Alieni a Londra

di Kiarachu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Sul pianeta blu c’era la calma, anche se gli edifici stavano crollando e monitor giganti dichiaravano “PANICO!”
La gente era agitata dentro, ma fuori era calma. Erano tutti riuniti nella piazza principale della capitale.
In mezzo alla piazza c’era un razzo dell’ultima generazione. Vicino ad esso c’era una coppia ben vestita, con in braccio il loro bimbo.
 
Avevano una tuta aderente di colore bianco, con delle righe azzurre fluorescenti poco sopra la vita,  ed  un colletto alto che accentuava molto bene i loro colli snelli e la grande testa.
Il bimbo indossava una tutina blu con una saetta blu scuro stampata sul petto.
Gli altri abitanti avevano tute simili, solo di colori diversi da bianco, perché la coppia erano il re e la regina del pianeta, e stavano salvando il loro figlio.
 
Avevano unanimemente deciso di salvare il bimbo dal buco nero, non solo perché era il principe del pianeta, ma anche perché al momento era l’unico bimbo presente sul mondo.
Sapevano già da poco meno di un anno che il pianeta stava per essere risucchiato dal buco nero e i regnanti, sapendo di star aspettando un bimbo, avevano indetto una riunione per decidere se salvare o meno il futuro principe da quel destino avverso.
 
Avevano anche deciso di mandare con lui un membro dell’altra popolazione intelligente presente sul pianeta: gli Ittison, dei pesci molto intelligenti che abitavano quel mondo.
Erano legati, da generazioni, con la famiglia reale, ed ogni membro di quella famiglia aveva un Ittison come sottoposto.
Per i prescelti veniva costruito un corpo robotico con una boccia di un materiale vetroso speciale, e molto resistente, sopra le spalle, riempita d’acqua per ospitare il pesce.
 
La creatura veniva inoltre dotata di un impianto cibernetico, collegato direttamente al loro cervello, per controllare il corpo robotico.
Vicino al razzo, quindi, c’era un esemplare di questa specie nella sua tenuta robotica.
Era una tenuta cosiddetta “da combattimento”, costruita in quel modo per difendere il principe quando avrebbe raggiunto il pianeta designato: la Terra.
 
Negli anni il popolo di Aosei aveva mandato diverse sonde dotate di ipervelocità e di una tecnologia che permetteva l’arrivo delle informazioni in maniera istantanea e in diretta, anche se erano a grande distanza dal pianeta,  in varie parti della galassia per studiare vari corpi celesti, per vedere se c’era una possibilità di vita sostenibile per gli Aoseiani, o altre creature intelligenti.
 
Avevano trovato diverse terre con caratteristiche simili al loro pianeta, ma avevano tutti qualche problema, come animali altamente feroci ed indomabili o piante intelligenti che avrebbero messo a repentaglio la vita del popolo dalla pelle blu.
Era vero che erano molto intelligenti e che avrebbero potuto costruire delle macchine o armi in grado di difendersi da quelle forme di vita, ma erano anche un popolo pacifico, che faceva uso della violenza solo quando necessario.
Era anche il motivo per cui, in quel momento, su Aosei c’era solo il principe come bimbo, perché erano anche attenti al controllo delle nascite e sull’intero pianeta non c’era mai stato un bambino indesiderato.
 
Tra i vari pianeti che avevano trovato, la Terra era l’unico dove potevano mandare il bambino.
Anche se sapevano che erano tecnologicamente retrogradi rispetto a loro, ma era l’unico pianeta con una forma di vita intelligente e con caratteristiche chimico/fisiche pressoché identiche ad Aosei.
Sapevano, però, che gli umani tendevano a vedere come un pericolo le cose a loro sconosciute ed era per quello che avevano costruito la tuta robotica per l’ittioide in quella maniera.
 
L’avevano fatta pure assomigliare ad una creatura terrestre chiamata “gorilla”, per essere più minaccioso, e l’avevano dotata di una tecnologia facilmente riparabile anche con pezzi recuperati su quel pianeta.
I due regnanti si avvicinarono al pesce e la regina parlò “Meen-yawn, ti affidiamo Eiyuu, nostro figlio e principe. Siamo sicuri che lo proteggerai bene e che gli insegnerai tutto quello che c’è da imparare. Dentro al razzo troverai tutte le istruzioni necessarie per la cura e l’istruzione di Eiyuu. Buon viaggio e buona fortuna.”, finì consegnando il bimbo nelle mani robotiche del pescioide.
 
Poi si fece avanti il padre, che teneva in mano un oggetto molto simile ad un ciuccio “Ecco, Eiyuu caro, questo è il tuo binkey, è un infinita fonte di energia e sono sicuro che, quando sarai più grande, riuscirai a fare cose straordinarie con quest’oggetto. Troverai altre informazioni nella nave. Auguro buona fortuna anche a te e noi ci rivedremo quando arriverà il tempo del Grande Viaggio. Addio,” finì guardando dolcemente e tristemente il suo unico figlio, dandogli il “ciuccio”.
 
Il bimbo aveva solo otto giorni di vita, ma capiva perfettamente quello che i suoi genitori gli avevano detto, per via del grande cervello che il suo popolo aveva.
Non sapeva ancora parlare, ma capiva molto bene, e guardò il padre e la madre con uno sguardo corrucciato, allungando le braccia cicciotelle verso di loro.
I due genitori gli sorrisero e poi lo presero in braccio per stringerlo a loro un ultima volta, prima di ridarlo a Meen-yawn.
 
L’ Ittison quindi salì sull’astronave e salutò i suoi genitori, che erano al fianco dei due regnanti, e tutto il popolo di Aosei “Farò del mio meglio per proteggere il principe. E noi ci si vedrà quando arriverà il tempo del Grande Viaggio. Addio a tutti. Mi mancherete,” disse piangendo, e con questo la porta dell’astronave si chiuse.
 
Mancavano pochi minuti prima che il pianeta blu fosse risucchiato dal buco nero, così mise il bimbo in un seggiolino preparato apposta per lui. Lo legò ben bene con le cinture di sicurezza e sorrise al bimbo, che stava succhiando il binkey “Molto bene, Signore. Tra poco partiremo. Sarà un viaggio lungo e spero che non ci siano problemi. Ma è meglio stare allegri. Anche se non c’è molto da rallegrarsi. Ora andrò ai comandi per la partenza, poi inserirò il pilota automatico e verrò di nuovo da lei. Si prepari per la partenza.”
 
Detto questo il pesce nella tuta robotica andò sul ponte di comando e si sedette sulla poltrona davanti al pannello di controllo, allacciandosi le cinture. Premette qualche bottone e i motori alimentati da un distruttore di particelle cominciarono a riscaldarsi.
Dopo qualche secondo furono alla massima potenza e il pescioide premette un altro bottone contrassegnato con la parola “accensione”.
L’astronave tremò, il pesce accese un monitor che faceva vedere la gente riunita nella piazza.
Tutti salutavano con il gesto di addio e buona fortuna, mano destra sul cuore, mano sinistra appoggiata sul fianco destro.
Il pesce sorrise tristemente, bloccò la cloche, e fece lo stesso gesto, sapendo che lo potevano vedere dai monitor giganti posti nella piazza.
 
Poi la nave si alzò silenziosamente in cielo, e raggiunse molto velocemente la stratosfera ed infine lo spazio. La trasmissione dell’immagine finì e Meen-yawn potette vedere il pianeta venir risucchiato lentamente dal buco nero.
L’astronave era stata costruita con materiali e con una forma tale da evitare di essere risucchiata pure lei nel buco nero.
L’Ittison aspettò di essere molto lontano dalla forza gravitazionale del vortice e poi inserì il pilota automatico. Avevano inserito le coordinate della Terra e ci sarebbero arrivati dopo un viaggio di dieci anni.
 
Era vero che erano tecnologicamente avanzati e che avrebbero potuto costruire una nave ad ipervelocità, ma avevano considerato che fosse meglio che il principe imparasse le tradizioni terrestri, grazie alle sonde mandate su quel pianeta, e che fosse comunque grande per riuscire anche a difendersi da solo.
 
Sull’astronave c’erano diverse stanze con cibo disidratato, sufficiente per quegli anni ed anche per qualche anno di più (erano molto previdenti e avevano pensato all’eventualità di qualche problema tecnico o altro), armi da usare quando sarebbe atterrato sulla Terra – solo per difesa – e un laboratorio con computer collegati alle sonde che trasmettevano immagini e dati in tempo reale, oltre che un enciclopedia sulle tradizioni di Aosei e sui dati della Terra recuperati già dalle sonde.
 
Siccome i regnanti erano pure degli scienziati famosi, avevano messo diversi utensili e macchine che creavano materiali per Eiyuu nel laboratorio, per dargli modo di inventare vari oggetti in quei dieci anni di “reclusione forzata”.
Meen-yawn andò nella sala dove c’era il suo pupillo “Bene, Signore, siamo partiti. Sarà un lungo viaggio e spero che non ci siano problemi. Penso che terrò un diario per segnare vari eventi importanti, da riguardare per avere idee o semplicemente ricordare. Se a lei va bene, ovviamente.”
Il bimbo, capendo tutto annuì e sorrise, allungando le braccia per essere preso in braccio dal pescioide.
 
L’Ittison sorrise a tutti denti e slacciò le cinture, prendendo in braccio il neonato “Adesso abbiamo solo l’un l’altro per confortarci e proteggerci. Io cercherò di far bene il mio lavoro. Spero che i terrestri ci accettino, altrimenti è un bel guaio.”
Poi si accigliò perché sentì un allarme provenire dal pannello di comando, ed andò li col principe ancora in braccio.
 
Tutti e due guardarono un radar che lampeggiava in rosso, facendo vedere un oggetto molto grande che li seguiva a breve distanza.
Guardando la traiettoria dell’oggetto, si accorsero che proveniva da Kinsei, il pianeta dorato vicino al loro, e Meen-yawn premette un bottone che accendeva una telecamera posta sulla nave.
 
Videro che era un astronave molto simile alla loro, solo dorata, che gli stava dietro “Mmmh…questo non va bene. Non avevamo ricevuto la notizia che anche i regnanti di Kinsei avrebbero salvato quel viziato del loro principe. E adesso so anche chi è stato a rubare i progetti di costruzione della navetta. Perché quei nerboruti senza cervello non sono capaci di chiedere con educazione. Voglio dire…siamo gemellati – o meglio eravamo gemellati – col loro pianeta da un decennio. Potevano chiedere se gli davamo una mano per salvare il loro principe. Mah, forse è nella loro natura. È vero che da anni erano in buoni rapporti con noi, ma per secoli sono stati solo dei saccheggiatori che usavano a loro vantaggio i poteri straordinari che la natura ha fatto loro avere. È proprio vero che le vecchie abitudini son dure a morire…beh speriamo che non ci disturbino troppo.”
 
La nave dorata li superò, rischiando di colpirli con un ala, e il pescioide ingrandì con la telecamera uno degli oblò dell’astronave, perché aveva notato che qualcuno stava guardando da li. Andò all’oblò della sua astronave, e vide che c’era un robot con in braccio il principe del pianeta dorato.
Eiyuu appoggiò le manine sull’oblò e poi spalancò gli occhi, vedendo che il viziato principe gli faceva la linguaccia e dal robot usciva una specie di casco con due biberon, da dove lui aveva cominciato a succhiare il latte.
 
Pesce e alieno s accigliarono e rientrarono nella nave “Oh, quel bimbo viziato! È incredibile! Ha fatto la linguaccia a lei, Signore. Probabilmente, con quel cervellino che si ritrova, non si rende conto del gesto!”, disse l’ittioide al suo protetto.
Il neonato mise una manina sul vetro della boccia, sorridendo al pesce, e scosse la testa, come per dire “Non preoccuparti, fa lo stesso.”
 
L’Ittison sorrise a sua volta e mise il bimbo di nuovo nel “lettino”, dove poi si addormentò succhiando il binkey.
Il pesce alterò alcuni parametri sui comandi della nave, dicendole di stare attenta all’altra nave e evitarla il più possibile. Non voleva essere distrutto per colpa di quel popolo senza cervello.
Poi segnò sul diario questo avvenimento, per ricordarlo.            
 
 
 
        

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Capitolo 2
*** 2 ***


DIARIO DI BORDO (Scritto da Meen-yawn)
 
ANNO UNO
 
Appena partiti da Aosei abbiamo visto che anche Enywa, il principe di Kinsei, seguiva la nostra astronave, con una nave uguale alla nostra, solo dorata.
Di fatto sono sicuro che i Kinseiani abbiano rubato il progetto della nostra nave, l’ultima volta che sono venuti sul nostro pianeta, per poter salvare il loro principe dal buco nero. Non capisco perché abbiano fatto una cosa così riprovevole, quando potevano chiedere con gentilezza i progetti della nave.
 
Ma penso che sia per la loro natura d’ex-raziatori. Erano gemellati da un decennio col nostro pianeta, per uno scambio equo di cibo e tecnologia. Noi acquistavamo animali e prodotti della terra dal loro pianeta, mentre loro acquistavano da noi progetti tecnologici.
 
Il robot che accompagna il viziatissimo principe, infatti, è uno delle nostre vecchie concezioni. Di fatto è un robot molto simile a quello che sto usando io. Ha un cervello non molto progredito, ed è in parte un cyborg, perché ha una fonte di DNA dei Kinseiani. Non ha i loro poteri, ma così capisce i loro bisogni e agisce di conseguenza, perché l’AI è collegata al nucleo di DNA.
 
Ha una forma più snella della mia tuta robotica, ma è fatto di un materiale molto resistente, che si trova solo su Kinsei, per via della grande forza dei Kinseiani.
Comunque, ho dato dei comandi precisi al computer di bordo: stare lontano il più possibile da quella navicella dorata, per evitare incidenti. Sembra che stia seguendo la nostra stessa rotta. Speriamo in bene…ho un brutto presentimento.
 
1 MESE DOPO: come previsto, il Signore è già in grado di parlare e camminare tranquillamente.
Rimango sempre stupito dalla crescita fisico-mentale così rapida di questo popolo.
 
Ha già cominciato a chiedermi attrezzi per cominciare a costruire cose che gli sono venute in mente in questo mese.
Non vedeva l’ora di essere già capace di parlare e riuscire a camminare per fare qualcosa.
Gli ho detto che sarebbe stato meglio aspettare ancora un poco, diciamo un altro mese o giù di li, per cominciare, perché gli attrezzi del laboratorio erano pericolosi per un bimbo così piccolo.
 
Avevano un etichetta con raccomandazioni che diceva “età minima 2 mesi”, ed intendevo rispettare quel limite.
Il mio protetto si imbronciò un po’ ma quando gli spiegai le motivazioni, capì subito e non insistette molto.
Però gli diedi il permesso di disegnare i progetti per quelle cose, per tenerlo occupato. Sapevo che, altrimenti, si sarebbe annoiato a morte.
 
2 MESI: ora ha il permesso di usare gli arnesi ed ha fatto parecchie cose sorprendenti, anche vista la giovane età.
Ha imparato a saldare diversi tipi di metallo e fonderlo, per creare oggetti o solo per allenarsi. Ha continuato più o meno così per il resto dell’anno.
 
Inoltre ha studiato bene i dati del suo popolo e anche quelli raccolti finora dalle sonde mandate in esplorazione.
Ha constatato che i terrestri sono veramente retrogradi rispetto alla tecnologia degli Aoseiani ed ha deciso di applicarsi, per migliorare anche lo loro vita.
 
Ha guardato con tristezza i vari lavori che la gente era costretta a fare per tirare avanti, ed è rimasto shockato dal fatto che il lavoro minorile fosse una cruda realtà. È giovane, ma la sua mente è già molto sviluppata, e capisce che certe cose non sono accettabili, per lo meno per una mente evoluta come la sua.
 

ANNO DUE

 
Il Signore ha passato tutto l’anno a migliorare la sua tecnica di saldatura e ha costruito altri oggetti che aveva ideato, anche se era sempre insoddisfatto del risultato. Per me andavano bene anche così, ma il mio Signore è un perfezionista e continuava a borbottare che avrebbe ritentato quei progetti più avanti, quando la sua tecnica fosse stata più precisa.
Diceva che in ogni caso erano un buon allenamento per le sue capacità tecniche e deduttive, poiché poteva testare i suoi schemi e vedere quali difetti correggere.
 
Dal mio canto, ho cominciato ad usare l’attrezzatura sartoriale per fare nuove tute al Signore, da avere a portata di mano quando crescerà.
È vero che la tutina che indossa è allungabile, ma non penso che gli piacerebbe indossarla per molto tempo.
 
Il mio protetto, inoltre, sta cominciando ad imparare anche il linguaggio chiamato “inglese”, poiché le coordinate dell’astronave sono settate su una città chiamata “Londra”, dove parlano appunto quella lingua.
Fortunatamente è una lingua che assomiglia abbastanza al linguaggio di Aosei, così non dovrebbero esserci grandi difficoltà.
Anch’io sto lentamente imparando quel linguaggio, e mi piace molto.
 

ANNO TRE

 
Come previsto, il Signore si è dovuto cambiare nella nuova tuta che gli ho fatto. Cresce in fretta e mangia le scorte disidratate voracemente, ma per fortuna con parsimonia.
È molto goloso di cose dolci, ed in parte lo capisco, perché col cervello che ha, ha bisogno di molta energia per lavorare ai suoi progetti.
Sono suddivise in mesi e finora non abbiamo mangiato di più di quello che gli Aoseiani avevano previsto.
 
La tuta ricorda molto quella indossata dai suoi genitori, bianca, con collo alto, ma senza bande azzurre.
Secondo il protocollo del pianeta, può indossare una tuta con le bande blu solo quando avrà
creato un progetto degno di nota.
 
Non che gli oggetti che ha fatto finora siano pessimi, tutt’altro, ma secondo lo standard di Aosei sono progetti molto semplici, e le macchine da cucire in mia dotazione sono dotate di sensori che rilevano quelle caratteristiche, permettendomi, una volta raggiunto l’obiettivo, di aggiungere le bande azzurre.
 
Solitamente i progetti degni di nota vengono creati all’età di 8-9 anni dai giovani Aoseiani, ma ho come l’impressione che il Signore sarà capace di inventare qualcosa di fenomenale anche prima di quell’età.
 
I figli dei regnanti, solitamente, sono più intelligenti e dotati della popolazione media, e son sicuro che il mio protetto rientra in quella fortunata categoria.
A volte capitava che i principi o principesse fossero meno intelligenti, o comunque avessero una mente comune, ma ho come il presentimento che il Signore sia addirittura sopra la media dei precedenti principi.
 
Il Signore, poi mi ha chiesto di confezionargli dei vestiti simili a quelli terrestri, per abituarsi ad indossarli.
Sembrano pratici, ma scomodi. Ma ho soddisfatto la richiesta del principe, creando della stoffa e altri materiali con i macchinari nell’astronave, seguendo le caratteristiche tecniche di quelle sostanze terrestri (che per certi versi assomigliano a materie che erano presenti su Aosei), ed ho confezionato un paio di stivali di pelle marrone, alti e con molte asole, un paio di pantaloni alla zuava marroni, una camicia bianca aderente con colletto alto, come quello della tuta (il Signore  mi ha detto che sarebbe meglio farlo in un'altra maniera; vedremo i vari stili e poi mi dirà quale gli piace di più) ed un gilè di pelle marrone con orlo dritto.
 
Mi ha detto che, in effetti, son un po’ scomodi, ma è meglio se gli indossa per un po’ per abituarsi (a parte quando lavora, che è meglio mettere la tuta).
Mi ha anche detto che non vuole conformarsi alla moda di quel periodo, e che vorrebbe che creassi qualcosa che stesse bene su di lui, che fosse accettabile dagli umani, ma che fosse anche diverso dallo stile dell’epoca.
Con quella richiesta io ho inoltre scoperto che mi piace molto fare progetti di vestiti, e quindi son molto contento della sua richiesta.
 

ANNO QUATTRO

 
Ho continuato a fare tute sempre più grandi per il Signore. Ora è più longilineo ed ha perso tutto il grasso da neonato facendo i progetti e allenandosi nella sala apposita.
Ho anche modificato leggermente i suoi vestiti terrestri: la camicia è più comoda, meno aderente, con ampie maniche e polsini comodi, abbiamo anche deciso che il colletto fosse aderente al collo, per non offrire nessuna presa ad eventuali malintenzionati.
 
Ho anche modificato il gilè, facendogli un orlo “a punta” sia sul davanti che dietro, e disegnando delle saette blu sul davanti, sulla linea della pince.
La saetta sarà il simbolo del mio Signore; infatti, è stata una sua idea l’aggiunta sul gilè.
 
Il principe ha inoltre deciso di diventare un detective, vedendo le cose che succedevano a Londra, usando il suo fenomenale intuito e l’aiuto della tecnologia in suo possesso.
Sono orgoglioso della sua decisione, anche vedendo le condizioni di certa gente e le brutture che capitavano in quella città.
 
Il Signore dovrà allenarsi parecchio, per quel compito, ma son sicuro che diventerà un bravo detective, in grado di difendersi da solo da eventuali attaccabrighe, e risolvere molti casi in quella città così pericolosa.
E comunque io sarò sempre al suo fianco, qualsiasi cosa succeda.
 

ANNO CINQUE    

 
Il Signore ha cominciato ad allenarsi, oltre che fisicamente nella palestra, anche nel tiro al bersaglio con le armi tecnologicamente avanzate che erano immagazzinate in un'altra area della navicella.
Ha cominciato con armi di piccola taglia, come pistole, poiché ha notato che non è forte abbastanza per tenere bene i fucili laser.
 
Usandole, ha notato parecchi difetti di progettazione (non erano state costruite e progettate dalla sua famiglia, erano, insomma, delle armi standard costruite in una catena di montaggio), così le ha smontate ed aggiustate secondo le sue necessità.
Però, anche modificate così, continuava a borbottare e lamentarsi. Secondo i suoi standard erano fin troppo distruttive e con un design troppo moderno.
 
Così ha passato praticamente tutto l’anno a continuare a smontarle per renderle efficaci, ma non mortali, e progettando design per l’aspetto più consoni allo standard terrestre.
Non è stato facile, ma ha imparato parecchie cose e alla fine era un poco più soddisfatto del suo lavoro.
 
Altra nota: ormai sulla nave parliamo solo inglese, così ci abituiamo a doverlo parlare per il resto della nostra vita.
Ogni tanto ripassiamo anche la nostra lingua madre, per non dimenticare.
Grazie a questa “parlata doppia” abbiamo inventato un linguaggio che è inglese, ma un po’ differente da quello parlato dai londinesi.
 
Uno dei punti che il principe ha messo in chiaro è il fatto che la nostra cultura non deve andare persa, e così ha cominciato a scrivere al computer le parti principali del nostro patrimonio culturale, per poi stamparle ed averle sia in versione file che in versione cartacea.
 
La sua motivazione per la forma cartacea era che i computer o la fonte di energia dell’astronave potevano rompersi, privandoci dell’uso delle tecnologie della navicella.
Mentre la forma cartacea poteva in ogni caso essere ricopiata anche a mano su carta, senza problemi.
Ed intanto progettava altri sistemi energetici per la sua tecnologia, con le informazioni raccolte dalle sonde a Londra.
 

ANNO SEI

 
Questo è stato un anno importante per il Signore: finalmente i macchinari sartoriali mi hanno dato il permesso di applicare le bande azzurre alla sua tuta da lavoro.
Avevo già annotato che il principe non era soddisfatto delle armi distruttive che c’erano sull’astronave, così prese una decisione: costruirne una sua, non offensiva ma in ogni caso efficace per rendere inerme il suo avversario.
 
Ad inizio anno ha composto il progetto, che prevedeva l’uso del binkey.
Finito il progetto, ha cominciato a costruire l’arma, finendola in soli due giorni.
Era davvero di semplice fattura: un manico e “canna” nera, il manico rivestito di gomma per una presa sicura e con una saetta sul fianco; la “canna” terminava con il binkey, che era collegato a degli altri apparati tecnologici che facevano emettere un raggio disidratante attraverso la punta del binkey.
Sul retro, nella parte sopra della pistola, aveva applicato una forma triangolare per decorazione.
 
Quando l’ha finita per prima cosa l’ha testata su diversi materiali inanimati, per vedere se funzionava, dicendo che sarebbe stato utile per trasportare oggetti ingombranti in giro senza problemi.
Gli oggetti si trasformavano in luccicanti cubi blu, e bastava qualche goccia d’acqua per farli tornare come prima.
 
Dopo averla testata su quegli oggetti, mi chiese di usarla su di lui, per vedere se funzionava anche su esseri viventi.
Ovviamente rifiutai, gentilmente ma con fermezza. Non mi sarei mai azzardato a mettere a repentaglio la sua vita. Non a quel punto del viaggio.
 
E qui trascrivo, con testuali parole, la nostra discussione:
 
“Meen-yawn, ora ti chiedo di usare la mia pistola disidratante su di me, e, dopo avermi reidratato, di annotare le reazioni che avrò, va bene?” il mio protetto disse, sorridendo.
 
Io spalancai gli occhi, sorpreso. “Ma non ci penso proprio, Signore! E se poi qualcosa va storto? Non so che farei se la perdessi, a questo punto del viaggio!” risposi shockato alla sua proposta.
 
Lui si accigliò. “Non hai fiducia nelle mie capacità di progettazione? L’hai visto anche tu che la pistola funziona. Perché non vuoi provare? Non posso certo aspettare di arrivare sulla Terra, per testarla!”
 
Io lo guardai on un severo cipiglio. “Il mio compito è quello di proteggerla, e lo farò in qualsiasi maniera. E non è che non ho fiducia nelle sue capacità, è solo che la mia stessa promessa ai suoi genitori mi impedisce di eseguire i suoi ordini. Mi è venuta un idea: e se la provasse su di me? È vero che ho un corpo robotico, ma sono comunque un essere vivente!” finii sorridendo a tutto denti.
 
Il principe fece un’espressione preoccupata. “Ma non potrei mai testare una nuova arma su di te! Sei mio amico, che farei se ti perdessi? È anche vero che non c’è molta alternativa, ma preferirei testarla su me stesso, piuttosto che su di te, Meen-yawn caro.” 
 
Io lo guardai sorridendo, stupito della sua mancanza di fiducia nei suoi stessi mezzi. “Signore, io ho fiducia in lei, e son sicuro che non mi succederà nulla. E le sono grato per considerarmi suo amico, per me è lo stesso. All’inizio mi consideravo solo un suo servitore, ma poi mi sono accorto che il nostro rapporto è più simile all’amicizia, che a quello standard degli Ittison e dei loro signori. Spero di non essere stato troppo presuntuoso a dire questo,” finii abbassando lo sguardo e agitando nervosamente le pinne.
 
Lui sorrise e, con mio stupore, mi abbracciò. “Non sei presuntuoso. Ed io ti ho sempre considerato mio amico, non mio servo. Lo so che la tradizione vorrebbe che tu assomigliassi di più ad un servitore che fa le cose senza dubitare degli ordini, ma in questi anni abbiamo imparato a supportarci a vicenda e darci reciprocamente consigli, e vedendo anche la situazione a Londra è meglio avere un buon rapporto di amicizia, invece che un rapporto servitore-padrone,” disse e poi sospirò, “Va bene, hai vinto tu. Proverò la pistola su di te, e poi scriverò le reazioni,” detto questo puntò l’arma contro di me e sparò.
 
INIZIO NOTE DI EIYUU:
 
Meen-yawn è stato “cubizzato” come gli oggetti inanimati, e quando ho usato un po’ d’acqua sul cubo, è tornato esattamente come prima, anche se mi sono spaventato un bel po’ a vederlo a pancia all’aria e con la lingua fuori. Mi son così arrampicato sul suo corpo robotico per dare dei colpetti alla cupola, ed ho tirato un sospiro di sollievo nel vedere che si riprendeva.
Apparentemente questa funzione lascia la vittima in uno stato di shock momentaneo.
Cercherò di ovviare a questo problema, migliorando la pistola. Inoltre vorrei anche dotarla di altre funzioni, ma per il momento voglio migliorare la disidratazione.
 
FINE NOTE DI EIYUU
 
Ero così orgoglioso! Anche se poi, con l’andare del tempo ci siamo messi d’accordo che avremmo fatto a turno nel sperimentare la disidratazione.
Come nota negativa, non è riuscito a perfezionare la pistola in modo tale da non far subire lo shock alla persona – o essere vivente – su cui l’avrebbe usata.
 
Dopo aver fatto dei calcoli, ha capito che lo shock era una cosa perfettamente normale, e non ci ha pensato più, anche se è rimasto frustrato da questo problema tecnico.
Dopo aver perfezionato questa funzione ha cominciato a far progetti su come fare altre pistole di questo tipo, usando parti delle pistole e fucili che c’erano a bordo della nave.
 
 

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Capitolo 3
*** 3 ***


ANNO SETTE

 
Il Signore ha creato un'altra pistola, che distrugge oggetti. Ha detto che potrebbe essere utile in caso che una persona fosse in pericolo e ci fosse il caso di distruggere qualche barriera architettonica, come porte o muri.
Abbiamo costruito anche porte e muri di varia grandezza e spessore e l’arma ha funzionato egregiamente. Questo è avvenuto nella prima metà dell’anno.
 
Dopo aver visto certi avvenimenti, il principe ha deciso di cercare di aggiungere delle funzioni che influenzino l’umore. È riuscito a creare due funzioni che indeboliscono e demoralizzano l’avversario.
Ha anche preso la decisione di cercare di inserire in un'unica pistola queste funzioni, e di chiamarla de-gun. Finora ha fatto quattro funzioni: dehydrate, destroy, debilitate e demoralize. 
 
Mi ha detto che però aspetterà ad assemblare la pistola multifunzione. Prima vuole costruire e testare bene quelle che ha già fatto, ed ho paura che lo farà su di me. Ma non importa, son disposto a sacrificarmi se questo lo aiuterà con la sua ricerca.
 
Come previsto, ha sperimentato le pistole su di me, ma anche su se stesso, ed io ho passato un
intera giornata a confortarlo, dopo che aveva provato la funzione “demoralize”. Lui aveva fatto lo stesso con me, quindi mi pareva il minimo.
 
Ed un altro giorno l’ho viziato un bel po’ quando ha usato la funzione “debilitate”, che l’aveva lasciato prostrato e debole.
Dopo che si è ripreso mi ha detto che doveva diminuire la potenza delle due pistole, perché i tempi di recupero erano troppo lunghi.
 

ANNO OTTO

 
Dopo un lavoro di 4-5 mesi, ha finalmente perfezionato le tre nuove funzioni. Ha diminuito di poco la potenza del raggio distruttore, perché ha detto che era fin troppo pericolosa, ed ha diminuito di potenza “debilitate” e “demoralize”, ora il tempo di recupero è pari a quattro ore, molto meglio di una giornata intera!
 
Sempre guardando sul computer vari accadimenti, il Signore ha deciso di creare altre quattro funzioni per la sua pistola: due utili (anche se uno non so a che potrebbe servire), una che sembra pericolosa ed una semi-utile.
 
Le due utili sono “decompress” e ha detto che potrebbe essere utile per salvare qualche vita dal soffocamento o altro; l’altra è “deregulate” e sinceramente non ho idea a cosa potrebbe servire. Da quello che ne so è un termine economico e significa anche “liberalizzare”.
Il principe non mi ha voluto dire a cosa potrebbe servire, ne da dove ha preso l’ispirazione.
La mia ipotesi è che l’abbia fatta a caso (spero che non legga questa annotazione), perché comincia per “DE”.
 
Poi ha anche creato una funzione che mi aveva spaventato all’inizio, perché l’avrebbe chiamata “death ray”, ma mi ha assicurato che era solo un potente raggio stordente.
L’aveva fatta potenziando una delle pistole taser che c’era sulla navicella e poi l’aveva testata prima con una simulazione sul computer e poi, insistendo molto, su di se.
 
Mi aveva chiesto di monitorare le sue funzioni vitali dopo essere stato colpito, per vedere se era il caso di potenziarla ulteriormente o depotenziarla.
Monitorandolo con le attrezzature mediche a bordo avevo notato che era come morto, ma in realtà aveva solo un battito cardiaco molto flebile ed un attività cerebrale diminuita di molto, rispetto al normale.
 
Ho annotato che il tempo di recupero era pari a due ore circa, e così aveva decretato che andava bene così.
Dopo che si era svegliato abbiamo fatto dei test per vedere se c’erano state ripercussioni di qualche tipo, soprattutto sul cervello.
Ma, per fortuna, era tutto nella norma e così avevamo tirato un sospiro di sollievo.  
 
L’ultima funzione è “decoupage”, e son convinto che quella l’abbia fatta per me. O magari anche lui ha una vena artistica che non conoscevo. Comunque è anche utile a livello investigativo, visto che è un raggio che emette un potente collante. Non ho idea di come un raggio possa emettere colla, ma lo fa.
Molto spesso mi stupisco della genialità del mio protetto, ma dopo tutto io non ho le sue capacità intellettive.
 

ANNO NOVE  

 
Il Signore ha dedicato praticamente tutto quest’anno per assemblare la de-gun, con tutte le funzioni delle varie pistole che aveva fatto negli anni precedenti.
Ha testato le ultime funzioni per vedere se avevano qualche problema, e le ha regolate di conseguenza.
Poi mi ha detto che avrebbe usato il binkey come fonte d’energia, almeno fino a che non avesse trovato un'altra fonte energetica abbastanza potente per l’arma.
Mi ha spiegato che per un’arma con tutte quelle funzioni serve una quantità molto alta di energia.
 
E parecchi prototipi delle pistole erano alimentati col binkey (per le funzioni dehydrate, death ray e destroy), quindi anche per la de-gun avrebbe dovuto usarlo.
 
INIZIO NOTE DI EIYUU:
 
Per prima cosa ho dovuto trovare un sistema per miniaturizzare tutti i componenti che servivano per le varie funzioni.
Volevo fare una pistola di facile utilizzo e non troppo ingombrante.
 
Una volta trovato il sistema di ridurre di dimensioni, ma non di potenza, tutte le componenti, ho dovuto pensare ad un modo per selezionare facilmente le otto funzioni dell’arma, sapendo anche quale funzione andavo ad usare.
 
Ho pensato a delle levette con delle sigle, ma siccome volevo che l’arma fosse anche bella a vedersi (per me è IMPORTANTE anche lo stile!), ho scartato quell’idea.
Poi mi son venuti in mente dei bottoni, da mettere a cerchio attorno alla “canna” della pistola, sempre con delle sigle.
 
Ho fatto diversi schemi, ma nessuno di loro mi soddisfaceva. Ed in più i bottoni messi in basso erano difficili da raggiungere.
Ci voleva qualcosa di più semplice, e con la possibilità di scrivere le funzioni per intero.
 
Così ho guardato altre registrazioni e dati sul computer, di armi terrestri, per farmi venire un idea.
Dopo ORE ed ORE a guardare filmati e illustrazioni avevo perso ogni speranza, quando ad un tratto vidi la soluzione: una pistola a tamburo, dove lo stesso era il metodo di selezione delle funzioni.
 
Inoltre rimasi estasiato da dei disegni arzigogolati tipici dell’epoca Vittoriana, e decisi di dare alla de-gun un aspetto attinente all’epoca in cui stavamo per finire, facendola in ferro con decorazioni incise e altre parti decorative in ottone lavorato. La camera energetica sarebbe stata fatta con un vetro speciale che potevo creare coi macchinari nell’astronave.
 
Così mi misi al lavoro e dopo MESI di tentativi e prototipi malriusciti – sia dal punto di vista tecnico che estetico – riuscii finalmente ad ottenere quello che volevo.
L’arma in se è un’opera d’arte (modestie a parte), sia dal punto di vista tecnico che stilistico (l’ho già detto che per me lo stile è importante?): metallo di colore scuro, quasi nero, con le rifiniture in ottone.
Il manico è a forma di goccia e sui lati c’è il mio simbolo: la saetta, sempre in ottone. 
 
Le parti in ottone sono anche: grilletto (finemente decorato), “artigli” sul fondo del tamburo (hanno solo una funzione decorativa) e altri tre “artigli” davanti al tamburo – prima della canna di materiale vetroso – che si aprono quando tiro il grilletto, e il martello, composto da due parti, di cui una decorativa, che scatta leggermente in avanti quando premo il grilletto.
 
Il martello è situato sulla parte destra della canna ed è a forma di S, decorato anch’esso con motivi arzigogolati.
Ora veniamo alla parte interessante: il tamburo. È un tamburo a otto “proiettili”, con le scritte delle funzioni sulla parte sporgente del cilindro.
Le scritte sono di colore azzurro e l’iniziale “DE” è situata sulla parte destra della pistola.
Quando la funzione selezionata si trova allineata con la “DE”, la funzione relativa è attivata.
Ho inserito le componenti miniaturizzate all’interno del tamburo ed ho collocato il sensore che manda l’energia nella canna vicino alla lettera “DE”, all’interno.
 
La canna è composta da uno speciale materiale vetroso molto resistente e che conduce bene l’energia, progettata in modo tale da concentrare l’energia nella punta metallica sul davanti.
Per concentrare l’energia in punta ho fatto una camera vetrosa dentro la canna, a forma di tre bocce consecutive.
La punta e il fondo della pistola sono fatti in una lega a base di alluminio.
 
Ecco come funziona:
1.selezionare la funzione desiderata facendo ruotare il tamburo (una luce colorata si vedrà all’interno della canna, a seconda della funzione)
2.premere il grilletto per attivare l’energia del binkey
3.il martello si aziona e fa partire il contatto che andrà a colpire le componenti miniaturizzate all’interno del tamburo
4.l’energia passerà attraverso la canna vetrosa e fuori dalla punta, colpendo il bersaglio.
 
NOTA DI FONDO: per ora userò il binkey, ma vorrei trovare un’altra fonte di energia per questa pistola, in caso che ne dovessi costruire un'altra per Meen-yawn. Son molto orgoglioso di questo mio lavoro, ed anche il mio fantastico amico mi dice che questa pistola è un capolavoro.
 
L’ho testata più e più volte ed è perfetta. Ogni tanto mi stupisco perfino di me stesso, anche se so che sono molto intelligente, grazie all’eredità genetica dei miei genitori.
Meen-yawn dice che dovrei essere un po’ più umile, ma vedendo come sono gli umani non posso fare a meno di sentirmi superiore, anche se il mio amico e guardiano ha ragione, ovviamente.
 
FINE NOTE DI EIYUU
 
Per fare e perfezionare quell’arma, il principe ci ha messo TUTTO l’anno, ma alla fine gli è proprio riuscito un ottimo lavoro.
 
È vero che penso che sia poco modesto, ma so anche che è veramente intelligente e dotato, forse di più dei suoi genitori, e quindi per me va bene se si monta un po’ la testa (non volevo fare alcun gioco di parole).
Come dice lui, gli umani sono meno intelligenti rispetto alla sua razza, anche se ce ne sono alcuni che hanno delle potenzialità.
 
E lui non vede l’ora di poter incontrare persone interessanti con cui parlare.
Anche se sappiamo tutti e due che sarà una cosa molto lunga, farsi accettare dai terrestri.
Soprattutto in un’epoca così retrograda e pericolosa. Son contento che abbia inventato qualcosa per difendersi, ed in ogni caso ci sarò sempre io al suo fianco.
 

ANNO DIECI

 
Tra circa un anno arriveremo a destinazione. Il Signore mi ha chiesto di fargli altri vestiti terrestri e di calcolare dove saremmo atterrati.
Alla distanza in cui siamo posso dire al computer di avvertirmi quando saremmo arrivati vicino alla Terra, per impostare comandi su “manuale”, attivare l’invisibilità e trovare un buon punto dove atterrare.
 
Guardando la mappa di Londra, redatta accuratamente dalle nostre sonde, un buon punto di atterraggio poteva essere un nuovo parco pubblico chiamato “Battersea Park”.
C’è un laghetto in mezzo al parco, con un’isoletta piena d’alberi, dove poter nascondere la navicella.
 
Il mio protetto ha suggerito anche di disidratare l’astronave, ma io suggerii che non sarebbe stata una buona idea, visto che non sapevamo che effetti avesse avuto sul motore a distruzione di particelle. Fu d’accordo con me, anche se a malincuore.
 
Una settimana prima di arrivare avevamo poi notato una strana attività sul sonar, e quasi ci eravamo dimenticati del principe Enywa.
La sua navicella era di nuovo vicino alla nostra, ma in ogni caso a distanza di sicurezza, e a Signore era venuto in mente che poteva, a quella distanza, tener d’occhio l’interno della nave.
Quando quei progetti erano stati rubati, gli scienziati Aoseiani avevano pensato di dotare la nostra navetta di un collegamento segreto alla navicella costruita con i progetti rubati.
 
Il progetto dell’astronave prevedeva delle telecamere e microfoni interni per registrare il viaggio, oltre che un diario di bordo scritto manualmente.
Era la procedura standard di costruzione, e senza quei componenti l’astronave non avrebbe funzionato.
Era come una specie di “scatola nera” ipertecnologica (le scatole nere erano vecchi sistemi di rilevazione di errori in apparati volanti o aerospaziali).
 
Così abbiamo aperto il collegamento per vedere e sentire cosa diceva il principe Enywa, anche per sapere dove sarebbe atterrato e che cosa avrebbe voluto fare, visto che la rotta era la stessa.
Abbiamo così scoperto che anche lui aveva fatto uso delle sonde, che però una volta arrivati a Londra avrebbero ubbidito solo a me o al Signore, poiché erano state impostate per ubbidire solo a gente nativa di Aosei, e aveva già attuato un piano per essere adottato da una delle famiglie “in” di Londra: gli Scott.
 
Ecco cosa aveva scoperto: un ragazzo della sua età, imparentato con gli Scott, aveva perso i genitori e stava arrivando a Londra per essere introdotto alla famiglia (pareva, infatti, che i suoi genitori abitassero MOLTO lontani da Londra, e Lord e Lady Scott non lo avessero mai visto) e adottato come figlio di quei nobili.
Apparentemente gli Scott non potevano avere figli, ed erano molto felici di accogliere in casa quel bambino.
 
Solamente che, durante il viaggio per arrivare a Londra il bambino ed il suo accompagnatore, nonché il cocchiere, erano stati attaccati da dei briganti in cerca di denaro ed uccisi tutti.
Il principe di Kinsei aveva calcolato tutto e avevamo anche scoperto che avrebbe usato il robot come se fosse il suo accompagnatore, usando il generatore di travestimenti incorporato nel robot.  
 
Avrebbe “parcheggiato” la navicella poco fuori Londra, in un bosco, per poi volare verso Londra col buio, per arrivare alla residenza degli Scott giusto in tempo.
Se i nobili gli avessero chiesto che era successo al cocchio, gli avrebbe detto che erano stati attaccati da dei briganti poco fuori Londra, ma che lui si era salvato grazie al suo servitore e che erano arrivati a piedi.
 
Il Signore era molto arrabbiato per la decisione del principe del pianeta vicino.
Diceva che lui non avrebbe mai fatto una cosa così riprovevole, perché n’andava dell’onore dei suoi genitori.
 
Ma sapeva anche che quel comportamento faceva parte della natura di quella razza.
Anche se da anni erano diventati commercianti di scambio, la loro natura di razziatori e poco di buono ogni tanto veniva a galla, come in questo caso.
Sperava solo che, grazie all’educazione degli Scott, sarebbe migliorato un poco, e soprattutto che non gli avrebbe messo i bastoni fra le ruote.
 
Ora siamo entrati nella stratosfera terrestre, e tra poco atterreremo al punto designato.
Ho acceso i comandi manuali e la funzione d’invisibilità e aspetterò fino a sera per atterrare.
Non voglio insospettire nessuno.
 
Ho anche fatto degli altri vestiti per Signore: un altro paio di stivali semi-alti con asole di pelle marrone, pantaloni semiaderenti di cotone blu scuro (i sensori di calore sulla navicella avevano rilevato che fuori era caldo), camicia bianca con il collo stretto e gilè di pelle nera con le punte davanti e una punta poco accentuata dietro, con il suo marchio sulle pince e bottoni che richiamano i disegni arzigogolati sulla pistola.
 
I bottoni li ha fatti lui stesso con dell’ottone rimasto dopo la costruzione della de-gun.
E io gli ho fatto una fondina “da gamba” con della pelle nera, così è facile estrarre l’arma.
Sto anche pensando di fargli un cappotto lungo per la stagione fredda, perché secondo me starebbe bene così e in questa maniera coprirebbe la pistola.   
 
Siamo atterrati e ci apprestiamo a riposare. Fortunatamente c’era rimasto cibo disidratato per ancora un anno.
Abbiamo concordato che domani notte andremo a fare un giro a Londra per vedere la situazione e per cercare un posto dove sistemarci.
Speriamo in bene.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Dopo aver dormito per qualche ora, Eiyuu richiamò a sé le sonde sparse per Londra e dintorni.
Per fare in modo di non essere viste, e lavorare anche in pieno giorno, potevano rendersi invisibili a piacimento.
Inoltre erano auto-riparanti, ed erano dotate di un’AI che imparava.
 
Erano state mandate sulla Terra in vari luoghi e paesi, usando delle astronavi di forma compatta che si sarebbero degradate velocemente, per non lasciare tracce.
I piccoli robot erano designati in modo tale da cercare automaticamente una fonte di DNA da collegare all’AI, di creature intelligenti e adatte allo scopo di ricerca.
Erano inoltre dotate di pannelli solari per la ricarica, poiché a quel tempo non c’era altro mezzo per riguadagnare l’energia perduta.
 
Sul pianeta Terra la scelta era ricaduta su cani randagi, che lavoravano in branco ed avevano un intuito di ricerca adatto ai cyborg.
Tutte le sonde comunicavano via radio, e quando un gruppo aveva trovato un luogo adatto dove il principe poteva andare, il capo del gruppo aveva inviato un segnale radio alle altre sonde per richiamarle a Londra.
 
Eiyuu e Meen-yawn aspettarono che le sonde ritornassero, e sapevano che dovevano essere, circa, un centinaio.
Il piccolo genio pensò che potessero essere molto utili per investigare e decise di riprogrammarli per quello scopo.
 
Nell’astronave aveva anche la tecnologia per ripararle e costruirne delle altre, ed era curioso di vedere come erano fatte, perché per tutto il tempo del suo viaggio erano rimaste invisibili, e quindi non aveva idea del loro aspetto.
 
“Meen-yawn! Prepara il programma per riconfigurare le sonde, vorrei utilizzarle per le mie future investigazioni”, Eiyuu chiese al suo acquatico amico.
 
Il pescioide sorrise, e fu d’accordo con l’idea del suo amico. “Ma certamente, Signore! È una buonissima idea! Lo sa che ne può costruire altre, di sonde, vero? E può anche riparare quelle che sono già qui”, lui spiegò, indicando altre attrezzature nella stanza del computer.
 
Il piccolo alieno blu annuì, e disse, “Sì, lo so, caro amico. E sono estremamente curioso di vedere come son fatte queste sonde, siccome hanno sempre usato l’invisibilità quando guardavamo i filmati.”
 
Meen-yawn annuì, e preparò il computer col programma apposito, collegando l’antenna radio per trasmettere i nuovi dati alle sonde.
Dopo un po’ di tempo, le sonde arrivarono, ed Eiyuu aprì il portellone della navicella per farle entrare.
 
Una volta dentro, ordinò loro di togliere l’invisibilità e rimase un pochino shockato dal loro aspetto, ma in qualche maniera gli piaceva.
Avevano una cupola di materiale vetroso, con raggi di plasma blu o rossi che partivano dal cuore d’energia situato nel centro della stessa.
 
Il principe sapeva che il cuore di DNA era situato sotto quella palla energetica, e questo gli diede un’idea di come rinominare quelle sonde.
Davanti alla cupola avevano un “occhio” flessibile, con una telecamera/fotocamera all’interno, che serviva per registrare o prendere foto delle varie cose che succedevano, e trasmettere i dati al computer dell’astronave.
 
Avevano una “bocca” che assomigliava ad una trappola da orsi, ed Eiyuu pensò che servisse loro per difendersi o altro.
Sotto la cupola avevano un sistema d propulsione per farli levitare in aria, e delle “braccia” metalliche molto semplici, fatte con tubi e barre d’acciaio, unite da bulloni, e mani ad artiglio.
 
Eiyuu sorrise alle sonde, che lo stavano guardando con il singolo “occhio”, e cominciò il suo discorso: “Finalmente vi vedo! Prima di tutto, devo annunciarvi che avete svolto un ottimo lavoro, e che son molto contento dei dati che avete trasmesso. Son stato contento di constatare che il vostro programma d’autoriparazione ha funzionato bene e che in questi dieci anni siate sopravvissuti tutti.”
 
“Adesso vi trasmetterò ulteriori dati e modificherò un attimo il programma in funzione del lavoro che vorrei fare qui a Londra. Vorrei divenire un detective, e mi servono dei mezzi per raccogliere informazioni velocemente ed in sicurezza, ed ho pensato che voi siate perfetti.”
 
“Adesso v’installerò un programma nuovo, ed intanto scaricherò gli ultimi dati raccolti. Poi farò una diagnosi su tutti voi, ed infine riparerò quelli di voi che ne hanno bisogno. Ora mettetevi qui, che comincio ad aggiornarvi e fare tutti i controlli del caso. Ah…e ho deciso di chiamarvi robocervelli. Il programma che sto per creare e scaricare in voi genererà dei nomi per tutti voi, a seconda della vostra specializzazione, dai dati che raccoglierò da voi adesso”, l’alieno blu finì, indicando una piattaforma rialzata con una base metallica.
 
I robocervelli annuirono facendo bowg e svolazzarono sulla piattaforma.
Eiyuu pigiò un pulsante, ed una cupola di energia si formò sopra di essi: serviva per ricaricarli e come collegamento con l’antenna radio.
 
Il principe del pianeta blu cominciò a digitare febbrilmente sulla tastiera del computer le linee del programma, ed intanto, con un’altra applicazione, controllava lo stato di salute dei cyborg.
Meen-yawn lo guardava stupito, ancora una volta. Durante il viaggio aveva avuto modo di vedere la capacità del suo protetto di scrivere programmi per il PC, ma rimaneva sempre stupefatto dalla sua velocità.
 
Dopo appena dieci minuti il piccolo genio aveva finito di scrivere l’intero programma, e stava facendo un test di simulazione, incrociato coi dati raccolti dai robocervelli, per vedere se c’erano bug o difetti.
Ne trovò un paio, e li aggiustò velocemente, rifacendo poi il test.
Quando ebbe implementato bene il programma, cominciò a scaricarlo nelle AI dei piccoli robot, ed aspettò.
 
Mentre il programma veniva incorporato, lui e Meen-yawn guardarono gli ultimi dati raccolti e videro che il momento migliore per uscire dal parco era proprio la sera, molto tardi, perché era estate e le coppie andavano lì a passeggiare anche la sera.
L’attesa era lunga, così l’alieno settò un allarme sul computer per quando finiva lo scaricamento dei dati.
 
“Meen-yawn, se vuoi puoi dormire ancora un po’, lo farò anch’io. L’aggiornamento è lungo ed ho messo una sveglia”, Eiyuu disse, mettendosi comodo sulla grande sedia di pelle con ruote che stava di fronte al PC.
 
Il pescioide annuì, perché sapeva anche lui che era una faccenda lunga, e si ritirò nella sua tenuta robotica, schiacciando un pulsante che fece emergere un castello nella cupola vetrosa, per poi riturarsi nel “petto” della tenuta.
Il piccolo alieno si accomodò ancora un po’ e poi si addormentò sulla sedia.
Non era la prima volta che preferiva dormire lì, invece che nel suo letto, e così dormì sonoramente fino a che la sveglia suonò.
 
Siccome era quasi ora di pranzo lasciò i robocervelli a caricarsi sotto la cupola d’energia ed Eiyuu e Meen-yawn mangiarono ancora delle scorte disidratate.
Una volta che i robocervelli furono ricaricati, l’alieno blu guardò quali di essi avevano bisogno di manutenzione, e cominciò a ripararli, rimandando gli altri a pattugliare le vie di Londra, per testare il suo nuovo programma.
 
Passò tutto il pomeriggio e la sera ad aggiustare i cyborg, tenendone alcuni nell’astronave, ed altri mandandoli all’esterno.
Quando venne ora di cena, i due alieni mangiarono altre scorte, ed Eiyuu controllò i robocervelli che aveva spedito a guardare la casa di Lord e Lady Scott, vedendo che il principe Enywa era già arrivato lì, riuscendo ad ingannare i due nobili.
 
Aveva dato precise istruzioni a quei robocervelli, perché sapeva dei poteri del Kinseiano, e non voleva che i piccoli cyborg fossero distrutti.
I due nobili si rivolsero a lui col nome di Wayne, ed Eiyuu si stupì della somiglianza col vero nome del principe.
 
Il piccolo genio si chiese se Enywa avrebbe dato sfoggio dei suoi poteri, ma poi pensò che probabilmente non lo avrebbe fatto, o la sua facciata sarebbe caduta come un castello di carte.
Pensò di sfruttare quest’informazione per il futuro, anche se si sentiva parzialmente in colpa, ma era in ogni caso a fin di bene.
 
Lasciò a sorvegliare Enywa solo uno dei quattro robocervelli, e mandò gli altri in giro per Londra.
I due Aoseiani aspettarono che il parco fosse vuoto, e poi scesero dall’astronave, uscirono dal gran giardino, e fecero un giro per Londra, evitando le zone troppo illuminate.
 
Fortunatamente, a quell’ora, non c’era in giro nessuno, ed andarono verso una zona dove sapevano esserci edifici vuoti, pensando di sistemarsi lì.
Eiyuu aveva visto dei magazzini con grandi spazi dove nascondere anche l’astronave, e stava cercandone uno adatto.
 
La sua idea era quella di trovarne uno, mettere i robocervelli a guardia, e poi la sera dopo, arrivare lì con l’astronave, parcheggiarla, e cominciare il lavoro di “ristrutturazione”, usando le tecnologie nella navicella.
 
Guardarono vari magazzini, ma avevano vari problemi: o poco spazio, o erano già occupati da criminali.
 
“Non va bene, Meen-yawn! Di questo passo ci metteremo una vita a trovarne uno adatto! So che non è giusto occupare un edificio che non è nostro, ma non è che abbiamo molte alternative, vero, amico mio?” il piccolo alieno blu chiese con fare supplichevole al pescioide.
 
Il pesce alieno annuì, capendo perfettamente. Nemmeno a lui piaceva quello che stavano per fare, ma era vero che non avevano molta scelta.
 
“Ma certamente, Signore! E poi potremmo sempre pagarlo, in futuro, quando lei comincerà a fare il detective, non ci ha pensato?” Meen-yawn chiese, con un sorriso speranzoso.
 
Eiyuu annuì, e rispose, “Sì, mio caro amico, ci avevo pensato, adesso continuiamo la ricerca, e stiamo attenti…siamo quasi vicini alla zona della prigione. Dalle registrazioni dei robocervelli che vedemmo di questo quartiere, so che ci sono spesso gruppi di malviventi che girano intorno alla galera. È anche per quello che ho fatto la de-gun.”
 
Il pescioide annuì, con un viso preoccupato, e si addentrarono ancora più in quella zona malfamata.
Ad un certo punto sentirono delle voci canzonatorie, ed una voce autoritaria, ma chiaramente spaventata.
I due alieni si fecero guidare dall’istinto, ed andarono in quella direzione.
 
 

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Capitolo 5
*** 5 ***


Più si avvicinavano e più sentivano spezzoni di conversazioni: “…adesso caro mio direttore, ti faremo la festa!”, affermò una voce rozza e crudele.
 
“Non ho paura, e conosco l’arte del baritsu! Mettetevi in guardia, felloni!”, rispose una voce sicura, anche se leggermente tremante.
 
I due alieni video che l’uomo che aveva parlato era circondato da un gruppo di criminali, con mazze e bastoni.
Il gentiluomo era in posizione difensiva, col bastone alzato e pronto a colpire, ma era chiaramente in inferiorità numerica.
Infatti, uno dei malviventi lo colpì alla testa con una mazza, da dietro, e lui cadde a terra con un gemito.
 
Eiyuu si accigliò, e seguendo il suo istinto, estrasse la pistola dalla fondina, ed uscì dal nascondiglio, con Meen-yawn che gli stava vicino per difenderlo.
 
“Hei! Voi malviventi! Fermi lì, o sparo!” gridò il giovane alieno, puntando la de-gun, settata su “dehydration”, verso quello che sembrava il capo della combriccola.
 
La gang, sentendo il grido, si girò e il loro capo era già pronto a ridere, sentendo quella voce così giovane minacciarli.
Ma vedendo i due alieni, rimasero shockati, ed Eiyuu ebbe il tempo di colpire tutti, riducendoli a dei cubi luccicanti.
 
“Meen-yawn, raccogli quei cubi, che vado a vedere come sta quel poveretto”, il piccolo alieno disse al suo amico acquatico.
 
Il pescioide annuì, e raccolse tutti gli otto cubi, mentre Eiyuu si chinava sull’uomo steso a terra.
Esaminò il punto dove era stato colpito, tastando delicatamente con le dita la botta.
Tirò un sospiro di sollievo, quando vide che era solo una gran bernoccolo, e prese una fialetta di sali da una pochette di pelle che aveva attaccata alla cintura.
 
Girò delicatamente l’uomo, e passò la fiala sotto il naso, notando che aveva dei baffi castani.
Il gentiluomo gemette, strizzando gli occhi, e poi gli aprì, sbattendoli per mettere a fuoco.
 
“Sta bene, buon uomo? Ora è al sicuro…ho neutralizzato quei malviventi. Riesce a tirarsi su da solo, o vuole una mano?” Eiyuu chiese, con una nota preoccupata nella voce.
 
Il signore sbatté ancora gli occhi, per vedere se stava avendo un’allucinazione, perché aveva visto l’aspetto del suo soccorritore.
 
“Uhm…penso di riuscire a stare in piedi, grazie. Mh…indossi un costume e sei truccato, per caso? Scusa se chiedo, ma la tua pelle è blu ed hai una gran testa”, chiese confusamente.
 
Eiyuu sbatté gli occhi, e rise, mentre aiutava l’uomo a stare in piedi.
 
“No, no…questo è il mio vero aspetto, e anche se lei non ci crederà, non sono di questo pianeta. Sono un alieno, e vengo da un pianeta lontanissimo da qui, che ormai non esiste più. In realtà la mia intenzione era quella di rimanere nascosto ai terrestri per un po’ di tempo, ma ho avuto l’impulso di venire a soccorrerla. Spero di non averla shockata troppo”, il giovane alieno finì, sorridendo.
 
L’uomo aveva un’espressione stupita, ma non shockata, così sorrise, e disse, “Non mi hai shockato, figliolo. Sono il direttore della prigione di Londra, e ne vedo di cotte e di crude. Sono un poco stupito…non pensavo che ci potesse essere la vita al di fuori della Terra, soprattutto vita intelligente, e suppongo che il tuo cranio così sviluppato indichi un grande intelletto, vero?”
 
Eiyuu annuì, e rispose, “Adesso capisco perché quegli uomini ce l’avevano con lei! Volevano vendicarsi su di lei, perché, suppongo, erano stati in prigione, vero? E sì, ha ragione, durante il mio viaggio nello spazio dal mio pianeta alla Terra, ho constatato che ho un intelletto superiore ai terrestri, e vorrei utilizzarlo per aiutarvi e migliorarvi.”
 
Il direttore della prigione si stupì nuovamente per l’intuito del bambino ed anche per la maturità che dimostrava.
 
“Sì, è vero, quella banda era uscita da poco di galera, e volevano non solo farmi del male, ma anche entrare in prigione per liberare i loro compagni che sono ancora dentro. Ma quanti anni hai, se mi è dato di saperlo? E sarebbe una benedizione scesa dal cielo, se tu davvero migliorassi il nostro tenore di vita. E cosa intendi con “durante il mio viaggio nello spazio”? Ho un sacco di domande, ma la più importante adesso è: figliolo, che ci facevi, da solo, in una zona così malfamata?”, il rettore della prigione chiese, con un tono preoccupato.
 
In quel momento Meen-yawn tornò con i cubi nelle mani robotiche, e il gentiluomo strabuzzò gli occhi, vedendo quel pesce nella tenuta robotica: questo non se l’aspettava proprio.
 
“Signore, ho preso tutti i malviventi, come mi avete detto. Ho sentito quello che ha detto, e il mio Signore non era da solo, c’ero anch’io a proteggerlo, e stavamo cercando un posto dove sistemarci e nascondere la nostra astronave – il veicolo spaziale con cui siamo arrivati sulla Terra – per poi cominciare il lavoro scelto dal mio protetto”, il pescioide spiegò al direttore.
 
Il direttore si riprese dallo shock, e disse, “Ho capito, stavate cercando uno di quei magazzini abbandonati. Ma che razza di lavoro voi fare, ragazzo? E che cosa sono quei cubi luminosi? Ho la testa che mi gira…”
 
Eiyuu annuì alla prima domanda, e rispose, “Esattamente, la nostra navicella adesso è parcheggiata nell’isoletta boscosa al centro del laghetto del Parco Battersea, ed è resa invisibile, così è al sicuro. Ho dieci anni, e durante il viaggio abbiamo potuto vedere diverse cose grazie a delle sonde spedite sulla Terra dai miei genitori. Queste sonde trasmettevano…mh…fotografie in movimento su un apparato della nave spaziale.”
 
“Cose belle, ma anche orrende, e così ho deciso che non solo migliorerò la vostra vita grazie alla mia tecnologia, ma vorrei anche divenire un detective, per risolvere casi e proteggere gli innocenti. E quei cubi sono la banda disidratata dalla mia pistola”, detto questo, estrasse l’arma e per dimostrazione, la puntò verso un mattone che c’era per terra, riducendolo ad un cubo.
Poi Meen-yawn andò lì, e bagnò con qualche goccia il cubo, facendolo tornare come prima.
 
Il direttore era senza parole, e se prima gli sembrava tutto incredibile, dopo aver visto la dimostrazione seppe che era tutto vero.
 
“Accidenti! Ero scettico, ma vedendo quell’arma mi son ricreduto. Un detective, eh? E perché non un poliziotto ? I detective non son molto ben voluti, ne considerati dalle autorità locali. Io ho una gran considerazione di loro, sia chiaro, anche perché spesso risolvono meglio i casi loro, che la polizia di Scotland Yard…ma ti prego di non dirlo in giro.”
 
“Per quel che riguarda il posto dove stare, qui non è proprio la zona adatta, ma penso che l’abbiate già capito. Siccome ho un buon presentimento verso voi due, vi propongo un affare: possiedo una casa in disuso su Baker Street, dove potete abitare, ed uno di quei magazzini in rovina era della mia famiglia. Potete nascondere la vostra…nave spaziale nel magazzino, ed utilizzare lo spazio rimanente come studio investigativo.”
 
“Sia chiaro che non cederò a voi questi edifici gratuitamente, ma per il momento va bene così, dato che siete appena arrivati e penso che non abbiate un penny, o sbaglio? Quando risolverete qualche caso, potrete pagarmi coi soldi che guadagnerete, va bene?”, il direttore finì, sorridendo ai due alieni.
 
I due alieni si guardarono, ed Eiyuu fece un cenno con la testa a Meen-yawn, come per invitarlo a parlare in privato.
 
“Se non le dispiace vorremmo discutere di questo privatamente, aspetti”, disse il giovane alieno all’uomo baffuto.
 
Il direttore della prigione annuì, capendo perfettamente, ed i due alieni andarono un po’ in la a parlare.
 
“Secondo me c’è da fidarsi, e poi ci farebbe comodo avere un contatto dentro la prigione, quando sarò un detective mi farebbe comodo poter parlare con lui per consigli od altro, e anche coi prigionieri. Che ne pensi, Meen-yawn?” Eiyuu chiese con trepidazione.
 
Il pescioide annuì, e rispose, “Anch’io ho fiducia in lui, e sarebbe molto comodo per noi avere un buon posto dove poter abitare, invece che un magazzino.”
 
Così ritornarono dal direttore, e gli dissero che accettavano la sua proposta.
 
Il curatore della prigione tirò un sospiro di sollievo, e disse, “Molto bene, son contento di sentirvelo dire. Ho capito che tu hai una maturità ed una conoscenza più avanzata di noi terrestri, ma sei sempre un bambino. Se volete questa sera potete dormire a casa mia.”
 
“Sono scapolo, e un po’ di compagnia non mi guasterebbe. Poi domani sera vi farò vedere dov’è locato il magazzino, così potrete spostare la vostra nave spaziale. Sarei anche curioso di vedere com’è fatta. Poi vi porterei all’appartamento.”
 
“È un po’ da sistemare, ma ho come l’impressione che non sarà un problema per voi due. Ah…quasi dimenticavo! Non mi sono presentato: mi chiamo Gordon Baker, ed è stato davvero un piacere fare la vostra conoscenza, anche se è successo in circostanze non proprio piacevoli.”
 
“Ora…vorrei chiedervi che ne possiamo fare di questi…cubi…siamo ancora vicini alla prigione, e potrei portarli dentro, ma ci sarebbe il problema di spiegare come mai sono ridotti a queste condizioni. Ho capito che per un po’ voi vogliate rimanere nascosti, perché avete paura della reazione della gente.”
 
“La mia idea è questa: – e ditemi se non vi aggrada – in questo momento c’è una guardia fidata al turno di notte. È uno dei miei uomini di fiducia, e so che manterrebbe un segreto. Potremmo andare tutti e tre da lui, e spiegargli la situazione, dicendogli di inventarsi qualcosa per giustificare il ritorno della banda in galera”, Gordon finì guardando i due alieni.
 
Eiyuu sorrise a quell’idea, e anche al fatto che aveva trovato qualcuno di sveglio.
 
“È una magnifica idea, ed è vero che non vorrei farmi scoprire subito. Ma non m’importa, in ogni caso ho i miei mezzi di difesa, e c’è il mio amico che mi ha detto che mi proteggerà. Anche noi non ci siamo presentati, e siccome abbiamo fiducia in lei, le diremo i nostri nomi”, lui disse, guardando Meen-yawn, che annuì, contento dell’idea.
 
“Io sono Eiyuu Hatsumei, e sul mio pianeta ero il figlio del re e della regina della mia terra, ma qui sono solo un semplice ragazzo che vuole divenire un detective, ed aiutare la gente”, l’alieno blu affermò, con gli occhi che luccicavano al pensiero di migliorare la vita dei londinesi e anche della gente dell’Inghilterra.
 
“Io sono Meen-yawn, e sono il guardiano designato a proteggere il mio Signore. La mia razza abitava le acque fresche dei fiumi e dei laghi del nostro pianeta, e provengo da una famiglia che ha sempre servito e protetto i regnanti d’Aosei.”
 
“Solitamente il rapporto tra un Ittison e il suo protetto è più simile a quello di servo/padrone, ma vedendo la situazione qui a Londra, il nostro rapporto è più simile ad un’amicizia, perché abbiamo capito che bisogna avere fiducia tra di noi, per sopravvivere”, il pescioide finì guardando Eiyuu con dolcezza.
 
Gordon annuì, memorizzando i nomi, e disse, “Eiyuu e Minion. Stavo pensando che il tuo nome assomiglia molto alla parola inglese “minion”, che vuol dire seguace. È più un termine usato nella malavita, ma non so perché ho come l’impressione che sia adatto per te”, il direttore disse al pesce alieno.
 
“E tu eri un principe? In ogni caso hai ragione ad essere umile, dato che i nobili qui a Londra non son proprio ben voluti dal popolino. Beh, ora basta con i convenevoli. È tardi, meglio portare questi criminali dove devono stare, ed andare a casa mia”, Gordon finì, camminando verso la prigione.
 
I due alieni annuirono, ed Eiyuu ricordò un’altra cosa, quando il direttore Baker disse dei nobili.
Andarono nella prigione, dove incontrarono la guardia, che rimase shockata alla vista dei due alieni.
Prese i cubi e li mise in celle separate, isolate dal resto delle celle, e le bagnò, seguendo le istruzioni dell’alieno blu.
 
I malviventi si spaventarono di nuovo a vedere Eiyuu, e lui ne fu felice, perché pensò che così i criminali avrebbero avuto timore di lui.
La guardia disse che se gli avessero chiesto perché loro erano di nuovo in galera, avrebbe detto che il direttore era stato attaccato (che era la verità) e lui lo aveva aiutato a battere tutti i malviventi.
 
Non avevano paura che la banda dicesse la verità, perché nessuno gli avrebbe creduto, e avrebbero pensato ad un’allucinazione provocata da qualche droga o da alcool assunto dai membri della gang.
Il piccolo genio annuì, soddisfatto dell’idea, e ringraziò la guardia, che si chiamava Arthur Smith.
Poi andarono verso la casa di Gordon Baker, che era sempre su Baker Street, ed intanto parlarono d’alcune cose.         

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Capitolo 6
*** 6 ***


A quell’ora di notte le strade di Londra erano praticamente deserte, ma presero in ogni caso stradine secondarie per arrivare alla casa del direttore Baker.
Incontrarono solo un paio d’alcolizzati, che vedendo i due alieni strabuzzarono gli occhi, e scapparono via terrorizzati, giurando che non avrebbero più bevuto un goccio d’alcol.
 
I tre risero, ed Eiyuu e Meen-yawn non si preoccuparono più di tanto, sapendo che effetti aveva l’alcol sul corpo umano.
Intanto che camminavano, l’alieno blu espose i suoi pensieri a Gordon Baker.
 
“Direttore Baker, quando ha detto dei nobili, mi è venuto in mente che noi due non siamo gli unici alieni arrivati qui a Londra. Potrà anche non crederci – e domani le mostrerò alcune foto per provare che è vero – ma il principe del pianeta vicino al nostro è arrivato qua a Londra, e adesso è nella residenza di Lord e Lady Scott, spacciandosi per il loro nipote.”.
 
“Le racconterò anche quello che è successo ai nostri pianeti, e anche il perché il principe di Kinsei si è comportato così. Ma vorrei farle subito sapere che lui si potrà nascondere agli umani più facilmente, perché, come aspetto, non è molto dissimile da un essere umano.”.
 
“L’unica differenza è che ha dei poteri che non sono umani, come l’invulnerabilità, il potere del volo e altri che le farò vedere domani sull’astronave. Ma adesso è meglio andare a casa sua e dormire, penseremo a queste cose domani”, Eiyuu finì, quando ebbero raggiunto l’abitazione.
 
Era una casa vicino a un altro edificio diroccato, e Gordon lo indicò, dicendo, “Quella è la casa dove andrete ad abitare. Dentro è molto simile alla mia, così se volete, potete trarre spunto su come arredarla o sistemarla.”.
 
Entrarono nell’edificio, e i due alieni furono felici di essere i vicini di casa di Gordon, ed Eiyuu si chiedeva come mai quella casa fosse diroccata, e aveva intenzione di chiederglielo il giorno dopo.
 
Erano molto stanchi, così non videro bene com’era fatta la casa, e il direttore li condusse alla stanza degli ospiti.
Mise una mano sulla spalla del giovane alieno, e gli augurò buona notte.
 
“Domani mattina sarò a casa, ho una mezza giornata di riposo. Alla prigione ci pensa Smith. Siete stati fortunati, e anch’io! Non oso pensare a che sarebbe successo se voi non foste arrivati a salvarmi. Non so voi, ma domani mattina dormirò fino a tardi, ma metterò la sveglia per le undici, tanto per essere sicuri. Buona notte”, lui finì, sorridendo e chiudendo la porta della stanza.
 
Eiyuu sbadigliò, e si spogliò dei vestiti, rimanendo solo in mutande. Non aveva chiesto al direttore se aveva un pigiama da prestargli, anche perché gli era venuto in mente che, con molta probabilità, l’uomo baffuto non avesse un pigiama della sua taglia, giacché non aveva figli.
 
Era così stanco che non guardò neppure com’era fatta la camera, e Meen-yawn si era messo in fondo al letto, ed era già andato a dormire.
Eiyuu si arrampicò sul letto, notando brevemente che il materasso era morbido e che c’era un copriletto in stile patchwork, molto colorato.
Il letto era matrimoniale, e aveva tre cuscini di morbida piuma, e il piccolo alieno si addormentò all’istante, quando appoggiò il suo gran cranio su quei soffici cuscini.
 
+++++
 
Eiyuu si svegliò da solo verso le dieci e mezza, scese dal letto e si rivestì, per poi guardarsi attorno.
La stanza era quadrata, con il letto davanti alla porta, con la testiera appoggiata al muro.
Vicino al letto c’erano due comodini di legno, uno per ogni lato, con un cassetto sotto il piano e una porticina sotto esso.
 
Alla destra del letto c’era un armadio a cassettiera, sempre in legno e con quattro cassetti.
Sopra l’armadio c’era un vaso bianco decorato con dei fiori.
I cassetti avevano delle maniglie di ottone con motivi arzigogolati e in uno c’era una chiave sempre in ottone, con l’impugnatura con dei motivi arrotondati e arzigogolati, che gli piacevano molto.
 
Pensò che, quando avesse sistemato la sua casa avrebbe riprodotto quei motivi sulle chiavi del suo arredamento.   
Vicino alla porta, sulla destra, c’era una specchiera nello stesso stile del resto del mobilio.
 
Lo specchio era ovale, circondato da una cornice di legno decorata e sotto il tavolino c’era un cassettino.
La chiave del cassettino era fatta come quella della cassettiera, e quindi pensò che il mobilio fosse abbinato.
 
Vicino alla specchiera c’era un catino di metallo smaltato di colore bianco con una riga azzurra attorno al bordo, sopra una struttura di ferro e sotto c’era una brocca anch’essa di metallo smaltato, con la maniglia azzurra.
 
Alla sinistra della porta c’era un armadio ad ante, sempre in legno, con due porte e sotto un cassetto, e la solita chiave, uguale alle altre.
Poi guardò il letto e vide che era fatto con una struttura di legno e la testiera e fondo erano fatti d’ottone, con motivi arzigogolati e spiraleggianti, molto simili a quelli sulla de-gun.
 
Voleva curiosare in giro, ma si rendeva conto che non era il caso, così aspettò che il direttore Baker si svegliasse, per chiedergli di fare un giro della casa.
Eiyuu si stiracchiò, rifece il letto, osservando bene il copriletto, e pensando di chiedere a Meen-yawn di farne uno simile.
 
Era un copriletto patchwork, molto semplice ma colorato, fatto con tanti quadrati di stoffa cuciti tra loro, ed erano tutti diversi e con toni sul rosso, giallo e arancio.
Si chiese chi l’avesse fatto, perché si vedeva che era fatto a mano, e quasi poteva sentire l’amore in quella coperta.
 
“Lo chiederò al direttore dopo”, il giovane alieno si disse, ad alta voce, e si sedette sul letto, con le gambe che non raggiungevano il pavimento.
Si sdraiò sul copriletto mani dietro alla testa a mò di cuscino, con le gambe che penzolavano dal bordo, e guardò il soffitto, poi si ritirò su quando sentì un familiare rumore meccanico.
 
Meen-yawn si stava svegliando, e il piccolo genio stava guardando il corpo robotico sorridendo felicemente.
Il pescioide emerse dal “torso” della tenuta, dentro il castello, nuotò fuori da esso, dentro la cupola, e il castello si ritrasse nuovamente nella sua sede.
 
L’amico acquatico schioccò le labbra, e sbatté gli occhi, per svegliarsi, poi fece uno sbadiglio aprendo talmente tanto la bocca che gli si videro tutti i denti aguzzi.
 
“Buon giorno, Meen-yawn! Dormito bene? Io mi son addormentato appena ho messo la testa su quei morbidi cuscini”, Eiyuu affermò allegramente, sorridendo al suo amico e guardiano.
 
“Buon giorno anche a lei, Signore. Sì, ho dormito bene, grazie mille. E lei? Com’è stata la prima notte in un letto terrestre?” il pescioide chiese, sorridendo a tutti denti.
 
Il piccolo genio sorrise e rispose, “Ho dormito benissimo! Il materasso ed i cuscini son proprio morbidi, e guarda che bella questa coperta! Pensi di poterne fare una così, Meen-yawn? Mi piace moltissimo!”
 
Il guardiano acquatico guardò il copriletto, e annuì.
 
“Ma certamente, Signore…è molto semplice da fare, e posso trovare delle stoffe adatte qui a Londra, o posso anche fabbricarle usando i macchinari della navicella. Speriamo che funzionino ancora”, finì con tono preoccupato.
 
Eiyuu fece un’espressione stupita a questa sua affermazione.
 
“Ma certo che funzionano ancora! Finché funziona il motore, funzionano anche tutti gli apparati tecnologici sulla nave. E ti ricordo anche che il motore funziona, anche se l’astronave è ferma”, lui rispose con un sorriso conoscitore.
 
Meen-yawn sorrise ed annuì, e poi aspettarono l’arrivo del direttore.
Alle undici e dieci Gordon entrò nella stanza, bussando e dicendo, “Sveglia, voi due, direi che è ora di svegliarsi!” per poi sorridere, vedendo che i suoi due ospiti speciali erano già svegli e pronti.
 
Eiyuu sorrise e saltò giù dal letto agilmente, e chiese, “Sarei curioso di provare una vera colazione inglese, se è possibile. I tutti questi anni io ed il mio amico abbiamo mangiato solo cibo disidratato, e ci piacerebbe variare.”
 
Gordon annuì, e fece loro cenno di seguirlo. Erano al piano terra della casa, e per andare nella cucina passarono vicino all’ingresso, e ad una scala che portava al piano superiore.
Entrarono nella cucina ed Eiyuu spalancò gli occhi, vedendo quanto fosse bella.
 
  

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Capitolo 7
*** 7 ***


Al centro c’era un tavolo di legno con le gambe che terminavano con zampe di leone.
Dietro al tavolo c’era una stufa a legna incassata nel muro.
Alla sinistra e destra della stufa c’erano due mobili con vetrine, con vari utensili da cucina, piatti, posate, pentole e quant’altro.
Alla destra della porta c’era infine un moderno lavandino di pietra, collegato con i tubi dell’acqua.
 
“Wow…è davvero molto bella questa cucina, e vedo che ha tutte le comodità moderne. Ehm…non vorrei sembrare uno screanzato, ma mi pare di capire che lei sia una persona benestante, vedendo questa casa e sapendo che possiede anche un’altra casa. So, grazie alle informazioni raccolte dai miei robocervelli, che non tutti hanno la possibilità di possedere una casa come la sua, men che meno due!” Eiyuu spiegò al direttore Baker.
 
“Grazie mille, Eiyuu, e sì, hai ragione…sono una persona benestante. Forse ti chiederai anche perché ho lo stesso cognome della via, vero? Beh, posso dirti che io discendo da William Baker, chi costruì questa strada, e con i soldi guadagnati fece costruire queste due case, per ospitare la sua numerosa famiglia”.
 
“Nel corso degli anni la mia famiglia ha edificato altre case, qui e anche su altre vie, ed io ho ereditato questa casa perché era quella dove vivevo con i miei genitori, e quella vicina perché era un possedimento di mio padre, ma da anni era rimasta disabitata perché i miei genitori non avevano avuto la possibilità di venderla”.
 
“Continuo a pensare che sia stata una fortuna incontrarvi, sia perché mi avete salvato la vita, che perché, finalmente, quella casa avrà degli inquilini. Ora direi che è meglio mangiare, io ho fame, e voi?”, il direttore Baker finì di dire ai due alieni.
 
Meen-yawn ed Eiyuu annuirono, e il piccolo genio si sedette su una delle sedie poste vicino al tavolo, mentre il pescioide rimase in piedi, perché sapeva che avrebbe rotto una delle sedie, se si fosse seduto.
 
Il direttore prese delle uova da una credenza, del bacon dalla ghiacciaia, ed Eiyuu, vedendo questo, si disse che la sua prima creazione da condividere con i londinesi fosse il frigorifero.
Poi prese una pentola e dello strutto per friggere le uova e il bacon.
Intanto che questi friggevano e un buon profumino si spargeva nella stanza, tagliò tre fette di pane rustico, mettendole in tre piatti.
 
“Oh…Minion, tu mangi quello che mangiamo noi? Mi ero dimenticato di chiederlo, e giacché sei un pesce, magari mangi…mh…cose da pesce”, chiese Gordon all’ittioide.
 
Il pesce alieno fece una faccia stupita sia per come l’aveva chiamato il direttore, che per quello che gli chiedeva.
 
“Direttore, il mio nome è Meen-yawn, ma se non riesce a pronunciarlo, non è un problema. In ogni caso, sì, mangio quello che mangiate voi, ho visto dai filmati e foto dei robocervelli quello che mangiano i pesci terrestri, e no grazie, vermi e alghe non sono il mio genere”, finì di dire ridendo, mentre il direttore poneva il piatto con il pane, le uova e la pancetta davanti ai due alieni, e si sedeva di fronte ad Eiyuu.
 
“Son curioso di vedere questi…filmati? Sono le foto in movimento che mi dicevi, Eiyuu, giusto? Voi due siete una continua fonte di meraviglia, per me”, Gordon finì, e poi cominciarono a mangiare la colazione.
 
Il direttore si stupì nuovamente, vedendo Meen-yawn mangiare inserendo i vari cibi da un’apertura quasi invisibile posta in cima alla cupola.
Eiyuu emetteva dei mugolii di apprezzamento, e quando ebbe finito disse, “Era tutto buonissimo! Sa cosa? Ho pensato che la prima invenzione che potrei condividere con voi londinesi: è il frigorifero, vedendo la ghiacciaia. Però prima devo trovare che tipo di energia usare, perché so che l’elettricità non è ancora stata usata nella maniera che la usiamo noi, in quest’epoca. Forse col vapore…ma devo vedere”, disse tra se e se.
 
Gordon reclinò la testa, perplesso da quello che il giovane alieno stava dicendo.
 
“Frigorifero? Son curioso…che cos’è? Mi rendo conto che voi avete una tecnologia superiore rispetto a quella che c’è in quest’epoca, vero? Conosco l’elettricità, per aver letto alcuni articoli su essa, ma non pensavo che si potesse usare per alimentare invenzioni come questo…frigorifero”, disse, pensando che avrebbe fatto molte domande al piccolo genio, quella sera, quando sarebbero andati all’astronave.
 
Eiyuu annuì, e cominciò a spiegare: “Il frigorifero è una ghiacciaia alimentata dall’elettricità, che conserva i cibi a varie temperature. Sul nostro pianeta l’elettricità era generata usando l’energia del sole, del vento o dell’acqua. Soprattutto quella del sole: era la più pulita, e i nostri scienziati avevano trovato modo di creare degli accumulatori d’energia – delle capsule dove immagazzinavano la carica in eccesso – da usare in caso di nuvolo”.
 
“So che qui usate ancora illuminazione a gas o ad olio, ma con l’elettricità è possibile alimentare delle lampadine per illuminare case, strade ed altri luoghi. Penso che userò la potenza del vapore come fonte d’energia, ma poi vedrò se si può implementare l’elettricità in tutta la città ed anche in Inghilterra, per migliorare la vita di tutti”, finì, con gli occhi che luccicavano, pensando alle invenzioni che avrebbe fatto.
 
Gordon poi sparecchiò la tavola, e lavò i tre piatti nel lavandino, mentre i due alieni lo osservavano incuriositi.
 
“Ehm…se mi è permesso chiederlo, è per via del suo lavoro che è scapolo, direttore? So che di solito mansioni del genere sono fatte da donne. Ed ho anche notato che, nonostante lei sia benestante, non ha una domestica”, disse il piccolo alieno blu al curatore della prigione.
 
Gordon sorrise sotto i baffi, scosse il capo e rispose, “Sei davvero curioso, Eiyuu, ma so che è una delle caratteristiche di una mente geniale. In ogni caso, sì, hai centrato in pieno. Prima di cominciare a fare il lavoro di direttore della prigione ero fidanzato con una ragazza molto bella e dolce, o almeno così sembrava”.
 
“Solitamente non racconterei questa storia a un ragazzino di dieci anni, ma mi rendo conto che tu sei più maturo rispetto all’età che hai. Emily ed io ci amavamo tanto, e lei aveva anche confezionato quel copriletto che c’è nella stanza dove hai dormito”.
 
“Dopo cinque anni che stavamo assieme, le ho chiesto se voleva sposarmi, e lei mi ha detto sì. Io ero al colmo della felicità, ma poi le cose son cominciate a precipitare, quando le ho detto che sarei andato a lavorare come guardia alla prigione”.
 
“In pratica ho scoperto che all’inizio lei mi voleva bene per quello che ero, poi aveva scoperto la mia ricchezza ed era diventata molto possessiva, e voleva sposarmi solo per i miei soldi. Lei proveniva da una famiglia di campagna, ma quando siamo stati assieme, le ho insegnato come stare in società, ed è rimasta inebriata dal potere che ne derivava”.
 
“Quando le ho chiesto di sposarmi, lei pensava che avrei fatto un lavoro in linea con quelli della mia famiglia: banchiere o avvocato, ma io ero – e sono – un uomo molto più pratico e avevo dei contatti con il direttore della prigione”.
 
“Gli avevo chiesto se potevo entrare a far parte del suo personale, magari come guardia, e lui aveva accettato, dicendomi che, in effetti, gli servivano uomini del mio stampo, che la maggior parte delle altre guardie erano dei lazzaroni scansafatiche”.
 
“Avevo intenzione di comunicare la lieta notizia a Emily dopo il nostro fidanzamento, pensando che lei ne sarebbe stata contenta. Oh…come mi sbagliavo.
Me lo ricordo ancora, nonostante siano passati molti anni: io avevo un sorriso fiducioso, e lei invece aveva un’espressione orripilata dipinta sul volto”.
 
“Dichiarò che non voleva crederci, e che se era uno scherzo, era veramente pessimo. Quando le dissi che era la verità, lei fece un’espressione arrabbiata, si sfilò l’anello di fidanzamento dalla mano inguantata e lo gettò a terra, per poi uscire piangendo e gridando da questa stessa casa”.
 
“Quell’anello era un gioiello storico della mia famiglia, appartenuto a mia madre, e prima ancora a mia nonna e così via. Era l’anello ufficiale di fidanzamento della mia famiglia. Io stavo piangendo, e raccolsi quell’anello, per portarlo dov’era conservato in precedenza”.
 
“Per farla breve, andai da lei per parlarle e farla ragionare, ma lei aveva già preso la sua decisione: non voleva stare più con me. Peggio ancora, mi disse che avrebbe cominciato a frequentare uno dei miei amici scapoli che le avevo presentato qualche anno prima”.
 
“Dichiarò che quest’uomo era più adatto alle sue attese, e che le aveva detto che sarebbe stato molto felice di stare insieme con lei, se non fosse stata già impegnata con me. Così cominciò a frequentare questo mio amico, e dopo un paio d’anni si fidanzarono, mentre io mi ero rassegnato a rimanere single”.
 
“L’anno in cui si fidanzarono, io ero passato da guardia a direttore della prigione, perché il precedente curatore aveva deciso di ritirarsi, poiché era anziano e quel lavoro era particolarmente stressante e pericoloso, come hai potuto vedere anche tu”.
 
“Io fui invitato alla festa di fidanzamento e volevo quasi rifiutare l’invito, ma sapevo che sarebbe stato sgarbato. Così andai, e scoprii che Emily non era contenta nemmeno con Edward, perché era saltato fuori che lui era interessato a lei solo economicamente”.
 
“Devi sapere che Emily era figlia di gente che abitava in campagna, poco fuori Londra, e la compagnia d’Edward voleva acquistare il terreno dei genitori di Emily, ma loro non volevano cedere. Qualche mese prima che Emily ed Edward si fidanzassero, i suoi genitori erano morti, lasciando terreno e casa in eredità a lei”.
 
“Edward le fece firmare il contratto di fidanzamento, come di consuetudine, ma lei non lo lesse. Solamente che in quel contratto c’era scritto che tutti i possedimenti della fidanzata divenivano in automatico proprietà del fidanzato, così Edward conquistò il terreno senza spendere un penny”.
 
“Lei lo amava, ma lui aveva fatto tutto per soldi. Un anno dopo si sposarono, ed Edward aveva già cominciato a costruire magazzini ed una fabbrica in quell’area. Ora Emily è ancora sposata con lui, ma ho sentito che si tradiscono a vicenda, una cosa molto riprovevole. Ma è anche una cosa che succede molto spesso alle persone dell’alta società, ed è molto triste”.
 
“Io mi son sentito doppiamente tradito, da Emily ed anche da Edward, perché non avevo idea che fosse un tipo così subdolo. Ho smesso di frequentarli, ed adesso poso dire di essere in qualche maniera felice”.
 
“Per quel che riguarda la domestica, oggi è il suo giorno di riposo. Fortunatamente è una donna che viene dalla campagna, e non si spaventa per nulla. Dovrebbe rientrare domani mattina presto, e penso che le dirò di voi, se non vi dispiace. È una gran chiacchierona, ma sa anche mantenere un segreto”, Gordon finì, facendo l’occhiolino ai due alieni che lo stavano osservando, rapiti dal suo racconto.
 
Eiyuu fu il primo a riprendersi, sorrise e disse, “Accidenti! Mi dispiace per lei, quest’Emily pareva proprio essere giusta per lei. E per quel che riguarda la domestica, va bene, glielo dica pure. Basta che mantenga il segreto, anche se vorrei farmi conoscere dai londinesi, soprattutto essere temuto dai criminali. Infatti, spero che quella banda diffonda la voce di un ragazzino dalla pelle blu con un’arma terribile”, il piccolo genio affermò, con un sorriso furbetto sulle labbra.
 
Gordon rise a quell’affermazione, e pensò che il ragazzo sarebbe stato un ottimo detective, perché sapeva che alcuni di essi avevano dei metodi che, molte volte, non erano proprio legali, e spesso si ritrovavano a dover avere contatti con la malavita per informazioni od altro.
 
“Beh, son sicuro che non passerai inosservato, senza offesa ovviamente. Anche se cercherai di camuffarti, sarà molto difficile nascondere certe tue caratteristiche. Adesso voi rimarrete qui in casa, perché tra un po’ devo andare a lavorare. Oggi comincio all’una del pomeriggio, ma fortunatamente finirò verso le sette di sera”.
 
“Verrò qua e preparerò la cena. Al momento sentitevi liberi di girare per casa, ed osservarla, mi fido di voi. Venite, devo farvi vedere una cosa”, il direttore disse loro, andando verso la scala all’ingresso.
 
Salirono tutti e tre sulle scale, fino al secondo piano, e poi salirono altre scale, per arrivare in soffitta.
Arrivati lì, il direttore aprì una porticina e invitò i due suoi ospiti speciali a seguirlo.
Entrarono in un’altra soffitta, che era ancora intera, ma molto polverosa.
 
“Ecco…adesso siamo dentro la vostra futura casa. I miei genitori hanno fatto costruire quel passaggio nella speranza che io potessi abitare con Emily l’altra casa, ed essere comunque in contatto con mia madre e mio padre”, Gordon raccontò ad Eiyuu, guardando la soffitta polverosa con tristezza.
 
“Lei è venuto qua recentemente, vero, direttore?” chiese il piccolo alieno all’uomo baffuto.
 
Il direttore Baker inarcò le sopracciglia, e rispose, “Sì, come fai a saperlo? Son venuto perché mi era venuta improvvisamente voglia di dare una controllatina”.
 
Il futuro detective indicò il pavimento impolverato della soffitta e disse, “Ho notato quelle impronte sul pavimento, ed ho dedotto che erano recenti. Guardando le sue scarpe, soprattutto la loro forma, ho capito che era stato lei a lasciare quelle tracce, ed inoltre…”, disse annusando l’aria, “…sento il profumo della sua acqua di colonia che si è sicuramente depositato sulla polvere”.
 
L’uomo baffuto spalancò gli occhi, sorpreso dalle capacità deduttive di quel ragazzino.
 
“Ma è incredibile! In effetti, indossavo queste scarpe quando sono entrato qua, e mi ero appena messo la mia acqua di colonia. Levami una curiosità, io son venuto qua una settimana fa, e non sento nessun odore, com’è che tu, invece, lo senti?” lui chiese, cercando di capire come avesse fatto a scoprirlo.
 
Eiyuu sorrise, e rispose così: “Grazie per il complimento, direttore. Per le scarpe ed impronte, possiedo un senso innato della misura, e a colpo d’occhio sono in grado di vedere la corrispondenza tra due cose. E per la colonia, la mia razza ha un senso dell’olfatto MOLTO più sviluppato rispetto ai terrestri, e quindi sono in grado di sentire odori che gli umani non sono in grado”.
 
“Il mio senso dell’olfatto può essere paragonato all’incirca a quello di un cane o un gatto. E tutto grazie a questo mio cervello più sviluppato, e con molte più connessioni neuronali rispetto a quello umano. Non ho ancora capito perché la mia specie si sia evoluta in questa maniera, ma devo ancora studiare alcune informazioni archiviate nel computer della nave”, il giovane alieno finì di spiegare al curatore della prigione.
 
Gordon lo stava guardando stupefatto, e quando ritrovò la voce, disse, “Avevo intuito che hai un cervello più avanzato del nostro, ma addirittura avere dei sensi come un animale! Ah…non ti paragono ad un animale, sia ben chiaro: sei una persona incredibile, e credo che fare il detective per te sarà facilissimo. Sia per i tuoi sensi sviluppati che per la tecnologia che hai a portata di mano”.
 
“Hai parlato d’evoluzione…e questo mi ha ricordato Charles Darwin, e il suo libro “L’Origine della Specie”, e penso che sia un libro che ti piacerebbe leggere. Io sono uno dei pochi fortunati che possiede quel libro, dopo te lo darò, così potrai leggerlo questo pomeriggio, se ti va. E son curioso di sentire la tua opinione a riguardo, poiché sei un uomo di scienza, vero Eiyuu?” il direttore chiese al giovane alieno, sorridendo.     
 
Il piccolo genio s’illuminò, appena sentì parlare di quel libro e del suo scrittore. Li conosceva poiché aveva ricevuto informazioni tramite i robocervelli, ma non aveva avuto modo di leggere il libro, poiché era stato stampato in poche copie, e in ogni modo non voleva abbassarsi a farlo rubare dai cyborg, per poterlo leggere.
 
“Ho presente il libro e so chi è Darwin, poiché ho ricevuto informazioni tramite le sonde – i robocervelli – ma non ho letto l’opera, e quindi sarei molto felice di poterlo guardare, grazie mille”, Eiyuu affermò, con un sorriso stampato sulle labbra.
 
Gordon annuì, e scesero tutti e tre, andando nella biblioteca.
Il bambino spalancò la bocca a quella vista: era una stanza rettangolare, con tre tappeti finemente lavorati, con motivi di fiori e foglie, che gli ricordavano sempre la sua pistola.
 
Al centro c’era un tavolino di forma ottagonale, di legno e con un ripiano di marmo, con le gambe a croce sul pavimento, e le “colonne” che salivano da metà “croce” fino al tavolino.
Su ogni lato c’erano dei cassettini con maniglie d’ottone e chiudibili con una chiave.
Sopra il tavolino c’era una lampada ad olio, che serviva ad illuminare la stanza quando veniva buio.
 
Tutt’intorno alla stanza c’erano vetrine piene di libri, ed in alcune c’erano oggetti in ceramica, finemente decorati.
Vicino ad una vetrina c’era un divano di legno, finemente decorato, e tappezzato con una stoffa con disegnate delle rose rosse.
Vicino alla porta c’era un orologio a pendolo, utile per vedere l’ora.
 
L’orologio era semplice ma molto bello: di forma rettangolare, con base a trapezio rovesciato, alto, e cima della stessa forma ma più fina.
Sotto la cima aveva una decorazione ondulata che riproduceva un ramo di qualche pianta, tipo edera o vite, con foglie alternate sul ramo.
 
Il quadrante aveva numeri romani e lancette che terminavano con un cerchio, prima della punta.
Il pendolo era fatto così: in fondo aveva un “piatto” circolare, che stava attaccato all’asta con una decorazione a forma di lira.
L’asta era piatta e larga, e formata da cinque “righe” sporgenti.
Sul vetro della portina c’era la scritta “Standard Time”.
 
Il ragazzo era ancora perso a guardare quella meraviglia architettonica, ed a osservare quanti libri possedeva il direttore.
Si riscosse dalla sua trance quando Gordon gli porse il libro di Darwin.
 
“Oh…scusi…mi ero incantato a guardare questa bellissima stanza. Grazie, lo leggerò e poi le farò sapere che ne penso. Ah…devo dirle che sono un “veloce lettore”, quindi volevo chiederle se posso permettermi di leggere altri libri questo pomeriggio”, Eiyuu disse sorridendo al curatore della prigione.
 
Il direttore Baker annuì e sorrise, non stupendosi del fatto che il giovane alieno volesse leggere altri libri.
 
“Ma certamente, ragazzo mio! Qui c’è la chiave per aprire le vetrine, e qui la scala per raggiungere i ripiani più alti. Alcuni di questi libri sono molto vecchi, quindi ti chiedo di fare attenzione, per favore”, Gordon spiegò, appoggiando la chiave sul tavolino ottagonale ed indicando una scala con ruote appoggiata alla libreria.
 
Eiyuu annuì, capendo perfettamente, e pensando di scansionare o ricopiare a computer qualcuno di quei libri, o prendere appunti e poi annotarli sia su carta sia su computer.
 
“Per caso ha qualche foglio di carta, dove annotare informazioni? O un taccuino?” il piccolo genio chiese.
 
L’uomo baffuto annuì, e tirò fuori un piccolo taccuino con pagine bianche da una sezione della libreria.
Eiyuu notò che aveva parecchi di quei notes nella vetrina e si chiese perché.
 
“Come mai ha così tanti taccuini, direttore Baker?” il curioso bambino chiese all’uomo.
 
“È perché mi piace prendere appunti quando leggo un libro, e non voglio rovinarlo scrivendo annotazioni su di esso”, Gordon rispose semplicemente, sorridendo.
 
L’alieno blu annuì, capendo perfettamente. Anche lui avrebbe fatto così.
 
Era quasi ora di pranzo, così il giovane genio mise il libro sul divano e ritornarono in cucina, dove il direttore preparò un pranzo veloce, prosciutto arrostito e un’altra fetta di pane, giacché entrambi non avevano molta fame.
 
Mangiarono con calma, e poi il direttore parlò così: “Tra un poco devo tornare al lavoro. Come vi ho detto prima, sentitevi liberi di girare in casa, ed anche nell’altra abitazione, vi assicuro che è strutturalmente sicura, da quello che ho visto. Vi do anche il permesso di guardare negli armadi e bauli in soffitta, ci sono dei miei vecchi completi ed altri vestiti che magari potrebbero andarti bene, una volta adattati”. 
 
“Ci sono alcuni mobili che hanno bisogno di una pulita, nella vostra casa, ma penso che siano ancora usabili, in ogni caso vedete voi. Io finirò alle sette di sera, quindi sarò qui più o meno per le sette e mezzo, massimo sette e tre quarti”.
 
I due ospiti annuirono, e lo ringraziarono ancora. Il direttore mise la sua giacca di velluto marrone ed uscì dalla casa, chiudendo la porta a chiave.
Eiyuu e Meen-yawn decisero prima di esplorare un po’ quella casa e anche la loro nuova abitazione.

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Capitolo 8
*** 8 ***


I due alieni andarono di sopra, in soffitta, per guardare che c’era d’interessante.
Dato che Gordon aveva accordato loro il permesso di guardare negli armadi e nei bauli, Eiyuu aprì un semplice armadio di legno e guardò cosa c’era dentro.
 
“Oooh…guarda Meen-yawn! Adesso sono troppo piccolo perché possa indossare questi vestiti, ma mi piacciono molto come stile. Pensi che sia facile modificarli per adattarli alla mia corporatura?” Eiyuu chiese al suo amico acquatico, indicando dei pantaloni a sigaretta di colore scuro, e delle giacche lunghe blu e marrone.
 
Il pesce nella tenuta robotica estrasse dall’armadio quei completi, e li guardò bene, per poi sorridere e dichiarare, “Ma certamente, Signore. E penso che starebbe bene con vestiti simili. Sono molto eleganti, e pratici.”
 
L’ittioide continuò a estrarre dall’armadio tutti i pantaloni e giacche, lasciando stare le camicie, perché erano troppo attillate, e con colletti troppo ampi, decidendo di confezionarle su misura per il suo protetto.
 
Eiyuu intanto stava guardando dentro un altro armadio, e rimase perplesso quando vide dei vestiti femminili, decidendo di chiedere al direttore di chi fossero.
Dallo stile parevano molto vecchi, e pensò che, probabilmente, fossero appartenuti alla madre di Gordon.
 
Poi guardò nei piccoli cassetti e vide, con meraviglia, che erano pieni di gioielli femminili.
C’erano diversi cammei, in rosso, bianco e nero, orecchini finemente lavorati, collane e anelli.
 
“Meen-yawn, mi fai il favore di vedere che c’è in quei cassettini nell’armadio?” il giovane alieno chiese al suo guardiano, rimettendo un cammeo di corallo rosso nel cassettino.
 
Il pesce ubbidì, e rimase colpito dai gioielli da uomo che c’erano nel cassettino.
 
“Signore, ci sono degli anelli e dei gemelli bellissimi qua dentro, venga a vedere”, Meen-yawn dichiarò, dopo che fu uscito dallo stato di stupore.
 
Eiyuu andò lì, e guardò i gioielli, pensando poi di chiedere al direttore se erano suoi o di suo padre.
Lo stile era più antico rispetto a quell’epoca, probabilmente risalente ai primi dell’ottocento, e quindi era sicuro che fossero appartenuti al suo genitore.
 
Poi i due andarono a frugare in un baule, e lì trovarono dei vestiti un po’ più moderni, e della giusta taglia per Eiyuu.
 
“Questi sono i vestiti del direttore Baker, quando era giovane, guarda! Ci sono anche dei pigiami!” l’alieno blu disse, indicando una camicia da notte bianca e a righe nere.
Ce n’erano anche a righe blu e verdi, ed erano i tipici pigiami dell’epoca.
 
Estrassero un po’ di vestiti, che erano abbastanza simili allo stile scelto da Eiyuu, e Meen-yawn dichiarò che sarebbe stato facile modificarli.
Presero dei pantaloni alla zuava di velluto a coste marrone, blu e nero, e dei gilè grigi, blu scuro e nero, fatti in varie fogge, con orlo dritto o a punta.
 
Misero questi vestiti nel primo armadio aperto, e poi entrarono nella soffitta polverosa della loro futura casa.
Meen-yawn guardò con occhio critico tutta quella sporcizia, pensando che avrebbe avuto molto da fare.
 
Nella soffitta c’erano alcuni mobili, come armadi e tavolini, e i due alieni aprirono le portine e i cassetti, non trovandoci nulla dentro.
 
“Beh, è abbastanza logico, no? Con molta probabilità il direttore ha già preso tutto quello che gli interessava, portandolo nella sua casa”, ipotizzò il giovane genio.
 
Scesero le scale e aprirono la porta, arrivando al secondo piano dell’abitazione, notando che era effettivamente molto simile all’appartamento del direttore.
Aprirono alcune porte, guardando le stanze, ed Eiyuu fu felice di costatare che c’era anche una stanza adibita a libreria, con delle vetrine molto simili a quelle della casa di Gordon.
 
Osservò bene la scala, e i mobili, notando che solo la scala era tarlata e da sostituire.
 
“Meen-yawn, registra: sostituire scala biblioteca, spolverare mobili e casa. Avremo molto da lavorare, ma sarà divertente!” il giovane alieno disse al suo guardiano/amico, sapendo che aveva un registratore di suoni incorporato nella tenuta robotica.
 
“Ma non è necessario che lei pulisca, lasci tutto a me, Signore”, l’ittioide replicò, sapendo che il giovane genio si sarebbe stancato a fare lavori così pesanti, mentre lui, nel corpo robotico, non avrebbe avuto questo tipo di problema.
 
Eiyuu si accigliò, e dichiarò, “Non dire sciocchezze, amico mio! Lo sai quanto mi piaccia fare lavori di questo genere! Domani cominceremo a pulire come si deve, intanto continuiamo a guardare la casa, per vedere se ci sono mobili da sostituire.”
 
Il pescioide sapeva che quando Eiyuu si metteva qualcosa in testa, non c’era verso di fargli cambiare idea, così sospirò e disse, “Va bene, Signore, se le aggrada…in ogni caso son stupito del fatto che questi mobili siano ancora in buonissimo stato! È una fortuna per noi, vero?”
 
Il giovane alieno sorrise e annuì, e andarono nelle altre stanze, prendendo nota di quali mobili potevano tenere, e quali sostituire.
Poi scesero le scale per andare al piano terra, entrando in cucina, e Meen-yawn osservò che era meno moderna di quella del direttore, ma c’erano tutte le suppellettili che servivano per cucinare.
 
Il guardiano provò a far funzionare il lavandino, che invece che avere il rubinetto, aveva ancora la pompa per l’acqua.
Eiyuu lo fermò, prima che potesse usare la leva, tirò fuori una lattina di olio spray dalla pochette e oliò la leva.
 
“Eco, così penso che vada”, l’alieno geniale disse al suo amico.
 
Meen-yawn allora prese la leva, quasi aspettandosi che si staccasse, e pompò su e giù.
Con sua meraviglia, non solo la barra non si ruppe, ma dell’acqua rossa dalla ruggine cominciò a uscire dal becco, nel lavandino.
 
“Wow…son meravigliato. Ma credo che sia meglio chiedere al direttore di collegarlo con il moderno impianto dell’acqua, che ne dice, Signore?” Meen-yawn dichiarò al suo protetto.
 
Eiyuu annuì, e disse, “Meglio…così potremmo anche lavare meglio la casa. Per scaldare l’acqua penso che potremmo usare la mia pistola, settata su “destroy”, però prima devo fare delle prove. E poi dovrò pensare a inventare qualcosa di più ecologico per riscaldare l’acqua”, finì, pensando ai dati presi dai robocervelli sull’inquinamento di Londra dato dall’uso intensivo del carbone e dei caminetti per scaldare l’acqua.
 
Usciti dalla cucina, guardarono le altre stanze, una toilette con tanto di WC, un salotto e una stanza da letto simile a quella dove avevano dormito a casa del direttore.
Anche in quelle stanze c’era il mobilio solo molto impolverato, ma ancora usabile.
 
“Ok, domani dovremo cominciare a pulire bene questa casa, cominciando da quella camera, dove dormirò io. Poi la toilette e la cucina, la libreria, e poi il resto delle stanze. Sarà un lavoro lungo e sporco ma divertente. Mi sembra incredibile la fortuna che abbiamo avuto, vero Meen-yawn? Ed anche il direttore Baker! Ora torniamo a casa sua, così posso cominciare a leggere il libro di Darwin”, Eiyuu disse al suo guardiano.
 
Così tornarono nell’altra casa, il giovane alieno si lavò le mani nel bagno del direttore, e poi salirono in biblioteca, Eiyuu a leggere “L’Origine della Specie”, mentre Meen-yawn guardava per qualche libro di ricette, avendo deciso di imparare a cucinare per il suo amico.
 
Guardando l’orologio a pendolo, Eiyuu si accorse che erano già le tre del pomeriggio, e decise che, verso le quattro, avrebbe fatto uno spuntino.
Fortunatamente la pendola era una di quelle che suonava allo scoccare dell’ora, così mangiò del cibo disidratato che si era portato dietro nella pochette.
 
I due alieni continuarono a leggere i loro libri, e verso le sei Eiyuu aveva finito di leggere il suo, e si apprestava a cercarne un altro, salendo sulla scala.
Si accigliò quando sentì un rumore come di porta che viene aperta, provenire dal primo piano.
 
Non era un rumore di scasso, e ragionò che sarebbe stato estremamente stupido cercare di entrare con la forza nella casa del direttore della prigione.
Però era troppo presto perché fosse lui, così fece segno a Meen-yawn di seguirlo di sopra, stando zitto.
 
Raggiunta la soffitta, il piccolo alieno sussurrò al suo amico acquatico, “Scusa…ma non volevo rischiare di essere visto. Secondo te chi può essere? Il direttore dovrebbe arrivare tra un’ora e mezza, non può essere lui. D’altro canto potrebbe anche essere che se ne sia andato via prima, ma a giudicare dal suo carattere, non credo.”
 
Il pescioide pensò per un attimo, e poi dichiarò, “Non potrebbe essere la domestica? Il rumore pareva quello di chiavi.”
 
Eiyuu annuì, e rispose, “Potrebbe essere, ma il direttore ci ha detto che doveva rientrare solo domani. Oh…sento che sta arrivando quassù!”, li finì, sentendo dei passi avvicinarsi alle scale.
 
I due alieni andarono in punta d piedi verso la loro casa, entrando nel passaggio di collegamento.
Quando sentirono il pavimento della soffitta scricchiolare, Eiyuu accostò l’orecchio alla porta, per sentire, ed ebbe un moto di panico, quando sentì la persona avvicinarsi a dove erano.
 
Poi spalancò gli occhi quando sentì che, chiunque fosse dall’altra parte, stava chiudendo a chiave la serratura della porta del passaggio.
 
“Ma che diamine! Tutti gli uomini son uguali! Si dimenticano sempre di chiudere le porte a chiave! Rabbrividisco al pensiero di qualche ratto che potrebbe entrare dalla vecchia casa attraverso questa porta!”, la donna dichiarò.
 
Eiyuu e Meen-yawn seppero che era quasi sicuramente la domestica, e l’alieno blu rimase perplesso dall’accento della signora.
Parlava bene l’inglese, ma pareva molto rozza, no…no rozza…qualcos’altro…ma poi pensò che magari parlava così perché veniva dalla campagna.
 
I due alieni aspettarono che la domestica andasse via dalla stanza, sperando che non controllasse nell’armadio dove avevano messo i vestiti.
Poi Eiyuu fece un segno a Meen-yawn di seguirlo, e scesero nel piano sottostante.
 
“Che scocciatura…adesso dobbiamo aspettare che arrivi il direttore. Circa un’ora e mezza…speriamo che arrivi presto”, dichiarò il piccolo genio al suo amico acquatico.
Nel frattempo esplorarono ancora un pochino la casa, decidendo come mettere i mobili, e usando la pistola su alcuni, settata su distruggere.
 
Facendo così, l’ora e mezzo passò velocemente, e poi i due aspettarono.
Nel frattempo il direttore era tornato a casa, e si era accigliato un po’, vedendo che la porta non era chiusa a chiave.
 
“Signor Baker! Bentornato a casa! Sono arrivata prima, è contento?” chiese la domestica, sentendo la porta aprirsi.
 
“Hanna! Non mi aspettavo che lei tornasse così presto! Se posso chiederlo, come mai?” chiese Gordon, nascondendo la sua preoccupazione per i suoi particolari ospiti.
 
La donna di colore rispose, “Ho finito le mie faccende, ed ho trovato un treno che arrivava qua entro la serata. So quanto ha bisogno del mio aiuto, ed ero preoccupata anche dalle sue abitudini alimentari! E non mi dica che ha mangiato in maniera salutare, perché SO che lei mangia poco e cose non salutari, quando manco!” lei finì, agitando il dito davanti alla faccia del curatore della prigione.
 
A differenza d’altre domestiche di colore, o governanti in generale, Hanna era trattata alla pari da Gordon, e avevano un rapporto molto aperto, così la donna sapeva che poteva permettersi di redarguire l’uomo in quella maniera.
 
Il direttore rise, e disse, “Touché! Ha ragione. Vorrei farle una domanda: ha…mh…notato qualcosa di strano? Di fuori posto?” lui chiese, pensando ai due alieni.
 
Hanna sorrise, e replicò, “Beh, c’era un libro di ricette in biblioteca che era fuori posto, e poi son salita in soffitta, per chiudere a chiave il passaggio nell’altra casa, per evitare che i topi entrassero.”
 
Gordon pensò che i suoi ospiti fossero andati nell’altra casa a nascondersi, così disse, “Venga con me, ho da farle vedere qualcosa.”
 
Salirono fino in soffitta, e poi il direttore riaprì la porta del passaggio, dicendo, “Ragazzi? Siete lì?”
 
Eiyuu e Meen-yawn erano saliti in soffitta, e il piccolo alieno rispose, “Sì, direttore Baker, siamo qui. Possiamo venire?”
 
“Aspettate un attimo. Hanna, ti pregerei di non urlare, vedendo i nostri due ospiti. Mi hanno salvato la vita, ed ho deciso non solo di ospitarli qui, ma anche di dare loro la casa abbandonata. Come posso dire…non sono di questa terra”, Gordon disse seriamente alla sua governante.
 
La donna si accigliò, ma aveva fiducia nel suo datore di lavoro, così rispose, “La casa è sua, e può invitare chi vuole. Dopo il suo discorso sono curiosa di vedere questi enigmatici ospiti!”
 
Così Gordon aprì la porta, per rivelare chi c’era dietro. 

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