Eternally Missed. di BerryMarie (/viewuser.php?uid=187203)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine del nulla. ***
Capitolo 2: *** La casa nuova. ***
Capitolo 1 *** La fine del nulla. ***
La fine del nulla
Capitolo uno: la fine del nulla.
-Non
puoi
lasciarmi, non così. Non ora, ti prego.- singhiozzai. Non ero
tipo da piangere,
ma quello era troppo. Un’altra volta, avevo deluso me stessa
affidandomi troppo
ad una persona. Micheal, il mio ormai ex ragazzo guardava terra. Ma non
era
dispiaciuto. –piantala Leanne, tanto non funziona- mi rispose
duramente. Non sapevo se piangere o ridergli in faccia, perché
sapevo benissimo che non era così. E io lo conoscevo piuttosto
bene, ed era per quello che lui non mi guardava negli occhi, sapeva che
avrei smascherato qualsiasi bugia che lui avrebbe detto.Ma a quel
punto scappai via. La mattina del giorno prima i miei genitori avevano
deciso
di divorziare e io sarei dovuta andare in affidamento a mio padre. Di
solito il
figlio o la figlia vanno con la madre, ma lei non mi ha voluta. Mio
padre, un
quarantenne con un bel carattere , ha provato a essere più
gentile con me. Sa
che non mi mancherà mia madre, dato che non la sopportavo. Ma sa
che mi
mancherà la mia sorellina. Mia mamma,
comunque, non meritava una persona come mio padre. La mia sorellina, diversa da
me sia fisicamente che caratterialmente. Lei è una piccolina di quattro anni,
con capelli castano scuro e occhi color nocciola. Io ho gli occhi grigi e i
capelli biondo chiarissimo. Era difficile immaginare le mie giornate senza di
lei, e non vederla per così tanto tempo mi metteva un angoscia incredibile. Ma
il fatto di arrivare un punto così critico significava una cosa sola :ero una
delusione. Nessuno me l’aveva mai fatto notare chiaramente, ma si vedeva negli
sguardi di tutti quelli che erano stati abbastanza tempo nei miei pressi. Non
avevo più amici, dal momento in cui Sasha aveva liquidato la nostra amicizia, e
questo l’avevo capito dal suo sguardo quando le avevo detto del trasferimento.
E quello di Michael era ancora peggio. Mi sentivo vuota, senza uno scopo ben preciso.
Non sapevo suonare strumenti, non ero particolarmente brava in nessuna materia,
ma mi piaceva leggere. Ma leggendo e basta non sarei mai andata da nessuna
parte, e questo pensiero mi faceva piangere ogni volta. Andai a casa, preparai
le valigie e le misi in macchina. Saremmo partiti quella sera, ed io ero pronta
a provare a iniziare daccapo, ma non avevo capito che stava soltanto iniziando
un disastro colossale.
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Capitolo 2 *** La casa nuova. ***
La casa nuova. Chapter two.
La casa nuova.
Ci
impiegammo circa due ore di viaggio, ma a me piaceva viaggiare in macchina e
guardare tutti i paesaggi fuori dal finestrino, quindi non mi stancai nemmeno.
Parlai appena con mio papà, sapevamo entrambi che non c’era poi tanto da dirsi.
Quando arrivammo rimasi spiazzata. La villetta in cui io e mio padre avremmo
dovuto vivere era la tipica villetta che avevo sempre desiderato. Aveva due
piani e quando entrai dentro scoprii che era perfino più grande di quello che
pensavo. Riposi i miei bagagli, un paio di borse, in camera mia. Era tra le più
grandi di tutta la casa. I muri avevano carta da parati con disegni orientali,
e li adoravo. Era strano. Pensavo che la mia nuova casa non mi sarebbe piaciuta
per niente, ma invece la adoravo. Avevo un bagno tutto mio e anche uno studio.
Mio papà era visibilmente allegro, contagiato dal mio entusiasmo. Probabilmente
si sentiva sollevato che almeno la casa mi piaceva. Il pomeriggio feci un giro del paese. Si
chiamava Coldland, e il nome diceva tutto. C’era davvero un gran freddo.
C’erano un sacco di negozi carini, e c’era perfino, cosa che nella vecchia
città non si poteva sperare di avere, una libreria. Quando uscii da essa con
due libri freschi freschi mi sentii nella pace più assoluta. Finché non mi scontrai con un ragazzo.
Cademmo per terra entrambi, ma grazie al cielo schivammo le pozzanghere.
–scusami!- mormorai. –non guardavo dove stavo andando!- lui sorrise. –fa
niente- poi entrò in libreria. Non so perché lo feci, ma sorrisi tra me e me.
Il giorno dopo sarebbe iniziata la scuola, ma non ero molto preoccupata. Girai
molto per la città, e finii ai bordi di una foresta. Non avevo paura, però mi
metteva inquietudine. Contro ogni istinto sensato, mi ci addentrai. C’erano un
sacco di alberi, molti di più di quelli che avevo visto in tutta Castlecross,
dove vivevo prima. E c’era una quantità esagerata di cespugli e rumorini dentro
essi. Girovagai un po’, prima di rendermi effettivamente conto che mi ero
persa. Mi maledissi per la mia curiosità e cercai intorno per segni familiari. Niente,
ogni albero assomigliava terribilmente a quello accanto. Sentii un’ondata di
panico invadermi, che diavolo avrei fatto? Controllai il telefono e
naturalmente non prendeva. Iniziai a correre a vuoto, fino a quando inciampai,
e dopo aver sentito chiaramente l’osso della gamba rompersi, scoppiai in
lacrime e mi accasciai ad un albero. Passai le successive quattro ore a
maledirmi senza sosta. Poi, finalmente, mi addormentai.
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