Follow me to hell

di Rocket Gin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to the Jungle. ***
Capitolo 2: *** You could be mine ***
Capitolo 3: *** Bad Obsession ***
Capitolo 4: *** One in a Million ***



Capitolo 1
*** Welcome to the Jungle. ***


1. Welcome to the Jungle

 

Seduta comodamente sul seggiolino della mia batteria, ero presa dal colpire ripetutamente il rullante con le mie bacchette.

Solitamente suonavo la batteria con tale potenza solo quando ero nervosa.

Oggi avevo parecchio di che essere innervosita... Un ennesimo cambiamento stava per avvenire nella mia breve vita da diciassettenne.

Da diversi anni a questa parte, la mia vita era composta da un susseguirsi di orribili eventi, i quali mi hanno portato ad essere una persona chiusa ed impulsiva.

Il divorzio dei miei genitori è stato per me la parte più difficile del mio breve percorso, il distacco da mia madre e da mio fratello mi ha come lasciato un marchio indelebile sul cuore.

Vivevo in una grande casa nella prima periferia di Los Angeles, insieme a mio padre Andrew.

Era un grand'uomo, mi ha sempre aiutata e supportata in tutto, nonostante la mia testa calda

Da qualche tempo a questa parte, mio padre aveva cominciato a frequentarsi con una donna di nome Sharon.

Quando parlava di lei notavo in lui un atteggiamento così vivace, i suoi occhi cambiavano improvvisamente espressione.

Quel giorno era particolarmente felice, poiché sarebbe venuta ad abitare da noi insieme al figlio.

Mentre io.. Beh, io ero sempre me stessa, felice quanto bastava.

Conoscendomi ormai come le sue tasche, mio padre entrò in camera, varcando la soglia a passo svelto e avvicinandosi a me con una tazza di cioccolata calda.

"Ginger, so quanto tu possa essere agitata, ma vedrai amore che Sharon ti piacerà! E beh, sono sicuro che tu e William andrete d'accordo! Lui ha una band sai? Forse li conosci anche si chiam.."

Presi tra le mani la tazza di cioccolata e cominciai a berne piccoli sorsi, interrompendolo poi sul più bello.

"Pà, ti voglio bene e lo sai, ma non mi interessa andarci d'accordo! Sarà sicuramente un montato che criticherà ogni mio singolo passo, come tutti han fatto nella mia vita."

Finii quella frase con un lieve sussurro, posando la tazza ormai vuota, ai miei piedi. Rialzai lo sguardo verso mio padre, notando una leggera delusione nei suoi occhi.

Appoggiai le bacchette su uno dei tamburi e mi alzai, abbracciandolo forte.

"Scusa, prometto che ci proverò..."

Sorrisi tiratamente, nel tentativo di tirarlo su di morale. Si meritava di stare bene, almeno lui.

I minuti passarono inesorabili e io, per scaricare la tensione che stavo accumulando, ripresi in mano le mie bacchette, riprendendo a suonare la mia amata batteria.

Continui pensieri affollavano la mia mente.

William... Di William sapevo solo che aveva un paio d'anni in più di me, suonava in una band e sicuramente era una testa di cazzo che mi avrebbe portato solo guai.

Frenai improvvisamente i miei pensieri quando mio padre aprì la porta di camera mia per annunciarmi l'arrivo di Sharon e Will.

Posai le bacchette sulla scrivania, vicino alla mia chitarra classica e mi diressi in soggiorno.

Nel guardare mio padre così felice, mi si strinse quasi il cuore. Vederlo così è stata una delle scene più belle del mondo.

Lui e Sharon facevano veramente una coppia magnifica.
Ero veramente felice per lui, talmente tanto che non mi accorsi della presenza di William sull'entrata di casa, che mi squadrava da capo a piedi, con una faccia curiosa.

Mi scappò un timido sorriso di cortesia, vendendolo avvicinarsi a me e presentarsi.

Ricevetti poco dopo l'ordine da parte di mio padre di condurlo in camera sua, così gli feci cenno di seguirmi.

Mi sorrise.

Non sembrava poi così tanto antipatico!

"Will, piacere!"

Mi porse la mano, facendomi un veloce occhiolino.

"Gin"

Risposi velocemente, aprendo poi la porta di camera sua.

"Prego, entra pure.. "

Feci per allontanarmi un po' quando lo sentii bofonchiare.

"Cazzo, ma questa è una reggia!"

Abbandonò per terra i suoi bagagli e si piazzò al centro della stanza per ammirarla meglio.

Sorrisi. Sarebbe stato curioso averlo in casa.

"Se hai bisogno di qualcosa sono nella camera affianco alla tua."

Esitai appena nel parlare.

Mi ringraziò e poco dopo mi congedai in camera mia.

Non volevo fare la figura da associale, ma essendo nella mia natura non sapevo fare altrimenti.

Andai in camera, presi la chitarra regalatami da mio fratello e cominciai a suonare diversi accordi tutti in fila, senza accorgermi che William era sulla porta che guardava incuriosito tutta camera mia.

Mi girai e subito iniziò a parlare.

" Merda, ma quanti strumenti hai in camera!"

"Quelli che mi servono... Entra pure dai!"

Entrò piano, come se stesse camminando su un pavimento di cristallo.

"Ehi, ma quella che hai in mano sembra la chitarra del mio chitarrista, Saul!"

Rise.

"Gibson, giusto?"

Annuii distrattamente, ripensando a quel nome.

"Saul...'"dissi tra me e me. Il nome non mi era nuovo.

Mi guardò stranito, poi aggiunse

"Ti interessa venirci a sentire? Non siamo male, suoniamo in un locale qui vicino sabato."

Posai la mia chitarra a posto, voltandomi verso di lui, sorridendogli appena.

"Potrei pensarci! Infondo uscire mi farebbe bene, ogni tanto."

"Beh...Se ti va dimmelo che sali direttamente con noi!"

Mi sorrise con un accenno di malizia, alla quale io risposi scostando lo sguardo, leggermente imbarazzata.

Mi sentivo stranamente in imbarazzo in quel momento, non avevo mai avuto una conversazione così 'lunga' con un uomo che non fosse mio padre o mio fratello...

Senza pensarci troppo mi girai verso di lui, per riprendere una conversazione decente, ma non feci in tempo ad aprire bocca che quella chioma rossa mi attirò velocemente a lui.

"Will, ma che diam.."

Non mi diede la possibilità di finire la frase che mi ritrovai completamente stesa sul letto con lui a cavalcioni sopra di me.

Cercai di divincolarmi da quella presa, ma essendo piuttosto minuta, non riuscii a fare granché.

Iniziò a cercare il contatto colle mie labbra, le quali morse varie volte, passando a baciarle con passione poco dopo.

Ero decisamente contrariata da tutto questo, così mi divincolai e gli diedi un schiaffo in pieno volto.

Lo spinsi via da me, scattai in piedi e iniziai a tirare fuori la voce

"Ma che cazzo pensi di fare? Pensi che sia una tua amichetta di giochi? Una di quelle che ti sbatti dopo un concerto? No caro, hai capito male.."

Mi sistemai una ciocca di capelli, prendendo respiro.

Si alzo in piedi e mi guardò soddisfatto dalla testa ai piedi.

Mi si avvicinò nuovamente, prendendomi per i fianchi.

"Ehi, guarda che ho visto come mi guardavi prima, mi stavi mangiando cogli occhi.."

Fece scivolare la sua lingua lungo il mio collo.

Un brivido mi percorse la schiena.

Che diamine stavo pensando??

Lo allontanai con una lieve spinta.

Mi squadrò nuovamente, sorridendo divertito.

"Ah, comunque, se continui a vestirti così, non solo io ti scambierò per una facile!"

Mi fece l'occhiolino e scomparì dalla stanza.

Mi guardai e scossi la testa, quasi esasperata.

Cos'aveva di male il mio abbigliamento?

Risi amaramente, afferrando la mia borsa, decisa ad andarmene da quella casa.

'Troglodita'.. pensavo tra me e me, sbattendo alle mie spalle il portone di casa.

Mi fermai alla prima cabina telefonica e chiamai Kat, l'unica persona con cui avevo mantenuto un rapporto normale.

Avevo bisogno di qualcuno con cui sfogarmi e, quando arrivai da lei, le raccontai per filo e per segno i dettagli di quell'incontro..

"Che viscido! Ma come si permette?"

Feci spallucce, sospirando pesantemente.

E ora che fare? Sarebbe stata una difficile convivenza...

"Non vorrei proprio essere nella tua situazione"

Continuò Kat, accendendosi uno spinello. Glielo fregai dalle mani, facendo una piccola smorfia alle sue parole.

"Sei proprio di conforto sai?"

Diedi un tiro, distendendomi appena. Scoppiò a ridere, afferrando il telefono di casa e passandomelo.

"Avanti, chiama tuo padre, oggi dormi da me!"

Le sorrisi entusiasta, saltandole addosso e abbracciandola.

"Dio, Kat io ti amo!"

Le riempii il volto di baci, stringendola forte a me.

Senza esitare composi il numero di casa e avvisai papà che quella sera dormivo fuori.

"E' fatta.."

Sussurrai a Kat dopo aver messo giù il telefono. Non era veramente il caso di tornare a casa, non per me.


 

...La cosa divertente di tutto ciò? E' che ero appena entrata nella giungla, senza essermene accorta.


 

In the jungle, 
welcome to the jungle, 
watch it bring you to your knees, knees. 
I wanna watch you bleed. 

 


 


 



 

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Capitolo 2
*** You could be mine ***


 

2. You could be mine

Passare la notte fuori mi ha decisamente disteso i nervi.

La compagnia di Kat, mista a qualche birretta, la nostra erba e un buon film... Non potevo chiedere di meglio!

Ma purtroppo, era giunto il momento di tornare a casa.

Per strada, camminando assorta nei miei pensieri, passai davanti al negozio di musica di Jon, un amico di famiglia.

Amavo andare da lui. Lo conoscevo da sempre, ed è li che ho acquistato tutti i miei strumenti musicali, ma dall'ultimo acquisto erano passati diversi mesi!

Spesso, io e mio fratello passavamo interi pomeriggi da Jon mentre lui ci faceva provare ogni tipo di strumento musicale.

Mio fratello era un gran chitarrista, tutto ciò che avevo appreso su quello strumento era solo grazie a lui.

Presa da un attimo di sconforto varcai la soglia del negozio.

Subito mi ritornarono alla mente ricordi d'infanzia.

Il profumo degli strumenti nuovi, quell'atmosfera così familiare... Amavo quel posto.

Mi guardai intorno, alla ricerca del caro Jon.

Non c'era anima viva. Eppure era aperto!

C'è nessuno?... Jon?”

Nessuno rispondeva.

Feci qualche passo avanti e vidi un ragazzo girato di schiena che metteva a posto degli scatoloni impolverati.

Ehm, scusami, potresti dirmi dove posso trovare..”

Jon?”

Mi interruppe prontamente, girandosi verso di me.

''È in magazzino, hai bisogno?''

Il ragazzo si spostò i riccioli da davanti alla faccia.

Feci ricadere il mio sguardo sul cartellino che portava su quella camicia quadrettata aderente.

Saul.

Accidenti, il chitarrista del rosso!

Ehi stai bene?”

Stavo ancora guardando la sua targhetta con aria pensierosa. Che idiota!

Alzai lo sguardo sentendomi terribilmente impacciata.

Sì, tutto okay, scusa stavo pensando!”

Sorrise.

Rimasi a guardarlo sempre in una maniera un po' imbarazzata, quando sentii ad un tratto una voce familiare

Era lo zio Jon, riconoscerei la sua voce squillate tra mille!

Ginger, piccola mia! Sei tu vero?”

Senza esitare corsi addosso a Jon, abbracciandolo forte.

Che piacere vederti piccola, come stai? È parecchio che non passi di qua!”

Annuii alle sue domande, cominciando a parlargli di tutto ciò che stava succedendo in casa.

Dunque ora hai ospiti? E come si chiama la compagna di papà?”

Sharon... Sembra a posto, è il figlio che non mi convince!”

Continuammo a parlare per una lunga serie di minuti, quando improvvisamente ebbe come un illuminazione.

Io ho una cosa per te in magazzino da quasi un mese sai?”

Lo guardai sparire verso il magazzino, rimanendo leggermente perplessa alle sue parole.

E così... Tu saresti la sorellastra del mio amico Will?”

Mi girai di scatto e lo guardai negli occhi, imbarazzata.

Accidenti mi ero dimenticata di lui!

Sì, il rosso...”

Il viso di lui si illuminò come se avesse appena avuto un'apparizione.

Ma è fantastico! Quindi ora ha anche una sorellastra, per di più musicista!''

Entusiasta della situazione cominciò a parlare a vanvera su di lui, sul suo gruppo e sulle sue chitarre.

Feci quasi finta di ascoltare, quando finalmente vidi tornare Jon con una custodia nera in tela rigida.

Ecco a te, mi aveva raccomandato tuo fratello di fartela avere, ma non sei più passata di qui e non potevo spedirtela, il grande capo mi ha ordinato di fartela avere di persona!”

Sorrisi quasi emozionata, aprendo velocemente quella custodia.

Si trattava di una chitarra acustica completamente nera, con degli inserti in madreperla.

Era veramente bellissima.

La guardai con occhi commossi, abbracciando calorosamente il vecchio Jon e ricoprendolo di ringraziamenti.

Dopo i dovuti saluti, uscii dal negozio, intenta a voler suonare la nuova arrivata in casa.

Ormai mi ero completamente dimenticata del rosso, di Saul, di mio padre che probabilmente mi stava aspettando ansioso a casa...

In quel momento c'era solo la mia nuova chitarra a occupare i miei pensieri.

'La spiaggia.'

Mi scappò quella parola quasi d'istinto.

Amavo andare in spiaggia a suonare, mi rilassava e soprattutto faceva venir fuori la mia vena creativa.

Presi il primo autobus per Santa Monica e, arrivataci, mi diressi frettolosamente verso la prima porzione di spiaggia libera.

Mi lasciai inebriare dal forte odore di salsedine, sparso nell'aria dalla leggera brezza che tirava in quei giorni.

Puntata una scogliera, mi ci avvicinai frettolosamente, poggiai le mie cose a terra ed estrassi la nuova chitarra dalla custodia, munendomi velocemente di plettro.

Rivolta col viso verso il mare, cominciai a suonare qualche arpeggio, per poi impegnarmi in brani sempre più difficili.

La brezza mi spettinava leggermente i lunghi capelli e mi accarezzava con dolcezza inaudita il viso.

Era davvero piacevole stare in quel posto.

Raccolsi qualche idea e cominciai lentamente a suonare qualcosa di mio, accordo dopo accordo, scala dopo scala e nota dopo nota.

Completai una lunga improvvisazione, pienamente soddisfatta di me stessa.

Brava, davvero”

Mi girai spaventata, non avendo la più pallida idea di chi fosse alle mie spalle, ad applaudire e a complimentarsi.

Scusa se ti ho spaventata, io sono Michael!”

Lo guardai, addolcendo appena il sorriso, intimandogli di sedersi accanto a me.

Io sono Gin, piacere.”

Mi strinse la mano, sorridendomi dolcemente.

Spero non ti dia fastidio se rimango qui... Ero di passaggio e ti ho sentita suonare, così mi hai incuriosito!”

Una leggera risata da parte di lui completò la frase, mentre io mi limitai a sorridere timidamente, posando la chitarra sopra la propria custodia.

Nono, tranquillo, non è niente. Stavo solo suonando qualcosa a caso, non mi hai disturbata”

Che ci fai qui tutta sola, se posso chiedere?”

Esitai nel rispondere.

Beh... Non avevo voglia di stare chiusa in casa”.

Tagliai breve, esaminando quel ragazzo seduto al mio fianco.

Aveva un fascino particolare.

Capelli biondi platinati con diverse ciocche nere nel fondo, un viso angelico, occhi verdi e pelle candida.

Era coperto da lunghi jeans neri, camperos e un pesante chiodo che faceva trasparire una maglia dei Sex Pistols.

Uno dei miei gruppi preferiti.

Ti capisco pienamente... Vieni spesso qui, a Santa Monica?”

Si accese velocemente una sigaretta, porgendomene una, alla quale non seppi rifiutare.

Andavo spesso nella spiaggia di Malibù da piccolina, ma ora mai vengo sempre qui a Santa Monica... Perché?”

Il biondo si strinse nelle spalle, sorridendo divertito.

Semplicemente perché non ti ho mai vista da queste parti... Vengo spesso qui, a pensare...”

Lo guardai sorridendo con un accenno di curiosità negli occhi.

E oggi a che pensi?”

Contornai la mia domanda con una piccola risata, che stranamente ricambiò.

Mah, qualche casino con la band... Niente di irrisolvibile, ma ho bisogno di pace e tranquillità”

Una band... Quanti musicisti qui a Los Angeles!

Cominciammo a parlare più a fondo di musica, degli strumenti e dei generi che ci interessavano... Avevamo un mucchio di cose in comune, pazzesco!

Penso di non aver mai avuto così tanta intesa con una persona prima d'ora!

Rimanemmo a parlare per ore e ore su quelle scogliere, come se fossimo vecchi amici.

Buttai casualmente l'occhio sull'orologio e, allarmata, mi alzai di scatto, raccattando tutte le mie cose.

Accidenti, è tardissimo! Mi dispiace ma devo correre a casa, sono a piedi e mio padre sarà preoccupatissimo...”

Se.. Se vuoi, e se ti fidi, ti do un passaggio io. Sono in moto, ho due caschi!”

Gli sorrisi quasi entusiasta e accettai senza farmi troppi problemi.

Velocemente ci avviammo alla sua moto, parcheggiata appena dopo la spiaggia.

Dopo aver indossato il casco che mi aveva gentilmente offerto, saltai in sella reggendo a tracolla la custodia della chitarra e partimmo alla volta di casa mia.

Che persona stranamente piacevole avevo conosciuto...

Dunque siamo arrivati, eh?”

Spense il motore, sfilandosi il casco per guardarmi negli occhi, sorridendo.

A quanto pare sì! Grazie mille Michael, davvero”

Tolsi anche io il casco e glielo porsi, sfoderando un sorriso smagliante.

Era davvero tanto che non sorridevo in questa maniera con una persona che non fosse Kat o mio padre.

Beh, a presto chitarrista...”

Mi fece un veloce occhiolino e si rimise il casco, ripartendo velocemente.

Con ancora un sorrisone stampato in faccia, mi avviai lungo la via, arrivando dopo pochi passi a casa.

Salite velocemente le scale e aperto il portone, corsi velocemente in camera mia, salutando brevemente Papà e Sharon.

Arrivata in camera mi gettai a letto e con sguardo sognante.

Volsi lo sguardo fuori dalla finestra, lasciando che il nome di quel ragazzo mi riecheggiasse in testa, minuto dopo minuto....


 


 

I said you could be mine,

yeah, YOU could be MINE...

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Capitolo 3
*** Bad Obsession ***


3. Bad Obsession

 

Erano le sette e mezza di sera e la mia chitarra risuonava melodiosa dentro quella stanza vuota.

Strano, non sono mai in ritardi quegli stronzi...”

Sussurrai a bassa voce con un cenno di ironia.

Scossi la testa, sperando che prima o poi potessero mettere la testa a posto e arrivare puntuali alle prove.

Erano già passati trenta minuti dall'orario prestabilito e l'unico presente in studio era Adler, addormentato sulla batteria.

Come cazzo faceva non lo so.

Ma ti dico di sì! Ci sta, deve starci per forza!”

Hudson non hai speranze... O per lo meno, non hai le mie stesse speranze!”

Non pensare di essere sempre il migliore in tutto Rose, potrei rubartela con niente!”

Certo, sii convinto mi raccomando.”

Mi voltai a guardare le due figure appena entrate in studio, lanciando loro due occhiatacce.

Buon giorno ritardatari del cazzo!”

Izz...”

Scusaci Stradlin, stavamo discutendo della sua sorellastra..”

Guardai Slash indicare Rose.

Corrugai la fronte, guardando Will con aria curiosa.

Sorellastra? Perché io non ne so niente, testina di merda?”

Stradlin come siamo aggressivi! Non pensavo ti sarebbe interessato, dopo tutto...”

Risi.

Infatti non mi interessa.”

E fai male Iz, dovresti vederla! E' all'incirca alta come Rose, due gambe che non finiscono più, un fisico che..”
Un rumore quasi spaventoso ci interruppe.

Era Adler che, intento a riprendersi da quel coma, aveva fatto cadere il charleston.

Coglione.”

Urlammo all'unisono.

Buongiorno anche a voi ragazzi..”

Si stiracchiò e rimise a posto il charleston, con impresso sul volto il suo solito sorriso.

Adoravo Steven e la sua spensieratezza, mi mettevano parecchia allegria, nonostante tutte le brutte avventure passate durante la sua triste infanzia.

Riposai lo sguardo su Slash, intendo a descrivere quella ragazza, gesticolando con le mani per enfatizzare il concetto.

Dai Slash che tu saresti capace di farti un bidone dell'immondizia!”

Jeffrey Dean Isbell io continuo a dire che tu non hai mai visto quella la... Com'è che si chiama già Rose?

Gin, Ginger, che cazzo ne so...”

Quel nome mi tuonò in mente come poche cose nella vita avevano mai fatto.

I suoi lunghi capelli, i suoi occhi verdi, la sua voce.

Sapevo perfettamente di chi parlavano, e ora avevo capito perché avevano queste intenzioni verso quella ragazza.

L'unica ragazza che una volta fu capace di farmi quasi perdere la testa.

L'avevo conosciuta l'estate scorsa a Lafayette.

Lei era in vacanza da una amica e ci conoscemmo in un negozio di dischi.

Entrambi ci accingevamo a comprare lo stesso CD, e il fatto che anche lei adorasse gli Hanoi Rocks mi colpì particolarmente.

Sapevo che abitava a Los Angeles, ma nonostante ormai mi fossi trasferito da tanto non persi mai tempo a cercarla, probabilmente per lei non simboleggiavo niente.

Fu un pomeriggio particolare quello che passammo insieme, che susseguirono giornate a dir poco stupende.

Lei, col suo viso da brava ragazza ad ascoltare tutte le mie storie da ragazzo disadattato.

Fu penso una delle prime volte che il qui presente Izzy Stradlin riuscì a parlare di se.

Fa rabbrividire anche solo il pensiero.

Ma quella ragazza aveva qualcosa di particolare.

Forse era la sua attitudine verso la musica che me la faceva apparire il triplo più fantastica di quanto già non fosse?

Abbiamo perso Stradlin...”

Eh? Che vuoi?”

Scrollai la testa, sorridendo tiratamente a Rose.

Ti eri incantato?”
“Stavo pensando a un nuovo riff...”

Mi sono decisamente parato il culo.

Guardai sia Rose che gli altri due, notando qualcosa di strano nei loro occhi.

Mi avete fatto incuriosire...”

Adler stava ridacchiando sotto i baffi, guardando Rose e Hudson continuare a bisticciare su chi, teoricamente, si sarebbe aggiudicato per primo l'onore di possedere carnalmente quella povera ragazza.

Spazientito dal sentire quei discorsi e vogliosi di cominciare a provare i pezzi da registrare nel nuovo EP mi rialzai in piedi e mi avvicinai all'amplificatore, sistemando le varie valvole del volume.

Ma dove cazzo è finito Duff?”

Sarà appena uscito dal lavoro, il fornaio...”
Scoppiarono tutti in una sonora risata.

In fondo non c'era niente da ridere.

Duff era un bravo ragazzo si guadagnava il pane per vivere al meglio che poteva.

Forse ero uno dei pochi, insieme ad Adler, a conoscerlo bene, e sapevo benissimo quanto il suo nuovo lavoro alla pasticceria fosse stressante.

Diciamo che, tutto sommato, era l'unico che avrei potuto scusare per il ritardo.

Perso nei miei pensieri cominciai a suonare qualche accordo a caso, quando finalmente, con ben quarantacinque minuti di ritardo, vedemmo entrare il ragazzotto biondo in sala.

Era ora, quanto pancake hai sfornato oggi, mh?”

Rose ho finito di lavorare due ore fa... Scusate il ritardo, mi ero fermato a Santa Monica con una ragazza e, persi nel parlare, non ci siamo accorti del ritardo..”

Sei perdonato solo se te la sei scopata!”

Guardai Saul esasperato.

Sempre il solito, eh?”

Io e Duff ridemmo di gusto e, dopo aver accordato i nostri vari strumenti, cominciammo a provare le canzoni.

Le ore passarono in fretta, nel modo migliore che io conoscessi.

Suonando.

Il nostro sound personale cominciava a farsi sempre più sentire, stavamo finalmente imparando cosa voleva dire essere un gruppo, e lo stavamo imparando insieme.

Adler aveva acquistato un groove insuperabile, un tocco davvero ottimo.

Duff aveva quel non so ché di Punk che, misto al nostro genere, lo rendeva unico.

Axl non era un semplice cantante, la sua voce aveva infinite sfumature. Era perfetta.

Slash aveva un tocco su quelle corde che non è minimamente definibile. Non era un mostro di tecnica ma in tutti i suoi riff mischiava buon gusto e fantasia, e per questo lo apprezzavo davvero tanto.

Io? Io ero la mente pensante del gruppo. Non mi facevo vedere troppo, non amavi mettermi in mostra, ma nel mio silenzio ero lì, pronto a sfondare insieme a quei quattro cazzoni.


 

Ottime prove ragazzi, ci vediamo domani allora!”

Sì Hudson a domani... E puntuali questa volta!”

Mi rivolsi a tutti con uno sguardo di sfida, a cui gli altri risposero con finti sorrisi.

Ehi Iz, bisogno di un passaggio?”
Diedi una pacca sulla spalla al biondo, avviandomi fuori da quella sala.

Nah, non preoccuparti... Abito poco lontano, lo sai... E a casa ho buona compagnia...”

Mi sorrise.

Va bene amico, allora a domani!”

Lo salutai cortesemente, avviandomi a piedi verso la mia dimora.

Casa dolce casa. Non è così che si dice?
Casa mia era una topaia, un posto piccolo e piuttosto mal concio, ma era il massimo che potessi permettermi e, sotto un certo punto di vista, mi piaceva.

In pochi minuti arrivai davanti a casa, entrai e posai la mia chitarra alla parete.

Treader, il mio cane, corse in mia direzione, pronto a farmi le feste.

Ehi bello...”

Gli riservai qualche attenzione per poi dirigermi stancamente in camera mia, stremato.

Andai verso la mia credenza e tirai fuori la roba, la quale buttai sul letto, avvicinandomi poi al mio mucchio di vinili.

Scorsi tra i vari vinili: Rolling Stones, Stooges, New York Dolls, Hanoi Rocks.

Presi in mano quel vinile degli Hanoi Rocks, quello che scherzosamente mi stavo litigando con lei quel giorno.

Gin...”

Lascia scorrere le dita sulla scritta di quel vinile: 'Self Destruction Blues'.

Lentamente lo estrassi dalla sua copertina e con accuratezza lo posi nel giradischi.

Lasciai che le prime note di Love's an Injection entrarono completamente nella mia mente, avvicinandomi stancamente al letto.

Estrassi tutta la mia roba da una busta, presi un cucchiaio e un limone e con accuratezza preparai la mia dose.

Allacciato per bene il laccio emostatico, cercai una vena buona e dopo averla trovata, lasciai che lentamente l'eroina mi scorresse nelle vene, rendendomi vulnerabile.

Spostai velocemente tutto l'armamentario da sopra il letto e ormai stanco mi rifugiai sotto le coperte, con ancora il disco che andava.

Ancora pensavo a lei, grazie a loro mi era entrata in mente, di nuovo.

Ho deciso, il giorno seguente l'avrei cercata, non m'importa come.


 

Ormai troppo stanco e fatto per continuare a stare sveglio, mi addormentai sulle note di Taxi Driver, completamente steso dalla dose.


 

 

It's a bad obsession,

it's always messin'

it's always messin' my mind.

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Capitolo 4
*** One in a Million ***


 

4. One in a Million

 

Cazzo stai sistemato meglio di tutti noi, lo sai?”

Già... Tutto grazie a mia madre che ha deciso di farsela con un riccone.”

Sorrise, scuotendo la testa. In fondo sapevo che gli stava simpatico.

Se solo mia madre avesse avuto la forza di guardare avanti...”

Ehi amico non pensarci... Errare è umano, tuo padre semplicemente non ha saputo tenere il cazzo nei pantaloni!”

Risi.

Era tremendamente vero.

Quello stronzo di mio padre, quando ero piccolo, tradì mia madre con la madre del mio vicino di casa, nonché uno dei miei migliori amici.

E in quel momento ero lì.

Lo vidi avvinghiato a quella donna con talmente tanto ardore che in quel momento provai un odio talmente smisurato che tutt'ora faccio fatica a relazionarmi con mio padre.

Scrollai quei pensieri via dalla mia testa, non volevo sembrare un perenne incazzato.

Non era nel mio stile.

Posso offrirti qualcosa amico?”

Nono, tranquillo. Sto bene così... Piuttosto, facciamo le nostre cose e raggiungiamo gli altri, no?”

Scosse velocemente la testa.

Ma le prove non sono questa sera?”

Annuii.

Va be, ci becchiamo prima con gli altri e ci beviamo qualcosa.. No?”

Buona idea McKagan.”

Gli sorrisi soddisfatto e lo seguii in camera sua.

Una volta arrivati dentro, mi meravigliai della grandezza di quella stanza.

Era davvero immensa, chissà che cosa bella doveva essere abitare lì dentro!

Cominciammo dunque a discutere di vari testi da lui scritti, arrangiammo dei pezzi e cominciammo a scrivere partiture per brani nuovi.

Il lavoro del gruppo procedeva alla grande, ed io ero sempre più intento a voler cercare un sound innovativo, speciale.

Il nostro lavoro venne improvvisamente interrotto da un forte suono di chitarra elettrica.

Posai la chitarra classica che stavo strimpellando, ascoltando stupefatto quelle note, l'una dietro l'altra.

Cos'è questa meraviglia?”

Mi scappò in un sussurro.

Ma che cazzo, ma pure la mattina suona?”

Rose era visibilmente spazientito.

Aggrottai la fronte in un espressione interrogativa.

Chi è?”

La mia sorellastra... Una pazza che non si stacca mai dai suoi milioni di strumenti!”

Ammirevole che una donna ami così tanto la musica.

Pazza? Perché scusa noi cosa facciamo? Suoniamo anche noi!”

Beh, io non so te, ma oltre cantare ho anche una vita... Non so se mi spiego..”

Risi di gusto.

Ti spieghi benissimo..”

Si accese velocemente una sigaretta.

Io scattai in piedi dopo poco, passandomi una mano tra i capelli e inventandomi una scusa.

Vado in bagno, me la sto facendo sotto.”

Rise.

Divertiti e non spararti troppe seghe!”

Aaah, fottiti Rose!”

Uscii dalla porta, ridacchiando ancora alle parole di Axl.

Solo una scusa, lo ammetto, non mi scappava assolutamente da pisciare. Ero curioso di sentire quelle note che, lentamente, avevano catturato la mia attenzione.

Aveva un sound particolare, un sound che mi aveva colpito, subito... Ma che allo stesso tempo mi ricordava qualcosa, anche se non capivo esattamente chi mi ricordasse.

Mi aggirai qualche secondo per il corridoio, finché non mi appoggiai alla porta dalla quale provenivano quei suoni così melodiosi, così misteriosi.

Voglio vederla.”

Quella frase mi tuonò in testa all'incirca un centinaio di volte, ero dannatamente curioso.

Posai la mano sulla maniglia di quella porta e lentamente la abbassai.

Che accidenti stai facendo Duff?

Lascia che quella dolce musica mi guidasse lentamente all'interno della camera.

La trovai lì, in piedi con la sua enorme Gibson tra le mani, completamente presa nel far scorrere le sue piccole dita lungo quelle corde, lasciandone uscire suoni meravigliosi.

La scrutai per bene.

Una larga maglietta dei Deep Purple, degli shorts azzurro cielo e diversi braccialetti a contornarle i polsi.

Due occhi verde smeraldo, lunghi capelli neri e mossi le scendevano lungo le spalle.

Rimasi incantato a guardarla.

Accidenti, era lei.

Deglutii pesantemente, nel momento in cui si fermò e alzò lo sguardo verso di me.

Mi guardò leggermente interdetta.

Michael? ...Che ci fai qui?”

E ora..?

Ah, ehmm, oddio... Scusami, dovevo bussare...”

Scosse la testa e sorridendomi ampiamente posò la sua chitarra in una grossa custodia foderata.

Cosa ti porta.. qui?”

Sono qui con Will dovevamo sistemare certe cose... Accidenti, non sapevo fossi sua sorella!”

Notai il suo sorriso morirle in volto.

Mi morsi le labbra, dandomi mentalmente dell'idiota. Che avevo detto di sbagliato?

Sorellastra....”

Beh, complimenti McKagan.

E comunque... Nemmeno io sapevo che tu eri il suo bassista!”

Mi sorrise nuovamente, avvicinandosi con fare aggraziato. Quei suoi occhi verdi erano fissi su di me.

Era dannatamente bella.

Accomodati pure... Posso offriti qualcosa?”

Nono, sono a posto...”

Mi sedetti comodo sul letto, aspettando che si affiancasse a me.

Non pensavo che il destino ci avrebbe fatti incontrare ancora... Soprattutto non così presto!”

Abbassai notevolmente lo sguardo, arrossendo appena.

Io sinceramente ci speravo. Mi aveva incuriosito parecchio il giorno prima, al mare.

Diciamo che abbiamo avuto fortuna..”

Ridemmo insieme, cominciando a parlare successivamente del più e del meno.

Improvvisamente quella domanda, posta in maniera scherzosa, ma che mi mandò letteralmente in panico.

Ma perché stai perdendo tempo con me?”

...Perché sei bella, intelligente, perfetta, ami la musica e probabilmente anche per un altro mezzo milione di cose. Era unica.

Scacciai dalla testa quel pensiero, ritrovandomi nuovamente gli occhi di lei puntati addosso.

Ci scambiammo un lungo sguardo, quasi come se ci stessimo parlando con gli occhi.

E qui mi sto fottendo il cervello, me lo sento.

Mmh...”

Sì?”

Continuò a esortarmi.

Mio dio, non ce la facevo più a trattenermi. Che dovevo fare in una situazione simile?

Duff, coglione dove ti sei infilato?”

Entrai in panico.

Era Axl, che continuava a ripetere il mio nome ad alta voce. Sentivo i suoi passi andare e venire lungo il corridoio.

Merda, mi stava cercando.

Estrassi velocemente il pacchetto di sigarette dalla tasca, ne strappai un pezzo e con una penna ci scrissi sopra il numero di telefono della mia abitazione.

Mi voltai velocemente verso di lei.

Le porsi velocemente quel pezzo di cartoncino, sorridendole dolcemente.

Tieni, chiamami presto, capito?”

Annuii velocemente alle mie parole, continuando a sorridermi nel modo più dolce del mondo.

Devo farlo, ora.

Certo, ti chiamerò presto..”

Cristo, quel sorriso...

Non seppi resistere, non più. Non potevo continuare così.

In un impeto di coraggio, le presi il viso tra le mani e feci sfiorare delicatamente le nostre labbra, lasciando infine che si imprimessero l'una contro l'altra.

La risposta alla mia azione mi stupì, decisamente.

Lasciai che si strinse maggiormente a me, approfondendo lentamente quel dolce incontro di lingue.

Un fuoco mi pervase internamente, in quel momento la mia euforia stava salendo alle stelle.

Ma che cazzo..?”

Merda.

Sciogliemmo velocemente il nostro bacio, separando le nostre labbra le une dalle altre.

Axl era irrotto dentro la camera di Gin e ci aveva colti in flagrante a scambiarci effusioni.

Mi lasciai sfuggire un veloce colpo di tosse, mantenendo lo sguardo basso.

Avrete molto da spiegare, voi due.”

La voce di Axl mi tuonò in testa, quasi come ricevere una martellata.

Il suo sguardo era tutto tranne che uno sguardo buono, sembrava piuttosto incazzato.

Deglutii rumorosamente, lanciando un veloce sguardo a Gin, che sembrava piuttosto tranquilla.

Ottimo, almeno uno dei due lo era.


 


 

You're one in a million,

yeah, that's what you are!

You're one in a million babe,

you're a shooting star.

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