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di HaveANiceDay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Coraggio. ***
Capitolo 2: *** Confessione. ***
Capitolo 3: *** Ufficializzare. ***
Capitolo 4: *** Progetti. ***



Capitolo 1
*** Coraggio. ***


 Il traguardo estremo della vira umana è vivere la propria vita.
Rainer W. Fassbinder
 

Vi presento il frutto di tante noiose lezioni di fisica, latino e chimica passate a fantasticare, sognare, scrivere e persino sperare.
Buona lettura :D


 
Primo traguardo: Coraggio.
 

-Maratona di Star Wars, eh?-dico, entrando in casa di Dianna.
-Li ho affittati stamattina!-sorride. Mi porge una birra, e scoppio a ridere.
-Sono le undici di mattina!-protesto, senza molta convinzione.
-Tanto dormi qui, mica devi guidare-si giustifica.
Tolgo la giacca rimanendo con i miei soliti jeans e la mia camicia preferita, e mi blocco per un secondo a guardarla, con quel maglione nero a collo alto che è il suo indumento che preferisco.
E' bellissima, non c'è nulla da fare.
Mi accendo una sigaretta mentre lei sistema con aria assente il televisore davanti al divano.
-Chi aspettiamo?-chiedo, togliendomi le scarpe e sedendomi, e aspiro una boccata di fumo dalla mia Marlboro rossa.
-Nicola, Alessia e Roberto-risponde-ma Alessia e Roberto non danno segni di vita, saranno sicuramente troppo occupati a darsi da fare da qualche parte-allude ridacchiando.
-Ok-rido-chiamo Nicola e cerco di capire che fine ha fatto.
Compongo a memoria il numero del mio migliore amico, come la sottoscritta membro del "Dianna Fans Club", il club delle malcapitate vittime di quella donna meravigliosa che mi sta davanti.
-Nico, dove sei, brutto bastardo?-esclamo quando si degna di rispondere al cellulare, che a mio parere possiede solo per giocare a Fruit Ninja.
-La brutta bastarda sei tu-risponde, con un tono esasperato-comunque non posso venire... Divertitevi-stacca la chiamata.
Mi rimetto il cellulare in tasca e guardo Dianna con un'espressione che dall'esterno non esiterei a definire a dir poco cinematografica.
-Che succede?-chiede lei.
-Non può venire, ma... Era parecchio strano-mormoro, e lei si volta scrollando le spalle.
-Bo', starà male-dice. Sospiro. Chissà in che casino si sarà cacciato questa volta...
-Iniziamo la maratona?-chiedo-Alessia e Roberto prima o poi arriveranno-ridacchio.
-Prima o poi-sottolinea, ridendo e sedendosi accanto a me.
 


I primi due film passano senza intoppi e senza che i due ritardatari si facciano vedere, ma ci siamo abituate: succede sempre così. La trama non mi appassiona, ma sarà che sono totalmente assorbita dal profumo leggero e persistente di Dianna... Chissà se a casa, domani, continuerò a sentirlo sui miei vestiti.
Beviamo un altro paio di birre, di quelle pesanti e a poco prezzo che beviamo solo a casa sua, e a quel punto iniziamo a ridere senza motivo, solo per il gusto di farlo. Per arginare l'effetto dell'alcohol mangiamo un po' di patatine e altro cibo salutare, anche perché siamo a stomaco vuoto e di questo passo non ci reggeremo in piedi... Abbiamo ancora un bel po' di film da vedere. 
Mi avvicino ancora un po' a lei per sentire di più questo suo profumo che mi inebria, e chissà come perdo l'equilibrio e finisco sulla sua spalla coperta dal cotone pesante del suo maglione.
Scoppiamo a ridere, e per la prima volta non la sento irrigidirsi a un semplice contatto umano come questo, così non accenno a muovermi... Sto così bene immersa nel suo profumo, quasi coperta dalla sua cascata di capelli biondi e morbidi.
La sento respirare piano, e immagino di passare così tutta la mia vita: la Domenica a guardare un film con lei, magari abbracciate sotto una coperta con una ciotola gigante di pop corn.. Non c'è più bel sogno per me che, da anni ormai, la amo.
Dianna si accende una sigaretta, e mi incanto a guardarla mentre aspira e butta fuori il fumo con quelle movenze eleganti che sono solo sue. Mi porge la sigaretta e faccio un tiro, sprofondando anche solo per un attimo nell'estasi di immaginare un'intera vita così. Peccato che sia così vicina e così irraggiungibile, come al di là del vetro di una sala di registrazione simile a quelle in cui da anni canto per lei.
Accenno a cantare un pezzo ed è qui che mi rendo conto di essere brilla: solitamente faccio di tutto per non cantare in sua presenza, anche se il mio lavoro a volte lo richiede.
 
"Hey love, where ya goin' to?
You're not sleeping, you're just tryin' to"

Continuo a cantare, sentendo la testa leggera, chiudendomi gli occhi e godendomi un momento che non si ripeterà spesso.
-Hey love, Jason Mraz-osserva lei, quando finisco-me l'hai fatta ascoltare una Domenica al bar.
Sorrido, stupita del fatto che si ricordi di un dettaglio di almeno due anni fa, e mi abbandono ancora di più contro di lei, con gli occhi chiusi, concentrandomi sul dolce ritmo del suo respiro... Non siamo mai state così vicine, sono fortunata.
Continuiamo a vedere Star Wars, ma la trama e le battute dei personaggi sfuggono, corrono via come l'acqua: non m'importa di nulla tranne che di lei.


 
Mi sveglio, e sullo schermo scorrono i titoli di coda: il film è finito e lei non si è mossa di un centimetro mentre dormivo. Sollevo la testa a malincuore per osservarla un po': ha uno sguardo concentrato, e le sue labbra sono contratte in un'espressione tesa.
-Mi sono addormentata... Scusa-farfuglio, tirandomi su completamente.
-Oh, fa niente, tanto non ti sei persa nulla-scrolla le spalle e mi sorride.
-Vuoi continuare oppure facciamo una pausa?-chiedo, sbadigliando e sperando che lei propenda per la seconda opzione.
-Tu hai un gran bisogno di caffé-scoppia a ridere e si alza, porgendomi una mano per aiutarmi a fare lo stesso. Afferro la sua mano fresca e la stringo per un breve istante prima di lasciarla.
Ci prepariamo un caffè, mentre lei mi racconta distrattamente cosa mi sono persa del film.
-Ok, ho capito l'antifona: non è il nostro genere-sospiro, mentre mi accendo una sigaretta dopo aver bevuto in silenzio il mio caffè.
-Decisamente, è palloso-concorda, posando la sua tazzina sul tavolo.
-Dobbiamo continuare a vederlo per forza?-mi lamento-chiamiamo gli altri e mangiamo qualcosa tutti insieme-propongo, ma Dianna scuote la testa, sedendosi accanto a me per bere il suo caffè.
-No, va bene così-mi guarda, e come sempre riesce a incantarmi.
E' inevitabile per me sognare, ma è davvero la mia immaginazione a dirmi che il suo sguardo non è quello di sempre? In un'altra occasione direi che è stata la birra a parlare, ma non con lei che è sempre così composta e corretta, che fa tutto tranne farsi condizionare dall'alcohol.
Siamo state da sole centinaia di volte, ma questa volta c'è qualcosa di diverso: Nicola non è venuto, Alessia e Roberto sono scomparsi, e io non credo nelle coincidenze, sebbene tutto questo mi sembri un gigantesco viaggio mentale. No, non lo è, lo sento e questa volta non ne ho dubbi, nonostante la paura mi blocchi quasi il respiro.
Dopo milioni di sguardi, parole e situazioni simili a questa, non mi trattengo e lentamente mi avvicino alle sue labbra, a occhi aperti, perché voglio osservare la sua reazione e tirarmi indietro in tempo.
Sembra impossibile, ma sfioro le sue labbra con una carezza, un bacio quasi impercettibile, ed è lei a chiudere gli occhi e quindi abbandonarsi, dandomi così il permesso di andare avanti.
La bacio, questa volta a occhi chiusi, e mi perdo nelle sue labbra, baciandole lentamente mentre le mie mani corrono ad affondare nei suoi capelli come centinaia di volte ho sognato, solo sognato.
Quando le nostre lingue si intrecciano è come se il mio corpo si tendesse all'improvviso, e mi stringo a lei, stravolta da queste sensazioni esattamente come lo è lei, lo sento.
Si lascia baciare, mi sfiora le spalle con una carezza romantica, poi sale a cavalcioni su di me e mi cinge il collo con le braccia.
Non è possibile.
Mi stacco di pochi centimetri da lei, completamente senza fiato.
-Sto ancora sognando?-chiedo, a resistendo alla tentazione di fregarmene e continuare a baciarla per sempre.
-No-sussurra, con una nota di paura nella voce. Le accarezzo i capelli e sorrido per darmi una parvenza di sicurezza, sebbene anch'io abbia bisogno di essere rassicurata.
Il cuore mi va a mille, esattamente come il suo, ora lo sento bene, premuto sul mio petto a fare da eco col mio.
-Ecco perché sono tutti spariti-ridacchio.
-Contavo sulla birra-confessa, con un mezzo sorriso.
-Non è la birra, sei tu-dico, e la bacio ancora-sei sempre tu.
Riprendiamo a baciarci, a sfiorarci per la prima volta, a scoprirci man mano. Non mi sono mai sentita più felice di adesso.
Sento le sue labbra calde e umide sul mio collo, in un bacio lascivo e al contempo pieno d'intensità e delicatezza, e realizzo che mi sta marchiando inconsapevolmente e probabilmente anche alla fine della mia vita riuscirò a sentire la traccia di questo suo bacio sulla mia pelle.
Titubante con una mano vado ad accarezzare la sua pelle accaldata sotto il maglione, la sento rabbrividire e poi si stacca da me.
-Io...-ansima, senza finire la frase. Capisco al volo, e sento un vuoto allo stomaco, un'impazienza che mi divora come non mi è mai sembrato possibile.
-Sì, sì, decisamente-farfuglio, e lei si alza velocemente. Ci baciamo ancora, stringendoci l'una all'altra, ed è lei a trascinarmi nella sua camera da letto. 
Ci chiudiamo la porta alle spalle e Dianna, l'irraggiungibile Dianna, inizia a spogliarmi, slacciando uno a uno i bottoni della mia camicia con mani tremanti.
In pochi secondi la mia mente entra in un'altra dimensione, e tutto si riduce a lei. Il suo sguardo. La sua bocca. Le sue mani. Il suo corpo, che si scopre lentamente alle mie carezze.
Il mio intero mondo si riduce a lei, la mia intera vita si riduce a questo momento immortale.
Sul suo letto, adesso, stiamo sdraiate e nude, e non riesco ad allontanare il mio sguardo da lei, ad ammirare quel corpo che adesso posso fare mio. La ricopro di baci e carezze, venerando ogni parte di lei, della sua pelle che è cera nelle mie mani.
-Sei bellissima-le dico, spezzando il silenzio che è calato su di noi come una coperta.
-Non è vero-ride.
La bacio ancora, le accarezzo il viso, commossa.
-Se me ne darai l'occasione te lo dimostrerò-prometto, e una lacrima scorre solitaria sul mio viso, lacrima che le sue dita asciugano con una carezza intensa e carica di tutto quello che volevo dirle da tempo e che sicuramente sapeva già.
Non parliamo più, da questo momento in poi, e tutto si fa ansiti, gemiti, carezze.
Quando finalmente entro in lei il mio mondo esplode, e mai come adesso capisco davvero che è questo il posto al quale appartengo, senza dubbio: lei. Io sono sua, assolutamente ed eternamente sua.
Facciamo l'amore come non l'ho fatto mai, e vorrei che il tempo si fermasse nell'esatto momento in cui lei, in preda al piacere, si aggrappa a me sussurrando il mio nome.


 
La abbraccio sotto le coperte, riscaldata dalla sua pelle. Vorrei dormire, ma sento che non è ancora il momento: dobbiamo chiarire, spezzare questo meraviglioso silenzio almeno per un po'.
-Perché?-le chiedo solamente, senza aggiungere altro. Adesso che il momento è fuggito, è la paura a fare ritorno: magari è stato solo uno sfizio, un favore che lei intende reciproco. Forse è stata la prima e ultima volta, e allora, penso, dovevo fare di più per godermi questa sfuggente felicità.
-Perché ho capito-mormora, scegliendo le parole lentamente e con cautela-ti ricordi di quel racconto che ho scritto, in cui il mio alter ego aveva paura di scendere dal treno insieme al ragazzo che le offriva la possibilità di provare reali sentimenti? Sono riuscita a scendere.
Non dico nulla, totalmente paralizzata dalla consapevolezza: io l'ho sempre e solo aspettata nonostante abbia passato anni a dirmi che no, non ci speravo più, che sapevo di non avere speranze.
La stringo più forte, chiudendo stretti gli occhi per impedirmi di piangere e respirando il suo profumo mischiato all'odore di sesso che impregna le coperte e questa intera casa.
-Io ho sempre e solo aspettato che tu scendessi da quel treno...

 
*****


 
Grazie per aver letto, al prossimo capitolo!
HaveANiceDay

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Capitolo 2
*** Confessione. ***


Buona Domenica a tutti!
Prima di tutto volevo ringraziare chiunque abbia letto, messo fra le preferite, le seguite o le ricordate la mia storia: sono contenta di aver suscitato interesse, e spero di non deludere le vostre aspettative.
Come seconda cosa, è doveroso ringraziamento speciale a Rei Asaka, che ha trovato il tempo per recensire il primo capitolo, grazie! :D
Infine, un paio di delucidazioni sui miei personaggi e sul background della mia storia.
La protagonista, ovvero la voce narrante, si chiama Beatrice, non ha un cognome ed è una cantante di discreta fama in Italia. Ho tentato di darle un carattere forte e rassicurante, considerata anche la sua professione ma, come avrete modo di notare, di protagonista ha soltanto il nome, poiché la storia è completamente incentrata su Dianna, la vera star.
Dianna è una donna dalle mille abilità e qualche complesso, non riesce a sbloccarsi subito, e il mio scopo in questa storia è proprio raccontare di come una persona totalmente estranea all'amore possa scoprirlo e scoprire se stessa, traguardo dopo traguardo.
Vi lascio al secondo di questi traguardi, buona lettura!



 
Secondo traguardo: Confessione.

 
-Mi sa che adesso è ora che vada-mormoro, mentre Dianna spegne il televisore.
Abbiamo continuato la nostra maratona, passando ore a scambiarci baci, carezze, mezze parole e sorrisi che mai avevo avuto il coraggio di sognare.
-Ok-annuisce.
Inizio a raccattare le mie cose sparse per la casa con il cuore pesante al solo pensiero di lasciarla. La tengo d'occhio, mentre sistema il divano e quello che abbiamo lasciato in giro con movimenti nervosi e un'espressione tesa.
Lascio cadere lo zaino per terra e la abbraccio da dietro. La sento rilassarsi man mano nella mia stretta, e le accarezzo piano i capelli.
-Che succede?-le chiedo, con tono dolce. Non so bene come muovermi, dopo quello che è successo fra noi, ma penso che un abbraccio sia la cosa più adatta.
-Io...
-La faccio voltare, e lei abbassa lo sguardo, arrossendo. Non l'ho mai vista arrossire, e questo riesce di nuovo a commuovermi: inaspettatamente la sua incertezza rende me più sicura.
-Puoi fidarti di me-le dico, accennando un sorriso.
-Ora cosa dobbiamo fare?-butta fuori tutto d'un fiato. Le prendo un mano, cercando di sembrare il più rassicurante possibile, e di non far trapelare i dubbi che rischiano di attanagliarmi. Devo godermi questi momenti.
-Quello che vuoi tu... Senti, ho aspettato per anni questo momento-confesso a fatica-quindi adesso tutto mi va bene, devi essere tu a decidere cosa vuoi.
Il mio cuore prende a martellare nel petto: ho paura di perderla così in fretta come l'ho avuta, e questo sì che sarebbe il tema perfetto per una canzone del mio album.
-Io non so come si fanno queste cose, lo sai-mormora- non mi è mai capitato...
-Di innamorarti?-rido, mascherando ancora una volta il mio nervosismo e la paura di correre troppo.
-Sì-annuisce, e sento il mio volto accendersi. Cerco di non guardarla negli occhi: è meglio lasciare esplodere la gioia quando sarò sola e potrò ballare, urlare, cantare senza che nessuno pensi che io sia una pazza scatenata, soprattutto lei.
-Andremo con calma... Potrai ripensarci quando vorrai, io sarò qui-le prometto-non c'è fretta.
-E' che io ci tengo, ma non so come fartelo capire-confessa.
-Lo so, è questo il difficile: non si sa mai cosa fare-annuisco-sai, in questi casi la cosa migliore è fare quello che senti-dico, e notando il suo sguardo perplesso la bacio-Vedi? Avevo voglia di baciarti, e l'ho fatto-scrollo le spalle, facendole sfuggire una breve risata.
-E funziona?-mi chiede, dubbiosa.
-No, perché ho sempre voglia di baciarti-rido-ma come inizio non è male.
-Ok-mi bacia a sua volta, accarezzandomi lentamente i capelli.
Sento i miei occhi farsi lucidi ancora una volta e rido per non farglielo notare: ho già capito che, se voglio che tutto vada bene, dovrò essere io quella forte.
-Quindi io ora vado e... Quando vorrai, il mio cellulare sarà sempre acceso-le assicuro, cercando di calmare il battito del mio cuore.
-Sì, ma... Come ci salutiamo adesso?-chiede, di nuovo imbarazzata.
La capisco... All'inizio è difficile abituarsi a un nuovo tipo di rapporto, si ha paura di correre troppo, di sbagliare, e la nostra situazione ha del surreale, dati tutti gli anni di amicizia che abbiamo alle spalle.
-Sai che facciamo?-le chiedo-Adesso io finisco di prepararmi, metto la giacca, prendo il cellulare, poi tu arrivi, mi baci, io ti bacio perché non riesco a staccarmi da te, poi mi accompagni alla porta, ci baciamo ancora per un po', poi mi dici che mi chiamerai, io ti sorrido e inizio a scendere le scale. Solitamente, in questi casi, tu dovresti stare lì a guardarmi sorridendo fin quando non finisco di scendere, poi dovresti rientrare in casa, chiudere la porta e sorridere-prevedo, ostentando una sicurezza che non possiedo.
Scoppio a ridere, vedendola arrossire ancora di più. La abbraccio, intenerita e incredula, ancora una volta: non può essere successo davvero, non posso aver fatto l'amore con lei.
E' tutto troppo, troppo bello per essere vero e, se questo fosse un sogno, sarebbe il più bello di tutti.
-Siamo d'accordo?-è inutile dire quanto tutto ciò mi sembri, oltre che incredibile, molto cinematografico, e in un'altra situazione probabilmente avrei preso in giro una coppia così melensa, ma adesso vedo tutto sotto una luce nuova: la sua.
-Ok-annuisce.
Faccio esattamente quello che le ho detto, e quando sulla porta lei mi trascina ancora verso di sé per baciarmi, il mio cuore sembra esplodere di gioia, e mi sento sul punto di un collasso: non posso sopportare una quantità di felicità simile.
Scendo le scale, alzando spesso lo sguardo per vedere se è ancora lì, e quando mi chiudo il portone alle spalle mi ci appoggio, sospirando. Non posso crederci, davvero.
Faccio pochi passi, e il mio cellulare vibra.
C'è un nuovo messaggio, lo apro.
"Pranziamo insieme?"
 
Mi volto e suono ancora una volta al suo citofono, ridendo: questa non me l'aspettavo.


*****


Grazie per aver letto, al prossimo traguardo! :D
 
HaveANiceDay

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Capitolo 3
*** Ufficializzare. ***


Salve a tutti! Mi scuso immensamente per il ritardo, lo studio mi sta massacrando! Ringrazio ieri, che ha recensito la mia storia e tutti i lettori che l'hanno messa fra le preferite, le seguite o le ricordate... Vi lascio al capitolo, spero vi piaccia!! :D

 
Terzo traguardo: Ufficializzare.

 
Dopo aver pranzato insieme a Dianna sono obbligata a tornare a casa, dove mi aspetta mia madre con le chiavi della macchina in mano, impaziente.
-Accompagnami al centro commerciale-ordina, e io non protesto, più per stanchezza che per reale voglia di fare shopping.
Mia madre odia guidare e per questo sono costretta ad accompagnarla ovunque, ma oggi non mi dispiace distrarmi un po': troppi avventimenti, troppe sorprese nell'ultima giornata, senza contare lo stress per la registrazione del mio nuovo album.
Probabilmente al centro commerciale sarò fermata per un paio di autografi, dato che qui in città mi adorano perché ho un po' riscattato la fama che noi messinesi abbiamo.
Appena salita in macchina collego l'iPod allo stereo e faccio partire "Claire de lune" di Debussy, il pezzo che meglio di tutti riesce a rilassarmi.
Accompagno mia madre al centro commerciale e faccio una passeggiata mentre lei fa spese folli nel reparto per la casa. Come faccio sempre, entro di soppiatto al negozio di musica, e controllo quante copie del mio album ci sono... Potrei chiamare il mio agente per controllare le vendite, ma ha un'insopportabile voce da cornacchia e un'antipatia senza limiti, quindi non se ne parla.
Nello scaffale delle mie iniziali non vedo nessuna copia del disco, e sorrido soddisfatta: non avrei mai immaginato di diventare famosa per qualcosa che ho sempre considerato poco più di un passatempo come la musica.
Dopo aver comprato due cd nuovi, uno per me e uno per Dianna, torno alla macchina, dove mia madre è occupata a scaricare la spesa nel portabagali. Le do una mano sorridendo, e quando chiudo il cofano canticchiando allegramente trovo lo sguardo inquisitore di mia madre, una alla quale non sfugge nulla.
-Mi spieghi cos'hai oggi?-chiede, con una leggera nota di esasperazione nella voce calda e vibrante che ho ereditato da lei.
-Niente-sorrido, raggiante. Lei scuote la testa, rassegnata.
-Ok, non me lo dirai... Pazienza-apre lo sportello e sale in macchina-portami a casa, devo cucinare per te e quelle belve dei tuoi fratelli.
Durante il viaggio di ritorno ho il tempo per riflettere e tirare le somme degli ultimi avvenimenti...
Dianna, con la sua immensa furbizia, ha organizzato tutto facendo sì che Alessia, Roberto e Nicola non si presentassero a casa sua.
Povero Nico, sebbene sembri impossibile ho vinto io, nonostante lui abbia aspettato Dianna quanto e più di me... Mi prometto di chiamarlo, probabilmente sarà a pezzi.
Il mio cellulare vibra, e al semaforo controllo l'sms, che è di Dianna.
 
"Mi manchi... Ti rompi le scatole a uscire, stasera?"

Rispondo che no, non mi rompo, e che manca anche a me. Mi scrive, dopo pochi minuti, che si occuperà lei di chiamare il resto del gruppo, e sorrido pensando che per anni siamo stati le colonne di questa banda di pazzi, e che se tutto andrà bene saremo un'unica, forte colonna insieme.
Ci mettiamo d'accordo per vederci alle 8, la andrò a prendere e ci incontreremo con gli altri davanti al nostro pub preferito, per una serata con il solito programma che per noi sarà sicuramente diversa da tutte quelle che abbiamo passato.
Tornata a casa mi preparo un bagno caldo e scelgo come sottofondo musicale Ella Fitzgerald, un'artista che ho imparato ad amare grazie a Dianna.
Sono felice, sono innamorata, sono una cantante di discreta fama, e finalmente sono completa: per la prima volta mi sento come se non mi mancasse nulla, ed è una sensazione che non scambierei con nulla.
Mi preparo con una lentezza rituale, mettendo la mia giacca preferita con movimenti precisi dettati dall'abitudine, quasi ritardando per la paura di vederla e scoprire di aver sognato ogni cosa.
Arrivata al suo portone le mando un sms per farla scendere, e i secondi diventano ore... Riesco a calmare l'ansia solo quando la vedo aprire il portone e alzare lo sguardo per cercarmi, e quando entra in macchina il mio cuore si ferma. Le sorrido.
-Ciao-mi saluta, immobile, tormentandosi le mani.
-Ciao-rispondo, e sento la sua stessa incertezza... Questo sì che è romantico.
Lei continua a tormentarsi le mani, guardando nervosamente fuori dal finestrino, mentre io continuo a guardarla, incredula del fatto che sia così imbarazzata per me.
Attiro la sua attenzione fermando il tremito delle sue mani con le mie, e lei si volta con uno sguardo colpevole e autoironico. Il mio sorriso si allarga: non sa di nuovo come salutarmi.
-Tranquilla-dico, accarezzandole il viso e avvicinando il mio viso al suo, prendendole il mento con due dita-ci si saluta così-la bacio dolcemente, godendomi la sua sorpresa e il momento.
-Ciao-dice stupita. Scoppio a ridere e la bacio ancora.
-Andiamo?-le chiedo.
-Aspettiamo ancora un po'-protesta, con uno sguardo supplice.
-Non sai proprio arrivare in orario, eh?-ridacchio, alludendo al suo essere ritardataria cronica.
-No, è che...
Se non fosse che le mie mani stringono fermamente le sue, sono sicura che ricomincerebbe a tormentarsele per il nervosismo.
-Tutto ok?-le chiedo.
-Ora che faremo? Insomma, come ci comporteremo?-il suo sguardo mi sfugge e lei si fa prendere dall'ansia. La abbraccio di slancio, stringendola forte a me.
-Immagino che la vera domanda sia "stiamo insieme?"-mormoro sui suoi capelli.
-Sì-dice, e so esattamente come si sente: anch'io mi sono chiesta cosa siamo adesso e come andremo avanti. Mi stacco da lei, accarezzandole piano il viso.
-La scelta sta a te... Io per te farei qualsiasi cosa-dico, terrorizzata dalle conseguenze delle mie parole-non devi scegliere subito, ok? Possiamo anche fare finta di niente fin quando non sarai sicura... I ragazzi capiranno-sorrido, tentando di sembrare sicura di me.
-E' che ho paura...
-Sì, lo so, e anch'io ne ho, ma va bene, è normale... Ora andiamo, ok?
Sta zitta per un po', mentre le accarezzo i capelli. Dianna posa la testa sulla mia spalla guardando fuori dal finestrino, pensierosa.
-Ok-dice a un tratto-ci penserò.
-Bene-la bacio e metto in moto-adesso andiamo, siamo in ritardo.
Il viaggio è silenzioso, ma io sono stranamente calma: so che Dianna tiene a me, ed è questo che importa, anche se volesse nascondere a tutti quello che abbiamo.
Quando arriviamo sono costretta a parcheggiare un po' più lontano del solito, perché apparentemente tutti i messinesi hanno deciso di uscire, stasera.
Scendiamo dalla macchina e lentamente ci avviamo verso il pub, senza dire una sola parola o scambiarci un solo sguardo: riesco quasi a sentire gli ingranaggi del suo cervello lavorare.
E' come se in pochi metri si perdesse la magia e per questo rallento il passo: quando saremo davanti agli altri agiremo come sempre, e dovremo nascondere la magia che abbiamo creato.
Stiamo per girare l'angolo e arrivare all'appuntamento, e la tristezza mi ricopre il cuore: già mi manca il poterla baciare tranquillamente, e tutto ha perso la sua importanza.
-Aspetta-Dianna mi ferma pochi secondi prima di svoltare, e mi volto verso di lei con sguardo interrogativo.
Lei sospira, chiude gli occhi e mi prende per mano, azionando il detonatore del mio cuore, che esplode. Sorrido e ricominciamo a camminare.
-Questo significa che stiamo insieme?-mormoro, prima di entrare nel pub.
-Se vuoi-scrolla le spalle mascherando la timidezza.
-Voglio, stupida-rido, spingendo la porta a vetri senza mai lasciare la sua mano.

 
*****
 
Grazie mille per aver letto! Alla prossima :D
 
HaveANiceDay

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Capitolo 4
*** Progetti. ***


Ok. Mi dispiace.
So che siete in pochi a leggere la mia storia, ma so che ci siete, e mi dispiace di averla lasciata a metà per così tanto tempo... Potrei elencarvi milioni di ragioni per le quali non ho aggiornato, ma sarebbe inutile. Sappiate solo che mi dispiace molto, ma quando distribuivano la costanza ero a fare la seconda volta la fila per i viaggi mentali.
Detto questo, passerei direttamente al nuovo capitolo, ma non prima di ringraziare ieri che, mandandomi un messaggio privato, mi ha fatta sentire in colpa e mi ha dato la spintarella che mi serviva per continuare con questa storia. Grazie mille! :D
Un grazie anche a bebina92 che ha recensito lo scorso capitolo!
Per il resto, buona lettura!


 
Quarto traguardo: Progetti.
 
Sono passati dieci giorni da quando Dianna mi ha baciata per la prima volta e tutto sta andando bene, magnificamente tra i miei impeti frenati e il suo pudore che pian piano svanisce.
Siamo a casa sua, e come sempre stiamo guardando un film, francese e vecchio questa volta, di quelli romantici e sensuali che mi fanno venir voglia di fare l'amore con lei, e quando il mio cellulare squilla mi alzo senza dire una parola, a malincuore: è il mio agente-cornacchia.
-Bea, disturbo?
-Ehm... Sì-sospiro, con la vana speranza che richiami fra un paio di, che ne so, mesi?
-Be', non importa, è urgente.
-Allora perché me lo chiedi?-esclamo, seccata.
Lui ignora la mia domanda, e inizia a parlarmi di lavoro come sempre. Fra due settimane devo partire per una sorta di tour per l'Italia, con lo scopo di farmi conoscere e portare il soul nel Paese come prima esponente di fama, e lui è così ansioso che mi chiedo se anche lui debba cantare al Blue Note di Milano.
-Mancano tredici giorni e stai trascurando le prove-mi accusa, e non riesco a trattenere un sospiro esasperato.
-In realtà sto cantando moltissimo-lo smentisco, ritornando ai pomeriggi e le sere passate con Dianna a improvvisare e per la prima volta, scrivere musica.
-Non sei andata in sala prove, ho controllato-osserva, scettico.
-Per essere il mio agente non sai proprio nulla del genere che canto... Non esiste solo la sala prove-gli spiego, tentando di non insultarlo.
-Sì, certo-liquida l'argomento facendomi infuriare-Comunque, porta un bagaglio leggero per il tour: indosserai gli abiti degli sponsor-dice, e lo immagino lì nel suo ufficio, seduto alla grande scrivania di mogano, con la cornetta del telefono fra l'orecchio e la spalla mentre sfoglia l'agenda in cerca di altri ordini da impartirmi.
-Tour, tour, tour-mormora, sicuramente cercando le voce tra le pagine ricoperte di appunti e biglietti.
Guardo Dianna. Tour...
Sto cercando di non mostrarle quanto in realtà io sia terrorizzata al pensiero di lasciarla qui per andare a cantare per l'Italia. Ho anche pensato di chiederle di accompagnarmi, ma è troppo presto per una cosa simle e i miei tre mesi di viaggio le darebbero problemi al lavoro.
Dopo altre mille raccomandazioni e ammonimenti vari, finalmente il mio agente-cornacchia riattacca, e io torno da lei.
-Che hai?-chiede preoccupata.
-Non ho mai pensato di non voler andare in tour-sospiro.
-Perché?-alla sua domanda inarco un sopracciglio con una smorfia eloquente, e lei finalmente realizza-Oh...
-Starò via tre mesi-dico, più a me che a lei.
-Lo so-dice, calma.
-Non so se potrò tornare spesso-cerco di farle capire la gravità di tutto questo, ma lei sembra totalmente indifferente all'idea di non vedermi più.
-Tre mesi sono molto lunghi-insisto, ma lei scuote la testa.
-E allora?-chiede.
-Niente, niente-abbasso lo sguardo, alzandomi di scatto per sistemare il cellulare nella borsa.
Sì, me la sono presa: neanche un accenno di dispiacere o tristezza, neanche un "mi mancherai"... Niente.
Con la coda dell'occhio la vedo scrollare le spalle e prendere il telecomando per far ripartire il film.
-Posso?-mi chiede, prima di premere su "play".
-No, io devo andare, avevo dimenticato di avere un impegno-mento-ci sentiamo dopo-afferro la borsa e scappo via senza salutarla.
Quando salgo in macchina mi lascio cadere sullo schienale del sedile e scoppio a piangere: possibile che non le importi nulla, che non le mancherò? In questi dieci giorni pensavo che fosse cambiato qualcosa, che avessimo iniziato ad essere una vera coppia, ma il suo atteggiamento dice l'esatto contrario.
 
Metto in moto e mi dirigo nell'unico posto di Messina, oltre casa di Dianna, che mi fa stare bene: un caffè letterario dove ho passato la mia adolescenza.
Ero cliente abituale e affezionata quando avevo sedici anni, e lo sono tutt'ora: niente, a parer mio, può eguagliare il sapore del caffè che si beve lì.
Entro dal cancello e mi siedo ad un tavolo all'aperto, lasciandomi cadere sulla poltroncina in vimini, per una volta fregandomene del trucco sbavato e l'aria depressa: qui posso permettermelo.
La barista, notando la mia presenza dalla vetrata che da sulla libreria, si mette al lavoro e arriva dopo un paio di minuti col mio solito caffè, senza aver bisogno di chiedermi cosa voglio.
-Desidera altro?-domanda di routine alla quale solitamente rispondo negativamente, ma oggi non è una solita giornata.
-Possibilmente una sfoglia al cioccolato-dico. Oggi il cioccolato è d'obbligo terapeutico.
Fumo la mia sigaretta di rito e rifletto attentamente.
Dianna è timida, non si è mai innamorata, e deve superare un certo numero di traguardi e ostacoli per abituarsi a tutto questo.
Forse semplicemente non ha il coraggio di dirmi che le mancherò, forse ha paura, come me, di aver preso tutto troppo seriamente, o forse mi dico cose come questa solo ed esclusivamente per consolarmi e illudermi ancora... So solo che questa cosa mi ha fatta stare male, perché probabilmente soffrirò atrocemente per la lontananza e a lei non sembra importi del tutto.
Pago, lasciando una lauta mancia e la sfoglia al cioccolato quasi intera, e mi dirigo guidando lentamente verso la sala prove dove canto solitamente, nella speranza di trovarla libera.
Appena arrivata, il direttore mi corre incontro, entusiasta di vedermi qui: del resto, sono un'ottima pubblicità per la sua impresa.
-Salve! Cosa posso fare per lei?-mi chiede, affabile come al solito.
-Avete un posto libero per questo pomeriggio?-mi guardo intorno, e dalla quantità di persone sedute in sala d'aspetto, mi rendo conto che la possibilità che la risposta sia positiva è minima.
-Mi dispiace moltissimo, l'ultima saletta è stata occupata pochi minuti fa... Posso parlare con la cliente, se lo desidera: sono sicuro che sarà felice di cedere il turno a un'artista del suo spessore!-esclama concitato.
Lo ringrazio dicendogli che non ce n'è bisogno e , come sono solita fare nei momenti di pausa, faccio un giro per i corridoi ascoltando attentamente le note e le melodie che questi giovani artisti adolescenti com'ero io provano a migliorare.
Sento una voce diversa, più esperta, cantare delle note familiari.
 
"Sayin I love you
it's not the words
I want to hear from you
It's not that I want you
not to say,
but if you only knew
how easy it would be
to show me how you feel.."
 
-"More than words, is all you have to do to make it real"-canticchio. La musica si ferma, e la porta della saletta davanti alla quale mi sono fermata si apre, lasciandomi incontrare due occhi che definire familiari è un eufemismo.
-Dianna?-ho l'impulso di scappare per non dover affrontare quello che è successo fra noi poche ore fa, ma qualcosa, le parole della canzone, soprattutto, mi blocca qui.
-Ciao-mormora, preoccupata.
Non dico nulla, semplicemente mi infilo dentro la porta e prendo una chitarra.
Mi siedo su uno sgabello, guardandola, e strimpello gli accordi della canzone, accennando le parole.
-"Then you would'nt have to say that you love me... 'Cause I'd already know.."-canto, e la guardo chiudersi la porta alle spalle, per poi prendere uno sgabello e raggiungermi.
Cantiamo questa canzone, guardandoci e sorridendo, sollevate.
Non smetterò mai di chiedermi come certe coincidenze siano possibili, ma so che questa canzone è esattamente quello che dovevo dirle già all'inizio...
Le mancherò, lo so, ma non aveva il coraggio di dirmelo, e l'errore è stato mio nel pretendere che lei lo facesse.
-Scusa... Sono stata un'immatura-dico, quando le ultime note della ballata sono finite-dovevo capirti, non è stato giusto prendermela in quel modo.
-No, sono io a dovermi scusare... Non so neanche quanto sia difficile per te essere così paziente con me.
-Ti prometto che d'ora in poi tenterò di comportarmi meglio-dico, non badando alle sue scuse: sono stata io la stupida, e lo so bene.
-Mi mancherai-butta fuori, all'improvviso, e la guardo sorpresa-mi mancherai tantissimo, e se potessi farei come una delle tue fan sfegatate che ti seguono a ogni concerto, ma non posso, quindi speravo di fingere, almeno per non farti sentire in colpa: è una cosa importante per la tua carriera, e non ti chiederei mai di non partire. Lamentarmi, e lo sai, sarebbe come chiederti di rimanere, so che lo faresti, e non posso permettertelo.
-Io voglio stare con te-riesco a dire solamente, scioccata dalla sua lungimiranza, dalla sua celata sensibilità, e dal sentimento che trasuda dalle sue parole.
-E anch'io. Ma sarò qui quando tornerai-mormora, guardandomi negli occhi, e questa frase ha il potere di distruggermi e ricostruirmi in un secondo.
Non c'è bisogno di dire altro, è stata lei a dire tutto e anche di più, con una frase con mille, milioni di significati, tutti meravigliosi.
La bacio, e non dico, non sento, non penso altro che a lei, lei che mi aspetterà, e non importa quante paranoie mi farò quando sarò lontana da casa e da lei, Dianna ci sarà: adesso ne ho la certezza più assoluta.
 
*****
 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e soprattutto spero che il prossimo non si faccia aspettare XD
 
HaveANiceDay
 
*La canzone presente nel capitolo è More Than Words degli Extreme, per chi volesse ascoltarla.

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