Unfinished Memories

di Shine_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***
Capitolo 4: *** #4 ***



Capitolo 1
*** #1 ***



Unfinished Memories

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C’era qualcosa di strano.

Il detective liceale dell’est si rendeva conto che effettivamente qualcosa non andava.

Era a casa sua, finalmente nel suo vero corpo, con la sua amica d’infanzia tra le braccia ma c’era un particolare che proprio non riusciva a capire.

Lei piangeva, ma non era questo il punto.

Lei piangeva da un’ora e non gli aveva ancora rivolto una parola.

Si ricordava della sua entrata nella stanza mentre lui era intento a fissare il soffitto e a ripensare a quegli ultimi mesi movimentati.

Aveva sentito la porta aprirsi con un colpo, si era messo a sedere con molta fatica e poi si era ritrovato la sua amica d’infanzia Ran Mouri tra le braccia, non che a lui dispiacesse.

“Ran, stai calma” disse all’improvviso sperando di farla smettere e capire quello che le era successo.

“calmarmi?” ecco, forse non doveva usare proprio quelle parole, iniziò a pensare il giovane Shinichi sentendo la ragazza allontanarsi di colpo e vedendo i suoi occhi ridursi a due fessure.

“idiota!” ripeteva la giovane continuando a colpire il petto dell’amico con dei leggeri pugni “come credi mi sia sentita? Presa in giro! Tu mi hai presa in giro per mesi e mesi vivendo al mio fianco senza dirmi nemmeno una volta, nemmeno una, Shinichi, la verità! Comparivi all’improvviso e poi te ne andavi.. dicendomi di aspettare .. di aspettarti quando invece tu..” le lacrime continuavano a scorrerle lungo le guance non accennando a fermarsi neanche un attimo

“Ran, ascolta io..” tentò di parlare il giovane Kudo venendo subito interrotto dalla ragazza e dalla sua carica di pugni

“no, non dirmi che volevi solo proteggermi! Mi sentivi quando piangevo per te e tu.. non facevi niente! Niente, non una parola.. una misera parola, Shinichi. Non chiedevo molto.. volevo solo sapere la verità” la voce si spegne lentamente concludendo quel discorso quasi urlato in un tiepido sussurro bagnato di lacrime.

Ran abbassa lo sguardo asciugandosi velocemente le lacrime, ancora una volta è debole.

Quando si tratta di lui tutte le sue certezze vengono spazzate via, tutta la sua forza da karateka si dissolve e si ritrova sempre in lacrime di fronte a lui mostrandogli la sua fragilità.

Shinichi la abbracciò forte, avvicinando quel corpo fragile, che tanto gli era mancato, al suo.

Sentì le mani di Ran stringersi alla maglia del suo pigiama e il volto sprofondare contro la sua spalla.

“Shinichi” la sentì mormorare stringendola poi più forte come rispondendo al suo richiamo.

“Ran, sono qui ora.. e non me ne andrò mai più” le rispose immergendo il volto tra i suoi capelli respirandone l’essenza.

“perché? Perché non mi hai detto niente? Lo sapevano tutti, ero l’unica a non conoscere il tuo segreto.. perché non me l’hai detto Shinichi?” continuò lei scostandosi quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.

“Non ti fidavi di me?” chiede poi con voce debole, quella risposta è l’unica cosa che ora le importa.

“No, no io mi fido di te Ran!” esclama con molta enfasi lui arrossendo e distogliendo subito lo sguardo verso un punto impreciso delle lenzuola. Non si accorge in questo modo del leggero sorriso sulle labbra della giovane Mouri e dello scintillio nei suoi occhi.

“il fatto è che.. hai visto quello di cui erano capaci.. ho cercato di proteggerti e mi dispiace averti fatto soffrire. Non sai quante volte ho dovuto chiudere con forza le labbra per non parlare, per non dirti quella verità che ti avrebbe condannato..” durante tutto il discorso non ha mai sollevato lo sguardo da quelle lenzuola di cui Ran si scopre profondamente gelosa. Non ha potuto vedere il suo Shinichi negli occhi per mesi e mesi e ora ne ha bisogno, quasi più del respirare.

Sta per richiamare la sua attenzione quando sente la sua flebile voce pronunciare delle parole che le fanno battere il cuore più velocemente.

“Ran, non riuscirei a vivere sapendoti in pericolo” il grande detective si passa una mano tra i capelli imbarazzato, sta per fare una battutina ironica giusto per alleggerire quell’eccessiva tensione quando si sente tirare e scuotere per il bavero del pigiama.

“sei un’irresponsabile! Sai cos’hai rischiato Shinichi? Riesci a capire con quella testolina che ti ritrovi quello che poteva succedere?! Tu saresti.. idiota. Hai rischiato di morire” la giovane si fermò tenendo però le mani strette sulla maglia del pigiama dell’amico.

“Ran..” iniziò questo venendo subito interrotto

“perché non lo capisci, Shinichi? Io.. io..” il giovane Kudo la guardò negli occhi, nei suoi occhi azzurri così vicini.. vide le guance della ragazza tingersi di rosso e di conseguenza arrossì anch’egli.

Sempre più vicino, sempre più vicino. Chiuse gli occhi assaporando già quella sensazione che aveva voluto provare così tante volte quando era il piccolo Conan.

“io credo tu stia molto male con gli occhiali, Shinichi. Perderesti almeno la metà delle ammiratrici”

Ecco, a questo punto Shinichi avrebbe volentieri sbattuto la testa contro un mobile.

“sai, ora .. credo tu abbia bisogno di dormire” continuò lei mentre il suo viso andava a fuoco

“tua madre ha detto che hai bisogno di riposo.. quindi io vado.. ci vediamo domani a scuola giusto?” e dicendo questo indietreggiava sempre più verso la porta

“Ran” la chiamò all’improvviso facendola voltare, la mano già sulla maniglia

“ecco io..” iniziò il giovane arrossendo leggermente sulle guance

“sì?” lo incitò l’amica quasi avvicinandosi a lui

“mi chiedevo se tu.. mi presteresti gli appunti quando mi rimetterò in piedi?”

Si sarebbe soffocato sotto il cuscino. Lo avrebbe fatto non appena Ran si fosse chiusa quella porta alle spalle.

Forse aveva ragione sua madre, in certe cose era proprio un vero imbranato

“certo! Te li ho tenuti pronti nel caso fossi tornato all’improvviso”

Le sorrise ringraziandola e quando Ran si chiuse la porta alle spalle si buttò di peso sul materasso, lo sguardo fisso verso il soffitto con mille pensieri per la testa.

Ora aveva tutto il tempo per risolvere le questioni in sospeso con Ran.





Angolino Shine:
L'ho scritta quest'estate ed è rimasta a poltrire su un foglio di carta ed ora eccola qua.
L'ho voluta pubblicare oggi perchè sto quasi impazzendo man mano il 12 Ottobre si avvicina.
Quindi voi, poveri, vi dovete subire le mie "storie".
Detto questo ditemi tutto, tutto, tutto quello che pensate di questa.. cosa. ù.ù

Sono una serie di storielle che mi sono venute in mente guardando delle Fan-Art.
Le immagini sono stupende mentre quello che ho creato io è più uno sgorbio.
Evviva l'autostima. :)
Ah, prima di eclissarmi per sempre e lasciarvi al vostro compito di recensire devo solo aggiungere una cosa, il titolo della raccolta è "Unfinished Memories" perchè 1: mi piace troppo quella canzone e 2: ho visto un video su Shin e Ran basata proprio su quella song.

Vi lascio anche il link se volete vederlo. Davvero bello, bello, bello. Niente a che fare con i miei sgorbi. Quello è un capolavoro. ù.ù

Alla prossima, non so se riuscirete a sbarazzarvi di me.

Shine, che vi perseguiterà per sempre ma vi vuole tanto bene se lasciate un segno del vostro passaggio.









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Capitolo 2
*** #2 ***



U
nfinished Memories

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Due bambini camminano vicini riparandosi sotto lo stesso ombrello verde dal temporale incessante.

Camminano in silenzio con il solo rumore del traffico di Tokio e della pioggia che ritmicamente si abbatte sull’ombrello.

All’improvviso il bambino si ferma obbligando anche l’altra a fermarsi per non bagnare il vestito rosa, uno dei nuovi regali della madre.

“Shin-” lo sta per chiamare ma lui la precede “guarda” dice ed indica un punto della stradina buia di fianco a loro.

Lei osserva attentamente ma nel punto indicato non vede altro che cartoni ammassati alla rinfusa.

Sta per chiedere nuovi indizi, quando poi lo vede allontanarsi lo segue, sia perché non vuole bagnarsi ma anche perché la curiosità non l’abbandona e vuole scoprire cos’ha visto il suo amico di così interessante.

“Sh-” sta per richiamare nuovamente la sua attenzione ma lui si arresta immediatamente facendola quasi cadere.

“Ran puoi tenermi lo zaino? E anche l’ombrello. Ho visto qualcosa muoversi lì sotto..” mentre le porge quelle cose però il suo sguardo e la sua mente sono già rivolti ai rumori sospetti che provengono da sotto quegli scatoloni.

Si inginocchia per terra senza curarsi dei pantaloni che subito si coprono di uno strato sottile di fango.

La bambina si avvicina subito a lui coprendolo con l’ombrello dalla pioggia, cercando di riparare almeno a qualche danno, certa che Yukiko si sarebbe arrabbiata con il figlio se fosse tornato a casa bagnato come un pulcino.

“l’hai trovato?” domanda sempre più curiosa piegandosi e mantenendo il peso del corpo sulle ginocchia, vede i capelli corvini del bambino scuotersi in segno negativo.

“e se è un topo?” continua preoccupata per l’amico che allunga sempre più le mani verso un qualcosa che lei non vede.

Vede ancora la testa del suo compagno di classe scuotersi velocemente.

“cos’è successo?” esclama all’improvviso vedendolo spostarsi velocemente e allontanarsi un poco dallo scatolone.

“niente, è solo un graffio” minimizza cancellando la piccola traccia di sangue dalla guancia.

“è un mostro!” grida spaventata aggrappandosi alla manica del maglione nero dell’amico che subito si libera da lei sbuffando infastidito.

“no, Ran, non è un mostro ..” e allunga le mani di nuovo verso lo scatolone “è un gatto” e solleva il piccolo animale indifeso alzandosi in piedi subito seguito dall’amica.

“un gattino.. ma è bellissimo” esclama tutta felice lei accarezzandolo con gli occhi avendo entrambe le mani occupate.

“già” ammette sovrappensiero il bambino fissato con i gialli.

“il gatto nero.. non è il libro che la tua mamma ha nascosto per non fartelo leggere?” chiede interessata la bambina studiando il sorriso furbo che si disegna immediatamente sulle labbra dell’amico.

“non l’ha nascosto poi così bene.. si è lasciata sfuggire qualche indizio” spiega con un ghigno spostando lo sguardo dal gatto all’amica.

“e ora cosa ne facciamo del gatto?” domanda lei guardando l’animale bagnato con profondo affetto mentre la pioggia batte incessante e sempre più forte sull’ombrello verde che fatica a tenere dritto.

“non possiamo lasciarlo qui, Shinichi. Non ha una casa e morirà di freddo” continua mentre il gattino emette un miagolio simile ad un lamento.

“non devi tenerlo così, Shinichi! Gli fai male!” esclama poi dimenticandosi del suo discorso

“e allora come dovrei tenerlo, Mouri?!” risponde a tono lui trovandosi in poco tempo con la cartella e l’ombrello ad occupare le mani che prima sorreggevano il gatto per le zampe.

Quel gatto che l’ha graffiato ma che ora riposa tranquillo tra le braccia esili della bambina.

“oh, come sei carino” dichiara tutta felice lei “dobbiamo dargli un nome, Shinichi!”

“che non sia Sherlock Holmes” aggiunge in fretta lanciando un’occhiata al bambino che stava per parlare.

“Arthur?” bisbiglia rivolgendosi al gatto che miagola strofinando la testa sulle sue braccia.

“ti piace Arthur? Come Artù della spada della roccia” riprende con un sorriso stringendo più forte la presa sul gattino.

“Arthur come Arthur Conan Doyle?” chiede lui con un sorriso che gli illumina gli occhietti vispi azzurri.

“comunque.. dove lo mettiamo? Non può stare qui al freddo, vero Arthur?” rivolgendosi direttamente all’animale che miagola come per manifestare il suo consenso.

“Shinichi, pensa in fretta perché il mio papà non vuole che sto fuori troppo.. soprattutto con te” l’ultima parte bisbigliata appena ma sentita dall’amico che subito esclama “il Professor Agasa!”

Anche gli occhi della bambina si illuminano, si sporge verso l’amico appoggiando poi velocemente le labbra sulla sua guancia che immediatamente si tinge di rosso.

“sei il detective più intelligente del mondo” gli fa sapere facendolo arrossire sempre di più.

“meglio andare, non dobbiamo fare troppo tardi, giusto?” prosegue a camminare seguito dall’amica che accarezza continuamente il gatto nero che miagola felice facendo le fusa.

“e se è una gatta?” chiede senza fermarsi ma voltandosi un poco verso la bambina al suo fianco.

“Artura?” si rivolge di nuovo all’animale guardando i suoi occhi verdi

“no, è Arthur” dichiara sicura e vedendo l’amico guardarla interrogativo aggiunge “prima ha miagolato quando l’ho chiamato così ora non ha fatto niente.. quindi a lui piace Arthur ed è un gatto maschio”

Shinichi Kudo osserva la sua amica Ran Mouri sorridere al gatto e pensa che ha davvero una fervida immaginazione se crede che un animale possa capirla, sta per contraddirla ma poi sente la frase sussurrata al gatto e sorride decidendo che per quella volta può lasciar correre.

“diventerai un ottimo micio-detective, Arthur”











































Angolo Shine:


Sono di fretta ma ho ritagliato un piccolo spazio della mia super-impegnativa giornata per scrivere questa 'cosa'.

Anche perchè oggi, finalmente, il volume 71 è tra le mie mani *-*

Mi sono divertita davvero tanto a descrivere il ritrovamento del piccolo Arthur, che amo di già anche se esiste solo nella mia fantasia.

Voglio un gatto nero *-*

ed è quindi ovvio che se non ce l'ho io devono averlo loro due :P

"Il gatto nero" è un romanzo di Edgar Allan Poe e la mamma di Shinichi lo nasconde e non vuole farglielo leggere perchè è un pochino macabro, almeno per un bambino delle elementari.

Poi però la povera Yukiko deve arrendersi di fronte all'ingegno del figlio per ritrovarlo.

Poi, poi, poi.. ah, ecco.. il graffio: se osservate attentamente la foto potete notare sulla guancia del piccolo Shin un graffietto, nulla di preoccupante tranquille :)

Per il nome, secondo me, Ran sa benissimo che Arthur è quell'Arthur.

e Agasa è Agasa. Ci va sempre di mezzo lui quando quei due combinano qualcosa.

Ran che gli dà un bacio sulla guancia e lui arrossisce *-* mi sono immaginata proprio la scena e non potevo non scriverla.

Un grazie enorme a chi ha recensito, messo tra le preferite, seguite, ricordate o semplicemente ha letto la storiella precedente.

Alla prossima :)

Ps: il titolo della raccolta prende il nome da una canzone e da un video ShinRan <3

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Capitolo 3
*** #3 ***


Unfinished Memories

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Una giovane donna sui vent’anni dai capelli marroni stava adornando l’albero di Natale che occupava il centro del salotto.
Indossava una gonna nera e un maglioncino rosso.

Continuava a canticchiare tra sé e sé mentre l’albero man mano accumulava sui suoi rami sempre più palline e decorazioni varie.

Era arrivata al ritornello quando sentì il rumore del portone d’ingresso chiudersi e qualcuno sbuffare levandosi velocemente le scarpe che atterrarono poi con un tonfo sul pavimento di legno.

Già l’ultimo rumore aveva indisposto la ragazza ma quando percepì il nuovo arrivato buttarsi malamente sul divano non riuscì a trattenersi e voltandosi, la candelina da appendere in mano, rivolse un’occhiataccia al giovane dai capelli neri che se ne stava comodamente disteso sul divano pulito.

“che c’è?” ebbe la malaugurata idea di chiedere il povero malcapitato che per poco non si trovò la candelina ficcata giù per la gola.

La giovane, che altri non era che Ran Mouri, riuscì a mantenere la calma, prese un profondo respiro e si rivolse al giovane usando la miglior voce che aveva.

“Non è che potresti, gentilmente, levarti dal divano che ho pulito solo qualche ora fa e magari andarti a cambiare dato che tu e i tuoi vestiti siete in uno stato pietoso?” il tono dolce con cui aveva iniziato si era completamente trasformato in uno molto più pungente.

“Grazie” sibilò tra i denti quando l’essere, meglio conosciuto come Shinichi Kudo, si alzò ponendo fine alla tortura di quel comodo e morbido divano e del cuore provato della giovane.

Ran Mouri prese un altro respiro profondo cercando di non farsi vincere dalla rabbia e dalla voglia che aveva in quel momento di porre fine alla vita del famoso detective che stancamente si trascinava su per le scale.

Era meglio risparmiarsi anni di carcere.

Dopo aver rivolto al divano uno sguardo dispiaciuto si dedicò all’albero che, a parer suo, richiedeva la sua presenza e supervisione; studiò attentamente l’opera e sorrise tra sé e sé constatando che aveva fatto davvero un bel lavoro.

Tutta da sola per giunta. Perché il suo “caro maritino”, come si divertiva chiamarlo Sonoko, l’aveva abbandonata per andare in giro.

Sbuffò ancora una volta spazientita quando la candela cadde per l’ennesima volta dalla sua postazione, non poteva sempre essere arrabbiata con lui. Insomma, fino a un attimo prima era tutto così tranquillo!

Ne combinava sempre una, quasi ogni giorno nelle ultime settimane, e alla fine si ritrovavano ad urlare tra quei quattro muri e a non rivolgersi la parola per delle ore.

Ecco, perfetto! Ci mancavano solo le lacrime. Che diamine, era cresciuta e non poteva offendersi ancora se quello zotico che si ritrovava in casa non aveva la benché minima educazione.

Ri-collocò la candela sull’albero mentre faticava a mandare giù il groppo che le aveva preso la gola.

Quando vide che l’aggeggio era stabile, chiuse gli occhi e si lasciò confortare dall’aria natalizia che aleggiava nel salotto, il grande camino creava un ambiente confortevole e propagava nella stanza un piacevole calore.

Si allontanò dall’albero decisa a non perdere la pazienza con l’ennesima “cianfrusaglia”, come amava definire quelle decorazioni il giovane che, senza ombra di dubbio, era arrabbiato con lei.

Si strinse le braccia al petto tentando di darsi un po’ di calore, gli unici rumori erano il fuoco che scoppiettava allegro e lo scroscio della doccia in lontananza.

Sorrise guardando fuori dalla finestra, nevicava.

Sicuramente da poco visto che quando aveva iniziato l’opera di allestimento dell’albero il cielo era relativamente limpido per una giornata d’inverno; ma in quel poco tempo la neve aveva già ricoperto gran parte del viale.

E non smetteva, continuava a scendere. Bianca e soffice.

Rimase ancora per qualche minuto a contemplare la lenta danza dei fiocchi di neve, dimenticandosi di tutto il resto.

All’improvviso la sua attenzione venne attratta dalle luci che provenivano dalla strada di fronte alla piccola villetta.

Scostò ancora un poco le tende e vide nel lieve crepuscolo le luminarie di diversi colori e varie forme che univano una casa ad un'altra  tramite quel sottile filo quasi invisibile.

Si accendevano e si spegnevano ritmicamente, quasi seguendo o tentando di superare la velocità della neve.

Il rintocco del cucù riportò la giovane alla realtà e, decisa a vincere la sua battaglia personale con l’albero, si riavvicinò ad esso, afferrò altre tre candeline dallo scatolone e ricominciò da dove aveva lasciato.

Dopo quelli che a lei parvero pochi minuti passati a lottare con le varie candeline e il ciuffo di capelli, che proprio non ne voleva sapere di stare fermo, si ritrovò tra le mani un piccolo cuoricino rosso.

Non ricordava nemmeno di averlo conservato, era un lavoretto che la maestra delle elementari aveva fatto svolgere alla loro classe durante il periodo natalizio per il solito mercatino di natale.

Lo osservò attentamente e notò una sottile incisione, gli occhi le si illuminarono quando riconobbero quelle due lettere scolpite di cui lei stessa era l’artefice.

SR. Due semplici lettere che già all’elementari, se accostate, le provocavano un’intensa felicità.

In maniera diversa: Shinichi in quel periodo ero il suo più caro amico e confidente, ora invece era cambiato tutto .. ma in realtà non era cambiato niente. Erano sempre loro due.

Loro due con i litigi, con le risate, con gli scherzi. Solo loro due.

Era così presa dalle sue meditazioni che quasi gridò dallo spavento quando una mano le si posò sulla spalla.

“sei arrabbiata?” le chiese con quella voce, facendogli già dimenticare tutto.

Ran appese il cuoricino e continuò a sistemare l’albero fingendo di non sentirlo, pungendolo sul vivo visto che si ritrovò in pochi secondi il suo viso sulla spalla, a richiamare la sua attenzione. Come un bambino.

“Raaan?” la chiamò cantilenando appoggiando poi le labbra sul suo collo, mentre lei cercava con tutte le forze di non rabbrividire. Non poteva certo fargli vedere quanto ascendente avesse su di lei, questo proprio no.

“pff. Sono impegnata, se non lo vedi” rifilò una scusa indecente ben consapevole del poco controllo che ormai aveva sulla sua mente, soprattutto con quelle labbra che continuavano a percorrere ogni centimetro del suo collo.

“l’albero può aspettare, non credi?” tornò all’attacco lui percorrendo con un dito il collo in una dolce e sensuale carezza.

“No, non credo” rispose di getto tentando di spostarsi una ciocca di capelli marroni dagli occhi con mani tremanti.

“Io, invece, credo di sì” sentì il suo alito caldo sul collo e una sua mano spostarle la ciocca dietro l’orecchio.

“non mi abbindoli con le tue frasi da seduttore, Don Giovanni da quattro soldi” proseguì imperterrita lei ormai del tutto dimentica dell’albero di Natale.

“da seduttore?” chiese ironico lui ridendo

“sì! E allontanati di qualche passo mi sconcentri!” e diede una leggera gomitata al giovane al suo fianco che, preso alla sprovvista, per poco cadde.

Il giovane Shinichi Kudo restò ad osservare il lavoro paziente e minuzioso di Ran mentre nella sua mente iniziava a delineare un nuovo piano. Quando ormai stufo di aspettare le si avvicinò, lei non si accorse di nulla presa com’era dalle piccole campanelle.

“e ora?” le domandò, contro ogni logica, accarezzandole la pelle coperta dal maglione rosso

“e ora cosa?” chiese a sua volta in un sussurro la giovane quasi abbandonandosi con la schiena contro il suo petto, del tutto presa dalle emozioni che ancora una volta provava ad un suo semplice tocco.

“devo sempre spiegarti tutto, Mouri?” riprese posando le mani sui fianchi di lei e lasciandole baci delicati sul collo.

“credevo fosse passata la fase del ‘chiamiamoci per cognome perché ora siamo grandi’, Kudo” continuò imperterrita lei calcando sul cognome.

“certe cose non cambiano mai” asserì il giovane con una voce stranamente seria, guardando con attenzione Ran che arrossiva sotto il suo sguardo magnetico.

“allora, Kudo, sei tornato in tempo per aiutarmi ad appendere le ultime decorazioni all’albero” sviò poi il discorso con grande destrezza riportando la sua attenzione all’albero ormai concluso.

“a saperlo stavo fuori di più” ironizzò il giovane trovandosi immediatamente gli occhi azzurri della giovane su di sé.

“Tu, brutto idiot-” aveva già iniziato la suddetta giovane voltandosi e inveendo contro di lui, puntandogli anche un dito sul petto.

“dai Ran, stavo scherzando” si difese l’altro indietreggiando e alzando al tempo stesso le mani in segno di resa.

“a Natale si è tutti più buoni” tentò ancora sorridendo lievemente, sentendo la risata cristallina della giovane la guardò stranito.

“ti perdono, per questa volta” sottolineò l’ultima parte dietro un’occhiataccia velata.

“non mi sembri convinta” pensò ad alta voce lui con un sopracciglio alzato, scrutandola con i suoi occhi azzurri che si illuminarono in un lampo di malizia.

“Shinichi, c-che stai fac-” le preoccupazioni di Ran vennero bloccate dallo stesso Shinichi che le posò delicato un dito sulle labbra.

“perché così preoccupata, Mouri? Voglio solo farmi perdonare ..” mormorò con un filo di voce, gli occhi fissi nei suoi mentre, tenendole il mento con la mano, percorreva il profilo delle sue labbra con il pollice.

Ran teneva gli occhi socchiusi, estasiata dal suo tocco e dall’intensità dei suoi occhi.

“ancora arrabbiata?” sentì chiedere vicino al suo orecchio lì dove poi sentì posarsi anche le labbra calde del giovane.

“uhm .. forse?” riuscì a dire con uno sforzo mentre lui percorreva con baci umidi tutta la sua mandibola.

“non riesci ad essere convincente” scherzò guardandola con un sorrisetto baldanzoso sulle labbra prendendo poi tra le dita delle ciocche di capelli della giovane che sorrideva facendo brillare anche gli occhi.

“ho visto tuo padre prima” riprese il giovane dopo alcuni minuti di silenzio continuando a contemplare i capelli setosi tra le dita. Ran alzò il volto su di lui guardandolo interrogativa.

“niente, abbiamo parlato. Le solite frasi di circostanza che si usano dire a Natale” spiegò portando la ciocca che aveva tra le dita dietro l’orecchio della giovane.
“anche per questo ho fatto tardi, ora mi perdoni?” aggiunse poi veloce scrutandola con gli occhi socchiusi e un’espressione furba in viso.

“non saprei, devo consultarmi ” rispose immediatamente lei fingendosi seria e lasciandosi cadere seduta sul divano bianco che avevano raggiunto man mano durante la conversazione.

“e quando mi farai sapere i risultati?” tenne lo scherzo lui restando in piedi di fronte a lei, la fronte aggrottata per non ridere e le mani in tasca.

Si sentì afferrare per il maglione e in poco tempo si trovò seduto sul divano.

Ran al suo fianco scoppiò a ridere, passò una mano tra quei capelli neri accarezzandoli, lasciandogli poi un bacio sulla tempia.

“sembravi terrorizzato” riuscì a spiegare ad uno Shinichi perplesso, appoggiando il volto sulla sua spalla, mentre un braccio di lui le circondava la vita e la avvicinava di più a sé.

“è uscito bene anche senza il mio indispensabile aiuto” iniziò lui riferendosi all’albero che brillava con tutte le sue lucine e palline colorate.

“in effetti, Kudo, hai ragione. Non sei più così indispensabile.” Continuò lei con voce sicura “è proprio un capolavoro” annuì ammirando l’albero e alzando il mento con fare vagamente altezzoso.

“stai cercando di comprarmi?” si riprese scuotendo la testa, scostandosi da lui e osservandolo guardinga.

“e se ti dicessi di sì?” “ti risponderei che non ci riuscirai MAI” “eppure prima mi sembrava di esserci quasi riuscito” “era quello che volevo farti credere”

Dopo il breve scambio di battute si guardarono scoppiando poi a ridere all’unisono.

“perché sei tornato così tardi?” s’informò sollevando leggermente il viso da sopra la spalla a cui si era di nuovo appoggiata.

“non si trovava da nessuna parte” spiegò semplicemente passando una mano tra i capelli marroni e lisci di lei

“il melograno? E se ti dicessi che ora mi basta un semplice mandarino” riprese subito lei sbattendo le ciglia e intrecciando le dita con quelle di lui.

“ti risponderei che non esco da qui. Hai visto fuori? Nevica..e fa freddo!” esclamò stando sulla difensiva, conoscendo ormai bene le fissazioni che nell’ultimo periodo aveva preso quella pazza con cui condivideva la casa.

“non faresti questo.. per me?” ribadì la giovane prendendo un ciocca dei suoi lunghi capelli rigirandosela tra le dita e studiandola.

“no, Mouri, non lo far-“ venne interrotto da un “Mouri” sussurrato dalla giovane.

Quando la guardò confuso lei si apprestò a spiegare “Kudo, non Mouri”

La guardò sorridendo, le prese una mano che portò alle labbra baciandola “Mi perdoni, Signora Kudo”.

Sprofondarono sul divano ridendo.

“Signora Kudo mi fa sentire vecchia” “Sembravo mio padre” ribatterono insieme riprendendo poi a ridere.

“e come vorresti essere chiamata? Mouri, non ti va bene.. e ora nemmeno signora Kudo. Non ti va proprio bene niente!” scherzò lui mantenendo un tono serio.

“chiamatemi signora Kudo solo quando siete tot-”   utilizzando quel tono di voce pomposo che aveva solo quando citava qualche frase da libri e film vari in cui si imbatteva e di cui poi faceva un resoconto dettagliato.

“Oh, no! Ti prego. Basta con questi film da quattro soldi” esclamò non riuscendo a trattenere una risata di fronte all’espressione allibita della giovane.

“credevo quel film ti fosse piaciuto” disse Ran quasi scusandosi per averglielo fatto vedere

“diciamo che il dopo è stato meglio.” asserì il giovane sorridendo con un ghigno malizioso e uno scintillio negli occhi.

“Shinichi! Sei ..” non riuscì a concludere la frase perché in poco tempo si ritrovò a ricambiare il bacio del giovane, le mani affondate tra i suoi capelli umidi a scompigliarli maggiormente. Era completamente sdraiata sul divano, con il corpo di Shinichi a premere leggermente sul suo, le mani fredde che scorrevano sulla pelle coperta dal maglione caldo di lana le provocavano brividi lungo tutto il corpo.

“ora non venirmi a dire che vuoi ancora il mandarino.” ironizzò lui tra un bacio a fior di labbra e uno sul collo.

Ran, al contrario di tutte le sue aspettative, annuì tra le sue braccia, aggiungendo subito dopo “questa è una cosa che non puoi controllare.. e tu non puoi capire”.

“è come quando vuoi uccidere qualcuno.. è un impulso incontrollabile” tentò ancora di spiegare al giovane che le scoppiò a ridere in faccia.

“non stai paragonando sul serio la tua voglia di mandarino ad un omicidio, vero Ran?” chiese con la voce resa quasi vellutata dalle risa.

“era per farti capire, idiota!” esclamò lei dandogli una sberla leggera sulla testa.  “se non si parla di gialli, di omicidi e assassinii sei un vero imbranato.. peggio di mio padre” aggiunse poi sottovoce l’ultima parte venendo sentita lo stesso dal giovane a pochi centimetri da lei.

 In poco tempo si ritrovò a ridere senza sosta per il solletico, a muoversi a scatti per tentare di liberarsi e poter poi tornare a respirare normalmente.

“dai, Shin-.. Shinichi.. scherzavo..” tentò di bloccarlo aggrappandosi poi al maglione blu di lui e tirandolo, come ultima salvezza, ritrovandosi in pochi secondi imprigionata sotto al corpo del giovane che faceva leva con le braccia da una parte e dall’altra della sua testa per sorreggersi su di lei ed evitando così di gravarle addosso.

Restarono fermi qualche secondo a guardarsi, poi Ran gli passò una mano sul viso accarezzandolo e concluse guardandolo “forse però potrei aspettare fino a domani mattina”.

“domani mattina? Ma sono le vacanze, Ran!” “bla, bla. E io sono tua moglie, Kudo!” “ehi! Così non vale!”

Non sentendola ricambiare con una sua frase Shinichi sbuffò e aggiunse “allora tu verrai con me. Non voglio essere l’unico in giro quando potrei essere nel mio letto al caldo e non sotto la bufera di neve. Se io non posso stare sotto le coperte a dormire non ci starai nemmeno tu.” Concluse complimentandosi con se stesso per quella trovata assolutamente geniale.

“sei peggio di un bambino” “parla quella che obbliga il marito ad uscire con la bufera al freddo e al gelo”

“parla quello che vuole far uscire la moglie al freddo e al gelo nelle sue condizioni.”

“sei sempre così sleale” si lasciò sfuggire con uno sbuffo uno Shinichi indispettito.

Ran incrociò le braccia con una smorfia rendendosi ancora più buffa per via delle guance arrossate e dei capelli sparsi sul cuscino del divano.

“sei la persona più sleale che io conosca.” Continuò lui osservandola mentre lei teneva il suo sguardo ostinatamente rivolto all’albero come a non dargli la possibilità di vincere quella diatriba.

“domani mattina potrei non volerli più i mandarini” bisbigliò dopo pochi minuti, quasi come se fosse una grazia concessa da un sovrano al suo suddito.

Shinichi la guardò soffermandosi sulla piega che avevano preso le labbra e sugli occhi che si muovevano inquieti, stanchi di osservare quelle luci che si accendevano e si spegnevano continuamente, desiderosi solamente di incontrare quel paio azzurro che non distoglieva l’attenzione da lei.

“e, in cambio di questo enorme favore, cosa vorresti domani mattina?” chiese con un sussurro accattivante al suo orecchio sfiorandoglielo con il naso

“te.. solo te” si lasciò sfuggire sentendo sulla pelle il suo sorriso radioso

“per domani mattina potrei liberarmi. Mi dispiace solo per quelle tre o quattro gentili donzelle che rimarranno deluse.” Scherzò mentre la sua risata veniva soffocata tra le labbra della giovane che ora aveva rivolto totalmente l’attenzione su di lui.

“dispiace anche a me ” tenne il gioco lei, ribaltando le posizioni trovandosi in questo modo a cavalcioni su di lui. Le sue labbra non si separavano da quelle di Shinichi e se si allontanavano di poco ne venivano immediatamente catturate.
E mentre si baciavano poteva sentire il suo cuore battere sempre più forte. No, decisamente non si sarebbe mai abituata a baciare Shinichi Kudo. Sentire le labbra di lui sulle proprie era qualcosa che la sconvolgeva ogni volta, irrimediabilmente. Non riusciva ancora a credere di averlo tra le braccia, non dopo tutto quello che avevano passato per ritagliarsi quel semplice eppure perfetto futuro.

Ran si raggomitolò contro il suo petto, con la schiena appoggiata alla spalliera del divano, gli passò una mano tra i capelli neri osservando rapita il gioco di colori tra quei capelli così scuri e la sua pelle chiara.

“ ‘cause all i want for Christmas is you” canticchiò tra sé e sé completamente immersa nella contemplazione del giovane che la teneva tra le braccia lasciandole morbidi baci sul collo.

“sai Ran, il Natale ti fa uno strano effetto” iniziò quest’ultimo, poi vedendo il suo viso confuso continuò “questa è la canzone che stavi cantando prima, no?” senza aspettare un suo qualsiasi cenno continuò “dalle esperienze precedenti non escluderei che in questo momento potresti tirare fuori un coltello e ammazzarmi.”

“se tu non mi compri i mandarini” rispose con ovvietà lei ridendo poi con lui.

“non abbiamo ancora pensato a come chiamarlo” esordì Shinichi quando le risate lasciarono il posto al silenzio, introdusse una mano sotto al maglione di lei accarezzandole il ventre.

“o chiamarla” lo corresse passandogli un dito delicato sul braccio in una carezza, sorridendogli eterea

“visto che sei così convinto che sia maschio come vorresti chiamarlo?” gli chiese, preoccupandosi quando vide il sorriso ingrandirsi sulle labbra di lui.

“Conan” “Conan? Lo accetto solo perché quel bambino occhialuto mi stava davvero simpatico. Non certo per A-” “Arthur Conan Doyle. Sì, lo so. Non mi è nuova questa frase” “bene. E vedi di ricordartelo”

“e tu invece?” la interpellò lui non curandosi dell’ultima affermazione, concentrato a passare le dita su quel lembo di pelle che lui stesso aveva scoperto dal maglione.

“io cosa?” chiese a sua volta lei ricambiando lo sguardo con cui la osservava.

“tu che credi sia una femmina?” continuò mentre i sintomi della curiosità si leggevano chiaramente nei suoi occhi azzurri.

 “Akemi” rispose con un semplice sorriso sulle labbra, gli occhi leggermente lucidi.

“è un’ottima scelta, Ran” le disse con un filo di voce, le scostò i ciuffi della frangia dalla fronte lì dove poi posò delicato le labbra. La giovane seppellì il viso sul suo petto incontrando subito la morbidezza della lana del suo maglione. Non voleva fargli vedere le lacrime che bagnavano i suoi occhi, lei non aveva alcuna ragione per sentirsi così al ricordare quella storia.

Quando sentì rafforzarsi la presa del giovane permise ad alcune lacrime di scivolare via, non viste.
Quando sentì le labbra di lui tra i suoi capelli sfuggì al suo controllo un singhiozzo.

“Ran.. ehi Ran” la richiamò Shinichi accarezzandole i capelli per confortarla.

“è.. è c-così triste” bisbigliò interrompendosi scossa da un fremito, sentì le mani del giovane tremare mentre la stringevano più forte.

“lo so, ma.. lei ora è felice, no?” lo guardò negli occhi notando che anche lui aveva gli occhi lucidi e si stava sforzando di sorridere. Un lieve sorriso malinconico spuntò anche sulle sue labbra e si ritrovò ad annuire scacciando le lacrime dagli occhi e l’infelicità dal cuore.

“era una bambina particolare.. e speciale” si limitò ad aggiungere appoggiando poi la testa al suo petto lasciandosi cullare dalle braccia del giovane e dal battito del suo cuore.

“Shinichi” lo chiamò dopo qualche minuto di completo silenzio, la voce attutita contro la maglia, le mani a stringerlo sotto al maglione.

“sì, Ran?” sentì la sua bocca muoversi contro ai suoi capelli, sollevò il capo lasciandogli un bacio a fior di labbra. E non si stupì quando avvertì un sapore salato, lacrime.

“Buon Natale” bisbigliò contro le sue labbra sentendole piegarsi all’insù in un lieve sorriso.

“Buon Natale anche a te, Ran o Mouri o Signora Kudo.. come preferisci essere chiamata” ribatté lui con un ghigno che Ran si apprestò a baciare.





















Angolo Shine:

Ed eccomi qui alle 23, ultimo giorno di scuola, a postare questo nuovo capitoletto.
Volevo fare un regalino a tutte quelle che mi seguono, che mi leggono e alle 3 fantastiche persone [izumi_curtisSweet96, Dony_chan]. Non vi ringrazierò mai abbastanza.
Sarò breve perchè il collo inizia a farmi male e domani, anche se è il mio primo giorno di vacanze, devo uscire presto. Un pò come il povero Shinichi.
Iniziamo dal principio, mentre scrivevo mi sono messa giù man mano gli appunti e le parti salienti di quello che dovevo dire in questo spazietto, per non dimenticarne nessuna.
Primo: Ran incinta. Non se lo aspettava nessuno? Ma, nell’immagine sotto al maglione rosso ho visto un accenno di pancetta e il mio cervello ha iniziato a ragionare da solo.
Vi ho dato abbastanza indizi durante la storia per capirlo, credo. .-.

Poi se osservate bene potete notare la mano di Shinichi sulla spalla di Ran.
Ecco tutto questo frammento è nato da questi due particolare :)
Arrivata alla fine, quando è saltata fuori la storia dei nomi volevo far comparire anche il mitico Arthur (il gatto del frammento 2) ma pensandoci bene.. lui potrebbe essere già morto. E così ho dovuto abbandonare per qualche minuto la storia, in lutto. 
Il mio povero gatto nero ç.ç

Comunque. Akemi. Da qualche tempo mi gironzolava per la mente quest'idea.
Se Shinichi e Ran avessero una figlia (e non un figlio che puntualmente viene chiamato Conan) come la chiamerebbero?
Il primo nome che mi è venuto in mente è il suo.
E sinceramente non so nemmeno spiegarne il motivo.
Insomma la sua storia è triste e quindi è uno dei personaggi non principali che ti resta in testa; Ai vede in Ran la sorella.
Fate due più due e avete lontanamente quello che mi ha spinto a scegliere quel nome.
E Ai. All'inizio non doveva andare così, ma le mie dita hanno fatto tutto da sole senza contattarmi. ù.ù
Ad un certo punto mi sono anche bloccata e non riuscivo a proseguire. Che mondo sarebbe senza Ai?
Ho preso la citazione dalla nutella :)

Chiedo perdono se i personaggi sono risultati OOC. Non era mia intenzione.
La canzoncina che canta Ran c’è in varie versioni. Personalmente preferisco quella di Mariah Carey, ma anche quella di Michael Bublè non mi dispiace.
Michael è Michael. <3
Tutto tranne quella nuova Mariah e Justin. Quella proprio no. .-.

Ah, il titolo della raccolta è ispirato a questo video ShinRan. Solite cose.
Alla prossima, Shine.


Ps: Visto che in questi giorni non avevo niente da fare ho gironzolato più del necessario su Internet e ho trovato delle cose carine.
Per esempio. Questa è una delle molte case che nella mia testa si avvicinava alla villetta Kudo/Mouri; e qui c'è l'altra.
Sì, sono impazzita. Ne sono consapevole.
Che altro? Ho trovato questa foto spettacolare delle luci natalizie in Giappone, a viverci lì in mezzo *-*
E non posso scordarmi l'alberello <3.
Ed ora ho finito.

Buon Natale a tutti quanti.











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Capitolo 4
*** #4 ***


Unfinished Memories

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“andiamo Shinichi! Me l’hai promesso!” continuava a gridare, il dito premuto sul campanello e uno sguardo deciso.

Dopo parecchi minuti -almeno mezz’ora-  in cui la determinazione della ragazza non era venuta meno la porta si aprì con uno scatto rivelando la faccia scocciata del proprietario di quella villa enorme.

“piantala di suonare Ran! Io non ti ho promesso proprio un bel niente!” esclamò tutto d’un fiato il giovane, gli occhi azzurri ridotti a due fessure.

“smettila tu, Shinichi! Ho scavalcato anche il cancello quindi tu ora ti fai da parte e mi fai entrare!” ribatté immediatamente la pazza che si trovava davanti a lui sbraitando come un’ossessa

“e io ti ho detto di no!” strinse la maniglia tra le dita e fece per chiudere la porta quando un dolore forte al piede lo costrinse ad arretrare permettendo alla sedicenne  di sgattaiolare all’interno.

“Raaaan!” imprecò guardando male l’amica che al contrario gli fece una linguaccia divertita

“così impari” si limitò a spiegare alzando con fare disinteressato le spalle mentre il giovane chiudeva con un tonfo la porta alle spalle borbottando parole sconnesse

“bene, Kudo, ora ti aiuterò io a sistemare la casa” aggiunse poi calcando sul cognome con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro

“ti ho già detto che non ho bisogno del tuo aiuto, mammina” il tono volutamente scherzoso mentre nella mente congetturava un piano per cacciarla da casa e potersi così dedicare al libro che lo aspettava in salotto

“e invece sì che hai bisogno del mio aiuto perché sei un bambino disordinato” si era avvicinata e per calcare sul concetto  gli aveva dato dei leggeri buffetti sulla testa.

“Ran a volte sei peggio di mia madre” sbuffò il giovane allontanandosi dall’ingresso verso il salotto dove si sedette sul divano riprendendo il libro aperto sul tavolino nel punto in cui si era fermato.

“tua madre che è andata in America da almeno un mese e che mi ha chiesto di tenerti d’occhio” ricominciò con quella che era diventata una litania per le orecchie del giovane lettore che sbuffando voltò pagina continuando la lettura

All’improvviso non vide più le parole stampate sul libro ma la sua amica che con le braccia appoggiate ai fianchi lo guardava arrabbiata “e poi me l’hai promesso” mormorò infine distogliendo lo sguardo e arrossendo leggermente sulle guance.

“era solo per farti stare zitta.. e poi avevo le dita incrociate” incrociò le dita davanti a lei con il suo solito sorriso furbo

Si ritrovò il libro sbattuto in faccia mentre l’amica si allontanava a grandi passi verso l’ingresso

Era arrabbiata.
Era evidentemente arrabbiata, a giudicare dalla camminata pesante con cui si stava allontanando dal divano

Appoggiò il libro, ormai chiuso, sul tavolino e si preparò alla sua prima buona opera giornaliera. E lui che sperava di poter passare una giornata tra i suoi libri, sua madre non c’era e si ritrovava con il suo surrogato. Che per’altro era la sua migliore amica e quindi non poteva certo farla andare via così, l’indomani a scuola chi l’avrebbe sentita?
Poteva sacrificarsi, tutto pur di evitare quello che era già successo parecchie volte negli anni precedenti. Lui che per qualche motivo non aveva tempo da dedicarle e lei che per settimane non gli rivolgeva nemmeno una parola.. e non poteva certo sperare che ogni volta che litigavano saltasse fuori qualcuno che intonava ‘Amazing Grace’. Era capitato solo una volta, non sarebbe capitato più.

Ci mise pochi secondi a mettere in moto i neuroni e a fiondarsi dietro di lei

“va bene, Ran” la bloccò parandosi davanti alla porta e ritrovandosi stretto nell’abbraccio della giovane che continuava a ringraziarlo
“ma non riesco a capire cosa ci trovi di tanto divertente” borbottò poi allontanandosi ancora verso il divano e il libro, di cui ora aveva anche perso il segno

“ma perché tu sei un ragazzo. E poi mi piace pulire casa” sorrise trottandogli dietro.

“a-ah. Contenta tu” la liquidò lui sorridendo quando riuscì a ritrovare il punto esatto in cui era arrivato e ricominciando a leggere tranquillamente

Quando dopo parecchi minuti sentì ancora su di sé lo sguardo della ragazza sollevò gli occhi dal libro e li puntò di fronte a sé. E la vide. Di fronte a lui, le braccia incrociate e un’espressione per niente rassicurante in viso.

“scusa ma per chi mi hai preso?” domandò con un’accusa nella voce che preoccupò e allo stesso tempo confuse Shinichi che sollevando un sopracciglio si limitò ad emettere un  “Ehh?” molto più simile ad un verso animale che umano

“non sono un’agenzia di pulizie! Idiota che non sei altro!” esclamò la giovane perdendo le staffe e tirando un pugno in testa al giovane amico che la guardò sempre più confuso

“tu devi aiutarmi” spiegò semplicemente trovandosi davanti l’espressione sempre più allibita del giovane Kudo

“andiamo! Sarà divertente!” esclamò non riuscendo a coinvolgere nell’allegria l’amico che sospirando emise poche parole per niente convinto “se lo dici tu”

“bene, da dove possiamo cominciare?” chiese battendo le mani felice e guardandosi intorno. Ci avrebbero messo di sicuro delle ore a pulire tutto.. ma la signora Kudo le aveva espressamente chiesto di allontanare Shinichi dai libri, almeno per quel week-end.

“uhm.. non saprei.. cucina?” propose lui indicando la porta alle spalle con le labbra piegate in un sorriso che non aveva niente dell’allegro

“e cucina sia” declamò Ran trascinandosi dietro uno sconfortato Shinichi.

Quella giornata non sarebbe finita così velocemente come aveva voluto sperare.

*

“non lo dirò più, giuro.. dai, Shin.. ”

Avevano pulito e lucidato quasi tutta la casa tra battute, risate e scherzi; ad uno in particolare il brillante sedicenne l’aveva colta alle spalle, di sorpresa, facendole il solletico.

“giuri?” ripeté interessato fermando l’allegra tortura

“sì, sì. Giuro” affermò sicura lei annuendo per enfatizzare il concetto

“uhm.. e su cosa giuri?” si interessò ancora avvicinando il volto a quello dell’amica vedendola arrossire

“giuro su.. su..” fece vagare lo sguardo per la stanza alla ricerca di una qualche risposta che non aveva, la sua mente era completamente svuotata. Quegli occhi azzurri erano troppo vicini.

“su?” la esortò inclinando leggermente il capo cercando di capire quello che frullava nella mente della giovane che a quel gesto arrossì, inspiegabilmente, ancora di più.

“.. sul fatto che non finiremo mai di pulire se stiamo qui a divertirci” quasi glielo urlò nelle orecchie costringendolo ad allontanarsi e a dare degli attimi di pace al cuore che non la smetteva di battere furiosamente e alla mente che man mano ri-acquistava quelle nozioni importanti per sopravvivere

“bene. Ora ci manca solo la biblioteca” si riprese la karateka liberandosi dalla stretta di Shinichi, alzandosi velocemente dal letto e spolverandosi la gonna della salopette rosa.

“la b-biblioteca?” chiese uno Shinichi con gli occhi fuori dalle orbite ricevendo un cenno d’assenso e uno sguardo preoccupato da parte dell’amica.
“perché? C’è qualcosa che non va?” chiese poi questa guardandolo mentre si alzava anch’egli dal letto, arrossendo al ricordo di averlo avuto così vicino

“niente, abbiamo solo passato almeno tre ore a pulire tutta la casa.. per la biblioteca ci vorrà il doppio. Ma non è niente, no? D’altronde tu ti diverti un sacco a riordinare” spiegò lui ironico mentre un sorrisetto compariva sulle sue labbra e illuminava anche gli occhi

Ran mosse una mano come a cancellare quell’ultima affermazione poi voltandosi disse “anche tu ti stai divertendo tanto, ma non vuoi ammetterlo. In effetti la prossima volta potrei portarti un bel grembiule con i fiorellini” scoppiò a ridere vedendolo sconvolto e poi scappò fuori dalla stanza, perché sicuramente il suo amico non avrebbe perso tempo per vendicarsi

“non mi prenderai mai, polentone” gridò mentre correva velocemente giù dalle scale sentendo i passi dell’altro sempre più vicini.

“questo è tutto da vedere, Mouri” le rispose di rimando lui mentre la inseguiva per il lungo corridoio.
Riusciva a correre così veloce grazie agli allenamenti di calcio, ma anche la sua amica, per quanto femmina, non se la cavava male. Dopotutto era stata presa nella squadra di karate per un motivo.

Riuscì a bloccarla con le spalle ad una porta di legno, le mani da una parte e dall’altra del suo viso, entrambi respiravano affannosamente per la corsa senza sosta.

Mentre riprendevano fiato Shinichi fissò a lungo il sorriso della sua amica d’infanzia, e quegli occhi azzurri che mentre rideva diventavano più luminosi. Strano, non aveva mai notato quali sfumature potessero avere quegli occhi così conosciuti eppure così misteriosi. La conosceva da una vita eppure.. eppure non aveva mai notato come quel naso, quelle guance arrossate per la corsa, quel viso potesse essere così perfetto e .. bello?

Si accorse troppo tardi del sorriso furbo che si disegnava sulle labbra dell’amica e in neanche mezzo secondo si ritrovò con la faccia a terra. Ran scoppiò a ridere impertinente, le mani ancora strette alla maniglia.

“che hai da ridere?” andò su tutte le furie lui guardandola dal pavimento dove era seduto

“niente, niente.. ma quanto se la prende signor Detective” lo prese in giro lei scoppiando a ridere di fronte alla sua smorfia

“potevo anche rompermi il naso” continuò a lamentarsi lui, inutilmente. La sua amica continuava a ridere

“bene, ora facciamo le persone serie” esordì dopo altri minuti di risate che avevano come protagonista il ragazzo che seduto per terra continuava a tastarsi il naso in cerca di qualcosa di rotto

“dai alzati, sfaticato che non sei altro” gli porse la mano e l’aiutò ad alzarsi “dillo che era tutta una messa in scena per far riordinare solo me”

“ah ah ah. Certo, come dici tu.. mi diverto a lanciarmi a terra, io” si imbronciò lui guardandola male

“a quanto pare, sì” lo riprese lei dandogli una spinta leggera facendolo finire quasi a terra per la seconda volta

“smettila di scherzare e diamoci una mossa” disse serio allontanandosi verso i ripiani colmi di libri

“uh uh” lo prese in giro avvicinandosi e dandogli una leggera gomitata “e così ora ti piace mettere in ordine, eh? Se lo sapesse tua madre, appena torna glielo dirò di sic-”

“pff, non mi piace riordinare. Tzè per chi mi hai preso” la interruppe prendendo quanto detto dall’amica come un affronto alla sua persona

“è che sto leggendo ‘le memorie di Sherlock Holmes’, per essere precisi ‘l’ultima avventura’ .. e sono quasi alla fine.. sono nel punto cruciale, sai quando Sherlock e Moriarty stanno per..”

“ma l’avrai letto un centinaio di volte!” esclamò interrompendolo, e a giudicare dagli occhi luminosi aveva –fortunatamente- interrotto un monologo che poteva prolungarsi per ore

“ogni lettura rivela un particolare sempre nuovo” la riprese muovendo il dito come era solito fare quando aveva già nella mente vita, morte e miracoli su Sherlock e, soprattutto, non vedeva l’ora di rivelarglieli.. a lei che ormai ne sapeva anche troppe su quell’investigatore.

“sì, va bene Holmes mettiamoci all’opera” lo riportò alla realtà sperando di evitare il riassunto dettagliato di un qualsiasi caso di Holmes e affini

“e poi Watson scoprì che in realtà Holmes era a Coombe Tracey, e che di tanto in tanto andava a dare un’occhiata alla brugh*- ahi” si interruppe massaggiandosi la nuca dove l’amica l’aveva colpito prontamente con un libro

“tutti questi libri non si mettono a posto da soli, Sherlock del nuovo millennio” lo prese in giro sventolando un tomo dalla copertina rossa e le pagine ingiallite dal tempo

“quindi tu vorresti svuotare tutta la biblioteca e rimettere a posto i libri uno alla volta?” si informò guardandola scettico e incredulo al tempo stesso

“prima iniziamo, prima finiamo” ripose semplicemente mentre alle sue spalle iniziava a formarsi una gran pila di volumi

“bene, ma poi non dirmi che io non ti avevo avvertito” e l’aiutò in quella che probabilmente era la sua condanna a morte

*

 “quindi questi ultimi vanno in quello scaffale lì” si stiracchiò passandosi le mani dietro al collo per liberare tutta la tensione che aveva accumulato stando seduta a dividere i libri.

Ne prese quattro dal mucchio, stava per alzarsi quando decise di vedere a che punto fosse il suo amico che stranamente si era fatto silenzioso nell’ultima mezz’ora.

E vedendolo capì.

Era silenzioso perché dormiva, e lei era stata china sui libri a dividerli mentre lui dormiva tranquillamente?!

Stava per svegliarlo molto bruscamente quando una strana morsa le strinse lo stomaco, e senza rendersene conto si bloccò in procinto di gridare e lo fissò.

Aveva un gomito appoggiato ad una pila di libri, di quelli che precedentemente lei aveva raggruppato, e dormiva respirando lentamente. La spalla contro la sua, riusciva a sentire il suo calore anche se protetta dal maglione rosa .

Strinse il pugno, con cui voleva colpirlo, al petto; il battito del cuore aumentava. Sempre di più, al contrario del respiro del ragazzo che con una certa regolarità si scontrava con la pelle del suo collo

Non riusciva a distogliere la sua attenzione da quel ciuffo di capelli neri che le solleticava, insieme al respiro regolare, il collo.

La mano stretta a pugno sul petto, vicino al cuore che martellava come un pazzo; lo stomaco che si attorcigliava su se stesso in una morsa stranamente piacevole. E sapeva che se fosse stata in piedi sarebbe caduta, sentiva le ginocchia tremarle lievemente.

Quel giorno si sentiva decisamente strana, che le fosse venuta la febbre? Scosse il capo per rispondere alla domanda che si era posta nella mente. O forse era per Shinichi? Spostò di nuovo lo sguardo sull’amico che non sembrava essersi accorto di quello che stava succedendo dentro di lei. Dopotutto era da quando si era ritrovata bloccata tra lui e il materasso che aveva iniziato ad avere quell’accenno di febbre. Che si fosse presa una cotta per.. Shinichi?

Un piccolo sorriso aleggiò sul suo viso, respirò profondamente, si protese verso l’amico, avvicinò le labbra al suo volto.. e “SVEGLIA!” gridò con tutto il fiato che aveva preso

“Ran! Ma sei impazzita?!” sbraitò lui passandosi una mano sul viso che aveva picchiato, non appena la voce aggraziata dell’amica l’aveva raggiunto, sulla pila di libri

“così impari! E ora muoviti ad aiutarmi così posso andare io a casa a dormire” spiegò alzandosi in piedi, spolverando la gonna della salopette e mettendo nei giusti ripiani i volumi che aveva tra le braccia

“uff.. non c’era bisogno di gridare” brontolò ancora raggiungendola con gli altri libri tra le mani ed aiutandola

“e invece sì” replicò lei appoggiando l’ultimo libro sullo scaffale. Si voltò e vide alla sua destra l’amico finire il lavoro sbadigliando. Sorrise scuotendo il capo e scompigliandogli i capelli. Era solo il suo migliore amico, il solito ragazzino che fingeva di essere un detective. Non sarebbe mai cambiato niente; erano loro due, Shinichi e Ran, ed andava bene così.
Per ora.

 

* ovviamente "il mastino dei Baskerville" di Conan Doyle.

Angolo Shine:

Anzitutto mi scuso per il disastroso ritardo, non ho avuto molto tempo libero in questi mesi e le idee per quell'immagine scarseggiavano un pochino. ._.

E poi, non so, ogni tanto mi sembra che storpi i caratteri dei due piccioni ù.ù

Fatemi sapere che ne pensate, accetto qualsiasi tipo di commento. Basta che, in caso di lanci di verdura varia, mi diate il tempo di ripararmi .-.

Un'ultima cosa.. gli asterischi (*) che vedete ogni tanto (se non sbaglio sono tre <.<) servono per cambiare scena e tempo.. l'avevate capito sicuramente :))

Ora scappo sul serio, sperando di riuscire ad aggiornare un pò prima la prossima volta. Ma con la scusa che i capitoli non sono collegati ma sono pezzi di vita non mi do nemmeno una scadenza.

A presto, grazie a tutti quelli che mi seguono

Shine :)

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