Vorrei ricordassi tra i drammi più brutti che il Sole esiste per tutti

di dreamyD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Finalmente liberi. ***
Capitolo 2: *** Nuove amicizie ***
Capitolo 3: *** Arrivo ***
Capitolo 4: *** Aspettando il Cappello ***
Capitolo 5: *** Smistamento ***
Capitolo 6: *** Lettere a casa... ***
Capitolo 7: *** La Prima Notte ***
Capitolo 8: *** Il Primo Giorno (1) ***
Capitolo 9: *** Il Primo Giorno (2) ***
Capitolo 10: *** La Prima Lezione di Pozioni ***
Capitolo 11: *** Di lettere e risate ***
Capitolo 12: *** Promesse di felicità ***
Capitolo 13: *** Discussioni mattutine ***
Capitolo 14: *** I tuoi capelli sono belli! ***
Capitolo 15: *** Di Arti Oscure e Complimenti ***
Capitolo 16: *** Piani e fiammiferi ***
Capitolo 17: *** Una serata movimentata ***
Capitolo 18: *** Incubi e Ospitalità ***
Capitolo 19: *** Risvegli e cuscinate ***
Capitolo 20: *** Sarà una bella giornata! ***
Capitolo 21: *** Bagni e parole ***
Capitolo 22: *** In infermeria ***
Capitolo 23: *** Lezione di Volo ***
Capitolo 24: *** Halloween ***
Capitolo 25: *** Le vacanze di Natale (1) ***
Capitolo 26: *** Le vacanze di Natale (2) ***
Capitolo 27: *** Lettere, regali di Natale e ricordi... ***
Capitolo 28: *** Conversazioni mattutine ***
Capitolo 29: *** Gennaio, Febbraio, Marzo... ***
Capitolo 30: *** 21 Marzo ***
Capitolo 31: *** Scherzi ***
Capitolo 32: *** Pomeriggio al Lago ***
Capitolo 33: *** Partenza da Hogwarts ***
Capitolo 34: *** Prigioniero ***
Capitolo 35: *** Libero ***
Capitolo 36: *** Casa Potter ***
Capitolo 37: *** Fuoco e fiamme ***
Capitolo 38: *** Un gustoso pomeriggio ***
Capitolo 39: *** Lucciole e parole alla Luna ***
Capitolo 40: *** Nuovi amici ***
Capitolo 41: *** Ryan ***
Capitolo 42: *** Comitato d'addio ***
Capitolo 43: *** Ritorno a Hogwarts ***
Capitolo 44: *** Settembre e Ottobre ('72) ***
Capitolo 45: *** Perchè aveva scelto lei (Novembre e Dicembre '72) ***
Capitolo 46: *** Amici come prima? ***
Capitolo 47: *** Che si aprano le danze! (o meglio, le investigazioni e la guerra) ***
Capitolo 48: *** Il segreto della Luna ***
Capitolo 49: *** Lupo Mannaro ***
Capitolo 50: *** Malandrini ***
Capitolo 51: *** Grifondoro vs Serpeverde (Aprile-Maggio '73) ***
Capitolo 52: *** Tante tane cose...(Maggio-Giugno '73) ***
Capitolo 53: *** Bell'inizio... ***
Capitolo 54: *** Vacanza ***
Capitolo 55: *** Una grande giornata (Luglio '73) ***
Capitolo 56: *** Lettere a...(Luglio-Agosto '73) ***
Capitolo 57: *** Giornate movimentate di fine estate ***
Capitolo 58: *** Bentornato a casa ***
Capitolo 59: *** Sogni sconosciuti e che non dovrebbero essere lì ***
Capitolo 60: *** No answers ***
Capitolo 61: *** Idee ***
Capitolo 62: *** Un nuovo...amico? ***
Capitolo 63: *** Lui aveva già perso ***
Capitolo 64: *** Kisses ***
Capitolo 65: *** Oooops ***
Capitolo 66: *** Pace e regali ***
Capitolo 67: *** Sarebbero stati accanto a lui ***
Capitolo 68: *** Pieces of days ***
Capitolo 69: *** Tutto sbagliato ***
Capitolo 70: *** Si fidava di lui ***
Capitolo 71: *** Fidarsi ancora ***
Capitolo 72: *** Speranza ***
Capitolo 73: *** Cattive notizie ***
Capitolo 74: *** Un raggio di sole non disperde le nuvole ***
Capitolo 75: *** Convolvolo (speranza svanita) ***
Capitolo 76: *** A Sam ***
Capitolo 77: *** Tornare a sorridere (prima o poi) ***
Capitolo 78: *** E forse ogni fine è davvero un nuovo inizio... ***
Capitolo 79: *** AVVISO AI NAVIGANTI ***



Capitolo 1
*** Finalmente liberi. ***


Finalmente Liberi

 

 

Sirius Black non vedeva l'ora di scappare via, su quel treno che finalmente l'avrebbe portato lontano da sua madre. La stessa madre che gli stava di fronte e tenendolo per un braccio affinché non scappasse gli sibilava minacce e ordini, restando però composta ed elegante. Il ragazzino non aveva mai capito la capacità di sua madre di rivolgersi con disprezzo e rimprovero a lui e contemporaneamente rivolgere qualche sorriso in giro e salutare con calore sua cugina Narcissa. Erano quasi le undici e sua madre ancora non lo lasciava andare, quindi Sirius prese l'unica decisione possibile: guardò con occhi un po' supplicanti suo padre, Orion, perchè lo aiutasse.

«Cara, lascia andare il ragazzo. È quasi ora e un Black non ritarda mai»

«Va bene , Orion, ma ragazzo...vedi di comportarti come si confà ad un Black, non rivolgere parola ai Nati Babbani e ricordati che i Sanguesporco e i Mezzosangue sono...»

«...Inferiori a noi..lo so lo so!» la interruppe Sirius, guadagnandosi uno sguardo di rabbia dalla donna e uno di rimprovero dal padre. «Ciao Reg, scrivimi e non sentire troppo la mia mancanza! E mi raccomando, fa il bravo!» aggiunse poi, imitando un tono pomposo e sfoderando un ghigno in direzione del fratellino che gli sorrise sotto i baffi e lo salutò con una mano mentre Sirius scappava via, evitando lo scappellotto di suo padre e sua madre che gli ricordava di scriverle la sera stessa. Salito sul treno, Sirius si fermò, fece un respiro profondo e sorrise. Era libero.

 

**

James Potter era felice. Lui era quasi sempre felice ma quel giorno di più. Sua madre lo abbracciava da almeno tre ore, suo padre lo guardava con soddisfazione e un po' di malinconia e lui invece osservava con ansia e trepidazione il treno che lo avrebbe portato verso un anno che, ne era assolutamente certo, sarebbe stato fantastico!

«Mamma...mamma mi soffochi...mamma è quasi ora..mamma mi metti in imbarazzo...mamma lasciami dai!»

«Suvvia, tesoro, lascialo respirare! Non va mica in guerra! Lo rivedrai a Natale...» intervenne il padre in suo aiuto,guadagnandosi uno sguardo di sollievo dal figlio e uno di umida offesa dalla moglie, che però liberò James dalla presa e gli stampò due grossi baci sulle guance.

«Mamma!!!» protestò subito lui, strofinandosi le guance. Poi però tornò subito a sorridere e si voltò verso il treno pronto a correre via ma..

«Fermo qui signorino!» lo fermò subito sua madre. James si voltò con un sospiro.

«Prima voglio un bacio» con una smorfia James le baciò la guancia, «Promettimi che mi scriverai stasera: voglio sapere dello smistamento!»

«Ok mamma. Posso andare ora?» ricevuto il cenno d'assenso di lei si voltò sorridente verso suo padre, lo abbracciò velocemente e ricevette un bacio furtivo e pungente a causa dei baffi.

«Ciao mami! Ciao papi!» urlò poi, già correndo verso uno sportello.

«Ciao James! E fai il bravo!!» gli gridò dietro sua madre, salutandolo con la mano. Salito sul treno, James si fermò, fece un respiro profondo e sorrise. Era libero.

 

**

Remus Lupin abbracciava sua madre che lo teneva stretto. Non si vergognava di piangere, aveva ben altro di cui vergognarsi lui.

«Kara, Remus...è ora di andare...» intervenne suo padre esitante.

Remus strinse per l'ultima volta sua madre e si staccò da lei, asciugandosi le lacrime.

«Sei ancora sicuro di volerci andare Rem?» chiese per l'ennesima volta lei, sollevandogli il mento con una mano e asciugandogli l'ultima lacrima che era rimasta lì, intrappolata tra le ciglia.

«Sì mamma. E papà ha ragione, devo andare.»

«Promettimi che ci scriverai stasera. E che farai attenzione. E che se sarà troppo per te tornerai a casa subito. E che...»

«Sì mamma me l'hai già detto.» la fermò subito Remus. «Non preoccuparti per me, Silente sa quello che fa e io non ho paura.» mentì poi, consapevole che altrimenti non sarebbe più salito su quel treno.

«Fa il bravo» disse ancora lei, riluttante a lasciarlo andare.

«Tesoro, lascialo andare, lui è sempre bravo! E Rem...mi raccomando sta attento e divertiti!» lo salutò suo padre,abbracciandolo velocemente.

«Va bene. Ciao papà, ciao mamma! Mi mancherete!» e scoccato un ultimo bacio sulla guancia della madre si liberò della sua stretta e corse via. Salito sul treno, Remus si fermò, fece un respiro profondo e sorrise. Non sarebbe mai stato davvero libero ma questa era la cosa che più si avvicinava alla libertà.

 

**

«Peter Minus non osare combinare i tuoi soliti disastri! E non abbuffarti! Comportati bene e...»

Peter sospirò. Sua madre stava ripetendo le stesse identiche cose che gli diceva da almeno tre giorni.

«Sì mamma, sì mamma, sì mamma. Mamma posso andare ora?» la interruppe.

«Certo caro, ma mi raccomando...»

«Sì mamma lo so! Però ora lasciami, è tardi!» la fermò di nuovo, prima che potesse ricominciare con le raccomandazioni. La donna lo abbracciò, si strinse nel suo cappotto un po' sdrucito e lo guardò negli occhi.

«Peter, ricordati che tu sei come tutti gli altri. Non farti condizionare dai bulli che c'erano qui perchè tu sei speciale, non un mostro ok?» disse seria.

«Ok, mamma. Salutami anche papà! Ciao!» le urlò mentre già scappava verso il treno che lo avrebbe portato verso una nuova vita, lontano da quel Peter Minus deriso e triste che era laggiù.

«Scrivimi stasera!» gli gridò sua madre, mentre lui era già lontano.

Salito sul treno, Peter si fermò, fece un respiro profondo e sorrise. Era libero.

 

**

Lily Evans aveva appena finito di discutere con sua sorella, ma non piangeva. Non era un tipo che piangeva molto. Adesso era abbracciata alla madre, in braccio al padre che le accarezzava i capelli.

«Papino mettimi giù...mamma lasciami! È ora di andare!» le sarebbero mancati, ma aveva una voglia terribile di correre verso il treno e da Severus. I suoi genitori si staccarono da lei e la guardarono. Lei ricambiò lo sguardo e sorrise, un sorriso felice che i suoi ricambiarono immediatamente.

«Ciao tesoro, fa la brava e studia! Ma soprattutto divertiti...» le disse suo padre con un occholino che riservava sempre solo a lei.

«Certo che sarà brava!» intervenne sua madre «Amore scrivici! Stasera stessa ok?»

«Ok mamma. Ciao!» disse mandando un bacio con la mano.«Salutatemi Petunia!» aggiunse poi con una piccola smorfia guardando la sorella che picchiettava il piede a terra, guardando con disgusto tutto ciò che la circondava.

Dopo un ultimo bacio da parte di sua madre, la bimba corse via, i lunghi capelli rossi che si distinguevano tra la folla. Salita sul treno, Lily si fermò, fece un respiro profondo e sorrise. Era libera.

 

**

Severus Piton guardava con desiderio il treno. Si era già cambiato, liberandosi con sollievo dei suoi orribili vestiti babbani.

«Severus...fa il bravo. E salutami quella bambina con cui passi tanto tempo!» aggiunse, facendolo arrossire.

«Ma madre come..?»

«Sono tua madre, Severus. Mi basta osservarti. E poi il parco non è poi tanto distante da casa nostra!» disse con un piccolo sorriso.

«Ok. Ora posso andare?» chiese il ragazzo, ansioso di correre da Lily, lontanoda suo padre, da sua madre, da quella vita orribile...

«Certo Severus. Non combinare guai e scrivimi stasera per farmi sapere dello smistamento!»

«Va bene. Ciao» disse, cercando di scappare. Sua madre però lo afferrò per un braccio e lo strinse brevemente a sé, facendo arrossire entrambi.

«Come farò io senza di te, Severus? Senza il mio ometto?» sussurrò tra i suoi capelli.

«Mamma, devo andare...»

«Sì, scusami.» disse lei, arrossendo ancora un po' e ricomponendosi. «Ciao Severus!»

«Ciao!» le disse lui, correndo via.

Salito sul treno, Severus si fermo, fece un respiro profondo e sorrise. Era libero.

 

**

«Sunny, Sunny, non lasciarmi!» sua sorella le stava attaccata ad una gamba e piangeva disperata.

«Angie, amore, lasciami andare» disse lei, chinandosi e abbracciandola, facendola salire sulle sue gambe, in precario equilibri accovacciata a terra.

«Sun, è ora» le ricordò sua zia Mary.

«Sì, hai ragione. Angie fai la brava, niente capricci.» disse seria alla sorellina, consapevole che, a dispetto del suo nome, quella bambina un angelo non lo era proprio. Non era cattiva, solo vivace!

«Sì Sunny! Farò la bravissima! Tu scrivimi però...»

«Angela ha ragione. Scrivici stasera! E fai anche tu la brava, studia e comportati bene!» le raccomandò la zia.

«Certo. Angie, dammi un bacio!» le disse, stringendola forte mentre lei le schioccava un enorme bacio sulla guancia.

«Ciao Sunny!» le disse poi.

«Ciao amore. Non piangere e dai un bacio anche a papà!»

«Sì Sunny!»

«Ciao, tesoro, ora vai!» le disse sua zia.

«Ciao, mi mancherete!» gridò la ragazza correndo verso il treno. Era triste di lasciare lì la sua sorellina, ma era ansiosa di cominciare una nuova vita, lontana da tutti quei problemi.

Salita sul treno, Sunshine si fermò, fece un respiro profondo e sorrise. Era libera.

 

-Fine capitolo-

 

 

Spazio dell'Autrice

Questo è il mio primo tentativo di scrivere una ff che non sia una one-shot demenziale, ma non so se continuare o no. Se vi piace vi prego di dirmelo così magari la continuo, altrimenti niente. Quindi recensite! Il finale della parte di Rem è diverso dagli altri perchè non l'ho mai immaginato come una persona che si sente davvero libera quindi...dovevo dire anche altre cose ma non me le ricordo più quindi se avete domande basta chiedere! Un bacio.

*dD*


 

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Capitolo 2
*** Nuove amicizie ***


Nuove Amicizie

 

«Uuu il bambino piangeva con la mammina!»

«Poovero bambino! Avei paura di lasciare mammina? Solo soletto?»

Tre Serpeverde, li riconosceva dai colori che portavano sulla divisa già indossata, lo stavano prendendo in giro. L'avevano accerchiato quando aveva fatto appena due passi dopo essere salito in treno. Decisamente non era un buon inizio!

«Lasciatemi stare!» disse, cercando di apparire sicuro e deciso, anche se era pallido e sapeva che nessuno, guardandolo, avrebbe mai pensato che, appena sorgeva la luna piena, si trasformava in un feroce Lupo Mannaro.

«Altrimenti il bambino che mi fa? Mi piange addosso? Chiama mammina?» lo derise ancora uno dei tre. Remus stava per parlare quando un'altra voce lo precedette.

«Lasciatelo stare!»

«A si? E tu chi saresti? Hai la sua stessa età, credi di fare paura a noi?»

«Sono Sirius Black» disse il ragazzino, consapevole del peso del suo nome.

«B-Black? Ragazzo che ci fai con questo qui?» disse subito uno, indicando con disprezzo Remus che si era appiattito contro lo sportello del vagone.

«Esatto. Black. E sto con chi mi pare. Vieni, tu. Ci sono posti liberi nel mio vagone! E voi..andate pure a piagnucolare da mia cugina Narcissa o da Lucius Malfoy!» disse Sirius sprezzante, esercitando tutto il disprezzo che sua madre gli aveva insegnato.

I Serpeverde, delusi per aver ceduto così facilmente per il nome di un ragazzino che in fondo era alto metà di loro cercarono di sbarrargli la strada, ma i due li superarono facilmente, diretti ad uno scompartimento semi-vuoto.

«Ehi tu! Non c'eri prima! E neanche tu!» esclamò Sirius appena entrò con Remus, indicando una bambina con i capelli rossi e uno con i capelli neri sparati in tutte le direzioni.

La bimba lo ignorò completamente, continuando a fissare fuori dal finestrino ma l'altro lo guardò con interesse.

«Ciao! Io sono James Potter e tu? Perchè facevate tutta quella confusione lì fuori? Prima è venuta una bambina bionda a chiedere se i posti erano liberi e io ho detto sì, ma lei se ne è andata dopo aver messo lì il suo baule! Ma...»

«Ehi ehi ehi, calma! Allora io sono Sirius Black» il ragazzino sollevò un sopracciglio, curioso.

«E lui è...» si interruppe, guardando interrogativo Remus.

«Remus Lupin, piacere.» rispose subito quello. «E ancora grazie per prima!»

«Figurati! Stupidi Serpeverde...»

«Che cos'è successo??» chiese ancora James.

Sirius stava per rispondere quando lo sportello si aprì ed entrò un bambino con i capelli neri, tagliati mali e unti, gli occhi scuri e profondi e un naso enorme.

Tutti e tre si fermarono a guardarlo, ma il bambino li ignorò completamente, andando a sedersi di fronte alla bimba con i capelli rossi e cominciando a parlare con lei.

Dopo averli osservati per qualche istante, James decise che non erano interessanti e ritornò a guardare con curiosità Sirius, che in poche parole gli raccontò cos'era successo prima.

Poi sentirono che il ragazzo dai capelli unticci aveva appena detto alla bimba che sperava lei fosse una serpeverde.

«Serpeverde?» intervenne subito James. «Chi vuole diventare un Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola, e tu?» chiese poi, rivolto a Sirius.

Sirius pensò che non valeva la pena mentire e, restando serio, decise di dire la verità.

«Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde» ammise.

«Oh, cavolo. E dire che mi sembravi a posto!» esclamò subito James, un po' deluso.

«Forse io andrò contro la tradizione.» aggiunse Sirius con un ghigno. «Dove vorresti finire, se potessi scegliere?» chiese poi, ridendo quando James finse di alzare una spada.

«'Grifondoro...culla dei coraggiosi di cuore!' Come mio padre» disse con un sorriso.

Il ragazzo-olio fece un verso sprezzante, facendo girare James.

«Qualcosa non va?» chiese orgoglioso, squadrando i capelli neri e unti dell'altro.

«No, se preferisci i muscoli al cervello...» rispose quello, sempre con la smorfia di disprezzo sul volto, troppo simile a quella che Sirius vedeva spesso sul viso di sua madre e che quindi decise di intervenire.

«E tu dove speri di finire, visto che non hai nessuno dei due?» chiese, facendo ridere James e provocando finalmente una reazione della rossa, che si raddrizzò e li guardò disgustata.

«Andiamo, Severus, cerchiamo un altro scompartimento» disse, altezzosa.

«Ooooooooh...» la presero in giro James e Sirius per poi imitare la sua voce mentre James cercava di fare lo sgambetto al ragazzo-olio.

«Ci si vede, Mocciosus!» gli gridò dietro Sirius mentre i due scomparivano.

James a quel nome scoppiò in una risata fragorosamente e batté il cinque a Sirius che sorrise. Per tutto il tempo Remus era stato in silenzio e li aveva guardati leggermente preoccupato.

«Sirius Black, ti nomino ufficialmente mio amico!» disse con tono pomposo James.

Sirius rimase perplesso. Doveva accettare? Sua madre sarebbe inorridita al pensiero che il suo primogenito era amico di un possibile Grifondoro e quindi accettò. E poi quel tipo era simpatico, lo capiva al volo e aveva un ghigno malandrino che prometteva infiniti divertimenti e scherzi. Terribilmente invitante!

«James Potter, hai l'immenso onore di essere amico di Sirius Orion Black!» rispose quindi, altrettanto pomposo.

«E anche Remus Lupin può far parte di questa fortunata cerchia di chi può dirsi mio amico!» aggiunse James, sorridendo a Remus. Lui lo guardò incerto, poi però sorrise a sua volta e annuì con il capo. La luna era lontana in quel momento.

 

**

Due ore dopo stavano chiacchierando allegramente, mangiucchiando qualche dolce comprato dal carrello quando lo sportello si aprì per l'ennesima volta. Erano passate tantissime persone: chi in cerca di un topo smarrito (aveva detto di chiamarsi Frank Paciok), chi in cerca degli amici che doveva ancora salutare, chi solo per rompere le pluffe a chiunque capitasse a tiro durante quel viaggio un po' noioso. Sulla soglia c'era una bambina magra, con i capelli di un biondo dorato, lunghi fino a metà schiena, lisci ma leggermente arricciati sulle punte e gli occhi blu, come un cielo d'estate. Appena si accorse che i tre si erano zittiti e la osservavano, le guance le diventarono rosso fuoco, abbassò lo sguardo e si diresse verso il posto libero vicino al finestrino. Dopo qualche istante si accorse che uno dei tre si era seduto di fronte a lei e la fissava, ma non alzò lo sguardo.

«Ciao.» provò lui. La bimba sospirò, alzò lo sguardo e vide due occhi marroni, un paio di occhiali, dei capelli neri sperati in tutte le direzioni e un sorriso enorme.

«Ciao» rispose timida.

«Io sono James Potter» si presentò lui. Poi, indicando a turno il ragazzo abbandonato mollemente sul sedile, i capelli neri e mossi e gli occhi grigio-azzurro e il ragazzo con i capelli castano chiaro, gli occhi marroni e l'aria trasandata, aggiunse «Loro sono Sirius Black e Remus Lupin. Tu come ti chiami?»

«Sunshine Moor» disse velocemente lei, arrossendo di nuovo. Sirius sorrise.

«Ti fa ridere il mio nome?» chiese, più aggressiva, lei.

«No, Raggio di Sole.» rispose subito lui, ghignando. «Ehi James, mi piace la ragazza! La ammetti alla tua corte?» chiese poi, rivolgendosi all'amico.

«Certo! Ehi ti va di avere l'immenso onore di essere nostra amica?»

«Ne sarei davvero onorata, milord!» rise lei, più spigliata e meno timida, ora che aveva visto il tipo di persone che erano. Anche i tre ragazzi risero poi ricominciarono a chiacchierare tranquillamente e Sun si accorse che non era per niente difficile parlare, ridere e divertirsi con loro. E per una volta, si divertì senza pensieri tranne quello che le girava costantemente in testa: era davvero cominciata una nuova parte della sua vita e si prospettava già bellissima.

-Fine capitolo-

Spazio dell'Autrice

anche se nessuno ha recensito io ho deciso di continuare, dato che una persona l'ha messa nelle preferite e una nelle seguite. Vi ringrazio tantissimo!!!

allora come avrete di sicuro notato ho inserito il pezzo della Rowling che fa parte dei ricordi di Piton, ma non l'ho copiato proprio pari pari tranne le battute. Premettendo che a me piace Piton, in questa storia sono dalla parte di Sir (il mio amore) e quindi non posso mica chiamarlo “il ragazzo con i lucidi capelli neri, puliti e profumati” no? Se avete domande basta chiedere! E recensite grazie! Alla prossima

*dD*  

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Capitolo 3
*** Arrivo ***


Arrivo

 

 

«Che fai Sunny?» Sunshine sorrise, vedendo con quanta velocità James le aveva storpiato il nome e per di più nello sesso modi in cui lo faceva sua sorella.

«Vado a cambiarmi, ormai dovremmo quasi essere arrivati no?» rispose, sorridendo eccitata al pensiero.

«Hai ragione, dovremmo cambiarci anche noi!» la appoggiò subito Remus.

Quando, dopo qualche minuto, Sunshine ritornò nello scompartimento i ragazzi si erano già cambiati e discutevano di nuovo sulle case di Hogwarts.

«Tu in che casa vuoi andare Sunny?» le chiese James per coinvolgerla nel discorso e per curiosità.

«Non ne ho idea. Sarebbe forte Grifondoro o Corvonero ma pensandoci bene credo che sarò una Tassorosso...»

«Bè ti sembra una brutta cosa?» la rimproverò Remus.

«No, ogni casa è importante e speciale ma io...»

«Tu??» chiesero curiosissimi Sirius e James. Sunshine arrossì fino alla punta dei capelli.

«No no, non ve lo dico!»

«Oh sì che ce lo dici! Altrimenti...» la minacciò Sirius.

«Altrimenti?» chiese ridendo lei. «Mi guardi male? Mi getti uno sguardo di disprezzo? Mi sbatti in faccia il tuo illustre nome?» evidentemente aveva assistito non vista alla discussione con i Serpeverde nel corridoio, appena partiti. Sirius, invece di rispondere a tono si incupì. Lo smistamento si avvicinava e aveva paura di quel che sarebbe successo...prima aveva affermato con sicurezza che lui era diverso dalla sua famiglia e quindi non sarebbe finito a Serpeverde, ma se fosse successo? Cosa avrebbero detto i suoi nuovi amici? Li aveva appena conosciuti ma gli sembravano davvero forti e simpatici, non voleva già perderli. Ma se fosse finito in un'altra casa? Cosa avrebbe detto sua madre? E suo padre? E Reg? Sarebbe diventato un traditore, un rinnegato...aveva paura.

Stava a testa china, gli occhi chiusi, una mano tra i capelli, perso in questi pensieri quando sentì che qualcuno si accucciava di fronte a lui e gli metteva una mano sotto il mento per fargli sollevare la testa. Aprì gli occhi e si trovò di fronte quelli blu di Sunshine.

«Ehi...che ho detto prima di male?» gli chiese, guardandolo seria , scrutando i suoi occhi alla ricerca di un indizio che le spiegasse quell'improvviso cupo mutismo.

«Niente...» mentì subito lui.

«Non mentirmi! So riconoscere le bugie...hai paura dello smistamento?» gli chiese sottovoce, con la stessa voce dolce ma decisa che usava quando voleva far confessare qualcosa a sua sorella.

«E perchè mai dovrei dirlo a te?» rispose Sirius irritato per quella dolcezza, perchè aveva capito subito cosa lo turbava e perchè gli dava fastidio rendersi conto che aveva davvero paura.

«Per nessun motivo. Siamo arrivati, faresti meglio a sistemarti.» disse allora lei spiccia, ponendo fine al discorso. L'aveva offesa? Sirius non lo sapeva e un po' gli dispiaceva, ma del resto non erano affari suoi e non avrebbe dovuto impicciarsi degli affari di un Black! Rendendosi conto di pensare le stesse cose che avrebbe detto suo padre scosse la testa e si alzò, sistemandosi la divisa e seguendo poi gli altri nella calca del corridoio.

Stretto tra tutti quei corpi Sirius si sentiva soffocare. Lui, un Black, non si doveva mai mescolare con la plebe e quindi sua madre non l'aveva mai portato in posti davvero affollati e, anche a Diagon Alley, c'era suo padre che li precedeva creando una scia dietro di lui, tra le persone che gli facevano spazio. Si sentì afferrare una spalla e sobbalzò, ma girandosi si accorse che era solo Potter che lo tirava verso una figura che svettava sopra tutte quelle teste, con in mano una lanterna

«Primo anno! Primo anno, da questa parte! Primo anno!» gridava quell'uomo immenso dalla faccia coperta di pelo. Dai racconti delle sue cugine sapeva che il suo nome era Hagrid, che era il Guardiacaccia e il custode delle chiavi di Hogwarts e che non era per niente cattivo come sembrava

e per questo, soprattutto Bella, lo prendevano in giro e disprezzavano.

Sempre trascinato da James, Sirius lo seguì verso le barche, guardandosi attorno e rischiando di inciampare più volte nel terreno leggermente accidentato perchè non guardava dove andava.

Salì su una barca insieme a James e a due ragazzine che dissero di chiamarsi Mary e Kate, una molto carina, l'altra un po' timida. Vide su un'altra barca Remus con un ragazzino grassoccio, uno dalle orecchie un po' a sventola e una ragazzina che se ne stava a testa china, i capelli scuri a coprirle il volto e su un'altra Sunshine con Mocciosus, la rossa altezzosa e un ragazzo con i capelli biondi e corti, che guardava gli altri tre con disprezzo.

Stava ancora esplorando i passeggeri delle altre barche quando gli arrivò una gomitata di James.

«Che vu...» era scattato subito Sirius, nervoso e irritato, ma si fermò a metà parola, seguendo lo sguardo di James.

Davanti a lui c'era Hogwarts. Era un castello gigantesco, pieno di torri e torrette che si elevavano scure contro il cielo buio, con mille finestre illuminate che offuscavano la luce delle stelle altrimenti brillanti, non essendoci nuvole quella sera.
Tutti i ragazzi stavano a bocca aperta a guardare quello spettacolo quando sentirono le barche sbattere contro il terreno e fermarsi. Ridendo e scherzando, spingendosi e aiutandosi l'un l'altro, i ragazzi si arrampicarono fino all'immenso portale aperto che lasciava uscire una luce dorata che si spandeva come oro fuso sull'erba. Si sentivano migliaia di voci che parlavano e ridevano ma tutto arrivava come ovattato alle orecchie di Sirius, che ancora non aveva chiuso la bocca. Lo fece solo dopo una gomitata, l'ennesima, di James seguita subito dal solito sguardo un po' strafottente che esibiva sempre. Hagrid li mandò dentro e poco dopo li raggiunse una professoressa alta e magra, i capelli grigi raccolti in uno stretto chignon, gli occhiali sul naso appuntito dalla forma particolare.

 

-fine capitolo-

 

Spazio dell'Autrice

Ho aggiornato solo ieri e già posto il terzo capitolo! Ma non abituatevi a questi ritmi perchè sono terribilmente incostante! Qui non succede niente di particolare, è solo un capitolo di passaggio, per di iù breve, ma prometto che i prossimi saranno meglio!
Grazie per la recensione di Just a Little Wizard, hai visto, ho modificato anche i capitoli precedenti scrivendo più in grande per non farti rischiare la miopia! così magari continui a leggero (o forse spero troppo XD)
Se avete domande, basta chiedere, se ho fatto errori anche logici con ciò che ho detto prima fatemelo notare e recensite!! ciao alla prossima

*dD* 

 


 

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Capitolo 4
*** Aspettando il Cappello ***


Aspettando il Cappello

 

«Benvenuti a Hogwarts. Tra poco avverrà la cerimonia dello smistamento, alla presenza di tutti gli studenti più grandi, in Sala Grande.» disse severa, indicando una porta più in là. «Per ora vi prego di aspettare tranquilli qui, senza fare disastri.» aggiunse, squadrando James che si guardava intorno e aveva già allungato una mano verso un'armatura, che ora traballava pericolosamente, cigolando.

Appena la Mcgranitt, così aveva detto di chiamarsi la professoressa, se ne andò tutti i ragazzi cominciarono a chiacchierare allegri ed eccitati ma Sirius non riusciva a spiccare parola. Si accorse che stava tremando quando si portò una mano davanti agli occhi per spostarsi il solito ciuffo che gli cadeva davanti agli occhi grigio-azzurri. Aveva paura, una tremenda paura i sbagliare, di finire a Serpeverde ma anche di non finirci, era confuso, era agitato, era eccitato come non lo era mai stato e in più aveva anche un po' freddo. Chiuse gli occhi, fece un paio di respiri e riaprì gli occhi, più tranquillo. Si guardò attorno curioso, osservando i volti sconosciuti ma con tutti la stessa eccitazione dipinta in viso.

James, incurante del rimprovero più o meno velato della McGranitt, camminava toccando tutto ciò che aveva a portata di mano, stuzzicando i quandri per farli parlare, parlando con loro e prendendoli in giro, chiedendo a chiunque gli capitasse a tiro in che Casa voleva essere smistato, come si chiamava, da dove veniva e qualunque altra cosa gli passasse per la testa. Ad uno chiese anche se gli piacevano di più i gatti neri o quelli tigrati!

Remus se ne stava in un angolo, senza parlare con nessuno ma osservando tutto con attenzione, gli occhi spalancati come a voler cogliere ogni dettaglio, senza perdersi niente che fosse il volto di uno di quelli che lo circondavano o una crepa nel muro. Con questo suo atteggiamento però stava attirando l'attenzione di un paio di ragazzini poco distanti che gli si avvicinarono per coinvolgerlo in una conversazione. Remus però si allontanò arrossendo, senza spiccare parola, facendo solo un minuscolo sorriso.

Sunshine chiacchierava allegra e nervosa con la rossa altezzosa e il suo unto amico, che al dire il vero non sembrava molto contento di dividere la sua amichetta con qualcun'altro e quindi lanciava di tanto in tanto occhiate non proprio amichevoli a Sun, che le ignorava continuando a parlare con la rossa.

C'erano tre ragazzine che ridacchiavano e indicavano ora questo, ora un altro ragazzo, stringendosi tra loro. C'erano ragazzi che parlavano animatamente di Quidditch. C'erano gruppetti di futuri Serpeverde che guardavano con disprezzo tutti gli altri, troppo inferiori a loro. C'era il ragazzo con le orecchie un po' a sventola che era stato in barca con Remus che guardava una ragazzina dai capelli scuri che parlava con una biondina. C'era il ragazzo grassoccio che si stringeva le mani tra loro e cercava di farsi piccolo piccolo, nascosto vicino ad un'armatura. All'improvviso Sirius sentì una mano sulla sua spalla e si girò. Davanti a lui c'era un ragazzino più alto di lui con i capelli castano chiaro e gli occhi azzurri che lo guardava con un mezzo ghigno sulle labbra sottili.

«Ciao. Tu sei Black.» non era una domanda e Sirius non rispose, rimanendo a guardarlo, impassibile.

«Io sono Jared McCroy.» aggiunse il tipo, allungando una mano verso Sirius, che gliela strinse, continuando però a guardarlo dubbioso e scostante. Sempre in silenzio, naturalmente.

«Che c'è Black, hai paura che se apri la bocca comincerai a piangere? Ho sentito dire in giro che Orion si lamenta sempre dei suoi figli mollaccioni!» lo provocò quello, facendo ridere un ragazzo dietro di lui. Si scambiarono un'occhiata d'intesa e poi Jared ricominciò ad importunare Sirius.

«Guara che non dei aver paura di me! Sono un purosangue, futuro Serpeverde! Dovresti stare con i tuoi simili, Black, non con questi qui!» disse, indicando James che si era avvicinato e Remus che li guardava poco distante.

«Forse, se non parlo con te, è perchè non voglio abbassarmi a tanto? O forse perchè non mi interessa? O forse perchè non m'importa del tuo sangue finchè non te lo vedo uscire dal naso dopo che te l'ho rotto con un pugno? Ma forse il tuo piccolo cervellino di arrogante purosangue e futuro Serpeverde non riesce a concepire tali pensieri, limitandosi a sbandierare il tuo stato di sangue e la tua dubbia ricchezza.» lo congelò Sirius, parlando con voce fredda, ferma, distante, ma educata, un ghigno sul volto. Vedendo l'altro ammutolire si girò e si allontanò spavaldo. Dentro di sé però tremava. Chissà che avrebbe detto sua madre se avesse saputo che aveva appena risposto così al figlio dei McCroy! Deciso a non perdersi in quei pensieri, scosse la testa e si girò verso la porta da cui stava rientrando la McGranitt.

«Venite, sta per iniziare la cerimonia dello smistamento. Seguitemi.» disse velocemente e, facendo un cenno con la mano, li condusse dentro l'enorme sala.

Appena i ragazzi si accorsero del cielo magico, dei piatti d'oro, degli altri studenti, si levò un brusio eccitato, mentre alcuni additavano addirittura ciò che più li sorprendeva.
Sirius, dopo aver dato una veloce occhiata attorno a sé e al soffitto aveva visto il logoro cappello posato su uno sgabello e non aveva più pensato a niente.

 

-fine capitolo-

 

 

Spazio dell'Autrice

Neanche questo capitolo è un granchè ma volevo arrivare con calma allo smistamento che sarà nel prossimo capitolo. Questo jared McCroy me lo sono inventato e non so ancora se lo userò anche più avanti ma mi andava di mettere in mezzo una prima discussione di Sir quindi l'ho messo. Il capitolo è corto ma non potevo tirarla tanto lunga con sta maledetta attesa e non volevo neanche dividere in due capitoli diversi lo smistamento quindi è uscito così...

Grazie mille a Just a Little Wizard che ha recensito anche il terzo capitolo! Spero che ti piaccia anche questo e che non cambi idea sul seguire questa storia!

Come sempre, se avete domade basta chiedere e recensite! Un grazie anche alle quattro persone che seguono e alle due che l'hanno messa tra i preferiti! *-* non sapete che soddisfazione è...

Un mega bacione e al prossimo capitolo!

*dD* 

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Capitolo 5
*** Smistamento ***


 

Smistamento

 

«Quando chiamerò il vostro nome, verrete qui e indosserete il Cappello Parlante che vi smisterà nella vostra Casa. La vostra Casa sarà come la vostra famiglia, per il tempo che trascorrerete qui. Ogni cosa positiva che farete, farà guadagnare punti alla vostra Casa, mentre le violazioni alle regole ne faranno perdere.» spiegò seriamente la McGranitt. Poi, appena ebbe finito la sua breve presentazione, il Cappello si mise a cantare. Cantava delle quattro Case, dei pregi e difetti di ognuna, ma Srius non ascoltava. Perchè diavolo doveva chiamarsi Black? Non poteva chiamarsi, che be so, Warrington? No, lui doveva chiamarsi Black, così da essere tra i primi smistati! Maledizione.

Quando la canzone del Cappello finì, la professoressa srotolò una pergamena e cominciò a chiamare i primini, in ordine alfabetico. Ormai Sirius era agitatissimo, respirava velocemente, gli tremavano le mani e continuava a gettare sguardi preoccupati verso sua cugina Narcissa, al tavolo dei Serpeverde.

«Black Sirius» chiamò la McGranitt, mentre la ragazzina con le trecce nere prima di lui finiva a Corvonero.

“Oddiooddiooddiooddio. Sono morto.” continuava a pensare Sirius. Arrivato davanti allo sgabello a tre gambe però fece un respiro profondo e scacciò la paura, facendosi infilare il cappello.

Stranamente, appena toccò la sua testa, il Cappello non lo mandò subito a Serpeverde come sapeva era successo a suo padre, a sua cugina Bellatrix e anche agli altri Purosangue, come Lucius Malfoy.

“Sirius Black eh? Ma cosa vedo qui?! Sei sicuro di essere un Black, ragazzo?”

“Ovvio. Che c'è? Non sono abbastanza nero per i tuoi gusti?”

“Sei impertinente e simpatico ragazzo, e di sicuro molto diverso dalla cugina a cui stati pensando!”

“Bella?”

“Esattamente. Vedo coraggio qui, ragazzo, e voglia di divertirsi. Sprezzo per le regole e fame. Ma non di potere o fama, di affetto e amicizie. Non sei un Serpeverde, ragazzo, ma...”

“Ma?” Sirius era sempre più ansioso e preoccupato, ma anche intimamente sollevato che Serpeverde non fosse la Casa adatta a lui.

“Ho smistato io Orion e Walburga. So do cosa sono capaci quindi, se non dovessi mandarti a Serpeverde...”

“Non ho paura di loro!” l'aveva pensato impulsivamente, ma si accorse che era vero.

“No? Davvero coraggioso, indipendente, impertinente, amichevole, fedele...oh sì ci staresti bene.”

“Dove?” ormai riusciva a sentire anche lui il brusio che c'era nella Sala. Ci stava mettendo troppo per un Black e anche per chiunque altro.

“Ma Orion e Walburga...”
“Non ho paura di loro!” ribadì più sicuro Sirius.

“E allora...GRIFONDORO!”

Era morto. Ma almeno sarebbe morto libero.

 

**

Lily aveva paura. E se l'avessero rimandata a casa perchè non era davvero una strega? Se fosse rimasta lì seduta, ancora più di quel Black che adesso correva verso il tavolo dei Grifondoro mezzo felice e mezzo terrorizzato, e alla fine la McGranitt le avesse tolto il Cappello dicendole che c'era stato un errore e doveva tornare a casa? E se fosse finita a Tassorosso, che Sev diceva fosse la Casa dei mollaccioni inutili? E se..

«Evans Lily» L'aveva chiamata? Sì, Sev le aveva dato una leggera spinta. E se fosse caduta davanti a tutti? Arrivò però senza incidenti allo sgabello dove la professoressa le fece un mezzo sorriso, vedendola così terrorizzata, prima di metterle il cappello che le cadde a coprirle gli occhi.

“Nata Babbana? Ma con un gran cervello! Sei intelligente bambina”

“Grazie. Davvero?”

“E insicura anche. Però non credo che Corvonero sia la Casa per te, qui c'è di più!”

“Io voglio stare con Sev! A Serpeverde!”

“Hai anche coraggio,vedo. Ma, mi dispiace, Serpeverde non fa per te! Sei gentile, altruista, amichevole...Tassorosso? No no, c'è di più. C'è di più!”

“Cosa di più?”

“Sei coraggiosa bambina, ti servirà ad affrontare pesanti prove in futuro. Sei fedele, sei gentile e generosa, sei testarda. Sei una GRIFONDORO!”

Lily si tolse il cappello, sorridente. Poi vide la faccia delusa di Sev e gli rivolse uno sgardo triste, per poi correre verso Grifondoro. Si stava per sedere quando si accorse che vicino a lei c'era uno dei due terribili ragazzini del treno, quello che aveva gridato “Mocciosus” a Sev e quindi si spostò, guardandolo male. Era carino però.

 

**

Peter sapeva che sarebbe finito a Tassorosso. Del resto, chi c'era di più inutile e inetto di lui? Si meritava di finire lì, dove però almeno non l'avrebbero preso in giro, forse.

«Minus Peter» lo chiamò la McGranitt. Gli faceva paura quella donna. Rischiò di inciampare, salendo i gradini, ma riuscì a non cadere, anche se chi si accorse della sua instabilità si lasciò scappare una risatina.

“Minus, Minus, Minus...sei Mezzosangue vero?”

“S-sì. Mia madre è babbana, mio padre mago.”

“Ok, non m'interessa. Cosa abbiamo qui?”

“Niente”

“Ti sottovaluti,sai. Farai cose grandi. Non sei molto coraggioso, ma sei desideroso di amicizie. Tassorosso?”

“Se bisogna..”
“Non ti piace Tassorosso? Srabbe giusta per te!”

“Io preferirei Grifondoro, al dire il vero. Farò felice mio padre così!”
“Non sono sicuro sia la scelta migliore, ma ti aiuterà a crescere ti darà degli amici e forse la felicità. Stai attento a non uscire dalla giusta via! GRIFONDORO!”

Era fatta.

 

**

Sunshine si guardava attorno, osservando tutto, decisa a scrivere tutto nella lettera che avrebbe scritto dopo cena per Angela. Osservava attenta ogni smistamento, cercando di imparare i nomi, guardando chi ci stava di più, chi di meno. Ma era ad Hogwarts, era lì davvero! E sarebbe stata smistata da lì a poco! Non aveva paura, ogni Casa andava bene, anche se i Serpeverde la inquietavano un poco, ma era emozionata.

«Moor Sunshine»

“Oh che caratterino!”

“Salve anche a te!”
“Sei simpatica, bambina. E coraggiosa. Ma c'è timidezza lì?”

“Fin troppa.”
“Oh, io non credo. C'è troppo coraggio e forza qui, per essere timidi! Sei una tipa tosta, non è vero?”

“Bisogna”
“Hai ragione, ne hai bisogno. Vedo anche tanto amore qui, da dare e ricevere. Se una dolce mamma chioccia?”
“Non direi. Più una sorella troppo mamma. Con mio padre e mia sorella ci vuole.”
“Vero. Sei intelligente, ma non un'intelligenza da Corvonero, troppo libera. Hai amore ho detto, amicizia, coraggio...Tassorosso o Grifondoro?”

“Posso chiederti una cosa?”
“Fai pure”

“Posso chiederti, se è possibile, di andare con Potter e Black? Li ho appena conosciuti, ma sono simpatici!”

“È una testa matta. Blak. Ma potresti riuscire a tirare fuori un po' di ragione da lui, quindi va bene. Anche perchè ci starai bene in quella casa. Sii felice, e fidati di chi ami, non ti tradirà!”
“Che vuoi dire?”
“Lo capirai. Sii forte! GRIFONDORO!”

Fece un sorriso a James che la guardava, facendo segno di vittoria, come aveva fatto anche con Sirius. Ma chi si credeva di essere quel malandrino? Suo amico? Con una risata interiore di felicità Sun corse verso la sua nuova famiglia.

 

**

Remus sospirava. Era lì, ad Hogwarts, ma non era più tanto sicuro della bontà della cosa. E se avesse fatto del male a qualcuno? Se l'avessero scoperto? Se non fosse stato adatto alla magia? Se..

«Lupin Remus» toccava a lui. Non era pronto, ma sarebbe andato, come sempre.

“Lupin! Desideravo esplorare la tua testa!”

“Davvero?”

“Sei un tipo interessante. Sei intelligente, amichevole, fedele, coraggioso, astuto. Staresti bene in ogni casa. No, a Serpeverde no. Non tu. Troppa voglia di vivere, di farsi degli amici, di normalità.”
“Non l'avrò mai”
“Non scoraggiarti. Forse Corvonero, con questo bel cervello? No. Troverai che ti accetterà così come sei, chi ti aiuterà ad essere felice.”
“Dove?”

“A GRIFONDORO!”

C'era. C'era davvero. Era iniziata.

 

**

Dannazione! Lily era finita in quel letamaio di Grifondoro! Come aveva fatto? Certo, era coraggiosa, leale, amichevole, intelligente generosa, bellissima...no l'ultimo non c'entrava, ma...Accidenti! Quasi quasi poteva prendere in considerazione l'idea di martirizzarsi a Grifondoro solo per lei ma...

«Piton Severus»

Ecco.

“Salve ragazzo. Uh quanti pensieri in questa testolina!”

“Testolina?”

“Permalosetti eh? Ma cos'è questa bambina che ti scalda il cuore? Lily Evans? Bella ragazzina, sì, dolce e generosa. Un po' diversa da te, non ti pare? C'è egoismo dentro di te, e rancore!”

“Ma sei qui per Smistarmi o per organizzare il mio matrimonio???”

“Sta calmo, sta calmo! Aggressivo, ma dolce con lei, freddo fuori ma caldo dentro, pauroso e coraggioso insieme, astuto, fedele a lei fino alla morte...”
“Quindi?”

“Calma. Sei complicato. Direi Serpeverde, ma forse sarebbe giusto anche Grifondoro. Vedo però quell'amore per le Pozioni e le Arti Oscure che..”
“Ci muoviamo?”
“Ok, ma poi non lamentarti in futuro se questa scelta è stata affrettata! E ricordati, quando Silente te lo dirà, quando sarai grande, di dire anche a lui che è solo stata colpa della tua dannata fretta!”
“Ok, ora la finiamo?”

“Va bene, ragazzo! SERPEVERDE!”

Era ora! Peccato per Lily però...

 

**

Ma perchè diavolo non si poteva chiamare Black come Sirius? Perchè diavolo doveva avere quello stupido cognome...Potter! Con la P! Alla fine! Tutti, o quasi erano già stati smistati! Anche quell'antipatico di McCroy, Serpeverde, e Mocciosus, Serpeverde pure lui! Anche le bambine che erano salite in barca con lui, Kate Tassorosso e Mary Grifondoro. E anche Paciok, il ragazzo con le orecchie a sventola, Grifondoro, il ragazzo cicciotto, Minus, e Sunny e..tutti quasi!

«Potter James»

Finalmente toccava a lui!

“Che bello! Tocca a me! Tocca a me!”

“Sì ragazzo tocca a te! Eccitato?”
“E ansioso e ho un po' di paura ma sono anche felice e tanto mio papà mi ha detto che va bene qualunque Casa ma io non voglio finire a Serpeverde e..”
“Stop! Quante parole! Sei un chiacchierone eh?”

“Anche la mia mamma me lo dice sempre!”

“Va bene. Per fortuna che la scelta con te è facile, dopo tante complicazioni con Piton! Audacia, fegato e cavalleria! Con in più anche una buona dose di sprezzo per le regole, voglia di divertirsi e fare amicizie. Sei assolutamente un GRIFONDORO!”

E cosa serviva girarci intorno tanto? Era ovvio, che lui era un Grifondoro, no?

 

-Fine Capitolo-

 

Spazio dell'Autrice

Per farmi perdonare del precedente capitolo corto e non molto significativo ho deciso di aggiornare subito e di mettere oggi lo Smistamento. Ho provato ad immaginare i pensieri di ognuno prima e durante lo smistamento, ma non so se ci sono riuscita bene, forse sono stata un po' ripetitiva? Spero di no. Ho voluto “spiegare” la frase che dirà in futuro Silente a Piton, quella in cui dice che a volte lo Smistamento avviene forse troppo presto, con la fretta di Severus di essere finalmente smistato.

Grazie alla recensione di Just a Little Wizard, sono contenta che la storia, da quanto mi è sembrato di capire, ti piaccia e ti incuriosisca. Le risposte fredde di Sirius sono più o meno simili a quelle che do io ogni tanto quando una persona mi scoccia!

Spero che anche altre persone comincino a recensire, ma ringrazio anche le persone che la leggono silenziosamente e l'hanno messa nelle preferite o seguite. Come al solito, se avete domande, trovate errori logici o grammaticali, basta dirlo! Al prossimo capitolo, un bacio

*dD* 

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Capitolo 6
*** Lettere a casa... ***


Lettere A Casa...

 

Cari mamma e papà,

lo so che non sarà una sorpresa, ma sono un Grifondoro! VI rendete conto? Come te papà. E sarò un coraggiosissimo Auror come te quando sarò grande, per potere aiutare come fai tu. Sapete ho già degli amici! C'è Remus Lupin, un bambino un po' timido e serio ma riuscirò a scuoterlo perchè so che in realtà è simpatico e secondo me anche un po' pestifero, come dici tu mamma.

C'è Sirius Black, dovremmo essere lontani parenti no? È simpatico, ma mi sa che non è tanto contento di essere finito a Grifondoro. Non ha fatto altro per tutta la cena di scambiarsi sguardi torvi con una bionda del quinto anno al tavolo dei Serpeverde! Dice che sua mamma non sarà tanto felice, ma perchè non dovrebbe esserlo? Questa è la Casa più bella, la migliore! C'è Peter Minus, che non ho capito bene. È timido e pauroso, ma sono sicuro che sarà simpatico anche lui!

E poi c'è Sunshine Moor. È davvero simpatica, anche se un po' timida, e poi è stra coraggiosa, o almeno mi sembra di vederlo nei suoi occhi. Ha degli occhi bellissimi, blu come il cielo. Ma non belli come quelli di Lily Evans. È una bambina un po' antipatica e scontrosa e poi ha un amico bruttissimo e unto ma è bellissima! Quando sarò grande la sposerò, ma lei dice che non lo farà “neanche morta!”. Chissà perchè poi? Non sono sempre gentile io? E carino e simpatico e intelligente e coraggioso e bellissimo? In compenso ho già litigato con Mocciosus, l'amico unto della Evans, perchè gli ho chiesto se era triste di non essere insieme alla sua amica e lui mi ha mandato al diavolo! Che ho fatto di male? Volevo solo informarmi! Spero che la scuola sia davvero divertente, altrimenti dovrò divertirmi per conto mio e so che tu, mamma, non ne sei molto felice quando mi diverto come piace a me! Prometto che cercherò di non farmi mettere in punizione per questa prima settimana. Un abbraccio, con affetto

James

 

**

Cara mamma, caro papà,

avevo promesso che avrei scritto questa sera stessa, così adesso sono nel mio dormitorio a scrivere, sentendo le penne dei miei compagni di stanza che scricchiolano. Ma hanno detto che anche loro avevano promesso di riferire i risultati dello smistamento. Riuscite a crederci? Sono un Grifondoro! Il Cappello ci ha messo un po' a decidersi, ma poi mi ha smistato qui. Aveva preso in considerazione anche Tassorosso e molto di più Corvonero ma alla fine mi ha mandato qui. Sono felicissimo! I miei compagni di stanza sembrano a posto. Peter Minus è timido e impacciato, James Potter è fin troppo curioso, chiacchierone ed esuberante ma sembra gentile e simpatico, Sirius Black non ha parlato molto ma credo che sia per il risultato dello smistamento. Credo di aver capito che i suoi lo volessero a Serpeverde, ma non so perchè? Voi conoscete i Black? Mi potete dire qualcosa su di loro? Frank Paciok se n'è stato per conto suo, solo durante la cena mi ha parlatò un po' e sembra a posto, ma dice di avere nostalgia di casa e non sembra gradire la confusione che ha già creato James qua dentro. Il banchetto è stato sontuoso, c'era di tutto, ogni cosa! Non avevo mai mangiato così tanto! Non vedo l'ora di iniziare le lezioni, spero di riuscire ad essere all'altezza! Ho conosciuto anche una bambina di nome Sunshine e una di nome Lily. Sono simpatiche, ma si sono subito ritirate nel loro dormitorio con le compagne quindi non c'ho parlato più di tanto. Spero che nessuno scopra il mio segreto, vi scriverò presto. Mi mancate.

Remus

 

**

Cari mamma e papà,

sono a Grifondoro! Il cappello ha detto che non era poi tanto sicuro della scelta, am che qui crescerò bene e felice, che avrò degli amici! Sono i stanza con i miei nuovi compagni, ora. Si chiamano Remus, James, Sirius e Frank. Remus sembra buono e tranquillo, ma più sveglio di Frank. James è una forza della natura! Lo ammiro tantissimo. Sirius per ora è sempre stato per conto suo, sembra triste, ma non so. La cena è stata un sogno: tantissimo cibo, potevo mangiare ciò che volevo in abbondanza, tutto buonissimo! Un sogno, davvero. Ho un po' paura per le lezioni di domani, spero che Remus mi aiuterà, sembra intelligente e scrive bene. Di solito chi scrive bene può passare gli appunti no? Spero di sentirvi presto, mi mancate

Peter

PS: stavo per cadere sui gradini che dovevo salire per arrivare al Cappello Parlante ma sono rimasto in piedi. Non mi sono ancora messo nei guai, visto?

 

**

 

Cari Genitori,

so che probabilmente Narcissa vi avrà già informati del fatto che sono un traditore, un ribelle, un reietto, quindi non sto qui a dirvi che sono finito a Grifondoro. Esatto, a Grifondoro e sapete una cosa? Ne sono anche felice, in parte. Arrabbiatevi pure quando tornerò, ma non fate venire strane idee a Regulus. Salutatemelo tanto, anzi, ditegli di non annoiarsi troppo. Padre, volevo chiederti se puoi dirmi qualcosa di un certo Jared McCroy, ma se non lo farai non mi sorprenderò. Saluti.

Sirius

 

**

Cari mamma e papà,

sono felicissima! Sono qui, a Hogwarts, ho conosciuto delle compagne simpatiche, sono una Grifondoro! Voi non potete capire, ma sento dire che Grifondoro è la casa migliore di tutte! Qui sono tutti così amichevoli, simpatici, gentili...è tutto così magico! Ho così tante cose da raccontarvi e non è ancora passato un giorno! Sul treno ho litigato con alcuni ragazzino davvero antipatici e prepotenti, ma niente di che. Io e Severus li abbiamo dimenticati subito, parlando per ore di Hogwarts e della magia. Sapete come si viene smistati qui? Ti mettono un cappello in testa, il Cappello Parlante, e lui ti “guarda” nella testa per sapere come sei veramente e sceglie in che Csa mandarti! È strabiliante! Peccato solo che abbia mandato Severus a Serpeverde, ma resteremo amici lo stesso! Ho conosciuto anche una bambina davvero simpatica e gentile, si chiama Sunshine. Adesso simo in due letti vicini, nel dormitorio, con Mary, Emmeline e Alice. Spero di riuscire a farmele amiche presto, sapete che sono timida.

A cena c'era ogni cosa che si potesse immaginare! C'era davvero di tutto, non ho mai mangiato così tanto e tutto era buonissimo! E il soffitto della Sala Grande..! Sembra un cielo vero! Le scale si spostano, i gradini scompaiono, le armature brontolano, i quadri parlano e i soggetti dipinti si spostano, le porte sono nascoste, ci sono fantasmi e chissà cos'altro! Oh, tutto così speciale! E non sono ancora iniziate le lezioni!! Ho un po' paura, ma mi hanno detto che saranno davvero interessanti e non vedo l'ora di iniziare! Sarà bellissimo! Mi mancate, vi scriverò presto.

Lily

PS: vi prego, salutatemi Petunia e ditele che non sono arrabbiata con lei, ma non sono un mostro.

 

**

 

Cara mamma,

spero che lui non ti abbia ancora fatto niente e mi dispiace di non essere li con te, ma qui è tutto davvero bello. Sono un Serpeverde, ma Lily è una Grifondoro. Alcuni ragazzi mi hanno preso in giro sul treno, ma li metterò a posto presto. Domani iniziano le lezioni, ti racconterò presto. Ciao

Severus

 

**

 

Cara Angie,

come stai amore? Mi manchi moltissimo, io ti manco? Spero tu non stia già facendo impazzire la zia altrimenti.. . . Fai la brava ok? Vorrei che tu fossi qui, per riuscire a vedere tutto ciò che vedo io! È tutto così magico che è quasi difficile crederlo! Sono una Grifondoro. Ti ricordi di quando abbiamo letto quel libro sulle Case di Hogwarts? Ti ricordi che mi avevi detto che questa è la migliore? E io infatti sono qui! Il cibo è buonissimo e anche le mie compagne di stanza sono simpatiche. Ho dei nuovi amici sai? Uno pazzerello che si chiama James, uno un po' strano che si chiama Sirius, uno serio ma simpatico che si chiama Remus e una dolce e gentile che si chiama Lily. Spero di farteli conoscere un giorno. Vorrei scriverti di più, ma so che la zia si sarà già stufata di leggerti tutto questo e poi ho sonno e domani iniziano le lezioni quindi ti racconterò il resto un'altra volta. Fai la brava angioletto e dormi bene. Salutatemi papà, mi raccomando. Vi scriverò presto. Amore, mi manchi. Un bacione, anzi mille bacioni, e un abbraccio stretto stretto

Sun

 

-Fine Capitolo-

 






Spazio ell'Autrice

ve lo devo dire: amo questo capitolo! Non perchè lo ritenga speciale, o bellissimo o chissachè, ma perchè scrivendo le lettere mi sono immedesimata nei personaggi e mi sono divertita tantissimo! Soprattutto con James! E poi mi è piaciuto scrivere con font diversi per ognuno, immaginando la loro scrittura: Infantile quella di James e Peter, ordinata quella i Remus, elegante quella di Sir, spigolosa quella di Sev, lineare quella di Lily e tondeggiante e dolce quella di Sun. Spero che sembrino adatte anche a voi! Un grazie a quelli che hanno messo questa storia nelle seguite o preferite!
Un grazie speciale a Just a Little Wizard che recensisce sempre.
Come al solito se avete domande o osservazioni, basta dirlo e recensite!
Per ultima cosa, vorrei farmi un po' di pubblicità, si può? Dato che nessuno l'ha ancora recensita, potreste fare un passaggio dalla mia storia Incubi e dirmi cosa ne pensate? Grazie.
Al prossimo capitolo, un bacio

*dD* 

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Capitolo 7
*** La Prima Notte ***


La Prima Notte

 







Frank Paciock era andato a dormire sul divano in Sala Comune, convinto che altrimenti il giorno dopo non sarebbe mai riuscito a svegliarsi.

Nel dormitorio infatti, dopo aver scritto e spedito la sua lettera, James aveva cominciato ad importunare gli altri chiacchierando e facendo qualunque domanda gli passasse per la testa. Quando poi aveva cominciato a cantare a squarciagola una stupida canzoncina, schioccando le dita davanti a Sirius colpevole di avere l'aria di non stare ascoltando, si era scatenata la tempesta.

 

«James Potter smettila subito!» aveva cominciato a gridare Sirius, a due millimetri dal naso dell'altro.

«Perchè? Tu non mi ascolti!»

«Magari non mi interessa cosa hai da dire? Magari non sei il centro del mondo? Magari, solo magari, qui c'è qualcuno che vorrebbe andare a dormire?»

«Ma è presto! E poi se non parlate voi devo per forza parlare io! Voi siete assolutamente disamichevoli!»

«E chissene se è presto! Io voglio andare a dormire! E non esiste la parola disamichevole!»

«Io la dico e quindi esiste!»

«No che non esiste!»

«Sì invece!»

«No!»

«Sì!»

«NO!!» avrebbero continuato ancora a lungo, come bambini di tre anni se non fosse intervenuto Remus. Prima erano rimasti tutti e tre immobili, Frank, Peter e Remus, ma a quel punto non ne potevano più.

«Finitela! Vi sembra il modo di comportarvi? Siete due bambini! Adesso state zitti e andiamo a letto!» aveva gridato Remus. C'era stato il completo silenzio per qualche istante e già Frank stava cominciando a sperare di poter dormire quando James e Sirius erano scoppiati a ridere e, afferrati i propri cuscini, erano saltati addosso a Lupin.

«State fermi idioti! Ma che diavolo fate! No no..soffro il solletico...!» aveva provato a protestare il ragazzo, prima di venire preso a cuscinate dai due. Poi, quando Sirius si accorse di quello che Lupin aveva appena detto, cominciarono implacabili a fargli il solletico, ridendo tanto quanto lui.

A quel punto Frank aveva afferrato il cuscino, la vestaglia e un libro e era sceso di sotto.

 

Frank si rigirò sul divano, rischiano di cadere, rimpiangendo il suo comodo letto a baldacchino. Non aveva intenzione di tornare in camera però, sentiva ancora qualche rumore e non voleva rimanere coinvolto in nessuna battaglia.

 

**

In camera, dopo che Frank era sceso, Remus era riuscito a liberarsi e stava minacciando con un pesante tomo James e Sirius che, per schivare i pericolosi colpi, dovevano mantenersi a distanza.

«Bene. Ora che vi siete scollati vedete di ricomporvi che ho intenzione di andare a letto e dormire finalmente.» Aveva appena finito di parlare che James scoppiò di nuovo a ridere.

«Credo che Peter ti abbia preceduto Lupin!» disse tra una risata e l'altra, indicando il ragazzo grassottello che si era addormentato seduto a terra, guardandoli scherzare.

Anche Sirius e Remus scoppiarono a ridere, senza riuscire a trattenersi: Peter era troppo buffo!

Era seduto a terra, una gamba dritta, l'altra piegata, un braccio lungo il fianco e l'altro a fare da cuscino alla testa appoggiata sul suo baule ancora chiuso, la bocca semi-aperta da cui usciva un minuscolo rivolo di saliva il suo leggero russare, le guance rosse e piene ogni tanto scosse da un russare più forte che le faceva vibrare leggermente. Era veramente troppo comico. Dopo aver riso per un po' Remus si diresse verso di lui e, incurante degli altri due che gli dicevano di lasciarlo dov'era lo scosse per svegliarlo.

«Minus. Peter. Ehi sveglia!» lo chiamò piano.

«Sono sveglio mamma. Sto arrivando.» disse quello, con ancora gli occhi chiusi. Poi fece un movimento strano, come per scendere dal letto e si stiracchiò, colpendo Remus, chino su di lui, sul naso. A quel punto il ragazzo aprì gli occhi e si rese conto di non essere a casa sua, con sua madre.

«Oh scusami! Pe-perdonami da-davvero non volevo. S-scusami scusami!» cominciò a balbettare.

«Non importa, non mi hai fatto male.» lo rassicurò Remus. A quelle parole James e Sirius si guardarono sgranando gli occhi. Non gli aveva fatto male? Ma se aveva fatto una smorfia di dolore e gli erano anche venute le lacrime agli occhi!

«Davvero? Non sembra...»

«Non preoccuparti. Ti eri addormentato e se ti avessi lasciato lì avresti preso freddo e domani avresti avuto un bel mal di schiena più un forte torcicollo quindi è meglio che tu vada nel tuo letto.»

Peter si alzò, un po' irrigidito, e si infilò nel suo letto. Anche gli altri si misero a letto in silenzio. Dopo qualche attimo la voce fioca di Peter ruppe il silenzio.

«Remus...posso chiederti una cosa?» chiese dal suo letto, la stanza illuminata solo dal chiarore lunare.

«Dimmi Peter.»

«Tu...tu ti stavi preoccupando per me?»

«Ehmm...credo di sì Peter. Perchè, ti da fastidio?»

«No no..è bello. Grazie. E buona notte.» al suo seguì un piccolo coro di “buona notte” mormorati tra gli sbadigli dagli alti. Nella stanza era piombato di nuovo il silenzio e si stavano tutti per addormentare quando James parlò di nuovo.

«Ehi scusate...ma qualcuno ha visto Frank?» nessuno rispose, ma scoppiarono tutti a ridere, pensando al povero Frank che era scappato via.

«A si Peter, mi sono dimenticato, anche tu sei mio amico adesso.» disse James alla fine.

Poco dopo dormivano tutti, Peter con un sorriso lieve sulle labbra. Il Cappello aveva ragione: lì aveva trovato degli amici.

 

-Fine Capitolo-

 




Spazio dell'Autrice

Come promesso, ecco qui il capitolo! Lo so lo so è cortissimissimissimo ma ho preferito dividerlo dalle lettere e anche dal giorno successivo e quindi mi è toccato farlo così. Oddio adesso che lo guardo mi rendo conto che è davvero corto! Ma mi sa che dovete accontentarvi perchè non sono capace di farli lunghi. Spero vi piaccia lo stesso. Spero anche che questo capitolo vi faccia un po' sorridre, perchè io ho riso scrivendolo e quindi mi piacerebbe che per voi non risultasse noioso! Comunque, se lo trovate brutto o inutile, potreste anche farvi sentire ogni tanto!
Come al solito un grazie a Just a Little Wizard che recensisce sempre e mi fa felice, spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento! Dal prossimo si comincia la scuola!
Un bacio, alla prossima
*dD* 

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Capitolo 8
*** Il Primo Giorno (1) ***


Il Primo Giorno (1)

 



«Dannazione James svegliati! Remus, James non si sveglia! James! James svegliati!» Peter scuoteva inutilmente James, cercando di svegliarlo, senza particolari risultati. Neanche urlargli nelle orecchie sembrava funzionare.

Remus, battendo impazientemente il piede a terra aspettava, già vestito, vicino alla porta di scendere a fare colazione, ma James non si svegliava.

Peter, ormai rosso come un pomodoro, picchiava la testa di James con un libro. Quello, per tuta risposta, fece un mezzo grugnito e si girò dall'altra parte.

«Maledizione James, faremo tardi!» gridava esasperato Remus.

In quel momento, con gran calma, Sirius uscì dal bagno, perfettamente vestito e pettinato e con eleganza si avvicinò al letto di James, scostò Peter e con un unico movimento fluido tolse completamente le coperte.

«Fa freddo!» gridò James. «Che avete da guardare?» chiese poi e, senza aspettare la risposta si alzò, prese i suoi vestiti e si infilò in bagno, uscendone dieci munuti dopo ancora in mutande.

«James! Ma cosa hai fatto fino a questo moemto? Faremo tardi!» gridò Remus, alzando gli occhi al cielo.

«Vai pure Remus e anche tu Peter, aspetto io questo qui.» disse loro Sirius.

Pochi minuti dopo i quattro, Remus e Peter avevano infine deciso di aspettare James, scesero in Sala Comune e poi di corsa in Sala Grande. Al contrario di ciò che diceva Remus però, non erano in ritardo e la McGranitt stava ancora distribuendo gli orari. Quando li vide arrivare andò subito verso di loro, consegnò i loro orari e poi li lasciò mangiare. James e Peter si gettarono sul cibo come dei naufraghi che non mangiano da mesi un pasto decente, Sirius, con più educazione, si abbuffò altrettanto mentre Remus, troppo intento a studiare il suo orario e a leggere il libro di Incantesimi, mangiò appena.

Quando riuscirono a staccare Peter dall'ultima fetta di torta di melassa, i quattro si diressero alla prima lezione della giornata: Incantesimi.

 

**

 

«Remus, ehi Remus!»

«Taci James»

«Dimmi Remus, quanto manca? Sono sfinito!»

«Sei sfinito? Tu? Ma se non hai fatto niente!»

«Mi sono concentrato invece! E anche se non ho scritto non vuol dire che non ho seguito!»

«Non ci credo James. E adesso stai zitto che devo ascoltare»

«Ma Remus, dimmi almeno che ore sono!»

«Chiedilo a Sirius»

«Sirius, ehi Sirius!»

«Che vuoi? Non vedi che sto cercando di dormire?»

«Non dormire Sirius e ascoltami!»

«Sei insopportabile, quattrocchi! Perchè mai dovrei ascoltarti?»

«Perchè sono simpatico invece! Perchè non puoi dormire se non vuoi una punizione e non chiamarmi quattrocchi!»

«Io ti chiamo come mi pare e piace. Comunque che vuoi?»

«Voglio sapere che ore sono! Sono sfinito e ho fame!»

«Sfinito tu? Figuriamoci! Per tutta l'ora hai solo fatto disegnini e guardato fuori dalla finestra!»

«Ma che volete saperne voi di quanto sono sfinito io? Siete proprio cattivi!»

«Ah! Cattivi? Solo perchè diciamo che non è possibile che tu sia sfinito?»

«Ma come ve lo devo dire che sono sfinito mentalmente per quanto ho pensato?!»

«E a cosa hai pensato, di grazia? A quanti uccellini c'erano fuori?»

«Non fa ridere!»

«Peggio per te!»

«Allora mi dici quanto manca?»

«No! Chiedilo a Peter.»

«Peter, ehi Peter!»

«Dimmi James, che c'è?»

«Finalmente uno gentile! Mi sai dire quanto manca?»

«No, mi dispiace, ma ho lasciato in camera l'orologio.»

«Peccato. Bè grazie comunque.»

«Guarda James, quella ragazza ha l'orologio.»

«Grazie Peter, hai ragione, chiederò a lei.»

«Evans, ehi Evans!»

«Non ti sento Potter»

«E perchè mi hai risposto allora?»

«Per farti capire fin da subito che non ti ascolto! E finiscila di bisbigliare con i tuoi amici che disturbi la lezione!»

«Come se a qualcuno importasse!»

«A me importa!»

«Davvero stai seguendo questa roba?»

«Non è roba, Potter. E sì, sto seguendo.»

«Sei una specie di mito allora! Io mi sarei già addormentato se non fosse per la vocina acuta di Vitious!»

«Non sono io ad essere un mito, ma tu ad avere il cervello di un bambino di due anni. E ora stai zitto e lasciami in pace.»

«Ma io volevo sapere che ore erano!»

«Arrangiati Potter. E ora stai zitto!»

«Remus, ehi Remus!»

«Ti ho detto di importunare qualcun'altro James.»

«Sirius, ehi Sirius!»

«Lasciami in pace!»

«Peter! Ah no, tu non hai l'orologio. Continua pure a dormire.»

«Grazie James»


«Scusatemi! Qualcuno mi sa dire che ore sono?»

«A meno che lei non abbia un impegno improrogabile, Signor Potter, le consiglierei di non fare questa domanda a tutta la classe. Disturba solamente la lezione. E ora si risieda e stia zitto!»

«Ma io voglio sapere che ore sono!»

«Sono le 9 e 05!»

«Signorima Evans, nessuno le aveva detto di rispondergli e per di più con questo tono di voce. Cinque punti in meno a Grifondoro. Potter, se non si risiede subito diventeranno presto venti. Possiamo ricominciare a parlare di cose pertinenti, ossia di Incantesimi?»

«Almeno adesso so che ore sono...»

«Potter seduto e zitto!»

 

-Fine Capitolo-

 

 





Spazio dell'Autrice

Ok ditemi che sono bravissima perchè ho aggiornato così presto! Mi piacerebbe minacciarvi dicendovi che non pubblicheròfinchè non ci saranno almeno due recensioni ma mi sa che non ho il cuore per farlo. Questo capitolo e il prossimo e forse anche quello dopo saranno cortini ma non volevo mettere tutto insieme, preferisco farne tanti corti che di meno ma lunghissimi! Lo so che è una cosa un po' cattiva ma a me piace così XD per questo capitolo non ho niente da dire, lascio commentare a voi!
Il solito grazie speciale a Just a Little Wizard che recensisce sempre, potreste seguire il suo esempio!! Al prossimo capitolo
*dD*
 

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Capitolo 9
*** Il Primo Giorno (2) ***




Il Primo Giorno (2)

 

 




«Finalmente! Avevo una fame...» sospirò James, sedendosi al tavolo di Grifondoro e cominciando subito a rimpinzarsi.

«James, ma che ti è saltato in mente prima, a Incantesimi? Poi c'è stata Trasfigurazione e quindi non ti ho più detto che sei stato...» iniziò subito a rimproverarlo Remus.

«Assolutamente fantastico!» intervenne Sirius.

«Grazie!»

«Sirius non mettertici anche tu! Non è stato fantastico proprio per niente! Ha disturbato tutti e per colpa sua Lily è stata rimproverata! Lei, che non c'entrava niente! Eccola che arriva...» li avvertì Remus, ancora arrabbiato.

«Scappa James, scappa!» sussurrò Peter.

«Ma che dici Peter?»

«Io gli darei ascolto se fossi in te...ma al dire il vero sono felice di non essere in te! Guarda com'è arrabbiata!» rise Sirius.

«Sirius! Adesso stai dalla sua parte?» si imbronciò James.

«JAMES POTTER!» il grido di Lily li fece sobbalzare. Immediatamente tutti tornarono seri e silenziosi, tranne James che sorrise.

«Sono qui Evans, desideri...?»

«Ciao Sunshine.» provò ad intromettersi Remus, cercando di evitare la tempesta. Senza risultati perchè Lily lo ignorò e cominciò subito a sgridare e insultare James.

«Meglio che io non ti dica quello che desidererei fare in questo momento perchè di sicuro finirei in punizione anche solo per averlo pensato! Sei un sudicio, arrogante, fastidioso, inutile...»

«Suvvia, Evans, non è successo niente! E poi abbiamo recuperato i punti a Trasfigurazione, ricordi?»

«...piccolo, strafottente, antipatico...»

«Evans basta! Per così poco mi dichiari già il tuo amore?»

«...prepotente...COSA HAI DETTO?? Io non ti dichiaro il mio amore! Io ti ucciderei volentieri adesso, subito, qui, immediatamente, senza esitazione...»

«Ho capito il concetto, Evans..»

«Ne sei sicuro Potter? Perchè a me sembri troppo egocentrico e stupido per capire alcunché che non venga direttamente dalla tua infima persona!»

«Solo per un rimprovero! Vitious ti ha perdonata no? Ha detto che sei brava no?»

«SOLO per un rimprovero? SOLO? E non m'importa se mi ha perdonata, mi ha rimproverata perchè tu, TU, disturbavi! Solo perchè tu sei così idiota e privo di concentrazione e maturità da dover PER FORZA sapere che ore sono? Perchè non riesci a stare attento? E poi IO non dovrei arrabbiarmi?»

«Lily, basta ora. Hai espresso la tua opinione, andiamo a mangiare.»

«Ma Sun...»

«Ha ragione lei, Evans. Mi hai insultato abbastanza.»

«Oh, povero bambino, ho scalfito la tua smisurata autostima? TI ho offeso? Vuoi sapere una cosa? NON MI INTERESSA! Tu sei solo il mio più fastidioso compagno di Casa e non ho intenzione di restare qui in tua presenza un secondo di più! Sun, andiamo a mangiare?»

«Che sarebbe quello che ho appena detto io no..?»

«Cos'hai bofonchiato Sun?»

«Lascia perdere. Tu vai intanto, voglio parlare un attimo con questi qui.»

«Ok Sun, vado da Mary. Anzi no, ho visto Severus, vado a mangiare in giardino con lui. Ciao!» e la rossa corse via, mentre James le gridava un saluto che lei ignorò.

«Allora Sunny, adesso che quella pazza se n'è andata, che mi racconti? Solo ieri eri mia amica e ora te la passi con la Evans? Devo offendermi?»

«No, James, no. Ma sai, è una mai compagna di stanza, è ovvio che faccia amicizia no?»

«Lascialo perdere, Sunshine. Come va, piuttosto?»

«Oh, bene, grazie Remus. Ho fatto amicizia con le mie compagne di stanza...»

«E ci hai abbandonati...»

«Zitto, James. Non si interrompono le persone quando parlano!»

«Grazie Remus. Comunque non vi ho abbandonati James. Come vedi sto mangiando con voi no?»

«Hai ragione! Stai mangiando con noi!»

«Ehm...siete sicuri che James abbia la nostra età? Da come mangia, parla e si comporta sembrerebbe avere più o meno cinque anni..»

«È solo...oh non lo so! È fatto così credo. Come ti sono sembrate le lezioni?» cambiò discorso Remus.

«Incantesimi è stato fantastico, ma credo di non essere molto portata per Trasfigurazione..»

«Sarai bravissima vedrai..»

«Sei gentile James. Voi che avete fatto ieri sera? Ho visto Frank dormire in Sala Comune...ehi perchè ridete adesso? Ditemelo! Smettetela di ridere! Oh siete degli idioti! Mi volete dire perchè ridete?»

 

**

 

Dopo essere riusciti a smettere di ridere e aver finito di mangiare...

«So già che odierò Pozioni!» esclamò James mentre uscivano dalla Sla Grande.

«E perchè James?» chiese Sunshine.

«Primo, perchè siamo con Serpeverde; secondo perchè io non sono una persona molto precisa e non mi piace seguire le istruzioni alla lettera quindi di solito le mie pozioni tendono a non essere...esattamente quello che dovrebbero ecco; terzo perchè le poche volte che mamma mi ha fatto provare, a casa, ho fuso due calderoni e fatto saltare in aria il terzo...bruciandomi i capelli! E smettetela di ridere!»

«Non è colpa nostra, James, ma immaginarti senza capelli è una cosa...ahahaha!!»

«Uffa Sun, sei cattiva! Tanto mi sono ricresciuti subito...»

«Io invece non sono male in pozioni...»

«Ti piace proprio infierire Sirius? Guarda che se sie davvero bravo e io sono una schiappa come a casa ti toccherà aiutarmi! E non è sempre una cosa facile eh...»

«S-scommetto che anche Remus sarà bravo!»

«Paura eh, Black?» ghignò James.

«Figuriamoci! Voglio solo evitare di mettermi in mostra!»

«Tu, Sirius Black, vuoi evitare di metterti in mostra?» rise ancora James, come se Sirius avesse appena fatto una battuta fantastica.

«Finitela. Sta arrivando Lumacorno.»

«Uffa Remus, come sei pesante a volte!»

«E non è neanche Lumacorno, vedi? È solo la Evans con l'unto Mocciosus.»

«Guardate che Lily è simpatica e anche gentile!» li rimproverò gentilmente la biondina.

«Ma non con me.»

«Solo per colpa tua James!»

«Diventi pesante anche tu Sunny? E che mi dici di Mocciosus? Non sembri molto contenta anche di lui, mi sembra.»

«Lui...non è male, ma diciamo che è un po'...bho..possessivo tipo. È geloso di chiunque parli con Lily, vuole essere tutto il tempo lui con lei. E poi è strano. È sempre così serio e ombroso...non so...è troppo chiuso per riuscire a capirlo bene!»

«Figuriamoci Sun! Sai cos'ha lui dentro, a parte gli organi vitali? Un Ulivo che gli serve per mantenere lucidi e unti i suoi bei capelli! Oh come lo invidio! Vorrei avere anche io i capelli unti come i suoi!» esclamò James facendo ridere a crepapelle Sirius, mentre gli altri cercavano di rimanere seri.

«Molto simpatico Potter.» intervenne lugubre Severus.

«Che fai ora Mocciosus? Ascolti le conversazioni degli altri?»

«Se urli, Potter, e se parli di me...»

«Lasciali perdere, Sev. Andiamo da un'altra parte.» cercò di trascinarlo via Lily.

«Vedrete poi...vi umilierò a lezione! E Potter...lei è mia.» sussurrò Piton mentre la rossa si allontanava.

«Oh come sono spaventato adesso, Mocciosus! James hai sentito? Ci umilierà!» si inserì Sirius.

«Che paura! Volevi dire che ci ungerà vero? Perchè dubito che un ragazzo-olio come lui possa essere in grado di fare qualcosa!»

«Vedrete vedrete...»

««Esatto, vedremo Piton. E la Evans non è tua, è troppo indipendente e speciale per uno come te. Vedremo chi la spunterà alla fine.» tornò serio per un attimo James.

«Chi sta vincendo per ora?» chiese retorico il Serpeverde guardando verso Lily che gli faceva segno di raggiungerla.

«Sev vieni?» lo chiamò infatti lei, guardando con disprezzo James e Sirius.

«Vengo, Lily. IO, vengo.» rispose il ragazzo, ghignando in direzione dei due Grifondoro.

«Lo odio ancora di più quando fa quella sua smorfia soddisfatta come a dire “La Evans vuole solo me!” Stupido Mocciosus...» brontolò James, incupito.

«Lascialo perdere James. Andiamo da Sun e gli altri piuttosto, prima che Remus venga a farci un'altra predica...»

«Hai ragione. Andiamo, che sta anche arrivando quel tricheco di Lumacorno.»

 

 

-Fine Capitolo-

 





Spazio dell'Autrice

Io vi avevo avvertito che questo capitolo era corto e anche il prossimo lo sarà, ma spero non vi abbia deluso troppo. Lo so che non succede quasi niente ma avevo voglia di fare una bella discussione tra James e Lily e tra lui e Piton. Spero non vi siate annoiati a leggerlo. In questi giorni sono stata molto occupata con la scuola e quindi non ho aggiornato in fretta come al solito ma ve l'avevo detto fin dall'inizio di non aspettarvi troppa regolarità!
Grazie mille, come al solito, a Just a Little Wizard e anche a _Mik_ che hanno recensito, prendete esempio da loro da bravi e recensite XD
Il prossimo capitolo sarà la prima lezione di Pozioni, ve lo anticipò già..immaginate solo i disastri! Un bacio

*dD* 

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Capitolo 10
*** La Prima Lezione di Pozioni ***




La Pima Lezione di Pozioni

 

 



«Buongiorno ragazzi. Non rimarrò qui a tediarvi con le basi di quella difficile e precisa Arte che è la materia di Pozioni, perchè desidero che voi, in questo tempo che abbiamo, proviate a iniziare la Pozione Sonniallegri* che garantisce otto ore di sonno tranquillo e senza sogni. Troverete le istruzioni alla pagina dieci del vostro libro e, se vi servissero ingredienti, li potrete trovare in quell'armadio.» Lumacorno, sorridendo gentilmente a tutti coloro che si trovava davanti, soprattutto se erano figli di persone importanti, diede loro poche istruzioni dopo aver fatto l'appello e poi li mise al lavoro.

«Che pozione del cavolo! Brutto tricheco panciuto!»

«James!»

«Sta zitto Remus, che è meglio. Lavoro io con questo incapace qui.» intervenne Sirius, togliendo le radici dalle mani di James, che le stava torturando, e cominciando a tagliuzzarle in pezzi tutti uguali.

«Io cosa faccio Sirius?»

«Tu guarda quando arriva Lumacorno e avvisami se guarda da questa parte. E ogni tanto cerca di distrarre in modi innocui Mocciosus così da fargli sbagliare la pozione.»

«Innocui? Ma c'è la Evans che gli controlla la pozione!»

«E tu distraili tutti e due!» mentre parlava Sirius aveva già cominciato la preparazione della pozione e con movimenti precisi versava dieci millilitri di Bile di Amargosta* nel calderone. La pozione passò, dopo due mescolate in senso orario, dal colore verde che aveva prima ad un giallo brillante.

«Arriva!»

«Prendi questo e sbuccialo, senza fare danni!»

«Bene bene...Potter e Black! Vediamo...la pozione sta venendo bene,mi sembra, ma siete un po' indietro rispetto agli altri, soprattutto rispetto ad Evans e Piton! Continuate a lavorare...» a quelle parole Piton si girò e li guardò con arroganza, mentre James gli faceva un gestaccio e un linguaccia.

«Bravo James, distrailo! E dammi qui quello, che lo devo tagliare.»

«Mocciosus...Mocciosus...» bisbigliava intanto James. Quando Piton si girò verso di lui sollevò con un mestolo un po' di pozione, facendogli vedere che era del perfetto “azzurro cielo d'estate” indicato dal manuale.

«Stai fermo James. Adesso aggiungo questo e dovremmo essere al loro stesso punto.»

BAM!

«Che è successo?»

«N-non lo so, signore! Io...»

«Hai aggiunto tre cucchiai di Muco di Sprizzagranchio* invece di due vero, Paciock? E adesso si è fuso il calderone!»

«I-Io credo..di sì signore.»

«Vai a lavorare con qualcun'altro. E anche tu Minus! E venti punti in meno a Grifondoro!»

«Stupido Mocciosus! Guarda come ride!»

«Meglio per noi! Insultalo sottovoce James e distraili tutti e due!»

«Evans, ehi Evans! Lo sai che il ragazzo-olio che hai di fianco comprometterà la pozione gocciolando unto dai capelli dentro al calderone?»

«Grande James!»

«Sei uno stupido Potter! E non farmi distrarre!»

«Altrimenti tu che fai Piton? Mi ungi e poi mi metti al sole a friggere? Fai urlare la Evans?»

«Finiscila Potter!»

«Ancora un'attimo James e la nostra pozione sarà perfetta!»

«Ok. Ehi Evans io starei lontano da tutto quello sporco! Chissà da quanto non si lava! Non vorrai essere rimproverata di nuovo perchè sei complice della sua sporcizia?»

BAM!

«Piton ma che fai? Hai rovesciato tutta la pozione! Alzate i piedi ragazzi, prima di scottarvi! Piton punizione e venti punti in meno a Serpeverde!»

«Batti cinque Sirius!» rise James mentre Sirius completava la pozione, di un perfetto blu notte.

«Ragazzi, il tempo è scaduto. Fatemi vedere cosa avete combinato.» Lumacorno, dopo aver asciugato con un colpo di bacchetta tutta la pozione a terra, guardando storto Piton, cominciò a passare tra i banchi, commentando le pozione per la maggior parte ancora incompiute.

«Mi dispiace Evans, la vostra pozione sembrava di gran lunga la migliore e era praticamente finita, ma è andata tutta versata....» disse passando vicino alla bimba che guardava sconsolata il pavimento di nuovo pulito.

«È andata? Si è versata da sola?» bofonchiò James, senza farsi sentire da Lumacorno.

«Oh guarda, questa sì che è una pozione come si deve! Allora non siete solo capaci di bofonchiare e sussurrare ai compagni, signor Potter! Dieci punti a Grifondoro! Bel lavoro Black, peccato solo che tu sia un...» Lumacorno non concluse la frase e passò velocemente al calderone successivo, come imbarazzato. Intanto, a quelle parole, Sirius aveva chinato il capo corrucciato e intristito. Cosa voleva dire Lumacorno? Peccato che fosse un Grifondoro o un traditore? Sempre con lo sguardo basso raccolse le sue cose con James che chiacchierava allegro al su fianco e si diresse fuori dall'aula.

«Che bravi che siete stai! Io e Remus siamo arrivati solo al terzultimo passaggio!» si complimentò Sunshine mentre si dirigevano tutti insieme alle serre.

«Non dirlo a me! Io non ho fatto quasi niente per fortuna! Ha fatto tutto Sirius.»

«Allora complimenti a te, Sirius!»

«Grazie Sun.» ringraziò con tono piatto Sirius, senza alzare losguardo da terra, ancora perso nei suoi pensieri.

«Che ha Sirius?» chiese sottovoce la ragazza a Remus e James. Il primo scosse la testa, come a dire che non ne sapeva niente, l'altro alzò le spalle.

«Prima era normale, ma dopo che Lunacorno è passato da noi è diventato muto e serio...non so..» aggiunse poi, sempre sussurrando James.

«Di che parlate ragazzi?» chiese loro Peter, avendoli raggiunti dopo la piccola ramanzina che lui e Frank si erano beccati per il calderone esploso.

«Niente Peter. Hai sentito piuttosto che punizione avrà Mocciosus?»

«No, mi dispiace. Lumacorno gli ha solo detto che deve andare domani nel suo ufficio alle otto e mezza. Non so cosa gli farà fare.»

«Io ho sentito dire che per i Serpeverde e in particolare con i Serpeverde bravi a Pozioni o che gli stanno simpatici, è sempre gentile e fa preferenze. Probabilmente gli farà fare qualcosa giusto per dire di avergli dato una punizione più che per punirlo davvero!» intervenne Sunshine.

«Peccato. Ehi Rem che dobbiamo fare dopo Erbologia?» cambiò discorso James.

«Abbiamo queste due ore di Erbologia e poi una di Difesa...» rispose quello, sorridendo per il modo in cui l'aveva chiamato James.

«Che noia! Sono già stufo e è solo il primo giorno di scuola! Il prossimo che mi viene a dire quanto sono divertenti le lezioni a Hogwarts lo uccido!»

 

-Fine Capitolo-

 





*sia la pozione che gli ingredienti li ho inventati io al momento

 

 

Spazio dell'Autrice

Ed ecco qui la prima lezione di pozioni! So che si dice sempre di quanto fossero bravi Lily e Severus e quindi ho voluto fa arrabbiare Piton, anche se so che non è molto da lui, e per una volta far vincere i miei Siriu e James anche qui. Spero che i loro comportamenti non vi sembrino troppo strani, ma quando scrivo me li immagino così e quindi amen. Mi rassegno alla mia ispirazione XD
Volevo aggiungere che Lumacorno mi è sempre stato davvero antipatico e quindi qui gli ho fatto dire delle cose un pò così a Sirius...io pensavo più al fatto "Peccato che tu sia un Grifondoro" perchè così non può "collezzionarlo" ma voi pensatela come volete!

Grazie come sempre a Just a Little Wizard, la tua esortazione a recensire è bastata per una volta sola :( ma mi accontenterò! Vi prometto che i prossimi capitoli saranno più lunghi! Ciao ciao, un bacio

*dD* 

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Capitolo 11
*** Di lettere e risate ***


 

 


Di lettere e risate

 





«Cena finalmente!»

«James, sei veramente un maiale!»

«Ma che vuoi Remus? Sono affamato! Devo crescere io!»

«James, siediti composto, non mangiare con le mani e non parlare con la bocca piena!»

«Sì mammina!» Sunshine arrossì, quando James la chiamò così, ma continuò a guardarlo male finchè lui non si mise seduto composto e prese in mano la forchetta per mangiare l'insalata.

«Cosa fai adesso Sun?»

«Leggo questa lettera, Jamie. Mi è arrivata stamattina, ma non avevo ancora avuto tempo di leggerla.»

«Di chi è?» chiese ancora James, curioso.

«James, fatti i fatti tuoi!» lo sgridò Remus, anche se pure lui era curioso di sapere qualcosa di più sulla loro amica.

«È di mia zia, che scrive da parte della mia sorellina. Mi ringraziano per la lettera, che ho scritto ieri sera, e mi dice che vorrebbe essere qui. Sapete, è così curiosa di sapere qualsiasi cosa del mondo magico! Poi mi dicono che loro stanno bene e che manco molto sia a loro che a papà.» li informò lei, essendosi accorta della loro malcelata curiosità, sorridendo leggendo la lettera.

«Come si chiama la tua sorellina Sun? Quanti anni ha? Ma i tuoi sono babbani? Ma...»

«James, una domanda alla volta! E ti ho già detto di tenere la bocca chiusa quando mangi!»

«Scusa, Sun.» le disse con un sorriso James, dopo aver deglutito.

«Mia sorella si chiama Angela, ha cinque anni. Mio papà è babbano, mia mamma no...mi lasci mangiare adesso?» tagliò corto lei, non volendo parlare della sua famiglia.

«Sì sì scusa, anche a me è arrivata una lettera sapete? Me n'ero completamente dimenticato!» esclamò poi James, battendosi la fronte. «Tieni Sirius, tu che hai già finito, leggila per me a voce alta per favore!» aggiunse poi, piazzando in mano ad uno stupefatto Sirius una lettera tutta spiegazzata che aveva tolto dalla tasca.

«Ok. Allora...Caro Jamie, oh Jamie, che dolci!»

«Sirius non commentare!»

«Ok Rem. Allora...Caro Jamie, siamo così fieri di te! Sapevamo che tu, coraggioso e per niente ligio alle regole, saresti finito a Grifondoro! Papà dice che un giorno potrai anche essere un Auror ma che ora basta lui a difendere il mondo. Siamo felici che tu ti sia già fatto degli amici, ma non avevamo dubbi sul fatto che tu non fossi per niente timido! Ti ricordi quando siamo andati a trovare la mia amica che stava a Londra e tu, in meno di dieci minuti avevi già fatto amicizia con mezzo vicinato? Eravamo quindi convinti che te ne saresti fatti già sul treno! In più sembrano molto simpatici da come li descrivi. Sirius Black dovrebbe essere il figlio di Orion e Walburga vero? Sì sono nostri parenti, ma alla lontana. Diciamo che è un uo cugino di terzo o quarto grado. Potresti chiedergli di guardare nel loro Arazzo, che sono sicura hanno ancora. Spero che non andrai subito a dare fastidio a quella tua amica, Sunshine, e ti prego di non dire più certe cose a Lily Evans, se non le piacciono. Devi essere gentile, ricordatelo! E cerca di non fare il prepotente ok? Non serve che tu ti metta subito a litigare con i Serpeverde anzi! Forse dovresti imparare da questa Lily, che è rimasta amica del Serpeverde, senza guardare la Casa diversa. Mi raccomando, fai il bravo e non farti mettere in punizione! Non essere scortese, prepotente o arrogante. Ti vogliamo bene, mamma e papà. Ps: hai dimenticato i maglioni pesanti a casa, te li manderemo quando ce ne sarà bisogno.»

Quando Sirius ebbe finito di leggere, tra gli amici scese il silenzio. Sirius era triste e invidioso: come mai James aveva dei genitori così belli, che si preoccupavano per lui, che rispondevano alle lettere, che gli dicevano quanto erano orgogliosi di lui, e invece lui no?

«Perchè hai scritto ai tuoi di me? Di Sun? Di Evans?» chiese, rimangiandosi l'invidia.

«Perchè siete miei amici, perchè ero curioso di sapere se davvero siamo parenti, perchè un giorno sposerò la Evans e quindi mi sembrava giusto informarli.» a quelle parole Remus, Sirius e Sunshine scoppiarono a ridere.

«TU...ahahaha...tu sposerai...ahahah...Lily?» chiese tra una risata e l'altra Sunshine.

«È inutile che ridete!» si imbronciò James.

«Comunque anche io ho ricevuto una lettera oggi.» intervenne timido Peter.

«Mi piacerebbe sentirla Pete, ma andiamo in Sala Comune? Staremo più comodi» disse gentile Remus.

«Appena riusciremo a staccare James da quel cannolo alla crema.... » intervenne Sirius. Quando finalmente riuscirono a far smettere James e Peter di mangiare, gli amici salirono in Sala Comune. Sunshine si era fermata a parlare con Lily e, quando arrivò, trovò i quattro seduti a terra, davanti al camino, a giocare a Sparaschiocco.

«Già finito di leggere le vostre lettere?» chiese sorpresa.

«Ma sì...quella di Peter era corta, abbiamo risposto alla mia e alla sua e Remus non ci ha lasciato leggere la sua!» la informò James, ancora un po' contrariato per non aver potuto curiosare nei fatti di tutti. «E Sirius non aveva nessuna lettera quindi...»

«Come mai niente lettere Sirius?» chiese Sunshine, sedendosi vicino a lui, a terra, con la schiena appoggiata ad un divano.

«Che vuoi che sappia Raggio di Sole? Si vergogneranno di scrivere ad un sudicio Grifondoro come me!» lui, tentando di scherzare, ma con un tono troppo amaro, per poter risultare credibile.

«Ma che dici? Cosa mai potrà importare ai tuoi genitori della tua Casa?»

«Lascia perdere Sun. Evidentemente non conosci i miei genitori e in generale i Black.»

«No, non li conosco! E mi piacerebbe sapere perchè non dovrebbero nemmeno degnarsi di scrivere a loro figlio!» Sun si stava arrabbiando. Che ingiustizia era mai quella?

«Lascia perdere, Sun...lascia perdere e basta.» la fermò subito Sirius con voce stanca. Sunshine lo guardò sorpresa. Per lei era così strano pensare che davvero i genitori di Sirius non si degnassero neanche di rispondere a loro figlio! E da come ne parlava, Sirius lo trovava, se non normale, almeno ovvio. In quel momento però venne distratta da un sospiro di Peter, che aveva gli occhi un po' lucidi.

«Che succede Peter?» chiese gentile, sottovoce, avvicinandoglisi.

«N-niente.» rispose lui, passandosi la manica sugli occhi.

«Dai Peter, non vergognarti!» lo incoraggiò James, che si era avvicinato a sua volta.

«I-io...niente davvero! È solo che...che ho un po' nostalgia di casa mia ecco! Ieri ero troppo eccitato e stanco per sentirla ma oggi...» rispose il ragazzo, arrossendo e tentando di farsi piccolo piccolo.

«Non c'è nulla di male Peter. Anche a me mancano i miei genitori!» provò a consolarlo Remus.

«Remus ha ragione, anche a me manca la mia famiglia!» gli disse Sun abbracciandolo e spettinandogli i capelli. A quel gesto Peter arrossì ancora di più, ma non si sottrasse all'abbraccio. «A te non mancano i tuoi Jamie?» aggiunse poi, rivolgendosi a James.

«Figuriamoci! Sono grande io!» esclamò quello, facendo spallucce e sfoderando uno sguardo arrogante e sorridendo. Vedendo come lo guardavano gli altri però sospirò, ma non si rimangiò ciò che aveva appena detto.

«Qualcuno ha voglia di cioccorane?» intervenne Sirius per cambiare discorso.

«IO!» esclamarono subito Peter e James, allungando le mani per farsene dare.

«Bene, anche io! Perchè non andate a procurarne qualcuna?» disse quello, sfoderando un ghigno.

«Ma Sirius non è giusto!» protestò Peter deluso. James preferì assestare subito uno scappellotto sulla testa di Sirius e fargli una linguaccia, guardandolo male.

«Ahi! Che ho fatto?» chiese Sirius con un'aria falsamente innocente e sorpresa.

«Black, tu non sai cos'hai appena scatenato!» gli urlò in un orecchi James mentre gli saltava addosso, cercando di fargli il solletico.

«Mi dispiace per te Potter ma non soffro il solleti..ahahaha!» provò a dire Sirius per poi mettersi a ridere, mentre James gli faceva il solletico sulla pancia.

«Nooo Black, non soffri il solletico!» lo prese in giro questo.

«Brutto mostriciattolo occhialuto!» partì alla riscossa Sirius, riuscendo a salire sulla pancia di James e cominciando a fargli a sua volta il solletico.

«No...ahahah no..ahahah..lì no...ahahah! Black ahahah finisci...aahaha finiscila!»

Remus e Sun li guardavano sorridendo mentre Peter rideva a sua volta come un pazzo, guardandoli rotolarsi a terra, facendosi il solletico a vicenda.

«Ridi Minus? Tu ridi?»

«No Sirius..io no! Non rido più lo prometto!» provò a difendersi Peter, provando a scappare.

«Troppo tardi Pete! Ti prenderemo!» gridò James, afferrandolo per una gamba e trascinandolo vicino a loro. Poi, implacabili, lui e Sirius cominciarono a fargli il solletico, a spingersi e a ridere.

Remus guardò Sun, incerto si intervenire. Sun lo guardò e scosse la testa, che si divertissero. Dopo un po' però decise di intervenire: Peter non respirava quasi più, James aveva perso gli occhiali e Sirius non riusciva a smettere di ridere.

«Ok bambini, ora basta. A nanna!» disse andando a separarli.

«Sì mammina!» le rispose James, ancora ridendo. Poi però si alzarono da terra e si sistemarono i vestiti disordinati.

«Bravi bambini. Ora a letto!» continuò il gioco Remus.

«Sì papino!» gli disse Sirius, guardando James mentre entrambi ricominciavano a ridere. Poi all'improvviso, mentre Peter saliva le scale, diretto nel dormitorio con Remus, James smise di ridere e ritornò serio. Anche Sirius smise di ridere e, con uno sbadiglio e un sospiro seguì Remus.

«Sunny...posso chiederti una cosa?»

«Sì James, vieni qui.» disse Sun, battendo con la mano accanto a lei davanti al fuoco.

«Sun...tu come fai ad essere così?»

«Così come Jamie?»

«Tu hai la mia stessa età però sei così...adulta! Prima sei intervenuta come averebbe fatto la mia mamma, ci hai mandato a letto, e prima a cena mi dicevi le stesse cose che mi dice sempre lei! E poi sei sempre così dolce, comprensiva...non so! Come fai? Anche adesso vedi, mi hai detto di venire qui come fa sempre mia mamma quando parliamo,e mi chiami Jamie proprio come fa lei e..»

«Ho capito, Jamie. Sai che ho una sorellina piccola, sono abituata a consolarla, a dirle cosa deve o non deve fare, a metterla a letto, a svegliarla la mattina...»

«E la tua di mamma Sun?»

«La mia mamma...»

«È una strega giusto?»

«Sì Jamie. Era una strega.»

«Era? È morta?»

«Sì Jamie.»

«Mi dispiace Sunny. Forse non avrei dovuto...»

«Non importa Jamie. Tu non lo sapevi. Non importa davvero.»

«Ok. Sunny?»

«Mh?»

«A me un po' mancano la mia mamma e il mio papà sai?»

«Lo immaginavo Jamie. Ora andiamo a letto?»

«Va bene Sun.» James si alzò e poi porse la mano a Sunshine per aiutarla ad alzarsi a sua volta.

«Jamie...puoi non dirlo agli altri? Preferirei farlo io...»

«Certo Sun.»

«Grazie. Buona notte Jamie.»

«Buona notte Sunny.» Sunshine era già a metà scala quando la voce di James la fermò di nuovo.

«Sunny? Se vedi la Evans dille che la saluto!» disse con un sorriso malandrino.

«Oh James! Sei incorreggibile!» disse lei sorridendo a sua volta e scuotendo la testa.

 

-Fine Capitolo-

 







Spazio dell'Autrice

Ed eccolo qui il nuovo capitolo...non ne ero proprio convintissima ma avevo detto che l'avrei pubblicato ancora ieri a Just a Little Wizard, che ringrazio come faccio ormai ogni volta per la recensione, e quindi ho pubblicato. Spero che non ti deluda. Vorrei poi rivolgermi a voi che seguite (spero non mi abbiate ancora mollata!) e ringraziarvi anche se vorrei chiedervi di recensire se avete voglia e a quelli che (forse) leggono silenziosamente. Se ci sono domande o consigli ditemi pure!
Il prossimo capitolo sarà quasi completamente su Sir e Sunny...spero vi piacerà perchè a me (sì l'ho già scritto e lo pubblicherò presto anche perchè poi giovedì e venerdì sarò in gita e quindi nisba) sinceramente piace! Vi dico anche che non saprete altro della vita e del passato di Sun per mooolto tempo! Alla prossima, un bacione

*dD*  

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Capitolo 12
*** Promesse di felicità ***



Promesse di felicità

 

 



Era mezzanotte passata e nella Sala Comune di Grifondoro il silenzio era quasi completo. Essendo il primo giorno non c'erano, come al solito, degli studenti degli ultimi anni intenti a studiare e a fare i compiti nonostante l'ora tarda, c'erano solo alcuni ragazzi che parlavano sottovoce seduti attorno ad un tavolo e una figura scura seduta su una poltrona. Sunshine scese silenziosa le scale del Dormitorio femminile, avvolta nella sua vestaglia color panna, e salì diretta al Dormitorio dei ragazzi. Senza bussare, aprì piano la porta dei ragazzi del primo anno e, dopo aver individuato la chioma spettinata di James gli si avvicinò in punta dei piedi.

«James...Jamie!» lo chiamò sottovoce, pronta a coprirgli la bocca se si fosse messo a urlare. Infatti..

«Ssh Jamie! Sono io Sun!»

«Santo Merlino e che ci fai tu qui?» chiese il ragazzo appena si fu ripreso dallo spavento. «Sembri un fantasma, tutta bianca così...Mi hai fatto una paura!»

«Scusami Jamie, ma non riuscivo a dormire.»

«Io ci riesco benissimo invece! E ora scusami, ma ritornerei nel mondo dei sogni! Notte!» e, sbadigliando, James si girò dall'altra parte, rimettendosi a dormire.

«Brutto egoista!» borbottò lei, girandosi per uscire. Fece un passo verso la porta, ma subito si fermò.

«Chi sei?» chiese impaurita alla figura sulla porta.

«Sta calma, sono Sirius!»

«E da dove sbuchi?» gli chiese la ragazza con un tono a metà tra il sorpreso e il rimprovero.

«Ero giù, in Sala Comune. Neanche io riuscivo a dormire. Vieni?»

«Ok.» rispose sottovoce lei.

Insieme scesero le scale, senza far rumore e, arrivati di sotto, si accorsero che ormai non c'era più nessuno, tranne un ragazzo che si era addormentato con la testa appoggiata sul tavolo.

«Che facevi qui, tutto solo?» chiese Sun mentre si sedevano entrambi a terra con la schiena appoggiata allo poltrona in cui era seduto prima Sirius.

«Te l'ho detto. Non riuscivo a dormire. Perchè sei andata a cercare James prima?»

«Non riuscivo a dormire e non volevo svegliare Lily e quindi ho pensato che..»

«Ho capito. Sono sorpreso che tu sia riuscita a svegliarlo sai? Stamattina c'abbiamo messo vent'anni! Non riuscivamo a svegliarlo. È davvero un ghiro!»

«E allora come mai io ci sono riuscita?»

«Non lo so. Sai prima abbiamo letto la lettera di Peter. Non mi sembra che sia molto adatto a questa Casa al dire il vero, ma forse mi sbaglio.»

«Perchè?» chiese Sun sbadigliando, ormai sul punto di riaddormentarsi, la testa che scivolava inesorabilmente sulla spalla di Sirius.

«Non mi sembra molto coraggioso e fiero e che so io.» continuò il ragazzo, a voce sempre più bassa man mano che Sunshine scivolava nel sonno. Anche se non pensava più che lei lo stesse ascoltando, lui continuò a parlare piano, consapevole del fatto che lei, anche se non l'aveva confessato, molto probabilmente non riusciva a dormire perchè sentiva nostalgia di casa o aveva avuto un incubo e quindi anche solo facendole sentire che non era sola, parlandole, lei si rilassava e cadeva lentamente nel sonno. «Sua madre gli diceva che era molto felice che lui fosse diventato un Grifondoro e gli diceva di stare attento a non combinare guai. Deve essere proprio un tipo maldestro. Ma lo si vede già. Stamattina...»

Piano piano la voce di Sirius scomparve, come la luce ormai fioca del fuoco, e Sunshine ricominciò a dormire. Non sognava, ma era tranquilla. Sentiva una presenza vicino a lei, non era sola. Non avrebbe avuto paura di quell'enorme castello, del domani, se non era sola. Dopo un secondo, un minuto o diverse ore, non lo sapeva, si riscosse da quel sonno leggero perchè aveva sentito la presenza di Sirius svenire per un attimo. Si stava svegliando del tutto, quando lui tornò, si mise nello stesso posto di prima e lei appoggiò la testa di nuovo sulla sua spalla, accoccolandosi al suo fianco.

«Sir...?» chiese lei, preoccupata per un attimo per il fatto che lui evidentemente non dormiva e magari voleva ritornare nel suo letto.

«Sh, dormi Sun. Non preoccuparti.» le disse lui, ravvivando il fuoco senza spostarsi. Il nuovo calore dissipò in un istante il freddo che aveva sentito per un attimo e Sunshine ritornò a dormire.

«Idiota!» il ringhio, appena accennato, di Sirius la svegliò di nuovo. «Scusami Sun. Torna a dormire.» le disse sottovoce lui, accarezzandole leggero i capelli. In quel momento lei si accorse di avere la testa appoggiata alla pancia di lui, che era semi-disteso a terra con solo le spalle appoggiate alla poltrona, e le gambe raccolte al petto, un braccio sotto il corpo e un braccio a circondargli la vita. Imbarazzata per quella posizione Sunshine si tirò subito su, stiracchiandosi.

«Scusami per averti usato come cuscino!» disse poi arrossendo.

«Lascia perdere.»

«Chi è un idiota?» chiese subito lei, notando la busta da cui spuntavano diversi fogli, che Sirius aveva lanciato lontano, senza però gettarla nel fuoco che ormai languiva.

«Mio fratello. Ma ora lascia perdere, è tardi e...»

«No, adesso sono curiosa! Dai dimmi. Ti è arrivata prima questa lettera? Quando ti sei alzato?»

«Sì» disse lui con un sospiro, quasi rassegnato al fatto di dover raccontare tutto. «Dai, prendi e leggi se sei curiosa.» le disse poi, indicando la busta. Sunshine gattonò fino a lì e poi tornò indietro.

Era una busta di carta pesante, elegante e raffinata, con uno stemma sulla ceralacca che la chiudeva con su scritta una frase “Toujours Pur”. Dentro c'erano tre lettere. Prese la prima, quella più breve.

 

Sirius Black,

tu non hai neanche idea del disonore che hai portato sulla nobile e antichissima famiglia Black! Sei un ragazzino stupido, inutile e traditore! Siamo clementi, io e tuo padre, solo perchè pensiamo che forse quello sciocco Cappello pulcioso abbia commesso un errore e ti abbia messo in quell'orrida Casa invece di Serpeverde, come sarebbe stato giusto. Quando tornerai a casa per Natale ti farò vedere io cosa succede a chi tradisce e sporca il nome dei Black. Fino a quel momento spero che tu non scriverai ancora, men che meno a Regulus. Tu non lo devi inquinare con le tue sporche idee da traditore. Lui è mio figlio, tu forse potrai tornare ad esserlo se ti dimostrerai meno indegno di come sei ora! E vedi di non farci vergognare ancora di più facendoti mettere in punizione. E non parlare a Narcissa, quella povera santa ragazza si vergogna già abbastanza così! Abbiamo deciso di rispondere alla tua lettera solo per farti rendere conto di quanto grande sia il tuo errore, ma non abbiamo avuto il coraggio di scriverti con la posta del mattino. Cosa avrebbero detto di noi, se avessimo continuato a scrivere a te? E che vergogna avrebbe provato la povera Narcissa? Ricordati, non scrivere a Regulus!

Walburga Black

 

«Ma sono pazzi?» chiese stupefatta Sunshine.

«Può essere, sono Black. La pazzia è parte del nostro sangue.»

«E dice che non sei più loro figlio? É una cosa orribile da dire!»

«È una cosa da lei.» senza più commentare Sunshine passò alla seconda lettera.

 

Sirius,

tua madre non voleva neanche che io rispondessi alla tua lettera, ma io ho deciso di farlo lo stesso. Non credere che con questo gesto io ti perdoni per la tua assurda ribellione o per essere finito in quel letamaio di Grifondoro, ma ho pensato che non fosse bene che il primogenito dei Black restasse senza informazioni. Mi hai chiesto di Jared McCroy e io ho deciso di scriverti qualcosa di lui. È figlio di Evan McCroy, che lavora in ministero. Non è una famiglia nobile, ma pura. Sono molto ricchi e se tu fossi finito al tuo posto, ovvero a Serpeverde, ti avrei consigliato di fartelo amico perchè una persona come lui, e come suo padre, è meglio averla dalla tua parte. Ho sentito dire che è un ragazzo molto educato e intelligente. Ora che sei Grifondoro non dubitare che ti sarà contro, perchè sarai una delle sue vittime preferite. Spero per te che tu non diventi davvero una vittima ma che ti mantenga superiore e soprattutto il più forte, come si conviene ad un Black. Ho sentito dire che è molto portato con le fatture e il Quidditch ma non con le pozioni. Fatti valere almeno in quel campo. Suo padre è sempre stato geloso di noi Black perchè siamo sia puri che nobili, quindi suo figlio non sarà di meno. Non farti mettere i piedi in testa, Sirius. So che sai dare di più di qualunque altro sudicio Grifondoro o invidioso Serpeverde e non solo perchè sei un Black. Spero che quello che ti ho scritto ti sarà dì aiuto ma non farne parole con Walburga. Dimentica anzi che io ti abbia scritto alcunché, piccolo ribelle Grifondoro. Regulus ti saluta ma non dire neanche questo.

Orion

 

«Bè tuo padre ti vuole bene.»

«A sì?»

«Certo. Ti ha insultato più volte e ha cercato di mantenere un certo distacco, ma si preoccupa per te e vorrebbe aiutarti, ma non può per il suo nome e il suo orgoglio.»

«Questo l'avevo capito.»

«Stai zitto.» gli impose lei, che intanto aveva cominciato a leggere la lettera di Regulus.

 

Caro Sirius,

come stai? Non avrei il permesso di scriverti questa lettera, ma per una volta ho deciso di fare come te: fregarmene delle regole e fare ciò che ritengo giusto. Perchè secondo me non è giusto che mamma e papà non vogliano più che tu mi scrivi o che scrivi a casa. Nonostante tutto sei mio fratello e anche sei hai fatto un'enorme cavolata facendoti smistare proprio a Grifondoro, non credo che tu ti sia ancora rovinato del tutto. Spero che tu però sia consapevole dell'enorme casino in cui ti trovi, altrimenti credo che dovrò farti io un piccolo riassunto: la mamma ti odia, papà è deluso e arrabbiato, io non ho il permesso di scriverti e parlarti, sei rinchiuso in una torre con feccia, mezzosangue, sanguesporco e anche i pochi purosangue sono traditori del loro sangue o filobabbani, i nostri genitori potrebbero decidere di toglierti dall'Arazzo e tu finiresti in mezzo alla strada! Ti rendi conto Sir? Cos'hai fatto per rovinarti così, tutto in un colpo, la vita? Prima facevi disperare mamma, poverina, e magari eri sempre in castigo, ma almeno eri un Black degno di questo nome! E ora? Ti rendi conto, fratello, che se combini qualcos'altro potrei anche non poterti più chiamare così? Mamma si è così arrabbiata quando l'ha saputo che ha spedito Cruciatus per tutta la stanza, ha colpito due elfi e poi ne ha ucciso un altro. Perchè Sir? Perchè doveva andare così? Lo so, l'ho sempre saputo, che tu non eri come me, che avevi idee diverse, più malsane e sbagliate, ma speravo fosse solo un modo per far innervosire mamma. E invece? Sei davvero così pazzo da non voler essere un Black? “Toujours Pur” ricordi? Ti sembra di essere puro in mezzo a quella marmaglia? Io mi vergognerei tantissimo, anche solo a vedere come soffre Narcissa. Sai, ha scritto lei di te e era ben chiaro quanto soffrisse per te. È un angelo, Cissy. Sai Sir, sono anche io un po' deluso e arrabbiato. La mamma ha punito anche me ieri, senza una scusa, senza un perchè, solo perchè era arrabbiata. Non temere, non mi ha fatto male, mi ha solo chiuso in camera per tutto il giorno. Spero che tu almeno ti tenga a distanza dalla feccia, lì nella tua sudicia torre rosso-oro. Perchè io so che in fondo anche tu sei fiero di essere un Black e non ti mescolerai con la plebe. Spero di riuscire ad infilare questa lettera insieme a quella di mamma e papà, altrimenti dovrò trovare un gufo. Non so quindi quando riceverai questa lettera, spero presto. Sir, nonostante tutto, un po' mi manchi.

Reg

 

«Sai Sirius, hai ragione: tuo fratello è un idiota!» esclamò alla fine, dopo essere rimasta in silenzio a fissare attonita quelle parole, così inverosimili e assolutamente assurde, almeno dal suo punto di vista.

«Io invece ora penso che sia un povero cretino plasmato dalle idee razziste di mia madre.»

«E anche che non abbia un minimo di coerenza!» aggiunse Sun.

«Sai, possiamo riassumere il tutto dicendo che è solo il solito pazzo, malato, razzista, tradizionalista, dannatamente Serpeverde e nobile Black. Privato naturalmente del poco coraggio e spirito d'iniziativa di mio padre.»

«Oh Sirius mi dispiace! Non volevo insultare la tua famiglia!» si scusò subito lei, convinta di averlo ferito o offeso con le sue parole dure e arrabbiate.

«La mia famiglia? Quella non è la mia famiglia! Quelle sono le persone che hanno il mio stesso nome e il mio stesso sangue, ma non mi amano e non mi accettano per come sono e per le mie idee, quindi non sono la mia famiglia!» disse lui, ormai arrabbiato, alzando la voce. Vedendo lo sgardo stupefatto e un po' spaventato di Sunshine per il suo tono, abbassò la voce, riducendola ad un sussurro pieno di dolore, delusione e amarezza.

«Io non ho una famiglia.» A quelle parole Sunshine spalancò ancora di più gli occhi. Che fare? Voleva consolarlo, ma non sapeva che parole usare, voleva abbracciarlo ma si sentiva in imbarazzo, voleva negare ma non voleva parlare di ciò che non conosceva.

«Non è vero che tu non hai una famiglia!» intervenne in quel momento la voce di James. Gli altri due si voltarono verso di lui, in piedi dietro la loro poltrona, i capelli più scaramigliati del solito e un espressione arrabbiata.

«Che vuoi dire scusa? E che ci fai tu qui?» chiese Sirius alzandosi da terra per fronteggiarlo. Anche Sunshine si alzò e andò ad appoggiare una mano sulla spalla di James, come a trattenerlo.

«Mi sono svegliato e mi è sembrato che non fosse carino quello che avevo detto a Sun e poi tu non eri nel tuo letto e quindi sono sceso. E poi vi ho sentiti parlare e mi sono fermato a ascoltare.»

«Lo sai vero che si chiama origliare?»

«Sirius finiscila! James perchè hai detto che non è vero che lui non ha una famiglia?»

«Non ricordi cosa ha detto la McGranitt Sun? Prima dello smistamento?»

«No. Che ha detto?»

«Ha detto che la nostra Casa è la nostra famiglia. Noi non potremmo essere la tua nuova famiglia? Una famiglia che ti accetta per come sei, per le tue idee?» chiese James con voce seria.

Sunshine sorrise, guardando gli occhi lucidi di Sirius che a sua volta guardava James che ora sorrideva. Si guardavano negli occhi, senza una parola, ma sembravano comunque intenti in una conversazione.

«I-io...» balbettò Sirius, cercando di trattenere le lacrime che premevano per uscire. Non avrebbe pianto, mai. Continuò a guardare gli occhi marroni di James e ci vide la promessa di tutto ciò che in quel momento gli mancava: amici, famiglia, affetto, calore, complicità, allegria, felicità. Sorrise anche lui e quel sorriso fu il sancire di un patto. Poi James non riuscì più a sopportare la serietà della situazione, la commozione dell'amico che ormai stava per perdere la battaglia contro le lacrime, e decise di farlo sorridere.

«E poi noi siamo facilitati! Abbiamo Sun che è una mammina perfetta e Remus che può fare il papà! E Peter il fratello piccolo! E tu puoi fare il mio gemello se vuoi, o magari il mio elfo domestico!» Tutti e tre scoppiarono a ridere, mentre Sun li abbracciava.

«Siete così stupidi!» sussurrò, spettinando i capelli a James.

«E io non lo faccio il tuo elfo domestico!» esclamò Sirius, che si era furtivamente asciugato gli occhi mentre Sunshine li abbracciava. James rise di nuovo e il rumore svegliò il ragazzo che ancora dormiva con la testa appoggiata al libro. Frank Paciok vide i suoi due compagni di stanza e la loro amica che ridevano vicino al fuoco e scosse la testa rassegnato. Non avrebbe mai fatto una dormita decente con James Potter in giro!

 

-Fine Capitolo-

 

 



Spazio dell'Autrice

Ok sono davvero troppo brava! Due capitoli nello stesso giorno! Comunque che ne dite? A me piace, ma a voi non so quindi (io ci provo sempre) non è che potreste recensire per dirmelo? *sorride speranzosa*

Comunque io volevo spiegare la lettera di Orion...io so che lui è un pazzo e blablabla ma me lo sono sempre immaginato un po'..tontolone ecco...un po' succube di Walburga, ma che in fondo vuole bene ai suoi figli. Probabilmente non è così ma a me piace pensarlo e quindi ho deciso che avrebbe risposto alla richiesta di Sirius anche solo per sorprenderlo. Invece Regulus me lo immagino attaccato al fratello ma più che altro già impregnato delle idee di sua madre e quindi ho scritto la sua lettera di conseguenza. Spero che il finale non vi sembri troppo smielato!
Grazie mille a Just a Little Wizard che recensisce sempre e prova anche ad Appellare le vostre recensioni (mi sa che ti devi allenare ancora perchè non funziona...)
Non credo che pubblicherò il prossimo tanto presto (circa sabato) ma non si sa mai! Un bacionissimo (?)

*dD* 

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Capitolo 13
*** Discussioni mattutine ***



Discussioni mattutine

 

 



Sirius Black si svegliò la mattina dopo con il viso illuminato dal sole e un sorriso sulle labbra. Da quanto tempo non gli succedeva? A casa sua di sicuro non si svegliava con il sorriso sulle labbra e sul suo letto in Dormitorio non arrivava la luce del sole di mattina. No, aspetta, e allora dov'era? Sirius balzò in piedi, aprendo gli occhi. Rimase per un attimo accecato dalla luce, ma poi riuscì a vedere che quello decisamente non era il suo Dormitorio. Era in Sala Comune, aveva dormito lì. Evidentemente sì. Si girò alla sua destra e vide, accoccolati sulla stessa poltrona, James e Sunshine che dormivano vicini, come fanno i gattini. James era stravaccato con le gambe che penzolavano da un bracciolo e la testa sull'altro, Sunshine era accoccolata contro lo schienale della poltrona, la testa sulla pancia di James, evidentemente era un suo vizio, e le gambe sopra a quelle dell'altro. Chissà se dormiva sempre in quella posizione. Guardandoli Sirius sorrise di nuovo e pensò che fossero molto dolci, ma poi si avvicinò per svegliarli. Appena chiamò il nome di Sunshine lei sobbalzò e si mosse, spingendo giù dalla poltrona James che cominciò a borbottare parole sconnesse. Sirius scoppiò a ridere e finalmente i due aprirono gli occhi. Il ragazzo osservò con un ghigno le loro espressioni confuse prima di parlare.

«Buongiorno. Evidentemente ieri ci siamo addormentati qui!»

«Che genio!» commentò sarcastica Sunshine che evidentemente non gradiva essere svegliata così presto.

«Che ore sono?» chiese sbadigliando James.

«Le sette e due minuti, stando a quell'orologio.» li informò Sirius, indicando un grosso pendolo in un angolo.

«Perfetto, ho ancora tempo per farmi una bella doccia calda prima che le altre si alzino!» esclamò Sunshine e, senza aggiungere altro, si diresse verso il suo Dormitorio.

«Io invece credo che andrò a letto.» lo informò James.

«Vengo anche io!» esclamò Sirius, seguendolo su per le scale, tutto indolenzito per aver dormito a terra, sul tappeto.

 

**

«Svegliatevi dormiglioni!!» la voce di Remus penetrò nel sogno che James stava facendo, fastidiosa e decisamente troppo forte per i suoi gusti.

«Stai buono Remus.» sentì Sirius che si lamentava.

«Dai che forse oggi riesco a tirarvi giù dal letto a un'ora decente!» insistette Remus, tirando via le coperte a Sirius che per tutta risposta afferrò la prima cosa che gli capitò in mano, una scarpa di James, e gliela tirò, colpendolo in testa.

«Ahia Sirius! Anche con gli occhi chiusi hai buona mira? Maledizione ma vi volete alzare?»

«Lascia perdere Remus.» borbottò Peter con un sorrisino sulle labbra. Remus gli lanciò uno sguardo assassino e poi uno interrogativo, vedendo la sua espressione. «Vorrà dire che mangeremo noi tutti i bignè alla crema e la torta alle more.»

«Bignè alla crema?» chiese Sirius, riemergendo dalle coperte che aveva recuperato.

«Torta alle more?» chiese James, afferrando gli occhiali e sistemandoseli sula naso.

«No no, fate con calma! Noi vi precediamo giù.» disse Remus, appoggiando il piano di Peter.

Immediatamente Sirius si alzò dal letto e corse in bagno mentre James correva a recuperare la sua scarpa, lanciata poco prima dall'amico. Pochi minuti dopo Sirius era uscito dal bagno e si vestiva freneticamente, mentre James cercava di lavarsi i denti infilandosi un calzino.

Remus e Peter, piegati in due dalle risate, osservavano la scena, mentre Sirius e James inciampavano qua e là, cercando di prepararsi nel minor tempo possibile mentre in realtà si intralciavano a vicenda, con tutta quella fretta. Quando finalmente James riuscì ad infilarsi tutte e due le scarpe e Sirius ebbe recuperato tutti i libri necessari, i quattro scesero nella Sala Grande. Trovandola quasi vuota Sirius chiese a Remus che ore fossero.

«Ehm..» tergiversò Remus arrossendo «le..le otto meno venti.»

«Le otto meno venti?» esplose James, facendo girare da quella parte il professor Silente che si stava spalmando una dose generosa di marmellata su una fetta di pane imburrato. Remus gli sorrise imbarazzato e poi rispose a James.

«Sì James, le otto meno venti. Oggi potremo fare colazione con calma, senza la solita baraonda attorno e poi essere sicuri di arrivare in orario alle lezioni.»

«Remus...» lo chiamò dolcemente Sirius, un'aria pericolosa negli occhi.

«S-Sirius?» chiese Remus, guardandolo preoccupato.

«Tu mi hai fatto alzare, dopo che ho dormito sì e no sei ore, per farmi arrivare in orario a lezione?»

«Non è colpa mia se tu hai dormito così poco e...» stava protestando Remus quando, vedendo una scintilla mooolto pericolosa accendersi negli occhi grigi dell'altro, cambiò subito direzione. «Io...io non pensavo che vi sareste alzati subito! Pensavo che ci saremmo stati almeno mezz'ora solo per farvi alzare! Che ne sapevo io che bastava nominavi il cibo?»

«Non ci provare coccodè.*» lo fermò subito James.

«Tu sarai colpevole se ci addormenteremo sul banco capito?» lo minacciò Sirius. Stavano per continuare quando una voce dolce li interruppe.

«Qualche problema ragazzi miei?» chiese Albus Silente, in piedi dietro di loro con una fetta di pane con la marmellata in mano.

«No signore. Niente signore.» sorrise immediatamente Remus, guardando male Sirius che stava per scoppiare a ridere.

«È buona quella marmellata signore?» chiese invece James, con un sorriso smagliante. Remus si portò una mano sugli occhi.

«Ottima, signor Potter. Gliela consiglio. L'aiuterà a rimanere sveglio nelle ore di lezione!» rispose Silente senza arrabbiarsi. Poi se ne andò di nuovo al tavolo degli insegnati, non prima di aver loro fatto un occhiolino e un sorriso.

«Merlino James, ma dovevi proprio?» chiese Remus, dopo che Silente si fu allontanato.

«Che c'è di male?Volevo sapere se la marmellata era buona e lui me l'ha detto!»

«Ok lasciamo perdere.»

«Che succede?» chiese in quel momento un'altra voce. Girandosi i ragazzi videro Sunshine e Lily, una che sorrideva e l'altra che la guardava scuotendo la testa e cercando di portarla via.

«Oh niente Sunny, James ha solo chiesto al Preside se la marmellata che stava mangiando fosse buona.» sospirò Remus.

«James!» «Potter, sei un idiota!» esclamarono contemporaneamente le due ragazze.

«Io continuo a non capire che c'è di male! Si è arrabbiato? No! Mi ha sgridato? No! Ha tolto punti per la mia impertinenza? No! E allora...» si imbronciò James.

«Il tuo essere assolutamente infantile non si misura solo con i punti persi Potter!» attaccò Lily.

«E scusa a te che ne frega? Non ci sono stati tolti punti, come ha detto James, e tu non sei stata rimproverata, che altro vuoi? Chi ti credi di essere per arrivare qui e cominciare a fargli la predica? Va da Mocciosus, vai!» difese con veemenza l'amico Sirius, inacidito dalle poche ore di sonno. Lily arrossì e si voltò, correndo a cercare un posto dove sedersi per poter fare colazione.

«Sirius! Perchè le hai detto quelle cose?» lo rimproverò Sunshine, guardando preoccupata l'amica che mangiava a testa bassa, i lunghi capelli rossi a coprirle il viso.

«Non arrabbiarti con lui adesso se la Evans crede di potersi fare gli affari nostri solo perchè è tua amica!» si inserì James.

«Appunto! Solo perchè è tua amica non può venire qui a farci la predica! Lei non c'entra niente!» rimarcò Sirius, ancora arrabbiato.

«Allora ha ragione lei, siete dei bambini! Non accettate un rimprovero e siete fieri della vostra impertinenza! Siete infantili!» si infuriò Sunshine, rossa in viso per la rabbia e con gli occhi blu che mandavano scintille, i capelli scaramigliati per il suo continuo scuotere la testa da uno all'altro.

«Basta finitela! Non mi interessa se avete dormito poco! Non potete mettervi qui a litigare solo perchè la Evans si è messa in mezzo!» cercò di fermarli Remus, facendo solo peggio.

«Anche tu dai la colpa a lei? Bravo! Lei non ha fatto niente di male, le stesse cose le avrei dette io!» gridò Sunshine. Ormai molte teste erano girate dalla loro parte e Frank, che era appena arrivato, prese in fretta alcune fette di pane imburrate e un caffellatte, prima di scappare via.

«Io non mi sto mettendo dalla loro parte! Sto solo dicendo che state facendo spettacolo per niente!»

«Chissene! Che guardino pure, non mi interessa!» fece James.

«Appunto. E se quelle cose le avessi dette tu Sun avrei detto che avevi anche ragione, che James è stato un idiota ma simpatico, ma la Evans non c'entrava proprio niente e non era suo diritto né dovere sgridarlo e mettersi in mezzo!» ormai anche Sirius gridava.

«Basta basta!» borbottava Peter, senza però avere il coraggio di fermarli.

«Cioè tu mi stai dicendo che il rimprovero non va bene solo perchè veniva da Lily?» chiese stupefatta Sunshine, incredula per quell'assurdità.

«Esatto!» esclamarono insieme James e Sirius.

«Allora voi siete davvero cretini!» concluse la ragazza e, senza aspettare una risposta, si girò e andò a sedersi vicino a Lily, cominciando a parlare sottovoce con lei.

«Ecco bravi, avete fatto arrabbiare pure lei.»

«Non mettertici anche tu Remus, davvero.» sospirò Sirius, che non aveva ancora mangiato quasi niente, tranne un biscotto e un bicchiere di latte, e che ora guardava senza vederlo il suo piatto. James invece aveva ricominciato a mangiare, come se non fosse successo niente, ma si stava accanendo con troppa rabbia sui suoi dolce per sembrare convincente.

«Dai, si sta facendo tardi. Andiamo?» chiese Remus per non infierire.

«Ok Remus. Andiamo.» accettò cupo Sirius, abbandonando il suo piatto ancora pieno.

Appena fuori dalla Sala Grande però incrociarono un gruppetto di Serpeverde che stava andando a fare colazione e che si fermò subito appena li vide. Dal gruppo si staccò Severus che, dopo aver guardato con disgusto e odio James e Sirius, corse verso Lily, ancora china sul suo piatto a parlare con Sunshine. Sirius lo seguì con lo sguardo e lo vide accovacciarsi tra le due ragazze. Immediatamente, Lily si aprì in un gran sorriso e si scostò i capelli dagli occhi. Sunshine invece seguì lo sguardo distratto di Piton fino a loro, guardandoli un po' preoccupata e un po' arrabbiata.

«Guarda qui chi abbiamo! Buongiorno Black!» una voce fredda interruppe i suoi pensieri e Sirius si voltò con un sospiro, riconoscendola.

«Buongiorno McCroy. Come va tutto bene?» chiese con finto tono gentile, ricordando le parole di suo padre che gli raccomandavano di non provocarlo.

«Meglio di te di sicuro! Come ci si sente ad essere dei traditori?»

«Ehi!» si intromise James, facendo un passo verso Jared.

«Lascia perdere questo idiota James e andiamocene.» lo fermò Sirius, mettendogli una mano sul braccio e cercando di trascinarlo via. I tre Serpeverde, una femmina e due ragazzi, che accompagnavano McCroy però li fermarono con un ghigno.

«Allora la mia prima impressione era giusta! Sei un coniglio Black, perchè non sei finito a Tassorosso? Tanto valeva...idiota mollaccione, lurido Grifondoro...è uguale per un Black no?»

«Stai zitto McCroy e vai a farti i fatti tuoi!» rispose freddo Sirius, cercando di mantenere la calma.

«Ma questi sono fatti miei! Anzi no, lo sarebbero stati se tu fossi venuto a Serpeverde come dovevi, ma ti sei fatto spedire in quella porcilaia, covo di Sanguesporco e filobabbani, e quindi forse hai ragione, non sono fatti miei!» commentò con aria distratta Jared.

«Ma senti McCroy! Hai detto una cosa sensata! James, segnatelo sul calendario, non succederà più tanto presto!» lo prese in giro Sirius.

«Black, com'è che sei ancora qui? Pensavo che come minimo tua madre ti avrebbe riportato a casa per ucciderti...mi sembrava non fosse una donna molto accomodante.» tornò all'attacco l'altro.

«Oh, sai com'è, magari sono troppo prezioso per la famiglia, essendo il primogenito sai. A no, aspetta, tu non lo sai dato che sei il secondogenito!» Sirius decise di puntare su quegli argomenti che lui disprezzava ma che di sicuro l'altro reputava fondamentali. Infatti non rimase deluso, mentre il volto del Serpeverde si storceva in una smorfia.

«Tu? Tu importante per i Black?» chiese, con tono fintamente incredulo.

«Bè dovresti capirmi sai, tu che sei quasi uguale a me.»

«Io quasi uguale a te?» Jared era ormai stupefatto, gli occhi spalancati fissi in quelli grigi del Black.

«Sì, sai essendo un purosangue, questi discorsi li avrai sentiti più volte. Ma no aspetta, erano rivolti a tuo fratello, non a te! Allora forse non mi puoi capire...» continuò ad attaccare Sirius.

«Vorrei farti notare che nella tua condizione è più preziosa una mia scarpa di te!»

«Hai le scarpe d'oro? Cavoli quanti soldi ha da spendere tuo padre! Sapevo che era un ricco Purosangue però...» sarcasmo, doveva puntare su quello, non poteva arrabbiarsi.

«Esatto. Sono un ricco Purosangue.» ribadì l'altro.

«Sei ricco e sei Purosangue, ma, da quello che mi risulta, la tua famiglia non appare tra quelle nobili, o sbaglio?» “Grazie papà” ringraziò mentalmente Sirius, per la preziosa informazione.

«Stupido Black!» ferito nell'orgoglio a Jared non rimase altro insulto.

«Che succede qui?» intervenne un'altra voce. Sirius sospirò, ma perchè Sunshine si doveva sempre mettere in mezzo?

«Esatto, che succede qui?» perfetto, anche Lucius Malfoy, prefetto Serpeverde!

«Oh niente Lucius, solo un'amichevole discussione.» rispose Sirius, chiamandolo per nome come per ribadire la loro conoscenza reciproca. «Hai già visto Narcissa? La volevo salutare.»

«Lasciala stare Sirius. E vergognati per quei colori assurdi che indossi.» lo provocò Malfoy.

«Sirius, andiamo a lezione.» intervenne Sunshine, cercando di porre fine a quel teatrino.

«Oh Black, tuo padre sarà contento di sapere che ti sei già fatto la ragazza! Grifondoro per di più! E non è una purosangue giusto? Né nobile come si confà ad un nobile Black!» lo punzecchiò ancora Jared. Sirius, ormai arrabbiato e desideroso di andarsene, decise di porre fine alla cosa.

«Non è la mia ragazza McCroy. E lo dovresti sapere che non è nobile, dato che nel nostro Arazzo ci sono quasi tutte le famiglie nobili, perchè imparentate con noi. Anzi no, aspetta, capisco perchè non lo sai! Perchè tu non ci sei! Arrivederci McCroy. Malfoy, salutami Cissy.»

Con un gesto deciso Sirius afferrò James, che era rimasto a guardare tutta la discussione con un ghigno stampato in faccia, per un braccio e, seguito dagli altri, se ne andò, lasciando i Serpeverde furenti da soli.

«Sirius Black sei un grande!» ululò James appena si furono allontanati, diretti a Storia della Magia. Sirius sorrise, gli altri no.

«Sirius mi spieghi perchè ti sei fatto coinvolgere in quella discussione?» intervenne Remus, corrucciato.

«Sì Sirius, spiegalo anche a me! Avete dato, di nuovo, spettacolo a tutti! È un miracolo che nessun professore sia venuto a sgridarvi!» si arrabbiò Sunshine.

«Oh finitela! Non è successo niente!» disse allegro James.

«Come non è successo niente? Hai visto la faccia di quei Serpeverde? Te la faranno pagare Sirius!»

«Eddai Remus, lascialo in pace! Ha fatto bene e ha pure vinto, che vuoi di più!» si lamentò James , in difesa dell'amico che, silenzioso e serio, camminava tra loro.

«Che succede Sirius?» chiese invece Peter, notando la faccia scura dell'amico.

«Niente, niente. Pensavo solo che dopo questa mio padre si arrabbierà ancora di più.»

«E chissene Sirius! Sei qui no? E lui è lì no? Che ti può fare?» chiese leggero James.

«Jamie, prima o poi ci dovrà tornare, a casa sua.» gli fece notare Remus.

«E allora ci penseremo più avanti. Non volevi arrivare in orari a lezione tu?» chiese James, guardando l'orologio. Dopo aver visto l'ora i cinque partirono di corsa, spingendo chi li intralciava e arrivando per un pelo, in orario ma con il fiatone, in classe.

 

-Fine Capitolo-

 

*questa è una frase che uso sempre io e mi è venuto naturale inserirla :)

 

 

 


 

 

Spazio dell'Autrice

Ed eccomi qua. Avevo detto che forse riuscivo ad aggiornare mercoledì ma evidentemente non ci sono riuscita XD quindi aggiorno adesso.
Spero che il capitolo vi piaccia. Non so cosa scrivere quindi se avete da dire qualcosa o non si capisce chiedete! Ho deciso che Jared McCroy sarà più presente. Come un Draco Malfoy diciamo dato che Severus non me lo immagino certo tanto intraprendente da fare scherzi e litigare con i Malandrini!
Grazie mille alla mia Just a Little Wizard che recensisce sempre (ma ti devo far presente cara che devi esercitarti ancora con l'incantesimo di appello perchè non ha ancora funzionato).
Ora devo chiedervi una cosa. potreste mandarmi (magari con una recensioncina?) il nome o la foto di qualcuno che voi immaginate come il caro Jared McCroy? adesso che ho scoperto come si mettono le immagini mi piacerebbe metterne una anche di lui ma non so quale! mi aiutate? :) thanks

Al prossimo capitolo, una bacione.

*dD* 









vi piace questa "Sushine"? io la immagino un pò così nella sua camicia da notte bianca ma con gli occhi blu!




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e ho trovato anche il caro Jared McCoy. vi piace?


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Capitolo 14
*** I tuoi capelli sono belli! ***


 

 

 

I tuoi capelli sono belli!

 

 

 

 

 

«Sirius svegliati!» sussurrò Remus, scuotendo Sirius per un braccio. La lezione di Storia della Magia era iniziata da poco più di venti minuti e lui già aveva dovuto svegliare il suo compagno di banco due volte.

«Rem ho sonno!» si lamentò quello.

«Ma si può sapere che hai fatto per tutta la notte invece di dormire? No aspetta, non dirmelo! Scrivi.» disse passandogli un pezzo di pergamena e tornando a prendere appunti. Mentre Rüf si schiariva la voce diede un occhiata attorno. Lily Evans scriveva, James non dormiva ma c'era vicino, Peter guardava fuori dalla finestra, Sunshine fissava il professore e ogni tanto buttava giù qualche frase. I Tassorosso che seguivano la lezione con loro non sembravano molto più attenti dei Grifondoro. In realtà gli unici che prendevano seriamente appunti erano Remus e Lily, mentre solo qualche altro ci provava, senza troppa convinzione. Dopo un po' Sirius gli riavvicinò la pergamena, scritta fitta fitta.

Ieri sera non riuscivo a dormire e quindi sono sceso in Sala Comune per fare...non lo so cosa volevo fare, ma non avevo voglia di stare disteso a letto ad ascoltare Peter che russava. Dopo un po' ho visto Sun che usciva dal suo Dormitorio e veniva da noi e l'ho seguita. Ho sentito che diceva a James che non riusciva a dormire, ma James aveva sonno e ha continuato a dormire. Allora le ho detto di venire con me in Sala Comune e dopo un po' lei mi si è addormentata addosso. Non mi sono addormentato e dopo un po' ho visto un gufo che provava ad entrare e mi sono alzato per vedere che voleva. Aveva una lettera per me. Poi sono tornato da Sun e le ho detto di continuare a dormire e ho letto le lettere. Una era di mia madre che diceva quanto mi disprezzasse, si vergognasse di me e che non dovevo scrivere a mio fratello, Regulus. Un'altra era di mio padre che mi scriveva chi diavolo era Jared McCroy come gli avevo chiesto e mi ha detto qualche cosa utile. L'ultima era di Reg che in pratica mi ha detto che sono un cretino perchè mi sono “fatto spedire” a Grifondoro e un sacco di sciocchezze che di sicuro gli ha detto mia madre. Pero' mi ha detto anche che continuo ad essere suo fratello. L'ho insultato e Sun si è svegliata e ha voluto leggere le lettere. Li ha insultati un po' anche lei e poi io le ho detto che non una famiglia. Allora è intervenuto James che aveva letto le lettere da dietro la spalla di Sun e aveva ascoltato senza dire niente e ha detto che siete voi la mia nuova famiglia. Poi abbiamo scherzato un po' e alla fine ci siamo addormentati in Sala Comune che saranno state le due passate. Ci siamo svegliati alle sette e siamo tornati a letto.

Remus lesse tutto lentamente, continuando a prendere appunti.

Ma che diavolo di genitori si ritrova Sirius?” pensò ad un certo punto sorpreso. Poi lesse “ha detto che siete voi la mia nuova famiglia.”. Smise di ascoltare Ruf. Smise di scrivere, smise di pensare. Voi. La mia nuova famiglia. Famiglia. Sorrise. Povero Sirius. Smise di sorridere. Tornò a prendere appunti ma senza attenzione, distratto. Povero Sirius. Avrebbe voluto davvero far parte di quella sua nuova, strana, affettuosa famiglia, ma non poteva. Lui, un Lupo Mannaro, doveva stare lontano il più possibile dagli altri. Avrebbero potuto scoprire il suo segreto, avrebbe potuto ferirli, avrebbe potuto ucciderli. Era già sbagliato essere loro amico, ma come si faceva a dire di no a James? Forse avrebbe dovuto prendere lezioni dalla Evans, pensò ghignando. Poi tornò subito serio e continuò a scrivere dell'ennesima scaramuccia goblin.

Oh al diavolo!” pensò un attimo dopo “è la prima ora che abbiamo di Storia della Magia e lui che fa? Dice buongiorno e subito parte in quarta! Vecchio rimbambito!”

Remus spostò da parte il foglio degli appunti, continuando malgrado tutto a scrivere qualche parola ogni tanto per non perdere il filo del discorso, e si avvicinò il foglio in cui aveva scritto Sirius.

Mi dispiace che i tuoi genitori siano così...oh non lo so! Sono solo dei pazzi Purosangue fissati con la nobiltà e il sangue, almeno secondo me. Siete stati degli stupidi a stare alzati così tanto ma almeno era per una buona ragione. Perchè non hai dormito quando Sunshine si è addormentata addosso a te? Sono felice che James ti abbia detto quelle cose e sono convinto che loro saranno una famiglia migliore dei Black.

Sapeva di sembrare insensibile. Sapeva che non erano le cose che avrebbe voluto scrivere. Sapeva che forse Sirius ci sarebbe rimasto male, ma era ciò che era giusto fare.

Spinse il foglio verso Sirius che si riscosse e lo lesse velocemente. Una parola lo colpì più di tutte le altre: loro. Loro saranno una famiglia migliore. Loro. Non noi. Loro. Remus si era appena tirato fuori da quella famiglia, li aveva appena abbandonati. Aveva in pratica detto: niente più che compagni di stanza. Remus, il dolce e comprensivo Remus Lupin, non voleva fare parte della loro famiglia. Stupido.

Esatto. Sono dei pazzi Purosangue, ma vorrei farti notare che anche io e James siamo Purosangue. Non siamo stati stupidi, era necessario. Non ho dormito perchè lei aveva paura e dovevo farle sentire una presenza, come quando mio fratello aveva gli incubi e veniva da me. Dovevo solo parlargli finchè non si addormentava, e anche oltre, finchè non mi addormentavo anche io. Prendi appunti che poi ci serviranno.

Nessun accenno alla famiglia. E quel “prendi appunti che poi ci serviranno”...oh sì Sirius si era arrabbiato. Era deluso e Remus lo sapeva, ma era la cosa giusta da fare. La cosa giusta da fare, si ripeteva, quasi a volersi auto convincersi. Non rispose, ma ricominciò diligente a prendere appunti. Dopo qualche minuto si accorse che Sirius osservava quasi ipnotizzato i capelli neri di una Tassorosso davanti a lui. I suoi occhi piano piano si chiudevano, ma Remus non lo svegliò quando cadde addormentato sul banco, con la testa appoggiata sulle braccia. Lui non faceva parte di quella famiglia.

 

**

«Sun, Sunny! Perchè ti sei seduta vicino alla Evans? Maledizione Sun!» James cercava di attirare l'attenzione della ragazza, un paio di banchi più in là, ma tutto inutile, lei non lo sentiva o lo

ignorava.

«Perchè vuoi parlare con lei James? » chiese Peter, seduto accanto a lui.

«Per nessun motivo in particolare! Volevo soltanto trovare un modo per restare sveglio!»

«Lascia perdere James e dormi!»

«Ma Peter e se poi il prof mi vede? E poi anche Sirius non sta dormendo anzi...cosa sta facendo? Prende appunti??» chiese stupefatto James vedendo Sirius che scriveva su un foglio. Poi, ancora più sorpreso lo vide piegare la pergamena a metà e spingerla verso Remus che la prese, senza però leggerla subito.

«Tu che dici Peter?» chiese al compagno di banco. Peter cominciò a guardarsi attorno furiosamente, sbattendo gli occhi per poi girarsi con un'espressione un po' tonta in viso.

«Ne dico di cosa?» sussurrò poi, guardando James come se avesse parlato per tutto il tempo in Marino. James lo guardò pensando che davvero quel ragazzo era sveglio tanto quanto lo sembrava, ossia poco, ma decise di sorridere e andare avanti.

«Di Sirius, Peter. Prima stava scrivendo su una pergamena che poi ha passato a Remus che adesso la sta leggendo vedi? Cosa credi che sia?» gli spiegò paziente.

«Ora ho capito!» lo informò Peter con un sorriso soddisfatto, ma senza aggiungere altro.

«E?» lo incoraggiò James, ormai sempre più convinto che fosse tutta una perdita di tempo e che avrebbe fatto meglio a rassegnarsi e dormire.

«Non lo so James. Potrebbe essere qualsiasi cosa...» disse infatti Peter. Zero inventiva. Zero.

«Eddai Peter sforzati un pochino e dimmi cos'è secondo te!»

«Una pergamena con scritto non so cosa?» chiese speranzoso il ragazzo cicciottello, che divenne rosso appena James sospirò, sconfitto.

«Lascia perdere Peter, credo che mi farò un sonnellino. Svegliami se Rüf mi chiama!» Poi James appoggiò la testa sul banco e si addormentò.

 

**

 

«Lily sei arrabbiata con me?» chiese sottovoce Sunshine all'amica che sedeva composta di fianco a lei, prendendo appunti.

«Perchè dovrei Sun?» chiese l'altra, sempre mormorando.

«Bè prima non mi hai nemmeno rivolto la parola e adesso te ne stai con gli occhi fissi su quel decrepito di Rüf e non mi guardi neanche!»

«Ok Sun, non sono arrabbiata ma mi ha dato un po' fastidio quello che hai fatto prima!»

«E che ho fatto?»

«Siamo scese a colazione io e te e appena hai visto Potter e gli altri mi hai trascinata da loro e nemmeno mi hai difesa quando abbiamo cominciato a litigare! E poi sei rimasta con loro e quando stavano discutendo con i Serpeverde sei subito andata a metterti in mezzo!»

«Questo non è vero Lily! Non ti ho trascinata da loro e io ero d'accordo con quello che stavi dicendo e quando te ne sei andata li ho sgridati! E sono andata da lor perchè anche loro sono miei amici Lils. Non solo tu. E poi Sirius ha dei problemi...»

«Certo che ha dei problemi! Non è normale uno che mi attacca in quel modo solo per difendere l'amico cretino!»

«No Lily, tu dici così perchè non li conosci e sei prevenuta ma sono buoni e simpatici. E poi non intendevo quel tipo di problemi! Altri problemi.»

«Problemi ne abbiamo tutti Sunshine, non solo lui, ma non tutti reagiamo come lui, perchè abbiamo problemi!»

«Te l'ho già detto, mi dispiace per come ti ha trattata e sono sicura che per quanto innervosito non avesse davvero intenzione di ferirti. E poi stanotte ha dormito poco...» continuò a difenderlo. A quelle parole sul volto della rossa spuntò un sorriso malizioso e una luce rischiosa le illuminò gli occhi verdi.

«E tu che ne sai che ha dormito poco? E dove sei stata tutta la notte?»

«Ma che cosa diavolo via a pensare, per Salazar? Non riuscivo a dormire e sono andata a cercare James...»

«Potter?»

«Sì perchè? Preferivi svegliassi te?»

«Sinceramente? Sì.»

«Ok adesso lo so per la prossima volta. Comunque stavo dicendo...ah sì! Allora sono andata a cercare James ma lui ha detto che aveva sonno e quindi...»

«Che gentiluomo!» commentò sarcastica Lily.

«Eddai Lils basta! E poi è arrivato Sirius che ha detto che non riusciva a dormire neanche lui e alora siamo scesi in Sala Comune e...»

«Perchè sei improvvisamente diventata dello stesso colore dei miei capelli?»

«Niente...»

«Sunshine dimmi subito che è successo dopo!»

«Niente Lils, niente. Mi sono solo addormentata.»

«In Sala Comune? Su una poltrona?»

«Ehmm...al dire il vero per terra. Anzi...su Sirius Black.» disse a voce quasi inudibile Sunshine, arrossendo furiosamente e abbassando gli occhi per non incontrare quelli dell'amica.

«Giuro che se non fossi in classe in questo momento starei ridendo così tanto da farmi scoppiare i polmoni! Sei buffissima Sun! E la scena..! Oddio se scoppio a ridere è colpa tua!»

«Smettila Lily e prendi appunti! Altrimenti come facciamo dopo, li chiediamo a Potter?» la punzecchiò Sunshine, un po' piccata per le risate silenziose dell'amica.

«Oh no no per carità! Li prendo io! Tu continua a raccontare però!»

«Non c'è molto da dire in verità...» temporeggiò Sun, mentre Lily ricominciava a scrivere.

«Eddai!»

«Scrivi Lils! O li chiederemo a James!» la minacciò l'altra, vedendola che si fermava di nuovo per ascoltare solo lei e non anche Rüf.

«Dubito che sia possibile dato che Potter dorme.» Sunshine si girò per controllare e dovette ammettere che purtroppo era vero: sia James che Sirius dormivano, ma per fortuna almeno Remus sembrava attento e prendeva appunti scrivendo veloce.

«Uffi. Ok allora..ma poi niente! Ad un certo punto mi sono svegliata e ci siamo messi a parlare e poi è sceso anche James a cercare Sirius e alla fine tra una chiacchiera e una risata ci siamo addormentati che saranno state le due.» spiegò sintetica Sun, glissando sulle lettere di Sirius non volendo raccontare a Lily dei fatti così personali di qualcun'altro.

«E tu hai dormito in Sala Comune con Potter e Black?» chiese l'altra, a metà tra lo scandalizzato e il divertito.

«Bè..a dire la verità..sì!» ammise Sunshine con un sorriso, arrossendo di nuovo. Lily scosse la testa, facendo brillare le lunghe ciocche dei suoi capelli rossi, illuminati dalla luce che entrava dalle alte finestre. Sunshine sorrise di nuovo, vedendo James, che si era risvegliato per un colpo di gomito di Peter perchè il professore lo guardava, che si incantava a guardare quei riflessi, con un mezzo sorriso sulle labbra.

«Lils, James ti sta guardando e sembra ipnotizzato dai tuoi capelli.» sussurrò all'amica, consapevole che quelle parole le avrebbero tolto quel sorrisino, che la imbarazzava da morire, dalle labbra. Infatti subito la rossa tornò seria e si voltò fulminea, gettando uno sguardo truce e arrabbiato al ragazzo che abbassò lo sguardo e si mise a guardare fuori. Sunshine ridacchiò, attirando di nuovo l'attenzione della sua compagna di banco, che la fulminò con lo sguardo.

«Suvvia Lils, non guardarmi così! Non è colpa mia se i tuoi capelli sono belli!»

«Belli? A me non piacciono. Se fossero completamente dritti e magari di un altro colore...ma sono di questo assurdo rosso e hanno queste stupide arricciature alla fine...»

«Ma Lily che stai dicendo? I tuoi capelli sono bellissimi! Non sono di quell'arancione carota né di quel castano che non sa se essere marrone o rosso, sono rossi. Di un rosso bellissimo tra l'altro.»

«Grazie Sun, se lo dici tu...» rispose l'altra, non ancora completamente convinta. La bionda sorrise e le mostrò una delle ciocche rosse. Lily la guardò, vide le sfumature più chiare e più scure, il leggero riccio alla fine, il brillio del sole che li faceva splendere...

«Ok ok lo ammetto, non sono così male! Sempre meglio di quelli...» ammise, indicando poi quelli di una Tassorosso lì vicino. La ragazza aveva costi capelli ricci e arancioni che facevano sembrare la sua testa una zucca. Le due ragazze ridacchiarono insieme, per poi continuare a seguire la lezione, per quanto potevano, scambiandosi occhiatine e sorrisi. Quando finalmente la campanella suonò Sunshine aveva deciso: James e Sirius potevano anche essere la sua nuova, strana, famiglia, ma Lily Evans sarebbe sempre stata sua amica, la migliore.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Per prima cosa volevo dire che non intendevo assolutamente offendere le persone che potrebbero avere i capelli rossi o ricci, ma solo far scherzare Lily e Sun come facciamo sempre io e la mia compagna di banco sui miei capelli che sono davvero impossibili!
Ok questo capitolo è un po' inutile ma ogni tanto ci vuole no? Ho voluto più che altro far vedere le amicizie e dare un po' di spazio a Remus, che come al suo solito è preoccupato di far del male agli altri e quindi non vuole entrare a far parte della “strana famiglia”
Come al solito grazie a Just a Little Wizard. Volevo minacciarvi e dirvi che non pubblicherò il prossimo se non arriveranno almeno due recensioni a questo ma mi sa che non la vorrò far soffrire poverina, lei che è l'unica che mi consola. Prendete esempio da lei! Alla prossima

*dD* 
Ps: il titolo del capitolo non c'entra molto.

 

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Capitolo 15
*** Di Arti Oscure e Complimenti ***


 


Di Arti Oscure e complimenti

 

 



«Allora James dormito bene?»

«Non un granché Sirius, e tu?»

«Oh, il banco era un po' duro e Remus mi scricchiolava la piuma nell'orecchio, ma non troppo male dai. Non mi lamento troppo.» I due scoppiarono a ridere mentre si avviavano dall'aula di Storia della Magia a quella di Difesa contro le arti Oscure. Remus scuoteva la testa, rassegnato al fatto che quei due non avessero ascoltato una sola parola di tutta la lezione e ne fossero anche fieri.

«Siete davvero infantili!» li rimproverò una voce alle loro spalle. Sirius sospirò, James si voltò con un sorriso.

«Ehilà Evans, come va?» chiese disinvolto quest'ultimo, fregandosene dell'occhiataccia di lei.

«Vi sembra una bella cosa, di cui essere fieri, addormentarvi in classe?» chiese lei senza rispondere al saluto e alla domanda.

«Uffa Evans sei davvero noiosa! Avevamo sonno e la materia di sicuro non aiutava a stare svegli! Soprattutto con Rüf e la sua voce monotona!» si lamentò Sirius, stufo dei continui rimproveri.

«Oh guarda chi c'è!» esclamò Peter in quel momento. Davanti a loro c'erano i Serpeverde tra cui Jared McCroy e Piton che li guardavano.

«Ma che bella notizia! Passare un'altra ora con loro oltre a Pozioni e chissà quante altre!» sospirò sarcastico Sirius. «Oh guarda che bello! La mia cara cuginetta passa di qua!» aggiunse dopo. Infatti la bionda Narcissa, circondata dalle sue compagne Serpeverde, stava camminando decisa ma elegante per il corridoio, diretta alla classe di Trasfigurazione un piano più in su.

«Ciao Narcissa.» la salutò Jared quando lei gli passò vicino. Lei lo guardò ma evidentemente non lo riconobbe e quindi gli fece solo un cenno e un mezzo sorriso. Sirius ghignò.

«Ciao Cissy!» la salutò anche lui. Fino a pochi attimi prima era deciso a far finta di niente ma appena McCroy la aveva salutata aveva cambiato idea. Lei si fermò appena sentì la sua voce e si girò verso di lui.

«Buongiorno Sirius. Io e te dobbiamo parlare. Karin puoi andare dalla McGranitt e dirle che arrivo subito?» chiese ad una delle sue amiche, senza aspettare il consenso di Sirius, che sospirò.

«Remus, puoi dire al prof che sono...in bagno? O in infermeria..o..bho insomma inventati qualcosa!» disse prima di seguire la cugina verso uno stanzino vuoto.

«Dimmi Cissy, non ho molto tempo.»

«Prima promettimi che questo discorso non uscirà da qui.» gli ordinò lei.

«Ok Cissy, anche se non ne capisco il motivo ti prometto che non dirò niente a nessuno.» promise il ragazzo. Narcissa sospirò, sollevata, e abbandonò l'aria fredda e altera che aveva mantenuto per tutto il tempo.

«Sirius, non credere che io sia felice che tu sia andato a Grifondoro o che non sia deluso e arrabbiata, ma sono anche preoccupata.» Sirius sollevò un sopracciglio sorpreso. Narcissa era preoccupata? Sapeva che la più piccola delle sorelle Black era sempre stata più sensibile e dolce delle altre due, anche se lui aveva sempre preferito Andromeda perchè era meno fredda, ma davvero non se lo aspettava.

«Non fare quella faccia sorpresa Sir. Io so com'è fatta tua madre e sono preoccupata per te. Hai visto che hanno fatto quando Andromeda si è messa con quello sporco Mezzosangue? Ho paura che facciano anche a te la stessa cosa. Io non credo che tu meriti di essere cancellato dall'Arazzo, Sirius. È vero sei un Grifondoro, ma sei sempre stato un po' diverso da noi. Non credo che ti dovrebbero cancellare così. Però in realtà la cosa che più mi preoccupa è che, dato che sei piccolo, non ti possono cacciare di casa e non so cosa ti faranno. Quindi volevo solo dirti che per non attirare ancora di più le ire di zia Walburga dovresti come minimo comportarti come un Black. Ho visto con che gente giri, e capisco che sono i tuoi compagni, ma dovresti tenere sempre conto che tu sei un Black. Sei superiore a loro, sei differente, non puoi mescolarti a quelli come loro, neanche se sono Purosangue. Lo so che tu penserai che sono la solita “razzista” come ti ho sentito dire una volta a Reg a proposito delle nostre, giuste tra l'altro, idee, ma lo dico per il tuo bene. Ho perso una sorella in questo modo, non voglio che subisca questa cosa anche Reg. Sirius, è solo un bambino, non abbandonarlo. Ora devo andare e ricordati, noi non abbiamo mai avuto questa conversazione ok? E non permetterti più di chiamarmi Cissy e salutarmi quando ci sono anche altre persone! Ciao Sirius, fai il bravo per quello che ti riesce. » poi, con una carezza sulla testa così leggera che Sirius non seppe neanche dire se fosse davvero esistita, Narcissa uscì dalla stanza, lasciandosi dietro quel profumo freddo e pulito di menta e ghiaccio che la contraddistinguevano.

Sirius rimase fermo per qualche attimo ancora, confuso da quelle parole. Narcissa si stava davvero preoccupando per quello che Walburga avrebbe potuto fargli oppure cercava solo di salvaguardare l'onore del casato e la felicità di Regulus? Il ragazzo scosse la testa, perplesso, e si diresse a passo incerto verso la sua classe.

«Oh eccola signor Black! Tutto bene? Il suo amico mi ha detto che si era sentito poco bene.» lo salutò il professore appena entrò. Era un uomo non molto vecchio, pelato, con un paio di occhiali rettangolari con la montatura rossa e argentata, gli occhi piccoli e marrone scuro, un po' di pancia, non molto alto. Non sembrava severo, anzi gli sorrideva nonostante fosse arrivato in ritardo.

«Sì signore. È bastato andare un attimo in bagno a sciacquarmi il viso.»

«Molto bene, ora si sieda per favore, così potremo iniziare la lezione.»

Sirius si sedette subito in penultima fila, nel posto che James aveva tenuto libero accanto a sé.

«Perfetto, ora che ci siamo tutti per prima cosa vorrei presentarmi. Io sono il professor Diego Possion.» mentre il prof continuava con la sua presentazione e cominciava a presentare la sua materia James tirò una gomitata a Sirius per attirare la sua attenzione.

«Che vuoi James?» chiese sottovoce il ragazzo, senza staccare gli occhi dal professore che trovava buffissimo. Muoveva in continuazione le mani, camminava avanti e indietro, muoveva la testa tanto che gli occhiali, che teneva sulla testa, continuavano a cadergli sul naso.

«Cosa voleva tua cugina?» sussurrò a sua volta l'altro.

«Oh niente. Solo rimproverarmi ancora e dirmi di fare il bravo»

«Ah.» fu l'arguto commento di James. Poi entrambi si rimisero a guardare il professore.

«La Difesa contro le Arti Oscure non è una disciplina semplice come pensano molti. Non sono soltanto due incantesimi e una fattura a salvarvi la vita.» stava dicendo in quel momento. Parlava con un accento un po' strano, ma che non risultava fastidioso. Gettando una veloce occhiata attorno Sirius si accorse che tutti, o quasi, pendevano dalle labbra di quel buffo uomo. La Evans lo guardava, passandosi continuamente una ciocca dietro all'orecchio, una piuma in mano, Sunshine era immobile, la bocca leggermente aperta e gli occhi spalancati, Remus teneva la testa inclinata su un lato e stringeva gli occhi attento, James continuava a raddrizzarsi gli occhiali, Peter si agitava sulla sedia. Ma Piton, Piton era assolutamente rapito. Sembrava bersi le parole, volerle tenerle nella mente, non dimenticarle. McCroy invece guardava annoiato fuori dalla finestra. Idiota. Sirius tornò con gli occhi sul professore che intanto continuava il suo discorso.

«Le Arti Oscure non sono solo un mago che vuole affatturarvi, non sono creature magiche decise a farvi perdere o morire, le Arti Oscure sono mutevoli, sono affascinanti, ti incantano e ti conducono sulla loro via, senza lasciarti scampo. Per combatterle ci vuole un cervello pronto, non solo una mano svelta e un incantesimo veloce. Per sconfiggerle bisogna prima capirle. Bisogna capire come pensa, come agisce chi ti sta di fronte e naturalmente non sempre c'è molto tempo per farlo. Bisogna agire, ma non impulsivamente. La cosa fondamentale però è non lasciarsi confondere dal loro dolce profumo, non lasciarsi ammaliare dal loro fascino. Le Arti Oscure ti si avvicinano di soppiatto, dolci e carezzevoli, ti parlano piano, di coinvolgono, ti affascinano, ti confondono, ma poi ti uccidono. Ora però lasciamo da parte questo discorso, lo affronterete di nuovo, più avanti, ma non dimenticatelo mai. Ora, se volete aprire il vostro libro alla pagina cinque inizieremo la lezione.»

Detto questo, dopo aver abbandonato il tono serio e misterioso, quasi ammirato, che aveva usato per parlare delle Arti Oscure, prese un tono più leggero e cominciò la lezione.

«Wow!» soffiò James alle orecchie di Sirius. «Secondo te è vero quello che ha detto?»

«Può essere. Quello che non ha detto è che se ti prendono ti corrodono dentro e non ti lasciano più.» sospirò Sirius. James lo guardò per un attimo stranito, sorpreso per il tono triste e serio, ma poi decise di non pensarci e cominciò a leggere ciò che aveva detto il professore. Ben presto però il suo sguardo cadde su una testa rossa, china sul suo libro. Rimase per un attimo incantato da quei capelli lunghi, ma una smorfia spuntò sul suo viso appena una testa nera si avvicinò troppo all'altra. Lily e Mocciosus parlarono sottovoce per un secondo e poi si allontanarono leggermente di nuovo. Anche da due file più indietro però James poteva vedere il leggero sorriso che aleggiava sulle labbra del Serpeverde ogni volta che il braccio della ragazza lo sfiorava e l'occhiata dolce e possessiva che ogni tanto le lanciava. Quello sguardo che sembrava dire “Tu sei qui per me, io sono qui per te. Tu sei mia e lo sarai sempre”. Stupido Mocciosus.

Anche se aveva avuto un inizio così coinvolgente, la lezione non risultò granché interessante. Il professore parlava con il suo accento strano, camminava in giro per l'aula, gesticolando e tormentando i suoi poveri occhiali, ma senza dire niente di particolare. Spiegò solamente l'introduzione, quella scritta a pagina cinque e sei del libro, e si perse dietro ad aneddoti e ricordi, per poi interrompersi a metà di un racconto per riprendere la spiegazione. Niente di nuovo, per di più, dato che quasi tutto James l'aveva già sentito in giro, letto nel libro, o sentito a casa. Che lezione sprecata! Il professore aveva detto che avevano tutto il tempo del mondo e quindi non voleva iniziare subito con il programma, preferendo introdurre, per tutta un'ora, la materia e spiegare ciò che avrebbero fatto. Che perdita di tempo!

«Sirius!» chiamò James sottovoce, dopo circa quaranta minuti.

«Che c'è Jamie, vuoi ancora sapere che ore sono?» lo prese in giro l'altro.

«No! Voglio sapere se stasera facciamo qualcosa di divertente.»

«Tipo?»

«Oh non lo so! Però io ho una gran voglia di iniziare ad esplorare questo castello! Scommetto che scopriremo cose bellissime!» a Sirius tornarono in mente le parole di Narcissa, che lo ammoniva di fare il bravo e per qualche secondo fu tentato di rifiutare, solo per farla contenta, ma poi decise che non gli importava cosa sarebbe successo, lui voleva vivere.

«Ci sto James! Dopo parliamo.» acconsentì alla fine, scambiando un sorriso con James che si era illuminato a quelle parole.

«Perfetto! E Sirius..»

«Mmh?»

«Non trovi che la Evans sia bellissima?» sospirò sognante James, di nuovo ipnotizzato dai capelli rossi della ragazzina che ascoltava attenta il professore, scambiando qualche occhiata con Piton.

Sirius sospirò, alzando gli occhi al cielo, ma sorrise.

«Sta bene con Mocciosus vero? Sono tutti e due molto simpatici!» ghignò, sicuro di farlo arrabbiare. E infatti...

«Non è vero! Lui un viscido, unticcio, infimo Serpeverde, lei è una Grifondoro bellissima, coraggiosa, simpatica, intelligente, seria, gentile...»

«Ho capito il concetto...» lo interruppe Sirius.

«Ok. E quindi non stanno bene insieme! E lui standole così vicino rischia di infettare i suoi splendidi capelli con il suo unto!» entrambi ridacchiarono.

«Se Potter e Black hanno finito di bisbigliare e ridere...» li richiamò all'ordine Possion.

«Scusi professore. Stavo soltanto dicendo che Lily Evans ha dei bellissimi capelli.» rispose James, irrispettoso come sempre, con un sorriso smagliante. Lily si coprì gli occhi con una mano arrossendo, Piton lo guardò malissimo, Possion e Sunshine sorrisero.

«Visto Lils, lo dice anche lui!» si lasciò sfuggire Sunshine, arrossendo ancora di più dell'amica quando si accorse che tutti l'avevano sentita, nell'improvviso silenzio assoluto. Possion però, invece di arrabbiarsi o rimproverarli rise.

«Bene bene. Se abbiamo finito di decidere come sono i capelli della povera signorina Evans possiamo continuare?» chiese sempre sorridendo. Ci fu un mormorio generale di assenso, me poco dopo la campanella suonò.

«Io ti uccido James Potter!» esclamò Lily appena usciti dalla classe.

«Dai Lily...»

«E anche te Sun, non credere che mi sia dimenticata di te! Siete riusciti a mettermi in imbarazzo davanti a tutti!» disse esasperata, guardandoli male, ma con convinzione solo per James.

«E non sarà l'ultima volta!» rise James. Sunshine, prima che Lily scoppiasse di nuovo, salutò Piton e la trascinò via, dirette ad Erbologia. Poco dopo però James trotterellava al loro fianco, sorridente.

«Evans, dai Evans, scusami! Mi è scappato, non volevo metterti in imbarazzo! Mi perdoni?»

«NO!»

«Uffi Evans, ma che ho fatto di male? Era solo una battuta...» provò ancora, passandosi una mano tra i capelli e spettinandoli ancora di più.

«Non m'interessa se era solo una battuta! Mi hai messo in imbarazzo davanti ad un professore! Chissà che penserà ora lui di me...»

«Che vuoi che pensi di te? Che hai dei bei capelli! Piuttosto penserà di me che sono un cretino ma a me non interessa e neanche a te giusto? E quindi qual è il problema? Mi perdoni?»

«Solo se fino a stasera mi stai lontano!»

«Ok Evans!» sorrise di nuovo James.

«Secondo me non ci riesci!» lo punzecchiò Sunshine.

«Scommettiamo? Io dico che ci riesco e poi sarò perdonato! Non dico che sarà facile, ma ci riuscirò!» affermò convinto lui, girandosi per raggiungere Sirius e gli altri, pochi passi più indietro.

«Potter...» lo fermò Lily.

«Sìììì?» chiese lui felice.

«Sarai perdonato per questo, non per tutto il resto. E continuerai ad essere il solito sbruffone antipatico!» lo freddò lei.

«Come sei noiosa Evans ogni tanto! Ma io so che un giorno cambierai idea!» e James saltellò via, un sorriso felice e malandrino sulle labbra.

Lily sospirò, Sunshine rise della su faccia, poi insieme entrarono nella serra numero uno, dove i Corvonero li stavano già aspettando.

Poco dopo entrarono anche gli altri Grifondoro e James, sorridendo alle ragazze, si mise insieme ai suoi amici il più lontano possibile da loro e dalla professoressa che stava entrando in quel momento. Era una donna bassa e magra, i capelli corti erano forse stati un tempo neri, ma ora erano grigi, gli occhi erano di un azzurro chiarissimo. Portava abiti semplici e sporchi di terriccio e il cappello che portava in testa era un po' stropicciato, ma nel complesso non era male.

«Buongiorno ragazzi. Noi ci siamo già conosciuti ieri giusto? Benissimo. Allora possiamo cominciare subito. Vedete questi vasi? Contengono....»

Mentre la professoressa spiegava le molte funzioni di quelle che, a detta di una Corvonero, erano piante di Fagopolle*, James, ascoltando con solo un orecchio, si perse di nuovo a guardare Lily. Aveva scommesso che sarebbe riuscito a starle lontano non che avrebbe smesso di guardarla o pensare a lei. Poco dopo, mentre cercava insieme a Remus (Sirius si era coraggiosamente offerto di lavorare allo stesso vaso di Peter, che già lo aveva ricoperto di terra cadendo sopra ad un sacco e facendolo scoppiare, gettando tutto il contenuto addosso al suo povero compagno che ora sputacchiava gracchiando imprecazioni e facendo ridere gli altri) James scoccò un altro sguardo a Lily. Lavorava con Sunshine e sembrava molto concentrata.

«Sai Remus, è davvero bellissima!» affermò, prima di mettersi di nuovo ad annaffiare e cambiare la terra della sua Fagopolla.

 

-Fine Capitolo-

 

*Non chiedetemi a che diavolo servano o da dove saltino fuori 'ste piante perchè le ho inventate adesso e non ne ho la minima idea. Diciamo solo che ho unito il nome Fagioli e Cipolle=Fagopolle. È una cosa idiota no?

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ok questo capitolo non mi piace per niente ma dovevo assolutamente mettere il professore di Difesa. Dovete sapere che spiccicato spiccicato (cambia solo il cognome) è il mio professore che mi fa morire dal ridere per le sue faccette e che è il mio preferito e quindi non sono riuscita a resistere e l'ho dovuto mettere :) anche il discorso con Narcissa non mi convince ma amen...ho deciso anche di cambiare la professoressa di Erbologia (non chiedetmi perchè!) edi metterne una diversa...il prossimo è mooolto inutile ma poi ritorneremo a cose più importanti come..Mocciosus (immagino già il commento di Just a Little Wizard!)
Oook spero di non avervi annoiati! Grazie mille come al solito a Just a Little Wizard e anche a Jeis che spero di non aver già deluso!
Alla prossima!

*dD* 

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Capitolo 16
*** Piani e fiammiferi ***


 

 

Piani e fiammiferi

 

«Jaaaamie!»

«Eh?» si riscosse James all'urlo di Sunshine nelle sue orecchie. «Che succede? Che ho fatto? Non sono stato io!» disse in modo sconclusionato, guardandosi attorno.

«Oh niente James, volevamo soltanto avvertirti che quella fetta di torta la puoi anche mangiare invece di sbavarci sopra e basta.» lo prese in giro Sirius ridendo con gli altri.

«Mooolto simpatici! Ma è così bella che...mi fa peccato mangiarla!» sospirò lui guardando sognate la fetta di torta alla crema, decorata con leggere foglie di cioccolato bianco e scuro e spolverata di zucchero a velo.

«James è solo una torta!» rise ancora di più Sunshine. Sia lei che Sirius si voltarono verso Remus, conviti di trovare sostegno da lui ma rimasero basiti. Anche lui guardava incantato le sfoglie di cioccolato, come se fossero la cosa più bella al mondo.

«Ragazzi, James ha ragione. Guardatele non sono bellissime? Con il loro colore dolce, morbido, ma non uniforme, il loro profumo...la loro opaca lucentezza. E sono decorate dallo zucchero come da un pizzo leggero che...»

«Remus!» lo interruppe Sirius stupefatto. «Stai parlando di una torta lo sai vero?»

«No Sirius, sto parlando del Cioccolato. Non è meraviglioso?»

Sunshine e Sirius si guardavano con gli occhi spalancati. Possibile che quei due fossero così fuori di testa? Ok, anche a loro piaceva il cioccolato, ma da lì a parlarne in questo modo, con quel tono sognante...

«Ooook. Adesso mangiate però che dobbiamo andare a lezione!» li esortò la ragazza, ancora stupita.

I due sospirarono e cominciarono a mangiare, quasi con reverenza all'inizio con voracità poi.

Quando ebbero finito si alzarono e si stavano dirigendo fuori quando una voce beffarda li fermò.

«Ehi Lupin, guardavi così quella torta perchè non ne avevi mai mangiata una? I tuoi non hanno abbastanza soldi neanche per quello?» chiese McCroy, osservando con un sopracciglio alzato i vestiti di seconda mano di Remus.

«Ignoratelo.» mormorò questo, senza voltarsi nemmeno. Naturalmente né James né Sirius lo ascoltarono, voltandosi fulminei e guardando con disprezzo il Serpeverde.

«E tu perchè ci guardavi McCroy? Capisco che il nostro tavolo sia di gran lunga il migliore, che tu mi invidi e vorresti essere al mio posto, con degli amici come i miei e che sono bello molto di più dei tuoi “amici” qui, ma arrivare anche a guardarci mentre mangiamo mi sembra un po' esagerato!» attaccò subito Sirius, sorridendo altero all'altro. Poi, senza lasciarli possibilità di rispondere, prese James e raggiunsero gli altri fuori dalla porta.

«E due Sirius! Sei mitico! L'ha battuto due volte nello stesso giorno e senza neanche usare parole offensive! Spettacolare!» festeggiò James appena furono usciti dalla Sala Grande. Anche Remus e Sunshine sorridevano, anche se più severi, mentre Peter continuava imperterrito a mangiare i biscotti che si era portato via dalla tavola, senza ascoltare né guardare nessuno.

«Ok ok, bravo bravo, ma adesso andiamo?» li esortò la ragazza. Stavano per dirigersi finalmente verso l'aula di Trasfigurazione quando videro Lily che tornava dal giardino con Piton.

«No James, non ci pensare neanche!» lo fermò Sunshine appena vide accendersi una luce pericolosa negli occhi di James. Invece Lily non pensò neanche di fermare Severus che si diresse a passi decisi verso di loro.

«Salve Potter.» esordì il Serpeverde con un ghigno.

«Che vuoi Mocciosus? Ancora vantarti perchè Lumacorno ti ha dato dieci punti per la pozione?» chiese duro Sirius, ancora arrabbiato con il professore per tutte le lodi che aveva fatto a Lily e Mocciosus. Quando il giorno prima avevano fatto una pozione bene lui e James invece niente eh? Stupido tricheco. E Mocciosus aveva continuato a vantarsene ogni volta che si erano incontrati. Ogni. Singola. Volta. E dire che la sua pozione era quasi al loro stesso livello! Solo che loro lavoravano in due e quindi erano più veloci, lui invece doveva fare tutto da solo perciò rimaneva indietro. Aveva provato a farsi aiutare da James, ma tutto quello che aveva ottenuto erano state delle radici tagliate malamente e una spinta al tavolo che per poco non aveva fatto cadere tutti gli ingredienti nel calderone. Con le boccette e tutto. Per fortuna che James aveva degli ottimi riflessi e lui era riuscito a spostare lievemente il calderone usando l'incantesimo che aveva loro insegnato Vitious, l'incantesimo di levitazione.

«Non è colpa mia se io e Lily siamo più bravi di voi!» si stava intanto vantando Mocciosus. Non poté però aggiungere altro perchè Lily lo prese per mano, facendolo sorridere e arrossire e facendo infuriare James, e lo trascinò via, parlandogli sottovoce con tono arrabbiato.

«Divertiti stasera con la punizione Mocciosus!» gli gridò dietro James senza riuscire a trattenersi.

Sirius rise, Sunshine gli tirò uno scappellotto sulla nuca e Remus scosse la testa.

«Sai che ti dico Sirius? Stasera ci divertiremo anche noi alla sua punizione!» ghignò malandrino James, guardando in un punto indefinito sopra le loro teste, già immerso nel piano per la bravata.

«Mi piace James, ma cosa facciamo? E come facciamo a non farci beccare soprattutto?» chiese l'amico.

«Ehi! Voi stasera non andate da nessuna parte!» li riprese Sunshine.

«Eddai Sunny ti prometto che non ci vedrà nessuno! E che non gli faremo troppo male!» rise James.

Remus scosse la testa, ma sempre deciso a non entrare in quella strana famiglia decise di non intervenire e restarne fuori, lasciando fare alla ragazza.

«Come non gli faremo troppo male? Dobbiamo fare i compiti di Difesa e di sicuro ce ne darà di Trasfigurazione! E poi voi vi farete di sicuro beccare e...»

«Finiscila Sun, come sei pesante! Prometto che non succederà niente di male!» sospirò James prima di voltarsi verso Sirius e sussurrare «Per noi almeno!»

L'amico ricambiò il sorriso, complice, e poi entrarono assieme nell'aula di Trasfigurazione.

«Bene...» sussurrò James dopo qualche minuto mentre la McGranitt cominciava a spiegare la lezione del giorno. «Questo è il piano!» aggiunse spingendo verso l'amico seduto vicino a lui un foglio con poche frasi.

  • Dopo mangiato facciamo finta di fare un po' di compiti con Sun finchè non sono le otto meno qualcosa

  • Saliamo in camera e prendiamo il mio mantello, poi te lo mostrerò

  • Con il mantello usciamo dalla Sala Comune e andiamo nei sotterranei

  • Troviamo l'ufficio di Lumacorno, tu bussi e ti nascondi e quando lui apre la porta per vedere chi è noi entriamo

  • Facciamo più casini e disastri possibili a Mocciosus che possiamo

  • Torniamo felicemente in camera senza che nessuno ci veda

 

 

Sirius lesse con attenzione e trovò un'unica, enorme, lacuna.

Mi sembra un buon piano e anche divertente ma come facciamo ad uscire senza farci beccare da Sun e dagli insegnanti e poi tornare senza farci scoprire?

 

É qui che sta il bello amico! Il mio mantello è un Mantello dell'Invisibilità!

 

Un Mantello dell''Invisibilità? Stupendo amico! Ho sempre sognato di averne uno da quando una volta un conoscente di mio padre l''ha nominato! Pensa quante cose puoi fare senza essere visto! Straordinario! Ma ancora non sono convinto...e se qualcuno sale in camera e non ci trova? A me non importa di non fare i compiti ma se Sun dovesse salire e non trovarci...poi te l''ascolti tu tutta la sua ramanzina!

 

Non ci scoprirà nessuno...e se anche Sun dovesse scoprirlo le diremo che..oh non lo so ci inventeremo qualcosa! E se anche dovesse arrabbiarsi le diremo che noi non abbiamo fatto niente di male...che poi è la verità no? Se facciamo arrabbiare per bene Lumacorno in modo che tolga un bel po' di punti a Serpeverde avremo anche fatto del bene!

 

Ok amico, va bene, mi hai convinto. E se anche dovesse esserci qualche imprevisto chissene importa no? Ci divertiremo!

 

I due amici si sorrisero e tornarono ad ascoltare la McGranitt che stava spiegando come fare a trasfigurare i fiammiferi che avevano davanti in aghi. Quando iniziò la seconda della doppia ora, annunciò che toccava a loro provarci.

Sirius e James, che stavano ancora ridacchiando e immaginando cosa avrebbero potuto fare, venero colti alla sprovvista e si guardarono attorno sorpresi. Vedendo che tutti si davano da fare, anche loro sollevarono la bacchetta, ma senza fare niente. Osservarono con attenzione ciò che faceva Remus, pronti ad imitarlo, ma prima che potessero fare qualunque cosa la voce dell'insegnante li interruppe.

«Vedo che Potter e Black sono già così bravi da non aver bisogno di provare né tanto meno di ascoltare la spiegazione! Signor Potter, mi farebbe la cortesia di mostrare alla classe il suo talento?» James sbiancò per un attimo, ma poi si guardò attorno, scoccò uno sguardo a Lily e sorrise. Dopo un secondo di smarrimento e poi di concentrazione, agitò la bacchetta...e il fiammifero divenne grigio e acuminato, anche se rimase della stessa forma. La professoressa lo guardò sorpresa e così fecero gli altri, ma nessuno, neanche Lily Evans era più sorpresa di James stesso. Il ragazzo infatti spalancò gli occhi marroni, sollevò il fiammifero-ago, lo osservò con attenzione e poi scoppiò a ridere.

«Aveva ragione professoressa! Sono davvero bravo!» disse ancora stupefatto.

«Sbruffone...» borbottò Lily prima di tornare al suo fiammifero. Lo guardò con odio, ancora con una smorfia sul viso e poi agitò la bacchetta. Immediatamente anche il suo fiammifero si trasfigurò e al suo posto sul banco comparve un ago, anche se con ancora la punta rossa.

«Complimenti signorina Evans!» le disse la McGranitt, contenta che almeno lei ci fosse riuscita perchè l'aveva ascoltata e non solo per mera fortuna. «Dieci punti a Grifondoro per ciascuno!»

Anche Sirius mosse la bacchetta, deciso a non essere lasciato indietro, pensando agli aghi che una volta erano caduti per terra ad un'elfa domestica e lui e sua cugina Adromeda ne avevano rubati un paio mettendosi a giocare con Regulus in giardino. Il fiammifero però non diventò argento come quello di James, cambiò solo leggermente la sua forma. In compenso divenne più grande e più grande ancora finchè la professoressa non mosse la bacchetta e ritornò alle dimensioni originali. James scoppiò a ridere guardando la faccia sorpresa di Sirius e quella scocciata della McGranitt. L'amico lo guardò male per un attimo poi scoppiò a ridere anche lui.

«Smettetela di fare i bambini! Cinque punti in meno a Grifondoro e la prossima volta farebbe meglio ad ascoltarmi signor Black!» li sgridò l'insegnante, senza però riuscire a farli smettere di sorridere.

«Ci scusi professoressa!» esclamò James, per niente pentito e con un enorme sorriso in volto.

«La prossima volta starò più attento!» continuò Sirius, lo stesso ghigno dell'altro in volto.

La professoressa mosse una mano, come a dire che non importava, e scosse la testa.

Ne era sicura, la attendevano luuuunghi anni con quei due lì!
 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ok questo capitolo è abbastanza inutile e demente ma il prossimo parlerà della punizione di Severus e quindi spero di riscattarmi. Non ti preoccupare Just a Little Wizard, perchè i protagonisti saranno sempre e comunque Sir e Jamie! Soprattutto l'inizio è un po' idiota, ma io me li immagino benissimo quei due, con la bava alla bocca, che guardano due fette di torta! Se avete domande, chiedete pure!
Grazie a chi ha recensito ovvero a Just a Little Wizard (è molto migliorato davvero il tuo incantesimo di appello!) a Jeis e a _Mik_, grazie mille davvero!
Grazie anche a chi segue, preferisce o legge e basta!
A presto

*dD*

 

Ps: ecco la torta di James e Remus :)


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Capitolo 17
*** Una serata movimentata ***


 

 

 

Una serata movimentata

 

 

 

Dopo la cena in Sala Grande Sirius e James erano saliti con Remus fino in Sala Comune, decisi a finire i compiti il prima possibile per poi scappare via. Stavano iniziando a rispondere alle domande di Trasfigurazione quando entrò Sunshine ridendo con Lily. James si incantò un secondo a guardarla con un mezzo sorriso sulle labbra e poi si alzò e si diresse verso le due ragazze che si erano sedute ad un tavolo e stavano tirando fuori dalle borse il necessario per lavorare.

«Ciao Sunny. Evans, lo sai vero che sono perdonato?» esclamò quando arrivò lì vicino. Lily sospirò e prese una piuma, intingendola nell'inchiostro.

«Sì Potter, lo so. Che vuoi?» chiese poi.

«Chiedere a Sun se io e Sirius potevamo fare i compiti con lei perchè non eravamo attenti alla spiegazione e Remus non ci vuole passare i suoi appunti.» spiegò il ragazzo con semplicità, scostandosi i capelli dagli occhi. Sunshine sorrise.

«E perchè dovrei aiutarvi io scusa? Voi potevate stare attenti!»

«Perchè Remus, ha detto Sirius, ha rifiutato la proposta di ieri sera, hai presente? E tu invece no e quindi dovrebbe interessarti se noi facciamo i compiti oppure no!» rispose James sorridendo, come se il suo ragionamento fosse assolutamente inattaccabile.

«E va bene! Però venite qui e state veloci!» acconsentì Sunshine, consapevole del fatto che Lily non ne sarebbe stata contenta.

«Grazie Sun!» rise James prima di andare a chiamare Sirius, facendo una linguaccia a Remus.

«Grazie Raggio di Sole.» la ringraziò anche Sirius quando i due si sedettero.

Dopo venti minuti avevano finito ma in compenso Lily aveva i nervi a fior di pelle. Per tutto il tempo aveva sbuffato ogni volta che i due ragazzi dicevano qualche sciocchezza, alzato gli occhi al cielo ogni volta che non capivano e chiedevano di ripetere, scosso la testa ogni volta che tentavano di corromperle a fare i compiti al posto loro. Alle otto meno qualcosa i due però raccolsero le loro cose e annunciarono che avrebbero fatto il resto in camera.

Quando raggiunsero i loro letti, i due amici lasciarono cadere le borse e Sirius guardò impaziente James che frugava nel baule.

«Signori e signore...ecco a voi il mitico, stupendo, strepitoso, favoloso...Mantello dell'Invisibilità!» esclamò tirandolo fuori e mettendoselo sulle spalle. La sua testa or galleggiava nel vuoto e Sirius spalancò la bocca, per poi mettersi a ridere.

«Spettacolare Jamie! Adesso andiamo però!» lo esortò.

James gettò il mantello sulle spalle di entrambi e poi scesero con precauzione le scale, stando attenti che i loro piedi non uscissero e che nessuno venisse loro addosso. Riuscirono ad uscire grazie ad un inconsapevole Peter che rientrava in quel momento con un dolcetto in mano e che aprì il passaggio al posto loro. Arrivati in corridoio i due cominciarono a correre, dirigendosi verso i sotterranei.
A metà strada per l'ufficio di Lumacorno incrociarono Lucius Malfoy che, con la spilla di Prefetto ben in mostra, si aggirava per i corridoi come se fossero tutti di sua proprietà.

«Aspetta.» sussurrò Sirius e, senza aspettare una risposta, si trascinò dietro James fino ad arrivare alle spalle del Serpeverde. Da lì, senza tirare fuori le mani dal mantello, Sirius fece cadere una monetina, facendole fare rumore. Appena il biondo si chinò per raccoglierla, con un movimento veloce i due ragazzi gli diedero una forte spinta sul didietro che lo fece cadere gambe all'aria. I due cominciarono a ridere silenziosamente e, dopo che Sirius ebbe raccattato la sua moneta, scapparono via.

«Hai visto che faccia?» sussurrò James ridendo, pensando all'espressione stupita e arrabbiata di Lucius che improvvisamente e senza riuscire a capirne il motivo si era trovato a terra, i capelli biondi scaramigliati davanti alla faccia, la divisa scomposta. Anche Sirius rideva ma entrambi smisero quando si trovarono di fronte alla porta di Lumacorno. Si sentivano delle voci e quindi dedussero che Piton era già arrivato.

«Bene allora ci avviciniamo alla porta sotto il mantello, tu bussi e poi ci allontaniamo un po' perchè non ci venga addosso. Poi se ancora non esce e noi non riusciamo a passare ci spostiamo con il mantello addosso fino a quella colonna lì e lo chiamiamo e poi appena lui verrà a vedere noi entriamo. Dobbiamo solo fare in modo che non ci sentano e non ci vedano. E non prendere iniziative senza dirmi qualcosa perchè altrimenti il mantello potrebbe cadere e renderti visibile. E allora sì sarebbero guai! Quindi se vuoi spostarti mi fai un segno ok?» spiegò conciso e chiaro.

«Perfetto. Andiamo.» Assentì Sirius e insieme si avvicinarono ala porta. Sirius bussò con forza e poi si allontanarono. Sentirono dall'interno una sedia che strisciava conto il pavimento, dei passi pesanti e la voce di Lumacorno che si faceva più chiara, poi la porta si aprì. Nel corridoio si sparse la luce calda dell'ufficio ma presto venne oscurata dall'imponente mole del professore.

«Chi è?» chiese questo guardando il corridoio apparentemente vuoto. «Chi è?» chiese ancora, ma senza spostarsi. I due ragazzi allora si spostarono fino a dietro la colonne e..si trovarono di fronte Lucius Malfoy, ancora furente. Si guardarono mentre sentivano la porta dell'ufficio chiudersi e Lumacorno sbuffare contrariato. I due non potevano parlarsi dato che Malfoy era troppo vicino per non sentirli e c'era troppo poca luce per comunicare a gesti. Sirius decise di prendere l'iniziativa e, preso James per un braccio, lo trascinò un corridoio più in là. Poi, sorridendo malizioso, cominciò a sospirare e a ridacchiare rumorosamente, arrossendo furiosamente sotto lo sguardo divertito di James. Poco dopo sentirono Lucius che si avvicinava e lo videro girare l'angolo e avvicinarsi a loro.

Allora Sirius, riafferrata la mano dell'amico, corse di nuovo verso l'ufficio di Lumacorno e bussò nuovamente. Questa volta si affacciò Piton, molto più velocemente di come aveva fatto Lumacorno, e il ragazzo fece cadere di nuovo la sua monetina. Il Serpeverde si allontanò per prenderla e i due entrarono. Dopo un istante rientrò anche l'altro, tenendo in mano lo zellino.

«E bravo Sirius!» sussurrò James battendogli una mano sulla spalla e ricevendo in risposta uno sguardo severo e una mano sulla bocca a intimargli di stare zitto.

«Chi c'era?» stava chiedendo Lumacorno intanto.

«Nessuno signore. Forse qualcuno voleva disturbare facendo sciocchi scherzi.» rispose a bassa voce Piton, nascondendo il volto tra le due cortine nere dei suoi capelli unticci.

«Non importa, non importa. Continua dai.» disse accomodante Lumacorno, rimettendosi seduto comodo nella su poltrona e indicando delle scatole, boccette e sacchettini al ragazzo. Anche i due Grifondoro si avvicinarono, ben nascosti dal mantello, e osservarono le strane cose che erano sparse sul tavolo. Probabilmente la punizione consisteva nel dividere ognuno nel suo contenitore quegli ingredienti mischiati. Un lavoro un po' certosino forse, ma non faticoso. Adatto a Mocciosus.

Sirius fece un cenno a James e mormorando sottovoce, fece levitare lievemente uno dei sacchettini già quasi pieni e spargendone un po' del contenuto sul tavolo senza che Piton se ne accorgesse. James fece un segno all'amico e si avvicinarono al tavolo. Osservarono per un po' Piton che lavorava, controllando ogni tanto sul un grosso libro i nomi degli ingredienti per poter mettere una targhetta ai contenitori. James sorrise e prese in mano un sacchetto che Piton stava per riempire facendolo scomparire sotto al mantello. Piton in quel momento stava prendendo un nuovo ingrediente e quindi non lo vide, ma quando cercò il contenitore adatto non lo trovò. Cominciò a guardarsi attorno con aria perplessa, arrivando addirittura a guardare sotto al tavolo. Quando il Serpeverde si chinò per guardare se il sacchettino era caduto, James lo rimise sul tavolo, esattamente dov'era prima.

«Ma che..?» borbottò Piton. Poi scosse le spalle e continuò il lavoro. Dopo un attimo Sirius sporse la gamba e gli fece lo sgambetto mentre si spostava attorno al tavolo per prendere una scatolina piuttosto lontana, facendolo cadere addosso al tavolo.

«Che succede Severus?» chiese Lumacorno,sobbalzando per il rumore.

«Niente professore. Sono...inciampato credo.» rispose l'altro arrossendo.

«Continua continua.» gli disse il professore ritornando al suo libro e ai suoi cioccolatini ripieni di whisky incendiario.

Piton sbuffò e ricominciò a lavorare. Per oltre un'ora Sirius e James continuarono a fargli scherzi del genere finchè non lo fecero inciampare sul suo stesso mantello cadendo lungo disteso a terra, imprecando sonoramente.

«Per Merlino Severus ma che cos'hai stasera? Sei inciampato, hai fatto cadere di tutto, hai confuso e mescolato gli ingredienti, hai addirittura perso una boccetta chissà come e ora sei lì per terra?» lo sgridò Lumacorno appena lo sentì cadere. Poi lo aiutò ad alzarsi e con un colpo di bacchetta gli fermò il sangue che usciva dal labbro rotto.

«Credo solo di essere stanco signore.» provò a scusarsi Piton, imbarazzato più che mai.

«Va bene, la punizione è finita. Torna dritto dritto in dormitorio e se vedi Lucius digli che sei in giro perchè eri da me, capito? Non farti togliere altri punti oltre ai dieci che ti ho dovuto togliere io per questi disastri ok?» lo congedò, battendogli una mano sulla spalla.

«Certo professore. Va bene professore. Buonanotte.» disse Piton, sempre con il capo basso. Poi si avviò alla porta, ma inciampò “misteriosamente” appena la ebbe aperta e dovette aggrapparsi al muro per non cadere. Intanto James e Sirius erano usciti.

Si allontanarono di un paio di corridoi e poi scoppiarono a ridere, senza riuscire a contenersi.

«Ahahah James hai visto che faccia quando gli hai rimesso sotto il naso il sacchetto?»

«Sì! E quando tu l'hai fatto inciampare nel mantello?»

«E quando ha sbattuto contro il tavolo facendo cadere il contenitore degli occhi di Salamandra?»

E intanto ridevano e camminavano. Dopo un quarto d'ora buono Sirius is guardò attorno e smise di ridere, prendendo l'amico per un braccio, facendolo fermare.

«Che c'è Sir?»

«Ehmm. Non è che tu hai idea di dove siamo?» chiese l'altro guardandosi attorno.

Erano in un corridoio buio, illuminato solo all'inizio e alla fine da due pallide fiaccole che minacciavano di spegnersi. C'erano solo le finestre a far entrare luce, ma erano troppo alte perchè i due potessero riuscire a guardarci fuori per orientarsi. I quadri sulle pareti erano tutti vuoti oppure i loro occupanti stavano dormendo profondamente e sembrava non fosse molto consigliabile svegliarli. Si sentivano dei passi strascicati che si avvicinavano e le catene del Barone Sanguinario tintinnare in lontananza.

«Che facciamo ora?» chiese James, spaventato ma ben deciso a non ammetterlo.

«Andiamo di là e finiremo da qualche parte no?» suggerì Sirius, trattenendo un brivido e sorridendo spavaldo, mostrando più coraggio di quanto non sentisse.

Cominciarono a camminare e finalmente, dopo almeno mezz'ora si trovarono in una zona meglio illuminata, anche se ancora sconosciuta.

Sentirono dei passi avvicinarsi e si strinsero nel mantello, m era solo un prefetto che, finito il suo turno di ronda se ne andava a letto.

«Che ore saranno, le dieci?» chiese James, preoccupato per ciò che avrebbero potuto pensare gli amici.

«Le dieci e sette per la precisione.» rispose Sirius.

«E tu come lo sai?» gli chiese ancora l'altro, spalancando gli occhi stupefatto.

«Ho un orologio, hai presente?»

«Sì sì, me n'ero solo dimenticato. E oltre all'orologio hai anche una bussola?» lo prese in giro James, ricordando gli strani aggeggi che aveva visto una volta.

«Una che?»

«Una bussola. Un aggeggio babbano che usano per orientarsi.»

«Capito. Bè no, non ce l'ho, ma ho di meglio!»

«A sì? E cioè?»

«Ho sentito dei passi.»

«E ti sembra una bella cosa?» James era sempre più convinto che la stanchezza stesse dando alla testa a Sirius, facendolo impazzire. Come potevano essere dei passi una buona cosa?

«Sì idiota! Se è un prefetto basterà seguirlo per arrivare alla sua sala comune e da lì ci sapremo orientare, se è un professore basterà seguirlo e saremo protetti da qualsiasi cosa e arriveremo anche da qualche parte!» gli spiegò Sirius.

«Ehi hai ragione!» Sirius preferì non controbattere né offendersi per il tono sorpreso. Piuttosto prese l'altro per il braccio («Mi sta stancando questa cosa sai? Puoi anche parlare invece di prendermi e trascinarmi in giro!») e lo condusse verso la direzione del suono.

E davanti a loro c'era nientemeno che Silente in persona. Aveva indosso una vestaglia blu notte decorata con stelline dorate e in testa un berretto da notte rosso. Canticchiava sottovoce guardando il soffitto, una tazza di cioccolata calda in mano.

James e Sirius si guardarono: e ora? Non avrebbero potuto seguirlo perchè probabilmente sarebbe andato nel suo ufficio, ma non potevano certo restare lì ad aspettare qualcun altro! Proprio in quel momento un fantasma uscì dalla parete dietro di loro e passò attraverso Sirius. Al ragazzo sembrò che qualcuno lo avesse immerso improvvisamente nell'acqua gelata e boccheggiò, emettendo un suono soffocato. James lo guardò preoccupato ma subito si girò verso il preside che si era voltato dalla loro parte. I due Grifondoro si irrigidirono, convinti di essere ormai spacciati ma il professore fece finta di non aver sentito niente e ricominciò a camminare borbottando. I due amici si guardarono e, dopo che James ebbe scossole spalle perplesso, lo seguirono. Si avvicinarono tanto, timorosi di perderlo di vista, che poterono sentire distintamente ciò che stava dicendo tra sé e sé.

«Buonissima questa cioccolata. Devo proprio tornare nelle cucine anche domani! Adesso credo di poter tornare a letto o magari a leggere l'ultimo numero di Trasfigurazione Oggi, è arrivato stamattina. O magari potrei camminare ancora un po'.» riflettendo Silente si grattò il mento con il cucchiaino sporco di cioccolata, macchiandosi di marrone la barba. I due ragazzi, vedendo la scena, non poterono fare a meno di ridacchiare, portandosi subito dopo una mano sulla bocca e guardandosi spaventati. Silente però sorrideva a sua volta e camminava, finendo la sua cioccolata.

«Credo proprio che farò una capatina alla torre di Grifondoro! È così rilassante camminare...» disse poi tra sé il preside.

James e Sirius si guardarono raggianti e lo seguirono trotterellando, cercando di fare meno rumore possibile.

Dopo qualche minuto erano davanti al quadro della Signora Grassa.

«Buonasera preside!» lo salutò la donna.

«Buonasera cara Signora. Bella serata?»

«Tranquilla diciamo.»

«Benissimo. Io credo andrò a letto.»

«Buonanotte professor Silente.»

«Buonanotte anche a lei.» concluse l'uomo, girandosi per andarsene. Poi come ripensandoci si rivolse di nuovo al quadro «Secondo me se i ragazzi volessero andare in giro dovrebbero essere sicuri di saper tornare indietro, lei che dice?» Sirius e James, ancora ben nascosti dal mantello si guardarono stupefatti: come aveva fatto a scoprirli?

«Ehmm certo professore.» rispose la Signora Grassa confusa. «Ma non sarebbe meglio che non uscissero neanche?»

«Poveri ragazzi,lasciamo loro un po' di libertà!» disse invece Silente spalancando le braccia. «L'importante è che non si perdano e non facciano niente di male! Cosa vuole che sia una passeggiatina al chiaro di luna? Le facevo anche io ai miei tempi.»

La Signora Grassa era sempre più confusa e stupita e vedendo la sua faccia Silente pensò bene di correggere il tiro.

«Anche se è vero che ci sono delle regole che devono essere rispettate! Adesso credo proprio che andrò a letto. Buonanotte a tutti.»

«B-buonanotte anche a lei allora.» balbettò la signora del quadro sorpresa dal cambio repentino.

«Ah, ma prima: Pietra Filosofale!» esclamò Silente e, con sua grande perplessità la Signora Grassa fu costretta a spostarsi, rivelando l'entrata della Sala Comune Grifondoro.

Sorridendo Sirius e James sgattaiolarono dentro. Appena la “porta” si fu chiusa dietro di loro i due scoppiarono a ridere, dandosi il cinque e uscendo da sotto il mantello.

«È stato fantastico Sir! Lo facciamo anche domani?»

«Certo Ja...ma chi c'è?» esclamò Sirius, guardando verso una poltrona con una figura bianca illuminata dalla luce lunare che singhiozzava.

I due si avvicinarono e sobbalzarono, correndo verso la poltrona. James prese la figura per le spalle e le scostò i capelli dal viso.

«Sun?»

 

 

-Fine Capitolo-

 

 



Spazio dell'Autrice

eccolo qui...mi è costato parecchia fatica questo capitolo sapete? Non mi convinceva mai! Alla fine ho deciso di pubblicarlo e amen! Voi cosa ne dite? Spero di non aver fatto incongruenze o cose strane :) non chiedetemi come faceva Silente a sapere che Sir e James si erano persi e che erano loro perchè non lo so neanche io, ma è un genio no? Quindi può farlo e basta! Ditemi quello che pensate per favore <3
Un grazie a Jeis e a Just a Little Wizard che hanno recensito! Grazie mille davvero, vi voglio bene!
Al prossimo capitolo (che non credo riuscirò a pubblicare tanto presto cedo però!)
Ciao ciao

*dD* 



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Capitolo 18
*** Incubi e Ospitalità ***



Incubi e Ospitalità

 

 

«Sunny? Sun che succede?» continuava a chiedere James abbracciando la ragazza in lacrime.

Lei non rispose, aggrappandosi alle sue spalle e continuando ad essere scossa dai singhiozzi. Sirius si sentì stringere il cuore vedendola così, sembrava così piccola, così fragile. Poi decise di intervenire.

«Sunshine?» la chiamò. La ragazza alzò la testa al suono della sua voce ma le lacrime continuarono a rigarle il volto. «Raggio di Sole smettila di piangere, siediti e dicci cosa è successo.» le ordinò calmo lui, cercando di mantenere un tono di voce basso e tranquillo anche se avrebbe solo voluto abbracciarla, asciugarle le lacrime e consolarla. Alla fine non si trattenne più e, insieme a James, andò ad appollaiarsi sui braccioli della sua poltrona, allungando una mano per accarezzarle leggero i capelli.

«Sono una stupida. Mi dispiace.» sussurrò la ragazza, stringendosi le ginocchia tra le braccia e seppellendoci il viso.

«Sun tira su la faccia e guardami.» le disse fermo James. La ragazza, un po' stupita, fece come le aveva detto. «Non sei una stupida e adesso ti calmi e mi dici cos'è successo ok?» la ragazza annuì, ma replicò lo stesso.

«Però è vero che sono una stupida.» Sirius scosse la testa.

«Sei proprio testarda. Non sei stupida ok?» questa fu la volta della biondina di scuotere la testa. «Non sei stupida, sei magari solo un po' cretina...» continuò l'altro con il chiaro intento di farla arrabbiare o sorridere. La ragazza infatti gli tirò uno scappellotto sulla nuca e lo guardò male, ma poi smise di piangere e si asciugò gli occhi con la manica della vestaglia panna.

«E invece sono stupida.» sussurrò poi, mentre le lacrime ricominciavano a scorrere senza che lei riuscisse a trattenerle. «S-sono solo una s-stupida! I-io ho a-avuto..un i-incubo» cominciò a spiegare tra i nuovi singhiozzi che le mozzavano le frasi. «E e-era tutto...buio e L-lily mi ha d-detto...di t-tornare a l-letto che...che n-non era n-niente. Ma e-era b-buio e...e i-io avevo p-paura e...e s-sono venuta a c-cercarvi..e voi...»

«Ssssh basta Sun. Abbiamo capito. Ci dispiace.» sussurrò James abbracciandola di nuovo e cercando di asciugarle gli occhi.

«Sì calmati Sunny, non è successo niente.» lo aiutò Sirius, continuando ad accarezzarle la testa.

«M-ma io...»

«Tu niente Sunshine. Capita a tutti di avere gli incubi e tu ti sei trovata in un luogo praticamente sconosciuto, al buio, senza nessuno che ti consolasse e hai avuto paura. Non c'è niente di male. Non sei stupida.» continuò a consolarla James.

«Ti va di dirci cos'hai sognato?» chiese sottovoce Sirius. Sunshine spalancò gli occhi mentre le immagini del sogno le tornavano in mente.

 

Sole. Fiori. Risate. Un albero di ciliegie. Una coperta stesa al di sotto. Lei, sua madre e suo padre. Felice. Giochi. Corse. Poi buio. E le parole «È malata. Morirà.» Urla. Pianti. Dolore. E le bugie, le bugie nascoste per tanti anni. Sangue. Grida. Rumori troppo forti. Parole troppo deboli. E le parole «Sei una traditrice. Lei non è mia figlia.» E di nuovo pianti. E poi disperazione. E scuse, scuse, scuse. «Perdonami. Ti amo. Le amo. Salvati.» E poi morte. E buio di nuovo.

 

«No no no no no no...» cominciò a sussurrare Sunshine, scuotendo la testa e nascondendo il viso tra le mani.

«Ehi, ehi Raggio di Sole calmati! Non è successo niente. Ssh. Non preoccuparti, non è successo niente. Niente. Calmati. Non serve che ne parli. Ssh. Basta. » mormorava Sirius mentre James la stringeva.

«Non lasciatemi sola!» pianse la ragazzina, Aggrappandosi ad uno con le mani e all'altro con gli occhi, come per poterli trattenere.

«Non ti lasciamo sola Sunny. Siamo qui.» la rassicurò James.

«Sì Sun. Siamo qui.» ribadì Sirius. Dopo qualche minuto la ragazza fece un respiro profondo e si asciugò di nuovo gli occhi. Poi guardò i due ragazzi che la guardavano, spaventati che potesse ricominciare a piangere.

«Scusatemi. Non piangerò più.»

«E perchè ti scusi Sunny?» chiese James.

«Fa bene a scusarsi invece!» disse invece Sirius con la faccia scura. Sunshine spalancò ancora di più gli occhi. Era arrabbiato con lei? «Guarda come ti ha ridotto la divisa! E noi che abbiamo sprecato il nostro preziosissimo tempo con le sue stupide lacrime! Solo per uno stupido incubo!» continuò il ragazzo, ancora con un'espressione arrabbiata. Poi però sorrise «Cavoli davvero dovrei andare a fare l'attore!» esclamò scoppiando a ridere. «Dovreste vedere le vostre facce!»

«Cretino!» lo rimproverò Sunshine imbronciandosi mentre James gli tirava un pugno in testa.

«Ahi!» si lamentò l'altro, facendo una faccia buffa. Gli altri due lo guardarono male per un attimo, ma poi scoppiarono a ridere.

«Idiota!»

«Ehi Sun la finisci di insultarmi? Intanto vi ho fatto ridere!» protestò, fintamente offeso, Sirius.

«Quindi oltre che scemo ti devo dire anche pagliaccio?» lo provocò James.

«No dovresti dirmi “Come sei divertente, simpatico, talentuoso e gentile Sirius!”» rispose l'altro con una vocina strana.

«Io non parlo così!» protestò James.

«No certo tu parli più così!» scherzò ancora Sirius parlando con una vocetta infantile.

«Non è vero!»

«Sì invece, povero bimbo!»

«No!»

«Sì!»

«NO!»

«SI'!»

«La volete finire o preferite svegliare tutti?» li interruppe Sunshine.

«Va bene mammina!» dissero in coro i due maschi guardandola con gli occhi da cuccioli.

«Cretini.»

«Visto? Insulti sempre tu!» ricominciò Sirius.

«Finiscila! Piuttosto dov'eravate voi due?» chiese la ragazza.

I due si guardarono un po' imbarazzati un po' colpevoli.

«A fare un giro.» rispose vago James.

«Un giro dove di preciso?» indagò ancora Sunshine.

«In giro.»

«Dai Sirius! Perchè non me lo volete dire?»

«Non è che non te lo vogliamo dire...» cercò di tergiversare James.

«Aspetta, lo so. Non ditemi che siete andati a rompere le scatole a Severus Piton!» lo interruppe lei, guardandoli minacciosa.

«Perchè scusa dovresti pensarlo?» la tirò lunga Sirius.

«Siete andati da Piton!» concluse Sunshine. «Siete infantili e in più stupidi!»

«E avanti un altro...» borbottò Sirius all'ennesimo insulto.

«Ma dai Sunshine! Che c'è di male? Non ci hanno beccati!»

«Appunto come hanno fatto a non beccarvi?»

«Segreti del mestiere.» rispose furbo e misterioso James.

«Basta. Non ho voglia di sgridarvi adesso. Andiamo a dormire e continuerò domani.»

«Sei sicura di volerlo fare?» chiese speranzoso Sirius.

«Sì! E se mi confesserete cosa avete fatto lo dirò a Lily!»

«No la Evans no!» esclamarono insieme James e Sirius con aria spaventata.

«Ah ah ah. Esattamente. La Evans. E adesso muoviamoci e torniamo a letto.» li minacciò lei.

«Sunny...» cominciò, di nuovo serio James. «Tu torni al tuo dormitorio?»

«Ehmm...non è che posso venire con voi?» chiese timidamente lei, arrossendo e perdendo in un attimo tutta la grinta e la decisione mostrate poco prima e tornando ad essere la bambina spaventata.

Gli altri due si guardarono incerti.

«Sunny non c'è niente nel tuo dormitorio tranne le tue compagne. Non c'è niente di cui aver paura. » provò ad incoraggiarla Sirius, ma neanche lui ne sembrava convinto.

«Come non c'è niente? C'è Napoleone!» provò a sdrammatizzare la biondina.

«Napoleone?» chiese curioso James.

«Sì il gatto di Alice Pewerett, una delle mie compagne di stanza. Quella con i capelli neri, lunghi fino alle spalle.» spiegò lei.

«Ah sì, quella chiacchierona!» la identificò James.

«Da che pulpito!» lo prese in giro Sirius. «Ma che ha questo Napoleone che non va?» chiese poi.

«Ha che è assolutamente enorme e nero e ha degli occhi gialli giganteschi e ti si siede sopra e ti schiaccia e ti guarda con cattiveria e...»

«Spaventoso!» rise Sirius.

«Ehi! È davvero inquietante svegliarsi e trovarselo di fianco che ti guarda con quegli occhi gialli che un altro po' e fanno pure luce!»

«Ok ok. Ma secondo me la cosa più spaventosa è una certa rossa isterica!» scherzò ancora Sirius.

«Sirius!» lo sgridarono contemporaneamente gli altri due.

«Guarda che non è isterica! È simpatica...»«E carina..»«E gentile...»«E carina..»«E dolce...»«E carina...»«E generosa...»«E carina!»

«Ok ok!» li fermò Sirius alzando le mani. «Non sono qui per sentire tessere le lodi della Evans né, James, per sentire mille volte che è carina!»

«Ma è carina!» protestò quest'ultimo.

«Pensala come vuoi. Andiamo a letto?» si lagnò ancora Sirius.

«Sì andiamo a letto.» disse subito Sunshine prima che James potesse parlare di nuovo.

«Allora vieni con noi per non incontrare lo spaventoso Napoleone e la (terribile) Evans?» chiese Sirius.

«Non è terribile! Comunque...se posso...»

«Il mio letto è il tuo letto Sunny!»

«Davvero Jamie? E non mi troverò a terra a metà?»

«Non preoccuparti Sunny. E adesso andiamo!»

Sunshine, ancora un po' preoccupata, seguì i due ragazzi su per le scale e poi dentro la camera. All'interno regnava il silenzio, rotto solo dal russare leggero di Peter e dai mugolii di Remus.

«Vieni Sun, questo è il mio, anzi il nostro, letto.» sussurrò piano James, trascinando la ragazza verso il suo letto.

«Grazie Jamie.» mormorò lei in risposta. Poco dopo erano tutti a letto. Sirius tranquillo nel suo e gli altri due in quello di James. Con un po' di sospetto Sunshine si accorse che James iniziava già ad appropriarsi di tutto il letto.

«Buonanotte. E Jamie, non spingere!»sussurrò la ragazza.

«Io non spingo. Notte Sir, notte Sun!»

«Buonanotte a tutti e due.» mugolò Sirius, beandosi del suo grande, libero e tutto per lui, letto.

 

Due ore dopo....

 

Sirius si svegliò da un sonno tranquillo e senza sogni quando una mano lo scosse leggera.

«Chi è?» chiese mezzo addormentato.

«Sono Sun. James mi ha spinta giù dal letto.» rispose la voce della ragazza, accovacciata accanto al letto. Sirius ridacchiò.

«Torni nel tuo letto? O preferisci essere mia ospite?» chiese poi, gentile e indifferente all'apparenza mentre in realtà era arrossito imbarazzato.

«Ehmm. Posso approfittare dell'ospitalità?»

«Certo, ti faccio spazio.» Sirius si fece da parte mentre la ragazza scostava le coperte e si stendeva nel letto. Quando un piede gelido di lei però gli sfiorò la gamba, Sirius sobbalzò.

«Scusami. James aveva tutta la coperta.» si giustificò lei.

«Non preoccuparti. Per Merlino, sei gelata! Scaldati va.» sussurrò lui, avvicinandosi imbarazzatissimo a lei per offrirle un po' di calore. Lei affondò le dita nel suo braccio caldo e sospirò.

«Grazie, e scusami.»

«Figurati! Notte Raggio di Sole.»

«Notte Sirius.»

-Fine Capitolo-

 

 



Spazio dell'Autrice

Ecco devo dire che questo capitolo mi convince. Sono quasi soddisfatta! Spero che piaccia anche a voi. Allora, ora sapete perchè Sun piangeva ma sono voluta essere cattiva e non ho spiegato il sogno ma forse, forse, ci potete arrivare a capire più o meno che cosa sogna Sunshine. Però non dovete assolutamente pensare male quando lei va a dormire con James e poi con Sirius! Hanno 11 anni, sonon bambini e si vogliono bene. Punto. Non fatevi idee strane! :)
Grazie a Just a Little Wizard che ha recensito (perchè solo lei questa volta? Pubblico troppo velocemente e non vi do il tempo di recensire?? perchè le uniche delle tre persone che lo facevano e ossia Just a Little Wizard, _Mik_ e Jeis solo una non mi ha abbandonata? Mi sento sola!)
Comunque spero di poter aggiornare presto ma non ci contate troppo perchè la scuola in queste ultime settimane ha deciso di uccidermi prima di lasciarmi andare per un paio di mesi! Un bacio

*dD* 



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Capitolo 19
*** Risvegli e cuscinate ***


 

 

Risvegli e cuscinate

 

 

Remus aprì gli occhi e si stiracchiò piano, sbadigliando. Sentiva l'acqua scorrere in bagno. Probabilmente Frank si era già alzato per non doversi scontrare con quell'uragano di James. Alla luce che entrava ancora un po' debole dalla finestra il ragazzo si guardò attorno.

Peter dormiva a pancia all'aria, le braccia aperte, la bocca semi-chiusa, le coperte a terra.

James non si vedeva per quanto era avvolto nel suo groviglio di lenzuola che lo facevano assomigliare ad un bozzolo.

Sirius era disteso a pancia in su, gli occhi chiusi, i capelli scaramigliati, il lenzuolo fino alla pancia su cui si vedeva la testa bionda di Sunshine, che dormiva appoggiata al suo stomaco.
Remus sorrise: quello era l'unico momento della giornata in cui la tranquillità e James Potter stavano nella stessa stanza. Poi però spalancò gli occhi e si girò di scatto di nuovo verso il letto di Sirius. Che ci faceva lì Sunshine?

 

**

 

Sirius non dormiva. Si era svegliato da un sogno confuso e, guardando la sveglia luminosa a forma di pasticcino di Peter, aveva scoperto che erano le sette meno dieci. Forse non era un suo diritto riuscire a dormire otto ore decenti. Provò a stiracchiarsi, ma appena si mosse sentì che Sunshine si lamentava infastidita e subito si fermò. Subito dopo però si chiese perchè l'avesse fatto.

Come mai si era fermato? Lui che aveva sempre pensato solo a sé stesso, come deve fare un Black, ora stava immobile per non disturbare una ragazzina quasi sconosciuta che dormiva con la testa appoggiata al suo stomaco? Lui, che si imbarazzava anche solo quando suo fratello, quando era ancora molto piccolo, faceva dei brutti sogni e cercava rifugio nel suo letto invece che dagli ostili genitori non aveva avuto problemi a dormire per tutta la notte con quella biondina? Lui che respingeva ogni segno d'affetto perchè lo trovava fastidioso e inutile, vista la sua educazione fredda da Black, aveva accarezzato quei capelli dorati finchè non aveva sentito il respiro di Sunshine diventare calmo e profondo? Lui l'aveva consolata insieme a James la sera prima? Lui?

Sirius si portò una mano tra i capelli e sospirò, ma richiuse subito gli occhi e rimase immobile quando sentì Frank che si svegliava. Quel ragazzo era davvero un mistero per lui. Non si voleva divertire, scappava quando lui e James entravano in camera, stava ore ed ore in biblioteca, arrossiva quando qualcuno lo guardava e cominciava a balbettare quando un professore gli faceva una domanda, ma era una delle persone più composte ed educate che avesse mai conosciuto al di fuori del rigido e algido controllo Black. Anche appena sveglio, si stiracchiava appena, sbadigliava portandosi una mano davanti alla bocca e, come seguendo un ordine che solo lui riusciva a sentire, si alzava di scatto e si dirigeva in bagno dopo aver raccolto i suoi vestiti ordinatamente piegati sulla sedia di fianco al letto. Proprio in quel momento infatti Frank scosse la testa, si passò una mano sugli occhi e poi si alzò di scatto dal letto. Prese in mano i suoi vestiti e si diresse in bagno, da cui poco dopo provenne il rumore dell'acqua che scorreva.

Ecco che si sveglia anche Remus!” pensò Sirius al sentire quel suono e infatti poco dopo fruscii e sospiri uscirono dalle coperte del letto più vicino alla porta. Dopo un po' Sirius, sempre con gli occhi serrati, lo sentì drizzarsi seduto sul letto e avvertì il suo sguardo che si posava sul suo letto, su di lui e su Sunshine.

Vorrei vedere la sua faccia adesso!” pensò Sirius sorridendo mentalmente alla sorpresa e alla confusione che di sicuro l'immagine della ragazzina che dormiva con lui come cuscino doveva provocare in Remus. Qualche attimo dopo o sentì sospirare e borbottare tra sé.

«No Remus..non t'interessa...assolutamente...che facciano quello che vogliono..tu hai altri problemi...lasciali perdere e basta...non ti deve interessare...stupido....» quasi Sirius scoppiò a ridere quando riuscì ad afferrare qualcuna delle parole che mugugnava Remus, quasi volesse auto convincersi di non essere per niente curioso. Poi però decise di trattenersi e di mantenere per un altro poco quella tranquillità che c'era nella stanza. Sentiva il sole che entrava dalla finestra tra il letto di James e quello di Frank, il vento leggero che soffiava tra le fronde degli alberi della Foresta Proibita, gli uccellini che cantavano e altri versi di animali meno definiti. Sentiva già le prime voci che arrivavano dalla Sala Comune. Sentiva una ragazza che gridava e altre che ridevano in giardino (chissà chi erano quelle pazze che erano scese a quell'ora!). Sentiva l'acqua che scorreva in bagno. Remus che mugugnava e sospirava stiracchiandosi e aspettando che Frank uscisse da quella doccia. Sentiva James che si rotolava tra le lenzuola avvolgendosele ancora di più attorno. Sentiva Peter che russava leggermente e ogni tanto tirava un po' su con il naso. Sentiva il respiro leggero di Sunshine sulla sua pancia, i suoi capelli morbidi sparsi sul suo petto e sul letto, la stoffa della sua camicia da notte rosa pallido a contatto con la sua mano sinistra. E si sentiva felice, calmo e sereno come a casa non lo era mai. Ma la casa dei Black non era la sua vera casa. Quello era il posto in cui doveva tornare durante le vacanze, in cui doveva essere una persona diversa da ciò che era veramente, in cui vivevano le persone che avevano il suo stesso sangue nelle vene, in cui viveva il fratello che non voleva essere dalla sua parte, il padre che forse gli voleva bene e forse no e la madre che di sicuro non gliene voleva. Adesso Hogwarts era la sua casa. Dove c'erano delle persone che gli volevano bene, dove era accettato per quel che era veramente, dove non doveva fingersi freddo e distaccato, dove poteva ridere e fare lo stupido, dove c'erano quelle persone meravigliose come James e Sunshine. Sunshine. Guardarla così, con quella piccola ruga all'attaccatura del naso, la fossetta sulla guancia sinistra per il suo sorriso lieve, le ciglia lunghe, i capelli spettinati, una mano sotto il corpo e l'altra abbandonata sulla pancia di lui (era davvero una sua fissa dormire così allora!) gli faceva tanta tenerezza. Le sembrava così piccola e fragile, così bisognosa d'aiuto. Sapeva che era forte. Lo vedeva dalla scintilla nei suoi occhi quando faceva la “mamma”, nel suo sorriso sicuro e dolce, ma aveva lo stesso il timore (aveva davvero paura?) che se fosse stata ferita troppo si sarebbe spezzata. Si ricordava che quando Reg era molto piccolo, aveva paura che, alzandosi e provando a camminare da solo, cadesse e si facesse male, ma si ricordava anche che aveva paura un po' per il suo fratellino, ma soprattutto perchè poi sicuramente sua madre si sarebbe arrabbiata con lui. Invece nessuno lo costringeva a preoccuparsi per Sun, nessuno lo obbligava ad avere paura per lei, a volerla abbracciare e asciugarle quelle lacrime che la sera prima avevano rigato quelle guance pallide. Per una volta Sirius era consapevole del fatto che le voleva bene perchè di sì. Non perchè era gentile, carina, o perchè glielo avevano imposto, ma perchè non poteva farne a meno. Sapeva che lei non lo avrebbe mai considerato un amico come Lily Evans, lo vedeva dai suoi occhi che aveva già deciso che lei sarebbe stata la sua migliore amica, e neanche un fratello come vedeva James a cui si era stretta la sera prima senza imbarazzo. Ma sapeva che lui per lei ci sarebbe stato. E sapeva anche che lei non l'avrebbe mai saputo. Nessuno l'avrebbe saputo e presto avrebbe negato quella decisione e quei pensieri anche a sé stesso, ma adesso, in quella tranquilla mattina, nessuno poteva sapere cosa stava pensando, nessuno avrebbe potuto rinfacciarglielo, nessuno l'avrebbe preso in giro o frainteso. Anche se ancora non capiva cosa qualcuno avrebbe potuto fraintendere. Cosa provava per quella biondina? Non lo sapeva. Probabilmente era un misto tra affetto fraterno e amicizia. Non importava. L'importante era che non lo sapesse nessuno.

 

**

«Sir?» Sunshine si era appena svegliata e, prima ancora di aprire gli occhi, si era accorta di non essere nella sua stanza. Poi, si disse che non era stata una cosa molto speciale dato che sentiva una persona che respirava piano vicino a lei e una mano tra i capelli, ma subito si accorse che non le arrivava la luce in faccia come ogni mattina. Immediatamente spalancò gli occhi, drizzandosi a sedere e portandosi una mano sulla bocca e una ad appoggiarsi sul petto dell'altro per sostenersi. Pessima mossa. La tolse come se si fosse scottata. Spalancò ancora di più gli occhi e arrossì, vedendo gli occhi grigio azzurri di lui che si illuminavano e una risata farsi strada verso le sue labbra già piegate in un sorriso, ma poi sorrise a sua volta.

«Buongiorno Raggio di Sole. Dormito comoda?» chiese lui ironico, mentre sorrideva ancora di più alla vista delle guance pallide di lei che si imporporavano ancora di più.

«Oh sì molto comoda. E tu?» continuò il gioco lei.

«Non male. Peccato che avessi una scimmietta accoccolata addosso...» la provocò ancora lui.

«Scimmietta? Io non sono una scimmietta!» protestò lei, ma prima che Sirius potesse rispondere ancora dal letto di James si levò un ringhio infuriato e un tornado dai capelli più neri e spettinati che mai si fiondò tra loro.

«Ma è possibile che facciate tutto questo casino? Non si può dormire in pace?» si lamentò con le braccia incrociate, scoccando sguardi arrabbiati a Sirius e a Sunshine che ridevano.

«Scendi dal mio letto! È possibile che tutti lo considerino proprietà pubblica?» brontolò a sua volta l'altro.

«E adesso io sarei tutti?» fece finta di offendersi la ragazza.

«Tu e lui!» rinfacciò Sirius. Per tutta risposta lei afferrò il cuscino e glielo tirò dritto in faccia.

«Ehi! Tu piccola scimmietta usurpatrice...!» gridò Sirius colpendola a sua volta. La ragazza però, più veloce, si era già tuffata sul letto di James e aveva afferrato anche quel cuscino, pronta a difendersi. Vedendosi in pericolo anche James si guardò attorno alla ricerca di un arma e, individuato il cuscino di Remus corse fino al letto e lo afferrò. Girandosi poi per contrastare gli amici. Purtroppo per lui però i due avevano fatto in tempo a corrergli dietro e gli stavano venendo addosso, i cuscini pericolosamente alzati sopra la testa.

«Aaaaah!» gridò James cercando di difendersi. «Siete crudeli! Due contro uno!» protestava colpendo con la sua “arma” a destra e a manca.

Sentendo tutto quel frastuono Remus uscì dal bagno (Frank era già sceso da qualche minuto) e spalancò la bocca nel vedere la scena. James era in piedi sul suo letto, con in mano il suo cuscino, mentre Sirius, attaccato ad una gamba dell'amico, cercava di tirarlo giù e contemporaneamente di difendersi dalle cuscinate che gli arrivavano da parte di Sunshine. Peter li guardava con aria divertita e stupefatta dal suo letto, stando ben attento a non farsi coinvolgere. Per qualche istante Remus fu troppo sorpreso per dire alcunché. Poi per un altro istante fu tentato di ritornare in bagno e lasciarli fare. Per uno ancora di unirsi ai tre e lasciarsi andare. Poi decise di intervenire.

«Baaaaasta!!» gridò per farsi sentire dai tre che si bloccarono immediatamente, i cuscini sospesi a mezz'aria, le risate sulle labbra. «Ma si può sapere che vi prende? Sono neanche le otto di mattina e già fate tutta questa confusione? Ma non potreste essere a letto a dormire e così io dovrei faticare per tirarvi giù? E tu Sunshine che ci fai qui? Non dovresti essere nel tuo dormitorio? Adesso smettetela e vestitevi!» detto questo si voltò e tornò in bagno, chiudendosi la porta alle spalle, non prima di essere riuscito a cogliere un “Guastafeste!” borbottato da Sirius e un “Sì papino!” ridacchiato da James e aver visto l'espressione un po' colpevole di Sunshine.

«Ehmm ragazzi..forse è meglio che io torni d Lily..si starà di sicuro chiedendo dove sono finita. Ci vediamo giù a colazione. Ciao.» mormorò la ragazza, lasciando cadere il cuscino sul letto di James e avviandosi con i capelli scaramigliati, le gote rosse e un'espressione un po' mortificata sul viso.

«Ciao Sunny!» «A dopo!» la salutarono gli altri due. Appena lei fu uscita Sirius e James guardarono Peter, ancora seduto sul suo letto con la bocca spalancata, e poi si scambiarono uno sguardo senza riuscire a trattenersi e scoppiando a ridere di nuovo.

«Sarà una bella giornata!» affermò James con decisione.

«Tu dici?» chiese Sirius.

«Oh sì, io dico. Vedrò la Evans tra meno di venti minuti, abbiamo già riso fino a farci piegare in due, abbiamo fatto a cuscinate con Sunny, abbiamo fatto infuriare Remus e alla prima ora abbiamo Difesa! E dobbiamo ancora vedere Mocciosus!» esclamò il ragazzo, afferrando i suoi vestiti e dirigendosi in bagno dal quale era appena uscito Remus, ancora con una faccia scura scura.

«Sai che ti dico amico?» gridò Sirius attraverso la porta del bagno da cui usciva di nuovo vapore e rumore di acqua che scorre.

«Mmh?» fu il mugugno di risposta di James.

«Che hai perfettamente ragione!»

«Lo mettevi in dubbio? James Potter ha sempre ragione!» disse l'altro uscendo dal bagno avvolto in un accappatoio.

«Solo se è d'accordo con me però!» rise Sirius entrando anche lui in bagno e facendosi colpire dal getto caldo della doccia e dimenticando per un attimo il resto del mondo. Prima che Remus glielo ricordasse urlando che era tardi naturalmente.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

che palle ma perchè io non riesco a scrivere neanche un capitolo in cui succeda qualcosa di interessante? I miei capitoli sono sempre inutili!! Che rabbia! Vabbè non importa, spero che a voi piaccia comunque! Avevo pensato di non aggiornare fini a quando non avessi ricevuto almeno due recensioni al capitolo passato, ma poi ho deciso che non ne valeva la pena. In più in questi giorni la scuola mi sta letteralmente soffocando (sono piena di verifiche e varie) e è già tanto che sia riuscita a scrivere un capitolo così “lungo”! Voi non trovate che Sir sia tanto tanto cuccioloso? Io sì..che dite un po' troppo cucciolo? Ma si era appena svegliato dai..lo si può perdonare! Comunque se vi sembra troppo ditemelo! E Sun finalmente si lascia andare (anche per lei è mattina dopotutto!) e succederà ancora, non temete!
Grazie mille (sto diventando monotona a ringraziare sempre e solo lei!) a Just a Little Wizard che fa sempre delle recensioni fantastiche!
Spero di riuscire ad aggiornare presto, ma non credo ce la farò! Quando finirà la scuola andrà meglio spero!
Un grazie anche a quelli che seguono, preferiscono o anche solo leggono, fatevi sentire! Non mi fanno schifo le recensioni! Sono allergica a tante cose, ma a quelle proprio no ;)
Un bacione

*dD* 




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Capitolo 20
*** Sarà una bella giornata! ***


 

 

Sarà una bella giornata!

 

 

 

«Ma si può sapere dove eri finita??» l'urlo di Lily Evans quasi scaraventò Sunshine fuori dalla porta del dormitorio che aveva appena aperto. La rossa era in piedi davanti a lei, ancora con il pigiama azzurro addosso e i capelli spettinati, la camicia e la gonna della divisa in mano, e la guardava arrabbiata e preoccupata, le gote rosse e gli occhi scintillanti.

«Calmati Lils! Non è successo niente!» cercò di placarla subito Sunshine. Pessima mossa.

«Non è successo niente? E allora perchè tu non hai dormito nel tuo letto e non c'eri neanche in Sala Comune? Sei stata male e sei andata in infermeria? Cosa ti ha fatto Potter?» le chiese l'altra ancora più agitata.

«Ehi James non c'entra nulla!» protestò l'altra, difendendo l'amico. «Stanotte ho avuto un incubo e sono scesa giù e poi dopo che Sirius e James mi hanno consolata sono andata a dormire con loro!»

Lily abbassò per un attimo la testa, sentendosi in colpa, ma poi l'alzò subito.

«Potter e Black ti hanno consolata? E che ci facevano loro lì?»

«Sì mi hanno consolata! Non lo so cosa facevano lì, erano andati in giro credo. E non guardarmi così! Non ci sono mica andata anche io!»

«Lasciamo perdere...hai dormito nel Dormitorio maschile?»

Questa fu la volta di Sunshine di abbassare la testa arrossendo, «Ehmm...sì.»

«Con James Potter?!»

«Ehmm..no.»

La rossa sospirò di sollievo. «Per fortuna! Non dirmi che hai dormito per terra o su una sedia!»

«No no!»

«E allora..dove hai dormito?» chiese l'altra sospettosa.

«Te lo dico dopo!» le rispose vaga Sunshine, dato che non voleva che tutte le sue compagne, che si erano svegliate per le urla di Lily, sapessero che aveva dormito nel dormitorio dei ragazzi con Sirius Black. Si vergognava già a pensare di dirlo a Lily, figuriamoci a tutte le altre! Soprattutto a quella pettegola di Mary! Dirlo a lei equivaleva, non dico dirlo a tutta la scuola, ma quasi!
«Ok, ma non pensare che io m ne dimentichi!» anche l'amica si era accorta delle orecchie tese delle compagne di stanza e aveva preferito lasciare perdere, ma non aveva nessuna intenzione di finirla lì!

«Perfetto. Avete finito fare confusione voi due?» le interruppe Alice, uscendo dal bagno con l'accappatoio addosso e un asciugamano attorno ai capelli bagnati.

«Sì sì Alice. Posso andare io adesso o c'è qualcun altro?» chiese Sunshine, guardandosi attorno. Mary, ancora sepolta dalle coperte fino ad un attimo prima, si alzò di scatto e corse verso il bagno raccogliendo le sue cose.

«No no signorinella. Ci sono prima io!» esclamò chiudendosi la porta dietro le spalle.

«Come vuoi. Aspetterò.» e detto questo Sunshine si sedette sul letto e guardò Lily preparasi.

La ragazza si infilò la gonna, la camicia, il maglioncino, le calze e le scarpe. Si legò i capelli in una coda alta, lisciò le pieghe della gonna, raddrizzò la cravatta stringendone il nodo e si guardò allo specchio per controllarsi.

«Sei perfetta Lily! Ma come fai? Io sono disordinata anche appena pronta!» si lamentò Alice, spingendo in là Lily e sistemandosi i capelli ancora umidi con due mollette rosse che spiccavano sui capelli neri.

«Ora puoi andare.» la voce di Mary la precedette insieme ad una nuvola di vapore fuori dal bagno. Sunshine si alzò, raccolse il suo asciugamano e si diresse in bagno. Sotto il getto della doccia pensò che Mary non era molto gentile, ma andava bene così, lei aveva Lily. E guardando gli arcobaleni che il sole che entrava dalla finestra proiettava attraverso le gocce d'acqua pensò che sarebbe stata una bella giornata.

 

**

 

La Sala Grande, quando finalmente i ragazzi scesero era gremita, anzi alcuni se ne stavano già andando a lezione.

«Voi e le vostre stupidaggini! Avete presente che ore sono? È tardissimo! Adesso quasi quasi non vi faccio nemmeno fare colazione e...» Remus stava sgridando James e Sirius che si erano fermati prima troppo tempo in camera a litigarsi una penna e una boccetta d'inchiostro e poi appostati fuori dalla Sala per cercare di beccare Mocciosus che però evidentemente se n'era già andato.

«Tu cosa? Vorresti forse impedirmi di mangiare?» esclamò James sentendo quelle parole.

«A me non interessa arrivare in orario alle lezioni, vacci tu se vuoi!» rincarò Sirius, sedendosi ad un posto libero e cominciando a riempirsi il piatto di cibo.

«Credo proprio che farò così e spero che Possion vi metta in punizione! A dopo!» salutò Remus che se ne andò con passo arrabbiato dopo aver afferrato un paio di biscotti.

Quando la Sala si era ormai svuotata e Peter aveva rincorso Remus per paura della punizione minacciata, Sirius e James fecero colazione con calma, si rimpinzarono per bene chiacchierando e poi andarono camminando a buon passo lezione.

«Ci eravamo persi ok?» propose Sirius mentre discutevano sulla scusa da usare.

«Nooo, così sembriamo degli idioti! Mmm...abbiamo incontrato Pix che ci ha fatto perdere tempo!»

propose a sua volta James.

«Non va bene! E se poi chiedono a Pix oppure qualcun altro professore sapeva già dov'era?»

«E allora..siamo stati attaccati da... centauri!»

«No no no...siamo andati in bagno e c'era la fila!»

«Ma che sfigati! Non va bene! Allora...»

«Ho un'idea! E se entriamo ci scusiamo, sorridiamo, facciamo gli occhi tristi e cucciolosi e basta?»

«Perfetto! E poi con la mia bellezza...»

«La tua bellezza? Potter il bello qua sono io! Lo sanno tutti...»

«Figuriamoci! Black in confronto a me sembri un rospo!»

«Ma che cosa spari quattrocchi?»

«Non chiamarmi quattrocchi!»

«Sssh. Pronto a fare il cucciolo abbattuto?»

«Certo Sirius.»

I due presero un respiro, si guardarono sorridendo e poi entrarono nell'aula con aria mortificata.

«Oh buongiorno Black! E a voi Potter! Avete deciso di unirvi a noi?» li salutò Possion quando li vide, interrompendo per un attimo la spiegazione.

«Ci dispiace professore!» «Infinitamente!» si scusarono i due sorridendo e facendo gli occhi tristi.

«Va bene, va bene, per questa volta sedetevi e basta. Ma non fate confusione e ascoltate la spiegazione! Le domande, se ne avete, alla fine dell'ora!»

I due ragazzi si sedettero su due posti rimasti liberi al centro dell'aula e appena il professore si girò si sorrisero e diedero il cinque, soddisfatti per non essere stati puniti e perchè non erao stati tolti punti alla loro casa.

«Visto? I miei piani funzionano!» sussurrò fiero Sirius in direzione di James. L'altro sorrise e annuì.

«Guarda Remus e Sunshne!» continuò il ragazzo. James si voltò verso i due e li vide seduti uno dietro l'altra, concentrati sulla spiegazione ma con due facce truci che non promettevano niente di buono. Quando la biondina sentì lo sguardo dei due puntato su di lei si girò e scoccò loro uno sguardo di fuoco, pieno di rimprovero e fece il gesto come di tirare loro il collo.

«Ooops. Forse non è stata molto felice della nostra entrata!»

«Tu dici Sir?» chiese ironico James, mentre entrambi sorridevano alla volta della ragazza che si girò di nuovo verso Possion, che non aveva notato quegli scambi. Quando però incontrò lo sgurado divertito di Lily, stranamente la ragazza arrossì e la guardò male. Già si era pentita di averle confessato di aver dormito per la seconda volta con Sirius Black!

Per il resto la lezione passò tranquilla ma, diretti verso l'aula di Incantesimi, Sirius e James stettero bene attenti a tenersi a distanza dai due amici che ancora li guardavano storto. Quando però videro che la lezione era con i Serpeverde persero ogni altro pensiero che non fosse Severus Piton.

«Ehilà Mocciosus! Mi sembri più unto del solito! Come è andata la punizione?» cominciò subito James, con un ghigno sul volto e un'aria da gatto pronto ad attaccare negli occhi.

Un «Stai zitto Potter.» fu però tutto quello che ottenne.

«Mocciosus che c'è? Non ci vuoi più bene? O forse la punizione è andata male? Lumacorno si è reso conto di che razza di stupido sei?»

«Potter stai zitto! Lascialo in pace e fatti i fatti tuoi!» intervenne una furia rossa di nome Lily Evans.

«So difendermi da solo Lily.» la fermò però Severus, mettendole una mano sul braccio e riportandola dietro di lui con fare possessivo mentre guardava furente James e Sirius.

«Potter e Black!» intervenne un'altra voce. Più fredda, più distaccata, più maligna.

«Salve anche a te McCroy! Non ti avevo nemmeno visto. Sei così insignificante sai...» Sirius decise di attaccare subito, prima di doversi difendere e lasciando per un attimo in silenzio il Serpeverde, spiazzato per una risposta così dura e pronta.

«Per Godric Sirius! Non essere così cattivo con i nostri poveri, piccoli, stupidi, babbuini Serpeverde! Sii più gentile se non vuoi che corrano da papino o dalla Evans!» fece finta di rimproverarlo James.

«Entrate pure ragazzi!» la voce di Vitious bloccò sul nascere quella che di sicuro sarebbe stata una bella discussione.

«Io te l'avevo detto che sarebbe stata una bella giornata!» sussurrò James a Sirius mentre si sedevano sugli ultimi posti in fondo, vicino alle finestre. Per tutta risposta Sirius sorrise.

«Ehi...James...» lo chiamò dopo un po' Peter arrossendo e guardandosi attorno per essere sicuro che il professore non lo beccasse.

«Dimmi Peter!»

«Tieni.» e, dopo avergli passato un biglietto, Peter si voltò di nuovo, pauroso.

James aprì il biglietto, mentre Sirius sbirciava curioso da sopra la sua spalla.

 

James, Sirius, ma che cosa vi è saltato in mente di fare tutta quella recita? Si vedeva benissimo che non eravate per niente pentiti! E Remus mi ha detto che siete arrivati tardi perchè avete fatto i cretini e poi volevate mangiare con calma. Siete due bambini!

Perfetto ora che ho finito la predica volevo complimentarmi con voi: siete davvero dei bravi attori! Le vostre facce erano assolutamente bellissime! Se non avessi voluto sgridarvi giuro che sarei venuta lì a dirvi che non importava, che non era colpa vostra, solo perchè avevate una faccia cucciolosissima! Mi dite dove siete stati ieri notte? Ho sentito Severus raccontare a Lily che durante la sua punizione sono successe cose strane, non c'entrate mica voi vero?

Ma che diavolo sto dicendo? È ovvio che c'entrate voi! E ditemi, come avete fatto a non farvi beccare? Dai, sono curiosa!

Remus dice che è ancora arrabbiato con voi e che dovreste essere puniti, ma secondo me non lo dice davvero e vorrebbe aver fatto come voi dato che di sicuro tra un po' morirà di fame! Del resto, poteva anche non aspettarvi no?

A sì, non dovreste mettervi a discutere con i Serpeverde ogni volta che vi incrociate, prima o poi non finirà bene! E ascoltate la lezione ogni tanto che non vi fa certo male!

Sun

 

«È ufficiale: questa ragazza è un mito!» ridacchiò James appena ebbe finito di leggere.

«Già! Peccato che non abbia la stessa scrittura capibile di Remus!»

«Ma hai letto? Prima ci sgrida come se fosse suo dovere e poi ci fa i complimenti! Prima ci dice che spera che non siamo andati alla punizione di Mocciosus e poi ci chiede come abbiamo fatto! Davvero, la stimo!»

«Rispondiamo? Glielo diciamo?»

«No, teniamola con la curiosità ancora un po', ma rispondiamo!»

«Ok però scrivo io che scrivo meglio di te!»

«Non è vero! Solo perchè tu sei un nobile Black non vuol dire che...»

«Taci plebeo!»

 

Per prima cosa: tu sei assolutamente il nostro mito!

 

«No non va bene! Non dobbiamo farla sentire troppo importante!» lo fermò subito James.

«Ok, ricominciamo!»

 

Come puoi dire che non eravamo pentiti? Non hai visto le nostre facce tristi? Come puoi dubitare della nostra sincerità?

 

«Perfetto!» approvò James.

 

E poi scusa, volevi negarci il nostro inconfutabile diritto di sostentamento?

 

«Vaaai con le parole difficili!»

«Sssh James oppure Vitious ci sentirà!»

 

E non stavamo facendo i cretini in camera, stavamo radunando il nostro materiale scolastico e abbiamo avuto qualche piccola divergenza assolutamente inevitabile!

 

«E comunque la piuma era mia!»

«Non è vero James! Era mia! E stai zitto!»

 

Per ieri notte...forse siamo stati noi, forse no...perchè dovremmo dirtelo? Poi tu magari vai a parlare con la Evans e le spifferi tutto! E se anche dicessimo che non siamo stati noi non ci crederesti! Però forse, prima o poi, ti sveleremo i nostri segreti...

speriamo davvero che Remus muoia di fame e noi no perchè così impara ad essere così antipatico e poi nessuno gli aveva detto di aspettarci! Poteva anche andarsene se voleva!

Noi comunque discutiamo con le Serpi solo se loro ci provocano! E non possiamo ascoltare il prof se tu ci scrivi bigliettini, ragazza cattiva!

Ascoltalo tu anche per noi no?

Sirius e James

 

«Perfetto! Anche se potevi benissimo lasciar scrivere me! Almeno la firma!»

«Ma che te ne importa Jamie? Dai chiama Peter!»

«Aspetta ho un'idea migliore!» e sollevata la bacchetta, James compì un perfetto incantesimo di Levitazione, mandando il bigliettino fino sul banco di Sunshine.

«Bravo! Speriamo però che Vitious non ti abbia visto!»

«Figuriamoci!» si vantò James, poi entrambi tornarono, per qualche secondo, ad ascoltare la lezione, finchè un nuovo biglietto non arrivò sul loro banco, con un lancio perfetto.

«Grande Cacciatrice Sunny!» le sorrise James, mentre l'altra lo guardava perplessa, dato che non sapeva niente del Quidditch.

 

È inutile che provate ad usare parole complicate per confondermi, tanto ho capito che stavate litigando per qualcosa di inutile, che Remus ha ragione e che siete stati con Piton ieri sera. Ok quest'ultima suona male vero? Allora correggo, che siete stati alla punizione di Piton da Lumacorno! E sono molto offesa dal fatto che non vi fidate di me! Cattivi!

Sun

 

«Oh-oh...»

«Tranquillo Jamie, la recuperiamo!»

 

Noi ci fidiamo di te, Raggio di Sole! E per dimostrartelo, dopo le lezioni, dato che ancora non fa buio troppo presto e non fa troppo freddo andiamo fuori in riva al lago e parliamo ok?

Sir e Jamie

 

«Tu sei un genio!»

«Modestamente...»

«Non vantarti troppo Black!»

«Senti chi parla! La modestia fatta persona! James-sono-il-più-figo-bravo-intelligente-del mondo-Potter!»

«Idiota.»

«Ma se hai appena detto che sono un genio!»

«Adesso ritiro tutto!»

«Stai zitto e prendi il biglietto!»

 

Davvero? Ok, se non fa freddo andiamo! Non sono più arrabbiata ma Remus mi ha detto che dovete stare attenti perchè non vi passerà i suoi appunti...

Sun

 

«Ma che cattiveria! Non lo facevo così Remus!»

«Neanche io..ma dobbiamo..»

«Shh!» lo zittì James, nascondendo il foglio sotto al banco mentre Vitious si avvicinava a loro.

«Signor Potter, signor Black! Smettetela di fare confusione e cominciate ad esercitarvi come gli altri!» li rimproverò il piccolo professore. Sirius si guardò attorno e si accorse che gli altri avevano estratto le bacchette e avevano cominciato ad esercitarsi con il nuovo incantesimo. Anche lui e James estrassero le bacchette, anche se non sapevano cosa dovevano fare, ma per fortuna vennero salvati da un forte scoppio.

Peter Minus era seduto a terra, perchè, chissà come, era riuscito a far sparire il suo banco e la sua sedia, e arrossiva alle risate degli altri, mentre i Serpeverde lo schernivano.

«Alzati su, ti sei fatto male?» chiese Vitious andando verso di lui. Al cenno negativo di lui, fece ricomparire un nuovo banco e una sedia e lo aiutò a sedersi. «Cinque punti in meno a Serpeverde, se non la smettete di ridere!» minacciò poi. Nell'aula calò il silenzio per un secondo.

«Perfetto. E ora ritornate al lavoro!» e detto questo andò ad arrampicarsi sulla sua sedia dietro alla cattedra.

«Allora James..cosa raccontiamo a Sun oggi pomeriggio?»

«Mmh...direi tutto! Hai visto com'è...magari le piace e la prossima volta viene con noi! Ti immagini che divertente?»

«Non ne sono tanto sicuro...e se poi ci sgrida e trova il modo per impedirci di andare ancora in giro?» Sirius tentava di convincersi di essere preoccupato per sé stesso ma non poteva negare d trovare sbagliata l'immagine di Sunshine tra lui e James, sotto il mantello, in giro per la scuola, di notte....

«Tanto prima o poi lo scoprirà lo stesso! Tanto vale dirglielo subito no?»

«Ok va bene!» acconsentì Sirius e poi entrambi provarono a scoprire che cosa dovevano fare guardando quelli che li circondavano.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Non so come ho fatto a scrivere questo capitolo tra tutte le cose che devo fare e infatti non è venuto un granché ma non m'importa e lo posto lo stesso!
Alloooora...Mary mi sta antipatica (non so perchè!) e mi sa che non sarà molto simpatica all'interno della mia storia. Naturalmente Sun p troppo buona per dirle su come farei io, ma migliorerà spero! Per la lezione...non so come mi sia venuta questa cosa dei bigliettini e della sceneggiata ma anche nella mia testa non era bellissima quindi non posso averla rovinata più di tanto!
Grazie mille a Just a Little Wizard (come farei senza di te??) e a Jeis che hanno recensito! Graaaazie!!
Grazie a chi segue e preferisce o anche legge silenziosamente!
Il prossimo non arriverà prima di mercoledì prossimo temo...ma vedrò cosa posso fare!
Un bacio

*dD*

 

Ps: ci sono stata ventimila anni a fare questa foto...vi piacciono i personaggi stile “manga”? A me piacciono un sacco Sunny e Sir!

 

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Capitolo 21
*** Bagni e parole ***


 

 

Bagni e parole

 

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Sunshine era seduta a terra su una coperta sotto i rami frondosi di un albero in riva al lago. La luce del sole che penetrava tra le foglie che frusciavano per un vento leggero ma fresco, illuminava il volto di James, disteso di fianco a lei con la borsa dei libri come cuscino. Poche nuvole si rincorrevano nel cielo che a ovest cominciava a farsi rosato ma senza formare strane forme che Sunshine adorava interpretare. Gli uccelli cinguettavano tra i rami e si sentivano le voci e le risate di alcuni ragazzi poco distanti, ma non si riuscivano a cogliere le parole. La luce si rifletteva anche sulle acque tranquille del lago lì di fronte, facendole splendere e scintillare di mille riflessi che sembravano incantare Sirius, accovacciato sulla riva. Un gufo uscì improvvisamente da un albero poco distante tubando e facendo sobbalzare Sunshine. James rise e fece girare Sirius, che lo guardò perplesso. James però scosse la testa noncurante e richiuse gli occhi, incurante dello sguardo scocciato dell'amico e di quello offeso dell'altra. Regnò il silenzio per un altro istante, ma alla fine Sunshine si decise a parlare.

«Sirius hai finito di guardar il lago o ti sei innamorato della piovra gigante?»

«Ah ah ah che simpatica!» commentò sarcastico Sirius, allontanandosi dal lago e sedendosi vicino agli altri due.

«Jamie dormi?»

«No Sunny, non dormo! Hai deciso di rompere a tutti?» mugugnò il ragazzo, alzandosi a sedere e appoggiando la schiena contro il tronco nodoso dell'albero alle loro spalle.

«Che antipatici!» fece la finta offesa lei.

«Eddai Sunny quanto sei permalosa!» la punzecchiò ancora James.

«Io non sono permalosa! Siete voi che siete cattivi e antipatici!»

«Visto? Sei permalosa!» ribadì l'amico.

«Taci quattrocchi!»

«Anche tu? Ma che hanno i miei occhiali che non va? Sia tu che Sirius ve la prendete con me per i miei occhiali! Siete razzisti!»

«Razzisti perchè hai gli occhiali?» chiese Sunshine, stupefatta per l'ennesima scemenza uscita dalla bocca di James.

«Amico ma ti pagano per sparare cavolate?» chiese a sua colta Sirius.

«No!»

«Lo fai pure gratis? Complimenti! Con la tua abilità dovresti come minimo essere stipendiato! Hai presente? Saresti già ricco il triplo di ieri!»

«Idiota!»

«Oh finitela! Ma perchè si finisce sempre a parlare di James? Si stava parlando di me, ricordate?» li interruppe Sunshine.

«Oh certo Raggio di Sole! Ricominceremo subito a dirti che sei permalosa e per di più egocentrica!» la prese in giro James.

«Senti chi parla! L'egocentrismo e la vanità in persona!» se la prese Sunshine.

«Sei tu che vuoi che si parli solo di te!»

«Io non ho detto questo!»

«Sì invece!»

«Tu rigiri le cose come ti pare! Non è vero che io l'ho detto!»

«A si? A me sembrava di sì!»

«E invece ti sbagli!»

«Avvertitemi quando avete finito!» intervenne Sirius sbadigliando e alzandosi per ritornare in riva al lago. I due lo ignorarono e continuarono a discutere.

Sedendosi su una roccia lambita dall'acqua, il ragazzo decise di non starli a sentire, ma di aspettare che finissero. Prima o poi il senno di Sunshine sarebbe tornato fuori no' non poteva mica andare avanti per tanto tempo al livello di James!

Puntò gli occhi su un pesciolino che guizzava poco distante e si perse dietro a suoi pensieri, ignorando tutto il resto. Com'era essere un pesce? Sapeva che avevano una memoria breve. Non avrebbe avuto pensieri, non avrebbe avuto brutti ricordi, né belli se è per questo. Ma almeno non si sarebbe ricordato di non ricordarli. Invece lui era ben consapevole del fatto che bei ricordi non ne aveva tanti. Era bella una vita senza pensieri? Senza preoccupazioni che non fossero nutrirsi e vivere? All'improvviso un fruscio sospetto si insinuò nei suoi pensieri e con la coda dell'occhio colse un movimento alla sua destre e dei capelli biondi alla sua sinistra. Volevano coglierlo di sorpresa? Che lo credessero! Fece un ghigno e senza farsi vedere si aggrappò meglio all roccia, puntando i piedi per non cadere. Come previsto un attimo dopo due mani lo spingevano per le spalle, sicure di coglierlo impreparato e di farlo cadere in acqua. Invece lui, dopo aver assorbito l'impatto senza sbilanciarsi troppo in avanti, prese la mano più leggera, quella alla sua sinistra e la tirò verso di sé. Sunshine, attaccata alla sua mano, un secondo dopo si ritrovò a riemergere dall'acqua del lago fradicia e sputacchiante.

«Idiota cretino scemo deficiente! Ma sei impazzito?! Ti odio!» gridava cercando di recuperare la riva. «Hai presente che fredda che è l'acqua? Se mi ammalo...!» minacciava mentre i due ridevano.

«Volevate buttarmi in acqua? Ecco cosa vi meritate!»

«E perchè lui no?» gridò Sunshine, indicando furiosa James, piegato n due dalle risate.

«Perchè lui...» cominciò Sirius girandosi verso James.

«È troppo bello?» lo interruppe quello continuando a ridere.

«No! Ci finirà presto!» e ignorando l'urlo dell'amico, veloce lo prese per un braccio e lo buttò in acqua, mentre l'altro, sorpreso e impreparato, non riusciva a contrastarlo.

Adesso era Sunshine a ridere piegata in due, mentre James insultava l'amico e imprecava ritornando sull'erba gocciolando.

«Sirius Black! Ti odio profondamente! Sei spacciato!» gridò James correndo verso Sirius, deciso a riservargli lo stesso trattamento. Ma quello, aspettandoselo, si era già alzato e allontanato dal lago, diventato troppo pericoloso per lui. I due bagnati rincorsero per un po' l'altro ma poi, infreddoliti e appesantiti dagli abiti fradici, andarono ad accoccolarsi sotto l'albero, stretti nella coperta, battendo i denti e ridendo senza riuscire a fermarsi.

«Tregua?» chiese Sirius prima di sedersi accanto a loro.

«Tregua! Ho troppo freddo!» lo rassicurò Sunshine.

«Ecco, tenete.» Sirius si tolse il mantello e lo consegnò ai due che se lo avvolsero attorno alle spalle, insieme alla coperta.

«Grazie...» mormorarono i due, continuando però a guardarlo male.

«Daaaaai! Volevate buttarmi anche voi e adesso fate gli offesi?» cercò di rimediare Sirius.

«Ok ok...lasciamo perdere! Sappi però che se mi ammalo toccherà a te prendere appunti alle lezioni al mio posto!» ammonì Sunshine.

«Ok!» accettò l'altro mentre James sorrideva.

«Bene..ora...qualcuno mi ricorda cosa facevamo qui?» cambiò discorso la ragazza.

«Ehmm...io non lo so proprio...tu Sir?»

«Ehmm...no no...non me lo ricordo!»

«Cretini! Allora mi dite i vostri “segreti professionali”?» chiese Sunshine.

«Dobbiamo proprio?»

«Sì James, l'avevate promesso!»

«Ok ok...va bene! Allora...cosa vuoi sapere?» la acquietò subito Sirius.

«E lo chiedi? Tutto!»

«Piccola curiosona...» la prese in giro il ragazzo ma poi cominciò a raccontare. Del piano, di Malfoy, di Piton, del vagare per il castello ridendo, di Silente, del Mantello....di tutto. Alla fine James era imbronciato per tutte le volte che era intervenuto e puntualmente era stato zittito, Sirius aspettava la reazione di Sunshine e lei...non aveva la minima idea di cosa pensare. Erano stati stupidi e incoscienti ma era stata una cosa geniale! E in più non si erano nemmeno fatti beccare nonostante tutto quello che avevano combinato! Era davvero sorpresa e, n fondo in fondo, ma non l'avrebbe ammesso mai, anche ammirata.

«Allora?» chiese alla fine, impaziente del verdetto, Sirius.

«Allora...allora siete stati degli stupidi! Perchè dovevate per forza rompere a Piton? Solo perchè aveva fatto un po' lo sbruffone vantandosi della sua pozione? E se vi avessero scoperti? E se vi foste persi davvero? E se non aveste incontrato Silente? E se...» cominciò a rimproverarli lei, decisa a non far aumentare ancora di più il loro ego complimentandosi.

«E se per una volta decidessi di non fare la mammina e evitare di rimproverarci perchè tanto si vede che non sei convinta nemmeno tu di quello che dici?» la interruppe però Sirius.

«E che ne si tu che non sono convinta?»

«Si vede! Quando ordini a James di sedersi composto ci credi e lo dici con un tono completamente diverso!» affermò convinto Sirius. Sunshine, spiazzata, restò per un istante in silenzio, ma poi decise di cedere.

«Ok ok siete stati grandiosi! Dei cretini ma comunque geniali!»

«Finalmente ti sei accorta di come io sia geniale vero? Il grande James Potter è geniale gente! Non è solo bellissimo e un futuro asso del Quidditch!» scherzò James.

«Quidditch?» chiese confusa la ragazza dopo aver alzato gli occhi al cielo per la modestia di James.

«Dimentichi sempre che lei non lo sa...» disse Sirius rivolto all'amico.

«Poverina! Non sapere niente sul Quidditch!» esclamò in tono drammatico James prima di lanciarsi in una spiegazione piena di passione del suo sport preferito, aggiungendoci aneddoti di vecchie partite di cui sapeva le date e i risultati a memoria.

«Ok ok, ho capito le cose fondamentali! Non voglio sapere la cronaca dettagliata di tutte le partite degli ultimi seicento anni!» rise Sunshine dopo un po'.

«Non degli ultimi seicento...non arrivo così indietro...»

«Scherzavo Jamie e grazie per avermi spiegato questa cosa.»

«COSA? Tu chiami il Quidditch COSA???» urlò James indignato.

«Scusa scusa! Grazie per avermi spiegato le regole del Quidditch che sono sicura sia lo sport più bello del mondo!» rilanciò Sunshine, prendendolo però un po' in giro.

James, ancora sdegnato perchè lei aveva “insultato” il Quidditch, fece l'offeso per un po' e i tre continuarono a ridere e a scherzare mentre il lago si colorava prima di rosso come il cielo, mentre il sole tramontava, e poi diventava sempre più scuro e buio, mentre nel cielo cominciavano ad accendersi le stelle.

«Ehi si sta facendo tardi e io sto morendo di fame! Torniamo al castello?» chiese ad un certo punto Sirius. Gli altri due, subito d'accordo, si alzarono e avvolti nei loro mantelli ancora umidi si avviarono su per il prato, diretto verso le luci del castello che incombeva su di loro. In ingresso però si fermarono.

«Io sono ancora bagnata, non ci vengo in Sala Grande conciata così!» si lamentò Sunshine.

«Eddai Raggio di Sole che vuoi che sia?» chiese Sirius.

«No no...io vado a farmi una doccia bollente e a mettermi qualcosa di asciutto...tu vieni con me Jamie?» chiese vedendolo incerto sul da farsi.

«Ehmm...sì. Anche io voglio farmi una bella doccia! Però ho fame...»

«Allora voi andate in Sala Comune e io vedo quello che riesco a portarvi ok?» propose Sirius.

«Perfetto! E vedi di portare tante cose dato che è colpa tua se siamo conciati così!» ordinò James all'amico, che rise e spalancò le porte della Sala Grande per sfamarsi.

Gli altri due salirono le scale e poi si separarono in Sala Comune, entrambi diretti ad una lunga, rilassante e soprattutto bollente doccia.

 

**

 

Sirius entrò quasi un'ora dopo nella Sala Comune e vide James e Sunshine, seduti sul tappeto davanti al fuco che facevano i compiti e chiacchieravano allegramente.

«Tadaaaaan!» esclamò avvicinandosi con in mano un vassoio pieno di panini, sandwich e leccornie varie e estraendo dal mantello due calici e una caraffa di succo di zucca.

«Ehmm Sir? Come hai fatto a portare tutte queste cose?» chiese sorpreso James vedendo la quantità di cibo tra le mani dell'amico.

«Diciamo che sono diventato veramente bravo con la levitazione!» scherzò lui mentre i due si gettavano sul vassoio cominciando ad abbuffarsi, soprattutto James.

«Grazie...» sospirò alla fine Sunshine, distendendosi per terra a guardare le fiamme.

«Sì grazie Sirius...avevo una fame che un altro po' e mi mangiavo...lei!» rise James. Ci fu un attimo di silenzio, ma poi all'improvviso Sunshine si rizzò a sedere, mentre gli altri due la guardavano stupiti, e fece un enorme starnuto!

«Eeeeeetciù! Sirius Black se domani sto male ti uccido!» si lamentò poi.

«E poi chi ti passa gli appunti?» la provocò Sirius.

«Remus! Eeeetciù! Etciù! Etciù!» starnutì a ripetizione. «Ragazzi...non mi sento molto bene..credo andrò a letto. Mandatemi su Lily quando arriva! Buonanotte.» mormorò con voce debole poi, alzandosi raccogliendo le sue cose e dirigendosi in camera.

«Notte Sunny!» «Notte...e non è colpa mia!» la salutarono i due amici.

«Evans ehi Evans!»

«No Potter!»

«Cosa? Non volevo chiederti niente!»

«Allora va bene...che vuoi?»

«Sunshine ha detto di dirti di andare da lei in camera...non si sentiva molto bene...»

«Vado! E...g-grazie Potter.»

«E di che cosa Evans mia?» ma fortunatamente la rossa non lo sentì perchè era già corsa via. I due però sentirono lei quando, dopo che Sunshine le ebbe raccontato che cosa era successo, corse giù come una furia e si diresse verso di loro, usando come urlo di battaglia il prolungato «Blaaaaaaaaack!»

«Sei spacciato amico...» rise James. Purtroppo la Evans non scherzava quanto lui...

 

**

Il giorno dopo Sirius Black non chiacchierò mai durante le lezioni ma, attento e concentrato, prese diligentemente appunti con la sua bella scrittura e, durante la pausa del pranzo, lo si vide dirigersi con aria colpevole ma anche felice insieme a James in infermeria.

 

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Visto? Sono riuscita a pubblicare prima di mercoledì!! Non studiando chimica per la verifica, ma almeno ho scritto il nuovo capitolo.
Allora, che ne pensate? A me non dispiace poi tanto, ma come al solito mi sembra che non succeda niente di interessante!
Per una volta Sunshine fa la bambina che è e non si comporta da mammina e Sirius si lascia andare alla malinconia, ma James è sempre lo stesso. Non ho saputo resistere, li ho fatti finire nel lago! Davvero ho provato a farli stare buoni, ma mi hanno costretta! Io non volevo farli finire in acqua, ma è andata così....Non chiedetemi da dove salta fuori la riflessione sul pesca, perchè è venuta da sola! Ho preferito non approfondire la scenata di Lily, ma potete immaginarla!
Grazie mille a Just a Little Wizard che ha recensito (solo lei ç_ç), adesso torniamo alla normalità e recensisci tu? XD Spero di riuscire ad aggiornare presto per non farti finire in astinenza, ma non so se ce la farò prima di Mercoledì/Giovedì (che mi sembra comunque abbastanza presto guardando in giro, dove ci sono persone che aggiornano dopo settimane!)
Grazie a chi segue, preferisce e legge soltanto! Mi piacerebbe sentire anche altri pareri, non sempre e solo uno! Fatevi sentire dai!
Un bacione, alla prossima

*dD* 








 

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Capitolo 22
*** In infermeria ***


 

 

 

In infermeria



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Sunshine era stata costretta ad andare in infermeria la mattina dopo da Lily. Aveva gli occhi rossi e lucidi, il naso che gocciolava, la fronte che scottava, si sentiva debole e tremava. Quando James e Sirius avevano visto la faccia di Lily ancora arrabbiata dopo un'intera notte dopo la ramanzina che aveva fatto loro per il loro comportamento “stupido e assolutamente infantile!” erano impalliditi, ma quando avevano visto com'era ridotta lei avevano fatto delle facce talmente colpevoli, tristi e abbattute che, se la gola non le avesse fatto troppo male, Sunshine avrebbe riso.

«Oh Sunshine mi dispiace! Non credevo ti saresti ammalata davvero! Non ti avrei mai buttato nel lago altrimenti! Certo, voi potevate fare a meno di fare i cretini, ma io non volevo che...» aveva cominciato subito a scusarsi con tono depresso Sirius, facendo gli occhioni da cucciolo.

«Dod preoccupardi Sirius...va duddo bede...» provò a consolarlo lei, ma appena si sentì parlare dovette ammettere che doveva assolutamente fare una visitina in infermeria.

«Sunny perchè non sei ancora andata in infermeria?» chiese invece James, facendole posto vicino a lui sulla panca.

«Dod voglio perdere uda giordada di leziode...» mugolò lei.

«Oh non preoccuparti! Te li prendo io gli appunti no?» sdrammatizzò Sirius.

«Cerdo cerdo..e io di dovrei fidare dei duoi appundi?»

«Ovvio! E adesso vai in infermeria! Che altrimenti la Evans se la prende ancora con noi! Veniamo a trovarti a pranzo!» detto questo James la spinse via. Lei non se lo fece ripetere ancora e barcollò via, seguita dagli sguardi preoccupati degli amici e da quelli divertiti dei Serpeverde. Solo Severus si trattenne dal ghignare e abbassò lo sguardo mentre lei, con il naso rosso e la vista appannata, passava accanto al loro tavolo.

«Santo cielo, signorina! Poteva anche venire ieri sera sa? Adesso hai una bella influenza con i fiocchi!» la sgridò Madama Chips tastandole la fronte e guardandola con rimprovero, mentre Sunshine le spiegava che era “caduta” nel lago il pomeriggio prima.

«Di dispiace...dod credevo di stare così male...» borbottò lei, cercando di sfuggire allo sguardo dell'infermiera che per tutta risposta scosse la testa e le indicò un lettino, mentre appellava un pigiama che Sunshine si mise rabbrividendo.

Dopo un attimo Madama Chips tornò con in mano una bottiglia panciuta e un cucchiaio.

«Tieni. Due cucchiai anche oggi pomeriggio e per stasera sei fuori.» le diede due cucchiai di sciroppo che non faceva schifo come si poteva presumere dal suo aspetto oleoso e dal suo colore viola intenso «Ora dormi però.»

Sunshine annuì e si mise comoda. Si addormentò poco dopo e i suoi ultimi due pensieri furono rivolti a Sirius che prendeva assai dubbi appunti per lei e all'altro letto occupato dell'infermeria in cui si intravedeva una testa che poteva benissimo essere quella di Remus Lupin.

 

**

 

Sunshine si svegliò qualche tempo dopo con la testa meno pesante e il respiro meno difficoltoso. Amava Madama Chips era ufficiale! Si alzò a sedere e, guardando l'orologio appeso alla parete di fronte alla porta, vide che erano quasi le undici. Stava ancora immaginando Sirius che prendeva appunti nell'ora di Trasfigurazione quando sentì dei movimenti provenire dall'altro letto occupato.

«Remus? Che ci fai tu qui?» esclamò riconoscendo la figura.

«S-sunshine? Che ci fai tu qui!»

«Influenza...tu?»

«Non mi sentivo molto bene ecco...e Madama Chips ha preferito tenermi qui...sono sempre stato cagionevole...» spiegò quello con una smorfia.

«Mi dispiace per te. Ma almeno tu non sei stato buttato nel lago!»

«Ti hanno buttata nel lago? Chi è stato?» chiese sorpreso Remus, anche se sospettava di conoscere già la risposta.

«Quel cretino di Sirius!»

«Idiota! E perchè?»

«Ehmm...io e Jamie stavamo parlando...ecco..più litigando come due bambini diciamo..e lui era in riva al lago che guardava l'acqua e..abbiamo deciso di fargli uno scherzo! Ma lui ci ha sentiti arrivare e mi ha buttata in acqua!» provò a giustificarsi lei, ben consapevole di non essere del tutto innocente neanche lei.

«Ahahaha! Immagino la scena! Ahahah!» la sorprese Remus scoppiando a ridere invece di farle la ramanzina che si aspettava. «Deve essere stato buffissimo! Ahahah!»

«Remus! E tu ridi anche?» si offese lei, incrociando le braccia al petto.

«Scusa Sunshine ma è troppo divertente! Ahahah!» dopo qualche attimo però il ragazzo riuscì a ricomporsi e, facendo un paio di respiri profondi, si rimise seduto dritto sul letto.

«Hai finito di prendermi in giro?»

«Dai non arrabbiarti! Mi dispiace ma la tua faccia era troppo bella! E la scena...no aspetta non rido più...ok. Sono serio.»

«Era anche ora!» continuò lei stizzita.

«No dai, scusa. Non rido più. Mi dispiace che tu ti sia ammalata però, davvero.» si scusò ancora lui.

«Ok, ok non preoccuparti, non importa. Piuttosto...era da un po' che volevo chiederti una cosa...» lo vide irrigidirsi a quelle parole e abbassare lo sguardo.

«Dimmi.» borbottò poi il ragazzo i capelli castano chiaro a coprirgli il viso chinato.

«Ma...come mai quando Sirius te l'ha chiesto hai detto di non voler far parte della nostra...“famiglia”? Lui c'è rimasto male credo e io non riesco a capire perchè...» la sua voce si affievolì, timorosa di averlo ferito o fatto arrabbiare, inconsapevole dei pensieri che si agitavano nella testa dell'altro.

 

Quella notte era stata terribile. La sua prima notte da Lupo a Hogwarts. Da solo, in quella casa, si era ferito, aveva distrutto mobili e stracciato tende e lenzuola. Era stato terribile. Lui era cattivo, era sbagliato, era un mostro, come faceva a stare accanto a della persone come Sirius, James e Sunshine? Avrebbero potuto scoprire il su segreto, lo avrebbero odiato e lui avrebbe dovuto abbandonare la scuola. Non poteva, non poteva avvicinarsi troppo alle persona normali. Lui era un mostro. Ma adesso come faceva a spiegarsi a Sunshine che lo guardava con quegli occhi così blu spalancati, aspettando una risposta? Come faceva a trovare una scusa qualsiasi per allontanarsi da quelle persone che lo volevano con loro. Doveva dirle...sì era l'unica soluzione. L'avrebbe ferita, ma era l'unica cosa che poteva fare per farla allontanare da lui.

 

«Non voglio far parte della vostra stupida “famiglia”. Io ce l'ho già una famiglia e mi basta quella! E poi perchè dovrei stare con voi, che appena conosco? Sto meglio da solo grazie.» non era una spiegazione sufficiente e era stato cattivo, ma era l'unico modo. L'unico. Continuò a ripeterselo per non rimangiarsi tutto quando vide prima la sorpresa, poi la rabbia, poi il dolore e infine le lacrime farsi strada in quegli occhi grandi e belli. Era l'unico modo. L'unico.

«Ah. Va bene. E allora...credo dormirò ancora un po'.» e senza aggiungere altro Sunshine si girò dall'altra parte, si tirò le coperte sopra la testa e non si fece più vedere fino a quando Non entrò Madama Chips con il pranzo. Quando sentì le voci di Sirius e James avvicinarsi alla porta, Remus nascose la testa sotto allo stesso modo della ragazza e rimase in ascolto.

 

**

 

Dopo quello che le aveva detto Remus, Sunshine si era rifugiata tra le sue coperte a pensare. Perchè Remus era stato così duro? Era sempre sembrato tanto calmo e gentile...certo tranne quando si arrabbiava con James e Sirius, ma quello era comprensibile! E perchè tutto d'un tratto era diventato così freddo? E l'espressione che aveva in viso...forse non credeva davvero a quelle cose! Aveva un'espressione così dubbiosa mente lo diceva! Quel ragazzo non sapeva mentire eh no...ma allora cosa aveva da nascondere? Perchè voleva starsene lontano da tutti? Aveva forse qualcosa nel suo passato che non voleva rivelare?

 

Urla, pianti, tristezza. Silenzio. E domande, domande senza risposte, domande gridate, domande nascoste e risposte segrete.

 

Sunshine riaprì gli occhi. Non doveva farsi prendere dai ricordi, mai. Poco a poco però gli occhi le si chiusero di nuovo e sprofondò in un sonno leggero, senza sogni.

«Sunny dormi o fai finta?» la voce di James la riscosse da quel dormiveglia e lei riemerse dalle coperte, scarmigliata e assonnata.

«Buongiorno Raggio di Sole. Come stai?» la salutò Sirius, un sorriso sulle labbra.

«Salve. Sto meglio. A voi come è andata?»

«A me benissimo! A Sir un po' meno...» rise James.

«Perchè?»

«Lui dormiva! Dormiva ti rendi conto? E io dovevo prendere appunti! Con lui che mi russava al fianco! E non c'era nemmeno Remus a cui chiederli dopo!» si lamentò con aria drammatica Sirius.

«Abbassa la voce Sir! Comunque te la sei cercata!» lo prese in giro lei, dopo averlo ammonito. Poi, abbassando la voce, aggiunse «E comunque Remus è in quel letto e non è per niente di buon umore!»

«Perchè è lì?» chiese curioso James, girandosi verso il letto indicato dall'amica da cui però non spuntava nemmeno un capello.

«Dice di non stare bene e di essere sempre stato cagionevole...» spiegò lei.

«Cagionevole?» chiese stupefatto James.

«Sì Jamie carissimo mio, è una parola sai?» lo prese in giro Sirius. «Comunque perchè dici che non è per niente di buon umore?» chiese poi rivolgendosi alla biondina.

«Bè ecco..sapete per quella storia della “famiglia”...» mormorò lei, abbassando talmente la voce che i due le si dovettero avvicinare ancora di più. «Dice che è una cosa stupida, che lui una famiglia ce l'ha già e gli basta quella e che non vuole stare con noi che siamo dei quasi sconosciuti...»

«Ma è idiota?» chiese retorico dopo un attimo di stupore Sirius. «No perchè a me sembrava intelligente ma uno che spara queste cose...»

«Sirius! Io ho pensato che magari non si vuole avvicinare a nessuno perchè ha qualcosa da nascondere...qualcosa che non vuole raccontare del suo passato...» spiegò la sua teoria Sunshine.

«Come te, piccolo Raggio di Sole?» chiese improvvisamente Sirius, cogliendola di sorpresa. I due la guardarono impallidire e poi arrossire, il suo sguardo abbassarsi e le sue spalle stringersi come per difendersi.

«Dai Sunny...perchè ci vuoi nascondere qualcosa? Sirius ci ha raccontato tante cose della sua famiglia...e anche io! Tu invece...»

«Io...io non ho niente da dire!» mentì lei, ben consapevole di non essere convincente.

«Sun?» la chiamò piano Sirius.

«Mmh?»

«Guardami.» le ordinò lui. Lei scosse la testa, ma poi la sollevò controvoglia. «Mi dici cosa ci stai nascondendo? Non vogliamo intrometterci nella tua vita...vogliamo solo sapere perchè fai così....»

«Così come?» tergiversò lei.

«Così...ti comporti da mamma, non parli della tua famiglia tranne che di tua sorella, hai degli incubi quasi ogni notte...perchè?» si spiegò il moro, puntando i suoi occhi grigi in quelli blu di lei.

«Io...perchè mai dovrei dirtelo?»

«Per nessun motivo. Fai a meno.» disse noncurante l'altro, ma Sunshine lesse la delusione e la tristezza nei suoi occhi. Non voleva parlare della sua vita, ma non voleva neanche vedere quella luce negli occhi di Sirius e quindi decise di parlare. Solo un po'.

«Mia madre..mia madre è morta quando avevo quasi otto anni. Angie aveva solo un anno e stavamo quasi sempre dalla zia, la sorella di mio padre. Lei non la ricorda, ma io sì. Sono stata io a crescerla, anche se con l'aiuto di zia Mary è per questo che sono così, come una mamma. Le davo da mangiare, la mettevo a dormire, la consolavo quando piangeva, le stavo accanto quando non riusciva a dormire, la coccolavo quando ne aveva bisogno, la aiutavo a vestirsi e le ho insegnato ad allacciarsi le scarpe. Io.»

«Perchè tua madre è morta?» la interruppe James, facendola riemergere dai ricordi.

«Cancro.» una parola. Non riusciva a dire di più. I due se ne accorsero e non chiesero altro, anche se erano curiosi. Sirius chiuse gli occhi, non poteva vederla così abbattuta e fragile, ma non l'avrebbe abbracciata, non lì, non così.

«Bene allora, cosa mi avete portato?» cambiò discorso improvvisamente la ragazza, rompendo la tensione e il silenzio che si erano creati parlando con voce allegra.

«I libri, gli appunti e cibo!» elencò James estraendo le cose man mano dalla borsa.

«Non mi piace, non mi fido, grazie!» esclamò di volta in volta lei, sorridendo solo quando vide le caramelle e i dolci che le avevano portato i due amici.

«Prego! Immaginavamo che il cibo qui non sarebbe stato granché!» rise James.

«No, non era male, ma Madama Chips me ne ha dato pochissimo!» si lamentò Sunshine.

«Mangiona!» la prese in giro Sirius che aveva ritrovato il sorriso, seppur ancora con un ombra negli occhi tristi.

I tre stavano ancora ridendo e prendendosi in giro quando arrivò Madama Chips come una furia.

«Fuori di qui! Lei deve dormire e voi dovete andare a lezione! FUORI!» esclamava, spingendoli verso la porta.

«Ciao Sunny ci vediamo stasera!!» gridarono i due scappando via.

Sunshine sorrise e poi tornò a guardare le cose accumulate sul suo letto. Che dolci che erano! Dopo un po' si accorse di un rumore strano e si voltò per guardare fuori dalla finestra. Pioveva. Il suo sguardo si perse tra quelle gocce e il pensiero scappò via dietro i suoi percorsi strani. Passarono le ore e Sunshine tornò in Sala Comune. Quando andò a letto quella sera pioveva ancora e piovve per tutto il resto della settimana fino a Sabato. Sabato e la un po' temuta e un po' attesa lezione di Volo.

 

-Fine Capitolo-

 

 

Spazio dell'Autrice

devo ammetterlo, questo capitolo non mi fa impazzire. Ammetto di averlo scritto un po' di fretta e, ameno secondo me, si vede. Ditemi quel che ne pensate e provate a tirarmi su perchè secondo me fa abbastanza schifo.
Dal prossimo capitolo, vi avverto, non seguirò più i giorni di scuola ma ad esempio parlerò di un giorno in particolare e racconterò cosa succede in quello magari dicendo anche qualcosa di cos'è successo prima. Lo so, non si capisce niente, ma il prossimo sarà, come penso avrete capito, la lezione di volo e poi credo parlerò di Halloween. Quindi tra un paio di capitoli spero sarà tutto più chiaro.
Su questo capitolo non ho nient'altro da dire, tranne che anche questa volta i ricordi di Sun sono volutamente lasciati sul vago e non mi sono soffermata troppo neanche su quelli di Remus perchè ci tornerò sicuramente più avanti, ma in compenso ho detto qualcosa di più sulla morte della mamma di Sunshine e sul perchè lei è così, sarete contenti??
Grazie mille a Just a Little Wizard che come al solito mi ha fatta felice recensendo (non volete farmi felice anche voi altri che leggete??) e alle 12 (*w*) persone che seguono e alle 4 che preferiscono (!!).
Ora che la scuola è praticamente finita, ispirazione permettendo, spero di riuscire a scrivere capitoli migliori e magari più lunghi...ma come al solito non prometto niente!!
Un bacio

*dD*
 
Ps:non so bene cosa c'entra quest'immagine, ma mi andava di metterla :) interpretatela voi!




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Capitolo 23
*** Lezione di Volo ***


 
 

Lezione di Volo

 

 

 

 

Quel Sabato mattina James si svegliò presto e ci mise qualche secondo per ricordarsi il motivo per cui era così felice. Poi gli tornò in mente e il suo strillo ruppe il silenzio del Dormitorio, svegliando tutti quanti, compresa una biondina che ormai dormiva più spesso lì che nel suo letto. La sera prima infatti Sunshine era rimasta con i suoi amici a chiacchierare fino a tardi, ridendo e mangiando Cioccorane, e poi era crollata addormentata sul letto di Sirius e gli altri non avevano voluto svegliarla.

«Sveeeeegliaaaaa!!! Sveglia sveglia sveglia!!» gridava James saltando giù dal letto e correndo ad aprire tutte le tende.

«James! Che diavolo stai facendo?» gridò Remus alzandosi per guardare che ore fossero. Le sette. L'avrebbe ucciso. «Si può sapere che diavolo vuoi a quest'ora?» chiese cercando di recuperare la calma.

«Semplice. Oggi c'è la lezione di Volo!» spiegò con un sorriso l'altro. Remus chiuse gli occhi, cercando di trattenersi, Peter nascose la testa sotto al cuscino aspettando il ciclone, Frank filò in bagno il più velocemente possibile, Sunshine si rimise distesa nel letto di Sirius come se niente fosse successo e quest'ultimo si alzò lentamente, con calma innaturale, senza staccare gli occhi da James.

«Buongiorno Sir!» lo salutò James, ignorando bellamente il pericolo.

«Jamie...credo di avere una bella notizia e una brutta per te...» lo informò il Purosangue avvicinandoglisi.

«Prima quella bella!!»

«Come vuoi. La bella notizia è che oggi non arriveremo in ritardo a lezione dato che tu ci hai svegliato presto e potremo fare colazione con calma.»

«Visto che bravo che sono Rem? Altro che te!» si vantò James. «E quella brutta?» chiese poi.

«Quella brutta...quella brutta è che tu non potrai avere la colazione e che non parteciperai alla prima lezione di Volo.» lo informò con calma Sirius.

James mise il broncio «E perchè mai?»

«Perchè bruto idiota io adesso ti UCCIDO!» e urlando Sirius cominciò a rincorrere James per tutto il dormitorio, inciampando si libri e vestiti sparsi, investendo Frank che usciva dal bagno e riuscendo infine a raggiungerlo e a buttarlo sul letto di Remus («Andatevene subito dal MIO letto!!»).

«James Potter giurami che non lo farai mai più!» urlò Sirius in faccia a James tenendolo disteso con le mani e le ginocchia e guardandolo malissimo.

«NO!» replicò l'altro cercando di alzarsi.

«Giuralo!»

«No!» sarebbero andati avanti ancora per molto se qualcuno non li avesse interrotti urlando e andando lì per separarli e tirare ad entrambi un forte colpo sulla nuca.

«Santo Merlino finitela! È possibile che neanche di Sabato ci possa essere tranquillità in questo stramaledetto dormitorio? Ma perchè diavolo sono dovuto finire proprio qui? Era meglio Tassorosso, per Godric! Ogni singola volta che ci siete voi questa stanza diventa un casino infernale! Non è possibile! Siete assolutamente insopportabili! Non potete stare calmi per una buona volta? E per le vostre cretinate ci finiamo sempre in mezzo noi! Maledizione, crescete!» dopo la sfuriata regnò il silenzio per qualche attimo. Nessuno si sarebbe aspettato quelle parole dal timido, intelligente e un po' pasticcione, educato e gentile Frank Paciok. Nessuno. L'unico suono nella stanza erano i respiri dei ragazzi (non quello di Peter che stava lì con il fiato sospeso in attesa di ciò che sarebbe successo poi) e il ticchettio dell'orologio. Per il resto erano tutti ammutoliti.

«Ehmm...Buongiorno anche a te Frank!» borbottò dopo un po' James, tentando un sorriso.

«Io credo tornerò da Lily...» miagolò Sunshine, per poi scappare via, diretta verso il suo dormitorio che, per quanto confusionario e con il terribile Napoleone, di sicuro non era pericoloso come quello dei ragazzi in quel momento.

Nel frattempo Sirius aveva lasciato andare James e in silenzio avevano cominciato a vestirsi.

Dopo dieci minuti erano pronti e guardavano Remus e Peter entrambi ancora pietrificati nei loro letti con le bocche spalancate per lo stupore e Frank che con le mani sui fianchi li guardava severo.

Si fissarono tutti per qualche secondo.

Uno...contò Sirius nella sua mente prevedendo lo scoppio di James o di Remus. Due....James aprì la bocca e Remus la chiuse, prendendo un respiro. Due e mezzo...James richiuse la bocce, Remus si girò verso Frank. Tre!

«Come. Hai fatto?» scandì Remus, precedendo James, guardando Frank come se fosse stato Merlino in persona, che per tutta risposta arrossì.

«A fare cosa?» chiese chinando la testa per non incontrare gli occhi pieni di ammirazione di Remus.

«A farli calmare e stare zitti! Io li sgrido sempre e loro non mi ascoltano mai! Si sono vestiti senza lanciare cose in giro per la stanza, senza litigarsi i calzini, senza dire una sola parola! Come hai fatto?»

«Ehmm...non lo so...credo sia stato l'effetto sorpresa...» si schermì timido l'altro, cercando di uscire indietreggiando verso la porta.

«Tu sei ufficialmente un mito!» gridò Remus, sorprendendo tutti con quell'entusiasmo. Poi scese di scatto dal letto e si diresse in bagno. Quando ne uscì perfettamente vestito e pettinato, gli altri erano ancora intenti a fissarsi.

«Cosa fai ancora a letto Pete? Alzati dai!» lo esortò. Quello scattò come una molla e poco dopo era pronto anche lui. Solo a quel punto James parlò.

«Frank...» tutti si prepararono al peggio: una scenata, ancora corse per il dormitorio, urla, dispetti..qualsiasi cosa, ma non quello. «lo sai che ti adoro vero?» quattro bocche si spalancarono all'unisono. «Sì ti adoro perchè sei assolutamente fantastico! Sembri un bravo ragazzo, un Tassorosso perfetto e invece dentro di te c'è un vero leone Grifondoro! I miei complimenti! E se ce l'ho fatta con te, prima o poi tirerò fuori anche il vero Remus!» e sorridente, lasciandoli tutti basiti, si avviò verso la Sala Comune canticchiando allegro.

«Quello. È. Pazzo.» borbottò Sirius, ma poi lo seguì, interiormente felice per l'imminente lezione di Volo.

 

**

 

«Ehi Sunny...non posso fare a meno di notare che mi sembri un po'..come dire..spaventata?»

I Grifondoro si stavano dirigendo verso il campo da Quidditch dove si sarebbe tenuta la lezione di Volo. James rideva con tutti, Sirius ostentava un sorriso allegro, Remus sembrava un po' preoccupato, Peter era del tutto terrorizzato, Frank non si vedeva, la Evans aveva deciso di aspettare Mocciosus e i Serpeverde e Sunshine si stringeva le braccia al petto, era pallida e continuava a scostarsi un ciuffo, che usciva dalla treccia con cui aveva legato i suoi lunghi capelli biondi, mettendolo dietro all'orecchio.

«Che acuta osservazione Jamie!» disse sarcastica con voce leggermente stridula.

«Eddai di che ti preoccupi? È la cosa più bella e facile del mondo!» provò a tirala su James.

«Tu ci sei cresciuto in mezzo ai maghi e alle scope Jamie, io no! Non ne ho neanche mai sfiorato uno! Farò la figura della stupida, cadrò e morirò!» fece tragica l'altra.

«Ma figuriamoci! Non andremo abbastanza alti da morire, non c'entra niente se sei cresciuto tra i maghi o no, basta avere talento! Altrimenti non sei comunque in grado! E al massimo, se cadi, vedrò di prenderti al volo ok?» James tentava di rassicurarla in tutti i modi e lei fece un sorriso grato anche se ancora teso.

«Grazie Jamie. Siamo arrivati?»

«Sì!» esclamò James, di nuovo con l'eccitazione nella voce.

Era una giornata nuvolosa, anche se non pioveva più, e sul terreno umido erano poggiato circa una ventina di manici di scopa. In quel momento arrivarono anche i Serpeverde e Lily si avvicinò a Sunshine, che fu sollevata nel vedere che non era l'unica preoccupata a morte. La rossa era più pallida che mai e si stringeva le mani convulsamente, cercando sostegno negli occhi scuri di Severus, più lontano con le altre Serpi. Il ragazzo da lontano le sillabò un “stai tranquilla!”ma si vedeva che anche lui non era del tutto a suo agio.

Quando arrivò anche l'insegnante, tutti quanti si misero alla sinistra di un manico di scopa e lei cominciò a spiegare loro cosa avrebbero dovuto fare. Sunshine si perse le prime parole, troppo concentrata a studiare con sospetto la sua scopa, ma poi Lily le diede una leggera gomitata e lei prestò attenzione alla donna che stava di fronte a loro. Alla fine delle poche istruzioni, quella ordinò loro di stendere la mano destra sulla scopa e di dire semplicemente “su!”

Sunshine prese un respiro profondo ma non parlò ancora. Al suo fianco Lily litigava con la sua scopa che salì solo dopo svariati tentativi, poco più in là James guardava soddisfatto la sua che era subito salita al suo primo comando come anche Sirius. In generale a tutti serviva qualche tentativo per sollevare la scopa. Jared McCroy aveva ordinato detto con calma alla sua scopa un tranquillo “su” e lei, obbediente, aveva risposto, anche se no con la stessa prontezza di quella di James.

«Su!» dopo aver preso un altro respiro Sunshine si era decisa e aveva ordinato con voce decisa al suo manico di scopa di salire, decisa a non fare una brutta figura e quello, con sua grande sorpresa, le era saltato in mano. La ragazza sorrise stupefatta, cogliendo il sorriso di James e l'occhiolino di Sirius. Soddisfatta e ancora incredula si mise ad ascoltare le successive informazioni.

Salire su questo coso? Mai! Fu il suo primo pensiero. Poi però, pensando a quello che era appena successo, decise di fare un tentativo. Si sarebbe sollevata di poco no?

«Al mio tre sollevatevi un poco e poi tornate giù capito? Uno, due tre!» Sunshine si diede una leggera spinta con i piedi e...era fantastico! L'aria sul viso, la leggerezza, la sensazione di libertà...! sarebbe stata lì per sempre! Al secondo fischio della professoressa, con un tocco leggero alla sua scopa, si diresse di nuovo a terra.

«Potter! McCroy! Venite subito giù!» le grida dell'insegnate riscossero Sunshine dai suoi pensieri e le fecero alzare lo sguardo in cielo. James e il Serpeverde volavano veloci nel cielo, aggraziati e sicuri, senza mostrare la benché minima voglia di scendere. Alla minaccia della punizione però McCroy scese a terra, battendo il cinque ad un suo amico, ma James rimase in volo, beandosi della libertà e ignorando quelli a terra.

«Signor Potter venga subito giù! Uno..due...» prima che potesse dire tre Sirius si alzò in cielo a sua volta, volando fino a raggiungere l'amico.

«James come va quassù?» rise raggiungendolo.

«Ehilà Sir! Urla la donna eh?»

«Fastidiosa sì...dici che è meglio se scendiamo?»

«Naaah...mi diverto!» i due amici risero insieme.

«Vediamo chi arriva per primo a quell'albero?» propose James.

«Ok! Pronti via!» scattarono entrambi ma a metà strada vennero fermati da una nuova voce.

«James Potter e Sirius Black! Venite subito qui! Immediatamente!»

«Oooops...la McGranitt...» borbottò Sirius, bloccandosi incerto.

«Meglio che torniamo indietro dici?» chiese dubbioso James guardando l'amico.

«No dai! Tanto in punizione ci siamo già! Facciamolo per bene no?» propose Sirius.

«Sei forte! Pronti? Via!» e i due scattarono di nuovo verso l'albero che era la meta.

«Yuuu vinto!» esclamò James arrivando per primo al “traguardo”!

«Non è giusto, hai imbrogliato!» protestò l'amico, arrivato due secondi dopo l'altro.

«E come avrei fatto scusa?»

«E che ne so?»

«James! Sirius! Se non tornate subito qui vi prometto che non vorrete mai più salire su un manico di scopa per i prossimi cento anni!» un'altra voce li chiamava adesso e sembrava quasi più spaventosa delle altre due.

«Uh-oh...» mormorò Sirius, voltandosi per tornare dagli altri.

«Sunny si è arrabbiata! Veloce!» lo esortò James, chinandosi sul manico di scopa per aumentare la velocità. Pochi secondi dopo erano di nuovo a terra e chinavano il capo di fronte alla furia della McGranitt.

«...e quindi siete in punizione! Da lunedì per tre sere di seguito aiuterete il custode a pulire il castello! Venti punti in meno a Serpeverde e cinquanta a Grifondoro!» i due amici spalancarono la bocca: tre sere di punizione e cinquanta punti? Era un'ingiustizia!!! «Per te cara, dieci punti a Grifondoro e grazie per averli richiamati...» aggiunse poi la McGranitt con voce più calma rivolta a Sunshine che arrossì. «E ora rientrate tutti! Non voglio altro caos per oggi da voi due capito? Altrimenti sarà peggio per voi!» minacciò con voce di nuovo dura, guardando James e Sirius che avevano ridacchiato sotto i baffi e si erano scambiati un cinque.

«Va bene professoressa!» e poi ridendo si avviarono al castello con gli altri.

«Non dirci niente Sunshine. Ci perdoni?» chiese con voce dolce James guardando la ragazza facendo gli occhi dolci, imitato da Sirius. Lei prima li guardò imbronciata, ma poi non seppe trattenere un sorriso.

«Ok, ok perdonati! Avete volato benissimo però!» non si seppe trattenere dal fare quel commento, ma poi si diede della stupida vedendo i sorrisi soddisfatti dei due. E chi li tiene più adesso! Pensò. Poi sorrise: erano stupendi così. E sorprendendo entrambi, passo le braccia sulle loro spalle e diede loro un bacio per ciascuno sulle guance.

«Non montatevi la testa, ma vi voglio bene!» rise, guardando le loro facce. Poi corse via, verso Lily, per non doversi pentire anche di quella frase.

 

-Fine Capitolo-

 

 

Spazio dell'Autrice

salve! Volevo postare il nuovo capitolo già ieri ma stavo male...anche oggi non mi sento tanto bene(sono l'unica persona al mondo che può prendersi un terribile raffreddore a Giugno?) e quindi non sono tanto convinta di come sia venuto il capitolo. Spero non sia troppo confuso e la fine non sia troppo sdolcinata. Non ho voglia di scrivere,anche se dovevo dirvi qualcosa ma non ricordo più cosa, quindi se avete domande chiedete pure!
Grazie a Just a Little Wizard (ormai recensisce solo lei!) a cui voglio tanto tanto bene perchè riesce sempre a tirarmi su il morale con le sue recensioni!

Grazie a chi legge, segue o preferisce.
Il prossimo capitolo è già in lavorazione, quindi spero di pubblicarlo presto, tra mertedì e mercoledì, ma solo se starò meglio.
Almeno la scuola è finita!! (era ora!!)
A presto (niente baci perchè non vorrei infettarvi XD)

*dD* 
   

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Capitolo 24
*** Halloween ***


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L'estate fuggì definitivamente con la metà di Settembre e l'autunno si trascinò lento e piovoso verso la fine di Ottobre e la chiacchierata festa di Halloween. Con l'avvicinarsi del 31 Ottobre la scuola aveva cominciato a riempirsi di zucche, di pipistrelli e i fantasmi sembravano più “presenti” del solito. Svolazzavano in giro chiacchierando e passavano attraverso agli studenti senza pensarci due volte. Sirius e James in quei due mesi erano già riusciti a farsi mettere in punizione una decina e più di volte, erano stati mandati da Silente un paio di volte («Non è stata colpa nostra signore! Piton è caduto da solo! Sarà scivolato nel fango...»; «Ma signore, noi siamo innocenti! Come avremmo fatto ad appendere Piton al lampadario di Vitious?») per varie marachelle e avevano fatto perdere all'incirca duecento punti a Grifondoro (poi recuperati grazie all'inaspettata abilità di James in Trasfigurazioni, di Sirius in Pozioni e di Remus in...bé quasi tutto), avevano fatto infuriare la Evans più della McGranitt e avevano fatto ridere fino alle lacrime Peter e Sunshine più volte di quante qualcuno potrebbe ricordarne.

La mattina di Halloween, la pioggia cadeva fitta sui prati che circondavano l'enorme castello, il vento soffia furibondo e si infilava nelle stanza facendo rabbrividire gli studenti e cigolare le armature. Quella mattina, stranamente, i quattro primini erano riusciti ad arrivare ad un orario decente alla tavola dei Grifondoro, dove avevano incontrato Sunshine e Lily che rispondevano ad una lettera che la biondina aveva appena ricevuto, come erano solite fare da un mese a quella parte circa. Le due ridevano, leggendo ciò che la sorellina di Sunshine aveva scritto tramite la zia, e scherzavano insieme. In quei mesi avevano stretto ancora di più la loro amicizia e, se molti ne erano felici, dato che le due stavano molto bene insieme e Sunshine raddolciva il carattere acido della rossa, mentre Lily rispondeva sarcastica ai rompiscatole al posto della bionda, chi davvero non approvava erano Sirius e Piton. Il primo perchè Lily sottraeva a lui e a James il tempo che potevano trascorrere con Sunshine e perchè “era sempre tra i piedi”, impedendo loro di fare ancora più disastri (come se quelli che già facevano non fossero stati abbastanza!) e perchè era segretamente geloso della complicità delle due. Sunshine in più si faceva influenzare dall'amica, diventando più rigida con le regole (anche se non alla pari della perfettina Evans) e mettendo il muso quando lui e James tornavano dopo un'allegra scorribanda notturna per i corridoi del castello. Il secondo, anche se i due non l'avrebbero mai ammesso, provava più o meno gli stessi sentimenti: Sunshine gli portava via la sua Lily, gli impediva di stare tutto il tempo possibile da solo con lei e lo costringeva ad andare a chiamare Lily, per passare un po' di tempo insieme, quasi sempre al tavolo dei Grifondoro o fuori dalla loro Sala Comune, mettendolo sotto il tiro di Potter e Black, che non perdevano mai l'occasione di rendergli la vita difficile. Spesso quindi, Severus si ritrovava a lamentarsi con Lily di questo e lei ogni volta gli rispondeva che lui era il suo migliore amico, più anche di Sunshine, che non doveva aver paura di essere sostituito e che era normale che lei avesse amici Grifondoro come lui ne aveva Serpeverde. Severus in realtà non aveva molti amici al di fuori di lei. Certo parlava con i suoi compagni di stanza e passava del tempo con loro, ma non si era mai aperto con nessuno. Nessuno di loro poteva dire di conoscere Severus Piton. Nessuno, al dire il vero, poteva stare con lui e parlargli come Lily. Piton sembrava sempre pronto a chiudersi a riccio e a scappare via, senza dare l'opportunità di avvicinarsi a nessuno.

«Guarda Jamie arriva Mocciosus!» Sirius ghignò, indicando con la forchetta con cui stava mangiando il Serpeverde che si avvicinava. Il cielo plumbeo mostrato dal soffitto incantato della Sala Grande lampeggiò, illuminando stranamente le posate dorate, mentre il ragazzo si avvicinava alla tavola dove i Grifondoro stavano pranzando.

«Guarda Sir!» esclamò di rimando James e, con un movimento perfetto, lanciò un incantesimo di levitazione ad una zucca in un angolo, mandandola a finire in mezzo ai piedi di Piton, che inciampò e cadde lungo disteso a terra. I due Grifondoro si batterono il cinque ridendo e poi ritornarono a mangiare, osservando Lily che si alzava di scatto dal suo posto e si avvicinava all'amico, aiutandolo ad alzarsi, guardando arrabbiata i suoi due compagni di Casa.

«Potter!» ormai i Grifondoro sapevano che quando sentivano quel nome, esclamato da quella voce, si prospettava una bella discussione.

«Dimmi Evans cara!» rispose soave James, mentre la ragazza tornava indietro verso di lui, ignorando Piton che cercava di trattenerla e Sunshine che la chiamava per farla ritornare a sedere.

«Non chiamarmi Evans cara, Potter!»

«Come vuoi tesoro mio!» acconsentì James, sempre con voce dolce.

«E neanche tesoro mio! Per te sono Evans e basta!»

«Ma quante pretese Evans! Comunque che vuoi di bello da me?»

«Da te niente, inutile ammasso di arroganza! Dimmi perchè l'hai fatto!»

«Visto che vuoi qualcosa Evans? Sii coerente! Comunque, fatto cosa?»

«Fatto cosa? Ho visto benissimo che hai fatto levitare quella zucca da lì a lì!» esclamò la rossa, ormai completamente furiosa, indicando i due punti dove c'era prima la zucca e dove era ora.

«Io? Ma cosa dici Evans? Se Mocciosus non sa guardare dove mette i piedi non è mica colpa mia! Se vuole una lezione di portamento però potresti dargliela! Sei sempre così rigida e composta!»

«Io non sono rigida! E non è colpa di Severus! Semmai è tua e del tuo stupido amico!» aggiunse indicando Sirius, che spalancò gli occhi fingendo un'espressione stupefatta e offesa.

«E cosa c'entro io, di grazia? Non puoi sempre mettermi in mezzo, Evans!»

«Tu c'entri sempre Black!»

«Sai cara, quando si è portati per tutto è facile essere antipatici a chi li invidia...»

«SCUSA? Cara? Portati in tutto? Antipatici a chi li invidia? Ma sei pazzo Black?»

«Ovvio che è pazzo! È un Black!» si inserì Piton velenoso, pronto a difendersi e ad aiutare Lily.

«Taci Mocciosus.» lo redarguì aspramente James, consapevole che quello della famiglia era un argomento da evitare se non si voleva far arrabbiare di brutto Sirius. E un Sirius molto molto arrabbiato era altamente sconsigliato per la salute.

«Cosa c'è? A Black non piace che gli si ricordi chi è davvero? Un pazzo Black e in più anche Grifondoro?» Piton ghignò vedendo Sirius farsi più pallido, stringere i pugni e socchiudere gli occhi, cercando di trattenersi dal fare qualcosa come picchiare a sangue il Serpeverde.

«Mocciosus vorrei ricordarti che anche la Evans qui presente e tua amica è una Grifondoro.» suggerì con voce fintamente annoiata James, desideroso di porre fine alla discussione prima che degenerasse in una rissa alla babbana. Piton restò un attimo senza saper cosa rispondere, ma Lily intervenne al suo posto.

«Stai zitto Potter e non...»

«Non cosa Evans? Io non ho fatto niente di male! Tu sei venuta qui ad accusarmi senza prove, il tuo amico insulta Sirius senza una ragione e lo offende e io non ho ancora insultato nessuno, mi sembra. Non hai alcun diritto di dirmi di stare zitto. E adesso lasciaci mangiare in pace.» e con quelle parole James si voltò di nuovo verso il suo piatto e ricominciò a mangiare, mentre Lily e Piton si allontanavano brontolando tra loro e Remus lo guardava stupefatto.

«Che c'è Remmy?» chiese dopo un po' James, accorgendosi dello sguardo dell'altro su di lui.

«Non chiamarmi Remmy...»

«Uffi tutti con questo “non mi chiamare così!” “non mi chiamare colà!” che noia che siete!» si lamentò James, alzando gli occhi al cielo.

«Lasciamo perdere...comunque mi sembra strano che tu abbia rinunciato ad una discussione con Lily e Piton. Di solito non perdi neanche un'occasione! Non che mi dispiaccia, intendiamoci, ma è strano...» si spiegò quello.

«Bè non mi sembrava che sarebbe stata una cosa molto positiva far arrabbiare così tanto Sir da farlo saltare addosso a Mocciosus e farli picchiare alla babbana...e poi non mi piaceva che quel viscido Serpeverde parlasse ancora dei Black! Che ne vuole sapere lui?? Idiota impiccione!» Remus lo guardò ancora più stupefatto.

«E quindi tu hai rinunciato a far infuriare Lily e Piton ancora di più perchè stavano facendo arrabbiare Sirius?» tentò di riassumere. James arrossì leggermente.

«Bè...sì! È il mio amico no?» e detto questo tornò a mangiare. Remus scosse la testa: James sembrava tanto prepotente e vanitoso, ma in realtà era più buono di quanto si potesse immaginare. Ogni giorno, stando vicino a quei ragazzi, si pentiva di non poter essere loro amico come lo erano tra di loro James, Sirius e Sunshine. Avrebbe voluto anche lui qualcuno che lo difendesse, che lo sostenesse, che lo facesse ridere. Ma ogni volta che si avvicinava di più a loro il pensiero della luna piena e della sua “maledizione” lo fermava e lo faceva allontanare. Allora si chiudeva nella sua serietà e nei suoi silenzi per proteggersi da quei sorrisi che lo attiravano fin troppo.

L'ultima ora di lezione quel giorno (Incantesimi) venne seguita ben poco dagli studenti del primo anno, troppo curiosi e ansiosi per la festa che si sarebbe svolta quella sera.

Alle sei e mezza, nel Dormitorio delle ragazze del primo anno c'era il caos. Emmeline, l'unica ragazza con cui Sunshine non aveva quasi mai parlato perchè era timida e si era fatta amiche quasi solo tra le Tassorosso.

«Mary dove sei finita?» gridava Alice, cercando l'amica che avrebbe dovuta aiutarla a scegliere cosa mettere.

«Ali non urlare! Sun aiutami!» urlava Lily, cercando di allacciarsi la cerniera del suo vestito.

«Dove sono le mie scarpe! Non trovo più le mie scarpe!» esclamò in quel momento Mary uscendo dal bagno con l'accappatoio addosso.

«Mary! Aiutami!» la chiamò Alice trascinandola verso il suo armadio.

«Alice, devo prepararmi anche io! Non esisti solo tu!» replicò l'altra, dirigendosi verso il suo armadio. «Non so cosa mettermi dannazione!»

«Mary hai tantissimi vestiti! Deciditi che poi devi aiutare me!» le gridava Alice, le mani tra i capelli, saltellando davanti all'armadio spalancato.

«Sunshine! Dimmi se vado bene così!» chiamò Lily dall'altra parte della stanza.

«Lily basta gridare! Alice se mi aiuti aiuterò te!» strillava Mary.

Nel frattempo gettavano vestiti sul letto, scarpe a terra e elastici e forcine volavano in giro. Seduta sul letto, ancora con la divisa addossi, Sunshine le guardava. Quando però la confusione raggiunse il culmine decise di intervenire.

«BASTA!» gridò. Le altre si fermarono sul posto, finalmente in silenzio. «Bene. Allora, Lils stai benissimo così, non ti agitare. Metti le scarpe, spazzolati i capelli e sei apposto. Mary, vorrei ricordarti che non devi decidere cosa mettere dato che tutte dobbiamo mettere il vestito nero della divisa e il cappello a punta da strega. Mettilo e sistemati i capelli. Le tue scarpe sono sopra il tuo letto. Alice, idem. E se invece di urlarvi a vicenda di non urlare, vi foste preparate senza agitarvi, avreste già finito.» detto questo, si alzò con calma dal suo letto e si diresse verso il suo armadio.

«Scusami? Mi stai dando degli ordini?» la voce offesa di Mary la fermò dopo due passi.

«No, Mary. Ti sto dando dei consigli e ti sto aiutando, mi sembra.» replicò voltandosi.

«Me la cavo benissimo da sola! Non sei la mammina eh! Non comandi tu!»

«Non lo pretendo infatti.» Sunshine non capiva che cosa avesse fatto di sbagliato per far arrabbiare Mary in quel modo.

«”Non lo pretendo infatti!”» le fece il verso l'altra. «Ma ti ascolti? Sei sempre qui a fare la gran donna, a far finta di essere tanto grande! Sei solo ridicola! Non hai il diritto di zittirmi né di dirmi cosa devo fare! Solo perchè vai in giro con Potter e Black, questo non ti da diritto a niente! Non sei più bella, più grande o più intelligente di noi! Hai undici anni come noi e ti comporti come se ne avessi dieci in più! Mi fai pena! Poverini quelli che ti hanno dovuta sopportare a casa per tutto questo tempo! Avrai rovinato loro la vita!» Mary urlava, infuriata, sputando veleno che feriva Sunshine, immobile ad ascoltarla. Lily fece per intervenire in aiuto dell'amica, ma questa la fermò sempre con un gesto della mano. Solo alle ultime parole ebbe una qualche reazione. Avrai rovinato loro la vita.

Hai rovinato la mia vita! Le tue figlie sbagliate mi rovineranno la vita! Come le tue bugie e i tuoi segreti!

Quelle parole, quei ricordi...Sunshine chiuse gli occhi,chiudendo le mani a pugno. Poi fece due passi avanti e si avvicinò a Mary.

«Io non faccio la gran donna. Io non pretendo di dirti cosa fare. Io non mi sento più importante perchè sono amica di James e Sirius. Io non sono ridicola. Io so perfettamente di avere undici anni ma, al contrario di te, sono dovuta maturare prima. Tu non sai niente di me, della mia vita e dalla mia famiglia, quindi taci. Tu mi fai pena! Mi fai pena perchè ti credi importante e non lo sei, perchè ti credi più bella, e non lo sei, perchè ti comporti come una del quarto anno, e non lo sei. Perchè ti trucchi e nessuno se ne accorge. Perchè sbavi dietro a Sirius e lui non sa nemmeno il tuo nome. Mi fai pena, alla fine, perchè non ti accorgi della verità. E mi fai pena perchè sei gelosa e invidiosa di me per un'amicizia su cui io non ho nessun potere. E mi fai pena perchè, nonostante tutto, non sei felice di ciò che hai che, ti assicuro, è tanto.» e con quelle parole, raccolse i suoi vestiti, messi ordinatamente sul letto, il suo cappello e la sua molletta a forma di pipistrello e se ne andò, lasciandosi dietro una Lily arrabbiata, un'Alice stupita e una Mary senza parole.

Si diresse decisa verso il Dormitorio dei ragazzi ed entrò senza bussare, come al solito. In quella stanza regnava, come al solito, il caos più completo, ma almeno i ragazzi erano già pronti e chiacchieravano allegri seduti a terra in mezzo alla stanza.

«Ehilà Sunny!» la salutò James, prima di notare la sua espressione.

«Ma cos'è quella faccia, Raggio di Sole?» chiese preoccupato Sirius.

A quelle prole lei non si trattene più e, lasciate cadere le sue cose sulla soglia, volò tra le braccia di James scoppiando a piangere.

«Ehi ehi ehi...Sunny che è successo?» chiese quello abbracciandola e accarezzandole i capelli.

«Mary.» rispose solo quella, stringendosi a lui.

Sirius strinse pericolosamente gli occhi.

«Quella con i capelli marroni?» chiese, cercando di individuarla.

Sunshine annuì, senza più piangere, staccandosi da James e mettendosi a sedere tra quello e Sirius.

«Bè che ti ha fatto questa Mary?» chiese Remus.

«Si stavano agitando un sacco per la festa di stasera e per decidere cosa mettere. Io le ho zittite dicendo che dovevamo metterci tutte la stessa cosa e di non urlarsi a vicenda di non urlare e lei si è arrabbiata. Mi ha detto che non ho il diritto di dirle di stare zitta, che non sono più importante solo perchè sto con voi, che mi comporto da grande e non lo sono, che le faccio pena e che...le fanno pena quelli che mi hanno dovuta sopportare per tutto questo tempo perchè avrò rovinato loro la vita!» spiegò a testa bassa. Vide le mani di Sirius stringersi a pugno e James irrigidirsi. Raccontò loro cosa le aveva risposto lei, e i due risero, ma si guardavano in modo troppo strano per non farle pensare ce stessero architettando qualcosa. E che per Mary non sarebbe stata una cosa divertente.

«Io non rovino la vita agli altri...» non si seppe trattenere e quella frase le uscì in un mormorio triste. James la strinse contro il suo fianco e rise.

«Come sei stupida Sun! Come faresti tu a rovinare la nostra vita?»

«Non lo so!»

«Appunto Raggio di Sole. Non la rovini.» si inserì Sirius.

«Tu sei speciale, Sunny. Non farti venire questi dubbi ok? E poi, se tu mi rovinassi la vita credi che non te l'avrei detto?» Sunshine rise alle parole di James e si alzò in piedi.

«Grazie Jamie....»

«Vestiti Sun, e andiamo a mangiare! Sto morendo di fame!» la esortò quello e lei corse a prendere i suoi vestiti da terra per portarli in bagno. Poco dopo era pronta. Aveva preso due ciocche di capelli dai lati e le aveva legate dietro la testa con la molletta a forma di pipistrello e aveva il cappello in mano.

«Ok, sono pronta. Andiamo?» disse la ragazza uscendo dal bagno. Colse Sirius e James che borbottavano tra loro e che si zittirono subito appena lei uscì. Oh no, per Mary non sarebbe stata una bella serata! E sinceramente, non gliene importava niente!

Prese a braccetto i suoi due amici e insieme scesero ridendo fino in Sala Grande.

 

**

 

Sirius, James e Sunshine avevano riso per tutta la cena e, suo malgrado, anche Lily era stata trascinata dalle loro chiacchiere buffe e si era ritrovata a ridere con loro. Avevano mangiato di tutto, presi dalle prelibatezze che gli elfi avevano cucinato, e adesso erano seduti ai loro posti, sazi e pieni come uova.

«Bene ragazzi, la festa di stasera per quelli dei primi tre anni sarà solo fino alle dieci intesi? Per gli altri fino a mezzanotte! Divertitevi ma non fate casi-...ehm ehm...troppo caos.» disse Silente, in piedi di fronte a loro. «E ora, che la festa cominci! Buon Halloween a tutti!» e ridendo si risedette. Tutti si alzarono e i tavoli si spostarono lungo le pareti. File di sedie apparvero accanto a questi e una pista da ballo rossa si aprì in mezzo alla stanza. La musica partì poco dopo e subito coppie di ballerini si gettarono a capofitto in danze e piroette.

«Sunny vieni a ballare?» chiese James.

«No no Jamie, io non ci vengo!»

«Allora viene la Evans con me!» e senza aspettare una risposta prese la rossa per un braccio e la trascinò nella mischia. La ragazza ne tornò fuori un attimo dopo con il viso rosso per la rabbia e James la seguì, con lo stampo della sua mano sulla guancia.

Quando Sirius e Sunshine lo videro, scoppiarono a ridere e tutti insieme si sedettero più in là, chiacchierando e commentando i ballerini in pista.

«Chissà se a Mary sarebbe piaciuto!» chiese con un ghigno Sunshine. Gli altri due scoppiarono a ridere di nuovo, pensando alla ragazza che era scappata via dalla Sala dopo numerosi “incidenti” che le erano capitati, con al testa coperta di Pudding.

Quando era entrata nella Sala Grande era inciampata “misteriosamente” cadendo a terra di fronte a tutti. A tavola le erano voltai addosso cibi di ogni genere, il suo bicchiere non voleva saperne di farsi afferrare e il colpo di grazia era stato il Pudding che le si era rovesciato sui capelli.

All'improvviso la canzone cambiò e Sirius la riconobbe.

«Mi piace questa canzone! Vieni!» e afferrata Sunshine la portò in mezzo alla folla che ballava.

«Ma Sir! Io non la so ballare!» protestò quella arrossendo.

«Non importa. Io sì!» e con un sorriso la prese per un fianco e le fece mettere una mano sulla spalla, per poi prenderla per mano. «Non hai mai visto le principesse ballare?» chiese vedendola incerta.

«Certo. Come mai lo sai ballare?» chiese seguendo i passi del valzer che Sirius sembrava conoscere alla perfezione.

«Ogni tanto l'educazione Black è molto utile.» ghignò lui.

Ballavano ridendo e, guardando il sorriso della strega tra le sue braccia, Sirius pensò che non ne aveva mai visto uno più bello. Sunshine era speciale, come aveva detto James, e non aveva rovinato la sua vita, l'aveva resa migliore. Dopo tutto quello che aveva già passato come Black traditore, sapeva cos'era il dolore e, quando James e Sunshine gli avevano detto che la madre di lei era morta, l'aveva sentita ancora più simile e vicina a lui. Aveva sentito che, come lei era stata forte, anche lui avrebbe potuto superare tutto ciò che la sua famiglia gli avrebbe fatto, e come lei, sarebbe andato avanti sorridendo. E lui, in cambio di quell'aiuto che lei inconsapevolmente gli dava, si sarebbe impegnato per vedere sempre quel sorriso, per non farlo mai spegnere dalle lacrime che troppo spesso James le doveva asciugare.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

ecco qui il nuovo capitoletto! Avevo detto tra martedì e mercoledì e infatti sono le dieci e mezza di sera di martedì :) sono brava vero?
Comunque con questo capitolo spero di avervi fatto capire cosa intendevo un po' di tempo fa. È passato più di un mese dalla lezione di Volo e quindi ho riassunto cosa è successo a grandi, grandissime, linee. Vi sembra un metodo decente? Spero che si riesca a capire. È un capitolo enormemente lungo vero? Sono stata davvero brava! Le discussioni di James e Severus continuano ma anche l'amicizia con Sirius è diventata più forte. Si capisce spero... Finalmente anche Sun si è data una mossa e si è tolta quell'aria di timido angioletto per tirare fuori gli artigli! Spero che non vi sembri sbagliata quella discussione per il suo carattere...spero di no! E così anche Just a Little Wizrd potrà insultare un altro po' quella t***a di Mary! Poi però l'ho anche punita. Forse avete notato che ho nominato di sfuggita Emmeline. Ecco, stavo rileggendo i capitoli vecchi e mi sono accorta che nella lettera di inizio anno di Lily l'avevo nominata e poi non l'avevo più tirata fuori, quindi ce l'ho ficcata qui! E spero anche che la fine non sia troppo stucchevole!
Vabbè ho fatto delle note lunghissime...se avete da dire dite pure!
Grazie a Just a Little Wizard che recensisce sempre, a chi segue, preferisce e legge.
Un bacio (adesso che sono quasi guarita posso darvelo!)

*dD* 



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Capitolo 25
*** Le vacanze di Natale (1) ***


 

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 Le Vacanze di Natale (1)

 

 

 

«Nataaaaale!!! Natale Natale Natale!!! Svegliatevi!! Oggi iniziano le vacanze di Natale! Natale!! Finalmente si torna a casa! Nataleeeeeeee!!» le urla di James svegliarono per l'ennesima volta il Dormitorio dei ragazzi del primo anno. Il ragazzo era corso alle finestre e aveva aperto le tende, rivelando una mattina splendida, con il sole pallido che faceva luccicare la neve e gli uccelli che cinguettavano cercando le briciole che le ragazze gettavano dalle finestre per loro.

Dopo aver ammirato, in miracoloso silenzio, quello spettacolo, James corse al letto di Sirius.

«Siiiiiiirius! Alzati alzati alzati! Dai che prima di partire facciamo colazione e usciamo ancora un po' sulla neve! Daaai alzati!!» per tutta risposta ottenne solo un grugnito. Per niente soddisfatto il ragazzo tolse all'amico le coperte con un gesto deciso e lo spinse a terra.

«James!! Lasciami dormire!» ringhiò Sirius, rassegnandosi ormai però ad alzarsi.

«Dai Sir vestiti e scendiamo! Veloce dai!» e, gettati all'amico i vestiti, corse da Remus.

«Rem Rem svegliati! Dai che oggi torni da mammina! Alzati alzati!» gridava, strattonando le coperte trattenute tenacemente dall'altro.

Dopo qualche secondo di lotta però anche Remus si rassegnò e, rabbrividendo, si alzò..per ricadere seduto un secondo dopo, strofinandosi gli occhi.

«Remmy alzati alzati! Voglio andare a riempirvi di neve prima di tornare a casa! Dai dai!»

«Oh, James, lasciaci in pace! Vai a giocare da solo con la neve!» si lamentò Remus, ridistendendosi a letto mentre aspettava che il bagno si liberasse.

«No no no! Io voglio giocare con voi! Dai Peter sveglia sveglia!» urlò nelle orecchie di Peter, l'unico che ancora provava a dormire.

E Frank? Frank dopo metà Novembre aveva rinunciato a vivere tranquillo con quel terremoto e si era fatto spostare, grazie anche a Silente che aveva riconosciuto il suo stato di stress dovuto alla presenza costante di caos in quella stanza quando c'era James, nel Dormitorio di quelli del secondo anno.

«Sirius, muoviti in quel bagno! Devono andarci anche Peter e Remus! Dobbiamo andare dai! Veloci veloci!» James correva per la stanza, recuperando le ultime cose che voleva portare a casa e facendo confusione urlando e cantano canzoni natalizie per essere sicuro che Remus e Peter non tornassero a dormire.

«Sono pronto...» mugolò Sirius uscendo dal bagno, ancora non del tutto sveglio.

«Era ora! Rem vai in bagno veloce che voglio fare colazione e poi andare fuori!»

«Non l'avevo ancora capito...» borbottò sarcastico Remus dirigendosi verso il bagno.

Mezz'ora dopo erano tutti in Sala Comune e aspettavano che una ragazza scendesse per far chiamare Sunshine.

«Basta, mi sono stufato! Adesso vado io!» brontolò James dopo neanche un minuto di attesa e con passo deciso si diresse su per le scale dei dormitori femminili. Peccato che dopo neanche due scalini, questa si trasformò in uno scivolo che lo fece piombare a terra, tra le risate degli altri.

«Non è giusto! Sun può venire da noi quando vuole, perchè io no?» si lamentò James, massaggiandosi il fondoschiena ammaccato. Non si arrese però e, deciso a salire, si sedette sul corrimano.

«Bravo e adesso? Hai intenzione di scivolare in salita sul corrimano?» lo prese in giro Sirius.

«No. Hai ragione, così non va...» disse pensieroso James, guardando le scale che sembravano solide e normalissime. «Trovato!» esclamò dopo un po'.

«Illuminaci!» Remus era particolarmente acido quando veniva svegliato presto, e bruscamente, al mattino. Cioè quasi sempre.

«Salirò camminando con le mani così i gradini non mi riconosceranno!»

«Fatti pagare quando dici una stupidaggine amico! È un consiglio.» rise Sirius, dandogli una pacca sulla spalla e guardando la faccia stupefatta di Remus. Non era ancora abituato alle scempiaggini che potevano uscire dalla bocca di James?

«Uffa mi sembrava una buona idea! Però al dire il vero non so camminare sulle mani...» rifletté James, come se solo quel piccolo particolare gli impedisse di fare ciò che aveva pensato.

«James perchè non scendiamo a fare colazione e aspettiamo in Sala Grande Sunshine?» propose Remus, desideroso di mettere qualcosa sotto i denti. Qualcosa di caldo e cioccolatoso possibilmente.

«Ma no Rem! Chissà quando scenderà quella dormigliona!!» si lamentò James.

«Eddai Jamie, vedrai che arriverà presto. Deve tornare a casa anche lei oggi, quindi vorrà salutarci prima di partire...» cercò di convincerlo anche Sirius con lo stomaco che brontolava.

«Ooook...andiamo giù!» concesse James, allontanandosi a malincuore dalla scala.

Proprio in quel momento però Lily e Sunshine apparvero alla sua sommità, chiacchierando tra loro.

«Visto Jamie? Che ti dicevo?» sussurrò Sirius all'amico, che lo ignorò.

«Buongiorno Sunny! Ciao Evans!» disse invece quello, salutando le due ragazze.

«Jamie! Speravo proprio di incontrarti!» rise Sunshine scendendo di corsa le scale.

«Potter.» borbottò Lily scendendo con lei.

«Venite a giocare un po' sulla neve prima di partire?» chiese James con un enorme sorriso alle due ragazze.

«Non so Jamie...» disse incerta Sunshine. Poi però vedendo l'espressione delusa di lui sorrise «Ok ok! Lils vieni anche tu?» nessuno poteva resistere a quei dolci occhi blu, neanche Lily Evans.

«Va bene Sunny ma avevo promesso a Sev..» acconsentì infatti la rossa.

«Lascia perdere Evans! Invita anche lui! Avrò l'occasione di riempirlo di neve con il tuo permesso!» rise James mentre tutti insieme scendevano verso la Sala Grande.

«Potter non potresti provare a non essere troppo te stesso per una volta?» lo sgridò Lily.

«Ma Evans! Sono così stupendamente e meravigliosamente perfetto!» protestò James.

«Almeno quanto sei modesto Potter!»

Sarebbero andati avanti ancora molto, ma appena videro la Sala Grande rimasero tutti ammutoliti.

A parte le decorazioni mozzafiato (alberi giganteschi meravigliosamente decorati, fiocchi di neve, fatine scintillanti, ghiaccioli...) le tavole erano imbandite d tanti di quei dolci che qualcuno sarebbe potuto inciampare nella mandibola di James caduta a terra per lo stupore o scivolare nel lago di bava che scendeva dalla bocca di Peter.

«Cibo...» articolò James, dirigendosi con aria sognate al tavolo rosso-oro.

«Cioccolata...» sussurrò Remus guardando con gli occhi che brillavano tutta quella che vedeva.

«Oooh...» mormorò Peter, incapace anche solo di emettere un suono di senso compiuto.

«Penosi.» disse secca Lily.

«Disgustosi!» le diede man forte Sunshine.

«Assolutamente ridicoli!» rise Sirius, guardando i tre.

«Mi fate schifo.» Tutti e sei si girarono verso la nuova voce. Jared McCroy era dietro di loro e li guardava con disprezzo.

«Zitto idiota e vai a sederti con i tuoi viscidi compari!» lo aggredì Sirius. I rapporti tra loro non si erano pacificati, no no.

«Cosa c'è Black? Sei agitato per la calorosa accoglienza che riceverai oggi a casa? Scommetto che non vedrai la luce del sole fino a quando non ritornerai qui! E che tua madre si sta già affilando la bacchetta, pronta per te!» lo provocò l'altro. Soddisfatto del lampo di paura e tristezza passato negli occhi di Sirius, si voltò e se ne andò verso il tavolo dei Serpeverde.

Facendo finta di niente però, i Grifondoro si diressero al loro tavolo e cominciarono a chiacchierare allegri, tranne Sirius che invece se ne stava seduto in silenzio e mangiava quello che trovava davanti al suo piatto senza gustarlo davvero.

«Sir?» lo chiamò Sunshine. Lui alzò lo sguardo e la vide sorridere. «Ricordati quello che ho detto ieri sera...» mormorò la ragazza, per poi tornare a mangiare, chiacchierando con Lily.

Sirius ripensò alla sera prima.

 

Gli altri erano andati a letto da un pezzo, ma lui non riusciva a dormire. Si rigirava nelle lenzuola, pensando al ritorno a casa che lo aspettava il giorno seguente. Ad un certo punto scostò con rabbia le coperte e decise di scendere in Sala Comune. Si sedette davanti al fuoco, come al solito, e si perse tra le sue fiamme guizzanti, cercando semplicemente di non pensare. Dopo un tempo indeterminato una mano lo aveva scosso, risvegliandolo dallo stato di dormiveglia in cui era caduto. Sunshine era accovacciata vicino a lui e lo guardava.

«Ehilà Sun...che fai qui?» chiese, asciugandosi le lacrime che gli erano cadute senza che lui se ne accorgesse.

«Niente di che...non riuscivo a dormire e sono scesa...e ti ho visto. Tu invece?» rispose lei, accoccolandosi vicino a lui.

«Anche io non riuscivo a dormire...» disse laconico lui.

«Che cosa ti preoccupa Sir? Me lo vuoi dire?» chiese lei, senza farsi imbrogliare dal finto sorriso che il ragazzo le aveva lanciato. Sirius pensò di non risponderle, ma poi cambiò idea.

«Che cosa mi aspetterà a casa Raggio di Sole? Mia madre e mio padre mi odiano, mio fratello non ha il coraggio di opporsi a loro...Tu non sai di cosa è capace mia madre...non si limiterà a chiudermi in camera per tutte le vacanze. Usa la magia lei. Per punire, per ferire. Per vendicarsi dell'onore che ho buttato nel fango. E se non mi facesse più tornare? E se mi sequestrasse tutte le cose di scuola e non mi facesse più uscire per non dover mostrare in giro che traditore sono?» la sua voce era solo un sussurro.

«Sir...Sir guardami.» aspettò che lui alzasse i suoi occhi tristi su di lei prima di continuare. «Sir, hai ragione. Io non so cosa ti aspetta a casa, non so com'è tua madre. Non so niente di tutto questo. Ma c'è una cosa che so: noi ti aspetteremo. E, se non farai cose stupide, tua madre dovrà lasciarti andare. Noi ti vogliamo bene, Sir, per quello che sei. Sei simpatico, sei testardo, sei coraggioso, sei spericolato, sei immaturo, sei un combinaguai, sei provocatore, sei attaccabrighe, sei dannatamente infantile, sei un amico fantastico. Non aver paura di loro Sir. Se le loro parole non ti interessano, non ti toccheranno. Ma non provocarla. E quando parlerai con tuo fratello vedrai che capirà che tu sei quello di prima. E comunque, se anche dovesse rimanere il bambino sottomesso alle idee dei tuoi, hai noi. Hai James, hai me. Noi ci saremo ok? Non pensare mai che dovrai passare tutto questo da solo.» aveva parlato con voce decisa e dolce e mai a Sirius era sembrata più forte e grande di così. E aveva dannatamente ragione. Quella che lo aspettava non era del tutto la sua famiglia. Lì avrebbe avuto qualcuno che l'avrebbe aspettato e lo avrebbe sostenuto, anche da lontano.

«Grazie Raggio di Sole. Come faremmo noi senza le chiacchierate notturne?» chiese per rompere quell'atmosfera troppo seria e dolce per lui.

«Come fareste voi senza di ME!» rise Sunshine, dandogli una spinta.

«Oh-oh! Stai diventando feroce!» la prese in giro Sirius.

«Non è vero!»

 

«Ehi Sirius dormi?» la voce di James lo distrasse dai suoi pensieri.

«Colpa tua che mi svegli presto! Che c'è?»

«Andiamo fuori sulla neve! Vieni?» si potevano quasi vedere le stelline negli occhi di James, neanche fosse la prima volta che uscivano a giocare con la neve!!

«Vengo vengo...viene anche Mocciosus?»

«Pare di sì...» i due amici si guardarono con un ghigno diabolico stampato sulla faccia.

«Non siate cattivi!» li rimproverò Sunshine che li aveva sentiti.

«Certo che no mammina! Per chi ci hai presi?» disse facendo la faccia offesa James.

«Davvero! Fate i bravi!» e con uno sguardo di ammonimento Sunshine seguì Lily fuori dal portone.

Appena fuori James e Sirius cominciarono a bersagliare tutti con le palle di neve e ben presto si scatenò una furiosa battaglia che sarebbe andata aventi a lungo,facendo perdere loro il treno,se la McGranitt non avesse messo proprio in quel momento la testa fuori da portone beccandosi una palla di neve proprio in testa.

«Ragazzi! Non dovete partire voi? Andate subito a mettervi qualcosa di asciutto e a prepararvi! E dieci punti in meno a Grifondoro! Sì Black, ho visto che è stato lei ha tirare questa neve! Filate dentro subito!» così, con le guance rosse e i sorrisi sulle labbra (anche Mocciosus mostrava un sorrisino stiracchiato) i ragazzi rientrarono per prepararsi. Mezz'ora dopo erano in un vagone del treno, diretti a Londra.

Per tutto il viaggio James non si zittì un attimo: era tutto intento a descrivere con molti particolari cosa avrebbe fatto nei giorni a casa, chi avrebbe visto, cosa avrebbe mangiato, cosa avrebbe voluto ricevere di regalo....senza un attimo di pausa.

Sunshine sorrideva, contenta di tornare a casa.

Remus altrettanto, e la felicità lo rendeva più loquace del solito, facendolo intervenire spesso nella conversazione, ridere e scherzare.

Peter mangiava. Mangiò per tutto il viaggio, dicendo che l'ansia e la felicità gli mettevano fame.

Lily e Severus se n'erano spariti in uno scompartimento tutto per loro.

Sirius si incupiva ad ogni minuto che passava, diventava più triste ad ogni parola allegra di James e si sforzava di sorridere sempre di più, per non mostrare cosa davvero aveva dentro.

Quando arrivarono alla stazione, gli altri si affrettarono a raccogliere le loro cose e a precipitarsi fuori dal treno. Lui prese con calma le sue cose e scese con altrettanta lentezza dal treno. Si guardò attorno.

Remus era tra le braccia di sua madre e suo padre gli accarezzava i capelli.

James parlava allegro con suo padre mentre sua madre lo guardava sorridendo, stringendoselo al petto.

Peter se ne stava andando, mentre una donna lo teneva per mano e gli parlava, chinata verso di lui.

La Evans parlava con una donna che doveva essere sua madre e indicava Severus, probabilmente chiedendo se poteva andare a casa con lei dato che non c'era nessuno ad aspettarlo.

Sunshine si guardava attorno, alla ricerca di qualcuno. All'improvviso un grido la fece voltare.

«Suuuuunnnyyyyyyyyyyyy!!!!!!!» una bambina che le assomigliava tantissimo, ma in miniatura, le correva incontro, con un enorme sorriso sulle labbra.

«Cucciola mia!» gridò Sunshine, lasciando cadere le sue cose e allargando le braccia. Sua sorella le si buttò contro e le due si abbracciarono forte forte, sorridendosi, mentre Sunshine baciava ripetutamente i capelli chiari della sorellina.

«Amore, mi sei mancata tantissimissimissimissimo!» le sussurrò.

«Anche tu, Sunny!» le rispose l'altra.

Sirius le avrebbe guardate per sempre. Ma purtroppo poco lontano scorse il capo bitorzoluto di Kreacher. Certo, sua madre non si degnava neanche di andarlo a prendere! No, mandava l'elfo domestico! Si diresse verso di lui con la testa bassa.

All'improvviso si sentì afferrare per un braccio e si trovò tra le braccia di Sunshine che lo stringeva.

«Non farti mettere troppo sotto, Sir. Ma non dar loro una scusa per punirti più di quello che già non faranno. Buon Natale.» e con un ultimo bacio sulla guancia, la ragazza lo lasciò andare, tornando dalla sorellina e prendendola in braccio, diretta verso una donna che probabilmente era sua zia.

«Ehi Sir!» lo chiamò in quel momento la voce di James. Sirius si voltò verso l'amico che gli sorrideva. «Non farti sequestrare il gufo!» e con un ultimo cenno di saluto si smaterializzò, attaccato al braccio del padre.

Salutato da lontano anche Remus, Sirius si arrese all'idea di dover davvero tornare a casa.

«Buongiorno padroncino Sirius!» lo accolse con un ghigno sinistro l'elfo domestico, inchinandosi fino a terra.

«Kreacher. Andiamo?» chiese lui senza guardarlo, osservando invece Narcissa che salutava sua madre e suo padre che lo indicavano.

«Immediatamente padroncino! Abbiamo fatto aspettare la signora sua madre fin troppo!» e afferratolo, si smaterializzò.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ecco qui il nuovo capitolo! Volevo pubblicarlo ieri ma alla fine ho passato tutta la giornata al mare (*w*) e quindi non avevo il pc...oggi sono tornata e ne ho approfittato per rileggere il capitolo e pubblicarlo. Allora che ne dite, vi piace? Mi sembra strano scrivere della neve a Giugno e quindi non so quanto bene mi è venuto...spero si capisca tutto. Ho deciso di dividere l'inizio delle vacanze dal ritorno di Sir a casa (descriverò a grandi linee solo le sue vacanze perchè altrimenti la cosa diventa ripetitiva e le sue mi sembravano le più interessanti...) perchè altrimenti veniva un capitolo chilometrico e non mi piaceva. La scena di Sun con la sua sorellina è quella che facciamo ogni volta io e la mia sorellina (ha quattro anni e è il mio amore cucciolo...bella lei <3) quando non ci vediamo anche solo per tutta la mattina, immaginate quando sono via per qualche giorno, magari in gita! XD
Spero non vi sembri troppo frignone Sir, ma dovete capire che ha paura e è triste di non poter avere delle vacanze felici come quelle degli altri!
Grazie come sempre a Just a Little Wizard che recensisce e aspetta (almeno lei!) i miei capitoli!
A presto

*dD*

Ps: tutte e due le foto sono di Taylor Momsen a due età diverse ma mi sembravano appropriate :)


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Capitolo 26
*** Le vacanze di Natale (2) ***


 
 

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Le Vacanze di Natale (2)

 

 

 

 

«Non voglio vederlo prima che si sia lavato e cambiato da quei sudici vestiti che ha indossato nella sua sudicia Sala Comune! Kreacher portalo subito via!» la voce di sua madre raggiunse Sirius appena si smaterializzarono a Grimmauld Place. Non fece quasi neanche in tempo a guardarsi attorno che l'elfo domestico lo trascinò in bagno. Intimandogli di essere veloce, lo fece lavare e indossare vestiti puliti da “damerino inglese” come voleva sua madre. Odiava quei vestiti. Lo facevano sentire impacciato e stupido. Appena fu pronto Kreacher lo mandò da sua madre, nella Sala dell'Arazzo.

Quando entrò lei era di spalle, che guardava con insistenza una parte dell'enorme albero genealogico che occupava tutte e quattro le pareti della stanza. Suo padre era vicino all'unica finestra, intento a guardare fuori. Nessuno dei de si voltò quando lui entrò. Con la coda dell'occhio Sirius vide sparire suo fratello da un'altra porta. Nessuno aveva dato segno di averlo visto o sentito. Non poteva, e non voleva, aspettare. Non voleva rimandare quella cosa. E sapeva che sua madre voleva che cominciasse lui.

«Salve madre. Salve padre.» salutò piano, guardandoli. Entrambi si voltarono verso di lui. Suo padre per un attimo sembrò quasi felice di vederlo, ma poi assunse di nuovo un'espressione severa di disgusto. Sua madre invece prima lo guardò con indifferenza, come avrebbe guardato un oggetto neanche molto bello, poi nei suoi occhi apparve tanto odio e ribrezzo che Sirius fu quasi tentato di abbassare lo sguardo e andare via.

«Sirius. Sei arrivato finalmente, ci hai messo più tempo del previsto. Perchè?» Sirius sospirò interiormente di sollievo a quelle parole dato che, vista la sua espressione, si sarebbe aspettato molto peggio da Walburga.

«Mi dispiace madre, ma io ho fatto più in fretta che ho potuto.» si scusò Sirius, sperando che sua madre non potesse accorgersi dai suoi occhi che era una bugia.

«Lo dubito.» disse fredda lei. Almeno non aveva ancora alzato la bacchetta. «Dimmi dei tuoi amici. Kreacher mi ha detto che due ragazzi ti hanno salutato.» Brutto spione! Stare zitto no? Sirius stava per rispondere con rabbia quando si ricordò dell'avvertimento di Sun: Non farti mettere troppo sotto, Sir. Ma non dar loro una scusa per punirti più di quello che già non faranno”

«Allora? Quanti sono?» lo esortò sua madre come se gli stesse chiedendo quanti vermi aveva trovato nel cibo.

«Quattro madre.» rispose neutro lui. “Fa che non mi chieda i nomi!” pensava intanto.

«Stato di Sangue?» ecco a cosa interessava a lei! Solo il sangue! Sangue sangue e basta!

«Due purosangue e due mezzosangue.» sua madre storse la bocca a quelle parole.

«Orion...» chiamò, voltandosi verso il marito, con un'espressione sofferente come se Sirius le avesse dato un pugno nello stomaco. «Orion, vedi come siamo caduti in basso? Costretti a interrogarlo sui suoi sporchi amici! Perchè mai dovremmo farlo tornare là? Lo inquinerebbero solo!» disse con voce lamentosa, ma ancora fredda. Sembrava quasi stese recitando qualcosa che aveva imparato a memoria. E forse era così. Sirius sapeva di non dover rispondere e si morse la lingua per non parlare quando lei chiamò i suoi amici “sporchi amici”, ma quando lei pose quella finta domanda, quando finse di chiedersi se non sarebbe stato meglio tenerlo a casa, scoppiò, dimenticandosi delle parole di Sunshine.

«NO!» gridò. I due si volarono verso di lui, un po' sorpresi che lui avesse finalmente reagito. «Voi non mi impedirete di tornare a Hogwarts! Non lo farete!» appena pronunciò quelle parole, si diede dello stupido. “Ecco, bravo Sirius, hai detto proprio quello che volevano sentire!” si disse. Infatti, a quelle parole, sua madre aveva stretto gli occhi, come un gatto che finalmente vede l'uccellino cadere in trappola, e con un lampo di rabbia estrasse la bacchetta dalla veste. Se la girellò per un attimo tra le dita e poi parlò ancora, la voce non più impassibile, ma incrinata dalla rabbia e dalla furia.

«No? Non osare parlarmi così traditore! Tu non hai potere su niente! E se parlerai ancora una volta sarò costretta a punirti.

Sirius sentiva la rabbia agitarsi in gola, sentiva le parole che premevano per uscire, e decise di mandare al diavolo il buonsenso. Parlò.

«Io ho ancora il potere sulla mia vita madre! O avete intenzione di uccidermi? Voi, sempre così attenta al sangue, non riuscite a vedere che io non sono così! Volevate una pecora nera? Eccomi! Io sto bene a Grifondoro! Io ho finalmente trovato qualcuno che mi vuole bene e basta! A cui non interessa se sono purosangue, se sono nobile, se sono il primogenito dei Black! E voi non mi toglierete tutto questo!» si accorse che le lacrime avevano cominciato a scorrere sulle sue guance solo quando sua madre allungò una mano e ne raccolse una. Per un attimo Sirius pensò, illuso, di aver smosso qualcosa in quel cuore di pietra. Sbagliato. Sua madre portò indietro la mano e subito dopo gli tirò uno schiaffo, cogliendolo di sorpresa e facendolo indietreggiare di qualche passo.

«Tu, inutile e traditore di un ragazzino, non hai il diritto di parlarmi così! Ti avevo avvertito!» e sollevata la bacchetta, lo guardò negli occhi, prima di lanciare l'incantesimo, sicura di vederci la paura. Quello che vide invece la bloccò per un istante ancora, la bacchetta sollevata, la bocca già semiaperta per pronunciare la maledizione. Perchè negli occhi grigio-azzurri di Sirius non c'era paura. C'era rabbia, c'era dolore, c'era coraggio, c'era sfida, c'era volontà di non chinare la testa. E questo le fece paura. Perchè se poteva controllare chi aveva paura di lei, non poteva invece con chi si ribellava. Questo pensiero le ridiede convinzione, decisa a piegare, o a spezzare, quel figlio troppo sbagliato.

«CRUCIO!» gridò, mettendo in quella parola tutti i sentimenti, la rabbia, il disprezzo, la furia, la paura, la consapevolezza di aver perso definitivamente quel figlio.

Quando l'incantesimo lo colpì, Sirius boccheggiò. Sua madre l'aveva punito già molte volte, ma mai così. Deciso a non abbassare la testa, si appoggiò alla parete dietro di lui, sentendosi bruciare dentro, come se qualcuno gli stesse passando un fiammifero acceso su ogni cellula del corpo. Ma non cadde.

«CRUCIO!» il dolore crebbe, facendolo piegare in due, facendo spuntare nuove lacrime, ma non gli fece abbassare lo sguardo. Con gli occhi appannati dalle lacrime, Sirius continuò a fissare con rabbia quella donna che non voleva chiamare madre.

«CRUCIO!» ancora dolore. Dolore dolore e dolore ancora. Non c'era spazio per nient'altro che non fosse la rabbia e il dolore nella sua testa. E poi due occhi blu. Un sorriso. Capelli biondi e lisci come spighe di grano. “Raggio di Sole!” chiamò nella sua testa. “Noi ti vogliamo bene, Sir, per quello che sei.” “Noi ci saremo ok?”

All'improvviso il dolore cessò. Sirius si accorse di essere caduto in ginocchio. Sua madre lo guardava dall'alto, i lunghi capelli neri legati in uno chignon, la bacchetta in mano, gli occhi pieni di trionfo. Guardava soddisfatta i capelli spettinati, le lacrime che erano cadute a terra e i graffi sulle mani che si era fatto da solo. Ma appena lui alzò gli occhi su di lei, il trionfo scomparve. Perchè quella rabbia, quella forza, quel coraggio,quella ribellione, non erano spariti.

 

**

 

Erano le cinque di mattina del giorno di Natale. Sirius non sapeva nemmeno perchè fosse sveglio a quell'ora ma tanto non aveva niente di meglio da fare che stare a letto tutto il giorno. Da quando era arrivato a casa, non era uscito dalla sua camera, se non per andare in bagno. Sua madre non glielo aveva detto esplicitamente, ma Kreacher gli aveva fatto capire che non lo voleva vedere.

All'improvviso, sentì un leggero bussare alla porta. Ecco cosa lo aveva svegliato! Con passo felpato si avvicinò all'uscio e guardò dal buco della serratura. Buio. Sirius prese un respiro e aprì la porta.

«Sir! Finalmente mi hai aperto! Avevo paura di dover passare tutto il Natale fuori dalla tua porta! » Sirius guardò Regulus stranito. Suo fratello era in pigiama, con un grosso pacchetto tra le mani e gli sorrideva. Sirius si spostò e lo fece entrare nella sua camera. Subito Regulus si affrettò a richiudere la porta senza far rumore e si andò a sedere sul letto ancora caldo di Sirius.

«Bè buongiorno Reg! Che cosa fai qui a quest'ora?» chiese incuriosito Sirius, stando attento a tenere la voce bassa e sedendosi a sua volta sul letto.

«Non ti sei fatto vedere da quando sei arrivato e immaginavo che anche oggi non sarebbe stato diverso. E volevo darti il mio regalo!» spiegò con semplicità Regulus. Sirius sorrise.

«Bè grazie allora! Anche io ho una cosa per te!» e dicendo quello il ragazzo si sporse sotto il letto, per poi allungare un pacchetto al fratello.

«E come hai fatto a prenderlo Sir?» chiese sospettoso Regulus.

«Non ho fatto assolutamente niente di male! Fidati...» lo rassicurò Sirius, ricordandosi il suo astuto piano per compare i regali.

 

Mancava qualche settimana a Natale e lui era ben deciso a comprare i regali per i suoi amici e per suo fratello, come minimo. Ci aveva pensato per giorni, dato che non poteva uscire di scuola e di sicuro non poteva chiedere un favore a Narcissa. Alla fine, il colpo di genio.

«Kreacher!» aveva chiamato una volta che si era trovato da solo in camera. Subito l'elfo domestico era apparso davanti a lui, con la sua federa sporca.

«Il padroncino ha chiamato Kreacher?» aveva chiesto con un inchino.

«Sì. Voglio che tu vada a comprare le cose che sono scritte in questa lista» aveva detto porgendogli un foglio «Voglio che tu faccia fare dei pacchetti. E voglio che nessuno, neanche mia madre o mio padre ne sappia niente. Non puoi dirglielo, scriverlo, né farlo capire in nessun modo, capito? Devi comprare esattamente quello che c'è scritto nella lista, niente di più e niente di meno. Non devi farti scoprire. Quando hai comprato tutti con i soldi che ti darò e che userai esclusivamente per questo, riportandomi ciò che ti avanzerà, metterai i regali per i miei genitori e Regulus sotto il mio letto a Grimmauld Place, facendo in modo che nessuno li scopra accidentalmente, e tutto il resto me lo riporterai qui. Hai capito tutto?» aveva ordinato, cercando di evitare che qualcuno lo venisse a sapere in alcun modo.

L'elfo domestico aveva annuito, per niente soddisfatto perchè Sirius sembrava aver pensato a tutto,e, raccolta la borsa delle monete e la lista era sparito con un sonoro schiocco.

Era tornato qualche ora dopo, riportandogli il denaro avanzato, la lista e quattro pacchetti.

 

«Ne sei sicuro Sir?» chiese incerto Regulus, guardando la sua espressione palesemente soddisfatta.

«Assolutamente!» confermò i fratello. Finalmente rassicurato, Regulus cominciò a scartare il regalo.

«Quanti dolci! E questi sono...boccini di zucchero? E questi...manici di scopa di cioccolato? E queste..sono davvero riviste di Quidditch fatte di caramella?» chiedeva entusiasta man mano che estraeva i sacchettini di dolci dalla scatola. Sirius annuiva e sorrideva, felice che il suo regalo fosse piaciuto. Sapeva che Regulus adorava il Quidditch ma che Walburga non lo lasciava giocare dicendo che era troppo pericoloso per un bambino come lui.

«In attesa del tuo manico di scopa e dei boccini che prenderai fratello.» gli disse sorridendo. Regulus ridacchiò e poi, sorprendendo entrambi, lo abbracciò.

«Grazie Sirius! Mi sei mancato...» sussurrò arrossendo.

«Anche tu piccoletto...» borbottò di rimando Sirius, staccandoselo subito dopo di dosso.

Poi però, adocchiò il pacchetto che Regulus aveva accanto e sorrise di nuovo.

«Tieni Sir! E buon Natale!» disse il fratello, vedendo la sua occhiata curiosa.

«Ma questa è...» sussurrò meravigliato Sirius, scartando il regalo.

«Esattamente!» rise felice Regulus. «Mi ha accompagnato papà a prenderlo...»

«Ma..è meravigliosa! Grazie Reg!» sorrise felice Sirius. Forse quel Natale non faceva schifo come sembrava. Scoccò un sorriso a Regulus, che ridendo, si alzò per tornare nella sua camera.

«Reg...» lo chiamò indietro Sirius.

«Dimmi.»

«Cerca di scappare dopo il pranzo e vieni qui. Ti racconterò qualche cosa di Hogwarts se ti va!» disse Sirius, sicuro di far felice il fratellino. Infatti il sorriso dell'altro si allargò e nei suoi occhi si accese una scintilla di curiosità ed eccitazione.

«Verrò sicuramente Sir!» e detto questo se ne andò.

Soddisfatto, Sirius raccolse dal letto il suo regalo, e decise di provarlo subito.

Non aveva niente di bello, in quella stanza, ma quelle carte colorate e strappate sul letto meritavano decisamente una foto.*

 

-Fine Capitolo-

 

 

*Non chiedetemi come mi è saltato in mente di fare un Sirius a cui piace fare fotografie perchè come al solito non lo so. Non so neanche se dopo lo userò, ma mi piaceva così. Me lo immagino con la sua bella macchina fotografica magica in mano a far foto in giro per il castello XD

 

Spazio dell'Autrice

E in tempi record ecco il nuovo capitolo! Spero di non esserci andata giù troppo pesante con il sadismo di Walburga all'inizio. E di non essere stata troppo dolce con Reg dopo. È un capitolo un po' corto ma mi posso giustificare dicendo che è “profondo” ( se certo! -.-”) comunque dato che ho già iniziato a scrivere il prossimo suppongo che pubblicherò presto. Io mi sono sempre chiesta come facessero a comprare i regali quelli dei primi anni e quindi ho fatto trovare questo modo a Sirius, spero non sia troppo inverosimile e si capisca.
Grazie a Just a Little Wizard (sbizzarrisciti pure con gli insulti per Walby, so che lo farai!) e a Kira_Iris che hanno recensito!
Se ci sono cose poco chiare ditemelo perchè non sono convinta di tutto.
A presto

*dD*


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Capitolo 27
*** Lettere, regali di Natale e ricordi... ***


 

 

Lettere, regali di Natale e ricordi...

 

 

Caro Sirius,

come va? Ok forse non è proprio una domanda intelligente, vista la tua famiglia, ma spero che le cose non vadano troppo male. Le mie vacanze non sono troppo male, ma mi annoio un po'. Non pensavo che l'avrei detto, ma il casino che fate tu e James mi manca.

Spero che il regalo ti piaccia, anche se è banale, ma l'importante è il pensiero no?
A sì, prima che mi dimentichi, grazie mille per il libro sui vampiri, mi divertirò a leggerlo!

Non vedo l'ora di tornare a Hogwarts

Remus

 

La lettera di Remus era stata la prima ad arrivare quella mattina e il suo regalo giaceva ancora incartato sul letto. Sirius era rimasto troppo felice che i suoi amici non si fossero dimenticati di lui, tanto che non gli importava nemmeno troppo cosa ci sarebbe stato nel pacchetto.

Sorrideva, ricordando quando Remus aveva finalmente deciso di non rifiutare la loro amicizia.

 

«Corri Sir corri! Se ci becca Pringle siamo morti questa volta!» James correva, incitando anche l'altro a fare altrettanto, che però rimaneva indietro di continuo, troppo concentrato a ridere come un pazzo. All'improvviso, gli occhi pieni di lacrime dal gran ridere, Sirius non aveva visto un piccolo gradino e era inciampato addosso a James, facendolo franare a terra. Purtroppo però, nella caduta, si erano trascinati dietro anche un ragazzo che stava uscendo proprio in quel momento dalla porta lì affianco.

«Oh ciao Rem che fai qui?» aveva chiesto tra nuove risate Sirius, senza accennare ad alzarsi.

«Sirius togliti! Mi stai spiaccicando!» aveva esclamato invece James, cercando di scrollarsi l'amico di dosso.

«Toglietevi tutti e due! È mai possibile che io debba sempre finire in mezzo ai vostri guai?» aveva ruggito Remus da sotto il mucchio.

Proprio in quel momento avevano sentito i passi pesanti del custode che avanzava ansimando. Girando l'angolo, l'uomo li aveva visti e aveva ghignato soddisfatto.

«Vi ho presi! E abbiamo anche un complice qui!» aveva esclamato avvicinandosi ancora.

«Io non c'entro nulla!» aveva protestato Remus, ma il custode non aveva voluto sentire ragioni.

Dopo averli trascinati tutti e tre dalla McGranitt, il custode li aveva fatti mettere in punizione.

All'inizio, mentre tutti e tre ordinavano gli archivi della biblioteca, gettando i fogli con permessi finiti e ormai inutili, Remus non aveva detto una sola parola, offeso e arrabbiato perchè la professoressa aveva tolto a tutti e tre venti punti a testa e li aveva messi in punizione.

«Si può almeno sapere che avete combinato questa volta?» era sbottato dopo un po'.

Gli altri due si erano guardati e erano di nuovo scoppiati a ridere.

«Questa volta è stato geniale Jamie, ammettilo! Rovesciare una pozione restringente sulla porta del corridoio che porta ai dormitori di Serpeverde è stato fantastico! Remus, dovevi vedere le loro facce quando hanno provato ad entrare per la porta che si era tutta rimpicciolita! Uno si è addirittura incastrato! E poi quando abbiamo versato il rimanente proprio sulla sedia dove era seduto Pringle? Bellissimo!» ed entrambi erano tornati a sghignazzare, fieri dei guai che combinavano. Entrambi però si erano fermati quando avevano visto un ghigno farsi strada anche sul viso di Remus.

«Rem?» aveva chiesto quasi spaventato Sirius.

Per tutta risposta quello era scoppiato a ridere come un matto.

«Remus, così mi spaventi!» aveva esclamato James, guardandolo con gli occhi spalancati e arretrando di qualche passo.

«Dev'essere stato buffissimo!già solo immaginare le loro facce....e..ahahah!!!» aveva continuato a ridere Remus, infischiandosene delle loro facce stupefatte: per troppo tempo era riuscito aresistere, a restare serio, a guardarli male a ogni birichinata, ora non ce la faceva più. E allora rideva, lasciando cadere la sua maschera di serio e secchione.

«Alleluja!» aveva gridato dopo qualche attimo James, alzando le mani al cielo.

«Sei impazzito anche tu per caso?» aveva domandato preoccupato Sirius, allontanandosi da entrambi come se fossero malati contagiosi.

«Finalmente abbiamo tirato fuori il vero Remus! Altro che bacchettone serio e studioso! Sei un grande! Faremo grandi cose insieme!» e tutti e tre avevano riso. Avevano passato tutta la punizione ridendo tra loro e ricordando vecchi scherzi.

Forse quel giorno Remus aveva perso quella poca sanità mentale che aveva, ma in compenso aveva trovato James e Sirius, che erano decisamente molto meglio.

 

Ridendo ancora al ricordo, Sirius scartò il pacchetto, trovandoci dentro un maglione nero, morbido e caldo, con una sciarpa e dei guanti sempre di lana, ma questa volta rossi. Non troppo originale (ma del resto che c'era da aspettarsi da Remus?), ma Sirius li apprezzò. Bastava il pensiero, come aveva detto lo stesso Remus.

Proprio in quel momento un grosso gufo reale picchiettò contro il vetro. Il ragazzo aprì la finestra e lo fece entrare, per poi liberarlo dalla lettera e dal grosso pacco che trasportava.

 

Caro Sirius,

ciao! Come va? Spero meglio di quello che ti aspettavi, e spero che questa lettera ti solleverà il morale, come le cose nel pacco.

Lì a Londra c'è la neve? Qui sì, tantissima, e ci ho giocato un sacco, ma mi manchi amico! E non posso nemmeno fare magie! Che noia mortale dover lanciare con le mani le palle di neve invece che con la magia! Remus mi ha detto che ti scriverà e anche Sunny quindi aspettati anche una loro lettera. Hai visto, non ti abbiamo abbandonato! Spero che tu possa rispondermi!

Ci vediamo a Hogwarts

James

 

PS: grazie per quelle riviste sul Quidditch, le adoro!

 

Sirius sorrise ancora, quella giornata era cominciata davvero bene! E scoppiò a ridere quando vide la quantità di scherzi e dolci magici che James gli aveva regalato.

«Ci divertiremo a Hogwarts amico, non sai quanto!» sussurrò tra sé, felice al solo pensiero.

Stava per cominciare a rispondere sia a James che a Remus quando un barbagianni volò nella stanza dalla finestra lasciata aperta.

«Chi abbiamo qui? Un'altra lettera e un regalo! Che bellezza!» disse tra sé staccandoli dalle zampe dell'uccello, che riprese subito il volo.

 

Caro Sirius,

grazie mille per il tuo regalo! Ma ora spiegami, come hai fatto a comprarmi quel gattino senza uscire da scuola e poi a tenerlo vivo fino ad adesso? Comunque è bellissimo! Amo i gatti, tranne Napoleone, ma lui è terribile! Spero che anche il mio regalo ti piaccia.

Tu come stai? Spero che tua mamma non ti abbia maltrattato troppo, ma sono sicura che ti riprenderai appena arriverai a scuola con James. Ho saputo che ti ha regalato una scatola di scherzi magici e non voglio nemmeno immaginare che cosa ne farete!

Le mie vacanze non stanno andando male, ma non vedo l'ora di tornare a Hogwarts! Tu, Lils e Jamie mi mancate.

Spero che non avrai problemi a tornare a scuola, ti voglio bene

Sunshine

 

Nel pacchetto c'era una bel libro illustrato di...favole babbane?

Cenerentola, la Bella Addormentata nel Bosco...ma chi diavolo erano? E quanti anni credeva che avesse? Aprì la prima pagina e ci trovò un altro bigliettino.

 

Lo so cosa stai pensando, che sono favole da bambini, che non ti interessano e blablabla, ma leggile e fidati di me. Ti piaceranno.

Sunny

 

Sapeva perchè glielo aveva regalato! Ricordava ancora la discussione che avevano avuto sulle favole magiche e babbane e lei aveva dichiarato che non poteva rimanere tanto ignorante. Non si era rimangiata la parola allora!

Dentro al pacchetto però trovò anche un grosso dolce e dei biscotti con le gocce di cioccolato.

 

I biscotti li ho fatti io, spero ti piaceranno. E riempi quell'enorme voragine che hai sotto l'ettichetta “favole babbane!”

Sunny

 

Sirius rise e prese un biscotto, che era davvero molto buono. Stava cercando di decidere che cosa rispondere a tutti e tre i suoi amici quando arrivò l'ennesimo, e forse ultimo, gufo.

 

Ciao Sirius!

Non sapevo cosa regalarti, ma volevo farti avere qualcosa, quindi non arrabbiarti se il regalo è banale e insulso! Grazie mille per i dolci che mi hai regalato, li adoro! Ma questo già lo sai no?

Spero che tu stia passando buone vacanze

Peter

 

Sirius aprì il pacchetto, trovandoci dentro un pacchetto di gelatine tutti i gusti +1 e uno di Cioccorane. Non era molto, ma sempre meglio che niente. Finalmente, prese piuma e pergamena e rispose agli amici.

 

Caro Remus,

grazie per il regalo! Hai ragione, non è originalissimo, ma mi piace. Le mie vacanze non sono uno splendore, ma devo ammettere che mi aspettavo di peggio.

Come facevi a dubitare che io e James ti saremmo mancati? Come faresti a vivere senza di noi? Moriresti di noia! E te ne saresti dovuto accorgere anche prima.

Anche io non vedo l'ora di tornare a Hogwarts!

A presto

Sirius

 

Caro James,

anche tu mi manchi, amico. Sai, queste vacanze sono migliori di quello che mi sarei aspettato! Anche a me da fastidio non poter usar la magia, ma tanto non potrei certo usarla per giocare dato che sto tutto il giorno in camera mia! Ma non preoccuparti, va tutto bene.

Scommetto che anche tu non vedi l'ora di usare i miei scherzi a scuola! Io ho già in mente delle cose spettacolari!

Grazie per non avermi abbandonato

Ci vediamo presto!

Sirius

 

Cara Sunshine,

a te come va? Io non male come pensavo. Comunque, non aspettarti di sapere come ho fatto perchè non ti svelerò i miei segreti!

Il tuo regalo è assolutamente assurdo! Credi davvero che mi metterò a leggere quelle storie per bambini? Però almeno i biscotti sono buoni.

Anche tu mi manchi, Raggio di Sole e non vedo l'ora di tornare a Hogwarts per farti impazzire insieme a James!

Sai che la tua sorellina ti assomiglia tantissimo? Vi ho visto alla stazione e siete quasi uguali!

Non vedo l'ora di tornare a scuola e rivedervi tutti

Sirius

 

 

Caro Peter,

grazie per il tuo regalo. Sono contento che i dolci ti piacciano, ne ero sicuro!

Spero che anche le tue vacanze siano buone.

A presto

Sirius

 

Con un sospiro Sirius consegnò le quattro lettere al suo gufo perchè le consegnasse agli amici e ancora sorridente si mise in bocca una gelatina di Peter. Cioccolato! Davvero una giornata fortunata.

Si ricordava il giorno in cui lui, James e Peter si erano davvero uniti.

 

Lui e James stavano girando a vuoto per i corridoi, invece di studiare come tutti gli altri, quando avevano sentito delle grida provenire dal cortile. Si erano affacciati alla prima finestra e avevano visto dei ragazzi che ne circondavano un altro, spingendolo e ridendo di lui.

Senza neanche parlare, solo scambiandosi un'occhiata, i due erano corsi fuori, diretti verso il gruppetto.

«Lasciatemi stare! Ma che vi ho fatto di male?» piagnucolava una voce che sembrava terribilmente quella di Peter.

«Perchè sei un ciccione stupido Grifondoro piccoletto! Ti servono altre ragioni?» lo aveva preso in giro uno degli altri, Serpeverde e di qualche anno più grande. A quelle parole gli altri avevano riso, sguainando le bacchette e puntandole verso quello che era proprio Peter.

Sirius e James si erano guardati, consapevoli di essere in netto svantaggio.

«Hai il mantello?» aveva sussurrato Sirius all'amico, che aveva annuito e estratto il mantello dell'invisibilità da una tasca.

«Mettiamolo e divertiamoci!» e infilatisi sotto il mantello, i due si erano avvicinati al gruppetto...che poco dopo si disperdeva, correndo verso la scuola, inseguito da sassolini e ramoscelli che si tiravano “da soli”, uno coperto interamente di fango, e un altro con un verme nei capelli.

Ridendo, Sirius e James si erano rivelati a Peter che ringraziandoli balbettando, non si era più staccato dal loro fianco.

 

Sovrappensiero, Sirius aprì una pagina a caso del libro di Sunshine.

Biancaneve e i Sette Nani” aveva letto.

Poco dopo, senza neanche rendersene conto, stava leggendo con entusiasmo le favole, un sorriso allegro sulle labbra.

 

-Fine Capitolo-

 

 

Spazio dell'Autrice

Ok questo capitolo è penoso! È corto, banale e insulso e il prossimo temo sarà ancora peggio! Però davvero il caldo mi toglie la voglia di mettermi al computer. Il capitolo ce l'avevo in testa, ma non avevo voglia di scrivere, quindi scusate se ci ho messo più di quanto avevo previsto.
In questo capitolo ho voluto spiegare come sono diventati finalmente amici tutti e quattro i Malandrini ma alla fine non mi convincono per niente neanche quei ricordi. Ok, questo capitolo mi fa davvero schifo! E anche le lettere sono corte e insulse! Prometto che cercherò di impegnarmi di più, ma fino a mercoledì/giovedì non pubblicherò perchè mi faccio un pò giorni al mare (da domani a martedì) e non mi porterò via il pc. Ok basta, non ho neanche voglia di mettermi a spiegare delle cose del capitolo, se c'è qualcosa di poco chiaro ditemelo! Ma NON chiedetemi del libro di favole! Davvero non so perchè l'ho messo, anzi fa piuttosto pietà, ma ormai è fatta!
Grazie a Just a Little Wizard che recensisce sempre (lo farai anche dopo questa schifezza vero??) e a Kira_Iris (non mi lascerai neanche tu vero??) che sperò non abbandonerà la storia dopo il mio obrobrio.
Un bacione a tutti

*dD*


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Capitolo 28
*** Conversazioni mattutine ***


 

 

Conversazioni mattutine

 

 

 

Il resto delle vacanze per Sirius passò abbastanza tranquillamente: veniva ignorato dai suoi genitori, chiacchierava di nascosto con suo fratello che sembrava avergli perdonato la “colpa” di essere finito a Grifondoro e riceveva lettere dai suoi amici, soprattutto da James e Sunshine.

Man mano che si avvicinava il ritorno a Hogwarts però il ragazzo cominciò a preoccuparsi. Era dal primo giorno di vacanza che non parlava con sua madre e con suo padre aveva scambiato ben poche parole, mangiava sempre in camera sua (quel poco che gli davano) senza parlare con nessuno...e se i suoi avessero fatto finta di essersi scordati che doveva prendere il treno e lo avessero lasciato lì a marcire? Come faceva a ricordarglielo, farsi accompagnare e magari anche senza essere punito di nuovo?

Il giorno prima di partire, Sirius rimise tutte le sue cose nel baule e si preparò a svegliarsi presto per andare alla stazione in orario, ma ancora non aveva parlato con i suoi genitori. Aveva troppa paura: di ricevere una risposta negativa, di essere Cruciato di nuovo...di essere rinchiuso in camera per il resto dell'anno.

La mattina dopo si svegliò alle cinque. Troppo presto, ma non aveva sonno. Decise, senza una ragione, di vestirsi e scendere in cucina a rubare un po' di latte e pane per fare colazione da solo.

Arrivato giù stava per cominciare a mangiare quando sentì dei passi che si avvicinavano.

«Sirius! Che fai qui?» la voce di suo padre. Troppo sorpreso per aver trovato il maggiore dei suoi figli, il pigrone, in piedi a quell'ora, intento a mangiare in piedi, non aveva neanche usato un tono di rimprovero o ostile, ma solo meravigliato.

«Buongiorno padre.» lo salutò Sirius, a sua volta stupefatto, ma ben deciso ad approfittare della situazione, dato che sua madre non c'era.

«Che fai qui?» ripeté suo padre, guardando quegli occhi così simili a suoi.

«Mi sono svegliato presto padre e avevo fame. Mi dispiace se vi ho svegliato.» rispose Sirius abbassando la testa. Suo padre non lo faceva arrabbiare come sua madre, soprattutto in quel momento, in cui non lo guardava con disprezzo né con superiorità.

«Non mi hai svegliato tu ero già sveglio e ti ho sentito scendere.»

«Padre...» chiamò Sirius, mentre l'uomo si prendeva un bicchierino di gin da una bottiglietta, tirata fuori da uno sportello nascosto. Sollevando il bicchiere per bere, Orion guardò il figlio, come per dirgli di continuare.

«Padre...oggi chi mi accompagnerà alla stazione?» chiese quello, con la voce leggermente incerta all'inizio ma poi più sicura.

«Alla stazione?»

«Sì padre, alla stazione di King's Cross, per tornare a scuola.»

«Tua madre non vuole che tu ritorni tra quei sudici Grifondoro...» lo informò Orion, cercando però di non dare troppo peso a quel “tua madre”. Inutile, suo figlio era troppo sveglio.

«Mia madre? E voi, padre? A voi non interessa se ci torno?» chiese Sirius infatti.

«Certo che mi interessa! Non mi piace che mio figlio, discendente dei Black e destinato a Serpeverde, sia invece finito a Grifondoro tra filobabbani, Mezzosangue, Sanguesporco e Traditori del loro sangue! Però so anche che tu, se resterai qui, farai di tutto per scappare e ci andrai anche a piedi, pur di ottenere ciò che vuoi. Quindi credo sia inutile trattenerti. Se sei un Black resterai tale e non ti farai contagiare dalle idee marce degli altri, se non lo sei...è troppo tardi comunque per cambiare qualcosa.» Sirius era meravigliato. Aveva ascoltato tutto il discorso del padre con attenzione e si era accorto con stupore che l'uomo sembrava quasi fiero di lui mentre parlava della sua testardaggine. Sembrava quasi felice che avesse abbastanza tenacia e coraggio da lottare per ottenere ciò che voleva. E questo non se lo sarebbe mai aspettato. Pensava che a suo padre piacessero le persone che obbedivano in tutto e per tutto ai suoi ordini, che si sottomettevano alla su volontà, che non si ribellavano, persone come suo fratello. E invece da quelle parole sembrava quasi il contrario. Decisamente non era normale.

«Allora mi accompagnerete voi padre?» chiese Sirius, approfittando di quello strano umore del padre.

«Sì.» strano davvero. Forse era il gin..

«Grazie padre.» con quelle parole, si girò per andare via prima che Orion potesse rimangiarsi quello che aveva detto, ma l'uomo lo fermò prendendolo per una spalla.

«Sirius...» il ragazzo si voltò di nuovo a guardarlo. «Sirius non sono felice del fatto che tu sia un Grifondoro né del fatto che tu ti sia tanto ribellato a tua madre e a me...ma sono orgoglioso del fatto che tu non sia cambiato per il nostro volere. Bada bene, sarebbe più facile per tutti e ne sarei molto felice, ma tu hai dimostrato di avere qualcosa dei veri Black: hai coraggio, non ti fai mettere i piedi in testa né comandare. Vuoi decidere per la tua vita. Ma non dimenticare che questo non basta. È il sangue che conta davvero, e il tuo nome. Non dimenticarlo. Se non hai il sangue puro sei feccia in partenza, ma se ti viene tolto anche il tuo nome o tu lo insozzi...allora sei peggio della feccia: sei un traditore.» e detto ciò lo lasciò andare e se ne tornò in camera, lasciando Sirius pensieroso in cucina.

 

**

 

«Sirius!» l'urlo di James lo accolse appena lui e suo padre si smaterializzarono alla stazione.

Contrariamente a ciò che aveva immaginato Sirius, sua madre non aveva fatto troppe scene a vederlo andare via senza il suo permesso “ufficiale”, anzi non aveva detto una sola parola. Regulus invece si era quasi messo a piangere: non voleva rimanere di nuovo solo. Era bastato un solo sguardo di divertito rimprovero di Sirius però per farlo sorridere e trattenere le lacrime. Nonostante non fosse coraggioso e ribelle come il fratello, anche Reg era molto orgoglioso per avere solo dieci anni.

«Jamie!» urlò a sua volta Sirius, ignorando completamente l'occhiata disgustata del padre. I due ragazzi si corsero incontro e Sirius strofinò con un pugno la testa di James mentre quello gli tirava una pacca scherzosa sulla spalla.

«Sirius.» lo chiamò suo padre. Subito i due smisero di ridere e Sirius tornò serio da Orion.

«Padre?»

«Non fare mai più scene del genere in pubblico, sono disdicevoli. Lui chi è?»

«James Potter signore, piacere!» rispose al posto di Sirius James, allungando una mano che l'uomo strinse dopo aver pensato un attimo.

«Vai a salutare tua madre ragazzo e lasciami con mio figlio.» gli ordinò poi Orion. James, lanciando un'occhiata un po' preoccupata all'amico, si girò e corse via.

«Chi è?» chiese ancora Orion al figlio.

«Ve l'ha detto padre. James Potter, figlio di Charlus Potter e Dorea Black in Potter. Purosangue.»

«Va bene. Stai lontano dalla feccia. E non mischiarti agli altri. Tieni alto il nome dei Black, per quel poco che puoi. Non mettere in imbarazzo Narcissa. Non insultare Jared McCroy. Dirò a Regulus che lo saluti.» dopo quelle frasi secche, Orion Black girò su sé stesso e sparì, lasciando Sirius solo vicino al suo baule.

«Ehi Sir ti aiuto?» James era ricomparso vicino a lui, sorridente.

«Grazie Jamie...hai già visto gli altri?» chiese Sirius mentre caricavano le sue cose su un vagone.

«Solo Peter, ma l'ho visto solo da lontano. Vieni che ti presento i miei!» e prendendolo per un braccio, James trascinò l'amico fino ai suoi genitori.

«Mami mami! Questo è Sirius Black, il mio migliore amico! Quello di cui vi ho detto...» esclamò raggiungendo sua madre. La donna era non molto alta, formosa ma non grassa, con i capelli neri raccolti in un morbido chignon. Indossava una veste da strega blu notte e un soprabito color panna per confondersi tra i babbani. Suo marito aveva i capelli marroni, striati di grigio, gli occhi scuri contornati dagli occhiali come quelli del figlio e era magro e poco più alto della moglie.

«Ciao Sirius! Io sono Dorea, la mamma di James. Piacere di conoscerti.» aveva una voce calda e dolce, morbida quasi quanto le sue mani, quando Sirius le strinse. Non se la immaginava a combattere maghi oscuri come diceva James.

«E io sono Charlus. Piacere ragazzo.» aveva le mani calde quasi quanto quelle della moglie, ma dure ed energiche. Lui sì che lo vedeva, bacchetta alla mano, fronteggiare un mago oscuro!

«Piacere.» disse ad entrambi Sirius, trattenendosi dal fare un lieve inchino alla donna come gli aveva insegnato sua madre.

«Ma ora sbrigatevi ragazzi o perderete il treno e dovrò accompagnarvi a scuola io!» li esortò il padre di James, spingendoli verso il treno. Dorea strinse James tra le braccia e gli diede un bacio sulla guancia.

«Fai il bravo Jamie!» gridò la donna mentre i due ragazzi salivano.

«Ciao mami, ciao papi!» li salutò James, prima che il treno partisse e loro due si smaterializzassero.

I due amici si diressero verso il loro scompartimento e non si sorpresero quando lo videro occupato da altre quattro persone.

«Salve Remus. Peter. Buongiorno Evans. Ciao Sunny!» esclamò James entrando e salutando tutti quanti. Remus non si distrasse dal suo libro, bofonchiando un saluto senza alzare gli occhi, Peter li salutò con una mano, la bocca piena di Cioccorana, Lily si limitò ad un cenno con la testa e Sunshine si alzò, abbracciandolo.

«E a me niente abbraccio Raggio di Sole?» fece Sirius, guardandola offeso. Lei rise e abbracciò anche lui.

«Sono felice di vedervi ragazzi!» esclamò poi,sedendosi di nuovo di fronte a Lily.

James e Sirius si stavano per accomodare a loro volta quando la porta dello scompartimento si aprì di nuovo.

«Lily ti cercavo. Vieni?» chiese Severus entrando, senza degnare di uno sguardo nessun altro che non fosse la bambina con i capelli rossi. Purtroppo per lui però James decise di non ignorarlo.

«Mocciosus! Quanto mi sei mancato! Cominciavo a sentirmi davvero triste senza i tuoi capelli lisci e lucenti, la tua voce dolce e melodiosa e la tua simpatia disarmante!» cominciò a prenderlo in giro.

«Vieni Sev, andiamo via. Sun, vieni con noi?» Lily, ben decisa a non litigare subito, si alzò e si diresse alla porta per andare via.

«No Lily...magari ti raggiungo tra un po', ma adesso volevo stare un po' con loro.»

«Ok Sun. Ciao ciao.» e la rossa sparì, chiudendo la porta dietro al Serpeverde.

Appena i due sparirono, James e Sirius si rilassarono e si sedettero con gli altri.

«Allora Sun..che ci racconti di bello?» chiese James all'amica.

«Oh non so..volevo sapere che stavate facendo prima, fuori dal treno. Chi era quell'uomo?»

«Mio padre.» Sirius anticipò James e rispose con voce fredda e cupa.

«Ah.» Sunshine non sapeva che dire, ma era curiosa. «E che ti ha detto?»

Prima che Sirius potesse rispondere, Peter si alzò, annunciando che andava in bagno e se ne andò via, seguito dagli sguardi divertiti degli altri.

Sirius fece un breve riassunto di ciò che gli aveva detto suo padre con voce distante e fredda, come se ciò di cui stava parlando non lo riguardasse.

«E le vacanze?» chiese impaziente Sunshine. I tre ragazzi videro un lampo di tristezza negli occhi di Sirius che però si ricompose subito e scosse le spalle senza dire niente.

«Sir...non fare finta di niente! Se non fosse successo niente ce lo diresti con piacere...» lo esortò Remus.

«Ma non è successo niente! Sono rimasto chiuso in camera mia tutto il giorno a fare i compiti, a leggere e parlare ogni tanto con Reg.» rispose evasivo Sirius. Si sentiva in imbarazzo a dover raccontare davanti a quei tre che lo guardavano curiosi e preoccupati.

«Sirius non prenderci in giro! Non siamo stupidi sai?» lo rimproverò Sunshine.

«A sì? Ogni giorno si fanno nuove scoperte!» esclamò acido Sirius, pentendosi poi subito della sua uscita ma deciso a non ritirarla.

«Fai come vuoi. Qualcuno vuole qualcosa dal carrello?» chiese offesa la ragazza, alzandosi sentendo che il carrello si avvicinava.

James subito si alzò a sua volta, ficcandosi le mani in tasca e estraendone numerose monete per pagare più dolci possibili. Remus comprò diverse Cioccorane e Sunshine si limitò a prendere del succo di zucca e poi mangiare le cose di James. Quando entrò Peter offrirono le cibarie anche a lui che, tutto preso dai dolci, non si accorse di come gli altri tre sembravano ignorare Sirius, evitando di offrirgli i dolci, ma senza impedirgli di prenderne.

Arrivarono ad Hogwarts la sera dopo un viaggio un po' teso ma tutto sommato tranquillo. Salendo le scale guidati dall'odore della cena, i cinque Grifondoro e Lily chiacchieravano allegri. Sunshine però, prima di entrare in Sala Grande afferrò per un braccio un cupo e silenzioso Sirius.

«Io, te e Jamie in Sala Comune dopo cena. Anche Rem se vuole.» e senza aggiungere altro seguì l'amica al tavolo già gremito.

 

-Fine Capitolo-

 

 

Spazio dell'Autrice

Capitoletto corto, ma dovete capire l'ho scritto in pochissimo tempo e non è neanche venuto orrendo quindi...Volevo parlare soprattutto della prima parte. All'inizio pensavo di scrivere subito del ritorno a Hogwarts e amen, ma poi ho pensato di far parlare un po' Orion. Come ho già detto, me lo immagino orgoglioso e attaccato alle sue idee sul Sangue, ma penso anche che in fondo volesse bene ai suoi figli. Infatti ho cercato di fare discorsi contorti e contraddittori perchè penso che lui stesso fosse contraddittorio: rimprovera Sir, ma è in fondo fiero di lui e si rende conto che gli assomiglia. Alla fine però, come si vede alla stazione, prevalgono i pensieri da Purosangue fissato e ritorna freddo. Ho immaginato che, appena sveglio e con un bicchiere di gin a stomaco vuoto, fosse un po' meno freddo. Per il resto spero si sia capito che alla fine Sun e gli altri erano offesi perchè Sirius ha dato loro degli stupidi e sembra non si fidi di loro, ma passerà subito.
Grazie a Just a Little Wizard a Kira_Iris e a Federica Hufflepuff che hanno recensito lo scorso capitolo penoso (vi adoro!!! spero che questo capitolo sia migliore!).
Spero di aggiungere un altro capitolo domani pomeriggio e uno giovedì o venerdì perchè poi torno al mare (sapete sono lì tutto luglio *w*) e non so quando riuscirò ad aggiornare (porto via il pc ma la connessione è...piuttosto instabile è un eufemismo!) quindi cercherò di scriverne abbastanza adesso e poi si vedrà.
Un bacione

*dD* 


 

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Capitolo 29
*** Gennaio, Febbraio, Marzo... ***


 

 

Gennaio, Febbraio, Marzo...

 

 

Ormai il davanzale della finestra più vicina al fuoco con due poltroncine davanti era sempre occupato dagli stessi tre o quattro Grifondoro: Sunshine, Sirius, James e Remus o Peter. Anche quella sera, dopo la cena, i quattro (Peter aveva sonno e era andato subito a letto) si sedettero nei loro posti: Sunshine e Remus sulle poltrone, James sul bracciolo della poltrona di Sun e Sirius sul davanzale, intento a guardare il buio fuori.

«Allora Sunshine, come sono andate le tue vacanze?» Remus decise di spezzare il silenzio facendo una domanda che, saggiamente, non provocasse troppa tensione.

«Abbastanza bene, non posso lamentarmi! Mi è sembrato strano non poter usare la magia ogni giorno come qui a Hogwarts, ma mi sono divertita con Angie e le mie amiche. Sono diventate più fredde e distanti da quando me ne sono andata ma nessuna ha rifiutato un bel pomeriggio nella neve e una cioccolata calda!» rispose lei, sorridendo al ragazzo per poi girarsi verso James.

«A te Jamie non lo chiedo neanche! Ci hai già fatto una testa così sulle tue vacanze!» lo prese in giro, ridendo poi della sua faccia scocciata.

«Ehi cosa stai insinuando? Io ho solo raccontato a grandi linee...» si difese James.

«A grandi linee?? Ma se ci hai quasi anche detto di che colore erano le mutande della tua vicina!» scherzò anche Remus.

«Bianche.» si lasciò sfuggire James, senza pensare. Poi vedendo gli sguardi stupefatti degli amici sorrise e spiegò: «Non è stata colpa mia! È scivolata sul ghiaccio ed è caduta a gambe all'aria...»

Gli altri scoppiarono a ridere fragorosamente, ma Sirius sentiva che stava arrivando il momento in cui avrebbero chiesto a lui. Infatti...

«E tu Sir, che ci racconti?» chiese timido Remus, consapevole che quella domanda aleggiava in aria troppo pesantemente per non essere fatta.

«Vi ho già detto, non è successo niente di interessante. Sono stato sempre in camera mia.» rispose laconico lui, girandosi di nuovo verso la finestra per nono farsi guardare negli occhi.

«Certo Sir...e tua madre? Ti ha dato il benvenuto baciandoti e dicendoti quanto è fiera di te?» fece James sarcastico.

Sirius cercò di ridere ma gli venne fuori solo una smorfia sarcastica.

«Sirius non cercare di imbrogliarci...vogliamo solo sapere che è successo.» intervenne Remus.

«E come ti sei fatto quei graffi sulle mani...» aggiunse Sunshine. Sirius sobbalzò, sorpreso che lei li avesse notati, ma poi si ricompose. Stava per dire di nuovo “niente” quando incrociò i loro sguardi preoccupati, curiosi e decisi e capitolò.

«Volete sapere se mi ha detto quanto faccio schifo?» ringhiò sottovoce con rabbia «L'ha fatto! Volete sapere se mi ha tenuto rinchiuso in camera? É stata una mia scelta! Volete sapere se mi ha minacciato di tenermi rinchiuso in quella maledetta casa per sempre? L'ha fatto! Volete sapere se mi ha Cruciato? L'ha fatto! Volete sapere se pur di non darle soddisfazione e non gridare mi sono piantato le unghie nelle mani e i denti nelle labbra? Sì! Che cosa volete da me?» ad ogni domanda alzava sempre di più il tono che però si faceva sempre più triste e arrabbiato. Alla fine abbassò la testa, nascondendo gli occhi lucidi.

Gli altri rimasero zitti per qualche secondo, sorpresi per la furia di quelle parole. Poi James si fece avanti e strinse la spalla all'amico, aprì la bocca per dire qualcosa ma...sorprendentemente non gli uscì una sola parola.

«Sir posso farti una domanda? Ma se tua madre era così arrabbiata perchè ti ha lasciato in pace per tutte le vacanze poi? Cioè non è che mi dispiaccia, ma lo trovo strano...» disse dopo un po' Remus.

Sorpreso Sirius si girò di nuovo verso gli amici.

«Sai, non ci ho pensato, ma è davvero strano. Da lei mi sarei aspettato di tutto ma questo...non so. Capisco che non mi voleva vedere, ma non mi ha neanche sequestrato i libri o il gufo. Non so.» borbottò pensieroso il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli.

«Magari aveva paura di te!» cercò di scherzare James, facendo ridere finalmente Sirius.

«Certo Jamie..e Remus è un Lupo Mannaro!» lo prese in giro Sirius, senza accorgersi che Remus era diventato improvvisamente pallido e l'aveva guardato con terrore prima di accorgersi che scherzava.

I due amici continuavano a scherzare e Sunshine decise di non riportarli sull'argomento di prima, troppo triste e rischioso, lasciandoli scherzare senza badare troppo a quello che dicevano, ma solo guardandoli e ridendo con loro quando ridevano.

«Allora..passando ad un argomento più importante...» esordì ad un certo punto James, tornando serio e catturando gli sguardi attenti di tutti i suoi amici «Cosa mi regalate per il mio compleanno?»

Sirius scoppiò a ridere vedendo le facce stupefatte di Remus e Sunshine, seguito ben presto da James.

«Oh on lo so Jamie! Magari una certa rossa...» intervenne Sunshine, vedendo Lily che si avvicinava.

«Che cosa Sun?» chiese infatti quella.

«Sunny ha detto che ti regala a me per il mio compleanno!» la informò allegramente James.

«Sunshine! E allora per il MIO compleanno?» protestò Lily.

«Quand'è il tuo compleanno piccola Evans?» chiese curioso James.

«Il 30 Gennaio...» disse quella istintivamente.

«Allora viene prima il tuo!» si lamentò James.

«Perchè scusa, quand'è il tuo?» chiese sorpresa Sunshine.

«Il 27 Marzo!» disse allegro James.

«Il 27 Marzo? E tu fai programmi al due di Gennaio per il 27 di Marzo?» Lily era meravigliata, non sapeva ancora quante cose assurde potessero venir fuori dalla mente di James, ma Sirius rise.

«Allora amico, mi sa che viene prima anche il mio!»

«Uffa Sir! E quando è il tuo?» il tono di James era sempre più lamentoso, neanche gli stessero dicendo che sarebbe dovuto andare a lezione anche di domenica.

«22 Febbraio!» lo informò Sirius ghignando.

«Uffa! E tu Remmy?» chiese James cercando conforto per quelle terribili notizie.

L'altro invece ghignò e lo informò perfido: «10 Marzo!»

«Nooo! Ma allora siete tutti cattivissimi! Qualcuno sa quando compie gli anni Peter?» gli altri negarono.

«Allora, prima la Evans, poi Sirius, poi Rem, poi io...e tu Sun?» riepilogò James.

«Prima di te!» disse l'altra sibillina facendogli una linguaccia.

«Cattiva!»

«Non siamo noi che decidiamo il nostro compleanno Jamie...» lo informò lei sorridendo.

«Siete cattivi lo stesso! Comunque..Evans aspettati un bellissimo regalo da me!» dopo quella frase i due continuarono a stuzzicarsi e a litigare per molto, finchè Remus non si trascinò a letto e Sunshine ci spedì tutti gli altri.

 

**

 

Gennaio trascorse tranquillo, tranne per quelli che subirono gli straordinari scherzi di James e Sirius e per la povera Lily Evans che si svegliò la mattina del suo compleanno e scendendo nella Sala Comune si trovò un manifesto con la sua faccia e con su scritto a lettere dai colori sgargianti “Tanti Auguri Rossa!” circondati da tanti cuoricini multicolore. Non serviva grande immaginazione, come disse poi Sirius, per sapere cosa avrebbe fatto dopo Lily. Infatti la Grifondoro prima fece a pezzetti il cartellone, poi fece una sfuriata terribile a James e poi confessò a Sunshine di non essersi mai vergognata tanto.

Il compleanno di Sirius invece passò tranquillo, se non si conta che James lo trascinò in giro per tutta la notte per il castello cercando le cucine e che per regalo gli disse che poteva fare uno scherzo grandioso e che se li scoprivano lui si sarebbe preso la colpa. Inutile dire che Narcissa e Lucius Malfoy (che per sua sfortuna si trovava troppo vicino alla sua ragazza) si ritrovarono ad andare in giro ricoperti di una sostanza rosa e appiccicosa che si muoveva e formava insulti scrivendoli sulle loro schiene. E inutile dire che James scontò una settimana di punizione. Con Sirius.

Molte notti i due amici le trascorsero in giro per il castello, cercando di scoprire ogni corridoio e ogni passaggio, o anche nella Foresta Proibita, alla ricerca di unicorni e semplicemente di avventura.

Fecero perdere moltissimi punti alla loro Casa, ma ne fecero anche guadagnare.

La McGranitt sembrava aver sviluppato un sesto senso e quando loro stavano combinando un guaio, o lo stavano per fare, piombava su di loro come un avvoltoio. Nonostante tutto però sembrava provare anche uno strano affetto per James, così bravo nelle Trasfigurazioni, e per Sirius, che se ne andavano in giro a fare dispetti e scherzi a braccetto, come due fratelli gemelli.

A Febbraio nevicò ancora per giorni e giorni e Silente rideva a tavola, scherzando sulla “freddezza della cara Minerva” verso le attenzione che Possion sembrava dedicarle dovuta, come diceva lui, al tempo rigido. James e Sirius si trovarono talmente tante volte così pieni di neve fin nelle mutande da non sentire neanche più freddo che ne persero il conto. Sarebbe stata una cosa se fosse toccato tutto questo solo a loro, ma fin troppe volte Madama Chips si trovò a dare la sua Tisana Tiramisù a un Piton molto raffreddato perchè “qualcuno” lo aveva riempito di neve.

Il gattino di Sunshine, che era stato chiamato Nelson (per gli amici Nessy) come il nemico di Napoleone, in realtà passava una ben piccola parte del suo tempo a soffiare contro il “nemico” che occupava il Dormitorio insieme a lui, preferendo vagabondare nel castello e tornando solo la sera nel letto della sua padroncina che, grazie a lui, ridusse notevolmente le notti passate dai ragazzi. Però non si allontanò da loro e, quando finalmente James, con il prezioso aiuto di Peter (che si era integrato meglio nel gruppo), scoprì le cucine, fu la prima ad essere invitata al primo dei tanti festini che James e Sirius organizzarono lì sotto.

Tutto sembrava andare bene.

Il 21 Marzo, Sunshine non si presentò a lezione e non era nel suo Dormitorio quando le altre ragazze si erano svegliate. James e Sirius interrogarono più volte Lily, ma anche questa non sapeva niente. La cercarono in Infermeria, nel parco, nella Torre di Astronomia...in qualunque posto venisse loro in mente. Ai professori dissero che era rimasta a letto perchè non stava bene per non metterla nei guai, ma in realtà si preoccupavano sempre di più.

Finite le lezioni, Sirius, James, Remus e Peter andarono in giro per tutto il castello chiedendo a tutti se avevano visto Sunshine, mentre Lily aspettava nel Dormitorio.

Senza aver cenato, alle otto di sera, Sirius e James, abbandonati dagli altri due amici che erano andati a mangiare con la scusa di cercarla in Sala Grande, camminavano per i corridoi deserti. All'improvviso James si fermò e si lasciò scivolare lungo il muro fino a terra, esausto.

Sirius si sedette accanto a lui, raccogliendo le ginocchia al petto e appoggiandoci la fronte, cercando di pensare ad un posto in cui non erano stati.

«Raggio di Sole dove sei?» mormorò dopo un po', quasi che quella domanda accorata potesse raggiungerla e finalmente rivelare loro dove fosse.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ecco qua il nuovo capitolo. Sono o non sono veloce? È vero è un po' corto, ma almeno non è orrendo! Allora...forse speravate che la tirassi più lunga con la storia del “discorsetto” ma a me sembrava che fosse andata già troppo per le lunghe: hanno 11 ani, non hanno voglia di essere tristi! Così sono subito passata ad un argomento più leggero. Quello dei compleanni è un discorso che ho riciclato da uno che ha fatto la mia sorellina di cinque anni una vola perchè lei compie gli anni a ottobre e io e le altre mie sorelle tutte prima di lei :) State pronti perchè il prossimo capitolo ci sarà finalmente la grande rivelazione: tutta la storia di Sunshine, signori e signore! Sarete contenti! Spero solo non vi deluderà.
Grazie a Just a Little Wizard che ha recensito (agli altri mi sa che non ho lasciato tempo XD). Visto? Siamo tornati a Hogwarts!! :)
Il prossimo capitolo arriverà presto (spero)
Bacioni

*dD*


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Capitolo 30
*** 21 Marzo ***


 

Spero di non avervi dato troppe aspettative su questo capitolo da deludervi. Enjoy it. *dD*
 

          Image and video hosting by TinyPic          21 Marzo

 

Sirius passava in rassegna con la mente tutti i posti in cui erano già stati: Sotterranei, dormitorio, Sala Grande, parco, lago, Hagrid, Torre di Astronomia...

All'improvviso si accorse che di fianco a lui James borbottava sottovoce qualcosa.

«...e poi cosa fanno loro? No no..magari potrei spedire un gufo a papà...» stava pensando a voce alta il ragazzo. Sirius balzò in piedi sentendo quelle parole facendo alzare lo sguardo stupefatto dell'altro.

«James sei un genio! Non siamo ancora andati alla Guferia!» esclamò Sirius, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi da terra, dove era seduto. Poi senza dirsi altro i due cominciarono a correre.

Con il fiatone per la lunga corsa i due ragazzi spalancarono la porta della Guferia e si bloccarono.

Sunshine era seduta a terra con Nessy sulle ginocchia, con alcuni pacchetti chiusi attorno e scriveva su una pergamena lunga ormai almeno tre metri che cominciava con un “Cara Mamma”. La ragazza, i capelli raccolti in una treccia spettinata, il viso rigato da qualche lacrima e la divisa impolverata, non diede segno di essersi accorta del loro arrivo. Non alzò la testa neanche quando James fece un passo verso di lei e si schiarì la voce, né quando si accovacciò accanto a lei. Sirius rimase immobile sulla porta. Solo dopo diversi minuti la ragazza finì di scrivere con un “Ti voglio sempre bene. Sun” e alzò la testa, guardando sorpresa i due amici che la fissavano.

«Ehi...» disse con voce roca e incerta.

«Ehi? Sparisci tutto il giorno e dici “ehi”?»* esclamò arrabbiato Sirius, immobile sulla soglia.

«Tutto il giorno?» sembrava sorpresa «Non mi sono resa conto del tempo che passava.» parlava con voce distante, sembrava guardare nel vuoto cose che loro non potevano vedere, persa nei suoi pensieri.

Sirius stava per parlare di nuovo, infuriato, ma James gli fece cenno di tacere e abbracciò Sunshine.

«Che succede oggi Sunny? Perchè?» chiese sottovoce. All'improvviso lei scoppiò a ridere e a piangere insieme, stringendo convulsamente le spalle di James. La sua risata si spense poco dopo tra i singhiozzi che le facevano sobbalzare le spalle e le scuotevano il petto. Probabilmente si era tenuta dentro quelle lacrime tutto il giorno. James la lasciò sfogare per un po' e poi la guardò negli occhi.

«Perchè?» ripeté deciso ad avere una risposta.

«Oggi è il mio compleanno.» disse lei, la voce ancora piena di pianto.

«Auguri. Ma che c'entra?» fece James. Sirius rimase zitto e fermo.

«Grazie. Sono venuta a vedere se Angie mi aveva mandato un regalo come mi aveva scritto e poi sono rimasta qui.» spiegò la ragazza.

«A fare cosa? Hai saltato le lezioni, il pranzo, la cena...non ti sei fatta vedere! Che stavi facendo qui tutta sola?» ora James era incalzante. Voleva sapere.

«Se ti racconto una storia mi promettimi che non mi interromperai?» disse senza rispondere lei.

«Ok..ma..?»

«Zitto.» Sunshine chiuse gli occhi e fece un respiro profondo poi, senza aprirli, iniziò a parlare. «Mia madre si chiamava Maia, come la stella delle Pleiadi, ed era una strega, ma era nata da genitori babbani e per questo ogni anno tornava a casa sua e non usava mai la magia. Praticamente nessuno sapeva che lei era diversa. Quando aveva finito il settimo anno ci fu un incidente a casa sua. La casa saltò in aria, forse una fuga di gas, forse qualcos'altro, uccidendo i suoi genitori e i vicini. Lei era a fare la spesa e quando tornò trovò il figlio dei suoi vicini e molta altra gente che frugava tra le macerie di quella che una volta era stata casa sua. Quella sera lei e Matt, il figlio dei vicini, non dormirono ma passarono la notte tra le macerie, cercando di consolarsi a vicenda. Passarono insieme molti e molti giorni perchè non riuscivano a condividere il loro dolore con chi non lo provava, con chi provava compassione e pena per loro. Dopo due settimane si misero insieme e andarono a vivere in un appartamento poco lontano. Lui un giorno le rivelò, chiedendole di non prenderlo per pazzo, che una delle sue due sorelle era una strega, faceva magie e preparava pozioni. E che lui la odiava. Perchè era diversa, perchè era crudele, perchè aveva rovinato la vita dei suoi genitori, perchè si divertiva a fare piccole pozioni per provocare dolore quando la facevano arrabbiare. Perchè poi era morta, lasciando un buco enorme nelle loro vite. Odiava la magia e le streghe. Mia madre decise di non rivelargli mai la sua magia. Aveva paura che se glielo avesse detto lui sarebbe andato via e lei lo amava troppo. Anche lui l'amava. Si sposarono quattro mesi dopo, si trasferirono in una casa lontano da quei ricordi e otto mesi dopo nacqui io. Il mio nome lo decise mio padre perchè disse che dato che una stella, mia madre, l'aveva già, voleva anche un raggio di sole. Ed è così che mi chiamava: Raggio di Sole.» Sirius sobbalzò, ma non disse nulla, lasciandola continuare. «Ero il suo piccolo raggio di sole ed eravamo felici. Il ricordo più bello che ho della mia famiglia siamo noi, sotto un albero di ciliegie su una collina a mangiare e poi correre e giocare. Mia madre però non riusciva a stare senza la magia e la usava di nascosto, quando era sola a casa. Un giorno però mio padre la scoprì e si infuriò. La picchiò, la accusò di essere una bugiarda, una traditrice. Disse che io non ero più sua figlia. Disse che non mi voleva perchè ero il frutto di una bugiarda traditrice e che sarei stata sbagliata quanto lei. E le chiedeva perchè, perchè gli aveva mentito. Lei non rispose mai, sussurrava dei “Ti amo. Perdonami” ma non rispondeva a quelle domande disperate e arrabbiate. Poi lui se ne andò e non lo vidi più per mesi. Vedevo mia madre diventare sempre più magra e pallida, deperire e morire senza di lui. Un giorno gli scrisse. Anzi, scrissi io dato che lei non ne aveva la forza. Gli scrisse che non gli aveva detto niente per non perderlo, che lo amava, che gli mancava, che senza i lui moriva. Lui non tornò. Scrisse ancora, due, tre, cinque volte. Poi un giorno non si fece aiutare da me, scrisse tutto da sola e spedì la lettera senza che io potessi leggere. E dopo una settimana lui tornò. Si chiusero in camera e li sentii urlare, piangere, scusarsi. E poi silenzio. Io me ne stavo nel sottoscala, le mani premute contro le orecchie, le lacrime che scendevano. Non volevo sentire, non volevo sapere. Quel giorno non mangiai. Rimasi chiusa nel sottoscala tutto il giorno. Loro rimasero in camera e sembrarono non ricordarsi di me. Sentii mio padre che saliva e scendeva le scale trascinando qualcosa, forse le sue cose per trasferirsi di nuovo da noi, ma non uscii mai e mai loro mi vennero a cercare. Quella notte dormii tra le vecchie scatole del sottoscala. La mattina dopo mi svegliai perchè sentivo le loro voci chiamarmi, ma non uscii. Mi cercarono per tutta la casa e era ormai ora di pranzo quando la porta si aprì mostrando il viso preoccupato di mio padre. Mi strinse a sé e mi disse che gli ero mancata, che mi voleva bene, che ero il suo Raggio di Sole, la sua bambina e non ci avrebbe più lasciate. Ma non siamo più stati felici come prima. Nonostante tutto l'amore mio padre aveva paura di mia madre e lei si sforzava di non usare la magia per non farlo andare via di nuovo. Io diventai silenziosa. Le urla di quel giorno mi suonavano troppo in mente per riuscire a fare rumore anche io. E cercavo di zittirle con i miei silenzi. Non ci riuscii mai. Un giorno i miei genitori mi dissero che mia madre era incinta. Sembrò che quello potesse riportare la felicità e ci riuscì per un po'. La mamma era felice con quella pancia che cresceva e mio padre sembrava amarla più che mai. Era al sesto mese quando mi dissero che avrei avuto una sorellina. Era all'ottavo quando tutto andò in frantumi.

Un giorno, tornata da una visita medica, mia madre si chiuse in camera e pianse. Quando mio padre tornò da lavoro la raggiunse. Io mi rifugiai nel sottoscala. Sentii mia madre piangere, mio padre urlare e poi piangere. Sentivo la loro disperazione. Quando mio padre venne a cercarmi per mandarmi a letto aveva ancora i segni delle lacrime sul volto. Gli chiesi cosa stava succedendo. Non mi rispose. Glielo chiesi ancora. E ancora e ancora e ancora. Alla fine lui me lo disse. “È malata. Morirà.” e allora urlai. Urlai come non urlavo da quando se ne era andato. Urlai fino a perdere la voce. Urlai senza una parola. Solo quella parola “morirà” mi suonava in testa. Mia madre, la persona a cui volevo più bene al mondo, sarebbe morta. Scacciai le urla e il silenzio gridandogli addosso. Il primo pensiero chiaro che riuscii a formulare fu per la mia sorellina. Mi dissero che sarebbe stata bene. Sarebbe nata in anticipo e sarebbe stata bene. Lei. La fecero nascere dieci giorni dopo e mia madre non uscì più dall'ospedale. La “sorellina”, come la chiamavo, rimase in ospedale alle cure dei medici e quando uscì me ne presi cura io con l'altra sorella di mio padre, zia Mary. Dopo la prima sessione di cure contro il cancro mamma tornò a casa. E allora litigarono di nuovo. Lei voleva farsi curare dai maghi, diceva che erano più avanti, più bravi. Lui si rifiutava categoricamente. Litigarono, urlarono. Sentii che lui si infuriava sempre di più. Volevo che non si facessero sentire dalla “sorellina” senza nome. Volevo che abbassassero la voce. E allora per la prima volta mia alzai e andai di sopra. Spalancai la porta e loro si bloccarono. Mamma era accasciata a terra vicino al letto, piangeva, una guancia rossa per uno schiaffo, i pochi capelli rimasti scaramigliati. Mio padre era in piedi vicino alla finestra. A terra erano sparsi degli oggetti, dei vestiti, le coperte del letto. Feci un passo avanti e li guardai. E poi dissi loro di abbassare la voce perchè la sorellina doveva addormentarsi e non potevo accompagnarla da zia Mary perchè pioveva. Poi chiusi la porta e me ne andai. Mio padre mi seguì e uscì di casa, senza una parola. Mia madre dopo quella litigata ebbe un crollo e fu portata in ospedale con l'ambulanza. Mio padre si fece vivo solo due giorni dopo. Entrò nella stanza dell'ospedale e si scusò. Si scusò milioni di volte per tutto. Disse di perdonarlo. Disse che l'amava, amava me e la sorellina. Le disse di salvarsi. Ma lei morì dopo otto mesi di agonia. Quel giorno la sorellina ebbe un nome. Mia madre la chiamò Angela. Mio padre la chiama ancora stellina. Quando mia madre morì mio padre si chiuse in sé stesso. Vive nel suo mondo opaco, fatto di ricordi, dove la sua stella è ancora viva e felice. Non mi chiama più Raggio di Sole. Non mi abbraccia più, non mi bacia più. Non prende più in braccio Angie. Quasi non ci conosce. Ci da i soldi per nutrirci e vestirci, ma è spento. E allora ho sempre dovuto contare su di me e su zia Mary. Ma se Angie piangeva di notte ero io che mi alzavo e andavo da lei. Se aveva un incubo ero io che l'accoglievo nel mio letto. Ero io che le preparavo la merenda e le stavo dietro facendo anche i compiti di scuola. Ero io che l'andavo a prendere all'asilo. Io. E nonostante tutto è felice. Ride, scherza, gioca e combina guai come una bambina normale. Ed è stata la mia salvezza. Per lei ho ricominciato a parlare, a gridare, a sorridere, a scherzare, a leggere, a disegnare. E le voglio bene. Grazie a lei sono di nuovo felice, ho superato tutto e sono rimasti solo i miei incubi a inseguirmi. E ogni anno, il giorno del mio compleanno, scrivo a mamma una lettera per farle sapere ciò che è successo durante l'anno. Quest'ano è stato denso di eventi e quindi ci sono stata di più del previsto. Mi dispiace se vi ho fatti preoccupare.» e poi tacque.

Mentre raccontava James e Sirius avevano potuto vedere la felicità, l'amarezza, la tristezza, la paura, l'amore nei suoi occhi. Non avevano mai parlato. James aveva continuato a stringerla senza una parola, passandole ogni tanto la mano sui capelli. Sirius era rimasto immobile sula soglia. Era sorpreso che quella ragazzina potesse nascondere tutta quella forza. Era triste perchè lei aveva avuto un passato molto più terribile del suo e gli dispiaceva che ne avesse passate tante. Era fiero di lei e del suo coraggio. Era meravigliato per la quantità di volte che si era rialzata per amore della sorellina. Per come aveva superato tutte quelle prove. E capiva perchè era così adulta. Era stata costretta a crescere. Allo stesso tempo però la bambina che era in lei premeva per uscire e spesso ci riusciva. E insieme, l'adulta e la bambina dentro di lei, formavano quella ragazzina speciale e unica che gli stava di fronte, con gli occhi blu pieni di emozioni e i capelli biondi come il grano. Alla fine si mosse. Si avvicinò a lei, James si scostò e lui l'abbracciò.

«Sei la persona più forte, coraggiosa e speciale che io abbia mai incontrato. Buon compleanno Raggio di Sole.» sussurrò nel suo orecchio, facendola arrossire. Poi si alzò, diede una mano a James e una a Sunshine aiutandoli ad alzarsi. Raccolsero le cose di Sunshine e scesero come se niente fosse successo.

Lungo la strada James si fermò all'improvviso.

«Che succede James?» chiese allarmato Sirius.

«La Evans! Sarà furiosa perchè l'abbiamo fatta aspettare così tanto!» esclamò quello spaventato.

«Cretino!» disse Sirius. Poi rise e anche gli altri poco dopo lo imitarono. Giunti davanti al ritratto Sunshine li fermò.

«Potete non dire a nessuno quello che vi ho raccontato? Lo dirò io a Lily. E potete, per favore, non essere diversi con me solo perchè adesso sapete?» i due annuirono e lei sorrise.

«Vi voglio bene e grazie.» poi insieme varcarono il buco del ritratto, pronti a sostenere la sfuriata della temuta Rossa.

 

-Fine Capitolo-

 

 

*Vi ricorda qualcuno? <3 Romione <3

 

 

Spazio dell'Autrice

Ecco qui. Adesso sapete tutto. Spero che non pensiate che io abbia buttato troppo in fretta tutta la storia di Sun. E basta, stavolta non dico altro se non che la fine mi fa schifo perchè rispetto al resto è insipida.
Grazie a Just a Little Wizard e a Kira_Iris che recensiscono e a cui voglio tanto tanto bene.
Adesso ho pubblicato questi tre in tre giorni quindi non so quando pubblicherò il prossimo perchè voglio rallentare un attimo.
Bacioni

*dD*

 

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Capitolo 31
*** Scherzi ***


 

 

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Alla fine Lily non fece la scenata che si erano aspettati Sirius e James, anzi li sorprese tutti correndo loro incontro e stringendo in un abbraccio Sunshine, mormorando che era stata tanto preoccupata. Poi l'aveva presa per mano e le due erano sparite nella loro camera. Il giorno dopo sembrava che il 21 Marzo non fosse mai esistito.

I giorni seguenti scoppiò all'improvviso la primavera: i fiori sbocciavano, il sole splendeva, gli uccelli cantavano, gli alberi si riempivano di gemme verdi e il Platano Picchiatore sembrava essere più attivo del solito. Il lago era ancora gelido e grigio, ma rifletteva le nuvole bianche che passavano veloci nel cielo azzurro, spinte da un venticello allegro che si divertiva a scompigliare i capelli e a giocare con le gonne delle ragazze. Certo, alcuni ragazzi lo aiutavano, ma spesso le ragazze dovevano andare in giro per il parco, a lezione di Erbologia o Cura delle Creature Magiche con le mani a tenere abbassata la gonna.

Il giorno del suo compleanno James fece tardi a lezione perchè, come disse, non poteva far aspettare i pacchetti per aprirli né saltare la colazione. Per fortuna alla prima ora avevano Possion e quindi lui e Sirius, che naturalmente non era andato a lezione senza di lui, non si beccarono una punizione ma solo un sorriso e un benevolo rimbrotto.

Quella sera Sirius fece scorta di dolci dagli elfi giù in cucina e, aiutato da Sunshine, Remus e Peter preparò una piccola festicciola in Dormitorio, con tanto di striscione che recitava “Buon Compleanno Jamie!” appeso tra un letto e l'altro. Certo, non poteva competere con quello che per tutta la giornata era rimasto appeso in Sala Comune con su scritto “James Potter sei un idiota e io NON sarò MAI il tuo regalo!”, gentile vendetta di Lily. James però, contrariamente alle aspettative della ragazza, non si era offeso né arrabbiato anzi aveva assunto un'aria sognante e aveva mormorato “Mi ama! Avete visto come ha pensato a me?”.

Quella sera i ragazzi e Sunshine rimasero svegli fino alle due a giocare a Gobbiglie, a Sparaschiocco, a raccontarsi storie di vampiri e Lupi Mannari (che Remus non era sembrato gradire e che avevano fatto paura a Peter), a mangiare dolci e bere succo di zucca, a prendersi in giro e giocare. Verso le dieci era anche passata Lily a chiedere a Sunshine a che ora aveva intenzione di tornare (se n'era andata senza aver ricevuto una risposta precisa) ma, secondo James, era stata tutta una scusa per vedere lui. Secondo Sirius una scusa per rubare qualcosa da mangiare. Secondo Remus...Remus non si era espresso se non con un'occhiata esasperata per quei commenti e per il comportamento di Peter, che annuiva e rideva ad ogni cosa che dicevano gli altri due.

Andarono finalmente a letto solo dopo che Lily, che si era svegliata e, accorgendosi che Sunshine non c'era, era andata a cercarla, li ebbe sgridati dicendo che era da irresponsabili stare svegli fino a quell'ora quando il giorno dopo c'era lezione. Anche a letto però rimasero svegli a lungo a chiacchierare di qualsiasi cosa. Alla fine James ammise che si era davvero divertito e che era stato un compleanno stupendo. Anche se non aveva avuto la scopa che desiderava.

Inutile dire che il giorno dopo avevano tutti e cinque gli occhi pesti, le occhiaie, una sonno da morire e pochissima concentrazione. Inutile dire anche che Jared e Piton ne approfittarono, schernendoli e prendendoli in giro sicuri di evitare le possibili reazioni, visti i riflessi piuttosto “assonnati” dei Grifondoro.

Il primo Aprile però Sirius e James decisero di riscattarsi. Per tutto il giorno fecero scherzi, dispetti, pasticci e appiccicarono pesci ovunque.

Il grande Jared McCroy si ritrovò seduto su un lampadario con un pesce di plastica sulla fronte che apriva la bocca dicendo “Idiota! Idiota!”.

Severus Mocciosus Piton venne trovato nascosto in un bagno con i capelli di un assurda tonalità verde acido, dritti come spilli sulla sua testa.

Lumacorno andò inconsapevolmente in giro per tutto il giorno con un pesce con su scritto: amo Severus Piton perchè è unto!

Silente si appiccicò da solo almeno una decina di bigliettini sulla barba che dicevano stupidaggini da “Sono molto figo!” a “Aswdefbs! E se non lo capisci peggio per te!” a “Asino chi legge”.

Fecero scomparire i libri che permettevano a Vitious di raggiungere la cattedra con una pila di caramelle mou mezze sciolte che gli intrappolarono le gambe nella loro dolce morsa appiccicosa. Misero un cappello in testa a Possion che ogni volta che passava vicino ad una ragazza diventava rosso pomodoro e esibiva una scritta: sono timido ma ti amo! Tentarono di fare scherzi alla McGranitt inutilmente. Aggiunsero a tutte le brocche di succo di zucca dei Serpeverde un po' di pozione dell'Euforia (rubata a Lumacorno) facendoli andare in giro per tutto il pomeriggio in preda a risatine isteriche. Si nascosero dietro alle colonne e saltarono fuori all'improvviso gridando “BUH!” a tutti quelli che passavano con un libro tra le mani (quasi tutti). Fecero correre a controllare che cosa non andasse in lei Mary perchè la osservarono con insistenza per diversi minuti ridacchiando e sussurrando. Fecero impazzire Lily inseguendola per tutto il castello cercando di appiccicarle un pescecane con su scritto “Io sono la Rossa! Abbiate Paura!”. Riempirono le aule e i corridoi di così tante caccabombe che anche Pringle perse il conto. Fecero scoppiare fuochi d'artificio di tutti i tipi. Fecero ridere così tante persone che molti appena li vedevano arrivare scoppiavano a ridere (merito forse della pozione dell'euforia dei Serpeverde?). Fecero impazzire Sunshine per le volte in cui la chiamarono mammina ogni volta che lei li rimproverava. La fecero ridere come non mai. Fecero indossare a Frank una maglietta rossa con un leone e una scritta “Io sono il Re della Foresta!”. Misero in testa a Peter una bandierina con su scritto “Non mangiatemi!”. Riempirono di acqua decine di palloncini per poi farli scoppiare in testa alla gente. Insomma, si sbizzarrirono. Quella sera anche Silente li rimproverò e si complimentò con loro per aver fatto sorridere così tante persone, per la loro fantasia e soprattutto perchè nonostante tutto avevano anche seguito quasi tutte le lezioni. Tolse loro cinquanta punti a testa per le regole infrante e il caos creato e ne diede trenta ciascuno per aver fatto tanto divertire. Quando andarono a letto però anche a loro fecero uno scherzo. Entrarono in Sala Comune ridendo e scherzando, ma si bloccarono. Tutti i Grifondoro li circondavano guardandoli minacciosi e arrabbiati (e vedendo certi tizi enormi del settimo anno non è difficile capire perchè Sirius e James erano spaventati). I due si guardarono attorno, cercando di capire che cosa avevano tutti. Poi cominciarono ad indietreggiare, spaventati e pallidi, cercando di uscire, ma due ragazzi del sesto e settimo anno si erano piazzati davanti alla Signora Grassa per impedire la fuga. Alla fine James tentò di rabbonirli con una battuta (“Come siete freddi oggi! Siamo per caso finiti nel dormitorio sbgliato?”) ma senza risultati. Alla fine, quando i due si stavano cominciando a preoccupare seriamente (diciamocelo, decine di ragazzi attorno a voi che sorridono con crudeltà e si scrocchiano le dita o le stringono a pugno non è proprio uno spettacolo rassicurante!), Lily e Sunshine scoppiarono a ridere seguite ben presto da tutti gli altri e esclamarono “Pesce d'Aprile”. Sirius disse che era stato uno scherzo crudele, James che era stato veramente ben fatto, ma che era stato spaventoso. Nei loro letti però riuscirono a confessare che era stato uno scherzo grandioso, assolutamente da riciclare!

Tutti quei sorrisi però sparirono man mano che le vacanze di Pasqua si avvicinavano, portando con sé montagne di compiti e l'arrivo degli esami. I cinque Grifondoro, come molti altri, restarono al castello per le vacanze, sommersi dai libri. Lily era diventata nervosissima e si era preparata un programma di ripasso che secondo Sirius era “mostruoso peggio di Kreacher!”. Tuttavia anche lui e James vennero visti studiare con serietà, sotto gli sguardi severi di Remus e Sunshine che si impegnavano per farli stare concentrati il più possibile. Mamma Potter mandò loro grossa uova di cioccolato ripiene di ogni dolcezza, come anche la mamma di Remus (anche se con uova più piccole) e quella di Peter. Sunshine ne ricevette alcune babbane, con dentro dei giocattoli che divertirono molto James e Sirius poiché non li avevano mai visti. Sirius ricevette un unico cioccolatino ripieno di mue dalla sua famiglia, ma recuperò con quello gigante dei Potter e quello dei Lupin e neanche Peter e Sunshine gliene negarono un pezzo.

Alla fine arrivò Maggio, trascorso in un soffio tra caldo sempre più invitante, studio, compiti e lezioni pressanti. Finito quello arrivò Giugno e con lui i temuti esami che però, come disse James, si erano fatti attendere anche troppo nello studio per i suoi gusti.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ecco qui: godetevi questo capitolo perchè oggi parto e non so quando potrò postare il prossimo. Io cercherò di scrivere almeno un capitolo alla settimana ma non so se ce la farò quindi può anche essere che per un paio di settimane non rimetterò niente oppure che riesca a fare aggiornamenti regolari ma ancora non so niente.
Spero che il capitolo vi piaccia. Da adesso fino a...bo...saranno capitoletti così, di poco conto, con particolari episodi o cose così insomma. Spero non vi stuferanno ma il difficile arriva ora: fino a qui e poi dal quarto/quinto anno in su avevo già le cose chiare in mente ma adesso dovrò improvvisare per un po' di capitoli dato che non voglio saltare gli anni in mezzo.
Grazie a Just a Little Wizard, Kira_Iris e Jeis che hanno recensito lo scorso capitolo (sono felice sia piaciuto!): vi voglio tanto bene!
Quindi, buone vacanze anche a voi e tanti baci!

*dD*

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Capitolo 32
*** Pomeriggio al Lago ***


 

 

Pomeriggio al Lago

 

 

 

 

Il sole splendeva, un venticello fresco alleviava la calura e creava piccole ondine sulla superficie del lago, l'erba era verde e gli esami erano finalmente finiti. Quella mattina per quelli de primo anno c'era stata a pratica di Difesa Contro le Arti Oscure: l'ultima. Dopo pranzo Sirius, James Sunshine, Remus e Peter erano corsi a sedersi sotto all'albero in riva al lago che ormai era il “loro” albero e avevano passato le ore giocando, scherzando, spruzzandosi con l'acqua e scambiandosi chiacchiere leggere.

«James James la sai quella della strega, il gigante e la Tentacula Velenosa?» chiese con voce squillante Peter all'amico, disteso a terra con i piedi nell'acqua.

«No Peter raccontamela!» rispose quello, scambiando un sorriso con Sirius che alzò gli occhi al cielo. Peter cominciò a raccontare la barzelletta ridacchiando già alle prime parole mentre Remus cercava invano di on scoppiare a ridere per le facce divertite degli altri che osservavano il viso rosso di Peter e ascoltavano la storiella a smozziconi tra le risatine dell'altro.

Alla fine James fece una fragorosa risata facendo arrossire ancora di più Peter e facendo ridere anche Sirius. Soprattutto perchè quella barzelletta l'aveva raccontata al suo migliore amico ancora settimane prima!

Peter si era integrato bene alla fine. All'inizio era timido, non interveniva nelle conversazioni, rideva quando lo faceva James e arrossiva quando loro gli parlavano o scherzavano con lui; poi però si era sciolto e aveva cominciato ad essere più partecipe, più sè stesso. Faceva comunque tutto ciò che pensava sarebbe andato bene agli altri e guardava James con ammirazione neanche fosse stato un semidio, ma stava diventando più normale man mano che il tempo passava.

Remus invece sembrava aver sempre fatto parte del gruppetto: rideva, scherzava, rimproverava, partecipava occasionalmente alle marachelle di James e Sirius, sembrava essere felice con loro. Però si teneva i suoi segreti, se ne spariva un giorno ogni mese e dava spiegazioni un po' assurde come malattie di parenti, morti, compleanni e matrimoni, ma gli altri si fidavano e non facevano domande. Apertamente almeno. Tra loro spesso si trovavano a discutere su quelle continue malattie e sparizioni, ma non erano mai riusciti ad arrivare ad una conclusione.

Sunshine si era un po' allontanata da Lily nell'ultimo mese: lei era irritabile e scontrosa e spariva continuamente con Severus, parlava fitto fitto con lui durante le lezioni che avevano in comune con i Serpeverde e durante i pasti se ne andavano nel parco a mangiare. Nonostante tutto però erano rimaste molto amiche e spesso Sunshine si era ritrovata a asciugare le lacrime all'amica durante una crisi di panico per la tensione degli esami. Lily ci teneva molto alla scuola. Certo, anche Sun ci teneva, ma era uscita spesso nei corridoi bui del castello per una scappatina in cucina o una corsa nel parco invece di studiare ore ed ore. Nel complesso erano felici. Quell'anno era stato stupendo: pieno di sorprese, di nuove amicizie, di curiosità e risate. Non si facevano abbattere dal fatto che presto si sarebbero trovati lontani per mesi e piuttosto passavano ore a fantasticare uscite a Diagon Alley tutti insieme, ritrovi a casa di questo o di quello e festicciole per il compleanno di Peter che avevano scoperto essere il tredici Agosto.

James stava tirando fuori di nuovo l'argomento (“E poi verrete tutti a casa mia, tanto è grande, e passeremo il resto delle vacanze insieme! E poi faremo la festa di Peter in giardino e inviteremo anche i babbani e ci divertiremo un sacco! E poi...) quando una risata di scherno li interruppe.

«Che carini i Grifoncini che organizzano le vacanze con gli amichetti! E i babbani! Come sono dolci! Vero Christal?» Jared McCroy li sovrastava, essendo lui in piedi e loro distesi a terra, e si rivolgeva con voce fintamente commossa ad una moretta con l'aria snob che aveva di fianco, che rise con una voce di ghiaccio che ben si addiceva al suo nome.

«Vattene McCroy.» ordinò Sirius che si era alzato di scatto e adesso lo fronteggiava.

«Non hai niente da fare qui.» aggiunse James al fianco dell'amico.

«Oh quanto entusiasmo! Passavo di qui e vi ho sentiti parlare! Che c'è di male?» si difese quello schernendoli con lo sguardo.

«C'è di male che sei tu, viscida serpe. Non rompere e vattene!» fece Sirius avvicinandosi di più al Serpeverde che non indietreggiò.

«Non è tua proprietà privata Black, posso starci quanto voglio!» attaccò a sua volta McCroy.

«Ok, vieni pure. Ma se ti ritrovi a gambe all'aria o a mollo nel lago cavoli tuoi!» disse James, vedendo che Sirius si avvicinava ancora stringendo i pugni.

«Non osereste...!» esclamò il Serpeverde. I due ghignarono pericolosamente, assurdamente uguali. I due Serpeverde indietreggiarono, codardi, ma poi l'orgoglio impose loro di fermarsi e di non scappare via come lucertole.

«Jared...Jared ricordi che Rustin ci aspetta? Andiamo!» intervenne Christal tirando l'amico per una manica, nel patetico tentativo di andarsene con l'onore intatto.

«Certo McCroy, fai come dice la frigidina qui! Scappa.» lo derise Sirius mentre quello si voltava e se ne andava a passo svelto. Non ricevette risposta dal Serpeverde ma solo uno scappellotto da Remus. «Ehi! Che ho fatto?» protestò.

«Idiota! Spiegami perchè dovete sempre attaccar briga con quella Serpe!» lo rimproverò Remus guardandolo male.

«Perchè mi va! E tu potevi anche difenderlo prima il povero piccolo Serpeverde!» si indignò Sirius, sorpreso per le proteste. Remus non disse niente e arrossì leggermente: la verità era che non aveva il coraggio di intervenire quando James e Sirius litigavano con i Serpeverde. Aveva paura che lo lasciassero di nuovo solo, che lo considerassero un traditore perchè “prendeva le parti” del nemico. Poi però appena ritornavano soli non riusciva più a trattenersi e parlava e quasi sempre gli amici reagivano in quel modo sorpreso e offeso.

«Ok ok non importa!» intervenne Sunshine. «Io sto morendo di caldo! Secondo voi è contro le regole fare un bagno nel lago?»

«Non se nessuno ti vede!» sorrise James.

«Giusto! Andiamo dalla parte della Foresta Proibita, lì non ci sarà nessuno!»propose Sirius, dimenticandosi all'istante della discussione.

Così, ridendo e correndo, i cinque fecero mezzo giro del lago, inoltrandosi tra i cespugli e gli alberi al limitare della Foresta Proibita cercando un posto che fosse poco visibile dal canstello.

«Qui!» esclamò Sunshine, fermandosi così all'improvviso che Peter le andò addosso, facendo cadere entrambi a terra tra le risate di James.

«Scusa scusa scusa...io..io non volevo..non ti ho vista e...scusami!» cominciò a balbettare Petere, rialzandosi.

«Non preoccuparti. Comunque qui va bene, che ne dite?» lasciò perdere la ragazza, spolverandosi la divisa.

«Perfetto!» assentì Sirius. Era un angolino riservato, nascosto alla vista da alcuni grossi cespugli ma illuminato dal sole di metà pomeriggio, circondato dagli alberi al limitare della Foresta che frusciavano e scricchiolavano, dando un'atmosfera raccolta al luogo.

Senza esitare James si tolse la camicia e i pantaloni e, senza nessun imbarazzo di essere rimasto in mutande si sfilò le scarpe e si tuffò.

«Non fatelo!» gridò riemergendo sputacchiante e stringendosi un piede con le mani. «Il fondo è un po' troppo basso!» li informò, mostrando il piede rosso e graffiato.

Quelli a riva risero, scatenando le sue proteste offese.

Un attimo dopo Sirius lo raggiunse correndo nell'acqua finchè non ci toccò più, anche lui in mutande, senza vergogna.

Sunshine divenne rossa pensando al fatto che non aveva un costume, ma poi scrollò le spalle, si sfilò calze e scarpe, la gonna e rimase solo con la camicia che la copriva. Poi, prima di dover pensare a com'era (s)vestita, entrò nel lago, lanciando gridolini quando l'acqua fredda le raggiunse la pancia e poi le spalle.

Peter, rosso come un peperone, la seguì velocemente in acqua vergognandosi delle sue mutande rosse con i pallini gialli. Remus invece preferì restare a riva, spostandosi in modo da potersi sedere su un sasso sufficientemente lontano dagli schizzi dei quattro ma abbastanza vicino da non essere escluso.

I cinque (alla fine gli altri riuscirono a tirare in acqua anche Remus, ignorando le sue proteste) sguazzarono nel lago per un sacco di tempo, spruzzandosi, nuotando, facendo gare di apnea e di velocità, prendendosi in giro, facendo quasi affogare Peter perchè troppo impegnato a ridere si era dimenticato di nuotare e era andato a fondo. Sirius l'aveva recuperato pochi secondi dopo rosso e boccheggiante, ma ancora più che vivo. James allora si era lanciato in fantasiose “imitazioni” dei vari professori nell'acqua, facendo affondare come un sasso Lumacorno, facendo nuotare a rana impettita la professoressa McGranitt, facendo muovere scompostamente Possion e uscendo per qualche secondo sulla riva e immergendo solo l punta del piede e rabbrividendo per imitare un Hagrid spaventato e infreddolito. Poi fece un Silente che nuotava in un impeccabile dorso, lamentandosi però della barba che gli si impigliava sul fondale. Inutile dire che risero tutti da morire.

Erano ancora tutti immersi nell'acqua quando sentirono la voce untuosa di Mocciosus.

«...eddai Lily qui fa caldo! Solo un pochino!» stava dicendo. Sirius e James si scambiarono uno sguardo malizioso e un ghigno.

«No no Sev..non ho voglia di fare il bagno!» rispose la voce di Lily, dolce ma decisa. James strinse pericolosamente gli occhi, geloso per quel tono che a lui non era mai riservato.

«Ma dai! Qui non c'è nessuno! Ti prego!» insisteva Mocciosus. I cinque erano rimasti istintivamente immobili e silenziosi, ad ascoltare mentre i passi dei due si avvicinarono. All'improvviso comparvero a pochi metri da loro: Severus camminava svelto, tenendo Lily per mano e quasi trascinandola verso l'acqua, accaldato e con il volto molto più rosso del solito. Lei camminava pochi passi indietro, facendosi trascinare senza opporsi, un sorriso sul volto. Quasi si scontrarono quando Piton si bloccò improvvisamente, vedendo i Grifondoro immersi nell'acqua.

«Ehi!» esclamò sorpreso.

«Ciao Mocciosus! Ciao Evans. Siete venuti a fare il bagno con noi? Però Mocciosus ti avverto: se entri tu esco io perchè non mi va di stare a galla sul tuo unto!» esclamò James, guardando arrabbiato le amni intrecciate dei due e i loro sorrisi congelati.

«Stai zitto Jamie. Ciao Lils, fate il bagno con noi?» intervenne Sunshine, salutando allegra l'amica, ma senza guardare il Serpeverde.

«Ciao Sun...al dire il vero..» cominciò Lily, ma venne interrotta da Piton.

«No, non facciamo il bagno con voi. Andiamo a cercarci un altro posto.» e dicendo quello, cercò di trascinarla via.

«Vuoi restare solo con la rossa, viscido?» lo provocò James.

«Lo ero già, mi sembra Potter. Al contrario di te che non puoi starle neanche a dieci passi di distanza se non c'è la tua amichetta che ti difende!» scattò l'altro.

«EHI!» esclamarono insieme Sunshine e Lily, una per il tono di voce con cui Severus aveva detto “amichetta”, l'altra per il tono possessivo con cui aveva parlato.

«Zitto unto!» gridò James.

«Attento Potter...al contrario di voi, io ho una bacchetta.» lo minacciò Piton con una voce suadente e viscida che fece rivoltare lo stomaco a James e a Sirius.

«Bè Mocciosus, è per questo che non te ne scapi via con la coda tra le gambe come fai di solito?» lo provocò James, assolutamente incurante del pericolo.

«James smettila...» sussurrò Remus, ma a voce non abbastanza bassa.

«Ascolta il tuo amico Potter e dai del codardo a lui invece che a me!»

James ringhiò e insieme a Sirius scattò in avanti (per quanto si possa scattare con l'acqua fino alle spalle) verso il Serpeverde che, nonostante tutta la spavalderia mostrata fece un passo indietro prima di sfoderare la bacchetta.

«FINITELA!» Lily si mise fra loro, la bacchetta in mano, i capelli legati in un chignon che si stava disfacendo, una smorfia di rabbia sulle labbra. I ragazzi si bloccarono. «Sempre qui a litigare, provocarlo, cercando solo una scusa per saltargli addosso! Siete spregevoli! Siete antipatici, arroganti e pieni di voi! Smettetela!» con loro grande stupore James e Sirius si accorsero che stava gridando a loro! Ignorando Severus e insultandoli come se avessero fatto tutto da soli, contro un povero innocente indifeso!

«Evans tu sei pazza!» borbottò James.

«Io non sono pazza! Tu sei pazzo, scemo e strafottente!» lo insultò ancora la rossa.

«Evans finiscila tu adesso! Apri gli occhi dannazione! È vero ha cominciato James ma il tuo amico lì non è innocente! Se vuoi fare la prefettina della giustizia rimprovera anche lui e non solo James perchè vorrei farti notare che anche Mocciosus provoca, litiga e ha una bacchetta in mano pronto ad attaccarci! Ha insultato anche Remus che non c'entra niente per Merlino! Guarda le cose come stanno e non solo come le vuoi vedere Evans, oppure stai zitta.» Sirius tacque, lasciando James e Remus a bocca aperta, Piton con un espressione rabbiosa e Lily con le lacrime agli occhi per la rabbia la frustrazione.

«Io vedo Black, ma sei tu quello che non capisce!» e detto questo Lily si voltò e corse via, seguita da Piton.

I cinque rimasero in silenzio per un istante poi Peter, spostando lo sguardo da uno all'altro, si sposto di un passo e perse l'equilibrio, finendo sotto acqua con un suono risucchiante.

«Peter!» chiamò Sirius prima di nuotare velocemente verso di lui e ripescarlo per la seconda volta. Scuotendo le testa, gli diede un paio di pacche sulla schiena per fargli sputare l'acqua. Peter, rosso come un pomodoro, si scusò, scatenando le risate degli altri. Dopo pochi minuti tutti sembravano aver già dimenticato Piton e Lily e sarebbero sembrati tutti allegri e felici come prima se non fosse stata per un ombra negli occhi di James.

«Forza torniamo al castello così magari riusciamo ad asciugarci prima di cena!» li esortò Sunshine mentre le ombre degli alberi si allungavano sul loro angolo di lago, mangiandosi il sole.

Così uscirono. James e Sirius si infilarono i pantaloni e Sirius prestò la sua camicia a Sunshine che si tolse quella fradicia e si infilò la sua gonna. Remus si guardò abbattuto i vestiti bagnati (avendolo tirato dentro a forza gli altri non avevano certo badato a togliergli i vestiti!) e sperò di riuscire ad arrivare in Sala Comune senza incontrare Pringle o un insegnate.

Insieme si avviarono al castello e, furtivi, corsero su per le scale, contenti che quasi tutti fossero ancora nel parco o nei Dormitori e non nei corridoi, sperando di non dover scontare una punizione proprio gli ultimi giorni di scuola. E per una volta la fortuna fu dalla loro parte.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ecco qua il nuovo capitolo. Ultimo pomeriggio del primo anno a Hogwarts (almeno l'ultimo che racconterò) e i nostri amici hanno deciso di passarlo divertendosi. La scena delle imitazioni e quella del “tiriamo dentro Rem” me le sono immaginate stanotte quando non riuscivo a dormire per il caldo e il resto è venuto da sé. Naturalmente le dolci Serpi dovevano andare a guastare tutto, non poteva mica essere tutto perfetto!
È un capitoletto semplice e leggero, senza pretese. Anche il prossimo sarà leggero mentre i due seguenti saranno un po' più pesanti dato che starò come sempre dietro a Sirius e ai suoi affari con la sua dolce e affettuosa famiglia! Per ora li ho organizzati fino a lì e quindi cercherò di scriverli in fretta ma non so quando riuscirò a pubblicarli.
Grazie a Just a Little Wizard, Kira_Iris e Jeis che hanno recensito (non so quando risponderò alle prossime recensioni *fa un sorriso sfacciato* perchè so che ci saranno :P).
Tanti baci

*dD*

 
Ps: non credo di riuscire a caricare le immagini quindi per un po' niente :(


 

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Capitolo 33
*** Partenza da Hogwarts ***


 

 

 

Partenza da Hogwarts

 

 

 

 

«Sirius sono triste.» la voce di James uscì dal buio del Dormitorio dei ragazzi del primo anno raggiungendo Sirius che cercava di addormentarsi. Era l'ultima notte che avrebbero passato nel castello come primini.

«Anche io Jamie...» sussurrò Sirius di rimando.

«Mi mancherete.»

«Anche tu Jamie ci mancherai.»

«Non voglio passare tutta l'estate a giocare con il gatto, con i babbani e a volare da solo sulla mia scopa.»

«Sempre meglio di quello che farò io.»

«Cioè?»

«Secondo te Jamie? Mia madre mi ucciderà per quegli scherzi che abbiamo fatto a Cissy. E poi mi rinchiuderà in camera e mi farà morire di fame. E poi mi manderà in cucina con gli elfi domestici. E poi mi ucciderà torturandomi. E quando sarò morto mi urlerà dietro.»

«Sarai morto troppe volte ormai perchè te ne importi qualcosa.» la conversazione mormorata dei due si interruppe tra le risatine sommesse.

«E poi devi venire a casa mia Sir. Farò scrivere a mio padre una lettera e dovranno lasciarti venire.»

«Non so Jamie...non ne sarei tanto sicuro.»

«Non essere così pessimista Sir! Ti prometto che anche tu ti divertirai quest'estate. Almeno un po'.»

«Me lo prometti davvero?»

«Sì. Promesso.»

 

**

 

«Muoviti James muoviti! Dai che sennò perdiamo il treno! Non potevi finirlo ieri il baule?» Remus gridava a James che correva in giro per la stanza raccattando freneticamente le sue cose ancora sparse ovunque, gettandole nel baule spalancato e disordinato.

«Rem vai a fare colazione.» disse calmo Sirius, entrando con un cornetto alla cioccolata in mano e un succo di zucca nell'altra. «Aiuto io il cretino.» aggiunse porgendo il cibo al suddetto cretino e cominciando a raccogliere i libri accatastati affianco al letto di James per poi metterli nel baule.

«Grazie Sir ti amo!» esclamò James dando un morso al cornetto mentre Remus spariva diretto alla Sala Grande dove lo aspettava Peter.

«Io no James.» rise Sirius continuando il suo lavoro.

«Buongiorno ragazzi ho incontrato Remus che mi ha chiesto di aiutarvi! Oh mamma mia ma non potevate farlo ieri?» Sunshine era entrata e si era bloccata alla vista di quel caos.

«Parla con lui Raggio di Sole, il mio baule è pronto!» intervenne Sirius.

«Lascia fare a me Sir, altrimenti questa roba non ci starà mai tutta! E James...mangia con la bocca chiusa non sei un animale!» Sunshine si avvicinò al baule e cominciò a sistemare, per quanto era possibile, tutto il casino che c'era dentro. Intanto Sirius ricominciò a raccogliere con James le ultime cose nei posti più inaspettati, come sotto l'armadio o dietro il lavandino del bagno.

«Finito!» gridò alla fine James sorridendo soddisfatto, uno sbafo di cioccolata sul naso.

«Pulisciti la faccia James e muoviti che dobbiamo andare!» esclamò invece Sunshine, uscendo velocemente diretta in camera sua.

Arrivata lì trovò Lily in lacrime.

«Ehi Lils che succede?» chiese sedendosi al suo fianco. Per tutta risposta quella si asciugò le lacrime e le porse una lettera.

 

Lily,

non potresti chiedere di restare alla tua scuola di anormali quest'anno? Sei pericolosa per noi persone normali e io non voglio mostri che girano per casa. Magari potresti restare lì con quell'orribile ragazzo che abita in quella casa orrenda a Spinner's End. Sono sicura sarebbe meglio per tutti, per la nostra sicurezza.

Saluti

Petunia

 

 

«Oh Lily non badare a tua sorella! È solo gelosa lo sai! Non devi neanche pensare a quello che lei dice ok? Tu sei una ragazza stupenda e l'anormale è lei che non lo capisce ok? Adesso però andiamo che altrimenti facciamo tardi e restiamo qui per davvero, che lo vogliamo o no!» Lily annuì alle parole di Sunshine e si soffiò il naso, poi insieme si avviarono in Sala d'Ingresso, lasciando agli elfi il compito di trasportare le valigie.

Quando salirono sul treno, Sunshine trascinò Lily alla ricerca di Sirius e James, convincendola dicendole che sulla strada potevano cercare anche Severus. Infatti, trovarono il ragazzo con altri due o tre Serpeverde che però lo ignoravano. Appena vide Lily, Severus si illuminò e si alzò, dicendole che avrebbero trovato un altro scompartimento tutto per loro. Purtroppo però, nella ricerca, incapparono nello scompartimenti dei Grifondoro.

«Ehi Sunny! Ci stavamo chiedendo se per caso non ti eri già dimenticata di noi!» esclamò James quando la ragazza entrò. Subito però il suo sorriso si congelò quando vide i due che stavano dietro di lei.

«Evans. Mocciosus. Questo scompartimento è pieno, ciao.» salutò con voce fredda. Ancora non aveva perdonato Lily per come si era comportata quel giorno al lago, anche se aveva ammesso che romperle le pluffe facendole buffe dichiarazioni gli mancava.

I due, senza degnarlo di un secondo sguardo, se ne andarono richiudendosi la porta dello scompartimento dietro le spalle.

«Eddai James potresti anche perdonarla!» si lamentò Sunshine. «Io volevo stare ancora un po' con lei!»

«Scusa Sunny. Che dici, la raggiungo ancora?» la sorprese James.

«Certo, vai!» rise la ragazza, spingendolo verso la porta.

«Evans ehi Evans!» chiamò James vedendo i capelli rossi della ragazza pochi metri più in là.

Quella si girò automaticamente al suono del suo nome e poi fece una smorfia vedendolo.

«Che diavolo vuoi Potter?» chiese acida quando lui fu abbastanza vicino.

«Solo dirti che sei perdonata per come mi hai trattato l'altro giorno. Che ti voglio ancora bene e che spero tu passerai delle belle vacanze. Ciao!» e dicendo così le schioccò un bacio sulla guancia e corse via, lasciandola basita in mezzo al corridoio, sperando di arrivare al sicuro prima che lei si riavesse dallo stupore e dall'indignazione che la tenevano bloccata.

«Potter!» si sentì chiamare due passi dopo. Si girò (magari la Evans voleva chiedergli scusa!). Purtroppo per lui Lily aveva in mano un libro e non aveva per niente una pessima mira!
«Ehi James che hai alla testa?» chiese Sirius quando James entrò nello scompartimento massaggiandosi la fronte.

«La Evans mi ha attaccato. Ma lasciamo perdere.» Sunshine rise e gli diede uno scappellotto giocoso. Naturalmente la questione non finì li e Sirius non lo lasciò in pace finchè James non ebbe raccontato tutto ciò che era successo veramente e non nella sua fantasia (“Mi ha baciato con troppo fervore capitela, mi ama troppo!) . E naturalmente lo prese in giro da morire.

Quando arrivarono alla stazione di King's Cross, dopo diverse partite di qualunque cosa e dopo moltissimi dolci, James aveva ancora un leggero segno rosso sulla fronte.

«James amore che hai fatto sulla testa?» la signora Potter li aggredì appena scesero dal treno, abbracciandoli tutti quanti, tra il grande imbarazzo di bè...tutti.

«Niente niente mami...incidenti di percorso.» rispose James mentre Sirius ghignava.

«Sunny!!» la voce di Angie riscosse Sunshine che si girò appena in tempo per allargare le braccia e afferrare al volo la sorellina.

«Ciao amore! Come sei diventata pesante cucciolina mia!» la salutò baciandola sulla testa.

«Oh che tesoro! È la tua sorellina?» intervenne Dorea.

«Mami...» si lamentò James scuotendo la testa mentre sua madre si sporgeva ad accarezzare Angela.

«Ehm..sì signora Potter. Si chiama Angela.» rispose imbarazzata Sunshine.

«Che carina che sei piccola!» fece tutta intenerita la madre di James, mentre quello, sempre più sconsolato, si girava verso suo padre facendo finta di non conoscerla.

«Ehilà signorino! Come va Sirius?» salutò entrambi il signor Potter.

«Bene grazie signore.» rispose cortese Sirius, allungando la mano per stringere quella di Charlus.

«Chiamami Charlus ragazzo! Allora, quand'è che vieni a trovarci? E anche voi altri naturalmente!» disse giovale l'uomo, guardando i cinque ragazzi che gli stavano attorno.

«Non lo so se potrò venire signo...Charlus.» esitò Sirius.

«Potrai potrai. Quello è tuo padre vero? E quella dev'essere tua madre!» Sirius sobbalzò e seguì lo sguardo del signor Potter accorgendosi con orrore che sua madre, suo padre e Regulus lo stavano guardando da lontano.

«Sì signore.» rispose esitando.

«Bene. Andiamo a salutarli.» disse Charlus, facendo spalancare gli occhi terrorizzato a Sirius, che però lo seguì con lo sguardo basso, accompagnato dallo sguardo di sostegno di Sunshine e da James.

«Buongiorno signor Black! Signora Black, i miei ossequi! Io sono Charlus Poter, piacere di fare la vostra conoscenza!» salutò Charlus, stringendo la mano di un sorpreso Orion e facendo un leggero inchino a Walburga.

«Buongiorno.» rispose formale Orion, scoccando un'occhiataccia a Sirius, che abbassò lo sguardo.

«Volevo parlare con voi di una faccenda, a proposito di Sirius.» cominciò Charlus.

«Cosa ha fatto?» chiese Walburga guardando con odio e sospetto Sirius.

«Oh niente, niente! Volevo chiedervi se foste d'accordo di far venire i ragazzo a casa mia ad Agosto. Naturalmente lo verrei a prendere io se avete problemi e lo porterei a Diagon Alley per comprare il necessario per Hogwarts. E il mio ragazzo, James, si sentirebbe meno solo.» Orion e Walburga si guardavano. Se avessero rifiutato Charlus di sicuro si sarebbe offeso o avrebbe chiesto le motivazioni, ma non potevano lasciare andare Sirius così. O forse sì? Se ne sarebbero liberati prima del previsto anche se al prezzo di mandarlo da quei filobabbani. Ma tanto più di così non avrebbero potuto rovinarlo no?

«Va bene. Quando verrete a prenderlo?» chiese Walburga.

«Andrebbe bene il due di Agosto?» chiese Charlus.

«Sì sì. Adesso però dobbiamo assolutamente andare.»

«Va bene. Ciao Sirius.» Charlus diede una pacca sulla spalla a Sirius e si voltò.

«Ciao Sir! Hai visto? Te l'avevo promesso!» James e Sirius si abbracciarono, poi anche James si voltò.

«Salutami gli altri, soprattutto Sunny ok?» gli disse Sirius.

«Certo ciao!»

«Ciao!»

«Ora basta. Andiamo.» e con quelle parole fredde Orion lo prese per un braccio e girando su sé stesso si smaterializzò. Appena toccò di nuovo una superficie solida Sirius pensò: solo fino ad Agosto. E un lieve sorriso si disegnò sulle sue labbra.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Finalmente cono riuscita ad aggiornare!! non ci ho messo tanto però a pensarci bene...il prossimo però credo ci metterò ancora di più. . Il capitolo a dire la verità non mi fa impazzire ma non lo trovo neanche terribile...spero che voi lo troviate almeno accettabile :) che ne pensate del portare via Sirius dai suoi ad Agosto? Io davvero non ce la facevo a lasciarlo lì tutta l'estate! Povero cucciolo...Spero anche che troviate credibile la lettera di Petunia, io la odio! Bon basta scrivere...un'ultima cosa...vi siete accorte che ho finalmente cambiato il titolo? Che ne dite? Vi piace? Spero di sì!
Grazie a Just aLittle Wizard, Kira_Iris, Jeis, campo mezzosangue 4ever e Federchicca Hufflepuff che hanno recensito! scusate se non ho risposto a tutte ma davvero con questa connessione del cavolo non ce la faccio! voglio solo dirvi che vi adoro, che apprezzo tantissimo le vostre recensioni e i complimenti e che vi ringrazio <3  

Bacioni

*dD* 

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Capitolo 34
*** Prigioniero ***


 

 

 

Prigioniero

 



3 Luglio

Caro Sirius,

come stai? Le vacanze sono appena iniziate e già tu e James mi mancate. Oggi ho fatto un bel giro per la mia città, in cerca dei miei vecchi amici, ma tutti mi salutano e poi vanno via. Mi guardano storto perchè credono che io vada in una scuola privata lontana da qui. Credono che sia una ragazzini snob che li disprezza e mi sento un po' sola. Certo, qualcuna delle mie vecchie amiche più vicine c'è ancora, ma non posso parlare della scuola, dei compagni, dei compiti, dei professori, degli amici come facevamo una volta. Conosciamo persone diverse, frequentiamo scuole diverse, viviamo in due mondi opposti che non possono incontrarsi. Mi sembra strano. Una volta mi è scappato detto “Come sarebbe più facile usare qui la magia!” e mi hanno guardata come se fossi una pazza. Lily e James mi hanno già scritto, tu invece non ti sei fatto sentire. Va tutto bene? Spero di sì. Sai, Angie dice che tuo fratello sembrava un principe, tutto elegante alla stazione. . . sai è rimasta colpita dai tuoi genitori, così eleganti, e dai genitori di Jamie, così dolci e gentili. Lei non c è molto abituata, capisci?

Spero tu risponda presto, mi manchi davvero. Ti voglio bene

Sun

 

7 Luglio

Caro Sirius,

come mai non rispondi né a me né a James? Lui dice che forse le lettere nono ti arrivano, ma io ho un po' paura. Stai bene vero? Non ti hanno rinchiuso in camera o cose del genere vero? Qui fa tanto caldo e mi annoio tanto. Certo, c'è Angie e ci sono alcune amiche, ma niente al confronto di te, James e Lily. Non vedo l'ora di rivedervi.

Ti prego, rispondimi!
Sunshine

 

15 Luglio

Caro Sirius,

sono preoccupata davvero. James dice che sono esagerata, ma secondo me è preoccupato anche lui. Perchè non ti fai vivo? Perchè non rispondi? Chissà se le lettere ti arrivano. Spero tanto di sì. James dice che se non risponderai presto dirà a suo padre di scrivere una lettera ai tuoi o direttamente a te per informarsi. Ma perchè, perchè non riescono a esser fieri di te? Spero che almeno Regulus non si lasci contagiare e ti stia vicino.

Mi manchi da morire e voglio che tu mi risponda. Ti prego

Sun

 

17 Luglio

Caro Sirius,

non riesco ad aspettare la tua lettera ancora. Perchè non mi rispondi? James dice che ti ha scritto tanto e ce anche a lui non hai mai risposto. Sai, credo anche anche Angie sia una strega. Forse è stata una mia impressione, ma oggi stava facendo un disegno e si lamentava che il blu era scarico e non colorava bene. L'ha lanciato dall'altra parte del avolo ordinandogli di funzionare e quando l'ho raccolto e gliel'ho riportato funzionava perfettamente. Non so se è stata solo la botta che l'ha fatto riprendere a funzionare. . .secondo te Angie ha fatto una magia? Le piacerebbe tanto sai?

Ma perchè parlo sempre dei cavoli miei? Mi piacerebbe sapere cosa stai facendo in questo momento, mi piacerebbe sapere come stai, mi piacerebbe che tu mi rispondessi. Ti prego.

Ti voglio bene

Sun

 

23 Luglio

Caro Sirius.

Basta! Non ce la faccio più! I miei amici mi insultano e mi prendono in giro, la gente mi guarda storto e tu non mi rispondi! Che diavolo sta succedendo? Io. . . non lo so. Perchè deve essere sempre tutto così difficile? Non posso avere un'estate normale, tranquilla e felice? Ti prego, almeno tu puoi mettere le cose a posto e farci sollevare da tutta questa preoccupazione e rispondere?

Ti voglio bene

Sun

 

Sirius leggeva quelle lettere disteso sul suo letto, passando un dito sulla lacrima tonda che era caduta sull'ultima frase colando leggermente le lettere. C'erano anche quelle di James, in ordine cronologico, l'ultima era arrivata proprio quella mattina e diceva:

 

24 Luglio

Caro Sirius,

ti odio! Mi stai rovinando le vacanze! Ieri mia madre mi aveva chiesto se avevo voglia di andare fino alla spiaggia e io le ho detto di no! Sai perchè? Eh, lo sai? Perchè aspettavo una tua dannatissima lettera che non è arrivata! Scommetto che non sei tu a non voler rispondere ma sono i tuoi genitori che non te lo permettono. Sunshine è tanto preoccupata e, non osare ripeterlo mai, ma anche io lo sono un pochino. Che ti hanno fatto? Per fortuna tra qualche giorno mio padre ti verrà a prendere e finalmente quest'estate diventerà divertente.

Non vedo l'ora di rivederti

James

 

Sirius scosse la testa rileggendola. Avrebbe voluto rispondere, ma come faceva? Era chiuso nella sua camera e i suoi gli avevano sequestrato qualunque cosa. Per qualche sadico motivo, probabilmente per farlo soffrire dato che non poteva rispondere, sua madre continuava a fargli ricevere le lettere che i suoi amici gli spedivano. C'erano anche quelle di Remus e alcune di Peter. Gli faceva male vedere le lacrime di Sunshine, avvertire la preoccupazione dei suoi amici e non avere la possibilità di mettersi in contatto con loro. Tutto era cominciato ad andare male il primo giorni di vacanza. Appena arrivato sua madre lo aveva rimproverato, sgridato e Cruciato perchè aveva parlato con zia Druella, la madre di Narcissa, che le aveva raccontato tutto quello che lui combinava a scuola e che la sua dolce cugina riferiva puntualmente ai suo genitori che poi ne parlavano con Orion e Walburga. Sua madre aveva detto che mai, in tutta la sua vita si era vergognata tanto quanto quando gli zii e anche i Malfoy si erano andati a lamentare per lo scherzo del primo Aprile. Kreacher lo aveva portato nella sua camera distrutto e sfinito, tanto che a stento si reggeva in piedi, rinchiudendolo lì. Per un po' di tempo gli avevano anche lasciato il permesso di mangiare a tavola con loro, ma una sera la sua prigionia era diventata totale.

 

Sirius era sceso a mangiare quando Kreacher aveva suonato il gong, annunciando la cena. Il gong era una novità dell'ultima settimana che sua madre aveva aggiunto dicendo che era molto raffinato. Sirius lo trovava fastidioso e inutile. L'ora della cena era sempre la stessa e tutti la conoscevano. Erano riusciti sempre a mangiare tutti insieme anche senza quello stupido gong, perchè adesso doveva essere necessario? Era sceso già di malumore, con un forte mal di testa dovuto al fatto che stava sempre rinchiuso nella sua stanza con i suoi pensieri, e quando aveva visto che per cena c'era un arrosto di carne di Lampersione, che trovava assolutamente disgustoso, e un'insalata di erbe non ben definite si era sentito rivoltare lo stomaco e si era seduto tenendo il muso.

«Non fare quella faccia alla mia tavola!» aveva esclamato Orion, guardandolo torvo.

«E mangia!» aveva aggiunto Walburga.

«Non voglio mangiare.» aveva replicato Sirius. Sapeva che stava sbagliando a rispondere, che avrebbe dovuto obbedire e basta, ma non riusciva a seguire l'istinto e aveva parlato con rabbia, cn un tono lamentoso che aveva fatto subito infuriare Walburga.

«Mangia subito ragazzino e dovresti anche essere felice che ti facciamo mangiare alla nostra tavola! Dovresti essere onorato!» aveva esclamato la donna, guardandolo con disprezzo. Sirius si era arrabbiato a sua volta e, continuando con quell'impulso assurdo che lo spingeva a rispondere aveva replicato, alzandosi con tanta violenza da far cadere a terra la sedia con fragore.

«Non mangio e non mi sento onorato per essere ammesso alla vostra presenza. Perchè mai dovrei esserlo? Preferisco mille volte non mangiare con voi! Siete tutti quanti ottusi e fissati con le vostre stupide idee sul sangue e sulla nobiltà! Volete saperlo? Io penso che una delle migliori persone che conosco sia James che è un “filobabbano” come lo chiamate voi e la ragazza più meravigliosa, coraggiosa, affettuosa e intelligente che conosca è un Mezzosangue! E non mi interessano le vostre assurde idee. Tenetevi il vostro cibo, la vostra stupida cena, il vostro inutile gong e le vostre idee idiote! Divertitevi tra di voi!» e detto questo si era girato per andarsene.

Sua madre però. Prima che lui potesse fare anche solo un passo, aveva sfoderato la bacchetta colpendolo alle spalle con una Cruciatus talmente potente che l'aveva mandato a carponi a terra. Poi si era avvicinata e aveva scagliato un incantesimo dopo l'altro. Sirius aveva colto lo sguardo pieno d'odio di Walburga, quello di disprezzo di Orion e quello deluso, arrabbiato e offeso di Regulus. Prima di svenire gli aveva restituito lo sguardo arrabbiato e aveva gridato attraverso la stanza: «Tu non se migliore di loro Regulus! Sei un piccolo, stupido, odioso nobile contagiato dalle loro stupide idee sul sangue! Sarai un perfetto, infido e schifoso Serpeverde!»

Quando si era svegliato era sul pavimento della sua camera. Aveva diversi tagli che gli bruciavano e molte botte e abrasioni che pulsavano. Ripensando alle parole che aveva lanciato a suo fratello nella rabbia e il dolore che gli confondevano la mente e ricordando lo sguardo d'odio che lui gli aveva lanciato poi, si era reso conto di aver perso anche l'ultima persona che poteva ancora aiutarlo e essergli vicino in quella maledetta casa. Si diede dello stupido. Suo padre aveva fatto comparire un minuscolo bagno comunicante con la sua camera in modo che lui non avesse nessuna scusa per uscire dalla stanza ma fin troppo spesso lui si ribellava per correre via, fuori nella piazzetta e sua madre ogni volta lo puniva con più durezza.. Kreacher compariva due volte al giorno con un po' di cibo. Il caldo era soffocante nella piccola camera dato che i suoi genitori avevano sigillato le finestre. Parlare con i suoi amici era impossibile. Le lettere continuavano ad arrivare e lui le leggeva tristemente. Ora che aveva perso anche Regulus (perso...più che perso lo aveva cacciato!) non aveva più nessuna speranza di poter raggiungere un gufo per rassicurare gli amici. Era assicurato, quell'estate era una schifezza. Non vedeva l'ora che arrivasse Agosto quando i suoi genitori avrebbero dovuto lasciarlo andare dai Potter e finalmente forse si sarebbe divertito. O almeno lo sperava.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Scusatemi! Perdonatemi davvero. Questo capitolo è cortissimo e ci sono stata tantissimo a postarlo ma davvero, non ho avuto tempo (e lo ammetto...voglia) di accendere il pc. Vi prego, perdonatemi!
Non chiedetemi cosa sia un Lampersione perchè non lo so! Immaginate una specie di pecora. Basta...non c'ho voglia di scrivere. Se ci sono domande chiedete!
Grazie a Just a Little Wizard, MrsLyla_90, Kira_Iris e Jeis che hanno recensito, vi voglio bene e spero di non avervi deluse!
A presto

*dD* 

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Capitolo 35
*** Libero ***


 

 

 

 

Libero

 

 

31 Luglio

Caro Sirius,

ti veniamo a prendere amico. Non preoccuparti non resterai con quei pazzi. E poi ho bisogno di te per divertirmi come si deve. A casa mia ci sono già Remus e Peter. Ci divertiremo, Sir, stanne certo!

Aspettami

James

 

PS: tra due giorni alle dieci del mattino Sir. Devi essere pronto così i tuoi non potranno trattenerti. Papà scriverà loro una lettera domani. J.

 

Sirius leggeva e rileggeva la lettera che gli aveva dato Kreacher poche ore prima, porgendogliela con aria schifata mentre la teneva con solo la punta di due dita. Ormai sapeva le parole a memoria e aveva quasi scolorito l'inchiostro a furia di passarci sopra le dita per assicurarsi che la lettera fosse vera, che esistesse davvero. Per essere sicuro che presto sarebbe stato libero. Pensando a quello sorrise. Subito però si portò una mano alla guancia a toccarsi il nuovo taglio che si era fatto il giorno prima, quando sua madre lo aveva colpito con un incantesimo tagliuzzante, decisa a tagliare un po' i capelli che ormai gli arrivavano praticamente alle spalle, e lui si era girato di scatto, facendosi colpire solo di striscio ad una guancia. Naturalmente era stato tutto inutile e adesso i suoi capelli neri erano di nuovo della lunghezza “accettabile” per sua madre, ma almeno non si sentiva impotente. Sapeva che non doveva ribellarsi, ma come faceva a resistere altrimenti? Non riusciva a stare fermo a subire. Preferiva farsi punire per qualcosa che aveva realmente fatto e non solo perchè era un Grifondoro e pensava con la sua testa.

Scuotendo la testa Sirius si alzò dal suo letto e guardò fuori. Dalla sua finestra vedeva la stradina che passava dietro a casa sua. Era deserta e dall'asfalto si levavano ondate di calore bollente che facevano ondeggiare l'aria come fosse stata acqua. Gli piaceva guardare le cose che si distorcevano in quell'aria liquida, come gli piaceva chiamarla, e si sorprendeva ogni volta quando, scattando una fotografia a quelle onde, poi nella foto non apparivano, ma sembrava tutto normale. Un uccellino passò volando sulla strada e Sirius gli invidiò la sua libertà e contemporaneamente insultò i suoi genitori che lo tenevano chiuso lì. Però, nonostante facesse di tutto per negarlo anche a sé stesso, non era arrabbiato solo con loro, ma anche con sé stesso. Era arrabbiato perchè, in fondo al cuore, avrebbe voluto essere come Regulus: ordinato, obbediente, sottomesso, fedele alle idee famigliari, al loro sangue Puro e Nobile. Sapeva di essere diverso, sapeva che sforzarsi di essere come suo fratello l'avrebbe ucciso: lui amava correre, ridere, fare scherzi, essere ribelle, seguire il suo cuore. E non riusciva a trovare niente che non andasse in Peter o Sun solo per il loro sangue diverso. Però, in fondo, avrebbe voluto vedere lo sguardo orgoglioso di Orion (che sfoderava solo per Regulus) diretto a lui, avrebbe voluto vedere l'affetto di Walburga (quel poco che c'era) per lui, avrebbe voluto far parte davvero della famiglia: giocare di nuovo con Reg, parlare con i suoi genitori, andare dai loro parenti con loro. E si infuriava con sé stesso perchè non poteva essere così. Certo, non avrebbe voluto cambiare sé stesso e sapeva che faceva bene a rimanere così, che comunque c'erano persone che lo apprezzavano e gli volevano bene per quel che era, ma la famiglia...era doloroso sapere che la sua famiglia si vergognava di lui e lo disprezzava tanto da farlo rinchiudere nella sua stessa stanza. Faceva male. Era per quello, oltre che per mille altri motivi, che non vedeva l'ora che James arrivasse e lo portasse via: voleva solo sentirsi di nuovo accettato, poter vivere libero. E poi i suoi amici gli mancavano un sacco. E era stufo di svegliarsi la mattina dolorante, pronto a contare i nuovi lividi che sua madre gli aveva provocato. Più volte lei, punendolo, gli aveva detto che se fosse stato un figlio per bene, un vero Black, tutto quello sarebbe finito e sarebbe tornato tutto a posto. Oh sapeva come manovrarlo Walburga! Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro e sinceramente Sirius non riusciva a ricordare un momento in cui con la sua famiglia tutto fosse “a posto”. All'improvviso con un sonoro CRAC Kreacher si smaterializzò nella stanza.

«Vieni pure Kreacher!» lo salutò ironico Sirius, guardandolo storto.

«Kreacher è felice che il signorino non ha perso il suo senso dell'umorismo, signore. Signora Padrona detto a Kreacher di chiamare il signorino e di farlo andare giù.» lo informò l'elfo domestico con una smorfia cattiva sul brutto muso.

«Giù?» chiese sorpreso Sirius.

«Sì signorino Sirius. Giù in Stanza dell'Arazzo, signorino. Signora Padrona aspetta signorino per lettera del suo amico.» confermò Kreacher.

«Lettera? Intendi la lettera del signor Potter? È già arrivata?» chiese ancora Sirius.

«Io non sa signorino. Kreacher sa solo che signorino deve sbrigarsi se non vuole che Signore Padrona si arrabbi molto moltissimo.» lo esortò l'elfo.

«Va bene Kreacher, ma a modo mio.» e dicendo così Sirius si diresse verso la porta, ignorando la mano di Kreacher, pronto a smaterializzarsi direttamente giù.

Un'ora dopo Sirius era di ritorno nella sua camera con dei tagli nuovi sulle mani dove si era piantato le unghie per non rispondere a sua madre e il permesso di andare dai Potter. Non si era mai sentito così felice, probabilmente perchè non si era mai sentito così in trappola.

Allegramente, cominciò a preparare una lista con tutte le cose che doveva ricordarsi di portare via e che c'erano nel suo baule per controllare che i suoi genitori non si tenessero niente.

 

**

 

«Buongiorno signor Potter. I signori la aspettano di qua.» nascosto sulle scale Sirius sentì Kreacher che accoglieva Charlus e lo faceva entrare. Probabilmente l'avrebbe portato nel salotto vicino alla Sala dell'Arazzo in cui sua madre accoglieva tutte le persone su cui voleva far colpo. Velocemente si affrettò a tornare in camera sua e aspettare che Kreacher lo andasse a chiamare. Di fronte alla sua porta però trovò un intoppo: Regulus era in piedi lì davanti, con aria seria e dura.

«Oh ciao Reg, che ci fai qui? Non sei giù a farti bello con mammina con l'ospite?» chiese sarcastico, cercando un modo per entrare nella stanza ed evitare la conversazione che sapeva essere in arrivo. Non aveva voglia di litigare con suo fratello anche quella mattina.

«Ciao Sirius. No, non sono giù con “mammina”. Aspettavo te.» come non detto...Regulus voleva fargli un discorsetto. Sirius sospirò dentro di sé e si avvicinò al fratello, capendo che l'unico modo per riuscire ad andare di sotto era lasciarlo parlare.

«Che succede Reg?» chiese serio.

«Volevo dirti che mi dispiace Sirius.» Sirius alzò le sopracciglia sorpreso: che cosa stava dicendo? «Mi dispiace perchè hai litigato con mamma e papà, perchè fai soffrire la mamma, perchè non riesci a capire quanto dispiacere dai ai nostri genitori, perchè vuoi disonorare a tutti i costi la nostra famiglia, perchè per colpa della tua assurdità e stranezza l'anno prossimo sarò a Serpeverde da solo, perchè sei uno stupido.» Sirius non riusciva a crederci: davvero Regulus si era così attaccato alle idee dei suoi genitori? Non sembrava nemmeno lui quello che parlava, dicendo quelle cose con aria impenetrabile e seria. Che cosa gli avevano fatto? Poi però, invece di replicare come avrebbe voluto spinse da parte il fratello sibilandogli un “idiota” e entrò in camera, appena in tempo per vedere Kreacher smaterializzarsi in mezzo alla stanza.

«Il signorino deve andare giù. Kreacher porterà tutte le cose in Ingresso.» gracchiò l'elfo domestico.

«Ti ordino di non dimenticare niente Kreacher. E di non mettere in disordine, tirare fuori o toccare niente se non è assolutamente necessario.» fece Sirius prima di uscire e scendere le scale con passo svelto, evitando di guardare verso la porta di Regulus da cui di sicuro il fratello lo stava spiando.

«Buongiorno signor Potter!» salutò allegro entrando nel salotto. Charlus si voltò verso di lui e sorrise a sua volta.

«Sirius! Sono felice di vederti! Sei pronto ragazzo?»

«Certo signore.»

«Bene allora io vado a parlare con il vostro elfo domestico per i bagagli mentre tu saluti i tuoi genitori.» e detto questo si allontanò verso Kreacher.

«Allora arrivederci madre. Padre.» Sirius salutò compassato i suoi genitori.

«Vedi di comportarti come si deve e di non peggiorare la tua situazione!» e senza aggiungere altro sua madre si voltò e sparì. Suo padre gli fece un cenno con la testa e poi insieme raggiunsero Charlus alla porta.

«Perfetto. Allora arrivederci signor Black. Le prometto che suo figlio starà bene da noi.» disse l'uomo stringendo la mano a Orion mentre Kreacher ricompariva dopo aver trasportato i bagagli di Sirius a casa Potter.

«Arrivederci.» salutò serio ed educato Orion.

«Andiamo Sirius!» Charlus porse un braccio a Sirius che lo afferrò saldamente. Dopo un ultimo sguardo a Orion, i due sparirono. E finalmente l'estate poteva continuare come si deve.

 

-Fine Capitolo-

 

 

Spazio dell'Autrice

Ok adesso mi sento in colpa. Vi faccio aspettare due settimane e poi vi presento un chap corto così? Davvero sono una bruttissima persona. Però vi prometto che i prossimi saranno lunghi!! Davvero promesso!
Grazie a Just a Little Wizard, Kira_Iris, MrsLyla_90 e Jeis che hanno recensito! Vi adoro e scusate se non rispondo sempre e in tempi brevi ma accendo davvero poco spesso il pc...
Vi voglio bene

*dD* 

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Capitolo 36
*** Casa Potter ***


 

 

 

Casa Potter

 

 

 

Sirius si guardò attorno sorpreso, girandosi verso il signor Potter.

«Perchè siamo qui?» chiese osservando con attenzione lo stanzino per le scope ricolmo di oggetti in cui si erano appena materializzati. Charlus sorrise vedendo la sua sorpresa e gli diede una pacca sulla spalla.

«Bè non vuoi fare una sorpresa ai tuoi amici? Loro sanno che sono venuto a prenderti ma non si aspetteranno certo che spunterai fuori alle loro spalle invece che in mezzo al salotto!» anche Sirius sorrise a quelle parole.

«Non vedo l'ora di sapere se stanno parlando di me!» e con un ghigno il ragazzo seguì il signor Potter fuori dallo stanzino. Si trovò in un corridoio luminoso e ampio con varie porte che si aprivano su entrambi i lati. In fondo si vedeva una porta-finestra che portava ad una terrazza con delle piante. Seguendo Charlus giù per un paio di rampe di scale affiancate da vari quadri si accorse di come fosse una casa luminosa ed accogliente, tutto il contrario di quella in Grimmauld Place!

Il signor Potter gli indicò la porta del soggiorno da cui arrivavano delle voci.

«Uffa ma quanto ci mette papà a tornare?» stava chiedendo con voce lamentosa James.

«Il tempo che serve Jamie.» rispose sua madre con voce dolce ma decisa.

«Avrà trovato problemi?» chiese la voce preoccupata di Remus, seguita da un lieve gemito di Peter.

«Non preoccuparti Remus, Charlus non trova mai problemi.» rispose ancora Dorea.

«Infatti Rem...nessuno fa mai problemi a papà se non ne vogliono avere loro!» esclamò fiero James e Sirius se lo poteva immaginare a gonfiare il petto e sorridere come se fosse tutto merito suo!

«James esagera sempre!» sussurrò Charlus a Sirius che ridacchiò sottovoce.

«E poi non è giusto che solo Sirius abbia sempre problemi!» si lamentò ancora James. Sirius si arrischiò a gettare un'occhiata al salotto che era accogliente e luminoso e vide che tutti erano seduti su un divano e gli davano le spalle. Vedeva la testa di Dorea e Remus e intravedeva a terra James da qualche parte. Fece un passo avanti e si appoggiò allo stipite della porta con le braccia incrociate, come se fosse lì da sempre.

«Non capitano tutti i problemi solo a Sirius, James...tutti abbiamo dei problemi. Solo che lui li ha più..evidenti diciamo...» disse Remus, facendo sorridere Sirius che finalmente si decise ad intervenire.

«Mi stai dando dell'egocentrico, Remus Lupin?» esclamò con tono offeso. Tutti quanti si girarono verso di lui che quasi scoppiò a ridere vedendo le loro facce: Remus arrossì e abbassò subito lo sguardo, Peter si alzò di scatto cadendo in avanti con aria spaventata, Dorea sorrise e James scattò verso di lui scavalcando con un paio di balzi il divano e saltandogli addosso.

«Sirius!!!! Sei arrivato! Ma da quanto sei lì? Perchè non vi siete smaterializzati qui? È stata un'idea di papà vero? Cavoli finalmente!» come al solito James lo investì con un fiume di parole, abbracciandolo. Sirius, felce, ricambiò la stretta ridendo, senza rispondere nemmeno ad una domanda. Dopo James fu il turno di Peter di abbracciarlo e poi di Dorea e poi venne quello breve e impacciato di Remus. Appena la folla si fu un po' diradata Sirius scorse un paio di trecce bionde dietro al divano. Questa volta toccò a lui sorridere da un orecchio all'altro e scattare verso la ragazza ancora seduta a terra.

«Sun!» esclamò aiutandola ad alzarsi. La stava per abbracciare quando si accorse delle sue labbra strette e della testa abbassata. «Ehi sei arrabbiata con me?» chiese piano. La ragazza scosse la testa. Sirius le afferrò il mento e le alzò il capo, vedendo gli occhi blu pieni di lacrime trattenute a stento. Allora la abbracciò con slancio, stringendola forte al petto e sussurrò al suo orecchio:

«Va tutto bene Raggio di Sole. Sto bene. Mi dispiace averti fatta preoccupare. Mi perdoni?» Sunshine lo strinse forte e finalmente sorrise.

«Sei un cretino. Certo che ti perdono!» rispose la ragazza ridendo, imitata presto anche dagli altri.

«Bene caro, vieni qui e fatti guardare.» disse dolce Dorea, prendendo un braccio di Sirius e facendolo voltare verso di lei. La signora Potter e Sunshine osservarono con occhio clinico i lividi che aveva sulle braccia, il taglio sulla tempia che si era fatto cadendo e trascinando nella caduta un vaso di ceramica, il taglio sulla guancia, quelli sulle mani e i capelli tagliati male.

«Ehi non guardatemi così! Sto bene davvero. Diciamo solo che ho avuto qualche screzio con un vaso e qualche tavolino.» cercò di sdrammatizzare Sirius, pur consapevole di non avere un aspetto troppo sano con quei lividi e l'aria smunta per il troppo tempo passato in camera e il poco cibo.

«Strani i tuoi tavolini Sir..pare abbiano le mani!» esclamò Sunshine indicando un livido sul braccio destro che era a forma delle dita di sua madre.

«No bè..mia madre ha una presa salda sai...» scherzò ancora Sirius, sapendo però che non avrebbe convinto nessuno.

«Charlus hai visto? Non si può...» chiese Dorea al marito, indicando Sirius.

«Sì cara ho visto. E sai benissimo anche tu che non posso fare niente.» rispose serio l'uomo.

«Ma caro...il bambino....» continuò Dorea.

«No cara. Non è più un bambino e sai che non ci posso fare niente. È già tanto essere riusciti a portarlo via, Dorea. Sono Black e sai quali sono i loro metodi per educare! E sai anche che non sono attaccabili. Anche denunciandoli non ricaverei niente se non guai.» rispose deciso Charlus.

«Hai ragione Charlus...tutto quello che posso fare è curarlo e dargli più affetto possibile.» rispose Dorea convinta e guardando i cinque ragazzi che parlavano allegri tra di loro. A entrambi però sfuggì lo sguardo di Sirius che, pur seguendo ciò che gli stava dicendo James non si era lasciato sfuggire nemmeno una parola del loro discorso mormorato.

«...e poi potremmo andare alla spiaggia oppure la mamma potrebbe accompagnarci in montagna oppure potremmo andare sulla collina a giocare a Quidditch oppure...» James stava sfornando un'idea dopo l'altra, sommergendo tutti di parole e facendo ridere a crepapelle Peter.

«Jamie amore...i programmi li facciamo a pranzo ok? Adesso perchè non fate fare un giro della casa a Sirius e poi andate fuori in giardino aspettando di mangiare? E magari gli fai conoscere i vicini va bene? Su tesoro...dai!» intervenne Dorea, spingendo dolcemente i ragazzi fuori dal salotto.

«Ok mami! Dai Sir vieni! Papi dove sono le sue cose?» chiese James.

«Già nella vostra camera James. Potreste cominciare a mettere in ordine eh?» James fece una smorfia alle parole di suo padre ma poi recuperò il sorriso e trascinò Sirius su per le scale.

«Allora..questo è lo studio di papà...» disse James aprendo la prima porta dopo aver salito le due rampe di scale. Era una stanza non troppo grande, con due pareti ricoperte da libri e libri, una grande scrivania con molte carte sopra e alcune fotografie rigorosamente magiche, una morbida moquette rossa scuro, una grande finestra e delle lampade dalle forme strane.

«Carino.» affermò Sirius confrontandolo mentalmente con quello di suo padre, con delle finestre piccole, tappezzato di carta da parati verde scuro e argento, con molti libri dalle copertine di cuoio scuro e una scrivania di ebano orinata con sopra una piccola lampada che mandava una luce arancione che contrastava con la freddezza di quella più grande, bianca.

«Questa è la prima camera degli ospiti, quella di Sun.» lo informò James aprendo la seconda porta.

Era una stanza piccola ma ordinata, con un letto con le coperte color panna e rosse, la testiera di legno, una cassapanca di legno chiaro ai piedi e un armadio bianco con uno specchio su una parete e una grande portafinestra sull'altra. La portafinestra portava alla terrazza che evidentemente correva tutto attorno al primo piano. Sulla cassapanca e sul letto c'erano alcuni vestiti di Sunshine, un libro e ...

«Quello è una scimmia?» chiese Sirius ridacchiando e indicando il peluche seduto compostamente sul letto.

«Non prendermi in giro!» esclamò Sunshine arrossendo.

«Ha un nome?» chiese ancora Sirius tra le risate di James e quelle di Peter mentre Remus faceva finta di non sentire per non scoppiare a ridere a sua volta.

«Sì ma non te lo dico dato che lo prendi in giro!» rispose arrabbiata Sunshine.

«Ah è un maschio? Bene! Dai dimmi come si chiama!!!» insistette Sirius sostenuto da James.

«Dai dimmelo dimmelo!!» stava esclamando infatti quello.

«No!» si impunto Sunshine.

«Daiiiii...» dissero insieme James e Sirius facendo gli occhi dolci.

«Uffa ma non prendetemi in giro!» capitolò Sunshine.

«Promesso!» giurarono i due, le dita naturalmente incrociate dietro alla schiena.

«Ok...si chiama Matt.*» rivelò Sunshine arrossendo. «Matt Entusiasta. Me l'ha regalato Angie.»

«Matt..Entusiasta???» chiese Sirius cercando di non scoppiare a ridere.

«Sì e adesso basta continuiamo il giro!» e con un gesto deciso Sunshine chiuse la porta.

«Ok ok...questo è il primo bagno!» disse allegro James spalancando una porta. Il grande bagno era di un delicato giallo aranciato, con i mobili bianchi e una grande vasca da bagno. A terra c'erano dei tappeti sempre gialli e si sentiva un profumo vago di vaniglia, fragola e dopobarba. Rispetto a quello piastrellato di nero con la vasca con le zampe di leone a Grimmauld Place era bellissimo e luminoso.

«Bello!» esclamò Sirius.

«Quella è la camera di mamma e papà ma io non posso entrare e neanche voi suppongo.» disse James indicando un'altra porta ma senza aprirla. “Peccato” pensò Sirius “Mi sarebbe piaciuto vederla....”

«Questa è l'altra camera degli ospiti, quella di Remus e Peter.» annunciò James aprendo la penultima porta del corridoio, quella di fianco allo sgabuzzino in cui si erano smaterializzati Sirius e Charlus. Era una camera più grande di quella di Sunshine con due letti a baldacchino con le tende bianche e le coperte azzurre. A terra c'era una moquette chiara e c'era una piccola scrivania, un grande armadio, uno specchi appeso alla parete, un quadro che rappresentava il mare in tempesta, la solita portafinestra con le tende bianche e un lampadario di ottone. Sui comodini e sui letti c'erano già le cose di Remus e Peter.

«Strabella!» disse Sirius, con in testa una delle camere degli ospiti a casa sua, con il pavimento di legno scuro, una testa di elfo domestico, il letto a baldacchino con le tende e le coperte di due tonalità di verde e il motto dei Black, l'armadio scuro e il lampadario esageratamente elegante, di cristallo.

«Vieni, ti faccio vedere la terrazza.» disse James aprendo la portafinestra e uscendo fuori. Come aveva previsto Sirius la terrazza girava tutto il primo piano. Era ricolma di piante, di fiori, c'erano un tavolino e diverse sedie, una sedia sdraio, degli innaffiatoi, una gabbietta con due uccellini uno giallo e uno azzurro...

«Grandiosa!» fece Sirius. «Ma la tua camera?» chiese perplesso.

«Oh arriva la parte migliore dopo il giardino!» disse eccitato Peter mentre James rideva.

«Dai vieni!» e James trascinò di nuovo Sirius dentro, portandolo davanti all'ultima porta. Sirius trattenne il fiato quando la aprì e vide...ancora scale.

«Scale?» chiese perplesso.

«Sì sì vieni!» James cominciò a salire gli scalini in fretta, saltandone qualcuno. Quando arrivarono in alto si trovarono sulla testa una specie di botola che James aprì con una spinta, dopo aver dato un giro di chiavi con una chiave dorata sull'ultimo gradino.

«Ed ecco qui la mia..anzi la nostra camera!» annunciò fiero mentre tutti quanti sbucavano dalla botola nella stanza.

Era una camera enorme, probabilmente occupava metà dell'ultimo piano o quasi. In un angolo c'era un enorme letto a baldacchino con le tende rosso fuoco e le lenzuola bianche, con piegata sui piedi una coperta dello stesso colore delle tende. A terra c'era una moquette color panna, che appena si intravedeva in mezzo a tutti i vestiti, gli oggetti e i libri di scuola sparsi a terra. Vicino al letto a baldacchino ne era stato aggiunto un altro più piccolo, con le tende sempre rosse. C'erano varie sedie con l'imbottitura rossa, un grande tavolo rotondo e basso coperto di fogli, matite e colori, con attorno enormi cuscini colorati e morbidi. C'era un grande armadio aperto a mostrare vestiti e oggetti. C'era uno specchio all'interno di un'anta che sdoppiava un magnifico manico di scopa perfettamente lucidato. C'era una porta aperta che conduceva ad una bagno bianco e rosso con una grande vasca, una doccia e un leggero odore di menta e cocco, come James. Ma la parte più spettacolare erano le finestre sul tetto a spioventi con delle tende rosse che diffondevano una luce soffusa in tutta la stanza e la scala di corda dorata che scendeva dalla più grande di quelle finestre e portava su un piccolo terrazzino sul tetto e la scala esterna che invece portava giù, sulla terrazza di sotto, che si poteva raggiungere attraverso una porta finestra con le solite tende bianche.

«Spettacolare! Magnifica! Bellissima!» esclamava Sirius guardandosi attorno meravigliato che potesse esistere una stanza tanto stupenda.

«E sarà solo per noi per tutto il mese! Sei contento ora?» chiese James.

«Da morire.»

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

 

*Ok...lo ammetto...ho dovuto inserire il mio Matt in questa storia. Sì esatto ho una scimmia peluche che si chiama Matt..e una che si chiama Entusiasta. Li ho voluti mettere insieme. Non prendetemi in giro adesso!

 

 


Spazio dell'Autrice

Ok giuro, sono davvero una bruttissima persona! È passata più di una settimana dall'ultima volta che ho aggiornato :(
Spero che il capitolo vi piaccia, ma più che altro mi sono divertita tantissimo a immaginare la casa dei Potter, cioè come mi piacerebbe fosse la mia. Come la trovate? Vi prometto che in questa casa succederanno tante tante cose.
Scusate se non ho risposto alle recensioni, lo farò appena avrò dieci minuti liberi. Grazie comunque e a tutte le sei che hanno recensito lo scorso capitolo, vi voglio bene <3
Alla prossima (succederà finalmente qualcosa!) un bacione

*dD* 

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Capitolo 37
*** Fuoco e fiamme ***


 

 

 

 

 

Fuoco e fiamme

 

 

 

 

 

Sirius si guadò attorno ancora per un po', in silenzio assoluto, ignorando le risatine di Peter e le occhiate strane di Remus. Poi si girò verso James e lo guardò con uno sguardo arrabbiato e infuocato, tanto che quello fece quasi un passo indietro.

«Che c'è? Che ho fatto?» esclamò James guardando stupefatto l'amico.

«Ti odio James. Ti odio.» rispose con voce cupa quello, continuando a guardarlo storto.

«Perchè?» ansimò James ancora più meravigliato, non potendo credere alle sue orecchie. E fu ancora più sorpreso quando Sirius, a dispetto di quello che aveva detto sorrise e lo abbracciò.

«Bè sarebbe troppo imbarazzante dire che ti invidio e che ti voglio bene no?» gli sussurrò all'orecchio prima di lasciarlo andare ridendo della sua espressione ridicola tanto aveva gli occhi spalancati.

«Sirius Black tu sei la persona più idiota e pazza che io abbia mai incontrato!» gridò James appena si fu ripreso, cominciando a rincorrere l'amico per tutta la stanza.

«E sì che hai sempre convissuto con te stesso Jamie! Non sei abbastanza idiota e pazzo per te stesso?» rise Sirius sfuggendogli nascondendosi dietro una cesta piena di vecchie riviste.

«Oh finitela ragazzi! Siete proprio uguali voi due!» sbuffò esasperata Sunshine, contrariata dal fatto di non aver capito bene che cosa fosse successo tra i due.

«Ok mammina...se lo dici tu!» scherzò Sirius, per poi andare a baciarle una guancia quando lei mise il broncio, facendole spuntare di nuovo il sorriso.

«Non farti sentire da Dorea, Sir! Potrebbe offendersi perchè non la consideri l'unica madre e signora della casa!» lo prese in giro la ragazza, scompigliando i capelli neri dell'amico.

«Ehi Sun, non ti ho neanche chiesto..ma come mai ci sei anche tu? Non avevi detto che saresti andata al mare con tua zia?» chiese in quel momento Remus, ponendo finalmente fine alla discussione che presto sarebbe degenerata sicuramente in una corsa per tutta la stanza.

«Infatti Raggio di Sole perchè non mi hai detto che ci saresti stata anche tu? Ho passato ore a pensare che cosa scriverti nelle lettere che ti avrei spedito per convincerti a raggiungerci e ad un piano per caso mai rapirti!» intervenne Sirius, facendo ridere ancora Peter e James.

«Al dire il vero l'ho detto solo ieri pomeriggio a James...non sapevo che sarei venuta ma mia zia è ormai un po' anziana e non ce la faceva a stare un altro mese al mare con me e Angie e quindi siamo tornate tutte a casa. Poi Angie è andata ad un campo-scuola e io mi annoiavo...quindi ho pensato che magari potevo stare con voi e dato che zia Mary mi aveva dato il permesso ho chiesto anche a James...e abbiamo deciso di farti una sorpresa Sir!» spiegò Sunshine allegra.

«Già già...e poi ammettilo! Ti sei sorpreso!» rise James dando leggere (non poi tanto) gomitate a Sirius.

«Ahia smettila Jamie! Comunque sì...è stata una sorpresa..una bella sorpresa!» ammise Sirius, arrossendo leggermente sotto lo sguardo soddisfatto di James e Sunshine.

«Bene..andiamo di sotto adesso?» chiese James.

«Ok...qui fa un po' caldo.» fece Remus, avviandosi verso la botola.

«Mamma fa una magia per far fresco solo la sera per dormire. Però non scendiamo di lì...vi mostro una cosa!» e dicendo questo si avvicinò alla porta finestra, aprendola e mostrando la scala che scendeva fino alla terrazza di sotto e anche fino a terra. Poi però appena lui ci mise il piede la scala, tranne il primo scalino, si trasformò in un unico grande scivolo che arrivava fino a terra.

«Wow mitico!» gridò Sirius e, entusiasta, spinse giù James dallo scivolo prima di gettarsi a sua volta. «Iuuuuu! Fantastico! Per Merlino vorrei scendere sempre le scale così!» esclamò atterrando sopra James, disteso per terra.

«Ahi Sir! Scendi da me!»

«Non posso!» rise Sirius.

«Da quando pesi così tanto? E perchè non puoi?» chiese arrabbiato James.

«Non posso perchè..ehm..è arrivato anche Peter!» esclamò allegro l'altro.

«Peter! Scendi da lì!» protestò arrabbiato James, cercando di strisciare via.

«Spostatevi!» gridò inutilmente Remus prima di atterrare sopra gli altri, seguito ben presto da Sunshine.

«Ragazzi non respiro!» esalò James da sotto il mucchio, agitandosi debolmente per cercare di spostarsi.

«Credi che io stia tanto meglio?» gracchiò Sirius, di cui si vedeva solo una scarpa, sepolto com'era da Peter.

«Oooops ragazzi scusatemi!» ridacchiò Sunshine, alzandosi e aiutando Remus a fare altrettanto. Peter gattonò via e Sirius rotolò su un fianco, massaggiandosi le costole e lasciando finalmente James libero di respirare.

«Aria!» esclamò infatti quest'ultimo appena tutti si furono levati dalla sua pancia. Dopo un po', quando tutti furono in grado di alzarsi da terra, si diressero verso il fondo del piccolo giardino sul retro della casa.

«Ehi...ma questo giardino non era piccolo una volta?» chiese Sirius, inoltrandosi con gli altri in un parco pieno di alberi, cespugli, vialetti, una panchina, un dondolo, una piccola fontanella, erba verde, una casetta per gli attrezzi, un'altalena...

«Sembra piccolo ma in realtà è una magia! Mamma e papà ci passano ore, quando hanno tempo. A mamma piace da morire e anche io ci giocavo sempre qua dentro!» spiegò James, lasciandosi cadere su una delle due altalene, mentre Sunshine si accomodava sull'altra, Remus e Peter sulla panchina e Sirius sullo schienale della panchina.

«Sun...» chiamò dopo un po' James, dondolandosi leggermente con le punte dei piedi.

«Mmh?» fece lei, la faccia rivolta al sole, una gamba raccolta al petto, i capelli biondi appena sciolti accarezzati da un vento leggero.

«Hai più sentito la Evans? Come sta? Che fa?» chiese James all'amica, senza guardarla.

«Sì James l'ho sentita.» rispose ridacchiando la ragazza, ripensando alle lunghe lettere che Lily le aveva scritto. Si lamentava del fatto che non poteva usare la magia, che sua sorella la evitava o la insultava, che i suoi genitori facevano finta di niente, che le sue amiche la ignoravano. E parlava allegra di Piton, del sole, della felicità di essere di nuovo a casa e..dell'assenza di James. «Sta bene, tranne i soliti piccoli problemi. Dice che è felice di essersi finalmente liberata di te!»

«E tu me lo dici così? Mi spezzi il cuore!» fece in tono piagnucoloso James, portandosi in modo melodrammatico una mano al petto.

«Certo certo...» Sunshine ormai non lo badava neanche quando faceva così. Stava di nuovo pensando alla lettera che Lily le aveva mandato pochi giorni dopo l'inizio delle vacanze.

 

Cara Sunshine,

come stai? Mi manchi sai? Mi manca Hogwarts, mi manca la magia, mi manca il dormitorio e la Sala Grande. Mi mancano anche le lezioni, i professori...tutto. Certo, tutto tranne Potter. Sai che sono in punizione? Per colpa di Petunia. Sono arrivata a casa e lei non si è fatta vedere finchè non è stata prona la cena. Per tutto il pasto è stata in silenzio, guardandomi storta, con disgusto e quando abbiamo sparecchiato ho sentito che chiedeva a mamma perchè potevo mangiare con loro, alla loro stessa tavola. Mi sono arrabbiata, ma ho fatto finta di niente. Per giorni l'ho ignorata, l'ho trattata con gentilezza, con educazione, ho nascosto le cose di scuola, la bacchetta, il gufo...tutto! Ma ieri mi ha fatta infuriare! Si è messa a dire che passavo troppo tempo al parco a fare chissà cosa con quel ragazzo “anormale come lei”, che ero una squilibrata, che aveva trovato una pozione sotto il mio letto (io e Sev non abbiamo altro da fare sai...e lui ha una fantastica scorta di ingredienti per le pozioni e sua madre gli lascia tenere il calderone in cantina, lontano dallo sguardo di suo padre). E allora io mi sono arrabbiata e le ho chiesto che diavolo c'era andata a fare a frugare sotto il mio letto e lei mi ha detto che poteva fare quello che voleva perchè ormai quella non era più davvero camera mia. Mia madre ha detto che non era vero e lei ha detto che mi difende sempre. E allora io le ho detto che era lei la squilibrata e io ero normalissima ma non le andava bene che io fossi speciale...e poi non so come è successo ma i suoi capelli sono diventati blu! E si è messa a gridare e mamma e anche papà e si sono arrabbiati con me...mi hanno detto “devi imparare a controllare i tuoi poteri e le tue emozioni tesoro. Che non accada più!” e mi hanno messa in punizione. Niente parco per tre giorni! E io non so che fare senza Sev. Mi manchi da morire Sun.

Spero di non averti annoiata e che mi tirerai su di morale come fai sempre.

Ti voglio davvero bene

Tua Lily

 

«Sun? Ehi Sunshine ci sei?» la voce di James la riportò alla realtà e scosse la testa, cercando di riconnettersi con il mondo.

«Scusa James mi sono distratta. Che dicevi?»

«Ti chiedevo se volevi qualcosa da bere.» ripeté lui

«Oh sì grazie, muoio di sete!» disse lei, accorgendosi che in effetti aveva davvero la gola secca. Che caldo faceva! «Ma..ehi non sentite odore di fumo?» chiese annusando l'aria.

«Hai ragione! Ma cos'è che brucia?» chiese Sirius, saltando giù dalla panchina e guardandosi attorno, imitato da tutti gli altri.

«Chars!» il grido disperato di Dorea li raggiunse dalla casa e i cinque, scambiatasi un'occhiata, si misero a correre verso l'abitazione. Arrivati lì videro quattro maghi dai mantelli neri in piedi sotto la terrazza che davano fuoco alle piante, intrappolando lentamente Dorea, disarmata, in mezzo alle fiamme.
«Mamma!» gridò James appena la vide, lanciandosi in avanti verso i Mangiamorte.

«No Jamie vai via! Vai via!» gridò la donna gesticolando con le braccia e lanciando un grido quando una fiamma le raggiunse il braccio sinistro.

«Mamma mamma!» gridò ancora James, avvicinandosi ancora di più alla casa, naturalmente senza bacchetta.

«James fermati fermati!» esclamò Sirius afferrandolo per un braccio.

«Non puoi fare niente senza bacchetta! Vai a cercare tuo padre!» aggiunse Remus, spingendo James verso la casa che sembrava non bruciare con le piante.

«Mamma!» gridò ancora James, ignorando gli amici e dimenandosi tra le braccia di Sirius che cercava disperatamente di trattenerlo.

«Rem aiutami!» gridò Sirius, mentre Remus scattava verso di lui.

«Sun vai a cercare Charlus veloce!» gridò ancora Sirius, cercando di trascinare via James da lì. Proprio in quel momento uno dei maghi incappucciati si girò verso di loro e ridendo fece segno

anche agli altri. Due di loro si staccarono dal gruppo e si diressero verso i ragazzi.

«Via via Sun! Corri!» gridò Sirius, mettendosi tra gli amici e i maghi incappucciati, mentre ancora James chiamava disperatamente Dorea, sempre più avvolta dalle fiamme. Sunshine guardò disperatamente gli amici e poi decise che la cose migliore, e l'unica, che poteva fare per aiutarli era trovare Charlus. Corse via, evitò un mago e si lanciò in casa. Cercò in salotto e in cucina e poi finalmente trovò Charlus nello studio. Stava combattendo con altri due maghi. Resisteva ma continuava ad arretrare. Appena lei entrò, il signor Potter si distrasse e uno dei Mangiamorte ne approfittò per disarmarlo. Sunshine spalancò la bocca terrorizzata e poi fece l'unica cosa che le venne in mente: raccolse la bacchetta di Charlus e, il cure in gola, mormorò l'unico incantesimo che le veniva in mente.

«Wingardium Leviosa!» disse puntando la bacchetta verso un pesante fermacarte che poi cadde con precisione sulla testa di uno dei due maghi in nero. Veloce, Charlus si abbassò, raccolse una gamba di una sedia rotta e diede una forte randellata sulla testa dell'altro, che cadde a terra svenuto. Subito Sunshine diede la bacchetta a Charlus che legò i due uomini.

«Dorea...James...fuori!» mormorò la ragazza a Charlus che aprì gli occhi spaventato e corse via. Con un sospiro Sunshine lo seguì veloce. Correndo vide Charlus evocare una cosa strana argentea che sparì appena lui ebbe detto “Aiuto. Casa Potter”. Fuori la situazione era degenerata. Le fiamme avvolgevano completamente la terrazza e Charlus si smaterializzò dritto lì in mezzo, comparendo poco dopo con Dorea tra le braccia, distendendola a terra per poi girarsi verso i ragazzi. I Mangiamorte non si erano ancora accorti di lui e continuavano a far crescere le fiamme, ma gli altri due erano contro i ragazzi. Uno aveva immobilizzato Peter e rincorreva Remus, che però schivava tutti gli incantesimi, l'altro lanciava incantesimi contro James, paralizzato con la bocca spalancata, gli occhi fissi sulla terrazza, difesa da un Sirius ansimante e un po' sanguinante.

«Dov'è tuo padre ragazzino? Perchè non viene a salvarti?» ridacchiava l'uomo, lanciando fatture che Sirius evitava, trascinandosi dietro James.

«Vai via!» urlava Sirius intanto, cercando di allontanarsi senza successo.

«Crucio! Maledetto ragazzino!» gridò in quel momento il Mangiamorte. Sirius infatti era rotolato via e aveva raccolto un sasso, scagliandolo poi verso il mago e colpendolo su una gamba. Questa volta Sirius non riuscì a schivare l'incantesimo, che lo colpì in pieno petto. Sunshine vide la smorfia di dolore, i pugni stringersi, il corpo tremare, ma Sirius non cadde e non urlò.

«Tutto qui? Mia madre fa di peggio!» lo provocò ansante, appena il Mangiamorte distolse la bacchetta. Sunshine sobbalzò quando l'uomo alzò di nuovo la bacchetta, ma Charlus finalmente riapparve con Dorea e si lanciò verso suo figlio.

«Pietrificus Totalus!» gridò Charlus, puntando la bacchetta verso l'uomo che, colto di sorpresa, venne colpito e cadde a terra, immobilizzato. In quel momento li raggiunse un grido di Remus, che era inciampato e aveva ormai l'altro mago che incombeva su di lui. Charlus si lanciò di nuovo, ma prima che lui potesse intervenire comparvero una decina di uomini che immobilizzarono, stordirono o misero fuori gioco gli altri tre maghi. Uno si affrettò a spegnere le fiamme, mostrando la terrazza miracolosamente intatta. Charlus si precipitò verso Dorea, abbracciandola.

«Mami..» sussurrò roco James, avvicinandosi a sua volta, le lacrime agli occhi ma che si rifiutavano di scendere.

«Jamie...Jamie stai bene?» chiese Charlus abbracciando anche il figlio.

«Sì papi...ma mami?» chiese James, lasciandosi abbracciare.

«Starà bene. Ha solo respirato troppo fumo, ma non è molto ustionata vedi? Solo qualche piccola bruciatura.» lo rassicurò Charlus nonostante anche la sua voce suonasse incerta e spaventata. In quel momento apparvero due guaritori che caricarono Dorea su una barella e si smaterializzarono. Quando uno dei dieci che erano arrivati in aiuto si avvicinò a Charlus, Sunshine afferrò la mano di James e si avviò di nuovo alla panchina, seguita da uno zoppicante Remus, uno spaventatissimo Peter e un cupo Sirius. Appena arrivarono di nuovo alle altalene si risedettero tutti dove erano prima, come non fosse passato neanche un momento. In realtà però era come se, su un disegno pieno di sole, colori e allegria, fosse stato steso uno spesso strato di fuliggine. Tutti e cinque se ne stavano in silenzio, immobili, senza guardarsi. James era a testa bassa, i capelli a coprirgli il viso, i piedi piantati nel terreno secco. Sunshine guardava il cielo, seguendo gli ultimi rivoli di fumo che solcavano l'azzurro. Peter aveva raccolto le ginocchia al petto e tremava leggermente, muovendo le labbra senza emettere nessun rumore. Remus si guardava la caviglia rossa e gonfia, cercando di trattenere i gemiti di dolore quando la muoveva stringendo le labbra. Sirius si stringeva le braccia al petto e cercava di ignorare la sua testa che gli ricordava il dolore, le fitte che ancora sentiva per le cadute, gli scivoloni e la Cruciatus, e soprattutto cercava di sfuggire dall'impressione di essere ritornato a casa, al cospetto di sua madre. All'improvviso un singhiozzo di James riscosse tutti.

«Jamie...» chiamò Sunshine con voce dolce e triste, andando ad inginocchiarsi davanti all'amico. James sollevò la testa, mostrando le lacrime che gli rigavano il volto sporco di fuliggine e terra. Un altro singhiozzo gli scosse le spalle. «Jamie Jamie non piangere! Jamie..ti prego...non piangere!» Sunshine abbracciò James, cominciando ad accarezzargli la testa e a dirgli di non piangere, unendosi però ben presto a lui, le lacrime che si univano e cadevano insieme. Sirius era paralizzato: James che piangeva? Era una cosa...sconvolgente. Lui, sempre sorridente, pronto a scherzare, a consolare, a sollevare il morale...piangeva. Senza pensarci, anche lui si alzò e si avvicinò ai due, abbracciando entrambi i suoi due migliori amici.

«James, non piangere. Non osare farmi piangere!» disse serio, cercando di avere una voce più decisa possibile, facendo ridacchiare Sunshine ma non il suo amico.

«Mi dispiace Sirius! Mi dispiace da morire!» mugolò invece James, la testa sepolta nel petto di Sunshine.

«Perchè James?» chiese Sirius sorpreso.

«Perchè non ho fatto niente! Mia madre era lì e io...io non riuscivo a fare niente! E non vi ho aiutati e tu mi hai difeso e...e quell'uomo ha colpito te...e...» cominciò a spiegare James, muovendo le mani nel frenetico tentativo di spiegare la sua angoscia.

«Smettila James! Sei uno stupido!» esclamò Sirius interrompendolo e facendogli alzare la testa per la sorpresa. «Sei un cretino! Credi di doverti scusare perchè pensavi a tua madre? Credi di doverti scusare perchè IO ho deciso di mettermi in mezzo? Finiscila! Sono contento di averlo fatto ok? Smettila. E finiscila di piangere. Piuttosto andiamo a cercare tuo padre ok? E finiamo questa storia.» disse Sirius cercando di non crollare anche lui: l'ultima cosa che voleva era piangere.

«Ok Sir. Sono perdonato?» mormorò James sforzandosi di non piangere e di sorridere i nuovo.

«Non hai mai avuto niente di cui farti perdonare. Andiamo.» assentì Sirius e poi insieme si avviarono di nuovo verso la casa, Remus sostenuto da Sirius e James con un braccio sulle spalle di Sunshine.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ok giuro, mi sono impegnata, ma davvero non sono in grado di scrivere delle conclusioni decenti! Fino a metà mi piaceva, mi convinceva, ma ad un certo punto non so cosa sia successo, ma non riuscivo più a scrivere qualcosa di decente! Spero che comunque il capitolo vi piaccia (Just a Little Wizard sarà contenta che finalmente c'è un po' di azione!) e che recensiate.
Intanto ringrazio Just a Little Wizard, Kira_Iris, HP_PJ_RG_E4ever, Federchicca Hufflepuff e Jeis che hanno recensito, vi adoro! Anche grazie ai 33 che seguono, agli 11 che preferiscono e ai 2 che ricordano la mia storia! :)
A presto

*dD*



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Capitolo 38
*** Un gustoso pomeriggio ***


 

Ok, prima di iniziare vi voglio avvertire: questo capitolo è noioso, assurdamente lungo per la sua totale inutilità e senza un minimo di azione quindi siete liberi di saltarlo, di non recensire o di leggerlo in fretta e poi pensare “e quindi? È una schifezza inutile!”, ma spiegherò perchè ho messo questo capitolo alla fine. Grazie, qualunque cosa di quelle elencate sopra decidiate di fare. *dD*

 

 

 

 

 

Un gustoso pomeriggio

 

 

 

 

«James!» Charlus stava ancora parlando con il tizio di prima, ma appena vide suo figlio lasciò l'altro immobile al suo posto per correre verso i ragazzi e abbracciare James.

«Papà!» James lasciò andare Sunshine e si lanciò nell'abbraccio tremante di suo padre.

«Stai bene Jam? Stai bene? State tutti bene?» chiese ansiosamente l'uomo, continuando a tenerlo stretto.

«Come sta la mamma?» esclamò invece James senza rispondere, più ansioso di avere notizie che di darne al padre.

«Starà benone James...tornerà a casa già questa sera. Non preoccuparti. Rispondimi adesso.» rispose veloce Charlus, senza lasciare vedere a James gli occhi lucidi e asciugandoseli in fretta.

«Io sto bene papi. Ma Rem e Sirius...»

«Io sto benissimo.» lo interruppe subito Sirius che non voleva andare all'ospedale e tanto meno che Charlus si preoccupasse per lui.

«Sicuro?» chiese Charlus sospettoso.

«Certo! Cose da niente.» insistette Sirius deciso.

«Ok..Remus?»

«Sono solo inciampato..mi fa un po' male una caviglia ma...» rispose timido il ragazzo, senza guardare negli occhi Charlus.

«Dopo ci darò un occhiata ok? Vi presento Joshua Mallen, è un mio collega, un Auror anche lui. È grazie a lui se i soccorsi sono arrivati così in fretta.» Joshua, l'uomo alto e imponente con cui Charlus stava parlando prima, fece un cenno con la mano come a dire che era stata una cosa da niente, ma non sorrise ai ragazzi e Peter si nascose istintivamente dietro a Sirius.

«Bene Charlus. Io adesso devo tornare in ufficio. Tu verrai questo pomeriggio vero?» aveva una voce seria e profonda, che ben si accordava con il suo aspetto solido.

«Vedrò se i ragazzi se la sentono di stare a casa da soli. Però poi dovrò tornare a prendere Dorea. Vedrò cosa posso fare ok? Lo dici tu a O'Konnely?» fece Charlus, guardando il collega con un braccio stretto attorno a James come a difenderlo.

«Certo, farò quello che devo, non preoccuparti Charlus. Ragazzi, statemi bene! Arrivederci!» e con uno svolazzo del mantello Joshua sparì, seguito ben presto da tutti gli altri Aurors.

«Bene. E ora andiamo dentro a prendere qualcosa da bere va bene?» Charlus si stava sforzando di apparire tranquillo e calmo ma James riusciva a vedere l'inquietudine in fondo ai suoi occhi scuri.

 

**

 

«Ciao papà non preoccuparti noi staremo bene!»

«Ciao James e fai il bravo mi raccomando!» Charlus era sulla porta di casa e stava salutando i cinque ragazzi in piedi di fronte a lui.

«Non si preoccupi signor Potter, lo controlleremo noi il bambino!» rise Sunshine beccandosi un'occhiata offesa da parte del suddetto “bambino”.

«Allora sono sicuro che non farà niente di male!» scherzò Charlus. «Io vado e tonerò tardi, con Dorea ok? Se avete fame sono sicuro che James sa dove potrete trovare qualcosa da mangiare!»

«Ah ah ah. Prendi in giro papà?» mise il broncio James. Charlus gli scompigliò i capelli e rise ancora guardando i ragazzi.

«A dopo! Non fate troppo disordine capito James? Non i soliti terremoti!»

«Gnegnegne papà. Vattene! Ciao! Ciao!» e James spinse scherzosamente suo padre fuori dalla porta chiudendogliela poi alle spalle. Pochi secondi dopo, preceduto da una sonora risata, sentirono il suono della materializzazione e furono finalmente soli.

«Finalmente! E ora che vogliamo fare?» esclamò James. Nessuno voleva darlo a vedere, ma la casa sembrava troppo grande, troppo vuota, dopo quello che era successo quella mattina. Quando Joshua se n'era andato erano tornati dentro e con qualche incantesimo Charlus aveva rimesso in ordine tutta la confusione che si era lasciato dietro combattendo con i Mangiamorte. Poi aveva riempito i bicchieri per tutti di succo di zucca ghiacciato e si erano seduti in salotto. Con un colpo di bacchetta Charlus aveva guarito la caviglia slogata di Remus, dicendo di averne viste tante nel suo lavoro, ma neanche quello aveva risollevato il morale ai ragazzi. Sembrava che la magia e l'allegria dell'essersi finalmente ritrovati tutti assieme fosse sparita. Il silenzio era diventato pesante e alla fine Sunshine non ce l'aveva fatta più.

«Mi scusi, signor Potter, ma chi erano gli uomini incappucciati di prima?» aveva chiesto con voce esitante. Charlus l'aveva guardata un attimo stranito, ma poi si era ricordato che lei, essendo cresciuta tra i babbani non poteva sapere niente dei Mangiamorte e del loro capo. Così aveva cominciato a parlare con la sua voce profonda e sicura, spiegandole del mago oscuro che si faceva chiamare, nome detto con un po' di esitazione e che aveva fatto rabbrividire gli altri quattro, Lord Voldemort e che tutti chiamavano Colui-che-non-deve-essere-nominato o Tu-sai-chi, dei suoi seguaci chiamati Mangiamorte e delle cose orribili che faceva. Ad un certo punto i quattro ragazzi avevano cominciato ad intervenire e alla fine James, con la sua mania di sdrammatizzare, aveva fatto ridere talmente tanto Peter che a questo era venuto il singhiozzo. Facendo ridere ancora di più tutti gli altri. Avevano mangiato ciò che avevano trovato già pronto, cucinato da Dorea, ridendo e scherzando allegramente, anche se l'assenza della donna sembrava pesare terribilmente su tutti loro e tutto sembrava falso, forzato come quei sorrisi. Poi però Charlus era dovuto andare al lavoro e adesso i ragazzi s sentivano terribilmente indifesi. Era come se mentre c'era Charlus ci fosse stata una specie di cupola protettiva su di loro, che li difendeva e proteggeva, ma adesso che non c'era più si sentivano esposti.

«Che ne dite di giocare un po' a Quidditch in giardino?» propose alla fine James, dato che nessuno sembrava avere altre idee. Così recuperarono le scope, un pallone da basket e un finto boccino d'oro che volava se lo caricavi a molla e gli dicevi di quanto poteva allontanarsi e si avviarono in un posto del giardino accuratamente nascosto e con già due porte, molto più basse di quelle reali, piantate a terra.

«Bene, siamo in cinque come si fa?» chiese Remus appena arrivarono.

«Fai quattro...io non ci salgo su quella scopa!» pigolò Peter, sedendosi sull'erba poco lontano.

«Ok. Bè allora direi che in una squadra ci possiamo stare io e Remus e nell'altra Sirius e Sun. Uno fa il portiere e cacciatore e l'altro solo cacciatore. Non useremo il boccino.» disse James che evidentemente era abituato a giocare con meno giocatori del previsto.

«Ehm..Jamie...lo sai che io non ho mai giocato vero?» mormorò Sunshine arrossendo.

«E io nemmeno! O quasi...cioè ho giocato un paio di volte ma sono una frana assoluta.» aggiunse Remus, arrossendo quanto lei sotto gli sguardi stupefatti di James e Sirius.

«Ma che facevi tu tutto il giorno?» chiese meravigliato James.

«Altro!» rispose piccato Remus.

«Ok non importa. Che ne dite se per un po' giochiamo senza punti e senza squadre per scaldarci e poi facciamo bene?» intervenne Sirius perchè non aveva la minima voglia di stare lì a discutere per un'altra mezz'ora.

«Ok!» acconsentì entusiasta James correndo a saltare su una scopa e alzandosi in volo incitando gli altri a fare altrettanto. Ben presto tutti e quattro furono in cielo, svolazzando allegri, o un po' meno nel caso di Remus. Infatti questo era impacciato e goffo sulla scopa: si reggeva impugnando il manico saldamente, stando basso e curvo, cercando di non guardare giù e di non fare mosse azzardate.

«Eddai Rem sciogliti!» lo incitò James, tenendosi alla sua scopa solo con le ginocchia.

«James stai attento!» gli gridò Sunshine, mentre lui rideva allegro, dimenticando momentaneamente tutto quello che non era volare.

«Dai Sun, prendila!» e James le lanciò con precisione la palla da basket, che però lei non riuscì ad afferrare, troppo spaventata di staccare le mani dalla scopa. Sirius si gettò verso terra a prendere la palla e la prese ad un paio di metri dal suolo.

«Prendi Jamie!» urlò poi lanciandola all'amico che la prese senza esitazione.

«Dai Sun,prendila stavolta!» gridò James all'amica, lanciandole piano e con precisione la palla. Sunshine guardò la palla e vide che presto sarebbe arrivata a pochi centimetri dalle sue mani. Ma avrebbe dovuto staccarle dal manico di scopa per prenderla. E, sorprendendo prima di tutti sé stessa, staccò all'ultimo secondo le mani e prese la palla al volo.

«Evvai Sunny! Così si fa! Dai passamela!» gridò ancora James e pochi secondi dopo la palla era di nuovo tra le sue mani. «A te Rem!» fece passandola. Remus riuscì a prenderla con le punta delle dita ma poi, sentendosi sbilanciato, la lasciò cadere e Sirius si gettò di nuovo a recuperarla. Questa volta però la lasciò cader fino ad un metro dal suolo beccandosi uno “Sbruffone imprudente” da Sunshine.

«Prendi Sun!» gridò allora Sirius, lanciandola verso l'alto, a diversi metri da dove si trovava Sunshine. La ragazza si gettò avanti on la scopa e prese la palla mentre questa cominciava a ricadere verso terra.

«Cavoli Sunny sei bravissima!Remus!» a James,ricevuta con un passaggio preciso la palla, la rilanciò verso Remus, che questa volta la prese senza lasciarla cadere.

Due ore dopo, i ragazzi tornarono dentro casa ridendo, tutti impolverati e accaldati, ridendo. Avevano giocato sul serio per poco più di un'ora e avevano vinto Sirius e Sunshine ma soltanto perchè a James erano caduti gli occhiali che si erano impolverati e scheggiati e quindi vedeva ben poco. Sunshine si era rivelata davvero brava, ma esitava a fare mosse appena più azzardate di staccare la mani dalla scopa per afferrare la palla. Invece Remus era rimasto scarsetto anche se man mano che il gioco continuava era diventato meno impacciato e più sicuro, anche se non aveva per niente mira.

«Ho fame! Voi non avete fame?» chiese in quel momento Sirius.

«Anche io sto morendo di fame!» lo appoggiò James.

«Io avrei un po' di languorino...» mormorò Peter arrossendo sotto gli sguardi divertiti degli amici.

«Che strano!» rise James facendo l'occhiolino a Sirius che lo imitò subito facendo diventare paonazzo il povero Peter.

«Ok dai...sistemiamo le scope, ci diamo una ripulita e mangiamo qualcosa ok?» intervenne Sunshine, osservando i suoi amici coperti di polvere e sudati.

«Ok ok...dai datemi le scope che le riporto nel ripostiglio e poi ci diamo una lavata!» disse James afferrando le scope degli amici e dirigendosi verso il ripostiglio vicino alla cucina.

«Prima le signore!» esclamò Sunshine, dopo aver afferrato dei vestiti puliti e un asciugamano, spingendo gli altri per entrare per prima in bagno.

«Noi andiamo nel bagno su, ok Sir? Loro aspetteranno!» esclamò James, avviandosi con l'amico verso le scale che portavano in camera sua, ridendo delle facce contrariate di Remus e Peter che gridarono loro dietro un “Ma guarda che razza di amici!” che li fece piegare in due per le risate.

Dopo essersi lavata e messa un vestito di stoffa leggera azzurra con il bordo arricciato, Sunshine tornò in cucina e cominciò a guardarsi attorno.

«Wow che carina Sunny!» la voce di James la fece sobbalzare e si girò, vedendolo dietro di lei con i capelli ancora bagnati quasi quanto i suoi.

«Grazie. Allora Jamie che c'è di buono da mangiare?» chiese guardandosi attorno.

«Non ne ho idea. Hai qualche idea su cosa mangiare?» fece James dubbioso, cominciando ad aprire sportelli e frugando elencando ad alta voce tutto ciò che trovava.

«Che ne dici di alcuni panini?» propose Sunshine ascoltando James.

«Ok! Qui c'è il pane, un coltello, della marmellata, prosciutto, formaggio, coccolata....tutto quello che vuoi!» disse allegro James tirando fuori le cose man mano che le elencava.

«Perfetto, allora io taglio il pane mentre tu vai a informarti che cosa preferiscono gli altri.» ordinò Sunshine, afferrando il coltello e i panini.

Dopo un po' James tornò con le ordinazioni di Remus e Peter e Sirius.

«Ehi Raggio di Sole che bel vestito!» esclamò questo entrando.

«Grazie. Che hanno detto gli altri?» chiese Sunshine senza distrarsi dal coltello, tagliati a metà già cinque o sei panini.

«Peter dice che va bene tutto tranne marmellata, Remus cioccolata e Sir...Sir?» riportò preciso James, voltandosi alla fine con aria interrogativa verso Sirius.

«Io...cioccolato.» disse con una lieve incertezza Sirius, sedendosi ad una sedia vicino al tavolo e osservando Sunshine cominciare a infilare diverse fette di prosciutto in un panino e poi continuando con gli altri.

«Scusate voi due ma mi sento osservata!» esclamò dopo un po' Sunshine osservando i due ragazzi che la guardavano attentamente, facendoli ridere della sua espressione scocciata.

«Scusa Sunny ma...» cominciò James.

«Che ne dite di darmi una mano?» chiese Sunshine indicando i quattro panini che aveva riempito e i sei che aspettavano.

«Ma Sun...» si lamentò Sirius, seduto comodamente nella sua sedia con la testa appoggiata ad una mano.

«Daaaaaai Sirius! Aiutami a fare i panini mentre James cerca qualcosa da bere e dei bicchieri.» lo esortò Sunshine mettendogli in mano il vasetto della Nutella e un coltello per spalmarla su tre o quattro panini.

Dopo un po', quando entrarono in cucina Remus e Peter, c'erano tutti e dieci i panini erano pronti e sul tavolo c'erano cinque bicchieri e una bottiglia di succo di zucca.

«Wow! Complimenti!» fece Remus sedendosi su una sedia e afferrando uno dei panini con la Nutella.

Si abbuffarono allegramente per una mezz'oretta e, quando Sunshine ebbe finito, aiutata da James, di mettere a posto, si sedettero in soggiorno a pensare a come passare il resto del pomeriggio.

«Ehi Jamie, a che ora finisce tuo padre di lavorare?» chiese ad un certo punto Sunshine.

«Dipende dai giorni. Ogni tanto anche tardi ma mi sembra di aver capito che vada a prendere mamma per le sette e poi tornino a casa.» rispose James incerto.

«Bè che ne dite di fargli trovare la cena pronta?» propose entusiasta la ragazza, felice di potersi distrarre in cucina.

«Noo Sunshine...che noia!» si lamentò subito Remus, che non voleva far vedere che ai fornelli era una frana quasi quanto sulla scopa.

«Daaaai!» insistette Sunshine con un sorrisone, tanto da far capitolare subito James e Sirius e dopo un po' anche gli altri due,

«Perfetto! Allora James, che cosa piace ai tuoi genitori?» chiese allegramente Sirius, assecondando Sunshine.

«Bè a papà piace la carne e a mamma...la pasta con i piselli e la pancetta! Dice sempre che è una delle migliori secondo lei! Ma io non so cucinare e voi?»

«Niente. Zero assoluto!» ammise Sirius, abituato ad avere elfi domestici per quello.

«Io sono una frana!» borbottò Remus rosso in faccia.

«Io faccio sempre pasticci e di solito assaggio solo...» aggiunse Peter.

«E quindi?» chiese James.

«Oh non preoccupatevi ragazzi! Ci sono io no?» li interruppe sorridendo Sunshine, alzandosi e dirigendosi di nuovo in cucina.

«Bè che hai intenzione di fare?» chiese James seguendola.

«Allora, prima guardo cosa c'è in frigo per vedere se c'è tutto. Poi vedremo.»

«Dimmi cosa ti serve e ti aiuto.» si offrì James, mentre Sirius annuiva.

«Allora...mi serve innanzitutto la pasta» iniziò ad elencare Sunshine, mentre James apriva uno sportello e controllava.

«C'è, ma poca.» annunciò.

«Rimedieremo, dovremo andare a fare la spesa mi sa!» disse Sunshine.

«Bè sai mamma non fa quasi mai la pasta...»

«Non importa, non è un problema. Poi...piselli ci sono, pancetta pure, sale e pepe ovvio, cipolla?»

«C'è!» esclamò Sirius.

«Perfetto. Poi...carne c'è, insalata, pomodori, formaggio, prosciutto...uova, farina?»

«Pochissima! E anche zucchero pochino.» la informò Remus guardando in due contenitori.

«Peter scrivi per favore in un foglio zucchero, farina e pasta?» chiese Sunshine a Peter che annuì e scrisse. «E burro! Marmellata c'è...ok basta così! Ora dovremmo andare a comprare quelle cose ma non so se possiamo...»

«Mmm...che ne dici se vi porto a conoscere i vicini e intanto tu e...Sirius direi, andate a fare la spesa? Così se papà scopre che siamo usciti non si arrabbia. Anche se non trovo un motivo per cui dovrebbe arrabbiarsi...» disse James, aggrottando le sopracciglia. «Dovrò prendere le chiavi...e i soldi per la spesa...quanti pensi serviranno?»

«Poche sterline suppongo. Dobbiamo comprare anche un po' di pane.» rispose Sunshine. «Ma sei sicuro che possiamo? Sei sicuro che tua madre non si arrabbierà se usiamo le sue cose e usciamo a fare la spesa?»

«Oh non credo..caso mai ci faremo perdonare!» e con un sorriso furbo James corse a recuperare soldi e chiavi.

Dopo una mezz'oretta, seguendo le indicazioni di James, Sirius e Sunshine entrarono nel piccolo supermercato del quartiere, esplorando tra gli scaffali.

«Sai che non ho mai fatto la spesa? Sono stato a Diagon Alley a fare spese certo e anche altrove ma in un supermercato babbano, da solo...mai!» disse Sirius a bassa voce alla ragazza che comprava la farina.

«Ah sì? Io è da quando me ne ricordo che vado a fare la spesa con mio padre o mia madre e da un paio di anni anche da sola se serviva.»

«Godric sei davvero brava!» esclamò sorpreso Sirius vedendola destreggiarsi senza problemi tra sacchetti di farina, panetti di burro e sacchetti di pane.

«Non è niente di che te lo assicuro! Vorrei un panino alla zucca, due alle olive e...uno di quelli.» ordinò Sunshine sicura alla ragazza al bancone del pane.

«Tieni piccola. Ti serve altro tesoro?» chiese dolce quella guardando incuriosita i due ragazzini.

«No grazie! Arrivederci.» e con passo sicuro Sunshine si diresse verso le uova che aveva individuato aspettando il suo turno.

«Prendine uno con su scritto “Medie” per favore.» disse Sunshine indicando le uova a Sirius che le prese obbediente.

«Perfetto, ora abbiamo tutto e i soldi dovrebbero essere sufficienti. Andiamo!»

Sirius era ancora piuttosto meravigliato quando uscirono dal supermercatino e si avviarono verso Casa Potter, dove trovarono James e gli altri che entravano in casa.

«Oh siete arrivati! Problemi?» chiese Remus appena li vide.

«Con lei? Ma per favore! È una specie di generale super deciso e organizzato!» scherzò Sunshine, facendola ridere.

«Stai zitto Sirius e aiutami con la borsa! Non vorrei che si rompessero le uova!» entrarono dentro e misero il burro e le uova in frigo e poi cominciarono a darsi da fare. Dopo un po' Sunshine si accorse che Remus e Peter erano più d'intralcio che d'altro e quindi li spedì con Sirius a sistemare le cose di quest'ultimo e a..fare qualcosa che non fosse essere tra i piedi. James s ne stava seduto su uno sgabello e indicava a Sunshine dove fossero le cose che lei ogni tanto chiedeva, ma più che altro osservava l'amica cucinare canticchiando allegra. Prima la ragazza cucinò i piselli con la pancetta a cubetti e mezza cipolla, poi taglio delle fettina da un pezzo di formaggio e le mise con le fetta di prosciutto sulle bistecche e le mise in un pentola, in attesa di essere cucinate. Poi si mise ad impastare un pasta frolla con uova, farina, zucchero, burro e un pizzico di sale e vanillina. Mise la pasta in frigo per una decina di minuti mentre preparava l'insalata con qualche foglia di insalata e dei pomodori tagliati.

«Perchè non la condisci?» domandò curioso James. Aveva fatto varie domande, incuriosito, mentre Sunshine cucinava dicendo che quando sua madre cucinava lui non la osservava mai quindi non sapeva niente.

«Perchè..oh non lo so! So solo che se condisci l'insalata troppo in anticipo poi non è un granché buona!» rispose ridendo Sunshine. Poi recuperò la pasta frolla e ne stese più metà in una teglia rotonda spalmata di burro e ci mise sopra la marmellata, poi con il resto fece varie righe e le mise sopra a fare il normale decoro per le crostate. «Questa è l'unica torta che so fare tutta da sola!» disse dopo un po', come a scusarsi per quello.

«Figuriamoci sei bravissima!» esclamò James pensando a quello che sapeva fare lui: ehmm...sbucciare una banana? Scaldare il bricco del latte? Versare l'acqua? Ben poco comunque.

Sunshine finì la torta e la mise in forno. Poi si scostò un ciuffo dalla fronte e guardò l'orologio: le sette meno dieci.

«Cavoli anche in orario!» rise poi rifacendosi la treccia in cui aveva raccolto i capelli per tenerli lontani dal cibo, legandola con un elastico blu.

«Dove credi che siano spariti gli altri? È passato un saaaacco di tempo!» le fece notare in quel momento James.

«Hai ragione! Bè forse avranno capito che erano un po' d'intralcio. Ma vedrai che arriveranno appena sentiranno che non faccio più rumore con le pentole.» gli assicurò Sunshine, ma dopo un quarto d'ora non erano ancora arrivati. Sunshine spense il forno, lasciando però la torta dentro e propose a James di andarli a cercare.

«Ok! Magari era proprio questo il loro scopo.» rise James uscendo di corsa dalla cucina. Li cercarono per diversi minuti, poi si stufarono e cominciarono a chiamarli a gran voce. Dopo un po' sentirono delle voci flebili che rispondevano, ma non riuscivano a capire da dove arrivassero.

«So io dove sono!» esclamò ad un tratto James, correndo verso una porta di fianco allo studio di Charlus. L'aprì, rivelando delle scale che scendevano e Sunshine lo seguì giù.

C'erano diverse porte e una specie di botola sul pavimento. James ci bussò sopra e sentirono, questa volta distintamente, la voce di Sirius che gridava.

«Non è divertente James! Come facciamo ad uscire?» James rise alle parole del suo migliore amico, poi rispose.

«Devi tirare verso di te la maniglia e poi girarla una volta in senso orario e due in senso antiorario!» gli spiegò. Si sentirono dei rumori e poi finalmente la botola si aprì, rivelando i tre ragazzi, che uscirono svelti.

«Bè che ci facevate lì?» chiese Sunshine scossa dalle risate.

«Abbiamo esplorato la casa e poi siamo venuti qui e non si apriva più la porta e voi non ci sentivate.» spiegò Sirius arrossendo per la magra figura che avevano fatto.

«Ok ok..passiamoci sopra. Non ho voglia di morire dal ridere!» li prese in giro James. «Ma sappiate che vi prenderò in giro per sempre!» aggiunse poi con un ghigno malandrino.

«Dai torniamo in cucina!» li esortò Remus, deciso a cambiare discorso ad ogni costo.

«Senti che profumino!» aggiunse Peter, correndo su per le scale e poi in cucina.

Sunshine lo seguì e mise a bollire l'acqua per la pasta, poi tirò fuori la crostata per non farla scurire e la mise a raffreddare sul piano vicino al fornello.

«Wow Sunshine sei bravissimissima!» esclamò Peter guardandosi attorno.

«Ha ragione! Raggio di Sole, finirai mai di farci da mammina?» scherzò Sirius, ma Sunshine vedeva che era davvero ammirato.

«Spero di sì...ma temo di no!» fece ridendo Sunshine. Poi James propose di preparare la tavola e i ragazzi si misero d'impegno. Poi Sunshine mise dalla parte giusta forchette e coltelli, piegò decentemente i tovaglioli e mise in modo molto “artistico” come aveva detto James, i panini in un bel cestino e sistemò i piatti.

Quando furono le sette e mezza passate buttò la pasta e cominciò a cuocere le bistecche, mentre i piselli si scaldavano e sperò che i Potter arrivassero puntuali.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ok non uccidetemi. Posso spiegare perchè ho scritto un capitolo così lungo e sostanzialmente inutile e noioso, lo giuro. La cosa non è molto semplice...per prima cosa mi sembrava di averne fatte passare troppe per essere il primo giorno di vera vacanza e mi dispiaceva per i miei Malandrini, sopratutto per il mio Sirius e quindi volevo un pomeriggio normale e poi avevo bisogno di inserire un po' di normalità in tutta questa magia: un pomeriggio quasi alla babbana, se non che al posto del calcio o che so io c'è il Quidditch, con la merenda, i giochi e poi il “facciamo qualcosa tutti insieme per mammina”. Avevo da secoli in mente queste scene e, anche se sapevo che erano assolutamente superflue, avevo bisogno di inserirle. Quindi perdonatemi, come ho detto all'inizio potete anche non recensire e dimenticarvi di questo capitolo.
Comunque vi ringrazio se siete arrivati fino in fondo evi faccio i complimenti: che fegato!
Grazie a Just a Little Wizard, Kira_Iris, Federchicca Hufflepuff e Jeis che hanno recensito (non siete costrette a farlo anche per questa schifezza!).
Cercherò di aggiornare il più presto possibile per rimediare a questo capitolo schifoso :)
Vi voglio bene

*dD*



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Capitolo 39
*** Lucciole e parole alla Luna ***


 

 

 

 

Lucciole e parole alla Luna

 

 

 

CRAC.

«Sono tornati! Sono tornati!» il suono della materializzazione e l'esclamazione di James ruppero il silenzio che si prolungava da qualche minuto. Sunshine sorrise e si preparò a scolare la pasta, felice che i Potter non fossero dei ritardatari come loro figlio.

«Mami!» James corse ad aprire la porta, dato che i signori Potter si erano smaterializzati all'esterno per...buona educazione? Abitudine? Mah!, e con quella specie di grido di battaglia si lanciò ad abbracciare sua madre, prima di recuperare il contegno da ragazzo grande e lasciarla andare per limitarsi ad un sorriso.

«Jamie tesoro! Come state? Tutto bene?» Dorea, ancora prima di salutare e togliersi il soprabito che il marito le aveva portato da casa, già aveva cominciato a preoccuparsi per i ragazzi. Sirius sorrise e poi fece una smorfia, pensando a come doveva essere bello vivere con una madre che si preoccupava di te invece che odiarti.

«Tutto bene mami! Tu come stai?» rispose subito James con tono preoccupato, ansioso di saperne di più sulle sue condizioni.

«Come nuova tesoro, ma...cos'è questo delizioso profumino?» fece ancora la donna, entrando finalmente in cucina. Proprio in quel momento Sunshine ebbe l'impressione anzi, la quasi assoluta certezza, che Dorea si sarebbe arrabbiata infinitamente perchè lei aveva usato le sue cose e l'avrebbe rispedita a casa e non ebbe il coraggio di guardarla anzi, arrossì e si girò per scolare la pasta. Sentì Dorea trattenere per un secondo il fiato quando la nuvola di vapore si alzò dal lavandino e un paio di gocce bollenti schizzarono le sue mani, ma Sunshine non fece una piega e cominciò a distribuire la pasta nei piatti, in un religioso silenzio. Poi li condì e, sempre a testa bassa, li mise in tavola.

«Cara...» fece Dorea e Sunshine pensò “Ecco, adesso si infuria”. «Cara sei stata tu a preparare tutto questo?»

Sunshine alzò gli occhi, sicura di vedere la rabbia negli occhi della donna e invece al posto di quella c'erano...lacrime. Dorea si stava commuovendo guardando la tavola imbandita, sentendo il profumo del cibo e osservando quella ragazzina bionda che le stava di fronte a testa bassa.

«Sì, signora Potter. Mi dispiace...spero che lei non si arrabbi troppo perchè ho usato le sue cose...» si scusò Sunshine, ancora certa che nonostante tutto Dorea si sarebbe offesa.

«Ma tesoro che dici? Sei stata bravissima...è la cosa più...più bella che potessi fare. Davvero. Vieni qui!» e con sua enorme sorpresa, Sunshine si trovò stretta tra le braccia di una Dorea in lacrime di commozione e cercò con tutte le sue forze di non piangere a sua volta.

«Forza...» Dorea si asciugò gli occhi con un fazzoletto e poi riprese «Forza tutti in tavola prima che si raffreddi! Spero vi siate lavati le mani.» disse guardando i ragazzi che annuirono.

Dopo aver mangiato, tra le sperticate lodi di Dorea per Sunshine e anche per i ragazzi e le chiacchiere sulla “partita” di Quidditch, la donna impedì loro di aiutarla a sparecchiare e li spedì a divertirsi.

«Ehi che ne dite di andare fuori e di vedere chi riesce ad acchiappare per primo una lucciola?» propose Peter che aveva scorto le lucine muoversi nel prato, nella luce che calava rendendo il cielo da rosa a rosso e poi blu.

«Tanto vinco io!» e con una risata James si lanciò fuori ben deciso a non farsi battere da un “damerino di città” come Sirius, un “secchioncello” come Remus, un “acchiappa pluffe ferme” come Peter e una ragazza.

«Damerino di città? Questa me la paghi Potter!» gridò Sirius appena sentì come l'aveva apostrofato James, correndogli dietro, deciso a vincere quanto lo era il suo migliore amico.

«Oh non vuoi farti battere da una ragazza eh? Vedremo!» lo sfidò Sunshine, consapevole però che James aveva già vinto in partenza dato che conosceva quel giardino come le sue tasche mentre loro continuavano ad inciampare nelle ombre infide della sera. Infatti, com'era prevedibile, alla fine si levò per primo il grido di vittoria di James, tra quelli arrabbiati di Sirius perchè non riusciva ad acchiappare neanche una lucciola.

«Ho vinto io! Ahahah mangia la polvere damerino! Il grande James Potter non perde mai!»

«Piccolo plebeo insolente! Te lo faccio vedere io se perdi!» e con un ringhio Sirius saltò addosso a James, riuscendo a rubargli la lucciola. «Chi ce l'ha adesso? Eh? Chi ce l'ha? Chi vince?»

«Sei un imbroglione Sirius! Ridammi la mia lucciola! IO vinco sempre!» si lamentò James, cercando di riprendersi la lucciola.

«Ragaaaazzi!» li chiamò Sunshine, puntualmente ignorata.

«Tu non vinci per niente Potter! La lucciola ce l'ho io!»

«Ma l'avevo presa per primo io quindi ho vinto!»

«Ragaaazzi!»

«Provalo se ci riesci Potter!»

«Solo il fatto che me l'hai rubata dimostra che l'avevo prima io Black!»

«Ragazzi!!»

«Che ragionamento intelligente Potter, peccato che io non abbia rubato niente!»

«Neghi l'evidenza eh? Sei un imbroglione!»

«Non è vero!»

«Sì invece!»

«No plebeo, non è vero!»

«Sì invece e non sono un plebeo essendo un Potter/Black!»

«No!»

«Sì!»

«JAMES POTTER E SIRIUS BLACK! Se non la finite immediatamente sarò costretta ad intervenire con le maniere forti per farmi ascoltare!» i due finalmente si calmarono alle urla di Sunshine, che si ricompose. «Perfetto. Adesso, chi vuole contare le mie lucciole?» fece, mostrando le mani in cui si intravedevano tra le dita molti luci fluttuanti. Appena fu sicura di avere l'attenzione dei due, la ragazza aprì le mani liberando almeno sei lucciole che volarono via terrorizzate, lampeggiando segnali agli altri insetti per avvisarli del pericolo.

«Wow Sunny! Ma come hai fatto?» chiese James osservando le lucine che fuggivano.

«Non è stato difficile. È bastato aspettare e prenderne una alla volta, senza perdere tempo a discutere con Sirius!» lo prese in giro lei, scatenando le risate di Remus e Peter e i bronci degli altri due.

«Allora chi ha vinto?» chiese Peter dopo un secondo.

«IO!» esclamarono insieme James, Sirius e Sunshine.

«Oh no Pete, che hai scatenato!» sussurrò Remus con finto terrore mentre, come era ovvio, i tre ricominciavano a discutere, tra le risate di Peter e quelle di Remus.

 

**

 

Dopo i giochi in giardino e una cioccolata seduti sul divano, i ragazzi si ritirarono nelle loro camere per prepararsi ad andare a letto. Almeno in teoria. In realtà si ritrovarono dieci minuti dopo, in pigiama e con Matt Entusiasta tra le braccia di Sunshine, in camera di James e Sirius.

«Guarda Sir, dei rifugiati!» esclamò James con tono scherzoso diretto all'amico in bagno, vedendo sollevarsi la botola e comparire i tre amici. Sirius uscì con un accappatoio avvolto attorno e un asciugamano in mano dal bagno, lanciando gocce bagnate per la stanza girando la testa verso i quattro.

«Chissà che vorranno Jamie! Comunque non vorrei urtare la vostra sensibilità» aggiunse vedendo che Sunshine arrossiva e abbassava gli occhi davanti al suo “déshabillée” «quindi, con il vostro permesso, mi renderò più presentabile.» e, con una linguaccia verso Sunshine che eliminò completamente il tono elegante e forbito da uomo di gran classe, Sirius recuperò le sue cose e filò di nuovo in bagno.

«Lo odio profondamente quando fa così.» affermò Sunshine, ancora con le guance in fiamme, appena Sirius fu sparito dietro ala porta del bagno, lasciandosi dietro una scia di profumo di fresco e pulito.

«Perchè? Vabbè che fate qui?» sorvolò James, preferendo non immergesi troppo nella testa della ragazza, troppo complicata per lui, come diceva spesso.

«Ci sembrava presto per andare a dormire e poi...bè almeno io avevo voglia di parlare un po' e quando sono passata davanti alla loro porta mi hanno intercettata e...bè siamo venuti qui!» spiegò la biondina sedendosi a gambe incrociate su uno dei grandi cuscini a terra, imitata da Remus e da Pete, mentre James finiva di infilarsi il pigiama. Appena vestito, James si stravaccò comodamente su un altro grosso cuscino rosso e si mise a fissare il soffitto. Pochi secondi dopo, Sirius riapparve dal bagno e si andò a sedere insieme agli altri.

«Allora, di cosa volevi parlare Raggio di Sole?» chiese, facendo capire che aveva ascoltato la conversazione.

«Oh..non lo so credo. É solo che mi siete mancati ragazzi e...volevo solo...tornare come a Hogwarts.» spiegò nascondendo la faccia tra i capelli sciolti, mentre le dita tormentavano una ciocca bionda. «Quindi...che ne dite di raccontarmi cosa avete fatto a casa?» propose dopo un attimo di incertezza, facendo sorridere entusiasta Peter.

«Oh! S-sì sarebbe divertente! S-scommetto che R-Remus e J-James hanno tantissimo da raccontare!» la appoggiò infatti immediatamente il ragazzo paffutello.

«Al dire il vero non un granchè...» minimizzò Remus, cercando di sottrarsi agli sguardi puntati su di lui, in attesa.

«Eddai Rem non farti pregare!» lo esortò James con il consueto entusiasmo. Alla fine, dopo diverse moine e una Cioccorana che James aveva tirato fuori da una grossa scatola nell'armadio, Remus si fece convincere e cominciò a raccontare delle sue vacanze tranquille con una madre sempre preoccupata per lui e un padre sempre al lavoro per procurare i soldi per vivere. Dopo di lui toccò a Peter, ma Peter non aveva molto da raccontare, come del resto Sunshine che non disse molto. James invece recuperò raccontando ogni minimo particolare delle sue giornate, descrivendo ogni amico, ogni vicino, ogni granchio e conchiglia che aveva visto al mare. Nessuno voleva esortare Sirius a raccontare dei suoi giorni così nessuno lo fece. Poi parlarono di cosa fare il giorno seguente e quello dopo ancora, del ritorno a scuola ancora lontano, degli amici che non vedevano da mesi...di tutto, proprio come facevano a Hogwarts. E si sentirono di nuovo felici. Sirius, mentre ascoltava tutte quelle chiacchiere si rese conto che sì, i suoi amici gli erano mancati e lo sapeva, ma non si era mai accorto di quanto vuoto ci fosse dentro di lui senza di loro. Era come se avesse avuto per tanto tempo un peso sullo stomaco da essersene dimenticato finchè finalmente questo non era sparito. Era di nuovo felice. E non poté fare a meno di notare che i suoi, Regulus, la sua casa, tutto quello non gli mancava e non gli faceva sentire niente di più che amarezza. Ma presto le risate lo distrassero anche da quei pensieri, che sparirono da qualche parte nella sua mente. Dopo un po' le chiacchiere si fecero più lievi, più sussurrate, la luce fu spenta, il caldo sparì grazie all'incantesimo di Dorea e si trasformò in una piacevole frescura e i cinque ragazzi si addormentarono insieme, a terra. Remus in un angolino, tutto rannicchiato come per difendersi, James e Sunshine accoccolati come micini uno addosso all'altra, Peter a pancia all'aria e braccia spalancate e Sirius a pancia in giù, una mano tesa verso quella della ragazza, le dita a pochi centimetri di distanza.

 

**

Sunshine si svegliò all'improvviso, sentendo una mano, che non era la sua, sulla sua schiena e una lacrima sulla guancia. Girò la testa e vide James, stretto a lei come si erano addormentati, con gli occhi aperti illuminati dalla luna, i capelli scompigliati e le lacrime che gli scorrevano sulle guance.

«Ehi Jamie... » sussurrò la ragazza il più piano possibile. James però, assorto nei suoi pensieri, sobbalzò appena sentì la voce e si girò di scatto verso di lei, spaventato.

«Ah sei tu. Scusa, non volevo svegliarti.» mugugnò, cerando di far sparire le lacrime che aveva versato.

«Non preoccuparti. Che succede?»

«Niente niente.» minimizzò il ragazzo, tentando di fare un sorriso ma riuscendo a produrre soltanto una smorfia penosa.

«E tu sei diventato all'improvviso un pappamolle da piangere per niente?» lo provocò Sunshine, consapevole che con James le moine non avrebbero fatto così effetto.

«No!» rispose infatti subito, e a voce troppo alta James.

«Zitto! Dai vieni, andiamo più in là a parlare.» lo invitò la ragazza, alzandosi in piedi cercando di non urtare gli altri sparsi lì attorno.

«Ma...» tentò di protestare l'altro, alzandosi però a sua volta.

«Niente ma. Non ho sonno e anche tu sei sveglio e quindi cosa c'è di meglio di una bella chiacchierata notturna per farci tornare a dormire?» disse decisa Sunshine, accomodandosi sul primo gradino della scala che scendeva giù in giardino, il venticello leggero che le sfiorava i capelli e la luna che illuminava ogni cosa con la sua luce azzurrina. Dopo una minima esitazione, anche James si sedette accanto a lei e rimasero così, in silenzio, a contemplare il giardino che sembrava ancora più magico con quella luce pallida e argentata. Ad un certo punto Sunshine appoggiò la testa sulla spalla dell'amico, chiudendo gli occhi e lasciandosi accarezzare piano i capelli.

«Allora...hai voglia di dirmi che è successo prima? » chiese sottovoce, sempre ferma in quella posizione, sicura di non poter nominare le lacrime di cui di sicuro James si vergognava.

«Ho solo fatto un brutto sogno. Niente di che.» rispose sempre sulle sue quello dopo un po'.

«Jamie...lo sai che non è vero.» Sunshine tirò su la testa e guardò dritto negli occhi il ragazzo, che abbassò lo sguardo.

«Invece è vero. È stato solo un incubo.» si impuntò però James.

«Non è stato “solo” un incubo. Lo sai che fanno meno paura se li racconti? Dai dimmelo.» silenzio. «James, ti prego, tu mi hai consolata tante volte dai miei incubi e io so quanto possono essere terribili. Me lo racconti per favore?»

«Come posso resisterti?» si arrese ironico alla fine James, impotente di fronte a quegli occhi blu.

«Non puoi, semplice.» ridacchiò lei, riaccoccolandosi nella stessa posizione di prima.

«Vinci sempre tu! Comunque...all'inizio non era un granchè. Stavo sull'altalena e parlavo con la mamma della festa di compleanno di Peter«, me poi all'improvviso lei si alzava e andava via. Io la seguivo e la chiamavo, ma lei non c'era più. Poi la sentivo gridare e era tutto come stamattina. Io la chiamavo e non riuscivo a muovermi e vedevo Sirius che mi tirava di qua e di la per evitare il Mangiamorte ma non riuscivo ad intervenire e poi Sirius veniva colpito dall'incantesimo e mamma bruciava. E poi sparivate tutti e ero dietro ad una casa, in un cortile incolto, nascosto dietro ad un cespuglio. Poi però sentivo una mano sulla spalla e mi giravo e trovavo un mantello nero pieno di ombre vorticanti e due occhi rossi come brace. E allora mi alzavo in piedi per scappare e vedevo mia madre legata e un Mangiamorte con una fiaccola in mano troppo vicina al suo viso. Allora cercavo di aiutarla e le gridavo che l'avrei salvata. Lei mi diceva di scappare, ma io correvo verso di lei e poi...poi un raggio verde e lei non c'era più. E qualcuno mi tirava per un braccio per portarmi via. E poi...» il ritmo concitato con cui aveva sputato le ultime frasi si interruppe. Un sospiro e poi, con un tono bassissimo un'ultima frase. «E poi mi sono svegliato, ma non prima di aver sentito una risata fredda e crudele rimbombarmi dietro.»

Ci fu silenzio per un po', mentre James cercava di rallentare il respiro e Sunshine rifletteva. Probabilmente James era rimasto più scosso di quanto sembrava dagli eventi della mattina. Istintivamente la ragazza abbracciò quel suo amico, che le sembrava più un fratello, consolandolo come tante volte aveva fatto lui, sussurrando frasi ripetitive e senza senso ma che presto riuscirono a far ritornare entrambi i respiri al ritmo normale.

«Scusami se sono così...non so...se ho...» disse confusamente James, la faccia affondata nei capelli della ragazza.

«No, non hai niente di cui scusarti. Sono felice che tu me l'abbia raccontato. Va meglio ora?» chiese dolce Sunshine.

«Sì, grazie.»

«Figurati.»

«Sei fantastica. Posso chiederti una cosa?» fece James dopo un po'.

«Certo, dimmi.»

«Ecco...sai, quando è tornata mamma e è venuta in cucina, tu sei stata stranissima per un po'...come se avessi paura di qualcosa...avevi paura che si arrabbiasse o offendesse?» Sunshine arrossì, sperando che James non se ne accorgesse e annuì.

«Ma io te l'avevo detto! Vabbè, non importa. E poi...quando ti ha abbracciata hai fatto una faccia stranissima, perchè?» Sunshine esitò ancora.

«Bè...non so come spiegarlo...sai, a casa nessuno mi dice che sono stata brava perchè ho cucinato oppure che è una cosa bellissima...sembra quasi...naturale a tutti, quasi fosse normale che io sappia cucinare e lo faccia sia per mia sorella che per mio padre. E poi...anche se c'è zia Mary, e Nonnina in fondo alla strada...bè non è come avere una mamma. E quando tua madre mi ha abbracciata, James, è stato..non so. Erano secoli che non mi sentivo di nuovo una...figlia. E tua madre, mi ha ricordato come mi abbracciava mamma quando piangevo o quando la facevo felice. Mi ha fatto tornare in mente tante cose, ma non ero triste. Era bellissimo.» tentò di spiegarsi Sunshine, cercando di non far apparire tutto come una cosa triste perchè in realtà, anche se forse era strano, in quel momento si era sentita davvero felice e al posto giusto.

«Io...io non so che cosa provi Sunny, ma sono sicuro che alla mamma piacerebbe essere la mamma di tutti per questo mese.» disse James, facendo sorridere Sunshine.

«Grazie Jamie. Lo so che tu sei un uomo adulto e orgoglioso..» risatina alla smorfia offesa di James «ma alcune volte sei dolcissimo. Ti voglio bene, sai Jamie?»

«Tralasciando il tuo sarcasmo, anche io ti voglio bene Sunny.»

Rimasero in silenzio ancora, ad ascoltare i respiri pesanti degli amici, i fruscii degli alberi e il tubare di una civetta. Un'auto passò in quel momento davanti alla casa, facendo fuggire un gatto grigio da sotto un cespuglio. La luce di un lampione tremolava, minacciando di spegnersi. Era tutto così calmo e tranquillo...Sunshine sbadigliò, sentendo le palpebre farsi pesanti.

«Torniamo a dormire?» chiese a James, sentendo che anche lui sbadigliava.

««Torniamo a dormire.»

Insieme si alzarono e chiusero la finestra, tornando vicino agli altri.

«Guarda Sirius! Quando dorme sembra quasi un ragazzo simpatico!» ghignò James osservando l'amico dormire con un lieve sorriso sulle labbra e un ciuffo di capelli neri davanti agli occhi chiusi.

«Già. Ehi...» chiamò sottovoce Sunshine, accoccolandosi accanto a James.

«Mmh?» mugugnò l'altro, già con gli occhi chiusi.

«Secondo te...quando Sirius ha detto che sua madre faceva di peggio di quel Mangiamorte...diceva davvero?» chiese con voce un po' preoccupata Sunshine, allungando una mano a scostare il ciuffo di capelli dalla faccia di Sirius.

«Spero di no...ma temo di sì. Mia mamma mi ha raccontato qualcosa dei Black e ho sentito qualcos'altro in giro. Ho sentito che usano la tortura per educare i figli, che diseredano quelli che si sposano non con Purosangue, che si sposano tra cugini per mantenere pura la discendenza, che vivono ancora con dei modi arcaici di vedere la civiltà. Non belle cose. Ma anche altre famiglie sono così, come quella dei Malfoy, dei Rosier o..non so.» spiegò James.

«Mi dispiace che debba sopportare tutto questo. La famiglia è stata per molto tempo l'unica cosa che mi teneva in piedi e lui...lui invece è colpito proprio da chi dovrebbe amarlo di più.» disse triste Sunshine.

«Ci siamo noi no?» borbottò James che già stava sprofondando nel sonno.

«Già, ci siamo noi.»

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

Spazio dell'autrice

Ecco qui, niente di interessante neanche questa volta! Però tutto quello che volevo mettere non ci stava (per la solita lunghezza) e quindi mi sono dovuta limitare. Però è di sicuro meglio di quello dell'altra volta che, con mia grande sorpresa, non vi ha fatto completamente schifo!
Grazie mille a quelle che hanno recensito, le mie adorate Lady Pad , Kira_Iris, Jeis e MoonFencing. Vi voglio bene!!
Spero di riuscire a pubblicare prima della fine della settimana ma non ci giurerei!
Xoxo

*dD* 



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Capitolo 40
*** Nuovi amici ***


 

 

 

 

Nuovi amici

 

 

 

 

«Sveglia cari è mattina! Ma cosa fate tutti lì per terra? Forza forza in piedi e poi a fare colazione!» la voce di Dorea si infiltrò confusamente nel sonno di Sirius che aprì gli occhi, non capendo subito dove si trovava. Poi collegò la voce a Dorea, a James, alla casa dei Potter e alla sua libertà e le sue labbra si stirarono in un sorriso felice.

«Oh ben svegliato Sirius! Fai alzare anche gli altri e poi scendete a fare colazione. Io scendo perchè altrimenti il bacon rischia di bruciarsi!»

«Sì certo, faccio io.» bofonchiò Sirius prima di alzarsi faticosamente su un ginocchio. Per prima cosa si diresse verso Remus e Peter: per loro bastava una bella scrollata! Poi per Sunshine un sorriso prima di un sussurro e, quando finalmente tutti furono più o meno svegli, una bella gridata nelle orecchie per James.

«Sempre gentile Sirius, mi raccomando!» si lamentò questo, ricevendo per tutta risposta una bella risata.

«Dai James muoviti, Dorea ci aspetta giù con la colazione.» lo informò Sirius, sempre con il sorriso sulle labbra. Insieme scesero in cucina, seguendo il buon profumino e si sistemarono a tavola.

«Buongiorno a tutti. Buongiorno Chars» li accolse Dorea, servendo l'abbondante colazione su dei piatti che volavano davanti al proprietario con un semplice movimento della bacchetta.

«Buongiorno mamma!»

«Buongiorno!»

«Buongiorno amore.» salutarono rispettivamente James, i ragazzi e Charlus cominciando a mangiare.

«Cosa fate oggi ragazzi?» chiese l'uomo prendendo un po' di bacon e uovo dal suo piatto.

«Li porto a fare conoscenza con i miei amici e poi stiamo a giocare con loro.» disse allegro James con la bocca piena di muffin ai mirtilli.

«Non si parla con la bocca piena!» lo rimproverarono insieme Dorea e Sunshine. Ci fu un secondo di silenzio poi tutti scoppiarono a ridere, compresa Dorea, mentre Sunshine arrossiva fino alla punta dei capelli.

«Ok ok. Per Godric come farò a vivere con sia mamma che Sunny?» fece con fare melodrammatico James. Sirius rise ancora, poi si concentrò sulla colazione più deliziosa che avesse mangiato da un mese a quella parte. Quando tutti ebbero finito, i ragazzi filarono a vestirsi, lavarsi e sistemarsi e poi corsero via.

«Allora Jamie chi ci fai conoscere?» chiese Sirius curioso appena ebbero varcato la porta di casa.

«I miei amici. State attenti però perchè sono tutti babbani! Li troveremo al parco come sempre. Ci troviamo sempre lì in estate per organizzare i giochi della giornata.» nessuno fu sorpreso nel sentire che James non era stato abbandonato dagli amici.

Si diressero al parco, che in realtà comprendeva un paio di altalene, una buca per la sabbia e poco altro, ma era ben ombreggiato da grossi alberi verdi e frondosi, trovandoci sei o sette bambini seduti all'ombra a chiacchierare. Sembravano tutti più o meno della loro età, tranne uno che era molto più piccolo: c'era un biondino con i ricci, una bambina mora con una coda di cavallo, uno di colore con i corti capelli neri e ricci, una con i capelli color carota lisci come spaghetti e il suo fratellino altrettanto rosso, uno con i capelli castani tagliati a spazzola e uno che assomigliava un po' a Peter, tranne che nei capelli scuri.

«James, sei arrivato! Chi sono loro?» la moretta con la coda di cavallo scattò subito in piedi appena vide i cinque avvicinarsi, con un sorriso aperto e allegro.

«Ciao Jo! Loro sono Peter, Remus, Sirius e Sunshine.» li presentò James.

«Sunshine?» chiese il bambino di colore con un accento strano.

«Sì Michel. Si chiama Sunshine.» poi James si girò verso i suoi amici e, indicando a turno gli altri elencò: «Josephine, anzi Jo, non chiamatela Josephine perchè dice che è un nome da nonna» sorriso furbo di Jo «Michel, lui è americano ma si è trasferito qui l'anno scorso.» cenno di saluto «Caroline» la rossa «e suo fratello Mark che ha sette anni» il piccolino «Cole» quello con i capelli scuri «Alex» il biondino «e Ethan» quello con i capelli a spazzola.

Finite le presentazioni, James non ritenne necessario aggiungere altro, ma preferì passare a cose più importanti.

«Allora, che si fa oggi?» chiese allegro.

«Potremmo giocare a basket, Cole ha portato il pallone, o magari a Jammball.» propose Jo, indicando dei palloni sotto l'albero.

«Jammball?» chiese Sirius curioso.

«Oh Sir non te l'ho mai raccontato? Ho inventato un gioco e loro l'hanno chiamato così. Al dire il vero è stato Mark, ma gli altri hanno approvato.» disse James pavoneggiandosi.

«Sei un pavone Potter.» lo prese in giro Ethan, facendo ridere tutti gli altri.

«Non è colpa mia se sono un genio!» fece James, tirando la lingua agli amici.

«Certo, e lui è un mago!» scherzò Caroline, indicando Peter. Sirius, James, Remus, Peter e Sunshine si guardarono un attimo e poi scoppiarono a ridere fragorosamente.

«Sono un genio! Sono un genio!» cantilenò James tra le risate.

«Ma che c'è da ridere tanto?» chiese Alex perplesso come tutti gli altri.

«Niente Alex, niente. Giochiamo a Jammball allora? Così facciamo vedere come si fa!» disse James, contento di potersi vantare ancora un po'.

«Abbassa la cresta galletto. Anche se l'hai inventato tu, resto sempre io il migliore a Jamm!» intervenne Ethan.

«TU? Ma figuriamoci! Lo sanno tutti che io sono il migliore a Jamm!» protestò James.

«Scusate?? Chi è che vi batte sempre tutti?» chiese retorica Jo, scatenando le proteste di tutti gli altri.

«E se ci fate vedere come giocate così vediamo chi è il più bravo?» intervenne dopo un po' Sirius.

«Ha ragione lui! Giochiamo!» esclamò Jo.

«Giocano anche loro?» chiese il piccolo Mark indicando i quattro ancora perplessi.

«Spieghiamo loro le regole e poi vediamo!» propose Cole.

«Spiego io!» gridò James tra i sospiri degli altri.

«Che noia che sei Potter! Dai veloce...» mugugnò Jo, dando una piccola spinta a James.

«Sempre violenta tu. Comunque...allora si gioca in un campo rettangolare, di solito usiamo quello da basket ma non sempre, e ogni squadra ha un cerchio di quelli.» spiegò James indicando due cerchi di legno dall'aria piuttosto malandata attaccati a due bastoni con lo scotch, abbandonati a terra vicino ad un cespuglio. «Quelle sono le porte. Le si pianta per terra e bisogna lanciare la palla attraverso il cerchio. Ogni giocatore della squadra può fare anche il portiere, sapete, mancanza di personale.» aggiunse con aria professionale tra i ghigni di Sirius che aveva riconosciuto da un pezzo a che gioco si era “ispirato” James. «Quindi c'è un pallone con cui fare i punti, di solito usiamo quello da basket e poi una pallina da tennis che due giocatori si devono passare senza farla mai cadere e che possono tenere ferma in mano solo per qualche secondo. La prima volta che a uno cade la pallina si fa pausa e si aggiungono dieci punti alla squadra avversaria. Si fanno quattro turni e poi chi ha più punti vince. La palla con cui fare punto si può calciare, palleggiare e anche tenere in mano per dieci secondi, ma non di più. Capito tutto?» chiese alla fine, soddisfatto della sua spiegazione. Gli altri annuirono, Peter un po' dubbioso.

«James, ha dimenticato di dire che ogni rete vale dieci punti e se viene fatta dall'altra parte del campo vale quindici.» intervenne il piccolo Mark.

«Hai ragione! Domande?» fece James, guardando male Sirius che ridacchiava e che, naturalmente, lo ignorò.

«Sì Jamie...» disse infatti quello, con un ghigno malandrino stampato in faccia.

«Che vuoi Sirius?» chiese scocciato James.

«Volevo sapere se i tuoi amici sanno che non sei davvero un genio ma che il gioco l'hai copiato.» sputò velocemente Sirius, prima che l'amico potesse fermarlo.

«L'hai copiato? Vuoi dire che non l'hai inventato tu? Brutto bugiardo!» scattò subito Jo, tirando uno scappellotto a James.

«Ahia! Non è vero! L'ho inventato io!» protestò James.

«Figuriamoci! È quasi identico a quello che facciamo alla nostra scuola! Ha fatto solo qualche piccola modifica.» intervenne Sirius, guardando allegramente James.

«Piccola? Ho fatto qualche enorme modifica!» si lamentò quello, tra le risate degli amici.

«A me non importa se l'ha inventato James. Io prima non lo conoscevo e lui ce l'ha insegnato quindi secondo me è giusto chiamarlo Jammball» disse angelico Mark ricevendo una pacca sulla spalla da James.

«Visto Sirius? Ascolta Mark che è il più intelligente, dopo di me naturalmente!» disse orgoglioso, tenendo la mano sulla spalla del suo piccolo difensore.

«Come siete noiosi! Giochiamo o no?» chiese Ethan con una smorfia.

«Hai ragione. In quanti giochiamo?» si aggregò Alex.

«Tutti?» chiese James, rivolto sopratutto a Peter e Remus.

Infatti...«No grazie, io sto a guardare per un po'.» si tirò indietro infatti Remus, seguito subito da Peter.

«Tu giochi Sunny?» chiese James guardando l'amica che osservava le porte dubbiosa.

«Mmh...credo di sì. Ma non voglio stare in squadra con Sirius!» acconsentì alla fine lei, facendo una linguaccia a Sirius che la guardò male.

«Antipatica.» borbottò quello, alzando le spalle.

«Ok va bene! Facciamo le solite squadre?» chiese Cole, rivolgendosi a Jo e James che sembravano i capi di quella piccola combriccola.

«Sì. Allora io con Ethan, Mark, Michel e...Sunshine?» chiese Jo rivolta alla ragazza che annuì.

«E allora io, Sir, Cole, Alex e Caro.» disse entusiasta James, avvicinandosi a Coroline che gli rivolse un sorriso, arrossendo.

Fatte le squadre, i ragazzi cominciarono a giocare. James e Ethan si tiravano la pallina da tennis, cercando di farla cadere all'avversario con tiri difficili o di scappare lontano per non farsi prendere, mentre gli altri si passavano la palla cercando di fare punto. Sunshine era piuttosto portata a tirare ma non aveva molto fiato e dopo dieci minuti di corse avanti e indietro preferì restare dalle parti della porta e aspettare che Jo le passasse la palla. Sirius e Alex cominciarono subito a fare gioco di squadra, capendosi al volo e Mark, che Sunshine aveva paura si facesse male tra quei ragazzi, invee si rivelò una scheggia nello sgusciare tra le gambe e le braccia degli avversari fino a portarle la palla, affinché lei potesse tirare. Dopo mezz'ora la partita era finita e i ragazzi si gettarono sull'erba, sudati e impolverati, ansimanti e con il sorriso sulle labbra.

«Abbiamo...vinto noi! Alla...faccia tua Potter!» esultò Ethan ansimando e ridendo insieme.

«Solo fortuna!» rispose imbronciato James, deluso per aver perso solo di cinque punti.

«Siete stati tutti bravissimi!» si complimentò Peter, entusiasta ed eccitato.

«Adesso che ne dite di andare fino al fiume a farci un bagno?» chiese Jo, tirandosi a sedere e scostando i capelli umidi dalla fronte. Tutti approvarono e insieme scesero verso un'ansa del fiume, che scorreva tranquillo poco più in là, in cui l'acqua era piatta e senza correnti e le ombre dei salici e dei pioppi si allungavano, creando giochi di luci con il sole, che filtrava tra le foglie.

Senza alcun pudore, appena arrivati sulla riva, Jo, James e gli altri cominciarono a spogliarsi fino a rimanere solo in mutande e si gettarono in acqua. Sirius esitò solo un istante e poi lo imitò. Sunshine invece preferì togliersi la maglietta e immergere le gambe nell'acqua, seduta su un sasso a riva. Dopo un po' Remus le si sedette accanto mentre Peter alla fine decise di spogliarsi e unirsi agli altri.

«Dai Sunshine, vieni con noi! Forza Rem, convincila!» urlò loro James dopo un po', sguazzando felice nell'acqua.

«No grazie.» rise Sunshine, aggrappandosi più strettamente al sasso.

«Dai forza!» cominciarono ad insistere anche Jo, Caro e Ethan, imitati dagli altri che li incitavano ad entrare.

«Ehi!» la chiamò ad un certo punto Sirius, i capelli gocciolanti che gli ricadevano sugli occhi.

«Mmh?» rispose lei senza guardarlo, osservando i riflessi della luce sul fiume.

«Vieni con noi, Raggio di Sole?» Sirius si era avvicinato e la guardava con gli occhi da cucciolo, un sorriso sulle labbra e una mano a tirarle su il mento perchè lo guardasse negli occhi.

Sunshine cercò di non guardarlo per un po', ma alla fine si arrese e punto i suoi occhi in quelli del ragazzo, grigi in quella luce screziata, luminosi finalmente di felicità.

«Ok ok va bene! Ma sappi che non è leale!» si arrese dopo un attimo, mentre Sirius scoppiava a ridere. Sunshine si sfilò i pantaloncini ed entrò nell'acqua fredda. Immerse la testa sotto e si sentì bene. Riemerse solo quando non aveva ormai più aria e venne subito sommersa da una battaglia di schizzi.

«Remus, se non entri mi arrabbio!» esclamò dopo un po' James, tirando l'amico per un piede.

«Ok ok basta che non mi tiriate dentro come l'ultima volta!» capitolò Remus, che non voleva trovarsi completamente fradicio.

Alla fine erano tutti in acqua, a ridere, spruzzarsi e nuotare, nel loro piccolo angolo di fiume.

 

**

 

«Allora noi andiamo a casa a mangiare! Ci vediamo alle due e mezza, solito posto?» chiese James. Dopo il bagno nel fiume si erano stesi sull'erba ad asciugarsi e giocare agli indovinelli, a raccontarsi le barzellette e a guardare le nuvole. Adesso si stavano tutti rivestendo, preparandosi per tornar e a casa a pranzo.

«Certo.» confermarono tutti gli altri. Subito Caro e Mark corsero via gridando che erano in ritardi e anche gli altri se ne andarono presto. Alla fine rimase solo Jo, sotto l'albero del parco, mentre accanto a lei Sirius finiva di allacciarsi le scarpe.

«Sirius muoviti!» gli gridò James che già si allontanava.

«Arrivo!» urlò di rimando Sirius, senza però affrettarsi. Appena ebbe finito si rialzò e fissò Jo.

«Che c'è?» chiese quella sospettosa.

«Non vai a casa a mangiare?» chiese Sirius, vedendo che la ragazza non aveva intenzione di muoversi da lì.

«No, oggi no. Mangerò qualcosa al bar in fondo al quartiere. Lì mi danno sempre un panino gratis.» disse lei imbronciata ma non triste.

«Perchè?» chiese ancora Sirius curioso.

«Perchè no. Dai muoviti che ti aspettano.» lo esortò Jo, girandosi dall'altra parte.

«Ok. Però ti prometto che ti porto una fetta di torta quando torniamo. Promesso.» e senza aspettare che lei gli rispondesse, Sirius si voltò e corse via per raggiungere gli altri che già erano lontani.

«Quanto ci hai messo! Dai veloce che mamma ci aspetta.» Sirius raggiunse gli altri con il fiato corto e si fermò un secondo per riuscire a parlare, ma alla fine non disse niente e si girò verso il parco, in cui però la figura di Jo non si vedeva più. Così seguì gli altri senza fermarsi ancora, rimuginando sul poco che aveva capito da quella conversazione.

 

**

 

«Allora, vi siete divertiti oggi?» chiese Charlus sedendosi a tavola, dove i ragazzi già stavano mangiando.

«Oh sì papà, molto molto!» rispose James con la bocce piena. Da Sunshine ricevette un'occhiataccia e da sua madre un “Chiudi la bocca quando mangi James!”.

«Molto lavoro oggi Chars?» chiese Dorea, porgendo un piatto al marito.

«Abbastanza. Ma oggi pomeriggio credo andrà meglio. C'è stata confusione soprattutto per alcuni episodi strani avvenuti in tutta Inghilterra, ma niente feriti. Sembra che i Mangiamorte se ne vadano in giro per farsi vedere e poi spariscano senza far niente. È strano.»

«Quindi anche io avrò da lavorare oggi pomeriggio immagino.» sospirò la donna.

«Torni già a lavoro mamma?» chiese contrariato James, mettendo il broncio.

«Certo James, cosa credevi? Le mie vacanze cominciano solo tra quattro giorni!» rispose Dorea.

«Cosa fate invece voi dopo?» chiese Charlus per cambiare discorso.

«Torniamo al parco per trovarci con gli altri e poi facciamo qualcosa insieme. Per merenda ci arrangiamo come al solito e poi torniamo prima di voi!» spiegò James, di nuovo sorridente.

«Bravi ragazzi, ma state attenti!» li ammonì Charlus, continuando a mangiare.

«Sì sì papà.»

Il resto del pranzo passò con calma, senza troppe chiacchiere perchè tutti erano troppo impegnati a mangiare. Sunshine si scoprì più affamata di quanto non lo fosse da tempo e mangiò tutto quello che Dorea le mise nel piatto, anche se le sembrava troppo.

Alla fine, dopo la crostata avanzata dal giorno prima, i ragazzi si alzarono per lasciare ai due adulti un po' di tempo per parlare tra loro e filarono in giardino.

Tornarono alle altalene, i ragazzi all'ombra e Sunshine ad offrire il viso al sole, dondolandosi su una delle due altalene.

«Non hai caldo Sun?» chiese dopo un po' Remus.

«No, è bello.» rispose lei con voce sommessa.

«Figurati se lei può avere caldo! Hai presente che si chiama Sunshine? Magari un motivo c'è!» scherzò Sirius, facendo ridacchiare gli altri.

Dopo rimasero tutti in silenzio e piano piano Sirius, senza neanche accorgersene, scivolò nel sonno, come anche James e Peter.

«Guardali come dormono...» il sussurro svegliò Sirius dallo stato di torpore in cui era caduto, ma lui non aprì gli occhi. Si stava troppo bene così e poi voleva ascoltare cosa stavano dicendo Sunshine e Remus.

«Già. Stanotte eravate così carini, tutti addormentati.» anche Sunshine sussurrava e Sirius la sentiva più vicina, probabilmente non era più sull'altalena.

«Stanotte?» chiese Remus. Certo, lui non sapeva che lei si svegliava sempre di notte.

«Sì. Guarda James, non sembra neanche una peste chiacchierona quando dorme.» disse dolce Sunshine e Sirius poteva immaginarsela, un sorriso lieve sulle labbra, una ciocca di capelli sfuggita alla treccia infilata dietro all'orecchio, gli occhi blu fissati in un espressione dolce su James.

«Sembra quasi dolce e carino.» ridacchiò Remus.

«Lui, in fondo in fondo, è dolce. E anche carino.» adesso di sicuro la ciocca era sfuggita all'orecchio e lei se la stava girando tra le dita, dicendo che James era carino. A Sirius sarebbe piaciuto aprire gli occhi e osservarla senza che lei lo vedesse, ma tenne li occhi chiusi.

«Dici? Bè tu di sicuro lo conosci più di me.» mormorò Remus on una nota dolente nella voce.

«Rem? Posso chiederti una cosa?» chiese Sunshine esitante.

«Dimmi.» Remus non sembrava contento della cosa, ma era troppo gentile per dire di no.

«Come mai all'inizio non volevi stare con noi? A me non sembrava che noi ti stessimo antipatici, ma ci stavi sempre lontano e allo stesso tempo non stavi mai senza di noi...perchè?» chiese Sunshine, calibrando bene le parole per paura di offendere Remus.

«Io...non lo so Sunshine. Immagino che avessi paura. Voi sembravate così felici e affiatati anche se vi conoscevate appena e io...avevo paura di non esserlo altrettanto. Non volevo essere rifiutato e quindi mi allontanavo da solo.» rispose Remus dopo un attimo di esitazione.

«Ah.» Sunshine chiuse lì il discorso, capendo che a Remus non piaceva e rimase in silenzio.

«Guarda Sirius.» ridacchiò dopo un po' Remus. Sirius subito si chiese che cosa avesse che non andava: stava respirando allo stesso ritmo di James per sembrare addormentato, aveva gli occhi chiusi...e allora che c'era?

«Già, hai visto?» fece Sunshine. “Visto cosa?” si chiese ancora Sirius perplesso.

«Sì.» Sirius stava quasi per aprire gli occhi e chiedere che cosa c'era da vedere in lui quando Sunshine parlò ancora.

«Sembra così...tenero...quando dorme. Eppure ha sempre quella piega tra gli occhi e quell'angolo della bocca in giù...sembra calmo ma allo stesso tempo sempre preoccupato o triste per qualcosa.»

«Già.» Remus aveva un tono più triste in quel momento, come quello di Sunshine.

«Sai, secondo me Sirius è molto più triste di quello che vuole far vedere. Lui è sempre così pronto a scherzare, a sdrammatizzare, a mostrarsi forte ma...secondo me soffre più di quello che mostra.» aggiunse dopo un po' Sunshine. Sirius stava immobile: sapeva che se si fosse “svegliato” in quel momento avrebbe interrotto la conversazione e non lo voleva.

«Lui vuole essere forte. Ma mi dispiace che non capisca che con noi può parlare, che noi lo capiremmo.» disse Remus. Sirius decise che non voleva sentir di più e si mosse, come se si stesse svegliando in quel momento. Nel farlo, sfiorò una mano poggiata a terra e capì che Sunshine era più vicina di quanto avesse immaginato.

«Oh ti sei svegliato!» disse lei, andando poi a scuotere anche gli altri e ricordare loro che dovevano andare.

Sirius la osservò mentre si chinava su James e lo scuoteva piano e pensò che era davvero una ragazza stupenda. Era dolce, allegra, simpatica, comprensiva, adulta e bambina insieme. E lui era felice che lei fosse lì.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ok, non dico niente, tranne scusarmi per l'attesa (avevo promesso che sarei stata veloce ma non ce l'ho fatta!) e chiedervi di dirmi che ne pensate dei nuovi amici! Ricordatevi di Jo, è importante. :)
Grazie a Lady Pad, Kira_Iris, Jeis, Annie98, MrsLyla_90, ARYA479PA3: siete fantastiche!!
Al prossimo capitolo!

*dD*



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Capitolo 41
*** Ryan ***


 

 

 

 

Ryan

 

 

 

 

 

«Che è successo?» chiese James stiracchiandosi, risvegliandosi dal torpore da cui Sunshine l'aveva appena scosso.

«Vi siete addormentati. Ma tra un po' dobbiamo tornare dagli altri e quindi ho pensato di svegliarvi.» spiegò la ragazza, mentre Remus si impegnava per svegliare Peter che a quanto pare non era molto d'accordo con la cosa.

«Aaungh...che ore sono?» chiese ancora James facendo un grande sbadiglio.

«Le due e qualcosa. Allora volete alzarvi voi due pelandroni?» fece ancora Sunshine tirando James per un braccio per aiutarlo ad alzarsi, mentre Sirius e Remus tiravano finalmente in piedi anche Peter.

«Ok ok...oggi pomeriggio pesca! Vado a recuperare le canne, Remus mi aiuti?» fece James dirigendosi verso la casa.

In cucina trovarono Dorea con un paio di occhiali dalla leggera montatura d'oro, intenta a scrivere una lista della spesa, una rivista magica sul tavolo.

«Mamma, dove sono le canne da pesca?» chiese James entrando e, senza aspettare nemmeno una risposta, dirigendosi verso la porta per salire al piano di sopra.

«Al solito posto, Jamie. Pesca anche oggi?» chiese Dorea senza alzare lo sguardo dalla sua lista.

«Sì, ma li libereremo come al solito. Quando vai a lavoro?» chiese ancora James, ormai fuori dalla porta.

«Alle tre. Vi lascio da mangiare?» Dorea lasciò la lista e mosse la bacchetta verso la porta, riportando indietro James.

«No mami. Ma perchè mi riporti sempre indietro così? E odioso!» si imbronciò il figlio, incrociando le braccia e fissando la madre che sorrideva.

«Guardami quando ti parlo. Dove mangiate? Io torno alla solita ora.»

«Forse da Michel. Vado a recuperare le canne. Rem?» James uscì di nuovo dalla stanza, seguito da Remus e Sirius.

Dopo un po' erano di ritorno in cucina, in cui nel frattempo erano rimasti solo Sunshine e Peter, con diverse canne da pesca per ciascuno. Stavano per uscire quando Sirius diede le sue canne da pesca a Peter e disse loro di andare avanti, li avrebbe raggiunti. Poi tornò indietro in cucina, prese un tovagliolo di carta da uno sportello,tagliò una grossa fetta di torta per Jo e la infilò dentro al fazzoletto. Poi, sentendosi quasi un ladro, prese un altro tovagliolo e lo avvolse attorno al primo per assicurarsi che la torta non uscisse e scappò via.

«Sirius, si può sapere perchè resti sempre indietro?» chiese divertito Remus quando finalmente l'amico li raggiunse.

«Perchè non mi mescolo con la plebe. Andiamo?» tagliò corto Sirius, riprendendo le canne da pesca dalle mani di Peter che non sembrava molto stabile.

Quando arrivarono al parco c'era solo Jo, distesa sotto all'albero con un cappello, recuperato chissà dove, sulla faccia.

«Ehi Jo! Guarda che ti ho portato? Come promesso.» la salutò Sirius sedendosi accanto a lei, dopo aver lasciato cadere le canne da pesca a terra, porgendole la torta. Jo spalancò gli occhi scuri, sorpresa che alla fine Sirius le avesse portato davvero il dolce, ma poi si ricompose e afferrò la fetta cominciando a mangiarla. James, Remus e Peter erano andati a portare le canne da pesca al fiume e quindi non si erano accorti di niente e Sunshine, che aveva visto tutta la scena, fece una smorfia ma non disse niente. Quando finalmente anche gli altri tre tornarono, Jo aveva già finito di mangiare, aveva buttato i tovaglioli e Michel si era unito a loro. Alla spicciolata arrivarono anche Caro e Mark, Ethan, Cole e Alex. Quando furono finalmente tutti presenti, seduti sotto all'albero, Mark chiese che cosa avrebbero fatto quel pomeriggio.

«Pesca!» esclamò entusiasta James, seguito dalle esclamazioni entusiaste dei ragazzi e quella annoiata di Caro.

«Dobbiamo proprio?» chiese infatti la ragazza, guardando sconsolata gli sguardi eccitati degli amici.

«No, se vuoi tu puoi stare a guardare. Tanto non abbiamo canne da pesca per tutti!» le disse James, ansioso di scendere al fiume.

Poco dopo, nonostante le lamentele di Caro, erano tutti seduti sulla riva del fiume con una canna da pesca tra le mani. Solo Sunshine, Mark e Caro erano rimasti a mani vuote. Mark perchè era piccolo e doveva dividerla con Michel e Sunshine e Caroline perchè preferivano così. I ragazzi facevano a gara per chi era più bravo e a chi prendeva per primo qualcosa, e anche Jo partecipava entusiasta, ma le altre due ragazze si annoiavano e così ad un certo punto si alzarono e decisero che avrebbero fatto due passi.

Camminavano lungo il fiume e ogni tanto Sunshine si chinava per raccogliere ora un fiore, ora una foglia, ora un filo d'erba e ormai aveva un bel mazzo colorato tra le mani.

«È un bel posto vero?» chiese Caroline dopo un po', gli occhi fissi sull'acqua che scorreva allegra.

«Già, è fantastico.» rispose sovrappensiero Sunshine, chinandosi per raccogliere un'enorme margherita. «Senti...com'è James?» chiese poi all'improvviso, sorprendendo l'altra che si voltò verso di lei con un mezzo sorriso.

«Lo sai anche tu no? È un tuo compagno di scuola o sbaglio?» chiese Caroline perplessa.

«Bè si, ma io volevo sapere se quando è on voi è uguale a quando è con noi.» spiegò tranquilla Sunshine.

«Vuoi dire che con voi non è divertente, simpatico, gentile e prepotente, carino e da uccidere, generoso e egoista, dolce e antipatico e assolutamente adorabile?» Caroline arrossì dopo l'ultima parola ma Sunshine non ci badò e scoppiò a ridere.

«Ok, hai ragione, è assolutamente identico!» le due ragazze risero ancora e poi si voltarono per ritornare dagli altri. I ragazzi però non erano più dove li avevano lasciati e anche le canne da pesca erano sparite. All'improvviso sentirono la voce di James più in là e si misero a correre per raggiungerli, sotto gli alberi poco più in là, che si contendevano il titolo di “miglior pescatore”.

Stavano per riunirsi con loro quando il piccolo Mark chiamò Jo gridando e indicando delle figure che si avvicinavano. Le due ragazze la sentirono imprecare, molto poco elegantemente per una ragazza, e poi guardarsi attorno come per scappare, ma poi tornare a guardare i quattro ragazzi che si avvicinavano.

«Jamie, chi sono quelli?» fece Sunshine, mettendosi al fianco dell'amico.

«Ah, siete tornate. Nessuno, scocciatori.» rispose James con tono insolitamente freddo. Caroline invece raggiunse subito Mark e lo prese per mano per poi trascinarlo verso Jo e mettersi a parlare sottovoce con lei.

«Dai James, dicci la verità! Chi sono?» intervenne Sirius, curioso quanto Sunshine.

«Nessuno ho detto. State zitti e speriamo vadano via.» li rimproverò James, sempre troppo distaccato per sembrare lui.

«Ma...» protestò ancora Sunshine, James però la guardò storto e le fece segno di stare zitta. Nel frattempo Ethan, Michel, Cole e Alex si erano riuniti attorno a Jo, Caro e Mark, parlando con tono fintamente rilassato e naturale di una cosa qualunque. James invece preferì afferrare Peter e Sunshine e tirarli dietro la sua schiena e quella di Sirius, in modo che fossero parzialmente nascosti.

«Ma che hanno di così pericolosi questi tipi, per fare tutto questo?» chiese sottovoce Sirius a James che intanto aveva intavolato una discussione leggera e poco impegnativa sulla pesca appena fatta.

«Sono cattivi, violenti e prepotenti. Ma comunque il pesce più grosso l'ho visto una volta che...» proprio in quel momento i quattro ragazzi arrivarono abbastanza vicina da poter essere osservati bene. Dovevano avere tutti tra i sedici e i diciassette anni. Uno, il più indietro, aveva i capelli castano chiaro e gli occhi azzurri, la corporatura magra e atletica e l'aria piuttosto mite. Tutto il contrario era invece quello appena più avanti, grosso, scuro di pelle e di capelli, con uno sguardo cupo e arrabbiato. Poi ce n'era uno smilzo e alto, con i capelli rasati a zero e il mento appuntito, con l'aria infida di una serpe. E davanti a tutti c'era quello che probabilmente era il capo: era alto, muscoloso, con i capelli marroni con un folto ciuffo che gli cadeva davanti ad un occhio; aveva un tatuaggio sulla spalla che scendeva fino all'avambraccio e uno su un bicipite. Assomigliava vagamente a...

«Josephine!» Jo fece una smorfia sentendo quel nome. «Com'è bello vederti qui!» la salutò quello con il tatuaggio, con una voce così allegra e cordiale che l'avrebbe capito anche un sordo che mentiva.

«Ciao Ryan.» lo salutò secca lei, senza nascondere per niente il fatto che non era per niente felice di vederlo.

«Come mai non sei venuta a mangiare a casa oggi?» chiese allora Ryan, ora serio e scontroso, senza più fingere.

«Prova ad indovinare! Che giorno è oggi? Chi c'era a casa oltre a me? Forse...emmh...tu? Non dovresti essere così idiota da non averlo ancora capito!» esclamò sprezzante Jo. Subito però Ryan scattò avanti e le afferrò un braccio e la coda di cavallo con le mani e la avvicinò a sé, strappandole un gemito.

«Non. Azzardarti. A parlarmi. Così! Capito?» chiese in tono minaccioso, stringendole sempre di più il braccio ad ogni parola.

«Lasciala!» Caroline cercò inutilmente di trattenere Mark, ma il bambino corse avanti, più in là della protezione data dai ragazzi, verso Jo. «Lasciala andare!» gridò ancora il ragazzino.

«Sta' zitto, pel di carota. Fatti gli affari tuoi!» quello smilzo alzò la mano per colpire il bambino ma Caroline gli si parò davanti, afferrandogli il polso.

«Non provare a toccarlo!» esclamò la ragazza, spingendo Mark verso Alex, che lo afferrò per una mano e lo tirò dietro di sé.

«Stupida carota! Non l'hai ancora capito che sei una bambina? Vattene, prima che decida di...» la minacciò lo smilzo, ma Ryan mollò subito Jo con cui stava facendo una gara su chi sfoderava lo sguardo più sprezzante e gli tirò uno scappellotto sulla nuca.

«Idiota, lascia stare le rosse, lo sai che non fanno per te!» gli altri tre risero, come se fosse stata una battuta divertentissima e Caroline corse di nuovo indietro, attaccandosi al braccio di Mark.

«Vai via, fratellone, vai a divertirti da un'altra parte.» disse Jo decisa. Ma Ryan rise ancora.

«No no, non mi presenti i tuoi nuovi amici?» chiese, facendo un gesto verso Sirius, Sunshine e gli altri.

«No. Vai via.» questa volta era stato James a rispondere. Aveva gli occhi stretti e la bocca contratta in un'espressione che era un incrocio tra il disgusto e il minaccioso, la voce cupa e fredda e aveva fatto un passo avanti, spostandosi leggermente di lato per essere completamente davanti a Sunshine.

«Oh Potter! Il nostro ultimo incontro non ti deve essere piaciuto troppo o sbaglio?» Ryan ghignava e James si portò quasi automaticamente una mano allo stomaco mentre l'altra si chiudeva a pugno.

«Non mi piace mai quando ci incontriamo. Vai via. Che vuoi da noi? Siamo solo degli stupidi mocciosi, o sbaglio?» rispose James, ripetendo le parole che evidentemente aveva detto l'altro.

«No, non sbagli. Siete solo degli stupidi mocciosi, ma devo parlare con mia sorella e se lei preferisce passare il tempo con degli idioti come voi, devo cercarla qui, no?» ribatté l'altro.

«Ry...» lo chiamò piano quello che sembrava fuori posto.

«Che c'è?» scattò subito Ryan, girandosi verso di lui.

«Lasciamoli perdere e andiamocene. Non c'è niente di divertente qui.» cercò di convincerlo l'altro, senza risultato.

«Stai zitto che è meglio.» mentre i due ragazzi discutevano, Sunshine allungò una mano e afferrò quella di James che si girò verso di lei, senza parlare. Sempre senza dire niente Sunshine fece un cenno con la testa verso i più grandi e poi rivolse uno sguardo interrogativo all'amico.

«Lui non so chi sia, mai visto.» sussurrò più piano che poteva James.

«Perchè siete tutti così tesi? Perchè sembra che siano delle specie di...assassini?» chiese ancora più piano la ragazza, perplessa per quella situazione.

«Te l'ho già detto.»

«No James, spiegamelo!» Sunshine alzò leggermente la voce, ma non abbastanza da farsi sntire dai ragazzi che adesso discutevano più animatamente.

«Basta che non ti fai sentire!» Sunshine annuì e James continuò. «Sono tutti ragazzi un po' disastrati e se ne vanno in giro a fare i bulli. Una volta li ho incontrati da solo e solo perchè non l'avevo nemmeno guardato e avevo tirato dritto Ryan mi ha picchiato. Una volta hanno preso Mark e volevano buttarlo nel fiume e quando Caro si è messa in mezzo le hanno fatto del male. E quando Jo è intervenuta...bè quando l'abbiamo rivista aveva un braccio ingessato e una guancia tumefatta. Sono più cattivi con Mark perchè è piccolo e con le ragazze perchè...perchè sono ragazze. È per quello che io, Ethan e Alex e Cole cerchiamo sempre di tenere Caro e Mark lontano da loro. E anche te.» Sunshine aveva spalancato gli occhi ascoltando quel breve racconto e Sirius aveva serrato i pugni e stretto gli occhi, avvicinandosi di più all'amica. Purtroppo però quei movimenti non sfuggirono più a Ryan che aveva posto fine alla discussione tirando un pugno nello stomaco a Liam, quello con i capelli castani.

«Che succede lì? Oh guarda che bella biondina!» Ryan fece un passo avanti e scostò senza la minima fatica James e Sirius e afferrò il viso di Sunshine.
I fiori che aveva in mano caddero a terra.
Sunshine trattenne il respiro mentre Ryan le tirava una treccia dicendo qualcosa che lei non ascoltò.
E poi un pugno volò sulla guancia di Ryan facendolo arretrare sorpreso.

Un braccio tirò indietro Sunshine che si trovò addosso al petto di Remus mentre Sirius, ancora con il pugno alzato, e James fronteggiavano Ryan e i suoi amici.

«Tu..cosa hai fatto moccioso?» Ryan era così sorpreso da essere quasi ridicolo. Certo, se non fosse stato due volte James e Sirius messi insieme e con tre tizi minacciosi dietro di lui, pronti a scannare chi aveva osato colpire il loro capo.

«Ti ho tirato un pugno, idiota.» lo informò con tono tranquillo e quasi annoiato Sirius, anche se James poteva vedere le sue mani tremare.

«Tu..come mi hai chiamato?» chiese ancora Ryan.

«Idiota, idiota!» lo schernì Sirius.

Basta, Sir non farlo arrabbiare ancora di più!” pregava nella sua testa Sunshine.

«Idiota a me? Ti piace soffrire?» adesso Ryan era davvero arrabbiato e minaccioso.

«Al dire il vero no, ma se serve...» Sirius alzò le spalle con fare indifferente. Le sue mani però tremavano e Sunshine riusciva a sentire l'aria che vibrava e le foglie che fremevano nella magia che Sirius stava cercando di trattenere.

Ryan fissava Sirius. Sirius fissava Ryan. James fissava Jo. Peter aveva gli occhi nascosti dalle mani. Remus fissava Sunshine, ancora attaccata al suo petto. Sunshine passava lo sguardo da uno all'altro dei suoi amici, cercando disperatamente una via di fuga, prima che Sirius tirasse troppo la corda o facesse qualche stupidata più grande di quella che aveva già fatto.

Poi all'improvviso Ryan scattò e Sirius era per terra con un labbro sanguinante e le mani piene di sbucciature. Caroline lanciò un piccolo grido. Sunshine corse verso Sirius ma Remus la fermò prima che potesse fare due passi. Jo e James scattarono insieme e si pararono davanti a Sirius, spingendo via Ryan.

«Vai via! Vai via se non vuoi che chiami aiuto! Vai via subito e dì a mamma che non tornerò a dormire! Vai via!» gridò Jo e, con grande sorpresa di Sunshine, i quattro ragazzi si allontanarono, consapevoli che sarebbe bastato solo qualche urlo per far accorrere della gente.

Appena furono abbastanza lontani, Remus lasciò Sunshine che si precipitò da Sirius, che intanto si era alzato in piedi.

«Stai bene? Fammi vedere.» Sirius obbedì e mostrò il labbro rotto e sanguinante e la guancia che già cominciava a diventare violacea alla ragazza, che gli passò una mano sopra, senza toccarlo.

«Basterà un po' d'acqua, non preoccuparti Raggio di Sole. Sto bene. Posso aggiungerli alla collezione.» scherzò Sirius indicando i tagli e i lividi che sua madre gli aveva regalato.

James rise, abbracciato a Caroline che piangeva aggrappata a lui, come se fosse stato la sua ancora di salvezza, ancora spaventata. Sirius gli fece l'occhiolino e James arrossì un po', ma poi scosse la testa e indicò i capelli color carota di Caro. E poi mimò con la bocca: “Non sono del colore giusto!” E allora anche Sunshine rise, immaginando la ridicola scena di Lily tra le braccia di James. Impossibile!

Dopo dieci minuti però, anche se tutto era tornato alla normalità, il pomeriggio era rovinato e tutti decisero di tornare a casa per rivedersi l'indomani.

«Ehi Jo, hai voglia di venire con noi? Facciamo merenda insieme e poi facciamo qualcosa. E se ti va puoi restare a mangiare da me. Sarebbe fantastico!» invitò James, mentre la ragazza ci pensava su.

«Sicuro che non è un problema?» chiese dopo un po' Jo, dubbiosa.

«Assolutamente no!» assicurò James entusiasta.

«Allora va bene!» acconsentì Jo e insieme si avviarono verso casa.

«Hai visto James e Caro?» scherzò Sirius con Sunshine mentre camminavano, lo sguardo puntato sulla schiena di Jo, al fianco di James.

«Già!» ridacchiò la ragazza, poi aggiunse maliziosa «E...che mi dici di Jo?»

«Jo?» chiese sorpreso Sirius, ma in realtà era arrossito.

«Sì si, Jo! Ti piace eh?» lo punzecchiò ancora Sunshine, ridendo delle sue guance sempre più rosse.

«NO! È simpatica e forte...ma no!» cercò di schermirsi Sirius.

«Come vuoi tu...» fece l'amica ridendo e prendendolo sottobraccio. Per poi naturalmente continuare a prenderlo in giro per tutta la strada.

Il pomeriggio passò veloce, tra la merenda, i giochi e l'enorme giardino di James, e quando Dorea e Charlus tornarono a casa, Jo ricevette il permesso di restare a mangiare, con l'unico costo di una piccola bugia, e cioè che sua madre era d'accordo.

Finita la cena, i ragazzi giocarono ancora fuori e quando andarono a letto, quella sera ognuno nella sua stanza, Jo e Sunshine parlarono e risero a lungo nei due letti nella camera di Sunshine, che un semplice incantesimo di Dorea aveva reso abbastanza grande per due persone.

La notte passò tranquilla, senza incubi, passeggiate notturne o chiacchierate “alla Sun”. E quando la mattina dopo si svegliarono alla luce del sole, riposati e felici, decisero che sarebbe stata una grande giornata.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Allora che ne dite di questo capitolo? A me fa abbastanza schifo, ma vabbè...Chi aveva indovinato che Jo aveva dei problemi familiari come Sir? A sì AleJackson complimenti! Visto, avevi ragione (a proposito ricordami che devo chiederti un parere poi, se ti viene la assurda tentazione di recensire). E chi aveva detto che doveva stare lontana da Si? Jeis, mi dispiace per te, ma non credo lo farà. Per Lady Pad (devo chiedere un parere anche a te!) che cercava di tenerla a mente, ecco spiegato il perchè e per Kira_Iris che si chiedeva chi fosse...bè qui c'è un piccolo assaggio, nel prossimo capitolo ancora. Ma nel prossimo capitolo, o forse in quello dopo, ci sarà la partenza per Hogwarts! Siete contente?

Comunque grazie per aver recensito, spero di non avervi deluso con questo “Jo-capitolo”.

Bacionissimi

*dD*



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Capitolo 42
*** Comitato d'addio ***


 

 

 

 

 

Il “comitato d'addio”

 

 

 

 

 

 

Agosto passò in fretta. Tutti i giorni James portava gli amici in posti nuovi: a giocare con gli altri, nella spiaggia sassosa con il mare grigio perla dove abitava una simpatica vecchina nella sua cappannuccia lontano da tutti, in un boschetto pieno di fruscii e cinguettii, in piscina, al lago....si divertivano sempre tantissimo. Jo dormiva sempre più spesso a casa Potter e ormai Dorea lo trovava quasi normale e non faceva più domande. Una sera, mentre i ragazzi giocavano l'ennesima volta a nascondino, Sunshine e Jo s erano messe a parlare, sedute sulle altalene.

 

«Sono proprio dei bambini, vero?» aveva esclamato divertita Sunshine mentre James cominciava a protestare perchè Sirius l'aveva scoperto subito, sostenendo che aveva imbrogliato.

«Bè, noi siamo dei bambini, no?» aveva risposto sarcastica Jo. Sunshine aveva riso, ormai si era abituata al modo di fare della nuova amica e non lo trovava più irritante.

«Già, ma loro..no, ok, ci rinuncio!» Sunshine aveva riso ancora, imitata da Jo, e poi aveva continuato «Però devo ammettere che sono divertenti!»

«Ti piace James?» aveva chiesto a bruciapelo Jo, senza lasciare capire perchè avesse posto la domanda proprio in quel momento.

«NO!» aveva esclamato con veemenza Sunshine arrossendo violentemente.

«Ah sì?» aveva chiesto ancora maliziosamente Jo, ridendo delle guance rosse dell'amica.

«Certo! Perchè dovrebbe piacermi?» Sunshine era ancora rossa come un pomodoro.

«Bè...da come ti comporti quando sei con lui. Sei così dolce e ridi e lo prendi in giro ma affettuosamente e..non so! Mi dai quest'impressione.» spiegò Jo, senza più ridere.

«Lo so. Davvero do quest'impressione?» Jo annuì e l'altra si passò una mano fra i capelli con aria perplessa. «Ma in realtà io lo considero quasi un fratello sai? E poi...non so non riuscirei mai a vederlo in quel modo! Può essere il mio migliore amico, il mio fratello, ma di più? No no!»

«Ah. Ok.» Jo non sembrava ancora convinta, ma preferì non insistere.

«E invece, tu e Sir?» adesso era il turno di Sunshine di essere maliziosa, ma Jo non arrossì.

«Cosa?» chiese invece la ragazza, guardando Sun senza rivelare niente, imperscrutabile.

«Dai, ammettilo che ti piace! E tu piaci a lui!» rise Sunshine.

«No, per niente!» si difese Jo. «Lui è...un buon amico, ma non mi piace. È troppo...non so...non riesco a capirlo!»

«Eppure siete così simili...» mormorò Sunshine, quasi sovrappensiero.

«Simili? Io e lui?» Jo era scettica, non riusciva a vedere molte somiglianze con Sirius.

«Io credo di sì. Siete entrambi molto forti, decisi, sicuri. O almeno volete presentarvi così. Secondo me però tutti e due alla fin fine siete dolci e affettuosi e simpatici e sotto la vostra arroganza, sprezzo per qualunque cosa e l'aria sicura siete delle bellissime persone. E degli ottimi amici. E poi avete entrambi dei problemi con la famiglia...» aveva spiegato Sunshine con tono noncurante, ma alla fine Jo l'aveva interrotta.

«Che ne sai tu della mia famiglia?» aveva chiesto con tono duro, quasi arrabbiato.

«Io...io niente. Solo che mi sembrava...non so...» aveva balbettato confusa Sunshine, sorpresa dal tono violento assunto improvvisamente dall'altra.

«Appunto, non sai niente! Niente! Cosa vuoi dirne allora? Tu che avrai una famiglia amorevole e perfetta...» aveva risposto ancora Jo, con sguardo di ghiaccio. Ma a quelle parole anche Sunshine si era infiammata.

«E tu, cosa vuoi saperne tu, della mia famiglia?» aveva esclamato alzandosi in piedi per fronteggiare Jo, non più seduta sull'altalena.

«Io non lo so, ma si vede da come sei che sei stata amata, coccolata e viziata da sempre! Non saprai neanche cosa vuol dire avere i genitori che litigano, tuo padre che scompare e tua madre depressa!» aveva alzato la voce Jo, sputando il rancore che aveva sempre dentro.

«Questo è quello che dici tu!» aveva replicato Sunshine,cercando di rimanere calma.

«Lo dico e lo so! Ma guardati! Sei una bambina perfettina, dolce e gentile! Sembri una di quelle odiose bambole di porcellana che possono permettersi solo quelli che poi o non ci giocano o possono romperle e averne altre! Sarei pronta a scommettere che a casa hai una mamma dolce e amorevole che ti prepara i pranzetti, con i capelli acconciati alla perfezione e i vestiti nuovi ogni volta che vuole! Che tuo padre ha un lavoro rispettabile e importante e ti ripete in continuazione quanto t sia la bambina più speciale del mondo! E che avrai dei nonni che ti viziano, delle zie che ti comprano i giocattoli e degli zii che ti portano al luna park!» ormai Jo quasi gridava, sputando le parole addosso a Sunshine che si sforzava di non fare altrettanto.

«Ci scommetteresti?» chiese invece Sun.

«Sì!» rispose con furia Jo, il viso arrossato per la rabbia.

«Bene. Avresti perso.» e senza aggiungere altro Sunshine era tornata a sedersi sull'altalena, dondolandosi piano. Dopo un po' anche Jo si risedette, in silenzio, lo sguardo basso incollato a terra.

«Davvero?» chiese dopo averci riflettuto a lungo Jo, senza però alzare lo sguardo da terra.

«Davvero cosa?» chiese di rimando Sunshine, lo sguardo fisso sulla cima di un albero.

«Davvero se avessi scommesso avrei perso?» si spiegò meglio Jo, ora guardando fisso i capelli biondi dell'amica, dai riflessi infuocati per il sole calante.

«Sì. Davvero. La mia vita non è stata facile come credi tu.» mormorò mesta Sunshine. Jo si alzò dall'altalena e le si accovacciò di fronte per guardarla negli occhi.

«Neanche la mia è stata facile.» e così Jo aveva cominciato a raccontare a grandi linee la sua infanzia difficile, con una madre iperprotettiva e nervosa che litigava con il padre pigro e dalle tante amanti. Si erano sposati troppo presto perchè Charlene, sua madre, era incinta di Ryan, ma ben presto erano cominciati i problemi per la convivenza che poi era diventata quasi forzata. Suo padre passava la giornata a lavoro e la sera nei pub tra le braccia di qualche ragazza disponibile e senza troppe pretese. Charlene aveva cominciato anche lei a bere, era diventata depressa, ma niente in confronto a quanto diventò dopo che una sera il marito, particolarmente ubriaco, l'aveva violentata e lei era rimasta incinta. Jo era nata così, non voluta, in una famiglia già a pezzi, con un fratello maggiore che la picchiava e le faceva i dispetti, una madre che l'amava ma non lo sapeva dimostrare, sempre ubriaca o troppo depressa, e un padre che un giorno era semplicemente scomparso per non tornare mai più. Ryan era cresciuto, diventando un bambino problematico e ribelle e poi un ragazzo violento, prepotente e sprezzante del rispetto o delle regole. Sunshine aveva abbracciato l'amica, cercando di confortarla e aveva raccontato la sua storia. Alla fine erano rimaste in silenzio, abbracciate, confortate dal dolore dell'altra, finchè i ragazzi non erano andati a cercarle.

 

Circa una settimana dopo erano cominciati i preparativi per la festa di Peter. James, perchè era lui che decideva, voleva una festa grandiosa con milioni di stuzzichini, una torta enorme e tutti quelli che potevano invitare.

Infatti, il giorno del suo compleanno, per prima cosa Peter venne svegliato da uno stonato coro di “Buon Compleanno” e poi ricoperto di gentilezze e regali. Quando poi, nel pomeriggio, erano arrivati gli invitati, gli era sembrato di sognare. C'erano tantissime cose da mangiare, giochi, divertimenti, decorazioni, amici...era una festa bellissima. Un po' confusionaria forse, ma nello stile di James. Alla fine della giornata erano tutti esausti e sovreccitati, tanto che ci era voluta una tisana calmante di Dorea per mandarli a letto.

Quando poi, attorno alla metà del mese, erano andati, per la prima volta di tante, a Diagon Alley avevano combinato di tutto: si erano rincorsi tra le bancarelle creando scompiglio, si erano persi a Nocturn Alley, si erano comprati cose assurde e inutili, avevano mangiato gelato fino a scoppiare, avevano litigato con un Serpeverde incontrato per caso, avevano spaventato gli animali del Serraglio Stregato, avevano fatto impazzire Madama McClan con richieste assurde, le avevano fatto cadere tutti gli spilli...in pratica si erano divertiti da morire.

E ogni giorno, come aveva dichiarato candidamente Peter, era meglio dell'altro. Remus tornò a casa per una paio di giorni per motivi misteriosi e tornò più pallido e smagrito, ma Dorea non ci mise molto a farlo diventare come prima. Sirius un giorno regalò una collana di margherite (che aveva fatto Caroline) a Jo e una rosa (rubata da un cespuglio) a Sunshine. Caroline, esitante e rossa più che mai, aveva dato un bacio sulla guancia a James (“per arguragli buona fortuna per la partita di Jammball!”). Ethan aveva preso sottobraccio Sunshine per accompagnarla in giro per il mercato di un paese vicino. Peter e Cole si erano scambiati le merendine e avevano condiviso il cartoccio di mele caramellate che avevano comprato a quel stesso mercato. In conclusione, erano diventati amici inseparabili e tremavano per la separazione imminente, soprattutto Sunshine, Caroline e Mark. Jo, se era triste, non lo dava a vedere. James tirava su il morale, quando serviva, a tutti insieme a Sirius. La loro amicizia, già molto stretta, lo era diventata ancora di più e ormai erano quasi come fratelli. Remus si era divertito e aperto tanto che passava più tempo a ridere e scherzare che a rimproverare gli altri.

Il giorno prima della partenza per Hogwarts, James organizzò un'altra piccola festicciola, ma questa volta solo per loro. Quella sera tutti restarono alzati fino a tardi perchè non volevano salutarsi, ma alla fine tutti, compresa Jo, dovettero tornare a casa loro. Non fu facile per i maghetti addormentarsi, anche per Peter che i solito cadeva nel sonno nel giro di un secondo, e passarono molto tempo a ricordare il mese appena trascorso. A metà notte James si svegliò e vide Sirius e Sunshine seduti sulla scala-scivolo, in silenzio a guardare le stelle.

 

«Ehi, non dormite?» aveva chiesto James sedendosi accanto a loro.

«No.» aveva risposto Sirius alzando gli occhi al cielo, esasperato per quella domanda assurda.

«Di che parlate?» aveva chiesto ancora James.

«Di te e Caro.» lo aveva preso in giro Sunshine, alzando la testa dalla spalla di Sirius.

«E che cosa c'è da dire? Niente!» si era subito infervorato James, arrossendo.

«Sì sì ok. Comunque parlavamo di me.» aveva detto conciliante Sunshine.

«Che egocentrica! E che cosa dicevate?» James si era subito calmato e aveva appoggiato di nuovo il mento sulle ginocchia raccolte al petto.

«Che mi manca Angie. E che mi dispiace non essere stata con lei tutto il tempo disponibile, anche se è stato un mese fantastico.»

«Ah. Niente di interessante allora. Siete felici di tornare a Hogwarts?» cambiò discorso James.

«Certo! Ma mi mancheranno Jo e gli altri. E anche Angela.» aveva risposto senza esitazioni Sunshine. Sirius invece era stato un po' in silenzio prima di parlare.

«Io...no lo so. Sono felice, ovviamente, di tornare a Hogwarts, di usare di nuovo la magia, di non dover più stare attento alle parole che uso per non sembrare anormale ai babbani, ma...quest'anno arriverà anche Regulus.» Sunshine gli strinse una spalla, in un gesto comprensivo, ma Sirius si scostò.

«Non è che m'importi perchè alla fine lui sarà un Serpeverde sicuramente e io Grifondoro, però...sarà diverso. Malfoy ha finito l'anno scorso, ma Cissy ha ancora l'ultimo anno e con quei due tra i piedi...mamma e papà verranno a sapere tutto quello che faccio ancora prima che io possa finire!» aveva continuato Sirius, cercando di sembrare allegro, anche se non lo era.

«Ce la caveremo, Sir. Come sempre!» lo rassicurò James, prima di tornare a guardare le stelle.

Ci furono minuti di silenzio e Sunshine stava quasi per alzarsi e tornarsene sul pavimento, dormivano tutti in camera di James sui grossi cuscini a terra, quando James parlò di nuovo.

«Alzatevi presto domani mattina! Se faranno come l'anno scorso, e sono sicuro che lo faranno, avremo un bel comitato d'addio!» li informò sorridendo. Sunshine e Sirius sorrisero, poi insieme tornarono a letto.

 

La mattina dopo Dorea svegliò presto i ragazzi, esortandoli a finire le valigie e poi darle a Charlus che con un incantesimo le avrebbe stipate in macchina. Il signor Potter infatti sapeva guidare e, grazie a qualche piccolo incantesimo, aveva ingrandito la sua auto abbastanza da contenere tutti quanti con i loro bauli.

Fecero una colazione veloce e poi si diressero verso il cancello, mentre Charlus li aspettava più in là. Come preannunciato da James però, li aspettavano tutti i loro amici.

«Ci mancherai Jamie!» Caroline fu la prima a scattare verso i cinque, abbracciando stretto stretto James, che arrossì e rimase immobile, prima di darle qualche colpetto sulla spalla. La ragazza si staccò poco dopo, rossa come i suoi capelli, per abbracciare anche Sunshine. Intanto Alex, Cole e Michel stavano salutando gli altri. Mark, appena si fu staccata sua sorella, si aggrappò a James, in lacrime, supplicandolo di rimanere. Ethan diede u bacio sulla guancia a Sunshine e la abbracciò, sussurrandole un “Buon viaggio”, arrossendo sotto i suoi capelli mori. Alla fine, sorprendendo tutti, anche Jo abbracciò Sunshine, dicendole un “Grazie” all'orecchio e poi anche James e Sirius, mentre si limitò a una pacca sulla spalla con Remus e Peter. Quando tutti ebbero finito di salutarsi, Dorea li spinse verso l'auto e, girati tutti all'indietro per salutare gli amici che lasciavano lì, i cinque ragazzi montarono e poco dopo sparirono.

«Non ci avevi avvertiti che sarebbe stato...così!» si lamentò Sirius.

«L'anno scorso non era stato così...lagnoso! Niente baci, abbracci o lacrime! Che cosa vuoi da me,sono rimasto sconvolto anche io cosa credi?» James aveva ancora uno sguardo allucinato, mentre Sunshine e Remus ridevano.

«Sono stati carini invece!» li difese la ragazza, arrossendo un po' al pensiero del bacio di Ethan.

«Certo certo!» biascicò Sirius, nello stesso istante in cui James esclamava sconvolto:

«Spero non lo facciano mai più!»

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ok è stato un parto molto difficile! Ho scritto il capitolo, l'ho cancellato e poi l'ho riscritto di nuovo, e ancora non mi convince. Quindi commentate voi, ma io non volevo farvi aspettare ancora.

Grazie alle cinque che hanno recensito, vi voglio bene!!

Scusate, ma ho fretta!

Baci

*dD* 

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Capitolo 43
*** Ritorno a Hogwarts ***


 

 

 

 

Ritorno a Hogwarts

 

 

 

 

 

 

La stazione di King's Cross era affollata come al solito: in mezzo al vapore che aleggiava ovunque si sentivano centinaia di voce salutarsi, chiamarsi, piangere o gridare.

In mezzo a tutta quella confusione, all'improvviso Sunshine sentì una voce nota che la chiamava.

«Angela, amore! Ma che fai qui?» esclamò la ragazza abbracciando la sorellina che le si era lanciata contro.

«Mi mancavi tanto Sunny. E volevo salutarti. Davvero non poso venire anche io?» chiese la bambina, mettendosi a piangere quando Sunshine scosse la testa mestamente.

«Non piangere tesoro, sei ancora troppo piccola.» provò a consolarla Sunshine, senza riuscirci naturalmente.

«Non vale! L'anno scorso avevi detto che sarebbe passato in fretta e che sarei stata benissimo con la zia, ma mi sei mancata tantissimo Sunny! Non avevo nessuno con cui giocare, pasticciare in cucina, colorare, fare le coccole a letto! Come faccio senza di te Sunny? Tu sei la mia mamma!» la bambina adesso non piangeva più, dimostrano di essere della stessa pasta di Sunshine, ma parlava con forza, decisa a convincere la sorella. Sentendo quelle parole Sunshine si lasciò sfuggire una lacrima e anche Dorea, che ascoltava poco lontano, si commosse.

«Oh tesoro! Anche tu mi sei mancata tantissimo, cosa credi? E non sai quanto vorrei portarti con me...ma non posso! Lo capisci angioletto?» Sunshine parlava veloce, consapevole di avere ancora poco tempo per convincere la sorellina a restarsene buona buona a casa.

«Ma non è giusto!» insistette la bambina aggrappandosi con forza a Sunshine. La ragazza stava per replicare quando intervenne Dorea.

«Ciao tesoro, ti ricordi di me? Sono Dorea, la mamma di James. Ho una proposta da farti, la vuoi ascoltare?» chiese dolce. La bambina annuì. «Che ne diresti se io venissi a prenderti a casa tua ogni tanto e ti portassi da me? Io e Charlus ci sentiamo soli senza il nostro James e saremmo felicissimi! E poi potresti conoscere tutti i bambini dei dintorni e giocare con loro, potresti dormire da noi così ti farei le coccole a letto e potresti pasticciare con me in cucina. Ti andrebbe?» Angela spalancò gli occhi sorpresa e chiese:

«Davvero posso?»

«Certo piccolina!» rispose allegra Dorea.

«Posso Sunny?» chiese ancora la bambina.

«Devi chiedere a zia Mary e a papà, ma per me va bene.» rispose felice Sunshine, contenta che ci fosse una soluzione.

«Che bello! Allora vado a cercare la zia!» e Angela corse via, facendosi strada tra la folla e scomparendo velocemente.

«Grazie Dorea, davvero! Non avrei saputo come consolarla senza quell'idea! Ma davvero non sarà di disturbo?» chiese Sunshine appena la sorellina fu sparita.

«Ma figuriamoci cara! Sarà bellissimo! La casa è fin troppo vuota senza James.» la rassicurò la donna abbracciandola. In quel momento il treno fischiò e Dorea cominciò a distribuire baci e abbracci a tutti i ragazzi. Poco dopo ricomparve Angela con zia Mary e la bambina si buttò di nuovo tra le braccia di Sunshine, mentre la zia salutava la nipotina.

«Mi prometti che farai la brava?» chiese Sunshine tenendo stretta la bambina a sé.

«Promesso promesso! E ti scriverò tantissimissimo!» promise la bimba.

«Mi vuoi bene?» chiese ancora Sun.

«Tantissimo! E tu?» rispose Angela.

«Io di più!» rise Sunshine.

«E io più del tuo più!»* le due sorelle scoppiarono a ridere e Sunshine diede un bacio alla sorellina, che si lasciò scappare ancora qualche lacrima. Alla fine però le due dovettero lasciarsi andare e i maghetti corsero sul treno, tra i saluti dei parenti.

«Sunny Sunny!!» Angela cercava di farsi strada tra la folla per correre dietro ala sorella. Sunshine si voltò e proprio in quel momento la vide scomparire tra la gente.

«Angela!» gridò. Poi si girò verso Sirius, gli urlò un veloce “Tiemmi il posto!” e corse indietro a cercare la bambina. «Angela Angela! Dove sei?» gridava correndo. Alla fine la trovò, schiacciata tra diverse persone che si sbracciavano e correvano per salutare i figli che salivano sul treno.

«Sunny! Ti stavi dimenticando Nessy!» gridò la bimba appena vide la sorella e, come una prestigiatrice, tirò fuori il micetto addormentato da una tasca del cappotto e lo porse alla sorella.

«Oh amore, ti voglio così bene!» sussurrò Sunshine abbracciandola velocemente, commossa. Poi, dopo un ultimo bacio veloce, si girò e corse via, raggiungendo il treno appena in tempo. Prima che Sirius, che l'aveva aspettata, chiudesse lo sportello dietro di lei, Sunshine vide che Angela era di nuovo con i Potter e zia Mary.

L'ultima cosa che Sunshine vide prima che il treno curvasse, fu Angela che rideva e piangeva insieme con un braccio alzato per salutare e Dorea e zia Mary che parlavano.

 

**

 

«Andiamo? Jamie e gli altri sono andata in cerca di uno scompartimento.» Sunshine si riscosse al suono della voce di Sirius e insieme si avviarono lungo il corridoio in cerca degli amici. Li trovarono poco dopo, intenti a sistemarsi per bene in uno scompartimento tutto per loro.

«Finalmente! Pensavamo che vi foste persi ormai!» li salutò James quando i due amici entrarono.

«Infatti...ci stavamo perdendo in quella giungla lì fuori! Troppa gente chiedeva il mio autografo!» scherzò Sirius, sedendosi su un posto accanto al finestrino.

«Che simpatico!» fece finta di ridere Sunshine, mentre Peter ridacchiava veramente.

«Vero?» fece distratto Sirius, intento a guardare fuori dal finestrino, perso nei suoi pensieri.

«Che c'è?» chiese dopo un po' James, accorgendosi che l'amico si era incupito.

«Oh niente niente.» rispose vago Sirius, senza ascoltarlo davvero.

«Dimmelo!» insistette James, appoggiato da Sunshine che annuiva.

«Ma lo sapete che siete veramente dei ficcanaso, voi due?» chiese un po' scocciato Sirius, consapevole che non aveva senso continuare a rifiutare.

«Sì!» esclamarono allegramente i due, facendo sorridere anche Remus.

«Ok ok...non è niente però, davvero. È solo che prima, alla stazione, ho visto i miei genitori. Sapete, hanno accompagnato Regulus. Erano tutti intenti a mostrare il loro bravo bambino che di sicuro onorerà il nome della famiglia a tutti quelli che conoscevano, compresi i genitori di Narcissa.» spiegò con voce fredda Sirius, facendo una smorfia.

«E non sono venuti a salutarti?» chiese perplesso Remus, anche se in realtà non ci credeva neanche lui.

«Forse non l'hanno visto.» ipotizzò contemporaneamente Peter.

«Mi hanno visto, mi hanno visto. Ho visto mio padre che mi indicava a mia madre e lei si è girata dall'altra parte appena si è accorta che li stavo guardando. Invece mi sembra che Regulus non mi abbia visto.» disse invece Sirius.

«Che...!» fece per imprecare James, ma subito Sunshine alzò una mano per colpirlo e l'amico si affrettò a proteggersi la testa con le mani esclamando: «Non l'ho detto! Non l'ho detto!»

Sirius rise, imitato dagli altri. Stavano per cambiare discorso quando la porta dello scompartimento si aprì.

«Regulus.» mormorò Sirius, tornando immediatamente serio.

«Sirius. Mi era sembrato di sentire puzza di traditore.» a quelle parole Sirius fece una smorfia, Sunshine si portò le mani alla bocca, Remus si girò verso il finestrino, Peter spalancò la bocca e James scattò in piedi e strinse i pugni.

«Che reazioni esagerate! Siediti Potter, non c'è bisogno. Me ne stavo andando.» Regulus sembrava essere diventato in quel mese, improvvisamente adulto e parlava con voce fredda e distaccata. Sirius non riusciva a riconoscere il bambino pauroso e piagnucolone che era solo pochi mesi prima.

«E allora vattene!» esclamò James, facendo minacciosamente un passo avanti.

«Me ne vado, certo. Andrò da Cissy.» disse con voce leggermente strascicata Regulus, ma senza muoversi. Poi però scosse impercettibilmente la testa e aprì di nuovo la porta per uscire. «Sirius. Potter. Mezzosangue. Feccia. Sconosciuto insignificante.» e, muovendo la testa come per salutarli, se ne andò.

«Idiota pomposo e codardo!» scattò James, ricadendo pesantemente sul sedile accanto a quello di Sirius.

«Simpatico vero? Il mio caro, caro fratellino.» Sirius parlò con voce depressa, ma sembrò recuperare subito l'allegria, esclamando «Chi vuole fare una partita a Sparaschiocco?»

Tutti accettarono con entusiasmo e James tirò fuori le carte mentre Nelson, che si era svegliato, esplorava lo scompartimento.

 

**

 

Dopo un'oretta la porta dello scompartimento si aprì di nuovo.

«Sun!» una ragazza si gettò addosso a Sunshine abbracciandola.

«Lils!» anche Sunshine, ripresasi dallo stupore iniziale, abbracciò l'amica.

«Evans!» James sorrise e si passò una mano tra i capelli.

«Potter.» salutò Lily.

«Oh Merlino! Evans!» esclamò a quel punto Sirius, gli occhi fissi sulla testa di Lily.

«Ma...ma Evans! Che hai fatto ai capelli?» chiese James, notando i capelli di Lily, schiariti dal sole e tagliati quasi a caschetto che la facevano sembrare una...

«Zucca! Sembri una zucca!» Sirius rideva incontrollabilmente, un dito puntato sulla testa di Lily e l'altra mano a tenersi la pancia. Sunshine vide che l'amica aveva le lacrime agli occhi e capì che non doveva essere la prima volta che qualcuno glielo diceva così la prese sotto braccio, gettò un'occhiataccia ai suoi amici e la portò via.

«Dimmi Sun, sono così orribile?» chiese Lily appena furono abbastanza distanti dalle orecchie di James e Sirius, ancora intenti a ridere probabilmente.

«Ma cosa dici? Ti fai condizionare dalle stupide battute di Sirius? Tu, e mettitelo bene in testa, sei e sarai sempre bellissima ok?» Sunshine aspettò che Lily annuisse, anche se lei lo fece più per farla contenta che per convinzione e poi continuò «Comunque, che hai fatto hai capelli? Sono un po' schiariti dal sole e lo capisco...a proposito sai che il sole ti ha fatto venire le lentiggini? Sei bellissima! Comunque...perchè li hai tagliati?»

«Lo so! Io odio le mie lentiggini! Comunque non li volevo tagliare, ma è stata tutta colpa di Tunia! Sai, a lei quest'anno è venuta la mania del nuoto e quindi mamma, perchè si potesse asciugare i capelli più in fretta gleli ha fatti tagliare. Lei non voleva, ma mamma non l'ha lasciata decidere. E così, quando sono tornata a casa lei era gelosissima perchè io avevo i capelli lunghi e lei no. Così un giorno mi ha attaccato di proposito una chewing-gum sui capelli e li ho dovuti tagliare! Mi ha preso in giro da morire per tutta l'estate e anche se Sev diceva che non era vero, lei mi ha ripetuto migliaia di volte che sembro una zucca, una zucca vuota!» Lily stava quasi per piangere, quindi Sunshine la abbracciò e pensò che Sirius doveva proprio avere una cattiva stella** per prendere in giro Lily con le stesse parole di Petunia!

«Non ascoltarli, tesoro. Tu non sembri una zucca, e di sicuro non vuota! I tuoi capelli sono belli anche così e poi ricresceranno presto. E torneranno del loro solito rosso. Quindi di cosa hai paura? Che ti prendano in giro? Sei sempre stata superiore alle prese in giro Lils, perchè dovrebbero interessarti proprio ora?» cercò di tirarle su il morale Sunshine.

«Il fatto è che fa più male se sono le stesse cose che mi dice mia sorella, capisci?» Lily cercava sempre di fare la forte, ma Sun capiva che non riusciva a superare il dolore che le dava Petunia.

«Lo capisco Lils, ma ci sono io e c'è Severus. Non pensare a lei. Pensa solo a questo nuovo anno! Chissà che cosa succederà? Non sei curiosa di vedere se qualche professore è cambiato?» Sunshine decise che la cosa migliore era cambiare discorso e così fece, facendo di nuovo sorridere Lily e

riportandola nello scompartimento degli altri Grifondoro, che trovarono straripante di dolci.

Il resto del viaggio passò abbastanza tranquillo, se non si conta la quasi rissa tra tre Serpeverde capitanati da McCroy e Sirius e James, i molti Grifondoro (e non) venuti a salutare e le provocazioni di James e Sirius rivolte a Severus (che era venuto a cercare Lily e poi si era fermato lì, nonostante tutto).

Arrivarono a Hogwarts che le stelle già brillavano sopra di loro e la luna, quasi nuova, che faceva brillare le acque nere del lago. La vista del castello spalancò il cuore ai ragazzi che non si erano accorti di quanto davvero sentissero la mancanza di quella seconda casa. La Sala Grande era bellissima, addobbata splendidamente per il ritorno degli allievi, con le tavole apparecchiate con i piatti e i calici d'oro. Tutti gli studenti, con le loro divise e i loro cappelli formavano un mare nero come il cielo che li sovrastava. Un chiacchiericcio allegro aleggiava per la Sala, ma si interruppe non appena le porte si spalancarono di nuovo ed entrarono gli alunni del primo anno.

La McGranitt fece il solito discorsetto e il Cappello Parlante cantò la sua canzone, diversa da quella dell'anno precedente. E poi cominciò lo Smistamento.

Nonostante ci fossero tantissimi ragazzini, Sirius aveva subito individuato Regulus e lo fissava. Come aveva fatto al suo stesso Smistamento, Sirius continuava a pensare “Ma perchè Black? Perchè così all'inizio?”. Sapeva che Regulus sarebbe stato un Serpeverde, ma voleva credere che ci fosse ancora una speranza...

«Black Regulus!» chiamò la McGranitt e Regulus si diresse sicuro verso il Cappello. Per un attimo, prima che il Cappello gli ricadesse sulla faccia, gli occhi di Regulus incrociarono quelli di Sirius, che ci lesse paura, rassegnazione ma anche una piccola speranza.

Però il cappello, al contrario di quello che si aspettavano tutti, compreso Sirius, non esclamò subito “Serpeverde”, ma rimase un attimo in silenzio. In quel secondo Sirius sperò quasi che avrebbe detto “Grifondoro”, che Regulus lo avrebbe raggiunto a quel tavolo, che avrebbero fatto pace, che sarebbero stati di nuovo fratelli, uniti contro i loro genitori, che sarebbero potuti crescere ancora insieme, felici, senza le costrizioni del loro nome...sperò di poter riavere indietro il fratello, per un solo istante lo credette possibile. Poi però il suo cuore mancò un battito, il Cappello aprì lo squarcio che era la bocca e gridò....

«SERPEVERDE!» Regulus si tolse il Cappello e corse sorridendo verso il tavolo verde e argento, sedendosi al fianco di Narcissa, che sorrideva soddisfatta. Sirius sentì quasi un pezzo del suo cuore, quello che aveva nutrito quelle assurde speranze poco prima, sgretolarsi e sparire. Si voltò di nuovo verso il tavolo, ignorando tutto il resto dello Smistamento, gli occhi chiusi e quella parole, Serpeverde, che aveva per sempre diviso lui e Regulus. Sapeva che da quel momento non sarebbe più stato come prima. Lui sarebbe stato il traditore Grifondoro e Regulus l'obbediente Serpeverde. Per un attimo si sentì triste, ma poi si accorse che era molto meglio così. Regulus non sarebbe riuscito a resistere contro Walburga e Orion come faceva lui. E poi aveva James, Sun, Remus e Peter, che potevano sostituire tranquillamente quel fratellino a cui, per quasi undici anni aveva voluto bene. E sapeva che solo così, lui sicuramente e Regulus forse, potevano cercare di essere felici.

«Ehi Sirius, dormi?» la voce di Remus lo riscosse da quei pensieri e Sirius riaprì gli occhi.

«Quasi. Ho fame, quando si mangia?» rispose poi con voce annoiata.

«Appena lo dice Silente. Manca solo quel ragazzino per lo Smistamento!» lo informò Remus.

«Era ora!» si lamentò anche James, massaggiandosi la pancia che brontolava.

«Ma che cosa dici? Guarda che lo smistamento...» Remus stava per cominciare quello che di sicuro sarebbe stato un bel discorso quando Silente si alzò in piedi.

«Benvenuti ai nuovi e bentornati ai vecchi! E ora mangiate, anche i fichi secchi!» esclamò il Preside con voce allegra.

«È pazzo!» stabilì Sirius, prima di cominciare a riempirsi il piatto con ogni cosa riuscisse a raggiungere e che James o Peter non gli avessero già rubato.

 

**

Quando, sazi e sonnolenti, i Grifondoro si ritirarono nella loro torre, Sirius aveva già dimenticato i pensieri dello Smistamento. Aveva riso e scherzato con James, tanto da farsi andare di traverso il succo di zucca, avevano fatto arrabbiare la Evans cercando di sgattaiolare via lungo il percorso verso la Sala Comune e avevano mandato in panico Mary dicendole cose senza senso sottovoce e poi, quando lei chiedeva di ripetere, gridandole “Hai pancetta nelle orecchie?” e poi dicendole tutti e due una cosa, assurda, diversa.

Si trascinarono tutti nelle loro stanze e disfarono i bauli. I ragazzi si stavano mettendo il pigiama quando la porta si aprì ed entrò Sunshine. James continuò imperturbabile ad infilarsi i pantaloni, ma Frank corse il bagno.

«Quest'anno dorme con voi?» chiese Sunshine, indicando con la testa la porta del bagno chiusa.

«Abbiamo promesso che non gli faremo saltare troppo i nervi. Altrimenti la McGranitt ci aveva minacciato di darci una punizione ogni volta che Frank dormiva in Sala Comune quindi abbiamo accettato.» spiegò alzando le spalle Sirius, battendo con la mano sul letto, di fianco a lui, invitando Sunshine a sedersi.

«Bè che fai qui Sunny? Già ti mancavamo?» chiese scherzoso James, sedendosi anche lui sul letto.

«Al dire la verità sono scappata perchè Alice stava avendo una mezza crisi isterica perchè ha dimenticato alcuni libri a casa...» i ragazzi risero alle parole di Sunshine, immaginando la povera Alice scrivere una lettera ansiosa a casa.

«E quindi tu sei venuta qui...mi sembra giusto.» la prese in giro James e Sirius rise ancora.

«Certo certo. Comunque io ora sono davvero stanca e, se la crisi isterica di Alice me lo permette, vado a dormire. Buona notte.» Sunshine si sporse di lato e diede un bacio sulla guancia a James e uno a Sirius. Poi passando anche uno a Remus, che divenne di uno straordinario color peperone, e una scarmigliata di capelli a Peter.

«Notte Sunny!» esclamò James, appena si fu ripreso dal bacio inaspettato.

«Notte Raggio di Sole.» lo imitò Sirius, un sorriso sulle labbra.

Appena Sunshine se ne fu andata, i ragazzi decisero di andare a letto e stranamente poco dopo il silenzio piombò nella stanza. Solo a quel punto, con tutte le luci spente e i respiri pesanti dei suoi compagni di stanza nelle orecchie, Frank osò uscire di nuovo e per infilarsi a sua volta a letto.

Era quasi arrivato al letto quando Peter grugnì all'improvviso e Frank sobbalzò, andando a sbattere con il piede contro lo spigolo del letto.

«Dannazione! Per Godric che male! Merlino! Che pluffe...!!» cominciò ad imprecare sottovoce Frank, svegliando però Sirius che ridacchiò.

E così, anche il santo Frank impreca quando va a sbattere contro il letto? Me ne ricorderò!” pensò il ragazzo, con il solito ghigno malandrino sulle labbra, prima di tornare a dormire.

 

**

 

Sirius si svegliò, aprì gli occhi e vide che era ancora buio. Girò la testa per guardare l'orologio sul comodino e si trovò a due millimetri dalla faccia gli occhi blu di Sunshine.

«Per Merlino Sun!! Non farlo mai più!» sussurrò arrabbiato Sirius, tenendosi una mano sul petto.

«Scusami Sir, ma dovevo chiederti un favore.» mormorò Sunshine, sedendosi di fianco a lui.

«A quest'ora?» chiese Sirius perplesso.

«Ehmm...sì. Sai, ieri dovevo spedire delle lettere, ma era già troppo tardi e poi mi sono addormentata...ma adesso mi sono svegliata e mi è venuto in mente.» tentò di spiegarsi Sunshine.

«E sono così importanti?» si lamentò l'altro, per niente desideroso di alzarsi dal letto.

«Sì.» disse decisa Sunshine.

«Ok. Ti devo aiutare ad arrivare alla Guferia senza che ti intercettino giusto?» sospirò Sirius, infilandosi una felpa sopra il pigiama e le scarpe.

«Esatto.» sorrise la ragazza.

«Dai, vediamo se James ha qualcosa che può aiutarci.» Sirius si avvicinò in punta dei piedi al baule di James e cominciò a frugarci silenziosamente dentro. Alla fine, dopo un paio di interruzioni perchè avevano sentito Frank o Remus rigirarsi nel sonno, Sirius riuscì a trovare il Mantello dell'Invisibilità. «Glielo restituiremo e lui non saprà niente.» fece alzando le spalle, sotto la sguardo di leggero rimprovero dell'amica.

Con un gesto veloce Sirius coprì entrambi e poi si avviarono giù in Sala Comune.

Uscirono dal buco del ritratto facendo sobbalzare la Signora Grassa, che li inseguì a lungo con la sua voce chiedendo chi ci fosse lì. Camminarono lentamente per i corridoi, cercando di fare meno rumore possibile. Sentirono passare per qualche corridoio lì vicino Pix, che cantava un assurdo motivetto, ma non incontrarono particolari problemi. Poco dopo erano nella Guferia.

«Bene, adesso mi dici che cosa hanno di così importante queste lettere?» chiese curioso Sirius appena furono lontani da orecchie indiscrete.

«Sono quattro lettere: una per Angela, le dovevo dire di fare la brava, di obbedire sempre alla zia, di essere buona se avrà il permesso di andare dai Potter e che le voglio bene; una per Dorea perchè dovevo ringraziarla ancora di aver proposto di tenere Angela ogni tanto e per averci ospitati; una per zia Mary per chiederle di dare il permesso a Angela di andare e prendersi cura di lei e una per papà per ricordargli che gli scriverò ogni giorno, che deve occuparsi anche lui di Angie e che non deve lasciarsi andare. E che gli voglio bene.» rispose Sunshine indicando una ad una le lettere man mano che ne parlava.

Sirius chiamò con un fischio un gufo e legò le lettera alla zampa. Poi mise un braccio sulle spalle di Sunshine e, coperti entrambi con il mantello, tornarono silenziosamente alla torre.

Quando furono rientrati, tra i mille rimproveri della Signora Grassa, in Sala Comune, Sirius lasciò Sunshine.

«Sei una bravissima mamma, figlia e sorella, Raggio di Sole. Sono davvero fiero di te.» e dopo un ultimo bacio sulla fronte, Sirius salì nel Dormitorio mentre Sunshine, augurandogli ancora la buona notte, sparì nel suo.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

 

*Rapunzel <3 <3

** capito il gioco di parole???

 

 

Spazio dell'Autrice

Ecco qua! Ritornati a Hogwarts, contenti? Io sì XD Comunque volevo solo spiegare un paio di cose:

1) non chiedetemi come mi è venuta quella dei capelli di Lily, mi è venuta e basta!

2) I pensieri di Sirius durante lo Smistamento di Regulus: so che qualcuno penserà che non sono da lui, ma invece secondo me lui in fondo vuole bene al suo fratellino e quindi almeno un poco doveva sperare no?

3) La passeggiata notturna di Sir e Sun? Solo per far dire quelle cose dolci a Sirius e basta. E poi mi piaceva l'idea! E anche quella di Angela dai Potter mi piaceva

Per il resto, se avete domande, chiedete pure!
Grazie a Lady Pad, Kira_Iris, Annie98, Jeis (che non mi aveva avvertito della sua fantastica storia! No basta, la finisco con 'sta storia! :D), AleJackson che hanno recensito! Siete adorabili!
Tenete presente “l'idillio” (HG *w*) di questo capitolo perchè presto sparirà :P Non proprio nel prossimo capitolo però...
Vabbè basta! Scusate per quanto ci ho messo ad aggiornare ma non ero molto ispirata! :)

*dD*


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Capitolo 44
*** Settembre e Ottobre ('72) ***


 

 

 

 

Settembre e Ottobre ('72)

 

 

 

 

Le lezioni arrivarono, fin troppo presto secondo James che disse che quella era l'unica cosa che non gli mancava di Hogwarts, e trascinarono via veloce Settembre.

Lily venne presa in giro molto, per le prime settimane, per i suoi capelli corti e arancioni, sopratutto dai Serpeverde e da Sirius, anche se Sunshine non faceva che dirgli di smetterla, ma alla fine i capelli ripresero il loro normale colore rosso e ricrebbero lentamente. Sirius e James si sfogarono con scherzi di ogni tipo, per compensare il tempo in cui erano dovuti rimanere buoni (e soprattutto senza magia) durante le vacanze. A tutti loro, tranne Remus e Lily, sembrava che tutto ciò che avevano imparato l'anno precedente fosse uscito dalla testa, ma ben presto i compiti e gli esercizi li costrinsero a ricordare tutto.

A differenza dell'anno precedente, la lezione più noiosa era sempre Storia della Magia, ma al secondo posto ora c'era Difesa contro le Arti Oscure. A James era sempre piaciuta quella materia, tanto che limitava le domande idiote e le risatine e addirittura i sonnellini, durante quelle ore, ma adesso che Possion era stato sostituito (aveva avuto un incidente durante l'estate e non riusciva più a muovere le gambe), era diventata una noia mortale. Il nuovo insegnante era un vecchietto magro e mezzo cieco che passava il tempo ripetendo le stesse cose, facendo loro leggere passaggi sul libro di testo e dando punizioni a caso, oltre che rotoli e rotoli di pergamena di temi che poi non leggeva. Non rispondeva alle domande, non accettava perplessità e spiegava, se si poteva dire che spiegasse, con la stessa voce monotona di Ruff. Il problema era che, al contrario di Ruff, saltava addosso come un avvoltoio su chiunque osasse distrarsi, dormire, chiacchierare, disegnare e fare qualsiasi cosa che non fosse ascoltarlo e prendere appunti senza fiatare. I voti di James e Sirius si erano tanto abbassati in quella materia da costringerli a farsi aiutare da Remus a studiare e ad impegnarsi di più nelle altre materie. E avevano così tante punizioni serali perchè si erano distratti o addormentati che le gite alla scoperta del castello si erano ridotte fin quasi a scomparire. Il Mantello dell'Invisibilità di James era chiuso nel baule dall'ultima volta che, il primo sabato di scuola, lui e Sirius erano andati alla ricerca delle cucine per uno spuntino di mezzanotte.

Il giorno in cui James e Sirius arrivarono in ritardo di cinque minuti alla lezione di Difesa contro le Arti Oscure e il professore annunciò loro che per questo avrebbero avuto un compito a sorpresa, Sirius si disse basta. Consegnò il foglio in bianco, senza neanche scrivere il suo nome, disegnò sul banco per tutta l'ora e guardò fuori dalla finestra sbadigliando mentre il professore lo sgridava. Poi, appena il mago ebbe finito di gracchiare con la sua voce stridula, Sirius si alzò e annunciò che aveva di meglio da fare e, detto questo, se ne andò.

Per un attimo nella classe regnò il silenzio totale, tanto che sentirono il ragazzo ridere da solo in corridoio e poi allontanarsi fischiettando, poi scoppiò il caos.

Il professore cominciò a gridare, James esultava e incitava un gruppetto di Tassorosso a lezione con loro che osannavano ad alta voce Sirius, Sunshine si nascondeva la testa tra le mani mentre Remus le dava colpetti comprensivi sulla spalla, Lily rideva come una matta e Peter non riusciva a smettere di balbettare:

«L'ha fatto. L'ha fatto davvero, non può averlo fatto!».

Dopo la fine delle lezioni James e Sunshine andarono in cerca di Sirius e lo trovarono tranquillamente seduto sul letto, intento a leggere un fumetto di Peter, con un pezzo di cioccolata della scorta di Remus sul comodino. A terra c'erano un paio di lettere e una piuma sporca d'inchiostro.

«Sirius, sei qui! Ma che ti è saltato in mente di andartene così?» chiese un po' arrabbiata Sunshine.

Sirius alzò gli occhi dal fumetto e sorrise.

«Ho deciso che non mi interessa più fare il bravo ragazzo che si impegna perchè altrimenti il professore bastardo lo mette in punizione. Vuole punirmi? Che lo faccia. Ma non ho intenzione di continuare a sgobbare per un tizio che nemmeno si degna di insegnarmi qualcosa! Io stasera vado nella Foresta Proibita a farmi un giretto, oppure a cercare le cucine. E non m'interessa se lui mi avrà dato una punizione nello stesso momento: non ci andrò. E se lui va da Silente io gli dico che non considero quell'idiota un insegnante perchè non insegna un bel niente.» Sirius aveva parlato con noncuranza all'inizio ma poi con più decisione e rabbia, tanto che Sunshine aveva fatto un passo indietro.

«E come sei arrivato a questa decisione?» chiese invece James.

«Mi sono stufato e basta.» rispose tranquillo Sirius, tornando al suo fumetto.

James fece un passo avanti e glielo strappò di mano, suscitando un'esclamazione di stupore e indignazione da Sirius.

«Dimmi la verità.» insistette James guardando negli occhi il suo migliore amico.

Sirius non rispose, ma si limitò ad indicare una delle due lettere a terra.

«Mi è arrivata stamattina.» li informò. Sunshine si avvicinò a James per leggere anche lei.

 

 

 

Sirius,

Non so nemmeno perchè mi abbasso a scriverti una lettera, figlio degenere che sei, ma non posso ignorare i fatti avvenuti nell'ultimo periodo. Come ben sai Regulus, lui che è davvero mio figlio, obbediente e soprattutto degno del suo nome, è diventato come era suo dovere un Serpeverde e ha già ottimi risultati in quasi tutte le materie. Tu invece, come mi ha detto la cara Cissy, continui a essere messo in punizione, a fare scherzi e dispetti stupidi e disonorevoli in giro per i corridoi e ti impegni per essere considerato un clown scemo per far divertire la feccia che hai per compagni di Casa! Sei davvero una delusione. L'ho sempre saputo, ma ora ne ho l'ennesima conferma.

Volevo solo informarti che quest'anno non tornerai a casa né per Natale né per Pasqua e che, anche se dovrai per forza tornare in estate, questa non è più la tua famiglia. Io non voglio essere considerata la madre di un insulso Traditore Grifondoro.

Vedi almeno di non costringermi a bruciarti dall'albero.

Walburga Black

 

 

«È pazza.» stabilì alla fine James, mentre Sunshine annuiva arrabbiata.

«Bè, anche se è pazza, adesso non ho più voglia di provare a non essere considerato una “delusione” sempre. Adesso faccio a modo mio.» ringhiò Sirius, strappando la lettera di mano a James e riducendola in pezzi, per poi alzarsi di scatto dal letto e buttarli fuori dalla finestra.

«Sirius, Hogwarts è importante per te, non per lei. Se lasci perdere e fai queste cose lei avrà la conferma che sei uno scansafatiche buono a nulla. Fallo per te.» lo supplicò Sunshine.

«Non avevo intenzione di smettere di andare alle lezioni. Solo che lo farò a modo mio. Farò quello che mi viene di fare e non mi fermerò pensando “Poi Cissy lo dirà a casa”.» la rassicurò Sirius, alzando le spalle, ora più tranquillo.

«E quella lettera di chi è?» chiese invece James, cercando di cambiare discorso.

«Di Jo. Le ho insegnato come scrivere lettere via gufo.» rispose tranquillamente Sirius, senza imbarazzo.

«Ti scrivi con JO?» gridò stupefatto James, cercando di afferrare la lettera.

«Sì esatto, ma non la leggerai.» Sirius raccolse la lettera e se la ficcò in tasca. «Andiamo a cena?» chiese poi.

«Andiamo, ma non finisce qui!»

 

**

 

James passò parecchio tempo a cercare di leggere le lettere che si scambiavano Jo e Sirius, ma sempre senza risultati, e alla fine le nuove esplorazioni per Hogwarts gliele fecero dimenticare. Soprattutto quando Silente annunciò che i provini per entrare nelle squadre di Quidditch sarebbero iniziate gli ultimi giorni di Settembre. James si fece mandare da casa la sua scopa preferita e si allenò per giorni, con l'aiuto di Sirius e ogni tanto di Sunshine, per cercare di entrare nella squadra. L'unico problema si presentò il giorno prima dei provini.

«Jamie, mi dici una cosa?» chiese Sirius mentre lui e James andavano a cena.

«Cosa?» fece James sedendosi e cominciando subito a riempirsi il piatto.

«Bè, sono giorni che ci alleniamo, ma tu non mi hai ancora detto in che ruolo vuoi giocare.» disse cominciando a mangiare Sirius.

James si fermò, la forchetta a mezz'aria, l'aria terrorizzata.

«Che succede?» chiese Sunshine preoccupata, arrivata proprio in quel momento.

«Sono fregato! Sono morto!» mormorò James spaventato.

«Ma che diavolo succede?» chiese ancora Sunshine, sempre più preoccupata.

«Non so in che cosa fare i provini domani!» quasi grido James, con aria drammatica.

Sirius e Sunshine scoppiarono a ridere.

«Cosa ridete? È una cosa terribile!» disse tragico l'altro.

«James, fai il Cercatore e taci, per favore.» esclamò Sirius ricominciando a mangiare.

«E perchè non il Cacciatore?» si disperò James.

«Perchè sei più bravo a Cercare e perchè non sai fare lavoro di squadra.» lo informò Sirius riempiendo i calici di James, Sunshine e il suo di succo di zucca.

«Io so fare tutto!» protestò James.

«Allora chiedi a Jasons se puoi farli entrambi e poi lui decide dove sei meglio.» propose Sunshine.

«Vado subito!» James scattò in piedi e, lasciando lì il piatto pieno, corse verso un corpulento ragazzo del sesto anno, Jasons, che era il capitano della squadra di Grifondoro.

Il giorno dopo James fece entrambi i provini, mentre i suoi amici lo guardavano dagli spalti, e superò brillantemente entrambi. Alla fine però Jasons gli annunciò che sarebbe stato un ottimo cercatore.

James proclamò al mondo intero (o almeno a tutti quelli che erano disposti ad ascoltarlo) che Jasons gli aveva detto che sarebbe stato anche un ottimo Cacciatore, ma che come Cercatore sarebbe stato assolutamente insuperabile. Smise solo quando Sirius gli chiese a voce alta se Jasons avesse avuto un incontro segreto con lui per dirgli quelle cose che nessuno aveva mai sentito e se poi aveva battuto la testa per dimenticarsene.

Alla fine James si stufò di parlarne e cominciò tutto allegro gli allenamenti.

Anche Ottobre passò in fretta, con le sue giornate ancora calde per essere autunno e le foglie che diventavano arancioni e cadevano, trasformando il parco in una fanghiglia umida e scivolosa, soprattutto la mattina presto, quando uno spesso strato di rugiada copriva l'erba.

Man mano che si avvicinava Halloween, i corridoi si riempivano di svolazzanti pipistrelli, di zucche e di festoni neri e arancioni.

Una fresca mattina di metà Ottobre Frank ricevette un grosso pacco dai suoi genitori, pieno di dolciumi, una nuova piuma, una sciarpa di lana calda e un paio di guanti, con gli auguri di un buon compleanno.

James si infuriò da morire.

«È il tuo compleanno e non ce lo dici? Ma perchè? Ti avrei fatto una festa bellissima, ti avrei comprato un regalo...!» esclamò guardando storto Frank, che arrossì.

«Non era necessario. Non volevo una festa e neanche dei regali, davvero. Non devi preo....» Frank smise i parlare sotto lo sguardo severo e arrabbiato di James. Resistette per qualche secondo e alla fine capitolò: «Ok, fai quello che vuoi.» disse con voce mesta.

«Evvai! Sir, mi aiuti vero?» esultò l'altro girandosi verso l'amico.

«Ovvio. Auguri Frank!» i due si alzarono e corsero via.

«Dove andate?» chiese Sunshine che stava entrando in Sala Grande proprio in quel momento.

«A preparare una festa per Frank!» la informò James passando.

«E le lezioni?» chiese ancora la ragazza.

«Tanto la prima ora è Storia della Magia e la seconda Difesa, quindi siamo apposto!» gridò Sirius, correndo dietro a James, già lontano.

«Spero che non esagerino.» sospirò Frank quando la ragazza si sedette tra lui e Lily.

«Vado a controllarli, almeno finchè non iniziano le lezioni.» sospirò Remus alzandosi. «Comunque auguri!»

«Grazie» mugugnò mogio Frank.

«Buon Compleanno comunque Frank. Lils, tu dici che esagereranno?» chiese Sun mettendosi del bacon nel piatto.

«Sono Potter e Black, Sun! Loro sono un'esagerazione!» rise la rossa, voltandosi verso il tavolo dei Serpeverde, cercando Severus con lo sguardo.

«Non è ancora arrivato?» chiese Sunshine.

«No. È strano. Spero solo che non gli sia successo niente.» Lily corrugò le sopracciglia, pensando se alzarsi e andare a cercare il suo migliore amico o aspettarlo lì.

«Arriverà, non preoccuparti.» la rassicurò Sunshine, aprendo la lettera che le era arrivata in quel momento.

«Ok. Di chi è?» si informò Lily.

«Di Angie.» e ben presto le due si persero a leggere la lettera della bambina e a risponderle tra le risate, dimentiche di Severus Piton, che ancora non arrivava, di James, di Sirius e della festa per il povero Frank.

Più tardi si scoprì che, per festeggiare il loro nuovo incarico di organizzatori di feste, James e Sirius, avendo incrociato Piton sul loro cammino, l'aveano rinchiuso in un bagno.

Naturalmente James e Sirius esagerarono. James chiamò un elfo domestico di casa sua e gli diede una lunga lista di cose da fare e procurare (che avevano impiegato un'ora per scrivere) e poi si fecero aiutare da lui ad addobbare il Dormitorio. Appesero festoni, striscioni, misero un tavolino con cose da bere e uno con cose da mangiare. Prepararono la musica, dei giochi, si assicurarono che un paio di primini servizievoli stessero pronti a dare l'allarme se si avvicinava un prefetto o la McGranitt.

Dopo cena Frank salì nel Dormitorio con l'aria di un condannato a morte, accompagnato da un iper eccitato Peter. Frank chiuse gli occhi, mise la mano sulla maniglia, aprì la porta e...

«Buon compleanno Frank!» la stanza, ingrandita magicamente grazie all'incantesimo di uno del settimo anno, ripagato con tre bottiglie di Burrobirra comprata dall'elfo domestico di James, era piena di persone: c'erano tutti quelli del secondo anno, qualcuno del terzo e molti infiltrati del primo.

Nonostante tutto però, la festa fu fantastica. Tutti mangiarono, bevvero e si divertirono. C'era della buona musica e James e Sirius avevano anche proposto qualche gioco divertente. E poi i due continuavano a fare allegri siparietti che facevano ridere fino alle lacrime tutti gli invitati.

«Io non so come facciano ad essere così divertenti solo dicendo qualche stupidaggine.» ridacchiò Sunshine con Lily, che pareva molto diversa dal solito senza i suoi libri, la divisa nera e l'aria severa.

«Non lo so. Immagino solo che sia proprio perchè sono stupidi che tutti ridano.»

Proprio in quel momento si levò un coro di risate vicino al letto di Sirius.

«Ecco che ricominciano.» sospirò la rossa mentre l'amica, con un gran sorriso in faccia, si avvicinava per vedere.

«...e poi ti avevo detto di non spargere i tuoi vestiti in mezzo ai miei!» si stava lamentando James con voce acuta e femminile.

«Ma cara, cosa ci posso fare se voglio soltanto darti qualcosa da fare per riempire le tue giornate?» rispose Sirius con voce profonda, seduto sul letto con una rivista in mano.

«Come se non avessi già abbastanza da fare! E guarda cosa devo trovarmi tra le mie scarpe!» James ormai strepitava, nascondendo le risate, sventolando un paio di boxer gialli e rossi (di Peter).

«Quelle sono le mie mutande preferite tesoro, trattale con gentilezza!» protestò ancora Sirius, cercando di afferrarle.

«Eh no caro, adesso..!» Sirius riuscì ad afferrarle e se le strinse al petto, come una cosa preziosa.

«Allora vuol dire che ti ricatterò con queste!» disse con voce stridula James che, Sunshine se ne accorse solo in quel momento, indossava un mantello a mo di gonna sopra i pantaloni, tirando fuori un'altro paio di boxer, neri con la scritta verde “Black Magic” (nda. È il nome di un profumo e anche di un tipo di rosa, ma NON osate chiedermi spiegazioni please!) Sirius scattò in piedi e abbandonando l'aria scherzosa e la voce fintamente profonda gridò:

«Ridammele Potter!»

«Ah ah! E tu cosa mi dai in cambio?» ghignò James. Attorno a loro cinque o sei ragazzine ridacchiavano isteriche e rosse dall'eccitazione e tra loro Sunshine e Lily scorsero Mary che adocchiava i boxer in mano a James con aria inquietante.

«Dammeli e basta! Altrimenti io...» Sirius scavalcò le ragazzine sedute ai piedi del letto di James e frugò nel baule fino a trovare il boccino giocattolo di James.

«Molla l'osso Black!» gridò subito l'amico, avvicinandosi all'altro e cercando di afferrarlo. Ormai molti ragazzi si rotolavano a terra dal ridere.

«E perchè mai? Hai cominciato tu!» fece Sirius, stringendo il boccino e alzandolo al di fuori della portata di James.

«Dammelo altrimenti io te le butto fuori dalla finestra!» minacciò James alzando anche lui il pugno.

«Provaci! Non ne hai il coraggio!» lo sfidò Sirius.

«Invece sì!» esclamò James offeso.

«Invece no!» ghignò Sirius.

«Meglio intervenire subito.» sospirò Sunshine, sapendo che sarebbero andati avanti ancora a lungo se non li avesse fermati. E ormai si stava facendo tardi.

«Sì!» gridava James.

«No!» rispondeva tranquillo Sirius.

«Basta!» li interruppe Sunshine. Attorno a loro gli invitati risero quando i due ragazzi si fermarono di colpo. «Bravi bambini.» fece con voce dolce Sunshine provocando nuove risate. «Da bravi, dateli a me.»

«Lui mi ha preso il boccino!» si lagnò James con voce infantile, decidendo di continuare la recita.

«Ha cominciato lui!» lo imitò Sirius.

«Non m'interessa chi ha cominciato. Datemi quello che avete in mano e se fate i bravi vi do un premio!» li blandì Sunshine. I due allungarono le mani e le porsero il boccino e i boxer. Lei mise entrambe le cose al loro posto, non senza arrossire interiormente d'imbarazzo, e poi diede ad entrambi una pacca affettuosa sulla testa. «Bravi. Adesso per premio potete andare a prendere la torta!»

«La torta?» sussurrò Peter entusiasta. Un sospiro si levò da Frank, ma quando i due tornarono facendo levitare una torta a forma della scritta “Frank”, nessuno ebbe da lamentarsi e tutti mangiarono con gusto. Stavano per ricominciare a fare confusione e a divertirsi quando entrò uno dei due primini di guardia esclamando:

«La McGranitt! È in fondo al corridoio.» subito James scattò verso la porta aperta e esortò tutti, non che ce ne fosse bisogno dato che il fuggi fuggi era già iniziato, a tornare nelle loro camere, non senza ringraziarli di essere venuti. Sirius, Remus, Peter e Sunshine, aiutati da Lily, cominciarono velocemente a mettere in ordine tutto mentre James, congedati tutti, scendeva nella Sala Comune per far annullare l'incantesimo a quello del settimo.

Quando James tornò Remus stava facendo sparire le ultime cose da mangiare nel suo scompartimento segreto in un cassetto ingrandito grazie ad un utile marchingegno di Zonko e Sunshine stava spazzando via le briciole e le cartacce da terra. Sirius stava riordinando i letti e Peter faceva sparire bicchieri e caraffe vuote in bagno.

Quando la McGranitt entrò erano tutti a letto, Sunshine e Lily erano scappate per un pelo augurando la buona notte, e le luci erano tutte spente.

Appena la porta si richiuse i cinque ragazzi ricominciarono a respirare, si alzarono a cominciarono a mettersi il pigiama per andare a letto davvero.

Dopo più di mezz'ora, c'era voluta una lunga doccia per calmare Peter e una ancora più lunga per Frank, erano di nuovo tutti sotto le coperte.

«Grazie ragazzi. Vi do il permesso di farmi una festa fantastica come questa anche l'anno prossimo.» sospirò Frank. Gli altri ridacchiarono.

«Prego Frank, è stato un piacere. Ma adesso è meglio dormire se domani non vogliamo addormentarci sul banco.» rispose Sirius.

«Buona notte.» mugugnò Remus, già mezzo addormentato. Peter già russava.

«Buona notte ragazzi.» fece Frank, imitato da James.

«'Notte» sbadigliò Sirius. Poco dopo dormivano tutti.

 

**

«Halloween finalmente!» aleggiava un'aria strana quella mattina per i corridoi di Hogwarts: una strana eccitazione, mista ad un vento freddo che presagiva inverno e ad una severità più profonda dei professori. Ma James Potter era felice e basta, come sempre. Saltellando era sceso fino in Sala Grande più presto del solito, con un assonnato Sirius e un cupo Remus, mentre Peter era rimasto a dormire ancora cinque minuti. Quando Silente augurò un buon Halloween e disse che la festa sarebbe iniziata mezz'ora dopo la fine delle lezioni, James ringraziò ad alta voce chiunque avesse cominciato a festeggiare Halloween per primo.

«Credevo che a te piacesse il Natale, non Halloween.» mugugnò Sirius, girandosi dalla parte opposta quando un gruppetto di Serpeverde che comprendeva sia Regulus che McCroy passò di lì.

«Infatti, ma l'anno scorso mi sono divertito tanto e ho buoni presentimenti anche per oggi e quindi sono felice. In più stamattina ho una grande idea per uno scherzo a Mocciosus quindi sono felice.» Sirius sorrise, era così facile essere felici per James. Lui invece continuava a cogliere gli sguardi disgustati o arrabbiati di Regulus e Narcissa a cui si aggiungevano quelli sprezzanti di McCroy. In più non aveva ancora visto Sunshine e Jo non aveva risposto all'ultima lettera.

«Ciao ragazzi, avete visto sulla bacheca? Dicono che chi vuole stasera può non indossare la divisa scolastica e che può trovarsi “un accompagnatore o una gentile donzella”» li salutò Sunshine, arrivata proprio in quel momento.

«Ciao, dov'è la Evans?» chiese James.

«Con Piton.»

«Ciao Raggio di Sole, siediti. Cosa dovrebbe importarci dell'avviso sulla bacheca?» disse invece Sirius, facendo posto a Sunshine sulla panca. La ragazza però preferì sedersi tra Remus e Alice.

«Aspettatevi degli attacchi.» rispose semplicemente lei, cominciando a fare colazione.

Come predetto da Sunshine infatti, il primo a subire un attacco fu James. Una ragazzina del primo anno gli si avvicinò e, arrossendo, gli chiese se voleva accompagnarla alla festa. James declinò l'invito, ma poi se ne vantò per secoli con Sirius. Finchè non ne arrivò un'altra che però lo chiese al Black, che naturalmente rifiutò con un secco “no grazie”. Subirono vari agguati, non troppi come aveva fantasticato James, ma abbastanza da farli vantare con tutti per l'intera mattinata.

Tra la penultima e l'ultima ora di lezione Mary si avvicinò ai due, mettendosi una ciocca dietro l'orecchio e fece un sorriso accattivante.

«Ciao ragazzi.» salutò con voce mielosa.

«Ehm...ciao Mary.» salutò James sospettoso, mentre Sirius si limitò ad un cenno con la testa, guardandola storto.

«Come va?» chiese civettuola la ragazza, tirandola per le lunghe.

«Che vuoi Wetmore?» la interruppe secco Sirius, non lasciandosi ingannare dalle lunghe ciglia e dal sorriso accattivante della compagna di Casa.

«Come sei scortese Sirius! Non si può neanche voler parlare un po'?» Mary mise su un broncio, ma appena vide l'occhiataccia di Sirius capitolò: «Vuoi venire alla festa con me?» chiese.

«Chi io? No.» rispose subito Sirius. La ragazza lo guardò male per un istante, poi corrugò la fronte e le spuntarono le lacrime dagli occhi color nocciola.

«Non insegnano le buone maniere a voi Black? Antipatico!» poi Mary si voltò e corse via, lasciando James piegato in due dal ridere e un contrariato Sirius.

«Che succede?» chiese Sunshine, che usciva dalla classe proprio in quel momento, a braccetto con una Lily piuttosto sorridente rispetto al normale.

«Mary Wetmore vuole andare alla festa con Sirius!» rivelò James tra le risate.

«Scusa Potter, che c'è da ridere?» chiese Lily, guardandolo male.

«Oh Evans, tu non puoi capire! Ma Sirius e Mary insieme..no è troppo inverosimile! Quasi come...quasi come un Mocciosus pulito! A proposito, vuoi venire alla festa con me?» scherzò ancora James, facendo arrabbiare Lily.

«Non cominciate. Lily, andiamo?» chiese Sunshine, afferrando di nuovo l'amica e camminando velocemente via, anche se la loro destinazione era la stessa.

«Sbaglio, o ci evita ultimamente?» chiese James senza più ridere.

«L'ho notato anche io.» annuì Sirius, mentre Remus alzava gli occhi al cielo come se i due avessero appena scoperto l'acqua calda.

«Le abbiamo fatto qualcosa di male secondo te?» chiese ancora James, ma per tutta risposta ricevette un'alzata di spalle. James si ripromise di pensarci, ma poco dopo, tutto preso da una partita a tris con Sirius sul banco, la cosa gli sfuggì di mente.

 

**

 

«Quest'anno, ho già pensato cosa mettere!» annunciò Mary uscendo dal bagno con l'accappatoio indosso e i capelli bagnati avvolti in un asciugamano.

«Io no!» gridò invece Alice, in piedi di fronte al letto sommerso dai vestiti suoi e di quelli che aveva “preso in prestito” da Mary e Emmeline.

«Quello è mio per caso?» chiese quest'ultima indicando un maglioncino azzurro cielo che spuntava da sotto una gonna rossa di Mary.

«Sì Emmeline, ma non mi serve quindi prendilo pure.» le rispose distratta Alice. Emmeline la guardò strana, ma alla fine sospirò e tirò fuori da mucchi il maglioncino, un paio di pantaloni neri e filò in bagno per prepararsi.

«Mary che ti metti?» chiese l'ansiosa Alice, guardando la sua amica che si asciugava tranquillamente i capelli.

«Sorpresa!» rispose con un sorriso quella, facendo gemere l'altra.

«Ciao ragazze! Oh mamma che confusione!» Sunshine entrò proprio in quel momento e subito adocchiò il disordine attorno ad Alice.

«Dov'eri Sun? Ti cercavo.» la salutò Lily, già pronta con una maglietta a maniche lunghe verde acqua, una gonna di jeans al ginocchio e un paio di stivaletti neri.

«Dai ragazzi. Crisi di disordine anche lì, Frank stava impazzendo. Jamie era talmente esagitato che correva in giro sparando cavolate e lanciando cose a Sirius che puntualmente le lanciava a Peter che le lasciava cadere a terra. Un caos. Remus è sparito in biblioteca e Frank ha chiesto aiuto.» spiegò Sunshine sfilandosi il maglione della divisa e cercando nel baule qualcosa da mettersi. Mary fece una smorfia antipatica e stava per dire qualcosa quando un'occhiataccia di Lily la fermò.

«Che ti metti Sunshine?» chiese invece Alice.

«Non so. Tu?» disse dubbiosa la ragazza, ancora con la testa nel baule.

«Non lo so! Perchè nessuno mi aiuta?» si lagnò Alice, sedendosi di colpo sul letto.

«Dai Alice, è solo una festa di Halloween! Guarda, con questo vestito starai benissimo!» Sunshine si avvicinò alla ragazza e tirò fuori a caso un vestito dal mucchio, bianco e rosso.

«Sicura?» chiese incerta Alice.

«Sì sì. Dai vestiti!» la rassicurò Sunshine, prima di andare in bagno a farsi una doccia. Quando riemerse più di venti minuti dopo il caos era sparito come tutte le ragazze. C'era solo Lily, seduta impaziente a leggere, che l'aspettava.

«Ehi Lils, credevo fossi già scesa!» esclamò Sunshine vedendola.

«Ti aspettavo, ma ci sei stata un secolo!»

«Vai Lils, io arrivo appena sono pronta.» la esortò l'amica.

«Sicura? Ti aspetto se vuoi!»

«Vai vai.» Lily le sorrise e poi sparì.

Sunshine si sedette sul letto, i capelli ancora gocciolanti e sospirò.

Non aveva voglia di andare a quella stupida festa. Tutti sarebbero stati felici ed eccitati, James le avrebbe parlato tutta la sera di Lily e degli affari di tutti i presenti e le avrebbe fatto venire il mal di testa e Sirius avrebbe tenuto il broncio ogni volta che avrebbe visto un Serpeverde. Non aveva voglia di scendere, di vestirsi, di farsi bella per una festa che non le diceva più niente. Non aveva voglia di mostrarsi felice. Aveva solo voglia di scrivere una lettera a Angela, di prendere un bel libro e di pensare a quando stare con James e Sirius non le dava mai fastidio. Adesso James la trattava come da mammina o da sorellina minore, a seconda dei momenti, e a lei dava fastidio, non più come prima. Remus non le parlava mai e neanche Peter e Sirius...Sirius era diverso. Era più spaccone, più prepotente, sorrideva alle primine e non la guardava mai. Pensava sempre alla sua famiglia di maledetti Purosangue e ai suoi maledetti problemi. Forse era solo egocentrica. Voleva essere al centro dell'attenzione e non era più così. Ma sapeva, in fondo, che non era davvero questo il motivo. Con Lily stava bene, bene davvero, ma non era come con James e con Sirius.

«Perchè diavolo, Merlino, Godric e maledetto Salazar, crescere dev'essere così brutto? Perchè io e i ragazzi non possiamo essere amici come Lils e Severus?» si domandò a bassa voce Sunshine. Poi con un sospiro si alzò e pescò una magia e un paio di pantaloni a caso nel baule. Sapeva cosa doveva fare, cosa le persone si aspettavano che lei facesse: scendere alla festa e fare finta di divertirsi.

La mattina dopo si sarebbe svegliata e si sarebbe chiesta perchè era stata tanto malinconica e dubbiosa di andare alla festa, in cui non aveva ballato, aveva riso alle battute di James e aveva guardato da un angolo Lily chiacchierare con un soddisfattissimo Severus, Mary convincere un ritroso Sirius a ballare con lei e Peter ingozzarsi di pasticcini, ma soprattutto a sperare che l'unico vero sorriso della festa Sirius non lo donasse a una delle battute di James, né a Mary, ma a lei e a sentire le lacrime salirle agli occhi quando aveva visto quel sorriso, che ormai troppo spesso veniva sostituito con un ghigno, donato al biglietto arrivato a metà della festa:

 

Caro Sirius,

Adesso non ho tempo per scriverti una lettera decente, ma ti prometto che lo farò. Volevo solo augurarti un buon Halloween, una buona festa e buona notte.

Con affetto

Jo.


A sì. Proprio per questo.


 

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ok, non posso dire niente a mia discolpa: questo capitolo è terribile!! A parte il fatto che fino a metà lo trovo orrendo, per la fine mi prenderei a sberle! Come posso essere così crudele e sapere che lo sarò ancora di più in seguito? Perchè quell'idiota (ti voglio bene cucciolo!) di Sir è tutto perso dietro a Jo? Perchè non sono capace di scrivere capitoli decenti? L'unica cosa che posso dire a mio favore è che questo è il capitolo più lungo che io abbia mai scritto! Davvero. Sapete a quante pagine sono arrivata su Word? 189!! 189 vi rendete conto?? e Sapete quante recensioni? 108!!! Mamma quanto vi amo!
Soprattutto a chi ha recensito l'ultimo capitolo ossia Hoshi Kudo, Jeis, Kira_Iris, Annie98, AleJackson, Giorgia Sbrissa, Alula_Black e Alex917hOpE!! Ma anche a chi segue e preferisce la mia storia!!
E se ho dimenticato di dirvi qualcosa non è colpa mia: ho bisogno di uno schiavetto!!
Bacioni

*dD*


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Capitolo 45
*** Perchè aveva scelto lei (Novembre e Dicembre '72) ***


 

 

 

Perchè aveva scelto lei

(Novembre e Dicembre '72)

 

 

 

 

 

Dopo Halloween i rapporti tra Sunshine e Sirius si congelarono: lei passava sempre più tempo con Lily e Severus o, più spesso, da sola, e quando era con i ragazzi parlava sempre con James o con Remus, al quale si era molto affezionata, e con Sirius scambiava appena qualche parola; Sirius d'altra parte si divertiva a prendere i giro la rossa chiamandola “secchiona” o “perfettina”, Severus per i soliti motivi e di conseguenza lei, perchè se ne andava in giro con loro. Sunshine aveva scoperto che il Serpeverde non era così male dopotutto e, stando con lui e Lily, aveva migliorato molto i suoi voti in pozioni.

Sirius si sentiva offeso perchè lei aveva cominciato a frequentare altri amici così all'improvviso e lo trattava come se lui le avesse fatto un grande torto, ma quando le aveva chiesto che cosa aveva, lei aveva risposto semplicemente “Niente”. Si sfogava con James, Remus e soprattutto con Jo.

Attraverso la ragazza scoprì che Angela, la sorella di Sunshine, era già stata parecchie volte dai Potter e aveva fatto amicizia con tutti. Jo giocava spesso con lei, dato che cercava di passare più tempo possibile lontano da casa e Dorea era sempre felice di vederla.

«Perchè non ce l'hai raccontato?» quando Sirius scoprì questa cosa si infuriò e attaccò la ragazza davanti a tutti, in Sala Comune, una sera che la pioggia batteva forte sui vetri delle ampie finestre.

«Perchè avrei dovuto? James lo sapeva e a te non interessa.» rispose Sunshine senza nemmeno alzare lo sguardo dal libro che aveva in grembo.

«James lo sapeva?!» esclamò Sirius voltandosi verso l'amico che alzò le spalle imbarazzato.

«Non credevo ti interessasse.» si giustificò quello.

«Infatti, perchè ti interessa?» chiese Sunshine incuriosita.

«Non mi interessa!» scattò subito Sirius furioso.

«E allora perchè avrei dovuto dirtelo?» chiese logica la ragazza. Quella freddezza, il fatto che nemmeno lo guardasse, unito al fatto che nemmeno lui sapeva perchè la cosa lo facesse arrabbiare tanto, fece andare ancora di più fuori dai gangheri Sirius.

«Perchè di sì!» ringhiò, facendo voltare tutti quelli che già non li stavano guardando.

«Perchè di sì non è una risposta.» gli fece notare Sunshine, girando pagina del suo libro, l'unica forse che non stava fissando Sirius. Il ragazzo notò quell'indifferenza e strappò il libro dalle mani della ragazza, gettandolo via. Sunshine si alzò in piedi di scatto e gli tirò uno schiaffo.

«Non farlo mai più!» adesso gli occhi blu, pieni di collera e rimprovero erano fissi in quelli grigi, furibondi.

«Perchè me lo dici tu?» chiese quello sprezzante.

«Esattamente. E poi chi te l'ha detto di Angie?» chiese Sunshine.

«Jo.» Sirius vide la collera sostituirsi per un attimo con la tristezza negli occhi della ragazza, ma poi il blu tornò lampeggiare di furia.

«Perchè?» sillabò Sunshine, la voce bassa.

«Perchè giocano insieme.» la informò gongolante Sirius, felice di dirle qualcosa che lei non sapeva. «Questo non lo sapevi eh, mammina?» aggiunse poi.

«Vai al diavolo Sirius Black! Vai all'inferno e restaci! E dì a quella cagna della tua amichetta di stare lontana dalla MIA Angela!» Sunshine sibilò quelle parole con rabbia e dolore, che non avrebbero ferito Sirius se quello, quando la ragazza si girò per correre nella sua camera, non avesse visto una lacrima scendere sulla guancia rossa.

«Si può sapere perchè l'hai fatta arrabbiare così?» Remus diede uno strattone al braccio di Sirius per farlo voltare verso di lui, ma quello aveva lo sguardo vuoto e assente, la rabbia immotivata già scomparsa.

«Non lo so. Mi ha fatto arrabbiare.» e senza aggiungere altro, Sirius raccolse il libro di Sunshine e uscì dal buco del ritratto.

 

**

 

Sunshine corse in camera, ben decisa a non scoppiare in lacrime prima di avere la testa ben sotto le coperte. Ma quando spalancò la porta, le guance ormai rigate e il mondo sfocato per le lacrime che le sgorgavano dagli occhi, Sunshine trovò Mary intenta a baciare un ragazzo del terzo anno. Quando lei spalancò la porta, i due si bloccarono, il ragazzo balbettò qualche scusa e scappò via, volando con la sua scopa dalla finestra aperta.

«Scusami.» mugolò Sunshine, diretta al suo letto.

«Scusa che? Non potevi startene per i fatti tuoi ancora un po'?» domandò velenosa Mary.

«Senti Mary, non è serata. Per favore, ti ho chiesto scusa e adesso credo andrò a letto. Puoi fare a meno di gridarmi contro?» sospirò la bionda, sfilandosi il maglione della divisa e le scarpe e prendendo il pigiama dal letto.

«Non m'interessa se non è serata!» esclamò invece di lasciarla in pace Mary.

«E a me non interessa sentire le tue lamentele. Questa è anche camera mia e non devo bussare per entrare.» Sunshine stava recuperando la rabbia che le aveva provocato Sirius, mentre le sue guance si imporporavano e le lacrime smettevano di scendere.

«Vai al diavolo, Moor!» esclamò Mary gettandole a terra le cose che aveva in mano.

«Vacci tu, Wetmore! E magari incontri il tuo caro Black così potrai sbaciucchiarti un po' anche con lui dato che gli piacciono le tipe come te!» le gridò Sunshine, arrabbiata perchè l'altra le aveva, involontariamente, ripetuto le stesse parole che lei aveva appena rivolto a Sirius.

«Hai litigato con il tuo fidanzatino? È per questo che piangi?» la provocò Mary.

«Primo, Wetmore, Sirius non è il mio fidanzatino. Secondo, non sono fatti tuoi se io piango e terzo, se non la smetti di gridarmi contro e non mi lasci in pace, prima ti faccio un incantesimo e poi vado a dire di te e di quel tuo tizio a tutti!» disse Sunshine con voce calma e glaciale. Poi la ragazza raccolse le sue cose e andò in bagno.

 

«Sun sei tu in bagno?» la voce di Lily interruppe i pensieri agitati di Sunshine, sotto la doccia da almeno venti minuti, riscuotendola.

«Adesso esco Lils!» gridò spegnendo l'acqua e avvolgendosi nell'accappatoio.

«Che è successo? Ho sentito che tu e Black avete dato spettacolo.» le chiese Lily, afferrando un pettine e cominciando a pettinare i lunghi capelli biondi dell'amica.

«Mi ha attaccata senza motivo e io mi sono arrabbiata e gli ho detto di andare al diavolo. Fine.» spiegò coincisa Sunshine. Poi però inaspettatamente scoppiò di nuovo a piangere e Lily la strinse a sé.

«Gli vuoi davvero bene, vero?» chiese sottovoce.

«A lui piace Jo. E è arrabbiato con me, mi prende in giro.» mormorò Sunshine, il viso ancora sul petto dell'amica.

«Senti Sun, guardami.» Lily fissò i suoi occhi verdi in quelli blu dell'amica. «Sirius è un maschio, tesoro, e come tutti i maschi ogni tanto si comporta in modo stupido. Mamma me lo diceva sempre: non bisogna ascoltare e credere a ciò che dicono i ragazzi in quest'età perchè non lo sanno neanche loro. Anche noi siamo confuse a abbiamo strani umori, ma i ragazzi diventano idioti, più di quanto non lo siano già. Quindi lascia perdere Sirius Black per un po', ci sono io. Ci siamo noi, e bastiamo l'una all'altra. E poi c'è Sev, che è diverso da tutti, ma so che lui non ti va tanto a genio. Quindi asciugati quelle lacrime, nessuno sano di mente ti lascerebbe andare via così. »

«Ti voglio bene Lils.» sussurrò Sunshine abbracciandola.

«Anche io Sun.» poi le due si lasciarono andare e si infilarono a letto.

«Vedrai che si risolverà tutto.» mormorò Lily prima di addormentarsi.

«Buona notte Lils.» disse di rimando Sunshine.

«Buona notte.»

 

**

 

Purtroppo però non fu così facile come aveva detto Lily. Sirius faceva l'arrabbiato e offeso e si rifiutava di parlare con Sunshine, che quindi si arrabbiò anche lei. I due non si guardarono in faccia per settimane. James passava tutto il suo tempo tra il Quidditch, Sirius e chiacchierate ben poco allegre con Sunshine. Severus e Lily accolsero, anche se non di buon grado per quanto riguardava il Serpeverde, Sunshine tra loro, ancora di più di quanto non avessero già fatto.

La prima partita di James fu spettacolare: prese il boccino solo quindici minuti dopo che Madama Bumb aveva fischiato, portando Grifondoro in cima alla classifica. Grifondoro festeggiò e, nella confusione della festa, Mary rovesciò un bicchiere di punch addosso a Sunshine e Sirius, lì vicino, rise. Sembrò che la loro amicizia non si potesse aggiustare mai.

Le vacanze di Natale si avvicinavano: James e Sirius avevano deciso di restare a Hogwarts, ma Sunshine, Lily, Remus e Peter sarebbero tornati a casa, quindi non ci sarebbero state possibilità di rappacificazione durante le calme sere davanti al fuoco nella Sala Comune mezza deserta.

Intanto Angela mandava lettere entusiaste piena di racconti sulla sua nuova amica Jo a Sunshine e Sirius continuava la sua corrispondenza con Jo, cosa che rendeva Sunshine scontrosa o malinconica.

L'unico giorno in cui tutto sembrò tornare alla normalità fu quando cadde la prima neve.

Era domenica e quindi non c'erano lezioni. Quella mattina Sunshine si era svegliata perchè la luce che entrava dalla finestra era strana, diversa dal solito. Aveva spalancato le tende e aveva visto il parco imbiancato e i fiocchi che ancora scendevano dal cielo grigio perla. Aveva svegliato le ragazze al grido “NEVICA!” e poi erano corse fuori, imbacuccate nelle loro sciarpe e cappotti. Poco dopo avevano visto arrivare anche i ragazzi e era cominciata un'epica battaglia di palle di neve.

Avevano riso insieme, senza litigi tra Lily e James, tra Sunshine e Sirius o tra Mary e tutti. Erano stati felici. Avevano saltato la colazione e avevano fatto una gara di pupazzi di neve, finita con la distruzione di tutte le creazioni perchè James non voleva perdere, avevano pattinato sul lago ghiacciato e avevano seppellito, “accidentalmente”, Peter nella neve facendogli cadere l'intero carico di un albero sulla testa.

Erano rientrati per il pranzo, fradici e affamati, facendo venire una crisi isterica al povero Pringle che avrebbe poi dovuto pulire e asciugare tutte le loro impronte.

Il giorno dopo però tutto tornò alla normalità, come se la giornata trascorsa non fosse mai esistita.

Il primo giorno delle vacanze di Natale arrivò in fretta e con lui le Sale Comuni si svuotarono.

In quella di Grifondoro rimasero qualche ragazzo del settimo anno, un paio di primini, una ragazza del quarto e naturalmente James e Sirius. A Serpeverde rimasero in tre, a Tassorosso in otto e a Corvonero in sei.

«Natale a casa eh?» rise James, stravaccato su una delle poltrone davanti al fuoco, di solito sempre occupate.

«Sai, mi piace la Sala Comune così, mezza vuota.» lo informò Sirius, intento a fare sciogliere qualche marshmellow al fuoco. Ne passò uno all'amico e addentò l'altro.

«Che ne dici di una spedizione natalizi, questa notte?» chiese James.

«Mettiamo il vischio sopra tutte le porte degli uffici degli insegnanti? Dipingiamo di rosso e verde i sotterranei? Seguiamo un Serpeverde con il tuo Mantello, entriamo nella loro Sala Comune e andiamo in giro mettendo vischio in giro? Mettiamo corna da renna in testa a Lumacorno mentre dorme? Gettiamo pacchetti di caccabombe in giro? Scriviamo “Babbo Natale è stato qui” in rosso e bianco sul muro di un corridoio?» Sirius sfornò un'idea dietro l'altra, facendo ridere James.

«Quella del vischio dalle Serpi mi piace! E anche quella di Babbo Natale. E se cercassimo le cucine e poi spargessimo biscotti e bastoncini di zucchero ovunque?» propose anche James.

«Divertente! Ma prima dovremmo trovare le cucine.» fece notare Sirius.

«Già, hai ragione. Ma dove ce la procuriamo la vernice per scrivere sul muro?»

Andarono avanti fino all'ora di cena a discutere su cosa sarebbe stato più divertente fare e alla fine si accordarono di andare dai Serpeverde col vischio e poi di cercare le cucine.

A cena Silente fece accomodare tutti attorno al tavolo dei professori, leggermente allargato per dare la possibilità ai ragazzi di sedersi di fronte ai professori.

Sirius e James si litigarono il posto di fronte a Preside e alla fine James si trovò di fronte all'uomo e Sirius alla McGranitt.

«Che cosa le piacerebbe ricevere per Natale, professoressa? Se posso chiederlo, naturalmente.» azzardò Sirius, giusto per rompere un po' alla donna.

«Non lo so, Black. Lei cosa vorrebbe ricevere?» chiese Minerva, rassegnandosi a quella conversazione per spirito natalizio e perchè Silente sorrideva incoraggiante.

«Molte cose, professoressa. Ma mi basterebbe anche un Eccezionale a Trasfigurazioni, sa...» scherzò Sirius, facendo ridere Silente ma non la McGranitt.

«Se si impegnasse invece di andare in giro con il suo amico...»

«Oh Minerva non essere così severa! E poi mi sembra che il signor Potter abbia dei buoni voti e anche il signor Black!» la interruppe il Preside, facendo sorridere gongolante Sirius.

«Sa professoressa? Credo che le regalerò qualcosa!» fece pensoso Sirius.

«Anche io Sir! Anche io!» lo appoggiò entusiasta James.

«Andate a corrompere qualcun altro ragazzi.» li scoraggiò la strega, concentrandosi sul suo arrosto.

«Se troviamo le cucine le portiamo qualcosa ok?» sussurrò Sirius a James, che annuì.

Parlarono per tutta la sera con i professori e gli altri ragazzi, tranne i Serpeverde naturalmente e poi si ritirarono per cercare il vischio prima che tutti i Serpeverde sparissero.

James corse a prendere il Mantello, mentre Sirius raccoglieva cinque o sei rametti di vischio in giro e li nascondeva sotto il maglione.

«Fatto?» chiese James tornando con il fiatone.

«Fatto.» confermò Sirius. Poi il ragazzo indicò una Serpe che passava e i due si misero a seguirlo.

Scesero nei sotterranei e poi, ascoltata la parola d'ordine, entrarono nella Sala Comune.

Persero un po' di tempo a osservarla bene e poi entrarono in azione. Prima decisero di fare beneficenza: andarono vicino ad una ragazza che studiava con un suo compagno di fianco. La ragazza guardava l'amico con occhi adoranti, ma quello non la badava neanche.

Loro fecero levitare il vischio sopra ai due e, quando la ragazza se ne accorse, lo indicò all'altro e i due si baciarono, con evidente contentezza di entrambi.

Poi, visto che l'esperimento era andato bene si spostarono per la stanza, costringendo vari Serpeverde a baciarsi e se scappavano il vischio li inseguiva.

Alle undici, quando ormai tutti guardavano il vischio che si spostava e erano troppo attenti, o erano scappati in troppi, James e Sirius se la svignarono.

Si accasciarono qualche corridoio più in là, scossi dalle risate silenziose.

«Questo è stato davvero fantastico!» dichiarò Sirius.

«Hai visto la faccia di quello biondo quando è stato costretto a baciare la nasona?» chiese tra le risate James.

«Sembrava stesse andando al patibolo!»

Alla fine però riuscirono a riprendersi e tornarono nella Sala d'Ingresso.

Cercarono per un'ora le cucine, senza risultati, e alla fine andarono a letto, stanchi, ma felici, dimentichi del regalo che volevano fare alla McGranitt.

 

**

 

«Svegliati Sir! Svegliati svegliati!» James scuoteva Sirius, cercando di svegliarlo.

«Che c'è?» brontolò quello mettendo la testa sotto il cuscino.

«I regali! È Natale!» a quelle parole Sirius riemerse di scatto dalle coperte.

«Buon Natale Jamie!» esclamò sorridendo, prima di guardare la piccola pila di regali in fondo al letto.

«Anche a te Sir. Li apriamo?» chiese ansioso l'altro.

«Subito!» i due si misero a scartare i pacchetti con allegria. Sirius scoprì che aveva ricevuto un regalo anche dai Potter. Alla fine si ritrovò con un pacchetto piccolo con una lettera e uno più grande, delle dimensioni di un libro. Decise di aprire prima quello con la lettera, trovandoci dentro un paio di rullini magici per la sua macchina fotografica. Evidentemente Jo si era accorta delle foto che scattava di nascosto, nelle giornate passate nel giardino di James.

Poi lesse la lettera.

 

Caro Sirius,

Buon Natale! Spero che ti piaccia il mio regalo. Il signor Potter mi ha detto che sono questi strani rullini quelli adatti alla tua macchina fotografica e allora te li ho presi. Ho notato che ogni tanto scattavi qualche foto di nascosto, a James, a me, a Sunshine...ho visto qualcuna delle tue foto sai? Le ho trovate un giorno che Dorea mi ha mandata in camera di James a cercare dei pastelli per Angela. Forse te le sei dimenticate, forse no, ma io le ho trovate e sono bellissime. Sei bravo sai?

Voglio chiederti solo una cosa: non prendermi per pazza e non mentirmi dicendomi che non è vero, ti prego, rispondimi con sincerità.

Ultimamente ho passato tantissimo tempo nella casa dei Potter, con loro e Angela e, anche se Dorea e Charlus sono piuttosto bravi a non farsi scoprire, lei non lo è altrettanto e soprattutto non sa tenere a freno la lingua, quindi l'ho scoperto. Mi ha detto che sua sorella è una strega, che fa le magie, che le fate anche voi, che noi siamo dei “babbani” perchè non abbiamo il sangue magico, che anche Dorea e Charlus lo sono. Però io, prima di fare una figuraccia con loro chiedendo quello che magari è solo una fantasia di una bambina, lo volevo chiedere a te: è vero? È vera, questa storia della magia?

Sai, Ryan mi ha sempre presa in giro perchè credevo in queste cose, ma sono vere? Esistono davvero i maghi, le streghe, le scuole di magie?

Io credo ad Angela e credo a te, quindi, ti prego, rispondimi sinceramente.

Ancora buon Natale, e grazie per quegli strani dolci (vengono dal tuo mondo magico?) che mi hai mandato.

Con affetto

Jo

 

Sirius rilesse la lettera tre volte, poi la porse a James senza dire una parola.

«Oh Godric! E adesso?» chiese quello dopo averla letta a sua volta.

«Non lo so. Glielo dico? Manterrà il segreto?» ribatté Sirius.

«Io credo di sì. Chiedilo a mia mamma per sicurezza.» propose James.

«Lo farò.» poi con un sospiro Sirius ripose la lettera e il pacchetto e aprì l'ultimo.

Dentro c'era un sottile libriccino, pieno di disegni e scritte. Gli ci volle un secondo per riconoscere la mano di Sunshine, ma i soggetti erano inequivocabili.

C'erano lui e James che giocavano a Sparaschiocco sul tappeto della Sala Comune, che arrostivano marshmellow, che si rincorrevano, che si tiravano la neve nel parco. Poi c'era la Evans che li faceva studiare (Sirius riconobbe una delle volte che avevano chiesto il suo aiuto per una lezione di Difesa a cui Remus non aveva partecipato perchè malato), loro che ridevano su un Mocciosus a terra, lui che leggeva una lettera, lui e James alla festa di Halloween, lui che sorrideva con un foglio in mano, probabilmente una lettera di Jo... e poi piccoli pensieri come “Il tempo passa e le foglie ingialliscono”, “I capelli rossi di Lily incantano James, “Sirius assomiglia da morire al suo 'fratello cattivo'”, piccole didascalie di fianco ai disegni come “S. e J. che fanno l'imitazione dei morti di fame” di fianco ad un disegno di loro due che si ingozzavano, “Facciamo arrabbiare la Mc!” sotto a James che agitava le braccia con la bocca aperta, intento a dire qualcosa a una McGranitt parecchio scocciata. Era fantastico. E alla fine, una pagina bianca, con solo qualche frase vergata in matita.

 

Buon Natale Sirius Black. Forse tu non mi manderai un regalo, ora che Jo occupa tutto lo spazio che può nel tuo cuore e nella tua mente, ma volevo farteli vedere tempo fa. Poi abbiamo litigato e non ne ho più avuto il coraggio, non volevo impormi quando non ero necessaria. Perchè io, al contrario di lei, so chi sei, e ti voglio bene così, come ho sempre fatto, senza farti domande, nemmeno la prima volta. Sun

 

Sirius si accorse di aver trattenuto il fiato mentre guardava quel quaderno e lo lasciò uscire in un sospiro quando lesse quello che aveva scritto Sunshine. Perchè era vero: lui non le aveva fatto alcun regalo. Era sicuro che neanche lei glielo avrebbe fatto e poi gli era uscito di mente. E adesso se ne vergognava e se ne dispiaceva, perchè era tutto vero, tutto ciò che Sun aveva scritto. Perchè ora pensava sempre a Jo, tanto che il suo Raggio di Sole era scappato via e lui non se n'era accorto. Lei lo aveva sempre accettato, fin dal primo giorno, fin dalla prima conversazione notturna gli aveva detto che sarebbe stata la sua famiglia, e poi lui l'aveva cacciata così, senza saperne neanche il perchè.

«Ehi Sir che succede?» chiese James vedendolo zitto e pensieroso.

«Niente Jamie, niente.» rispose Sirius, chiudendo il quaderno e nascondendolo sotto il maglione azzurro chiaro che gli avevano regalato i Potter.

«Allora andiamo a colazione?» fece James.

«Certo, ho una fame!» dichiarò Sirius tirando fuori un sorriso. «E poi risponderò a Jo.» Sunshine, se gli voleva bene avrebbe aspettato dopotutto. E anche se l'aveva fatto sentire in colpa per un minuto, adesso era Jo quella che aspettava una risposta, quella più importante.

Proprio in quel momento Sunshine apriva i regali con sua sorella e loro padre, più dolce e “presente” del solito.

La ragazza sorrideva e si mostrava felice ed entusiasta, ma aveva il cuore stretto e le lacrime che premevano per uscire perchè tra quei pacchetti aveva trovato la risposta che già conosceva: Sirius non le aveva mandato niente, ma a Jo sì, ne era sicura. Quindi aveva scelto Jo, aveva deciso che era lei la più importante.

 

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Alloora! Ho diverse cose da dirvi:

  1. con l'inizio della scuola (già ero lenta prima) rallenterò un po' con il ritmo dei capitoli però, come potete notare si allungeranno :)

  2. Prima che cominciate a pensare di andare a AvadaKedavrizzare Jo, lei non c'entra niente con il fatto che Sirius ignora Sun ok? Lei gli scrive e basta, è lui che si dimentica le persone importanti!! Comunque non uccidete neanche lui, impererà dai suoi errori.

  3. I disegni di Sun dovevo metterli, mi serviranno anche dopo e poi erano dolcissimi, quindi se vi sembra un po' una cosa idiota peggio per voi :P (lo sapete che scherzo XD)

  4. Mary è da uccidere (lei sì!) punto! Ma la punirò più avanti.

  5. Volevo un vostro parere (anche non nell'immediato): più avanti con gli anni peggiorerà un po' i linguaggio di Sirius e James come ogni adolescente idiota e sbruffone che si rispetti (XD) quindi pensate dovrei aumentare in futuro il raiting a giallo?

  6. Madonna 6 punti!! Ok questo era inutile XD

  7. Grazie a chi ha recensito! Hoshi Kudo, Jeis, Alwx917hOpE, Annie98, Alula_Black, Kira_Iris, Mrs_Lyla90 (spero di aver catturato la tua attenzione XD) e naturalmente la mia fida schiavetta! AleJackson!! Vi adoro tutte!!

Al prossimo capitolo belli!!

Baci

*dD*

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Capitolo 46
*** Amici come prima? ***


 

 

 

 

 

Amici come prima?

 

 

 

 

Cara Sunshine,

Non sai quanto mi dispiace di non averti fatto il regalo di Natale. Davvero, ci avevo pensato ma poi...non so...

 

«No no no! Orribile.» sussurrò Sirius, le sopracciglia aggrottate.

 

Cara Sunshine,

Come stanno andando le vacanze di natale?

 

«Troppo casuale! Così sembra che voglia far finta di niente!» borbottò ancora tra sé.

 

Cara Sunshine...

 

«Oh per Godric! Non posso scusarmi per lettera! Dovrò aspettarla.» si arrese alla fine il ragazzo, accartocciando il foglio e gettandolo nel fuoco.

«Che succede Sir?» chiese James, scendendo dal Dormitorio proprio in quel momento.

«Niente niente. Allora, hai finito di elaborare il tuo progetto?» disse Sirius, gettando via la piuma che aveva in mano e facendo posto sul divano a James che però preferì sedersi su una poltrona.

«Sì finito. Mi aiuti vero?» domandò James, porgendo un foglio all'amico.

«Mmm...no questo non va bene!» Sirius recuperò la piuma e tracciò una linea sopra ad alcune parole.

«Perchè?» protestò James.

«Remus si infurierebbe. Questo mi piace! Mmm...manca qualche cosa, ma si può fare!» approvò alla fine Sirius, aggiungendo qualche cosa alla lista e alla fine alzandosi e porgendo di nuovo la pergamena a James.

«Oggi ci procuriamo le cose e stanotte controlliamo se è davvero quella l'entrata delle cucine?» propose James.

«Sì. Dai, devi chiedere a Twinkly.» Twinkly era l'elfa domestica di James che di sicuro li avrebbe aiutati nelle loro macchinazioni.

«Twinkly!» esclamò subito James. Sirius lo lasciò a parlare con l'elfa e se ne andò in camera: doveva perfezionare la sua idea per farsi perdonare da Sunshine, dato che la lettera non gli era riuscita bene.

Tirò fuori da sotto il letto il pacchetto di foto che gli aveva mandato Charlus e divise quelle che ritraevano Sunshine dalle altre. Poi prese tutte quelle di Jo e le nascose di nuovo nella scatola sotto il letto e le altre le mise nel baule.

Poi però James lo chiamò perchè lo aiutasse. Avevano deciso di organizzare una piccola festa di bentornato per tutti i Grifondoro. Ci sarebbe stato da mangiare, da bere, uno striscione con su scritto benvenuti, ma soprattutto molta confusione, adatta a divertirsi e a scusarsi con Sunshine senza che gli altri ascoltassero. E poi James amava le feste, ne organizzava una ogni volta che poteva.

Due giorni dopo i Grifondoro rientrarono e trovarono la Sala Comune addobbata a festa. Alcuni rimasero interdetti per un po', ma appena si accorsero che non era uno scherzo e che c'era da mangiare, tutti lasciarono i bagagli nelle rispettive stanze e scesero a divertirsi.

Sirius aveva notato Sunshine e Lily, che erano salite e non erano più scese, e cominciava già a preoccuparsi di dover cambiare il suo piano quando le due spuntarono dalle scale. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò.

«Ciao Sun...posso parlarti un secondo?» chiese, senza badare minimamente la rossa che lo squadrava minacciosa.

«Ehmm...ciao Sirius. Sì, credo di sì. Lils, mi prendi qualcosa da bere?» rispose incerta Sunshine, mandando via con uno sguardo rassicurante l'amica.

«Senti Sun...» “Oh facciamola breve!” pensò Sirius. Odiava scusarsi, ma per lei l'avrebbe fatto.

«Dimmi Sirius.» perchè continuava a parlare con quella voce composta? Perchè neanche un sorriso?

«Volevo chiederti scusa.» sputò Sirius. La ragazza sobbalzò a quelle parole e alzò un sopracciglio. «Sì esatto. Volevo scusarmi. Perchè ti ho trattata male, perchè mi sono arrabbiato con te ingiustamente, perchè ho fatto l'idiota, perchè non ti ho fatto il regalo di Natale, perchè non mi sono ricordato di quanto...» Sirius si fermò all'improvviso. Quello no, quello non l'avrebbe detto!

«Di quanto?» lo spinse l'altra.

«Di quanto mi stessi comportando da stupido.» cambiò direzione Sirius. Non poteva dire la verità e cioè “di quanto ho bisogno di te” e quella sembrava un'alternativa valida.

«Non preoccuparti per il regalo di Natale...» cominciò Sunshine, ma il ragazzo la interruppe, mettendole in mano un pacchetto.

«Per te. In ritardo, lo so. Mi perdoni?» chiese sottovoce Sirius, senza guardarla negli occhi.

La ragazza non rispose e aprì il pacchetto. Dentro c'erano le foto, un libro e un unico biscotto.

«L'idea delle foto è un po' copiata però...» disse sulle spine Sirius, ansioso perchè la ragazza non parlava.

«Ma questo...?» sussurrò solo la ragazza, rigirandosi il libro tra le mani.

«Ehmm..sì è il tuo. Sai quella volta che abbiamo litigato poi l'ho raccolto, ma non ho più avuto...l'occasione...di restituirtelo» cercò di spiegare Sirius.

«E questo?» chiese Sunshine sollevando il biscotto.

«Biscotto della fortuna!» annunciò il ragazzo.

La ragazza sorrise e lo spezzò in due. Ne mangiò metà, mentre apriva il bigliettino contenuto all'interno.

 

Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte.

 

Quella frase sembrava fatta apposta per quello che stava vivendo lei.

Sunshine restò in silenzio ancora un attimo, prima di abbracciare Sirius, stringendo forte nelle mani i suoi regali.

«Grazie Sir! Grazie grazie!» mormorava, pensando che forse, dopotutto, Sirius aveva capito che lei gli era veramente vicina.

«Allora sono perdonato?» chiese di nuovo Sirius, appena si fu ripreso da quell'abbraccio improvviso.

«Certo!» gli assicurò Sunshine lasciandolo andare.

«Amici come prima, allora Raggio di Sole?» Sirius le porse la mano e lei la strinse senza esitare.

«Amici come prima.» e con un sorriso si unirono alla festa.

Poco dopo Sirius incrociò James, intento a far infuriare la Evans.

«Jamie lascia stare la rossa!» gli disse sorridendo.

«Non chiamarmi rossa, Black!» «Stai zitto, Sir!» esclamarono i due contemporaneamente.

«Oh guarda, siete già una coppietta felice! Andate proprio d'accordo!» li stuzzicò il ragazzo.

«Che vuoi Black?» chiese Lily, ben decisa a non dare in escandescenze. O almeno non subito.

«Oh niente rossa. Cercavo il mio amico perchè dovevo dirgli una cosa, ma se vuoi lo lascio tutto per te!» continuò a provocarla Sirius, deciso a divertirsi, adesso che aveva fatto pace con Sunshine.

«Che volevi dirmi Sir?» chiese James, desideroso di levarselo di torno.

«Te l'avrei detto subito se avessi voluto che lo sapessero tutti no?» gli fece notare Sirius sarcastico.

«Uh i fidanzatini devono parlare in privato! Andate pure a conferire in privacy, non voglio assistere!» e con quella frecciatina Lily scappò via.

«Questa me la segno rossa!» le gridò dietro Sirius.

«Stai zitto, rovina famiglie! Che volevi?» chiese scocciato James.

«Rovina famiglie?» chiese ridendo Sirius mentre lo trascinava più in là.

«Mi hai allontanato dalla mia futura moglie e madre dei miei figli! Come vuoi che ti chiami?» brontolò James.

«Cambierai idea, vedrai! Comunque volevo dire che la tua idea del biscotto della fortuna ha funzionato e io e Sun abbiamo fatto pace!» disse entusiasta Sirius.

«E tu per dirmi questo mi hai portato via dalla Evans?» chiese stupefatto James.

«Era importante!» si difese Sirius.

«Ovvio che era importante! Altrimenti perchè avrei organizzato questa festa? Ma non potevi dirmelo quando non ero con la Evans?» esclamò l'altro.

«Tanto stavate già per litig...aspetta! Hai organizzato tutto questo per darmi la possibilità di fare pace con Sun in modo artistico, elegante e soprattutto in privato?» adesso era Sirius ad essere sorpreso.

«Ovvio genio! Altrimenti perchè?» fece James esasperato.

«Perchè lo trovi divertente?» tentò Sirius, rinunciando sotto lo sguardo sarcastico di James. «E allora...bè grazie Jamie!» Sirius diede una pacca sulla spalla a James e poi filò via, prima di aggiungere qualcosa di compromettente tipo “ti voglio bene” o “sei i migliore amico del mondo!”.

Sirius si allontanò da James e scorse Remus, solo soletto, in un angolo che guardava il fondo di un bicchiere mezzo vuoto.

«Ciao Rem!» esclamò facendolo sobbalzare.

«Cosa? Oh ciao Sirius!» rispose dopo un attimo di disorientamento Remus.

«Che facevi?» chiese il moro, riempiendogli il bicchiere con altro succo di zucca.

«Pensavo. Tu non lo fai mai?» scherzò Remus, cercando di scacciare il ricordo della luna piena passata da poco. Sirius rise.

«No, non troppo spesso! Scommetto che ti sei annoiato durante le vacanze senza di me, vero?» chiese Sirius.

«Assolutamente!» disse ironico Remus. «Una noia mortale! Piangevo ogni notte perchè mi mancavi!»

«Ci scommetto! Anche io, tanto che James cominciava a portarsi sempre dietro un fazzoletto perchè non si sapeva mai..» Remus rise alle parole di Sirius.

«Ammettilo che sei innamorato di me!» lo prese in giro.

«Di te, Remus Lupin? Ma se sono innamorato perdutamente di Peter!» i due risero insieme guardando Peter che si impegnava per spazzolare il buffet.

«Ehi piccioncini! Che fate qui nell'angolo?» li interruppe in quel momento Sunshine, sbucando con una fetta di torta di mirtilli in mano e offrendone una al cioccolato a Remus.

«E a me non hai portato niente Raggio di Sole?» si lamentò Sirius mettendo il broncio.

«No, arrangiati! Era Remus quello da tirare su perchè lo stavi importunando!» ribattè lei con una linguaccia.

«Sei cattiva!» fece Sirius, sparendo però per procurarsi qualche cosa.

«Allora Rem, che mi racconti?» chiese Sunshine appena l'altro fu sparito. Lei e Remus si erano avvicinati molto, avevano studiato spesso insieme e parlato molto. Remus aveva sempre qualcosa di misterioso, come se dovesse nascondere qualcosa, ma Sunshine lo attribuiva alla timidezza.

«Non saprei. Non sono state vacanze molto interessanti.» “tranne per il fatto che ho quasi sbranato un ubriacone che si era inoltrato troppo nel bosco!” pensò tra sé Remus.

«Mmm...sai che io Sir abbiamo fatto pace?» chiese dopo un po' la ragazza.

«L'ho notato, sì.» sorrise Remus prima di tornare cupo. Adesso che aveva di nuovo Sirius, di sicuro Sunshine non avrebbe più perso tempo con lui. Lei naturalmente se ne accorse.

«Che c'è Rem? Perchè ti è sparito il sorriso?» chiese dolcemente.

«Pensieri.» rispose evasivo Remus.

«Perchè i tuoi pensieri sono sempre brutti, Rem?» insistette Sunshine.

«Non lo so. Immagino di essere fatto così.» Remus fece un piccolo sorriso che la ragazza ricambiò.

«Sai Rem?» disse dopo un po' l'altra.

«Mmm?» fece Remus mangiando la torta.

«Quando sorridi sembra che tu abbia davvero dodici anni invece di venti!» scherzò Sunshine, facendo ridere Remus.

«Me lo dice sempre anche mia madre! Allora è vero?» Remus fece finta di offendersi, ma Sunshine lo fece sorridere di nuovo dicendo:

«Ecco la vecchiaia che si avvicina a Remus Lupin! Dai Rem sorridi! Ecco così mi piaci!»

I due risero. Sunshine scorse Sirius intento a mandare fuori di testa Peter, togliendogli di mano ogni cosa che prendeva.

«Gli vuoi davvero bene, non è vero Sun?» Sunshine sobbalzò quando Remus le rivolse quella domanda, identica a quella che le aveva fatto Lily tempo prima.

«Si vede così tanto?» chiese cercando di suonare ironica.

«Per me sì! Ma io ho un'intelligenza al di sopra della media, è risaputo!» Remus sorrise soddisfatto quando riuscì a farla ridere di nuovo.

«Prima stavi pensando che ora ti avrei messo da parte? Ora che ho di nuovo lui?» chiese all'improvviso Sunshine. «Ehi non guardarmi con quell'aria stupefatta! Anche io ho un'intelligenza superiore!» aggiunse poi in risposta allo sguardo sorpreso dell'amico.

«Così pare! Comunque...sì. Lo farai?» disse alla fine Remus, decidendo di essere sincero.

«No. Remus Lupin, tu sei un mio amico e lo rimarrai!» Remus arrossì a quelle parole e alla carezza sulla guancia che gli fece Sunshine.

«Vado a prendere da bere, vuoi qualcosa?» svicolò alla fine il ragazzo.

«No grazie.» Sunshine guardò i suoi amici attorno al buffet ridere e scherzare. Vide Sirius offrire alla fine un biscotto a Peter che sorrise grato, James dare uno scappellotto sulla nuca a Sirius e Remus ridere a quel gesto. Come si faceva a non voler loro bene? Poi vide i capelli rossi di Lily poco più in là che, quasi avesse avvertito i suoi pensieri, si girò e le sorrise.

E Sunshine si accorse di essere felice. Come non lo era da mesi. Finalmente era tutto a posto.

 

**

 

La fine di Gennaio si avvicinava, portando via con sé la neve e mandando una pioggerellina fine e insistente che ti lasciava congelato fine alle ossa. I ragazzi cercavano di passare il più tempo possibile accoccolati vicino al fuoco a giocare, leggere o studiare.

Un giorno Sunshine, Lily e Remus stavano facendo i compiti di Trasfigurazione seduti ad un tavolo piuttosto vicino alla finestra quando si sentirono delle esplosioni fuori dal Ritratto e subito dopo la voce di Pringle che urlava.

«Mille galeoni che sono Potter e Black!» sospirò Lily senza alzare gli occhi dalla sua pergamena.

«Questo è guadagno assicurato però!» rise Sunshine, sbirciando il tema di Remus.

«Non copiare Sun!» la rimproverò questo.

«Eddai Rem! Prendevo ispirazione!» lo prese in giro lei, tornando però con gli occhi sul suo tema ancora a metà.

Proprio in quel momento James e Sirius entrarono nella Sala Comune, fradici e piegati in due dal ridere, con Peter che li seguiva ciarlando eccitato.

«Bè che avete combinato?» chiese Sunshine senza scomporsi quando i tre si avvicinarono.

«Abbiamo fatto le nostre statue con il fango, poi ci è venuto in mente che non avrebbero resistito senza un aiutino e allora siamo andati in biblioteca.» Lily chiuse gli occhi orripilata e se ne andò prima di saltare alla giugulare dei due. «Pringle ci ha beccati sulla porta e ha cominciato ad urlare perchè c'era fango ovunque e ha cominciato a rincorrerci per darci una punizione. Noi siamo scappati e bè...devo ammettere che lanciare caccabombe mentre passavamo non è stato proprio gentile, però...poi un Serpeverde ha provato a farci lo sgambetto e gli ho lanciato contro quella Fattura Gambemolli che abbiamo scoperto l'altro giorno. Molto ben fatta, se posso dirlo! E poi non ho capito bene cosa sia successo ma un Tassorosso penzolava appeso ad un'armatura. E poi mi è caduto il sacchetto delle biglie esplosive e ne sono saltate in aria cinque o sei...credo di aver distrutto un'armatura mentre le evitavo. E poi Sirius mi è sbattuto contro. E quando è arrivato Pringle eravamo ancora a terra e...» a quel punto Sirius si inserì nel monologo di James, sotto gli sguardi di rimprovero e di disapprovazione di Remus e Sunshine.

«E io faccio a Pringle che ci urlava contro “Cos'è tutto questo trambusto? Io e il signor Potter qui presente stavamo tranquillamente fuggendo e un'armatura ci ha attaccati! E tutto questo fango in giro? Lei non dovrebbe pulire?”» Sirius scoppiò in una risata fragorosa e James, ridendo tanto quanto lui, cercò di finire il racconto.

«Non gli è piaciuto, no no! Ma...ahahah! É stato assolutamente fantastico!» e ancora risate e risate.

«Jamie! Ti sei dimenticato dei due Serpeverde che abbiamo seppellito nel fango fuori e quel Tassorosso che abbiamo messo sopra l'armadio in Ingresso!» esclamò ad un tratto Sirius, dando una pacca sulla fronte a James.

«Che sbadato!» i due continuarono a ridere, insieme a molti nella Sala Comune, finchè non notarono le espressioni di Sunshine e Remus.

«Non guardarci così Sunny!» supplicò James, cercando di abbracciare la ragazza che però si scansò.

«Non mi toccare, sei pieno di fango! Andate a lavarvi tutti e due!» li rimproverò Sunshine. I due abbassarono la testa e salirono verso il Dormitorio.

«Che idioti!» sbottò Remus appena i due sparirono.

«Già.» assentì Sunshine, tornando sul suo tema.

«E li lascia andare via così? Senza dire niente?» si sorprese l'altro, guardandola con le sopracciglia inarcate.

«Non voglio che mi lascino sola di nuovo.» ammise la ragazza arrossendo e alzando lo sguardo triste sull'amico.

«Ok...allora gli parlerò io.» e con un ultimo sguardo dolce Remus si avviò per le scale, borbottando a bassa voce imprecazioni.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Slave gente! Volevo pubblicare questo capitolo ieri ma alla fine mi sono dovuta rassegnare e ve lo posto oggi. Alloooora....ho scoperto che mi piacciono davvero molto tanto gli elenchi numerati quindi...

  1. Spero che l'inizio non risulti un po' soporifero ma l'ispirazione mi è venuta dopo

  2. Se vi sembra strano il modo in cui hanno fatto pace Sir e Sun sappiate che lo sembra anche a me :D all'inizio l'avevo pensato in un modo diverso ma poi hanno voluto fare così e come disse il saggio (o meglio la saggia :P) “Sei tu l'autrice, devi seguire il tuo istinto, i tuoi personaggi sono come vuoi tu e..non so spiegarmi, ma il sunto è che ogni cosa che decidi seguendo l'istinto è sempre giusta!” quindi è finita così :D

  3. Non mi ricordo più cosa dovevo dire ma ogni elenco che si rispetti ha almeno tre punti :)

  4. Questa non c'entra niente, ma come vi va a scuola?? Daai sono curiosa :D

  5. Grazie a chi ha recensito! Hoshi Kudo, Jeis, Kira_Iris, Annie98 e naturalmente la mia splendida schiavetta! AleJackson!! Grazie schiavetta <3

  6. Grazie anche a chi segue, preferisce o ricorda :)

Perfetto e ora, finite le comunicazioni di servizio dD vi dice ciao! (grande Sue Sylvester! Chi di voi è un Gleek? I'm a Gleek :D)

E dopo quest'ultima sclerata...baci!

*dD*


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Capitolo 47
*** Che si aprano le danze! (o meglio, le investigazioni e la guerra) ***


 

 

 

Che si aprano le danze!

(o meglio, le investigazioni e la guerra)

 

 

 

 

 

«Sirius sveglia! Ho bisogno di aiuto!» la voce di James si infilò nei sogni di Sirius, risvegliandolo bruscamente.

«Che succede Jamie? Che ore sono?» domandò confuso.

«Sono le sei di mattina.» rispose James serafico.

«E tu che Salazar vuoi alle sei di mattina di...Martedì? » chiese contrariato Sirius guardando storto James.

«Ho bisogno di aiuto. Sai che giorno è oggi?» fece James.

«Martedì? Ok...Gennaio il..trenta?» disse incerto Sirius.

«Sì! Il trenta Gennaio! Non ti ricorda niente Sir?» lo esortò l'altro, eccitato.

«Ehmm...» Sirius cercava di pensare ma il suo cervello stava ancora evidentemente dormendo perchè alla fine scosse la testa.

«Oggi è il compleanno della Evans idiota!» lo informò James, alzando un po' troppo la voce.

«Scusami se non sono io ad essere innamorato della rossa pazzoide!» fece sarcastico Sirius, alzando anche lui la voce.

«State zitti! Sono le sei del mattino! Andate ad amoreggiare da un'altra parte!» il ringhio di Remus interruppe la discussione prima che degenerasse e i due tornarono a sussurrare.

«Ok, che vuoi che faccia?» chiese Sirius, sconfitto dall'idea di poter tornare a dormire solo quando James l'avesse finalmente lasciato in pace.

«Voglio regalarmi alla Evans!» poi all'occhiata confusa di Sirius, James si spiegò meglio. «Voglio che tu mi lascia dentro un pacco davanti alla sua stanza! Io uscirò quando lei lo aprirà e le dedicherò questa poesia!»

Sirius diede un'occhiata al foglio che James gli sventolava sotto al naso, ma nella luce grigia che cominciava appena a spandersi nella stanza non riuscì a distinguere le parole.

«Dentro un pacco?» chiese ancora incerto.

«Sì!» annuì l'amico impaziente.

«Va bene. Basta che poi mi lasci in pace!» Sirius si alzò e si vestì, poi lui e James scesero in Sala Comune dove potevano parlare liberamente.

«Come hai intenzione di fare?» domandò Sirius.

«Allora, tu mi prenderai delle misure approssimative, dovrò stare nella scatola seduto, e poi costruiremo la scatola con il cartone che ho ruba...ehmm “preso in prestito” da Pringle e la ricopriremo con la stoffa che mi ha dato di sua “spontanea volontà” Lumacorno. Fisseremo tutto con scotch magico e un incantesimo.»

«Sei organizzato. Dove sono tutte queste cose?» chiese Sirius, ormai più sveglio.

«Nel passaggio parallelo al corridoio del quarto piano.» nelle loro scorribande notturne a James e Sirius era capitato di doversi scostare in fretta da un corridoio e grazie a questo erano riusciti a scoprire diversi corridoi e stanza nascoste.

«Ci andiamo con il Mantello?» domandò ancora Sirius, trovando il piano un po' debole.

«No, a quest'ora non c'è nessuno in giro.» così i due uscirono di soppiatto dal buco del ritratto e corsero silenziosi per i corridoi.

Dopo tre quarti d'ora buoni il pacco era fatto e ricoperto, coperchio compreso.

«Che faticaccia! Per fortuna che avevi già un'idea di come fare!» sospirò alla fine Sirius.

«Adesso la portiamo davanti alla sua camera, io entro e...» James si interruppe a metà della frase osservando la scatola.

«Che c'è ora?» chiese Sirius senza aprire gli occhi, seduto a terra con la schiena contro il muro.

«Come faccio a entrarci Sir?! È tropo alta!» esclamò l'altro con voce disperata.

«Merlino! Non potevi pensarci prima?» Sirius aprì gli occhi e si alzò di nuovo in piedi.

«E adesso che facciamo?» si preoccupò James, sperando di non dover mandare all'aria la sua poesia.

«Portiamo la scatola in Sala Comune, tu sali su una sedia o un gradino e monti dentro e poi io faccio Levitare tutto fino dalla Evans. Ok?» propose Sirius, ansioso di tornarsene a letto il prima possibile.

«Sei un genio Sirius Black!» e con un sorriso James lanciò un Wingardium Leviosa alla scatola, facendola levitare a pochi centimetri dal suolo.

Stavano tornando verso la torre quando all'improvviso Sirius si fermò, mentre James gli andava addosso.

«Che Merlino c'è ora Sir?!» domandò il ragazzo all'amico immobile. Per tutta risposta Sirius sospirò e disse con voce fintamente innocente:

«Oh buongiorno professoressa McGranitt! Cosa fa in giro a quest'ora?»

«Questo dovrei chiedervelo io, signor Black!» rispose severa la strega, guardandoli con le sopracciglia aggrottate.

«Bè professoressa, come vede noi abbiamo una consegna speciale di compleanno! E poi il coprifuoco è finito dieci minuti fa!» rispose Sirius come se fosse ovvio.

«E cosa ci sarebbe dentro quel pacco?» domandò non convinta la professoressa.

«Assolutamente niente! Il regalo ce lo dobbiamo ancora mettere!» intervenne James, sputando da dietro la scatola.

«E per chi sarebbe?» fece ancora la McGranitt.

«Per la signorina Evans, professoressa. Ma ora dobbiamo andare! Altrimenti non facciamo in tempo a farle la sorpresa.» e Sirius, afferrato James per un gomito corse via, il pacco che svolazzava davanti a loro

«Non si corre per i corridoi!» sentirono che la McGranitt li rimproverava ma i due non si fermarono finchè non furono nella Sala Comune, che era ancora deserta.

«Dai, mettiti dentro!» Sirius era sempre più impaziente mentre vedeva i minuti che avrebbe potuto passare sotto alle coperte scorrere via.

«Aspetta!» James rese un foglio di pergamena su un tavolo e ci scrisse “Per la signorina Lily Evans”, e poi lo attaccò sul coperchio. «Fatto!» dopo qualche tentativo James riuscì finalmente ad entrare nel pacco e Sirius lo fece atterrare dolcemente davanti alla porta del dormitorio delle ragazze del secondo anno. Poi, vista l'ora, decise che non valeva la pena di cambiarsi e tornare a letto e si sedette su una poltrona, in attesa della scena.

Dopo un po' si accorse di essersi appisolato perchè si trovò all'improvviso la Wetmore affianco e sentì di risolini e delle voci al piano di sopra che prima non c'erano.

«Buongiorno Sirius!» lo salutò con voce suadente Mary, troppo vicina per i suoi gusti.

«'Giorno Wetmore. Sono le tue amiche a fare tutto questo casino?» chiese lui freddo.

«Emmeline e Alice.» annuì quella.

«Ciao Wetmore!» e senza aggiungere altro Sirius si avvicinò alla scala per sentire tutto.

«Emm sveglia Lily!» questa era di sicuro la Prewett.

«No no, la sveglia Sun!» una voce più timida, la Vance.

«La sveglio io!» questa era il suo Raggio di Sole.

«Lily, ehi Lils!» evidentemente avevano lasciato la porta aperta se Sirius riusciva a sentire anche quel sussurro.

«Mmm?» oh, la Evans!

«Buon compleanno tesoro!» la salutò Sunshine. Sirius sentì il suono di un paio di baci e l'eco di Alice e Emmeline all'augurio di Sun.

«Oh grazie ragazze! Ma che cos'è quella cosa in corridoio?» attenta, la Evans!

«Un regalo per te! C'è scritto sul coperchio ma non sappiamo altro.» la informò eccitata Alice.

Non prevedere niente Sun! Ti prego!” pregò tra sé Sirius.

«Secondo me è uno scherzo...» perchè nessuno ascoltava mai le sue preghiere?

«Scopriamolo!» e brava Alice!

Siris trattenne il respiro insieme alle ragazze mentre Lily apriva la scatola e poi.

«Aaaah! Potter!» l'esclamazione della Evans fece ridacchiare Sirius. Si sentì un colpo, James aveva fatto cadere le pareti della scatola e poi, con voce solenne e pomposa cominciò a recitare.

«Dolce Evans, oggi è la tua festa!

Devo riuscire a farti perdere la testa.

Certo difficile non sarà,

Perchè, come ogni persona sa,

Splendido come sono

Posso offrirmi come dono.

Sono sicuro che felice sarai

E che un bacio mi darai.

Cara Lilluccia mio tesoro,

Io non ti darò argento né oro,

Ma solo me, il grande Potter, avrai.

Sono sicuro che esulterai!

Buon compleanno Evans carissima

Grazie a me, la tua festa sarà bellissima!»

Quando James ebbe finito, Sirius già se lo immaginava ad inchinarsi e ad avvicinarsi alla rossa per avere un bacio, risuonò un silenzio fragoroso.

Poi, senza potersi fermare Sirius scoppiò a ridere, insieme a Alice e a Mary e a tutte le persone che si erano svegliate per tutto quel trambusto. Contemporaneamente Lily cominciò a gridare insulti e maledizioni a James che chiedeva innocente che cosa avesse fatto di male. In tutto quel trambusto cominciarono a volare incantesimi, Silencio dai più grandi, fatture minori dagli altri.

Alla fine una ragazza si trovò a muovere le labbra senza parlare, una si trovò coperta di orchi volanti e Sirius con il sangue che colava dal naso. E la cosa peggiore era che a colpirlo era stato James, scivolato giù per le scale.

«Non coinvolgermi più nei tuoi regali per la pazza!» esclamò Sirius, tenendosi il naso con una mano, già tutta sporca di sangue.

«Ma Sir...!» provò a difendersi James. Sirius non lo lasciò finire, accettò il fazzoletto che gli porgeva Mary e se ne andò, diretto in infermeria.

Sirius camminava per i corridoi, borbottando tra sé e asciugando il sangue che continuava a scendere dal naso con il fazzoletto della Wetmore. All'improvviso si trovò di fronte Mocciosus, un piccolo pacchetto in mano e un sorriso più unico che raro sulle labbra.

«Qualcuno ti ha picchiato Black? L'avrei voluto fare io!» disse beffardo il Serpeverde appena vide Sirius.

«Taci Mocciosus e togliti dai piedi!» sibilò arrabbiato Sirius. Aveva sonno, gli faceva male una spalla, il naso gli pulsava e il sangue continuava a scendere: non era proprio giornata per mettersi a discutere con Mocciosus Piton.

«Che cosa è successo Black? Raccontamelo, voglio fare i complimenti a quello che ti ha rotto il naso!» continuò invece l'altro, felice di poterlo stuzzicare impunemente.

«Te lo dico per l'ultima volta Mocci: sparisci!» Sirius stava definitivamente perdendo la pazienza.

«Oppure potresti essere così stupido da fartelo da solo?» riprese invece Piton senza ascoltarlo.

Sirius sfoderò la bacchetta, ma Piton fu più veloce e lo disarmò. «Come ci si sente ad essere alla mercé di qualcuno Black?»

«Vattene Piton, vai via.» ribattè per l'ultima volta Sirius.

«Incarceramus!» gridò per tutta risposta Piton. Sirius schivò l'incantesimo e, sorprendendo sé stesso per primo, scattò in avanti e diede due pugni a Piton, uno nello stomaco e uno sulla guancia sinistra. Il Serpeverde annaspò in cerca d'aria e Sirius ne approfittò per raccogliere la sua bacchetta e allontanarsi. Prima però che potesse fare un altro passo, Piton disse qualcosa dietro di lui e Sirius sentì come se un martello l'avesse colpito tra le scapole. Si accasciò a terra con un gemito, senza lasciare la bacchetta.

«Sei a terra Black. Non riesci a fare niente senza il tuo amichetto Potter vero?» lo schernì Piton. Sirius si preparò a alzarsi in piedi di scatto, ma Piton sussurrò un altro incantesimo. Sirius sentì le proprie gambe cedere e diventare molli e deboli.

«Mi piace vederti sconfitto Black! Prostrato ai miei piedi. Ricordatelo quando vorrai ancora prendertela con me.» disse tronfio il Serpeverde. Sirius rotolò fino a trovarsi di fronte a Piton, che si era accucciato per guardarlo in faccia.

«Mocciosus...» sussurrò dolente Sirius. Piton sorrise soddisfatto. «Vai al diavolo!» Sirius rise alla faccia sconcertata dell'altro, poi alzò la bacchetta e gridò: «Expelliarmus! Exulcero!» il Serpeverde perse la sua bacchetta ma riuscì a schivare il secondo incantesimo. Poi con un calciò mandò anche la bacchetta di Sirius contro il muro. Piton stava per colpire di nuovo il Grifondoro quando dietro di lui risuonò una voce.

«Pietrificus Totalus!»

«Jamie!» mormorò Sirius, accorgendosi che poteva di nuovo sostenersi sulle gambe.

«Scusa Sir, sarei arrivato prima ma sono stato trattenuto dalla Evans e da Sunny. Va tutto bene?» chiese allegramente James.

«Sì, tutto bene. Le ore passate a imparare nuovi incantesimi e fatture in biblioteca sono state utili.» rispose Sirius.

«Dai andiamo in Infermeria a farti sistemare il naso.» James gli porse di nuovo il fazzoletto che gli era caduto e poi si chinò su Piton, steso rigidamente a terra. «Adesso è guerra Mocciosus. Guerra aperta!» gli sibilò a due millimetri dal naso. Poi insieme lui e Sirius se ne andarono, premurandosi di pestargli le dita, di raccogliere la bacchetta di Sirius e di pulire la lieve traccia di sangue che Sirius aveva lasciato a terra.

A Madama Chips dissero che era scivolato dalle scale, lei ci mise un secondo a sistemargli il naso e la spalla e poi li mandò a fare colazione.

«Ti rendi conto Jamie? Quante cose abbiamo fatto e sono solo le otto!*» disse di nuovo allegro Sirius, il viso finalmente pulito dal sangue.

«Già! Se l'inizio è così non voglio immaginare il resto della giornata.» rise James mentre si sedevano al tavolo dei Grifondoro, dove Remus mangiava velocemente, preoccupato di fare tardi.

«Dove siete stati tutto questo tempo?» chiese Sunshine, seduta di fronte a loro accanto a Lily.

«Abbiamo fatto un giretto in infermeria...e abbiamo incontrato Mocciosus!» la informò James cominciando a mangiare con calma.

«Cosa avete fatto a Severus, Potter?» chiese subito aggressiva Lily.

«Oh, l'abbiamo lasciato un po' rigido in un corridoio...» rise Sirius, imitato da James.

«Siete degli idioti! Quale corridoio?» scattò Lily, alzandosi in piedi, la colazione a metà.

«Non so, non ricordo...tu te lo ricordi James?» chiese con voce confusa Sirius.

«Io? Proprio no!» lo appoggiò James nascondendo un sorriso dietro il bicchiere di succo di zucca.

«Ma perchè dovete sempre prendervela con lui? Cosa vi ha fatto di male? Siete due prepotenti antipatici!» la Evans ormai gridava.

«Abbassa la voce rossa!» le disse Sirius, abbandonando il tono scherzoso.

«Non prendo ordini da un egocentrico aggressivo arrogante idiota!» sibilò la ragazza.

«Lils...» cercò di placarla Sunshine posandole una mano sul braccio.

«Senti rossa, la stupida qui sei tu! Credi che io mi divertissi con il naso rotto a difendermi da un Serpeverde che mi ha attaccato senza motivo? Sì esatto Evans, è inutile che fai quella faccia! Io me ne stavo andando in Infermeria e l'ho incrociato. Ha cominciato a rompere e io gli ho detto di andarsene e lui mi ha attaccato! Mi sono difeso e lui mi ha colpito! Per fortuna è arrivato James altrimenti non so che cosa avrebbe fatto il tuo amico viscido e bastardo! Ok?» si sfogò Sirius, sotto gli sguardi stupiti dei Grifondoro lì attorno.

«BUGIARDO!» gli gridò Lily, prima di afferrare la sua borsa e correre via, con Sunshine alle calcagna che cercava di calmarla.

«Davvero è andata così?» chiese con calma Remus, guardando dritto negli occhi Sirius che si era riseduto.

«Sì.» borbottò quello.

«Davvero?» chiese una voce nuova. Sirius si girò e vide McCroy e Regulus che ridacchiavano alle sue spalle.

«Che vuoi McCroy? 'Giorno Reg, sei venuto a dirmi qualcosa?» sospirò stancamente Sirius.

«Andatevene.» esclamò contemporaneamente James.

«Sta buono Potter! Volevo solo sapere se Black non è capace di difendersi da solo nemmeno da Piton. Davvero ha avuto bisogno del tuo aiuto?» McCroy palava con voce fredda e derisoria. Sirius arrossì.

«Pare di sì Jared.» ghignò Regulus.

«Andiamo via James. Non ho voglia di picchiare anche loro.» poi Sirius distolse lo sguardo dai Serpeverde, prese un biscotto dal piatto di Remus e se ne andò, la borsa su una spalla e James poco dietro di lui.

«Codardo!» sussurrò Regulus, ma Sirius non lo sentì.

Quella giornata fu una delle più stancanti che James e Sirius avessero mai vissuto. La McGranitt li rimproverò perchè erano arrivati in ritardo a lezione, tolse loro dei punti e li sgridò quando James tentò con mille chiacchiere di tenere sveglio Sirius; Sunshine e Lily li guardavano storto, nessuna delle due credeva nelle loro spiegazioni e in più c'erano continuamente delle persone che li attorniavano per sapere della sorpresa alla Evans e della rissa mattutina con Piton.

Alla fine della giornata i due, dopo un allenamento sotto la pioggia per James e un “guardiamo James che si allena sotto la pioggia” per Sirius, i due andarono a cena e poi a letto. Certo, poi si alzarono a mezzanotte per cercare le cucine, ma questo non lo sapeva nessuno.

Poco prima di addormentarsi James dichiarò che quell'anno la Evans non avrebbe avuto nessun regalo di San Valentino. Poi però alla fine addolcì la “condanna” e le mandò solo uno sgargiante biglietto che le ricordava ogni volta che lo apriva quanto James Potter la amava.

Ogni notte i due passavano almeno un'ora nella ricerca delle cucine, senza risultati, finchè un giorno, o meglio, una notte...

«James stai facendo più confusione del solito!» mormorò Sirius all'amico.

«Non è vero!» protestò James. I due camminavano sotto al Mantello dell'Invisibilità per i corridoi del secondo piano, più per abitudine e istinto di ribellione che per cercare davvero le cucine.

«E allora perchè sento benissimo i tuoi passi?» domandò Sirius come se fosse ovvio.

«Perchè non sono i miei!» sbottò James. Per un secondo Sirius quasi replicò, poi entrambi registrarono cosa aveva appena detto James e si bloccarono.

Frusssh. Tic tic tic tic. Passi veloci e fruscii di lunghe vesti.

«Non è un prefetto. Solo la McGranitt fa questo suono quando cammina.» bisbigliò James all'orecchio dell'amico. Senza fare rumore si spostarono verso il suono e videro che non era la McGranitt, bensì Madama Chips.

«Dove va a quest'ora?» si chiese Sirius. I due istintivamente la seguirono.

L'infermiera camminava veloce per i corridoi. All'improvviso si fermò davanti ad un quadro che ritraeva una ciotola di frutta.

«Secondo te è sonnambula?» chiese James all'amico che, per tutta risposta, alzò le spalle.

Madama Chips alzò una mano e fece..

«Sta davvero facendo il solletico alla pera?» domandò stupefatto Sirius. Prima che James potesse ribattere però si aprì una porta, prima invisibile, nel corridoio e l'infermiera entrò seguita dai due Grifondoro.

«Jamie!» sussurrò Sirius con la bocca spalancata.

«Sì Sir! Abbiamo trovato le cucine!» i due si diedero silenziosamente il cinque, poi aspettarono che la strega sparisse con il suo te e la sua tisana alla camomilla su un vassoio e si tolsero il Mantello.

«Signorini! Che cosa fare qui?» chiese un elfo domestico vedendoli apparire all'improvviso.

«Ciao, come ti chiami?» domandò invece James.

«Io chiamare Saldy, signorini.» rispose gentile Saldy.

«Bene Saldy, possiamo chiederti una cioccolata calda?» si inserì Sirius.

«Arriva subito signorini!» e poco dopo due alfi domestici arrivarono con un vassoio con sopra due tazze di cioccolata calda con la panna e alcuni biscotti.

I due ragazzi mangiarono tutti contenti, poi decisero che Remus e Peter dovevano assolutamente saperlo, quindi si alzarono per andarsene.

«Aspetta! Saldy, possiamo portare via dei biscotti alla cioccolata?» chiese Sirius all'elfo che annuì servizievole e glieli portò in un sacchetto.

I due ringraziarono e se ne andarono.

Entrarono nel dormitorio tutti allegri e scossero Peter dal sonno dicendogli di stare in silenzio per non svegliare Frank, poi si avviarono verso quello di Remus...e lo trovarono vuoto.

«Ma dov'è?» sussurrò Sirius perplesso.

«Non so. Sinceramente non ricordo che sia mai venuto a dormire.» rispose James cercando di riflettere.

«F-forse è in i-infermeria.» balbettò Peter ancora insonnolito.

«Potrebbe. Però è strano. È sempre malato, o da sua mamma, o suo nonno è morto, o il suo cane sta male. Non è strano? Magari ha l'amante!» elucubrò (N.d.A: che parolone eh??) James.

«Stiamo parlando di Remus Lupin, hai presente?» ridacchiò Sirius, senza riuscire ad immaginarsi l'amico che sgattaiolava via per incontrare una ragazza in minigonna e reggicalze.

«Hai ragione. Forse è davvero “cagionevole” come dice.» borbottò dubbioso James.

«Lo dobbiamo scoprire!» decise Sirius. Peter sbadigliò e tornò a letto dopo un mugolio di assenso.

«Ci metteremo al lavoro domani. Intanto tu segnati che giorno è oggi, magari scopriamo ce le cose sono periodiche! E domani cercheremo di ricordarci anche quando è sparito le altre volte.» dopo aver esposto il suo infallibile piano, James e Sirius si spogliarono e si infilarono a letto. E il sacchetto di biscotti finì sotto al letto di Remus.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

*Eugene mio! <3 <3

 

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Non ho molte cose da dire ma facciamo il solito elenco :)

  1. Mi dispiace esserci stata così tanto ad aggiornare ma è stata una settimana lunga e difficile e sono un po' triste in questi giorni quindi mi viene difficile scrivere.

  2. Spero che l'idea di James vi abbia fatto ridere quanto ha fatto ridere me quando l'ho scritta e che non abbiate intenzione di uccidermi solo perchè la poesia è un obbrobrio!

  3. Insultate Mocciosus e Regulus avanti! Divertitevi! Però sappiate che, anche se ci è andato giù pesante, dopotutto Mocciosus si stava solo vendicando di quello che gli avevano fatto Sirius e James, quindi un 1% di ragione ce l'ha. Per il resto, ha osato toccare Sirius, quindi fatelo a pezzi!!

  4. La parte delle cucine è un po' assurda e scritta male, ma meglio di così non mi veniva.

  5. I segreti di Remus cominciano a salire a galla! Preparatevi, signori e signore!

  6. Grazie a chi ha recensito ossia Hoshi Kudo, Jeis, Annie98 e la mia mitica AleJackson! Come mai siete diminuite a 4? Vabbè, grazie mille, vi adoro!!

Alla prossima!

*dD*


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Capitolo 48
*** Il segreto della Luna ***


 

 

 


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Il segreto della Luna

 

 

 

 

 

Il giorno dopo, ancora prima di aver fatto colazione, James, Sirius e Peter si fiondarono in infermeria, dove trovarono un Remus addormentato e dall'aria stanca.

«Visto? Ma-magari è malato!» disse Peter sedendosi accanto al letto dell'amico.

«Ma si è ammalato così all'improvviso?» fece Sirius dubbioso, sistemandosi sul letto di Remus, accanto al suo stomaco.

«Ma dai Sir! Sono giorni che ha un'aria un po' sbattuta. Però anche a me sembra un po' strano.» disse James, avvicinando un'altra sedia e mettendola dal lato opposto di Peter.

«Perchè è strano?» chiese Peter che non capiva davvero i dubbi dei suoi amici.

«Si ammala troppo spesso! È sempre in Infermeria! E ogni tanto tira fuori quelle scuse assurde di funerali, matrimoni e cose varie! Non ci credo!» disse deciso Sirius, fissando gli occhi chiusi di Remus, addormentato profondamente. Poi indicò una guancia dell'amico a James. «Guarda!» sulla pelle bianca si intravedeva un lungo graffio rosa che il giorno prima non c'era.

«Come avrà fatto? È bello lungo!» sospirò James esplorando con lo sguardo tutto ciò che di Remus si vedeva.

«F-forse è ve-venuto qui per q-quello!» propose Peter, ma ormai non ci credeva più neanche lui.

«Figuriamoci! Sirius, ti ricordi quando ha accampato l'ultima scusa o si è ammalato?» chiese James, già assorto nell'indagine.

«L'ultima volta è stato il giorno prima della partita Corvonero-Serpeverde, ti ricordi? Lo volevamo mandare a spiare gli allenamenti serali delle Serpi, ma lui ha detto che doveva andare in Infermeria perchè no si sentiva bene.» si ricordò Sirius.

«Vero! E a Dicembre?» chiese ancora James.

«Mah! E anche a Novembre non so, ma forse se chiedessimo anche a Sun...» disse Sirius con la fronte aggrottata e lo sguardo brillante per l'eccitazione di quel nuovo gioco.

«Vedremo. E prima?» James mentre parlava indicò una serie di piccoli agli sulle mani di Remus.

«A O-Ottobre stava male d-di nuovo!» esclamò Peter.

«Hai ragione! Ma parla piano, non vorrei che si svegliasse.» lo ammonì James per poi aggiungere: «E a Settembre doveva andare al battesimo di suo cugino!»

«Già! A Ottobre era quel giorno che abbiamo chiesto alla Evans aiuto con Difesa! E a Settembre quando hai fatto infuriare la Mc con quella storia assurda sul perchè non avevi fatto i compiti!» ricordò Sirius. «So le date!*» esclamò.

«Davvero?» chiese stupefatto James.

«Sì! Aspettatemi qui e continuate a pensare!» poi Sirius corse via. Arrivò nel Dormitorio con il fiatone, sorprendendo Frank che si era appena vestito, afferrò il quaderno che gli aveva regalato Sunshine a Natale, una pergamena, una piuma e dell'inchiostro e corse via di nuovo.

«Veloce Sir! Che hai lì?» chiese James quando Sirius entrò ansimante e trafelato.

«Niente niente. Avete pensato?» chiese Sirius cercando di riprendere fiato, sfogliando freneticamente il quaderno.

«Sì! Ad Agosto era verso fine mese, a Luglio bo, a Giugno non ci ricordiamo, a Maggio...» cominciò la lista James.

«Fermo fermo! Aspetta. Allora...Ottobre era...il 24!» disse Sirius leggendo la piccola data scritta al fianco del disegno di Sunshine. «E Settembre il 25!»

«Bravo! E Gennaio era il 21!» disse felice James.

«E M-Maggio il primo! M-me lo r-ricordo!» esultò Peter.

«Evvai! Hai scritto Sir?» chiese James rivolgendosi a Sirius.

«Sì!» assicurò Sirius soffiando sull'inchiostro per farlo asciugare più in fretta.

«Ciao ragazzi che fate qui?» Remus si era svegliato in quel momento e si era trovato circondato dai suoi amici. Fece un piccolo sorriso, anche se si sentiva spossato e con tutto il corpo dolorante: non era stata una bella luna piena, proprio no.

«Remmy! Ti sei svegliato finalmente!» James sfoderò un sorriso allegro e innocente, come se la conversazione appena interrotta non fosse mai esistita.

«Come mai siete qui?» chiese ancora Remus che, adesso che cominciava ad essere più lucido, era anche più preoccupato.

«Stanotte non eri venuto a dormire e così siamo venuti a cercarti qui, dato che sei così cagionevole.» Sirius cercò di non mettere troppa ironia nella frase, senza riuscirci troppo bene, come gli confermò un'occhiataccia di James. Remus però non ci diede peso, pensando che l'ironia di Sirius fosse dovuta a quella parola che lui trovava tanto “retrò”.

«Scusatemi se non vi ho detto niente, ma ieri sera tornando dalla Biblioteca non mi sentivo troppo bene e allora sono venuto qui e Madama Chips mi ha detto che era meglio se dormivo qui.» si inventò Remus, ormai abituato a mentire ai suoi amici, anche se ogni volta si sentiva in colpa.

«Salve ragazzi! Oggi niente colazione?» Sunshine entrò sorridendo allegra e posando un bacio sulla guancia di Remus, prima di porgergli un croissant alla cioccolata ancora caldo.

«Se l'avessi portata anche a noi, l'avremmo fatta!» si lamentò James occhieggiando affamato la colazione di Remus che gliene diede gentilmente una punta.

«Come facevi a sapere che eravamo qui, Raggio di Sole?» chiese invece Sirius mentre la ragazza si sistemava su metà della sedia di James.

«Me l'ha detto Lily.» poi in risposta alle occhiate sorprese dei ragazzi spiegò: «Ieri ti ha visto venire in Infermeria, Remus, e ho immaginato che voi foste venuti qui.»

«Perspicace questa testolina!» le disse James spettinandole i capelli. La ragazza fece una piccola smorfia, ma non disse niente.

«Grazie Sun. Saresti così gentile da portarmi i compiti poi?» chiese Remus rivolgendosi al Sunshine che sorrise di nuovo.

«Ovvio Rem, come sempre. Venite a fare colazione voi?» fece la biondina rivolgendosi agli amici.

«C'è tempo?» chiese James speranzoso.

«Se ci sbrighiamo...» gli rispose Sunshine alzando le spalle.

«Ciao Remmy!» un attimo dopo i tre ragazzi erano già fuori dall'Infermeria.

«Che morti di fame!» rise Remus. Sunshine sentì che Madama Chips stava arrivando, attirata da tutto quel fracasso, e si alzò a sua volta.

«Vengo a trovarti a pranzo e ti porto gli appunti e i compiti, ok?» chiese raccogliendo la sua borsa da terra.

«Grazie Sun, sei speciale!» rispose Remus arrossendo violentemente a quella parole.

«Di niente.» poi Sunshine spettinò i capelli a Remus e se ne andò con un un ultimo sorriso.

Remus sospirò. Quanto sarebbe potuto andare avanti ancora così? I suoi amici non erano stupidi, non avrebbero creduto ancora a lungo alle sue scuse, ma che altro c'era da fare? Sarebbe potuto andare avanti ancora un po', sicuramente. Ma Remus non sapeva quanto si sbagliava.

 

**

 

Ciao Sunny! Lo so, devo seguire la lezione, ma devo parlarti e non voglio che Remus senta. In più oggi la Mc non mi ha permesso di sedermi vicino a Sir e quindi non posso discuterne con lui. Sei così gentile da prestarmi attenzione?

Jamie

 

Sunshine lesse il bigliettino appena atterrato sul suo banco e sospirò. Alla fine però rispose.

 

Dimmi Jamie, sono tutta orecchie. Cosa c'è di così importante?

Sun

 

Sunshine lanciò il bigliettino a James, stando attenta che la McGranitt non la vedesse e si mise ad ascoltare la lezione, in attesa della risposta.

 

Guarda che è una cosa seria e lunga, quindi non metterti a ridere prima di aver finito di leggere, ok? Bene.

Io, Sirius e Peter l'altra notte non abbiamo trovato Remus a letto. Poi stamattina l'abbiamo trovato in Infermeria che dormiva e abbiamo pensato che fosse strano che lui fosse malato o avesse scuse varie così spesso. Ci siamo messi a fare un elenco di quelle che ci ricordavamo, ma non ci vengono in mente tutte. Tu ti ricordi qualcosa di strano a Dicembre, Novembre e prima? Lo so che sembra assurdo e che forse dovremmo chiedere a lui, ma crediamo che ci voglia nascondere qualcosa. Sirius ha proposto un'amante, ma sembra piuttosto improbabile. Abbiamo anche notato che sparisce ogni mese circa. Qualche idea?

Jamie

 

Sunshine lesse tutto e sospirò. Se Remus aveva un segreto non voleva costringerlo a rivelarlo, ma doveva ammettere che era curiosa.

 

Hai ragione, Jamie, non mi sembra giusto fare queste “indagini” su di lui, ma è strano. Io mi ricordo che Remus è andato a casa due giorni prima di noi nelle vacanze di Natale e che a Novembre è andato al battesimo del figlio di suo cugino, o almeno ha detto questo. Mi ricordo che era il 22 perchè era il compleanno della mia amica Rose, una mia vicina di casa. Mi ricordo anche il 24 Ottobre e il 25 Settembre, ma se Sirius è furbo lo aveva già scoperto. Poi mi ricordo il 3 Aprile perchè volevo che mi aiutasse con un regalo di compleanno per Angie, ma non lo riuscivo a trovare e alla fine avevo scoperto che era in Infermeria e il 7 Febbraio perchè era il compleanno di Emmeline. Per il resto vuoto. Ah sì, attorno al 9 Gennaio, perchè c'era il compito di Vitious e lui mi aveva chiesto di chiedere se poteva recuperarlo un altro giorno perchè era morta sua nonna.

Mi dai tutto l'elenco? Poi se vuoi possiamo passare i Biblioteca e vedere se troviamo qualche cosa.

Sun

 

James aggiunse veloce quelle date alla lista di Sirius e poi la passò all'amica.

 

19 Febbraio (ieri)

21 Gennaio

23 (?) Dicembre

22 Novembre

24 Ottobre

25 Settembre

26/27 Agosto

Luglio?

Giugno?

1 Maggio

3 Aprile

Marzo?

7 Febbraio

9 (?) Gennaio

 

Sunshine lesse la lista e scosse la testa. Non riusciva a capire. C'era una certa ricorrenza, ma le date potevano non essere esatte.

 

Non sembrano casuali, però non si sa mai, no? Allora, ci venite in Biblioteca?

Sun

 

In Biblioteca? Io e Sir? Ma dai! Però per questa ricerca magari sì. Finite le lezioni?

Jamie

 

Sì. E adesso lasciami seguire la lezione. E non dormire!

Sun

 

Sunshine lanciò l'ultimo bigliettino e poi si mise ad ascoltare la lezione, inutilmente. Quelle date continuavano a saltarle all'occhio e non riusciva a capire che cosa le ricordassero.

 

**

 

Alla fine delle lezioni Sirius e James misero Peter a tenere impegnato Remus e filarono in Biblioteca da Sunshine.

«Ehi ragazzi! Come avete fatto a trovare la Biblioteca? È un posto sconosciuto per voi!» li salutò Sunshine appena i due si sedettero al suo tavolo.

«Ehi! Ci siamo venuti varie volte invece! Per cercare fatture contro i Serpeverde!» protestò James alzando la voce.

«Zitto James. Da dove cominciamo?» chiese Sunshine riponendo il libro che stava leggendo nella sua borsa.

«Non so. Andiamo in giro e vediamo se c'è qualcosa che ci ispira?» propose Sirius. Gli altri due annuirono e i tre si sparsero per la Biblioteca. Sunshine leggeva i titoli sui libri e quelli che la ispiravano li metteva in una pila che cresceva sul tavolo, Sirius si perse subito in un libro di fatture che non aveva ancora mai sfogliato e James si immerse in un grosso libro sui Quidditch. Dopo un'ora si riunirono tutti al tavolo. Sunshine aveva messo ben quindici libri, Sirius solo due e James tre o quattro che aveva preso a caso tornando al tavolo.

«Vi siete impegnati vedo!» disse sarcastica Sunshine posando un ultimo grosso tomo sulla pila.

«Sei tu che ti sei sprecata!» disse Sirius passando sotto al tavolo il libro di fatture a James che lo aprì interessato.

«Cominciate a cercare!» li esortò James, sempre assorto nelle descrizioni degli incantesimi.

Sunshine sbuffò, ma poi aprì un libro a caso e cominciò a scorrere i titoli dei capitoli e poi le pagine. Dopo quasi dieci minuti Sirius richiuse con un tonfo il suo libro e si dondolò sulla sedia sbuffando.

«Così è inutile! Non sappiamo nemmeno che cosa dobbiamo cercare!» si lamentò. Sunshine lo imitò chiudendo il libro e prendendosi la testa tra le mani.

«E allora che dovremmo fare genio?» chiese contrariato James, gettando con un movimento brusco il libro sopra gli altri.

«Ehmm...ragazzi. Perchè non lo chiediamo direttamente a lui?» domandò incerta Sunshine, ancora le mani tra i capelli.

«Non ti risponderà mai con la verità! Dovresti averlo capito ormai, Raggio di Sole, del resto non sei stupida.» disse aspro Sirius.

«Stai buono Sir!» lo ammonì James.

«Sì, stai buono Sirius! Stai qui a rovinarti gli occhi su libri inutili! Solo per uno stupido segreto che non scopriremo mai!» ringhiò Sirius lasciandosi cadere con tutte e quattro le gambe della sedia a terra con un tonfo.

«Finiscila Sirius! Anche noi siamo stanchi!» si arrabbiò James.

«E allora andiamocene!» propose Sirius battendo una mano sul tavolo.

«Smettila di fare confusione! Siamo in Biblioteca!» lo riprese James.

«Da dove viene fuori tutto questo senno? Ti sei trasformato improvvisamente il Remus?» lo prese in giro l'amico con un ghigno.

«No, sono solo sensato!»

«Sensato tu? Ma quando mai!» rise Sirius.

«Sunny! Digli qualcosa!» chiese aiuto James. Poi però, dato che la ragazza non interveniva i due si girarono verso di lei. Sunshine aveva gli occhi fissi sul libro che aveva portato Sirius, a caso, e che, colpito dal libro che aveva lanciato James si era aperto su una pagina. La ragazza fissava con gli occhi sbarrati e la bocca semiaperta le illustrazioni della pagina.

«Che succede?» chiese un po' preoccupato James.

«Ehi tutto bene?» domandò contemporaneamente Sirius chinandosi verso la ragazza.

Lei per tutta risposta indicò la pagina.

Le illustrazioni mostravano le fasi della luna, da piena a nuova e poi di nuovo piena. Sotto a quella c'era un uomo. Lupo Mannaro, uomo e di nuovo Lupo.

«Merlino...» sussurrò James. Sirius invece si alzò e recuperò un calendario lunare che aveva visto passando lì vicino, mettendosi a confrontare le date che avevano con quelle delle fasi lunari del calendario.

«Porco Salazar...» mormorò alla fine. Sunshine non si prese neanche la briga di rimproverarlo per quelle parole.

«Corrispondono?» chiese conferma James.

«Fin troppo. Per Merlino...che ca...» Sirius si fermò a metà dell'imprecazione, fermato dall'occhiataccia di Sunshine.

«Godric. E adesso?» chiese James, una smorfia tra il serio e lo spaventato in faccia.

«Adesso niente. Dobbiamo avere una conferma. Dobbiamo assicurarci che sia vero.» rispose Sunshine, la voce calma nonostante il colorito cadaverico e le lacrime agli occhi.

«E come facciamo?» domandò perplesso James.

«Semplice. Lo seguiamo.» rispose caustica Sunshine.

«Ma...» protestò Sirius.

«Niente ma. Ci state o no?» domandò quasi con rabbia la ragazza. I due amici si guardarono, poi annuirono.

«Ci stiamo.» confermarono. Poi giurarono di non raccontare niente a nessuno, se non a Peter e misero al loro posto tutti i libri. Poi uscirono dalla Biblioteca e si sforzarono di stamparsi in faccia un sorriso rilassato.

«Sirius! Dobbiamo fare qualcosa per il tuo compleanno!» disse all'improvviso James, facendo spuntare un sorriso vero anche agli altri due.

«Grande! Che facciamo? Niente feste! Non voglio gente nel Dormitorio però.» disse Sirius, facendo venire una smorfia a James.

«Ok, va bene! Super giornata ai danni di tutti?» domandò James con un ghigno pericoloso.

«Ragazzi...» provò ad opporsi Sunshine. Invano, naturalmente.

«Oh, lasciaci divertire Sunny! Li distruggeremo!» rise James.

«Vai fratello! Ci divertiremo!» e con un'altra risata i due cominciarono a fare piani che Sunshine non ascoltò. Non voleva mettersi troppo in mezzo e se non sapeva veramente i piani dei due, di cosa avrebbe dovuto sentirsi in colpa? Preferì spostarsi con il pensiero su altre cose. All'improvviso un foglio cadde dalle tasche di Sirius mentre lui cercava freneticamente una piuma e un po' d'inchiostro.

 

Caro Sirius,

come stai? Sunshine è ancora arrabbiata con me? Mi dispiace così tanto! Non voglio che la vostra amicizia si rovini solo perchè io mi sento sola e mi piace scriverti! E poi anche noi potevamo diventare buone amiche...mi dispiace davvero! Credi che mi perdonerà? Dopotutto io non le ho fatto niente.

Sai, ho parlato con i Potter della magia. Mi hanno fatto giurare di non dire niente a nessuno, ma questo problema non esisteva. Spero che quando verranno le vacanze verrete ancora qui. Mi piacerebbe parlarne anche con voi, saperne di più. Qui il tempo fa schifo e la scuola peggio. Sai che Michel si è trovato la ragazza? Molto carina. Però in questo modo non passa neanche un po' di tempo con noi. Ci ha mollati. E anche Ethan, con il suo nuovo gruppo di amici non ci bada tanto a scuola. Ma alla fine ho Caro, ho Cole, ho Alex, ho te, anche se lontano. Sono felice che tu mi scriva ancora.

Ricordami che nella prossima lettera ti devo dire una cosa importante!

Arriva Ryan...che bastardo! Mi spegne sempre la luce quando vuole lui. Ormai ho una scorta di candele sotto al letto.

Comunque è meglio ce vada.

Ciao

Jo

 

Sunshine lesse la lettera d'impulso, con un leggero senso di colpa. Alla fine aveva deciso: avrebbe scritto una lettera di scuse a Jo e le avrebbe chiesto di perdonarla e di ritornare amiche. Magari così avrebbe anche potuto sapere di più su Angela e anche Sirius sarebbe stato felice. Di sicuro.

Poi con delicatezza infilò la lettera nella borsa di Sirius.

 

**

 

Cara Jo,

come stai? Ok, non so cosa dire per evitare il discorso che so che devo fare, quindi passerò subito al sodo: mi dispiace.

Mi scuso perchè ti ho trattata male anche se non avevi fatto niente per meritartelo, perchè in un'unica giornata storta sono riuscita a dimenticare come stavo bene con te, la tua simpatia, la tua schiettezza, la tua ritrosia a parlare della tua famiglia che mi ricorda così tanto quella di Sirius, la tua forza. Sai, ti ho subito ammirata per la tua forza: ti ho conosciuta così, una ragazza che giocava e chiacchierava con i ragazzi come una di loro, che comandava, che si faceva rispettare. Poi quando mi hai raccontato tutta la tua storia ti ho ammirata ancora di più e mi sei sembrata fantastica. E non so cosa avessi per la testa quando ti ho accusata per niente, ti ho allontanata per una stupida discussione con Sirius. Forse sono solo gelosa. Gelosa perchè tu hai Angie, perchè passi i pomeriggi con lei, sei uscita con lei sotto la prima neve, le hai applaudito quando ha letto per la prima volta una frase tutta da sola. Lei è sempre stata mia. Io ero tutto per lei e lei era tutto per me. Fine. Poi io sono venuta qui a scuola e lei è rimasta a casa e. . . è cambiato tutto. Non la sveglio più ogni mattina, non le coccolo tra le coperte, non le preparo la colazione. . . capisci? Lei mi manca. E tu l'hai lì. Mi sentivo così male per questo. É anche per questo motivo che ti chiedo scusa. Mi puoi perdonare? Vorrei essere di nuovo tua amica, vorrei che mi raccontassi che cosa succede nelle tue giornate, che mi parlassi del tuo mondo, dei tuoi amici, dei Potter, di Caro, di Mark, di Ethan e di Cole. Mi piacerebbe. Ti andrebbe? Mi perdoneresti?

A presto, spero

Sunshine

 

Sunshine rilesse la lettera più volte, alla fine con un sospiro la attaccò alle zampe di un gufo e lo lasciò volare via dalla Guferia.

Il giorno dopo sarebbe stato il compleanno di Sirius e lei aveva la mezza idea di starsene a letto tutto il giorno per evitare i disastri che sicuramente lui e James avrebbero combinato, ma sapeva che non l'avrebbe fatto.

Alla fine, lasciando andare un altro sospiro, raccolse Nessy da terra, dove le aveva tenuto compagnia e si avviò per i corridoi bui. Il coprifuoco era di sicuro passato da un bel po', ma lei non c'aveva fatto caso, scrivendo alla luce di una candela e della luna, e doveva stare attenta a non fare rumore e a non farsi vedere dai Prefetti che sorvegliavano i corridoi.

All'improvviso sentì un sottile mormorio e si fermò. Il silenziò tornò completo e Sunshine stava quasi per ricominciare a camminare quando si sentì afferrare una manica e tirare in una corridoio laterale nascosto dietro un pesante arazzo.

«Chi diavolo c'è?» sussurrò guardandosi attorno nel corridoio apparentemente diverso. Poi sentì un leggero profumo di cuoio e legno e sorrise.

«James Potter so che sei qui!» sibilò, allungando le mani davanti a sé e tastando il vuoto. Alla fine sentì qualcosa sotto le sue dita, afferrò il Mantello e lo tirò, scoprendo Sirius e James scossi da risate silenziose.

«Come hai fatto a scoprirmi?» si lamentò James riprendendosi il Mantello.

«Il tuo odore Jamie. Prima stavi lucidando la tua nuova scopa che ti hanno regalato a Natale i tuoi e ti è rimasto addosso l'odore del guanto di cuoio e del legno della scopa.» spiegò ridacchiando Sunshine.

«Ti sei fatto beccare! Visto che non ero stato io?!» rise Sirius mentre James metteva il broncio.

«E comunque che ci facevi in giro a quest'ora?» disse quest'ultimo per cambiare discorso.

«Ho spedito una lettera e non mi sono accorta del tempo che passava...voi invece?» indagò Sun.

«Andavamo a fare uno spuntino.» dichiarò semplicemente James alzando le spalle.

«Avete trovato le cucine e non me lo avete detto?» Sunshine alzò la voce sorpresa, poi si portò le mani alla bocca tra gli sguardi di rimprovero dei due. Tutti e tre tesero le orecchie, ma pareva che in giro non ci fosse nessuno.

«Le abbiamo trovate solo l'altro giorno e per caso. Abbiamo visto Madama Chips che andava a prendere una tisana e del te e l'abbiamo seguita. Fine.» spiegò Sirius coinciso.

«Fine? Voglio venire anche io!» sibilò decisa Sunshine tirando per una mano James.

«Ok ok, con calma! Aspetta!» cercò di trattenerla questo, ma l'unica cosa che riuscì a fare fu coprire tutti e tre e mettere un braccio sulle spalle di Sunshine per tenerla più vicina e stare bene sotto al mantello.

«Giù.» bisbigliò ad un certo punto Sirius indicando il Barone Sanguinario che si dirigeva nella loro direzione. I tre si abbassarono e Sunshine si trovò a pochi millimetri dai capelli di Sirius. Non osava quasi respirare, ma non poté trattenersi dal annusarne il profumo. Sapeva di buono, di fresco.

«Andiamo.» la voce di James la riscosse e i tre si rizzarono e scesero le scale verso le cucine.

«Guarda!» disse Sirius indicando a Sunshine il quadro con la frutta. Poi il ragazzo allungò una mano fuori dal Mantello e fece il solletico alla pera. Sunshine stava per chiedere che diavolo stesse facendo quando una porta si aprì e una calda luce si spanse in un rettangolo sul pavimento grigio.

«Signorina Moor, ecco a voi le cucine!» disse pomposamente James, levando il Mantello a tutti e tre e riponendolo in tasca.

«I signorini sono tornati! E hanno portato anche gentile signorina!» li salutò entusiasta e gentile come sempre Saldy.

«Ciao Saldy! Come stai?» chiese James. All'elfo domestico vennero le lacrime agli occhi e piagnucolò un “Benissimo signorino!”.

«Volete qualcosa da mangiare?» chiese appena si fu ripreso.

«Avete ancora quella deliziosa cioccolata calda?» chiese Sirius.

«Certamente signorino! E anche biscotti. Voi volere?» domandò entusiasta Saldy.

«Certo!» poco dopo i tre Grifondoro erano seduti su degli sgabelli con delle grosse tazze di cioccolata calda tra le mani e un vassoio di biscotti davanti.

Con quelle dolcezze a riscaldare l'argomento, i tre si misero a fare un piano per scoprire finalmente tutta la verità su Remus.

 

 

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

*Le date non corrispondono per niente a quelle reali e solo poco ai 29 giorni previsti dal ciclo lunare, ma non credo sia fondamentale no?

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

PERDONO!!! Perdonoperdonoperdonoperdono!! Ci sono stata troppissimo tantissimo tempissimo!! Perdonooooo! Però ho avuto una settimana allucinante a scuola, ci hanno riempiti di compiti e verifiche e in più sono anche stata male quindi perdonatemi!

  1. Perdonoooooo

  2. Non uccidete Sirius per favore, è solo un po' scazzato! Perdonate anche lui, dipende dal mio umore e ero anche io un po' così. Quindi anche se risponde male, lasciatelo perdere.

  3. Perdonoooooo

  4. Siete contenti adesso che Sun e Jo hanno fatto pace? Scommetto di no. La volete morta, mi sembra di aver capito. Bè, invece no! Muahahaha!!

  5. Se non fosse chiaro, sì: hanno scoperto di Remus per pura, enorme, sfacciatissima fortuna!

  6. Grazie a Hoshi Kudo, Kira_Iris, Annie98, Alula_Black, Jeis e naturalmente la mia splendidissima e fidatissima e tante cose con issima AleJackson!!!!! Vi voglio bene ragazze!

A presto, spero!

*dD* 


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Capitolo 49
*** Lupo Mannaro ***


 


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Lupo Mannaro

 

 

 

 

«Tu non vieni!» esclamò James.

«Eccome se vengo!» ribatté Sunshine.

«No no, tu non vieni!» si intromise Sirius.

«Io vengo e basta!» insistette ancora la ragazza.

Erano passati quasi due mesi dalla scoperta che avevano fatto sul segreto di Remus. I vari compleanni erano passati quasi in sordina, tra i molti piani per accertarsi che le loro ipotesi fossero vere e le schermaglie con i Serpeverde.

Infatti i corridoi non erano più sicuri per i Grifondoro e i Serpeverde, in particolare con qualcuno di loro. James e Sirius non esitavano a lanciare Incantesimi e Fatture contro Piton, McCroy o le altre Serpi, solo per divertirsi, per sfogarsi e per far vedere che erano capaci. O almeno all'inizio era stato così. Poi però gli altri non erano rimasti a farsi affatturare in silenzio ma erano passati al contrattacco. E dopo di quello c'era stata la vendetta dei Grifondoro e poi quella dei Serpeverde e poi di nuovo dei Grifoni, e poi delle Serpi...ormai andavano in giro guardandosi le spalle per non essere attaccati all'improvviso e erano adorati dalle ragazze che li vedevano simpatici, forti, coraggiosi, eroi che difendevano l'onore Grifondoro. Sunshine e Remus invece di solito si infuriavano con loro, ma non osavano mettersi in mezzo per non beccarsi anche loro un bell'incantesimo. Severus era diventato talmente veloce a sfoderare la bacchetta che il movimento era quasi invisibile. Lily gridava talmente tanto contro gli aggressori che spesso si trovava ad avere la voce roca e la reputazione di isterica. Peter camminava per i corridoi attaccato al mantello o alla divisa di James per farsi difendere. Era il caos. In più si era aggiunta la tensione per l'avvicinarsi delle ultime partite di Quidditch che avrebbero decretato il vincitore della Coppa di Quidditch, e che contribuiva ad alzare il numero di aggressioni, soprattutto rivolte ai membri delle varie squadre.

Anche la Pasqua era passata silenziosa, anche se erano arrivate numerose uova di cioccolato per James, Sirius, Sunshine, Remus e Peter, soprattutto da parte della signora Potter.

I ragazzi avevano anche passato molto tempo in Biblioteca a raccogliere qualsiasi informazione potessero sui Lupi Mannari. Una notte, nascosti sotto al Mantello dell'Invisibilità James e Sirius si inoltrarono anche nel Reparto Proibito dove trovarono qualche cosa d'interessante, come un incantesimo che permetteva di celarsi ai sensi dei Lupi Mannari, in modo da poterli avvicinare, nel libro a scopo di ucciderli, senza che avvertissero il tuo odore. Non era nemmeno troppo complicato e i due si appuntarono di usarlo, se fossero andati a vedere Remus, cosa di cui non erano sicuri.

Alla fine però, dopo vari ripensamenti, i quattro amici avevano deciso che prima avrebbero scoperto dove andava Remus quando non era a scuola e poi lo avrebbero seguito, e così avevano fatto.

Il mese precedente, nascosti sotto al Mantello, si erano appostati nella Sala d'Ingresso, convinti com'erano che Remus sarebbe passato di lì e infatti, furtivamente e silenziosamente, il ragazzo era arrivato, scortato da Madama Chips. I ragazzi, cercando di non far venire fuori i piedi dal Mantello, li avevano seguiti e li avevano visto avvicinarsi al Platano Picchiatore.

James aveva subito manifestato le sue perplessità, ma, zittito con un gesto da Sirius, non aveva aggiunto altro mentre guardavano Madama Chips far levitare un bastone e colpire il tronco. L'albero, tra le esclamazioni soffocate di stupore di Peter e James, si era immobilizzato e Remus si era infilato tra le radici, scomparendo. I quattro erano allora tornati in Sala Comune, a discutere dell'accaduto.

La mattina dopo erano andati a trovare in Infermeria Remus, ma non gli avevano detto niente. Nel frattempo, per scoprire il “meccanismo” dell'albero senza sembrare sospetti, Sirius e James avevano inventato un gioco nuovo: a turno si sfidavano ad avvicinarsi il più possibile al tronco, tra i rami che frustavano l'aria con violenza e le foglie che sibilavano, senza farsi colpire. Il gioco aveva riscosso successo anche tra gli altri, ignari del suo scopo e ben presto attorno al Platano Picchiatore si erano riuniti ragazzi di tutte le età desiderosi di tentare: chi riusciva a toccare il tronco vinceva una montagna di Cioccorane o, a scelta, un altro premio.

Dopo una settimana Sirius e James ci avevano preso gusto e, anche se Sunshine li rimproverava ansiosa che avrebbero potuto farsi male, giravano attorno all'albero e poi correvano agili cercando di toccare il tronco. Non ci riuscivano mai, costretti a tornare indietro dai rami sibilanti, ma accoglievano lo stesso gli applausi entusiasti degli spettatori. Un giorno Sirius, stufo delle lamentele di Sunshine, del piagnucolio di Peter e dell'aria preoccupata di Remus li sfidò a fare altrettanto. Peter rifiutò subito, troppo spaventato, e anche Remus, che voleva restare lontano, ma Sunshine, provocata dalla sfida, accettò.

 

«Ne sei sicura Sun?» chiese James, guardando storto l'amico per la sfida che aveva lanciato.

«Certo! E adesso togliti, ho una sfida da vincere!» aveva replicato decisa Sunshine. Lily aveva afferrato per una manica l'amica.

«Sun, non farlo! Non abbassarti al loro livello, potresti farti male! Ti prego...» aveva cercato di dissuaderla, ma Sunshine si era liberata dalla stretta e si era avvicinata al Platano Picchiatore.

«Allora alberello...dicono che sei cattivo e veloce. Proviamo!» l'aveva sfidato. Si era legata con movimenti veloci i lunghi capelli in uno stretto chignon e poi era partita.

Si era avvicinata lentamente ai rami, finchè uno non si era abbattuto pesantemente sul terreno di fianco a lei, facendo tremare leggermente la terra e strappando un gridolino preoccupato a Lily.

«Sun torna indietro!» l'aveva supplicata Remus, facendo un passo avanti.

«Stai zitto Rem e guardami vincere una montagna di Cioccorane! Se vuoi poi facciamo a metà!» aveva riso per tutta risposta Sunshine. Attorno intanto si era raccolta una piccola folla, che teneva il fiato sospeso.

Sunshine aveva fatto un respiro profondo e poi era scattata. Aveva evitato un ramo che spazzava il suolo saltandolo, un altro che cercava di colpirla al volto chinandosi, uno che le era sibilato alla sua destra spostandosi con un piccolo salto veloce. Si era avvicinata di più al tronco, evitando i rami come se avesse potuto prevedere i colpi. Era a meno di un metro dal tronco quando un ramo, che lei già si preparava a schivare chinandosi, aveva cambiato direzione, puntando al fianco sinistro, troppo in basso per poterlo schivare chinandosi e troppo in alto per saltarlo.

Lily aveva gridato spaventata, Remus aveva trattenuto il respiro, Peter aveva chiuso gli occhi, James aveva insultato Sirius mentalmente e Sirius si era inclinato in avanti, come per essere pronto a correre in aiuto di Sunshine.

Ma Sunshine non era stata colpita. Aveva visto il ramo avvicinarsi, aveva visto l'impossibilità di schivarlo e allora gli era andata incontro. Aveva fatto un passo a sinistra, aggrappandosi con le mani sul ramo e lasciandosi sollevare e trasportare da quello. Il ramo l'aveva poi scrollata via, facendola sbattere con il torace contro il tronco. L'aria le era uscita dai polmoni in uno sbuffo, unita ad un gemito, ma lei aveva vinto. E i rami erano immobili.

La ragazza aveva osservato il nodo su cui era appoggiata, cercando di imprimerselo bene in mente e poi si era girata e con calma era tornata verso gli amici.

Il primo a reagire era stato Remus che l'aveva abbracciata sollevato, seguito subito da Lily. Poi gli spettatori che applaudirono e gridarono felice. Poi Peter che si scoprì gli occhi esitante e poi James che si passò una mano tra i capelli e diede una pacca sulla spalla a Sunshine. Infine le si avvicinò Sirius.

«Sei la ragazza più ostinata e cocciuta che io conosca!» aveva ringhiato.

«Grazie!» aveva sorriso quella, come ad un complimento.

«Sei stata bravissima.» aveva sussurrato poi Sirius, spettinandole i capelli di nuovo sciolti.

La ragazza aveva sorriso ancora e era arrossita. Poi James si era tolto il mantello e aveva girato tra il pubblico, chiedendo l'elemosina di Cioccorane e riconsegnandolo pieno a Sunshine.

 

Pochi giorni dopo quell'episodio a Sunshine era arrivata un'altra lettera di Jo. Le due infatti avevano fatto pace e si scrivevano ogni tanto, parlando delle loro giornate, di Angela, degli amici in comune...Quella lettera però era diversa dal solito. Sunshine l'aveva letta attraversata da mille sensazioni, le lacrime agli occhi e un sorriso sulle labbra.

 

Cara Sunshine,

Come stai? Io non troppo bene, ho avuto un po' d'influenza, ma devo confessarti una cosa.

Non so bene perchè non te l'ho detto prima, forse perchè volevo che rimanesse tra me e Sirius, forse perchè volevo vedere se me lo avresti detto, forse perchè volevo vedere cosa mi avresti raccontato delle tue giornate, ma ora non riesco più a trattenermi e sento di dovertelo dire: a Natale ho chiesto a Sirius se era vero che la magia esisteva, se voi eravate maghi e andavate davvero ad una scuola di magia. Sai, me ne aveva parlato Angela, anche se senza sapere che mi stava rivelando dei segreti, e avevo colto qualcosa di strano a casa dei Potter. Lui non mi rispose subito, restò sul vago e non mi disse né sì né no. So, perchè me lo ha detto più tardi, che voleva il parere di Dorea e Charlus. Loro gli hanno suggerito di essere sincero e poi ne hanno parlato anche con me, quindi volevo solo dirti questo: io conosco il vostro segreto. Non so perchè, così all'improvviso, abbia sentito il bisogno di dirtelo, ma è così, e adesso che lo sai mi sento più leggera.

Sai, ti invidio. Ti invidio perchè sei speciale, perchè non fai davvero parte di questo mondo insulso e orribile, perchè fai parte di qualcosa di meraviglioso, di cui vorrei far parte anche io.

Ecco, anche detto questo mi sento più leggera, ma non voglio che le cose cambino tra noi. Me lo prometti?

Posso rivelarti un'altra cosa? Ma mi devi giurare che non lo dirai a nessuno, soprattutto a Sirius. Sai, ho notato che ha la tendenza, come anche James, a difendere chi ritiene più debole, come me e te, e non vorrei combinasse qualcosa di folle solo per questo, quindi ti prego, non dire niente.

Ieri Ryan mi ha picchiata di nuovo. Lo avevo insultato e mi ero rifiutata di tornare a casa a dormire. Quando mi ha rivista si è infuriato e mi ha detto che ero una schifezza, che non ero degna di esser sua sorella. Mi ha picchiata, mi ha buttata sanguinate e priva di sensi in un vicolo e se n'è andato. Ora vivo dai Potter. L'ho raccontato a mia madre, ma lei non fa niente, lei ormai non è più niente. Ho raccontato ai Potter che ero caduta e anche a scuola. Ethan e Cole e Caro e gli altri hanno scoperto la verità, ma ho fatto promettere anche a loro che non faranno niente. Loro non capiscono che ho solo bisogno di qualcuno che mi dica che va tutto bene, che mi capisce, che mi vuole bene. Per questo lo dico a te. Tu non conosci solo la Jo dura e poco femminile del parco. Tu conosci anche la vera Jo, o almeno credo che tu la conosca, e so che mi capirai. Lo capisci? Ho paura di Ryan e non voglio nemmeno immaginare cosa farebbe se scoprisse che lo accuso di farmi male. E poi non voglio essere difesa, perchè sono pur sempre Jo.

Spero che non ti sarai stufata di leggere, ma dovevo raccontarlo a qualcuno. Ora sto meglio.

Ti voglio bene, sai? Anche se sei solo un piccolo nome all'inizio della lettera, un'amica lontana di cui non posso sentire la voce con le orecchie ma solo con gli occhi, una perfettina biondina che in realtà è molto più forte di quello che sembra. Adesso non credere che io sia una sentimentale dal cuore tenero eh? E non raccontarlo a nessuno.

Con affetto

Jo

PS: Angela dice che ti scriverà presto e dice che ti manderà i disegni da mettere insieme alle “lettere di mamy”. Sono sicura che (almeno tu) hai capito. Jo

 

**

 

Alla fine, tra i compiti sempre più difficili che i professori assegnavano con l'avvicinarsi degli esami, arrivò anche il 7 Aprile e con lui la discussione.

«Tu non vieni!» esclamò James.

«Eccome se vengo!» ribatté Sunshine.

«No no, tu non vieni!» si intromise Sirius.

«Io vengo e basta!» insistette ancora la ragazza.

«No no e no!» ringhiò James. Sunshine non l'aveva mai visto così serio, deciso e arrabbiato.

«Ma perchè?» protestò ancora, decisa a non farsi lasciare indietro.

«Perchè no!» rispose Sirius, anticipando l'amico.

«Non avete il diritto di farmi restare qui!» si impuntò Sunshine.

«Dovessi farti mettere in punizione, denunciarti o immobilizzarti, non ti lascerò venire con noi!» James stava quasi gridando, i capelli ancora più spettinati del solito per l'insistenza con cui ci passava le mani, gli occhi che mandavano scintille e le guance arrossate.

«Tu non me lo impedirai invece!» Sunshine era in piedi, le mani strette a pugno puntate sul tavolo, la treccia mezza sfatta con i capelli che sfuggivano da tutte le parti e gli occhi blu tempesta.

«Tu. Non. Verrai.» scandì James.

«Invece sì!» la voce di Sunshine sfiorava gli ultrasuoni per quanto era acuta.

«Tu non verrai!» le gridò Sirius, una mano sulla spalla di James che si strofinava le tempie con fare depresso.

«Per le mutande di Merlino! Perchè NO???» gridò Sunshine. Fortunatamente erano soli, nell'aula deserta, mentre tutti erano fuori a godersi il sole Primaverile.

«Perchè è troppo pericoloso!» sbottò James alzandosi a sua volta, non più trattenuto dalla mano di Sirius.

«Ma perchè?» Sunshine aveva gli occhi pieni di lacrime di rabbia che li facevano risplendere di mille sfumature di blu.

«Perchè è pericoloso, porco Salazar! Perchè non riesci a capirlo?» imprecò Sirius.

«Perchè per voi non è pericoloso allora?» li provocò Sunshine.

«Noi non siamo te!» le urlò Sirius.

«Il caro vecchio principio de “Sunshine è debole?”» chiese furiosa e sarcastica Sunshine.

«Siamo solo preoccupati per te.» mormorò James con voce triste, lasciandosi ricadere pesantemente su una sedia. La sua aria abbattuta e stanca placò Sunshine, che gli si avvicinò e lo abbracciò, nascondendo il volto nell'incavo del suo collo.

«Scusami Jamie, non volevo che litigassimo.» sussurrò la ragazza, la voce attutita dalla camicia dell'amico.

«Non importa.» sospirò l'altro, accarezzandole i capelli.

«Se voi credete che sia troppo pericoloso allora domani non verrò. Vi aspetterò qui nel castello.» dichiarò Sunshine, consapevole di stare mentendo ai suoi amici, che erano solo preoccupati per lei.

«Davvero?» chiese sorpreso Sirius, guardandola negli occhi.

«Sì.» per Sunshine fu difficile continuare a mentire guardando quegli occhi grigi, ma si sforzò di non arrossire, abbassare lo sguardo o deglutire a disagio. E i due sembrarono crederci.

 

**

 

Il giorno dopo, appena finito di cenare, Sirius, James e Peter si ritirarono in camera con una scusa e ne uscirono poco dopo sotto il Mantello dell'Invisibilità. Come d'accordo Sunshine aprì il ritratto della Signora grassa in modo che loro potessero uscire inosservati. La ragazza li guardò sparire, o meglio, li immaginò sparire, in fondo al corridoio e poi si sedette al tavolo di Lily. Le due si misero a fare i compiti chiacchierando, ma Sunshine non riusciva a concentrarsi: era decisa a seguire gli amici ma all'ultimo momento aveva cambiato idea; ora però non riusciva a fare a meno di sentirsi esclusa. Doveva andare anche lei.

«Scusa Lils, non riesco a fare i compiti. Vado a fare una passeggiatina prima che scatti il coprifuoco.» disse alla fine.

«Va bene. Io invece vado a letto, sono davvero stanca! Torna presto, mi raccomando!» Sunshine intuì che Lily aveva annusato che c'era qualcosa nell'aria, ma decise di lasciare perdere e, preso il mantello, uscì dalla Sala Comune.

I corridoi erano ancora abbastanza affollati, ma per non rischiare Sunshine passò per i corridoi secondari che le avevano mostrato James e Sirius tutte le volte che erano sgattaiolati nelle cucine o semplicemente in una passeggiatina proibita. Quando arrivò alla Sala d'Ingresso si accorse che il coprifuoco stava per scattare perchè i pochi ancora in giro si affrettavano verso le Sale Comuni e Pringle si avvicinava per chiudere il portone.

E ora?” pensò Sunshine sconsolata, già pronta a voltare i tacchi e tornarsene in Sala Comune prima che fosse troppo tardi. Poi però si sentì un grande fracasso nella Sala Grande, Pringle imprecò sonoramente e si avviò con passi pesanti verso quella direzione. Sunshine ne approfittò per sgattaiolare fuori, ringraziando chiunque avesse fatto quella confusione.

Appena fuori camminò rasente al muro fino alle serre. Il giro era più lungo ma non poteva rischiare di attraversare i prati e essere vista da qualcuno che si affacciava per caso alla finestra. Tra le ombre della sera il mantello la aiutava a mimetizzarsi, ma Sunshine continuava a sentirsi troppo scoperta, osservata. Scosse le spalle per togliersi di dosso quella sensazione e proseguì, correndo per piccoli tratti e poi fermandosi a guardarsi le spalle. Arrivata a una decina di metri dal Platano Picchiatore prese un respiro profondo, si strinse più che poté nel mantello e cominciò a correre più veloce che poteva nello spiazzo erboso. Di nuovo al riparo di un cespuglio si fermò e sussurrò: “Wingardium Leviosa!”

Un bastoncino si sollevò e premette il nodo del tronco che si era stampata così bene nella mente. I rami si bloccarono. Veloce e silenziosa come un'ombra la ragazza si infilò nel passaggio che si apriva tra le radici. Era buio e in alcuni tratti doveva procedere chinata, in più aveva paura di farsi scoprire facendosi luce con la bacchetta, quindi procedeva a tentoni, inciampando e graffiandosi.

Quando finalmente riuscì a vedere la fine del lungo tunnel si fermò, colpita da un suono terrificante.

Era un incrocio tra un gemito, un ringhio e un ululato, ma era così pieno di dolore, rabbia e paura che la fece tremare da capo a piedi, pietrificandola dov'era.

Poi però un pensiero la riscosse “REMUS!”. Sunshine scattò avanti e uscì dal cunicolo. Non c'era nessuno. Sentì un ululato più chiaramente provenire dalla stanza affianco e si mosse in quella direzione. Era quasi sulla porta, semiaperta quando scorse il piede di James spuntare apparentemente dal nulla dietro ad una cassa vicina alla porta.

Io non dovrei essere qui!” il pensiero la attraversò come una scossa e la ragazza si gettò a terra, nascondendosi dietro ad un'altra grossa scatola.

Accucciata lì dietro vide l'essere che anche i suoi amici stavano guardando: era decisamente un Lupo Mannaro. Era magro, peloso, le labbra con i denti sfoderati grondanti di bava, gli occhi piccoli e rossi, il pelo biondo scuro illuminato dalla luna era ritto e dava un aspetto ancora più spaventoso al Lupo, come se non fosse già sufficiente il resto.

Sunshine trattenne un grido di spavento mordendosi le labbra a sangue. Errore. La creatura sembrò percepire la sua paura, o l'odore del suo sangue, e voltò il muso dalla sua parte, un ululato terribile sulle labbra. Sunshine leccò il sangue e si mise il mantello sulla bocca: questo sembrò bastare.

Con un altro ringhio il Lupo si gettò su una sedia facendola a pezzi e lanciandola contro una parete. Sunshine non osava muoversi. Non riusciva nemmeno a pensare. Tutto quello che riusciva a fare era osserva il Lupo Mannaro che distruggeva ciò che lo circondava o si feriva. La ragazza ebbe ancora più paura quando si avvicinò alla cassa dietro la quale sapeva essere nascosti James, Sirius e Peter, ma quasi per miracolo la creatura perse interesse e preferì aggredire un tavolo, strappandogli una gamba e lasciandolo solo con due. Ad un certo punto Sunshine fu vinta dal sonno e si addormentò in quella scomoda posizione, ma sempre perseguitata da quelle immagini e da quegli ululati. Si svegliò varie volte, scoprendo di non essere più perfettamente nascosta, ma il Lupo sembrava non curarsi di lei. Ad un certo punto si svegliò per l'assenza degli ululati. Aprì gli occhi e ci mise qualche secondo a capire che cosa c'era di diverso. Appena lo capì si tirò su più dritta e sbirciò oltre la scatola. La luce era quasi scomparsa, segno che la Luna era quasi calata del tutto e il Lupo era raggomitolato a terra e gemeva e ringhiava e uggiolava di dolore.

Progressivamente Sunshine vide la sua massa ridursi, il pelo scomparire, il muso tornare normale, i vestiti strappati coprire appena la pelle pallida e graffiata.

Alla fine della trasformazione, raggomitolato a terra con gli occhi chiusi c'era Remus, che gemeva sommessamente tra i denti. Sunshine potè quasi percepire il dolore dell'amico e le lacrime le salirono agli occhi. Senza potersi trattenere scattò in piedi e corse ad abbracciarlo.
Sentì distrattamente Sirius provare a trattenerla e le esclamazioni di stupore di Peter e James, ma tutto ciò che le sembrava importante era stringere Remus tra le braccia, asciugargli le lacrime e accarezzargli i capelli.

«Shh...shh Rem, va tutto bene. Shh...tranquillo. È tutto ok.» sussurrava a ripetizione, senza riuscire a formulare qualcosa di più sensato. Pian piano Remus si calmò e si sollevò un poco da terra, aprendo gli occhi. Appena il ragazzo realizzò che lei era davvero lì, che sapeva tutto, che l'aveva visto trasformarsi in quell'essere orribile, si tirò indietro e i suoi occhi si riempirono di terrore, orrore e nuove lacrime.

«S-Sun..i-io...che cosa fai qui?» chiese terrorizzato.

«Appunto che fai qui Sunny?» gli fece eco James, togliendo il Mantello di dosso a lui, Sirius e Peter e rivelando la loro presenza a Remus che sobbalzò di nuovo e si tirò indietro ancora di più, sbattendo contro il muro.

«Cosa volete?» chiese con voce disperata.

«Volevamo la verità Remus.» disse semplicemente Sirius.

«La verità...bè l'avete scoperta. Cosa fate ancora qui? Non dovreste già essere fuggiti spaventati a raccontare tutto a tutti?» adesso che si era ripreso un poco dallo stupore iniziale, la voce di Remus suonava vuota e triste.

«Noi no andremo da nessuna parte Remus. E non diremo niente a nessuno.» dichiarò deciso James.

Remus spalancò di nuovo gli occhi sorpreso.

«Remus...» lo chiamò dolcemente Sunshine. Il ragazzo si girò verso di lei con un movimento lento. «Remus noi non diremo niente a nessuno, non siamo scappati, non abbiamo paura perchè ti vogliamo bene. Tu non sei così. Quel...quella creatura è solo un intruso dentro di te. Non sei tu.»

«Invece sì. Sono io.» disse caustico Remus.

«No.» ribatté con forza Sunshine. «Tu sei dolce, gentile, studioso, timido. Controlli sempre di avere tutto il necessario nella borsa prima di scendere a colazione. Ti arrabbi con James e Sirius per il loro caos. Ridi con me alle loro battute. Annuisci quando io li rimprovero e mi dai manforte quando cerchiamo di trattenerli dal fare qualche stupidata. Tu passi loro gli appunti ogni volta che te li chiedono dicendo che non lo farai mai più. Tu mi fai copiare gli inizi dei tuoi temi perchè non mi riescono e ho bisogno di “ispirarmi”. Tu non ringhi, non ululi alla luna, non fai a pezzi i mobili, non ti graffi da solo, non hai gli occhi rossi ma nocciola e dorati, non hai il pelo ma la pelle sempre troppo pallida. Tu sei Remus. Tu sei mio amico. Tu sei meglio di così. Tu sei una persona meravigliosa e lo sai.*»

Tutti rimasero in silenzio per qualche secondo dopo quelle parole, poi Remus abbracciò stretta Sunshine, lasciando scorrere le lacrime, senza vedere che anche lei piangeva.

«Grazie. Davvero non lo direte a nessuno?» chiese liberando la ragazza dalla stretta e asciugandole le lacrime sulle guance.

«No. Tu sei un nostro amico Remus e noi non facciamo niente di queste cose ai nostri amici.» disse chiaramente James.

«Grazie ragazzi, davvero. Vi voglio bene.» disse Remus arrossendo.

Poi sentirono dei passi avvicinarsi, salvandoli dal momento di imbarazzo.

«Questa è Madama Chips, fareste meglio a nascondervi.» sussurrò Remus spingendo Sunshine verso James che coprì tutti con il Mantello dell'Invisibilità. Poi i quattro se ne andarono, prima di Remus e Madama Chips, cercando di non fare nessun rumore.

Appena furono di nuovo nel castello i quattro si fermarono e si nascosero in una classe vuota.

«Si può sapere che ti è saltato in mente?» domandò furioso Sirius uscendo dal Mantello e puntando gli occhi in quelli di Sunshine.

«Non potevo restarmene a dormire o a fare i compiti, dovevo esserci anche io.» disse sinceramente Sunshine. Sapeva che quello che aveva fatto, mentire e seguirli di nascosto, non era stato giusto nei confronti dei suoi amici, ma sapeva anche che non poteva farne a meno.

«Potevi invece! L'avevi promesso!» la attaccò ancora Sirius.

«Non l'avevo promesso!» si impuntò Sunshine.

«Potevi farti male!» continuò quello imperterrito.

«Anche voi!» ribatté la ragazza.

«Potevano scoprirti!» riprese Sirius.

«Anche voi!» disse ancora Sunshine decisa a non arrendersi.

«Potevano...» cominciò Sirius, ma James lo interruppe.

«Se avete intenzione di svegliare tutto il castello questo è il modo più adatto.» fece notare ironico.

«Ma lei...» «Ma lui...» protestarono i due, abbassando però la voce.

«Sentite ragazzi, lo so, vi capisco, ma è l'alba dannazione! Senti Sirius, lei ha sbagliato, ma adesso ci prometterà che d'ora in poi non farà più cose del genere e poi non è successo niente, anzi è finito tutto meglio di quanto sperassimo, quindi è ok. E tu Sun, per favore, non farlo arrabbiare ancora di più.» disse con voce stanca James.

«Sai James, quando dici queste cose potrei quasi pensare che sie intelligente!» scherzò Sirius facendoli sorridere, dopo aver preso un respiro profondo per calmarsi ed essersi ripetuto interiormente più volte che non era successo niente.

«Già. Allora, prometto che se vorrò fare ancora una cosa del genere ve lo dirò per darvi la possibilità di impedirmelo.» promise Sunshine. Era un po' diverso da quello che aveva detto James, ma gli altri lo accettarono con un gesto.

«Perfetto. E ora andiamo a dormire per queste due orette che ci restano.» sospirò James.

I quattro si avviarono con passo stanco alla Sala Comune. La Signora grassa cercò di rimproverarli, ma la ignorarono e si buttarono a sedere sulle poltrone, addormentandosi così, senza neanche togliersi le scarpe.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice.

Ok sono in ritardo enorme ma ho avuto vari casini e in più è stato un capitolo difficile da scrivere. Ci sono delle imperfezioni e delle parti che non mi convincono del tutto ma non volevo più aspettare, quindi eccolo qui.

Non ho nemmeno voglia di scrivere note lunghe.

Grazie a Hoshi_Kudo (Konnichiwa!!), Kira_Iris, Jeis, Annie98, Alula_Black e naturalmente la mia splendidissima e fantasticissima AleJackson che hanno recensito, vi voglio bene!

Passate tutti dalle storie della mia Ale ---> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1156589&i=1 e http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1322689&i=1!!

Bacionissimi

*dD*

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Capitolo 50
*** Malandrini ***


 

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Malandrini

 

 

 

Sirius si svegliò dolorante, la luce che lo colpiva in faccia e un fastidioso mormorio nelle orecchie. Non aveva nemmeno la forza di aprire gli occhi quindi cercò di capire dove si trovava senza doverlo fare. Sapeva di non essere nel suo letto: la luce lì non arrivava in questo modo e in più era completamente vestito. Pian piano le immagini della sera precedente lo assalirono e riuscì a capire dove si trovava. Evidentemente era in Sala Comune. Dovevano essere crollati lì quando erano tornati dal parco. Ma se quelle era la Sala Comune allora...

«Aaaah!» Sirius aveva aperto gli occhi e si era tirato a sedere di scatto, trovandosi circondato da una decina di ragazzine che ridacchiavano e parlottavano sottovoce e Mary Wetmore accoccolata a terra di fianco a lui. Le ragazze, appena videro che era sveglio, si dispersero ridacchiando, tranne Mary che gli lanciò uno sguardo malizioso e un sorrisetto prima di avviarsi tranquillamente nel Dormitorio. Sirius riprese fiato e si guardò attorno. Si accorse che c'era Peter disteso sul tappeto accanto al camino e James e Sunshine che dormivano abbracciati sul divano. Lei aveva la testa sepolta nel petto dell'amico che teneva una mano tra i capelli biondo grano. A quella vista Sirius si sentì graffiare il petto da una sensazione strana, ma subito la scacciò, alzandosi per svegliarli.

«Peter alzati!» ordinò scuotendo l'amico, che scattò in piedi spaventato ancora prima di aver aperto del tutto gli occhi, balbettando parole sconnesse.

«Jamie! Sun!» chiamò ancora Sirius. La reazione fu ancora più ridicola di quella di Peter: James sobbalzò e diede per sbaglio una piccola spinta a Sunshine che cercò di non cadere dal divanetto aggrappandosi al petto di James. Naturalmente un secondo dopo erano entrambi a tera in un groviglio di gambe, braccia e vestiti e Sirius si rotolava a terra spanciandosi dal ridere.

«Buongiorno ragazzi!» li salutò appena ebbe ripreso fiato, porgendo una mano a Sunshine per aiutala ad alzarsi.

«Grazie Sir.» disse Sunshine sbadigliando. «'Gioooorno anche a tee...» altri due sbadigli tra le parole.

«Che ore sono?» chiese invece James.

«Le sette.» rispose con voce assonnata Peter.

«Non potevi lasciarci dormire un altro pochino?» chiese scocciato l'occhialuto, guardando storto Sirius.

«Avrei dormito volentieri anche io, ma non in mezzo alla Sala Comune, circondati da ragazzine ridacchianti.» ribatté, che si era ripreso dall'improvvisa allegria e era tornato acido, come ogni volta che non dormiva molto.

«Ok ok. Andiamo a letto.» disse tranquillo James, troppo assonnato per rispondere a tono.

Sunshine salutò gli amici e salì nel Dormitorio femminile. Non si spogliò nemmeno, ma si limitò a sfilarsi le scarpe e a buttarsi sul letto, coprendosi con una coperta e sprofondò di nuovo nel sonno, mentre anche i ragazzi si riaddormentavano nei loro letti.

«Ragazzi sveglia!» la voce di Frank penetrò nelle orecchie di James, Sirius e Peter svegliandoli da quel come profondo di sonno in cui erano piombati.

«Frank, lasciaci dormire!» mugugnò James ficcando la testa sotto al cuscino.

«Dai alzatevi che è tardi!» esclamò invece Frank, spalancando completamente le tende e togliendo loro le coperte. «Come mai siete vestiti?» chiese poi perplesso.

«Lascia perdere.» James con un gemito si alzò dal letto e entrò barcollando in bagno, trascinandosi dietro dei vestiti puliti.

«James dormi?» chiamò dopo dieci minuti Frank, sentendo l'acqua che scorreva nella doccia, ma nessun movimento. Arrivò in risposta un mugolio indistinto. Sirius allora si alzò, so spogliò tranquillamente rimanendo in boxer e rabbrividendo per il freddo, raccolse dei vestiti puliti e entrò in bagno.

«Aaaah Sirius! Mai sentito parlare di privacy?» gridò James vedendolo entrare.

«Ci stai mettendo troppo amico. Muoviti.» gli rispose Sirius porgendogli un asciugamano.

«Pervertito...» sussurrò James coprendosi e voltandosi mentre Sirius entrava nella doccia.

Dopo altri venti minuti finalmente erano pronti e Frank, ormai sull'orlo di una crisi di nervi li incitava a sbrigarsi, perchè non avevano tempo nemmeno per la colazione se volevano arrivare in tempo a Incantesimi.

Mentre i ragazzi si affrettavano insonnoliti verso la classe anche nel Dormitorio delle ragazze Lily e Sunshine si preparavano di fretta.

Lily infatti, appena si era resa conto che Sunshine non aveva praticamente dormito e per di più in Sala Comune e vestita di tutto punto, l'aveva sgridata, inutilmente dato che l'altra non riusciva a connettere il cervello con le orecchie, e poi l'aveva spedita a farsi una doccia. Con il risultato che ora erano entrambe in ritardo.

Corsero per i corridoi praticamente deserti e si fermarono con uno scivolone davanti alla porta di Incantesimi, capitombolando addosso a Sirius che, ancora nel mondo dei sogni, non aveva fatto in tempo a spostarsi per evitarle.

«Ragazzi, ragazzi! Cosa fate lì stesi a terra?» squittì Vitious, mentre gli altri aiutavano i tre ad alzarsi.

«Vi siete fatte male?» chiese preoccupato James.

«No no. Siamo atterrate sul morbido.» scherzò Sunshine, beccandosi un'occhiataccia da Sirius che sibilò:

«Voi!» massaggiandosi il fondoschiena.

«Forza forza, in piedi signor Black!» disse Vitious. Sirius si alzò brontolando e si andò a sedere il più lontano possibile dalla cattedra. James si accomodò elegantemente al suo fianco e entrambi sospirarono.

«Non ho nemmeno la forza di fare casino...» gemette Sirius appoggiando la testa sul banco con la borsa come cuscino.

«Non addormentarti, altrimenti io che faccio?» lo scosse James.

«Dormi.» gli consigliò l'amico con già gli occhi chiusi.

James provò a protestare, ma capì ben presto che era tutto inutile. Pochi minuti dopo erano entrambi nel mondo dei sogni. Li svegliò la voce acuta di Vitious, almeno mezz'ora più tardi, che toglieva venti punti a Grifondoro.

Il resto della mattina trascorse lentamente, sonnolenta e faticosa. Quando finalmente arrivò l'ora di pranzo i ragazzi corsero via, diretti in Infermeria mentre Sunshine rimase indietro, trattenuta da Lily che voleva delle spiegazioni.

«Non è successo niente, davvero! Li ho visti che uscivano di nascosto e li ho seguiti, ma hanno solo fatto un giretto nel parco e poi sono rientrati. Solo che poi abbiamo dovuto evitare Pringle e poi Silente che si faceva una delle sue passeggiatine notturne e quindi abbiamo fatto tardi. Niente di che. Adesso scusami, ma devo chiedere una cosa a James!» a Sunshine dispiaceva da morire mentire alla sua amica, ma non poteva rivelare un segreto che non era suo. Raggiunse di corsa l'Infermeria e sentì i ragazzi che parlavano.

«...non è colpa tua Rem! Smettila!» stava dicendo James.

«Sono un mostro Jamie. Un mostro. Avrei potuto uccidervi.» rispose con aria lugubre Remus.

«Finiscila Lupin! Non è colpa tua e non è successo niente ok? Smettila!» lo rimproverò con veemenza Sirius, battendo una mano sulle coperte di Remus.

«Ok ok. Mi dispiace soprattutto per Sun. Aveva l'aria sconvolta...» sospirò Remus, affondando il viso tra le mani.

«Ehi...lei sta bene. È solo preoccupata per te. Lo sai com'è fatta, si preoccupa sempre per tutti. La terremo fuori da tutto questo ok?» fece rassicurante James. Remus all'inizio sembrò rilassarsi ma alla fine alzò di scatto la testa e piantò i suoi occhi nocciola in quelli più scuri di James e disse con voce dura:

«Ne starete fuori anche voi chiaro? Voi non c'entrate niente con tutto questo!» quando vide che gli altri non sembravano considerare granché le sue parole, afferrò il polso di James con una mano e lo attirò più vicino, poi ringhiò minaccioso: « Niente!»

James si liberò dalla stretta con un movimento fluido e gli mise la mano sulla spalla.

«Remus, perchè non riesci a capire che siamo insieme? Siamo una famiglia e siamo insieme dentro tutto.» affermò con voce chiara, sottolineando il tutto.

«No! No no no no!» mugolò Remus, prendendosi di nuovo la testa tra le mani.

«Sì Rem. Insieme. Troveremo un modo per aiutarti. Promesso.» disse James.

«Promesso!» lo appoggiò Sirius con un ghigno.

«P-promesso.» disse anche Peter, per quanto con la voce tremante.

«Perchè siete così dannatamente...malandrini?» sbottò Remus.

«Malandrini?» chiese James ridacchiando.

«Mia mamma chiama così quelli come voi, che vanno a cacciarsi in tutti i guai possibili con un sorriso e che la fanno impazzire.» spiegò Remus alzando le spalle.

«Trovato!» esclamò Sirius. Gli altri tre lo guardarono come se fosse improvvisamente impazzito.

«Trovato cosa?» domandò perplesso James.

«Bè noi siamo una famiglia, un gruppo no? E ogni gruppo ha un nome, giusto? Bene, noi saremo i Malandrini!» disse euforico Sirius.

«Sì! Malandrini! Sei un genio!» disse James. I due si scambiarono il cinque mentre Peter annuiva entusiasta e Remus rassegnato.

Poi James pose una mano davanti a sé. Sirius subito aggiunse la sua sopra quella dell'amico, poi Peter e poi, titubante, Remus.

«Allora saremo i Malandrini! Non ci tradiremo mai, saremo sempre amici, ci sosterremo sempre e non avremo segreti! E il mondo imparerà ad amare o a temere il nostro nome!» scandì James con tono pomposo.

«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!» aggiunse con un ghigno Sirius.

«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!» ripeterono James e Peter.

«Sì sì, giuro blablabla...» borbottò Remus ancora non convinto.

«Evvai!» esultò James. I quattro si sorrisero.

Dietro la porta anche Sunshine sorrideva, anche se sentiva una lingua gelida d'invidia e gelosia infiltrarsi nel suo cuore: James aveva detto che 'avrebbero tenuta fuori e con quello strano giuramento l'avevano appena fatto. Però era felice che almeno loro fossero uniti, con Remus.

Prese un respiro profondo ed entrò, cercando di stamparsi in faccia un sorriso normale.

«Ciao Sun! Come mai sei rimasta così indietro?» chiese con fare indifferente James quando si girò per salutarla.

«Mi ha trattenuta Lily...» rispose Sunshine con altrettanta naturalezza, senza sapere però perchè entrami si stavano mentendo così.

«E che voleva?» chiese Sirius, tenendo il gioco di James.

«Oh, niente di che.» rispose la ragazza, avvicinandosi a Remus. «Ehi Rem, posso parlarti un secondo?» chiese sedendosi sul bordo del letto.

«Certo, adesso?» domandò quello, facendo un gesto agli altri come per mandarli via.

«Capito, capito. Noi andiamo a mangiare! Fai presto Sun, non so quanto riuscirò a salvare per te!» i tre ragazzi risero e se ne andarono. L'Infermeria tornò silenziosa.

Dopo qualche istante Remus mise una mano sopra quella di Sunshine, facendole alzare gli occhi.

«Che succede Sun?» chiese dolcemente.

«Io...io non so da dove iniziare...» rispose incerta lei, senza incrociare lo sguardo dell'amico. Remus sospirò e tolse la mano da quella di lei.

«Sun, mi dispiace.» disse dolente. La ragazza sollevò di nuovo lo sguardo sorpresa.

«Ti dispiace per cosa?»

«Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere. È stato orribile, lo so.» spiegò Remus. Una lacrima corse lungo la guancia pallida e graffiata. Sun alzò il pollice e l'asciugò.

«Remus, te l'ho già detto, non è stato orribile. Cioè, sì, è stato orribile...» Remus sobbalzò a quelle parole e lei si affrettò a rassicurarlo. «È stato orribile, sì, ma non per quello che pensi tu! É stato orribile perchè non riesco nemmeno a immaginare quanto tu abbia sofferto, quanto dev'essere difficile per te convivere con questa cosa.»

«Tu...tu non sei sconvolta? Non hai paura di me?» domandò con timore Remus.

«Rem, credevo che tu fossi intelligente!» sbottò Sunshine. «Lo credevo, ma a quanto pare non è così! Quante volte te lo dovrò ripetere che quel...mostro...non sei tu? Non ho paura di te, Remus Lupin. Sei la persona più dolce e inoffensiva e gentile che conosca.» Sunshine sorrise e accarezzò di nuovo la guancia di Remus, che finalmente ricambiò il suo sorriso.

«Ok, va bene. Allora di cosa volevi parlarmi?» chiese il ragazzo per cambiare discorso.

«Io ti ho detto...non so da dove iniziare...» borbottò Sunshine, tormentando il lenzuolo del letto di Remus tra le mani.

«Che ne dici di cominciare dall'inizio?» scherzò Remus, beccandosi una botta sulla spalla.

«Dai Rem! Comunque....» Sunshine prese un respiro, fece un'altra pausa e poi si decise a parlare. «Allora...sai ancora tempo fa ho letto, per sbaglio naturalmente, una lettera di Jo a Sirius in cui diceva che era dispiaciuta che io fossi arrabbiata con lei. Io ci ho pensato su e alla fine ho deciso di scriverle per scusarmi con lei. Abbiamo fatto pace e ogni tanto ci scambiamo qualche lettera. Qualche giorno fa lei mi ha scritto questa.» Sunshine frugò nella borsa e trovò un foglio che passò a Remus. Il ragazzo lesse la lettera, corrugando le sopracciglia man mano che proseguiva. Alla fine, senza una parola la restituì all'amica.

«Lascia perdere l'ultima parte, non avrei nemmeno dovuto mostrarla in giro però...non so cosa pensare del fatto che Sirius le abbia detto della magia. Lo so che lei l'ha scoperto, che anche i Potter erano d'accordo, che lei ha promesso di non dirlo a nessuno però...» Sunshine si interruppe, non riuscendo a spiegare ciò che provava.

«Perchè non ne parli con Lily e invece sei venuta da me?» chiese Remus.

«Lily è troppo..non so...prevenuta nei confronti di Jo, anche se non l'ha mai vista. Le sta antipatica di principio. Invece tu sai chi è, come si comporta, come è fatta e di sicuro non volevo parlarne con James!» spiegò Sunshine arrossendo un po'.

«Mmmh...è per Sirius vero?» chiese Remus dopo un po'.

«Sirius? Cosa centra Sirius? Sirius? No no no...» esclamò Sunshine, diventando viola e agitando le mani.

«Era una cosa che avevate solo tu e lui, a cui Jo era esclusa e adesso che lo sa anche lei hai paura che te lo porti via del tutto vero?» chiese di nuovo Remus, senza lasciarsi distrarre.

Sunshine si zittì immediatamente e chinò la testa.

«Sono così confusa!» sospirò, con le lacrime agli occhi.

«Sun, devi capire che lui è tuo amico. Non potrà abbandonarti così. Non avere paura.» cercò di consolarla Remus.

«Ma Rem...lui mi ha già abbandonata! E solo per una stupida discussione! Si era dimenticato di farmi il regalo di Natale e non mi ha parlato per secoli!» gemette Sunshine, cercando invano di trattenere la disperazione nella sua voce.

«Sun, Sun, ascoltami! Lui ti vuole bene. Avete litigato e poi lui si è impegnato per fare pace. Siete di nuovo amici. Non preoccuparti per niente. Non ti lascerà sola.» le assicurò Remus, sporgendosi per abbracciarla.

«Ne sei sicuro?» domandò la ragazza, la voce attutita contro la spalla dell'amico.

«Sicuro.» sussurrò Remus, stringendola forte e pensando che se Sirius avesse messo da parte quella biondina che tratteneva i singhiozzi e la paura stringendo i denti, i pugni stretti attorno alla sua maglietta, sarebbe stato uno stupido. Ma Sirius non era uno stupido, o no?

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

50!! Oh mio dio è il 50 capitolo!! Vi rendete conto?? Oddio *w*

Comuuunque

  1. Avevo detto a non mi ricordo chi che avrei pubblicato tra sabato e domenica ma mi ero dimenticata che sabato pomeriggio c'era la festa di compleanno di mia sorella e quindi ho dovuto intrattenere 10 bambini di 5 anni e non sono riuscita a fare altro...davvero è stato terribile!! E in più credevo di aver pubblicato lunedì, giuro, ma deve essere successo qualcosa perchè non ha pubblicato!!

  2. Allora, spero che voi non pensiate male né di Remus né di Sun: loro non sono dei frignoni (tranne Rem che si piange sempre un po' addosso ma mi sembra anche giustificato) ma dovete capire che hanno 13 anni e il loro mondo è un casino (come quello di tutti gli adolescenti) quindi perdonateli se ogni tanto fanno un po' di scene.

  3. E Sun è fuori dai Malandrini. Sì, esatto. Non chiedetemi il perchè della scelta, un po' lo so, un po' no, ma ho deciso così. Scoprirete più avanti perchè e poi così era più facile!

  4. Grazie a chi ha recensito ovvero Hoshi Kudo, Jeis, Kira_Iris, Annie98 e la mia AleJackson! Vi ringrazio perchè recensite sempre e vorrei chiedere agli altri che seguono (SE seguono) di ricordare che non è vietato mettersi a recensire a metà storia ok? Avaaanti! :D

Ok, basta, vi saluto! Ciao belli

*dD*

 

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Capitolo 51
*** Grifondoro vs Serpeverde (Aprile-Maggio '73) ***


 

 

 

 



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  Grifondoro vs Serpeverde   

(Aprile-Maggio '73)

 

 

 

 

 

Il resto di Aprile trascorse in fretta. Sembrava che tutti avessero fretta di lasciarselo alle spalle e allo stesso tempo non volessero che Maggio arrivasse.

I professori sommergevano gli alunni di compiti che li facevano in fretta per poi correre fuori a fermare il tempo crogiolandosi al sole.

I Malandrini, ormai anche gli altri Grifondoro cominciavano a chiamare così quello che era sempre stato solo “Potter e Black con i loro amici”, passavano più tempo che potevano insieme.

Sembrava strano, ma solo avere un nome, sembrava averli uniti ancora di più. Si sentivano ancora di più un qualcosa di più di un gruppo di amici, molto più una famiglia. Naturalmente questo non cambiava assolutamente nulla: James e Sirius continuavano a fare i loro comodi ignorando i rimproveri di Remus e Peter scodinzolava (N.d.A: scusami Siiiiir!! Non volevo usare un tuo verbo per il topastro! Perdonami!!) dietro a entrambi, cercando di non farsi uccidere quando capitava in mezzo a una “discussione” tra i suoi amici e i Serpeverde.

Sunshine passava molto tempo con loro, ovviamente, anche se di solito divideva le mattine e i pomeriggi tra Lily e Remus, ma anche con tutti e due insieme dato che aveva scoperto che potevano benissimo parlare senza discutere. A patto che non si tirasse in mezzo il discorso “Potter e Black” che faceva immediatamente innervosire la rossa.

La sera invece la passava a scherzare, ridere e fare la dodicenne immatura con Sirius e James, anche scorrazzando nel castello in cerca di passaggi nuovi da scoprire o anche solo di un brivido e di una scossa di adrenalina.

Ogni tanto si incupiva e sentiva come se tra lei e i suoi amici ci fosse un vetro che la escludeva. Lily era sempre così dolce e carina e simpatica e era la sua migliore amica, ma lei aveva Severus. E sembrava che niente potesse essere come l'amicizia tra la rossa e il Serpeverde. E Remus aveva Sirius e James, James aveva Sirius e Remus e Sirius aveva James e Remus e tutti avevano Peter. E lei aveva sempre solo una parte di tutti. Ogni volta che faceva questi pensieri poi si dava della stupida egocentrica e li scacciava via, ma non poteva impedire che si attaccassero ad una parte del suo cervello e restassero lì a punzecchiarla quando non avevano niente di meglio da fare.

In compenso le cose tra lei e Jo filavano come non mai: si scrivevano ormai almeno due volte la settimana e lettere anche molto lunghe, tanto che James, a cui non aveva detto, come del resto a Sirius, che il destinatario era Jo, la prendeva in giro dicendo che aveva un fidanzato in un paese lontano o che stava scrivendo un libro.

Alla fine arrivò Maggio e con lui un'altra Luna Piena.

Questa volta i Malandrini non si arrischiarono ad entrare nella Stamberga per molti motivi.

Il primo, che Sirius non riteneva per nulla importante ma che invece gli altri tenevano abbastanza in considerazione, era che Remus aveva espressamente detto che non voleva che loro andassero. Infatti, come aveva spiegato a Sunshine, non voleva che loro, per quanto gli volessero bene così com'era, disse con tono poco convinto, certo com'era nel profondo di essere un mostro che non meritava l'amicizia di nessuno, e non avessero interesse per le sue trasformazioni, lo vedessero sotto forma di Lupo Mannaro.

Il secondo motivo era che avevano scoperto che l'incantesimo che avevano trovato in Biblioteca funzionava una volta sola perchè poi il Lupo Mannaro sviluppava come un sorta d'istinto per l'incantesimo e lo avvertiva.

Il terzo motivo era che tutti, anche se solo Peter e Sunshine (a James) l'avevano confessato, avevano avuto degli incubi orrendi dopo quella notte e si erano svegliati ansanti e tremanti con la vista dei denti grondanti di bava e degli occhi rossi di un Lupo Mannaro che incombeva su di loro.

Così quella notte, accompagnarono Remus nella Stamberga e gli fecero compagnia, finchè la Luna non sorse. Allora tornarono nel Castello e si misero ad aspettare in Sala Comune. Si addormentarono così, vestiti, pronti ad alzarsi, e si svegliarono solo quando la sveglia di Peter, appositamente sistemata su un tavolino, si mise a “squittire” (Sirius e James non avevano mai trovato nessun altro modo per descrivere lo strano suono che faceva) svegliandoli.

I quattro si alzarono sbadigliando e, infilandosi tutti sotto al Mantello dell'Invisibilità, dopo aver controllato che la Luna fosse realmente tramontata, sgusciarono via verso l'Infermeria.

Chiacchierarono tranquillamente, e soprattutto sottovoce, con uno sfinito Remus, finchè questo non si addormentò. Anche loro si addormentarono: Sirius seduto su una sedia il busto storto e la testa appoggiata alla testiera del letto di Remus; Peter ai piedi del letto, tutto rannicchiato; James su una poltroncina dal lato opposto a quella di Sirius, la mano tra i capelli di Sunshine e la testa reclinata in avanti e la ragazza, accoccolata su un fianco di Remus, abbracciandolo leggermente.

La mattina dopo Madama Chips uscì per controllare come stesse Remus e sobbalzò a quella visione. Stupefatta si strofinò gli occhi e, decidendo che, per una volta, non voleva sapere niente, si ritirò nel suo ufficio per prepararsi un caffè.

Remus, svegliato dal movimento e dall'esclamazione soffocata che aveva lanciato Madama Chips, si era svegliato e, accortosi dell'ora, si affrettò a scuotere gli altri, che si avviarono a colazione doloranti.

Ma sulla porta James si bloccò, sul volto una smorfia orripilata.

«Che succede Jamie?» chiese Sirius guardando il suo amico.

«Oggi è Sabato? Sabato 5?» chiese terrorizzato James.

«Sì perchè?» domandò curiosa Sunshine.

«Sono fott....morto.» disse depresso James.

«Che succede Jamie?» chiese di nuovo Sirius, adesso più impaziente. Poi sembrò che qualcuno l'avesse colpito e sobbalzò. «La partita. Oggi c'è la partita!» sussurrò, orripilato quanto James.

«E che c'è di così grave?» chiese Peter che ancora non aveva capito.

«Non ho dormito bene! Ho le ossa a pezzi! Non sono pronto psicologicamente!» si mise a gridare James, le mani nei capelli.

Remus e Sunshine lo lasciarono andare avanti così per un po', poi la ragazza lo interruppe.

«James, tu non hai bisogno di dormire per vincere! Potresti prendere un boccino ad occhi chiusi!» esclamò, consapevole di stare aumentando l'ego, già enorme, di James, ma anche che non c'era nessun'altra soluzione.

«Hai ragione, io sono James Potter. Sono James Potter. Sono imbattibile.» e ripetendosi questa litania James se ne andò, senza nemmeno salutare Remus. Gli altri, dopo aver rivolto dei cenni un po' sconsolati a Remus se la filarono dietro all'amico.

In Sala Grande c'era già un certo fermento, soprattutto tra i Serpeverde e i Grifondoro, che si dovevano fronteggiare per l'ultima partita della stagione.

«Potter! Dov'eri finito?» Jasons, il Capitano della squadra, intercettò subito James e squadrò con aria critica le sue occhiaie e la sua aria preoccupata.

«Sto bene Andrew. Benissimo. Sono pronto a giocare. Alle undici? Alle undici, benissimo. Sarò lì prima. Ci vediamo Capitano!» e con quel discorso sconclusionato James si fiondò a mangiare, riempiendosi la bocca di cibo, tanto che la Evans gli lanciò un'occhiata schifata.

James aveva lasciato una tregua, perchè, come diceva lui, si era comportata male dicendo bugiardo a Sirius e non accettando i suoi regali di San Valentino, a Lily fino a Marzo. Poi aveva ricominciato a rincorrerla per i corridoi chiedendole se voleva fare una passeggiata al lago con lui, se accettava sei fiori, qual'era il suo colore preferito....ricevendo sempre come risposta: sparisci Potter!

Sunshine si sedette vicino alla sua amica, ma alzò subito lo sguardo quando la McGranitt si avvicinò ai Malandrini e a Jasons, che si era seduto accanto a James.

«Che succede?» chiese subito Sirius, con aria colpevole.

«Questa volta non c'entrate niente voi, signor Black e voi, signor Potter. Andrew, abbiamo un problema.» fece la professoressa, chiamando con un gesto il Capitano dei Serpeverde che era rimasto più indietro.

«Che è successo?» chiese preoccupato Jasons, controllando che i suoi giocatori ci fossero tutti.

«Stevens si è fatto affatturrare e non può parlare, siamo senza cronista.» spiegò coincisa la McGranitt.

«E quindi?» si intromise James.

«E quindi, signor Potter, dato che non abbiamo tempo per audizioni o cose più complicate, dovremo annullare la partita.» spiegò seria la strega.

«No! Non può!» esclamarono insieme Andrew e James, mentre il Serpeverde, Carson, stringeva gli occhi preoccupato.

«Sì che posso, se non abbiamo un cronista non possiamo fare la partita.» ribatté la McGranitt.

«Posso fare il cronista?» chiese in quel momento Sirius, intromettendosi e strappando un sorriso a James.

«Assolutamente no, Black!» esclamò orripilata la professoressa.

«Andiamo! Sono, modestamente, perfetto! Sono bravo a parlare, conosco il Quidditch, sono imparziale» occhiata gelida della McGranitt e sarcastica di Carson « e in più sono simpatico! Per prova almeno! La prego!» argomentò Sirius, facendo gli occhi dolci e spostandosi una ciocca di capelli che dalla foga con cui aveva parlato gli era caduta sulla faccia.

«Va bene» capitolò alla fine la McGranitt. «Se ai Capitani va bene...» scrollata di spalle di Carson e cenno di assenso di Jasons «Puoi provare, Black»

«Evviva!» esultarono James e Sirius scambiandosi un cinque.

«Ma dovrai rispettare le regole della buona educazione e essere imparziale!» lo ammonì la professoressa.

«Mi sta dicendo forse che non mi ritiene educato? Dovrei per caso offendermi?» chiese con una smorfia Sirius.

Con un ultimo sospiro e una sguardo d'ammonimento la McGranitt girò sui tacchi e se ne andò.

«Tanto vinceremo noi, stupidi Grifonscemi!» sibilò Carson prima di seguirla.

«Credici Carson! Magari se ci speri con tutto il cuore puoi riuscire a segnare un punto!» lo prese in giro Sirius, facendo ridere i Grifondoro e i Corvonero vicini.

Alle dieci e mezza la squadra, e Sirius per fare incoraggiamento, si ritirò negli spogliatoi.

Quando tutti si furono cambiati, si sedettero sulle panche, in attesa del discorso di incoraggiamento di Jasons. La squadra era composta dal Capitano, Cacciatore insieme a Emily Robinson, del quarto anno e di Oliver Stenton del settimo, dai due Battitori, Corinne Williams, quinto anno e Hugo Smiths, settimo anche lui, il Portiere Pearson, sesto anno e poi c'era James naturalmente. Le due ragazze se ne stavano una accanto all'altra, mentre Emily legava i lunghi capelli neri di Corinne in una treccia. James camminava avanti e indietro, borbottando tra sé e sé “Io sono James Potter!”, Oliver si stropicciava la divisa e Hugo si passava da una mano all'altra la mazza da Battitore.

Alla fine Jasons parlò.

«Allora ragazzi, ci siamo allenati e abbiamo giocato bene quest'anno. Non dobbiamo assolutamente perdere capito? I Serpeverde hanno trenta punti in più di noi quindi James devi prendere il boccino solo quando saremo in vantaggio ok? Voglio vincere alla grande. È la mia ultima possibilità e voglio finire bene. Grifondoro l'anno scorso ha vinto e l'anno prima ci siamo fatti soffiare la coppa dai Corvi, quindi vediamo di non dare la stessa possibilità anche dalle Serpi, capito? Comportatevi bene, so che ne siete capaci! Potter, conto su di te e non pavoneggiarti!»

«Io non mi pavoneggio...» si lamentò sottovoce James, ma un'occhiata di Sirius bastò per zittirlo.

«Black, ti conviene andare.» gli ricordò in quel momento Emily.

«Hai ragione Robinson. Ora vado. Buona fortuna ragazzi!» poi Sirius si sistemò i capelli, si stampò in faccia il solito sorrisino freddo e superiore e se ne andò.

«Di a Sun che le mando un bacio! E anche alla Evans!» gli gridò dietro James. Sirius non si degnò nemmeno di rispondergli.

«Black finalmente! Si può sapere dov'eri finito?» lo assalì la McGranitt appena salì sul podio.

«Scusi professoressa.» accennò Sirius, afferrando il megafono magico e guardando gli spalti che nel frattempo si erano riempiti. Più della metà delle persone sventolavano o avevano addosso i colori di Grifondoro, ma, notò Sirius con una smorfia di disgusto, molti erano verdi e argento, dalla parte di Serpeverde, compresi Mocciosus e Regulus.

La McGranitt gli fece un cenno, Sirius si schiarì la voce e poi sorrise. Sarebbe stato fantastico!

«Buongiorno signori e signori, chi vi parla è Black, quello bello e simpatico! Pare che Stevens si sia fatto affatturare (devo stringere la mano a chi mi ha fatto questo favore!) e quindi per questa volta lo sostituirò io! Scommetto che poi mi vorrete sempre, ma bisogna sapersi accontentare!» fischi dai Serpeverde e grida gioiose dagli altri. Un Corvonero si alzò e fece un inchino nella sua direzione.

«Sei stato tu? Grande, ti stimo!» gli urlò Sirius salutandolo con la mano.

«Black!» la McGranitt già cominciava ad innervosirsi.

«Certo professoressa, certo. Presentiamo le squadre! Per le visci...sì sì professoressa, sono imparziale! Per le Serpi...ok! Ecco i Serpeverde! Carson, Jones, Bublos, Wilson, Huges, Turner e Lestrange*!» grida entusiaste dai verdi-argento e fischi dai rosso-oro. «Ma ora passiamo ai Grifondoro! Un applauso gente per Jasons, Robinson, Williams, Stenton, Smiths, Pearson e Pooootter!! Lui è James Potter gente!» le urla questa volta quasi assordarono Sirius, mentre i fischi di Serpeverde quasi non si sentivano.

«Lasciatemi cominciare gente! Allora, Madama Bumb ha dato il via, si inizia! Pluffa subito ai Grifondoro, andiamo ragazzi! Jasons, Robinson, è una grande quella ragazza! Ancora Jasons...avanti Andrew tira! E...sì!! 10 a 0 per i Grifondoro! Prendetevi questa brutte vipere!»

«BLACK!»

«Certo prof! Palla Wilson, Huges, Wilson e...sì! Williams! Palla passa ai Grifondoro! Corinne hai uno stile magnifico! Vai ragazza tira! E...no, passa a Jasons...Jasons passa di nuovo a Williams e Williams a Robinson e...sì! 20 a 0 per i Grifondoro! James non pavoneggiarti, non stai facendo nulla!» James fece un gestaccio a Sirius, che per tutta risposta rise.

«Palla ai Serpeverde! Wilson sei uno sfigato! Ma neanche passare una palla riesci? Pluffa di nuovo a Robinson! Avanti Emily fai vedere di cosa sei capace! Nooo! Se scopro chi le ha tirato quel bolide lo ammazzo! Pluffa a Huges che vola verso la porta avversaria! Pearson vedi di pararla altrimenti ti appendo per le mutande alla Torre di Astronomia...scherzo prof!» Sirius si distrasse un momento per difendere il suo megafono dalla McGranitt.

«Prof mi lasci seguire! Pluffa a Wilson, Huges, Wilson, Huges...non state giocando tra voi idioti! E lancio...difficile ma...grande Pearson! Sei un mito!» i Grifondoro si stavano scatenando, i Serpeverde insultavano tutto e tutti.

«Pluffa di nuovo ai Grifondoro. Jasons è il mio nuovo mito a quanto pare, insieme alla bravissima Emily e alla bella Corinne! Ragazze siete davvero favolose! Ok ok prof...”mi attengo a ciò che devo dire!” Dicevo...pluffa a Jasons...Robinson, Jasons....tira And! Grandissimo! 30 a 0 per i Grifondoro! Jamie vedi di metterti al lavoro adesso! Battitori avantiii!»

«Black smettila!»

«Voglio più azione professoressa! Pluffa ancora a Jasons...e...ooops, forse quello non dovevo dirlo! Bublos manda un bolide contro Jasons che per schivarlo lascia cadere la pluffa! Avanti Emy vai a prenderla! Eeee...no! 30 a 10! Pearson datti una svegliata! Pluffa ad un'agitatissima Williams! Avanti Cori falli rossi! Ok, battutaccia, lo so! Jamie muoviti! Williams schiva un bolide, passa a Jasons che passa a Robinson che tira e..no! Flitt sembra essersi accorto ora che la partita è iniziata e la para! Pluffa a Huges...avanti ragazzi è un babbuino! Prendetelo! Grande Stenton! Stenton tira un bolide contro Huges che lascia cadere la pluffa che passa a Grifondoro! Avanti Jasons! Grande! 40 a 10 per i Grifoni! Vaiii! Grifondoro regna ragazzi, non c'è storia! Aspettate, Potter sembra aver visto il boccino! Avanti Jamie prendilo! No! Jones se Jamie non può prendere il boccino perchè gli hai rotto il braccio ti stacco la testa! Se non l'avete ancora capito, ma so che i Serpeverde sono teste dure quindi dovrò dirlo, Jones ha tirato un bolide a James che è stato colpito! Jamie tutto ok? James!» James oscillava pericolosamente sulla scopa, una mano stretta sull'avambraccio dell'altra e una smorfia di dolore sul viso. «Jamie forza! NO! Bublos lo ha colpito di nuovo!» James era stato colpito di striscio su una spalla e era caduto dalla scopa, ora si reggeva con una sola mano, tra l'altro quella del braccio rotto. «James resisti! Forza amico! Voi state attenti! Pearson non fargliene passare una! Williams batte il rigore! Avanti! Bravissima! 50 a 10 per i Grifondoro! James, amico forza! Non lasciare quella scopa!» l'intero pubblico, tranne i Serpeverde che sghignazzavano sadici, se ne stava con il fiato sospeso, tanto che si potevano sentire chiaramente le esclamazioni di dolore di James, mentre oscillava per salire di nuovo a cavalcioni della scopa. «Avanti professoressa! Jasons maledizione chiedi tempo!» urlava Sirius, ma il Capitano non gli badava, tropo impegnato a mandare i suoi battitori sotto a James perchè non si facesse male se fosse caduto, cosa che sembrava molto probabile e a segnare con Corinne ed Emily.

«No! Stronzi! Scusi prof, scusi! Non succederà più! 50 a 20 per Grifondoro! Avanti Andrew fagliela pagare! James avanti, ce la puoi fare! Vai Andrew! 60 a 20 per i Grifondoro! James forza, io so che ce la puoi fare! Sei un pappamolle per caso?» Sirius incitava l'amico, mentre Sunshine se ne stava stretta tra le braccia di Lily, che era impietrita ma non spaventata.

«Vai. Al. Diavolo. Black!» urlò James. Poi con un ultimo grido di dolore si issò sulla scopa, dove si accasciò per un istante.

«Lo sapevo Jamie! Sei il migliore! Dopo di me ovviamente! Emily segna ancora! 70 a 20 per i Grifondoro! Pearson non guardare James, maledizione! Pluffa ai Serpeverde! Huges segna! 70 a 30 per i Grifondoro! Non vincerete mai stupide Serpi! Scusi prof...» Sirius si voltò un secondo, mentre Sunshine gli stringeva il braccio. «Che succede Sun?» chiese allontanandosi il megafono dalla bocca.

«Chiama qui vicino Jamie per favore.» disse lei sfoderando la bacchetta, pallidissima.

«Ai suoi ordini madamigella!» scherzò Sirius prima di tornare alla partita.

«Pluffa a Wilson, Huges, Wilson. Wilson tira. No! 70 a 30! Pearson, James non si è quasi ucciso perchè tu guardassi per aria! Datti una svegliata! Jamie, qui c'è una gentile donzella che ti desidera,se trovi il tempo! Pluffa a Grifondoro!» James si avvicinò un po' a Sirius e Sunshine e la ragazza, puntata la bacchetta al braccio di James mormorò un paio di incantesimi. Il braccio di James venne steccato e ricoperto da bende bianche. James sospirò di sollievo.

«80 a 20 per Grifondoro! Ma che succede? Pare che quel viscido idiota di Lestrange abbia visto il boccino! Vola Jamie veloce! Pluffa a Serpeverde! Huges, Wilson, ancora Huges! Bravo Pearson! James avanti!» James volava, appiattito sulla scopa per andare più veloce, ma Lestrange aveva un netto vantaggio su di lui. Spingendo al massimo James arrivò alle sue spalle e gli diede un colpo.

«Stai in là Potter! Vattene via! Traditore del tuo Sangue che non sei altro!» ringhiò il Serpeverde, cercando di far sbandare James.

«Taci idiota!» James strinse i denti e si appiattì ancora di più, acquistando velocità, gli occhi che lacrimavano per il dolore. Poi il boccino cambiò direzione e andò verso il basso.

I due Cercatori lo seguirono. James per guadagnare tempo mise il manico della scopa quasi in verticale, tenendosi con solo la mano sana. I Grifondoro trattenevano il fiato, i Serpeverde speravano che si schiantasse.

Mancavano quattro metri dal suolo. Lestrange gettò un occhiata a James che non accennava a rialzare la scopa.

Tre metri. Lestrange raddrizzò impercettibilmente il manico di scopa e rallentò, facendo passare James in vantaggio.

Due metri e mezzo. James tese il braccio ferito. Grifondoro segnò ancora. Lestrange accennò a fermarsi.

Due metri. James raddrizzò un po' il manico per poter staccare entrambe le mani. 90 a 40 per i Grifondoro. Lestrange si fermò.

«Non voglio schiantarmi con te Potter.» sibilò.

James strinse gli occhi, e si spinse più avanti che poteva. Scivolò leggermente. Il manico di scopa ebbe uno scatto e sembrò che James stesse per precipitare.

1 metro e mezzo. James si gettò in avanti e contemporaneamente raddrizzò la scopa, puntandola in alto e schizzando su, travolgendo quasi Lestrange e sventolando il boccino con il braccio sano.

Lo stadio esplose.

«240 a 40 gente! 240 a 40! Grifondoro vince la coppa per il secondo anno consecutivo! 240 a 40! Grandissimo Jamie!» Sirius si sgolava, cercando di sovrastare le urla e i canti dei Grifondoro mentre la squadra scendeva stretta in un unico grande abbraccio, facendosi sommergere dalle persone che si affollavano attorno a loro per congratularsi. I Serpeverde se ne andarono immusoniti, seguiti dagli insulti e dalle prese in giro di Sirius, che la McGranitt non si curava minimamente di zittire.

Alla fine James riuscì a liberarsi e corse verso i suoi amici, abbracciando Sunshine.

«Sei stato un incosciente!» lo rimproverò subito lei. «Ma sei stato spettacolare!»

«Grazie Sunny! Sirius sei stato fantastico!» si complimentò James.

«Come sempre no?» si vantò Sirius, la voce leggermente roca per il grande urlare, pavoneggiandosi col megafono che la McGranitt non aveva ancora avuto il buon senso di toglierli di mano.

«Abbiamo vinto!» esultò ancora Peter, facendo scoppiare tutti in una gran risata.

«Andiamo da Remus! Deve complimentarsi anche lui con noi!» propose James, appoggiato dagli altri.

«Magari riusciremo a farlo uscire così non si perderà la festa!» rise Sirius, consapevole che Remus evitava allegramente quelle occasioni, se poteva.

Anche gli altri risero con lui poi se ne andarono, Sunshine a braccetto di James, Sirius con un braccio attorno alle spalle dell'amico, il megafono stretto al sicuro nell'altra mano e Peter che trotterellava dietro, parlando eccitato.

 

-Fine Capitolo-

 

*Lestrange è Rabastan Lestrange, il fratello di Rodolphus Lestrange. Non so quanti anni abbia ma ho deciso di metterlo al settimo perchè mi ispirava lì :D

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

*si fa piccola piccola, cercando di schivare gli ortaggi marci* ehm ehm...scusatemi!! *si abbassa per schivare un pomodoro* dove l'avete trovato un pomodoro??

Ok non è questa la cosa importante! La cosa importante è che sono in super mega stra ritardo!!

Tra la scuola, impegni personali, casini in famiglia e tutto il resto non sono riuscita più ad aggiornare e in più ci si è messa anche l'ispirazione che era andata in vacanza!! Mi perdonate??

  1. sono abbastanza preoccupata per questo capitolo perchè scrivere delle partite di Quidditch mi terrorizza. Non credo di esserne capace, mi sembra di essere noiosa e ripetitiva e anche se la mia Ale mi ha detto che non è così e io mi fido di lei, sono ancora preoccupata!!

  2. Spero di non aver fatto errori con i nomi dei Serpeverde ma erano troppo insignificanti e mi facevo confusione da sola o.O

  3. Le coincidenze per far fare la cronaca a Sir sono un po' azzardate? Bè lui se lo merita u.u il mio dolce cucciolotto mi ha chiesto di fare la cronaca e io gli ho dato questa occasione *sclera*

  4. Grazie grazie grazie a chi recensisce ossia Hoshi Kudo, Jeis, Annie98, Kira_Iris e EvePotter che mi ha concesso questo onore solo da poco! Grazie a tutte davvero!

  5. Ho deciso di farle un punto separato perchè se lo merita. È una persona fantastica, mi aiuta con questa storia, mi da sempre nuove idee, parla con me, mi fa sempre ridere con i suoi racconti sulle sue amiche e sulla sua professoressa stronza come la Umbridge, è mia amica anche se non ci siamo mai viste di persona, fate un applauso alla mia AleJackson perchè se lo merita davvero!

E adesso basta, mi tolgo dalle scatole!! A presto!!
*dD*


Ps: questa fanart non c'entra molto ma mi ispirava metterla :)



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Capitolo 52
*** Tante tane cose...(Maggio-Giugno '73) ***


 

 

 

 

Tante tante cose...

(Maggio-Giugno '73)

 

 

 

 

Stavano camminando allegramente quando la depressa e arrabbiata squadra Serpeverde li superò, ancora con la divisa, e circondata da diversi compagni di Casa che guardarono con odio i quattro Grifondoro.

Huges passando sputò a terra e Carson sembrò voler picchiare Sirius che rideva. Solo Lestrange però si fermò accanto a loro e sfoderò un ghigno freddo e allucinato.

«Ridi Black, ridi pure. E anche tu Potter, goditi quanto puoi la tua misera vita di perdente idiota, Traditore del tuo Sangue! Divertiti con una piccola mezzosangue e un ciccione incapace. Ma quando il Signore Oscuro vi spazzerà via tutti sarò io a ridere!» poi diede una forte spinta a Sirius che barcollò e, per non cadere, si appoggiò per sbaglio al braccio di James che gemette rumorosamente. Lestrange si allontanò ghignando.

«Scusami Jamie! Non volevo!» si scusò Sirius, massaggiandosi il centro del petto dove il Serpeverde lo aveva colpito.

«Non è...niente...» mugolò James. Appena ebbe detto quelle parole però barcollò e Sirius dovette sporgersi per afferrarlo e non farlo cadere a terra.

«Portiamolo in Infermeria Sir!» disse stridula Sunshine, aiutando l'amico a sostenere James che protestava debolmente, dicendo che era capacissimo di arrivarci da solo.

Quando finalmente arrivarono in Infermeria, James si reggeva bene sulle gambe, anche se Sunshine continuava a fissarlo preoccupata e Sirius faceva finta di niente, ma in realtà era pronto ad afferrare il suo migliore amico al volo.

«Ragazzi che fate qui? Siete venuti a trovarmi? Ho sentito la cronaca, complimenti James!» li salutò Remus appena entrarono.

«Sono stato bravo vero?» chiese soddisfatto Sirius.

«No, Sirius, non sei stato bravo, ma è stato divertente. Solo non ho capito che cosa è successo a metà...Jamie?» Remus si interruppe a metà, vedendo James che si lasciava cadere su un letto stringendo i denti e chiudendo gli occhi.

«Jones gli ha rotto un braccio con un bolide. E poi l'ha colpito ancora di striscio su una spalla.» lo informò tranquillamente Sirius.

«COSA?» sbottò Remus drizzandosi sul letto.

«Cos'è questa confusione? Che cosa succede signor Potter?» Madama Chips era uscita dal suo ufficio e già si muoveva decisa verso James. «Braccio rotto e spalla contusa.» dichiarò un attimo dopo, sfilando la benda che aveva fatto apparire con la magia Sunshine. «Chi ha fatto questa fasciatura?»

«Lei.» disse Sirius, indicando con un cenno della testa Sunshine che arrossì.

«Brava ragazza. Sempre detto che il Quidditch è uno sport pericoloso! Ancora non capisco perchè Silente lasci che dei bambini come voi lo pratichino!» borbottò Madama Chips sistemando con un colpo di bacchetta la spalla di James e andando a prendere una pozione da un grosso armadio alla parete.

«Il Quidditch non è pericoloso! Io sto benissimo!» protestò James.

«Certo certo signor Potter. Beva questo.» e senza dargli il tempo di replicare gli ficcò in bocca un grosso cucchiaio pieno di una curiosa pozione verdastra.

«Puah! Ma che è?» chiese schifato James appena fu di nuovo capace di parlare.

«Zitto e vedi di riposarti! Signor Lupin, prenda la sua pozione!» poi senza aggiungere altro la donna se ne andò ticchettando.

«Se pensi che la tua faccia schifo non hai mai assaggiato la mia! Sun me la passi?» fece Remus con una smorfia, indicando una boccetta con un bicchierino affianco, posata sul comodino.

«Certo.» acconsentì Sunshine riempiendo il bicchierino e passandolo a Remus.

«Cos'è?» chiese curioso Sirius annusando la bottiglietta e ritirandosi subito storcendo il naso.

«Puah!» sbottò Remus storcendo la bocca dopo aver bevuto tutto il contenuto del bicchiere. «Niente di che. Mi rimette in forma dopo la Luna Piena. Ma fa schifo.»

«Ah.» Sirius lasciò cadere l'argomento e si sedette con gli occhi chiuse su una sedia accanto al letto di James.

«Sentite...io...» Sirius riaprì gli occhi e vide la faccia rossa di Remus e il suo disagio, mentre quello si passava tra le mani il lenzuolo.

«Se stai per tirare fuori di nuovo il discorso del mostro risparmiatelo, per favore! E smettila!» lo interruppe subito Sunshine con la fronte aggrottata e gli occhi che mandavano scintille.

«Io non la contraddirei se fossi in te...» suggerì ghignando Sirius prima di richiudere gli occhi.

«Ma io...» riprovò Remus.

«Basta Remus!» Sirius spalancò gli occhi stupefatto, perchè la rase, detta con rabbia e decisione non era venuta da Sunshine bensì da James. «Tu non sei un mostro. Non devi preoccuparti per noi e noi siamo tuoi amici. Punto! Hai solo un...piccolo problema peloso ok? Che cosa dovremmo fare allora quando le ragazze hanno le loro cose? Isolarle e chiamarle mostri?»

Remus diventò di fuoco a quelle parole.

«Ma non è la stessa cosa! Io una volta al mese divento una bestia orrenda assetata di sangue!»

«No invece! Una volta al mese una bestia si impossessa del tuo corpo, ma non è Remus. Tu hai solo quel piccolo problema peloso, come ha detto James.» intervenne Sunshine.

«Ma voi non capite...» tentò ancora Remus.

«Senti Lupin!» si inserì Sirius. «Se vuoi restare da solo e isolato dillo chiaro e tondo e sarà fatto. Se invece vuoi avere degli amici che ti considerano una persona normale con un piccolo problema, smettila di farti tutte 'ste fisse mentali e lasciaci respirare e essere tuoi amici. Punto!»

Remus ammutolì, insieme agli altri.

«Io l'ho sempre detto che il nostro SirSir è una persona tanto dolce!» pigolò James con voce acuta, sporgendosi per cercare di abbracciare Sirius che si spostò con violenza, quasi cadendo dalla sedia. Sunshine scoppiò a ridere e il momento di tensione passò.

«Ok, grazie ragazzi. Ora la smetto.» gli altri annuirono soddisfatti alle parole di Remus. Sapevano che probabilmente lui avrebbe continuato a pensare quelle cose dentro di sé, ma adesso non disperavano più di fargli cambiare idea e soprattutto non dovevano più sentirle ogni dieci secondi, e questa era già una gran cosa.

Poi Sirius e James si impegnarono a fare gli occhi dolci e a lusingare Madama Chips finchè lei non lascio libero Remus, con suo grande rammarico. Quando finalmente entrarono in Sala Comune, James ancora con la divisa della squadra addosso e un braccio fasciato strettamente, anche se già in via di guarigione, scoprirono che assomigliava a una specie di bolgia infernale molto allegra.

C'era una confusione tremenda: tutti urlavano, cantavano, la musica era assordante, le risate infinite, la Burrobirra, e anche altre cose molto meno innocenti, giravano come acqua nei bicchieri e Peter si era dato da fare per riempire un tavolo con dolci e delizie a non finire. In più il fatto che praticamente tutti i Grifondoro fossero ammassati uno contro l'altro a ballare e a chiacchierare, urtandosi e spingendosi, e che le pareti fossero rosso fuoco non contribuiva ad alleviare questa sensazione.

Remus fece subito una smorfia, girandosi come per scappare via, ma James fu più veloce e, afferrandolo per un braccio lo condusse dritto dritto nel cuore del caos, seguito da Sirius.

«James! Guardate chi è arrivato finalmente?? Il nostro Cercatore d'oro!! » urlò Jasons appena vide James, che continuava a tenere Remus per un braccio, tirandolo in mezzo al suo gruppetto di ammiratori.

«Ehi Andrew! Ciao! Bella festa!» gridò in risposta James, per farsi sentire sopra la confusione.

«Vero?» poi Oliver Stenton e Hugo Smiths afferrarono James e lo fecero salire in piedi su un tavolo, tra le smorfie di riprovazione di Lily, seduta lì vicino.

La folla si scatenò alla sua vista, lanciandosi in lodi sperticate e grida di giubilo, scandendo il suo nome.

Alla fine Sirius riuscì a tirare giù di nuovo James e a trascinarlo via di lì.

«Fiuuu! Grazie Sir! Ok, amo queste cose, ma cominciavo a sentirmi un po' oppresso lì sopra.» disse con un sorriso James, poi, come se niente fosse, si rilanciò in mezzo alla folla per recuperare qualcosa da bere.

«Ehi Evans, che fai? Ti diverti?» chiese passando vicino a Lily.

«Vattene Potter. Vai a darti arie con le tue smorfiose ammiratrici!» ribatté seccamente lei.

«Sei gelosa Evans?» domandò malizioso James.

«Potter vattene prima che ti lanci qualcosa. E vattene molto lontano magari.»

«Ma come sei acida! Volevi forse che vincessero le Serpi?»

«Qualunque cosa, pur di scalfire almeno un po' il tuo ego spropositato e far sparire quel tuo sorrisino presuntuoso dalla faccia.» poi con una smorfia di disprezzo Lily si alzò e se ne andò, diretta ai Dormitori.

«Non ti andrà mai bene con lei, Jamie, mi dispiace!» ghignò Sirius che gli era arrivato alle spalle e aveva ascoltato l'ultima parte della conversazione.

«E stai zitto Sir!» poi, mettendo il broncio, James afferrò con decisione un bicchiere di Burrobirra e la buttò giù tutta d'un colpo.

Immediatamente strizzò gli occhi e si mise a tossire.

«Ma che era?» domandò con voce strozzata, guardando con gli occhi che gli lacrimavano il bicchiere ormai vuoto.

Sirius afferrò un bicchiere uguale e annusò sospettoso il contenuto, poi diede un piccolo sorso.

«Ah! Hai conosciuto il Whisky Incendiario amico! Salute!» poi Sirius alzò il bicchiere e bevve tutto d'un fiato, per poi tossire convulsamente tra le risate.

«Godric! È stato spaventoso! Ma buono però!» stabilì dopo che ebbe ripreso fiato.

«CHE COSA STATE BEVENDO??» la voce di Sunshine li fece girare entrambi, l'aria colpevole e lo sguardo basso. La ragazza stava di fronte a loro, le mani sui fianchi e l'espressione sospettosa.

«Niente Sun, niente. Non preoccuparti.» fece con nonchalance Sirius, posando distrattamente il bicchiere dietro di lui.

«Vedete di non combinare nulla, capito? Io vado a letto.» e, addolcito lo sguardo, Sunshine diede un bacio sulla guancia a James e una carezza sulla spalla di Sirius.

«Buonanotte Sunny.» «Buonanotte Raggio di Sole.» salutarono i due, scambiandosi un occhiata...bè..Malandrina!

«Se vedete Remus salutatemelo, ma immagino che sarà già scappato. Buonanotte e non fate tardi!» e dopo un'ultima occhiata severa Sunshine si girò e sparì nella folla.

I due controllarono che fosse davvero andata nel Dormitorio e poi si sorrisero e afferrarono simultaneamente un altro bicchiere sospetto.

 

**

 

Maggio passò tra numerose sfuriate della Evans, che sembrava essere sempre appostata dove i Malandrini stavano per combinare qualche casino e puntualmente li sgridava, Sirius e James le facevano saltare i nervi e finivano per farle raggiungere gli ultrasuoni, tanto stridule e furiose diventavano le sue urla. Se poi c'era di mezzo qualche bello scherzo a Mocciosus...bè allora lì ci si poteva sedere con un sacchetto di pop-corn e osservare la furia strapazzare Black e Potter che, nonostante tutto, non smettevano di sorridere e darle fastidio.

Man mano che giugno si avvicinava la tensione diventava palpabile: i professori caricavano di compiti gli studenti per prepararli agli esami ormai incombenti, il sole cercava di attirare i ragazzi, che se ne stavano seduti sudando sui libri, chiamandoli ad assaporare l'aria che sapeva ormai d'estate e l'acqua fresca del lago, ma questi non potevano muoversi e accumulavano nervosismo. Gli studenti dei G.U.F.O. o dei M.A.G.O. erano sempre più irritabili e assegnavano severe punizioni a chi disturbava la quiete pubblica. Ovviamente Sirius e James, che si ritenevano troppo intelligenti e perfetti per rovinarsi studiando, passavano il tempo a fare i soliti scherzi, a ridere e a fare casino, con la conseguenza che erano più spesso in punizione che liberi e che la clessidra di Grifondoro si svuotava rapidamente, nonostante il netto vantaggio accumulato con la vittoria a Quidditch.

Se si aggiungeva che anche Remus era sull'orlo dell'isteria poiché si era reso conto di essere indietro con il suo programma di ripasso, che Sunshine era stata contagiata da lui e da Lily, altrettanto isterica, e che quindi era più nervosa che mai...bè i due decisero che era salutare per tutti se avessero passato i pomeriggi con i piedi a mollo nel Lago o all'ombra di qualche albero del parco, piuttosto che in Sala Comune.

Un pomeriggio erano tutti e cinque sotto a un bel tiglio che li ombreggiava, riparandoli dai caldi raggi del sole.

Sirius sonnecchiava, perdendosi nei giochi di luce che il sole creava tra le foglie, James giocherellava con dei rametti e il suo boccino, quello che aveva tanto rischiato nella festa di Frank, Peter cercava di capire Trasfigurazione che Remus gli stava spiegando e Sunshine ripassava Pozioni, immersa nel libro di testo, distesa a pancia ingiù sull'erba.

Si sentivano altri studenti ridere o ripassare a voce alta, quindi all'inizio nessuno si curò delle voci che si avvicinavano, finchè James non notò Sirius che si drizzava d scatto e si guardava attorno come in cerca di qualcosa.

«Che succede Sir?» chiese curioso, spostando anche l'attenzione degli altri sul ragazzo, che si era alzato su un ginocchio e aveva lo sguardo fisso su un gruppetto di cinque o sei ragazzi che si avvicinavano.

«Regulus.» rispose quello, indicando con un cenno della testa dei capelli neri nel gruppo. Poi però, sentendosi osservato, Sirius alzò le spalle e tornò a distendersi, come se nulla fosse. Chiuse gli occhi, facendo finta di tornare a sonnecchiare, giusto per allontanare gli occhi degli amici da lui, ma cercò di aprire bene le orecchie, per afferrare i discorsi del fratello. Niente.

«Ehi ragazzi, ci venite quest'estate a casa mia?» chiese in quel momento James, che era stato fin a quel punto anche troppo silenzioso per i suoi standard.

«Io non so. Volevo passare l'estate a casa con Angie e con la zia. Sai lei sta diventando anziana e ha anche la sua famiglia e non vorrei che si dovesse preoccupare anche d'estate di Angela. Però devo ancora decidere.» disse Sunshine, senza staccare gli occhi dalla descrizione di una pozione particolarmente complicata.

«Capito. Bè sappi che mi farebbe felice! Tu Rem?» fece ancora James spostando lo sguardo su Remus.

«Non so. Sai non vorrei disturbare...» James alzò gli occhi al cielo a quelle parole. «E poi non so se mi danno il permesso, però sarebbe divertente. Ci penserò. E grazie per l'invito comunque!»

«Perchè devi essere sempre così formale e gentile Rem? Tu ci vieni vero Pete?» James fece gli occhi da cucciolo e Peter arrossì.

«C-chiederò a mamma se posso venire! Mi d-darà il p-permesso di s-sicuro!»

James fece un sorriso gigante e si rivolse a Sirius.

«Tu ci vieni vero Sir? Ci vieni ci vieni?»

Sirius però non fece in tempo a rispondere che qualcun'altro lo fece per lui.

«No, lui non viene Potter.» Sirius si era distratto ascoltando l'amico e non si era accorto che il gruppo di Serpeverde tra cui suo fratello si erano avvicinati a loro e ora erano alle loro spalle. Era stato proprio Regulus a rispondere con un ghigno, mentre altri due, Nott e Avery se non sbagliava, ridevano come idioti.

«Ciao Reggy! Come mai non posso andare?» chiese Sirius, usando di proposito il nomignolo tanto odiato dal fratello, che lui gli aveva affibbiato anni prima, e parlando con voce infantile per farlo arrabbiare. Però suo fratello mantenne un aria composta e fredda, solo il ghigno si congelò, mostrando la sua irritazione.

«Hai altro da fare a casa. Mamma ti aspetta...a braccia aperte se capisci che intendo.» i cretini dietro a Regulus risero ancora, mentre McCroy, che in un primo momento non aveva notato, sfoderava un ghigno soddisfatto e appoggiava una mano sulla spalla di Regulus.

Forse fu quella vista, o forse il pensiero di tutto ciò che lo aspettava a casa, ma Sirius non riuscì a trattenersi e sfoderò la bacchetta.

«Che vuoi fare Sir? Attaccarmi?» chiese Regulus con fare annoiato. Sirius però si accorse che la sua mano si spostava impercettibilmente nelle tasche, probabilmente per essere pronto a difendersi.

Sunshine si alzò in piedi e Remus, che si era avvicinato, appoggiò una mano sul braccio di Sirius, cercando di avvertirlo di on combinare niente con lo sguardo, James al contrario sorrideva maligno e aveva sfoderato a sua volta la bacchetta.

«Potrei farlo davvero sai? Tanto che avrei da perdere?» chiese sarcastico Sirius, ignorando Remus e Sunshine.

«Oh non so...magari un braccio?» lo provocò Avery, avvicinandosi di più a Regulus come per proteggerlo.

«Me lo mordi? Perchè sai, ho sentito dire che non sai nemmeno come si tiene una bacchetta...figuriamoci usarla!» ribatté Sirius, strappando una risata a James.

«Grifone bastardo!» ruggì Avery, scattando in avanti. McCroy però lo gelò con uno sguardo e Regulus spostò il suo, ancora apparentemente annoiato, dalla bacchetta di Sirius a quella di James.

«Adesso ti serve un secondo per attaccarmi, Sirius? E, per rispondere alla tua domanda, hai molto da perdere. Come prima cose una famiglia.»

«Io non ho secondi, Reg, ma solo amici. Tu hai solo sgherri e McCroy, che è un viscido idiota, mi sembra.» contrattaccò Sirius, evitando la seconda parte della risposta di Regulus.

«Sirius, andiamo via.» intervenne in quel momento Sunshine, mettendosi tra lui e i Serpeverde e afferrandolo per una manica.

«Ascolta la mezzosangue e scappa Black!» disse McCroy, infastidito per l'insulto.

«NON CHIAMARLA COSI'!» esplosero contemporaneamente James e Sirius, avanzando di un passo.

«Sirius, Jamie, basta! Andiamo via, per favore!» gemette Sunshine, che vedeva lo scontro sempre più vicino.

«Io chiamo la feccia come mi pare e piace!» disse gelido McCroy.

Sirius alzò di più la bacchetta. Regulus estrasse la sua. Avery e Nott ghignarono. James si avvicinò di più a Sirius, parandosi davanti a Sunshine.

«Buongiorno professoressa McGranitt!» salutò in quel momento con voce pacata Remus.

Tutti si gelarono e rinfoderarono le bacchette. I Serpeverde si guardarono attorno con ansia e arretrarono di un passo. Poi videro che nel prato c'era la professoressa quanto c'era un troll di montagna.

«Stupido imbroglione!!» esplose Nott, cercando di avventarsi su Remus mentre Sirius e James ridevano. Sirius fece un incantesimo di inciampo a Nott e questo cadde lungo disteso a terra.

«Andiamocene. Non voglio più parlare con il mio caro fratello finchè non sarà disteso a piangere a terra dopo che mia madre l'avrà Cruciato.» e, senza degnare nessuno di un altro sguardo, Regulus si girò, seguito con riluttanza dagli altri.

Sirius rimase immobile, digrignando i denti con un inquietante scricchiolio e stringendo la bacchetta talmente tanto che Peter aveva paura di vederla andare in mille pezzi.

«Sir...ehi stai bene?» chiese cautamente Sunshine, stringendogli dolcemente un braccio.

Sirius volse gli occhi su di lei ma non la guardava davvero.

«Sì Sun...tutto bene.» disse con voce atona, lo sguardo ancora lontano.

«Sirius Black, guardami ora!» esclamò lei, senza lasciare il suo braccio.

Sirius si riscosse e la guardò. Si perse in quegli occhi blu e poi riemerse, accorgendosi di aver trattenuto il fiato. Lo lasciò andare con un sospiro.

«Certo piccolo Raggio di Sole. Tutto alla grande.» Sunshine sorrise, da quanto tempo non la chiamava così?, poi pensò di non lasciarlo andare finchè non avesse detto ciò che lo preoccupava, ma alla fine decise di lasciare perdere.

«Ok Sir. Comunque noi siamo qui.» e, riaprendo il libro, si rimise a leggere seduta a terra, la schiena contro il tronco, come se non fosse successo niente.

Sirius si distese di nuovo, ma non riusciva a trovare la tranquillità di prima. Voleva andare da James. Ne aveva bisogno. Ma naturalmente la sua dolce mammina faceva di tutto per soffocarlo. Letteralmente. Si sentiva mancare l'aria, lo spazio. Il sole gli sembrava freddo, la luce accecante e fastidiosa, il prato scomodo e duro. Era come se i Serpeverde fossero stati una corrente gelata che aveva distrutto la sua piccola bolla di felicità. E adesso sembrava tutto così assurdo. Perchè avrebbe dovuto pensare agli esami, anzi, continuare a non pensarci, stare l' a godersi il sole, fare finta di ridere delle scemenze di James, se appena fosse tornato a casa la prima cosa che avrebbe sentito sarebbero stati insulti, o peggio un bel “Crucio” come si deve? O magari sarebbero stati così gentili da farlo arrivare prima nella Sala dell'Arazzo prima di punirlo. O magari suo padre avrebbe tolto l'incombenza a sua madre e l'avrebbe picchiato. Alla babbana magari. O magari...

«Sirius, smettila!» la voce di Sunshine si inserì nei suoi pensieri confusi, riportandolo alla realtà. Si accorse di stare torturando una povera foglia, ormai ridotta in pezzi, come altre tre a terra lì vicino. Tremava, e di sicuro non per il freddo dato che il sole era caldo tanto quanto prima. Remus lo fissava preoccupato, ma con una nota consolante negli occhi. James sembrava non essersi accorto di nulla e guardava Sunshine perplesso, come anche Peter. Invece Sunshine aveva chiuso il libro di colpo e gli si era avvicinata, carponi, afferrandogli le mani e salvando l'ennesima foglia che stava per essere ridotta in pezzi.

«Sirius per favore, smettila.» disse di nuovo la ragazza, questa volta più dolce.

«Di fare che cosa? Respirare?» chiese beffardo Sirius, senza pensare che non era colpa sua se si sentiva così.

«No, smettila di farti inutili giri mentali per quell'idiota di tuo fratello!» si inserì Remus.

«Da che pulpito, signor “sono un Lupo Mannaro! Non potrò mai avere amici, non avrò mai nessuna speranza, deprimiamoci e allontaniamo tutti!”» sputò velenoso Sirius. Remus si zittì e si ritrasse, un po' offeso un po' ferito.

«Non è colpa nostra Sirius! Smettila di fare così!» lo rimproverò Sunshine.

«Non è colpa vostra di essere assillanti? O forse di rompermi sempre le pluffe? Oppure di essere irritanti?» Sirius buttava fuori la rabbia, l'irritazione, la paura, sputandola contro gli amici, senza potersi trattenere.

«Io non sono irritante Sirius! E nemmeno assillante!» si lamentò James.

«Sì invece! Sei irritante, egocentrico, idiota e hai sempre la testa tra le nuvole o nel tuo mondo in cui tutti ti osannano!» fece Sirius, paurosamente simile ad una certa rossa quando si arrabbiava e insultava James.

James arrossì, poi impallidì e poi si girò dall'altra parte, offeso e arrabbiato.

«S-Sir...» tentò Peter.

«Parlami quando avrai imparato a pensare con la tua testa Peter! E quando saprai usare la bacchetta in modo decente!» e fuori tre.

Sirius si alzò, ignorando gli sguardi arrabbiati, offesi e lacrimosi rispettivamente di James, Remus e Peter, evitò di incontrare quelli blu di Sunshine e scappò via, in riva al lago.

Si sedette su un masso che sporgeva sull'acqua e si guardò attorno, cerando di mandare via quelle strane sensazioni, sensi di colpa misti a paura misti a irritazione misti a un non si sa che cosa che gli stringeva la gola fastidiosamente. Non avrebbe pianto, no no. La strana sensazione che pungeva gli occhi e stringeva a gola poteva anche andare a farsi fottere. Non avrebbe pianto.

All'improvviso si accorse che quel masso lo conosceva. L'anno prima avevano raccontato, lui e James, del loro scherzo a Mocciosus a Sunshine. E lui li aveva buttati in acqua. Sembrava passato così tanto tempo!

Si sentiva vecchio. Eppure 13 anni non erano poi così tanti! Quasi sorrise ripensando a quella strana giornata, e non si accorse di Sunshine che si sedeva acanto a lui.

«Mi fai paura quando fai così...» sussurrò la ragazza dopo un po'. Sirius la guardò e vide che sorrideva leggermente

«Così come?» chiese stupito Sirius, dimenticando la rabbia che aveva sfoderato poco prima.

«Prima ti comporti quasi da Serpe, poi vieni qui e ti trovo con un mezzo sorriso e l'aria da “Non so se voglio ridere o piangere”.» Sirius arrossì leggermente, maledicendosi perchè forse quella strana sensazione non era così nascosta come credeva. «Andiamo Sirius! Non fare il Black...»

«Vorrei ricordarti che io sono un Black...» borbottò Sirius, tornando ad osservare il lago per trattenere le lacrime e una risata un po' isterica.

«Sirius, non avere paura. Andrà tutto bene.» Sunshine appoggiò una mano sulla spalla di Sirius, accarezzandogli piano il braccio.

Sirius sorrise, un sorriso che sembrava più una smorfia, guardando un pesciolino che si faceva confuso mentre le lacrime gli appannavano la vista.

«Perchè devono sempre rovinare tutto?» chiese, imprecando mentalmente contro la sua voce, troppo rotta e triste.

«Andrà tutto bene. Ci siamo noi. Non avere paura. Non permettergli di toglierti anche la felicità che hai qui. Risolveremo tutto.» lo rassicurò Sunshine, cercando di non farsi contagiare dalla tristezza della voce dell'alto e di trattenere le lacrime.

Alla fine Sirius non si seppe più trattenere e la abbracciò, stringendola forte, lasciando che qualche lacrima cadesse, nascondendosi tra i capelli sciolti di lei.

«Ti voglio bene Sirius.» sussurrò Sunshine, facendo finta di non accorgersi della mano di lui che saliva ad asciugare ogni traccia di pianto dalle sue guance.

«Anche io Raggio di Sole. E adesso smettila di farmi sembrare una donnicciola come James!» Sunshine rise insieme a Sirius, poi lui le porse una mano, aiutandola ad alzarsi.

«Ehi Sun...»

«Mmm?»

«Grazie. Credi che dovrei scusarmi con loro?» Sirius indicò con un cenno della testa i ragazzi sotto all'albero.

«Immagino di sì.» ridacchiò Sunshine, facendo sospirare Sirius. Poi però il ragazzo sorrise Malandrino e si avviò dagli amici. All'ultimo momento spiccò una corsa e saltò in mezzo ai tre, che parlavano tre loro, ficcandosi le teste di James e Remus sotto al braccio e facendole cozzare tra loro e strofinando con un pugno la testa di Peter.

«Figurati Sirius, nessun problema! Uccidici pure!» fece James con tono melodrammatico. Gli altri risero e Remus scandì con le labbra a Sirius “Perdonato”. La sua strana risata, simile ad un latrato, risuonò a lungo, insieme a quelle degli altri Malandrini e di Sunshine.

 

**

 

Alla fine gli esami passarono senza danno, tranne che per Peter che si dovette far suggerire di nascosto da Remus un paio di volte e che quasi fece esplodere il suo calderone alla prova di Pozioni.

L'ultimo esame era Storia della Magia e Sirius lo passò dormendo.

Scrisse velocemente tutto quello che si ricordava su quelle assurde rivolte goblin e chissà che cos'altro che Remus gli aveva fatto imparare a forza, non che gli servisse aiuto dato che gli bastava sfogliare una volta il libro per ricordarsi almeno le cose generali, e poi aveva appoggiato la testa sul banco e si era addormentato. Due notti prima infatti c'era stata di nuovo la Luna Piena e lui e James, incapaci di starsene in Sala Comune ad aspettare avevano cercato di sgattaiolare fuori. Avevano però trovato il Portone chiuso e, dato che non avevano voglia di rischiare per uscire e poi non andare da Remus, si erano ritrovati nel Reparto Proibito della Biblioteca.

Si erano messi a curiosare tra i libri, senza sapere cosa stavano cercando, finchè Sirius non aveva incontrato un libro particolarmente spaventoso sui Lupi Mannari e i Vampiri.

«Ehi Jamie...secondo te esiste un modo per aiutare Remus senza farci uccidere?» aveva chiesto sottovoce all'amico.

«Potremmo cercarlo! Prendi quel libro e andiamocene forza.» avevano afferrato il libro e erano scappati via.

Il giorno dopo, durante una pausa tra un esame e l'altro, l'avevano sfogliato velocemente e avevano trovato molte cose. La più interessante era stata che i Lupi Mannari erano pericolosi solo per gli uomini e non per gli animali. Ma a cosa poteva servire? La sera prima quindi erano tornati in Biblioteca per rimettere al suo posto il libro e per vedere se c'era qualcos'altro, ma non erano riusciti a trovare niente. Agli altri non avevano detto assolutamente nulla.

Sirius stava sognando. O meglio, sembrava che la sua mente stesse tirando fuori ricordi a caso, così, come le pareva, tanto per passare il tempo.

Si rivide piccolo, mentre imparava a camminare, inciampare e cadere tra le braccia di Orion, che lo aveva afferrato appena in tempo.

Si rivide a cinque anni, ricevere la sua prima vera punizione, una giornata intera rinchiuso in camera, perchè aveva cercato di fare amicizia con dei babbani nella piazza di fronte a casa sua.

Si rivide giocare con Regulus, sul tappeto di una delle tante camere per gli ospiti.

Si rivide sgattaiolare via nella confusione di una festa, per andare ad assaggiare il gelato del babbano che lo vendeva da un buffo carretto nella piazza.

Poi rivide la prima litigata con Walburga perchè era un “dannato ribelle buono a nulla!”. La prima Cruciatus. Il primo giorno di scuola, con l'incontro con i Malandrini sul treno. La prima lezione di Difesa, con l'espressione viscida di Mocciosus e quella rapita della Evans. E poi la prima di Trasfigurazione. E fu lì che la sua memoria sembrava volerlo portare. Vide i banchi pieni di ragazzini che chiacchieravano tra loro e la cattedra vuota. Poi un gatto grigio, con dei strani segni attorno agli occhi, era saltato davanti alla cattedra e un attimo dopo si era trasformato nella McGranitt. Tutti avevano applaudito e la Evans le aveva chiesto come aveva fatto. La professoressa aveva risposto soddisfatta che lei era un Animagus, ossia poteva trasformarsi in un animale a suo piacimento, quando voleva e per tutto il tempo che voleva. Naturalmente bisognava essere iscritti ad un registro. E rivide sé stesso mezzo addormentato guardare fuori dalla finestra, disattento.

Poi Sirius si svegliò e capì che era la soluzione a tutti i loro problemi: Animagus.

 

**

«JAMES POTTER!! Aspettami!» Sirius gridava, spintonando chi gli stava attorno per raggiungere l'amico, alla fine dell'esame di Storia della Magia.

«Ehi Sir! Che c'è da urlare tanto? Hai fatto un brutto sogno?» evidentemente anche James si era accorto del suo sonnellino. Bè almeno lui adesso non aveva delle occhiaie pesanti come quelle dell'amico!
«No. Era solo un sonnellino di bellezza, sai per non avere le tue stesse occhiaie spaventose. Sembra quasi che tu ti sia messo a studiare fino a tardi! Comunque ho avuto una rivelazione!» lo informò Sirius eccitato, incapace di stare zitto.

«Dimmi!» ordinò immediatamente James. Sirius però si guardò attorno e notò Mocciosus e la Evans poco lontano. Meglio non rischiare.

«Andiamo al lago.» Sirius afferrò James per un braccio e lo trascinò via, correndo e spintonando per farsi strada nella calca.

«Adesso me lo dici o hai intenzione di sballottarmi in giro ancora per molto?» domandò un po' scocciato James quando finalmente l'altro lo lasciò andare e si sedette sotto al solito albero.

Sirius prese un respiro profondo e sorrise.

«Animagus.» esclamò soddisfattissimo, mentre James lo guardava con aria perplessa. «Andiamo Jamie, svegliati! Noi diventiamo animali e poi ce ne andiamo in giro con Rem quanto vogliamo perchè non sarà più pericoloso per noi! Capisci?»

James si illuminò e fece un sorriso gigante, di quelli che sapeva fare solo lui, di quelli che lo facevano splendere e assomigliare ad un bambino felice e che sembravano spingere chi gli stava attorno a sorridere a sua volta.

«Sirius Black sei un genio! Ti amo!» dichiarò allegramente, abbracciando l'amico che però lo schivò ridendo.

«Per fortuna che non ti sente nessuno, finocchio che non sei altro!!» lo prese in giro ammiccando.

«Oh stai zitto! Sei un maledetto genio!! Come hai fatto a pensarci?»

«L'hai detto anche tu. Sono un genio! E poi è bastato un sonnellino...» spiegò sibillino Sirius. James gli saltò addosso e prese a picchiarlo per finta, cercando di farsi dire come aveva fatto, ma all'improvviso sentì Sirius bloccarsi sotto di lui.

«Ehi Sir che succede? Ti ho fatto male?» si preoccupò subito.

«Figurati mammoletta. Solo pensavo...e Pete? E Sun? Lo diciamo a loro?» domandò dubbioso Sirius.

«Non lo so. Immagino che prima dovremmo informarci se sia fattibile questa cosa e poi magari lo diciamo.» propose James.

Sirius però strinse le labbra.

«A Sun no.» dichiarò deciso, squadrando James come a sfidarlo di dire il contrario. Questo però assunse un'aria seria e annuì.

«Giusto. Rischia già troppo per conto suo. Non le diremo niente.»

I due si sorrisero e poi ricominciarono a giocare, rotolandosi tra l'erba e ridendo, come se non ci fosse niente di più divertente e rilassante che fare finta di picchiarsi selvaggiamente.

 

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ooook questa volta non mi sento troppo in colpa dato che ho aggiornato prima del solito e poi questo è anche un capitolo abbastanza lungo e pieno di cose...no? Ok.

  1. Il discorsetto di Lestrange all'inizio l'ho buttato giù più che altro per far capire che anche se sembra tutto rose e fiori in realtà lì fuori si sta preparando una guerra. E anche se per ora non si sente ancora Voldemort sta già cominciando ad attirarsi attorno i suoi primi Mangiamorte, compresi i Lestrange. Almeno a mio parere.

  2. Remus è come sempre pieno delle sue fisse mentali, ma poverino, cosa volete farci? È fatto così!

  3. Regulus e Co. non sono andati a rompere ai Grifondoro solo così perchè non avevano niente da fare...cioè sì, anche per questo, ma Reg ha anche un altro motivo che spunterà fuori più avanti. Però come al solito la tensione e le frasi idiote e provocatorie di tutti portano quasi allo scontro. Capita.

  4. Finalmente il mio amore Sir ha avuto l'idea!! Sì, lo so, sto facendo fare a lui tutte le mosse tipo “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni” o l'idea degli Animagus, ma lo amo troppo, è più forte di me! Devo dargli tutto quello che vuole, potete biasimarmi? Sì ok, potete. E così Sun è ancora più fuori dai Malandrini. Mi dispiace per chi ancora ci credeva, ma lei non ne farà parte. Forse forse se mi viene l'ispirazione potrebbe entrarci verso l'ultimo anno, ma non credo che lo farà. Lei è qualcosa a parte. Fondamentale, ma a parte.

  5. Grazissime (?) a chi ha recensito!! Hoshi Kudo, Annie98, Jeis, Alula_Black e la nuovissima ReginaBlack!!!! Vi voglio tanto tanto tantissimo bene!!

  6. Ormai non posso farne a meno! Anche questa volta questo è il tuo punto Ale!! Fate un applauso alla mia AleJackson, senza di lei sarebbe mille volte più difficile andare avanti con questa storia!!

E adesso basta, vi ho annoiati abbastanza!!
Bacionissimissimi

*dD*

 


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Capitolo 53
*** Bell'inizio... ***


 

 

 

Bell'inizio...

 

 

 

Il resto di Giungo trascorse felice, tra mille giochi al lago, anche proibiti come i lunghi bagni nelle sue acque, e pomeriggi a sonnecchiare al sole.

Alla fine però i bauli si riempirono e arrivò l'ultimo banchetto. Con grande sorpresa di tutti, vinse per una manciata di punti Grifondoro, anche se sembrava che la clessidra di Corvonero fosse altrettanto piena. I Corvi non la presero bene, ma al tavolo rosso-oro si festeggiò a lungo.

Anche Lily si lasciò andare e per una sera rise con gli altri, stando agli scherzi delle amiche e ridendo civettuola alle frasi un po' troppo allusive di un certo Donovan, che si trovò a fare una discussione non troppo piacevole con James poco dopo.

Sirius evitò gli sguardi di disprezzo delle Serpi e passò gran parte della serata ad azzuffarsi scherzosamente con James, a lanciare occhiate affettuose a Sunshine e di profonda avversione ad un Tassorosso che sembrava essere capitato lì solo per farlo arrabbiare occhieggiando verso la ragazza.

Poi anche la serata passò e l'anno si concluse con una scenata epocale di Lily che urlava contro James, accusandolo di avercela con tutti per motivi assurdi. Lui aveva semplicemente ribattuto che con Donovan non ce l'aveva per motivi assurdi. E lei era scoppiata, saltando su con i soliti insulti.

E James, forse per la prima volta era stato zitto. Non aveva ribattuto, non aveva fatto battutine, né ridacchiato con Sirius, che da parte sua alternava occhiate di odio alla Evans e di sorpresa all'amico. Era stato zitto e basta. E quando Lily era stata zitta, tra qualche tiepido applauso delle ragazze presenti nella Sala Comune o maggiormente tra sguardi di disprezzo o esasperazione, James aveva tirato fuori la sua faccia mogia e un sorrisino triste e aveva mugugnato un “Felice che tu ti sia sfogata Evans. Spero che adesso dormirai meglio senza tutto questo veleno e questo nervosismo dentro.” E senza aggiungere altro se n'era andato, lasciando tutti, tranne Remus, a bocca aperta.

Sirius si era affrettato a seguirlo, senza potersi trattenere dal sibilare a una stupefatta Lily Evans un “Se me l'hai depresso ti rapo a zero rossa. Sappilo.”

«Jamie...ehi Jam tutto bene?» aveva domandato entrando in camera. Aveva trovato James disteso sul letto ad attenderlo, un sorriso enorme sulla faccia.

«Si è preoccupata Sir? Era dispiaciuta? Voleva seguirmi?» chiese ansioso. Sirius ci mise qualche secondo a capire, poi la sua preoccupazione si trasformò in rabbia.

«Cioè era tutta scena? Tutto un modo per attirare di più la sua attenzione e farla sentire in colpa? James Potter ti uccido!» esclamò Sirius, avvicinandosi minaccioso a James.

«Oh Sir, ti eri preoccupato per me? Allora mi vuoi bene!» aveva sorriso estasiato James, facendolo bloccare e arrossire.

«Ma no! Non volevo che tu ti rammollissi! Altrimenti con chi li facevo gli scherzi alle Serpi?» borbottò Sirius, senza guardare negli occhi l'amico.

«Mi vuoi bene Sir! Dillo dai dillo!» strillò James con aria molto infantile, facendo sorridere Sirius.

«Ok ok, solo se poi la smetti! Ti voglio bene Jamie!» sbottò Sirius arrossendo un altro po' e distogliendo lo sguardo.

Dalla porta arrivò una risatina e entrambi si girarono. Sulla soglia c'era Frank con in mano un paio di libri e delle pergamene che li guardava con un sorrisetto malizioso in faccia.

«Scusatemi, non volevo interrompere le vostre dichiarazioni d'amore ma volevo finire il baule...» li prese in giro ancora ridacchiando sotto i baffi.

«Frank tu mi sorprendi! Come puoi parlare così, tu! Non eri quello buono tu?» fece con aria melodrammatica James mentre Sirius si chiedeva se fosse il caso di fare un'indegna ritirata in bagno o restare lì a far divertire Frank.

«Oh andiamo! Mi avete rovinato!» e senza più potersi trattenere Frank scoppiò in una fragorosa risata.

«Frank Paciock ti do il mio benvenuto tra le persone simpatiche e fighe!» James strinse pomposamente la mano a un Frank scosso dalle risate e alla fine anche Sirius si lasciò andare e scoppiò nella sua risata sempre troppo forte, tanto che quando Remus e Peter salirono per controllare cosa fosse successo, li trovarono tutti e tre a rotolarsi dalle risate tenendosi la pancia dolorante, senza che riuscissero a smettere.

 

**

 

Il treno avanzava fischiando e sbuffando sulle rotaie, lasciando una lunga scia di vapore dietro di sé. I Malandrini, Frank e Sunshine se ne stavano tutti in uno scompartimento, giocando allegramente a Sparaschiocco, mangiando dolci e ridendo come matti.

Ad un certo punto la porta dello sportello si aprì ed entrarono McCroy e Regulus.

«Oh Sirius! Controllavo solo che non fossi ancora scappato. Goditi il viaggio finchè puoi.» disse beffardo Regulus. L'atmosfera sembrò congelarsi.

«Che gentile che sei Reg a preoccuparti per me! Spero che anche tu ti stia godendo il viaggio perchè le tue vacanze saranno stupende quanto le mie!» Sirius sorrideva amabile e solo Sunshine e James sembrarono accorgersi del gelo nei suoi occhi. Ma che cos'era tutta quella improvvisa attenzione nei suoi confronti?

«Molto gentile. Potter, volevo solo ricordarti che non puoi piombare a casa a rapire il tuo fidanzato perchè mio padre ha messo diverse protezioni. Dovrai trovarti un altro amante dato che non potrai avere il mio caro fratello. Magari lo straccione sarà felice di prenderne il posto.» McCroy rise gelido, James si alzò di scatto e Remus lo afferrò per i vestiti trattenendolo dal saltare addosso al Black.

«Vattene Black. E anche tu McCroy. Prima che qualcuno si faccia male.» ringhiò James, cercando di liberarsi dalla stretta dell'amico.

«Come vuoi. Sirius, cerca di non farti vedere da mamma con la Mezzosangue qui, potrebbe non gradire.»

«Non osare chiamarla così!» anche Sirius si era alzato, stringendo i pugni, ma prima che Regulus potesse reagire una voce risuonò alle sue spalle.

«Che succede qui?» Amos Diggory*, un caposcuola Tassorosso che aveva appena finito il settimo anno stava in piedi dietro ai Serpeverde, le mani sui fianchi.

«Assolutamente niente! Solo una tranquilla conversazione tra fratelli, giusto Reg?» mentì tranquillo Sirius, lanciando un'occhiataccia a Regulus che annuì.

«Perfetto. Grazie di avermi avvertito piccola Lily.» Diggory si girò e diede un buffetto sulla testa a Lily, in piedi dietro di lui, che sorrise e gli diede una piccola spinta.

«Di niente Amos.» poi il Tassorosso si girò, seguito dai Serpeverde che lanciarono occhiate di disgusto su tutti i Grifondoro prima di sparire.

«Com'è che conosci Diggory, Evans?» domandò immediatamente James.

«Non sono fatti tuoi Potter. Comunque l'ho aiutato una volta con dei primini che si erano persi e siamo diventati amici. Sun, ti cercavo. Che è successo?» rispose freddamente Lily, prima di addolcire la voce parlando con l'amica.

«Oh, niente di che. Si divertivano ad infastidirci. Chissà dove volevano andare a parare!» rispose quella alzando le spalle e facendo di nuovo riflettere Sirius. Per tutto l'anno lui e Regulus avevano cercato di ignorarsi a vicenda e adesso improvvisamente era sempre lì a rompergli le pluffe? Che era successo?

«Ok. Ho sentito Black che alzava la voce e quindi...»

«Vuoi sentirti dire grazie Evans?» domandò esasperato Sirius. «Allora grazie Evans, per averci salvati da una situazione molto pericolosa da cui non saremmo mai usciti senza il tuo aiuto! Ti saremo debitori a vita!»

Lily arrossì arrabbiata e lo fulminò con lo sguardo.

«Sun vieni con noi? Io, Alice e Emm abbiamo trovato uno scompartimento tutto per noi e volevamo passare il viaggio anche con te.»

«Vengo subito Lils. Ragazzi, torno dopo a prendere le mie cose.» e con un sorriso Sunshie sparì dietro l'amica.

«Odio la Evans.» sbottò Sirius, incrociando le braccia con rabbia.

«Invece è stata gentile!» lo riprese Remus severo.

«A me fa paura!» pigolò Peter.

«È così bella!» fece James sognante.

«Credo andrò in bagno.» mormorò Frank sgattaiolando via.

 

**

 

 

Il treno fischiò ancora e rallentò fino a fermarsi.

Sunshine entrò di corsa per recuperare le sue cose e i ragazzi si aiutarono a vicenda per portare i bauli fuori.

«Sir...» chiamò James quando furono fuori, diretti verso i signori Potter.

«Jam?» fece di risposta Sirius, ben deciso a non guardare i suoi genitori e costringerli ad andarlo a prendere vicino ai Potter.

«Se riesci a convincerli, sappi che puoi venire quando vuoi. E smettila di chiamarmi Jam!»

«Uff Jam! Ma tu sei sempre così melenso e appiccicoso! Come altro potrei chiamarti?» domandò retorico Sirius scoppiando a ridere, trascinando anche Remus che li aveva sentiti.

«Antipatico. Rem, ci vediamo prima o poi!» salutò James. Remus sorrise a tutti, abbracciò Sunshine e poi corse via tra le braccia di sua madre.

«A-anche io vado. C-ciao ragazzi! C-ci vediamo! E-e scrivetemi!» salutò un po' lacrimoso Peter barcollando verso i suoi genitori.

«Ciao Pet!! Divertiti e ricordati di venire a trovarmi!» gli gridò dietro James mentre Sirius lo salutava con un gesto della mano.

«Salve bel ragazzo!» sussurrò una voce alle spalle di Sirius, facendolo sobbalzare.

Si trovò davanti degli occhi grandi e scuri e un sorrisetto allegro e sarcastico assieme.

«Jo! Hai tagliato i capelli?» si inserì in quel momento James, abbracciandola di slancio.

Solo in quel momento Sirius la riconobbe. Era vero, aveva tagliato i capelli, adesso erano appena appena lunghi fino alle spalle, sbarazzini.

«Sì. Ciao James!» lo salutò Jo. Sembrava più allegra, più viva.

«Mi hai fatto prendere un colpo.» le disse freddo Sirius, imbronciato.

«Oh andiamo! Comunque dovresti tagliarli anche tu i capelli!» rise lei, abbracciando anche lui e facendolo arrossire.

«Da quando sei così espansiva e allegra? Non ti riconosco più!» fece James.

«Da quando abito da te.» disse lei alzando le spalle, schietta come sempre.

«C-cosa?? Abiti da me?? E perchè io non lo sapevo?» domandò sconvolto James, girandosi verso i genitori che si erano avvicinati.

Dorea non rispose nemmeno, limitandosi ad abbracciarlo stretto, mentre Charlus rideva.

«Sirius, vieni qui caro!» lo salutò Dorea, abbracciando anche lui, per poi passare a Sunshine.

«Sun!» strillò Jo. Le due si abbracciarono ridendo, mentre i ragazzi le guardavano perplessi.

«Ho come l'impressione che ci siamo persi qualcosa...» borbottò confuso Sirius, mentre James annuiva, altrettanto perplesso.

Le ragazze intanto parlavano e Dorea abbracciò di nuovo Sirius, vedendo i Black avvicinarsi.

«Vieni a trovarci quando vuoi, tesoro.» gli disse gentile la donna.

«Grazie. Cercherò di fare il possibile.» rispose Sirius sconsolato.

Poi Sunshine si precipitò tra le sue braccia, le lacrime agli occhi.

«Vedi di stare bene Sir! E scrivici tanto tanto! E non deprimerti! Mi mancherai! Mi mancherete tutti!» Sirius la strinse, accarezzandole i capelli imbarazzato.

«Vi scriverò così tanto che vorrete uccidermi pur di farmi smettere! Ciao Jam! Ciao Jo! Arrivederci signori Potter!» poi, dopo un bacio sulla guancia che Sun gli rifilò a sorpresa e una pacca sulla spalla da parte di James, Sirius si diresse con aria da condannato a morte verso la sua famiglia.

Nemmeno Jo che domandava a James perchè lo aveva chiamato Jam e la risata di Sunshine lo fecero sorridere.

 

**

 

Sirius se ne stava disteso nella sua stanza a guardare il soffitto, cercando di capire che cosa diavolo stesse succedendo. C'era qualcosa che non andava, di sicuro.

Quando si era allontanato dai suoi amici, molto a malincuore, suo padre l'aveva afferrato per un braccio e si era smaterializzati. Non una parola, non un saluto, solo gelo.

E fino a qui tutto normale.

Poi arrivati a casa Walburga aveva mandato Kreacher a mettere nelle stanze il baule suo e quello di Regulus e aveva detto molto gentilmente a quest'ultimo di andare in camera a riposarsi. Invece aveva spedito con un solo gesto lui nella Sala dell'Arazzo.

E anche questo era normale.

Poi però, lei e Orion lo avevano seguito e l'avano fatto sedere di fronte a loro.

Strano, ma magari era un nuovo metodo per mettergli inquietudine.

Ma poi lui gli aveva chiesto come era andato l'anno scolastico.

Assolutamente anormale.

E lei lo aveva interrogato sui suoi amici della stazione e si era alterata perchè aveva riconosciuto “la mezzosangue” e “il filobabbano”. Certo Sirius non si era azzardato a dirle che Jo era babbana, altrimenti...

Ma questo non sarebbe stato poi così strano se non fosse stato che non l'aveva fatto lanciandogli incantesimi o urlando, ma solo con calma glaciale.

Poi, saputo tutto quello che volevano sapere, lo avevano mandato in camera e a lavarsi per togliersi di dosso il “suo sudiciume Grifondoro”.

Che cosa avevano in mente? Di farlo morire di fame in camera e quindi non si sprecavano neanche a punirlo?

Sirius si strofinò gli occhi con i polpastrelli, salì fino alle tempie e poi a scompigliarsi i capelli, un gesto che aveva preso da James e che copiava quando era nervoso o confuso.

Non ci capiva più niente e a forza di spremersi le meningi gli era venuto un forte mal di testa e una gran voglia di mettersi a dormire. Stava quasi per mettersi a schiacciare un pisolino prima di cena, se gliela avessero data, quando Kreacher comparve con uno schiocco in mezzo alla stanza.

«Maledizione Kreacher! Quante volte devo dirtelo che non devi materializzarti nella mia stanza? Entra dalla porta e dopo aver bussato, capito?» sbottò, tenendosi una mano sul petto, il cuore che batteva forte per lo spavento.

«Kreacher si scusa, signorino. Ma la signora padrona ha detto che Kreacher dovere dire a padroncino che tra mezz'ora arriveranno il signor Cygnus con la moglie, le figlie e i loro fidanzati e mariti.» lo informò l'elfo domestico con voce maligna.

Sirius si bloccò, incapace di formulare un solo discorso coerente.

Walburga, Orion, zio Cygnus, zia Druella, Bellatrix, Lestrange, Narcissa e Malfoy tutti sotto lo stesso tetto. E non ci sarebbe stata nemmeno Meda, dato che l'avevano diseredata.

«La padrona dice che il padroncino deve vestirsi in modo adeguato.» aggiunse Kreacher dato che lui non replicava.

«Va bene. Vattene.» Sirius si lasciò di nuovo cadere sul letto, mentre Kreacher se ne andava chiudendosi la porta alle spalle.

Ecco. Adesso capiva. Non l'avevano punito perchè sapevano che sarebbe bastata l'allegra famiglia riunita a farlo suicidare.

Sarebbe morto. Lo sapeva. Meglio fare testamento e lasciare tutto quello che aveva ai suoi Malandrini e a Sun. Sempre che fosse rimasto qualcosa di suo, dopo che Orion e Walburga lo avessero spogliato anche dei sui vestiti perchè li avevano pagati loro.

Alla fine si decise ad alzarsi e a mettersi qualcosa di decente, così almeno sua madre non avrebbe avuto da ridire su quello.

Aprì l'armadio e sospirò ancora davanti alle vesti da mago, che non avrebbe messo!, verdi o nere, le camicie bianche, le giacche nere o verdi...che allegria!

Sempre borbottando e lamentandosi, imprecando al vuoto, indossò una semplice camicia bianca, un paio di pantaloni neri e una cravatta, allacciata malamente, sempre nera, con il simbolo dei Black alla fine. Puah!

Poi si ravviò i capelli con le dita, sempre pensando a quelli indomabili di James, e sospirò ancora. Bell'inizio.

Poi però sentì Kreacher bussare e chiamarlo per scendere di sotto.

Bene. Si iniziava.

 

**

 

«Allora, Bella cara, quand'è che ci darai un bel nipotino?» chiese Walburga, zuccherosa e maliziosa, com'era solo con le nipoti o le persone importanti.

La cena andava a rilento, tra chiacchiere inutili o che facevano arrabbiare Sirius che per controllarsi aveva passato tutta la sera con la testa china sul piatto o fissandosi le mani strette a pugno.

A quella domanda però alzò lo sguardo, sorpreso sia dal tono di voce della madre, sia dalla risata cattiva che aveva fatto Bellatrix.

«Oh, non tanto presto, zia! Non sono molto propensa a figliare in questo momento! Ho altre cose da fare...» tutti quanti si concentrarono sulla conversazione delle due donne, anche Regulus e Malfoy, che stavano parlando di Quidditch.

«Ma Bella, tesoro...» provò ad intervenire Lestrange.

«Stai zitto, Rod caro.» lo ammonì lei, con foce fintamente civettuola, lanciandogli uno sguardo minaccioso.

«Che cos'hai da fare, Bella? Una donna si sposa per far continuare la discendenza! Devi rendere fieri i Black, cara.» si intromise Orion, guardandola e scuotendo impercettibilmente la testa. Lei sembrò ignorare quel gesto e sorrise.

«Bè c'è questo misterioso Voldemort e le sue idee mi sembrano buone. Mi piacerebbe unirmi a lui.» Sirius rabbrividì, come anche Regulus e Narcissa, mentre Lucius osservò con più attenzione la donna, aggrottando leggermente le sopracciglia.

«Bella, non credo che sia il caso che tu ti esponga così!» la rimproverò Rodolphus e Sirius si chiese che cosa intendesse: esporsi parlando in quel modo o esporsi fisicamente in quel conflitto che stava solo nascendo? Lei lo ignorò ancora e si rivolse a Malfoy.

«Ho sentito che anche tu ti stai informando, Lucius.» gli disse, un ghigno pericoloso in viso.

«Sto solo raccogliendo informazioni per capire se potrebbe essere pericoloso per la nostra famiglia, Bellatrix.» rispose imperturbabile lui.

Sirius smise di ascoltare per non saltare addosso ai due che, con anche Cygnus e Rodolphus, parlavano animatamente di Voldemort. Che stronzate.

Cercò di pensare alla lettera che voleva scrivere a James, per chiedergli di inviargli qualche scherzetto per animare un po' la vita a Grimmauld Place, ma una frase di Bellatrix lo distrasse.

«....così magari potrò finalmente rimettere al suo posto quella sgualdrina!»

Meda. Stava di sicuro parlando di Meda.

I ricordi lo assalirono all'improvviso.

 

Due bambini correvano per i corridoi di casa Black, la casa di Cygnus Black, ridendo. Lei aveva circa tredici anni, lui due o tre, e giocavano a rincorrersi. Il bambino all'improvviso inciampò e cadde, lasciandosi sfuggire un piagnucolio. La ragazzina lo raggiunse subito. Aveva i capelli molto lunghi, castano scuro, e gli occhi dolci e marroni.

«Forza Siry alzati! Non vorrai mica farti vedere così da Bella, vero dolcezza? Lo sappiamo che sei un uomo no?» poi l'aveva abbracciato e l'aveva ritirato in piedi.

«Si Meda!»

 

Meda piangeva, inginocchiata a terra, stringendo tra le mani delle lettere ridotte in cenere. Aveva circa sedici anni.

«Ehi M che succede?» Sirius aveva quasi sei anni ed era entrato silenziosamente nella stanza.

«Ciao Siry. Niente, dolcezza, assolutamente niente. È tutto ok.» Meda aveva sorriso, asciugandosi le lacrime e pulendo con un gesto della bacchetta la cenere.

«Che cos'era?» Sirius si avvicinò, salendo in braccio alla cugina preferita.

«Solo lettere, tesoro. Di amiche che papà non vuole che abbia. Ma è ok. Va tutto bene. Vuoi fare merenda?» il bambino si era alzato, entusiasta, trascinando per mano la ragazza che aveva gettato un ultimo sguardo depresso al tappeto, di nuovo pulito.

 

«Ehi tesoro, come sei cresciuto!»

«Buon compleanno Andromeda.» aveva risposto Sirius, composto ed educato, la madre che gli stringeva la spalla.

«Grazie Sirius.» aveva replicato, più composta, la ragazza, prima di abbracciarlo e sussurrargli «Vieni da me quando sarai libero!» Sirius aveva annuito e le aveva dato un leggero bacio sulla guancia.

«Ciao Meda! Che volevi dirmi?»

«Ah, sei scappato dalle grinfie della zia, vedo! Niente. Solo vedere come sei diventato grande e educato.»

«Ho quasi otto anni, sono un adulto ormai!» aveva risposto Sirius, gonfiando il petto orgoglioso.

«Certo pulcino, certo.» poi Meda aveva assunto un'espressione triste.

«Che succede?»

«Niente dolcezza, vai a divertirti!» Meda aveva riso, dandogli una leggera spinta per indirizzarlo verso gli altri bambini.

 

«Cosa vuol dire “è Mezzosangue!”?» la voce di Cygnus trapassava le pareti e trafiggeva le orecchie di Sirius, nascosto ad origliare dietro ad una porta chiusa. Dentro alla stanza c'erano Meda, i suoi genitori, Orion e Walburga. E Bellatrix.

«Mi sembra ovvio! Significa che è una piccola, schifosa traditrice!» aveva gridato quest'ultima. Sirius aveva fatto un passo indietro, tanto odio c'era nella voce della cugina.

«Non sono una traditrice! Lo amo, è tanto difficile da capire?» Meda, dolce Meda. Come poteva ancora credere di poter parlare d'amore con quelli lì? Sirius aveva poco più di otto anni, ma l'aveva già capito.

«Non osare...! Non osare parlare così! Tu lo lascerai in questo istante e ti sposerai con un Serpeverde Purosangue, non con uno schifoso Tassorosso Mezzosangue!» anche Cygnus urlava. Sirius si tappò le orecchie, ma era impossibile tenere fuori quelle parole.

«No! Lo amo e non vi permetterò di togliermi anche lui! È tutto ciò che voglio!» Meda, appassionata Meda. Dolce, inconsapevole, decisa Meda. Dopo quelle frasi seguì un attimo di silenzio, interrotto solo dai singhiozzi soffocati di Druella e il sussurro di Walburga, che evidentemente stava provando a convincerla che perdere una figlia non era una cosa poi così terribile.

«Bene.» Sirius si immaginò la faccia di Meda, di nuovo speranzosa, ma lui aveva già capito. Non era un “bene” di “ok, fai come vuoi”, era un “bene” da “non mi dai altra scelta”.

«Ne sei sicuro, Cygnus?» questo era Orion però. Sempre a cercare di evitare i conflitti.

«Certo. Andromeda, vai dalla tua feccia, fatti contaminare dal suo sangue impuro, fatti ingravidare come una cagna in calore da lui. Non m'interessa. Non sei più parte di questa famiglia. Io ti diseredo e ti cancello da questo arazzo. Vattene da questa casa e non tornare.» Sirius sentì un singhiozzo disperato, ma soffocato, come se a Meda mancasse anche il fiato. Poi sentì la porta aprirsi e si nascose meglio sotto al tavolo. Vide passare i piedi di Cygnus, Druella, sua madre e suo padre. Bellatrix si fermò sulla soglia e si guardò indietro.

«Non tornare, Traditrice, non farlo, o sarò ben felice di ucciderti.» scandì, la voce piena di disprezzo e di odio. Sirius sentì Meda cadere a terra, singhiozzando. Poi Bellatrix se ne andò e lui uscì dal sotto il tavolo, avvicinandosi a Meda.

«Meda, Meda, M?» chiamò, abbracciandola. La ragazza era accasciata a terra, la faccia tra le mani, le spalle scosse dai singhiozzi.

«Oh Siry!» la ragazzi, anzi donna ormai, dato che aveva quasi diciannove anni, lo strinse tra le braccia, continuando a piangere. Sirius le accarezzò i capelli, stringendole la schiena, lasciando che il nodo che aveva alla gola si sciogliesse in lacrime silenziose.

«Mi dispiace Meda, ma in un certo senso va bene no? Potrai stare con lui, quello che ami.» provò a consolarla.

«Oh, tesoro, sei sempre così dolce tu! Perchè sei solo tu quello con un po' di cuore e buonsenso qui?» gemette lei, senza staccarsi da lui, senza smettere di piangere.

«Ci sei anche tu, Meda. Non mi dimenticherai vero? Ogni tanto potremo vederci? E me lo fai conoscere? Devo dargli il mio permesso di sposare la mia cuginetta preferita.» Sirius provò a scherzare, sperando di farla smettere di piangere. Non funzionò, ma almeno Meda si lasciò sfuggire una risatina tra le lacrime e non singhiozzava più.

«Certo dolcezza. Si chiama Ted, Ted Tonks.» lo informò. Sirius sorrise. Ted. Gli suonava bene.

«Andiamo, ti aiuto a prendere le tue cose.» le disse, stringendole la mano e facendola alzare.

«Sembri sempre tu quello adulto tra noi, Siry, come mai?» chiese scherzosa lei.

«Bè è ovvio che io sono più intelligente!» ridacchiò lui, come sempre.

I due salirono le scale parlando sottovoce e, arrivati in camera sua, lei fece un incantesimo e tutte le sue cose finirono in un baule.

Poi prese una spilla rossa, a forma di rosa, e la diede a Sirius.

«Così non ti dimentichi di me.» poi gli diede un bacio, lo abbracciò stretto e sparì, smaterializzandosi e Sirius restò da solo nella stanza, le lacrime di entrambi sulle guance e la rosa stretta nel pugno.

 

 

«...e ho sentito che Lui vuole finalmente liberare il mondo dalla feccia e...» la voce animata di Bellatrix riscossero Sirius dai suoi tristi ricordi. Si guardò attorno e notò gli sguardi un po' orripilati di Druella, Narcissa e Regulus, mentre quelli di Lucius e Rodolphus erano animati e quello di Cygnus orgoglioso. Solo Orion e Walburga non mostravano nessuna emozione.

Sirius si rese conto che Bellatrix stava parlando di uccidere. Uccidere i Mezzosangue, i Sanguesporco, la feccia, i Traditori del loro Sangue, come li chiamava lei. Gli venne da vomitare e contemporaneamente una voglia terribile di saltarle addosso e tapparle quella boccaccia lo assalì. Prima di fare qualcosa, qualunque delle due cose, che lo costringesse a essere punito, si alzò.

Subito Orion lo guardò male, sillabando un “Stai fermo”. A Sirius tornarono in mente, troppo tardi, le parole che sua madre gli aveva rivolto puntandogli la bacchetta contro, poco prima che arrivassero gli ospiti:

«Stai fermo e zitto. Non farti notare in alcuno modo o sarà peggio per te!»

Ma ormai il danno era fatto. Il silenzio scese sulla tavola e lo bloccò sul posto, in piedi.

«Oh Siriuccio caro, hai già finito di mangiare? O il tuo spirito da sporco Grifondoro non ti permette di ascoltare questi gloriosi discorsi?» lo provocò maligna Bellatrix.

«Bella, avevi promesso che non saresti tornata su questo argomento!» la rimproverò Cygnus, guardando Walburga che aveva stretto pericolosamente le labbra.

«Su quale argomento? Sul Signore Oscuro? Sul fatto che mio cugino, erede della casa dei Black sia uno schifoso Grifondoro?» fece ancora Bellatrix, la voce innocente da bambina che non riusciva a camuffare la rabbia e l'odio negli occhi.

«Bella...» la ammonì ancora Lestrange, posando una mano sul suo braccio.

«Lasciami stare!» strillò lei, alzandosi in piedi.

Sirius sobbalzò, colto alla sprovvista, facendola ridere.

«Hai paura piccolo Sirius?» lo provocò lei, facendo il giro della tavola a passi lenti, trattenuta invano dalle braccia del marito e dalla mano della madre.

«No, Bella. Dovrei?» Sirius si impegnò per far suonare la sua voce distratta e indifferente e si accorse con piacere che era ancora capacissimo di suonare gelido alla Black, nonostante il fuoco che lo bruciava dentro.

«Non lo so, piccolo Sirius. Dimmi, sei d'accordo con quello che dicevo prima?» fece lei. Gli altri se ne stavano immobili, incapaci di intervenire. Regulus era talmente sprofondato nella sedia che sembrava voler scomparire dentro di essa.

«Certo che no, Bella! Mi davi la nausea.» rispose schietto Sirius, sapendo che mentire non sarebbe servito. La cugina rise, cattiva, gelida, estraendo lentamente la bacchetta dalla manica.

«Ti davo la nausea? Oh, ma che cattivo cuginetto che sei! Così mi offendi! Credo che dovrei farti tornare in te....» sussurrò.

«Bella, torna al tuo posto e stai calma.» cercò di trattenerla ancora Druella, la voce querula al confronto di quella colma di pazzia della figlia.

«Ho di meglio da fare, madre. E lo faccio per il bene della famiglia.» le rispose lei, senza distogliere lo sguardo da Sirius che, senza essere visto, aveva afferrato la bacchetta in una manica.

«Andiamo cara, siediti!» Rodolphus fece per alzarsi e andare a recuperare la moglie, ma Malfoy lo trattenne per un braccio.

«Grazie Lucius, tu sì che capisci!» Bellatrix lanciò uno sguardo malizioso a Lucius e Sirius ne approfittò per afferrare meglio la bacchetta. «E adesso, torniamo a te, cuginetto caro. Chiedimi scusa e di che eri d'accordo.»

«No.» Sirius abbandonò la voce distaccata, la rabbia e il disgusto che premevano per uscire.

«No? Crucio!» la maledizione colpì Sirius di striscio e lui riuscì a resistere al dolore appoggiandosi ad una sedia.

«DILLO!» Bellatrix era furiosa, strillava, agitando i capelli come una pazza.

«No.» ringhiò Sirius.

«CRUCIO!»

«Protego!» questa volta Sirius riuscì a parare l'incantesimo in tempo e la maledizione rimbalzò, distruggendo un vaso su un mobile.

«Sei veloce, piccolo Traditore! Crucio! Crucio!» Sirius schivò il primo incantesimo, ma il secondo lo prese impreparato, colpendolo in pieno petto.

Il dolore lo invase. Nemmeno quelli di sua madre erano così potenti. Coltelli infuocati lo trapassavano, lame gelate lo tagliavano e lingue di dolore bollente sembravano volergli sbriciolare le ossa. Crollò in ginocchio.

«Ora va meglio. Inginocchiato davanti a noi, ecco dov'è il tuo posto, Traditore!» gridò Bellatrix, avanzando. «E adesso dì che ti dispiace e che sei d'accordo con me!» aggiunse come un sibilo alle sue orecchie.

«No.» sussurrò roco Sirius.

«Come?»

«No. Non lo farò.» e con un enorme sforzo Sirius si rialzò in piedi, appoggiandosi ad una sedia.

«Oh, il piccolo Grifondoro tira fuori il coraggio. O la stupidità.» ridacchiò lei.

«Stai zitta.» disse deciso Sirius, guardandola negli occhi.

«Stai zitta? A me? Il dolore non ti piega? Bene. Ti piegherò in un altro modo! IMPERIO!»

Sirius si aspettava nuovo dolore e invece il nulla lo accolse. Una nebbiolina bianca gli invase la mente, togliendolo dal suo corpo.

«Chiedi scusa e dì che sei d'accordo con me.» una voce suadente gli entrò nella mente, insieme a due occhi neri come la pece.

Perchè no? Pensò Sirius. Dopotutto non chiedeva niente di difficile. Eppure non gli sembrava giusto.

«Avanti, chiedi scusa.» ma la voce era così dolce e non c'era niente di male a chiedere scusa no?

Però ancora non riusciva a farlo. Era sbagliato. Non riusciva a trovare nessun motivo per non farlo, ma nemmeno per farlo. E quegli occhi erano così freddi...

«Fallo. Ora.» gli ordinò ancora la voce.

Ma perchè? Non voleva chiedere scusa. Non era giusto. E quegli occhi...non erano neanche lontanamente belli. A lui piacevano chiari, o blu. Blu. Blu come quelli di Sunshine.

«CHIEDI SCUSA ORA!»

«No.» Gli occhi blu si sostituirono a quelli neri per un istante, il momento necessario per far sparire la nebbia dalla mente di Sirius e farlo tornare alla realtà. Si trovò piegato a terra, i pugni stretti. Bellatrix era davanti a lui, stupefatta.

«Piccolo verme! Come hai fatto? Crucio!» Sirius sentì di nuovo il dolore. E poi ancora, ancora ancora. Basta. Ogni parte del suo corpo andava in pezzi o bruciava. Basta. Uccidimi. Non riusciva a parlare, nemmeno per chiedere di essere ucciso. Poi il dolore cessò.

«Dillo ora, verme!» gli ordinò Bellatrix. Ogni parte del corpo di Sirius gli chiedeva di acconsentire e far cessare quella tortura, ma ancora una volta la sua testa si oppose.

Con uno sforzo immane, che sembrò prosciugargli ogni forza che gli era rimasta, Sirius alzò la testa e guardò Bellatrix negli occhi.

«No.» scandì. Sentì Regulus e Narcissa trattenere il fiato, Druella sospirare.

«Stupido idiota!» sussurrò Walburga, scuotendo la testa.

«Benissimo. Allora sei inutile. Avada...!» Bellatrix voleva ucciderlo! L'unico pensiero che Sirius riuscì a formulare in quell'istante fu che era triste perchè non poteva salutare di persona James e gli altri, ma solo con la lettera che aveva scritto e che era posata sulla scrivania. Poi una mano colpì il braccio di Bellatrix, deviando l'incantesimo che mandò in frantumi un altro soprammobile.

«Come..!» cominciò Bellatrix offesa, furibonda e perplessa. Ma Orion la guardò gelido e pieno di rimprovero.

«Tu sei ancora a casa mia, io sono ancora tuo zio e tuo padrino e quello è ancora mio figlio. Non osare ucciderlo. Se servirà, lo farò io, ma non mi sembra il caso farsi trascinare così dalla rabbia e dall'ardore. Vatti a sedere.» ordinò impassibile, facendo un passo per mettersi tra lei e Sirius.

«Scusatemi zio.» Bellatrix chinò la testa, di nuovo apparentemente calma, abbandonata immediatamente tutta la rabbia, e andò a sedersi. Orion si girò, indicò Sirius a Kreacher e si sedette a sua volta.

Prima di svenire Sirius colse il suo sguardo leggermente preoccupato e quello di pena di Regulus. Poi Kreacher lo afferrò e si smaterializzò. Ancora prima di poter riconoscere le pareti della sua stanza Sirius perse conoscenza.

 

-Fine Capito-

 

 

 

 

* Diggory l'ho messo perchè mi ispirava! :)

 

 

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Saaaaalve a tutti!! Non ho fatto tardi stavolta, visto? Ok, magari potevo impegnarmi di più, ma ieri davvero non avevo voglia di postarlo! Pooooi

  1. Allora l'inizio...un'altra bella trovata di James per conquistare Lily, fallita, e Regulus che torna a rompere le scatole, ma non preoccupatevi, nel prossimo capitolo spiegherò anche questo!

  2. Il grande ritorno di Jo!! Più allegra, più spigliata, con i capelli più corti e soprattutto...di nuovo pronta a farsi insultare da voi! Anche se per ora non ve ne ha ancora dato motivo!

  3. Bellatrix la pazza!! Eccola qui! Sinceramente non sono sicura di averla fatta bene, mi sembra sempre troppo esagerata, ma alla fine lei è così no? Completamente impazzita! In più, cercate di capirla, ha una sorella “traditrice” e ha appena trovato qualcuno che sostiene quanto lei le sue idee razziste, anzi le aumenta, Voldemort, e si trova davanti Sirius! Era ovvio sarebbe scoppiata no?

  4. I ricordi di Sir su Andromeda. Ecco, non do per quale motivo, forse c'è forse non c'è, non so, li ho sempre immaginati molto legati e, anche per la differenza d'età, ho sempre pensato che Sirius vedesse in Andromeda una specie di sostituta per sua madre, che non lo amava nemmeno un po'. Quindi ho cercato di mettere tutto il loro affetto reciproco in quei ricordi. La spilla a rosa rossa mi piaceva inserirla...la immaginò un po' così ---->       Image and video hosting by TinyPic

  5. Qui risalta fuori il mio Orion un po' OOC, cioè non ansioso di mettersi in mezzo a conflitti ma che lo fa per difendere Sirius, anche se con la scusa di difendere la sua autorità.

  6. Millanta grazie a chi ha recensito, ossia Hoshi Kudo, Jeis, Annie98 e Nilan! Grazissime!!

  7. E soprattutto grazie alla mia AleJackson che mi aiuta con ogni capitolo e non solo! A proposito, potreste fare un passaggio dalla ff che abbiamo cominciato a scrivere insieme con il nome di “Le Malandrine Mancate”? Si chiama “70's Interviews”, è altamente demenziale e aspetterebbe qualche recensione! Grazie mille!!

Adesso sloggio! Bye

XOXO

*dD*


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Capitolo 54
*** Vacanza ***


 


 

Vacanza

 

 

 

 

 

Sirius stava evidentemente sognando. Nella realtà non poteva certo volare ad un'enorme altezza sopra alla città senza una scopa no?

Si sentiva come se il suo corpo fosse ancorato a terra ma i suoi occhi potessero sollevarsi e osservare l'Inghilterra intera.

Londra era coperta da una cappa di calore, che rendeva l'aria umida e tremolante e sfocava i contorni delle cose. Solo qualche torre e campanile spuntava dalla cupola di afa e la sua casa, anche se non era certo alta, ma perchè risaltava per la sua aria oscura.

Più a nord invece c'era un affollamento di nuvole grige, che si infiltravano tra le colline e le montagne,quasi isolandole in un mare di nebbia. In queste nuvole volavano striature nere, che si muovevano a scatti e mandavano lampi quando colpivano le cose.

A sud invece splendeva il sole e le onde si infrangevano azzurre sulla costa.

Sirius sarebbe rimasto lì volentieri a guardare quel paesaggio così strano, quando sentì un movimento accanto a sé. Fu come se il suo corpo, aggrappato solidamente alla terra, lo avesse ripreso e lo stesse tirando violentemente al suolo.

Sirius cercò di aprire gli occhi, ma aveva la mente piena di quella nebbia bianca e grigia, la stessa che avvolgeva le montagne, e non riusciva a ricordarsi come si facesse.

All'improvviso però sentì qualcosa sfiorare la sua mano e, istintivamente, spalancò gli occhi, trovandosi di fronte quelli di Regulus.

Con la mente ancora confusa, Sirius si ritrovò a fissare quegli occhi, riflettendo sul loro colore, così simile eppure così diverso. Gli occhi del fratello infatti erano più azzurri che grigi, con una nota argentata che contribuiva a ghiacciarli. I suoi invece erano più color grigio pioggia, tirante all'azzurro. Eppure avevano la stessa forma, la stessa capacità di gelarsi per non dimostrare emozioni, lo stesso dolore sul fondo.

Evidentemente anche Regulus non doveva essere molto in lui, perchè i due fratelli continuarono a fissarsi per qualche minuto, finchè il minore non si riscosse, distogliendo lo sguardo.

«Che è successo? Che ore sono?» gracchiò Sirius, sorprendendosi per quanto suonasse debole e roca la sua voce.

«Le tre di notte, circa. Quando Kreacher ti ha portato via la cena è continuata ma papà aveva fretta d finirla e quindi gli zii sono andati via presto. Papà ha discusso ancora con Bellatrix, ma niente di che. Poi mi ha mandato a letto e si è chiuso nel suo studio-laboratorio a fare una pozione per farti dormire e una che non so a cosa servisse e te l'ha date. Poi se n'è andato e io mi sono svegliato e sono venuto a vedere se ero per caso diventato figlio unico, ma a quanto pare non è ancora successo! In teoria tu dovresti stare dormendo ma evidentemente sei così testardo e rompiscatole da non farti sottomettere nemmeno da una pozione soporifera!» Regulus ridacchiò alla fine, coinvolgendo anche Sirius.

«Simpatico...» borbottò Sirius, cercando inutilmente di alzarsi a sedere, ma sentendosi troppo debole.

«Certo!» i due rimasero ancora in silenzio, Sirius lottando contro la nebbia che voleva riappropriarsi della sua mente e Regulus contro il sonno che gli faceva abbassare le palpebre. Alla fine entrambi persero la battaglia e caddero in un sonno profondo. Dopo quello che parve un minuto, ma in realtà dovevano essere passate almeno un paio d'ore, vista la luce che cominciava ad intravedersi dalle imposte chiuse, Sirius si svegliò, sentendo il braccio intorpidito.

Mosse la testa e vide Regulus che si era addormentato appoggiato su di lui.

Ancora confuso ci mise un po' a ricordare come si muovevano le braccia, e scosse leggermente Reg, che si svegliò di scatto.

«..che succede?» borbottò insonnolito, ancora prima di aprire gli occhi. Per un attimo si guardò attorno sorpreso, probabilmente chiedendosi cosa ci facesse lui lì, ma alla fine sembrò ricordarsi tutto e si alzò, come per andare via.

«Dove vai?» domandò rauco Sirius.

«A letto, Sir.» rispose Regulus, la voce ancora impastata.

«Reggy...mi dici una cosa?» fece ancora Sirius, trattenendo il fratello per una manica, resi entrambi meno gelidi dal sonno.

«Dimmi Siry...»

«Perchè negli ultimi giorni a scuola venivi sempre da me?»

Regulus sembrò pensarci su, ma alla fine alzò le spalle e rispose.

«Volevo dirti di comportarti bene e avvertirti della cena, ma eri sempre con i tuoi amici e Jared non si scollava. Neanche mi stesse controllando...» spiegò.

«Grazie Reggy...» biascicò Sirius, già mezzo addormentato di nuovo.

«Niente Sir. Buonanotte...» Regulus si avvicinò alla porta, ma prima che potesse aprirla, la voce insonnolita di Sirius lo fermò di nuovo.

«Ti voglio bene Reggy. Tu mi vuoi bene?»

Regulus arrossì, più lucido del fratello, ma poi decise che Sirius era troppo fuori gioco per ricordarsi ciò che gli avrebbe detto e al massimo avrebbe pensato che fosse stato solo un sogno.

«Certo Sir, ti voglio bene anche io.» poi aprì la porta e sparì nella luce grigia appena accennata dell'alba.

Già prima che la porta si fosse completamente chiusa Sirius dormiva, un sorriso appena accennato sulle labbra.

 

**

 

«Svegliati Sirius!» Sirius cercava di estromettere quella voce e soprattutto l'esasperante mano che gli scuoteva la spalla dal suo sonno, ma dopo un po' capì che era impossibile quindi aprì gli occhi. Chino su di lui c'era Orion con un'aria parecchio preoccupata che però si trasformò subito in scocciata appena si accorse che si era finalmente svegliato.

«Che succede padre?» chiese Sirius, la voce ancora roca ma più forte.

«Niente. Controllavo che la pozione non avesse fatto troppo effetto. Stai fermo.» Orion estrasse la bacchetta e la puntò contro Sirius che si irrigidì, ma non si mosse. L'uomo mormorò un paio d'incantesimi, muovendo la bacchetta sopra al figlio, e alla fine la ripose in una tasca. Prima ancora però che il ragazzo potesse fare qualche domanda si avvicinò alla porta e fece per uscire. Sull'uscio si bloccò e si girò a guardare Sirius, ancora immobile nel letto.

«Non hai subito danni interni e sei a posto. Alzati, vestiti e vai a fare colazione. » e senza aggiungere altro Orion se ne andò.

Sirius rimase un altro po' fermo, cercando di capire che cosa fosse appena successo: perchè suo padre, dopo tutto quello che gli aveva fatto e detto Walburga, e anche lui, si comportava così, come se gli importasse davvero qualcosa di lui?

Alla fine però rinunciò a trovare una risposta, visto il mal di testa martellante e la fame che gli imponeva di alzarsi, e si alzò, vestendosi per andare a fare colazione, pensando alla lettera che voleva scrivere a James.

 

**

 

Nello stesso momento James dormiva profondamente nella sua camera. Aveva la bocca leggermente aperta e un braccio che scendeva dal letto, le dita che sfioravano il morbido tappeto.

Sognava.

Due ragazzi correvano verso di lui, ridendo. Li riconobbe, anche se erano molto diversi da quelli che conosceva lui, come Remus e Sirius. Erano grandi, avevano almeno sedici anni, se non di più e lo chiamavano a gran voce. Quando lo raggiunsero Remus si fermò a prendere fiato, ansimando tra le risate, mentre Sirius gli saltò addosso, scompigliandogli i capelli e sussurrandogli un “E bravo Jam!” all'orecchio. Solo quando l'amico gli fu saltato addosso, costringendolo a fare un passo indietro, James si accorse di tenere per mano qualcuno.

Si girò e incontro dei favolosi occhi verdi, ridenti e pieni di vita, e fluenti capelli rossi, sciolti sulle spalle. Lily Evans.

Poi anche la ragazza rise, semplicemente splendida, e diede una pacca sulla spalla a Sirius, che la abbracciò.

Aspetta...Sirius abbraccia la Evans? Ma i due ridevano, con una strana aria complice e affettuosa negli occhi, felici.

«Jaaaaaaames!!» la voce insistente di sua madre penetrò nei sogni di James, svegliandolo. «James alzaaaati!!»

Il ragazzo sospirò, cercando di afferrare le immagini di quel bel sogno, ma invano. Alla fine si alzò a sedere con uno sbuffo.

«Arrivo mamma!!» gridò, dandosi fastidio da solo. Poi, infilandosi solo una maglietta sopra ai boxer nei quali dormiva, visto il calore estivo, scese di sotto.

Arrivò in cucina con gli occhi ancora praticamente chiusi e fece per sedersi al suo solito posto quando si accorse che, oltre a sua madre e a suo padre c'era anche qualcun'altro, che ridacchiava bevendo un caffè. Jo.

«'Giorno Jamie...» lo salutò la ragazza. James arrossì, ricordandosi solo in quel momento che adesso la sua amica abitava da lui, cercando una scusa per scappare via dalla cucina e infilarsi almeno un paio di pantaloni.

«Buongiorno Jamie...bei pantaloni!» lo prese in giro anche Charlus, ridendo di lui sotto i baffi, mentre Dorea guardava entrambi, ma più James, con disapprovazione.

«Eddai Jamie, sai quante volte abbiamo fatto il bagno insieme nel fiume!» rise Jo, afferrando un biscotto. James sospirò di nuovo, sedendosi a sua volta e seppellendosi nel suo latte e cacao, ripetendosi che quello, Sirius, non sarebbe dovuto MAI venirlo a sapere!

«Che facciamo oggi Jamie?» chiese Jo, dopo che l'imbarazzo di James fu un po' passato, lasciando che le guance tornassero del loro colore.

«Quello che volete...» rispose insonnolito quello.

«Che ne dite se vi accompagno al mare?» propose Dorea.

«Ok!» acconsentirono i due ragazzi, rimettendosi a mangiare tranquillamente. Solo quando Jo si alzò da tavola per andare a vestirsi, James si accorse che la ragazza indossava solo una maglietta molto lunga sopra alla biancheria intima, lasciando in bella vista le lunghe gambe, e, inevitabilmente, ritornò di un bel colore rosso vivo, facendo ridere questa volta sia Jo, che Charlus, che Dorea.

Ecco. Neppure questo, lo avrebbe raccontato a Sirius.

 

**

 

Pete stava facendo colazione con sua madre, in silenzio, come sempre, quando si accorse che c'era qualcuno fuori dalla finestra, che sbirciava dentro.

«M-mamma...c'è qualcuno alla finestra!» sussurrò, già un po' spaventato.

«Adesso vado a vedere, Pet.» disse stancamente lei, alzandosi e girandosi verso la finestra, che però adesso mostrava solo il piccolo giardino e la strada poco più in là.

Sua madre lo guardò perplessa e stava per dire qualcosa quando suonò il campanello.

«V-vado io, mamma.» disse Peter, allontanandosi a malincuore dalla sua colazione. Sua madre gli sorrise dolce e si risedette.

«Ciao!» Peter aveva appena aperto la porta quando si trovò di fronte una ragazzina più alta di lui, con lunghi capelli neri e gli occhi nocciola.

«C-ciao...» salutò dubbioso Peter, senza staccarsi dalla porta.

«Hai voglia di venire a giocare con noi, oggi?» gli chiese la ragazza, indicando con il pollice altri ragazzi che stavano fuori dal cancello e che lo salutarono da lontano.

Peter rimase stupito: quando mai qualcuno chiedeva a lui di giocare?

«I-io...sì certo! Ne sarei felice!» rispose sorridendo da un orecchio all'altro. La ragazza però non ricambiò il sorriso, ma ghignò con cattiveria.

«Bè, allora mi dispiace, ma noi non vogliamo sfigati ciccioni nel nostro gruppo!» e con una risatina crudele la ragazza si girò, facendo mulinare i lunghi capelli, e se ne andò con gli altri, che la accolsero con applausi e le batterono il cinque, mentre uno le passava qualcosa, forse la vincita della scommessa, andandosene poi ridendo.

Peter se ne rimase sulla porta, impietrito.

«Peter, chi è?» chiese dalla cucina sua madre.

«N-nessuno, mamma, nessuno.» sussurrò Peter, le lacrime agli occhi.

I suoi amici, i suoi veri amici, James, Sirius e Remus, gli mancavano già terribilmente.

 

**

 

Remus nuotava. Adorava nuotare. Lo faceva sentire libero, leggero, tranquillo.

Prendeva grandi boccata d'aria e poi stava in apnea per tempi impossibili, gustandosi i suoni ovattati dall'acqua, le forme confuse, la sensazione di essere fuori dal mondo.

Poi riemergeva, scuotendo i capelli ormai troppo lunghi, respirando l'aria che sapeva di cloro per ristorare i polmoni che chiedevano pietà.

Amava andare in piscina e confondersi tra le altre persone, fare finta di essere come gli altri, farsi avvolgere dalle risate dei bambini, dagli schizzi, dalle parole preoccupate delle madri, inserirsi senza che gli altri se ne accorgessero nei giochi, fare a gara con uno sconosciuto a chi stava più in apnea, sfidare in silenzio un altro ragazzo a chi era più veloce.

Si sentiva meno solo. E quando gli sembrava di essere oppresso dalle troppe persone allora usciva, si avvolgeva in un asciugamano e si sedeva in un angolo e osservava.

Osservava quella donna che insisteva perchè il suo bambino si infilasse la ciambella, mentre lui rifiutava, convinto di saper già nuotare.

Osservava quell'uomo, che metteva in mostra gli addominali abbronzati davanti a quelle due ragazze, che ridevano civettuole.

Osservava quei bambini, che si schizzavano ridendo e si tiravano un pallone.

Osservava quei due innamorati, che si scambiavano carezze e baci sul bordo della piscina, i piedi a mollo.

Osservava i denti scoprirsi in un sorriso, gli occhi stringersi per sfuggire al fastidio dell'acqua, le gote gonfiarsi per prendere più aria, le schiene imperlarsi di goccioline, i capelli lanciare minuscole perle luminose in giro quando venivano scossi.

E tutto ciò lo faceva sentire più forte, padrone, almeno per un po', della sua vita. Normale. Protetto. Sicuro.

E poi rientrava in piscina, quando gli altri si allontanavano per andare a mangiare e raccoglieva i raggi di sole liquidi nelle mani, si lasciava accarezzare dalle morbide mani dell'acqua, si addormentava quasi, il viso scaldato dal sole e il corpo sostenuto dall'acqua.

Tornava a casa solo verso sera, per mangiare con i suoi genitori.

E tutto questo gli piaceva. Perchè nella piscina della città vicina nessuno lo conosceva, nessuno lo additava, nessuno provava pietà per lui, nessuno lo considerava strano o anormale.

E, stando in mezzo alla gente, poteva alleviare, almeno un po', la mancanza che sentiva nel cuore da quando aveva salutato i suoi Malandrini e Sun alla stazione.

 

**

 

Sunshine guardava il cielo. Era azzurro, senza nuvole, luminoso e perfetto. Sentiva il profumo dei fiori attorno a lei, l'odore morbido della terra, il solletico dell'erba sulle braccia e sulle gambe. Era distesa nel giardino di casa sua, con indosso solo un paio di pantaloncini corti e la parte sopra di un bikini. Faceva caldo. Un caldo afoso che stringeva alla gola, assopiva la mente e coccolava dolcemente.

All'improvviso una risata e il suono di una voce la raggiunsero, in quel mare d'erba che la circondava, e con un sorriso Sunshine chiuse gli occhi, godendosi ancora per un attimo i caldi raggi solari. Poi con una smorfia si alzò in piedi, si spazzolò la treccia con le mani per eliminare i residui di erba rimasti attaccati e poi si diresse verso casa, sempre camminando scalza.

«Angie, che succede?» chiese, aprendo la porta a vetri che portava in cucina. La stanza però era deserta. Sunshine si guardò attorno perplessa, poi però sentì di nuovo la voce della sorella e uscì fuori, nel piccolo cortile davanti a casa.

«Angie?» chiamò ancora. Poi la vide. La sorella era seduta a terra e un cagnolino mai visto prima le scodinzolava attorno, leccandole le mani e abbaiando.

«Guarda Sunny! Hai visto che bello?» le gridò la bambina appena la vide.

«Angie, dove hai trovato questo cane?» domandò invece Sunshine, avvicinandosi al cagnolino che le corse incontro.

«Non l'ho trovato! È venuto lui da me!» la bambina si aggrappò al cane, abbracciandolo.

«Amore, fammi vedere se ha la medaglietta. Magari è di qualche bambino che lo sta cercando!»

«Non ce l'ha, Sunny, non ce l'ha! Posso tenerlo? Posso? Daiii posso?» cominciò a supplicarla la bimba, facendo gli occhi dolci e scostandosi i capelli dal visino.

«Non so...c'è Nelson da qualche parte qui attorno...» provò a resistere la maggiore.

«Faranno amicizia! Daiii Sunny! Ti prego ti prego ti preeeego!» Sunshine sorrise. Era impossibile, almeno per lei, resistere ad Angela.

«Ooook, va bene! Ma appena combina qualcosa ritorna per strada, capito?» disse, sapendo però che le sarebbe stato impossibile rispedire il cucciolo in giro, senza sapere se avrebbe trovato un'altra casa o del cibo. Non ce l'avrebbe fatta. E anche Angela lo sapeva.

La bambina infatti esultò, abbracciando ancora il cane che abbaiò più volte, scodinzolando felice.

«Grazie Sunny! Sei la sorella-mamma più bella del mondo!» la bambina abbracciò anche Sunshine, che sorrideva di riflesso.

«Adesso però laviamo questo terremoto ok?» disse, vedendo la polvere e il fango che copriva il cane, e che ora si era appoggiato anche su Angela.

«Sììììììì! Che bello!» le due sorelle si spostarono nel cortile sul retro e Sunshine recuperò una grossa tinozza, riempiendola d'acqua.

Inutile dire che alla fine si trovarono tutti e tre, Angela, Sunshine e il cane, ricoperti di schiuma, completamente fradici, e che le due ragazze non avevano più fiato per il troppo ridere e per le corse che avevano fatto rincorrendo il cane, che a quanto pare non gradiva essere lavato.

Quando finalmente il cane fu pulito, Angela e Sun si buttarono sedute su un paio di sedie di plastica nella piccola veranda.

«Che fatica!» sbuffò Sunshine, chiudendo gli occhi e cercando di riprendere fiato.

«Ma è stato divertente! Vero Sunny?»chiese Angie, scuotendo i capelli e lanciando goccioline in giro.

«Ehi smettila! Hai imparato dal tuo amico peloso?» scherzò Sunshine, sciogliendo la treccia e schizzando la sorella a sua volta. Le due ricominciarono a ridere, rincorrendosi per il cortile, cercando di schizzare l'altra e di buttarla nella tinozza.

Alla fine però Sunshine si fermò, le mani sulle ginocchia, cercando di respirare e di fermare le risate.

Anche Angela la imitò, abbracciando il cagnolino che si era unito a loro nel gioco.

Sunshine li guardò, sorridendo intenerita e poi alzò lo sguardo verso una finestra al secondo piano, le imposte semichiuse.

Poteva essere stato un gioco di luci, o solo la sua immaginazione, ma le sembrò che una volto fosse appena sparito e una mano si fosse allungata a tirare le tende.

Il sorriso scomparve, sostituito da un'aria preoccupata, ma di nuovo la voce di Angela la riscosse dai suoi pensieri.

«Come lo chiamiamo Sunny? Come lo chiamiamo?» stava domandando la bambina.

«Come vuoi, amore, come vuoi...» rispose l'altra, senza ascoltarla più di tanto.

«Allora lo chiamerò Biscotto! Va bene Biscotto?»

«Biscotto? E perchè?»

«Perchè mi piacciono i biscotti!» rispose l'altra, come se fosse una cosa ovvia.

«E perchè non cioccolatino allora?» chiese ridacchiando Sunshine.

«Perchè non è color cioccolatino!» fece l'altra, perplessa che la sorella non avesse ancora capito.

«Ma non è color biscotto!» protesto Sunshine.

«Sì invece!»

«Ma no! È color...color caramello!»

«No! È color biscotto!» si impuntò Angela.

«Color caramello!» disse testarda Sunshine.

«Biscotto!»

«Caramello!»

«Biscotto!»

«Caramello!»

«Squid?» una voce nuova si aggiunse a quelle delle due sorelle e le fece voltare entrambe.

Davanti a loro stava un uomo alto, il viso pallido e sciupato, i capelli che una volta dovevano essere stati folti e castani adesso cadevano flosci e ingrigiti sulle spalle, le bracci magre, la pelle chiara. Solo gli occhi blu erano ancora luminosi e vivi, anche se arrossati ed enormi nel viso scavato.

«Papà!» esultò Angela, correndogli incontro e saltandogli in braccio.

L'uomo la prese al volo, senza guardarla negli occhi, lo sguardo ancora fisso a terra. Indietreggiò di un paio di passi quando prese la bambina, barcollando leggermente, poi però recuperò l'equilibrio e si sistemò meglio la bambina su un fianco.

«Sei diventata pesante, angelo mio.» sussurrò, affondando il naso nei capelli ancora umidi della figlia, chiudendo gli occhi e lasciandosi sfuggire un sospiro.

«Seppia?» domandò Sunshine con voce dubbiosa, riportando i due al problema.

«Sì, seppia.» rispose l'uomo, facendo finta di non notare lo sguardo accusatorio della figlia maggiore, che gli guardava le mani che sostenevano Angela come se volesse strappargli la sorella dalle braccia,

«Mi piace Squid, mi piace! Lo chiamiamo Squid, Sunny? Daiii!» disse Angela, saltando di nuovo a terra, ma senza lasciare la mano del padre, ignara di tutto.

«Ma è un cane, Angie! Non è un mollusco!» protestò Sunshine, già sapendo però che si sarebbe dovuta arrendere.

«Ma è bellooooo! Ti preeego!» Angela tirò fuori di nuovo lo sguardo da cucciolo, aiutata dal cagnolino che si accucciò ai piedi di Sunshine, scodinzolando.

«Ok, va bene! Ma io continuo a sostenere che è color caramello!» capitolò infine Sunshine. Angela la abbracciò felice e corse via con il cagnolino, canticchiando una canzoncina che ripeteva “Squid, Squiddy, Squid” più o meno all'infinito.

Sunshine e suo padre rimasero a guardarla per un attimo, poi l'uomo si girò e, senza dire nulla, se ne tornò in casa, lasciando Sunshine da sola sul prato a chiedersi perchè fosse sceso per una cosa così inutile, quando non scendeva quasi mai, nemmeno per le cose importanti.

 

-Fine Capitolo-

 

 

Spazio dell'Autrice

Eccomi qua!!! Lo so, sono in ritardissimo, ma voi non avete idea della settimana da incubo che ho passato! Verifiche ogni giorno, pomeriggi pieni di cose da fare, mi è morto il gatto...davvero, un casino! In più non riuscivo a concentrarmi sulla storia e non avevo tempo per scrivere quindi mi scuso perchè ho aggiornato dopo secoli, ma davvero non sono riuscita a fare di meglio. Poooi

  1. il capitolo è un po' inutile alla fine fine, tranne forse la parte di Sirius e quella di Sun, però a me sembra carino o no?

  2. -Sirius: come vedete ho fatto un Regulus più coccoloso, anche perchè a quell'ora di notte non è che connettessero tanto, e anche Orion è preoccupato per il suo primogenito, ma niente di che. Sirius è guarito e starà benone...o circa.

    -James: ricordatevi del sogno, ritornerà prima o poi (credo XD) e anche Jo “déshabillée” sarà ancora presente. La odierete solo dal prossimo capitolo, in questo è ancora innocente :)

    -Peter: ok, ho voluto dare (poco) spazio anche a lui, perchè alla fin fine è un Malandrino pure lui (purtroppo) e non potevo lasciarlo fuori. A casa lui è una specie di emarginato (e per questo si butta sul cibo per consolarsi) e viene preso in giro da tutti. O almeno così la vedo io...

    -Remus: Remmy diventerà un gran figo prima o poi u.u e intanto continua con i suoi pensieri profondi e filosofici ;)

    -Sun: vi presento Squid! È importante? No. Però è carino, coccoloso e serve a tirare fuori il papi da casa. Ecco...lui tornerà ancora! u.u

  3. Grazie mille a chi ha recensito ovvero a Hoshi Kudo, Annie98, Alula_Black e Jeis!!! Vi voglio strabenissimo!!

  4. Grazie mille anche ad Alessia98HP_1D che ha recensito un sacco di capitoli, tutti insieme e che si è unita a noi!!! Benvenuta tra le persone che adoro!

  5. E naturalmente un grazie gigantesco e un bacio alla mia AleJackson!!!

Adesso me ne vado!! Bacioni!!

*dD*


PS: Squid me lo immagino più o meno così...solo un pò più grande e un pelo più scuro....
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Capitolo 55
*** Una grande giornata (Luglio '73) ***


 

 

 

 

Una grande giornata

(Luglio '73)

 

 

 

 

20 Luglio

Caro Sirius,

come stai, amico?? Io tutto bene...sai chi c'è qui con me che rompe le scatole perchè ho una scrittura orrenda? Scommetto che l'hai già indovinato! Il nostro Remmy!

Io non rompo le scatole!!

Sì invece. E non provare più a rubarmi la piuma! Sei un lupaccio cattivo, Remus Lupin!

Comunque, torniamo a noi! Sai, domani ci raggiunge anche Peter, manchi solo tu per riunire i Malandrini! Non so se hai più sentito Sunny, ma a me ha scritto che probabilmente non verrà. Hai presente? Dovrò sorbirmi Rem e Peter tutto da solo! Come farò?

Sono offeso, James Potter. Molto offeso. E quasi quasi ti lascio da solo per il resto dell'estate! Poi vediamo quando tornerai a supplicarmi, come hai fatto la settimana scorsa, di venire a trovarti perchè ti annoi!

Remmy!! Questo non me lo sarei mai aspettato da te! Ma scusami, perchè stiamo scrivendo invece di dirci le cose a voce?

Per rendere partecipe Sir, Potter. E sì, sono ancora offeso.

Ma sei cattivo però! Allora, Sir, dicevamo? Ah sì! Allora, ce la fai a convincere i tuoi a venire a trovarmi? Anche poco poco!! Lo so che l'inizio non è stato dei migliori a casa tua, però magari riesci a strappare il permesso! Impegnati!

Sai ieri Lupin qui presente, io, Jo e gli altri siamo andati in spiaggia! Ci ha accompagnati mamma, di nuovo, e ci siamo stati quasi tutto il giorno! Abbiamo mangiato i panini e le cose che ci eravamo portati e abbiamo nuotato un sacco! E ho scoperto che il nostro lupaccio cattivo, è bravissimo a nuotare e che si sta facendo i muscoli a forza di passare le giornate nella piscina del suo paese.

Geloso, James? Tu e le tue braccine rachitiche doveste inchinarvi di fronte a me!
Ma Rem! Da dove spunta tutta questa prepotenza? Non ti riconosco più!

James, mi sorprenderebbe sapere che Sirius non si sia già stufato di leggere i tuoi sproloqui...

Giusto! Comunque, tutto questo per dirti che se riuscissi a venire, faresti meglio a portarti un costume perchè ci divertiremmo tantissimo! E poi Jo ti aspetta...ancora non riesco ad abituarmi a trovarmela di fronte ogni mattina, mezza nuda! E avresti dovuto vedere la faccia di Remmy la prima volta che è sceso e se l'è trovata davanti in maglietta e basta!

James, risparmiami!
Eh no! Comunque ti racconterò tutto meglio quando ci vedremo! E lo prenderò in giro anche al posto tuo, non preoccuparti!

Ciao Sirius! James finiscila....

Ok, il lupo comanda! Ciao Sir, ci manchi!! Cerca di venire

James  e Remus

 

Sirius non si sorprese quando una risata gli sfuggì dalle labbra, rimbombando nella grande stanza vuota. Si trovava in soffitta, sfuggito chissà come agli occhi di Kreacher e di Walburga per prendere la lettera che il gufo di James gli aveva portato.

Poi si era seduto lì, in mezzo alla polvere e alle cianfrusaglie, a leggerla.

Non si sorprese neppure quando una gran voglia di urlare lo prese alla gola, e nemmeno quando gli venne voglia di picchiare qualcuno, possibilmente Black.

Alla fine però dominò la rabbia e la sensazione d'impotenza, prese un bel respiro e si alzò da terra, spolverandosi i pantaloni dalla polvere.

Si affacciò alle scale, sperando di riuscire ad arrivare alla sua stanza senza incontrare nessuno e, vedendo che il corridoio era deserto, affrettò il passo ringraziando Merlino per la fortuna. Non fece in tempo però nemmeno a finire il pensiero di ringraziamento che Walburga apparve davanti a lui, uscendo da una stanza e richiudendosi la porta alle spalle. Aveva l'aria scocciata e sembrava in cerca di qualcosa. Sirius si fermò di scatto, sperando di riuscire ad evitarla, ma il suo movimento improvviso attirò l'attenzione della donna che si girò verso di lui.

«Sei qui. Ti cercavo. Dovresti essere nella tua stanza.» tre frasi dette con tre toni diversi: sorpresa, disgusto e rimprovero.

«Perchè?» chiese Sirius, senza specificare cosa stesse chiedendo, ma Walburga non gli rispose nemmeno e gli rivolse un gesto di disapprovazione.

«Giù. E togliti la polvere dai pantaloni, neanche fossi un sudicio babbano.» gli disse, facendo segno di precederla.

Lo condusse nella Sala dell'Arazzo, e già questo era preoccupante, dove c'era anche Orion. Sirius si mise a pensare ansiosamente cosa avesse fatto di male.

«Siediti.» ordinò Orion, indicandogli il divano. Sirius si sedette circospetto, controllando automaticamente di avere la bacchetta nascosta in una manica, anche se sapeva che sarebbe stata completamente inutile.

«Perchè siamo qui?» si azzardò a chiedere, vedendo che i suoi non parlavano.

«Dopodomani Narcissa e Lucius si sposano.» lo informò suo padre.

«Ah. Complimenti. E quindi?» domandò ancora perplesso Sirius.

«Quindi noi siamo invitati ovviamente. E tu non verrai. Non vogliamo che tu ci faccia sfigurare in pubblico con i tuoi modi da sudicio Grifondoro né che rovini in qualunque dei tuoi modi la festa.» Walburga parò in modo freddo e distaccato, come se lo stesse solo informando del tempo.

«Vuoi dire che resterò a casa da solo?» chiese Sirius, senza riuscire a soffocare del tutto la nota di speranza nella sua voce.

«Sì. Sapevo che avevi problemi nel cervello ma pensavo riuscissi a capire frasi così semplici.» lo insultò Walburga, giunta evidentemente al limite delle cortesie quotidiane che poteva riservare al figlio.

Sirius però non reagì, troppo preso a considerare quelle parole. A casa da solo. Poteva fare quello che voleva, andare dove voleva, anche uscire di casa se riusciva a rinchiudere Kreacher da qualche parte! Uscire di casa...uscire di casa!! Sarebbe potuto andare a prendere il gelato, a giocare nel parco, a...a trovare James!! Poteva davvero andare a trovare James!

Ci volle tutto il suo autocontrollo Black per riuscire a non saltare di gioia e a limitarsi ad un minuscolo sorrisino.

«Va bene.» disse solo, trattenendo l'entusiasmo nella voce.

«Puoi andare. Parleremo di cosa potrai e non potrai fare più tardi.» Sirius si alzò e si precipitò di sopra, un enorme sorriso stampato sulle labbra e la voglia irrefrenabile di scrivere a James.

No! Gli avrebbe fatto una sorpresa! E poi avrebbe guardato soddisfatto la sua faccia...

 

**

 

«....e non andare troppo in giro per la casa! Noi torneremo domani mattina tardi, dato che Druella e Cygnus sono così gentili da ospitarci per la notte a casa loro, dopo la festa. Mi stai ascoltando?» erano appena le otto del 22 Luglio e Sirius aveva già la mente da tutt'altra parte rispetto a ciò che gli stava dicendo Walburga.

«Certo madre.» rispose, sapendo che comunque, vista la sua intenzione di svignarsela, l'unica informazione utile era sapere che sarebbero tornati il giorno dopo.

«Allora fila in camera tua e restaci. Regulus caro, sei pronto?» il tono di voce della donna cambiò completamente passando da un figlio all'altro, ma Sirius non ci badò e scambiò uno sguardo allegro con Regulus, che sospirava, lottando con la cravatta.

«Vieni qua, piattola.» lo chiamò Sirius, aiutandolo a sistemarsi la cravatta in un nodo elegante.

«Grazie Sirius. Divertiti.» gli rispose sottovoce Regulus, senza però guardarlo negli occhi.

«Anche tu. E salutami tanto tutte quelle serpi che vedrai!» lo prese in giro il fratello. Regulus alzò gli occhi al cielo, ma non disse niente, se non lanciandogli uno sguardo di rimprovero. Poi Orion e Walburga lo afferrarono e se lo portarono via, entrando nel camino e volando via con la Metropolvere.

«Finalmente!» sospirò Sirius, prima di rimboccarsi le maniche e estrarre la bacchetta. «Kreacher!» chiamò con voce decisa. Subito l'elfo domestico si materializzò davanti a lui, inchinandosi.

«Padroncino?» chiese con voce un po' schifata.

«Pietrificus Totalus!» Sirius gli puntò contro la bacchetta, certo che la sua piccola magia sarebbe stata scambiata per quella dei suoi genitori, e l'elfo cadde al suolo, rigido come un sasso, muovendo solo freneticamente gli occhi.

Sirius sorrise, soddisfatto del suo lavoro e gli si avvicinò di più.

«Adesso ti libero e tu te ne starai fermo e zitto, capito?» l'elfo sbatté piano le palpebre, spaventato, e Sirius lo liberò.

«Perfetto. Adesso ti ordino di andare in cucina o in soffitta o nel tuo stanzino della caldaia e stare buono, senza parlare con nessuno, senza andare da nessuno che conosciamo, senza scrivere messaggi, senza comunicare in alcun modo con nessuno, capito? Puoi solo mangiare se hai fame, ma altrimenti te ne starai fermo e buono. E naturalmente dimenticherai questa conversazione e non ne farai mai parola. Prima di fare tutto questo, dammi dieci galeoni.» Kreacher, sempre senza parlare, annuì freneticamente e si alzò, andando a prendere dieci galeoni da una piccola cassaforte nello studio di Orion. «Non preoccuparti, non è rubare.» gli disse Siris, vedendo quanto esitava ad allungare le mani.

«Adesso io andrò in camera e ci rimarrò tutto il giorno e non voglio essere disturbato per nessun motivo, chiaro? Vattene e ricordati ciò che ti ho ordinato.» l'elfo annuì ancora, poi zampettò via.

«E ora...» Sirius andò in camera e estrasse da sotto il letto un piccolo zaino, con dentro un cambio d'abiti, un mantello e un paio di panini.

Se lo mise in spalla e uscì di casa. Fece qualche metro, giusto per controllare che non ci fosse nessuno in giro per Grimmauld Place a quell'ora di quella calda giornata estiva ed estrasse la bacchetta.

Si ricordava bene la prima volta che aveva sentito parlare del Nottetempo: Andromeda ne parlava entusiasta con Bellatrix e Narcissa, descrivendone il colore, le sedie sgangherate all'interno, la folle velocità. Lo aveva usato per spostarsi dalla casa di un'amica alla sua, senza naturalmente dirlo ai genitori, e Sirius aveva ascoltato affascinato, quanto le altre due cugine erano disgustate.

Lo stesso veicolo che Meda gli aveva descritto tanto bene comparve all'improvviso davanti a lui.

«Benvenuti sul Nottetempo, mezzo di trasporto di emergenza per maghi e streghe in difficoltà. Allungate la bacchetta, salite a bordo e vi portiamo dove volete. Mi chiamo Josh Strillaio e sarò il vostro bigliettaio quest'oggi.» un buffo ometto, con una calvizie incipiente e pochi capelli di un curioso color verde acido, sciorinò l'intera frase con voce acuta e troppo alta davanti a lui, poi tese una mano a Sirius e lo aiutò a salire.

«Grazie. Potete portarmi a Shinesbury*?» chiese Sirius, sedendosi su una seggiolina traballante, appena dietro il posto dell'autista.

«Sicuro, vero Ernie? Dieci falci! Com'è che ti chiami?» rispose quello, allungando una mano per prendere il galeone di Sirius e restituirgli il resto, mentre quello rispondeva, naturalmente con un nome falso perchè la prudenza non era mai troppa. «Si parte! Tienti forte Kurt»

Ci fu un forte BANG e l'autobus venne sbalzato in avanti, ricominciando la sua folle corsa. Dopo più di mezz'ora, durante la quale Sirius cadde a terra più di una volta e Josh si interessò di tutta la storia della sua vita, chiaramente inventata al momento, l'autista li informò che erano arrivati.

«Ciao Kurt, torna a trovarci!!» lo salutò Josh quando Sirius scese, salutando con una mano.

Appena a terra, Sirius si aggrappò ad una staccionata per non barcollare e restò fermo finchè la nausea e le vertigini non furono passato. Ma perchè Meda doveva aver ragione anche lì? Lo aveva avvertito....bah! Almeno era arrivato!

Sirius riconobbe la strada che portava al parco e che più volte l'estate precedente aveva percorso con James. Un grosso sorriso spuntò quasi automaticamente sulle labbra del ragazzo, che si avviò con passo leggero verso la casa del suo migliore amico.

«Arrivo subito!» Sirius suonò alla porta e la voce di Dorea gli rispose dall'interno. Evidentemente stavano facendo colazione, perchè sentì il suono di una tazza posata in fretta e poi di nuovo la voce di Dorea che esortava qualcuno a svegliarsi se non voleva cadere con la faccia nel latte.

Sirius ridacchiò, immaginando James coperto di latte e con gli occhiali di traverso, addormentato sul tavolo, poi la porta si aprì e spuntò Dorea.

«Buongiorno. Spero di non essere maleducato per essermi presentato senza avvisare, ma volevo fare una sorpresa a James.» esordì Sirius, sorridendo alla donna che lo guardava immobile.

«Sirius! Ma no, figurati! Saranno tutti felicissimi di vederti! Vieni qui, fatti abbracciare! Allora sei riuscito a farti dare il permesso?» Dorea lo strinse tra le braccia e intanto lo investì con quel fiume di parole, ma Sirius sorrise, ricambiando l'abbraccio, e annuì, sperando che nessuno venisse a rendergli conto della sua bugia.

«Vieni, entra caro! I ragazzi sono in cucina!» Dorea gli tolse lo zaino dalle mani e lo appoggiò in corridoio, invitandolo con un cenno a precederla in cucina.

Sirius camminò silenzioso e si appostò sulla porta, sbirciando dentro senza essere visto.

James sembrava essere sul punto di addormentarsi, la testa sostenuta da una mano, un cucchiaio in mano, con il quale rimestava il latte, senza nemmeno vederlo, gli occhiali storti e i capelli per aria.

Remus stava mangiando educatamente una grossa fetta di torta al cioccolato, bevendo a piccoli sorsi da una tazza del te.

Peter si abbuffava di pane e Nutella**, guardando James tra un boccone e l'altro, come a non volersi perdere il momento in cui la testa dell'amico sarebbe finita nel latte.

Jo invece beveva un caffè, sbocconcellando un biscotto e sfogliando un giornale che Charlus aveva abbandonato. Tutti sembravano molto presi e concentrati, tanto che quando Sirius entrò con passo felpato (n.d.a: ahahah, passo felpato! Ok, era pessima...) nella stanza nessuno alzò gli occhi. Il ragazzo si avvinò a James e, quando quello fece per portarsi un biscotto alla bocca, glielo rubò.

«Ehi!» James sembrò svegliarsi solo in quel momento e si guardò perplesso la mano vuota, mentre gli altri, riscossi dal suo strillo stavano guardando Sirius a bocca aperta, tranne Jo che continuò a leggere tranquilla. Alla fine James alzò gli occhi dalla mano vuota e si trovò davanti il sorriso di Sirius, che diede un morso al biscotto.

«'Giorno Jamie!» lo salutò Sirius, ridacchiando della sua aria sconvolta.

Al suono della sua voce anche Jo alzò lo sguardo e si illuminò tutta con un enorme sorriso.

«Sirius!!» esplose James, alzandosi di scatto e saltando addosso a Sirius, presto seguito dagli altri.

«Ciao Remmy! Ehilà Pet...come va la vita?» salutò di nuovo Sirius, scompigliando i capelli a Peter e sorridendo a Remus.

«Buongiorno anche a te, Sirius.» la voce pacata di Jo fece tornare anche i ragazzi tranquilli e tutti tornarono seduti. Jo finì di bere il suo caffè e poi si alzò, mettendo in mostra le lunghe gambe che spuntavano da una maglietta grigia. Passando vicino a Sirius, Jo gli diede una pacca sulla spalla e un breve abbraccio.

«Ciao Jo.» Sirius le sorrise e le accarezzò fuggevole un braccio.

«Bene ragazzi, io vado a vestirmi. Quando torno voglio un programma della giornata, capito?» i ragazzi annuirono, quasi spaventati e lei se ne andò, ancora ridendo.

 

**

 

«James!!» una voce richiamò i cinque ragazzi seduti sulla spiaggia, facendoli voltare verso le figure che correvano verso di loro. Jo balzò in piedi, appena riconobbe una figura dai capelli rossi, subito seguita dagli altri.

«Caro!! Mark, Ethan, Alex! Ma che fate qui?» esclamò la ragazza, stringendo l'amica.

«Abbiamo incontrato Dorea con Alexa e ci ha detto che eravate qui e Alexa si è offerta di accompagnarci!» spiegò la rossa, indicando una donna che sistemava un ombrellone poco più in là, decisamente troppo in fretta per averlo fatto senza magia. Nessuno però sembrò accorgersi di questo particolare.

«Ciao Alexa!!» la salutò James, correndo a dare un bacio sulla guancia alla donna, che lo abbracciò con affetto.

«Sirius!! Da quando sei qui?» i ragazzi sembrarono accorgersi solo in quel momento della presenza di Sirius e subito Caroline corse ad abbracciarlo, seguita da Mark. Ethan e Alex invece si limitarono ad un cenno con la mano.

«Solo oggi. Ero venuto a trovare James e mi hanno trascinato qui...» spiegò Sirius, abbracciando Caroline.

I ragazzi si salutarono tutti per bene e poi si spogliarono, mostrando i costumi già indossati e gettandosi in acqua, che naturalmente era gelida.

Giocarono a lungo tra le onde e quando finalmente Alexa li chiamò a riva, ricordando loro che dovevano anche mangiare ad un'ora decente, si gettarono intirizziti e coperti di piccole gocce salate su alcuni asciugamani stesi a terra.

Accarezzato dal sole Sirius chiuse gli occhi, godendosi il calore e le chiacchiere degli amici che gli stavano accanto. Era da quando erano iniziate le vacanze che non si sentiva così bene come in quel momento.

Socchiuse gli occhi, posando lo sguardo su James che, accucciato a terra disegnava qualcosa nella sabbia, mentre Caroline e Mark ridevano. Alex, Ethan e Remus chiacchieravano animatamente di qualcosa che Sirius non riusciva a capire e Peter li guardava ammirato. Jo era distesa sull'asciugamano, i capelli corti bagnati sparsi a raggiera attorno alla sua testa, gli occhi chiusi, le mani adagiate mollemente sulla sabbia, un sorriso sulle labbra rosse. Sirius si sporse istintivamente e allungò una mano fino quasi a sfiorare la pelle della ragazza, ma una voce si intromise nei suoi pensieri, facendolo ritornar in sé stesso.

Che diavolo stava combinando? Sirius scosse la testa, cercando qualcos'altro a cui pensare e cercò di inserirsi nel discorso di Remus.

Varie ore dopo, quando il calore del sole si fece sopportabile, i ragazzi uscirono dall'ombra dell'ombrellone e corsero sulla sabbia bollente per gettarsi di nuovo in acqua.

Invece di cominciare a schizzarsi però James propose di andare ad esplorare la costa più in là, dove la sabbia veniva sostituita da sassi e scogli, che si protendevano sul mare, ottimi per tuffarsi.

Tutti, tranne Mark che venne rispedito a riva tra i suoi mugugni, annuirono entusiasti e i ragazzi si misero a fare a gara a chi arrivava più velocemente. Con grande sorpresa di tutti, vinse Remus che sorrise soddisfatto pensando alle lunghe giornate in piscina.

Poi si arrampicarono come meglio poterono sugli scogli scivolosi e viscidi di alghe, aiutandosi a vicenda, e si tuffarono con grida selvagge.

Sirius saltò e per un attimo fu sospeso nel vuoto, tra terra, mare e cielo. Poi vide l'acqua avvicinarsi e per un nanosecondo ebbe paura: paura di schiantarsi, paura di annegare, paura di farsi male, paura irrazionale.

Poi però il mare lo accolse nel suo abbraccio, violento e dolce insieme. Si sentì andare a fondo e si lasciò sprofondare per un lungo istante, i capelli davanti agli occhi, le bollicine d'aria che sfuggivano dalle labbra, le braccia allargate e molli. Poi vide un turbine di bolle poco distante da lui e capì che qualcun'altro si era tuffato. Qualcuno con un bikini rosso.

Una forte spinta con i piedi e la testa di Sirius sbucò tra le onde, infrangendone la superficie in un arco di schizzi. Un'altra testa riemerse vicino a lui, prendendo una grande boccata d'aria.

«Dio, è gelida!» rise Jo, avvicinandosi con un paio di bracciate a Sirius e andando poi con lui verso gli scogli. Proprio in quel momento, accompagnati da violente imprecazioni, James, Ethan e Remus si spinsero a vicenda giù dagli scogli, seguiti da Alex e poi da un pauroso Peter.

Sirius si issò su uno scoglio, porgendo una mano a Jo per aiutarla a salire a sua volta. La ragazza però fece da sola e i due si inerpicarono di nuovo verso l'alto.

All'improvviso, giunti quasi sullo scoglio più alto, Jo mise il piede su un mucchietto di alghe e scivolò, mulinando le braccia con un grido, chiudendo gli occhi istintivamente. Però, invece di sentirsi cadere all'indietro e poi l'impatto con la roccia, Jo sentì due mani forti che l'afferravano per i polsi e poi l'attiravano di nuovo su.

Sirius spostò una mano dal polso sinistro di Jo, mettendogliela attorno al fianco per poterla attirare in un posto più sicuro, più vicino a lui, e poi anche l'altra, passandogliela sulle spalle e avvolgendola in un abbraccio.

Jo seppellì la faccia sul suo petto, annusando l'odore salato della pelle dell'altro, gli occhi ancora chiusi, il respiro accelerato per lo spavento. Ascoltò il cuore del ragazzo battere e si concentrò su quel ritmo, imponendo di respirare piano per far accordare anche il suo a quel suono.

Alla fine, finalmente calma, si allontanò leggermente da Sirius e alzò la testa.

Gli occhi scuri e profondi di Jo incontrarono quelli chiari e pieni di cose di Sirius. La ragazza arrossì. Il ragazzo sorrise. Poi lui alzò una mano e scostò una ciocca di capelli bagnati dagli occhi dell'altra, accarezzandole piano una guancia.

Fu un attimo, il tempo di un respiro, ma le labbra umide e salate di Jo si scontrarono per un secondo con quelle leggermente dischiuse di Sirius, scoprendole morbide e sorprendentemente arrendevoli a cedere al tocco, adattandosi alle sue e sentendone il respiro spezzato.

Poi i due ragazzi si allontanarono e le braccia di Sirius liberarono Jo. Rimasero uno davanti all'altra, il tempo per cogliere il leggero rossore sulle guance dell'altro e vedere che non c'era né rimpianto né delusione negli occhi di nessuno dei due. Il tempo per osservare quanto quel costume color corallo stesse bene sulla figura magra e slanciata di Jo. Il tempo per accorgersi che Sirius non aveva più il corpo di un bambino, ma cominciavano a farsi vedere i muscoli del ragazzo che sarebbe diventato.

Poi Jo si sporse di nuovo e lasciò un bacio leggero sulla guancia di Sirius, vicino all'angolo della bocce. Dolce e sincera.

«Grazie.» sussurrò, prima di superarlo e tuffarsi di nuovo, lasciando Sirius sorpreso e pensieroso da solo a osservare il cielo e a sfiorarsi le labbra.

Il suo primo bacio.

Era stato dolce, bello. E allora perchè gli sembrava che qualcosa non fosse al suo posto?

Solo la voce di James, che lo esortava a tuffarsi dal basso, lo riscossero e gli permisero di rimandare quelle domande e quei pensieri per quando sarebbe stato di nuovo rinchiuso a Grimmauld Place.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

 

 

*Sinceramente? Non so nemmeno se esista!

 

**Perchè che mondo sarebbe senza Nutella??

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ehmmm...ok....mettete giù i forconi ragazze!! Jo mi serve ancora!! Lo so, lo so, sono terribilmente in ritardo e in più vi metto proprio questo capitolo, ma capitemi! Non ho saputo farne a meno ;) eh già, questo è il vostro regalo di Natale da parte mia, anche perchè poi sarò via durante le vacanze e non credo riuscirò ad aggiornare per un bel pezzo! Comunque....

  1. All'inizio, nella lettera, la tentazione di far intervenire Remus nella lettera di James è stata troppo forte e spero non sia venuta troppo assurda!

  2. Sirius decide di rischiare e usare la bacchetta perchè dato che il Ministero si accorge della magia ma non sa attribuirla a chi l'ha fatta, poteva venire scambiata per quella dei genitori. Lo so, non mi sono spiegata per niente bene, ma meglio non so fare!

  3. Si sono baciaaaaaaati!!! Jo+Sirius lalalaaaa!! No ok, non sono convintissima di come ho descritto il bacio, ma non sono molto portata per queste cose, o almeno pare a me! Però, come potete vedere, ho mitigato leggermente alla fine dicendo che a Sirius sembrava che “qualcosa non fosse a posto”...ma non credete sia finita qui!

  4. Alexa: era la tata di James. È una strega amica di Dorea e sta dietro a James e ai suoi amici quando lei non può. Ha accompagnato i ragazzi perchè Dorea si era smaterializzata con gli altri, ma essendo Caro, Alex etc babbani non poteva, quindi Alexa li ha accompagnati in macchina. Nome volutamente riferito alla mia Ale (sorpresa per te, tesoro!! XD)

  5. Grazie a Hoshi Kudo, Jeis, Annie98, Alessia98HP_1D, Alula_Black e naturalmente la mia splendida beta AleJackson!!!! Vi auguro un buon Natale di cuore, care! Vi adoro!!

E ora basta, me ne vado! Spero che Babbo Natale vi porti quello che avete chiesto! (Avete scritto la letterina vero? ;) )

Baci

*dD*



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Capitolo 56
*** Lettere a...(Luglio-Agosto '73) ***


 

 

 

 

Lettere a....

(Luglio-Agosto '73)

 

 

 

 

25 Luglio

Caro Sirius,

Sono passati solo tre giorni, ma già ci manchi. Siamo, io e Peter, ancora da James, ma sto scrivendo io perchè la sua scrittura è orrenda. E è inutile che lui protesti, è così.

Speriamo che tu stia bene, davvero, e speriamo che tu riesca a farti dare di nuovo il permesso per passare un'altra giornata insieme. Ma perchè ho come l'impressione che i tuoi genitori non abbiano idea che tu sia uscito di casa, l'altro giorno?

James dice che sono troppo sospettoso e Peter dice di fidarsi completamente delle tue parole, ma io non ne sono così sicuro.

Insieme a questa lettera ti manderemo anche del cibo che ti manda Dorea perchè dice che sei troppo magro e che non hai l'aria sana. Dice che dovresti passare più tempo all'aria aperta. Non abbiamo avuto cuore di dirle che probabilmente passi le tue giornate disteso sul tuo letto senza fare niente, compreso mangiare.

Ieri è arrivata una lettera di Sunshine che ci chiedeva di chiederti perchè non le hai risposto all'ultima. Spera che il gufo che ha trovato non si sia perso.

Ha detto che voleva raccontarti una cosa che ti avrebbe fatto sorridere.

Ci manchi, Sirius, anche se James mi scongiura di non ripetertelo così spesso.

Ciao

Remus, James e Peter

 

26 Luglio

Cari James, Remus e Peter,

Io sto bene, anche se mi annoio da morire. Spero che almeno voi vi stiate divertendo. Oggi sono riuscito a sgattaiolare fuori per prendere un gelato e non mi hanno nemmeno scoperto.

James, so di chiederti tanto, ma non e' che un giorno mi puoi prestare il tuo Mantello? Perche' mi farebbe comodo per scappare da questa specie di prigione. Hanno provato anche a togliermi il mio gufo, sapete? Ma poi ho minacciato di rubare il loro per scrivere a Charlus e Dorea, come se non lo facessi gia', o ad Andromeda, e allora mi hanno dato il permesso di tenerlo, purche' non scrivessi niente di “pericoloso”.

Se almeno Regulus la smettesse di ignorarmi e avesse il fegato di fare qualcosa di divertente con me...! E invece niente!

Ah, quasi dimenticavo, ringraziate tanto Dorea per quello che mi ha mandato, era tutto davvero delizioso. Avete proprio ragione quando dite che passo il tempo disteso sul letto a non far niente, tranne quando scappo in soffitta a frugare tra le cose vecchie o quando riesco a uscire di casa, ma che altro dovrei fare?

A proposito, Remus odio darti ragione, e lo sai benissimo questo, ma avevi di nuovo visto giusto. Non avevo chiesto il permesso per venire da James l 'altro giorno. I miei e Regulus erano andati al matrimonio di Narcissa e Malfoy e io ne ho approfittato per scappare. Non preoccupatevi, non sospettano nulla e finche' avro' ancora il diritto di dare ordini a Kreacher, saro' al sicuro.

Potete dire voi a Sunshine che non mi e' arrivata nessuna lettera? Magari il gufo che aveva recuperato si e' perso davvero!

Mancate anche a me, ragazzi, ma sopravvivro'!

Sirius

 

30 Luglio

Caro Sirius,

James mi ha detto che non hai ricevuto la mia lettera, quindi proverò a scriverne un'altra. Cominciavo davvero a preoccuparmi, sai? Per fortuna che c'erano gli altri a dirmi che eri ancora vivo, altrimenti. . .

Come stai? Lo so, non puoi stare benone rinchiuso lì, in quella casa, tutto solo, con nemmeno tuo fratello a farti compagnia, ma spero che non ti abbiano fatto niente di male.

Sai cosa potresti fare? Questo è un consiglio di Jo, quindi parla con lei se lo trovi idiota almeno quanto lo trovo io, ma lei dice che per scaricare la tensione potresti fare palestra.

I maghi sanno cosa vuol dire fare palestra? Credo di sì, no?

Comunque non vedo che cosa potrebbero avere i tuoi in contrario. Potrebbero far apparire un sacco da boxe (sempre consiglio di Jo, io non c'entro niente!) oppure un paio di pesi e passare il tempo. E ha aggiunto, parole sue, io sto solo riferendo, che “diventerebbe anche più bello di quanto non sia già”. Giusto se ti fosse servita una motivazione eh. . .

Ho sentito che sei scappato e hai fatto un salto da James. Avrei voluto esserci anche io, almeno per salutarti e vedere se sei davvero smagrito come dice Dorea, ma non voglio lasciare sola Angie. Zia Mary sta passando un periodo un po' difficile e non posso lasciarle anche Angela e a papà non ci penso nemmeno quindi. . .

Uh, ecco di cosa dovevo parlarti!!

Ho un cane, sai? Si chiama Squid e l'abbiamo trovato per caso ancora varie settimane fa e ha fatto amicizia con Nelson. È ancora un cucciolo, credo abbia meno di un anno, gioca un sacco e fa casini e è color caramello anche se Angela continua a dire che è color biscotto! Papà gli ha dato questo nome perchè secondo lui è color seppia, come quello delle fotografie.

Ah sì! Ho sentito dire che hai finito i rullini che avevi a disposizione a forza di fare fotografie agli uccelli dalla tua soffitta o alle ombre della strada, oltre a quelle che hai scattato da James e che voglio assolutamente vedere, quindi ti mando questi qui, sempre per aiutarti a passare il tempo.

Spero davvero che tu stia bene e che tu risponda a questa lettera.
Ti voglio bene Sirius, ricordatelo.

Sun

 

5 Agosto

Cara Sunshine,

Io sto bene e tu? Davvero, non bene bene, pero' non male. Nessuno mi ha fatto niente, anzi di solito si limitano ad ignorarmi. Quello che mi da piu' fastidio e' che anche Regulus mi ignora. Capisco che non possa fare finta di niente come gli anni scorsi, ma mi andrebbe bene anche essere insultato o che mi guardasse storto ogni tanto! E invece mi sento invisibile. Mi mancate da morire, tu e i ragazzi, e vorrei davvero essere abbastanza invisibile da scappare via, libero per almeno un pomeriggio.

Ho pensato all'idea di Jo (come mai scrive a te e non direttamente a me?) e magari sarebbe fattibile. Solo che per ora non ho ancora trovato nessuna occasione buona per chiederlo a mio padre. A Walburga non ci penso nemmeno, ma magari lui capirebbe. E piuttosto che farmi fare casini magari preferirebbe lasciarmi fare quello.

Merlino, odio stare qui! James cerca di tirarmi su il morale scrivendomi delle sue giornate e all'inizio ci riesce anche, ma poi mi resta solo una gran rabbia perche' non posso essere anche io con loro!

Comunque i miei stanno via per andare a trovare una prozia o una cosa del genere che forse muore e potrebbe lasciare un'eredita', non so, non ho capito bene, e staranno via un paio di giorni. Magari riesco a farmi dare il permesso di andare da James invece di stare a fare casini in casa e potresti venire anche tu! Potresti portare anche Angela, scommetto che a Jo e a Dorea farebbe piacere. Tu pensaci e dimmi, ok? Anzi no, parla direttamente con James. Comunque se ti interessa sarebbero il 22 e il 23 Agosto.

Ti voglio bene anche io Raggio di Sole, lo sai.

Salutami Angela, anche se non sa chi sono, e Squid! Bel nome, comunque, anche se poco appropriato per un cane forse.

Ciao

Sirius

 

Caro James,

i miei se ne vanno per una questione di un'eredita', non so bene cosa, il 22 e il 23 Agosto. Se riesco posso venire a casa tua? Salutami gli altri!!
Sirius

 

6 Agosto

Caro Sirius,

certo che puoi! Remmy ha detto però che non vuole che tu scappi e di chiedere il permesso, ma se non te lo danno, vieni lo stesso! Noi ti aspettiamo, capito? Magari riesci a farti dare il permesso di rimanere fino alla fine delle vacanze! Tu provaci ok?

Ci manchi, e volevo organizzare degli scherzi grandiosi da fare appena arrivati a scuola e per lettera è difficile!
James

 

8 Agosto

Caro James,

non preoccuparti, ho un piano. Ti prometto che saro' a casa tua e che magari riusciro' anche a restarci.

Non dire niente a Remmy, mi raccomando, e di a Dorea di non preoccuparsi.

Sirius

 

10 Agosto

Caro Sirius,

che cavolo di piano hai? Spero che non sia niente di pericoloso o illegale! Lo spero per te perchè ho dato l'incarico a Rem di strigliarti a dovere quando arriverai da James. SE arriverai.

Io verrò solo il 23 probabilmente, ma mi farebbe piacere salutarvi tutti. Tutti, capito?

Ti voglio bene

Sun

 

11 Agosto

Caro Sirius,

mi è sfuggita qualche parola con Sun, non ho rovinato nessuna sorpresa vero? E mi sa che a Rem l'ha detto lei. Vabbè, comunque sappi che io non sono preoccupato.

Avvertimi se ce la fai.

James

 

15 Agosto

Caro James,

non ti dico in cosa consiste il piano, perche' altrimenti tu vai a spifferare tutto a Sun e a Rem, ma ti assicuro che funzionera'! Tu pensa intanto a che tipo di scherzi vuoi fare, ma li pianificheremo insieme.

Ci vediamo

Sirius

 

Cara Sun,

Ehi non preoccuparti, andra' tutto bene. Non morira' nessuno e ci potremo anche rivedere in breve tempo.

Dato che sei in contatto con Jo e scommetto che vi parlate spesso, potresti dirle che mio padre ha ceduto? Ha deciso che piuttosto che vedermi ciondolare per casa tra i piedi, sapermi in camera a tramare chissa' che cosa o lasciarmi uscire preferisce vedermi fare qualcosa di “almeno fisicamente utile” e mi ha lasciato una stanzetta piena di cose divertenti con cui allenarmi! Pensa, ci sono anche un manichino per tirare di scherma e un sacco per fare boxe! Grandioso! In realta' ci passo un sacco di tempo piu' che altro giocherellando con tutto, anche perche' non posso diventare piu' bello di come sono adesso, ma almeno so che se volessi potrei fare qualcosa.

Salutami anche Angie e Squid e Nessie!! E trovati un gufo decente, quello che mi hai mandato l 'altra volta era quasi morto!

Sirius

 

17 Agosto

Caro Sirius,

non preoccuparmi? TU mi dici di non preoccuparmi??? Godric, mi farai impazzire prima o poi! Almeno vedi di non farti uccidere per davvero. E cerca di fare una cosa pacifica e tranquilla ok?

Godric!! Davvero non so cosa tratterrà Remus dal picchiarti a sangue quando ti vedrà! Se lo farà però, sappi che è anche da parte mia!

Nonostante tutto ti voglio ancora bene e Jo ha detto che era sicura che pigrone come sei non ti saresti dato da fare, ma che lei ci spera ancora.

Sun

18 Agosto

Caro Sirius,

se ci riesci avvertimi. Noi ti aspettiamo e sto anche cercando di tenere buono Remus. Sono curioso da morire!!!
James

19 Agosto

Caro James,

Piano riuscito. Saro' da te il 21 notte ok? Ho il permesso di rimanere.

Chiedi a Dorea se puo' fare la sua deliziosa torta di pere e cioccolato?

Grazie

Sir

 

20 Agosto

Caro Sirius,

Che merlino hai combinato?? Perchè quel foglietti era sporco di sangue? Era sangue vero? Io e Sun siamo preoccupati per il tuo diavolo di piano! E credo ucciderò James prima o poi.

Vedi di farti vivo tutto intero.

Remus

21 Agosto

Cari Remus e James,

Va tutto bene. Tutto ok. Tranquilli. Ci vediamo stasera. Era solo marmellata.

Sirius

 

Cara Sun,

non preoccuparti, e' tutto ok. Tranquilla.

Sirius

 

21 Agosto

Io ti uccido Sirius Black. Ti voglio qui entro e non oltre le nove di stasera per poterti uccidere meglio.

E io avrei paura al posto tuo. Molta paura. Ciao Sir!!

Taci Potter, Mi hai capito Black? Entro le nove.

Remus

 


-Fine Capitolo-

 

 



 

Spazio dell'Autrice

Salve gente!!! Per prima cosa....BUON ANNO A TUTTI!!!!! Spero che per voi sia un anno pieno di cose belle e soddisfazioni!

Ora, passiamo alle cose meno belle, ad esempio questo capitolo...è deludente, lo so, che dopo avervi fatti aspettare così tanto io me ne esca fuori con un capitolo del genere, completamente di passaggio e anche corto, ma vi giuro, tutto serve. In più, tra le vacanze in cui non avevo voglia di fare niente e questi ultimi giorni in cui mi sono trovata sommersa dai compiti che dovevo ancora iniziare...bè non ero messa decisamente bene! Comuuuuqnue....

  1. Tenete a mente il suggerimento di Jo: lei vuole un SirSir meraviglioso (come se non lo fosse già!) e credo lo utilizzerò più avanti per...non ve lo dico :P

  2. Tenete a mente anche le gocce “di marmellata”!!!!

  3. Non volevo che Remus sembrasse troppo...troppo poco Remus, ecco, ma dovete capire che è preoccupato, scocciato, in ansia e anche stressato da James...in più c'è anche un altro motivo che spiegherò nel prossimo capitolo quiiiindi non pensate subito male di lui!

  4. Come avete visto, niente posta da Minus, quel viscido verme! Ma solo perchè non sarei stata capace di fargli scrivere qualcosa senza farlo suonare stupido/antipatico/bugiardo, quindi mi sono astenuta!

  5. Grazie a tutte quelle che hanno recensito lo scorso capitolo, Hoshi Kudo, Jeis (piango ancora per la separazione da Izzy, sappilo!!!), Alessia98HP_1D (continuo a rischiare di scrivere Lumacheco, sai??) e Annie98!! Un grazie speciale alla mia AleJackson adorata (torna a casa, australiana! Ho bisogno di parlare con te!!!) ti voglio bene, tesoro!

  6. Semplice comunicazione di servizio....tempo fa (seeeeecoli fa) avevo creato un profilo fb, ma mi sono sempre dimenticata di dirvelo. Non so ancora cosa ci farò, ma così, tanto per conoscerci se ne avete voglia, o se mi venisse voglia di farvi domande, per parlare, per quello che volete, basta chiedermi l'amicizia qui ---->  http://www.facebook.com/?sk=welcome#!/sunshine.moor

Ok, ora me ne vado, dato che le note stanno venendo più lunghe del capitolo o.O Cercherò di aggiornare presto, ma la scuola è riniziata e ho già una verifica di mate sabato >.<

Bacissimi

*dD*


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Capitolo 57
*** Giornate movimentate di fine estate ***


 

 

 

 

Giornate movimentate di fine estate

 

 

 

 

«Mammaaaa! È già arrivato Sirius?» la voce di James, disteso a terra con Remus e Peter in camera sua, raggiunse Sirius, appena sceso dal Nottetempo, che si avvicinò con un sorriso alla porta, aspettando prima di suonare.

«No, Jamie! Quante volte devo ripetertelo? Venite giù, così quando arriverà potrete aprire voi!» la voce di Dorea suonava esasperata e Sirius non fece fatica ad immaginare perchè. Dopotutto James sapeva essere parecchio irritante quando era tranquillo, figuriamoci quando era in attesa di qualcosa, o meglio di qualcuno, cioè del suo migliore amico!

«Va beeeene mami! Arriviamo!» Sirius si trattenne dallo scoppiare a ridere come uno scemo sentendo gli amici che si precipitavano giù dalle scale spingendosi e ruzzolando, a giudicare dai tonfi, per diversi scalini. A quanto pare James aveva fatto cadere Peter. Bè non si sarebbe fatto male, lui.

Combattuto tra il desiderio di rivedere i suoi amici e di cogliere James alla sprovvista e non nell'esatto momento in cui era sceso, Sirius non sapeva decidersi se suonare o no. Si sentiva terribilmente stupido, fermo lì davanti, ma....Oh, al diavolo! Sirius alzò la mano e suonò il campanello.

«Vado io!» al grido di James seguirono un ringhio, una risposta sibilata, vari tonfi e passi di corsa, poi la porta si spalancò, rivelando James e Remus che si spingevano per avanzare verso Sirius. E se per il primo Sirius avrebbe potuto giurare che quell'entusiasmo era dato dalla voglia, che non avrebbe mai confessato, di rivederlo, per il secondo non avrebbe mai fatto altrettanto. Soprattutto per la pericolosa luce omicida negli occhi.

«Salve ragazzi!» azzardò Sirius, prima che James gli saltasse addosso scompigliandogli i capelli.

«Siiiiiir!!! Ce l'hai fatta!!» ululò il ragazzo, senza accorgersi che Sirius si era irrigidito sotto di lui e senza curarsi del piccolo gemito che gli era scappato. Cose che non sfuggirono però a Remus.

«James Potter, togliti di lì.» ordinò quest'ultimo con voce glaciale. James obbedì all'istante, mentre l'altro avanzava di qualche passo, gli occhi fissi sull'amico ancora sulla soglia.

«Ciao Remmy...mi lasci entrare?» tentò Sirius, pronto però a scostarsi e darsela a gambe se l'altro si fosse mostrato improvvisamente aggressivo. Cosa molto probabile.

«Zitto. Cosa. Hai. Combinato?» scandì Remus, indicando con un cenno inequivocabile il graffio sulla guancia di Sirius, il suo occhio nero e altri lividi sparsi che aveva sulle braccia, lasciate scoperte dalla maglietta a maniche corte.

«Niente Rem! Davvero va tutto bene. Solo un piccolo incidente...non preoccuparti!» cercò di calmarlo Sirius, coprendosi istintivamente la guancia con una mano.

«Rem...e se lasciassimo questa conversazione per dopo...nella mia camera insonorizzata?» propose James, guadagnandosi un'occhiata stupefatta da Sirius e una di approvazione di Remus.

«Ok. Vai a salutare i Potter, recupera Peter e poi vieni su. In quest'ordine. Hai dieci minuti.» ordinò Remus fissando dritto negli occhi Sirius.

«Così però mi fai paura Remus! Da quando sei così cattivo e autoritario?» si lamentò Sirius, facendo però come gli era stato detto, lasciando il baule all'ingresso e dirigendosi verso la cucina, preceduto da James.

«Sirius caro! Vieni qui, tesoro, fatti abbracciare!» Sirius non fece nemmeno in tempo a guardarsi attorno che Dorea lo stava già tenendo tra le braccia, mentre Charlus gli faceva un cenno di saluto, che ricambiò.

«Buonasera Dorea!» salutò educatamente Sirius, facendo un cenno a Peter di andare di sopra. L'amico obbedì immediatamente, sparendo su per le scale.

«Hai fame caro? Hai mangiato?» chiese improvvisamente Dorea, guardando Sirius che sperò non si accorgesse troppo dei suoi lividi.

«No grazie. Sono a posto. Adesso però credo che salirò a mettere in ordine le miei cose, se per voi va bene.» rispose Sirius, cercando un modo per svignarsela. Meglio un Remus omicida che una Dorea arrabbiata.

«Certo caro! James ti accompagna.» James sospirò borbottando un “Conosce la strada mamma!” ma fece cenno a Sirius di seguirlo al piano di sopra.

Stavano percorrendo il corridoio quando la porta del bagno si aprì, rivelando Jo con i capelli bagnati e solo una canottiera e un paio di slip addosso. James arrossì furiosamente e affrettò il passo, ma Sirius si fermò per salutare la ragazza.

«Sei arrivato.» constatò Jo, passandosi una mano tra i capelli bagnati che gocciolavano sulla canottiera grigia lasciando gocce rotonde più scure.

«Già. Ciao.» salutò lui, cercando di fissarle il viso e non quelle gambe lunghe e stupende.

«Vieni qui.» Sirius fece un passo avanti e Jo lo abbracciò stretto, mentre lui le metteva dolcemente le mani sui fianchi.

«Posso baciarti?» chiese diretto lui, fissandola negli occhi. Lei ridacchiò.

«Mancava qualcuno che non si imbarazzasse in questa casa.» disse, prima di annuire e poggiare le sue labbra su quelle del ragazzo. Entrambi chiusero gli occhi e si persero in quel contatto. Labbra morbide che si sfioravano, respiri intrecciati, profumo di vaniglia e di menta che si mescolavano.

Poi mancò il fiato ad entrambi e si separarono, sorridendo.

«Vado, prima che Remus decida che deve uccidermi veramente.» rise Sirius, sfiorando per un ultimo bacio le labbra della ragazza.

«Si preoccupa troppo quel ragazzo. Come Sun. Starebbero bene insieme, quei due!» lo stomaco di Sirius si contorse stranamente a quella frase distratta, ma Sirius non ci badò più di tanto.

«Buonanotte Sirius.»

«'Notte Jo.»

Poi Sirius percorse il corridoio e salì alla camera di James, mentre Jo spariva nella sua stanza.

«Ce ne hai messo di tempo! Dove ti eri perso?» domandò James appena Sirius sbucò dalla botola.

Sirius non rispose, ma si guardò attorno, vedendo che la camera era esattamente come la ricordava, solo più incasinata ancora, con vari fumetti sparsi a terra e anche alcuni libri che riconobbe come di Remus. E ai piedi del letto che era stato aggiunto per lui, Sirius vide il suo baule.

«Sirius? Ci sei?» domandò James ancora dopo un po'.

«Si si ci sono.» Sirius si riscosse e si buttò sul letto, accorgendosi solo in quel momento quanto gli facesse male ogni singola parte del corpo e quanto fosse stanco.

«Ehi, tutto ok?» chiese Remus, abbandonando l'aria omicida per una preoccupata.

«Tutto ok. Solo stanco. I viaggi sul Nottetempo uccidono.» spiegò Sirius stiracchiandosi lentamente.

«Nottetempo? Non ti hanno accompagnato i tuoi?» fece sorpreso Peter. Oooops! Ma perchè Peter se ne doveva uscire con i suoi pochi pensieri sensati sempre nei momenti meno opportuni?

«Sirius?» come riusciva Remus a trasformare il suo nome contemporaneamente in una minaccia e in un ordine?

«Cambio di programma.» rispose solo Sirius, sapendo che però quello non sarebbe bastato a nessuno.

«Sirius sappi che non ti sto già picchiando solo perchè non sono per la violenza ingiustificata e voglio darti la possibilità di giustificarti prima di ucciderti. Quindi parla.»

«Ma James, che gli hai fatto per farlo diventare così?» si sorprese Sirius, guardando l'amico che alzò le spalle perplesso.

«Non mi ha fatto niente! Sto solo cercando un approccio che ti faccia finalmente parlare!» confessò Remus, arrossendo leggermente e guardandosi le mani, raccolte in grembo.

Sirius e James si fissarono per un secondo, sorpresi, poi scoppiarono insieme a ridere.

«Perchè ridete? Non ho capito!» pigolò Peter, confuso da tutti quei cambi improvvisi d'umore.

«Lascia perdere Pet! Comunque, Rem, che vuoi sapere?» chiese Sirius, sedendosi a gambe incrociate, con un po' di fatica, davanti a Remus, imitato da James e poi da Peter.

«Voglio sapere come ti sei conciato così. E non dirmi un incidente perchè non ci credo!» rispose Remus, indicando il viso di Sirius.

Sirius meditò un secondo sull'ipotesi di mentire, ma alla fine decise di raccontare la verità. Tanto prima o poi gliela avrebbero tirata fuori lo stesso.

«Solo...incontri ravvicinati con varie cose...Gamba del tavolo» un livido sul braccio «Spigolo dello stesso tavolo» un altro livido «Soprammobile di ceramica» un taglio sull'avambraccio «Vaso di zia Druella» il taglio sulla guancia «E altre cose.»

Remus rimase in silenzio, aspettando che Sirius continuasse, ma a quanto pareva l'amico aveva finito lo slancio di sincerità e non sembrava propenso a raccontare tutta la storia.

«Sirius, noi siamo i tuoi amici. Fidati di noi.» disse, cercando di spronarlo. Per tutta risposta Sirius fece una smorfia.

«Ti preoccuperesti per niente, Peter si spaventerebbe, James si arrabbierebbe e diventerebbe nervoso e Sun andrebbe in ansia e si arrabbierebbe perchè non gliel'ho raccontato subito. Meglio di no.» spiegò, chiudendosi nel suo silenzio.

«Sirius...siamo già preoccupati per te, Peter è già spaventato e James si arrabbierà se non ce lo dici! Ma farà almeno bene anche a te dircelo. Avanti...» insistette Remus con decisione, facendo vacillare la sicurezza di Sirius.

«O-ok. Va bene. Ma io vi avevo avvertito.» Sirius aspettò che i suoi amici annuissero, prendendosi le loro responsabilità e poi fece un sospiro, prima di cominciare. «Allora, il mio splendido piano era abbastanza semplice: se avessi dato abbastanza fastidio e se avessi fatto abbastanza casini, mi avrebbero lasciato andare pur di non vedermi per il resto delle vacanze. Quindi ho cominciato ad essere sempre più presente, a pranzo, a cena, nel pomeriggio, chiedendo continuamente il permesso di fare qualcosa, rompendo a Regulus, ciondolando avanti e indietro...cose così. Però non portavano a niente. Loro si infastidivano, mi mandavano in camera mia e finiva lì. Allora ho deciso che dovevo combinare qualche casino, ma niente sembrava infastidirli abbastanza, neanche conoscessero il mio piano! Allora l'altra sera loro erano andati a trovare degli amici di mio padre, cose per affari o che so io, e io ne ho approfittato per chiudere Kreacher nel suo buco, ordinargli di stare lì, e fare il casino. Della serie: rovesciamo la farina, spostiamo i quadri, sono molto suscettibili, disfiamo il letti e cose così.» James spalancò la bocca, Remus si coprì gli occhi sconsolato e Peter trattenne il respiro. «Senza contare qualche altro piccolo scherzetto niente male, ma trascurabile. Quando sono tornati io me la sono filata in camera, non prima di aver sentito che c'era anche qualcun'altro con loro. Oooops. Bè mia madre li ha mandati via con qualche scusa e poi si è messa a gridare. Non mi ha fatto nemmeno arrivare alla Sala dell'Arazzo, ma ha cominciato a gridarmi contro e a lanciarmi incantesimi in corridoio. Solo che io non ero troppo propenso a farmi colpire quindi sono ruzzolato un paio di volte e ho rotto qualche soprammobile cadendo. Niente di che, solo che la fatta definitivamente uscire di testa. Mi ha lanciato qualche Cruciatus e mi ha colpito. Poi però ha cominciato a insultare anche voi e non so...era tanto tempo che un sacco di rabbia mi covava dentro e...è esplosa. Mi sono messo a urlarle contro anche io e credo di averla Disarmata...» Sirius ebbe la decenza di abbassare gli occhi con pentimento, mentre Remus tentava di trovare la voce da qualche parte per rimproverarlo. Sirius però fu più veloce e riprese il racconto.

«E lei se n'è rimasta lì a guardare la sua mano vuota e non so come è successo ma.... sono scoppiato a ridere. Non so perchè, solo è successo. E poi è successa l'ultima cosa che avrei potuto immaginare. Mio padre non è mai intervenuto, sapete, lui preferisce lasciare fare a Walburga. Lui sta lì a guardare e poi se ne va, solo per controllare che non si spinga troppo in là, ma stavolta è intervenuto. Mi ha tirato un pugno.» Sirius si coprì di nuovo la guancia e l'occhio nero con una mano. «Non ha usato la magia. Mi ha tirato un pugno. E io sono caduto a terra. E lui mi ha guardato da in piedi e mi fa “Questa è la cosa più disonorevole e sbagliata che potessi fare. Vattene. Vattene via e non farti vedere più fino alla prossima estate.” E allora io mi sono alzato e sono scappato via. Sono rimasto in camera mia tutto ieri finchè non li ho sentiti andare via oggi pomeriggio e me ne sono andato con tutte le mie cose.» Sirius tacque di nuovo, sotto gli occhi spalancati degli amici.

Alla fine il primo a riscuotersi fu James.

«Vuoi dirmi che sono due giorni che non mangi?» domandò stupefatto. Sirius ci pensò su un attimo. In effetti l'ultima cosa che si ricordava di aver mangiato era un panino a cena, quando i suoi genitori non c'erano. E risaliva a due cene prima.

«Ehmmm...si?» rispose Sirius, senza incrociare lo sguardo di James.

«Sirius....» intervenne Remus, guardando di nuovo con preoccupazione la pelle pallida e tirata dell'amico. «Da quanto non dormi?»

«Ehmm...da ieri notte?» chiese Sirius retorico.

«E quanto hai dormito ieri notte?» indagò ancora Remus.

«Tre o quattro ore? Non so!» si difese Sirius.

«Sirius...non va bene così, lo sai?» fece Remus, allungando una mano quasi a sfiorare le occhiaie dell'amico.

«Lo so! Non è che lo decido io, ok?» replicò Sirius sulla difensiva.

«Rem...lascialo stare dai. Adesso è qui e stanotte lo facciamo dormire, anche con una botta in testa se serve, ok? Adesso gli procuro qualcosa da mangiare.» intervenne James, alzandosi e sparendo giù per le scale con passo nervoso.

Quando tornò, Sirius era in bagno a farsi una doccia, Remus fissava sconsolato il pavimento e Peter sgranocchiava qualcosa agitato.

«Ehi...» fece James entrando, un pacco di biscotti in una mano e un vassoio con cose da bere e un panino nell'altra.

«In bagno.» disse solo Remus, indicando con la testa la porta del bagno.

«Sì sì...solo...tutto ok?» chiese James, accovacciandosi accanto all'amico.

«Sì...stavo solo pensando. Ehi, stanotte possiamo rimanere anche io e Pet a dormire qui?» domandò Remus. James annuì.

«Basterà chiedere a papà di far comparire qualche sacco a pelo, oppure dormiamo sui cuscini, tanto fa caldo.»

«I cuscini andranno benone.» disse distratto Remus distendendosi a terra e guardando fuori dalla piccola finestra sul soffitto. Le stelle non si vedevano, oscurate dalla luce della lampada della camera.

Dopo qualche minuto Sirius uscì dal bagno, un asciugamano attorno ai fianchi e i capelli bagnati.

Remus spalancò gli occhi, vedendo diversi lividi sulle costole, ma non disse niente.

Sirius però notò il suo sguardo e si affrettò a vestirsi.

«Ho fatto una rampa di scale non proprio in piedi.» spiegò solamente.

«Ok...non importa. Andiamo a dormire?» domandò James, anche se era ancora presto, dato che tutti sembravano troppo depressi, stanchi, nervosi e confusi per fare alcunché. Gli altri annuirono e si distesero a terra, sistemando bene i cuscini.

Pochi minuti dopo Peter dormiva già e Sirius lo seguì bene presto, un'aria sfinita in faccia.

Remus e James invece passarono molto tempo a fissarsi e a guardare i loro amici, incapaci di addormentarsi.

 

**

 

Sirius si svegliò all'improvviso, senza sapere bene perchè. Si guardò attorno perplesso per un po' prima di capire dove si trovava.

Si drizzò con un gemito, scoprendosi più dolorante di quanto avrebbe immaginato e si diresse alla finestra, desideroso di una boccata d'aria. Aprì la porta-finestra senza fare il minimo rumore e si sedette lì, a guardare le stelle.

Gli faceva male la guancia perchè ci aveva dormito sopra e ora pulsava dolorosamente, ma non aveva voglia di svegliare James per chiedere un po' di ghiaccio e al dire il vero non aveva nemmeno la forza di alzarsi. Così semplicemente appoggiò la testa allo stipite della porta e rimase lì. Immobile.

Non si accorse di essersi assopito finchè non sentì che qualcuno si sedeva accanto a lui. Allora aprì gli occhi e si trovò di fronte James.

«Ehi Jam...» sussurrò, cercando di non svegliare gli altri.

«Sir.» lo salutò l'altro, senza guardarlo negli occhi.

Sirius sospirò.

«Avanti...che c'è?» chiese.

«Niente...ok! È solo che sono arrabbiato! Perchè ti sei fatto conciare così? Perchè non mangi? Perchè non hai dormito?» domandò a bruciapelo James, girandosi e fissando gli occhi in quelli dell'amico.

«Io...io volevo solo scappare via. Non ce la facevo più a starmene rinchiuso lì con quella gente. Mi sentivo soffocare, non riuscivo quasi più nemmeno a pensare. Ho cominciato a mangiare sempre di meno, finchè non ho avuto l'idea di farmi cacciare via e venire qui. La notte non dormivo perchè semplicemente non ero stanco. Non facevo niente tutto il giorno, la sera era uguale alla mattina, non c'era quasi differenza. E ieri sera non riuscivo a dormire. Avevo fame e mi faceva male la guancia e l'occhio. Ma la cosa che mi ha fatto più male è che è stato lui a colpirmi. Se fosse stata lei, anche con un incantesimo, sarebbe stato normale. Ma credevo che lui in fondo mi volesse bene, che gli andassi bene così come sono, anche se non lo poteva dire o dimostrare. Credevo che lui in fondo mi considerasse ancora suo figlio, lo stesso Sirius di tre anni fa. E mi ha fatto male scoprire che non è così.» Sirius riprese fiato, accorgendosi di aver sputato fuori tutte quelle parole che si era tenuto dentro senza quasi respirare in mezzo. Non ebbe il coraggio di girarsi verso James, che se ne stava immobile accanto a lui, timoroso di scoprire cosa avrebbe detto. Invece l'amico se ne stava zitto e fermo. Alla fine, stanco di quell'immobilità Sirius alzò gli occhi, trovandosi davanti quelli scuri dell'amico, pieni di lacrime.

«Ehi...» sussurrò, spaventato da quella reazione.

«V-va tutto bene. Ok. Davvero. Scusami.» rispose James, scuotendo la testa e abbassando gli occhi.

«Avanti Jamie...dimmi che c'è!» insistette Sirius.

«Solo che...mi dispiace così tanto! Che tu abbia una famiglia così, che tu sia stato così triste e solo e io ti scrivevo di quanto mi stavo divertendo e tu ti annoiavi e ti deprimevi e...» sbottò James, incapace come sempre di tenere qualcosa per sé.

«Ehi. È tutto ok. Adesso sto bene.» lo rassicurò in imbarazzo Sirius, sorpreso da quell'improvviso scambio di ruoli. Di solito era James quello che rassicurava.

«Io...io lo so che non è come parlare con Sunny, ma non sono proprio un disastro no? E spero che tu domani faccia finta di non aver mai parlato con me, ok? Comunque sono felice di aver parlato con te.» fece James, tirando fuori un sorriso storto, ansioso di chiudere quella conversazione imbarazzante.

Sirius annuì e poi si sforzò di alzarsi in piedi e tornare a dormire. Con sua grande sorpresa scoprì di essere più irrigidito di quanto pensasse, ma la mano di James arrivò ad aiutarlo ad alzarsi in piedi.

Insieme tornarono sui cuscini e ben presto si addormentarono.

 

**

 

La mattina dopo Sirius si svegliò tardi. Lo capì dalla luce che invadeva la stanza, dal fatto che i suoi amici già non c'erano e perchè aveva un impellente bisogno di andare in bagno e di mangiare qualcosa.

Si alzò gemendo appena, sentendosi decisamente meglio del giorno precedente e si diresse in bagno. Ricordando che c'era anche Jo in giro per casa, si fece una doccia con calma e poi si vestì per scendere a fare colazione.

Nel corridoio incontrò proprio Jo, vestita di tutto punto con una canottiera e un paio di shorts, che gli sorrise.

«Buongiorno dormiglione! Lo sai che ore sono? Sono secoli che i tuoi amici sono scesi a fare colazione!» lo salutò la ragazza, lasciandogli un bacio sulla guancia.

«'Giorno Jo. No, non so che ore sono. Davvero è così tardi?» domandò leggermente imbarazzato Sirius, preoccupato di essere risultato un maleducato già dopo poche ore.

«Sono le dieci passate, quindi sì, è un po' tardi, ma non preoccuparti, Dorea dice che avevi davvero l'aria stanca e che avevi diritto a dormire. Stavo venendo proprio ora a svegliarti.» lo informò la ragazza.

«Godric! Davvero tardi...comunque grazie. C'è ancora da mangiare giù?» Sirius si posò distrattamente una mano sullo stomaco che brontolava e Jo rise.

«Certo! Tutto quello che potresti desiderare! Dorea è un ottima mamma....» aggiunse con aria triste, gli occhi persi dietro a pensieri lontani. Per riportarla indietro, Sirius le appoggiò una mano sulla guancia, accarezzandola dolcemente.

«Sono felice che tu sia qui, allora.» le disse piano, avvicinandosi di più.

Jo gli sorrise ancora, grata e poi ridacchiò.

«Ehi, non dico che tu non sia un figo da paura e che non mi piaccia baciarti, ma non è che adesso ogni volta che ci incrociamo hai il permesso, sai?» lo prese in giro, facendolo arrossire.

«Io...ehmm...scusami.» borbottò in imbarazzo Sirius, facendo per ritrarsi. Lei però lo trattenne, mettendogli entrambe le mani dietro al collo e avvicinandolo di nuovo.

«Sei adorabile.» gli sussurrò ridacchiando, prima di eliminare definitivamente la distanza minima che li separava e dandogli un bacio leggero.

«E tu sei bellissima.» replicò Sirius accarezzandole piano i capelli.

«Vai a mangiare ora, o mi sverrai tra le braccia!» lo stuzzicò ancora la ragazza, liberandolo dall'abbraccio e spingendolo verso le scale. Sirius le fece una linguaccia e poi obbedì perchè sì, aveva decisamente fame.

Avvicinandosi alla porta della cucina gli sembrò di sentire delle voci conosciute, oltre a quelle dei Malandrini, ma non ebbe nemmeno il tempo di elaborare il pensiero che venne afferrato da qualcuno e intrappolato in un abbraccio soffocante, che Sirius ricambiò con forza appena riconobbe i capelli biondi di Sunshine e il suo profumo di sole.

«Raggio di Sole!! Che ci fai tu qui?» chiese perplesso, appena lei si fu allontanata di un passo per guardarlo con attenzione.

«Avevo detto che sarei venuta no?» spiegò lei con un sorriso che le illuminò gli occhi. Sirius si perse per un attimo in quelle iridi blu, prima di ricambiare il sorriso e abbracciarla di nuovo.

«Mi sei mancato Sirius. E sappi che non ti sto urlando addosso per quei lividi orrendi solo perchè ci sono Dorea e Angie.» gli sussurrò la ragazza in un orecchio.

Sirius sospirò, poi però la lasciò andare, entrando finalmente in cucina.

«Buongiorno Sirius! Come ti senti, caro?» lo salutò Dorea, mentre gli altri li lanciavano solo qualche sguardo e qualche gesto di saluto.

«Oh, tutto bene, grazie!» Sirius le sorrise e poi si voltò verso la bambina che stava parlando animatamente con Remus, che ridacchiava e le sorrideva.

Era cresciuta dall'ultima volta che l'aveva vista e assomigliava decisamente a Sunshine. Aveva i capelli appena più mossi e scuri, su cui era posata con grazia una coroncina da principessa. Sirius si avvicinò e le fece un piccolo inchino.

«Buongiorno principessa, i miei omaggi. Io sono Sirius, ti ricordi di me?» le chiese, facendola ridere.

«Sei l'amico di Sunny, mi parla di te. Mi parla sempre di voi.» lo informò la bambina, con tono inaspettatamente serio e adulto. Sirius sorrise ancora e le accarezzò i capelli. Era davvero una cosina adorabile quella bambina! E lui di solito i bambini non li sopportava! Troppo frignoni e sporchi...

«Sirius invece di fare le fusa a Angie, mangia qualcosa prima di svenire!» lo richiamò all'ordine James. Sirius gli fece una linguaccia, beccandosi un leggero scappellotto da Sunshine, e si sedette al tavolo.

Finalmente! Stava morendo di fame. E con un sospiro attaccò tutto quel cibo.

«Allora Sunshine, cosa ci racconti?» chiese Sirius dopo un po', tra un sorso e l'altro del suo caffellatte.

«Uh, non saprei...le mie vacanze non sono un granché interessanti, ma non sono male.» rispose Sunshine, leggermente in imbarazzo per gli sguardi che Dorea le lanciava continuamente. A salvarla arrivò Jo, che entrò saltellando allegramente in cucina e le mise un braccio attorno alle spalle.

«Ehi piccola perfettina, che ti va di fare oggi?» chiese allegra, facendo arrossire Sunshine e poi prendendo al volo Angela che le si era lanciata in braccio. «Ehi principessa! Ti avevo già salutata mi pare!» rise Jo, dando un bacio sulla fronte alla bambina.

«Ma sei bella bella Jo! Dove ci porti oggi?» domandò la piccola entusiasta.

«Mmm....parco? Piscina? Spiaggia?» James elencò le varie possibilità sorridendo.

«Parco parco!! E piscina!» rispose decisa la bambina battendo le mani.

«Se Sirius ha finito di abbuffarsi magari andiamo...» intervenne Remus, guardando però Sirius senza traccia di rimprovero negli occhi marroni.

«Sì, Sirius ha finito di abbuffarsi. Aspettate solo un minuto.» rispose con un sospiro l'interessato, alzandosi e salendo velocemente al piano di sopra.

Poco dopo. Lavati i denti e sistemati appena i capelli, Siris raggiunse gli altri e si avventurarono fuori nella calura estiva. Mentre camminavano verso il parco Sirius si avvicinò a Sunshine, osservando le lentiggini leggere che le erano spuntate per il sole sulla pelle abbronzata e i capelli schiariti.

«Ehi Raggio di Sole...tutto ok?» domandò senza guardarla. Lei sobbalzò leggermente, uscendo dai suoi pensieri e poi sorrise.

«Sì sì. Solo...mi siete mancati da morire e non vorrei dover tornare a casa.» spiegò.

«Allora non tornare!» fece ovvio Sirius, lanciandole un occhiata allegra e un ghigno. L'altra sbuffò, scuotendo la testa.

«No no. Devo andare.» stabilì.

«Allora goditi questa giornata senza pensare a domani.» entrambi risero e poi Sunshine lo guardò storto.

«Piuttosto tu...raccontami che diavolo è successo!» Sirius sospirò. Sarebbe stata una lunga passeggiata.

 

**

 

Passarono la mattina al parco, chiacchierando tra loro e con gli amici, trovati lì come al solito. Sirius si era sorpreso parecchio quando Angela si era integrata senza problemi nel gruppo di ragazzi decisamente più grandi di lei, chiacchierando con loro con naturalezza. Dopo essere tornati a casa per pranzo provarono a giocare in giardino ma faceva davvero troppo caldo, quindi finirono per addormentarsi all'ombra degli alberi.

«Sunny...» sussurrò James, accorgendosi che nemmeno Sunshine poltriva come gli altri.

«Jamie...pensavo stessi già dormendo come questi poltroni. Che succede?» domandò lei, mentre l'amico le si avvicinava.

«Sono preoccupato per Sirius. Adesso è qui e sta bene, ma tu non l'hai visto quando è arrivato. Non mangiava da giorni, non dormiva decentemente da varie notti e aveva un occhio molto più nero di oggi. E ieri abbiamo parlato e...mi ha detto che è stato suo padre a colpirlo.» le spiegò piano.

«Suo padre? Pensavo gli volesse bene!» si sorprese la ragazza, le mani che accarezzavano nervosamente i capelli della sorellina, che dormicchiava con la testa sulle sue gambe.

«E lo pensava anche lui! Per questo ci è rimasto così male! Talmente male che era abbastanza spaventato da dimenticarsi di mangiare! Non l'ha detto esplicitamente ma dovevi vederlo Sunny...non l'ho quasi mai visto così depresso.» disse con veemenza James, arrossendo leggermente.

«Ci ho parlato e mi sembrava stare bene. Almeno non dovremo più preoccuparci fino all'estate prossima.» Sunshine sospirò, facendo un piccolo sorrisino. «Mi sono mancati i vostri problemi. Mi dispiace davvero dover andare via, ma davvero, non posso lasciare papà a casa da solo con Squid. È così strano ultimamente...»

«Chi? Squid?» fece perplesso James, facendo ridacchiare appena Sunshine, prima che ritornasse seria e pensierosa.

«Ma no! Papà. Ha delle giornate in cui non scende nemmeno per mangiare e altre in cui ce lo troviamo sempre tra i piedi. E passa con Angela una spropositata quantità di tempo rispetto al solito. Ma mi fa paura, Jamie.» mormorò piano, mentre James le si avvicinava di più per riuscire ad abbracciarla.

«Perchè Sunny?» chiese dolce, complimentandosi intanto dentro di sé per l'ottimo lavoro da psicomago che stava facendo.

«Perchè i suoi occhi sono così vuoti...sembra sempre guardare qualcosa più in là. E è sempre così magro e pallido.» Sunshine fece una pausa, stringendosi di più all'amico. «Si sta spegnendo, come una candela, Jamie. Pensavo che avesse toccato il fondo un paio di anni fa, poco dopo il terzo compleanno di Angie, quando ha perso il suo primo lavoro e Angela continuava a chiedergli perchè tutti gli altri bambini avessero anche una mamma. Ma evidentemente non era il fondo, dato che adesso sembra ancora più vuoto.»

«Ehi Sun...noi siamo qui. Io, Sir e Rem e Peter e anche la Evans, sono sicuro, siamo qui. Non ti lasceremo sola.» cercò di rassicurarla James.

«Ma io non voglio che mi lasci lui. Come farei con Angela poi? E...» cominciò a preoccuparsi Sunshine.

«Ehi ehi...non succederà. Andrà tutto bene.» James la abbracciò più stretta e rimasero lì, in silenzio, sperando che il caldo passasse e aspettando che gli altri si svegliassero.

Dopo nemmeno dieci minuti sentirono dei mormorii e notarono Remus che si agitava nel sonno.

«Jamie...quand'è la prossima luna piena?» domandò sovrappensiero Sunshine osservando l'amico.

«Tra un paio di giorni credo. Ci siamo già messi d'accordo. Rem ha detto ai miei che deve andare ad un matrimonio e tornerà a casa. Ritornerà giusto in tempo per passare un po' di tempo con noi e poi andare a Londra.» la informò James, mettendosi poi a pensare all'idea che era venuta a Sirius a Giugno. Animagus. Sarebbe stato fantastico! Sarebbero potuti sgattaiolare fuori di notte e aiutare Remus e stare insieme. Solo doveva cercare dei libri o qualche cosa che li aiutasse a diventarli.

«Jam a che pensi?» domandò Sunshine, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

«Uh? A niente. Non pensi che dovremmo svegliarli?» chiese indicando con un cenno della testa Peter che più che addormentato sembrava collassato a terra.

Sunshine annuì e scosse piano la sorellina, sussurrandole ad un orecchio, mentre James svegliava gli altri.

«Che facciamo ora?» domandò Sirius, appena si fu riconnesso con il mondo che lo circondava.

«Piscina!» annunciò felice James, mentre tutti annuivano entusiasti.

 

**

 

«Remus Lupin, da quand'è che sei così bello?» chiese distratta Jo, osservando Remus disteso sul bordo della piscina. Il ragazzo arrossì, facendo ridere gli altri.

«Effettivamente sei migliorato parecchio. Non sei mai stato brutto, Remmy, ma adesso...» continuò il gioco Sunshine, scambiandosi un occhiolino con l'amica.

«Sei davvero un figo.» concluse quella. Remus scappò via, rituffandosi in acqua, lontano da quelle due.

Sirius, uscito dall'acqua giusto in tempo per sentire quel discorso abbracciò da dietro Jo, facendola rabbrividire per le gocce fredde che passavano dal corpo dell'altro al suo, decisamente più caldo.

«Devo essere geloso per caso?» le sussurrò ad un orecchio, facendola ridere, per poi sedersi accanto alle due ragazze, senza notare l'aria sorpresa e un po' ferita di Sun.

Poco dopo li raggiunse anche James che li buttò di nuovo in acqua.

Sirius riuscì a raggiungere Jo con una paio di bracciate e la tirò sotto acqua, dandole un bacio veloce, prima di riemergere ridendo.

«Tu sei pazzo Sirius Black!» gli gridò contro Jo, appena riuscì a riprendere fiato.

«Ma ti piace vero?» le chiese malizioso Sirius, prima di ridere ancora e baciarla di nuovo, senza lasciarle la possibilità di rispondere.

In un angolo Sunshine osservava.

 

**

 

«Ciao Sunny! Ci vediamo sull'Espresso allora?» chiese James abbracciando l'amica che se ne stava andando.

«Sì Jamie. Mi mancherete di nuovo tanto! Ma sono felice di essere venuta.» rispose quella ricambiando la stretta.

«Vieni qui Raggio di Sole, fatti abbracciare.» Sirius la prese per una mano, sottraendola a James e attirandola tra le sue braccia.

«Ti voglio bene Sir. E non fare lo stupido con Jo, ha già sofferto abbastanza.» sussurrò Sunshine, facendolo arrossire e lasciandolo lì, a riflettere sul significato di quella frase.

Mentre l'amica salutava anche Jo e Remus e Peter, Sirius prese per mano la piccola Angela e si chinò per guardarla negli occhi.

«Vieni qui, piccola principessa, devo dirti una cosa.» le disse serio. La bambina annuì, guardandolo negli occhi.

«Cosa?» chiese curiosa.

«Non far diventare triste Sunny ok? Falla sempre sorridere. Ti vuole così bene che qualunque cosa farai la renderà felice, ma tu non lasciare che si intristisca o si deprima ok? E non preoccuparti, Ti vuole bene da morire e a scuola le manchi ogni giorno, ma davvero non può restare con te. Quando sarai grande verrai anche tu e saremo felici ok? Fai la brava, Sun se lo merita.» la bambina si sorprese per quel tono serio e adulto con cui le parlava, ma annuì, consapevole della verità di quelle parole.

«Anche io voglio bene a Sunny. E anche a te e anche a Jo e anche a tutti. E anche Sunny vi vuole bene. Anche tu non devi farla diventare triste però. Me lo prometti?» fece Angela, facendolo sorridere.

«Ci proverò principessa.» rispose lui, abbracciandola poi con affetto.

«Se hai finito di provarci con Angie, Sun vorrebbe andare.» esordì con voce sarcastica Jo, facendo arrossire leggermente Sirius.

«Dobbiamo proprio andare Sunny?» domandò un po' triste Angela correndo verso la sorella.

«E lasceresti Squiddy a casa da solo?» chiese di rimando la ragazza, prendendola per mano e avvicinandosi al camino, collegato per l'occasione con quello di casa sua.

«Andiamo!» disse subito decisa Angela, tirando la sorella nel camino.

«Ciao ragazzi, fate i bravi! Ci vediamo sull'Espresso!» e con un ultimo sorriso e un cenno di saluto ai Potter, Sunshine e Angela sparirono.

I ragazzi restarono un po' lì, in silenzio, ognuno ripensando a qualcosa.

Remus pensava ai complimenti, seppur scherzosi, che gli avevano fatto Sun e Jo.

Peter pensava all'ottima torta di mele mangiata a cena.

Jo pensava al bacio subacqueo di Sirius e al modo in cui l'aveva guardata, soddisfatto e felice, quando lei aveva ricambiato il bacio che si erano scambiati di nascosto nel giardino dei Potter, poco prima di cena.

James pensava a Sunshine, e al fatto che già gli mancava.

E Sirius pensava alle parole della piccola Angela e al discorso tra Sunshine e James che aveva origliato quel pomeriggio in giardino, mentre faceva finta di dormire.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ecco qua! Ho aggiornato in tempo di record e mi sento molto fiera di me stessa per questo!Il capitolo non è proprio esattamente come lo volevo...ci sono dei punti che non mi piacciono, che sembrano deboli...mah! Io mi sono impegnata, ma evidentemente non voleva venire meglio ;) Come vedete in questo capitolo ci sono un sacco di cose quindi (I <3 elenchi puntati)

  1. Remus, come ho spiegato, faceva l'aggressivo per tentare di far parlare Sirius senza sudare le solite sette camicie, e lo stesso nel tono aggressivo della lettera dello scorso capitolo. Due cose che non so se sono chiare:

    -Remus fa tutto questo perchè, come gli altri, si sente inutile e escluso dai problemi di Sirius e cerca un modo per aiutarlo. Ma per aiutarlo deve conoscere i suoi problemi quindi....

    -Sirius non vuole raccontare niente agli amici sia perchè è riservato sia perchè non vuole che lo compatiscano o provino pietà per lui, sia perchè non vuole che si preoccupino. Adorabile idiota <3

  2. JO LEVATI DALLE PALLE; BRUTTA TR**A!!! Ok, ormai me lo dico anche da sola! Tesoro, sei asfissiante! Sei sempre qui a rompere a ogni capitolo! Ma fatti una vita lontano da Sirius!!! Ok, comunque, a parte gli scherzi, spero che la “relazione” tra i due non sembri esagerata per la loro età o cose così, ma tutti e due sono dei tipi piuttosto “liberi”, quindi io me li immagino assolutamente in grado di sostenere cose del genere, tipo baci continui e cose così

  3. Sun, dolce cucciola, mi dispiace. Ma ho dovuto farlo. Lei doveva sapere. Mica come quello scemo di James (ammore <3) che non si accorge mai di niente!

  4. Uh, stavo per dimenticarmi! Avete presente il taglio sulla guancia di Sirius? Avete presente la “marmellata” sulla lettera? Fate due più due e capirete che Remus capisce tutto, sempre.

  5. Sirius <3 Angie. Mi dispiace, ma ce lo vedevo troppo inginocchiato davanti alla bambina a farle il discorso serio o a inchinarsi davanti a lei e chiamarla “principessa”!

  6. Lo so, la conversazione Sirius/James non è il massimo, ma dovete capirli! Sono due maschi tredicenni, e non sono Sun, quindi capiteli se il loro tentativo di comunicare non è un granchè!

  7. Ricordatevi del papà di Sunny e di quello che dice. (Credo) tornerà!

  8. Grazie a tutti quelli che hanno recensito! Hoshi Kudo (spero che questo capitolo sia più di tuo gradimento dell'altro XD), Jeis, AlessiaHP_1D, Annie98 vi adoro!!!!

  9. Un punto tutto per te, cara! Bentornata Australiana!! Mi raccomando, troviamo un momento per parlare, voglio vedere i canguri e i surfisti!!! Ti voglio bene Ale!!!

     

No ok, bon basta. Me ne vado!!! Se avete domande, basta chiedere!! Uh, dimenticavo! Grazie anche a quelli che seguono, preferiscono o anche semplicemente leggono! Recensite, avanti, non abbiate paura!

Love

*dD*

Ps: non ho davvero la testa!!! Se volete aggiungermi su facebook (cosa che sembra non interessare a nessuno XD) passate di qui -----> 

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Capitolo 58
*** Bentornato a casa ***


 

 

 

 

Bentornato a casa

 

 

 

Gli amici passarono in giro ogni minuto che poterono in quei giorni in cui rimasero tutti assieme, poi però Remus dovette tornare a casa, la Luna piena sempre più vicina, e Peter sparì per qualche giorno, dato che sua madre voleva portarlo personalmente a fare compere a Diagon Alley.

Una mattina quindi Sirius e James si svegliarono da soli nella grande camera di James, domandandosi che cosa avrebbero potuto fare. All'improvviso James si rizzò di scatto, come colpito da un illuminazione.

«So cosa fare!» esclamò felice, cominciando a vestirsi. «Alzati e vestiti! Facciamo colazione e poi andiamo.»

«Andiamo dove?» domandò curioso Sirius, obbedendo.

«Sorpresa! Ma non usciremo di casa...» e con un sorriso che voleva essere misterioso, James precedette l'amico giù dalle scale.

«Oh buongiorno cari! Cosa fate oggi?» li salutò Dorea appena arrivarono in cucina, servendo loro a colazione.

«Una cosa. Ma non posso dirtela perchè per Sirius è una sorpresa. Ma non usciremo di casa.» la informò allegramente James, sedendosi e cominciando a mangiare.

«Sta seduto bene, Jamie. Tieni, Sirius caro, a te. Avete visto Jo?» domandò Dorea, porgendo a Sirius la sua colazione. Il ragazzo alzò un sopracciglio, perplesso. Di solito la ragazza scendeva sempre prima di loro.

«No. Dormirà ancora. Poi andiamo a svegliarla?» fece James, ignorando l'aria leggermente preoccupata dell'amico, parlando a bocca piena.

«Stai zitto quando mangi, Jamie. Comunque no, lasciatela dormire. Io devo andare a lavoro, ma quando scenderà si preparerà la colazione.» rispose Dorea, finendo di riordinare le stoviglie che avevano usato lei e Charlus.

«Papà è già andato? Volevo chiedergli una cosina...» bofonchiò pensieroso James, bevendo il suo latte.

«Chiedermi cosa? Buongiorno ragazzi. Jo?» Charlus era entrato in quel momento, sistemandosi il mantello sulle spalle.

«Una cosa. Te la chiedo quando Sirius non sente. Jo dorme. Buongiorno papà!» Sirius ridacchiò, pur lanciando all'amico un'occhiataccia per tutto quel mistero, ascoltando James parlare.

«Allora vieni. Dorea, io sto andando.» Charlus diede un bacio alla moglie, sotto gli occhi dei ragazzi che arrossirono, nel caso di Sirius, e fecero una smorfia, nel caso di James.

«Io vengo appena sono pronta.» Dorea ricambiò il bacio lieve del marito e poi tolse la tazza ormai vuota da sotto il naso del figlio, esortandolo ad alzarsi e a seguire Charlus per chiedergli quella misteriosa cosa. Sirius sospirò, finì la sua colazione e si alzò, sperando di poter origliare qualcosa. Purtroppo però James stava già tornando indietro allegramente, qualcosa nascosto in una mano.

Insieme salirono le scale, arrivando nel lungo corridoio, e si stavano dirigendo verso il fondo, quando la porta di Jo si aprì e una mano tirò dentro Sirius.

«Ehi! Che modi! Buongiorno...ehi tutto bene?» Sirius si guardò attorno, prima di posare gli occhi su Jo, che era pallida e aveva gli occhi rossi.

«Io..sì. Sto bene.» rispose quella con voce flebile. Sirius alzò un sopracciglio, prima di avvicinarsi e prenderle il viso tra le mani per costringerla a guardarlo negli occhi.

«Guardami. Non stai bene. Che è successo?» domandò deciso, accarezzandola leggermente su una guancia.

Per tutta risposta la ragazza colmò la distanza tra loro due, baciandolo e sorprendendolo, facendogli perdere il fiato e, soprattutto, il filo del discorso.

«Sto bene. Solo...ok. Non sto bene. Cioè sto bene, ma...» disse Jo in modo confuso, sfuggendo allo sguardo di Sirius e allontanandosi lievemente da lui. Il ragazzo però non la lasciò fuggire e la abbracciò stretta, affondando il viso nei suoi capelli.

«Qualunque cosa fosse, ora è tutto ok.» le sussurrò. La sentì ridacchiare e stringerlo più forte. Poi la ragazza prese un paio di respiri profondi e gli sorrise. «Comunque mi piace il modo in cui svii il discorso...» la provocò maliziosamente Sirius.

Lei si sporse avanti e lo baciò di nuovo. Sirius sorrise sulle sue labbra e poi rispose al bacio. Una mano scese sulla schiena di lei, registrando distrattamente il suo abbigliamento, che consisteva ancora nel suo “pigiama”, ossia una canottiera blu e un paio di pantaloncini dello stesso colore, l'altra invece le si infilò nei capelli corti, attirandola più vicina. La mano sulla schiena la strinse un po', facendo quasi coincidere i loro bacini. Entrambi si staccarono senza fiato.

Jo arrossì leggermente e tolse le mani dai capelli di Sirius, posandogliele sul petto.

«Jamie ti sta cercando. Non costringerlo ad entrare.» poi gli diede un ultimo bacetto sulla guancia e lo spinse fuori, in corridoio, senza lasciargli l'occasione di indagare meglio su cosa l'aveva turbata.

«Sirius! Ma si può sapere che fai?» gli domandò un po' arrabbiato James, appoggiato ad aspettarlo nel corridoio di fronte alla porta.

«Jo doveva dirmi una cosa.» rispose vago Sirius. «Allora, la cosa misteriosa?» chiese poi per sviare il discorso, riuscendoci benissimo. James si alzò entusiasta e lo tirò verso la parete in fondo, vicino alla porta delle scale per salire in camera sua.

«Mmm...bello. E ora? La cosa misteriosa era la parete del corridoio?» chiese sarcastico e un po' scocciato Sirius, mentre James tirava fuori una specie di chiave dalla tasca.

«Zitto.» lo ammonì quello, passando la strana chiave, formata da un anello e una parte molto sottile, piena di scanalature, che infilò nel muro. Sirius sobbalzò, ma evidentemente doveva esserci una fessura nascosta, o magari mimetizzata da un incantesimo, perchè James ruotò la chiave e la parete si aprì come una porta, rivelando delle scale. Un paio di rampe salivano, altre scendevano.

«Giù c'è il laboratorio di papà, pieno di libri di incantesimi e di pozioni e di altre cose che io non posso nemmeno toccare, e c'è anche la stanza con tutti i “cimeli di famiglia” e qualche altra cosa, un giorno te la mostrerò, ma noi andiamo di sopra.» gli disse James, facendogli cenno di seguirlo per le scale. La porta si chiuse automaticamente dietro di loro, ma dall'interno la fessura in cui infilare la chiave era decisamente più visibile.

Salirono un po' di gradini, Sirius capì che evidentemente, anche se doveva essere ovvio, la stanza di James non occupava tutto quel piano, e si ritrovarono in un'enorme stanza buia.

«Aspetta.»gli disse James, toccando a tentoni la parete fino a raggiungere una lampada, che si accese al suo tocco, dando origine ad una reazione a catena e accendendo tutte le altre.

Sirius spalancò la bocca stupefatto. Ok aver capito che la camera di James non occupava tutto il piano, ok che non gli piacevano i libri, ma quella biblioteca era davvero enorme! Non quanto quella i Hogwarts, ma poco ci mancava. Anche la biblioteca dei Black era grande, ma decisamente di meno!

«Sorpresa! So che non sei Remus e che quindi non ti interessa più di tanto, ma qui dentro ci sono dei libri davvero fighi! Ho pensato che potremmo iniziare da qui la nostra ricerca per diventare Animagus!» spiegò eccitato James, saltellando al centro della sala, le cui pareti erano interamente ricoperte di libri, sistemati in scaffali altri fino al tetto. Sirius sospettò che lì ci fosse un incantesimo simile a quello del giardino, perchè non era possibile che il soffitto fosse così alto e il piano così largo! E poi era ben sicuro di non aver mai visto quelle finestre con le lunghe tende rosse, che James stava provvedendo ad aprire, in quel piano della casa.

«Allora, che ne pensi? Possiamo fare un po' di ricerca e un po' di trovare qualche bel libro con incantesimi utili!» Sirius annuì alla proposta di James e poi entrambi si diressero verso una parete, in cui stavano, secondo James, i libri di Trasfigurazione.

Cominciarono a leggere, a sfogliare, ad informarsi e, ben presto anche ad annoiarsi.

«Uff che noia! Cambiamo reparto?» domandò dopo un po' James, lasciando che il libro che stava sfogliando cadesse a terra con un tonfo.

«Sì, ti prego! Non pensavo fosse così noioso cercare qualcosa in miliardi di libri!» lo appoggiò Sirius, chiudendo di colpo il pesante volume che aveva in mano e posandolo a caso nello scaffale.

Entrambi si lanciarono, facendo un po' a gara, verso gli altri scaffali, cominciando a curiosare, a chiamarsi, a mettere in disordine. Solo diverso tempo dopo, distesi a terra dopo una lunga battaglia per ottenere un libro dalle illustrazioni particolarmente belle, si accorsero del disastro che avevano combinato nella grande sala.

«Oooops! Mamma mi ucciderà...» borbottò con allegria James, senza accennare minimamente a lasciare il libro.

«Peggio per te!» rispose sardonico Sirius, tenendo ben stretto l'altro angolo.

«Cominciamo a mettere in ordine dai...» fece James, senza accennare a muoversi.

«Ok.» sospirò Sirius, restando fermo come l'altro. Ognuno aspettava che l'amico molasse il libro. Ormai era una questione di principio.

«Dai muoviti.» lo esortò James, sempre immobile.

«Comincia pure tu! È pur sempre la tua biblioteca...» ribatté Sirius, ben deciso a non farsi fregare.

«Ma tu sei l'ospite, non avresti nemmeno dovuto iniziare a fare questo casino!» si lamentò James.

«Proprio perchè sono un ospite ho il diritto di non mettere in ordine!» rispose puntiglioso l'altro, lanciandoli un sorrisetto.

La discussione sarebbe sicuramente degenerata in un altro scontro quando dei rumori li raggiunsero.

«Ragaaaaazzi! Dove siete?» era la voce, per quanto flebile, di Jo, che li cercava fuori in giardino.

«Andiamo!» disse all'improvviso Sirius, dimenticando la questione di principio, il caos e ogni altra cosa, rubando la strana chiava a James e gettandosi di sotto.

A James non restò che seguirlo, sospirando abbattuto e contrariato.

Il libro restò a terra, dimenticato.

 

**

 

«Sirius! Alzati che è tardi! Dobbiamo ancora fare colazione e finire i bagagli, e dobbiamo partire per Hogwarts!» Sirius si svegliò da un sonno profondo nella mattina del primo Settembre, scosso dalla mano di James e dalla sua voce.

«Io i bagagli li ho già finiti...» puntualizzò con un borbottio mentre si alzava e si dirigeva in bagno.

James per tutta risposta lo chiamò con un appellativo ben poco gentile e sparì giù dalle scale.

Dopo un po' Sirius lo seguì, giusto il tempo per sistemarsi e vestirsi, percorrendo il corridoio attirato dal profumo della colazione.

All'improvviso però una mano uscì dalla porta di Jo e lo afferrò, costringendolo ad entrare.

«Dovresti smetterla di tirarmi in giro così! Basta chiam...» la frase un po' scocciata di Sirius venne interrotta dalle labbra di Jo, che si posarono morbide e decise sulle sue.

«Buongiorno.» sorrise dopo un attimo il ragazzo, staccandosi da lei, dimentico della fretta e del modo brusco con cui era stato trascinato lì dentro.

«'Giorno anche a te.» rispose quella, lasciandogli un altro bacio.

«C'è qualcosa di cui devi parlarmi?» domandò perplesso Sirius, vedendola mordersi il labbro inferiore e sfuggire il suo sguardo.

«Sì.» rispose diretta come sempre lei, guardandolo finalmente negli occhi. «Non voglio essere una di quelle ragazze che si struggono pensando al loro ragazzo lontano, che scrivono lacrimevoli pagine di diario e che si perdono nei ricordi. Per questo voglio, per quanto tu mi piaccia da impazzire, che ti sia ben chiaro che non stiamo insieme. Tu mi piaci, io ti piaccio e sarò sempre pronta ad accoglierti a braccia aperte, ma voglio vivere la mia vita. Voglio essere libera.» la ragazza si interruppe, prendendo fiato e osservando l'aria stupefatta di Sirius.

«Ti prego, dì qualcosa!» lo esortò dopo un po', gli occhi lucidi.

«Ha-hai ragione. Siamo troppo giovani per spegnerci così. Io sarò libero quanto te, anche se c'è un posto speciale per te tra le mie braccia, ok? Ma non pensare nemmeno di sparire! Voglio tue notizie ogni tanto, come l'anno scorso. Chiaro?» rispose Sirius, appena si fu ripreso dallo shock.

«Chiarissimo!» Jo sorrise di nuovo e lo baciò a lungo, prima di spingerlo fuori dalla porta con un “Vi accompagnerò in stazione!”.

Sirius scese le scale senza ben sapere se era più felice di essere libero di fare ciò che voleva a Hogwarts o più sconvolto dato che, più o meno, era appena stato scaricato.

«Sirius, finalmente! Mangia veloce, che dobbiamo andare!» Dorea lo distrasse dai suoi pensieri, ficcandogli davanti un piatto per poi correre di sopra a sistemare con un incantesimo i bagagli non finiti del figlio e a radunare le cose che avevano sparso per tutta la casa.

«Doefifinto?» farfugliò James con la bocca piena.

«Uh niente. Mangia e stai zitto, che è solo un miracolo se riesco a capirti sempre!» rise Sirius, finendo la sua colazione a tempo di record.

«Quefto..ehm ehm...questo perchè sei la mia anima gemella!» lo prese in giro James, facendogli gli occhi dolci.

«Zitto e mangia!» Sirius tirò una lieve, non poi così tanto, pacca sulla testa dell'amico e poi si alzò per andarsene.

Salì in camera e la trovò spoglia. Erano spariti i vestiti di solito sparsi ovunque, le riviste di Quidditch di James, la sua scopa, i loro libri, i fogli pieni di schizzi per nuovi scherzi ai Serpeverde, le lettere che avevano spedito loro gli amici....tutto quanto. Con un sospiro, raccolse una foto caduta a terra e la osservò. Era stata fatta durante la giornata in piscina con Sunshine e Angela. Si ricordava anche l'esatto momento in cui l'aveva scattata: Jo e Sun erano sedute sul bordo della piscina e ridevano allegre, mentre un Remus bagnato arrossiva e si girava dall'altra parte, timido.

Un piccolo sorriso spuntò lentamente sul viso di Sirius mentre osservava le ragazze. Jo gli sarebbe mancata, i suoi baci nascosti, i suoi abbracci prima di andare a dormire, il suo profumo leggero, ma era anche felice di tornare a Hogwarts. E poi non vedeva l'ora di rivedere quella testa bionda e quegli occhi blu.

 

**

 

«....e non voglio ricevere una lettera dalla scuola prima del prossimo mese, capito?» Dorea interruppe un attimo l'immensa lista di raccomandazioni, minacce e avvertimenti per riprendere fiato e asciugarsi una lacrima, e Sirius ne approfittò per guardarsi attorno.

All'improvviso colse uno sguardo, tra la folla di ragazzi che salutava genitori ed amici, che lo spinse a voltarsi. Poco lontano stavano Walburga e Orion, che salutavano Regulus, il quale però non sembrava minimamente interessato. Infatti si stava guardando attorno, cercando qualcuno, facendo appena un cenno di saluto quando si accorse che Sirius lo stava guardando. Sirius sentì crescere dentro di sé la rabbia, la paura e la tristezza, ma non fece in tempo ad elaborare bene la cosa che una mano lo afferrò per un braccio, tirandolo dietro ad una colonna.

«...tu devi smetterla!» si lamentò Sirius, trovandosi gli occhi di Jo a pochi centimetri di distanza dai suoi.

«Baciami e stai zitto.» ribatté lei, lasciandosi schiacciare contro la colonna da Sirius, che non si fece ripetere l'invito due volte. Jo sospirò, senza staccarsi dalle labbra dell'altro, lasciandosi sfuggire una lacrima. Sirius alzò una mano, asciugandogliela dolcemente e le accarezzò i capelli.

«Sirius...» cominciò Jo, stringendo Sirius alla base della schiena e fermandogli la mano sulla sua guancia, appoggiandosi contro a quel palmo caldo e un po' ruvido.

«Dimmi.» rispose piano lui, guardandola negli occhi.

«Quando...quando sarai impegnato a fare stragi di cuori a scuola, quando starai baciando l'ennesima ragazza bellissima e popolare, quando starai rispondendo all'ennesima avance, ricordati che io sono qui e che ti aspetterò. Vivi la tua vita, ma non lasciarmi sola.» sussurrò lei, senza riuscire a distogliere il suo sguardo annebbiato dalle lacrime da quello grigio dell'altro.

«E tu quando starai rifiutando il quindicesimo appuntamento perchè hai già la settimana piena, quando starai spuntando la lista dei ragazzi che ti hanno chiesto di uscire, quando starai accarezzando i capelli di qualcun altro, ricordati che io vorrei che tu fossi con me. Vorrei che le tue mani fossero tra i miei capelli, che i tuoi occhi si perdessero nei miei, che le tue labbra fossero sulle mie e solo sulle mie. Ma vivi la tua vita e sii felice.» ricambiò Sirius, sorridendole e riuscendo a farle fare altrettanto.

«Ora vai, o perderai il treno.» lo esortò la ragazza, anche se non suonava molto convinta.

«Mi mancherai.» confessò Sirius, stringendola e avvicinandosi di più per un ultimo bacio.

«Anche tu.» sussurrò lei, spingendolo poi verso Dorea che lo abbracciò senza accorgersi che Sirius non la stava nemmeno ascoltando, troppo preso a guardare Jo, ancora in disparte.

Sirius si accorse che i suoi amici erano già saliti sul treno solo quando Charlus lo spinse verso le porte che si stavano chiudendo e lo salutò con calore.

Quando il treno iniziò a muoversi Sirius incatenò i suoi occhi con quelli di Jo, che gli sorrise, mentre un unica lacrima solitaria scendeva sulla sua guancia.

Il ragazzo sollevò una mano e le mandò un bacio, che lei “afferrò” scherzosamente in aria, facendolo ridere.

«Ehi Sirius, ci sei?» la voce di James penetrò nella bolla che sembrava avvolgere Sirius, facendola scoppiare e riportandolo alla realtà.

«Avete trovato uno scompartimento?» domandò Sirius, facendo finta di niente.

James annuì e lo guidò lungo il corridoio pieno di ragazzi che li salutavano entusiasti o li guardavano storto, fino ad uno scompartimento in cui c'erano già Remus, Peter e Sunshine.

La ragazza fece per gettarsi tra le braccia di Sirius ma si fermò un secondo prima di farlo, arrossendo imbarazzata. Anche il ragazzo arrossì, ma subito dopo, guardando gli occhi blu dell'amica penso “Al diavolo! Mi è mancata!” e la abbracciò.

«Sappi che io e Remus vogliamo sapere di te e Jo....» gli sussurrò in un orecchio Sunshine, abbracciandolo a sua volta.

«Cosa? Io e Jo, cosa?» Sirius tentò la carta dell'incomprensione, ma non funzionò.

«Non siamo James. Anche se lui non si è mai accorto di niente, e chissà come ha fatto dato che non tentavate di nascondervi con troppa convinzione!, noi abbiamo capito. E poi, fattelo dire, un bacio in piscina non è proprio il massimo dell'invisibilità, no?» lo prese in giro lei. Sirius rise ancora, poi la lasciò andare sillabando un “vedremo”, in direzione dell'amica e di Remus.

«Allora Sir, cosa vogliamo fare in questo viaggetto?» domandò James, quando tutti si furono sistemati per bene.

«Bè, il numero sei mi sembrava un buon piano....» propose Sirius, mentre su entrambi si disegnava lo stesso ghigno Malandrino che faceva tanto preoccupare Sunshine e sospirare Remus.

«E il sei sia!» acconsentì James.

Remus sospirò e decise di tirarsi fuori da tutto quello mettendosi a leggere un libro. Sarebbe stato un viaggio molto lungo!

 

**

 

«Guarda! Siamo tornati!» Sirius si voltò verso James che lo tirava per un braccio verso il grande portone del castello, eccitato ed entusiasta di essere tornato.

«Sì, Jamie, sì. Siamo tornati.» Sirius fece finta di tirare fuori una voce più condiscendente che poteva, ma non riuscì a nascondere la felicità che lo aveva pervaso appena aveva intravisto le alte torri di Hogwarts.

«Ehi Potter! Spostati, devo passare!» una voce sarcastica interruppe i loro pensieri. I due si girarono immediatamente, per vedere di fronte a loro Jared McCroy, spalleggiato da un paio di tirapiedi, appena sceso da una carrozza.

«E allora aspetterai, McCroy. Io mi fermo quanto mi pare!» ribattè velenoso James, mettendosi ancora più in mezzo alla strada del Serpeverde.

«Ragazzi, ragazzi! Basta.» una voce nuova interruppe la discussione che già stava per nascere. Veniva da una Serpeverde che saliva con eleganza i gradini, mentre le sue amiche le facevano da ali intorno, perchè nessuno la urtasse nella confusione. McCroy fece una smorfia, ma poi vide l'espressione corrucciata della ragazza e lo sguardo ammonitore di Regulus, che aveva colto la discussione da poco lontano e sospirò, prima di dare una spinta a Sirius e James ed entrare.

«Chi è quella?» sussurrò James all'orecchio di Sirius, mentre aspettavano che Remus e Peter li raggiungessero per andare a sedersi tutti assieme.

«Credo sia una Rosier, deve avere un anno in più di noi, ma non ci giurerei. È solo la solita puttanella purosangue piena di preconcetti e pregiudizi.» rispose Sirius senza guardarlo.

James restò un secondo in silenzio poi rise.

«Quante parole con la p amico!!» Sirius lo guardò un secondo perplesso, poi lo seguì nella risata, scuotendo la testa per mandare via i cattivi pensieri.

«Perchè non siete ancora entrati?» domandò in quel momento Remus, che era finalmente arrivato con Peter, seguito da Sunshine, la Evans e...Mocciosus.

«Aspettavamo te! Ciao Mocciosus! Non sai quanto ci sei mancato! Ti pensavamo ogni volta che dovevamo imburrare il pane, che dovevamo condire qualcosa con l'olio o che vedevamo qualcosa di particolarmente viscido!» rispose Sirius, beccandosi una gomitata divertita da James e uno sguardo di odio da Lily e da Severus.

«Taci Black. Non ci sei mancato proprio per niente.» lo zittì secca la rossa, facendo spuntare un sorrisino all'amico Serpeverde.

«Evans, mia amata! Vuoi venire alla prima uscita ad Hogosmeade con me?» se ne saltò su James, sorridendo entusiasta alla ragazza, speranzoso.

«Preferirei la Piovra Gigante, Potter. Addio!» e senza degnarli di un altro sguardo, la ragazza entrò, seguita da Piton e da Sunshine, che però gettò uno sguardo a metà tra il rimprovero e il divertimento a James prima di andarsene.

«Non hai speranze, fratello, non ce la farai mai!» lo prese in giro Sirius, mentre Remus ridacchiava e Peter annusava l'aria piena di profumo di cibo.

«Io ce la farò! Lo vedrete!» ribatté deciso James, prima di condurli dentro, tra gli sguardi di leggero rimprovero della professoressa McGranitt che aspettava i primini sulla porta.

«Buona sera anche a lei, professoressa! Le siamo mancati?» la salutò impertinente Sirius, sfoderando un sorriso smagliante.

«Buona sera Black. Preferirei che lei fosse ancora in vacanza, al dire il vero. E ora filate dentro, tutti quanti!» fece per tutta risposta la donna, mentre Remus spingeva via James e Sirius, entrambi ridacchianti. «Mi faranno impazzire anche quest'anno lo so.» sospirò la strega, seguendoli con lo sguardo, un lampo di divertimento negli occhi.

Quando i Malandrini entrarono nella Sala Grande vennero accolti da un boato di benvenuto dalla tavola dei Grifondoro e da uno di fischi dai Serpeverde. James e Sirius si fermarono sulla soglia a salutare con entusiasmo, finchè Remus, rosso fino alla punta delle orecchie, non li spinse via, tra le risate degli amici.

Mentre Silente cercava di riportare la calma, nascondendo un sorriso nella folta barba, Sirius si sedette accanto a Sunshine e a Frank Paciock, che lo salutò con entusiasmo.

«Ehilà Sirius! James, Remus, Peter! Come sono felice di vedervi!»

«Anche noi, Frank! Ci sono mancati i tuoi modi da bravo ragazzo!» rispose con allegria James, dando una pacca sulla spalla al compagno di Dormitorio.

«Ti sei divertito quest'estate, Frank?» domandò più cortese Remus.

«Non moltissimo. Sono così felice di essere ritornato qui!» li informò con un sorriso gentile il ragazzo, arrossendo leggermente.

«Sarà un anno meraviglioso, lo sento!» annunciò James, mentre Remus scuoteva la testa.

«Signore e signori vi presento James Potter, novello veggente da strapazzo!» fece scherzoso Sirius, facendo ridere tutti quegli che gli stavano attorno. Lui e James si misero a battibeccare allegramente, per la gioia dei vicini che apprezzavano le battute e gli scherzi dei due, finchè Silente non riportò il silenzio e la professoressa McGranitt non cominciò lo Smistamento.

Mentre il Cappello Parlante cantava la sua canzone, Sirius lasciò vagare lo sguardo per la sala gremita di studenti dai cappelli neri a punta, guardando gli amici, i conoscenti, i nuovi, spaventatissimi, bambini del primo anno che attendevano di essere mandati nella varie Case e anche i Serpeverde, soffermando appena per un secondo gli occhi su Regulus. Alzando poi la testa verso il soffitto punteggiato di stelle e illuminato dalle candele che si riflettevano sui piatti, i calici e le posate dorate Sirius sospirò felice.

Bentornato a casa, Sirius.” pensò, sorridendo. Sì. Finalmente era tornato a casa.

 

-Fine Capitolo-

 

 

Spazio dell'Autrice

Ok. Lo so. Sono imperdonabile. Davvero. Sono in straritardissimo e ne sono consapevole. Ma dovete credermi se vi giuro che ho avuto delle settimane tremende. Sia con la scuola che con altri problemi personali. Davvero, io ho fatto il possibile, ma ho finito di scrivere il nuovo capitolo tipo dieci minuti fa. Scrivevo un paio di righe e poi dovevo subito scappare via e questo non giovava certo all'ispirazione! Quindi, se potete, perdonatemi. *occhi da cucciola*

Poooooi....

  1. La scena in Biblioteca è inutile, ma io li trovo adorabili a giocare come due idioti (cuccioli miei!!) e poi si vede Sirius che reagisce da cagnolino innamorato appena sente Jo :D

  2. Jo e Sirius (come mi ha detto la mia dolce Ale XD) sono da diabete. Lo so, lo so, non apprezzerete, ma del resto nonli avremo più insieme per un beeeeel po' di capitoli, quindi...

  3. Date il bentornato alla dolce Lily, al pulito Mocciosus e agli adorabili Serpeverde!!! :D eh sì, Sir, bentornato a casa....

  4. Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo: Hoshi Kudo (ancora mi emoziono per la tua recensione!! *w*), AlessiaHP_1D, Annie98, Jeis, Lisajackson (spero di non averti delusa, e che tu recensisca ancora!) e naturalmente la mia bravissima e adorabilissima AleJackson! Vi amo!!! <3

Bè, non mi sembra di aver altro da dire e poi voglio scappare prima che decidiate in che modo uccidermi quindi....

Ciaaaoooo <3 Vi adoro!! <3<3

*dD*




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Capitolo 59
*** Sogni sconosciuti e che non dovrebbero essere lì ***


 

 

 

 

Sogni sconosciuti e che non dovrebbero essere liì

 

 

 

 

 

James era seduto a gambe incrociate al centro della camera, insieme agli altri Malandrini, a Sunshine, che era seduta affianco a Sirius, e a Lily, che era sull'altro lato di Sirius.
Remus stava mangiando della cioccolata e studiava attentamente una pergamena con degli strani segni neri che però dal suo posto James non riusciva a decifrare e ogni tanto la picchiettava nervosamente con la bacchetta, facendo sobbalzare ogni volta Peter, che per consolarsi si era gettato in un enorme pacchetto di Gelatine tutti i gusti +1. Entrambi erano cresciuti, Remus si era fatto più muscoloso, anche se era ancora magro e pallido, e era diventato più alto. Anche Peter si era allungato, ma continuava ad essere piuttosto paffuto. Sirius aveva i capelli decisamente lunghi, che arrivavano a sfiorargli le spalle, tagliati in modo strano, quasi a caso, e accarezzava distrattamente una spalla a Sun, che guardava un po' persa Lily. La Evans era bellissima: i capelli rossi, lunghi e lucidi le accarezzavano la base della schiena, arricciandosi adorabilmente sulle punte e gli occhi verdi erano splendidi come sempre. Ad un certo punto Remus fece un verso strano e Sirius si sporse per controllare la strana pergamena, per poi imprecare sonoramente. E la Evans, che aveva già sorpreso molto James stando seduta tra i Malandrini come se fosse la cosa più naturale del mondo, lo meravigliò ancora di più posandogli una mano sul braccio e stringendoglielo con partecipazione, mormorandogli qualcosa che suonava terribilmente affettuoso. Per tutta risposta il Black si girò e tirò fuori un sorriso che tentava di essere tranquillizzante e, anche se velato da una strana preoccupazione e amarezza, era comunque luminoso.

 

James si svegliò di soprassalto, ansimando pesantemente e strofinandosi gli occhi, come a cercare di levare quelle immagini, che sembravano essergli rimaste impresse sulle retine.

Quando finalmente il ritmo del suo respiro ritornò accettabile, James cominciò a chiedersi da dove diavolo venisse fuori quel sogno. Un pensiero lo assalì all'improvviso: forse la sua mente stava cercando di avvertirlo che Sirius voleva rubargli la ragazza! Sirius non aveva mai mostrato di apprezzare particolarmente la rossa, anzi, ma magari era solo una messinscena! La Evans era sua e solo sua, e questo doveva essere ben chiaro a tutti!

Con quel pensiero in testa, James decise di tornare a dormire, anche perchè il giorno seguente sarebbe stato il primo giorno di scuola e decisamente non poteva affrontarlo con una nottata mezza in bianco alle spalle! Doveva essere al suo meglio per conquistare definitivamente Lily o, come minimo, mettere ben in chiaro la sua proprietà esclusiva sulla ragazza con Sirius. Maledetto Black!

 

**

 

La mattina dopo Remus si svegliò come al solito sentendo Frank canticchiare sotto la doccia e si prese un istante per raccogliere le idee e fare un piano d'attacco per la giornata:

  1. Lavarsi e vestirsi

  2. Svegliare Peter e, con il suo aiuto, tirare giù dal letto Sirius e James

  3. Andare a fare colazione ad un orario decente, facendo in modo che i due non incontrassero nessuno con cui attaccare briga

  4. Arrivare in orario a lezione

  5. Seguire le lezioni senza essere disturbato dai due cretini, tentando di far stare attenti anche loro

  6. Fare in modo che non si facessero mettere in punizione già il primo giorno, che non facessero perdere troppi punti e non attaccassero senza motivo qualcuno, tipo Mocc...Piton

  7. Arrivare vivo e incolume a cena, sostenere una conversazione civile con Sun, Lily e/o Frank

  8. Tornare finalmente a letto

Con un pesante sospiro Remus si accinse a completare il primo punto della lista, l'unico che era ben sicuro di riuscire a portare a termine senza imprevisti.

 

**

 

«James. Jaaaaames. Jaaaamie. Jam. Jamie. Jammino? Jammuccio? Jaaaames Poootter! Jaaaaam avaaanti, che ti ho fatto di male? Perchè non mi parli? Jaaaam?» Sirius continuava a chiamare con voce insistente e un po' lamentosa il suo migliore amico che, per un motivo sconosciuto a tutti, era da quella mattina che si rifiutava di parlargli e anche solo di guardarlo.

«Remus, mi passi il succo di zucca?» domandò gentilmente James, ignorando completamente l'amico che lo guardava con gli occhi da cucciolo bastonato e lo chiamava in tutti i modi possibili e immaginabili da quando si erano seduti a pranzare.

«Tieni. Dovresti rispondergli, sai? Sta diventando snervante. Anche perchè non ho ancora capito perchè non gli parli...» fece Remus, allungandogli la caraffa, che James prese senza dare segno di aver sentito il suggerimento.

«Avaaanti Jamesssino, rispondimi! Jaaaamie!» supplicava intanto Sirius, dimentico del pranzo che giaceva praticamente intatto nel suo piatto.

«Sirius mangia, avanti. Ti risponderà.» cercò di convincerlo Remus che non desiderava minimamente vederlo morire di fame nel pomeriggio.

«Ma perchè non mi parla? Non ho fatto niente di male! Non gli ho toccato la scopa, non gli ho fatto dispetti mentre dormiva, non l'ho spettinato, non ho parlato male della Evans, non ho fatto niente!» protestò Sirius, cercando di capire perchè, per una volta che era completamente innocente, James doveva torturarlo così. Non l'avrebbe mai ammesso a voce alta, ma il fatto che il suo migliore amico nonché quasi fratello non gli parlasse non lo faceva sentire per niente bene.

«Salve ragazzi, che succede?» domandò Sunshine, avvicinandosi con Lily e Alice.

«James non parla con Sirius. Non sappiamo perchè. E Sirius non la smette di chiamarlo e non mangia.» le informò Remus con un sospiro.

Lily guardò curiosa i due amici, uno che fissava con insistenza il suo cibo e se lo portava, per una volta educatamente, alla bocca, l'altro che non gli staccava gli occhi di dosso e lo chiamava con insistenza, senza accennare a mangiare. Quei due potevano essere insopportabili più di chiunque altro lei conoscesse, ma doveva ammettere che si dovevano volere davvero bene se Black, che normalmente si abbuffava a più non posso, lasciava perdere il pranzo per supplicare l'amico di parlargli.

Intanto Sunshine si era seduta affianco a James, nel posto lasciato libero da alcuni del settimo anno, e Lily e Alice si sedettero al suo fianco, servendosi.

«Ciao Jamie.» Sun salutò l'amico che sembrò accorgersi solo in quel momento del loro arrivo.

«Ciao Sunny! Come va Evans? Lo sai che sei particolarmente bella oggi? Ti va di venire a Hogosmeade con me?» chiese James, tirando fuori il solito sorriso splendente.

«Meglio la Piovra Gigante, Potter!» rispose Lily senza nemmeno alzare gli occhi dal piatto.

«Lasciala stare Jamie, ormai dovresti rassegnarti sai?» rise Sunshine, lanciando per caso un occhiata a Sirius.

In quell'occhiata James vide un'altra prova del tradimento. Anche Sunshine allora sapeva che Sirius gli voleva rubare la Evans, e li appoggiava! Voleva che lui la lasciasse perdere cosicché lei potesse finalmente uscire con quel Black! Che traditori!

«Io non mi rassegno mai.» e senza finire il pranzo James si alzò e se ne andò, lasciandoli lì con un palmo di naso e l'aria perplessa.

«Ma che diavolo gli prende oggi?» chiese sorpreso Remus, la forchetta ancora a mezz'aria, mentre guardava con gli altri James uscire dalle porte della Sala Grande e sparire.

Sirius rimase immobile per un secondo, guardando senza davvero vederlo il suo piatto, poi si alzò anche lui e corse dietro a James.

«Ma che diavolo prende a quei due oggi?» si corresse Remus alzando gli occhi al cielo, tra il preoccupato e lo scocciato, infilando infine in bocca il pezzo di roast beef infilato sulla forchetta.

«Sono Potter e Black, Remus: rinuncia anche tu a capirli e vivrai meglio.» gli disse saggiamente Lily, pur sapendo che l'amico non avrebbe seguito il suo consiglio. Per una qualche strana ragione che lei non riusciva ancora a comprendere voleva bene a quegli scalmanati e si sentiva quasi in debito con loro, neanche lo avessero salvato da chissà quale destino orribile!

Nel frattempo, mentre i suoi amici si facevano domande sul suo strano comportamento James corse fuori nel parco, per poi rallentare appena i suoi piedi toccarono l'erba ancora del bel verde estivo.

«Potter! Tutto solo oggi? Hai litigato con il tuo fidanzatino?» James sobbalzò, uscendo violentemente dai suoi pensieri confusi, distratto da quella voce tristemente conosciuta.

«Vattene McCroy, non è giornata.» disse senza nemmeno voltarsi, continuando a camminare per la sua strada.

«Che gentile che sei Potter! Allora, cosa ha fatto il caro Black per abbattere così il grande James Potter? Ti ha tradito con lo straccione?» domandò beffardo il Serpeverde senza accennare minimamente ad andarsene.

James ebbe un sussulto a quelle parole e strinse i pugni per trattenersi, ma ancora non si voltò e non lo guardò.

«Ti ho detto di andartene McCroy. Non hai qualche primino da infastidire?» chiese James ignorando completamente le parole di Jared.

«Abbiamo te da infastidire, Potter.» ribatté quello, senza variare il tono piatto di voce.

James fece finta di non ascoltarlo più, ma all'improvviso colse un particolare della frase che gli era sfuggito:

Abbiamo?” pensò perplesso. Non voleva girarsi, ma la curiosità di vedere se c'era davvero qualcuno con il Serpeverde che lui non aveva sentito oppure era solo un'altra mania di McCroy parlare di sé stesso al plurale era troppa e alla fine ebbe la meglio sulla sua volontà di fingere disinteresse e si voltò.

McCroy non era solo: con lui c'erano Piton, Avery e Regulus. Come aveva fatto a non sentirli? Regulus ok, se aveva la stessa capacità del fratello di camminare senza fare il minimo rumore, e Mocciosus era talmente viscido che forse la terra si schivava per farsi toccare il meno possibile, ma Avery? Era un ragazzotto grande e grosso che faceva rumore anche quando respirava! Mah, misteri misteriosi che non aveva voglia di risolvere in quel momento.

«Ma Jared...forse dovremmo lasciare il piccolo Potter qui da solo a piangere perchè ha litigato con il povero Sirius!» propose con scherno Regulus. La sua voce era velenosa e beffarda ma i suoi occhi rimasero impenetrabili.

«Stai zitto, idiota. Andatevene tutti quanti!» si infuriò James. Era arrabbiato con Sirius senza un motivo vero e proprio, solo per un cazzo di sogno, aveva risposto male a Sunshine, aveva ignorato il suo migliore amico tutta la mattina, aveva ricevuto l'ennesimo sonoro “no” dalla Evans: non era davvero un buon momento per venire a rompergli le pluffe, oh no!

«Perchè ti scaldi Potter? Hai paura, senza i tuoi fedeli amichetti?» domandò Avery, alzando poi gli occhi verso McCroy, come in cerca di approvazione, senza peraltro riceverla.

«Dai Theo, ancora non te ne sei accorto? Potter e Black e tutti i Grifondoro sono prede facili se non sono tutti insieme, a coprirsi le spalle da soli! E poi Potter non saprebbe nemmeno vestirsi la mattina senza l'amico straccione!» lo appoggiò invece Piton, felice di essere lui per una volta quello in vantaggio e, soprattutto, con gli amici a coprirgli le spalle.

«Mi sembra che voi siate quattro contro uno, quindi il tuo discorso fila proprio Mocci...» replicò sarcastico James, che però iniziava a preoccuparsi, visto che i Serpeverde avevano estratto le bacchette.

«Vogliamo solo ripagare vecchi torti, Potter.» fece quello con voce melliflua e pericolosa.

«Ad esempio?» chiese con voce il più indifferente possibile James, mentre cercava senza farsi vedere la bacchetta nella borsa.

«Ad esempio lo scherzetto con le armature l'anno scorso, o quello del pudding, o quello sul treno, o forse anche quello del tuo amico straccione, della professoressa McGranitt...» cominciò ad elencare McCroy.

«E per questi scherzi innocenti voi...» James non riuscì a finire la frase che Avery aveva alzato la bacchetta e gliela aveva puntata al petto.

«Al diavolo! Jared, me ne frego dei professori, lo voglio vedere strisciare a terra!» esclamò, guardando con odio la mano di Jared che lo tratteneva per un braccio.

«Lo vedrai, Theo, ma fai attenzione!» lo redarguì quello con severità.

«Attenzione un cazzo! Io...» ribatté con rabbia Avery, mentre alcune scintille sprizzavano dalla punta della sua bacchetta,facendo indietreggiare James.

«Tu cosa Avery? Mi grugnisci in faccia? Oppure durante questi mesi hai imparato ad usare il bastoncino che tieni in mano?» James anticipò la risposta che McCroy stava per dare all'amico. Quelle parole però scatenarono davvero la rabbia di Avery. Questo alzò la bacchetta e urlò un veloce incantesimo che James non conosceva ma riuscì a schivare. Sull'erba restò una chiazza strinata.

«Avery cazzo, stacci attento! Che cazzo vuoi fare?» esplose McCroy, perdendo la compostezza davanti alla mossa pericolosa del compagno di casa.

«Idioti...» borbottò James, girandosi per andarsene. Fece solo un passo, prima di sentire la voce di Mocciosus dire qualcosa alle sue spalle e sentirsi colpito tra le scapole come da una martellata. Da come lo aveva descritto era lo stesso incantesimo che aveva usato anche con Sirius l'anno precedente. E faceva male, tanto che gli sfuggì un gemito.

«Questo era per lo scherzetto delle armature, Potter!» sibilò Piton, avvicinandosi con gli altri al Grifondoro, inginocchiato a terra.

«Idiota!» ringhiò James alzandosi, trattenendo un altro lamento. All'improvviso però si sentì attorcigliare la lingua e le gambi che diventavano molli. Ricadde in ginocchio.

«Insulta di meno, Potter. E stai lì, al tuo posto.» ghignò McCroy accovacciandosi davanti a lui.

«Al diavolo, McCroy!» riuscì a borbottare James, cercando di raggiungere la bacchetta che gli era caduta.

«Ancora Potter? Incarceramus!» fece Piton, facendo comparire delle corde che si avvolsero strettamente attorno al torso di James.

«Non male come primo giorno, vero Potter?» chiese McCroy. «Reg, prego. Tocca a te.» aggiunse poi, rivolto al più piccolo. Regulus alzò la bacchetta, senza alcuna espressione sul volto pallido, aprì la bocca e...

«Expelliarmus! Piccolo idiota! Pietrificus Totalus! Fermo lì, Mocciosus! Pietrificus Totalus! Impedimenta! Pietrificus Totalus!» Regulus venne Disarmato e gli altri tre Pietrificati.

«Sirius!» chiamò James, felice di vedere il suo migliore amico.

«Jam! Tutto ok? Ti ho seguito subito ma quel demente di Nott mi ha trattenuto e...» fece Sirius sollevato di essere arrivato in tempo, così tanto che non si rese nemmeno conto che James gli parlava di nuovo.

«Tutto ok.» disse solo James mentre Sirius lo liberava. Un sussurro alle loro spalle li fece voltare, ma nessuno dei due volle fermare Regulus che liberò i suoi amici e poi sparì.

«Non male come inizio anno, no?» chiese ironico James, riprendendo le parole di McCroy e facendo ridere Sirius. Poi si alzarono in piedi e, come se nulla fosse successo, tornarono dentro. Naturalmente si sarebbero vendicati.

 

**

 

I Serpeverde, ancora furenti per la figura fatta in giardino, si rifugiarono nell'aula di Pozioni, in attesa che la lezione iniziasse.

Avery imprecava sonoramente, maledicendo Potter, Black, Godric e chiunque altro gli venisse in mente. Piton borbottava sottovoce, un libro in grembo che non aveva l'aria di stare leggendo. Jared guardava Regulus e Regulus guardava Jared. Sembravano immersi in una conversazione, anche se in realtà le loro labbra erano immobili, contratte in una smorfia contrariata.

«Dobbiamo fargliela pagare!» esclamò in quel momento Avery, cercando di attirare l'attenzione del suo compagno di stanza e del più piccolo, che lo ignorarono.

«Come intendi fargliela pagare, Theo? A James-sono-un-cretino-bastardo-prepotente-ma-sono-il-cocco-della-McGranitt Potter e a Sirius-traditore-del-mio-sangue-e-idiota-patentato Black? Troverebbero il modo per renderti ridicolo davanti a tutta la scuola!» se ne uscì Piton, arrabbiato.

«Come fanno con te, Piton?» lo punzecchiò Theo, giusto per sfogare la sua irritazione su qualcuno. Severus arrossì sgradevolmente e si girò dall'altra parte, affondando il lungo naso nel libro di Pozioni.

«Va al diavolo, Avery!» esclamò, sempre senza guardarlo.

«Vienici con me, Piton! Ma forse preferisci rimanere con la tua sporca rossa!» lo provocò ancora Avery. Questa volta però, Piton chiuse con un colpo secco il libro ed estrasse la bacchetta, puntandola tra gli occhi dell'altro.

«Taci, idiota. E lascia Lily fuori da tutto questo, chiaro? Non nominarla nemmeno!» sibilò a pochi centimetri dal naso dell'altro Serpeverde. Avery stava per replicare, quando la voce di McCroy li interruppe.

«Smettetela tutti e due! Possibile che tu non sappia pensare e stare zitto Theo? E tu, Severus, mi aspettavo un po' più di cervello da te! Io e Reg stiamo provando a trovare un piano di vendetta!»

«Guardandovi teneramente negli occhi?» ghignò Avery, liberato dalla minaccia della bacchetta di Severus che era ritornata nella tasca.

A quelle parole Regulus arrossì, lasciando che la maschera di perfetta indifferenza si incrinasse, mentre Jared scoppiò a ridere.

«Non sono un frocio schifoso, se è questo che vuoi insinuare!* Ma Regulus ha una mente interessante e, al contrario di te, sa formulare pensieri degni di questo nome. Con lui posso anche formulare un piano decente.» ribatté appena ebbe finito di ridere, con voce sprezzante e gelida.

Avery rimase zitto, senza sapere cosa replicare, né tanto meno osando ribellarsi a quello sguardo implacabile. Piton invece assunse un'aria interessata e si avvicinò ai due.

«Quindi, qual è la vostra idea?» domandò curioso.

«Questo non è il posto più adatto per parlane, decisamente. E in più dobbiamo ancora raffinarlo. Queste ore con quell'idiota di Lumacorno (NdA per Alessia98HP_1D: indovina?? ti giuro, stavo per scrivere Lumaheco!! ;) tutta colpa tua!! <3) ci saranno utili, poi stasera ne parleremo in Sala Comune, lontano dalle orecchie indiscrete. Ma comunque per ora abbiamo solo un'idea, niente di concreto. Servirà tempo per attuarlo.» rispose con un ghigno Jared, sistemando la sua borsa sulla solita sedia, lontano dagli altri.

«Io però devo andare, Jared. Ho la Mc ora, con quei mollaccioni di Tassorosso.» fece Regulus, alzandosi e raccogliendo le sue cose, ricordando agli altri che, nonostante passasse il 90% del suo tempo con loro, andava al secondo anno e non seguiva le loro stesse lezioni.

«Uhm sì, hai ragione. Bè allora queste ore dovrò utilizzarle in qualche altro modo.» fece McCroy, passando all'amico una piuma che gli era caduta dalla borsa.

«Divertiti allora. Ci vediamo dopo.» e, sempre con la stessa espressione impassibile in faccia, Regulus afferrò la piuma e se ne andò. Per il corridoio però, incontrò suo fratello. Era come al solito con quell'idiota di Potter, quello straccione di Lupin e il ciccione, che non aveva nemmeno idea di come si chiamasse.

«Ciao Reggy! Vi siete ripresi dalla paura?» lo salutò ghignando Sirius, facendo ridere il suo compare. Regulus sentiva impellente il bisogno di scappare, di piangere, di tirare uno schiaffo a suo fratello o anche solo di urlargli contro, ma fece finta di nulla e continuò a camminare, avvicinandosi sempre di più a loro, che si misero ovviamente un mezzo, bloccandogli la strada.

«Evidentemente no, Sirius, lascialo andare nel suo antro verde a cambiarsi i pantaloni!» lo prese in giro Potter, mentre lo straccione tirava ad entrambi uno schiaffo leggero sulla nuca, che i due accettarono senza scomporsi.

Sirius rideva. E questo faceva davvero male. Una volta, quando Bellatrix o gli altri bambini lo prendevano in giro, Sirius arrivava sempre e lo difendeva, o se lo portava via perchè così Regulus non doveva affrontare anche la vergogna di farsi vedere piangere davanti a tutti. Ma adesso rideva. Rideva di lui. Regulus sentì il ghiaccio che aveva dentro avvolgere prontamente il suo cuore, per non lasciare che le emozioni corressero troppo, per lasciarlo indifferente.

«Sir, Jam, avete fatto pace?» una voce nuova arrivò da poco distante, dalla biondina che girava con suo fratello. Stava arrivando insieme alla Evans, la rossa che tanto piaceva a Severus, per quanto lui si ostinasse a negarlo.

«Sì, anche se lui non mi ha voluto spiegare perchè ce l'aveva con me!» rispose allegro Sirius, guardandola. Negli occhi del fratello, per un istante, Regulus vide una luce nuova, che non aveva mai visto, che lo illuminava dentro. Poi quella luce si spense, per essere sostituita da una sarcastica. «E tutto grazie al mio fratellino qui!» aggiunse, tornando a ghignare nella direzione di Regulus, che, al diavolo l'educazione, decise di affrettare il passo, dare una spinta a Potter e passare. Era già in ritardo per la lezione.

«Vaffanculo.» sussurrò, passando vicino a Sirius, che spalancò gli occhi, sorpreso da quella reazione così decisa. Poi Regulus girò l'angolo e non lo vide più.

Rallentò di nuovo il passo, stringendo i pugni, digrignando i denti. Voleva che soffrisse. Voleva cancellargli quel sorrisetto così sconosciuto, così diverso da quello del vecchio Sirius, dalla faccia. Voleva fargli male.

Senza badare a dove andava, Regulus camminava per i corridoi, finchè non andò quasi a sbattere contro qualcuno. Alzò lo sguardo e vide il nuovo custode. Il vecchio Pringle, sfinito da tutti quegli anni passati a pulire, a lucidare, a rincorrere studenti, ad evitare i loro scherzi, era andato in pensione e al suo posto era stato assunto quest'altro. Non era grigio e rugoso quanto Pringle, ma non doveva essere troppo giovane nemmeno lui, sebbene sembrasse decisamente più vivo. Forse era la luce cattiva e rabbiosa che brillava in quegli occhi, forse le membra ossute e i capelli radi, ma a Regulus sembrò adatto a tenere testa a quegli idioti come Potter. Peccato che in quel momento ce l'avesse con lui, dato che non era a lezione come sarebbe stato giusto.

«Come mai non sei in classe, ragazzino?» domandò con voce aspra il custode.

«Mi ha intralciato un corridoio pieno di Caccabombe poco più in là, signore.» mentì con naturalezza Regulus, indicando una direzione a caso.

«Caccabombe? Oh, li prenderò, eccome se li prenderò!» e senza più curarsi di lui, il nuovo custode, meglio conosciuto come Argus Gazza, sparì, seguito da un'inquietante gatta grigia, spelacchiata e scheletrica, dai grandi occhi gialli, che soffiò malevola contro Regulus quando gli passò accanto.

Senza scomporsi, Regulus riprese il suo cammino e, consapevole di non voler entrare a metà lezione della McGranitt, si diresse verso i sotterranei. Si sarebbe inventato una scusa, sicuramente, e a parte togliergli qualche punto che poi avrebbero sicuramente recuperato, o dargli compiti in più che avrebbe fatto fare a qualcun'altro, Regulus sapeva che la professoressa non avrebbe potuto fare altro.

Regulus sfoderò un ghigno, pensando alla menzogna che aveva appena inventato, alla punizione scampata, all'insulto che aveva rivolto al fratello e al piano che si stava cominciando a formare nella sua mente e in quella di Jared.

Al pensiero dell'amico il ghigno si addolcì, diventando quasi un sorriso vero, ma ben presto, anche se non c'era nessuno a guardarlo, Regulus lo indurì, per poi lasciarlo sparire del tutto. Doveva rimanere impassibile, impenetrabile, ghiacciato. Era così che si comportava un Black.

«Basilisco.» mormorò quando arrivò davanti alla porta della Sala Comune. Con un sospirò entrò, era quasi deserta. Si lasciò cadere sul suo letto senza curarsi dell'etichetta, della compostezza, di tutte quelle cavolate sui Black. E, mentre nessuno poteva vederlo, Regulus lasciò scappare le lacrime che premevano per uscire, lasciando che gli rigassero le guance. Poi si addormentò, pensando a degli occhi e un sorriso, che decisamente non sarebbero dovuti essere nella sua testa.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

*non pensate male, io non sono per niente contro i gay, anzi li appoggio completamente, ma McCroy no, e quindi non poteva dire “Non sono un gentile omosessuale” no? E chiedo scusa se qualcuno si è offeso o pensa che io abbia buttato lì l'argomento con decisamente poca delicatezza, ma sono Serpi, la delicatezza è una loro qualità quanto il parlare correttamente è una di Grop!

 

 

Spazio dell'Autrice

Eccomi qua...ormai non ci provo nemmeno più a scusarmi per il ritardo, sono irrecuperabile! Davvero, la mia Ale ogni tanto mi chiedeva a che punto ero con il capitolo e io ogni volta “ferma sempre allo stesso punto”. Non riuscivo mai a trovare un momento in cui avessi sia ispirazione che tempo per scrivere! Comunque adesso ce l'ho fatta (al dire il vero volevo aggiornare ieri ma alla fine non ho più fatto in tempo) e habemus capitolum (?)

  1. Prima cosa: Aleeeeeee!! hai visto il sogno? Tutto per te, cara! Scusate, ma quella è stata una mia/sua idea e mi ha fatto la corte per secoli perchè la inserissi! :D Spero che vi sia piaciuto. Ci tenevo a far notare il comportamento assurdo e i ragionamenti illogici di James...non sono troppo OOC vero? XD

  2. Avete presente il “piano d'attacco” di Remus? Un po' diverso, ma il concetto è quello, me lo faccio io nella mia testa ogni mattina prima di alzarmi ;)

  3. Spero che anche Sirius non sia troppo OOC con i suoi lamenti, ma del resto se il vostro migliore amico di punto in bianco non vi parlasse più, non lo fareste anche voi?

  4. Le Serpi non sono gentili, no no, ma non credo di aver esagerato nemmeno lì...o almeno lo spero!

  5. Alla fine invece di “seguire” come sempre i Malandrini ho deciso di andare dietro alle Serpi. Ecco, è una cosa che credo farò ad ogni capitolo d'ora in poi (o quasi) primo perchè mi piace entrare nella testolina nera (ah ah ah. Pessima!) di Regulus e secondo perchè sarà importante man mano che la storia va avanti! Spero non vi dia troppo fastidio e vi piaccia questo piccolo cambiamento!

  6. Uh sì, scusatemi per il linguaggio, ma a parte che io sono una persona (abbastanza) volgare (cioè io uso “cazzo” praticamente ogni dieci parole...sono pessima, lo so! Soprattutto quando sono arrabbiata!) e mi devo trattenere un sacco per non scriverlo ogni volta che mi verrebbe, loro stanno crescendo e i ragazzini di quell'età si sentono grandi e forti a usare parole del genere...o almeno così la penso io! Spero che non vi dia troppo fastidio perchè, vi avviso, le parolacce aumenteranno con l'età!

  7. Un grazie a Annie98, Lisajackson, Alessia98HP_1D (tu e il tuo Lumacheco maledetto!!! :D), Jeis, Hoshi Kudo e Federchicca Hufflepuff! Vi amo ragazze!!

  8. Un bacio speciale per la mia AleJackson...senza di te non riuscirei mai ad andare avanti in questo modo! Mi arenerei tristemente, troppe idee confuse nella testa, senza riuscire a completare nulla! Ti voglio bene <3

E adesso basta, mi tolgo dai piedi!! Ciao belli! <3

*dD*

PS: uh sì! Avete dato il Benvenuto a Gazza? Finalmente l'ho inserito!! :D
Pps: tipo sono andata stra in crisi per le immagini!! Non sapevo che mettervi...mi limiterò a questa...Reg per me è lui...(logaaaaan <3) e solo per farvi un'idea degli occhioni di McCroy (lo so, non ve ne frega niente, ma mi sono troppo venuti in mente così!)




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Capitolo 60
*** No answers ***


 

 

 

 

 

No answers

 

 

 

 

Dopo l'agitazione dei primi giorni di scuola, la vita a Hogwarts ritornò normale. Per quanto normale possa essere la vita in una scuola di magia frequentata da pazzi come James Potter e Sirius Black, ovviamente.

I due avevano cercato vari modi per vendicarsi sui Serpeverde, che avevano provato a divertirsi a loro spese, ma nessuno scherzo, dispetto o trabocchetto sembrava abbastanza...vendicativo per loro. In più, approfittando del fatto che Remus e Sunshine sembravano non avere ancora voglia di obbligarli a fare i compiti, Sirius e James avevano passato diverso tempo a gironzolare rispolverando vecchi passaggi segreti o a cercarne di nuovi, seguiti qualche volta dal fido Peter, che camminava sulla loro scia come un cagnolino. I due Grifondoro inoltre avevano anche cercato di portare avanti la loro ricerca sugli Animagus, senza troppo impegno al dire il vero, ma si erano ben presto annoiati di sfogliare libri a vuoto, così avevano abbandonato quell'attività a favore di altre più divertenti.

Avevano fatto un sacco di scherzi “minori” ed erano anche dovuti fuggire un paio di volte da Gazza, che sembrava averli presi di mira, ma a McCroy, Regulus e gli altri niente. C'erano state ovviamente le solite prese in giro a Mocciosus, ma quella era routine ormai!

La cosa che però tutti quanti aspettavano (se per tutti quanti si intende James Potter e quelli che dovevano ascoltare i suoi interminabili discorsi) erano le selezioni per le squadre di Quidditch. Diversi giocatori si erano diplomati l'anno precedente e tutte le squadre si erano ritrovate incomplete e quindi erano stati affissi nelle bacheche i giorni per presentarsi alle selezioni.

«Venerdì! Tra due Venerdì, ti rendi conto?» James entrò gridando in camera dei Malandrini, dove c'erano Sirius, disteso sul letto con un libro sula pancia, intento a contemplare concentrato il nulla, Remus, che ricontrollava per l'ennesima volta il suo tema di Pozioni, Peter, che rispondeva ad una lettera dei suoi genitori seduto a terra, e Sunshine, che leggeva, tranquillamente seduta vicino alla finestra.

«Mmm...» mugugnò per tutta risposta Sirius, senza nemmeno informarsi di che cosa stesse parlando il suo amico, senza staccare gli occhi dalle tende del suo baldacchino.

«SIRIUS BLACK! Mi stai ascoltando?» gridò James, alzando le braccia al cielo con la sua solita teatralità, avvicinandosi a grandi passi all'altro. Peter alzò la testa dalla lettera per assistere allo spettacolo, mentre Sunshine e Remus rimasero impassibili.

«No, Jamie, non ti sto ascoltando, mi sono perso a Venerdì. Ma immagino che tu stia parlando delle selezioni per la squadra, dato che ultimamente non fai altro.» rispose con voce distratta Sirius, senza guardare l'amico, che rimase in silenzio in cerca di un altro buon motivo per urlare e sfogare la tensione.

«E sinceramente, amico, davvero non capisco di che cosa tu ti stia preoccupando. Sei James Potter no? L'anno scorso hai vinto una partita con un braccio rotto e una spalla conciata male, chi diavolo sarebbe così presuntuoso da presentarsi contro di te?» aggiunse Sirius, sperando di riuscire a toglierselo dai piedi.

«Uhmm...hai ragione! Io sono il migliore! Non dovrò nemmeno impegnarmi!» esclamò felice James, dopo averci pensato un po'.

«Mmm-mmm...» replicò Sirius, di nuovo distratto.

«Sirius, ma si può sapere che hai? Sembra quasi che tu stia pensando!» intervenne in quel momento Remus, facendo ridacchiare sottovoce Sunshine, ma Sirius non gli rivolse nemmeno uno sguardo scocciato.

«Sto pensando, infatti, Remmy caro.» rispose invece il ragazzo, lasciando spiazzati tutti gli altri.

«Tu...tu stai pensando? Senza nessuno scopo criminale?» chiese allibita Sunshine.

«Naaah. Nessuno scopo criminale.» fece Sirius, mentre James spalancava la bocca stupefatto.

«Senza che nessuno ti abbia obbligato?» domandò a sua volta Remus, cercando di trovare un senso in quella situazione. Avanti, Sirius Black non pensava! Lui credeva di essere troppo superiore agli altri per averne bisogno, se non per pianificare scherzi e altre malandrinate!

«No, Rem. Nessuno mi obbliga.» Sirius sembrava decisamente annoiato da tutte quelle domande e continuava e tenere lo sguardo fisso e l'espressione persa.

«Sirius, cosa ti sei fumato?» domandò allora James, cercando di riprendersi.

«Niente Jamie! Per le mutan...Godric! Non si può stare un attimo in pace!» e, senza guardare gli amici, Sirius si alzò, raccolse la sua borsa da terra e se ne andò via.

 

Caro Sirius,

come stai? Lo sai che mi manchi? Ok, non volevo dirtelo, ma mi manchi. Mi manca guardarti di nascosto, mi manca ridere con te, mi manca baciarti in corridoio quando James non vede. Mi manchi e mi sento un po' uno schifo a dirtelo, ma credo sia meglio così. Ho trovato un ragazzo sai? Avevamo detto che eravamo liberi, ricordi? E mi sentivo così sola...si chiama Jake. È alto, e bello (anche se non quanto te, lo sai!), e ha un anno in più di me e, oddio, mi fa impazzire! È sempre così dolce, carino e la sua timidezza è adorabile, e poi mi fa ridere e...ok. Non t'interessa tutto questo vero? Io...io volevo che tu lo sapessi però.

È tanto che non mi scrivi sai? Che c'è, sei troppo impegnato per me? Non mi racconti mai niente...

Ti prego, rispondimi

Jo

 

Sirius rileggeva la lettera per quella che doveva essere ormai la millesima volta chiedendosi come avrebbe dovuto sentirsi. Geloso? Bè, sì un po' lo era. Irritato? Oh sì, anche quello lo era! Arrabbiato? Giusto un pochino, ma niente di che. Triste? Probabilmente. E allora perchè non lo era? Anzi, era felice perchè così Jo non sarebbe più stata sola. E quello non era assolutamente normale. Ma allora cosa voleva dire?

Lui sapeva che Jo era bella e quando la vedeva aveva voglia di baciarla, di sentire il suo corpo caldo contro il suo, aveva bisogno di vedere che stava bene ed era felice. Che cos'era Jo per lui? Non ne aveva idea. Le voleva bene, ovvio, e gli piaceva baciarla, ma...niente di più. Confuso, pensieroso e cupo afferrò una piuma che aveva nella borsa e cominciò a scrivere una risposta per Jo, ma accartocciò ogni foglio, senza riuscire a finirne una. Rimase seduto sul pavimento della Guferia fino all'ora di cena quando, irritato, se ne andò in Sala Grande.

«Sirius! Dove ti eri cacciato?» gli gridò James appena si fu seduto accanto a lui.

«In giro.» rispose vago Sirius, ancora pensieroso.

«Seriamente, Sir, sei sicuro di stare bene?» domandò un po' in ansia Remus, preoccupato da quell'aria molto poco da Sirius.

«Mm? Sì sì...sto benissimo. Peter, passami le patate!» Sirius si gettò sul cibo con la solita foga e Remus decise che non valeva la pena insistere, magari era solo una serata strana. Si voltò verso Sunshine, un po' più in là tra Emmeline e Alice, di fronte a Lily e le fece un cenno per assicurarle che andava tutto bene. Con un sorriso la ragazza lo ringraziò e poi riprese a parlare con Lily.

«Ma Lils, e lui cosa dice?» stava chiedendo in quel momento Emmeline alla rossa, che infilzava con rabbia la sua insalata.

«Niente! Quando provo a introdurre la cosa o gli butto lì qualche accenno, lui cambia discorso o fa finta di non sentire! Ma non mi piacciono le persone con cui va in giro! Ultimamente ha passato più tempo con loro che con me!» sbottò la ragazza, scuotendo con rabbia la chioma infuocata, trattenuta in una coda.

«E tu diglielo chiaro e tondo! O la smetti di preferire quelle dannate Serpi a me, oppure ciao!» replicò con forza Alice.

«Ma Alice! Io non voglio che sia costretto a scegliere!» fece allarmata Lily, alzando gli occhi verso le amiche.

«Oh andiamo zuccherino! Lo sai che sceglierebbe te!» rise quella, facendo arrossire Lily.

«No...cioè sì..cioè, non è questo il punto! Io voglio che capisca da solo che non sono persone...raccomandabili!» disse confusamente la rossa, mentre Alice continuava a ridere.

«Lils, lui è un Serpeverde, loro sono Serpeverde, è normale che abbia dei rapporti con loro. Fagli solo capire che non ti piacciono come persone e spingilo delicatamente verso quello che vuoi tu, ossia che passi meno tempo con loro.» suggerì Sunshine, cercando di trovare una soluzione per l'amica che ormai stava impazzendo per i consigli assurdi di Alice e le sue non troppo velate insinuazioni.

«Hai ragione, Sun. Credo farò così....vorrei che se ne accorgesse da solo però...» sospirò l'altra ragazza, gettando una veloce occhiata verso il tavolo verde-argento, dove la testa unt...nera di Severus si scorgeva tra quella di Mulciber e quella di Avery. Poco distante Regulus e Jared mangiavano uno accanto all'altro, parlando piano, tirandosi fuori dalla confusione che i loro compagni avevano creato attorno a loro con la loro aria aristocratica.

«Guardali! Idioti, viscide, schifose vipere! Sirius, dobbiamo assolutamente vendicarci! Sta diventando imbarazzante la cosa...» sbottò improvvisamente James, fissando Nott e Avery che facevano smorfie verso di loro, sembrando più dei babbuini stupidi che minacciosi, ma era il gesto che contava!

«Infatti...non dobbiamo dar loro l'idea di avere paura e ormai sta passando troppo tempo! Dobbiamo fare qualcosa di grosso.» rispose Sirius, che finalmente aveva deciso di relegare Jo in un angolino confuso della sua mente e di concentrarsi sui suoi amici, e sulla cena.

«Io ho un'idea....» borbottò dopo un po' James, cercando di tenersi fuori dalla portata delle orecchie dei vicini, e di Remus. Sirius si avvicinò di più a lui, per sentire meglio.

«Dimmi.» sussurrò, esortando l'amico a continuare.

«Sarà difficile e implicherà la violazione di una trentina di regole, comprese la 15b e la 5...» lo avvisò James, consapevole che però quello avrebbe soltanto spinto l'amico ad appoggiarlo.

«15b: è vietato introdursi negli uffici degli insegnanti, se non sotto loro precisa richiesta. 5: è vietato entrare nella Foresta Proibita, nuotare nel Lago Nero e uscire dai confini della scuola senza autorizzazione.» recitò Sirius che, insieme a James si era praticamente imparato a memoria il regolamento, o almeno buona parte, per sapere sempre il numero di regole che stavano infrangendo e quindi rendere ogni cosa più eccitante e divertente. «Mi piace...dimmi!»

«Allora...per prima cosa...» iniziò a spiegare James, mentre Remus li guardava, facendo finta di non sentire niente. Non poteva sgridarli lì, in mezzo alla Sala Grande, ma magari in Dormitorio...e poi in fondo in fondo i Serpeverde se lo meritavano! Certo, quello era decisamente eccessivo, soprattutto vista la quantità di regole che James e Sirius volevano infrangere, ma Remus era anche curioso di sapere se sarebbero davvero riusciti a portarlo a termine. L'avrebbe permesso?

Non permetterlo, Remus!

Lo so, voce nella mia testa, lo so! Ma del resto, è geniale!

Non è geniale! È scorretto!

Sono stati loro ad attaccare James però...quattro contro uno!

E per questo loro vorrebbero vendicarsi così? Avanti Remus, devi fermarli!

Non riuscirò mai a fermarli! Niente e nessuno riesce a fermare James Potter e Sirius Black all'opera!

Ma tu sei Remus Lupin, dannazione! Sei loro amico, conterà qualcosa!

No, e anche tu lo sai, voce che assomiglia a quella di Sunshine.

Ma, hai sentito! QUESTO è completamente illegale, e non solo per le regole della scuola!

Non li scopriranno mai...

E se li scoprissero? Devi fermarli per il loro bene!

Ma...

«Remus, perchè stai borbottando da solo?» la voce di Peter si insinuò nella discussione mentale di Remus, che si riscosse, trovando il viso tondo dell'amico a pochi centimetri dal suo.

«Uh eh? Niente, Peter, niente. Stavo solo...pensando.» rispose, cercando di non perdersi tutti i punti dell'infinito piano di James.

«Pensano tutti un sacco, oggi...» commentò perplesso Peter, ricominciando a mangiare il suo dolce. Remus rise, ma non replicò. Quella parte del piano non sarebbero mai riusciti a realizzarla!

 

Una settimana dopo....

 

«Ma come avete fatto?» domandò più che sorpreso Remus.

Tutti e quattro i Malandrini erano rannicchiati sotto al Mantello di James e stavano sbirciando dalla porta dell'infermeria all'interno della stanza.

«A Mocciosus abbiamo dato una Pozione Pruriginosa*, niente di che...ma mi sa che non era proprio perfetta!» ridacchiò James, indicando Piton, seduto su un lettino, ricoperto di bolle violacee, che prendeva una pozione dal colore poco invitante dal cucchiaio che gli porgeva Madama Chips.

«Ad Avery abbiamo solo dato un po' di Pozione Saltellante* ma forse era un pelino potenziata...» aggiunse Sirius, indicando il Serpeverde che saltellava per tutta la stanza, senza riuscire a fermarsi, andando addosso ai mobili e riempiendosi di lividi.

«A McCroy abbiamo dato un po' di Amortentia, comprata per tre galeoni alla “Testa di porco”, per farlo innamorare di una Tassorosso del settimo anno. Lo ha preso a incantesimi prima e a schiaffi poi!» ormai James rideva incontrollabilmente, cercando di non farsi sentire, mentre McCroy, disteso su un lettino, si massaggiava pensieroso una guancia, pieno di strani tentacoli e bubboni su tutto il corpo.

«Ma con il mio caro fratellino abbiamo dato il meglio di noi! Pozione Canterina* modificata da noi, grazie a proficue incursione nella Foresta!» Sirius si appoggiò a Peter, piegato in due dal ridere, mentre Remus si sporgeva per cercare di scorgere Regulus. Quando finalmente vide il povero ragazzo, coperto di piume marroncine e grigie, le braccia gonfiate per cercare di assomigliare ad ali e il naso adunco e arancione, non riuscì più a trattenersi dal ridere.

«Oh Godric! Ahahah!!! Ma come ci siete riusciti?» domandò ansimando, cercando di riprendere fiato tra una risata e l'altra. James e Sirius si lanciarono uno sguardo soddisfatto, prima di lanciarsi in una prolissa spiegazione del loro piano che prevedeva un furto notturno delle pozioni a Lumacorno, una visita alla Foresta Proibita per trovare alcuni ingredienti, un'incursione in cucina per procurarsi il cibo e vari stratagemmi per far mangiare ai Serpeverde giusti il cibo “corretto”.

«...e abbiamo fatto tutto questo senza dare l'occasione a te e a nessun altro di scoprirci o fermarci!» concluse trionfante James, osservando l'espressione a metà tra lo stupito, l'orripilato, l'ammirato e il divertito di Remus.

«Al dire il vero io avevo sentito il vostro piano, ma non credevo sareste riusciti a realizzarlo...» ammise quello, alzando le spalle e tornando a sbirciare dalla porta dell'Infermeria.

«E non hai provato mai mai mai a fermarci?» chiese Sirius spalancando gli occhi.

«Tu ci sorprendi Remus!» esclamò a sua volta James.

«Chi c'è qui fuori?» la porta dell'Infermeria si spalancò e Madama Chips mise la testa fuori, osservando il corridoio apparentemente vuoto per qualche istante prima di chiudere per bene la porta.

«Ecco, ti sei fatto scoprire!» esplose Sirius, appena si sentì il secco CLAC dell'uscio che si chiudeva.

«Io? Ma se anche tu parlavi!» replicò James, dando una spinta all'amico che quasi cadde fuori dal mantello.

Remus non si preoccupò nemmeno di interromperli, li prese semplicemente per un braccio e li trascinò di nuovo verso la Torre di Grifondoro, mentre i due continuavano a bisticciare.

 

**

 

«Sirius, sono oggi! Sono oggi! Dannazione, svegliati Sirius!» James scuoteva con energia una spalla di Sirius, che cercava inutilmente di rimanere aggrappato al sogno che stava facendo.

«Che cazzo succede oggi?» sbottò inviperito, dando una spinta all'altro perchè si staccasse dal suo braccio.

«Le selezioni!» rispose agitato James, irritato dal fatto che l'amico non l'avesse ancora capito.

«E a che ore sono, Jamie adorato?» chiese chiese con voce pericolosamente dolce Sirius.

«Alle cinque, ma...» fece l'altro.

«E che ore sono adesso?» domandò sempre con lo stesso tono di voce Sirius, interrompendo l'amico.

«Le sei e mezza di mattina ma...» replicò James, cercando invano di concludere una frase.

«E ALLORA TORNA A LETTO!» ruggì Sirius, girandosi poi dall'altra parte e ficcando ostinatamente la testa sotto al cuscino, non dando più segni di vita. Nel frattempo la sua soave voce aveva però svegliato Remus e Frank, mentre Peter continuava imperterrito a dormire.

«Che succede?» domandò con voce confusa Frank.

«Sirius mi ha rimandato a letto! Ma tra dieci ore e mezza ci sono le selezioni e io volevo andare ad allenarmi e invece...» cominciò a spiegare James, ma venne interrotto, di nuovo, da Remus.

«James, vai a letto!» disse quello, con voce pericolosamente aggressiva. La luna si avvicinava...

«Ma...» un ringhio, proveniente dal letto di Sirius fermò ogni protesta e James se ne tornò brontolando a letto, mentre gli altri cercavano di tornare a dormire.

Quando finalmente anche gli altri si alzarono, James ricominciò con le sue lamentele, stressandoli per tutta la giornata. E non solo loro! Irritò la Evans, più del solito, chiedendole ininterrottamente se sarebbe andata a vedere le selezioni, infastidì la McGranitt perchè non riusciva a stare fermo e zitto per più di cinque minuti di fila, quando si impegnava, fece quasi venire una crisi isterica a Peter, finchè finalmente, a pranzo, Sirius non si stufò e pagò dieci falci a uno studente del sesto anno perchè gli gettasse un Silencio. Naturalmente quando la McGranitt lo scoprì tolse venti punti a Grifondoro, ma intanto si erano salvati per quasi un'ora.
Finalmente alle quattro un quarto (“Voglio essere lì prima! Voglio studiare bene il campo!”, “Ma James, tu ci sei stato miliardi di volte in quel campo!” “Lo so, Remus, ma meglio essere previdenti!”) James trascinò tutti i suoi amici sugli spalti, ad aspettare le cinque.

«Ancora non capisco perchè non vuoi provare anche tu, Sirius! Saresti un Battitore discreto, sai?» disse per l'ennesima volta rivolto all'amico.

«Discreto? Sarei un bravissimo Battitore, ma io punto più in alto!» rispose Sirius con un ghigno, senza guardare l'altro.

«Ma cosa puoi volere di più? Vuoi fare l'arbitro?» domandò Peter, ingenuo come sempre.

«No, Pet, quasi. Voglio avere il megafono!» svelò Sirius, mentre sul viso di Remus compariva uno sguardo terrorizzato. James invece scoppiò a ridere.

«Sarebbe fantastico! Anche perchè come Battitore avresti sfigurato di fianco a Corinne!»disse a Sirius, facendogli una linguaccia quando quello lo guardò scocciato.

«Adesso è lei il Capitano, giusto?» domandò Sunshine, giusto per cambiare discorso, senza distogliere gli occhi dal suo libro.

«Sì, giusto. Della squadra dell'anno scorso sono rimaste Emily, Cori e poi Pearson. Ma Cori ha detto che devono fare i provini anche loro! Che scocciatura!» brontolò James.

«Per noi, vuoi dire?» lo prese in giro Sirius, ricambiando la frecciatina di poco prima dell'altro.

«James, non dovresti andare a...riscaldarti o che so io?» chiese ancora Sunshine, ben decisa a non far cominciare un altro litigio.

Subito James si alzò entusiasta e, afferrata la sua fedele scopa, si alzò in volo sul campo.

«Sai chi manca nelle altre squadre?» domandò dopo un po' Peter a Sirius, che annuì.

«Ai Corvi manca solo un Cacciatore e il Cercatore, dei Tassi il Portiere, un Battitore e un Cacciatore, ma mi sembra che anche loro faranno da capo tutti i provini, e alle Serpi mancano il Cercatore, un Battitore e due Cacciatori.» lo informò quello, guardando l'orologio e sfregandosi le mani infreddolite.

«Siriuuuuuus! Che ore sooooono?» gridò in quel momento James, svolazzando vicino ad una delle porte.

«Le quattro e mezza!» gli urlò in risposta Sirius. James lo invitò a volare un po' con lui e poco dopo entrambi stavano volando, lanciandosi una mela e ridendo.

«James Potter vieni giù!» una voce diversa riscosse i due ragazzi se guardarono attorno e si accorsero che pian piano gli spalti si erano riempiti. Corinne, che era cresciuta molto durante l'estate e si era fatta ancora più carina, era al centro del campo, vicino al baule con le palle e faceva cenno loro di scendere.

«Scusa Cori! Chi inizia?» domandò James atterrando di fianco a lei, mentre Sirius tornava dagli altri.

«I Cacciatori. Voglio trovare dei compagni a Emy.» rispose quella, facendo un cenno alla ragazza che si avvicinò con un sorriso.

«Ciao James! Come stai?» domandò quella, appena fu a portata di voce. Si era lasciata crescere i capelli, che adesso le arrivava sotto alle spalle, in una cascata di riccioli castani.

«Bene dai, tu?» rispose James tutto allegro.

«Ragazzi, non siamo qui per fare conversazione! Volete darmi una mano o no? E avete visto Bob?» Corinne cominciava a spazientirsi e si passava nervosa le mani tra i capelli, spostando una ciocca nera dietro le orecchie.

«Pearson? Io no! Lo aspettiamo?» fece Emily, dopo essersi guardata attorno un po'.

«No. Terrò i Portieri per ultimi.» dicendo questo Corinne si portò un fischietto alle labbra e ci soffiò dentro, facendo scemare le chiacchiere.

«Perfetto. Spero che siate tutti qui con motivazioni serie e forti, perchè non voglio nessuno in squadra convinto solo a metà! Cominceremo col fare un giro del campo, tanto per iniziare.» James la guardò ammirato mentre parlava, cercando la ragazza timida e un po' insicura degli anni precedenti, ma non ne vide traccia.

«Oh Merlino....» sospirò Emily, guardando dei ragazzini che si scontravano e bloccavano tutto il gruppo, creando una reazione a catena che solo una decina riuscì a evitare.

«Sarà divertente!» rise James, nello stesso momento in cui Corinne mugugnò un “Sarà dura!”.

«Cominciamo con i provini per i Cacciatori! Emy, per favore, vai con loro. Prendi la pluffa e fai un paio di passaggi. Poi facciamo fare qualche tiro.»

Dopo quasi venti minuti, Corinne aveva trovato i due compagni per Emily: Jenelle Adams, una ragazza minuta del quarto anno, e Thomas Garret, un ragazzo alto e robusto, del sesto anno.

Dopo altri venti aveva trovato anche un compagno per sé, Gary (N.d.A: Gaaary :Q___ scusate, reazione involontaria!) Callaway, un ragazzo alto e gentile del quinto anno.

«Ora Cercatori! Potter,vieni qui un attimo...» chiamò Corinne. James le si avvicinò curioso di sapere che cosa volesse.

«Non è che puoi mandare Sirius o un altro dei tuoi amici a cercare Pearson? Mi sto preoccupando...» chiese sottovoce, cercando di non farsi sentire dai ragazzini attorno a lei.

«Adesso parlo con Sirius ma credo che vorrà rimanere qui...» rispose James, ma poi, vedendo l'aria nervosa di Corinne, aggiunse: «Ma credo di poter trovare qualcun altro, per andarlo a cercare.»

«Grazie.» Corinne gli sorrise e fece alzare tutti in volo, facendo far loro qualche giro di campo, mentre James volava verso i Malandrini.

«Che succede Jam? Problemi?» domandò subito Sirius, sporgendosi verso di lui.

«Pearson non arriva. Qualcuno di voi può andare a cercarlo?» domandò James. Sirius scosse subito la testa, tirandosi indietro, e anche Peter, quindi Sunshine, sotto lo sguardo supplicante di James sospirò annuendo.

«Vado io. Remus, mi accompagni?» chiese poi. Remus annuì a sua volta e i due si alzarono, sparendo.

Corinne e James cercarono di tirare i provini per il Cercatore per le lunghe, ma dopo venti minuti i due non erano ancora tornati e la ragazza fu costretta a dichiararli conclusi.

«James, sapevo che saresti tornato in squadra senza problemi!» gli disse, sorridendogli felice.

«Bravo Jamie, lo sapevo! Sun è tornata e ha detto che Rem sta ancora cercando Bob, ma non si trova da nessuna parte. Scomparso.» Sirius si era avvicinato ai due e, dopo essersi congratulato con James sorridendo, aveva assunto un'aria lievemente preoccupata.

«Per Godric! Se lo trovo lo faccio a pezzetti con le mie mani!» imprecò Corinne. Ma ormai non poteva più aspettare, le cose stavano andando avanti da troppo tempo ormai e si stava facendo davvero buio.

«Cori...facciamolo e basta. Magari non troviamo nessuno di adatto...» suggerì James speranzoso.

«Ok. Portieri!» chiamò Corinne, il bel viso scuro di rabbia e gli occhi rannuvolati da una nebbiosa preoccupazione.

Anche qui cercò di andare con calma, ma alla fine fu costretta a scegliere.

«Tu. Bravo! Hai parato tutti i tiri di Emy, sei in squadra! Nome?» chiese, distratta.

«Sam. Sam Bindweed.» rispose quello, facendo un allegro sorriso.

«Sì, bene. Ragazzi, i primi allenamenti, martedì prossimo.» poi, senza aggiungere altro Corinne si girò e scappò via, seguita da una preoccupata Emily.

«Ciao, sono James Potter, terzo anno!» James si avvicinò a Sam, Jenelle, Thomas e Gary, salutandoli con un cenno della testa e un sorriso.

«Sam. Quarto anno.» rispose quello, seguendo con lo sguardo le due ragazze che scomparivano in lontananza.

«Dove vanno?» domandò perplessa Jenelle, arrossendo.

«Lasciatele perdere! Felice di avervi in squadra ragazzi! So che questo dovrebbe dirvelo il Capitano, ma in fondo in fondo...» cominciò James, ma venne fermato da Sirius.

«James, vieni andiamo! Ragazzi, complimenti! Speriamo di vincere anche quest'anno!» poi senza lasciare a nessuno il tempo di replicare, Sirius prese James e lo trascinò via, verso gli altri che aspettavano.

«Sirius! Ma si può sapere che vuoi?» domandò irritato James, appena Sirius lo ebbe lasciato andare.

«Remus ha trovato Bob.» rispose solamente quello, mentre Peter, pallido, guardava vacuo nel vuoto e Sunshine, ancora più bianca dell'altro, tremava impercettibilmente. Sirius le passò un braccio attorno alle spalle e la strinse un poco.

«Ma che diavolo è successo?» sbottò James, che cominciava ad andare in ansia per quelle espressioni sconvolte. Non ricevette risposta. Sirius gli fece solo un cenno e i quattro si avviarono con passo svelto verso il castello.

 

**

 

Regulus e Jared stavano camminando per i corridoi quando sentirono dei passi avvicinarsi.

«....dirmi cos'è successo?» stava chiedendo una voce.

«Potter.» sibilò Jared, rivolto a Regulus che annuì, una smorfia di disprezzo e odio sul volto. Erano appena usciti dall'infermeria e lo scherzetto non era piaciuto a nessuno dei due. Il più grande aveva già sfoderato la bacchetta e stava per fare un passo avanti, quando Regulus lo afferrò per un braccio e lo fece entrare in un angusto spazio che sembrava essere uno sgabuzzino.

«Ma che diavolo...?» imprecò Jared, ma Regulus lo zittì con uno sguardo, chiudendo la porta ma lasciando una fessura per poter vedere fuori.

«Shhh. Voglio sapere che succede. Potter sembrava agitato. Magari è la volta buona che hanno combinato qualcosa di grave o che ne hanno perso uno. Luridi Grifoni.» sussurrò Regulus per spiegargli, sbirciando nella fessura.

In quel momento i Grifondoro girarono nel corridoio. La biondina aveva un colore cadaverico e Regulus non si sarebbe sorpreso di vederla cadere svenuta a terra da un momento all'altro. Sirius le stava vicino, pronto ad afferrarla al volo. Evidentemente anche lui non trovava quel colorito molto rassicurante. Potter e il ciccione venivano dietro di loro, uno protestando a voce alta e l'altro borbottando tra sé e sé. O erano solo le sue labbra che tremavano?

«Deve essere di sicuro successo qualcosa. La bionda sembra sconvolta e anche il ciccione. E Sirius sembra notevolmente preoccupato.» mormorò, dato che Jared non riusciva a vedere niente da dove lo aveva spinto.

Ben presto le voci si allontanarono, ma Regulus non accennò a muoversi, perso nei suoi pensieri. Dopo un po', Jared si decise ad interromperlo.

«Reg...ehi. Hai intenzione di uscire o stiamo qui ancora per molto?» domandò, senza preoccuparsi di tenere troppo bassa la voce. Regulus sobbalzò e sembrò rendersi conto solo in quel momento della situazione. Lui e Jared erano costretti in uno spazio molto ristretto, tra scope e alti oggetti meno definiti, decisamente troppo vicini uno all'altro. Se qualcuno li avesse scorti, chissà cosa avrebbe pensato!

Arrossendo, Regulus spalancò la porta e uscì fuori con un balzò, mentre Jared lo seguiva con più calma.

Mentre proseguivano la loro strada verso il Dormitorio, nessuno dei due parlava. Solo dopo un paio di corridoi, Jared prese di nuovo la parola.

«Allora Regulus, le tue deduzioni?» chiese con un sorrisetto. Regulus ricambiò il sorriso, un lampo compiaciuto negli occhi.

«Deve essere decisamente successo qualcosa a qualcuno. O allo straccione, che non era con loro, o a qualcun'altro. So che oggi c'erano le selezioni per la squadra dei Grifoni, quindi magari qualcuno si è ferito lì, ma lo trovo improbabile, dato che quel pallone gonfiato di Potter era di sicuro presente e quindi non avrebbe avuto motivo di chiedere che cosa fosse successo. Questo ci riporta allo straccione. O comunque a qualcuno conosciuto abbastanza bene dai quei quattro. Un corridoio fa ho sentito la Williams dire all'amica che sarebbero riuscite a far rifare il provino a qualcuno se avesse voluto, quindi ipotizzando che stessero parlando della stessa persona, vista l'aria preoccupata, il passo veloce, e la stessa direzione di Potter e gli altri, potrebbe essere successo qualcosa a qualcuno della squadra. O vecchia o nuova. Dato che credo che nessuno sia così idiota, anche se Grifondoro, da farsi male durante le selezioni, deve essere qualcuno di vecchio. La Williams e l'altra erano lì, Potter l'abbiamo visto e gli altri se ne sono andati, ergo è successo qualcosa o a Lupin o a Pearson.» Regulus espose il suo ragionamento con chiarezza e sicurezza, e Jared ne rimase ancora una volta sorpreso.

«Continua a stupirmi questa tua capacità sai? Cogli molte cose, forse troppe.» osservò.

Regulus sorrise, consapevole di averlo colpito per l'ennesima volta.

«Ci informeremo domani di tutto ciò, o manderemo qualcuno a raccogliere informazioni. Ora ho solo voglia di farmi una doccia e cambiarmi. Odio l'odore dell'Infermeria.» disse per cambiare discorso.

«Anche io. Manderò Nott a informarsi. Serpensortia.» rispose Jared, lasciando passare per primo il più piccolo. Lo faceva sempre, sia per una forma di cortesia, che per un qualche motivo si scatenava sempre in lui quando era insieme a Regulus (che fosse amicizia quella tra loro? Impossibile!), sia per un senso di inferiorità che provava nei confronti del nome della famiglia dell'altro, sia per un istinto di difesa: non sia sapeva mai cosa si poteva incontrare lì dentro, se un duello, una rissa, una festa clandestina o assolutamente nulla di strano.

«Ci vediamo a cena.» Jared fece un cenno con la testa a Regulus, poi entrambi entrarono nelle loro camere, sparendo alla vista dell'altro.

Jared stava per entrare in bagno quando un biglietto si infilò sotto la porta. Ancora prima di aprirlo sorrise, solo una persona faceva questo.

Lo prese in mano, lo lesse, sorrise di nuovo e poi gli diede fuoco, ritirandosi poi tranquillamente in bagno.

 

-Fine Capitolo-

 

 

Spazio dell'Autrice

Ok sono davvero triste! Oggi tutta allegra pensavo “finalmente oggi pubblico in un tempo decente!” poi guardo la data e...sono davvero passate due settimane??? E io che ero convinta di essere stata veloce questa volta! Ero convintissima di aver pubblicato solo lunedì scorso e invece...che depressione!

Vabbè comunque volevo dire che questo capitolo non mi convince tantissimo soprattutto all'inizio..non mi piace un granchè. Inoltre ogni volta che devo scrivere di qualcosa relativo al Quidditch mi sento estremamente inadeguata. Davvero, mi sembra sempre di scrivere cose completamente sbagliate!! Uff...comunque:

  1. Per prima cosa volevo specificare una cosa che mi è stata fatta notare in una recensione sull'ultimo capitolo: dai comportamenti di Regulus quando si nominano i gay sembrava quasi che anche se McCroy negava con forza di esserlo lui invece lo fosse. Bè ecco, davvero non volevo dare questa impressione! (nota per Ale: ricordati di dirmi che sono un genio e di dire a te che sei un genio!)

  2. Pooooi...gli *...tutte le pozioni e i loro effetti sono inventate al momento, quindi non sperate di poterle trovare in giro o cose così! Tutto frutto nella mia mente sloffa.

  3. Jo ha il ragazzo! Jo ha il ragazzo!E come vedete Sirius non è per niente sicuro dei suoi sentimenti e blablabla...non sperate che la confusione duri poco ma nemmeno che sia eterna!

  4. Le selezioni...ecco il punto dolente! Non sono per niente sicura che delle selezioni di Quidditch si possano fare in questo modo, durare così tanto e cose così, ma amen. Uh sì, tenete a mente il nuovo portiere, Sam, e Jenelle...

  5. Pearson...che sarà mai successo a Pearson? Lo scoprirete solo nel prossimo capitolo! (ma non preoccupatevi troppo XD)

  6. E il misterioso biglietto che riceve Jared? Di chi sarà? Un'ammiratrice segreta? Chi lo sa? (ah sì! IO! Muahahah!!)

  7. Un grazie alle mie sei recensitrici (?) che perseverano nel duro compito di commentare i miei capitoli stroz...prendete spunto da loro, voi che leggete! (se ci siete!)

  8. Un grazie speciale alla mia Ale <3 ti voglio bene donna!

  9. Ultima cosa, poi me ne vado davvero...se qualcuno volesse contattarmi (anche se non vuole nessuno io continuo imperterrita :P la speranza è l'ultima a morire!!) questo ---> http://www.facebook.com/home.php#!/sunshine.moor è il mio profilo facebook e questo---> https://twitter.com/HP_SunnyGleek è il mio nuovo acount twitter!

Adesso me ne vado e vi lascio liberi di leggere qualcosa di meglio! Ciaoo <3

*dD*



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Capitolo 61
*** Idee ***


 

 

 

Idee

 

 

 

 

 

«Volete dirmi che è successo? Dannazione!» James stava decisamente perdendo la pazienza, tanto che accelerò il passo quel tanto che bastava per raggiungere Sirius, prenderlo per una spalla e sbatterlo contro il muro.

«James!» boccheggiò stupefatta Sunshine, avvicinandosi per separarli. Sirius però allungò una mano, fermandola con un gesto e guardò dritto negli occhi James, finchè questo non allentò la presa e lo lasciò andare. Sirius si sistemò con calma il mantello prima di sollevare di nuovo lo sguardo su James.

«Secondo te se non lo sapessimo, ti lasceremmo così all'oscuro? Secondo te sei l'unico ad essere preoccupato? Secondo te se sapessimo di che cosa si tratta o almeno se è grave o no, staremmo correndo così?» domandò retorico, freddo e calmo, gli occhi ghiacciati sempre fissi in quelli di calda nocciola del suo migliore amico. James però ad un certo punto fu costretto ad abbassarli, arrossendo. «Ecco. Quindi se adesso la smetti di fare tutto questo casino e andiamo in Infermeria, magari scopriremo tutto.» concluse Sirius, prima di prendere per mano Sunshine e ricominciare a camminare con passo veloce diretto all'Infermeria.

Davanti alla porta dell'Infermeria c'era Remus, pallido e sconvolto.

«Rem...?» fece interrogativo James, ma non fece in tempo a concludere, e nemmeno a cominciare se è per questo, la domanda, che una voce in fondo al corridoio li fece voltare tutti quanti.

«Che. Diavolo. È. Successo?» Corinne avanzava a passo di marcia trascinandosi dietro Emily, che si passava nervosa le mani tra i capelli, già completamente spettinati. Peter, vedendo l'aria pericolosa che tirava, si nascose dietro a James e Sirius, che si guardavano, indecisi se farla passare o no.

«Allora?» insistette Corinne, ormai vicina.

«Noi...non lo sappiamo bene e stavamo proprio per entrare, ma non credo che Madama Chips ti lascerà passare, se ti presenti così.» tentò Sirius, afferrandola per una spalla, prima che la ragazza si potesse lanciare verso la porta.

«Lasciami passare!» ringhiò quella, guardando la mano di Sirius come se avesse voluto morderla.

«Ricomponiti, almeno! Stai calma.» cercò di tranquillizzarla James, mentre Cori gli lanciava uno sguardo di fuoco.

«Calmarmi? CALMARMI?» gridò con voce sempre più stridula, dando uno strattone al braccio e liberandosi dalla presa dell'altro Malandrino. Tutti quanti, tranne Sirius, fecero un passo indietro, spaventati da quella reazione, così poco consona alla posata Corinne.

«Sì, Williams, calmarti. Altrimenti Poppy invece di dirti che è successo a Pearson ti sederà e ti legherà ad un letto.» Sirius aveva afferrato di nuovo la ragazza per le spalle e la guardava con i suoi occhi chiari dritto in faccia. Per un attimo sembrò che la ragazza fosse sul punto di lanciargli un incantesimo, ma un secondo dopo, come se la maschera di rabbia che portava si fosse distrutta, Sirius si ritrovò ad abbracciare la ragazza, in lacrime e singhiozzante.

«Io...i-io d-devo vederlo, c-capite? I-io d-devo vedere che s-sta bene!» mormorò Corinne tra i singhiozzi, mentre gli altri, dopo un momento di stupore iniziale, circondavano i due, cercando di confortare la ragazza.

«E allora andiamo. Vieni, Poppy non mi nega mai niente.» mormorò sottovoce Sirius, continuando a tenere la ragazza stretta a sé, prima di bussare alla porta dell'Infermeria. Subito sentirono dei passi ticchettare sulle pietre del pavimento e poi Madama Chips apparve in uno spiraglio.

«Sono molto indaffarata, cosa c'è?» domandò brusca, guardando critica il gruppo di ragazzi che le stava davanti.

«Vorremmo vedere Pearson, Madama. Siamo così preoccupati! La signorina Williams è un po' sconvolta...non vorrà lasciarla qui fuori a consumarsi ansiosamente i piedi camminando avanti e indietro, vero?» disse Sirius, facendo gli occhi dolci all'infermiera e indicando con un cenno della testa la ragazza, ancora aggrappata alle sue spalle.

Madama Chips rimase un attimo ferma, ponderando la questione, ma alla fine, sotto anche la potente spinta degli occhi da cucciolo di James e Sirius, sospirò e aprì completamente la porta, lasciandoli passare.

Subito Corinne corse verso l'unico letto occupato, sedendosi accanto al ragazzo. Con più calma gli altri la raggiunsero, ad esclusione di Remus che si fermò a chiedere alla strega come stava Bob.

«Non si è ancora svegliato, e non sappiamo quando lo farà, anche se speriamo presto. Non sembra avere ferite interne oltre a quei tagli e quelle escoriazioni, ma non sappiamo ancora che cosa gli sia successo. Dovremo aspettare il suo risveglio.» rispose sottovoce la donna, tornado poi nel suo ufficio.

«Bob...Bob, svegliati. Bob, mi senti? JellyBob, ci sei?» Corinne era china verso il ragazzo e le lacrime che scivolavano dai suoi occhi scuri rigavano anche le guance del dormiente, che non dava segno di sentire assolutamente niente.

All'ultimo soprannome, Sirius e James si scambiarono un'occhiata e trattennero una risata, ma non emisero un suono.

«Cori....Cori tesoro, non credo serva a qualcosa...» Emily si era avvicinata alla sua amica e la stringeva per le spalle, cercando d farla allontanare dal ragazzo.

«Io ho bisogno di lui, Emy! Non può abbandonarmi così! Ci siamo messi insieme dieci giorni fa!» confessò allora la mora, stringendosi alla sua amica, che spalancò gli occhi più che sorpresa, ma non replicò quell'ultima affermazione.

«Tesoro, si sveglierà e starete bene. Non gli può essere successo niente di male.» disse invece con voce dolce e consolante, asciugando le lacrime sulle guance dell'altra.

Prima che Corinne potesse rispondere però, un suono lieve ma che attirò l'attenzione di tutti giunse dalle labbra di Pearson. Un mugolio, un gemito lieve. Le palpebre vibrarono, come se avessero difficoltà ad aprirsi dopo un lungo sonno, il ritmo del respiro accelerò appena, poi il Grifondoro aprì gli occhi.

«B!» gridò Corinne, lanciandosi su di lui e abbracciandolo stretto.

Se si aspettava di essere ricambiata con affetto però si sbagliava. Bob rimase completamente inerte.

«Pearson, stai bene? Che è successo?» domandò pressante Sirius, mentre Madama Chips, attirata da tutta quella confusione, usciva in fretta dal suo ufficio e si dirigeva verso di loro.

«Spostatevi! Spostatevi!» ordinò severa, allontanando con un gesto brusco della mano Corinne, che fu costretta a staccarsi dal suo ragazzo. Gli sentì il polso, la fronte e verificò per un attimo i riflessi, prima di guardarlo dritto negli occhi.

«Che ti è successo, ragazzo?» domandò poi, diretta. Ma quello non rispose, guardandola con aria confusa.

«Bob, che ti è successo?» domandò anche Corinne, prendendo la mano dell'altro.

La reazione del Grifondoro sorprese tutti: la ritirò di scatto e si schiacciò contro la testiera del letto, guardandoli tutti con dubbio e sospetto, prima di parlare.

«Chi siete voi? Che volete da me? State lontani!» esclamò, con voce dura e fredda, completamente diversa da quella calda e gentile a cui erano abituati gli altri.

Il silenzio attonito della stanza venne rotto solo dai singhiozzi disperati di Corinne.

 

**

 

«Fammi capire, fammi capire! Siete stati voi?» Regulus, fino ad un secondo prima abbandonato elegantemente sul letto, si alzò di scatto, puntando il dito contro Mulciber e alzando la voce.

«Figurati! Sono stati Knight e Miller! Noi passavamo solo di lì, non ci hanno nemmeno visto!» spiegò ghignando Nott, scambiando un'occhiata divertita con Mulciber, anche se entrambi si erano leggermente spaventato per la rabbia dell'altro.

«Meglio per voi...» borbottò il più piccolo, lasciandosi ricadere sul letto.

«Ehi Reg, tutto ok?» domandò dopo un po' Jared, seduto a terra di fianco al letto, appena gli altri Serpeverde si furono rimessi a parlare tra di loro.

«Mh-mh. Tutto ok. Ma quei due idioti hanno fatto un gran casino.» rispose Regulus, chiudendo gli occhi e mettendosi un braccio sulla fronte.

«Knight e Miller? Hanno esagerato? Cosa sai?» domandò curioso l'altro, dato che Nott non era riuscito a fare un granché, quell'incapace.

«Non so molto. Solo che Sirius e compari sono usciti con la Williams in lacrime dall'Infermeria e che sembra che Pearson sia ricoverato e non riconosca nessuno. Non si sa cosa potrebbe essere, forse un Oblivion un po' troppo potente, ma fatto male. Silente non ci metterà molto a trovare una soluzione e scoprire i colpevoli. E quei due si faranno espellere. Ci troveremo anche senza portiere!» lo informò Regulus, senza aprire gli occhi e ascoltando con mezzo orecchio le stupidaggini che uscivano dall'enorme bocca di Mulciber e gli sbuffi di Severus, decisamente scocciato dagli altri tre.

«A proposito...hai intenzione di venire a vedere il mio provino da Cacciatore?» domandò Jared, cambiando completamente discorso.

«Immagino che ci sarò. Lunedì, giusto?» fece distrattamente Regulus, stiracchiandosi e volgendo gli occhi ovunque meno che in quelli dell'amico.

«Sì, lunedì.» rispose Jared, irritato da quel comportamento. «Reg, che succede? Che cosa stai nascondendo?» chiese poi all'improvviso, sorprendendo l'altro.

«Niente. Assolutamente niente. Ci sarò, lunedì.» disse in fretta Regulus, raccogliendo il suo mantello da terra e spolverandola con un gesto deciso.

«Dove vai?» domandò Jared, alzandosi a sua volta.

«In camera. Non vengo a cena stasera.» e senza aggiungere altro, Regulus uscì, lasciandosi dietro un Jared piuttosto irritato e perplesso e altri quattro Serpeverde che sembravano non essersi accorti di nulla.

Appena uscì dalla stanza si mise a camminare quanto più velocemente la sua educazione gli permetteva, con l'intenzione di mettere in atto la sua idea, ora che si era finalmente deciso, fino a raggiungere una stanza in fondo al lungo corridoio.

Bussò energicamente e poi aspettò. Sentì dei rumori confusi provenire dall'interno, uniti a dei sospiri scocciati e a fruscii di vestiti, poi la porta si aprì e si trovò di fronte un ragazzo molto alto e dalle spalle larghe, con i capelli biondi e gli occhi neri.

«Che vuoi? Sei Black tu, vero? » domandò il ragazzo, squadrando con sguardo sospettoso Regulus.

«Sì, sono Regulus Black e voglio parlarti. Posso entrare?» domandò gelido quello, senza lasciarsi minimamente scoraggiare dall'aria scocciata del più grande. Alla fine, il biondo si dovette arrendere e si scostò dalla porta, lasciandolo entrare.

«Siediti dove trovi posto. Che vuoi?» la stanza era un caos. Le sedie erano coperte di pergamene, libri, vestiti, cibo, come anche il pavimento e i due letti, ma Regulus riuscì a trovarne una relativamente libera e si sedette.

«Ho una proposta da farti. Prima una domanda, qual è la prima cosa che fai, dopo i provini delle squadre avversarie?» domandò, decidendo di andare subito al punto, dato che il Capitano della squadra di Serpeverde sembrava non avere tempo né voglia da sprecare con lui.

«Vado a vedere da chi sono composte, mi informo su un eventuale nuovo Capitano e imposto gli allenamenti di conseguenza.» rispose perplesso quello, alzando poi un sopracciglio, una muta domanda negli occhi.

«E questo lo fanno anche tutte le altre squadre, giusto?» domandò ancora Regulus. L'altro annuì, ancora senza capire lo scopo di quello strano colloquio.

«E, se si riesce a fondare il gioco della squadra a seconda di quello dell'avversaria, si ha già un buon punto di partenza. È per questo che, se all'improvviso ci si trova davanti ad una squadra inaspettata non si riesce a giocare con altrettanta facilità e automaticità. Giusto?» fece Regulus.

«Giusto ancora. E quindi? Dove vuoi arrivare?» chiese ancora perplesso il più grande.

«Se, grazie a un “patto” fatto con il Capocasa o qualche piccolissima eccezione di una regola, si riuscisse a tenere nascosti fino a pochi minuti prima della partita i componenti della squadra, si darebbero decisamente più problemi agli avversari, che non saprebbero cosa aspettarsi fino a quando non si troverebbero in campo. E quindi non sarebbe sensato cercare in ogni modo di riuscire in questo intento, pur di destabilizzare gli avversari, almeno per la prima partita?» concluse logico Regulus, osservando soddisfatto la scintilla che si era accesa negli occhi neri che gli stavano davanti.

«Sarebbe una buona cosa, se si potesse fare. Cosa di cui dubito.» replicò un attimo dopo il Capitano, facendo sospirare Regulus.

«Quella di dare i nomi dei componenti della squadra è solo una tradizione e le tradizioni possono essere spezzate.» rispose freddo, cercando di trattenere i pensieri che correvano involontariamente a Sirius.

«Davvero? Non è una regola, tipo?» chiese sorpreso il Capitano, senza curarsi di mostrare la sua meraviglia.

«Da quello che so io, no. E poi basta rendere noti i nomi solo al Capocasa. Per il resto, non è obbligatorio. Certo, di solito si fa, ma noi potremmo essere i primi a non farlo.» suggerì Regulus.

Il biondo rimase un po' a pensare, prima di cogliere una parola nel discorso dell'altro.

«Noi?» domandò, chiedendosi se per caso quello non fosse il prezzo di quell'idea, entrare nella squadra senza provini.

«Noi come Casa. Ma farò i provini, se è questo che ti stai chiedendo.» poi Regulus si alzò, spolverandosi leggermente il mantello e si diresse alla porta aggiungendo «Tu pensaci.»

«Per quale ruolo vuoi provare?» gli urlò dietro il Capitano, curioso.

«Cercatore.» rispose con un ghigno Regulus che l'altro ricambiò prontamente, mentre nella mente di entrambi si formava l'immagine di un ragazzo magro, con gli occhiali e i capelli scuri sparati in ogni direzione.

 

**

 

I Malandrini se ne stavano seduti sulle poltrone in Sala Comune, praticamente soli. Era molto tardi, ma non sembrava che avessero voglio di andare a letto. Peter sonnecchiava, sobbalzando però a intervalli quasi regolari, svegliandosi di soprassalto e guardandosi attorno impaurito. Remus leggeva, o almeno ci provava, ma i suoi occhi fuggivano verso le finestre buie, il fuoco morente o le scale che portavano ai Dormitori, perso in pensieri confusi e preoccupati. Sirius fissava il fuoco e James, che a sua volta fissava le finestre e Sirius. Si scambiavano sguardi veloci, espressioni fuggevoli, pensieri con gli occhi, ma non parlavano.

All'improvviso però un rumore li fece sobbalzare: qualcuno stava scendendo le scale.

Remus chiuse di colpo il libro, facendo svegliare Peter, mentre Sirius alzava stancamente la testa e James balzava in piedi, come colpito da una scossa.

Sulle scale apparve Sunshine, che però era girata indietro, verso qualcuno di cui i ragazzi scorgevano solo le scarpe, ma che immaginavano fosse la Evans. Alla fine Sunshine annuì e le scarpe si allontanarono, mentre la biondina scendeva verso i suoi amici. Aveva i capelli legati in una coda frettolosa e gli occhi rossi, ma era il suo sguardo, il bagliore opaco che li spegneva, che spinse James a risedersi e abbracciarla.

«Come va?» chiese dopo un po' Remus, dolcemente e sottovoce.

«Dorme.» rispose Sunshine, lanciando uno sguardo alle scale, come per portarlo verso Corinne, che ha lasciato avvolta nelle coperte con le lacrime che ancora le bagnavano le guance.

«Non sapevo che lei e...lui...» fece esitante James, seguendo lo sguardo dell'amica, che ancora stringeva tra le braccia.

«Nemmeno io. E neanche Emily. Non l'avevano detto a nessuno perchè non volevano che pensassero che lei faceva preferenze o che lui si era “pagato” il suo ruolo. L'avrebbero detto la prossima settimana, lontano dalle maldicenze. E adesso...» disse tristemente Sunshine. Senza concludere la frase.

«E adesso lui non la riconosce nemmeno.» finì per lei James.

«Già.» annuì Sunshine, chiudendo gli occhi stanchi.

«Voglio scoprire chi cazzo è stato!» il ringhio di Sirius la riscosse, mentre tutti si giravano di scatto verso il moro, che ricambiò gli sguardi arrabbiato.

«Ma Sirius...» provò Remus, senza nemmeno troppa convinzione.

«Non dirmi che non possiamo farcela, Remus! Sono di sicuro stati i Serpeverde!» lo interruppe l'altro.

«Non stavo dicendo questo, tralasciando i tuoi pregiudizi. Stavo per dire che ben presto lo scoprirà Silente, appena avrà trovato il modo di rimuovere ciò che blocca i ricordi di Pearson.» spiegò Remus, ben deciso a fare in modo che i suoi amici non combinassero disastri.

«Ma il mio piano è più semplice e veloce! Rubiamo quella strana pozione della verità a Lumacorno...» iniziò Sirius con un ghigno, che man mano si stava disegnando identico anche sul volto di James.

«Veritaserum.» puntualizzò Sunshine.

«Quel che è! Lo prendiamo e lo versiamo in tutti i calici dei Serpeverde e poi chiediamo chi è stato. I colpevoli confesseranno.» Sirius finì di esporre il suo piano, mentre James annuiva entusiasta e Remus scuoteva la testa dubbioso.

«Ci sono mille incognite che potrebbero far andare male tutto. Per prima cosa, che fate se Lumacorno non ha abbastanza pozione?» chiese Remus con tono pratico e pensoso.

«La facciamo noi! Ma sono sicuro che ne ha abbastanza! Basterà una goccia per ognuno...» rispose sicuro Sirius.

«Comunque è una pozione molto complicata da fare e tra te e James non credo sareste in grado. E se qualcuno non beve? O non c'è?» chiese ancora Remus.

«Tutti bevono e non mancheranno. Riempiremo di Caccabombe il Dormitorio, nessuno avrà il coraggio di mancare alla cena per stare in camera!» rispose trionfante Sirius.

«E se...» tentò ancora Remus, ma venne subito interrotto.

«Smettila Remmy! È un'idea geniale! Andiamo a vedere se riusciamo ad entrare nell'ufficio di Lumacorno?» fece James, girandosi verso Sirius che annuì prontamente e si diresse verso le scale per recuperare il Mantello.

«Jamie, ti prego...non appoggiare questa cosa! Non finirà bene...» mormorò Sunshine, appena Sirius fu sparito.

«Finirà bene invece!» protestò James, scostandosi per guardarla negli occhi.

«E anche se scopriste il colpevole senza farvi beccare nel frattempo, cosa alquanto improbabile, che fate? Non aiuterà Bob e nemmeno Corinne!» gli fece notare la biondina.

«Ma Silente potrebbe farsi dire con precisione cosa gli hanno fatto! Risparmierebbe un sacco di tempo!» replicò invece James, entusiasta.

«E se non è stato un Serpeverde? Se è stato un incidente? Se è stato qualcun'altro o è soltanto caduto battendo la testa?» chiese Sunshine, abbassando ancora la voce sentendo i passi di Sirius che si avvicinavano di nuovo alle scale.

«Allora nessuno confesserebbe e noi avremmo soltanto perso un po' di tempo e finito un po' di pozione. Niente di male.» concluse James, correndo verso Sirius e afferrando il Mantello.

«Almeno state attenti e non fate pazzie!» li pregò la ragazza.

«Tu ti preoccupi troppo...» sospirò Sirius.

«E tu ti leghi troppo le cose al dito.» ribatté lei guardandolo dritto negli occhi. Sirius distolse lo sguardo.

«Vado con loro. Peter tu resti qui?» intervenne improvvisamente Remus, mentre James sospirava e Sunshine lo guardava grata.

«Mh-mh...» mugolò insonnolito Peter, sforzandosi di aprire gli occhi, ma senza troppa convinzione.

I tre si gettarono il Mantello addosso e sparirono. Il passaggio si aprì e loro uscirono invisibili nel corridoio buio.

Avanzarono cauti, anche se in giro c'erano solo i fantasmi e qualche prefetto di ronda, ma alla fine arrivarono davanti alla porta dell'ufficio di Lumacorno, ovviamente chiusa.

«Perfetto, è chiusa. Torniamo indietro.» sussurrò veloce Remus, prendendo gli amici per un braccio per farli voltare. Quelli però opposero resistenza e si avvicinarono ancora di più.

«Zitto Remus. Guarda!» gli ordinò imperioso Sirius, estraendo la bacchetta e puntandola sulla serratura. «Alohomora!»

La porta si aprì con un clic sommesso, che però rimbombò nel sotterraneo deserto.

«Bravi! Adesso arriverà di sicuro qualcuno!» Remus tentava in ogni modo di far tornare indietro i suoi amici, ma quelli sgusciarono fuori dal Mantello e si misero a frugare in ogni cassetto e scaffale.

«Oh, guarda qui!» chiamò ridacchiando James, mostrando un barattolo pieno di quelli che sembravano denti.

«Che schifo! Ehi guarda, qui c'è del cibo!» esclamò Sirius.

«Shhh!! Almeno fate piano...» li supplicò Remus, che faceva il palo, senza però riuscire a resistere alla tentazione di guardare anche lui un po' in giro.

«Ecco qua, le pozioni! Allora...ma non hanno nemmeno un'etichetta!» imprecò James, alzando diverse boccette piene di liquidi di diverso colore.

«Come facciamo a riconoscerla?» domandò Sirius, girandole in ogni verso, cercando di trovare un modo per distinguerle.

«Trovatene una trasparente e inodore. Se ancora abbiamo dei dubbi...» Remus sfoderò un'occhiata degna di James in quanto a “malandrinaggine” «..la dovremo provare!»

James e Sirius impallidirono, ma entrambi trovarono delle boccette piene di liquido trasparente. Una si rivelò poi essere azzurra, alla luce. Una sapeva troppo di rosa per essere ciò che cercavano. Una, aperta, sprigionò una leggera foschia che sapeva di muschio, menta e gigli. Alla fine, ne trovarono una perfettamente incolore e inodore.

«Perfetto. Proviamola.» Remus tirò fuori un cucchiaino e ci fece cadere un'unica goccia della pozione. Poi alzò lo sguardo verso gli altri due, che lo guardavano terrorizzati.

«Rem...Remmy caro, non vorrai davvero che...» cominciò a balbettare James, mentre Sirius non staccava gli occhi dal cucchiaio.

«Oh, invece sì, James caro. Vieni qui...» disse con voce pericolosamente sadica Remus, riuscendo a far inghiottire la pozione a James, che aveva aperto la bocca per protestare ancora.

«Bè, non è morto.» notò Sirius, indeciso se ridere o rimanere freddo e concentrato.

«Bene. Adesso dimmi, sei stato tu a rubare la mia ultima tavoletta di cioccolato al triplo cacao e caramello?» chiese implacabile Remus. James rimase un attimo in silenzio, come se stesse combattendo contro sé stesso, poi il suo sguardo si fece vacuo e aprì la bocca per rispondere.

«No, è stato Peter. Gli è venuto un momento di sconforto mentre perdeva per l'ennesima volta a Sparaschiocco contro Sirius.»

«Piccolo traditore! Aveva giurato di non essere stato lui! Ora, che cosa hai fatto quel giorno che sei sparito con Sirius nei meandri della biblioteca?» chiese ancora Remus.

Sirius impallidì, facendo segno a James di non rispondere, ma la pozione era troppo forte.

«Quel giorno in cui abbiamo seguito Mocciosus e la Evans? O quel giorno che abbiamo cercato un incantesimo per copiare il compito di Trasfigurazione senza che la Mc ci beccasse? O quel giorno che...» James stava per continuare il suo elenco, quando il suo sguardo tornò lucido. Si fermò immediatamente.

«Effetto breve. Dovremo agire in fretta.» constatò Sirius, appena si fu ripreso dallo scampato pericolo. Remus non poteva certo venire a sapere di tutte le loro incursioni in cerca di libri sugli Animagus!

«Non è stato per niente piacevole...» brontolò James. Stava per aggiungere qualcos'altro quando notò un movimento sulla porta. Sulla soglia c'era Mrs Purr, l'orribile gatta del nuovo custode, Gazza, che li osservava con i suoi enormi occhi gialli.

«Pussa via!» sibilò Sirius, facendo un passo verso di lei. La gatta non si mosse, anzi, gli soffiò contro. Sirius le avrebbe tirato un bel calcio, quando sentirono dei passi che si avvicinavano e un ansimare confuso.

«Micetta mia...dove sei? Studenti fuori dal letto? Micetta...?» era Gazza. Remus richiuse lo sportello, si infilò la pozione in tasca, mentre James copriva tutti e tre con il Mantello. Fecero appena in tempo a chiudere la porta dell'ufficio, che il custode apparve di fronte a loro.

«Oh, eccoti qui. Che cosa hai trovato?» chiese con voce maligna l'uomo, chinandosi ad accarezzare la schiena dell'animale, che si limitò a soffiare contro i tre ragazzi invisibili, che cercavano di allontanarsi il più lentamente possibile.

Peccato che Gazza si fosse portato dietro un lume che, urtato per sbaglio dal piede di Remus, cadde e si ruppe con un grande rumore.

«Chi c'è? Chi sei?» si mise subito a berciare Gazza, guardandosi attorno brandendo il lume rotto e spento.

I ragazzi si misero a correre, senza curarsi del rumore che facevano, inseguiti da Gazza e da Mrs Purr. Per fortuna però, dopo diversi corridoi i ragazzi li distanziarono, ma non smisero di correre se non molti corridoi dopo, davanti alla porta della Biblioteca. La aprirono spaventati senza che facesse il minimo rumore e si infilarono dentro, inoltrandosi tra gli scaffali scuri.

Sentirono la porta che si riapriva in lontananza e Gazza che bisbigliava rauco qualcosa alla sua gatta, ma non si voltarono e continuarono a cercare un posto dove nascondersi. A parte gli scaffali alti, pieni di libri, non c'era niente.

Improvvisamente Remus inciampò. Era buio, loro erano costretti a camminare vicini per stare tutti e tre sotto al Mantello, lui era nervoso e James lo stava tirando per un braccio e quindi inciampò. Inciampò e andò addosso ad uno scaffale con un tonfo sordo, facendo cadere un libro.

All'improvviso la mano di James sbucò, veloce come un serpente, da sotto il Mantello e afferrò il tomo al volo, facendo una smorfia per il peso.

Sirius trattenne il fiato, allungando l'orecchio per cogliere ogni minimo rumore, ma non sentì nulla. Gazza sembrava essersene andato.

I tre Malandrini sospirarono di sollievo.

«Oh, l'ho sentito, micetta mia! Lo acchiapperò!» James quasi gridò quando sentirono la voce di gazza così vicina, ma la mano di Sirius arrivò veloce a coprirgli la bocca. Gazza spuntò da uno scaffale lì vicino, osservandosi attorno guardingo.

«Vieni studentello...dove sei? Dove ti nascondi? Non puoi sfuggirmi, lo sai...» gracchiava, cercando in ogni angolo.

Ci troverà!” dicevano gli occhi terrorizzati di Remus, ma Sirius scosse la testa.

Si frugò in tasca finchè trovò ciò che cercava: un bottone, trovato nell'aula di Trasfigurazione in cui erano entrati dopo alcuni del quarto anno. Insieme a qualche scarabeo che avevano scacciato dal banco.

Senza farsi vedere sollevò il braccio e scagliò il bottone più lontano che poteva. Lo vide passare sopra alla testa di Gazza e poi scomparire nel buio. Un attimo dopo un ticchettio annunciò che era caduto a terra.

«Ah-ah!» esultò Gazza, voltandosi e zoppicando via, nella direzione del suono, lasciando libero il passaggio. I tre ragazzi non si lasciarono sfuggire l'occasione e corsero via, il più silenziosamente possibile, tirando un sospiro di sollievo solo quando si trovarono davanti al quadro della Signora Grassa.

«Mangusta! Mangusta!» ansimò James, spingendo poi gli altri dentro al passaggio, più in fretta che potevano.

Si tolsero il Mantello e si buttarono sulle poltrone cercando di prendere fiato.

Sirius fu il primo a riprendersi e ad accorgersi che Sunshine e Peter dormivano lì, uno a terra e l'altra raggomitolata sul divano. Sorrise guardandola, poi si alzò e si accovacciò accanto a lei.

«Sun..ehi Raggio di Sole...Sunshine...» chiamò piano, scuotendola dolcemente per farla svegliare. La ragazza si riscosse e aprì gli occhi un po' spaventata, prima di sorridergli e avvicinarsi di più a lui.

«Che c'è?» mugolò, chiudendo di nuovo gli occhi.

«Prenderai freddo se rimani qui...vai a letto.» le disse sottovoce Sirius, aiutandola a mettersi in piedi.

«Domani mi raccontate?» chiese la biondina, un piede già sul primo scalino.

«Certo. Buonanotte.» la salutò Sirius, pensando a quanto fosse adorabile, insonnolita e scarmigliata.

«'Notte.» poi Sunshine fece un ultimo sorriso e sparì.

Sirius si voltò e guardò Remus, gli occhi chiusi e una mano sul petto, ancora leggermente ansimante, e James, buttato scompostamente su una poltrona, con in mano il Mantello e...

«Jamie, ti sei portato via il libro?» domandò sorpreso Sirius. James spalancò gli occhi e si guardò le mani.

«Oh!» disse meravigliato, osservando il libro che teneva ancora stretto, come se si fosse reso conto solo in quel momento di averlo in mano. «Immagino di sì...l'ho preso in prestito!» aggiunse poi.

«Almeno è interessante?» domandò Sirius sbadigliando.

«Mille e una Trasfigurazione...direi di no.» lesse annoiato James, prima di alzarsi, stiracchiarsi e dare un colpetto a Peter per svegliarlo. Quello sobbalzò, svegliandosi di scatto e borbottando qualcosa di confuso attorno ad una crema inglese.

«Pet, andiamo a letto...» lo informò Sirius, tirando su Remus, che si stava domandando per quale arcano motivo doveva sempre finire così, con una fuga, ogni avventura di James e Sirius.

I Malandrini andarono a letto. Sirius si addormentò pensando alla lettera di Jo che, in tutto quel casino gli era uscita di mente, Remus rimproverandosi per essere amico di quei pazzi, Peter pensando a quella crema inglese che no voleva saperne di lasciarsi mangiare e James a quel libro, che era venuto “spontaneamente” via con lui.

Magari mi vuole dire qualcosa” fu il suo ultimo pensiero, prima di sprofondare nel sonno.

 

**

 

«Sirius, non dirmi che stai pensando di prendere appunti di Incantesimi!» bisbigliò scandalizzato James, vedendo l'amico tirare fuori una piuma e un pezzo di pergamena.

«No, rispondo ad una lettera. E tu non dirmi che stai davvero leggendo quel libro!» fece in risposta Sirius, osservando il grosso libro sul banco di James, lo stesso che avevano “preso in prestito” la sera prima.

«Sì invece! Ha delle belle figure...» replicò James, facendo una linguaccia a Sirius, che alzò gli occhi al cielo, prima di puntarli sul foglio bianco, pensando a cosa scrivere a Jo.

Sono felice per te”? No, così sembrava che no gli importasse niente di lei.

Lo odio, anche se non l'ho mai visto”? No, troppo cattivo.

Perchè me lo dici? Devo essere geloso?”? Ecco, questa era già meglio. Stava per intingere la piuma nell'inchiostro, quando James lo tirò per una manica.

«Che vuoi?» sibilò Sirius, girandosi verso di lui.

«Leggi!» rispose il suo amico, indicandogli un breve paragrafo.

Una forma molto complessa, ma efficace, di Trasfigurazione umana, è rappresentata dagli Animaghi. Diventare Animagus è molto complicato e richiede anni di studi ed esercizi, nonché l'iscrizione ad un registro. Sono innumerevoli gli incidenti capitati a maghi che hanno fallito in questa pratica, ma anche lo sono i vantaggi dati da questa magia. Non ne palerò oltre, dato che ben più esauriente e completa spiegazione la diede Samuel Croskins nel suo celebre libro sull'argomento, e passerò a...

«E chi è 'sto tizio?» domandò confuso Sirius.

«Non ne ho idea! Mai sentito! Però ci sarebbe utile! Un libro con una spiegazione “esauriente e completa” su come diventare Animagus sarebbe perfetto, per il nostro...la nostra missione “Problema Peloso”!» rispose entusiasta James, segnandosi quel nome in un foglio di pergamena e ficcandoselo in tasca.

«Allora dobbiamo trovarlo.» concluse con semplicità Sirius, mettendo via la piuma e decidendo che avrebbe risposto a Jo in un altro momento.

«Dobbiamo cominciare a cercarlo dalla biblioteca, così mettiamo via anche questo...e poi...» iniziò ad organizzare James, quando una voce li interruppe.

«Signor Potter! Signor Black! Se voleste per favore prestare attenzione sarei molto grato ad entrambi!» li riprese con la sua voce acuta il professor Vitious, dall'alto della sua pila di libri.

«Sì signore.» rispose James, senza togliersi il sorriso di faccia e sorprendendo notevolmente il professore, che ci mise un attimo a ritrovare il filo del discorso.

«Oggi pomeriggio?» chiese piano Sirius.

«Oggi pomeriggio.» approvò James, prima di cominciare a disegnare distratto sul foglio. A nessuno dei due passò nemmeno per la testa di provare a seguire.

 

**

 

«Regulus, sei venuto!» Regulus si sentì chiamare e si voltò, già con un mezzo sorriso in faccia, verso il suo amico.

«Ciao Jared. Ovvio che sono venuto.» rispose, mentre quello gli dava una pacca amichevole sulla spalla.

«Ovvio? Aspetta...non dirmi che vuoi provare ad entrare in squadra e non me l'hai detto!» Jared guardò il più piccolo spalancando gli occhi, mentre quello ghignava.

«Dovevo dirtelo? Scusami allora. Jared, con il tuo permesso, vorrei provare a fare il provino come Cercatore!» lo prese in giro Regulus, prima di ridere insieme all'amico.

«Sarò felice di stare in squadra con te.» gli disse Jared, mentre salivano sulle loro scope per fare un primo giro di campo. Nessuno dei due si fece scrupoli ad urtare qualche altro, giusto per farsi spazio.

«E sei sicuro che ti prendano?» lo schernì Regulus, anche se interiormente era felice di quello che l'amico, di solito così distaccato, come del resto erano tutti loro, gli aveva detto.

«Certo! Tu invece, piccoletto?» ghignò Jared, accelerando e facendo cadere un altro paio di Serpeverde.

«Lo vedrai.»

Un'ora dopo, entrambi facevano parte della squadra, come anche Mulciber, come Battitore.

Jared era stato bravo, decisamente molto superiore a tutti gli altri, ma la vera sorpresa era stato Regulus. Volava veloce e agilmente, schivando gli altri con un abilità che Jared non sospettava potesse avere. E aveva preso il boccino in meno di dieci minuti.

«Stracceremo i Grifondoro, quest'anno! Distruggeremo i Tassorosso e faremo a fettine i Corvonero!» esultò Christopher Clarington, il Capitano.

Gli altri membri della squadra rumoreggiarono, facendo per tornare negli spogliatoi, ma il ragazzo li fermò.

«E mi raccomando: non dite a nessuno i componenti della squadra. Nuova strategia: effetto sorpresa.» e con un ghigno e un cenno della testa verso Regulus, li lasciò andare.

«Che era l'ultimo cenno?» domandò curioso Jared, mentre tornava con Regulus verso il castello.

«Niente. Gli ho solo dato...un consiglio.» e con un sorrisino soddisfatto i due si diressero a cena.

Dopo i primi morsi al cibo però, tutti i Serpeverde cominciarono a sentire un gran bisogno di bere. Quella roba era piccante! Persino il pane! Quasi in contemporanea, tutti afferrarono i loro calici, bevendo a grandi sorsi.

Regulus si sentiva strano. Aveva un gran desiderio di confessare qualcosa, qualsiasi cosa. Si girò verso Jared, seduto al suo fianco, e lo trovò girato verso di lui, con uno sguardo vacuo e la bocca semiaperta, come se anche lui stesse per dire qualcosa.

All'improvviso però una voce si levò dal tavolo di Grifondoro. Potter.

«Chi è stato a ridurre in quello stato Bob Pearson? Chi è stato a fargli perdere la memoria?» gridò, arrabbiato e veemente, puntando lo sguardo verso di loro.

Ci fu un attimo di completo silenzio, poi, come se qualcuno stesse cercando di tenerli seduti, ma non fosse abbastanza forte, Knight e Miller si alzarono in piedi.

«Sono stato io.» confessarono in contemporanea, stringendo i denti come per non farsi sfuggire le parole, ma senza riuscirci.

Regulus sentì l'improvvisa voglia di parlare, sparire. Vide suo fratello e Potter scambiarsi un sorriso e battersi il cinque. Vide la McGranitt impallidire e alzarsi, le narici bianche e frementi, dirigendosi verso i due, che intanto erano tornati in loro e si stavano chiedendo che diavolo fosse successo.

«Tornate a mangiare.» ordinò con voce dolce Silente, mentre con un Lumacorno piuttosto ansioso si alzava dalla tavola e seguiva la professoressa, che trascinava i due ragazzoni del settimo anno per le orecchie fuori dalla Sala Grande.

Regulus decise di aggiungere anche questo, insieme al miliardo di punti che di sicuro sarebbe stato tolto loro, alla sua lista delle cose di cui vendicarsi

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Eccomi qui! Con quasi tre settimane di ritardo (ç___ç) però dovete sapere che sono state delle settimane davvero assurde e io ci ho provato a scrivere, ma non ce l'ho fatta. Se mi chiedeste l'amicizia su facebook o mi seguiste su twitter lo sapreste. Tra l'altro, avendo visto quando ritardo avevo, ero anche pronta a darvi qualche piccolo spoiler, ma così avete dovuto aspettare u.u

Comuuuunque!

  1. Qui ho dato abbastanza spazio a Regulus anche perchè poi per un po' non credo ci sarà molto...i Malandrini combinano la loro (sempre con i metodi delicati di Sirius -.-) e scoprono n indizio importante sulla strada che porta agli animaghi.

  2. Ho deciso di dare un po' di spazio alla malandrinaggine di Remus, perchè in fondo se gira con quelli lì lo deve essere anche lui, quindi ha saggiamente usato la sua goccia di veritaserum su James ;) e bravo lupacchiotto!!

  3. Non chiedetemi se tutte quelle cose che ho detto sul Quidditch sono vere perchè me le sono inventate di sana pianta. Potrei aver sparato chissà quante cavolate, ma perdonatele!!

  4. Stessa identica cosa sulle pozioni: inventate (tranne il veritaserum)!

  5. Grazie mille a chi ha recensito lo scorso capitolo ossia: Bella_1D, Lisajackson, Federchicca Hufflepuff e Alessia98HP_1D. Vi amo tutte quante da morire!!! Spero di non avervi deluso! (come mai solo voi però? Siete diminuite ç__ç)

  6. Naturalmente un grazie gigante a AleJackson la mia splendida...quel che è! Non puoi essere solo la mia beta no? Grazie mille cara, per tutte le cose in cui mi aiuti e anche solo per passare il tempo “insieme” <3

Ora basta, spero di non aver dimenticato niente!

Baci

*dD*


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Capitolo 62
*** Un nuovo...amico? ***



 

 

 

Un nuovo...amico?

 

 

 

 

 

«Corinne...Cori, tesoro..ti senti bene?» domandò ansiosa Emily, sporgendosi verso l'amica che guardava come paralizzata la porta della Sala Grande che si era appena chiusa alle spalle del professor Silente.

«Loro...loro...cosa...Bob!» ansimò confusamente Corinne dopo qualche istante, shoccata.

«Corinne...respira.» intervenne in quel momento James, attirato dall'aria cadaverica del suo Capitano.

«Forse siamo stati un po' troppo...bruschi. Forse dovevamo avvertirla.» disse pensoso Sirius, sotto lo sguardo perplesso degli altri.

«Avvertirmi...di cosa?» mormorò Corinne, spostando con fatica gli occhi sui due.

«Ehm...niente.» rispose svelto James, lanciando un'occhiataccia a Sirius che per tutta risposta si rimise a mangiare.

«Siete stati voi? A fare qualcosa a quei...quei due per farli confessare?» Corinne era sveglia, anche se sconvolta, e arrivò in fretta alla conclusione giusta.

«Sì?» James era decisamente preoccupato dalla sua reazione, ma mai si sarebbe aspettato che la ragazza sarebbe scoppiata improvvisamente a piangere e ridere contemporaneamente.

«Cori...tesoro...» Emily abbracciò l'amica, senza sapere come consolarla, ma la mora si scostò da lei e si rivolse a James.

«Non voglio sapere come avete fatto, ma grazie.» gli disse, sinceramente grata.

«Prego?» James era decisamente perplesso, come anche Sirius.

«E adesso so che Bob tornerà in sé più in fretta. Silente potrà farsi dire da quei due cosa gli hanno fatto. Lo riavrò indietro.» Corinne era forte, decisa, e James tirò un sospiro di sollievo. Non si sarebbe arrabbiata con lui e in più sembrava anche stare decisamente meglio.

«Ti aiuteremo. Parola di Malandrino!» promise James, imitato presto da Sirius, mentre Remus annuiva, arrossendo.

«Grazie! Grazie grazie grazie!» Corinne si alzò, con un ultimo sorriso e corse via, probabilmente diretta in Infermeria. Nella Sala d'Ingresso venne però fermata da un Tassorosso, che le disse che il professor Silente la aspettava nel suo ufficio.

La ragazza corse subito nella direzione indicata e, giunta davanti ai gargoyles che si aprirono appena la videro, salì fino all'ufficio del Preside e bussò.

«Entra pure.» la voce profonda e gentile del vecchio mago la invitò ad entrare e lei spalancò la porta, troppo preoccupata, ansiosa e curiosa per essere timida.

«Mi voleva vedere, signor Preside?» chiese cortesemente, sedendosi su una sedia che l'uomo le indicava.

«Oh, sì certo! Mi è stato detto che lei era molto preoccupata per il signor Pearson e che...bè...è il suo fidanzato.» iniziò Silente, facendole l'occhiolino e sorridendole complice sotto i baffi. Corinne arrossì, ma annuì decisa.

«Ecco, credo che ci vorrà del tempo per riuscire a far ritornare il signor Pearson come prima, ma sono sicuro che a lei e ai suoi amici farebbe piacere aiutare. O sbaglio?» continuò Silente, sempre senza abbandonare il sorriso. Ascoltando quelle parole, Corinne si drizzò sulla sedia.

«Oh sì! Noi vogliamo aiutare, assolutamente! Come?» chiese ansiosa, sporgendosi verso il Preside.

«Come prima cosa, potreste far capire al signor Pearson che qui è al sicuro e che voi siete suoi amici. Pare che non si lasci avvicinare facilmente. Poi potreste...» Corinne annuiva concentrata, ascoltando attentamente le parole di Silente.

«....Poi dovremmo parlargli di lui, dei nostri ricordi, per far ricordare anche a lui! Silente dice che potrebbe aiutarlo a sbloccare l'Incantesimo! Pare che sia stato un Oblivion fatto male, ma riusciranno a farlo guarire!» Corinne era seria e decisa, mentre riferiva a tutti quelli che le stavano attorno ciò che le aveva detto il Preside.

«Quindi basta che andiamo lì, facciamo di nuovo amicizia con lui e gli raccontiamo cose?» riassunse James, eccitato e allegro per la svolta che aveva dato il loro contributo.

«In pratica sì. Poi ci penseranno loro all'Incantesimo, ma questo lo aiuterebbe a ritrovare sé stesso.» Corinne gli sorrise a sua volta, mentre quelli che avevano conosciuto meglio Bob, ovvero i suoi compagni di stanza, i suoi compagni di squadra e qualche altro amico, la ascoltavano, felici di poter finalmente fare qualcosa.

«Perfetto! Io passerò in Infermeria appena posso!» esclamò Steve, uno dei compagni di stanza di Bob.

«Io vado subito!» decise un altro, alzandosi e correndo via, mentre gli altri si mettevano d'accordo.

Sunshine guardava Sirius e James parlare con gli altri, raggomitolata su un angolo di un divano con un libro sulle ginocchia. Le sarebbe piaciuto aiutare, ma non conosceva Bob. Ci aveva parlato forse una, o al massimo due, volte e tutte quante della serie “Hai visto James?” “Dovrebbe già essere sceso a cambiarsi”. Decisamente, non poteva rendersi utile. Sospirò ancora e riportò gli occhi sul libro, quando qualcuno si sedette accanto a lei. La ragazza alzò gli occhi sorpresa, incontrandone un paio di un'adorabile sfumatura marrone, dolci e aperti.

«Ehi. Ti disturbo se mi metto qui?» domandò il proprietario di quegli occhi, sorridendole.

«Uh. No. Figurati. Siediti pure.» rispose Sunshine, schiacciandosi un po' di più contro il bracciolo, anche se non ce n'era bisogno. Il ragazzo si sedette accanto a lei, un libro in mano.

La biondina provò a concentrarsi di nuovo sulla sua lettura, ma le sembrava innaturale starsene lì, seduta di fianco a un quasi estraneo, senza dire niente quindi si fece forza e prese la parola.

«Ehm...cosa studi?» chiese timidamente, arrossendo e abbassando lo sguardo per non incontrare quello di lui.

«Storia della Magia. Ci ha messo un test domani e io davvero non riesco a farmi entrare in testa tutte queste maledette date!» le rispose lui, sorridendole. Poi all'improvviso sembrò ricordarsi di una cosa e aggiunse: «Sono Sam. Sam Bindweed, il...»

«Il nuovo Portiere della squadra. Lo so. James mi ha detto che sei davvero bravo.» lo interruppe Sunshine, prima di arrossire di nuovo e piantare lo sguardo sul pavimento.

«Davvero?» chiese lui, con un tono che sembrava davvero sorpreso e felice.

«Sì. Comunque io sono Sunshine Moor.» si presentò la biondina, decidendo di alzare di nuovo gli occhi. All'improvviso si trovò davanti quelli di lui, così dolci, sinceri, di quel colore che poteva essere marrone, ma anche dorato e verde e...

«Lo so.» rispose in quel momento Sam, sorridendo ancora. Sunshine distolse gli occhi dai suoi, sentendosi come se le sue guance stessero andando a fuoco, ma non riuscì a non sorridere a sua volta.

In quel momento i ragazzi del gruppetto alzarono la voce, entusiasti, facendoli voltare entrambi.

«Anche tu non conoscevi abbastanza Pearson da renderti utile?» domandò candidamente Sam, gli occhi fissi su Corinne, che abbracciava Emily.

«Già. È orrendo quello che gli hanno fatto. Perchè poi? Lui, almeno per quello che pareva a me, era sempre così buono e gentile...» sospirò Sunshine, osservando Sirius che dava un'energica pacca sulla spalla a Steve.

«Sono tuoi amici, vero? James, Black e gli altri...» fece Sam, riportando la sua attenzione sul suo libro e su Sunshine.

«Sì. I Malandrini, ma non solo. E i tuoi amici, quali sono?» domandò Sunshine, prima di arrossire per la sua curiosità. «Scusami...»

«Figurati. I miei amici sono di sopra a studiare, ma facevano troppo rumore per me.» rispose alzando con semplicità le spalle Sam.

«Non che qui sia molto meglio!» ridacchiò Sunshine, facendo un gesto ampio con la mano per comprendere tutta la Sala Comune, piena di ragazzi che parlavano, scherzavano, giocavano e ripetevano a voce alta.

«Hai ragione!» anche Sam rise e Sunshine si sentì bene. Era da un po' che non parlava così semplicemente e amichevolmente con qualcuno che non fosse Lily o i Malandrini.

«Hai voglia di andare in un posto più tranquillo?» domandò Sunshine, sorprendendo perfino sé stessa per la sua audacia.

«Il coprifuoco sta per scattare...» notò dubbioso Sam, anche se Sunshine capì che non era realmente preoccupato.

«Non ci vedrà nessuno.» Sunshine raccolse la sua borsa, ci mise dentro il libro e, mentre Sam la seguiva, uscì senza farsi notare dalla Sala Comune.

«Vieni.» sussurrò dopo un po', portandolo via dal corridoio e facendolo passare per un passaggio nascosto. Altre due scorciatoie, un passaggio dietro ad un arazzo e si trovarono in una aula vuota. Dei banchi erano accatastati vicino ad un muro e la cattedra era tutta impolverata, ma a terra c'era un angolo pulito.

«Ci vieni spesso?» domandò Sam, togliendosi il mantello e mettendolo per terra, sedendoci poi sopra.

«Ogni volta che voglio scappare da quel casino...» Sam le indicò un angolo del suo mantello e lei ci si sedette, grata di potersi stringersi nel suo. Poi la biondina tirò fuori un paio di barattoli dalla borsa e sussurrò un incantesimo, riempiendoli di un calde fiamme azzurre, che illuminarono la stanza.

«Complimenti!» esclamò Sam, lanciandole un sorriso e facendola arrossire.

«Grazie.» seduta lì, accanto ad un ragazzo di cui sapeva praticamente solo il nome Sunshine si chiese cosa diavolo le fosse preso. Lei, che di solito era così timida, che non faceva quasi mai niente di impulsivo, l'aveva preso e l'aveva portato lì. Loro due da soli.

Poi le tornò in mente la lettera che aveva ricevuto e la tirò fuori esitante dalla tasca. Sapeva già cosa diceva, sapeva già che le avrebbe provocato un'intensa malinconia e una stretta al petto, ma la aprì lo stesso.

 

Cara Sunshine,

Come va? Spero che tu stia bene e che tutto vada bene lì.

Vorrei parlarti di una cosa, ma non sono sicura di poterlo fare. Oh al diavolo, ho bisogno di dirlo a qualcuno, ma ti prego, non avercela con me.

Sai, ho notato come guardi Sirius. Gli vuoi molto bene vero? Gli vuoi bene in modo diverso da come lo vuoi a James o a Remus, giusto? No, non negare, non arrossire, non provare a dire che sono tutte mie fantasie, perchè io l'ho visto. Non sono arrabbiata con te, come di sicuro starai pensando, né sono gelosa o cose così. Non so cosa provo e è di questo che vorrei parlarti.

Ti ho raccontato di Jake? Sai stiamo insieme da più di due settimane e ancora non si è stancato dei miei sbalzi d'umore, delle mie risposte vaghe sulla famiglia, della mia fissa per evitare sempre chi conosco quando sono con lui e di tutte le mie stranezze. Lui è sempre così dolce, adorabile, gentile e comprensivo e io mi sento in colpa ogni volta che lo guardo. Perchè so alla perfezione perchè ho scelto lui, con quei suoi occhioni grigi e i suoi capelli neri. Capisci? Non riesco a togliermi Sirius dalla testa. Continuo a ripetermi che sono stata io a lasciarlo andare, cosa di cui sono ancora convinta, continuo a dirmi che dovrei essere felice di quello che ho, continuo a cercare di auto-convincermi che non è niente più di un amico a cui voglio bene. Ma mi manca, Sun. Mi manca tantissimo. Probabilmente suona terribilmente egoista, e in fondo in fondo lo è, ma vorrei che lui non trovasse nessun'altra che gli piaccia più di me. Vorrei mancargli quanto lui manca a me, vorrei che lui mi scrivesse. E invece non lo fa quasi mai. Sai, forse è anche colpa mia, dato che l'altro giorno gli ho detto di Jake, ma speravo, da stupida, che dicendolo a lui mi sarei convinta che voglio di più Jake. Credi che sia stato così? Figuriamoci! Adesso mi sento in colpa sia nei confronti di Jake che di Sirius e mi sento anche in ansia perchè lui non mi ha ancora risposto e non so che cosa passi in quella sua testa scema!

E adesso mi sento in colpa anche perchè sto dicendo tutte queste cose a te! Ti giuro, non sto cercando di allontanarti da lui, non sto cercando di dimostrarti che gli voglio più bene io o cose assurde del genere, ma tu sei l'unica a cui posso dire tutto. Buffo no? Sono qui, che mi aggrappo a queste parole, sperando che tu mi possa liberare da questo peso, sapendo che tutto questo non ti fa stare bene. L'ho sempre saputo di essere una persona orribile, ma ogni giorno ne ho nuove prove. Non sai quanto vorrei che tutti voi foste qui. Non sai quanto vorrei che IO fossi lì, con voi, nella vostra bella scuola. Fare parte del vostro gruppo, parlare di persona con te, stare con Sirius. Vedere le scemate che fa con Jamie, vederlo girarsi verso di me e sorridermi come faceva sempre quest'estate, con James sempre troppo distratto per accorgersi di quello che gli succedeva attorno.

Sai, credo di averti detto una bugia all'inizio. Io sono gelosa. Sono gelosa della tua vita, del tuo essere speciale, del fatto che Sirius ti abbraccia quando sei triste e ti sorride quando tu gli sorridi. Vorrei solo essere sicura che nessuno me lo porterà via, perchè ho davvero bisogno di lui. Ho bisogno di qualcuno che mi capisca, che mi stia vicino, che mi accetti, anche la parte buia di me, e lui l'ha fatto, per quel poco che gli ho permesso. E sostituirlo, o almeno cercare di sostituirlo, con Jake, così perfetto e imperfetto insieme, mi fa male. Perchè lui non sa della mia famiglia, lui non sa come sono davvero. Lui non mi ha mai baciata sotto l'acqua della piscina, nè mi ha mai chiesto il permesso di farlo, non mi ha mai detto che il mio modo di “sviare discorso” gli piaceva molto.

No, ora basta. Mi sto davvero avvicinando troppo a una di quelle sciatte protagoniste dei telefilm lacrimevoli, che si struggono dietro al loro ragazzo lontano. E so di essermi spinta troppo in là, con le mie parole. Spero che tu non sia arrabbiata con me, perfettina, e di non averti fatto stare male, anche se purtroppo lo temo, ma avevo davvero bisogno di parlare con qualcuno. E sembra assurdo, ma sentivo di poterlo fare solo con te. Ti prego, non smettere di scrivermi solo per la mia stupidità.

Ciao biondina, salutami gli altri.

Jo

 

«Ehm...ehi, va tutto bene?» la voce insicura di Sam la riscosse dai suoi pensieri e Sunshine alzò gli occhi su di lui. E all'improvviso sapeva cosa doveva fare.

Jo voleva davvero bene a Sirius e anche Sirius sembrava felice quando era con lei e lei non voleva assolutamente che loro fossero tristi, né mettersi tra loro o cose del genere, quindi doveva fare l'unica cosa possibile: levarsi Sirius dalla testa. Ok, era un suo amico, ma non avrebbe mai desiderato niente di più. E Sam, con quegli occhioni dolci e quel sorriso aperto sembrava essere caduto dal cielo, pronto a distrarla. Doveva diventare sua amica, punto e basta.

«S-sì...sì tutto bene.» balbettò la ragazza, accorgendosi che Sam stava aspettando una risposta, mentre la guardava un po' preoccupato per la sua aria persa e un po' triste.

«Sicura? Brutte notizie?» domandò ancora dubbioso lui, tenendo gli occhi fissi nei suoi, senza accennare a tornare sul suo libro.

«Niente di che. Solo cose che non volevo sentire, ma non fa niente.» Sam sorrise e Sunshine si ritrovò inaspettatamente a sorridere a sua volta. «Ehi...ti va di mangiare qualcosa?»

Il ragazzo spalancò gli occhi alla sua richiesta, ma Sunshine era ben sicura di aver visto un lampo felice e curioso in quelle iridi cangianti.

«E come faresti? Hai un altro posto segreto?» chiese Sam, chiudendo il libro con uno schiocco e guardandola con un misto di sfida e divertimento.

«Mille volte meglio di questo.» ridacchiò la ragazza, alzandosi e mettendosi la borsa sulla spalla.

«Allora andiamo!» acconsentì Sam, scuotendo la polvere dal mantello e infilandoselo.

Sunshine uscì dalla stanza guardandosi attorno con cautela, ma non c'era nessuno nel corridoio. Silenziosi come ombre i due si inoltrarono nelle ombre del castello, scendendo fino al piano delle cucine.

«Guarda.» sussurrò quasi maliziosa Sunshine, allungando la mano e facendo il solletico alla pera del quadro, sotto lo sguardo scettico di Sam. Quando la porta si aprì, rivelando la cucina calda e accogliente, lo sguardo del ragazzo si riempì di ammirazione, meraviglia e allegria.

«Ok, mi hai sorpreso! Possiamo entrare? Come l'hai scoperta? Ci vieni spesso? Qualcun altro lo sa?» Sunshine rise delle domande dell'altro e gli fece segno di entrare. Dopo qualche minuto erano entrambi seduti su due sgabelli, una tazza di calda cioccolata tra le mani a chiacchierare allegramente, ridendo e scambiandosi occhiate divertite, stando insieme come se si conoscessero da molto più tempo. Per questo non si accorsero della porta che si apriva di nuovo...

«....dovresti smetterla!» Sunshine sobbalzò sentendo quella voce e un po' di cioccolata le si rovesciò sulle mani.

«Sirius! Ragazzi!» esclamò, con la voce più acuta del solito. Perchè si sentiva così a disagio, in colpa, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato? Del resto aveva solo portato lì Sam, che quasi non conosceva e che forse avrebbe spiattellato a tutti quel segreto e...ok. Forse i Malandrini non sarebbero stati d'accordo.

«Sunny?» fece sorpreso James, mettendosi il Mantello in tasca e avanzando verso di lei, seguito dagli altri Malandrini.

«Ehi ragazzi...che fate qui?» pigolò Sunshine, cercando di non guardarli negli occhi.

«Facevamo il nostro solito giro. Tu invece? E perchè sei con lui?» rispose al posto dell'amico Sirius, trasformando la frase in un mezzo ringhio nella parte finale.

«Appunto! Perchè sei con lui?» gli fece eco James, con solo la sorpresa nella voce.

«Noi...l'ho incontrato e siamo venuti qui. Stavamo solo prendendo una cioccolata!» rispose Sunshine, cercando di omettere i particolari senza arrossire. Lo sguardo di Sirius era duro e sospettoso quando si posò su Sam.

«Tu sei Bindweed, vero? Il nuovo Portiere. Che vuoi?» domandò aggressivo, mentre Remus cercava invano di portare la conversazione su un altro piano, chiamando un elfo e chiedendo agli amici se volessero qualcosa. Nessuno gli rispose, se non Peter che ordinò gentilmente una cioccolata e dei biscotti.

«Sì, sono Sam Bindweed. Non voglio niente, anzi non capisco cosa vogliate voi. Ho fatto qualcosa di male?» fece Sam e davvero i Malandrini non riuscirono a capire se quella fosse vera innocenza e ingenuità o fosse solo un bravo, bravissimo attore.

«Perchè l'hai portato qui? Era un segreto!» tentò allora Sirius, voltandosi verso Sunshine, che però sviò il suo sguardo e non rispose.

«Ragazzi...lasciamo perdere, ok? Siamo qui per fare scorta o no?» intervenne con più decisione Remus, riuscendo finalmente a distrarre i Malandrini e lasciando liberi Sam e Sunshine di scappare via senza troppe cerimonie.

«Ehi...» Sunshine e Sam stavano camminando per i corridoi bui, diretti verso la Torre di Grifondoro. No, anzi, Sam camminava, Sunshine quasi correva, il viso rivolto a terra, senza parlare, la mente piena di pensieri. Sam la afferrò per un braccio dolcemente, per farla fermare.

«Oh. Scusami. Non volevo scappare via così, ma loro...» Sunshine sentiva le guance andare in fiamme e voleva assolutamente alzare lo sguardo da quel pavimento che sembrava così interessante.

«Non ho capito che cosa volessero e perchè ce ne siamo andati, se posso dirlo. Me lo spieghi?» chiese Sam, riuscendo a guardarla negli occhi con i suoi da cucciolo. Sunshine sospirò, ma alla fine riprese a camminare con più calma.

«Loro...loro sono un po' protettivi...nei miei confronti e in quelli dei loro “segreti”. A loro non piace che qualcun'altro sappia le loro cose e si sono sorpresi nel vedermi con qualcuno di inaspettato. E sinceramente non volevo farti sopportare il terzo grado che ti avrebbe fatto James appena si fosse ripreso dalla sorpresa.» mormorò infine. Sam ridacchiò di quella spiegazione e annuì tra sé, come se fosse stato esattamente quello che aveva pensato lui.

Dopo un po' il ragazzo aprì di nuovo la bocca per parlare quando un sibilo li distrasse. I due abbassarono gli occhi verso il pavimento e scorsero due occhi gialli, spalancati come fanali. Subito dopo sentirono un respiro ansimante avvicinarsi e prima che potessero pensare di nascondersi Gazza apparve davanti a loro. Si teneva il petto e respirava pesantemente, ma aveva un sorriso maligno sul volto.

«Studenti fuori dal letto!» cantilenò trionfante, afferrandoli entrambi per un braccio e trascinandoli via.

«Credo che siamo un po' nei guai...» sussurrò Sam, lanciando però un sorrisetto a Sunshine.

«E pensare che Jamie e Sir non si sono mai fatti beccare! Mi prenderanno in giro da morire!» si lamentò quella, ricambiando con una smorfia.

«State zitti voi! Adesso a voi ci penserò io!» ghignò Gazza, seguito dalla gatta che camminava tutta impettita.

«C'è qualche problema, signor Gazza?» una voce interruppe la nuova frase del custode che alzò lo sguardo verso la figura che era appena sbucata da una porta, imitato dai due ragazzi. Perfetto. Erano passati dalla padella alla brace.

«Sì, professoressa! Studenti fuori dal letto, signora!» esultò tutto contento quello.

«Moor! Bindweed! Voi? Non me lo sarei mai aspettata! Venti punti in meno a Grifondoro e una sera di punizione!» la McGranitt più che arrabbiata sembrava nervosa però. Che cosa era successo?

«Ma professoressa...» Gazza non sembrava felice della svolta che aveva preso la situazione e provò a protestare, ma la strega lo fermò con uno dei suoi sguardi gelidi.

«Riportateli a letto, signor Gazza. Ora.» e con un'ultima occhiataccia se ne tornò via, dentro al stanza da cui provenivano suoni di varie voce concitate, tra le quali spiccava quella lamentosa di Lumacorno.

«Venite, piccoli farabutti!» Gazza afferrò di nuovo i due per le braccia e li trascinò fino al quadro della Signora Gazza.

«Mangusta.» sussurrò Sunshine, prima di entrare in Sala Comune seguita da Sam.

«Che sfortuna!» sbottò quello, appena furono lontani dalle orecchie del custode.

«Già!» annuì distratta Sunshine, pensando alla faccia contrariata della McGranitt e alla voce di Lumacorno.

«Ehi..tutto bene? Una sera di punizione non è poi così grave...» domandò dopo un po' Sam, avvicinandosi di più a lei sul divano sul quale si erano lasciati cadere.

«Sì sì. Stavo solo pensando alla McGranitt. Dev'essere successo qualcosa che non l'ha resa molto felice.» spiegò Sunshine, chiudendo gli occhi, per quanto fosse curiosa era davvero troppo stanca.

«Bè, immagino lo scopriremo domani.» borbottò Sam sottovoce, lasciando andare la testa sullo schienale.

«Immagino di sì.» annuì Sunshine, la voce niente di più di un mormorio.

Non sapevano quanto rimasero lì, nel dormiveglia, una accoccolata in un angolino con gli occhi chiusi, l'altro con lo sguardo fisso sul fuoco che piano piano cominciava a morire, ma ad un certo punto Sam si riscosse.

«Mh. Oh. Ehm...Sunshine?» sussurrò, allungando una mano per svegliare la ragazza. Quella però, per tutta risposta, lo tirò più vicino, sospirando piano. Sam arrossì, anche se nessuno lo vedeva, e per un attimo rimase immobile, guardando la ragazza accanto a lui. Poi però la scosse piano.

«Mmmh?» mugolò la biondina, aprendo piano gli occhi e stiracchiandosi.

«Scusami, non volevo svegliarti, ma immagino che sia meglio se andiamo a dormire.» le disse piano Sam, osservandola mentre si stiracchiava come una gattina.

«Sam? Oh, sì, hai ragione. Grazie.» Sunshine sembrò sorpresa di trovarsi davanti i suoi occhi dolci e non quelli che si aspettava, ma si riprese subito, arrossendo solo un po'.

«Figurati. Quindi io...ehm..vado a letto. Buonanotte e grazie per avermi mostrato il tuo posto segreto. E le cucine. E per...niente. Buonanotte.» balbettò Sam. Sembrò voler aggiungere qualcos'altro, ma si fermò e si alzò, dirigendosi verso il suo Dormitorio.

«Buonanotte Sam.» mormorò Sunshine, lanciandogli un sorriso.

Poi il ragazzo scomparve.

Avanti Sunshine, alzati. Ora. Alzati. Non vorrai farti trovare qui domani mattina, o peggio dai ragazzi quando rientrano, vero? Avaaaanti, alzati!

Sunshine litigò per un po' con sé stessa, cercando di auto-convincersi ad alzarsi, ma dopo un po' sprofondò di nuovo nel sonno pensando un “Al massimo mi sveglieranno i ragazzi...”.

E fu ciò che avvenne. Solo che, invece del sussurrò gentile di Sirius o la carezza dolce di Remus, la svegliò lo scossone di James.

«Sun! Svegliati!» James continuava a scuoterla, senza lasciarle andare la spalla, e a sussurrare.

«Mmm. James! Smettila!» quando il ragazzo si convinse di averla svegliata per bene la lasciò andare e si sedette con gli altri.

«Sun. Ci devi dire un paio di cosette...» iniziò l'occhialuto, mentre Remus alzava gli occhi al cielo esasperato.

«Ragazzi! Ma che volete da me? Non posso farmi un giro con qualcuno che non siano le mie balie?» si lamentò Sunshine. James ci mise un po' a capire che la ragazza si riferiva a loro quando diceva “balie”.

«Ehi! E poi perchè sei andata con lui? E chi è poi lui? E dove siete stati? Cosa vi siete detti? Perchè lo hai portato in cucina?» James sputò le domande osservando con la coda dell'occhio Sirius, come se si aspettasse un aiuto nel caso se ne fosse dimenticata qualcuna. Evidentemente se le erano preparate, vista anche l'occhiata di Remus.

«Primo non vi interessa, secondo è in squadra con te, James! Dove siamo stati non t'interessa, nemmeno cosa ci siamo detti e conosceva già le cucine.» Sunshine cercò di trattenere la voce, ma si stava davvero arrabbiando. Che cosa volevano da lei? Non potevano farsi un po' di sani cavoli loro? Per un po' non si pentì nemmeno della piccola bugia.

«E invece m'interessa! Non sapevo nemmeno che vi foste ai parlati prima!» si impuntò James.

«E se anche fosse? Non posso cominciare a parlare con qualcuno quando voglio? Devo chiedervi per caso il permesso?» domandò pungente Sunshine, incrociando le braccia.

«Non è questione di permesso!» James cominciava ad alzare la voce e Sunshine cominciava ad essere preoccupata del fatto che Sirius non avesse ancora parlato.

«Allora è una questione di cosa? Gelosia?» replicò di nuovo Sunshine.

«No! Siamo solo preoccupati per te! Non vogliamo che tu ci resti male!» per un attimo Sunshine si chiese se fosse possibile che le orecchie di James diventassero più rosse di così, ma poi si concentrò di nuovo sulla discussione.

«Preoccupati? Voi siete solo gelosi! Come posso restarci male se non c'è assolutamente niente? Sarebbe già esagerato dire che siamo amici! Ci siamo parlati per la prima volta oggi! Ammettetelo che avete solo paura di perdere chi vi tiene d'occhio e vi toglie dai casini!» Remus pensò per un attimo di offendersi e poi di intervenire, ma gli sguardi dei suoi amici lo tennero al suo posto.

«Appunto! Vi siete parlati una volta e già ci passi la sera?» avrebbero dovuto abbassare la voce, altrimenti avrebbero svegliato qualcuno prima o poi.

«Siamo solo andati nello stesso posto a leggere e poi a prendere una cioccolata! Non mi sembrava una cosa grave! E sopratutto non mi sembra che siano fatti vostri con chi vado in giro! Fareste la predica anche a...Remus?» chiese provocatoria la ragazza.

«Remus è Remus!» difesa decisamente debole, Jamie pensò Remus.

«Che razza di risposta è?» esplose Sunshine. James stava per replicare, ma Sirius lo fermò.

«Si può sapere perchè ti scaldi tanto? Dimmi tu, perchè non sarebbero fatti nostri?» domandò quello.

«Perchè...perchè...perchè non lo sono!» boccheggiò Sunshine.

«Che razza di risposta è?» le fece il verso con voce sarcastica Sirius.

«Smettila! Smettetela! Io faccio amicizia con chi voglio!» esclamò Sunshine, girandosi verso il fuoco per non doverli guardare.

«Solo...non sparire e stai attenta. Ragazzi, andiamo a letto.» alla fine Remus si era deciso ad intervenire e trascinò i Malandrini via, nonostante le proteste di James.

«Buona notte.» sussurrò Sunshine, lasciandosi ricadere sul divano.

Sentiva un sapore amaro in bocca e cominciava a sentirsi in colpa. In fondo, i suoi amici si stavano solo preoccupando per lei. Ok, forse erano anche gelosi di lei e dei loro segreti, ma che male c'era? Le aveva dato fastidio che si intromettessero o piuttosto il fatto che l'avessero vista con lui? Era quello che la innervosiva e le faceva male? Il fatto che sembrasse così sbagliato guardare i begli occhi di Sam e vedercene altri?

Con un sospirò, Sunshine si alzò e si decise ad andare in camera. Cercò di andare a letto silenziosamente, ma Lily aveva il sonno leggero e si svegliò comunque.

«Sun! Dove sei stata tutto questo tempo?» sussurrò.

«Mi sono addormentata di sotto.» mormorò in risposta Sunshine, sfilandosi la divisa e andando in bagno per lavarsi i denti.

«Prima. Eri sparita.» specificò Lily, che si era alzata e l'aveva seguita in bagno.

«Ero a fare un giro.» Sunshine sentiva il groppo che aveva alla gola premere sempre di più per sciogliersi in lacrime che non avevano senso, ma non voleva lasciarsi andare.

«Con chi?» domandò curiosa Lily.

«Anche tu? Ma che cosa volete da me?» scattò Sunshine, mettendo giù con violenza lo spazzolino.

«Io...scusami. Ero solo curiosa.» disse mortificata Lily, chiedendosi che diavolo fosse successo.

Sunshine si sentì in colpa e quella fu l'ultima goccia. Lasciò che le lacrime cominciassero a scendere e abbracciò stretta l'amica, che le accarezzò dolcemente i capelli.

«Ho litigato con i ragazzi. E...è tutto un casino.» gemette la biondina, nascondendo la faccia sulla spalla dell'altra.

«Shh. Non importa. Ne parliamo domani.» la rassicurò Lily, prendendola per mano e riportandola in camera. Quella notte dormirono nello stesso letto, una con il viso affondato nel petto dell'altra che la abbracciava stretta.

Nel frattempo nel Dormitorio dei ragazzi del terzo anno, i Malandrini stavano andando a letto, cercando di non svegliare Frank, cosa abbastanza difficile dato che James non la smetteva di parlare.

«....e poi perchè proprio lui? Capisco qualcun'altro, ma lui? Perchè?»

«Perchè lui non andrebbe bene James? Non è molto diverso da qualche altro sconosciuto, anzi...» intervenne Remus, stanco di quello sproloquio.

«Perchè sarebbe meglio di altri, sentiamo?» chiese polemico Sirius.

«Perchè James lo conosce un po' e sappiamo che è un bravo ragazzo. E davvero, anche io sono un po' preoccupato per lei e non voglio che soffra e tutto il resto, ma hanno solo bevuto una cioccolata insieme! Non si devono mica sposare!» ribatté deciso Remus, infilandosi a letto.

«Ma...ma cosa c'entra? Non non lo diciamo perchè siamo gelosi o preoccupati!» James stava decisamente diventando viola, ma Remus non si preoccupò di farglielo notare.

«James andiamo a letto. Ne parliamo domani ok? Ma davvero non capisco cosa ci sia di male!» anche gli altri si infilarono a letto come Remus, spegnendo le bacchette con le quali si erano fatti un po' di luce.

«C'è che...c'è che non può!» balbettò James, ben deciso a non lasciare la discussione a metà.

«Al dire il vero lei può fare quello che vuole.» gli fece notare Remus.

«Quello che da fastidio a me, » intervenne a bassa voce Sirius, bloccando l'ennesima risposta senza senso di James «è che tutto questo è davvero poco da Sunshine. Andiamo! Lei è quella che se ne sta con noi o al massimo con la Evans e le sue compagne di stanza! Quella che quando deve rivolgersi ad un professore diventa viola! Quella timida, gentile, silenziosa e calma!»

Remus ammutolì, per una volta senza risposta. Perchè tutto quello era vero. Non era da Sunshine andare in giro con il primo che capitava, né litigare con James per sciocchezze del genere. Quindi si limitò a sospirare e a coprirsi meglio con le coperte, rabbrividendo piano.

«Ne parliamo domani. Buona notte.» mormorò, troncando la conversazione.

Dal buio giunsero altri sussurri, poi fu solo il silenzio.

Addormentandosi Peter fece un unico pensiero confuso, che il giorno dopo non si sarebbe nemmeno ricordato: Ma a Sunshine non piaceva Sirius una volta?

 

**

 

Sunshine stava sorridendo. Aveva i capelli sciolti e era più grande. James si sorprese di fare sempre dei sogni nei quali i suoi amici erano più grandi, ma non ebbe il tempo di formulare il pensiero completo che accanto a lei apparve Sirius.

I due si sorrisero e lui le passò un braccio attorno ai fianchi, attirandola più vicina in un abbraccio. Poi però la lasciò andare e si girò, giusto in tempo per non essere buttato a terra da Lily, che gli saltò addosso tempestandolo di pugni. Sarebbe stata una scena divertente se quei pugni non fossero stati poco più pesanti di carezze, dato che Sirius rideva e cercava di fermarla trattenendola per i polsi. Dopo un po' anche Lily scoppiò a ridere e si lasciò bloccare.

Ma quello che fece svegliare James di soprassalto, con il fiatone e gli occhi spalancati, fu vedere Sirius che si abbassava lentamente, sempre più vicino al viso della rossa, mentre con una mano le accarezzava leggero i capelli.

«James, amico, tutto ok?» il sussulto e il mezzo grido di James avevano svegliato Remus e Sirius, che ora stavano di fianco al letto dell'altro, leggermente preoccupati.

«Tu! Devi smetterla di provare a baciare la mia ragazza capito?» James sventolò una mano di fronte a un Sirius piuttosto perplesso, mentre Remus cercava di capire che diavolo stesse succedendo.

«La tua ragazza? James, non hai una ragazza!» esclamò Sirius, leggermente offeso per quell'accusa.

«La Evans! Devi smetterla di provarci con lei, capito?» continuò imperterrito James guardandolo con rabbia.

«La rossa? Io? Provarci con la rossa? Ma Jamie, cosa ti sei fumato??» Sirius non sapeva se rimanere offeso, scoppiare a ridere, preoccuparsi per la sanità mentale di James o tornarsene a letto senza fare niente.

«Niente! Tu stavi per baciare Lily!» Remus decise di intervenire. Quel ragazzo era davvero troppo fuori di testa!
«James, era un sogno! Sirius non ha mai provato a baciare Lily!
» disse, cercando di far ragionare James.

«E nemmeno voglio provarci!» ribadì Sirius.

«Ah. Ok. Ma non rubarmi la ragazza. 'Notte.» e senza aggiungere altro James si ributtò disteso, chiudendo gli occhi e riaddormentandosi poco dopo, lasciando Remus e Sirius a guardarsi sorpresi e scocciati nella pallida luce dell'alba.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Awwwww *w* il mio Sammy finalmente!!! :D no, riservo lo sclero per lui per dopo! :D Allora per prima cosa: Ciao bellezze!! Avete visto che presto che ho fatto ad aggiornare questa volta?? E tutto per voi, perchè vi voglio tanto bene e perchè volevo augurarvi buona Pasqua con questo capitolo! Non so se possa essere considerato un buon regalo (a Pasqua si fanno regali?) ma chissene frega :P io sono felice e soddisfatta e me ne frego! :P Poooi:

  1. E così Corinne ha qualcosa da fare per aiutare il suo Bob...come ho già detto a non so chi (scusami chiunque tu sia al quale l'ho già detto se non mi ricordo chi sei...sono pessima XD) all'inizio doveva essere una cosa molto più grave, ma ho deciso che era ancora troppo presto per far succedere chissà cosa, quindi ho alleggerito così! E poi a qualcuno (non ricordo neanche te, perdonami!) ho detto anche che non sono capace di far “soffrire” i miei personaggi e quindi tutto si concluderà per il meglio tra poco :D

  2. Saaaaaaaaaaaaammmyyyy!!! Il mio dolce cucciolo coccoloso!! Amore mio! No ok, basta. Ho già sclerato abbastanza per oggi vero Ale? ;) comunque lui è importante sappiatelo. u.u e non mi interessa se lo odierete (ma come fareste? È trooooppo adorabile!!!) lui è l'amore e quindi fatevelo piacere! u.u no dai...davvero voglio sapere qual è la vostra prima impressione su di lui!

  3. Jo, dolce adorabile (?) Jo! Ve l'avevo detto che sarebbe tornata e ho mantenuto la parola. Non vuole relazioni fisse, non vuole struggersi con Sirius lontano eppure lo fa...non sembra confusa anche a voi la ragazza (sì, mi sto sfottendo da sola...problemi?)? Voglio sapere anche che ne pensate della sua lettera e della reazione di Sun :)

  4. E così Sunshine e i Malandrini hanno litigato e si vede la forte stretta dell'amicizia di Lils e Sun! Non è la prima litigata e di sicuro non sarà l'ultima (né tanto meno la più disastrosa!) u.u che en pensate delle reazioni di Sirius e Jam?

  5. Qui niente Serpi...volevo inserire qualcosa anche su di loro ma il capitolo sarebbe diventato decisamente troppo lungo! Così toccherà aspettare il prossimo...

  6. Dovevo dirvi altre cose ma le ho dimenticate (e per fortuna! Queste note stanno diventando lunghe come il capitolo!) quindi ringrazio solo chi ha recensito ossia LisaJackson, Jeis, Bella_1D, Federchicca Hufflepuff, Annie98 e Hogwarts16 siete adorabili!!

  7. Chiedetimi l'amicizia su facebook! Potrei mettere spoiler o avvisare eventuali (se certo..eventuali!) ritardi ;)

  8. Grazie millantissima (?) alla mia AleJackson...non sto a dirti un granchè: ti amo!

  9. Ti avevo promesso due punti e eccoti qui! Una altro grazie alla mia Ale: senza di te questa storia non andrebbe avanti!!

Adesso me ne vado davvero perchè sto facendo delle note lunghe da far schifo!!

Buona Pasqua!!

*dD*

PS: dimenticavo di presentarvi Sam...è Chord Overstreet con gli occhi modificati ;) 


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e questa è Corinne :D (Alexandra Daddario...la Annabeth Chase di Percy Jackson per capirci)


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e infine ecco Emily :D


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Capitolo 63
*** Lui aveva già perso ***


 

 

 

Lui aveva già perso

 

 

 

 

Sunshine sbuffava, contrariata, avviandosi con passo pesante verso l'ufficio, se così si poteva chiamare, di Gazza.

Aveva mangiato in fretta e furia e poi era uscita dalla Sala Grande, come le aveva detto Sam, per arrivare in tempo alla loro punizione, che ancora non conoscevano.

«Ehi Sunshine!» la biondina si sentì chiamare e si girò, pur avendo riconosciuto la voce.

«Ehi, Sam.» rispose piatta, continuando a camminare.

«Come va? Hai scoperto cosa ci faranno fare?» domandò il ragazzo appena le fu arrivato accanto, dopo una breve corsa.

«No.» fece Sunshine, con lo stesso tono atono di prima.

«Ah. Ok.» Sam sembrava sorpreso dalla sua freddezza, ma sembrò voler sorvolare e la lasciò in pace finchè non raggiunsero la stanza ce stavano cercando. Fuori dalla porta li aspettava il custode.

«Oh, eccovi qui! Venite, venite!» sembrava stranamente entusiasta e Sunshine sentì salire un filo di preoccupazione che la fece rabbrividire piano.

Il custode li condusse fino ad una porta, poi mise loro in mano due secchi pieni d'acqua, alcuni stracci e spugne, delle spazzole dalle setole dure, un secchio chiuso e un sacchetto contenente qualcos'altro.

«E non usate la magia!» poi, con un altro ghigno se ne andò.

Sunshine guardava dubbiosa la porta, per niente desiderosa di aprirla, ma consapevole di doverlo fare. Poi sentì Sam prendere un respiro profondo, allungare la mano e aprire la porta.

All'interno era il caos. Evidentemente era passato Pix, divertendosi a più non posso.

Sembrava che ci fosse stata una specie di guerra di gavettoni pieni di inchiostro, che ora gocciolava dalle pareti e imbrattava il pavimento. In più doveva anche averci rovesciato sopra dei fogli di carta fatti a pezzetti, che ora galleggiavano nelle pozze blu o ricoprivano di un leggero strato bianco i banchi e la cattedra.

«Oh, Merlino...» l'imprecazione sussurrata di Sam riscosse Sunshine dal torpore sconvolto in cui era caduta e la ragazza fece un passo avanti.

«Oh, Godric! Salazar, Merlino e le sue mutande!» Sam continuava a imprecare, con un tono di voce simile a quello di qualcuno che stava affogando.

«Sam, smettila. Se ci mettiamo al lavoro magari riusciamo a finire prima di domani mattina.» lo interruppe la ragazza, sbirciando nel sacchetto e trovandoci due grossi pennelli.

«Hai ragione. Tu lavi e io dipingo? Tu dipingi e io lavo? Insieme?» domandò Sam, togliendosi il mantello e il maglione e appoggiandoli dentro ad un armadio per salvarli dal disastro e rimboccandosi le maniche della camicia.

«Direi prima dipingiamo e poi laviamo, così non dovremo lavare due volte.» suggerì Sunshine, il nervosismo che cominciava a trasparire dalla sua voce.

«Sì signor capitano!» scherzò Sam, andando a prendere la latta di vernice e aprendola con uno scatto, mentre la ragazza tirava fuori i pennelli, senza ridere per la battuta dell'altro.

«Da dove cominciamo? Per fortuna si è limitato alla parete di fondo e poco più!» chiese ancora Sam, intingendo il pennello nella vernice, attento a non gocciolare troppo a terra.

«Io comincio da destra, tu da sinistra e ci troviamo in fondo.» propose Sunshine.

«Ok. Aspetta un attimo.» Sam estrasse la bacchetta, incurante di ciò che aveva detto Gazza, e trasfigurò una sedia in un grosso recipiente, in cui svuotò metà della vernice. «Così faremo prima!» disse porgendolo a Sunshine che annuì.

Mentre lavoravano, anche piuttosto velocemente, Sam provava a fare conversazione, ma Sunshine teneva il suo silenzio cupo, senza apparentemente accorgersi dei suoi sforzi. Alla fine, quando si ritrovarono uno accanto all'altro a contemplare il lavoro finito, Sam sospirò e lasciò cadere la latta di vernice ormai vuota, girandosi verso la ragazza.

«Ok, ho capito. Sei arrabbiata con me perchè per colpa mia abbiamo avuto questa punizione vero?» fece serio.

«Cosa? NO!» Sunshine spalancò gli occhi, così tremendamente sincera che Sam non poté dubitare nemmeno per un momento di quelle parole.

«E allora che succede? Perchè mi ignori?» domandò invece.

«Io...» Sunshine arrossì, cercando di sfuggire a quegli occhi.

«Puoi dirmelo. Non racconterò niente a nessuno, se non devo.» la incoraggiò lui.

«Io...ho litigato con i miei amici. E non ci siamo parlati per tutto oggi e mi mancano e mi sento in colpa e mi sento sbagliata e triste e arrabbiata e...» sbottò Sunshine, lasciando finalmente uscire tutte le parole che si teneva dentro da tutta la giornata.

«Ehi ehi ehi! Stop, ferma! Io non lo so perchè avete litigato ma...» Sam la interruppe, bloccano quel flusso di parole, ma non fece in tempo a finire la frase che fu Sunshine ad interrompere lui.

«Per te.» sputò fuori, facendo arrossire Sam e lasciandolo a bocca aperta.

«Per..me?» domandò confuso il ragazzo.

«Sì. Perchè loro sono gelosi e protettivi e preoccupati e non credono che noi siamo solo quasi amici e...» tentò di spiegare Sunshine.

«Quasi amici?» domandò Sam. Era solo una sua impressione o era davvero passata un'ombra di delusione e tristezza in quegli occhi così belli? Si chiese Sunshine.

«Io..sì. O amici o...non so! Ma abbiamo litigato e io mi sento in colpa per alcune cose e...» e perchè doveva essere così imbarazzata?

«Ok, ok. Non serve che tu me lo spieghi. Davvero, non voglio farmi i fatti tuoi. Però se vuoi il tuo “quasi amico” è qui.» e perchè non la lasciava finire nemmeno una frase?

«Grazie.» sorrise Sunshine, arrossendo e abbassando lo sguardo.

«Andrà tutto bene. Ora, che ne dici di finire il lavoro?» chiese Sam, per sviare il discorso.

«Ok. Fai pure.» Sunshine sfoderò un sorriso e un'occhiata così malandrina che Sam non riuscì a fare a meno di scoppiare a ridere.

«Fai pure? Ma guarda questa!» esclamò, fingendosi offeso.

«Sì, divertiti! Io credo che mi sederò in qualche angolo pulito ad osservarti...» Sunshine rispose alla sua occhiata fintamente sconvolta con una linguaccia, sentendosi leggera come non era dalla sera precedente. O anche di più, al dire il vero.

«E io che credevo che fossi una brava ragazza! Ti meriti una punizione!» poi, senza lasciarla replicare, Sam alzò il pennello e le lasciò una larga striscia di vernice sul naso.

«Sam!» boccheggiò tra le risate Sunshine.

«Sì, piccola squaw?» domandò scherzoso quello, nascondendo il pennello dietro alla schiena.

«Ti uccido!» gli gridò Sunshine, cominciando a rincorrerlo con il pennello alzato e riuscendo ad incastrarlo in un angolo, riempiendogli la faccia di vernice.

«Questa è cattiveria, Moor!» si lamentò Sam, dopo che lei lo ebbe “disarmato” e che gli ebbe puntato la sua “arma” alla gola.

«Arrenditi, Bindweed! Ormai non hai scampo!» lo minacciò la ragazza, con le lacrime agli occhi per il gran ridere.

Sam però, invece di arrendersi, si limitò a toglierle il pennello di mano e sporcarle la guancia.

Passarono altri dieci minuti a ridere e a giocare come bambini finchè, sfiniti, non si buttarono a terra, incuranti dell'inchiostro che ancora non avevano pulito, uno accanto all'altra.

«Dovremmo pulire.» sospirò Sunshine dopo un po', mentre Sam si alzava e le porgeva una mano affinché facesse altrettanto.

«Già.» sbuffò Sunshine, tuffando una spugna in un secchio e cominciando a strofinare il pavimento.

«Che noiaaaa...» si lamentò dopo solo dieci minuti Sam, lasciando cadere la spazzola con cui stava grattando una macchia particolarmente testarda nel secchio e spruzzando tutto intorno.

Sunshine lo imitò, abbandonando la spugna. Una parte del pavimento ormai era pulito, ma ci sarebbe voluta un'altra mezz'ora prima di poter finire e erano già le dieci passate.

«Siamo qui da due ore?» domandò Sam con voce stanca.

«Pare di sì. Che serata sprecata!» si lagnò Sunshine.

«Bè, io non direi proprio proprio sprecata...» disse Sam, lanciandole un sorriso e un'occhiata maliziosa, facendola arrossire.

«E smettila!» ridacchiò Sunshine, tirandogli la spugna e centrandolo in pieno petto.

«Moor! Piantala di attaccarmi!» esclamò Sam, rilanciandole la spugna che però venne prontamente schivata con una risata.

Inutile dire che poco dopo era partita un'altra guerra e che si trovarono a dover asciugare l'acqua che scorreva sul pavimento, dopo che un secchio era stato rovesciato, con gli stracci, i pantaloni bagnati sulle ginocchia e le mani coperte di schiuma.

Quando finalmente riuscirono a finire (con un piccolo aiuto della magia nell'ultima parte, ma avanti!, non l'avrebbe scoperto nessuno!) recuperarono le loro cose e lasciarono le loro “armi di distruzione” fuori dalla porta, dirigendosi stancamente alla Sala Comune.

«Merlino, che fatica!» borbottò Sam, ancora in maniche di camicia, il maglione e il mantello appoggiati sul braccio, stiracchiandosi lentamente, una mano sulla schiena dolorante.

«Puoi dirlo forte!» approvò Sunshine, massaggiandosi le braccia intorpidite per tutto quello strofinare.

Sam spalancò la bocca, un sorriso pestifero sulle labbra, ma Sunshine, capendo le sue intenzioni, gli mise una mano sulla bocca, prima che potesse davvero “dirlo forte”.

«Idiota!» lo rimproverò, ridendo però sotto i baffi, mentre Sam metteva il broncio sotto al sua mano.

«Ampipapica!» bofonchiò quello, un lampo luminoso negli occhi. Quando Sunshine si accorse di avere ancora una mano sulle labbra del ragazzo, si allontanò arrossendo, riprendendo a camminare con la testa bassa, cercando di ignorare la risata a mezza voce di Sam.

«Baluginare» Sam pronunciò la parola d'ordine e poi fece passare Sunshine, facendola arrossire di nuovo e ridendo ancora sorto i baffi.

«Smettila...sie irritante!» lo prese in giro Sunshine, senza crederci davvero e guadagnandosi un'occhiata da cucciolo bastonato.

«E tu sei cattiva.» replicò con tono lamentoso Sam, facendo sorridere di nuovo la ragazza.

«Ah. Ah. Ah.» fece sarcastica, strofinandosi il naso su cui la vernice che si stava asciugando cominciava a tirare e prudere.

«Vieni qui.» Sam estrasse la bacchetta e pronunciò un veloce incantesimo. In pochi secondi Sunshine si trovò di nuovo pulita e asciutta e ringraziò con un sorriso Sam.

«Adesso andiamo a letto, dai. Buona notte.» disse dopo un po' la biondina, alzando di nuovo lo sguardo sul viso dell'altro e trovandolo pulito.

«Ok. Buona notte. E ricordati che se ti serve un “quasi amico” io sono qui.» Sam allungò una mano, quasi titubante, per farle una piccola carezza sulla guancia. Sunshine arrossì furiosamente, ma poi, sorprendendo anche sé stessa, si sporse e gli lasciò un piccolo bacio sulla guancia.

«Grazie.» poi senza aggiungere altro scappò via, lasciandolo là con un sorrisino leggermente ebete in faccia.

 

**

 

Sunshine osservava pensierosa la sua Burrobirra, ascoltando distratta le conversazioni che le stavano attorno, persa nei suoi pensieri. Alzò lo sguardo verso il ragazzo che le stava di fronte e gli sorrise, ripensando a com'era finita lì con lui.

 

Erano passate due settimane dalla sera della punizione e Sunshine non poteva ancora credere a quanto erano diventati amici lei e Sam. Si sentiva bene, diversa, insieme a lui. Riusciva a lasciare da parte la sé “mammina”, che per ovvi motivi quando si trovava con i Malandrini non poteva mai seppellire, e a tirare fuori la parte di sé spensierata, allegra, scherzosa e un po' malandrina. Lily osservava sorridendo che le sembrava che Sunshine stesse meglio, fosse uscita dalla sua “semi-depressione” e ne era felice. Anche se la biondina aveva fatto pace con i Malandrini, lei non voleva continuare a ignorarli e James non era in grado di tenere il broncio, passava meno tempo con loro, dividendo i suoi pomeriggi tra Lily e Sam e solo ogni tanto ai suoi ragazzi, che però non sembravano accorgersene.

James e Sirius si erano lanciati in una misteriosa impresa che li teneva impegnati una notte su due, in cui non volevano aiuto da nessuno, specialmente da Remus, che quindi si univa sempre più spesso a fare i compiti con Sunshine e Lily.

Quel pomeriggio, Sam e Sunshine erano nella “loro” aula. Lui studiava e lei rileggeva il tema appena finito di Incantesimi. Grazie a qualche magia, ora il pavimento era pulito, così come i banchi, le finestre lasciavano entrare la luce del tramonto, senza più la patina di sporco che le copriva.

Sam sentì Sunshine sbuffare contrariata e sollevò gli occhi curioso.

«Che succede raganella?» domandò. Sunshine levò gli occhi al cielo a quel soprannome, ma ormai c'aveva rinunciato. E tutto perchè una volta, vedendo un'immagine su un libro, aveva detto che una raganella era piccola e carina! E Sam se n'era uscito con un “come te”. Da quel momento la chiamava così.

«Questo maledetto tema. Non riesco a trovargli una conclusione decente!» si lamentò Sunshine, strisciando fino ad arrivare accanto a Sam, disteso a terra.

«Fammi vedere...» sorrise lui, prendendo la pergamena che lei gli stava porgendo. Alla fine andava sempre così: lei si lamentava di qualcosa, lui la aiutava con un sorriso e poi se ne tornavano ai loro compiti.

«Ecco fatto!» Sam porse a Sunshine un foglio con una conclusione decente da copiare e poi se ne tornò al suo libro.

«Grazie.» Sunshine si mise a copiare ciò che aveva scritto Sam. Quando ebbe finito sollevò lo sguardo e si trovò davanti gli occhi di lui.

«Che succede?» domandò leggermente imbarazzata. Aveva dell'inchiostro in faccia?

«Sai che sabato prossimo c'è la prima uscita ad Hogosmeade?» domandò il ragazzo. Lei annuì, curiosa e un po' timorosa di cosa avrebbe detto dopo.

«Ecco...lo so che ci vai con la tua amica o con i Malandrini, ma mi chiedevo...ti andrebbe se poi ci trovassimo per una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa? Possono venire anche loro se vogliono.» le chiese lui, distogliendo lo sguardo e gettando un'occhiata fuori dalla finestra.

«Io...sì. Ok!» Sunshine sentì le guance diventare bollenti, ma sorrise. Era felice.

 

«Ehi raganella. Dormi?» la provocò Sam, vedendo il suo sguardo perso.

Sunshine gli fece una linguaccia e ritornò alla Burrobirra, cercando di ignorare lo sguardo di Lily che sentiva su di sé.

«Ehm...per tornare al castello aspetti i tuoi amici?» domandò dopo un po' Sam, guardando l'ora.

Dovevano tornare al castello presto se volevano riposarsi prima del banchetto di Halloween.

«Non credo. Li ho salutati prima e loro stavano andando alla Stamberga.» rispose Sunshine.

Dopo poco quindi pagarono, o almeno, Sam pagò suscitando le proteste di Sunshine, e si diressero al castello, con i mantelli frustati da un forte vento.

«Ehi, ma quelli non sono James e Black?» chiese dopo un po' Sam, indicando delle figure su una stradina laterale poco distante.

«Sì! Cosa fanno lì? E quello è Remus! E l'altro è...McCroy?» fece in ansia Sunshine, accelerando il passo e dirigendosi verso gli amici seguita da Sam.

«....solo paura, McCroy!» stava dicendo Sirius con un ghigno, mentre Remus cercava di trattenerlo. Ora che erano più vicini, Sunshine e Sam riuscirono a scorgere anche Regulus e Avery dietro a McCroy e Peter in un angolino.

«Certo, Black, certo. Ho proprio paura di uno straccione, un pallone gonfiato, un ciccione e un traditore!» li schernì Jared, facendo un passo avanti, la bacchetta sfoderata.

«Che sta succedendo qui?» domandò Sam, facendoli sobbalzare tutti quanti.

«Toh guarda, un Sanguesporco!» lo salutò maligno McCroy.

«Smettetela!» strillò Sunshine, tirando indietro James che aveva puntato la bacchetta in faccia Jared, sprizzando pericolosamente scintille rosse.

«Oh, ecco chi mancava! La biondina!» ghignò McCroy, per niente intimorito.

In quel momento però, prima che la situazione potesse degenerare completamente, Regulus fece un passo avanti e, sorprendendo tutti, mise una mano sul braccio a Jared, facendogli abbassare la bacchetta.

«Ma che...?» si indignò quello, girandosi di scatto verso l'amico.

«Lasciamoli perdere, non ne vale la pena. Ci prenderemo i loro sorrisini idioti sabato prossimo.» mormorò Regulus con suo tono più gelido, distogliendo gli occhi da quelli dell'amico solo per puntarli in quelli di James che sobbalzò.

«Hai ragione. Andiamocene.» accettò Jared, rimettendo la bacchetta in tasca e allontanandosi.

«Codardi!» gridò loro dietro Sirius, ansioso di provare un nuovo incantesimo appena imparato. I Serpeverde però non gli diedero soddisfazione, limitandosi ad un “Vedremo”.

«Ma che volevano?» domandò Sunshine, curiosa e preoccupata insieme.

«E chi lo sa? Secondo me sono solo nervosi per la partita della settimana prossima!» ghignò James, mentre Sirius annuiva, un sorriso identico sul volto.

«Bè comunque, che fate voi qui?» domandò Remus, che aveva recuperato Peter da suo angolo sicuro.

«Oh sì! Ciao Sam!» salutò James, come se si fosse accorto solo in quel momento del ragazzo.

«Ehi James. Stavamo tornando al castello.» spiegò Sam, con un tono di voce stranamente privo del solito entusiasmo.

«Veniamo con voi!» esultò allegro James, prendendo poi Sam da parte e cominciando a parlare a tutto spiano di Quidditch.

Sam lanciò un'occhiata un po' depressa a Sunshine, ma alla fine si fece coinvolgere nella conversazione, alla quale si era aggiunto ance Sirius.

«Sono senza speranze.» borbottò Remus, osservando i due che assediavano Sam, senza accorgersi del suo disinteresse e delle occhiate che lanciava ogni tanto verso Sunshine.

«Già. Si mettono sempre nei guai!» annuì Sunshine.

«Non intendevo quello...dicevo che non riusciranno mai a capire quando devono lasciare in pace una persona...o magari due.» precisò Remus, facendo arrossire Sunshine.

«Oh ma smettila! Quante volte devo ripetere a te e a Lily che siamo solo amici?» domandò nervosa quella, abbassando lo sguardo.

«Finché non ti convincerai tu del contrario!» la prese in giro Remus, appoggiandole un braccio attorno alle spalle e avvicinandola a sé con fare cospiratorio. «Sai...forse dovresti convincere anche lui però che siete solo amici...» sussurrò, come se le stesse dicendo un grande segreto.

«Cretino!» Sunshine lo allontanò con una spinta, facendolo ridere.

Era bello sentirsi così: sollevati, leggeri, felici. Peccato che ogni volta che il suo sguardo cadeva verso i tre ragazzi il suo cuore battesse in modo leggermente diverso. La cose brutta era che non sapeva se lo faceva per quei capelli biondi e quegli occhioni dolci o per i capelli neri e gli occhi grigi di qualcun'altro...

Quando arrivarono in Sala Comune, i Malandrini si diressero subito in camera a depositare i loro acquisti e Sunshine e Sam si trovarono finalmente in pace.

«Mi dispiace ti abbiano assalito così...» iniziò Sunshine, incerta su cosa dire.

«Ehi, non preoccuparti, ormai sono abituato a James! Mi sono divertito oggi.» la interruppe Sam, senza lasciarle capire se stesse parlando del discorso con Sirius e James o di qualcos'altro.

«Ok.» disse Sunshine, non sapendo che altro dire. Si era intanto seduta sul davanzale di una delle finestre, guardando la pioggia che intanto aveva iniziato a cadere. Sam le si sedette accanto e aprì la bocca un paio di volte, come se avesse voluto dire qualcosa, ma poi si fermò ogni volta.

«Ehi Sun! Hai per caso visto...» la voce di James che scendeva le scale del Dormitorio fece sobbalzare entrambi e il ragazzo li guardò in modo strano, alzando poi le spalle e continuando la sua domanda. «....l'altro mio mantello?»

«L'ultima volta lo aveva Sirius. Hai chiesto a lui?» rispose Sunshine, leggermente rossa.

«Malandrino bastardo!» esclamò James, prima di girarsi e correre di nuovo i sopra.

Sam ridacchio, passandosi una mano tra i capelli. Poi anche lui si alzò.

«Io...vado di sopra a sistemarmi per la cena. Ci vediamo dopo.» si abbassò verso di lei, lasciandole un buffetto sulla testa e uno sguardo gentile.

«Ok, ciao.» lo salutò lei, perdendosi per un secondo in quegli occhi caldi. Poi il ragazzo si girò e se ne andò, lasciandola tra i suoi pensieri a guardare fuori dalla finestra.

«Devo parlare con Lils...» borbottò tra sé Sunshine, prima di alzarsi e sparire a sua volta.

Intanto nel Dormitorio maschile del terzo anno, James e Sirius si picchiavano allegramente.

«Ragaaaaazzi! Ma perchè finisce sempre così?» si domandò esasperato Remus, senza nemmeno tentare di dividerli.

«Lui aveva nascosto il mio mantello!» esclamò James, colpendo in testa Sirius che ricambiò con una spinta.

«Non è vero! Io non sapevo niente del tuo mantello!» mentì Sirius, un ghigno sul volto che lo avrebbe smascherato anche senza il suo tono fintamente innocente.

«Sì invece! Perchè mi rubi sempre le cose?» chiese arrabbiato James, anche se rideva anche lui.

«Tu mi avevi impedito di copiare il tema di Trasfigurazione di Rem e te l'eri tenuto tutto per te!» esclamò Sirius, cerando di levarsi l'amico da sopra lo stomaco.

«Tu mi avevi spostato la scopa!» si giustificò ancora James, rotolando a terra.

«Tu l'avevi lasciata sul mio letto! Perchè sul mio letto, poi?» gli gridò Sirius, cercando di soffocarlo con un cuscino.

«Lei voleva stare lì!» ansimò James.

«E allora io avevo il diritto di spostarla!» si impuntò Sirius.

«Pietrificus Totalus!» urlò Remus, immobilizzandoli lì dov'erano, ignorando i loro sguardi arrabbiati.

«Oh, smettetela di guardarmi così! Avete intenzione sì o no di andare a cena?» chiese retorico, mentre la pancia di Peter che brontolava sottolineava la frase con enfasi.

«Ora vi lascio andare, ma vi prego, trattenete la vostra stupidità almeno per un po'! Finitem Incantatem.» aggiunse poi, sciogliendo l'incantesimo.

«Certo che sei proprio cattivo eh, Rem!» bofonchiò James alzandosi e sistemandosi i vestiti, imitato da Sirius.

«Sì sì, ok, malefico. Ora, vogliamo andare?» lasciò correre Remus, dirigendosi verso la porta.

«Solo dopo che avrò recuperato il mio mantello!» esclamò James, balzando verso il mantello che Sirius aveva appena estratto dal baule.

«Non ce la faremo mai...» gemette Remus, portandosi una mano sugli occhi mentre i due ricominciavano a picchiarsi.

Alla fine riuscirono ad arrivare in Sala Grande, sedendosi poi vicino a Frank.

«Dove siete stati tutto questo tempo? Quando sono sceso io eravate già pronti!» domandò curioso il ragazzo, ma Remus preferì sorvolare e cambiare discorso.

Quell'anno gli elfi domestici si erano davvero superati! Le decorazioni erano splendide, i tavoli abbondavano di prelibatezze a tema Halloween e ovunque volavano pipistrelli e pendevano grosse lampade a forma di zucche.

Remus individuò Sunshine e Lily qualche posto più un là, tutte carine e sorridenti che chiacchieravano tra loro, e Sam che guardava un po' perso la biondina. Dovette trattenere un grosso sorriso e insieme una smorfia irritata.

Era felice che Sunshine piacesse a qualcuno, davvero, soprattutto se quel qualcuno era un ragazzo simpatico, carino e gentile come Sam, ma chi si credeva di essere per entrare così dal nulla e pensare di avere qualche diritto su di lei?

Stai diventando ridicolo.

Grazie, voce della testa!

Inutile fare tutto questo sarcasmo! Sei ridicolo a pensare certe cose! Non è mica una vostra proprietà. E è un bravo ragazzo.

Lo so! Ma...

Ha il diritto di scegliere con chi stare.

Sì però, se stesse con noi e non se ne andasse in giro...

Stai facendo la mamma chioccia preoccupata, Lupin.

Non sono preoccupato! Sono solo geloso.

Almeno lo ammetti...perchè geloso?

Perchè nessuno si avvicina alla nostra Sun senza permesso!

Il suo permesso sembra averlo...

Ma non quello di...ok. Forse ha anche il nostro...ma davvero siamo cresciuti così tanto?

Stai conversando con la tua testa, Remus, lo chiedi a te stesso?

Smettila!

«Remus, stai di nuovo parlando con la voce nella tua testa?» domandò Peter, interrompendo il corso strano che stavano prendendo i suoi pensieri.

«Ehmm...no, assolutamente no!» mentì Remus, arrossendo e prendendo il suo calice di succo di zucca per nascondersi il viso.

«Ok...» borbottò Peter, rimettendosi tranquillamente a mangiare.

Il resto della serata passò senza troppi intoppi, se si esclude una piccola battaglia con il cibo, nata per una fetta di torta contesa tra James e Peter, uno scherzo a Mary Wetmore, una sgridata di un prefetto (Remus inorridiva al solo pensiero di diventare un prefetto e essere costretto ad interrompere le marachelle di Sirius e James!) e una “discussione” piuttosto accesa con i Serpeverde che erano tornati a provocarli. Niente di troppo strano.

Quando finalmente se ne tornarono verso la torre, a Remus sembrò di vedere Lily allontanarsi verso Severus e Sunshine rallentare per farsi raggiungere da Sam, ma mise a tacere la voce nella sua testa e si impose di farsi gli affari suoi e placare James e Sirius, che sembravano aver accumulato energia ed eccitazione per tutto il giorno e la stavano sfogando dando di matto per tutta la Sala Comune.

«Ragaz...» Remus era già pronto a dover urlare per un pezzo per riuscire a fermarli, quando Sirius si bloccò di colpo, mentre James che lo stava inseguendo gli cadeva addosso.

«James!» si lamentò Sirius, cercando di liberarsi del peso dell'amico.

«Tu ti fermi all'improvviso!» ribattè contrariato James, alzandosi e spolverandosi le vesti.

«Ma io ho appena avuto un'illuminazione!» si difese pomposamente Sirius, ricevendo un'occhiata sconsolata da Remus e una felice da James.

«Un'illuminazione? Davvero? Su cosa?» domandò allegramente James, mentre Remus si avvicinava cercando un modo per limitare i danni. Le illuminazioni di Sirius non erano mai positive. Mai.

«Mmmm...credo di averlo appena dimenticato.» rivelò Sirius, sfoderando un sorriso malandrino e beccandosi una botta in testa da Remus e uno spintone da James.

«Idiota!» esclamò James mettendo il broncio e dirigendosi verso la porta della Sala Comune, ovviamente seguito dagli altri.

«Dove vai?» domandò Peter, trotterellando accanto all'amico.

«A fare un giro. Mi annoio.» rispose James, facendo preoccupare Remus. Non era mai un bene quando James e/o Sirius si annoiavano. Mai.

«Dove?» domandò ancora Peter, senza lasciarsi scoraggiare dal tono scostante di James.

«Non lo so, Pet! Non lo so.» rispose burbero James, beccandosi un'occhiataccia da Remus.

«Ok.» mugolò avvilito Peter.

«Scusa Pet.» sospirò James, rallentando per farsi raggiungere dagli altri. «Che avete voglia di fare?»

«Voglio fare qualcosa di divertente!» rispose subito Sirius alla domanda di James.

«Facciamo qualcosa di poco pericoloso per una volta? E magari che non infrange più di dieci regole?» propose invece con tono stanco Remus.

«Ma Rem, è Halloween! Divertiamoci!» si lamentò James, appoggiato da Sirius e da un titubante Peter.

«Esploriamo un'ala nuova del castello?» propose in quel momento Sirius, speranzoso.

«Nah, non ho voglia oggi.» rifiutò subito James.

«A-andiamo alle cucine?» tentò Peter, guadagnandosi delle occhiate ben poco entusiaste.

«Aspetta! Ho appena avuto un'altra illuminazione!» se ne saltò su Sirius.

«Sei peggio di una lampada stasera...» borbottò contrariato Remus, senza essere degnato nemmeno di uno sguardo.

«Oggi è Halloween? Trasformiamolo in San Valentino! Coloriamo il lago di rosa, spargiamo cuoricini di zucchero per tutti i sotterranei, riempiamo di rose il Dormitorio Serpeverde, facciamo qualcosa!» espose con entusiasmo Sirius.

«Questa è l'idea peggiore di sempre...» continuò a borbottare Remus. Questa volta però anche James lo appoggiò con la sua espressione dubbiosa.

«Davvero troppa fatica, Sirius. Magari un'altra volta.» sospirò frustato, scocciato per non aver trovato ancora niente da fare.

«Allora...» Sirius stava certamente per spararne un'altra delle sue quando si bloccò all'improvviso, fissando dritto davanti a sé, dietro ad un arazzo che nascondeva un passaggio che usavano piuttosto spesso.

«Che succ...» anche James si fermò a metà frase, un'espressione stupita in volto.

«Oh andiamo ragazzi! Ma si può sapere che avete?» sbottò Remus contrariato, scostandoli entrambi e guardando anche lui. All'improvviso non capì che cosa ci fosse di tanto scandaloso, ma poi capì.

Perchè quei due ragazzi che parlavano piano e sembravano non essersi accorti di niente, vicini com'erano, intenti a guardarsi, seduti in una nicchia del muro erano Sunshine e Sam.

Fermali.

La nostra Sun. Lui sta praticamente abbracciando la nostra Sun.

Fermali prima che facciano qualcosa. Qualsiasi cosa.

La nostra Sun! Si stanno quasi abbracciando neanche fossero amici intimi!

Magari lo sono. E adesso porta via Sirius e James prima che facciano qualcosa.

La nostra Sun! Toglile le mani di dosso!

Remus, qui è la tua testa che ti parla e ti supplica di tornare in te e fermare James e Sirius prima che si riprendano.

Ma ormai la discussione interiore di Remus era durata troppo. James scattò avanti, facendo alzare in piedi di scatto Sam e Sunshine, che si guardarono attorno imbarazzati e con aria quasi colpevole. James spinse via Sam, guardandolo con astio, mentre Sirius afferrava Sunshine per un polso e senza ascoltare le sue proteste e i suoi strilli cominciò a trascinarla via.

«Ragazzi, che diavolo state facendo! Sirius, lasciami! Lasciami! Che cosa volete? Lasciateci in pace!» stava strillando Sunshine, cercando di liberare il polso dalla presa di Sirius.

«Tu! Brutto traditore infame! Cosa volevi fare, eh? Che cosa vuoi da lei? Vuoi solo approfittartene e poi buttarla via eh? Bastardo!» stava urlando James, senza accorgersi di assomigliare in modo inquietante a un genitore arrabbiato e geloso della figlia.

«No che non ti lascio! Adesso tu vieni via da qui! Cosa ti stava facendo? Cosa gli stavi lasciando fare? Avevi detto che eravate solo amici!» gridava Sirius, trascinando Sunshine e assomigliando terribilmente a James. Remus, ancora confuso, si chiese intontito quale dei due fosse la madre e quale il padre di Sunshine. Poi finalmente si riscosse.

«BASTA!!!» il suo grido fermò tutti quanti, compreso Peter che smise di respirare. James era ad una spanna dal naso di Sam, che lo guardava con un espressione a metà tra il confuso, l'arrabbiato e il divertito. Ok, forse più arrabbiato e confuso che divertito. Sirius e Sunshine si fronteggiavano, lei rossa di rabbia, lui quasi terreo.

Remus prese un respiro profondo prima di continuare, guardando fisso ognuno di loro.

«Sirius, molla immediatamente Sunshine. James smettila di strillare e vieni qui. Tutti e due. Filate in camera e restateci. Sunshine, forse sarebbe meglio che anche tu tornassi in Sala Comune. Scusate, non sono stato abbastanza veloce da fermarli. Fareste meglio a tornare tutti e due in Sala Comune.» Remus si rendeva conto di assomigliare lui adesso al genitore severo, ma non se ne curò, fissando Sirius e James finchè non obbedirono, arrabbiati e filarono via, senza risparmiarsi un ultimo sguardo furioso per Sam.

«Perdonateli, sono solo scemi.» e preoccupati e gelosi. Come lo sono anche io. Aggiunse nella sua testa Remus. Ma questo non lo disse. Poi recuperò Peter e filò via, riuscendo però a lanciare un'occhiata ammonitrice a Sam. Mentre si allontanava riuscì a sentire Sunshine che pigolava un saluto a quell'altro e che si allontanava a passo lento. Lui non la seguì.

Remus respirava profondamente, cercando di calmarsi e cercare di fare luce in tutto quello. Le reazioni di James e Sirius erano state esagerate, spropositate, come sempre del resto, ma le capiva. Riusciva perfettamente a sentire il desiderio di tornare indietro e minacciare Sam di stare lontano dalla loro Sunshine, ma era altrettanto certo che non fossero fatti suoi. Tanto quanto era certo che ci sarebbe stata un'enorme litigata in Dormitorio e anche agli allenamenti di James il giorno dopo.

Con l'ennesimo sospiro, Remus raggiunse James e Sirius che lo guardarono in cagnesco e insieme entrarono in Sala Comune e poi nel loro Dormitorio. Pochi secondi dopo, la porta si palancò di nuovo, mostrando una Sunshine piuttosto arrabbiata.

Ecco la tempesta Remus. E il tuo misero ombrello di “volevo solo aiutare e limitare i danni” non ti salverà questa volta.

 

**

 

Remus osservava Sunshine abbracciare James e augurargli buona fortuna, mentre quello si alzava dalla tavola della Sala Grande per dirigersi agli spogliatoi, seguito da Sirius.

Remus era un po' sorpreso che la tempesta fosse passata così in fretta. I ragazzi infatti, compreso lui stesso, ma non l'avrebbe mai ammesso, si erano urlati contro per un bel po', facendo fuggire Frank nella Sala Comune, dove aveva poi dormito, sputandosi contro veleno, rabbia e gelosia, facendo una scenata in piena regola.

James si era messo, rosso in viso, a urlare istericamente contro a Remus e Sunshine, Sirius prima lo aveva imitato, poi si era chiuso nel suo mutismo, Sunshine aveva gridato quasi ad ultrasuoni, Remus aveva prima cercato di fare da pacificatore, poi si era semplicemente adeguato alla pazzia generale e si era messo anche lui ad urlare. Peter aveva piagnucolato un po' in un angolo, poi aveva rinunciato a cercare di fermarli e si era semplicemente goduto lo spettacolo.

La cosa che però aveva sorpreso tutti era stata la fine piuttosto veloce di tutto quello. Infatti, dopo aver gridato a James che era solo un antipatico, viziato, prepotente e blablabla, Sunshine si era lasciata cadere vicino al letto di Remus, raccogliendo le ginocchia al petto e seppellendoci il viso.

James era rimasto un attimo a bocca aperta, senza sapere se poteva continuare a darle della sgualdrina e bugiarda e insultare “quel Bindweed” o consolarla. Sirius, che stava fissando con insistenza il buio fuori dalla finestra, si era girato interdetto quanto James. Alla fine era toccato a Remus abbandonare la rabbia e le grida e avvicinarsi a Sunshine, inginocchiandosi vicino a lei.

«Mi dispiace che voi non mi crediate e vogliate essere le mie balie. Non sono più una bambina, non ho bisogno della vostra continua protezione e soprattutto Sam non mi vuole fare del male. Lui è dolce, simpatico, comprensivo e mi vuole bene. Con lui mi sento bene. Mi sento...giusta. Lui non mi vuole e non mi vede diversa da come sono. Gli vado bene così. E mi fa male che voi vogliate separarmi da lui solo per la vostra stupida gelosia, preoccupazione, voglia di attenzione o qualunque cosa sia la vostra.» aveva sussurrato, la voce soffocata dalle gambe.

A quelle parole Remus si era sentito uno stupido. Ma davvero davvero davvero stupido. Perchè con tutto quello che avevano fatto per lui quei ragazzi, accettandolo, essendogli amici, ancora non aveva capito quanto poteva ferire Sunshine il fatto che loro non stessero accettando la sua amicizia con Sam.

Anche James era sembrato rendersi finalmente conto di quanto ingiusto fosse tutto quello, così si era lasciato cadere anche lui accanto a Sunshine.

«E a me dispiace essere stato così stupido da non capire che ti stavamo ferendo e che tu puoi scegliere gli amici che vuoi, se ti fanno stare bene. Non posso prometterti che non mi metterò più in mezzo perchè è da me, perchè io sono geloso e sono preoccupato, però non farò più una cosa così. Sam è a posto, alla fine fine. Finché va bene per te.»aveva mormorato, abbracciando piano Sunshine, che si era lasciata sfuggire un singhiozzo e aveva la faccia sulla spalla dell'amico

«Siamo solo amici Jamie, non ci dobbiamo sposare!» aveva detto, gorgogliando una risatina.

«Solo amici?» aveva chiesto quello dubbioso.

«Solo amici.» aveva confermato decisa la ragazza, lasciandosi scappare un'occhiata verso Sirius, che ancora li guardava immobile, in piedi dall'altra parte della stanza.

«Per ora.» aveva aggiunto con sguardo furbo James, facendo ridacchiare Remus.

«Forse.» li aveva sorpresi Sunshine, facendo una piccola linguaccia, le guance ancora umide di lacrime.

I due ragazzi avevano riso, ma si erano scambiati un'occhiata che diceva chiaramente “Prima dovrà passare tra le nostre mani!”. Questo però non lo avevano detto.

All'improvviso Sirius aveva sospirato, attirando gli sguardi degli altri.

«Allora è già finita qui? La litigata del secolo? Tutto qui? Finisce con un banalissimo abbraccio di gruppo?» aveva esclamato con espressione scocciata e incredula, ma i suoi amici potevano cogliere il sollievo e la felicità in fondo ai suoi occhi.

«Vieni qui, idiota!» lo aveva chiamato Remus, allungando una mano, mentre Sirius si avvicinava con passo pesante come un condannato verso il patibolo.

«Scemo.» aveva mormorato Sunshine, prima di afferrare il suo braccio e tirarlo giù, attirandolo in quell'abbraccio che sapeva tanto di casa.

«Ti voglio bene, Raggio di Sole, ma non ti prometto che lui potrà stare tranquillo.» aveva sussurrato Sirius all'orecchio della biondina, facendola arrossire e procurandosi una botta sulla spalla.

«Anche io ti voglio bene, Sir.» aveva mormorato di rimando lei, cercando semplicemente di non pensare a che cosa stesse provando in quel momento, con lui così vicino. Era solo un amico.

La voce di Peter lo svegliò da quel ricordo. Chissà perchè era sempre lui a distoglierlo dai suoi pensieri! Remus doveva ancora decidere se era un cosa buona o no, ma poteva farlo tranquillamente in seguito. Insieme a Sunshine, Lily, Frank e Peter si alzò, dirigendosi verso il campo. Ben presto la rossa scappò via, raggiungendo Severus nel parco. A nessuno dei due piaceva il Quidditch. O meglio, a nessuno dei due piaceva vedere James che giocava a Quidditch.

Sirius era finalmente riuscito a conquistare il suo megafono, con tante lusinghe alla McGranitt, una condotta quasi perfetta, per i suoi standard, per una settimana e soprattutto l'aiuto di diversi ammiratrici e ammiratori, che avevano sostenuto la sua causa.

In quel momento stava uscendo dallo spogliatoio dei Grifondoro, dirigendosi verso la tribuna dove la professoressa aspettava con il suo megafono e un'aria piuttosto abbattuta.

«Salve professoressa! Come sta?» domandò allegro Sirius, appena ebbe lo “strumento del potere” tra le mani.

«Benissimo, grazie. Ti avverto, fai una cronaca pulita, o non ci penserò un secondo a toglierti quel megafono!» lo minacciò la strega, mentre il ragazzo stringeva istintivamente più forte al petto l'oggetto.

«Certo professoressa. Tutto chiaro professoressa.» annuì con un ghigno.

«Bene. Allora, i nomi della squadra di Serpeverde mi saranno consegnati tra poco dal professor Lumacorno.» la donna storse la bocca, facendo capire a Sirius che ancora non aveva mandato giù quella storia, come tutti gli altri Grifondoro del resto.

«Va bene.» annuì Sirius, contrariato quanto lei. Non gli andava proprio giù che i Serpeverde stessero imbrogliando legalmente, perchè era quello che stavano facendo, in quel modo, ma se credevano che bastasse quello per vincere contro i Grifondoro si illudevano di certo! E ancora di più gli dava fastidio l'aria trionfante che aveva sfoderato per tutta la settimana Regulus, come anche quel viscido di McCroy. Neanche fosse stata una loro idea quell'imbroglio!

Intanto nello spogliatoio di Grifondoro Corinne stava cercando di non guardare male Sam. Accanto a lei c'era Bob Pearson.

La ragazza continuava a lanciargli occhiate un po' addolorate e un po' felici. Infatti secondo Silente, far ricordare a Pearson le partite di Quidditch l'avrebbero aiutato a recuperare velocemente la memoria e in effetti stava funzionando. Il ragazzo infatti riconosceva molte persone e ricordava molte cose. Che non ricordasse Corinne era solo un particolare, no? Secondo il Preside era perchè probabilmente era stato uno degli ultimi pensieri che aveva avuto prima di essere Obliviato e questo la rendeva un po' più felice, ma che cosa avrebbe dato pur di poterlo riavere come prima lì con sé!

Corinne scosse la testa per allontanare quei pensieri e osservò i suoi giocatori.

«Bene ragazzi, sappiate che il nostro obbiettivo è stracciare quelle viscide serpi che hanno osato imbrogliare e che non vogliono far conoscere i loro sudici nomi! Noi dobbiamo vincere e vinceremo. James, sappi che hai il permesso di fare qualsiasi cosa, anche buttare giù dalla scopa l'altro Cercatore, pur di prendere quel maledetto boccino prima di loro. Jenelle, Thomas, Emily, stessa cosa per voi. Fateli neri. Io e Gary ci impegneremo per distrarli il più possibile. Non ci servono i loro nomi e le loro infime strategie per batterli.» concluse il suo piccolo discorso tra le esclamazioni convinte della sua squadra. James le lanciò un sorriso e un occhiolino. Poteva fidarsi di lui.

«Forza, in campo!» gridò Corinne, montando sulla scopa e uscendo fuori, tra le urla del pubblico e quelle di Sirius, che esclamava entusiasta i loro nomi. Sorrise e rivolse un ultimo sguardo e Bob, che si stava accomodando nella tribuna. Avrebbe vinto per lui.

«E ora la squadra di Serpeverde! Vediamo come mai si sono vergognati fino ad ora di far sapere i loro nomi!» disse Sirius, facendo ridere i tifosi rosso-oro e fischiare i verde-argento.

«Black!» cercò di rimproverarlo la McGranitt, senza però molta convinzione.

«Ok, ok professoressa. Per la squadra di Serpeverde abbiamo...» Sirius aprì il foglio che gli aveva appena passato la strega, leggendo i nomi man mano che comparivano grazie ad un incantesimo.

«Capitano Clarington, Cacciatori Smythe, Clarke e McCroy. Puah! Scusi professoressa. Battitori Mulciber e Price. Siamo sicuri che sappiano tenere in mano la mazza? No ok, la smetto professoressa. Cercatore...» James vide l'espressione di Sirius passare dallo sconvolto all'arrabbiato alla glaciale espressione Black, che equivaleva a non avere espressione. L'indifferenza più completa. Ma James era sicuro che se fosse stato più vicino avrebbe potuto scorgere qualcosa in quegli occhi, qualcosa che di sicuro non gli sarebbe piaciuto. «Cercatore Black. Quello meno bello e simpatico, ovviamente.» Sirius recuperò il ghigno, ma era incrinato dal ghiaccio dei suoi occhi. Non c'era più entusiasmo in quella voce.

James si voltò di scatto verso i giocatori Serpeverde, cogliendo l'occhiata divertita e soddisfatta di Regulus.

«Verme.» sibilò James, digrignando i denti. Avrebbe preso quel boccino. A tutti i costi.

«Ed ecco il fischio d'inizio! Sono partiti! Pluffa subito a Robinson che passa a...» Sirius continuava la cronaca, limitando i commenti taglienti, ma ormai James non lo ascoltava più. Doveva prendere quel boccino.

«Sei sorpreso, Potter?» ghignò Regulus, volando accanto a lui.

«Che tu non sia già scappato a nasconderti per la paura? Molto.» ribatté gelido James, facendogli fare una smorfia.

«Non vincerete. Non questa volta.» sibilò il Serpeverde, lasciando perdere il tono di scherno per uno minaccioso.

«Invece vincerò, come sempre. Prenderò quel boccino e Sirius mi farà i complimenti e sarà felice. Per me.» replicò James. Perchè c'era quello in ballo, era ovvio, chiaro fin dall'inizio. Perchè era per quello che c'era così tanta tensione tra loro: non si stavano litigando una pallina dorata con le ali, stavano combattendo per un fratello, anche se Regulus non lo avrebbe mai ammesso.

«Che faccia pure. Ma vincerò io.» Regulus cercava di essere indifferente, ma lanciò comunque un'occhiata verso le tribune. Sirius si sentì osservato e guardò loro. Gelò il fratello con uno sguardo, ma quello che congelò davvero Regulus fu l'occhiata di incoraggiamento che lanciò a James, seguita da un sorriso.

Forse fu per quello che non riuscì a reagire con prontezza quando James scattò avanti, individuato il boccino. Forse fu per quello che non riuscì a rimontare tanto quanto avrebbe potuto. Forse fu per quello che una parte di lui non ci rimase nemmeno troppo male quando la mano di James si chiuse sul boccino, chiudendo la partita dopo soli otto minuti di gioco.

Perchè lui avrebbe giurato anche a sé stesso che tutto quello successe per puro caso, per il vento contrario, per sfortuna, per qualsiasi altro motivo, ma in realtà lui si era già rassegnato. Perchè il premio più importante gli era già sfuggito dalle mani senza che lui potesse fare niente, volato via con quel sorriso rivolto a qualcun altro, senza che lui se ne fosse nemmeno accorto. Lui aveva già perso.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ehi gente! Siete sorpresi eh che io stia già aggiornando! Bè rispetto agli ultimi aggiornamenti ultimamente sono stata decisamente più veloce e sono molto fiera di me!

Ok, tralasciando questo...il capitolo era pronto da un paio di giorni ma mi ero fissata di pubblicare oggi (che è un giorno speciale) e quindi avete dovuto aspettare! Comuuuunque...

  1. Sammy!! Adorable little cupcake <3 ok, forse la punizione non sarebbe mai stata una cosa del genere e forse sono caduta nel banale con il “puoi dirlo forte”, ma per una volta non me ne pento!

  2. Il soprannome di Sunshine (raganella) è una dedica speciale per mia sorella (ma lei non lo verrà mai a sapere u.u)

  3. Avevo un sacco di cose da dirvi ma ora non me le ricordo più! >.< uh sì! Spero che nemmeno questa volta James e Sirius vi siano sembrati troppo esagerati, loro sono esagerati, ma spero di non aver fatto una scenata impossibile! :D

  4. Spero che la fine con Regulus non sia troppo deprimente, ma l'avevo in mente da un sacco di tempo! Tutta la storia di tenere segreti i nomi dei giocatori di Serpeverde era in pratica solo per dire quanto ci rimaneva di merda (ooops sorry) Sirius e di quello che succedeva dopo! :D

  5. Grazie mille ha chi ha recensito lo scorso capitolo ossia: April16, Federchicca Hufflepuff, Annie98, Bella_1D, Jeis e Lisajackson! Vi amo tantissimo!!! <3

  6. Grazie mille anche alla mia AleJackson con cui ero arrabbiatissima ma l'ho perdonata subito grazie al suo regalo ;)

Adesso la smetto di rompere e me ne vado :D

Bacissimi (?)

*dD*

 

Ps: ricordatevi di passare dal mio facebook e del mio twitter!! :D


Il "regalo" della mia Ale :D


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Il "regalo della mia Ale ;)  

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Capitolo 64
*** Kisses ***


 

 

 

 

Kisses

 

 

 

Appena Potter prese il boccino, i tifosi rosso-oro esplosero in grida ed esclamazioni entusiaste, mentre Sirius urlava il risultato finale (160 a 10) nel megafono. La squadra Serpeverde volò verso Regulus imprecando, ma lui non li ascoltava. Senza parlare guardò Sirius raggiungere James e saltargli addosso, sfregandogli un pugno sulla testa, mentre anche gli altri gli si stringevano attorno e lo acclamavano, poi semplicemente puntò la scopa a terra e scappò via, rivolgendo solo uno sguardo a Jared che lo guardava contrariato e un po' perplesso.

Il loro piano non aveva avuto successo, l'effetto sorpresa non era bastato ad umiliare Potter e tutti i Grifondoro con una vincita facile. Avrebbero trovato qualcos'altro. In quel momento però Regulus voleva solo buttarsi sotto il getto di una bella doccia calda, che sciogliesse il gelo che gli era rimasto addosso e nascondesse le lacrime che premevano per uscire.

 

**

 

«James sei stato spettacolare!!» probabilmente il timpano di James non era molto felice dopo l'urlo di Sirius, ma il ragazzo non se ne curò e si lasciò abbracciare dagli amici che si congratulavano con loro.

«Bravo Jamie!» «Gliel'hai fatta vedere!» «C-complimenti!» «Sapevo che potevo fidarmi di te per vincere!».

Tutti urlavano, tutti si sporgevano per fare i complimenti alla squadra, ma bastò un minimo movimento per attirare l'attenzione di tutti.

Emily si era lasciata scappare la pluffa, che era scivolata verso terra, rischiando di colpire qualcuno dei tifosi. Un paio di mani era però arrivato a prenderla in tempo, con naturalezza.

«Bob...» esalò Corinne, guardando il ragazzo che le porgeva la pluffa con un mezzo sorriso.

«Tieni...Corinne?» disse incerto, guardando la ragazza come se si stesse sforzando di ricordare qualcosa.

«Oh Bob!» Corinne sorrise, sperando che quella strana espressione significasse che i ricordi premevano per uscire e, illuminata da quella scintilla, allungandosi per afferrare la pluffa, non poté trattenersi e semplicemente lasciò un bacio leggero sulle labbra di Bob.

Quello per un secondo restò immobile, alzando appena le mani come se volesse spingerla via, ma all'improvviso spalancò gli occhi, pieni di una consapevolezza nuova e insieme vecchia. Continuò ad alzare le mani, ma invece di allontanare Corinne la strinse a sé, ricambiando il bacio e sorprendendola.

«Mi dispiace.» il ragazzo si staccò dalle labbra della more e sussurrò quelle parole. La ragazza aprì un paio di volte la bocca, incapace di dire alcunché, ma James la precedette e cominciò a battere le mani.

«Bentornato Bob!» urlò. Dando una forte pacca sulla spalla dell'amico.

E allora anche gli altri capirono e cominciarono ad abbracciare l'ex portiere, a ridere, urlare e festeggiare, finchè una voce non li fermò.

«Bentornato tra noi, signor Pearson.» esordì Silente con voce gentile, facendo arrossire il ragazzo.

«Grazie signore.» rispose quello abbassando lo sguardo.

«Sarebbe così gentile da venire con me? Avrei qualche cosa da chiederle. Naturalmente...» aggiunse Silente vedendo l'espressione di Corinne, facendo un occhiolino «...può portare anche la sua dolce ragazza!»

Entrambi arrossirono ancora di più, ma poi seguirono il Preside, lasciando gli altri a festeggiare.

James si avvicinò a Sirius, facendosi largo tra la folla per riuscire a sussurrargli qualcosa all'orecchio. Quello sorrise, prese per un braccio Remus e per una spalla Peter e sparì.

«Dov'è andato Sir?» domandò curiosa Sunshine vedendo l'espressione soddisfatta e malandrina dell'amico.

«Sorpresa!» rise James, allungandosi per dare una pacca sulla spalla a Sam, in piedi di fianco a Sun. La ragazza sorrise tra sé, ripensando a come avevano “misteriosamente” fatto pace pochi giorni prima. Oh lei non c'entrava assolutamente no, assolutamente! La biondina si lasciò scappare una risatina, ma scosse la testa in risposta all'espressione curiosa e allegra di Sam...meglio non spiegare tutti gli stratagemmi che aveva elaborato per riuscire a riconciliare quei due!

«Ehi gente! Chi vuole festeggiare con me?» urlò in quel momento James, provocando un'altra ondata di grida entusiaste.

La marea rossa cominciò a spostarsi verso il castello, riempiendo i corridoi di risate e urla, senza nemmeno badare i ragazzi verde-argento che se ne stavano a capo chino di fianco all'uscita degli spogliatoi, per andarsene senza farsi notare.

«Ma come avete fatto?» urlò Emily quando tutti entrarono nella Sala Comune, compreso qualche Corvonero e Tassorosso infiltrato, e videro gli altri Malandrini ad aspettarli vicino a dei tavoli pieni di leccornie.

«Segreto!» rispose sibillino Sirius, facendo l'occhiolino a James che annuiva soddisfatto.

«Prima o poi vi scopriranno...» li ammonì leggermente preoccupata Sunshine, ma senza riuscire a cancellare il sorriso dal volto.

«E smettila!» James alzò le spalle e scoppiò a ridere, passando all'amica una grossa fetta di torta al cioccolato che avrebbe zittito anche un troll arrabbiato.

Dopo un po' ai due si aggiunsero anche Remus e, con grande felicità di James, Lily. Ad un certo punto Sunshine vide i due scambiarsi un'occhiata strana e socchiuse gli occhi.

«Che diavolo avete voi due?» domandò sospettosa.

I due si guardarono, ma non risposero. Pessimo segno.

«Oh avanti! Che c'è?» insistette Sunshine.

«Niente. Solo, non girarti.» Remus alzò gli occhi al cielo quando Lily se ne uscì con quella frase. Voleva essere sicura che Sunshine si sarebbe girata? Ecco, ce l'aveva fatta.

«Cosa...?» fece la biondina girandosi di scatto, ovviamente, cercando di capire cosa non doveva vedere, ma poi gli occhi le caddero su un paio di persone a lei conosciute.

«Te l'avevo detto di non girarti...» borbottò Lily, mentre Sunshine spalancava gli occhi, incapace di distogliere lo sguardo dalla scena, e James spalancava la bocca con un verso sorpreso.

Sirius stava baciando appassionatamente Jenelle. Sirius Black, il suo Sirius, stava baciando Jenelle Adams, la cacciatrice. Sirius stava baciando un'altra ragazza. Sirius non stava baciando Jo e nemmeno lei ma un'altra ragazza. Sirius stava baciando qualcuno. Sirius era in mezzo alla Sala Comune, circondato da ragazzi che chiacchieravano, ballavano, ridevano, lo guardavano ridacchiando o lo osservavano delusi (nel caso delle ragazze) e baciava Jenelle, una mano tra i suoi capelli e una stretta attorno ad un bicchiere che sembrava contenere Succo di Zucca.

Sirius. Stava. Baciando. Una. Ragazza.

Il respiro le uscì spezzato, troppo simile ad un singhiozzo, ma Sunshine riuscì a controllare ogni altra parte del corpo. Si girò con quella che sperava fosse la stessa espressione di appena due istanti prima e cercò di tirare fuori un sorriso.

«Non sapevo che gli piacesse Jen.» disse, cercando di evitare gli sguardi indagatori di Lily e Remus. James era ancora troppo intento a guardare con la bocca spalancata il suo migliore amico che pomiciava con la sua compagna di squadra in mezzo ad una stanza piena di gente.

«Sun...» esordì Lily. Dalla sua espressione e dallo sguardo un po' preoccupato di Remus, Sunshine capì di non essere riuscita nel suo intento di non far trapelare nessuna emozione.

«Scusate, devo dire una cosa a Sam.» esclamò velocemente la biondina, girando le spalle ai suoi amici e scappando via in cerca di Sam.

«Ehi Sun! Ma...che succede?» la salutò il ragazzo quando finalmente Sunshine riuscì a trovarlo.

«Puoi venire un secondo? Devo dirti una cosa importante.» sputò la biondina, ormai sull'orlo delle lacrime.

«Certo.» Sam si scusò con i suoi amici e si lasciò trascinare via da Sunshine, fuori dalla Sala Comune.

Sunshine lo portò in giro finchè non raggiunsero la “loro” aula vuota.

«Adesso mi dici che succede?» domandò sempre più perplesso Sam quando la ragazza chiuse la porta dietro di loro e poi si avviò alle finestre, voltandogli le spalle.

«Io...niente. Io volevo solo...dovevo...io...» balbettò Sunshine, sempre senza voltarsi.

«Raganella. Guardami.» le ordinò Sam, posandole le mani sulle spalle e facendola girare verso di lui dolcemente. Gli occhi blu della ragazza erano invasi dalle lacrime che si rincorrevano sulle sue guance, lasciando delle scie che brillavano debolmente alla luce del sole del tardo pomeriggio.

«Io...non so...» mormorò ancora la ragazza, lasciando che nuove lacrime sgorgassero.

Sam non disse niente, semplicemente la abbracciò, accarezzandole piano la schiena, cercando di tranquillizzarla, di capire che diavolo stesse succedendo. Quando sentì che le spalle della ragazza non tremavano più, la scostò dal suo petto e la guardò negli occhi.

«Adesso mi dici che sta succedendo?» chiese di nuovo gentilmente, osservando confuso e curioso la nuova luce dolorosa e decisa negli occhi blu tempesta.

Per tutta risposta Sunshine si alzò sulle punte e appoggiò le labbra rosse sulle sue.

Sam spalancò gli occhi sorpreso, prima di ricambiare il bacio. Era dolce e salato insieme, sapeva di cioccolato e lacrime, ma c'era qualcosa di sbagliato, di doloroso, di disperato nelle labbra di lei.

Quando finalmente capì che cosa aveva provocato quella reazione nella ragazza, la staccò dolcemente da sé, il respiro accelerato e gli occhi accesi.

«Preferire che non mi baciassi per dimenticare qualcun'altro.» mormorò.

Gli occhi blu si spalancarono ancora di più e poi Sunshine abbassò la testa.

«Scusami.» mormorò. «Non avrei dovuto farlo.»

«Per me puoi rifarlo se vuoi.» ridacchiò Sam facendole l'occhiolino, cercando di farla ridere. Non ci riuscì, ma una sorriso stiracchiato si fece strada sulle labbra della ragazza. «Basta che tu non lo faccia pensando a qualcun'altro.» il sorriso si spense.

«Fammi pensare solo a te, allora.» sussurrò decisa Sunshine, sollevando lo sguardo e puntandolo negli occhi di lui.

«Lo farei volentieri, ma sei tu che non lo vuoi.» mormorò dolorosamente Sam, lasciando trapelare il dispiacere tra le parole.

Sunshine scosse la testa. Non voleva che anche Sam stesse male con lei. Non voleva stare male nemmeno lei. Sirius se ne doveva andare dalla sua testa, punto e basta. Alzò lo sguardo. Gli occhi di Sam erano così belli, così pieni di calore, di colori, di affetto. Era così facile perdercisi. E allora perchè non lasciare perdere quelli grigi, sempre così difficili da interpretare per pensare solo a quelli che aveva di fronte? Tanto gli altri avrebbero portato solo altro dolore. Questi invece promettevano felicità e sicurezza e sapevano di...casa. Sunshine immaginò per un attimo di lasciare andare via quelli grigi. Faceva male. Ma vederli persi in quelli di qualcun'altro e sapere che faceva male...bè feriva il doppio. E invece quelli nocciola erano così dolci. Sapeva che non potevano ferirla. Quindi semplicemente alzò la testa e unì di nuovo le labbra con quelle di Sam, lasciando Sirius fuori da tutto, quella volta. Erano lei e il suo Sam. Erano lì, erano perfetti e sarebbe andato tutto bene.

Non importava che avesse solo scelto ciò che feriva di meno tra ciò che era facile e ciò che voleva davvero. O no?

 

**

 

«Dov'è Sunshine?» Sirius entrò nel Dormitorio, seguito dagli sguardi di Remus e Peter, seduti sul pavimento davanti ad un vassoio di biscotti ormai finiti e di James, disteso sul letto.

«Bè che c'è?» chiese dopo un po' dato che i tre non sembravano volergli rispondere e nemmeno sembravano riuscire a distogliere i loro occhi spalancati da lui. Come biasimarli? Lui era bellissimo, ma così un po' si esagerava!

«Ragazzi...» no, in realtà non si stava preoccupando e non era nemmeno a disagio! Voleva solo sapere che cosa stesse succedendo.

«Ehi, avete intenzione di rispondermi prima o poi?» domandò ancora. Ok, ora cominciava davvero a scocciarsi. Non era assolutamente preoccupato, no no.

Dopo un po' finalmente James sembrò riscuotersi e si alzò.

«Bè, quando avevi intenzione di dircelo di te e Jen?» chiese, leggermente arrabbiato.

«Dirvi cosa?» ok, ora era sorpreso. E scocciato.

«Che stavate insieme!» esclamò James come se fosse ovvio.

«Ma noi non stiamo insieme!» ribatté Sirius, come se quello che aveva appena detto il suo migliore amico fosse un'enorme cazzata.

«Ma vi stavate baciando in mezzo alla Sala Comune!» adesso era James quello confuso.

«Non vuol mica dire che stiamo insieme...» rispose Sirius alzando le spalle.

«Ma che...!» esalò James, indeciso se essere fiero di Sirius, indignato o arrabbiato.

«..bastardo.» concluse al posto suo Remus. Evidentemente lui aveva deciso come sentirsi.

«Scusa?! Perchè?» se ne saltò su Sirius. Lui non aveva niente di cui vergognarsi! Si erano solo baciati maledizione! E lui non si sentiva per niente in colpa per quello nei confronti di nessuno.

«Fai un po' tu!» adesso anche Remus era in piedi, ma mentre James sembrava aver deciso di essere orgoglioso della malandrinata di Sirius, lui era decisamente arrabbiato. Il ragazzo guardò male Sirius ancora per un po' e poi si diresse verso la porta del Dormitorio con passo deciso ed espressione scura.

«Ma che gli prende?» domandò perplesso Sirius quando la porta si chiuse alle sue spalle. James per tutta risposta alzò le spalle e poi si lanciò in una sfilza di domande per sapere tutto “dell'avventura” di Sirius.

Nel frattempo Remus era sceso in Sala Comune e si era diretto verso il buco del ritratto quando quello si spalancò da solo ed entrarono Sam e Sunshine, a braccetto, ridendo.

Remus spalancò gli occhi e la bocca. Sunshine stava...ridendo? Ma se fino a qualche ora prima era praticamente in lacrime?

«Ma che diavolo succede qui?» borbottò tra sé il lupo mannaro.

«Ehi Remus! Che fai qui tutto solo?» chiese allegramente Sunshine quando lo vide.

«Niente. Vado di sopra. Anzi no, vado...niente.» Sunshine aggrottò le sopracciglia per quella risposta confusa, ma non disse niente quando Remus se ne tornò su per le scale con passo incerto.

«Non sembrava essere a posto.» mormorò Sam all'orecchio di Sunshine.

«Avranno combinato qualcosa i ragazzi.» rispose quella, alzando le spalle con fare indifferente. Non aveva nessuna intenzione di salire le scale e trovarsi di nuovo davanti Sirius, magari ancora con quella Jenelle.

«Ok. Io credo che andrò di sopra. Ci vediamo domani.» salutò Sam, abbassandosi per sfiorarle le labbra con un bacio, incurante dei ragazzi che ancora occupavano la Sala Comune e che non badavano minimamente a loro.

«A domani.» sussurrò Sunshine sulle sue labbra con un sorriso.

Quando il ragazzo sparì a sua volta nei Dormitorio, la biondina si diresse con passo pesante verso la sua camera.

Sapeva cosa la aspettava. Sapeva che non avrebbe potuto evitare le domande preoccupate, quelle curiose, i commenti, le occhiate di Lily. E sapeva che ci sarebbe voluto tutto il suo autocontrollo per tenere alto quel muretto ancora instabile che arginava i pensieri verso “la persona sbagliata” e non lasciarlo cadere sotto il fiume di parole della sua amica. Sarebbe stata dura.

«Sun! Dove sei stata?» Lily la assalì appena varcò la porta del loro Dormitorio, ancora miracolosamente vuoto. Le altre ragazze sarebbero arrivate presto. O almeno lo sperava.

«A fare un giro con Sam.» rispose cercando di suonare indifferente.

«Ma...è tutto ok? Non è che quello che hai visto prima...va tutto bene?» le parole della rossa le riportarono in mente le immagini di quel maledetto bacio in mezzo alla Sala Comune, ma Sunshine si affrettò a rispedirle dietro al muro. Ecco, sarebbe stata dura.

 

**

 

«Allora?» domandò Sam, avvicinandosi a Sunshine.

«Non ancora. Sai, vorrei che arrivassimo tutti e due più o meno incolumi a Natale!» rispose sarcastica Sunshine, senza accorgersi del lampo triste che era passato negli occhi di quello che ormai era il suo ragazzo.

La mattina dopo il loro primo bacio, Sunshine si era ritrovata tra le braccia del ragazzo appena scesa dalle scale. Si era ritratta, imbarazzata e intimidita e aveva pregato Sam di non farlo più, adducendo come scusa che voleva dare la notizia con delicatezza a James e Sirius, visto come avevano reagito a vederli solamente seduti uno di fianco all'altra. Sam aveva accettato, ovviamente, qualsiasi cosa per lei, ma Sunshine aveva continuato a rimandare, un motivo per l'altro, e a fine Novembre ancora i Malandrini erano all'oscuro di tutto.

«A Natale?» chiese mogio Sam, stanco di doversi nascondere ogni volta che voleva stare con Sunshine, di non poterla accompagnare alle lezioni, di non poter entrare in Sala Grande tenendola per mano, di non poterle stare vicino come avrebbe voluto.

«Magari se glielo dico prima di partire per le vacanze non avranno il tempo di mandarci una fattura.» spiegò lei, cercando di non incontrare gli occhi tristi di lui.

«Come se non sapessi difendermi.» sbuffò Sam alzando gli occhi al cielo. Poi però sospirò e aggiunse «Ma è davvero questo quello di cui hai paura? Non è che...ti vergogni di me?»

Sunshine si bloccò e poi si girò di scatto per guardarlo.

«No! Come puoi pensare una cosa del genere?» esclamò.

Falsa falsa falsa si insultava intanto interiormente non hai paura di James, ammettilo, hai paura che dicendolo diventi troppo serio e reale. Hai paura di dover pensare a te stessa come davvero fidanzata.

Sam però sorrise, senza intendere la discussione interiore della ragazza, o forse solo desiderando credere alle sue parole.

«Bene. Allora questo vuol dire che non verrai ad Hogosmeade con me sabato prossimo?» chiese, cercando di cambiare discorso.

«Perchè non dovrei? Sei un mio amico no?» rispose la biondina, facendogli l'occhiolino e facendolo ridere.

Sam si alzò e, fintanto che restavano in quei corridoio deserti, la prese per mano.

«Benissimo, perchè ho bisogno del tuo aiuto per i regali di Natale!» esclamò, sfoderando la sua ormai collaudata occhiata da cucciolo.

«Sono a sua disposizione, milord.» scherzò Sunshine, prendendolo a braccetto e lasciandosi baciare.

Sembrava tutto perfetto. E allora perchè non riusciva ad essere davvero felice?

La ragazza scosse la testa per allontanare i cattivi pensieri e si lasciò condurre via, verso le scale che si stavano avvicinando proprio davanti a loro.

Stavano per scendere i primi gradini quando uno strepitio più in basso li fece fermare. Entrambi si sporsero dalla balaustra delle scale e guardarono giù. Sunshine, quando finalmente riuscì a capire che diavolo stesse succedendo si portò una mano sugli occhi.

«Non voglio vedere. Non di nuovo, ti prego!» gemette. Sam ridacchiò, cingendole le spalle con un braccio e continuando a osservare lo “spettacolo” di sotto.

Dove c'erano James e Sirius inseguiti da un enorme sciame di uccellini con intenzioni piuttosto bellicose.

Sunshine si sentì quasi in preda ad un deja-vu perchè quella scena assomigliava tantissimo a quella di tre giorni prima, in cui James e Sirius erano inseguiti da dei centauri arrabbiati. O a quella i cinque giorni prima in cui si rincorrevano uno con l'altro, spingendosi per non cadere tra le fauci di un orso mannaro.

«Stupidi Grifondoro! Stupidi Serpeverde!» gemette ancora, mentre Sam faceva un verso offeso. Perchè tutto quello era frutto solo di quella stupida faida tra i Malandrini (e in particolare quei due Malandrini) e i Serpeverde (e in particolare McCroy, Regulus Black, Piton e scagnozzi).

«Almeno non sono Billywig* dai...» cercò di tirarla su il ragazzo, stringendola un po' di più a sé.

Sì, perchè James e Sirius, per ricambiare lo scherzetto dell'orso avevano mandato uno sciame di Billywig a inseguire i Serpeverde, quattro giorni prima. E quelli avevano ricambiato con i centauri e i Grifondoro con un Murtlap* (che chissà dove aveano trovato!). E per arrivare a tutto ciò c'erano state le divise dei Serpeverde tinte di rosso (con l'eccezione di quella di Piton che era diventata rosa), la fattura sui Grifondoro che li aveva costretti a parlare solo al contrario proprio mentre la McGranitt faceva loro una domanda, l'incantesimo che aveva appeso i Serpeverde ad un albero pericolosamente vicino al Platano Picchiatore, per non parlare di quando si erano riempiti di fango a vicenda dopo una lunga settimana di pioggia che aveva trasformato il percorso verso le serre in una palude, o di quando Sirius aveva rubato i compiti di Storia della Magia di McCroy&Co., li aveva bruciati (ma solo dopo aver dato una sbirciatina) e insieme a James si era goduto le espressioni confuse e imbarazzate dei Serpeverde quando avevano dovuto ammettere di non riuscire a trovare i loro temi.

Quindi, dopo più di un mese che quella faccenda andava avanti, i professori e gli altri alunni speravano che ormai avessero finito le idee e la voglia di continuare quella storia assurda, no? E invece loro continuavano a sorprendere tutti trovando ogni santissimo giorno un nuovo dispetto da farsi.

«Raganella, non per disturbarti dalla tua disperazione, ma stanno venendo da questa parte...» la voce di Sam distrasse improvvisamente Sunshine dai suoi cupi pensieri e la ragazza si scoprì gli occhi, per poi scoprire amaramente che era vero.

«Maledizione!» imprecò arrabbiata, frugando nella testa in cerca di un qualche modo per fermare quegli uccellini assatanati.

«Ehmm...ti sembrerebbe troppo banale se adesso io ti urlassi di scappare?» domandò ora più nervoso Sam, senza però perdere la voglia di scherzare.

«SCAPPATE!!!» urlò in quel momento James, che aveva appena scorto i due fermi sulle scale.

Sam e Sunshine si guardarono un secondo, quasi incerti se rimanere lì a guardare le espressioni comicamente terrorizzate dei due amici, ma poi presero la decisione più sensata. Sam afferrò di nuovo la mano di Sunshine e la tirò via, correndo più in fretta che poteva verso...lontano da lì.

Stavano cominciando a perdere terreno quando una voce urlò loro di levarsi di mezzo.

«Finitem Incantatem!» gridò Remus, un incantesimo così ovvio che non era venuto in mente a nessuno. Gli uccellini si bloccarono un secondo, immobili a mezz'aria, a poche spanne dalle teste di James e Sirius e a pochi metri da quelle di Sunshine e Sam, poi con uno sbuffo di polvere violacea sparirono.

Ansimando, James si avvicinò a Remus, lasciandoli una pacca sulla spalla.

«Come hai fatto a capire che era solo un incantesimo e non erano semplici uccelli assassini?» domandò Sirius quando finalmente riuscì a recuperare un po' di fiato.

«Semplice, ho tirato a indovinare. Se non avesse funzionato sarei scappato con voi.» ammise Remus con una semplicità disarmante.

«Per fortuna che hai indovinato quindi.» concluse James con un sorriso. Poi tutti e tre si guardarono e scoppiarono a ridere, proprio mentre Peter arrivava caracollando senza fiato dallo stesso corridoio dal quale era appena spuntato Remus.

Quando finalmente riuscirono a riprendersi, i ragazzi si avviarono insieme verso la Sala Comune, ma mentre camminavano, Remus rallentò il passo per affiancarsi a Sam e Sunshine.

Senza farsi sentire dall'altro ragazzo si abbassò verso Sunshine e, lanciandole un'occhiata insieme malandrina e maliziosa, si avvicinò al suo orecchio.

«Dovreste smetterla di andarvene sempre in giro insieme, qualcuno potrebbe pensare che state insieme.» sussurrò, facendo arrossire la ragazza e beccandosi un mezzo insulto.

Ci mancava solo Rem, oltre che Lily! Pensò Sunshine scuotendo la testa contrariata.

Sì perchè Lily aveva scoperto diverse settimane prima della “storia segreta” della sua migliore amica.

Aveva già cominciato a nutrire dei sospetti per le occhiate che i due si lanciavano, ben prima che loro stessi ne fossero consapevoli, poi i due piccioncini avevano cominciato a sparire casualmente negli stessi momenti sempre più spesso, poi c'era stata quella discussione dopo la vittoria di Grifondoro su Serpeverde e alla fine aveva anche sentito, sempre casualmente, delle conversazioni sospette. La conferma più lampante era però avvenuta circa due settimane prima quando, tornando dalla biblioteca dove si era fermata più a lungo del previsto con Severus, si era imbattuta in Sam e Sunshine. Seduti in una nicchia. A pomiciare allegramente. Sarà stato che i due sembravano davvero troppo distratti o che lei era stata davvero silenziosa, ma nessuno si era accorto di lei, che se n'era andata cercando di non disturbarli. Ovviamente non era stata così gentile quando aveva rinfacciato a Sunshine di averle nascosto la sua relazione con il bel portiere, ma alla fine il risultato era stato che finalmente Sunshine aveva qualcuno a cui confidare i propri pensieri.

Perchè era stato terribile avere tutti i dubbi, tutte le insicurezze, tutte le indecisioni su quella storia da tenere nascosti, senza poterne parlare a nessuno. Si erano fatte molte serate “alla babbana”, sedute sullo stesso letto a mangiare pop-corn di contrabbando o biscotti di ogni tipo e a parlare.

All'improvviso un sibilo distrasse Sunshine dai suoi pensieri e la riportò dov'era.

«Ragazzi...non è già scattato il coprifuoco vero? Vero?» gemette, guardando la gatta del custode che li fissava maligna.

«Solo una parola, Sunny: corri!» il gruppo di Grifondoro scappò via, inseguito dalla gatta che però ben presto lasciò perdere, lasciandosi indietro anche l'ansimare di Gazza che stava arrivando tutto trafelato. Quando finalmente si chiusero il ritratto della Signora Grassa alle spalle sospirarono di sollievo. L'unica differenza era che se sul viso di Sunshine e Remus c'era una smorfia contrariata e su quello di Peter un'espressione spaventata, su quello degli altri tre c'era un inequivocabile ghigno.

«Ti fa male restare molto tempo con loro...» mormorò la ragazza, squadrando i tre sorrisetti identici di James, Sirius e Sam. Il suo ragazzo le fece una linguaccia scherzosa, poi si sporse avanti, sicuramente per abbracciarla o baciarla, ma improvvisamente si fermò con una smorfia, ritraendosi e guardando male i Malandrini, come se fosse una loro colpa quella di essere lì. Bè, in realtà era proprio così. Nessuno sembrò notare il suo repentino cambio di espressione, se non Remus a cui ovviamente non poteva sfuggire. Sunshine sospirò ancora, pensando contrariata a quanto dannoso fosse a volte lo spirito di osservazione di quel ragazzo. Chissà se c'entrava qualcosa l'essere un Lupo Mannaro...

Fortunatamente i Malandrini si rifugiarono nella loro stanza a fare i loro “piani segreti” e non si accorsero di come Sam praticamente trascinò in un angolo meno evidente degli altri Sunshine.

«Odio quando se ne spuntano così all'improvviso...» brontolò, prima di mettere una mano sulla guancia di Sunshine e baciarla dolcemente.

«Se ci vedono...» si preoccupò lei, ricambiando però il bacio.

«Non ci vedranno. Buona notte raganella, ci vediamo domani.» e con un bacio appena meno dolce del precedente, Sam se ne andò nel suo Dormitorio, un'espressione un po' triste in viso.

Sunshine scosse la testa. Quello che stava facendo era giusto. Doveva essere giusto. Non lo stava facendo soffrire inutilmente, solo per le sue stupide insicurezza, no no.

«Tesoro, hai intenzione di stare lì a domandarti se quello che stai facendo patire a quel povero ragazzo è giusto o no ancora per molto o salirai in camera prima o poi?» Sunshine quasi lanciò un urlo quando Lily le arrivò alle spalle, sussurrandole la frase all'orecchio.

«OhMerlinoGodricsantissimo! Mi hai fatto venire un colpo!» esalò appena il suo cuore ebbe ripreso a battere. Per tutta risposta la rossa ridacchio, afferrandola per un braccio e trascinandola verso le scale.

«Sun, dovresti smetterla di farti tutti questi problemi mentali sai? Ormai non puoi più tirarti indietro da questa storia senza ammettere a te stessa che ti piace una certa persona e nemmeno rivelare a tutto il mondo, compresi quegli stupidi dei tuoi amici, della tua storia perchè non ne sei ancora convinta, sempre perchè non hai ancora ammesso a te stessa che ti piace quella certa persona. Senza insinuare niente, ovviamente. Dai, tesoro, lascia perdere! Lui ti ha fatto problemi? No! Ti ha mai detto che vuole dirlo al mondo o ti lascerà? No! E allora finchè la barca va, tu non remare! Soprattutto, non remare contro!» Lily fece tutto il suo bel discorso con un luminoso sorriso sulle labbra, anche se con aria un po' esasperata, dopo essersi seduta con Sunshine sul letto di quest'ultima.

Sunshine la guardò per un minuto buono, socchiudendo gli occhi e inclinando la testa a destra, con sospetto.

«Chi sei tu? E che ne hai fatto di Lily?» domandò poi, con voce controllata e sospettosa.

«Scema!» le gridò contro la rossa, lanciandole un cuscino, che l'altra schivò con facilità.

«Oh avanti! Non è da te farmi questi discorsi! Che diavolo ti è successo?» chiese ancora Sunshine, con più serietà questa volta.

«Ok. Mi sono stufata di farmi tutti quei problemi con Severus e ho deciso di lasciare perdere. Lui vuole tenersi i suoi amici del cavolo? Faccia pure! Finché resterà il Sev di sempre, nessun problema. Lui mi ha promesso che non cambierà per loro e io non continuerò a farmi condizionare dalle mie fisse mentali. Prenderò ciò che viene.» spiegò Lily, facendo sparire il sorriso e rivelando un'aria abbattuta e depressa.

«Oh Lils...» Sunshine si sporse avanti, lasciò un piccolo bacio sulla guancia della rossa e abbracciò l'amica, cercando di capire perchè ultimamente ogni loro conversazione finisse così, entrambe a piangere lacrime confuse e tristi sulla spalla dell'altra, grate perchè avevano almeno una persona di cui si sarebbero sempre potute fidare, grate per avere un modo per sfogare il tormento che si portavano dentro.

 

**

 

«Ma perchè Sun non è venuta con noi?» domandò per l'ennesima volta James, con voce petulante da bambino contrariato.

«Perchè voleva fare compere con le sue amiche.» rispose ancora Remus, anche se era ben sicuro che quel biondino che aveva seguito Sunshine dentro un negozio di Hogosmeade non fosse una sua amica.

«Ma perchè?» chiese di nuovo James, che evidentemente o era troppo stupido per capire o si rifiutava di farlo.

Remus ormai stava per perdere la pazienza quando finalmente Sirius distolse l'attenzione dall'ennesimo scherzo di Zonko che aveva preso in mano per decidere se aggiungerlo o meno agli altri che aveva già in mano, e pensò bene di intervenire.

«Senti Jamie, ti piacerebbe se Sun ti dicesse “Ehi Jam, guarda ti voglio regalare esattamente questa cosa che sto comprando adesso per Natale!” senza lasciarti nemmeno un minimo di sorpresa? No! E allora lasciala comprare i nostri regali in pace!» esclamò.

A quelle parole James si illuminò e annuì, finalmente soddisfatto.

«Hai ragione!» fece, tutto pimpante di nuovo, ricominciando ad esaminare un oggetto dalla forma strana.

Remus scosse la testa e cercò di guardare al di sopra delle tante teste che affollavano il negozio per guardare fuori, ma non riusciva a distinguere nessuno tra la folla di studenti che passavano per strada.

Finalmente James e Sirius pagarono i loro acquisti e tutti insieme si diressero a Mielandia, l'unico posto che Remus voleva veramente visitare ogni volta.

Tutti quegli scaffali pieni di dolcissime prelibatezze, i dolci strani, quelli deliziosi, quelli nuovi, quelli sempre buoni anche se ormai conosciuti da tutti...quello sì che era un posto magico!

«Remus...ehi Remus guarda! Quella non era Sunshine?» domandò in quel momento James, indicando qualcuno fuori in strada.

«Non sembrava con la rossa...» aggiunse Sirius perplesso.

«Magari doveva comprare un regalo anche a lei!» suggerì James, voltandosi poi per sentire cosa diceva Remus.

Solo che Remus non ascoltava. Perchè quello era lo spettacolo più...spettacolare che avesse mai visto!

«Remus, asciugati la bava...» scherzò James, ma nemmeno tanto.

Perchè se volevi essere sicuro di zittire Remus Lupin senza fatica per più di dieci minuti bastava metterlo di fronte ad un intero piccolo villaggio, fornito di casine, di chiesetta con campanile, di personcine, di alberelli e persino di qualche cagnolino, fatto tutto interamente di cioccolato.

Quando finalmente i Malandrini riuscirono a staccarlo da lì e a finire i loro acquisti, si diressero ai Tre Manici di Scopa, desiderosi di scaldarsi un po',

Quando, dopo un paio di burrobirre, decisero di tornare al castello, Remus alzò gli occhi verso il cielo grigio perla e spalancò gli occhi stupefatto quando un fiocco di neve gli si depositò dritto sul naso.

«Nevica!» gridò felice James, cominciando a girare su sé stesso per osservare i fiocchi candidi che cominciavano a scendere dalle nuvole, spalancando la bocca e cercando di afferrarli con la lingua.

Dimentichi del freddo, dell'orario, del fatto che erano fermi in mezzo ad una strada, i Malandrini si sorrisero, felici di essere lì e di esserci insieme.

Nel frattempo, sotto a quella prima neve, Sam stava afferrando Sunshine per la vita, incurante di chi gli stava attorno e, scostandole la sciarpa dal viso la stava baciando, felice come non mai di poter ammirare due spettacoli insieme: la neve e quegli occhi.

Lily intanto osservava la coppia e il gruppetto di Grifondoro da una angolo della strada, felice che nessuno si fosse accorto degli altri. Poi riportò lo sguardo sui Serpeverde che confabulavano poco lontano. Nemmeno loro si erano accorti di niente e anche di questo Lily era grata a Merlino. Se solo quella stupida Serpe si fosse accorta che lei era ancora lì ad aspettare che finisse di parlare con i suoi stupidi amici, magari Lily si sarebbe potuta sentire un po' più felice anche per sé.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

 

*Il Billywig è un insetto piccolissimo (1,2 cm di lunghezza), originario dell'Australia. È di colore blu zaffiro e vola girando vorticosamente le sue ali, collocate sopra la testa. È molto veloce e quindi difficile da acchiappare o individuare. I Babbani lo notano raramente e i Maghi spesso si accorgono della sua presenza dopo essere stati punti. Le sue punture provocano vertigini e levitazione e un abuso di queste punture ne provoca un'allergia incontrollabile per giorni, se non addirittura permanente. Il suo pungiglione lungo e sottile, posto all'altra estremità del corpo, se essiccato, viene usato in molte pozioni e si vocifera che sia uno degli ingredienti principali delle famose Api Frizzole.

Il Murtlap è una creatura magica vivente lungo la fascia costiera britannica. Somiglia ad un roditore ma con un'appendice sul dorso simile ad un'anemone di mare. Nonostante le piccole dimensioni sembra sia mediamente pericoloso (XXX), considerato che nella sua dieta includa, oltre i crostacei, anche i piedi di chi malauguratamente lo calpesta. Le sue appendici, se messe in salamoia ed ingerite, posseggono il dono di rendere resistenti ad incantesimi e maledizioni ma un eccesso provoca la crescita di disgustosi quanto strabilianti ciuffi di pelo viola nelle orecchie. (da Wikipedia)

 

 

Spazio dell'Autrice

Ehilà! *si nasconde di nuovo nel bunker* scusateeeemi!! Perdonatemi vi prego! La scuola in questi giorni mi ha uccisa, non trovavo mai nemmeno un momento per scrivere e quando lo trovavo scrivevo due righe e poi dovevo smettere! ç____ç però almeno vi ho dato un bel capitolo pieno di cose no?? *sguardo speranzoso* ok ok, mettete giù le armi!! ;)

  1. Voglio precisare che non è che adesso che ha baciato Jenelle Sirius diventa improvvisamente quello che va con ogni ragazza che respira eh! Soltanto che dovete capire...l'eccitazione per la partita, la ragazza carina, gli ormoni a mille...e c'è scappato il bacio!

  2. Sam e Sunny parcheggiati sotto un pino si guardano i fanali eeeee...si scambiano un bacino! Ok, fine excursus su Cars :P comunque quante persone sono felici di vederli insieme? *alza la mano* e quante vorrebbero tirare una sberla a Sunshine per le pene che fa passare a Sam? *rialza la mano* vabbè, saranno felici (se spera :P)

  3. I Serpeverde e i Malandrini sono fantasiosi, niente da dire u.u gli animali che si “tirano addosso” e relative informazioni sono un po' presi da wikipedia e un po' inventati (tipo l'orso mannaro :D)

  4. Ehm bo...basta immagino! Passo a ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo ovvero Bella_1D, Miss_Riddle Starkey, Alessia98HP_1D, Jeis e April16. Vi amo tutte più di quanto immaginiate!!! <3

  5. Un grazissime speciale speciale (da Cars a Lilly e il Vagabondo :3) per la mia cara compagna di pazzia, la mia mussetta (scusa non potevo non metterlo! Chiedi spiegazioni altrove u.u) ispiratrice, la mia adorabile (non esageriamo adesso! :P) Alejackson! Ti voglio bene, ma non credere che te lo dirò di nuovo prima di 24 ore u.u devo smaltire questo ;)

Ora me ne vado. Di sicuro ho dimenticato di dire qualcosa, ma dato che non me lo ricordo se avete domande basta chiedere!

Kisses (:P)

*dD*


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Capitolo 65
*** Oooops ***


 

 

 

Ooops

 

 

 

 

 

Sirius si stiracchiò, strofinandosi gli occhi, cercando di trovare la forza necessaria per rimettere al loro posto i libri che lo circondavano e a raccogliere il lume, posato poco distante, per potersene finalmente andare.

Lo sbadiglio di James arrivò un secondo dopo il suo e i due amici si guardarono, scambiandosi un sorriso stanco.

«Ti prego, dimmi che stiamo per andare a letto.» supplicò James, vedendo che l'altro raccoglieva le cose e le metteva in ordine.

«Sì. Ormai non riuscirei a trovare quello che cerchiamo nemmeno se me lo mettessero sotto il naso.» ridacchiò Sirius, aiutando poi James ad alzarsi porgendogli una mano.

«Mi spieghi di nuovo perchè non abbiamo ancora chiesto a Madama Pince dove possiamo trovare il “nostro” libro?» si lagnò ancora James, mentre sgattaiolavano fuori dalla biblioteca, nascosti dal Mantello dell'Invisibilità. Sirius sospirò esasperato ma lo accontentò, dopo aver sbadigliato di nuovo.

«Non possiamo primo perchè non sappiamo nemmeno il titolo del libro che stiamo cercando e secondo perchè secondo te che domande si farebbe se noi ci mettessimo a cercare un libro che tratta di come si diventa Animagus? Comincerebbe a curiosare o spiffererebbe tutto alla McGranitt e farebbero saltare tutto il nostro piano.» spiegò a bassa voce.

«Sì, ma cercare chi diavolo è 'sto tizio tra migliaia di volumi non è proprio proprio una passeggiata!» mugugnò contrariato James, facendo alzare gli occhi al cielo a Sirius, stanco di quella frase, ormai ripetuta moltissime volte.

«Sì sì...» borbottò distratto, cercando di vedere dove stava mettendo i piedi. «Ora taci, se non vuoi farti scoprire da qualcuno.»

«Chi vuoi che ci sia in giro a quest'ora? Tutte le persone sane di mente dormono!» scherzò James, indicando con un gesto il più amplio possibile, per quanto consentisse il fatto di essere in due sotto al Mantello dell'Invisibilità, il corridoio buio e vuoto.

«Tu stai zitto lo stesso.» gli ordinò Sirius. Voleva solo andare a dormire.
Erano settimane ormai che cercavano quel maledetto Samuel Croskins in qualsiasi testo di trasfigurazioni, storia della magia moderna e qualsiasi altro libro che sembrava minimamente utile alla loro ricerca, ma niente. Solo un paio di riferimenti generici, un titolo neanche a pagarlo galeoni!
E in più dovevano fare le loro ricerche di notte, se volevano poter frugare in tutti i libri che volevano senza destare sospetti e soprattutto se volevano continuare a tenere il tutto nascosto ai loro amici. Sapevano che Remus si era accorto delle loro uscite notturne, ma erano riusciti a convincerlo, o meglio, lui si era lasciato convincere, che andavano solo ad esplorare il castello e a fare passeggiate al chiaro di luna. Che detto così poteva sembrare una cosa schifosamente romantica. Ok, nessuno doveva sapere che aveva pensato una cosa del genere, decise Sirius. Per fortuna che non aveva l'abitudine di borbottare a bassa voce le sue discussioni mentali come faceva Remus!

«Ehi Sir! Ti stai addormentando in piedi?» domandò James, un po' scherzando e un po' no.

«Mmmm? No, sono sveglio. Sveglissimo.» replicò Sirius con un grosso sbadiglio, facendo ridere James.

Il suono rimbombò nel corridoio deserto, tanto che i due si bloccarono, ansiosi.

Tesero le orecchie, cercando di cogliere dei passi avvicinarsi, il fruscio di qualche veste o anche il lieve suono di un fantasma che si muoveva verso di loro. Invece dei suoni che si aspettavano però, nell'aria immobile risonò una lontana risatina, che fece pietrificare ancora di più i due.

«L'hai sentita anche tu?» chiese sospettoso Sirius, voltandosi verso James, ancora teso verso l'origine del suono.

«Shh.» lo zittì James, cercando di sentire qualcos'altro. Sfortunatamente per lui era Sirius quello ad avere l'udito, oltre che la vista, migliore e quindi fu lui a sentire un mormorio lontano, seguito da un'altra risatina, più bassa della precedente.

«Tiro ad indovinare e dico che c'è qualcuno che se la sta spassando nell'ala di Incantesimi.» mormorò con un ghigno Sirius, mentre James tirava fuori un'espressione assolutamente identica.

James aprì la bocca per parlare, ma ancora prima che avesse potuto aprire la bocca, Sirius ghignò ancora e si diresse verso l'ala Incantesimi, bofonchiando un “Guardone”.

«Idiota.» ricambiò James, seguendolo da vicino per far sì che il Mantello continuasse a coprire entrambi.

«Sempre la solita storia. Qualcuno si diverte e tu vuoi capire chi è. Sei un guardone. E una comare pettegola.» lo prese in giro ancora Sirius, continuando a camminare imperterrito.

«'Fanculo Sirius!» ridacchiò James, dandogli una spinta leggera. Stavano svoltando l'angolo del corridoio quando la risatina si ripeté, più forte ora che erano più vicini, tanto da far fermare i due ragazzi. Sirius aveva una smorfia perplessa in viso e James lo interrogò con lo sguardo, chiedendogli che diavolo avesse.

«Mi sembrava...no. Non può essere. Niente.» rispose confusamente quello, chiedendosi a sua volta se la sua impressione che quella fosse davvero la risata di Sunshine fosse così sbagliata. Sapeva di essere in grado di riconoscere la sua voce e la sua risata tra mille, anche se non aveva chiaro il perchè, ma che diavolo ci faceva Sunshine lì, a ridere da sola? No, doveva essersi sbagliato. Assolutamente.

Sentirono una porta aprirsi e due voci parlare piano, mentre la porta si richiudeva con un soffice tonfo.

No, non poteva essere assolutamente la voce di Sunshine, dato che l'altra era la voce di un ragazzo che non era Remus. Che cosa avrebbe dovuto fare Sunshine in giro per i corridoi a quell'ora con un ragazzo che non era nessuno dei Malandrini? Non era lei. Sirius annuì tra sé, autoconvincendosi che quella non era la risata di Sunshine e avanzò di un altro passo, seguito da James.

Le convinzioni che Sirius si stava costruendo però crollarono quando, svoltato l'angolo, si trovarono davanti a una scenetta davvero inequivocabile.

Sunshine, assolutamente lei, abbracciava Sam che la teneva stretta per la vita e le passava una mano tra i capelli, baciandola dolcemente e sussurrandole qualcosa all'orecchio, facendola ridere, mentre lei cercava inutilmente di spingerlo per farlo camminare, evidentemente desiderosa di andare a letto.

I due ragazzi rimasero immobili, pietrificati davanti a quella scena, così semplice eppure così traumatica, almeno per loro.

Lasciarono che i due passassero loro davanti, immobili come statue, ma appena si furono allontanati dalla bocca di Sirius uscì un ringhio.

«Io lo uccido!» sibilò, lanciandosi in avanti.

Avrebbe rincorso i due volentieri, ma James lo afferrò per il braccio giusto in tempo.

«Fermo! Non puoi arrivare lì e ucciderlo come niente fosse!» lo rimproverò, anche se dentro di sé avrebbe voluto fare la stessa identica cosa.

«Chi sei adesso? Remus? Lasciami andare!» replicò arrabbiato Sirius, strattonando il braccio per cercare di liberarsi.

«Prima ne parliamo con lei, poi lo uccidiamo ok?» propose James, mentre l'altro si rilassava un poco.

«Ti odio quando fai così.» borbottò Sirius, lasciandosi però condurre via con più calma, lasciando il tempo ai due fidanzatini di salutarsi per bene.

Ma che cazzo mi sono messo a fare? Ho fermato Sirius perchè poi? Perchè quell'insulso tizio, che come portiere non è nemmeno un granchè, potesse sbaciucchiarsi la mia Sunshine quanto voleva? Che razza di...Remus! No, pensato così sembra un insulto. Però è vero, cazzo! Neanche Remus si sarebbe trattenuto! No ok, forse Remus sì, ma io? Dovevo lasciare che Sirius andasse dal tizio a spaccargli la faccia! Brutto bastardo che osa toccare la mia Sunny! E chiedere il permesso non si usa più? E poi scusa, lei che lo lascia a fare? E perchè ce lo ha nascosto? Bastarda anche lei. Scommetto che è tutta colpa del tizio se è diventata così! Scommetto che lei voleva dircelo e invece lui, coniglio codardo, glielo ha impedito perchè aveva paura della nostra reazione! E ha fatto bene! Anzi no, non ha fatto bene per niente!Adesso si piglierà più danni di prima! Così impara a toccare la mia Sunny senza permesso! Forse però, se lasciavo andare Sirius, Sunny si arrabbiava...non mi piace quando Sunny si arrabbia. Però non dovevo fermarlo, cazzo! Se lo meritava! Adesso andiamo lì e facciamo un bel discorsetto a quei due! Bastardo di un biondino. La mia Sunny! E perchè stiamo camminando così piano? Per lasciare il tempo a quei due di succhiarsi meglio la faccia a vicenda?

«Muovi il culo Sirius!» sbottò James, irritato dai suoi stessi pensieri.

Muovi il culo Sirius!” Sempre a darmi ordini! Prima mi trattiene dallo spaccare la faccia a quell'idiota e poi mi dice di muovermi! Stupido Potter. Idiota idiota idiota! Idiota come quel bastardo che toccava Sunshine. Bastardo. Come se lui potesse anche solo pensare a lei senza il mio...il nostro permesso! Come se lei fosse di sua proprietà! E non me ne frega niente se lei non sembrava dispiaciuta o contraria a tutta 'sta cosa! Scommetto che non sa quello che fa. Scommetto che...perchè non ce l'ha detto poi? Credeva di riuscire segreto il fatto che si sbaciucchiava con quell'essere insulso che si crede chissà chi solo perchè ogni tanto prende due pluffe? No, o si sono messi d'accordo e ovviamente lui l'ha raggirata oppure quel bastardo aveva così paura di noi da obbligarla a tenere il segreto! Sunshine non ci farebbe mai una cosa del genere. Come se potesse temere che ci saremmo messi in mezzo! Certo, ovviamente lo avremmo fatto, ma sarebbe stato per il suo bene! Cosa crede, che noi siamo gelosi? Noi vogliamo solo che lei stia solo con noi, sempre con noi e al massimo con quelle sciacquette delle sue amiche. Anche con la Evans, ma non con lui! Lo avremmo fatto solo per lei! Se James non la smette di strattonarmi gli taglio un braccio! Come se non fosse lui quello che prima mi tratteneva! È tutta colpa sua se ci sono scappati! E adesso saranno chissà dove a sbaciucchiarsi di nuovo! Se quel tizio si azzarda a metterle le mani addosso io lo Crucio! Bastardo opportunista! Solo perchè lei è troppo ingenua e innocente per capire quanto lui sia sbagliato per lei, lui ne approfitta! Oh, ma la smetterà! Di sua volontà o con un..aiutino! Bastardo del cazzo. Idiota! Finalmente la Signora Grassa. E muoviti ad aprirti culona!

Bah!

Sirius e James, immersi nei loro rispettivi, gelosi e arrabbiati pensieri, entrarono nella Sala Comune silenziosamente, felici di vedere che Sam se ne stava andando, salendo verso il Dormitorio maschile.

Mentre si sedevano, seguendo il loro impulso melodrammatico, sul divano, senza rendersi conto che in quel modo imitavano ancora di più due genitori arrabbiati, i due fidanzatini si scambiarono un ultimo sguardo e poi il ragazzo sparì.

Sunshine si girò, un mezzo sorriso sulle labbra che scomparve immediatamente appena vide i due seduti sul divano.

«Ehi ragazzi. Come mai ancora alzati?» domandò con voce leggermente troppo acuta.

Sirius e James si scambiarono uno sguardo. Entrambi sapevano di voler urlare e arrabbiarsi come l'altro, ma quello sguardo bastò per farli decidere di fare le persone serie e mature.

«Eravamo andati a fare un giro. Come sta Sam?» domandò gelido e cortese Sirius, armandosi di tutto l'autocontrollo Black che riusciva a recuperare negli angoli muffiti della sua educazione.

«Mmm...» rispose incerta Sunshine, non sicura che ci fosse davvero una risposta giusta a quella domanda.

«Sai, stavamo camminando prima e abbiamo assistito a una scenetta davvero adorabile.» cominciò James, serio e composto, anche se i suoi occhi, privi del ghiaccio di Sirius, lasciavano intravedere il fuoco che ci stava dietro.

«A si?» domandò Sunshine, sempre più preoccupata. Non stava andando come doveva andare.

«Già. Una scenetta così adorabile e piena d'amore che ci siamo dovuti fermare a guardare.» proseguì Sirius, fermandosi poi per ricomporre la sua facciata perfetta, sgretolatasi leggermente mentre parlava.

«E senti un po'! La ragazza che se ne stava spalmata sul tizio sembravi proprio tu! Ma non eri tu giusto? Tu non ci nasconderesti mai una cosa simile.» andò avanti per lui James. Sunshine sbiancò, frugando freneticamente nella sua testa in cerca di una risposta plausibile a quella domanda. Doveva dire la verità? Mentire? Non voleva fare nessuna delle due cose, dannazione! Non doveva andare così! Non era ancora pronta a far diventare la sua storia con Sam così “ufficiale”! Non era ancora pronta a sapere come avrebbe reagito Sirius, come avrebbero reagito James e Remus e tutti! Non erano questi i suoi piani! Avrebbe dovuto passare delle tranquille vacanze di Natale a rifletterci e poi avrebbe dovuto prendere una decisione! Non doveva essere costretta in questo modo!

Sunshine stava quasi per arrabbiarsi mentalmente con Sam, era tutta colpa sua, che l'aveva trattenuta così a lungo a ridere, chiacchierare e baciarsi in quella stanza, quando si rese conto che in realtà era così che sarebbe dovuta andare. Sapeva esattamente che avrebbe dovuto fare quel discorso con i Malandrini, che tutti avrebbero parlato un po' alle sue spalle, che i ragazzi sarebbero stati gelosi e che non avrebbe potuto nascondere tutto quello a lungo, ma allora perchè era così infastidita? Era di nuovo la storia dell'insicurezza, giusto? Perchè era quella la verità, anche se Sunshine non l'avrebbe ammesso mai a voce alta: Sam era adorabile e dolce e sincero e carino, ma lei non era sicura di volere davvero lui. Cioè, lo voleva, ma voleva anche qualcun'altro. Che ovviamente adesso aveva avuto la bella idea di scoprirla mentre si baciava con Sam! Ok, perfetto.

«Sunshine, hai intenzione di rispondere?» ahi. James non la chiamava mai Sunshine, ma Sun o Sunny, e quando lo faceva o voleva sembrare serio o era arrabbiato o tutte e due. E dato che adesso dai suoi occhi i vedeva la rabbia e la...gelosia?, ma dal suo atteggiamento si capiva che voleva essere serio, la ragazza immaginò che volesse sembrare tutti e due.

«Io...io ve lo avrei detto, ragazzi!» pessimo inizio, davvero.

«E quando?» chiese gelido Sirius. Lo odiava quando faceva il Black, non riusciva a capire ciò che stava pensando!
Sunshine stava cercando una risposta decente da dare quando un'altra voce la interruppe.

«Ragazzi? Cosa fate lì? Avevate detto che sareste tornati presto e invece...ma che succede?» Remus scese le scale, in pigiama, preoccupato dalle espressioni tese di James e Sirius e da quella da panico di Sunshine.

Li guardò un secondo, analizzò la postura da “gelidi e seri” dei ragazzi, la loro posizione da genitori gelosi e arrabbiati, le guance rosse di Sunshine, in piedi di fronte a loro e sospirò.

«Allora, ci siete arrivati da soli o avete avuto esperienza di prima mano?» chiese, lasciandosi cadere su una poltroncina e attirandosi gli sguardi sorpresi di tutti e tre.

«Scusa?» domandò perplesso James.

«Oh avanti ragazzi, non guardatemi così! Era ovvio che prima o poi avreste scoperto che Sunshine e Sam stanno insieme, anzi sono sorpreso che ci abbiate messo così tanto, e che avreste avuto esattamente queste espressioni!» spiegò loro Remus.

«E tu che ne sai?» chiese un po' piccata Sunshine.

«Ma dai! Non è che siate proprio bravissimi a non farvi notare!» ridacchiò ancora Remus, divertito ma anche desideroso di alleggerire la tensione che vibrava tra i tre.

«Scusa?» ripeté James, alzando ancora di più le sopracciglia, sempre più stupefatto.

«Già. Mi sorprende che siate stati così ciechi. Scommetto che Lily lo sa da un pezzo.» Sunshine arrossì, colpevole, e Remus rise ancora.

«Lo sa anche la rossa e tu non ce lo hai detto?» scattò Sirius, lasciando fluire un po' di rabbia prima di rimetterla al sicuro dietro il ghiaccio.

«Io...volevo dirvelo, davvero! Ma...sapevo che avreste reagito così!» replicò Sunshine, arrossendo ancora.

«E allora?» chiese polemico James, stringendo gli occhi.

«E allora? E allora credete che io fossi tanto ansiosa di sottopormi al vostro terzo grado con sfuriata e sottoporre Sam alle vostre assurde gelosie?» sibilò la ragazza, risvegliata la sua combattività.

«Terzo grado? Gelosia? Noi stiamo solo cercando di...» cominciò offeso James, ma Sunshine lo interruppe.

«Di proteggermi? Ma figuriamoci! Non sono una bambina! Non ho bisogno della vostra insulsa protezione! So decidere da sola, so cosa voglio!» fu Sunshine stessa a sobbalzare alle sue ultime parole, ma non le ritirò, mentre lanciava occhiate di fuoco ai due che le stavano di fronte.

«Ma chi ha detto che sei una bambina?! Noi vogliamo solo che tu sia felice e che...» di nuovo la biondina interruppe James.

«Che io sia felice?! E allora perchè continuate a starmi addosso così? Neanche mi fossi messa con...Mulciber! È solo Sam! Lo stesso Sam che fa parte della squadra, James!» Sunshine alzò ancora il tono di voce, Remus si chiese dubbioso se fosse il caso di intervenire, ma sapeva di doverli lasciare un po' sfogare. E poi voleva vedere dove arrivavano.

«Chissene frega se è lo stesso Sam! Non ti deve nemmeno sfiorare senza permesso!» saltò su James.

Ooops, passo falso pensò Remus tra sé.

«Permesso? Permesso?! E da chi deve averlo il permesso secondo te, stupido Grifondoro borioso che non sei altro? Da te per caso? Da Sirius mi-bacio-in-mezzo-alla-Sala-Comune-con-chi-voglio Black? Il permesso deve averlo solo da me!! E a me sembra di averglielo dato, quindi fatevi i fatti vostri!» ormai Sunshine urlava e Remus lanciò uno sguardo preoccupato verso le scale, ma nessuno sembrava essersi svegliato.

James e Sirius sobbalzarono per gli insulti, ma quando aprirono la bocca per replicare, Sunshine lanciò loro uno sguardo di fuoco.

«State zitti! State soltanto zitti! E non provate, non osate nemmeno pensare a mettervi in mezzo tra me e Sam!» sibilò la ragazza. Poi senza aggiungere altro corse nei dormitori, furente.

E pensare che la scenata dovevamo fargliela noi...pensò ancora shockato James.

«Credo che abbiate perso la vostra occasione per dirle ciò che volevate...» gli fece eco ad alta voce Remus, non senza un filo di ironia che fece scattare con rabbia Sirius.

«Vaffanculo Lupin! Potevi anche avvertirci, informarci no? Ma no, il Lupo perde il pelo ma non il vizio e si tiene i sui segreti! Va al diavolo!» imprecò il ragazzo, alzandosi a sua volta e andandosene via nei Dormitori.

«Simpatico Remus, davvero simpatico.» aggiunse cupo James, seguendo l'amico.

E così Remus se ne rimase lì, seduto da solo davanti al fuoco spento, rimuginando su quanto fossero stupidi James e Sirius, sul perchè si fossero arrabbiati con lui e su quanto sarebbe stato difficile parlare con più di una persona per volta il giorno dopo.

 

**

 

«Ehi nano.» salutò Jared sedendosi al tavolo dei Serpeverde la mattina dopo. Regulus fece una smorfia.

«Ormai sono alto come te, Jared. Dovrei chiamarti io nano.» ribatté infastidito, continuando però a fare colazione con calma.

«Sì si certo, come no.» acconsentì annoiato Jared, sedendosi al suo fianco e cominciando a servirsi.

«Hai visto dai Grifondoro?» domandò in quel momento Regulus, facendogli alzare lo sguardo dal suo piatto.

«Che succede?» domandò curioso Jared, anche se nascose il suo interesse dietro al tono annoiato, come faceva sempre.

«Guarda.» esortò ancora Regulus, indicandogli il tavolo con un cenno della testa.

Jared ispezionò il tavolo dall'altra parte della sala con attenzione, ma non riuscì a trovarci niente di strano così riportò gli occhi sul suo vicino e alzò le spalle perplesso.

«Mio fratello e Potter sono seduti distanti dallo straccione e dal ciccione e la biondina mezzosangue li sta guardando e sembra arrabbiata ma anche triste. E il suo fidanzatino non sembra informato su che cosa sia successo e sembra piuttosto preoccupato.» Regulus stava per continuare con la sua spiegazione quando Jared lo interruppe.

«Aspetta...fidanzatino?» domandò curioso.

«Oh andiamo Jared! Vanno in giro insieme, si tengono per mano di nascosto, ogni tanto spariscono, è ovvio che siano fidanzati!» rispose con un ghigno Regulus, come se quell'ovvietà non potesse sfuggire a nessuno.

«Ovvio? E allora perchè non se ne sentiva parlare in giro?» chiese beffardo Jared, credendo di poterlo mettere nel sacco, almeno per una volta, ma Regulus ghignò ancora.

«Ma mi ascolti? Ti ho appena detto che si tengono per mano di nascosto e spariscono insieme! Ti sembra un comportamento normale per due che stanno insieme?» replicò il più piccolo, come se quello spiegasse tutto.

«Ma scusa, e allora non stanno insieme! Lo hai appena detto!» concluse trionfante Jared. Regulus scosse la testa, trattenendosi dal borbottare un “che idiota”.

«Non ho detto che non stanno insieme! Secondo me stanno insieme di nascosto.» lo illuminò allora, mentre Jared si apriva in un'espressione soddisfatta, felice di aver capito, che però ben presto ritornò dubbiosa.

«Ma allora se stanno insieme di nascosto non si sono nascosti molto bene...» fece confuso.

«Infatti!» sospirò Regulus, irritato dal fatto che l'altro non fosse ancora arrivato al suo stesso punto. Jared non era stupido, proprio per niente, ma gli mancava quella scintilla intuitiva che invece brillava luminosa in Regulus. Jared vedeva le persone, ma non riusciva a cogliere con chiarezza i rapporti tra di loro, un po' accecato dal fatto che non gliene importava un granché e un po' perchè non aveva la mente adatta. Era bravo con i suoi piani cattivi, ma era sempre Regulus a dover correggere le falle che lui non riusciva a vedere, affinché funzionassero. Era bravo a pozioni, ma una mezza frana a incantesimi perchè non riusciva a capire le intenzioni degli altri. Era come se sui suoi occhi ci fosse una patina dorata riflettente che gli impediva di vedere con chiarezza ciò che gli stava attorno se non c'entrava direttamente con lui e in più lo rifletteva continuamente, aumentando il suo ego già grande.

«Non capisco.» si arrese alla fine Jared in un mezzo ringhio. Odiava quando Regulus gli faceva quegli indovinelli. Non riusciva mai a stargli dietro e alla fine doveva sempre, con suo grande rincrescimento, arrendersi. Odiava non sentirsi all'altezza dello spirito d'osservazione del più piccolo. Odiava pensare che, anche se aveva un anno in meno di lui, per certi aspetti Regulus sembrava quasi il più grande, il più maturo. Di sicuro era il più attento a ciò che stava loro attorno, quello che coglieva subito ogni aspetto delle situazioni, quello che sapeva trovare sempre una via d'uscita e un modo affinché i suoi piani funzionassero.

Regulus fece un sorrisetto. Adorava vincere quelle piccole sfide. Adorava sentirsi bravo almeno in qualcosa. Non che anche a lui l'ego mancasse, ma in realtà si era sempre sentito al di sotto delle aspettative degli altri che gravavano su di lui.

Lasciò che Jared si umiliasse ancora un po' guardandolo curioso e pieno di aspettativa, poi ghignò ancora e decise di parlare.

«Ok ok, te lo dico! Mi sembra abbastanza ovvio no? Il portiere e la biondina stanno insieme di nascosto per un qualche motivo, probabilmente per evitare le paranoie di Potter, ma vengono scoperti. Potter, Sirius e la sciacquetta litigano. Risultato? Ora sono offesi arrabbiati e tristi, perchè i Grifondoro sono troppo scemi per non sentirsi anche un po' in colpa dopo aver litigato, ma non si parlano.» Regulus espose la sua teoria, soddisfatto della faccia meravigliata di Jared e poi riprese a mangiare.

«Cazzo Regulus, ma come le vedi queste cose?» sbottò il più grande, scuotendo al testa e ritornando anche lui alla sua colazione.

«Con gli occhi, che io uso, Jared.» replicò pungente Regulus, prima di alzarsi e prendere la sua borsa.

«Che...» cominciò a imprecare di nuovo Jared, ma Regulus lo fermò con un sorrisetto.

«Smettila di essere volgare, McCroy! Ci vediamo a pranzo.» e con un ultimo ghignetto, ricambiato da Jared, Regulus se ne andò.

Nella Sala d'Ingresso c'erano i Malandrini, puah!, che si dirigevano in qualche classe. Purtroppo per lui lo notarono e erano tutti abbastanza contrariati, o almeno Sirius e Potter, da decidere di rompere proprio a lui.

«Ehi Reggy! Come va fratellino?» lo salutò fintamente allegro Sirius.

«A meraviglia Siry.» rispose con una smorfia Regulus, continuando per la sua strada.

«Ehi non ti fermi nemmeno a salutarmi come si deve?» lo provocò Sirius.

«Oh scusa se non mi fermo ad abbracciarti e a salutarti con calore come facciamo ogni mattina, fratello, ma ora devo proprio andare. Verrò a raccontarti la mia giornata questa sera così potrai farmi due coccole davanti al fuoco.» ribatté ironico Regulus, facendo sobbalzare Sirius.

«Simpatico, davvero. Ma forse le coccole te le può fare qualcun'altro.» Regulus sapeva che non doveva continuare quella conversazione pericolosa, che quella era evidentemente una trappola pronta per lui, pronta per farlo cadere, ma decise di ignorare il suo stesso avvertimento e ci si buttò.

«Tipo?» domandò, cercando di continuare ad essere gentile.

«Tipo il tuo amico McCroy.» gli soffiò in faccia Sirius con un ghigno cattivo.

Regulus se l'aspettava, una risposta così, aveva anche la risposta pronta, ma quando Sirius lo disse, ma soprattutto quando vide il ghigno gelido che spuntò sulle sue labbra, non poté fare altro che arrossire offeso, o arrabbiato?, e a lanciargli uno sguardo gelido, o ferito?

«Ciao Sirius. Divertiti con i tuoi amici idioti. Finalmente hai trovato qualcuno al livello della tua stessa intelligenza degna di un'ameba.» replicò quando si fu ripreso dal momentaneo black out.

Poi senza lasciare il tempo a Sirius di ribattere scappò via quanto più velocemente gli consentiva la sua dignità che gli diceva di non scappare e si rifugiò in classe.

Odiava scappare. Un ghigno sarcastico gli si disegnò in faccia quando una voce nella sua testa gli ricordò che era quello che faceva quasi sempre. Neanche la sua testa poteva lasciarlo in pace adesso?

Ma si sarebbe vendicato.

Come ti vendichi di solito?

Evidentemente la voce della sua testa oggi ce l'aveva con lui dato che lo contraddiceva e lo prendeva in giro. Per Salazar era la sua testa! Come diavolo faceva a essere contro di lui?

Regulus scosse la testa. Non si sarebbe comportato da bambino, non più. Una volta si sarebbe infuriato, avrebbe pianto, si sarebbe sentito debole e sconfitto. Adesso non era più così.

Bugiardo.

Basta! Lui stava provando ad autoconvincersi maledizione! E se ci si metteva anche la voce nella sua testa che diavolo poteva fare? Impazzire?

No.

Non sarebbe crollato un'altra volta. Perchè adesso aveva imparato a controllarsi. Aveva imparato che poteva relegare la paura e le lacrime in un angolo della sua testa, come per tanti anni gli aveva insegnato Walburga. Aveva imparato a prendere la sua rabbia e a incamerarla per non esplodere e fare qualcosa di poco dignitoso, come mettersi a urlare contro qualcuno. E aveva imparato a prendere il suo senso di sconfitta e cambiarlo in voglia di rivalsa, in nuovi piani per vendicarsi, in nuovo desiderio di vedere quei Grifondoro a terra. E quella fantasia era particolarmente dolce.

Ci sono altre fantasie dolci...

Zitta. Nella mia testa comando io. Non ci deve essere posto per altro se non un nuovo piano. E poi vedranno se sono ancora quello che scappa!

 

**

 

«...e pare che lei stesse con Bindweed da settimane e non l'avesse mai detto! Ma ti rendi conto? E sembra che per questo abbia litigato con i Malandrini! No, non so perchè, ma Emily, la Corvonero del secondo anno, mi ha detto che ha sentito dire da Lupin a James Potter che dovevano fare pace perchè quel comportamento era assurdo! Ma secondo me sarebbe lei a doversi scusare! Che poi non so come faccia un ragazzo anche relativamente figo come quel Bindweed a stare con una nullità come lei! Davvero non capisco! Probabilmente lo ha imbrogliato in qualche modo! Scommetto che...» Mary Wetmore chiacchierava tutta eccitata con la sua amica Viole di Tassorosso, senza accorgersi che Sunshine era proprio dietro di loro, con Sam al fianco, diretti uno a Incantesimi e l'altra a Storia della Magia.

Sam lanciò un'occhiata preoccupata a Sunshine che aveva stretto la sua mano con forza e aveva lanciato uno sguardo tagliente alle due ragazze che continuavano a spettegolare.

Non voleva che esplodesse di nuovo, come qualche minuto prima nel bagno di Mirtilla. Gli aveva urlato tutto ciò che era successo la sera prima, i suoi sensi di colpa, i suoi errori, la sua tristezza e la sua rabbia e alla fine si era gettata su di lui piangendo. Sam l'aveva consolata, facendo il possibile per farla stare bene e poi l'aveva portata a lezione. Ma già cominciavano a correre i pettegolezzi e Sam capiva quanto questo desse fastidio a Sunshine.

Così semplicemente si schiarì rumorosamente la voce e cominciò a blaterare qualcosa a proposito di un tizio qualsiasi.

Le due ragazze davanti a loro si voltarono a quel suono e le loro facce fecero sorridere perfino Sunshine.

A bocca spalancata, rosse d'imbarazzo, gli occhi che correvano da uno all'altra Mary e Viole affrettarono il passo per scappare via e Sam si concesse addirittura una risata.

«Hai sentito?» chiese però scontrosa Sunshine.

«Già.» sospirò Sam, facendo scomparire il sorriso, ma Sunshine lo sorprese, come sempre, sorridendo.

«Bè non darò soddisfazione a quelle pettegole facendo finta che me ne importi! Anzi darò loro modo di parlare...» e allungandosi sulle punte Sunshine lasciò un bacio sulle labbra a Sam che, dopo un primo momento di sorpresa, ricambiò.

«Raganella...» iniziò però lui, allontanandola leggermente.

«Che c'è?» domandò contrariata lei.

«Ci risiamo. Mi baci per dispetto a qualcuno. Dovresti smetterla sai?» Sam provò a buttarla sul ridere ma Sunshine scorse il dolore tra quelle parole apparentemente scherzose.

«Scusa. Sono una schifezza.» mormorò triste, abbassando la testa.

«Non provare nemmeno a dirlo! Sei splendida e è tutta colpa loro che sono delle pessime persone ok? Vieni qui.» Sam si allungò e abbracciò di nuovo la ragazza, posandole un bacio leggero tra i capelli.

«Che ho fatto di buono per meritarmi una persona fantastica come te?» chiese retorica Sunshine, sorridendo contro il petto del suo ragazzo.

«Sai, tra persone fantastiche ci si intende.» ridacchiò Sam facendole l'occhiolino.

Sunshine rise poi gli diede un ultimo bacio e si infilò in classe.

Avviandosi verso la sua Sam non perse tempo a domandarsi se era felice o no. Sapeva di non saperlo. Era felice perchè stava con Sunshine, perchè ora poteva abbracciarla e tenerla per mano davanti a tutti, ma...ovviamente c'era il ma. Tutto quello, anche se in apparenza era perfetto, aveva dei difetti. Perchè Sam sentiva che c'era qualcosa di stonato ogni volta che Sunshine lo baciava in quel modo, sapeva che lei non era sicura. E il fatto che lei non fosse sicura di loro, di lui, lo feriva. Ma piuttosto che non averla accettava tutto così come veniva. Sarebbe andato tutto bene, ne era sicuro.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ehilà...ok ok, sono in supermegastraritardissimo, lo so, ma ho delle valide giustificazioni riassumibili in un'unica parola: scuola. Ormai siamo a maggio e i professori accumulano tutte le verifiche in questo periodo e io sto davvero impazzendo! Comunque l'importante è che finalmente sia riuscita a pubblicare no? E pensate, non ho nemmeno tante cose da dire!

  1. Il titolo di questo capitolo non mi convince per niente, ma accontentavi, non mi veniva altro!

  2. Allora...finalmente Sirius e James hanno scoperto Sunshine e Sam! Lo so, sono i soliti esagerati, ma non preoccupatevi, faranno pace presto!

  3. Dolce, adorabile, buonissimo Sam! Lui è davvero perfetto e non capisco nemmeno come in mezzo a tutte le schifezzuole che scrivo sia potuta venire fuori una persona come lui! Davvero, non so voi, ma io lo adoro u.u

  4. Volevo puntualizzare una cosa che mi sono accorta non essere tanto chiara: quando Sirius e Regulus discutono non si capisce bene (o almeno sembra a me) come mai Regulus scappi via. Allora nella mia testa doveva essere che Regulus si senta ferito dal fatto che Sirius si diverta a ferirlo (?). Una volta Sirius più o meno lo proteggeva e invece adesso non si fa problemi a trattarlo super male e lui ogni volta ci resta male, non riesce a farci l'abitudine. Spero che si capisca un po' di più!

  5. Grazissime (?) a chi ha recensito lo scorso capitolo ossia: Bella_1D, April16, Jeis, Lisajackson e Federchicca Huflepuff! Grazie mille care, vi adoro!!

  6. Un grazie specialissimo alla mia AleJackson che sopporta i miei scleri su qualsiasi cosa, compreso Iron Man e Glee. Grazie mirtilli!! <3

Ora me ne vado e se c'è qualche altra cosa poco chiara ditemelo pure!!

Baci <3

*dD*




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Capitolo 66
*** Pace e regali ***


 

 

 

 

 

Pace e regali

 

 

 

 

«Adesso basta! Potter! Black! Punizione!» urlò la McGranitt, esasperata dai due che sembravano voler solo chiacchierare e lanciare occhiate torve e piccole fatture in giro per la classe.

«Professoressa! Che abbiamo fatto ora?» si lamentò Sirius, sollevando la testa dalle braccia su cui l'aveva poggiata circa due minuti prima, dopo l'ennesimo rimprovero.

«Silenzio! Domani sera alle otto nel mio ufficio!» e con un'ultima occhiata gelida, la professoressa continuò la sua lezione, cercando di riportare la sua rabbia a un livello controllabile.

«Col cazzo. Mi sono rotto delle sue cazzo di punizioni!» borbottò Sirius, stringendo i pugni arrabbiato. James lo guardò stupefatto e preoccupato. Ok, Sirius era sempre stato ribelle ma fino a decidere di opporsi alla McGranitt...anche Remus, a qualche banco di distanza, captò l'occhiata stranita di James e si voltò a guardare Sirius.

Non stava facendo bene a nessuno quella settimana. James e Sirius ancora non parlavano con Sunshine, che a sua volta, offesa,li ignorava, senza badare ai tentativi di Remus di fare da paciere. Anzi, proprio per i suoi tentativi, Remus si era attirato contro l'ira dei ragazzi e anche della biondina, trovandosi al centro di quel fuoco incrociato, mentre Peter restava neutrale.

Grazie all'enorme tensione che sfrigolava tra loro, James era irrequieto, Sirius cupo, rabbioso e scostante, Sunshine ansiosa, tesa come un elastico e propensa al pianto e Remus depresso. Ma nonostante tutto sapeva riconoscere l'occhiata da “sto per fare un'enorme cazzata di cui mi pentirò solo dopo” di Sirius. Era arrabbiato, anzi loro erano arrabbiati con lui, ma non poteva lasciargli fare qualcos'altro: la McGranitt l'avrebbe ucciso.

«Col cazzo.» ripeté a voce un po' più alta Sirius, tanto da farla arrivare fino a qualche banco di distanza, facendo voltare chi gli stava attorno, attirando gli sguardi sorpresi e perplessi dei compagni e quello terrorizzato di Remus. Perchè era assolutamente ovvio ciò che avrebbe fatto dopo. Si sarebbe alzato di scatto e l'avrebbe ripetuto a voce ancora più alta, tanto che la McGranitt si sarebbe voltata lentamente, le narici frementi e gli occhi socchiusi e l'avrebbe fissato da sopra gli occhiali con freddezza prima di spedirlo dal preside dopo aver levato una montagna di punti a Grifondoro.

«Sirius...» cercò di trattenerlo debolmente James, senza essere davvero convinto di ciò che stava facendo.

Sirius strinse i pugni e fece un movimento, facendo capire a Remus che stava per fare davvero ciò che aveva appena immaginato. E Remus fece la prima cosa che gli venne in mente.

«Petrificus Totalus.» sibilò, bloccando Sirius nel bel mezzo del movimento, lasciandolo con i muscoli contratti ma ancora seduto sulla sedia, la bocca leggermente aperta.

«Sirius ti ucciderà.» bisbigliò impaurito Peter, che si trovava alla sinistra di Remus. L'altro ragazzo annuì, teso, ma alzò anche le spalle.

Quel che è fatto è fatto pensò, ma almeno aveva salvato la clessidra piena di rubini rossi e le chiappe a Sirius. Dopo averlo ucciso, magari il Black l'avrebbe addirittura ringraziato.

James nel frattempo di stava guardando attorno perplesso, cercando di capire che diavolo fosse successo, è incontrò gli occhi di Remus, la bacchetta ancora puntata verso Sirius sotto il banco.

Gli occhi di James per un attimo furono attraversati dallo sconcerto, poi dalla rabbia e infine dall'approvazione. Fece un lieve cenno con la testa a Remus e poi si girò dall'altra parte. L'altro sospirò: sapeva che non poteva bastare quello a farlo perdonare, ma non poteva negare che in fondo in fondo ci aveva sperato.

Anche se sinceramente non capiva davvero perchè lo dovessero perdonare. Aveva solo mantenuto il segreto, aveva solo deciso di non rivelare qualcosa di cui non era nemmeno sicuro! Remus non si sentiva in colpa. Triste sì, deluso forse, depresso abbastanza, ma non in colpa, perchè davvero non sentiva di aver fatto niente di male. Sapeva anche però perchè continuava a pensarci, perchè c'erano sempre delle parole che gli giravano per la testa, pungendolo come calabroni arrabbiati: “Il Lupo perde il pelo ma non il vizio e si tiene i suoi segreti!”. Sirius l'aveva detto con rabbia, con cattiveria, ma in fondo Remus sapeva che lo credeva davvero. E lo feriva da morire sapere che i suoi amici credevano che lui non si fidasse di lui.

«Signor Lupin?» la voce contrariata della McGranitt riscosse Remus dai suoi pensieri e il ragazzo arrossì di colpo. Peter lo stava guardando con gli occhi spalancati (davvero, non poteva rendersi utile e avvertirlo che la professoressa stava parlando con lui?) e anche gli altri sembravano abbastanza shockati dal fatto che Remus Lupin fosse distratto.

«Mi scusi professoressa, mi sono distratto.» mormorò, rosso fino alla radice dei capelli, Remus, senza alzare lo sguardo dalle sue mani, intente a torturarsi in grembo.

«Dieci punti in meno a Grifondoro. Signorina Evans?» la McGranitt gli scoccò un altro sguardo gelido, ma poi si girò ad ascoltare la risposta di Lily.

«Ehm...Remus? Tutto ok?» domandò preoccupato Peter, vedendo che il suo amico si guardava ancora fisso le mani, torturandosi le dita.

«Cosa? Sì sì, tutto ok.» rispose distratto Remus, a voce leggermente troppo alta, beccandosi un altro sguardo di disapprovazione dalla professoressa e arrossendo di nuovo.

«Ne sei sicuro?» chiese ancora Peter, per niente convinto.

«Sì certo...oh santissimo Merlino!» gemette Remus, guardando la McGranitt guardarsi in giro per cercare qualcuno a cui porre la seguente domanda e posare lo sguardo su Sirius che sembrava stranamente fermo e con lo sguardo fisso.

«Oh Godric! Oh Godric!» squittì Peter, voltandosi per non vedere.

All'ultimo momento però Remus riuscì a sussurrare un “Finitem Incantatem” e a togliere l'incantesimo da Sirius. Che però sobbalzò in modo evidente appena fu di nuovo libero e spalancò gli occhi, aprendo leggermente la bocca, probabilmente pronto a urlare addosso a qualcuno.

Remus chiuse gli occhi, ormai rassegnato al peggio, quando la McGranitt aggrottò leggermente le sopracciglia.

«Signor Black si sente bene?» chiese, facendo trasparire una lieve nota di preoccupazione dalla voce severa.

Remus alzò di nuovo lo sguardo, riuscendo a cogliere la bacchetta di James che spariva di nuovo nella manica del suo proprietario e Sirius che si piegava leggermente con un gemito.

«No professoressa. Posso andare in Infermeria?» chiese con voce roca, diventando più pallido.

«Certo certo. Signor Potter, accompagni il signor Black!» ordinò subito la McGranitt, felice di riuscire anche ad eliminare i due dalla sua classe.

James e Sirius si alzarono, il primo raccolse entrambe le borse e seguì l'altro che era uscito a passo veloce. E Remus era sicuro di aver sentito Sirius imprecare contro James e la sua maledetta Fattura.

Girandosi di nuovo verso la lavagna Remus colse uno sguardo di Sunshine, che si era voltata anche lei a guardare i due che uscivano. La ragazza prima fece finta di niente, ma poi si rassegnò e gli lanciò un'occhiata interrogativa, facendo un cenno con la testa verso i banchi ora vuoti di James e Sirius. Remus fece un mezzo sorriso e scosse la testa. Sunshine lo ringraziò con una smorfia che si avvicinava ad un sorriso e si girò di nuovo. E Remus era pronto a scommettere che nemmeno quello sarebbe bastato a farlo perdonare.

Usciti dalla classe, James si scusò con Sirius per la Fattura e decisero di fare un giro, giusto per passare il tempo. Circa al terzo piano però i loro progetti di esplorare un corridoio che era comparso misteriosamente dietro ad un arazzo che non avevano mai provato a spostare vennero rovinati da una testa di capelli biondi che comparve da dietro un'armatura.

«Bindweed.» sibilò Sirius, estraendo la bacchetta, imitato subito da James. Sam però, appena si accorse di loro, non li imitò, ma li guardò tranquillamente.

«James. Sirius. Come mai qui?» domandò cortese.

«E tu?» ricambiò in un ringhio Sirius.

«Non avevo voglia di fare Storia della Magia e Ruf non se ne accorgerà mai.» rispose gentile Sam, ben deciso a non litigare con loro. Sunshine l'avrebbe ucciso se l'avesse fatto, lo sapeva.

«Bene. Perchè volevamo proprio dirti un paio di cose...» fece minaccioso Sirius, avvicinandosi di un altro paio di passi imitato da James.

«Oh ma vi prego! Non starete facendo sul serio...» sbottò leggermente irritato Sam vedendo che i due lo guardavano storto.

Non devo litigare. Non devo litigare. Non devo litigare. Continuava a ripetersi nella sua testa Sam.

«Non stiamo facendo sul serio? Petrificus...» esclamò James, ma Sam si limitò a dargli un colpo sulla mano, impedendogli di finire l'incantesimo.

«Smettetela. Davvero non capisco che cosa vogliate da me!» ok stare calmo, ma quei due stavano esagerando davvero!
«Oh sentilo Jamie! Non sa cosa vogliamo da lui!» ripeté con voce falsamente dolce Sirius, voltandosi verso l'amico.

«Oh poverino! Non capisce che siamo arrabbiati per lui e Sunshine...poverino!» continuò James.

Sam sospirò. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare quella conversazione, ma sperava che i due non fossero davvero così esagerati come sembrava! Ovviamente lo erano...

«Sentite, potremmo andare a parlare in un altro posto?» chiese, leggermente nervoso, guardandosi attorno. Se li beccavano lì una punizione non gliela toglieva nessuno!
«No Bindweed. Tu parli qui e adesso, se hai qualcosa da dire.» gli ordinò gelido Sirius.

Oh ma chi si credevano di essere quei due?!

Ora basta! Pensò arrabbiato Sam e sfoderò a sua volta la bacchetta.

«Ok perfetto, ve la siete cercata! Ma almeno state zitti fino a quando non avrò finito!» sbottò, esasperato, mentre i due guardavano la sua bacchetta ora meno propensi ad attaccarlo.

«Allora. Prima cosa: non avete diritto di mettervi tra me e Sunshine! Capisco che siate preoccupati, gelosi, confusi, quello che volete, ma lei ha il diritto di scegliere e voi non potete fare niente se non esprimere in modo cortese il vostro disaccordo con valide motivazioni, che non avete. Seconda cosa: non è una bambina, non siete voi a dovere decidere per lei e facendolo la state solo facendo soffrire. Anche venendo qui a litigare con me la state facendo soffrire e non è per niente in accordo con la vostra tiritera del “vogliamo che sia felice”. Quindi finitela. Terza cosa: non sono stato io a costringerla a non dirvi niente, anzi io ero prontissimo a dirvelo anche subito ma lei ha voluto aspettare. Aveva, ovviamente e giustamente, paura che voi vi metteste in mezzo e non approvaste, come appunto è successo. Quindi non potete nemmeno biasimarla. E forse c'è anche qualche altra ragione, ma non la costringerò a dirla, perciò accontentatevi di questa spiegazione che mi sembra più che sufficiente. Quarta cosa: siete degli idioti. E adesso mettete via quelle bacchette e lasciatemi andare.» James e Sirius se ne stavano immobili a bocca aperta, senza riuscire a riconoscere Sam in quel ragazzo che li guardava con aria decisa e dura, la bacchetta sfoderata e le parole taglienti.

Poi Sam sospirò, mise via la becchetta e si passò una mano tra i capelli e poi sugli occhi.

«Ok, sentite. Scusatemi, ma mi avete davvero fatto saltare i nervi. So che volete bene a Sunshine, so che siete amici dalla prima sera, non potreste per favore provare a capirla? Non vi sembra un po' eccessivo litigare con lei solo per questo? Ok, capisco che nascondervi la nostra relazione non sia stata proprio la cosa più giusta che poteva fare nei vostri confronti, ma guardate! Ve l'ha detto e cosa è successo? Non vi parlate da quasi una settimana! Vi sembra sensato stare tutti quanti così male solo per questo? Non dovreste limitarvi ad esserle vicini e ad essere felici per lei? Io le voglio bene e non ho intenzione di farla soffrire, ve lo prometto, quindi perchè non lasciate perdere quell'aria bellicosa e non fate pace con lei? Provateci almeno!» Sam ora parlava con un tono di voce stanco, quasi rassegnato, gli occhi puntati in quelli dei due ragazzi che gli stavano di fronte, ma si concesse anche un sorriso quando disse che voleva bene a Sunshine, nello stesso momento in cui Sirius sobbalzava.

Questa volta a riporre la bacchetta, con grande stupore di Sirius, fu James. Il moro rimise la bacchetta nella manica e si scompigliò i capelli imbarazzato.

«Ehmm...io...» balbettò arrossendo leggermente, facendo girare lo sguardo attorno come in cerca di aiuto, ma incontrando solo quello meravigliato di Sirius.

«Jamie?!» fece quello perplesso, la bacchetta ancora puntata.

«No senti Sirius...ha ragione lui. Siamo stati davvero pessimi. Non siamo riusciti a capire che Sunshine aveva paura di noi e le abbiamo dato ogni motivo per averne! Ti rendi conto? Le abbiamo praticamente impedito di condividere una cosa che la rendeva felice con noi solo per la nostra gelosia! Altro che proteggerla e renderla felice! È capace di proteggersi da sola e noi abbiamo ostacolato la sua felicità! Ora dobbiamo solo chiedere scusa.» esplose James. Non amava ammettere che si era sbagliato, ma quando è giusto è giusto.

«Ma James...» protestò Sirius, ora meno deciso.

«No.» lo interruppe con fermezza il suo migliore amico. James poi si voltò verso Sam e sfoderò un sorriso, porgendogli una mano. «Scusami amico, colpa mia. Non avremmo dovuto attaccarti così. E poi chiederò scusa anche a Sunshine.»

Sam sorrise e gli strinse la mano, ma James ancora non sembrava soddisfatto.

«Sirius. Avanti!» esortò. Sapeva che, se per lui scusarsi era difficile, per Sirius era praticamente impossibile.

«Al diavolo. Non ho sbagliato. Forse ho esagerato, ma non ho sbagliato. Non ce l'ho più con te, biondino.» capitolò Sirius. Non erano delle scuse, ma era il massimo che avrebbe detto, quindi Sam sorrise.

«Perfetto. Vado a infiltrarmi di nuovo nella mia lezione di Storia della Magia e anche voi dovreste tornare in classe. Ci vediamo.» e con un ultimo sorriso luminoso Sam se ne andò, le mani in tasca e lo sguardo perso fuori dalle grandi finestre.

«Certo che sei davvero un traditore! Volevo divertirmi un po' prima di arrendermi!» si lamentò scherzoso Sirius, cercando di alleviare l'atmosfera seria che si era creata.

«Idiota!» rise James. Poi insieme si avviarono verso una destinazione non ben definita, spingendosi e ridendo.

 

**

 

Remus guardava fuori dalla finestra della camera, ignorando la confusione che regnava dietro di lui. James e Sirius stavano facendo le valigie, che avrebbero dovuto finire già il giorno prima, creando ovviamente un caos immane, ma per Remus non era poi così difficile ignorarli. Ormai c'era abituato.

Quelle ultime settimane non erano state come se l'era immaginate. Gli spuntò un sorriso quando ripensò a quel momento in cui James, Sirius e Sunshine lo avevano avvicinato per chiedergli scusa.

«Ehi Remus.» chiamò Sunshine, lo sguardo fisso a terra.

«Ehi Sunshine. A che devo l'onore?» chiese, forse un po' acido, Remus. Ma in fondo gli ultimi giorni erano stati una schifezza, con tutti i suoi amici che lo ignoravano o peggio, lo guardavano male. Gli era quasi sembrato di rivivere quella situazione che si era tante volte immaginato ogni volte che, gli anni precedenti, aveva temuto che qualcuno scoprisse il suo segreto mostruoso e lo isolasse. E in più, se già la situazione in sé non fosse stata abbastanza irritante, si aggiungeva anche il fatto che non aveva nemmeno una colpa vera e propria per far sì che loro fossero arrabbiati con lui!

«Noi...ehm..» tentò James, senza grandi risultati, cercando aiuto da Sirius, che guardava il soffitto, e Sunshine, che fissava il pavimento.

Remus sbuffò, tornando al suo libro. Aveva capito che stava succedendo, ma non aveva per niente intenzione di rendere le loro scuse più facili! Se lo meritavano.

Alla fine Sunshine sospirò e decise di prendere in mano la situazione.

«Scusaci, Remus. Noi siamo stati degli idioti a dare la colpa a te e ad arrabbiarci. Alla fine tu non avevi fatto niente di male.» mormorò, alzando finalmente gli occhi blu e puntandoli in quelli di Remus.

«Scusaci anche se abbiamo detto che avevi sbagliato a tenerti il segreto di Sunshine. Non era tuo dovere dircelo.» aggiunse James, arrossendo leggermente.

«Scusaci anche se non ti abbiamo parlato e se ti ho insultato quella volta che mi hai immobilizzato a Trasfigurazione. Avevi ragione tu.» borbottò Sirius in un mormorio indistinto, gli occhi sempre puntati al soffitto.

«Ci perdoni?» chiese infine Sunshine, riprendendo la parola.

Remus sorrise interiormente, mantenendosi distaccato e severo all'esterno.

«No.» disse lapidario.

James spalancò gli occhi, stupefatto, Sunshine lo imitò, il labbro inferiore che tremava leggermente, Sirius puntò finalmente lo sguardo su di lui, un po' meravigliato e un po' arrabbiato.

A quel punto Remus non riuscì più a resistere e scoppiò a ridere, mentre gli occhi dei tre si spalancavano ancora di più.

«Ma siete scemi? Certo che vi perdono! Oh Merlino, dovreste vedervi!» ansimò Remus tra le risate.

«Ma che...!» esclamò Sirius, allungando uno scappellotto sulla nuca di Remus, offeso.

«Dovevo farlo!» si difese Remus, continuando a ridere.

«Idiota!» rincarò Sunshine, guardandolo storto.

Alla fine però Remus riuscì a smettere di ridere e li attirò tutti, compreso un recalcitrante Sirius, in un abbraccio.

«Mi siete mancati ragazzi, anche se siete gli esseri più scemi dell'universo!» sussurrò Remus, stringendo un po' più forte Sirius che provava a sgusciare via. Nessuno dei tre riuscì a trattenere un sorriso.

Remus represse una risatina, ricordando le espressioni dei tre quando aveva detto loro di no, poi tornò a guardare la neve che cadeva all'esterno, contro il cielo ormai buio.

No decisamente, quegli ultimi tempi non erano andati come aveva immaginato. Prima del litigio dei ragazzi pensava sarebbero stati giorni normali, magari James sarebbe stato esagitato per il Natale e la prima neve e Sirius un po' più depresso e vendicativo verso i Serpeverde per l'avvicinarsi delle vacanze, ma più o meno sarebbe stato tutto normale. Poi c'era stato il litigio, e ormai cominciava a pensare che avrebbe passato le vacanze di Natale ad aspettare invano dei regali e delle lettere dei suoi amici e a sospirare perchè non era riuscito a fare pace con loro prima di ritornare a casa, ma poi tutto si era risolto e Remus si era trovato sempre più spesso davanti ad una strana scenetta. Molte volte infatti, dopo cena, Remus si era trovato in Sala Comune, su una poltrona, a giocare a scacchi, sparaschiocco o a fare i compiti con i Malandrini, Sunshine e Sam, gli ultimi due che spesso si isolavano dal mondo baciandosi e guardandosi persi uno nell'altra. La cosa più stupefacente era che, dopo le prime, tesissime, sere, James e Sirius sembravano aver imparato a ignorare tutto ciò e si comportavano come se tutto fosse normale! Così, invece di trovarsi loro quattro, il gruppo si era allargato, impedendo, grazie all'inaspettata autorità di Sam e a quella di Sunshine, a James e a Sirius di compiere tutte le malandrinate che avrebbero voluto.

«Remus!» chiamò in quel momento James, facendo voltare il ragazzo.

Remus scosse la testa, chiedendosi perchè diavolo dovesse avere dei compagni di stanza così disastrosi. Poi con un sospiro decise di andare ad aiutare i due a chiudere i loro bauli e, magari, anche a sistemare le cose contenute in essi, così da far arrivare tutto a casa senza che si trasformasse in un qualcosa di non troppo definito.

Appena toccò il coperchio del baule di James però quello si spalancò, provocando una specie di esplosione di vestiti e oggetti.

Remus sospirò di nuovo, ma si mise a lavorare con un sorriso.

 

**

 

«Evans! Ehi Evans!» l'urlo di James fece sobbalzare il gruppetto di ragazze, formato da Alice, Emmeline, Lily e Sunshine, che si era raccolto attorno all'uscita del castello, aspettando le carrozze che le avrebbero portate alla stazione.

«Che diavolo vuoi, Potter?» sospirò con frustrazione Lily, girandosi esasperata verso James.

«Solo augurarti buon Natale e darti il mio regalo!» spiegò con un sorriso James, porgendo a Lily un pacchetto.

«Grazie Potter, ma non credo di volerlo.» disse Lily, cercando di respingere il regalo.

«Avanti Lils, non essere scortese!» la incoraggiò con un sorriso Alice, guadagnandosi un bacio lanciato da James.

«Ti voglio bene Prewett, lo sai questo vero? Avanti Evans, non si rifiuta un regalo!» esclamò James, sorridendo e continuando a porgere a Lily il pacchetto.

Lily alla fine lo prese, alzando gli occhi al cielo e fece per metterlo via, ma James glielo impedì.

«Evans, lo apri adesso? Così vedo se ti piace.» chiese, leggermente supplichevole. Sunshine lo osservò, sorpresa dal tono e insospettita dalla richiesta. Gli occhi di James sembravano sinceri, ma c'era un chiara luce malandrina, che il ragazzo cercava di nascondere.

«Va bene Potter, ma solo se poi sparisci.» acconsentì la rossa, cominciando a scartare la scatolina.

«Lily...» provò ad intervenire Sunshine, ma venne prontamente zittita sia da James che da Alice.

«Ma cosa..?» fece sorpresa Lily, sollevando un rametto dalla scatola per guardarlo meglio.

Nello stesso momento accaddero tre cose: James fece un passo avanti, Alice ridacchiò maliziosa e Sunshine si coprì gli occhi.

«Oh Evans, siamo sotto al vischio!» esclamò innocente James, mentre Lily arrossiva e cercava di abbassare il braccio.

James però fu più veloce e, sporgendosi verso di lei, le posò un bacio veloce sulle labbra.

«Buon Natale Evans!» poi, certo per scappare dalle fatture che sarebbero arrivate appena Lily si fosse ripresa, corse via, raggiungendo Sirius che, Sunshine lo notò solo in quel momento, li guardava da poco lontano e adesso era piegato in due dal ridere.

«POTTER!!!!!» urlò un istante dopo Lily, il viso rosso tanto quanto i suoi capelli.

Ma ormai James era lontano e la ragazza si dovette ripromettere di cercarlo sul treno.

Il viaggio però, a dispetto delle previsioni delle ragazze e di Remus, si svolse tranquillamente, mentre Sunshine tratteneva in ogni modo Lily dall'andare a cercare James, aiutata inconsapevolmente da Severus che era arrivato per parlare con la rossa.

Solo quando arrivarono alla stazione ci fu un momento di estrema tensione, quando i due si trovarono faccia a faccia, ma poi Sirius si mise in mezzo, scoccando un sorrisino allegro a Lily, e la ragazza decise che non valeva nemmeno la pena di arrabbiarsi con quel deficiente. E poi era Natale e tutti sono più buoni a Natale, no?

«Bè Jamie, l'hai scampata!» rise Sirius, dando una pacca sulla spalla all'amico.

«Sono geniale!» si vantò James, dando una spallata a Sirius.

«Oh finitela!» li rimproverò Remus, nascondendo un sorriso che però venne notato immediatamente dai due.

«Ammettilo che siamo geniali!» lo punzecchiò Sirius.

«E da quando sei compreso tra i geni, Sirius?» protestò James.

«Da molto prima di te, Potter!» replicò quello, facendogli una mezza linguaccia.

Prima che l'altro potesse replicare però i signori Potter piombarono su di loro.

«I miei ragazzi!» li salutò Dorea, stringendo prima James e poi anche gli altri in un caloroso abbraccio.

«Mamma!» esclamò felice James, anche se un po' imbarazzato dall'abbraccio.

«Signori Potter! Come state?» domandò gentile Remus, arrossendo per quelle attenzioni.

«Bene, grazie Remus. Spero che si siano comportati bene.» rispose Charlus, lanciando un'occhiata affettuosa e insieme di rimprovero a James e a Sirius.

«Fanno quello che possono.» rise Remus, senza specificare se quello fosse un bene o un male.

«Remus, tesoro!» chiamò in quel momento un'altra voce.

«Oh mamma!» questa volta fu Remus ad abbracciare per primo sua madre, stringendola dolcemente e lasciandole un bacio sulla guancia.

«Tesoro sei diventato ancora più alto!» sorrise quella, vedendo come il figlio fosse ormai alto come lei. Anche suo padre salutò Remus, anche se senza abbracciarlo, mentre Dorea squadrava Sirius e James, come per capire dai loro sguardi quante malandrinate avessero fatto, continuando ad abbracciarli o a guardarli affettuosamente.

Peter nel frattempo, salutati timidamente i signori Potter e i suoi amici, si era avvicinato a sua madre, che l'aveva stretto brevemente e poi l'aveva portato via.

«...e anche tu, Sirius caro, dovresti tagliare i capelli!» stava dicendo in quel momento Dorea, dopo aver salutato calorosamente anche Sunshine che era tornata a salutare i suoi amici dopo aver abbracciato sua sorella, scompigliando i capelli neri del ragazzo, ormai lunghi fino a sotto il mento.

«Ce ne occuperemo.» intervenne in quel momento una voce gelida. Sirius raggelò, stringendo i pungi per un momento prima di girarsi.

«Oh, signor Black. Come va, tutto bene?» domandò Charlus, senza lasciarsi intimidire dall'aria scostante dell'uomo, anche se privo del calore con il quale si era rivolto fino a qualche attimo prima alla madre di Remus.

«Molto bene, grazie. Adesso dobbiamo andare. Vieni ragazzo, Regulus ci sta già aspettando.» e senza salutare, Orion si voltò e cominciò a camminare verso Walburga e Regulus, che li osservavano poco distante.

«Scrivici ok?» si raccomandò Remus, guardando un po' preoccupato l'aria improvvisamente depressa di Sirius.

«Certo. Buon Natale ragazzi.» salutò Sirius, salutato da abbracci e pacche sulle spalle. L'ultimo ad abbracciarlo fu Sunshine, che aggiunse sottovoce un “non fare l'idiota”.

Aggrappandosi al braccio di suo padre per smaterializzarsi, Sirius vide Remus che si allontanava con i suoi genitori, James che scompariva attaccato a suo padre e Sunshine che dava un dolce bacio a Sam, prima di salutare anche Lily e andare verso sua sorella e sua zia.

Solo due settimane. Due settimane e li avrebbe rivisti. Poteva farcela, davvero.

 

**

 

James si svegliò la mattina di Natale con la solita eccitazione addosso. Ormai non era più un bambino, anche se forse qualcuno avrebbe trovato qualcosa da ridire su questa affermazione, ma il Natale gli faceva sempre quell'effetto. L'ansia e la voglia di aprire i regali, l'attesa di sapere cosa c'era dentro, l'allegria delle decorazioni, la neve, le vacanze...tutto gli metteva addosso una sensazione magnifica di allegria e leggerezza.

Infilandosi una felpa sopra alla maglia nera che usava come pigiama, insieme ad un paio di pantaloni grigi. James si infilò gli occhiali e corse di sotto.

In cucina trovò i suoi genitori intenti a fare colazione.

«Buon Natale!!» gridò, dando un bacio sulla guancia a Dorea e sorridendo a Charlus.

«Buon Natale Jamie.» ricambiarono quelli, sorridendo al figlio, ormai abituati alla sua eccitazione natalizia.

James si fiondò sulla colazione, mangiando in fretta per poi poter andare ad aprire i regali, ma era tutto così buono che si fermò a tavola più di quanto avesse programmato. La cucina di Hogwarts era ottima, ma nessuno superava quella di sua madre.

«Buon Natale.» esclamò in quel momento una voce, facendogli alzare gli occhi.

«Buon Natale Jo!» salutò allegro James, mentre la ragazza si sedeva a tavola e cominciava a bere il suo caffè.

Quando ebbero tutti finito di mangiare si spostarono in salotto dove, sotto l'enorme albero che avevano decorato tutti assieme la sera precedente, c'era una grande pila di pacchetti colorati.

James, che continuava a ripetersi che, solo perchè stava strappando la carta dei regali per aprirli più in fretta, non si stava comportando per niente da bambino, lanciava esclamazioni compiaciute e strilli entusiasti ad ogni nuovo oggetto che si aggiungeva alla sua pila.

Peter gli aveva regalato una bellissima scatola di scherzi di Zonko, gli ultimi arrivi!, Remus un kit per la scopa, Sunshine un libro sul Quidditch, Sirius un misterioso specchio (sapeva di essere bello ma...?) e i suoi genitori un maglione e un enorme scorta di dolci di Mielandia.

Stava riponendo i suoi regali in camera quando gli sembrò di sentire la voce di Sirius. Impossibile.

Dopo un po' però la sentì di nuovo.

«James! Ehi James, mi senti?» ripeteva la voce di Sirius.

«Sirius?» domandò perplesso James, guardandosi attorno.

«Buon Natale idiota! Non hai letto il biglietto?» domandò ancora la voce, che sembrava provenire dal cassetto in cui aveva appena messo i regali dei suoi amici.

«Quale biglietto?» chiese stupito James, sentendosi un po' idiota a parlare da solo.

«Quello con lo specchio!» sbuffò la voce di Sirius. James corse di sotto e si mise a frugare tra le carte strappate, tra gli sguardi perplessi di Jo e Dorea, finchè non trovò un biglietto scritto con la calligrafia di Sirius. Senza perdere tempo a leggerlo, tornò di sopra.

«Sirius ci sei ancora?» domandò a voce alta appena fu rientrato.

«Sì, fratello. Leggi non ho tutta la mattina!» lo invitò quello, scocciato per l'attesa.

Buon Natale James! Questo e' uno specchio a doppio senso. Mio zio Alphard me l'ha regalato qualche tempo fa, io ho l'altro. Basta che tu pronunci il mio nome e apparirai subito nel mio specchio. Potremo parlarci a distanza! Non e' una figata? Tanto lo so che stavi pensando che te lo avessi regalato perche' sei bello, meno di me idiota!, ma non hai bisogno di uno specchio per dirtelo da solo! Ancora buon Natale e chiamami appena puoi! Qui e' una noia mortale...

Sirius

«Wow Sirius che figata!» esclamò James, appena ebbe finito di leggere, correndo al cassetto e afferrando lo specchio, in cui si vedeva la faccia annoiata di Sirius.

«Oh finalmente! Il cassetto cominciava ad essere noioso...» scherzò il ragazzo, sorridendo all'amico.

«Ma wow! Ti vedo davvero!» ribadì James, un sorriso gigante sul volto.

«Già già...zio Alphard li aveva dati tutti e due a me, dicendo di dare l'altro a chi preferivo e ho pensato che ci sarebbero potuti essere utili.» spiegò Sirius.

«Ammettilo che in realtà ti mancavo già e volevi rivedermi!» lo prese in giro James.

«Certo! Ti amo troppo!» replicò con voce mielosa Sirius, lanciandogli un'occhiata malandrina.

«James, ma parli da solo adesso?» la voce di Jo la precedette nella stanza, un secondo prima che la ragazza spuntasse dalla botola sul pavimento.

«No! È Sirius!» spiegò James, ignorando i gesti di Sirius che gli intimavano di stare zitto.

«Ma che diavolo dici?» chiese meravigliata Jo, avvicinandosi.

«Guarda tu stessa!» la invitò James, sempre ignorando i gesti di diniego di Sirius.

«Ma che...» borbottò Jo, lanciando però un sguardo allo specchio dove Sirius le ricambiò l'occhiata.

«Ciao Jo. Buon Natale.» mormorò rassegnato Sirius. Le aveva scritto solo una volto dopo la lettera in cui lei gli aveva detto di Jake, dicendole che non importava e era felice per lei. Freddo e coinciso.

«Buon Natale Sirius.» boccheggiò Jo. Dio quanto gli erano mancati quegli occhi, quelle labbra, quel viso, quei capelli...lui.

«Come sta Jake?» domandò cortese Sirius. James si domandò chi diavolo fosse il tizio e perchè Sirius avesse indossato la “maschera Black”.

«Bene grazie. Senti James, hai voglia di uscire dopo aver finito di parlare con il tuo fidanzato?» chiese Jo, desiderosa di scappare via.

«Ehi!» protestò James. Poi però annuì e Jo se ne andò di nuovo.

«Ma che diavolo succede tra di voi?» domandò poi perplesso, girandosi nuovamente verso Sirius.

«Niente Jamie. Chiamami quando vuoi, tanto non ho niente da fare! I miei hanno deciso che sono troppo pericoloso e traditore per partecipare al pranzo di Natale con i parenti, sinceramente ne sono felice, e così mangerò in camera.» disse Sirius, cambiando discorso.

«Almeno ti danno da mangiare.» considerò James, riflettendo già sul modo con cui chiedere a sua madre di confezionare qualcosa da mandare all'amico.

«Bè ora vai o Jo ti sotterra nella neve!» rise Sirius.

«Ok. Ciao Sir!» salutò James, sorridendo con lui.

«Ciao Jamie.» poi Sirius mormorò qualcosa e lo specchio tornò vuoto.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ok, sono una deficiente. Davvero, sono completamente scema!! Oppure sono così fusa per colpa della scuola che mi è rimasto un solo neurone sveglio che da solo non riesce a fare nemmeno una sinapsi! Ero convinta di aver pubblicato già lunedì, vi rendete conto? E mi stavo anche intristendo perchè nessuno aveva recensito!! Ditemi se questa non è stupidità completa! Comunque...

  1. Spero di non aver “offeso” nessuno con le parolacce distribuite in giro, ma ci stavano u.u

  2. Ok, aspetto pareri sul regalo di Natale di James per Lily e di Sirius per James! E anche sull'apparizione di Jo ;)

  3. Anche sul mio Sammy...che ne dite del suo “discorso” a Jamie e Sir?

  4. Grazissime a quelle che hanno recensito l'ultimo capitolo cioè: Lisajackson, April16, Jeis e Federchicca Hufflepuff! Vi adoro!! :D

  5. Grazie anche alla mia AleJackson! Ti amo ancora di più ora che ti ho Gleecizzata (?) :D

Ora vado, ciao cucciolotti!!
*dD*


 
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Capitolo 67
*** Sarebbero stati accanto a lui ***


 

 

 

Sarebbero stati

accanto a lui

 

 

 

 

«Si può sapere con chi diavolo stavi parlando? Sei così scemo da parlare con te stesso ora?» domandò la voce di Regulus, facendo sobbalzare Sirius che non lo aveva sentito entrare. Il ragazzo si lasciò quasi sfuggire di mano lo specchio a doppio senso che aveva in mano, ma poi si ricompose e lo appoggiò con delicatezza affianco a sé sul letto.

«Ora ho capito! Stavi parlando con te stesso allo specchio! Davvero intelligente da parte tua.» lo prese in giro ancora suo fratello.

«Sai Reg, ultimamente per fare discorsi sensati sono costretto a parlare con l'unica persona intelligente di questa casa, cioè me!» rispose per le rime Sirius, girandosi con lentezza verso di lui, un sorrisetto rilassato in volto.

Il volto impassibile di Regulus si contrasse in una smorfia, ma il ragazzo non si diede per vinto e tirò di nuovo fuori un ghigno arrogante.

«Regulus...non rompere e vattene.» sospirò Sirius, bene deciso a non litigare con lui anche quel giorno. Era il ventinove dicembre e lui aveva appena finito di farsi una chiacchierata con James, che però era dovuto andare. Anche se era costretto in quella casa, per il momento stava andando tutto bene, grazie soprattutto a quel modo che aveva trovato per parlare con il suo migliore amico.

«Due anni fa eravamo a parlare insieme su quello stesso letto.» sussurrò Regulus, con quella che sembrava una nota di rimpianto e forse di nostalgia nella voce.

«Già. Ma due anni fa mi consideravi ancora tuo fratello.» replicò Sirius. Non si sarebbe fatto prendere dalla nostalgia. Non era lui quello che sbagliava.

«Non è stata colpa mia, lo sai. Se tu non fossi...» protestò Regulus, interrotto però immediatamente dall'altro.

«Se io non fossi cosa? Se non fossi me stesso? Se non fossi un traditore?» sbottò Sirius, alzandosi dal letto per fronteggiare il fratellino.

«Se non fossi un Grifondoro...» tentò di precisare Regulus.

«Cioè esattamente quello che ho detto io. Il vero me stesso è un Grifondoro e per questo sono considerato un traditore da voi stupidi purosangue!» esclamò Sirius. Stavano alzando troppo la voce, lo sapeva, ma non riusciva a trattenersi.

«Noi stupidi purosangue? Devo per caso ricordarti che sei uno “stupido purosangue” anche tu, Sir?» puntualizzò Regulus, cercando di controllare la voce.

«Io non sono come voi.» si impuntò Sirius.

«Già. Non lo sei mai stato forse, ma ce ne siamo accorti troppo tardi.» sibilò Regulus, facendo sobbalzare Sirius.

«Troppo tardi per fare cosa? Per cambiarmi a forza di punizioni e maledizioni? Per uccidermi? Per nascondermi al mondo?» lo incalzò Sirius, senza accorgersi dei passi che salivano le scale.

«Troppo tardi per farti capire qual è la cosa giusta!» gli urlò Regulus, facendo un passo avanti fino a trovarsi a pochi centimetri dal fratello.

«La cosa giusta? E quale sarebbe la cosa giusta? Sarebbe vivere soffocando me stesso con le vostre stupide regole e la vostra insulsa purezza di sangue?» anche Sirius gridava ormai e i passi si fecero più veloci, ma i fratelli li ignorarono bellamente.

«Sarebbe comportarsi come si conviene a delle persone superiori ai sudici mezzosangue e ai babbani!» sputò Regulus, pallido dalla rabbia, fino a raggiungere il colorito cereo del fratello.

«Sono come noi! Anzi, sono molto meglio della gentaglia come te!» urlò Sirius, gli occhi fissi in quelli di Regulus.

«Sono inferiori!» replicò Regulus.

«Sono molto meglio di te, di quelli che tu chiami parenti, di quella stronza di tua madre e...» Sirius si bloccò, una bacchetta puntata alla gola. Regulus era stato spinto con poca grazia contro la parete da una mano forte, la sorella di quella che stringeva il bastoncino che minacciava Sirius.

«Continua, ragazzo. Continua con i tuoi insulti. Quella stronza di tua madre e cosa?» lo invitò cortese e gelido Orion, una furia controllata negli occhi.

«E quel pallone gonfiato di tuo padre.» concluse Sirius, conscio di stare facendo una stronzata colossale, ma incapace di trattenersi.

La mano si strinse di più attorno alla bacchetta, la rabbia si fece un po' più accesa, ma tutti e tre rimasero immobili, Regulus contro la parete, Orion con gli occhi fissi in quelli del figlio, Sirius minacciato dalla bacchetta.

«Hai intenzione di uccidermi?» domandò apparentemente calmo Sirius, come se stessero avendo una tranquilla conversazione sul tempo, lasciando inconsapevolmente da parte il voi che usava di solito con i suoi genitori.

«No.» rispose Orion, freddo.

Sirius sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Ormai era troppo tardi per fare il prudente e tanto valeva fargli capire che non se lo aspettava nemmeno che lui avesse il coraggio di ucciderlo.

«Ma comportandoti così metti a dura prova la mia decisione.» lo minacciò Orion.

«Per quello che vale...» sbuffò ancora Sirius. Orion strinse gli occhi, abbassando leggermente la bacchetta.

Sirius già si sentiva meno in pericolo quando vide un movimento al limite del suo campo visivo. Un secondo dopo era a terra, la vista annebbiata e un sopracciglio spaccato.

Boccheggiò, mentre Orion abbassava il pugno che gli aveva appena calato su una tempia.

Sirius si sentì svenire, ma resistette e cercò di alzarsi.

«Ho sempre saputo che avevi la testa dura.» lo prese in giro Orion, massaggiandosi le nocche rosse.

«Questo non ti fa schifo dei babbani eh?» sputò Sirius, alzandosi in ginocchio e poi in piedi.

«Sentimi bene ragazzino...» con uno scatto Orion lo afferrò per il collo della felpa logora che indossava, alzandolo leggermente da terra e quasi soffocandolo. «...non provocarmi più di quanto tu non abbia già fatto.»

Per tutta risposta Sirius rise con disprezzo e gli lanciò uno sguardo di sfida. Bastò quello. La compostezza scomparve dagli occhi chiari di Orion, sostituiti dalla rabbia. Se c'era una cosa che non sapeva affrontare con diplomazia era essere sottovalutato e disprezzato.

«Crucio!» gridò, lasciando cadere a terra Sirius, che si contorse urlando sul pavimento. La vista gli si oscurò per un secondo, le orecchie che fischiavano, ma poi il dolore sfumò.

«L'unica cosa su cui hanno ragione i babbani è che questo a volte è molto meglio.» ringhiò Orion, lasciando la bacchetta e sollevando di nuovo Sirius, per colpirlo ancora, questa volta nello stomaco, un ghigno più soddisfatto in volto.

Sirius si piegò su sé stesso, ma Orion non lo lasciò cadere a terra, colpendolo ancora e ancora, facendolo urlare e gemere, ma senza riuscire a cancellargli la smorfia di disprezzo dalle labbra.

Ad un certo punto Sirius smise di provare a scostarsi, smise di provare a tenersi in piedi, usando le sue energie solo per non svenire e per urlare.

Ad un certo punto Orion lo colpì di nuovo alla tempia ferita e Sirius decise di smettere di combattere e, con un ultimo grido, lasciò la presa sulla realtà, sprofondando nel buio. Cadendo in quel baratro vuoto, si domandò se la voce di James che lo chiamava fosse frutto solo della sua fantasia.

 

**

 

«Appena arriva lo pesto a sangue.» sbottò James, lo sguardo serio e preoccupato, rivolto agli altri Malandrini.

«James...magari ha dei buoni motivi per non aver mai risposto a te e alle nostre lettere no?» cercò di dissuaderlo in modo poco convinto Remus.

«Ma-magari lo hanno chiuso da qualche parte!» suggerì dubbioso Peter.

«O magari vuole farsi privare di qualche parte vitale.» replicò arrabbiato James, continuando a cercare Sirius tra la folla di King's Cross. In quel momento individuò una testa bionda che si avvicinava e poco dopo Sunshine, con la sorellina Angie per mano, era di fianco a loro.

«Ehi ragazzi! Non c'è ancora?» domandò tesa, ricambiando i saluti dei Malandrini.

«No.» rispose secco James.

«Arriverà e avrà una buona spiegazione.» gli assicurò Remus.

«Non ci credi nemmeno tu.» lo rimbeccò quello, mentre Remus sospirava sconfitto.

Sunshine nel frattempo si prese il tempo per salutare per bene la sorellina, facendo mille raccomandazioni e abbracciandola stretta.

«La vedi la zia? Vai da lei, piccola.» la incoraggiò, stringendola ancora.

«Mi manchi sempre tanto tanto Sunny.» disse la bambina piangendo.

«Anche tu amore. Ma adesso vai.» la salutò Sunshine, asciugandole gli occhi.

«Ciao Sunny!» Angela le posò un ultimo bacio sulla guancia e poi se ne andò.

«Ti voglio bene cucciola!» esclamò Sunshine, lasciandola andare.

«Io di più!» replicò Angela.

«E io più del tuo più!» Sunshine le fece una linguaccia e Angela fece una risatina tra le lacrime.

Appena la bambina fu sparita tra la folla, James imprecò sonoramente, individuando Sirius che si era appena smaterializzato, attaccato al suo elfo domestico.

«Dov'è?» domandò Remus in un mezzo ringhio, capita l'origine del verso di James.

«Laggiù, vicino alla signora con i capelli color topo morto.» indicò James.

Sirius avanzava verso di loro con un passo strano, la testa bassa, ma nessuno di loro perse troppo tempo a chiedersi le ragioni di tutto ciò, pensando solo che si vergognasse per non essersi più fatto sentire e non aver risposto alle loro lettere.

«Ehi ragazzi.» salutò Sirius con voce un po' più roca del solito, senza alzare lo sguardo da terra, il viso in gran parte coperto dai capelli.

«Ehi ragazzi? Non ti fai sentire e ci saluti così?» gli domandò arrabbiato James.

«Possiamo salire?» chiese invece Sirius, senza rispondere. Poi senza aspettare la risposta, schivò i suoi amici e salì sul treno, cercando uno scompartimento libero.

Camminava con le spalle curve, la testa bassa, una gamba un po' più strascicata dell'altra. James avanzava furibondo, ma Sunshine e Remus si guardarono con gli occhi spalancati, preoccupati e sorpresi.

Finalmente Sirius aprì la porta di uno scompartimento e si infilò dentro, mettendo la valigia sulla rete con un gemito soffocato.

«Sirius...che succede?» mormorò dopo un po' Remus, sporgendosi verso l'amico e parlando con delicatezza.

Per tutta risposta Sirius sollevò la testa.

Peter trattenne rumorosamente il respiro, a Sunshine sfuggì un singhiozzo e a James una mezza imprecazione.

«Ma che hai fatto?!» esclamò poi, scrutando il viso dell'amico. Sirius aveva un grosso taglio sulla tempia destra, circondato da un livido scuro, un labbro spaccato e dei segni rossi tra la spalla e il collo, che continuavano al di sotto del maglione; prendeva respiri corti e secchi con la bocca, trasalendo leggermente quando appoggiava il peso sulla gamba destra.

«L'idiota, come al solito.» cercò di scherzare Sirius, stirando le labbra in un sorriso triste.

«Oh Sirius!» Sunshine si alzò e lo abbracciò con delicatezza, cercando di non fargli male, imitata poi anche da Remus e dagli altri.

Sirius si lasciò per un attimo avvolgere da quel calore, facendosi quasi commuovere, quasi, dal loro affetto, ma poi decise che la sdolcinatezza era durata abbastanza. Allungò una mano e scompigliò i capelli di James, facendolo sbuffare, prima di fare il solletico a Sunshine.

«Avanti ragazzi, non sto mica morendo!» scherzò poi, cercando di scollarsi Peter che gli aveva arpionato un braccio.

«In realtà cercavamo solo un modo comodo per non dover guardare la tua brutta faccia!» replicò James, facendogli una linguaccia e liberandosi dall'intrico di braccia.

«Siete due scemi!» li rimproverò ridendo Sunshine, lasciando l'abbraccio si sciogliesse. Remus, appena fu libero, si avviò verso la sua valigia, aprendola e cominciando a frugarci dentro. Dopo qualche istante fece un verso soddisfatto e si girò di nuovo verso gli altri, stringendo due boccette in mano.

«Io invece, che sono una persona molto intelligente, ho esattamente quello che ci serve.» li prese in giro, stappandone una con su scritto “Dittamo” e versando qualche goccia del suo contenuto sul taglio e sui lividi di Sirius, che rabbrividì ma strinse i denti.

Poi Remus gli applicò uno strato leggero anche dell'altra pozione, coprendogli i lividi e facendolo tornare di nuovo umano con qualche piccolo incantesimo.

«Essere un Lupo Mannaro aiuta con le conoscenze mediche.» aggiunse alla fine, riponendo le due boccette. Gli altri gli lanciarono uno sguardo a metà tra il triste e il dolce, mentre Sirius e James si scambiarono un'occhiata complice. Nella sua biblioteca infatti, durante le vacanze di Natale, anche chiedendo “discretamente” informazioni a parenti e amici venuti a fare gli auguri, James era riuscito a trovare più informazioni sul libro che cercavano e ormai erano sempre più sicuri di riuscire a trovarlo.

Dopo un po' si misero a chiacchierare allegramente anche se un po' a vuoto, risolta la questione Sirius senza approfondire troppo, felici già solo per il fatto che fossero di nuovo tutti insieme e che per una volta non ci fossero tensioni o litigi tra loro, approfittandone anche per prendere scherzosamente in giro Sunshine su Sam, facendo arrossire fino alla punta dei capelli la ragazza.

Ad un certo punto la porta dello scompartimento si aprì e spuntò una testa con lunghi capelli rossi.

«Ciao Sun! Ti cercavo.» salutò Lily, entrando e abbracciando la sua migliore amica.

«Ciao Evans! Ci vieni a Hogosmeade con me la prossima volta?» chiese speranzoso James, passandosi una mano tra i capelli.

«Vacci con la Piovra Gigante, Potter!» gli rispose irritata Lily, memore del regalo di Natale.

«Come sono andate le vacanze, Lils?» domandò Sunshine per cambiare discorso.

«Bene. Sai prima ho visto un certo biondino che ti cercava...» la informò maliziosa Lily, facendo diventare di nuovo rosse le guance di Sunshine.

«Ti ci metti anche tu adesso?» si lamentò la biondina, alzando gli occhi al cielo alle risatine degli amici. Sperando di riuscire a sviare il discorso aprì la bocca, ma prima di riuscire a dire qualcosa la porta si spalancò di nuovo e entrò Sam.

«Parli del diavolo...» sussurrò Lily, facendo l'occhiolino a Sun e beccandosi una gomitata leggera.

«Ehi raganella.» salutò Sam, attraversando lo spazio che li separava con un solo passo e abbracciandola, evitando di baciarla solo perchè non si fidava ancora dell'accettazione apparente dei Malandrini.

«Ehi Sammy.» ricambiò la ragazza, appoggiando la testa sul suo petto e annusando il suo profumo.

«Andate ad amoreggiare da un'altra parte piccioncini!» esclamò in quel momento James, facendo scoppiare la bolla di calma e dolcezza che per un secondo aveva circondato i due fidanzatini.

Per tutta risposta si prese una linguaccia da Sunshine e una risata da Sam.

«Ehi Evans, davvero non vuoi venire a...» tentò ancora James, ma la ragazza non gli permise nemmeno di finire la frase.

«Zitto Potter. Bè Sun, vieni con me nello scompartimento con le altre?» vedendo che la ragazza esitava Lily le lanciò un sorrisetto.

«Può venire anche Sam se vuoi.» aggiunse.

«Lils!» ansimò Sunshine tra le risate degli altri.

«Bè io vado. Ciao Remus!» e senza nemmeno rispondere al saluto di James, Lily se ne andò.

«Mi piace essere capace di fondermi con il sedile.» fece cupo James, sprofondando di più nel suo posto e mettendo il broncio.

Sirius gli allungò una pacca sulla spalla e Sunshine un sorriso.

«Bè ragazzi, ci vediamo dopo!» poi afferrato Sam per una mano, lo trascinò via senza nemmeno lasciargli il tempo di salutare gli altri per bene, probabilmente spaventata da altre possibili battutine.

«Ehi!» protestò scherzosamente il ragazzo, lasciandosi portare via ma bloccando Sunshine pochi passi dopo, afferrandola per la vita.

«Scusa, ma sono davvero insop...» cominciò Sunshine, alzando gli occhi al cielo, esasperata, ma prima che potesse anche solo concludere la frase Sam la baciò.

Fu un bacio dolce, che diceva “sono felice di rivederti”, ma aveva un sapore strano in fondo. Un gusto che sapeva di crescita, di emozioni e sensazioni nuove, di desideri mai provati e che non si sa interpretare, di voglia di stare più vicini, di avere di più.

Sunshine allacciò le braccia dietro alla testa di Sam mentre lui la stringeva con una mano tra i capelli e l'altra sulla schiena, arretrando fino a sbattere contro la parete. All'urto Sunshine si lasciò scappare una smorfia e Sam una risatina e i due si allontanarono.

«Ora che avete smesso di pomiciare potreste spostarvi? Devo passare.» intervenne una voce beffarda, facendoli sobbalzare. I due si trovarono davanti a una Serpeverde non troppo alta, i capelli castani e mossi e una smorfia scocciata sulle labbra rosse.

«Ehi Rosier.» salutò Sam, ricambiando l'occhiataccia. La ragazza per tutta risposta gli lanciò uno sguardo eloquente e i due si fecero da parte per lasciarla passare.

«Ma chi è?» domandò Sunshine, seguendo con aria perplessa e un po' contrariata la camminata elegante della ragazza.

«Charlotte Rosier, una Serpeverde del mio anno. Diciamo che non è molto...simpatica.» spiegò Sam.

«L'avevo intuito.» ridacchiò Sunshine per spezzare l'improvvisa tensione, facendolo ridere.

«Dai andiamo.» la invitò poi il ragazzo, prendendola per mano e conducendola verso lo scompartimento che aveva indicato loro Lily, precedendoli.

«Oh il mio dolce cupcake!» Sunshine venne assalita da Alice appena mise piede nello scompartimento. La ragazza l'abbracciò con forza e entusiasmo, baciandola su una guancia.

«Ehm...ciao Alice! Come mai tutto questo affetto?» domandò perplessa Sunshine. Non che lei e Alice non fossero amiche, anzi le stava piuttosto simpatica e dopotutto erano in camera insieme da tre anni, ma non erano mai state così amiche.

«Le vacanze sono state una schifezza e mi sono accorta che tu, il passerotto e Lene mi mancavate! Evidentemente vi voglio molto più bene di quanto pensassi!» esclamò Alice, indicando con un gesto della mano Lily, che sedeva ridendo vicino al finestrino, e Marlene McKinnon, una ragazza di Grifondoro del quarto anno che però non si era mai trovata bene con le sue compagne di stanza. Una sera aveva litigato furiosamente con le altre due ragazze che stavano in camera con lei e Alice, che la conosceva vagamente, l'aveva accolta da loro. Avevano fatto amicizia così e da quel giorno passava più tempo con loro, con Alice soprattutto, di quanto ne passasse Mary. Anzi, ogni tanto capitava che si scambiassero il letto e Mary andasse a dormire con le due del quarto anno e Marlene con loro.

«Anche noi ti vogliamo bene, Ali.» disse Marlene, lanciando un bacio ad Alice che ricambiò con una risata.

«Ooops, scusa Sam non ti ho nemmeno salutato!» esclamò un attimo dopo Alice, abbracciando anche Sam che rimase un momento di stucco prima di ricambiare leggero. Alice aveva fatto presto a fare amicizia anche con lui dopo che la sua storia con Sunshine era uscita all'aria aperta.

Rimasero seduti per tutto il viaggio a chiacchierare amichevolmente, a parlare delle rispettive vacanze e a mostrarsi i regali ricevuti, mentre Sam le guardava con un sorriso sulle labbra. Nell'altro scompartimento intanto James e Sirius si stavano dando alla pazza gioia, mangiando dolci, programmando scherzi, facendo dispetti a Remus e alle persone che passavano davanti alla loro porta e ridendo a più non posso.

Era bello essere tornati insieme.

Ormai era buio pesto quando il treno si fermò e loro arrivarono alla stazione, e una pioggerellina ghiacciata aveva cominciato a cadere dal cielo, facendo supporre a Remus che quella notte avrebbe nevicato ancora, per la felicità di James.

«Ehi Potter, i tuoi non hanno ancora deciso di ritirarti e mandarti finalmente in una scuola per ritardati mentali?» sibilò una voce beffarda alle loro spalle, proprio mentre James esultava allegramente per la neve che sarebbe potuta arrivare e programmava una battaglia a palle di neve.

«Ehi McCroy i tuoi non ne hanno ancora abbastanza della vergogna di far vedere in giro la tua faccia?» ribatté gelido Sirius.

«Oh ciao Black, non ti avevo visto. Credevo che non saresti tornato con tutti i pezzi al loro posto.» ghignò ancora McCroy, facendo fare un mezzo ringhio a Sirius, trattenuto da Remus.

«Tu invece ogni volta torni con un pezzo di cervello in meno, vero McCroy?» lo prese in giro James.

«No James, la prossima volta tornerà con la stessa quantità di adesso, ovvero la minima indispensabile per permettergli di formulare gli ordini basilari per sé stesso ovvero “mangia, bevi, dormi e fai il coglione”. A no, aspetta, questo gli viene naturale.» lo appoggiò Sirius.

«Sirius, era un po' che non ti sentivo parlare. Da quando la tua faccia è tornata normale?» intervenne in quel momento la voce di Regulus, appena sceso dalla carrozza che lo aveva portato davanti all'ingresso di Hogwarts, dove stavano gli altri.

«Da quando una persona degna di tale nome gli ha dato una mano.» era raro sentire intervenire Remus in quei confronti, se non per cercare di riportare la calma, e questa volta voleva dire che l'accenno alle condizioni del viso di Sirius prima che lui lo curasse lo aveva davvero urtato.

«Oh Lupin, non sapevo ci fossi anche tu. Sai, sei talmente insignificante che non ti avevo nemmeno notato.» fece McCroy.

«Ora basta.» due parole. Due parole che normalmente non sarebbero state nemmeno prese in considerazione dai ragazzi se non fosse stato per la persona che le aveva pronunciate. «Ora filate dentro o sarò costretta a togliervi dei punti.»

«Sì professoressa McGranitt.» annuirono tutti, abbassando la testa e entrando, lanciandosi sguardi di disprezzo uno con l'altro.

La strega sospirò. Ogni volta era la stessa storia. Sembrava che quando si rivedevano dopo un certo tempo distanti dovessero sputarsi addosso tutti gli insulti dei giorni mancati. E sembravano non finirli mai. L'unica speranza che aveva era che crescendo sarebbero migliorati, ma per il momento era una speranza decisamente debole.

 

**

 

«Sbrigati James!» sussurrò Sirius, affrettando il passo.

«Non c'è nessuno, Sir! Cosa vuoi che succeda?» rispose con voce calma James.

«Voglio andare a dormire, idiota.» spiegò Sirius, afferrando un oggetto e portandoselo davanti alla faccia.

In mano il ragazzo aveva uno specchio appannato, che non rifletteva la sua immagine ma quella del viso di James, che al momento si trovava dall'altra parte della biblioteca.

«Se cominci a cercare invece di perdere tempo...» lo rimproverò James.

I due stavano cercando, per la millesima volta, il libro che poteva servire loro per diventare Animagus e aiutare Remus nelle sue trasformazioni. Era una notte di luna piena e i due, appena Peter aveva deciso di andare a dormire e Remus era sparito nel passaggio del Platano Picchiatore, si erano infilati sotto al Mantello dell'Invisibilità e erano sgattaiolati in biblioteca.

«Io finisco il reparto di Trasfigurazione, tu quello dei grandi maghi dell'ottocento ok?» propose James.

«Ok.» annuì Sirius, puntando la bacchetta illuminata sui dorsi dei libri e cominciando a scorrere i titoli e gli autori.

Doveva ammettere di aver avuto un vero colpo di genio quando aveva deciso che cosa regalare a James per Natale: quegli specchietti li avevano aiutati in più di qualche scherzo e avevano tenuto loro compagnia quando la professoressa McGranitt aveva capito che uno dei pochi modi per punirli era metterli a fare qualche lavoro noioso separatamente.

All'improvviso sentì dei passi, ma il modo smorzato in cui avvertì i rumori gli fece capire che erano dalla parte di James.

«Jamie?» sussurrò.

«C'è qualcuno.» lo informò con ovvietà James, facendo scappare uno sbuffo a Sirius.

«Chi è là?» domandò la voce gracchiante di Gazza.

Gli rispose solo il silenzio. Poi all'improvviso...

«Meoww!» il miagolio scostante di Mrs.Purr risuonò in due parti distinte della biblioteca: quella dei grandi maghi dell'ottocento, dove effettivamente la gatta si trovava a guardare torva i piedi di Sirius, e quella di Trasfigurazione, dove arrivò un po' attutito dalla stoffa della manica di James con cui il ragazzo aveva cercato di soffocare il suono proveniente dallo specchio, senza risultato.

«Maledetta gatta. James filiamo!» sibilò Sirius, spostando la gatta con un piede, cercando di trattenersi dal tirarle un calcio per non far allarmare ancora di più Gazza e avviandosi verso la porta.

Peccato che esattamente di fronte a lui, voltato di spalle c'era qualcuno che cercava di scappare dalla voce di Gazza. Qualcuno che Sirius riconobbe subito grazie ai capelli unticci e neri come il buio che permeava lo spazio alle sue spalle.

Sirius si immobilizzò, incerto su cosa fare. Voleva scappare da lì, ma se fosse andato ancora avanti Mocciosus l'avrebbe sentito e avrebbe chiamato Gazza e se fosse tornato indietro avrebbe probabilmente incontrato il custode. Neanche restare fermo in mezzo agli scaffali però era una buona idea. Dove diavolo era James con il suo Mantello quando serviva?

«Sir...» chiamò una voce accanto a lui, una mano spuntò dal nulla e poi Sirius si trovò accanto all'amico, sotto al Mantello. Naturalmente non gli diede la soddisfazione di dirgli che era arrivato esattamente al momento giusto.

«Andiamocene da qui.» disse invece, trascinando James verso l'uscita, cercando di evitare per quanto possibile Mocciosus.

Quando ormai erano fuori sentirono la voce di Gazza che, furibondo, urlava contro Piton, che evidentemente si era fatto scoprire.

James e Sirius scoppiarono a ridere sottovoce e si allontanarono da lì, prendendo in giro Mocciosus, ma all'improvviso sentirono un rumore di passi felpati.

«Ma tutti a fare passeggiatina oggi?» fece esasperato Sirius.

«Black?!» chiese una voce dopo un fruscio.

«Ma come ha fatto a sentirmi?! Scommetto che era trasformata!» si lagnò ancora Sirius, vedendo l'ombra della McGranitt avvicinarsi minacciosamente.

«Taci.» gli ordinò James, dandogli una gomitata nel fianco per sottolineare il concetto.

I due cominciarono ad arretrare lentamente finchè non sembrò loro di essere abbastanza lontani dalla professoressa da poter cominciare a correre. Girarono un po' a caso finchè non arrivarono ad un qualche corridoio di un piano indefinito.

«Ehm...dove siamo?» chiese perplesso James guardandosi attorno.

«Abbiamo bisogno di una mappa, Jamie. E che magari ci avverta anche quando le persone si avvicinano!» scherzò Sirius appoggiandosi alla parete per riprendere fiato.

«Ma lo sai che sei un genio?» fece a voce troppo alta James, guardandolo come se avesse appena detto la cosa più geniale mai pensata.

«Sì sì lo so. Ma ora zitto!» fece distratto Sirius, cercando di capire dove si trovava.

«Qual è il verdetto?» chiese dopo un po' James, che aveva un buon senso dell'orientamento ma nessuna voglia di scervellarsi.

«Quarto piano. Lo vedi il quadro del vecchio barbuto lì?» stabilì Sirius, avviandosi poi per andare verso le scale per tornare alla Sala Comune.

«Guarda c'è Silente.» lo avvisò James, trattenendolo per un braccio.

«Se la gente non la smette di andarsene in giro di notte...» si lamentò Sirius, incurante del fatto che anche loro fossero in giro di notte, facendo retro-front e avviandosi verso l'altra direzione.

Erano a metà di una scala quando quella decise di spostarsi e portarli invece che al loro corridoio al corridoio più in là, costringendoli ad un lungo giro. Quando finalmente riuscirono ad arrivare sani e salvi alla Sala Comune, James si lasciò sfuggire un sospiro, mentre Sirius continuava la sua sequela di imprecazioni contro Mocciosus, Gazza, i professori e le scale. Quelle maledette scale.

Si addormentarono lì, vestiti, sulle poltrone della Sala Comune e si svegliarono solo quando, verso le sette, Peter scese per andare con loro a trovare Remus di nascosto come facevano ogni volta dopo la luna piena per tirargli su il morale e portargli qualche cosa buona da mangiare.

«Ehi lupacchiotto!» salutò James entrando in Infermeria, preoccupandosi solo di abbassare la voce quel tanto che bastava per non far arrivare una Madama Chips ansiosa e arrabbiata.

«Ehi ragazzi.» salutò con voce stanca Remus, la testa abbandonata sul cuscino ma gli occhi ostinatamente aperti. Una volta, appena tornava in Infermeria, crollava addormentato, finendo quasi puntualmente in incubi orribili, ma poi aveva scoperto che resistere fino a vedere i suoi amici prima di mettersi a dormire lo aiutava a sentirsi meglio.

«Allora, cosa ti ha raccontato questa volta la tua amante?» domandò scherzosamente Sirius, riferendosi a una delle tante prese in giro, ossia a quella volta in cui lui e James si erano messi a dirgli che in realtà era solo un bugiardo e ogni mese, altro che luna!, aveva l'incontro con l'amante.

«Che sono più bello di te.» rispose beffardo Remus, addentando il biscotto che gli porgeva Peter.

«Ma figuriamoci!» sbuffò Sirius, alzando gli occhi al cielo.

«Oh Godric! Stavo per dimenticarmene!» esclamò in quel momento James, facendoli sobbalzare tutti.

«Che cosa?» domandò un po' in ansia Remus, sporgendosi in avanti e mostrando un taglio sulla spalla destra.

«Sirius stanotte ha avuto un'idea geniale!» rispose entusiasta James, ricevendo occhiate perplesse da tutti gli altri, compreso Sirius.

«A si?» domandò curioso quest'ultimo.

«Ma sì dai! La mappa!» fece James, infastidito dal fatto che l'amico non sembrasse cogliere.

«La mappa?» chiese a sua volta Remus.

«La mappa?» gli fece eco Sirius.

James sbuffò e li guardò male uno a uno, come a costringerli a capire di che cosa stava parlando, ma alla fine si arrese.

«Siete davvero idioti, soprattutto tu Sirius! Avantiii...la mappa! Ok. Bè stanotte, mentre facevamo...un giro, Sirius ha avuto un'idea geniale! Ci serve una mappa! Una mappa di Hogwarts con tutti i passaggi segreti, le scale che si muovono...tutto! E magari che indicasse anche dove sono gli insegnanti e le altre persone così da poterle...ehm...evitare, se servisse!»

«Quella mappa!» esclamò Sirius che finalmente aveva capito a che cosa si stesse riferendo il suo amico.

«Quante altre mappe hai ideato?» domandò ironico James.

«Per ora nemmeno una!» rispose con una linguaccia Sirius. Poi però si girarono entrambi verso Remus in attesa del verdetto.

Il ragazzo li fece aspettare, un'aria pensierosa in volto e alla fine sorrise.

«Sai Sirius, forse per una volta nella tua vita hai avuto una buona idea!» ammise alla fine, facendo ridere Peter e James e facendo esultare Sirius.

«Ora però filate via Malandrini! Ho sonno e non ho voglia di pensare a come far funzionare i vostri piani per conquistare il mondo!» li rimbrottò scherzosamente poi, sentendo le palpebre che combattevano per abbassarsi. E stavano decisamente vincendo.

«Ci vediamo dopo!» salutarono gli altri, lasciandogli le “scorte” sotto al letto, lontano dagli occhi di madama Chips. James gli diede una pacca sulla spalla, quella sana, Peter gli sorrise e gli passò un altro biscotto e Sirius gli scompigliò i capelli, poi scomparvero oltre la porta.

Remus sorrise, finendo il biscotto e sistemandosi meglio tra le lenzuola. Sentiva il sonno farsi sempre più vicino ma non aveva paura di avere degli incubi. I suoi Malandrini sarebbero stati accanto a lui a fargli tornare il sorriso.

 

-Fine Capitolo-

 

 

Spazio dell'Autrice

Ehmm...ciao...scusatemi!! Lo so, sono in super ritardo, ma erano gli ultimi giorni di scuola, ero super impegnata e la mia beta scansafatiche si perdeva a leggere altro (ammmmoooore fangirliamo insieme <3) invece di leggere il capitolo!! No dai mirtilli, non è colpa tua <3 tutta colpa mia!! Lo confesso...e in più me ne salto fuori con questo capitolo che non mi convince nemmeno molto...

  1. la prima parte l'ho scritta che ero incazzata quindi perdonatemi se ho fatto così del male a Sirius...in qualche modo dovevo pur sfogarmi no? *me cattiva mode: on*

  2. tenete a mente quella Charlotte Rosier, ritornerà :P (Aleeeeeeee XD)

  3. Visto è saltata fuori la prima idea per la Mappa!!! Godetevi questa, non ritornerà molto presto :P

  4. Questa volta ho davvero poche cose da dire quindi passo subito a ringraziare quelle anime buone che hanno recensito lo scorso capitolo ossia: Lisa Jackson, Jeis, Bella_1D, April16 e Federchicca Hufflepuff. Grazie mille dolcezze!! :)

  5. Un grazie speciale alla mia AleJackson che oltre a sopportarmi è anche riuscita a passare dalla parte oscura e a entrare in un nuovo fandom perdendo solo in parte la sua sanità mentale (quella che le rimaneva :P) brava mirtilli!! :) fangirla con me amore!! <3

Ora me ne vado, ciao bellezze!!

*dD*



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Capitolo 68
*** Pieces of days ***


 

 

 

 

Pieces of days

 

 

 

 

 

«James!» l'urlo di Sirius svegliò tutto il Dormitorio dei ragazzi del terzo anno. Mentre Peter balzava a sedere con un singhiozzo spaventato, Frank balbettava qualcosa confuso e Remus si guardava attorno con la bacchetta sfoderata, James saltò in piedi e scattò verso il letto di Sirius.

«Ehi amico! Che succede?» domandò ansioso. Poi però intravide, grazie alla luce della bacchetta di Remus e a quella della luna, l'aria euforica di Sirius e si buttò disteso accanto all'amico, troppo stanco per cercare di ritornare a letto.

«Jamie! Ma che fai?» esclamò Sirius, cercando di spingerlo via.

«Cerco di riaddormentarmi per non ucciderti.» mugolò quello, aggrappandosi meglio alle coperte.

«Ma che diavolo sta succedendo?» sbottò Remus.

«Io...» si potevano quasi sentire gli ingranaggi del cervello di Sirius lavorare freneticamente in cerca di una risposta, cosa che mise addosso ancora più curiosità a James e preoccupazione a Remus.

«Allora?» domandò pressante Remus, abbassando la bacchetta.

«Io...credo di avere avuto un incubo. James moriva.» spiegò poi Sirius, cancellandosi l'aria entusiasta dalla faccia e assumendone una confusa e un po' abbattuta.

«Che cosa dolce.» disse lapidario Remus, spegnendo definitivamente la bacchetta e ritornando a letto.

«Non era dolce! Era triste!» protestò Sirius.

«Appunto. E ora taci!» chiuse il discorso Remus, mentre si tirava le coperte fino a sopra i capelli.

Frank sospirò, ritornando disteso e cercando di ricordare l'ultima notte che aveva trascorso dormendo per otto ore continue. Ok, magari non era stata sempre colpa dei Malandrini se l'ultima risaliva ad almeno tre settimane prima, ma l'ottanta per cento delle volte sì!

Quando James sentì che gli altri tre si erano riaddormentati, si rivolse finalmente a Sirius.

«Allora. Cos'è questa storia?» domandò curioso, sedendosi e avvolgendosi le coperte attorno per non prendere freddo, rubandole ovviamente a Sirius.

«Ridammele!» si lamentò quelle, cercando di tirarle verso di sé. Dopo una breve lotta, si trovarono tutti e due a terra, le coperte in un mucchio ai piedi del letto.

Dopo aver colto un lamento di protesta dal letto di Remus, i due decisero saggiamente di andare in Sala Comune.

«Se mi hai svegliato per un motivo stupido torniamo a dormire e ti uccido nel sonno, Black, sappilo!» minacciò James, sedendosi sul tappeto e ravvivando il fuoco morente.

«Ok. Ma non è un motivo stupido!» gli assicurò Sirius, mettendosi accanto a lui.

«Allora?» esortò dopo un attimo di silenzio James.

«Allora cosa? Uh sì, scusa. Allora...ho trovato il libro sugli Animagus!» annunciò Sirius con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro.

«Dormendo?» chiese perplesso James.

«Sì! Non so se ti ricordi, ma anche l'idea di diventare Animagus mi era venuta in sogno, quindi mi sembra sensato!» gli spiegò Sirius, senza lasciarsi scoraggiare dall'atteggiamento poco entusiastico dell'amico.

«A me no.» dissentì James.

«Ma sì dai! Ho sognato che eravamo in biblioteca, nel Reparto Proibito come l'altra notte e all'improvviso trovavo il libro! Era nella sezione che non abbiamo ancora controllato, quella delle magie pericolose, aveva la copertina blu scuro e si chiamava “L'arte della Trasfigurazione”!» raccontò Sirius.

James meditò per qualche secondo.

«Sai...potresti avere ragione...effettivamente mio zio aveva detto che si chiamava in un modo simile e c'era quella figura sul libro dei grandi maghi dell'Ottocento...e non abbiamo ancora guardato quella sezione.» disse meditabondo.

«Sono un genio.» considerò Sirius soddisfatto.

«Di sicuro sei più intelligente da addormentato che da sveglio!» lo prese in giro James.

«Bastardo.» rise Sirius, tirandogli una cuscinata.

«Idiota.» ricambiò James.

Sarebbe stato l'inizio di un'aspra battaglia se non avessero avuto così tanto sonno, ma ce l'avevano e decisero di tornare a letto. Ogni altra illuminazione poteva aspettare la mattina seguente.

 

**

 

«Ehi che è successo?» domandò Sunshine, scendendo a colazione la mattina seguente e trovandosi davanti una specie di Apocalisse, con James che si contorceva a terra, apparentemente dal ridere, Sirius che lanciava cibo a Remus che gli urlava contro con la bacchetta sfoderata, Peter che faceva finta di cercare freneticamente qualcosa sotto al tavolo e tutti quelli attorno che cercavano in qualche modo di difendersi dagli alimenti e gli incantesimi che cadevano loro addosso.

«Non lo so, erano già così quando sono arrivato.» Sam la salutò con un bacio, facendole posto accanto a sé sulla panca, dopo averla protetta con un libro da una noce lanciata con forza.

«Credi che dovrei fare qualcosa?» domandò dopo essersi sfamata Sunshine, dato che la battaglia non accennava a finire, anzi aveva coinvolto un'altra decina di persone.

«Direi che potresti provarci, ma non so quanto otterresti. Certo, se vuoi provare ad evitare che la McGranitt ci tolga qualche migliaio di punti...» le consigliò con un sorriso Sam, imburrando tranquillamente l'ennesima fetta di pane.

Sunshine si alzò con un sospiro e poi semplicemente andò da Remus, gli mise una mano sul petto e lo bloccò.

Sulla tavola cadde il silenzio. Remus era ancora immobile con la bacchetta alzata, Sirius impugnava un'arancia, James si asciugava le lacrime che aveva versato per il gran ridere e tutti gli altri li guardavano, più o meno sporchi di cibo.

«Perfetto. Ora, se voleste smetterla di comportarvi da dementi, che ne direste di andare a lezione?» domandò gentilmente Sunshine, lasciando Remus che stava lentamente diventando color melanzana.

«Err...io...» balbettò poi, guardandosi attorno.

«Remmyrem oggi è un bambino cattivo. Credo salterà le lezioni.» disse con voce infantile Sirius, accennando un sorriso.

Bastò quello.

«Scusa? IO? Io sarei un bambino? Hai cominciato tu, brutto sudicio animale!» gridò Remus, passando ad un'altra “arma” e lanciando a Sirius una salsiccia.

Sunshine prese un respiro profondo.

«Qualsiasi cosa Sirius abbia detto o fatto, smettetela ORA!» esclamò, cercando di superare il rinnovato clamore.

«Aspetta tesoro, faccio io.» la aiutò una nuova voce. Sunshine si girò e guardò con gratitudine la sua migliore amica.

«Grazie Lils.» la ringraziò con calore.

«Adesso basta!» Lily, le mani sui fianchi, le sopracciglia aggrottate, tirò fuori una splendida imitazione della professoressa McGranitt, tanto che qualcuno sobbalzò persino, cercando di nascondersi.

Remus fece un saltò, abbassando lo sguardo colpevole, arrossendo fino alla punta delle orecchie e nascondendo le mani in tasca. Sirius fece lo stesso, solo senza arrossire e senza l'aria colpevole.

«Evans! Mi stavo divertendo io!» si lamentò James, guardando male la rossa.

«Zitto Potter. Voglio questo casino ripulito entro cinque secondi o andrò io a chiamare la McGranitt, capito?» minacciò Lily, guardando male prima i “combattenti” e poi riservando un'occhiata di biasimo anche ai prefetti che osservavano la scena divertiti (uno dei due prefetti del quinto anno si era addirittura unito alla lotta!).

«Sì Evans.» mugolò Sirius per tutti, lasciandosi cadere sulla panca con un tonfò e agitando la bacchetta, aiutato da Remus e da qualche altro, in modo da far ritornare tutto apposto.

Lily si risedette con un sorriso soddisfatto, ricevendo un mezzo abbraccio da Sunshine e cominciando a mangiare.

«Evans, sei tremenda!» evidentemente James non era per niente felice che i suoi amici si fossero arresi così in fretta, ovviamente era colpa solo dell'ora e della sonnolenza mattutina di Sirius.

«Ti ho già detto che non m'interessa quello che pensi tu, Potter?» domandò retorica Lily, senza alzare nemmeno lo sguardo.

«E a me non interessa che a te non interessi! Sei tremenda e basta! Se non ti fanno prefetto tra due anni mi impicco!» stabilì James guardandola male.

«Andrò a pregare Silente di non farlo allora.» ribatté Lily, ricevendo una mezza occhiataccia da Sunshine.

«Visto? Sei un'arpia colossale Evans! Altro che brava perfettina!» esclamò James.

«Vattene Potter.» scattò Lily, già stanca di lui.

«Non me ne vado solo perchè me lo dici tu, Evans!» disse James, giusto per il piacere di contraddirla.

«Sparisci Potter!» ribadì Lily.

«No, non me ne vado! Faccio quello che voglio io!» si imputò James.

«L'avevo notato Potter! Sei sempre il solito sbruffone antipatico!» fece Lily alzando la voce.

«Ora questo che c'entra? Trovi sempre un modo per insultarmi anche quando non ho fatto niente! E poi dici che sono io!» si indignò James.

«Non hai fatto niente? Non hai fatto niente? Saresti l'innocente adesso?» si sorprese Lily, ormai arrabbiata.

«Certo! Ho semplicemente fatto una constatazione! Sei stata tu a cominciare a insultarmi!» disse di nuovo James.

«Ah! Perchè dirmi che sono un'arpia non è un insulto?» le guance di Lily ormai facevano concorrenza con il rosso dei suoi capelli.

«No! È quello che sei!» si difese James.

«Visto? Sei un cafone antipatico!» lo insultò ancora Lily.

«E tu un'arpia bacchettona!» ricambiò James.

«Egocentrico prepotente!» attaccò ancora Lily.

«Incoerente perfettina!» esclamò James.

«Idiota vanitoso!» sputò Lily.

«Invadente pettegola!» fece James.

«Non sono pettegola!» si indignò Lily.

«Non sono idiota!» ribatté James.

«Sì invece!» si impuntò Lily.

«No!» ribadì James.

«Basta!» li fermò una voce.

«Cosa vuoi tu?» scattarono in coro James e Lily, voltandosi verso Sam che aveva osato inserirsi.

«Grazie Sam.» ringraziò sottovoce Sunshine, prima di aggiungere «Finitela! Siete assurdi! Ma vi siete ascoltati?»

Lily abbassò gli occhi per un secondo, prima di prendere una fetta di pane con la marmellata e andarsene.

«Perchè devi sempre litigare con lei, James?» domandò con un sospiro Sunshine.

«Non sono io che litigo con lei! È lei che litiga con me!» protestò James.

«L'hai insultata!» difese l'amica Sunshine.

«Io non l'ho...oh basta! Difendi sempre lei eh, mi raccomando!» James si alzò in piedi, facendo per andarsene.

«Io non difendo sempre lei...oh ma a te che importa!» James la guardò male e poi filò via, seguito da Sirius.

Sunshine sospirò, appoggiandosi contro Sam che le aveva avvolto le spalle con un braccio cercando di confortarla.

«Su raganella, andiamo in classe. A pranzo avrete già fatto pace.» la consolò il ragazzo, raccogliendole i libri e aiutandola ad alzarsi.

Per tutta risposta Sunshine gli sorrise e gli diede un lieve bacio sulle labbra.

«Come faccio a meritarti?» domandò, come faceva spesso. Sam rise, accarezzandole i capelli.

«No davvero, sei troppo perfetto per meritarti di stare con me e i casini dei Malandrini.» ribadì Sunshine.

«Io mi diverto.» la contraddì Sam, prima di darle un altro bacio e salutarla. Si sarebbero rivisti a pranzo.

Come predetto dal ragazzo, a pranzo i Malandrini avevano già fatto pace tra loro (qualsiasi cosa fosse successa per farli discutere era stata dimenticata) e con Sunshine, e la ragazza aveva parlato con Lily scoprendo che la rossa non era arrabbiata con lei, ma con James e basta. Routine quindi.

 

**

 

In un tardo pomeriggio, all'incirca una settimana dopo quell'episodio, Sunshine si ritrovò in Biblioteca a studiare con Remus e Lily, entrambi chini sui loro temi di Pozioni.

«Ehm...Remus?» tentò Sunshine, allungando il collo per sbirciare.

«Smettila Sun!» la redarguì Lily scherzosamente, minacciandola con la piuma.

«Ehi! Siete cattivi.» piagnucolò la biondina, sorridendo però alla rossa. Remus si stava per unire al sorriso quando un movimento poco lontano catturò la sua attenzione.

«Che succede Remus?» domandò curiosa Sunshine.

«Niente. Mi era sembrato di vedere James e Sirius, ma è assolutamente impossibile!» disse il ragazzo, ritornando al suo compito.

«Davvero troppo strano! E sono assolutamente troppo calmi da un paio di giorni.» constatò sospettosa Lily.

«Anche l'altro giorno mi è sembrato di vederli girare qui attorno. Ma sembrava fossero diretti al Reparto Proibito e poi, perchè mai dovrebbero essere in Biblioteca?» aggiunse Sunshine.

«Reparto Proibito dici? Aspettatemi, torno subito.» Remus si alzò di scatto, ora incurante che Sunshine copiasse l'inizio del suo compito, e si diresse verso quella parte della Biblioteca.

«...non sono per niente convinto che sia sicuro non farlo di notte! Va bene, dobbiamo dormire per non insospettire nessuno però così è...» il sussurrare di Sirius raggiunse le orecchie di Remus e il ragazzo allungò il passo.

«Che fate qui ragazzi?» domandò curioso e sospettoso insieme.

«Ehi Remus! Come mai qui?» James si allontanò da Sirius e rivolse un sorriso smagliante a Remus.

«Studiavo. Voi invece?» chiese ancora l'altro.

«Err noi...ehm..» James rivolse uno sguardo d'aiuto a Sirius che lo colse al volo.

«Allora abbiamo sentito dire dall'amico...» incominciò, venendo poi interrotto da James.

«Del cugino..»

«Del fratello...»

«Dello zio...»

«Del migliore amico...»

«Del padre...»

«Della sorella...»

«Dell'amica...»

«Del compagno di stanza...»

«Del vicino di banco...»

«Di un ragazzo di....»

«Tassorosso, che...»

«Se avessimo cercato il quarto libro...»

«Della terza colonna...»

«Dell'ottavo scaffale...»

«Da sinistra...»

«Del reparto dei...»

«Maghi dell'Ottocento...»

«Avremmo trovato un passaggio segreto che porta a...»

«Allo studio di Silente!»

Remus guardò con gli occhi spalancati i due, che continuavano a interrompersi e a completarsi le frasi a vicenda. Non credeva loro, questo era ovvio...

«E quindi state andando a vedere?» domandò poi, decidendo di stare al gioco per vedere dove sarebbero arrivati.

«Ecco noi...abbiamo deciso di farlo questa notte quando non ci sarà nessuno in giro a rubarci il passaggio.» rispose Sirius.

«Esatto.» lo appoggiò James.

Remus li guardò ancora un po' e poi decise di lasciarli fare. Non voleva essere coinvolto e poi, finchè stavano in Biblioteca, cosa potevano mai fare di male?

«Ok...bene. Allora...ciao.» li salutò, girandosi e tornando dalle ragazze.

«Allora?» domandò curiosa Sunshine appena Remus fu di nuovo seduto.

«Quei due sono strani, credete a me.» sussurrò Remus, prima di rimettersi a scrivere il suo tema, mentre le due ragazze si lanciavano sguardi perplessi.

Intanto, un po' più in là...

«Ci stava per scoprire, Salazar!» imprecò James.

«Te l'avevo detto che era meglio venire di notte.» replicò imperturbabile Sirius.

«Vaffanculo. Dato che non c'era da nessuna parte, come potevo immaginare fosse proprio qui? Avanti, chi mai verrebbe in Biblioteca?» si difese l'altro, dirigendosi con l'amico verso l'uscita.

«Lui evidentemente. Oh guarda, non è la Evans quella seduta con lui?» fece ironico Sirius, indicando la rossa seduta con il loro amico.

James si bloccò immediatamente e si incupì.

«Lupo bastardo.» ringhiò, dirigendosi verso il tavolo.

«Oh Jamie ma che...» Sunshine si fermò quando vide l'espressione di James.

«Ehi Evans. Come mai qui? Non hai voglia piuttosto di venire in giro con me?» domandò James. Remus alzò gli occhi al cielo, capita la motivazione di quel comportamento e Lily lo guardò male.

«Vattene Potter. La Biblioteca è un posto dove stanno le persone che sanno almeno leggere.» rispose la rossa, facendo ridacchiare Sunshine che un secondo dopo lanciò una piccola occhiata di scuse a James.

«Io so leggere Evans. Se vuoi posso farti un invito per Hogosmeade scritto!» propose James.

«Perchè invece non mi fai un bel regalo e sparisci, Potter? Vai a farti abbracciare dalla Piovra Gigante, su!» Lily si chinò di nuovo sui suoi compiti, chiudendo il discorso. James lanciò un ultimo sguardo di avvertimento a Remus e poi se ne andò, seguito da un Sirius piuttosto divertito.

Dopo qualche metro percorso con aria offesa in silenzio, James si bloccò improvvisamente.

«Sirius. Sono un genio!» esclamò, voltandosi con aria trionfante verso Sirius.

«A sì?» chiese poco interessato Sirius, facendo l'occhiolino a una ragazza che passandogli vicino gli aveva sorriso.

«Certo! Ho appena trovato il regalo perfetto per il compleanno della Evans che è la prossima settimana! E sono sicuro che lei sarà così entusiasta e grata che mi concederà un appuntamento.» specificò allegro James.

«Amico, sei caduto davvero in basso.» considerò Sirius, sempre senza degnarlo nemmeno di uno sguardo.

«Perchè?» domandò sorpreso e contrariato James.

«Pur di avere un appuntamento ti abbassi a far regali? Sei pessimo. Guarda!» lo invitò l'altro, allontanandosi poi di qualche passo e tirando fuori la bacchetta. Con un semplice incantesimo fece cadere i libri dalla borsa di una ragazza carina di Corvonero che si allontanò leggermente dalle amiche per raccoglierli. Sirius si avvicinò e glieli porse con un sorriso. La ragazza arrossì. Sirius le fece un occhiolino e lei ridacchiò. Poi si allontanò, non senza girarsi un paio di volte a guardare Sirius che la fissava sorridente.

«Amico, tu sei caduto in basso! Tutte quelle scene per un paio di sorrisetti?» fece sarcastico James.

Sirius però scosse la testa.

«Non hai capito niente come al solito Jamie. Se avessi voluto avrei potuto chiederle di uscire e lei avrebbe accettato ancora prima di pensarci.» spiegò.

«E tu quando le hai scoperte tutte queste cose?» si sorprese James.

«In giro. Comunque il concetto era: con appena un paio di sorrisi puoi avere tutte quelle che vuoi, perchè vuoi la Evans?» disse Sirius, ritornando al punto del discorso.

James ritornò serio e strinse gli occhi, corrucciando le sopracciglia.

«Perchè è la mia sfida. E non lascerò perdere finchè non avrò vinto.» e senza aggiungere altro James riprese a camminare.

 

**

 

«Buongiorno raganella.» Sam si sedette di fianco a Sunshine, come ogni mattina, lasciandole u bacio sulla guancia.

«Ciao Sammy.» salutò lei, passandogli la brocca del succo di zucca.

«Buon compleanno Lily.» aggiunse un secondo dopo Sam, cogliendo l'occhiata di Sunshine e ringraziandola poi con un sorriso e un occhiolino.

«Oh grazie Sam!» Lily distolse gli occhi dai Malandrini, che facevano colazione qualche posto più in là per sorridere al ragazzo, prima di ritornare a mangiare con lo sguardo fisso sui quattro.

«Lils, ti sei finalmente innamorata di James?» domandò scherzosa Sunshine.

«Cosa? No!» esclamò Lily, facendo voltare un paio di ragazzi che passavano in quel momento per il tono sconvolto della risposta.

«Continui a fissarlo.» le fece notare Sam.

«Lo so! Ma non mi ha ancora fatto gli auguri!» li informò la rossa.

Sam inarcò un sopracciglio e Sunshine espresse la sua domanda a voce.

«E quindi? Non dovresti esserne felice?» chiese, sorpresa.

«Certo, ovvio! Ma non vi sembra...strano? Gli altri anni esagerava in ogni modo possibile e immaginabile e quest'anno...» considerò Lily.

«Mah.» fu il commento di Sam che poi, poco interessato, decise di ritornare alla sua colazione. Anche Sunshine si lasciò distrarre e Lily restò da sola a fissare i Malandrini che chiacchieravano tra loro.

«La Evans continua a fissarti Jamie.» mormorò in quel momento Peter, informando James.

«Visto Sirius? Te l'avevo detto!» esultò James, senza incrociare gli occhi color smeraldo grazie ad un grande sforzo di volontà.

«Secondo me sta solo cercando di capire che cosa state programmando di farle passare.» lo frenò subito Remus, intento a leggere la Gazzetta del Profeta.

Sirius rise e James si imbronciò.

Per tutto il resto della giornata James ignorò altamente Lily. Quando Remus le si avvicinò per farle gli auguri, fece finta di doversi allacciare una scarpa, quando lei gli passava vicino si girava dall'altra parte e quando casualmente i loro occhi si incontravano si imponeva di distogliere immediatamente lo sguardo.

Quando venne la sera erano entrambi, James e Lily, esausti. Uno per lo sforzo di non infastidire come al suo solito Lily e Piton e di starle lontano, l'altra per lo sforzo di calibrare ogni singolo atto di James per cercare di capire che cosa avesse in mente.

«Basta Lily! Se proprio questa cosa ti indispone tanto vai a parlare con lui no?» esplose alla fine Sunshine, irritata dalle continue supposizioni senza fondamento di Lily.

«Dovrei andare a parlare con Potter?!» fece Lily, sconvolta dalla proposta dell'amica.

«Sarebbe d'aiuto, sì.» disse anche Sam, intento a fare i compiti con una mano sola, dato che l'altra era intrecciata ai capelli di Sunshine, accoccolata tra le sue gambe, seduta sul tappeto.

Lily boccheggiò un po', calibrando la proposta, ma alla fine si alzò con un sospiro.

«Potter.» chiamò, avvicinandosi a Sirius e James che giocavano a sparaschiocco osservati da Peter mentre Remus correggeva i loro temi di Trasfigurazione.

Sia Sirius che Peter spalancarono gli occhi al vedere la Evans che, di sua spontanea volontà, o quasi, veniva a cercare James, ma questo rimase quasi impassibile, anzi si mostrò quasi infastidito per l'interruzione.

«Dimmi, Evans.» sospirò, alzando gli occhi su di lei.

«Che cosa hai in mente?» domandò diretta lei.

«Di finire questa partita e poi di andare a letto immagino.» rispose James.

«Non intendevo questo. Per tutto il giorno sei stato troppo tranquillo, non mi hai nemmeno salutata, non mi hai parlato, non mi hai infastidita, non mi ha nemmeno guardata! Che cosa stai architettando?» spiegò spiccia lei, ripetendo la domanda, quasi aggressiva.

«Calma, Evans, calma. Vuoi dirmi che il tuo regalo di compleanno non ti è piaciuto?» chiese, ora leggermente deluso, James.

Lily sobbalzò, sorpresa, ma poi fece velocemente due più due. Potter era stato stranamente tranquillo, le aveva detto che le aveva fatto un regalo di compleanno e si ricordava di una volta, in Biblioteca, in cui gli aveva detto...

«Cioè, il mio regalo era che tu non mi avresti infastidita per tutto il giorno?» chiese, giusto per avere conferma.

«Esatto!» ora James sorrideva, soddisfatto e trionfante.

«Sai Potter, credo che fosse il migliore regalo che potessi farmi.» considerò pensierosa Lily, facendo allargare ancora di più il sorriso di James.

«Quindi ora esci con me?» domandò veloce il ragazzo, speranzoso.

«Non è mica il tuo di compleanno, Potter.» Sirius scoppiò a ridere, senza che Lily ne capisse il motivo, e James si incupì, ma ora che Lily aveva risolto il mistero, non le interessava più parlare con quegli spostati, quindi se ne ritornò da Sunshine e Sam.

«Quindi?» domandò Sunshine appena Lily si fu lasciata cadere sul divano di fianco a lei.

«Quindi mi sono rovinata il compleanno a pensare a che diavolo stesse programmando Potter quando probabilmente oggi sarebbe stato l'unico giorno in molto tempo che avrei potuto passare senza lui tra i piedi.» la informò Lily, senza spiegarle niente di più. E chissà perchè, anche Sam scoppiò a ridere.

 

**

 

Febbraio ormai era arrivato e si avvicinava sempre di più l'odiato/amato giorno di San Valentino. Le ragazze fidanzate aspettavano trepidanti quel giorno, fantasticando sui regali che avrebbero ricevuto, sulle gentilezze che sarebbero state loro fatte, sulle sorprese che sarebbero state rivelate. Le ragazze single invece tacevano, che più chi meno invidiosa, cercando di non irritarsi ancora di più alla vista del castello che pullulava di coppie impegnate in dolci effusioni.

I ragazzi in generale erano spaventati: quelli fidanzati perchè temevano di non riuscire a trovare il regalo perfetto, quelli non fidanzati perchè temevano gli agguati delle ragazze single e già si sentivano oppressi dallo zucchero che sarebbe stato sparso a piene mani dalle coppiette.

Una delle poche coppie che faceva eccezione era quella formata da Sam e Sunshine.

Sam infatti era quasi ridicolo nel suo aspettare con trepidazione quel giorno, parlando continuamente eccitato di cosa sarebbe successo, decisamente più ansioso di Sunshine, che se ne fregava altamente e anzi alzava gli occhi al cielo sempre più spesso quando sentiva uscire dalla bocca del suo ragazzo le due parole odiate “San Valentino”.

Anche i Malandrini erano davvero poco interessati dalla festa. Quello che a loro interessava veramente era la gita ad Hogosmeade programmata per quel giorno, il resto non contava niente.

Nel Dormitorio delle ragazze, la sera prima del fatidico giorno si respirava un'aria strana.

Mary era in Sala Comune, probabilmente in cerca di altri inviti per l'uscita del giorno seguente, dato che evidentemente cinque non le bastavano.

Emmeline si era dileguata, come al solito, con le sue amiche Tassorosso.

Sul pavimento invece erano sedute in cerchio, con un po' di dolciumi tra loro, Lily, Sunshine, Alice e Marlene.

«Avanti Sun, non sei nemmeno un po' emozionata? Nemmeno un pochino pochino?» chiese Alice, sporgendosi verso la biondina che però scosse la testa con un sorriso.

«Nemmeno un po', Alice. Davvero, non riesco a capire tutta l'eccitazione di Sam! È un giorno come gli altri!» spiegò la ragazza.

«Un giorno come gli altri? È San Valentino! Se io avessi un ragazzo...» Alice però non concluse la frase, arrossendo di botto.

«Ehi ehi ehi! Signorina Prewett, che cosa significano quelle guance rosse?» indagò immediatamente Lily, un sorriso malizioso sulle labbra.

«Cosa? Niente!» si difese Alice, portandosi le mani sulle guance come a voler nascondere il rossore.

«Niente? Alice, questo non si fa! Non si nascondono certe cose alle tue amiche!» la rimproverò scherzosamente Marlene, facendo arrossire la povera Alice ancora di più.

«Non c'è niente da nascondere!» protestò ancora la mora, anche se più debolmente.

«Non dire le bugie, Ali! Chi è il ragazzo così fortunato da aver attirato la tua attenzione?» domandò Sunshine, felice che il discorso si fosse spostato su qualcun'altra.

«Nessuno, ho detto! Davvero!» si impuntò Alice, ma il rossore sulle guance era più che sufficiente a smascherarla, anche senza il tono incerto della voce.

«Dillo! Daaaaaaai, Ali!» la supplicò Lily, lasciando che la treccia in cui si stava raccogliendo i capelli si sciogliesse per sporgersi in avanti.

«Ok ok!» era così facile convincere la piccola Alice! Non sapeva resistere alle suppliche, soprattutto se fatte dalle sue tre ragazze preferite.

«Allora?» esortò Marlene, dato che la mora si era bloccata e non parlava.

«Lui...non è proprio il ragazzo più carino del mondo forse e non parla spesso, però è dolce e...»

«Ali, vogliamo un nome!» tagliò corto con un sorriso Sunshine.

«Siete davvero delle impiccione!» esclamò Alice, ricevendo in risposta solo tre linguacce.

«Ok ok. Va bene allora...mi piace Alan Smythe, il ragazzo moro di Corvonero che l'ultima volta ha lavorato con me a Erbologia.» capitolò Alice.

«Alan Smythe? Alan-ti-guardo-dall'alto-in-basso-Smythe?» esclamò stupefatta Lily.

«Ehi! Non è vero! È solo timido e quello è il suo modo per difendersi!» lo protesse Alice.

«Oh che dolce, già lo difendi?» la prese in giro Marlene.

«Ma almeno c'hai parlato più di una volta?» domandò invece Sunshine.

«Ehmm...ho parlato con lui a Erbologia e poi una volta in corridoio, ma...» spiegò Alice, guadagnandosi altre occhiate meravigliate e un po' diffidenti.

«E già dici che ti piace?» fece notare Lily, un sopracciglio alzato e le labbra contratte in un'espressione dubbiosa.

«Che cosa c'è che no va? È carino e dolce e...» si difese Alice.

«Dolce? Ma se l'altro giorno ha quasi mandato una Fattura a uno del primo anno perchè gli era andato addosso!» fece Marlene.

«Non è vero! Devi averlo scambiato per qualcun'altro.» disse testarda Alice.

«Ok ok, non importa. È a te che deve piacere, Ali.» intervenne Sunshine, anche se anche lei era dubbiosa, per porre fine alla discussione.

Marlene fece spallucce, mentre Alice le mandò un bacio.

«Allora, che fai ancora qui?» chiese Lily un secondo dopo.

«Scusa?» chiese perplessa Alice.

«Vai a farti invitare ad Hogosmeade da Smythe, forza!» e ridacchiando, Lily si alzò in piedi, tirando poi Alice per farla alzare a sua volta.

«Ma sono senza scarpe e sono spettinata e...» provò ad opporsi Alice.

«Mettile.» ordinò Sunshine, porgendole le scarpe, mentre Marlene le sistemava con pochi colpi di spazzola i capelli scuri.

Pochi minuti dopo, ridacchiando, si erano appostate fuori dalla Sala Comune di Corvonero, sperando che Alan non fosse ancora tornato da cena.

«Andiamo via, non c'è!» sussurrò Alice, pochi secondi dopo l'inizio dell'appostamento.

«Shhh. Arriverà!» la zittì sicura Marlene, continuando a scrutare per il corridoio.

«Ma come fai a...» provò ancora Alice, ma si fermò subito non appena colse l'occhiata di Lily.

Ebbero fortuna. Qualche decina di minuti dopo, quando ormai le ragazze stavano finendo le energie per fermare Alice, ben decisa e tornarsene in Sala Comune, si sentirono dei suoni di passi e quattro Corvonero spuntarono da dietro l'angolo.

«E ora?» domandò in panico Alice.

«Vai lì, digli qualcosa e poi fai la carina finchè non ti invita!» poi, senza aspettare la risposta, Lily diede una spinta ad Alice per farla uscire dal loro nascondiglio.

«Oh ciao Prewett!» salutò Alan sorpreso. I suoi amici gli fecero un occhiolino e scapparono via, lasciandolo solo davanti ad un'imbarazzatissima Alice.

«Ciao Alan.» salutò lei, le guance rosse. Lui percorse il suo corpo con uno sguardo, poi tirò fuori un sorrisino.

«Lo odio già.» sibilò Marlene, appoggiata da Lily.

«Avanti ragazze, dategli una possibilità!» sussurrò di rimando Sunshine.

«Allora, c'è qualcosa di cui volevi parlarmi?» domandò Alan.

«Ehmm...sì. Riguarda il compito di Erbologia e mi domandavo...» inventò lì per lì Alice, ma venne interrotta dal ragazzo.

«Pensi ai compiti di Erbologia la sera prima di San Valentino?» chiese sorpreso e un po' sarcastico.

«Io bè sì...domani tanto vado al villaggio con le mie amiche quindi posso tornare quando voglio e se pioveva pensavo di restare...» spiegò Alice, lanciando un'occhiataccia in direzione delle ragazze nascoste.

«Restare al castello? Ma sei matta?» Alice sobbalzò al tono di voce di Alan, ma il ragazzo le sorrise.

«Oh no, non posso permetterlo! Una ragazza carina e gentile come te rinchiusa nel castello a San Valentino? Assolutamente no!» esclamò indignato.

«Al dire il vero le mie amiche...» tentò ancora Alice. Evidentemente però lo sport preferito di Alan era non lasciale finire le frasi, perchè la interruppe di nuovo.

«Domani verrai con me a Hogosmeade, ok?» disse, in un tono che più che una domanda faceva apparire la frase come un'affermazione.

Marlene sibilò di nuovo e Lily lo insultò sottovoce, ma Alice sorrise, illuminandosi.

«O-ok! Certo, grazie! Sarebbe belliss..» esclamò, sorridendo ad Alan.

«Oh non ringraziarmi oggi. Tieni i ringraziamenti per la bella giornata che passerai con me domani! Ora devo andare ci vediamo in Sala d'Ingresso alle nove. Ciao.» e senza lasciare che Alice gli dicesse nemmeno un'altra parola si incamminò lungo il corridoio sorridendo soddisfatto.

Appena fu sparito, le tre ragazze saltarono fuori dal loro nascondiglio, avvicinandosi ad Alice.

«Avete visto quanto è carino? E è così deciso e...» sospirò sognante la ragazza. Lily sbuffò, ma non disse niente, ma Marlene parlò sicura.

«Stronzo. Ehi, non guardarmi così, è vero! È uno stronzo maleducato! Non ti ha fatto finire nemmeno una frase e le sue domande sembravano più delle decisioni già prese!» sbottò.

«Non è vero!» protestò Alice.

«Sì invece!» si impuntò Marlene, mentre Lily annuiva.

«Siete solo gelose!» le attaccò Alice.

«Gelose noi? E perchè?» fece stupita Lily.

«Perchè io ho un ragazzo con cui uscire e voi no!» spiegò Alice.

«Alice...» provò ad intervenire Sunshine.

«Ci vediamo!» salutò invece la mora, girando sui tachi e correndo voi.

«Siamo state proprio stupide e farla venire qui.» sospirò Lily.

«Capirà.» disse lapidaria Marlene.

«Speriamo solo che non ci stia troppo male.» aggiunse mesta Sunshine. Poi insieme si avviarono verso il Dormitorio.

 

**

 

Nel frattempo, nel Dormitorio di Serpeverde, Severus bruciacchiava con la bacchetta dei cuoricini rosa che volavano per aria.

Qualcuno era misteriosamente entrato nella loro Sala Comune e l'aveva riempita di insulsi cuoricini di carta, di festoni rosa e, peggio ancora, aveva colorato ogni superficie disponibile di un vomitevole rosa confetto.

«Stupidi Malandrini.» sputò Jared, disteso sul letto, come se quella parola fosse il peggior inulto che conosceva.

«Stupido Potter.» annuì Severus, facendo tornare le tende del suo letto a baldacchino del loro solito colore.

«Io ancora non capisco come diavolo hanno fatto ad entrare!» si lamentò Mulciber, giocherellando con un pezzo di festone strinato dalle fiammelle di Severus.

«Chissene importa! La cosa importante è che sono entrati e hanno reso tutti ridicoli, per l'ennesima volta!» esclamò Jared furibondo, tirandosi a sedere di scatto e fulminando tutti con uno sguardo di fuoco.

«Sta calmo, Jared!» intervenne una voce. Jared si voltò verso la porta, da cui era appena entrato Regulus, spolverandosi un paio di cuoricini dai capelli.

«Regulus.» salutò con un cenno rigido della testa.

«Ehi.» borbottò Mulciber. Severus invece si limitò ad un cenno con la mano.

«Allora che fai qui?» domandò Jared, mentre Regulus si accomodava sulla sedia della scrivania.

«Sono venuto a vedere quanto eravate incazzati.» spiegò semplicemente il più piccolo, alzando leggermente le spalle e facendo scorrere lo sguardo da Jared, disteso sul letto con le braccia incrociate sotto la testa, a Severus che bruciava cuoricini e formava pian piano un mucchietto di cenere sul tappeto, a Mulciber che giocherellava con il festone rovinato.

«Secondo te? Quegli idioti ce l'hanno fatta di nuovo a prendersi gioco di tutti quanti!» scattò di nuovo Jared.

«E allora troviamo il modo per vincere noi questo gioco.» suggerì con leggerezza Regulus.

«E cioè? I nostri piani non funzionano mai, cazzo!» imprecò Jared.

«Ne troveremo uno. Stanne certo. Lo troveremo. E poi li distruggeremo.» assicurò Regulus, l'aria decisa e sicura e gli occhi lampeggianti di determinazione e di freddo odio.

 

*

 

«Stupido Corvonero!» Sunshine sobbalzò, facendo cadere la spazzola che aveva in mano sul pavimento, mentre Lily sollevava la testa dal libro che aveva in grembo. Alice, dopo essersi premurata di sbattere la porta con forza, marciò fino al suo letto, gettandosi a peso morto sulle coperte, seppellendo la testa nel cuscino.

«Ehi Ali. Che succede?» domandò cautamente Sunshine, raccogliendo la spazzola e posandola sul lavandino, prima di uscire dal bagno e avvicinarsi all'amica.

Alice per tutta risposta bofonchiò qualcosa di indistinto, che si perse nella federa del cuscino.

«Ali, così non capiamo niente però.» le fece notare Lily, abbandonando il libro a sedendosi a sua volta a fianco di Alice.

«Ho detto: stupido Corvonero bastardo.» ripeté furibonda Alice, sollevando la testa quel tanto che bastava per far capire le sue parole.

Lily e Sunshine si scambiarono uno sguardo. Sapevano che sarebbe successo prima o poi. Dopo San Valentino, in cui Alice aveva dichiarato di essersi divertita molto con il suo accompagnatore, la ragazza era uscita un altro paio di volte con Alan, tornando sempre felice e pimpante, ma a dire la verità le sue amiche non credevano molto a quella brillante facciata. Alice era una ragazza molto dolce, non le piaceva creare conflitti, ma aveva anche decisamente poca pazienza. Sapevano che non c'avrebbe messo molto a stufarsi dei modi di Alan, speravano solo che lo avesse mollato solo per quello e non fosse successo nient'altro che l'avesse ferita.

Sunshine sospirò, aprendo la bocca per chiedere una spiegazione più esauriente quando la porta si spalancò ed entrò Marlene.

«Ehilà! Alice mi è sembrato di sentire la tua adorabile voce giù in Sala...ma che è successo?» il sorriso che aveva in volto scomparve, sostituito da un'espressione preoccupata. La ragazza attraversò in pochi passi la stanza e si sedette a sua volta di fianco ad Alice.

«'iao Lene.» mormorò Alice, la testa di nuovo affondata nel cuscino.

«Ehi piccola, è successo qualcosa?» domandò ancora Marlene, cercando anche aiuto nelle altre due ragazze che però poterono solo alzare le spalle.

«Sì. Ho mollato Alan.» bofonchiò Alice.

«Bè allora cos'è quest'aria depressa? Festeggiamo!» scherzò Lily, cercando di far ridere le altre, riuscendoci. Alice ridacchiò, un suono che però sapeva anche di singhiozzo e un paio di lacrime le sfuggirono dagli occhi.

«Ali...» cominciò preoccupata Sunshine.

«Ho mollato quello stupido, egocentrico, bastardo, opportunista, prepotente!» la interruppe Alice, come per ribadire il concetto.

«Non sapevo stessi con Potter, Alice!» esclamò, fintamente scandalizzata Lily, questa volta facendola ridere per davvero e prendendosi un piccolo schiaffo sulla spalla.

«Stupida.» ridacchiò Alice, asciugandosi un paio di lacrime che erano sfuggite e si erano aggiunte alle altre che correvano sulle guance,

«Comunque, visto che ci hai dato una splendida notizia, perchè piangi, piccola?» domandò Marlene, ritornando al punto.

«Forse è sbagliato dire che l'ho mollato dato che evidentemente secondo lui non stavamo nemmeno insieme, ma nelle mie intenzioni quello schiaffo voleva dire proprio quello.» rispose invece Alice.

«L'hai picchiato? Ti amo!» rise Lily, abbracciando Alice.

«Grazie dolcezza. Se lo meritava.» disse decisa Alice, mentre la tristezza ritornava ad essere rabbia.

«Come mai?» chiese Sunshine.

«Oltre che per i motivi conosciuti dall'umanità intera, ovviamente.» puntualizzò Marlene.

«Si era dimenticato che oggi avevamo un appuntamento in biblioteca e sono andata a cercarlo e lui mi ha detto che sono noiosa e nemmeno tanto carina.» spiegò Alice.

«Che bastardo!» esplose Marlene, mentre Lily stringeva pericolosamente gli occhi.

«Questo dopo essersi staccato dalla puttanela con cui stava tranquillamente pomiciando.» aggiunse Alice.

Marlene spalancò gli occhi, sconvolta, imitata da Sunshine, mentre Lily si alzò in piedi di scatto, trattenuta però prontamente da Sun.

«Quel brutto porco di un Corvonero di m...» esclamò Lily, fermando l'imprecazione prima della fine sotto lo sguardo di rimprovero di Sunshine.

«Già.» disse solo Alice.

Le altre tre si guardarono e poi insieme la coinvolsero in un caloroso abbraccio di gruppo.

«Allora, chi ha voglia di un po' di cioccolata?» chiese alla fine Lily, sorridendo. Le altre annuirono entusiaste.

«Solo un secondo.» disse poi Sunshine, uscendo poi di corsa dal Dormitorio precipitandosi in quello dei ragazzi.

«Ah!» gridò spaventato Peter quando la porta si spalancò di colpo.

«Ehi ragazzi!» salutò Sunshine, ignorando il fatto che Frank fosse corso in bagno coprendosi con il pigiama, James fosse disteso sul letto in mutande, Remus si stesse spogliando e Sirius fosse mezzo svestito e si stesse asciugando i capelli con un asciugamano.

«Dovresti bussare prima di entrare, sai Sun? Lo dico per te.» disse James come saluto.

«Un'altra volta.» sorrise Sunshine, sedendosi di fianco a lui e lanciandogli una maglietta che il ragazzo si infilò sospirando.

«Allora, che è successo? Abbiamo sentito la Prewett urlare qualcosa prima.» si inserì Sirius, finendo di infilarsi una maglia che usava come pigiama.

«Infatti. Quello scemo Corvonero con cui stava a quanto pare credeva che la loro fosse una specie di assurda “relazione aperta” o qualcosa del genere e si stava baciando con un'altra e lei lo ha mollato.» riassunse Sunshine.

«Ha fatto bene, ma perchè ce lo racconti?» chiese James.

«Vuole che la vendichiamo ovviamente.» rispose Sirius al posto di Sunshine.

Sunshine alzò lo sguardo, sorpresa di essere stata capita così presto.

«Oh! Ok. Vuoi qualcosa di specifico?» domandò tranquillamente James, come se stesse discutendo di che cosa mangiare la mattina a colazione.

«No no, niente. Fate voi.» rispose Sunshine alzandosi dal letto per ritornarsene in camera.

«Ok. Buona notte.» salutò James.

«Buona notte anche a voi!» e con un sorriso e un grazie Sunshine sparì.

«Sarà divertente.» sorrise Sirius, guardando James che sorrideva malandrino a sua volta.

«Questa cosa mi fa sentire molto...Robin Hood. Difendiamo i più deboli!» ridacchiò Remus.

«Robin chi?» chiese perplesso Sirius.

«Allora Robin Hood era...» Remus si lanciò nella sua spiegazione, sostenuto da Peter che, essendo mezzosangue ne aveva sentito parlare, mentre Sirius e James ascoltavano interessati.

Frank si appoggiò alla porta del bagno, come per ascoltare la storia, ma in realtà pensando ad altro.

Pensava alla piccola, adorabile Alice e a come doveva farle male quella storia. Pensava a quanto era stato stupido quel ragazzo a farsela scappare. Pensava a come gli sarebbe potuto andare da lei e consolarla, stringerla in un abbraccio e farle sapere che lui non se la sarebbe fatta scappare.

Poi spalancò gli occhi, tornando alla realtà. La realtà in cui lui e Alice non erano niente di più di compagni di Casa, in cui lui era troppo timido anche solo per parlare, figuriamoci abbracciarla o anche solo dirle che gli dispiaceva! Realtà in cui lui non sarebbe mai stato allo stesso livello di Alice e tutti i suoi sogni sarebbero rimasti, appunto, sogni.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Ok, mi sentivo molto brava perchè ero riuscita a finire il capitolo entro il tempo che mi ero stabilita nella mia testa, ma poi rileggendolo ho scoperto che è davvero un capitolo inutile! Ma completamente! Quindi perdonatemi, speravo di aver scritto qualcosa di meglio e invece...comunque:

  1. sì lo so, tutta la storia del libro all'inizio è assurda e anche quella in biblioteca ma la prima me l'ero sognata quindi ero obbligata a metterla e la seconda (con tutto il teatrino del cugino, del fratello blablabla) la dovevo alla mia Ale ;)

  2. La litigata in Sala Grande è stata provocata da qualcosa di cui Sirius e Remus non mi hanno informata, quindi non chiedetemelo :P

  3. Il regalo di compleanno di Lily è orrendo e assurdo, ma amen...

  4. Si nota che mi sentivo in colpa perchè mi stavo dimenticando di Frank?? Quindi l'ho inserito più spesso e gli ho dedicato addirittura la fine! E poi dicono che non sono generosa :P (seeee certo -.-)

  5. So che nell'ultima parte c'è un salto temporale, ma tanto per fare un reminder (dato che capisco che sia tutto un po' incasinato) siamo verso fine Febbraio e Alice e Alan sono stati insieme circa una settimana (che traguardo eh? XD)

  6. Un grazie enorme a chi ha recensito lo scorso capitolo: Jeis, Lisajackson e April16. Un grazie speciale alle due nuove recensitrici (?) che mi hanno fatto questo enorme regalo di esprimere la loro opinione sulla storia: Ginevra0002 e Enthy grazie mille dolcezze!!

  7. Avevo promesso un punto tutto per te e eccolo qui!! Un grazie a Bella1D che si emoziona ad essere nei saluti! <3

  8. Ovviamente un grazie enorme alla mia AleJackson che sopporta i miei scleri per ogni nuova OTP che scopro e per ogni serie tv alla quale mi appassiono: grazie amore!! <3

Ora me ne vado, spero che la vostra sia stata una bella prima settimana di vacanza (per quelli che l'anno fatta! :P nooooo amore cosa dici, non sto guardando te!!! <3)

Baci

*dD*


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Capitolo 69
*** Tutto sbagliato ***


 

 

 

 

Tutto sbagliato

 

 

 

 Nel Dormitorio dei Serpeverde del terzo anno c'era un'aria di cospirazione notevole, accentuata dalle luci abbassate e dal gruppettino di ragazzi seduti in cerchio in mezzo alla stanza.

«Allora, che cosa avete concluso?» chiese Jared rivolto ad Avery e Mulciber.

I due infatti nelle ultime settimane si erano dati allo studio accurato dei Malandrini e di quelli che giravano loro attorno cercando di cogliere gli aspetti più deboli del gruppo.

«Potter e Black sono praticamente inattaccabili. Qualsiasi insulto viene accolto come una sfida, che puntualmente vincono, ogni incantesimo contraccambiato e ogni inganno scoperto. Probabilmente hanno anche loro un qualche punto debole, ma non l'abbiamo ancora capito.» disse Avery.

«Il più debole dei quattro è Minus, ma gli altri gli stanno sempre attorno, pronti a difenderlo, non viene raggiunto praticamente mai né da insulti né da fatture.» continuò Mulciber, molto compreso nel suo ruolo.

«Quindi l'obiettivo è Lupin.» concluse Regulus, seduto tra Jared e Severus, l'aria concentrata e attenta.

«Esatto.» annuì Avery, un po' infastidito dall'interruzione.

«Qualche idea per colpirlo?» domandò Jared.

«Ce l'ho io.» si inserì Severus, un sorrisetto stiracchiato sulle labbra.

«Cioè?» domandò Mulciber, infastidito quanto Avery.

«Non avete mai notato come sparisce, come è sempre malato o assente in certi giorni del mese, le cicatrici che ha?» chiese Severus.

«No.» risposero contemporaneamente Jared, Avery e Mulciber, mentre Regulus rispondeva “sì”.

«Avevo già qualche idea su di lui. Sono da perfezionare ma...» spiegò Severus.

«L'importante è: funzionerà a ridurli a brandelli?» lo interruppe rabbioso Jared.

«Funzionerà.» annuì l'altro sicuro.

«In quanto a Potter e Black...» iniziò Jared.

«Hanno dei punti deboli piuttosto chiari.» si inserì Regulus, gli occhi chiusi.

«A sì?» domandò Avery arrabbiato, dato che a lui non sembravano per niente evidenti.

«Sì. Sono uno il punto debole dell'altro. Mettili uno contro l'altro e li avrai distrutti.» spiegò Regulus, gli occhi ancora chiusi.

«E come facciamo?» domandò Mulciber.

«Il loro secondo punto debole è la ragazza, la biondina.» proseguì Regulus, ignorandolo completamente.

A quelle parole Jared sobbalzò, una luce pericolosa negli occhi. Avvertendo il movimento al suo fianco Regulus aprì gli occhi, puntandoli in quelli dell'amico.

«Sarà divertente. Farò io.» stabilì Jared, ghignando.

Regulus si illuminò per un secondo, afferrato il piano dell'altro, poi il suo sguardo si incupì di nuovo. Il più piccolo richiuse gli occhi, senza inserirsi più nella conversazione.

 

**

 

Sirius fremeva. Non ne poteva più di tutta quella storia, stava diventando davvero troppo!
«Che hai adesso?» sussurrò Remus, alla sua sinistra, abbandonando per un secondo gli appunti di Storia della Magia che stava prendendo per guardare male Sirius.

«Se Piton si gira un'altra volta a guardarci e ridere lo uccido con le mie mani!» sbottò quello, fulminando la schiena del Serpeverde che, chino a parlare con Mulciber, sfiorava quasi con la mano destra Lily, seduta dall'altro lato.

«Sirius...» ammonì Remus.

«No no, Sirius ha ragione!» si inserì James, giocherellando con una piuma che aveva passato tutta l'ora ad affilare.

«Non potete attaccarlo perchè vi guarda, ragazzi!» fece loro notare Remus.

«Non guarda noi! Guarda te e ride! E ultimamente era sempre in giro a ficcanasare e...» fece concitato James, alzando leggermente la voce.

Remus ebbe un brivido, pensando a quello che di sicuro stava passando per la mente a Sirius e a James, cioè che Piton aveva scoperto il suo segreto, ma si ricompose.

«Non preoccupatevi ragazzi, è tutto ok.» disse, cercando di tenere un tono calmo e rassicurante.

Sirius sbuffò, lasciando cadere il discorso, ma afferrando una piuma e cominciando a scrivere freneticamente su un pezzo di pergamena che poi passò a James.

 

Mocciosus mi preoccupa. Sono settimane che ci gira attorno, l'abbiamo incontrato troppo spesso ultimamene e cerca sempre di origliare quando parliamo. Se scopre qualcosa...

 

Potrei dirti che sei davvero caro a preoccuparti così per Remus, ma la verità è che anche io sono preoccupato. Mocciosus è un pericolo.

 

Lo so. Non voglio rischiare. E se facessimo qualcosa per farlo desistere?

 

Tipo?

 

Non lo so. Tipo dargli una falsa pista oppure una quasi giusta...

 

No. È troppo pericoloso Sirius.

 

Ma ce lo leverebbe di torno! Se provassimo a fargli vedere....

 

Che cosa? Remus? Così magari muore di paura? No. È troppo pericoloso e tu non farai niente che possa mettere in pericolo il segreto di Remus.

 

Sirius sollevò lo sguardo dal foglio. Odiava quando James faceva così e diventava all'improvviso serio e ragionevole. Lo preferiva di più nella versione “prima agisco e poi penso”.

Odiava il fatto che gli stesse dando quello che sembrava tanto un ordine. E odiava il fatto che l'idea che aveva in testa sembrasse allo stesso tempo giusta e terribilmente sbagliata. Poteva risolversi tutto, ma anche andare tutto male. E se fosse andato tutto male le conseguenze per tutti sarebbero state tremende.

Sapeva che quando aveva queste idee, giuste e sbagliate insieme, la cosa migliore che poteva fare era parlarne con qualcuno, ma avrebbe fatto solo venire ansia a Remus, paura a Peter e avrebbe fatto arrabbiare James. Quindi si limitò a rimuginarci su, mentre i dubbi crescevano ma anche le certezze, insieme alla frustrazione e alla rabbia verso Piton.

A cena Sirius giocherellava con il cibo nel piatto, creando forme strane con le patatine e poi distruggendole.

«Che ha Sirius?» domandò Sunshine, seduta di fianco a James e a Sam, dopo aver salutato con un bacio quest'ultimo che le aveva tenuto il posto.

«Niente. Giornata un po' così.» rispose telegrafico James, che al contrario dell'amico si abbuffava.

«Ah. Sicuro?» domandò incerta Sun.

James mugolò un assenso e la ragazza, dopo un ultimo sguardo perplesso, aveva deciso di cambiare discorso.

«Remus è...» cominciò, ma venne subito interrotta da Sirius.

«In Infermeria, non si sentiva bene.» ringhiò quello, senza alzare gli occhi dal piatto.

Sunshine sobbalzò, sorpresa dal tono arrabbiato del ragazzo, ma James le fece segno di non indagare, così semplicemente si girò dall'altra parte e cominciò a chiacchierare con Sam e Alice.

«Mocciosus ci fissa di nuovo.» fece notare Peter, facendo un segno con la testa verso il Serpeverde, che non staccava gli occhi dal loro tavolo.

Sirius ringhiò e fece un gesto come di alzarsi, ma James fu più veloce e lo afferrò per un braccio, trattenendolo.

«Che diavolo fai, Sirius? Vuoi far andare tutto nei casini?» domandò sottovoce.

Sirius non replicò, ma lo guardò male, scrollandosi la sua presa dal braccio e alzandosi.

«Dove vai?» domandò Peter.

«Via.» rispose solo Sirius, dirigendosi verso la porta con passo deciso, la sguardo furente a terra.

Nessuno si accorse di Avery e Piton che si alzavano per seguirlo, dopo aver fatto un segno con la testa a Jared e a Regulus che avevano annuito.

Sirius camminava veloce, arrabbiato. Non sapeva nemmeno lui perchè aveva tutta quella rabbia in corpo, ma si sentiva come se il bisogno di colpire qualcosa, o qualcuno, fosse troppo forte anche solo per provare a trattenerlo.

Si diresse verso il parco. Tutto era buio, anche se le giornate cominciavano, seppur lentamente, ad allungarsi, e un venticello freddo soffiava, infilandosi tra le pieghe del mantello e facendolo rabbrividire. Sirius però non aveva intenzione di tornare dentro. Era troppo arrabbiato.

«Ehi Black, anche tu fai una passeggiatina al chiaro di luna?» domandò Severus all'improvviso, la voce beffarda, spuntando da dietro un cespuglio.

«Non è serata. Fila.» lo avvertì Sirius, cambiando direzione, dirigendosi verso il lago.

«Come non è serata? Eppure piace così tanto la luna, a voi Malandrini! Soprattutto a Lupin, non è vero?» insinuò Piton, allargando il ghigno quando vide le spalle di Sirius alzarsi in un sobbalzo.

«Che cosa ne sai tu, Mocci?» domandò aspro Sirius, girandosi di scatto.

«Vi piace tanto uscire al chiaro di luna da farlo ogni mese.» continuò il Serpeverde.

Sirius strinse con forza la bacchetta sotto al mantello, ma si trattenne.

«Non è vero.» negare. Negare fino alla morte. Ma forse...no. Non era la soluzione giusta.

«Oh invece sì, è vero. Vi ho visti. E ho visto Lupin uscire con Madama Chips. A proposito, come mai non era a cena?» insistette allora Piton.

«Non si sentiva bene. Ma a te che interessa?» rispose automaticamente Sirius. Nella sua testa però era in corso un conflitto non da poco. Una vocina diceva “fallo, risolverai tutto! E eliminerai questo impiccione invadente! Sarà divertente!” un'altra diceva “è la più grande stupidata della tua vita! Non farlo!” e un'altra ripeteva “cazzocazzocazzocazzocazzo!”.

«Niente così, per sapere. Sai per sapere se bisogna preoccuparsi di qualche cosa di pericoloso per la scuola, qualche malattia o cose simili.» disse beffardo Piton.

«No. E ora sparisci Mocciosus, o potrei seriamente perdere il mio autocontrollo e lanciarti una fattura.» minacciò Sirius.

Questo idiota sa già tutto! Cosa cambia dirglielo? Sparirebbe dalla circolazione!

Non sa già tutto! Sono solo insinuazioni! Non posso dirglielo!
Cazzo. E adesso?

«Non hai il coraggio di farlo senza i tuoi amichetti a pararti le spalle, Black.» lo prese in giro Piton.

«Scommettiamo?» lo sfidò Sirius, sfoderando la bacchetta.

«Sì. Scommettiamo.» rispose una nuova voce. Avery spuntò dal buio alle spalle di Piton, la bacchetta puntata addosso a Sirius, mentre Severus estraeva con calma la sua.

«Due contro uno. Davvero coraggioso da parte tua, Mocci!» esclamò sarcastico Sirius, anche se la voce nella sua testa che imprecava diventava in ogni momento più forte, tanto da arrivare quasi a sovrastare le altre due.

«Non eri tu quello che si vantava della sua bravura, Black?» chiese invece Avery.

«Non eri tu il babbuino che non sapeva nemmeno tenere in mano una bacchetta?» domandò di rimando Sirius.

Bastò quello.

«Pietrificus Totalus!» Sirius riuscì appena a schivare il raggio luminoso abbassandosi, ma così facendo abbassò per un attimo la guardia, trovandosi incastrato tra i due.

«Incarceramus!» gridò Avery di nuovo.

Sirius si abbassò, schivando di nuovo l'incantesimo e anche Piton, alle sue spalle, si dovette scostare per evitarlo.

«Idioti.» sbottò Sirius, sfruttando il varco che si era creato per sgusciare via verso il castello.

«Non così in fretta, Black!» esclamò Avery.

«Non è colpa mia se il tuo cervello va al rallentatore e fa vedere il mondo che ruota più velocemente. La mia velocità è perfettamente normale.» lo prese in giro Sirius, senza voltarsi.

«Brutto bastardo traditore!» lo insultò Avery, esclamando poi un incantesimo, che però mancò Sirius di almeno un metro.

Sirius affrettò il passo, sentendo i due che lo inseguivano, ma senza mettersi a correre. Non voleva scappare. Quando fu vicino alla luce della porta d'Ingresso tirò interiormente un sospiro di sollievo, ma non fece neanche in tempo a mettere a tacere la vocina che ancora imprecava, che un incantesimo lo colpì da dietro, immobilizzandogli le gambe.

Sirius barcollò un attimo prima di piombare al suolo, tagliandosi un sopracciglio e sbattendo una guancia.

«Ecco. Mi piaci sempre di più quando sei a terra, sai Black?» gongolò Piton, avvicinandosi.

«Questo perchè sei un idiota.» fece Sirius, pur sapendo che quella era un risposta idiota.

Piton strinse gli occhi, un'espressione di odio puro dipinta in volto. Sollevò la bacchetta e la puntò tra gli occhi di Sirius. Sirius non abbassò lo sguardo. In quel momento però...

«Sirius se qui fuori?» si sentì la voce di James e il suono dei passi che si avvicinavano.

Sirius approfittò della momentanea distrazione di Piton per puntargli la bacchetta addosso.

«Pietrificus Totalus!» ringhiò. Un secondo dopo il Serpeverde era a terra. La stessa fine toccò anche ad Avery.

«Ehi amico sei qui! Ma che...?» esclamò James, vedendo i tre a terra. Sirius si liberò le gambe e si passò una mano sul volto per togliersi un po' di sangue dal viso.

«Niente.» disse secco.

Eccola tornata, la rabbia. Quella rabbia generata dal dubbio. E se la sua idea fosse stata quella giusta? E se in quel modo avesse davvero potuto aiutare Remus? Ma ora non c'era più nessuna possibilità.

«Andiamo su allora.» disse James, distraendolo dai suoi pensieri.

Sirius lo seguì, rimuginando. Si era stufato di quella lotta nei suoi pensieri, si era stufato di tutto.

Si voltò verso i due Serpeverde a terra e poi verso l'ombra lontana del Platano Picchiatore.

Non ci pensò ancora sopra, come il suo solito alla fine agì d'istinto. Si abbassò verso Piton.

«C'è un nodo sul tronco. Premilo.» gli sussurrò ad un orecchio. Poi si allontanò, seguendo James che non si era accorto di niente.

 

**

 

Severus camminava avanti e indietro per la stanza, quasi a voler consumare la pietra del pavimento.

«La vuoi smettere?» chiese seccato Jared, seduto sul letto a leggere un libro, o almeno a tentare di leggerlo dato che il movimento ansioso del suo compagno di stanza non lo lasciava concentrare.

«Scusami.» sbottò secco Severus, senza però smettere di girare per la stanza.

«Si può sapere che hai?» domandò allora Jared, chiudendo il libro con uno schiocco.

«Niente.» rispose distratto Severus, senza nemmeno curarsi di sembrare credibile o meno.

Non riusciva a smettere di pensare alle ultime parole che quel sudicio Black gli aveva rivolto.

Un nodo? Quale nodo? Premerlo come? E quale albero? Davvero voleva che lui si avvicinasse fino al tronco del Platano Picchiatore per premere un maledetto nodo e far succedere chissà cosa? Per cosa poi? Perchè glielo aveva detto? Se le sue teorie erano giuste, e dovevano esserlo, Black non avrebbe ricavato nessun vantaggio e fargli scoprire il segreto del suo cosiddetto amico! Non aveva senso! Seppure...

Ed eccola, la soluzione. Era lì, era evidente. Quello non era altro che uno stupidissimo scherzo. Potter, Black e di sicuro anche Lupin avevano organizzato tutta quella sceneggiata solo per prenderlo in giro. Era andata di sicuro così! Il finto mezzo litigio di Potter e Black, Lupin che non era andato a cena per far credere di essere in Infermeria...tutto per umiliarlo ancora una volta, per ridere ancora di lui!
Eppure...questo avrebbe voluto dire che la sua teoria era sbagliata. Che quelle erano davvero tutte coincidenze come diceva Lily e come ribadivano tutti, che Lupin era davvero “cagionevole” e tutto.

Ma sapeva che non era così. Era assurdamente, completamente, incondizionatamente sicuro di avere ragione, maledizione! Non potevano esserci così tante coincidenze! Era inverosimile! Insensato.

E se invece fosse stato solo uno scherzo? E se fosse stata la verità e per qualche strano e misterioso motivo Black avesse voluto davvero dargli la chiave per risolvere definitivamente e con sicurezza tutta quella storia? Black era strano, questo lo sapevano tutti. Magari aveva i suoi motivi per mandarlo in pasto a...

O forse era per quello? Pensava che il suo amico mannaro l'avrebbe divorato, togliendolo definitivamente dai piedi? Era quello lo scopo di quell'assassino malato?

Ci stava. Stava in piedi. Potter e Black, con la gentile collaborazione del loro amico Lupo Mannaro, avevano deciso di ucciderlo.

Oh ma non ci sarebbero riusciti! Lui avrebbe visto quel maledetto animale e poi sarebbe andato a riferirlo a tutti, così da rovinarli completamente! Non sarebbe morto lui, ma i Malandrini!

«Finiscila se non vuoi che ti tiri una fattura!» la voce di Jared che lo minacciava, lo riscosse e Severus sobbalzò. Decise che era meglio non rischiare, soprattutto vista la sua importante missione programmata per quella notte, quindi si sedette di colpo sul letto, sorprendendo Jared.

«Era ora.» borbottò Jared tornando al suo libro.

Severus non replicò, preferendo distendersi sul letto e guardare il baldacchino, perso nei suoi pensieri.

«Che ha?» Severus si riscosse, sentendo la voce piatta di Regulus, entrato senza che lui se ne accorgesse nella stanza, seduto di fianco al letto di Jared.

«Che ne so io? Prima girava neanche fosse un drago in una scatola e adesso fa il morto!» borbottò l'altro, evidentemente infastidito dal comportamento di Severus.

«Che ha combinato?» domandò ancora Regulus.

«Che ne so? Non sono la sua balia!» scattò irritato Jared. Regulus lo guardò male, offeso, prima di alzarsi dalla sedia su cui si era seduto appena un minuto prima.

«Dove vai?» chiese perplesso Jared.

«Lontano dai tuoi nervi.» lo informò Regulus, voltandosi a guardarlo male un ultima volta prima di chiudersi la porta alle spalle.

«Sei un bambino!» gli urlò dietro Jared. Non ricevette risposta.

Qualche ora dopo finalmente il Dormitorio era buio e silenzioso. Severus sgusciò fuori dalle coperte, completamente vestito, afferrò la bacchetta e il mantello e uscì.

Sentiva una sottile eccitazione scorrergli in un fiume caldo sotto la pelle, ma camminò piano, cautamente. Non avrebbe rovinato il suo piano per colpa di Gazza o di qualche insegnante insonne!

Si fermò nella Sala d'Ingresso. La porta non era chiusa. Già quello era un indizio chiaro. Si concesse un sorrisetto e poi sgusciò all'esterno.

 

**

 

Sirius camminava ansioso. Aveva sbagliato tutto. Lo sapeva cazzo, doveva pensare prima di agire! Cosa diavolo aveva in mente quando aveva detto quelle cose a Mocciosus? E adesso Remus era lì fuori, tutto solo e quella viscida serpe...

«Sirius, si può sapere che hai? Andrà tutto bene.» mormorò James, seguendo i suoi movimenti con gli occhi.

Sirius non rispose. La luna non era ancora spuntata, ma presto...

«Sirius, puoi smetterla, per favore? Mi sta venendo il mal di mare.» lo pregò Peter.

Non poteva dire a James quello che aveva fatto. Ma non poteva lasciare che Mocciosus andasse fino da Remus. Se Remus l'avesse ferito...se l'avesse ucciso, non se lo sarebbe mai perdonato! E sarebbero finiti tutti nei casini, Silente compreso.

«Sirius...» cominciò James, sospirando.

«Ho capito, per Salazar!» sbottò Sirius, passandosi una mano tra i capelli e poi sugli occhi. La fissò per un secondo. Tremava.

«Sirius, così però mi stai mettendo ansia.» disse James, alzandosi in piedi per avvicinarsi all'amico.

Ma non era quello che voleva Sirius. Il bisogno di confessare tutto era già troppo forte, se James l'avesse guardato negli occhi e gli avesse di nuovo chiesto che succedeva...

Così si scostò, sfilandosi da sotto la mano che James gli aveva appoggiato sul braccio. James rimase sorpreso da quel gesto.

«Sirius, per favore, se c'è qualcosa che...» lo pregò.

James che pregava? Doveva essere più preoccupato di quello che sembrava.

E poi...l'illuminazione.

Quello era Mocciosus (maledetto lui e il suo naso!) e camminava verso il Platano. Poteva salvare ancora la situazione forse.

«Che cazzo sta facendo Mocciosus?» domandò subito, indicando la finestra con un dito.

James si girò di scatto, stringendo gli occhi.

«Maledetta la sua mania di ficcare il naso ovunque! Che fa in giro?» esclamò, afferrando il mantello.

«Che fai?» domandò Peter, prendendo però anche il suo e infilandoselo, imitato da Sirius.

«Gli impedisco di infilarsi nei fatti nostri.» rispose secco James, uscendo dal Dormitorio.

Sirius lo seguì, interiormente soddisfatto. Sperava di aver risolto tutto, ma...

«Non arriveremo in tempo.» ansimò James, correndo il più silenziosamente possibile nei corridoi bui.

«Non sa come entrare.» gli fece notare però Peter.

E fu lì che Sirius capì. Era colpa sua. Solo e soltanto colpa sua, del suo stupido istinto, della sua stupida testa e della sua stupidissima boccaccia. E avrebbe fatto bene a dirlo se voleva salvare almeno un po' la situazione.

«Lo sa.» mormorò, la voce bassa e il tono tombale.

James si fermò di colpo.

«Scusa?» esclamò, la voce troppo alta.

«Ho detto che lo sa. Muoviti!» lo esortò Sirius, spingendolo perchè ricominciasse a correre.

«E come lo sa?» domandò in un ringhio, una cupa consapevolezza negli occhi, James.

«Lo sa e basta.» poi Sirius si rimise a correre. Se James voleva sprecare la serata in mezzo a quel corridoio che lo facesse, lui doveva tamponare quel casino.

Un secondo dopo però James lo superò, correndo più veloce del vento.

«Non venire. Hai già fatto abbastanza.» sibilò quando gli passò vicino.

Sirius si bloccò sul posto. Non tanto per l'ordine, chissene frega di quello che dice James!, ma quanto per il tono di voce. Perchè se qualcuno gli avesse chiesto come suonavano la furia più nera e la delusione più profonda mescolate insieme avrebbe risposto: esattamente così.

 

**

 

Era stato lui. Come aveva anche solo potuto pensare di fare una cosa del genere? Come aveva potuto mettere a rischio Remus così? Aveva sempre detto di essere diverso dalla sua famiglia, ma in realtà era esattamente come loro: pazzo.

James accelerò ancora di più la sua corsa, grato per i faticosi allenamenti di Quidditch che gli permettevano di non stramazzare al suolo senza fiato, ignorando le preghiere di Peter che gli chiedevano di rallentare. Non sentiva più i passi di Sirius. Evidentemente lo aveva ascoltato e si era fermato. Aveva capito di non essere desiderato.

Anche solo pensare a quello, di non desiderare la presenza di Sirius al suo fianco in quel momento, gli faceva male da morire, ma non sarebbe tornato indietro a riprenderlo. Aveva fatto una cosa troppo grave.

Trovò la porta d'Ingresso ovviamente aperta, come ad ogni luna piena e si lanciò fuori senza rallentare, rischiando di rotolare giù dai gradini.

Sul prato era più facile correre senza fare rumore, ma l'erba bagnata lo rallentava.

Vide il Platano ricominciare a muoversi dopo che qualcuno lo aveva fermato.

Afferrò la bacchetta, la puntò su un ramoscello per terra e, senza nemmeno fermarsi a prendere la mira, lo mandò a colpire esattamente il nodo che voleva.

I rami si fermarono di nuovo.

James sentiva il tempo che scappava, le nuvole che correvano via, lasciando passare sempre di più la luce bianca della luna, le ombre che si allungavano, il cunicolo che si avvicinava.

Ma lui era troppo lento, troppo troppo lento. Il buio del buco lo contrastava, non aveva abbastanza fiato per pronunciare un “Lumos”, non aveva nemmeno più forza per accelerare ancora. Non si preoccupava nemmeno di abbassarsi, sbattendo la testa contro il soffitto molto basso di alcuni punti, solo per andare più veloce.

Più veloce. Più veloce. Più veloce.

Riusciva a sentire qualcuno che si muoveva davanti a lui. Sperò per un attimo che Remus si fosse spostato per trasformarsi in una stanza del piano superiore, ma alcuni gemiti, segno della trasformazione che iniziava, dissolsero quella speranza.

Un respiro trattenuto.

Poteva sentire Piton, era sempre più vicino, sempre più vicino.

Più veloce, più veloce, più veloce!

Uscì dal cunicolo, si gettò nella stanza, verso la porta che portava alla stanza in cui avrebbe trovato Remus.

Un mantello nero sulla soglia. Piton.

Da quel punto sapeva che non poteva vedere Remus, c'erano le casse in mezzo a coprire il ragazzo raggomitolato per terra, ma sarebbe bastato un passo.

E poi un'altra paura. Remus poteva sentire il loro odore.

Poteva sentire i gemiti che si trasformavano in ululati sempre più forti. La trasformazione era ormai completa. Ancora un secondo e sarebbe stato in piedi e Piton...

Piton che trattenne il fiato troppo rumorosamente, Piton che mise un piede in fallo facendo scricchiolare una tavola del pavimento, Piton che puzzava di carne umana.

Piton che avrebbe rovinato tutto.

James scattò sorprendendo anche sé stesso con quell'ultimo slancio, prendendo Mocciosus per un braccio e tirandolo via, ma il danno ormai era fatto.

Poteva vederlo da quegli occhi neri sbarrati, pieni di una luce spaventata e maligna insieme, dal volto cereo, dal sorrisetto soddisfatto e terrorizzato.

«Potter! Ormai...» cominciò Piton, tutto gongolante, ma un ululato lo fece fermare.

Perchè alle sue spalle c'era un Lupo Mannaro completamente trasformato, arrabbiato e assetato di sangue.

Entrambi raggelarono, restando immobili per un secondo.

James fissava gli occhi rossi della creatura, Piton le sue zanne, da cui colava un rivolo di bava rossastra. Entrambi tremavano leggermente, mentre la bestia fremeva, annusando l'aria producendo un suono inquietante.

Poi Piton gemette, un suono quasi inudibile, ma che spezzò quell'attimo di momentanea quiete.

Il Lupo Mannaro ululò, scattando in avanti, mentre James si buttava sul Serpeverde per spostarlo.

«Via!» urlò James, tanto ormai era inutile fare silenzio, trascinandolo via, allontanandolo appena in tempo dalle fauci della bestia.

Entrambi caddero a terra, rotolando leggermente verso sinistra, allontanandosi dall'entrata del tunnel, la loro via di fuga.

«Potter!» gridò Piton, in panico, come se la colpa di tutto quello fosse di James.

«Ho detto, vai via!» lo esortò ancora James, spingendolo verso il cunicolo.

Un altro ululato.

Il Serpeverde non se lo fece ripeter un'altra volta, infilandosi nel tunnel scuro barcollando.

James tentò di seguirlo, ma dovette schivare l'animale (non poteva nemmeno pensare che quello fosse Remus) che si era avvicinato ancora.

Si ritrovò così più lontano dalla sua via di fuga.

Se muoio qui ti uccido, Mocciosus! E poi anche Sirius! Pensò arrabbiato, cercando invano un modo per schivare la bestia e fuggire.

Intanto il Lupo si avvicinava sempre di più, ringhiando e ululando, i denti scoperti.

Poi James prese una decisione. C'era un'unica cosa da fare, anche se non voleva farla, anche se probabilmente non sarebbe servito a niente. Doveva provarci se non voleva morire lì, facendo andare nei casini anche Remus. E era tutta colpa di quell'impiccione bastardo di Mocciosus e di Sirius. Facevano bene i Serpeverde a chiamarlo traditore...evidentemente era nella sua natura.

Prese un respiro profondo, poi estrasse la bacchetta.

«Scusami Remus.» sussurrò, prima di puntare la bacchetta verso il petto del Lupo Mannaro.

«Petrificus Totalus!» urlò.

Ovviamente l'incantesimo non ebbe nessun effetto, se non quello di rallentare i movimenti della bestia, ma la luce e l'urlo lo confusero abbastanza da permettere a James di sgusciare via.

Si infilò nel cunicolo buio, senza nemmeno curarsi di accendere la bacchetta, pensando solo a scappare via di lì il più lontano possibile. Sperava che Remus non avrebbe avuto ricordi di tutto quello la mattina dopo, ma temeva non sarebbe andata così. E già aveva paura per tutti i sensi di colpa che si sarebbe fatto venire. Stupido Sirius, maledizione!

Però non aveva fatto che pochi passi, quando inciampò su qualcosa a terra.

«Cazzo Mocciosus!» imprecò, caricandosi il Serpeverde semi-svenuto sulle spalle e cercando di scappare più velocemente possibile, per quanto quel nuovo peso aggiunto alla stanchezza glielo consentisse, lasciandosi gli ululati alle spalle.

«Siete fregati Potter. Vi ho fregati.» cantilenava Piton, quasi in trance, ridacchiando ogni tanto, in un evidente stato di shock.

James non poté trattenersi oltre. Lo fece andare a sbattere con la testa su una parete, facendolo svenire definitivamente.

Quando furono vicino all'uscita, dopo un tempo che parve interminabile, James cercò di pensare ad un modo per tenere Mocciosus e fermare i rami contemporaneamente, ma stranamente quelli si bloccarono da soli.

Uscì fuori, perplesso.

Si guardò attorno e poi colse gli occhi di Sirius.

«Mi insulterai dopo.» gli sussurrò quello, abbassando lo sguardo.

In quel momento Piton rinvenne e, prima ancora di riuscire bene a capire dove si trovava, saltò giù dalla schiena di James e si mise a correre barcollando verso il castello.

«Fermati idiota!» lo richiamò James, senza poter urlare per paura di essere scoperto.

Ovviamente il Serpeverde non lo ascoltò e continuò ad allontanarsi.

Istintivamente James guardò Sirius, che gli fece cenno di seguirlo.

Entrambi si misero a correre.

«Appena ho ripreso fiato ti picchio, Black. E questa volta non scherzo.» ansimò James correndo.

«Ok.» sussurrò solo Sirius, tenendo il suo passo senza troppi sforzi.

«Sappi che sei nei guai. I Malandrini non accettano queste cose. I Malandrini forse non ci sono più.» lo avvisò ancora James, senza sapere nemmeno lui perchè glielo diceva.

Sirius questa volta non riuscì a rispondere, sentendo il suo cuore che si contraeva, spaccandosi.

James, esausto, inciampò su un gradino, ma non accettò la mano di Sirius.

Sirius rischiò di cadere quando una scala decise di cambiare, ma James non lo aiutò.

James non accettò il suggerimento della scorciatoia di Sirius.

Sirius non parlò più.

Arrivati nei pressi del gargoyle dell'ufficio di Silente videro una scena strana.

C'era Peter, la bacchetta sguainata, che cercava, senza troppo successo, di impedire il passaggio a Piton, che cercava di convincere la statua a farlo passare.

Entrambi accelerarono, per quanto possibile, il passo, ma prima che potessero raggiungere i due, la statua si spostò e, prima che Piton potesse esultare, ne uscì Silente.

«Basta.» disse con voce bassa e calma, ma decisa, il Preside.

All'improvviso sembrò calare un silenzio innaturale.

Non sentivano più il suono dei loro respiri, il battito dei loro cuori, il battibecco di Peter e Piton.

Silente li guardò tutti, poi fece loro cenno di salire.

Tutti lo seguirono in silenzio.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

salve cucciolotti (?)! lo so, con le vacanze avevo tempo e potevo aggiornare prima, ma il capitolo era pronto e la mia beta scansafatiche non me lo betava!! (ti voglio bene lo stesso, lo sai <3) e in più sono una persona cattiva perchè vi lascio con un capitolo del genere e con la notizia che domani parto! Eh sì, domani parto, vado al mare. Avrò una connessione internet, ma sarà piuttosto scarsa e comunque non so quando troverò il tempo, se lo troverò, di scrivere, quindi non ho la minima idea di quando aggiornerò! Ora sono un po' di fretta, sto facendo i bagagli quindi:

  1. questa è la cosa più importante (probabilmente l'unica): perchè ho deciso di mettere qui questa storia, mentre molte ff la mettono al quinto anno? Allora io sono andata a vedere sull'unica fonte sicura: zia Row. E nei doni della morte, quando sono raccontati i ricordi di Piton, c'è Harry che vede lo smistamento e un paio di anni più tardi Lily e Severus litigare a proposito degli amici di lui e del fatto che James Potter gli ha salvato la vita quindi ecco...un paio di anni dopo lo smistamento è il terzo anno quindi ho messo tutto qui. Spero non vi dispiaccia troppo :)

  2. Vi giuro e prometto che anche a me dispiace far del male ai miei amori così, ma supereranno tutto, promesso!

  3. Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo ossia: Jeis e LisaJackson (scusaaaaaaatemi se non vi ho risposto! Ero convinta di averlo fatto, ma evidentemente non l'ho fatto! Chiedo perdono!! Rimedio subito!), Federchicca Hufflepuff, April16 e Ginevra0002! Grazie a tutte care <3

  4. Un grazie speciale a Bella1D perchè ormai un punto è suo :)

  5. Ovviamente un grazie gigante alla mia AleJackson pigrona <3 come farei senza di te? Con chi sclererei? Con chi sognerei a occhi aperti (?)? ti voglio bene <3

Questa volta niente immagini, come ho detto, sono di fretta :)

Baci

*dD*

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Capitolo 70
*** Si fidava di lui ***


 

 

 

 

Si fidava di lui

 

 

Silente li guardava, senza dire una parola, gli occhi azzurri che sembravano volerli passare da parte a parte.

James teneva lo sguardo a terra, Sirius lo aveva puntato fuori dalla finestra, Peter scrutava i ritratti addormentai, o che facevano finta di dormire, e Severus si osservava le mani, muovendo le dita con impazienza, ansioso di rivelare il segreto dei Malandrini.

Passarono i secondi. Alla fine Silente sospirò e fissò gli occhi su Severus.

«Allora, cosa vi porta fuori dai vostri Dormitori fino alla mia porta in questa notte?» chiese, la voce bassa priva di quella scintilla di divertimento e di quella nota gentile che c'erano di solito.

«Signore, da un po' stavo osservando Potter, Black, Lupin e Minus perchè avevo notato che c'era qualcosa di anormale in loro..» cominciò Piton, eccitato.

«Chiudi quella boccaccia, Piton.» borbottò Sirius, pur sapendo che il Serpeverde non stava raccontando niente che Silente non sapesse già.

«Per favore, signor Black.» lo ammonì Silente, lanciandogli un'occhiata che però lui non colse, distratto dalle nuvole che si spostavano veloci nel cielo.

«Come stavo dicendo, c'era qualcosa di strano in loro e indagando...» Severus venne interrotto di nuovo, questa volta da James.

«Ficcanasando negli affari degli altri, vorrai dire.» sbottò.

Severus arrossì, ma non rispose.

«Indagando, ho scoperto che avevo ragione. Questa sera sono andato al Platano Picchiatore e ho trovato..» questa volta fu Silente stesso ad interromperlo.

«Lei crede davvero, signor Piton, che una cosa del genere potesse restare nascosta ai miei occhi? Crede davvero che il signor Lupin non sia qui per una mia richiesta?» domandò cortese.

Piton arrossì di nuovo, assumendo un colore rossastro che stonava sulla sua carnagione malaticcia.

«So del problema del signor Lupin, sono a conoscenza di che cosa fa una volta al mese e so anche dove si trova. Capisco la sua curiosità, ma questo non toglie che sia stato scorretto da parte sua agire così. Uscire dal suo Dormitorio, dopo il coprifuoco, per seguire un suo compagno...è decisamente scorretto. Per questo avrà una settimana di punizione e saranno tolti quaranta punti a Serpeverde.»

Durante il discorso di Silente, lo sguardo di Piton passò da eccitato a furibondo in meno di un secondo. Abbassò il capo, nascondendo la sua rabbia, stringendo i pugni e digrignando i denti, ma non fece nulla.

«Questo non toglie che lei ora mi debba promettere di non dire mai a nessuno di ciò che ha visto questa sera.» aggiunse Silente.

Severus alzò la testa di scatto, sorpreso e sconfitto. Se non poteva raccontarlo a nessuno...era stato tutto inutile. Lo sguardo del Preside era però fermissimo, non ammetteva discussioni e Piton fu costretto a capitolare.

«Lo giuro sulla mia vita, Signore.» sibilò, abbassando di nuovo il capo.

Silente annuì, poi gli fece cenno di uscire e aspettare fuori.

«Signor Minus, apprezzo il suo tentativo di aiutare il suo amico, ma anche lei non doveva essere fuori dal letto. Dieci punti in meno. Può aspettare fuori anche lei.» Peter si alzò, felice di non aver avuto nessuna punizione e che Silente non lo avesse rimproverato duramente, e scivolò fuori.

«Ora signor Potter, vorrei da lei un resoconto quanto più possibile dettagliato su che cosa è davvero successo lì fuori.» Silente congiunse le punta delle dita, appoggiando i gomiti sul tavolo, in attesa.

James prese un respiro profondo.

Raccontò tutto quanto, ma una voce nella sua testa lo convinse a non rivelare il coinvolgimento di Sirius in tutta la situazione. Semplicemente passò sopra al modo in cui Piton era venuto a conoscenza di come fermare il Platano.

Quando ebbe finito nello studio calò di nuovo il silenzio, interrotto solo dal ronfare di un mago in un ritratto e dai ticchettii e sibili di alcuni strani oggetti su un tavolino.

James aspettava, fremente, che Silente parlasse. Si aspettava una ramanzina peggiore di quella di Mocciosus, magari anche un miliardo di punti in meno e una punizione, ma non si aspettava che il preside invece aprisse gli occhi che aveva chiuso mentre lui parlava e gli sorridesse.

«Sai James, non me lo sarei aspettato da te.» James notò il passaggio dal cognome a nome, ma non capì il resto della frase.

«Scusi signore?» domandò perplesso, aggrottando le sopracciglia.

«Ho sentito spesso, anche troppo per quello che mi riguarda, parlare dei vostri...scherzi...ai danni dei Serpeverde e in particolare del signor Piton. La professoressa McGranitt viene a lamentarsi almeno tre volte al mese e voi stessi siete venuti qui nel mio ufficio più di una volta.» Silente sorrise, mentre James arrossiva leggermente, non sapendo se ricambiare o no.

«Quindi non mi sarei mai aspettato un gesto così nobile e altruista da parte tua verso il signor Piton. Verso moltissimi altri sì, conosco il tuo coraggio e so che il tuo animo è nobile, ma verso il signor Piton o qualche altro Serpeverde...non me lo sarei aspettato. O meglio, me lo sarei aspettato, ma non che tu compissi questo gesto con così tanta naturalezza, senza fermarti a pensare che quello a cui stavi salvando la vita era un tuo “nemico”. È stato molto, molto nobile da parte tua.» Silente continuò a sorridergli, ma James si era fermato qualche parola prima. Salvandogli...la vita?

Forse era stato il corso degli eventi, accaduti troppo in fretta per permettergli di processare il tutto, forse era stato lo shock, forse l'agitazione, forse qualcos'altro ancora, ma James non aveva ancora avuto l'occasione di fermarsi su quello.

Lui...lui, James Charlus Potter, aveva...salvato la vita a Severus Mocciosus Piton?

Non era possibile. Era troppo troppo assurdo!

Si girò verso Sirius, in un'inconsapevole richiesta di aiuto, ma l'altro lo stava fissando a sua volta, stupefatto quanto lui.

Silente si schiarì la voce, nascondendo una risata.

«Questa tua meraviglia mi compiace. Vedi, tu hai compiuto una buona, ottima, azione senza nemmeno pensarci, senza doppi fini. Le voci comuni dicono che i Grifondoro sono temerari e arroganti, ma il vero spirito Grifondoro è questo: essere coraggiosi e gentili insieme, pensando al prossimo prima che ad ogni altra cosa. Sono molto fiero di te. Per questo saranno assegnati 60 punti a Grifondoro.» Silente sorrise ancora.

James abbassò gli occhi, incerto. E ora che doveva dire? Grazie? Però...Silente era fiero di lui porco Salazar! Che figata! E aveva anche guadagnato 60 punti!

«Tuttavia...» James alzò di nuovo lo sguardo. «Tuttavia, non posso ignorare il fatto che anche lei fosse fuori dal Dormitorio dopo lo scoccare del Coprifuoco, Signor Potter, quindi avrà una sera di punizione e dieci punti in meno a Grifondoro.»

James sorrise, non era un granché. Probabilmente gli aveva dato quella punizione solo perchè doveva. Meglio.

«Grazie signore.» disse, cercando di restare serio.

«Bene, vai pure.» Silente gli fece un gesto con la mano, indicandogli la porta. James si alzò, ma si bloccò all'ultimo, girandosi. Sirius era ancora seduto sulla sua sedia, lo sguardo puntato sulle mani che si tormentavano. Poi un pensiero veloce lo colpì: era tutta colpa sua, stupido Black!

Si girò di nuovo e lasciò l'ufficio.

Fuori c'era ancora Peter, che evidentemente aveva deciso di aspettarlo, mentre Piton era sparito.

«E Sirius?» domandò quello, quando James si chiuse la porta alle spalle.

«Ancora dentro. Che ne dici se io lo aspetto qui e tu vai a vedere quando arriva Remus?» propose James. Peter annuì e scomparve.

James chiuse gli occhi, passandosi una mano tra i capelli. Voleva rimanere solo. Voleva rimanere solo, con i suoi pensieri cupi e la sua rabbia che cresceva ad ogni istante. Voleva rimanere solo con le sue mani che tremavano, i suoi respiri secchi e veloci.

E che era? Stava entrando in stato di shock anche lui ora? No. No, doveva rimanere lucido. Doveva essere pronto per quando avrebbe spaccato la faccia a Sirius.

Intanto all'interno dell'ufficio, Silente guardava Sirius, che si fissava le mani.

Il silenzio si faceva sempre più pesante, sempre più difficile da sostenere per Sirius, che alla fine decise di arrendersi.

«So che lei sa che è colpa mia. Allora che cosa vuole fare? Mettermi in punizione o direttamente espellermi?» rabbrividì leggermente pronunciando quelle parole, ma mantenne lo sguardo duro e deciso, cercando di mostrarsi sicuro.

Invece della reazione che si aspettava però Silente sospirò e si tolse gli occhiali, passandosi una mano sugli occhi e poi rimettendoseli.

«So di avere un'intelligenza, perdonami, leggermente al di sopra della media, ma davvero non capisco perchè tu l'abbia fatto.» disse alla fine Silente.

Sirius raggelò. Non si aspettava quello. Si aspettava una ramanzina, una punizione infinita, anche un “Fai i bagagli e vattene”....anche senza i bagagli magari, ma non quello.

«So dell'inimicizia che scorre tra voi e il signor Piton, ma non credo il tuo gesto sia dovuto a questo. Allora perchè?» domandò ancora Silente.

Sirius chiuse gli occhi. Era stanco. Era tardi, aveva sonno, sentiva la testa che gli scoppiava e i pensieri che scappavano come ombre al sole.

Provò a rincorrerli, ma alla fine si arrese.

«Non lo so.» sbottò alla fine, sorprendendo anche sé stesso per la disperazione celata da quelle semplici parole. «Non lo so! Sono uno stupido idiota coglione, che non pensa prima di fare le cose e ho mandato tutto a puttane come al solito!» aggiunse poi, senza pensare che quello che aveva davanti era il Preside e che quindi forse, giusto forse, avrebbe dovuto moderare il linguaggio.

Silente alzò un sopracciglio per quelle parole, ma non disse niente.

«E sa qual è il bello? Che non ho buttato tutto all'aria per qualcosa di importante, ma per quel verme di Piton! E grazie a me, lui e gli altri viscidi Serpeverde hanno avuto esattamente quello che desideravano: distruggerci!» continuò Sirius, incapace di fermarsi.

«Non credo che ci siano riusciti.» intervenne Silente.

Sirius lo guardò, sorpreso, quasi ricordandosi solo in quel momento di chi aveva davanti.

«Ho visto la vostra amicizia e so che è troppo forte per venire distrutta da questo, come non verrà distrutta dal tempo. Magari ci metterete del tempo, dovrete ricostruire con fatica, ma non siete a pezzi.» continuò l'anziano mago, sorridendo.

«Se lo dice lei...» sbuffò non troppo convinto Sirius.

«Non perchè lo dico io, ma perchè tu ci credi e voi lo volete. E quando ci si mette il cuore, la volontà, l'amicizia, allora è tutto possibile.» lo corresse dolcemente Silente.

Sirius ci pensò su per qualche istante. Lasciò che quelle parole accendessero una piccola fiammella di speranza dentro di lui, ci soffiò sopra, la protesse con le mani, la fece crescere, alimentandola con le immagini dei suoi Malandrini. Poi sorrise.

«Grazie signore.» ringraziò, lasciando che finalmente gli occhi azzurri di Silente si fissassero nei suoi, attraversandolo con attenzione.

«Avrà comunque un mese di punizione e saranno tolti 50 punti a Grifondoro, Signor Black.» disse Silente, prima di fargli segno di andare.

Bè Grifondoro non aveva guadagnato nulla, ma almeno non aveva nemmeno perso più di tanto..considerò Sirius uscendo. Salutò Silente e poi si chiuse la porta alle spalle.

Non fece nemmeno in tempo a girarsi completamente, che un forte pugno lo colpì allo zigomo destro, mandandolo quasi a terra.

«Ma che..?» imprecò Sirius, massaggiandosi la guancia e guardandosi attorno, fissando gli occhi su James, con ancora il pungo alzato.

In quei minuti, in cui aveva camminato da solo avanti e indietro per il piccolo pianerottolo, la rabbia di James era cresciuta. La rabbia e la delusione.

Perchè Sirius aveva spezzato i Malandrini, li aveva presi, distrutti e poi gettati a terra. La sua famiglia. Ma del resto, Sirius non aveva mai considerato più di tanto la sua famiglia no?

Caricò un altro pugno, che però Sirius riuscì a schivare.

«James, smettila!» cercò di fermarlo Sirius.

«Sai zitto almeno! Brutto traditore bastardo! Hai già parlato abbastanza mi pare! O non ti sei già divertito abbastanza?» esclamò James, cercando di colpirlo ancora.

Questa volta Sirius non riuscì a schivare il colpo, barcollando sotto la forza del pugno.

«Almeno andiamo lontani dall'ufficio del Preside!» suggerì Sirius.

James considerò per un secondo la proposta, ma poi la buttò da parte, caricando un altro colpo.

«Sei solo un codardo, traditore, stronzo, bastardo! Ti sei divertito eh a prenderci tutti per il culo! Ti sei divertito a farci credere che al grande Sirius Black fregasse qualcosa di qualcuno, per poi mandare tutto a puttane, vero? Ti diverte veder soffrire Remus? Ti diverte pensare a come si sentirà ora? Ti diverte distruggere le cose?» ad ogni frase, un colpo. Sirius tentava di schivarli, senza controbattere.

«Non l'ho fatto per questo!» protestò alla fine.

«E per cosa all'ora? Per te era solo un enorme divertente stupido scherzo! Tanto che te ne frega delle conseguenze? Tanto che t'importa se Mocciosus moriva e Remus finiva in prigione? Chi se ne importa, no? Tu sei il grande Sirius Black! A te importa di te stesso e basta! Sei un coglione! Un enorme, sudicio bastardo!» con quell'ultimo insulto, James mandò Sirius a terra.

Il ragazzo lo guardò da lì, una guancia tumefatta, il labbro sanguinante, il sopracciglio, sempre lo stesso, che sanguinava a sua volta, i capelli scompigliati, il corpo dolorante.

Lo guardò negli occhi e ci vide solo disprezzo e rabbia. Anzi no, c'era di peggio. C'era delusione.

E c'era la ferrea convinzione che lui avesse davvero fatto tutto quello solo per divertimento, per mera vendetta.

Aveva voglia di gridare che non era stato così, che ci credeva davvero quando aveva pensato che quella potesse essere la soluzione ai loro problemi, che sarebbe stato un bene per Remus, per tutti loro.

Ma quegli occhi...quegli occhi non lasciavano possibilità di parlare. Non gli davano la possibilità di giustificarsi, di dire la sua.

Quegli occhi lo avevano già condannato.

Era quella la sensazione che si provava quando perdevi la cosa a te più cara al mondo? Era quella la sensazione che si provava quando qualcuno a cui vuoi bene ti guarda con odio? Era quella la sensazione che si provava quando il mondo ti crollava addosso?

E allora semplicemente decise di non dire nulla. Non avrebbe cambiato niente.

Abbassò la testa, quasi una conferma a quella sentenza, quasi un'ammissione di colpa.

James rabbrividì. Aveva sperato fino all'ultimo che Sirius lo contraddicesse, gli dicesse che aveva avuto una valida ragione o che almeno non l'aveva fatto apposta, ma quella testa abbassata, la disperata arresa che aveva scorto nei suoi occhi...quello era abbastanza.

Sentì qualcosa spezzarsi, forse era il suo cuore, forse era solo la loro amicizia, il loro amore fraterno.

Non voleva rimanere lì per un secondo di più. Non voleva più vedere quegli occhi, quel traditore.

Non si degnò di guardarlo nemmeno una volta di più. Girò sui tacchi e corse via, diretto chissà dove.

Sirius chiuse gli occhi. Aspettò che il suono dei passi di James fosse scomparso e poi si risollevò faticosamente.

Scese le scale, fece qualche corridoio e poi si appoggiò al muro, lasciandosi scivolare lungo la parete, fino a trovarsi seduto a terra, le gambe piegate circondate dalle mani e la testa appoggiata sulle ginocchia.

E lì pianse.

 

**

 

«Voglio sapere che diavolo è successo e lo voglio sapere ora!» una furia dai capelli biondi entrò quasi correndo in Infermeria, trattenuta a stento da Sam, che cercava di calmarla.

«Raganella, tesoro...non dovresti gridare così.» cercò di ammonirla, indicando con la testa la porta ancora chiusa, per il momento, dell'ufficio di Madama Chips.

«No cavoli non mi calmo ma che..!» non fu l'occhiataccia di Sam a fermarla, ma un solo sguardo ai suoi amici, a farla zittire di colpo.

Remus dormiva, un'aria triste in volto, una smorfia sulle labbra, un grosso taglio sullo zigomo; Peter era seduto su una sedia, gli occhi semichiusi, le palpebre pesanti per il sonno, l'aria spaventata; e poi c'era James. James che guardava fuori dalla finestra senza vedere nulla, i pugni stretti, le labbra contratte, tremando leggermente, i capelli più scompigliati del solito e la divisa spiegazzata.

«Ragazzi...» il sussurro di Sunshine fu quasi un gemito, una richiesta di una spiegazione che sollevasse quell'aria cupa e pesante che gravava sul gruppetto.

«Ti tengo qualcosa per colazione.» sussurrò Sam, capendo la situazione e decidendo, con molta delicatezza, di andarsene. Sunshine annuì appena, ricambiando distratta il lieve bacio che il ragazzo le lasciò sulle labbra.

Quando la porta si fu nuovamente chiusa, fece qualche passo avanti, prima lentamente, quasi camminasse in un terreno minato, poi sempre più velocemente, inciampando verso il letto, lasciandosi cadere accanto a Remus, che sobbalzò nel sonno ma non si svegliò, mugolando qualcosa agitato.

«Perchè dovrebbe essere successo qualcosa?» domandò James.

Sunshine sobbalzò, alzando gli occhi di scatto, quando sentì la sua voce. Non perchè fosse agitata o disperata, era vuota. Bassa, pacata e vuota. Decisamente non da James.

«Io...ho visto Sirius questa mattina. E non era conciato bene, ma è scappato via quando l'ho chiamato e...» cercò di spiegare Sunshine.

Delle immagini veloci passarono davanti agli occhi di James: il suo pungo sulla guancia di Sirius, il suo sguardo arreso, la testa che si abbassava, un'ammissione di colpa.

Perchè dargli la possibilità di rigirarsi la storia a suo vantaggio? Odiava dover raccontare ciò che era successo, ma Sunshine aveva il diritto di sapere la verità, senza che quel traditore la zuccherasse a suo vantaggio.

«Certo che non era conciato bene. L'ho preso a pugni!» spiegò, tranquillo, lasciando che le fiamme bruciassero lente sulle immagini di quella notte, senza che scappassero tra le parole, lasciando la voce sempre vuota.

«L'hai...l'hai preso a pugni? Perchè?» boccheggiò Sunshine, puntando gli occhi spalancati sulla schiena di James, ancora ostinatamente girato verso la finestra.

«Perchè lui è un viscido bastardo traditore, ovvio.» sputò fuori l'altro, facendo squittire leggermente Peter che, pur sonnecchiando, seguiva la discussione.

«JAMES!» sbottò sorpresa Sunshine.

«Che c'è? È la verità!» proseguì James, alzando leggermente la voce, il fuoco che si espandeva nelle vene.

«La verità? Come può essere la verità? Mi vuoi dire che cosa è successo sì o no?» esclamò Sunshine, stufa di aspettare.

James ci pensò un secondo...non era sicuro di riuscire a raccontare di nuovo tutto stando calmo e tranquillo. Era troppo arrabbiato, troppo ferito, troppo deluso ancora. Poi però prese un respiro profondo. Doveva farcela. Per Sunny, perchè conoscesse davvero la verità e non quello che le avrebbe raccontato qualcun'altro.

«Ok ok. Bè è semplice. Per divertirsi, per qualche ragionamento contorto della sua mente malata, non so, ma chissene frega, non è importante. Comunque, per un qualche motivo Sirius ha detto a Piton come fare a fermare i rami del Platano.» Sunshine trattenne rumorosamente il respiro, mentre Peter piagnucolava piano.

Perchè l'aveva fatto? Perchè, se sapeva che in fondo a quel tunnel, ad attendere Piton ci sarebbe stato un Lupo Mannaro? No anzi, ci sarebbe stato Remus. Avrebbe potuto uccidere Piton e mandare nei casini Remus e mandare all'aria i Malandrini. Bè, a quanto pareva, era riuscito in almeno un punto.

«E poi?» domandò in un sussurrò Sunshine, timorosa di scoprire il seguito. Se Piton fosse morto si sarebbe saputo no? E Remus non sarebbe stato lì a dormire no? Quindi doveva essere per forza vivo no?

«E poi ce l'ha detto e io sono andato a salvare la pelle a Mocciosus che però ha visto Remus.» rispose James, in un basso ringhio.

«E ora?» chiese ancora Sunshine, incapace di districare i suoi pensieri, di dare un senso a quella faccenda.

«E ora non lo so. Non siamo stati espulsi e Remus non è nei guai. Lui non so.» borbottò James.

Lui. Un colpo al cuore. Lui. James aveva pronunciato quel semplice pronome con rabbia, disprezzo, dolore..lui. Dov'erano andato il “fratello”, l'“amico”, il “Sir”? Un'amicizia come la loro non poteva finire così, da un giorno all'altro no?

Le domande vorticavano nella testa di Sunshine, senza darle respiro, senza darle risposte.

«Perchè l'hai pestato?» un'altra domanda. Una delle tante. La meno impegnativa, la meno urgente, la meno importante. La più semplice.

«Per il suo cazzo di divertimento ha messo in pericolo Remus! E se Mocciosus fosse morto? Se Remus l'avesse ucciso? Che cosa sarebbe successo? Che cosa avrebbe fatto? Ha ucciso i Malandrini, Sunny. I pugni se li meritava tutti.» sibilò James in risposta, stringendo ancora di più i pugni, le nocche bianche, le unghie infilate nella carne, nel tentativo di controllarsi. Per non gridare, per non piangere, per non cadere.

Un brivido. Un'immagine di un futuro che, fortunatamente, non si era avverato.

Sunshine chiuse gli occhi.

Capiva. Capiva la rabbia, la delusione, il disprezzo, di James. Lo capiva. Lo sentiva. Capiva le sue motivazioni, le condivideva.

Quello che non capiva erano le motivazioni di Sirius. Non poteva essere solo per divertimento. Nonostante tutto, non era da lui. Non riusciva a capire perchè avesse mandato tutto all'aria per quello che sembrava solo un triste e stupido scherzo. Perchè?

No. c'era qualcosa che non quadrava. Se fosse stato così il suo sguardo, nel minimo istante in cui si erano incrociati, non sarebbe stato così spento, depresso, arreso, spezzato, triste. E i suoi occhi...rossi, pesti. Non aveva dormito nemmeno lui, come James e Peter. Aveva pianto. Perchè? Se fosse stato solo uno stupido scherzo...non avrebbe fatto così. Perchè perchè perchè? Non aveva senso.

Sunshine alzò di nuovo lo sguardo e si accorse che James si era girato, forse aspettando una qualche risposta, una motivazione, un qualcosa che lo avrebbe spinto a rivedere il suo giudizio, magari a perdonate.

E i suoi occhi...i suoi occhi erano quelli di una persona al patibolo. Picchiare Sirius non era servito a niente. Quel dolore era ancora lì, che lo rodeva, lo bruciava, lo consumava, torturandolo, uccidendolo. Soffriva. Soffriva perchè nemmeno lui poteva credere e accettare il fatto che Sirius, quello che lui considerava un fratello, li avesse traditi così. Ma il giudizio in quegli occhi era chiaro. Aveva condannato Sirius senza appello, senza sconto di pena e senza testimoni per la difesa.

Quegli occhi pesti, spenti, tristi, vuoti, persi.

Quegli occhi che non riuscivano a smettere di ardere di rabbia e amarezza.

Quegli occhi che volevano solo piangere.

E allora Sunshine si alzò e con un unico movimento lo abbracciò, seppellendo il viso nella sua spalla, lasciando che lui la stringesse forte, troppo forte, soffocandola, affondando la faccia tra i suoi capelli, lasciandosi avvolgere da lui, lasciando che le loro lacrime scorressero insieme.

Perchè stiamo piangendo?

Non sapeva nemmeno quello. Sapeva solo che tutto faceva troppo male per non farlo.

Non sapeva nemmeno quando avvenne il passaggio da lei che consolava James a James che consolava lei, ne quando James smise di tremare, quasi sciogliendosi sulla sua spalla, né quando Peter si unì al loro triste abbraccio.
Sapeva però esattamente quando si erano congelati, bloccati da un respiro diverso, affannoso.

Si separarono e videro Remus, appena svegliato, rizzatosi di scatto sul letto, gli occhi sbarrati, bloccati sulle immagini sfocate che gli invadevano la mente.

Un dolore alla guancia, forte, un vuoto allo stomaco, i pensieri confusi. Poi quell'immagine: Piton davanti a lui, lo sguardo terrorizzato. E James, Sunshine e Peter che piangevano.

Prima che potessero dire niente, Remus sprofondò nel buio.

 

**

 

Remus non voleva aprire gli occhi. Si era risvegliato già da un po', sentiva qualcuno respirare piano di fianco a lui, ma non voleva aprire gli occhi.

Non voleva scoprire che aveva ucciso Severus Piton. Perchè l'aveva fatto no? Si ricordava la sua espressione un po' esultante un po' terrorizzato, James che cercava di spingerlo via...evidentemente non ce l'aveva fatta. Non capiva perchè stesse piangendo però. O forse...forse avevano già deciso che l'avrebbero mandato a farsi baciare dai Dissennatori. Essere una bestia senza coscienza per solo una notte al mese non era una motivazione valida per aver ucciso qualcuno. Piangevano per questo? Altrimenti perchè? Che altro era successo? Aveva ucciso qualcun'altro?

Sapeva che sarebbe successo prima o poi.

Era spaventato, disperato, terrorizzato, sconfortato, macerato dal senso di colpa, ma non era sorpreso. Certo, era sorpreso per come era successo, ma sapeva che prima o poi tutto quello sarebbe avvenuto. Se lo aspettava. Non era possibile che nessuno si facesse male.

E così alla fine era accaduto. Aveva ucciso una persona, un suo compagno di scuola, Severus Piton.

Non voleva aprire gli occhi.

Voleva godersi quel poco di vita che ancora gli rimaneva.

La persona che respirava piano di fianco a lui prese un respiro più profondo, attirando l'attenzione di Remus.

Ora Remus era curioso di sapere chi fosse, ma non aprì gli occhi, limitandosi ad affinare gli altri sensi.

Il respiro calmo, un po' roco, che grattava leggermente in gola.

L'odore pulito, da maschio, che sapeva leggermente di menta.

Sirius.

Perchè era lì da solo? Non c'era quando si era svegliato prima.

Si stavano dando dei turni? Lo stavano controllando perchè non fuggisse?

Comunque non sembrava che fosse addormentato, e Remus non voleva parlare con nessuno nonostante la curiosità, quindi tenne gli occhi ben chiusi.

Non poté però trattenere un leggero gemito, immaginando la sera precedente.

Come doveva aver morso, graffiato, dilaniato il corpo di Severus Piton. Sperava di non averlo mangiato.

Il respiro cambiò di nuovo, facendosi più veloce e Remus sentì che Sirius si muoveva.
Sentì il letto abbassarsi, mentre l'altro si appoggiava, poi il respiro accarezzargli l'orecchio destro.

«Se mi senti...Remus, non è successo niente di grave. Non si è fatto male nessuno.» un sospiro, uno sbuffo basso. «Te lo giuro, non ti sto mentendo. Non si è fatto male nessuno.» un'altra pausa, questa volta più lunga. «Tu non hai fatto niente. È stata tutta colpa mia. Mi dispiace. Tu non hai fatto niente.»

Poi il respiro si allontanò, Remus avvertì il fruscio dei vestiti di Sirius che si alzava e poi dei passi leggeri, fino alla porta che si chiuse con uno scatto sordo.

Solo a quel punto Remus lasciò che le parole sussurrate da Sirius entrassero davvero nella sua mente.

Il sollievo, la speranza, la leggerezza lo colpirono come un pugno, che però accettò con gioia, facendogli girare la testa anche se aveva gli occhi chiusi e era disteso.

Si concesse un sorriso, che gli tirò il graffio sulla guancia. Non se ne curò.

Non era successo niente.

Non sapeva il perchè delle immagini che ricordava, ma Sirius aveva detto che non si era fatto male nessuno, quindi non ci pensò su ancora.

Non si era fatto male nessuno.

Non dubitò nemmeno per un secondo delle parole di Sirius. Si fidava di lui.

 

-Fine Capitolo-

 

 

Spazio della persona orribile che è la simil-autrice

Salve...ehm..ciao...c'è nessuno? Lo so sono una persona orribile!! Un mese!! Un mese vi ho fatto aspettare! Sono una pessima persona e vi chiedo perdono!! PERDONATEMI!! Dovete sapere che ero al mare e io non riesco a scrivere se c'è gente che mi gira intorno e lì non avevo più di 15 minuti di privacy di seguito e riuscivo a scrivere davvero davvero poco! In più la connessione era orrenda e la mia carceriera-Ale mi ha messa a lavorare su un'altra cosa! E poi ero al mare e non avevo poi così tanto tempo da passare al pc...PERDONATEMI!! Non sono scusata, ma perdonatemi perchè siete delle brave persone, vi preeeeeeeego! Comunque...

  1. Odio il mio Silente. Non sarò mai in grado di descriverlo e di caratterizzarlo come la Row e mi fa sempre più schifo ç____ç è tremendo! Ma almeno ha detto delle belle cose *cerca di autoconvincersi*

  2. Sì James è arrabbiatissimo, tanto piangere e tutto, ma passerà. La rabbia no, ma il resto sì. Promesso! Dovete capire, sono tutti piuttosto sconvolti!!

  3. Grazie a chi ha recensito lo scorso (lontanissimo) capitolo: Ginevra002, Miss_Riddle Starkey, Lisajackson, Lily non Lilian (mi dispiace che non ti sia piaciuto lo scorso capitolo e dove ho messo tutta questa faccenda) e Jeis! Vi adoro! Perdonate se non ho risposto a tutte, ma ho apprezzato davvero <3

  4. Grazie alla mia AleJackson che è la mia esigente carceriera, ma che (suppongo <3) faccia tutto per il mio bene. Love ya <3

Bene, non credo di avere molto altro da dire, a parte chiedervi di perdonarmi di nuovo :)

Baci <3

*dD*


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Capitolo 71
*** Fidarsi ancora ***


 

 

 

 

Fidarsi ancora

 

 

 

Remus aveva gli occhi chiusi ma non dormiva.

James e Peter se n'erano appena andati. Riusciva ancora a sentire l'odore di caramello dei biscotti che Peter stava sgranocchiando e quello leggero di fango che James si era trascinato dietro dopo l'allenamento.

Di solito, dopo una luna piena, ci metteva al massimo dodici ore per riprendersi e poteva uscire dall'Infermeria già per metà pomeriggio, al massimo per l'ora di cena, ma quella volta non era riuscito ad alzarsi. Gli altri erano andati a mangiare e lui era ancora lì, ancorato a quel letto, spaventato da ciò che lo stava aspettando lì fuori. Si ricordava le prime volte, al primo anno, quando ogni volta temeva che, uscendo da quella porta, avrebbe trovato ad aspettarlo una piccola folla di persone che gli avrebbe gridato contro e l'avrebbe odiato per quello che era, ma era diverso tempo che non succedeva più.

Non c'era bisogno però che si chiedesse il motivo per cui quella paura irrazionale era tornata.

Si era fatto raccontare tutta la storia nei dettagli da James, senza permettergli di omettere nulla, nemmeno gli insulti che riservava a Sirius.

Per primo era arrivato lo sgomento. Non riusciva a credere che una cosa del genere fosse davvero accaduta. Aveva sempre temuto di essere scoperto, ma non...così. Tradito (odiava usare quel verbo, lo feriva) da un suo amico. Non riusciva a realizzare che tutto quello non fosse un orribile incubo ma la maledetta realtà.

Poi era arrivata la rabbia. Rabbia rovente, rabbia cieca. Rabbia che l'aveva portato a stringere convulsamente il cuscino, cercando di trattenersi dall'alzarsi, cercare Sirius e dargliele di santa ragione.

Poi però una domanda aveva trionfato su tutto: perchè?

Perchè Sirius aveva fatto quello che aveva fatto? Non aveva senso. Aveva ascoltato l'opinione di James, ma non gli sembrava quella giusta. Non era da Sirius. Sirius era uno stupido, annoiato, irresponsabile, pazzo, ragazzino irritante, ma non era da lui tradire la sua fiducia per divertirsi. Non andava bene. Stonava. Doveva esserci un'altra spiegazione.

Si era scervellato per qualche minuto, ma la frustrazione, l'irritazione, per quella risposta che gli sfuggiva, avevano fatto ritornare la rabbia. Rabbia che l'aveva spinto ad allontanare persino James e Peter, a mandarli via, urlando loro che voleva essere lasciato solo.

Se n'era già pentito, di aver urlato loro contro. Odiava quando la rabbia lo prendeva così.

Doveva dar colpa ai suoi ormoni adolescenziali? Alla bestia dentro di lui? Non lo sapeva, ma restava il fatto che odiasse tutto quello. Adesso desiderava che i suoi amici fossero ancora lì con lui.

Perchè alla fine era arrivata la paura.

La paura di essere scoperto, scacciato, deriso, odiato, allontanato, ritenuto pericoloso, instabile. Essere lasciato solo. Solo con i suoi pensieri, con il suo dolore, le sue paure, con il Lupo.

E allora si era ritrovato a stringere di nuovo il cuscino, affondandoci le unghie, non più per trattenersi, ma per fermare il tremito delle sue mani, nascondendoci la faccia, soffocando i gemiti di paura.

Che cosa avrebbe trovato lì fuori? Che cosa aveva raccontato Piton? A chi l'aveva raccontato? Chi sapeva? Chi l'avrebbe aspettato per insultarlo, odiarlo, temerlo per poi scacciarlo via, lontano dalle persone normali?

E non riusciva a credere che tutto quanto fosse stato distrutto in mille pezzi, come uno specchio caduto a terra, una finestra colpita da un sasso, un piatto scivolato dalle mani, in una sola notte. Niente di più. Era bastata una notte perchè tutto cambiasse.

Non riusciva quasi a credere che la sera precedente stava scherzando con Sunshine del suo piccolo problema peloso, sotto lo sguardo perplesso di Sam, che si chiedeva dove tenesse il suo coniglio ribelle.

Non riusciva quasi a credere che la sera prima Sirius e James si stessero amichevolmente accapigliando per un dolce.

Che cosa era successo ai Malandrini? Bastava davvero così poco per dividere delle persone che si amavano?

Poco poi...non era proprio poco. Era più troppo.

E quindi forse sì, era sufficiente. Una parola lì, un insinuazione di là...e la cosa peggiore era che adesso stava salendo il dubbio.

Stava programmando da tempo tutto quello, Sirius? Aveva fatto un piano? Era d'accordo con Piton? Aveva deciso di tradirli con un certo anticipo? Pianificando freddamente quella che sarebbe stata la morte dei Malandrini? Era riuscito davvero a essere così freddo e cinico?

No.

Non era Sirius.

Sirius poteva essere freddo, enigmatico, misterioso a volte, ma non li avrebbe traditi così. Se davvero era stato lui, volontariamente, a dire a Piton cosa fare, era stato l'impulso di un momento, dettato da chissà quale ragione e sostenuto dalla sua incapacità di agire dopo aver pensato.

Remus sentiva il sonno che si avvicinava di nuovo, rendendo le palpebre, già chiuse, incapaci di rialzarsi, le membra pesanti e molli, le coperte più accoglienti, la posizione più confortevole.

Riaddormentandosi, capì confusamente due cose: primo, nonostante tutto non era più arrabbiato con Sirius, anche se ancora non riusciva a perdonarlo; secondo, si fidava ancora di lui.

 

**

 

«Maledizione!» Jared alzò lo sguardo dalla sua colazione, perplesso, sentendo l'imprecazione di Regulus. Non era raro che il più piccolo perdesse la pazienza, ma se lo faceva di solito aveva un buon motivo, non lo faceva così all'improvviso, dal nulla.

«Che succede ora?» domandò, nascondendo la curiosità sotto ad un tono annoiato, perlustrando con lo sguardo il tavolo, senza ovviamente trovarci nulla di diverso.

«Voglio sapere che cazzo è successo, ma Piton non parla!» sbottò l'altro, stringendo i pugni.

«Successo?» chiese ancora Jared.

«Ma sei stupido, cieco o tutti e due?» esclamò stizzito Regulus, voltandosi verso il vicino e squadrandolo con aria sprezzante.

Jared sentì la rabbia, sempre pronta a riaffiorare, ribollire nel sangue, ma prese un respiro profondo, cercando di controllarsi.

«Senti principino, o mi spieghi che cazzo sta succedendo senza fare tanto il saputello o prendi il tuo culo e i tuoi indovinelli e te ne vai lontano da me, capito?» ingiunse severo, ricambiando lo sguardo truce di Regulus.

Si fissarono in cagnesco per qualche istante, ma alla fine Regulus si passò una mano sul viso, prendendo un respiro profondo, cercando di calmarsi.

«Ok. Bè come sicuramente non hai notato, essendo estremamente cieco per natura, è successo qualcosa ai Malandrini. Di nuovo.» spiegò secco, senza poter trattenere la frecciatina che Jared accolse solo con uno sbuffo.

Il più grande spinse lo sguardo più lontano, fino alla tavola rosso-oro, esplorandola con lo sguardo fino a fissarsi sui Malandrini.

Potter e Lupin parlavano, sembrava stessero discutendo animatamente, ma allo stesso tempo sottovoce, mentre Minus si abbuffava, come al suo solito, lanciando però delle occhiate...spaventate? agli altri due. Dov'era Black? Non c'era. E la biondina...come si chiamava? A sì, la Moor parlava con il fidanzatino, ma sembravano entrambi preoccupati.

Oh sì, doveva essere successo qualcosa.

«E allora? Piton deve aver messo in atto il suo piano “super segreto e super infallibile” per mandarli in pezzi e evidentemente ci sta riuscendo. Che c'è che non va?» domandò dopo quella che a lui era sembrata un'analisi molto accurata.

Regulus sbuffò, scuotendo la testa. Impossibile. Pur con i suoi miglioramenti, Jared non riusciva a cogliere nemmeno metà delle cose che vedeva lui.

«Potter non sta mangiando. Strano. Non ha nemmeno cose sul piatto, questo vuol dire che non ne ha nemmeno intenzione, quindi non è stato bloccato dalla litigata con Lupin. Evidentemente stanno litigando: Potter stringe la borsa, sembra volersi alzare, ma Lupin lo sta trattenendo e allo stesso tempo stringe il tovagliolo. Devono essere entrambi molto alterati. Minus mangia, ma sembra lo faccia solo per non inserirsi nella discussione o forse per tenersi impegnato mentre quei due litigano. Però è spaventato e preoccupato. È successo qualcosa di grosso per preoccupare tutti e tre. In più la biondina li sta guardando: sembra sul punto di piangere e non ascolta quello che Bindweed le sta dicendo. In più Sirius non c'è, quindi o gli è successo qualcosa, ma lo dubito, il suo fan club non se ne starebbe tranquillamente a mangiare se gli fosse successo qualcosa, oppure hanno litigato per colpa sua. Probabile vista la sua tendenza a mettersi nei guai e ad agire prima di pensare. In più stamattina la clessidra di Grifondoro aveva una decina di punti in meno, come quella di Serpeverde. Che hanno fatto in giro di notte? Voglio saperlo.» Regulus parlò velocemente, tenendo più basso il tono di voce, preciso e deciso.

Wow. Sorprendente. Pensò Jared, ben deciso a non condividere quel suo giudizio. Si limitò ad inarcare un sopracciglio, un minimo gesto che dimostrasse la sua meraviglia.

«Hai già chiesto a Piton?» domandò.

«Ovvio. Non mi ha detto niente. Credo che gli abbiano fatto giurare di non parlare. O i Malandrini o qualcun altro.» rispose Regulus.

«Qualcun altro?» chiese perplesso Jared.

«Se è successo qualcosa di grave stanotte deve di sicuro c'entrare un professore. Se è qualcosa di minore, immagino sia stata la McGranitt. L'unica che toglierebbe punti equamente a Serpeverde e a Grifondoro senza fare preferenze. Se è qualcosa di maggiore può essere che c'entri addirittura Silente. E questo dimostrerebbe perchè Piton non si fa scappare nemmeno una parola. Però scommetto che scoprirò molto, non dico tutto, ma molto di sicuro, presto.» Regulus non si stancava mai di dargli spiegazioni. Ovvio, lo faceva sbuffando e sospirando, ma sotto sotto lo compiaceva. Era il suo pubblico, e sapeva di meravigliarlo ogni volta. Era piacevole essere apprezzato per cose che gli venivano così naturali.

«Presto? Perchè?» Jared si infastidiva quando doveva fare tutte quelle domande. Odiava mostrare di non essere capace di capire i ragionamenti, i pensieri, di Regulus. Era umiliante. Però ogni volta le faceva, senza tirarsi indietro, spinto dalla curiosità e dalla meraviglia che, contro la sua volontà,

quelle piccole indagini di Regulus gli provocavano sempre.

«Potter e Sirius hanno evidentemente litigato, altrimenti non si spiegherebbe nulla di tutto questo. In più sembra che Potter non abbia dormito e ha le nocche arrossate. Hanno fatto a pugni? Se sì, come immagino, devono essere entrambi molto arrabbiati. Se in più uno dei due, di solito è Potter, ma chissà, vuole fare pace, come fanno loro Grifondoro, ci sarà di sicuro una discussione prima o poi. E urlandosi contro salteranno fuori tante belle cose, te lo assicuro.» ghignò Regulus, scegliendo con cura una fetta di pane e mettendosi a spalmare con attenzione il burro.

Jared lo osservò per un secondo, chiedendosi invidioso come facesse. Poi il secondo passò e anche lui tornò alla sua colazione, aspettando in segreto con trepidazione il momento in cui la previsione di Regulus si sarebbe, ovviamente, avverata. Lui non sbagliava quasi mai e Jared aveva imparato a fidarsi di lui e delle sue congetture.

 

**

 

Sirius aveva fame. La sera prima aveva mangiato due avanzi in cucina e ora il suo stomaco brontolava. Non voleva scendere a colazione.

Non sapeva se quello che lo tratteneva fosse senso di colpa, imbarazzo o semplice vergogna.

Sì perchè Sirius si vergognava. Si vergognava per quello che aveva combinato, per non essere stato capace di rimediare, per non aver spiegato a James le sue motivazioni e soprattutto per aver pianto.

I ricordi dei quella sera , da un certo punto in poi, si facevano confusi, ma ricordava perfettamente come si era lasciato cadere a terra e aveva lasciato scorrere fuori le lacrime.

Si ricordava confusamente di essersi svegliato, gli occhi gonfi e cisposi per le lacrime che si erano fermate sulle ciglia, le ossa doloranti e congelate, ai primi rumori della mattina.

Si ricordava di esser scappato via quando aveva visto Sunshine e di non essere andato a lezione, restando in cima alla Torre di Astronomia tutto il giorno, mangiando solo un panino che aveva sgraffignato.

Aveva trovato un buon posto, lì in alto, sopra al tetto. Non aveva paura di cadere.

Si vergognava anche dei pensieri che aveva fatto la sopra, anche se nessuno li conosceva.

Aveva avuto voglia di piangere ancora, ma si era ostinatamente controllato.

Si sentiva debole, debole fisicamente, emotivamente, ma non voleva cedere di nuovo.

Ma perchè gli dava così fastidio aver ceduto anche solo una volta alle lacrime?

Non era più andato da Remus. Sapeva che era uscito solo quella mattina, l'aveva sentito.

James non se n'era reso conto, probabilmente, ma aveva ancora lo specchio che gli aveva regalato in tasca e Sirius riusciva ad ascoltare tutto ciò che voleva, anche se filtrato attraverso il tessuto.

Aveva seguito le lezioni il giorno precedente, appena gli era venuta l'idea, verso mezzogiorno, e la discussione con Remus che stava avendo in quel preciso istante.

Litigavano per colpa sua. Come al solito. Era sempre colpa sua.

Anche per questo non voleva andare in Sala Grande. Sapeva che non poteva saltare ancora molte lezioni, ma non aveva la forza di scendere da quel tetto e trovarsi faccia a faccia con Remus.

Con James.

Ogni volta che pensava alla sua espressione di disgusto, di disprezzo, di delusione, sentiva una pugnalata al petto.

Si vergognava anche di questo.

E insieme a tutto quello, si vergognava anche di provare vergogna, di non essere forte abbastanza per andare in giro a testa alta, aspettando quello che sarebbe successo.

Era un debole. Un maledetto, stupido debole.

Odiava esserne consapevole.

Un altro pensiero lo colpì all'improvviso, sentendo la voce di Sunshine che chiedeva qualcosa di indefinito vicino a James.

Non sapeva che cosa pensava lei.

Dalla discussione aveva capito che Sam non sapeva niente di specifico, che James era furioso, che Remus era arrabbiato, ma anche confuso e spaventato, che Peter aveva paura che i suoi amici, troppo impegnati a litigare tra loro, lo lasciassero solo.

Ma non sapeva quello che pensava lei.

E questo lo spaventava. Era arrabbiata? Era ferita? Era delusa? Era confusa? Lo capiva? Lo perdonava? Lo odiava?

Forse fu questo, forse fu il suo orgoglio che, stufo di essere calpestato lo fece alzare in piedi sentendo James che diceva “tanto non si presenterà di nuovo a lezione”, forse fu il suo stupido corpo che agiva staccato dalla sua testa, ma si trovò di nuovo a camminare per i corridoi della scuola, la borsa a tracolla, un mezzo sorriso sicuro sulle labbra, il ghiaccio negli occhi, a nascondere le emozioni che ci stavano sotto.

Sentiva i sussurri che si alzavano quando passava.

Quanti sapevano? Cosa sapevano? Cosa sospettavano? Cosa immaginavano? Cosa dicevano?

Un altro giorno gli sarebbe importato di più, avrebbe cercato di scoprirlo, ma non quel giorno.

L'unico pensiero che voleva conoscere, quello di James, lo conosceva già e Sunshine non si univa di certo ai sussurri di corridoio.

Quindi tirava dritto, fregandosene di tutti, diretto a...

Dove stava andando? In Sala Grande a mangiare o direttamente a lezione, dato che in pochi minuti sarebbero iniziate le lezioni?

Lo stomaco brontolò ancora. Non voleva arrivare in ritardo.

Moriva di fame.

Gli stava bene, se lo meritava.

Entrò in classe, trovando un posto libero verso il fondo.

Fu un'altra pugnalata vedere che i posti di solito “riservati” ai Malandrini erano stati occupati.

James era seduto tra Remus e Peter. In seconda fila.

Il brusio aumentò, quando gli altri si accorsero che Sirius non aveva occupato il posto libero di fianco a Remus.

La spaccatura era evidente ora.

Silente aveva ragione. I Malandrini non erano morti. Erano solo diventati tre.

Sirius represse, con il solito moto d'orgoglio le lacrime (vergognose, stupide, maledette lacrime) che spingevano per uscire.

Ammiccò ad una ragazza che lo fissava, si passò una mano tra i capelli, perfetti nonostante tutto, sorrise ad un gruppetto di Tassorosso, facendone arrossire un paio, salutò con un cenno altri ragazzi.

Era stato debole abbastanza. Nessuno doveva vedere le crepe sul suo cuore, nessuno doveva vedere Sirius Black cadere in pezzi. Nessuno.

 

**

 

Due ragazze camminavano per il parco, parlando animatamente. Si stringevano nei loro mantelli, cercando di ripararsi dal vento freddo, i capelli scompigliati e le vesti che si agitavano attorno alle gambe.

«Comunque hai sentito quello che ha detto la Moor a Bindweed dopo, Mary?» domandò la più bassa.

«Sì ho sentito, ma non sono riuscita a cogliere tutto il discorso, parlavano troppo piano.» rispose Mary McDonald, curiosa.

«Pare che i Malandrini abbiano litigato per colpa di Black! Deve aver raccontato un segreto o una cosa del genere a qualcuno e James si è arrabbiato così tanto da picchiarlo. Credo fosse qualcosa che riguarda Lupin.» riferì l'altra, scostandosi i capelli ricci dal viso.

«Deve essere stato qualcosa di grosso se oggi si sono picchiati di nuovo.» considerò Mary, cercando di raccogliere i capelli scuri in una coda veloce per tenerli in ordine.

«Ma hai visto? Black non rispondeva nemmeno ai colpi, anzi tentava di parlare e farlo ragionare!» disse eccitata l'altra.

«Sì Alex, non è proprio da lui...Sirius si butta subito nella mischia, è sempre pronto a fare a botte. Deve essere successo qualche cosa di davvero grande, visto anche quello che si sono detti poi.» rifletté Mary.

«Cosa? Io sono dovuta andare subito via, dopo che hanno dato spettacolo nell'ala di Trasfigurazione, non ho sentito...» chiese avida Alex, desiderosa di sapere di più.

«Non hai sentito? Sirius ha finalmente bloccato Potter con l'aiuto di Lupin e Minus e gli ha urlato contro che non è come pensa. Che gli dispiace, che non aveva intenzione di farla finire com'è finita! Che gli dispiace, ti rendi conto?» esclamò Mary.

«A Black dispiace? Lui?» la sua amica era stupefatta quanto lei.

«Sì, al mio bel Sirius dispiace per qualcosa. Voglio scoprire che cosa è successo!» ribadì Mary.

«Al tuo Sirius, tesoro? È il tuo Sirius quanto Potter è il mio James, Mary!» rise Alex, rassegnandosi ad avere i capelli sul viso, sedendosi con l'amica sotto ad un albero vicino al lago.

«Alex! Come ti permetti di non dirmi che ti sei messa con James Potter?!» scherzò Mary, lasciando da parte il pettegolezzo e dando una piccola spinta all'amica, facendola ridere.

Dopo un po' la riccia si alzò con un sospiro, rassettandosi i vestiti.

«Mi dispiace, devo assolutamente andare a studiare dato che poi ho appuntamento con Mark Davinson, il Corvonero dell'altro giorno. Vieni anche tu?» domandò.

«Davinson? Uuuuh Alexandra fa nuove conquiste!» la prese scherzosamente in giro Mary.

«Eddai! Vieni o no?» chiese di nuovo l'altra, arrossendo leggermente.

«No, sto ancora un po' qui finchè non congelo. Ci vediamo.» la riccia si abbassò di nuovo per dare due baci sulle guance a Mary e poi si voltò, salutandola con la mano, la testa bassa, diretta al castello.

Mary chiuse gli occhi.

L'albero la proteggeva in parte dal vento, non si stava così male lì. Sentiva le piccole onde del lago che si infrangevano sui sassi sulla riva, le foglie che frusciavano, i rami che scricchiolavano. Poi all'improvviso un rumore diverso. Dei passi.

Alex era tornata indietro? Studenti che passavano di lì? Non aveva voglia di aprire gli occhi.

Poi però i passi si fecero più vicini, fino a fermarsi di fronte a lei.

Con un sospiro aprì gli occhi, ma sobbalzò e si rizzò contro l'albero appena si rese conto di chi aveva davanti.

Perchè di fronte a lei c'erano Avery, Mulciber e un altro Serpeverde, di cui non si ricordava il nome, che le impedivano di allontanarsi.

«Nott per favore, puoi andare un po' più in là? Io e Avery vorremmo un po' di privacy con la signorina McDonald, sai com'è.» Mulciber fece l'occhiolino a Nott che ghignando si allontanò.

«Cosa volete da me?» domandò spaventata Mary.

«Ti ricordi che cosa hai risposto alla mia domanda la settimana scorsa?» chiese falsamente dolce Mulciber.

Mary rifletté. La sua domanda...

Oh. Oh.

Ora si ricordava.

Mulciber le aveva chiesto, molto poco gentilmente al dire il vero, se voleva andare ad Hogosmeade con lui. Lei però aveva già detto di sì a tre altri accompagnatori e davvero non voleva uscire con quel bestione Serpeverde, quindi gli aveva risposto con un secco “Se tu fossi più carino e gentile...no, non avresti nessuna possibilità lo stesso”.

Mulciber vide che Mary aveva ricordato.

«Non sei stata molto “carina e gentile” sai? E a me non piace essere trattato con scortesia.» disse, sempre con un tono falsamente carezzevole.

«Io...mi dispiace. Avevo avuto una brutta giornata.» mentì Mary, sentendo un brivido che le percorreva la schiena.

«Anche io ho avuto una brutta giornata sai? Ma ho deciso di perdonarti lo stesso.» disse Mulciber, un ghigno pericoloso sulle labbra.

Mary sentì il sollievo avvolgerla.

«A patto che...» aggiunse Mulciber.

Il sollevo si congelò, lasciando il posto di nuovo ai brividi di paura e di freddo.

«A patto che tu ti renda disponibile per testare qualche incantesimo con me.» concluse la frase Mulciber allargando ancora di più il suo ghigno, imitato subito da Avery.

«Io dovrei andare al dire il vero..» tentò Mary, cercando di allontanarsi dal tronco dell'albero.

«No, non credo proprio.» si inserì Avery, puntando la bacchetta alle gambe di Mary e sussurrando qualcosa, rendendole molli e incapaci di sostenerla. Mary scivolò a terra. Il terrore cominciò ad avvolgerla piano, facendola tremare impercettibilmente.

«Allora, hai deciso di aiutarmi?» domandò Mulciber prendendola in giro.

«Che incantesimi?» chiese Mary, cercando di temporeggiare.

«Oh niente di che. Li ho trovati in qualche bel libro.» rispose quello, scambiandosi un'occhiata divertita con Avery.

«Se non li conosco come faccio ad aiutarti?» forse mostrandosi stupida avrebbe preso tempo.

«Non preoccuparti, sei perfetta già così.» inutile. Tutto inutile.

Alex perchè te ne sei andata?

«Allora, cominciamo, se sei pronta.»

Come se t'interessasse qualcosa.

«Electro!» esclamò Mulciber, puntando la bacchetta su Mary.

Non successe niente.

«Maledizione. Electro!» riprovò con più veemenza il Serpeverde.

Una leggera scossa, niente più di un tremito.

Incapaci.

«Fai provare me. Electro!» si inserì Avery.

Una scossa decisamente più forte. Mary chiuse gli occhi. Si sentiva leggermente stordita.

«Fatti da parte. Electro!» tentò ancora Mulciber.

Questa volta la scossa fece vibrare l'aria, scuotendo Mary e facendola sentire sul punto di svenire. Sentiva caldo e freddo ad ondate. La vista le si era appannata.

«Molto meglio. Sei molto brava dolcezza.» la prese in giro ridendo Mulciber.

Poi puntò la sua bacchetta ancora.

E ancora.

E ancora.

Mary tremava incontrollabilmente. Sentiva le orecchie tappate, la vista a puntini, i capelli che fumavano.

Se mi bruciate i capelli vi uccido.

«Cambiamo incantesimo.» anche le voci le arrivavano confuse. Quella frase però la scosse ancora di più dell'incantesimo. Cercò di alzarsi.

Inutile.

Non riuscì a sentire cosa pronunciarono.

Sentì le orecchie che si tappavano definitivamente, la vista divenne nera. Le mancava l'aria. Non riusciva a respirare. Sentiva il petto compresso, la testa schiacciata.

Aria. Aria vi prego.

Si sentiva schiacciata in un tubo nero.

Poi la sensazione scomparve.

Respirò di nuovo.

Raggiunse la bacchetta con una mano, confusa.

La sfoderò. Forse aveva detto qualcosa?

Avery gridò.

La bacchetta scomparve dalla sua mano.

Che cosa stava succedendo?

Era tutto troppo confuso.

Non riusciva a capire.

Non riusciva a sentire.

Non riusciva a vedere.

Poi dolore. Di nuovo la scossa. Troppo forte.

Perchè nessuno mi viene a salvare?

Era sicura che qualcuno sarebbe venuto a salvarla. Nelle favole succedeva così e lei si fidava di quello che dicevano nelle favole.

Scossa. Di nuovo.

Riusciva a sentire i capelli che sfrigolavano, i vestiti che puzzavano di fumo.

Venite a salvarmi.

Una risata.

«Tocca a me.» Avery.

Basta. Salvatemi.

Dolore, di nuovo.

«Proviamone un altro.» non riusciva a capire chi stesse dicendo cosa.

«Non è troppo pericoloso?»

«Voglio provarlo.»

«Se la uccidi..»

«Saprò fermarmi.»

«Fai quello che vuoi. Vado in là con Nott.»

«Codardo.»

Uno sbuffo. Il dolore cominciava a passare, ma si sentiva ancora intontita.

Riusciva quasi a sentire che il prossimo sarebbe stato la sua fine.

Venite a salvarmi.

«Griffendo!»

Non successe nulla. Nessun dolore.

Incapace. Meglio così. Stupido.

Un'imprecazione. Poi di nuovo l'incantesimo.

Questa volta sentì qualcosa.

Non dolore. Un fruscio.

Voci lontane.

Un grido.

Poi calore, sulla pelle. Bruciava!

Gridò. Gridò ancora e ancora. Poi attraverso le sue grida...

«Stupeficium!»

Finalmente.

Qualcuno era venuto a salvarla. Aveva fatto bene a fidarsi.

Svenne.

 

**

 

Sirius si stava addormentando. Ne era consapevole, ma non riusciva a convincersi ad aprire gli occhi. Il pavimento era scomodo, il muro era freddo e c'era una corrente d'aria che gli solleticava i capelli fastidiosamente, dandogli il presagio di un futuro torcicollo, ma non riusciva a muoversi.

Era stanco. Stanco davvero.

Da due notti non dormiva un granché, senza contare i pranzi e le cene che aveva praticamente saltato.

Sarebbe stato facile lasciarsi andare, smettere di cercare di mantenere la presa sulla realtà e lasciarsi sprofondare nel buio, ma non ce la faceva.

Non riusciva a spegnere il cervello.

C'era un gran casino.

I suoi Malandrini lo disprezzavano, anche se Remus aveva dato un minuscolo segno di voler parlare con lui e Peter non sembrava arrabbiato nessuno si era degnato di avvicinarlo, a parte James che l'aveva preso di nuovo a pungi.

Sunshine non gli parlava, non lo guardava. Non sapeva nemmeno che cosa pensava di tutta la faccenda.

Ora la McDonald era stata attaccata da quegli stupidi Serpeverde. Gliene era scappato uno, non era riuscito a vederlo, troppo impegnato a prendere a pugni Avery che gli aveva tolto la bacchetta.

Era uscito per farsi un giro, lontano da tutti. Magari per farsi prendere di nuovo dalla depressione e dalla debolezza e piangere in riva al lago, prospettiva molto deludente e penosa, ora che ci pensava, ma poi aveva visto che vicino al lago c'era già qualcuno.

Strano.

Faceva fresco, il vento era gelido e crudele e le nuvole grigie, che in quel momento stavano rovesciando su Hogwarts la loro pioggia, si stavano avvicinando.

Chi aveva voglia, a parte lui, di sedersi in riva al lago?

Si era avvicinato di più, incuriosito.

Solo quando era ormai distante non più di una quindicina di metri si era accorto che c'era qualcosa di strano.

C'era qualcuno a terra. E un altro stava puntando la bacchetta.

Che diavolo stava succedendo?

Aveva accelerato il passo.

Aveva riconosciuto il verde-argento delle divise, visto un globo bianco venire sprigionato dalla bacchetta di quello che dopo aveva identificato come Mulciber.

Aveva sentito la ragazza gridare. Aveva riconosciuto Mary McDonald.

E non c'aveva messo più di qualche secondo a schiantare Mulciber, controllare che Mary fosse solo svenuta, venire disarmato da Avery, prenderlo a pungi fino a lasciarlo a terra con il naso spaccato e chiamare aiuto.

Aveva immobilizzato i due a terra, aveva preso Mary in braccio e si era diretto di corsa al castello.

Pensava pesasse di più.

Se ci fossero stati i suoi Malandrini sarebbe stato più facile.

Se ci fosse stato Remus forse avrebbe avuto qualche idea migliore che correre con una ragazza svenuta tra le braccia per i corridoi.

Pensieri confusi, formulati mentre correva, il respiro affaticato.

L'ansia di Madama Chips, le domande della McGranitt, poi di Silente.

Aveva sentito gli altri andare a cena.

Aveva sentito qualcuno chiedersi che cosa fosse successo per far allontanare Silente dal tavolo degli insegnanti.

Aveva rifiutato l'invito a cenare a sua volta, anche se moriva di fame.

Poi si era lasciato scivolare sul muro, fuori dall'Infermeria, incapace di fare altri passi, di affrontare altre domande, altri sguardi. James.

Magari questo gli avrebbe fatto guadagnare punti.

Magari no.

Cercò di riaprire gli occhi.

Voleva sfuggire dallo sguardo di James, che lo seguiva ovunque, dietro le palpebre chiuse.

Era troppo stanco.

Voleva che qualcuno gli dicesse qualcosa.

Voleva che qualcuno si preoccupasse per lui.

Voleva non stare tanto male.

Voleva essere forte come mostrava agli altri.

Voleva smettere di essere debole.

Voleva non avere voglia di piangere.

Voleva avere la forza di alzarsi, di prendere ciò che desiderava.

Voleva i suoi Malandrini.

Voleva il suo Raggio di Sole.

Voleva James.

Ma rimase seduto in quel corridoio, gli occhi chiusi e il petto stretto in una morsa di tristezza.

Forse fu la fame, forse fu la stanchezza, forse inconsapevolmente voleva davvero finire nel buio, ma Sirius si addormentò.

Si svegliò confuso, la schiena dolorante, le membra intorpidite, senza sapere bene dove si trovava e che ore fossero.

Era buio.

Tutto era silenzioso e calmo. Sentiva la pioggia battere leggera contro il terreno, gli alberi frusciare e il vento soffiare, ma erano suoni quasi dolci, armoniosi.

Poi sentì il respiro di qualcuno.

Si girò di scatto, per quanto gli consentissero le sue ossa congelate, e si trovò di fronte a due occhi marroni spalancati, cerchiati di scuro.

Remus.

«Scusa.» scusa? Per cosa si stava scusando? Lui poi? Sirius aggrottò le sopracciglia, confuso. Cercò di parlare, ma la voce non voleva uscire.

Solo dopo qualche tentativo e essersi schiarito la gola un paio di volte riuscì a tirare fuori una voce roca e bassa.

«Scusa di che?» domandò, esternando le sue perplessità.

«Scusa perchè ti ho svegliato.» rispose Remus alzando le spalle.

A Sirius venne da ridere. Con tutte le cose di cui doveva scusarsi lui, se ne saltava fuori Remus a scusarsi perchè l'aveva svegliato?

«Cosa c'è di divertente?» chiese dubbioso Remus.

«Niente, niente.» rispose Sirius.

Restarono fermi lì a guardarsi, senza sapere bene che cosa dire.

Alla fine Sirius chiuse gli occhi, cercando di radunare le forze necessarie per alzarsi.

Inutile. Aprì di nuovo gli occhi con un sospiro e vide Remus che lo guardava incerto.

Lo fissò a sua volta. Che c'era ora?

Remus si alzò in piedi e poi abbassò lo sguardo, passandolo da Sirius, ancora a terra, alle proprie mani.

Alla fine alzò impercettibilmente le spalle e allungò la mano.

Sirius rimase sorpreso.

Remus, che tra tutti quelli che dovevano essere arrabbiati con lui era quello che aveva più ragioni di esserlo, gli stava porgendo la mano? Perchè?

Non voleva perdere quell'occasione. Accettò l'aiuto e si alzò, stendendo i muscoli dolorosamente contratti, la schiena rigida come quella di un centenne.

«Non hai trovato un posto migliore? Ad esempio un letto?» domandò quasi scherzosamente Remus. Sirius però si accorse che sotto il tono divertito c'era una domanda vera: “perchè non sei tornato in camera?”.

«Mi sono addormentato qui.» sussurrò Sirius, aiutandosi con le mani a raddrizzare il busto. Poi però decise di aggiungere la risposta alla domanda implicita: «E poi non volevo tornare in camera. Non volevo sapere che cosa mi stava aspettando.»

«Fatica sprecata. Nemmeno James è venuto a letto.» lo informò cupamente Remus, mentre entrambi cominciavano a camminare, lentamente, l'uno affianco all'altro.

Sirius rimase a riflettere. Nemmeno James lo voleva vedere allora? Era così terribilmente arrabbiato?

Poi si fermò di colpo, imitato ben presto da Remus.

«Senti Remus, perchè sei qui?» domandò a bruciapelo.

Remus sobbalzò, come se lo avesse colpito e non rispose subito.

«Non sei incazzato con me?» chiese ancora Sirius.

«Certo che sono arrabbiato con te!» sbottò Remus, come se quello fosse ovvio.

«E allora perchè sei qui? Perchè non mi stai picchiando o maledicendo o che so io?» continuò ad indagare Sirius, un piacere quasi perverso nel cercare le risposte che sapeva avrebbero fatto male.

«Per prima cosa perchè quelle cose le fa James. O meglio, le ha già fatte e non ho approvato.» spiegò stizzosamente Remus, irritato dal ricordo dei suoi due migliori amici che si rotolavano picchiandosi in mezzo al corridoio.

«Perchè?» domandò ancora Sirius.

«Perchè prima voglio capire. Voglio capire perchè l'hai fatto e di preciso cosa hai fatto. Voglio sapere se c'era un buon motivo. Sono triste Sirius per quello che è successo e sono arrabbiato, ma questo non vuol dire che io desideri tagliarti fuori da tutto così, all'improvviso, senza nemmeno chiederti perchè.» spiegò Remus.

Sirius non sapeva che cosa dire. Aveva voglia di sorridere, di abbracciarlo, di piangere. Di nuovo.

Decise che era meglio non fare nessuna delle tre cose. Stupido orgoglio, come al solito.

«Quindi James non ti ha detto niente?» chiese, pur conoscendo già la risposta.

«Mi ha dato la sua versione. Voglio sapere la tua.» disse secco Remus.

Sirius prese un respiro profondo. Tanto non sarebbe cambiato niente. La sua versione non l'avrebbe soddisfatto e l'avrebbe lasciato da parte comunque.

«Non lo so.» borbottò.

«Scusa?» domandò Remus, fermandosi di nuovo.

«Ho detto che non lo so. Non lo so perchè l'ho fatto ok? Prima stavo dicendo a Mocciosus di farsi i benedetti cazzi suoi e poi, senza pensare, gli ho detto come fermare il Platano. Come al solito l'ho fatto senza pensare. O meglio, l'ho pensato tutto il giorno. Pensavo che dandogli un assaggio di come poteva finire se continuava a ficcanasare in giro l'avrebbe smessa, ma alla fine avevo deciso di non farlo. Perchè era troppo pericoloso. Per me, per lui, per noi, per te. E poi all'improvviso mi sono trovato a dirglielo.» Sirius parlava velocemente, sputando le parole con rabbia, dolore. Senso di colpa.

Remus rimase immobile, la bocca leggermente aperta.

Non lo sa. Non sa perchè ha combinato tutto questo casino, ma non l'ha fatto per stupido divertimenti.

«Lo sapevo.» si ritrovò a sussurrare.

«Cosa?» chiese perplesso Sirius, che a quel punto si aspettava già la rabbia.

«Lo sapevo che non poteva essere come aveva detto James. Sapevo che non potevi averlo fatto solo per divertimento. Non è da te. Sei uno stupido, egoista, antipatico, pensi sempre dopo aver agito e non riesci ad immaginare le conseguenza delle tue azioni, ma non avresti mai fatto una cosa del genere solo per divertirti.» spiegò Remus.

Sirius notò che stranamente sembrava...felice.

Felice perchè?

«E quindi?»domandò, cercando di capire.

«E quindi sono arrabbiato con te, ma so che faccio bene. Dovevo capirlo dalla tua faccia, dal tuo comportamento, che di noi ti è sempre importato, che siamo ancora la tua famiglia, ma non riuscivo ad esserne sicuro. Ora però so che faccio bene.» rispose sorridendo Remus.

Sirius rimase immobile. Non riusciva a collegare. Forse il suo cervello era troppo stanco, forse era troppo affamato, ma non riusciva a capire...

Oh. Oh.

Remus stava dicendo che, nonostante fosse ancora arrabbiato con lui lo perdonava?

«Quindi...mi stai...perdonando?» domandò esitante.

Anche Remus esitò prima di rispondere.

«Io...credo di...sì? Forse.» disse incerto.

Questa volta fu Sirius a sorridere e, senza più trattenersi gli circondò le spalle con un braccio, avvolgendolo in un rude abbraccio, che l'altro accolse con una risatina.

«Sai che mi ha detto Silente?» chiese poi, mentre insieme si dirigevano alla Torre di Grifondoro.

«Cosa?» fece curioso Remus.

Sapeva che non l'aveva perdonato del tutto, sapeva di non poterlo fare così presto, ma aver parlato con lui, aver scoperto la sua versione, aver cominciato a perdonarlo...lo faceva sentire meglio.

«Che i Malandrini non erano distrutti. Che potevamo ancora ricostruirli se lo volevamo davvero e sai una cosa?» disse Sirius.

«Cosa?» fece ancora Remus.

«Credo abbia ragione. E io lo voglio davvero.» lo informò con un sorriso Sirius.

Era bello vederlo così. Per una volta senza ombre negli occhi. Per un momento di nuovo sereno.

Era bastato così poco? Una parola, un assenso, il sapere che Remus lo stava perdonando, per far andare via un po' di nuvole? Forse sì.

All'entrata della Torre di Grifondoro però le nuvole tornarono e Sirius si rifiutò di entrare.

«Perchè?» domandò Remus, anche se temeva di conoscere già la risposta.

«Non voglio vedere James. Non voglio vedere di nuovo i suoi occhi.» spiegò Sirius abbassando la testa per nascondere le guance che erano arrossite.

Sei un debole idiota, Sirius Black. Si insultò mentalmente.

Remus annuì soltanto. Lo capiva. E aveva bisogno anche lui di riflettere.

Era ancora arrabbiato. Lo voleva davvero perdonare, soprattutto perchè lungo il tragitto Sirius aveva pronunciato le sue scuse, una specie di miracolo rispetto al solito, almeno un milione di volte. Solo che non c'era ancora arrivato.

Disse la parola d'ordine e stava per entrare, sotto lo sguardo di rimprovero della Signora Grassa per l'ora, quando la voce di Sirius lo fermò di nuovo.

«Prima...sai di fare bene a fare cosa?» domandò il ragazzo.

Remus si girò a guardarlo. Il viso pallido, le occhiaie pronunciate, i capelli scompigliati. L'aria depressa, ma con una fiammella di speranza ad illuminarlo. Un sorriso che svaniva sulle labbra.

«A fidarmi ancora di te.» rispose, per poi chiudersi il ritratto alle spalle, senza vedere il sorriso farsi di nuovo largo e un'unica lacrima solcare la guancia di Sirius.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Yay!!! Ce l'ho fatta!!! Ho pubblicato dopo poco più di una settimana!! Aww perfetto ora mi sento soddisfatta :)

  1. Povero RemmyRem, ma poi fa la semi-pace con Sir e quindi sono felice *fangirla come una stupida per la sua stessa storia* (sono pessima lo so LOL)

  2. Mi mancavano Reg e Jared e quindi li ho messi per un pelino (e ci ho inserito anche riferimenti occulti a Sherlock che la mia adorata mirtilli non avrà colto LOL)

  3. Cucciolotto Sirius che si auto compatisce *^* no ok, non è vero, non piace nemmeno a me farlo così, ma prometto che ora andrà meglio! PROMESSO!! (credo :P)

  4. E Mary bo...gli incantesimi li ho trovati su Wikipedia e l'ho messa sempre per quel famoso riferimento della Row nei ricordi di Piton a Mulciber e Avery che usavano la magia oscura su Mary McDonald :) qualsiasi domanda abbiate, chiedete pure!!

  5. Grazie a quelle che hanno recensito lo scorso capitolo (così poche perchè siete in vacanza, perchè la storia vi fa improvvisamente schifo o perchè ero terribilmente in ritardo?): Jeis, Ginevra000 e Bella_1D vi amo tutte tesori!! <3

  6. Ovviamente grazie alla mia AleJackson che mi telefona per parlare del capitolo e poi passiamo tre quarti di telefonata a leggere altro ;) brava, così si fa!! XD love ya <3

Ora me ne vado, mia madre mi uccide (“sei sempre al computer! Spegni quell'affare!!” -.-””)

Bacissimi <3

*dD*


Uh bè queste sono Mary

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E Alex

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E Mary e Alex (liberamente ispirate a me e al mio amor <3)


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Capitolo 72
*** Speranza ***


 

Speranza

 

 

Frank osservò il libro che aveva tra le mani. Lo rigirò un poco, nervoso, poi aprì per l'ennesima volta a controllare il nome scritto sulla prima pagina.

Alice Prewett

Frank fece un sospiro, poi si guardò attorno per accertarsi che non ci fosse nessun Malandrino in giro. Era sicuro che avrebbero rovinato tutto altrimenti. Gli dispiaceva da morire vederli litigare così, ma almeno il Dormitorio si stava godendo un'insolita fase di tranquillità.

Osservò di nuovo il libro.

«Ciao Alice. Ho trovato questo libro...nell'aula di Trasfigurazione. Penso sia tuo.» sussurrò tra sé, ripetendosi le parole che aveva deciso di dire alla ragazza. Trovato poi...si sentiva stupido a riportarglielo mentendo, dato che glielo aveva sfilato dalla borsa per procurarsi quell'occasione per parlare. Se Sirius o James lo avessero saputo lo avrebbero preso in giro per il resto della sua vita, ne era certo.

Ok, doveva farsi coraggio e andare a parlare con Alice. L'aveva vista da sola, seduta sul davanzale di una delle grandi finestre del corridoio di Incantesimi, non poteva perdere questa occasione.

Chiuse gli occhi, prese un respiro profondo, strinse più forte il libro e si sforzò di sorridere.

Quando arrivò vicino si accorse però che Alice stava leggendo.

E ora? Doveva disturbarla? O era meglio trovare un altro momento?

Si bloccò, cercando di decidere, attirando l'attenzione della ragazza che alzò lo sguardo.

«Oh ciao Frank.» salutò Alice, domandandosi che cosa ci facesse l'altro lì fermo in mezzo al corridoio.

Frank arrossì leggermente.

«C-ciao Alice.» salutò a sua volta, maledicendosi per quel balbettio.

«Aspetti qualcuno?» domandò Alice, guardandosi attorno curiosa.

«Ehm..io..ecco.» stupido stupido! Parla idiota! Si insultò mentalmente Frank. Prese un altro respiro e cercò di recuperare il sorriso.

«Sì?» fece, sempre più confusa, Alice.

«Io ho trovato questo libro nell'aula di Trasfigurazione. Penso sia tuo, ti deve essere caduto.» disse tutto d'un fiato Frank, porgendole il libro.

Alice lo prese, sfiorando leggermente le mani di Frank che sentì una scossa percorrergli la spina dorsale. Sperava che lei non se ne fosse accorta.

«Oh sì, è vero è mio! Grazie mille Frank!» sorrise Alice, mettendo il libro nella borsa.

Frank rimase immobile un secondo, incantato da quel sorriso, ma poi cercò di riprendersi. Si fece forza e si sedette accanto a lei.

«Cosa leggi?» domandò, la prima cosa che gli era venuta in mente.

«Un libro babbano, me l'ha prestato Lily. Le ho promesso che l'avrei letto ma non mi piace un granché. Tu non dirglielo però!» rispose Alice ridacchiando.

«Promesso!» Frank sorrise di rimando, felice di quel piccolo passo avanti che era riuscito a fare.

Ora però doveva trovare qualcos'altro su cui fare conversazione. Alice guardava fuori dalla finestra la pioggia che continuava a cadere e non sembrava essere preoccupata da quel silenzio che si stava prolungando, ma Frank se lo sentiva pesare sulla pelle. Doveva dire qualcosa, non poteva perdere la sua occasione così, ma cosa dire??

«Ehm...Alice..» cominciò incerto, senza sapere come continuare la frase.

La ragazza si girò di nuovo verso di lui, sorridendo leggermente.

«Sì?» chiese.

E ora? E ora che cosa doveva dire?

«Frank, ti senti bene?» domandò Alice, un po' preoccupata dall'aria di Frank, facendolo arrossire.

«Io..cosa? Sì sì. Volevo solo chiederti...» balbettò ancora il ragazzo, ormai in panico.

«Alice!!» una voce chiamò la ragazza, che si girò di scatto. Frank sospirò, interiormente sollevato per quell'interruzione ma anche infastidito.

«Lils! Che succede?» domandò Alice, scattando in piedi vedendo l'aria sconvolta di Lily.

«Mary...Mary è infermeria!» ansimò Lily, frenando di fronte a loro.

«Oddio! Che è successo?» esclamò Alice, mettendo il suo libro nella borsa.

«Non lo so!» sbottò di rimando Lily.

«Andiamo subito!» decise Alice, prendendo per mano Lily.

Frank rimase lì seduto, in silenzio. Solo alla fine del corridoio Alice sembrò ricordarsi di lui e si girò, facendogli un cenno di saluto che Frank non fece in tempo a ricambiare prima che lei sparisse.

Ecco, la sua occasione era sfumata, sparita come un filo di fumo disperso dal vento.

«Maledizione...» borbottò il ragazzo, alzandosi e correndo via arrabbiato con sé stesso e con chiunque avesse mandato Mary in Infermeria.

Intanto Lily e Alice erano arrivate davanti alla porta dell'Infermeria e stavano aspettando che Madama Chips si decidesse a farle entrare.

«La prego! Per favore ci faccia entrare! Staremo poco, lo giuriamo!» supplicò ancora Lily.

Alla fine la strega si convinse e le fece passare.

C'era un unico letto occupato, quello di Mary.

Alice si diresse subito lì, lasciandosi cadere sulla sedia posta al fianco del letto, mentre Lily rimase indietro con Madama Chips.

«Ma che cosa le è successo? È grave?» domandò preoccupata.

«No no, starà bene presto. È stata colpita diverse volte da un incantesimo elettrico, una volta da uno di asfissia. Quello più grave, il Griffendo, l'ha toccata solo superficialmente. È solo sotto shock. La sua mente si difende facendola chiudere in sé stessa, ma si sveglierà.» spiegò Madama Chips.

«Ma chi è stato?» chiese con rabbia Lily.

Madama Chips la guardò incerta.

«Non lo so. Il signor Black l'ha detto direttamente al Preside.» rispose.

Lily si bloccò, stupefatta.

«Il signor...intende Sirius Black?» chiese sorpresa.

«Sì, lui.» poi l'infermiera si girò e ritornò nel suo ufficio avvertendole che non sarebbero potute restare per più di dieci minuti.

Appena fu sparita la porta si socchiuse di nuovo, facendo entrare Sunshine.

«Sun!» esclamò Alice.

«Che è successo? Ho incontrato Frank e mi ha detto che eravate qui.» spiegò Sunshine, avvicinandosi al letto.

Le altre due le spiegarono tutto.

«Sirius l'ha trovata?» rifletté perplessa Alice.

«Sì, pare di sì. Tu cosa sai?» fece Lily rivolta a Sunshine.

«Io...niente. Non ci parlo da un po'.» sussurrò Sunshine, lo sguardo basso.

Alice e Lily si scambiarono uno sguardo, poi decisero che di quello avrebbero parlato in seguito.

«Non siamo mai state amiche come avremmo dovuto, ma ora capisco che mi dispiace davvero per lei.» mormorò dopo un po' Sunshine, lo sguardo fisso sulle mani.

Lily la abbracciò leggera.

«Su uccellino, non fare così. Starà bene presto.» aggiunse Alice, unendosi all'abbraccio.

Dopo i dieci minuti concessi, Madama Chips le spedì fuori ma le tre promisero a Mary, ancora addormentata, di tornare a trovarla.

«Sunshine, devo trovare Black.» sbottò dopo un po' Lily, procurandosi le occhiate sorprese delle altre due.

«Perchè?» chiese dubbiosa Sunshine.

«Devo trovare quei bastardi e fargliela pagare! Non mi interessa se non sono poi così vicina a Mary, è una nostra compagna e loro si meritano...» sputò Lily. Alla fine però si bloccò lasciando la frase in sospeso.

«Che c'è ora?» chiese Alice, mentre Sunshine guardava l'amica, sorpresa da quelle parole irate.

«Io...mi sembravo Potter!» rivelò Lily, arrossendo.

Si guardarono per un momento, poi tutte e tre scoppiarono a ridere e tornarono verso la torre di Grifondoro, prendendosi in giro tra loro.

 

**

 

James fissava il soffitto. Erano ore che si annoiava, doveva essere passato almeno qualche anno da quando aveva guardato l'orologio l'ultima volta no?

Alzò leggermente la testa per guardare l'ora. Solo dieci minuti??? No no, doveva essere sbagliato.

Non era possibile che fosse passato così poco tempo, no no.

Si annoiava. E questo gli stava dando seriamente sui nervi.

Quasi quasi preferiva ritornare arrabbiato da morire con Sirius, almeno quando era furioso il tempo passava più in fretta.

A proposito di Sirius però...

«Ehi Remus.» chiamò.

Remus, seduto sul suo letto a studiare alzò la testa.

«Dimmi Jamie.» disse con un sospiro. Stava aspettando da qualche minuto ormai che James arrivasse al limite della sopportazione della sua noia. Solo in quel momento si rese conto di quanto fosse davvero utile, per quanto sembrasse strano, Sirius. Almeno teneva impegnato James. No, quello era un pensiero cattivo, Remus cercò di cancellarlo e ritornò a James.

«Dov'eri ieri notte? Sono venuto in camera e c'erano solo Pet e Frank.» chiese James.

Remus ci pensò un secondo. Doveva dire la verità? Dire la verità completamente, comprendendo anche il fatto che aveva parlato altre volte con Sirius, che era preoccupato per lui e che voleva davvero perdonarlo?

Meglio di no.

«Ero andato a prendere un po' d'aria, niente di che.» odiava mentire, ma forse quella volta era meglio così.

«Allora non eri tu quello che parlava con Sirius fuori dall'Infermeria?»

Merda. Era una domanda trabocchetto e lui non se n'era accorto.

Remus si insultò mentalmente. E ora?

«Che ci facevi fuori dall'Infermeria?» domandò, cercando di prendere tempo.

«Avevo sentito di Mary McDonald, origliando una conversazione tra Vitious e la McGranitt quindi ero andato a vedere.» rispose James, tirandosi seduto e alzando le spalle.

Ok e ora? Era meglio dire la verità? Dannazione.

Meglio di sì.

«Io ecco...volevo sentire la sua versione, le sue ragioni.» confessò Remus.

«E che cosa hai scoperto, di grazia?» eccola, la rabbia che stava aspettando stava arrivando.

«Che non l'ha fatto per le ragioni che dici tu, James.» anche Remus la avvertiva, la rabbia di James. Parlò più cautamente.

«Ah no? Cazzo Remus! Lo dice solo per farsi perdonare, cazzo!» scattò James, alzandosi in piedi.

Remus si irrigidì, ma non abbassò lo sguardo.

«Che ne sai? Lui dice di non sapere la ragione, che l'ha fatto senza pensarci!» lo informò, cercando di mantenere un tono pacato, per quanto possibile.

«E questo non è peggio? Ha fatto una cazzata gigante del genere senza nemmeno pensarci!» alzò la voce James, ricevendo in risposta un'occhiataccia da Remus.

«Si è scusato dannazione! E alla fine non è successo niente! In più mi sembra che l'unico che ne sarebbe uscito danneggiato sarei stato io quindi davvero non capisco perchè tu debba essere così incazzato!» esplose Remus. Anche lui aveva della rabbia repressa, cosa credeva James, di essere l'unico?

«Perchè lo sono e basta! Mi fidavo di lui!» urlò James.

«Anche io sono arrabbiato! Anche io sono deluso! Ma al contrario di te sono l'unico che ha davvero diritto ad esserlo!» gli gridò di rimando Remus.

«Era il nostro segreto! Dei Malandrini!» fece James.

«Era il mio segreto che anche voi condividete! Ma è sempre stato il MIO! E per quanto tu o io possiamo essere incazzati non cambierà quello che è successo!» puntualizzò Remus.

«Ha cambiato lui tutto! Ha rovinato tutto e adesso pagherà le conseguenze! Rimarrà solo, senza che nessuno si fidi più di lui!» ormai erano entrambi in piedi, uno di fronte all'altro, ad urlarsi contro.

«Ma io mi fido ancora di lui!» gridò Remus.

James fece per ribattere ma poi si zittì. Nella stanza tornò il silenzio. Remus si rese conto un secondo troppo tardi di quello che aveva appena gridato.

A Sirius l'aveva già detto, lui ci credeva, ma urlarlo così a James...sembrava quasi come l'ammissione del fatto che era sulla buona strada per perdonare Sirius. E a James non era piaciuto per niente.

«Hai già intenzione di perdonarlo? Dopo tutto quello che è successo, hai ancora intenzione di riaccoglierlo?» mormorò James.

«Voglio davvero tanto che i Malandrini restino uniti, Jamie. Voglio bene a tutti voi. Posso perdonargli qualunque cosa. O almeno potrò farlo. Dovresti provare anche tu a mettere da parte per un secondo la rabbia e ritrovare l'affetto che provi per lui. Vedrai che non sarà difficile perdonarlo poi.» disse di rimando Remus, già pentito di aver alzato la voce prima.

«Io non voglio perdonarlo, Remus. E vorrei che non lo volessi nemmeno tu.» mormorò James. Poi si voltò e se ne andò.

Uscito dalla porta si scontrò con Peter, che tornava in camera dopo aver finito i compiti.

«Dove vai?» domandò quello, curioso.

«A fare un giro.» rispose James, continuando per la sua strada.

Peter alzò le spalle ed entrò, trovando Remus seduto a terra, vicino al suo letto, le ginocchia raccolte al petto e le mani tra i capelli.

«Ehi Remus, che è successo?» domandò, lasciandosi cadere al suo fianco.

«Io e James...abbiamo litigato.» sussurrò quello, senza guardarlo in faccia.

«Come mai?» chiese ancora Peter.

«Voglio davvero perdonare Sirius, Pete. Lo voglio davvero tanto. E lui non è per niente d'accordo.» spiegò Remus.

Peter sospirò. Non riusciva ad essere arrabbiato con Sirius, ma non voleva perdonarlo. Aveva sbagliato, doveva pagare almeno un po'. Però capiva Remus. Anche lui voleva vedere di nuovo i Malandrini tutti insieme.

Non sapeva cosa fare, cosa dire. Così fece l'unica cosa che gli venne in mente. Si alzò, frugò nel suo cassetto e poi tornò da Remus, porgendogli una tavoletta di cioccolato.

 

**

 

Sirius era di nuovo nella Torre di Astronomia. Gli dispiaceva non poter uscire sul tetto, ma pioveva e faceva freddo e in più aveva paura che il vento forte potesse sbilanciarlo e farlo cadere. Meglio non rischiare.

Aveva sentito tutto il litigio di Remus e James. Non riusciva a capire se James si portasse ancora dietro lo specchio per abitudine o se non se ne fosse nemmeno accorto. Era utile però.

Si sentiva in colpa, di nuovo. Si stava davvero stufando di quello stupido senso di colpa che ormai si era stanziato nel suo petto.

Sapeva che James era arrabbiato con lui, ma sperava, in fondo, che volesse anche lui riunire di nuovo i Malandrini. Sperava che avrebbe accettato il fatto che Remus lo stava perdonando e avrebbe fatto lo stesso. Sperava che si sarebbe accorto che dopotutto era Remus quello che aveva davvero il diritto di decidere che cosa fare di Sirius.

E invece era andato tutto storto, di nuovo.

James non lo rivoleva e per colpa sua aveva anche litigato con Remus.

Quante volete aveva maledetto ormai quella sera in cui aveva agito senza pensare, dicendo a Piton del Platano? Dovevano essere davvero davvero tante. Però dopotutto era inutile maledirla, dato che, viste le conseguenze, maledetta lo era già.

Cercava ancora di aggrapparsi alle parole di Silente “Non perchè lo dico io, ma perchè tu ci credi e voi lo volete. E quando ci si mette il cuore, la volontà, l'amicizia, allora è tutto possibile.”. Quel vecchio pazzo doveva avere ragione. Non poteva sbagliare, non questa volta.

Improvvisamente non riusciva più a stare fermo lì, doveva fare qualcosa.

Camminando gli venne in mente la strana espressione di Sun quando la Evans aveva detto il suo nome, dicendo che lo voleva trovare.

Sì, perchè aveva anche sentito quello. Aveva visto casualmente Remus e Frank parlare con Sunshine e poi lei correre via. Spaventato dal pensiero che quella reazione fosse dovuta a qualcosa che Remus aveva detto su di lui, l'aveva rincorsa, fino a quando non l'aveva vista infilarsi nella porta dell'Infermeria. Solo a quel punto aveva capito.

Oh certo, doveva aver saputo della McDonald. Non riusciva a capire perchè nessuno avesse notato il fatto che la ragazza fosse assente dalle lezioni quel giorno. Le amiche con cui l'aveva vista girare, a parte quella riccia, Alex Hudson (N.d.A: per te amore XD), non si erano preoccupate di niente e non erano andate a trovarla. Probabilmente Sun, la Evans e la Prewett erano le prime che venivano dopo la Hudson.

Strano. Mary sembrava avere così tante amiche, così tanti ammiratori. Era sempre in compagnia di qualcuno, era sempre sorridente, civettuola, allegra, ordinata. Era triste che alla fin fine nessuno di quelli che la circondavano fosse abbastanza interessato a lei da informarsi sul motivo della sua assenza.

Immerso nelle sue riflessioni, si era quasi fatto sorprendere dalle tre ragazze che uscivano. Solo grazie alle ombre gettate dalle torce le tre non si erano accorte di lui che si buttava dietro ad un arazzo, dove sapeva esserci un passaggio nascosto.

Aveva sentito la Evans arrabbiata, aveva visto la rossa e Alice scambiarsi uno sguardo quando era saltato fuori il discorso del litigio dei Malandrini, cosa che gli aveva procurato un'altra dolorosa fitta di senso di colpa, aveva visto le tre allontanarsi insieme.

Le aveva seguite. Voleva fermarle, parlare con loro. Parlare con Sun.

Alla fine però le aveva lasciate andare senza fare niente, guardandole allontanarsi ridendo.

Non sapeva ancora che cosa pensasse Sunshine di lui e di tutta quella storia. E questo decisamente non gli piaceva.

Scattò in avanti, decidendo di rincorrere le ragazze e fermare Sunshine, ma non aveva fatto che pochi passi quando si scontrò con qualcuno che correva a sua volta. Entrambi barcollarono, Sirius si strofinò gli occhi, cercando di eliminare i puntini neri che l'avevano momentaneamente appannata, ma non gli era necessario vederlo per sapere chi aveva di fronte. L'aveva capito anche solo dall'esclamazione soffocata che era uscita di bocca all'altro quando si erano scontrati.

James.

James che imprecò di nuovo vedendo chi aveva di fronte. James che fece un mezzo salto indietro, cercando di evitarlo. James che cercava di non guardarlo negli occhi.

«James...» Sirius si bloccò, incerto. Che cosa doveva dire? Che cosa voleva dire?

«Lasciami in pace.» lo fermò subito l'altro.

«James! Cazzo, perchè fai così?» sbottò Sirius. Era stanco. Davvero davvero stanco.

«Perchè non sopporto di vedere la tua faccia di bastardo traditore!» sputò James, alzando finalmente gli occhi. Anche lui era stanco. Stanco di tutto.

«Potresti almeno provare a capire? MI DISPIACE! Ok? Mi dispiace, non so che cosa mi è preso!» Sirius non voleva litigare di nuovo come il giorno prima. Era stato tremendo, oltre che imbarazzante, fare a pugni con James nel corridoio.

«Non me ne frega un cazzo se ti dispiace! L'hai fatto, hai rovinato tutto, basta questo!» evidentemente invece James voleva litigare. Non l'avrebbe accontentato.

«Rovinato cosa? Siamo sempre noi, James. Sempre noi! Mocciosus non lo dirà a nessuno, nessuno sa niente, è tutto come prima! Possiamo far tornare tutto come prima!» cercò di farlo ragionare Sirius.

«NON è tutto come prima! Non lo è, capito? Tu...tu hai raccontato in giro un nostro segreto, chi si fiderà più di te?» protestò James.

«Non ho raccontato un segreto, l'ha scoperto da solo! Lo sapeva già! E poi Remus...» tentò ancora Sirius.

«Remus è un idiota!» lo interruppe James. Ormai stava quasi urlando.

«Remus non è un idiota! La decisione è sua! Lui almeno ha provato ad ascoltarmi invece di saltare subito alle conclusioni come te! Non sono un traditore, mi dispiace e puoi ancora fidarti di me! Perchè ti è così difficile capirlo?» Sirius provò l'impulso irresistibile di gridare, di alzare le braccia al cielo e tirare un pugno a James, ma decise che era meglio non fare niente di tutto quello. La testardaggine di James però era terribilmente frustrante!

«Non me ne frega un cazzo di quello che ha deciso o fatto Remus! Io non voglio fidarmi di te! Non la scamperai così!» un colpo al cuore, l'ennesimo, ma Sirius non si lasciò scoraggiare.

«Scampare cosa? Solo tu pensi che sia necessario darmi una punizione o che so io!» non poteva arrendersi. I Malandrini sarebbero tornati uniti. Dovevano tornare uniti.

«Te la meriti! È questo che succede ai traditori! Vengono puniti!» James si girò, mettendo fine alla conversazione, ma la voce di Sirius lo fermò di nuovo.

«Gli amici si perdonano.» sussurrò Sirius, lo sguardo fisso sulla nuca spettinata di James.

Lo vide bloccarsi un secondo, poi sospirare.

«Forse non voglio più essere tuo amico.»

Sirius abbassò la testa. Non voleva guardare James che se ne andava.

L'aveva perso per sempre?

Le lacrime spingevano per uscire, la paura che la risposta fosse sì lo faceva tremare leggermente, ma poi Sirius strinse i pugni e rialzò la testa.

No.

No, se lo sarebbe ripreso. Non si sarebbe arreso. Mai.

 

**

 

Era tardi. Aveva sentito James tornare un camera e evitare le scuse e le parole di Remus. Aveva sentito Peter augurare la buona notte e non ricevere alcuna risposta. Poi era calato il silenzio e Sirius aveva smesso di ascoltare. Era tornato nella Torre di Astronomia, ma anche se era stanco morto non riusciva ad addormentarsi.

Non riusciva a togliersi dalla testa le parole di James.

All'improvviso si alzò in piedi. Aveva bisogno di parlare con Sunshine, non ce la faceva più ad aspettare.

Scese fino alla Signora Grassa, ma poi si bloccò, senza svegliarla: che cosa aveva intenzione di fare? Entrare in Sala Comune e poi? Salire come fino da Sunshine?

No, non aveva senso. Però non voleva aspettare ancora!

Si sedette poco distante dal ritratto, nascosto nel buio per non essere scoperto da qualcuno della ronda, a pensare.

Probabilmente si era assopito, perchè non si accorse che il ritratto si stava aprendo finchè qualcuno non ne uscì, facendo frusciare le vesti.

Trattenne un sussulto per non farsi scoprire, timoroso di essere visto, ma poi riconobbe i capelli biondi. Era davvero così fortunato?

Sunshine aveva ai piedi solo un paio di pantofole azzurre e si stringeva nella sua vestaglia bianca. Camminava lentamente, diretta da nessuna parte in particolare, borbottando ogni tanto tra sé. Sirius la seguì per un po'. Sembrava assorta, non voleva disturbarla, ma non poteva davvero perdere un'occasione del genere.

Ad un certo punto la vide bloccarsi all'improvviso in mezzo al corridoio. Sirius tese un orecchio, sforzandosi di capire che cosa l'avesse spaventata. Passi.

Sunshine non si spostava, girava solo la testa da una parte e dall'altra, cercando un buon nascondiglio. Alla fine Sirius decise di agire al posto suo: le tappò la bocca con una mano per non farla gridare e la trascinò dentro ad un passaggio nascosto che aveva scoperto con James un paio di settimane prima.

Senza lasciarla andare, tenendole una mano sulla bocca e un braccio attorno al petto per tenerla ferma, Sirius ascoltò i passi avvicinarsi (erano di sicuro quelli di uno studente, maschio) e poi allontanarsi di nuovo.

Fece un sospiro di sollievo. Solo quando Sunshine mugolò qualcosa e gli tirò il braccio con una mano si rese conto della posizione in cui si trovavano e la lasciò andare.

«Io...oops, scusami.» borbottò Sirius, passandosi una mano tra i capelli spettinati e guardando a terra.

Sunshine non disse niente, ma si allontanò di scatto da lui, fino ad avere la schiena appoggiata al muro.

Sirius alzò gli occhi, perplesso. Da che cosa era data quella reazione?

Sunshine lo stava guardando con gli occhi spalancati, una mano sul petto, la bocca leggermente aperta, il respiro affannato.

«Mi-mi hai spaventata da morire.» esalò alla fine, cercando di calmarsi.

«Scusa.» ripeté Sirius, interiormente soddisfatto che la conversazione non fosse iniziata con urla, strepiti e insulti come quella con James.

Rimasero entrambi un po' in silenzio, poi Sunshine fece un passo in avanti, come per andarsene. Sirius l'afferrò per un braccio, scattando in avanti.

«Ti prego, devo parlare con te.» sussurrò, pregandola con gli occhi.

Sunshine esitò, ma alla fine cedette e annuì piano.

«Vieni con me?» chiese Sunshine allungando una mano per prendere la sua.

Sunshine non la prese, ma annuì di nuovo impercettibilmente.

Sirius abbassò la mano, deluso, ma fece strada. La portò in una stanza vuota più in là, stando bene attento che nessuno fosse nei paraggi e si sedette con lei su due sedie.

Sunshine teneva la testa bassa, si torturava le mani, non diceva un parola.
Sirius si tormentava cercando di capire a che cosa pensasse.

Alla fine fu lei a cedere a quel silenzio pesante.

«Allora, perchè mi hai portata qui?» suonava neutra, indifferente, ma Sirius non riusciva a non cogliere una nota arrabbiata, ferita, in quelle parole. E quello lo addolorava.

«Devo parlare con te.» ripeté.

«Non so se voglio parlare con te.» sussurrò Sunshine.

No. Anche lei no, vi prego.

«Sun...ti prego, dimmi quello che pensi.» supplicò Sirius. Era difficile per lui mostrarsi così debole, sottomesso, ma aveva bisogno di sentire quello che la ragazza pensava.

Anche Sunshine sembrò sorpresa dal suo tono di preghiera, tanto che sollevò leggermente la testa, prima di riportare lo sguardo a terra.

Vedendo che non si decideva, Sirius decise di parlare al suo posto.

«Io...io so che cosa ha detto James di me. Lo immagino. Ha detto che quel casino è stata colpa mia, che sono un traditore bastardo, che l'ho fatto per mio divertimento, per mia incapacità di tenermi una famiglia, che mi disprezza, che lo ho deluso..che non vuole più essere mio amico.» si fermò, cercando di riportare il controllo sulla sua voce, che aveva tremato a quelle parole.

Ora Sunshine lo guardava, gli occhi spalancati come quelli di un cucciolo spaventato, ma non diceva niente.

«Ha ragione. È colpa mia. Sono uno stupido, fa bene a disprezzarmi e a sentirsi deluso, ma mi dispiace! Io...io faccio sempre tutto senza pensare, lo sai. Non ho riflettuto, ma non avrei mai messo in pericolo Remus per divertimento!» Sirius si fermò ansante. Aveva detto tutto praticamente senza respirare. Non sapeva come proseguire, aveva paura che se avesse detto anche solo una sola frase sarebbe vergognosamente scoppiato a piangere. Non poteva permetterselo.

«Lo so.» un sussurrò solo un sussurro che accarezzò le ferite di Sirius come acqua fresca. «Io lo so che non l'hai fatto per divertimento. Non l'avresti mai fatto, ne sono convinta.»

«Quindi...» Sirius sentiva la speranza di nuovo forte in lui, ma non osava soffiare su quella fiamma per farla crescere, temendo che bruciasse tutto inutilmente.

«Sono arrabbiata con te. Perchè sei stato immensamente stupido e irresponsabile e poteva finire tutto molto male. E sono delusa per il fatto che hai fatto tutto senza nemmeno chiederci un parere. E sono triste perchè non sono sicura di riuscire a fidarmi di te. E sono arrabbiata, ancora, perchè hai rischiato di rovinare tutto.» sbottò Sunshine.

Sirius rimase un attimo immobile sbigottito da quell'improvviso fiume di parole.

«R-rischiato?» balbettò alla fine, la domanda più facile che riusciva a fare tra quelle che gli vorticavano nel cervello.

«Io non credo, come invece dice James, che sia tutto finito, che i Malandrini siano spezzati. Voi siete più forti. E so che ce la potete fare.» spiegò con forza Sunshine.

Di nuovo un fiotto di speranza.

«Quindi...» tentò di nuovo Sirius.

«Quindi sono arrabbiata, triste, delusa, ma...voglio davvero perdonarti Sirius. Anche perchè credo che l'unico che potrebbe avere il diritto di avercela con te è Remus.» disse alla fine Sunshine, concedendogli un piccolo sorriso.

Di nuovo bloccato dalla sorpresa, Sirius rimase immobile, cercando di realizzare quelle parole.

«Mi...mi perdoni?» non riusciva a crederci.

«Io..ci vorrà un po' per farmi passare il resto, ma sì, certo. Ovvio che ti perdono!» lo rassicurò lei, sorridendo un po' di più.

Sirius le saltò letteralmente addosso, facendola cadere dalla sedia senza curarsene, abbracciandola, trattenendo le lacrime e ridendo, seppellendo il volto nei suoi capelli, stringendola. Ad un certo punto le risate si trasformarono in singhiozzi sommessi, ma Sunshine fece finta di non accorgersene, continuando semplicemente ad abbracciarlo su quel pavimento freddo.

Alla fine Sirius si staccò, cercando di ricomporsi, sorridendo a Sunshine.

«Grazie Raggio di Sole.» mormorò guardandola negli occhi, cercando di trasmetterle quel calore che si sentiva di nuovo dentro.

«Ti voglio bene Sirius.» rispose lei, come se quello spiegasse ogni cosa.

«Anche io.» sussurrò piano il ragazzo, prima di alzarsi con un sospiro e porgerle la mano.

Uscirono in silenzio, ma dopo un paio di passi Sunshine spinse leggermente Sirius.

«Certo che potevi anche evitare di farmi cadere!» lo prese in giro ridacchiando.

«La prossima volta metterò dei cuscini per ammorbidire la caduta del fondoschiena regale, sua maestà.» scherzò leggero Sirius, schivando uno schiaffo sul braccio.

«Hai intenzione di farmi cadere ancora tante volte?» fece l'offesa Sunshine, senza però nascondere il sorriso.

«Tutte le volte che sarà necessario.» rispose con una linguaccia lui.

Lei lo spinse di nuovo, per poi abbracciarlo ancora.

Davanti alla Signora Grassa si separarono. Nonostante la nuova speranza, la nuova leggerezza, Sirius non voleva tornare in camera con James e gli altri. Preferiva dormire, per le poche ore che gli rimanevano, nella Torre di Astronomia.

«Buonanotte Sirius.» lo salutò Sunshine, posandogli un bacio leggero sulla guancia.

«Buonanotte Raggio di Sole.» ricambiò lui, accarezzandole i capelli.

Poi la ragazza sparì e il ragazzo se ne andò a sua volta.

Nascosto poco lontano, Sam si passò una mano tra i capelli con un sospiro.

Si era addormentato in Sala Comune e quando Sunshine era uscita senza vederlo si era svegliato e l'aveva seguita, ma l'aveva persa. Era tornato indietro e aveva deciso di aspettarla lì, ma si era addormentato di nuovo.

Le voci dei due lo avevano fatto risvegliare e aveva assistito da quell'angolo buio ai gesti affettuosi dei due.

Con un peso nel cuore e un doloroso presentimento, se ne tornò a letto.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

BUON FERRAGOSTO A TUTTI!!! :D

Detto questo, passiamo al capitolo :) non sono stata velocissima, lo ammetto, ma ho avuto un casino con la connessione internet (se ci ripenso vado di nuovo in panico come ben sa la mia mirtilli :P) e quindi mi sono presa tardi! Pensate che ho scritto tutto il nuovo capitolo in qualche ora!! :D non ne sono fierissima ma...

  1. Sirius e Sun hanno fatto pace yeeeeeeeeeee!!

  2. James e Remus hanno litigato nooooooo :( ma fanno pace in fretta, non preoccupatevi! :)

  3. Sirius e James hanno litigato ancora noooooo :( (ma anche loro tra poco torneranno amici!!)

  4. No ok, la smetto di scrivere così! :) non preoccupatevi per Sam, non litigherà con Sunshine per questo, promesso!! :D

  5. Sono felice di essere riuscita ad inserire quella piccola scenetta di Frank e Alice...non so a voi, ma a me fanno tenerezza *^*

  6. Grazie millissime (?) alle dolcezze che recensiscono Ginevra 002, Enthy, Miss Riddle Starkey, Jeis, Lily non Lilian (che è stata così gentile da ritornare <3) e la nuova arrivata marauder11 (ben arrivata!!!) grazie a tutte!! :D

  7. Un grazie speciale alla mia AleJackson che bo...devo ringraziarti sempre per qualche motivo? :)

Ora me ne vado, mi dispiace ma con la mia connessione di schifo non riesco a mettere foto :(

Baci <3

*dD*

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Capitolo 73
*** Cattive notizie ***


 

 

 

Cattive notizie

 

 

 

 

James si svegliò di soprassalto, cercando di capire dove si trovava. Solo dopo qualche istante riconobbe il suo letto e poi la sua camera, con Peter, Remus e Frank che dormivano, quest'ultimo russando leggermente.

Si passò una mano sugli occhi e poi si girò verso l'orologio che Remus aveva appeso e a cui aveva fatto un piccolo incantesimo di fosforescenza per porre fine alle lamentele di Sirius che non aveva una sveglia e non aveva voglia di alzarsi per guardare l'ora in quella degli altri.

Nemmeno le sette. Aveva dormito non più di cinque ore, grandioso.

Ormai che era sveglio però non riusciva a rimettere nel loro cassetto le immagini che lo disturbavano, quindi non riusciva nemmeno a riaddormentarsi.

Si tolse la maglia che indossava come pigiama e si infilò in bagno. Aveva decisamente bisogno di una doccia.

Aprì l'acqua calda, sperando di non svegliare nessuno: voleva restare da solo. Aveva bisogno di pensare. Anzi no, quello di cui aveva davvero bisogno era non pensare, ma dato che non ne era in grado, avrebbe dovuto farlo e basta.

Per prima cosa decise di pensare alla cosa più facile. Il sabato seguente ci sarebbe stata la partita contro i Corvonero e dovevano assolutamente vincere. Corinne stava facendo fare loro dei buoni allenamenti, ma non riusciva a capire che cosa ci fosse nella squadra che non funzionava. Quando giocavano erano bravi, ma era come se ognuno cercasse di vincere per sé stesso e non per la squadra. Tutti giocavano quasi da soli. I Cacciatori si passavano la pluffa, ma solo se necessario, non si impegnavano a fare gioco di squadra. Corinne non riusciva a trovare una soluzione, un modo per evitare questi comportamenti, ma non potevano giocare contro Corvonero in quelle condizioni.

James voleva trovare un metodo per risolvere la situazione, solo che in quel momento, con tutto il casino di Sirius non riusciva davvero a pensare di convincere qualcun'altro a stare uniti.

Già, il casino di Sirius. Per quanto cercasse di tenerlo lontano dalla sua testa, era sempre lì a rompere, a infiltrarsi nei suoi pensieri.

Era ancora arrabbiato con Remus perchè voleva perdonarlo, ma lo capiva. Lo capiva, perchè, anche se non l'avrebbe ammesso mai, anche a lui Sirius mancava. Sirius era...faceva male usare il passato. Comunque, era il suo migliore amico, suo fratello, il suo compagno preferito di maladrinate! Come potevano credere che non volesse riaverlo indietro?

Forse ne stava davvero facendo un dramma inutile. Del resto alla fin fine non era successo niente di grave. Però si sentiva tradito, come se Sirius avesse raccontato in giro un suo segreto.

Era davvero arrabbiato, ancora, ma voleva disperatamente non esserlo e questo lo faceva arrabbiare ancora di più. Voleva solo che Sirius se ne stesse lontano per un po', ma allo stesso tempo che tutto tornasse come prima. Voleva riaverlo indietro, ma non voleva accettare le sue scuse.

Si strinse la testa tra le mani. Non riusciva ad uscirne. Era confuso, dannazione. Non riusciva a capire cosa fosse davvero importante, cosa voleva veramente e questo lo stava facendo impazzire.

Sapeva con chi aveva bisogno di parlare: con Sunshine. Lei sapeva risolvere sempre tutto, con le sue chiacchierate notturne aveva messo a posto decine di dubbi e incomprensioni.

Doveva assolutamente trovare un momento per parlare con lei.

All'improvviso un bussare leggero lo fece sobbalzare, spaventato a morte.

«James, va tutto bene?» domandò da fuori, leggermente preoccupata, la voce di Remus.

«Sì sì, ora esco.» rispose James, spegnendo l'acqua e uscendo. Si avvolse in un asciugamano e uscì dal bagno in una nuvola di vapore. Remus lo guardò sospettoso, ma non disse niente, infilandosi dentro e chiudendosi la porta alle spalle.

Frank, già vestito era seduto sul letto con un libro tra le mani e lo guardava con aria persa.

«Ehi Frank...tutto ok?» chiese James. Frank sobbalzò, rischiando di far cadere il libro, ma lo prese al volo prima che piombasse per terra.

«Sì sì. Ci vediamo a colazione.» Frank infilò il libro che gli aveva prestato Alice in borsa e uscì, mentre James lo guardava andare via alzando le spalle. Aveva altri problemi, non voleva aggiungere anche quelli di Frank.

Rimase qualche secondo immobile, incuriosito a suo malgrado dall'aria strana di Frank, ma poi ritornò al problema principale: parlare con Sunshine.

Senza nemmeno rispondere alle domande che gli fece Remus quando lo vide uscire di tutta fretta con la scopa in mano, si lanciò giù dalle scale, pronto ad evitare il problema di quelle delle ragazze volando, quando si scontrò con qualcuno.

Ma perchè doveva sempre andare addosso alla gente??

«Oh. Scusami James, non ti ho visto.» era Sam. Sam con un'insolita aria abbattuta e stanca, ma Sam.

«No scusami, andavo di fretta. Sto andando da Sunshine.» fece in fretta James, mostrando la scopa quasi come prova.

«Come mai tutta questa fretta? È successo qualcosa?» domandò, improvvisamente preoccupato, Sam.

«No no. Ho solo davvero bisogno di parlare con lei. Il casino di Sirius sai...» Sam non sapeva molto del “casino di Sirius”, solo che questo aveva fatto una cosa che non doveva fare e che ora erano tutti arrabbiati con lui. O circa.

«A proposito di quello...forse dovrei dirti una cosa.» James, già pronto a riprendere la sua strada, si bloccò.

«Scusa?» chiese stupito, girandosi di scatto.

«Io...ieri mi sono addormentato sul divano e ho sentito Sunshine uscire. Quando è tornata era con Sirius e...sembravano abbastanza...amichevoli.» James avvertì una nota decisamente stonata e dura nella voce quasi indifferente di Sam, ma decise di non curarsene.

«Amichevoli?» no no no. Non poteva essere. Non anche Sunshine! Aveva bisogno di un confronto con lei, non di un'altra predica su quanto fosse bello perdonare Sirius!

«Parlavano e...» Sam si interruppe. Non voleva raccontarlo, alla fin fine. «Si sono dati la buona notte.» evitò di descrivere gli “atteggiamenti affettuosi”. Non voleva parlarne.

«Maledizione!» sbottò James, montando a cavalcioni della scopa.

«James, forse sarebbe il caso di aspettare che scenda lei...» cercò di suggerire Sam, anche se sapeva già che era tutto inutile. Come si faceva a fermare James Potter?

Infatti James, come previsto, si scrollò la mano con cui lo aveva afferrato per il braccio di dosso e sfrecciò su per le scale.

«Sunshine Moor a rapporto!» James spalancò la porta delle ragazze, chiamando l'amica a gran voce e suscitando un coro di strilli e esclamazioni sorprese.

«POTTER! Che diavolo ci fai qui? Esci immediatamente!» Lily si strinse le coperte al petto, scattando seduta, i capelli scompigliati e l'aria furente.

«Per questa volta, Evans cara, non sono qui per te per cui potresti gentilmente startene zitta?» ringhiò James, avanzando a grandi passi nella stanza.

«James Potter come ti permetti...!» strillò Lily, facendo per alzarsi in piedi prima di ricordarsi di essere un po'...svestita.

«E sta' zitta!» sbottò James, facendo un gesto con la mano come per mandare via una mosca fastidiosa.

«James! Che diavolo sta succedendo?» domandò Sunshine, alzandosi e prendendo la vestaglia.

«Devo parlare con te.» la informò James.

«E per parlare con me dovevi piombare qui dentro?» chiese scocciata quella, raccogliendo i capelli spettinati in una coda veloce e lanciando un'occhiata esasperata a Lily che stringeva le labbra con rabbia, mentre Alice si guardava attorno confusa e Emmeline si nascondeva sotto alle coperte.

«Dovevo parlare con te ora. Scendi?» più che una domanda sembrava un ordine, ma Sunshine annuì.

«Mi vesto e arrivo.» acconsentì con un sospiro.

«Veloce.» precisò James, prima di voltarsi e uscire.

«Che diavolo...?» sbottò Lily appena la porta si fu richiusa.

«Lils, ti prego...sembrava sconvolto. Puoi risparmiarti la predica solo per una volta? Per favore.» supplicò Sunshine, infilandosi frettolosamente una maglia e paio di pantaloni.

«Solo per te e solo se è importante.» sospirò Lily, ridistendendosi.

«Grazie.» Sunshine le soffiò un bacio e scappò via.

Scivolò giù dalle scale, pensando di trovare James seduto davanti al fuoco o qualcosa del genere, ma se lo ritrovò di fronte, a braccia incrociate, così vicino che quasi gli andò addosso.

Uh oh. Qualcosa non va sul serio pensò la ragazza, calibrando lo sguardo torvo dell'altro.

«Allora devi parlami di qualcosa?» domandò, andando a sedersi su un divano e facendo segno all'amico di accomodarsi anche lui.

«Volevo parlarti di Sirius ma non so più se è una buona idea.» rispose cupo James, appoggiando con delicatezza la scopa a terra.

«Come mai? Lo sai che puoi sempre parlare con me.» lo incoraggiò Sunshine, curiosa di sapere che cosa volesse dirle e soprattutto come mai riteneva non fosse più una buona idea.

«Lo so lo so. Volevo discutere con te su come pensavi di comportarti con lui ora, ma a quanto pare mi hai preceduto.» sibilò James, che si stava evidentemente trattenendo per mantenere almeno un po' di calma.

«Scusa?» come aveva fatto a sapere della conversazione notturna che aveva avuto con Sirius? Non c'era nessuno in giro!
«Lo so che l'hai perdonato o almeno gli hai promesso di perdonarlo, quindi è abbastanza inutile parlare con te ora.» come diavolo lo aveva scoperto?

«Jamie, non importa quello che ho deciso di fare io. Se vuoi parlare con me sai che puoi farlo.» Sunshine però aveva già capito che in realtà ciò che James stava cercando non era qualcuno disposto ad ascoltarlo e a parlare con lui, ma qualcuno disposto a schierarsi dalla sua parte. Quindi sì, forse tutto quello era inutile ora, ma che senso aveva desistere?

«Dimmi perchè l'hai fatto.» ordinò invece James. Sunshine strinse le labbra, infastidita da quel tono di comando, ma alla fine decise di rispondere.

«Prima di tutto perchè ha chiesto scusa. E io perdono, Jamie. È nella mia natura e sono convinta che se qualcuno si pente ha il diritto ad avere un'altra possibilità. E lui è davvero pentito, Jamie. Gli dispiace da morire e si è scusato e è triste e solo e...non potevo non perdonarlo. Capisci? In più non essendo successo niente di troppo grave non vedo perchè non dovremmo perdonarlo. L'unico con un qualche diritto...» cercò di spiegare Sunshine.

«Lo so! È Remus, bla bla bla! Me l'ha già detto lui!» la interruppe James, scaldandosi.

«E allora perchè non vuoi ascoltarci? Perchè non vuoi capire? Perchè non vuoi perdonare?» chiese perplessa Sunshine. Non riusciva a capire perchè James, con tutto il bene che voleva a Sirius, si ostinasse a rimanere distante.

«Perchè sono arrabbiato!» esclamò James, balzando in piedi.

«Lo siamo tutti, ma si può superare! Il rancore si raffredda, Jamie.» tentò di farlo ragionare Sunshine.

«Sai che ti dico? Vai pure a fare di nuovo comunella con Sirius! E portaci anche Remus se ti va! Io me ne frego! Sono arrabbiato e non ho intenzione di perdonarlo così!» sbottò James, alzando ancora di più la voce.

«Ma Jamie...» mormorò Sunshine, alzandosi a sua volta per guardarlo negli occhi.

«E che cosa ne pensa Sam di tutta questa storia? Non deve essere molto felice di tutto questo affetto verso Sirius!» sputò James.

Sunshine si bloccò, stupefatta.

«Cosa c'entra ora Sam?» domandò stupita.

«C'entra che ha visto lui che tu e Sirius avevate fatto pace e non sembrava molto allegro quando me l'ha detto, prima!» la informò James, un ghignò cattivo in volto.

«Sam...» ecco chi era stato. In qualche modo doveva averla vista uscire. Cosa aveva visto? Lei e Sirius chiusi in una classe a fare chissà che cosa? Tornare scherzando, abbracciandosi? Baciandosi sulla guancia? Sirius accarezzarle i capelli?

Che cosa pensava ora?

Doveva parlare con lui. Subito.

James sembrò cogliere il suo sguardo spaventato e preoccupato, perchè il suo ghigno sparì subito, evaporando come la sua rabbia.

«Sunshine io...» mormorò.

La ragazza però non gli permise di finire, lanciandogli uno sguardo ferito.

«Devo andare.» mormorò Sunshine, schivandolo e correndo su per le scale dei ragazzi.

James si lasciò cadere sul divano. Che diavolo stava combinando?

Si prese la testa tra le mani, i gomiti sulle ginocchia. Quella storia lo stava facendo impazzire. Ma che cosa poteva fare?

Nel frattempo Sunshine era arrivata davanti alla porta dei ragazzi del quarto anno, ma si era bloccata, dubbiosa.

E ora che doveva fare? Bussare? Era ancora molto presto, non voleva disturbare, soprattutto visto che Sam poteva non essere lì, dato che poteva essere uscito dopo aver parlato con James.

James...

Che diavolo stava succedendo? Fino a qualche giorno prima andava tutto bene: lei e Sam stavano bene insieme, anche se ogni tanto i dubbi le rodevano il cuore, James e Sirius si erano messi l'anima in pace e non tentavano più di ostacolarli, Peter aveva preso confidenza con Sam e i due parlavano a lungo di diversi argomenti e anche Remus sembrava felice.

Poi Sirius aveva sbagliato, i Malandrini si erano separati, Mary era stata colpita...da chi poi? Si era dimenticata di chiederlo a Sirius, ma sapeva che Lily l'aveva fatto. Chissà cosa le aveva risposto.

Ma ora stava divagando. Doveva decidere che cosa fare: rischiare e bussare o aspettare Sam? Anche quello sarebbe stato un rischio, considerando le idee che si era potuto fare, ma...

Rimase ferma davanti alla porta, cercando di decidersi. Dannazione. Perchè non poteva avere una cosa con cui comunicare facilmente con Sam, come gli specchi di Sirius e James?

Chissà se James aveva ancora quello specchio in tasca, anche dopo il litigio. Che poi James era davvero un esagerato! Lo sapeva già, ovviamente, ma non riusciva davvero a capire tutto quell'astio verso Sirius. Dopotutto non era successo niente di catastrofico e apocalittico e Sirius si era scusato e era davvero dispiaciuto, allora perchè non perdonarlo?

Stava divagando di nuovo.

Concentrarsi su Sam, doveva concentrarsi su Sam. Perchè sembrava così difficile? Dopotutto doveva essere il suo pensiero principale teoricamente, o no?

Uff...che casino.

«Ehm...scusami? Che fai qui?» Sunshine sobbalzò, arrossendo furiosamente. Davanti a lei la porta dei ragazzi si era aperta, rivelando Mark, un compagno di stanza di Sam, che la guardava perplesso.

«Io ehm..io..scusami. C'è Sam?» domandò la ragazza, dandosi mille volte della stupida mentalmente. Ecco che cosa succedeva a divagare e perdere il punto invece di decidersi! Che stupida...

«No, è già sceso. Credo sia andato al campo perchè la sua scopa non c'è. Sai che lo rilassa volare al mattino...» le rispose gentile Mark, sorridendole.

Lo rilassa? Davvero? E perchè io non lo sapevo?

Sunshine scosse la testa: non era questo il punto, di nuovo!

«Grazie mille.» ringraziò il ragazzo e scappò via, senza nemmeno passare a infilarsi la divisa o almeno un mantello.

Fuori faceva freddo. Non un freddo da farle battere i denti, ma abbastanza per farla rabbrividire e per maledirsi, di nuovo, per la sua stupidità.

«Era così difficile prendere un mantello, stupida? E guarda in che modo indecente sei vestita!» borbottò tra sé e sé, affrettandosi verso il campo di Quidditch.

Arrivata più vicina, vide una sagoma che volava veloce alta nel cielo.

Aveva intenzione di parlare con Sam il più presto possibile, ma vederlo così, libero e leggero, a librarsi con eleganza sulla sua scopa...non ebbe il coraggio di chiamarlo a terra e si sedette sugli spalti, senza staccargli gli occhi di dosso.

E poi che cosa gli avrebbe detto? “Ehi buongiorno! James mi ha detto che hai visto che baciavo sulla guancia Sirius, non è che sei arrabbiato vero?”? Che assurdità. Ma come si faceva a cominciare un discorso, senza sapere se Sam era arrabbiato, ferito, deluso o solo preoccupato? Oppure magari aveva già dimenticato tutto e quel bisogno di rilassarsi era dovuto a tutt'altro!

Certo che era davvero carino.

Stupida, stai divagando di nuovo!

Ma era davvero carino. Con quei capelli biondi, le spalle larghe, l'eleganza nei movimenti che ritrovava in aria, sostituendola alla leggera goffaggine che aveva di solito.

Poteva immaginare quegli occhi dolci che brillavano, le sopracciglia leggermente aggrottate per la concentrazione, i muscoli contratti per curvare velocemente facendo lo slalom tra gli anelli. Lo vide scostarsi un ciuffo dagli occhi con un movimento veloce, senza distrarsi. Stavano diventando lunghi, avrebbe dovuto tagliarli.

Come Sirius. Aveva sentito le punte dei capelli solleticarla mentre lo abbracciava. Ormai gli arrivavano sotto il mento e scompigliati come la sera precedente erano davvero...

Ma che hai stamattina? La smetti di divagare?

Maledizione. Come era arrivata a pensare a Sirius, di nuovo?

Abbassò lo sguardo, irritata verso sé stessa e non si accorse di un'ombra che si avvicinava.

«Ciao raganella.» Sunshine alzò gli occhi di scatto, trovandosi davanti Sam che si librava a mezz'aria proprio di fronte a lei.

«Ciao Sam.» salutò a sua volta. Voleva trovare il modo di iniziare subito il discorso, ma non trovava le parole. Alla fine fu Sam a parlare.

«Come mai qui?» domandò, squadrando critico la sua semplice maglia a maniche lunghe.

Sunshine arrossì sotto il suo sguardo, ma non riusciva a trovare il modo giusto per dire semplicemente ciò che doveva.

Sam fece quello che sembrò un incrocio tra un sospiro e una mezza risata e poi scese dalla scopa, atterrando esattamente di fianco a lei. Si sfilò il mantello e glielo avvolse attorno alle spalle.

Sunshine si strinse nel mantello, assaporando il calore del tessuto.

«Grazie.» Sam sorrise di tutta risposta, per poi tornare a guardarla interrogativo.

«Allora, che fai qui?» domandò di nuovo.

«Ero venuta a cercarti e Mark mi ha detto che ti avrei trovato qui.» non era una risposta, lo sapeva, ma non sapeva che fare. Voleva raccontargli ciò che aveva saputo da James ma aveva paura di sentire che cosa aveva da dire Sam su tutto quello.

«Sun, ti prego, mi dici che sta succedendo?» domandò Sam, guardandola dritta negli occhi, con il suo sguardo sincero e caloroso.

Non si poteva resistere ad una richiesta del genere.

«Io...io non lo so più. Stamattina James mi ha svegliata entrando urlando in camera mia, si è arrabbiato e mi ha detto che aveva parlato con te. Mi ha detto che ieri hai visto me e Sirius che parlavamo. Aveva bisogno di me, Sam. Aveva bisogno di qualcuno che gli stesse accanto. Non è come prima, ma abbiamo, credo, fatto pace e non so come andrà a finire, ma dovevamo chiarire, parlare e non so cosa tu...» Sunshine parlava sempre più velocemente, facendo secchi respiri spezzati, gli occhi umidi.

Improvvisamente Sam la abbracciò, zittendola.

«Sssh. Con calma Sun. Sssh. Va tutto bene.» sussurrò, stringendola, lasciandole un bacio gentile tra i capelli.

Non riusciva a capire nemmeno sé stesso ormai. Fino a poco prima era confuso, arrabbiato forse, di sicuro stizzito e ferito, ma ora l'unica cosa che sapeva era che Sunshine piangeva tra le sue braccia e

lui sentiva l'impulso incontrollabile di farla stare meglio.

«Ti giuro, non hai niente da temere da Sirius, te lo giuro! Lui è...» a Sunshine mancarono le parole per descrivere Sirius, ma a Sam non servivano.

Non ho niente da temere da lui? Forse no. Ma è da te che ho qualcosa da temere, raganella. Perchè lo so cos'è lui per te, anche se forse non ne sei certa nemmeno tu. So che non potrò mai competere con lui, anche se sembra che sia possibile. Non sarò mai al centro dei tuoi pensieri e del tuo cuore quanto lui. Ma non importa. Finché potrò stare al tuo fianco, sopporterò anche questo.

«Non importa, raganella, non importa. Lo so. Non sono arrabbiato con te o preoccupato o qualsiasi cosa tu stia pensando, ok? Va tutto bene. So che hai bisogno dei tuoi amici e che i tuoi amici hanno bisogno di te, non mi stai ferendo, capito?» bugie. Una bugia dietro l'altra, ma che ci poteva fare? Era la cosa giusta da dire.

«Tu sei la persona più splendida e perfetta che conosco, Sam Bindweed. Davvero non so come fai ad esistere.» mormorò Sunshine, guardandolo negli occhi, lasciando che lui si perdesse in quelle iridi blu così dolci e, forse solo per una sua fantasia, innamorate.

«Sei tu ad essere speciale, raganella, a trasformare le persone che ti stanno attorno. Io non sono niente di più che un ragazzo che vuole che tu sia felice.» disse di rimando Sam.

Sunshine sorrise con affetto, abbracciandolo di nuovo, per poi lasciarsi baciare teneramente.

«Tutto ok?» domandò alla fine con voce sottile.

«Tutto ok.» sorrise Sam, nascondendo la smorfia che non era riuscito a trattenere dietro ad un altro bacio. Forse un giorno avrebbe dovuto smetterla con quelle bugie. Non facevano bene a nessuno. Non a lungo termine almeno.

 

**

 

Sirius si svegliò all'improvviso, cercando di capire, in un paio di istanti confusi, dove si trovasse.

Uff. E si che ormai mi sarei dovuto abituare alla Torre di Astronomia, o no?

Si stropicciò gli occhi, si passò una mano tra i capelli e poi andò ad intrufolarsi nel bagno dei prefetti, la cui parola d'ordine era stata scoperta da lui e James secoli prima.

Era molto presto, il locale era deserto e lui necessitava di un bel bagno rilassante.

Riempì l'enorme vasca di diverso tipi di schiuma colorata e poi si distese dentro.

Si lasciò sfuggire un sospiro. Ci voleva, ci voleva davvero.

Coccolato dall'acqua calda, cadde nel dormiveglia, passando senza nesso da un pensiero all'altro.

Remus che aveva detto che voleva assolutamente trovare un modo per far ragionare James.

James che era ancora molto arrabbiato con lui.

Sunshine che lo aveva perdonato.

Sunshine che lo abbracciava, accarezzandogli i capelli.

Sunshine che lo baciava su una guancia, augurandogli la buona notte.

Sunshine che spariva nella Sala Comune, seguita poco dopo da un ragazzo che sembrava Sam.

Sunshine che...

Sirius si drizzò a sedere di colpo.

Che ci faceva Sam fuori dal Dormitorio a quell'ora? E perchè aveva seguito lui e Sunshine? Che cosa aveva visto? Aveva frainteso? Ora Sunshine era nei guai con lui per colpa sua, di nuovo?

Maledizione.

Uscì dalla vasca e si rivestì velocemente, senza nemmeno passarsi un asciugamano tra i capelli, che gocciolavano sulla divisa.

Avrebbe aspettato Sunshine in Sala Grande, anche a costo di incontrare James.

Anzi, meglio se lo avesse incontrato, così magari riusciva a farlo ragionare.

Non ci sei mai riuscito, non ci riuscirai mai. Disse una voce maligna nella sua testa, ma Sirius decise di ignorarla.

Si precipitò in Sala Grande...e si bloccò di fronte alla vista di Sam e Sunshine, seduti vicini, che chiacchieravano e ridevano, facendo colazione.

Alla sua entrata i pochi ragazzi presenti si girarono dalla sua parte, ma Sirius non badò a loro.

Si sedette di fronte a Sunshine e Sam, guardando la ragazza, una chiara domanda negli occhi: tutto ok?

La ragazza annuì, domandandosi come aveva fatto a scoprire che poteva esserci qualcosa che non andava tra lei e Sam, ma non riuscì a trovare una risposta.

Quel ragazzo ultimamente era assurdo: non dormiva in camera, mangiava solo quando capitava, vedeva tutto e tutti. Se solo avesse fatto pace con James...davvero non riusciva a capire nemmeno il comportamento di James. Era il suo migliore amico, aveva fatto solo un errore e dopotutto non era nemmeno successo niente di catastrofico! Perchè non perdonarlo? Non era poi così difficile.

Tu ti sei fatta condizionare dai suoi occhi da cucciolo smarrito. Puntualizzò una voce dentro di lei.

Non è assolutamente vero! Meritava di essere perdonato! E poi non toccava a me essere arrabbiata con lui!

«Raganella, non mi stai ascoltando.» la voce scherzosamente offesa di Sam interruppe i suoi pensieri, riportandola alla realtà.

«Oh scusa Sammy! No, ti stavo ascoltando, mi sono solo distratta un secondo. Sono un po' stanca sai..» ooops forse non era la cosa più giusta da dire.

«Te ne vai in giro di notte.» fece cupo Sam, pentendosi poi subito della sua uscita. «No, scusa non volevo dire questo.»

«Ehi amico, posso parlarti?» intervenne in quel momento Sirius.

Sunshine non poteva dire di essersi dimenticata della sua presenza, non si dimenticava mai quando Sirius era lì, ma fu sorpresa di sentirlo parlare: sembrava...preoccupato?

«Oh ehm...certo. Sun, torniamo subito.» Sam annuì, perplesso quanto lei, prima di alzarsi e seguire Sirius fuori.

Non pioveva, ma c'erano delle brutte nuvole grigie che coprivano il sole e tirava un vento freddo che li fece stringere nei loro mantelli.

«Allora, che c'è?» domandò Sam, sedendosi su un gradino.

«Senti amico, io sono in un bel casino e ho davvero bisogno di Sunshine al mio fianco, ma non ho intenzione di mettermi tra voi o cose del genere.» sbottò Sirius, andando subito al punto.

«Oh ehi! Non giri attorno alle cose tu, eh?» ridacchiò nervoso Sam.

«Dovrei farlo? Fa freddo qui fuori, perchè dovrei volerci rimanere di più?» spiegò Sirius, alzando le spalle.

«Hai ragione e bè...sono felice che tu me l'abbia detto solo...sei sicuro che Sun lo sappia?» fece triste Sam, guardandolo di sottecchi.

«Sappia cosa?» domandò Sirius, preso in contropiede dalla domanda.

«Sappia che tu non hai intenzione di metterti tra noi.» specificò Sam, arrossendo.

Sirius si bloccò. Sam stava davvero dicendo che forse Sunshine sperava che lui si mettesse tra loro...combattesse per lei come un antico cavaliere delle favole o cose del genere? No, assurdo!

«Nah amico, hai visto come ti guarda? Lei pensa solo a te come il suo cavaliere dall'armatura luccicante, ne sono certo. Io sono solo...il suo amico-causa persa.» lo rassicurò Sirius.

Sam sospirò. Non ne era certo, non lo sarebbe stato mai. Certo, vedeva come Sunshine lo guardava, ma vedeva anche come guardava Sirius. Vedeva come ogni tanto si perdeva nei suoi pensieri fissando Sirius, vedeva come ogni tanto arrossiva, vedeva come cercava di evitare i contatti con Sirius quando c'era anche lui in giro, vedeva il suo sorriso farsi solo tiepido quando lo vedeva e non caloroso come quando vedeva Sirius. Tutto ciò lo feriva, ma non poteva esserne sicuro e non l'avrebbe mai persa per degli stupidi sospetti.

«Grazie.» mormorò alzandosi e ritornando dentro.

«Prego amico.» sussurrò Sirius, alzando gli occhi per guardare le nuvole scure.

Ecco un'altra giornata che arrivava. Aveva risolto il momentaneo problema Sam, ora avrebbe affrontato anche quello James. E con un po' di fortuna forse avrebbe risolto anche quello.

Certo, come no.

Tu sta zitta.

Sirius decise, a suo rischio e pericolo, di rientrare in Sala Grande. Per una volta, in quell'insulsa settimana, non poteva fare una colazione decente?

Era ormai sulla soglia e aveva già scorto i capelli scompigliati e l'aria assonnata di James e Remus, e di sicuro Peter doveva essere attaccato a quella mano che stava arraffando una quantità enorme di bacon, quando si trovò di fronte a forse l'ultima persona che avrebbe voluto vedere.

«Regulus.» salutò cupo, cercando di evitarlo, senza successo.

«Ciao Sirius.» ricambiò Regulus, mentre accanto a lui compariva Jared McCroy.

«Oh guarda chi c'è! Il traditore rinnegato anche dai suoi pietosi amici!» ridacchiò il Serpeverde.

«McCroy, ricordami perchè non ti ho ancora tagliato la lingua? Oh giusto, perchè altrimenti il tuo sangue putrido avrebbe sporcato per terra.» ribatté in un sibilo Sirius.

«Ragazzi, smettetela! Jared, lasciami parlare con il mio caro fratello.» si intromise Regulus, lanciando un'occhiata all'amico che diceva chiaramente: vattene, poi ti dico.

Con un grugnito e qualche protesta borbottata, Jared si girò e se ne andò, lanciando un ultima occhiata velenosa a Sirius prima di sparire.

«Ora dai ordini pure a lui? Sono impressionato.» fece sarcastico Sirius.

«Sei sempre il solito eh? E io che volevo interessarmi dello stato dei tuoi poveri sentimenti feriti dall'abbandono dei tuoi amici.» sbuffò Regulus.

Sirius si bloccò, preso in contropiede, ma poi rise, una risata amara, dura.

«I miei sentimenti stanno benissimo e i miei amici non mi hanno abbandonato. Abbiamo solo avuto...delle divergenze. Conflitti di interessi. Dissapori. Si è venuta a creare una situazione di tensione tra noi. Chiamala come vuoi.» disse, un po' ironico, cercando di spezzare quella strana situazione.

«La chiamerò con il suo nome, Sirius: avete litigato perchè hai fatto una delle tue solite cazzate.» lo prese in giro Regulus, restando però serio.

Sirius sobbalzò a quelle parole. Spinse il fratello contro il muro, sovrastandolo in altezza e osservandolo minaccioso.

«Che diavolo sai tu di questa storia?» domandò cercando di trattenersi dallo stringergli una mano attorno al collo.

«Oh io non so niente. Solo sospetti. Ma grazie per avermeli confermati, fratello.» Regulus si liberò, sgusciando via dalla sua stretta e sistemandosi i vestiti.

Sirius rimase immobile, senza parole, senza sapere come reagire, dandosi mentalmente dello stupido.

«Ma non preoccuparti, con Silente e le sue promesse di fare silenzio che incombono non dirò niente, ma io so. Forse il tuo amico dovrebbe stare più attento.» e con un ultimo ghigno Regulus entrò nella Sala Grande.

 

**

 

«Remus devo parlare con te.» Sirius ci aveva riflettuto più o meno per tutta la mattina e alla fine era giunto alla conclusione che doveva parlarne con qualcuno, anche a costo di far preoccupare inutilmente Remus.

«Vattene.» borbottò James, seduto di fianco a Remus, a pranzo.

«Sta zitto tu.» abbaiò Sirius, guardandolo male. Ok, voleva davvero fare pace con lui, ma per una volta non poteva farsi i benedetti cavoli suoi?

James ci rimase talmente male, o forse era solo talmente sorpreso, che si zittì davvero, abbassando la testa sul suo piatto, mentre Remus lo guardava stupefatto.

«Ma che..?» domandò sorpreso.

Prima che Sirius potesse rispondere però James si riprese e rialzò la testa, uno sguardo arrabbiato negli occhi, ma ora Sirius ne aveva abbastanza: per una volta si sarebbe zittito!

«Tu...tu..tu!» balbettò James.

«Bravo James, così fa il treno.» lo prese in giro sarcastico Sirius, mentre Peter e Remus lo guardavano a bocca spalancata, attirando l'attenzione di alcuni ragazzi attorno, che si prepararono allo spettacolo.

«Io...io..io..» fece James.

«E questo è l'asino! Cavoli Jamie, sei migliorato!» sibilò ironico Sirius.

«Sirius forse non sarebbe il caso..» cercò di inserirsi Remus.

«Ora io..io ti..tu sei...»

«No, questo non lo conosco. Devi studiare ancora i versi degli animali Jamie.» lo riprese Sirius.

James scattò in piedi, furente, rinunciando a parlare, afferrò la borsa e fece per andarsene, girandosi all'ultimo momento.

«Vai al diavolo Black!» sbottò, facendo girare anche qualche divertito Corvonero e addirittura qualche Serpeverde.

«Con piacere, ora te ne vai?» rise Sirius, ignorando la voce nella sua testa che gli diceva di cercare di fare pace.

Con un ruggito di rabbia, James corse via, quasi scontrandosi con Mocciosus e la Evans che entravano in quel momento. Per sua fortuna però sembravano immersi in un'accesa discussione e non gli badarono.

Mentre Sirius si avvicinava a Remus e cominciava a parlargli animatamente, tenendo però un tono di voce basso, Lily si sedette di fianco a Sunshine.

«Qualcosa non va, pulcino?» domandò Alice, distogliendo l'attenzione dalla conversazione su un libro che stava avendo con un'emozionato e soddisfattissimo Frank.

«Severus. Non importa.» borbottò cupa Lily, guardando seccata il suo migliore amico sedersi con Mulciber e Avery.

«Dovresti davvero parlargli chiaro e tondo, Lils.» fece Sunshine, distratta però dalla McGranitt che usciva con Silente.

Chissà dove vanno.

«L'ho fatto! E lui ha detto che la magia oscura che hanno usato contro Mary erano solo scherzi e poi ha spostato la discussione su Potter!» replicò rabbiosa la rossa.

«Tu sai come la penso su di lui, Lily.» intervenne Marlene, che proprio in quel momento si era infilata tra Alice e uno scocciatissimo Frank.

«Non è cattivo, Lene! Lo farò ragionare.» ribatté Lily.

«Se lo dici tu, ma a me sembra che...» Marlene si bloccò, mentre la McGranitt si avvicinava a loro.

«Buongiorno professoressa.» salutarono le ragazze confuse, ma la professoressa non cercava loro.

Si avvicinò a Sunshine e a Sam con un'espressione addolorata e cupa.

«Signor Bindweed? La prego di seguirmi nell'ufficio del Preside.» ordinò, senza però la solita nota di severità nella voce.

«Cosa ho fatto?» chiese confuso Sam.

«Niente, Bindweed, la prego, mi segua. E no, signorina Moor, lei resti qui.» disse decisa, quando Sunshine fece per alzarsi con lui.

«Ma..» protestò la ragazza.

«Resta qui raganella, torno presto. E se non ce la faccio ci vediamo dopo.» Sam posò un bacio sulla guancia a Sunshine, approfittando del fatto che la McGranitt si era già girata e poi seguì la strega.

Appena furono scomparsi, Sunshine si alzò e si precipitò da Remus.

«Dov'è James?» domandò pressante.

«Sun? Non lo so. Prova a vedere di sopra.» rispose Remus, ma non fece nemmeno in tempo a finire che già la ragazza era corsa via, un cupo presentimento che le opprimeva il petto.

Era solo a metà scale quando si scontrò proprio con James.

«Sunshine, cosa..?» esclamò James sorpreso.

«Portami dal Preside.» ordinò lei.

Lui annuì, senza fare domande, convinto dalla sua espressione ansiosa e preoccupata e la trascinò via.

Arrivati davanti al gargoyle di pietra, pronunciò la parola d'ordine, che evidentemente Silente non aveva ancora cambiato, e la accompagnò fino davanti alla porta.

La ragazza appoggiò un orecchio all'uscio, sorprendendo James, cercando di sentire.

«...le mie condoglianze. Mi dispiace.» disse la voce di Silente.

«No. No no non può essere. No!» Sunshine tremò, sentendo la voce di Sam così piena d'angoscia e dolore.

«Mi dispiace.» ripeté Silente.

Ci fu un lungo silenzio, poi un gemito sottomesso che spezzò il cuore a Sunshine, poi, con un minimo preavviso dato dal rumore di una sedia che si spostava e lo scalpiccio di piedi, la porta si spalancò, lasciandole appena il tempo di nascondersi insieme a James dietro l'altra anta, e Sam corse via.

All'interno della stanza Silente sospirò.

Senza curarsi di essere vista Sunshine seguì di corsa Sam, ma dopo pochi corridoi lo perse di vista.

Dov'era andato? Doveva trovarlo, assolutamente. Migliaia di domande le vorticavano in testa, ma la più importante era: che diavolo stava succedendo e perchè doveva succedere tutto insieme?

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Lo so, avevo detto che avrei aggiornato presto e è passato più tempo del previsto, ma ho avuto qualche imprevisto. E poi mia madre ha cominciato a rompere con “stai troppo al pc dovresti cominciare a ripassare e fare compiti e blablabla” :( comunque ora sono qui! :D

  1. Non verrebbe anche a voi di prendere James per le spalle, scuoterlo e urlargli in faccia di fare pace con Sirius? A me sì...e l'ho scritto io questo capitolo!!

  2. Avevo promesso che Sam e Sunshine non avrebbero litigato e, più o meno, è stato così :) anche perchè non resteranno ancora molti momenti così...ooooops spoiler :P

  3. MILLE PUNTI A CHI TROVA LA SEMI-CITAZIONE DA “LE FOLLIE DELL'IMPERATORE”!!!!! :D

  4. E poi bo, non so che altro dire...e avevo davvero molte cose da dire prima!! D: se avete domande, chiedete pure ;)

  5. Grazie mille alle adorabili persone che hanno recensito lo scorso capitolo: Jeis, Ginevra 0002, Miss_Riddle Starkey e marauder11 :D

  6. Un grazie speciale alla mia AleJackson che mi consola nei momenti di disperazione post puntata o post capitolo ;) e perchè fa la mia carceriera <3
     

Ora vado, baci <3

*dD*



 

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Capitolo 74
*** Un raggio di sole non disperde le nuvole ***


 

 

 

 

Un raggio di sole non disperde le nuvole

 

 

 

James, dopo essersi ripreso dalla sorpresa di aver visto Sunshine origliare una conversazione tra Silente e Sam, cosa assolutamente non da lei, scattò in avanti, correndole dietro e raggiungendola da basso.

«Ehi Sun aspettami! Sun!» James afferrò il braccio alla ragazza, cercando di fermarla, ma lei se lo scrollò di dosso e continuò a correre, senza meta.

«Dove stai andando? L'hai perso!» le gridò dietro James, rimettendosi a correre.

«Devo trovarlo!» esclamò Sunshine, senza fermarsi.

«Fermati e pensa a dove potrebbe essere!» cercò di farla ragionare lui, senza sperarci troppo.

Invece, Sunshine si bloccò di colpo, mentre James rischiava di andarle addosso.

«Che cosa sta succedendo?» domandò James, ansimando.

«Non lo so! Devo trovarlo.» gemette Sunshine, le mani sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato.

«Dove potrebbe essere?» chiese James, cercando di restare lucido.

Sunshine sapeva che quella era probabilmente l'unica cosa giusta da fare, ma continuava a sentire la voce straziata di Sam nella sua testa a vedere il suo volto sconvolto. Non riusciva a concentrarsi, a ragionare.

«Non lo so. Potrebbe essere ovunque.» mormorò disperata.

«Allora: per prima cosa non può essere andato in nessuna delle aule occupate. Tra poco ci sarebbero le lezioni e non mi sembrava in vena di fare lezione.» rifletté James. «Non credo neanche che sia tornato in Sala Grande o in Sala Comune. Sono troppo affollate.»

Sunshine annuì, grata per ciò che stava facendo.

«Forse so dov'è.» sussurrò dopo un attimo.

Il riferimento di James alle aule occupate le aveva fatto tornare in mente la “loro” aula, deserta e solitaria, proprio dove sarebbe andata lei per stare sola.

«Andiamo.» esclamò James.

Sunshine stava per ripartire di corsa quando un pensiero le attraversò la mente.

«Jamie, vai a lezione.» disse, in un tono che però più suonava più incerto che di comando.

«Vengo con te. Non m'interessa saltare una lezione. Andiamo.» ripeté imperturbabile James.

Sunshine gli sorrise grata e insieme corsero via.

All'improvviso, girando un angolo, si trovarono di fronte Sirius.

«Dove correte così?» domandò lui curioso.

«Impicciati dei tuoi affari, Black.» sbottò James, ancora irritato.

«Io mi impiccio degli affari di chi voglio!» ribatté Sirius.

«Ragazzi...» supplicò Sunshine. I due non la ascoltarono.

«Ma sempre in quelli sbagliati! E ora levati dai piedi!» ordinò James, sentendo una strana rabbia mista a tristezza nel trattare così Sirius.

Era davvero arrabbiato con lui e voleva che sparisse, ma una piccola, rumorosa e fastidiosa parte di lui voleva anche dirgli di seguirli e andare con loro. Perdonarlo. Fare pace.

«Tu che cosa credi di..» fece Sirius, arrabbiato.

James, irritato dalle sue parole, dal fatto che li aveva bloccati e dai suoi pensieri, lo scostò senza tanti complimenti.

«Per una volta stai zitto, Sirius!» esclamò, esortando con una spinta Sunshine a ripartire.

Non si accorse così di Sirius che, bloccato in mezzo al corridoio, lo guardava con un mezzo sorriso in volto.

Finalmente, dopo aver evitato così tanti scontri che James si sentiva ormai pronto a fare le olimpiadi di “evita lo studente”, giunsero alla loro meta.

Sunshine si fermò un secondo, tentando di riprendere fiato, e poi aprì leggera la porta con una spinta.

Sam era davvero lì, seduto vicino alle finestre, intento a guardare fuori.

James si fermò vicino alla porta, mentre Sunshine si fece timidamente avanti.

Quando sentì i passi, Sam sobbalzò e si voltò di colpo.

A Sunshine si strinse il cuore nel vederlo così: gli occhi rossi, i capelli scompigliati, le labbra contratte, probabilmente nello sforzo di non far uscire le lacrime, le mani tremanti.

«Oh Sam...» mormorò, avanzando verso di lui e abbracciandolo.

Per un secondo lui restò immobile, rigido e freddo come una statua.

«Qualsiasi cosa sia successa, io sono qui.» sussurrò ancora Sunshine.

Forse fu quello, forse fu l'abbraccio, il calore di un corpo contro al suo, forse fu il fatto di essere giunto davvero al limite, ma Sam si sciolse, letteralmente, in lacrime, accasciandosi contro Sunshine, aggrappandosi forte alla sua schiena e singhiozzando sulla sua spalla.

James rimase immobile, sorpreso e sconvolto da quel triste spettacolo: il ragazzo alto che singhiozzava sulla spalla della ragazza minuta, che cercava di consolarlo con qualche parola sussurrata, qualche carezza, piccoli baci tra i capelli.

Che cosa era successo per sconvolgere quel ragazzo, sempre così mite, gentile e sorridente, in questo modo, per farlo crollare così?
James non era sicuro di volerlo sapere. Era già abbastanza triste vederlo così, sapere anche il motivo che lo aveva ridotto il quello stato...oh non sarebbe stato divertente, no no.

Passarono quelli che sembravano secoli prima che Sam si calmasse. Alla fine i singhiozzi diminuirono, il respiro divenne più calmo e, anche se le lacrime continuarono a bagnargli le guance, Sam si staccò da Sunshine, facendole un triste sorriso timido.

«Scusami.» sussurrò, la voce arrochita.

«E per cosa? Lo sai che sono sempre qui per te.» mormorò di rimando Sunshine, porgendogli un fazzoletto.

Dopo un attimo di silenzio, Sunshine si arrischiò a riprendere la parola.

«Sam...che cosa è successo? Non sentirti obbligato a dirmelo se non vuoi! È solo che mi uccide vederti così e sapere almeno per cosa...no, non aiuterebbe però...ma dimmelo solo se ti senti pronto e...» balbettò confusamente.

Sam la fermò, posandole un dito sulle labbra e sorridendole mesto.

«Ti preoccupi sempre troppo, raganella.» disse, facendola arrossire.

«Scusami, è che...» tentò ancora lei.

«È ok, Sun. Tranquilla.» la rassicurò lui.

Sembrava strano, lui, le guance ancora bagnate di lacrime, che la confortava, dolce e premuroso come sempre.

James si sentiva a disagio, di troppo, e aveva deciso di andarsene via, quando Sam, come se avesse sentito il suo pensiero, lo fermò, senza guardarlo.

«Non sei obbligato ad andartene, se non vuoi.» gli disse piano, con voce incerta.

James al dire il vero voleva andarsene. Voleva scappare via, lontano dalle lacrime che tanto lo spaventavano, lontano da quella tristezza, da quella cupa disperazione, che emanava Sam, ma ora che l'altro l'aveva fermato non poteva andarsene. Si avvicinò leggermente, sedendosi poco distante da loro.

Sam prese un respiro, come per parlare, ma non disse niente.

Passarono un paio di minuti, di completo silenzio. Si sentì la campana suonare, ormai erano irrimediabilmente in ritardo per le lezione. Si sentì Gazza passare da quelle parti fischiettando e brontolando insieme.

«Sam, non sei obbligato.» ribadì dopo un po' Sunshine.

«Io..vorrei davvero dirvelo, ma...» mormorò Sam, mentre un'altra lacrima gli rigava le guance.

«Davvero, è ok. Puoi dircelo quando...» si intromise James, ma Sam lo interruppe.

«I miei sono morti.»

«..vuoi.» concluse in un sussurro James.

Il silenzio calò di nuovo su quella frase.

I miei sono morti.

Perchè? Come? Quando? Perchè? James non aveva il coraggio di domandare, non sapeva se sarebbe stato rude o privo di tatto, anche se voleva davvero saperlo.

«Oh Sam, mi dispiace così tanto.» singhiozzò Sunshine, abbracciandolo di nuovo, piangendo insieme a lui.

James aveva sempre odiato sentire le persone dire a chi aveva appena perso qualcuno “mi dispiace”, sembrava sempre così vuoto, inutile, quasi peggio di un insulso “condoglianze”, ma ora non era così. Quello era uno dei pochi “mi dispiace” veri. Quelle lacrime, che Sunshine stava versando, erano vere. E James si sentì di nuovo fuori posto.

«Come è...perchè?» domandò dopo un po' Sunshine, cercando di asciugarsi le lacrime, cercando di tenere lontani i ricordi.

La mamma è morta.

No. Sam aveva bisogno di lei, ora. Non poteva lasciarsi distrarre dai suoi stupidi ricordi.

«Silente...Silente mi ha detto che i babbani hanno detto che c'è stata una fuga di gas. La casa...è saltata in aria, con quella dei vicini.» sussurrò Sam, cercando di fermare il tremito della sua voce.

«Ma..?» ci doveva essere un ma, era implicito in quei “i babbani hanno detto”, James lo sentiva.

«Ma...» eccolo infatti «ma Silente dice che sono stati dei maghi. Ci deve essere stata una specie di battaglia, non lo so, e un incantesimo ha colpito la casa che è saltata in aria. Dormivano.»

No, non poteva fargli questo. Non poteva far piangere anche lui. James si rifiutava di piangere.

Sunshine abbracciò ancora Sam, ma ora sembrava dare e cercare conforto allo stesso modo.

Chissà cosa le ricordava tutto quello. Anche i suoi nonni erano morti più o meno così, anche se lei non li aveva mai conosciuti. E sapeva che cosa voleva dire perdere una madre, ma tutta la famiglia insieme...James non voleva nemmeno provare a dire a Sam “mi dispiace” o “ti capisco”. Non voleva capirlo. Non voleva nemmeno immaginare che cosa doveva provare in quel momento.

Un attimo prima stava mangiando, seduto di fianco alla sua ragazza, ridendo con lei, e un attimo dopo aveva scoperto di essere rimasto orfano, senza nessuno al mondo.

«Perchè?» sussurrò sovrappensiero James. Sam sembrò sentirlo e scosse la testa.

«Non lo so. Perchè loro? Perchè io?» gemette, stringendosi la testa tra le mani, le dita ad artigliare i capelli, la disperazione nella voce. «Perchè Stacey e Steve?»

Un colpo al cuore, l'ennesimo. Il suo cuore stava prendendo troppi colpi ultimamente, non sarebbe sopravvissuto ancora a lungo così. Chi erano quelli?

Ti prego, fa che sia figlio unico! Prego nella sua testa James.

«Chi...?» domandò piano Sunshine.

Nemmeno lei sapeva. Non avevano mai parlato molto delle rispettive famiglie. Ora che ci pensava, non avevano mai parlato molto di niente della loro vita fuori dalle mura di scuola. Si ricordava di avergli parlato, un paio di volte, di Angela, si ricordava di quando lui aveva scherzato sui bambini piccoli ma...

Oh no. No no no no no! Non era giusto, non era possibile!

Sam scosse la testa, incapace di parlare, incapace di fare qualsiasi cosa che non fosse piangere tutte le sue lacrime e cercare di non cadere in pezzi.

Fu a quel punto che James decise di essere di troppo. Non voleva andarsene, non gli sembrava giusto, ma non ce la faceva più a rimanere in quella stanza. Vedere Sam così, piegato, distrutto...non riusciva a sopportarlo.

Lui e Sam dopotutto non erano proprio grandi amici, ma lo conosceva da abbastanza tempo, grazie agli allenamenti prima e a Sunshine poi, da sapere che era una brava persona, dolce e disponibile. Perchè le cose peggiori dovevano sempre capitare alle persone migliori? Non era giusto.

Si alzò lentamente, senza farsi notare, e scivolò via, fuori dalla porta, il più silenziosamente possibile. Sunshine lo notò con la coda dell'occhio, ma non disse niente, troppo impegnata a stringere Sam, cercando di non lasciarlo andare in pezzi.

James fece pochi passi, giusto per svoltare nel corridoio successivo, e poi si fermò. Non poteva andare in classe (sopportare una lezione di Pozioni? Non l'avrebbe fatto nemmeno se non fosse stato terribilmente in ritardo!), ma non aveva voglia di andare in Dormitorio. Decise di aspettare lì la lezione seguente, sì, proprio lì, in quel corridoio vuoto, e si sedette a terra.

Aveva ancora bloccate davanti agli occhi le immagini della scena che si era lasciato alle spalle. Un leggero senso di colpa gli punzecchiò la coscienza, per aver lasciato lì da sola Sunshine con Sam, ma lo scacciò in fretta. Poteva cavarsela, era brava a consolare le persone, lui sarebbe solo stato d'impiccio, oltre che in imbarazzo.

Chiuse gli occhi e appoggiò la testa sul muro. Già si annoiava. Si vergognava di quello, ma era vero. Si annoiava. Che sensazione stupida da provare quando solo pochi metri più in là c'era qualcuno che soffriva.

All'improvviso qualcuno si sedette di fianco a lui.
James aprì gli occhi di colpo e si trovò di fronte Sirius.

Era troppo abbattuto anche solo per arrabbiarsi, o forse era solo la rabbia che, lentamente e senza che lui se ne accorgesse, era scivolata via, per lasciare il posto solo ad una cupa tristezza e ad una malinconia sottile.

Che pessima giornata.

«Bè, che vuoi?» domandò secco, infastidito dalla presenza dell'altro.

«Dove andavate tu e Sunshine così di fretta?» domandò Sirius.

James sbuffò: che faccia tosta.

«Come se tu non ci avessi seguiti e non avessi ascoltato tutto.» borbottò.

«Vi ho seguiti, è vero, ma sono rimasto lì» Sirius indicò una finestra poco lontana «per tutto il tempo. Poi ti ho visto qui e sono venuto.»

Era una bugia? James odiava, davvero, lo odiava, chiedersi continuamente se ogni parola detta da Sirius fosse una bugia o no, odiava non fidarsi più di lui.

«Come faccio a sapere che è vero?» domandò sospettoso.

«Perchè avrei avuto un modo molto più semplice per seguire tutto quanto, senza mettermi ad origliare dietro alla porta, ma non l'ho fatto.» non era una risposta alla sua domanda, ma ora l'aveva incuriosito.

«Un modo più semplice? Figuriamoci! E quale sarebbe?» fece sarcastico James.

«Guardati in tasca.» rispose Sirius placidamente.

James alzò un sopracciglio: che razza di risposta era? All'inizio non si mosse, deciso ad aspettare una risposta più chiara, ma alla fine la curiosità ebbe la meglio.

Si frugò nelle sue enormi tasche: ci metteva dentro sempre moltissime cose e, per un qualche strano motivo, sospettava che ci fosse qualche sorta di incantesimo, ci stava sempre tutto. Cominciò a svuotarle, tirando fuori cose che nemmeno sapeva fossero lì, compresi un paio di scherzi di Zonko che credeva ormai persi. Ad un certo punto la mano si scontrò contro qualcosa di liscio e freddo.

Che cosa...?

Lo specchio. Lo specchio che Sirius gli aveva regalato. Si era completamente dimenticato di averlo messo in tasca e di non averlo più tolto.

«Quindi tu...tu hai ascoltato tutte le nostre conversazioni...dalla mia tasca?» sbottò sorpreso. Era colpito, a lui non sarebbe mai venuta in mente una cosa del genere, ma non l'avrebbe mai ammesso. Nello stesso istante, stava aspettando la rabbia che sarebbe dovuta arrivare da un momento all'altro. Era stato così tanto arrabbiato con Sirius, perchè ora stavano sostenendo una conversazione quasi normale? Doveva essere ancora sconvolto dalla perdita di Sam. Non era possibile che lo stesse già perdonando no?

Bè, perdonando forse no ma...non era più arrabbiato con lui. La scoperta lo sconvolse più ancora di ogni cosa che era successa in quella giornata, compreso essere sfottuto e scacciato dalla Sala Grande da Sirius. Non era più arrabbiato.

Non sono più arrabbiato.

«Non sono più arrabbiato.» mormorò sorpreso.

Sirius lo guardò, anche lui scioccato e meravigliato.

Non era più arrabbiato. James non era più arrabbiato con lui.

Aveva riacceso la sua speranza quando l'aveva chiamato per nome, ma poteva anche essere stata solo una distrazione, un'abitudine, un impulso dato dalla fretta, ma ora...non era più arrabbiato.

«Tu...non sei più arrabbiato?» chiese, troppo sorpreso per accettare quella cosa. Era meraviglioso, ok, ma se fosse stata solo una cosa di un momento? Aveva senso riaccendere la speranza per poi soffocarla?

«Io...credo di no. Pensavo di essere ancora arrabbiato, pensavo che scoprire che dopotutto hai ascoltato quello che dicevamo anche se non lo volevamo, che in un certo senso ci hai spiati...mi avrebbe fatto infuriare di nuovo. Invece...sono sollevato. Vuol dire che sai già tutto quello che penso della faccenda. E non hai provato a farmi cambiare idea in qualche modo subdolo come usare lo specchio per fare la voce della mia coscienza o una cosa del genere.»

«La voce della tua coscienza?» Sirius ridacchiò, suo malgrado.

Di tutto il suo discorso, quell'idiota raccoglieva solo quello?

«Sei un idiota Sirius Black.» stabilì James, lanciandogli un sorriso.

Era così facile fare pace? Senza lacrime, abbracci, scene da diabete o cose del genere? Senza scuse interminabili e imbarazzanti? Senza pugni, urla e strepiti? Bastava una mezza risata, un sorriso, sentire che quella rabbia non c'era più, sostituita dal sollievo di parlare di nuovo con Sirius?

Forse gli piaceva fare pace. Era...bello. Era come se un pezzo di braccio che gli era stato amputato fosse di nuovo al suo posto.

Ovvio, era ancora deluso da Sirius, era ancora, un po', arrabbiato, ma...sentiva di poterlo perdonare.

Era così che si erano sentiti gli altri? Era questo che avevano provato a spiegargli, quando gli facevano i discorsi da “come è bello perdonare Sirius”? Era questo che voleva dire accettare le sue scuse, sapendo che erano vere? Era questo sentire la fiducia che di nuovo si accendeva, come uno spago ancora sottile che di nuovo li univa? Sapere che quella sottile cordicella sarebbe di nuovo diventata, con il tempo, la corda d'acciaio di prima?

«E tu sei un bastardo iracondo e testardo, James Potter.» ribatté Sirius, incoraggiato dall'espressione di James.

L'altro lo guardò, per un secondo arrabbiato, ma poi sorrise.

«È per questo che sono il tuo migliore amico.» replicò.

Sirius sentì come se finalmente potesse respirare di nuovo. Quelle poche, semplici parole erano bastate a riattaccare i pezzi di ciò che era stato distrutto per troppi giorni. Sorrise, poi non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, tirando un pugno leggero sulla spalla di James, che ricambiò con una spallata, ridendo anche lui. Continuarono giocosamente a farsi i dispetti, seduti a terra in quel corridoio vuoto, insultandosi e prendendosi in giro, una nota felice nella voce.

Ad un certo punto però James si bloccò, ricordandosi all'improvviso chi ci fosse solo pochi metri più in là.

«Che succede?» domandò Sirius, sorpreso. Non l'aveva colpito così forte! O no? E se adesso si fosse di nuovo arrabbiato con lui? Ma l'espressione di James era diversa. Era...triste?

«Prima...Sam...la sua casa è..tipo saltata in aria, questa notte.» mormorò James.

Sirius spalancò gli occhi. Non era possibile. Come poteva...a Sam...no.

«COSA?» esclamò Sirius, incapace di crederci

No no, non era assolutamente possibile. Doveva essere una specie di brutto scherzo o...

James scosse la testa, sconsolato, senza ripetere. Non poteva ripeterlo di nuovo.

Sirius non riusciva a farsene una ragione. Era possibile sentirsi così dispiaciuti per persone che dopotutto non aveva mai conosciuto? Era possibile che tutto andasse avanti come se niente fosse, che tutti fossero tranquillamente a lezione quando la vita di uno di loro era irrimediabilmente distrutta? No no, ci sarebbe stato qualche segnale. Non poteva essere vero.

Poi però lentamente la coscienza che sì, era possibile, si insinuò dentro di lui, raggelandolo.

Poi un altro pensiero...Sunshine...era lì dentro con Sam...non voleva nemmeno immaginare.

E loro due stavano facendo i cretini lì a terra.

Si alzò in piedi, imitato da James.

«Com'è successo?» domandò.

James gli raccontò velocemente ciò che Sam aveva detto loro. All'improvviso si aprì la porta.

«Ci vediamo dopo. Sei sicuro?» domandò la voce triste di Sunshine.

Le rispose solo un mormorio confuso, che i due non riuscirono a decifrare. Poi la ragazza uscì dalla porta, gli occhi bassi, il passo stanco.

Quando si accorse degli altri nel corridoio, alzò lo sguardo.

Un'espressione perplessa le attraversò gli occhi quando vide Sirius e James così, uno di fianco all'altro, rilassati, come prima. Poi una di sorpresa.

«Oh ragazzi!» la ragazza si buttò verso di loro, piangendo e sorridendo insieme, piangendo per Sam, sorridendo per loro, lasciandosi abbracciare dai suoi due amici, lasciandosi coccolare da quell'impressione di famiglia ricostruita.

«Sam?» domandò dopo un po' James.

«Ha detto...ha detto che voleva restare solo.» sussurrò Sunshine.

James l'abbracciò ancora, senza sapere cosa dire.

Cosa si diceva di fronte alla morte? Quali erano le parole giuste per una persona che aveva perso tutto? Non ce n'erano.

La campana suonò, si sentirono le voci dei ragazzi che uscivano dalle classi, inconsapevoli del dolore degli altri, delle disgrazie che accadevano attorno a loro. Inconsapevoli anche del fatto che degli amici erano tornati di nuovo tali.

«Remus sarà in ansia...» disse dopo un po' James, rendendosi conto solo in quel momento che per Remus, il fatto che lui e Sirius fossero scomparsi insieme e dopo essersi insultati, poteva benissimo voler dire che avevano intenzione di uccidersi a vicenda.

«Anche Lily.» sospirò Sunshine, gettando l'ennesima occhiata alla porta di Sam. «Ma non posso lasciarlo qui.»

«Ma lui ha detto che vuole restare solo.» obbiettò Sirius.

«Lo so, lo so, ma non...non credo di riuscire a lasciarlo qui sapendo in che condizioni è. Non riesco a...» Sunshine si fermò, incapace di formulare a parole quella brutta sensazione formata da paura, tristezza e preoccupazione.

«Se vuoi posso saltare la prossima ora e portargli qualche cosa dalla cucina. Una cioccolata calda gli farà bene e tu e Sirius potrete andare a rassicurare Remus e Lily.» propose James.

«Non so se...sei sicuro?» cedette Sunshine.

«Ovvio. Abbiamo Storia della Magia no? Basterà che Sirius risponda all'appello anche per me.» sorrise James.

Sirius ricambiò il ghigno e per un secondo Sunshine sentì la cappa di tristezza sollevarsi dalle loro teste. Quei due erano di nuovo amici, complici Malandrini. Se potevano ricostruirsi loro tutto poteva andare a posto.

Tutti d'accordo si avviarono, facendo il primo pezzo di strada insieme.

Stavano camminando per un corridoio, in silenzio, quando li raggiunse il cinguettio di alcune voci femminili, su cui ne risaltava una, un po' più forte delle altre, più decisa, più autoritaria.

«...non vedo l'ora che queste stupide lezioni siano finite!» sospirò una ragazza.

«La prossima siamo anche con quegli stupidi Grifondoro.» borbottò contrariata quella autoritaria.

«Ma come, Charlotte, credevo che adorassi le lezioni con loro!» disse ironica una terza voce, mentre le altre ridevano.

«Oh certo! Adoro quei poveri smidollati, soprattutto quel diabetico di Bindweed e il suo amico Corner!» ribatté sarcastica quella che era stata chiamata Charlotte.

Sunshine si irrigidì sentendo quelle parole e si bloccò quando le voci girarono l'angolo rivelando tre ragazze con la divisa di Serpeverde.

«Guarda chi c'è! Potter, il Black traditore e la fidanzatina del dolce Sam!» fece beffarda quella centrale, che doveva essere Charlotte.

Aveva i capelli scuri, mossi, e un paio di occhioni sempre scuri, circondati da folte ciglia, una bocca di rosa e la pelle vellutata, pallida, con uno spruzzo roseo sulle guance.

Era davvero bella, come una bambola, ma aveva una scintilla negli occhi che faceva pensare immediatamente che di sicuro non era una dolce ragazzina gentile.

«Togliti dai piedi.» sbottò Sirius, guardandola velenoso.

James cercava di ricordarsi dove l'aveva già vista, senza risultato. Rimase muto, perso in quegli occhi scintillanti, cercando di capire che sentimenti celassero.

«Non è giornata.» aggiunse, a sorpresa, Sunshine. Di solito non interveniva mai in quelle discussioni, ma il commento su Sam doveva averla fatta infuriare. Guardava l'altra, più alta di lei, negli occhi con rabbia, le guance rosse.

«Oh uccellino, il fidanzatino ti ha lasciata?» scherzò la ragazza a sinistra.

«Ho detto che non è giornata e ora levatevi di torno! E non provate a parlare ancora di Sam con quelle vostre lingue biforcute!» esclamò Sunshine, sorprendendo anche Sirius, mentre le tre Serpeverde restavano a bocca aperta, senza sapere cosa replicare.

I tre ne approfittarono per scansarle e continuare la loro strada, con Sunshine che borbottava qualcosa di poco carino sottovoce.

Chi diavolo era quella tizia e che cosa voleva da Sam? Capiva che a una viscida serpe come quella la dolcezza e gentilezza di Sam potevano non andare a genio, ma come cavolo si permetteva di parlare di lui in quel modo? Sopratutto dopo...

È vero, lei non poteva saperlo, ma dubitava che sarebbe cambiato qualcosa per quella smorfiosa.

All'improvviso le venne in mente di averla già vista. Cercò di concentrarsi e...sul treno. Dopo le vacanze di Natale! Quella ragazza si era lamentata perchè lei e Sam si baciavano nel corridoio!

Il ricordo non fece altro che aumentare un altro po' la sua irritazione verso quella sconosciuta.

«Ehi Sun, ci sei?» domandò Sirius, riscuotendola dai suoi pensieri confusi.

Lei alzò lo sguardo e si accorse che si erano fermati un paio di passi indietro.

«Oh, scusate ragazzi, ero sovrappensiero.» le sue emozioni continuavano a vorticare, confondendosi, formando un turbine confuso: pensieri felici perchè finalmente James e Sirius sembravano aver fatto pace, pensieri arrabbiati per quella serpe, pensieri tristi per Sam...scosse la testa, cercando di rimanere concentrata.

«Ok, io vado nelle cucine. Sirius...userò lo specchio.» Sirius sorrise, un sorriso vero, luminoso, felice, come se ne erano visti pochi sulle sue labbra negli ultimi giorni.

Se quella non era una vera e propria offerta di pace, che cosa poteva mai essere?

«Perfetto. Non chiamarmi troppo forte però se non vuoi che sentano.» lo avvertì.

James annuì e sorrise a sua volta.

Com'era possibile che dopo giorni di tensioni, rabbia e amarezza quei due fossero tornati così semplicemente amici?

Sunshine scosse di nuovo la testa: mistero.

Abbracciò James, perchè gli voleva bene, perchè era gentile, perchè era preoccupata, perchè era triste, perchè aveva bisogno di calore, semplicemente perchè le andava. Lui sembrò sorpreso, ma poi la strinse forte.

«Andrà tutto bene, Sun, tutto bene.» sussurrò.

Lei cercò di annuire, ingoiando le lacrime, poi Sirius la prese per un braccio e la trascinò via. Erano già abbastanza in ritardo.

James li guardò allontanarsi.

A dispetto di quello che aveva appena detto a Sunshine non aveva per niente una buona sensazione.

Era felice che le cose con Sirius si fossero più o meno sistemate, ma sentiva ancora come se ci fosse un ostacolo tra loro. Non riusciva a capire che cosa fosse, ma era come se il magi-schotch che li aveva riattaccati formasse anche una barriera tra loro. E poi c'era Sam...non si sentiva per niente sicuro a lasciarlo da solo, ma non aveva avuto il coraggio di dirlo a Sunshine.

Fece un paio di passi avanti, ma poi si fermò di nuovo.

Non riusciva a convincersi che andare nelle cucine fosse davvero la cosa giusta da fare.

Restò fermo ancora per qualche istante, cercando di decidersi.

Era suonato così convinto quando aveva parlato con Sunshine, ma ora...basta.

Si voltò e corse via, diretto di nuovo verso Sam.

Passò nei corridoi visti prima, ma non c'era più traccia delle Serpeverde. Probabilmente erano andate a lezione.

Non riusciva ancora a ricordarsi dove aveva già visto quella ragazza.

Si ricordava che c'entrava Sirius forse, e qualche Serpeverde, ma nemmeno sforzandosi riusciva a vederci chiaro.

Era carina però.

No, questo non c'entrava niente. Doveva rimanere concentrato. E poi era solo una viscida serpe che parlava male delle persone per bene come Sam!

Finalmente raggiunse la porta. Non si sforzò nemmeno di bussare e l'aprì di colpo.

A prima vista la stanza sembrava vuota.

Sam non era più dove l'aveva visto l'ultima volta, ma qualcosa gli diceva che era ancora lì.

Si guardò attorno e poi lo vide.

Era in un angolo più buio, rannicchiato su sé stesso, la testa tra le braccia. Non sembrava essersi accorto di James. La bacchetta era a terra, al suo fianco.

All'inizio James pensò che stesse di nuovo piangendo.

Oh no, non sono capace di trattare con persone che piangono! Pensò terrorizzato.

Si guardò freneticamente attorno, cercando qualcosa che lo aiutasse, desiderando ardentemente di avere quella tazza di cioccolata calda in mano, tanto per avere un punto da cui cominciare, ma nessun aiuto piovve inaspettatamente dal soffitto.

Con un sospiro guardò di nuovo Sam.

C'era qualcosa che non andava.

Il respiro era troppo lento, troppo affaticato.

I vestiti erano scomposti, sembravano leggermente fumanti.

I capelli sembravano rizzarsi in testa.

Che diavolo era successo?

Ansiosamente James si precipitò al suo fianco, lasciandosi cadere in ginocchio di fianco a lui.

C'era un leggera puzza di bruciato.

Sam sembrava semi-svenuto.

James ringraziò mentalmente Godric di aver convinto Sunshine ad andare a lezione. Non osava nemmeno immaginare che cosa avrebbe pensato, provato, a vedere Sam così.

«Sam! Sam svegliati! Sam, mi senti?» esclamò James, scuotendo l'amico per la spalla, non certo che quella fosse la cosa migliore da fare, ma l'unica che gli veniva in mente.

Nessun segno da Sam.

Sempre più vicino al panico, James si sforzò di rimanere calmo.

«Sam, ci sei?» domandò ancora, alzando la testa a Sam e aprendo la finestra con un incantesimo (Remus lo usava spesso quando minacciava lui e Sirius di gettarli giù se non avessero smesso di fare confusione), sperando che l'aria fredda facesse rinvenire Sam.

Imprecò sottovoce e con un Wingardium Leviosa sollevò Sam, correndo poi fuori, cercando di non farlo sbattere contro nessuna parete.

Maledizione perchè doveva essere così lontana l'Infermeria?

A metà strada aveva il fiatone e più di una volta si era distratto e aveva rischiato che Sam cadesse a terra o peggio, dalle scale.

Si fermò un secondo, cercando di riflettere, cercando di riprendere fiato.

«Mary mi ha dato l'idea.» la voce roca di Sam lo riscosse. Non sembrava in sé, borbottava frasi sconnesse sottovoce.

James cercò di capirci qualcosa, senza risultato.

Mary? Che idea?

«Signor Potter! Che cosa...?» James non era mai stato così felice di sentire la voce stridula di Vitious.

«Professore Sam non sta bene, devo portarlo in Infermeria ma...» esclamò agitato, indicando Sam, adagiato contro il muro.

«Santo cielo, ma che è successo?» domandò sconvolto il piccolo professore.

«Non ne ho idea professore, l'ho trovato così! La prego, mi aiuti!» supplicò James.

Con un gesto Vitious sollevò di nuovo Sam da terra.

Qualche minuto dopo i tre entravano in Infermeria e James capì.

Mary gli aveva dato l'idea.

Mary era stata colpita da diversi incantesimi, tra cui uno elettrico.

Ecco spiegato l'odore di bruciato.

Sam si era lanciato da solo quell'incantesimo?

E ora chi l'avrebbe spiegato a Sunshine?

«Sam, ma che hai fatto?»

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

*piange* *si dispera* *cerca di darsi un contegno*

Ok. Ok ci sono. *scoppia di nuovo in lacrime* Mi dispiace Sammy!!!!! Sono una persona cattiva! Tu sei tanto buono e dolce e io ti faccio del male!! Sono una pessima persona!!!!

Ehmehm scusate. Allora...

  1. questo capitolo non mi piace. Non mi piace e basta. Non so, mi sembra che sia insulso, non tanto per le cose che succedono, ma non so...non mi piace e basta. Però Sirius e Jamie hanno fatto pace, Yeeeeeeeeh! :D sarete felici eh? Ho pensato che dopotutto sono loro due, sono maschi e sono Grifondoro, non ce li vedo a lanciarsi in scuse e scene diabetiche. Ce li vedevo di più a fare pace così, da un momento all'altro, senza troppi casini :) poi non so se anche voi li vedete così, ma amen...protestate se ne avete voglia :P

  2. Ecco qua spiegate le condoglianze di Silente. Povero Sammy :( e per lui non è ancora finita! Che autrice cattiva che sono! *si asciuga una lacrima*

  3. Poi bo, non succede niente in questo capitolo, ma vi giuro che alla fine Sammy non sta poi così male (fisicamente) perchè lanciarsi un incantesimo da solo non è poi così facile quindi non è riuscito a farsi poi così male...che cattiva che sono, maledizione!! >.<

  4. Grazie mille alle adorabili cucciolotte (non vi offendete vero? XD) che hanno recensito ossia Lisa Jackson, Bella_1D, Ginevra0002, Marauder11 e Miss_Riddle Starkey Vi amo!! <3

  5. Un grazie speciale alla mia compagna di cose soprannaturali, la mia AleJackson. Amore almeno tu sarai felice in questo capitolo per la tua bambina :P

Ora vado, non uccidetemi ho ancora tante stagioni di Supernatural da finire!!

Baci

*dD*



ps: vi presento, giusto per farvi (e farmi) soffrire Sammy, Stacey e Steve. 


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Capitolo 75
*** Convolvolo (speranza svanita) ***


 

 

 

Convolvolo

(Speranza svanita)

 

 

Sunshine lasciava vagare il pensiero, gli occhi chiusi, la mente stanca, le membra intorpidite per quella sedia scomoda.

Non voleva pensare a ciò che era successo, quindi cercò di pensare a qualcosa che la rendesse felice, o almeno, meno depressa.

All'improvviso, come succede quando si lascia andare i pensieri dove vogliono, senza nessun collegamento con il pensiero precedente, pensò ad Angela.

Le mancava immensamente.

Hogwarts era la sua seconda casa ormai ed era sempre felice di andarci, ma anche dopo quegli anni passati lì, non riusciva a rendere più dolce il fatto di avere Angie lontana. Camminare senza poter stringere la sua manina era come andare in giro senza una mano, addormentarsi senza la sua buonanotte era come uno spiffero freddo nelle lenzuola, vivere ogni piccola cosa senza la sua innocenza di fianco era come perdere un aspetto del mondo.

Era difficile, era triste, ma era così e basta.

Ormai Angela le scriveva le lettere che le arrivavano quasi ogni mattina da sola. Era come scrivere un diario per qualcun'altro e cominciarlo invece che con “caro diario” con “cara Angie”. Si raccontavano ogni istante, ogni momento e ora che la bambina sapeva leggere abbastanza speditamente (anche se Sunshine doveva evitare le parole troppo lunghe o complicate e doveva scrivere più chiaramente possibile) non avevano neanche più il timore e la remora di annoiare la zia.

Cercavano di stare vicine, pur restando lontane miglia e miglia, cercavano di trasmettersi il loro affetto con quelle semplici parole alla fine di ogni lettera: ti voglio tantissimo bene, mi manchi.

Sunshine era preoccupata. Preoccupata perchè la piccola doveva vivere troppe esperienze senza di lei, preoccupata che la lontananza rovinasse il loro rapporto, preoccupata che succedesse qualcosa, preoccupata per suo padre.

Aveva paura di lui. Aveva paura quando era distante, come perso in una bolla di sapone portata dal vento in un mondo senza luce, e faceva ogni cosa, da mangiare ad andare a lavoro, come sovrappensiero, macchinalmente. Aveva paura quando all'improvviso cercava di essere più presente, quando parlava, quando decideva di preparare la cena e di aiutare Angie con i compiti.

Angie viveva quei giorni con felicità, ogni volta era un regalo inatteso, un'occasione per stare con il suo papà; Sunshine rispondeva felice alle sue lettere soddisfatte e poi si rigirava nel letto con una stretta spiacevole allo stomaco.

I giorni in cui Angela andava dai Potter, che si erano così affezionati a lei da “andarla a prendere” praticamente ogni giorno dopo scuola, erano un sollievo per Sunshine.

Aveva scoperto che Jo era ancora lì, ma che secondo Angie era “diversa”. Era più triste, più cupa, più scontrosa, giocava sempre di meno con Angela e “tornava a casa” anche per diversi giorni di seguito. A scuola ci andava, o almeno così sembrava, ma poi spariva e tornava solo a sera tardi, quando tornava, e Dorea non sapeva se aveva il diritto di proibirle quei comportamenti.

Era tanto che non sentiva Jo. Le sue lettere si erano fatte sempre più fredde e rare e alla fine erano scomparse. Dopo Natale non aveva neanche più sentito James e Sirius parlare di lei. Avrebbe voluto sapere che cosa le stava succedendo, ma non aveva la forza di scriverle e cercare di recuperare, per l'ennesima volta, il loro rapporto.

Sunshine scosse la testa e riaprì stancamente gli occhi. Quei pensieri non la stavano aiutando. Cercò di stiracchiarsi sulla sedia dell'Infermeria su cui era seduta da troppo tempo e abbassò di nuovo lo sguardo su Sam.

Le lacrime tornarono a spingere per uscire, ma la ragazza si asciugò gli occhi con rabbia: era stufa di piangere.

Quando James aveva chiamato Sirius per dirgli ciò che era successo, Sirius aveva provato a tenerglielo nascosto, senza grandi risultati. Alla fine aveva ceduto alle sue suppliche, alle minacce, agli occhi dolci e severi e aveva borbottato un “James ha portato Sam in Infermeria”.

Per la prima volta in vita sua, Sunshine si era alzata senza chiedere il permesso e aveva piantato in asso la lezione, correndo via, seguita da Sirius.

Era arrivata in Infermeria e, ignorando completamente Madama Chips, si era precipitata al fianco di Sam.

Aveva confusamente ascoltato quello che doveva aver fatto Sam, aveva visto che stava relativamente bene e che stava dormendo per una pozione che gli aveva dato Madama Chips. Aveva pianto e l'aveva insultato mentalmente, mentre James cercava di consolarla goffamente e Sirius si teneva da parte, gli occhi che rimbalzavano dal letto ai suoi due amici.

«Sta bene, starà bene. Non preoccuparti. Si sveglierà tra qualche ora.» sussurrava James in un mormorio calmo e dolce, accarezzando i capelli di Sunshine.

«Perchè è stato così stupido?» aveva domandato Sunshine, stringendo i pugni sul maglione di James.

«Scommetto che lo puoi capire anche da sola.»

Sunshine aveva fatto finta di essersi calmata, aveva convinto Madama Chips a non mandarla via, aveva mandato a lezione Sirius e James e si era seduta su quella seggiolina scomoda.

Le due ore ormai dovevano essere passate. Non sapeva che cosa avrebbe fatto quando Sam si sarebbe svegliato. Le opzioni erano due: saltargli al collo o prenderlo a sberle.

Al momento propendeva per la seconda.

Non sapeva come era riuscita ad addormentarsi, probabilmente per la noia, forse per passare inconsapevolmente il tempo, fatto sta che si addormentò. Un sonno leggero, senza sogni, disturbato.

Quando si svegliò, la prima cosa che avvertì fu che il respiro di Sam era cambiato e che la luce che le filtrava da sotto le palpebre era diversa. Quanto aveva dormito?

Spalancò gli occhi e si trovò di fronte lo sguardo triste di Sam.

Si guardarono per un secondo in silenzio, poi Sunshine gli saltò al collo, trattenendo le lacrime.

«Perchè sei così stupido?» gemette, stringendolo forte.

Lui non disse niente e non reagì, se non stringendola leggermente.

Poi arrivò Madama Chips che cacciò definitivamente Sunshine perchè “non permetteva al suo paziente di riposare”, cosa che Sunshine trovò parecchio offensiva nei suoi confronti, e la ragazza dovette andarsene, dando un piccolo bacio a Sam, sperando che capisse che tutto sarebbe migliorato.

Era ora di cena e quindi raggiunse i ragazzi nella Sala Grande.

Rispose a monosillabi alle loro domande, non ascoltò nemmeno quelli che chiedevano spiegazioni sui pettegolezzi che cominciavano a girare e si lasciò condurre via da Lily e Alice, la prima che aveva capito che doveva essere successo qualcosa di davvero grosso e la seconda che anche se non sapeva che cosa stava succedendo sentiva che Sunshine aveva solo bisogno di un po' di coccole.

Si riunirono in camera, Mary era ancora in Infermeria perchè pareva che uno degli incantesimi che aveva subito stesse dando delle complicazioni e Emmeline, con il solito tatto, si propose per scivolare nella camera delle ragazze del quarto anno e lasciarle sole, quindi avevano la stanza tutta per loro.

Alice chiese a Remus se poteva gentilmente portare loro qualcosa di caldo e il ragazzo consegnò il bricco di cioccolata calda, le tazze, i biscotti e un biglietto per Sunshine a Marlene, che si unì a loro.

Sunshine lesse il biglietto e sorrise, pensando che Remus era davvero un amico speciale.

Manderò James con il suo Mantello a dare una controllata a Sam nella sua passeggiata notturna, convincerò Sirius a dormire in camera e a parlare con James e vedrò di tenerli buoni. Stai tranquilla, andrà tutto bene.

Sunshine non poteva sapere se fosse vero, se sarebbe davvero andato tutto bene, ma quello, gli abbracci di Alice, la comprensione di Lily e il ruvido affetto di Marlene, conditi con dell'ottima cioccolata, riuscirono a farla sorridere di nuovo, almeno un po'.

 

**

 

Sam non dormiva. Aveva gli occhi chiusi e stava immobile, ma non dormiva. Pensare faceva male. Non pensare era impossibile. Vagare con la mente sembrava ingiusto.

Si sentiva stupido per quello che aveva provato a fare, senza riuscirci, ma non riusciva a sentirsi in colpa.

Quando aveva incontrato gli occhi di Sunshine si era pentito per un secondo di ogni suo gesto: come aveva potuto anche solo pensare di lasciarla così, senza una parola, senza un addio? Come aveva potuto pensare di non rivedere mai più quelle iridi blu e quel sorriso dolce? Come aveva potuto essere così stupido?

Poi però le parole lo avevano colpito di nuovo e era ritornato nel suo dolore.

Erano morti. Tutti morti.

Gli tornò in mente sua madre, con i capelli biondi come i suoi, gli occhi verdi che solo sua figlia aveva ereditato e i suo sorriso dolce. Sua madre era sempre stata buona. Era gentile, era candida, era affettuosa, era generosa, amava la sua famiglia più di sé stessa e aveva sacrificato i suoi sogni per loro. Sam sapeva che una volta sua madre sognava di studiare pozioni, magari diventare Medimaga. Era sempre stata precisa e amorevole verso il prossimo. Sam pensava che sarebbe stata perfetta per quel lavoro. Invece poi per avere più tempo per la sua famiglia, rimasta incinta troppo giovane, solo fidanzata, non ancora sposata, aveva abbandonato il suo sogno per dedicarsi alla casa. Era diventata una madre perfetta. Ad occhi chiusi gli sembrò di rivederla davanti a sé.

«Fai il bravo.» la frase che gli diceva sempre, pur sapendo che si sarebbe comportato bene, ogni volta che partiva. Poi lo baciava sulla fronte e suo padre gli scompigliava i capelli. Sua madre non piangeva mai, ma Sam sapeva che era triste di vederlo salire su quel treno, quindi la abbracciava e le diceva ti voglio bene.

Tra loro non c'era mai stato bisogno di troppe parole. Lei capiva perfettamente ogni cosa, ancora prima che lui la dicesse. Aveva avuto una brutta giornata? Gli avrebbe preparato i biscotti. Aveva litigato con qualcuno? Lo metteva davanti ad una tazza di tè. Era triste per qualche motivo? Sapeva come consolarlo. Era sempre pronta ad ascoltare, a lasciare a metà quello che stava facendo per stare con lui.

E ora non c'era più.

Una lacrima scivolò sulla guancia di Sam, raggiunta ben presto da un'altra e un'altra ancora. Come poteva andare avanti sapendo che lei non sarebbe stata a casa ad aspettarlo?

Né lei né papà.

Suo padre era un bell'uomo e ne era consapevole. Sam ogni tanto era geloso quando le sue colleghe gli facevano gli occhi dolci. Aveva conosciuto la mamma in ospedale. Lui era un giovane medico e lei solo una tirocinante alle prime armi che studiava da meno di un anno. Lei era bella e gentile, lui attraente e carismatico. Sam sapeva che suo padre lo amava, ma era un tipo più schivo e, anche se se lo caricava sulle spalle per giocare poi non gli diceva ti voglio bene. Lo esprimeva con i gesti.

Erano felici.

All'improvviso sentì una stretta al cuore e dovette trattenere un singhiozzo.

Due visini identici, tranne per gli occhi e la lunghezza dei capelli, erano spuntati nei suoi pensieri.

Li vedeva chiari quasi come se fossero stati di fronte a lui.

«Stac. Steve.» sussurrò.

Se se n'erano andati loro poteva andarsene anche lui.

Gli avevano tolto la bacchetta. Probabilmente pensavano che lui non se ne sarebbe accorto, ma avevano fatto bene dopotutto. Ma c'erano altri modi, altre vie.

Sul comodino c'era la sua cena.

Sam la gettò via.

 

**

 

Jared gironzolava inquieto nella stanza. Aspettava Regulus. Di solito non era mai in ritardo, allora perchè erano le nove e dieci e lui non si era ancora visto? Che fosse successo qualcosa?

Si rifiutava di essere preoccupato, ma Regulus non era mai in ritardo.

All'improvviso la porta si aprì e un cupo Regulus scivolò dentro.

«Come mai ci hai messo tanto?» domandò scontroso Jared.

Regulus non rispose, ma lo guardò con uno sguardo strano, poi scosse la testa.

«Dov'è Piton?» domandò.

Jared sentì un moto di irritazione crescere dentro di lui. Regulus gli diceva che sarebbe andato da lui alle nove e poi chiedeva di Piton?

Tranquillo Regulus, fai quello che vuoi, ignorami pure!

«Non sono la sua balia.» sbottò arrabbiato.

«Che hai ora, Jared?» sospirò Regulus, mettendosi a sedere con atteggiamento stanco.

«Oh niente!» ringhiò quello. «Perchè vuoi Piton?»

«La sua “missione” è stata piuttosto inutile.»

«Perchè?»

«Pare che Potter e Sirius abbiano fatto pace, almeno in parte e che i Malandrini siano tornati uniti, soprattutto dopo quello che è successo al fidanzato della Moor.»

«Pace? Il fidanzato? Cosa diavolo è successo?!» esclamò Jared balzando in piedi.

«Non mi sorprende che tu non l'abbia notato, ma a pranzo Sirius e Potter litigavano ancora, mentre a cena erano seduti uno di fianco all'altro con Lupin e Minus. Evidentemente quegli stupidi Grifondoro non riescono nemmeno a restare arrabbiati per un tempo decente. E di Bindweed si sentono cose strane in giro, tipo che è stato chiamato dal Preside, che non si è più fatto vedere a lezione e che ora è in Infermeria.» lo informò Regulus, sorridendo interiormente per il fatto che Jared sembrava sempre inconsapevole di ogni cosa che gli succedeva attorno.

L'altro rimase qualche istante a pensare. Da quello che diceva Regulus, e di solito non si sbagliava, sembrava proprio che Piton avesse fallito. Maledizione! Loro speravano finalmente di essersi tolti quei diavoli di Malandrini dai piedi e invece...

«Maledizione!» sbottò a voce alta.

«Quindi, dove credi che sia Piton?» domandò di nuovo Regulus, imperturbabile.

«Arriverà.» ringhiò cupo Jared.

I due aspettarono, chiacchierando un poco, pensando molto, cercando di capire che cosa avessero sbagliato, insultando (Jared) quei Grifondoro che si ostinavano a rimanere amici.

Non avevano ancora capito che era meglio non avere amici?

Perso in quei pensieri, Jared lanciò un'occhiata a Regulus, che sembrava assorto nei suoi pensieri.

Era suo amico?

Forse...ma no. No, avere amici era inutile.

Alla fine, la porta si aprì di nuovo ed entrò Piton, con dei libri in mano. Evidentemente si era fermato in Sala Comune a fare i compiti.

«Piton!» esclamò Jared, alzandosi in piedi e avanzando minaccioso verso di lui.

Severus si bloccò, ansioso, cercando di capire che cosa volessero da lui.

Regulus si alzò a sua volta, trattenendo Jared con un cenno della testa, ma poi si rimise seduto.

«Che succede?» domandò perplesso e preoccupato Severus.

Jared fece per parlare, ma Regulus lo precedette. Ogni tanto, raramente, il modo di Jared di affrontare i problemi di petto, dicendo subito quello che voleva e ordinando più che chiedendo era utile, ma non con Piton. Piton era troppo viscido e subdolo per farsi convincere da qualche strillo di Jared.

«Volevamo sapere la tua opinione sui risultati della tua “missione”.» disse, quasi distratto, l'aria indifferente, un libro aperto (a caso) sulle ginocchia.

Piton lo guardò, cercando di calibrarne il tono di voce e l'atteggiamento, cercando di capire il motivo di quella domanda. Non era stato a cena e, dato che lui e Lily erano nel bel mezzo di un semi-litigio, non parlava con lei da un po', quindi non aveva la minima idea delle voci che correvano sui Malandrini, se non di quelle vecchie di quella mattina.

«Sembra andare bene, credo.» mormorò lentamente, osservando fissamente Jared, l'unico dei due che mostrasse una seppur minima espressione. Lo vide contrarre un sopracciglio e fare una mezza smorfia, come se si stesse trattenendo con tutte le sue forze dall'urlargli contro.

«Come mai non eri a cena?» domandò Regulus, come se la conversazione precedente fosse conclusa.

Severus non si lasciò imbrogliare. Non poteva essere finita così, soprattutto visto il tono di voce di McCroy quando lo aveva accolto.

«Stavo finendo un tema di Storia della Magia. Ho perso la cognizione del tempo e poi era troppo tardi.» rispose. Era la verità, anche se non completa. Il motivo per cui si era ritrovato ad un'ora così tarda a fare i compiti era che aveva passato il resto del pomeriggio a cercare Lily per parlarle, senza risultato.

«Allora non saprai che Potter e Sirius hanno fatto pace.» buttò lì Regulus.

Severus sobbalzò. Questo non se lo aspettava. Quella mattina stavano litigando in Sala Grande maledizione! Come diavolo era successo che all'improvviso fossero tornati amici? Pensava che il suo piano fosse perfetto, che non ci fosse possibilità che quei due si riavvicinassero! E ora...aveva fallito? Forse era possibile risolvere, forse era possibile farli litigare di nuovo, ma se c'era una cosa che Severus credeva di sapere sui Grifondoro e in particolare sui Malandrini era che, quando si riunivano dopo un litigio, diventavano solo più forti.

E se la sarebbero presa di nuovo con lui.

In questi giorni aveva dovuto sopportarli solo separati e nessuno dei due sembrava aver molta voglia di farsi mettere ancora in punizione, quindi non lo tormentavano più di tanto, ma se erano tornati i vecchi Potter e Black...Severus fremette.

«Perfetto, ti lascio a riflettere sui tuoi errori. Troverò un altro modo. Buonanotte.» Regulus si alzò, un ghigno soddisfatto e freddo in volto e, salutando Jared con un cenno della testa, se ne andò.

Appena se ne fu andato, Jared ne approfittò per usare i suoi metodi.

Avery e Mulciber non osarono entrare nella stanza finchè non fu caduto di nuovo il silenzio da almeno mezz'ora.

 

**

 

Remus faceva finta di leggere un libro, girando pagina quando gli sembrava di essere rimasto fisso sulla stessa per troppo tempo, ma in realtà era teso nell'attesa di ciò che sarebbe successo.

Perchè, anche se la situazione momentaneamente tranquilla sembrava non preannunciare niente, era sicuro che prima o poi sarebbe successo qualcosa.

Era la prima volta da diverso tempo che Sirius e James erano tutti e due, contemporaneamente, in camera e Remus era sicuro che non sarebbe rimasta così silenziosa ancora per molto. E poi bastava fidarsi dell'istinto di Frank che, entrato con un paio di libri sottobraccio, evidentemente pensando di fare i compiti in camera, aveva fatto velocemente retro-front.

Peter cercava inutilmente di fare conversazione, Sirius si godeva la morbidezza del letto e James fissava nervosamente il pavimento.

Erano preoccupati per Sam, questo era ovvio, e erano scossi per ciò che era successo nel pomeriggio, ma tutta la tensione che sfrigolava tra loro non poteva essere spiegata solo con questo. Non si erano ancora chiariti. Avevano fatto pace, questo era vero, ma non si erano ancora parlati sul serio.

Alla fine Sirius sospirò: meglio mettere fine a quella situazione subito piuttosto che costringere Remus a continuare a leggere quel libro al contrario.

«Allora James, dimmi quello che hai da dire.» sbottò, alzandosi a sedere e appoggiando i gomiti sulle ginocchia e la testa sulle mani, in atteggiamento di ascolto.

«Cosa devo dirti?» domandò confuso James.

«Non so. Tipo che sono stato un cretino, che non mi perdonerai mai del tutto, che mi rinfaccerai questa cosa per il prossimo secolo, che ti da fastidio dormire con me...non so!» suggerì Sirius, che nascondeva sotto il tono incurante la sua reale ansia.

«Ma io non devo dirti queste cose! Sei un cretino, ma questo lo sapevo già da prima, non ti ho ancora perdonato del tutto, è vero, ma prima o poi lo farò e non credo te lo rinfaccerò per il prossimo secolo...magari solo per i prossimi vent'anni.» sorrise James.

Sirius ricambiò il ghigno.

«Perchè non mi hai ancora perdonato?»

«Non so. Ma ogni tanto mi sento ancora irritato verso di te.» poi James assunse un atteggiamento pensieroso «Anche se questo credo sia normale, al dire il vero.»

Sirius rise. «Bastardo.»

«Idiota. E io non dormirei mai e poi mai con te!» fece disgustato James.

Sirius fece una faccia abbattuta e triste.

«Mi stai lasciando?» domandò piagnucoloso.

«Mi sa di sì, dolcezza.» rise James.

Sirius cercò di tenere l'aria dispiaciuta, ma dopo un mezzo sbuffo, scoppiò a ridere, imitato anche da James.

«Quindi andiamo a fargliela pagare a Piton?» domandò Sirius.

«Aspettavo questo momento! Domani.» disse soddisfatto James.

Poi calò di nuovo il silenzio. La pace sembrava completa. Remus lanciò il libro che aveva in mano, esasperato, attirando gli sguardi sconvolti degli altri tre.

«Quindi voi due avete tenuto questa gigantesca faida in sospeso sulle nostre teste per giorni e poi fate pace così? Vi odio.» esclamò arrabbiato.

«Non vedo che cosa ci sia di male. Preferisci che ci picchiamo e a metà ci abbracciamo dichiarandoci amore eterno?» domandò Sirius, mentre James faceva un verso disgustato.

«Magari!» ringhiò Remus.

Sirius si lanciò contro James, tirandogli un finto pugno e poi abbracciandolo con fin troppo trasporto, facendo finta di piangere e dichiarando che sarebbe stato “l'amore e la luce della sua esistenza per mille anni e per l'eternità”.

James non poté fare altro che ricambiare dicendo che “la sua vita senza di lui era come una notte eterna d'inverno. Senza mai Natale”.

Peter domandò cosa fosse una faida.

Remus si mise le mani sugli occhi, esasperato, nascondendo un sorriso felice.

Forse, almeno in quella stanza, il mondo era tornato a girare nel verso giusto.

 

**

 

Passarono i giorni. Mary uscì dall'Infermeria con Alex e Alice al suo fianco e Lily dietro, mentre Sunshine le guardava uscire, come uno strano piccolo corteo, seduta al fianco di Sam.

Sam dormiva quasi tutto il tempo. Non voleva mangiare e solo grazie a delle pozioni e dei trucchi Madama Chips riusciva a fare in modo che mangiasse qualcosa a sua insaputa. Sembrava che nel sonno fosse più felice, perchè dormiva tranquillo e rilassato e ogni tanto accennava anche ad un sorriso. Quando era sveglio l'unica cosa che riusciva a farlo tornare un po' presente era la compagnia di Sunshine. Solo con lei si concedeva qualche parola, che pronunciava con voce cupa e roca. Sunshine si consumava vicino a quel letto. Ogni volta che aveva un minuto si precipitava lì, anche se Sam stava dormendo, anche solo per controllarlo e poi correre via di nuovo. Era dimagrita perchè mangiava tra una pausa in Infermeria e l'altra, invece che il contrario, e solo quando ne aveva il tempo. Le sue amiche e i Malandrini cercavano invano di convincerla a mangiare, come lei tentava inutilmente di convincere Sam.

Per sfogarsi, James e Sirius perseguitavano Piton più che mai, attirandosi l'ira di Lily tanto che quasi ad ogni cambio d'ora si poteva essere certi di sentire i due che ridevano e l'altra che strillava.

Le vacanze di Pasqua si avvicinavano, insieme al compleanno di Sunshine, ma nessuno, soprattutto i professori, sembravano rendersene conto, dato che questo sommergevano gli altri di compiti.

Non era un periodo per niente facile, ma andavano avanti.

I Malandrini erano felici di essersi ritrovati, quelli che stavano loro attorno erano felici di riavere le loro fonti di divertimento gratuito e Sunshine era sollevata perchè lentamente Sam stava ricominciando a mangiare e a reagire.

Sirius un giorno aveva litigato ancora con Regulus che “rompeva”, come aveva spiegato poi.

Il fratello, in un tentativo piuttosto goffo e senza speranza, aveva provato a mettergli di nuovo la pulce nell'orecchio contro James, senza altro risultato se non quello di fare ridere i due insieme e di ritrovarsi a terra nel corridoio.

A Sirius non piaceva colpire suo fratello e infatti, anche se non risparmiava le fatture e gli incantesimi per McCroy, che gironzolava per il novanta per cento del tempo con Regulus, e per gli altri Serpeverde, tendeva a colpire l'altro Black al massimo solo con i pugni.

Nessuno dei due voleva ammetterlo, e probabilmente non se ne rendevano neanche conto, ma c'era un qualche residuo di affetto fraterno tra loro. Quell'affetto che permetteva loro di chiamarsi tranquillamente per nome, di non colpirsi a vicenda se non con il veleno delle loro parole e di provare una leggera irritazione, appena percettibile, quando qualcuno colpiva (verbalmente o fisicamente) l'altro. C'era come un sentimento che faceva pensare a ciascuno di loro di essere l'unico a poter litigare con l'altro.

Passò anche la partita di Quidditch contro i Corvonero e i Grifondoro si dovettero dare da fare per trovare in meno di una settimana un portiere che sostituisse Sam, quindi erano tornati da Bob, ancora fidanzato con Corinne, il portiere dell'anno precedente. Avevano scoperto che, pur non avendo fatto neanche un allenamento negli ultimi mesi, era ancora in gran forma.

Vinsero per un pelo, forse aiutati dalla fortuna, di sicuro non per gioco di squadra. Perso nei suoi problemi, James si era dimenticato di cercare di risolvere il problema di coesione che stava lentamente sfaldando la squadra, isolando i Cacciatori mentre i Battitori sembravano ostacolarsi tra loro. Lui aveva preso il boccino, dopo due faticose ore di gioco, soffiandolo da sotto il naso del Cercatore di Corvonero, facendo perdere la squadra avversaria, in grande vantaggio, per soli venti punti.

Non ci furono festeggiamenti negli spogliatoi di nessuna squadra e Corinne, già roca per gli strilli durante la partita, li sgridò tutti per almeno mezz'ora, incolpando anche sé stessa, tranne Bob e, in piccola parte, James.

Sunshine e un depresso Sam ascoltarono la cronaca di Sirius dall'Infermeria, mentre lei cercava di farlo sorridere con i suoi commenti sui rimproveri di Sirius per la sua squadra e sugli insulti per gli avversari. Senza risultato ovviamente.

Una settimana prima del compleanno di Sunshine, giusto in tempo per le vacanze di Pasqua, Sam uscì dall'Infermeria.

Era ancora pallido e deperito, ma aveva cominciato a mangiare quasi normalmente e Madama Chips aveva dichiarato che si era abbastanza risollevato psicologicamente da poter riavere indietro la sua bacchetta.

Per non lasciarlo da solo, Sunshine decise di restare a Hogwarts per le vacanze, rimpiangendo dentro di sé i giorni che perdeva con Angela, imitata anche da Sirius e da Remus.

James decise di tornare a casa, cercando tranquillità per risolvere il problema della squadra, e Peter voleva rivedere sua madre. Lily e le ragazze rimasero anche loro.

Erano tutti talmente sommersi dai compiti che non pensavano nemmeno ad uscire a godersi il sole che era finalmente arrivato, la primavera che sbocciava e il vento profumato.

Sunshine guardava preoccupata Sam che cercava di recuperare tutto ciò che aveva perso nei suoi lunghi giorni di apatia, scomparendo sotto i libri, irritabile, triste, che spariva ogni tanto in cerca di posti più tranquilli. Ogni volta che spariva dalla sua vista, Sunshine diventava ansiosa, e prima o poi trovava una scusa per andarlo a cercare.

Sam cominciò ad essere molto affettuoso nel tempo che passavano insieme, per poi evitarla all'improvviso.

Sunshine aveva i nervi a fior di pelle. Lily e Alice tentavano invano di calmarla e tranquillizzarla. Stranamente, l'unica che sembrava riuscire a farla stare buona era Mary.

Da quando era uscita dall'Infermeria aveva allontanato un po' quegli ammiratori e quei falsi amici, che non si erano nemmeno preoccupati di andarla a trovare più di qualche volta, stringendo molto la sua amicizia con Alexandra, la Tassorosso, e anche con le sue compagne di stanza.

Sollevata un po' l'aria superba e schizzinosa e eliminati un po' di vecchi pregiudizi, le ragazze avevano scoperto di poter essere amiche. Si era riavvicinata ad Alice, che aveva allontanato al secondo anno, e lentamente aveva trovato una breccia anche nel muro di Lily. Sunshine aveva fatto presto a dimenticare il passato e a lasciarla entrare: non era da lei serbare rancore.

Nel frattempo Alice si era anche avvicinata a Frank, inconsapevole delle occhiate che lui le lanciava, dell'aria sognante con cui la contemplava, dei suo fremiti ogni volta che capitava loro di sfiorarsi, dei mille modi che cercava per farla ridere. Lo considerava un buon amico, dolce, timido e intelligente e le stava davvero simpatico. Sotto quel primo impatto da orsacchiotto tontolone, aveva scoperto esserci un ragazzo sveglio e acuto, simpatico e divertente. Passavano molto tempo insieme, a fare i compiti e a parlare di libri.

Finirono le vacanze di Pasqua, tutti tornarono al castello e tutti si immersero completamente negli studi per gli esami. Mancava ancora molto tempo, ma Remus aveva già cominciato a costringere Sirius e James sui libri.

Un giorno Sunshine e Sam erano stati entrambi così presi dallo studio da non essersi praticamente parlati. Lei non si era nemmeno accorta che ad un certo punto lui se n'era andato, uno sguardo strano negli occhi, borbottando qualcosa che sembrava molto “è ora”.

Quando rialzò gli occhi dal libro di Antiche Rune (si sarebbe insultata per il resto della sua vita per aver accettato di seguire quelle lezioni con Remus) Sunshine si accorse che il ragazzo non c'era più.

Si guardò attorno preoccupata, non si sentiva tranquilla. Scorse Sirius e James che facevano finta di studiare (si vedevano benissimo le carte di Sparaschiocco con cui giocavano dietro alla pila di libri) e le sfuggì un sorriso. Sirius si era tagliato i capelli, stava bene così.

Poi si concentrò di nuovo nella sua perlustrazione, ma non vide Sam da nessuna parte.

Chiese a Lily, che le riferì quello che aveva visto (lo strano sguardo, le parole borbottate), facendola diventare ancora più ansiosa.

Qualcosa non andava. Non sarebbe dovuto uscire, tutti i suoi compagni con cui stava studiando erano ancora lì. Dove diavolo era?

Chiese in giro, ma nessuno aveva visto niente. Tutti erano troppo concentrati sul loro studio.

Alla fine Sunshine decise di andarlo a cercare. Non era ancora passato il coprifuoco, c'era ancora un po' di luce rossa del tramonto. Corse via, ma dopo qualche corridoio si fermò.

Dove andare?

Corse subito alla “loro” aula, ma non c'era. La luce calava, il coprifuoco era passato, le stelle cominciavano ad accendersi.

Tornò in Sala Comune, ma Sam non c'era ancora.

Per qualche strano istinto avvisò Lily che andava a cercarlo.

Probabilmente anche lei ora doveva avere uno sguardo strano perchè Lily le lanciò un'occhiata preoccupata, prima di annuire e di dirle che se aveva bisogno di lei bastava che chiedesse.

Sunshine non rispose e corse via di nuovo.

Dove era andato a cacciarsi?

Perlustrò a vuoto un paio di piani, guardando nelle classi, evitando i professori e Gazza.

Ad un certo punto fu costretta a nascondersi in un armadio delle scope e ne approfittò per fermarsi a pensare.

Dove poteva essere andato?

Non era in Sala Comune, nella loro ala, in Infermeria né nelle cucine.

All'improvviso le venne in mente di quella volta, perso in un dormiveglia, in cui le aveva parlato di Steve e Stacey, i suoi due fratellini gemelli, morti con i suoi genitori.

Le aveva raccontato di come amasse giocare con loro, di come loro fossero simpatici, di quanto volesse loro bene.

Le aveva raccontato di quella volta che li aveva portati a pattinare sul ghiaccio e si era preso una mezza polmonite per evitare che Steve cadesse in un buco che si era formato dove il ghiaccio era più sottile.

Le aveva raccontato di quella volta che si era fatto pettinare da Stacey per la sua festa da compleanno e di quando si erano travestiti per Halloween ed erano andati a fare “dolcetto o scherzetto”.

Le aveva raccontato di quando avevano piantato una tenda in giardino per giocare al campeggio e per guardare le stelle. Aveva insegnato loro le poche costellazioni che conosceva.

Le stelle...

Come colpita da un'illuminazione Sunshine corse via. Era una speranza minuscola, ma non aveva ancora guardato lì.

Guardò con odio le scale che portavano alla Torre di Astronomia.

Arrivò in cima con il fiatone.

Spalancò la porta e vide Sam in piedi, con qualcosa in mano, guardare le stelle.

Sentendola arrivare il ragazzo si voltò, spaventato e bevve tutto il contenuto della boccetta che aveva in mano.

Sunshine non sapeva cosa fosse, ma intuiva che non era succo di zucca. Tentò di fermarlo, ma era troppo tardi.

Sam barcollò e cadde in ginocchio.

Sunshine si precipitò al suo fianco, facendogli adagiare la testa sulle sue gambe.

«Cos'era?» domandò in un sussurro.

«Distillato della Morte Vivente.» rispose calmo Sam.

Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime. Sapeva cos'era ovviamente. E sapeva che berne tanto quanto ne aveva bevuto lui non faceva bene.

«Devo portarti in...»

«No. Non farlo.»

«Perchè?»

«Va bene così. È questo che voglio.»

Sunshine piangeva, incapace di fermare le lacrime.

«Perchè?» domandò ancora.

«Non posso vivere senza di loro. La mia vita è vuota. Sarò debole, ma va bene così. Voglio solo stare di nuovo con loro.»

«Ma hai me! Hai me! Puoi stare con me!» esclamò Sunshine, come se quelle parole fossero sufficienti per farlo restare.

«No Sunshine. Un giorno ti avrei perso comunque. Il tuo cuore non è mio, e lo sai.»

Sunshine sobbalzò al suo tono rassegnato e triste.

«Che dici?»

«È la verità. Ve ne accorgerete entrambi e andrà bene. Sarete felici. Lo spero.» Sam prendeva respiri secchi e deboli, le parole ormai erano un sussurro.

Sunshine piangeva.

«Non piangere. Il tuo sorriso è una delle cose più belle che io abbia mai avuto.» Sam cercò di sollevare una mano e accarezzarle una guancia, ma il braccio ricadde sul pavimento.

Sunshine glielo afferrò e si portò la mano sulla gota, bagnandola di lacrime, sorridendo per farlo felice.

«Ti voglio bene davvero Sunshine. Non essere triste per me. Non sentirti in colpa.»

«Se solo io..»

«Non è stata colpa tua. Sto bene così. Non sento dolore.» la rassicurò Sam, più vicino al vecchio sé stesso che mai, proprio ora che se ne stava andando.

«Non vedrai le rose di maggio.» si ricordò Sunshine, rammentando una vecchia conversazione.

«Guardale per me. La pioggia le farà crescere.»

Scambiava le lacrime per la pioggia, non sembrava più vedere Sunshine.

«Mamma cantava sempre quando stavo male.» bisbigliò, gli occhi persi.

Sunshine fece una mezza risata, che era più un singhiozzo, cercando di farlo tornare a lei.

«Canta per me, raganella. Ti voglio bene.»

Sunshine cominciò una melodia senza parole, cercando di farsi venire in mente una canzone qualsiasi.

Sentiva delle voci, ma le arrivavano quasi come da un mondo diverso.

Le venne in mente una vecchia ninna nanna che le cantava una volta sua madre.

Sam sembrò addormentarsi dolcemente, ma non respirava più e il suo cuore si fermò.

Sunshine pianse.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Scusate, sto davvero piangendo per una cosa che ho scritto io???? Pare di sì.

Lo so, sono una pessima persona. Ebbene sì, l'ho ucciso. Ho ucciso il mio dolce, buono e cuccioloso Sammy. Il mio biondino. Credo che porterò il lutto per un po' ma anche se sono in lutto devo comunque specificare un paio di cose..

  1. per prima cosa vorrei dire che so di aver toccato un argomento delicato, la morte, il suicidio, e spero davvero di non aver ferito nessuno o detto qualcosa che possa aver urtato la vostra sensibilità (?) se l'ho fatto mi scuso immensamente

  2. ho cercato di inserire una parte più “leggera” con James e Sirius ma sono consapevole che questo capitolo è una mazzata nel cuore, lo so. Sono cattiva.

  3. Il titolo è il nome di un fiore, il convolvolo che, nel linguaggio dei fiori vittoriano ha un significato negativo di tenebre, morte e speranza svanita. In inglese il convolvolo si chiama Bindweed. Sì esattamente, quando ho scelto il cognome di Sam sapevo già che sarebbe finita così, sono cattiva.

  4. Grazie mille alle persone che hanno recensito lo scorso capitolo: EleEvans_1D, Ginevra 0002, LisaJackson, Jeis, Bella_1D e marauder11. Voi lo sapete che io vi adoro!! :D

  5. Un grazie speciale alla mia AleJackson che oltre che ascoltare tutti i miei scleri è anche riuscita a tirarmi su dal mio crollo psicologico dopo aver ucciso il mio cucciolo. Grazie mirtilli <3

E ora vado a nascondermi in attesa di tutti i vostri insulti per essere un'assassina.

Sappiate comunque che vi amo!! <3

*dD*





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Capitolo 76
*** A Sam ***


 

 

A Sam

 

 

 

Sunshine non sapeva quanto tempo era passato. Era rimasta lì, singhiozzando sul petto di Sam, bagnandogli la camicia di lacrime, accarezzandogli i capelli, cercando di risvegliarlo, supplicandolo di tornare indietro. Invano.

Ad un certo punto aveva confusamente sentito dei passi che si avvicinavano di corsa e la porta che si spalancava. Aveva sentito qualcuno chiamare il suo nome, ma l'unica cosa che riusciva a vedere, a percepire come reale, era il corpo senza vita di Sam tra le sue braccia. Non aveva risposto. Aveva sentito qualcuno parlare di nuovo, dire alcune parole veloci. Sentì qualcuno rispondere, come da lontano. Riconobbe nel suo mondo ovattato la voce di Sirius e quella di James. Probabilmente stavano parlando con gli specchi.

Due braccia calde e confortevoli le avvolsero le spalle e cercarono di allontanarla da Sam, ma lei fece resistenza. Non voleva lasciarlo, non poteva. Non poteva lasciarlo lì, su quel pavimento freddo, da solo. Era ingiusto.

«Vieni Raggio di Sole, non puoi restare qui.» mormorava Sirius al suo orecchio. La voce le arrivava distante, distorta dal ronzio che le occupava le orecchie. Sunshine scosse la testa ancora e ancora, la vista appannata di lacrime, i singhiozzi che le squarciavano il petto.

Sentì altri passi, altre voci. Stava arrivando qualcun'altro. Quanto tempo era passato? Non voleva saperlo. Non sentiva freddo, anche se rabbrividiva, non sentiva le gambe intorpidite per la posizione in cui era, le ginocchia doloranti. Sentiva solo il peso di Sam, il suo calore che piano piano scivolava via.

Non vedeva il cielo scuro, Sirius che la abbracciava e cercava di portarla via, di farla riprendere, ma solo gli occhi chiusi di Sam, le sue mani bianche, le labbra semi-aperte.

Da quanto era inginocchiata così? Non aveva importanza, niente era più importante. Se l'era lasciato scivolare via dalle mani, come acqua tra le dita. Se fosse arrivata prima, se si fosse accorta prima della sua assenza, dei suoi modi strani, dei suoi occhi spenti...forse sarebbe riuscita a fermarlo.

Non aveva senso. Perchè l'aveva lasciata sola, così? Era ingiusto, era folle. Non andava bene. Non era possibile.

Sentì la voce di James gridare il suo nome, le braccia di Sirius allontanarsi. Senza quel sostegno Sunshine si sentì mancare, ma venne presto sostituito da quelle di James, che la strinsero più forte.

Non riusciva a sentirle reali. Neanche i passi più calmi che salivano in quel momento erano reali. Neanche la voce della McGranitt e poi di Silente erano reali.

L'unica cosa reale era Sam. Sam che non c'era più. Sam che se n'era andato e l'aveva lasciata sola. Sam che non le avrebbe più sorriso.

No. No no no no no.

«Portatela via, in Infermeria.» disse calmo Silente.

No no no no! Non potevano portarla via, Sam...

James la strinse più forte e aiutato da Sirius riuscirono a allontanarla dal corpo di Sam, che rimase solo sul pavimento.

No! No no no no!!

Vide Silente inginocchiarsi accanto al suo corpo, allungare una mano...

No! Non potevano portarla via! No no no no no!

«Ssssh, va tutto bene. Ssssh.» sussurrava James, cercando di farla uscire dalla porta.

Sunshine non si reggeva in piedi, ma si oppose, cercando di lanciarsi di nuovo verso Sam.

Sirius la fermò, bloccandola in un abbraccio di ferro. La prese quasi in braccio e la trascinò via, ignorando i suoi pugni, il suo pianto, le sue urla.

«No! No no no no no! Non potete...Sam! No!!»

Sirius non rispose. Sunshine non si accorse di James che piangeva, non si accorse della smorfia di Sirius, non si accorse di Silente che chinava la testa scuotendola piano e della McGranitt che si asciugava una lacrima, non si accorse di Remus che li raggiungeva, non si accorse di Peter che chiedeva spiegazioni, non si accorse di Sirius che stringeva i denti continuando a camminare nonostante i suoi tentativi di sgusciare via, non si accorse di Lily che urlava il suo nome, incurante di svegliare tutto il castello, pretendendo una spiegazione. Non si accorse di niente. Sulla sua retina si era impresso solo il volto di Sam, con gli occhi chiusi e un lieve sorriso sulle labbra.

«No no no.» continuò a gemere tra le lacrime che sfumavano il mondo e rendevano quel viso più chiaro. «Sam..no no no!»

Con un ultimo sprazzo di energia riuscì a liberarsi dalla stretta di Sirius, facendolo cadere a terra e cercò di correre via da dove erano venuti, ma James la riafferrò. Se lo scosse di dosso e corse via. Fece pochi passi e poi Remus, aiutato da James, la prese di nuovo.

Piangendo e gridando, Sunshine si lasciò portare via.

Poi tutto divenne nero.

 

**

 

Quando Sunshine riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu Sirius che abbracciava Lily.

Quella scena aveva qualcosa di decisamente sbagliato. Stava sognando?

Poi si accorse che più che abbracciarla Sirius la stava trattenendo, sibilando qualcosa sottovoce, scuotendo la testa arrabbiato. Lily cercava di sfuggire dalla sua presa, i capelli scompigliati, le guance rosse, gli occhi ardenti, rispondendo con voce velenosa a Sirius qualcosa che Sunshine non riuscì a cogliere.

Che cosa stava succedendo? Non riuscì a capirlo prima che gli occhi le si chiudessero di nuovo, diventando pesanti e rispedendola nell'oscurità.

 

**

 

Sunshine si svegliò di nuovo, ma la stanza questa volta era vuota. Vide un biglietto sul comodino, ma non aveva la forza di muoversi, quindi lo fissò, sperando che si aprisse da solo e si leggesse a voce alta o qualcosa del genere. Si riaddormentò aspettando che accadesse.

 

**

 

«Sta dormendo da troppo tempo, Potter!»

«Madama Chips ha detto che è normale, le ha dato una pozione molto forte!»

«Non si è mai svegliata!»

«Che ne sai Evans. Madama Chips ha detto...»

«Non m'interessa ok? Io voglio solo che si svegli ora!»

«Non è detto che tutta la popolazione mondiale risponda ai tuoi ordini, lo sai vero Evans?»

«Tu stai zitto Black!»

«Come non detto.»

«Madama Chips ha detto...»

«Vuoi smetterla, Potter? So anche io cosa ha detto Madama Chips!»

«E allora perchè parli? Sai benissimo che potrebbe non svegliarsi anche per le prossime tre, otto o novanta ore!»

«Allora tu sei stupido davvero, Potter! Madama Chips ha detto che si sarebbe svegliata tra due ore e adesso è tra due ore!»

«La tua frase ha una costruzione curiosa, Evans. Non sono sicuro sia grammaticalmente giusta, sai?»

«Black tappati quella boccaccia!»

«Sei sempre gentile, Evans.»

«E tu sei sempre idiota, Black.»

«Volete stare zitti? La sveglierete!»

«Se non l'hai ancora capito Potter è proprio quello che voglio!»

«Ma non è detto che sia la cosa migliore!»

«Ragazzi...»

«Sssssh Alice!»

«Ragazzi, è quasi ora del coprifuoco.»

«E a noi interessa, Prewett?»

«Non parlarmi così, Black! Vi interesserà sapere che se verrete messi in punizione non potrete passare tutto il vostro tempo qui.»

«Noi troviamo il modo, vero Sirius? E Lily cara può arrangiarsi!»

«Non chiamarmi Lily cara!»

«Ma è una mia impressione o si è mossa?»

All'osservazione di Sirius calò il silenzio. La conversazione sussurrata che aveva rotto il velo del sonno di Sunshine si interruppe.

«Sei stata tu Evans!»

«Ma che dici Potter? Hai cominciato tu!»

«Non è vero!»

«James, rossa, state zitti!»

«O finitela tutti! Uccellino, mi senti?»

Alice si avvicinò a Sunshine e le strinse una mano. Sunshine si sentiva le membra pesanti e intorpidite, ma cercò di alzare le palpebre.

La luce della stanza era bassa, ma le ferì comunque gli occhi, costringendola a richiuderli.

Aveva avuto un'immagine confusa di James, Sirius e Lily che la guardavano dal fondo del letto e di Alice che le sorrideva al suo fianco.

Perchè Sirius aveva uno zigomo nero e ferito? Aveva fatto a pugni di nuovo con James? Ma non avevano fatto pace?

All'improvviso il ricordo ovattato della...quando era stato? Era passato un giorno intero? Era di nuovo sera. Chissà. Comunque le ritornò in mente di aver fatto cadere Sirius. Forse aveva sbattuto contro qualcosa. Perchè l'aveva fatto cadere? Lui la stava portando in braccio e...

Come una valanga i ricordi le piovvero addosso, investendola come un treno merci a duecento chilometri orari.
Sunshine si drizzò di scatto, una mano alla bocca. Svelta Alice le mise una bacinella tra le mani e Sunshine vomitò.

Lily scattò in piedi, tenendole i capelli e accarezzandole la fronte, mentre Sirius guardava da un'altra parte e James cercava qualcosa, chissà che cosa, per aiutare.

Alla fine Sunshine si lasciò cadere di nuovo tra i cuscini. Si sentiva debole e spossata, svuotata.

Lily continuò ad accarezzarle la fronte mentre Alice portava via la bacinella.

«Che cosa...? Quanto tempo...?» gracchiò Sunshine. Aveva la voce roca, un saporaccio in bocca e la gola le bruciava per la bile, ma doveva sapere.

James e Sirius si scambiarono uno sguardo imbarazzato.

«Hai dormito per due giorni, Sun. Ero...eravamo così preoccupati!» rispose Lily. Sunshine non l'aveva mai vista così stanca e addolorata.

«Madama Chips ti ha dato una pozione molto forte per farti dormire e stare tranquilla.» aggiunse James.

Sunshine cercò di fare la domanda che aveva sulla punta della lingua, senza riuscire a trovare la voce e la forza per parlare.

Sirius le lanciò uno sguardo triste e mesto, ma annuì tra sé, come se avesse capito.

«I funerali saranno domani, nel suo paese. Hai il permesso di andarci se vorrai.» mormorò cupo.

James gli lanciò un'occhiata gelida e se gli sguardi potessero uccidere, quello di Lily l'avrebbe fatto, ma era quello che voleva sapere Sunshine.

Era tutto vero. Tutto quello che si ricordava.

Sentiva gli occhi che bruciavano e le lacrime che pungevano per uscire, ma non riusciva a piangere. Abbassò la testa, sentendo solo un grande vuoto, una sottile malinconia che le straziava il cuore.

Lily la abbracciò più stretta, ma Sunshine non sentiva il suo calore. James si allungò e le afferrò una mano che giaceva inerte sulla coperta, ma Sunshine non ricambiò la stretta. Alice le lasciò un bacio tra i capelli, ma il suo respiro tiepido sembrava una corrente di aria gelida. Sirius la guardò triste e serio, incatenando gli occhi grigi nei suoi blu. Sunshine sperò di poter ritornare a dormire. E di non svegliarsi più finchè il dolore non fosse passato.

Il silenzio era pesante, teso, triste, nessuno aveva il coraggio di parlare di nuovo. Sunshine era avvolta dall'affetto dei suoi amici e si sentiva in un cubo di ghiaccio.

La porta si aprì senza far rumore e due persone scivolarono dentro.

Peter si guardava attorno con il naso fremente come quello di un topolino, gli occhi acquosi tristi, spaventati. Che cosa temeva di trovare in quella stanza? Altre urla? O forse aveva solo paura di venire scoperto dopo il coprifuoco anche se ormai doveva essere abituato ad andarsene in giro di notte con gli altri Malandrini.

Remus si avvicinò lentamente al letto, anche lui sembrava spaventato. Spaventato dalla sua reazione? Da che cosa avrebbe detto? Da che cosa lui stesso avrebbe dovuto dire? Sunshine voleva fargli capire, fargli credere, che andava tutto bene, ma non riusciva a fare un solo gesto.

A piccoli passi lui arrivò accanto al letto, Peter che lo seguiva come un'ombra, e Alice gli fece spazio, spostandosi un po' per lasciar sedere anche lui.

Remus si sedette esitante. Non sapeva cosa dire. Forse anche lui sentiva sulla testa quella cappa di silenzio che non voleva essere spezzata. O forse avvertiva il cubo di ghiaccio attorno a Sunshine. Rimase zitto, non fece un solo gesto per avvicinarsi di più e Sunshine tornò a guardare Sirius.

Il ragazzo però si alzò e si girò dall'altra parte, andando a sbirciare dalla porta e poi avvicinandosi all'ufficio di Madama Chips. Sembrava averne avuto abbastanza di tutto quel silenzio. Sembrava ghiacciato anche lui, come sempre quando congelava le sue emozioni dietro ai suoi occhi chiari.

Sunshine si sentiva a disagio. Erano tutti lì che cercavano di darle conforto e lei nemmeno riusciva a sentirlo. Erano tutti lì per lei e...

Non seppe mai bene che cosa la spezzò di nuovo. Forse l'affetto che non riusciva a sentire, forse ricordare di nuovo perchè loro erano lì, forse il silenzio, forse gli occhi gelidi di Sirius, forse...c'erano così tanti motivi per rompersi in mille pezzi.

Un attimo prima era immobile, stretta tra Alice e Lily, James che le teneva ancora una mano tra le sue, un attimo dopo li aveva spinti via, si era stretta le ginocchia tra le braccia e aveva nascosto la testa, tremando, sussurrando loro di andare via, chiamando tra i singhiozzi senza lacrime il nome di Sam.

Alice piangeva, cercando di avvicinarsi di nuovo a lei, Lily era pietrificata al suo posto, spaventata da ciò che poteva aver fatto per provocare quella reazione, James balbettava qualche parola sconnessa, Remus si guardava attorno, probabilmente in cerca di nuovo della pozione, Peter tremava, arretrando verso la porta.

Ad un certo punto, oltrepassando la sua muraglia fatta di braccia e gambe, qualcuno riuscì ad abbracciarla e a scostarle i capelli dal volto, a districarla lentamente dalla sua posizione e a stringerla.

«Non fare così, Raggio di Sole. Ormai per lui non puoi fare niente» Sunshine sobbalzò, anche se una minima parte della sua mente sospirò esasperata il tatto, Sirius, il tatto! «Ma non puoi fare questo a noi. Sii buona, non farci stare così. Noi non...io non posso vederti così.»

Il sussurro di Sirius si abbassò sempre di più, trasformandosi in un sospiro inudibile. Una lacrima bagnò la guancia di Sunshine e poi un'altra e un'altra ancora.

Pianse di nuovo, le poco lacrime che le restavano, mentre il calore di quell'abbraccio così insolito scioglieva il suo ghiaccio. Piano piano anche gli altri si avvicinarono di nuovo e poco dopo erano quasi un unico grande abbraccio. Anche Lily piangeva adesso, cercando di nascondere le sue lacrime, e James aveva gli occhi sospettosamente umidi.

Sentendosi portare via lentamente, dolorosamente, come una tortura, un pezzo di cuore, che scivolava via un po' di più ad ogni lacrima, ad ogni stretta delle braccia dei suoi amici, Sunshine sentì che anche Sam, forse, se ne stava andando un po'.

Questo la fece piangere più forte, ma le braccia che la circondavano non le permisero di rompersi in mille pezzi.

Quando le lacrime smisero, Sunshine ebbe voglia di addormentarsi di nuovo, ma stranamente sentì che il dolore era un po' passato, ammorbidito da quel pianto, da quel calore.

Forse un giorno sarebbe riuscita a non piangere più.

 

**

 

James cercava di mangiare qualcosa, ma aveva lo stomaco completamente chiuso, e per lui era decisamente poco normale.

Il tavolo di Grifondoro era silenzioso e cupo e anche le posate sembravano tintinnare meno allegramente sui piatti. Gli altri tavoli erano più vivaci e aleggiava un leggero brusio e, al tavolo Serpeverde, anche qualche risata, ma nulla riusciva a raggiungere il tavolo Grifondoro.

Pesanti drappi neri pendevano dalle pareti e da dietro il tavolo degli insegnanti, continuo memento del motivo di quella tristezza.

Sunshine era voluta uscire subito dall'Infermeria, protestando finchè Madama Chips non l'aveva lasciata andare in camera, ma dopo una notte in bianco passata a rigirarsi senza riuscire a prendere sonno, quella colazione triste se la sarebbe anche risparmiata.

In più pensare che quel pomeriggio avrebbe saltato le lezioni per andare al funerale di Sam...scosse la testa, cercando di scacciare quel pensiero che continuava a tornare e di non piangere.

«Puoi tornare in camera se vuoi, non ho problemi ha trovare una qualche scusa.» le sussurrò Remus, seduto accanto a lei.

«Non posso. Non riesco a stare in camera...tutta da sola.» Lily, seduta dall'altra parte le strinse un braccio di nascosto, rassicurante, dolce.

«Sun, sono sicura che nessuno ti farebbe problemi se non venissi a lezione e che Black o Potter salterebbero volentieri altre lezioni.»

«No, ho deciso che verrò a lezione. Sto bene.» mentì Sunshine, sforzandosi di sorridere in modo convincente.

Lily la strinse un po' più forte e Remus si sedette un po' più vicino, ma nessuno dei due provò a dire altro.

Fu una mattina lenta, stanca, pesante. Tutti guardavano Sunshine e nessuno aveva il coraggio di parlarle. Tutti sussurravano di Sam e nessuno aveva il coraggio di discuterne ad alta voce. Tutti si sentivano a disagio e nessuno si comportava normalmente. Solo alcuni Serpeverde parevano completamente immuni da quella strana atmosfera e ridevano tranquillamente, chiedendosi chi sarebbe stato il prossimo portiere di Grifondoro.

A mezzogiorno Sunshine e praticamente i tre quarti dei Grifondoro avevano i nervi a fior di pelle.

«Sun..ci vai da sola?» domandò Lily, temendo che anche solo quella piccola frase potesse far scoppiare quella situazione così precaria.

Non successe niente. Sunshine sospirò.

«Non voglio andarci da sola, ma non so chi...»

«Posso venire io se vuoi. Scommetto che anche Potter, Black, Remus, Alice, Marlene...chiunque sarebbe ben felice di venire con te.»

«Per controllarmi?»

«No Sun, per starti vicini. Ti vogliamo bene, vogliamo che tu non sia sola.»

«E sareste felici di accompagnarmi ad un funerale?»

Oh no, la situazione stava precipitando. Proprio come aveva temuto. Lily cercò una qualunque via d'uscita.

«Sun, non siamo felici di andare al funerale, ma di stare con te.»

«Mi credete così instabile?»

Merda merda merda. Lily si guardò attorno, come a cercare la risposta giusta. Che cosa dire ora?

Per fortuna, o forse no, intervenne Sirius che mangiava nel posto di fronte.

«Non sei instabile, Sun, sei emotivamente fragile. E il fatto che tu stia cavillando sulle semplici frasi della Evans lo dimostra. Sii buona e trovati un accompagnatore, avanti.»

«Il tatto, Sirius!!» sibilò Remus alzando gli occhi al cielo.

Sunshine però sembrava essere tornata in sé.

«O-ok. Scusami Lils. Solo che non so chi...scegliere.» sospirò.

«Non guardare me. Sarei felice di accompagnarti, ma odio i funerali.» e odio vederti piangere aggiunse nella sua testa Sirius.

«Potresti non...non importa. Remus, mi accompagni tu?» domandò alla fine Sunshine.

Era la scelta, almeno sembrava, migliore.

«Certo.»

Non servirono altre parole. Poco dopo si erano entrambi cambiati e erano nell'ufficio di Silente in attesa di poter usare la metropolvere con cui era temporaneamente collegato quel camino a quello di una casa vuota vicino a quella di Sam.

 

**

 

«Spiegatemi di nuovo perchè sono qui con voi!» sbottò Lily, chiudendo di scatto il libro che stava cercando di leggere, alzando gli occhi su James e Sirius che giocavano a Sparaschiocco.

«Perchè non hai altro posto in cui andare?» suggerì James.

«Perchè siamo adorabilmente adorabili e sei innamorata di noi?» aggiunse Sirius.

«Giusto. Perchè ora me ne vado.» esplose Lily, alzandosi in piedi e raccogliendo le sue cose.

«E dove vai? Da Alice che parla con Mary e la Hudson? Da Mocciosus con il quale, oops, hai litigato? Da qualche altro tuo amico di cui io non ho mai sentito parlare?» domandò Sirius.

«Ci tenete ad avermi qui, pare.»

«Stiamo aspettando che venga notte, Evans. Se dobbiamo aspettare con te, ci accontenteremo.» sospirò James.

«Dov'è Minus?» chiese Lily.

«Nelle cu...in giro. Credo avesse...da fare.» rispose vago James.

«Gli esami saranno tra poco, studiate.» ritentò Lily.

«Anche tu dovresti studiare, rossa. Perchè te ne stai lì in piedi invece di darti da fare?» la provocò Sirius.

Lily piombò di nuovo a sedere.

«Non è giornata Black. Stai zitto.»

«Non è giornata per nessuno, Evans. Non sei sempre al centro del mondo.»

«Giusto, ci sei tu al centro del mondo, giusto Potter?»

«Oh, non ricominciate a litigare come al solito!»

«Fatti gli affari tuoi, Black!»

«Non sei gentile, rossa. E noi che ti stiamo anche tenendo compagnia!»

«Mi state tenendo compagnia?! Ma se l'unica cosa che state facendo è darmi fastidio!» boccheggiò arrabbiata Lily.

«Non alzare la voce, Evans. Siamo in biblioteca, le persone vogliono stare tranquille.» la prese in giro beffardamente Sirius.

Lily chiuse gli occhi e strinse i pugni cercando di calmarsi. Prese un paio di respiri profondi e poi riaprì gli occhi.

«Ti sarei molto grata, Black, se non sfogassi il tuo malumore su di me, grazie.» disse gelida.

«Dimmi in che altro modo posso sfogarlo, oltre che andare a cercare qualcuno e affatturarlo e lo farò.» ringhiò Sirius.

«Ok ok, stiamo calmi!» intervenne James, allargando le mani come per mettersi tra i due. «Siamo tutti piuttosto...tesi. Ora basta.»

«Da quando fai da paciere, Potter?»

«Da ora.» ribatté serio e deciso lui, guardando entrambi con sguardo sicuro.

Sirius si ricompose, imitato da Lily. Lei ritornò al suo libro, rigida e composta, lui fissò gli occhi al soffitto, i piedi allungati sotto al tavolo e le braccia incrociate dietro alla testa.

Dopo un po' li raggiunse Peter, nascondendo un biscotto dagli occhi rapaci di Madama Pince.

«Ho sentito Silente parlare con Vitious e la McGranitt fuori dalla Sala Professori. Ha detto che si stanno spargendo voci strane sulla...scomparsa di Sam, sul modo intendo. Non vorrebbe, ma sarà costretto a fare un altro discorso stasera a cena.» sussurrò ai due amici quando si sedette vicino a loro.

«Bravo Pet.» sorrise James.

«Un altro discorso?» gemette Sirius.

«Zitto, che tu il primo non l'hai neanche sentito bene con la tua stupida mezza commozione celebrale.» lo rimbeccò James.

«Mezza cosa?» si intromise Lily che, continuando a leggere il suo libro aveva seguito la conversazione.

«Quando Sun mi ha fatto cadere ho battuto la testa contro il muro e poi contro il pavimento dato che, al contrario di voi ragazze, noi non ci prende nessuno. Niente di che, solo una botta, ma Remus si ostina a chiamarla mezza commozione celebrale, come se lui potesse fare una buona analisi!» spiegò Sirius, alzando gli occhi al cielo.

«Non ti sei fatto vedere da Madama Chips?»

«Non ha voluto.» sbottò James. Si vedeva che la cosa lo faceva ancora innervosire.

«Avresti dovuto.» fece Lily, severa.

«T'interessa di me ora, Evans?» sbuffò Sirius.

«Sei rimasto svenuto per secoli, Sirius.» gli ricordò esitante Peter.

«Non erano secoli e non ero svenuto.» ribatté seccato Sirius, arrossendo leggermente.

«Oh giusto, aspetta, com'era? Eri solo leggermente confuso, stavi benissimo e non eri svenuto ma solo momentaneamente assente?» fece velenoso James.

Sirius alzò il mento, incrociando le braccia e guardando da un'altra parte, rifiutandosi di rispondere.

Lily la guardò con una minima nota di preoccupazione negli occhi per un altro istante, poi con uno sbuffo tornò alla sua lettura.

Peter si mise a parlare sottovoce di qualcos'altro con James, che seguiva il discorso, nonostante i suoi occhi rimanessero fermi e cupi su Sirius, o forse ancora più oltre, cercando di immaginare che cosa stessero facendo Remus e Sunshine.

In quello stesso istante, Sunshine, avvolta dal caloroso abbraccio di Remus, cercava di allontanarsi senza farsi troppo notare dalla folla di amici e parenti riuniti nel salotto di una qualche zia di Sam.

«Vuoi andare via?» domandò cautamente Remus.

«Ti prego, andiamocene!» supplicò la ragazza, stringendosi più forte al suo fianco.

Una bambina dell'età più o meno di Angie piangeva tra le braccia di sua madre: era una cugina di Sam, che non avrebbe più visto nemmeno suo cugino, oltre che i suoi zii e i suoi cuginetti, sepolti qualche settimana prima.

Un gruppo di donne cercava di far stare meglio la sorella del padre di Sam, che era svenuta dopo il funerale e non si era ancora completamente ripresa.

Gli amici babbani di Sam formavano un gruppo piuttosto folto, che ciondolava in imbarazzo vicino alla cucina.

«Ok, andiamo. Salutiamo...» annuì Remus.

Qualche minuto dopo erano di nuovo all'aria fresca. Sembrava quasi un insulto, un'ingiustizia, quel tramonto così bello.

A passi lenti si avviarono verso la casa da cui erano arrivati.

«Sunshine...»

«Voglio solo tornare a Hogwarts, Remus. Sono stanca.»

Remus annuì, ma dopo pochi passi la bloccò, facendola sedere su una panchina.

«Ma cosa..?» si sorprese Sunshine.

«Senti, capisco che sia stato difficile e triste e deprimente e che ti senti sola e persa e abbandonata, ma mi devi giurare che non farai mai una cosa simile. Promettimelo.»

Sunshine spalancò gli occhi sorpresa.

«Mi stai chiedendo di prometterti di non...suicidarmi?» boccheggiò.

«Ti sto chiedendo di promettermi di avere sempre una speranza, di non lasciare mai che quella fiamma si spenga, di continuare ad andare avanti, qualsiasi cosa accada.» ribatté serio Remus.

Sembrava più grande, con quel vestito scuro e quella cravatta grigia.

«Io non...»

«Promettimelo

«Promesso.»

Remus prese un respiro profondo e sembrò rilassarsi un poco. Allungò una mano all'amica e la fece rialzare, mettendole un braccio attorno alle spalle, la accompagnò lungo la strada.

Quando arrivarono allo studio di Silente non c'era nessuno, ma non si fermarono ad aspettarlo. Trascinando i piedi, stanchi, abbattuti, si diressero verso la Sala Comune.

«Ma guarda chi c'è qui! Dove siete stati? E chi ti ha prestato quel vestito, straccione? Immagino non sia tuo.» una voce beffarda li fece girare.

«McCroy, non è serata. Vai via per favore.» sospirò Sunshine.

«Mi mandi via così?» Jared cercò di imbastire una faccia dispiaciuta, ma il suo solito ghigno rovinava tutto l'effetto.

«Al dire il vero vorrei andarmene io. Lasciaci in pace.» ribatté Sunshine.

Si sentirono dei passi che si avvicinavano e la voce di Regulus che chiamava Jared.

«Oops, ho lasciato il bambino indietro. Mi troverà. Tu intanto dimmi, come sta il fidanzatino? Oooh scusami dimenticavo!» Remus balzò in avanti, i pugni stretti. Fare a pugni era una cosa da Sirius, al massimo da James, ma quell'idiota aveva davvero esagerato.

Prima che potesse fare qualsiasi cosa però Sunshine lo precedette, agitando la bacchetta e mandando Jared a sbattere contro un muro. Non sembrava nemmeno lei consapevole di che cosa aveva fatto, ma sembrava furiosa.

«TU INUTILE VISCIDA SERPE! PARLA ANCORA UN'ALTRA VOLTA DI SAM E TI TAGLIO LA LINGUA!» urlò, a mezzo centimetro dal viso di Jared, che la guardava con gli occhi spalancati.

«Che diavolo...Jared!» Regulus andò verso l'amico, ma Sunshine gli puntò la bacchetta contro.

«Questo tuo stupido amico, idiota di un Black stronzo bastardo, sta cercando una spinta giù dalla Torre di Astronomia.» disse minacciosa.

«Jared che diavolo...»

«Piange il suo fidanzatino, sai com'è volevo consolarla.» rispose beffardo, seppur pallido, Jared.

«JARED!» Regulus lo colpì ad un braccio, arrabbiato, per poi spingerlo in là, mentre Sunshine lanciava una fattura.

«Io ti...»

«Sunshine, Sun, andiamo via! Sunshine, ti prego, Sunshine!» Remus afferrò Sunshine per la vita, cercando di calmarla.

«Idiota! Vieni via stupido! Che cazzo pensavi di fare? Perchè provocarla così? Sei completamente andato?» sbottò Regulus, tirando in piedi Jared e trascinandolo via.

Appena furono scomparsi, Sunshine si accasciò addosso a Remus.

«Mi dispiace tanto, Remus, non so che cosa...»

«Ehi, ssssh. Va tutto bene. Ti capisco. È ok. Andiamo. È stata una giornata lunga.»

«Io-io l'ho attaccato e gli ho detto...»

«Ehi sei sconvolta. È ok, davvero, nessuno si è fatto niente. E quando lo racconteremo a Sirius morirà dal ridere, ok?»

Sunshine ridacchiò incerta, lasciandosi condurre via da Remus, che tremava interiormente, pur continuando a tranquillizzarla.

Non l'aveva mai vista così, mai. Neanche una volta. E lo spaventava da morire.

Arrivarono in Sala Comune e andarono automaticamente nella camera dei Malandrini. Sapevano che li avrebbero aspettati lì, anche se non sapevano quante persone ci sarebbero state.

«Sun! Oh mio dio, vieni qui!» Lily lanciò via il suo libro e si precipitò verso l'amica, abbracciandola con affetto e preoccupazione.

«Com'è andata?» sussurrò James a Remus, che scosse la testa, abbattuto.

«Aspetto solo il momento in cui piangerà di nuovo. L'hanno più o meno costretta a parlare, in chiesa.»

«Oh Merlino. E...?»

«E lei è andata, ovviamente. Ha parlato di Sam, ha fatto piangere tre quarti della chiesa, ma lei è rimasta impassibile. Credo che ormai sia al limite.» riferì Remus, passandosi una mano sugli occhi, mentre Lily si lamentava a raffica di Sirius e James, riuscendo a far sorridere Sunshine.

«E peggiorerà ancora. Stasera Silente parlerà di nuovo.»

«Di nuovo? Perchè? Chi ve l'ha detto?»

«L'ha sentito Peter. Dice che corrono strane voci e lui deve fare chiarezza.» sospirò James.

«A proposito dov'è Peter?»

«Ad origliare. Vogliamo conoscere le voci che corrono.» lo informò Sirius.

In quel momento entrò Alice, che abbracciò anche lei Sunshine.

«Tranquille, fate come se questa fosse una Sala Comune.» sbuffò fintamente irritato Sirius.

Alice gli fece una linguaccia.

«Oh, Sun, racconta a Sirius le tue prodezze.» sorrise Remus, cercando di buttarla sul ridere, anche se dentro di sé ancora non riusciva a tranquillizzarsi.

Sunshine fece finta di sorridere e raccontò del loro incontro con McCroy.

James la abbracciò ridendo e anche Sirius si complimentò con lei, ma quando guardarono Remus avevano entrambi lo sgomento negli occhi.

«E dovevate vederla...» aggiunse sottovoce Remus scuotendo la testa. Nessuno dei due replicò.

La porta si aprì di nuovo e Peter sgattaiolò dentro.

«Scoperto qualcosa?» chiese subito Sirius.

«Niente di che.» sospirò Peter.

«Bè, è quasi ora di cena. Immagino lo scopriremo presto.»

«Perchè, che succede all'ora di cena?» domandò Sunshine, che aveva sentito l'ultima frase.

I Malandrini si guardarono, senza sapere che cosa rispondere.

 

**

 

A cena molti cercarono di fare domande a Sunshine, di parlare, di sapere del funerale, ma lei era davvero troppo stanca di parlarne per poterlo fare ancora e ancora. Fu James, dopo essersi consultato con Remus, a rispondere alle domande, intrattenere per qualche istante ciascuno e poi farli sloggiare, il tutto continuando a mangiare e a scambiare qualche parola con Sirius, che sembrava terribilmente infastidito da tutto quel via vai.

«Mi sento un po' come una di quelle persone che stanno attorno alle persone importanti e rispondo al posto loro. Come il tizio che parla al posto del Ministro della Magia quando gli fanno domande a cui non vuole rispondere.» sorrise ad un certo punto James.

«Immagino sia il suo segretario, Jamie.» lo informò Sirius.

«Il segretario? Ma non è tipo una persona poco importante e tutto, un segretario?»

«Evidentemente non quello di una persona importante.»

«Quindi io ora sarei la persona importante?» domandò con un mezzo sorriso Sunshine.

«Ovvio.» annuì James, prima di voltarsi verso una Tassorosso che chiedeva informazioni.

«Sun, sei sicura di non voler andare su prima? Davvero, possiamo portare qualcosa di sopra e stare in pace.» propose per forse la decima volta Lily, vedendo che anche i dolci stavano cominciando a finire.

«No, Lils. Va bene così.» rispose Sunshine, che ancora non aveva capito tutta la fretta della sua amica per scappare via dalla Sala Grande.

All'improvviso la McGranitt batté il cucchiaio contro il suo calice dorato e calò il silenzio.

Silente si alzò in piedi e si schiarì la voce.

«Buonasera, spero che la cena sia stata di vostro gradimento. Spero che non siate troppo stanchi da non poter ascoltare un paio di parole da questo vecchio. So di aver già fatto questo discorso, non sono ancora così smemorato, ma ho sentito voci che non mi sono piaciute, quindi penso di dover parlare di nuovo.»

Oh no. Ecco perchè Lily voleva che lei se ne andasse. Ora aveva capito. E voleva anche averle dato ascolto.

«Tre giorni fa abbiamo perso Sam Bindweed. L'altra volta ho trovato più delicato non spingermi oltre con le spiegazioni, ma ora temo siano necessarie.»

«È vero che è stato avvelenato?» domandò una voce al tavolo Corvonero.

«No, si è buttato dalla Torre di Astronomia!» rispose un Serpeverde.

«Ma no! È morto di crepacuore!» ribatté una ragazzina di Tassorosso.

«L'hanno ucciso!» ribadì un Corvonero.

«E chi, la sua ragazza?» ghignò un altro Serpeverde.

Sunshine rabbrividì e abbassò gli occhi.

«Non ascoltarli, tesoro.» sussurrò Alice stringendole la mano. Molti Grifondoro tirarono fuori minacciosamente le bacchette, ma un colpo di tosse leggero riportò il silenzio.

«Come dicevo, corrono molte voci.» riprese Silente «Sam Bindweed aveva perso tutta la sua famiglia recentemente, in un terribile incidente. Sembrava essersi ripreso, per quanto si possa farlo in queste situazioni, ma evidentemente non è riuscito ad andare avanti. Ha deciso di porre fine alla sua vita.»

«Si è suicidato?» sbottò una voce sorpresa a Corvonero.

«Era un Grifondoro piuttosto pappamolle allora.» ghignò un Serpeverde divertito. Un paio dei suoi compagni risero. Sirius fece per alzarsi in piedi, la bacchetta sfoderata, ma Remus riuscì a riafferrarlo e a rimetterlo seduto. Ma nessuno pensò di fermare Sunshine.

«Sam non era un debole.» esclamò la ragazza, il viso rigato di lacrime, ma l'espressione decisa, in piedi.

Si era rialzato un brusio in ogni tavolo, ma alla sua voce si spense in un attimo. La McGranitt fece per ordinarle di risedersi, ma Silente la fermò, senza una parola.

«Sam non era debole.» ripeté Sunshine «Lui era forte, dolce, generoso, gentile. Riusciva a farsi amici subito quelli che conosceva. Si fidava di tutti, metteva da parte sé stesso per gli altri, desiderava sempre e solo il meglio per quelli che aveva attorno. Non era mai egoista o dispettoso o pungente o rabbioso. Non credo di averlo mai visto alzare la voce contro qualcuno.»

La ragazza si interruppe, la voce spezzata, e abbassò per un istante lo sguardo sulle ragazze che la circondavano. Vedere il volto di Alice bagnato dal pianto, James che si mordeva un labbro, Frank con il viso tra le mani, Corinne e Emily che piangevano una stretta all'altra, Bob accarezzava i capelli della sua ragazza cercando di trattenere le lacrime, la fece sentire meglio e peggio insieme. Peggio perchè non voleva che altre persone soffrissero come lei, meglio perchè sentiva di non essere sola. In ogni tavolo, compreso quello dei professori, anche se solo con una lievissima presenza a Serpeverde, c'era qualcuno che mostrava segni di commozione più o meno forti. Riprese.

«Sam era buono. Era probabilmente la persona più buona che io abbia mai incontrato. Non avrebbe fatto del male a nessuno. Aveva un grande cuore. E questa è stata la sua rovina. Amava troppo, si può farne una colpa? Come poteva vivere senza coloro che erano tutto il suo mondo? Quelli che gli rimanevano...» Sunshine prese un respiro tremante «Non gli bastavano per andare avanti. Nessuno può biasimarlo per questo.»

Come se le forze le fossero mancate all'improvviso, Sunshine si lasciò di nuovo cadere al suo posto, una statua di cera, pallida, immobile, le labbra contratte, senza più lacrime, senza più energie.

«Abbiamo avuto un'enorme perdita.» intervenne Silente, mentre anche Hagrid sembrava voler mantenere il silenzio, soffiandosi il naso meno rumorosamente possibile «Sam Bindweed sarà sempre nei nostri cuori e nessuno può avere anche solo un pensiero crudele nei suoi confronti. Alziamo i calici per quest'anima bianca. Alziamo i calici alla sua memoria. Brindiamo a Sam Bindweed.»

Silente alzò il suo calice, imitato anche dagli altri insegnanti. Ben presto ogni studente aveva alzato il proprio. Nessuno notò, o forse nessuno volle notare, i pochi Serpeverde che non lo fecero.

«A Sam Bindweed.» ripeterono tutti.

«A Sam.» sussurrò Sunshine.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

eh no basta però! Mi sento incredibilmente stupida perchè riesco a piangere per le cose che ho scritto io! Sono cattiva e sadica e questo capitolo non dovrebbe neanche esistere, ma prometto che migliorerà! Questo era il fondo, ora vediamo di risalire ok? Allora...

  1. Non preoccupatevi per Sirius, davvero in realtà non è niente più di una botta (un po' forte ok, ma tanto scemo lo è già :P) ma Remus si preoccupa sempre troppo lo sapete :)

  2. Lo so, probabilmente Lily non avrebbe mai passato così tanto tempo praticamente di sua spontanea volontà con i Malandrini, ma è per Sunshine! E per Sun fa questo e altro. E poi i momenti in cui discute con James e Sirius sono le uniche parti non deprimenti del capitolo quindi.... ;)

  3. Sunshine sclerata è una delle mie cose preferite! No dai, lei è tutta dolce e “vogliamo bene a tutti” ma qui è “emotivamente instabile” e quell'idiota di McCroy se l'è cercata quindi per una volta lasciamola imprecare e urlare ;)

  4. Silente sarà sempre il personaggio che mi terrorizzerà più di tutti e come sempre mi sembra pietoso, ma abbiate compassione! Non posso farlo al livello di zia Jo, non sono in grado! :)

  5. Un grazie a tutte quelle adorabilissime persone che hanno recensito lo scorso capitolo: Lily non Lilian, Krys, Bella_1D, Lisajackson, Miss_Riddle Starkey, Jeis, marauder11 e Ginevra 0002. Voi lo sapete che io vi amo immensamente!!!

  6. Un grazie specialissimo alla mia AleJackson senza la quale, come abbiamo appurato ieri sera, questa storia probabilmente sarebbe abbandonata o almeno decisamente più brutta! Grazie amor <3

  7. Oh stavo per dimenticarmene! Ancora due capitoli e poi questa storia sarà finita! Ma non peroccupatevi (o non mettetevi a festeggiare :P)! Ho deciso di dividere i sette anni (che sono il mio obiettivo) in tre diverse storie, per non farle diventare lunghissimissime (come forse avevo già detto). Solo per avvisarvi :)

Me ne ritorno nel mio angolino ora :)

XOXO Gossip...ooops :P

*dD*

 

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Capitolo 77
*** Tornare a sorridere (prima o poi) ***


 

 

 





Tornare a sorridere
(prima o poi)

 

 






Sunshine abbassò il calice, bevendo l'ultimo sorso di succo di zucca e lacrime.

Alice la abbracciò, singhiozzando, sussurrando qualcosa che sembravano scuse. Scuse per cosa? Non aveva voglia i chiederlo. Mary si alzò all'improvviso e dopo aver stretto per un secondo in modo confortante e dolce il braccio di Sunshine si precipitò verso il tavolo Tassorosso, abbracciando Alex. James si allungò sul tavolo per afferrare la mano di Sunshine, Lily marciò decisa verso i Serpeverde, che si stavano alzando per andarsene, afferrando Severus per le spalle e dicendogli di volergli parlare. Sirius guardò James e Sunshine, circondata dalle braccia di Alice, osservata con attenzione da Remus, poi Peter, che si asciugava gli occhi convulsamente, cercando di fermare le lacrime. Gli diede una pacca sulla spalla, facendogli un piccolo sorriso e lui ricambiò grato. Emily singhiozzava con Corinne, Jenelle se ne stava immobile, come se attorno a lei non ci fosse stato niente e nessuno, sconvolta. Gli altri della squadra cercavano di consolare le ragazze come potevano. Tutti parlavano e vociavano, ricordando Sam, esprimendo la loro opinione, piangendolo.

Sirius alzò gli occhi al soffitto. Il cielo buio era striato da nuvole sottili, le stelle brillavano lontane.

Sentì che gli occhi pungevano, ma non cedette e mandò giù il nodo che aveva in gola. Si alzò e prese James per una spalla, facendolo alzare. Spinse Frank, che guardava Alice senza avere il coraggio di avvicinarsi ulteriormente, addosso alla ragazza. Lui la prese gentilmente per mano, allontanandola da Sunshine. Remus abbracciò la ragazza e la portò via, seguendo James e Sirius, seguito da Peter e da mille sussurri e voci.

Nessuno si mise sulla loro strada. Jared li guardò andare via, ma per una volta girò lo sguardo dall'altra parte, incrociando gli occhi di Regulus, pieni per una volta di un sentimento che però non riuscì a decifrare, prima che lui coprisse quella luce con il solito ghiaccio. Sembrava malinconia, ma era più calda, più dolorosa.

Jared, contravvenendo alla regola non scritta tra loro di “niente contatto fisico”, gli mise una mano sulla spalla e lo condusse via. Quella sera l'aria era troppo pesante anche per dei Serpeverde incuranti di tutto come loro.

Non l'avrebbe mai ammesso, ma forse Bindweed sarebbe stata davvero una perdita. Era buono. Non pensava che quella fosse una grande qualità, ma non poteva negare che lo fosse. E non lo si poteva odiare. Lo si poteva disprezzare, prendere in giro, pensare che fosse un povero tonto, ma era impossibile odiarlo. E poi era davvero un portiere molto bravo.

Jared scosse la testa. Meglio. Così li avrebbero battuti più velocemente alla partita successiva.

Non rispose all'occhiata interrogativa di Regulus quando sbuffò, contrariato dai suoi stessi pensieri. Lo fece entrare per primo in Sala Comune come sempre e poi lo lasciò lì, filando in camera.

Ogni tanto avrebbe desiderato essere uno schifoso Tassorosso inutile o un vomitevole Grifondoro, con la loro stupida e insulsa capacità di esprimere i loro sentimenti e ciò che provavano. Molto raramente. Di solito li disprezzava e basta.

Non essere stupido. Lo vorresti anche ora. Così potresti capire che cos'è questo peso che senti nel petto.

No. Andava bene così. E non aveva nessun peso nel petto, soprattutto nessuno che assomigliasse a senso di colpa e di perdita.

 

**

 

Sirius guardava con gli occhi spalancati James che studiava.

Dopo cena si erano tutti ritirati in camera, ma essendo ancora presto non avevano voluto mettersi a dormire. Sirius aveva provato a intavolare qualche discorso, con l'aiuto di Peter, ma non c'era riuscito.

E ora James stava studiando. E non una cosa qualsiasi. Stava studiando Storia della Magia!

Sirius, con in mano la macchina fotografica che Regulus gli aveva regalato anni prima, quando ancora si consideravano fratelli, gli aveva fatto praticamente un intero servizio fotografico, dando come risposta alle sue protesta il motivo che “ogni evento tanto raro e strano deve essere documentato per essere trasmesso ai posteri come prova schiacciante che una volta anche tu hai studiato Storia della Magia”.

Ora però si era stufato anche di quello e si limitava a fissarlo, disteso a pancia in giù sul letto con il mento tra le mani.

«Smettila.» sbottò ad un certo punto James, chiudendo il libro talmente di colpo da far trasalire Peter, facendogli fare un buco sulla pergamena sulla quale stava scrivendo i passaggi chiave di una guerra goblin.

«Non ho altro da fare.»

«Potresti studiare anche tu, che ne dici, Sirius? Manca solo un mese e mezzo agli esami.» tentò Remus.

«Non mi va. Voglio fare qualcosa. Qualcosa di utile, di interessante, di bello.» spiegò Sirius.

«Di utile? Tipo?» chiese incuriosito James.

«Non lo so! Qualcosa che mi distragga e mi tenga la testa occupata.»

Remus guardò Sirius con uno sguardo consapevole e dolce, che però cancellò subito prima che l'altro potesse accorgersene. Finalmente aveva capito che cosa c'era che non andava. Erano ore che aspettava quel momento. Sirius non si era mai sfogato come faceva James, non aveva mai pianto come faceva Peter, non aveva detto niente di ciò che provava e pensava. La morte di Sam e lo stato d'animo di Sunshine e in generale l'atmosfera del castello doveva averlo scosso, ma lui era andato avanti come niente fosse, diventando solo un po' più teso e cupo. E ora voleva fare qualcosa che gli tenesse la testa impegnata: era sicuramente un segno che il suo autocontrollo cominciava a cedere e che se avesse continuato a pensarci sarebbe scoppiato. E Sirius odiava mostrare le sue emozioni quindi, piuttosto che lasciarle uscire, preferiva sommergerle sotto qualcos'altro.

Remus non sapeva se quello fosse un metodo molto salutare, non faceva bene a nessuno trattenere le proprie emozioni, chiuderle a doppia mandata dentro di sé per non mostrare a nessuno la propria “debolezza”, ma era evidentemente il metodo preferito di Sirius, quindi l'unico modo che aveva per cercare di farlo sentire meglio era ritardare il momento dello scoppio e trovargli qualcosa di “utile e interessante” da fare.

«Vi ricordate che qualche tempo fa Sirius aveva avuto un'idea bella, utile e interessante?» fece pensoso, i meccanismi del cervello già al lavoro.

«No.» risposero in coro gli altri tre.

«La mappa!» sbottò Remus alzando gli occhi al cielo.

Vide un lampo di consapevolezza passare negli occhi di Sirius, seguito da un mezzo sorriso rivolto a lui. Aveva capito che Remus aveva capito.

«La mappa! Ma certo! Quella con tutta la scuola compresi i passaggi segreti e le persone che si muovono!» esultò James appena ebbe capito di che cosa stavano parlando.

«Wow sarebbe bellissimo riuscire a fare una cosa del genere, ma come si fa?» domandò Peter, gli occhi che brillavano.

«Immagino che bisognerà cercare qualche incantesimo e serviranno molte notti in giro per il castello, anche se non credo che sarà un problema per voi due. Sarà un lavoro lungo e faticoso, ma immagino ne varrà la pena.» Remus estrasse un foglio e una piuma, mentre gli altri Malandrini si raccoglievano attorno a lui e cominciò a fare un elenco delle cose da fare e da cercare.

Quando Frank entrò nella stanza si sorprese di trovare i suoi quattro compagni di stanza seduti sul letto di Remus, chini su alcuni fogli di pergamena, intenti a confabulare a bassa voce.

«Ragazzi, che state facendo?» sapeva che era una pessima domanda da fare a quei quattro che complottavano, ma che ci poteva fare se era curioso?

«Oh stiamo..studiando.» gli sorrise James. Troppo sorridente e troppo innocente per convincerlo. Meglio non indagare.

«Allora Frankie, com'è questa storia della Prewett?» domandò invece Sirius, ghignando e voltandosi completamente dalla sua parte. Frank arrossi, lasciando cadere il libro che aveva in mano e chinandosi a raccoglierlo mentre rispondeva.

«Quale storia? Siamo amici credo.»

«Amici? Fratello, lei piangeva sulla tua spalla prima!» ridacchiò James.

«Ma come amici. Cioè non piangeva sulla mia spalla perchè siamo amici, ma lei sa che io cioè sono suo amico e se vuole ci sono per lei sempre. Cioè quando posso perchè ho anche altre cose più importanti da fare. Non che ci sia qualcosa di più importante degli amici ma lei è solo una amica da poco e non che questo sia meno importante ma non c'è niente e poi a lei non piaccio di sicuro. Non che a me interessi ma..» Frank si sentiva le guance in fiamme mentre Sirius e James ridevano.

«Amico, lei ti piace proprio eh?» fece James.

Frank abbassò la testa, incapace di controbattere, temendo di rimettersi a sproloquiare senza contegno.

«Bè sai che ti dico? Secondo me hai ottime possibilità! E poi lei è davvero carina, vi ci vedo insieme. Vedrai che ce la farai.» continuò James, sorridendogli amichevole.

«Anche secondo me. Sei gentile e coccoloso dopotutto e mi pare che questo sia quello che cercano le ragazze nei ragazzi. Se non trovano me ovviamente.» aggiunse Sirius.

«Lascialo perdere, buona fortuna Frank. Spero davvero che tu riesca a metterti insieme a lei, sareste una coppia carina.» si inserì Remus.

«Ma al dire il vero...non credo di piacerle.» sospirò Frank.

«Oh non preoccuparti! Ti aiuteremo noi!» propose James.

Frank spalancò gli occhi terrorizzato, ma non riuscì a fare altro se non annuire e mormorare un ringraziamento.

Remus lo guardò con partecipazione, anche se quello che si leggeva nei suoi occhi era forse pietà, oltre che una punta di sadico divertimento.

Per tutta la sera Sirius e James non fecero altro che dare consigli piuttosto improbabili a Frank, come “cammina con il petto in fuori e l'aria da duro” o “passati le mani tra i capelli” o ancora “dalle nomignoli come piccola o dolcezza”.

La mattina dopo Frank scese a colazione con la schiena dritta, il petto in fuori, i capelli scompigliati e un'aria depressa che a tratti cercava di rendere più “da duro”. Quando salutò Alice con un “buongiorno dolcezza” tutto quello che ottenne fu uno sguardo perplesso e subito dopo una risata in faccia.

«Non dovresti ascoltarli lo sai, devi essere solo te stesso.» cercò di aiutarlo Remus, tirando gomitate a Sirius che stava morendo dal ridere, tanto da avere difficoltà a respirare. Peter cercava di calmare James che batteva i pugni sul tavolo, incapace di parlare, il fiato mozzo per le risa.

«Peccato che il me stesso faccia pena.» sospirò sconsolato Frank, guardando di sottecchi Alice che ridacchiava con Mary.

«Non è vero Frank! Le stai simpatico perchè sei tu e lo sai!»

«No invece. Sono solo il povero imbranato che le fa pena.»

«Frank smettila! Vai da lei e chiedile con il tuo solito modo se vuole studiare con te oggi.» ordinò perentorio Remus.

Frank lo guardò con gli occhi spalancati, sorpreso da quell'improvvisa veemenza, ma poi obbedì di malavoglia, alzandosi.

«Ehi Frank!» lo salutò Alice, coprendosi la bocca per non mostrare il sorriso.

Frank sospirò interiormente, maledicendosi per aver ascoltato quei due, sentendo Mary che rideva apertamente.

«Ehi Alice. Scusa per prima era...una scommessa con Sirius.» inventò lì per lì, cercando di suonare convincente.

«E hai vinto?» domandò curiosa Alice.

Frank indicò Sirius che si asciugava le lacrime per il gran ridere e cercava di riprendere fiato.

«A quanto pare, no.» sospirò.

«Mi dispiace. Dai siediti, fai colazione con noi.» lo invitò Alice, sorridendo candida e facendogli spazio sulla panca, tra lei e un ragazzo del sesto anno.

«Grazie.» senza riuscire a credere a quella fortuna, Frank si sedette emozionato e riprese la sua colazione, cercando di non fissare Alice.

Poteva essere bella anche quando mangiava un muffin? Evidentemente sì. Era così dolce e minuta, con quel viso tondo e i capelli lunghi e scuri, gli occhi grandi e sorridenti.

«Perchè mi fissi? Ho qualcosa in faccia?» domandò lei arrossendo, accorgendosi del suo sguardo.

Frank si maledì, ecco aveva fatto di nuovo la figura dell'idiota.

«No no scusa, stavo solo pensando e mi sono incantato...» a guardare te.

«Oh ok.»

Ecco, adesso di sicuro stava pensando a quanto faceva pena quel povero deficiente che aveva di fianco! Perfetto!
«Senti, ti andrebbe di studiare con me oggi pomeriggio? Mi piacerebbe avere qualcuno con cui ripassare.» mormorò, incapace di guardarla negli occhi, tenendo lo sguardo fisso sul piatto.

«Ti andrebbe davvero? Io ho delle difficoltà in Difesa, ci sono delle cose che davvero non riesco a capire, mi aiuteresti tantissimo! Lily odia dover spiegare più di una volta le stesse cose, a Sunshine non ho il cuore di chiederlo e Mary studia sempre con Alex, quindi...»

Frank alzò gli occhi sorpreso, incontrando quelli luminosi e pieni di entusiasmo di lei.

Le faceva davvero piacere? Non poteva crederci!

«Certo che mi andrebbe! Così tu potresti aiutarmi in Incantesimi, sei così brava!» Frank abbassò di nuovo gli occhi, arrossendo, ma lei rise.

«Ok allora siamo d'accordo? Oggi pomeriggio in biblioteca?»

«Per me è perfetto!»

«Ali vieni? Mi avevi promesso che mi avresti aiutato con quella conclusione prima della prima ora.» chiamò in quel momento Emmeline, alzandosi e prendendo la sua borsa, guardando l'amica con occhi supplicanti.

«Te l'aveva promesso Lily al dire il vero!» si lamentò Alice.

«Ma lei no c'è! Ti preeeego.»

Frank sorrise di nascosto. Non conosceva bene Emmeline. Sapeva che era timida ed era brava a scuola. Gli era sempre sembrata un po' altezzosa e se ne stava molto con due amiche Corvonero, ma a vederla con Alice sembrava una brava ragazza.

«Ok, arrivo Em, aspettami!» Alice sospirò, finendo la sua colazione in un lampo e alzandosi.

«Ci vediamo dopo.»

«Sì certo. Ciao Alice.»

«Ciao!»

Alice corse via, ridendo e chiamando Emmeline che l'aspettava più in là. Era così bella.

Poi Frank si girò e lanciò un sorriso pieno di tutta la sua gratitudine a Remus, che ricambiò con un gesto che sembrava un “figurati”.

La giornata era iniziata decisamente bene.

Solo in quel momento Frank si accorse che attorno a lui Sirius e James erano ritornati seri e cupi, finito lo scoppiò di ilarità per la sua figuraccia, e più di una ragazza abbracciava le amiche, asciugandosi gli occhi.

Come aveva potuto dimenticare ciò che era successo solo pochi giorni prima?

Qualche istante più tardi arrivarono anche Lily e Sunshine, la prima che diceva qualcosa alla seconda sottovoce, mentre l'altra scuoteva la testa. Con quei capelli chiari, gli occhi spenti, le occhiaie e la pelle più pallida del solito sembrava una statua di cera o un fantasma.

Le due ragazze si sedettero poco distanti e Frank riuscì ad afferrare la fine del discorso.

«No Lily, ho già perso anche troppe lezioni. Tra poco ci sono gli esami e non posso perderne altre. Posso farcela, davvero.»

«Mangia qualcosa almeno.»

«Non ho fame.»

«Sun, ti prego non...»

«Sto bene Lils, davvero. Vado a fare un giro prima delle lezioni.»

Sunshine si alzò di nuovo, gli occhi che sembravano incapaci di mettere a fuoco ciò che le stava attorno, fissi su qualcosa al di là. Sparì dalla porta, seguita dagli sguardi di molte persone.

Nessuno notò Jared che si illuminava e sussurrava qualcosa a Regulus: «Ho appena avuto un'idea.»

«Per quella faccenda?»

«Sì. Non preoccuparti, andrà alla grande.»

«Jared. Non esagerare.»

«Stai tranquillo Regulus, tutte mi adorano.»

Poi con un sorriso Jared scivolò via, seguito dallo sguardo ghiacciato di Regulus.

 

**

 

Sembrò strana la velocità con cui tutto tornò alla normalità, o quasi.

Le giornate di sole riuscirono a convincere gli studenti, anche se impegnati a studiare, a godersi la luce fuori, dando colore anche alle guance bianche di Sunshine e a far disperare Lily per colpa delle lentiggini che spuntavano di nuovo. Lo studio stancava e teneva impegnati tutti, così da permettere loro di non pensare troppo a ciò che era successo. La sera andavano a letto e piombavano subito in un sonno profondo. Persino Sirius e James furono visti chini sui libri, anche se nessuno andò a controllare che libri fossero.

Per tenersi impegnato infatti Sirius, che non aveva la minima intenzione di passare più di un'ora al giorno a studiare (ora che si trasformò in due sotto le minacce di morte di Remus), aveva convinto anche James a fare qualcosa di più costruttivo.

Passavano i pomeriggi a cercare incantesimi per far “vivere” l'inchiostro, incantesimi per poter far sì che la mappa mostrasse sempre tutti i presenti al castello, senza mai sbagliare, incantesimi per riuscire a disegnare ogni passaggio segreto, corridoio e camera senza doverli fare tutti a mano, insomma si tenevano occupati.

In più, dopo una Luna Piena disastrosa, in cui si erano allontanati troppo lentamente dal Platano, dopo che avevano deciso di accompagnare Remus e tenergli compagnia finchè non si sarebbe trasformato e avevano rischiato di essere sbranati, James e Sirius si erano rilanciati nello studio degli Animagus.

Così parte del pomeriggio la passavano con Remus e Peter a studiare, parte in biblioteca o distesi a terra in camera chini su altri libri, due sere alla settimana erano dedicate agli Animagus, all'insaputa degli altri, e una sera a settimana allo studio dei corridoi e dei passaggi segreti.

Inoltre James aveva gli ultimi allenamenti, dato che la partita conclusiva si sarebbe tenuta da lì a poco, contro Serpeverde, e Sirius non ne perdeva uno, seduto sugli spalti a guardare Bob che si reinseriva nella squadra.

Nessuno parlava più di Sam e anche i Serpeverde si erano tenuti per loro tutte le battute sarcastiche che avrebbero potuto fare.

Le cose sembravano andare avanti abbastanza bene.

Il giorno in cui Sunshine rise di nuovo, coprendosi la bocca e asciugandosi gli occhi che si erano inumiditi subito dopo, James annunciò che avrebbero festeggiato e invitò anche le ragazze ad uno spuntino a base di dolci e cioccolato in camera loro. Cercò di chiedere a Lily di uscire, cosa che non faceva da tempo ormai, e lei gli rifilò un secco no. Frank e Alice chiacchierarono tutta la sera, lui pendendo dalle sue labbra e lei, inconsapevole di ogni attenzione, parlando di quel ragazzo carino di Tassorosso che le aveva chiesto di uscire con lei l'ultima gita ad Hogosmeade.

Marlene si lasciò mettere un braccio sulle spalle da Sirius, ma chiacchierò allegra con Remus. Emmeline, che era venuta costretta dalle amiche, cercò di parlare con Peter, riuscendo persino a divertirsi. Sirius scoprì che dopotutto, ora che non si dava più tutte quelle arie da gran donna, Mary era davvero carina, anche se un po' vanitosa e civettuola.

Un giorno, poco prima dell'inizio degli esami, Alice si mise con il Tassorosso e Frank sorrise dicendole “sono felice per te”.

La sera stessa Lily trovò Sunshine seduta sul davanzale, intenta a leggere una lettera di Angie e a risponderle sorridendo, sembrando serena per davvero. Quella sera per la prima volta Lily non si svegliò nel cuore della notte per andare a controllare che Sunshine stesse dormendo e fosse tranquilla (la trovava troppo spesso sveglia, le guance bagnate di lacrime e finivano per dormire insieme)

Quando Lily scoprì delle lettere che riceveva Sunshine, era il terzo giorno di esami.

Stavano ripassando insieme Trasfigurazione, sedute in riva al lago, i piedi a mollo e Lily faceva domande a Sunshine, il libro aperto in grembo.

Ad un certo punto sentì qualcosa sfiorarle la caviglia sott'acqua e con un sussulto balzò indietro, facendo cadere il libro sull'erba.

Dalla copertina uscirono dei fogli di carta, scritti con una calligrafia elegante.

«Cosa sono questi, Sun?»

«Delle lettere. Non so chi me le scrive.» rispose arrossendo lei e raccogliendole in fretta, nascondendole contro il petto.

«Lettere belle o lettere brutte?» chiese preoccupata Lily, cercando di sbirciare.

«Lettere belle.» Sunshine arrossì ancora di più, facendo un piccolo sorriso che Lily ricambiò maliziosa.

«Hai un ammiratore segreto?!»

«Ma no Lils! Non lo chiamerei così! È solo qualcuno che mi scrive.»

«Ti prego, fammi leggere!»

Sunshine esitò, ma alla fine annuì, sconfitta e le porse le lettere.

La prima aveva una data di diverse settimane prima.

25 Aprile

 

«25 Aprile e tu non mi hai detto niente per tutto questo tempo?» domandò un po' offesa Lily, notando come fosse di qualche giorno successiva al funerale di Sam.

«Leggi e zitta!» ridacchiò Sunshine.

25 Aprile

Cara Sunshine,

posso dirti cara Sunshine vero? Forse no, non mi conosci nemmeno! Forse è meglio cominciare così. Ciao Sunshine Moor, mi dai il permesso di scriverti queste lettere? Vorrei farlo perchè tu sei triste e sola e voglio starti accanto. Di sicuro dirai che ci sono modi ben più semplici per starti vicino, ma non ho...non ho il coraggio di venire da te, salutarti e dirti “ehi, sappi che io sono qui”, così ti osservo da lontano e ti scrivo queste parole, sperando che tu capisca che ciò che dico è sincero.

Ora posso chiamarti Sunshine e basta? Spero di sì.

Sai, ti sto guardando anche ora. Sei pallida Sunshine, ti prego, mangia qualcosa. Fa male al cuore vederti così sai? Quanto vorrei poter venire da te, stringerti la mano e fare qualcosa per il tuo dolore. So che è difficile crederci, ma andrà meglio. Va sempre meglio alla fine. Il tempo passa, i giorni volano e il dolore diminuisce. No, forse non diminuisce, ma diventa più facile sopportarlo. Troverai altre cose a cui pensare, a cui dedicarti e anche se resterà sempre un vuoto in quella parte buia del tuo cuore, illuminata da candele di ricordi di lui, le altre persone che ti amano faranno luce e il fioco lume delle candele sbiadirà. Resterà lì, ma ne sarai meno consapevole.

Sto andando fuori tema vero? Ma forse non c'era neanche un tema. Volevo solo dirti che, se mi vorrai, sarò qui, con la mia penna e il mio cuore, accanto a te. Fammelo sapere. Non vorrei farti richieste, ma se mai vorrai avermi lì vicino a te, scrivilo e metti la lettera nell'armatura davanti all'aula di Incantesimi. Non protesterà, te lo prometto.

Io sono qui

 

«Oh ma che animo romantico e poetico!» rise Lily.

«Non prenderlo in giro! È dolce.»

«E gli hai risposto? Ovvio che sì, che stupida! Che gli hai risposto?»

«Gli ho risposto solo giorni più tardi, non mi convinceva per niente, sembrava solo un brutto scherzo. E gliel'ho detto. Che non sapevo se fidarmi, che non mi aveva neanche detto il suo nome, che non sapevo chi era e lui mi ha risposto così.»

12 Maggio

Cara Sunshine,

ormai non ci speravo quasi più! Pensavo che non avessi neanche letto la lettera o che avessi deciso che non volevi avere a che fare con me, ma poi ho trovato la tua lettera e il mio cuore ha fatto un balzo nel petto. Controllavo l'armatura ogni giorno e non avevo mai trovato niente. Ormai lo facevo solo per abitudine, ma ho fatto bene ad aspettare!

So che non ti fidi di me e ti capisco, davvero. Una persona che potresti conoscere ma che non sai chi è che ti scrive e nemmeno si firma? Sospetto. Cerca di capirmi però, non ho il coraggio, dopo averti aperto un poco il mio cuore, di presentarmi davanti a te, con il terrore che tu potresti non considerarmi nemmeno. Lo capisci questo? Vorrei fare davvero qualsiasi cosa per farti felice e speravo che qualche parola, scritta con il cuore, lenisse un po' le tue ferite, ma se non è così basterà una tua parola e me ne tornerò nel buio.

Però non devi avere paura di me, questo te lo giuro. Non voglio farti del male o qualsiasi altra cosa tu tema. Voglio che tu sia di nuovo felice. Il tuo sorriso è così bello. Il mio cuore si spezza un po' di più ogni giorno che passa senza che io lo veda. Sei sempre così triste, Sunshine. Vedo le persone che ti stanno attorno cercare di farti sorridere, di alleviare il tuo dolore, di sollevare quella nuvola di tristezza che ti trascini dietro, ma non ci riescono. Lasciati aiutare Sunshine. Restare triste e piangerlo per sempre non lo riporterà in vita, non lo farà felice. Chiunque ti voglia bene e te ne abbia mai voluto vuole solo vederti felice, Sunshine, credo che anche lui lo vorrebbe.

Ora però ho paura, mi sono spinto troppo in là? Ti ho ferita? Ho rovinato quel nulla che avevo tra le mani?

Se è così perdonami, parlo guidato dal cuore e lui non sa quando fermarsi.

Scrivimi ancora, se vuoi.

Io sono qui

 

«E dicevi che questo non è un ammiratore segreto? Tesoro, hai presente quanto romanticismo da diabete c'è in queste righe? Puah, troppo zucchero!»

«E tu sei troppo acida. È dolcissimo. In un primo momento l'ho trovato esagerato, mi sembrava finto. E poi quello che aveva detto di...lui...mi sembrava troppo. Poi però ho risposto e l'ho ringraziato e gli ho detto che le sue lettere mi facevano sorridere, almeno un po'.»

«Che romantica.»

«Oh stai zitta!»

18 Maggio

Cara Sunshine,

oh tu non sai quanto mi hai reso felice! Ti faccio davvero sorridere? Oh sì, lo vedo, stai sorridendo! Riconosco la mia lettera, la stai rileggendo? Il cuore potrebbe scoppiarmi di gioia in questo momento. Stai rileggendo la mia lettera e stai sorridendo! Non posso quasi crederci.

Scriverò mille volte, ogni giorno anche solo poche parole, solo per vedere quel pallido sorriso! Oh fallo di nuovo, ti prego! Vorrei venire lì e sedermi accanto a te, supplicarti di sorridere ancora e ancora, ma non posso farlo.

 

«Oh ti prego, non dirmi che sono tutte così! Credo mi ci vorrà un po' di insulina!» scherzò Lily, interrompendo la lettura. «Ti prego dimmi che c'è qualcosa di più interessante!»

«Sei davvero impossibile! Bè c'è quella volta che gli ho chiesto almeno un indizio su chi fosse e mi ha detto che lo conosco ma che se sapessi chi è forse non vorrei più scrivergli.»

«Ti ha detto così? E allora chi potrebbe essere? Fino a qui avrei scommesso su un Tassorosso, timido e sdolcinato, ma con questo...»

«Bè o è un Grifondoro che conosco molto bene e che sa di non piacermi o...»

«O è un Serpeverde.» concluse al posto suo Lily.

«Infatti. Solo che non riesco a immaginare un Serpeverde che mi scrive queste cose.»

«Io non ho i pregiudizi di Potter, ma neanche io sinceramente ce lo vedo uno di loro a scrivere queste romanticherie.» rifletté Lily.

«E quindi? Hai qualche proposta?»

«E se fosse..Black?» domandò pensierosa Lily.

«Sirius? No no, conosco la sua scrittura, è diversa! E poi scrivermi cose del genere? E dirmi che non ha il coraggio di venire da me? Naaaah.»

«Però pensaci Sun, magari è un modo per sviarti!»

«E allora a questo punto può essere chiunque, anche...Peter!»

Le due ragazze scoppiarono a ridere, ma abbandonarono la Trasfigurazione per parlare di quelle strane lettere, facendo supposizioni ed elucubrazioni di ogni genere.

Ad un certo punto un piccolo gufetto si posò accanto alla mano di Sunshine.

«Oh Merlino, ti prego non dirmi che è lui!» esclamò Lily, mentre Sunshine arrossiva e prendeva il foglio di pergamena dalla zampa del gufetto che poi volò via.

«Pare di sì.»

«Fammi leggere!»

Le due ragazze si chinarono insieme sulla lettera.

 

10 Giugno

Ehi Sun,

ti vedo sai? Seduta sulla riva del lago con Lily Evans.

 

«Oh Godric, è qui?» le due ragazze alzarono contemporaneamente la testa, osservando con occhio critico i dintorni. Poi tornarono alla lettera.

 

No è inutile che tu ti guardi intorno, so che l'hai fatto, non mi scoprirai. Se mi diverto a fare così? Vuoi la verità? Molto.

Mi piace giocare con te così. È come essere un po' amici no? Anche se in realtà non sai chi sono così è più facile sentirsi vicini no? O almeno lo è per me. Ecco sono stato di nuovo inopportuno vero? Sono terribile. No, non ridere, è la verità, non imparerò mai a starmene zitto!

Cosa fai con Lily? Studiate? Non vi serve, sono sicuro che sapete già tutto. Ma perchè allora ridete? Vorrei scoprirlo, ma immagino che l'unico modo che avrò per farlo sarà aspettare che tu decida se dirmelo o no. La mia curiosità è nelle tue mani, Sunshine.

No, smettila di ridere. Anzi no, non smettere, amo quell'espressione che hai, con gli occhi accesi e le labbra rosse.

Sono inopportuno di nuovo? Può essere, ma mi piace così.

Io sono qui.

 

«Ma ora è inquietante! Sapeva esattamente quello che avresti fatto!» esclamò Lily, vedendo che le reazioni di Sunshine erano state esattamente quelle descritte nella breve lettera.

«Mi conosce, mi osserva, sa quello che faccio, non è inquietante!»

«Non è inquietante? Che razza di stalker! E “io sono qui”? Sembra una lieve minaccia!»

«Lily, non sai proprio riconoscere il romanticismo neanche se te lo mettono davanti al naso vero? Sei tremenda.»

Lily le fece una linguaccia che l'altra ricambiò con una spintarella leggera.

«Ma allora ti piace!»

«Ma no! Come fa a piacermi una persona che non conosco? Ma è dolce. E romantico.»

«Oh smettila di dire quella parola, mi da il diabete!»

«Cosa, romantico? O dolce?»

Lily la spinse verso l'acqua, afferrandole il braccio per non lasciarla cadere.

«Dillo ancora e ti butto!»

«Certo, ok! Lo sai che sembri un inquietante incrocio tra Sirius e James in questi momenti, vero?»

«Non insultarmi, Moor!»

«Ecco appunto.»

Scoppiarono a ridere, poi guardarono ancora tutto intorno a loro, cercando di trovare il “misterioso diabetico” come l'aveva chiamato Lily.

Sparsi per il parco c'erano molti ragazzi, i più vicini, quelli che potevano averle riconosciute, erano dei Tassorosso del settimo anno, qualche ragazza sotto agli alberi e qualcun'altra che prendeva il sole, un paio di coppiette al limite della Foresta e dei Serpeverde sotto ad un tiglio.

E poi c'erano i Malandrini ovviamente. Remus e Peter parlavano, probabilmente si stavano interrogando a vicenda, e Sirius e James erano dall'altra parte del tronco, chini su un grosso libro dalla copertina blu.

«Secondo me è Peter Minus.» disse tutta seria Lily.

«Oh Peter, Peter perchè sei tu, Peter?» declamò con tono tragico Sunshine, facendo ridere Lily.

Sotto all'albero, Sirius alzò gli occhi dal libro, giusto in tempo per cogliere la risata di Lily e Sunshine, che allargava le braccia ed esclamava qualcosa con aria patetica e teatrale, scoppiando poi a ridere.

Seguendo il suo sguardo, anche James individuò le due.

«Hai visto la Evans, Sirius?» domandò sognante, scompigliandosi i capelli senza pensarci.

«Sì, l'ho vista Jamie, non mi sembra diversa da un'ora fa. Hai visto Sun? Ride.» fece notare Sirius.

«Già. È bello.» sorrise James.

«Davvero.»

James guardò Sirius, sorpreso dal tono strano con cui l'aveva detto, ma non disse niente, non riuscendo a decifrare il suo sguardo.

«Hai finito con l'elenco?» domandò invece, osservando il foglio di pergamena che Sirius aveva in grembo.

«Sì. Abbiamo il riassunto delle cose da fare, passo passo.» rispose fiero Sirius.

«Non resta che provare.»

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Yeeeeee! Finalmente un capitolo meno depresso!!! Era ora!!! Allora....

  1. Per prima cosa spero di avervi fatto ridere almeno quanto mi sono scompisciata io scrivendo l'immensa sdolcinatezza diabetica di quelle lettere inquietanti dello stalker. No seriamente, io sono dalla parte di Lily, quel tizio è inquietante! E non provate a chiedermi che è perchè anche se lo indovinate vi dico di no solo per mantenere la suspance (che non sono capace di creare)

  2. Frankie, dolce Frankie. Non so se si capisce (ceeerto come no xD) ma shippo moltissimo Frank e Alice e loro sono dolciossissimi. Lui poi è un cucciolotto quindi....ok questo punto è inutile

  3. Finalmente finiti i casini tornano fuori la mappa e gli Animagus! E dall'anno prossimo si impegneranno molto di più con queste cose, promesso.

  4. Grazie alle sante persone che recensiscono anche se questa volta eravate di meno :(anche se vi capisco. Pure io sono impegnatissima, non so neanche come ho trovato il tempo di scrivere!! Ci credo che è venuta fuori una cosa sclerante! Comunque a parte questo, grazie mille a Jeis, Miss_Riddle Starkey e marauder11. Non posso neanche dirvi quanto vi adoro!!

  5. Un grazie speciale per la mia AleJackson. In questi giorni ci sentiamo troppo poco!! (finisco qui e sono da te, amor).

  6. Voglio spiegare meglio quello che ho detto l'altra volta. L'ho buttato lì e ho creato solo confusione, scusate! Allora alla fine di questa storia manca un solo capitolo e poi sì, questa storia sarà finita. Questo però solo perchè già è lunga, se dovessi fare davvero tutti e sette gli anni (se non muoio prima uccisa dalla scuola o dal fangirlamento) verrebbe incredibilmente lunghissimissima quindi ho deciso di suddividerli in tre storie diverse. È come..oddio sono incapace di spiegarmi...come una trilogia (anche se non avrei mai il coraggio di usare una parola figa come trilogia per le mie schifezze qua xD)! Spero di essere stata più chiara, ma qualsiasi cosa abbiate da chiedere fate pure!

    Oh, e ovviamente la storia nuova verrà postata più o meno nei soliti tempi, come se fosse solo un altro capitolo.

    Cavoli sono proprio tremenda nello spiegarmi

Vabbeneeeeee, ora sparisco!

Baci <3

*dD*


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Capitolo 78
*** E forse ogni fine è davvero un nuovo inizio... ***


 

 

 

E forse ogni fine
è davvero un nuovo inizio...


 

 

 

I corridoi del castello erano vuoti e bui. Macchie di luce argentea illuminavano rettangoli di pavimento in corrispondenza delle finestre e un lieve mormorio dato dal russare leggero dei personaggi dei quadri frusciava nei corridoi, ma per il resto ogni cosa era silenzio.

Nei dormitori tutti dormivano, chi nel proprio letto chi con la testa appoggiata sul libro che stava disperatamente cercando di farsi entrare in testa all'ultimo momento. Nel suo ufficio Silente leggeva ancora, delle candele a illuminare il vecchio volto che creavano strani giochi di ombre sulle pareti.

Le aule erano vuote, così come i bagni, a parte uno, in cui Mirtilla Malcontenta si lamentava con la luna.

Se però qualcuno avesse potuto pensare alle cose giuste, passando tre volte davanti ad una certa parete, avrebbe fatto apparire una porta e, se l'avesse aperta, avrebbe trovato una notevole attività.

In una stanza non troppo grande, ma senza mobili, a parte qualche libreria, dei tappeti sul pavimento e due poltrone, con libri e appunti sparsi ovunque, Sirius e James si allenavano.

Con gli occhi chiusi, James borbottava tra sé, concentrato, le guance rosse per lo sforzo, mentre Sirius camminava avanti e indietro leggendo sottovoce una lista, più e più volte, cercando di farsela entrare in testa.

Ad un certo punto Sirius si bloccò di fronte a James e gli tese i fogli.

«Ok. Ora provo anche io.» chiuse gli occhi e si concentrò, la bacchetta stretta in mano.

Non successe niente.

«Speravi di riuscirci al primo colpo, Sir?» lo derise James vedendo la delusione dell'altro.

«Zitto Potter, che in mezz'ora non hai combinato niente.» lo zittì Sirius, sempre ad occhi chiusi.

«Io però ho...» James si interruppe, quando Sirius, con un'esclamazione, sparì in un lampo di luce.

Un secondo dopo la luce era sparita e Sirius era esattamente come prima, solo molto più sbigottito.

«Che diavolo è successo?» domandò sorpreso a James, che scosse la testa senza rispondere.

Quella era solo l'ennesima stranezza che era successa nelle loro notti di prova per trasformarsi in Animagus.

Non sapevano nemmeno in che animali si sarebbero trasformati, ma avevano qualche idea. Avevano trovato un libro in cui si diceva che le caratteristiche principali di una persona si sarebbero trasmesse nella loro forma animale.

Sirius aveva detto che James si sarebbe trasformato in un pavone e l'altro aveva ricambiato dandogli del maiale.

All'inizio era stato divertente, ma ora stava diventando frustrante. Era difficile. Loro non avevano altra conoscenza di Trasfigurazione umana se non quella che si erano studiati da soli su grossi tomi presi in Biblioteca e non avevano neanche nessuno a cui chiedere aiuto per i passaggi poco chiari. In più il libro migliore che avevano sull'argomento era scritto in una lingua talmente infiocchettata e astrusa che c'erano volute sere intere solo per capirlo interamente. Se si pensava poi che libri diversi davano anche suggerimenti e informazioni diverse ogni tanto, allora potevano dire di essere davvero nei casini. Impegnandosi però come mai avevano fatto con lo studio, erano riusciti a tirarne fuori le cose più importanti e ora cercavano di metterle in pratica. Solo che era dannatamente difficile.

«Ok basta. Ogni volta che ci penso penso ad un animale diverso che potrebbe avere la mie caratteristiche e non riesco a concentrarmi. Aiutami!» si arrese alla fine James, piombando a sedere su una poltrona.

Sirius si lasciò cadere sull'altra e sospirò.

«Come vuoi che ti aiuti?»

«Dimmi come sono! Dimmi come mi vedi tu!»

«Lo sai vero che sarà una cosa incredibilmente imbarazzante?»

«Non m'interessa! Voglio solo diventare un animale, dannazione!»

Sirius sorrise pensieroso e si prese un momento per pensare.

«Ok. Allora tu sei egocentrico e prepotente, come dice la Evans. Credi di poter essere sempre al centro dell'attenzione e molte volte le tue battute fanno schifo. Credi anche di poter risolvere ogni problema al mondo e non è così. Credi di poter essere amico di tutti e con quelli di cui non vuoi esserlo sei un bastardo.»

«Sei gentile, Sirius.» sbottò sarcastico James.

«Taci.» Sirius prese un respiro, ora arrivava la parte difficile. «Non sei l'egoista che la Evans dice però. Sei generoso, sei sempre pronto ad aiutare gli altri, soprattutto se ci tieni. Certo, lo fai anche per sentirti apprezzato e fondamentale e importante, ma lo fai anche perchè ti piace far felici le persone. Quando qualcuno a cui tieni è triste fai di tutto per tirarlo su di morale, sempre che tu non sia mortalmente incazzato con lui. Non che io stia parlando di me, ovvio.»

«Ovvio.» sorrise James.

«Ti piace essere al centro dell'attenzione, certo, ma molte volte ti piace anche condividere la luce. E poi te lo meriti ogni tanto. Sei davvero bravo a Quidditch, anche se non lo ripeterò mai più. Ogni tanto sei terribilmente diabetico e altre volte assolutamente infantile, ma lo fai più per far ridere gli altri che per la tua reale stupidità. E sei davvero un buon amico. E ora ti prego non farmi dire altro, mi sto facendo venire il diabete da solo.» concluse Sirius, sospirando esasperato davanti agli occhi luccicanti di James.

«Aww Sirius non sapevo ci fosse tutto questo zucchero dentro di te!» esclamò James, saltandogli addosso e abbracciandolo ridendo, mentre l'altro cercava di schivarlo, invano.

«Vai via Potter, scollati! Bleah, James!»

«Rifiuti il mio amore, Sirius? Cagnaccio cattivo!» si lagnò James, staccandosi dall'amico e buttandosi di nuovo sulla poltrona, chiudendo gli occhi con uno sbadiglio.

«Sì certo ok. Ora hai le idee più chiare?»

«No, per niente. Invece so per certo che tu sei un bastardo, subdolo, affettuoso e dolce cagnaccio!» ghignò James.

Sirius si imbronciò per un attimo, ma poi rise e abbaiò per scherzo.

«Certo certo. È tardi, andiamo a dormire?» meglio scappare da quella situazione troppo zuccherosa per i suoi gusti.

«Proviamo un'ultima volta!» James scattò in piedi e si mise al centro della stanza, chiudendo gli occhi.

«A cosa stai pensando?» domandò curioso Sirius.

«A...non lo so!» James rise e poi sospirò. «Niente. Non ci riesco. Non so nemmeno su cosa concentrarmi!»

«Concentrati sul desiderio di diventare qualcosa di prepotente, buono e abbastanza grosso da tenere a bada Remus.» suggerì Sirius, sempre stravaccato sulla poltrona.

James chiuse di nuovo gli occhi. Ora si sentiva più sicuro. Afferrò la bacchetta più strettamente e poi pronunciò l'incantesimo con voce sicura.

Qualcosa di maestoso, grande e buono. Qualcosa con delle armi per difendersi. Qualcosa di maestoso e buono. Qualcosa in grado di tenere a bada un lupo.

Ci fu un lampo di luce, ma non successe niente.

«Uff maledizione!» imprecò James, pestando i piedi imbronciato.

«Provo io.» sospirò Sirius rialzandosi con fatica e prendendo il posto di James.

«A cosa pensi?»

«Non lo so. Suggerimenti?»

«Qualcosa di coccoloso ma aggressivo se serve.»

«Coccoloso ma aggressivo? Jamie, ma mi conosci almeno?»

«Taci e prova.»

Ok, come dice lui. Qualcosa di “coccoloso ma aggressivo”. Qualcosa di abbastanza grande da non farsi ammazzare da Remus. Qualcosa che non sia un coniglio grazie.

Sirius chiuse gli occhi e pronunciò l'incantesimo.

Qualcosa di maestoso, buono e grande.

James si sentiva pronto. Pronunciò di nuovo l'incantesimo.

Solo che sentì la propria voce che si sovrapponeva a quella di Sirius e perse una parola dell'incantesimo e poi...poi ci fu solo luce.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sirius sentiva la testa pulsare e si sentiva come se Hagrid avesse appena finito di ballare il tango con un troll sopra il suo corpo.

Che diavolo è successo?

Si ricordava che stava dicendo l'incantesimo e poi...James.

Quello stupido idiota l'aveva detto sbagliato! E ora...che diavolo era successo?

Tentò di aprire gli occhi. Per un secondo vide solo puntini colorati danzare nel buio, ma lentamente riuscì a distinguere i contorni di ciò che lo circondava.

Sembrava fosse esploso qualcosa (cosa che effettivamente era successa). Le pareti erano annerite, le poltrone erano rovesciate, i libri erano volati contro il muro, ma per fortuna non sembravano troppo rovinati. In un angolo vide la testa spettinata di James, immobile.

«Jamie! Ehi idiota! Jamie!» chiamò rauco.

L'altro non si mosse.

Dannazione.

Gemendo convinse le sue ossa doloranti e i suoi muscoli indolenziti ad obbedire al suo cervello confuso e si alzò in piedi barcollando.

Ahi.

La testa faceva maledettamente male e sentiva il sangue che gli scendeva sulla nuca, ma non ci badò.

«Jamie, ehi ci sei?» si lasciò cadere di fianco all'amico e lo scosse.

L'altro grugnì infastidito.

«EHI IDIOTA!» esclamò Sirius contrariato e preoccupato insieme.

James sobbalzò e cercò di alzarsi di scatto, ma ricadde all'indietro con un gemito di dolore.

«Ahi. Che è successo?» domandò, strofinandosi la fronte, dove un gran bernoccolo rosso stava già crescendo.

«Un certo genio ha pensato bene di sbagliare le parole dell'incantesimo e farci gentilmente saltare in aria.» lo informò sarcastico Sirius, lasciandosi ricadere all'indietro, la testa che pulsava più che mai.

«Ehi è sangue quello?» domandò James, rosso in faccia, cercando disperatamente di cambiare discorso. Sapeva che era colpa sua, ma non era desideroso di ammetterlo.

«Già, devo aver sbattuto piuttosto forte, ma non importa. Se questa stanza potesse darci anche qualche benda e qualche pozione...» Sirius si guardò attorno speranzoso e scorse un armadietto che prima non c'era, pieno di medicamenti.

Con un grugnito si alzò in piedi e con passi incerti lo aprì. C'era tutto quello che potevano desiderare.

«Eh sì, sanguini proprio.» borbottò James, aiutandolo a fasciarsi la testa.

«Chissà di chi è la colpa!» ribatté velenoso l'altro tra i denti, cercando di trattenere le proteste per il dolore.

«Ok ok, è stata colpa mia, lo so. Ma mi sentivo sicuro e volevo provare!»

«Ma era il mio turno!»

«Che ne sapevo che sarebbe successo questo?»

«Abbiamo letto tante volte che sbagliare l'incantesimo può essere pericoloso!»

«Ma non sapevo che sentendo te l'avrei sbagliato! Mi hai confuso!»

«Adesso è colpa mia?»

«Non ho detto questo!»

«Invece hai detto proprio questo! Guarda te se ora viene fuori che è colpa mia se tu hai combinato tutto questo!»

«Lo so che è colpa mia! Stavo solo dicendo che...AHI!» James si interruppe con uno strillo quando Sirius strinse la fasciatura sulla sua mano sinistra, in cui c'era un lungo taglio.

«Piagnucolone.»

«Fa male!» si lagnò James, imbronciato, prendendo la pozione che l'altro gli porgeva.

«Contro il dolore, almeno credo.» lo informò Sirius, prendendone una a sua volta.

«Credi?» James si bloccò, la boccetta a pochi centimetri dalla bocca.

«Ne sono sicuro al novantasette per cento.» rispose l'altro con una linguaccia.

«Stronzo.»

«Idiota.»

I due si scambiarono un sorriso poi, troppo stanchi per fare qualsiasi altra cosa, se ne andarono a dormire.

Arrancarono sulle scale e si trascinarono per i corridoi. La Signora Grassa non era per niente felice di vederli, ma ormai si era così abituata alle ore strane in cui i due rientravano ed era talmente insonnolita che nemmeno li sgridò più di tanto.

«Bè è stata una serata proficua. Abbiamo scoperto che succede se sbagli l'incantesimo.» sospirò Sirius, gettandosi sul letto, cercando di togliersi i pantaloni da disteso, senza troppo successo.

«E abbiamo scoperto che ancora non siamo capaci di fare niente.» borbottò James, lanciando le scarpe da qualche parte nel buio.

«Parla per te. Io ci riuscirò presto.» lo rimbeccò deciso Sirius, riuscendo finalmente a infilarsi sotto le coperte.

«Certo certo. Buonanotte Sirius.» mormorò James, senza neanche la voglia di discutere.

«Buo'a 'otte. Jamie.» sbadigliò Sirius di rimando.

Pochi secondi dopo nella stanza c'era di nuovo silenzio.

 

**

 

«Si può sapere che diavolo avete combinato voi due maledizione?»

Peter fece un passo indietro, chiedendosi come James e Sirius potessero rimanere lì con un sorriso in faccia davanti all'ira di Remus.

«Niente Remus. Eravamo andati a fare una passeggiatina notturna sai com'è...» iniziò con calma James, sicuro e rassicurante.

«Era tardi però e era buio e eravamo stanchi e quindi ci sono stati degli incidenti.» continuò Sirius.

Remus alzò un sopracciglio e li fulminò con lo sguardo.

«Incidenti?» chiese con voce gelida.

Peter rabbrividì interiormente. Quel ragazzo poteva far davvero paura, sopratutto se lo mettevi al confronto con il Remus dolce e gentile di sempre.

«Sì incidenti. James si è dimenticato di saltare lo scalino della scala del terzo piano e si è incastrato e io gli sono andato addosso e siamo caduti dalle scale...»

«Poi Sirius stava dormendo in piedi e è andato addosso ad un'armatura e abbiamo dovuto fare miracoli per non farla cadere, ma mi sono tagliato...»

«Poi un arazzo ha deciso bene di non nascondere più un corridoio dietro di lui e quindi James ha sbattuto contro il muro...»

«Poi...»

Remus alzò una mano, frenando James e l'ennesima spiegazione strampalata.

«Lo sapete vero che non vi credo nemmeno un po'?»

James spalancò gli occhi con aria talmente sincera da apparire quasi credibile.

«Come non ci credi? Non ti fidi di noi? Diglielo Peter che deve fidarsi di noi!»

Peter si guardò attorno spaventato. Perchè dovevano sempre metterlo in mezzo? Ma Sirius e James erano due e Remus era uno solo e poi Sirius sapeva sempre prendersi le sue vendette quindi...

«Infatti Remus, sai come sono loro due. Queste cose possono davvero succedere se ci sono in mezzo James e Sirius.»

James gli lanciò un sorriso grato e Sirius un cenno della testa. Bastavano a compensare l'occhiata sconfitta di Remus? Forse sì.

«Farò finta di crederci. Anche perchè siamo in ritardo.»

Felice che la discussione, almeno apparentemente, fosse finita, Peter seguì Remus fuori dalla porta, senza però perdersi il sussurro di James.

«E anche questa volta è andata bene. L'avventura continua!»

Sentì Sirius dargli dello stupido, poi i due uscirono a loro volta.

Per una volta nella sua vita Peter era sicuro di stare per fare una delle cose più stupide di sempre, ma odiava sentirsi escluso e se doveva essere dalla loro parte nelle discussioni voleva almeno essere parte anche del resto.

Perchè era sicuro ci fosse un resto. Doveva solo trovare il momento giusto per fare la sua immensa cazzata. Aspettò, soprattutto perchè gli esami erano gli esami e non poteva permettersi di essere concentrato su qualcos'altro mentre cercava di fare tutti gli incantesimi richiesti.

L'occasione arrivò quando Remus gli chiese dov'erano Sirius e James.

«Sono nelle cucine. C'ero anche io fino a un secondo fa. Stanno arrivando.» mentì Peter, cercando di essere disinvolto come Sirius e convincente come James.

Remus sembrò credergli, soprattutto visto che James e Sirius comparvero qualche minuto dopo, confabulando fitto fitto.

«Allora dove siete stati?» domandò con un sorriso innocente.

Peter sbiancò. Oh oh. Allora non c'aveva davvero creduto! Era una domanda trabocchetto, ma come farlo capire a James e a Sirius?

«Ehmm..siamo stati in...biblioteca!» rispose James.

Peter scosse la testa con energia finchè Sirius non lo notò.

«Ah sì?» domandò con un ghigno Remus.

Sirius lanciò a Peter uno sguardo interrogativo. Peter gli fece segno di mangiare qualcosa.

«Sì, ma anche...nel parco!» aggiunse James.

Sirius non capiva. Peter fece segno di una persona di piccola statura con grandi orecchie.

«Ma davvero?» Remus era sempre più sospettoso.

«E poi siamo stati da Hagrid!» proseguì James, lasciando trasparire una lievissima nota di panico nella voce, dovuta all'evidente natura di trabocchetto di quella domanda.

Peter, ormai a corto di mimi, si frugò in tasca.

Oh grazie Merlino!

Sollevò un sacchettino che conteneva ancora un unico biscotto con le gocce di cioccolato.

«E poi siamo stati nelle cucine ovviamente. E abbiamo incontrato Peter. Giusto Pet?» intervenne Sirius, dopo aver finalmente capito.

«Già, lo stavo appunto dicendo a Remus, prima che arrivaste!» sorrise Peter, asciugandosi nervosamente le mani sudate sui pantaloni.

Remus sembrò colpito, ma finalmente rassicurato. A quanto pare doveva essere quella la verità.

«Ok. Potevate portarmi qualcosa però.» brontolò, sedendosi sul letto e aprendo un libro.

«Biscotto?» domandò Peter porgendogli l'ultimo rimasto.

«Grazie Pet!» Remus afferrò il dolce e si immerse nella lettura.

Sirius e James si sedettero a terra vicino al letto di Sirius ma, prima che potessero immergersi di nuovo nei loro sussurri, Peter si unì a loro.

«Ehi grazie Pet, per la domanda trabocchetto.» ringraziò James con un sorriso.

«Prego. Non è la prima volta che vi salvo, sappiatelo.» quella era la sua occasione. Non poteva sprecarla.

Sirius sembrò sorpreso. Voleva essere ringraziato ancora? Oppure...

«Bè Pet, che succede? Che vuoi in cambio?» domandò, deciso ad andare dritto al punto.
Peter ci rimase un po' male, sperava di non essere stato così evidente, ma alla fine il suo scopo era quello, quindi tanto valeva rispondere chiaro e tondo.

«Voglio sapere che cosa state combinando e voglio esserci dentro anche io. Se devo coprirvi voglio almeno sapere se lo faccio per una buona ragione.»

I due si scambiarono un'occhiata meravigliata.

«Peter, non so se...» tentò James.

«Senti, non m'interessa se è pericolosa o contro le regole ok?» cioè gli interessava, ma non voleva ammetterlo. «Mi sembra di aver capito che è una cosa per Remus, giusto? Non fate quella faccia, sono bravo a non farmi notare quando ascolto le conversazioni degli altri, lo sapete. Nessuno mi nota mai.» e ora perchè doveva suonare così depresso?

«Peter...» provò ancora James.

«Se è una cosa per aiutare Remus voglio esserci anche io. Sono anche io un Malandrino. E poi mi dovete diversi favori.»

James guardò Sirius, in cerca di appoggio per negargli quella possibilità, ma Sirius stava sfoderando uno dei suoi soliti ghigni.

«Sai Pet, è in momenti come questi che mi rendo conto che lo sei davvero. Un Malandrino intendo. Per me è ok. Se dopo che ti avremo raccontato tutto giurerai di non dire niente a nessuno potrai decidere di essere con noi o anche tirarti indietro. Va bene lo stesso.»

James sospirò.

«Ok, va bene anche per me.»

Peter sorrise. Era una bella sensazione la vittoria, anche se non era del tutto sicuro di che cosa avesse vinto.

 

**

 

Da tre anni Remus dormiva in camera con James, Sirius, Peter e Frank e qualche cosa l'aveva imparata.

Aveva imparato che era meglio lasciare che Frank si alzasse e facesse tutte le sue cose senza interromperlo se non lo si voleva mandare in confusione (diceva che la mattina presto ogni domanda o azione diversa dal solito gli confondeva il cervello addormentato).

Aveva imparato che se voleva arrivare in tempo a lezione doveva scendere a fare colazione ad un orario decente per permettere agli altri tre di abbuffarsi.

Aveva imparato che per svegliare James era sufficiente urlargli addosso mentre per Sirius levare le coperte era molto più efficace. Per Peter bastava ricordargli che era ora di colazione.

Aveva imparato che Sirius poteva essere molto lento a prepararsi, ma mai quanto James, che perdeva sempre gli indumenti indispensabili in giro per tutta la stanza.

Aveva imparato che se si trovava qualche cosa strana nel letto, come un calzino o una scarpa, era meglio buttarla da parte senza fare domande.

Aveva imparato che ogni stranezza era possibile, compreso vedere James nel letto di Sirius e Sirius in quello di James o Peter che abbracciava una maglietta borbottando qualcosa di incomprensibile.
Aveva imparato che era meglio non aprire le finestre, se non si voleva che qualcosa (o qualcuno) venisse gettato giù in un qualche raptus improvviso.

Aveva imparato che Sirius parlava nel sonno quando era agitato, che James aveva spesso gli incubi e che Peter sbavava sul cuscino.

In breve, aveva imparato moltissime cose e ne aveva viste altrettante.

Trovare però Sirius già sveglio alle sette e mezza del mattino, appena uscito dalla doccia e con un'aria sbattuta, era decisamente una novità.

«Ehi Sirius. Che fai già sveglio?» mormorò Remus alzandosi a sua volta, facendo sobbalzare l'amico.

«Non ti ho svegliato io vero?» chiese quello.

«No no, è la mia solita ora, più o meno. Allora come mai già sveglio?» chiese ancora Remus.

«Non avevo più sonno.»

Remus squadrò con occhio critico l'aria stanca e le profonde occhiaie di Sirius: e ora perchè diavolo stava mentendo?

Bah, una cosa che non aveva ancora imparato era come spiegarsi ogni singolo comportamento di Sirius. Tante volte ci riusciva, ma altre....

Scuotendo la testa, Remus si infilò in bagno.

Gli esami erano finiti, finalmente, e ora dovevano solo aspettare. Avevano l'intera giornata libera.

Non riusciva quasi a credere che un altro anno fosse passato.

Le vacanze erano arrivate senza che lui nemmeno se ne accorgesse.

Erano successe così tante cose quell'anno.

C'erano stati infiniti dispetti con i Serpeverde (James e Sirius erano stati particolarmente fantasiosi, doveva ammetterlo), c'era stato tutto il casino di Bob Pearson. Si ricordava della tristezza di Corinne in quei giorni, che aveva contagiato tutti. Era in quel periodo che Sunshine aveva conosciuto Sam. Perchè poi c'era stato Sam. Sam che prima era un amico, poi era diventato il ragazzo segreto e infine quello “pubblico” di Sunshine. Da quello che gli aveva raccontato Sunshine stavano insieme da un dopo-partita. Quello in cui Sirius aveva baciato Jenelle. Non riusciva a ricordare che si fossero più parlati dopo. E c'erano stati James e Sirius che non parlavano a Sunshine per la storia di Sam, anche se poi avevano ritrovato la ragione. E poi c'era stato il casino di Sirius. Non sarebbe mai riuscito ad esprimere ciò che aveva realmente provato in quei giorni. Rabbia, tristezza, delusione, paura, malinconia...tutto si era mescolato in una nebbia indistinta che avvolgeva quel periodo in una cappa grigia. Ormai sembrava che tutto fosse stato dimenticato, ma Remus sapeva che non ci sarebbe mai davvero riuscito. In un angolo della sua testa ci sarebbe sempre stata una vocina piccola ma rumorosa a ricordargli di ciò che Sirius aveva fatto. James e Sirius si erano accaniti particolarmente su Mocciosus in quelle ultime settimane, dato che prima non avevano potuto farlo perchè litigavano e poi....e poi c'era stato Sam. Il dolce Sam che era rimasto solo. Sam che era diventato la disperata ombra di sé stesso. Sam che aveva provato ad andare avanti ma non ce l'aveva fatta. Sam che si era spento con un sorriso tra le braccia di Sunshine, sognando le stelle e le rose di maggio. Sam che mancava a tutti. Sam che aveva lasciato un vuoto dentro di loro. E Sunshine...Sunshine che ne era stata distrutta ma che aveva ritrovato la forza per andare avanti. Sunshine che non si era appoggiata a nessuno per giorni, respingendo l'affetto e l'aiuto di tutti, compresi i Malandrini e Lily, chiusa nel suo dolore. Sunshine che era tornata a mangiare, a sorridere, a ridere, a vivere. E in mezzo a tutto quello c'erano state mille cose che in confronto sembravano inutili: le lezioni, i compiti, le partite, gli esami...

Alla fine la coppa del Quidditch l'avevano vinta i Grifondoro. In qualche modo la squadra era tornata unita, forse per onorare la memoria di Sam, forse unita proprio dalla sua morte, ma avevano giocato in modo spettacolare e, anche se i Serpeverde si erano impegnati fino all'ultimo, non potevano essere fermati. James aveva soffiato il boccino da sotto il naso di Regulus e quando avevano alzato la coppa al cielo, i loro pensieri erano stati tutti per una sola persona: Sam.

E la faccia delusa e furibonda di Regulus aveva fatto ridere ancora più forte Sirius, che aveva urlato un “sarà per un'altra volta, fratellino. O forse no.” al megafono, mentre la McGranitt festeggiava e non badava più a lui.

Regulus...sempre cupo e freddo, circondato da amici con cui non parlava quasi mai, a parte McCroy. Remus non lo sopportava e odiava il modo in cui Regulus trattava Sirius (e viceversa), ma non poteva evitare di sentirsi triste per quel ragazzino pallido e gelido.

E ora gli esami erano andati senza troppo dolore e le vacanze si aprivano soleggiate, sorridenti e solitarie davanti a lui. James l'aveva invitato come sempre a casa sua, ma in realtà quello che voleva era stare con i suoi genitori per un po', comportarsi come una persona normale, andare in piscina e al cinema, confondendosi tra la gente.

I suoi Malandrini gli mancavano sempre, ovvio, ma un po' di solitudine non gli avrebbe fatto male.

Aveva ancora un giorno a Hogwarts e avevano organizzato una giornata nel parco. Forse le ragazze si sarebbero unite a loro e Lily avrebbe litigato con Sirius e James e Marlene avrebbe preso in giro scherzosamente Peter e Alice avrebbe chiacchierato del suo ragazzo con Frank (povero Frank) e Mary si sarebbe trascinata dietro Alex e poi Sirius avrebbe buttato James nel lago e, volenti o nolenti, tutti l'avrebbero seguito. Sunshine avrebbe riso e si sarebbe distesa al sole.

Remus avrebbe fatto finta di non notare come il taglio che Sirius aveva sulla nuca (e del quale non aveva ancora rivelato la provenienza) non fosse ancora completamente sparito e non avrebbe fatto commenti sui sussurri che lui e James ogni tanto si sarebbero scambiati.

Avrebbero mangiato nella Sala Grande e poi sarebbero usciti di nuovo nel parco. Avrebbero dormito, scherzato e James avrebbe urlato a Lily se voleva andarlo a trovare a casa sua. E lei, da due alberi più lontana, gli avrebbe risposto con un secco “Scordatelo, Potter!” e poi sarebbe ritornata ai suoi discorsi con Sunshine e le altre.

Remus avrebbe finito quel libro che aveva preso in Biblioteca per poi riportarlo e avrebbe salutato quegli scaffali che lo avevano visto quasi ogni giorno per molti mesi.

Avrebbero fatto i bagagli e Remus probabilmente avrebbe dovuto cercare tutte le cose che James aveva perso e che poi avrebbe provato a infilare nel caos del suo baule.

Il banchetto sarebbe stato perfetto, anche se i colori di Tassorosso avrebbero dominato su tutto (e pensare che Grifondoro aveva perso per soli venti punti!) anche se dietro al tavolo degli insegnanti ci sarebbe stato uno stendardo nero in memoria di Sam, che Silente avrebbe ricordato nel suo discorso. E ci sarebbero state risate e discorsi stupidi e forse qualche malinconia, perchè anche se sarebbero tornati l'anno seguente, lasciare Hogwarts era sempre triste.

Sarebbero andati a letto presto, o almeno ci avrebbero provato, anche se poi di si curo avrebbero finito con il mangiare cioccolato, scherzare e parlare della Mappa (ancora work in progress) fino a tarda notte.

Si sarebbero alzati presto e si sarebbero uniti agli altri in Sala Grande. E poi avrebbero preso il treno, diretti a casa.

Probabilmente il loro scompartimento sarebbe stato un via vai di gente e James e Lily avrebbero trovato il modo di discutere di nuovo. E Sirius e James avrebbero fatto “lo scherzo d'addio” ai Serpeverde. Magari ci sarebbe stata qualche lacrima sul binario. Le ragazze si sarebbero abbracciate e Sunshine avrebbe abbracciato loro.

Avrebbe guardato con malinconia un punto nel vuoto pensando a Sam e poi si sarebbe ripresa quando Angie le sarebbe saltata addosso.

E poi si sarebbero tutti salutati. Sirius sarebbe sparito con una smorfia con i suoi genitori e Regulus, promettendo di scrivere a qualsiasi costo, James se ne sarebbe andato con Charlus, non senza aver salutato tutti un milione di volte, Peter con sua madre, silenzioso e sorridente e Sunshine con sua sorella e sua zia.

Remus avrebbe trovato i suoi genitori e se ne sarebbero andati anche loro. Sarebbero tornati al binario solo a settembre.

Con un sospiro, Remus chiuse l'acqua calda e uscì dalla doccia.

Era stato un anno lungo e difficile, è vero, ma era anche stato un anno molto bello. Avevano scoperto che la loro amicizia poteva superare le prove più difficili e che sapevano perdonarsi e chiedere scusa.

Remus sorrise alla sua immagine allo specchio.

Poi un urlo attirò la sua attenzione.

«SIRIUS BLACK MALEDIZIONE PORCO SALAZAR!!!!»

Remus si lasciò scappare una risata.

Non sarebbero cambiati mai e lui davvero non voleva che lo facessero.

I Malandrini erano perfetti così, anche se era meglio che loro stessi non lo sapessero.

E una giornata che cominciava con un'epocale battaglia con i cuscini che aveva coinvolto anche Frank poteva davvero essere una giornata perfetta.

 

-Fine-

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Eh sì, invece del solito fine capitolo c'è scritto solo fine. Quasi quasi mi faccio venire un po' di malinconia, ma del resto ho già cominciato il nuovo capitolo e ho già pensato al titolo della seconda storia della serie, quindi perchè lamentarsi? Cioè, voi lamentatevi quanto volete, io sono solo felice di aver finito questa storia cominciata troppo tempo fa, e di cominciare la seconda parte. E ora vediamo di fare il solito elenco :)

  1. Scrivere di come si diventa Animagus è una delle cose più difficili che io abbia mai fatto, più di scrivere del Quidditch e dei duelli (che non sono in grado di scrivere!). Non ho niente di “serio” su cui basarmi e quindi non ho la minima idea di come si faccia a diventare Animagus. Se quello che ho scritto vi sembra stupido o banale o incoerente o impossibile, aiutatemi a renderlo migliore! :)

  2. Sirius e James e un po' di diabete ci vogliono ogni tanto! E poi sono adorabili avanti, ammettetelo!!

  3. Peter Peter...non so, non sono capace di scrivere neanche di lui (c'è qualcosa che so fare?) ma per giustificare il suo comportamento diverso dal solito che ha in questo capitolo posso solo dire che dopotutto è un Malandrino anche lui e che ha tredici anni, quindi perchè non dovrebbe voler partecipare ai progetti segreti di James e Sirius, aiutando Remus?

  4. Ecco devo ammettere che la fine mi piace. Il mio prof direbbe che è “contorta, ma la sai gestire discretamente”, ma a me piace. Forse non è chiarissima, forse non si capisce tutto, ma mi è venuta così e non volevo cambiarla. Se c'è qualcosa di poco chiaro, basta chiedere!

  5. Grazie alle mie dolci donzelle che hanno recensito: Jeis, Lily non Lilian, Dreamer_imperfect, checca_Granger e Hermione_Sel1D. Siete adorabili!

  6. Un grazie speciale specialissimo alla mia Ale Jackson (amor esci dal tunnel di droga inglese in cui sei entrata e ritorna da meeeeee!). Il prossimo è il tuo anno cara!!! ;)

Ora basta, me ne vado. Per avvisarvi quando pubblicherò la nuova storia aggiungerò un “capitolo” con un avviso qui :) se preferite essere avvisati via facebook basta chiedermi l'amicizia (https://www.facebook.com/sunshine.moor) e dirmelo :) 

Baci <3

*dD*



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Capitolo 79
*** AVVISO AI NAVIGANTI ***


HO PUBBLICATO IL SEQUEL DI QUESTA STORIA , SE VOLETE CONTINUARE A SEGUIRMI VENITE QUI
GRAZIE VI ASPETTO!!!
*dD*




 

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