… non avete idea… La vita a Malfoy Manor insieme a Voldemort era un vero incubo. Eravamo prigionieri e sorvegliati a casa nostra. Vivevo col costante terrore che uccidesse i miei genitori, che uccidesse me. Poi ci ho fatto l’abitudine. All’idea di morire intendo. Ma non a quella che potesse uccidere mio padre o mia madre. E Bellatrix di certo non aiutava. Anzi a volte era lei stessa a minacciare sua sorella tanto per farsi bella agli occhi dell’Oscuro. Ad un certo punto ho perfino cominciato a desiderare di morire, almeno non avrei più vissuto tutto quell’orrore, quell’angoscia, quel dolore.

Sono andato avanti così fino alla notte della Torre di Astronomia, fin quando non ho visto il corpo di Silente cadere nel vuoto. E’ stato allora che ho avuto l’idea”.

Draco si fermò e guardò fuori dalla finestra perdendosi nei ricordi che riviveva nel suo racconto. Fu una stretta affettuosa alla mano che lo riportò al presente. Guardò intensamente Hermione negli occhi, poi prese un profondo respiro e continuò il suo racconto.

“Ho visto il corpo di Silente disteso nell’erba e poco lontano quello di un Mangiamorte, e mi sono chiesto perché a lui era stato concesso di morire e smettere di vivere quell’incubo mentre io ero condannato a continuare ad andare avanti. La mia mente ha sovrapposto il mio viso a quello di quell’uomo ed in quel momento ho deciso che Draco Malfoy sarebbe morto. Sono scappato dalla torre, sono fuggito davanti a tutti, avevo poco tempo e dovevo fare le cose per bene. Ho raggiunto il corpo e l’ho trasfigurato, facendogli assumere le mie sembianze. Gli ho messo addosso la mia divisa mentre io indossavo i suoi abiti per potermi mimetizzare meglio tra i Mangiamorte che si allontanavano dalla scuola e per confondermi meglio nella notte. Mi sono assicurato che nessuno mi avesse visto, poi sono fuggito, cercando di mettere più distanza possibile tra me ed il castello di Hogwarts. Ho vagabondato per un po’ non sapendo dove andare. Non potevo neanche farmi riconoscere, altrimenti mi avrebbero portato da Voldemort con l’accusa di tradimento e avrei condannato i miei genitori . I miei genitori… E pensare che mio padre ha tentato di uccidermi durante la battaglia” disse con amarezza.

“Draco, te l’ha spiegato Narcissa quando è venuta a trovarti, che Lucius dopo la tua morte è impazzito. Si è trasformato in una macchina assassina alla ricerca di vendetta nei confronti di chi aveva ucciso il suo amato figlio” gli disse Hermione con dolcezza.

“Ha tentato di uccidermi!” ribatté seccamente Draco.

“Non era in sé, e per di più era in preda allo shock di ritrovarsi davanti una persona che credeva morta. Magari potevi aver preso la polisucco ed essere qualcun altro. Non lo giudicare troppo severamente”. Draco non rispose e si limitò a fissare ostinatamente la finestra.

“Che cosa hai fatto allora, dopo che sei scappato, se non potevi tornare a casa?” chiese Harry per spezzare la tensione.

“Ho cambiato il mio aspetto, ho cercato di rendere il mio viso irriconoscibile per chiunque, ed in quel momento è nato Bryan Akira Hope”

“Hope, come la speranza, Bryan, nobile nella lingua celtica, Akira, richiama la luce in giapponese. Non c’è che dire, ottima scelta” disse Luna con naturalezza.

Draco si limitò ad annuire, poi riprese il suo racconto.

“Non sapevo dove andare…”

“Avresti potuto chiedermi aiuto!” fu bruscamente interrotto da Blaise che lo guardava con aria furiosa.

“No ti avrei solo messo in pericolo. Se mi avessero trovato ci avrebbero uccisi entrambi, credimi”.

“Tu non ti sei fidato, ecco la verità! Non ti sei fidato allora e non ti sei fidato neanche dopo a scuola!” sbottò Blaise che si alzò ed uscì dalla stanza sbattendo violentemente la porta.

Draco si abbandonò sul cuscino e si portò le mani sul viso con un gemito di frustrazione.

Pansy lo fulminò con lo sguardo poi uscì dalla stanza alla ricerca del suo amico. Forse era l’unica che poteva farlo ragionare perché comprendeva esattamente i suoi pensieri visto che erano gli stessi che frullavano nel cervello di lei.

“Mi sono nascosto, ho fatto la vita del vagabondo per un po’. Però sono andato al mio funerale. Ero curioso di vedere chi sarebbe venuto a piangere davvero per me, e poi dovevo mantenere vivo l’incantesimo di trasfigurazione su quel corpo. Gli sono rimasto accanto abbastanza a lungo da recitare un incantesimo piuttosto duraturo fingendo invece di pregare, e a quanto pare almeno in questo ho avuto successo. Poi sono fuggito all’estero, sono andato in Bulgaria, da Karkaroff, un vecchio amico di Piton, e l’ho convinto a nascondermi per un po’ in nome dell’amicizia nei confronti di Severus, ma non ha mai saputo chi fossi veramente. Lì ho approfondito la conoscenza delle arti oscure, del combattimento all’ultimo sangue. Lì ho anche trovato le motivazioni per arrivare ad uccidere, lì ho capito chi ero veramente, proprio quando non avevo il mio aspetto e fingevo di essere qualcun altro. Via via che continuavo i miei studi e prendevo sempre più coscienza di me, sentivo che era arrivato il momento di tornare a casa e di affrontare la realtà. Non avendo però istinti suicidi ho deciso di tornare nel luogo che per me sarebbe stato più sicuro e nel quale speravo di trovare le persone a me più care” nel dire questo sollevò lo sguardo e lo puntò con decisione negli occhi dei suoi due amici che stavano in piedi appoggiati allo stipite.

“Come vedete non sono venuto da voi, è vero, ma sono tornato per voi”.

Blaise non disse nulla, in modo da non doversene pentire più in là, ma rientrò nella stanza e si sedette di nuovo sul divanetto, questa volta con una posa piuttosto rigida. Accanto a lui si sistemò Michael che gli diede un paio di pacche sulla spalla per tirarlo su.

“Quindi la tua bacchetta non si trovava perché ce l’avevi tu” osservò Harry.

“Quella è stata una pecca nella messinscena, ma era troppo rischioso abbandonare la mia bacchetta, mi sarei ritrovato disarmato e circondato da nemici.

Quando poi sono tornato a scuola, ho scoperto che tu avevi deciso di indagare sulla mia morte ed io ovviamente non potevo permettertelo perché rischiavi di far saltare la mia copertura. Avevo preso moltissime precauzioni, avevo cambiato il mio aspetto, mi ero perfino reso indisegnabile in modo che non fosse possibile scoprire la mia vera identità neanche con la magia, ma tu rischiavi di mandare a monte tutto. Quando poi ho scoperto che per giocare al piccolo investigatore oltre a mettere in pericolo la mia vita lo facevi anche con quella delle persone a cui volevo bene e delle persone a cui mi stavo legando, beh lì non ci ho visto più e ho avuto la seria intenzione di farti fuori, davvero. Forse devi la tua sopravvivenza fino a questo momento solo all’intercessione di Hermione che ha cercato di farmi vedere i tuoi lati positivi. Ha affrontato un’impresa titanica, poverina!” disse battendole qualche delicata pacca sulla mano e ricevendo in cambio una linguaccia che fece scoppiare a ridere tutti.

“Ecco perché conoscevi il duello con la spada” esordì Neville, della cui esistenza tutti si erano dimenticati visto che era restato perfettamente in silenzio e immobile fino a quel momento.

“Si, nella mia famiglia si impara a duellare fin da bambini in modo da padroneggiare quest’arte una volta adulti”.

“Ma cosa vogliono dire le due lettere incise sulla lama?” chiese allora Hermione incuriosita.

Draco allungò la mano sul comodino e prese la catenina con il ciondolo, osservandolo per qualche secondo appeso tra le dita, poi lo strinse nel palmo ed evocò la sua spada. Dall’elsa si formò una lama di cristallo lucente e dritta, non più la terribile arma uncinata che era stata fino a poco tempo prima, ma una semplice spada, adatta ad un ragazzo che aveva finalmente trovato la pace. Proprio sotto l’elsa erano incise le due lettere gotiche S.P. che Draco accarezzò con le dita.

“La spada la fece forgiare mio padre e vi fece incidere queste due lettere perché non dimenticassi che per la nostra famiglia le cose più importanti erano il potere ed il prestigio. Slyherin Prince, questo dovevo essere, prima ancora di essere Draco Malfoy”. Draco riportò la spada alla forma originaria di cristallo che ripose di nuovo sul comodino accanto al suo letto.

“Quando ho scoperto delle indagini che avevate deciso di fare sulla mia morte mi sono reso conto che potevate scatenare un casino e parecchia gente avrebbe rischiato inutilmente la vita. Non potevo credere che San Potter in persona avesse deciso di chiedere giustizia per il suo nemico di sempre. E così oltre a preoccuparmi, sono anche dovuto correre ai ripari. Ho fatto sparire il corpo che giaceva nella mia tomba, perché chiunque fosse andato a controllarlo avrebbe trovato un’altra persona. Quell’incantesimo per quanto potente non è eterno. Ho dovuto anche manomettere il rapporto degli Auror e vi assicuro che non è stato facile. Per fortuna sono un vero mago con i Confundus! – affermò compiaciuto guadagnandosi però un’occhiataccia dalla sua ragazza – E quando poi mia madre ti ha detto del Voto Infrangibile, lì ho veramente temuto che avreste scoperto tutto. Severus non era morto, semplicemente perché aveva fatto tutto quanto era in suo potere per proteggere la mia vita, soprattutto dal momento che non ero davvero morto. Sinceramente lo rimpiango, era un grande uomo. E’ vero, ha ucciso Silente, ma glielo aveva chiesto il preside in persona tempo prima sapendo che era condannato da una maledizione che lo aveva colpito. E poi lo ha fatto anche per difendere me, perché non mi succedesse niente. Lo avete sempre disprezzato e sottovalutato ma era l’uomo migliore che abbia mai conosciuto”.

“Hai ragione, è stato un grande uomo. Alla fine ha fatto saltare la sua copertura per uccidere Nagini prima che il serpente mi raggiungesse. Si è sacrificato perché potessimo vincere questa guerra” intervenne Harry, poi istintivamente si tastò la tasca ma non indossava più i vestiti che aveva durante la battaglia ed un vago senso di panico si impossessò di lui.

“Tranquillo ce l’ho io” disse Pansy tirando fuori dalla tasca la fialetta contenente la lacrima di Piton, al che Harry tirò un sospiro di sollievo mentre si riproponeva di vedere quel ricordo al più presto.

“Domenica mattina ci sarà una cerimonia in suffragio delle persone che hanno perso la vita in questa terribile guerra. Non so se troverò la forza di andare, anche se vorrei con tutto il cuore, per dare l’ultimo saluto a tante persone a noi care”.

“Chi… chi è morto?” chiese Harry deglutendo e stringendo le lenzuola nei pugni così forte da farsi sbiancare le nocche.

E mentre i ragazzi facevano un lungo elenco i volti di Lupin, Tonks, Fred, Colin e tanti altri passarono davanti agli occhi di Harry, dai quali scesero due grandi lacrime che lui non si curò di trattenere e che si infransero contro il lenzuolo. Nessuno lo prese in giro perché gli altri erano nelle stesse condizioni. Perfino Draco aveva gli occhi lucidi ed accarezzava dolcemente i capelli di Hermione che piangeva con rumorosi singhiozzi con il busto totalmente appoggiato alle gambe del suo ragazzo, nascondendo il viso contro le coperte.

“E’ morto anche il professor Thunder” disse Draco dopo diverso tempo per spezzare quel silenzio così pesante. Hermione alzò finalmente la testa dalle gambe del ragazzo.

“Addosso gli hanno trovato una treccia di capelli chiarissimi intrecciati con altri capelli biondi ma più scuri. Adesso è insieme alla sua Grace” terminò Hermione facendo nascere un’espressione serena sul viso di Harry, che chiese poi: “Che ne è stato del corpo di Voldemort?”.

“Si è completamente dissolto, non è rimasto nulla. Non sarà possibile resuscitarlo un’altra volta” rispose Blaise intuendo i pensieri dell’amico.

“E gli altri Mangiamorte?”

“Quelli che sono sopravvissuti alla battaglia adesso sono rinchiusi al sicuro ad Azkaban e non ne usciranno tanto presto” disse duro Draco.

Harry si limitò ad annuire e a stringere la mano di Pansy, trascinandola fino a farla sedere sul suo letto accanto a lui per abbracciarla forte.

Anche Hermione si accoccolò contro il corpo di Draco che per quanto debilitato gli trasmetteva comunque sicurezza. Luna e Neville si strinsero la mano e si guardarono con occhi dolci finchè Blaise sbottò piagnucolante: “Non è giusto voi state tutti insieme! E io sono rimasto da solo, non c’è nessuno che mi voglia abbracciare o che mi faccia gli occhi dolci!”.

Michael, seduto accanto a lui, si allungò verso il vaso di fiori e ne estrasse una bellissima rosa rossa che porse a Blaise sbattendo furiosamente le ciglia. “Se vuoi ci sono io” gli disse con voce seducente prima di sbottargli a ridere in faccia, guadagnandosi un poderoso pugno sulla spalla.

“Molto divertente Corner, davvero molto divertente” rispose Blaise con un ghigno sadico che non presagiva niente di buono.

Harry guardò tutti i suoi amici, passando in rassegna quell’improbabile combriccola che si era formata e che lo aveva accompagnato durante tutti i momenti più importanti degli ultimi mesi, che aveva sempre creduto in lui e che lo aveva sostenuto. Era grato ad ognuno di quei ragazzi perché gli aveva dato qualcosa, lo aveva arricchito dentro. Poi con un gesto sbadato si sfiorò la fronte.

Non sentiva nessun fastidio, non sentiva niente.

*La cicatrice non gli faceva male. Andava tutto bene.*

  
FINITE  

INCANTATEM



Madame's Space: la fine è arrivata anche per questa storia. La più lunga che io abbia mai scritto, ma anche la più complicata e la meno seguita. Tuttavia ho deciso di completarne la pubblicazione per chiudere definitivamente con un lungo periodo della mia vita. Se avete osservazioni o critiche costruttive come al solito sono a vostra disposizione. Tuttavia vorrei chiedervi un consiglio. Nell'intento di mantenere il mistero non ho indicato tra i personaggi la coppia principale, tuttavia vorrei sapere se secondo voi è il caso, visto che tanto la vera identità di Bryan è il segreto di Pulcinella e l'avete scoperta tutti subito.
Vorrei segnalare inoltre la presenza di due citazioni riprese dai Doni della Morte, comprese tra due asterischi.
Bene, non mi resta che salutarvi tutti.
A te che hai accompagnato i miei personaggi nella loro avventura.
A te che hai partecipato al mistero e alla sua soluzione.
A te che hai passato il tuo tempo leggendo la mia storia.
E a tutti coloro che hanno creduto nella magia.


Disclaimer: i personaggi citati, ad eccezione di Bryan Hope, Mathias Thunder e Grace Malfoy, non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K. Rowling, così come l'intero Potterverse.
La storia non è stata scritta a scopo di lucro ma per puro diletto personale.

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