sugar sugar's the best damn thing- time is running out

di _morph_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** spero tu faccia la scelta migliore ***
Capitolo 2: *** Rivedersi ***
Capitolo 3: *** non ho altre domande!! ***
Capitolo 4: *** Che hai detto? ***
Capitolo 5: *** non sei nella posizione ***
Capitolo 6: *** sto provando a chierti scusa ***
Capitolo 7: *** non puoi dirlo ***
Capitolo 8: *** Mi fai male! ***
Capitolo 9: *** posso venire? ***
Capitolo 10: *** ce l'hanno tutti con me! ***
Capitolo 11: *** adesso tocca a me aiutarti ***
Capitolo 12: *** chi parte e chi resta ***
Capitolo 13: *** l'amore cambia il modo ddi guardare ***
Capitolo 14: *** ti devo dire una cosa... ***
Capitolo 15: *** Scherzi di cattivo gusto ***
Capitolo 16: *** Imprevisti ***
Capitolo 17: *** comunicazione (niente di preoccupante) ***
Capitolo 18: *** Febbre Di Una Notte Di Mezza Estate ***



Capitolo 1
*** spero tu faccia la scelta migliore ***


il poi...

                                                                                              Prologo

L’incontro a scuola, il baciamano e la chiusura non sono mai avvenuti, la storia riprende dal giorno prima del ritorno a scuola, dai pensieri di coloro che girano intorno alla storia di pierre e chocola, dai pensieri sulla futura regina. Troppe domande sono state lasciate in disparte………….

 

 

Robin

“Ma dimmi te, quella ragazzina si diverte a farmi preoccupare, alla fine c’è riuscita, ha ottenuto ciò che voleva da troppo tempo, spero solo che non si vada a mettere in un guaio,per quanto ne so, pierre non è il massimo dell’affidabilità…potrebbe anche essere che la stia ingannando… ancora.

Però, perché dovrebbe farlo, in fondo pare che lui ci tenga a lei. Lui non c’era all’incoronazione,forse avrebbe avuto paura della reazione delle persone che partecipavano. Ma se ci teneva ad essere presente,l’unica reazione di cui si doveva preoccupare era quella di chocola… forse dovrei parlarne con lei,provare a farla ragionare, la conosco, se è davvero come penso e non glielo dico lei andrà avanti con lui fino a sbattere contro un muro, ed è lì che cadrà a pezzi…

Lei è così maledettamente testarda, ma anche così fragile… non sopporterebbe un’altra delusione, da parte sua…  ma forse stò esagerando, forse a lui importa davvero di lei, infondo, magari ci tiene, e allora non le servirò più io che me ne prendo cura e che evito che cada, ci sarà lui a prenderla…

E vanilla? Come starà lei? infondo ha appena rinunciato a ciò a cui teneva di più, ma ha fatto bene, lei non ha abbastanza polso fermo per governare… ha fatto bene a cedere la corona a chocola…

Da quando sono venute sulla terra sono cresciute molto… adesso che ci penso come accetterà il popolo la scelta di chocola di stare insieme a un malefico?!

E la guerra? ho la strana sensazione che non sia finita qua, non ancora, cosa dovrà affrontare chocola quando sarà regina? Quali rischi e pericoli dovrà affrontare? ha fatto la sua scelta…ne dovrà affrontare le conseguenze, spero solo che duke riesca a starle accanto…”

 

Vanilla

 

“Sono felice, tutto stà andando a posto, Chocola finalmente è riuscita ad avere ciò che desiderava da tempo, non parlo solo della corona, cosa che faceva più per la madre che per se stessa, bensì per pierre, quel ragazzo ce ne ha fatte passarre di tutti i colori, ma proprio non riesco ad odiarlo, forse perché sono riuscita a conoscerlo anch’io quand’ero regina dei malefici,sono riuscita a vederlo sotto un’altra luce, non è un cattivo ragazzo, spero solo che la loro storia non crei dei problemi sia sulla terra che su extramondo, fondamentalmente  lui è stato il principe dei malefici ma forse anche gli altri riusciranno a vederlo come lo vedo ora io….e le socie del suo fun club? Come l’avranno presa, che domande, ancora non lo sapranno, e quando verranno a saperlo  l’unica cosa che potranno fare è ingoiare il boccone amaro….

Avrà fatto prendere un colpo a robin… e una delusione a houx… già povero houx, l’avrà presa malissimo… ma anche a lui tocca ingoiare il boccone amaro..

E io? Io che farò? Magari resto sulla terra e mi troverò un lavoro, o magari torno a palazzo e mi troverò qualcosa di utile da fare…. Vedrò al momento opportuno…

E se scoppiasse di nuovo la guerra, combatteremo di nuovo? e pierre, da che parte starà? Che domande, vicino a chocola, ovvio, spero abbiano fatto la scelta giusta….”

 

 

Houx

 

“Ecco, è fatta, la ragazza è andata, l’ho persa.

E io che nutrivo pure una speranza di riuscirci. Certo,non era esageratamente grande questa speranza, ma se fossi riuscito a farla innamorare solo un pochino di me… e dire k stavo pure per dichiararmi,mentre invece lei pensava già a LUI, a quell’essere…

Ma che me l’ha fatto fare di difenderla pure quando era in pericolo per colpa SUA, già, sempre colpa sua.

Bhe, certo, è stato solo un bacio, un stupidissimo ed insignificante bacio. Si, un insignificante bacio, ma intanto l’ha dato a lui. E se… ma si, certo, infondo resta pur sempre un malefico, potrebbe anche essere tutta una farsa, e magari lui la sta soltanto usando, e se è davvero così quando lo scoprirà sarà a pezzi, e allora io BAM, piombo dal nulla per consolarla, e così, nello sconforto più totale non potrà far altro che innamorarsi di me…però, se l’avesse davvero ingannata non so cosa farei, vado la e……forza  houx, chi vuoi che ti creda ?! in fondo a te dispiace che chocola si sia innamorata di lui, quanto vorresti eh?! Che quel  bacio l’avesse dato a te invece che a quel malvagio.

E poi, cos’è che vorresti fargli?! “vado  la e…”, ma se l’ultima volta che hai provato ad affrontarlo ti ha steso come fossi un ramoscello spezzato…che figura? E per cosa poi ti sei battuto?! Per lei, che nonostante tu sia sempre stato dalla sua parte ti ha rifiutato per lui… si però lui quante volte c’era quando avevi bisogno? MAI, mai eppure continui a scegliere sempre e comunque lui… certo ti sei cacciata in un bel pasticcio, e adesso quando avrai bisogno di qualcuno spero ci sarà il tuo pierre perché io non sarò di nuovo li a consolarti, non ancora! Brava, complimenti, vedi di mettere a rischio la tua incoronazione per lui… e se tu rinunciassi veramente pensi seriamente che lui sarebbe li per te…no…ma sai che ti dico?! Fai quello che vuoi…è la tua vita, gli ha dato il tuo primo bacio, il tuo cristallo del cuore, e visto che il tuo cristallo sarà per sempre, suo lascia che prenda anche il tuo futuro…e non ci pensate alle conseguenze?! Che ne penserà extramondo della vostra decisione, sempre che a pierre interessi veramente qualcosa di te… e che senso avuto la lotta che abbiamo fatto?! che senso avrà avuto la tua sofferenza per vanilla e per tutto extramondo che soffriva? Nessuno, e tutto questo è successo per colpa sua, per i suoi capricci… ma sai che ti dico? Fa come vuoi…”

Silvet

Che stupido!! Tanto lavoro per farlo diventare così potente e lui ai primi occhi dolci che incontra, che fa?! Butta tutto all’aria, io l’ho sempre detto che l’amore alla fine rovina sempre tutto, e poi di chi si doveva innamorare, di quella…quella…bimbetta, si, non è altri che un’innocua bimbetta,di cui però è innamorato…ma dimmi te? E ora io che faccio? Devo cercare di fargli cambiare idea… ma come? L’unica a cui adesso da retta è quella….bimbetta, ma forse è solo una cotta e presto tornerà ad essere se stesso, si, si silvet, aspetta e spera… non tornerà mai indietro, non senza di lei.

Devo fare in modo di separarli!

Può anche essere che lei rinunci a lui, per non mettere a rischio la sua incoronazione, ma testarda com’è, quella bimbetta, piuttosto rinuncia alla corona! Maledizione, ma a me doveva capitare….

Male che vada, posso sempre trovare un altro principe dei malefici ma la ricerca sarebbe difficile… potrei sempre arruolare qualcuno….ma andiamo silvet, non dire sciocchezze, il principe di che? Dei malefici? Ma se sono stati sconfitti…faremmo paura giusto a quell’altra bimbetta di vanilla, un’altra sciocca…

Di una strega, di una strega doveva andarsi ad innamorare, ma tu vallo a capire…

E poi…adesso…cosa pensa di fare? Crede davvero che se chocola diventa regina il mondo lo accetterà?! No e a quel punto subentrerò io, provando a fargli mettera la testa a posto, a quello sciocco….

Devo trovare un modo… per quanto tempo ci vorrà io DEVO trovarlo!!

 

 

Yurika

 

7.00 a.m.

Yurika è ancora a letto e si è appena svegliata…

“eccolo, arrivato puntale, il dolore che da ieri mi colpisce forte e impetuoso, eppure me lo dovevo aspettare, l’ho capito dalla prima volta che si sono incontrati, che andava a finire in questo modo. Ieri aveva uno strano sguardo, ma possibile che solo io me ne debba accorgere? Preferirei essere cieca come le altre, piuttosto che soffrire così….

Ieri era cominciata così bene la giornata, impaziente com’ero di rivederlo, mi ha fatto uno strano effetto risentire la sua voce dopo due giorni che non lo vedevo, le ragazze erano euforiche, come sempre.  a prima vista potrei giurare che sembrava lo stesso, già, a prima vista…le ragazze erano impazienti di fargli la fatidica domanda, e per non sentirle più, gliela posi io, “dove sei stato in questi due giorni?”, è li che mi è scoppiata la bomba in mano, non l’avessi mai chiesto, il suo sguardo in un attimo era cambiato,mi fece un sorriso gentile, “sono stato malato” è stata la sua risposta, che bugiardo, ma sinceramente in quel momento la preferivo quella bugia, quell’innocua bugia che ancora per poco mi salvava dalla verità, ma è difficile aggrapparsi a un illusione, perciò, quando tutte le ragazze se ne furono andate, gli dissi con voce pacata e gentile “avanti pierre, ti conosco, cosa hai fatto in questi due giorni?” accennai un sorriso, lo conoscevo bene. “non ti sfugge niente, noto” mi disse con voce tranquilla e leggermente divertita,eppure lo notavo lo stesso che la domanda lo infastidiva, “niente di speciale”. Si, come mi aspettavo, da lui si può pretendere solo una risposta a monosillabi, perché è così riservato? O almeno, perché lo è anche con me. non ti credo, non credo alle false risposte che mi stai dando. “sai, in questi giorni ci sei mancato” provai a cambiare discorso, mi rivolse un sorriso e si avviò verso l’uscita, io lo seguii a testa bassa, “ci tieni davvero a sapere cos’è successo?” annuii dolcemente, “bene”proseguì  lui “ho baciato chocola” mi disse in modo freddo a testa bassa quasi dispiaciuto per me… “bene” seppi solo dire, le parole mi bruciavano in gola, lui era girato di spalle, non mi guardava, “non dici niente?credevo fossi ansiosa di sapere cosa avevo fatto” io continuavo a tacere. Non che non volessi parlare, ma davvero non sapevo cosa dire. “ci tieni a lei?” chiesi dopo una pausa che ai miei occhi era troppo lunga, “sì” rispose lui secco “ adesso devo andare, mi ha fatto piacere vederti” proseguì lui … no, aspetta, io ho ancora qualcosa da dire “pierre…” lui si fermò, voltando leggermente la testa, notai che con la coda dell’occhio, aveva lo sguardo posato su di me, in attesa delle mie parole “io sono …” le parole mi morivano in bocca “felice per te” lo dissi d’un fiato, senza ripensamenti, vidi lui girarsi e sorridermi dolcemente “bene, ci tengo alla tua opinione” si, certo quante volte avevo sentito quella frase, avevo il suo rispetto ma non lui.

E adesso? Tra poco mi devo alzare e subirmi le ragazze che ne faranno una tragedia, povera chocola, l’assilleranno per giorni, ma è quello che si merita, dopo tutto si deve aspettare le contro indicazioni in questo rapporto …”

 

Chocola

 

“Finalmente, ci sono riuscita, sono diventata regina, o meglio, quasi regina…quegli antipatici, devono sempre avere qualcosa in contrario, non che mi dispiaccia stare sulla terra, ovvio, ma quando tornerò mi toccherà mettermi a studiare, e  ti pareva che andasse tutto a posto… non sono ancora pronta a diventare regina … stando sulla terra ho la possibilità di rivederlo, dopo l’incoronazione non si è più fatto vedere, chissà cos’è stato per lui quel bacio, avrà avuto la stessa importanza che ha avuto per me? Ma sì, certo che sì, lui mi ha donato il SUO cuore e mi ha detto che era felice di avere il mio, prova di sicuro qualcosa, il cristallo non sarebbe di un rosa così intenso, chissà che imbarazzo quando lo incontrerò, cosa ci diremo? pierre di sicuro mi dirà qualcosa che mi farà arrabbiare, e mentre io mi arrabbierò, lui si divertirà… in questo caso allora, non vedo l’ora di divertirlo…

Ma lui deve rispondere ad alcune mie domande prima, troppe cose devo sapere, anche se so che alcune di queste risposte mi faranno male, ma io ci tengo a lui, non saranno mai troppo dolorose da farmi cambiare idea…

Chissà lui che ne pensa? chissà cosa farà adesso? qualunque cosa a me andrà bene…

Spero solo che robin non ce l’abbia con me,in fondo gli ho disubbidito, lui mi aveva detto che non lo dovevo più rivedere, e che dovevo stare lontana da lui, certo, è facile a dirsi, ma come facevo a stargli lontana? Dovevo andare contro a ciò che volevo e indiscutibilmente ciò che voglio è lui. cosa ne penserà la regina candy? Non mi importa, perché devo star a pensare a ciò che vogliono gli altri? la vita è mia, sono io a decidere, le persone che in questi giorni hanno tanto da criticare pierre, nemmeno lo conoscono, come fanno a dire che è una persona cattiva? Si, lui con me è stato cattivo molte volte, ma è cambiato, anzi, è ritornato se stesso, non è più la persona che tutti conoscevano o che non hanno mai conosciuto, sono solo capaci di giudicare, ma nessuno lo conosce, nessuno lo ha mai visto veramente…

Speriamo solo che col tempo extramondo, si abitui a lui, la regina candy non sopporterebbe una rivolta dopo tutto quello che c’è stato, speriamo che non mi mettano di fronte a un bivio: pierre o la corona, ma sappiano che io non rinuncerò mai a pierre… qualunque cosa accada. finalmente lui è mio e nessuno adesso me lo porterà via, è già successo una volta, quando eravamo piccioli, non accadrà di nuovo….

E se succedesse davvero? Se mi mettessero davanti ad un bivio? Lui cosa direbbe, starebbe dalla mia parte? O si farebbe da parte? No, io non glielo permetterei… ho faticato tanto…”

 

Pierre

 

“E adesso che l’ho conquistata, cosa penso di fare? Lei diventerà la regina di extramondo, io non posso che farmi da parte, il regno non mi accetterà mai, ma non posso impedire a chocola di diventare regina, non me lo perdonerei, e sono sicuro che anche lei ci starebbe male.

Lei, quando ci vedremo, si aspetterà qualcosa da me, ma cosa non lo so neanche io. Non posso di certo dirle che non voglio stare con lei, perché mentirei a me stesso e la farei molto soffrire, e non voglio. l’ho baciata e non mi è dispiaciuto, come non mi dispiace stare con lei, l’unica cosa intelligente da fare ora è aspettare, aspettare che sia lei a dirmi qualcosa, e se sarà necessario, mi metterò da parte. Quando avremo l’occasione di parlare, da soli, lei mi farà delle domande, vorrà di certo sapere la verità su di me, su cosa mi è passato per la testa da quando ci siamo conosciuti, o meglio rincontrati.

Devo solo tenere d’occhio i malefici che sono sopravvissuti, sono capaci di prendersela con chocola per ciò che è successo, non permetterò a nessuno di farle del male, ho dato già del mio ed è bastato, l’ho fatta molto soffrire e non se lo meritava, e pensare che la prima volta che l’ho vista ho persino detto che non era certo il mio tipo, che non mi piaceva una ragazza con un carattere così difficile da domare, che sciocco, forse è proprio perché è così diversa da come me la immagino, forse è proprio perché è così diversa  da ME che mi sono innamorato di lei, il suo modo di essere, la sua vivacità, la sua irritante strafottenza mi mandano in confusione.

E domani? Cosa le dico domani? si aspetterà che sia io a dire qualcosa, e così sarà, ma cosa dire mi verrà sul momento. Prenderla in giro non sembra tanto male, il suo viso rosso di rabbia lo adoro, e quando mi risponde per le rime mi diverto a farla arrossire ancora di più, non per la rabbia ma per il modo in cui riesco ad imbarazzarla e poi farla ammutolire. Quella ragazza è sorprendente, sarà una grande regina, di questo ne sono sicuro.

L’incontro con yurika e le altre a casa sua è stato molto strano, è stato difficile dire a yurika del bacio, non l’ha presa troppo bene, e che mi aspettavo? Lei ci tiene molto a me, e in qualche modo anche io a lei,mi dispiace farla soffrire, ma era giusto che sapesse la verità, le altre faranno il diavolo a quattro con chocola, ma giuro che se non la finiscono di intromettersi mi arrabbio sul serio, devono smetterla di darle fastidio, infondo “ lei è la mia preferita” e loro devono capirlo, ho fatto la mia scelta e loro devono rispettarla.”

 

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Capitolo 2
*** Rivedersi ***


rivedersi

erano le 3 della mattina
chocola era ancora sveglia e cercava di prendere sono nel suo letto "uff ma si può sapere perchè non mi addormento?! domani devo anche andare a scuola" disse con voce tra il preoccupato e l'infastidito perchè non si addormentava, " sarà meglio che mi alzo, quel rompi scatole di Duke non fa altro che russare, di certo non facilita il mio sonno" in punta di piedi chocola si diresse verso la cucina, dove lì vi trovò Robin e la testa immersa nel frigo con la sua solita giacca di pelo viola posata sulle spalle, "ehi, robin che ci fai qui?" chiese chocola sorpresa nel vederlo, "chocola! mi hai spaventato! sono appena tornato da extramondo... tu come mai sei ancora sveglia, domani devi andare a scuola lo sai!"
"lo so lo so, ma proprio non riesco a dormire e quell'immpiastro di ranocchio non mi da pace con il suo russare" disse lei infastidita, poi il viso le si illumino, " cosa ci facevi ad extramondo?"
"la regina mi ha convocato a corte"
"ah! e di cosa avete parlato?" chiese lei curiosa.
il capo di Robin si abbassò, "di te, Chocola..."
Chocola farfuglio qualcosa fra se e se molto infastidita.
" chocola lo sai che non è una buona idea questa storia!" proseguì lui
"quale storia, pierre intendi?" disse con una falsa voce incuriosita
"Chocola ascolta..."
"No, ora sei tu ad ascoltare me" proseguì lei "sono stanca di queste continue intromissioni, Pierre non è ciò che tutti pensate, ne tu, ne la regina Candy, ne tutti coloro che fin'ora si sono intromessi lo conoscono!"
"si Chocola hai ragione..."
"e allora qual'è il problema?"
"il problema è che tu sei la pretendente al trono e non siamo sicuri che il popolo lo accetti, ma non è solo il popolo che lo deve accettare..." la sua voce si ruppe, "lo devo accettare anche io"
"si, ma il popolo sei tu, tu lo rappresenti, se lo approvi tu, il popolo ti seguira, qual'è il problema, io di lui mi fido..."
"e io mi fido di te ma..."
"ma cosa?"
"ma nulla toglie il fatto che è un malefico"
"è stato" lo interruppe lei
"e le cose potrebbero non esssere come appaiono" proseguì lui senza neanche ascoltare l'aggiuna di Chocola "non capisci che potrebbe essere tutto un inganno?
"ma lui mi ha donato il suo cuore, lo a donato a me, ed è rosa, batte per me, se davvero volesse ingannarmi, pensi davvero che l'avrebbe fatto?!" Chocola era incontenibile, bolliva di rabbia, perchè tutti dovevano accusarlo? perchè Robin non si fidava più di lei?!
Robin non sapeva più cosa dire, "daccordo, se è questo ciò che pensi, rispetterò la tua decisione" lui le sorrise con dolcezza, "ho fiducia in te"


Il giorno dopo a scuola..
 "Dolce dolce magia, magia di Chocola!"
un cuore rosa si posò sul petto di Chocola, la sua faccia era soddisfatta ed euforica, mentre quella di Blanca sbiancava...
"tutta fortuna..." farfugliò la topolina...
"tutta fortuna?! questa si chiama bravura" gongolò chocola...
"brava chocola! hai cominciato bene il ritorno a scuola!" disse dolcemente Vanilla con una voce lusinghiera
"sì, sì lo so, tutta bravura...” disse indietreggiando mentre gesticolava e si dava arie, all'improvviso andò a sbattere contro qualcosa, si voltò di scatto ed è lì che lo vide...
"modesta come al solito" disse Pierre alzando un sopracciglio
"e tu da quando in qua ascolti i discorsi altrui?! e comunque non è colpa mia se sono bravissima!"
"figurati, però per diventare regina devi fare molto di più"
il viso di Chocola si rabbuiò ripensando al discorso fatto con Robin la sera precedente...
"daccordo Chocola" disse Vanilla distraendola "io mi avvio in classe..."
"cosa? non vorrai lasciarli da soli?" si intromise Blanca
"per ora non ho mangiato nessuno" disse Pierre lasciando la topolina a bocca aperta per l'intervento. "andiamo?"  chiese Pierre gentilmente a Chocola
"daccordo" disse chocola con le guance arrossate ma con un tono grintoso. Pierre la prese per mano trascinandosela dietro, Chocola a quel tocco arrossì ancora di più...
mentre si avviavano verso l'entrata incontrarono il fan club
"ma guarda chi si vede" disse una di loro
"buongiorno ragazze" disse gentilmente Pierre ma non mollando la presa da Chocola; Yurika a quella visione abbassò gli occhi.
"abbiamo saputo la splendida notizia!"dissero con un tono aspro
"non sono affari vostri" disse Chocola con tono aggressivo fulminandole, per poi incrociare il suo sguardo con quello di Pierre, fulminando anche lui. Pierre, guardando il suo viso sorrise divertito.
"e tu cos'hai da ridere?!" sbottò Chocola rivolta a Pierre
"non si parla al principe in questo modo" dissero le socie in coro
"io parlo come mi pare e piace con lui" continuò Chocola. La lite divampò e prima che si trasformasse in una rissa, Pierre strattonò Chocola
" forza, andiamo" disse lui spezzando il gruppetto del fan club per passarci in mezzo.
in quel momento, passò accanto a Yurika lanciandole un'occhiata, i loro sguardi si incrociarono per poi finire salutando le altre.

Quando furono lontani Chocola lasciò la presa su di lui per poi aggredirlo, "perché gliel'hai detto?"
"cosa?" chiese lui con uno sguardo curioso
"quello che è successo!" proseguì lei ancora più arrabbiata
"e cos'è successo?" chiese lui ancora più divertito dalla sua risposta
"lo sai benissimo!" replicò con una furia cieca.
"no, non lo so" proseguì lui con una calma che la fece arrabbiare ancora di più!
"smettila di prendermi in giro!" disse lei stufa
"parli del bacio?" chiese lui calmo e pacato
lei diventò rossa in poco tempo "e di cos'altro se no?"  replicò a testa bassa ma mantenendo un tono di sfida
"perchè non avrei dovuto?"
"perchè ora loro se la prenderanno con me!"
"hai paura?"
"no, ma le odio e saranno assillanti"
"no non lo saranno"
"e tu come fai a dirlo? lo hanno fatto altre volte quando..." la sua voce si ruppe, non voleva stare a replicare che era un malefico, se lo era sentito dire troppe volte "insomma, quando succedeva tu non c'eri" si riprese velocemente
"non succederà ancora" disse tranquillamente...
" e chi lo dice?"
"io, ora ci sono io con te" disse con un tono deciso
"il giorno in cui tornano con un occhio nero ne riparliamo"
"almeno sei tu a non averlo"
"figurati"disse chocola sbruffona, poi cambiò tono "visto che siamo qui voglio chiederti alcune cose" la sua voce era insicura
"non ora, è suonata la campana ed è meglio andare in classe, potrai chiedermele all'ora di pranzo"
"sì, quando farò un incontro ravvicinato con le socie del fan club!" farfugliò lei pensando che non l'avesse sentita
"tranquilla" disse lui sorprendendola "loro sono più innoque di te"
"ne riparliamo dopo" disse lei allontanandosi.

ora di pranzo

la campanella suonò, Chocola si diresse verso la mensa per poi ricordarsi dell'appuntamento da Pierre. il  viso le si illuminò
"scusa Vanilla ma ho appuntamento con Pierre" disse Chocola correndo via, Blanca sbiancò, ancora.

Chocola arrivò nella sala privata di Pierre senza problemi, lo trovò seduto sul divanetto intento a leggere, finché non alzò lo sguardo appena entrò Chocola.
"Ciao" la salutò con un sorriso
"Ciao" rispose lei
"Hai avuto problemi di nessun genere?" chiese calmo, ma non preoccupato
Chocola gli si sedette accanto per poi ricordare che le socie del fan club non si erano fatte vedere....impossibile, non avrebbero perso l'occasione di fargliela pagare, e se... Chocola si voltò a guardare Pierre che intanto aveva ripreso la sua lettura, si allungò a dargli un bacio sulla guancia: era stato lui a parlare con le socie.
 "e questo per che cos'era?" chiese lui voltandosi
"non ho avuto nessun problema" rispose lei con un sorriso
"allora, quali sono le domande?"
" ah già, è vero!" rispose lei con un sorriso, la solita svampita pensò Pierre. lo sguardo di Pierre era posato su di lei, "quanto tempo prima che venissi sulla terra avevi deciso di rubarmi il cristallo?" chiese Chocola di un fiato
Pierre rimase sbigottito, "circa un mese"
"e mi odiavi così tanto?"
"sì" rispose lui, senza paura
"perchè hai fatto di tutto per farmi capire che eri un malefico?"
"per metterti alla prova"
" e se io l'avessi capito?" lei lo guardò in attesa di una risposta
"ma tu l'avevi capito, non volevi ammetterlo"
"se non facevo finta non ci sarebbe stato gusto per te vero?" le chiese lei, lo guardava ancora, lui capì che si stava arrabbiando
"no, tu non eri un giocattolo per me, volevo fare le cose per bene, ma sinceramente non mi importava molto di te, non come ora.
Chocola abbassò gli occhi un attimo, era felice di quella risposta, ma poi riprese "mi avresti uccisa davvero?"
"si, in quel momento si"
"provavi qualcosa per Vanilla?"
"solo affetto e poi la capivo bene ma se vuoi sapere se c'era qualcosa o se avrei voluto che ci fosse allora la mia risposta è no"
"e per Yurika?"
"perchè mi fai delle domande dove conosci già la risposta?”
"tu intanto rispondi!"
"no, non provo nulla per Yurika, è solo un'amica"
"perchè volevi me come regina dei malefici?"
"ormai mi ero affezionato a te, e poi ti credevo più adatta" Chocola si rilassò appoggiando la testa sul braccio di Pierre, che vedendo il gesto le sorrise e allungò il braccio su cui era poggiata per cingergli le spalle mentre lei si appoggiava sul suo petto. All'improvviso Chocola si illuminò
"perchè quel giorno hai cercato di baciarmi?"
“per convincerti, ovvio”                                                                                                                                                                                                                                    Chocola affondò il viso ne suo petto “hai degli strani modi di convincere le persone!”
“però funzionano in tutti i sensi”
“non molto, io non sono diventata regina dei malefici!” disse Chocola fiera di se stessa
“perché hai carattere”
“e allora il bacio che mi hai dato era un ringraziamento?”
“sì, e il cristallo era un extra” ribatte in modo infastidito
Chocola guardò la sua espressione in modo incuriosito, per poi scoppiare a ridere, quando riaprì gli occhi - che aveva chiuso per le risate- notò che Pierre la fissava divertito, finche con una mano le alzò il mento e si avvicinò per baciarla, il bacio fu lieve, Chocola di quel gesto inaspettato ne rimase sorpresa, subito dopo Pierre si alzò ponendole la mano “dai andiamo a mangiare” disse lui  
“ma io non ho ancora finito!” disse in tono supplichevole
“abbiamo tempo”
mentre stavano mangiando Chocola ti punto in bianco gli chiese “perché ti sei tuffato per salvarmi quando stavo annegando?”
“oh! Ti prego Chocola, dammi tregua!”
“d’accordo!” disse Chocola allegramente per poi abbuffarsi, Pierre la guardava tra il divertito e il sorpreso per la risposta, quella ragazza era proprio buffa!

quando finirono di mangiare si rimisero sul divano nella posizione precedente
“non so perché mi sono alzato. Quando ti ho vista in pericolo non ho pensato a nulla e mi sono tuffato” rispose Pierre alla domanda fatta dalla ragazza mentre mangiavano
“a proposito, grazie per avermi usato come esca”
“si, almeno avessi fatto quello che ti avevo detto”
“in quel caso eri tu in pericolo, dovevo fare qualcosa!”
“credi che non l’avessi previsto che il ragno si sarebbe accorto di me?” chiese Pierre stizzito
Chocola sbuffò “e allora cosa mi usi come esca?!” chiese Chocola isterica
Pierre si mise a ridere “sapevo che non eri in pericolo”
“si,si se poi mi succedeva qualcosa avevi sulla coscienza!”
“già hai ragione!” disse lui con un tono rassegnato
“ah sì?!”
“sì, era meglio saltare in groppa al ragno” disse con un tono di nuovo divertito
Chocola cominciò a colpirlo con dei piccoli pugni, poi divenne di nuovo seria “davvero ti eri spaventato per me?”
“sì, davvero”
“ed è lì che… insomma tu”
“mi sono innamorato?! Sì!”
Chocola era fiera come non lo era mai stata di quella risposta, la campanella in quel momento trillò…
“non ora, ho da farti altre domande…” lagnò Chocola
“puoi continuare dopo scuola”
“davvero?”
“se la cosa ti entusiasma tanto, sì” disse Pierre, rinunciando all’aspettativa di farla smettere di intervistarlo “ti vengo a prendere alla fine delle lezioni”
“ok” disse stampandogli un altro bacio frettoloso sulle labbra





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Capitolo 3
*** non ho altre domande!! ***


rivedersi

Il professore spiegava, le parole suonavano sempre uguali. Chocola aveva la testa altrove: pensava a Pierre, alle risposte che le aveva dato e a quelle che le doveva ancora dare, pensava al candido bacio, inaspettato, che lui le aveva dato, scatenando in lei forti emozioni, solo dopo molte riflessioni arrivò a pensare anche a Houx: da quando aveva raccontato del bacio, lui non le aveva più rivolto la parola, lei neanche aveva provato a chiedergli il perchè, sapeva che avrebbe fatto una scenata per il fatto che aveva scelto Pierre e non aveva proprio voglia di sorbirsi un'altra ramanzina... neanche Vanilla ascoltava molto la lezione; guardava Chocola, era davvero felice per lei, ma in quei giorni non avevano parlato molto. Chocola era euforica, ancora le doveva raccontare cos’era successo a pranzo con Pierre, ma avrebbe dovuto aspettare fino a sera, quando sarebbe tornata a casa dopo aver passato il pomeriggio con Pierre.

Le ore passavano in fretta, i compagni di classe delle due cominciavano ad agitarsi, e ben presto arrivò il suono dell'ultima campanella, Chocola uscì di corsa, andando a sbattere contro Pierre: non si ricordava più che le aveva detto di aspettarla davanti alla classe.
"ehi ciao" disse lei imbarazzata dal fatto di essergli andata addosso
"ciao Chocola" le sorrise lui gentile
"andiamo?!" chiese lei ansiosa

Si incamminarono verso l'uscita, quando furono fuori lui le chiese gentilmente "dove vuoi andare?"
"andiamo al parco" gli rispose riflettendo
"d’accordo, andiamo"
"e voglio prendere anche un gelato" continuò lei fissandolo
"sì, tanto per addolcire le domande"
"tanto te le farei in ogni caso, anche senza gelato"
"non avevo dubbi!" Pierre la prese per mano " dai andiamo!"

Durante il tragitto Pierre si fece raccontare da Chocola cosa aveva fatto durante la giornata, adorava sentirla parlare, la sua vivacità lo faceva sentire bene…

Al parco Pierre scelse una panchina lontana dalle persone, non voleva far ascoltare i discorsi che avrebbero fatto. Si sedettero l’uno accanto all’altra, Chocola era completamente voltata verso di lui,
provò a parlare, ma lui le mise un dito sulle labbra " aspetta, ho io una domanda da farti" disse serio guardandola
"e qual'è?" chiese lei sorpresa dal gesto del ragazzo
"hai ancora tu la camicia che ti ho prestato nel passaggio dimenticato?"
Chocola rimase sbigottita, poi si fece nervosa "ma ti pare una domanda da farmi?! non centra nulla!!"
"tu rispondimi, ce l'hai ancora tu?"
"sì, sì ce l'ho ancora io, ora tocca a me" disse Chocola impaziente
"e dove la tieni?" chiese lui con un sorriso
"ma che ti interessa?"
"e tu perchè mi fai tutte quelle domande?" chiese lui divertito
"io ne ho pieni diritti!!"
"bene, ce li ho anche io, rispondimi; e poi la camicia è mia, voglio sapere cosa ne hai fatto"
"sei insopportabile! d’accordo, io ti dico dov'è la camicia ma tu poi rispondi a tutte le mie domande!"
"ok"
Chocola spazientita buttò gli occhi al cielo "è nell'armadio, dove vuoi che sia?!"
"non lo so potresti anche essertene sbarazzata"
"figurati, perchè avrei dovuto?"
"non lo so magari in quel periodo mi odiavi"
"ti stò odiando più adesso, dal momento che non rispondi!"
"quindi non mi odiavi?"
"insomma! avevi promesso, tocca a me!" esclamò lei n tono quasi infantile
"mi odiavi sì o no? poi ti rispondo, giuro"
"non ci credo, anche prima l'hai detto!" continuò lei somigliando sempre di più ad una che fa i capricci
"ma io mantengo sempre la parola, dopo non ti interrompo più!" le disse lui gentilmente, speranzoso di ricevere una risposta
"uff! no, non ti odiavo!" gli rispose lei con un tono rassegnato dalla sua espressione gentile, diventò rossa e pur di non fargli notare quel momento di imbarazzo cambiò di corso “ok, ora lo sai, tocca a me!”
Pierre le sorrise dolcemente, anche con i vani tentativi di lei, si era accorto dell’espressione imbarazzata che aveva assunto, ma non glielo voleva far notare, gli piaceva quando faceva così. "che domande volevi farmi ancora?”

"bhe,sai,c'è stata una volta in cui io,per avere il tuo cure"
le ultime parole le disse abbassando la voce. Pierre si chiese come mai questa domanda gliela faceva a occhi bassi;la guardava interessato,la questine lo interessava non poco.
"mi sono...ehm trasformata in me, da grande..." Chocola non fece in tempo a finire la domanda,perchè pierre la interruppe
"si,con le scarpe dell'età. sbaglio o ti hanno creato qualche problema?" chiese lui con un sorriso beffardo sul viso
"oh,allora te ne sei accorto!" Pierre non riusciva a capire se era dispiaciuta o imbarazzata.
"certo che me ne sono accorto,un secondo avevo dietro una ventenne,il secondo dopo una vecchietta. come potevo non accorgermene?"
"ehi,vecchietta a chi?" esclamò Chocola irritata
"quanti anni avevi? Ti definiresti una ragazzina?”
pierre la guardava divertito,ma nel suo tono c'era un filo di serietà. Chocola si accorse che,per l'ennesima volta,Pierre aveva ragione…

Lui le rivolse di nuovo un sorriso “non avevi delle domande da farmi?”

Chocola non gli rispose, si poggiò sul suo petto “perchè la tua pelle è ancora fredda?” gli chiese accarezzandogli con un dito la mano, Pierre a quel tocco l’alzò e gliela pose sul viso.

“io credo che sia un tratto che mi è rimasto dall’essere un malefico” Pierre disse quella frase in un modo così indifferente da far arrabbiare Chocola.

“come fa a non interessarti il fatto che tu sei stato un malefico?!

“non è che non mi interessa, semplicemente non voglio pensarci, ora ci sei tu, per me è difficile far finta di niente, ma sinceramente non ho più voglia di pensare al passato visto com’è stato” quell’affermazione di Chocola lo irritò parecchio, ma non perse la calma, non aveva voglia di litigare con lei.

Chocola abbassò lo sguardo,non si aspettava davvero una reazione simile “mi…” non fece in tempo di finire la frase che Pierre le diede un bacio, mentre continuava ad accarezzarle il viso e i capelli.

“allora?” le disse Pierre sorridendole. “non hai davvero altre domande?”

“si, molte” disse lei aggrottando le sopracciglia “ma non ora, vorrei prendere un gelato”

“d’accordo, vado io”

“no… voglio venire anche io”

Si diressero insieme verso il chioschetto dei gelati, lei gli prese la mano, i sentimenti di Pierre erano davvero sinceri, nulla avrebbe potuto cambiare le cose…

Lui le porse il gelato “torniamo alla panchina di prima?” le chiese gentilmente

“no”

Pierre rimase sorpreso da quella risposta.

“guarda, si sono riempite tutte” disse lei lamentandosi

“principe!” una voce femminile, molto aggraziata li sorprese la dietro

“ciao Yurika, cosa fa qui?”
“mi era venuta voglia di stare un po’ in compagnia e così, ho pensato di venire al parco” disse lei molto gentile, ma ignorando completamente Chocola “vi dispiace se mi unisco a voi?”

Chocola abbassò gli occhi come se fosse rassegnata dal fatto di aver perso “scusa ma oggi ho preso un altro impegno” disse Pierre con freddezza.

“lo vedo” disse Yurika guardando male Chocola.

Chocola a quell’occhiataccia sbottò “qual è il tuo problema?”

Nel cuore di Yurika si era plasmato un cuore nero, a quella vista, Chocola strinse la mano a Pierre

“ora è meglio andare” disse Pierre intrecciando le dita a quelle di lei “a domani”

Yurika abbassò gli occhi “a domani principe”                                          

Quando furono abbastanza lontani Chocola squadrò Pierre “non avresti dovuto risponderle in quel modo!”

“volevi che stesse con noi?” le chiese Pierre brusco “se vuoi che stiamo insieme allora devi accettare l’idea che ci sarà sempre qualcuno con un cuore nero”

“io accetterò l’idea solo se mi prometti che non sarai tu ad incitare la nascita dei cuori neri”

“ok, ti va di andare a casa mia? li c’è il giardino, se vuoi possiamo continuare li l’interrogatorio” disse Pierre impassibile

“non possono dare così fastidio le mie domande!” disse Chocola con la voce tra l’arrabbiato e il triste.

“non è che non sopporto le tue domande ma quando sono con te non ho voglia di sorbirmi interrogatori” le rispose Pierre con un sorriso sulle labbra

Chocola sbuffò “ma io ho bisogno di sapere tutto quello che è successo tra di noi…” lo disse con un tono serio e deciso

“lo so… è per questo che ti lascio continuare, ma quando avrai finito anche io devo farti una domanda”

“e quale?”

“no, te la farò solo quando avrai finito tu, voglio che quando te la farò tu avrai tutta la calma per spiegarmi, non come prima, che mi hai quasi aggredito” rispose lui serio

Chocola gli fece la linguaccia per poi iniziare a ridere.

“vuoi andare volando?”

“ma io non so volare!”

“ti porto io” le disse Pierre sorridendole “dai vieni” Le mise una mano sulla schiena per poi sollevarla da terra “mi raccomando reggiti” le disse lui con un tono serio

“va bene, ma a che?”

“a me” le disse lui sorridendo

Pierre la strinse forte a se, assicurandosi di tenerla salda, per poi con un balzo librarsi in aria, il freddo pungente aumentava mentre salivano e anche la pelle di Pierre faceva la sua parte, ma Chocola non era nemmeno resa conto.

Furono in pochi secondi nella villa di Pierre. Vicino alla porta d’entrata non c’erano più le fiamme azzurre che tanto l’avevano intimorita il giorno in cui era andata a salvare Vanilla.

L’ingresso era molto più chiaro, di certo dipendeva dal fatto che non c’erano più cuori neri, questo faceva sì che Chocola si chiedesse dov’erano finiti.

Pierre guardando il suo volto cambiare espressione le sorrise “sono scomparsi insieme ad Ice” le disse con un tono serio ma guardandola con dolcezza.

“e gli altri malefici?” le chiese lei fissandolo

“sono scomparsi” stavolta era più serio che mai

“vuoi dire che sono tutti morti?” disse l’ultima parola con un filo di voce bloccandosi

“voglio dire che non si sa dove sono finiti”

“quindi potrebbero tornare?” gli chiese con un tono preoccupato abbassando gli occhi

Pierre vedendo la sua espressione la prese per un braccio e l’attirò a se “tu non ti devi preoccupare non possono farti del male”

“non riesco a capire perché siano così violenti!”

“perché cercano vendetta dopo tutto quello che hanno subito”

“anche tu eri per la loro causa ma non sei così cattivo”

“a parte il fatto che continuo a credere nella loro causa, anche io ero come tutti loro”

“ma ora non lo sei più” gli disse lei con tono di rimprovero guardandolo negli occhi

“hai ragione, ma questo è successo perché mi sono innamorato di te, se no sarei ancora come loro, non possono comportarsi diversamente, non conoscono altri sentimenti che l’odio” Pierre a quelle parole cambio espressione, Chocola non sapeva come ribattere, era sinceramente dispiaciuta per lui ma non trovava giusto quello che facevano i malefici.

“Ma la regina Candy ha provato ad appianare le cose e nessuno le ha dato ascolto, se i malefici non collaborano, io non so cosa fare”
“non sarà facile, ma io ti starò accanto, te lo prometto”

Lei gli sorrise, aveva piena fiducia in lui, poi lui cambiò discorso “dai andiamo in giardino, finiamo le domande”

Andarono nel giardino e si sedettero ad un tavolino chiaro con disegnate sopra delle rose, di un colore sbiadito, le sedie erano verdi, d’acciaio con lo schienale fatto di fiori e con ghirigori anche quelli in acciaio. Pierre chiese a Chocola se voleva qualcosa la quale però rispose di no.

“su, quali altre domande mi aspettano?” le chiese lui con un sorriso gentile

“lo sai che sei molto bravo a ballare?”

“grazie, parli della notte di walpurgis?” le disse lui sorridendo

Chocola annuì “perché mi hai chiesto di ballare quella sera?”
“perché credevo fosse l’ultima volta che potevo stare con te senza nessuno che si intromettesse, l’attaco che c’è stato prevedeva la distruzione completa, dopo quella sera credevo davvero di non rivederti più”

“tu provavi qualcosa ma mi avresti uccisa?!”

“non dipendeva da me, non avevo scelta, provavo qualcosa ma non era amore.”
“come no?!” disse Chocola stizzita

“no, credo fosse solo attrazione, o magari era amore e non me ne sono accorto, oggi ho usato delle parole inappropriate dicendo di essere già innamorato, comunque il momento in cui mi sono innamorato davvero di te è stato quella sera dopo la battaglia, nel passaggio dimenticato ho provato qualcosa ma non era vero e proprio”

“cos’è successo?”

“non lo so, ero da solo, dopo che ti sei messa in mezzo tra me, Robin e Glass, non so, ma è stata la prima volta che ho sentito battere il cuore rosa”

Il viso di Chocola arrossì violentemente quando si ricordò di averlo visto da solo piangere quella sera, e di averlo poi abbracciato, ma appena si era accorta che lui l’aveva sentita scappò

“qualcosa non va?” le chiese lui guardandola

“no,no” disse lei con un sorriso imbarazzato, facendo finta di niente “chi è stato a far scattare l’allarme quella sera?

“Silvet”

“sembravi dispiaciuto quando Houx e Soul mi hanno portato via” disse Chocola con un sorriso fiero sulle labbra

“mi dispiaceva aver smesso di ballare” la sorprese lui

“figurati se ci credo” borbottò lei a bassa voce incrociando le braccia

“e allora non cederci” le disse lui con un sorriso di sfida sulle labbra

“sei un bugiardo!” gli disse lei urlandogli contro

Lui scoppiò a ridere vedendo la sua espressione arrabbiata

“perché ridi sempre quando mi arrabbio?!”con un tono tra l’offeso e l’irritato

“perché sei bellissima quando ti arrabbi” le disse lui con un sorriso

Chocola abbassò gli occhi era stata fatta a pezzi dalla sua voce, non poteva immaginare di essere così innamorata da farsi buttare giù da una frase “quindi quando io mi arrabbio a te fa piacere?!”

“solo se sono io ad averti fatta arrabbiare e se non è nulla di grave” le rispose lui con un tono indifferente

“oh, ok! Pierre, ti ricordi quando io e Vanilla abbiamo cominciato a vendere il te a scuola?”

“si”

“tu, ecco, ti sei accorto che sono entrata nei tuoi sogni vero?” gli chiese Chocola preoccupata

“certo che sì” le rispose lui con il velo di un sorriso sulle labbra

“fammi indovinare, ti sei anche accorto di quando mi sono trasformata in un gatto?!” gli chiese lei con la rabbia negli occhi, dovuta alla faccia divertita di Pierre, ma non perse la calma

“sì, è stato bello farti il bagno, penso che quel giorno sia stata la prima volta che ti ho baciata”

“e se non la smetti il bacio al parco sarà anche l’ultimo che mi hai dato” disse lei facendo l’arrabbiata anche se non lo era

“io posso baciarti quando voglio” le disse lui alzando un sopracciglio

“non ne sarei così sicuro sai?!”

Pierre si avvicinò a lei con un espressione strafottente, le prese il viso tra le mani “vuoi vedere?” le chiese avvicinandosi, ma Chocola non gliela voleva dar vinta, così serro i pugni contro il suo petto “vedi di star lontano da me” gli disse spingendolo via “prima le domande!”

“d’accordo, scusami” le rispose lui rimettendosi a sedere

“quando Vanilla ha messo il tarlo della gelosia nel cuore del ragazzo che mi faceva la corte, perché ti sei congratulato con me quando gli ho portato via il cuore nero?”

“perchè in quel momento ti ho ammirato per il coraggio che hai avuto nel portarglielo via”

“ah!” Chocola non si aspettava sinceramente quella risposta, non avrebbe mai creduto che Pierre l’ammirasse per il suo coraggio, anzi, credeva che era una cosa che non sopportava di lei “non ho più domande” gli disse lei fiera

“davvero? credevo volessi sapere ancora molte cose”

“si, era così ma… non ho voglia di fartele”

“ok, allora posso cominciare a fartene qualcuna io” disse Pierre con voce pacata “hai mai smesso di provare qualcosa per me?”

Chocola diventò tutta rossa per l’imbarazzo “non è giusto, io non ti facevo domande così personali!!

“tu avevi le tue domande e io ho le mie, rispondimi”

Chocola sbuffò, odiava quando le voleva far ammettere le cose evidenti “no, mai”

“ti sono piaciuto dalla prima volta che ci siamo incontrati?” le chiese Pierre con un sorriso ma con un tono serio

“io credo…” Chocola odiava davvero quelle domande, ora capiva perché Pierre si lamentasse tanto “di sì”

“perché non ti sei mai lasciata baciare allora?”

“che domanda! Perché mi sarei dovuta far baciare da te? le prime due volte che c’hai provato io credevo fossi umano, e la terza, io, sapevo che tu non mi baciavi perché provavi qualcosa!”

Pierre rimase sbigottito, sapeva che erano quelle le risposte, ma non voleva credere che ci fosse così tanta forza dentro ad una ragazzina, si avvicinò a lei, per poi avvicinarsi al suo viso “prima ti ho detto che la prima volta che ho sentito battere il mio cuore è stato dopo lo scontro”

“sì, e allora?” Chocola aveva paura di quello che le voleva dire

“io quella sera ero da solo, mi sono rimproverato di averti permesso di metterti in mezzo, stavo piangendo, ma qualcosa, all’improvviso, da dietro mi ha fatto sentire un calore mai provato, ho sentito pronunciare il mio nome, ed ho sentito il tuo profumo” Chocola cominciò a diventare tutta rossa, era arrivata la domanda a cui non voleva assolutamente rispondere, ma non rispondere voleva dire arrendersi “eri con me quella sera?” Pierre pronunciò quella domanda in un sussurro

“io, dopo lo scontro volevo venire a cercare Vanilla, sono diventata invisibile perché sapevo che sarebbe stato pericoloso andarci da sola, quando ti ho visto mi sono chiesta dov’era Vanilla ma poi, ti ho visto piangere e così ti ho abbracciato e ho sussurrato il tuo nome, ma quando mi sono resa conto che te ne eri accorto sono scappata via” Chocola aveva la testa china, non voleva incontrare il suo sguardo, Pierre invece era felice di quella risposta, le prese il viso tra le mani e iniziò a baciarla senza staccarsi da lei.

 

Si diressero insieme verso l’uscita “si è fatto tardi, ora è meglio che vai” le disse Pierre “ci vediamo domani”

“ok, ciao” gli rispose Chocola con un tono allegro e un sorriso.

 

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Capitolo 4
*** Che hai detto? ***


Che hai detto??? Chocola camminava sicura per le strade, erano le sei, i lampioni erano già accesi nonostante non fosse buio ancora, c’erano molte persone per strada ma lei riusciva a schivarle lestamente, in poco tempo fu a casa, quando entrò trovò Vanilla, Houx e Soul che l’aspettavano in salotto, “si può sapere dove sei stata?” la rimproverò Soul
“con Pierre, e poi che c’è? Non è tardi!” si difese Chocola
Soul la ignorò, sapeva che era una battaglia persa, mentre Houx faceva finta di niente come se non fosse neanche entrata.
“vi siete divertiti?” gli chiese Soul con un sorrisetto e un tono di sfida
“sì, molto!” le rispose Chocola con un sorriso allegro. In quel momento entrò Robin
“sai Chocola, non dovresti fare così tardi” le disse Robin con aria indifferente
“uff! non è tardi!!”
“in tutti i casi vorrei chiederti un favore” cambiò discorso Robin “vorrei che invitassi Pierre a cena da noi domani”
Chocola rimase sbigottita, per un attimo si chiese se faceva sul serio “davvero?”
“sì, devo parlargli” le rispose Robin serio
“e di che?” chiese lei curiosa
“lo scoprirai domani, tranquilla non è nulla di grave”
“che bello! Così almeno avremo l’occasione di conoscerlo meglio tutti” esultò Vanilla, Houx continuava a far finta di niente.
“si, che bello, ho sempre sognato di avere un malefico in casa!” disse Soul sarcastico
“e io ho sempre sognato di non avere te in casa eppure…” gli rispose Chocola ancora più sarcastica
“smettetela, Pierre verrà a cena domani, fine della discussione” li rimproverò Robin più serio che mai, questo faceva sì che Chocola si chiedesse di cosa gli doveva parlare.
Finita la cena Chocola andò a prepararsi in bagno per dormire, quando finì salì le scale, aprì la porta della sua camera e lì seduta sul suo letto vi era Vanilla. Non appena vide entrare la sua amica Vanilla chiuse il diario, che aveva sulle gambe. Chocola le si sedette accanto incrociando le gambe
"Vanilla! Mi aspettavi?" chiese Chocola divertita.
"Si, ero ansiosa che tornassi, non vedo l'ora che mi racconti tutto!" esclamò la bionda.
"Bhè, da dove vuoi che cominci?"
"Dal principio. Cosa è successo stamattina dopo che vi ho lasciti soli?"Vanilla era davvero curiosa, e Chocola non voleva tenerla sulle spine, anche perchè aveva proprio voglia di raccontare a qualcuno cosa era successo.
"Oh, la mattinata è cominciata bene: abbiamo incontrato le socie del fan club" cominciò Chocola "e abbiamo cominciato a discutere, cioè, io e le socie litigavamo, Pierre ci guardava divertito, ti pare che si mette a litigare, è così perfettino, calmo, gentile ..."
"Chocola!!" la fermò Vanilla. Quella ragazza si perdeva con niente, aveva la testa fra le nuvole, viveva nel suo mondo, ma forse era anche per questo che le voleva così bene. Chocola riprese il filo del discorso prima che si perdesse in chiacchiere.
"Poi ci siamo allontanati e io mi sono arrabbiata con lui perchè ha detto alle socie..."
Vanilla la guardava divertita e colpita: quella ragazza aveva una vitalità e un enfasi contagiosi, era intrattenibile. Mentre raccontava tutto ciò che era successo con Pierre Vanilla non potè far altro di pensare che era davvero fortunata ad avere un'amica così.
"Cosa?!" esordì la tenera ragazza ad un certo punto "lui si è innamorato di te nel passaggio dimenticato?"
"Si, perchè ti sembra tanto strano?" chiese Chocola che non capiva
"Allora vuol dire che è anche merito mio!" Quando Vanilla vide che Chocola capiva ancora meno si chiarì
“Se non ti ricordi sono stata io ad invitarvi a casa di Pierre, e sempre io ho creato quel mare" specificò Vanilla
"Non ci avevo pensato". Detto questo Chocola continuò il racconto, descrivendo il pomeriggio e l'incontro con Yurika
"Quella ragazza è un pochino petulante nei confronti di Pierre" disse Vanilla calma con un tono gentile
"Un pochino? petulante? Ma è insopportabile. Le avrei messo le mani addosso " disse Chocola facendole il verso. Ma Vanilla non rideva, la guardava scioccata
"Chocola! Lo sai che sono contraria alla violenza!" A quell'affermazione la rossa si riprese
"Ma no Vanilla, stavo scherzando, e poi non avrei mai potuto farlo con Pierre accanto" Vanilla la guardò amorevolmente
"sei molto legata a Pierre" Chocola non capiva dove voleva andare a parare
"Bhè, si, mi pare ovvio... Perchè scusa, non dovrei?" Vanilla si mise a ridere a quell'affermazione
"No, non è quello che intendevo, ma più che altro sono preoccupata per te" Chocola cominciava a preoccuparsi,forse aveva capito cosa voleva dire l'amica
"Io mi rendo conto che tu lo conosci meglio di tutti quanti noi, però tu stessa sai quali problemi potrebbe comportare questa relazione"
"Intendi dire che Pierre è stato un malefico? Certo che me ne rendo conto Vanilla, e neppure lui se lo è scordato,ma anche tu sei stata regina dei malefici, eppure eccoti qui di fronte a me"Vanilla le sorrise scuotendo la testa
"No, non era questo che intendevo. Essendo stato lui un malefico è probabile che la regina Candy voglia che ne paghi le conseguenze, o forse il tuo popolo potrebbe non accettarlo." Chocola capì tutto e spiegò a Vanilla ciò che già aveva detto a Robin
"Io lo amo, e se davvero il popolo mi chiedesse di scegliere io non potrei far altro che scegliere lui" Chocola ormai era sicura della sua decisione, nessuno sarebbe riuscito a farle cambiare idea
"E se lui tornasse a essere un malefico?" Quella domanda Chocola l'aveva sentita un mucchio di volte, e ogni volta si arrabbiava, ma questa volta no, perchè sapeva che Vanilla lo faceva perchè le voleva bene
"Non potrebbe, lui ora ha un cristallo, e poi ci sono io con lui!"
"Si, certo, però anche quando è stato rapito dai malefici aveva un cuore, ed era con te" Vanilla sperò che Chocola non si arrabbiasse
"Hai ragione, ma ora lui è grande, e ha dei poteri, è molto potente, e poi io mi fido di lui!" Il tono in cui lo disse rassicurò Vanilla.
"E io mi fido di te, ma per favore, sta attenta, ho paura che la vostra storia possa creare una marea di cuori neri"
"Purtroppo lo so, quando parlavamo con Yurika se ne è formato uno"
"Promettimi che starai attenta" le chiese Vanilla
"Come al solito" detto questo le due amiche si abbracciarono, anche se Vanilla sapeva che se Chocola sarebbe stata attenta, come al solito allora, ci sarebbe stato da preoccuparsi.

Scuola elementare media, ora di pranzo.
“scusa, che cos’è che vuoi?” Pierre guardava Chocola sbigottito
“ti prego, ti prego, ti prego” lo supplicò Chocola
“tu vuoi che io questa sera venga a cena a casa tua?” le chiese Pierre gentilmente
“sì!” gli occhi di Chocola si illuminarono credendo che lui rispondesse di sì
“perché?”
“perché voglio che tu venga!”
“non se ne parla” le disse Pierre indifferente cercando di andarsene ma bloccato dalle parole di Chocola
“me lo devi!”
Rimase pietrificato dal fatto che Chocola avesse ragione “qual è il vero motivo per cui vuoi che io venga?” le chiese lui serio
“nessuno, voglio solo che tu venga, punto!” gli rispose lei brusca fingendo una finta diffidenza
Pierre le si avvicinò “se me lo dici forse vengo”
“prometti!”
“prometto”
Lei lo guardò rassegnata “Robin ha detto di volerti parlare” disse lei a bassa voce
“d’accodo verrò, a che ora?”
“davvero la cosa non ti disturba?” gli chiese Chocola colpita
“te lo devo giusto? Di cosa vuole parlarmi?”
“non lo so, ha detto solo che ” imitò la voce di Robin
“bene, vorrà parlarmi di noi due” le disse Pierre con sicurezza
“ieri ho parlato con Vanilla… le ho raccontato delle domande”
“e lei?”
Chocola non voleva dirgli che neanche Vanilla aveva molta fiducia in lui “niente, è felice” gli rispose Chocola con un sorriso, Pierre la guardò con tenerezza “almeno lei!” Chocola abbassò gli occhi mantenendo il sorriso
“non dirmi che sei spaventata?”
“io? E di cosa?” gli chiese Chocola con un tono di sfida
“delle persone che vogliono che noi ci lasciamo” le rispose Pierre con un sorriso
“i commenti degli altri non mi sfiorano nemmeno” gli voltò le spalle
“se lo dici tu”
“cosa vorresti dire? Che ho paura forse?” lo aggredì lei
“sì, e anche molta, e ignorare il fatto che tu non ce l’abbia non la farà sparire!”
“Pensa quello che vuoi, non mi interessa!”
La ragazza se ne andò furiosa e Pierre pensò di aver sbagliato a dire quello che aveva detto.

Chocola se ne stava nel cortile della scuola, mancava mezz’ora alla fine dell’ora di pranzo, non voleva vedere nessuno, non voleva pensare, ne parlare, sapeva bene di aver sbagliato a dire quelle cose a Pierre, ma non era riuscita a trattenersi. lei non sapeva nascondere ciò che provava, come lui, perciò, ogni volta che stava male tutti se ne accorgevano e glielo facevano notare, ma niente l’aveva mai infastidita più di quello che le aveva detto Pierre. le persone di solito le chiedevano cosa fosse successo e si limitavano a fingere di credere nella risposta che Chocola dava loro, ma Pierre era diverso. a lui non serviva chiedere, e non fingeva di credere nelle risposte che lei gli dava: lui le diceva cosa pensava, che lo accettasse o meno. Su questo fronte non sarebbero mai stati d’accordo, ma lei, dentro di se, voleva sapere cosa in realtà lui pensava. nessun giudizio, nessuna opinione le era mai importata tanto.
Le lacrime, pungenti e fredde, come non lo erano mai state, cominciavano a scendere. forse la verità è che non l’aveva fatta arrabbiare la sincerità che aveva avuto Pierre nel dire le cose, ma il fatto che quello che diceva era vero. Lei aveva paura, paura di perderlo, paura di provare ancora quel senso di vuoto che tanto l’aveva tormentata quando aveva scoperto che era un malefico, quel vuoto che sentiva ogni volta che pensava di averlo perso e che non sarebbero mai potuti stare insieme. eppure quella voragine era stata placata, anche se per poco, ora si stava di nuovo riaprendo, ma stavolta non era lui che lasciava lei, ma, al contrario, era lei che si allontanava ogni volta che qualcuno provava a spiegarle che tra loro poteva finire tutto. non volva sentire quelle parole, non voleva pensarci, non voleva neanche dirlo ad alta voce, eppure quelle voci soffocate che Chocola ignorava le erano di fronte, in attesa di essere ascoltate.
“smettila di piangere, non dirmi che verserai lacrime ogni volta che litigheremo?” una voce alle sue spalle parlava divertita ma allo stesso tempo seria “su, alzati”
Chocola guardava quel ragazzo alto, con i capelli di un biondo chiaro e con due occhi azzurri dalle lunghe ciglia con gli occhi umidi. si era tanto arrabbiata per una stupidaggine, l’aveva trattato male, eppure lui era lì, pronto a ricominciare da capo.
“è colpa tua se piango!” disse Chocola scorbutica alzandosi e asciugandosi le lacrime sul viso. Pierre la prese per un braccio e l’attirò a se, il viso di Chocola era poggiato sul suo petto, mentre lui continuava a stringerla forte.
“vedo che quando si tratta di me, hai la lacrima facile” scherzò il ragazzo rendendo la sua voce un sussurro. Chocola lo colpì con un pugno che fu soffocato dalle braccia di lui che continuavano a stringerla forte.
“non sei divertente” gli disse lei
Pierre sorrise, per poi lasciarla andare ma tenendola ancora per vita “da questo tuo pianto posso dedurre che tieni a me?” la guardò lui serio
“come se ti servisse vedermi piangere per intuirlo” borbottò Chocola “verrai stasera vero?” chiese mentre cominciarono ad avviarsi verso l’entrata
“certo, te l’ho promesso” rispose Pierre serio “Houx e Soul che ne pensano?” chiese il ragazzo del tutto indifferente
“Soul l’ha presa…meglio di quanto immaginassi e Houx…” Chocola fece una pausa “mi ignora da quando ho raccontato del bacio”
“di che ti sorprendi?” chiese Pierre improvvisamente serio
“che intendi dire, che dovrei fregarmene?”
“no, però hai pur sempre baciato un malefico” Pierre tornò di nuovo indifferente
“e allora? Soul non ha reagito così male!”
Pierre sapeva quello che Houx provava per lei, ma non glielo voleva dire, non per paura di perdere Chocola o per rispetto a Houx, ma non voleva che lei stesse male al pensiero di Houx sofferente, cosa che a lui, molto sinceramente, non interessava proprio. “non lo so, prova a chiederglielo”
“no! Lui mi farebbe una ramanzina e poi sentirei sempre le stesse cose, che ormai ho già sentito troppe volte!”
“quali stesse cose?”
“che tu eri un malefico, che questa storia potrebbe finire male…” poi Chocola pensò alle vere parole e all’avviso che tutti le avevano dato: lei rischiava la corona “...e basta!”
“e chi le avrebbe dette?” chiese Pierre con la sua solita diffidenza
“basta parlare di questo, stasera vieni alle 8”
Ormai erano arrivati di fronte alla classe di Chocola, mancavano dieci minuti all’inizio della lezione ma i compagni suoi e di Vanilla erano già dentro e avevano gli occhi puntati su di loro, ma Chocola non se ne accorse “d’accordo, ma entro la fine della serata voglio sapere chi ha detto quelle cose” le disse Pierre avvicinandosi al suo viso
“scordatelo, se lo vuoi sapere lo devi scoprire da solo!” Pierre le sorrise per poi baciarle una guancia, la sfiorò appena con le sue gelide labbra
“ci vediamo stasera” le disse lui allontanandosi.
Chocola voltandosi si ritrovò le sue compagne piazzate a un palmo di distanza “ti rendi conto che non puoi rispondere così al principe?” la rimproverò una di loro, ma senza essere aggressiva, anzi, fu quasi gentile il modo in cui lo disse
“come sei fortunata Chocola!” le sorrise dolcemente un’altra di loro
“lui è così dolce” replicò un’altra
Chocola non prestò attenzione ai commenti che fecero le altre. dolce lui? Avevano appena litigato, e lui non le aveva nemmeno chiesto scusa, ma forse perché era colpa sua. Chocola ripensò alla gentilezza con cui Pierre la trattava, non potè far altro che sorridere. più che altro era felice del fatto che non fossero spuntati cuori neri, dovuti alla vista di loro due, ma solo cuori rosa, per Pierre.

Mancava un’ora all’arrivo di Pierre, Chocola era tranquillissima, se ne stava sdraiata in beato riposo sul divano, “Chocola aiutami! Tra poco arriverà!” le urlò Vanilla agitata e allo stesso tempo disperata per l’atteggiamento di Chocola, mentre correva da una parte all’altra della casa “che figura ci facciamo se entra e vede questo disordine?!”
“rilassati, non c’è poi tanto caos!”
“Vanilla ha ragione Chocola, non vorrai fare brutta figura davanti al tuo Pierre?” le chiese Soul divertito
“e a te quand’è che interessa, e poi, la casa in disordine è l’ultimo dei problemi di Pierre!” disse Chocola premendo di più la testa nel cuscino per stare più comoda, poi un pensiero la travolse “ma… io sono in pigiama…” Chocola si alzò di scatto “devo andare a vestirmi” disse con la voce stridula correndo verso la sua camera “che mi metto?! Che mi metto?!” si chiese Chocola fissando l’armadio
“perché non ti metti il vestito bianco?” le chiese Vanilla comparendo alla porta
“quale?” le chiese Chocola guardandola incuriosita
“quello con i fiori neri ricamati sul fondo” Chocola fece una smorfia per poi vedere un altro vestito che spuntava dal fondo dell’armadio, era la gonna e la maglietta che indossava quando era andata all’acquario con Pierre, quando aveva scoperta chi davvero lui fosse, o meglio, che era. Accarezzò delicatamente la stoffa per poi fare un sospiro “Chocola, tutto bene?”
“sì, tutto a posto” disse Chocola guardandola con un sorriso “che ne dici invece della gonna di jeans, le calze a righe e la maglietta a maniche corte nera?”
“ma non è un vestito elegante Chocola!” le disse Vanilla gentilmente ma con un tono di rimprovero
“non preoccuparti, non credo lui si aspetti che io sia…” Chocola pensò a come Pierre si vestiva di solito, sceglieva i capi con cura ed era sempre perfetto “elegante”
“sicura di star bene?”
“si certo, sono solo… no niente!”
Le due tornarono nella sala principale, che ora, grazie a Vanilla, era messa in ordine, Chocola guardò Houx e Soul “vedete di comportarvi bene, o per voi saranno guai!”

Pierre era sdraiato sul letto e pensava, pensava alla litigata che aveva avuto con Chocola, a come lei aveva reagito alle sue parole, a come l’aveva trattato, non pensava che avrebbe mai permesso a qualcuno di trattarlo in quel modo. Invece eccolo lì a pensare alla ragazza che poche ore prima gli aveva urlato contro. Certo, forse era stato troppo diretto, in fondo lei lo amava, e il suo pianto lo dimostrava, se voleva dirgli che notava la sua paura avrebbe dovuto usare altre parole, ma l'importante era che lei avesse capito. cos'è che aveva detto? . A quel pensiero sorrise, Chocola sapeva essere buffa anche quando piangeva, quei suoi occhi lucidi, il suo sguardo fiero e deciso che diceva sempre quello che pensava senza l’uso delle parole, gli piacevano davvero tanto, sarebbe rimasto a guardarla per ore mentre si arrabbiava, senza batter ciglio. Quella luce che aveva mentre reagiva a una presa in giro di lui erano la cosa migliore che gli potesse capitare . Un piccolo, lievissimo sospiro uscì dalla bocca di Pierre. E poi quell'invito da parte di Robin. a che ora aveva detto? Le 8... Era meglio cominciare a vestirsi. Prese dall'armadio una camicia, dei pantaloni e una giacca nera, in fondo doveva solo cenare con la sua ragazza in compagnia di robin... E houx e soul. Pierre proprio non capiva che cosa avesse voluto Robin da lui. Ma se aveva informato Chocola, non c'era bisogno di preoccuparsi. L'unica cosa era munirsi di tanta pazienza, più di quella che aveva di solito, sopportare Chocola era facile, ma Houx, quel ragazzo aveva lo straordinario potere di fargli saltare i nervi, si intrometteva sempre tra lui e Chocola. Già immaginava i commentini aspri che sarebbero usciti dalla sua bocca quella sera. Perchè quel ragazzo non si metteva l'anima in pace? Chocola ora era sua, e anche se non lo fosse stata, non avrebbe mai e poi mai pensato a houx come qualcosa più di un amico, lo sapeva, ne era certo. Ormai quella ragazza non aveva più segreti per lui, era come un libro aperto. Forse lo aiutava anche il fatto che, essendo la sua ragazza, non gli nascondeva nulla, ma anche quando erano nemici per lui era facile capirla. Uscì di casa e si incamminò verso quella di Chocola. Molte ragazze lo seguivano con lo sguardo, o lo salutavano timidamente con la mano; altre più spavalde o semplicemente più coraggiose, lo richiamavano con un "buonasera principe", in attesa di una risposta o di un cenno di saluto, ma ne le prime ne le seconde ebbero mai questo minimo segno di interesse. Pierre, d'altro canto, non lo faceva per essere scortese, ma proprio non si era accorto di nulla, preso com'era nei suoi pensieri. Arrivò di fronte all'edificio, suonò il campanello e una voce gli urlò "eccomi, stò arrivando!". lui sorrise, in attesa che quella buffa ragazza, nominata Chocola, facesse capolino dalla porta. P.S il vestito k indossa Chocola è preso dal primo volume del manga di Sugar Sugar ank se la storia è presa dall'anime

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Capitolo 5
*** non sei nella posizione ***


non sei nella posizione

Uno scalpiccio annunciò l’imminente arrivo di Chocola. La porta si spalancò e se la ritrovò davanti con il suo solito sorriso raggiante e contagioso. Il velo di un sorriso si posò anche sul volto di Pierre nel vederla.  Una figura maschile da dietro le spalle di Chocola.

“ciao Pierre, come stai?” Robin lo salutò avvicinandosi a questo. Il sorriso di Pierre si trasformò da allegro a gentile

“buonasera Robin, tutto bene, grazie” . Robin invitò Pierre ad entrare, e non appena Chocola ebbe chiuso la porta gli corse accanto guardandolo

“comunque ciao” disse Pierre abbassando lo sguardo su di lei. Chocola gli sorrise mentre si dirigevano verso la sala da pranzo. Di Houx e Soul non c’era ancora traccia, e Vanilla accanto alla porta porse a Pierre un timido saluto. I quattro si accomodarono a tavola, un velo d’imbarazzo calò nella sala, finché non fu interrotto dall’arrivo di Houx e Soul

“oh, guarda un po’ chi c’è, Pierre!” esclamò soul sarcastico. Pierre lo guardò senza un’espressione ben definita

“è un piacere anche per me rivedervi”. Robin, vista la situazione che si stava creando, decise che sarebbe stato più opportuno cominciare la cena. Non appena questa fu servita il silenzio si ripresentò, per poi essere spezzato da chocola

“Robin che cosa volevi da Pierre?”. Lui alzò lo sguardo per guardare la sua protetta

“a tempo debito glielo dirò, e sarà poi lui a riferirtelo”. Pierre lo guardò incuriosito

“bene, perché anche io dovrei parlarti”. Pierre lo guardò serio. Robin gli rivolse uno sguardo comprensivo. Chocola si voltò verso Pierre guardandolo interrogativa, per poi voltarsi verso Robin aggrottando le sopracciglia. “non fare quella faccia, te lo diremo anche a te” specificò Pierre osservandola.

“quindi lo direte anche a noi?” domandò soul speranzoso. Robin e Chocola si voltarono guardandolo male

“il discorso che farò io a Pierre, se Chocola ne avrà voglia, ve lo dirà, ma non sono sicuro che ciò che Pierre mi dirà vorrà condividerlo anche con voi”. E qui scattarono le ire funeree di houx

“mpf, ovvio”sbuffò questo irritato. Pierre gli rivolse uno sguardo  deciso

“perché dovrei riferirlo a te che non ti degni neanche di parlarmi” si indispettì Chocola. Houx si alzò da tavola bruscamente

“tranquilla, tanto non mi interessa”  se ne andò. Soul abbassò lo sguardo sul proprio piatto, non condividendo i pensieri del fratello

“è diventato più impulsivo del solito”si giustificò soul sperando che non se la prendessero anche con lui. Sul viso di Chocola nacque una smorfia che giustificava l’odio che in quel momento aveva per houx

“ultimamente è insopportabile” disse esasperata la rossa

“hai provato a parlarci?” chiese affettuosamente Robin

“ci ho provato ed è come parlare con i muri” si giustificò la ragazza “non capisco perché si comporta così”. Pierre la guardò esasperato e meravigliato, davvero non se ne rendeva conto?!

“forse è semplicemente sconvolto, ha bisogno di un po’ di tempo” sussurrò vanilla. Dopo quel discorso ci fu un attimo di silenzio, poi la serata proseguì tranquilla senza interruzioni, fino a quando Robin non volle parlare con Pierre facendo uscire gli altri

“vorrei cominciare io il discorso, se non ti dispiace” cominciò Robin che ad un cenno di Pierre proseguì “voglio essere diretto con te: tu ami Chocola?”. Pierre lo guardò con aria colpevole. Il silenzio di Pierre preoccupò l’uomo

“io passerei le giornate intere assieme a Chocola, non la farei mai soffrire e non permetto che nessuno le faccia del male, ma essendo stato un malefico non so dirti se questo è amore, ma ti assicuro che non voglio perderla!”la sua risposta sembrava titubante all’inizio, ma poi si fece sicuro e deciso. Robin rimase sorpreso da quella risposta, ma poteva dire che ne era felice

“capisco la tua insicurezza, visto il tuo passato, ma questa è la prova che quello che senti è vero. Questo Pierre è amore”. Il viso di Pierre si fece scuro

“io non lo so, non ne sono sicuro se è come dici tu, ho paura di sbagliare tutto. Io non la conosco… non so nulla di lei” Pierre era incerto.

Robin lo guardò di traverso, un po’ incuriosito “come fai a dire che non la conosci?”

Pierre abbassò un attimo lo sguardo, per tornare poi a fissarlo “si, la conosco di carattere, ma non l’ho mai vista giocare con i bambini, non l’ho mai vista nella quotidianità”

“hai paura che dopo averla vista sotto questa luce, lei non ti piacerà più?”

“no, sono sicuro che la troverei fantastica ma…” fece una pausa “… ho paura di sentirmi ancora più estraneo nella sua vita”

“ma non puoi sentirti un estraneo se per lei sei una parte così fondamentale!” in uyn attimo calò il silenzio, ma tornò a guardare Robin

“grazie” disse sinceramente Pierre

“ok, allora” iniziò Robin “a essere sincero ti ho invitato qui per un altro motivo, ti devo chiedere un favore”

“continua” lo incitò Pierre

“all’incoronazione c’è stato un patto tra la regina e Chocola: lei sarebbe potuta tornare sulla terra per un certo lasso di tempo solo se, quando fosse tornata, si sarebbe messa sotto con gli studi, poiché ha delle lacune. Ora, il mio favore consiste nel chiederti di riempire queste lacune” Pierre lo guardò sbalordito

“in pratica devo fargli da insegnante?!

“a te darebbe ascolto. Se tornasse su extramondo per poi ricominciare gli studi, diventerebbe una cosa troppo lunga, e non abbiamo questo tempo”

“farò del mio meglio” Robin gli rivolse un sorriso

“e tu, di cosa mi volevi parlare?”

“ho paura per Chocola” Robin lo guardò stupito

“credevo… credevo ne avessimo appena parlato” il ragazzo scosse lievemente la testa alla sua espressione stupita

“ho paura che i malefici se la possano prendere con lei per quello che è success” Robin lo guardò stupito

“è la mia stessa paura”

“ho bisogno di sapere che tu la proteggi costantemente quando non ci sono” il velo di un sorriso si posò sulle sue labbra

“non credevo ci tenessi così tanto”

“è così, e ho bisogno di sapere che non le accadrà niente, non per colpa mia”

I ragazzi erano nel salone, e non c’era ancora traccia di Houx; era uscito.

Dopo la chiacchierata tra Pierre e Robin, la cena si concluse lì. Pierre salutò tutti, e quando fu sulla porta diede un bacio sulla guancia a Chocola. Dopo qualche ora Chocola se ne stava rannicchiata sotto le coperte quando sentì un rumore. Si voltò di scatto e vide Pierre poggiato sul davanzale, gli corse incontro spalancando la finestra “la porta non ti piace?” chiese divertita Chocola

“non mi sembrava opportuno dire a Robin che volevo incontrarti a quest’ora” lei si mise a sedere affianco a Pierre “sai, non è stata tanto male la cena” le disse Pierre sorridendo

“davvero?” Pierre le rivolse un altro sorriso. Chocola abbassò il viso “allora… cosa vi siete detti?”

“che da ora in poi dovrai fare ciò che ti dico” Chocola alzò un sopracciglio, girandosi per guardarlo meglio

“che hai detto”

“hai capito, devi fare tutto quello che ti dico”

“neanche morta!”

“e allora non diventerai regina”

“cosa centra questo? Perché non dovrei”

“perché se torni su extramondo senza aver imparato nulla la regina Candy non ti cederà mai il suo posto”

“e che c’entri tu?”

“Robin mi ha incaricato di insegnarti e di riempire le lacune che hai”

Il viso stupito di Chocola fece intendere a Pierre che non era affatto dispiaciuta “bene, ma non ti aspettare che faccia tutto quello che dici” disse lei con un tono di sfida

“vedremo” le rispose lui con un sorriso da sbruffone sulla faccia, ma con un tono tranquillissimo

“se tu ti aspetti che io…” cominciò lei urlandogli contro. In quel momento si alzò sulle ginocchia per dare più enfasi alle sue parole ma Pierre fu più veloce e approfittò della situazione. La prese per i fianchi avvicinandola pericolosamente a lui. Chocola bloccò subito la sua scenata diventando tutta rossa.

“vedi, so anche come farti azzittire” a un suo tentativo di ribattere lui la strinse più forte a se baciandola. Non fu il solito bacio, Pierre era più possessivo nei suoi confronti. Piano piano scostò le sue labbra da quelle di Chocola e cominciò a darle piccoli baci sulla guancia. Chocola diventò ancora più rossa in viso facendo un piccolo sussulto, però quei baci, per quanto diversi, non le dispiacevano. Pierre accolse quel suo momento di stupore per fastidio, si fermò subito. Si distanziò da lei guardandola negli occhi “non era mia intenzione” Chocola lo guardò stranita; cos’era successo? Aveva fatto qualcosa? Pierre, con le braccia si diede un piccolo slancio per gettare il peso sulla gamba poggiata sul davanzale “ora è meglio che vada” disse con un tono colpevole, ma Chocola lo fermò per un lembo della giacca

“no, aspetta… resta ancora un po’” disse Chocola quasi chiedendoglielo. Lui le rivolse uno sguardo interrogativo, non sapeva perché l’avesse fatto, ma non esitò a risponderle di sì. Chocola fece un balzo atterrando sul pavimento della sua stanza; Pierre la seguì, si sedettero sul letto di Chocola, ma Pierre notò la sua stanchezza

“dai mettiti a letto, io resto qui con te” Chocola non esitò a fare ciò che le disse.  Pierre si mise accanto a lei facendola poggiare sul suo petto

“Pierre…” gli sussurrò lei

“dimmi”

“dove… dove sono i tuoi genitori?”

Lui s’irrigidì “non lo so” le rispose lui brusco. Chocola si accorse del suo fastidio, ma non ribatté, voleva continuare a chiedergli, ma capì che in quella maniera lo avrebbe solo fatto arrabbiare, si stupì di risentirlo parlare “te ne parlerò, ma non ora, adesso dormi” Pierre appoggiò le sue dita fredde sulla guancia di lei. Chocola chiuse gli occhi felice di quella situazione

Il problema è che i due ragazzi non sapevano di essere osservati.

La mattina seguente, il sonno di Chocola fu interrotto dal suono della sveglia, accanto a lei non c’era nessuno, la cosa la irritò. Si preparò per poi prendere la scopa e andare a tutta velocità verso scuola, non si preoccupava di Saul e Vanilla che le urlavano di fermarsi. Appena arrivata corse verso Pierre, la strada era coperta da volantini gialli, ma la ragazza non ci fece caso. Arrivò di soppiatto alle spalle di Pierre, lo avvolse in un abbraccio e lui a quel contatto si girò “ben arrivata!”

“che fai?”

“leggevo questo” le disse Pierre porgendole un volantino identico a quelli che si trovavano per terra

“che cos’è?”

“la festa di fine anno” Chocola diede una rapida occhiata al foglietto

“ah! Non pensavo ti interessasse”

“è così, gli ho giusto dato un’occhiata mentre ti stavo aspettando!” Chocola diede un'altra occhiata al foglio

“e… noi ci andiamo?”

“se ci tieni”

“certo che ci tengo…” poi fece una pausa “sempre che non mi abbandoni come hai fatto stamattina”

“perche scusa?”

“avevi detto che saresti rimasto con me”

“pretendevi che dormissi con te?”

“sei tu che l’hai detto?”

“ho detto che sarei rimasto con te, non che mi sarei fermato a dormire” Chocola fece per ribattere, ma lui la bloccò “dai basta con questo discorso” ma il tono allegro con cui lo disse fu spezzato dagli occhi di houx che lo fissavano dall’altra parte del piazzale.

“va bene, ma non è finita qui” gli ribeccò Chocola, Pierre aveva ancora gli occhi puntati su Houx e viceversa, per sua sfortuna la ragazza se ne accorse, e fece per girarsi “che guardi?” ma il biondo la bloccò in tempo, prima che si accorgesse del ragazzo

“è meglio se vai in classe, noi ci vediamo più tardi” le disse Pierre frettoloso, quando si accorse che Houx se ne stava andando e che voleva che lo seguisse. Chocola lo guardò stupita, in quell’attimo Pierre pregò che non si fosse accorta di nulla, poi lei abbassò lievemente la testa “d’accordo, ci vediamo” Pierre si dispiacque per come l’aveva dovuta mandare via, ma voleva sapere cosa volesse Houx da lui, corse verso la parte opposta del piazzale che ormai era vuoto. Appena svoltò l’angolo vi trovò il ragazzo poggiato a una colonna

“finalmente” gli disse Houx voltandosi

“che vuoi?” gli chiese Pierre brusco

“sai, non dovresti entrare in camera di Chocola a quell’ora, qualcuno potrebbe pensar male” Pierre sgranò gli occhi, ma si rese conto che li aveva spiati per tutto il tempo

“non se è stata lei a chiedermi di entrare”

“non sei nella posizione per fare lo sbruffone”

“e allora dimmi che vuoi”

“voglio che lasci Chocola”

Pierre gli sorrise “e dimmi, se anche io lasciassi Chocola, tu credi davvero che lei si innamorerebbe di te?”

“non lo so… a me basta sapere che non sei tu a stare con lei, non la meriti”

“sì, forse hai ragione, ma resta il fatto che lei ama me, che quando sta in mia compagnia è felice, e lo stesso vale per me. Non ho intenzione di distruggere tutto” Houx perse il controllo

“tu non puoi amarla, sei solo un mostro!” gli urlò contro, Pierre ripensò ai suoi dubbi, Houx si calmò “devi lasciarla” esclamò sicuro il ragazzo. Nonostante i dubbi, Pierre era più deciso che mai a non mollare

“no!”

“non vorrei essere costretto ad informare la regina di voi due che dormite insieme”

“non abbiamo fatto nulla di male” gli disse Pierre deciso, non era una giustificazione la sua, quanto più un’affermazione

“vedrai, che con qualche particolare modificato la storia impressionerà anche la regina, Chocola per la sua imprudenza perderebbe la corona, e tu verresti processato”

“non ti crederebbe nessuno” disse Pierre con un velo di paura negli occhi

“scommetto che la regina Candy preferisca la mia versione a quella di un mostro, e tu non vuoi che Chocola perda la corona vero?”

“che cosa vuoi che faccia?”

“tu starai accanto a lei fino al giorno dell’incoronazione, dopo di che, sparirai dalla circolazione, andrai dai saggi e gli dirai di voler scontare la pena per ciò che hai fatto”

“così non farai altro che renderla infelice”

Houx abbassò la testa “lo so… ma le passerà io da oggi vi terrò costantemente d’occhio e giuro che se serve raccoglierò delle prove, sono sicuro che Chocola vorrà passare una notte in tua compagnia” Houx se ne andò a testa alta anche se non era poi così fiero di ciò che aveva fatto, ma era necessario.

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Capitolo 6
*** sto provando a chierti scusa ***


sto provando a chiederti scusa

L’esterno della scuola era deserto, erano tutti in classe, ma non Pierre. Dopo la chiacchierata con Houx  aveva deciso di saltare la prima ora per riflettere sul da farsi.  Come poteva schivare il ricatto? Se l’avesse detto a Chocola di sicuro avrebbe agito subito, com’è che aveva detto? Vi terrò d’occhio costantemente, chissà cosa intendeva, voleva davvero seguirli dappertutto?  Cercare il punto debole di Houx era inimmaginabile, e non aveva nessun altro a cui rivolgersi, non poteva di certo dirlo a Robin, figuriamoci a Saul, avrebbe dovuto confessare che aveva passato la notte con Chocola, e questo non lo aiutava. Il mal di testa non accennava a diminuire. Una voce lo distolse dai suoi ragionamenti “scusa, mi sapresti dire dove sono le medie?”.

Pierre non accennò ad alzare il capo “devi entrare nell’edificio, sono all’ultimo piano” il ragazzo pensò che il suo interlocutore se ne fosse già andato, o almeno sperava fosse così

“c’è qualche problema?” no, evidentemente non se n’era andato

“nulla, sono solo pensieroso”

“sicuro che non ne vuoi parlare?

-perché questo ragazzo non mi lascia in pace? - pensò Pierre  “non c’è nulla da dire” gli rispose con l’ultimo residuo di gentilezza, tutta quella che di solito aveva era andata fottuta con l’auto controllo che aveva sprecato con Houx

“sai, a volte parlare aiuta”

“non credo che parlare mi tirerebbe fuori da questo casino”

“però ti aiuterebbe a sentirti meglio”

Pierre lo guardò esasperato, ma con un sorriso gentile e grato delle sue attenzioni “l’amico della mia fidanzata mi ricatta perché non vuole che sia io a stare con lei, e sono costretto a lasciarla” quando il ragazzo stava per rispondere una voce fermò i loro discorsi. Una ragazzina dai lunghi capelli rossi veniva verso di loro correndo. Pierre appena la vide si alzò  per poi trovarsela tra le braccia, con il viso affondato nel suo petto. Dopo qualche secondo alzò il viso per guardarlo

“perché non sei a lezione?”

“e tu come fai a sapere che non ci sono andato?”

“perché sei qui”

“e allora perché ci sei anche tu?”

“perché le mie compagne di classe ti hanno visto e si sono messe ad urlare il tuo nome” lui le sorrise dolcemente e divertito, poi distolse lo sguardo da lei e lo puntò sul ragazzo

“ti presento…”

“Yuri, piacere”

“ciao sono Chocola” gli rispose allegra stringendogli la mano che lui le aveva porso

“e io sono Pierre” allo sguardo interrogativo di Chocola, le spiegò “è un ragazzo nuovo e ci siamo ritrovati a parlare”.

Il nuovo arrivato guardò ammaliato Chocola “allora io vado, ci si vede in giro”

appena si fu allontanato a sufficienza Chocola si rivolse di nuovo a Pierre  “non hai ancora risposto alla mia domanda”

“quale domanda?”

“cosa ci fai fuori?”

A Pierre tornò in mente il ricatto di Houx e cambiò espressione “niente, non mi andava di fare lezione”

Chocola lo guardò perplessa “tu non hai mai saltato le lezioni!”

“e tu che ne sai?”

Chocola capì che non gliel’avrebbe detto “allora che fai, entri o resti fuori?”

“dai, vieni che ti accompagno in classe”

Non appena furono davanti alla porta lei gli chiese se si sarebbero visti a pranzo, lui la guardò come per imprimersi nella sua testa quel sorriso “sì, certo” le sussurro, lei si alzò sulle dei piedi per baciarlo, e lui, capite le sue intenzioni, ne approfittò. Chocola capì che quel bacio era diverso, non era ne come quello che le aveva dato la sera in cui erano stati insieme, ne come quelli che le dava di solito. Sembrava che fosse l’ultimo, e a quel pensiero lei si spaventò, ma non volle darlo a vedere

“quindi ora torni in classe?” la sua non era una domanda, quanto più una speranza

“sì, certo”. Chocola rientrò in classe, tutte le compagne la guardavano gelose, con dei cuori neri impiantati nel petto, ma non ci fece nemmeno caso. La professoressa non era ancora arrivata e la ragazza si appoggiò alla finestra.

Vanilla le si affiancò “tutto a posto?” quando Chocola le stava per rispondere vide Pierre in cortile che si allontanava

“Pierre”sussurrò impercettibilmente lei

 

La campanella suonò e Chocola corse verso la sala privata di Pierre. Non vedeva l’ora di vederlo, di sgridarlo magari, di tenergli il muso. Ma non poté fare niente di tutto ciò: lui non c’era e il cuoco non l’aveva visto. Non sapeva se essere arrabbiata o cominciare a preoccuparsi, scelse la prima ipotesi. Nelle ore pomeridiane la rabbia di Chocola aumentò per le bugie che le stava dicendo. Quando a casa poggiò la borsa frettolosamente per poi dirigersi verso la porta “Chocola sicura di star bene?” le chiese apprensiva l’amica vedendola uscire

“io sì, Pierre tra poco non più, lo uccido!” le urlò in risposta mentre prendeva la scopa e volava via, arrivata a casa di Pierre cominciò a bussare, e non ricevendo risposta cominciò a battere pugni contro di essa urlando “Pierre, vedi di aprirmi! Lo so che ci sei!” si bloccò un attimo per poi riprendere più forte di prima “guarda che butto giù la porta!” lo minacciò lei, ma non ricevendo ancora risposta si allontanò e mormorando “io lo ammazzo” scagliò un incantesimo sulla porta, ma non ebbe successo poiché la porta era protetta a sua volta da un incantesimo più potente, batté un’ultima volta un pugno contro la porta, urlando il nome di Pierre. Appoggiò la fronte alla porta con il viso rigato dalle lacrime, poi si mise a sedere, ripensando al bacio che le aveva dato. Rimase così per un paio di minuti, poi decise di andarsene. Dietro quella porta c’era qualcun altro che stava male, forse peggio di lei, Pierre odiava trattarla così, ma non poteva fare altrimenti. Se l’avesse visto in quello stato avrebbe capito tutto. Quella notte, due persone stavano male, ma in modo diverso. Uno cercava tutte le possibili spiegazioni, e l’altro invece, capì una cosa: che trattandola così come aveva fatto avrebbe solo fatto soffrire entrambi. Era meglio comportarsi normalmente e farsi perdonare, solo così non l’avrebbe insospettita.

Il giorno dopo a scuola, intercettò la sua rossa preferita, era girata di schiena. Lui le arrivò alle spalle abbracciandola, ma quando lei capì chi era, si divincolò da quella stretta e cercò di allontanarsi. Lui però non la lasciava, finché non si voltò di scatto e lo guardò furibonda “che vuoi?”

Pierre la guardò dispiaciuto “smettila di agitarti, voglio chiederti scusa”

“e io non voglio ascoltarti”

“lo so che mi sono comportato male, ma se sono qui è già un passo avanti”

“allora potevi aprirmi quando sono venuta da te”

“mi dispiace, stavo male”

“c’era bisogno di bloccare la porta con un incantesimo?” Chocola era infuriata, e per una volta Pierre non seppe come rispondere. Abbassò la testa e a quel gesto Chocola capì che era davvero dispiaciuto “perché ti sei comportato così?”

“te l’ho detto stavo male”

“questa è un’altra delle tue bugie!” affermò Chocola voltandosi di scatto e andandosene, Pierre la lasciò andare. Gli occhi erano puntati su di loro, un paio in particolare. Houx li osservava da dietro un angolo. Sarebbe anche stato felice del suo risultato, se non fosse stato per il dolore di Chocola.

In classe la ragazza parlava con la sua migliore amica durante la lezione “non ti sembra di essere stata un po’ dura con lui?” Chocola la guardò stranita

“affatto”

“ma lui ha dimostrato che gli dispiace”

“allora, se gli dispiaceva, non doveva lasciarmi davanti la sua porta a piangere ieri”

“Chocola Meilleur, fai silenzio” la riprese la professoressa, ma lei non ci fece nemmeno caso

“sì, ma magari stava male davvero”

“no, questa non  è altro che una delle tante bugie che non ha fatto altro che dirmi ieri, e oggi pur di giustificarsi mi avrebbe riempita di altre bugie, io non voglio ascoltarlo!”

“ma lui ci tiene a te”

“non mi importa”

“Chocola! Visto che non sembra ti interessi la lezione, ti darò dei compiti in più, così forse la prossima volta farai silenzio!” Chocola in quel momento se solo lo avesse avuto tra le mani, avrebbe davvero ucciso Pierre. Non appena suonò la campanella che avvisava i ragazzi del pranzo la ragazza si diresse verso la mensa, non aveva intenzione di mangiare con lui, o almeno quella era la sua idea iniziale, perché delle mani fredde le afferrarono il polso per costringerla a voltarsi, non che avesse bisogno di sapere chi fosse

“lasciami, non voglio pranzare con te” disse ostinata Chocola quando si ritrovò faccia a faccia con Pierre

“non costringermi a usare la forza”

“e che cosa vorresti fare, sentiamo?”

“se non vuoi che ti carichi di peso davanti a tutti, vieni con me”

“non oseresti” lo stuzzicò lei

“no?” le chiese Pierre mettendole un braccio intorno alla schiena e chinandosi per tirarla su, quando Chocola capì che era meglio fare ciò che le diceva

“nononono, ok, vengo” si affrettò a dire. Lo seguì di malavoglia e braccia incrociate.

“non fare la difficile, tanto lo so che non ti dispiace” lei lo guardò di traverso con il broncio, poi allungò una mano per colpirlo su un braccio. Per fortuna, lui non reagì, anche perché erano arrivati a destinazione

“non pensare che un pranzo risolvi le cose”

“oggi pomeriggio cominciamo ad allenarci, ho tempo per convincerti” lei fece una smorfia.

Durante tutto il pranzo se lui le faceva una domanda lei rispondeva a monosillabi e se il ragazzo le diceva che faceva la difficile lei gli rispondeva con un grugnito, un’occhiataccia e un “non è vero”. Per la prima volta durante tutto il pranzo Chocola lo sorprese parlando di sua spontanea volontà “dov’è che ci alleniamo?”

“nella palestra della scuola”

“ma non è chiusa?” la ragazza lo sorprese più che mai: era la seconda volta che parlava “sì, ma per quelli della scherma è sempre aperta” fu la risposta di Pierre

“e se arriva qualcuno?”

“chiudo la porta” disse in tono ovvio. Avevano finito di mangiare e lei si alzò per andarsene, senza salutarlo “ti vengo a prendere finite le lezioni”

“non ho bisogno dell’accompagnatore” rispose bloccandosi sulla porta

“non mi importa, ti accompagno lo stesso” chiuse il discorso Pierre irritato dal suo comportamento. Chocola temporeggiò per un attimo sulla porta per poi dirigersi verso la classe. Anche Pierre si alzò e in quello stesso istante pensò all’eccessivo comportamento di Chocola, cominciava davvero a infastidirlo.

Dopo il suono dell’ultima campana la ragazza accostò Pierre per tutto il tragitto fino alla palestra senza rivolgergli ne un cenno ne una parola. Non appena furono entrati Pierre bloccò la porta e dopo qualche minuto cominciò a spiegare a Chocola un nuovo incantesimo anche se lei non dimostrava una particolare attenzione.

“se continui ad essere impertinente e non ti calmi un po’ l’incantesimo avrà brutte conseguenze” lei non lo ascoltò, credeva fosse solo un tentativo di riappacificazione, il problema era solo nel fatto che Pierre aveva ragione. L’incantesimo consisteva nell’incanalare energia in un piccolo globo creato con le mani per poi spingerla in avanti, ma se solo la ragazza avesse ascoltato Pierre avrebbe saputo della fermezza che si doveva avere nel farlo, fermezza che la ragazza, in quel momento, non aveva, per questo, quando rilasciò l’energia creata in avanti, il suo stesso potere la scagliò all’indietro, Pierre però si aspettava una conseguenza del genere, e prese Chocola al volo quando era sul punto di cadere. Lei chiuse gli occhi, e quando li riaprì si trovò di fronte un Pierre infuriato “perché quando io ti parlo tu non mi ascolti mai?” le chiese lui fin troppo calmo

“credo di doverti dare più ascolto” rispose più a se stessa che a Pierre

“sì, lo credo anche io”

“bene, però non pensare che ti abbia perdonato” precisò Chocola aspettandosi una  risposta divertita del ragazzo

“non me l’aspettavo infatti” la sorprese molto rispondendo in modo acido. Lei si mise di nuovo in posizione, lui le disse che doveva liberare la mente, questa volta lo ascoltò ma quando fece l’incantesimo era comunque distratta, perciò scivolò nuovamente all’indietro ma con meno forza, Pierre la prese di nuovo, ma il suo sguardo non era arrabbiato, anzi. La ragazza fu fiera di quel risultato “stai più attenta, però sei stata brava” lei gli sorrise ma quando fece per rialzarsi lui la fermò “no, ferma, per oggi basta, questi incantesimi stancano”

“guarda che con qualche altra prova sarei diventata una vera professionista”

“andiamo che è meglio” le disse lui aiutandola ad alzarsi

“allora… stasera ti va di venire da me?”

“se proprio ci tieni” le disse lui stuzzicandola. Chocola si infuriò per quella risposta

“fai come ti pare!” gli disse andandosene.

 

Ooooh! Ragazzi! Quanto c’è voluto a farlo, anzi farlo neanche tanto, il problema è stato copiarlo poiché l’avevamo scritto sul quaderno invece che a computer, povero Pierre, pure Chocola si deve subire… dopo Houx pure lei!!!! Ma come fa quel poveretto?! Secondo noi fa yoga o meditazione, ve lo dico io (marmelade) san Pierre… suona bene, che dite?! Ci dispiace di aver fatto un Houx un po’ cattivo, ma dopo tutto quello che c’è stato mi volete venire a dire che non dice niente?! Poveri illusi… comunque recensite in tanti, anche critiche sono ben accette (V.V non le credete!! N.bHoney) ciao ciao, al prossimo capitolo…bye!!!

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Capitolo 7
*** non puoi dirlo ***


non puoi dirlo

Isn't anyone tryin to find me?
Won't someone please take me home
It's a damn cold night
Trying to figure out this life
Wont you take me by the hand
take me somewhere new
I dont know who you are
but I'm, I'm with you

(Avril Lavigne- I’m With You)

 

Chocola corse in camera quando cominciò a farsi tardi, spalancò la porta e fece automaticamente un passo indietro: sul suo letto c’era una figura scura. “finalmente… cominciavo ad annoiarmi” le disse il ragazzo

“perché sei qui?” gli chiese Chocola sorpresa

“non mi avevi detto che volevi che venissi?! Sono qui” Chocola si ricordò di quello che si erano detti e gli mise di nuovo il broncio

“non eri costretto a venire!”

“ma te l’ho mai detto che sei una tipetta difficile?!” le chiese lui alzandosi

“voglio vedere te ad essere fidanzato con te stesso!”

“per me sei già tanto tu, non mi rendere le cose più difficili” le disse Pierre scherzando

Chocola all’inizio sorridente, dopo cinque secondi capì che l’aveva offesa “disse il povero principino che odia le carote”
“se sono venuto qua per farmi insultare me ne vado!” esclamò voltandosi per andarsene, Chocola si sedette sul letto dandogli le spalle

“bene, vai”

Pierre si bloccò, si voltò lentamente incamminandosi verso Chocola; si sedette accanto a lei e la circondò con le braccia “perché non la smetti di fare così?”

“perché mi hai mentito”

“ti ho chiesto scusa”

“le scuse non bastano”. Il suo tono era triste

“e allora cosa dobbiamo fare?”

“in che senso?”

“Vuoi troncarla qui?” chiese lui preoccupato

“intendi… noi?”pronunciò l’ultima parola con un filo di voce

“esatto”

“nono, aspetta, mi stai lasciando?” gli chiese lei allontanandosi

“no!”

“e allora cosa intendi?”

“intendo dire che se questi litigi continuano è meglio smetterla”

“io non lo faccio apposta quando litighiamo”

“lo so…” Pierre le sorrise dolcemente “non mi da fastidio quando discutiamo, quando ti arrabbi. Ma, smettila con questa storia, non ce la faccio più!”

“promettimi che non mi tratterai più così come hai fatto!”

“d’accordo”

“e poi non fare l’antipatico durante gli allenamenti!”

“adesso non pretendere troppo! E poi non faccio l’antipatico”

“no però sei troppo severo!”

“quando ti insegno non sei più la mia fidanzata, ma una mia alunna”

“e allora trattami da alunna privilegiata!”

Pierre rise divertito, e Chocola guardandolo pensò che infondo non le interessava tanto sapere il motivo delle sue bugie, i loro problemi non erano niente a paragone di quando non litigavano. Per un’ora restarono lì a parlare, finché Pierre non vide distrattamente il diario della madre di Chocola

“cos’è quello?”

“il diario di mia madre” sussurrò voltandosi nella direzione in cui guardava, per poi continuare “sai, la prima volta che ho sentito la sua voce è stato tramite il suo diario, è stato con quello che ho scoperto i suoi pensieri, di quando è andata da Ice e ha rinunciato al trono”

“ti manca?”

“non troppo, infondo non l’ho mai conosciuta davvero”

“infondo io e te non siamo poi tanto diversi, io però credevo di conoscerli”

Chocola abbassò gli occhi “però almeno li hai conosciuti”

“credimi sarebbe stato meglio il contrario”

Chocola a quelle parole sentì la rabbia bollirle dentro “tu non sai com’è vivere senza genitori, ti senti spaesato” disse cercando di moderare il tono

“no, ma so com’è essere abbandonati” Chocola lo guardò incredula. Pierre capì che prima o poi le avrebbe dovuto dire tutto “penso di doverti spiegare come sono andate le cose”

“non voglio costringerti”

“lo so, ma ora mi sento pronto”

 

Il dolore mi avvolgeva, aprii gli occhi, il mal di testa mi colpì. Non riuscivo a vedere niente, dopo qualche minuto i miei occhi si abituarono all’oscurità, anche se ero appena sveglio mi sentivo intorpidito e stanco; ero sdraiato su un grande letto, le lenzuola  erano fredde e lisce, sembrava seta, ma non ne sono sicuro. Provai ad alzarmi e in piedi le gambe sembravano pesanti. Mi guardai intorno, non mi sembrava di vedere finestre da cui potesse provenire della luce, feci qualche passo avanti, e notai qualche dettaglio: una scrivania troneggiava accanto al letto, mi avvicinai e notai dei fogli sparsi su di essa. Ne presi uno in mano e benché mi sforzassi di leggervi cosa c’era scritto, l’oscurità me lo impediva. Cominciai a tastare le cose che mi trovavo tra le mani, finché non arrivai a una libraria, su cui però non vi era alcun libro. Sentii un rumore provenire alle mie spalle, mi girai lentamente, una figura era sulla porta, sembrava maschile. dietro di essa vi era una luce fioca, la figura si presentò gentilmente chiamandomi principe, si chiamava Silvet. Mi disse di seguirlo, non mi opposi. credo che in quel momento avessi perso l’uso della parola. Mi condusse per un lungo corridoio, anche quello molto buio. Si sentivano strani versi provenire dai lati. Lungo quel tragitto mi spiegò dov’ero: lui, il mio tutore, e i suoi seguaci, mi avevano portato in un luogo che dicevano essere il vero regno dove prima, ai tempi della genesi, dominavano i veri padroni di extramondo. Ero stato scelto per guidarli, sarei diventato il loro principe, li avrei condotti alla vittoria, non riuscivo a capire il senso delle sue parole. Mi raccontò com’erano andate veramente le cose: Ice, il creatore di extramondo, e loro re, voleva vendicarsi di ciò che le sue mogli gli avevano fatto, e tutti i suoi eredi avevano subito. Mi disse che avevano scelto me per la mia intelligenza, i miei poteri, nonché il mio aspetto, tanto simile a quello del re. Malgrado, non volessi accettare il ruolo che volevano darmi, capivo lo stesso la loro rabbia, nonché il loro risentimento. Ci fermammo di fronte a una porta, e lì mi disse che non sarei stato appoggiato da nessun altro che non fossero i malefici, compresi i miei genitori. Alzai la testa cercando di guardarlo in viso, non poteva dire sul serio. Aprii la porto e facendomi entrare mi disse che ne avrei avuto le prove. Entrai titubante; finalmente quella stanza era illuminata, ma era totalmente vuota se non fosse stato per una finestra. Mi avvicinai per guardarvi dentro, aldilà vi si trovava un’altra stanza, anch’essa vuota, all’interno c’erano i miei genitori che parlavano con un uomo, sentivo i loro discorsi, quest’ultimo stava spiegando loro cosa mi era successo e cosa mi stava per succedere, venne nominato un cuore nero, ma non ricordo cosa disse di preciso. Loro lo guardavano con aria interrogativa, che venne sostituita, alla fine della spiegazione, da uno sguardo impaurito. Non mi accettavano più, non mi volevano più, questo avevo capito, ma non il motivo. Mi chiedevo perché non continuassero a lottare, avevano ancora una possibilità per salvarmi, ma non la sfruttarono, era una cosa che non gli interessava fare. Infondo, malgrado fossi ancora loro figlio, non mi accettavano più come tale. Si voltarono per andarsene, ma notai delle lacrime sul viso di mia madre e dell’indifferenza su quello di mio padre. Mi voltai per guardare Silvet, quando lui mi chiese cosa volevo fare. Gli chiesi cosa intendeva. Poi capii che parlava del ruolo che voleva io prendessi, e delle idee rivoluzionarie che avevano. Dopo le parole dei miei genitori non mi interessava più di niente, capii che non c’era nulla che mi trattenesse, e acconsentii nel farmi mettere un cuore nero e di diventare il loro principe, nonché condottiero.

 

Chocola lo guardava. Dopo la sua rivelazione sulla madre, non si aspettava una simile confessione di Pierre.

“guarda che puoi dire qualcosa” le disse Pierre “è passato tanto tempo, non possono più ferirmi, e tu puoi dirmi ciò che pensi”. Evidentemente si era accorto che Chocola aveva paura di dire qualcosa di sbagliato.

Chocola abbassò la testa “com’è strato farsi mettere un cuore nero”

“sinceramente quand’è successo non ho provato nulla, non c’era niente che mi potesse mancare, solo dopo ho cominciato a provare dolore, il mio cuore non accettava l’oscurità, alla fine mi sono addormentato, eliminando ogni residuo di amore che avevo”

“non puoi incolparli, erano spaventati, il loro unico figlio era stato preso dai malefici, era una battaglia persa in partenza”

“loro mi hanno abbandonato, se ne sono andati senza dire una parola, non hanno chiesto se stavo bene, male, se ero ferito, niente!”

“li hai più sentiti” chiese lei timidamente

“no”

“e allora non puoi saperlo”

“non pensi che se veramente mi amavano mi sarebbero venuti a cercare?”

“no, perché tu eri sulla terra, non puoi dire che non ti abbiano cercato!”

“io sono comunque loro figlio, avrebbero dovuto combattere per me, per quanto potesse essere tragica la situazione”

“ma tu non hai ascoltato tutto, quell’uomo avrebbe anche potuto inventarsi tutto”

“non ha senso quello che dici” lo disse con un sorriso amaro e un tono indifferente

“ma non lo capisci? Io avrei pagato oro per avere dei genitori!”

“tu ce l’hai una madre, e ti ha lasciato per amore di extramondo, ti ha sempre voluto bene, e la dimostrato lasciandoti il diario”

“si, ma non mi ha cresciuto” gli rispose Chocola rassegnata dall’evidenza

“è impossibile discutere con te su questo argomento!” le disse sorridendo

“e tu sei cocciuto!”

“prima mi insulti, e poi mi chiedi pure di essere trattata bene agli allenamenti!”

“guarda, che anche se sei il mio insegnante, sono pur sempre la tua ragazza, e lo so che non ti piace quando ti tengo il muso”

“quando litighiamo fai praticamente tutto da sola”

“non è vero”

Pierre a quel tono infantile sorrise “ti adoro quando fai la bambina”

Chocola si avvicinò a lui con un espressione seria, e Pierre la circondò con le braccia “io non faccio la bambina! E poi parla quello che salta le lezioni -perchè non gli va!-“. disse quell’ultima affermazione con un tono stridulo facendogli il verso. Lui la strinse a se avvicinandola di più

“ma stai zitta!”. Le intrecciò le dita tra i capelli serrando poi le mani a pugno per farla avvicinare di più, tirandoli quasi. Chocola ebbe un sussulto, ma il ragazzo le fece un sorriso beffardo. La guardava come a lanciarle una sfida, come se si stesse e le stesse chiedendo se aveva il coraggio di affrontare una situazione così inusuale per loro. Chocola di tutta risposta si domandava se ne avesse avuto il coraggio. Pierre raccolse la sfida a due mani tirandole di più i capelli, senza farle male, per poi baciarla, Chocola gli sfiorò con le minute dita la guancia. Quando la lasciò andare le si scostò di poco

“sei un testardo! Tanto lo so che prima o poi te ne penti”

“mi vieni a fare prediche tu?”

Chocola gli diede un altro breve bacio “sì, perchè non mi ascolti mai!”

“ma sentitela!” le disse lui sdraiandosi e facendola poggiare sul suo petto “senti mai freddo?”

“a volte”

“non ti da fastidio?”

“non ci faccio molto caso”

“ne sei sicura?”

“ti ho mai detto qualcosa?!”

“meglio così, perché ci dovrai convivere” le disse sorridendo, per poi alzarsi e dirigersi verso la finestra.

Chocola lo guardò stizzita “dove stai andando?”

“sono stanco, sei faticosa, e poi domani è l’ultimo giorno di scuola, dopo di che, potremmo vederci più spesso” poi fece una pausa “senza visite notturne”

Chocola gli sorrise per poi prendere il suo piccolo cuscino rosa a cuore e tirarglielo in faccia “io non sono faticosa!”

“basta! Ora me lo tengo!” le disse aprendo la finestra e stringendo il cuscino

la ragazza lo fermò afferrandolo per la giacca, per poi allungarsi e riprendersi il cuscino, lui non oppose resistenza “ah, giusto, ho incontrato Yuri”

“chi?” chocola lo guardò interrogativa

“il ragazzo che ti ho presentato ieri”

“e allora?”

“allora credo tu gli piaccia”

“eh? Bene allora gli ruberò il cuore” esclamò entusiasta

“non credo proprio!” Chocola aggrottò le sopracciglia “credo provenga da extramondo” spiegò “voglio che gli tu gli stia lontana”

“perché?”

“perché non mi fido”

“e se tu non ti fidi, io non posso essergli amica?”

“non è questo, ma… non mi sembra… non riesco a fidarmi!”

“non è che sei geloso?” gli chiese sorridendo Chocola

“anche se fosse?” Chocola non aspettandosi quella risposta decise di ignorarla cambiando discorso

“perché ti ha dato quest’impressione?”

“c’è qualcosa in lui che non mi piace”

“neanche io ti piacevo”

“tu eri un’altra cosa, e poi non è che non mi piacessi, è che per me eri insignificante”.

Chocola lo guardò negli occhi seria come non era mai stata “tu non dovevi andare a casa?”

Lui le sorrise mentre lei manteneva un’espressione seria “ci vediamo domani” in quel momento capì che non avrebbe dovuto dirle una cosa del genere, ma si sentì tirare indietro

“comunque neanche per me significavi qualcosa”

Pierre si girò a guardarla e le sorrise “ho visto, soprattutto per san Valentino”

Chocola arrossì violentemente “non era per te!”

“ah no? E per chi era quel cioccolatino?!” Chocola cominciò a tentennare “neanche con quello ti sei riuscita a liberare dei sentimenti che provi per me”

“tu che ne sai dei sentimenti che provavo per te? Ti bastava rubare il mio cuore rosa, usando anche mille aghi della gelosia! Non ti è mai importato davvero!”

“questo lo dici te”

“ah sì? Ti è mai importato quanto tempo ci ho impiegato a preparare quella torta, che poi ho trasformato in cioccolatini? Oppure tutti i tentativi che ho fatto per dimenticarti? Oppure quanto cavolo ci sono stata male?!” gli urlò contro lei

“guarda che non sei la sola ad essere stata male!”

“sì, ma dei due sono quella che c’è stata peggio”

“non lo sai! Non hai l’esclusiva del dolore, io avevo due cuori e avere te accanto che assecondavi questo male… non sai come ci si sente”

“tu avevi una scelta, io dovevo accettare, punto. per me non c’era una via d’uscita!”

“non è stato facile nemmeno per me, non metterti su un piedistallo, non avevo una scelta, ma una condanna, è stato un miracolo che tu abbia sconfitto Ice” le disse Pierre calmo, ma con un tono arrabbiato

Chocola fece per andarsene a letto voltandogli le spalle, ma lui la fermò prendendole un polso “non provare ad andartene” le disse serio.

Chocola si sedette sul letto, per poi essere seguita da Pierre “sai qual è il mio problema?” le sussurrò lei; senza aspettare una sua risposta continuò “io… non so ammettere di aver sbagliato, preferisco ignorare”

“lo so, è uno dei tuoi difetti, ma almeno lo ammetti” le disse Pierre serio

“dai, va a casa che è meglio” le disse lei senza guardarlo

“ciao” le sussurrò lui poco prima di andarsene

Chocola rimase sveglia a pensare dopo che lui se ne fu andato.

Perché si comporta così? Io ci sono stata davvero male, e lui adesso fa come se la cosa non lo toccasse. Io mi preoccupavo quando lui aveva il cuore nero, ci stavo male, io già lo amavo, e se ora dice di tenerci a me, allora perché non lo capisce? Io sto bene con lui, riesco ad essere me stessa, con lui riesco a ridere e piangere senza nascondermi, quando lo guardo negli occhi sento di potergli dire tutto senza vergogna, senza essere giudicata. Magari per lui questa è solo una stupida lite, ma io non riesco a passarci sopra, ricordo bene le sensazioni che provavo, anche se mi volesse lasciare, voglio che capisca la mia reazione, non voglio continuare a litigare per lo stesso motivo, finiamo sempre per ingigantire la situazione, e di questo sono stufa, ma non voglio passarci sopra, lui deve capire quello che provo e ho bisogno che di interessi dei sentimenti che avevo e di tutto quello che mio malgrado ho fatto. so che lui sa che mi sono trasformata in un gatto, dei cioccolatini coi miei sentimenti intrisi e delle altre cose, ma voglio che lo venga a chiedere a me perché l’ho fatto. Domani dovrò affrontarlo, ma non ho voglia di litigarci ancora, è un argomento che è meglio evitare, se no è la volta buona che ci lasciamo, non lo voglio. Non voglio neanche tenergli il broncio, ma non riesco a fare finta di niente, se è l’unica maniera per fargli capire quanto mi fa stare male, allora farò l’indifferente, come se nulla fosse successo.

Pierre tornò a casa come detto, aprì la porta per poi chiuderla e appoggiarsi su di essa lasciandosi cadere. Stava male per quello che era successo, non capiva la reazione esagerata di Chocola, sì, forse era stato un po’ duro, ma non l’aveva mai vista così. Perché aveva deciso di tirare fuori l’argomento dei genitori? Era stato quello a far scattare la scintilla? Era stanco di tutte quelle litigate, bastava poco perché litigassero come dei bambini, non era vero quello che aveva detto, non l’avrebbe mai lasciata. In quell’istante un pensiero gli passò per la testa: forse era quello che la faceva innervosire sempre, la sua indifferenza riguardo il passato. la verità era che Pierre non amava parlare dei momenti in cui era stata male, perché? Perché era lui il responsabile. forse per rimettere a posto le cose avrebbe dovuto lasciare che Chocola gliene parlasse, e non scherzarci sopra, sperava che in quel modo, i litigi sparissero, non voleva più fare tragedie per delle cavolate, non voleva più dover sprecare il tempo in litigi. Avrebbe lasciato parlare Chocola se avesse avuto qualcosa da dire, senza interromperla, senza istigarla.

 

Lo sappiamo, lo sappiamo, abbiamo volato un po’ di fantasia, però era quello che ci immaginavamo più adatto a Pierre. Poi volevamo affrontassero l’argomento “Passato” da entrambi i punti di vista, non solo quello di Pierre. Ci direste, anzi vi scongiuriamo se ci diceste se vi piace o no, accettiamo anche critiche, basta che ce lo dite, non sappiamo se pubblicarlo più. Fateci sapere. Baci Honey&Marmelade

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Capitolo 8
*** Mi fai male! ***


mi fai male

La mattina a scuola, Pierre cercava Chocola con lo sguardo, non trovandola si preoccupò. Dopo qualche giro per il cortile notò la ragazza scherzare con alcune sue compagne, non sapeva come andare da lei, non sapeva se fosse arrabbiata o meno. Decise di tentare, in fin dei conti se si fosse arrabbiata non sarebbe stata la prima volta. Si avvicinò e le compagne di classe della ragazza, notandolo arrivare, cominciarono ad agitarsi, Chocola invece, non vedendolo, cercò di richiamare l’attenzione delle sue amiche. Pierre le si fermò dietro e Chocola vedendo l’agitazione divenire più forte, si voltò immaginandosi il motivo di tanto scalpore.

“ciao Chocola” Pierre rivolse un cenno di saluto anche alle altre ragazze.

“buongiorno” gli disse distaccata

“vuoi che vi lasciamo soli?” le sussurrarono le amiche

“no non vi preoccupate, non ce ne è bisogno, tanto volevo andare in classe” gli rispose la rossa non interessandosi che Pierre la potesse sentire, si voltò di nuovo verso il ragazzo “ciao” le sussurrò lei distrattamente.

Il ragazzo la seguì con lo sguardo per poi allontanarsi salutando le amiche della ragazza.

tornò dalle socie per poi andare insieme in classe “dov’è Chocola principe?” chiese la ragazza dai capelli rossi

“in classe” le rispose lui freddo e indifferente

“come mai non l’hai accompagnata?” chiese timidamente Yurika

“perché ha preferito entrare da sola”

“che impertinente” sussurrò una di loro

Pierre non rispose, Chocola aveva tutte le ragioni per non voler la sua compagnia, e rispondere voleva dire essere scortese, perché sarebbe stato molto scortese nel rispondere.

Yurika appena si furono allontanate le socie, guardò di nuovo Pierre, che aveva i lineamenti tesi “cos’è successo con Chocola, principe?” gli chiese in un sussurro

“nulla” rispose lui freddamente, poi decise di confidarsi, ne aveva bisogno “ieri abbiamo litigato, è stata colpa mia, e oggi mi evita” continuò mantenendo un tono freddo

“oh! Mi dispiace”

“già” passarono davanti alle finestre delle scuole elementari, lui automaticamente alzò lo sguardo e vi trovò Chocola che lo guardava, ma non appena notò che l’aveva vista entrò. Pierre abbassò di nuovo lo sguardo e Yurika gli si avvicinò sorridendogli dolcemente

“vedrai che andrà tutto bene” gli sussurrò, ma Pierre non poté fare a meno di fare una smorfia.

In classe era completamente assente.

Se si comporta in questa maniera vuol dire che questa volta non basteranno delle scuse e la minaccia di caricarmela sulle spalle, dovrò fare molto di più. Sarà difficile convincerla, spiegarmi, ma ce la metterò tutta, non ho intenzione di litigare un’altra volta per le solite cavolate, mi scuserò se necessario, e non perderò la pazienza quando arriverà al limite, ieri ho esagerato, non le dovevo dire in quella maniera che non si era liberata dei sentimenti per me.

Pierre temeva che la campanella non suonasse mai, voleva tenerla con se, parlarle, non sopportava la situazione in cui si trovavano, aveva ancora poco tempo da passare con lei, non voleva sprecarlo a litigare sulle solite cose, per poi tenersi il broncio a vicenda. si ritrovò a chiedersi se avrebbe dovuto andarla a prendere, accanto a lui c’erano le socie in attesa di una risposta, dopo qualche secondo le guardò serio “andiamo” disse dirigendosi verso l’uscita, pensando che se fosse andato a da lei avrebbe ottenuto solo un indifferenza. Quando uscì vide nel cortile della scuola il lavoro fatto dal comitato organizzativo: c’erano ghirlande appese da ogni parte e ai lati tavoli traboccanti di cibo. Il ragazzo si guardò attorno in cerca di Chocola. c’erano molti ragazzi, troppi. Erano tutti contenti della fine della scuola, possibile che fosse l’unico ad avere dei problemi in quel momento, lui e Chocola? Si sentì richiamare da dietro, si voltò per guardarla “dov’eri? Ti ho cercata”

“scusa c’è troppa gente”

“lo so, sembra lievitata” rispose lui “scusa se non ti sono venuta a prendere”

Chocola aggrottò le sopracciglia infastidita “tranquillo, la strada la conosco” rispose impassibile

“non c’è bisogno di essere così acida”

“scusa” gli rispose lei indifferente girandogli le spalle, si fecero spazio tra la folla fino ad arrivare a Vanilla che era seduta ai lati del cortile, su un muretto “ehi cosa facevi?”

“nulla, guarda com’è venuta bene la festa” le rispose dolcemente, poi posò lo sguardo su Pierre “ciao Pierre”

Il ragazzo le rispose con il cenno di un saluto, in quel momento arrivarono le altre loro compagne di classe che cominciarono a scalpitare e ad avvicinarsi a Pierre. Le socie a quella vista si aggregarono intorno al ragazzo per il troppo movimento che c’era intorno a quest’ultimo, Chocola fu spinta via dalla congrega.

“io vado a prendere da mangiare” disse a denti stretti a Vanilla

Yurika si fece spazio prendendo Pierre sotto braccio “adesso basta” disse con voce ferma. Le ragazze si allontanarono e Pierre rivolse un sorriso grato alla ragazza per poi correre da Chocola

“potevi anche aspettarmi” le disse fermandola

“non pensavo ti servisse il mio aiuto con le tue fan in delirio” rispose continuando a camminare

“non ho bisogno di aiuto, volevo solo passare del tempo con te, e tu te ne scappi così”

“a me sembra che ne avessi invece, e poi c’era Yurika con te”

“almeno lei mi ha aiutato ad uscire da quella folla”

“mi fa piacere, allora perché non torni là a ringraziarla?” gli chiese calma

Perché lei è un’amica e io voglio stare con te”

“e allora cerca di non trascinarti tutte le ragazze della scuola dietro” esclamò Chocola fastidiosamente divertita

“guarda che non mi diverto quando succede”

“già, tu preferisci conquistare cuori neri” disse indifferente provando a voltarsi, Pierre si fece scuro in viso e la strattonò per un braccio trascinandola da parte “lasciami!” gli continuava a urlare mentre si allontanavano.

“smettila!” le sibilò irritato dopo averle dato un altro strattone per far sì che gli fosse di fronte, continuava a tenerla per il braccio “ho accettato la freddezza, l’indifferenza e il fatto che mi trattassi male, ma questo è troppo, questa volta hai passato il limite” le disse talmente violento che Chocola non osò rispondere “fai di tutto un dramma colossale, e io sono stanco di rimetterci sempre” si bloccò a guardarla in attesa di una risposta.

“nessuno ti obbliga a restare, puoi andartene” gli sussurrò lei accigliata. Si liberò dalla presa di Pierre sul suo braccio e fece per allontanarsi. Lui capite le sue intenzioni la prese di nuovo e la sbatté contro l’albero poggiando una mano affianco alla sua testa come per bloccarla.

“no, ora mi ascolti!” il ragazzo la guardava ostinato “urlami contro di tutto, lasciami se vuoi,  ma smettila di fare così!”

“vuoi che ti dica quello che penso?!”

“forza!” la incitò, quasi ordinando glielo

“bene, sei un idiota che prende sotto gamba i miei sentimenti, non ti importa di come sona stata, di come possa reagire alle tue risposte del cavolo, mi tratti come se avessi due anni, mi vieti di essere amica di uno che non ti sta a genio, mentre neanche lo conosci, quando io devo sopportare te e le oche che ti porti dietro!” gli urlò mentre le lacrime cominciavano a rigarle il viso. Abbassò il viso poiché non riusciva a tener testa al suo sguardo. Pierre capì che quella era la cosa di cui aveva bisogno. Dopo quello sfogo Chocola stava meglio, si sentiva liberata da tutti i pensieri che gli teneva nascosti. Poteva finalmente parlare con più calma. Pierre abbassò il braccio che affiancava il viso di Chocola, fece per andarsene, ma la ragazza sbigottita lo prese per il braccio che aveva appena abbassato, si fermò guardandola “dove vai?” gli chiese in un sussurro lei

Il giovane si girò completamente per guardarla meglio “me ne vado, sono stanco di sentirmi sempre accusato da te”

Chocola rimase spiazzata dalla risposta; non se ne poteva andare, non avevano chiarito “come, prima vuoi chiarire e poi te ne vai senza dire nulla? Adesso finiamo”

“prendendo sotto gamba i tuoi sentimenti, è meglio che me ne vada”

“non era ciò che intendevo” disse accigliata

“quindi intendevi dire che non me ne frega niente di come sei stata quando ti ho ingannata?”

“esatto”

“bhè allora ti sbagli”

“non mi è sembrato da come mi hai trattato ieri”

“ma non lo capisci? Io ci tenevo al tuo giudizio da quando ci siamo conosciuti, ho pensato molte volte a come ti ho fatta stare, ma non riesco a parlarne, perché quando ti vedo farti seria su questo argomento, mi ricordo che stai male per colpa mia. ho sempre cercato di dare una buona impressione, specie con te”

“ma tu hai detto…” il ragazzo anticipò il suo discorso

“lo so cosa ho detto!” disse con voce forse troppo alta “e mi dispiace che tu mi abbia frainteso, non volevo dirlo, non ho pensato in quel momento a come potevi reagire”

“e allora perché ti sei arrabbiato tanto?”

“mi hai escluso completamente dai tuoi ragionamenti, hai pensato solo a te, e non al fatto che anche io potevo soffrirne”

“potevi evitare di dirmi che per te non contavo nulla”

“lo so che te l’ho detto in un modo troppo diretto, scusa” Pierre dopo pochi secondi si illuminò “non pensavo ti dessero fastidio le “oche” che mi porto dietro” le disse con un sorriso beffardo Chocola abbassò il viso completamene rossa. Pierre le mise una mano sulla testa “guarda che non le preferisco a te” le sussurrò. Chocola sorrise fiera senza farsi notare e dopo qualche minuto lo guardò seria

“lo sai che mi hai fatto male?!”

“questo che c’entra?”

“non lo so, però mi è venuto in mente adesso” Pierre la guardò mettendosi a ridere e Chocola fece lo stesso, le avvolse un braccio intorno alle spalle per poi cominciare a camminare, ma la ragazza si bloccò all’improvviso, e lui si voltò a guardarla interrogativo “non hai risposto alla mia accusa dei due anni”

Pierre alzò un sopracciglio “ah scusa.” Poi fece una pausa guardandola divertito “tu ti comporti quasi sempre come una bimba di due anni”

Chocola gonfiò le guance “sei un…un…un… non ho un’offesa adatta!”

“forse ci stanno cercando, meglio tornare alla festa” disse ancora col sorriso

“sisi, cambia pure discorso”

“nono, questo non è cambiare discorso, se devo farlo allora… che fai quest’estate?”

 “non lo so… perché?” disse avvicinandosi a Pierre

“se ti va andiamo al mare insieme”

“davvero?” chiese Chocola entusiasta, il ragazzo annuì

“se vuoi puoi portare anche gli altri, se proprio ci tieni” disse l’ultima frase leggermente infastidito

“io vengo” disse entusiasta, poi si acciglio “verranno anche le och…socie?”

“no se non le vuoi” Chocola gli sorrise felice “andiamo”

Si diressero verso la festa sedendosi vicino alle amiche di lei, Chocola scherzava allegramente con Vanilla e le sue compagne, mentre Pierre intrecciava le dita a una ciocca di lei giocandoci, però ascoltava attentamente i discorsi che facevano. Quando cominciò a farsi sera i ragazzi cominciarono ad avere fame, le compagne di classe se ne erano andate ormai da circa un’ora  ed erano rimasti Chocola, Pierre e Vanilla. Chocola a un certo punto guardò Pierre con gli occhi luccicanti sbattendo le ciglia “Pierre” lo richiamò dolcemente con una voce che aveva quel non so che di civettuolo

“che cosa vuoi che faccia?” le chiese lui secco

“pensi davvero che ti parlo così solo quando ho bisogno di qualcosa?”

Vanilla sorrise divertita nel guardare la scena “sì” rispose sicuro

“Bhè… hai ragione, vai a prendere da mangiare?” disse tornando sui suoi passi

“ho alternativa?”

“non credo”

“ok, che vuoi?”

“non lo so, fai tu”

“tu Vanilla?”

“non vorrei disturbare” disse timidamente

“tranquilla c’è già lei che mi sfrutta” disse serio, a quella risposta Chocola lo colpì con una mano

“ok, prendi ciò che vuoi” Pierre rispose con un cenno

“io non ti sfrutto” si lagnò la ragazza

“noo! Vuoi anche da bere?” chiese innocente il ragazzo

“sì, grazie, un’aranciata”

“sì padrona vado!” esclamò accompagnando la risposta con un gesto militare voltandosi. Mentre se ne andava Chocola gli urlò dietro

“poi facciamo i conti” gli disse autoritaria

“sì mamma” in risposta, divertito.

Quando fu al banco del cibo non sapeva cosa prendere, prese un po’ di tutto nella speranza che le andasse bene qualcosa, una voce lo distolse “avete litigato, mi dispiace” gli disse una voce sarcastica

“abbiamo fatto pace, mi dispiace” gli rispose con un tono da bastardo, immaginandosi chi fosse il suo interlocutore. Houx lo guardava arrabbiato e quasi deluso.

“goditelo il tempo con lei, non te ne rimane molto” rispose in un sussurro

Pierre si voltò per andarsene e lo colpì con una spallata “è quello che cerco di fare, ma vengo continuamente interrotto” ogni volta che lo vedeva, Pierre non poteva far altro che contare i giorni che li avrebbero tenuti uniti fino al giorno dell’incoronazione, quando sarebbe finito tutto e in qualche modo cominciato, per lei.

Arrivato aveva un’espressione preoccupata “che hai?” le chiese Chocola incuriosita

“sono preoccupatissimo” la guardò lui serio “e se le cose che ti ho portato non ti piacessero?” le chiese sorridendo

“sarebbe una tragedia, ti farei tornare indietro” poi guardò cosa le aveva portato e dovette ricredersi, era impossibile non le piacesse niente, poiché c’era di tutto

“va bene?” le chiese lui

“sisi” cominciò ad abbuffarsi

“grazie” gli disse Vanilla “Chocola, almeno ringrazialo” le sussurrò l’amica

“lo sa nel profondo che gli sono grata, e poi lo sopporto ogni giorno, figurati se lo ringrazio anche” rispose sarcastica

Pierre, che aveva il braccio intorno le sue spalle, le diede un lieve colpetto sulla guancia, e a dirla tutta, sembrava più una carezza “ah, tu sopporti me?”

“sì, voglio vedere chi riesce a sopportarti quando insegni”

“bene, è meglio allora, diventare più severi, sei difficile da controllare, è meglio stringere la cinghia”

“nonono, scherzavo, sei bravissimo” gli disse in un tono aggraziato mettendogli la mano sulla guancia, poi mise giù la mano notando il suo viso serio “meglio che sto zitta” disse innocente, Pierre sorrise divertito, ma Chocola non ancora soddisfatta si rivolse di nuovo a lui “stavi scherzando prima, vero?” chiese preoccupata

“non lo so, vediamo come ti comporti” la ragazza aggrottò le sopracciglia

“è un ricatto?”

“circa” scoppiarono tutti e tre a ridere divertiti dalla scenetta

Quando cominciò a farsi tardi decisero di andarsene, dovettero andare a piedi poiché nessuna delle due aveva la scopa, quando furono davanti alla porta si salutarono, anche se Chocola sapeva che l’avrebbe rivisto poco dopo. Pierre si avvicinò per darle un bacio sulla guancia, invece le sussurrò qualcosa “ci vediamo tra dieci minuti” la ragazza sorrise entusiasta da quell’affermazione. Poco dopo Pierre si presentò alla finestra, in quei dieci minuti Chocola si mise il pigiama e si accomodò accanto alla finestra “pensavo…” sussurrò poiché erano ancora tutti svegli

“che facciamo domani?” lo anticipò lei

“te lo stavo per chiedere, cosa vuoi fare?”

“non lo so… e se andassimo al lunapark?”

“io e te?” chiese Pierre sorpreso

“perché vuoi invitare qualcun altro?”

“no, sarebbe la prima volta che usciamo, intendo… da quando stiamo insieme”

 “quindi stasera resti da me?”

“no.”

“antipatico, di certo però, non voglio andare all’acquario”

“allora te lo ricordi?!”

Chocola lo guardò fiera di se stessa e si mise una mano sul petto “è stato un giorno indimenticabile!”

“se vuoi ci ritorniamo” disse sarcastico

“quando vuoi! Non vedo l’ora di rivedere i pesci… com’è che si chiamavano?”

“lascia stare, poi neanche mi ricordo che pesci erano”

“bravo, neanche ti ricordi niente!”

“tu che ti ricordi di quel giorno?” chiese ironico

“tutto, a parte il nome dei pesci”

“anche io circa, non capisco perché il tuo famiglio conoscesse il mio nome”

“non lo so, ho provato a chiederglielo ma non me l’ha detto”

“dov’è adesso?”

“su extramondo, ha detto che doveva risolvere alcune faccende. tu avrai mai ancora un famiglio?”

“non lo so, ma non sopporterei un’animale che mi dice continuamente cosa fare, ho già te, mi basti” Chocola non fece neanche caso all’offesa, e questo a Pierre dispiacque poiché amava stuzzicarla

“tu sapevi che il tuo famiglio era mia madre?”

“no”

“giuralo”

“te lo giuro, non sapevo nulla” Chocola intrecciò le braccia intorno al suo collo

“se tu l’avessi saputo sarebbe stato tutto più semplice” gli sussurrò

“perché? Cosa sarebbe cambiato?”

“tu me l’avresti detto vero?” si allontanò allentando il suo abbraccio

“sì… ma non avrebbe fatto la differenza” tra loro ci fu un attimo di silenzio poi Pierre riprese “sono sicuro che lei ti vuole molto bene, tornerà” Chocola aveva la testa china per nascondere gli occhi che cominciarono a lacrimarle appena, annuì lievemente, il ragazzo le puntò due dita sotto al mento per alzarle il viso e guardarla chiaramente, quando vide l’espressione che aveva la strinse forte a se accarezzandole il viso, lei si lasciò cullare dalle sue braccia finché non si calmò “guarda che se non la smetti domani ti porto all’acquario” le disse dolcemente scherzando.

Chocola rise divertita “no grazie, ti venissero in mente strane idee”

“no, non mi serve, ce l’ho già il tuo cuore” Pierre le si avvicinò baciandola dolcemente, lei ricambiò mettendogli un braccio intorno al collo e con l’altra mano cercò la sua. Il ragazzo intrecciò le dita a quelle di lei. si allontanò leggermente da lui

“ti ricordo che anche io ho il tuo” gli sussurrò

“appunto” la baciò di nuovo fugace, le mise di nuovo una mano sul viso per allontanarla “meglio andare a dormire”

“resti con me ancora un po’?”

“d’accordo” disse alzandosi e trascinandola con se per una mano, Chocola si mise sotto le coperte, stavolta lui le si mise solo acconto, guardandola

“domani mattina vieni presto?”

“vengo quando sarai già sveglia” sentirono i passi dei ragazzi rimasti ancora in salone avviarsi verso le camere. Chocola chiuse gli occhi per la stanchezza, poi sussurrò inaspettatamente qualcosa con il sorriso sulle labbra

“allora ci vediamo domani pomeriggio” Pierre a quelle parole la strinse tra le braccia rendendosi conto che si era addormentata. Era molto stanco anche lui, non era stata una giornata facile, ma non voleva allontanarsi da lei.

La mattina seguente, aprendo gli occhi, Pierre si ritrovò nella stanza di Chocola. Era presto, troppo presto. Non sentiva nessun rumore se non il respiro della ragazza, le accarezzò una guancia sorridendo, poi realizzò, e si svegliò davvero no! Mi sono addormentato! Pensò disperato.

 

 

Finito un altro capitolo, ci siamo divertite troppo a scriverlo, poi quando Pierre si incazza, è la fine. ci siamo realizzate. non l’avevamo mai visto arrabbiato o almeno alzare la voce… ci siamo divertite anche a fare quella sfilza di battute che si dicevano, spesso prese dal nostro personale repertorio. A questo proposito volevo far notare le battute di spirito di marmelade “la gente è lievitata (frase utilizzata almeno 10 volte nei primi giorni di scuola)” “sei un…un…un… non ho un offesa adatta” “ci siamo rimessi insieme, mi dispiace” ”che cosa vuoi che faccia? (usato dal padre quando deve comprare qualcosa)”, per non parlare del monologo dei pesci. Volevamo solo aggiungere che quando abbiamo fatto la battuta di Chocola che ha fatto incavolare Pierre, giuriamo, non dovevano assolutamente litigare, ma i fatti ci hanno portato a questo, ma dobbiamo ammettere che siamo troppo soddisfatte di come è venuto, Pierre doveva prenderla da parte in modo MOLTO pacifico e far pace, ma no, c’è venuto in mente altro. Ah un’ultima cosa, il “sì padrona” dovrebbe essere “zi padrona” perché è preso da una battuta di Honey mentre scrivevamo, ma non tutti avrebbero capito perché c’era la z e l’accento da usare per dare il giusto tono… continuate a seguirci e per favore recensite, se no mi mandate in depressione Marmelade!!!

Baci Marmelade&Honey!!

 

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Capitolo 9
*** posso venire? ***


posso venire?

Un rumore lo fece voltare di nuovo verso Chocola, aprì gli occhi a fatica, come se le pesassero. Guardò il ragazzo che era seduto vicino a lei “allora sei rimasto” mugugnò ancora mezza addormentata

“involontariamente” disse serio

La ragazza non capiva “perché?”

“mi sono addormentato” le disse sdraiandosi di nuovo

“che ore sono?” sibilò

Pierre gettò l’occhio sulla sveglia per un istante “le sei e venti, dormi, io vado”

Chocola sbuffò come risposta a quell’affermazione, ma non ribatté, inutile!

“tanto ci vediamo tra poche ore”

“fa come ti pare” gli disse girandosi dall’altra parte, parlò ancora “ guarda che se resti non mi dai fastidio”

“non è questo, è il fatto di noi due che dormiamo insieme”

“allora ti diverti a fare avanti e indietro da casa mia, e poi cosa andresti a fare a casa tua?! È immensa e vuota, almeno qui tieni compagnia a me”

“che compagnia ti posso fare se dormi?”

“è una questione di principio e…” poi Chocola si voltò a guardarlo “Pierre… sono le sei e venti del mattino, non farmi fare ragionamenti troppo complicati” lui sorrise per poi rimettersi sdraiato abbracciandola “bravo ragazzo, ogni tanto mi dai ascolto”

“è questa la mia rovina”

Per la seconda volta in quel giorno riaprì gli occhi, guardò attentamente la sveglia, erano le nove, Chocola non si era ancora svegliata, lui le scosse gentilmente una spalla “chocola” la richiamò lui in un sussurro, dopo qualche richiamo, e molti scossoni, la ragazza aprì gli occhi

“mmh, pff” bofonchiò lei

“che ne dici di svegliarti?!”

“devo proprio?”

“se vuoi che usciamo…”

La ragazza affondò la testa nel cuscino “ancora dieci minuti”

Pierre si spazientì “io tra dieci minuti sono qua, e voglio vederti pronta, se no non andiamo da nessuna parte”

“scherzi vero?!” disse alzandosi di scatto

“mai stato più serio”

“dai Pierre, non ci riesco in dieci minuti a prepararmi!”

“ok, tra mezz’ora va bene?”

“bhè…” gli si avvicinò “un’ora?”

Pierre sgranò gli occhi “Chocola, dobbiamo andare al lunapark, a che ti serve un’ora?”

“zitto, tu parli bene, hai la magia”

“io non uso la magia per cose così futili” si giustificò alzandosi

“come no? Allora chi ti pulisce tutto il castello?” chiese lei sconvolta

“quella non è una cosa futile, necessaria!”

“allora facciamo quaranta minuti”

“d’accordo” disse andandosene, poi si bloccò “non rimetterti a dormire!”

Il ragazzo andò a casa, tanto quaranta minuti non le sarebbero mai bastati! Anche lui si preparò, più alla svelta di lei, indossò un paio di jeans bianchi e un poolover blu scuro. Aspettò quella mezz’ora con pazienza, riposando ancora un po’ sul divano, quando fu l’ora se ne andò arrivando a casa di Chocola in pochi secondi, stavolta bussò alla porta, ad aprirgli fu Vanilla che lo guardò sorpresa “buongiorno Pierre, devi uscire con Chocola?”

“esatto”

“allora, penso sei un po’ in anticipo, penso stia ancora dormendo” Soul, che era seduto sul divano vide la faccia che fece Pierre a quelle parole, e non poté fare a meno di scoppiare a ridere. Il ragazzo si voltò piano verso la bionda

“come scusa?”

“non è ancora uscita dalla sua camera”

“io la uccido” disse andando a passo spedito verso la camera, bussò prima di entrare

Chocola gli aprì la porta ancora in pigiama, lo sguardo di Pierre le fece seriamente paura. La ragazza provò a parlare ma Pierre l’azzittì “lasciamo perdere” disse entrando e sedendosi sul letto, Chocola sparì nell’armadio in cerca di un vestito adatto. La guardò per qualche minuto tirare fuori vestiti per poi ributtarli dentro l’armadio finché non arrivarono Houx, Soul e Vanilla alla porta

“dove andate?” chiese curioso Soul

“di questo passo da nessuna parte” sibilò Pierre tra i denti, la ragazza fece una smorfia per poi colpirlo con un cappello di lana in pieno viso

“al lunapark”

“da soli?” aggiunse Houx aggrottando le sopracciglia

“sì, perché?” rispose ancora più acida, Pierre le diede una piccola pacca sulla spalla

“ti prego! Ti prego! Ti prego!” supplicò Saul

“cosa?”

“possiamo venire anche noi?” la domanda colse Chocola impreparata, che sgranò gli occhi e guardò Pierre chiedendo aiuto, o almeno un supporto morale, lui rispose allo sguardo facendole un cenno con la testa in segno di consenso

“va bene” rispose sconfitta con uno sbuffo

“sicura che non disturbiamo?” chiese Vanilla timidamente

“tranquilla” rispose a testa bassa

“sì!” esultò Saul per poi andarsene insieme agli altri.

Chocola tornò a frugare nell’armadio per poi ricomparire con i mano un capo che sembrava nuovo “com’è?” chiese speranzosa

“va benissimo” la ragazza si fiondò in bagno a lavarsi e vestirsi, impiegando una buona mezz’ora, lasciando Pierre in camera a sperare che si muovesse, speranza vana. Ricomparì indossando i vestiti scelti: una canottiera doppia nera e rosa con una minigonna di jeans, un paio di anfibi neri e i capelli legati in due trecce fermate da due nastri anch’essi neri

“come sto?” chiese ansiosa

Pierre fece una smorfia avvicinandosi a lei, tirò il nastro nero che teneva ferma la treccia, per poi metterle una mano tra i capelli sciogliendole del tutto, quando i capelli furono liberi tornò a sorridere “sei bellissima” disse pacato

“così mi danno fastidio” si lamentò. Il ragazzo prese la prima molletta che c’era sulla scrivania di lei, le prese la lunga frangia e gliela mise da parte

“meglio?”

“sì, meglio” rispose sorridendo, Pierre si avvicinò dandole un leggero bacio

“andiamo?” Chocola sorrise per poi annuire. Poi si bloccò all’improvviso “che hai?”

“non voglio che venga anche Houx” sussurrò a testa bassa, lui si irrigidì completamente

“perché?”

“è diventato insopportabile, non riesce ad accettare l’idea che io voglio stare con te” rispose infastidita, Pierre sorrise, avrebbe voluto dirle quanto aveva ragione, quanto anche lui volesse stare con lei

“gli passerà” sussurrò ricordando le stesse parole pronunciate da Houx riferendosi a lei. Chocola notò il suo disagio, in qualche modo sapeva che neanche Pierre accettava Houx, ma non per gelosia, sia chiaro, il motivo non lo sapeva eppure c’era qualcosa che gli impediva di essere a suo agio quando c’era lui. Lo sguardo di Pierre era un concentrato di tristezza, rabbia e in un certo senso solitudine. Doveva raccontare tante cose, troppe, ma doveva tacere… tacere e subire, senza lamentarsi o dire una parola, semplicemente sopportare, per il suo bene, per quello della sua ragazza, per la sua corona, il suo futuro, che non comprendeva lui.

“qualcosa non va?” chiese lei

“nulla, andiamo” rispose freddo. Quando furono in salotto Pierre la prese per mano, come per dimostrare che sarebbe rimasta sempre e solo sua.

“siete pronti?” chiese impaziente Saul

Dopo un sì collettivo, Chocola si rivolse a Pierre “mi fai salire?”

“ti sembro una macchina?” chiese gentilmente

“fai poco spirito” rispose seria, Pierre le mise una mano sulla schiena per poi sollevarla delicatamente, Chocola si strinse a lui. Saul si caricò sulle spalle Vanilla anche se con un po’ più di fatica, mentre Houx rimaneva da solo. Partirono a tutta velocità e in breve tempo furono al lunapark

“che ne dite se vi staccate per qualche secondo?” chiese Saul guardando Pierre e Chocola

“ti ricordo che io e lei dovevamo uscire da soli oggi” rispose impassibile Pierre continuando a tenere per mano Chocola

“quante storie per qualche secondo!” disse con un sorriso Saul, Pierre ricambiò divertito

“geloso?” chiese strafottente, ma scherzando

“fossi pazzo!”

“come osi?!” si stizzì Chocola, Vanilla cominciò a ridere, mentre Houx manteneva un’espressione seria

“in effetti” sussurrò Pierre

“ma… anche tu ti ci metti?!”

“poverino, lascialo stare, è già abbastanza provato nel dover sopportare te!” la stuzzicò Saul

Pierre la fermò prima che lo andasse a picchiare, seriamente! “ti faccio presente che c’è gente” le disse stringendola per tenerla ferma

“non mi importa, io lo uccido” continuò lei

“bhè…” cominciò Pierre stringendola di più in modo che non si muovesse “ un po’ ha ragione” Chocola si dimenò con tutte le sue forze senza successo, continuando a urlare che lo odiava come una bambina che faceva i capricci. Pierre, Saul e Vanilla continuarono a ridere divertiti finché non intervenne quest’ultima

“dai basta Chocola, così gli fai male” la rimproverò visibilmente divertita

“ok” disse fermandosi “come minimo ti porto sul giro della morte”

Saul tornò a guardare Pierre serio “bhè Pierre, ritieniti fortunato, il giro della morte in confronto a Chocola è una passeggiata!” tornarono a ridere divertiti mentre Houx cominciò a sentirsi tradito da suo fratello

“vogliamo entrare o restiamo qui per tutto il giorno?!” chiese scontroso il ragazzo, il fratello lo guardò sbalordito

 “come siamo scontrosi! Meglio entrare” i ragazzi entrarono come detto nel parco giochi, presero una piantina di tutte le attrazioni, la lesse Pierre

“cosa volete fare?” chiese distrattamente

A Chocola si illuminarono gli occhi “le montagne russe!” Saul acconsentì sorridendo, si avviarono verso il primo gioco “andiamo?” chiese a Pierre

“vai, io ti aspetto qui insieme a Vanilla”

“hai paura?” chiese con un sorriso istigatore la rossa

“di che? Di quelle?” chiese con un sorriso riferendosi alle montagne russe

“daiii vieni!” disse prendendolo per un braccio

“mi pare che tanto tu mi costringa lo stesso, sbaglio?”

“lo prendo per un “vengo””

“e io? Mi lasciate qui da sola?” chiese con le lacrime agli occhi Vanilla

“vieni anche tu, non fanno poi tanta paura” i cinque salirono entusiasti, insomma, chi più, chi meno

“pronta?” chiese Pierre alludendo al fatto che lei avesse paura, ma si sbagliava

“come non mai!” rispose allegra guardando davanti a se. Alla fine della giostra c’era chi stava male, come Vanilla, chi era particolarmente indifferente, come Houx e chi si stava divertendo.

“forza andiamo, voglio fare quello!” disse Saul dirigendosi verso un gioco ad acqua, questa volta Vanilla si rifiutò, ma Pierre, costretto da Chocola, lo fece. uscirono completamente zuppi.

Pierre guardò serio Saul “tu non li scegli più i giochi!” come per convincersi

“non è stato tanto male!” disse Chocola strizzando la canottiera fradicia

“no, sembri solo un pulcino bagnato”

“ma ti sei visto?! poi sei pure biondo” disse in tono scherzoso. Pierre la prese da dietro, stringendola, le mise una mano sul viso in modo giocoso, per poi spingerla via, gli altri guardavano la scena ridendo, cioè, quasi tutti, e Saul incitava di tanto in tanto Pierre, la ragazza dopo che l’aveva lasciata, aveva un senso di vendetta, anche se stranamente era divertita. Si voltò per guardarlo furiosa, in un attimo gli balzò addosso urlando, aveva le braccia intrecciate al suo collo, come per abbracciarlo, peccato che le sue intenzioni non erano quelle, lo colpiva con dei pugni sulla schiena, cercando allo stesso tempo di rimanere aggrappata, Pierre si avvicinò, con ancora Chocola, alla fontana là affianco, facendo sì che se Chocola avesse lasciato la presa sarebbe finita in acqua. lei, capite le sue intenzioni, si aggrappò di più smettendo di colpirlo “Pierre, se mi lasci sei morto, finito, giuro che sta volta ti faccio male”

“lasciala cadere” disse ridendo Saul

“tu non lo incoraggiare! Pierre, vedi di non lasciarmi, giuro che ti meno!” il ragazzo cominciò a infastidirla dandole piccoli pizzichi sui fianchi per farla cadere “smettila!” gli urlava mentre cercava di tenersi, lui continuava a stuzzicarla “io ti uccido, io…” non fece in tempo a finire la frase che le braccia le cedettero, si ritrovò nella fontana piena di acqua gelata con tutti che la fissavano divertiti, compreso Pierre. Il ragazzo dopo aver riso, le porse una mano per aiutarla a rialzarsi, lei gliela schiaffò via furente “sei un’idiota! L’acqua è gelida” disse l’ultima frase borbottando

“dai che ti aiuto” le disse gentilmente

“non ti avvicinare, perché se no ti faccio fuori, e poi ho freddo!” detto questo si rialzò, e Pierre vide qualcuno venirgli incontro, quando gli furono davanti gettarono un’occhiataccia alla ragazza più fradicia di prima, Pierre si avvicinò al gruppo

“buongiorno ragazze, che ci fate qui?” chiese gentile

“volevamo passare una giornata diversa, e anche tu vedo” disse Yurika osservando Pierre completamente bagnato

“già.”

“e tu cos’hai fatto?” continuò la ragazza vedendo Chocola infreddolita e più zuppa di Pierre. La rossa lo guardò avvicinandosi, a quello sguardo minaccioso, il ragazzo fece ancora una risata soffocata

“smettila di ridere!” gli disse furiosa prima di andarsene vicino a Vanilla, lontano da quel gruppetto.

Pierre parlò per qualche minuto con le socie, e Houx ne approfittò

“non sei gelosa?” chiese a Chocola

“di cosa?” chiese lei curiosa

“insomma, guarda che rapporto c’è tra Yurika e Pierre, non è di certo lo stesso che c’è fra voi, cioè, tu e lui non fate altro che litigare” continuò allusivo

“io non sono gelosa di Yurika, perché dovrei? Lei è un’umana e Pierre ama me” disse calma

“te l’ha detto lui?” chiese curioso

“no…” sussurrò, poi subentrò Vanilla

“non c’è bisogno di certo che glielo dica, basta osservare il modo in cui la guarda quando parla, o si arrabbia” disse gentilmente. Chocola guardò Yurika e Pierre che parlavano, e le altre socie che facevano da  coro ai loro discorsi. Eppure, non era gelosa, anche se litigavano spesso, il loro rapporto era ben diverso da quello che c’era tra Yurika e lui. Saul continuava a guardare il fratello sorpreso con gli occhi sgranati. La rossa si avvicinò a Pierre a grandi passi, con le braccia strette al petto per il freddo

“Pierre, ho freddo, andiamo a cambiarci?” gli chiese in un sussurro tirandolo per la manica

“sì, andiamo, ciao” disse per poi salutare le socie, Pierre le cinse dolcemente le spalle “sei ancora arrabbiata?”

“no…” tenendo la testa bassa “ma ti prego, ora andiamo a cambiarci, sto morendo dal freddo!”

Entrarono nel primo negozio, all’interno del parco giochi, che capitava. Si cambiarono, comprando delle nuove magliette e uscirono.

“è meglio aspettare di asciugarci del tutto prima di rifare qualche gioco” disse Pierre

“ok, andiamo a quello” disse Chocola trascinandosi il ragazzo dietro.

“Vanilla va con loro” le ordinò serio Saul. La ragazza obbedì, lasciando così soli i due fratelli

“perché l’hai fatto?” chiese Houx

“che ti passa per la testa?”

“che intendi?”

“perché hai detto a Chocola quelle cose?”

“non sono affari tuoi!”

“sì che lo sono, tu sei mio fratello, Chocola mia amica, infine sono affari miei!”

“lei non deve stare con lui!” disse autoritario

“scusa?”

“hai sentito, lui non è il ragazzo  giusto”

“che hai fatto Houx?” chiese preoccupato il moro

“nulla che ti riguardi” gli rispose liquidandolo.

Intanto Chocola aveva trascinato Pierre in un gioco a premi in cui, con un fucile, bisognava colpire degli omini segnati in rosso, la ragazza aspirava al peluche più grande, peccato che sbagliava i colpi “uffa, non ci riesco, questo coso è impossibile da usare!” si lagnò

“dai, fai fare a me” le disse dolcemente Pierre prendendo il fucile. La ragazza lo guardò speranzosa allineare con il fucile, il suo sguardo a quello del bersaglio, cominciò a sparare, colpendo uno dietro l’altro i bersagli. Vinse, anche se con i colpi mancati di Chocola, il primo premio: l’orso gigante a cui aspirava la ragazza

“uffa, lo volevo vincere io” esclamò fissando l’orso

“infatti è tuo” disse con un tono ovvio

“lo sapevo” esclamò saltando addosso all’orso. Pierre le arruffò dolcemente i capelli

“sapevi che cosa?”

“che me l’avresti dato!” disse allegra

“sono così prevedibile?”

“abbastanza”
“bene allora me lo riprendo” si allungò per prendere il pupazzo

“nonono ora è mio” gli rispose possessiva voltandosi per far sì che non lo prendesse, il ragazzo simulò un abraccio per prendere l’orso, ma quel tentativo era solo un gioco, mentre i due scherzavano, arrivarono le socie

“ehi ragazze guardate che tenera, la bimba con il suo orsacchiotto” rimbeccò una di loro facendo ridere le altre

“quello? Veramente è mio” rispose Pierre come se fosse una cosa ovvia. La ragazza che aveva parlato sbiancò “non vi piace?”

“carinissimo” rispose Yurika acida

“mi fa piacere che pensi questo Pierre, ma il pupazzo rimane mio” disse Chocola allegra trascinando il gigantesco pupazzo regalatole da Pierre con se. Il ragazzo sogghignò seguendola per poi voltarsi

“volete venire a mangiare con noi?”

“noi?” chiesero

“loro?” chiese stupita la rossa

“d’accordo principe” disse gentile Yurika, si avviarono insieme, ma Chocola fermò Pierre in modo che solo lui la potesse sentire

“perché le hai invitate?”

“impari a prendere pupazzi altrui”

“seriamente”

“persona in più persona in meno, che ti cambia?”

“perché ho la strana sensazione che non usciremo mai insieme? Da soli” disse allusiva Chocola

“ci rifaremo al mare”

“sarà meglio, sembra che più cerchiamo di stare soli, più attiriamo gente” si incamminò seguita a ruota da Pierre. Si misero a tavola, Pierre prese posto, Chocola mise l’orso vicino a lui e poi si sedette, due socie vicino alla ragazza, le altre tre di fronte con vicino Vanilla e Houx (davanti a Pierre) e Yurika e Saul a capotavola. Pierre guardò male Chocola

“che c’è? Anche lui ha bisogno di mangiare” disse con un sorriso divertito

“metti quell’orso lontano da me” ordinò scioccato

“ma come? Non era tuo?”

“appunto, era”

“non è giusto poverino, anche lui deve mangiare” disse seria, ma ovviamente scherzosa

“scherzi vero?” chiese ancora più scioccato

“sai, dovremmo dargli un nome” gli altri seguirono increduli anche loro, quasi quanto Pierre, la conversazione

“facciamo così, io ti aiuto a dargli il nome, poi tu lo levi”

“insensibile. ok, che nome?”

“chiamalo come Pierre, ti riesce a star vicino così tanto tempo, e non da fuori di testa” rispose pensieroso Saul. Chocola fece per tirargli le posate di plastica ma Pierre la bloccò afferrandole il polso

“no no, ferma! Che ne dici di… Francesino?”

“perché Francesino?” gli domandò con il braccio ancora sospeso

“non lo so… mi piace, orso mio nome mio”

“l’orso è mio!”

“sì, ma l’ho vinto io”

“ok Francesino, però è mio”

“d’accordo, ora mettilo via” Chocola mise per terra Francesino e si avvicinò a Pierre, il ragazzo la guardò con un sorriso “è strano avere una persona invece che un orso accanto, mi ci stavo affezionando a Francesino” nel frattempo Houx andò ad ordinare, tutto pur di non sorbirsi quella scena

“se vuoi lo rimetto”

“no grazie, non mi dispiaci neanche tu”

Houx arrivò con il cibo “un aiuto sarebbe gradito” disse acido, Vanilla lo aiutò e distribuì il cibo. I ragazzi cominciarono a mangiare, fino a quando Saul guardò di nuovo Chocola

“se ti siedi vicino a Francesino, sembri ancora più bassa” la ragazza lo guardò minacciosa, per poi tirargli una patatina “perché se io ti dico qualcosa tu mi tiri dietro di tutto e se Pierre ti prende in giro non gli fai niente?”

lo guardò sconsolata “perché l’ultima volta che ho reagito mi ha buttata in una fontana” il biondo rise divertito ricordando la scena “non ridere, se mi ammalo è tutta colpa tua!”

“tanto eri già fradicia”

“sì ma l’acqua era gelida!”

“ok, se ti ammali, è tutta colpa mia, ma se non ti ammali, giuro che ti ci ributto”

“non vale! Mi ammalerei in tutti e due i casi”

“appunto, quindi ti consiglio di ammalarti al più presto, o vuoi un altro giro nella fontana?”

“se io soffro, tu soffri insieme a me”

“come osi parlargli così?” chiesero all’unisono le socie

“tranquille non è niente” disse tranquillamente, Chocola sbuffò facendo una smorfia come risposta alla loro accusa. Il discorso finì lì, e, finito di mangiare, si alzarono tutti dal tavolo.

“adesso che si fa?” chiese Saul, a Chocola si illuminò il viso

“quello” rispose entusiasta indicando una giostra chiamata più comunemente “le tazze”

“sei sicura?” chiese scettico il biondo

“ovvio! E tu vieni con me!” gli disse guardandolo sicura della risposta

“non se ne parla, se ci vuoi andare, ci vai da sola!”

“mi associo” disse vanilla avvicinandosi
“avete paura?”

“sì” disse Vanilla a testa bassa

“non ho intenzione di stare male”

“daiiiiiii, non ti senti male!”  capricciosa

“d’accordo, poi però lo scelgo io il gioco da fare”

“ok, andiamo” lo prese per un braccio trascinandolo “e voi?” chiese rivolta a Vanilla.

Acconsentirono tutti, perfino le socie, che lo facevano più per star con Pierre, gli unici a rifiutarsi furono Vanilla e Houx, una perché aveva paura e l’altro per far compagnia a lei. Quando furono seduti su le enormi tazze, delle sbarre d’acciaio li bloccarono, queste cominciarono a roteare su se stesse e a compiere un movimento circolare. Chocola era entusiasta del gioco, all’inizio… dopo poco cominciò a stare male, un po’ per la paura, un po’ per il pranzo, si avvicinò a Pierre che l’attirò a se con un braccio stringendola. Quando scesero, Chocola era paonazza e  ancora aggrappata a Pierre “tutto bene?”

“non troppo, forse dovevamo aspettare” rispose aggrappandosi di più per non perdere l’equilibrio

“già, lo penso anche io”

“Pierre…” lo richiamò lei

“dimmi”

“ti prego, fermiamoci un attimo prima di salire sul gioco”

“non avevo intenzione di farti salire sul mio gioco con la faccia che hai”

“grazie al cielo” le socie parlottavano tra loro, stavano messe male quasi quanto Chocola, quasi.

“accidenti a Chocola” disse una di loro quando si sedettero per riprendere fiato.

Pierre la sentì chiaramente “nessuno vi ha obbligate” disse freddo stringendo di più Chocola. Lei lo guardò interrogativa, si chiedeva perché avesse risposto così, quando anche lui ricambiò lo sguardo, lei gli sorrise “stai meglio?”

“sì, ma prima voglio fare un gioco un pochino più tranquillo”

“va bene, ma se vuoi fare un gioco, e lo scegli tu, io non vengo”

“non è stato tanto male” Pierre la guardò storto, e lei capì di aver detto una cavolata “che gioco vuoi farmi fare?”

“lo vedrai dopo, piuttosto, tu che gioco vuoi fare adesso?”

“i carrellini”

“ok, volete farlo anche voi?” chiese alle socie, Houx, Saul e Vanilla.

Le socie dissentirono, Houx e Saul accettarono immediatamente mentre Vanilla, sotto suppliche di Chocola, e credendo fosse un gioco tranquillo, accettò. Salirono sul gioco, ma all’ultimo momento, proprio quando stava per partire, Saul saltò giù “scusate, ci ho ripensato” :sapeva che se l’avesse detto subito, il fratello sarebbe rimasto con lui, e non era ciò che voleva

“come mai sei sceso?” chiese curioso Pierre

“non volevo andare”. Il biondo capì che c’era qualcosa sotto, ma tacque. Rimasero a fissare il gioco per pochi secondi, finche Saul propose di andare al bar, dicendo alle socie di rimanere lì dov’erano. Arrivarono a un chioschetto abbastanza lontano dal gioco da lasciargli un po’ di tempo per parlare

“sai, io ancora non sto del tutto bene” affermò Saul

“guarda, lascia stare, io con quella ragazza un giorno di questi finisco male” disse impassibile

“già… ti posso capire” rimbeccò scherzoso il ragazzo per poi continuare “prima, devo dire che un po’ mi hai sorpreso, intendo quando siamo scesi dalle tazze e tu hai risposto alle socie”

“perché ti avrei sorpreso?”

“ecco, credevo non rispondessi mai così, neanche per Chocola”

“perché no? Infondo ho ragione, nessuno le ha obbligate”

“sì lo so, ma… mi hai sorpreso” Pierre sorrise a quell’affermazione, Saul abbassò lo sguardo fissando il pavimento “poi… di cosa ti voleva parlare Robin alla fine?”

“vuole che faccia da insegnante a Chocola”

“insegnante? Povero te”

“già, devo dire che non è stata proprio una passeggiata, però se vuole diventare regina  dovrà ascoltarmi”

“e tu?”

“io cosa?”

“che farai dopo che Chocola sarà diventata regina?”

Il biondo abbassò lo sguardo “credo che sia meglio per lei che io mi faccia da parte”

“non penso…” Pierre alzò lo sguardo stupito

“perché?”

“perché se la mettessero di fronte a un bivio, sceglierebbe te”

“non credo… e se lo facesse sarebbe la cosa più stupida che possa fare”

“scommetto che non avrebbe ripensamenti, e neanche un attimo di esitazione”

“è questo il problema, non mi accetteranno mai, e devo impedirle di fare questa sciocchezza, ti sbagli, se ne pentirebbe, e io anche ad averglielo permesso”

“ma tu hai fatto la tua scelta? Sbaglio o hai scelto Chocola ai malefici? Nonostante tu sostenga le loro idee, permettilo anche a lei” Pierre abbassò nuovamente il volto disegnando piccoli cerchi immaginari “non è solo questo vero? C’è un altro motivo per cui te ne vuoi andare?”

“che intendi?”

“potrebbe centrare forse mio fratello?”

Il ragazzo lo guardò sconvolto ma mantenendo un tono composto parlò “Houx ti ha detto qualcosa?”

“circa… diciamo che mi ha fatto capire, ma non so cos’è successo, dimmelo tu”

“bhè… diciamo che mi ha minacciato, e io devo stare al suo ricatto” Saul lo guardò sconcertato, poi Pierre proseguì raccontando la storia. Finita questa Saul rimase allibito

“che gli passa per la testa? Non capisce che così fa solo del male a Chocola?!”

“ho provato a dirglielo, secondo lui le passerà”

“e tu perché lo lasci fare?”

“scusa che altra scelta ho?! Ho già provato a pensare ad altre soluzioni, una meno probabile dell’altra”

“e allora cosa si potrebbe fare?”

“nulla, voglio solo divertirmi con Chocola e non pensare a niente fino al giorno dell’incoronazione”

“ci dev’essere un’altra soluzione”

“bene…” disse il biondo alzandosi per andare verso la giostra “quando la trovi avvertimi”

“dove vai?”

“a cercare gli altri” li trovarono dopo poco guardarsi intorno. Pierre arrivò dietro Chocola e le mise le mani sulle spalle “dove guardi? Sono qui” la ragazza si voltò di scatto

“dov’eravate?”

“al bar”

“oh!” poi cambiò espressione, diventando euforica “non sai cosa ti sei perso”

“non mi sembra che a Vanilla sia molto piaciuto” disse guardando la ragazza dolorante

“già… io ero in mezzo, forse è per questo, ma è meglio lasciar stare. allora, che gioco vuoi fare?” chiese curiosa, Pierre fece un sorriso beffardo

“venite con me” li condusse verso un… diciamo gioco, un’enorme torre con un ascensore sui lati esterni. Questi salivano e scendevano ad una velocità impressionante, accompagnati dalle urla dei ragazzi che vi erano saliti

“non se ne parla” disse Saul deciso “io sto ancora male per le tazze” gli altri concordarono tutti, anche Houx, anche se di mala voglia

“e tu? Che fai?” chiese ironico Pierre

“io? Non mi tiro mai indietro, figurarsi poi per darla vinta a te. Andiamo!”

“sicura? Non sei obbligata” Chocola fece una smorfia

“dai andiamo” fecero la fila, la più lunga che abbiano mai fatto

“non so se ti fanno salire”

“sarà meglio che lo facciano, sono due ore che facciamo la fila” per fortuna nessuno collegò l’altezza all’età, e la fecero passare. Quando scesero i blocchi alla ragazza cominciò a venire un po’ di panico

“tutto a posto?” le chiese serio, Chocola non rispose, aveva lo sguardo fisso nel vuoto, mentre cominciavano a salire, lentamente, Pierre le scosse il braccio. Quando arrivarono in cima , la ragazza chiuse gli occhi prima che i sedili scattassero in giù. Questo avvenne dopo poco, ma lei non gridò, non ne ebbe il coraggio. Scesi Chocola si aggrappò a Pierre, come nelle tazze

“visto? Nessun problema!” disse stringendosi a lui, ma per poco non perse l’equilibrio

“vedo… a malapena ti reggi in piedi” Chocola si mise in ginocchio, le parole di Pierre erano vere. Il ragazzo si abbassò guardandola negli occhi “quindi? Fai ancora la sbruffona?”

“sta zitto” Pierre l’aiutò a rialzarsi e la tenne salda a se, così da non farla cadere

“com’era?” chiese curioso Saul appena li vide

“chiedetelo a lei” i ragazzi la guardarono in attesa di una risposta

Chocola spinse via Pierre e si mise a sedere sul primo muretto “Chocola non dovevi farlo!” la sgridò Vanilla

“lascia stare!” i ragazzi le si misero intorno

“ora che facciamo?” chiese indifferente Yurika

“ah! Fatelo scegliere a Pierre” disse sarcastico Houx in tono offensivo

“nessuno le ha detto che doveva salire per forza, Pierre le aveva chiesto se ci aveva ripensato!” lo difese Saul

“andiamo sulla ruota?” sussurrò Chocola

“sì!” esclamò entusiasta l’amica

“sì, ma i posti sono da quattro” li corresse Yurika

“e allora? Le socie in una cabina, io, Houx, Vanilla e te in un’altra, e Pierre e Chocola da soli”

Le socie sussultarono, ma tacquero, per paura di una reazione dal principe

“almeno li lasciamo un po’ da soli, quella torre non è poi così romantica” disse Yurika affabile

“concordo!” disse alzando un braccio la rossa come risposta alla storia della torre. Si avvicinarono alla ruota, Chocola notò i nuvoloni neri, ma non disse niente a causa delle tragedie che avrebbe fatto Vanilla. I primi a salire furono Houx, Saul, Vanilla e Yurika, poi fu il turno di Chocola e Pierre, e poi le socie. Si sedettero l’uno accanto all’altra

“stai meglio?” chiese con un sorriso

“fai poco spirito, non è divertente”

“sei tu che hai accettato la sfida, ti ho anche chiesto se volevi rinunciare”

“sì, certo, e io rifiuto una tua sfida, così mi prendevi in giro fino a star male!”

Pierre la guardò con un aria innocente “non ti avrei preso in giro” Chocola lo fissò scettica “avrei semplicemente accettato la tua perdita”

“l’avresti fatto prendendomi in giro!”

“diciamo di sì, ma prendendoti in giro così è più divertente, e io ci tengo alla tua salute”

“sìsì lo so, sono fortunata ad avere un ragazzo così premuroso, insomma, chi non desidera un ragazzo che momenti ti uccide… ti butta in una fontana e se non ti ammali ti ci ributta, ti fa fare un gioco che, se tutto va bene, ci rimetti l’intestino? Sono una ragazza fortunata!” disse con aria sognante

“mi rinfaccerai tutto a vita? E comunque lo so… sono  ricercatissimo”

“penso che… sì ti rinfaccerò tutto finché vivrai”

“e se poi io ti lascio?!” chiese stuzzicandola. Chocola strabuzzò gli occhi

“c… cosa?” Pierre la guardò in attesa di una reazione “tu… tu non puoi lasciarmi… non, non ne hai il diritto” l’agitazione preso possesso di Chocola

Pierre la guardò allarmato mettendole una mano sulla spalla “calma… stavo scherzando” Chocola abbassò la testa

“a questo punto sono meglio le torri!”

“ma come, tu che ti lamenti tanto, Fino a poco fa non facevi che  lagnarti per quello che facevo e appena scherzo, ecco che ti agiti!” Chocola si bloccò per poi mettergli il broncio “dai… non te la prendere, il broncio fammelo dopo, questo è l’unico momento in cui non abbiamo le socie in mezzo!”

“e allora fai poco spirito!” Pierre le allungò un braccio intorno alle spalle costringendola ad avvicinarsi, Chocola appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo “di che avete parlato tu e Saul?”

“non pensavo interessasse a così tanta gente quello che dico”

“è?!”

“lascia stare… abbiamo parlato del più e del meno, non è poi tanto male”

“parliamo della stessa persona?! Davvero ti è simpatico?!”

“sì, è particolare, perché non provi a conoscere anche tu meglio Yurika?”

“io conosco Yurika, per un po’ siamo state amiche, poi la gelosia però ha messo fine a tutto”

“quindi vedervi amiche è un illusione?” Chocola si discostò dall’abbraccio distanziandosi da lui

“perché ci tieni tanto a lei?” chiese in un sussurro ripensando alle parole di Houx

“per lo stesso motivo per cui tu tieni a Houx e Saul” risposta semplice e diretta, da Pierre

“è diverso…”

“lei è stata praticamente l’unica  a starmi vicino. Non c’è bisogno che fai la gelosa, poi è umana!”

Chocola sbuffò dandogli una spinta sul braccio “io non sono gelosa, di quella poi… e poi quelle lì pensano pure che sei un principe, di che poi?!”  disse riappoggiandosi a lui, facendosi abbracciare

“sai che non lo so… hanno fatto tutto i malefici!” Chocola alzò la testa, lo guardò con un sorriso allegro

“principe del nulla!”

Pierre la guardò fingendosi offeso “sono pur sempre il fidanzato della futura regina, varrà qualcosa! Ma il bello è che se per caso mi chiedono anche loro di quale regno sono principe, non so neanche come rispondere” Chocola si mise a ridere

“puoi sempre inventarti uno stato e dire che non è scritto sulle cartine da quanto è piccolo!”

“sì… poi mi chiedono di farci visita e io le porto su extramondo, la regina guarda caso è uguale a te e ha il tuo stesso nome… sai che bello, mi faccio quattro risate” rispose sarcastico all’affermazione ma allo stesso tempo divertito

“e va bè, gli dici che è in fase di restauro” la cabina risuonava delle loro risate. Chocola si fece avvolgere dalle sue braccia che la fecero appoggiare a lui. Rimasero per qualche minuto così, Chocola chiuse gli occhi rilassata da quella posizione, finché Pierre non glieli fece riaprire con una frase

“guarda, piove! adesso arriveremo in un’ora” disse naturalmente, Chocola richiuse gli occhi

“posso stare tranquilla per qualche minuto in più” Pierre dopo qualche minuto le picchiettò dolcemente sulla spalla

“guarda fuori” le sussurrò. Chocola si alzò appoggiando le mani sul vetro. Era calata la sera e le luci del parco giochi e della città erano tutte accese. Da quell’altezza Chocola riusciva a vedere un panorama stupendo reso ancora più incantevole dalla pioggia che cadeva leggera “ti piace?”

“è stupendo” rispose ammaliata in un sussurro prima di rimettersi comodamente tra le braccia del ragazzo

“come mai ti è presa questa gelosia per Yurika?” chiese accarezzandole i capelli

“io non sono gelosa!” borbottò “mi sembrava strano tutto questo interesse per lei… e per le socie” Pierre rimase in silenzio “con le socie hai lo stesso rapporto che hai con Yurika?”

“no, loro sono solo una grande scocciatura”

“prima o poi me lo dirai che ti era preso quella volta che mi hai mentito?”

“prima o poi sì, per ora non insistere”

“ti ho sinceramente odiato quel giorno, ho pure preso dei compiti in più per colpa tua”

“mi dispiace” disse sinceramente sentito, stringendola ancora più a se. Il giro era ormai quasi completato e Chocola, seppur di malavoglia si dovette alzare e scendere.

 

 

 

Ciaoooooo!!!  innanzitutto i giochi che sono stati messi sono stati vissuti in prima persona: le tazze non sappiamo se le conoscete, da sentirsi male, però sono allo stesso tempo stupende!!! I carrellini sono a mirabilandia, sono dei giochi bastardi!! Tu credi vadano piano, invece vanno forte e per di più svoltano all’improvviso facendoti dare delle fiancate della madonna, che te le ricordi per tutta la vita… infine le torri, che a mirabilandia sono due, impossibile che non sappiate cosa siano, chi non le conosce?! Però dobbiamo confessare di non averle fatte… troppa fila ci rubava, se tutto andava bene, due ore e mezza!!! Questo è un capitolo un po’ tanto più lungo degli altri, ci sembrava giusto, però, non tagliarlo. Poveri Pierre e Chocola, mai da soli, però è troppo buffo Saul. Ci fate caso?! Pierre lo stiamo rendendo molto umano, già lo avevano fatto i creatori alla fine della prima serie. Se poi ci mettiamo il nostro zampino… e comunque Houx ha rotto, che carino Saul però! Vabbè ci vediamo alla prossima, tanto ne succederà un’altra, un po’ più pesantuccia!!!! ciaooooooooo

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Capitolo 10
*** ce l'hanno tutti con me! ***


ce l'hanno tutti con me!

Chocola si svegliò il giorno dopo all’interno della sua camera, si voltò a guardare il ragazzo che dormiva al suo fianco. Sorrise. Gli accarezzò delicatamente il viso. A quel contatto il ragazzo aprì gli occhi debolmente.

“buongiorno” le sussurro. Chocola lo guardava sorridendo continuando a passargli la mano sulla guancia.

“sei rimasto…”

“e tu sei già sveglia”

“sempre involontariamente?”

Anche lui sorrise “no, non mi andava di andare a casa”

“quindi sei rimasto a farmi compagnia?”

“no, è comodo il letto” rispose impassibile

Chocola aggrottò le sopracciglia delusa dalla risposta. Pierre sogghigno avvicinandosi al suo viso. Lei aveva ancora la mano sulla sua guancia, quando lui le diede un bacio. “sei un ruffiano”

“perché?”

“prima mi dici che rimani per il letto, vedi che mi offendo e senza dire una parola mi baci!”

“ah d’accordo, lo accetto”

“ma non avevi detto che era strano il fatto di noi due che dormiamo insieme?!”

“infatti è strano, però… è anche bello”

“ma che ci trovi di tanto strano?!” chiese stizzita riappoggiandosi sul cuscino

“non ci sono abituato… ho sempre dormito da solo” Chocola fissò per un attimo il soffitto, poi le venne in mente cosa dire

“che facciamo oggi?”

“io ho da fare, ci vediamo di pomeriggio”

“che devi fare?”

“non sei un po’ troppo curiosa?!”

Incrociò le braccia “sono la tua ragazza, ho il diritto di sapere”

“non hai nessun diritto” rispose divertito

“cattivo! La prossima volta che ho qualcosa da fare io, nemmeno ti avverto!”

“è una ripicca?”

“sì, sì è una ripicca”

“sopravvivrò” disse indifferente

“sei cattivo!”

“me l’hai già detto, e non sono cattivo, ho qualcosa da fare, punto.”

“e allora fa quello che vuoi!” sbraitò alzandosi, ma Pierre la  prese per il polso e l’attirò a se

“dove vai? È presto”

“Io non ci resto con un ruffiano!” disse però mantenendo il viso sul suo petto

“va bene, me ne vado io allora” Chocola si strinse a lui

“nonono, oh, dove vai?”

“non sono un ruffiano?”

“sì, tanto, ma non te ne andare”

“incoerente” l’accusò

“ruffiano” rimasero così per circa un’ora, finché lui non se ne dovette andare. Chocola alzandosi posò l’occhio su qualcosa, qualcosa che a cui non aveva più fatto caso da tempo. Il diario di sua madre era lì, per terra, sotto il letto, si intravedeva appena, ma lo notò lo stesso. In quel momento un’idea le balenò in mente. Si fiondò da Robin “Robin, Robin, Robin!”

“Chocola che ci fai sveglia a quest’ora?”

“lascia stare, ti devo chiedere un favore” annunciò

“che vuoi?”

“mmh… tu credi che la regina Candy sappia dove sono i genitori di Pierre?” continuò

“Chocola… io non credo che dovresti impicciarti di certe cose, se Pierre non lo sa, allora è meglio che lasci stare” disse apprensivo

“sì ma… lui non ha la certezza di come siano andate veramente le cose. E poi non voglio causare problemi tra loro, intendo sapere se le cose sono andate veramente come pensa Pierre e perché si sono comportati in quel modo”

“io non so com’è la storia… ma non credo Pierre ne sarebbe contento”

“ti pregooo! È importante”

“Chocola, ti avverto, se lui mi venisse a chiedere dove sei, io gli dirò la verità, non ho intenzione di mentirgli” Chocola come risposta scrisse a Pierre dove andava mentre Robin andò dalla regina a chiedere dove si trovassero. Quando tornò lo disse a Chocola

“mi raccomando, stai attenta, abitano sulla terra, non molto lontano da qui, è da molto che non vanno su extramondo, non sono sicuro che sappiano gli ultimi sviluppi”

“d’accordo, se Pierre dovesse venire dagli questa” porse la lettera a Robin e si andò a cambiare, fece la strada a piedi, era abbastanza vicino. Durante il tragitto incontrò chi non avrebbe dovuto incontrare, e non avrebbe voluto incontrare.

“Chocola, dove hai lasciato Pierre?” chiese Yurika allusiva

“aveva da fare” rispose per poi ricominciare a camminare

“che c’è? Si è già stancato di te, o non ti considera?” chiese una di loro ridendo.

Chocola neanche si voltò “a me sembra che considera molto di meno voi, io sono l’ultima che si deve preoccupare” rispose impassibile. Il coro irato che si alzò non la sfiorò minimamente, e in poco tempo arrivò nella palazzina indicata da Robin. Suonò alla porta e ad aprirgli fu una donna, alta, con un bel fisico, i capelli a carré biondi e gli occhi scuri. In qualche modo le ricordò, dalla postura e dall’espressione del viso, il ragazzo che si sarebbe infuriato con lei

“buongiorno” balbettò Chocola in preda alla tensione

“buongiorno, desideri?” il suono della sua voce fu uno schiaffo. In quel momento avrebbe voluto correre tra le braccia di Pierre, dove si sentiva sempre protetta, si rese conto che avrebbe dovuto dirgli la verità, che avrebbe dovuto chiedere il suo permesso, ma era troppo tardi per tirarsi indietro.

“volevo presentarmi, sono Chocola Meilleur”

“ah! La futura regina, per qualche strana ragione viene sempre qualche scocciatore a informarci. Dimmi pure” la ragazza ebbe un sussulto, a quel punto sperava sapessero già

“quindi non sapete niente, intendo di quello che è successo negli ultimi tempi”

“no, sappiamo solo della tua incoronazione, non siamo molto informati su quello che è successo, se sappiamo di te, è un caso, e sinceramente, non mi immaginavo una ragazzina come futura regina. ma, se ti vuoi accomodare, ascolterò volentieri, come mai sei venuta qui?” il modo in cui le disse che era una ragazzina fu un altro schiaffo. Chocola entrò esitante nella grande abitazione. L’interno della casa era accogliente. Le pareti erano color crema. Il pavimento rivestito da tappeti che sapevano di antico, per qualche strana ragione, che Chocola non comprese, tutta quella casa, anche se molto moderna, dava l’idea d’antiquato. Non sembrava adatta a qualcuno che voleva una famiglia, o che almeno se ne preoccupasse. Non era una casa, da quel punto, vissuta.

“io volevo solo metterla al corrente di quello che è successo” sussurrò guardando i quadri appesi alle pareti, raffiguravano tutti dei paesaggi, quei paesaggi che sei sicuro di poter trovare sullo sfondo predefinito di un computer.

“devi sapere che è da molto che io e mio marito non veniamo su extramondo, anni. Non siamo responsabili di ciò che nostro figlio può aver fatto” Chocola si irrigidì

“no… ha capito male, Pierre non ha fatto niente” la donna, sgranò gli occhi al pronunciare il nome del figlio “io… lo conosco da un po’, volevo sapere cosa avete fatto quando è diventato un malefico” continuò con la voce flebile

“niente, forse per paura o stupidità, ma non abbiamo fatto niente, i malefici lo avevano preso, siamo fuggiti. Da quel momento siamo venuti sulla terra, non ne volevo più sapere di extramondo” disse dura come il ghiaccio. in quel momento la ragazza pensò che forse Pierre tutti i torti non li aveva, finché non si dovette ricredere un’ultima volta “mi sono sempre pentita di questa decisione, gli ho sempre voluto bene, non ho mai smesso di sperare che tornasse”

Chocola rimase stizzita dall’ultima frase “certo, dopo tutto questo tempo,  prende baracca e burattini, molla tutto, per andare da due che nemmeno conosce, l’hanno abbandonato e li accoglie a braccia aperte!” in risposta vicino all’urlare

“ma tu che ruolo hai in questa storia?” chiese ancora calma

“sono la sua fidanzata” rispose secca, fregandosene delle conseguenze

“quindi anche tu sei un malefico?”

“no, io non sono un malefico.”

“ma allora voi due…” non sapeva cosa dire, cosa pensare.

“Pierre non è più un malefico. Io l’ho incontrato quando eravamo bambini, ma non ha molta importanza, non mi ricordo un gran che, l’ho conosciuto davvero quando sono venuta sulla terra per la mia sfida”

era scioccata, la notizia che il figlio fosse tornato normale l’aveva scombussolata, ma allo stesso tempo entusiasta “mi racconteresti come è andata?”

“se vuole che sia sincera, preferirei di no, non vorrei sembrarle scontrosa, ma mi sembra che lei sia interessata a Pierre solo perché non è più un malefico, se lo fosse stato ancora, non le sarebbe importato di quello che faceva”

“per favore, dammi del tu, mi chiamo Miel. Hai ragione a pensare questo, ma quando è successo il fatto, non ho avuto il coraggio, ne la forza, per prendere in mano la situazione, ha pensato a tutto mio marito, al trasferimento e alla nostra nuova vita. Quella senza Pierre. Da quando mi sono ripresa non ho più voluto cercarlo, mio marito era contrario, e sapevo sarebbe stato inutile, non ne abbiamo più parlato”

“bene, cosa vuoi sapere?”

“scommetto che tu sei una purificatrice, come tua madre. Non mi interessa sapere come ha fatto a ritornare normale, vorrei sapere com’è lui adesso”

“quando mi ha aperto la porta un po’ mi hai ricordato lui. Pierre è molto… molto calmo, e paziente, specialmente con me.” Fece una pausa, per poi ricordarsi tutte quelle minime caratteristiche che, per lei, lo rendevano unico “Odia le carote, e si veste sempre di colori molto chiari. È anche molto bello, sfortunatamente. a scuola ci sono cinque ragazze che hanno fatto un fan club per lui, se potessero mi ucciderebbero. Ma è molto premuroso con me, mi protegge sempre” raccontò Chocola a testa bassa. Miel sorrise della buffa descrizione.

“lui sa che tu sei qui?”

“no, e sarebbe meglio non lo venisse a sapere, sarei in un mare di guai”

“lui… alza le mani con te?” chiese allarmata

“nono, non mi sfiorerebbe con un dito, però ogni volta che si arrabbia mi fa paura”

La donna sorrise divertita “e perché?”

“perché ha sempre ragione”

“lui è contrario che tu sia qui” affermò convinta. La ragazza annuì “secondo te lo scoprirà?”
“di sicuro, sa sempre tutto!”

“lui ha sempre capito tutto facilmente, come se dare una spiegazione alle cose gli venisse naturale”

“già, è bravo, me lo devo anche sorbire come insegnante, per diventare regina. Lui è bravo con la magia, mi insegna gli incantesimi che è essenziale io conosca” dopo un momento di pausa riprese a parlare “ora è meglio che vada” disse uscendo

“Chocola aspetta! Ti dispiace se ci rivediamo?”

“certo che no! Mi farà piacere” rispose allegra

“bene tra una settimana esatta al bar qui affianco”

Chocola annuì per poi andarsene. Scese le scale a testa bassa, ripensando alla chiacchierata appena fatta. Quando alzò il viso vide dall’altra parte della strada Pierre che la fissava, appoggiato a un palo, la lettera lasciatagli da lei in mano e uno sguardo che non prometteva nulla di buono. Gli si avvicinò a piccoli passi. Quando gli fu di fronte provò a parlare “Pierre,io…”

“no, non mi importa!”

“ma non vuoi sapere che ha detto?”

“ti ho detto che non mi importa!” disse incamminandosi

Chocola rimase impietrita senza sapere cosa fare “devo venire anche io?”

“muoviti!” ordinò secco. Camminò al suo fianco per qualche minuto

“dove andiamo?” il ragazzo la guadò dall’alto con la coda dell’occhio, senza rispondere. Arrivarono a casa del biondo, entrarono, Chocola vide diverse persone girare per la casa

“chi sono?”

“i domestici che ho creato con la magia” rispose privo di emozioni

“tutti quanti?”

“sì, tutti a parte uno” le disse indicando un uomo sulla sessantina (sulla terra) che guardava attentamente il lavoro dei domestici.

“chi è?” sussurrò

“è un governante, è stato con i malefici, anche se non ha mai posseduto un cuore nero” Chocola sgranò gli occhi “non è cattivo, anzi” l’uomo alla vista dei due si avvicinò

“buongiorno Pierre, chi è l’ospite?” disse guardando gentilmente Chocola, che ebbe un brivido
“lei è Chocola”

“ah! La ragazza che ti ha salvato, piacere Laurier”

“piacere” sussurrò

“desiderate qualcosa?” chiese rivolgendosi di nuovo a Pierre

“no, andiamo in salone, non voglio essere disturbato mentre sto con lei” Chocola sussultò per poi seguirlo in salone. la ragazza si sedette al centro del grande divano con le braccia al petto, mentre lui la fissava in piedi “io… non posso credere tu l’abbia fatto, non sul serio! come ti è saltato in mente? Ti avevo detto che non mi interessava più niente di loro, se avessi voluto incontrarli ci avrei pensato da solo. Sopporto tutto, tutte le cavolate che fai, ma proprio dai miei genitori dovevi andare?! un paio d’ore, solo un paio d’ore ti perdo di vista, e quando ti vengo a cercare, mi ritrovo Robin che mi consegna una tua lettera, neanche mi dici se stai bene o comunque delle rassicurazioni, ne delle scuse per non avermi avvertito, uno stupido biglietto che mi dice che sei dai miei genitori! E poi con che cosa salti su?! Davvero non vuoi saperlo? Ti pare che lo voglia sapere?!?” ormai urlava andando avanti e indietro di fronte al divano. Finito il discorso se ne andò furioso. Chocola rimase ancora per un po’ con le braccia che le circondavano le gambe. Non sapeva cosa fare, lo sentì salire le scale e poi più nulla, non si aspettava la sgridasse in quel modo. Ma non si sentiva in colpa, aveva fatto la cosa giusta. Restò lì qualche secondo, aveva paura che ci fosse un’altra scenata. Salì le scale con insicurezza, si ritrovò in un corridoio pieno di porte, fece dei tentativi con la prima e la seconda finché non sentì la voce di Pierre “sono qui” si diresse verso l’ultima porta, che solo dopo si accorse era semiaperta. Entrò esitando e lo vide steso sul letto con il viso coperto da un braccio. Gli si sedette accanto. Lui lo discostò di poco per vederla negli occhi, non era uno sguardo dolce, quanto più in attesa di una reazione, per poi ricoprirsi il viso. Lei fece per alzarsi quando lui l’afferrò per un braccio facendola sdraiare sul suo petto “perché l’hai fatto?” chiese pacato

“credevo fosse la cosa giusta”

“questa non è la cosa giusta, è solo la cosa da fare per farmi arrabbiare”

“davvero non vuoi sapere cosa ha detto?”

“con chi hai parlato?”

“tua madre”

“no, non mi interessa, è una cosa che non mi riguarda” Chocola sbuffò

“perché sei stato così duro?! Non credevo la prendessi così male” chiese aggrottando le sopracciglia

“scusami se ti ho urlato contro, non volevo perdere il controllo in quel modo”

“lo so, non mi aspettavo però reagissi così, ho avuto paura” in quel momento però, il timore era passato e gli rispose sinceramente

“non volevo spaventarti” fece una pausa per poi riprendere “mi devi promettere di non avere più contatti con loro, di nessun genere” le disse guardandola negli occhi

“ma io…”

“prometti” ordinò secco, lei abbassò gli occhi consapevole di non avere scelta

“te lo prometto” sussurrò con gli occhi lucidi

“ricordami di dire a Robin di non darti più certe informazioni” Chocola alzò la testa di scatto guardandolo sorpresa

“ma come… perché? Non è giusto” lui le sorrise per poi tornare a guardare il soffitto in quel momento la ragazza, riappoggiando la testa sul petto di lui notò una cosa a cui non aveva ancora fatto caso

“lo sai che sei più disordinato di me?!” gli disse seria guardando una miriade di libri sparsi per la camera spartana, dai colori spenti, e il pavimento fatto da lastroni blu scuro lucidi, il letto su cui stavano era circa il doppio di quello di Chocola, ci poteva tranquillamente dormire un esercito senza avere problemi di spazio

“mi piace avere i libri a portata di mano, e poi in questo caos mi ci ritrovo”

“accidenti al caos!” in quel momento bussarono alla porta per poi entrare, il signor Laurier aveva appena varcato la soglia della camera, Chocola se avesse potuto sarebbe diventata invisibile, li osservava sdraiati mentre stavano abbracciati

“la nostra ospite rimane per pranzo?” chiese guardando la ragazza, anche Pierre le rivolse uno sguardo in attesa di una risposta.

“d’accordo” sussurrò lei a Pierre

“va bene” disse riferito a Laurier, che fece per uscire bloccandosi a metà per poi rientrare

“quasi dimenticavo, c’è qualcuno che le vorrebbe parlare” informò il ragazzo

“non voglio parlare con nessuno, fatti riferire cosa vuole per favore”

“credo sia meglio che a venire sia lei” Pierre guardò l’uomo stizzito, per poi alzarsi

“torno subito” le disse allontanandosi. Scendendo le scale vide Houx “che cosa vuoi?”

“credo dovresti stare più attento agli atteggiamenti che hai con Chocola”

“fino al giorno dell’incoronazione lei rimane la mia ragazza e quello che facciamo non ti riguarda”

“qualcuno si potrebbe insospettire, stai attento” disse pacato

“che fai ti preoccupi?! Non ho bisogno che tu me lo dica”

“io ti ho avvisato” si fissarono per un attimo negli occhi

“vattene, lei è di sopra” gli disse voltandosi per andarsene. Non si salutarono, entrambi andarono in due direzioni opposte senza dire una parola. Pierre aveva deciso di stare al ricatto, ma lei, almeno fino al giorno scelto, era ancora la sua ragazza, non avrebbe permesso a nessuno di rovinare anche quello. Quando tornò in camera trovò Chocola che sfogliava i suoi libri, la ragazza si voltò

“chi era alla porta?”

“nessuno” le rispose sedendole accanto, sul pavimento “che guardi?”

“non lo so, è il primo che mi è capitato”

“sai almeno come si legge?” chiese scherzosamente serio. Chocola lo chiuse per poi colpircelo sul petto “quindi potrebbe pure essere un libro di incantesimi oscuri, che tu ne anche te ne accorgeresti”

“già potrebbe, possono farli anche le persone di extramondo quegli incantesimi?”

“sì, ma è difficile, hanno due modi diversi di studiare la magia”

“e tu, sono quelli dei malefici che mi stai insegnando?”

Pierre la guardò perplesso “certo che no” Laurier li informò che il pranzo era pronto, Pierre si alzò e quando Chocola fu in piedi lo fece voltare

“comunque parla di varie storie su creature misteriose di cui non avevo mai sentito parlare”

“era da una vita che non lo leggevo, l’ho preso per caso… sono delle storie sulla mitologia degli umani”

“non sembra male…”

“se è il tuo genere…” Chocola posò il libro sulla scrivania e seguì Pierre che se ne stava andando. Scesero le scale e si diressero nell’enorme sala da pranzo, mangiarono per poi tornare nella stanza di Pierre

“non ti mette tristezza?” chiese guardandolo mentre era in piedi di fronte al letto

“che cosa?”

“questo” disse guardandosi intorno

“no” le rispose posando i libri che erano per terra, sulla scrivania

“come hai fatto ad abituarti?”

“a che cosa?” chiese di nuovo guardandola

“alla solitudine” rispose in un sussurro

“forse non mi ci sono mai abituato” le disse avvicinandosi e prendendola per i fianchi, mantenendo lo stesso una certa distanza. Chocola arrossì. “vuoi uscire?” la ragazza annuì ancora imbarazzata. Pierre aprì la porta e aspettò che Chocola uscisse, per poi seguirla “vieni” le disse serio. “che hai?”

“perché?”

“non hai ancora aperto bocca”

“pensavo” il ragazzo aspettò qualche istante in attesa di una risposta “tua madre ti somiglia sai?”

“lei ha gli occhi scuri” rispose freddo senza guardarla

“te lo ricordi” affermò con un sorriso dolce guardandolo. Attendeva una risposta, che non arrivava

“hai visto anche mio padre?”

“no. Volevi che lo incontrassi?”

“io veramente avrei preferito non ci andassi”

“sì, ma dal momento che ci sono andata, avresti preferito che incontrassi tuo padre o tua madre?” Pierre continuava a non guardarla, poi fece una smorfia

“sei insistente!”

“non mi hai risposto!”

“è indifferente” Chocola gli si piazzo davanti impedendogli di continuare a camminare, il ragazzo la guardò esasperato “mia madre, va bene?! Mia madre!” la sorpassò di nuovo

“quindi vuoi sapere cosa ha detto?!” chiese euforica

“no!”

“guarda che non ha detto delle brutte cose”

“Chocola, lo conosci il significato della parola no?!”

“uff, tu non capisci!” disse sedendosi sulle scale davanti all’entrata

“sei tu che non capisci” le rispose calmo avvicinandosi, le alzò il viso per guardarlo

“ti si presenta l’occasione di far tornare tutto a posto e tu la rifiuti così!”

“non voglio ridiscutere di questo argomento” ripresero a camminare per poi uscire dal castello “e poi sarei io a dover essere arrabbiato con te, sei andata dai miei genitori senza chiedermi il permesso”

“e da quando io ti devo chiedere il permesso per ogni cosa?!”

“da quando i genitori sono i miei, io non ci parlo e tu non li conosci!”

“sei impossibile!” il ragazzo non volle neanche ribattere, sapeva che se avrebbero continuato, si sarebbe messo a urlarle contro di nuovo, voleva evitare “aspettami!” lo raggiunse Chocola. Per la strada incontrarono Vanilla

“Chocola! Ma dov’eri?! Eravamo tutti preoccupati per te!” poi guardò Pierre, il quale pensò che Houx non aveva avvertito che Chocola era da lui

“perché? Ero a casa sua”

“Robin è in pensiero! Torna subito a casa!” Chocola prima che potesse ribattere venne presa in braccio da Pierre “Pierre! Non qui davanti a tutti!” lo sgridò come risposta al gesto.

“non c’è nessuno!” le rispose alzandosi in volo. La rossa si aggrappò a lui con la testa poggiata nell’incavo del suo collo. Sorrise rendendosi conto della velocità a cui andavano, poi si fece seria

“non voglio subirmi un’altra sgridata” sussurrò all’orecchio di Pierre

“tranquilla, anche io mi prenderò le mie responsabilità” arrivarono di fronte alla casa, e Chocola aprì la porta senza esitare

“sono casa!”

“Chocola!!” urlò Robin andandole incontro “si può sapere dov’eri?!?!”

“a casa di Pierre, ho pranzato da lui”

“avvertire no?!”

“scusa” sussurrò avvicinandosi a Pierre

“dovevamo avvertirti, scusaci, quando la sono andata a prendere non ci ho pensato”

Robin sgranò gli occhi per poi farsi calmo tutto d’un tratto “ah, è vero! Come l’hai presa? Mi stavo preoccupando, pensavo l’avessi uccisa” disse scherzoso

“c’è andata vicina” rispose guardando serio Chocola, lei gli diede una gomitata, ancora a testa bassa per la sgridata

“sei una sciocca, non avresti dovuto!” le disse pacato Robin

“guarda che sei stato tu a dirmelo dov’erano”

“io ti ho lasciato fare, ti avevo avvertito!”

“ma come?! Prima non mi impedisci di andare dai genitori di Pierre, mi dici che forse non è una buona idea, ma nulla di più. Poi davanti a lui mi dai della sciocca, sei un’incoerente!!” gli urlò contro scappando in camera. Il ragazzo la seguì, trovandola nella stanza al buio, con le braccia conserte, le si sedette accanto. Lei lo guardò con gli occhi lucidi “io credevo davvero di fare la cosa giusta” sussurrò

“hai sbagliato” le disse senza paura di offenderla, la prese tra le braccia, ma lei si discostò velocemente, si sdraiò dandogli le spalle, si vergognava a farsi vedere in quello stato, non voleva pensasse che fosse debole o dalla lacrima facile, visto che ogni volta che era successo qualcosa con lui, lei piangeva “non hai bisogno di nasconderti quando piangi solo perché ci sono io” le disse intuendo il perché del suo gesto

“io non piango!”

“non era ciò che pensavo” Chocola rimase in quella posizione finché non si calmò, sentendo lo sguardo di Pierre su di sé, il ragazzo vedendo che l’agitazione era passata, l’attirò a se.

“ce l’hai anche con me?” chiese secco

“no, mi da fastidio che Robin mi abbia detto quelle cose quando c’eri anche tu” Pierre tacque stringendola forte, mentre le accarezzava i capelli “voglio uscire” sussurrò dopo poco

“d’accordo, allora andiamo” uscirono dalla camera per poi ritrovarsi Robin che li aspettava in salotto

“dove andate?” chiese gentile

“non sono affari tuoi!” gli rispose fredda

“usciamo, la riporto a casa per cena” disse Pierre

“no, posso rimanere da te stanotte?” lo sorprese Chocola

“i-intendi, dormire da lui?!” balbettò l’uomo, ma la ragazza continuava a fissare il biondo in cerca di una risposta

“se Robin è d’accordo, va bene”

“va bene…” rispose senza vedere un’altra scelta, sapeva che se avesse detto no, Chocola se la sarebbe presa ancora di più e lo avrebbe ignorato andando lo stesso.

“vado a prendere il cambio” annunciò allegra la rossa dirigendosi in camera, prese la biancheria, una canottiera e dei pantaloncini, come pigiama una maglietta a maniche corte e dei pantaloni, il beauty e mise tutto dentro uno zaino. Quando tornò, Pierre lo prese “andiamo?” chiese impaziente

“state attenti!” lo avvertì Robin

“mi prenderò cura di lei” appena uscirono, il ragazzo la prese in braccio “andiamo prima a casa che poso lo zaino, poi andiamo a fare un giro in centro”

“no, in centro ci sono le socie, le ho incontrate stamattina mentre andavo da tua madre”

“e che ti hanno detto?” chiese con un sorriso

“mi hanno chiesto perché non ero con te, e hanno insinuato che tu non mi considerassi e ti fossi stancato di me”

“e tu?”

“gli ho detto che erano l’oro che magari dovevano cominciare a preoccuparsi e che io ero tranquillissima” Pierre si mise a ridere divertito

“che sfacciata!” lei gli fece la linguaccia, si alzò in volo e arrivò alla casa “aspettami qui, poso lo zaino e torno” la ragazza osservò il giardino della casa, c’erano delle rose bianche piantate ovunque. Il ragazzo dopo poco uscì “quindi, dove andiamo?”

“in centro”

“ma non avevi detto… lasciamo stare” la prese per mano e si diressero verso il centro della città, dove, come previsto, incontrarono le socie “ciao”

“salve principe” risposero in coro

“che dite? Mi considera abbastanza?!” chiese chocola rivolta alle socie, Pierre le sorrise beffardo

“scusa Chocola, è che stamattina ti abbiamo vista tutta sola senza Pierre, abbiamo pensato male” disse Yurika con una voce falsamente gentile “dove sei andata?” chiese credendo che Pierre non lo sapesse

“aveva bisogno di ampliare i suoi orizzonti” anticipò la risposta Pierre, acido “ora andiamo, ciao”

“aveva bisogno di ampliare i suoi orizzonti” lo imitò la rossa quando furono abbastanza lontani. Passarono davanti a diversi negozi, finché una bancarella non colpì maggiormente l’attenzione di Chocola.

Si avvicinò incantata lasciando la mano di pierre, scansando le persone. il ragazzo la seguì disinteressato per poi cogliere in chocola uno strano sguardo "che hai? ti piace qualcosa?" la ragazza fissò per qualche istante ancora l'oggetto, per poi indicarlo a pierre, quest'ultimo seguì la direzione indicata per poi cogliere il motivo di tanto interesse: un bracciale argentato, decorato con piccoli ciondoli che avevano la forma di un dado, un timone, un cuore, una chiave e un lucchetto "lo vuoi?" chocola annuì con un sorriso inebetito sul viso "te lo compro se levi quella faccia imbambolata" la ragazza lo guardò offesa "mi dici qualcosa per favore?" chiese calmo

"e cosa scusa?" chiese con un filo di grinta nella voce. il ragazzo si accontentò di quella risposta e le comprò il bracciale. non appena furono usciti dalla massa che si accalcava intorno alla bancarella, chocola gli si fiondò letteralmente addosso, e non appena ebbe il bracciale tra le mani, se lo agganciò al polso, e contemplandolo lo guardava con un sorriso sornione. appena gli ebbe dato abbastanza attenzioni guardò pierre esaltata "grazie?"

"almeno un bacio me lo merito?" chiese indicandole la guancia. chocola gli saltò al collo esuberante facendo tintinnare il bracciale nuovo, stampandogli un bacio sulla guancia. passarono il pomeriggio bazzicando in giro per i negozi facendo arrivare sera. cenarono nella tranquillità più totale, pierre le mostrò il suo studio, dove c'erano tutti i libri che aveva, batteva una biblioteca, e fece vedere a chocola quali libri le sarebbero potuti piacere. si prepararono poi per andare a dormire, quando pierre la prese per mano e la portò in un'altra stanza

"perchè non dormiamo nella tua camera?"

"tu dormirai qui"

"non possiamo stare insieme?"

"non puoi dormire con me"

"ma noi abbiamo già dormito insieme"

"lo so ma io non ero sotto le coperte con te, ti congeleresti"

chocola si lagnò "non è vero, ci sono abituata"

"perchè io non ho mai speranza di convincerla?!" chiese a se stesso sconfitto, tirandosi dietro chocola. non appena entrarono in camera pierre prese dalla cassettiera una maglietta azzurra a maniche lunghe e la porse alla ragazza che lo guardava perplessa

"perchè? è estate, fa caldo"

"mettitela, avrai freddo" le disse dolcemente, lei la prese servizievole senza fare obbiezioni. si infilarono a letto. il ragazzo la strinse a se e dopo qualche minuto lei cominciò ad agitarsi "che hai?"

chocola gli rivolse uno sguardo innocente "ho fame!" pierre si mise a ridere della sua espressione da bambina, scesero in cucina e le offrì una fetta di torta. dopo lo spuntino di mezzanotte risalirono in camera, e non appena furono a letto si rivolse alla ragazza

"che cosa..." prese il coraggio "che cosa ti ha detto mia madre?"

chocola lo guardò incuriosita "ma allora ti interessa!"

"dimmelo prima che cambi idea"

"non se l'è mai perdonato di averti abbandonato, si è anche fatta raccontare com'eri diventato" a quelle parole pierre abbassò lo sguardo. chocola si strinse a lui "potresti provare a parlarle"

"no, non è il caso"

"potrei dirle qualcosa io"

"no, ti ho detto che non la devi più incontrare"

"non puoi sempre ordinarmi cosa fare!" il ragazzo la guardò sorpreso

"non fai mai, mai, ciò che ti dico, chocola, stavolta non scherzo! te lo vieto assolutamente!" la ragazza si voltò incrociando le braccia
"sei uno zuccone!"

"quanto sei testarda!" chocola si voltò per guardarlo

"se solo tu la incontrassi..."

"non voglio" capendo di non avere speranze di vincere, la ragazza fece cadere il discorso. durante la notte pierre la sentì più volte tremare e notò che era ancora sveglia "chocola, se hai freddo, devi solo dirmelo" di tutta risposta si strinse di più a lui in cerca di un po' di calore che, per istinto, pensava si trovasse in colui che l'abbracciava "stringendoti di più a me non migliorerai le cose" la lasciò andare per prendere una coperta di pile dall'armadio che era riposta accuratamente infondo. ci avvolse la sua ragazza
"grazie" sussurrò lei non provando più freddo.

Pierre tornò a stringerla per poi sorriderle "oggi, quando hai detto a Robin di voler dormire da me, credevo gli prendesse un infarto" lei scoppiò a ridere ricordando la faccia che aveva fatto il tutore

"almeno adesso posso dormire da te"

"sì, e rischiare l'ibernazione"

"ci devo solo fare l'abitudine"

"non dev'essere un abitudine dormire insieme" chocola si stizzì nel giro di due secondi

"adesso basta, mi hai stancata!" gli disse alzandosi "da oggi in poi non voglio che mi baci più, anche questo è strano non ti sembra?!" chiese acida "me ne vado nell'altra camera, buonanotte" comunicò sbattendo la porta e andando nella camera che le aveva preparato. si mise a letto ancora arrabbiato dando le spalle alla porta, sapeva che sarebbe tornato a chiedere scusa. come previsto sentì bussare

"posso entrare?"

"no, vattene! non ti voglio vedere, e poi non è opportuno che stai con me a quest'ora!"

"non è opportuno..." ripeté lui come per cercare di cogliere il senso delle sue parole, entrò spazientito sedendosi sul letto, le accarezzò delicatamente una spalla con la punta delle dita

"non intendevo questo"

"no, tu intendevi esattamente questo!"

"chocola, tu sei solo una ragazzina!"

"tu mi vedi come una ragazzina solo per l'età terrestre, e se la vuoi metterla così, è meglio che ci vediamo molto meno, sono solo una ragazzina!"

"perchè questa cosa ti fa arrabbiare così tanto?!"

"perchè il tuo discorso allora vale per tutte le cose che facciamo"

pierre arrossì di colpo "pe-perchè che facciamo?"

"tu che entri di notte nella mia camera, anche quando mi baci, pure davanti alla mia classe! io ho pur sempre dieci anni!"

"è diverso"

"nono, non è diverso per niente, se noi dormiamo insieme, tra noi non succede niente, quando mi baci qualcosa succede"

"bene, vuol dire che allora non ti bacerò più!"

"scherzi?!"

"non eri tu a dire che non era opportuno?!"
"il discorso è il tuo!"

"sei tu che dici che baciarti è strano!"

"pierre, è meglio che torni in camera"

"no, io voglio sapere che ti è preso!"

"a te piace baciarmi ma non dormire con me, quindi automaticamente baciarmi è giusto e dormire insieme è sbagliato!"

"tu...tu pensi che non mi piaccia dormire con te?!"

"a questo punto sì, fai di tutto per allontanarmi, e prima sei stato scorbutico quando avevo freddo!"

"invece no, ti sbagli! è...è complicato!"

"allora è solo una questione di abitudine?!" chiese improvvisamente comprensiva

"non lo so... forse"

"quindi?"

"quindi, torna di la con me" le disse accennando con la testa alla porta

"nono, tu la fai troppo facile!" gli rispose rimettendosi sdraiata, ma, evidentemente, poco convinta delle sue parole

"adesso mi hai stancato!" se la caricò di peso sulle spalle "su, andiamo!"

"lasciami!" gli urlava dandogli dei pugni sulla schiena mentre si agitava, quando arrivarono in camera il ragazzo la buttò di peso sul letto. quando lei fece per alzarsi lui le si piazzò davanti

"dove pensi di andare?!" chocola provò ad andarsene ma lui la ributtò di nuovo sul letto "hai capito male!"

"tu non puoi costringermi" disse seriamente offesa

"sì che posso"

"voglio proprio vedere" fece per rialzarsi e uscire dalla camera, ma lui la prese per la vita e la spinse sul materasso, lei cominciò a scalciare l'aria per liberarsi del ragazzo che le impediva il passaggio. pierre le si sdraiò vicino fermandola

"mostriciattolo dove vuoi andare?!"

"mostriciattolo a chi?!" chiese divincolandosi

"a te" rispose serio cominciando a farle il solletico, chocola urlava e cercava di spingerlo via. quello, che fu l'ultimo tentativo di alzarsi, fu placato dalle braccia del ragazzo steso, che le avvolse intorno alla vita. cominciarono a ridere sfiniti senza riuscire neanche a parlare. quando si calmarono pierre le si avvicinò d'un tratti premendo le labbra contro le sue, chocola gli posò le mani sul petto. quando la lasciò andare ripresero a ridere, addormentandosi così.

 

 

 

Premettiamo che il capitolo sarebbe stato molto più lungo, 24 pagine, ma abbiamo pensato di dividerlo per non esagerare… la seconda parte di questo capitolo e l’inizio del seguente sono stati scritti Il sabato. Siamo state sveglie, a casa di Marmelade, tutta la notte a scrivere, e guardare la tv, in salotto, su un divano piccolo con un freddo tremendo perché la madre di M non aveva acceso ne stufa ne camino, avevamo 2000 maglie e 30 coperte, per non parlare poi di quello che abbiamo mangiato: yogurt, caffè (e quanto caffè, Marmelade con trenta cucchiaini di zucchero, Honey al naturale) orzo, un pacco di biscotti, philadelfia con il pane vecchio, che se lo tiravi in fronte a qualcuno lo ammazzavi, altro caffè e yogurt con altri biscotti. Per tutta la notte siamo andate al bagno ogni santa ora, il bello di tutto è che non avevamo sonno!! Poi volevamo far notare il diario della madre. Inizialmente era stato scritto che fosse sotto al letto, ma l’acuta osservazione di Honey ha fatto presente che non poteva vederlo se era sotto al letto, a meno che non si metteva a cercarlo, ma sarebbe stato un POCHINO strano. Poi volevamo dire che Marmelade si era fissata col mettere che il libro che Chocola leggeva fosse il mago di Oz, e, anche se Honey ha fatto di tutto per convincerla che non era adatto, lei insisteva che andava benissimo, finché (dio esiste!!) non si è accorta da sola che era un’idiozia pazzesca e ha deciso di optare per un’idea più comune, avevamo anche optato per i promessi sposi, ma qualcuno, forse la ragione, c’ha fatto cambiare idea. Ah e per puntualizzare, i discorsi tra Pierre e Chocola, per noi, sono stupendi.

Baci Honey&Marmelade

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Capitolo 11
*** adesso tocca a me aiutarti ***


adesso tocca a me aiutarti

La mattina seguente Pierre si svegliò per primo. guardò incantato la sua ragazza, sembrava così indifesa quando dormiva, senza un motivo ben preciso, senza rendersene conto, non sapendo bene il perchè, iniziò a baciarla, da prima dolcemente, facendo svegliare Chocola, poi sempre più avido e possessivo, quando la lasciò andare la guardò tenendola ancora tra le braccia "menomale che non mi dovevi più baciare" gli disse lei ironica, Pierre le sorrise per poi andare in cucina, Chocola lo imitò dopo qualche minuto. quando arrivò trovò il maggiordomo che la scrutava attentamente, ma non Pierre, l'uomo le indicò un'altra porta presente nella stanza. aprendola vide il ragazzo seduto al tavolo

"vuoi una mappa?!" lei fece una smorfia sedendogli accanto "che vuoi per colazione?"

"hai della cioccolata?"

"mangi troppo cioccolato"

"e tu poche carote" pierre le diede un buffetto sul fianco opposto

"ma piantala" in quel momento entrò nella stanza Lauren che li guardò perplesso, poi si fece serio

"come mai ridevate tanto allegramente ieri notte?" chiese gentilmente fissando la ragazza

"nulla" rispose indifferente Pierre, quando se ne fu andato Chocola lo guardò

"mi mette i brividi" sussurrò

"bisogna imparare a conoscerlo”

"ogni volta che ci sono io, mi guarda male, e capita sempre nei momenti meno opportuni"

"ma che dici?!"

"ma è vero!"

"chocola..."

"quando eravamo abbracciati in camera tua è arrivato, e anche adesso!"

"non credo lo faccia apposta, se avesse voluto allora sarebbe entrato stamattina appena svegli"

"e allora perchè mi guarda sempre male?!"

"perchè non ti conosce ancora"

"sì certo..."

"dagli tempo" finirono di far colazione, per poi  prepararsi e in seguito andare a casa di lei. Chocola aprì la porta e trovò Vanilla, Houx e Saul che li fissavano terrorizzati

"che vi prende?" chiese con un sorriso, poi sentì una voce sbraitare che avanzava.

Houx gli si avvicinò "auguri" disse per poi andarsene

Chocola vide il nonno litigare animatamente con Robin, chocola strinse automaticamente la mano a Pierre, Corn appena li vide si avvicinò a grandi passi ai due con uno sguardo che non prometteva nulla di buono, spinse via chocola prendendosela con il ragazzo "tu, che cosa le hai fatto?!?!" chiese urlando

la ragazza si frappose tra i due "che dici?"

"tu stai zitta!" pierre la strinse a se come per proteggerla

"Corn calmati" intervenne Robin

"tu è meglio che non parli, perchè è tutta colpa tua che le permetti di frequentarlo!" poi si rivolse a chocola "sei un'idiota, non capisci niente!" a quelle parole lei sentì aumentare la stretta del ragazzo

"adesso basta!" si intromise anche Pierre. Corn si sorprese nel sentirlo parlare, poi lo stupore si tramutò in furia

"tu... non osare difenderla, malefico!" la rossa si irrigidì e attaccò il nonno

"come ti permetti di entrare dentro casa mia senza nessun invito e attaccare Pierre" lei fece per avventarsi sull'uomo anziano ma venne trattenuta da pierre per i polsi

"Chocola smettila, vieni, ti accompagno in camera"

la prese per mano, ma quando furono per le scale, Corn tornò a urlare "questa storia non durerà ancora per molto!"

Chocola si voltò di scatto guardandolo scioccata "no, tu non puoi farmi questo, non permetterò mai a nessuno di intromettersi!" gli occhi erano gonfi per le lacrime e nel pronunciare l'ultima parola scoppiò a piangere e fuggì in camera, a seguirla ci furono Saul, Vanilla e Pierre, i primi due però vennero mandati via da quest'ultimo

"andate giù e cercate di calmare Corn, a lei ci penso io".

quando entrò la vide raggomitolata sul letto a piangere, la scena gli ricordò quella del giorno prima, ma in questo caso la situazione era più grave, a lui, invece, non lo toccava particolarmente, sapeva che c'era solo una persona veramente in grado di separarli. l'idea, però, di lasciarla lo terrorizzava, ma in quel momento le sue attenzioni erano concentrate sulla ragazza che piangeva sul letto, si sedette accanto a lei, appoggiò la schiena alla testiera del letto attirandola a se stringendola "perchè deve essere tutto così complicato?!" sussurrò tra le lacrime

"si calmerà"

"mi ha dato dell'idiota!"

"non lo pensava. chocola, era la rabbia" la ragazza alzò la testa con il viso rigato dalle lacrime e le guancie arrossate

"promettimi che nessuno riuscirà mai a separarci" Pierre si sentì morire dentro, come poteva prometterglielo, come poteva dirgli che non sarebbe mai successo? se lui stesso sapeva che l'avrebbe dovuta lasciare, per non parlare poi dei dubbi che ancora lo assillavano. non le rispose, la strinse di più a se. chocola dopo qualche istante si scostò dal  ragazzo asciugandosi le lacrime con il dorso della mano, si alzò e cominciò a girare per la camera, finché non si fermò di botto a guardarlo "voglio uscire" il ragazzo acconsentì prendendola per mano. quando scese, Vanilla le si avvicinò guardandola dolcemente

"stai meglio?"

"io esco" annunciò Chocola

"aspetta un attimo" la fermò il ragazzo

"no, voglio uscire" insistette lei

"ferma, ora aspetti, non sei nelle condizioni di uscire"

"Pierre ha ragione, vieni in cucina" disse premuroso Robin

"no, aspettate, mio nonno dov'è?"

"è uscito" sussurrò Saul

la ragazza si rilassò per poi proseguire "io non voglio stare in casa finché c'è lui"

"troveremo una soluzione" disse gentilmente Vanilla

"ora andiamo" la incalzò l'uomo

si accomodarono in cucina "quand'è arrivato?" chiese la rossa

"ieri sera"

"e cosa, cosa gli hai detto?"

"la verità"

"e come mai non è venuto a prendermi?"

"non voleva avvicinarsi alla casa di Pierre probabilmente" chocola guardò per un istante il biondo, che ricambiò lo sguardo.

"quindi ha pensato di aspettarmi a casa e attaccarmi"

"chocola, sai com'è fatto tuo nonno, gli passerà" la rassicurò l'amica

"lui non può comparire e dettare legge sulla mia vita!" disse alzando la voce

pierre la avvicinò "chocola calmati"

"che avete intenzione di fare?"

"chocola lui è venuto fin qui per stare con te" la rimproverò Vanilla

"io non voglio vederlo finché non mi chiederà scusa"

"quindi che si fa?"

"se per voi non è un problema può stare da me" si propose Pierre

"non è il caso, è già abbastanza arrabbiato" ragionò Robin

"non possiamo lasciare che litighino ogni volta che si vedono"

"non la prenderà bene..." sussurrò

"lo so, ma non può trattarmi come gli pare e piace" proseguì la rossa.

in quell'istante sentirono sbattere la porta, chocola ebbe un sussulto. Corn apparve nella cucina "c'è una riunione di famiglia?"

"chocola ha deciso di andare a dormire anche stasera da Pierre" comunicò Robin mentre la ragazza fissava il nonno, che a quelle parole sbatté le mani sul tavolo

"non se ne parla!"

"perchè arrivi adesso di punto in bianco e pretendi di decidere della mia vita?!"

"questo malefico ti farà perdere tutto!" Pierre abbassò lo sguardo

"piuttosto rinuncio alla corona" rimasero tutti ammutoliti e stupefatti, compreso il ragazzo

"tu... tu non oseresti!"

"oh sì che oserei! se mi mettessi di fronte a un bivio, tu o chiunque altro... è già da un po' che ci penso" il biondo la guardava scioccato

"sei completamente impazzita?" non ci devi neanche provare! per un malefico poi..."

"piantala di vedere le cose sempre incentrando pierre solo per ciò che è stato..."

"vuoi dirmi che non è per lui che rinunceresti alla corona?"

"perchè ti importa tanto?! sono io che rinuncerei!"

"sei mia nipote!"

"lo sono solo quando ne trai vantaggio!" le persone presenti nella stanza si raggelarono, l'aveva combinata grossa

"questo è troppo, non ti meriti niente di quello che hai, anche lui si stancherà di te! sei un'egoista, volevi che le attenzioni fossero proiettate su di te quando dovevi diventare regina, non ascolti nessuno eppure ottieni ciò che vuoi a spese degl'altri! hai anche portato Vanilla ad avere un cuore nero" la bionda ebbe un sussulto, e pensò che l'unica ad aver sbagliato in quel periodo fosse stata lei, non Chocola " scommetto che non ti importa niente neanche di tua madre, e quando finalmente hai la corona molli tutto, tutti i sacrifici, la tua migliore amica c’ha rinunciato  per te e non interessa. tutto questo per un malefico che non ti ama, finge!" pierre fissava Chocola che era sbiancata e teneva il viso nascosto tra mani, in quell'istante provò una rabbia mai provata prima, e Robin chiuse gli occhi prevedendo la reazione del biondo a quella scenata, tutti gli altri, invece, fissavano chocola in attesa di una risposta

"come si permette di dirle certe cose?!"

"che cosa..." provò a parlare Corn ma venne di nuovo interrotto dal ragazzo

"lei non ha la minima idea di quello che ha passato chocola quest'anno, e non nascondo che parte è colpa mia, ma lei non ha colpa delle scelte degli altri, è stata Vanilla a volere un cuore nero, nessuno l'ha obbligata, e lei è venuta al castello dei malefici, da sola, solo per accertarsi che la sua migliore  amica stesse bene, cosa che ha fatto anche per liberarla dal cuore nero... è stata sua madre a decidere di tornare dai malefici, poteva restare, non è stata una scelta di chocola e le assicuro che ne soffre. lei non si è mai interessato di sua nipote a prescindere dalla corona, non ha mai capito quali fossero le sue emozioni o perchè agisse in un certo modo, non le è mai interessato minimamente. io non mi stancherò di sua nipote, perchè per sopportarla bisogna solo capire quello che prova, ammetto che qualche volta è difficile, e che io e lei non andiamo sempre daccordo, anzi litighiamo spesso, ma sarò sempre pronto a difenderla. penso che abbia tutto il diritto di fare ciò che vuole..." prese per mano chocola e la fece alzare "dai andiamo. arrivederci" quando uscirono la prese in braccio, notò i sguardi puntati su di loro dalle finestre, quello del nonno era perplesso come quello di uno che ha appena ricevuto uno schiaffo in piena faccia inaspettato. fino a casa nessuno dei due aprì bocca. appena arrivati la fece sedere sul divano mettendosi  davanti a lei in ginocchio "stai bene?" le chiese accarezzandole il viso, chocola mise la mano su quella di pierre posata sulla guancia

"sono...un po' scombussolata"

"lo sai che quelle cose non sono vere, non devi ascoltare"

"sì, ma non credevo pensasse queste cose di me"

"era solo molto arrabbiato"

"grazie per avermi difesa, non me l'aspettavo" sussurrò, per la prima volta probabilmente, timidamente. pierre le mise anche l'altra mano sul viso e la baciò, prima con leggerezza, poi diventando aggressivo quando un pensiero o meglio un ricordo gli riaffiorò alla testa, chocola si distaccò dopo poco "ma che hai?"

"devi farmi una promessa..."

"che… che promessa?"

"devi giurarmi che non rinuncerai mai, mai e poi mai alla corona per me"

“ma che…?

"hai capito giuramelo!"

"no!" disse ostinata spingendolo via

"chocola, devi promettermelo!"

"NO!"

"sei solo una ragazzina! non puoi sapere la scelta giusta qual è!"

"sono stanca di questa storia che sono una ragazzina, non ho due anni! ho già affrontato tanti problemi, e fra questi c'eri anche tu. direi che ho sempre fatto la scelta migliore, e dopo tutte queste difficoltà non ho intenzione di rinunciare a te così facilmente!"

"ma qui si parla del tuo futuro! non sono sciocchezze, se sbagli, sarai l'unica a pagare le conseguenze delle scelte che fai"

"ma se io scegliessi di essere regina, non potrei mai essere felice..." riprese a parlare sussurrando "io voglio te nel mio futuro"

pierre sentì un peso sullo stomaco nonostante fosse d'accordo con la frase pronunciata dalla ragazza "e se ti accorgessi troppo tardi di aver sbagliato?!"

"ne pagherei le conseguenze, ma saprei comunque di aver fatto qualcosa perchè volevo non perchè me l'hanno imposto. sono sicura che tu sei la scelta migliore per me" gli rispose spingendosi in avanti poggiando i gomiti sulle gambe, cercando di catturare il suo sguardo

"se tu rinunci alla corona per me, tra noi è finita" disse quella frase a malincuore ma sapendo di non avere scelta

"ma...io allora non potrei stare con te in ogni caso" pierre non seppe come rispondere perciò distolse lo sguardo. lei si sdraiò fissando il vuoto, con il viso che non lasciava trapelare alcuna emozione "mi stai lasciando ancora, come hai sempre fatto"

a quell'affermazione il ragazzo sbarrò gli occhi "no" sussurrò più per convincere se stesso.

lei lesse in quello sguardo una bugia "sì invece" si alzò uscendo

"dove vai scusa?"

"esco un po', non seguirmi ti prego, voglio stare da sola… torno" pierre la guardò uscire e tirarsi dietro la porta. Dopo un’ora di attesa, passata a leggere sul divano, sentì la porta principale aprirsi. Era cominciato a piovere. Uscì dal salone e vide Chocola con i capelli e i vestiti bagnati. Subito dopo guardò Laurier

“per favore, andresti a preparare un bagno caldo per Chocola?” chiese gentilmente

“subito. nel bagno della sua camera?” il ragazzo fece segno di sì

Si rivolse poi alla ragazza “ti presto dei vestiti io, domani andiamo a prenderli” Chocola seguì il maggiordomo

“grazie” gli sussurrò per poi sparire dietro l’angolo. Fece il bagno nell’immensa vasca di Pierre. Uscita trovò i vestiti sul letto. Una camicia bianca, semplice, che le stava come un vestito, dopo essersela messa andò nella camera che Pierre le aveva preparato il giorno prima, ma che non era mai stata utilizzata. Estrasse dalla sua borsa un diario, si sedette alla scrivania e cominciò a descrivere tutto ciò che le passava per la testa, dopo mezz’ora sentì bussare alla porta, Pierre entrò ma mantenne le distanze, lei non si voltò per guardarlo

“stai meglio?” annuì appena, il ragazzo le si avvicinò poggiandole una mano sui capelli. A quel contatto, Chocola chiuse di scatto il diario e si alzò “sei ancora arrabbiata?” lei si sedette sul letto

“io non ero arrabbiata…” Pierre si appoggiò con le mani alla scrivania, guardandola negli occhi

“vuoi che me ne vada?”

“no, non importa…”

“prima ho parlato con Robin. Quando non c’eri”

“cosa voleva?”

“mi ha chiesto come stavi, e gli ho raccontato cosa ci siamo detti”

“perché l’hai fatto?! Non sono affari suoi”

“lui è il tuo tutore, deve essere al corrente di cosa vuoi fare della corona”

“sono affari miei” poi il viso le si illuminò “Robin! Lui può convincere il popolo ad accettarti, ne avevamo già parlato io e lui!” un sorriso sincero le illuminò il viso

“non credo funzionerebbe”

“perché fai così?! Sembra quasi che tu faccia di tutto per abbandonarmi dopo l’incoronazione”

Il ragazzo sbarrò gli occhi per poi abbassare lo sguardo e rendere la sua voce un sussurro “ma che dici?!” ci fu un attimo di silenzio tra i due finché Pierre non fece per andarsene

“quindi è come dico io!” gli disse mentre usciva “sei un bugiardo. Mi hai riempita di stupidaggini!” lui cercò di non ascoltarla e se ne andò. Andarono a dormire in due letti separati, non si erano più rivolti la parola ne erano usciti dalle loro camere per mangiare. Alle 3 di notte Chocola cominciò ad avvertire la fame. Uscì dalla camera in punta di piedi. Si diresse verso la cucina e cominciò a farsi un panino mettendoci dentro di tutto. Sentì qualcuno avvicinarsi ma non alzò neanche lo sguardo per vedere chi era. Lo sapeva già “perché sei ancora sveglio?”

“non riuscivo a dormire e ti ho sentita uscire” prese fiato e parlò “non ti ho mai riempita di sciocchezze. Tutto quello che ho fatto e che continuo a fare lo faccio solo per te”

“non è quello che sembra”

“non voglio che rimani delusa, non voglio che tu illuda di speranze che non ci sono”

“non mi sto illudendo, sei tu che non vuoi neanche provare a far andare bene le cose, e pur di evitare  una soluzione, ti inventi la scusa che fai tutto questo per me!”

“ma io lo faccio per te!” rispose spazientito

“ma non lo capisci allora che non  mi interessa niente della corona?!”

“perché devi fare la cavolata di rinunciarci solo per me?!” Chocola rimase impietrita, poi si fece triste e rispose in modo deciso

“e allora lasciamoci subito, ci risparmiamo tante sofferenze” fece per andarsene ma Pierre l’afferrò per il braccio e la fece voltare in modo da poterla guardare negli occhi

“nono, aspetta dove vai?!” lei lo guardò per poi sedersi su uno sgabello della cucina, davanti al pianino che si era fatta. Lui le si mise accanto “facciamo così, fai finta che io non ti abbia mai detto nulla, che non ti abbia mai ricattato, e tu, non decidi nulla per la corona finché non saremo su extramondo”

“eh no, non puoi dire una cosa per poi rimangiartela!”

“non mi sto rimangiando niente, voglio solo far pace, ma non mi sembra che tu sia disposta”

Chocola gli diede uno schiaffo su un braccio “ah, quindi io non sarei disposta?! Tu hai potuto scegliere di non essere più il principe dei malefici e io non posso prendere una scelta da sola!”

“perché allora hai fatto questa stupida gara?!”

“per mia madre, ma non voglio rinunciare a quello che voglio io per lei!”

“quindi nel caso il popolo si ribelli tu rinunceresti alla corona per me?!”

Chocola lo guardò esasperata “per l’ennesima volta, si!”

“bene” Pierre non era felice di quella scelta, se il popolo si fosse ribellato, lei avrebbe rinunciato alla corona per nulla. Calò per un attimo il silenzio, il ragazzo la guardava, e all’improvviso le afferrò il braccio, con cui teneva il panino, lo avvicinò e gli diede un morso. Chocola lo guardò beffarda aspettando una reazione. Il ragazzo, se pur tranquillo, la guardò serio “ci hai messo le carote vero?” lei sorrise e annuì “bastarda!” le disse ridendo. Lei si riprese ciò che aveva preparato per poi mangiarlo “dillo che lo hai fatto apposta! Non si è mai visto un panino con dentro le carote!”

La  ragazza si mise a ridere “non era nei miei piani che me lo fregassi!” poi lo guardò seria “facciamo una torta?”

“c-con la magia?”

“no, vanilla le fa sempre… non deve essere tanto difficile!”

“non ho la più pallida idea di come si possa fare una torta, e neanche tu!”

“e tu che ne sai?!”

“hai mai fatto una torta?”

“no…”

“possiamo usare il ricettario di Laurier, ma ti avverto, non so come si fa”

“grazie!” presero fuori il ricettario dell’uomo e cominciarono, Pierre leggeva le istruzioni, e Chocola eseguiva. Quando la misero in forno, si abbassarono per vedere cosa sarebbe potuta diventare. Pierre vide un’asta d’acciaio sbucare fuori dall’impasto, mentre era dentro nel forno

Si voltò lentamente guardandola saccente “il cucchiaio” Chocola scoppiò a ridere seguita dal ragazzo. Quando la tirarono fuori lei lo guardò piena di aspettativa

“assaggia!” disse porgendogli una fetta

“perché io?! Non voglio fare da cavia”

“io ho cucinato, tu assaggi”

“non c’era nessun patto” borbottò prendendo il pezzo e assaggiandolo, si mise a ridere guardando la sua espressione ansiosa “è orribile”

“uff! e adesso?! Che mangiamo?” Pierre allungò un braccio sulla mensola e prese una torta già fatta “e non potevi tirarla fuori subito?!”

“sei tu che l’hai voluta fare” restarono in cucina fino alle cinque del mattino, quando risalirono Chocola cominciò a spingerlo verso la sua camera “si può sapere che stai facendo?!”

“vieni in camera con me”

“non puoi venire tu?”

“la tua stanza… mi mette ansia, mi ricorda la scuola con tutti quei libri!” Pierre si spostò d’un tratto, mentre lei lo stava ancora spingendo, facendola sbilanciare in avanti  “dai…”

“se vuoi, vieni in camera con me”

“sei cattivo!” Pierre le voltò le spalle per andarsene

“fai come vuoi” a quella risposta Chocola gli saltò in groppa, lui le prese le gambe e la portò con se “sembri una sanguisuga”

La ragazza strinse la presa al suo collo, ma lui non ci fece neanche caso. Si misero sotto le coperte, Chocola avvolta da due pile. Iniziò a giocherellare con la sua mano, la destra. Gli sfilò delicatamente l’anello che portava sull’anulare “che fai?”

“mi piace quest’anello” se lo mise al dito “e mi sta anche bene”

“tutto ciò che è mio ti sta bene”

“perché, cos’altro?” chiese ammiccando

“la mia camicia, un  po’ larga… però ti sta bene” Chocola diede le spalle al ragazzo tenendo ancora l’anello tra le mani. Pierre l’abbracciò da dietro “ti piace così tanto?”

“ha il suo fascino” fece una pausa “perché è così importante per te?”

“è del primo avversario che ho sconfitto quando sono diventato un malefico”

“v-vuoi dire che… l’hai tolto a una persona morta?”

“figurati, non ho mai ucciso nessuno. E poi non sono così sadico!”

“no, non hai ucciso nessuno” con la coda dell’occhio lo vide con il viso poggiato sulla sua spalla “però ci sei andato molto vicino”

“me lo rinfaccerai a vita vero?!”

“diciamo… sì!” poi tornò a guardare l’oggetto che aveva ancora fra le mani “me lo dai?”

“non se ne parla nemmeno” la strinse di più

“perché?! È solo di un avversario”

“non è solo di un avversario, quella è stata la dimostrazione che io potevo farcela da solo, senza bisogno di nessuno” lei sbuffò

“ho una minima possibilità di averlo?!”

“forse” prese l’anello tra le mani “un giorno… forse” se lo mise di nuovo al dito

“è già qualcosa”

“sono le sei. Io domani alle dieci ho gli allenamenti di scherma. Meglio se dormiamo”

Chocola intrecciò la mano a quella del ragazzo e chiuse gli occhi.

La mattina seguente Pierre si svegliò e si accorse di un particolare. sì, era ancora abbracciato a chocola, ma sorrise nel vedere che la ragazza gli teneva ancora la mano. la strinse forte, prima la mano, poi lei, la svegliò sussurrando svariate volte il suo nome. quando aprì gli occhi si alzò su un braccio per guardarla meglio "io devo andare a scherma" lei non essendo ancora del tutto sveglia annuì debolmente,poi realizzò

"no asp..." aveva la voce assonnata, facendolo ridere "aspetta un altro po'" lui si alzò e prese dall'armadio i vestiti che doveva indossare, chocola fece per alzarsi

"no, ferma. rimani a letto, ci vediamo dopo" lei fece come detto e si rimise sul cuscino. pierre prima di uscire le diede un bacio sulla fronte "ci vediamo dopo". la ragazza lo ascoltò muoversi per tutta la casa, fino alla porta, per poi uscire. dopo qualche secondo scattò a sedere.

"io devo andare da Miel!" si preparò velocemente cercando di non pensare al peggio: la promessa che aveva fatto a Pierre. si diresse, come fatto una settimana prima, andò nel bar indicato dalla donna e la vide seduta ad un tavolino. le si avvicinò senza paura, si salutarono.

"allora, ti ha scoperto l'altra volta?" chiese la donna

"se solo ti fossi affacciata alla finestra, l'avresti visto, mi era venuto a prendere. non è stato piacevole ciò che è successo dopo"

"perchè, cosa ti ha fatto?"

"mi ha urlato contro di tutto. poi però mi ha chiesto scusa, ma quanto mi ha fatto paura..."

"non pensavo fosse diventato così pericoloso mio figlio"

"no, non lo è, quando ha finito di sfogarsi se n'è andato in camera. dopo poco l'ho raggiunto e mi ha abbracciata chiedendomi scusa. però mi ha fatto promettere di non vederti più"

"quindi tu ora sei qui di nascosto?"

"si, e infatti devo cercare di tornare prima di lui"

"e se non ce la facessi?"       

"gli dirò che sono andata a casa a prendere i vestiti"

"a prendere i vestiti?"

"ho un po' di problemi a casa, sto da lui per un po’" spiegò a testa bassa "lei invece, ne ha parlato con suo marito?"

"ti ho detto di darmi del tu, e comunque no, non ne sarebbe felice"

"pierre ha detto che era....felice....bhè, felice no, ma ha preferito che parlassi con te, e si ricorda come sei fatta"

"mi fa molto piacere, ma non cambia nulla"

"dovreste parlare..."

"magari, mi farebbe davvero felice, ma anche tu capisci che è difficile dal momento che non vuole nemmeno che sia tu ad incontrarmi"

"è stato lui a chiedermi cosa avevi detto, però dopo un po' di tempo" la rassicurò la rossa

"posso chiederti cosa ti è successo a casa?"

"è arrivato mio nonno, lui non vuole che io stia con Pierre, ce ne siamo dette di tutti i colori, ma l'ultima volta che abbiamo litigato, è stato Pierre ad arrabbiarsi. mi ha presa e mi ha portata via. il mio tutore già sapeva che sarei andata da lui... mio nonno, Corn, c'è andato pesante con le offese"

"come mai ti ha detto delle cose così brutte?"

"perchè ho detto che se mi avessero messa davanti a un bivio, Pierre o la corona, io avrei scelto Pierre"

"e sei sicura di questo?"

"sì, non è una sciocchezza, la mia non è una cotta infantile, non ho intenzione, dopo tutto quello che abbiamo passato, di lasciarlo andare"

"non pensavo fosse una cotta infantile"

"lo pensano tutti, anche lui probabilmente"

"e per lui è solo una cotta?"

"non da come si comporta, io e lui stiamo bene insieme, litighiamo spesso però... il nostro rapporto è qualcosa che va ben oltre i litigi, oltre le apparenze, oltre ciò che può sembrare"

"litigate spesso in pubblico?"

"no, mai, i nostri litigi sono sempre per delle cavolate, si risolvono in poco tempo"

"non va bene che litighiate così spesso"

"ma il nostro non è mai un litigio, sono sempre io ad offendermi per le piccole cose, e ci divertiamo poi a far pace"

"sembra un bel rapporto quello che avete"

"lo è..." poi si fermò, tutto quello che aveva detto, lo aveva espresso a bassa voce, poi alzò il capo "tanto" rimasero per un attimo in silenzio, poi chocola guardò l'orologio del bar "io devo andare, è stato un piacere rivederti"

"dopodomani alla solita ora" lei rimase sbigottita, come avrebbe fatto a mentirgli di nuovo? la donna se ne andò, così fece anche chocola, che, vista l'ora, decise di passare a casa per prendere i vestiti. entrò distrattamente e vide il nonno sul divano che, alla vista della ragazza, si bloccò

"tu che cosa ci fai qui?! non sei con il tuo amichetto?!" lei lo ignorò e andò spedita nella sua camera, prese di sfuggita un vestito e tornò nel salone e fece per andarsene "chocola non farlo, giuro che te ne faccio pentire" lei tratteneva a stento le lacrime e cercava di non ascoltare, ma aveva ancora la grinta e tutta la sua dignità

"e dimmi, cosa pensi di fare?!"

"ti metterò tutti gli abitanti di extramondo contro, ti odieranno tutti per sempre"

"c'è Robin dalla mia parte"

"ma io scommetto che il popolo ascolterebbe più volentieri me"

“perché mi fai questo?”

“perché voglio che eviti un errore per il quale ti pentiresti tutta la vita”

“a me non interessa quello che pensi! La vita è la mia, tu non puoi decidere per me, non ne hai il diritto!”

“sono tuo nonno, tu non puoi fare come ti pare!”

“hai ragione, non posso fare come mi pare… ma non sarai ne tu ne nessun altro a scegliere per me”

“vuoi vedere cosa ne pensa il popolo?!”

“a non importa di quello di quello che pensano gli altri. LA VITA É LA MIA!” gli urlò andandosene, prese solo un vestito, che non metteva da mesi. 

Arrivò a casa del ragazzo con la scopa, prima di entrare si sistemò, lisciò i capelli con una mano e notò l’errore che aveva fatto nel prendere solo un vestito, si maledì per qualche secondo, poi pensò a cosa dire. Aprì la porta senza esitare e vi trovò pierre che scendeva le scale

“ciao, non ti trovavo…” le disse sorridendo “dove sei stata?”

“sono… sono stata a prendere i vestiti” rispose cercando di essere convincente facendogli vedere l’unico abito preso

“non hai preso nient’altro?”

“vo…volevo andare a comprare qualcosa di nuovo”

“ok, ci andiamo più tardi. Vuoi qualcosa da mangiare?”

“nono, preferisco andare in camera”

“sicura?”

“quando te ne sei andato non ho dormito. vado… vado a risposare” salì le scale, dove c’era ancora Pierre, il ragazzo appena lei lo ebbe sorpassato si voltò a guardarla e la fece girare richiamandola

“Chocola?” la guardò per un istante cercando di leggere la sua espressione “tutto bene?” Chocola annuì senza rispondere, si voltò di nuovo e cominciò a correre. andò nella camera di lui, si accasciò sul letto fissando il soffitto con le sopracciglia aggrottate. Poco dopo sentì aprirsi la porta, si voltò di scatto e lo vide avvicinarsi per poi stendersi accanto a lei “cosa c’è?”

“niente” lui la prese tra le braccia. Chocola si strinse forte a lui impedendogli, però, di guardarla negli occhi.

“hai incontrato tuo nonno?”

“sì ma… non ci siamo… non ci siamo detti niente” poi cercò di cambiare argomento “com’è andata a scherma?”

“non cambiare discorso” lei sbuffò

“che discorso?! Ti chiedevo solo com’è andata”

“andiamo Chocola, dimmi che ti ha detto”

“nulla!” sbuffò spazientita

“e allora perché reagisci così?”

“uff! sei un rompiscatole! Non mi ha detto niente!”

“d’accordo lasciamo stare…”

Chocola si fece convincere dalle braccia di lui che la stringevano e che con una mano le accarezzava la schiena, sospirò prima di parlare “mi ha detto che mi metterà tutto il popolo contro se continuo a essere la tua ragazza” rimasero entrambi zitti “ma a me tanto non importa del giudizio degli altri” proseguì sussurrando

“non dire sciocchezze, te ne importerà”

“lui mi ha pur sempre cresciuta, non posso non starci male. Ma a me degli altri non è mai importato, ho sempre fatto ciò voleva lui, ma non sta volta, io non la voglio questa stupida corona se non ci sei tu con me!”

“discutiamo sempre sullo stesso argomento. A me non serve saperlo. Anche io voglio stare con te. ma quando, e se, rinuncerai, non ci sarò io assieme a te. sarai tu. da sola. a dirlo a tutti. Ne avrai il coraggio?!” parlava con un tono arrabbiato, ma non lo era, la sua era preoccupazione

“tu non ti devi sempre preoccupare per me, ce la farò, te lo prometto”

“se è questo che vuoi…”

“sì, è questo che voglio” lo interruppe. si abbandonò alle sue braccia, chiuse gli occhi e si fece trasportare dalla situazione “Pierre io…” voleva dirgli che aveva incontrato Miel, non voleva più bugie, lui era suo, nessuno poteva portarglielo via, perché gli mentiva? Avrebbe capito, lo sapeva.

“tu?”

Chocola sbarrò gli occhi, lo spinse via con forza, in un attimo realizzò dell’errore che stava per commettere “voglio… voglio scendere, la tua camera mi mette ansia te l’ho detto”

“d’accordo” fece per andarsene ma lei lo fermò per un braccio “dimmi”

“io… c’era una cosa che volevo chiederti”

“che cosa?”

“ti ricordi la prima volta che sei entrato in camera mia?”

“sì

“come… come mai te ne volevi andare dopo avermi baciata?”

“eh?”

“tu… mi hai baciata, sul davanzale, poi…” non sapeva come spiegarsi e vedere il viso di Pierre che non capiva le metteva ancora più ansia “poi hai smesso, perché?!”

“ah…” capì a cosa si riferiva, abbassò lievemente il capo per cercare cosa dire, Chocola si accorse della strana reazione, ma non reagì, aspettò una risposta “era da poco che stavamo insieme, non sapevo come avresti reagito, mi sono lasciato andare. mi è sembrato di aver esagerato, anche in base a come hai reagito tu”

“perché, come ho reagito?”

“hai sussultato, non mi sembrava ti piacesse”

“non è così, ero solo sorpresa”

“non lo potevo sapere, è che tu sei solo una ragaz…” la parola fu smorzata dallo sguardo di lei che si fece impaziente di sentire la fine della frase per poi arrabbiarsi per l’accusa, ancora una volta ripetuta, di essere una ragazzina “insomma, abbiamo due età differenti, non volevo forzarti a fare qualcosa solo perché lo volevo io”

“tu non mi costringeresti… e poi adesso sai le mie reazioni quali sono” lui sogghignò. si avvicinò al ragazzo prima di baciarlo delicatamente

“visto che abbiamo un po’ di tempo prima di andare agli allenamenti…” avrebbe voluto dirle che dovevano mangiare qualcosa, ma l’espressione di Chocola cambiò e lo fece ammutolire

“quali allenamenti?”

“scherzi vero?”

“no dai… Pierre, non mi va oggi di fare gli allenamenti, e poi neanche me l’hai detto, devo fare altro”

“che hai da fare?”

“dobbiamo andare a comprare i vestiti!”

“ci possiamo andare anche domani”

“nono, possiamo allenarci domani casomai”

“la palestra è occupata domani e sopravvivi senza vestiti per un giorno”

“egoista! Voglio vederti senza pigiama, costretto a metterti i miei vestiti e avvolto da due metri di coperta a causa di un frigorifero che ti dorme vicino!” era evidente che non pensava ciò che gli stava dicendo, ma tutto pur di evitare gli allenamenti

“dai andiamo”

“no, io non vengo” Pierre sbuffò, si avvicinò a lei con cautela per poi prenderla per un braccio e trascinarla fuori dall’abitazione, dopo qualche metro Chocola rinunciò a ribellarsi e il ragazzo lasciò la presa per poi metterle un braccio intorno alle spalle. Arrivarono nella palestra, e, nonostante le continue lamentele di Chocola, le riuscì a far fare correttamente l’incantesimo insegnatogli nell’ultima lezione più un altro. Uscirono sorridenti, erano ancora nel cortile della scuola “andiamo a prendere qualcosa?” Pierre annuì “sono stata brava vero?!”

“no” rispose impassibile

“dai, bugiardo, non è vero! Tanto lo so che pensi che sono stata brava”

“sì, sì sei stata brava lo ammetto, ma non vantarti troppo” le disse arruffandole i capelli. Poi si sentì richiamare, era il preside che, poco lontano da loro, stava parlando con un uomo, avevano un progetto in mano
“è il migliore nella scherma” sussurrò all’uomo “pierre, io ho una telefonata da fare, potresti dire al nostro progettista quali sono le cose che vanno sistemate in palestra?! Scusate…” disse allontanandosi con il telefono in mano. Pierre sgranò gli occhi alla vista di chi gli era di fronte. Era lì, ma non si sentiva minacciato dalla sua presenza, ne intimorito, tantomeno triste, quanto più il suo, era un tono di sfida nel dire qualcosa

“Pierre…” accolse la sfida l’uomo “il migliore nella scherma eh?”

Il ragazzo fu colpito da una serie di ricordi, la voce di cui aveva sentito tanto l’assenza e che tanto aveva odiato, tornava a parlare. strinse la mano di Chocola

“già, ho dovuto imparare a difendermi fin da piccolo” rispose a tono

“questo non accadrebbe se i bambini seguissero i genitori, ci sono loro a proteggerli”

“non quando ti abbandonano” Chocola vide il viso di Pierre e si strinse a lui. Il preside tornò, ma il ragazzo se ne andò prima che potesse parlare, lasciando alla figura con cui aveva avuto lo scambio di battute un’occhiata carica di odio. Prese Chocola tra le braccia e volò verso casa. Lei non provò a chiedergli perché aveva reagito in quella maniera, ne perché aveva tirato in ballo il suo passato, ma quello che capiva meno di tutto era chi fosse quell’uomo e perché aveva fatto reagire così lui. Quando furono in casa tentò di capire

“chi era?”

“nessuno di importante” rispose impassibile dirigendosi verso il salotto, senza guardarla. Lei gli corse incontro e lo abbracciò da dietro appoggiando la testa alla sua schiena

“adesso tocca a me aiutati”

 

 

Ci divertiamo a far litigare la gente. No, ma, volevamo soltanto ricordare un grande eroe. Avete presente quando Chocola dimentica il cucchiaino dentro l’impasto della torta?! Bene, volevamo farvi presente che è un fatto avvenuto davvero. Alle medie (di Marmelade) facevano corso di alimentazione e in un gruppo era davvero successo questo evento. Ebbene, il nome che lo ha fatto accadere è Daniele C… non possiamo dire il cognome! Comunque, ci teniamo a sapere cosa ne pensate nei dettagli del capitolo, non è stato facile da fare, e ammettiamo che è un po’ lunghetto e che facciamo litigare troppa gente, but don’t worry. Per favore, vogliamo sapereeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!! Nei minimi dettagli! Grazie. E se vi rompe recensire non vi preoccupate, scoccia anche a Marmelade, ma non a Honey, che è una sua grande passione (QUINDI RECENSITE! N.d Honey) (non datele retta ^-^” n.d Marmelade)

Baci

Honey&Marmelade

P.S (chi sarà l’uomo alla fine?! N.d Marmelade) (che bastarda, va anche ad istigare! N.d Honey)

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Capitolo 12
*** chi parte e chi resta ***


chi parte e chi resta

Si girò e la strinse a se sorridendo. Dopo qualche secondo le alzò il viso dandogli un bacio sulla fronte. Le mise la mano dietro alla nuca intrecciando le dita a i capelli

“me lo dici?” chiese Chocola mentre si dirigevano verso lo studio di Pierre. Arrivati lui si sedette sul divanetto mentre lei rimase in piedi a fissarlo “Pierre?!” richiamò la sua attenzione spazientita. Lui sbuffò cercando di sviare il suo sguardo “allora?!”

“ma lo sai che sei una… ragazzina insistente?!”

“io non sono una ragazzina!” urlò avvicinandosi arrabbiata

“vuoi davvero sapere chi era?!”

“è da un’ora che te lo sto chiedendo” borbottò

“d’accordo…” la guardò un istante deciso “era mio padre” lei sbarrò gli occhi, gli mise una mano sulla guancia per accarezzarla, ma lui la prese e le diede un bacio sul palmo. Gli si sedette accanto e lo abbracciò, lui rimase impassibile, fermo nella sua posizione inespressiva

“che hai provato?” sussurrò dopo qualche secondo

“tante cose, è stato strano rivedere la sua faccia allo stesso modo in cui è stato strano risentire la sua voce”

“è per quello che eri così freddo?”

“non mi aspettavo lui fosse molto più gentile di me”

“hai retto bene il confronto”

“avrei preferito non incontrarlo affatto”

“posso dirti una cosa?”

“sì, certo”

“con me non c’è bisogno che fai tutto il signorino composto, puoi sfogarti”

“che cosa vuoi che faccia Chocola?!” chiese improvvisamente spazientito

“non lo so, hai appena incontrato tuo padre e sei impassibile” sibilò

“forse perché non sento niente” continuò freddo alzandosi, irritato dalle parole della ragazza, la quale se ne accorse

Gonfiò le guancie “e va a finire che ti arrabbi sempre con me” borbottò a testa bassa con le braccia incrociate. Lui la fissò divertito e quando Chocola se ne accorse si arrabbiò “ e non mi guardare così!” lui le alzò con una mano il mento e la baciò appoggiandosi allo schienale “ruffiano”

“mi sembra che non ti dispiaccia un granché” la baciò di nuovo ma lei si allontanò prontamente

“e questo che significa?”

“che anche se sono un ruffiano ti lasci baciare tranquillamente” spiegò appoggiandosi anche con l’altra mano allo schienale bloccandola sul divano

“bene, bene!” disse con un sorriso irritato “finché tu non mi chiedi scusa ti scordi tutto questo” annunciò puntandogli un dito contro

“tu lo sai questo cosa comporta vero?!”

“cioè?”

“io non ti chiederò mai scusa”

Lei lo guardò accigliata “vediamo chi resiste di più?!”

“vediamo” le diede un bacio fugace “a cominciare da ora”

Lei lo spinse via con un sorriso “bene, vai via, non ti ci voglio vicino a me”

“perché, hai paura di perdere?!”

“io?! Ho già la vittoria in tasca” fece per uscire e si bloccò sulla soglia “ci vediamo!”

“e i vestiti li vai a comprare da sola?” le chiese quando era già fuori dallo studio, per poi ricomparire

“non ho mai detto che non saresti dovuto venire”

“allora andiamo”

“sì, però io ti voglio lontano da me!” cominciò a camminare

“eh, la tentazione…” si prese gioco di lei con un tono beffardo

“la tentazione” gli fece il verso sotto voce. Lui le avvolse la vita con un braccio “lasciami!” Pierre sorrise per poi fermarla e avvicinarsi pericolosamente al suo viso

“hai paura di cedere?”

“non ho intenzione di lasciar vincere te!”

Si avviò indispettita. quando furono al centro della città lei gli fu sempre un passo avanti, finché lui non si stancò e accelerò il passo mettendole un braccio sulle spalle “piantala di scapparmi, non ti faccio niente giuro”

“bene” si rilassò un attimo poi lo sguardo gli si posò su un negozio “voglio andare la… e anche lì, poi la giù, e in quel negozio… poi voglio anche andare al centro commerciale. Non puoi capire che negozi ci sono!”

Pierre la guardò inespressivo “no, non posso”

“tu vieni con me vero?!”

“non ho alternativa”

“bene allora andiamo!” si diressero verso i negozi scelti dalla ragazza, e Pierre, vestito dopo vestito, con molta, molta pazienza la guardò provarsi diversi capi. Furono nell’ultimo negozio prima del centro commerciale. Il problema non era farsi tutti quei negozi, ma a portare le borse era solo ed esclusivamente lui. Non che gli dispiacesse, ma cominciavano a pesare

“Chocola, non ce la faccio più. È l’ultimo vero?” chiese senza lasciare trapelare un tono lagnoso

“vuoi che ti aiuti?”

“no, figurati” poi, dopo un momento di sospensione riprese “però se ti muovessi mi faresti un favore” lei annuì senza ascoltare minimamente. Lui si sedette su un banchetto vicino ai camerini e la vide uscire, portava un vestito viola scuro, a fascia, con le spalline fini, un nastro marrone che l’avvolgeva sotto al seno e, il tessuto cadeva giù morbido fin sopra il ginocchio senza però essere eccessivamente sgargiante.

“com’è? Non mi convince il colore” disse scrutandosi per poi tornare a guardarlo. Lui la fissava distrattamente per poi accorgersi della ragazza che le era davanti. Diventò leggermente rosso e abbassò il viso

“stai bene” disse con un tono fermo cercando di essere contenuto. Chocola non si accorse dell’improvviso imbarazzo e per questo rientrò soddisfatta del commento. Quando uscì lui la guardò speranzoso “abbiamo finito vero?”

“quasi… manca il centro commerciale” Pierre buttò gli occhi al cielo prima di sospirare “dai, ci metto poco” andarono insieme verso l’edificio, Pierre a ogni orologio presente notava l’ora e contava i minuti. Chocola si bloccò all’improvviso diventando completamente rossa “bhe, che hai?”

“qui ci posso entrare da sola, grazie” rispose cercando di mantenere un tono grintoso. Il ragazzo guardò dove doveva andare: un negozio di intimo. Sorrise divertito nel guardare l’espressione imbarazzata di lei.

“va bene. dieci minuti ti bastano?” lei annuì

“tu dove vai?”

“a casa a posare la miriade di roba che hai comprato” fece per andarsene ma lei lo fermò per un braccio. Si allungò e gli diede un bacio sulla guancia, le aveva comprato tutti quei vestiti e non lo aveva nemmeno ringraziato. La guardò di sottecchi. La ragazza sorrise allo sguardo

“credevi cedessi eh?” Pierre sogghignò per poi andarsene. Tornò a casa e poco dopo sentì bussare alla porta “ciao, che ci fai qui?” chiese alla ragazza che era sulla porta: Vanilla

“ciao… cercavo Chocola”

“non c’è. È al centro commerciale”

“oh!”

“vuoi che le dica qualcosa?”

“no grazie, magari torno più tardi” rispose timidamente. I due si salutarono e Pierre fece per chiudere la porta, ma lei lo richiamò “Pierre, scusa hai un attimo?”

“sì, certo, dimmi”

“ascolta, riguarda il nonno di Chocola” lui le fece cenno di proseguire “credo che dovresti riportarla a casa, lui le vuole bene, è venuto qua per lei. È normale che sia preoccupato, tu non sei proprio il modello del ragazzo che il nonno si sogna. Io non voglio giudicarti, ma tu devi farla tornare a casa, si fanno solo del male entrambi” spiegò con un tono di voce basso

“lo capisco, ma non credo che Chocola sia così disposta a tornare a casa. neanche lui si sta comportando bene”

“lo so, ma tu devi convincerla, non può continuare così”

“d’accordo, ciao” rispose di malavoglia. Rientrò, si diresse in cucina dove prese qualcosa da bere, ragionò sul da farsi quando notò l’ora. Si diresse a tutta velocità da Chocola, erano passati quaranta minuti da quando l’aveva lasciata. La trovò seduta su una panchina di fronte al negozio, le arrivò da dietro. La richiamò, lei si voltò furiosa

“si può sapere dove sei stato?”

“scusa, ho incontrato Vanilla, ti cercava”

“sai quanto me ne importa! È mezz’ora che ti aspetto”

“calmati, non è poi così grave! Mi sono riposato e ho perso la cognizione del tempo”

“ho notato! Non ti ricordi neanche della tua ragazza!”

“non mi ricordo della mia ragazza?! Allora fa così, la prossima volta ci vieni da sola al centro commerciale, non ti sopporto più!” sbottò infuriato, più per tutto quello che gli aveva detto Vanilla, non poteva essere sempre così facile litigare e così difficile far pace “muoviti, ti riporto a casa” disse ad una Chocola scioccata da quello che le aveva detto

“ma… ma come?! A casa?! perché? Io non ci voglio tornare!”

“fai poche storie, devi farci pace!”

“stai scherzando?!”

“no, per niente. Non puoi restare a casa mia” la rossa non osò rispondere, si fece accompagnare a casa. appena davanti al portone lo guardò

“stasera vieni?”

“non credo… ci vediamo domani” entrò pensierosa e vide Vanilla che stava scendendo dalle scale

“Chocola, che bello sei tornata!” esultò. La ragazza rimase impassibile e si fece abbracciare senza fare il minimo movimento o avere una vaga espressione sul viso. Si immaginò che era andata a parlare con Pierre e che gli avesse chiesto di convincerla a tornare, il problema è che Pierre non l’aveva convinta, gliel’aveva ordinato e lei si era sentita obbligata dalle sue parole, ma più di tutto da ciò che le aveva detto. Il suono della sua voce, che le diceva di non sopportarla più, pressavano ancora sulle sue orecchie, non riusciva a sentire niente al di fuori di quello.

“Chocola? Tutto bene?”

“dopo ti racconto” sussurrò vedendo che i gemelli, il nonno e Robin stavano venendo dalla cucina

“Chocola, finalmente…” Robin la prese tra le braccia. La ragazza rimase stranita da quell’abbraccio, non era mai stato così premuroso nei suoi confronti e lei non si aspettava che lo fosse, non ne aveva tantomeno la necessità, sapeva che le voleva bene ma tra loro non c’era mai stato nessun contatto. Corn rimase in disparte aspettando il momento giusto per parlarle.

“vanilla andiamo in camera?” chiese la rossa

“sì certo” rispose lei servizievole. Andarono insieme verso la camera della bionda, Chocola raccontò all’amica quanto era successo con Pierre “secondo me hai esagerato”

“non mi sembra” fece una pausa e poi la guardò “lui si è davvero stancato dei nostri litigi, a me non da fastidio quando litighiamo ma lui invece non mi sopporta più”

“come fai a dire così? Lui comunque si è innamorato di te per come sei, anche per la tua testardaggine e la tua spontaneità nel dire ciò che pensi. Non si è stancato di te, era solo arrabbiato” pensò che forse Pierre avesse reagito così per quello che gli aveva detto lei, e, come conseguenza, se la fosse presa con Chocola.

“ho paura di perderlo” sussurrò senza guardare negli occhi Vanilla, che era ancora presa dai suoi ragionamenti. La bionda l’abbracciò forte per consolarla, ci riusciva sempre. Sentirono bussare e si voltarono di scatto. Il nonno le guardò scettico e chiese a vanilla se poteva lasciarli un attimo da soli. Lei fece quello detto e uscì. Quando furono soli Chocola aggrottò le sopracciglia, fiera, pronta per una nuova battaglia.

“Pierre non è entrato con te” osservò il nonno

“abbiamo litigato”

“che ti ha fatto?!” chiese arrabbiato

“nulla” rispose in tono ovvio

“che cos’ha di così speciale?! Puoi trovare altri ragazzi che ti rendano più felice”

“io non voglio altri ragazzi!”

“rischi”

“oh, lo so! Ma lui ha la stessa cosa speciale che aveva la nonna per te!”

“è una cosa passeggera!”

“e allora a te cosa importa?! Se è passeggera mi passerà, per te non è importante solo perché è stato un malefico, se fosse stato un ragazzo di extramondo poteva anche essere amore vero”

“ma è proprio perché è stato un malefico!”

“ma non lo capisci che è proprio questo che mi piace?! Il suo modo di distinguersi, sempre, il suo essere saccente, il suo sapere sempre tutto ed essere sempre fermo sulle proprie idee senza cambiarle solo perché è qualcun altro a dirglielo!”

“e sei così sicura anche delle sue idee? Non credi che potrebbe essere un semplice trucco?! Per ingannarti, per ingannarci tutti!”

“ma lui mi ha donato il suo cuore!”

“oh, andiamo Chocola, non fare la bambina! Esistono milioni di incantesimi per plasmare un cuore!”

“pensa quello che ti pare! Io non la voglio più sentire tutta questa gente che continua a intromettersi, credendo di sapere come sto!”

“perché avete litigato?” chiese più calmo ma con un tono arrabbiato

“non sono affari tuoi!” affermò, ma poi si rese conto di aver bisogno di lui, di suo nonno “mi ha portato a comprare dei vestiti. Lui teneva le borse e quando io dovevo andare in un altro negozio lui è andato a posare i vestiti a casa. mi aveva detto che sarebbe tornato in dieci minuti, invece è arrivato dopo mezz’ora e… io mi sono arrabbiata con lui, ha provato a spiegarmi, ma quando gli ho detto che neanche si ricordava di me si è arrabbiato e mi ha detto che non mi sopportava più, mi ha riaccompagnata a casa e poi… basta”

“lo vedi?! Siete troppo diversi!”

“in questo momento non ho bisogno di una predica”

“d’accordo, non mi intrometterò più, ma ricordati che ci saranno delle conseguenze”

“bene, meglio così, e se ci fossero, sarebbero problemi miei” l’uomo uscì e quando Vanilla rientrò Chocola le disse di voler andare a dormire. Percorse il lungo corridoio fino a giungere alla sua camera, si preparò per andare a dormire. Si sdraiò sul letto. Non riusciva a prendere sonno, aveva seriamente paura che la lasciasse, che la facesse ancora soffrire, aveva bisogno di lui. Sentì dei rumori provenire dalla finestra, si avvicinò cauta e l’aprì con altrettanta lentezza. Non vide nessuno

“Chocola” la richiamò Pierre, lei abbassò lo sguardo e lo vide in piedi sotto la sua finestra. Aveva le borse contenenti le sue innumerevoli spese, gli fece cenno di salire. anche se non voleva farlo vedere, era felice che fosse lì. quando entrò posò le borse in un angolo per poi guardarla  

“mi ricordavo fossero di più” ragionò in un sussurrò

“alcuni vestiti li ho lasciati a casa mia, così non avremo più problemi se non avrai il cambio” le rispose serio

“avevi detto che non saresti venuto”

“vuoi che me ne vada?”

“sì” rispose seria per metterlo alla prova, lui, dopo uno sguardo sorpreso, fece per andarsene. Chocola, quando fu sul punto di volare via lo fermò per un lembo della giacca “guarda che non dicevo sul serio” Pierre si voltò e vide il suo viso rabbuiarsi a quello sguardo

“hai chiarito con tuo nonno?”

“sì, non ha accettato l’idea di noi due insieme, però mi ha detto che non si intrometterà più”

“bene” tra loro ci fu un attimo di silenzio, poi tornò a parlare “ero venuto a portarti i vestiti, meglio che vada” si girò ma fu di nuovo interrotto dalla ragazza, che prese coraggio e parlò

“perché mi hai detto quelle cose oggi?”

“era quello che pensavo” disse freddo

“allora è così. Non mi sopporti più” affermò convinta a testa bassa

Lui sorrise dolcemente “ma no quello l’ho detto per rabbia” si fermò un istante per poi riprendere “ho rinunciato a un regno per te, ti pare che per una litigata così futile io ti dico una cosa del genere sul serio?!”

“ma tu me l’hai detto!”

“lo vedi, tu te la prendi sempre per poco”

Lei incrociò le braccia gonfiando le guance rosee “non è vero” borbottò

“guardami” la riprese lui tirandola per un braccio per farla girare, ma con un tono di voce molto pacato

“Pierre, sono stata ad aspettarti lì per mezz’ora, ho pensato di tutto: che mi avessi lasciata, che non te ne importasse niente di me, che ti fosse successo qualcosa. Non sai come mi sono sentita”

“lo so, ti ho chiesto scusa e ti ho spiegato il perché. Ma tu non puoi esagerare in quel modo!” 

“non ho esagerato! Sei tu quello che mi ha detto quelle cose orribili!”

“quando la smetterai di rendere le cose più grandi di quelle che non sono?!”

“ah sì? Allora dimmi una cosa, visto che ci tieni tanto a me, se fossi stata io a dirti che non ti sopportavo più, come avresti reagito?!” lo provocò con un tono fermo e deciso. Pierre tacque non sapendo sinceramente cosa rispondere “lo vedi? Adesso capisci?”

“lo so, ho sbagliato, ma tu mi hai attaccato senza neanche ascoltare cosa avevo da dirti, ti ho chiesto scusa e ti ho spiegato perché ho ritardato”

“sì, però anche tu cerca di capirmi: se sbaglio io, tu ti arrabbi e poi passa tutto com’è venuto, ma, magari, mentre sei arrabbiato mi dici cose anche crudeli. Se sei tu a sbagliare io cerco di dirti le cose come stanno. Io non ti ho mai detto certe cose, neanche se ero arrabbiata. Dopo ciò che abbiamo passato io ho ancora paura di quello che può succedere, di quello che puoi farmi”

“io non ho un potere su di te, puoi decidere della tua vita indipendentemente da quello che faccio io”

“invece sì. Tu non te ne rendi conto, ma tutto quello che fai mi influenza, io ho ancora il terrore che tu mi possa far stare come sono stata e ascoltare le tue parole o magari vedere quello che fai, mi fa stare male. Perché credi che io abbia così terrore di tutte le persone che vogliono dividerci?!  Tu non lo capisci, ma mi fai solo del male quando mi dici così” Pierre rimase impietrito, si sedette sul letto guardando il pavimento provando a ragionare, e ad assemblare tutti quei dettagli di Chocola che riconducevano al discorso appena fatto. Aspettò qualche secondo per poi alzare il capo e guardarla negli occhi

“è per questo che quando eravamo sulla ruota panoramica e io ho alluso al fatto che ti avrei lasciata ti sei agitata tanto?” lei annuì mentre lo fissava ancora in piedi. Lui le fece segno di avvicinarsi e quando lei gli fu vicina la prese tra le braccia facendola sedere sulle sue gambe. Chocola poggiò il viso sul suo petto, mentre lui con una mano le circondava il busto e con l’altra le teneva le gambe in modo da non farla cadere “non credevo di essere così essenziale per te”

“attento a quello che fai” disse senza guardarlo. Lui non rispose subito, in quel momento avrebbe voluto uccidere Houx solo per quello che avrebbe fatto passare a Chocola. non capiva se l’amava, la paura di perdere una persona è differente dall’amarla, ancora non sapeva se quello per Chocola era solo l’affetto che si prova per una persona a cui si vuole bene. Il cuore rosa voleva dire batticuore o amore sincero, quello di Chocola era la seconda ipotesi, ma il suo? Era una semplice cotta? Non lo capiva, ma non voleva perderla. Aveva ragione quando lei diceva che le scelte di uno influenzavano l’altro, anche per lui era così.

“neanche io voglio perderti”

Lei gli diede un colpetto con la mano sul petto “sei uno stupido! In tutto questo tempo come hai fatto a non accorgertene?!” chiese in un sussurro

“non è facile capire certe cose”

“è come quando si ama una persona, non puoi non capirlo” Pierre le afferrò il polso con la mano con cui le sorreggeva le gambe, intreccio le dita alle sue, si avvicinò anche lei intuendo ciò che voleva fare, per poi lasciarsi baciare. Lo discostò delicatamente dopo qualche secondo “ma… io e te non avevamo una scommessa?”

“dopo questo litigio possiamo anche ritenerla annullata, non credi?”

“e allora, alla fine chi ha vinto?”

“io ovvio, il patto era che, o io chiedevo scusa o che tu ti lasciavi baciare, perciò…”

“io non mi sono lasciata baciare!”

“no?”

“no, infatti!”

“va bene” la punzecchiò poco convinto

“bene” aspettò qualche istante in cui si guardarono per vedere chi reggeva il confronto “bene, vai, prima che arrivassi io dovevo andare a dormire, ma qualcuno si è presentato senza avviso”

“se non sono desiderato allora me ne vado” disse divertito dirigendosi verso la finestra

“senti… domani vorrei uscire con Vanilla” Pierre aveva la mano poggiata sulla finestra poco più sopra la testa, lasciava intravedere appena un fianco. Chocola intravide dei segni neri su un lato del busto, frontalmente. Lui la guardò con un sorriso

“va bene. Ci vediamo dopodomani” fece un balzo per poi uscire. Lei continuò a pensare ai segni appena visti.  

La mattina dopo si sentì scossare. Aprì gli occhi e vide Vanilla “Chocola svegliati!”

“che c’è?” chiese assonnata

“tuo nonno deve partire”

“e allora?”

“devi salutarlo” Chocola sbuffò prima di alzarsi. Trovò in salone tutti che l’aspettavano

“buon giorno eh!” commentò Saul, lei fece una smorfia per poi guardare il nonno con le valige in mano

“allora te ne vai” sussurrò a Corn seria

“sì, sono inutile qui”

“bene. Ciao” lui l’abbracciò per pochi secondi

“volevo dirti una cosa” si bloccò un attimo “ho visto tua madre”

“quando?!” chiese stupita

“mi è venuta a trovare poco prima che venissi da te, è lei che mi ha detto di te e Pierre”

“e tu me lo dici solo ora?!”

“aspettavo il momento giusto. Ha detto che sarebbe venuta a trovarti, non so quando”

“davvero?!” chiese con un sorriso allegro

“sì, dovrebbe arrivare a giorni”

“e che ti ha detto? Ti ha detto qualcosa su di me?”

“no, abbiamo parlato poco”

“ah! Allora l’aspetto” lo guardò improvvisamente triste

“bene, ci vediamo” se ne andò serio. Quel pomeriggio Chocola chiese a Vanilla di andare al parco insieme

“ma se rinunci al trono, chi prenderà la corona?” le chiese Vanilla mentre erano sulla panchina a mangiare il gelato

“non lo so, pensavo la volessi tu” rispose mentre si ingozzava

“ma no, ti ricordo che l’ho ceduta a te”

“ne cercheranno un’altra, cosa vuoi che ne so”

“Chocola!” si sentì richiamare la ragazza da dietro, si voltò di scatto e vide un ragazzo venirle incontro “ciao, come stai?”

Chocola rimase sbigottita “ma chi sei?”

“Yuri” rispose imbarazzato “ero l’altro giorno con Pierre, ci ha presentati lui”

“ah!” le tornò in mente chi fosse ricordando di malavoglia il giorno “tutto bene tu?”

“tutto a posto, cosa ci fai qui? E Pierre?”

“ero venuta a stare un po’ con la mia amica. Pierre, penso sia a casa” rispose chiedendosi dove fosse

“bene, salutamelo”

“d’accordo, ciao” quando fu abbastanza lontano vanilla la guardò

“chi è? È carino” sussurrò l’ultima frase

“è un ragazzo che ho conosciuto con Pierre. non mi piace, non è il mio tipo”

“lo so, tu hai occhi solo per Pierre” le rispose affettuosamente con un sorriso

“non è vero” borbottò come per convincersi

“non ti devi vergognare, anche per lui sarà così”

“voglio anche vedere!”

“allora non neghi!”

“cambiamo discorso!”

“non ne vuoi parlare perché non avete ancora fatto pace?” chiese apprensiva

“no, abbiamo fatto pace ieri” rispose con un sorriso felice

“quando?!”

“ieri notte mi è venuto a trovare, mi ha portato qualche vestito e abbiamo parlato. Alla fine abbiamo fatto pace”

“e che ti ha detto?”

“che non diceva sul serio quando mi ha detto di non sopportarmi più e che neanche lui mi voleva perdere. E per giunta ho perso una scommessa!”

“hai visto che era come ti dicevo io?! Che scommessa?”

“è una lunga storia, in sintesi, non ci dovevamo più baciare e dovevamo vedere chi resisteva di più. O lui mi avrebbe chiesto scusa oppure io avrei ceduto. Alla fine ho perso perché mi sono lasciata baciare senza scuse”

“Pierre ti sta rammollendo, prima se perdevi facevi delle tragedie!”

“io non… non è vero! Lui non mi ha rammollita!” si allarmò. Ci pensò su qualche secondo per poi guardarla disperata “mi ha rammollita!” affermò con le lacrime agli occhi “questa me la paga!” Vanilla provò un po’ di gelosia nel vedere l’amica così felice con il suo ragazzo “che hai?”

“nulla, tranquilla” sussurrò timidamente

“sai, Pierre neanche vuole che io sia amica di quel ragazzo”

Vanilla rimase sorpresa “e come mai?”

“pensa che sia di extramondo, non si fida e poi è geloso”

“quindi tu non puoi avere nessun amico?!”

“certo che no, non so perché non vuole che veda quel ragazzo, ha detto che potrebbe essere pericoloso”

“dovresti ascoltarlo, lui ha molta esperienza con la magia”

“già, però non mi sembra cattivo, Pierre quando l’ho conosciuto il senso di freddezza me l’ha dato subito, lui no. Comunque non mi importa” rispose spensierata

“non credo sia geloso… solo preoccupato, Pierre non è il tipo che bada a queste cose”

“può darsi, però non mi sembra il caso di vietarmi di stare con un ragazzo solo perché a lui non va a genio”

“mi sembra una cosa positiva che si preoccupa per te”

“sì lo so!” rispose allegra, fiera di ricevere certe attenzioni da parte di Pierre. passarono la giornata ridendo e scherzando. Anche per Pierre fu una strana giornata, inaspettatamente andò Saul a trovarlo. Suonò il campanello, e davanti a lui si presentò una chioma mora scompigliata

“usciamo?!” chiese allegro al ragazzo.



fateci sapere che cosa ne pensate (lo sappiamo che non succede molto) per favoree fateci sapere. ah e per inciso grazie a 
Hikarydream per averci messe tra le preferite. vorrei sapere cs ne pensi n.d marmelade. e grazie anche a:
Crazy_Chiara 
fs_rm
Hikarydream
sara95
 e a chi ci segue:
giugiu_4ever
Tonks39
 
vorremo sapere anche da voi cosa ne pensate! e da tutti i lettori.
p.s ci dimenticavamo sempre di ringraziarvi ^^
un bacio
Honey&Marmelade

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Capitolo 13
*** l'amore cambia il modo ddi guardare ***


l'amore cambia il modo di guardare

La mattina si svegliò spensierata. Senza pensarci si preparò e si diresse verso la villa di Pierre. non si ricordava di Miel. Bussò, aveva un sorriso allegro sul volto, felice di poterlo rivedere. Le aprì. Portava un paio di pantaloni color bianco sporco e una maglietta a maniche corte azzurra.

“ciao!” lo salutò felice

“buon giorno. Com’è andata ieri?”

Fece una smorfia prima di parlare “bene… a parlare con Vanilla mi sono resa conto di tante cose” si ricordò di quando aveva ammesso di essersi rammollita

Lui le sorrise innocente “chiedimi cosa ho fatto ieri”

“che hai fatto ieri?”

“il tuo amico, è venuto a casa mia e mi ha costretto a uscire”

Chocola si mise a ridere “davvero? E cosa avete fatto?”

“abbiamo parlato”

“di che?”

“curiosa” osservò

“tu non mi dici mai niente!” fece l’offesa mettendo il broncio

“che cosa dovrei dirti? Stiamo sempre insieme”

“però quando non lo siamo non mi racconti mai nulla”

“che bugiarda!” disse ridendo

“smettila di ridere! Non è vero!”

“oh è verissimo!”

Lei gli diede le spalle per poi pentirsi e guardarlo negli occhi girandosi. Una vocina si intromise nei suoi pensieri “Pierre ti sta rammollendo, prima se perdevi facevi delle tragedie” non avrebbe mai permesso che accadesse, e pur di ribellarsi a quella che, per lei, era un orribile verità lo avrebbe trattato male “va bene, non mi importa di quello che fai!” rispose arrabbiata, più dalla verità che ancora non riusciva ad accettare e le punzecchiava le orecchie

“non ti devo dire quello che faccio ogni secondo della giornata”

“ti ho detto che tanto non mi importa!”

l’abbracciò da dietro e le sussurrò a un orecchio “ehi ma che ti è preso?”

“che t’importa?! Lasciami stare!” si divincolò indispettita

“tuo nonno è partito?”

“sì, ieri mattina” Pierre provò a riavvicinarsi a lei per prenderla per i fianchi, ma prima che avvenisse il contatto, Chocola si discostò prontamente. Parlò in fretta che quasi non la capì “io vado” cominciò a correre via. Mentre tornava a casa si ricordò di Miel e si affretto ad andare nella direzione giusta. Arrivò nel bar con il fiatone “scusa per il ritardo”

“tranquilla, non è un problema”

“sono stata da Pierre. per questo sono arrivata tardi. Ho un problema… non sono più sicura di voler star con lui” sussurrò

“per quale motivo?”

“io… quando sto con Pierre non sono più me. Non ho mai permesso a nessuno di averla vinta, o di prendermi in giro. Ieri me lo ha fatto notare la mia amica e oggi l’ho notato io stessa. Quando sono con lui mi rammollisco, non so che mi prende, e sento il bisogno di stare con lui, sempre, e non sento mai il peso di volerlo sgridare o di tenergli il broncio troppo allungo, non è naturale!”

La donna si mise a ridere “ma Chocola, questo è normale”

“ma come?”

“se non è il tuo ragazzo a rammollirti, chi può?”

“ma io mi sento così diversa!”

“e allora? L’amore cambia il modo di guardare, non lo sapevi?!”

“Pierre ama la ragazza dal carattere forte e deciso, se io non sono più quella ragazza, non sarà più lo stesso”

“ma tu sei sempre la ragazza dal carattere forte, però lo sei in modo diverso, soprattutto in sua presenza. Questo è un lato di te che hai sempre avuto, ma che non avevi modo di mostrare, anche tu ti sei innamorata di un malefico, ma adesso che non lo è più, non credo che tu lo ami di meno”

“ma lui non è cambiato, ha sempre lo stesso carattere, solo che…” si fermò per poi riprendere sussurrando “in modo diverso” improvvisamente le fu tutto chiaro e tornò a sorridere “grazie” disse allegra

“non c’è di che”

“anche per te e tuo marito è stato così?”

“no…” rispose imbarazzata, con un sorriso gentile “erano tempi diversi, e si guardavano di più le apparenze e i pregiudizi invece che i sentimenti”

“quindi non era amore?”

“sì che lo era, ma non era visibile, era come una vergogna per lui. Non abbiamo mai avuto un amore adolescenziale”

“io… l’ho incontrato tuo marito” la donna, che fino a quel momento era stata serena, si allarmò

“che cosa?! Quando?”

“qualche giorno fa, Pierre mi aveva portata ad allenarmi con gli incantesimi, nella palestra della scuola, e lo abbiamo incontrato. Presentava il progetto per la palestra”

“quindi c’era anche Pierre?!”

“sì, si sono anche parlati, ma io non ho capito che era lui finché non è stato Pierre a dirmelo”

“e che si sono detti?”

“niente di speciale, hanno parlato in modo molto formale, come se non si conoscessero, eppure alludeva entrambi al passato” si fermò un istante

“come ha reagito?”

“cercava di nascondermi che stava male”

“quando è tornato a casa non mi è sembrato di notare qualcosa di strano”

“prima o poi glielo diremo a Pierre che ci incontriamo?” chiese in un sussurro

“dipende da te”

“posso farti una domanda? Pierre ha mai avuto buoni rapporti con il padre?

“non hanno mai avuto un vero e proprio rapporto, sono entrambi molto freddi nei rapporti e nei sentimenti, soprattutto tra di loro. Ma si volevano bene”

“tuo marito è sempre stato così… inespressivo?”

“no. C’è stato un periodo in cui non si riconosceva, quando gli ho detto della gravidanza. Era sempre molto dolce, e felice. Poi con l’andare del tempo fino alla nascita di Pierre, ha riacquistato il suo tono”

“freddo e pacato… come Pierre quando l’ho incontrato”

“come è successo?”

“è una lunga storia…” iniziò a raccontare, quando finì Miel la guardò esterrefatta

“ti rendi conto che lo hai cambiato?”

“ha fatto tutto da solo” poi gli venne in mente che aveva lasciato Pierre in balia dei ragionamenti sul comportamento strano che aveva avuto la mattina “oddio devo andare” fece per alzarsi ma Miel la fermò

“quand’è che possiamo rincontrarci?”

“io vado al mare con Pierre. credo staremo via dieci giorni”

La donne estrasse dalla borsa un telefono cellulare “tieni”

“un cellulare? Per cosa? Non so usarlo”

“così ci terremo in contatto. Quello è il mio telefono, devi solo spingere questo pulsante quando senti la suoneria, mettilo sotto carica ogni tre giorni. Divertiti, e non portare il telefono con te nell’acqua!” lei si mise a ridere

“va bene!” se ne andò e corse per la città, finché non lo vide passeggiare in compagnia delle socie. La rabbia le montò dentro. Gli si piazzò davanti, ma lui, intento a parlare con Yurika, non se ne accorse finché non fu sul punto di andarle contro

“ehi, ciao” la salutò gentilmente, le socie fecero un ghigno compiaciuto nel vedere la ragazza infuriata “ti sei calmata?” lei annuì a testa bassa “meglio” la prese tra le braccia stringendola a se. Yurika tossì per richiamare l’attenzione, anche se Chocola continuava a tenere il viso sul petto di Pierre “dove stavi andando?”

“a cercarti. Volevo spiegarmi per prima” lui le circondò la vita con un braccio

“ne parliamo dopo” continuarono a passeggiare in compagnia di Yurika e le altre ragazze. Parlavano praticamente solo loro e Pierre. quando se ne andarono il ragazzo portò Chocola in un chiosco dove c’erano dei tavolini. Si sedettero e presero qualcosa da bere

“ti ascolto” la incoraggiò lui con un tono fermo

“io… ieri Vanilla, quando le ho raccontato della scommessa,  mi ha detto che mi ero rammollita da quando sto con te. oggi, quando mi hai fatta arrabbiare,  mi sono per un istante voltata per chiederti scusa, e in quel momento ho capito che aveva ragione, e ho avuto paura di quella realtà, non mi riconoscevo più”

“e che cosa ti ha fatto cambiare idea?” chiese interessato poggiando i gomiti sul tavolo, avvicinandosi

“ho capito che io non sono cambiata, o almeno non così tanto come credevo. Ho capito che sei il mio ragazzo, quindi è normale che con te sia la stessa, in modo diverso” recitò perfettamente le parole che le aveva detto Miel, le fu grata

Pierre la guardò stupito “la stessa in modo diverso… è tutta farina del tuo sacco?”

“così mi offendi!”

“non è un discorso facile da sentire trattandosi di Chocola Meilleur” rispose calmo

“non è vero!”

“Il tuo discorso quindi, mi fa capire che avevi paura di questo cambiamento. Non riesco però a capire il perché”

“io… sono così strana. Quando succede qualcosa con te piango… ti perdono tutto facilmente e… non sono tranquilla, mai, quando sono da sola e non vedo l’ora di vederti quando non ci sei” era completamente rossa in viso, aveva pronunciato quelle parole velocemente e a testa bassa

“mi lusinghi”

“non l’ho fatto per lusingarti! non gongolare, non sono una tua fan!” sbraitò come una bambina

“non ti scaldare. Solo perché ti comporti in questo modo non vuol dire che sei debole”

“lo so, ora l’ho capito”

“quindi sei riuscita a toglierti i tuoi dubbi” in quell’istante Pierre provò invidia per la sua ragazza. Chocola ci era riuscita a toglierseli, lui no. Perché?

“sì, ne sono fiera” rispose civettando

“sai bene che non ti tratto come una fan, perché te la prendi tanto?”

“perché odio che mi tratti come una di quelle illuse che pensa di avere una speranza con te”

“con questo ti riferisci alle socie?”

“sì, odio che si credano così importanti, colgono ogni minima occasione per punzecchiarmi”

“non è da te dare peso a certe sciocchezze”

“prima tu non eri così importante per me, adesso invece non sopporto quando si immischiano senza neanche accorgersi di quello che c’è tra noi” lei vide il suo viso tranquillissimo “a te invece non te ne può fregare di meno”

“no, infatti, io sono tranquillo”

“co..come…?! eh certo, a te non dicono niente, e quando sei con me sono buone e dolci, per forza sei tranquillo!” sbottò lei

“oggi sei un pochino nervosa” la stuzzicò

“non ti sopporto quando mi provochi”

“perché? A me piace così tanto vederti infastidita”

“davvero?” chiese sorpresa

“sì”

“sai, non è tanto normale che vuoi che la tua ragazza si arrabbi!”

“oh, ma io non voglio che ti arrabbi, tantomeno litigare, mi piace solo il tuo viso quando ti infastidisco” le si arrossarono le guancie

“è il tuo nuovo hobby?” chiese con la voce spezzata

“sì, da quando ti conosco”

“ammettilo che stai con me solo per divertirti” lo accusò scherzosa

“sei indispensabile per il mio tempo libero. Appena arrivati a casa ti devo dare dei fogli”

“che sono?”

“esercizi per gli incantesimi”

“non ci pensare neppure!”

“se vuoi diventare regina…”

“posso trovare insegnanti meno severi!”

“certo che puoi, ma tanto lo so che non mi cambieresti!”

“e cosa te lo fa credere?!”

“ti conosco”

“mi conosci male!”

“ah sì? so come farti cambiare umore in meno di un minuto”

“sei troppo sicuro di te”

“dai, andiamo” disse guardando l’orologio. Mentre andavano verso casa – a piedi, troppa gente per volare – lui la cinse per i fianchi. Chocola mantenne uno sguardo fermo e deciso, ripensando a ciò che le aveva detto “sei pensierosa… a che pensi?” disse stringendola di più a se avvicinando il suo viso a quello della ragazza

“niente” rispose imbarazzata, ma poi volle riprendersi rispondendo con più grinta “solo che sei un ruffiano”

Lui ci rimase male “perché?”

“perché ora stai solo cercando di dimostrarmi quanto bene mi conosci” Pierre si mise a ridere

“va bene, ‘stavolta l’hai capito”

Chocola lo guardò esterrefatta “come ‘stavolta?!”

“prima o poi dovrò dimostrartelo”

“non ho bisogno di dimostrazioni, non avrei mai donato il mio cuore a uno sconosciuto”

“lo so che lo sai, ma sei troppo orgogliosa per ammetterlo”

“non lo sono, te l’ho appena ammesso”

“ma la fatica che hai fatto?”

“hai ottenuto la tua dimostrazione, mi conosci. Hai capito che fatico ad ammettere le cose” gli sorrise allegra, lui ricambiò

“ti accompagno a casa”

“e oggi?”

“ti va se andiamo a fare una passeggiata nel boschetto della scuola?”

“sì, è una bella idea!” acconsentì esaltata

“dai, andiamo!” la prese in braccio e lei lo guardò torva

“non c’è bisogno che mi porti sempre in braccio, HO LA SCOPA!”

“se ci tieni allora, torna a casa a piedi” la lasciò e fece per volare via

“Pierre dove vai?!” gli urlò disperata prendendolo per un lembo della maglietta

“non avevi detto che non volevi che ti portassi in braccio?”

“non è quello che ho detto!”

“sì invece”

“dai, non vorrai davvero abbandonarmi?!”

“non avevo intenzione” sorrise per poi prenderla di nuovo tra le braccia. Anche se non voleva ammetterlo, Chocola era felice quando lo faceva. L’ accompagnò a casa, finito di pranzare si diresse verso il boschetto. Mentre andava, qualcosa le si parò davanti. Una schiera di ragazze, quattro, la circondarono

“che cosa volete?!” chiese a denti stretti la ragazza

“siamo stanche della tua impertinenza!”

“non importa!” fece per sorpassarle ma una di loro la prese per il braccio, stringendolo, e la fece tornare indietro “lasciami!”  non c’era Yurika, era normale che fossero fuori controllo

“stai andando da lui?” chiese una di loro con la furia negli occhi

“lasciatemi stare!”

“devi lasciarlo, non è alla tua altezza!”

“io non seguo i vostri ordini!”

“te la faremo pagare!”

“ah sì?! Non credo che il vostro adorato principe ne sarebbe troppo contento!” rimasero per un istante ammutolite

“il principe non può stare con una ragazzina come te!”

“eppure preferisce me a tutte voi!” si sentì vittoriosa

“andremo a pranzare fuori tra due giorni, con lui. E guarda caso tu non ci sarai! Chissà come mai?! Forse  il principe si vergogna di te! stamattina non mi sembra ti abbia invitato a uscire con noi”

“ah sì?” chiese calma “uscirete tra due giorni? Bhe, divertitevi” sapeva che non si sarebbero mai incontrati. Il giorno dopo sarebbero partiti. Non ci sarebbero state più le socie, nessun ronzante fastidio li avrebbe disturbati. Se ne andò via calma e con un’aria trionfante. Raggiunse Pierre che l’aspettava leggendo un libro su una panchina di fronte all’entrata del boschetto

“cos’è quel sorrisetto?” chiese notando il sorriso fiero di Chocola

“nulla… andiamo?” chiese allegramente. Si addentrarono, quando furono abbastanza lontani dall’edificio scolastico lui stese un telo su cui si sdraiarono. Passarono il pomeriggio lì, come una normale coppia che, per una volta, si concedeva un po’ di tempo. Niente litigi, il loro era solo un modo per stare insieme, senza socie, Robin, Houx o chicchessia. Solo loro. 

Tornato a casa sentì suonare i campanello. Si ritrovò di fronte le socie e Yurika “buona sera. Non vi aspettavo” osservò il ragazzo

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Capitolo 14
*** ti devo dire una cosa... ***


ti devo dire una cosa...

Non appena rincasò avvertì Chocola che il giorno seguente si sarebbero incontrati all’aeroporto. Stranamente lei non fece domande sul perché. L’indomani la ragazza arrivò all’edificio euforica, essendo quella la prima volta in cui saliva su un aereo. Le prime persone che vide furono proprio le socie e Yurika, successivamente il biondo che, non appena la vide, si voltò a guardarla, quasi preoccupato. Lei, inaspettatamente, si avvicinò a passo spedito al ragazzo, e, invece di fargli una scenata, come lui stesso si aspettava, lo abbracciò. Dopo la sorpresa iniziale ricambiò stringendola a se, senza preoccuparsi degli sguardi altrui o dei commenti acidi che provenivano dalle ragazze. Dopo qualche secondo la rossa alzò il viso per guardarlo negli occhi

“perché sono venute anche loro?” domandò stranamente calma

“mi hanno chiesto se potevano venire, non potevo dire loro di no” si giustificò, sperando che per la ragazza quella scusa fosse sufficiente, non aveva intenzione di discutere con lei a quell’ora del mattino: essere svegli alle quattro del mattino è un’impresa ardua anche per Pierre

“spero solo che non ci infastidiscano troppo” sentenziò la rossa liberandosi dal suo abbraccio “possiamo salire? Io sarei un tantino stanca, vorrei riposarmi” l’idea fu accolta prontamente da tutti che, lentamente, salirono sull’aereo per partire. A dispetto di ciò che Chocola aveva detto, non appena seduta accanto a vanilla, il sonno fu l’ultima delle sue preoccupazioni, così il viaggio durò, per altre due orette, tranquillo, ma senza che nessuno crollasse fra le braccia di Morfeo. Dopo questo lasso di tempo poche persone ormai erano rimaste ancora sveglie, tra cui Robin e, stranamente, Chocola, che non riusciva proprio a prendere sonno. Si alzò per avvicinarsi al proprio tutore e, quando gli fu affianco, lo guardò indicando il posto libero accanto a lui. Robin afferrò all’istante e le liberò il seggiolino

“tu non dormi?” chiese subito l’uomo

“no, non ho sonno”

“strano” abbozzò abbassando gli occhi sulla propria rivista

“già, ma l’idea di andare al mare tutti insieme mi entusiasta a tal punto da non riuscire a chiudere occhio”

“lo immagino, così finalmente tu e Vanilla passerete un po’ di tempo insieme, ultimamente l’hai trascurata” puntualizzò. Chocola in quel momento si sentì davvero in colpa: Robin aveva ragione, negli ultimi tempi aveva dimenticato la sua migliore amica, e quale momento migliore di una gita insieme? “solo vi chiedo di non fare troppo casino quando dormirete insieme, non sarete le uniche in casa, anche se posso tranquillamente fare affidamento su Vanilla, un po’ meno su di te” Chocola non assecondò la battuta di Robin, non avendola neppure sentita: come avrebbe fatto ora a dirgli il suo desiderio?

“Robin, io veramente dormo con Pierre!” provò a spiegarsi

“Chocola… io non credo sia una buona idea…” la assecondò

“perché?”

“Bhè…” sembrava a disagio. La ragazza continuava a guardarlo in attesa che continuasse “io sto cominciando a preoccuparmi per voi due” la sua voce tradiva un po’ di imbarazzo

“riguardo a cosa?”

“riguardo… a voi due che crescete” la ragazza fece una faccia tra lo stupito e l’indignato “non vorrei mai che tu faccia uno sbaglio assecondando i desideri di Pierre” ora la faccia era soltanto indignata “voi avete quattro anni di differenza, presto lui crescerà, e la vostra differenza di età comincerà a farsi sentire. Lo capisci?”

“dove vuoi andare a parare?”

“la mia paura è che tu, senza rendertene conto, faccia qualcosa di cui potresti pentirti” continuò lentamente

“quindi tu…?” lo guardò allarmata e completamente sconvolta

“ho paura che tu posso andare a letto con lui!” diretto.

“come puoi pensare una cosa del genere…?!” aspettò qualche istante “Pierre non mi obbligherebbe”

“lo so… non lo farebbe mai. Ma quando lui avrà sedici anni, tu ne avrai dodici. So bene che tu faresti di tutto pur di renderlo felice”

“mi credi così stupida?!”

“non intendevo questo! Volevo solo chiederti se per favore potevi stare attenta”

“sì d’accordo” rimasero un istante, poi tornò a guardarlo “posso… andare?”

“sisi… vai!”

Appena si alzò si ritrovò Pierre davanti “vieni al bar con me?” gli fece cenno con la testa di sì, per poi seguirlo. Appena si sedette dietro al bancone lo guardò “c’è anche un bar?”

“ovvio. Nel caso qualcun avesse sete o fame” notò lo sguardo pensieroso che aveva sul volto “che hai?!”

“niente… pensavo”

“a che?”

Aspettò qualche istante, cercò tutte le maniere possibili per formulare quello che doveva dire “ecco… prima ho parlato con Robin, e lui mi ha detto delle cose”

“ah sì? E che tipo di cose?”

“bhe… che noi due, ecco… cresciamo”

“quindi?” chiese

“diciamo che Robin… ha intravisto un problema”  notò che Pierre la fissava con un sorriso

“e che tipo di problema?!”

“ehm… diciamo… un problema…” non sapeva come andare avanti, e il sorrisetto del ragazzo le metteva ansia “interno…”

“interno?” ripeté “in che senso?”

“un problema tuo… mio… nostro!”

“nostro… e che problema potremmo avere noi?!” continuava a sorridere, come quando si prende in giro qualcuno

Lei abbassò il volto “ehm… bhe…” diventò completamente rossa in viso, non riusciva a continuare, e, vista la situazione, Pierre decise di mettere fine a quel gioco

“Robin ha per caso paura che io ti possa obbligare a venire a letto con me?” Chocola sentì un macigno sullo stomaco; doveva ammettere però, che in quell’argomento erano tutti molto schietti. Le guance erano purpuree “mi rispondi?!” lei annuì mantenendo la testa china. Lui le si sedette accanto “anche tu hai paura di questo?”

“non è che ho paura, ma me l’hanno messa. Non avevo mai pensato a noi due in quel senso”

“e questo ti imbarazza?”

“non poco” gli rispose voltandosi dall’altra parte

“quindi non hai mai pensato a un’eventualità del genere?”

“no! non ci ho mai pensato!” rispose alterata da quei discorsi “perché mai avrei dovuto farlo?” Pierre la guardò interrogativo, come per rispondersi

“non lo so effettivamente” disse alzandosi “vuoi qualcosa da bere?” chiese cercando di cambiare discorso. Chocola, dal canto suo, glie ne fu davvero grata, e per questo tirò un sospiro di sollievo

“no grazie” rispose, intanto che il ragazzo prendeva una bottiglia d’acqua dai ripiani più alti. Proprio in quel momento la rossa notò qualcosa che aveva già visto in precedenza

“Pierre… cos’è quello?” domandò indicando. Lui si voltò a guardarla

“cosa?” poi seguendo la direzione che la ragazza gli indicava capì “oh, questo? Un tatuaggio!” spiegò tranquillo

“un cosa?” in quell’istante il biondo dovette munirsi di tutta la pazienza che aveva per spiegarle cos’era un tatuaggio

“un tatuaggio. È un disegno indelebile che viene fatto sulla pelle con una penna”

“indelebile? Vuol dire che non va più via?”

“perspicace!” ironizzò

“ma una penna non può fare questo, giusto?” chiese ignorandolo

“no infatti, ma quella è fatta di aghi d’inchiostro” lo sguardo di Chocola lo preoccupò

“di aghi?”

“si”

“e ti iniettano l’inchiostro nella pelle?” continuò a chiedere scioccata

“si”

“ok Pierre, dimmi, sei fuori di testa?” domandò con gli occhi sbarrati

“aspetta, a te preoccupa di più l’idea che la penna sia fatta di aghi e non che non che sia indelebile?” chiese scioccato

“certo, fa male!” puntualizzò. Pierre la guardò un attimo scioccato, poi un sorriso si disegnò sul suo viso:cominciò a ridere sommessamente, e Chocola lo guardava scioccato “cos’hai da ridere?” lui la guardò sorridente

“nulla, sei molto buffa, tutto qua!” Chocola si immusonì incrociando le braccia sul petto e si lasciò cadere contro lo schienale del divanetto su cui era seduta

“comunque si, un po’ male fa, ma il dolore fa parte del sentimento che provi quando fai il tatuaggio” spiegò in ceca di perdono

“e per te cosa vuol dire quel tatuaggio?” chiese guardando quelle lettere scritte in bella grafia

“diciamo che la data rappresenta il momento in cui sono tornato a vivere” in quell’istante la ragazza capì di centrare qualcosa anche lei con quella data: quando Pierre era tornato “buono” loro due si erano scambiati il loro primo bacio “e la scritta significa respiro, cioè ciò che finalmente faccio da quel giorno” la guardò in attesa di una sua reazione. La ragazza alzò gli occhi su Pierre, ma l’unica cosa che seppe dire fu

“quindi potrei farlo anche io?!” lui rimase scioccato della reazione che aveva avuto, ma si riprese in fretta

“no”

“ma perché no?!  tu l’hai potuto fare!”

“che c’entra?! tu non sei me” spiegò sorridendo

“Allora appena tornati andrò anche io!” esclamò entusiasta

“bene, vai” ripose indifferente

“vai?!” chiese non capendo quell’accondiscendenza

“vai” continuò sicuro

“perché non mi fermi?!” chiese con aria circospetta

“perché voglio proprio vedere cosa ti diranno quando andrai a fartelo”

“ma… neanche tu sei poi così grande! Come hai fatto?”

“io ho molti poteri. Ho usato un incantesimo”

“usalo anche per me”

“se lo facessi non farei altro che assecondare i tuoi capricci”

“perché non dovresti?! Un ragazzo serve anche a questo!”

“questo lo fanno i ragazzi normali. Io e te non siamo quella che si può chiamare “coppia normale””

“Questo vuol dire che non asseconderai mai i miei capricci?”

“io assecondo sempre i tuoi capricci, ma non quando so che te ne pentiresti”

“non me ne pentirei! Perché tu si e io no?” lui si voltò a guardarla

“e che cosa ti faresti fare?”

Chocola rimase perplessa e ci pensò su “un cuore sulla mano”

“mmh, carino… e perché?!”

“perché cosa?”

“perché un cuore?”

“perché…” lo guardò spaesata e il viso altezzoso di Pierre non aiutava “mi piace”

“appunto, cambieresti idea dopo poco”

“io non sono così irresponsabile!”

“dai Chocola, cambiamo discorso” si voltò nuovamente, ma lei non lo ascoltò minimamente

“ma quand’è che l’hai fatto?!”

“quando sei andata da mia madre” rispose indifferente. La ragazza, poiché ormai frequentava abitualmente Miel, si sentì spaesata non ricordando quando fosse stato “ma… quando?”

Lui si voltò perplesso “quando sei andata da mia madre” ripeté, studiando per qualche istante il suo viso sotto pressione “tu ci sei stata solo una volta da lei… vero?!” chiese fin troppo calmo. La ragazzo tornò alla realtà ricordando l’inconsapevolezza di Pierre “ah! Sisi!” lui la guardò interrogativo

“Chocola…” richiamò per essere sicuro di ciò che diceva

“sisi, tranquillo, ma quindi nel tatuaggio centro anch’io, giusto?” svicolò la ragazza, pregando che quel stratagemma funzionasse

“in che senso?” chiese assecondandola, in quanto sapeva che insistere non avrebbe portato da nessuna parte. Chocola spiegò pazientemente il discordo della data a Pierre,  così che potesse capire

“sisi, certo” disse poggiandole una mano sulla testa e alzandosi “ma non ti montare troppo” i due tornarono di la, dove trovarono Saul e Yurika svegli, così ognuno riprese i propri posti, giusto in tempo per atterrare, dieci minuti dopo, al luogo tanto desiderato. Arrivati alla casa di Pierre si videro accogliere da governanti vari, già intenti a preparare il pranzo. Chocola si avvicinò al biondo

“ma quando sono venuti loro?” ad uno sguardo interrogativo spiegò “li hai chiamati tu avvertendoli che saremmo arrivati e quindi dovevano preparare tutto?”. Pierre la guardò scioccato

“no, loro abitano qui!” spiegò allontanandosi. In quell’istante l’unica cosa che Chocola fu in grado di pensare fu –ma quante persone lavorano per Pierre?-

Si accomodarono tutti quanti nelle proprie stanze e, per accontentare il povero Robin, si divisero in maniera tale da tranquillizzarlo: Chocola si accomodò con Vanilla, Saul e Houx insieme, come le socie e Yurika che avevano la stanza più grande. Pierre ovviamente era in stanza da solo, e infine Robin scelse, di sua spontanea volontà, la stanza vicina all’entrata, per poter controllare tutto. Cenarono velocemente per poi darsi appuntamento due ore più tardi, dove Pierre avrebbe accompagnato tutti a far vedere il paese. Nel frattempo che Vanilla riordinava la stanza vuotando le valige, Chocola ne approfittò per dormire un po’, dato che non aveva chiuso occhio durante tutto il viaggio. Non appena si risvegliò si trovò da sola nella propria stanza, il che le fece pensare che se ne erano tutti andati lasciandola dormire. Si cambiò più in fretta che poté per poi fiondarsi fuori dalla stanza. Fortunatamente in cima alle scale notò che c’erano ancora tutti, di fronte alla porta. Tranquillizzandosi scese le scale, ignorando i commenti delle socie che la spronavano a svegliarsi prima la prossima volta, si accostò alla guida, nonché suo fidanzato

“dormito bene?” le chiese sorridendole. Lei annuì, pronta per il tour. Tornarono a casa giusto in tempo per la cena, e solo perché fu parecchio veloce, riuscì a conquistarsi la sedia accanto a Pierre. la sera si sarebbe ripromessa un tantino noiosa, se il contributo di Saul non avesse salvato tutti, o quasi. Non appena finito di cenare uscirono tutti quanti sulla terrazza, e il ragazzo chiese chi avrebbe giocato con lui a un gioco di società che aveva trovato nella casa. Inizialmente poche persone parteciparono, praticamente solo Vanilla e Chocola, ma poi successivamente tutte le socie e Yurika accettarono, in quanto le parole di Saul le avevano ipnotizzate

“Pierre mi ha promesso che chi avrebbe giocato con noi, avrebbe fatto un giro del paese da solo con ognuna di voi”, e così il gioco cominciò. Dopo varie vittorie e numerose sconfitte, Chocola si dichiarò stufa, così prese posto accanto a Pierre appoggiato alla ringhiera, rimasto fino a quel momento in disparte a vedere il susseguirsi del gioco. Cominciarono a chiacchierare tranquillamente, finché, come per magia, tutte le socie abbandonarono il gioco, dichiarandosi stanche, e , alle proteste di Saul che ricordava la fantomatica promessa di Pierre, fecero notare che il gioco era stato abbandonato anche da Chocola, quindi la scommessa non valeva più. Fortunatamente il gemello più loquace riuscì a trovare un altro stratagemma, seppur utilizzando sempre lo stesso

“lo ha promesso, un giro del paese con chiunque giochi con noi, e se Chocola non gioca, non starà con Pierre, vi dispiace così tanto?” ma le socie cominciarono ad avere dei dubbi

“da quando in qua tu e il principe siete in così in buoni rapporti?” Saul guardò furbo il biondo, per poi rispondere

“io e Pierre? sempre stati buoni amici, non è vero?” chiese tornando a guardarlo. Anche Chocola aveva tutta la sua attenzione per Pierre, in attesa di una risposta. Il ragazzo, dal canto suo, sorrise divertito, per poi esordire con un

“sisi, da sempre” lo liquidò, così che le socie tornarono a giocare lasciandolo parlare tranquillamente con la ragazza che si trovava al suo fianco. Arrivati ad una certa ora andarono tutti a letto, per essere pronti, l’indomani, ad affrontare una giornata all’insegna del mare e del sole. Come al solito, la mattina seguente, Chocola si risvegliò da sola in camera. Si vestì di corsa per poi aprire la porta di scatto, fiondandosi fuori, o almeno questo era ciò che voleva fare: senza riuscire a fermarsi in tempo picchiò contro Pierre, che si trovava di fronte alla sua porta. La abbracciò per evitare che cadesse

“stavo venendo a vedere se eri morta” si giustificò. Non appena arrivata in sala per andare a fare colazione Vanilla si scusò infinitamente con lei

“ho provato a svegliarti, ma ti sei voltata dall’altra parte mugugnando che non ne avevi voglia!”

“tipico!” esclamò Pierre, così da prendersi un pugno in pieno petto dalla propria ragazza.

 

 

Questa sarebbe l’immagine del tatuaggio, (che non ha importanza nella storia, lo abbiamo inserito  per sfizio!  Vi prego non ci prendete per matte) rendiamo omaggio al Daddy di Marmelade, che ha fatto la scritta. Sotto di questa (che dovrebbe essere sulla stessa riga ma non ci entrava) ci dovrebbe essere la data, che non abbiamo messo! Grazie a colore che ci hanno messe tra le preferite, ci seguono,  ci recensiscono, o semplicemente leggono la storia. Volevamo anche informarvi del fatto che Honey è diventata maggiorenne! N.d Marmelade

P.s scusate il ritardo a postare!

Bacio Marmelade&Honey

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Capitolo 15
*** Scherzi di cattivo gusto ***


scherzi di cattivo gusto

Parte Marmelade

Si svegliò con assoluta calma e lentezza. Chocola appena alzata era solita non essere curante della velocità che doveva mettere nel prepararsi, non le interessava del pensiero degli altri, andavano, per i suoi gusti, tutti troppo di fretta. Quando sgusciò fuori dal letto, si stupì nel vedere che Vanilla ancora dormiva, non sentiva nessun rumore: i gemelli non esercitavano i loro passi pesanti sul pavimento quando correvano o giocavano, non c'era il suono ticchettante e fastidioso delle ballerine dalla suola di cuoio delle socie. Si sentiva tranquilla, prima di uscire dalla porta della stanza, si passò una mano tra i capelli, sistemandoli in un gesto spontaneo, non voleva farsi vedere da lui, con la tipica chioma arruffata di chi è appena sveglio. Si avviò verso la camera di Pierre. Si accorse che la porta di Robin era aperta, lo sentì russare, causandone una risata sonora, che fu placata dalla mano, che fece aderire perfettamente alla bocca, soffocando quel riso rumoroso che era pronto ad uscire dal fondo della gola. Bussò piano nella camera del suo ragazzo, dopo due secondi aprì, incurante dormisse o meno. Lo trovò con la schiena poggiata alla testiera, intento a leggere. Il suo perfetto torace era coperto da una camicia, che lo rendeva terribilmente affascinante. Arrossì a quei pensieri, che non si sarebbe nemmeno mai immaginata di fare. Gli sorrise, ripensando al suo tutore -come mai sei già sveglia?- si sdraiò al suo fianco, posando la testa sul petto rivestito di seta. Tracciò con un dito cerchi immaginari

-non lo so, mi sono svegliata adesso- le diede un buffetto sul fianco -dovevi sentire quant'era rumoroso Robin-

-tranquilla, la notte lo sento- fece una pausa, notando la stanchezza negli occhi color smeraldo -sono le 6, sicura di non avere sonno?- la ragazza dissentì con la testa, socchiudendo appena le palpebre

-tu perchè sei già sveglio?- chiese sonnecchiando

-a volte capita- sorrise nel vederla rilassata tra le sue braccia, sicura di potersi fidare di lui. Il timore che ciò non accadesse era forte, quando l'aveva baciata la prima volta, la paura che non arrivasse mai ad affidarsi nelle sue mani, era tanta -se ti addormenti dovrò riportarti nella tua camera- le sussurrò dandole un bacio sui capelli

-lasciami stare qui... tanto Vanilla ci arriverà non vedendomi- mugugnò facendo scivolare il corpo, ancora più in basso. Lasciò cadere il discorso sdraiandosi nuovamente, in modo da farla stare più comoda -tu e Saul andate molto daccordo- constatò guardandolo

-sono sorpreso anche io-

-credi che possa accadere la stessa cosa con Houx?- lo sorprese quella domanda, che le era venuta così spontanea

-no, non penso- si precipitò a rispondere. Gli affiorò alla mente con quanto poco rispetto li stesse trattando, tracciando un taglio evidente e netto, di cui presto si sarebbe accorta anche lei, che si sarebbe fatto sentire, con la sua collera, con il suo poco contegno. Il forte rapporto che lo legava a lei, si sarebbe scuarciato molto presto, e se mai si fossero rincontrati, non si sarebbe più affidata alle sue braccia, avrebbe preferito quelle di qualcuno in grado di opporsi a un ricatto, in grado di capire quale fosse la cosa giusta, se la corona o la loro relazione, in grado di capire se è amore, e a che punto sarebbe stato disposto a rischiare

-perché no? se magari anche tu ci provassi, forse tutto si sistemerebbe- il disappunto per l'affermazione, si fece sentire. Cosa le prendeva all'improvviso, che davvero avesse cambiato idea e si stesse rendendo conto che rinunciare ai suoi amici per lui fosse una stupidaggine? Rise dell'ingenuità della sua rossa, pur di dare un tono meno mortificato alla sua espressione -non ridere! non sto scherzando, perché non ci provi?-

-perché io e lui non abbiamo nessun motivo per andare daccordo, perché lui continua ad incolparmi per tutto, perché mi accusa per ogni cosa che ti accade, perché...- voleva dirle tutto, si era stancato di quella situazione, e lei non capiva quanto anche Houx l'amasse, non riusciva a vedere dove la gelosia l'avesse condotto. E quando sarebbe finito tutto?! anche lui sarebbe finito in quel modo?! anche lui nel vedere che lei lo aveva dimenticato e si era rifatta la vita con un altro, avrebbe usato lo stesso sistema, in maniera forse anche più brutale?! Forse, non sapeva dove la rabbia e la gelosia potessero portare. è come se si sentisse continuamente attratto da lei, in modo così intenso ed irrimediabile, non voleva, non ce la faceva a lasciarla andare, guardandola negli occhi e dicendole che era finita, non poteva proprio

-io non sono un motivo sufficentemente valido per andare d'accordo?- gli chiese distogliendolo dai suoi pensieri. Quel leggero colorito purpureo sulle sue guance, lo faceva intenerire.

-io e lui siamo troppo diversi, abbiamo due tipi di pensiero che non possono collaborare, devi toglierti quest'idea assurda dalla testa, perché tutto ciò in cui stai sperando, non accadrà mai- si rese conto della poca delicatezza che aveva usato nel dirgli quelle semplici e apparentemente insignificanti parole -siamo entrambi molto testardi e teniamo a te, non riusciremo mai a trovare un accordo per convivere pacificamente- ma cosa importava?! non aveva senso dire quelle cose, sarebbe stato inutile pensare di convivere con lui. Lo stava allontanando a calci dalla sua ragazza, si stava prendendo gioco di tutti quanti con quel ricatto, e Pierre era l'unico che si ritrovava poi a dover dare spiegazioni di quel tipo, dire cose senza un senso preciso, solo per affievolire la preoccupazione di Chocola, che andava aumentando ogni volta che li vedeva insieme -hai freddo?- chiese per allentare la tensione. Dissentì con la testa, continuando a tenere gli occhi socchiusi

-lui non è così male, gli voglio bene- e non riusciva a risponderle, tutte le fibre del suo corpo si concentravano solo sull'odio per quel ragazzo, per quel mostro che li stava allontanando. Gli voleva bene? Avrebbe continuato a volergliene quando avrebbe scoperto che il suo caro amico lo stava obbligando a lasciarla andare? -mi rispondi?!- chiese spazientita

-sono felice che tu gli voglia bene, ma non è qualcosa che mi riguarda- un dolore troppo forte lo colpì al petto. Che lei si fosse seriamente pentita? E come biasimarla, scegliendo lui, aveva allontanato tutto il resto

-ti riguarda eccome, lui è mio amico- la collera gli fece accelerare il battito cardiaco

-e allora, se è tuo amico, deve accettare che io e te stiamo insieme- si azzittì, aveva colto nel segno, era quello il problema, Houx non lo accettava e non lo avrebbe accettato, non in quella situazione

-capirà...- sussurrò. Quando?! forse quando lui se ne sarebbe andato e avrebbe allora visto il dolore, il vero dolore, in tutta la sua purezza, negli occhi della ragazza che diceva di amare? Lo avrebbe visto quando la notte l'avrebbe trovata a piangere, raggomitolata nel suo letto? La osservò alzarsi con un'espressione indecifrabile sul volto, l'orologio della camera rintoccò le sei e mezza. Entrambi erano infastiditi dalla conversazione appena fatta, per ragioni diverse, ma infastiditi -io torno in camera- la riprese per una mano, avvicinandola nuovamente a se. La baciò sulla punta delle labbra, assaporando quella bocca, che tanto gli sarebbe mancata, percependo il fatto che lei era ancora sua, lo sarebbe sempre stata, nessuno poteva veramente dividerli

-ci vediamo dopo- le disse distaccandosi. Lei annuì con un sorriso ben evidenziato, che le illuminava il candido viso e faceva risaltare gli occhi verdi e profondi. Riusciva a farla tornare felice con niente, questo gli piaceva. Era dannatamente bello vedere la sua gioia crescere in modo esponenziale grazie a lui, quando quei lunghi capelli rossi si poggiavano sul suo petto, quando era stanca e voleva stare con qualcuno che era sicura la proteggesse sempre, forse allora non era poi tutto completamente sbagliato. E tutto ciò che lui in passato le aveva fatto, i continui litigi, il nervosismo causato da Houx, la brutalità con cui l'aveva trattata quando erano nemici, i dubbi sull'amore che ancora lo assillavano, tutto passava in secondo piano, e si concentrava su di loro, non lui e lei; loro. Non c'era spazio per nessun altro, erano insieme, e allora non c'erano più dubbi, non c'era freddezza, ne malinconia.

 

***********************************************************************

 

Si ritrovarono di fronte all'ingresso, nessuno era in ritardo, per fortuna. Yurika sfoggiava un grazioso e comodo cappello beige e azzurro, che le facevano sembrare ancora più bianca quella pelle perfetta, e rendeva gli scuri occhi, più chiari. Chocola sorrise nel vederla, erano state amiche, le era simpatica, non se lo era scordato, non aveva smesso di trovarla splendita in tutti i suoi gesti apparentemente perfetti. Le passò davanti con strafottenza, la testa ben alzata. Questo la fece tornare con inaspettata velocità alla realtà; non c'era più niente tra di loro, solo astio e molta invidia da parte della mora. Si avvicinò a Pierre, che cercava di spiegare a Saul un incantesimo, per cui lo aveva assillato, senza troppi risultati, ringraziando dio era dotato di molta pazienza. Si chiese che cosa avrebbero detto le socie sentendoli parlare di magia; forse non lo avrebbero più trovato tanto attraente. Si sentì prendere per i fianchi. Lo vide stringerla in modo possessivo e in qualche modo indifferente, mentre continuava a parlare con il suo amico, per poi tornare a guardarla -oggi non sei in ritardo- le fece notare con un sorriso maledettamente perfetto

-figurati, io non sono mai in ritardo!- scherzò alzandosi in punta di piedi per darsi un tono

-ha solo qualche difficoltà ad arrivare al momento giusto- la incalzò Saul. Prima che potesse ribattere, Pierre la scrollò

-non cominciate-

-hai dato tu il via!- brontolò. Usciro dalla grande villa. La tanto usata limousine del suo ragazzo, era proprio di fronte a loro. C'entravano tutti a malapena, ma avevano tutti un motivo valido per stare con l'altro. Pierre e Chocola volevano stare insieme, Houx non li voleva perdere di vista, Saul non voleva perdere di vista Houx, le socie non ci pensavano nemmeno ad allontanarsi e quella poveretta di Vanilla sembrava l'unica disposta a prendere un altro mezzo, ma non da sola. Arrivarono sulla spiaggia, uscire dalla macchina fu un piacere per tutti. Il biondo e le cinque ragazze del fun club si rilassarono sulle sdraio sotto l'ombrellone. Prima di entrare in acqua Chocola decise di fare almeno un tentativo. Gli si avvicinò, con Saul e Houx dietro -vieni con me?- gli chiese con un sorriso speranzoso, che faceva trapelare tutte le aspettative che aveva

-per cosa, per fare i vostri giochi idioti?- si prese gioco di lei la ragazza con i capelli neri

-saranno anche idioti, ma almeno noi ci divertiamo- rispose alla provocazione uno dei gemelli. Scoppiò una lite furibonda. Ma lei non prestava attenzione a quelle parole, non li guardava, non li udiva, li aveva totalmente esclusi dalla sua testa. Continuava a fissarlo in attesa di un'agognata risposta affermativa

-vai tu, io preferisco rimanere qui- diventò rossa dalla rabbia, gonfiando le guance come una bambina

-bene, divertiti!- ma non dipendeva da Pierre. Fu lo stesso un piacere andare in acqua con i suoi amici. Sapeva che con loro non si annoiava mai. Quando lei e Vanilla si misero sotto il sole cocente, notò qualcosa, che forse era meglio non vedesse. Yurika continuava a ridere con le sue amiche, fissandole e indicandole, e Pierre taceva, non diceva niente. Un attacco d'ira si impossessò di lei, cacciando via tutto il contegno che si era promessa di avere. Si alzò prendendo il secchiello con cui avevano costruito i castelli di sabbia. Mise i piedi nell'acqua, constatando anche quanto fosse fredda, sorrise. Si avvicinò, con l'oggetto che avrebbe dovuto essere utilizzato per giocare. In un momento di distrazione delle socie, buttò sul ragazzo l'acqua, sorprendendolo, poiché era con gli occhi chiusi. Accettava tutto, ma almeno quando si prendevano gioco di lei, senza neanche il coraggio di dirglielo in faccia, si aspettava di essere difesa. Fece un ghigno beffardo, senza neanche notare le grida irate delle socie intorno a lui. La complicità che si aspettava da lui non c'era quando si trattava di loro, continuava a ripeterle di non ascoltare, ma si era veramente stancata. Quando lo vide alzarsi con assoluta calma, fece istintivamente un passo indietro, non sapendo cosa potersi aspettare

-sei una stupida- le sussurrò in un orecchio prima di prenderla in braccio. Lei cominciò a scalciare innervosendosi

-che... che vuoi fare?- cominciò a camminare -Pierre dove mi porti?!- continuava a stringerla, intrecciò le braccia al suo collo, chiedendosi cosa volesse fare. Notò che si era fermato. Allentò la presa, in modo da poter vedere dove l'avesse condotta. Notò che era sul pontile. Lo guardò con la grinta negli occhi -non osare!- le sorrise

-non volevi fare il bagno?- manteneva il tono di voce serio

-l'acqua è fredda, ti prego...-

-ho notato che è fredda- si avvicinò al suo viso, provando l'ultimo disperato tentativo di fargli cambiare idea con un bacio, ma l'allontanò bruscamente -poi sarei io il ruffiano?-

-Pierre, non prov...-la spinse, dandole lo slancio necessario per finire in acqua, dove in pochi istanti si ritrovò in modo inaspettato. Quella spinta fu accompagnata dall'urlo stridulo della ragazza. Lo vide sorridere soddisfatto di se stesso, questo la fece adirare parecchio. Quando uscì le si avvicinò mettendole un asciugamano sulla testa. Se lo ritrovò a pochi centimetri di distanza. Stranamente non si sentì nervosa o arrabbiata

-non te la prendere con me quando non centro niente- fece una smorfia, rassegnata dal tono affascinante con cui le disse quelle poche e concise parole. Piccoli e pungenti brividi le solcarono la schiena, era da un po' che stavano insieme, ed era ancora inevitabile che lui le facesse quest'effetto così contorto e pragmatico, ma purtroppo, terribilmente suadente e magnetico. La accompagnò fino al suo ombrellone, prese la sdraio, trascinandola sotto al sole che esercitava la sua forza sulla sabbia e sulle pelli di chi ci si posava sopra, per ricevere quell'intensa ondata di calore. Notò le guance di Chocola cominciare ad arrossarsi, sorrise. Si sedé portando la ragazza sulle sue ginocchia, appurò di stringersela al petto. L'avvolse con le braccia, vedeva il suo piccolo viso nascosto dal suo asciugamano, lo tirò leggermente giù, in modo da poterla guardare negli occhi; era dolce, pudica, innocente. Quel calore che gli bruciava come fosse una fiamma, nel petto, era quello l'amore? Era la voglia di stare insieme, di amare in tutte le sfaccettature l'altra persona, perfino quando si litiga?

-le socie mi stavano prendendo in giro, perché non hai detto nulla?- chiese adirata dalle improvvise attenzioni

-perché non le stavo nemmeno ascoltando Chocola. Di certo non ero in cerca di una secchiata di acqua fredda addosso-

-e io non ci volevo essere buttata- appoggiò la testa sulla sua spalla, accarezzando con un dito il suo fisico scolpito. Raccolse con un bacio una goccia di acqua salata che gli stava solcando il petto, provocata, probabilmente, da una sua ciocca indiscreta che era stata toccata dal mare. Il ragazzo sgranò gli occhi, sorpreso da quel gesto -neanche la tua pelle è tanto fredda al sole- sussurrò sorridendo. Non ne capì il motivo, ma in quel momento, la nostalgia di lei si fece sentire. Quel suo bacio, quel suo candore nel dire le cose... é come se gli pesasse il cuore, nel pensare che un giorno, molto presto, non avrebbe assaporato più quegli attimi. Era a questo che erano destinati? A una storia che continuava a concludersi in modo brusco, ma che non finiva mai? è questo che vuol dire amare?

-promettimi che mi amerai sempre- lo guardò sgranando gli occhi

-perché dovrei?- chiese titubante, pensò che forse fare quel dolce gesto verso di lui, non era stata la migliore delle idee, nessuno dei due era abituato

-tu prometti- non era deciso, non glielo stava imponendo, la stava silenziosamente supplicando                                                                                                                                                                                                                                                              

-te lo prometto- la baciò possessivamente, sperando, dentro di se, che si rifacesse una vita, che imparasse ad amare un altro, non soffrendo per lui è questo che vuol dire amare? Lei, dal canto suo, non volle chiedergli di fare la stessa cosa. Un groppo, dentro di se, la faceva stare male. Non voleva, è come se non avesse la totale certezza che lui avrebbe fatto la stessa cosa, e allo stesso tempo, invece, voleva metterlo alla prova poiché sapeva l'avrebbe fatto. Preferì, a quel punto, tacere. Le loro vite, irrimediabilmente intrecciate, non davano scampo alla voglia di stare insieme, di amarsi, scoprire insieme tutti i piccoli dettagli della vita. Ma inconsciamente per Chocola, questo desiderio scavava il petto del ragazzo, lo lacerava, consapevole di non poter essere realizzato.

 

Quando si distaccò da lei, la guardò con un sorriso -hai visto che effetto ci fa l'acqua?- scherzò accarezzandole il viso.

-fai il bagno con me?- lo supplicò dipingendo un tenero broncio sulle labbra

-non insistere, odio fare il bagno-

-che c'è? non sai nuotare forse?- lo provocò con un sorriso furbo

-credo di non doverti ricordare chi ha salvato Vanilla quando aveva preso l'insolazione-

sussultò al ricordo dei suoi inganni -appunto, perché quel giorno sì e adesso no?-

-perché ti dovevo conquistare, adesso sei mia, non ho nessuno interesse nel dover fare il bagno- fece una smorfia. Prontamente lui le alzò il viso puntandole due dita sotto il mento -vai tu, io ti aspetto qui- annuì sconfitta. La vide alzarsi ed entrare in mare, insieme ai suoi amici. La guardò per qualche istante, finché non sentì il telefono di lei suonare, oggetto per cui non gli aveva ancora dato una spiegazione. Provò a chiamarla svariate volte, ma niente, era troppo lontana. Rispose con lentezza, senza dare troppa importanza a chi ci fosse dietro. Spinse tranquillamente il tasto verde, portandosi l'apparecchio all'orecchio. Ma quando chiese chi fosse, non ricevette risposta dall'altra parte. Un silenzio di tomba aleggiava dall'altra parte. Un'ombra di sospetto gli influenzò i pensieri. Perché nessuno rispondeva? cosa c'era da nascondere?

-che fai?!- si girò e vide la sua ragazza guardarlo con un velo di paura negli occhi

-continuava a squillare, ma nessuno ha risposto, chi è?- inconsciamente, il ragazzo aveva rivolto alla madre un gesto di disinteressata attenzione. Gli strappò dalle mani il cellulare, prendendo a parlare lontana da lui. C'era qualcosa che gli nascondeva, non c'erano più dubbi. Qualcosa per cui lo teneva all'oscuro e non si fidava abbastanza per confidargli. Conclusa la telefonata si avviciò nuovamente a lei -chi era?-

-nessuno- rispose freddamente, facendo per allontanarsi. La prese per un braccio, stringendolo

-mi nascondi qualcosa?- chiese bruscamente

-no... te lo giuro- le dispiaceva in modo tremendo dovergli mentire, non era giusto, lo amava, non voleva fare tutto in segreto. Annuì convinto

-va bene, se mi dici così ti credo- si sentì morire dentro. Non voleva facesse così, l'avrebbe fatta cedere miserabilmente -ti va di andare a fare una passeggiata?- le chiese sorridendole gentilmente. Annuì allegra, prendendolo per mano. Cominciarono a camminare sulla riva, facendo scontrare le onde, che scrosciavano indispettite, con i loro piedi. Per allentare la tensione che si era creata dalla telefonata, lei gli saltò sulle spalle. Cominciarono a giocare e a ridere insieme, lei che faceva di tutto per farlo cadere, insieme a lei, vittima del mare. Il loro rapporto non era mai stato tanto saldo e felice, avevano entrambi sperato e pregato per quella splendida vacanza, che li avrebbe uniti per sempre, a prescindere dai ricatti e le difficoltà.

 

 

Commenti dell'autore:

questa è stata la soluzione, io e Honey non riusciamo a vederci per scrivere, poiché non posso più andare a casa sua ogni giorno, dovrei scendere da casa mia a piedi con il freddo, e mia madre, a causa del lavoro, non é più disposta a venirmi a prendere a causa della stanchezza. Ci tengo comunque alla vostra opinione, a quella di tutti i lettori e i fan in generale, questa storia non é molto semplice da scrivere, soprattutto se siamo sole, poiché ci siamo incartate con le troppe cose. Mi auguro vi piaccia l'ultima parte (non era previsto la scrivessi). vi prego, davvero, anche se non subito, fatemi sapere com'é, se devo continuare a scrivere da sola questa storia ho bisogno di sapere cosa ne pensiate. Spero di non avervi annoiati, so che scrivo in un modo un po' formale, in questo capitolo, però, mi sono impegnata per non farlo. So anche che è molto triste vedere Pierre consapevole di doverla lasciare e fingere comunque l'indifferente. So anche di essere stata smielata e che la versione di Honey piacerà di più, perché più divertente e meno noiosa, ma io ci ho comunque provato. Ah, quasi dimenticavo, nella versione di Honey, lei riprende dal capitolo scorso, io invece ho fatto passare un po' di tempo (odio scrivere giorno per giorno, come se fosse un diario), quindi non pensate che sia stata così rimbecillita da riscrivere la mattina. In questo capitolo volevo evidenziare le difficoltà che hanno entrambi nel raccontarsi, tristemente, tutte quelle bugie, e quanto Pierre, inconsciamente, la ami (poveerino non c'arriva!). Un grazie speciale a Mileyfun, che comincio ad amare, e a Sara95, che sa già quanto io l'adori (non siete da meno tutti gli altri, ma a loro c'era bisogno che lo dicessi visto come si preoccupano di imbottirmi di complimenti, che per giunta non merito, in ogni storia che faccio, credo che anche Honey la pensi così).

Un bacio Marmelade

Parte Honey

Come al solito, la mattina seguente, Chocola si risvegliò da sola in camera. Si vestì di corsa per poi aprire la porta di scatto, fiondandosi fuori, o almeno questo era ciò che voleva fare: senza riuscire a fermarsi in tempo picchiò contro Pierre, che si trovava di fronte alla sua porta. La abbracciò per evitare che cadesse

“stavo venendo a vedere se eri morta” si giustificò. Non appena arrivata in sala per andare a fare colazione Vanilla si scusò infinitamente con lei

“ho provato a svegliarti, ma ti sei voltata dall’altra parte mugugnando che non ne avevi voglia!”

“tipico!” esclamò Pierre, così da prendersi un pugno in pieno petto dalla propria ragazza. Fecero colazione tutti insieme, per poi partire per la spiaggia, fra l’eccitazione generale. Arrivarono al luogo predestinato a mattina inoltrata, le socie si impossessarono subito degli sdrai per stendersi al sole con i loro costumi colorati e gli occhiali da sole sul naso, houx e Saul si affrettarono a tuffarsi in mare, così da levarsi di dosso il sudore che premeva sulla loro pelle, Robin si eclisso in un bar li accanto, facendo il cascamorto con tutte le donne che incontrava, Pierre si accomodò accanto alle socie, e infine Vanilla e Chocola si diressero verso la sabbia per costruire castelli e giocare fra loro. Ma la tranquillità durò per poco: la rossa si diresse sorridente verso il biondo seduto fra le socie, e con un sorriso affabile gli rivolse la richiesta più semplice al mondo:

“vieni a giocare con noi, Pierre?”. Il silenzio che calò sul gruppetto, ma durò ben poco: tutte le ragazze, nessuna esclusa, scoppiarono a ridere divertite. Chocola le guardò sconcertata, non capendo il motivo di tanta ilarità, finche una di loro non riuscì a parlare, fra una risatina e l’altra

“non penserai sul serio che il Principe voglia unirsi a voi per fare quei stupidi giochetti?” domandò inebetita. Chocola rivolse il suo sguardo al ragazzo, chiedendogli un po’ di sostegno morale, ma il risultato non fu quello cercato

“vai tu, preferisco rimanere qui”la liquidò Pierre. Chocola lo guardò mortificata, si voltò su se stessa e se ne andò a testa bassa, con le risate delle socie che riecheggiarono, più forti di prima. Poi d’un tratto si riprese: cavolo, lei era Chocola Meilleur, come osava Pierre prendersi gioco di lei in quella maniera? Un’idea si fece largo fra i suoi pensieri. Corse accanto a Vanilla che continuava a costruire il suo castello di sabbia, prese al volo il secchiello vuoto e si diresse verso l’acqua, lo riempì fino all’orlo per poi schizzare verso le sdraio da cui poco fa provenivano le risate di scherno. Tutti quanti sembravano rilassati e ignari,così Chocola si avvicinò silenziosa e veloce al gruppo. Prima di agire, però, la voce della sua coscienza si fece sentire

“non sono troppo cattiva a fargli uno scherzo del genere?” si chiese, ma il pensiero fu immediatamente scansato al ricordo delle risate incessanti delle socie, così, con un sorriso da sfida, capovolse il secchiello proprio addosso al ragazzo in mezzo. Il contatto con l’acqua fredda lo fece alzare di scatto, stupito del gesto. Chocola si affrettò ad allontanarsi per scappare dalla furia del proprio ragazzo, ma solo dopo dieci minuti buoni lo vide arrivare,più tranquillo che mai e, soprattutto, asciutto. Gli andò incontro per scusarsi dello scherzo, ma non fece in tempo ad aprire bocca che si ritrovò con i piedi che non toccavano più il terreno. Inizialmente non capì che cosa Pierre avesse intenzione di fare, ma quando vide la piattaforma di legno rialzata sul mare avvicinarsi tutto le fu più chiaro. Cominciò a strillare che voleva scendere, e intimò Pierre a non gettarla in acqua se non voleva morire sul serio, ma quando si trovò sull’orlo l’unica cosa che pronunciò il ragazzo fu

“buon bagno”. Le urla di Chocola non furono sufficienti a fermarlo, tanto che sentì la presa allentarsi, così che si trovò a nuotare nell’acqua ghiacciata. Tra affanni e brividi riuscì a tornare a riva, dove l’aspettava il traditore con un asciugamano un mano. La prima reazione di Chocola fu quella di girargli intorno per evitare di passargli accanto, avrebbe rischiato l’omicidio, ma il ragazzo la precedette avvolgendola con il telo. La rossa lo guardò di sbieco, ma l’unica risposta che ricevette fu un sorriso dolce da parte di Pierre

“lo sai vero che mi devi una spiegazione?”le chiese gentile

“mi sono sentita presa in giro quando non mi hai difeso, di fronte alle socie” chiarì

“Chocola, lo sai vero che non posso sempre prendere le tue parti?” chiese innocentemente

“ma mi sentivo in imbarazzo”si lagnò. Una mano le arruffò i capelli bagnati, poi Pierre le cinse la vita e si sedette sullo sdraio, cosicché la ragazza si ritrovò fra le braccia di Pierre, avvolta dal calore del sole, dell’asciugamano, e del suo ragazzo.

 

 

Finalmente ho finito! Penso che se non finivo di scrivere il capitolo Marmelade mi avrebbe ucciso (e state sicuri che ne sarebbe capace!). non pensavo fosse scritto così bene (non è per essere modesta!), ma pensavo fosse peggio. Più che altro ho paura che non vi piaccia la nostra idea di pubblicazioni, per cui siate sinceri,ok? Visto che ho Marmelade accanto che mi stressa per postare vi saluto, con la speranza che recensiate in tanti. Baci

Honey

commenti entrambe autrici:

se dio vuole abbaimo postato! scusate per l'attesa, ma abbiamo avuto molte verifiche (honey non si dava una mossa n.d marmelade). Abbiamo deciso di fare due capitoli separati poiché non riuscivamo mai a vederci (e la madre di marmelade rompeva). sappiamo che non sono uguali, ma bbiamo preferito entrambe seguire l'istinto. speriamo vi piaccia comunque. 

Bacio Honey&Marmelade

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Capitolo 16
*** Imprevisti ***


Imprevisti

Parte Marmelade:

Le parole dei passanti sulla spiaggia, le riecheggiavano nelle orecchie. Sorrise nel sentire le conversazioni altrui. Da quando erano arrivati, era passato qualche giorno. Ormai aveva imparato a condividere il suo ragazzo con le socie. Avevano pattuito che quando erano sulla spiaggia se ne poteva stare tranquillamente sulla sdraio sotto il sole che batteva imperterrito, dedicandole di tanto in tanto qualche attenzione, ma dall'ora di pranzo, per il resto della giornata, era interamente suo. Erano queste le condizioni che gli aveva posto per non concludere sempre il tutto con una secchiata di acqua ghiacciata. Si voltò per un istante a guardarlo. La sua espressione seria tradiva il senso di tranquillità che gli aleggiava intorno. Pensò di andare a fargli compagnia, ma se ci fosse stato ancora un altro commento delle socie, le sarebbero saltati completamente i nervi. Diede un morso allo snack che teneva tra le mani

-che bello stare sotto il sole!- esclamò entusiasta Vanilla

-già, ci voleva...- fece scivolare qualche granello di sabbia tra le dita. Sorrise senza una spiegazione. Si alzò lentamente pulendosi le gambe insabbiate -io vado da Pierre- la informò risoluta. Houx non mancò di fare la sua classica espressione piena del suo disappunto. Non pensò neanche lontanamente di ribattere contro a quella faccia che lasciava trapelare il disapprovo, sarebbe stato inutile. Si avvicinò al suo fidanzato con calma -mi accompagni a prendere un gelato?- gli chiese ripromettendosi di mantenersi calma

-non ci puoi andare da sola?- la incalzò la ragazza mora. Vedendo i bollenti spiriti di Chocola, cominciare a risvegliarsi, si alzò prima che avesse la possibilità di ribattere. La prese per mano trascinandosela dietro. Lei si sedé ad uno sgabello scelto a caso, ritrovandosi di fronte il ragazzo, rimirandone i bei lineamenti. Notò che era rimasto in piedi -che fai? non ti siedi?- domandò con tono innocente passandogli gentilmente la mano sulla sua. Forse lui non aveva tutti i torti quando le aveva detto che quella vacanza, organizzata tempo prima, avrebbe favorito il loro rapporto, dichiarando che si sarebbero riscattati da tutto il tempo rubatogli da i vari impegni e intromissioni. Si avvicinò di più a lei

-In piedi riesco a guardarti meglio- la schernì con quella sua voce seducente. Arrossì voltando improvvisamente il viso, notando la palese provocazione

-mi puoi guardare quanto vuoi anche se sei seduto- sibilò in tono di sfida. Le sorrise, afferrando immediatamente di averla messa in soggezione

-non fare la scorbutica...- tornò a fissarlo, trovando una punta di ironia nel suo sguardo

-smettila di prendermi in giro!- sbraitò agitando in modo infantile le braccia. Rise di lei, per poi guardare il ragazzo dietro il bancone -io voglio una Cola-

-a me un'acqua tonica per favore- la lasciava sempre allibita il tono formale e professionale che assumeva quando doveva parlare con persone che non conosceva. Posò il suo sguardo sugli occhi verdi della ragazza -credevo volessi un gelato-

-sì, ma visto il caldo mi è venuta sete- annuì. Posò le braccia intorno il suo collo, eliminando la distanza che c'era tra loro -prima della fine lo faremo il bagno insieme?- chiese lasciando il dubbio se scherzasse o se quel suo sopracciglio alzato fosse un invito a dare una risposta affermativa

-hai veramente delle scarse possibilità di convincermi- si soffermò a guardare le bevande che il cameriere aveva posato. Il sotto bicchiere era tinto da un colore vivace, bagnato dalle gocce che cadevano dall'orlo dei bicchieri grandi in vetro

-sei cattivo!- lo sgridò sciogliendo la presa. Gli sguardi fugaci che si scambiavano di tanto in tanto, venivano bruscamente interrotti dall'imbarazzo di lei, dal colore purpureo delle sue guance. Se pure si dimostrasse tanto forte, anche le sue gambe, che non avevano mai ceduto, mostravano una certa insicurezza quando lui le si presentava -mi fai assaggiare?- gli chiese indicando con un dito il drink

-non credo ti piaccia, è un po' amara...- le porse il bicchiere servizievole. Ne prese un veloce sorso, per poi arricciare il naso, allontanando da se il contenuto dal gusto fine e particolare

-come fai a bere questa roba?- domandò schifata, pulendosi la bocca passandoci sopra il braccio. La guardò divertito, trovando buffo quel suo modo di fare le cose

-te l'avevo detto...- finì di bere. Quando si ritrovarono nuovamente l'uno di fronte all'altra, senza nessuno che avesse la possibilità di interromperli, cercò di baciarla, premendole le mani sui i fianchi, in modo che si avvicinasse

-no... fermo, hai la bocca di quel brutto sapore!- lagnò cercando di scacciarlo via. Non l'ascoltò minimamente, le prese il viso tra le mani, spingendo i palmi sulle guance. Fece aderire perfettamente le loro labbra. Improvvisamente quell'acqua tonica aveva assunto l'aroma più dolce che ci sia. Sentiva gli sguardi dei suoi amici e delle socie, su di loro. Non c'era abituata. Quando la lasciò, ansimò, ormai non respirava più. Le intrecciò le dita ai capelli umidi -credi che dovrei prenderli i loro cuori neri?- chiese riferendosi alle socie

-no... Non sei ancora pronta, preferisco tu ci faccia prima un po' l'abitudine- annuì, fidandosi delle parole appena udite pronunciare dal proprio ragazzo. A interrompere quel momento di pace, furono i ragazzi, che decisero di raggiungerli

-ehi- li richiamò all'attenzione Saul -guardate, nella sala del bar c'è una piccola sala giochi, potremmo andarci a fare un giro- propose indicando una stanza, da cui si poteva vedere l'interno, a causa delle immense finestre che la circondava

-sì,che bello, ci voleva!- esultò la rossa, senza rivolgersi ad una persona in particolare. Fu Houx a ridestare la situazione

-tanto le socie e Pierre se ne vogliono stare al sole, possiamo andare da soli, non è necessario voi veniate- provocò il biondo in modo talmente fine, da non essere nemmeno notato. Una punta di gelosia, scaturita da quella voce tagliente come una lama, gli fece cingere i fianchi alla propria ragazza, stringendola a se. Si diede dell'idiota per aver soddisfatto quella sua volontaria provocazione. Chocola, dal canto suo, sentì nuovamente il peso del conflitto tra il ragazzo che amava e il suo migliore amico. Da cosa era dovuto tutto quell'odio? Perché Saul non reagiva in egual modo? La presa di Pierre aumentò, questo la fece sussulare involontariamente, procurandosi un'occhiata apprensiva da parte sua

-scusami- sussurrò senza farsi sentire da nessuno al di fuori di lei -no, io voglio venire, sono stanco di starmene da solo. E poi, la compagnia di Chocola non può farmi che bene- lo istigò a sua volta in un accenno indifferente. La ragazza rimase ancora una volta stizzita

-basta! Mi avete stancata entrambi, io andrò con Saul e Vanilla, voi fate come volete!- sbraitò esasperata dall'eccessività di quelle stupide liti. L'amica si ritrovò ad essere d'accordo con l'affermazione appena fatta. Inconsciamente, quei due, rendevano il clima più teso per tutti. Ma non era da Pierre essere così succube di una frecciatina. Era certa ci fosse qualcosa sotto, non poteva essere tutto così naturale. Lei, Chocola e il moro si avvicinarono a quella saletta, seguiti dal motivo di tutto quel nervosismo, e dalle socie. Entrati notarono i giochi attaccati alle pareti, e un biliardino incentrato. Lei e la rossa si soffermarono su un gioco a due, dove, grazie ai comandi, dovevano affrontare mini sfide. Ci fù qualcosa che però riportò Chocola alla realtà. Un trofeo, sorretto da una mensola appiccicata al muro, le stava sopra. Per la pesantezza, per la pressione, per il destino, fece per caderle in testa. Sentì un leggerissimo spostamento d'aria accarezzarle i capelli, ma prima di essere colpita, un braccio, saldo, le cinse velocemente la vita, strattonandola indietro, scampando da un sicuro bernoccolo. Aveva il cuore che batteva imperterrito e forte, si girò, ancora presa dallo spavento. Si ritrovò Houx davanti.

Non se lo aspettava certamente. Anche sul suo viso, inaspettatamente, era dipinto un'espressione preoccupata -stai bene Chocola?- le chiese premuroso, come se tutti quei mesi di litigi, di continue risposte tacciute per orgoglio, di fraintendimenti, non fossero mai esistiti

-sì, grazie, ho rischiato mi colpisse!- esclamò con un sorriso. Ancora una volta, ebbe la conferma di essere per lei, solo un amico. Perché non le si illuminavano gli occhi quando lo vedeva, come succedeva con Pierre? Perché sorrideva in modo così amichevole, invece di fargli uno di quesi sorrisi raggianti e allegri, riservati solo al suo ragazzo? Una punta di irritazione lo riportò alla realtà

-tutto a posto?- si intromise il biondo avvicinandosi. Poteva percepire che non c'era il minimo interesse per lui, solo per la rossa. Non era andato da loro per sfidarlo, ma solo per accertarsi sulle condizioni della sua "prediletta".

Lei, d'altro canto, gli volò tra le braccia, facendosi accarezzare gentilmente i capelli -già mi vedevo con un bernoccolo!- si sorrisero reciprocamente, e una punta di fitta gelosia gli invase il cuore

-magari la prossima volta pensi di più a lei, poteva farsi male se non ci fossi stato io!- Pierre lo guardò, riconoscendo che non aveva tutti i torti

-hai ragione, mi dispiace per l'accaduto- ne rimase sbigottito. Davvero si era abbassato a scusarsi?

-non importa...- sussurrò Chocola, sgridando con gli occhi il suo amico. Il biondo la strinse a se baciandole la testa. Le accarezzò il viso. Scovò un accenno di riconoscienza vera, per quel ragazzo

-grazie di averle evitato una brutta botta- si rivolse nuovamente a Houx, che fece una smorfia, mostrando tutto il suo disappunto. Nel tono di voce non c'era l'aria di chi voleva essere perdonato per non averla guardata in quel singolo istante, per non essere stato capace di tirarla indietro al posto suo, lui voleva ringraziarlo per essere stato coerente nella sua amicizia con lei, mettendo da parte il forte e implacabile rancore che ormai gli invadeva il cuore. Lo stava ringraziando per essersi mostrato pronto per difendere la persona amata. La vide allontanarsi da lui, dirigendosi verso quello che una volta era suo amico

-hai qualcosa da dirmi?- chiese freddo. Chocola fece un grande sforzo per non urlargli contro, le mani le tremavano mentre serrava la mascella

-grazie per quello che hai fatto- soffiò a denti stretti. Sembrava qualcosa simile ad un triangolo amoroso, la differenza stava nel fatto che Houx  non era ben voluto all'interno di quella "magia" che si era creata tra la rossa e il biondo che imperterrito continuava a fissare la scenetta senza fiatare, in attesa di riaverla tra le sue braccia. Non dové aspettare molto, comunque. La ragazza, finita la confessione, tornò comodamente nelle mani di colui dalla quale si sentiva protetta, veramente

-guardate fuori, è iniziato un temporale!- li avvertì Saul sedendosi svogliatamente su una poltroncina -che bello stare così comodi...- sussurrò beandosi del cuscino. Vanilla gli rivolse un timido sguardo, accennando un sorriso dolce

-Chocola, dobbiamo prendere le borse, le abbiamo lasciate sulla spiaggia- le suggerì calma, ricevendo come risposta un accenno convinto con il capo. Si diressero verso le loro postazioni precedenti, sentendo la pioggia cadere forte e decisa sulla sabbia fina. Percepivano quei minuscoli granelli tra le dita dei piedi, il vento provare rumorosamene a portarsele via. Tornarono nella minuscola saletta, zuppe da testa a piedi, accorgendosi, con un sorriso, della lite che era sfociata tra le socie e i gemelli. Routine

-oh oh, chissà chi vince!- esultò Chocola rivolta al suo ragazzo

-non dire così...- sussurrò l'amica succinta, con il viso impallidito per la paura di quella brutta, quanto divertente, discussione

-comunque stanno avendo la meglio le socie...- sussurrò Pierre all'orecchio della fanciulla che si godeva beata lo spettacolo. A sua volta rise dell'affermazione appena fatta. Pare stessero litigando per il posto in cui andare al posto della spiaggia. Lei si sentì passare la mano del ragazzo tra i lunghi capelli, come per cercare inutilmente di asciugarli -sono fradici, se non vuoi prenderti un malanno ti conviene asciugarli-

-non mi prenderò niente, voglio andare in centro a vedere se c'è qualcosa di bello!- lagnò ricordandogli il suo impulsivo e incosciente carattere

-non dire sciocchezze, devi perlomeno cambiarti- quella conversazione fermò quello che era in atto tra il resto del gruppo

-non ne ho voglia!-

-sei una testona- fece per andarsene stanco della sua irremovibile testardaggine

-e tu peggio di mio nonno!- non lo disse appositamente per fare riferimento all'effettivo ligio che c'era stato tra i due. Serrò di impulso le labbra, incredula lei stessa di ciò che gli aveva detto. Non c'erano persone più diverse, più opposte dei due soggetti della frase. Si trovò costretta a voltarsi nel sentire il moro scoppiare a ridere

-questa sì che è un offesa!- inaspettatamente quella risata contagiò tutti rendendo l'ambiente più vivo. Lei gli si avvicinò di nuovo, questa volta con delle buone intenzioni

-non smetteremo mai di litigare per certe idiozie- commentò lui accarezzandole naturalmente una guancia

-ho un costume di ricambio- mugugnò indispettita -ma solo questo, non voglio passare a casa- lui annuì estenuato

-fai come vuoi, ma vai a cambiarti subito, così dopo andiamo...- i ragazzi li guardarono inarcando un sopracciglio

-e noi?- lei li fulminò

-è la nostra vacanza!- puntualizzò agitando animatamente le braccia -fate quello che volete, ma voglio passare la giornata con lui- ci fù un momento in cui tutte le socie, a parte ovviamente Yurika, provarono vero odio per lei. Il ragazzo le diede un docile colpetto sulla spalla

-forza, vai a cambiarti- appena si fù allontanata a sufficienza con la sua amica, per andare negli spogliatoi, la presidentessa del fun club, nonché amica di Pierre, si avvicinò a lui

-andate molto più d'accordo in questo periodo vero?- lui annuì con un sorriso destato

-sto bene quando sono con lei- lei accenò a un sorriso furbo

-non credi che standole accanto le cose si potrebbero complicare?- domandò riducendo gli occhi a una fessura. Gli sembrò quasi si stesse riferendo ai malefici

-che vorresti dire?-  l'arrivo di Saul interruppe in modo brusco la conversazione

-Pierre, fanno qualche festa questa sera?- il ragazzo, sebbene ancora assorto dalla conversazione appena avuta, rispose flebilmente di sì. La rossa arrivò saltellando. Nel notare la sua espressione turbata, arricciò il naso

-hai una faccia strana- la guardò in cerca di risposte all'affermazione appena fatta da Yurika

-sono solo... pensieroso- prima di dargli il tempo di insistere per sapere il motivo di quella momentanea disattenzione, parlò ancora -mi stavo chiedendo dove potremmo andare-

-mmh... voglio andare dove mi hai portata l'ultima volta che sono stata qui, è stato divertente!- le sorrise, felice del suo assenso a quel silenzio calcolato. Si incamminarono con un ombrello solo, con lui che la stringeva per la vita -guarda, i vestiti si sono già asciugati-

-bene- la guardò dall'alto in basso prima di continuare -secondo te la nostra relazione potrebbe creare qualche disagio?- chiese tranquillamente, cercando di arrivare a capo della frase che aveva sentito poco prima

-a parte il popolo furioso, i cuori neri aumentati e mio nonno che arriverà a rinnegarmi come nipote, direi che è tutto a posto!- rispose allegra evidenziando i, già abbastanza evidenti, problemi che c'erano. Ma lei non riusciva a capire, lei non aveva ascoltato la conversazione

-già, ho fatto una domanda stupida- sussurrò succinto, analizzando ogni singolo istante della sua storia con lei, in cerca di un evento in cui forse c'entrava un malefico. Le diede istintivamente un bacio rendendosi conto che se le fosse successo qualcosa, l'avrebbe tranquillamente protetta. A quei pensieri si calmò riprendendo a camminare serenamente

-prima Houx è stato carino- aspettò qualche istante -grazie anche a te di averlo ringraziato!-

-era la cosa giusta da fare...- le disse flebilmente guardandosi intorno -ha smesso di piovere- chiuse l'ombrello, facendolo poi scomparire con un incantesimo. Nessuno dei due aveva voglia di dire niente a proposito del ragazzo dai capelli castani. Non per codardia: per scrupolo

-guarda che bel vestito!- esultò avvicinandosi ad ammirare il candido abito che dominava la visuale delle vetrine di quel negozio -voglio comprarlo!- non voleva di certo farlo pagare a Pierre. Sapeva di avere sufficienti soldi nella borsa e approfittarsi ancora una volta della gentilezza del suo ragazzo le sembrava quanto meno sconveniente. Entrarono con calma. La commessa si concentrò immediatamente sulla ragazza, facendole vedere ogni tipo di capo ci fosse in quel negozio. Chocola ne scelse infine uno in particolare, che aveva attirato la sua attenzione. Lo guardò con un sorriso -ti piace?- lui notò il colore chiaro dipinto su di esso: un rosa polvere, con una facia sotto il seno, sull'orlo e sui bordi delle maniche piccole a palloncino, che giravano intorno al braccio, a spalla. La stoffa era di più strati di seta creando un effetto di morbidezza. Annuì convinto avvicinandosi per sfiorare quel bel tessuto

-mi accompagni ai camerini?-

-certo...- sentì il telefono di lei squillare nuovamente -si può sapere chi è che ti chiama in continuazione?- cominciavavano a irritarlo quelle misteriose chiamate fatte da non certo una sua amica

-nessuno...- sussurrò cercando di interrompere la suoneria -allora, mi accompagni?- fece cenno di sì, spingendola delicatamente per la schiena. Arrivati gli lasciò in custodia la borsa. Entrò tirando con uno strattone la tenda. Notò immediatamente la sua immagine riflessa nello specchio. Chocola bambina, Chocola streghetta, Chocola che gareggia. Ma non era più la stessa persona. Era la Chocola innamorata, che stava per diventare regina, che aveva sconfitto Ice, che sapeva affrontare da sola tutte le incombenze della vita. Sfiorò per un secondo il proprio corpo. Le erano spuntate le prime forme, stava crescendo, e niente poteva fermare questo processo. Fece un passo avanti. Che cosa sarebbe divenata se avesse dovuto rinunciare alla corona? Si mise una ciocca che le cadeva sul viso, dietro l'orecchio. Sarebbe stata in grado di tenergli il passo? Di affrontare da sola, perché sarebbe stata solo lei, ciò che il futuro le riservava?.Non lo sapeva. Non ne aveva la più vaga idea. Sfiorò la sua immagine in quel vetro. Ma qualcosa in quella figura si infranse.

Continuava a ragionare poggiato alla parete. Poteva farle del male. Era questa la verità che lo tormentava da quando aveva messo le mani su di lei. Tutti gli erano contro, non c'era niente ad incoraggiarlo, solo ciò che provava per lei, ma neanche di questo era sicuro. Cos'é che li univa veramente? L'amore, l'affetto, l'amicizia che un tempo li legava, di cui non ricordava praticamente niente? Tamburellò nervosamente le dita sulla parete. Perché non riusciva a distaccarsi da lei? Perché quell'impulsivo desiderio di starle accanto, di strengerla forte, di sentire il battito del suo cuore pulsare nella propria pelle, come se si congiungessero? Quella voglia irrefrenabile di parlarle, raccontarle tutto, occuparsi di lei. Sentì improvvisamente frammenti di vetro scontrarsi vicendevolmente. Non si scompose, ragionando su una possibile spiegazione, finché non la sentì gridare. Sgranò gli occhi, sentendo il cuore accelerare, acquistando battiti e velocità. Corse da lei senza pensare, aprendo il camerino senza troppi complimenti. La ritrovò accucciata a terra, dando le spalle alla parete dove fino a poco prima c'era lo specchio. Era circondata da lame che riflettevano il sangue che le sgorgava copioso dalle braccia, dalla schiena. Notò una lacerazione anche sulla fronte, ma almeno superficiale. La fece delicatamente rialzare circondandola con le braccia

-che è successo?- le chiese scacciando le scheggie posate sulla testa. La sentì scoppiare a piangere. Tremava dalla paura

-mi dispiace...- la strinse di più. Perché si scusava? Lei non aveva colpa -ho solo sfiorato lo specchio con un dito, ma è scoppiato... Scusami- lei stessa non sapeva dire di cosa avesse colpa, ma la paura che la persona che aveva causato l'incidente fosse lei stessa, la attanagliava

-non dire stupidaggini, non hai fatto niente...- la sentì emettere un gemito soffocato, dovuto alla pressione che esercitava con le braccia, sul suo corpo ferito -scusami- arrivarono le commesse trafelate. Cominciarono a fare lievi gridolini dovuti alla vista del sangue e innumerevoli scuse. Le regalarono il vestito per scusarsi. Provarono a convincere il ragazzo ad aspettare il direttore del negozio, impaurite da una sua possibile reazione a ciò che di fatto era successo. Ma l'unica opposizione che ebbe fù quella di prendere Chocola e tornare a casa il prima possibile. Sentiva una profonda angoscia dentro, contro chi bisognava puntare il dito? Arrivati impartì ordini alle persone che lavoravano lì, chiedendo l'uso di una garza sterile e una pinza. La fece sedere sul bancone in cucina, prendendole gentilemente un braccio -ti fa male il taglio sulla fronte?- scosse in risposta la testa passandogli delicatamente la piccola mano sulla guancia

-sto bene, mi sono solo parecchio spaventata...- di nuovo il vuoto. Cos'era lei? La ragazza che amava forse? Perché si sentiva il responsabile dell'accaduto? Perché l'unica cosa che voleva era piangere, stringerla a se e sussurrarle quanto fosse importante e quanto gli dispiacesse crearle tutti quei problemi? Si limitò ad annuire. Arrivò l'occorrente entro pochi secondi. Cercò di togliere la prima lama, ma il grido di lei lo fece bloccare -piano! Mi fanno male...- procedé, cauto e tremante, con più delicatezza, espellendo dal suo braccio tutto ciò che poteva infettarle quelle lacerazioni. Le passò la stoffa bagnata sulla pella bianca macchiata -è piacevole...- sussurrò cercando di coinvolgerlo nel suo buon umore appena riaquistato. Ma era tutto evidentemente inutile. Sentirono gli altri entrare. D'istinto fece un sussulto, immaginando le polemiche che ci sarebbero state, ma vedendo il suo fidanzato rimanere apparentemente calmo, decise di prendere esempio. Vanilla appena la vide sbiancò

-che hai fatto?!- domandò con le lacrime agli occhi

-niente di che, mentre stavo provando un vestito è scoppiato lo specchio che era nel camerino- vide le lacrime scorrerle sul viso -guarda che sto bene!-

-come fai a dire che stai bene?! Guardati, sei ricoperta di sangue!- sbottò Houx. Pierre lo squadrò con la coda dell'occhio, ripromettendosi di mantenere la calma

-ho detto di stare bene, mi brucia solo un po'- continuò lei provando a tranquillizzare l'amica

-tu dovresti occuparti di lei!- urlò di nuovo il ragazzo dai capelli castani aggredendo il biondo -dovresti evitare che succedano queste cose, come diamine fai anche solo a pensare di conquistare la fiducia degli altri se non sai neanche prenderti cura di lei?- il ragazzo cercò di fare finta di niente continuando a medicarla

-basta Houx, non è stata colpa sua!- esclamò la rossa vedendo l'amico agitarsi tanto -lo specchio è scoppiato mentre mi stavo cambiando-

-lui dovrebbe saper evitare cose del genere!- a quel punto perse del tutto la pazienza. Era questa la pena da scontare per volerle stare accanto? Il suo peccato era tenere a lei, al loro rapporto? Si girò di scatto. Nessuno poteva dirgli come comportarsi quando stava con la sua fidanzata.

-smettila!- sibilò fulminandolo -lei è la mia ragazza, sono IO ad occuparmene, non tu! Faccio tutto il possibile per evitarle tutto il male, ma almeno per adesso, vuole stare con ME, perciò io me ne preoccupo. Se le accade qualcosa, se si fa male quando ci sono io, non sono affari tuoi!-non sembrava ancora contento, non era pronto a calmarsi -se non vuoi stare qui, se la mia presenza ti disturba tanto, puoi andartene. Ma non ti aspettare che lei venga con te, perché finché non sarà lei a dirmelo, lei è mia, ho ancora tempo- l'ultima frase la disse sussurrando a dispetto del resto, che pronunciò lasciando trapelare tutta la rabbia. Houx sembrò essere stato molto colpito da quella intensa dichiarazione

-Pierre...- sussurrò Chocola, destandoli dalle loro occhiatacce -mi bruciano i tagli...- il ragazzo annuì, avvicinandosi nuovamente a lei

-con questo braccio ho quasi fatto, dopo passerò alla schiena e avrò finito. Stai un po' meglio?- sorrise porgendogli servizievole l'arto che doveva disinfettare

-sì- fece una breve pausa guardando in basso -fai in fretta-

-mi auguro che Robin torni a casa presto- i ragazzi andarono nel salotto, dando tempo a Pierre di finire -cerca di stare ferma...- si appurò in tono flebile

-Pierre, le pensi le cose che hai detto?-

-intendi quando ho discusso con Houx?- la guardò trovando un cenno di assenzo nel suo sguardo -sì, ogni minima cosa-

-mi proteggerai sempre?- fece un sorriso amaro

-almeno finché mi sarà consentito- lei lo guardò sgranando gli occhi

-che vuoi dire?- si rese conto del grave errore commesso. Voleva rimangiarsi tutto e non parlare più. Che gli era venuto in mente? Ma era troppo tardi

-niente, era per dire...- prima che avesse tempo di risopondere, tornò a parlare -girati, ti devo pulire la schiena- il tono solenne la fece automaticamente obbedire. Le alzò leggermente la maglietta, sentì lei stringersi forte la parte davanti, in modo da rimanere coperta

-ahi!- sussurrò sentendo un vetro impigliarsi nella stoffa dell'indumento che veniva alzato. Inarcò leggermente la schiena nel percepire le mani ghiacciate di lui posarsi sulla sua pelle

-credi che sia stato un caso il fatto che lo specchio sia scoppiato?- il ragazzo si irrigidì completamente

-esiste un punto nello specchio, che se lo si colpisce anche lievemente, scoppia, o almeno, si rompe- lei fece una pausa, notando che non le aveva pienamente risposto

-sarebbe un sì?- ma lui non poteva certo dire quali erano le cause, non poteva fare niente per lei in quel momento. La paura si insinuò in lui. Qualcosa, qualcuno, era come se cercasse di strappargliela via. Ma non era stato Houx, non era capace di farle del male, neanche lontanamente. Strinse la pinza convulsivamente. Perché? Era questa la domanda che si imponeva di farsi. Perché adesso la sua pelle rosea era macchiata di rosso? Perché non riusciavano a passare dei bei momenti insieme? -Pierre!- lo richiamò cercando di ottenere una parola sola da lui. La fece voltare, avendo completato la sua cura. Provò a parlare, ma fu nuovamente interrotto da qualcuno che entrava dalla porta. Si ritrovò Robin di fronte. Anche lui gli avrebbe dato la colpa?

-mi hanno raccontato cosa è successo- si avvicinò alla rossa, esaminando i tagli -stai bene?- lei annuì ritraendosi d'impulso più indietro -sarà meglio comprare il disinfettante, io esco, ciao!- uscì ancora lasciandoli soli. Aveva un modo tutto suo di reagire alle cose, per Robin prima di tutto c'era se stesso, e il fatto che volesse subito andarsene, salutandoli allegramente, era il suo modo di reagire all'accaduto; questo non voleva di certo dire che non gli interessasse. Lei provò ad avvicinarsi, per dargli un bacio, per togliergli quell'espressione preoccupata dal viso. Lo vide scansare il volto

-ma che ti prende?- scese dal bancone prendendolo per la giacca, in modo che la guardasse -non è stata colpa tua!-

-io dovevo proteggerti, non l'ho fatto, ha ragione Houx!- sbottò alzando la voce

-Pierre non ho due anni, può capitare, non puoi seguirmi ovunque, è successo, adesso basta!- la strinse a se posando il mento sui suoi capelli

-detesto che ti succedano queste cose quando ci sono io...- sorrise amaramente

-ma succedono, e tu non puoi fare nulla per impedirlo- nulla? Cosa avrebbe fatto una volta lasciata? L'avrebbe protetta in silenzio, lasciandole il dubbio di un angelo custode? Non l'avrebbe più potuta sfiorare, baciare, e l'idea di essere impotente in quel momento, lo mandava fuori di testa.

vorrei poterti proteggere costantemente. Pensò riflettendo sull'assurdità di quell'idea. La lasciò leggermente, premendo le labbra sulle sue. Gustandosi quella bocca così dolce che combaciava perfettamente con la sua. Sentì Chocola  intrecciargli le braccia al collo, abbandonandosi a lui. Era questa la felicità? Lasciarsi teneramente andare nelle braccia del suo ragazzo? Il suo principe, che voleva occuparsi di lei, che non aveva più il solo fine di farle del male. Sentiva il proprio cuore martellare impazzito nel petto percependo le mani di lui scorrerle leggere sui fianchi. Era questa la vera felicità?

 

 

 

Commenti dell'autore­:

scusate, non è venuto come speravo il capitolo. Pierre ha un ossessione quasi maniacale per lei, ma non perché vuole farle da padre o perché è troppo piccola, più perché si sente intimorito dalla costante paura di farle del male. Comunque, mi aspetto commentiate il capitolo, anche perché non mi ricordo quali punti volevo commentare con voi! Volevo solo fare i miei complimenti a Honey, non mi espongo mai troppo nel farle complimenti quando mi fa leggere i suoi capitoli, ma devo dire che è diventata veramente molto brava, mi ha fatto leggere una particina della sua versione che era veramente splendida. so very good honey! Non so se l'avete capito, ma è la mia migliore amica, siamo una bella coppia c'è da dire! E siamo anche state insieme in vacanza (lo so che non c'entra niente con la storia ma sono troppo felice, dovevo mettere al corrente qualcun altro). Spero abbiate gradito il mio cappy.

Baci baciotti Marmelade!

 

p.s ok, adesso mi riordo cosa dovevo dire.

1- scusate per quello che dice Pierre a Houx. Quando la storia è stata progettata (irca a Luglio) l'idea di questa litigata era stata mia, il problema è che mi ero fatta un disorso stupendo che gli poteva fare Pierre, ma sono passasti mesi e me lo sono dimenticata, per questo è venuto così (in francese) schifoso!

2- scusate per il mega ritardo, ma siamo partite per Rom, come vi ho accennato prima (mia città natale) dove abita mio padre, e non ha rimesso internet dopo che gli ho bloccato il computer l'ultima volta che sono scesa (eheh). Direi basta, se mi viene in mente altro ve lo farò sapere. Bacio Marmelade!



Parte di Honey:

Quel giorno il tempo non era dei più clementi: un fitto strato di nuvole grigie coprivano il sole,ed un vento troppo freddo per quel periodo si era alzato. Chocola uscì sulla terrazza, una folata di vento improvviso le scompigliò i capelli, andandole sul viso. Con non poca difficoltà riuscì a scansarli, si riguardò in giro: per strada girava poca gente, e quelle poche persone che vedeva avevano, stranamente, pantaloni lunghi e impermeabili, come ad anticipare un acquazzone. Rientrò chiudendosi la porta della mansarda dietro la schiena
“cosa facciamo oggi?” chiese preoccupata di rimanere tutto il giorno fra quelle quattro mura
“di certo non usciamo, rischiamo di beccarci l’acqua!” sentenziò una delle socie. Pierre alzò lo sguardo su questa, poi guardò fuori
“ma non possiamo rimanere in casa tutto il tempo” ribatté sottovoce Vanilla
“e dove vorresti andare, scusa?” la canzonò la solita socia
“ehm… non saprei… potremmo…”cominciò intimorita, ma ,fortunatamente, in suo aiuto arrivò l’amica
“perché le devi parlare in questa maniera?” le chiese in tono anche troppo spinto. Pierre le rivolse uno sguardo interrogativo, o forse era di ammonimento? Saul sorrise divertito, si sarebbe divertito se continuavano così
“come le avrei parlato?” ribatté raccogliendo la sfida. l’aria cominciava ad essere elettrica: una scintilla sarebbe bastata a far scoppiare l’incendio, e di situazioni buoni per dare il via a tutto sembrava essercene in abbondanza: tutte le socie, Yurika compresa, erano attente ad ogni movimento di Chocola pronte per difendere l’amica, Saul si sarebbe gettato a capofitto nella mischia, e qualsiasi scusa sarebbe stata buona per difendere la rossa. Vanilla, dal canto suo, odiava litigare, e ancor di più essere la causa principale del litigio, ma se la situazione si fosse messa male per l’amica non avrebbe esitato un secondo ad aiutarla. Houx sembrava disinteressato alla vicenda, ma stava all’erta, nel caso in cui sarebbe dovuto intervenire. Pierre era l’unico a poter calmare la situazione, e infatti fu lui a parlare:
“ok, adesso basta! Vanilla ha ragione, non possiamo rimanere qui finché il tempo non migliora” sentenziò la decisione finale
“ma allora dove andiamo principe?” chiese un’altra socia, quella che aveva parlato precedentemente si era ammutolita quando Pierre aveva dato ragione a Vanilla
“perché non andiamo in centro? Ci saranno dei luoghi chiusi dove divertirsi, vero Pierre?” fu Chocola a parlare, e l’idea fu azzeccata, perché trovò subito riscontri positivi, nei suoi amici, ovviamente. Anche Houx non sembrava dispiaciuto di passare un po’ di tempo facendo quello che più gli piaceva: fare casino senza avere sempre davanti agli occhi litigi o innamoramenti vari. Tutti quanti si munirono di giacchetto e ombrello o cappuccio, nel caso il tempo non fosse stato clementi con loro. Uscirono tutti insieme e si diressero, il più velocemente possibile, verso il centro, che era più affollato di quanto avrebbero pensato; evidentemente quell’idea non era venuta solo a loro! Il passo successivo fu decidere dove andare: le ragazze, che effettivamente erano in maggioranza, optavano per negozi e centri commerciali, ma le proteste dei due gemelli si fecero subito sentire; quale sarebbe potuto essere un luogo dove si potevano divertire, stando in compagnia, senza che gli uni o le altre sbuffassero di impazienza? Girarono a vuoto per una decina di minuti, finché il grande intelletto di Saul si fece sentire: una sala giochi era il posto migliore dove potersi divertire senza incappare in lamentele altrui! E così fu, il più velocemente possibile, dato che qualche goccia cominciava a bagnare l’asfalto, oltrepassarono la doppia porta della Play Time, immergendosi in luci, rumore di monetine andate perse per sempre e bip vari, che annunciavano un numero estremamente grande di videogiochi e simulatori. Houx e Saul furono i primi a mettersi in fila per comprare i gettoni, il che fu molto difficile, visto il numero illimitato di gettoni che i due richiedevano. Le socie si allontanarono guardandosi intorno un po’ sperse, come se quel luogo così fuori dalle loro aspettative potesse riservare brutti scherzi. Vanilla seguì di corsa i gemelli che la chiamarono per unirsi a loro, e ,infine Chocola prese per un braccio Pierre tirandolo verso il centro della stanza
“andiamo Pierre, chissà quanti giochi ci saranno, vedrai che ci divertiremo” cominciò entusiasta. Il ragazzo non poté far altro che seguirla fra un gioco e l’altro, ma senza mai mostrare troppo entusiasmo: non che non si divertisse, sia chiaro, ma quei luoghi, stare in mezzo a tutta quella gente, a tutti quei ragazzi, non era esattamente nelle abitudini del “principe dei malefici”; si, insomma, con il tempo, e soprattutto grazie a Chocola, non era più un problema, però ogni tanto quella strana sensazione di essere nel posto sbagliato lo attanagliava, come se la folla… lo spaventasse! Poteva essere che lui, Pierre, principe dei malefici avesse paura di qualcosa? Bhè, di certo qualcosa di cui aver paura l’aveva, e, potesse metterci la mano sul fuoco, nulla lo terrorizzava di più: Chocola in pericolo era l’idea più brutta, triste, terribile… gli faceva gelare il sangue nelle vene, ecco. Effettivamente da quando conosceva quella rossa, o quantomeno da quando aveva cominciato a sentire qualcosa per lei, tutto aveva preso una piega diversa, era come se Chocola fosse riuscita a cambiarlo. Ma poteva essere possibile che una semplice ragazza lo rendesse così diverso da chi, o meglio da ciò che era prima? Poteva essere che tutto ora ruotava attorno a lei? Poteva una semplice ragazza aver preso un posto tanto importante nella sua vita? In quella vita che era composta solo da oscurità, cuori neri e conquista di extramondo? La cercò con lo sguardo, stava ridendo con i gemelli mentre provavano a saltare una cascata con un finto motoscafo. Era spontanea la sua risata, naturali i suoi gesti, innocente il suo sguardo. Solo dopo averla vista quel peso si era sollevato, sparendo all’improvviso, e in quell’istante quasi sembravano sciocchi i pensieri che aveva avuto su di lei, e allora poté rispondersi da solo senza alcun dubbio: si, poteva; Chocola Meilleur poteva eccome averlo cambiato così radicalmente, e forse era ciò che era successo, anzi, sicuramente, si corresse non appena la vide voltarsi verso di lui, come per controllare che fosse ancora lì, che non fosse scappato, e gli rivolse un sorriso, un sorriso stupendo che Pierre non seppe neppure ricambiare, ma almeno ci provò. Evidentemente fu sufficiente per la ragazza, perché si rivoltò a guardare il risultato del gioco. Stai tranquilla Chocola, non me ne vado, sono qui; come potrei fare a meno di te ora che mi sono abituato?
Ad un certo punto Chocola raggiunse Pierre di corsa, per avcvusarlo della presebza di un gioco che la interessava molto; si era portata dietro Saul, per fortuna, avrebbe poi pensato qualche tempo dopo. lo raggiunse gridando il suo nome:
"Pierre,corri a vedere che cosa ho trovato: esiste un gioco che sembra la nostra storia" cominciò saltellandogli intorno "c'è una ragazza rossa che deve prendere dei cristalli simili ai nostri e contrastare il cattivo, poi esiste pure una regina Candy!" gli spiegò per filo e per segno
"si, e magari c'è pure Robin che protegge la rossa" scherzò mentre Chocola metteva il muso per la battuta. "dai, ora arrivo, tu vai, ti raggiungo subito" disse guardando nella direzione delle socie, con le quali stava parlando prima che rivolgesero le loro attenzioni a un grippetto di ragazze che provavano un gioco di balli
"ok, mi avvio" disse la rossa trascinandosi dietro l'amico per tornare all'amato videogame. Pierre si avvicinò cautamente alle ragazze per avvisarle, quando un urlo di chocola lo fece voltare di scatto: lei si rovava per terra con Saul accanto, e una palla da bowling d'orata che rotolava nella direzione opposta ai due. il ragazzo si affrettò ad avviinarsi per aiutarli, prese Chocola su di peso e la rimise in piede, porse poi una mano a Saul per aiutarlo, mentre una folla di curiosi si avvicinava per vedere la causa di tanto baccano
"ma che è successo?" chiese un'uomo sulla trentina che si faceva largo fra la folla; Pierre suppose che era il titolare del locale
"quella cosa" disse Saul indicando la palla da bowling "ci è caduta addosso"spiegò guardando Chocla negli occhi,che mostravano solo molta gratitudine. dopo molte scuse del titolare e la dispersione dei curiosi toccò a Pierre chiedere delucidazioni sull'accaduto
"avanti, che è successo veramente?" domandò avvicinando Chocola a se
"nulla" spiegò il ragazzo "io ho visto quella palla cadere dall'alto, e quando ho intuito che avrebbe colpito Chocla l'ho spinta via" ovviamente tutto questo era accaduto senza che nè Vanilla e Houx o le socie si accorgessero di niente, per cui i ragazzi si inviarono, come se nulla fosse successo, dai loro amici, lasciando Pierre a liquidare le socie.
Un paio d’ore più tardi Chocola si avvicinò a Pierre cauta, buttandosi sfinita sulla panchina (vicino ai giochi) accanto a lui
“uff, non riesco più a guardare neppure un gioco, sono sfinita!”
“mmh… dici? Quindi non ti va di uscire per fare un giro, giusto?” abbozzo con un sorrisetto divertito. A quelle parole la ragazza si voltò a guardarlo stupita
“intendi io e te da soli?” punto le mani sui bordi della seduta e si dette una spinta, trovandosi così in piedi “andiamo!” il biondo scosse la testa divertito, avvisarono gli altri e uscirono sotto un sole malato che spuntava a mala pena da sotto le nuvole ancora abbastanza spesse, ma che promettevano un po’ di tregua dal maltempo. Camminarono un po’, chiaccherando, finchè la ragazza non notò un negozio che esponeva vestiti che attiravano non poco la ragazza, così i due entrarono. dopo dieci minuti di visita interna scelsero un paio di vestiti da provare, e con questi sul braccio entrò nel camerino per provarli. li appese all'attaccapanni del camerino e si voltò a guardarsi nello specchio, quando ad un tratto una crepa si formò, dal nulla, al centro dello specchio, incrinandolo. la ragazza si avvicinò ancora un pò per guardare la crepatura. il suo sguardo era interrogativo, e stava per allontanarsi dallo specchio quando quest'ultimo, con un fracasso tremendo scoppiò, lanciando scheggie di vetro dappertutto.
"ahi" si lagnò Chocola, che si trovava seduta sulla sedia
"scusa, non trovo un modo per farti meno male" disse Pierre, più serio che mai
"ma non puoi usare la magia?" domandò speranzosa
"no, rischierei di farti ancora più male levandoteli tutti insieme di colpo" si giustificò. il silenzio tornò a regnare nella stanza, già troppo silenziosa da quando erano arrivati, ma Pierre non riusciva proprio a intrattenere una conversazione con Chocola quando la vedeva in quelle condizioni, e lei, dal canto suo, non era nella propriamente portata a parlare quando qualcuno le estraeva pezzi e schegge da addosso. tutti e due, in quel momento, non facevano altro che pensare alla situazione appena accaduta- Pierre si era tranquillamente seduto su di una poltrona  quando uno scoppio di vetri provenente dai camerini, e in quell'istante tutti i suoi pensieri volarono alla ragazza
"Chocola" sussurrò dapprima "Chocola!" urlò successivamente alzandosi per correrle incontro quando non ebbe ricevuto risposta. Spalancò la porta senza tante preoccupazioni, e lì,accovacciata su se stessa per terra vi era Chocola, con dei vetri addosso e per terra. lentamente alzà la testa per guardrlo, e nel suo sguardo non c'era altro che... terrore. chocola strinse i denti per non lamentarsi, ma un brivido le percosse il corpo, e di questo Pierre non potè far altro che notarlo
"scusami" disse per l'ennesima volta
"tranquillo, non puoi fare altrimenti" lo tranquillizzò, ma senza tanti risulatati. in quell'istante la porta d'ingresso si aprì, e in meno di dieci secondi fecero capolino in salotto tutti quanti. il primo, e unico, a parlare fu Houx, che senza tanti complimenti attaccò Pierre
"che cosa le hai fatto?" Pierre lo guardò estraniato
"cosa intendi dire?"
"che se ora Chocola è in queste condizioni è tutta colpa tua"
"no Houx, veramente non è colpa di nessuno se lo specchio è scoppiato" si intromise Chocola
"non è vero, se lui tenesse veramente a te starebbe molto più attento"
"perchè lo stai attaccando? Pierre non ha fatto niente!" provò a calmarli Vanilla
"no, non ha fatto niente, ma intanto Chocola si ritova con dei pezzi di vetro addosso" lo accusò puntandogli metaforicamente il dito contro
"e cosa avrei dovuo fare, scusa? entrare in camerino con lei? o forse fare un giro di perlustrazione?"
"intanto guarda come stà messa lei"
"va bene" esclamò Pierre "allora da adesso in poi fatti assumere come guardia del corpo, così almeno se le accadesse qualcosa potremo accusare te!". detto questo uscì dalla stanza, e dopo qualche secondo sentorino la porta d'ingresso sbattere

Commenti di Honey:
eccomi qui. spero che questo capitolo vi piaccia di più del precedente, che devo ammettere io per prima era parecchio corto. comunque questo pezzo non vedevo l'ora di scriverlo, già dall'inizio immaginavo la riuscita dello scoppio dello specchio, e ora, finalmente, eccoci!!!! comunque, anche 'sta volta Marmelade è riuscita a battermi sul tempo, ma io ho un buon alibi: la scuola (come al solito), e poi Roma!!!!!!!!infatti è li che ho finito il capitolo, nel mentre che Marmelade mi pregava di uscire a fare due passi e Camp Rock alla tv. comunque, vi ringrazio dei complimenti per la storia. ci vediamo al prossimo capitolo
Honey



Commenti autrici:
ok, dop ben 2 mesi, eccoci tornate. Pensavate fossimo morte eh?! invece eccoci qui eheheh! Come al solito è colpa di Honey che  era in FORTE ritardo n.d.M. Allora, che dire, che bello il pezzo dello specchio! Ora, c'è una questione, è stato un caso l'incidente dello specchio e del trofeo? (che domanda!) Ma tranquilli ne vedremo ancora delle belle, cosa farà il nostro impavido Pierre (parliamo come nelle anticipazioni dei cartoni animati n.d.M) vabbe, speriamo vi sia piaciuto, un baciotto a todos.
Marmelade&Honey

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Capitolo 17
*** comunicazione (niente di preoccupante) ***


volevo solo dirvi che io e Honey abbiamo creato una pagina su facebook,così è più facile gestire le sorie, anche tra me e lei,e soprattutto, tenervi al corrente degli aggiornamenti, le comunicazioni, le novità, anche sui manga e bla bla bla! la pagina si chiama "Marmelade_Honey" (che fantasia) e ha l'immagine di una lettera e della boccetta dell'inchiostro, vabbé noi vi aspettiamo! ps il nuovo nome è perché abbiamo deciso di farne una serie di quattro parti e questa è la prima

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Capitolo 18
*** Febbre Di Una Notte Di Mezza Estate ***


E quando quella mano fredda,
come la pietra dove s’era posata,
si ferma sulla mia guancia,
io so che la amo.
[…] come non ho mai amato nessuno.
La amo come un mendicante, come un lupo, come un ramo d’ortica.
La amo come un taglio nel vetro.
Margaret Mazzantini- Non ti muovere
 
Si rigirò per l’ennesima volta in quelle candide lenzuola. Sentì il pigiama pungerle il taglio all’altezza della spalla. Disegnò una smorfia indolenzita su quelle labbra rosse. Si poggiò sui gomiti ragionando sul da farsi «Chocola, sono ore che ci rigiriamo nel letto. Potresti per favore farmi la cortesia di dirmi cosa c’è che non va?» snocciolò il suo ragazzo aprendo per la millesima volta gli occhi, sentendosi in dovere verso quella minuta figura che giaceva accanto a lui. Riscontrò i suoi occhi, rendendosi conto che i raggi della luna, che fuori troneggiava sul resto, aveva un’importanza anche in quella stanza. Sorrise. Non era poi così buio.
«mi fanno male i tagli!» si difese lei a sua volta, stizzita dalla noncuranza del fanciullo.
«non dormire» ironizzò lui con la solita punta laconica nella sfumatura della voce.
«antipatico!» lo colpì scatenando le sue risa. L’attirò successivamente a se, facendo combaciare il suo petto con quel viso da lui amato «che fai?» balbetto dandosi dell’incapace e maledicendo la sua pelle di assumere quel colore purpureo sulle gote ogni qualvolta lui facesse o dicesse qualcosa di assolutamente inaspettato.
«proviamo così, vediamo se sei più comoda» la fece praticamente stendere su di se, lasciando che le braccia barcollassero all’estremità del suo corpo, in modo da non dare fastidio alle lacerazioni agli estremi dei suoi arti. Le carezzò i capelli lasciandole in custodia un bacio sulla tempia.
«va bene…» si limitò a dire sentendo il cuore pulsare nella gola, nelle orecchie. Deglutì a fatica pregando il suo inconscio di darsi un contegno.
«Chocola» la richiamò in procinto di porle una domanda, assicurandosi prima che fosse sveglia, ritenendo una situazione in cui parla da solo, fin troppo imbarazzante.
«mmh?» le passò una mano sulla guancia, lasciandola posata su quella pelle di porcellana.
«hai mai pensato a cosa fare se non ci fosse il trono?» lei sbarrò gli occhi, colpita dalla domanda improvvisa e sicuramente troppo diretta per avere una risposta degna. Socchiuse nuovamente le palpebre.
«tu cosa faresti?» sorrise della sua non-risposta.
«il pasticcere» avvertì la risata di lei alleggerire la situazione.
«ti ci vedo» sorrise divertito anche lui «dai, sul serio».
«ti ho fatto prima io la domanda» le fece presente notando la difficoltà di lei nel rispondere «sinceramente» aggiunse appurandosi dopo qualche istante.
«non lo so. Non so fare niente di speciale» la fece sollevare in modo da poterle puntare le iridi addosso.
«io credo che chiunque sarebbe fortunato ad averti accanto» lei arrossì violentemente cadendo vittima di una crisi respiratoria per la spontaneità della frase, non le aveva mai detto nulla del genere, a meno che non stessero prima di litigare o fare pace. Si avventò sulle sue labbra, grata di poter percepire la veridicità di quei suoni armoniosi e in perfetto accordo l’uno con l’altro.
«a me basterebbe restarti accanto» ammise infine impregnando la sua bocca della fragranza di lui.
«non dici sul serio»
«sì invece» si scambiarono un ulteriore bacio, esausti della ligia decisione di non sfiorarsi in presenza degli altri, a cui dovevano tener fede.
«perché?» domandò lui, trovando la forza di volontà per staccarsi da lei.
«perché…» gli rivolse uno sguardo febbrile scoprendo il mondo in quelle meraviglie cristalline «perché ti amo» ammise in un sussurro, imponendosi di aspettare che fosse lui a parlare. Lo trovò talmente stupito e fermo da sentire il cuore prendere una piega sbagliata. Quel moto accelerato le stava per trapanare le orecchie. Desiderò con tutte le sue forze correr via. Scappare da lui e dalla realtà, rifugiandosi in quegli attimi in cui la stringeva tanto forte, da non farle più dubitare dei suoi sentimenti.
«sei la cosa più importante che ho, il sentimento più forte che io abbia mai provato» si decise a sibilare cauto, senza esporre il suo viso a una scena troppo romantica di un film. E, nonostante le parole la dovessero confortare, non riuscì a trovare riparo sotto una tettoia piena di falle. Si stava scatenando una tempesta. E per quanto quando si tocca il fondo si è sicuri di cosa si sta perdendo, per quanto solo quando si arriva a smarrire tutto si hanno finalmente delle certezze, in quel momento, l’unica cosa di cui erano sicuri, era la concretezza della loro presenza in quegli attimi di cui ancora non avevano assaporato la fine. Cercò un frammento di calore che era consapevole non avrebbe trovato, scavò con la guancia sul suo petto alla ricerca di qualcosa che non riusciva a prendere, si ritrovò annegata nelle lacrime che facevano solo da ornamento ai flebili singhiozzi che la consapevolezza dei sentimenti le avevano dato proprio quella notte. Una voragine, uno squarcio tanto profondo quanto intangibile le stava spaccando il cuore. Sentì le mani di lui tentare in vano di consolare quella pioggia posata su una bambola impassibile ai gesti, ma tanto fragile da rompersi nel parlare di emozioni. Si rifugiò nel silenzio, attendendo che la quiete placasse quegli spilli che lentamente si infrangevano sulla sua pelle. Artigliò la camicia del ragazzo alla ricerca della tenacia per non urlare. Sapeva di non poter trovare un riparo sicuro in lui, che, non quella notte almeno, non avrebbe alleviato le sue sofferenze.
 
Il trambusto provocato dal tempo le fece arricciare il naso, spaurita. Aprì un occhio, poi l’altro. Esaminò la situazione, cercando di mettere a fuoco le immagini che imperiose si spingevano contro la sua visuale. Percosse il braccio di Pierre prima di vedere le palpebre schiudersi debolmente da quella culla di sogni prodotta dal solo inconscio «guarda…» sussurrò lei imbronciata, fissando con rammarico la grande vetrata.
«cosa?»
«piove» concretizzò a voce quell’orribile realtà «non è giusto» notò i movimenti di lui diventare quasi meccanici nello stiracchiare lentamente le braccia. Lo affiancò timorosa di essere respinta dopo gli avvenimenti di quella stessa notte. Sentì il suo braccio circondarle calorosamente le spalle spingendola verso di se «non parliamone più, ok?» propose lei, certa che avrebbe capito a cosa si riferiva.
«va bene» si strinsero l’un, l’altro donandosi quel silenzioso amore che nessuno dei due riusciva ad ammettere «solo… non dubitare di me» sibilò lui aggrappandosi alla vana speranza che dimenticasse i suoi silenzi negli attimi in cui lei lo supplicava di parlare, di dimostrare ciò che si mascherava infondo al suo cuore, ciò che ignorava, ciò che fingeva non esistesse «Chocola, sei la cosa più preziosa che ho, a cui non rinuncerò mai…» si ritrovò a ricredersi rammendando il futile ricatto di cui era vittima. La ragazza spalancò gli occhi nel sentire il rumore soffice e tumultuoso nella sua gabbia toracica. Quelle semplici parole cambiarono ancora una volta la visione del loro rapporto, portandolo nella visuale di un’altra prospettiva.
«io lo sento il tuo cuore battere per me… e tu? Tu lo senti?» Pierre, alle sue dolci parole, intonate di una melodia in perfetto accordo con il contesto, si ritrovò ad annuire ammutolendosi del tutto, seppur pentito dell’orrenda menzogna a cui stava assistendo.
 
Per essere insostituibili bisogna essere diversi.
Coco Chanel
 
Hai mai avuto il coraggio delle tue azioni? E’ una domanda che molte persone forse nella vita dovrebbero porsi.
Hai mai sfidato il 30, per poi fare 31? Hai mai guardato in faccia la realtà per poi avere il fegato necessario per accertarla? Non credo… Io credo solo che sei un bambino. Un bambino che ha affrontato l’esagerazione, quando era troppo piccolo per riuscire a reggere, ma abbastanza grande da poter capire. Credo che tutto quello che pensi sia dettato da una specie di vocina che non sei capace di azzittire, da un istinto che per troppo tempo ti sei trascinato dietro. Finché non hai capito di stare sbagliando. E in quel caso allora è troppo tardi, e ti ritrovi come un incapace, ti ritrovi a non saper fare niente, a piangere di fronte a me come se mi dovessi una giustificazione per l’accaduto. Ma tu non mi devi niente. E guadarti adesso come una persona fallita, un po’ mi fa pena. Perché menti? Perché non riconosci gli impulsi? Perché non mi dici “ti amo”? Perché non riesci a starmi accanto ora, nel momento in cui ne ho più bisogno? Perché devo restare a guardare, mentre le nostre vite colano a picco nelle mani di qualcun altro?
 
La ragazza si morse un labbro concentrandosi sulla ciocca di capelli che sembrava impossibile da domare, passò la lingua sull’angolo della bocca, come di solito fanno i bambini impegnati in un gioco di logica. Lanciò la spazzola per terra, esasperata dalla situazione. Sentì il telefono squillare, per qualche istante rimase impietrita, poi si decise a rispondere. La voce della donna dall’altra parte della cornetta riuscì in qualche modo a stabilizzare il suo respiro «Chocola… Chocola, mi senti?» la ragazza rilassò i muscoli delle spalle chiudendo per un attimo gli occhi.
«sì. Sì, ti sento…» balbettò voltandosi verso la porta, in cerca di una conferma che Pierre non fosse lì.
«va tutto bene? Ti trema la voce» le fece notare, incolore come sempre.
«Pierre si insospettisce per queste chiamate» si sedette sullo sgabello appostato di fronte alla toletta. Passò le minute dita tra la folta chioma rossa riflettendo sui molteplici sbagli che stava commettendo nei confronti della persona che amava. Si inumidì le labbra sospirando lievemente, incerta su cosa dire, cosa fare «dovete incontrarvi».
«Chocola…» cominciò intonando una cadenza più severa e quasi monotona nel suo rimprovero.
«dovete incontrarvi» ribadì il concetto duramente in modo da imprimerlo «non voglio perderlo, ed ho paura che se non lo venisse a scoprire dalle dirette interessate, non mi perdoni» snocciolò la frase con deliberata lentezza, in modo che il concetto oltrepassasse quel muro creato dalla donna, in difesa del figlio e di tutto ciò che poteva contrastare la sua vita ovattata.
«ne riparliamo quando torni, mh? Adesso scappo» non aspettò una risposta per attaccare. La ragazza emise un gemito straziato per la testardaggine adottata da entrambi. Sentì la porta del bagno aprirsi, la figura minuta di Vanilla si stagliava nella sua visuale, offuscandole quasi la vista per quella splendente grazia.
Si alzò grugnendo nel notare per l’ennesima volta le gocce di pioggia posate sulla vetrata «ti cerca Pierre» la informò con il consueto sorriso, costruito sulla maschera posata sul volto, che tendeva a togliersi solo in sua presenza, quando erano sole, quando riuscivano a ritrovare quella tipica intimità che hanno le migliori amiche. Si affrettò verso il salone per correre tra le braccia del suo biondo, che la strinse a se con quanto più impeto gli era concesso in quella determinata situazione.
«dov’eri finita?» le chiese con finta preoccupazione, passando le labbra sui lunghi capelli.
«in camera» lo guardò in tono ovvio sghignazzando per lo sguardo ironico che le aveva gentilmente donato.
«dove sono le socie?» il fatto che ancora non si fossero presentate con prepotenza nel suo piccolo bozzolo di felicità.
«sono andate a prepararsi, vorrebbero uscire nonostante il tempo» nella sua testa, per un istante, si fece largo l’immagine di Yurika e le altre cadute vittima del “mostro della pioggia”. Sorrise tra se e se nel notare che effettivamente si augurava accadesse «vai anche tu» la incitò ridestandola dalle sue fantasie.
«e se invece ce ne restassimo qui?» il ragazzo si apprestò a posarle un bacio sulla punta delle labbra alla fuori-uscita di un tenero broncio sul cipiglio della sua bocca, bacio giustamente guadagnatosi dalla dolce supplica che aveva tanto il ricordo di una vecchia ninna.
«io e te?» lei annuì esaltata all’idea di starsene con il suo fidanzato, cosa non certamente occasionale, ma comunque esaustiva per i suoi sensi. Notò qualche secondo dopo l’entrata trionfale delle ragazze nella sala, pronta solo per quelle 4 vittime del sistema bigotto della società in cui vivevano. Notò le labbra gonfie di lucidalabbra e gli occhi cerchiati di ombretto troppo appesantito e prepotente per quei già incantevoli volti. Tornò con gli occhi su Pierre.
«io vado a mettermi una felpa, tu informa le sorelle cattive del diavolo» si allontanò giusto in tempo per veder sorgere sul suo viso un sorriso divertito. Percorse le scale in tutta fretta, prima di arrestare improvvisamente il passo nel notare la candida persona di Yurika percorrere in tutta la sua maestosità, lo stesso corridoio che per una serie combinata di fattori sfortunati, stava percorrendo anche lei. Si accinse ad alzare il mento, in modo da sembrare il più possibile superiore a quell’angelo incorniciato da boccoli castani. Aggrottò le sopracciglia sentendosi sconfitta da quella camminata leggera a quel movimento lento e impercettibile, compiuto dalle braccia. Notò che stava per raggiungere la camera, ancora qualche passo e sarebbe stata al sicuro da lei.
Si ritrovò a ricredersi.
Si voltò molto lentamente nel sentirla parlare «non pensare di poterti comportare come se nulla fosse con Pierre» schiuse appena la bocca per l’affermazione. Notò le iridi scure puntate sul suo corpo, pronte per attaccarlo, divorarlo, distruggerlo nella sua piccolezza e apparente gracilità. Si rese conto di boccheggiare, quando la ragazza inarcò un sopracciglio. La sua arroganza e superiorità scuoterono in lei un impeto di rabbia.
«e perché mai ti dovrei dare ascolto?» snocciolò la questione sperando di riuscire a misurare il tono della voce. La risata ostentata che ne seguì, la fece nuovamente sussultare per la stranezza della situazione. Non si stava certamente comportando come al luna park, quando di fronte agli occhi dei ragazzi era sembrata la donna inviata a salvarli «perché ridi?» chiese al limite della sopportazione.
«tu credi di avere un qualche ruolo speciale nella sua vita?» ne seguì un ulteriore riso «non conti niente, proprio come tutte noi!» si portò una mano alle labbra pur di fermare quella ilarità «Chocola, dovresti conoscerlo Pierre…» con una sola falcata riuscì a raggiungerla, giusto in tempo per puntare gli occhi nei suoi «sei il nuovo giocattolino, non conti niente! Credi di avere qualche privilegio? Tra poco passerà, perché per lui, mi dispiace dirtelo, ma siamo tutte uguali» la rossa si sentì provata nell’orgoglio, un groppo si accanì all’altezza della gola, limitando il suo respiro.
«lui mi ama!» riuscì appena ad esclamare, percependo qualche lacrima rigarle il volto.
«sei tenera…»
«tu non sai niente!» tutto il residuo di pazienza che aveva, si esaurì, spingendo la sua mano fino alla sua guancia, schioccandole un sonoro schiaffo che echeggiò per tutto il corridoio, seguito dal suo sguardo stupito, che scaturì i sensi di colpa –immotivati- della giovane «mi dispiace» sibilò a mezza voce non certa della veridicità delle parole appena pronunciate.
«come ti sei permessa?!» le urlò contro con tutto il tono stridulo di cui era disposta.
Scorsero in lontananza Vanilla e Pierre affrettarsi a venirgli incontro. Il biondo avvolse il viso della sua fidanzata con le sinuose braccia bianche, stringendola a se come il più raro e prezioso dei gioielli.
«che è successo?»
«mi ha dato uno schiaffo!» gridò agitando le affusolate dita davanti al viso per ampliare il concetto.
«mi hai dato del giocattolino, tu sei…» tentò di giustificarsi, liberandosi dalla ferrea presa.
«Chocola, adesso basta, smettila!» lei, nel sentire che la persona di cui si fidava le stava dando contro, si voltò spaurita alla ricerca degli occhi sinceri e premurosi del ragazzo che credeva l’amasse. Boccheggio ritrovandosi di fronte due lastre di vetro azzurre, contenenti tutti i suoi sentimenti. Lo allontanò con una veloce spinta, andando a passo diretto verso la sua stanza, tradita dalle sue stesse aspettative ed illusioni, trovandosi in perfetto accordo con il discorso pronunciato dalla ragazza più sbagliata al mondo, che quella sera stessa, l’aveva condannata.
«Chocola, aspettami» avvertì distante la voce di Vanilla, riuscendo a percepire solamente i passi affrettati del fanciullo in cerca del suo perdono. Gli chiuse la porta in faccia, barricandosi nel suo rifugio, alla larga dalle sue parole.  

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