HELL WAS MADE IN HEAVEN di musicaddict (/viewuser.php?uid=17033)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitoli 17 [interludo] e 18 ***
Capitolo 18: *** capitolo 19 ***
Capitolo 19: *** capitolo 20 ***
Capitolo 20: *** capitolo 21 ***
Capitolo 21: *** capitolo 22 ***
Capitolo 22: *** capitolo 23 ***
Capitolo 23: *** capitolo 24 ***
Capitolo 24: *** capitolo 25 ***
Capitolo 25: *** epilogo ***
Capitolo 1 *** capitolo 1 ***
HELL
WAS MADE IN HEAVEN
CAPITOLO
1
Buio
totale.
Non si riusciva a vedere
niente e a Derek faceva male la testa. Se avesse vomitato a momenti non se ne
sarebbe meravigliato.
Cercando di non sbattere
contro ai mobili che si trovavano lungo il percorso, si diresse verso il bagno
del suo appartamento. Barcollava senza equilibrio…i postumi della sbronza che si
era preso la notte prima alla festa.
«Non mi farò più trascinare
da quegli idioti a delle feste…sto di merda…» borbottò appoggiandosi sul bordo
del lavandino e fissando il suo riflesso nello specchio.
Aveva un aspetto distrutto:
era pallido e con due occhi scuri a causa delle occhiaie profonde che si
ritrovava. Ed era già tanto se riusciva a distinguere i suoi lineamenti visto
che il mal di testa gli stava annebbiando la vista.
Un miagolio amichevole
proveniente da un micino nero che si stava strusciando sulle sue gambe salutò il
ragazzo.
«Salve anche a te, Devil.»
biascicò Derek chinandosi per accarezzare il gatto che si mise subito a fare le
fusa e lo seguì in camera.
«Cazzo, sono solo le 6!! Ho
dormito solo tre ore!!» esclamò Derek dopo aver lanciato una fugace occhiata
alla sveglia. Si lasciò cadere di schiena sul letto chiudendo gli
occhi.
«Devil!» protestò quando il
gatto cominciò a dargli delle testate per reclamare le coccole «Fammi dormire!».
Il gatto non accennò a desistere finché il suo padrone non cominciò a grattargli
la testolina.
«E adesso lasciami dormire
in pace, per favore.» ordinò Derek al suo gatto quando questo aveva finito di
rigirarsi in preda ad un attacco di felicità.
«Non dovresti trattare così
male il tuo gatto…».
«Quante cazzo di volte ti
ho detto di non apparire all’improvviso, Morgan???» protestò Derek dopo essersi
ripreso dallo spavento.
«Ah ah ah! Sei ancora così
suscettibile alle mie apparizioni improvvise dopo tutti questi anni?» chiese
l’uomo che aveva parlato prima. Era piuttosto alto e vecchio, come era
dimostrato dalla folta barba candida.
«Hai usato il termine
giusto: IMPROVVISE! Mi cogli sempre nel momento
peggiore!».
«La prossima volta
comparirò davanti alla porta e suonerò il campanello, così sarai contento.»
replicò Morgan facendo schioccare le dita in modo da far alzare le tapparelle e
far entrare la luce mattutina nella stanza.
«Non per contraddirti…ma io
avrei voluto dormire!» obiettò Derek parandosi il viso dalla luce con una
mano.
«Ora non puoi, devo
affidarti un compito.» disse Morgan «Alzati.».
«Sono ancora ubriaco per
metà, non credi che le mie condizioni non siano adatte a ricevere un incarico in
questo momento?» chiese Derek rimanendo disteso.
«Cos’hai bevuto ieri
sera?».
«Vodka…».
«Allora bevi un dito di
vodka e starai bene come prima. Funziona sempre, così potrò illustrarti il tuo incarico.» disse
Morgan.
«Ne dubito…e poi non ho
vodka in casa.» contestò Derek.
«Non hai vodka in casa?
Devo dire che la cosa mi sorprende…ma non importa. Alzati comunque e vestiti!»
gli ordinò Morgan uscendo dalla stanza.
«Credo che disubbidirò ai
tuoi ordini per una volta…» sentenziò Derek chiudendo gli
occhi.
«Alzati.» ripeté Morgan.
Derek sentì una forza invisibile spingerlo dietro la schiena e si ritrovò
sbalzato fuori dal letto.
«Maledetto
vecchio…».
«Guarda che ti ho sentito,
sai?!» urlò Morgan dal salotto. Per tutta risposta Derek si limitò a storcere la
bocca in direzione di Devil che lo guardava disteso su un fianco sul bordo del
letto.
«Cos’è successo?» esclamò
Derek. Morgan osservò con disprezzo la T-shirt e i jeans del
ragazzo.
«Se ti vesti sempre così
non ho difficoltà a capire quali sono i tuoi problemi con le
donne…».
«Se tu fossi una donna non
mi sarei vestito! Ma non perdere tempo e dimmi cos’è successo.» obiettò Derek
abbandonandosi su una poltrona.
«Devi proteggere un demone
che ha tradito il suo gruppo in favore di noi druidi.».
«Che demone è?» chiese
Derek con tranquillità.
«E’ una ninfa
infernale.».
«Una delle ancelle di
Lucifero???» domandò preoccupato Derek.
«Precisamente. Ci ha
avvertiti di una spedizione di demoni acchiappa-anime che era stata inviata da
Lucifero in una guerra. Grazie a lei abbiamo evitato a molti caduti una
dannazione eterna all’Inferno.» spiegò Morgan.
«Ma adesso Lucifero l’ha
scoperta e le dà la caccia, giusto?» disse Derek.
«Vedo che nonostante la
sbronza sei ancora sagace…» lo canzonò Morgan.
«E quando arriverà tra di
noi dove starà?» domandò Derek ignorando Morgan.
«Qui da te, naturalmente!»
rispose questo con un sorriso.
«Oh, no…non se ne parla
neanche! Non se ne parla proprio!».
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Capitolo 2 *** capitolo 2 ***
CAPITOLO
2
Scappava.
Si infilava in un vicolo
dopo l’altro di quella sconosciuta città cercando di depistare quelli che la
stavano inseguendo, con il mantello che le avvolgeva il
corpo.
Non era facile per lei
passare inosservata tra la gente con un mantello in una calda giornata di
luglio, ma a lei non importava.
Voleva
scappare.
Poco importava se la gente
si accorgeva di lei.
Aveva il fiatone ormai. Le
sembrava di correre da ore. E se si fosse persa? Sarebbe stata la fine.
L’avrebbero catturata e ricondotta davanti a lui, il quale l’avrebbe interrogata
sotto tortura, costretta a confessare il proprio tradimento e poi fatta
barbaramente svanire. Il dolore e la vergogna sarebbero stati
orribili.
Doveva
evitarlo.
Se avesse saputo pregare
l’avrebbe fatto: avrebbe pregato di riuscire a trovare quell’aura prima che loro
trovassero lei. Ma l’avrebbe ascoltata nessuno una preghiera proveniente da lei?
Intanto l’aura si stava avvicinando. Si fermò cercando di individuarne la
provenienza.
Un bambino la guardò
spaesato.
«Non hai caldo a correre
con quel mantello?».
Quella voce era così
innocente…risuonò nelle sue orecchie come un fischio penetrante provocandole lo
stesso effetto di una punta metallica raschiata su una lavagna. Portandosi
dolorante le mani alle orecchie ricominciò a correre in direzione della stazione
della città che riusciva ad avvistare già dalla sua posizione. L’aura proveniva
da un luogo lì vicino.
Cosa le stava succedendo?
Perché il suo animo era così confuso? La voce innocente di quel bambino le aveva
confermato la sua natura, ma lei sentiva di doverla rinnegare. Perché? Lei era
nata per quello scopo: servire il Signore delle Tenebre in modo di permettere al
male di diffondersi nel mondo. Era nata così. Era il suo destino…cosa stava
cambiando?
“Una
coscienza?”.
Non poteva essere. Lei era
un demone e i demoni non avevano una coscienza, né potevano ottenerne una così
dal niente. Gli umani avevano una coscienza, loro avevano il libero arbitrio,
non i demoni, non lei.
Sempre più
vicina.
Poteva quasi sentirla
sua…era l’aura che stava cercando.
C’era quasi. Ancora poco e
sarebbe stata in salvo.
Voleva
sorridere.
Quasi sfinita si lasciò
cadere addosso a uno dei pilastri di cemento che sostenevano le rotaie
soprelevate del treno.
Pochi metri. Doveva
resistere a tutti i costi.
Con un ultimo slancio si
fiondò lungo la strada che le correva davanti…lungo un vicolo laterale…in un
vicolo cieco. Sentendo l’aura sempre più forte e invocante si infilò in una
delle porte dei condomini che si affacciavano sul vicolo e cominciò a salire le
scale a quattro gradini alla volta.
Una volta là sarebbe stata
salva.
Primo
piano.
Secondo
piano.
Terzo
piano.
“Dove sei?”. Cominciava a
credere di non poterla più individuare con precisione, tanto era forte il suo
magnetismo in quel momento.
Al quinto piano si trovò
davanti a tre porte.
Si fiondò sulla più lontana
sperando con tutto il suo essere che non fosse chiusa. Si
spalancò.
«Oh, sono lieto di
presentarti Psyche.» disse un uomo anziano e di colore, colui che emanava
l’aurea, a un altro umano dall’aria un po’ sbattuta. «Sarà lei che dovrai
proteggere.».
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Capitolo 3 *** capitolo 3 ***
CAPITOLO 3
«Vieni qui, Psyche…» disse
Morgan rivolgendo un sorriso rassicurante alla ninfa.
Psyche rimase sulla porta
indecisa sul da farsi, guardando diffidente i due individui. Non si
fidava.
«Non avere paura, hai
seguito la mia aura per arrivare qui. Sai che questo vuol dire che non voglio
farti del male. Vieni.» ripeté Morgan con tono gentile.
La ninfa si fece avanti,
chiudendosi la porta alle spalle. Derek la guardò incuriosito. Gli erano già
capitati un sacco di demoni da proteggere, ma quella era la prima volta che gli
capitava un demone così simile ad un essere umano. Se l’avesse incontrata per
strada l’avrebbe scambiata per una donna normalissima: alta, con una folta
capigliatura scura, ma i suoi occhi erano innaturali…cambiavano colore in
continuazione.
«Io sono Morgan, Psyche, e
lui sarà il tuo protettore, Derek.» spiegò con semplicità Morgan rivolgendosi al
demone «Io sono un druido.».
«Come sai il mio nome,
druido?» chiese la ninfa rivelando la sua voce.
«Ho ricevuto il compito di
metterti al sicuro. E’ per questo che so di te molte cose anche se tu non mi hai
mai visto.». Psyche non sembrò tranquillizzarsi molto.
«Togliti il mantello, avrai
caldo…» disse Derek vedendo che la ninfa ansimava e sudava. Si alzò per aiutarla
ma Psyche non sembrava essere d’accordo con la decisione del ragazzo e cercava
in tutti i modi di allontanarsi da lui diffidente. «Dài, non fare così! Siamo
qui per proteggerti, non per farti del male!».
Dicendo questo Derek si
avvicinò al demone appoggiandole una mano sulla spalla.
Avendo l’impressione di
essere in trappola, Psyche si dimenò rompendo in questo modo i lacci che
legavano il mantello, che cadde a terra.
«Ma…» balbettò Derek,
rimasto col mantello in mano.
«Che ti succede, umano?»
domandò Psyche fissandolo con occhi gialli.
«Hai la coda! Ho protetto
un sacco di demoni, ma nessuno di questi aveva la coda!» esclamò sconvolto Derek
mentre Morgan lo guardava divertito.
«Solo le ninfe infernali ne
hanno una perché derivano dall’essenza di Lucifero in persona, che tu sai
benissimo avere la coda.» gli spiegò Morgan.
Derek continuò a fissare
allibito la coda di Psyche che le spuntava da un vestito nero ottenuto
avvolgendo su sé stessa della stoffa stracciata.
«Mi stai dicendo che lei è
un derivato di lucifero in persona???» esclamò.
«Voi druidi mi avete
affibbiato un protettore che non sa niente della mia natura???» protestò
Psyche.
«Mi scusi, mia signora, ma
non ho un libro che classifica i demoni con tanto di descrizione e illustrazione
allegati! Io non sono uno stregone, è compito di Morgan darmi informazioni. Cosa
che non aveva ancora fatto…» obiettò Derek.
«Non è colpa mia se sei
duro ad alzarti e non ho fatto in tempo a dirtelo.» disse Morgan «Ora potrai
conoscerla con tutta la calma di cui disponi…ti spiegherà lei in
persona.».
«Io non ho intenzione di
fare da insegnante a un umano!».
«Hey, si dà il caso che
l’”umano” abbia il compito di proteggerti e che possa benissimo fare a
meno!».
«Come pensi che possa
proteggermi un umano senza poteri come te? Tanto valeva rimanere negli inferi
a…».
«Farti
svanire?!».
«Calmi, ragazzi…Psyche,
Derek sarà anche un umano privo di poteri, ma è un ottimo protettore, il
migliore che ci sia. Fidati di lui.» intervenne Morgan alzandosi dal
divano.
«Voglio parlarti un
attimo…» gli si rivolse Derek, scortandolo in cucina. «Ma sei impazzito??? Mi
vuoi morto??? Mi mandi in casa una creatura che discende direttamente da Satana
in persona!!! Non ci metterà niente a trovarla!!!».
«Abbiamo nascosto la sua
aura, non la troveranno, non i cacciatori almeno. Se Lucifero in persona
comincerà a cercarla te lo faremo presente.» lo tranquillizzò
Morgan.
Derek lanciò un’occhiata
nell’altra stanza dove Psyche stava ferma in piedi, con la coda arrotolata
attorno alla gamba. «Sei sicuro, Morgan?» chiese.
Ma Morgan non gli rispose:
era scomparso.
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Capitolo 4 *** capitolo 4 ***
CAPITOLO
4
Psyche non si fidava di
quegli uomini.
Uomini.
Umani. Non si sarebbe mai
aspettata che un umano potesse emanare un’aura di richiamo tanto potente. A
dirla tutta non si aspettava così nemmeno i druidi…durante il passaggio di
informazioni che lei aveva fornito a loro non ne aveva mai visto uno.
Comunicavano attraverso telepatia innestata da loro.
«Allora…devo sapere
qualcosa della tua…specie.» le disse quello che avrebbe dovuto diventare il suo
protettore. A quanto pareva l’altro era scomparso.
«Ti ho detto
che…».
«Non ti sto chiedendo di
farmi da insegnante.» la interruppe lui «Ti farò delle domande a cui risponderai
con semplicità.».
«E a che ti servirebbe,
umano…».
«Derek…».
«…UMANO, a cosa ti
servirebbe sapere com’è la mia razza se tanto non hai il potere di difendermi?
Morirai non appena arriverà il primo cacciatore.» disse lei sferzando l’aria con
la coda in segno di sfida.
«Non sarà così facile per
lui uccidermi, vedrai. Non ho poteri magici, è vero, ma so svolgere il mio
compito o i druidi non ti avrebbero affidata a me. E, per la cronaca, io mi
chiamo Derek.» ribatté lui senza perdere la calma.
«Il tuo nome non cambia il
fatto che tu sia un umano…».
«Senti…il mio compito è
quello di proteggerti, ma non mi costerebbe niente distrarmi quando un
cacciatore deciderà di attaccarti. E so che i tuoi poteri in confronto a quelli
dei cacciatori sono irrisori.» la minacciò il giovane, irritato dalla sua
arroganza.
Sul volto di Psyche si
delineò un’espressione di puro terrore.
«E ora rispondi alle
domande che ti farò.» disse l’umano
«Il colore dei tuoi occhi ha un significato?».
«Se diventano gialli ti
conviene starmi lontano, diventano rossi in poco tempo e allora sono guai seri
per te e per tutti.» rispose piatta Psyche.
Un gatto nero fece la sua
comparsa nella stanza miagolando allegramente e dirigendosi verso di lei.
Cominciò a strusciarsi sulle sue gambe e a fare le fusa.
«Hai un gatto.» constatò la
ninfa chinandosi a prendere in braccio il micio.
«Si chiama Devil.» disse
Derek guardando diffidente il suo compagno di appartamento in braccio a
Psyche.
«Perché gli hai dato un
nome come questo?» domandò lei contrariata rabbrividendo nel sentire quel
nome.
«Perché mi piaceva e poi è
un gatto nero…chiamala deformazione professionale…».
«A lui non piace.» decretò
lei.
«Chi te l’ha detto?» sbottò
Derek infastidito dalle sue continue critiche.
«Lui.».
«Lui?».
«Andiamo…lo sanno tutti che
i gatti sono gli animali del Demonio! Io sono una sua emanazione, è logico che
io riesca a parlare con loro!» esclamò lei.
«Pensavo fosse solo una
credenza medievale. Non ci ho mai dato molto peso…» replicò lui un po’
scettico.
«Mi sembri un protettore un
po’ ignorante…».
«Oh, scusami se nessuna
ninfa si è messa a parlare col mio
gatto finora!» sbuffò Derek.
«Continua con le domande…»
gli disse Psyche.
«A che ti serve la
coda?».
«E velenosa, posso usarla
come arma. E’ molto sensibile.» rispose lei muovendola: una lunga coda rossa
terminante in una punta piatta nera a forma di seme di
picche.
Devil reclamò di scendere
dalle sue braccia e lei lo ripose a terra. Il micio si diresse verso il padrone
e gli saltò in grembo senza preavviso.
«Dio, Devil! Fa’
attenzione!» lo rimproverò Derek.
Quel
nome.
Le sue orecchie vennero
pervase nuovamente da un fischio acutissimo.
Un fischio straziante che
non accennava a finire.
Psyche si portò le mani
alle orecchie con dolore e si raggomitolò a terra in preda ai
convulsi.
L’umano la guardava
sconcertato e cercava di chiederle qualcosa, inginocchiato vicino a lei, ma lei
non sentiva altro che un forte fischio.
Troppo
forte.
Non capì cosa stesse
succedendo, ma in poco tempo la stanza in cui si trovava venne come invasa da
tanti piccoli moscerini che cominciarono ad oscurarle la
vista.
Buio
totale.
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Capitolo 5 *** capitolo 5 ***
CAPITOLO 5
Si stava riprendendo. Era
svenuta da un’ora ormai.
«Che cosa è successo?»
chiese aprendo gli occhi.
«Sei svenuta.» le rispose
Derek appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate. «Piuttosto
A TE cos’è successo…».
«Hai detto…quel nome. Mi fa
lo stesso effetto che mia fa una voce innocente: la mia testa viene pervasa da
un fischio, solo che in questo caso è molto più potente.» rispose Psyche
cercando di puntellarsi sui gomiti.
«Resta sdraiata, sei ancora
debole.» le intimò Derek.
«Io non sono debole…»
obiettò lei ricadendo pesantemente sul materasso.
«Dicevi?» la canzonò lui
«Riposati se non vuoi farti uccidere.» concluse avviandosi in salotto. Lei
ubbidì e si accoccolò sotto le coperte per dormire.
“Una ninfa infernale…sono
messo veramente male questa volta.” pensò Derek abbandonandosi sulla
poltrona.
Non era il suo primo
incarico: un protettore diventava tale a 15 anni e lui ne aveva già 23, di
demoni da proteggere ne aveva già avuti a bizzeffe e di tutti i tipi. Ma mai una
ninfa.
Come gli aveva detto Morgan
le ninfe erano dirette emanazioni di Lucifero ed erano state create per
servirlo. Erano come sue figlie, nessuna aveva mai tradito. Perché lei sì?
Mistero che doveva risolvere se voleva proteggerla.
Se solo avesse accettato di
essere protetta! Ma a quanto pareva lei preferiva svanire che essere protetta da
un umano. Avrebbe dovuto portare pazienza con lei, già lo sentiva. D’altronde
era un demone, e sapeva bene che nessun demone aveva un carattere affabile e
gentile: non era nella loro natura.
Il
campanello.
“Ci mancava solo che
venisse a trovarmi gente!” pensò Derek sbuffando e avviandosi verso la porta. Il
mal di testa gli stava dando la nausea.
«Sean…».
«Hey, amico! Come va? Già
in piedi alle 8? E io che ero venuto a svegliarti…come sei messo a postumi?» gli
chiese un ragazzo più o meno della sua età, fermo sulla
porta.
«Vuoi che ti spacchi la
testa?» sibilò Derek tra i denti . Sean lo scostò di lato per
entrare.
«Non mi fai nemmeno
entrare…maleducato!» scherzò l’amico.
«Sean, non è il
momento…adatto! Non puoi tornare dopo?».
«Perché parli così
sottovoce?» chiese l’amico «Ah…». Sean era arrivato sulla soglia della stanza da
letto di Derek e osservava Psyche sdraiata sotto le lenzuola del suo letto. «Ora
capisco…hai “ospiti” in casa…ci siamo dati da fare
stanotte!».
«NO! Non è come credi tu!!»
protestò Derek accorgendosi dell’ enorme granchio che aveva preso
Sean.
«Noooo! Ok, va bene, come
vuoi tu…» disse lui osservando maliziosamente l’amico. «Tolgo il disturbo…MA,
domani mi racconti tutto! Ciao!».
Derek non fece in tempo a
ribattere che l’amico uscì velocemente come era entrato.
“Lui pensa che io
e…Psyche??” pensò restando a fissare la porta come un fesso. Intanto il cervello
gli pulsava nel cranio, come una batteria. Non riusciva più a pensare
lucidamente. Tum…tum…tum…tum…
Non resse più: i veri
postumi della sbronza si fecero sentire in un colpo solo. Corse in bagno
parandosi la bocca con una mano.
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Capitolo 6 *** capitolo 6 ***
CAPITOLO
6
«Non è possibile che io
debba rimanere chiusa qui senza potere uscire!» protestò Psyche infuriata. Derek
le aveva appena spiegato la situazione e le aveva vietato di uscire di casa,
onde evitare di essere rintracciata e catturata dai
cacciatori.
«Non mi interessa la tua
opinione! E’ così e basta. Tu non esci di qui senza di me.» sentenziò il suo
protettore «E poi sarebbe difficile farti passare inosservata…» continuò
accennando alla sua coda e ai suoi occhi cangianti.
«Dunque sono scappata per
salvarmi dalla cattura per essere costretta a rimanere prigioniera
comunque?!».
«Non sei prigioniera, sei
al sicuro. E’ completamente diverso!» esclamò Derek stanco di discutere
continuamente con lei.
«Al sicuro bloccata in una
casa di 20mq con un umano che mi controlla…no, non sono prigioniera!» disse
Psyche con una punta di sarcasmo acido.
«Ma sei una ninfa o una
regina che deve essere servita dai suoi paggi??? Io ti devo proteggere, non
posso mandarti in giro con i cacciatori che stanno sulle tue tracce!! Qui sei al
sicuro perché la tua aurea è protetta, come te lo devo
dire?!».
Gli occhi di Psyche
cominciarono a tingersi di giallo nel fissare Derek con disprezzo. Rimasero così
per qualche secondo prima di cominciare di nuovo a cambiare. Uccidere il suo
protettore non sarebbe stata un’idea saggia, lo capiva. Si limitò a rivolgergli
un ultimo sguardo irato prima di voltarsi per andare nella sua stanza, la stanza
di Derek.
«Dove hai intenzione di
andare?» la bloccò lui.
«Il più lontano possibile
da te, umano.» sibilò lei tra i denti. Non riusciva a soffrire il fatto di avere
vicino a sé un essere tanto inferiore, le faceva vergogna.
«Non in camera mia! Per
causa tua sono stato svegliato alle 6 e non ho potuto dormire abbastanza, ho
pure rimesso, se ti fa piacere saperlo…ora la stanza è in MIO possesso!» disse
Derek bloccandole il passaggio sulla soglia della porta.
«Sai che se stai fermo lì
ti possono rapire i folletti?» sbottò Psyche sperando con tutto il suo essere
che un folletto decidesse di sbucare fuori proprio in quel momento per far
scomparire il suo protettore. Lo odiava, ne era certa.
«Non possono rapire un
protettore: sono immune a questi problemi di secondo ordine grazie alla magia
dei druidi. Mi dispiace, ma per vedermi scomparire dovrai aspettare che mi
faccia fuori o un cacciatore o Lucifero in persona.» sorrise lui con aria
trionfante.
Psyche rabbrividì nel
sentir pronunciare il nome di Lucifero, quasi temesse che sentendosi evocato
potesse giungere lì e catturarla.
Aveva
paura.
Sapeva che l’unico in grado
di salvarla era il suo protettore, quel Derek, ma non era disposta a farsi
proteggere da un essere umano…non poteva…lei era un
demone!
«Che ti succede? Hai paura
che arrivi Lucifero a prenderti?». La sua domanda la sorprese. «E’ facile capire
che ne hai il terrore: i tuoi occhi diventano viola. Il loro colore rappresenta
il tuo stato d’animo vero? Me n’ero già accorto…Bé, sappi che finché ci sono io
Lucifero non può rintracciarti. Tranquillizzati.» disse lui gonfiando il petto
«E ora, buon pomeriggio. Io vado a dormire!».
Aveva già
capito!
Psyche fissò il ragazzo
chiuderle la porta della stanza in faccia come se ci fosse abituata tanto era
stupita dalla rapidità con cui l’umano aveva compreso il significato dei suoi
occhi. Non capiva quando aveva avuto il tempo per osservarli. Come aveva fatto a
collegare il loro colore al suo umore?
Era questa la
caratteristica di Psyche, lo stato d’animo. Era la ninfa della psiche,
infatti.
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Capitolo 7 *** capitolo 7 ***
CAPITOLO 7
Derek si svegliò verso le 9
di sera, ancora distrutto a livello dello stomaco, ma con un mal di testa in
meno.
Osservò incuriosito un
fagottino di coperte che si trovava sul pavimento della sua camera. Devil non
poteva essere, era lì accoccolato vicino a lui. Chi?
Piano piano si alzò per
andare a controllare l’oggetto non identificato, mantenendo la stanza nella
semioscurità.
«AH!».
«AH!».
Entrambi i soggetti fecero
un salto di molti centimetri per lo
spavento. Psyche osservò Derek e lui osservò lei col petto che ondeggiava su e
giù per il fiatone. Difficile dire chi dei due provasse il desiderio omicida più
profondo nei confronti dell’altro a causa dello spavento preso. Un luccichio
giallo provenne dal fagottino.
«Che…cosa…ci…fai…IN CAMERA
MIA!» sbraitò Derek, si ricordava benissimo di averla chiusa
fuori.
«Volevo dormire…e di
là…».
«Avevi
paura?».
«NO!...non mi sentivo a mio
agio…ecco…» disse Psyche abbassando lo sguardo sulla coperta che l’avvolgeva: il
suo stesso mantello.
«Potevi svegliarmi…mi hai
spaventato.» disse Derek scivolando a sedere sul pavimento, appoggiando la
schiena al letto. Devil si svegliò e cominciò a dare delle testate affettuose al
suo padrone.
«Se ti avessi svegliato ti
saresti arrabbiato.» rispose Psyche coprendosi di più col
mantello.
«Tanto ormai…cosa ti
cambiava?».
«Non possiamo continuare a
litigare in eterno, dovrò stare qui finché i druidi non troveranno per me un
posto sicuro dove rimanere. Ho idea che ci vorrà molto tempo e io e te dobbiamo
cercare di convivere.».
«Wow! A cosa devo questa
conversione improvvisa?» esclamò Derek sorpreso alzando di scatto lo sguardo e
scontrando così violentemente la testa contro il musetto di Devil che
protestò.
«Gli hai fatto male!»
piagnucolò Psyche accogliendo Devil che si andò ad adagiare tra le sue
ginocchia.
«La cosa è reciproca…e ora
non dirmi che sei pure empatica coi gatti!» disse Derek massaggiandosi la testa.
Psyche non rispose, si limitò ad accarezzare mite il gatto che cominciò a fare
le fusa.
«Credo che io e te si debba
ricominciare tutto da capo.» sentenziò Psyche «E’ meglio se tu conosci qualcosa
di più sulla mia razza.».
«Sono tutto orecchi!» disse
il ragazzo mettendosi comodo.
«Credo che tu sappia qual è
la funzione di noi ninfe infernali: siamo delle serve di Lucifero; curiamo il
suo nutrimento, il suo alloggio e lui ci utilizza come una cassaforte. Tutti i
suoi pensieri vengono riversati in noi ninfe: Psyche, Sophia e Subconscio…».
«…una per ogni tipologia di
“mentalità” per così dire.».
«Esattamente, e credo non
ti sia difficile capire il perché di questa cosa.».
«La mente e i pensieri sono
la causa principale del peccato?» azzardò Derek.
«Sembra banale, ma è così.
Ognuna di noi ninfe ha una sua caratteristica che la differisce dalle altre:
Sophia predice il futuro, Subconscio legge nel pensiero e
io…».
«…manifesti i tuoi stati
d’animo e percepisci quelli degli altri.».
«In questo modo Lucifero è
in grado di eliminare i suoi avversari maggiori.» concluse
Psyche.
«Siete la sua arma
segreta…e lui confida i suoi piani a voi perché…?» domandò
Derek.
«Perché ciò che ci viene
detto da lui rimane nelle nostre menti, come una
cassaforte.».
«E tu non puoi
rivelarle?».
«No.».
«E allora perché sei in
questa situazione se non puoi rivelare ciò che ti viene comunicato da
Lucifero?».
«I druidi sono entrati
nella mia testa, ho comunicato così con loro. Il problema più grosso è che la
mia natura non mi darebbe la possibilità di tradire il mio signore. Perché io
l’ho fatto?» Psyche era riuscita a esporre il dubbio che l’attanagliava da
giorni e giorni.
«La tua coscienza si sarà
fatta viva…» disse tranquillamente Derek.
«Derek» disse Psyche
pronunciando per la prima volta il nome del suo protettore «io sono un demone,
non ho una coscienza.».
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Capitolo 8 *** capitolo 8 ***
CAPITOLO
8
Era
vero.
Lei era un demone, per
quanto simile a un essere umano era pur sempre un demone.
E i demoni non avevano una
coscienza che permetteva loro di decidere cosa era giusto o sbagliato fare:
obbedivano agli ordini dei loro
superiori e basta, e se l’ordine era quello di mantenere un segreto loro lo
mantenevano.
«Sei sicura di essere…del
tutto demone?» le domandò Derek. In fondo non sarebbe stata la prima volta che
Lucifero si fosse unito a donne umane e mortali; lo stesso Merlino, maggior
rappresentante dei druidi, era nato dall’unione di Lucifero con una donna
umana.
«Sì, altrimenti non avrei
la coda. Le ninfe sono emanazioni, non sono generate da un’unione.» gli spiegò
Psyche sentendosi un po’ offesa dal fatto che Derek potesse pensare che lei
avesse sangue umano nelle sue vene.
«Che io sappia non è mai
successo che un demone tradisse, se non per secondi
fini.».
«Non ho secondi fini in
questo, mi è solo sembrato…giusto farlo.» obiettò Psyche «…e non dovrei saper
distinguere tra giusto e sbagliato. Non so cosa mi stia succedendo: questa non è
la mia natura!».
«Piuttosto a me sembra
strano il fatto che prima mi detestassi e che ora ti confidi addirittura…» disse
Derek guardandola spaesato. Nessun demone si era mai confidato con lui: il suo
dovere era quello di proteggerli, Morgan lo informava sulle loro caratteristiche
e loro erano scontrosi per tutto il tempo. Non era prevista la fase della
confessione.
La ninfa alzò lo sguardo
azzurrognolo verso di lui per un secondo prima di
riabbassarlo.
«Avevo bisogno di togliermi
un peso…e poi se si deve convivere tanto vale ridurre gli attacchi.» rispose
saggiamente, lasciando che Devil le si accoccolasse sulle spalle a mo di
sciarpa.
«Potrei cominciare a
diventare geloso…Devil non dà confidenza agli estranei, di solito.» protestò
Derek.
«Forse mi preferisce perché
non lo chiamo con quel nome orribile…» disse Psyche accarezzando il musetto del
gatto con la guancia. Devil ricambiò il gesto con una leccatina
affettuosa.
«Non è un nome orribile! E’
un nome particolare…originale…» sbottò offeso Derek.
Devil miagolò
piano.
«Ha detto che lui lo odia.»
gli comunicò Psyche. Derek uscì dalla stanza borbottando qualcosa a proposito
degli amici traditori.
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Capitolo 9 *** capitolo 9 ***
CAPITOLO 9
Dove accidenti era finita?
Era scomparsa approfittandosi del fatto che lui era uscito per fare la spesa e
ora non sapeva dove cercarla.
“Dannazione!” pensò Derek
mentre si aggirava per le vie della città con i nervi tesi e le orecchie pronte
a captare il rumore più impercettibile. Doveva trovarla a tutti i costi. La
chiacchierata che avevano fatto qualche giorno prima e il comportamento
successivo di Psyche gli avevano fatto credere che la ninfa si fosse finalmente
calmata e che avesse accettato il suo stato di protetta, ma evidentemente si era
sbagliato: in fondo era pur sempre una demone.
“Se la trovo giuro che
quando torniamo a casa la incateno a una sedia! Voglio vedere se riesce a
scappare ancora, dopo!” pensava mentre girava l’angolo per entrare in un
viottolo a senso unico nella periferia. Quel posto non gli
piaceva.
Si fermò un istante per
fare mente locale. Se fosse stato un demone dove sarebbe andato? Di sicuro in un
posto abbastanza isolato per sfuggire da sguardi indiscreti, soprattutto nel
caso di una ninfa, visto che erano munite di coda. “Direi che come posto isolato
questo sia perfetto…” si disse Derek guardandosi intorno senza scorgere nessuno.
In secondo luogo avrebbe cercato un posto che gli ricordasse il suo ambiente.
Derek non era mai stato agli Inferi, ma Morgan glieli aveva descritti nei minimi
dettagli e poteva affermare con sicurezza che non c’era luogo in tutta la città
più vicino all’immagine dell’Inferno che aveva in testa: si trovava vicino al
fiume che attraversava la città, costeggiato da palazzi disabitati e ricoperti
di muschi, così alti da impedire al sole di illuminare i vicoli. “Sì…credo che
verrei qui…”.
Quasi a confermare i suoi
pensieri, si udì un urlo femminile seguito a ruota dal rumore di un dardo
lanciato. I cacciatori l’avevano trovata prima di lui. Derek si mise a correre
più velocemente possibile in direzione dei rumori…aveva in testa solo i battiti
del suo cuore che acceleravano con lui. Non poteva lasciar catturare la sua
protetta, non poteva…
«Credo che ora verrai con
me…» sghignazzò una voce poco davanti a lui.
«Non credo proprio!» gridò
assaltandolo da dietro. Il cacciatore cadde a terra, sorpreso dall’intervento
del protettore, ma si rialzò velocemente.
Una figura se ne stava
appoggiata a una parete di cemento che fungeva da argine per il fiume
sottostante. Pietrificata dalla paura. Derek ebbe appena il tempo di
riconoscerla che il cacciatore lo assalì con un dardo. Lo schivò per
miracolo.
«Psyche allontanati!» urlò
in direzione della ninfa che uscì dallo shock provocatogli dall’arrivo del
cacciatore, ma non si mosse.
«Non startene lì! Corri
via! Scappa!» urlò nuovamente Derek vedendo che Psyche non si
muoveva.
«Non le servirà a niente
scappare, quando avrò finito con te, protettore!» sibilò il cacciatore con
un’espressione divertita e malefica dipinta in volto.
«Non sottovalutarmi troppo,
cacciatore…ho molteplici qualità che tu ancora non conosci!» rispose Derek
voltandosi di nuovo a guardare il demone.
«Tutte troppo inutili per
salvarti!» disse l’altro saltando verso di lui.
Era l’errore che stava
aspettando, l’aveva commesso in fretta, tutto sommato…non aveva usato i dardi
preferendo uno scontro fisico. Quando il cacciatore gli fu addosso, Derek sfilò
da sotto la camicia che portava un pugnale d’argento a tre lame con l’elsa
decorata da due draghi intrecciati e lo trafisse. Il cacciatore svanì
all’istante, distrutto.
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Capitolo 10 *** capitolo 10 ***
CAPITOLO
10
Come aveva fatto a farlo
svanire? I demoni erano immortali, potevano essere svaniti solo da Lucifero in
persona, il che era un po’ come morire…in realtà era come se non fossero mai
esistiti.
«Ti avevo detto di
scappare! E, a dirla tutta, ti avevo detto di non allontanarti mai,
assolutamente mai, da casa mia! Potevi venir catturata!» la rimproverò il suo
protettore. Nonostante lo shock poteva benissimo sentire un leggero senso di
colpa che le attanagliava lo stomaco. Abbassò lo sguardo.
«Esigo una spiegazione
e…».
«Non credo ce ne sarà
bisogno.» esclamò una terza persona colpendolo con un dardo. Derek si accasciò a
terra.
Era
sola.
Di
nuovo.
Psyche tornò a provare
terrore.
«Ti stavo cercando…» le
disse il cacciatore avvicinandosi a lei.
Non voleva. Non voleva
tornare dal suo creatore, voleva rimanere lì finché tutto non si fosse calmato,
finché quel brutto sogno non fosse finito…doveva evitarlo!
La paura cominciò a
lasciare posto all’istinto di sopravvivenza. I suoi occhi cominciarono a
tingersi di un giallo sempre più tendente al rosso, finché questa non fu la
tonalità dominante. Intanto il cacciatore le stava sempre più vicino, ignaro del
significato che quegli occhi stavano assumendo in quel
momento.
E lei scattò. Lo sguardo
cattivo come quello di una leonessa che attacca la sua preda. Non c’era più quel
bagliore che la rendeva così simile a un’umana nei suoi occhi…vi si poteva
leggere solo il desiderio di uccidere. La sua coda velenosa saettava nervosa
dietro di lei, impaziente di colpire.
Aveva atterrato il
cacciatore e gli stava sopra con le ginocchia strette a premergli sotto il
mento. Ma lui era più forte, ed era riuscito a respingerla per potersi rialzare.
Psyche spalancò la bocca mostrando due canini appuntiti pronti
all’attacco.
«Questo gioco non è
divertente…» disse il cacciatore in tono irato, aumentando la potenza del dardo
che stava creando tra le mani.
«Sei tu che non sai
divertirti!» lo apostrofò Derek da dietro le spalle.
Psyche alzò lo sguardo
sorpresa.
«Tu? Dovresti essere
morto!» esclamò il demone.
«Giusto: dovrei. Ma
fortunatamente non è così!» sghignazzò Derek «Adesso siamo in due…» continuò poi
rivolto a lei.
Il cacciatore non sapeva
più da che parte guardare: era stretto tra una ninfa combattiva e un protettore
che era sopravvissuto ai suoi dardi. Era spacciato.
«Ah!» gridò quando la coda
di Psyche gli penetrò nella carne liberando il suo veleno.
Non sarebbe svanito, lo
sapeva, ma sperava che la sua mossa l’avrebbe indebolito quel che bastava a
permettere a Derek di eliminarlo.
«Addio, amico!» esclamò lui
prima di infilzare il cacciatore con il pugnale e farlo così
svanire.
Psyche tornò normale.
«Grazie…» disse dopo un po’ evitando di guardare il suo protettore negli
occhi.
«Di niente, è il mio
lavoro!» rispose lui con noncuranza «Torniamo a casa che è
meglio.».
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Capitolo 11 *** capitolo 11 ***
CAPITOLO 11
I due tornarono a casa il
più velocemente possibile, cercando attentamente di non incappare in qualche
cacciatore sulle tracce di Psyche.
«Senti niente?» le chiese
Derek dopo un po’ che camminavano diretti verso l’appartamento. Le aveva chiesto
di tenere i suoi sensi da demone in allerta, casomai fosse riuscita a captare un
pericolo o qualche aura malvagia.
«No, niente…» rispose lei
tesa: era ancora sotto shock per l’attacco.
Derek si vergognò un po’ di
ritrovarsi a pensare che forse se lo era meritato. “Chissà che non abbassi un
po’ la cresta, adesso…” si era detto pochi minuti dopo la fine della lotta, ma
se n’era già pentito: Psyche non faceva altro che guardarsi attorno furtiva e
sobbalzava per il minimo rumore. Era ancora visibilmente
terrorizzata.
«Non possono farti niente
finché ci sono io con te…ecco perché non voglio che ti allontani.» le bisbigliò
cercando di calmarla e di rimproverarla allo stesso tempo per avergli
disobbedito.
«Ti aveva
ucciso…come…?».
«Non ero morto. Ero
svenuto. Ti ho detto che i druidi mi hanno reso immune a certi incantesimi e
maledizioni: finché la mia testa resta attaccata al corpo possono uccidermi solo
Lucifero o il suo Opposto in persona!» sogghignò Derek. Era stato ben attento a
non dire “Dio” per evitare un attacco epilettico alla
ninfa.
«Sei immortale?» continuò a
domandare lei.
«No, sono seminvulnerabile.
Sono pur sempre un essere umano, la mia vita finisce, non come sua signoria qui
presente!» rispose sorridendo.
Psyche lo osservò critica.
«Farei a cambio in ogni momento…» sussurrò poi più a se stessa che a Derek. Lui
la guardò spaesato; era la prima volta che un demone gli diceva che avrebbe
preferito uno scambio con la mortalità umana. D’altronde, quale umano avrebbe
rinunciato a una giovinezza e a una vita eterna? Nessuno.
«Non fissarmi a quel modo,
non sai cosa vuol dire essere un demone.» lo riprese Psyche. Ormai erano entrati
nel vicolo dove viveva Derek e stavano cercando il
palazzone.
«Vero, ma tu non sai cosa
vuol dire morire. Non è piacevole, sai?».
«…».
«La regola dice che per
diventare invulnerabile bisogna morire almeno una volta. E a me piace molto di
più vivere!» esclamò Derek aprendo la porta del suo
appartamento.
«Com’è successo?...com’è?»
chiese Psyche desiderosa di conoscere qualcosa che non aveva mai
provato.
«E’…freddo. Stavo cercando
Morgan e ho trovato due demoni. Avevo sedici anni, era impossibile che
sopravvivessi a uno scontro con due demoni di sesto girone. Morgan mi ha
ritrovato e mi ha “invulnerabilizzato”, se così si può
dire.».
Psyche lo guardava
allucinata, come se pendesse dalle sue labbra.
«Senti…fatti una doccia
mentre io esco, ti rilasserà. Io vado a comprarti dei vestiti; se vuoi uscire di
qui ogni tanto non puoi farlo in stracci e mantello. Hai qualche preferenza
particolare?» disse Derek preparandosi ad uscire nuovamente. A Psyche non
piacque l’idea di rimanere sola in casa, ma capì dallo sguardo di Derek che non
doveva preoccuparsi. «Se sei in pericolo lo saprò. Non preoccuparti. Farò più in
fretta possibile…a dopo!».
E detto questo
uscì.
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Capitolo 12 *** capitolo 12 ***
CAPITOLO
12
Derek mantenne la promessa
e tornò nel giro di un quarto d’ora. Aveva impiegato anche troppo tempo per i
suoi gusti, ma la commessa continuava a fargli domande su ciò che stava
comprando e si metteva a ridere ogni volta che Derek le chiedeva informazioni
sul prezzo di un paio di jeans o di una camicetta. “Quella deficiente avrà
pensato che sono un travestito! La stupidità umana non ha
confini!”.
«Psyche! Ti prego dimmi che
non sei scappata di nuovo mentre ero via!» disse Derek entrando nel suo
appartamento. Il soggiorno era vuoto, così come tutte le stanze che controllò.
Una strana sensazione di panico cominciò a farsi strada tra le sue
viscere…arrivato alla porta del bagno sperò con tutto il suo cuore che la sua
protetta si trovasse là dentro. Bussò: «Ehm…sei qui dentro?
Psyche?».
Nessuna
risposta.
«Psyche, ti prego, dimmi se
sei qui dentro…» ripeté Derek con un’ansia sempre maggiore che
l’assaliva.
Nessuna risposta, di
nuovo.
Derek gettò all’aria ogni
buona educazione ed entrò nel piccolo bagno con il cuore in gola. Psyche era lì,
avvolta in un asciugamano gigantesco, seduta su una seggiolina vicina alla
finestra.
«Hey, mi hai fatto
spaventare! Perché non mi hai risposto?» esclamò Derek vedendola «Ma…stai
piangendo?». Il volto di Psyche era infatti segnato dalle lacrime e i suoi occhi
gonfi indicavano che aveva pianto moltissimo.
«Non…sto…piangendo. Io non
piango mai…» cercò di difendersi la demone asciugandosi in fretta i solchi
bagnati sulle guance «E non guardarmi in quel modo!» disse poi rivolta a Derek
che la guardava afflitto.
«E’ normale sfogarsi, anche
piangendo. Dopo quello che hai passato oggi pomeriggio non me ne
meraviglio…».
«Ho detto che non sto
piangendo!» ripeté Psyche infastidita. «…scusa…» disse poi dispiaciuta al suo
protettore; in fondo se era ancora lì era solo per merito suo che era riuscito a
trovarla in tempo.
«Fa niente, ti capisco…non
è mai bello farsi trovare deboli.» la consolò Derek mettendole una mano sulla
spalla. Psyche si voltò a guardarlo sorpresa: era la prima volta che le
rivolgeva parole di conforto e che la toccava. «Io vado a preparare qualcosa da
mangiare…ti ho preso dei vestiti. Sono in camera mia.».
Detto questo Derek uscì dal
bagno e lasciò la demone da sola. Psyche tornò a guardare fuori dalla finestra,
pensierosa. Osservava le macchine attraversare il ponte in lontananza, gli
uomini chiacchierare lungo la strada, il paesaggio dell’intera città estendersi
in orizzontale perfettamente visibile dalla sua posizione al terzo piano.
Osservava e pensava a quanto invidiava ognuno di quei mortali disprezzati da lei
fino a quel momento.
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Capitolo 13 *** capitolo 13 ***
CAPITOLO 13
«Ti avevo avvertito di non
lasciarla sola!! Mi hai deluso questa volta, ragazzo!» sbottò Morgan rivolto a
Derek che stava cercando di sfogare tutta la sua vergogna e il suo nervoso sulla
carota che stava tagliando.
«Le avevo detto di non
allontanarsi, speravo che mi avrebbe dato retta! Ma a quanto
pare…».
«Ti sei sbagliato! Mi
meraviglio di te! Dopo otto anni pensavo che non ti saresti fidato a lasciare un
tuo protetto da solo! Sono sempre demoni, per quanto reietti!» lo riprese
Morgan.
«Non succederà più, ok?!
Anche perché non credo che lo rifarà…» disse Derek voltandosi a guardare Morgan
in faccia.
«Potevano prenderla se non
arrivavi in tempo.».
«Ma sono arrivato in tempo,
quindi il problema non esiste!».
«Derek, se lei fosse stata
catturata Lucifero avrebbe capito qual è il nostro nascondiglio! E’ una sua
ninfa: l’avrebbe costretta a rivelargli tutto ciò che sa su di noi prima di
svanirla!! Ti rendi conto della gravità della
situazione?!».
«Ne sono perfettamente
cosciente. Non c’è bisogno che me lo ricordi…» sussurrò Derek tornando ad
accanirsi sulla carota.
«A me non
sembra…».
«Bé, non me ne frega un
cazzo di quello che sembra a te! Sono quasi morto per la 14 volta oggi per
difenderla e non intendo sentirmi dire che non capisco la gravità della
situazione!» sbottò il ragazzo con un rancore sconosciuto a
Morgan.
«Derek, non sto dicendo
che…» azzardò Morgan.
«Sì che lo stai
dicendo!».
«Fammi finire!» lo
interruppe «Non sto dicendo che non capisci la gravità della situazione, sto
dicendo che fino a questo momento l’hai presa un po’ troppo sotto
gamba.».
Derek fissò vacuo il suo
riflesso nel vetro della finestra della cucina. “Sotto gamba…mi hai affidato una
ninfa senza dirmi niente di lei, e ora pretendi che io abbia capito tutto e che
non sbagli!” pensò con rabbia.
«Non fare l’offeso, ora.
Sai che il mio compito è anche quello di riprenderti quando sbagli. Era come
quando andavi a scuola: se prendevi un brutto voto venivi ripreso dal tuo
insegnante.» disse Morgan in tono più paterno.
«Non ho mai amato molto
andare a scuola.» rispose Derek gelido. Morgan fece per mettergli una mano sulla
spalla per calmarla, ma poi ci ripensò vedendo lo sguardo scuro di
Derek.
«Ehm…non so se l’ho messi
bene, ma…». Psyche entrò nella stanza titubante e un po’ in imbarazzo, un po’
per non essere abituata a quegli abiti, un po’ perché si sentiva messa in
mostra, cosa che odiava.
Indossava un paio di jeans
estivi un po’ larghi e una camicetta gialla con allacciatura a tre quarti. La
coda era accuratamente nascosta avvolta attorno a una gamba, appena percepibile
sotto i pantaloni abbastanza larghi da coprirla.
«Io…» iniziò Derek
guardandola sorpreso «…sei…».
«Meravigliosa.» gli corse
incontro Morgan. Gli occhi di Psyche si colorarono di un allegro
azzurro.
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Capitolo 14 *** capitolo 14 ***
CAPITOLO
14
«Come sarebbe a dire “hanno
fallito, non l’hanno presa”??» esclamò Lucifero contrariato balzando in piedi
dal suo seggio d’avorio.
«Il protettore l’ha trovata
in tempo, mio signore, e i due cacciatori sono stati eliminati…» sussurrò
terrorizzato il piccolo demone inchinandosi profondamente davanti al re
demoniaco.
«Se c’è una cosa che odio
più che mai dei protettori è la loro capacità di far svanire i miei demoni
quando dovrei essere io il solo in grado di poterlo fare!» disse contrariato
quest’ultimo.
«Forse i cacciatori non
sono il mezzo adatto per andarla a cercare, mio signore.» disse una voce
femminile proveniente dall’ombra dell’entrata alla stanza.
«Forse dovremmo provarci
noi.» continuò un’altra voce femminile.
«Sophia, Subconscio! Mie
dilette…» esclamò deliziato Lucifero all’entrata delle due ninfe «Ho sempre
detto che i miei demoni migliori siete voi insieme ai Peccati
Capitali.».
«Manda noi a cercare
Psyche!» insistette Subconscio prostrandosi ai piedi del suo
signore.
«Non ora, voi sarete la mia
ultima risorsa. Se altri due inetti di cacciatori mi deluderanno manderò voi due
a cercare vostra sorella, ma non temete: non vi priverò del privilegio di
vederla svanire.» rispose Lucifero.
«Devo incaricare altri due
cacciatori, mio signore?» domandò discretamente il piccolo
demone.
«Sì, i più forti che riesci
a trovare. E di loro che non provino a scappare: è meglio per loro se sarà il
protettore a svanirli piuttosto che io. E ora va!». Il piccolo demone scomparve
dopo essersi proferito in elogi del suo signore.
«Voglio essere io a
catturarla!» protestò Sophia agitando nervosamente la sua coda «Tanto so già che
falliranno.».
«Sai anche tu che la tua
capacità di prevedere il futuro non è affidabile se rivolta a dei demoni…anche
se ho la sensazione che sarà così.» commentò Lucifero.
«Se la prenderò io sarò
felice di torturarle la mente il più dolorosamente possibile!» disse
Subconscio.
«Psyche pagherà il
tradimento!» le diede manforte Sophia.
«Ah ah ah, mie creature,
non siate impazienti. Avrete tutto ciò che vi
spetta.».
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Capitolo 15 *** capitolo 15 ***
CAPITOLO 15
«Perché ascolti canzoni che
dicono “l’inferno non è un cattivo posto dove stare”? Sono orribili.» sentenziò
Psyche rivolta a Derek il quale alzò ulteriormente il volume del lettore CD
della sua macchina.
«Non sono orribili! E poi
lo fanno per darsi un’immagine, non perché lo pensino.»
rispose.
«Io rimango del parere che
sono orribili, e tu, in quanto protettore di demoni, dovresti essere il primo a
odiarli.» replicò lei.
«E invece mi piacciono,
qualcosa in contrario?» domandò Derek voltandosi per un momento a guardarla.
Psyche non rispose e si
voltò a guardare fuori dal suo finestrino. Stavano in viaggio da circa un’ora,
ma Derek si era rifiutato di dirle dove la stava portando, sperava solo che
fosse un posto tranquillo e che non incappassero in altri cacciatori. Aveva
ancora addosso la paura di due settimane prima e probabilmente era quello il
motivo per cui Derek la stava portando lontana dalla città: per farla rilassare
e per dimenticare l’accaduto.
«A che stai pensando?» le
domandò lui dopo parecchi minuti di silenzio.
«A niente.» rispose lei
cercando una posizione più comoda sul sedile; la cintura di sicurezza le dava
una tremenda sensazione di trappola e si dimenava come una bambina
piccola.
«Ti ho detto che non devi
più pensarci.» replicò Derek leggendo tra le righe.
Psyche gli rivolse uno
sguardo viola e penetrante «A volte mi chiedo se sai leggere nella mente come
Subconscio…» disse.
«Non serve essere una ninfa
infernale per capire che il tuo niente significa cacciatori. E comunque speravo
che l’avventura ti avesse dimostrato la mia abilità di protettore: speravo non
avessi più paura quando sei con me.» disse Derek con un mezzo sorriso stampato
in faccia. Psyche sorrise, fu il suo primo sorriso. Derek fu felice di essere
riuscito a scioglierla un po’.
«Fra quanto arriviamo?»
chiese lei tornando a guardare fuori dal finestrino.
«Ci siamo quasi. Ancora
dieci minuti e poi potrai toglierti la cintura.» rispose lui ridendo. In realtà
sapeva che l’unica cosa che manteneva Psyche nella macchina era proprio quel
pezzo di stoffa duro che l’appiccicava al sedile: era una fortuna che non
sapesse come si mettesse e si sfilasse.
«Come fate a rimanere
legati con questa cosa senza impazzire?!» chiese Psyche che non riusciva a
mettersi comoda.
«Pensiamo che se non
resistiamo a tenerci la cintura ci arriva una bella multa. I soldi sono un
ottimo deterrente.» rispose Derek con semplicità. Psyche non sembrò soddisfatta
della risposta, forse sperava in qualche trucco per non sentirsi intrappolata
dietro la fascia e che le impedisse di sclerare.
«Rilassati…è l’unico modo
per non sentirla.» le disse lui mentre svoltava in una stradina laterale. Psyche
cercò di distendere i nervi, ma i suoi occhi stavano diventando di un giallo
sempre più arancio.
«Arrivati!».
«Era ora…» commentò Psyche
schiarendo gli occhi «Toglimi quest’affare di dosso!».
«La gentilezza che non hai
mai avuto…» decretò Derek «Ecco fatto: sei libera.».
Psyche non se lo fece
ripetere due volte e in men che non si dica balzò fuori dall’auto. Erano in un
paesino marittimo, si sentiva l’odore di mare a miglia dalla riva e i gabbiani
che starnazzavano in cielo lasciavano pochi dubbi. Psyche si voltò verso Derek
«Perché siamo qui?».
«Perché voglio che ti
distrai e che ti rilassi – come pensava – e perché è estate e d’estate si va al
mare.» disse lui chiudendo la macchina e avviandosi per una
stradina.
Psyche sorrise felice
seguendo Derek che la stava scortando alla spiaggia e che canticchiava canzoni
da vecchio marinaio per darsi un tono.
«Sei stonato.» disse lei
per il puro gusto di farlo arrabbiare.
«Comcomecossa??» esclamò
lui avvicinandosi a lei come per riuscire a sentire meglio «Come sarei
io??».
«Stonato.» disse lei
allontanandosi da lui temendo vendetta.
«Ti do 10 secondi per
ritrattare tutto o è meglio che ti metti a correre.» l’avvisò
Derek.
«Sei stonato!» ribadì
Psyche cominciando ad aumentare il passo e finendo con il correre per scappare
da Derek che aveva cominciato a rincorrerla assetato di
vendetta.
L’acqua era
piacevolissimamente calda e le onde che si infrangevano sulla spiaggia le
bagnavano dolcemente le caviglie. Era rilassante e il rumore dell’acqua
contribuiva a distenderle i nervi. Derek la osservava seduto su uno scoglio,
stando ben attento a non perderla di vista: essendo lontani da casa la sua aura
era rintracciabile dai cacciatori che sarebbero potuti apparire in ogni momento
e questa era l’ultima cosa che desiderava, portare Psyche a rilassarsi per
trovare la fonte delle sue paure non sarebbe stato il massimo. Ma poteva
succedere. Meglio stare attenti.
«Perché mi fissi?» gli
chiese la ninfa voltandosi a guardarlo. Per un momento ebbe un tuffo allo
stomaco per il colpo, era così concentrato nei suoi pensieri che la voce di
Psyche lo aveva totalmente preso alla sprovvista.
«Non ti fisso, ti tengo
d’occhio. Non si sa mai…» rispose.
«Se hai paura che scappi
ancora perché mi porti in giro?» domandò ancora lei.
«Perché spero vivamente che
tu non lo faccia, ma non mi fido al 100%: sei sempre un demone.» disse Derek
facendole posto sullo scoglio.
«Se hai paura che scappi
allora starò qui, così mi terrai d’occhio senza fissarmi.» sentenziò Psyche
sedendosi accanto a lui.
«Ti piace il posto?» le
chiese speranzoso di essere riuscito nel suo intento.
«Molto. E’ rilassante…e poi
mi piace l’acqua.» rispose lei facendo dondolare i piedi, quasi si sentisse in
imbarazzo.
«Strano…pensavo che ai
demoni piacesse il fuoco…o forse è vero che gli opposti si
attraggono?».
«Credo sia per quello:
l’acqua completa il fuoco. Forse mi sento completata
dall’acqua.».
«E a che stai pensando,
ora?» domandò ancora Derek.
«Al mare.» rispose Psyche
alzando lo sguardo verso di lui per vedere se ci credeva o meno. Un arcobaleno di colori invase le iridi
della ninfa facendole sembrare di vetro.
«Facciamo progressi, da
niente a al mare…vuol dire che ho avuto l’idea giusta.» commentò Derek
sforzandosi di distogliere gli occhi da quelli di Psyche che gli avevano fatto
contorcere stranamente lo stomaco.
«Grazie.» bisbigliò la
ninfa vergognandosi di quella parola che aveva appena
pronunciata.
Per la seconda volta Derek
si voltò a guardarla e suo malgrado sentì di nuovo il suo stomaco contorcersi
nel fissare gli occhi multicolori di Psyche che lo fissava silenziosa e non
seppe come, ma un secondo dopo la stava baciando. Un bacio lungo e dolce, senza
motivo. Quando si staccarono Psyche lo guardava interrogativa. Voltò il viso
dall’altra parte carico di imbarazzo e sensi di colpa. «Scusa…non so che mi è
preso.» disse rifiutandosi di tornare a guardarla in
faccia.
«Non è successo niente.»
decretò lei calma togliendosi la sabbia dai piedi e rimettendosi le scarpe
«Torniamo a casa.».
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Capitolo 16 *** capitolo 16 ***
CAPITOLO
16
Almeno era riuscito
nell’intento di distrarla. Ma che cosa gli era passato per la testa??? L’aveva
baciata, così, senza un motivo! Ne aveva sentito il bisogno e l’aveva fatto!
Complimenti, Derek, ottimo comportamento! Senza contare che era pure una sua
protetta! Si sentiva come se fosse stato l’insegnante pedofilo di una liceale. E
quello che lo faceva impazzire più che mai era che lei stava facendo finta che
niente fosse accaduto, il che lo metteva ancora di più a disagio. E Morgan
l’avrebbe saputo…e l’avrebbe rimproverato nuovamente, gli avrebbe detto che
stava diventando irresponsabile come protettore.
«Come si toglie questo
affare?» chiese Psyche una volta arrivati, riferendosi alla cintura. Il fatto
che non avesse fatto storie per tutto il viaggio e che non aveva chiesto a Derek
di togliergliela personalmente era un cattivo segnale.
«Schiaccia il bottone
arancione che hai a sinistra.» rispose lui in tono piatto evitando di guardarla
o di mostrarle il bottone.
Psyche si tolse la cintura
e scese dall’auto senza una parola. Così fece Derek e così. Silenziosi e
distaccati, salirono le scale fino al terzo piano.
Entrambi si accorsero
subito che qualcosa non andava: la puzza di zolfo, la porta dell’appartamento
aperta e bruciacchiata, l’ingesso a soqquadro…due
cacciatori.
«Finalmente…» disse uno dei
due apparendo sulla soglia della camera di Derek. Come aveva fatto a non
sentirli, Psyche? Era un demone, doveva percepire le loro aure! Ma
l’appartamento era protetto…le aure dei due cacciatori erano nascoste…e come
avevano fatto loro a trovare l’appartamento?
«Come siete arrivati fino a
qui?» chiese Derek mentre uno dei cacciatori chiudeva la porta dietro di lui con
uno schianto. Psyche era visibilmente in preda al panico.
«Seguendo la scia che la
ninfa h lasciato dietro di se quando siete usciti per la vostra vacanzina
estiva…» rispose il cacciatore «Una ninfa lascia una scia d’aura molto potente,
non lo sapevi?».
Avrebbe voluto seppellirsi
per essere stato così stupido! Avrebbe dovuto pensarci che portare in giro
Psyche, con l’aura che aveva, sarebbe stato come mettere una freccia gigante
lampeggiante sull’appartamento con una scritta al neon che diceva “qui c’è la
ninfa infernale Psyche!”!
«Sei un protettore un po’
distratto…» sghignazzò l’altro cacciatore «I nostri colleghi dovevano essere
proprio stupidi per farsi svanire da te.».
«Dacci la ninfa e noi ce ne
andiamo risparmiandoti la vita.».
«Mai!» obiettò Derek
tenendo sotto mira i cacciatori e cercando di non perdere di vista
Psyche.
«Avanti, la prenderemmo
comunque, una volta che ti avremo ucciso…non ne vale la pena…» replicò il
cacciatore.
«Mi uccidereste comunque,
tanto vale combattere un po’ e divertirsi, prima…» disse Derek sorridendo in
segno di sfida.
«A divertirci saremo solo
noi, temo…» sospirò uno dei due demoni preparando un dardo tra le mani e
giocherellandoci.
«Psyche, nasconditi…»
sussurrò Derek alla ninfa che si stava agitando sempre di più, ma che non si
mosse. «Psyche, stavolta no, stavolta dammi ascolto.».
Psyche lo guardò, gli occhi
giallo scuro sempre più arancioni, poi rossi «No.». E quel no fu indiscutibile:
sarebbe rimasta lì. Derek la guardò con rimprovero, ma non disse nulla, mentre
vedeva che la ninfa srotolava la coda fuori dai pantaloni dove l’aveva tenuta
nascosta. (NON FATE COMMENTI, DEPRAVATI PERVERTITI!! ndJ)
«Che teneri che siete…»
sghignazzò uno dei cacciatori «Ma ora basta scherzare.» e così facendo scagliò
un dardo contro Derek che lo schivò per miracolo, mandandolo a schiantarsi
contro la parete alle sue spalle.
«Di solito chi mi distrugge
la casa mi fa molto arrabbiare…» disse Derek con l’aria di un attore da serial
che avrebbe potuto risultare comica, in un’altra
situazione.
«Non puoi attaccarci,
umano.» disse l’altro cacciatore cercando di arrivargli alle
spalle.
«Io no…ma lei sì.» rispose
lui indicando Psyche che si era totalmente trasformata. Di nuovo l’istinto di
sopravvivenza che prevaleva, di nuovo quell’atteggiamento animale e demoniaco
terrorizzante, con un dardo sempre più grande che gli si formava nella mano
destra.
Colpì il cacciatore che
cercava di assalire Derek da dietro mandandolo a sbattere contro il muro. Il
protettore colse l’occasione di debolezza nemica per svanire il primo dei due
demoni. Ora ne rimaneva solo uno.
«Più facile del
previsto…fortuna che dovevate eliminarmi subito!» esclamò sarcastico
Derek.
«Sei vivo solo perché c’è
lei che può difenderti, in realtà è lei che difende te!» sbottò l’unico
cacciatore rimasto, in preda al panico.
«Non è colpa mia se ho
buone conoscenze!» disse Derek schivando un altro dardo proveniente dal
demone.
«Credo che dovreste
cominciare coi saluti…» disse questo cominciando a sparare dardi a
mitraglia.
«Hai ragione…che
maleducati…» rispose Derek arrivandogli dietro con una capriola «Addio!» e lo
perforò col pugnale, svanendole.
La casa tornò a essere
silenziosa e Psyche tornò a essere normale, nascondendo di nuovo la
coda.
«Dove hai imparato a fare
quelle cose lì?» chiese curiosa accennando alla capriola.
«Ah…niente…mi piacciono i
film di Bruce Lee…» rispose lui con indifferenza mettendo via il pugnale. Psyche
lo guardò scettica, ma non fece altre domande: era salva un’altra
volta.
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Capitolo 17 *** capitoli 17 [interludo] e 18 ***
CAPITOLO 17
«Un’altra volta?? Quel
cacciatore ha svanito altri due cacciatori??». Lucifero era adirato, si muoveva
per la sala del trono con nervosismo misto a ira. Quell’umano lo stava facendo
imbestialire con la sua sfacciataggine, e in più non era ancora riuscito a
riprendersi Psyche, il che lo minava nell’orgoglio poiché la ninfa era una sua
stessa emanazione.
«Mi dispiace, mio signore,
ma le loro aure demoniache sono svanite poco fa…» disse il piccolo demone con
voce strascicata e tremante.
«E’ colpa tua che non hai
scelto i migliori!» replicò Lucifero scagliando un dardo contro il piccolo
demone che svanì all’istante, colpito. Ora si sentiva meglio, aveva sfogato
parte della sua rabbia.
«Ora toccherà a noi, e noi
non ti deluderemo, Lucifero! Troveremo Psyche e te la riporteremo, dopo aver
ucciso l’umano…» esclamò Sophia alzandosi dal suo giaciglio insieme alla
sorella.
«Siete le ultime a cui
posso rivolgermi, ma comincio a pensare che quel protettore sappia il fatto suo
e che abbia il potere di distruggervi…se ciò dovesse accadere avrà il piacere di
incontrarmi di persona. Chissà se i suoi druidi l’hanno addestrato anche ad
affrontare i demonio…».
«Non ce ne sarà bisogno,
vedrai.» intervenne Subconscio avvicinandosi a Lucifero.
«Trovatela e portatemela…il
piacere di vedere suoi occhi diventare neri per la paura sarà la gioia più
grande che potrò provare.» disse lui accarezzando il mento della
ninfa.
«Considerala già prostrata
ai tuoi piedi.» rispose Sophia infilandosi il mantello e uscendo dalla
stanza.
CAPITOLO
18
«Cos’è successo questa
volta??? Perché i cacciatori sono riusciti a trovarla? Come hanno fatto?!»
sbottò Morgan rivolto a Derek che ascoltava passivo le accuse del druido,
evitando di guardarlo negli occhi. Sapeva benissimo che Morgan era già a
conoscenza dei particolari dell’accaduto e delle cause, che le sue erano tutte
domande retoriche: le faceva per dare modo all’animo di Derek di vergognarsi di
se stesso.
«Rispondimi!».
«Che vuoi che risponda?!
Sai già tutto senza che io ti stia a raccontare i particolari! Anche perché
credo che tu conosca anche quelli…» esclamò Derek lanciandogli uno sguardo
carico di rancore. Un brivido gli percorse il corpo. Sperava che almeno un
particolare di quello che era successo quel giorno gli fosse sfuggito: quel
piccolo particolare avvenuto sullo scoglio.
«Voglio che tu ammetta di
avere commesso un secondo errore grave, Derek! Che le parole “ho fatto una gran
cavolata” escano dalla TUA bocca!» replicò Morgan.
«Ho fatto una gran cazzata,
contento?!» disse Derek scattando in avanti per l’impeto con cui aveva
pronunciato quella frase. L’occlumanzia non era il suo forte, ma sperava che la
magia di Morgan non andasse a indagare nella sua testa.
«Che mi stai cercando di
nascondere, Derek?» chiese il druido con una calma che lasciava intravedere il
rimprovero.
«Niente.» rispose il
ragazzo cercando di autoconvincersi, cercando di chiudere le porte della sua
mente a quella del vecchio.
«Cos’è successo ieri di
così vergognoso da nascondermi?» continuò Morgan.
«Ho detto
niente.».
«Derek, ti conosco
abbastanza da sapere che non sei un buon bugiardo né un bravo
occlumante.».
Non ci riusciva. Aprì le
porte alla magia di Morgan che spalancò piano piano gli occhi e la bocca
preannunciando le parole che avrebbe pronunciate in
seguito.
«COS’HAI FATTO? Derek, per
amor del cielo, è una tua protetta! Le conosci le
regole!».
«Non so che mi è preso, va
bene?! Un momento prima parlavamo e un momento dopo…non lo so che cos’è
successo, ok? Non mi è mai capitato con nessuna mia protetta!» sbottò Derek
sentendo crescere in sé la rabbia.
«Mi stai deludendo, Derek.
E sai quanto mi costa dirlo…Non hai mai fatto errori e adesso ne fai uno dietro
l’altro! Ti ho consegnato Psyche perché ti ritenevo il migliore, e invece mi
sembri il quindicenne ignorante che aveva appena scoperto il suo destino!»
esclamò Morgan, deluso.
«Già, destino…gran bel
destino! Rischiare di farsi uccidere per dei traditori, in fondo non sono che
questo!». Non avrebbe dovuto dirlo. Un rumore proveniente da vicino la porta
della cucina gli fece capire che Psyche aveva sentito tutto il discorso e di
sicuro quell’ultima battuta non le era piaciuta.
«Credo che ora sarai
contento…» disse rivolto a Morgan.
«Non scaricare su di me le
tue colpe: hai 23 anni ormai, è ora che cresci, ragazzo mio.» rispose questo
prima di sparire.
«Bravo…sparisci! E’ l’unica
cosa che sai fare!» urlò al vuoto. “Sei uno stronzo, Derek, lo sai?” gli disse
la sua coscienza. Lo sapeva…si sentiva attaccato da tutte le parti, fisiche e
mentali. Avrebbe voluto spaccare tutto per la rabbia, ma si accorse che la prima
cosa da fare era andarsi a scusare con Psyche.
«Eilà…senti…» sussurrò
piano entrando nella sua camera da letto, dove Psyche stava piangendo
silenziosamente, accarezzando Devil che faceva le fusa.
«Vattene.».
«Senti…lo so che ho detto
una cosa pesante, ma è così che reagisco quando mi sento in trappola o ho i
coglioni girati. E’ sbagliato, ma perdo il controllo di me e dico cose che
normalmente non direi mai…» continuò Derek andandosi a sedere vicino a
lei.
«Credi che l’abbia scelto
io?! Ti ho già detto come è successo tutto: sono stati i druidi a entrarmi nella
mente! Non sarei in questo casino se non fosse per loro!» esclamò lei voltandosi
a guardarlo, gli occhi gialli di rabbia.
«Lo so…è per questo che mi
sento uno stronzo ad aver detto quello che ho detto, ma ti chiedo di metterci
una pietra sopra, ok? Basta Morgan a dirmi che l’ho deluso come
protettore.».
«Tu sei un buon
protettore…» sentenziò Psyche in quello che fu un inaspettato complimento. Devil
alzò uno sguardo curioso verso di loro.
«Grazie, ma Morgan ha
ragione: non posso portarti in giro come se niente fosse, o almeno non così
lontano e non per così tanto tempo. Ho messo a rischio la tua esistenza.»
commentò Derek sentendosi un po’ in imbarazzo.
«Se non mi avessi portata
in quel posto avrei continuato a pensare ai cacciatori ancora a lungo…hai fatto
bene a portarmi via.» disse Psyche.
«Bella forza! Ci hanno
attaccati due ore dopo!» disse amaro Derek.
«Ma non avevo più tutta
quella paura che avevo prima.».
Derek la guardò
riconoscente. Non avrebbe mai pensato che l’unico sostegno sarebbe arrivato
proprio da lei, quella ninfa che all’inizio era così scontrosa e snob. Qualcosa
dentro di lui cominciò a godere.
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Capitolo 18 *** capitolo 19 ***
CAPITOLO 19
Caronte navigava la sua
barca portatrice di anime muovendo dolcemente un remo nell’acqua, dolcezza che
non riservava però verso i dannati che trasportava ai quali rivolgeva
maledizioni e epiteti volgari. Sull’altra sponda dell’Acheronte comparvero dal
buio due demoni avvolte in un mantello scuro che richiamarono l’attenzione del
traghettante.
«Vecchio, attracca!» disse
la demone dai capelli dorati.
Caronte ubbidì bestemmiando
contro le due figure. «Voi demoni non dovreste salire a bordo della mia
imbarcazione, io trasporto solo dannati…» borbottò.
«Credo che questa ti farà
cambiare idea…» disse la stessa demone scostando leggermente il mantello per
mostrare al vecchio una coda rossa e affusolata terminante in un seme di picche.
Caronte sgranò gli occhi cerchiati di rosso in un’espressione di paura e
reverenza.
«Se avete il pedaggio credo
non ci saranno problemi…» disse chinando il capo davanti alle due
ninfe.
«Prendi le tue monete e
traghettaci fino a Minosse. Non fare domande.» sentenziò la ninfa coi capelli
ramati mettendogli in mano due monete argentee.
Caronte ubbidì
silenziosamente tornando a insultare i dannati mentre raggiungeva il secondo
girone.
«Confessatevi a Minosse,
prima di procedere!» ordinò il vecchio alle anime che scendevano dalla barca,
una volta arrivati a destinazione. Queste sbarcavano piangendo e commiserandosi,
non fu per cui difficile per Minosse distinguere le due ninfe in mezzo a
loro.
«Perché siete qui? Il
vostro posto è il Centro della Terra, perché siete risalite?» domandò Minosse
facendo girare la sua coda attorno alla vita per sei volte, in risposta ai
peccati dell’anima che gli si era appena confessata.
«Portaci rispetto, mezzo
demone, è il tuo stesso signore che ci manda.» sibilò freddamente
Sophia.
«Lucifero ha qualcosa da
rimproverarmi?» domandò nuovamente il guardiano
preoccupandosi.
«No, ma sappiamo che tra i
dannati del quarto girone c’è un protettore rinnegato. Ci serve parlare con lui,
aprici la strada.» gli ordinò Sophia.
Minosse fece quattro giri
intorno alla sua vita con la coda e una porta minuscola aprì loro l’accesso nel
quarto girone. «Pluto vi lascerà passare, ma avete poco tempo per trovare il
vostro protettore, dopodiché dovrete uscire.».
Sophia e Subconscio
ignorarono le parole del guardiano ed entrarono nel quarto girone mentre Minosse
continuava a confessare anime.
«Cosa volete da me, ninfe?
Com’è che Lucifero si spreca a mandarvi da me?» chiese cinico un uomo di circa
30 anni avvicinandosi al punto in cui le ninfe lo avevano
convocato.
«Eri un protettore,
rinnegato, ma lo eri e ci serve sapere alcune cose da te.» rispose
Subconscio.
«Vi servono le mie
informazioni? Ma come…difficoltà ad eliminare un protettore? Lucifero mi sta
deludendo…» disse l’uomo sghignazzando.
«Bada a come parli, umano!»
sbottò Sophia.
«Calmati, ninfa, o non
avrai le tue informazioni, le quali mi sembrano essere abbastanza importanti per
voi…».
«Spiegaci perché, su
quattro cacciatori scelti tra i migliori, tutti e quattro sono stati eliminati
dal protettore della preda senza che questo venisse minimamente ferito.» lo
interrogò Subconscio.
«I protettori di demoni
vengono invulnerabilizzati per evitare di morire ogni volta che un demone lo
attacca. In verità è un po’ un paradosso, visto che per diventare invulnerabili
bisogna prima morire, ma finora si è rivelata essere una buona protezione.»
rispose l’uomo lanciando delle occhiate furtive a Pluto, il guardiano del
girono, che squadrava il terzetto con sospetto.
«E quindi un protettore non
può essere né ferito né ucciso da un demone?!» domandò Sophia scuotendo
contrariata la testa dorata.
«Non esattamente: non può
essere ferito né ucciso da dardi o proiettili, ma può essere ferito da arme da
taglio o avvelenato, e io so che voi ninfe siete in grado di fare entrambe le
cose.» sghignazzò l’uomo.
Sophia e Subconscio si
scambiarono un’occhiata. «Quindi basta che lo colpiamo con la coda…» suggerì
Sophia. «Esatto,
ma i dardi sono un’ottima distrazione: se lo colpite rimane svenuto per il tempo
necessario a catturare la preda.» rispose l’uomo riavviandosi verso il guardino
che lo stava richiamando.
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Capitolo 19 *** capitolo 20 ***
CAPITOLO
20
«La volete piantare di
parlare male di me tu e quel traditore del mio gatto???» sbottò Derek rivolto a
Psyche che coccolava Devil seduto sulle sue ginocchia. «Traditore!» sussurrò poi
rivolto al gatto che produsse un sonoro miagolio.
«Ha detto di no, che a lui
piace avere qualcuno con cui sparlare di te.» tradusse Psyche in tono solenne,
ridacchiando.
«Ah sì? E’ così?
Bene…allora vedremo quando lei se ne sarà andata quanto resisterai senza cibo!»
replicò lui offeso.
«Non mi hai ancora detto
dove andrò quando sarà tutto finito…» disse Psyche apparentemente indifferente,
anche se in realtà erano giorni che si chiedeva come si sarebbe conclusa quella
vicenda.
«Di solito i protetti
vengono accolti nel Giardino dei druidi, dopo che si è riusciti a estrarre da
Satana la loro essenza.» rispose Derek, felice di poter essere lui a insegnarle
qualcosa, per una volta.
«Ah…» si lasciò sfuggire
tristemente Psyche. Aveva sperato che dopo quella faccenda avrebbe potuto
chiedere a Morgan di renderla umana, voleva vivere tra i mortali, non voleva più
essere un demone, anche perché ormai si sentiva legata a quella
vita.
«Non ti piace l’idea, eh?»
chiese Derek notando l’espressione triste sul viso di lei.
«No no…è…perfetto!» rispose
Psyche grattando distrattamente la testolina a Devil.
Derek finse di credere alla
sua risposta, ripromettendosi di indagare a fondo più
avanti.
A un certo punto Devil
smise di fare le fusa e rizzò le orecchie a captare un rumore che solo lui era
in grado di sentire. Psyche si irrigidì quando il gatto le saltò giù dalle
ginocchia per andare a nascondersi. «Loro…» sussurrò con voce
spezzata.
«Loro chi?» chiese Derek
preoccupato.
«Le mie sorelle.» rispose
la ninfa alzandosi lentamente dalla poltrona per fronteggiare la porta «Sono
qui!».
Non fece in tempo a finire
la frase che la porta si spalancò con un boato che fece tremare l’edificio semi
disabitato. Due ninfe, una bionda e un’altra ramata, fecero irruzione
nell’appartamento ricordando a Derek la prima volta che aveva incontrato
Psyche.
«Sorella cara, quanto
tempo…» disse Sophia con un sorriso beffardo stampato sulle
labbra.
«Non è mai troppo poco.»
replicò gelida Psyche.
«Non si fanno le
presentazioni?» continuò Sophia riferendosi con un cenno del capo a Derek.
Psyche sentì un brivido di terrore attraversarle la spina dorsale mentre i suoi
occhi diventavano neri. «Salve, umano, io mi chiamo Sophia!» esclamò la ninfa
scagliando un dardo molto potente contro il protettore.
«NO!» gridò Psyche in preda
alla disperazione. Non era preparata all’arrivo delle sue sorelle, e l’idea che
Derek potesse mancarle di sostegno anche solo per pochi minuti la faceva
impazzire.
«Cosa succede, sorellina,
da quando in qua reputi importante la vita di un essere umano?» chiese
Subconscio attaccando a sua volta Derek che aveva evitato il primo
colpo.
Psyche tremava, e intanto
il passare continuo dei suoi occhi dal nero al giallo intenso mostrava come il
suo essere si dividesse sul da farsi.
«Se è me che volete,
lasciate perdere Derek!» urlò sentendo la rabbia crescerle in corpo quando Derek
evitò per un soffio l’ennesimo dardo.
«Anche per nome lo chiami!
Sei proprio cambiata, Psyche!» le disse Subconscio guardandola con disprezzo e
cambiando il bersaglio dei suoi attacchi.
La trasformazione di Psyche
arrivò appena in tempo e la ninfa riuscì a bloccare il dardo lanciatogli dalla
sorella. «Sì, Subconscio, sono cambiata.» rispose ricacciando indietro il dardo
che la colpì a una spalla. Derek approfittò del momento di debolezza della ninfa
per svanirla col suo pugnale.
«NOOO!» urlò Sophia
attaccando Derek con dardi e cercando di sferzarlo con la sua
coda.
«Derek, stai lontano dalla
sua coda! Non deve toccarti!» urlò Psyche cercando di colpire la
sorella.
Sophia saltò addosso a
Derek con un movimento felino e lo fece cadere a terra. Bloccato, Derek cercava
di rigirare le carte a suo favore respingendo Sophia con tutte le sue forze e
cercando di colpirla col pugnale.
«Ah!» gridò quando sentì la
cerne del suo fianco sinistro essere divisa da una sferzata della coda della
ninfa.
«Ti ho colpito!» gioì
sadica Sophia. Ma la sua gioia terminò quando, sfruttando il momento di
debolezza della demone, Derek la svanì col pugnale.
«Derek!» esclamò Psyche
correndo in soccorso del suo protettore. Ma Derek non si mosse, rimase immobile,
sdraiato a terra, con gli occhi chiusi.
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Capitolo 20 *** capitolo 21 ***
CAPITOLO 21
«Ti stai svegliando,
finalmente…» sussurrò Psyche a un Derek sonnolente.
«Quanto ho dormito?» chiese
lui con voce impastata.
«Più o meno 24 ore…»
rispose lei alzando le spalle.
«Wow…ho battuto il record
di quelli che si prendono tardi la mattina!» disse sarcastico Derek sforzandosi
di fare una battuta.
Psyche lo aveva salvato
appena in tempo, il veleno contenuto nella coda di Sophia era quasi entrato in
circolo: pochi secondi dopo e sarebbe morto. Aveva utilizzato i suoi poteri di
ninfa per estrarre la tossina e salvare Derek, e poi l’aveva disteso sul letto a
riposare per riprendersi dallo shock.
«Cos’è successo
esattamente? Io mi ricordo solo un dolore lancinante al fianco e tua sorella che
svaniva…» chiese Derek cercando di tirarsi su.
«Sophia ti ha colpito con
la coda e dopo averla svanita sei svenuto.» disse Psyche «Per un momento ho
pensato che fossi morto, ma per fortuna sono riuscita a salvarti in
tempo.».
«Allora ti devo la
vita…sono quasi morto per quattordici volte, entrerò nel guinness dei primati!»
esclamò lui sorridendo. Anche Psyche sorrise.
«La prossima volta che
incontriamo dei tuoi parenti, avvisami con un certo anticipo, però…così mi
preparo all’occasione.».
«Non pensavo che avrebbe
mandato loro. Di solito manda al macero centinaia di cacciatori prima di
ricorrere alle sue cerchie più strette.» rispose Psyche pensierosa sdraiandosi
di schiena.
«A quanto pare ti ritiene
molto pericolosa, o compromettente.».
«Dovrai affrontarlo di
persona, adesso. Se ha mandato Sophia e Subconscio e tu le hai eliminate verrà
lui, e tu dovrai estrarre da lui la mia essenza…giusto?» chiese
Psyche.
«Questa volta dovrò
vedermela con lui, già…almeno lo vedrò in faccia.» rispose
Derek.
«Non l’hai mai visto??? Non
hai mai combattuto con lui??? E gli altri tuoi protetti come hai fatto a
liberarli? Hai…».
«Ho detto che si deve
estrarre da Lucifero l’essenza del demone protetto, non che solitamente è mio
compito. E’ un druido che lo fa.» disse Derek bloccando il flusso di domande di
Psyche.
«E perché questa volta
dovresti farlo tu?» domandò ancora la ninfa.
«Perché l’ho fatto
arrabbiare io e Lucifero cercherà me. E poi credo che la tua essenza, in quanto
ninfa sia più difficile da estrarre, Lucifero non lascerà che gliela strappino.»
replicò lui.
«Non mi sembra un motivo
valido. Se non può riuscirci un druido, come puoi riuscirci tu che non hai
poteri? E poi è a causa loro che tutto questo è cominciato, dovrebbero rimediare
loro a tutto.» obiettò Psyche girandosi su un fianco per guardare Derek negli
occhi.
Derek si sentiva impotente.
Come faceva a spiegare a Psyche che in realtà era lui stesso a voler sfidare
Lucifero una volta per tutte? Che era stufo di quel continuo proteggere e
nascondersi, lottare e rischiare di morire continuo? Che tutto quello che voleva
era vivere come pareva a lui e non seguendo le regole dei druidi, o dipendendo
dalla rabbia che Lucifero provava nei suoi confronti? Che lo faceva per dimostrare qualcosa a
se stesso e, anche se si rifiutava di ammetterlo, anche per risultare migliore
ai suoi occhi?
«A cosa pensi?» gli chiese
Psyche dopo qualche minuto di silenzio.
«A niente.» rispose lui
precipitosamente.
«Li conosco io, i tuoi
niente…» replicò lei facendogli il verso. Derek scoppiò a
ridere.
«Ahi!» si lasciò sfuggire
sentendo una fitta al costato.
«Ti fa male?» chiese
preoccupata Psyche appoggiando dolcemente una mano sul fianco di
Derek.
«Se sei tu a toccarmi no…»
sussurrò Derek meravigliandosi nel sentir pronunciare quelle parole dalla sua
stessa bocca. Era riuscito a dare sfogo a quel sentimento che gli provocava
quelle strane contorsioni dello stomaco ogni volta che Psyche gli rivolgeva uno
sguardo o gli si avvicinava.
Psyche alzò lo sguardo dal
costato del ragazzo e lo guardò con uno sguardo enigmatico. A quel punto fu
inevitabile: lei e Derek si scambiarono il loro secondo bacio, ma questa volta
non fu dolce e pacato come il precedente, ma rispecchiava la passione che i due
stavano provando in quel momento. Derek sentì sparire il dolore al fianco, o
forse l’ euforia del momento glielo aveva fatto dimenticare, forse ancora era il
contatto con Psyche che lo faceva sentire bene. I loro baci divennero più
passionali, più ritmati mentre i loro corpi si strusciavano l’uno contro l’altro
come a volersi scambiare gli odori (vi prego, non commentate quest’ultima
espressione…però, Lefty, a te imbarazza, ma io mi diverto!ndJ). Derek cominciò a
baciarle il collo dopo esserle arrivato sopra, e lei avvolse la sua coda intorno
ai fianchi di lui stringendolo a sé. Si sentivano come due poli di attrazione.
Si spogliarono dolcemente, quasi a voler controbilanciare il sentimento che
provavano e che scoppiava loro dentro con i loro gesti. E alla fine sentirono i
loro esseri avvicinarsi e fondersi, fino a diventare un tutt’uno. Alla fine il
mondo era sparito, non c’erano più druidi, demoni, cacciatori o dolori: c’era
solo il loro completarsi.
«NO!» gridò Lucifero
vedendo le due essenze di Sophia e Subconscio staccarsi dal suo corpo sottoforma
di due piccole stelle nere «NO!».
L’umano le aveva svanite,
gli aveva tolto le uniche due creature a cui tenesse veramente, quelle che lui
considerava le sue figlie. «Maledetto…» sibilò tra i denti girando a vuoto nella
stanza del trono «Svanisci i miei demoni! Svanisci TU quello che IO ho creato?!
Tu…tu e i druidi che ti proteggono!! Hai svanito le mie
ninfe!».
Stava impazzendo. Sentiva
la rabbia invadergli il corpo insieme all’istinto omicida che lo portava a
desiderare ardentemente di uccidere il protettore che aveva eliminato le sue
ninfe. «Ti troverò, umano, e allora vedremo se basterà l’aiuto di Psyche o la
tua invulnerabilità a salvarti.».
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Capitolo 21 *** capitolo 22 ***
CAPITOLO
22
Questa volta no, non
gliel’avrebbe passata, non l’avrebbe perdonato. Derek stava seduto sulla
poltrona del suo soggiorno con i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani,
aspettando l’arrivo di Morgan da un momento all’altro. Era strano che non fosse
già arrivato, o forse era la sua tensione che gli faceva sembrare ore i secondi
che scorrevano lenti, facendo aumentare in lui il dispiacere per la delusione
che si sarebbe dipinta sul volto del druido una volta raggiunto
l’appartamento.
“Era inevitabile…”
continuava a ripetersi “…se tornassi indietro lo rifarei. Era inevitabile…”. Lo
era veramente? L’attrazione che si era instaurata tra lui e Psyche era destino o
era solo una delle conseguenze dei ripensamenti di Derek a proposito del suo
compito? Si era allontanato dalla stanza dove Psyche era addormentata per
evitare di torturarsi i nervi con le immagini di quello che era successo, ma
sembrava che il rimorso lo torturasse comunque. No, non era un rimorso. Non si
sentiva in colpa per quello che aveva fatto, e sapeva che l’aveva fatto perché
provava qualcosa per Psyche, non per dispetto a Morgan. Ma Morgan non l’avrebbe
capito. Già lo sentiva «Sono le regole, ragazzo! Non si può! Non è per
cattiveria, ma non puoi disubbidire alle regole. Mi meraviglio di te, una volta
non eri così!...».
“Ma una volta avevo 15
anni.” si disse Derek “Una volta credevo che fosse la cosa più fica di questo
mondo, non capivo che cosa significava.”.
Era arrivato. Aveva sentito
l’aria muoversi al suo arrivo, poteva percepire il suo respiro deluso e vecchio
stargli davanti, contemplandolo. Non sollevò la testa dalle mani, però, la tenne
bassa aspettando che fosse lui a parlare.
«Derek…».
«Ciao, Morgan.» disse
alzando finalmente lo sguardo «Come va?».
«Sai perché sono qui.»
obiettò Morgan con tono stanco.
«Già…vi sarete divertiti, a
entrare nella mia mente in quel momento, vero?» sdrammatizzò Derek con un
sorriso irriverente.
«Non scherzare, ragazzo,
ciò che è successo è grave. E’ la terza volta che mi mandano a rimproverarti,
non mi è mai successo prima, con nessuno dei miei protettori intendo.» Morgan
non era scherzoso quel giorno, e Derek sapeva che per quanto potesse cercare di
scherzarci sopra non avrebbe eliminato quell’espressione di padre deluso dalla
faccia del druido.
«Che vuoi che ti dica? Che
mi dispiace? Che è stato un momento di pura follia? Non posso farlo, dovrei
mentirti.» rispose Derek allontanando lo sguardo dagli occhi di
Morgan.
«E’ questo il problema,
Derek, tu lo rifaresti. Hai infranto la prima regola del protettore: MAI,
ascoltami bene, MAI creare legami affettivi con i propri protetti. Quando lei
entrerà a far parte della nostra comunità e tu non potrai più vederla che farai,
eh? Ti deprimerai pensando alla gran stupidata che hai
fatto?».
«Quando mi rimproveri senza
usare turpiloqui mi fai sentire ancora più colpevole…» obiettò Derek «E comunque
non voglio più essere un protettore.».
«Cosa?» chiese Morgan
sperando di non aver afferrato bene le parole del ragazzo.
«Hai capito
perfettamente.».
«Perché?».
«Perché sono stufo di
esserlo.» rispose il ragazzo «E non tirarmi fuori la storia del destino, non
attacca, non più.» aggiunse poi bloccando il pensiero che stava per formulare
Morgan.
«Sbagli a scegliere in base
a una donna, che poi non è propriamente una donna, ma è una demone, nemmeno se
ne sei follemente innamorato.» sentenziò il druido.
«Non ho scelto in base a
lei, ho scelto in base a me.» ribatté Derek sentendosi un po’
offeso.
«Credo che tu debba
pensarci ancora su.» disse il vecchio calcando la sua espressione delusa. Derek
si sentiva come il figliol prodigo che abbandonava il padre, ma lui non aveva
alcuna intenzione di ritornare sui suoi passi come il personaggio
evangelico.
«Io…» cercò di dire Derek,
ma Morgan lo bloccò con un gesto della mano.
«No, voglio che tu ci pensi
su. Me lo dirai con certezza quando tornerò.» e detto questo sparì, lasciando
Derek da solo in preda ai dubbi.
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Capitolo 22 *** capitolo 23 ***
CAPITOLO 23
Psyche si svegliò poco dopo
la partenza di Morgan dall’appartamento e rimase immobile, con gli occhi
spalancati nella semioscurità della stanza. Si sentiva strana, conscia di aver
provato una sensazione che non aveva mai conosciuto prima, un’esperienza che le
era stata negata nei suoi anni di ninfa e che nonostante ciò le era sembrata un
corso naturale degli eventi. Non capiva come aveva fatto a vivere senza aver mai
conosciuto prima quella sensazione, senza sapere cosa significasse sentirsi
completi, finiti, perfetti. Era cambiato tutto, primo fra tutti il rapporto tra
lei e Derek. In due mesi che avevano vissuto insieme non si era mai accorta di
quello che stava accadendo tra di loro; credeva che il fatto di essere felice
semplicemente perché Derek era vicino fosse una logica conseguenza del fatto che
lui era in grado di proteggerla, che con lui era al sicuro. Quando si trovava
agl’Inferi insieme alle sue sorelle non era mai entrata in contatto con nessun
altro demone all’infuori di Lucifero e delle altre ninfe, perché il suo ruolo
rendeva assolutamente necessario che lei non entrasse in contatto con possibili
traditori o nemici, di conseguenza non aveva mai provato sentimenti all’infuori
dell’odio e del disprezzo. Una volta credeva di amare Lucifero come un padre,
ora si rendeva conto di come in realtà lei lo temesse.
Un debole miagolio avvisò
Psyche della presenza di Devil nella stanza che le dava gentilmente il buon
giorno.
«Ciao, micio…» mugugnò lei
con la voce ancora impastata dal sonno. Devil rispose con un miagolio un po’ più
allegro montando sul letto con un salto aggraziato.
«E il tuo padrone dov’è?»
gli chiese accarezzandolo dolcemente.
«Qui…» sussurrò la voce
calda di Derek entrando nella stanza e sdraiandosi accanto a lei. «Come
stai?».
«Dovrei essere io a
chiedertelo… sei tu quello che per poco non moriva avvelenato.» disse Psyche
sorridendo radiosa al ragazzo. Devil si tolse di mezzo dai due, come se avesse
compreso di essere di troppo.
«Ad essere sinceri non
sento più niente…» rispose Derek attorcigliando una ciocca dei capelli di Psyche
attorno all’indice.
«Sei guarito in
fretta…».
«Merito della guaritrice.»
mormorò lui in tono malizioso accarezzandole i fianchi nudi sotto le
lenzuola.
«Allora credo che non ti
servano più le mie attenzioni…» obiettò Psyche cercando di allontanarsi da
Derek.
«Ah ah ah!…credo di sentire
ancora una fitta al fianco…» finse di lamentarsi lui contorcendosi sul
posto.
«Davvero…?» disse Psyche
con un sorriso perverso facendo retromarcia e stringendosi al corpo di Derek che
smise all’istante di lamentarsi e l’abbracciò per impedirle di allontanarsi
un’altra volta.
«Sì…mi fa molto
male…».
«Allora credo che si dovrà
procedere a un altro trattamento.».
«La cosa mi incuriosisce
molto…» rispose Derek con una punta di perversa curiosità nel tono della
voce.
«La curiosità va
accontentata…» sentenziò Psyche avvicinando il suo volto a quello di Derek che
le catturò le labbra in un bacio appassionante e lungo.
Derek sentiva due vocine
dentro di sé bisticciare: la parte più umana lo spronava a continuare quello che
si era iniziato, ma l’altra vocina, la sua coscienza, gli impediva di togliersi
(i pantaloni. Scusate…ma mi veniva spontaneo come commento. ndJ) dalla mente
l’immagine di Morgan che lo rimproverava deluso. Quell’immagine gli impediva di
concentrarsi su quello che stava succedendo, su quello che stava succedendo per
la seconda volta. Stavolta avrebbe ricommesso l’errore per cui era stato appena
ripreso. L’avrebbe fatto. Non era una vendetta, non era un modo per far
arrabbiare i druidi, era una cosa che desiderava perché amava Psyche…non era
vero. La vocina coscienziosa gli stava mettendo davanti la verità: stava per
fare l’amore con Psyche un’altra volta per dare una delusione a Morgan, per
convincerlo del fatto che lui non era un buon protettore, per farsi togliere
l’incarico senza troppa fatica. Stava usando Psyche per qualcosa che voleva lui.
Non poteva.
«Che succede?» chiese la
ninfa dopo che Derek l’aveva spinta di lato con un gesto improvviso. «Ti ho
fatto male? Che…?».
«Non posso farlo, non dopo
quello che mi ha detto Morgan.» si limitò a risponderle lui. Non era sicuro di
voler parlare con lei di quello che aveva detto al druido, l’avrebbe tenuto per
sé.
«Morgan è stato qui?!
Quando?» esclamò allarmata la ninfa scattando a sedere sul
letto.
«Un’ora fa, più o
meno…credo che sia superfluo spiegartene il motivo.» rispose Derek con uno
sbuffetto contrariato. Una delle due voci gli stava ancora suggerendo di mandare
Morgan a quel paese.
«Ti ha punito? Se devono
punirti per causa mia, è meglio che lasciamo perdere…» disse Psyche
precipitosamente.
«No, non mi hanno punito e
no, non voglio lasciar perdere.» obiettò Derek «Ma non è corretto che io e te
facciamo l’amore di nuovo dopo che lui è venuto a rimproverarmi con
quell’espressione delusa stampata in faccia…non posso…sarebbe come dirgli che di
quello che ha detto non me ne fregava un cazzo.».
«Che ti ha
detto?».
«Non voglio ripeterlo.»
decretò Derek alzandosi dal letto e riallacciandosi i jeans. Psyche lo guardò
contrariata. «Non è perché voglia tenerti nascosto qualcosa, ma non mi fa
piacere ripetere i rimproveri che mi ha fatto.» si giustificò
lui.
«Che hai intenzione di
fare?» gli chiese allora lei.
«Non ne ho la più pallida
idea, ma devo trovare un compromesso: non voglio rinunciare né a te né alla sua
amicizia, e non voglio che mi facciano scegliere obbligatoriamente fra voi due.»
disse Derek appoggiandosi con le mani al davanzale della finestra della stanza
per guardare fuori.
«Hai detto una cosa bella.»
sussurrò Psyche.
Derek si voltò a guardarla.
Era bella, molto, con quei capelli scuri che le coprivano dolcemente le spalle,
quell’espressione determinata che non l’abbandonava mai, quegli occhi enigmatici
e intriganti, quel corpo dai movimenti felini e sinuosi…eppure sentiva che
quello che provava andava oltre la sua bellezza. Strano. Era sempre stato uno
attratto principalmente dall’aspetto fisico di una ragazza, le sue storie
precedenti non erano mai state brillanti né tanto meno durature. Colpa sua,
sempre, ma non era in grado di legarsi molto a una persona, aveva imparato a non
legarsi troppo dopo essere diventato un protettore: se fosse morto avrebbe fatto
star male qualcuno che gli voleva bene o, ancora peggio, se qualcuno a cui LUI
teneva fosse morto a causa del suo incarico sarebbe impazzito. Non si era mai
legato a nessuno. Fino a quel momento.
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Capitolo 23 *** capitolo 24 ***
CAPITOLO
24
Lucifero agitava furioso le
grandi ali congelando l’aria intorno a sé. I dannati e i demoni minori si
prostravano al suo passaggio interrogandosi sul perché il loro signore stesse
vagando personalmente attraverso i gironi. La presenza in pubblico di Satana,
infatti, era alquanto insolita, non lasciava quasi mai la sala del trono e le
poche volte che necessitava di comunicare coi vari gironi mandava il piccolo
demone. Ma il piccolo demone non c’era più, e questo avrebbe già dovuto lanciare
un allarme sui sudditi di Lucifero i quali rabbrividivano per il
terrore.
Ignaro di tutti gli
avvenimenti appena accaduti, Caronte continuava a sbarcare peccatori sulla
sponda dannata dell’Acheronte, coprendoli ripetutamente di insulti e
percuotendoli con il lungo remo. Lucifero si avvicinò rapidamente
all’imbarcazione e con un movimento fulmineo della mano lanciò tutti i dannati
rimasti su di essa in acqua. «Portami fuori dall’Inferno, traghettante, subito.»
disse poi salendo a bordo.
Caronte non credeva ai
propri occhi: il signore oscuro che saliva al mondo mortale di persona! Cosa
stava succedendo? Prima le due ninfe e ora lui…
«Non hai sentito, vecchio?!
Ti ho detto di portarmi fuori!!» ruggì Lucifero sbattendo minacciosamente le
ali.
«Sì…sì…subito, mio
signore…» gracchiò il vecchio cominciando a remare in direzione
contraria.
Lucifero non proferì più
parola fino al Limbo dove incontrò i nuovi dannati pronti a salire
sull’imbarcazione. «Attracca qui.» ordinò al vecchio che si avvicinò ubbidiente
alla sponda.
I nuovi arrivati guardarono
all’occupante della barca con estrema soggezione mentre questo si alzava in
tutta la sua imponenza e poggiava piede a terra, sbattendo le ali con forza
sempre maggiore, ad indicare l’aumentare della sua ira e della sua impazienza:
non poteva aspettare un minuto di più, doveva assolutamente uccidere il
protettore.
Ancora una volta Derek
doveva trovarsi a discutere. Ancora una volta doveva cercare di far valere le
sue ragioni contro quelle di tutti gli altri druidi. Ancora una volta si sentiva
inerme di fronte agli argomenti apportati da questi. Doveva trovare un modo per
affermare le sue ragioni, doveva assolutamente riuscire a convincere quei vecchi
saggi che a volte anche loro potevano trovarsi in torto…ma in quel momento non
ci riusciva.
«Forse dovremmo toglierti
l’incarico.» disse un vecchio druido dai lunghi capelli
bianchi.
«NO!» obiettò Derek, non
poteva permettere che gli togliessero definitivamente Psyche, non ora che era
tutto finito «Non potete togliermi l’incarico! Le due ninfe sono morte, Lucifero
verrà a cercarla di persona! Nessun altro protettore riuscirebbe ad
affrontarlo…non ci riuscite nemmeno voi!».
«Frena la lingua, ragazzo,
non sei nella posizione più adatta a criticarci, né tantomeno a proclamarti il
protettore migliore del secolo.» lo zittì un altro druido. Derek
tacque.
«Secondo me ha ragione, non
possiamo togliergli ora l’incarico della ninfa, sarebbe troppo rischioso sia per
lei che per Derek…ormai lo cercherà ovunque, ha ucciso le sue ninfe.» intervenne
Morgan. Derek avrebbe voluto abbracciare Morgan per il suo appoggio, dopo quello
che era successo, dopo quello che gli aveva chiesto, non se lo sarebbe
aspettato.
«Non lo so, Morgan, Derek
ha dimostrato di avere grandi capacità in passato, ma questa è una situazione
delicata e…» rispose il druido dalla chioma candida.
«Merlino, ti prego, non
togliergli l’incarico. Aspetta che sia tutto finito, casomai ne riparleremo poi
del destino del ragazzo.» disse Morgan cercando velocemente di cogliere lo
sguardo di Derek. Quando lo trovò, il ragazzo capì quello che Morgan aveva
silenziosamente detto, quello che aveva trasmesso a lui e non agli altri
druidi.
«Se la fiducia che riponi
nel ragazzo è sufficiente a convincerti delle sue possibilità, allora io non
sarò da meno.» sentenziò Merlino prima di voltarsi verso Derek «Terrai
l’incarico, ma se si ripresenteranno problemi verrai destituito. E’ chiaro,
Derek?».
«Chiarissimo.» rispose il
giovane chinando la testa in segno di rispetto. Detto ciò i due druidi giunti
insieme a Morgan se ne andarono.
«Derek,
io-».
«MORGAN! Che succede?!»
Psyche interruppe il neonato discorso del druido entrando nella stanza «Di chi
erano le voci che ho sentito?».
«Psyche, credo che Derek
abbia qualcosa da dirti.» disse Morgan lanciando al ragazzo un profondo sguardo
esortativo. Ma Derek non disse nulla, rimase silenzioso guardando un lembo dela
mantello di Morgan. «Derek…».
«Erano dei druidi quelli
che ho sentito parlare?» insistette Psyche rivolgendosi questa volta a
Morgan.
«Sì.».
«E cosa dicevano? Non
vorranno punire Derek, vero? Perché se è per quello che è successo,
lui-».
«C’è una possibilità che mi
tolgano la tua protezione. Ecco cosa dovevo dirti.» la interruppe Derek trovando
la forza per sorreggere lo sguardo di rimprovero di
Morgan.
«E lo faranno?» chiese
Psyche mentre sul suo volto si delineava una linea di
tristezza.
«Probabile.» si affrettò a
rispondere Derek prima che Morgan potesse intervenire «Ma per il momento Morgan
li ha convinti a concedermi una proroga.».
«Ma loro non…» iniziò a
protestare Psyche prima di interrompersi da sola. «Sentite freddo anche voi?»
chiese in preda allo smarrimento mentre un brivido le percorreva la
schiena.
«No…perché?» le domandò
Derek allarmandosi. Devil cominciò a miagolare sonoramente entrando nel
soggiorno.
«Sta arrivando…anche Devil
lo sente…» sussurrò Psyche indietreggiando di qualche passo «Sta arrivando…»
insistette venendo scossa da un altro brivido.
«La stanza si sta
oscurando!» esclamò Morgan rivolto a Derek il quale aveva ormai capito cosa
stava succedendo. Era arrivato il momento, la sfida era vicina, tremendamente
vicina.
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Capitolo 24 *** capitolo 25 ***
CAPITOLO 25
La forza con cui Lucifero
abbatté la porta fu tale da far tremare l’intera palazzina. Il demone per
eccellenza entrò nell’appartamento con le ali spiegate, che continuavano a
battere provocando un’aria gelida, e gli occhi dall’iride rosso e
minaccioso.
«Direi che sei arrabbiato!»
disse Derek sarcasticamente.
Psyche lo guardò
preoccupata. Aveva intenzione di farsi uccidere così in fretta? Per quanto i
druidi avessero munito Derek di invulnerabilità era sicura che quella non
sarebbe bastata a salvarlo dagli attacchi di Lucifero.
«Non scherzare con me,
umano!» ruggì Lucifero creando nella mano una potente sfera di
energia.
«Se ci dobbiamo scontrare
voglio essere chiamato per nome…Lucifero!» urlò Derek per sovrastare il rumore
creato dal soffiare del vento gelido creato dalle grandi
ali.
«Derek, non sfidare più di
tanto la sorte, la tua invulnerabilità non è sufficiente!» urlò Psyche in preda
alla disperazione. Non poteva perdere anche Derek, non poteva rimanere
sola.
«Non è un problema…»
sussurrò Derek preparandosi allo scontro con Lucifero.
«Nasconditi, umano, prima
che io ti polverizzi!».
«Ti ho detto di chiamarmi
Derek!» ripeté il ragazzo, ottuso.
«Come vuoi, allora muori,
Derek.» replicò Lucifero scagliando la sfera energetica addosso al giovane che
riuscì a schivarla per un pelo.
«Prevedo che sarà un bello
scontro, sicuramente migliore di quelle dei tuoi cacciatori o delle tue
ninfe…».
I due sfidanti ingaggiarono
una dura lotta, fatta di colpi bassi e giochi d’astuzia che non facevano pendere
l’ago della bilancia né dalla parte dell’uno né dalla parte dell’altro. Intanto
Morgan e Psyche cercavano di aiutare Derek il più possibile deviando o
annullando i colpi di Lucifero, ma Psyche sentiva che non avrebbe retto a lungo:
Lucifero stava lentamente, ma inesorabilmente attirando a sé l’essenza della
ninfa che non riusciva più a scagliare dardi e a ribellarsi al richiamo. Morgan
lo notava, ma Derek era troppo impegnato a schivare i colpi per farlo. Doveva
riuscire a far allontanare Psyche dalla stanza, il più in fretta
possibile.
«Psyche, afferra la mia
mano.» disse il druido protendendo una mano verso la
ninfa.
«Ma noi
dobbiam-».
«AFFERRA LA MIA MANO!!»
ripeté Morgan costringendo Psyche a ubbidirgli. Non appena Psyche afferrò la
mano del vecchio i due scomparirono lasciando da soli Derek e Lucifero nel loro
combattimento.
«NO! Quel druido se l’è
portata via!» urlò Lucifero scagliando una sfera potente addosso al muro, nel
punto in cui prima si trovava Derek.
«Che succede, volevi un
pubblico?» domandò sarcastico lui cercando di colpirlo col pugnale. Se fosse
riuscito anche solo a scalfirlo avrebbe fatto liberare l’essenza di Psyche dal
suo corpo e poi…sarebbe finito tutto.
«Non scherzare con me,
Derek, non provocarmi più di quanto tu non abbia già fatto se non vuoi subire
una fine lenta e dolorosa!».
«Avanti…se non scherziamo
un po’ non è più eccitante…» continuò Derek mentre la coda di Lucifero sferzava
l’aria cercando di colpirlo «Inutile, mi sono allenato con Sophia e
Subconscio!».
«L’unica cosa che mi
dispiace è che alla tua morte non potrò averti sotto le mie grinfie
all’Inferno!» gridò Lucifero riuscendo quasi a catturare Derek con l’appendice
velenosa.
«Il dispiacere è tutto mio,
mi piace giocare con te!» commentò il ragazzo avvicinandosi pericolosamente al
demonio.
«Continua a scherzare, ma
qui il più vulnerabile sei sempre tu!».
«Ma a me basta sfiorarti
per farti sparire, lo sai che una volta che io sarò riuscito a sottrarti
l’essenza di Psyche tu verrai rispedito immediatamente nel tuo regno!» continuò
a ridere Derek. Provocando Lucifero stava lentamente aprendo una via al loro
contatto, infatti il demone aveva ormai abbandonato l’uso di sfere di energia e
stava basando tutto il suo attacco sull’uso della coda.
«La tua difficoltà starà
nel riuscire a farlo!» esclamò Lucifero scagliando un dardo contro Derek il
quale lo ricevette in piena spalla venendo così sbalzato qualche metro lontano
da lui.
«Serve ben altro per
uccidermi!» sentenziò Derek rialzandosi a fatica. L’impatto col terreno era
stato così duro da riaprire la ferita causata dalla coda di Sophia. La sua
maglietta cominciò lentamente a impregnarsi di sangue.
«Molto meno serve per
indebolirti, però!».
«Sarà la battaglia più
eccitante della mia vita.»
«E sarà anche l’ultima!»
gridò Lucifero scagliandosi sul ragazzo il quale fu abbastanza veloce da
scivolare di lato prima che il demone gli atterrasse
sopra.
«Almeno non invecchierò!»
replicò Derek assaltando a sua volta lo sfidante. C’era quasi, non mancava più
tanto ormai, il varco si era aperto…
«Le tue preoccupazioni
dovrebbero volgersi altrove…» sibilò Lucifero. Ormai erano così vicini che non
serviva più che urlassero, potevano sentirsi
perfettamente.
«Anche le tue.» decretò
Derek arrivando di fronte a Lucifero, così vicino che i loro petti quasi si
toccavano. La lama del pugnale del protettore si infilò decisa nella carne del
demonio, provocando in questo un immenso dolore nel sentire l’essenza di una sua
creatura scivolargli via dal corpo. Una piccola stellina nera si librò verso
l’alto scomparendo a poco a poco «Ho vinto…» sussurrò Derek prima di accasciarsi
al suolo.
Lucifero era sparito con un
boato, lasciando solo nella stanza il ragazzo, disteso a terra in una posa
scomposta. Sul pavimento la pozza di sangue causata dalla sua coda che aveva
attraversato da parte a parte il corpo di Derek.
«Perché mi hai portata
via?! Aveva bisogno del nostro aiuto!!» gridò Psyche rimproverando Morgan. Erano
nella palazzina, Psyche faceva gli scalini quattro a quattro per raggiungere
l’appartamento di Derek. Morgan aveva preferito rimaterializzarsi fuori in modo
da evitare a Psyche l’immagine immediata di ciò che lui sapeva già avrebbe
trovato una volta entrata nell’appartamento. Giunti davanti alla porta abbattuta
Psyche capì subito che c’era qualcosa che non andava: era tutto silenzioso.
Dov’era Derek? Se la battaglia era finita Derek avrebbe dovuto essere lì a
imprecare per i dolori…e invece non si sentiva niente.
«Psyche, credo che-» cercò
di dire Morgan, ma venne zittito bruscamente da un gesto repentino della mano
della ninfa.
L’aveva trovato. Dietro un
divano il corpo esanime di Derek stava immerso in una pozza di sangue mentre
Devil miagolava disperato sentendo nell’aria quello che era successo. Lo shock
fu tale che il suo corpo non era provvisto di lacrime al momento. Avrebbe voluto
piangere, urlare, gridare, spaccare ogni casa avesse sottomano…ma non ci
riusciva. Rimase lì immobile a guardare Derek, immersa nel silenzio della
stanza. Nemmeno Morgan parlava.
«Siamo arrivati troppo
tardi…» riuscì a sussurrare dopo qualche minuto di
silenzio.
«Credo che io e te dobbiamo
parlare di una certa cosa.» le si rivolse Morgan.
«Non dovevi portarmi
via…NON DOVEVI PORTARMI VIA!!!» gridò la ninfa mentre gli occhi cominciavano a
riempirglisi di lacrime. Era arrabbiata con Morgan, era colpa sua se tutto ciò
era successo, l’aveva portata lontana quando forse lei sarebbe riuscita a
salvarlo. E improvvisamente una sensazione di colpa la invase completamente: era
morto per lei, per darle la libertà. E lei, cos’aveva fatto per lui? Niente, era
scappata via per la paura.
«Psyche,
ascoltami…era-».
«NON VOGLIO ASCOLTARTI!»
urlò la ninfa gettandosi sul corpo di Derek cercando in qualche modo di
rianimarlo, ben sapendo quanto fosse impossibile.
«Ma-».
«NO! Lui è morto perché è
rimasto solo! E’ morto per darmi la possibilità di essere libera e io non ho
fatto niente, sono scappata via come una codarda!».
«Ti prego, ascoltami!
Era-».
«La sua invulnerabilità non
era sufficiente, l’avete lasciato in balia di se stesso!».
«La sua morte era
inevitabile, perché-».
«I responsabili siete
voi!».
«NO, PSYCHE! È’ LUI CHE ME
L’HA CHIESTO!» urlò Morgan interrompendo le accuse di Psyche mosse
prevalentemente dal dolore.
La ninfa rimase annichilita
«Come…te l’ha chiesto lui?».
«Mi ha pregato di
convincere i druidi a lasciargli l’incarico per fronteggiare Lucifero, prima che
arrivassero a discutere del suo caso. Voleva farlo perché era l’unico modo che
aveva per smettere di essere un protettore.» spiegò Morgan sforzandosi di
mantenere un atteggiamento dignitoso evitando di piangere.
«E non ha pensato a quello
che avrei fatto io una volta morto lui?» sussurrò piano Psyche accarezzando
dolcemente i capelli di Derek «Io adesso sono sola…».
«Non lo sei, invece: la tua
meta finale è sempre stato il Giardino dei druidi. Lì troverai altri demoni
rinnegati come te, riuscirai a dimenticare.» cercò di consolarla
Morgan. Psyche
non lo guardò nemmeno in faccia. Non avrebbe mai dimenticato quegli ultimi due
mesi.
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Capitolo 25 *** epilogo ***
EPILOGO
Un’immensa distesa verde
piena di piccoli laghi. Psyche si era immaginata una cosa del genere, l’arrivo
al Giardino non la stupì. L’avevano accolta un druido dai lunghi capelli e barba
bianchi di nome Merlino e un altro druido dall’espressione un po’ arcigna.
Guardandosi intorno vedeva tutti questi giovani demoni impegnati in varie arti,
pensò che alla fine sarebbe diventata un druido anche lei. L’idea non le
piaceva. Non riusciva convincersi
di quello che le era successo, il funerale di Derek qualche ora prima l’aveva
privata di ogni gioia e predisposizione alle belle
sensazioni.
«Vieni, Psyche, ho una cosa
da mostrarti…» le disse Morgan conducendola verso un gazebo decorato da numerose
ghirlande. Lei lo seguì riluttante, non l’aveva ancora
perdonato.
«Non credo che mi troverò
bene qui…» sussurrò al druido raggiungendo la struttura.
«Io invece credo di sì.»
obiettò il vecchio dipingendo un sorriso sulle proprie
labbra.
Psyche non capiva come
poteva essere così felice, lei avrebbe voluto morire. Se non l’aveva fatto era
solo perché non era di natura mortale. «Girati…».
Psyche si voltò quasi per
costrizione…e allora sentì la gioia più grande invaderle tutto il corpo. Derek
era lì, in carne ed ossa, vivo, e le sorrideva.
«Sorpresa!» esclamò il
ragazzo allargando le braccia per accogliere la ninfa che gli saltò in braccio
piangendo di felicità.
«Ma…io…tu…».
«Ero morto, lo so…ma era
tutto calcolato. Quando n protettore muore arriva anche lui al Giardino, è come
un paradiso creato apposta per noi. L’unica clausola è che devo essere ucciso da
un demone e quindi ho pensato bene di cogliere la palla al balzo! Tanto sapevo
che ti avrei ritrovata qui.» spiegò Derek accarezzando dolcemente una guancia a
Psyche.
«Perché non me l’hai
detto???» chiese lei contrariata.
«Perché volevo che fosse
una sorpresa…e volevo vedere come reagivi.» decretò lui.
«Ma perché proprio con
Lucifero dovevi?» domandò ancora Psyche.
«Perché uno come me deve
uscire di scena con un gran finale.».
THE
END
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