Amo una rockstar - Sara e Chris

di MoonClaire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** L'incontro ***


Amo una Rockstar, il mio sogno, i lunghi anni di sforzi, stava per compiere il passo in più. Non era stato facile emergere da autrice sconosciuta, ma arrivare a dominare le classifiche di mezzo mondo con il mio libro, era stato molto più di quanto potessi sperare.
E ora, partecipare attivamente alla realizzazione del film, stava dando libero sfogo a tutte le mie fantasie più sfrenate. Dopo la correzione della sceneggiatura, cercare il cast era stato il passo successivo. Passo che ci costava ore e ore di agonia davanti ad attori famosi o meno, che erano i più adatti per la parte.
Ero scoraggiata, l’unico che fin’ora si era ritenuto più o meno adatto alla parte era stato Justin Timberlake e, inutile dirlo la mia amica ne era entusiasta.
Ero al distributore automatico di bibite. Quel giorno lavorare a Los Angeles era un incubo. Il caldo era torrido e afoso, avrei dato di tutto pur di difilarmela e andare a fare un tuffo in piscina. Guardai brevemente fuori dalla finestra e vidi che il sole batteva ancora alto e prepotente nel cielo. Sbuffando sperai che il resto della giornata passasse più velocemente di quanto era successo finora.
Possibile che nessuno di quelli che si presentavano risvegliavano in me il calore e il battito di cuore che mi avrebbero indicato di averlo finalmente trovato?
Sbuffai, ancora, e tirai fuori da tasca il cellulare per chiamare Anny. Senza di lei il tempo passava ancora più lentamente.
Notando l’orologio digitale sul display, mi accorsi di essere in ritardo. Mi ero assentata troppo dalle audizioni, dovevo fare in fretta a tornare. Inserendo le monete, selezionai un thè alla pesca e recuperandolo, mi girai su me stessa per tornare nello stanzino delle torture.
Perché non poteva venire Jake Gyllenhaal o quel ragazzino di Awkward, Beau Mirchoff per essere provinati? Perché arrivavano solo incapaci o gente che non tolleravo?
Perché non poteva arrivare… “Chris Evans?!?”, esclamai sorpresa rischiando di strozzarmi con la bibita. Tossendo, arrossii, nel capire che la mia esclamazione di sorpresa era stata fatta con poca cura e garbo.
“Presente!”, scherzò lui abbassando i fogli che teneva tra le mani e che fino a qualche istante prima stavano assorbendo tutta la sua attenzione. Sorrise e quelle adorabili fossette sulle guance, mi bloccarono il respiro.
Anny… dov’era la mia amica quando serviva?
“Ehm… sì scusa, è stato uno shock, non volevo essere invadente!”, sperai ardentemente di dire, ma in verità, non riuscii ad aprire bocca, se non per un misero “Ciao…”.
Guardandomi in silenzio per qualche secondo, probabilmente per avere il tempo di pensare sul da farsi, Chris si avvicinò mostrandomi il copione.
Caden! Si proponeva per Caden!
“Scusami, sai dirmi dove si svolgono i provini?”, domandò gentilmente indicandomi l’orario della sua audizione.
Poteva una mano essere così mascolina? Era umanamente possibile avere delle dita così lunghe?
Richiudendo velocemente la bocca, per la paura di sbavare, alzai gli occhi ancora una volta su di lui. Le lunghe ciglia contornavano gli occhi terribilmente azzurri, che attendevano divertiti una risposta. Le labbra rosee erano ancora dischiuse in un sorriso e la barba incolta lo rendeva terribilmente perfetto per la parte.
Indossava una semplice felpa blu dalla quale si intravedeva una tshirt bianca. I jeans erano scuri e ai piedi aveva un paio di Converse nere.
“Ehm… sì… ti accompagno io…” borbottai, abbassando la testa.
Ma perché ero spavalda e coraggiosa in diretta tv nazionale e invece perdevo le parole davanti a lui?
Chris Evans… divenuto famoso al mondo per Captain America, era invece il mio attore preferito dai tempi de I Fantastici 4. Non avrei mai pensato avesse interesse per una parte in un film così semplice.
“Provi per Caden?”, balbettai sottovoce prima di bere un sorsata di thè, che, sperai, alleviasse i bollori.
Rise lievemente, e poi notai come arrotolò i fogli, infilandoseli nella tasca posteriore dei jeans.
Prendendo coraggio, mi voltai verso di lui, per non sembrare scortese.
“Mi sorella adora il libro e non appena ha saputo del film mi ha implorato di accaparrarmi la parte!”, spiegò lui.
Cercai di dire qualcosa di intelligente, tipo “Lo hai letto anche tu?”, ma ancora una volta, il silenzio si impadronì di me. Perché ero così imbarazzata? “L’ho letto anche io, onestamente non volevo arrivare impreparato… bel personaggio Caden, complesso… molto normale… non mi dispiacerebbe cimentarmi in questo ruolo… dopo the Avengers e prima di girare il seguito di Captain America, mi servirebbe per restare in contatto con la realtà!”.
“In bocca al lupo allora…” sorrisi, notando il nostro arrivo davanti alla stanza dei provini. “Crepi!” rise lui, passandosi una mano nei capelli.
Abbassando gli occhi sul telefonino che ancora tenevo tra le mani, per un attimo il fulmineo pensiero di chiedergli una foto mi balenò per la mente, ma onestamente non sapevo se era una cosa da fare o meno.
Non potevo comportarmi da fan, ero l’autrice del libro, dovevo essere professionale.
“Bhe… foto?”, chiese lui interrompendo i miei pensieri.
Cavoli, Chris Evans era anche capace di leggermi nel pensiero.
Annuendo lasciai che il suo braccio circondasse le mie spalle, tirandomi a sé. I suoi pettorali erano davvero ben scolpiti… come avrei fatto a concentrarmi? E il suo profumo? Mi stava completamente avvolgendo, per poco non chiusi gli occhi per respirarlo meglio, ma mi trattenni. Doveva per forza essere il suo nuovo Gucci Intense… Quanto avevo invidiato Evan Rachel Wood che se lo rigirava in ogni modo nello spot?
Cercai di impostare la macchina fotografica per scattare la foto, ma mi accorsi che le mani mi tremavano troppo.
“Faccio io…”, mormorò lui prendendo il telefono. “Tu mettiti in posa…”.
Mettermi in posa? Come facevo a mettermi in posa se ero così impacciata?
Sara, forza…
Respirai a fondo e passai entrambe le braccia intorno al suo torace.
In quella posizione avrei potuto morire felice. Chris rise e il suo braccio si sistemò meglio attorno a me. Alzando il braccio con il telefonino in mano, ci preparammo per essere immortalati.
Sorrisi e sperai che anche lui avesse fatto altrettanto.
“Tieni…” replicò subito dopo aver controllato la foto. “Direi che siamo bellissimi entrambi!” esclamò varcando la porta dopo aver bussato.
Guardando velocemente la nostra immagine sorridente dal display del telefono, mi accorsi che davvero eravamo venuti benissimo.
“Oh Chris!” esclamò Alan andandogli incontro, “Sono contento che tu abbia accettato!”, e porgendogli la mano, gliela strinse.
“Mia sorella mi ha convinto, poi l’incontro con Sara ancora di più!”, replicò il ragazzo sorridendo.
Un attimo… quando gli avevo detto il mio nome?
“Hai già conosciuto la nostra Sara?”, domandò Alan guardandoci perplesso.
Infilandosi le mani in tasca, dondolando imbarazzato da un piede all’altro. “Sì, l’ho incontrata prima nel corridoio… e ci siamo conosciuti ufficialmente!”, spiegò e poi, ridendo mi guardò con la coda dell’occhio “la sua bibita era troppo fredda però…”.
Gli sorrisi, sentendo un po’ della mia timidezza svanire. “Diciamo che avevo un po’ di brividi che mi hanno fatto tremare dal freddo!”, scherzai assaporandomi i suoi sguardi.
“Ha avuto il coraggio di presentarsi?” domandò perplesso Alan risiedendosi al tavolo.
Chris aggrottò divertito le sopracciglia e incrociando le braccia, mi guardò con la coda dell’occhio “Google e Facebook… diciamo che ti salvano quando cerchi qualcosa e qualcuno!”.
Chris Evans mi aveva riconosciuto da internet? Ancora sorpresa e stupita per il solo pensiero che qualcuno come lui mi avesse cercato su Facebook, andai a prendere posto accanto ad Alan e, mentre lui dava il via al provino, cercai di concentrarmi, sperando che Chris potesse davvero essere perfetto per quella parte.
Gli chiese di recitare due monologhi e poi chiese ad Alexis di affiancarlo nella scena a due. Le scene che recitò erano quelle di sempre, ma davanti a lui mi sentii completamente rapita.
Lo avevo trovato. Avevo trovato il Caden perfetto.
Abbassando lo sguardo, aggrottai le sopracciglia. Sapevo che se avessi spinto per Chris, Alan mi avrebbe ascoltato, ma ero disposta a fare questo ad Anny?
Riportando la mia attenzione su di lui, mi sentii quasi in colpa nel non sapere cosa fare.
Era sublime nel ruolo, le espressioni erano quelle giuste, le movenze quelle perfette.
Non appena finì di provare le scene, Chris mi lanciò una rapida occhiata, e notai le sue guance infiammarsi.
“Sei stato perfetto Chris, se puoi farci vedere la rockstar adesso!”.
Annuendo e afferrando la chitarra che l’assistente gli porgeva, si schiarì la voce e sistemandosi sullo sgabello, restai a bocca aperta non appena accennò le note di Long Live.
Aveva persino guardato il booktrailer!
Spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio sperai che avesse trovato il booktrailer serio e non il mio amatoriale messo insieme con mani inesperte.
Finì di suonare e il mio cuore si fermò… no scoppiò… Insomma, non sapevo cosa fare. Lui era il Caden perfetto, ma la mia migliore amica sicuramente non l’avrebbe pensata così.
“Chris! Sei stato superbo! Sei in cima alla mia lista!” esclamò Alan alzandosi dal tavolo per stringere la mano al ragazzo.
Turbata… ecco cos’ero. Il mio attore preferito perfetto per il MIO personaggio.
“Sara…” e la voce di Chris mi distrasse dai miei turbinii interiori. Guardai la sua mano allungarsi verso di me, restando in attesa che ricambiassi la sua stretta. “E’ stato un piacere… Non potevo fare incontro migliore oggi”. Aveva ancora il viso arrossato e notai alcune gocce di sudore sostargli sulla fronte. Chris Evans era un ragazzo terribilmente emotivo. Pensavo di aver visto male, ma in alcuni momenti mi era sembrato addirittura nervoso durante l’audizione. Alzandomi e infilando dolcemente la mia mano nella sua lasciai che la stringesse con fermezza.
Deglutii. Lo avrei sicuramente aiutato ad avere la parte.
“Il piacere è stato mio, Chris” e, senza arrossire, gli sorrisi.
“Ciao…” e lasciandomi andare, si incamminò verso la porta.
Lo guardai uscire e, come una ragazzina, sperai si voltasse in mia direzione.
Ma non accadde, o, per lo meno, non me ne accorsi perché dopo aver osservato per bene le spalle, passai a studiare il fondoschiena che pareva marmoreo e sodo.
“Che te ne pare, Sara?”, domandò Alan.
“Manzo da paura…”, replicai senza pensarci, ma rendendomi conto di quello che avevo appena detto, sorrisi e mi voltai verso gli altri, solo per essere accolta dalle loro risate. “Scusate…”.
Ridendo con loro, abbassai gli occhi sui miei appunti. “Cosa ne penso? Mi sembra perfetto… sembra che ho scritto la parte pensando a lui…”.
E poi pensai ad Anny e mi morsicai la lingua. “Però anche Justin, mi sembra sia stato in gamba… almeno così mi hanno detto e… anche tu sembravi molto convinto!”.
Mi ero sbilanciata troppo.
Alan si girò totalmente verso di me. “Sara, vorrei un tuo parere sincero… chi sceglieresti?”
Risposi, senza pensarci.
“Chris…”.
Alan annuì e voltandosi verso il suo Ipad iniziò a prendere appunti.
“Non ho visto l’audizione di Justin però… e sappiamo tutti che lui è una rockstar…”. Chiudendo il mio bloc notes, sperai di essere stata abbastanza imparziale.
Avrei tanto voluto dare una corsia preferenziale a Chris, ma penalizzare Justin non era giusto, non avevo visto cosa era stato in grado di fare durante il suo provino.
“Tranquilla Sara, posso almeno darti una bella notizia… Chris è stato l’ultimo per Caden, ora dovremmo fare meno fatica a trovare gli altri No Sounds!”.
Annuendo, presi il mio thè e ne bevvi ancora. Purtroppo non era più così fresco come prima. Maledetto caldo.
Prendendo il cellulare da tasca, sentii il folle bisogno di dire ad Anny cosa mi era successo, ma non appena tolsi il blocco schermo, la mia foto con Chris apparve sorridente e luminosa sotto i miei occhi.
Eravamo davvero belli… avrei potuto postarla su twitter…
Non appena la porta si aprì, mi ritrovai a rimettere il blocco schermo, e sorridente rimisi il cellulare nella borsetta.
Quello sarebbe stato un ricordo che avrei custodito gelosamente.
Sorrisi tra me e riaccomodandomi sulla sedia, tornai a prestare attenzione al resto degli attori che avremmo visionato per il resto della giornata.
Il tempo passò più velocemente, Alan aveva le idee ben chiare e poco prima di cena, ci lasciò liberi dai nostri impegni.
Uscendo nel parcheggio, guardai sollevata i colori attorno a me. Il sole stava tramontando e tutto era tinto in colori ancora più caldi.
Salendo in macchina, decisi di non fermarmi nemmeno a fare la spesa. Mi precipitai da Anny con il sorriso sulle labbra. Dovevo raccontarle tutto… magari abbellendo un pochino la mia figura e dovevo mostrarle la nostra foto…
Di una cosa ero sicura, speravo con tutta me stessa di rivedere Chris in un modo o nell’altro.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



Inforcando gli occhiali da sole e raccogliendo i capelli in uno spettinato chignon al lato della nuca, guardai soddisfatta le borse che avevo posato con cura sul sedile posteriore. Fare shopping era una cosa che adoravo. Anche se farlo da sola non era altrettanto divertente.
Anny, ancora una volta aveva preferito defilarsela dalle audizioni e così mi ritrovavo ad affrontare uno degli ultimi pomeriggi dedicati ai provini che rimanevano per trovare il restante cast. Alan mi aveva dato la mattinata libera e dopo averla passata per la maggior parte del tempo a cercar di cavar fuori qualcosa per un nuovo libro, alla fine avevo deciso di andare a farmi un giro.
Con un po’ di shopping e un bel panino avrei potuto affrontare meglio il lungo pomeriggio.
Faceva ancora troppo caldo per i miei gusti e così avevo sostituito il paio di jeans con uno alla pinocchietto. Non faceva molto, ma quella poca stoffa mancante aiutava le mie calure a stare al loro posto. Abbandonate le scarpe da ginnastica, avevo indossato un semplice paio di ciabatte infradito e mi ero messa una canotta marrone abbastanza lunga abbinata ad una t shirt extra larga che arrivava appena sotto la vita.
Come ero moderna… beh, certamente non ero lì per fare una sfilata di moda, d’altronde dopo aver cercato di mettermi in ghingheri per i primi giorni, avevo notato che tutta la crew aveva un abbigliamento comodo, probabilmente già preparati alle lunghe giornate.
Prima di scendere dalla macchina per andare a prendere un sandwich nel locale davanti agli studios, frugai nel sacchetto di Sephora più che soddisfatta dei miei acquisti.
Aprendo il profumo di Gucci, Guilty era il mio preferito, indossai qualche goccia sui polsi e poi, volendo evitare di far tardi, mi affrettai verso il ristorante.
Era strano vivere a Los Angeles, a qualsiasi ora del giorno le strade erano piene di persone e spesso mi chiedevo se qualcuno, in una città come questa, lavorasse o meno.
Si vedeva chiaramente che la maggior parte erano ragazze o ragazzi in cerca di fortuna e successo, ma era naturale domandarsi come facessero ad arrivare a fine mese se erano sempre in giro per la strada a spasso.
Ordinando un sandwich al tacchino e un thè freddo alla pesca, tirai fuori dalla borsa l’ultimo libro che stavo leggendo e sedendomi su uno sgabello al bancone, aspettai con pazienza il mio ordine.
Notai che qualcuno occupò il posto accanto al mio e alzando lo sguardo velocemente vidi un ragazzone con la barba incolta, un paio di rayban modello aviatore che gli coprivano gli occhi ed un cappello da baseball blu che sostava fin troppo basso sul suo viso.
La gente a Los Angeles era strana, e non capivo come mai continuavo a stupirmi davanti a certe apparizioni.
Ridendo, il tipo al mio fianco mi distrasse ancora una volta dalla mega storia d’amore e moda che stavo  leggendo. Seriamente? Vuoi rimorchiare una ragazza in un locale conciato così?
“Non mi hai riconosciuto, vero Sara?”, domandò lui divertito.
Un attimo, riavvolgendo il nastro dei miei pensieri, mi voltai velocemente verso di lui. Quella voce così calda e sensuale la conoscevo.
“Chris!”, replicai perplessa, “Sei in missione segreta?”.
Tirai, mentalmente, un sospiro di sollievo, sembravo meno tesa di fronte a lui a questo giro.
Alzandosi lievemente la visiera dagli occhi, e togliendosi gli occhiali, i suoi vivaci occhi azzurri incontrarono i miei.
“Meglio così?”, chiese sorridendo.
Anuii divertita. “Diventi totalmente un’altra persona…”.
Girandosi tra le mani gli occhiali, sorrise e i miei occhi finirono istintivamente sulle sue fossette. Era davvero terribilmente carino. “Lo so, ma almeno non mi riconoscono e mi lasciano stare…”, poi rendendosi conto della gaffe che stava per fare, si corresse, agitando le mani “No, per carità, non mi danno fastidio le persone che vengono da me, ma intendo i paparazzi… non mi seguono… e resto nell’anonimato!”.
“Tranquillo, abbiamo tutti bisogno della nostra privacy!”, lo rassicurai ringraziando la cameriera che mi aveva portato il sacchetto contenente il mio pranzo. Pagandole il pranzo, mi voltai nuovamente verso di lui. “Piuttosto…”, chiesi scendendo dallo sgabello. “Che ci fai nei dintorni?”.
Sorridendo alla ragazza e ordinando un caffè, scese a sua volta dallo sgabello. “Mi hanno richiamato per provinarmi nuovamente…”, spiegò lui, e accettando il bicchiere di carta, lasciò due dollari sul bancone.
Confusa lo guardai in silenzio. “E sarebbe un bene o un male?”, domandai sorseggiando dalla cannuccia il thè freddo.
“Dipende”, ribattè Chris alzando le spalle. Bevendo una sorsata di caffè, si infilò la mano libera in tasca. Gli occhiali infilati sul colletto della maglietta. “Vuol dire che sei a un passo dall’avere la parte, ma c’è qualcun altro che sta per soffiartela…”.
“Ah… punti di vista insomma…”, mormorai avviandomi con lui alla porta. Aprendola e lasciandomi passare, si rimise in incognito e attraversando la strada ci avviammo verso l’entrata degli studios.
“Preferirei un sì o no secco…”, mormorò poi fermandosi nel mezzo del parcheggio. “Odio i provini, mi agito, divento tutto rosso e poi inizio a sudare… anche l’altro giorno… stavo per andare nel panico…”.
Ma era stato davvero magnifico, l’altro giorno mi aveva letteralmente conquistata. “A volte mi capita di dover uscire per riprendermi… provini, convention varie, conferenze stampa…” borbottò arrossendo e abbassando la testa.
“Quando mi intervistano in tv o mi devono piazzare davanti a una folla, mi riempio di calmanti naturali…” e scuotendo la testa poco convinta, aggiunsi, “che probabilmente non fanno nulla, ma è l’autoconvinzione che mi aiuta!”.
“Devi autografarmi il tuo libro!”, cambiò discorso Chris sorseggiando il caffè. “Ieri mia sorella a momenti mi spaccava un timpano quando le ho detto che ti ho lasciato andare senza autografo” e sorridendo, alzò un sopracciglio divertito.
“Che cosa strana…” mormorai fermandomi sulla porta.
Annuendo, Chris allungò una mano sulla maniglia, “E vuole assolutamente vedere la nostra foto, quindi, non so, mandamela, postala da qualche parte!” e si scansò dalla porta per farmi passare.
Scuotendo la testa, mi fermai. Andava nel panico di fronte a tante persone? E io volevo che fosse a suo agio e che interpretasse il mio Caden alla perfezione. “No… ehm…”, cercai di pensare velocemente ad una scusa. “Il mio editore vuole nuovo materiale, sono passata prima giusto per dire a Alan di concludere da solo i provini…”, mentii.
Chris mi osservò in silenzio aggrottando le sopracciglia. Dopo un attimo di silenzio sorrise a allungando la mano, prese la mia e la strinse. “La seconda volta è andata meglio!” e sorridendo scomparve dietro la porta a vetri.
Senza restare a guardarlo, mi voltai su me stessa e mi avviai verso la macchina, prendendo il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans.
‘Arrivo dopo il provino di Chris’.
La risposta arrivò fulminea. Probabilmente, conoscendolo, aveva già in mano il telefono per chiamarmi.
‘Non vieni a vederlo?’. Leggevo lo stupore nelle sue parole. E aveva ragione, tifavo per lui, come potevo non andare ad assistere al provino?
Mi morsicai il labbro, mi ero già pentita della mia scelta e con le spalle pesanti mi avviai verso l’entrata e sedendomi sul muretto di fianco alla porta, aspettai.
Posando il mio pranzo accanto alla mia borsa, cercai nelle app del mio cellulare nella speranza di trovare un giochino che mi avrebbe fatto compagnia fino alla fine del provino.
Un messaggio di Anny, però, mi fermò dall’andare avanti nella mia ricerca.
“E’ appena entrato Evans, come mai non ci sei?”.
Sbattendo le ciglia un pio di volte, mentalmente registrai quello che stava dicendo la mia amica.
Oddio, Anny ai provini… no, al provino di Chris… lo avrebbe messo sicuramente in difficoltà
“Sta sudando come un maiale ed è rosso come un peperone? Altro che Caden…”.
Alzandomi dal muretto e recuperando tutte le mie cose, mi avviai frettolosamente verso l’entrata.
“Esci fuori da quella stanza…”
Fulminea la risposta. “Ma sei scema?”
Corsi verso la stanza delle audizioni e mentre mi fermavo per capire il da farsi, la porta si spalancò e un Chris visibilmente arrossato mi si parò davanti.
“Ho bisogno di un attimo di tempo…”, borbottò respirando e togliendosi il cappello se lo sventolò davanti alla faccia. Mettendo dentro la testa guardai Anny che, divertita, assisteva sogghignando alla scena.
Puntandole contro l’indice, le indicai di seguirmi.
Passando davanti a Chris, che mentalmente stava ripetendosi le battute del copione, allungai una mano verso la sua camicia a quadretti blu e bianchi e gli toccai un braccio.
Volevo davvero essere d’aiuto.
“Sara, ma che…” e vedendo Chris al mio fianco, Anny lo oltrepassò senza degnarlo di un secondo sguardo. “Ti aspetto alle macchinette…”, borbottò scocciata.
Voltandomi verso Chris e alzandomi in punta di piedi, mi avvicinai a lui e bisbigliai, “Vai dentro adesso…” e alzando i pollici in segno di vittoria, andai nella direzione che aveva preso Anny.
Volevo aiutarlo… volevo anche girarmi verso di lui per vedere se la mia uscita era stata ad effetto, ma mi trattenni e continuai dritta per la mia strada.
Arrivai davanti ad Anny tutta affannata.
“Quei cosi sono di marmo!”, esclamai stupita.
Guardandomi confusa, sorseggiò la sua coca cola. “Cosa, per grazia divina?”.
“Quei bicipiti… L’ho a malapena sfiorato e i suoi bicipiti sono una cosa che…”, mi fermai per cercare la parola. Che non arrivò. “Ti rendi conto che sono una scrittrice e non riesco a descrivere due braccia?” e mentalmente ripensai a come la camicia le fasciava alla perfezione.
“Tesoro, hai un rivolo di bava…”, alzò gli occhi al cielo Anny. “E mi hai portato fuori perché sapevi che gli avrei reso tutto più difficile…”.
Abbassai la testa e avvicinandomi ad una sedia, posai il pranzo, ancora immacolato, e la borsa. Il the, ormai bollente, preferii tenerlo in mano per sorseggiarlo.
“Dimmi che non è così…”, domandai retoricamente. “Sia lui che Justin, perché presumo che siano stati chiamati entrambi per rifare il provino, hanno bisogno di essere giudicati equamente, ho adorato il provino di Chris, ma non ho visto quello del nasone, quindi preferire che fosse Alan a scegliere…”.
Socchiudendo leggermente le palpebre, Anny mi guardò male. “Odio quando hai ragione…”.
“Bene, ora, amichetta, siediti qui con me!” e sedendomi con la mano picchiettai il posto accanto al mio.
Con nonchalance, lei azzardò. “Abbiamo una cotta per Chris?”.
Arrossii.
Bhe, non potevo negare che fisicamente mi attraeva molto, era sempre stato così, ma non volevo definirla una cotta. Ci avevo scambiato una ventina di parole al massimo ed erano state quasi tutte inerenti al lavoro.
“Diciamo che se entrerà nel cast, la probabilità che io prenda una bella cotta per lui è molto elevata…”.
“Io continuo a tifare Justin”, borbottò la mia amica sottovoce.
Risi e iniziai a raccontarle di tutte le persone strambe che avevo incontrando quella mattina. Come detto in precedenza, Los Angeles era frequentata da persone in cerca di fame… il modo di trovarla era del tutto indifferente, così le descrissi tutti i tipi strambi e le tipe senza pudore che avevo incontrato.
Bevendo altre bibite fresche, alzai gli occhi quando sentii una porta chiudersi.
Lo vidi passare in fondo al corridoio.
Sperai venisse da me, ma sapevo che non sarebbe successo, però, quando mi vide in lontananza, alzando la mano, mi salutò.
Ricambiando con un gesto della mano, mi voltai verso Anny. “E non influenzare Alan, non provarci nemmeno lontanamente, mi sono trattenuta io, fallo anche tu!”. E prendendola per un braccio me la trascinai verso la stanza dei provini…
“Sarò buona!”, promise Anny.
“Brava!” replicai soddisfatta.
“Ma tifo Justin!”.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


PARTE 3
 
Mentre mettevo le monete nella cassa automatica della lavanderia fai da te, osservavo con la coda dell’occhio la vecchina che buttava nel cesto della grande lavatrice ogni sorta di colore e capo.
Selezionando il mio programma, mi avviai verso le scomode seggiole di plastica. Mi aspettavano due lunghe ore d’attesa.
Avrei dovuto portarmi Anny per tenermi compagnia, ma mi ero dovuta accontentare di un libro e del cellulare.
“Mi scusi, signorina!”, esclamò la vecchietta parandosi sul mio cammino.
Oddio. Non ero riuscita a scamparla. Sapevo che questa tizia mi avrebbe raccontato ogni genere di assurdità, ma speravo di riuscire a godermi due ore di pace e riposo senza che nessuno mi interrompesse.
“Mi dica signora!”, sorrisi alla donna con il volto ormai troppo solcato dalle rughe e i capelli bianchissimi e raccolti in un povero chignon.
Sembrava uscita da un libro di favole.
“Sa dirmi come far funzionare queste cose? Mi si è rotta la lavatrice a casa e devo assolutamente fare il bucato!”, spiegò e mi impietosì all’istante.
“Certamente, venga!” e la portai verso la cassa automatica.
Prontamente, la donna aveva già in mano il borsellino con le monete e così, iniziai a leggerle i prezzi corrispondenti ai vari programmi.
“Oh questo!”, urlò poi fin troppo esaltata. “Mi faccia partire il programma a 158!” (70 gradi celsius).
Fermai immediatamente la sua mano, che era già pronta a inserire le monete. “Non credo che sia il caso! Con quel mix le si rovineranno sia bianchi che colorati!”.
Muovendo la mano per zittirmi, la vecchietta, si spazientì. “Voi giovani!”, e seriamente credo di aver alzato gli occhi al cielo a questa frase. “Pensate di sapere tutto e non avete rispetto per quelli della mia età!”.
La guardai allibita. Quella che non aveva rispetto per me e stava urlando al centro della lavanderia, voleva farmi la predica?
La fermai subito, cercando sempre di sorridere. “Ha ragione Signora, le metto il subito il programma! Vedrà come saranno belli i suoi capi!” e senza darle tempo di parlare, inserii le monete e selezionai il programma.
Il cellulare iniziò a suonare dalla mia borsa proprio mentre la donna iniziava a inveirmi contro.
“Mi scusi, devo rispondere!”, dissi immediatamente e tirando fuori il cellulare dalla borsa mi allontanai.
“Pronto?”, chiesi grata. Chiunque fosse mi stava salvando da due ore di tortura.
“Sara?”, chiese la voce all’altro lato.
“Sì?”, replicai confusa.
“Sono Chris!”.
Ancora più confusa… un attimo… Chris… Chris Evans?
“Evans…” concluse lui precisando. Questo bel ragazzo mi leggeva proprio nel pensiero. “Ti disturbo?”, chiese subito.
Guardando la vecchietta che ancora mi guardava male, mi venne da ridere. “No no! Anzi mi stai salvando da una ramanzina di una vecchietta che voleva insegnarmi a fare il bucato!”.
La sua sonora risata, mi risuonò nelle orecchie come una melodia soave. “Sembra divertente!”.
Sedendomi su una sediolina di plastica rossa, mi accomodai al meglio.  “Come no!”, replicai sarcastica e sorridendo mi domandai il perché della telefonata. “Dimmi tutto!”, esclamai curiosa.
“Volevo parlarti e ho fatto una corte spietata ad Alan per farmi dare il tuo numero di telefono!”, sussurrò e sembrava imbarazzato.
Aggrottai le sopracciglia perplessa, cosa poteva essere successo di così grave?
“Tra qualche giorno sceglieranno tutto il cast e volevo dirtelo io, evitandoti di venirlo a sapere da terzi…” spiegò e questa volte parve imbarazzato.
“Ti hanno preso per Caden?!”, domandai euforica. Evitai di saltare sulla sedia presa dall’allegria e dalla gioia di poterlo avere nel ruolo perfetto.
Restò in silenzio e dopo qualche secondo, lo chiamai. “Chris?”, domandai sottovoce.
Sospirò. “Purtroppo ho dovuto rinunciare alla parte…”.
Cosa? Questa volta restai in silenzio. L’euforia si era trasformata in delusione. “Perché?”, mi ritrovai a chiedere senza alcun diritto. Passandomi una mano sugli occhi, scossi la testa. “Scusami, sono un’impicciona…”.
“Hanno anticipato la produzione di Captain America 2 e si sovrapporrebbe con il tuo film… mi dispiace…”, spiegò sottovoce. Chris poi rise, “Mia sorella mi ha fatto una scenata epica, dovevi sentirla!”.
Cercando ancora di digerire la notizia che mi aveva dato, cercai di seguire il discorso. Mi piaceva vederlo recitare. Chris Evans era un fantastico attore, purtroppo non gli veniva mai data la giusta importanza.  Sapeva interpretare ogni ruolo, commedia, romantico, drammatico e persino fantascienza e sapevo che avrebbe dato tutto sé stesso anche per Caden.
“Ci sei ancora?”, domandò lui dall’altro lato.
“Ehm…”, mormorai distraendomi dai miei pensieri. “Sì, scusa, ma devo dire che già vedevo te ovunque… Locandine, colonna sonora… ovunque!”.
“Scusami Sara, ho provato a far presente che avevano anticipato troppo la produzione, però gli studios vogliono iniziare il prima possibile…”, tentò di spiegare.
Sbuffai. “Non preoccuparti, non so come funzionano queste cose, quindi mi fido di te!”.
“Bhe… io faccio parte degli attori buoni, nel senso che siccome non faccio scenate o altro, non mi calcolano di striscio! Allora tifavi per me?”, domandò con la voce sorridente.
Risi sottovoce. “Ormai non conta più… potresti mandare tua sorella a vedersela con i produttori esecutivi del film!”, scherzai.
“Tranquilla che è già sul piede di guerra!”.
Distendendo le gambe lunghe davanti a me, restai ad ascoltare Chris che mi raccontava aneddoti divertenti sulla sorellina minore.
Era bello parlare con lui, era rilassante, riusciva a farmi ridere e se chiudevo gli occhi potevo immaginarlo gesticolare durante i suoi racconti.
Non riuscivo a partecipare, mi limitavo ad ascoltarlo e poi mi resi conto che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrei sentito. E ci rimasi male. Mi sarebbe piaciuto conoscerlo di più, parlare di più con lui, osservarlo mentre i suoi occhi si illuminavano quando il sorriso si distendeva sul suo viso sotto quello strato di barba quasi sempre presente.
Sospirò. “Scusami Sara, era meglio se non ti telefonavo… ti ho fatto rimanere male... Questo film è tuo…”, mormorò cercando di prendersi la colpa.
Alzai le spalle. “Al massimo è mio il libro!”, scherzai, “Però stai tranquillo Chris, meglio averlo saputo da te che da Alan o peggio… il nasone!”.
Chris restò in silenzio qualche secondo e poi lo sentii iniziare a ridere. “Il nasone?”.
“Oh sì! Credimi che quando avevo quattordici anni ed ero in piena cotta per Nick Carter dei Backstreet Boys, avrei voluto felicemente rifare il naso a quel tipo… con un sonoro pugno!”, spiegai raccontando la mia antipatia per quel ricciolino nasone. “Però non lo conosco, quindi… non giudico generalmente le persone senza conoscerle…” precisai.
Entrambi restammo per qualche istante in silenzio. Iniziava a diventare imbarazzante. Non ci conoscevamo così bene da poter sostenere una conversazione al telefono. Mi venne quasi da sbuffare, Chris Evans era sempre stato uno dei miei attori preferiti e onestamente, non poterlo reclutare nel mio film, mi infastidiva parecchio.
In genere non ero una ragazza lunatica, certo, come tutti avevo i miei momenti, ma non era facile trovare qualcosa o qualcuno in grado di farmi cambiare umore. E invece avevo appena trovato qualcuno, con relativa motivazione.
Addio Chris Evans.
“Per sdebitarmi ti inviterò alla prima di Captain America!”, esclamò lui sorridendo.
Peccato che mancava più di un anno e mezzo all’uscita, di più se contavamo che il film non era ancora stato girato!
“Grazie, aspetterò con ansia!”, replicai quasi sarcastica.
Avevo fatto salti mortali per metterlo a suo agio durante i provini, proprio per far sì che potesse aggiudicarsi la parte e questo era il ringraziamento? Non ero poi così convinta di voler vedere il seguito di Captain America.
“E’ stato un piacere incontrarti Chris…”, sussurrai alzando gli occhi e notando la vecchietta che mi guardava con aria torva.
Questa volta, gli occhi alzai gli occhi al cielo e non feci nulla per nasconderlo.
Chris capì il mio tentativo di interrompere la telefonata e schiarendosi la voce, rispose, “Anche mio Sara… magari ci si incontra in giro…”.
Stava per uscire nuovamente una risposta sarcastica, ma mi morsicai la lingua. “Non metterti troppo in incognito, altrimenti faticherò a riconoscerti!”.
Ancora silenzio e così interruppi io la telefonata. “Ciao allora! In bocca al lupo per il sequel!”.
“Ciao Sara…”.
E terminai la chiamata.
Alzandomi dalla seggiolina di plastica, mi avviai verso la porta. Era arrivato il momento di risollevarmi il morale e sapevo che c’erano dei negozi carini in quella via.
Restai momento ferma sull’uscita.
Il sole era ancora alto e il cielo era terribilmente azzurro e intenso. Non c’era una nuvola e un lieve venticello rendeva la giornata vivibile. Per essere pomeriggio le strade erano stranamente deserte, ma, dopotutto, quello era una zona abbastanza calma.
Iniziai a camminare lungo la via, ma non riuscivo a trovare pace.
Chris mi aveva messo davvero di malumore. Alla fine optai per una piccola e calma sala da the.
Mi aveva anche fatto venire fame!
Aprendo la porta, sperai che avessero una gigantesca fetta di torta al cioccolato in grado di farmi passare il pensiero e la delusione chiamata Chris Evans.
Dovevo chiamare Anny, avevo bisogno di frignare un po’ per aver perso il mio attore protagonista.
Non feci nemmeno in tempo a pensare, che il telefono iniziò a suonare. Risposi e senza nemmeno darmi il tempo di parlare, mi investì di parole “Era ora! E’ un quarto d’ora che tento di chiamarti!”, iniziò Anny.
“Stavo per chiamarti io, ora!”, replicai confusa, ma prima che potessi continuare, mi interruppe nuovamente.
“Ha chiamato Chris!” esclamò lei euforica.
“Sto bastardo muscoloso, si è tirato fuori dal film!”, replicai sbuffando.
Dopo qualche istante di confuso silenzio, Anny aggiunse. “Deduco che ci hai parlato… aveva chiamato prima qui…”.
Dovevo dirle quanto ci ero rimasta male?
“Sara… starai mica piangendo?” chiese titubante lei. Scuotendo la testa, mi resi conto che non poteva vedermi. “No”, la rassicurai, “Sono… arrabbiata perché poteva pur evitare di venire a fare i provini… ero veramente contenta all’idea che lui potesse essere Caden!”.
“Tifo Justin…”, mi ricordò lei ridendo, ma subito aggiunse, “Ma l’autrice sei tu, se mi dici che Chris era stato bravo, tanto da meritare la parte, ci credo!”.
“Era stato superbo Anny, davvero… mi sembrava proprio di avere Caden davanti… ci sono rimasta malissimo…”, e sedendomi ad un tavolino, posai la borsa sulla sedia accanto alla mia e cercai il menù. Prontamente arrivò una cameriera giovane, con un modernissimo caschetto castano e gli occhi terribilmente azzurri, a portarmi un bicchiere d’acqua ghiacciata. Prima che si allontanasse, abbassai il telefono. “Il pezzo più grande di torta al cioccolato che avete per favore!”, ordinai sorridendo.
“Torta al cioccolato? Ma è successo qualcosa con lui e non me lo hai detto?”, domandò seriamente. “So che non sei una facilona, tesoro, però… oh cavolo, hai davvero preso una cotta per lui!” esclamò Anny.
“Non lo so”, ammisi sconsolata, “Per ora so che lo avrei voluto davvero tanto nel film!”.
Anny sospirò “Forza Sara! Credimi, posso garantirti che anche Justin sarà perfetto per la parte! E noi vogliamo solo il meglio per il film, giusto?”.
Sorrisi alla cameriera che mi portò il dolce e mi ritrovai ad annuire. La mia amica aveva ragione!
“E se Chris ha rifiutato la parte, cavoli suoi, vorrà dire che il film non lo meritava!”, concluse lei esagitata.
Subito, aggiunse “Lo so che è il tuo attore preferito e lo hai sempre adorato, ma siamo fiduciose, giuste?”, domandò tentando di rincuorarmi.
“Certo!”, replicai sicura di me stessa, “Il film sarà un successone anche senza di lui!”.
“Brava amica mia! Non deprimerti per lui!”, continuò Anny.
“Hai ragione An! Mi ingozzo di torta e quando ho recuperato il bucato passo a prenderti!”, esclamai convinta. "Andiamo a fare shopping, a mangiare fuori e poi a scatenarci in qualche locale!”.
“E paghi tu!” concluse lei ridendo.
Sorridendo a me stessa, terminai la telefonata.
Sapevo che la mia amica avrebbe ripotuto sollevarmi il morale. Era sempre stata con me durante gli inizi del libro, non si era mai tirata indietro anche quando la trascinavo insieme a me nella distribuzione dei volantini che nessuno mai accettava.
Mi aveva sostenuto e si era fatta in quattro per la pubblicità e quando era arrivata la notizia della traduzione del libro in inglese, sapevamo che numerose porte si sarebbero aperte. Era stato belle avere qualcuno al proprio fianco fin dai primi, duri, momenti ed era bello vivere con qualcuno la maggiore esperienza per uno scrittore. Vedere il proprio libro sul grande schermo.
Ci rasserenava il fatto che avevamo lavorato in prima persona sulla sceneggiatura e quindi sapevamo che, sì, dei cambiamenti c’erano, ma nulla di così sconvolgente.
Ed era stata anche una grande amica nel sostenermi nelle mie insicurezze e delusioni. Sapeva cosa dire per sollevarmi il morale e farmi ridere. Sapeva cosa farmi fare per togliermi dalla mente qualche stronzo che aveva giocato con i miei sentimenti…
Insomma, ero grata di poter avere un’amica così…
Finii con gusto la mia torta e lasciando i soldi al tavolino, compresa una mancia per la cameriera, mi affrettai verso la lavanderia.
Entrai giusto in tempo per prendere i panni dalla lavatrice e gettarli per una ventina di minuti nell’asciugatrice e notai immediatamente come la vecchietta aveva preso a discutere animatamente con un gruppo di donne che erano arrivate, probabilmente, durante la mia assenza.
Rassegnata dal dover aspettare, dopo aver programmato la macchina, mi sedetti e prendendo il libro iniziai a leggere.
Ero più serena e tranquilla. Mi spiaceva non potere avere Chris nel film, ma dopo aver parlato con Anny, me ne ero fatta una ragione.
Con Chris, non era destino.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


PARTE 4
 
“Sei nervosa?”, chiese Anny ridendo.
“Sì, un po’… tu?”, replicai stringendo tra le mani il volante.
“Moltissimo…”.
Era il primo giorno di riprese ed eravamo paralizzate dalla paura. Il che era veramente illogico, ma qui entrava in gioco tutti i nostri sentimenti per il libro.
Stava davvero per prendere vita.
“Al tre scendiamo…”, mormorai prendendo la borsa dal sedile posteriore della mia Ford Fiesta Hot Magenta.
E senza aspettare Anny si precipitò fuori dalla macchina.
Via il dente, via il dolore, dicono, e in quel momento toccava a me.
Chiudendo gli occhi respirai a fondo e aprendo la portiera scesi. Assaporai il profumo d’estate e con la mano tremante chiusi la macchina.
“Forza Sara! Andiamo da qualcuno che ci metterà sicuramente a nostro agio!”, esclamò Anny prendendomi per un braccio. “Qua siamo circondate da professionisti, entriamo e facciamo finta di nulla. Non dobbiamo dare fastidio, né disturbare. Saremo due ombre!”.
Annuii, ancora nervosa. Anny cercava di calmarmi e sapevo che dovevo ascoltarla. “Ormai sappiamo chi è il cast, quindi andiamo a cercarli, perché tu devi presentarti a quelli che non conosci ed io devo scattare un bel po’ di foto per il sito!”.
Mostrando i pass alla security, gli omoni spostarono le transenne e ci lasciarono entrare.
“Devo andare a cercare il nasone?”, domandai scettica.
“Sì che devi, è il tuo Caden!”, mi rimproverò lei.
“Ma non andare a cercare…”, iniziò lei, ma arrivò Alan che la interruppe. “Ragazze! Benvenute!” esclamò abbracciandoci. “Nervosa?”, domandò poi rivolto a me. Annuii. “Sì, non c’entro niente con il film… ma… ma è una cosa stranissima…”.
Lui rise e ci accompagnò verso il cuore del set. “State tranquille! Questa è come una grande famiglia! Abbiamo allestito le nostre case! Tra poco iniziamo a girare, se volete curiosare… insomma fate quello che preferite!” e salutandoci iniziò ad allontanarsi. Bloccandosi, si girò in mia direzione. “Mi è spiaciuto tantissimo per Chris! Sarebbe stato eccezionale averlo per la parte!”.
Già… Chris…
“Figurati, dopotutto impegni più grandi lo hanno chiamato!”, sorrisi.
“Ha voluto comunque una parte! Mi ha richiamato in giornata, qualche ora dopo avermi avvisato la prima volta!” e facendomi l’occhiolino, si allontanò definitivamente.
Anny mi diede una gomitata. “Voleva disperatamente essere nel film eh!”, sorrise maliziosa.
Sorrisi e pensai subito a sua sorella. “Già… mi ha detto che la sua sorellina è una grande fan del libro!”.
Lei rise e si allontanò. “Certo Sara, certo… io vado a curiosare in giro, devo fare un mucchio di foto! Tu vai e cerca chi devi!”. E con un occhiolino mi diede le spalle e se ne andò.
Non appena restai sola, mi guardai in giro spaesata. Sistemando i mega occhiali da sole sul naso, iniziai a darmi qualche punto di riferimento per non perdermi nel set, tra roulotte e tendoni allestiti per cast e crew. Girai inizialmente tra gli addetti del “backstage”, curiosai nel tendone dove cuochi ed addetti si occupavano di preparare pranzi sfiziosi e spuntini appaganti. Mentre mi perdevo nella miriade di cupcakes, panini e frutta di ogni genere, mi sentii chiamare in lontananza.
Girandomi, cercai di capire se avevo immaginato tutto oppure no.
“Sara!”, sentii nuovamente e voltandomi in direzione della voce mi ritrovai poco distante dal nasone.
“Justin!”, replicai con nonchalance.
“Oh bene, ho chiesto in giro un po’ di dritte su come riconoscerti, ma alla fine ho fatto prima ad andare sul tuo sito ufficiale!”, disse lui sorridendo e allungando la mano.
Sorridendo, ricambiai la stretta. Poteva essere nasone, ma fino ad ora era gentile.
“Lo so che tifavi per Evans, se vuoi prendermi a testate sul naso fai pure!”, scherzo lui alzando gli occhi al cielo.
Risi e insieme ci incamminammo verso una destinazione non precisa. “Gareggiavi con il mio attore preferito, non sarebbe stato facile per nessuno!”.
Annuii, ma poi sorrise e mi fermò mettendomi una mano sulla spalla. “Apprezzo però che tu sia stata imparziale… Alan parla facilmente!”, e poi si rimise a camminare, “Vieni che ti faccio fare un giro per il set!”.
Mi accompagnò, evitandomi così che mi perdessi e iniziò a raccontarmi come si svolgevano le riprese di un film e come, in genere, era la vita sul set.
E ammisi a me stessa, Justin Timberlake poteva anche starmi simpatico.
Ci fermammo prima di entrare nell’area riservata alle roulotte del cast. Mi spiegò che tra una ripresa e l’altra l’attore in genere poteva decidere se stare sul set e sostenere i colleghi, oppure, magari nelle scene più lunghe, tornare a svagarsi e riposarsi un po’ in quei mini appartamenti.
Mentre mi descriveva brevemente la sua roulotte, offrendosi anche di mostrarmela dopo aver visto la mia sempre più crescente curiosità, ci bloccammo vedendo un American Bulldog correndo a tutto spiano verso di noi, inseguito da una bionda che lo chiamava nervosamente.
“Quel cane ci sta per travolgere…”, borbottai.
“Sì, pianta bene i piedi per terra, perché ci farà pestare una sonora culata!”.
Ma il cane riuscì bruscamente a frenare non appena arrivò nella nostra area e bloccando, iniziò ad odorarci, scodinzolando vivacemente!
Sia io che Justin iniziammo ad accarezzarlo e lui, schiarendosi la voce, domandò “C’è anche la tua amica?”.
Mi venne da ridere, dovevo assolutamente riportare ad Anny la scena, ma tentando di restare seria e non dare importanza alla domanda, alzai le spalle. “So solo che quando ci siamo divise ha preso la direzione opposta alla mia. Prova a cercarla…”.
“East!”, sbiascicò la bionda senza fiato.
Il mio cuore iniziò a battere. East.
“Per fortuna si è fermato… se lo perdevo Chris mi uccideva!”.
“I cani mi amano, mi avrà fiutato ad un kilometro di distanza!”, esclamò Justin accarezzandolo.
Alzando un sopracciglio lo guardai con la coda dell’occhio.
Sentendo la mia occhiata, il ragazzo rise e alzandosi si stiracchiò le braccia sopra la testa. “E non solo, anche le donne mie amano!”.
Alzando anche l’altro sopracciglio, scossi la testa e mi voltai verso la donna, che rideva con aria di saper fare, alla battuta di Justin.
Earl con uno scatto degno di un gatto, si lanciò nuovamente in una disperata corsa, ma la ragazza non mosse un muscolo.
Justin si voltò e rise. “Il padrone resta sempre il meglio!”.
Iniziai ad avere caldo e sperando di non avvampare, mi voltai nella stessa direzione di Justin.
E Chris arrivava, bello come il sole, ridendo alla vista di East e mangiando mezza baguette farcita con qualsiasi cosa esistesse a questo mondo.
“Curati il tuo cane! Ho delle telefonate da fare!”, esclamò la donna mettendosi un paio di RayBan sugli occhi. Sfoderando il cellulare dalla tasca, ci salutò educatamente e si allontanò.
“Amico, quanti giorni sono che non mangi?”, chiese Justin alla vista dello spuntino di Chris.
Fermandosi davanti a noi, Chris sospirò. “Ogni volta che divento Captain America devo diventare molto più di questo…”, mormorò indicandosi, “e mi fanno mangiare e mangiare e mangiare e poi mi fanno bruciare tutto in palestra e corsa, e sollevamento pesi… snervante!”, concluse mettendosi in bocca un gigantesco pezzo del panino. “Dopo un po’ mi viene da vomitare!”, mormorò con la bocca strapiena.
“Sei una meraviglia, amico!”, disse Justin guardandosi intorno. Schiarendosi la voce si girò verso di me. “Bhe, ti lascio in compagnia del tuo Caden perfetto!” e con un singhiozzo drammatico si girò su sé stesso e tornò dalla direzione da cui eravamo arrivati.
Chris si voltò perplesso e un sopracciglio si alzò, come preso da vita propria, da dietro gli occhiali da sole. “Che gli prende?”, chiese addentando un altro pezzo.
 “Cercava una persona…”, risposi vaga e accarezzai East che nel frattempo continuava a darmi testate alla gambe.
Sorridendo Chris continuò il suo pasto.
Accovacciandomi su East, continuai a giocare con lui. Con Chris i momenti di imbarazzo erano troppi.
“Come ti sembra finora?” domandò Chris tra un boccone e l’altro.
Alzando lo sguardo su di lui, annuii compiaciuta. “E’ un mondo nuovo per me, il nasone prima tentava di spiegarmi qualcosa, ma, onestamente preferisco restare nella scrittura, dove resto in secondo piano e ben nascosta a tutti!”.
Tossendo, probabilmente per una briciola che gli era andata di traverso, Chris avvampò. “Ho il libro di mia sorella, hai tempo per una firma?”. Rialzandomi, annuii. “Bene, vieni, la mia roulotte è da quella parte!”.
Camminammo in silenzio con East che ci correva allegramente tra le gambe. Tra un boccone e l’altro, Chris continuò a spiegarmi come prendeva vita un film.
Mi affascinava.
Fare cinema era una cosa totalmente diversa dalla scrittura, ma fare cinema dalla parte non vista, doveva essere terribilmente affascinante. Servivano tutte le persone che incontravo sul set per poter permettere ad un film di prendere vita e riuscire al meglio. Nessuno, seppur lavorando nell’ombra, era trascurabile.
Oh sì… e mi affascinava anche Chris…
Il modo in cui gesticolava, sorrideva e raccontava le cose, mostravano tutto l’entusiasmo che aveva per il suo lavoro. I suoi capelli erano già perfettamente pettinati in aria, la barba era sparita, lasciando posto ad una perfetta rasatura che rendeva giustizia a quelle meravigliose fossette che gli si dipingevano sempre sul viso. Le labbra si muovevano armoniosamente ed erano terribilmente rosee ed invitanti.
Mi rattristavano, e mi ritrovai ad ammetterlo a me stessa, gli occhiali da sole. Volevo assolutamente vedere i suoi occhi…
Finendo il panino, si picchiò la pancia con la mano. “Dio, non ce la faccio… Sono mingherlino, mangiare così tanto mi fa star male…”.
I miei occhi scivolarono istantaneamente sui muscoli ben scolpiti e passarono velocemente ai pettorali. Avrei voluto fermarmi immediatamente per osservargli le spalle e la schiena, ma ammisi che forse non era il caso, e mi controllai.
“Eccoci!”, esclamò lui mostrandomi una mega roulotte nera ed estremamente lucida.
“Sti cazzi!”, mormorai a bocca aperta e lui rise. “L’ho detto anche io la prima volta che ne ho vista una!”, disse aprendo la porta.
“Prego!”, ma East mi anticipò e si fiondò dentro. Salendo gli scalini, curiosamente mi guardai attorno.
Era molto spaziosa, con un piccolo divano in pelle a due posti, una cucina in legno pregiato, non molto grande, ma sufficiente per sopravvivere ad una giornata di lavoro, un enorme frigorifero e una poltrona dove East si era comodamente accucciato. Verso il fondo c’erano due porte. Presumibilmente la zona notte e il bagno.
Sentii la presenza di Chris dietro al mio corpo e, lentamente, mi spostai.
Era fuoco puro…
Vedendo il libro sul tavolino, mi avvicinai.
“Tieni!”, esclamò lui subito, porgendomi una penna. “Si chiama Shana…”.
Sedendomi sulla sedia, aprii il libro e fissai la pagina bianca. Dopo qualche secondo di buio totale, alzai gli occhi su Chris e morsicandomi il labbro, sbattei vigorosamente le ciglia. “Sono una frana con le dediche…”.
Si sedette sul divanetto e si sporse verso il tavolino, guardandomi. “Ironico per una scrittrice…”, sorrise.
Alzando gli occhi al cielo, annuii, “Puoi dirlo forte…”.
Cercando di chiarirmi la mente, presi la penna e iniziai a scrivere e poi, ridendo, passai il libro a Chris.
“A Shana, tu, con onore, puoi andare in giro a dire di conoscere il Caden perfetto!” e rise.
Ed io mi persi a guardarlo.
Poteva Chris Evans diventare più bello ogni istante che passava?
“Così mi farai perseguitare!” aggiunse e tirando fuori il suo cellulare da tasca mi guardò sogghignando. “Vorrebbe una foto…”.
Una mia foto? Io ero fotogenica zero, quindi restai a fissarlo restia. “Da sola non so mai come mettermi, come sorridere e cavolate simili… sei tu quello abituato alle foto…”, borbottai imbarazzata.
“Risolviamo il problema!”, esclamò e si avvicinò. Mi passò un braccio intorno alle spalle, e mi tirò contro di lui. Aveva un profumo buonissimo e mi ritrovai a respirarlo, ne fui avvolta, ancora una volta, completamente.
“La faccio rodere per un po’” e girando il cellulare, mi diede il tempo di mettermi in posa e scattò.
“Ancora bellissimi!”, esclamò guardandola. Facendomi l’occhiolino, iniziò a scrivere velocemente con il suo cellulare. “Gliela invio…”, sogghignò.
Mentre era impegnato a preparare il messaggio da inviare, il mio sguardò iniziò a vagare e gli occhi caddero immediatamente sul copione posato non troppo distante da me.
“Se lo spio, mi trovo l’FBI addosso?”, domandai avvicinandomi.
Guardando di cosa stavo parlando, restò pensieroso ad osservarmi per qualche minuto e poi, chiudendo la porta della roulotte, tornò a guardare il suo cellulare. “Adesso puoi!”.
E mi illuminai come una bambina il giorno di Natale. Credetti di sorridere e ringraziarlo, ma in verità mi trovai a fare una piccola danza su me stessa. “Grazie!!”, squittii prendendo il malloppo. Sedendomi sul divano, seguii il suo silenzio. E quando lo vidi osservarmi molto confuso e molto divertito, mi trovai ancora a sbattere le ciglia.
Usavo il mascara Vamp della pupa, quel giorno viola, e sapevo che faceva miracoli per il mio sguardo.
“Sono molto nerd, adoro ogni film di questo genere!” e accomodandomi aprii, emozionata, la copertina plastificata del copione.
“E ti è piaciuto The Avengers?”, domandò lui curioso, dato che era stato l’ultimo film in cui Cap era apparso.
Mi illuminai. “Scherzi? L’ho adorato! L’ ho visto al cinema due volte e poi mi sono divorata il bluray! Probabilmente sono in grado di ripeterti alcuni pezzi a memoria!”, replicai onesta.
Aggrottò le sopracciglia pensieroso. “Non so… a me è piaciuto molto, però credo che Cap lì dentro sia pressoché inutile…”.
Lo sguardo che riservai a Chris, avrebbe potuto paragonarmi senza problemi a uno dei suoi vendicatori, improvvisamente sentivo che era diventato distruttivo. “Non dirlo…” e scandii bene le parole, “Non parlare male del Cap… potrei incattivirmi…”.
“Ma dai!”, rise alzando le mani in aria, “Iron Man vola, Thor ha il fulmine, Hulk… devo proprio dirlo? Ed io che faccio? Sorrido, impugno il mio scudo e ‘Prendo le scale ragazzi, ci vediamo là!’… ma per favore!”.
Lo guardai sorpresa per qualche istante e poi mi ritrovai a ridere. Aveva ragione, ma Cap non si doveva toccare. “E’ buono e basta…”, aggiunse Chris.
Scossi la testa con vigore, “No… non è solo buono, combattere come ha fatto lui contro l’esercito di Loki, un uomo normale e buono non avrebbe potuto farlo… Guidare il gruppo degli Avengers, non avrebbe potuto farlo nessun altro se non lui, dato che è l’unico che ha una preparazione militare alla guerra… quindi, non è solamente buono… un normale uomo, buono, avrebbe potuto combatterli così a mani nude?”, gli chiesi coinvolta.
Mi osservò a bocca aperta e poi un’espressione di consenso si formò sul suo viso. “Non fa una piega il tuo ragionamento… sei proprio una nerd con i fiocchi!”.
Annuii soddisfatta. “A parte i capelli che parevano un riporto, Cap è promosso… è anche ingenuo al punto giusto da renderlo dolce e fuori luogo tra tutti gli altri, ma quando prende il comando, prende di prepotenza il suo posto tra i Vendicatori!” e senza aspettare una risposta, volendo concludere la conversazione con una frase poetica e ad effetto, abbassai la mia attenzione sul copione.
Quel sequel lo aspettavo da anni ed ero terribilmente curiosa, ma, qualcosa, mi bloccò.
Restai a fissare le pagine bianche per qualche istante e poi gli restituii il copione.
Corrugando le sopracciglia, mi guardò.
“No, non posso rovinarmi la sorpresa! E poi cosa mi resta al cinema da vedere?” e così glielo lasciai cadere sulle gambe.
“Capibile!” annuì lui e allungandosi, recuperò un altro copione. “Aiutami con questo!” e mi piazzò sotto il naso Amo una Rockstar.
Arricciai il naso e scossi la testa. “Aaron è molto più sviluppato qui che nel libro… dovrai improvvisarlo…”.
Annuendo si guardò in giro. “Totalmente diverso da Caden…”, iniziò ed io annuii. Qualcosa l’avevamo capito.
Girandosi con il corpo in mia direzione, si illuminò non appena iniziò a parlare del suo personaggio. Non gli importava che fosse un ruolo minore, quello che per lui valeva era che avesse la possibilità di recitare e così, gesticolando e con gli occhi scintillanti, mi raccontò di come si era immaginato il suo personaggio.
Lo ascoltai, incantata e poi Chris guardò il suo orologio.
“Tra poco iniziano a girare, ma non mi piace non dare supporto ai miei colleghi, quindi…” e alzandosi dal divano mi porse la mano per aiutarmi.
La afferrai per cercare un sostegno e si completò perfettamente con la mia.
“Devo fare anche la merenda…” borbottò deluso. Guardando East che dormiva beatamente sulla sua poltrona, Chris mi lasciò uscire dal camper e poi, seguendomi, si richiuse la porta alle spalle. Tirando fuori il cellulare da tasca, inviò un messaggio. “Oggi dovrebbero girare qualche scena all’asilo…”, spiegò lui e ci affrettammo verso il set.
Per i primi ciak, restammo in disparte ad osservare. Ero accanto a lui, ma ormai mi stavo abituando alla sua presenza e così iniziai a rilassarmi e a godermi il film.
Tutto era realtà.
Poco distante dal regista, notai Anny completamente rapita.
“Alla tua amica avrà fatto piacere il mio ritiro…”, mormorò Chris sorridendo.
Ci pensai per un attimo e poi risi “Oh sì, non è cattiva, ma so bene che ha gufato fino all’ultimo!”. Poi, scusandomi, mi avvicinai a lei per tentarla di svegliare dal suo stato di trans.
“E’ finita la scena Anny!”, sussurrai toccandole la spalla. “E non commuoverti!”.
Asciugandosi velocemente gli occhi, scosse la testa. “Io non mi commuovo mai, non per queste cose!”, replicò. “Sì, come no…” e girandomi su me stessa, tornai da Chris quando notai il nasone arrivare in direzione di Anny non appena il regista diede lo stop.
“Ti va un gelato?”, chiese Chris non appena tornai al suo fianco… L’ora di pranzo era passata da un pezzo e non me ne ero minimamente accorta. Lo stomaco era troppo chiuso per dare impulsi alla fame, e il nervosismo aiutava parecchio.
Alzai lo sguardo su di lui da dietro gli occhiali da sole, ed annuii. Adoravo il gelato, non ne avevo mai abbastanza. “Andiamo al catering!” e facendomi strada con il braccio, mi lasciò passare.
Con gli occhiali da sole avevo potuto osservarlo bene e la sua maglietta rosa, sopra ad un paio di bermuda beige, lo rendevano sbarazzino, proprio ideale per Aaron. Dalla manica corta si intravedevano i muscoli, che parevano più grossi dall’ultima volta che li avevo visti… e toccati… e la voglia di passarci sopra la mano  era tanta.
“Mi chiedevo…” borbottò lui abbassando la testa mentre camminavamo. “Magari a fine riprese possiamo fare qualcosa…”.
La mia bocca arrivò a sfiorare il pavimento dallo stupore. Fortunatamente solo in senso figurato, ma immediatamente spostai lo sguardo su di lui. Era diventato paonazzo, e stava sudando ed ero più che sicura che non si trattava del caldo…
Chris Evans mi aveva chiesto di uscire e si stava vergognando da morire. E per me era tremendamente dolce e sexy.
Sì, forse mi ero presa una cotta per lui.
Si schiarì la voce e capii che forse aspettava una risposta. “Certo!”, replicai al settimo cielo. Mancava poco e gli sarei saltata al collo. Per fortuna non successe…
“Mi serve proprio un bel gelato!”, esclamai tentando di toglierlo dall’imbarazzo. “Ne mangerei a quintali!”.
A quelle parole, si illuminò. “Anche io lo adoro… mi dai una vaschetta? Se non me la tirano via, sono anche capace di mangiarmela tutta!”, confessò lui, forse sollevato dal fatto che avevamo qualche cosa in comune.
Ma poi era necessario avere cose in comune? Due persone totalmente opposte riescono a compensarsi estremamente bene ed io volevo provare a compensarmi stando con lui.
Sì… avevo proprio una bella cotta per Chris.
 
Ridevamo… camminavamo sotto la luna di Los Angeles e ridevamo come due ebeti.
Mi ero divertita tantissimo con lui, stavo ridendo così tanto che sentivo lo stomaco contorcersi dal male. Era stato il miglior primo appuntamento della mia vita… In genere con i ragazzi con cui uscivo, le prime volte erano sempre disastrose, ma con Chris non avevo fatto altro che ridere e chiacchierare e ridere.
Era un ragazzo estremamente divertente e si poteva benissimo vedere il cambiamento che aveva quando stava in mezzo alle persone. Da schivo e timido, diventava un grandissimo chiacchierone in grado di intrattenerti per ore.
E poi era tremendamente dolce… con East diventava la persona più buona e paziente del mondo. Avevo guardato con attenzione come interagiva con il suo cane e mai un attimo mi ero sentita trascurata in quella serata a tre. Quando aveva fatto qualcosa con lui, come tirargli la palla per farsela riportare, mi aveva ceduta educatamente il posto quando aveva notato come quella piccola cosa mi gasava. E poi c’era stata la nostra gara di ‘seduto’, in cui lo avevo battuto, perché East aveva obbedito più volte ai miei comandi.
“Sei una donna, ovvio che preferisca te…”, mi aveva liquidato Chris, quando invece non voleva ammettere che il mio tono di voce era più autoritario del suo. “Sono cresciuta circondata da cuginetti, non hai chance di battermi Mr Evans!”.
E, sorprendentemente, anche io mi ero sciolta insieme a lui. Vederlo con East, vederlo fuori dall’ambito lavorativo, mi aveva aiutato a dargli confidenza. Tutto il nervosismo che aveva davanti alle altre persone, sia se lo mostrava, sia se lo nascondeva, era davvero svanito.
Finite le riprese, era uscito dagli abiti di scena e aveva messo una camicia a scacchi bianchi e blu e un paio di bermuda blu, completando l’ensamble con un paio di Converse blu. Più di una volta, specialmente quando giocava con il suo cagnolone, mi ero persa ad osservarlo. Era straordinariamente bello, e la camicia gli stava benissimo, risaltando i muscoli che ormai, per colpa di Cap, stavano tornando prepotenti sul suo fisico.
Mi piaceva… esteticamente lo adoravo, Chris era uno dei ragazzi più belli che avessi mai incontrato, era alto, aveva due spalle gigantesche e muscolose ed io avevo sempre adorato le spalle larghe. Davano un senso di protezione che non tutti riuscivano a garantire. Il viso ed il sorriso giocavano armoniosamente tra di loro e non potevo negare di adorarlo sia con i capelli rasati, che a spazzola, e sia con il barbone o perfettamente rasato. Chris era un uomo dalle mille sfaccettature e non si vergognava di mostrare ogni singolo lato del suo carattere.
La nostra uscita era stata semplice, voleva far camminare un po’ East e così avevamo iniziato a girovagare per le strade di L.A. riuscendo anche a perderci. Chiacchierando, ci eravamo incamminati e dopo aver portato il ragazzone a quattro zampe a farsi una bella corsa in un parco, ci eravamo accorti di non saper più che fine avevamo fatto. Tirato fuori il cellulare da tasca ci eravamo localizzati con il GPS e avevamo scoperto di essere terribilmente vicini a casa mia. Ormai era quasi buio e così Chris si offrì di riaccompagnarmi a casa “Farò in modo di farti trovare la macchina sotto casa!”, mi rassicurò lui e così, rimettendo il guinzaglio a East, ci avviammo verso il mio appartamento.
All’ennesimo “Ora della pappa!”, gli avevo suggerito un locale italiano, veramente italiano. “Quando sono qui in America è desolante… e poi ho scoperto questo ristorantino per caso… mi fa sentire più a casa!”.
In un primo momento, acconsentì, ma poi scosse la testa, ricordandomi che c’era East.
Vanificandolo con un gesto della mano, scossi la testa, “Tranquillo Chris, hanno anche i tavoli all’esterno e poi, sono loro cliente affezionata, vuoi farmi credere che non mi concedono questa piccola richiesta?” e accarezzando la testa di East, ci incamminammo verso il locale.
Come previsto, non ci fecero storie. Ci lasciarono sedere all’esterno del locale, in modo da goderci al pieno l’estate. La proprietaria aveva sorriso nel vedere Chris, probabilmente lei e il marito lo conoscevano, ma non dissero niente per metterlo in imbarazzo. E lui, come prevedibile, apprezzò. Chris teneva molto alla sua privacy, ma credo che il non aver indossato il suo fedele cappellino, lo aveva fatto per me… almeno così volevo fermamente sperare.
Avevamo ordinato della carne alla brace, accompagnata da patatine e verdure grigliate e nessuno dei due riuscì a finire le mega porzioni che ci erano state preparate. Era tutto estremamente buono e la carne era sempre freschissima, ma a volte, univano le porzioni italiane, quelle meridionali soprattutto, dove le mamme e le nonne si preoccupavano di farcirti per bene e di non farti mai saltare un pasto, e le mega e poco salutari dosi americani. “Vi incarto il resto? Questo bel cagnolone apprezzerà un po dì carne!”, esclamò Rita accarezzando la testa bianca di East. Ridendo, Chris aveva accettato e poi aveva consegnato la sua carta di credito per offrirmi la cena. “Non brontolare, la prossima volta paghi tu!”, mi aveva liquidato e, la sua proposta non mi era sembrata male.
Lo avrei rivisto…
Il tragitto verso casa fu breve, East iniziava ad impigrirsi e non voleva più camminare e così Chris, lo rassicurò che dopo avermi portato a casa, avrebbero chiamato un taxi. “La tua macchina non sembrava una cattiva idea… dove l’abbiamo persa?”, chiese lui ridendo.
Arrivando davanti alla mia palazzina, presi le chiavi dalla tasca posteriore dei jeans. Quella magnifica serata stava per finire e, inutile dirlo, avrei preferito continuasse per tutta la notte.
Salii un gradino che accompagnavano al portone e mi girai verso di lui sorridente. “Grazie Chris, mi sono divertita tantissimo e… sono veramente felice che tu abbia accettato di fare il mio film!”.
Chris sorrise lievemente e mentre East si accucciava per terra tramortito dalla stanchezza, lui si infilò le mani in tasca. “Anche se non sarò Caden?”, chiese a bassa voce.
Sì, ero straordinariamente contenta di averlo nel film, anche se la sua era una piccola parte. Ma sapevo la sua abilità con la recitazione e sapevo che sarebbe stato bravissimo. Annuii e sorrisi. Ero felice anche se lui non era Caden.
“Bene… grazie Sara, sia io che East l’abbiamo apprezzata tantissimo…”, bisbigliò lui.
Nonostante le luci soffuse dei lampioni e la luna che ci illuminava, riuscivo a vedere i suoi bellissimi occhi risplendere limpidi nel buio. Avevo il cuore che mi batteva forte. Non perché ero insieme a Chris Evans, ma perché, anche se per poche ore, Chris mi aveva dato la possibilità di entrare nella sua vita e mi aveva mostrato chi era realmente il vero Chris… timido, buffo e un chiacchierone giocherellone… insomma mi aveva fatto vedere che era normale ed era tale e quale a me.
L’avevo adorato, insomma, perché io adoravo gli uomini che mi facevano ridere.
“Ci vediamo sul set?”, domandò ed io annuii, e il mio sguardo si spostò sulle sue labbra. Rosee e carnose…
Chissà cosa si provava a baciarle, chissà che sapore aveva quel ragazzo che pareva uscito direttamente da un sogno.
“Buonanotte Chris…” e sporgendomi in avanti dallo scalino, posai le mie labbra sulle sue. Leggermente, lievemente, come una carezza. Un bacio breve, ma che mi lasciò il tempo di assaporarlo il necessario e alla quale lui rispose con un altrettanto soffio di bacio.
E mi allontanai. Gli sorrisi e sentivo che stavo per arrossire. “Notte Sara…”, sussurrò lui e girandomi, volai su per i gradini dell’entrata.
Non mi girai a salutarlo, ma appena mi richiusi la porta rossa alle spalle, mi ci appoggiai contro e iniziai a respirare pesantemente. Il cuore in gola, che pulsava furiosamente nelle orecchie, le mani erano sudate e lo stomaco si era improvvisamente chiuso… mi ritrovai il viso in fiamme e sperai di sprofondare.
Ma cosa avevo fatto? Avevo baciato Chris?
Perché avevo avuto l’insensato impulso di farlo? Lui non mi aveva dato segni di gradire la mia presenza in quel modo ed io, senza capire più niente davanti ai suoi occhi, avevo ceduto…
Lo avevo fatto, avevo baciato quel ragazzo tanto perfetto e sicuramente avevo rovinato tutto…
Avevo davvero, senza scuse e ripensamenti, baciato Chris Evans.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


PARTE 5
 
Ancora non mi capacitavo di aver preso l’iniziativa… con lui specialmente… e la cosa mi mandava in confusione totale.
Erano passati due giorni da quel colpo di testa che mi era venuto di prendere e baciare Chris, e io non avevo avuto il coraggio di tornare sul set. Non volevo incontrarlo, perché la sua reazione non mi era sembrata poi così entusiasta.
Ricapitolando, in poche parole.
Chris Evans.
Al primo incontro ho fatto una figura da ebete.
Al secondo incontro sembrava che avessi recuperato le mie capacità di ragionare in maniera complessa.
Al terzo incontro…. Lo bacio…
Chissà cosa stava pensando di me… Probabilmente mi credeva una delle tante disposte a perdere la testa per l’attore.
Ma la verità era che per l’attore l’amore era sbocciato da tempo, per il ragazzo poche ore con lui mi avevano fatto nascere una cotta non da sottovalutare.
E il pensare che io avevo preso l’iniziativa di baciarlo, quando solitamente sono una che se la svignava alla grande, mi faceva rabbrividere.
Mentre prendevo il cellulare per chiamare Anny e tirarle un cazziatone assurdo per essere andata via con Ian, che era risaputo cambiasse fidanzata ad ogni film, o serie tv facesse, il telefono iniziò a squillare.
“Ciao mamma!”, bofonchiai dentro il ricevitore. Avviandomi verso il bagno, aggiornai mia madre sull’andamento del film.
Le parlai di come era andato il primo giorno di riprese, e anche di come mi mancasse casa. Raccogliendomi i capelli in una cosa fatta a casaccio, sospirai. “E’ brutto qua… cioè, mi piace qui, ma preferirei fosse più vicino…”.
Ed era la verità. Amavo la mia libertà, ma casa era sempre casa e mamma e papà mi mancavano.
“Spero tu tenga la tua casa ordinata e pulita!”, appuntò lei ricordandosi del mio essere diversamente ordinata.
Andando verso la camera, annuii, e poi mi ricordai del fatto che non poteva vedermi. “Certo, sto diventando molto brava, stavo proprio mettendomi a fare le pulizie, torno da poco dal supermercato ho ricomprato un sacco di prodotti per la casa, perché quelli che avevo non mi soddisfavano!”, spiegai fissando il telefono tra l’orecchio e la spalla mentre mi mettevo un paio di pantaloni di una tuta che arrivavano sopra al ginocchio.
“Tuo padre chiede se mangi abbastanza!”, disse lei passando il messaggio.
Mettendo il vivavoce e posando il cellulare sul comodino mi tolsi la camicia a scozzese che indossavo e misi addosso una canotta a coste fucsia.
“Fin troppo…”, replicai scontenta.
“Con la casa editrice?”, domandò lei ricordandosi che durante la nostra ultima chiacchierata su Skype, le avevo detto che la casa editrice voleva nuovo materiale.
Sbuffai, e nel frattempo indossai un paio di ciabattine infradito. “Ho qualche idea, butto giù qualcosa oggi… non credo di poter andare sul set tutti i giorni, non riuscirei a rispettare le scadenze!”.
Dirigendomi verso lo sgabuzzino, tirai fuori il mio folletto. Ebbene sì, me lo ero fatto spedire dall’Italia per averlo fidato e fedele accanto a me.
“Ragazzi in vista?”, domandò lei dopo aver parlato un po’ delle pressioni e dello stress che incontravo a scrivere sotto tensione.
“No…”, mentii spudoratamente, e lei credo se ne accorse. “Ma non mi hai detto che c’è il tuo attore preferito?”, domandò confusa.
“Sì, ma… ci ho scambiato poche parole, io me ne sto buona in un angolo…”.
Mia mamma fiutava le bugie anche dall’altro lato della terra e così, cercai di tagliare l’argomento, raccontandole dell’allergia ad un primer che mi era da poco passata.
Dopo qualche minuto in cui mi raccontò di come andavano le cose in Italia, lei mi salutò, raccomandandosi di chiamarla più spesso.
“Certo mamma, ciao…”, e con un magone di malinconia, terminai la conversazione.
Guardando l’orologio, decisi che era meglio rimboccarsi le maniche, almeno, se avessi finito ad un’ora abbastanza ragionevole, avrei davvero potuto mettermi sotto a scrivere qualche riga del nuovo romanzo.
E così, calcolando mentalmente tutte le cose che dovevo fare, mi organizzai.
Prima vetri, poi bagno, poi polvere, poi pavimenti e infine sarei andata a recuperare il bucato pulito e asciutto che avevo lasciato in macchina per portare in casa la spesa.
Mi piaceva fare i mestieri, mi aiutava a pensare e spesso le idee per i miei libri si concretizzavano e si perfezionavano. E succedeva anche quando mi mettevo ai fornelli, ma, purtroppo, questo non succedeva spesso quanto mi sarebbe piaciuto.
E così tirai fuori detergenti all’aceto, spray per i vetri e detersivi alla lavanda per rendere la mia casetta scintillante, pulita e accogliente.
Inforcando un paio di guanti fucsia, mi misi all’opera.
 
Chiudendo il bagagliaio, recuperai il cesto dei panni. Il sole era alto e accecante e dalla macchina era uscita una nube d’afa che non mi aveva affatto aiutata. Ero sporca e sudata e onestamente ero felice che le tre ore di lavori domestici erano finite. Mi serviva una doccia, lunga e rilassante.
“Sara?”, e prima di richiudermi la porta alle spalle, mi fermai.
No, dai, più brutta e impresentabile non potevo essere.
Non avevo voglia di firmare autografi o fare foto così conciata, ma, sorridendo, mi girai.
“Chris!”, esclamai sorpresa, maledicendomi di non averlo riconosciuto.
Era bello come sempre e le sue fossette erano ben evidenti sulle guance.
“Ciao…”, borbottò lui con un sorriso.
“Ciao… non sei sul set oggi?”, domandai posando la cesta.
Passandosi la mano nei capelli, scosse la testa. “No, oggi ho dovuto fare delle prove per il costume di CAP, e non erano in programma scene mie, quindi ho preso il giorno libero!”. Osservando la cesta la indicò. “Posso aiutarti?”.
Presa alla sprovvista ci pensai un attimo e guardai il grosso cesto pesante.
“Sembra pesante…”, borbottò lui imbarazzato.
“Oh…” replicai arrossendo, “Certo, anzi… mi faresti un grande favore!”, e gli sorrisi grata quando si chinò per prenderla. Tenendogli il portone aperto, evitai di specchiarmi. Non volevo vedere la realtà nuda e cruda. Facendogli strada, cercai qualcosa da dirgli, ma nonostante mi stessi riprendendo dalla sorpresa, il mio cuore iniziava a battere troppo in fretta dall’imbarazzo.
“Grazie per la macchina…”, borbottai facendolo entrare in casa. “Figurati!”, replicò lui e posando per terra la cesta, notai come si guardò in giro curioso. “Che buon profumo di pulito!”.
Alzando le sopracciglia lo guardai confusa. “Era molto gay questa…”.
In tutta risposta, alzò le spalle. “Sono cresciuto circondato da troppe donne…”.
Passandomi una mano sulla testa, sperai di non essere totalmente da buttare via.
“Passavo per chiederti se ti andava di uscire…”, mormorò poi all’improvviso e spostando gli occhi sul suo viso notai le guance arrossarsi.
Sorrisi, fin troppo e abbassai lo sguardo su me stessa. “Per me va benissimo, ma dovrai aspettarmi un po’!” e indicando la mia mise, volteggiai su me stessa.
Distendendo la sua espressione che fino a poco prima era stata tesa e tirata, notai come tutto il suo corpo si rilassò. “Ti aspetto più che volentieri…”, mi rassicurò.
Indicandogli il divano, mi voltai su me stessa per sparire in bagno. “Sara?”, chiamò lui insicuro. “Devo incontrare degli amici e con loro volevamo andare sui kart oppure a fare una partita a bowling… nulla di impegnativo insomma…”.
Lo guardai confusa e poi iniziai a ridere. “Fantastico… Evans, hai appena trovato pane per i tuoi denti!”, e credo che a giudicare dall’espressione che aveva sul viso, la mia risposta gli era bastata.
Andando in bagno, mi richiusi la porta alle spalle. Chris era qui, Allora, forse, non avevo fatto una cretinata baciandolo e lanciandomi tra le sue braccia. Con il cuore in gola mi spogliai e mi infilai sotto l’acqua tiepida che mi avrebbe reso una ragazza nuova.
Insaponandomi bene con un bagnoschiuma alla ciliegia, mi persi qualche istante in più per coccolarmi. La giornata di pulizie mi aveva steso e uscendo da quella porta, avrei voluto apparire fresca e tonica. Dovevo lasciare Mr. Evans senza parole.
Lanciandomi addosso un accappatoio rosa, mi asciugai e mi cosparsi di crema alla fragola. Sephora aveva delle creme idratanti alla frutta  fantastiche e molte di loro risplendevano con orgoglio nei pensili del mio bagno. Preparando il phon e mettendo un po’ di schiuma sui capelli, andai a cercare nell’armadio la mise perfetta per quella serata.
Dio benedica gli americani e le stanze da letto comunicanti con i bagni!
Chris aveva in mente una serata sportiva? Frugai nei cassetti per rintracciare una canotta un po’ svasata e mi ricordai che ne avevo appena acquistata una fucsia con una stampa floreale sul davanti. Non appena la trovai, cercai un paio di jeans alla pinocchietto che avrei completato con un paio di ballerine nere.
Indossandoli velocemente, mi fiondai in bagno per asciugarmi i capelli. Nonostante il caldo, preferivo aiutarli con il phon e prendendo la spazzola, sistemai la frangia, pettinandola da un lato. Non appena terminai il parrucco, aprii i miei cassetti del make up e mi dedicai ad un trucco fresco e colorato, che richiamava i fiori sul top. Optando per un verde acqua, e un po’ di matita color jeans, terminai il tutto con un mascara che mi avrebbe accentuato gli occhi da cerbiatta, del blush e un lieve strato di gloss trasparente. Volevo essere il più naturale possibile, ma volevo far in modo che Chris fosse completamente rapito.
Insomma, quel ragazzo mi piaceva, volevo giocare solamente le mie carte, quindi avrei dovuto sfoderare occhi, simpatia e intelligenza… per tette e culo avrei aspettato ancora qualche uscita…
Rimettendo via il tutto, mi guardai velocemente allo specchio. Ero soddisfatta, e sapevo che il look che avevo scelto sarebbe andato bene per una serata basso profilo come questa. Anche Chris era rimasto semplice e sopra un paio di bermuda blu aveva messo una tshirt blu completata da una camicia da boscaiolo blu e bianca.
Respirai a fondo e uscii dalla porta, trovando così Chris seduto sulla mia poltrona a fiori, intento a usare il suo cellulare.
Alzò lo sguardo e onestamente la sua bellezza mi lasciò senza parole.
“Pronta?” chiese lui allegramente.
“Certo!”, replicai recuperando la borsa e il cellulare. “Sono pronta a stracciarti Evans!”.
Ai kart ancora ancora potevo farmi valere, ma a bowling ero un’enorme schiappa… ma lui questo non doveva saperlo, avrei potuto usare questo svantaggio a mio favore…
 
E bowling era stato… e a dire la verità ero un po’ delusa. Esordendo con un appuntamento del genere, gli avrei mostrato solamente quanto potevo essere imbranata…
“Forza Sara!”, urlò Chris, non Evans però, ma Hemsworth, meglio conosciuto come Thor. “Sei una schiappa!”, tuonò.
Non mi incoraggiava di certo, anzi, non faceva altro che mettermi ancora di più sottopressione, ma prendendo la palla più leggera, mi concentrai e mirai e tirando riuscii a buttare giù solo due birilli.
“Nono!”, si intromise ancora Hemsworth, “Guarda come si fa!” e invitandomi a prendere la palla, si mise dietro di me, sovrastandomi e mostrandomi i giusti movimenti.
Oh wow… dal nulla prima baciavo Chris e poi mi trovavo spiaccicata addosso al corpo di un semi Dio.
“H., ascolta bene, sono troppo pesanti per me!”, borbottai arrossendo quando le sue braccia muscolose mi circondarono.
Lui rise “H?”.
Annuendo, “Certo, mi ricorda molto la stronzetta del mio libro, ma Chris l’ho incontrato prima, quindi a lui la precedenza!” e seguendo il suo corpo che si muoveva contro il mio, lanciai per la seconda volta, abbattendone, questa volta, altri cinque.
“Vedi?”, e inchinandosi mi mostrò la strada per tornare a sedermi.
Toccava a lui, e onestamente restai in silenzio ad osservarlo per qualche istante.
Meritava.
Alto, molto alto e terribilmente ben messo. Spalle e pettorali proporzionati. I capelli a caschetto erano raccolti ordinatamente con un piccolo codino, ma quella pettinatura non voleva stare al suo posto e lui, spesso e volentieri si sistemava con gesti quasi inconsci le ciocche che scappavano da tutte le parti.
Dal suo metro e novanta, mi sentivo ancora più piccola del solito, ma non potevo fare a meno di osservargli le braccia ed i muscoli che, ad ogni tiro, si tiravano e stendevano armoniosamente.
“Vedo che vai d’accordo con Hemsworth…” mormorò Chris dalla sua sedia e richiamando così la mia attenzione. Avvicinandomi, un suo amico si scansò e mi lasciò un po’ di spazio per sedermi.
“Bhe, è simpatico!”, replicai soddisfatta.
Ma come ero finita ad essere così sciolta con H. e così lontana da Chris?
Me lo ero trovato davanti nel gruppo d’amici di Chris, e nonostante avessi sempre amato Thor, cercai di controllarmi, ma casualmente, mi ero ritrovata accanto a lui per l’aperitivo e Chris ne aveva approfittato per fare le presentazioni e prendermi un po’ in giro per la mia passione per i supereroi.
“E’ una nerd tremenda, a momenti aveva un orgasmo quando le ho dato il via libera per leggersi il copione!”, spiegò Chris con tutta la naturalezza di questo mondo riferendosi al sequel di Cap.
Strozzandomi con una sorsata di birra che mi era andata di traverso, iniziai a tossire mentre H. incominciava a ridere. E così ero diventata il suo obiettivo della serata. E mi faceva ridere. Lo divertiva particolarmente come faticassi a capire il suo accento Australiano. E ogni volta che gli chiedevo di ripetere oppure lo guardavo perplessa prima si spanciava dalle risate e poi, con accento Americano, ripeteva il tutto.
Chris Hemsworth era il top, e nonostante sembrasse sempre composto e tutto d’un pezzo, era esattamente il contrario.
Peccato fosse sposato e con prole…
Ed ero contenta di aver messo da parte la timidezza e di aver legato con qualcuno perché, una volta giunti al campo da bowling, mi ero ritrovata bruscamente allontanata da Chris, che era andato a finire seduto nelle sedie opposte alla mie, circondato da un sacco di persone che volevano tutti avere la sua attenzione.
“Sono una schiappa, potresti fare tu qualche tiro al mio posto…” borbottai guardando il punteggio sul monitor davanti a lui e notando la sua brillante prima posizione. Avvicinandomi, allungai la mano e gli rubai la birra, sorseggiandola con gusto.
Sì, ero leggermente brilla, ma almeno ero più sciolta con Chris.
“No… dov’è la parità dei sessi?” e riprendendosi la bottiglia, sorseggiò il rimanente e poi si alzò per andare a tirare.
“Che ha Evans?”, chiese l’altro Chris sedendosi.
Guardando Chris che, concentrato cercava la palla adatta a lui e poi si preparava a tirare, mi ritrovai ad alzare le spalle confusa.
“Non so… direi che lo conosci meglio te di me…”, appuntai aggrottando le sopracciglia.
“Già… è sempre rilassato, forse avrà avuto una giornataccia, quando facciamo le prove per i costumi è una tortura, il tempo non passa mai… e se non ricordo male la maschera che indossava per The Avengers ci metteva quarantacinque minuti per indossarla…” si fermò qualche secondo a pensare, e poi avvicinandosi, sussurrò. “Non ti ha detto niente sul perché è così disastrato?”.
“No…”, borbottai avvicinandomi a mia volta. “Non lo conosco benissimo…”.
Annuendo, H sorrise a Chris che tornava da noi. Scostandosi un po’ e appiccicandosi a me, mi circondò con un braccio e lasciò un po’ di spazio a Chris sulla sedia.
Sedendosi, guardò i punteggi e in silenzio iniziò ad osservare la sua amica, Marie, che stava per tirare.
“Siete venuti in taxi?”, domandò H. a Chris.
“Sì…”, replicò lui senza guardarlo.
“Vi porto a casa io ragazzi!”, si offrì e poi, tirando fuori da tasca il suo cellulare, tornò a prestarmi attenzione. “Amo una Rockstar, giusto?”, chiese iniziando a cercare su google. “Lo ordino subito per mia moglie!”.
Sorridendogli, mi rilassai contro la sua spalla.
Aveva parlato spesso di sua moglie e ancora di più della sua bambina e ad ogni parola, risplendeva di orgoglio.
“Forza Evans!”, esclamò poi dandogli una sonora pacca sulla spalla. “Ti porti dietro una ragazza e mi lasci così il campo libero?”.
Chris scosse la testa ed abbozzò un sorriso. “Hemsworth, sarai più bravo di me, che devo dirti?”.
Confusa, sorseggiai ancora un po’ della birra che H. mi offriva. Nelle interviste Chris&Chris sembravano molto più affiatati, ridevano e scherzavano e si completavano le battute a vicenda. Per non parlare del fatto che Chris, quella sera aveva a malapena detto una parola.
Il tragitto in taxi era andato piuttosto bene, aveva tentato di descrivermi il nuovo costume di Captain America ed io ero rimasta con una gigantesca voglia di vederglielo indosso.
Ed H. mi lesse nel pensiero. “Portala alla prova costumi la prossima volta…”, suggerì titubante e Chris annuì, voltandosi verso di me e abbozzando un sorriso.
Ammetto che era dannatamente bello anche con il broncio.
Perché Chris era diventato così freddo e distaccato? Cosa era successo dal taxi fino alla pista da bowling? Il ragazzo chiacchierone e impacciato non c’era, al suo posto era arrivato un uomo scorbutico e immusonito.
Al mio turno, H, iniziò a battere le mani, ma mentre passavo davanti a Chris, prendendolo per una manica e tirandomelo dietro, lo portai con me.
“Sara…”, mormorò lui, ma nonostante scuotesse la testa a destra e a sinistra, prese la palla dalle mie mani e lanciò, facendo un bellissimo strike!
“Evvai!”, gridai saltandogli in braccio. Rise lievemente e quando mi allontani vidi le sue guance colorarsi di un bel rosa. Ringraziandolo, tornai con lui al posto e questa volta, decisi di sedermi vicino a lui. Un sandwich tra due supereroi.
Sbattendo gli occhi, tirai fuori da tasca il cellulare. Chris rise sottovoce e H si avvicinò curioso.
“Sorridete!”, esclamai mettendomi in posizione per l’autoflash che sarebbe partito da lì a poco.
“Che fai?”, domandò H. spiaccicandosi a me e sorridendo.
“Ci piazza su facebook… o twitter!”, specificò Chris avvicinandosi ancora di più e passando il sua braccio muscoloso intorno al mio corpo.
Tutti e tre in posa, attendemmo con pazienza i nostri turni, e poi, concludendo la partita, dove mi piazzai in un penoso ultimo posto nonostante i due Chris tentarono di aiutarmi a recuperare, ci preparammo per tornare a casa.
 
Mentre Chris mi accompagnava davanti all’entrata, mi venne da ridere. “Sono ubriaca!”, esclamai troppo ad alta voce.
“L’abbiamo appurato!”, confermò Chris.
Voltandomi, alzai la mano, “Ciao Hemsworth… o preferisci Thor?” e salutandolo con vigore, mi lasciai indirizzare da Chris, senza aver tempo di aspettare un saluto da parte del suo amico, che, però, si mise a ridere.
“Grazie per la serata!!” biascicai appoggiandomi contro il vetro. Cercando le chiavi a tentoni nelle borsa, alzai gli occhi giusto in tempo per vedere Chris che, appoggiato con una spalla allo stipite della porta, mi guardava in silenzio.
“Dovresti dirlo a Hemsworth, non a me…” replicò Chris alzando le sopracciglia per mostrarmi il suo sguardo da cucciolo, prima di tirare fuori il labbro in un broncio che mi parve tenerissimo.
Restai ad osservarlo per qualche momento e poi… cavolo, stavo per baciarlo ancora.
“Ohhh, povero Chris…”, mormorai aprendo le braccia.
Ridendo fece un passo in avanti, accettando il mio abbraccio.
E mi trovai persa in lui.
Per stringermi Chris si era abbassato parecchio e così riuscii a posare il mento sulla sua spalla. Sospirai e chiusi gli occhi. Aveva un profumo buonissimo e riuscivo a godermelo appieno solo quando ero incredibilmente vicino a lui. Sentii le sue grandi mani posarsi sulla mia schiena ed accarezzarmela dolcemente prima di scendere.
Sì, quando ero ubriaca, diventavo anche… arrapata… così sperai che le sue mani scendessero ancora un po’… ma, da gentiluomo qual era, si fermò e anche lui, sospiro. Posando la sua guancia contro la mia testa, sussurrò “Hai un profumo buonissimo…”.
“Anche tu…”, dissi onesta. Lo adoravo, inutile.
“Posso portarti sui kart domani?”, chiese poi con un filo di voce.
“Sì…”, risposi sentendo il mio cuore aumentare i battiti.
Voleva rivedermi…
“A domani… se non ci vediamo sul set, passo a prenderti prima di cena…”, mormorò prima di lasciarmi andare.
“E muovetevi! E così difficile?”, urlò l’altro Chris dalla macchina.
“Tenterò di lasciarlo a casa domani…”, precisò allontanandosi di qualche passo.
Annuii e lo salutai sottovoce, prima di aprire la porta per poter entrare.
Lo salutai con la mano quando si voltò… perché sì… per una volta si era voltato per sorridermi.
Sospirando, sempre più rapita da lui, mi voltai e accesi la luce.
Sì… forse non avevo fatto un errore a baciarlo e con il cuore più leggero, iniziai a contare le ore che mi separavano dal rivederlo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


PARTE 6
 
Mancava poco alle sei e Chris sarebbe venuto a prendermi. Ero agitata, quella  sera non avrei avuto l’alcool dalla mia parte per sciogliermi dalle mie paure, e così iniziai a messaggiare con Anny, che nel frattempo era tornata a casa sua.
La questione Ian era più o meno risolta, se alla mia amica piaceva il Smolderhalder, non potevo farci nulla, ma mi ripromisi di stare in guardia… Ogni film una fidanzata diversa? La cosa non mi piaceva per nulla… ma… zitta e muta l’avrei accettato.
“Tranquilla e vedrai che andrà tutto bene!”, scrisse lei. Prima di risponderle, però, ritoccai il mascara viola che avevo scelto per la serata. Il cellulare vibrò nuovamente. “Fai in modo che l’altro Chris non ti si accozzi nuovamente. Bel vedere, lo so, ma Evans non credo possa gradire” e subito dopo arrivò il finale “Almeno da quello che mi hai raccontato!”.
“Tranquilla, voglio spupazzarmi per bene Chris, Evans però, e onestamente dopo essere caduta sulle sue labbra, vorrei capire se ha un interesse per me o no…”.
La risposta non tardò ad arrivare. “Sei seria?”.
“Ovvio”.
“Va a cagare”, concluse lei. “A domani” e poi non sentii più nulla dal suo campo.
Peccato, mi serviva a distrarmi e a farmi fare qualche risata.
Prendendo il cellulare, mi avviai verso la scarpiera, prendendo un paio di converse blu senza stringhe, le infilai giusto in tempo per sentire il citofono.
Il cuore in gola… eccolo, ancora una volta…
“Sì?”, chiesi nell’interfono.
“Sono Chris…”, aprendogli e socchiudendo la porta, raccolsi in fretta e furia le mie cose, facendomi così trovare pronta giusto in tempo quando lui varcò la soglia.
Alzò un sopracciglio perplesso nel vedermi così impaziente di uscire.
“Adoro i kart!”, mi giustificai e avvicinandomi, mi alzai in punta di piedi per baciargli la guancia. E poi, prendendolo per un braccio, lo tirai dietro di me.
Amavo davvero i kart e volevo fargli vedere che non ero poi così imbranata come era successo la sera prima.
“Entusiasta?”, domandò lui seguendomi.
“Tantissimo, io ho vantaggio su di te per il semplice fatto che sono più piccola e più leggera!”, lo sfidai.
Aprendomi la porta del taxi che stava ci stava aspettando, sorrise e mi seguì soddisfatto. “Mi stai sfidando?”.
“Sì!”, replicai con nonchalance.
Dando l’indirizzo all’autista, Chris si girò comodamente verso di me, guardandomi. Si schiarì la voce e poi si passò una mano nei capelli.
Abbassai lo sguardo perché volevo evitare di metterlo in imbarazzo.
“Che ne dici se dopodomani vieni con me alla prova dei costumi?”, domandò Chris e, quando lo guardai, arrossì.
Sorrisi, era davvero carino.
“Mi piacerebbe molto!”, esclamai in preda all’euforia. “Cioè… che roba figa… te ne rendi conto?”, chiesi fuori di me dalla gioia.
Ridendo annuì, “Sapevo che non avresti più capito niente!”. Restò a guardare il panorama fuori dal finestrino e poi si girò nuovamente in mia direzione. “Pronta per domani sera?”.
Sapevo che la domanda era riferita alle riprese che Alan aveva organizzato nel locale, riprese alle quali avrei dovuto partecipare.
“Oh sì!”, confermai seria, “Mi nasconderò dietro il bancone del bar… oppure in un angolo… e vedi che sarò prontissima!”.
Alzò ancora quel sopracciglio ballerino e risi. “Ma come fai a farlo?”, domandai tentando di muoverlo ad arte come faceva lui.
“Così!”, replicò, ma ancora una volta, quando tentai di imitarlo, mi venne fuori una stranissima smorfia, che lo fece ridere.
Poco dopo, interrompendo il nostro discorso a metà, arrivammo alla pista dei kart, e la possente figura del Dio del tuono mi accolse sovrastando le altre. “Non dovevi lasciarlo a casa?”, domandai divertita.
Scuotendo la testa e sospirando drammaticamente, Chris abbassò lo sguardo. “Ho tentato di lasciarlo sul bordo di una strada ieri sera, ma mi sono impietosito pensando a India…”.
Pagando il taxista, scendemmo dalla macchina, avviandoci verso il gruppo di persone che aspettava all’entrata della pista.
La temperatura era l’ideale, l’afa, con il tramontare del sole era leggermente diminuita e il crepuscolo rendeva la sfida più interessante.
“Sara!”, esclamò H, avvicinandosi “C’è mia moglie! Vieni che te la presento!”, esclamò lui passandomi un braccio intorno alle spalle.
Avvicinandomi ad una bella donna con i capelli lunghi e all’apparenza morbidi e profumati, le sorrisi, vedendo la sua espressione rassegnata.
“Piacere Sara, Chris mi ha parlato tanto di te!” esclamò Elsa porgendomi la mano. Ricambiando la sua stretta, la guardai confusa. “Capibile tesoro, è Evans, però, quello che mi ha chiesto di venire a tenere a bada il cucciolo!”, borbottò lei sorridendo. Un metro e novanta di altezza per uno e mezzo di larghezza di spalle, e trovavano il coraggio di chiamarlo cucciolo?
Scambiando qualche altra parola prima di salutare gli altri, ci avviammo verso la pista.
“Corri?”, domandò lei ridendo.
“Certo!”, replicai compilando i moduli, “Mi diverte tantissimo, in più Chris mi crede una schiappa!”.
Vedendo il suo sguardo divertito, cercai di convincerla ad unirsi a noi.
Scuotendo la testa però, si allontanò di qualche passo impaurita. “Sarei d’intralcio a tutti! Quando ero più giovane mi capitava ogni tanto di andarci, ma poi ho iniziato a viaggiare sempre di più…”.
Voltandomi verso H., lo guardai poco convinta. “Iscriviamo la tua donna con noi!”.
Illuminandosi all’idea, Chris mi spostò poco garbatamente e si avvicinò a Elsa, lasciandomi, finalmente, accanto a Chris… al mio Chris insomma.
“Pronto?”, domandai consegnando i fogli e pagando la mia quota.
“Quando vuoi Sara!”, e facendo lo stesso, si avviò verso i box facendomi cenno con le dita che mi avrebbe tenuta d’occhio.
Ridendo lo seguii e uscendo all’aperto mi avvicinai alla zona dove avremmo dovuto indossare i caschi.
Indossando la protezione igienica, cercai la giusta misura e mettendolo saldamente in testa, mi voltai verso Chris che era al mio fianco. Lui aveva già indossato il suo e rise quando mi vide barcollare sotto quel peso improvviso.
Avvicinandosi, mise due mani sulla mia testa rotonda e mi stabilizzò.
“Vieni qui che ti aiuto”, sussurrò e sentii le sue calde dita sfiorarmi il collo per prender i laccetti e allacciarmi il casco nel modo corretto.
Arrossi, perché era così vicino, ma fui grata del fatto che avessi tutta quella plastica a proteggermi dai suoi bellissimi occhi.
“Vinca il migliore!” esclamò seriamente porgendomi la mano. Mentre gli altri ci raggiungevano, si voltò per andare a prendere posizione, ma si bloccò subito. “Ma sei prima!”, esclamò allargando le braccia in segno di sconfitta. “E poi Elsa e poi Hemsworth!”. Voltandosi, la sua espressione sorpresa si notò benissimo dai suoi occhi azzurri.
Ridendo mi girai verso H e facendogli l’occhiolino, lo ringraziai. “Precedenza alla donne, amico!”, esclamò lui guardando Chris, prima di ricambiare l’occhiolino divertito. Tirandosi dietro Elsa, si avvicinò “Non farti battere moscerino!”, minacciò e in quel momento mi sembrò tremendamente perfetto per Thor.
“Tranquillo”, ribattei sicura di me e salutandoli, mi avviai verso il kart, che, già in moto, aspettava impazientemente il mio arrivo.
“Ci vediamo al traguardo, Evans!” e guardandolo, lo oltrepassai.
Salendo, però, iniziai a ridere… qualcosa sui kart sapevo fare, ma mettermi contro un ragazzo proprio non mi avrebbe dato speranza.
“Sei fortunata che Hemsworth farà di tutto per ostacolare me e gli altri!”, urlò Chris sovrastando i motori.
Facendogli cenno positivo con la mano, risi, quando, mi fulminò con lo sguardo.
“Ho paura!”, gridò Elsa ridendo. “Tranquilla, con il dio del tuono dalla tua parte, dubito che qualcuno ti verrà addosso!”, replicai più che convinta che l’armadio di H era una valida guardia del corpo.
Dopo pochi minuti, tutti si posizionarono sui loro kart. Il cuore iniziò a battere… chi me lo aveva fatto fare di mettermi per prima? Tutto questo testosterone mi avrebbe buttato fuori strada in meno di dieci secondi.
Stringendo il volante forte tra le mani, respirai a fondo e aspettai che il semaforo diventasse verde...
E quando scattò, i motori iniziarono a rombare.
 
Ridendo, scesi dal kart, e subito dietro mi raggiunse Chris.
Non era andata poi così male, mi ero piazzata quart’ultima e lui mi aveva seguito a ruota. Però, c’è da ammettere che quello che volevo fare, mi era riuscito bene. Lo avevo battuto. Quando i più veloci avevano iniziato a superarci, ero stata pazientemente dietro con Elsa e Hemsworth, che, a mio parere non voleva usare il pieno delle sue abilità e visto che non l’avevo visto superarmi, immaginai che con noi c’era anche Chris.
E infatti, la nostra lotta all’ultimo sangue non tardò arrivare e fu proprio lui a lanciare la sfida, venendomi addosso e lanciandomi in avanti di un metro. Affiancandosi, mi fece segno di vittoria e poi mi passò avanti.
Così, superandoci a vicenda, tamponandoci, ridendo e divertendoci, ci ritrovammo a compiere tutti i giri della gara.
“Schiappa!”, esclamò lui togliendosi il casco e avvicinandosi tutto sudato, rise divertito.
Ridendo, provai a fargli una linguaccia, ma non riuscendo a togliere il casco, iniziai a ridere. “E imbranata!”, aggiunse quando notò come litigavo con l’allacciatura. Cacciando via le mie mani, lo slacciò con disinvoltura e mi aiutò a toglierlo. Levandomi anche la mascherina di cotone, risi ancora di più notando che io non ero minimamente sudata mentre lui grondava di goccioline ovunque.
“Com’è che io sono fresca come…”, ma le sue labbra si abbassarono sulle mie, cogliendomi totalmente di sorpresa. Chiusi gli occhi e mi persi in lui.
Chris mi stava baciando, e un bacio più perfetto non avrei potuto trovarlo. Era spontaneo, era semplice, era… un bacio che avrei ricordato per tutta la vita.
La mano che aveva libera dal casco, si posò sul mio viso, tirandomi ancora di più verso di lui mentre il suo bacio, prima dall’apparenza così insicuro e timido, prese più sicurezza con il passare dei secondi. E le sue labbra si muovevano perfettamente sulle mie, morbide, in perfetta sincronia.
Mettendogli le mani sulle spalle, risalii lentamente fino al collo. Stringendomi a lui, mi posai completamente addosso al suo corpo e anche il suo braccio mi circondò la vita, mentre quel bacio sembrava non finire mai.
Il suo sapore era dolcissimo e fresco e onestamente non mi interessava se tutti stavano guardandoci. Lì, a bordo pista, Chris mi stava baciando.
Quando si allontanò da me, continuò ad accarezzarmi il viso. “Sappi che continuerò a baciarti…”, sussurrò lui abbozzando un sorriso. Guardandomi dritta negli occhi, notai come non arrossì e sentii la delicatezza delle sue carezze.
Prima che potessi rispondergli, H, si intromise, dandogli una sonora pacca sulla spalla. “Era ora che ti muovessi amico! Ancora un po’ e vi avrei appicciato io le bocche una contro l’altra!”.
Ridendo, Chris mi lasciò andare e si avvicinò allo scaffale per mettere il mio casco a posto. “Vieni…” mormorò poi prendendomi timidamente la mano.
E per quella sera mi calmai. Io e Chris diventammo entrambi taciturni. Eravamo sereni, eravamo imbarazzati, timidi.
E non vedevo l’ora di tornare a casa per poterlo baciare ancora.
Captavo nell’aria qualcosa di diverso. Non avevo mai perso la testa così velocemente per qualcuno, non mi ero mai lasciata guidare così follemente dagli istinti.
Chris Evans era completamente nuovo, e la cosa mi piaceva.
Adorai i suoi lunghi baci fuori dalla porta di casa.
La buonanotte, quella sera, fu tremendamente dolce e lunga. “Ti penserò…”, sussurrò lui tornando verso il taxi che lo stava aspettando.
E pensai anche io a lui, per tutta la notte.
Chris poteva essere il ragazzo giusto che mi avrebbe nuovamente fatto innamorare follemente e senza limiti…

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


PARTE 7
 
Chris era sparito da mezz’ora nella stanza accanto per indossare il costume di Cap ed io, in tutta onestà, mi stavo annoiando a morte.
Avevo la testa che mi pulsava ferocemente per un mal di testa che durava da tutta la notte e non accennava a diminuire.
“Uffa”, borbottai spegnendo il telefono e infilandolo in borsetta, mi mossi scomodamente sulla poltroncina in pelle sulla quale ero seduta.
La notte prima l’avevo passata con Chris e, onestamente, se durante le riprese non fosse successo di tutto e di più, ero più che sicura che non l’avrei passata moribonda sul suo divano, imbottita di aspirina e thè caldo al limone.
Povero Chris, non aveva provato nemmeno a baciarmi, ma aveva iniziato a correre qua e là per mettermi a mio agio.
Non avevo bevuto particolarmente, ma la causa maggiore del mio mal di testa erano stati tutto il susseguirsi di notizie che mi avevano investito nel giro di una manciata di ore.
Prima c’era stato il panico perché Alexis aveva ‘deciso’ di farsi male ad una gamba.
Poi, attimi di panico ancora maggiori per il potenziale stand by del film e alla fine… era arrivata la luce della salvezza.
Ad Anny era stata offerta la parte principale, la parte di June e lei, ovviamente era piena di dubbi. Glielo avevo letto in faccia, sapevo che non era assolutamente sicura della richiesta che le aveva fatto Alan, ma, dopotutto, lui sapeva cosa stava facendo.
L’aveva vista più e più volte provinare con gli altri attori, ed entrambi sapevamo che avrebbe potuto farcela. Almeno speravo…
Sapevo che aveva accettato, ma se mi tirava una bidonata, le avrei fatto del male.
Tutto questo susseguirsi d’azioni mi avevano tirata al limite. E così, il mal di testa mi aveva ammazzata.
Arrivati da Chris, lui mi aveva dato una sua camicia da mettermi per potermi togliere il vestito a fiori che avevo indossato per quella serata, ormai andata male.
“Tranquilla…”, aveva detto sedendosi vicino a me e prendendomi la mano. “Se non crede di farcela, non penso che accetterà di farlo! Quindi, credo che puoi fidarti…”.
Che carino, pensai guardandolo. Era umanamente possibile essere perfetti?
No, non lo era, lo so, ma lui allora perché lo sembrava?
In quel momento mi ero sentita come una protagonista dei miei romanzi e mi resi conto di quanto fosse vero idealizzare e rendere perfetto chi aveva tra le mani il tuo cuore…
Il mio cuore? Cioè, uscivo con il ragazzo da due giorni…
L’aspirina non mi faceva mai bene, e mentre lui mi prendeva tra le sue braccia e faceva partire un film, io mi scusai in anticipo, sapendo che mi sarei addormentata come un ghiro…
E infatti così fu… ricordo i titoli iniziali del film e poi Chris che si muoveva per sdraiarsi e tirarmi insieme a lui e poi il nulla… ma al mattino seguente, nonostante avessi avuto un sonno movimentato e agitato, mi ero risvegliata e avevo trovato la tv accesa, e Chris che russava comodamente accanto a me.
Mi accorsi di non avere nulla da mettermi per la grande prova. Mentre pensavo a cosa fare, scocciata dal mal di testa che non aveva minimamente fatto il cenno di passare, il cellulare di Chris iniziò a suonare. Girandosi verso di me, e avvolgendomi con il braccio, recuperò il telefonino che era appoggiato sul tavolino dietro di me.
“Pronto…” biasciò lui ancora tutto addormentato.
Sorrisi nel vederlo parlare con gli occhi chiusi. Sembrava molto affezionato alle sue ore di sonno.
“Sì, tra due ore… ciao”, e chiudendo la comunicazione rimise il telefono al suo posto.
E il suo braccio intorno a me, mentre quello che mi sosteneva la testa, mi strinse a lui. “Buongiorno…”, borbottò abbracciandomi.
“Ciao…” replicai accomodandomi meglio su quel comodissimo e ampissimo divano.
“Passato il mal di testa?”, mormorò accoccolandomi a lui.
Mugugnando qualcosa più simile ad un no che a un sì, vinsi la timidezza e lo abbracciai. Era bello restare tra le sue braccia a fare niente. “Non proprio… che palle… si prospetta una giornata da inferno!”.
Aprendo un occhio mi guardò. “Facciamo una bella colazione adesso, in modo che ti riprendi un po’”.
Valutai l’offerta. Il mio stomaco brontolò sonoramente e lui rise. “Non posso…”, replicai imbronciata “Devo assolutamente fare una tappa a casa per cambiarmi… il vestito di ieri sera non è propriamente adatto…”.
Strusciandomi su di lui, mi alzai sul suo corpo e arrivai fino alle sua bocca. Un bacino, nonostante le nostre alitosi del mattino non poteva far male e così, delicatamente, posai le mie labbra sulle sue. Veloce, rapido e insapore…
“Perché nei film vi sbaciucchiate sempre appena svegli?”, chiesi scappando da lui e sedendomi. Chris rise e mi seguì. “E’ una delle cose più false mai proiettate sul grande schermo!”.
“Sono cose che tu non fai?”, chiese lui divertito.
“Tendo a evitarlo… prima del bacio, sonora lavata di denti!”.
Passammo qualche minuto così, a chiacchierare del più e del meno mentre recuperavo il mio vestito e le mie scarpe e poi, chiamando il taxi, lo salutai. “Ci vediamo tra un’ora e mezza agli studios!” si raccomandò mentre salivo sulla macchina.
Quando, galantemente, mi richiuse la portiera alle spalle, sorrisi e sospirai. “Dove la porto?”, chiese il taxista. Con fermezza, gli diedi l’indirizzo di Anny… dovevo assolutamente convincere la mia amica a fare il film!
 
Sentendo il cellulare vibrare dalla mia borsa, mi abbassai per prenderlo, proprio mentre la porta si apriva. Alzando gli occhi, iniziai a sorridere come una deficiente quando lo vidi entrare.
Bello, alto e muscoloso, avvolto in una bandiera a stelle e strisce. “Se fossi davvero Cap, con quello che ci metto ad indossare questo costume, la terra verrebbe conquistata o distrutta nel giro di venti minuti!”.
“In effetti non è il più comodo da indossare!”, confermò la costumista.
Facendolo salire su una pedana, per poter facilitare le misurazioni e segnare le modifiche, Chris si guardò allo specchio.
Cavolo, quando stava lavorando sembrava un’altra persona. Restai pazientemente seduta e nell’attesa cominciai a messaggiare con Anny “Non bidonarmi stasera!”, si assicurò lei.
“No tranquilla, adesso finisco le prove con Chris poi devo andare alla casa editrice e poi arrivo. Mi sono presa il cambio, almeno non arrivo alla cena in shorts e canotta!”.
“Ho paura!”.
Sorrisi, e alzando un occhio verso Chris, vidi ancora tutti intenti a prendere appunti, puntare con gli spilli e studiare l’elmetto per un effetto migliore.
“Stai tranquilla, Adam ti ha provinato tante di quelle volte che ormai sa bene cosa sta facendo!”.
Pausa di silenzio, sapevo che la mia amica si stava mangiando le unghie dal nervosismo. “Tranquilla, penso che troverai il supporto di tante persone! Dovrai cavartela senza di me visto che tra due giorni devo partire per le due settimane di promo!”.
“Cazzo”. Pausa. “Me ne ero dimenticata”.
“Ci tiriamo i pacchi a vicenda, visto che dovevi venire con me. Ci ritroviamo da sole!”.
Seguirono altri minuti di pausa, poi mi arrivò il programma della promo. “Ti ho mandato tutte le tappe, almeno questo riesco ancora a farlo!”.
Notando che le persone raccoglievano le loro cose ed uscivano dalla stanza, salutai la mia amica e mi alzai dal divano proprio nel momento in cui Chris si voltava verso di me. Seriamente, posò i pugni sui fianchi.
“Captain America!”, squittii avvicinandomi. “E’ un onore!”. Salendo sulla pedana con lui, lo costrinsi a fare un passo indietro.
Sorrise ed io gli passai le braccia intorno al collo, posandomi completamente addosso a lui. Alzandomi in punta di piedi lo baciai.
Dimenticato il bacino riluttante di questa mattina, mi trovai a baciarlo come avrei voluto fare tutta la notte, pur sapendo che quel bacio non avrebbe potuto andare oltre. Dopo un attimo di sorpresa, in cui restò nella sua Cap position, Chris si sciolse e le sue mani mi strinsero ancora di più a lui. Più vicina non potevo essergli. Più addosso non potevo stargli e sentivo ogni singolo muscolo sotto quella tuta fin troppo rivelatrice. Si allontanò da me, e capii che dovette lottare con tutto sé stesso per non trascinarmi sul divano… dopotutto era una cosa che stavo facendo anche io. “Capitano…” sussurrai e lui rise. “Non lo fare…”, minacciò e lasciò vagare le sue mani sul mio corpo. “Mio capitano…”, continuai alzandomi ancora in punta di piedi per baciarlo.
“Sara…”, mormorò lui minaccioso e quando vide che non accennavo ad allontanarmi o a lasciarlo stare, colpì in basso e iniziò a solleticarmi.
Ridendo mi allontanai di scatto, e poi, sbuffando, tornai a sedermi.
“E dai!”, rise lui, “Non posso correre rischi!”.
“Tutte scuse!”, borbottai incrociando le braccia.
“Senti!”, si girò lui serio, “Sono stato molto bravo stanotte, fammi restare bravo ancora per un po’!”. E voltandosi verso lo specchio, iniziò a guardare il costume “Mi sento un pirla!”, borbottò.
“Ma stai tranquillo Chris, Cap è un grande, le persone al cinema guardano il personaggio, non la tutina in calzamaglia che indossi!”.
“Di aiuto…”, mormorò lui scendendo dalla pedana. Si avvicinò a me e sedendosi sul divano mi guardò “Settimana prossima mia mamma fa un mega party per il compleanno della mai sorellina…”, mormorò arrossendo. E contro il blu il suo rossore si vedeva ancora di più. “Mi piacerebbe se venissi con me…”.
Aprii la bocca per rispondergli entusiasta, ma mi ricordai della promozione del libro. “Non posso…”, borbottai triste, prendendo il telefono guardai il programma e glielo mostrai. “Ho degli impegni per promuovere il nuovo libro, sarò in giro per gli Stati Uniti quasi due settimane”.
Guardò in silenzio il programma e poi sorrise. Prendendomi il telefono dalle mani, me lo mostrò “Guarda qui! Sei a Boston tre giorni, il primo arrivi, il secondo hai il meet and greet con i lettori e il terzo riparti… La festa sarebbe il primo giorno, poi passiamo insieme il secondo e il terzo riprendiamo le nostre strade!”.
Lo guardai e iniziai a sorridere “Cavoli, che pianificatore!”. “Sono abituato, purtroppo!”, mormorò tristemente. Dopo un attimo di pausa nel quale mi incantò con i suoi occhi, prendendomi la mano, me lo chiese ancora. “Vieni con me?”.
Annuii e Chris si chinò verso di me per baciarmi. Poi, guardando ancora il programma sospirò “Parti domani..”.
Sospirai a mia volta, in maniera più drammatica però, “Me ne ero dimenticata, mi è tornato in mente quando sono tornata a casa e ho sentito il messaggio del mio editore sulla segreteria telefonica…”.
“Abbiamo Twitter, Facebook e Skype… ti perseguiterò!”, rise lui.
“Non vedo l’ora…”, replicai baciandogli una guancia.
“Ora vado a cambiarmi, poi torni con me sul set?”, domandò alzandosi.
Scuotendo la testa, dovetti dargli ancora buca. “Ho un appuntamento in centro con l’editore, poi devo fare le valigie e stasera abbiamo la cena con il cast… tu ci sei, vero?”, chiesi speranzosa.
Accarezzandomi la testa e spettinandomi, annuì. “Certo che ci sono…”, si avviò verso la porta, ma poi si girò “Poi vieni da me dopo cena?”.
Dovevo per forza aspettare il dopo cena? Io gli sarei saltata addosso anche in quel preciso momento.
“Ho l’aereo alle sei…”, iniziai, “Il che vuol dire che siccome dovrai finire la valigia, no…”, concluse lui mogio.
Guardandolo andar via con la spalle basse, mi venne da sorridere.
Chris Evans era un amore e non poterlo abbracciare tutti i giorni sarebbe stata una tragedia.
E poi realizzai… Voleva presentarmi a sua mamma… Ok, in attesa del giorno X avrei sicuramente passato più e svariati momenti di panico totale.
Quanto piacevo in realtà a Chris?

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


PARTE 8
 
“Sì, sono appena scesa dall’aereo e sto aspettando la valigia!”, spiegai ad Anny.
“Stai attenta… Ma sei sicura che non è pericoloso viaggiare da sola per l’America?”, chiese la mia amica in preda al panico.
Risi lievemente, “Anny, stai calma, sto viaggiando sempre di giorno, e fin’ora mi sono capitati vicini di posto normali e simpatici… tu piuttosto, concentrati sul tuo film e non pensare a me… e spiegami un po’ come vanno le cose nel triangolo Lewis!”. Vidi la mia valigia in lontananza e avvicinandomi, spostai il cellulare da un orecchio all’altro, riuscendo così ad afferrare il manico lilla, con la mano giusta.
Mentre ascoltavo Anny e ridevo alle sue battute sullo sciupattrici Ian e sul nasone, mi sistemai al meglio, posizionando la mega borsa sul braccio e prendendo il trolley con l’altra mano, mi stabilizzai sulle mie zeppe e mi avviai con passo certo verso l’uscita.
Il cuore iniziò a battere forte. Lo avrei rivisto.
“Mi ascolti?”, chiese Anny.
“No…”, replicai onestamente “Sto per vedere Chris…”.
Le farfalle nello stomaco salirono fino alle orecchie. Ero emozionatissima. Ma poteva davvero piacermi così tanto?
Ci eravamo sentiti tutti i giorni e spesso avevamo usato una video chat… Insomma, con Internet eravamo riusciti a stare insieme anche se eravamo distanti migliaia di chilometri l’uno dall’altra. Mi girava la testa, mi era venuto anche un senso di nausea non indifferente. Lo avrei potuto riabbracciare, non avrei più dovuto vederlo attraverso il monitor dello schermo, mentre, svaccato sul letto guardava lo sport alla tv e parlava con me.
La mia amica, continuò a parlare per un po’, poi, quando si accorse che non la stavo più seguendo, mi salutò staccando la comunicazione. “Chiamami domani!”, furono le ultime parole che sentii.
Le porte scorrevoli si aprirono e con il cuore in gola, oltrepassai la soglia, quasi sicura di non riuscire a trovarlo.
Ma lo vidi subito. Era lì, con una maglietta grigia, un paio di jeans, e i suoi fedeli occhiali e cappello.
Sorrise, e a grandi passi si avvicinò all’uscita.
Cercai con tutta me stessa di non correre da lui, ma mi resi conto che anche la mia velocità aumentò.
E mi buttai tra le sue braccia…
No, un attimo, questa scena potrebbe uscire dritta da uno dei miei romanzi… In verità ci ritrovammo l’uno davanti all’altra e restammo qualche secondo a guardarci inebetiti!
“Ciao!”, sussurrò lui chinandosi verso di me e prendendo la mia valigia.
Nemmeno un bacino? Ci rimasi male, lo ammetto, ma subito capii che forse, Chris, non gradiva fare questo genere di cose di fronte al mondo intero.
“Ciao…” replicai sorridendogli.
“Vieni…”, disse poi mostrandomi la via con la mano. “Ho la macchina da questa parte…”.
Si incamminò e poi, fermandosi, allungò la sua mano verso la mia e prendendola, la strinse, calda e protetta nella sua.
“Come è andata?”, domandò lui dolcemente mentre camminavamo.
“Bene, mi uccidono i nervi queste presentazioni e pensare che domani ne ho un’altra!”, borbottai accigliata.
“Andrai alla grande!”, replicò lui rassicurandomi.
Dopo qualche passo mi tirò vicino a lui e, lasciandomi la mano, passò il bracciò intorno alle mie spalle. “Mi sei mancata…”, sussurrò.
Il suo profumo mi circondò, la sua voce mi entrò fino al cuore.
“Anche tu Chris… Skype non fa per me…”, gli dissi stringendomi ancora di più in quel braccio dove i muscoli erano un vero e proprio tripudio.
“Ma cosa mi fai?”, chiese sottovoce e poi, chinandosi verso di me, catturò dolcemente le mie labbra in un bacio.
Si fermò, e nonostante fossimo al centro dell’aeroporto, continuò a darmi quel bacio di benvenuto che aspettavo da troppi giorni.
Le sue labbra erano morbide e il suo respiro profumato.
Si allontanò e continuando a tenere il suo braccio attorno alle mie spalle, si rimise in cammino.
Alzai lo sguardo verso di lui e vidi un’espressione calma e pacata sul suo viso.
“E’ lontana la macchina?”, chiesi con disinvoltura e lui, guardando le scarpe, alzò un sopracciglio. “Ti fanno male i piedi?”.
“No…” replicai corrugando le sopracciglia.
Arrossendo per la gaffe, Chris iniziò a ridere.
“Vorrei poterti saltare addosso liberamente”, conclusi abbassando lievemente la voce per non farmi sentire.
Fermandosi, Chris mi guardò con la bocca spalancata, gli occhi sgranati. Mi stava spudoratamente prendendo in giro.
“Non credevo fossi così rozza!”, disse lui riprendendo a camminare. Schiarendosi la voce, dopo qualche secondo, continuò “e comunque stavo pensando esattamente la stessa cosa…”.
Ridendo, mi strinsi a lui. Non vedevo l’ora di poter passare qualche ora da sola con lui. Volevo poter ridere e innamorarmi come solo gli attimi con lui potevano fare.
“Ho preso un regalo per tua sorella!”, gli dissi mentre metteva la valigia nel portabagagli. “Spero che le piaccia… non conoscendola ho cercato qualcosa di neutrale…”, borbottai pensando al pacchetto che avevo nella borsa.
“Tranquilla!”, mi rassicurò Chris avvicinandosi alla portiera. Da vero galantuomo me la aprì. Arrossii. Non ero abituata a quelle cose, ero troppo… indipendente.
“Anche io ho un bel regalo per lei!” e aprendo il vano porta oggetti tirò fuori il mio ultimo libro, un pennarello e un mega nastro, che era un po’ spiegazzato dopo essere stato compresso in uno spazio troppo piccolo.
Guardandolo confusa, aspettai che lui salisse dalla parte del conducente.
Sedendosi, allacciò la cintura di sicurezza e si voltò in mia direzione, sorridendo divertito come solo lui sapeva fare.
Onestamente non capivo… quel fiocco era decisamente grande per il libro...
“Prova così!”, esclamò Chris prendendo il fiocco per potermelo appoggiare in testa.
Sgranando gli occhi, iniziai a ridere. “Ma dai Chris! Questo è decisamente imbarazzante!”.
Alzando le spalle, mise in moto. “No, non credo. Lei ti adora e non sa che vieni, quindi… io sono a posto!”.
E tentando di calmarmi, uscì dal parcheggio dirigendosi verso casa dei suoi.
 
Una donna sulla cinquantina, con i capelli castani e gli occhi vivacemente azzurri, aprì la porta d’entrata e, contrariamente alle mie aspettative, il panico era l’espressione dominante sul suo viso.
“Mamma!”, esclamò Chris preoccupato. “Cosa succede?”.
“Nulla tesoro”, replicò lei e, abbozzando un sorriso, tentò di rasserenare la sua espressione. “Sara!”, esclamò lei voltandosi verso di me, “E’ un piacere conoscerti!”, ed evitando direttamente la stretta di mano, si avvicinò per abbracciarmi.
“Piacere mio Mrs. Evans!”, replicai imbarazzata. Chris mi aveva avvisato del lato italiano di sua madre, ma ammetto che mi fece sentire un passo più vicina a casa.
Allontanandosi, scosse la testa. “Mrs Evans è mia suocera, quindi, chiamami Lisa!”.
“Va bene… Lisa…”, replicai e guardai mentre lei abbassava gli occhi sul libro e sul fiocco che aveva in mano.
“Chris…”, mormorò minacciosa, “Non pensavo che lo avresti fatto davvero!”.
“Scusami mamma, avevo il regalo perfetto a portata di mano!”, si giustificò Chris ridendo e oltrepassandola.
“Perdonalo tesoro… da quando ti ha conosciuta mio figlio non capisce più niente!”, esclamò lei e facendosi da lato, mi lasciò entrare in casa. Arrossii.
Lisa doveva essere una di quelle mamme che adorava i suoi figli, ma allo stesso tempo non evitava a cantargliele come doveva… e anche a metterli nella giusta dose di imbarazzo.
“Cos’è quest’odore?”, chiese Chris annusando nell’aria.
“No… niente!”, si impanicò nuovamente Lisa, ma poi, dopo aver percorso qualche passo verso la cucina, si voltò verso Chris. “Shanna per fortuna non è ancora arrivata… le tagliatelle sono andate…”.
“Dove?”, chiese lui ridendo.
Alzai gli occhi al cielo per Lisa, ma poi mi resi conto che la donna era davvero in preda al panico. “Cosa è successo?”, chiesi e la mia vena culinaria si impadronì di me.
Lisa ci pensò un attimo, probabilmente stava valutando se raccontarmi i fatti suoi e farci una brutta figura o mentire spudoratamente. Morsicandosi le labbra, si sistemò il grembiule che indossava.
“Va bhe… io vado da papà…”, disse Chris dopo qualche secondo.
Lisa lo guardò sparire in salotto e non appena i suoi occhi si posarono nuovamente su di me, le sue parole mi investirono. “Mi hanno consigliato di preparare le tagliatelle con il sugo di pesce e di cuocerli insieme ma…”.
Non finì la frase e, onestamente, non era necessario. Probabilmente tutto era diventato una massa di pasta non definita.
Ripensando alle lezioni che mio papà mi aveva dato in cucina, posai la borsa su una sedia che c’era accanto all’attaccapanni e mi  avvicinai.
“Non so se può essere utile, però potrei salvare la situazione…”.
Inutile dire che il viso di Lisa cambiò completamente espressione.
 
“Ecco…” e a Chris morirono le parole in bocca, “Sei capace di cucinare?”, chiese avvicinandosi e aggrottando le sopracciglia guardò quello che stavo facendo.
Lasciando andare il serpentello di pasta e il coltello, alzai gli occhi al cielo. Lisa, scosse la testa, e alzando gli occhi vide dalla finestra che Shanna stava arrivando. “Arriva!!”, e togliendosi il grembiule, corse fuori dalla cucina.
“Perché nessuno valuta mai la possibilità che io possa anche sapere cucinare?”, chiesi continuando a tagliare gli gnocchi “Sono Italiana dopotutto… il fatto che io non cucini quasi mai, significa solo che sono pigra!”.
Appoggiandosi al bancone, Chris mi accarezzò una guancia. “Non ne sembri il tipo…”.
Ecco, stessa risposta che mi davano tutti. “Invece sono molto brava… per esempio, toccherai il cielo con un dito quando assaggerai questi gnocchi!”, replicai fingendomi altezzosa.
“Ne sono sicuro!”, disse lui punzecchiandomi il fianco con un dito. E poi, schiarendosi la voce, recuperò, sfoderando la mano nascosa, il fiocco rosso.
Scuotendo la testa, la abbassai lievemente verso di lui, in modo che potesse farmelo indossare.
Mi sorrise e anche questo sorriso arrivò dritto al cuore, facendogli mancare un battito.
Abbassando lo sguardo per evitare di arrossire davanti a lui, mi mancò il fiato quando si avvicinò e mi baciò la testa. “Sono sempre più certo… mi stai facendo innamor…”, ma la porta della cucina si spalancò e Chris si bloccò a mezza frase.
Non mi resi conto di quello che stava succedendo.
Chris, innamorato… di me? Come era possibile? Era passato troppo poco tempo… non si poteva…
Mi sentii stretta in un abbraccio e risvegliandomi dai miei pensieri, mi resi conto di avere quella che doveva essere la sorella di Chris, addosso.
“Sara!”, esclamò lei stringendomi.
Ridendo, ricambiai la stretta, aggiungendoci una lieve pacca sulla spalla e poi, aspettai pazientemente che Shanna si sfogasse. “Oddio, Chris, questo è il regalo più bello che potevi farmi!”, esclamò lei, gettandosi poi tra le braccia del fratello.
Lanciandomi uno sguardo del tipo ‘te lo avevo detto’, Chris le scompigliò i capelli. “Come hai fatto a convincerla?”, chiese poi guardandoci entrambi. Alzando le spalle, il ragazzo infilò le mani in tasca. “Sul set passiamo molto tempo insieme, quindi… mi è bastato chiederglielo…”.
Sorrisi, probabilmente aveva omesso qualche particolare.
Voltandomi verso l’impasto, continuai a tagliare gli gnocchi. “Oddio!”, esclamò lei, avvicinandosi, “Vuol dire che mangerò qualcosa cucinato da te?”.
“Sorellina, inizi a sembrare una pazza isterica…”, rise Chris.
Voltandomi verso Shanna, le feci l’occhiolino “Dovevi vedere la mia reazione quando ho incontrato Chris…”, e ridendo tentai di alleviare il suo imbarazzo.
Ma, al contrario, arrossì ancora di più. Frugò per qualche istante nella sua borsa e tirò fuori il cellulare.
Anticipandola, guardai suo fratello. “Chris, forza, scatta…”.
Shanna squittì… sì, squittì e ridendo le passai un braccio dietro la schiena.
Mettendoci in posa, aspettammo che Chris ci immortalò. “Stupende!”, confermò lui restituendo il telefono a Shanna. Guardando la foto soddisfatta, la ragazza restò qualche secondo a guardare mentre preparavo e a complimentarsi, nel frattempo per i miei libri. Arrossii. Odiavo quando mi facevano i complimenti e fui estremamente grata a Chris quando, notando il mio imbarazzo, ricordò alla sorella di andare a salutare gli ospiti nella stanza accanto.
“Ci vediamo tra poco, Sara!”, esclamò lei, avviandosi verso la porta.
Chris si avvicinò di qualche passo, e restò in silenzio. La sua frase aleggiava ancora nell’aria attorno a noi.
Ma non disse nulla, non spinse l’argomento.
“Non vedo l’ora di averti tutta per me stasera…” mormorò e prendendomi il viso tra le mani, mi tirò a lui, dolcemente, pieno di attenzioni. Sorrise, e inumidendosi le labbra le posò contro le mie.
E quel bacio fu diverso. Fu lento, sensuale ed estremamente intimo. Lentamente, con la paura di sporcarlo gli passai le braccia intorno al collo e mi appoggiai totalmente a lui, sentendolo tutto.
In quel momento, in quel bacio così diverso Chris mi mostrò quanto mi desiderava.
Ero una cosa sola lui…
Continuò a baciarmi, in un sensuale gioco di bocche, definendo più che mai il destino di due persone.
“Frat…”, Shanna si bloccò e Chris si staccò da me, sorridendomi, si avvicinò e mi baciò la testa.
“Ma…”, notando come la sorella non trovasse le parole, lui si girò in sua direzione. “Forse ho dimenticato di dirti qualche dettaglio…”.
“Sì… irrilevante…”, concluse lei guardando il fratello con aria di rimprovero. “Però ora mi racconti tutto!” e sorridendomi, si scusò nuovamente.
Le spalle di Chris divennero pesanti… sembrava che fosse fisicamente difficile allontanarsi da me.
Gli strinsi la mano e lo trattenni. “Chris…”.
“Dimmi…” e avvicinandosi, mi rubò un altro bacio.
Sapevo che dopo la prima notte passata con lui, staccarsi non sarebbe stato facile. “Domani… ti va di venire con me?”, chiesi riferendomi alla presentazione e al successivo incontro con i lettori.
La paura si impadronì di lui. “Ho visto video e foto dei tuoi incontri… c’è davvero tanta gente…”, ma con un paio di respiri si tranquillizzò. “Però sarai tu al centro dell’attenzione… io posso stare in un angolo?”, chiese titubante.
Annuii, ma sapevo che la cosa lo stava mandando nel panico totale. E così, scossi la testa. “No… lascia perdere… ce la faccio anche da sola…”. Non volevo che la mia richiesta gli pesasse così tanto.
Ma accarezzandomi il dorso della mano con il pollice, sorrise. “Mi vuoi con te?”, domandò dolcemente avvicinandosi ancora una volta. Guardai le sue labbra ancora una volta e annuii. “Allora sarò con te… anche in prima linea se ne avrai bisogno…”. Sorridendomi, alzò gli occhi al cielo quando sentì Shanna chiamarlo.
Salutandomi, riluttante, mi lasciò andare e uscì dalla cucina.
Concentrandomi, finii di tagliare la pasta che mi rimaneva, proprio mentre Lisa entrava sorridente e scusandosi in cucina.
Ricominciai a chiacchierare del più e del meno con lei, mentre un pensiero si faceva largo a piccoli passi nella mia mente.
Quelle sensazioni, quei battiti di cuore…
Potevo essermi innamorata di Chris in così poco tempo?
Io… non riuscivo a capirlo…

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***



Qualcosa di umido e ruvido, mi svegliò quando entrò in contatto con la mia mano.
Alzando la testa pigramente dal cuscino, vidi East che mi guardava e, non appena si accorse di avere la mia attenzione, iniziò a scodinzolare.
“Ciao East…”, borbottai e ributtando la testa sul cuscino, tentai di riaddormentarmi.
Ma East, era deciso a non mollare.
Voltandomi in direzione di Chris, lo vidi profondamente addormentato al mio fianco. La parte inferiore del suo corpo era coperta dal lenzuolo, mentre la parte superiore era tutta lì per me da ammirare.
Era davvero straordinariamente bello…
Ammirai per qualche istante la sua schiena muscolosa e le spalle, che risultavano perfette e scolpite anche da quella posizione. Sorridendo, beata, mi strinsi nel lenzuolo.
Il giorno prima, a casa dei suoi era stato il delirio. Con tutte quelle persone, eravamo riusciti a stare insieme ben poche volte, ma non appena eravamo rimasti da soli, tenere le mani al posto era stato difficile. Non appena l’ascensore si era aperto sul piano di Chris, incuranti, per una volta, di East ci eravamo letteralmente lanciati uno nelle braccia dell’altro.
Avevamo iniziato a baciarci, a toccarci, a svestirci se possibile, per poi renderci conto che non eravamo nemmeno entrati nel suo appartamento.
“Aspetta…”, rise lui e infilando le mani in tasca cercò le chiavi. Intanto, East, aspettava impazientemente che il suo padrone riuscisse a farci entrare in casa.
Non appena la porta si aprì, Chris entrò e tolse il guinzaglio al suo fidato amico e poi, ridandomi la sua piena attenzione, me lo ritrovai addosso, alto, forte e duro contro di me.
Mi abbracciò, mi persi completamente in lui. “Non ce la faccio più…”, sussurrò e le sue mani così perfette e maschili attaccarono il mio corpo.
Non mi sentivo usata, mi sentivo solo donna… ci frequentavamo già da un po’ e la lontananza aveva contribuito ad incrementare il nostro desiderio, il nostro bisogno.
Avevo un bisogno fisico di stare con lui, di sentire la sua pelle sotto le mie dita, di sentirlo contro la mia pelle.
 Non ricordo i particolari… so che non ce la facevo più a stargli lontana e così, avevo smesso di ragione.
Basta seguire la testa, volevo solo farmi guidare da lui…
E Chris sembrava disperato quanto me. Le sue mani era ovunque contemporaneamente. Prima si perdevano nei miei capelli, poi scendevano velocemente per il mio corpo, mi tiravano contro di lui, mi svestivano famelicamente.
E la stessa cosa facevo io… Non ricordo nemmeno se la sua maglietta l’avevo tolta io o se ne era liberato da solo, ma mi ero ritrovata davanti al corpo nudo di Chris e accarezzarlo fu l’unica cosa che riuscii a fare.
Era scolpito e ben definito. I muscoli giocavano armoniosamente tra di loro e sospirando, gli accarezzai prima gli addominali perfetti per poi risalire per i pettorali e finire con il massaggiargli quelle spalle che tanto adoravo.
“Sara…”, sussurrò lui nel buio della sua camera ed io impazzii.
La sua voce sexy e profonda risuonò intorno a me e mi catturò il resto dei sensi che non usavo per godermi quei meravigliosi attimi.
Non accese la luce ed io non glielo chiesi. Mi fidavo di Chris. Anche se lo conoscevo da una manciata di settimane, mi fidavo ciecamente di lui. Si era mostrato apertamente a me, aveva fatto in modo che potessi conoscere solamente il vero Chris ed io lo apprezzavo. Non mi aveva mai messo in dubbio ed io volevo fare lo stesso con lui.
Mi svestì, sfiorò la mia pelle, mi faceva rabbrividire di piacere sotto quelle dita che tanto adoravo.
Cercavo il suo sguardo… Il buio della stanza era interrotto dalla luce che entrava dalla finestra. Mi sorrise, in quel modo che solo lui sapeva fare e ancora una volta, non riuscii a farne a meno, passandogli le braccia al collo e costringendolo ad abbassarsi verso di me, attaccai le sue labbra.
Adoravo baciarlo… Adoravo il suo sapore… adoravo, lui.
La sua pelle mi faceva impazzire, lo graffiai lievemente e Chris mormorò sottovoce il mio nome, ancora una volta.
E i suoi baci furono ancora su di me.
“Chris…”, mormorai. Volevo sentirlo parlare, volevo solo ascoltare la sua voce mentre faceva l’amore con me.
Rise sottovoce, in così poco tempo aveva imparato a conoscermi benissimo.
Mi accompagnò verso il letto e baciandomi ancora una volta, o più che altro togliendomi il fiato, insieme ci sdraiammo, incuranti di tutto.
E poi, Chris mi parlò sottovoce, mi guardò negli occhi dolcemente e, prendendomi, finalmente, ci fece diventare una cosa sola.
 
Uscendo dal bagno, accaldata per il solo pensiero della notte passata con Chris, East mi accolse scodinzolando ancora una volta. Prendendo il guinzaglio dal pavimento, lo guardai immusonita. “Mi stai simpatico East, ma sei un guastafeste…”.
Recuperando velocemente gli occhiali da sole e il cellulare dalla borsa, indossai solamente un paio di ciabatte infradito e insieme al mio amico a quattro zampe mi avventurai per Boston.
“Spero tu sia bravo a fiutare la via del ritorno, East, perché io ho il senso dell’orientamento di una patata!”, esclamai al cane non appena uscimmo dal portone della palazzina.
Povero East, non appena fummo in strada, corse, e letteralmente mi trascinò dietro, verso il primo albero disponibile. “Ti scappava proprio…”, borbottai guardando altrove, dandogli così la privacy di cui aveva bisogno. Non mi stupii del perché mi aveva tirata giù dal letto e mi aveva messa alle strette durante la preparazione. Quando finì e svuotò tutto quello che doveva, mi guardai attorno. “Potremo fare quattro passi…”, gli dissi, sapendo che dovevo trovare un modo per sfogare il nervosismo che la presentazione del pomeriggio stava creando.
Iniziai a camminare con lui per la strada e superato il quartiere, ci trovammo nei pressi di un parco. East non mi diede nemmeno il tempo di pensare e deciso mi portò verso l’entrata. Chris probabilmente lo portava spesso a passeggiare e correre lì, ma, non sapendo le sue abitudini, decisi di non togliergli il guinzaglio.
Oltrepassai una ragazza seduta su una panchina e notai che aveva tra le mani e stava leggendo il mio libro. Sorrisi. Sapere che qualcuno poteva essere interessato alle storie che avevi da raccontare, mi scaldava sempre il cuore.
La ragazza, quando passai davanti a lei, alzò pigramente gli occhi, la sua espressione concentrata dalla lettura e, senza degnarmi di un secondo sguardo, tornò alla sua attività.
Era bello essere scrittori, in pochi ti riconoscevano, apprezzavano di più le tue parole.
East, mentre mi godevo quella bella mattinata d’estate, mi trascinò a destra e a sinistra per il parco, e quando ci incamminammo per la via di casa, notai che era quasi l’una e avrei dovuto sbrigarmi a prepararmi per arrivare puntuale alla mega libreria che avrebbe ospitato l’evento.
Salutando il portinaio all’entrata del palazzo, io e East optammo per le scale, il che, mi diede il colpo di grazia che mi avrebbe accompagnato sotto alla doccia. Entrando, facendo attenzione a non fare rumore, fui accolta da un acuto proveniente dal bagno. Mi meravigliai che East non si spaventò…
“Touch me, it’s so easy to leave me, all alone with my memory…”.
Posando le chiavi sul tavolino accanto alla porta, mi bloccai.
Quella era Memory.
Da Cats…
Cioè, fatemi capire bene, Chris sotto la doccia si fa passare tutti i classici di Broadway?
Mi voltai verso East. “Ora ti volatilizzi cagnone…”, borbottai accarezzandogli la testa.
Obbediente, andò verso il soggiorno ed io, davanti alla porta del bagno, sorrisi. Aprendola dolcemente, entrai proprio mentre Chris raggiungeva un acuto perfetto. Guardandolo con entrambe le sopracciglia alzate, tentai di non ridere quando il ragazzo si bloccò nel vedermi. E poi, smettendo di insaponarsi i capelli, chiuse le mani a pugno e continuò con la strofa finale. Acuti e espressioni da premio Oscar.
Chiamandomi a lui con un cenno del dito, mi svestii dalla canotta e dai pantaloncini e sciogliendomi la coda, entrai con lui.
“Se riveli quello che hai sentito…”, minacciò lui prendendomi tra le sue braccia.
“Che fai?”, chiesi ridendo, “Mi sfidi a passi di danza?”.
Annuendo più serio che mai, si avvicinò e mi baciò. Notando la mia titubanza, Chris si allontanò. “Mi sono lavato i denti!”.
Non appena ricevetti quella conferma, gli saltai al collo.
Tra un bacio e l’altro, le sue mani iniziarono a vagare nuovamente per il mio corpo. “Dov’eri?”, chiese scendendo verso il collo.
Chiudendo gli occhi, sospirai “Il tuo cane è venuto da me quando ha capito che da te non c’era spazio per i suoi bisogni…”, spiegai brevemente.
Alzandosi, Chris mi sorrise. “Sai quanto ti adoro per il solo fatto che vai d’accordo con lui?”.
Ridendo lievemente e abbracciandolo per nascondere l’imbarazzo, annuii e scherzai. “Certo che lo so…”.
Le sue braccia mi strinsero forte a lui, le sue mani scivolavano dolcemente su e giù per la schiena bagnata. “No… Sara… non lo sai…”, e posando la testa sul suo petto, riuscii a sentire i battiti del suo cuore.
Tentando poi, di non mettermi in imbarazzo, spingendomi lievemente fuori dal getto d’acqua, mi appoggiò al muro. “Però… potrei mostrartelo facendo l’amore con te…”.
Ecco… arrossii… ma mi ritrovai ad annuire e ad accettare i suoi baci che arrivarono caldi e delicati addosso a me…
 
La presentazione andò alla grande.
Ero sempre nervosissima, ma quella volta, sapere che a pochi passi c’era Chris che mi aspettava, mi aiutò a viverla in maniera leggera e meno stressante.
Arrivammo alla libreria solo per essere accolti da molte persone che erano in coda sia per assistere, sia per poter avere la loro copia del libro autografata.
Non lo avrei mai pensato, ma Chris non esitò a tenermi per mano e a starmi accanto, nonostante fosse pieno di persone e giornalisti.
Non voleva tenermi nascosta.
“Nervosa?”, chiese poco prima della mia entrata in scena. Aveva sentito come continuavo a stringere la sua mano e a giocare con le sue dita e così, cercando prima di tranquillizzarmi cercando di farmi parlare del più e del meno, aveva poi optato per altri metodi, per distrarmi dai miei pensieri.
Era un tesoro, e lo era ancora di più quando, concentrato iniziò ad ascoltare i motivi del mio nervosismo.
Come mi dava attenzione lui, me l’avevano data in pochi.
“Vieni Sara!”, esclamò il presentatore dell’evento.
Sospirai, mi girai per passare la tenda, ma Chris mi fermò.
Mi baciò la guancia e poi, lasciandomi la mano, mi lasciò andare.
E così mi ero ritrovata seduta ad un tavolo sotto l’attenzione di circa un centinaio di persone.
Avevo fatto come succedeva spesso, e cioè concentrarmi pienamente su chi mi faceva le domande, ma mi era capitato più di una volta di guardare la folla e vedere Chris, all’estremità della prima fila, darmi tutta la sua attenzione.
Ascoltava, in piedi appoggiato ad una parete, le mie risposte, le braccia incrociate e le sopracciglia corrugate, servivano solo a darmi la conferma di quanto davvero gli interessasse quello che avevo dire.
Non mi era mai capitato.
Mi sentii avvampare. Chris ed io eravamo connessi non solo sul piano fisico.
Cercando si stare concentrata sui chi mi poneva le varie domande, provai a non pensare a lui. Ma era difficile.
Mi riempiva la mente, sentivo la sua presenza anche se era distante metri da me.
La folla iniziò ad urlare, ed io, confusa, guardai il presentatore. Mi ero persa e non avevo sentito la domanda.
Tutti risero quando arrossii per la gaffe. E il ragazzo al mio fianco, gentilmente ripetè quello che mi era stato chiesto “Sandra chiedeva se per caso anche tu, come le tue protagoniste, hai trovato l’amore!”.
Arrossii ancora di più e i miei occhi andarono istintivamente verso Chris.
Errore.
Chi lo notò, si girò fulmineamente in sua direzione.
Sentendosi chiamato in causa, dopo essersi abbassato leggermente il cappello sugli occhi, alzò un mano per salutare chi, incuriosito, lo guardava.
“Ci sto lavorando…”, replicai ridendo per tentare di riportare l’attenzione su di me.
Non ci riuscii, avevo sentito qualcuno dire chiaramente il suo nome, e iniziai a farmi prendere dal panico.
Era tutto appena nato, era ancora tutto nostro…
Notando il mio cambio d’umore, il presentatore, tentò di fare qualche battuta e poi, schiarendosi la voce, incitò il pubblico a proseguire con le domande.
Tentai davvero di prestare più attenzione e dopo qualche istante, l’attenzione di tutti tornò su di me e Chris poté tornare nel suo anonimato.
Le domande, per fortuna, restarono da quel momento incentrate sulla mia scrittura e sui miei romanzi, evitando così di mettere nuovamente me e Chris in imbarazzo.
Quando il tempo della presentazione stava per giungere al termine, Jake, il presentatore, invitò tutti a mettersi in fila in modo che  potessero avere la loro copia del libro autografata. “Vedremo di garantire una copia con autografo a tutti i presenti!”, promise poi ricordando che l’incontro non era stato a pagamento.
Mentre i presenti si sistemavano ordinatamente, lanciai ancora uno sguardo in direzione di Chris. Era ancora là, nella stessa posizione in cui l’avevo lasciato.
Il pubblico non l’aveva intimorito, non si era spaventato ed io gli sorrisi.
Cos’altro potevo fare?
Quando lui si accorse della mia attenzione, ricambiò il sorriso.
Ed io, soddisfatta e incredibilmente serena, potei dedicarmi senza problemi e secondi pensieri alle persone che erano venute per me.
 
“Sei stata bravissima”, mormorò lui abbracciandomi, “Difficile dire che a momenti vomitavi dal nervosismo!”.
Alzandomi in punta di piedi, gli baciai una guancia. “Merito tuo…”, replicai.
Ed era incredibilmente vero. Spesso e volentieri, durante le presentazioni, riuscivo a cavarmela quasi sempre egregiamente, nonostante mi sentissi quasi male davanti a delle folle così grandi, ma la presenza di Chris, quel giorno, mi aveva calmato. 
Arrossendo e tentando di mascherarlo, il ragazzo si abbassò il cappello sugli occhi.
“Non esagerare… avresti fatto lo stesso… non mi hai mai visto prima di un red carpet…”, concluse lui, passandomi un braccio intorno alle spalle.
“Sara!”, mi chiamò Jake avvicinandosi, “Sei stata bravissima, il pubblico era entusiasta!” e soddisfatto mi porse la mano da stringere. Dopo aver fatto lo stesso con Chris, restò qualche minuto a discutere su come si era svolto l’incontro e poi, salutandoci, tornò nell’ufficio della direzione.
“Andiamo?”, chiese Chris prendendomi la mano.
Annuendo, la strinsi tra la mia e intrecciai le nostre dita, per poi iniziare a incamminarci verso l’uscita, fermandoci, qua e là a curiosare tra i libri e i cd.
Non appena uscimmo dalla porta, un gruppo di fans ci fermò per foto e autografi. Alcune ragazze lasciarono in pace Chris, altre invece, chiesero anche a lui di fare una foto insieme. Altre ancora, volevano la foto con entrambi.
“Uscite insieme?”, chiese una ragazza con i capelli biondi, riprendendo la sua macchina fotografica dopo che Chris aveva scattato con l’autoscatto.
“Chi lo sa!”, replicò lui sorridendo, e riprendendo la mia mano, salutammo tutti i presenti e ci avviammo a piedi verso i taxi.
“Domani saremo su parecchi siti di gossip!”, disse Chris aggrottando le sopracciglia. “Sei pronta?”.
Annuii e strinsi ancora di più la sua mano.
Domani non sarei stata più con lui e avrei dovuto affrontare tutto da sola.
Sperai solo che la riservatezza che Chris aveva avuto in tutti questi anni, sarebbe servita a tenere ancora lontano i curiosi.
“Non sarai da sola…”, mormorò lui rallentando il passo.
“Nemmeno tu…”, gli dissi, “Io e te…”.
“Già… io e te…”.
 E Chris mi stupì ancora quando si fermò e in mezzo alla strada, davanti a tutti, mi baciò.
No, non sarei stata da sola e forse sì, forse mi stavo già innamorando di Chris. Quanto tutto questo fosse impossibile, decisi di lasciarlo per un secondo momento…

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10
 
Sorseggiando il bicchiere di vino, guardai Anny ridendo. “L’avresti mai detto che ci saremmo trovate a cantare in un karaoke insieme a questi cinque?”.
Posando il suo boccale di birra, la mia amica rise sonoramente. “A dire la verità avrei creduto più possibile ritrovarci a cantare insieme ai Backstreet Boys!”.
Ascoltando la rendition di As Long As You Love Me, io e la mia amica ce la stavamo spassando alla grande.
Chris, Ian, Justin, H e Tom, il fratello di Thor, avevano accettato la nostra sfida di omaggiare una boyband e anche se avevano rinunciato a ballare, non se la stavano cavando per nulla male al microfono.
Nessuno si era tirato indietro, anzi erano stati tutti piuttosto entusiasti di poter dar voce alle loro doti canore.
Dividendosi ordinatamente le parti da cantare, ognuno di loro aveva avuto la sua parte da protagonista durante la serata. Chris mi aveva fatto morire dal ridere, durante la sua parte, aveva scelto la prima strofa, era sceso dal palco ed era venuto a cantare di fronte a me, enfatizzando in modo divertente, nei momenti giusti, le parole che stava cantando,.
Justin era stato perfetto e anche se lui e Ian si erano dati battaglia davanti ad Anny, la vittoria, ovviamente, era andata senza troppa difficolta al nasone.
Ian, per quanto fosse stato meraviglioso e avesse usato tutto il suo charme, non era riuscito a vincere la battaglia contro l’abile popstar.
“Thomas che non batte Caden!”, borbottò Anny divertita.
H e Tom vennero a graziarci con i loro corpi e per quanto fossi persa per il mio Chris, ammetto che avrei toccato volentieri quella massa di muscoli vivente.
Anny sospirò, “Tesoro, capisco perché ti piace Chris… Thor… però non sbavare, il tuo Chris pare pronto a ingelosirsi da un momento all’altro!”.
Inchinandosi e accogliendo gli applausi di tutto il locale, che sicuramente li aveva riconosciuti, i ragazzi scesero soddisfatti dal palco.
Ian, sedendosi e afferrando la sua bottiglia di Corona, ci guardò con i suoi magnetici occhi azzurri. “Tocca a voi!”.
“Una alla volta…”, concluse Chris bevendo la sua birra.
Lo guardai con gli occhi sgranati. “Credo di aver capito male…”.
“No, cara Sara… ci avete mandato a cantare i Backstreet Boys davanti a tutti? Ora tocca a voi deliziarci… Occhio per occhio…”.
H, prima di sedersi, mi passò accanto e posandomi le grandi mani sulle spalle, mi scrollò vivacemente. “Vedrai che meraviglia!”, tuonò divertito.
“Anny, per te, abbiamo scelto Britney Spears…”, spiegò Justin. “E per te, Sara, Chris ha scelto personalmente Like a Virgin…”.
“Un classico…”, confermò Chris.
Anny li guardava ancora con gli occhi sgranati. “Britney Spears? Ma dai!”.
Nonostante l’idea di cantare davanti a tutti mi terrorizzasse, non vedevo l’ora di assistere all’esibizione di Anny, visto che era risaputo quanto odiasse Britney.
Justin bevve la sua Nastro Azzurro e annuì divertito. “Backstreet Boys? Era proprio il caso?”.
Alzandosi, non appena sentì chiamare il suo nome, Anny lo guardò storto. “Avrebbe potuto andarti peggio… pensa se ti avessimo fatto cantare gli NSync!”.
“Che donna!”, esclamò Ian dando una pacca sulla spalla a Justin. “Bel peperino la nostra June!”.
A quelle parole sentii il mio cuore aumentare i battiti e sorridendo restai a guardare Thomas e Caden mentre, complici e rivali, nella realtà come nel mio libro, guardavano la loro June salire con decisione sul palco.
La mano di Chris prese la mia e tirandomi verso di lui, lasciò che le sue labbra trovassero con facilità le mie. “Vengo sul palco con te…”, sussurrò preoccupato della mia paura davanti a un pubblico. Avvicinandomi e depositando un lieve bacio sulla sua bocca così invitante, gli sorrisi. “Ce la posso fare…”.
“Prendetevi una stanza!”, urlò H lanciandoci un tovagliolo.
Facendogli la linguaccia, mi dedicai ad Anny non appena iniziò a cantare Baby One More Time.
Nonostante tentammo di non lasciarci trasportare, Chris e Ian mi tirarono sul palco per fare da coristi alla mia amica!
Il pubblico gradì particolarmente e dopo aver accolto tutti gli applausi, la mia amica non abbandonò il palco ma si unì ai due ragazzi per farmi compagnia durante la mia canzone.
“I made it through the wilderness, Somehow I made it through…”, e nonostante l’imbarazzo mi stesse divorando, la presenza di Chris che faceva lo scemo al mio fianco mi aiutava a non morire dalla vergogna, ero sempre più convinta che il mio posto non era davanti alle persone.
“Like a Virgin, Touched for the very first time!” cantammo tutti e quattro e mentre Chris mi sovrastava e mi stringeva tra le sue enormi braccia per cantare insieme a me nel microfono, notai H avvicinarsi con il mio telefono in mano e un’espressione preoccupata sul viso.
Abbassandomi verso di lui, il ragazzo aggrottò le sopracciglia. “Mi spiace Sara…”.
Confusa, scesi dal palco e presi il cellulare, portandomelo all’orecchio. “Pronto?”.
“Sara…”.
“Marta?”, chiesi, sorpresa di sentire mia cugina. “Ma è prestissimo da voi!”.
“La zia è morta…”, sussurrò, ma la sua voce risuonò chiara e forte nelle mie orecchie.
La zia Nanni era stata malata di cancro quando era giovane. Dopo una lunga battaglia era riuscita a sconfiggere il brutto male, ma dopo quasi vent’anni, lo aveva visto ritornare violento e prepotente all’attacco del suo corpo.
Sospirai. Sapevamo tutti che il giorno della sua morte sarebbe arrivato, ma avevo iniziato a sperare che potesse restare con noi il più a lungo possibile,
Durante il mio soggiorno negli States, ci eravamo scambiate molte mail. Non le piaceva comunicare tramite Skype e sapevo che quello che non le piaceva era mostrarsi debilitata e malata.
“Arrivo con il primo aereo…”, sussurrai e subito terminai la chiamata. Guardai H. e gli altri che cantavano alle mie spalle, quasi svanirono.
Le lacrime minacciavano di cadere da un momento all’altro. La zia era stata per me come una mamma, mi veniva a prendere all’asilo quasi tutti i giorni, visto che i miei genitori finivano di lavorare più tardi lei, mi portava a fare la merenda e poi mi riempiva di vizi. Ricordo bene quando mi dava il caffè da bere. Un cucchiaino di caffè allungato con un bicchiere d’acqua calda. Era una schifezza, ma mi faceva sentire grande. Ironico come poi ho smesso di berlo con l’età. Era sempre gentile con me. Ricordo le giornate passate a casa sua. Nell’appartamento adiacente al suo salotto c’era un ragazzo che suonava il pianoforte. Le ore passate a giocare in quella stanza così ordinata, solo per sentirlo suonare, ritornavano prepotenti a galla. E poi c’erano quelle giornate d’estate quando, sventolando uno strofinaccio, ci salutavamo dai nostri balconi, distanti, ma non così lontani.
E poi era stata operata e la visita in ospedale a vedere come stava, per trovarla ancora mezza intontita dall’anestesia e ansiosa di tornare a casa.
“Sara!”, esclamò H preoccupato. Risvegliandomi dai miei pensieri, mi lasciai guidare verso il tavolo, mentre sentii Chris smettere di cantare.
“La ragazza al telefono mi ha detto tutto… mi dispiace, molto…”, sussurrò e sorpreso, mi osservò mentre iniziavo a piangere. “Piccoletta…”, sussurrò abbracciandomi. “Prenotiamo subito un biglietto…”.
“Cosa succede?”, chiese Chris arrivando immediatamente al mio fianco. Sfilandomi dalle braccia del suo amico, mi strinse a sé mentre H. gli raccontava cosa era successo.
“Chris, prendi anche un biglietto per me… il primo aereo disponibile!”, ordinò il ragazzo e mentre Anny e Ian si avvicinavano preoccupati, incuranti di finire la canzone, la mia amica captò le ultime parole e vedendomi in quello stato, capì immediatamente cosa era successo. “Chris, andate all’aeroporto, io intanto vado a casa e le porto un ricambio…”, disse indicando le mie scarpe con tacco 12 e il top pieno di pailettes nere. Rivolgendosi a H, gli chiese se gentilmente poteva prenotare un ulteriore biglietto per lei e poco dopo uscì frettolosamente dal locale, senza aspettare nessuna risposta.
“Vado io con lei, almeno riesco a portarla velocemente in aeroporto!”, esclamò Justin alzandosi.
Piangendo lacrime amare, mi strinsi a Chris mentre cercava di calmarmi e organizzare velocemente tutto quello che non poteva lasciare inconcluso a Los Angeles.
Anche se era una notizia per la quale avrei dovuto essere preparata, il dolore iniziava a lacerarmi dal profondo. Ero immensamente grata a quel ragazzo di essere lì a sostenermi e ad aiutarmi in quel momento così terribile.
 
“Mamma!” esclamai scendendo dall’aereo e correndo da lei. “Ciao Tesoro!”, replicò lei abbracciandomi. “Avrei voluto fare prima!”, esclamai guardando l’orologio che segnava le cinque del pomeriggio.
“Stai tranquilla…”, sussurrò lei e notò come appariva serena. Sapevo che la zia, ultimamente aveva sofferto molto e da un lato, andarsene era stata una liberazione dalla sofferenza. “Era serena…”, disse la mamma sorridendo nel vedere la mia preoccupazione. “Era così bella...”.
Notai la presenza di Anny e Chris dietro di me e così, voltandomi, lasciai anche a loro lo spazio per avvicinarsi.
Mia madre salutò immediatamente la mia amica, che prontamente le offrì le sue condoglianze, e poi Chris, timido, le strinse la mano.
Guardandomi confusa, mia madre sorrise. “C’è qualcosa che non mi hai detto?”, domandò.
“Chris l’ho conosciuto sul set…”.
“É molto bello!”, sussurrò lei facendomi l’occhiolino. Anny, approfittando del fatto che il mio ragazzo non capisse cosa veniva detto attorno a lui, rise, confermando le parole di mia madre e incamminandosi con lei, sentivo che l’aggiornava sulle nostre vite sentimentali.
“Vorrei poterti aiutare di più…”, bisbigliò Chris prendendo entrambi i nostri zaini e poi, afferrandomi la mano, iniziò a seguire Anny.
Intrecciando le mie dita con le sue, appoggiai la mia testa contro la sua spalla. “Sei qui con me…”.
Non disse più nulla, ma sapevo che stava sorridendo.
Davanti a noi, mia madre ed Anny si fermarono e si voltarono in nostra direzione. “La zia voleva allegria e musica al funerale…” e non le servì aggiungere altro. Voleva che cantassi con il nostro coro rock. “Milena ha già chiamato suor Marleny e stasera si trovano alle nove a casa delle suore… purtroppo manca chi suona la tastiera…”, aggiunse a malincuore.
Annuendole, riprendemmo a camminare, mentre traducevo quello che ci eravamo dette a Chris.
“Posso suonare io se vuoi…”, propose timidamente e quando mi voltai per osservarlo sorpresa, lo vidi arrossire. Alzando le spalle con modestia, mi ritrovai a piangere mentre mi stringevo a lui. “No…”, sussurrò lui avvolgendomi con un braccio. “Io farei di tutto per te…”.
E il mio cuore iniziò a battere forte.
Quante altre cose doveva fare e dire prima che mi convincessi che la mia cotta si era trasformata in un timido amore?
“Scusate il ritardo!”, esclamò Justin entrando in casa delle suore, forse non ricordandosi che le persone presenti non erano tutte abili con la sua lingua.
“Justin!”, esclamai sorpresa. “Che fai qui?”.
Togliendosi la giacca e prendendo il foglio che suor Fanny gli porgeva, il ragazzo si avvicinò a me e Chris. “Credo che un po’ amici siamo diventati e non mi piace lasciare soli gli amici nel momento del bisogno… Ho preso l’aereo subito dopo il vostro e sono arrivato un’ora fa. Anny mi ha recuperato all’aeroporto e mi ha portato qui…” guardando le canzoni, mi osservò confuso. “Credo che avrò qualche problema…”, borbottò titubante.
Mentre osservavo i brani a mia volta, guardai tutti i presenti. “Vorrei apportare delle modifiche…” e pazientemente iniziai a spiegare cosa volevo fare mentre Elena, prontamente si mise a tradurre ai nostri ospiti. “Justin è molto bravo a cantare, credo che possa proporci un Allelujah… e poi… nonostante zia Nanni volesse canzoni vivaci, non mi sento di cantarle, perché il dolore della sua perdita è davvero troppo…”.
“Cosa vuoi cantare?”, chiese suor Marleny “Se te la senti… io ho dato per scontato che Nanni volesse sentirti cantarle il tuo saluto…”.
Annuii e mi sedetti vicino a Chris. “Ci penserò… ho ancora un po’ di tempo…”.
Proprio il ragazzo, schiarendo la voce, richiamò la sua attenzione su di sé. “Credo di avere una canzone che vada bene come un ultimo saluto…”. Annuii e lui, suor Marleny e Gigi, il batterista, iniziarono ad accordarsi sui brani.
Justin si offrì subito di cantare la sua parte. “Chris, posso?”, chiese avvicinandosi alla tastiera. Prontamente il ragazzo si alzò e prese la chitarra che avevo portato da casa.
Justin si schiarì la voce e subito iniziò a suonare, cantando le parole di un bellissimo Hallelujia che in pochi secondi rapirono tutti i presenti.
Chris, conoscendo la canzone, iniziò ad accompagnarlo con la chitarra e poco dopo, al momento giusto, iniziò a fargli da voce bassa, completando così, quel duetto così perfetto ai nostri occhi.
Mi venne da piangere. Alla fine entrambi quei ragazzi erano nella mia vita da una manciata di mesi eppure erano balzati entrambi sul primo aereo disponibile per potermi stare vicino.
Era bello avere persone attorno che ti volevano bene. La sensazione mi scaldò il cuore.
Cantavano per noi, cantavano per salutare una persona che non li aveva mai conosciuti ma che, sicuramente, se avesse avuto l’occasione di farlo, avrebbe adorato.
Quando finirono di cantare, continuai ad avere i brividi, mentre le altre persone, incapaci di fare altro, iniziarono ad applaudirli.
“Direi che questa canzone era perfetta…”, borbottò Milena, ma da bravi professionisti preferirono riprovarla, in modo che anche la batteria e l’abile chitarra della suora potessero unirsi.
Il resto delle prove andò relativamente bene. La mia voglia di cantare era davvero quasi inesistente, ma mi stavo impegnando perché era stata la zia a chiederlo.
Quando arrivammo all’ultimo brano, quello che mi avevano riservato, tutti mi guardarono.
Cosa avrei potuto cantare?
Chris mi chiamò e immediatamente iniziò a suonare la canzone degli Evanescence, My Immortal. La conoscevo e credo che lui l’avesse scelta per aiutarmi.
“La sai?”, domandò ripetendo l’intro. Annuendo, riuscii ad entrare nel momento giusto, mentre Justin, cercando sul suo smart phone, trovò le parole della canzone.
“Ti aiuto io…”, sussurrò poi e mentre iniziavo a cantare il ritornello, si unì a farmi da controvoce.
Mi emozionai… ero sicura che se zia Nanni ci avesse sentito in quel momento, si sarebbe commossa. E non riuscii ad andare avanti a cantare. Mentre le lacrime mi offuscavano la vista, la voce iniziò a tremare. Mi fermai e Chris smise di suonare.
“Andiamo di là a bere del tè!”, offrì la suora e tutti si alzarono per seguirla. Justin mi scompigliò i capelli, ma si avvicinò ad Elena che nel frattempo gli aveva fatto da traduttrice.
Chris si avvicinò con la sedia e le sue braccia mi strinsero subito a lui.
Il suo profumo mi avvolse e la sua calda voce tentò di calmarmi.
Incurante del fatto che gli stavo bagnando tutta la camicia azzurra, lo abbracciai, nascondendo il viso nel suo collo. Ero così terribilmente felice di averlo al mio fianco. Il dolore sembrava più sostenibile se lui era con me. In un momento in cui mi sentivo persa, i suoi sorrisi mi davano sicurezza.
Ironico come uno dei giorni più tristi della tua vita sia in grado di farti realizzare la profondità dei tuoi sentimenti verso una persona. L’averlo al mio fianco, pronto a consolarmi se piangevo o a farmi ridere se la tristezza mi divorava, mi aveva fatto capire che io per Chris ero qualcosa di più. Aveva attraversato mezzo mondo per me…
“Grazie Chris…”, sussurrai qualche minuto dopo, quando le lacrime si calmarono.
“Per cosa?”, domandò lui allontanandosi e prendendomi il viso tra le mani. Osservandomi con quei suoi bellissimi occhi azzurri, sorrise. “Te l’ho già detto, testina… io farei di tutto per te… mi hai fatto innamorare così velocemente e rapidamente che mi sembra di aver perso la ragione. Ma… Ti amo Sara e in questo momento sono qui per sostenerti se ti senti cadere…”.
Con i pollici mi asciugò il viso. Annuii e mi lanciai tra le sue braccia. Le farfalle erano libere e prepotenti nel mio stomaco e il mio cuore rimbombava violentemente nelle mie orecchie.
Passandogli le braccia intorno al collo, lo tirai a me, stringendolo forte, lasciandogli sentire tutta l’emozione che le sue parole mi avevano causato.
“Anche io Chris… non capisco e… mi sembra impossibile… ti amo Chris… ti amo così tanto che mi fa male…”. E nonostante continuasse a sembrarmi impossibile la prepotenza con cui si erano manifestati quei sentimenti, sapevo che quello che provavo per lui, non l’avevo mai provato per nessuno.
Mi strinse a lui, e sentii il suo corpo aderire perfettamente al mio. Accarezzandomi la testa mi baciò la fronte.
“Andiamo a casa… domani tua zia vorrà sentirti cantare al meglio…”.
Spegnendo la tastiera, e smontandola ordinatamente, si diresse verso la stanza accanto per richiamare l’attenzione su di lui e salutare i presenti.
E mentre lo seguivo, mi immaginai mia zia farmi l’occhiolino per darmi la forza e il coraggio di cui avevo bisogno…

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