Le Cronache del Vento 2: Il viaggio errante

di Supreme Yameta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ORGANIZZAZIONE SEGRETA, AKATSUKI ***
Capitolo 2: *** SASUKE E OROCHIMARU ***
Capitolo 3: *** LE STRANEZZE DI UN VILLAGGIO ***
Capitolo 4: *** LA REGINA DELL'ERBA ***
Capitolo 5: *** LA STORIA D'AMORE DI MADARA ***
Capitolo 6: *** IL PESO DEL POTERE ***
Capitolo 7: *** IL DOLORE DEI RICORDI ***
Capitolo 8: *** I SEGRETI DEL CLAN HIRUGAMI ***
Capitolo 9: *** AMIDA, L'OSCURO ***
Capitolo 10: *** UNA GRANDE FEDE ***
Capitolo 11: *** UNA LEGGERA BREZZA PER L'ERBA ***
Capitolo 12: *** GAARA DIVENTA INSEGNANTE ***
Capitolo 13: *** LA FOLLE BATTAGLIA FRA MOSTRI ***
Capitolo 14: *** LA COMPARSA DELLA QUARTA CODA ***
Capitolo 15: *** IL COVO DELLA SERPE ***
Capitolo 16: *** LO SHARINGAN VIENE SIGILLATO ***
Capitolo 17: *** LA FILOSOFIA DELL'ENNACODA ***
Capitolo 18: *** UN ANELLO SUL MIGNOLO ***
Capitolo 19: *** IL FABBRO IMMORTALE ***
Capitolo 20: *** MAESTRO E ALLIEVO A CONFRONTO ***
Capitolo 21: *** UNA NUOVA MINACCIA PER LA SABBIA ***
Capitolo 22: *** GLI ALLEATI IN ARRIVO ***
Capitolo 23: *** IL TORNEO DEI NINJA ***
Capitolo 24: *** LA MODALITA' EREMITICA ***
Capitolo 25: *** TUTT'UNO CON LA NATURA ***
Capitolo 26: *** LA DISCEPOLA DELLA PRINCIPESSA ***
Capitolo 27: *** UNA COMUNE PASSIONE ***
Capitolo 28: *** LA SUPREMAZIA DEGLI HYUGA ***
Capitolo 29: *** L'ULTIMO TEST ***
Capitolo 30: *** LA RABBIA DI UNA DONNA ***
Capitolo 31: *** DIALOGO FRA LE BESTIE CODATE ***
Capitolo 32: *** SASUKE E KARIN ***
Capitolo 33: *** L'EROE DELLA SABBIA ***



Capitolo 1
*** L'ORGANIZZAZIONE SEGRETA, AKATSUKI ***


Naruto e Pain si osservavano con minuziosità per le prime considerazioni su ciò che stavano analizzando. Naruto non aveva mai visto un uomo di quella levatura, al suo cospetto tutto appariva insignificante, con il suo sguardo ricco di potere e gli occhi dall'insolita particolarità concentrica. Il suo chakra, poi, a suo avviso era addirittura più potente di quello della volpe stessa. Anche il leader di Akatsuki era giunto alle sue considerazioni ed era giunto alla conclusione che, per quanto promettente, non avrebbe mai accettato un ninja debole come Naruto; aveva bisogno di un buon allenamento.
-Chi sei?- chiese alla fine il biondo.
-Io sono Pain e come te, sono un membro del clan Uzumaki- rispose l'uomo tagliando rapidamente la testa al toro.
La notizia appena appresa dalla quasi totalità dell'organizzazione, rese alcuni Akatsuki molto perplessi tanto quanto sorpresi -Che significa che il capo è parente della forza portante? Perché non ne ero al corrente?!- tuonò la voce di uno dei membri sotto forma di ologramma.
-E chi se la immaginava una cosa del genere- sbottò Kisame allibito.
Benché avesse rivelato qualcosa, Pain dava l'impressione di non volersi spingere ben oltre, soprattutto a causa della reazione alienante di Naruto a quella notizia, per cui passò ad altro -Che hai fatto per ridurti in questo stato? Konan ti mostrerà la tua stanza e tutto ciò di cui hai bisogno-
Konan avanzò di qualche passo verso di lui -Piacere di conoscerti, Naruto- era una giovane donna caratterizzata da una spaventosa bellezza glaciale -Vieni con me. Hai bisogno di cure e scommetto che sei pure affamato, poi farai anche un bagno caldo, puzzi da morire- gli fece cenno di seguirlo.
Naruto si guardò intorno, fra la compagnia di pazzi omicida e quella di una bellezza mortale, preferì la seconda, seguendola a ruota.

Quando i membri dell'organizzazione furono certi di non essere a portata d'orecchio dalla forza portante, si misero a discutere. Fu proprio il ragazzo che si era lamentato prima a riprendere -Capo, perché non ci avevi detto di una tua relazione personale con la forza portante?-
Pain ruggì stanco dai soliti ragionamenti, sapeva che se non avrebbe dato le sue ragioni si sarebbero messi a discutere in futilità -Idioti. Se avessi dato prima quest'informazione, Itachi e Kisame l'avrebbero certamente utilizzata per convincere Naruto a venire con noi. Con i tempi che corrono e le compagnie cui erano solite circondare la forza portante, ho preferito evitare qualsiasi fuga d'informazioni-
-Ed ora che ha in mente di fare con l'Ennacoda?- chiese la figura più bassa, accanto al ninja che aveva parlato per prima.
-Non è abbastanza forte per prendere parte alle missioni del nostro livello, per cui lo metterò alla prova ed uno di voi dovrà stargli appresso- prima di gustare un frutto bisognava impegnarsi, lo sapeva benissimo Orochimaru ed anche lui.

Erano trascorse due settimane dalla fuga di Naruto e Sasuke. Molti, al villaggio della Foglia, avevano tirato un sospiro di sollievo per la partenza della forza portante, come se qualche sacra divinità li avesse liberati dai loro mali. Ma per alcuni era invece un male che il villaggio fosse stato sprovvisto della loro arma e diversi movimenti politici si erano abbattuti sul governo del Quinto Hokage perché troppo lento ad agire per fermare la fuga di due grandi fonti di potere per il villaggio: il potere della volpe a nove code e lo sharingan degli Uchiha.
Non c'era dunque da meravigliarsi che Tsunade aveva trascorso quel lasso di tempo rinchiusa nel suo ufficio ad impegnarsi in discorsi e procedure necessarie per impedire rivolte indesiderate. La situazione economica del villaggio non era ancora del tutto rosea, come neanche lo erano le pressioni dei consiglieri e del signore del paese per la perdita della forza portante del Nove Code. Tsunade aveva i nervi così a fior di pelle che nemmeno una svagante bevuta poteva alleviare lo stress. Motivo di svago fu quando a bussare alla porta del suo ufficio fu un referente alquanto insolito: Sakura Haruno.
-Buongiorno, lady Tsunade. Posso disturbarla per un momento?- fece la ragazza con garbo.
-Certo, entra pure- rispose la donna accomodante -Allora, cosa posso fare per te?-
Sakura deglutì, aveva pensato più volte durante quei giorni quali parole fossero più efficaci per convincere l'Hokage ad accettare la sua richiesta. Parlò con il cuore, carico della determinazione di voler cambiare e smetterla di frignare: dopotutto non aveva fatto altro durante la fuga dei suoi compagni di squadra: ora basta! -Vorrei che mi prendesse come allieva e non accetterò un no come risposta!-
La principessa delle lumache non diede il suo verdetto subito, voleva valutare attentamente quella proposta: quella ragazza, e gli avvenimenti a cui era entrata in contatto, era molto simile a lei. Perciò decise di aiutarla -Stando a quello che mi ha detto Kakashi su di te, so che sei molto intelligente ed abile nel controllo del chakra. Ho detto bene, Sakura?- poi rise -Va bene, ti prenderò come mia apprendista, ma sappi che sono molto più esigente di Kakashi, perciò preparati a sudare sangue!-
Sakura scoppiò di gioia, le era stata data una grande possibilità e non l'avrebbe sprecata -La ringrazio infinitamente, lady Tsunade!-

I membri della squadra di recupero erano stati dimessi dall'ospedale dopo riabilitazioni molto dure ed estenuanti, sopratutto per Chouji e Neji che se l'erano passata davvero male in quei giorni di agonia. Fortunatamente, il peggio era passato e tutto era tornato al suo solito scorrere.
-Essere diventato chunin non è servito a granché, non ho avuto la forza per fermarli- commentò Shikamaru mentre giocava a shougi con suo padre.
Shikaku sospirò -Ne hai ancora di cose da imparare, Shikamaru. Ricorda sempre che il primo errore è stato il loro, tu sei un ottimo ninja- poi fece la mossa finale, concludendo la partita -Scacco matto-
-COSA?!! Ma è la quinta volta che mi batti! Come diavolo fai?!- sbottò il giovane allibito.
Il padre ghignò -Te l'ho detto, ne hai ancora di strada da fare prima di superare il tuo vecchio-

Chouji si stava riprendendo molto bene dallo scontro con Jirobo; appena uscito dall'ospedale, era stata idea di Ino di andare a festeggiare la fine della sua convalescenza al ristorante con il maestro Asuma (a cui sarebbe toccato offrire). Mentre l'Akimichi si abbuffava, Ino lo guardò curiosa -Sai, mi piacevi com'eri quando eri snello. Perché non regoli la tua dieta? Saresti più gradevole agli occhi delle ragazze- in alti tempi si sarebbe divertita a prenderlo in giro per il suo aspetto, ora invece provava sempre più imbarazzo a farlo notare, soprattutto dopo che si era resa conto che mangiava così tanto per poter sfruttare le sue tecniche.
Dal canto di Asuma, invece, c'era la disperazione più assoluta -Mi sa che mi toccherà fare di nuovo la fame fino alla fine del mese-
La sua unica consolazione era che Chouji era finalmente maturato, quella missione aveva stimolato in lui l'appetito anche per gli allenamenti -Maestro! Appena finisco qui andiamo ad allenarci, vero?-

-Chi avrebbe mai immaginato che Naruto racchiudesse un segreto del genere- fece Kiba passeggiando per i campi d'addestramento assieme al suo fedele e saltellante Akamaru ed al compagno Shino -Credi che Naruto e Sasuke verranno dichiarati dei ninja traditori?-
-Temo di si- replicò Shino serioso -Mi spiace non essere potuto venire, la prossima volta ci sarò a darvi una mano-
Kiba sbuffò -Non preoccuparti. La prossima volta giuro che li gonfio di botte, sopratutto quello stronzo di Naruto- quello che avevano fatto era imperdonabile.
-Certo...- sbottò sarcastico l'Aburame.
-Ehi Shino! Non prendermi per il culo, chiaro?!!- sbottò Kiba offeso, poi si soffermò a guardare il suo fido compagno che rincorreva le farfalle "Devo diventare più forte. Non permetterò mai più che Akamaru vegna ferito!"

Neji e Hinata si allenavano sul giardino di villa Hyuga ogni giorno a partire dal rientro di Neji dall'ospedale; era stata Hinata a chiedere a suo padre di potersi allenare e lui l'aveva accordata, facendola allenare da Neji. Ogni giorno si alzava con l'obiettivo di diventare più forte così da poter cambiare; voleva smettere di essere l'indifesa ed insicura Hinata e avrebbe fatto di tutto pur di riportare indietro Naruto!
Alla conclusione di un attacco, Neji si fermò, esausto -Facciamo una pausa-
-Ma non sono stanca! Posso continuare- replicò la ragazza, in realtà era il cugino ad esserlo.
Lo salvò il pronto intervento del capo clan -Riposati un po', Neji. Mi allenerò io con Hinata-
-Come volete voi, zio- rispose Neji grato.
-Pronta Hinata?- chiese Hiashi mentre si metteva in posizione di combattimento di fronte alla figlia.
Benché sorpresa per essere degna dell'attenzione di suo padre, Hinata non si scompose, si mise nuovamente in posizione di combattimento e partì all'attacco -Prontissima!-

Durante quello stesso lasso di tempo, Naruto venne affidato alle cure di Kisame per un allenamento intensivo che lo preparasse in vista della missione. L'Hoshigaki, dal canto suo, aveva accettato di buon grado quel compito, rivolgendo tutta la sua crudeltà militare in allenamenti impossibili per punirlo dell'impudenza mostrata nella foresta del paese del fuoco. Alla conclusione dell'allenamento dell'ultimo giorno, Naruto poté finalmente tirare un sospiro di sollievo quando si lasciò andare sul morbido materasso della sua stanza. Si addormentò di sasso dopo una fredda cena portatagli da una cameriera per essere svegliato il mattino seguente da Pain in persona.
-Seguimi- disse autoritario al ragazzo ancora mezzo addormentato. Venne condotto dentro una tetra armeria in cui il leader di Akatsuki fornì qualche indumento adatto alla sua età (Naruto gli fu grato per il gilè arancione e per aver mantenuto una scelta su colori accesi) ed una piccola tracolla rifornita di qualche medicamento, diversi rotoli e qualche arma che Naruto arricchì con il suo equipaggiamento ed il suo copri-fronte, che conservò in una delle tasche interne.
Oltrepassata questa fase, seguì l'uomo dai capelli rossi lungo un'irta serie di scale che li portarono dentro una tetra stanza oscura tanto quanto quella in cui si erano incontrati al suo arrivo: al suo interno c'erano le stesse persone.
-Bene. Ora che ti sei preparato, vengo subito al dunque, Naruto- parlò l'uomo con voce profonda -Ho una missione da affidarti-
-Che tipo di missione?- chiese il biondo.
-Per vedere di quello di cui sei capace. A mio avviso sei ancora troppo debole per noi- spiegò l'uomo.
Naruto ghignò -Capisco, però non mi hai ancora detto l'obiettivo-
-Quest'anello- rispose il leader di Akatsuki mostrandogli l'anello che portava sul pollice destro -Ogni membro dell'Akatsuki ne possiede uno e senza di esso, non potrai mai entrare a far parte della nostra organizzazione-
Naruto lo guardò con sufficienza, tutto qui? -E quindi?-
Alche, Konan intervenne spazientita da quel comportamento -Ragazzo, quando ti rivolgi a lord Pain devi moderare il linguaggio e mostrare più rispetto!-
Pain, però, le fece cenno di lasciar perdere, riprese a spiegare i dettagli -Dovrai recuperare l'anello del mignolo sinistro dal covo di Orochimaru-
Naruto sgranò gli occhi, anche nell'Akatsuki c'era sempre il zampino di quell'uomo -Quindi quel maledetto fa parte di quest'organizzazione-
-Ne faceva parte- precisò il capo -Ci ha traditi e si è portato via pure il suo anello. Recuperalo e se puoi, uccidi quel bastardo-
Benché dubbioso di una prospettiva del genere (riconosceva che Orochimaru era molto forte per lui) Naruto non si tirò indietro -Ok, ci sto! Dammi però qualche indizio da dove cominciare a cercare dove si trova- un problema a cui stava pensando solo adesso.
-Conosci ancora molto poco delle terre ninja, da solo ti perderesti. Per questo motivo Itachi ti affiancherà in questo viaggio-
Naruto si voltò verso il fratello del suo migliore amico; turbato, pensò se fosse giusto metterlo proprio con quello che gli stava più antipatico. Itachi non aveva espresso alcuna opinione in merito, limitandosi esclusivamente ad obbedire agli ordini -Ricevuto-
A quel punto, i dubbi vennero a Kisame -Che ne sarà di me allora, capo? Mi metti assieme a Zetsu?-
Pain scosse il capo -Temporaneamente mi servi per altri lavori che solo tu puoi portare a termine. In seguito ti riunirai a loro due per formare una squadra d'assalto. Tutto dipende da Naruto-
Lo spadaccino ghignò -Allora impegnati, moccioso. Non vedo l'ora di passare a compiti seri-
L'Uzumaki più piccolo lo ignorò, mentre quello grande riprese -Itachi, Naruto. Partite al più presto verso il paese delle risaie. Stando alle nostre informazioni, Orochimaru dovrebbe rifugiarsi da quelle parti-
-Agli ordini!-

La pioggia iniziò a cadere nuovamente sul villaggio della Pioggia, tutto in silenzio, immobile, così pieno di pace e tranquillità, da rendere difficile che prima il paese era devastato dalla guerra civile: un altro segno del potere di Pain.
Avvolto in un pesante mantello nero per ripararsi dalla pioggia, Naruto guardò per l'ultima volta il villaggio della Pioggia, poi venne richiamato dall'Uchiha -Andiamo, Naruto-
-Si- rispose lui, raggiungendolo. Un nuovo viaggio aveva inizio.

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Capitolo 2
*** SASUKE E OROCHIMARU ***


Per quel poco tempo al villaggio della pioggia, Naruto e Itachi avevano apprezzato il clima perennemente piovoso del paese. Itachi non mostrava nessuna emozione e preferiva bearsi della pace data dal fenomeno atmosferico in silenzio, mentre Naruto la amava così tanto che, per le rare volte che c'era un temporale al villaggio della Foglia, gli piaceva lasciarsi andare al ricordo nella foresta dei jonin assieme a Hinata, era certamente uno dei migliori ricordi a sua disposizione; al punto di arrivare ad inebriarsi di quell'avvenimento, si stava lentamente dimenticando della missione, del perché se n'era andato dal villaggio e tagliato ogni legame possibile. Nel suo cuore non ci sarebbe stato nient'altro che vuoto e solitudine, non aveva senso nemmeno aggrapparsi ai pochi ricordi felici della sua vita, tanto meno a quelli brutti. Doveva proiettarsi nel futuro, vedendosi come un mero fantasma drogato di continue battaglie senza fine: sarebbe stata quella la sua vita.
Ci volle più di un'ora per oltrepassare i confini della nazione della pioggia ed entrare in quelli della terra, il paese delle risaie si trovava oltre la nazione della terra e del fuoco ma non sarebbero passati per quest'ultima, dato che Pain aveva proibito loro di metterci piede. Superata la zona piovosa Itachi si fermò di fronte le rive di un lago per una piccola pausa.
Naruto si fermò, immobile, a guardalo -Perché ci siamo fermati?- era pomeriggio inoltrato, abbastanza freddo per il periodo, l'inverno era alle porte.
Itachi non rispose subito, si calò sullo specchio d'acqua a lavarsi il viso, poi, dopo esserselo asciugato, dette spiegazioni -Il viaggio è lungo e per arrivare nel paese delle risaie ci vorrà come minimo una settimana, abbiamo tutto il tempo che ci serve-
Naruto tirò fuori dallo zaino una polpetta di riso confezionata e la mandò giù avido mentre ascoltava il compagno -Quindi come ci muoveremo?-
-Dato che il capo ci ha vietato di entrare nella nazione del fuoco, percorreremo per un tratto la nazione della terra, per poi spostarci in quello dell'erba e della cascata. Ci vorrà più tempo, ma almeno non avremo alcun fastidio da parte della Foglia- continuò Itachi.
-Che vengano, ho proprio voglia di menare le mani in questo mortorio- sbottò annoiato il biondo.
Itachi ghignò -So che sarà noioso viaggiare senza un po' d'azione, ma ci farai l'abitudine- si fermò a guardarlo per qualche secondo -Comunque, so che ti sei allenato con Kisame, com'è andata?-
Il viso della forza portante si deformò in una grottesca espressione -Lasciamo perdere... quel dannato pesce mi ha distrutto a furia di pesi e trazioni-
-Il suo obiettivo era allenarti dal punto di vista del fisico, per questo il capo ti ha affidato alle sue cure- replicò l'Uchiha che era finalmente giunto al succo del discorso -Invece a me ha chiesto di pensare alla tua preparazione sulle arti ninja-
Naruto sgranò gli occhi per la sorpresa -Dici sul serio? Che vuoi farmi fare?-
-So che sei già pratico della manipolazione della natura del chakra, per cui lavoreremo su questo fattore, ma anche sul controllo del chakra- elencò l'Uchiha maestrale.
Naruto annuì, per quanto non sapesse se fidarsi o meno di Itachi o degli altri membri dell'Akatsuki (le botte che gli aveva dato Kisame per l'allenamento erano incancellabili) eppure, sapeva benissimo di non avere altra scelta; anzi, più che un sacrificio, sembrava più una buona occasione di apprendere nuove tecniche e conoscere allo stesso tempo quelli che un giorno sarebbero potuti diventare suoi nemici.

L'oscurità lo aiutava a concentrarsi al meglio sugli allenamenti; essa celava la sua figura, ma la poca luce emanata dalle fioche candele mostravano il suo sharingan talmente concentrato che poteva persino vedere i bersagli posizionati nei disparati punti della stanza. Sasuke si concentrò a fondo, brandendo dei kunai e lanciandoli con perfezione, la certezza di avercela fatta arrivò al rapido scatto della lama delle armi che trapassava il legno di cui erano fatti i bersagli: non ne aveva mancato nemmeno uno.
Tramite una piccola fessura della porta della stanza, Orochimaru aveva assistito basito all'allenamento del giovane apprendista; una sola parola con cui poter giudicare quella prova: meraviglioso. Sasuke stava lentamente crescendo sempre di più. Fece accendere le luci quando entrò dentro la stanza per raggiungere l'allievo con un'espressione compiaciuta stampata sul viso. In passato aveva addestrato moltissimi talentuosi che gli avevano dato parecchie soddisfazioni, nessuno però, nemmeno Kabuto, Anko o Kimimaro, rasentavano la genialità di Sasuke, nessuno di loro lo equivaleva. Maledisse per l'ennesima volta il Terzo Hokage per aver maledetto le braccia del suo corpo precedente, se non l'avesse fatto, adesso avrebbe il corpo di Sasuke anziché quello in cui si trovava adesso. Stava impazzendo per il potere dello sharingan, lo bramava ad ogni costo -Sasuke, non ti avevo chiesto di aspettarmi in sala da pranzo? Perché te ne sei andato senza dire nulla?- chiese poi.
-Volevo andarmene in fretta, la cucina di Kabuto è orribile- rispose gelido come il ghiaccio l'allievo.
-Hai ragione. Kabuto sarà anche un ninja medico senza eguali, ma pecca molto in cucina. Vedrò di cercare qualcuno che lo sostituisca in quelle mansioni- rispose il ninja leggendario -Ora però m'interessa parlare di cose serie. Seguimi, oggi ci alleneremo all'aperto-
Sasuke seguì il suo maestro fino ad una grande distesa rocciosa costeggiante il rifugio in cui si trovavano; la luce del sole pomeridiano illuminava le loro teste scure e gli abiti chiari e per il momento, Sasuke avvertivi brividi percorre la schiena a causa di una brezza molto fredda -Cosa ci facciamo qui?- domandò fermamente convinto che sarebbe stato meglio essere avvisato prima che c'era così freddo fuori, non vedeva l'ora di tornare dentro.
-Abbi un po' di pazienza- replicò il suo maestro. Alzò una manica in modo da mostrare alla luce del sole il sigillo con cui era solito evocare i suoi grandi serpenti, passò sopra il proprio sangue e nel fragoroso silenzio, chiamò al suo cospetto l'enorme sovrano dei serpenti, Manda.
-Orochimaru, cosa vuoi?- chiese il maestoso rettile dalle lucenti squame violacee quando comprese chi era stato l'impudente ad averlo richiamato.
-Sommo Manda, avrei un favore da chiederle- disse l'uomo con strano rispetto per un essere del genere; a differenza del rapporto di Jiraiya e Tsunade con le loro bestie, fra lui e Manda c'era sempre stato un rapporto d'interesse ed il serpente esigeva sempre un cospicuo numero di sacrifici in cambio dei suoi servigi.
Potevano sentire l'alito caldo del rettile tanto era vicino a loro -Basta che non sia una perdita di tempo, perché altrimenti ti divoro!-
Orochimaru guardò prima lui e poi l'allievo, sorrideva -Vorrei che combattesse contro questo ragazzo, il mio nuovo erede-
A differenza dell'Uchiha che, nonostante tutto non batté ciglio per una prospettiva inumana del genere, il re dei serpenti scoppiò a ridere -COSA?! Vorresti che combattessi contro questo mucchietto d'ossa? Sei impazzito per caso?!- solo quando guardò meglio il ragazzo si accorse che i suoi occhi nascondevano un potere interessante da affrontare -Lo sharingan, quindi sei un Uchiha, moccioso. E va bene, potrebbe anche essere interessante-
Con un salto, l'uomo-serpente si distanziò dai due contendenti -Forza, Sasuke! È ora che mi dimostri quello di cui sei capace!-
Sasuke si mise in posizione di combattimento, maledicendo per l'ennesima volta i test folli del suo maestro. L'enorme serpente che aveva di fronte sembrava un avversario troppo anche per armi e shuriken, quindi non sarebbero serviti a nulla degli attacchi del genere: doveva fin da subito inventarsi una strategia efficace.
Manda sibilava famelico -Non svenirmi tutto ad un tratto, pivello-
Di una sola cosa era certo Sasuke, per battere quel gigante aveva bisogno di una buona fionda, ed il Chidori era l'arma migliore che aveva a sua disposizione -Fatti sotto!- tuonò pronto a scontrarsi.
Manda non se lo fece ripetere una seconda volta, sfrecciò rapidamente verso il minuscolo avversario con l'obiettivo d'inghiottirlo. Sasuke trovò molto difficile tener testa ai rapidi movimenti del grande serpente, nonostante la mole, era molto più veloce di lui ed a stento riusciva ad evitare i suoi attacchi. Ad un certo punto, quando la situazione divenne insostenibile ed un colpo di coda stava per mettere fine alla sua breve vita, l'Uchiha ricorse alla tecnica preferita del suo rivale che aveva copiato con lo sharingan -Kagebushin no jutsu!- due copie di se stesso lo salvarono, tirandolo via dal grande pericolo. Fatto ciò, Sasuke salì sul dorso dell'animale in direzione della testa.
-Dannato moccioso, come osi salire sopra di me?!!- tuonò furibondo il re dei serpenti che si divincolava come un ossesso per togliersi l'avversario di dosso.
Il controllo del chakra di Sasuke era messo a dura prova "Merda! Di questo passo mi farà a pezzi!" spiccò un nuovo balzo quando il re dei serpenti tentò di divorarlo per la seconda volta. Sasuke decise che, data la fame, quella volta avrebbe mangiato qualcosa -Katon: Goukakyu no jutsu!- Manda si contorse di dolore per le fiamme che bruciavano la sua bocca, pervaso dalla rabbia, ignorò il dolore per un fine superiore e sputò contro l'Uchiha una copiosa quantità di veleno liquido.
Sasuke non riuscì a scappare dal liquido poiché era inciampato sulle squame del rettile. Il volto dell'animale brillava di trionfo -Con quel colpo devo averlo polverizzato, mi sa che non ti servirà più a nulla- disse soddisfatto al proprio evocatore.
Orochimaru era segnato dalla paura "Oh no! Manda ha ucciso Sasuke! NO NO!!" non poteva essere vero, il suo sogno era andato in fumo per colpa di uno stupido rettile troppo cresciuto! Fu una fortuna che esitò dall'ucciderlo per tale sciocchezza, perché Sasuke si era salvato dall'azione del veleno del serpente grazie alle grandi ali del segno maledetto.
Manda ruggì dalla rabbia -Non è possibile!!- Orochimaru poté tirare un sospiro di sollievo.
Sasuke era tremendamente provato dallo scontro ed ancora non riusciva a reggere lo stadio del segno maledetto, poiché risentiva ancora delle ferite della sua battaglia contro Naruto. Quel serpente, poi, era un avversario ben oltre la sua portata ed era certo che si stesse trattenendo a causa della presenza di Orochimaru.
Intanto, il serpente lo guardava per qualche istante molto interessato -Ehi, Orochimaru. Non credevo che ci fosse ancora uno di loro in vita, stai giocando col fuoco, lo sai?- il destinatario del messaggio scoppiò a ridere avidamente mentre il serpente rivolgeva nuovamente i propri istinti omicida al demone alato -Non importa. Lo ucciderò comunque!!-
Sasuke spiccò un balzo molto in alto, sfruttando le proprie ali, così da arrivare alla testa del serpente armato di un potente Chidori. Manda aveva nuovamente spalancato le sue potenti fauci contro l'avversario, Sasuke piombava velocemente verso di lui -Chidori!- a seguito di quell'urlo, seguì un accecante bagliore ed un successivo zampillo di sangue. Sasuke era riuscito a procurare un danno maggiore del previsto, persino Orochimaru ne era rimasto impressionato, stupendosi addirittura che l'allievo non fosse ancora pronto alla lotta, dato che era caduto ai suoi piedi, esausto.
-Il mio occhio! Il mio occhio!!- tuonò l'enorme serpente in preda ad atroci dolori.
"Non ci credo. È riuscito a ferire Manda!" un'impresa degna di nota, pensò Orochimaru, certamente lui non ci sarebbe riuscito all'età di Sasuke.
-Dammi quel maledetto, Orochimaru! Voglio ucciderlo! PORTAMI QUI SASUKE UCHIHA!!- continuò il serpente avvicinandosi all'evocatore.
Era il momento di proteggere il suo prezioso tesoro -Sono desolato, sommo Manda, ma non le darò mai il ragazzo. Lui è mio!- il suo sguardo di ghiaccio fece rabbrividire il serpente, bloccando ogni suo istinto omicida -Avrà tremila sacrifici per sopperire alla perdita del suo nobile occhio, ma Sasuke non è per lei-
Per la prima volta da quando si conoscevano, Manda obbedì ad un suo ordine senza fiatare; non aveva mai visto Orochimaru in quello stato, era certo che avrebbe ucciso pur di avere Sasuke, indipendentemente di chi si trattasse, persino se stesso.
Orochimaru guardò soddisfatto l'allievo che si rialzava a fatica mentre il serpente svaniva in una nuvola di fumo; il desiderio folle di possedere il suo corpo s'ingrandiva ogni giorno che passava: un giorno il potere del clan Uchiha sarebbe stato suo!


Kagebushin no jutsu = Tecnica della moltiplicazione del corpo
Katon: Goukakyu no jutsu = Arte del fuoco: Tecnica della palla di fuoco suprema

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Capitolo 3
*** LE STRANEZZE DI UN VILLAGGIO ***


Perennemente accompagnati da un cielo grigio fumo, Naruto e Itachi, dopo alcuni giorni di cammino, erano giunti nel territorio del paese dell'erba.
Seguendo le indicazioni dell'Uchiha, Naruto solcava le strade scoscese che solcavano le vaste zolle ricche di alti miceti in cui robusti contadini lavoravano la dura terra con la speranza di sfruttarne i poteri vitali. Giunsero all'entrata di un grande villaggio fin dove si estendevano le fruttuose piantagioni, durante il loro passaggio, non avvistarono nessun ninja e, con molta probabilità, nemmeno gli abitanti del villaggio, dato lo stupore con cui si fermarono a guardar meravigliati il copri-fronte di Itachi e la loro aria misteriosa. Da come erano fissati, non dovevano essere tanto ben accetti, a dimostrazione di ciò, addirittura, quando la palla di una bambina finì ai loro piedi, e questa si apprestò a recuperarla, molti trattennero il respiro, come se avesse commesso il più imperdonabile degli errori.
Naruto aveva raccolto l'oggetto da terra per consegnarla alla legittima proprietaria (niente dunque di criminoso) eppure quel gesto venne reputato pericoloso, tanto che la sorella di quella bambina era corsa in mezzo alla strada tutta preoccupata -La prego, mia sorella non l'ha fatto apposta! La scongiuro!- era completamente pervasa dalla paura.
Non lo era affatto la sorellina, invece -Perché mi stringi così forte, Hadama? Non ho la febbre-
L'Uzumaki era certo che dovevano avere qualcosa che non andava per pensare che stava per fare del male ad una bambina indifesa; stava per tranquillizzarle quando Itachi lo precedette -Andiamocene, Naruto- lo chiamò all'improvviso Itachi mentre il biondo continuava a fissare le due ragazze.
Naruto obbedì senza fiatare, ignorando ugualmente gli sguardi carichi di paura che la gente continuava a rivolgere come se stessero aspettando paurosamente qualche terribile azione fulminea. Quando furono abbastanza lontani dalla folla venutasi a generare, volle rendere il compagno di viaggio protagonista delle sue perplessità -Ehi, Itachi. Secondo te che cos'ha questa gente?- quell'atteggiamento ricordava molto il modo con cui gli abitanti della Foglia lo guardavano.
-Non ne ho idea- tagliò corto lo stoico ragazzo -Però per sicurezza sarà meglio tenere gli occhi aperti- mezzogiorno era trascorso da quasi mezz'ora e gli invitanti odori di un ristorantino lì vicino li attrassero; solo in quel momento si resero conto di quanta fame avevano.
Non ci videro nulla di male ad entrare per un lauto pasto ma, appena lo fecero, si ricordarono in fretta che i ninja non erano ben accetti in quel villaggio: le precedenti ostentazioni di allegria e spensieratezza si erano spente al loro arrivo; silenzio e sospetto li accompagnarono ai loro tavolo.
Ed un tremante cameriere fu l'unico ad avere il coraggio ad accoglierli -B...benvenuti alla b...bottega dello zio Ku...kuma, signori. V...vi porto subito i menù!- corse via impaurito.
Per quanto fosse strano quell'atteggiamento, Naruto non riuscì a non ridersela -Non credo di avere la lebbra addosso, o no?- fece ironico rivolto al compagno.
-Fregatene, la nostra priorità è un'altra e lo sai bene- replicò l'Uchiha mentre l'impaurito cameriere posava i menù sul tavolo per scapparsene via. Guardarono i piatti con vivo interesse per qualche minuto -Hai già deciso cosa ordinare?- chiese infine al biondo.
Al suo cenno d'assenso, Itachi volse lo sguardo in direzione del cameriere, non fu necessario alcun cenno o richiamo per portalo fin da loro e quando fu così, il ragazzo si mise a scrivere tremante le ordinazioni sul fido taccuino -E...ecco, s...siete pronti p...per ordinare, signori?-
Itachi annuì -Ci porti una...- il giovane partner si schiarì la voce -...due...- lo fece di nuovo -...facciamo quattro ramen e due porzioni di sashimi, per favore- il cameriere scrisse tutto con mano tremante, tanto che i due si chiesero se fosse stato possibile scrivere decentemente.
Quando se ne andò, a Naruto venne ancora voglia di scherzare -Se quel tizio viene qui di nuovo, giuro che gli do un motivo valido per avere paura-
-Calma- fece l'Uchiha rilassato, non era cambiato molto se ci rifletteva bene, doveva pur sempre tener a bada uno spirito indomabile sia con Kisame che con Naruto.

La piccola Jundo giocava con la sua palla sul retro del ristorante; com'era contenta quel giorno, sua sorella le aveva regalato dei bei nastri per i capelli e l'aveva portata con se al lavoro, significava certamente che avrebbe avuto in dono una bella fetta di torta al cioccolato. Arrabbiata com'era sua sorella, però, quella speranza iniziava a sfumare -Mi raccomando, Jundo. Non voglio che parli con gli sconosciuti-
-Ma Hatama, tu dici sempre che quando qualcuno è gentile bisogna ringraziarlo- si difese la bambina confusa.
Dei colleghi chiamarono la sorella maggiore, c'era qualcosa di grosso ed avevano bisogno del suo consiglio -Ora devo andare, fa la brava mentre sono a lavorare e non ti allontanare da qui, intesi?-
-Va bene- rispose lei obbediente.
Hatama entrò dentro la cucina del ristorante socchiudendo la porta, in modo da dar sempre un occhio di riguardo alla sorellina, avevano perso i genitori recentemente ed adesso era lei a doversi occupare della famiglia, aveva molte responsabilità sulle spalle e poco denaro con cui andar avanti. Evitò di pensarci quando vide il gruppo di colleghi ammucchiato in una parte della cucina -Che succede?-
-Ci sono due ninja e stanno pranzando proprio qui!- l'avvisò una collega mentre Hatama sbirciava nella sala da pranzo, erano proprio i due ninja in cui si era imbattuta prima.
L'agitato collega rientrò tutto spaventato -E adesso che facciamo? Io da quei due non ci torno!-
Nessuno ne aveva il coraggio, così Hatama, conosciuta da tutti proprio per la sua testaccia dura, si mise in rilievo -Siete dei vigliacchi! Se avete così tanta paura, vorrà dire che andrò io!-
-Non fare la stupida, Hatama. Quei due ti uccideranno!- sbottò una collega, ma era inutile, quando si metteva in testa una cosa. Prese le pietanze ordinate tutto in un colpo ed irruppe nella sala da pranzo con i colleghi che pregavano per la sua vita. Avanzò fra i tavoli con il solo obiettivo di mantenere la calma, riuscendo solo ad apparire tremendamente eccentrica (addirittura folle) quando posò con irruenza i piatti al tavolo dei due -Ecco a voi, signori- continuava a ripetersi mentalmente che non sarebbe successo nulla se non avrebbe dato loro un motivo per far accadere qualcosa.
Sebbene concentrato sul ramen, Naruto le dedicò ugualmente qualche pensiero "Ma che passa fra la testa di questa gente?"
-Grazie- rispose invece Itachi.
Hatama rimase senza parole: non era accaduto nulla, niente di niente. Nessun commento, nessuna mossa malevola, nessun gesto distruttivo; quei due erano totalmente diversi dai ninja con cui erano soliti trattare. Senza parole, lasciò i due consumare il loro pasto in tranquillità prima che le chiedessero se avesse con loro qualche problema, in effetti non ne aveva.

Urla di eccitazione, di disperazione, pianti, morte... era questo ciò che si sentì per la strada dai commensali del ristorante, tremendamente interessati dal capire se il motivo fosse un altro dei loro incubi. Naruto e Itachi se ne disinteressarono. Accorsero alle finestre per vedere quello che stava accadendo; alcuni uomini del loro villaggio stavano correndo aggressivi verso l'oggetto di tale scompiglio, seguì un'accecante bagliore, a seguito, coloro che avevano ancora la fortuna di essere vivi rabbrividirono alla vista dei loro corpi maciullati sparsi per la strada.
A far la loro apparizione fu un gruppo di ninja con il corpi-fronte del villaggio dell'Erba. Dall'aspetto, sembravano tremendamente pericolosi, le loro armi erano imbevute dal sangue di migliaia d'innocenti, sui visi ghigni trionfanti di piacere -Uccidiamoli tutti quanti!!- sbottò euforico il più basso del gruppo.
-Datti una calmata, Kenpashi- lo rimproverò l'unico fra di loro armato di una lunga spada -I massacri si fanno con calma, altrimenti che divertimento c'è?-
Prese parola quello dai singolari capelli verdi -Korudo ha ragione. Prima di tutto distruggiamo questo villaggio, rubiamo le loro donne e solo allora li uccideremo tutti!-
-Non ce la fai proprio a contenerti, eh, Gokan- sbottò l'uomo più grosso armato di un potente cannone sul braccio sinistro.
-Sei una rottura, Musuko- replicò annoiato questi prima di piantare senza pietà la lama di un kunai nella nuca di un povero anziano. Alle successive urla di paura, si accorse di un grande ristorante -Ehi, lo sapete che in quel ristorante ci lavorano delle cameriere da urlo? Voglio portarle alla base, le lavorerò per bene-
A quel punto i suoi compagni tirarono un sospiro di rassegnazione. Musuko attivò il potente cannone sul braccio caricandolo di chakra. Korudo lo rallentò -Non un colpo che può uccidere. Non sappiamo dove si trova il nostro obiettivo e non possiamo permetterci di ucciderlo- il grosso annuì convinto prima di sparare un colpo d'indicibile potenza contro l'ingresso del ristorante; molta gente scappò via in seguito all'esplosione, i meno fortunati erano morti, altri non potevano fuggire, poiché bloccati da qualche trave decadente o erano semplicemente rimasti feriti. Anche Hatama apparteneva a queste persone; leggermente frastornata, quando riprese coscienza di se, il suo primo pensiero andò alla sorellina, chiedendosi apprensiva se non le fosse accaduto nulla. Tentò di alzarsi per andare a vedere ma era troppo debole, stava perdendo molto sangue.
-Vuoi una mano?- più che una richiesta d'aiuto, Hatame si rese subito conto che quel ninja del villaggio dell'erba non voleva proprio aiutarla: voleva possederla. L'aveva distesa comodamente sul pavimento sudicio di cenere liquida per palparle avido il corpo.
Con evidente disappunto della ragazza -STAMMI LONTANO, MOSTRO!!- si dimenò così forte che, in un modo o nell'altro, riuscì ad allontanare il suo assalitore con un calcio.
Gokan si leccò avido le labbra, la voleva -Si continua! Mi piace quando la preda fa i capricci, sarà ancora più bello quando ti possiederò tutta!- riprese ad assalirla veemente mentre i suoi compagni uccidevano i sopravvissuti e svaligiavano l'incasso.
Quel pazzo le aveva strappato i vestiti, le sue nudità all'aperto rabbrividivano al contatto con braccia tanto indesiderate; Hatama preferì chiudere gli occhi e soffrire in silenzio con la speranza che una volta preso quello che voleva, quel pazzo le avrebbe risparmiato la vita. Uno schiaffo dell'uomo la obbligò a guardarlo negli occhi -Guardami, sgualdrina!-
-Datti una mossa, Gokan! Non abbiamo tutta la giornata- tuonò esasperato Kenpashi; ogni volta che razziavano, se il loro compagno non violentava meno di cinque donne non si sentiva soddisfatto.
La sua era una fra le più folli malattie di quel mondo -Sta zitto! Questa è una preda di alto livello e me la voglio godere!- squittì mentre si slacciava i pantaloni.
-Beh, ammetto che è carina- fece Musuko accingendosi a guardarla meglio -Magari potrei spassarmela anche io appena finisci-
Gokan sorrise -Oh, ma certo, certo- tornò ad inebriarsi dell'espressione sconvolta della vittima e leccarle il viso -Non piangere. Vedrai che ti piacerà- le sue dita stavano per raggiungere ed invadere il suo fiore quando un portentoso calcio lo distolse dal piacere.
-CHI HA OSATO?!!- tuonò lo stupratore con il naso sanguinante.
Al suo cospetto si trovò Naruto e Itachi ancora intendi a consumare il loro pranzo con calma. Non c'erano più tavoli su cui sedersi, così i due stavano ultimando i loro takoyaki in piedi. A dare il calcio allo spietato stupratore era stato Naruto -Scusateci, ma facevate così tanto baccano che non si riusciva a mangiare in santa pace-
-E voi chi diavolo siete?- chiese Kenpashi furioso.
Prettamente ignorato dai due, invece rivoltisi alla frastornata Hatama -Tutto bene?- fece l'Uzumaki mentre provò ad aiutarla a rimettersi in piedi; difficile, dato che era ancora stravolta dal quasi stupro e dalle ferite; così si rivolse al compagno di viaggio -Mi sa che dovrai portarla te. Non è proprio un peso piuma-
Sentendo quelle parole, l'agitata ragazza si riprese e diede un pungo in testa al biondo -Chi è che è grassa come una balena?!!- uno sforzò eccessivo per qualcuno nelle sue condizioni, di fatti svenne.
Naruto sbuffò mentre si massaggiava la parte colpita -Le donne...- contemporaneamente, Itachi se la caricò sulle spalle.
-Ehi, voi. Chi diavolo siete?- chiese infine Korudo.
Ancora una volta i due non dettero una risposta alla domanda. Itachi era più interessato a comunicare con il biondo -Puoi aspettarmi qui per un paio di minuti con questi signori? Il tempo che metto al sicuro la ragazza e torno-
Naruto lo guardò storto -Ecco che ricominci! Sai benissimo che questi tizi proveranno a farmi fuori. Così a me il lavoro grosso e a te la ragazza, non è giusto!- ciononostante, estrasse ugualmente dei kunai, pronto alla battaglia.
Itachi non si espresse in merito -Consideralo come un modo per testare quanto sei migliorato con l'allenamento di Kisame- e sparì all'improvviso assieme alla ragazza.
Kenpashi partì immediatamente al suo inseguimento, stessa cosa fece Gokan che non voleva assolutamente rinunciare a quel fiore immensamente raro. A combattere Naruto, rimasero l'energumeno e lo spadaccino. Il primo dei due chiese all'altro -Cosa facciamo adesso?-
Korudo estrasse la sua grande spada -Mi sembra naturale, uccidiamo questo moccioso e completiamo la missione. Nel mentre recupera il nostro obiettivo. Stando alle indicazioni della pietra, dovrebbe trovarsi oltre al biondino- lui avrebbe pensato al ragazzo.
Ignorando del tutto le intenzioni del nemico (anche perché non gli interessava) Naruto lasciò che l'energumeno andasse dove volesse in tutta libertà; aveva un solo obiettivo ed era battere quell'uomo spadato a tutti i costi -Sei pronto, amico?- sbottò quando rimasero finalmente soli.
-Ad ucciderti, ragazzino? Certo che lo sono-

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Capitolo 4
*** LA REGINA DELL'ERBA ***


La piccola Jundo era in trappola. Stava giocando tranquillamente per i fatti suoi quando sentì l'enorme esplosione provocata dai razziatori dell'Erba. Impaurita, cercò un posto dove nascondersi, proprio come le aveva insegnato sua sorella quando c'erano degli attacchi da parte dei ninja. Non si rese nemmeno conto di quanto furono veloci le fiamme a circondarla, privandola di ogni possibile via di fuga. Spaventata si guardò attorno in cerca di un assaggio di salvezza, nulla, era finita. Si accasciò al suolo, tossendo continuamente a causa del denso fumo nero che le invase i polmoni; debole come un ramoscello d'ulivo si lasciò andare alle lacrime di fronte alla fine imminente.
Dipese forse dal particolare stato emotivo che qualcosa dentro di lei si risveglio; un'accecante luce verde fuoriuscì dal suo corpo, inghiottendo le fiamme, addirittura rigenerando tutti gli elementi della flora attorno, dopodiché si ritirò nuovamente dentro la bimba che perse i sensi.
Qualche istante dopo, le travi che ostruivano l'entrata alle cucine del ristorante erano saltate in aria con un poderoso calcio di Musuko, giunto fino al cortile per cercare il reale obiettivo della loro venuta in quel villaggio. La bambina giaceva al centro del giardino e poco gli importò d'interrogarsi come aveva fatto quella zona a rimanere intatta dall'azione mortifera del fuoco: il suo unico interesse consisteva nel recuperare la bambina e potarsela via, di certo, la paura del compagno di squadra gli aveva dato parecchi incentivi per svignarsela il prima possibile.

Nel mentre, proprio quel suo compagno stava combattendo contro Naruto in uno scontro mortale. Aveva tentato più volte di colpirlo con i fendenti della sua lama, senza successo.
Naruto stesso era rimasto sbalordito della velocità ottenuta grazi agli allenamenti con Kisame, inoltre voleva mettere in pratica le varianti della moltiplicazione che aveva appreso da Itachi in quella settimana di viaggi. Lanciò un kunai all'avversario -Kunai: Kagebushin no jutsu!- i kunai divennero un centinaio e Korudo dovette faticare per non riportare ferite, sopratutto quando si accorse tardivamente che erano tutti rivestiti con una carta bomba.
-MERDA!!- venne investito in pieno dall'esplosione sotto lo sguardo dell'avversario.
Naruto sbuffò. O era diventato troppo forte, oppure era il suo avversario ad essere tremendamente debole -Già finito?- la verità era che voleva mettere in pratica quello che aveva appreso da Itachi (che non si limitò solo alle varianti della moltiplicazione) con cui aveva iniziato ad approcciarsi alla manipolazione dell'elemento fuoco.
Non seppe se rallegrasi o meno quando venne colpito allo stomaco da un calcio del suo avversario.
Korudo partì subito all'attacco, senza dargli spazio per reagire -Quello che hai colpito era solo una copia, pivello!- dato che semplici tiri di spada erano inutili contro il biondo, decise di fare sul serio -Kusachiku Sessaku!- sfruttando il proprio chakra, Korudo era in grado di plasmare delle lame di chakra grazie alla lama della sua katana.
Naruto evitò nuovamente il colpo e, nel constatarne gli effetti sulla colonna portante del locale, rabbrividì, ringraziando il cielo di averlo fatto -Cavoli-
L'avversario riprese ad attaccarlo con la medesima tecnica -Sei finito!- stavolta con più tagli.
Per far fronte a quel preoccupante pericolo, Naruto congiunse le mani -Fuuton Reppushou- grazie a tale tecnica, riuscì a respingere l'attacco ed alzare un polverone che limitava la visibilità dell'avversario; ne approfittò per fiondarsi fuori dal locale in fiamme verso l'aperto, dove avrebbe avuto a disposizione più spazio. Peccato che a pensarla alla stessa maniera fu anche il suo avversario che si mise ad inseguirlo agitando furiosamente la sua arma.
Naruto optò per un nuovo attacco -Futon: Goufukyu no jutsu!- il suo sembrava sembrava essersi risvegliato, perché evitava con maestria ogni suo colpo ed assestava colpi veramente problematici; l'ultimo di questi fece perdere l'equilibrio al biondo che cadde per terra.
L'occasione perfetta per Korudo -Kusachiku Sessaku!-
Naruto si salvò grazie ad un clone creato all'ultimo momento che lo tirò via dal pericolo. Si rialzò mentre l'avversario si gettò verso di lui, pronto a colpirlo nuovamente con un affondo; estrasse un kunai e bloccò il colpo "Che potenza!" pensò esausto il biondo, il ninja dell'Erba era molto più forte di lui.
Korudo stava già gustando la vittoria -Sei finito, pive..- interrompendo la degustazione quando l'avversario utilizzò una tecnica con cui riusciva ad affilare il proprio chakra, immesso sulla lama del kunai; con essa, Naruto procurò un detto taglio alla grande lama, lasciando Korudo attonito.
Teneva molto alla sua spada, era un dono lasciatoli in eredità dal padre che non aveva mai conosciuto e nessuno era mai riuscito a danneggiarla in quel modo. La rabbia l'arse vivo -Bastardo!! COME HAI OSATO?!!-
Naruto deglutì, non ci teneva proprio a farlo arrabbiare ma ormai aveva commesso quel grave errore e niente poteva cambiarlo; convinto di non aver altra scelta, si appropinquò ad utilizzare il chakra della volpe.

Itachi correva senza meta per le strade del villaggio con la strana ragazza in braccio; ancora non riusciva a capire perché lo stava facendo, dopotutto non era affar suo proteggere quella ragazza o mettersi in mezzo nelle questioni degli altri villaggi, non se non era compreso negli ordini. Comprese che anche se avesse voluto tirarsi indietro, non avrebbe potuto farlo ugualmente: si era accorto che la ragazza che aveva fra le braccia era la copia spiccicata della sua ragazza, la donna che aveva amato e che aveva ugualmente ucciso in quella notte.
Scosse il capo. Possibile che il suo passato continuava a torturalo in quel modo? Ringraziò il cielo che qualcuno provò a fermarlo con zappe, frecce, lance, così da fargli pensare ad altro.
In un istante venne circondato da quelli che sembravano essere gli uomini del villaggio che si ribellavano ai soprusi dei ninja dell'Erba. Uno dei più giovani si avvicinò minaccioso -Maledetto, ninja! Ti prometto che te la faremo pagare cara per quello che hai fatto al nostro villaggio!- cercò di colpirlo con la propria zappa ma avrebbe avuto ben poche possibilità contro Itachi anche con un buon armamento. L'Uchiha lo sbatté a terra con un semplice calcio, stessa sorte toccò a coloro che provarono ad attaccarlo.
Il primo che aveva colpito si rialzò -Maledetto! Cosa hai fatto alla ragazza?! Lasciala andare!-
Anche gli altri si rialzarono. Itachi dovette ammettere che erano piuttosto caparbi per non essere dei ninja -Forza, Ryoshi! Dobbiamo salvarla!- il ragazzo annuì, rivolgendo occhi carichi d'odio verso di lui.
Itachi era troppo abituato a quello sguardo, per cui non ci faceva particolarmente caso; tuttavia, si decise a parlare e risolvere pacificamente la situazione, prima di far male seriamente qualcuno -Non è come sembra. Non sto con quelli che vi hanno attaccato- ed ora che ci pensava, non era proprio da lui dare spiegazioni; probabilmente dipendeva dal fatto che non gli andava d'ingaggiare lotte inutili.
-E perchè mai dovremmo crederti?! Voi shinobi siete tutti uguali!- sbottò un falegname armato di martello.
-Se fossi un vostro nemico, come effettivamente dovrei essere, secondo voi avrei perso tempo a darvi spiegazioni? Vi avrei ucciso a vista- sbottò l'Uchiha con logica.
Per sua fortuna, nonostante gli abitanti fossero spaventati, si lasciavano ancora ragionare -Potrebbe anche essere vero, ma...- fece il ragazzo chiamato Ryoshi mentre gli altri sembravano essersi calmati -Voi shinobi siete sempre stati dei luridi bastardi che per i propri tornaconti hanno sacrificato la vita degli innocenti! Questo mi basta attaccarti, bastardo!!-
Itachi non disse nulla, sapeva che era tutto vero e non volle ribattere, comprendeva il dolore di quella gente.
Hatama si svegliò e la prima cosa che vide fu il profilo (a suo avviso dannatamente sexy) dell'Uchiha illuminato dal sole; si alzò in fretta e furia dall'uomo e ci volle un po' per capire cosa stesse succedendo o dove si trovasse. Quando si accorse dell'amico Ryoshi armato di una katana si preoccupò -Ryoshi! Che diavolo stai facendo?!-
-Stai bene, Hatama? Questo bastardo non ti ha fatto nulla, vero?- chiese questi molto preoccupato.
-Tranquillo- rispose lei mentre cercava di ricordare quello che era successo; stava per essere violentata da quel perverso ninja che li avevano attaccati quando Itachi era intervenuto e ricordava ancora quel commento maleducato sul suo peso da parte del biondino che si trovava assieme a lui.
Ryoshi si voltò verso i propri compaesani -Portate Hatama al sicuro! Io penso a questo maledetto!- il ragazzo lo attaccò con tutte le sue forze, fino a quando Itachi stesso non si stufò, rompendo l'esile lama con un rapido colpo di kunai.
-La mia pazienza ha un limite e vedi di darci un taglio- tagliò corto glaciale.
Ryoshi si arrese, rendendosi conto che non aveva nessuna speranza di battere un avversario del genere. Come fare a proteggere la gente del suo villaggio contro mostri del genere. Non era giusto! Conscio della sua debolezza non volle arrendersi ugualmente, gettò a terra la lama rotta per continuare a suo di pugni -MALEDETTO!!-
-FERMI!!- tuonò la ragazza mettendosi in mezzo ai due.
-Che diavolo fai, Hatama?! Levati da qui! Possibile che tu non capisca la gravità della situazione?!!- sbottò furioso Ryoshi. Era mai possibile che non comprendeva che erano in pericolo di vita.
Tuttavia, Hatama non accennò a muoversi -Sei tu che non capisci, idiota! Mi ha salvato la vita! Non è cattivo- e si misero a litigare.
Itachi dovette sorbirsi la loro lite in silenzio, seccato "Questi due sono una vera noia" insospettendosi di botto quando percepì uno strano sibilo; si voltò di scatto nella direzione opposta accorgendosi di un'enorme shuriken pronto a tranciare di netto la testa dei due ragazzi, incuranti dell'imminente pericolo.
-Attenti!- tuonò uno dei cittadini.
Ryoshi ce la fece in tempo a scansare Hatama dalla traiettoria dell'arma, rimanendo tuttavia ferito.
-RYOSHI!!- urlò la ragazza preoccupata per lui di fronte al suo capezzale; un secondo shuriken partì verso di loro, stavolta fermato dall'Uchiha.
Questi si rivolse al ferito -Dimmi, sei ancora convinto che stia dalla parte di quei ninja?-
Il ragazzo non rispose, troppo occupato a soffrire. Hatama invece voleva sapere chi c'era dietro a tutto questo -Ma chi è stato? Non vedo nessuno-
Itachi aveva facilmente individuato il nemico, e dal suo nascondiglio sbucò Kenpashi -A quanto pare vi ho trovato finalmente. Consegnatemi la ragazza. La discendente della regina dell'Erba ci appartiene di diritto!-


Kunai: Kagebushin no jutsu = Tecnica della moltiplicazione dei kunai
Kusachiku Sessaku = Fendente dell'erba
Futon: Reppusho = Arte del vento: Palmi dell'uragano
Futon: Goufukyu no jutsu = Arte del vento: Tecnica della palla di vento

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Capitolo 5
*** LA STORIA D'AMORE DI MADARA ***


A seguito del nome pronunciato dal ninja dell'Erba, persino Itachi si mise a riflettere perplesso sulla fantomatica regina dell'erba.
-Regina dell'erba? E chi sarebbe?- fece il dolorante Ryoshi sorretto dalla ragazza sospettata di essere una discendente della regina -Tu lo sai, Hatama?-
-No- disse lei incerta -Mai sentita...- anche se una parte di se non era convinta di questo al cento per cento. Le erano accadute troppe cose, troppe: l'aver visto morire le sue amiche e i suoi colleghi davanti ai propri occhi, l'essere quasi stuprata, veder Ryoshi ferito gravemente e, come ciliegina sulla torta, la rivelazione che discendeva da una certa regina dell'erba.
Era più preoccupata per le sorti della sua sorellina -Dobbiamo trovare Jundo!- così, presa dal sospetto che quei ninja la cercavano per la sua ipotetica parentela, probabilmente cercavano sua sorella. Così urlò contro Kenpashi -DOVE AVETE PORTATO MIA SORELLA, DANNATI?!!-
Ryoshi sgranò gli occhi -No! Hanno preso pure la piccola Jundo?!-
Itachi rimase in silenzio a pensare a quanto la ragazza fosse apprensiva nei confronti della sorella, ricordava molto lui quando si comportava all'identica maniera con il suo fratellino. Quello che però per cui non riusciva ad andarsene via era che Hatama ricordava molto la fidanzata che aveva ucciso assieme agli altri Uchiha; così Itachi prese la decisione di non guardare quella donna più dello stretto necessario: odiava ricordare il passato.
Intanto Kenpashi continuava ad osservarli sorridendo compiaciuto, sarebbe stato un vero gioco da ragazzi sbarazzarsi di loro, solo il ninja della Foglia sarebbe stato un problema ma non così grande -La mocciosa dici? È già nelle nostre mani, ma non temere, finché farai quello che che ti diciamo, non le accadrà nulla-
Hatama strinse i denti dalla rabbia -Ridatemela, bastardi!-
-Eh no. Non è questo il modo per salvare la mocciosa. Se verrai con noi, la rilasceremo, altrimenti farà una brutta fine. Mi sembra uno scambio equo: la tua vita per quella della tua sorellina, no?- fece il ricattatore malefico.
-Non farlo, Hatama!-tuonò il ragazzo al suo fianco, trattenendola.
-Lasciami Ryoshi! Devo farlo. Non posso lasciare mia sorella in balia di questi assassini- ribatté la ragazza in lacrime, era disperata.
-Hatama... non voglio che te ne vada, non ti vedrei più- disse l'altro triste.
-Ryoshi...- fece lei commossa.
Al ninja dell'erba venne da ridere -Ma che bel quadretto romantico, peccato che a me non interessi nulla di tutto questo- ed estrasse un altro shuriken gigante, pronto ad attaccare -Tanto il tuo ragazzo è condannato oramai, quindi tanto vale finirlo!- fece per lanciare l'arma contro i due, ma Itachi lo bloccò -COSA?!- non riusciva a spiegare come quello sconosciuto si fosse mosso così velocemente "Una copia? Ma quando l'ha fatta?"
-Ricattare una sorella per salvare la vita dell'altra è una cosa formidabile e non avrai occasione per farlo finché ci sono io nei paraggi!- recitò il divino Uchiha che stabilì la sua sentenza ed eliminò senza pietà il ninja con un kunai dritto dentro la nuca.
Hatama e Ryoshi rimasero senza parole dalla rapidità con cui Itachi aveva eliminato il nemico, ma proprio in quel momento, sorse un problema che Itachi si era lasciato sfuggire.
Ci pensò la ragazza a farglielo ricordare in tutta la sua ferocia -TU!!- Ryoshi tentava di frenarla dal commettere follie -Maledetto! Hai ucciso l'unica persona che poteva dirci dove si trovava mia sorella!!-
Era vero e Itachi si maledisse mentalmente per averlo fatto, tuttavia, riuscì come sempre a volgere la frittata -Ti sbagli- replicò con calma -Vi vogliono entrambe, perciò se non sappiamo dove si trovano, saranno loro a venirci a cercare-
Hatama era ancora poco convinta -Si, ma adesso mia sorella è in pericolo! Quei mostri le faranno del male perché non li ho ascoltati. Magari la uccideranno!! Ed è tutto per colpa tua, dannato shinobi!- riprese a piangere disperata.
-Oh, Hatama...- fece Ryoshi abbracciandola teneramente per consolarla.
L'attonito Uchiha non se ne fece un gran problema, poiché conosceva benissimo la tipica psiche che il rapitore adottava in quei casi -Non temere, non la uccideranno. Quel tizio era tutto un bluff, ti stava solo ingannando-
A seguito in un piccolo singhiozzo, la ragazza riprese a lamentarsi -E adesso cosa dovrei fare?! Dove dovrei andare a cercare mia sorella?!-
-Per ora sia tu che l'eroe vicino a te avete bisogno di cure. Siete troppo spossati per ragionare con lucidità- ribatté il moro.
-Non ho tempo da perdere con queste sciocchezze, sto benissimo!- sbottò acida la ragazza.
Ryoshi invece era molto a favore di quella proposta: aveva paura che Hatama commettesse qualche sciocchezza -Ehm, Hatama... credo che abbia ragione. Sei ferita e hai bisogno di riposare, altrimenti non potrai dare il massimo quando recupereremo Jundo- scambiò uno sguardo d'intesa con Itachi -C'è un rifugio non molto lontano da qui, ma dobbiamo essere prudenti nel muoverci-
Hatama, però, continuava ad insistere -Aspettate! Io non sono d'accord...- così Itachi le assestò un preciso colpo alla nuca per farle perdere i sensi.
-Così dovrebbe essere più facile. Se continua ad urlare, il nemico ci troverà in un battibaleno e non ho intenzione di aiutarvi oltre, sia chiaro- una folle logica che Ryoshi si ritrovò ad accettare meccanicamente, soprattutto per puro istinto di sopravvivenza.
-Seguimi- disse infine quest'ultimo, mostrandogli la strada.

Naruto osservava il suo avversario con fare circospetto e con molta preoccupazione nel vedere che laveva perso letteralmente il senno dopo il taglio inferto alla propria spada. Maledì il momento di aver fatto una tale cavolata.
-Non dovevi permetterti di danneggiare in questo modo la mia splendida spada, bastardo!!- tuonò follemente Korudo che continuava ad agitare maniacalmente la lama -Non scappare, combatti da vero shinobi!- tuonò inoltre di fronte alla strategia di fuga adottata dal suo avversario.
"Accidenti. Qui le cose si fanno sempre più complicate" pensò Naruto stufo della situazione, doveva agire e subito.
Lo spadaccino riattaccò -Kusatsumaki!-
Naruto non poté fare altro che difendersi con le braccia dal turbine tagliente, riportando diverse ferite in tutto il corpo. Devastato dall'ingente numero di colpi, l'Uzumaki cadde per terra, con somma felicità del suo avversario.
Korudo si avvicinò al biondo, brandendo la sua katana in aria, pronto a colpire -Questo è quello che meriti per quello che hai fatto alla mia Kusakiri, piccolo bastardello!- e colpì il ragazzo con un affondo, dandogli così l'impressione che fosse morto. Colmo di soddisfazione, l'uomo si lasciò andare ad una furia omicida contro il cadavere del biondo, illudendosi di aver vinto. Proprio così, illudendosi. Naruto l'aveva appena gelato con la tremenda sensazione che il chakra della volpe era solito donare ai comuni mortali.
-Com'è possibile?! Dovresti essere morto!!- tuonò l'uomo incredulo: ciò contro cui si era accanito non era altri che un clone.
Korudo provò nuovamente ad attaccarlo con la spada, Naruto scansò il colpo, preparandosi a colpirlo con un potente Rasengan. Korudo fece altrettanto con il suo colpo più potente.
-Kusachiku Sessaku!-
-Rasengan!-
Era da stupidi illudersi di poter contrastare in quel modo la potenza della tecnica del Quarto Hokage, di fatti, senza particolari difficoltà (sebbene Naruto fosse totalmente distrutto) la sfera di chakra infranse il metallo dell'arma, andandosi a piantare sullo stomaco dello sventurato, spazzandolo via.
Una volta accertatosi della morte dell'avversario, Naruto poté finalmente concedersi il lusso di tirare un bel sospiro di fronte ad una così grande impresa "Bene, andiamo a cercare Itachi adesso" pensò dopo essersi sufficientemente ripreso; saltò sopra un tetto per avere una migliore visuale del villaggio ed iniziò la ricerca del compagno di viaggio.

Quando vi erano attacchi da parte di shinobi, la prerogativa intrapresa dagli abitanti del villaggio era quella di mettere al sicuro anzitutto donne, bambini ed anziani, mentre gli uomini sarebbero andati a combattere; per far fronte a tale piano, le persone inadatte a combattere venivano portate all'interno della casa del capo-villaggio in cui vi era un passaggio sotterraneo che permetteva loro di accedere, tramite un breve tunnel, ad una radura in cui vi era un piccolo complesso di case protetto direttamente da una fitta foresta di rocce. Fu proprio qui che Ryoshi portò Itachi.
-Vieni qui. Questa è l'infermeria- disse il ragazzo indicandogli una piccola palazzina in cui s'intravedevano dolci e belle infermiere prendersi cura dei sofferenti feriti.
Entrando nel complesso, trovarono molti letti disposti al suo interno, la maggior parte liberi, ma altri con sopra uomini feriti gravemente e con le proprie mogli o fidanzate accanto. Itachi non ci fece particolarmente caso, limitandosi a posare Hatama su di un letto indicatogli da una nervosa infermiera; subito dopo questa iniziò a sbraitare contro i due ragazzi per le loro imprudenze, senza dare particolare peso alla presenza dell'Uchiha, sedutosi comodamente su una sedia accanto al letto di Hatama ad assistere alla conversazione.
Azione che si concluse molto in fretta, dato che le pessime condizioni di Ryoshi furono il nuovo argomento dell'infermiera. Lo fecero stendere sul letto di fronte a quello della ragazza e venne medicato. Alla fine, l'infermiera lo prese pure in giro -Non lamentarti, idiota. È già un miracolo che non nessun organo interno sia compromesso, cerca di stare fermo. Hai bisogno di molto riposo- dopodiché la donna si apprestò a controllare le condizioni fisiche di Hatama mentre le colleghe ultimavano la cura di Ryoshi. Solo in quel momento si accorse di Itachi -Scusi, signore. Lei non ha riportato nessuna ferita, giusto?-
-Sto bene, grazie lo stesso- rispose lui con tono garbato.
Quando l'infermiera se ne andò via, Ryoshi approfittò del fatto che fossero rimasti da soli per risolvere diversi dubbi che, secondo lui, Itachi era in grado di dare risposte -Hai detto che ci aiuterai a salvare Jundo, vero? Manterrai la tua parola?-
-Si...- rispose il moro secco.
Ryoshi sospirò -Non mi fido di te, ma se ti azzardi a non mantenere la promessa che hai fatto ad Hatama, te la farò pagare cara, stanne certo!- sarebbe nato un altro vendicatore.
La risposta di Itachi venne coperta dalla voce squillante di Naruto, appena apparso alle sue spalle -Ecco dov'eri, ti ho cercato dappertutto- per trovarlo, Naruto aveva ricorso alla Dislocazione istantanea.
Ryoshi squittì spaventato -E... e questo chi diavolo è?!-
-È con me, tranquillo- disse l'Uchiha, concentrandosi ad osservare lo stato scombussolato del suo compagno -A quanto pare, lo scontro con quel tizio è stato particolarmente duro, o sbaglio?-
-Non sbagli, anzi, scusami se ci ho messo più del dovuto: era un osso duro- rispose il biondo gettandosi sopra il morbido letto per riposare. Quando poi calò nuovamente silenzio, Naruto parlò nuovamente -Itachi, che ci facciamo qui? Non avevamo una missione?-
-Ritardare di un giorno o due non è un problema. Sebbene il capo sia sempre stato un tipo preciso con gli orari, non ha mai dato un tempo limite per la missione- rispose Itachi con calma.
Naruto lo fissò con sospetto "Che ha in mente di fare?"
Come se Itachi gli avesse detto nella mente, vennero a galla le sue intenzioni -Prima di tutto voglio scoprire chi sia questa regina dell'erba, poi aiuteremo questi due ragazzi a salvare una bambina che i tizi di prima hanno rapito e successivamente continueremo la nostra missione. Ti va bene?- notò nuovamente l'espressione corrucciata del biondo -...mettila in questa prospettiva. Sarà un'ottima occasione per prepararti a combattere conto gli scagnozzi della serpe-
Quell'ultimo suggerimento fece effetto -E va bene. Non so perché vuoi aiutare questa gente e non te lo chiederò, non sono fatti miei. Tuttavia sono comunque costretto ad aiutarti perché, come dici tu, questo tuo "favore" porta molti vantaggi a tutti-
-Esatto- confermò soddisfatto Itachi.
Ryoshi era rimasto tutto il tempo ad assistere alla conversazione fra i due e da essa, poté capire quanto fossero estremamente particolari: così diversi da quelli che aveva conosciuto; forse aveva fatto male a giudicarli.
A quel punto fece il suo ingresso un nuovo personaggio -Sbaglio o ti ho sentito parlare della regina dell'erba, giovanotto?- era una vecchia bassa armata dal consueto bastone per la vecchiaia e l'aria di un vera furbetta.
Ryoshi la conosceva bene -Nonnina, cosa diavolo ci fai qui?-
La donna ruggì -Ryoshi, possibile mai che tutte le volte che ci incontriamo ti trovo in condizioni pietose? Sei incorreggibile!- rimproverandolo così una violenta botta in testa del suo bastone.
-Ahia!!- esclamò Ryoshi dolorante -Come puoi trattarmi in questo modo?! Non vedi che sono gravemente ferito!?-
-Taci- lo zittì minacciosa l'anziana.
"Che vecchia. Quel suo temperamento mi ricorda una certa persona..." fece Naruto sovrappensiero mentre pensava all'inarrestabile Tsunade.
La vecchia, dopo aver strigliato per bene il nipote, si rivolse ai due ninja di Akatsuki -Sbaglio o prima avevi detto qualcosa sulla regina dell'erba?-
-Esatto. Lei sa chi sia?- fece Itachi galantemente.
-Certo, mio bel ragazzo. Eccome se la conoscevo, era mia nonna- rispose lei sorridente, mentre i tre rimanevano senza parole.
-Oh, bene. Che ha di speciale questa regina, vecchia?- chiese Naruto con impertinenza a cui la vecchia rispose con la consueta bastonata sul capo.
-Impudente! Porta rispetto agli anziani!- comportamento acido che non aveva invece con Itachi, ammaliata com'era dalla sua giovanile bellezza -Dovete sapere che la regina dell'erba fu la madre del fondatore del villaggio dell'erba- i tre pendevano dalle sue labbra, tremendamente interessati alla storia -Era una donna forte, autoritaria, di un'invidiabile bellezza ed abilità uniche nel suo genere. Purtroppo, la sua triste giovinezza è stata traviata da un duro e triste amore avuto con il capo di un potentissimo clan ninja- si rivolse ai due Akatsuki -Dato che siete shinobi conoscerete il nome di Madara Uchiha, no?- Naruto non sapeva nemmeno chi fosse (eccezion fatta per il suo cognome), Itachi, invece, era impallidito: non si aspettava di sentir nominare nuovamente un nome del genere.
(Uchiha Madara. Dev'essere un antenato di Itachi. La storia si fa sempre più interessante" pensò Naruto ghignante.
-Izayoi Higurami fu l'unica donna mai amata da uno degli uomini più violenti della storia. Se volete, vi racconto la storia del loro amore- riprese la donna insospettitasi dell'espressione turbata di Itachi.
-Si, la prego, continui- la esortò impaziente quest'ultimo.
-Va bene- disse lei preparandosi al racconto -Tanto tempo fa...-


Kusatsumaki = Tornado dell'erba
Kusachiku Sessaku = Fendente dell'erba

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Capitolo 6
*** IL PESO DEL POTERE ***


L'anziana si prese una breve pausa prima d'iniziare a raccontare, l'attesa era snervante, ma nessuno avrebbe mai immaginato che quelle informazioni sarebbero state vitali per fra fronte all'attuale problema in cui i due ninja erano andati a finire -Questa storia inizia durante il periodo di lotte fra i vari clan ninja. La guerra più cruenta mai conosciuta nella storia ninja in cui non vi era nessuna legge a regolare gli shinobi, dove solo il più forte comandava. Tutto ha inizio quando Izayoi Hirugami divenne il capo del clan Hirugami-
-Che palle! Questa storia è noiosissima, nonnina- sbraitò l'Uzumaki interrompendo la discussione.
-Se non m'interrompessi, scopriresti che è più avvincente di quel che sembra, moccioso!- ribatté l'anziana, punendolo con una bastonata sulla testa, poi riprese -Con Izayoi Hirugami alla guida di questo clan, le cose cambiarono nella guerra. Finalmente ci fu qualcuno che iniziò un movimento pacifista per la fine della guerra-
Fu allora Itachi ad interromperla -Quindi, sarebbe questa Izayoi Hirugami la regina dell'erba, giusto, signora?-
L'anziana annuì -Esattamente- e Naruto sbuffò offeso dal motivo per cui non venne punito nel suo stesso identico modo per averla interrotta, ma nessuno gli diede particolarmente conto -Un giorno, al clan Hirugami venne affidata la missione di collaborare con uno dei clan più potenti. Il clan Uchiha, guidato da Madara Uchiha, unico a poter competere con i signori della guerra, i Senju della Foresta. Fu proprio in quell'occasione che i due leader s'incontrarono- e fece una terza paura, stavolta voluta.
-Dai, nonnina, continua! Non lasciarci sulle spine- sbottò Ryoshi tremendamente interessato al racconto.
Per tutta risposta, la donna assestò pure a lui una bastonata sulla testa prima di riprendere. Pensava oltraggiata a quanto i giovani non avessero più rispetto e che non permettevano nemmeno ad una povera vecchia di riprendere fiato -Fu come uno tsunami improvviso, come una tempesta di meteore che appaiono in una notte di silenzio. I cuori dei due futuri amanti entrarono in sintonia: questa è la loro storia-

Sguardo fiero, fisico temprato e muscoloso, occhi privi di emozione, rossi come il sangue, capelli scuri come la notte e lunghi come la sua oscurità che entravano in contrasto sul lungo kimono blu, tempestato da numerose fodere di armi d'ogni tipo e dal grande ventaglio sulla schiena che mostrava con orgoglio il simbolo del grande clan Uchiha: questo era Madara Uchiha.
Madara era ai piedi di un monte ricoperto da fitta vegetazione da cui ci si poteva accedere solamente tramite ad un'immensa prateria, la quale lasciava un amaro boccone di scetticismo al leader del clan Uchiha. Di fatti, Madara era molto nervoso, l'assurda richiesta di quello stupido Daymno di far collaborare gli Uchiha con gli Hirugami era l'affronto più grave che avesse mai subito, ma non poteva ritirarsi indietro; nonostante il proprio smisurato ego e orgoglio, doveva pensare per il bene del suo clan, e il clan necessitava di ingenti e continue finanze per condurre la propria guerra personale contro i Senju.
-Lord Madara, gli uomini chiedono di fare una pausa dopo sei giorni di viaggio ininterrotto. Ci sono ancora dei feriti dallo scontro con gli Hyuga- fece uno dei suoi uomini più fidati.
Madara lo fissò con fare annoiato, per poi fermarsi all'improvviso sull'erba bagnata, si voltò verso i propri uomini, accorgendosi che erano veramente stremati -Cercate di resistere, manca poco al rifugio degli Hirugami-
Procedettero per un lungo tratto fatto ancora da erba, fino a quando notarono del cielo nuvoloso sopra le loro teste. Subito si pensò a quanto fossero stati fortunati nel dover viaggiare stremati sotto la pioggia solamente per il loro odiosissimo orgoglio che gli imponeva di dover sempre essere il clan più forte di tutti.
All'improvviso un kunai venne lanciato dal nulla, attentando alla vita del leader del clan Uchiha che, com'era assolutamente ovvio, non ebbe alcuna difficoltà a scampare al pericolo. Tutti gli Uchiha iniziarono ad agitarsi, posizionandosi a cerchio per proteggere il loro capo: una schermaglia di occhi rossi si estese ai lati di Madara per proteggerlo.
L'uomo che aveva lanciato un kunai contro Madara si era nascosto in mezzo all'erba per mezzo della tecnica del nascondiglio dell'erba, lui, come molti altri suoi compagni, aveva l'ordine di proteggere i confini del rifugio degli Hirugami anche a costo della vita e mai come quel giorno si sarebbe aspettato che un nucleo così corposo di shinobi potesse addentrarsi nel loro territorio.
-Che ne dici di portarmi dal tuo leader?- chiese all'improvviso una voce carica d'istinto omicida, capace di raggelare il sangue nelle sue vene in un attimo: era Madara.
"U...una moltiplicazione... ma quando...?" pensò stravolto l'uomo prima di essere afferrato per il collo dall'Uchiha ed essere sospeso difronte a quegli occhi neri come le tenebre.
-Aspetto una risposta- continuò l'Uchiha, decidendo poi di lasciarlo cadere per terra ed osservarlo, mentre tutti gli Uchiha venivano accerchiati dai ninja del clan Hirugami. Nessun Uchiha era intimorito da loro, tranne quando la copia di Madara venne annientata da un fendente verde.
Tutti gli Uchiha, compreso Madara, rimasero scioccati del fatto che ci fosse qualcuno forte abbastanza da poterlo colpire, sebbene si trattasse solamente di un clone. Come un rapido alito di vento, apparve colui che aveva colpito la copia dell'Uchiha in tutta la sua fierezza. Madara si fece spazio fra i suoi uomini per raggiungerlo e si accorse, con enorme stupore, che quel lui era una lei, una bellissima lei.
Lunghi capelli verdi smeraldo, portamento fiero e composto, occhi blu ritraente l'immensità di mari, seri e pieni di determinazione, una figura nascosta in un yukata bianco.
Entrambi i leader si osservarono per un secondo, perdendosi nell'infinito dell'altro, lasciando tutti gli altri presenti in un mondo estraneo.
-Io sono il leader del clan Hirugami, Izayoi Hirugami. Come avete osato attaccare i miei uomini?- sbottò all'improvviso la donna autoritaria.
-Perdoni i modi, signora, ma come crede che mi sarei dovuto comportare di fronte ad un attacco così improvviso alla mia stessa persona?- ribatté Madara con la maggior compostezza che possedesse.
-Signorina. Comunque, prima di parlarmi in un modo tanto spudorato, sarebbe lecito che si presentasse, anche se non ci vuole un genio che siete il clan Uchiha- rispose sprezzante la donna, brandendo la propria katana in direzione dell'impassibile uomo.
-Perdonate la mia sfrontatezza, signorina. Il mio nome è Madara Uchiha, solo il leader del clan Uchiha-
Al sol sentire quel nome, gli Hirugami rabbrividirono, tutti, tranne il loro capo -Bene, ora ragioniamo. Ci avete messo un pezzo per arrivare. Non siete poi il clan così valoroso di cui tutti parlano- fece Izayoi sprezzante.
A Madara non piaceva proprio quando si parlava male degli Uchiha, eppure, c'era qualcosa di così attraente in quella donna che avrebbe potuto perdonarle la qualsiasi: la voleva -Abbiamo avuto alcuni problemi durante la strada. Ora la pregherei di darci una mano per l'approvvigionamento dei miei uomini. Dopotutto non potremmo mai collaborare se metà degli Uchiha sotto i miei ordini sono inabilitati alla lotta, non crede?-
-Siete un impudente, Uchiha Madara. Ma sapete come chiedere dei favori e questo è un grande punto a suo favore- fece la donna prima di dar loro le spalle -Seguiteci-

Gli Uchiha vennero condotti lungo una fitta ed insidiosa foresta, seguendo gli Hirugami; ci vollero alcune ore prima di raggiungere una piccola distesa in cui vi si trovava un villaggio circondato da delle spesse mura di roccia. Tutti gli Uchiha feriti vennero condotti nelle infermerie, mentre gli altri ad approvvigionarsi, alla fine, solamente Madara rimase al centro della piazza assieme ad un seguito della regina dell'erba, la quale si rivolse direttamente a lui -Mi segua- disse poi la donna mentre si dirigeva assieme a delle kunoichi ed all'Uchiha verso una tenda bianca dove entrò la regina. Le guardie del corpo della donna si misero davanti all'Uchiha sbarrandogli la strada -Attenda qui che la regina sia pronta a riceverla, signore- disse una di loro mentre Madara sbuffava seccato.
Cinque minuti dopo, le guardie gli fecero segno di entrare e l'uomo eseguì, addentrandosi all'interno della tenda. L'interno era relativamente semplice, c'era una piccola branda con lenzuola bianche, un piccolo armadio ed alcune armi sparse per le pareti tessili. La regina era al centro di uno specchio a pettinarsi i capelli: si era tolta l'armatura da combattimento e tutte le armi, anche lo yukata era un altro, quello che portava era uno splendido yukata azzurro con orli verdi che la rendevano ancora più bella di prima ai suoi occhi.
-Si segga, Uchiha, cosicché possiamo iniziare subito a pianificare- disse la donna senza nemmeno voltarsi.
Madara, come se fosse stregato da una sorta di ipnotico incantesimo, eseguì come un automa.
Izayoi si voltò verso di lui ed entrambi si fissarono per alcuni secondi; sguardi così intensi e penetranti che nessuno dei due riuscì a sopportare per molto, si voltarono dalla parte opposta, decidendo di far finta che non fosse accaduto nulla, dopodiché Madara volle iniziare a parlare delle cose serie.
-Allora, signorina Hirugami... cos'ha da propormi per combattere al meglio i Senju?-
I due parlarono per tutta la notte di piani militari, senza dar peso a nessuna strana sensazione che scorreva all'interno di se stessi e così andò avanti per settimane, mesi, finché non passò un anno.


-Questo è molto interessante, nonnina. Però non ho ancora capito che c'entra tutto questo con Hatama e Jundo. Chi se ne frega se questo Madara era innamorato della loro antenata!- sbottò all'improvviso Ryoshi, interrompendo il racconto.
La vecchia donna non rispose al commento, ma provvide a colpirlo nuovamente con il bastone per riconcentrarsi nuovamente sulla storia dato il vivo interesse esercitato da parte di Itachi e Naruto.
-Avrei bisogno di un bicchiere d'acqua. Moccioso biondo vai a prendermene uno!- tuonò toccandosi la gola.
-Eh?!! E perché devo pensarci io, dannata vecchiaccia?!- sbottò seccato il giovane shinobi.
-Sei crudele! Come puoi lasciare una povera ed innocente vecchietta senza il suo bicchiere d'acqua? Oh... ecco che sto per morire, vedo la luce...- guaì la donna, accasciandosi per terra.
Ryoshi lo trovò molto divertente, dato che a stento riuscì a trattenere una risata, mentre sulla tempia di Naruto apparve un enorme nervo, perché non riusciva a credere di essere preso in giro da una vecchietta tanto malefica.
-E va bene, va bene!- sbottò, alzandosi per chiamare un'infermiera e farsi dare il tanto agognato bicchiere.
Qualche minuto dopo, Naruto tornò con il bicchiere pieno d'acqua che porse alla donna -Bene, ora mi sento decisamente meglio... credo che possiamo continuare il racconto, no?- disse dopo aver bevuto il rigenerante liquido in un sorso -Come stavo dicendo prima di interrompermi, passò un anno ed alla fine sia Madara che Izayoi non riuscirono a reprimere i sentimenti che provavano verso l'altro e da quel periodo, testimonianze storiche certificano che la regina dell'erba era cambiata radicalmente, era diventata più donna e sorrideva spesso, mentre Uchiha Madara sembrava meno intenzionato a combattere contro i suoi nemici mortali. Tuttavia, la cosa andò avanti solo per un altro anno, poiché nacquero i primi malcontenti degli Uchiha e degli Hirugami. Entrambi i clan stavano perdendo territori ed autorità, così Madara e Izayoi, che era incinta, dovettero prendere una dura decisione- ancora una volta la vecchia fece una pausa per recuperare le forze.
-Cosa accadde?- chiese Itachi che, con sorpresa di tutti, era il più interessato al racconto.
-La collaborazione fra Uchiha e Hirugami si interruppe e i due clan si allontanarono, anche contro il volere dei loro capi che dovettero rispettare la decisione del clan- rispose triste la donna.
"Già mi immagino Sakura e Ino cosa direbbero dopo aver sentito questo finale" pensò nel bel mezzo della noia la forza portante.
-E si lasciarono davvero?- chiese Ryoshi.
-Si, ma solamente dopo che Izayoi partorì. Madara aveva espresso quell'ultimo desiderio prima di lasciarsi con l'amata, voleva vedere il frutto del loro amore. Nacquero due splendidi gemelli: un maschio e una femmina. I genitori decisero che ognuno di loro avrebbe portato con se uno di loro. Madara, seppur in origine in disaccordo per la sicurezza del figlio, decise di prendersi cura di quest'ultimo, mentre Izayoi della figlia. I due amanti si separarono assieme ai due fratelli e non si rividero mai più...-
A quel punto, dato che la storia sembrava essersi conclusa, arrivò il momento delle domande -Ora vorrei proprio capire che c'entra questa storia con le due ragazze che quelli dell'Erba vogliono rapire- fece l'Uzumaki.
-In effetti, anche io vorrei saperlo- si aggiunse l'Uchiha.
-Vi rispondo subito. La bambina generata da Madara e Izayoi ereditò un enorme potere che le discendenti dirette del clan Hirugami si tramandano da madre in figlia e questa stessa sorte è toccata anche a Hatama e Jundo: il potere del chakra verde della natura della regina dell'erba si fuse a quello dello sharingan di Madara Uchiha, dando vita ad un'abilità innata devastante che qualsiasi villaggio vorrebbe avere-
-Un'abilità innata così devastante che chiunque vorrebbe averla, eh?- sbottò Naruto molto interessato all'argomento.
-Per questo motivo Madara e gli Uchiha vennero allontanati dal clan Hirugami, per paura che il loro potere venisse in qualche modo a contatto con l'abilità del chakra verde degli Hirugami. Accadde proprio questo con i figli di Madara e Izayoi e credo che sia questo quello a cui mirano quei tizi di cui parlate- continuò la vecchia.
-Allora è per questo che tantissima gente è morta. Solamente per la fame di potere di quei maledetti?- disse Hatama svegliatasi appena in tempo per ascoltare l'ultima parte della storia che la interessava.
-Hatama, come ti senti?- chiese subito Ryoshi, ma venne zittito dallo sguardo arrabbiato della ragazza.
-Dobbiamo salvare mia sorella, non permetterò mai che finisca in mano a quei maledetti mostri senza cuore!- e provò ad alzarsi.
L'anziana dette una bastonata anche a lei -Cosa fai, pazza?! Vuoi farti ammazzare?-
-Non m'importa di morire! Andrò a salvare mia sorella!- ribatté determinata la ragazza che iniziò a battibeccare con la vecchia sotto lo sguardo dei tre uomini.
-Che cosa facciamo, Itachi? Sei ancora intenzionato ad aiutare questi tizi?- chiese Naruto annoiato.
-Si... e se non vuoi farlo, puoi anche aspettarmi qui- rispose lui secco.
Naruto ghignò -Stai scherzando? E quando mai mi capiterà di vedere una delle abilità innate più temute del mondo? Certo che vengo!-
Sentendo quelle parole, Hatama smise subito di litigare con la vecchia per osservare con commozione i due shinobi -Grazie, grazie mille-
-Bene. Direi che possiamo iniziare subito questa missione quando vogliamo- disse Naruto mentre si alzava seguito dal partner.
-Prima di tutto è importante rifornirci di tutto quello che ci serve. Non sarà una passeggiata nemmeno per un membro di Akatsuki e un aspirante- aggiunse Itachi con calma.
Il clima all'interno della stanza migliorò di colpo, almeno da parte dei tre civili; la prospettiva della missione e di salvare la piccola Jundo fece nascere dentro di loro una carica in più per poter iniziare il prima possibile.

Intanto, scaltro come una volpe e silenzioso come il vento, gli occhi neri di Gokan osservavano il rifugio dei poveri sciocchi che, dopo molta fatica ed investigazione geologica, era riuscito a trovare. Lo shinobi dai verdi capelli osservava il villaggio dalla cima di un altissimo pino con uno sguardo divertito ed ansioso -Finalmente vi ho trovato. Non vedo l'ora di gustarmi quella splendida vergine: Hatama Hirugami, presto sarai mia!- assieme a lui, un plotone di ninja vestiti in nero si preparava all'invasione.

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Capitolo 7
*** IL DOLORE DEI RICORDI ***


-Come diavolo devo dirvi che non m'importa un fico secco delle mie condizioni?!- urlò per l'ennesima volta Ryoshi furente alle infermiere, mentre cercava di alzarsi dal letto incurante del forte dolore. Ben quattro infermiere tentarono di rimetterlo a letto, ma nulla; il giovane era tanto testardo quanto determinato a non dar vinta all'evidenza.
-Ryoshi! Cerca di ragionare- intervenne Hatama avvicinandosi a lui. Era molto legata a lui, per questo non poteva permettere che venisse coinvolto in faccende che potevano solo fargli correre più rischi di quanti non ne avesse già corsi -Ti prego, Ryoshi. Coricati- lo esortò con voce carica di quella paura.
Peccato che Hatama ignorasse quale fosse il vero problema: aveva mai considerato che Ryoshi provasse più che semplice affetto nei suoi confronti? Mai.
Fu proprio il motivo per cui il ragazzo si acquietò senza ulteriori lamentele. La vecchia ebbe così occasione di punirlo nuovamente con una bastonata -Ahia! E questo per che cos'era?!- sbottò il questi.
-Testa quadra! Abbi più rispetto per il tuo corpo!- tuonò la donna facendo per voltarsi verso i due ninja, rimasti in silenzio ad assistere alla scena.

-Dunque..- iniziò -... Siete davvero sicuri della vostra decisione? Ci aiuterete a recuperare la bambina?-
Com'era prevedibile, Naruto non rispose alla domanda, troppo impegnato a sghignazzare sarcasticamente sulla scena appena conclusasi; Itachi, invece, rimasto seduto sulla sedia tenendo gli occhi chiusi, concentrò appena la sua attenzione sulle donne e rispose con la tipica calma di cui era basato tutto il suo carattere -Assolutamente. Un vero shinobi mantiene sempre la propria parola- dopodiché questi si rivolse alla discendente della regina dell'erba -Possiamo partire quando vuoi, ma prima sarà meglio fare una perlustrazione- al moro bastò solamente posizionare le mani nel segno della lepre per avvertire l'imminente pericolo a cui andavano incontro.

Sonori e fragorosi passi, piccoli rami che si stoccavano al loro passaggio, foglie smosse dal loro corpo, fango solcato dai loro piedi, pietre spostate dai loro rudi approcci alla natura, vento che portava odore di metallo e sangue: erano questi i rumori e gli odori che Itachi aveva sempre imparato a percepire fin da quando era diventato un ninja. Inoltre, con sua piacevole sorpresa, si accorse che anche il compagno di viaggi si era accorto del nemico, dato che si scambiarono un lungo sguardo d'intesa.
L'Uchiha si alzò all'improvviso -Credo che la nostra partenza debba tardare di qualche minuto-
Frase che lasciò perplessi chi non era ninja. Ryoshi si mise addirittura a prenderlo in giro -Che ti succede? Non dirmi che hai paura?-
-Già- aggiunse perplessa la ragazza al suo fianco -Sbaglio o eri tu a dire che voi shinobi non vi rimangiate la parola data. Devo iniziare a dubitarne?-
L'Akatsuki non rispose, limitandosi a voltarsi verso la finestra e fare cenno ai due di tacere, i quali, profondamente offesi come se Itachi avesse detto loro di non avere voce in capitolo, erano in procinto di ribattere se solo la vecchia donna non glielo avesse impedito.
-Siamo sotto attacco. Vedete di tacere o siamo tutti morti, razza di idioti!- li beccò quest'ultima.
-Come sotto attacco? Ma dove sono? Io non vedo nessuno!- sbottò Hatama, agitandosi più del dovuto.
Il ragazzo al suo fianco chiese chiarimenti all'Uchiha -Ne siete sicuri? Non c'è nessun rumore che faccia pensare ad un attacco-
-Ed è proprio il fatto che non ci sia alcun rumore a preoccupare- la quiete prima della tempesta. Dopodiché, l'Uchiha si rivolse all'Uzumaki -Che ne dici di occuparcene assieme, Naruto? Non abbiamo lavorato proprio sul nostro lavoro di squadra-
La forza portante bionda, sorpresa dalla richiesta, afferrò un kunai per la Dislocazione -Dico che ci sto! Però, non tirar fuori la solita balla per far fare tutto il lavoro sporco a me, mentre tu non fai niente, chiaro?- dopodiché svanì nel nulla.
-È... È sparito!!- sbottò sbigottito Ryoshi.
-Come ha fatto?- chiese Hatama affascinata.
L'anziana se la rise -Una tecnica spazio-temporale... Ora capisco come fa quel ragazzino a stare al passo di un ninja del vostro livello, Uchiha-
Il moro sbuffò -Non muovetevi da qui. Durerà un istante- dopodiché si fiondò fuori dalla finestra, iniziando a studiare con cura la zona circostante; poi li vide.
Il cielo si oscurò per pochi istanti, in seguito quell'oscurità si materializzò e piombò sul rifugio, generando esplosioni, urla di terrore, gente che cadeva per terra morta: nell'aria si iniziava a sentire odore di sangue, per Itachi quello era il segnale.

Battaglia. Poteva realmente chiamarsi così quella che stavano sostenendo i ninja del villaggio dell'Erba? No, quella non era una battaglia: era un vero e proprio massacro.
Una battaglia era veramente tale quando da entrambe le parti c'erano le stesse possibilità, quando tutte e due le parti potevano difendersi.
In quell'occasione, solamente loro stavano attaccando, solo loro stavano uccidendo senza pietà e per che cosa? Solo per scovare una ragazza ricercata dai superiori: era solo una missione dell'ennesimo massacro a quel villaggio, una facile stando a ciò che era stato detto.
Allora perché molti di loro stavano cadendo? Come avevano fatto due shinobi misteriosi apparsi dal nulla a causare così tante perdite? Perché non riuscivano a sopraffarli?
Questo era il pensiero accomunato dai ninja dell'Erba.
-Uccideteli!!- urlò uno di loro, brandendo un enorme martello contro Naruto.
Il giovane Uzumaki scansò con facilità il colpo, poi affiancò l'Uchiha, dopo che questi ebbe tagliato la gola a due avversari.
-Niente male- commentò Itachi dopo aver visto il biondo atterrare un altro bestione armato di un'alabarda.
Un grosso gruppo venne loro incontro con le più terribili delle intenzioni. L'Uchiha fissò l'Uzumaki -Come te la cavi con le tecniche di sincronizzazione?- voleva metterlo alla prova.
Naruto sbiancò -Non sono bravo nella sincronizzazione- ammise con gran fatica.
L'altro se la rise -Non preoccuparti. Il grosso del compito lo farò io, limitati ad attaccare!-
E così Naruto fece -Futon: Reppushou!-
A cui Itachi aggiunse la sua -Katon: Shoidan!- l'effetto generato sbaragliò ogni nemico, constringendo i sopravvissuti alla fuga.
Una pratica non contemplata da nessun sistema militaristico, perciò il capitano dello squadrone, sottinteso Gokan, è perdonabile per averli uccisi tutti -Chi scappa davanti al nemico non merita la vita, tanto meno il piacere di una donna. Le donne di voi vigliacchi verranno riscattate solamente se mi arrecheranno piacere altrimenti le ucciderò!- continuava a parlare con i cadaveri dei suoi uomini, arricchendosi di un sguardo denso di follia, prima di concentrare i propri affanni sui due Akatsuki -EHI VOI, BASTARDELLI! Ditemi dove si trova Hatama Hirugami!!!- il non ottenere alcuna risposta, lo fece solo adirare di più -Ditemelo stronzetti o distruggo questo rifugio di merda!! Voglio quella ragazza con quel suo bel c***, quelle sue favolose t**** e voglio gustarmi la sua ****!!-
Stavolta ci fu una reazione: Naruto iniziò lo scontro, correndogli contro armato di un solo kunai.
Da quell'azione Gokan capì che non avrebbe ottenuto nessuna informazione da parte loro; allora poteva ucciderli. Fece un segno con le mani, facendosi trapassare il cranio dalla lama insanguinata del biondo di proposito.
Dapprima sembrò che andasse tutto come previsto, lo scontro sembrava essersi concluso.
E invece -È tutto qui quello che sai fare, pivellino?- chiese il ninja dell'erba vivo e vegeto come se nulla fosse accaduto.
Naruto rimase senza parole; solo dopo quella rivelazione si rese conto che il corpo del suo avversario era fatto di paglia.
Dopo essersi distanziato dall'avversario, prima che questi gli infierisse un duro colpo, l'Uzumaki ricevette una lavata di capo da parte del moro -L'hai sottovalutato. Pensa prima di agire-
-Sta zitto!- replicò il biondo che stava studiando attentamente l'avversario -Ha un'abilità innata... che palle!-
Gokan scoppiò a ridere -La mia arte della paglia è insuperabile! Con me, le armi convenzionali non funzionano!- e ne avevano avuto precedentemente una dimostrazione.
-Bel problema. Cosa facciamo?- disse l'Uzumaki, rivolgendosi al partner.
-Lo battiamo il prima possibile. Lo reputi realmente così pericoloso?- dunque il moro si mise a fare una piccola lezione -Limitati solamente a coprirmi e guardare. Al resto penserò io-
-Roger!- rispose il biondo correndogli appresso non appena scattò verso l'avversario.
Gokan osservò i due, non potendo fare a meno di ridersela di quanto fossero patetici -Non riuscirete mai a battermi, pezzenti!!- e attaccò -Natsu Nayamana!!- l'uomo manipolò il corpo paglierino per creare una lunga pira della propria materia, tempestata da alcuni kunai acuminati.
Itachi e Naruto non indietreggiarono, al contrario, accelerarono ed evitarono con maestria tutte le tattiche offensive che l'avversario dirigeva contro loro -Morite bastardi, morite!!!-
Gokan non era mai stato un tipo paziente; per questo motivo, man mano che i suoi sforzi andavano rivelandosi sempre più inutili, stava arrivando al punto di strapparsi i capelli pur di riuscire ad ucciderli -Perché cazzo non vi fate colpire, figli di puttana?!- altra tecnica -Wararyu no jutsu!!- il groviglio di paglia generò un grande dragone i cui movimenti costrinsero addirittura Naruto a usare la dislocazione per stargli appresso.
Proprio nell'istante in cui il ninja biondo stava raccogliendo il chakra per un potente Rasengan, ecco che un fascio di fuoco colpì il drago, bruciandolo in pochi secondi: Itachi aveva appena dato sfoggio di una tecnica dalle fattezze familiari.
-Grazie- disse l'Uzumaki a questi.
Il ninja dell'Erba imprecò -Proprio un utilizzatore dell'arte del fuoco dovevo capitare?- ora si che era nei guai.
Itachi scattò rapido con movimenti dalla velocità al limite dell'umano; scatti così rapidi che sia Naruto che Gokan difficilmente riuscivano a seguire con lo sguardo; ciò decretò la morte di quest'ultimo -Kaji!- un altro bagliore infuocato.
La forza portante osservò tutto con molto interesse -Quella tecnica...- ricordava molto la tecnica del Raikiri del maestro Kakashi o il Chidori di Sasuke.
Purtroppo per lui, Gokan si rese conto troppo tardi che non avrebbe mai avuto, in nessun caso, alcuna possibilità contro di loro. Con il petto liquefatto dalla tecnica dell'Uchiha, l'uomo paglia cadde a terra, privo di vita.
"Fantastico" pensò il biondo sbalordito.
Continuò a fissare Itachi fino al punto che questi si sentì così a disagio da dover dare delle spiegazioni non necessarie -Più tardi ti spiegherò. Ora sarà meglio darci una mossa e tornare da quelle persone-
Un attimo dopo avvenne il terrore: l'Uchiha aveva lanciato un ultimo sguardo di sfuggita al corpo dell'avversario; solo in quel momento comprese di aver ucciso un clone.
-Accidenti. Quel codardo se l'è svignata!- sbottò la forza portante al suo fianco. Del nemico non c'era traccia, nessuna; solo dopo pochi minuti di riflessione il terrore si dipinse sul volto dei due, assieme alla soluzione: era andato a recuperare il suo obiettivo. Itachi e Naruto corsero in direzione del rifugio; il primo fra questi pensava in continuazione all'amata che aveva ucciso alle proprie mani e che assomigliava a Hatama.

Lunghi capelli neri setosi come il vento notturno, occhi neri splendenti come zirconi, viso angelico caratterizzato dai tipici tratti del clan Uchiha. Itachi si era innamorato di un mix sensuale e angelico come quello non solo per l'infinita bellezza che sprigionava, ma anche per il fatto che in sua compagnia tutto diventava più facile: persino le dure decisioni da intraprendere.
Tutto iniziò come compagni di squadra, poi i primi appuntamenti, il primo bacio e si erano ritrovati a stare insieme. A quei tempi, Itachi pensava che non poteva chiedere nient'altro dalla vita: era forte e era dentro le ANBU come aveva sempre sognato; aveva una madre favolosa, un padre che, nonostante i modi burberi, gli voleva bene e un fratellino per cui si sarebbe gettato fra le fiamme dell'inferno pur di proteggerlo. E poi... Arrivò l'inferno e Itachi fece quello che doveva esser fatto: la uccise dopo un lungo bacio in lacrime e implorazioni; la trapassò con la katana diritto per il cuore e lei cosa fece? Non lo odiò, non lo scansò nemmeno per un istante dopo che se n'era resa conto: gli sorrise e lo baciò con ancora più intensità, mentre lui reagiva impassibile alle sue ultime parole: Ti amo lo stesso, Itachi.

Hatama attendeva spazientita l'esito della battaglia -Chissà come sarà finita...-
-Hatama! Ti ho detto una centinaia di volte di non stare troppo vicino alla finestra! Potrebbero vederci...- la rimproverò la vecchia donna rivolgendole uno sguardo che andava dal severo all'esasperato a causa delle innumerevoli volte che l'aveva detto.
-Ma signora, dobbiamo sapere o no se quei tizi se ne sono andati?!- rispose in sua difesa la ragazza, mentre si sedeva su una sedia vicino al letto di Ryoshi.
L'anziana sospirò, rassegnatasi a non insistere più con delle teste dure come le loro -Non occorre che tu ti metta ad investigare, stupida. Basterà che tornino quei due per sapere l'esito della battaglia- la vecchia Reiko Hirugami aveva parlato.
Hatama sbuffò annoiata, così Ryoshi cercò di inventare qualche modo per intrattenersi -Forza, Hatama! Sono sicuro che non ci metteranno ancora molto, dopotutto quei due sembravano molto forti-
-Lo credo bene- intervenne la vecchia Reiko -Sono dei ninja di rango S-
-Visto?- disse il ragazzo rivolto alla giovane donna, la quale si vide costretta ad annuire all'evidenza.
-Ok, ok. Però devono darsi una mossa! Dobbiamo andare a salvare mia sorella!- aggiunse insistente, continuamente preoccupata per la sorellina in pericolo.
A quel punto, giunse il pericolo -Oh non preoccuparti, mio bel bocconcino. Fra non molto, rivedrai la tua sorellina- Gokan era apparso al loro cospetto.
Hatama lo riconobbe subito -TU!!- conservava ancora la paura provata quando stava per violentarla.
La vecchia Hirugami si mise di fronte ai giovani -Non ti avvicinare!!-
L'uomo ghignò -Ma guarda un po', che pena. Vecchia, credi veramente di potermi battere?-
A quel punto intervenne Itachi, mettendo la parola fine alla sua vita -Loro no, ma io si!- il fuoco trapassò nuovamente il petto dell'uomo, tramortendolo dalla pregustazione dell'imminente morte.
Gokan si voltò a guardare il suo assassino, tremò quando vide i suoi occhi -Lo... Lo sharingan...- questa volta, spirò veramente.
Una volta accertatosi di aver ucciso la persona giusta, l'Uchiha si rivolse ai tre -Scusate per il ritardo. C'è voluto più del previsto- e venne raggiunto dall'Uzumaki.
Sia Hatama che Ryoshi erano letteralmente paralizzati da terrore a causa dalla scena a cui avevano appena assistito: per due civili come loro, non era da tutti i giorni assistere ad un omicidio.
Tornata una temporanea pace, l'Uchiha prese la decisione che, se dovevano far qualcosa, dovevano agire subito -Dobbiamo prepararci a partire. Questo posto non è più sicuro-

L'oscurità lo nascondeva agli occhi dei suoi servitori; essa era la sua amica indomabile e gli piaceva immergersi in essa, soprattutto quando riusciva ad incutere paura.
-Ebbene?- pronunciò a bassa voce all'arrivo di un sottoposto giunto al suo cospetto per le novità.
-L'Hirugami è difesa bene da un Uchiha, che ha ucciso Kenpashi e Gokan, e da un biondino che è stato in grado di uccidere il capitano Korudo-
Si mise a ridere -Niente male, davvero. Questa volta la vecchia si è circondata di due buone guardie del corpo ed è incredibile che mi stiano addirittura facendo il favore di portar qui la ragazza. Questo faciliterà le cose- il brontolio dello stomaco ne solleticò l'appetito, mentre che mangiava, attendeva -Non vedo l'ora che arrivino!-


Futon: Reppushou = Arte del vento: Palmi distruttori
Katon: Shoidan = Arte del fuoco: Bomba di fuoco
Natsu Nayamana = Supplizio estivo
Wararyu no jutsu = Tecnica del dragone di paglia
Kaiji = Vampata di fuoco

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Capitolo 8
*** I SEGRETI DEL CLAN HIRUGAMI ***


L'oscurità lo avvolgeva, calda come coperta nelle notti fredde, ella era la sua unica amica, la sua più splendida delle sue amanti, la sua forza, la sua arma vincente. Tutto ciò che si riusciva a intravedere oltre essa, erano i suoi splendenti occhi verdi, le pupille a croce e una bocca ornata da denti aguzzi che straziavano la povera carne di pollo di cui si stava cibando.
-Mio signore- lo interruppe uno dei suoi seguaci -Come dobbiamo agire contro quei due ninja? Se hanno ucciso tre dei nostri uomini migliori senza particolare fatica, come potremmo fare qualcosa contro di loro-
La sua voce, simile a quella di un morto vivente -Anche l'avversario più forte ha i suoi punti deboli. Non preoccupatevi, voi dovrete pensare solamente al ragazzino biondo; al ragazzo con lo sharingan penserò personalmente- calò il silenzio.
Nessuno osò parlare, muoversi o addirittura respirare in quegli interminabili istanti, fino a quando tutti videro cadere il collega che aveva parlato a terra. All'inizio non si capì che cosa fosse successo a causa del buio, tanto che uno di loro si avvicinò, notando così che l'uomo era rimasto pietrificato.
Il padrone ruttò -... Per colpa sua mi fa male di nuovo la ferita- cadde nuovamente silenzio, ma durò poco -Che tu sia dannato, Fugaku Uchiha!- urlò il padrone, carico di odio; l'intensità del suo urlo fu tale da ridurre persino in stato di coma alcuni dei suoi uomini, pietrificandone altri.
-Dannato Uchiha...- aggiunse nuovamente, rivangando il passato. Gli tornò in mente il giovane Fugaku Uchiha mentre lo fissava con aria di superiorità con quei suoi maledetti occhi: odiava lo sharingan, era un insulto alla sua forza, al suo potere; odiava tutti coloro che avevano lo sharingan!! Ma poi si bloccò, convenne che arrabbiarsi serviva solo a spreco di energie -Oggi potrò uccidere un Uchiha e sto' per ottenere il potere degli Hirugami. Devo essere paziente- ma in realtà, non vedeva l'ora.

Itachi e Naruto fissavano Hatama mentre preparava uno zaino con lo stretto necessario per partire.
-Sto perdendo la pazienza- commentò Naruto, appoggiatosi al muro in legno dell'ospedale
-Abbi pazienza- lo ammonì Itachi.
-Bene! Sono pronta!- disse a un certo punto la Hirugami, uscendo fuori dalla casa con uno zaino sulle spalle e una cinta di cuoio su cui erano attaccati dei rotoli ninja di vari colori.
-Mi raccomando. Da' sempre ascolto a questi due e non fare di testa tua- si raccomandò con lei la vecchia donna, uscita di casa anche per scambiare qualche occhiata complice con i due ninja.
-Uffa! Me l'avrete detto mille volte! Ora come ora, conta solamente salvare Jundo- ribatté annoiata la ragazza; la vecchia Kaede iniziava a perdere pazienza di fronte alla mancanza di rispetto.
-Credo che sia meglio partire- intervenne tempestivamente l'Uchiha. prima che le due iniziassero a litigare. Naruto lo seguì senza proferir parola, Hatama si mise a urlar contro i due, dicendo loro di aspettarla.

Per la prima volta in vita sua Hatama Hirugami stava partecipando a una missione ninja con dei veri shinobi, si sentiva tutta gasata e forte come se potesse distruggere il mondo; tuttavia in lei era anche presente la preoccupazione per le sorti della sorellina e non vedeva l'ora di riabbracciarla -Ehi, voi due. Ascoltatemi- nessuno dei due ninja le rispose. Iniziò a innervosirsi -Volete starmi a sentire?!!- ancora nulla -Ma siete sordi o cosa?!-
-Se è per sentire le tue fesserie, lo possiamo diventare- rispose Naruto secco, odiava tutto quel baccano.
La ragazza ribatté oltraggiata -Non sono fesserie! Volevo solo sapere come faremo a salvare mia sorella da quei tizi!-
-Ma come, non l'hai ancora capito? Stiamo andando alla loro base- spiegò la forza portante.
Hatama sgranò gli occhi dalla sorpresa -E voi come sapete dove si trovano quei tizi?- nuovamente l'Hirugami non ricevette nessuna risposta -Uffa... Quanto sono pallosi questi- pensò fra sé.
All'improvviso un corvo nero apparve dalla fitta vegetazione e andò a posarsi sulla spalla del ninja dell'Akatsuki.
-Perfetto. Grazie mille- disse quest'ultimo con gratitudine.
-Allora?- chiese il biondo interessato.
-Verso Nord-Ovest- rispose il moro con calma e i tre continuavano la loro marcia.
-Ma che diavolo? Ha parlato con un corvo? Questi ninja sono dei veri matti- pensò Hatama sbalordita; dopotutto non era abituata alle stranezze dei ninja.
Una sola cosa la allietò: sapevano dove si trovava Jundo.

-Itachi...- fece l'Uzumaki a bassa voce. Una volta ottenuta la dovuta attenzione, proseguì -Ora mi puoi parlare della tecnica che hai usato l'altra volta?-
Naruto aveva sempre ammirato Kakashi e dopo aver assistito alla potenza del Chidori, in lui era nata una sorta d'invidia pari a quella che, a sua insaputa, Sasuke nutriva nei confronti del suo Rasengan; aveva sempre desiderato imparare a utilizzare il Chidori e l'aveva chiesto pure a Kakashi, ma nulla, non ci riusciva nonostante si impegnasse con tutte le sue forze e Kakashi gli aveva spiegato che non ci riusciva poiché non aveva un chakra predisposto all'arte del fulmine.
-Ti riferisci al Kaiji?- fece l'Uchiha.
-Esatto- rispose lui con un vivo interesse che il moro poteva scorgere negli occhi della forza portante.
-Kakashi fu il mio supervisore quando entrai nelle forze speciali e mi capitò spesso di fare qualche missione sotto le sue direttive. Rimasi affascinato dalla sua forza e da una sua tecnica in particolare: il Chidori. Si diceva in giro che Kakashi una volta avesse tagliato un fulmine grazie a quella tecnica-
-U... Un fulmine?- ripetette l'Uzumaki sbalordito.
L'altro annuì, poi continuò a narrare -Chiesi a Kakashi di insegnarmi il Chidori e lui accettò, ma non ci riuscii, poiché il mio chakra non era affine al fulmine. Così decisi di applicare lo stesso criterio della tecnica, utilizzando il mio chakra: da esso nacque Kaiji- una piccola pausa, poi Itachi riprese -Kaiji possiede delle peculiarità differenti, rispetto al Chidori: prima di tutto non ha una capacità penetrante, ma si basa solamente sul fatto di liquefare tutto ciò con cui entra a contatto; inoltre, non si ottiene alcun potenziamento fisico dall'uso della tecnica-
-Interessante...- fece l'Uzumaki, ora giunto al punto nevralgico del discorso, e arrivò la domanda -Me la insegni?-
Itachi lo osservò per un paio di secondi per nulla sorpreso dalla richiesta; conosceva da poco Naruto, ma dal primo momento che l'aveva visto, aveva compreso che apparteneva a quella categoria di ninja che perseguiva il potere; le tecniche erano un ottimo mezzo, anche abbastanza comodo, per acquisirne il più rapidamente possibile. Gli tornarono in mente gli allenamenti a cui sottoponeva suo fratello -Con piacere, ma solamente dopo il termine della nostra missione-
Naruto accennò un sorriso, contento come un bambino a cui veniva promesso un nuovo giocattolo -Allora non dovrò aspettare tanto, i ninja dell'Erba sono degli incapaci-
Il moro scosse il capo -Forse mi sono espresso male... Non mi riferisco al salvataggio della ragazzina Hirugami ma alla fine della nostra reale missione. Una volta che avrai recuperato l'anello di Orochimaru e diventerai un membro effettivo di Akatsuki, ti insegnerò il Kaiji- l'espressione che fece il biondo lo divertì molto -Consideralo come un premio per aver compiuto la missione-

Mezz'ora dopo il gruppo fece una piccola pausa ai piedi di un ruscello.
-Ahhh... Com'è fresca!- gioì Hatama nel giocare con l'acqua cristallina del corso d'acqua.
Anche i due ninja lo fecero, dopodiché ognuno di loro andò a rilassarsi come meglio credette.
Hatama li guardò nuovamente con espressione contrariata -Allora? Vi ricordate che dobbiamo salvare mia sorella?-
-Lo stiamo facendo- replicò Naruto, producendo un'ossimoro, dato che stava stendendo una tovaglia a terra per una siesta; prima che la ragazza potesse mettersi a urlargli contro, le fece cenno di prestare attenzione a quello che faceva Itachi.
Costui aveva appena evocato dal nulla un piccolo corvo che stava appollaiato al suo braccio. Hatama rimase di nuovo senza parole -Avrei una missione da affidarti, per favore, Karakuro- disse l'Uchiha, rivolgendosi al rapace.
Il singolare corvo, così specifico da avere addirittura degli occhialini da viaggio appesi al collo, annuì -Dimmi tutto, maestro Itachi-
Appena la ragazza lo sentì parlare, cadde a terra -Ha... ha parlato!- se non l'avesse visto con i propri occhi non ci avrebbe mai creduto.
Il corvo si mise a ridere -Certo, tesoro e so fare anche di meglio-
-Karakuro, non è il momento per socializzare- lo beccò il suo evocatore.
-Oh si, scusatemi. Allora, di che cosa si tratta?- disse il corvo desolato.
-A circa quindi chilometri da questo punto si trova la base del nemico, vorrei che tu facessi un sopralluogo accurato e venissi a riferirmi tutto massimo entro un'ora. Puoi farlo?- spiegò l'Uchiha.
Il corvo sbatté le ali -Ma per chi mi avete preso, eh? Ci metto anche di meno!- e volò verso l'attuazione del suo compito.
-Che tipo...- commentò Naruto.
-Karakuro è il migliore nelle ricognizioni...- rispose Itachi, rivolgendosi al biondo -...ora, Naruto va a controllare la zona da terra e non spingerti oltre alla foresta, intesi?-
-Eh? E perché devo andarci io?- chiese seccata la forza portante; rilassata com'era non gli andava proprio di faticare.
Purtroppo per lui, Itachi sapeva bene come convincerlo -Perché è così. Fa' come ti ho detto, per favore-
Naruto, seppur amareggiato e seccato nell'essere trattato in quel modo, obbedì e, senza dire nulla, oltrepassò il ruscello, sparendo fra le fronde degli alberi.

Hatama rimaneva seduta sulla riva del ruscello in silenzio; aveva smesso di farneticare inutilmente, poiché si sentiva così inutile. Che credeva di fare? Quella si trattava di una missione per ninja e non per una come lei; alla fine non sarebbe stata lei a salvare sua sorella, bensì quei due. Si voltò a osservare l'Uchiha e vide quanto fosse strano lo sguardo che sembrava rivolto su di lei; ebbe paura di quello sguardo così freddo, spento: era lo sguardo di una persona che si era rassegnata a patire una così grande sofferenza, qualcosa che lei non poteva capire.
-Le posso chiederle una cosa?- chiese all'improvviso al moro, la sua bocca aveva agito da sola, senza che il cervello le avesse dato ordine.
-Dimmi- rispose l'altro.
Il dubbio più grande di tutti -Perché mi state aiutando?-
Itachi non si sorprese della questione, a dire il verso se l'aspettava; aveva già preso la decisione di non rispondere. Eppure non ci riusciva, non riusciva a fare ciò che aveva stabilito, benché sapesse che quella che aveva di fronte non era Kaori; e allora perché?
-Perché mi ricorda una persona...- che gli era preso? Stava davvero perdendo il controllo in maniera tanto idiota e stupida?
-E chi sarebbe? Ahhh... è la sua ragazza, per caso?- chiese con uno sguardo malizioso la Hirugami.
Itachi sgranò gli occhi sorpreso, non lo nascose neanche: come aveva fatto a capirlo?
-E come si chiama?- andò avanti la ragazza, presa dalla curiosità.
L'Uchiha si voltò nella direzione opposta; se proprio non poteva fare a meno di discutere, si sarebbe sentito meglio se non la guardava in faccia -Kaori...- mormorò con tanta vergogna nel suo cuore.
-E siete felici insieme?- continuò lei.
-Un tempo... Kaori è morta molto tempo fa- rispose lui malinconico.
-Oh... Mi... Mi dispiace- disse Hatama, maledicendosi mentalmente per la mancanza di tatto.
-Non fa nulla...- disse l'altro mentre pensava all'eventualità di dirle o meno che era stato lui a uccidere Kaori. Per sua fortuna non ci fu bisogno di decidersi, poiché sia Naruto che Karakuro avevano ultimato i rispettivi compiti e erano tornati da loro.
-Ebbene?- chiese ai due.
Parlò per primo Karakuro -Si una fortezza enorme circondata da diverse guarnigioni di ninja che la proteggono. Sarà difficile penetrarvi al suo interno-
A cui si aggiunsero anche le informazioni del biondo -Inoltre hanno anche una barriera sensoriale, credo... Forse sanno già che siamo qui-
Il ninja di Akatsuki iniziò a riflettere -Strano. Se le cose stanno in questo modo, come mai non ci hanno ancora attaccato?-
-Probabilmente perché c'è la ragazza con noi. La cercano pure, no?- ipotizzò l'Uzumaki.
-Forse...- concordò con lui il moro, ma poteva anche esserci dell'altro -O forse stanno aspettando che siamo noi a fare la prima mossa. Sono davvero astuti- un'altra terribile eventualità.
-E quindi? Che cosa avete intenzione di fare?- chiese il corvo.
Una pausa in silenzio, così Itachi poté riflettere con cura sul da farsi, poi, dopo aver elaborato una strategia, si preparò ad attuarla -Karakuro, tu dovrai restare con la ragazza per tutto il tempo della durata della battaglia, intesi?-
-Agli ordini- annuì il rapace obbediente.
Dopodiché l'Akatsuki passò al compagno -Naruto... Ho un piano, ma mi servirà l'aiuto di un tuo amico molto grande- l'Uzumaki lo guardò storto, pensando curioso su che cosa avesse in mente.

L'oscurità continuava ad avvolgerlo mentre i battiti cardiaci del suo cuore aumentavano per la troppa impazienza.
-Forza... Che aspetti, Uchiha? Vieni a salvare la ragazzina, così potrò ucciderti!-
-Lord Amidamaru!- tuonò la voce di un suo servitore -Qualcuno ha violato la barriera sensoriale!-
La sua bocca si deformò in un sorriso di denti marci -Dici davvero?- i suoi ospiti erano arrivati -Preparate una degna accoglienza per i nostri ospiti!!- ordinò ai suoi seguaci che, dopo aver annuito, sparirono dal suo cospetto per ultimare i preparativi.
Amidamaru sghignazzò, dopodiché spostò lo sguardo su una vasca di contenimento che emanava una flebile luce verde smeraldo: la piccola Jundo Kurogami giaceva al suo interno.
-Sta' tranquilla mocciosa, fra poco arriverà anche tua sorella e così avrò dalla mia il potere di amplificazione del chakra degli Hirugami! Il potere della regina dell'Erba sarà presto nelle mie mani!-

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Capitolo 9
*** AMIDA, L'OSCURO ***


Per attuare l'ordine richiesto dal signore oscuro furono necessari solo pochi minuti; il padrone intimoriva ogni suo soldato e nessuno osava contraddirlo. Pena una morte immensamente dolorosa. Tutti gli uomini della fortezza stavano in allerta e attendevano con ansia l'arrivo del nemico. Il ponte levatoio venne abbassato e tutti i ninja all'interno della fortezza uscirono armati disponendosi attorno a essa, entro un ridotto raggio d'azione, in modo da poter rientrare all'interno di essa e difenderla in caso di attacco.
Sul tetto, intanto, si erano disposti alcuni arcieri pronti a colpire il nemico con dardi carichi di chakra: tutto era pronto.
Con il procedere del tempo, un profondo silenzio si estese per tutta la valle, nessun movimento sospetto o suono anormale, nessun nemico. Gli uomini rimasero in allerta per una decina di minuti, chiedendosi se esistesse davvero un nemico da combattere; per ora, l'unico nemico tangibile sembrava trattarsi solamente del vento.
-Siamo sicuri che ci sia un nemico che attaccherà la fortezza?- chiese uno shinobi incappucciato a un uomo con una lunga barba nera.
-Certo che lo siamo, uomo di poca fede! Un ninja deve saper avere pazienza!- riferì questi con tono da rimprovero, rivolgendosi non solo a chi aveva posto la questione, ma anche agli altri.
I ninja dell'Erba sbuffarono esasperati, continuando a sentire l'impercettibile soffio del vento, nient'altro.
A un certo punto, per l'intera valle echeggiò un urlo -Kuchiyose no jutsu!-
Gli uomini iniziarono a mettersi in guardia e a prepararsi all'imminente lotta, inconsapevoli di ciò che sarebbe successo; l'unica cosa che videro fu del fumo bianco e subito dopo ad alcuni di loro sembro che il sole si oscurasse. Questa impressione durò pochissimo, sia per il fatto che i guerrieri più esperti avevano capito che cosa stesse accadendo, sia perché l'enorme rospo appena evocato, aveva fatto un irruente ingresso sul campo di battaglia, destabilizzando l'ordine precedentemente creato.
I ninja non si persero d'animo e attaccarono immediatamente il grande rospo che, senza avvertire il minimo dolore, iniziò a sbuffare nervosamente, rivolgendo il suo nervosismo all'evocatore seduto comodamente sulla testa.
-Insomma, Naruto! In che razza di postaccio mi hai evocato?- chiese oltraggiato il re dei rospi.
-Perché? Che ha che non va questo posto?- chiese il biondo, facendo il finto tondo.
Comportamento che fece imbufalire il grande rospo, che a quei trucchetti non cascava -Osi addirittura chiederlo?!!- dopodiché, proprio per sfogare la sua rabbia, estrasse il suo pugnale dalla fodera e iniziò a combattere -Mi disturbi in piena pennichella! Tale e quale a quello strafattone del tuo maestro!-
-Ti chiedo scusa, ma al momento mi serve davvero il tuo aiuto, boss- rispose Naruto accennando lievissimo sorriso.
Gamabunta continuò a combattere contro i nemici, nessuno riusciva a tenergli testa. Nel frattempo, Naruto rifletteva sull'andamento del loro piano "A quanto pare, il boss non sa ancora che sono scappato dal villaggio. Dovrò dirglielo al più presto, ma non ora. Se lo facessi, mi manderebbe al diavolo e se ne tornerebbe a dormire" pensò magistralmente.

La battaglia infuriava fra urla, fragori e scintille provocate dallo scontrarsi fra i ferri delle armi che non potevano nulla contro Gamabunta che, dalla sua visuale che godeva Hatama sul corvo evocato da Itachi per muoversi furtivamente, sembrava al contrario molto piccolo.
Parlò l'Uzumaki, accanto all'Uchiha -Dobbiamo sbrigarci, Gamabunta potrebbe anche perdere la pazienza e distruggere il castello, dato che non gli ho specificato cosa deve e cosa non deve distruggere- quello sopra il rospo era un suo clone.
-Capisco...- rispose Itachi mentre guardava il castello di fronte loro -Il rospo ci servirà ancora per un po', dopodiché dipenderà tutto da noi-
Nel frattempo, Hatama diede un'ultima occhiata alla battaglia, prima di riconcentrarsi sulle ferite di Ryoshi.
-Accidenti, le ferite si sono riaperte- sbottò sorridendo nervosamente quest'ultimo, mentre stringeva le bende insanguinate e le nascondeva dallo sguardo contrariato della ragazza che, dal canto suo, continuava a pensare perché li aveva seguiti di nascosto in quelle condizioni.

Il gruppo si era disposto a cerchio per discutere sul tipo di piano da utilizzare per poter penetrare all'interno della fortezza con la maggior sicurezza possibile.
-Io proporrei di utilizzare un diversivo- propose Hatama anche se non era del mestiere.
-Che tipo di diversivo?- chiese Naruto perplesso.
Itachi, che era più veloce dei due a elaborare piani, aveva preceduto tutti -Essendo stato allievo di Jiraiya, saprai sicuramente evocare dei rospi giganti come lui, vero?-
L'altro annuì, poco certo -Beh, si... Vuoi approfittare dei rospi per creare confusione, giusto?- il moro annuì, rimaneva comunque qualcosa che non convinceva affatto l'Uzumaki -Come pensi di approfittarne? Anche se quelli dell'Erba sono deboli, non vuol dire che siano anche stupidi-
-A questo penserò io, non preoccuparti- spiegò il partner -Evocherò uno dei miei corvi che ci condurrà sul tetto della fortezza. Da lì entreremo nella fortezza e recupereremo la ragazzina-
-E io? Non c'è nulla che possa fare?- chiese la giovane, colpita da un improvviso senso di inutilità.
Itachi le rispose con garbo -Per ora no. Dentro la fortezza anche tu avrai un compito da svolgere- dopodiché diede al biondo il segnale di iniziare.
Vennero interrotti nuovamente da un fattore esterno -A... aspettate!- era il malconcio Ryoshi che, in un modo nell'altro e nonostante le ferite, era riuscito a raggiungerli.
Ovviamente la sua presenza non fu affatto gradita -Che diavolo ci fai qui?!- aveva detto Hatama furiosa.
-Vi prego, portatemi con voi. Voglio aiutarvi- implorò il giovane che a stento riusciva a reggersi in piedi.
-Non se ne parla! Stai ancora male!- sbottò l'Hirugami furiosa; perché non era stata ascoltata? Perché non era rimasto al villaggio assieme alla vecchia?
-Maledizione, Hatama. Voglio aiutarti e non riuscirai a dissuadermi da questo proposito, chiaro?- ribatté il ferito con determinazione.
La giovane lo fissò esasperata -Ryoshi... Non voglio farti correre pericoli inutili per cose che non dovrebbero riguardarti-
-Come pretendi che possa restarmene con le mani in mano quando Jundo è in pericolo e tu stai soffrendo come un cane?! Non posso proprio permettere a chi ti sta facendo soffrire di farla franca!- rispose il giovane con il fuoco negli occhi; ad Hatama non restò che affidarsi al giudizio di Itachi.
-Fa come vuoi- rispose di rimando quest'ultimo, prima di mordersi il dito ed effettuare la medesima tecnica di evocazione dell'Uzumaki.


"Ryoshi..." pensò la ragazza preoccupata nel fissare l'oggetto dei propri pensieri.
Il corvo nero continuò a volare indisturbato verso il tetto della fortezza, fino ad atterrarvici senza farsi individuare da nessuno, dato che tutti i guerrieri erano tenuti a bada dal re dei rospi.
Naruto fece per saltare addosso a un arciere lì vicino, ma Itachi lo bloccò, facendogli cenno che non ce n'era bisogno; ci avrebbe pensato lui. Qualche rapido segno, la pronunciazione del nome della tecnica e il gioco era fatto -Nemuru no jutsu- un attimo dopo, i ninja nemici erano tutti caduti a terra addormentati.
Il gruppo ne approfittò così per scendere le scale, addentrandosi dentro il covo. Continuarono a correre a più non posso, notando, con enorme soddisfazione dell'Uchiha, che non stavano incontrando nessuno, il che rendeva la loro missione tremendamente facile.
-Allora... dove diavolo si trova la ragazzina che dobbiamo salvare?- chiese Naruto mentre correvano, molto lentamente a suo avviso.
Itachi chiuse gli occhi per qualche secondo prima di attivare lo sharingan, in quel modo sperava di poter seguire le tracce lasciate dal chakra della bambina -Il chakra della regina dell'erba lascia una traccia, come se fosse sangue- era chakra capace di gocciolare.
-Che strano. Non ho mai sentito che il chakra sgocciolasse- commentò perplessa la forza portante.
-Nemmeno io. Deve trattarsi di una peculiarità del chakra della regina- spiegò il moro mentre guidava il gruppo verso la fonte di quel meraviglioso potere. Ad un certo punto, però, Itachi si fermò. Naruto gli chiese il motivo e a lui bastò indicare i due giovani a qualche metro da loro completamente esausti: Ryoshi ansimava anche peggio di Hatama che in quel momento, cercava di aiutare l'amico a rialzarsi.
-Questi due ci rallentano di parecchio- commentò seccato il biondo.
-S... Sono io che vi rallento. Lasciatemi qui e proseguite!- propose Ryoshi.
-Scordatelo! Se lo facessimo verresti ucciso da qualche ninja!- lo sgridò la ragazza che quella volta era intenzionata a non dargliela vinta.
-Ma...- cercò di obiettare lui, ma non ci riuscì: Hatama era irremovibile su quel punto.
Ebbero ben poco da discutere, dato che l'ultimo rimanente del gruppo dell'Erba, affrontato dai due ninja, aveva fatto il suo irruento ingresso. Musuko si scagliò contro tutti loro e questi dovettero indietreggiare di parecchio per schivare il potente pugno dell'avversario che distrusse completamente il pavimento. Naruto e Itachi afferrarono i due non-ninja e si appesero al soffitto, venendo imitati da Musuko.
-Itachi! Tu prosegui con questi due rompi scatole! Io penso a questo qui- tuonò Naruto, mentre gli passava Hatama.
L'Uchiha annuì, restando comunque preoccupato per le sue sorti -Naruto... Questo tizio sembra forte, sicuro di farcela?-
-Abbiamo altra scelta?! VAI!- rispose il biondo prima di correre verso il suo nemico, brandendo un kunai.
-Non vi lascerò raggiungere Lord Amidamaru!- urlò il nerboruto ninja.
Itachi approfittò dell'esplosione causata da un altro pugno di quest'ultimo, per correre via e atterrare sulla parte di pavimento non distrutta -Seguitemi!- disse in seguito ai due.

Da quando provava a entrare nell'Akatsuki, ovvero da meno di un mese, Naruto si era auto-imposto di combattere sempre con avversari che reputava più forti di lui, in questo modo, avrebbe spinto i suoi poteri al limite, diventando sempre più forte. Era anche una sorta di idea che gli era venuta quando era ancora alla Foglia, ma Kakashi e Jiraya l'avevano rimproverato sempre di questa sua mania suicida.
Musuko era potente: rapido, veloce, forte quanto una massa di bufali impazziti e lui non sapeva cosa fare se non chiedere ausilio alla volpe. Il problema era solamente uno: lui non aveva la più pallida idea di come entrare in contatto con il demone che aveva al suo interno; aveva imparato a manipolare una modesta quantità del chakra del demone, ma era certo che quella quantità non sarebbe bastata contro un avversario del genere.
-Kyanon!- urlò il ninja dell'Erba mentre sfoderava un enorme cannone, evocandolo tramite una pergamena. Un potente raggio di chakra stava per colpire il biondo, ma questi riuscì prontamente a schivarlo, grazie alla dislocazione istantanea.
Dopo averlo fatto, Naruto apparve dietro il proprio avversario, brandendo un altro dei suoi kunai nel tentativo di colpirlo da dietro ma, con sua enorme sorpresa, il kunai si ruppe al contatto con la pelle dell'uomo.
"Ma di che cos'è fatto questo tipo?" pensò fra sé l'Uzumaki, prima di venir colpito da una gomitata dell'avversario che lo fece finire contro il muro adiacente; fu un duro colpo.
-E tu avresti battuto Korudo? Dev'essere caduto davvero in basso per essersi fatto battere da un perdente come te- disse Musuko nell'avvicinarsi all'avversario.
Naruto lo osservò con uno sguardo di disprezzo, non riusciva a credere di essersi fatto battere così facilmente.
L'uomo andò avanti nel prenderlo per i fondelli -Che faccia paurosa, moccioso. Chi credi di far paura, eh?- sghignazzò divertito, poi puntò il suo cannone contro il giovane: da quella distanza, un singolo colpo l'avrebbe ucciso di sicuro.
Naruto si era oramai rassegnato, tutto si sarebbe finito lì, in un modo così stupido quanto imbarazzante, dopo tutte quelle continue avventure: l'ultima che pensò, mentre era illuminato dalla luce azzurrina del chakra che si accumulava nel cannone, era il suo dolce sorriso e i suoi occhi lunari.

-Patetico- disse all'improvviso una voce all'interno della sua testa: la volpe era tornata a farsi sentire.
Naruto, che teneva gli occhi chiusi, li riaprì, trovandosi all'improvviso di fronte all'enorme muso del demone.
-Come... Come sono arrivato qui?- chiese il biondo.
La volpe sghignazzò per un po', fino a quando non avvicinò al suo viso la mano su cui vi era Naruto per osservarlo meglio con i suoi occhi rossi iniettati di sangue -Sono molto deluso, Naruto. Mi aspettavo più determinazione contro questo tuo ultimo avversario. Dov'è finita la tua grinta?!-
-Era troppo forte per me!- disse il biondo in sua difesa.
-Niente e nessuno è forte quanto te e quanto me! Smettila di considerare le battaglie con la stupida visione del tuo villaggio e uccidi coloro che ti ostacolano, senza alcun ritegno!- urlò furioso il demone.
Naruto abbassò lo sguardo, aveva ragione; finora si era limitato a uccidere i nemici perché lo attaccavano, ma mostrava pietà nei loro confronti e ciò era sbagliato... troppo sbagliato per quel duro mondo in cui vivevano.
-Puoi ancora vincere contro quell'inetto, avanti! Usa il mio potere e fallo a pezzi!!- continuò il demone, allettando la sua vittima, i quali occhi si tinsero dello stesso colore della volpe.
Un attimo dopo Naruto venne abbagliato da una luce accecante, ritrovandosi nuovamente il cannone di Musuko puntato contro il viso.


Adesso era deciso più che mai a fare come gli era stato detto, sentiva il potere ed era quello il momento di agire!
Musuko, invece, sembrava non essersi accorto di ciò che stava succedendo, tanto che era pienamente certo della sua vittoria; ancora per poco avrebbe goduto di quell'illusione.
All'improvviso il cannone venne deviato verso il soffitto con una forza tale che metà di esso venne tagliato da cose che rassomigliavano ad artigli.
-Che cosa diavolo...?!- fece l'uomo, prima di accorgersi della mutazione del suo avversario.
Naruto aveva attivato il manto della volpe, stava fissando l'avversario per scorgerne la paura di fronte al suo potere, dopodiché emise un urlo, capace di generare una potentissima onda d'urto con cui ricambiò ai colpi precedentemente inferti dall'avversario.
Il ninja dell'Erba si rialzò dolorante -Che razza di mostro sei?!-
La forza portante gli apparve a pochi centimetri dal suo viso, sorrideva malvagio -Sono il tuo peggiore incubo!- seguì un'esplosione, poi le urla di Musuko si espansero per tutta la fortezza.

Continuavano a seguire quel lungo fitto corridoio che mano a mano diventava sempre più scuro, le gocce di chakra li stavano conducendo fino a lì e Itachi era assolutamente certo che stavano proseguendo per la direzione giusta; c'era solo una cosa che lo preoccupava: ciò che avrebbero trovato sarebbe stato solo la piccola Hirugami oppure c'era qualcos'altro ad aspettarli? Le sue domande non avrebbero aspettato tanto per avere una risposta.
Camminarono per un altro po' fino a quando, appena svoltato l'angolo, s'imbatterono in un enorme portone in pietra da cui Itachi poteva vedere una concentrazione maggiore di chakra verde -Siamo arrivati- sentenziò sicuro -Tua sorella si trova qui- continuò, rivolgendosi alla ragazza.
-E che stiamo aspettando? Andiamo a salvarla!- disse la giovane, iniziando ad agitarsi.
Itachi le fece cenno di calmarsi -Assieme a lei c'è un chakra enorme. Deve trattarsi della mente di tutta questa follia-
-E che si fa? Io non vedo nulla, c'è troppo buio- fece Ryoshi.
-Dovremmo fare particolare attenzione- rispose l'Uchiha che iniziò a spingere il portone.
-Il buio non è un problema- intervenne Hatama, lasciando i due uomini leggermente perplessi sulle sue parole.
-In che senso?- chiese Ryoshi.
L'Hirugami fece un sorriso ed estrasse uno dei rotoli che portava alla vita -La vecchia Kaede mi ha dato dei rotoli contenenti delle tecniche che possono aiutarci. Non so come, ma me ne ha dato anche uno capace di produrre una luce artificiale- in quel modo era riuscita a rendersi utile.
-Ma è fantastico!- esultò Ryoshi che, come Itachi, era rimasto senza parole.
-Eccome se lo è...- aggiunse la ragazza piena di sé, mentre apriva il rotolo; da esso fuoriuscì una luce accecante che avvolse l'oscurità dando una completa visione ai tre di dove si trovassero.
-Ottimo, possiamo proseguire. Lascia il rotolo qui- disse Itachi che aprì totalmente il portone per entrarvici dentro.
Entrarono dentro, ritrovandosi in un buio ancora maggiore della stanza di prima che veniva leggermente annullato dalla tecnica luminosa. Si guardarono in giro, accorgendosi di un lieve bagliore verdognolo; fu allora che videro la vasca di contenimento dove la piccola Jundo galleggiava addormentata, collegata a dei macchinari.
-Jundo!- urlò Hatama correndo verso di lei, seguita da Ryoshi.
Itachi invece non si mosse, osservava il suo avversario nascosto fra le tenebre.
-Svegliati, Jundo! Sono io, la tua sorellona. Dai svegliati, ti prego!!- urlò l'Hirugami senza alcun risultato.
A quel punto, Amidamaru prese la parola -Non ti sente, Hatama Hirugami- facendo voltare verso di lui di due ragazzi.
Itachi si frappose fra di loro e fissò quegli occhi verdi che adesso si concentravano su di lui.
-Oh... Lo sharingan. Quindi tu sei l'Uchiha. Era da tantissimo tempo che non vedevo quei dannati occhi. Era da anni che la ferita che quel bastardo mi ha procurato, non mi faceva così male come adesso- disse Amidamaru mentre si alzava dal suo trono.
-Così... Conosci lo sharingan. Se sai già qual'è il suo potere e hai perso, non ti conviene riprovarci, non con me per giunta- disse Itachi calmo come sempre, quel tipo non gli faceva paura, nonostante quella profonda aura di mistero e con quel chakra così sinistro che emanava.
L'uomo oscuro scoppiò a ridere -Voi Uchiha siete sempre così sprezzanti. Eppure hai ragione, tu sei diverso da tutti gli altri Uchiha che ho incontrato... Sei diverso da lui-
Quando la luce fu abbastanza forte da battere l'oscurità che ricopriva l'uomo, fu possibile vedere il suo aspetto che tirava sulla quarantina con un lungo kimono giallo che metteva in evidenza il petto muscoloso su cui un enorme cicatrice a forma di croce faceva da padrona. I capelli lunghi color fumo erano legati a coda di cavallo e sopra di esse vi era un cappello verde con il kanji dell'Erba, era un cappello di un Kage.
-Uchiha, dimmi il tuo nome e dimmi se conoscevi un tizio che si chiamava Fugaku Uchiha-
Il ragazzo sgranò gli occhi, non si aspettava di udire il nome del padre in quell'occasione -Il mio nome è Itachi Uchiha. Fugaku era mio padre- disse infine senza la minima esitazione.
Amidamaru lo fissò per un po' dubbioso, fino a quando Itachi stesso non poté scorgere della rabbia e della felicità nello sguardo del Kage -E così tu saresti il figlio di quel bastardo, eh?! Se hai usato quell'era significa che Fugaku è morto, non è così?-
-Esatto...- rispose lui, indeciso se omettere o meno che era stato lui a ucciderlo.
La rabbia dell'uomo oscuro si espanse per tutta la zona -MERDA!!! VOLEVO ESSERE IO A UCCIDERLO!!!- un enorme boato sradicava il tetto.
Itachi osservava il Kage in tutta la sua furia, impassibile e notò che non era davvero niente male, un'altra cosa lo sorprese; senza mezze misure, il Kage aveva subito una mutazione e si era tolto il capello e il kimono mostrando una tuta nera attillata che mostrava la sua raccapricciante forma: il viso era rigato da un becco con tanto di denti acuminati e da alcune piume nere, gli occhi erano sempre verdi con la cornea giallastra, i capelli erano diventati neri, il torso, come le braccia, era tempestato da scaglie verdognole, i piedi avevano la forma di zampe da gallina.
-Ma che razza di cosa sei?- chiese Itachi schifato.
Il mostro rise spavaldo -Io sono Amidamaru l'oscuro! Sono il basilisco!!- dopodiché si fiondò contro il moro.


Kuchiyose no jutsu = Tecnica del richiamo
Nemuru no jutsu = Tecnica del sonno
Kyanon = Cannone

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Capitolo 10
*** UNA GRANDE FEDE ***


Il sangue zampillava per i muri imbrattati dal ninja dell'Erba, esso colava di continuo verso il piano inferiore con un lento ritmo che Naruto, da silenzioso spettatore, osservava con la coda degli occhi rosso sangue.
Era una sensazione nuova, coinvolgente, che assaliva tutto il suo essere, mentre osservava le sue mani sporche di sangue. Concentrò ulteriormente la sua vista dalle sue mani ai suoi vestiti, ricoperti da schizzi, successivamente fissò il cadavere di Musuko conficcato con forza contro il muro.
La bocca era spalancata per le troppe urla, il sangue colava da essa, il viso coperto da tagli come il resto del corpo.
La coda di chakra continuava a sferzare l'aria, Naruto guardava nuovamente la sua vittima con un appagante senso di soddisfazione nell'aver operato quella tortura, conclusasi con un Rasengan in pieno petto.
Anche la volpe era soddisfatta -Uhm... niente male, moccioso. Ma hai ancora bisogno di pratica per poter contenere il tuo sakki come si deve-
Naruto non rispose e non fece nient'altro che poteva fare capire di stare parlando con il proprio demone, bensì si concentrò sul corridoio in cui era andato Itachi; percepiva un chakra sinistro persino da quella lontananza e capì che era lì che doveva correre; era lì che si trovava un nemico potente con la quale avrebbe potuto spingere i propri limiti.
-Buona idea. Combattere mantenendo questo stadio ti permetterà di imparare a gestire il mio chakra- aggiunse nuovamente il demone.
"Lo so. Non c'è bisogno che me lo ripeti" sbottò per tutta risposta il biondo.
Un attimo dopo il biondo spiccò un balzo verso la parte di corridoio, iniziando a correre a quattro zampe verso il suo obiettivo.

Le volte in cui Itachi Uchiha aveva incontrato ninja che l'avevano messo alle strette potevano essere contate con le dita delle mani: e Amidamaru sembrava appartenere a quella piccola lista.
L'oscuro corse verso di lui pronto a colpirlo con gli artigli delle sue mani che Itachi schivò con facilità. Tuttavia, questo non lo salvò, poiché Amidamaru continuò a sfogare la sua mania omicida, tentando di colpirlo con un altro colpo d'artiglio, a cui l'Akatsuki rispose con un rapido calcio sul viso, seguito da un montante allo stomaco.
Nemmeno il tempo per gioire di un colpo, che l'Oscuro scoppiò a ridere, dando segno di non aver sentito nulla. Itachi si distanziò rapidamente, notando che si era ferito alla mano, su cui erano conficcate delle piccole affilate squame imbrattate del suo sangue; poteva dedurre una sola cosa "I miei attacchi fisici sono inutili contro di lui. Dovrò ricorrere ad altro" si tolse le fastidiose lame, sospirò e pensò.
Intanto l'avversario se la rideva -Che ti prende, figlio di Fugaku Uchiha? Hai finito di farmi vedere ciò che sai fare?-
Per tutta risposta, l'Uchiha cominciò a formulare dei segni "Non posso permettermi di utilizzare il Mangekyo contro un tipo del genere..." così si preparò per una potente tecnica di fuoco.
Che Amidamaru, da buon ninja, riconobbe subito, dato l'utilizzo di specifici segni "Sta per usare il fuoco, eh?" qualunque previdente, quando combatteva gli Uchiha, sapeva che doveva temere da loro due cose: lo sharingan e le loro tecniche di fuoco.
-Katon Endan!- tuonò l'Uchiha, generando un'immensa gittata di fuoco che illuminò tutta la stanza.
Amidamaru fissò la tecnica del nemico e la evitò con un rapido salto verso il soffitto che gli permise inoltre di attaccare il suo avversario, facendo spuntare degli spuntoni da tutto il suo corpo -Muori!- urlò.
Contemporaneamente Itachi indietreggiava più velocemente possibile e si adoperava per utilizzare una copia; non ci riuscì. Amidamaru fu più veloce e Itachi non ebbe altra scelta se non difendersi con le braccia, facendo conficcare gli spuntoni sulle braccia, per poi ricambiare alla dolce cortesia con un secondo calcio sul viso sul mostro dell'Erba; un colpo differente da quelli scagliati in precedenza.
Amidamaru indietreggiò di qualche metro, toccandosi la parte del viso completamente scottata: non provava un dolore così intenso da molto tempo.
Subito l'Oscuro cercò di capire come fosse stato possibile che un tipo del genere gli avesse provocato un danno così ingente e notò, con suo enorme stupore, che la gamba destra dell'Uchiha era ricoperta da zampillanti fiamme.
"Che diavolo? Rilascia fuoco dalla sua gamba e non si scotta?" si rialzò rabbioso, riflettendo su quale strategia da usare per battere un tipo del genere: era più forte di Fugaku Uchiha; molto più forte di chiunque Uchiha che avesse mai incontrato.
"Che ha in mente adesso?" pensò di rimando Itachi, mentre osservava l'avversario fare dei segni. Doveva sbrigarsi, la sua tecnica della possessione del fuoco aveva una durata limitata.
Amidamaru tirò un respiro che fece tornare all'erta l'Uchiha -Moodoku!- tuonò il basilisco, sputando dalla bocca del liquido color sangue.
Itachi lo schivò con una serie di capriole, correndo persino sulle pareti; una volta che il getto di veleno si arrestò, il moro si fermò a osservarne gli effetti a contatto con qualcosa: tutto si stava appassendo.
-Che razza di tecnica...- commentò l'Uchiha.
Non ebbe tanto tempo per pensare. Amidamaru apparve rapidamente alle sue spalle, pronto a colpirlo nuovamente con degli spuntoni su cui colava lo stesso liquido. Fu tutto così veloce che Itachi ebbe solo il tempo per sferrare un calcio e reggersi per le braccia.
A conseguenza dell'impatto si generò una violenta esplosione che fece preoccupare Hatama e Ryoshi che, intanto, cercavano un modo per salvare la piccola Jundo.

-Accidenti, come si fa ad aprire questo dannato coso?!- chiese rabbiosa la giovane Hirugami; le sembravano ore il tempo che stava impiegando per trovare una soluzione a quel complesso rompicapo.
-Spostati, Hatama!- tuonò Ryoshi all'improvviso, con la soluzione ai loro problemi. La ragazza si voltò verso di lui, vedendogli in mano una mazza dalla provenienza sconosciuta -Romperò questo coso, sta lontano!- disse il giovane prima che Itachi piombasse in mezzo a loro con il braccio destro penzolante.
-S... Signor Itachi! Che cosa le è successo?!- chiese Hatama, non appena vide le sue drastiche condizioni fisiche.
-Non distruggere la vasca! Potrebbero esserci degli strumenti che sono collegati con gli organi vitali della bambina- disse l'Uchiha a Ryoshi, mentre osservava nuovamente una nube di polvere da cui si vedeva la figura di Amidamaru avvicinarsi.
-Ma.. come facciamo a salvarla? Devi aiutarci!- sbottò Ryoshi disperato.
Itachi rispose solo dopo aver tirato lunghi quanto esausti respiri -... In questo momento sono un tantino occupato...-
-Ma allora non ce ne andremo mai!- si lamentò Hatama rassegnatasi.
-No, c'è un terminale laggiù, probabilmente controlla la vasca. Adesso però dovete chiudere gli occhi- disse infine l'Uchiha, mentre faceva dei rapidi segni con la sola mano sinistra.
-Eh? E perché?- chiesero i due all'unisono.
Lo capirono solo quando Itachi sparò un'altra delle sue tecniche di fuoco -Katon Dai Endan!!- la potentissima ondata di fuoco colpì in pieno Amidamaru e tutto ciò dietro di lui: il risultato fu che parte dei piani inferiori e superiori vennero completamente bruciati assieme alla parete alle spalle dell'Oscuro.
-W...wow- commentarono Ryoshi e Hatama all'unisono, mentre Itachi, a loro insaputa, pativa le pene dell'inferno a causa del veleno del nemico.
-L'hai ucciso?- chiese Hatama avvicinandosi all'Uchiha.
-Non lo so...- rispose questi affaticato, poi si concentrò sul braccio penzolante -Peccato... Il mio braccio è da buttare- l'arto era completamente raggrinzito, così, senza ulteriori indugi, il moro se lo strappò via, facendo zampillare del sangue dalla manica destra della sua cappa.
Ovviamente i due non ninja reagirono con drasticità all'azione, mentre Itachi non ci fece particolar caso: quello che per lui contava veramente, era restare in vita fino ai tempi pattuiti con il suo destino.
-Muoviamoci- disse infine ai due.
Ryoshi si rimise a controllare il terminale che controllava la vasca e cercava di trovare un modo per aprire quel marchingegno infernale, come lo definì lui.
Ma purtroppo lo scontro non era ancora finito, Amidamaru apparve all'improvviso di fronte a loro, pronto a colpire Ryoshi.
-Credevate che fosse così facile battermi?!!-
Itachi doveva muoversi "Cazzo! Non farò in tempo!" non aveva scelta: doveva usare il Mangekyo sharingan.
-Ryoshi!!- urlò nel frattempo Hatama.
Il tempo sembrò fermarsi, i loro movimenti si svolgevano in un millesimo di secondo e tutto sembrava volgere a favore del capo dell'Erba; come però accade spesso nelle storie, ecco che arriva un colpo di scena: un pugno di chakra rosso colpì il pieno il Kage, facendolo finire dalla parte opposta sotto lo sguardo sorpreso di tutti.
Ovviamente Amidamaru non accettò una tale offesa -CHI HA OSATO?!-
Ed ecco che fece la sua apparizione la forza portante dell'Ennacoda.
-Naruto...- fece Itachi, contento di rivederlo.
-A quanto pare sono arrivato in tempo- commentò il biondo, mentre l'Uchiha si avvicinava a lui
-Voi due continuate a trovare un modo per salvare la ragazzina, noi penseremo a questo tipo- disse infine quest'ultimo agli altri due, ancora spaventati dal terrificante aspetto assunto dall'Uzumaki.
-Allora Itachi, non avrei mai creduto di trovarti in queste condizioni. Addirittura senza un braccio- disse Naruto sprezzante; sapeva bene che una deficienza del genere non era un problema per il grande Itachi Uchiha.
-Scherza di meno, Naruto. Questo tizio è molto forte e sono ancora indebolito dal mio ultimo scontro contro Jiraiya perché ho usato Amaterasu. Inoltre questo qui usa una tecnica capace di risucchiare il chakra e l'energia vitale. Se mi avesse preso in un'altro punto, sarei morto- spiegò l'Uchiha seccato, il quale si sgranchiva le dita della mano sinistra con tanta voglia di menar le mani.
-Ah... capisco. E ora?- chiese l'Uzumaki.
-Ora lascia che ci pensi io, non posso mica lasciar passare la voce in giro che un tizio a forma di gallina mi abbia messo in difficoltà- rispose il moro con uno sguardo di ghiaccio rivolto all'avversario.
-Scordatelo! Voglio essere io a ucciderlo! Voglio spingere il mio potere sempre più in là!!- sbottò Naruto, ottenendo solamente un cenno di si con la testa da parte dell'esasperato moro.
Amidamaru si rialzò ed osservò i suoi avversari; entrambi non avevano nulla di umano, pensò.
-Quel chakra... Sei una forza portante, non è così, moccioso?- chiese l'uomo.
-Qualche problema, vecchio?- sbottò sprezzante l'Uzumaki.
Amidamaru li fissò, poi, senza capire il motivo, si mise a ridere come un folle, senza che i due ninja riuscissero a capire.
Dato che non ci riuscivano, decisero di attaccare -Naruto! Tu il vento, io il fuoco!- disse il moro al biondo.
-Roger!- rispose l'altro.
I due sputarono rispettivamente un'onda di fuoco e una di vento andando a creare un proiettile di fuoco molto potente.
-Kurushimeru Akuma!- ripeterono assieme prima che la tecnica colpisse l'euforico Kage.
Un'altra esplosione, ma Amidamaru, seppur malconcio, rimaneva in vita.
-Dannazione! Quel tipo è resistente!- sbottò Naruto; era talmente rabbioso che al manto rossastro si aggiunse una seconda coda.
L'Oscuro sputò una manciata di sangue dalla bocca e rise -Ci vuole ben altro per uccidermi!!-
Naruto e Itachi si fissarono con uno sguardo di intesa e subito dopo corsero verso il nemico. Amidamaru non capì che cosa avessero in mente, ma subito si ritrovò a dover evitare degli shuriken lanciati dall'Uchiha che un attimo dopo apparve davanti a lui e lo trattenne con una presa.
-Che vuoi fare?!- chiese Amidamaru sorpreso.
-Eliminarti!- rispose l'Uchiha, mentre Naruto correva verso di lui con un Rasengan pronto a colpire; al suo fianco vi era un altro Itachi con un Kaji.
Solo allora comprese -Merda! Tu sei un clone!!-
L'uomo cercò di liberarsi ma fu del tutto inutile, il clone non lo mollava, così Amidamaru fece l'unica cosa che potesse fare: sputò nuovamente del veleno contro gli avversari.
Itachi lo evitò con maestria. Naruto non fu fortunato come lui e venne preso in pieno ma, nonostante l'incerta fine, i due colpirono il nemico con le rispettive tecniche, generando una fortissima onda di chakra infuocato che scagliò Amidamaru verso il piano terra.
Dopo essere caduto, l'uomo venne sommerso da delle rocce e questo sembrava decretare la definitiva vittoria dei due Akatsuki.
Naruto tornò normale; il veleno di Amidamaru era stato assorbito tutto dal manto che adesso era stato prosciugato del tutto dalla sua azione. Si scambiò uno sguardo con l'affaticato Itachi al suo fianco, dopodiché si ricordarono dei due ragazzi e della loro missione; si voltarono e videro che Hatama reggeva fra le braccia la sorellina.
-Allora ce l'avete fatta- disse Ryoshi osservando i due quando fecero ritorno.
-E la piccola come sta?- chiese Itachi.
-Sta' bene. Sta' solo dormendo- rispose Hatama coccolando la sorellina amorevolmente.
-Bene... Allora andiamocene da qui- rispose Naruto seccato, prima che il muso di Gamabunta apparisse dall'enorme crepa sul muro.
Di certo non era arrivato lì per conversare amichevolmente -NARUTO!!!!!!!-
-Oh... Ehm... Ciao capo- rispose impaurito il biondo.
-Fino a quando vuoi usarmi come il tuo animale da battaglia?! Maledetto screanzato!- urlò il rospo, mentre tutti quanti salivano sulla sua testa come se nulla fosse; il che lo faceva imbestialire ancora di più -Ma mi stai ascoltando?!!-
-Certo che lo sto facendo!- rispose l'evocatore con la faccia da finto innocente -Portaci a terra e puoi anche andartene!- il re dei rospi si trattenne dal bestemmiare, eseguì l'ordine e, prima di sparire, promise al giovane evocatore una futura ramanzina che se la sarebbe ricordata per tutta la vita.

Tutto era desolato nella valle, molti ninja dell'Erba erano a terra, morti, la maggior parte era fuggita per paura di fare la stessa fine dei loro colleghi. Sembrava tutto finito; sembrava. Tutti si sentirono più sollevati nel pensare che fosse finita, ma fu solamente una sensazione passeggera, dato che si sentì una voce rabbiosa echeggiare per tutta la valle, essa proveniva dalla fortezza ed era quella di Amidamaru.
-UCHIHA, FORZA PORTANTE!!! NON CREDIATE DI AVERMI SCONFITTO!!! VI FACCIO A PEZZI!!!-
Il punto in cui si trovava Amidamaru si oscurò e crebbe sempre di più, fino a distruggere tutta la fortezza per dar spazio a una titanica creatura dalla forma di un gallo con una coda di serpente. Essa aveva tutte le caratteristiche dell'Amidamaru di prima, ma adesso era una vera e propria bestia.
-Che... Che chakra potente!- commentò Naruto alla sua vista.
-Oh cacchio! Siamo spacciati!- disse disperato Ryoshi, mentre l'enorme basilisco si avvicinava a loro pronto a colpirli.
"Devo usare Amaterasu!" pensò rapidamente Itachi chiudendo l'occhio destro, pronto a eseguire la tecnica.
La loro fine sembrava imminente, tranne per il fatto che Itachi si stava preparando a contrattaccare, ma non ce ne fu bisogno; una mano composta da del chakra verde colpì l'enorme bestia, facendola indietreggiare nel suo nido d'ombra: il chakra proveniva dalla piccola Jundo.
Tutti rimasero senza fiato -Jundo...- fece Hatama preoccupata nel vedere la sorella sveglia, completamente ricoperta dal chakra verde.
-Tranquilla, sorellona. Sto' bene. Ora so cosa devo fare, me l'ha detto nonna Kumiko-
-Non vorrai combattere contro quel mostro?!!- sbottò allarmata la sorella; una tale proposta era al dir poco impensabile.
-No. Ripristinerò le forze vitali di questi due shinobi... Se siete d'accordo- rispose la piccola con un tono che non sembrava minimamente quello di una bambina.
-Ne saresti capace?- chiese Itachi osservandola dubbioso.
-Certo- confermò lei sorridendo -Fidatevi di me e di nonna Kumiko- e il chakra verde inondò il corpo dei due.
Un attimo dopo, le ferite sul corpo dei due vennero completamente rimarginate e non solo, persino il braccio destro di Itachi rincrebbe.
-Mi sento... Mi sento come nuovo!- commentò Naruto senza parole.
-Il mio braccio...- fece sollevato l'Uchiha nel rivedere l'arto dato per perso.
-Mi dispiace, signor Uchiha, persino il mio chakra non riesce a guarirla dal virus che la sta uccidendo- fece poi la bambina desolata; non si ottenne alcuna risposta da parte del moro, così la piccola si rivolse a entrambi -Ora tocca a voi salvarci. Buona fortuna- detto questo, Jundo perse nuovamente i sensi, cadendo fra le braccia di Ryoshi.
-Grazie, bambina- disse Naruto voltandosi verso il suo nemico con uno sguardo serio, anche Itachi fece lo stesso ed entrambi si incamminarono verso il loro nemico in silenzio.
Il basilisco si era rialzato, scatenando un enorme polverone.
Itachi lo fissò a braccia conserte. Naruto attivò il manto della volpe con una coda e poggiò un pugno per terra dopo aver divaricato le gambe.
-Forza, Naruto. Facciamo vedere a questo galletto che siamo su piani completamente diversi- fece l'Uchiha.


Katon Endan = Arte del fuoco: Esplosione
Moodoku = Veleno mortale
Katon Dai Endan = Arte del fuoco: Grande esplosione
Kurushimeru Akuma = Supplizio del demone

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Capitolo 11
*** UNA LEGGERA BREZZA PER L'ERBA ***


L'oscurità avvolgeva ogni cosa con cui entrava in contatto: copriva ogni pallore di luce e ne divorava i resti con avarizia e Amidamaru, il quale era il padrone di quelle tenebre, stava godendo come un bambino a Natale, poiché gli dava il potere che aveva bisogno per sconfiggere i suoi nemici e la sicurezza per elevarsi al di sopra dei comuni mortali.
Di fronte a lui tutti tremavano. Di fronte al suo chakra e all'oscurità che riusciva a generare, chiunque sarebbe impallidito. Di fronte al suo aspetto grottesco, tutti si sarebbero dati alla fuga, mentre lui li avrebbe inseguiti come il gatto con il topo: eppure quei due no. Itachi Uchiha e Naruto Uzumaki non provavano alcun timore, alcuna paura, di fronte a lui. Che cosa avevano di diverso?
Pensò con rabbia a quanto li odiasse per osare insultare la sua forza. Amidamaru ringhiò con tutta la rabbia covata dentro di sé, l'enorme pianura diventava una distesa desolata per migliaia di chilometri e nonostante ciò, quei due non mossero un muscolo.

Amidamaru cadde in ginocchio, esausto; era appena tornato nella sua forma umana e osservava l'immenso territorio del paese dei tori, pieno di crateri, generati dalla sua furia. Sentì il rumore dei passi del suo avversario, un attimo dopo, quando il rumore si eclissò, si trovò davanti a quegli occhi rossi, gli occhi di un diavolo.
-Come.. come hai fatto?- chiese impaurito al suo avversario.
Fugaku Uchiha lo osservò senza proferir parola, dopodiché, senza alcun indugio, estrasse un kunai su cui fece scorrere il suo chakra, trasformandolo in un'arma infuocata.
-Ti basi troppo su questo potere, sottovalutando il tuo avversario. Per questo hai perso- rispose l'Uchiha portandosi un dito verso gli occhi -Ma la tua colpa più grande l'hai commessa quando ti sei permesso di sottovalutare i miei occhi- un errore di superbia che gli avrebbe portato un conto molto salato.
-MERDA!- ringhiò l'uomo, rialzandosi per tentare di colpire l'Uchiha.
All'Uchiha bastò un calcio dritto allo stomaco per battere nuovamente l'avversario.
-Non capisci proprio che è inutile, vero?- chiese l'Uchiha stanco di ripetersi; lentamente si apprestò a dargli il colpo di grazia.
-Fugaku!- fece all'improvviso qualcuno da lontano.
Entrambi i combattenti si concentrarono sulla donna con una divisa scura che correva verso di loro, con una densa aura di preoccupazione e, allo stesso tempo, sollevata per quello che stava vedendo.
Fugaku, invece, parve alquanto seccato dalla sua presenza -Che ci fai qui, Mikoto?-
-Sono venuta a darti una mano!- rispose lei, frenando all'istante l'euforia per la fredda accoglienza riservatale.
-Non ho bisogno di aiuto- ribatté gelido il ragazzo.
-E questo chi lo dice, Mister "I am the best Uchiha"? Ma fatti una doccia d'acqua fredda, esaltato!- ribatté offesa la ragazza.
-Ha parlato quella che si crede la stella del firmamento!- continuò l'altro.
-Cosa?! Ma come osi?!- sbottò Mikoto indignata.
I due iniziarono a litigare animatamente sotto lo sguardo oltraggiato di Amidamaru, il quale non ne poté più di quella presa in giro. Si alzò scatto, brandendo un kunai contro Mikoto -AVETE ROTTO LE PALLE, BASTARDI!!!- urlò prima di attaccare.
Amidamaru colpì qualcosa, ma riuscì solamente a provocare una leggera ferita sul viso della giovane Uchiha per il semplice motivo che Fugaku era stato molto più rapido di lui, il quale, nello stesso istante, era stato colpito dal kunai di fuoco del futuro capo-clan Uchiha al petto, vittima della combustione istantanea della tremenda tecnica infuocata.
Seguì un tremendo urlo di dolore da parte dell'Oscuro che tentò in tutti i modi di estingere le fiamme rotolandosi per terra; dopo esserci riuscito, vide oltraggiato quanto dolorante la tremenda cicatrice insaguinata, regalo della sua cupidigia.
Per prima cosa, Fugaku si accertò che Mikoto stesse bene, poi si rivolse furioso al nemico -Questo è quello che succede se ti metti contro degli Uchiha. Ricordatelo-


"Non posso dimenticare quanto l'umiliazione che quel maledetto Uchiha mi ha inferto. Che tu sia maledetto, Fugaku!!" pensò deciso Amidamaru, mentre continuava a ringhiare minacciosamente contro i suoi due avversari. Anche da quella distanza poteva vedere lo sharingan di Itachi fissarlo nello stesso modo superbo di suo padre; non poteva trattenersi oltre, oramai aveva perso il controllo ed era pronto a tutto a costo di ottenere la sua vendetta.
L'enorme basilisco, infatti, partì subito alla carica contro i suoi due avversari.
-Sta arrivando!- annunciò Itachi.
-Lo vedo- rispose il biondo.
-Mi raccomando. Non abbiamo bisogno di un eroe, ma di un buon lavoro di squadra- rimembrò l'Uchiha, prima di seguire a ruota la forza portante nell'attacco.

Lo scontro iniziò ad infuriare fra i tre contendenti, sotto lo sguardo spaventato dei tre ragazzi a qualche metro di distanza da loro.
Il basilisco tentava in tutti i modi di colpire i due, i quali sfruttavano il corpo del mostro come appigli e adottavano svariati metodi per evitare i suoi cruenti attacchi.
Itachi stesso, dopo aver evitato una zampata con un salto, era piombato sopra l'ala dell'avversario ed era corso velocemente verso il viso del nemico. Una volta arrivato a una certa distanza adottò quello che aveva in mente: compose dei sigilli e scagliò la sua tecnica
-Katon Hane no Shooebisu!- come un'illusione, dal mantello di Itachi spuntarono tantissime piume di corvo che, a contatto con l'aria, erano vittime dell'autocombustione.
Itachi le indirizzò tutte contro l'avversario, provocando alcune esplosioni che fecero urlare dal dolore il mostro, dopodiché l'Uchiha fece una rapida capriola; in quel modo riuscì a evitare un potente colpo di coda da parte del mostro oscuro.
L'Uchiha tornò a terra per avere una migliore visuale del suo nemico. Il grande colosso era troppo ostinato a non morire che la sua enorme determinazione non lo faceva morire, nonostante il moro l'avesse colpito in punti vitali.
"Non penso che ci sia altra soluzione. Dovrò usarlo..." pensò fra sé l'Uchiha che concluse quella dura decisione con un sospiro, al contempo attivava il suo Mangekyo sharingan e chiudeva l'occhio destro.

Intanto Naruto si prendeva cura dell'avversario, dopo che Itachi l'aveva fatto imbestialire ancora di più. Il biondo schivò la coda acuminata del mostro, con un salto in altro, ausiliato dalla sua coda di chakra; una volta arrivato al di sopra del suo avversario, Naruto cercò di riflettere nella ricerca di un buon attacco da dirigere contro il nemico.
In suo aiuto venne la volpe -Modella il mio chakra... Usa la tua immaginazione e plasmalo!
Il ragazzo seguì ciecamente il suo consiglio e un attimo dopo Amidamaru venne colpito in testa da due enormi braccia di chakra senza capire che cosa lo avesse effettivamente colpito, frastornato com'era.
Il mostro, con la fronte sanguinante, vide il suo piccolo avversario rivestito di chakra rosso vicino al suo viso e decise di punirlo per quel colpo, tentando di colpirlo con degli spuntoni apparsi fra le ali.
"Merda! Le cose si fanno sempre più complesse!" pensò l'Uzumaki adesso molto confuso. Poi il lampo di genio: creò un enorme cuscino di chakra fra sé e l'ala del Kusakage, riuscendo a bloccare l'attacco e a riportare il minor danni possibile.
Naruto tornò a terra, a qualche metro vicino all'Uchiha, mentre il basilisco continuava a ringhiare con tutta la sua rabbia e a seminare distruzione.
-Le cose si fanno sempre più difficili. Non so proprio come ne usciremmo...- commentò l'Uzumaki diretto al partner.
Itachi non gli diede una risposta, se non dopo aver fatto ulteriori segni -Naruto... Ora sta' lontano da me e limitati a guardare. Non sai ancora controllare il chakra dell'Ennacoda, quel manto ti causa ancora troppi danni fisici-
-Non sei mia madre, chiaro?- sbottò la forza portante seccata, prima di tornare alla normalità.
Ciò fece ridere il moro -Però mi hai obbedito-
Per tutta risposta, il biondo gli mostrò il dito medio, poi si soffermò al particolare del suo occhio destro tenuto chiuso -Che hai in mente?- gli chiese.
-Adesso fa' attenzione. Sto per usare una tecnica proibita e vorrei chiederti un favore. Fermami la prossima volta che proverò a usare Amaterasu- il basilisco era vicinissimo a loro.
-Amaterasu? Cos'è?- domandò l'Uzumaki. La sua domanda trovò subito una risposta, dato che, un attimo dopo aver sentito le parole dall'Uchiha, il moro stesso aveva sillabato -Amaterasu!- aprendo l'occhio destro da cui cominciava a colare copiosamente del sangue. Del fuoco nero apparve su di Amidamaru, mentre questi cominciava a urlare dal dolore nel tentativo di estinguere quel potente fuoco: era tutto inutile. A partire dal momento in cui Itachi aveva deciso di ricorrere a quella potentissima tecnica, Amidamaru era spacciato.
"Incredibile..." pensò stupito Naruto di fronte a quel fuoco tanto potente che trasmetteva terrore allo stesso tempo. Egli, allo stesso tempo, poté giurare di sentire ringhiare il demone al suo interno con un tono che trasmetteva amarezza, odio e una voglia matta di rivalsa; sensazioni di cui non riusciva a carpirne l'origine.
Poi Itachi gemette dal dolore; giusto il tempo per riprendere il fiato e lavorò nuovamente con l'occhio sinistro, la cui cornea, come nel destro, era tutta piena di venature.
Subito il fuoco che avvolgeva il Kusakage si espanse, trasformandosi in un enorme sacco di fiamme nere che avvolsero Amidamaru.
Il sacco iniziò a restringersi sempre di più, lasciando alla fine solamente il corpo umano del mostro, che cadde a terra privo di vita: fu in quel momento che la vita di Amaterasu si estinse.
"Che tecnica straordinaria" pensò Naruto sbalordito; poi dovette accantonare lo stupore per andare a soccorrere il partner, il quale si era piegato in due a sputare sangue.
Gli occhi rossi tornarono neri, godendosi il meritato riposo.
Naruto si avvicinò a lui; non l'aveva mai visto in questo stato. Quel giorno aveva appreso che esistevano tecniche il cui utilizzo esigeva un dazio da pagare che, alle volte, poteva anche essere eccessivamente caro.
-Tutto ok?- gli chiese successivamente.
Per la prima volta Itachi si rivolse a lui con un breve sorriso, marcante la nuova intesa che si era venuta a creare -Sono stato meglio, ma non preoccuparti- e si rialzò lentamente, aiutato dal partner.
I due nukenin volsero lo sguardo al cadavere di Amidamaru, questo venne illuminato dalla luce del sole un attimo dopo, mentre l'oscurità generata dal chakra del Kusakage spariva nel nulla.
-Ce l'abbiamo fatta!- tuonò la forza portante soddisfatta.
-Signor Itachi, Signor Naruto!- urlò Hatama Hirugami che correva verso di loro, seguita dalla sorellina e da Ryoshi.
Tutto era finito oppure no?
Il motivo di quell'improvvisa domanda era dovuto che il gruppetto venne rapidamente circondato dai membri delle forze speciali del villaggio dell'Erba.
-Ancora grane?! Ora mi sto davvero stufando!- tuonò Naruto.
Ma intervenne una voce da dietro quei ninja -Calmatevi... Non vogliamo combattere- e alcuni di loro riconobbero subito quella voce.
I ninja dell'Erba fecero largo a una figura bassa, accompagnata da una ragazza dai capelli blu e gli occhi arancioni della stessa età di Naruto: la figura bassa era la vecchia Kaede.
-Signora Kaede!- sbottò la Hirugami maggiore per la sorpresa; era certamente l'ultima persona che si aspettasse di incontrare in un luogo del genere.
L'anziana, invece, non ci fece particolarmente caso -A quanto pare siamo arrivati tardi per partecipare allo scontro con il nostro ex Kusakage-
Ci fu qualche spiegazione, in cui l'anziana si rivelò per il vero leader del villaggio dell'Erba che aveva visto il posto strappato ingiustamente dal cruento signore dell'oscurità. Una volta che anche quella spiegazione si concluse, l'anziana ordinò che i feriti venissero curati, dopodiché si rivolse ai due ninja traditori -Vi ringrazio di tutto. Non solo avete salvato Jundo, ma avete anche salvato l'Erba dalla tirannia di Amidamaru. Vi saremo debitori per sempre- disse la donna mentre faceva un leggero inchino seguita dai suoi seguaci.
A quel punto prese parola la ragazza dai capelli verdi -Nobile Kusakage, che cosa ne sarà del corpo di Amidamaru e chi sarà il prossimo Kusakage?-
-Beh, mia cara Fu, verrà nominato un nuovo Kusakage ovviamente e so già chi potrebbe essere... La piccola Jundo, che ha ereditato il potere della regina, potrà ricoprire la carica fra qualche annetto, il tempo che impara a controllare i suoi poteri- rispose poi la vecchia rivolta alla bambina. La proposta dell'anziana ammattì parecchia gente, la quale non riusciva a credere che il villaggio dell'Erba, nel giro di qualche anno, sarebbe stato al comando di una bambina che ancora confondeva la destra dalla sinistra.
-Diventerò una kunoichi?- ripeté la suddetta con ingenutià.
-Ma è proprio necessario, signora?- chiese apprensiva Hatama; l'idea di separarsi da sua sorella la terrorizzava.
-Assolutamente. Adesso basta parlare. Avete bisogno di riposo dopo questo scontro. Avanti! Dirigiamoci al villaggio!- rispose la donna con evidente introspezione.
Tutti si avviarono tranquillamente verso il villaggio, mentre due ninja dell'Erba si portavano via il cadavere del loro ex Kusakage. Naruto e Itachi rimasero lì, fermi, senza dire o fare nulla.
La vecchia Kaede comprese subito la loro preoccupazione -State tranquilli. Per stavolta non vi reputeremo dei traditori e vi aiuteremo. Dopotutto vi dobbiamo un favore-
I due si scambiarono uno sguardo perplesso e, alla fine, decisero di fidarsi.

Passarono due giorni e Naruto e Itachi li trascorsero nell'assoluto relax, fino a quando, giunti al terzo, decisero che era il momento di continuare la loro missione.
A salutarli prima della partenza c'erano Hatama, Jundo, la vecchia Kaede e Ryoshi.
-Allora... Grazie di tutto- disse la prima di questi con un lungo inchino.
-Si, grazie di tutto- aggiunse Ryoshi.
-Abbiate cura di voi- andò avanti l'anziana.
-Arrivederci, signor Itachi! Arrivederci, signor Naruto!- concluse la bambina.
-Grazie a tutti, ora dobbiamo andare. Statemi bene!- rispose Naruto.
Senza dire nulla, Itachi si mise in marcia, venendo seguito da Naruto, dopo aver salutato gli abitanti del villaggio a cui avevano dato una mano.
-Potevi anche aspettarmi- lo rimproverò il biondo quando lo raggiunse.
-Scusami... Volevo andarmene subito- spiegò l'altro con un tono che non ammetteva di scavare più in fondo alla questione; voleva solo allontanarsi dalla donna che gli ricordava della sua amata.
-Ora possiamo anche continuare la nostra missione, non manca ancora molto al paese delle risaie, giusto?- chiese la forza portante che aveva afferrato il messaggio.
-Dobbiamo solamente percorrere il paese delle cascate ed arrivare a quello delle risaie. Poi il resto vi vedrà non appena arriveremo- disse l'Uchiha.
-Bene. Non vedo l'ora di arrivare!-


Katon Hane no Shooebisu = Arte del fuoco: Piume infuocate

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Capitolo 12
*** GAARA DIVENTA INSEGNANTE ***


Quando dormiva, l'unica cosa che sognava era vedersi nelle vesti di Kazekage con dietro un'orda di marionette sotto il suo controllo, mentre una luna fila di ragazze gli girava attorno, elogiandolo come appagante amatore, implorandolo di sposarlo e di fare cose che, nella mente di un sedicenne, erano comuni quanto poco caste.
Kankuro continuò a dormire, sorridendo al sol pensare al suo magnifico sogno, tanto che, a un certo punto, iniziò a limonare con il suo cuscino, prima che la sveglia iniziasse a suonare il suo motivetto preferito.

"Wake up, my darling
a new day going to start.
Wake up, my darling
this is my sweet kiss for you"


Il giovane aprì lentamente gli occhi, prima di accorgersi di aver completamente riempito il cuscino di saliva sulla quale il proprio viso stava immerso.
-Che schifo!- tuonò, alzandosi di scatto, schifato.
Spense la sveglia e si diresse verso il bagno, senza farsi vedere dai suoi due fratelli; come avrebbe spiegato una cosa del genere a Temari?
Una volta pitturatosi il viso e indossato la sua divisa nera, il marionettista scese le scale, dirigendosi in cucina dove lo attendevano i suoi fratelli per fare colazione.
-'Giorno- sibilò poco vitale, erano rimasti alcuni residui del sonno.
Gaara, seduto di fronte, lo fissò con uno sguardo che poteva essere rivolto solamente a un demente, dopodiché riprese a sorseggiare del latte dalla sua tazza colorata.
Temari, invece, mandò un'occhiataccia al fratello minore, mentre gli lanciava contro un piatto con dentro la sua colazione.
-Accidenti, Tem! Se non migliori i tuoi modi irruenti come te lo troverai un marito?!- sbottò Kankuro dopo aver afferrato con fatica il piatto.
-Per avere poi un altro bambino a cui badare? No grazie, tu sei più che sufficiente- rispose acida la bionda, poi si sedette a capotavola.
I tre consumarono in silenzio la loro colazione, scambiandosi solamente pochi sguardi.
Mesi prima Kankuro e Temari avrebbero considerato quel clima così pacifico solamente un'utopia. Di solito consumavano i pasti da soli e raramente assieme al loro defunto padre. Gaara preferiva restare in camera sua.
Ora le cose erano cambiate: tutto grazie a Naruto Uzumaki; lui era riuscito a cambiare Gaara, l'aveva umanizzato e i due fratell non potevano essere più felici: certo, c'era ancora molto da lavorare sul comportamento sociale del fratello minore (primo fra tutti che non aveva amici) ma come diceva sempre Kankuro, era meglio così che avere un fratello sempre pronto a farti la pelle.
A seguito dell'attacco alla Foglia, i due villaggi ninja avevano stipulato un trattato di pace, dando tutta la colpa dei loro disguidi a Orochimaru. Le cose erano tornate normali, forse erano anche migliorate.
-A proposito. Oggi non dovevamo andare all'accademia per addestrare le reclute?- chiese all'improvviso il marionettista, dopo aver finito di divorare la sua torta al caffé.
-Mangia a bocca chiusa, demente. Sei orrendo- lo rimproverò Gaara.
-Gaara ha ragione. Come pensi di trovarti una ragazza se mangi come un maiale?- aggiunse Temari come vendetta per il commento precedente.
Kankuro gonfiò le guance offeso -Che palle che siete-
-Va' a parlare con le tue marionette, persino loro ti direbbero la stessa cosa- ribatté Temari, mentre si alzava dalla tavola per andare a lavare i piatti. Ebbene si, Kankuro aveva uno strano rapporto con le sue marionette; benché fossero pupazzi inanimati, il giovane era solito conversare con loro, come se fossero vive, e questo aveva preoccupato parecchio il padre e i fratelli.
Kankuro avrebbe tanto voluto ribattere all'indecoroso commento della sorella, ma non ne ebbe né il tempo, né la voglia, dato che lo sguardo della sorella lo aveva fatto desistere dai suoi propositi e Gaara l'aveva tirato fuori, tappandogli la bocca con una manciata di sabbia.
I due fratelli uscirono dalla cucina, preparandosi a uscire.
-Accidenti a te, fratellino. Non credi che infilare un mucchio di sabbia sia un tantino esagerato. Guarda che così non socializzerai mai!- lo rimproverò il marionettista.
-Lo so. Infatti lo faccio solamente con te- ribatté ironia la forza portante.
"Ma pensa te! Ora fa pure lo spiritoso!" pensò oltraggiato il fratello, poi, per non sentirsi più insultare, andò a prendere Karasu e Kuroai nella sua stanza.
Gaara rimase sull'uscio di casa a osservare gli abitanti del villaggio camminare in allegria, anche se con qualche timore quando gli passavano di fronte.
Gaara era cambiato, era diventato una persona migliore, un ninja migliore: tutto grazie a colui che condivideva il suo medesimo destino da forza portante. Doveva molto a Naruto Uzumaki e non vedeva l'ora di saldare quell'enorme debito. Era anche per quel motivo che aveva deciso di imitarlo, partecipando nuovamente agli esami di selezione dei chunin, per ottenere il grado: aveva in mente un solo e unico obiettivo.
Temari e Kankuro apparvero dietro di lui, entrambi pronti per avviarsi verso la loro meta.
Kankuro portava con se due enormi fagotti ricoperti di bende. Temari il suo solito ventaglio e un'abbigliamento che esaltava parecchio il fisico tonico (soprattutto le gambe e il didietro) il quale faceva sbavare tutti i ragazzi del villaggio e imbestialire i suoi fratelli.
-Bene, direi che siamo pronti. Mi raccomando, Kankuro, te lo dico già da ora: non fare l'idiota con quei ragazzi, intesi?- disse la bionda facendo nuovamente sbuffare il marionettista.
-Si, mammina...- ribatté seccato questi, dopodiché si mise ad arruffare i capelli rossi del fratello minore -Mi raccomando, fratellino. Cerca di non spaventare con il suo sguardo quei bambini- e si mise a ridere, coinvolgendo anche la sorella.
Gaara lo fissò atono, prima di togliere la mano del fratello dalla sua testa e iniziare ad avviarsi verso l'accademia del villaggio. I suoi fratelli lo seguirono.

Una volta arrivati di fronte all'accademia ninja, i tre fratelli conferirono subito con il preside dell'istituto, decidendo subito di iniziare a lavorare con la classe dell'ultimo anno. Mezz'ora dopo Gaara, Temari e Kankuro si trovavano nello spoglio cortile dell'accademia, di fronte ad una classe di promettenti leve.
-Buongiorno a tutti- esordì Temari con tono deciso -Oggi vi sarà insegnato come maneggiare un'arma ed avrete la possibilità di scegliere un istruttore fra noi tre. Avete domande?- continuò poi la bionda.
Nessuno rispose.
Continuò Kankuro -Prima che facciate qualunque scelta riguardo all'arma, sarà meglio che vi togliate dalla testa i vostri stupidi giochi. Qui si fanno solamente cose serie- il silenzio regnava sovrano.
All'improvviso si levò una mano.
-Si?- fece il marionettista, pronto a dare le eventuali spiegazioni.
Una ragazza dai capelli castani a caschetto e dagli innocenti occhi neri apparve alla vista dei tre fratelli, mentre giocava nervosamente con la manica corta della sua maglietta verde bottiglia -Ecco... Volevo sapere se è proprio necessario utilizzare un'arma- chiese questa.
-In che senso? Spiegati meglio- chiese Temari.
-Ecco...- iniziò lei, leggermente imbarazzata nel stare al centro dell'attenzione -... Qualcuno potrebbe ferirsi inavvertitamente-
-Si deve pur pagare un prezzo...- disse Gaara, facendo concentrare l'attenzione generale su di sé.
Tutti i giovani aspiranti ninja lo fissarono senza capire a che cosa si riferisse e il rosso si sentì molto a disagio, sopratutto quando fissava quella ragazza dallo sguardo così innocente; uno sguardo che non conosceva battaglie e spargimenti di sangue: così diverso dal suo.
-Lasciate perdere, ragazzi..- tagliò corto per concludere.
-Che razza di ninja sareste senza armi?- li sbottò l'autoritaria bionda.
La ragazza abbassò il viso dispiaciuta -Scusatemi...-
Un suo compagno di classe le sussurrò -Ma sei impazzita, Matsuri? Stavi quasi per far arrabbiare Gaara con la tua domanda idiota-
Un altro fece -Ho sentito dire da mio padre che quando Gaara si arrabbia distrugge persino le montagne-
La ragazza non ne sapeva nulla di quel ragazzo e, ammaliata dalle dicerie sul suo conto, fissandolo, notò dal suo sguardo magnetico la grande quantità di tristezza presente nel suo cuore.
Si approfittò di quel breve silenzio anche da parte dei figli del Quarto Kazekage -Andiamo, Gaara. Cerca almeno di sorridere, altrimenti nessuno ti sceglierà come maestro- lo esortò Temari, apprensiva.
Kankuro proseguì -Bene, ora potete scegliere un maestro-
Tutti obbedirono, sorridendo, poi si diressero verso chi avevano scelto, accompagnati dalla loro arma preferita.
-Io scelgo la signorina Temari- disse una ragazza.
-Io il maestro Kankuro- fece un altro.
Tutti si diressero o da Kankuro o da Temari mentre da Gaara, come i due fratelli si aspettavano, non andò nessuno.
"Gaara..." pensò Kankuro affranto.
Gaara, dal canto suo, non disse nulla, si limitò a ingoiare quell'amaro boccone come aveva sempre fatto. Sapeva che per cambiare non bastavano le parole; aveva molta strada da fare per riuscire a convincere sé stesso e gli altri del suo cambiamento e non era nemmeno a un decimo di essa.
Peccato che stava considerando solo gli aspetti negativi del suo nuovo percorso, perché probabilmente non si sarebbe così stupito di quello che accadde dopo; di quel 10% che era già riuscito a ottenere -Mi scusi, vorrei diventare sua allieva- disse all'improvviso la vocina tentennante di Matsuri.
Gaara sgranò gli occhi per lo stupore -Ne sei certa?- non riusciva a crederci.
-Assolutamente- rispose la castana con convizione.
Kankuro e Temari ne furono sollevati e risero contenti al sol pensare che esistesse qualcuno in grado di dare una seconda possibilità a chi poteva anche non meritarsela.

La lezione cominciò. Kankuro e Temari furono talmente impegnati a mostrare ai loro allievi l'utilizzo delle varie armi che non ebbero tempo per vedere come se la stava cavando Gaara.
Questi rimaneva a fissare l'allieva durante la selezione della sua arma. C'era ancora silenzio fra loro e Gaara, da quel poco che sapeva sulle convenzioni sociali, cercò d'instaurare un rapporto conversando -Come ti chiami?- gli parve il modo migliore per iniziare.
-Matsuri, signore- rispose lei imbarazzata.
-Bene, Matsuri, devi scegliere un'arma- continuò la forza portante.
La ragazza obbedì e, dopo un lungo rimuginare, prese una grossa mazza.
-Allora?- fece il rosso spazientito.
-E... Eccomi!- balbettò Matsuri mentre impugnava a fatica la sua arma.
-Forza, brandisci per bene la tua arma e colpiscimi con tutta la forza che hai-
Matsuri tentò di attuare l'ordine, ma invano ci riuscì, dato che la mazza era così pesante che l'unica cosa che riuscì a fare, fu quella di cadere per terra.
-Ahi...- esclamò la ragazza.
-Più pesante è l'arma, più grave sarà il danno che riesci ad infliggere al tuo avversario, ma con te questo concetto non funziona- commentò di ciò il rosso.
-Perché non mi suggerisce lei che arma utilizzare?- chiese la ragazza.
Gaara osservò il tavolo e la sua attenzione fu catturata da un giavellotto: gli sembrava l'arma migliore -Questo giavellotto...- disse mostrandolo all'allieva.
-Un oggetto del genere è un'arma? Sembra così piccolo- commentò la ragazza.
Per tutta risposta, il rosso si distanziò dall'allieva e iniziò a far roteare la fune dell'arma, in modo da dare una spiegazione -Quest'arma ti permette di tenere a debita distanza il nemico e di attaccarlo in contemporanea, inoltre è un'ottima arma di difesa da armi da taglio- dopo aver catturato un palo di legno con la fune, la forza portante della Monocoda passò l'arma all'allieva -Allenati con esso fino a quando non diverrete un tutt'uno-
-Sissignore!- rispose lei determinata.

La lezione continuò fino all'intervallo.
-Facciamo una pausa, ragazzi- disse Kankuro agli allievi, mentre questi andavano a sedersi esausti a mangiare il loro pranzo.
-Guarda Gaara e la ragazzina. Non hanno ancora finito di allenarsi- disse in seguito il marionettista, rivolto alla sorella.
-Già- rispose Temari alquanto divertita dai due che, più che maestro e allieva, sembravano due piccioncini.
Matsuri era esausta; benché avesse provato a replicare i movimenti di Gaara un'infinità di volte, ancora non era riuscita a maneggiare la sua nuova arma. Gaara, a tal proposito, decise di fare nuovamente il gentile -Ehm... Riposati un poco-
-La prego, maestro Gaara, mi faccia provare ancora una volta! Devo riuscirci!- sbottò Matsuri determinata, lasciando allibito il rosso.
Bastò Kankuro per cambiare l'andamento della discussione fra i due -Ehilà, fratellino. Vedo che la tua allieva si da un gran da fare!- stupidamente, poiché probabilmente preso dall'eccessiva euforia, il marionettista rifilò una sonora pacca alla schiena del rosso che venne ben poco apprezzata da quest'ultimo; il quale utilizzò la sua sabbia per far volar via il fratello per parecchi metri.
-Eppure gliel'aveva detto che non voleva delle "pacche fraterne"- sospirò Temari.
"A volte è proprio noioso. Quest'idiota non deve più permettersi di farmi fare queste figure davanti alla mia allieva" pensò oltraggiato Gaara, mantenendo la sua compostezza, come se non fosse successo nulla. Successivamente si rivolse all'allieva -Sei sicura di non voler fare una pausa? Guarda che il palo di legno non scappa mica-
Matsuri, troppo impaurita da come Gaara aveva ricambiato la pacca del fratello, decise di obbedire e scrisse con lettere a carattere cubitale sulla fronte di non azzardarsi mai a disobbedire al maestro Gaara.
-Subito, maestro!- rispose lei correndo via verso la sua classe.
Gaara la osservò in silenzio mentre si allontanava.
-Una ragazza veramente carina- commentò Temari con un sorrisino maligno.
-Che significa?- chiese Gaara.
-No nulla... Siccome vi togliete solamente un anno, non sarebbe tanto anormale che un giorno possiate stare insieme-
Per un momento il viso di Gaara divenne rosso, ma subito questi riprese la sua normale compostezza -Non dire fesserie! Io sono il suo maestro e lei è la mia allieva!- venne posta la parola fine alla conversazione, poi Gaara si diresse nella stessa direzione dell'allieva.
"E allora perché sei arrossito, fratellino?" pensò la figlia del Kazekage divertita, per poi dirigersi verso l'altro fraello.
Il quale si stava ancora riprendendo dal colpo di Gaara -Accidenti... Non si può mai essere gentili con lui-
-Gaara te l'avrà detto migliaia di volte che non vuole quelle pacche fraterne- lo rimproverò esasperata la sorella.
-Ma che ne sai tu! Non puoi mica capire come ragioniamo noi uomini!- ribatté Kankuro, alzandosi dolorante -Adesso ti faccio vedere come io e Gaara siamo dei grandi amiconi- detto questo, si diresse nella classe di Matsuri.
-Kankuro, no!- urlò Temari, restandone in disparte; aveva paura delle conseguenze di quel gesto.
Ciò che si poté sentire, fu solamente la voce di Kankuro -Gaara, fratellino, perché non dici a tutti che mi vuoi bene?!-
Kankuro fece qualcosa che non avrebbe mai dovuto fare: toccò inavvertitamente il sedere di Matsuri; gesto che generò nel suo maestro una reazione talmente distruttiva da inondare completamente di sabbia l'intera accademia.
-PROVACI DI NUOVO E TI FACCIO SBRANARE DA SHUKAKU, PEDOFILO CHE NON SEI ALTRO!!- urlò furioso Gaara.
Si aggiunse anche Temari -KANKURO, SEI SEMPRE IL SOLITO IDIOTA!-
Gaara tenne il muso al fratello maggiore per due mesi.

La foresta in cui i due si trovavano era molto fitta, pioveva a dirotto. Naruto e Itachi rimanevano sotto un enorme pino che li teneva a riparo. Dopo tre giorni di continui spostamenti, i due erano arrivati nel paese delle risaie.
-E ora? Come troviamo il covo di Orochimaru?- domandò Naruto.
-Ora viene la parte più difficile- disse Itachi.
Naruto sbuffò; odiava aspettare, voleva subito l'azione!
-Vedi di calmare i bollenti spiriti, chiaro?- lo ammonì l'Uchiha, che oramai aveva compreso tutto di lui.
-Oh, vedo che avete legato molto in un solo mese. Molto bene- disse una voce all'improvviso alle loro spalle.
I due la riconobbero in fretta, un attimo dopo videro spuntare dal terreno il loro collega, Zetsu.
-Cosa ci fai qui?- chiese Naruto sorpreso di vederlo.
-Ho ricevuto alcune informazioni che potrebbero aiutarvi a scovare quella serpe di Orochimaru- rispose il bipolare.
-Ovvero?- chiese Itachi.
-Abbiamo saputo da Sasori di un incontro segreto fra lui e una sua spia che lavora a stretto contatto con Orochimaru. Il luogo di incontro è per domani alle 12:32 presso l'altopiano Hakai-
-Questo ci farà risparmiare molto tempo- commentò riflessivo l'Uchiha.
-Bene. Detto questo, mi sembra di avervi aiutato più del dovuto. Buona fortuna- rispose Zetsu, inglobandosi nuovamente all'interno del terreno sparendo.
-Sei pronto, Naruto? Da ora in poi inizierà la vera e propria battaglia- chiese Itachi rivolto al partner.
-Pronto? Sono nato pronto!- ribatté il giovane.
Una nuova meta alla ricerca di Orochimaru.

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Capitolo 13
*** LA FOLLE BATTAGLIA FRA MOSTRI ***


Il vento soffiava con forza nella vasta distesa erbosa. Era notte e pioveva a dirotto; un paesaggio così triste accoglieva il suo girovagare e l'incappucciato s'incamminava rapidamente verso il luogo prestabilito per il suo incontro.
"Devo sbrigarmi. Non posso far aspettare lord Sasori" pensò questi. Non c'era fretta nei suoi passi, ma la sua andatura era molto veloce quanto costante; aveva inoltre l'acceso timore che qualcuno lo stesse seguendo e non poteva permettersi una cosa del genere: sarebbe morto all'istante!
Con Orochimaru non ci si giocava, se avesse commesso un singolo errore, sarebbe stato scoperto e ucciso; la parte più difficile era stata quella di essere andato via dal covo, senza dare nell'occhio o almeno così sperava che fosse andata. L'unica cosa che poteva fare al momento, era sbrigarsi a raggiungere il punto di incontro.

Hakai era un immenso altopiano circondato da una fitta foresta di pini e da alte montagne innevate. Vi era un'imponente fiume che seguiva un lungo tragitto, fino a giungere in una fitta rete di corsi che passavano per molti villaggi del paese delle risaie.
Naruto e Itachi arrivarono nei pressi di quello stupefacente altopiano un giorno dopo aver ricevuto le informazioni dell'incontro fra Sasori e una sua spia che lavorava per Orochimaru. Adesso erano nascosti nella fitta radura e si stavano organizzando su come agire.
-Ascolta, Naruto, dobbiamo essere prudenti. Anche se si tratta di un nostro alleato, non è da escludere che gli uomini di Orochimaru non ci possano tendere un'imboscata, anzi... Potrebbe essere Orochimaru stesso ad attaccarci, considerato che si ha a che fare con Sasori- spiegò Itachi serio.
-Non ho paura di quella serpe- sbottò tutto a un fiato l'Uzumaki.
-Lo so benissimo, ma Orochimaru è a un livello troppo elevato per te. Nel caso intervenisse, me ne occuperò io, intesi?- ribatté magistralmente il moro.
A quel punto il biondo fece una domanda, durante il rivangare del passato -Una volta, durante gli esami di selezione dei chunin, Orochimaru ha detto a Sasuke che tu l'avevi battuto, è vero?-
-Si, è vero. Orochimaru ha lasciato Akatsuki in seguito al suo fallimento- rispose l'Uchiha; l'episodio riemerse nella sua mente.
-Bene... Quindi ora che si fa?- chiese Naruto.
-La spia di Sasori potrebbe insospettirsi se ci presentassimo al posto del suo padrone, per cui dovremmo far finta di essere Sasori- spiegò il ragazzo.
-Vuoi trasformarti in lui, quindi?- chiese il biondo sorpreso.
-Esatto. Tu non hai molta pazienza e lo attaccheresti senza dargli il tempo di parlare, inoltre non hai nessuna idea di quale sia l'aspetto di Sasori- spiegò magistralmente l'Uchiha nella previsione delle lunghe domande che avrebbero potuto essere poste.
Ovviamente l'Uzumaki lo ricambiò con una smorfia -Sarà meglio che ti sbrighi allora, l'ora per l'incontro è vicina-
Itachi sorrise; quel ragazzino gli ricordava molto Sasuke quando era piccolo. Poi smise di pensare al passato: doveva lavorare. Fece un segno e un attimo dopo scomparve in una nuvola di fumo per lasciare il posto a un uomo basso vestito con il tipico mantello dell'organizzazione a cui apparteneva.
Sasori era un uomo dalla pelle scura che portava una bandana sul viso e aveva dei piccolissimi occhi neri che sembravano punture di insetto; il suo sguardo faceva rabbrividire.
-Così questo sarebbe Sasori? Dimmi, Itachi, questo tizio è forte?- chiese Naruto interessato.
-Si. Sasori è un ninja con molta più esperienza di me e di te messi assieme- rispose l'Uchiha con un tono di voce molto basso. Naruto ne dedusse che quella doveva essere la voce di Sasori,
Intanto proseguì per la sua piccola indagine -Ah, bene. E dimmi, chi sono i più forti dell'organizzazione?-
-Oltre a Sasori, c'è anche Kakuzu che è molto pericoloso. E il leader ovviamente- rispose il moro.
Avendo ottenuto quello che voleva sapere (Naruto sapeva benissimo che a quei tre sopraelencati avrebbe dovuto inserire anche Itachi, inoltre, anche gli altri membri dell'organizzazione dovevano essere dei potenti ninja), l'Uzumaki decise di riprendere la discussione inerente la missione -Quando manca ancora? Mi sto' stancando di aspettare!-
-Sta' calmo- lo ammonì il partner.
Rimasero in silenzio ad aspettare, si limitarono a fissarsi per un po', fino a quando a Itachi venne voglia di fare una domanda al giovane compagno.
-Di un po', Naruto... Eri un buon amico con mio fratello?- chissà perché aveva posto quella domanda.
Dal suo canto, l'Uzumaki, sorpreso da quella domanda, si prese un poco di tempo prima di rispondere -Lui è il mio rivale. Agli inizi non volevo avere nulla a che fare con lui, lo trovavo così... Insopportabile con quell'aria da principino incompreso che si dava. Credeva che solo su di lui si fosse abbattuta la sventura. Poi abbiamo iniziato a conoscerci e siamo diventati amici e rivali- il biondo fece un sorriso rammaricato -Anche se oramai non conta più nulla, lui resterà il mio migliore amico. Con lui mi sono sentito capito, lui era un "diverso", come me- concluse.
-Capisco- disse Itachi
-Anche io ho una domanda da farti, Itachi. So che è molto personale e più pesante di quella che mi hai fatto, però voglio portela lo stesso-
-E sarebbe?- chiese il moro.
-Perché hai sterminato il clan Uchiha? Non sembri proprio quel pazzo che tutti ti descrivevano- continuò il biondo.
Prima di rispondere, Itachi dovette accettare il fatto che il partner era meno stupido di quel che pensasse; nonostante ciò, sviò ugualmente la domanda -.... Un giorno lo saprai, a patto che non lo racconti ad anima viva-
Naruto sbuffò -Voi Uchiha siete insopportabili, voi e la vostra mania da emo-
-Lo so, è un brutto vizio che abbiamo- sorrise Itachi.
I due si scambiarono uno sguardo di intesa e continuarono ad aspettare in silenzio. Qualche minuto dopo, Itachi si mosse, senza che Naruto ne intuisse il motivo.
-Il nostro uomo è qui- avvisò l'Uchiha, avviandosi verso la spia.
Naruto si voltò subito a vedere la direzione in cui si dirigeva il partner; finalmente la vide "Così è arrivata finalmente".

Itachi avanzò verso la spia con l'andatura sostenuta di Sasori, il suo collega non camminava, strisciava. La spia si avvicinò, lui fece altrettanto, poi, giunti a una buona distanza, il ninja dell'Akatsuki parlò -Ti ha seguito qualcuno?-
-No- rispose l'altro sbrigativo -Ma facciamo in fretta, non mi sento al sicuro e lei sa che Orochimaru non è uno sprovveduto. Si sarà già accorto della mia assenza-
-Va bene- rispose l'Uchiha.
Naruto intanto ascoltava in silenzio, non riusciva a crederci, quel tono della voce gli era famigliare, molto familiare
Era giunto il momento per la spia di scoprire la propria identità -Ne è passato di tempo, non è vero, lord Sasori?- disse la spia mentre questa si toglieva il cappuccio. Lo stupore dei due ninja fu abissale, dato che non si aspettavano proprio che la spia di Sasori non fosse niente poco di meno che Kabuto Yakushi, il fedele braccio destro dell'eremita delle serpi.
Kabuto notò l'attimo di scombussolamento del superiore -La vedo più silenzioso del solito. C'è qualcosa che la turba?-
Itachi si riprese subito -No. Mi stavo solo accertando che nessuno ti avesse seguito- giunse così il momento di fare domande -Dunque, fammi un rapporto dettagliato su cosa ha in mente quella serpe e sbrigati. Sai che detesto aspettare-
Kabuto annuì e iniziò a riferire su tutto ciò di cui era a conoscenza dei progetti di Orochimaru.

Una lepre correva per la foresta alla ricerca di cibo per i suoi piccoli, ella era così presa dalla mansione, che non si accorse nemmeno di venire addentata e ingoiata all'improvviso da un famelico serpente. Esso sibilò, contento del pasto, al contempo avvolse la gamba del suo padrone, nascosto fra le fronde degli alberi a osservare la discussione fra Kabuto e il ninja dell'Akatsuki: ancora pochi minuti, giusto il tempo che Sasori si rassegnasse al fatto di essere al sicuro e sarebbe entrato in azione; Orochimaru non vedeva l'ora.

Itachi e Kabuto si osservarono in silenzio prima di iniziare a parlare.
-Cosa vuole sapere di preciso?- chiese quest'ultimo.
-Dove si sta' nascondendo Orochimaru?- chiese Itachi.
-In uno dei tanti rifugi che ci sono all'interno del paese delle risaie. Però ci spostiamo di continuo, meno stiamo in un posto, meglio è-
-Chi c'è in questo rifugio?- andò avanti l'inchiesta.
-Oltre a me e Orochimaru, si trovano anche molti nostri uomini- rispose il quattrocchi, mantenendosi tuttavia sul vago.
-E Sasuke Uchiha? So che adesso anche lui è passato dalla vostra parte- bisognava sapere tutto, soprattutto riguardo a Sasuke. Itachi sapeva benissimo che non avrebbe potuto lavorare in piena libertà con suo fratello nei paraggi.
-Vero, ma in questo momento Sasuke non si trova insieme a noi; si trova in un altro nascondiglio ad allenarsi. Con noi invece c'è Kimimaro Kaguya- riferì lo spione.
Al che Itachi sobbalzò "Un membro del clan Kaguya? Credevo che quel clan fosse scomparso tanti anni fa..." dopo aver pensato a ciò, l'Uchiha tornò a soffermarsi sul suo interlocutore "Adesso dovrò catturarlo e interrogarlo per bene con lo sharingan. Sarà meglio sbrigarmi... Naruto non se ne starà buono ancora per molto".
Itachi fece per estrarre un kunai, Kabuto se ne accorse, e subito dopo venne quasi catturat da un serpente bianco con Orochimaru appoggiato su di esso.
-Ma che conversazione interessante. Posso unirmi?-
Per sua fortuna, Kabuto aveva utilizzato in fretta la tecnica della sostituzione e scampò al pericolo, indietreggiando verso il suo padrone.
-Orochimaru!- disse Itachi con rancore, rivederlo non era affatto piacevole.
-Lord Sasori, se voi non avreste estratto quel kunai, a quest'ora sarei morto, le sono riconoscente- disse Kabuto all'Uchiha.
Peccato che in realtà le cose si stessero alquanto complicando "Merda! Le cose si complicano, oramai restare in queste sembianze mi sembra inutile. Essendo stati Orochimaru e Sasori compagni di squadra, la serpe conoscerà tutte le tecniche di Sasori e quindi mi scoprirebbe subito".
Intanto l'eremita delle serpi si mise a sghignazzare -Quell'uniforme... Quanti ricordi, Sasori- poi si concentrò su l'ex braccio destro -Ti ringrazio per avermi mandato questo ragazzo, mi è stato molto utile per i miei esperimenti-
-Non sei cambiato per niente, sei rimasta la solita serpe bastarda- rispose di rimando l'altro.
Kabuto si preparò alla lotta, cospargendo la sua mano con il suo speciale Bisturi di chakra. All'inizio sia Naruto (che assisteva alla discussione), che Itachi, pensarono che Kabuto avrebbe rivolto l'attacco verso Orochimaru, ma invece lo diresse verso il proprio padrone.
Grazie allo sharingan, Itachi poté intuire al volo le intenzioni di Kabuto, sciolse la tecnica e tornò al suo aspetto originale, sotto la sorpresa dei due nemici.
-Tu qui, Itachi?- chiese Orochimaru stupefatto di trovarselo davanti.
-Non capisco- aggiunse Kabuto.
-Quello a non capire sono io- lo precedette il moro -Non eri un servitore di Sasori?-
A tale questione, l'albino si mise a ridere -Lord Sasori aveva imposto su di me un sigillo che il maestro Orochimaru ha rimosso tanto tempo fa- rispose il ninja-medico.
-Allora tutta questa farsa era solo per uccidere Sasori, non è così, Orochimaru?- proseguì l'assassino.
Orochimaru sorrise a sua volta -Esattamente Itachi. Mai, però, avrei pensato di ritrovare te, al posto del buon vecchio Sasori. Comunque, perché non dici al topolino nascosto dietro di te di uscire fuori?- niente aveva più segreti per lui.
"Oramai non ci resta che combattere" considerò rassegnato il moro, fece un gesto con la mano in direzione del compagno e un attimo dopo, Naruto piombò in mezzo a loro con già alcuni tratti tipici della possessione della volpe sul volto.
Alla vista della forza portante, il braccio destro dell'eremita dei serpenti commentò -Oh... Guarda un po' chi si rivede-
Stessa cosa fece l'eremita -Il bambino della volpe ha deciso di diventare un giocattolino di Akatsuki, eh?-
Naruto era così nervoso che per rispondere ai loro commenti si mise a ruggire come una bestia pronta ad attaccare.
Itachi sapeva benissimo che doveva evitarlo -Naruto pensa a Kabuto, non sei al livello di Orochimaru!- ma la forza portante non ascoltava; l'unica cosa che le interessava era uccidere quell'essere orrendo, solo per il semplice fatto che camminasse per terra e respirasse la sua stessa aria.
Non di meno, Orochimaru non aiutava affatto a mantenere calma la situazione -Che peccato che Sasuke non sia con me in questo momento, sarebbe stato divertente farvi combattere per vedere chi sarebbe il più forte. Però, moccioso, fammi vedere se sei diventato più forte dall'ultima volta che abbiamo combattuto. Forza!-
L'Uzumaki non ne poté più -Smettila di trattare le persone come se fossero dei giocattoli!- il chakra rosso lo avvolse.
Tuttavia il ninja leggendario non lo vide come un pericolo crescente -Ma che ragazzino altruista, vuoi farmi la ramanzi..- il suo ultimo discorso venne troncato dalla portentosa zampata della forza portante.
Naruto era piombato così velocemente su di lui, tanto che Kabuto non se n'era nemmeno accorto, se non dopo aver visto Orochimaru volar via e schiantarsi chilometri dopo sulla foresta, mentre Naruto atterrava con il manto a due code.
"Che potenza!" pensò ammaliato lo Yakushi.
Itachi, invece, era preoccupato "Sta' prendendo il controllo!" il vorticare delle due code impensieriva persino lui.
Solo uno stupido, però, poteva pensare che bastasse un colpo del genere a uccidere Orochimaru. Questi, di fatti, fece rapidamente la sua apparizione con i drastici effetti del colpo recentemente subito -Complimenti, moccioso. Sei diventato molto più forte di prima. Una cosa, però... Jiraiya non ti ha insegnato ad ascoltare le persone quando parlano?- e si pulì il viso imbrattato di sangue. Tali parole servirono solamente a far imbestialire la forza portante e non aveva nemmeno cominciato -A questo livello, paragonato a te, Sasuke non + nulla, ma presto diventerà più forte, stanne certo-
L'urlo carico di rancore del demone -BASTA! TI HO DETTO CHE NON DEVI CONSIDERARE LE PERSONE COME TUOI GIOCATTOLI!- la sua rabbia generò una potente onda d'urto, capace di affilare così tanto il vento da rendere difficile la respirazione a tutti i presenti.
"Che chakra potentissimo!" commentò Kabuto fra sé.
Intanto, Itachi, rimasto impassibile, assisteva allo scontro fra i due e si accorse della nascita di una terza coda; fenomeno mai visto da quel che si ricordava. In quel momento il chakra di Naruto, come il suo aspetto, aveva sorpassato il confine fra l'umano e il sovrumano.
Orochimaru lo fissava divertito ed estasiato. Più fissava quello sguardo spavaldo, più Naruto si infuriava.
-Interessante- commentò a un certo punto l'eremita; i suoi occhi color miele si scontravano con quelli color sangue dell'avversario.
Un attimo dopo il chakra e il vento generati scomparvero. Era la quiete. A essa seguì un ruggito capace di frantumare il globo intero, il quale diede inizio alla violenta tempesta distruttrice, in grado di annerire persino la zona in cui si trovavano i due contendenti, creando, contemporaneamente, una grande voragine ai piedi della forza portante. Ciò che si vedeva erano solamente i lineamenti bianchi del corpo dei presenti e dell'ambiente circostante.
"Questa è... Un'illusione!" dedusse l'Uchiha di fronte quello strano fenomeno; comprese finalmente quanto fosse abissale la differenza di potere fra umani e demoni.
Kabuto rabbrividiva "Mi sento così piccolo. Solo, di fronte a tutti questi giganti, questi mostri..."
-Stupefacente!- commentò affascinato l'eremita il sannin prima che l'illusione si annullasse e si tornasse alla realtà.
Kabuto non perse tempo e decise di attaccare l'avversario.
Naruto se ne accorse e subito rispose, generando un'onda d'urto con un urlo che allargò il cratere in cui si trovava. creando dei dislivelli sul terreno in cui la forza portante aveva occhi solo per l'eremita dei serpenti.
Kabuto finì diversi metri più in là contro un enorme tronco di un pino.
Ora Naruto ed Orochimaru iniziavano a combattere.
-Fatti sotto moccioso! Non ho paura di te!!- lo aizzò quest'ultimo.
Il demone volpe non se lo fece ripetere una seconda volta e attaccò.

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Capitolo 14
*** LA COMPARSA DELLA QUARTA CODA ***


Orochimaru era tremendamente divertito dal fatto che la forza portante della volpe a nove code volesse ucciderlo. Questo combattimento aveva un'enorme importanza per lui, gli avrebbe fatto capire con l'esattezza quale sarebbe stato il potere di cui poteva disporre il giovane biondo; avrebbe capito con esattezza, quale sarebbe stato il potere che avrebbe potuto controllare, una volta ottenuto il corpo di Sasuke.
La forza portante era in possesso di un chakra terrificante che, a confronto, il suo sembrava quello di un neonato; un chakra così malvagio che a confronto lui sembrava un santo.
Orochimaru rise, voleva godersi la visione di tutta quella potenza mostruosa sulla sua pelle, voleva saggiare il potere delle bestie codate in prima persona.
-Avanti!- lo aizzò contro; Naruto era troppo furibondo per non reagire a un invito così oltraggioso.
Un balzo, una manciata di secondi ed era pronto a sferrargli un'ulteriore zampata; stavolta il ninja leggendario si era preparato.
Questi evocò un groviglio di serpi che gli permise di proteggersi dall'attacco; nonostante ciò, l'eremita sapeva benissimo che quella patetica protezione sarebbe durata solo per poco, per questo indietreggiò verso il bosco alle sue spalle, venendo seguito dall'avversario.
Il demone volpe ruggì furioso. Orochimaru lo osservò spavaldo mentre saltava da un albero all'altro, nascosto dentro uno di essi, tramite una delle sue tecniche; tuttavia, ciò non fu abbastanza da tenerlo al sicuro dalla forza portante.
Il ninja leggendario riuscì a scamparla per un pelo, dato che l'artiglio di chakra che aveva atterrato l'albero in cui era nascosto, gli aveva afferrato la spalla, conficcando gli artigli infuocati nella sua carne: un dolore a cui persino il grande Orochimaru non riusciva a sopportare.
Così, Naruto ne approfittò per rafforzare la presa sull'avversario, il quale, però, non rimase inerme.
-Non montarti la testa, ragazzino!- tuonò il ninja furente.
Un attimo dopo Orochimaru aveva assestato un potente calcio al mento dell'avversario, riuscendo a staccarsi dalla micidiale presa nemica; dovette comunque sacrificare un braccio.
Naruto cadde sotto un cespuglio, ma si rialzò subito. Orochimaru gli lanciò contro una cortina infuocata. Tecnica che non fece nemmeno in tempo ad arrivare che venne spazzata via dalla potente aura della forza portante, la quale continuava a ruggire da vera e propria bestia, sotto lo sguardo del maciullato eremita.
Il quale scoppiò a ridere -Sei veramente maturato come forza portante, ragazzo...- dopodiché aprì la bocca; da essa fuoriuscì lentamente un altro Orochimaru -Ma se credi che basti così poco per battermi, sei veramente un illuso!-

La rabbia aumentava a dismisura cosicché, con sorpresa del suo avversario, un'altra coda fece la sua apparizione sul manto del demone volte: questo fenomeno diede inizio a una nuova mutazione.

Tutto ciò che poteva vedere da lì in poi, era solamente un enorme polverone, poteva sentire solamente le esplosioni e mai come ora la curiosità lo divorava. Non solo, anche se non voleva ammetterlo, era anche preoccupato. Se Naruto fosse morto o fosse stato catturato da Orochimaru, probabilmente Pain lo avrebbe ucciso senza pietà, ma non era solo per questo: stava imparando a tenere per la vita dell'inesperto compagno.
"Ok, ora vado a vedere che succede. Devo tenermi pronto nell'eventualità che succeda l'irreparabile" considerò l'Uchiha, mentre attivava lo sharingan e correva verso il luogo dello scontro.

Dalla foresta dietro di lui, Kabuto osservava Itachi allontanarsi, mentre si curava le ferite, senza successo dovette aggiungere; nonostante le sue abilità di ripristino cellulare, le ferite stavano impiegando più tempo del solito a rimarginarsi. Una volta conclusa l'operazione, il ninja medico poté tirare un sospiro di sollievo -Se avesse usato un altro po' della sua potenza, a quest'ora sarei morto- nonostante ciò, non poté fare a meno che provare ammirazione per quel potere "Il potere delle forze portanti... Perché Akatsuki cerca un potere terrificante come questo?"

-Avanti! Dillo che vuoi più potere!- sibilò invitante la volpe al suo carceriere.
Lui lo osservava privo di emozione, prima di incamminarsi verso le sbarre di metallo e oltrepassarle. Una volta fatto, venne sollevato da una forza invisibile verso l'altro, dove la sua pelle percepì il contatto con la folta pelliccia del demone: venne circondato da una sfera luminosa e il demone stringeva la sfera fra le sue mani.
-Non sei ancora in grado di domarmi. Lascia che pensi io a questo sudicio umano- un attimo dopo, Naruto perse conoscenza e la volpe ebbe piede libero.

Naruto voleva ritornare a casa, voleva sognare una dimensione in cui sia lui che Sasuke fossero ancora nella squadra 7 con Sakura e Kakashi. Voleva sognare una dimensione in cui si allenava ancora con Jiraiya e magari con Kakashi; voleva sognare una delle sue mangiate di ramen con il maestro Iruka; voleva sognare una dimensione in cui chiedeva a Hinata un appuntamento.
La volpe lo accontentò -Sogna, Naruto. Ci sono ancora tante cose che non sai, ma non temere, un giorno conoscerai tutto. Un giorno condividerai appieno il mio immenso potere-


Un attimo prima, Orochimaru stava combattendo contro Naruto Uzumaki, ma ora il ninja aveva seri dubbi che stesse ancora andando in quel modo: lo intuì da un repentino cambio di atmosfera.
La quarta coda si agitava assieme alle altre tre; la forza portante dell'Ennacoda agonizzava sorridendo, durante una metamorfosi improvvisa. La pelle bruciò e si staccò dal corpo, stessa cosa successe al suo sangue che, mischiandosi al chakra rosso, si liquefaceva in fumo nero.
"Il suo chakra... Che diavolo sta succedendo?!" per la prima volta in vita sua, si sentì accapponare la pelle.

Itachi correva per il bosco alla ricerca del luogo dello scontro, era preoccupato e curioso ma fra i due sentimenti, il primo prevalse, fuso a una buona dose di sorpresa quando sentì la propagazione di un urlo, capace di lacerare i cieli e da una colonna di chakra rosso a cui seguì una potente onda d'urto che disboscò completamente l'intero territorio. Itachi fu costretto a ripararsi in mezzo a un groviglio di alberi, attese che l'emissione di onde si abbassasse, dopodiché corse velocemente verso il luogo dello scontro.
Per godere meglio di una buona visuale, l'Uchiha salì sulla cima dell'albero più alto a disposizione: e lo vide -Che cosa è diventato?- commentò a proposito del raccapricciante aspetto della forza portante della volpe con quattro code. Il corpo era rivestito da un guscio di lava e con due occhi luminosi quanto fari "Non riesco a crederci. Una volta arrivato alla quarta coda, perde il controllo e diventa una versione in miniatura della volpe" c'era comunque qualcosa che non lo convinceva "Ma come riesce a muoversi sotto il peso di un tale ammasso di chakra: dopotutto deve avercela anche lui qualche abilità innata, non ci sono altre spiegazioni".

Anche Orochimaru era rimasto senza parole a seguito della trasformazione dell'Uzumaki -Che avversario interessante-
Com'era potente il suo avversario, più era forte, più sarebbe stato interessante combatterlo: non si sentiva così carico da molti anni. Orochimaru rise prima di mettersi in ginocchio e osservare il suo nuovo avversario. Un attimo dopo vomitò un'ingente quantità di serpenti contro il demone.
A questi bastò solamente un braccio per sbarazzarsi di quelle fastidiose incombenze.
Si generò un'altra onda d'urto "Ha fatto tutto ciò solamente con un braccio? Fenomenale!" pensò allibito l'Uchiha.
Orochimaru era sempre più affascinato -Che incredibile potere- ora attendeva la mossa seguente dell'avversario; non poteva fare altrimenti, il suo avversario era molto più potente di quanto avesse previsto. Con suo rinnovato stupore, il demone conficcò le proprie braccia sul terreno, facendole emergere ai piedi dell'eremita in proporzioni maggiori.
Orochimaru era continuamente sotto attacco, tanto da dover prestare costantemente attenzione, in modo da evitare ferite veramente serie: se una di quelle braccia l'avesse colpito, avrebbe avuto bisogno immediatamente di un corpo nuovo.
L'eremita si stava stancando di quella situazione; prese per bene le distanze e si preparò a sfoderare un grosso serpente dalla manica, quando si palesò al suo cospetto un gigantesco artiglio della volpe. Il rettile riuscì a bloccare l'attacco solo per qualche secondo, dopodiché si incenerì per il ravvicinato contatto con l'avversario; il ninja leggendario stava iniziando a vedere un'unica uscita da quei problemi. Così, l'eremita aprì nuovamente la bocca e da essa ne uscì un altro Orochimaru che si fiondò rapidamente verso l'avversario, riuscendo addirittura a colpirlo con un potente montante alla mascella.
Ovviamente ciò non bastò per fermare il demone, dal quale corpo si staccò una piccola parte che tranciò a metà l'eremita, il quale, tanto per copiarlo, fece la stessa cosa, sommergendo alla fine l'avversario di serpenti.
A quel punto, il demone si liberò dalla morsa e l'eremita si distanziò di parecchi metri da quest'ultimo.
Giunse il momento dell'attacco decisivo della volpe: una volta emesso un potente ruggito, dal corpo del demone uscirono delle piccole sfere azzurre e rosse, leggere come piume di uccello; esse vorticarono attorno al loro generatore, mentre le quattro code andarono a formare un arco su cui le bolle andarono a condensarsi lentamente.
All'inizio, nessuno dei ninja che stavano presenziando allo scontro intuì che cosa potessero trattarsi quelle sfere, poi fu tutto chiaro "Quello è chakra!" dedusse sbalordito l'Uchiha; deduzione a cui giunse pure il ninja leggendario.
Una volta che le bolle si furono addensate in un'unica sfera nera, il demone la rimpicciolì, aumentando ancora di più la concentrazione del chakra.
Un fattore che impaurì molto il suo avversario, il quale aumentò le distanze "Qui si mette male" non gli era mai successo di correre un simile rischio; mai "Considerata l'alta concentrazione di quel chakra, non posso più permettermi di giocare con lui. Se venissi colpito da una cosa del genere, persino io non sopravviverei"
In seguito, il demone fece una cosa che lasciò basito l'eremita: si mangiò la sfera e, come conseguenza, divenne terribilmente obeso "Che sciocco! Con una concentrazione tale di chakra, i suoi movimenti sono pressoché nulli. Come pensi di combattermi così, Naruto?" la spavalderia si sostituì ben presto allo stupore, quando il demone iniziò a ingigantire lo stomaco in maniera anormale.
In quel momento fu tutto chiaro -Eccolo che arriva!!- Orochimaru si mosse di conseguenza, attuando una potente evocazione -Triplo Rashomon!- dal suolo apparvero delle titaniche porte dall'architettura sovrumana; su di esse vi erano disegnate le facce di un demone, seguite da diversi ingranaggi.
Una porta rossa piccola, una porta verde media, una porta blu grande: esse costituivano la difesa assoluta di Orochimaru.
Come le porte apparvero in un istante, anche in un istante vennero disintegrate dal raggio esplosivo del demone volpe.
Il post-esplosione presentò danni che Itachi, in tutta la sua carriera ninja, non aveva mai visto: un enorme cratere partiva dal luogo in cui rimaneva il demone e giungeva aldilà delle montagne, risparmiate dalla forza dell'attacco solo per puro caso.
Ciò che prima si poteva definire un altopiano montuoso caratterizzato da immense montagne, adesso non era altro che un canyon di crateri fumanti da cui uscivano continui ruggiti.
-Che potenza...- commentò Itachi.

Il demone rimaneva lì a osservare il risultato del proprio operato e ne era molto soddisfatto; non lo era solamente per il fatto di essersi scatenato per bene, dopo tredici anni di prigionia, ma anche perché la visione del corpo maciullato del suo avversario era una vera goduria per i suoi occhi.
L'udito finissimo, però, fece captare qualcosa, anche se non bastò a farlo scampare dalla punta della spada di Orochimaru, la quale si estese per una lunga decina di chilometri, portandosi appresso il demone e la testa dell'eremita dei serpenti.
-Cazzo! Devo sbrigarmi a raggiungerli!- sbottò sbrigativo il ninja di Akatsuki.

Ancora una volta, Orochimaru dovette imbattersi nella cruda realtà, sebbene essa fosse tremendamente difficile da credere -Impossibile... Persino la Kusanagi non riesce a ferirlo!- nemmeno se provava ad aumentare la forza per conficcare più infondo la lama.
Il demone rimaneva impassibile di fronte a quell'attacco, ma per poco: egli afferrò la lama della katana e la spinse verso di sé per conficcarla al suolo, in quel modo aveva bloccato Orochimaru.
-Che diavolo...?!- imprecò l'eremita prima di trovarsi di fronte all'avversario, pronto a colpirlo con una sfera rossa che teneva in mano.
La riconobbe subito -Ma quella tecnica è...!-
-... Il Rasengan!- concluse Itachi che nel mentre aveva osservato tutta la scena.
Il colpo generò un turbine di chakra che scombussolò addirittura il cielo, la testa dell'eremita volò via, verso la zona dei crateri; il demone, invece, atterrò proprio a qualche metro, vicino a dove si trovava Itachi.
Il quale si ritrovò a pensare "Non ci credo... Quel demone sa usare tutte le tecniche di Naruto, anzi, le sa usare addirittura meglio!"

Intanto Orochimaru si accasciò al suolo -Devo aver esagerato con la mia spavalderia- era ferito troppo gravemente e non poteva nemmeno scuotere le palpebre delle ciglia "Non avrei mai immaginato che Naruto potesse disporre di così tanto potere... E pensare che ci sono solo quattro code. Chissà cos'altro potrebbe fare con nove code" sperava solo di non doverlo venire mai a sapere.
Proprio in quel momento, venne raggiunto da Kabuto -Maestro!- urlò questi, prima di caricarsi sulle spalle il proprio padrone.
-Presto, Kabuto. Andiamocene in fretta da qui. Se la forza portante arrivasse in questo momento, non avremmo alcuna chance. Lasciamo che se ne occupi Itachi- dopodiché anche un mostro come lui si concesse il diritto di perdere i sensi.

Proprio come pronosticato dall'eremita dei serpenti, era giunto il momento dell'Uchiha badare al demone volpe. Itachi era sempre stato un tipo sbrigativo e, come tale, voleva sbrigarsi a concludere per evitare dispendi superflui di energia: così attivo rapido il Mangekyo Sharingan "Non ho altra scelta, se non quella di usare i miei poteri per tenere a freno il chakra della volpe" il resto del suo piano, consisteva nell'entrare in contatto visivo con il demone e trasportarlo nel suo mondo di illusioni, cosicché, man mano che il tempo passasse, il suo potere distruttivo venisse drasticamente ridimensionato.
Mano a mano che il tempo trascorresse, il demone iniziò a riprendere le sembianze del povero Naruto, il quale cadde al suolo privo di sensi, una volta che il processo d'inversione si fosse concluso.
Itachi controllò subito le sue condizioni fisiche -Merda! La situazione è grave. Ci vorrebbe un ninja medico- il ragazzo non aveva più pelle esterna e aveva perso una grande quantità di sangue: in poche parole, Itachi aveva compreso che una trasformazione del genere aveva accorciato la vita dell'amico.
-Forse potrei aiutarti io, che ne dici?- sibilò una voce.
Itachi si voltò di scatto, imbattendosi in un viso tremendamente familiare.

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Capitolo 15
*** IL COVO DELLA SERPE ***


Quando arrivò di fronte alla buia scalinata del rifugio segreto, Kabuto era completamente esausto. Aveva percorso più di venti chilometri con Orochimaru sulle spalle e tenuto costantemente gli occhi aperti. Lo Yakushi era stato previdente ed era sicuro che nessuno lo aveva seguito, nemmeno Itachi avrebbe avuto il tempo necessario per seguirli, troppo preso dal calmare l'indole distruttrice della forza portante.
Orochimaru, dal canto suo, non accennava a svegliarsi e Kabuto notava solamente con una rapida e superficiale occhiata, che le sue condizioni erano veramente serie; decise di non perdere altro tempo e iniziare le cure.

Itachi osservava dubbioso l'arrivo di quella figura apparsa all'improvviso dal nulla.
-Lascia che ci pensi io a curare le ferite di Naruto- si offrì Zetsu, mentre si avvicinava al moro.
L'uomo pianta non presentava la sua tipica parte nera, era come se fosse stato tagliato perfettamente a metà; nonostante ciò, l'essere continuava a muoversi liberamente.
-Questa è una delle tue tecniche, non è così?- chiese Itachi.
-Esatto, ma lasciamo perdere, ora rifornirò Naruto di chakra, in questo modo l'Ennacoda dovrebbe accelerare il metabolismo cellulare e curare le ferite più velocemente- la melma del mostro bianco si spalmò sul corpo dell'Uzumaki che, lentamente, iniziò a riprendersi.
Ad un certo punto, l'uomo-pianta si accorse di un'espressione alquanto strana sul viso del collega -Itachi... Non affezionarti al ragazzo. Ricordati che un giorno dovremmo uccidere anche lui pur di prenderci l'Ennacoda-
-Io non mi affeziono a nessuno e sarà meglio che ti faccia gli affari tuoi, Zetsu. Non dimenticare che so' a quale membro di Akatsuki sei legato di più- ribatté l'interlocutore.
L'uomo fece una smorfia -Ah... Ma se lo dici in questo modo, mi fai passare per un gay. Diciamo che condivido solamente le sue idee, ok?- poi si staccò dal biondo -Ho finito, dovrebbe riprendere conoscenza fra qualche istante-
Quando Naruto riprese conoscenza, la visione di Itachi e Zetsu lo impensierì molto, dato che dello scontro avuto con l'eremita dei serpenti ricordava solo alcuni punti, poi era tutto nero. Cosa diavolo era successo? -Dove sono?-
-Hai appena finito di combattere contro Orochimaru, ricordi?- rispose l'essere bianco.
Naruto, seppur dolorante, si rialzò a fatica, sedendosi per terra, così da scrutare il circondaio.
-Ricordo solamente quando Orochimaru mi ha istigato ad usare più potere, poi...- il buio e, come se non fosse abbastanza, gli doleva pure la testa se solo provava a ricordare.
-Non sforzarti, sei ancora indebolito- gli consigliò Itachi che, come da programma, venne ignorato dal giovane ninja, il quale si rimise in piedi, barcollante.
-Non c'è tempo. Sbaglio o eravamo venuti a recuperare l'anello di Orochimaru?-
-Ora come ora ci saresti solamente d'intralcio- lo liquidò rapido l'Uchiha.
Naruto si ritenne veramente offeso da quel commento, nonostante ciò, lanciò uno sguardo di sfida contro il partner -Non sottovalutarmi, Uchiha-
E quest'ultimo non ebbe altra scelta che accontentarlo -Fa' come ti pare, ma se muori che nessuno venga a prendersela con me-
Naruto sorrise prima di osservare l'intera zona straziata dalla sua potenza, non riusciva a capacitarsi che tutto quel trambusto fosse stato generato da lui -Sono... Sono stato io a fare tutto questo?-
-Esatto, ma adesso non abbiamo tempo per parlare amichevolmente dei tuoi strabilianti poteri. Dobbiamo raggiungere al più presto il covo di quella serpe- intervenne Zetsu.
-E tu conoscevi dove si trovava quel bastardo e non ce l'hai detto?!- tuonò furibondo il biondo.
-Black Zetsu ha seguito Kabuto e Orochimaru, mentre tu stavi poltrendo- spiegò l'altro.
-Molto bene- concluse Itachi.
-Seguitemi, non è molto lontano- disse Zetsu, prima di fare un balzo, venendo copiato dai colleghi.

La brezza che la pioggia era solita portare, gli ricordava quanto odiasse la pioggia. Essa bagnava di continuo una terra devastata dalle guerre, una nazione che aveva accettato con amarezza la triste sorte, un paese capace solo di piangere e che adesso era bagnato dalle sue lacrime sotto forma di amara pioggia.
Pain osservava il suo villaggio da un'alta torre, immerso nei suoi pensieri, era come se fosse una sorta di quiete cerimonia che esigeva il più totale dei silenzi e voleva godersi ogni singolo istante di quei ricordi; non permetteva nemmeno a Konan di disturbarlo.
Quella volta, però, dovette fare un'eccezione -Sai benissimo che non voglio essere disturbato in questi momenti. Ringrazia solamente che non ti uccida, Zetsu- minacciò il leader di Akatsuki quando percepì la presenza di Black Zetsu alle sue spalle.
L'uomo pianta deglutì -Ti chiedo scusa, le novelle che porto sono talmente importanti che potrai perdonarmi-
-Ebbene?- chiese l'uomo interessato.
-Naruto e Orochimaru hanno combattuto- riferì Zetsu.
Pain ne parve alquanto sorpreso -Oh... E com'è andata? Naruto ha ricorso al potere della volpe, non è così?-
-Si, si è sviluppato sino a quattro code. Avresti dovuto vedere quanta potenza sprigionava- disse Zetsu; i dettagli del combattimento erano tutti registrati dalla sua parte bianca.
-Hai registrato tutto, immagino- chiese il rosso, che era a conoscenza di questo suo potere.
-Ovviamente. Fortuna anche che c'era Itachi. Quel ragazzo ha soppresso il chakra della volpe solamente con uno sguardo- aggiunse poi il narratore.
-Ovviamente non ho messo Itachi con l'Ennacoda a caso. Come procede adesso la missione?- sbottò il pel di carota.
-Bene. White Zetsu sta' conducendo quei due al covo di Orochimaru, che non è messo tanto bene; lo scontro contro Naruto lo ha indebolito molto-
-Bene, una volta averli condotti al covo, ritirati e raggiungi Kisame, anche voi avete una missione. Non dimenticartelo- concluse il capo.
-Si, lo so. Sai bene che quella è la mia forza portante. Ora vado- concluse Zetsu, prima di sparire dal sottosuolo.
Pain, intanto, tornò a guardare la pioggia, riemergendosi nel suo stato catartico.

Mentre il trio si dirigeva verso il covo del nemico, Itachi si accorse dei malori percepiti da Naruto, a seguito della trasformazione in demone "Di certo non si tratta di una mutazione che si può fare frequentemente"
-Siamo arrivati- comunicò White Zetsu, appostandosi in un ottimo punto riparato, da cui si godeva di un'ottima visuale del rifugio del nemico.
-Bene. Vi ho aiutato più che a sufficienza. Ora vedetela voi. In bocca a lupo- un attimo dopo, questo scomparve sottoterra senza proferire altro.
Itachi dedusse subito che dietro all'arrivo di Zetsu, c'era sicuramente lo zampino di Pain, il quale non voleva assolutamente che Naruto fallisse la sua missione.
-Sei pronto?- gli chiese.
-S... Si- rispose Naruto, mentre riprendeva fiato; doveva raccogliere tutte le sue forze per quell'ulteriore sforzo "Stavolta ti chiederò più di quanto abbia mai fatto, volpe" pensò il biondo fra sé, convinto che il demone lo stesse ascoltando -Hai qualche idea di come entrare?- chiese inseguito al moro.
Itachi rispose tutto ad un fiato -Una ed è la più semplice: dalla porta principale-
Naruto non disse nulla, si limitò a seguirlo per la fitta foresta, verso la lunga e buia scalinata della base nemica. Un buio che non piaceva per nulla ai due, così misterioso, che gli dava l'impressione futura che avrebbe visto cose orrende all'interno di quel luogo deviato.
-Andiamo- sibilò Itachi, iniziando a scendere le scale.
-Si, andiamo- disse Naruto

-Stavolta se l'è vista davvero brutta- commentò Kabuto, rivolto al malandato superiore che, come se nulla fosse, stava seduto comodamente su una poltrona a sorseggiare del tè.
-Lo so benissimo. Sono stato veramente incauto con quel ragazzino- rispose Orochimaru -Sarei stato solamente un folle a farlo combattere contro Sasuke nelle sue attuali condizioni- aggiunse poi, prima di spezzare la tazza con tutta la rabbia che provava in corpo.
Kabuto sospirò -Comprendo la sua rabbia, maestro, ma non crede che sia il momento di lasciare questo posto?-
-Domani. Ora ho bisogno di completare alcuni esperimenti importanti- rispose il serpente, rimettendosi in piedi.
-Cosa crede che siano venuti a fare quelli di Akatsuki?- chiese in seguito il quattrocchi.
La risposta sembrava lampante -Ovviamente per eliminarmi- poi si soffermò a fissare un determinato oggetto presente sulla sua scrivania: una mano raggrinzita su cui vi era un anello bianco con un ideogramma arancione sul mignolo sinistro -Oppure per quell'anello. Magari vogliono che la forza portante entri a far parte dell'organizzazione-
-Non sarebbe consigliabile distruggerlo?- suggerì il braccio destro.
-No, lascialo qui, invece. Ormai è un oggetto inutile- poi l'eremita ghignò -Ovviamente questo non significa che glielo consegneremo tanto facilmente, altrimenti dove sta' il divertimento?-
All'improvviso, durante la discussione fra i due, nella stanza entrò un uomo con il copri-fronte del villaggio del Suono, tutto agitato e preoccupato
-Lord Kokage! Lord Kabuto! Ci sono degli intrusi!- riferì questi
A tale notizia, Orochimaru sorrise -Sono già qui! A quanto pare non sei stato abbastanza previdente, Kabuto-
-Sono desolato- rispose l'altro desolato.
L'uomo fece per avviarsi nel suo laboratorio -Bene. Che ne dici di andare ad accoglierli, Kimimaro?- si rivolse a una figura fino ad allora nascosta nell'oscurità.
Kimimaro Kaguya emerse dall'oscurità con la sua solita espressione seria, pronto a obbedire all'ordine appena impartitogli -Con molto piacere, maestro Orochimaru- i suoi occhi verde smeraldo brillavano di un malsano istinto omicida.

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Capitolo 16
*** LO SHARINGAN VIENE SIGILLATO ***


Dal nascondiglio di Orochimaru emergeva esclusivamente silenzio e a renderlo più turbante c'era l'impercettibile sibilo di dolore dei prigionieri del covo che si faceva largo fra le spesse mura. Se un osservatore avesse avuto la voglia di scendere per quei tetri scalini di fredda pietra e avesse proseguito per una decina di metri, avrebbe scorto alcuni ninja del villaggio del Suono distesi per terra; la maggior parte di loro era solamente svenuta, ma chi aveva fatto ciò a tutti quegli uomini, non si era dimenticato di cancellare la parola "pietà" dal proprio dizionario: c'erano dei morti e ce ne sarebbero stati ancora, era solo questione di tempo.
-Katon: Goukakyu no jutsu!- recitò Itachi, prima di scagliare una velocissima palla di fuoco contro i vari nemici che li stavano attaccando. La tecnica prese in pieno molti nemici, facendone cadere i corpi completamente carbonizzati al suolo, il che rendeva il passaggio dei due ninja di Akatsuki leggermente spiacevole dalla vista di quell'orrore che loro stessi avevano causato.
-Dovrebbero fare questi corridoi molto più grandi. Dovrò ricordarmi di insultare Orochimaru anche per il fatto di affidarsi ad architetti da quattro soldi- commentò l'Uchiha, mentre continuava a evitare i kunai del nemico.
Il moro diede un rapido sguardo all'Uzumaki, il quale procedeva a passi lenti e stanchi, portando con sé una stanchezza seguita a braccetto da ansimi di dolore che mostravano perfettamente che, nonostante la rifornitura di chakra grazie a Zetsu, il corpo del biondo non si fosse ancora ripreso dalla trasformazione nella bestia a quattro code.
Dal canto suo Naruto, che non voleva mostrare a nessuno, tanto meno all'Uchiha, il suo malessere, con la sola forza di volontà e con tutte le energie che gli erano rimaste, combatteva i nemici con una furia tale che, se quella fosse stata una gara a chi uccideva più nemici, avrebbe vinto.
-Uccideteli!- urlò uno dei nemici ai suoi uomini, mentre questi correvano a formare una copiosa massa di shinobi che si dirigeva contro i due.
-Sono stancanti- commentò a tal proposito il moro, preparando un'altra tecnica di fuoco; poi notò che l'Uzumaki non accennava a fermarsi e volle essere previdente al fine di non affaticarlo eccessivamente: aveva già fatto abbastanza -Fermo, Naruto! Conserva le tue forze. Non ti sei ancora ripreso dallo scontro con Orochimaru-
Per tutta risposta, la forza portante sbuffò amareggiata e attendette che l'Uchiha battesse il nemico.
Itachi non lo dava a vedere, ma usare il Mangekyo Sharingan per reprimere il chakra della volpe non era stato affatto uno scherzo, soprattutto nelle sue condizioni fisiche; per questo motivo non si faceva scrupoli a mostrare la sua vasta gamma di tecniche dell'arte del fuoco -Katon Bakudan no jutsu!- una volta annientati i nemici e liberato il passaggio, il genocida si rivolse al proprio compagno -Andiamo-
Il problema giunse dopo. Per alcuni metri, invece che incontrare schiere di nemici, non percepirono nemmeno la presenza nemica e questo li rese ancora più vigili. I loro timori di finire in una trappola accrescevano sempre di più, e ciò impedì all'Uchiha di accorgersi con il solito tempismo di una rapida gittata di proiettili contro di loro. Nonostante ciò, Itachi fu abbastanza veloce da afferrare Naruto e spingerlo verso un'enorme cassa di che li protesse dall'attacco nemico.
-Che diavolo era la cosa che ci ha attaccato?- domandò il biondo, mentre uscivano allo scoperto.
Non vi vedeva un palmo dal naso per cui non si poteva dire con certezza di che cosa si trattasse.
Poi una voce -Siete abili, ninja Akatsuki-
Seguì l'apparizione di una figura capace d'impensierire anche uno come Itachi Uchiha "Dal chakra che percepisco, questo tizio deve essere uno dei fiori all'occhiello della serpe".
Naruto, invece, era rimasto avvilito sentendo quella voce che aveva udito da qualche parte e l'aveva fatto tornare con la mente a qualche mese prima, durante la missione di recupero di Sasuke.
Kimimaro Kaguya non si fece attendere più del dovuto dai suoi avversari e anche lui fu alquanto sorpreso di rivedere l'Uzumaki -Ma guarda chi si rivede... Tu non eri uno di quei ninja della Foglia che volevano recuperare Sasuke?-
-A quanto pare, sei ancora vivo, bastardo!- rispose Naruto iniziando a innervosirsi.
-Lo conosci?- gli chiese il partner.
-Ci ho combattuto una volta. Usa le ossa come armi- spiegò la forza portante nel rimembrare i dettagli dello scontro precedente.
-Vedo che non ti sei dimenticato di me, Naruto Uzumaki. Sarebbe un piacere riprendere da dove avevamo lasciato- disse il Kayuga mentre si estraeva un osso dalla spalla sinistra che avrebbe usato come spada.
-Un membro del clan Kaguya, eh? Credevo che non esistesse nessun altro membro ancora in vita- fece Itachi. A condizione di quel pensiero, capiva perfettamente perché quel ragazzo si trovava ai servizi di Orochimaru. L'eremita delle serpi non si sarebbe mai fatto scappare un portatore di una tale abilità; proprio come stava facendo con Sasuke.
-Naruto... Affrontiamo assieme questo tipo, non ti sei ancora ripreso- propose in seguito il moro.
Quella volta, però, la forza portante sbottò furiosa -No! Smettila di trattarmi come un bambino! Non sono fatti tuoi le mie condizioni!-
Itachi rimase completamente sorpreso dalla risposta ottenuta; avrebbe anche voluto ribattere, ma lo sguardo del biondo non ammetteva repliche. Così decise di assecondarlo; peggio per lui -Ok... Io proseguo, ma vedi di raggiungermi in fretta, chiaro?- si raccomandò infine; aveva scordato che quella missione serviva anche a mettere alla prova Naruto.
-Vai! E se dovessi incontrare Orochimaru dagliele anche da parte mia!- rispose il biondo ghignando.
L'Uchiha gli rivolse un sorriso compiaciuto; quel ragazzino gli piaceva sempre di più. Un attimo dopo superò Kimimaro, senza che questi poté fermarlo in tempo ed era corso via, alla ricerca del suo avversario.
-FERMATI!! NON TOCCHERAI LORD OROCHIMARU CON LE TUE SUDICE MANI!!- urlò il manipolatore d'ossa nel vano tentativo di fermare l'Uchiha.
Naruto intervenne con la precisa intenzione di pugnalare l'avversario, il quale parò il colpo e contrattaccò con un calcio che il biondo schivò, calandosi per cercare di fargli uno sgambetto. Kimimaro fece un salto e cercò a sua volta di pugnalarlo. Naruto, sorpreso da quella mossa, fece l'unica cosa fattibile, creò un clone che lo tirasse il più lontano possibile dall'attacco dell'avversario.
Dopo aver fallito l'attacco, Kimimaro si lanciò contro l'avversario, mentre questi si rialzava, ma nuovamente un clone tirò indietro l'originale, il quale era pronto ad attaccare con una tecnica di vento -Fuuton Reppusho!- un'ondata di vento investì il Kaguya e lo scagliò diversi metri lontano.
L'albino si rialzò subito, leggermente spossato dal colpo ricevuto e si premurò di contrattaccare -Essendan!- in questo modo bombardò l'avversario con minute serie di ossa del metacarpo.
Naruto ne evitò la gran parte, eppure, essendo i proiettili tantissimi, l'unica cosa che poté fare fu ricorrere a un'altra tecnica -Fuuton Tatsumaki!- la tecnica arrestò la marcia dei proiettili d'ossa.
Sfruttando il fatto che il tornado ostacolava la visuale dell'avversario, Naruto ne approfittò per creare un Rasengan e alternarlo con la Dislocazione Istantanea per colpire rapidamente l'avversario.
-Merda!- tuonò Kimimaro trovandosi all'improvviso l'Uzumaki di fronte.
Il manipolatore d'ossa indietreggiò, prima che l'avversario lo colpisse e provò a colpirlo con l'avambraccio sinistro, da cui fuoriuscirono delle ossa che si curvarono fra di loro, dando vita a una sorta di scudo portatile.
Naruto sferrò il suo attacco -RASENGAN!- il violento scontro non sortì alcun effetto; Naruto non riuscì a rompere lo scudo osseo e venne catapultato a diversi metri lontano dall'avversario. Kimimaro sortì qualche dolore al bracco e notò che lo scudo si era leggermente incrinato.
Notando che l'avversario era un poco scombussolato, il Kaguya gli si fiondò contro, colpendolo prima di tutto al mento con il ginocchio, poi lo finì con un poderoso montante rivestito d'ossa dritto sullo stomaco.
L'Uzumaki sputò sangue per il dolore. L'avversario lo fissò -Hai appena assaggiato il ballo della camelia- la forza del colpo catapultò la forza portante a sbattere contro un muro lì vicino, creando un grande buco. Successivamente, l'albino si tolse di dosso il kimono e il petto nudo venne coperto dai segni oscuri del segno maledetto.
-Dannazione!- commentò Naruto dolorante, mentre cercava di liberarsi; era incastrato.
-A quanto pare, ti ho tappato le ali, ragazzo. Dimmi...- il manipolatore delle ossa si strappò una fibbia che avrebbe usato come un kunai -... Sei pronto a morire?- e lanciò l'arma contro l'avversario.
Naruto doveva darsi una mossa, altrimenti era spacciato -Muoviti!- grazie al chakra che la volpe gli passava, fu in grado di liberare almeno le mani e usare nuovamente la Dislocazione Istantanea per sparire nel nulla.
-Non è possibile!- replicò stupefatto Kimimaro-
Ma quel stupore era nulla, se veniva paragonato alla terribile sensazione che aveva percepito anche l'ultima volta che aveva combattuto contro la forza portante della volpe a nove code; questa volta, era addirittura più intensa: sentì un chakra orrendamente potente avvolgerlo con forza. Naruto era dietro di lui, avvolto dal chakra della volpe come un'aura che lo proteggeva e gli riforniva energie. I suoi occhi rosso sangue fissarono i verdi sconvolti del Kayuga.
"Come fa a generare tutta questa tensione in pochi istanti e sopratutto... Come ha fatto a sparire nel nulla e riapparirmi alle spalle, senza che me ne accorgessi?" erano domande a cui non avrebbe mai dato una risposta.
Naruto brandiva un kunai avvolto anch'esso dal chakra rosso, tuttavia quel chakra non era lo stesso di cui era rivestita la forza portante, ma era molto più affilato.
-Prendi questo!!- urlò il demone codato che colpì con la sua arma; ancora una volta, essa non poté far nulla contro la durezza dell'armatura ossea del Kaguya.
Nonostante ciò, l'Uzumaki riuscì ugualmente a colpire l'avversario con un potente calcio, rendendogli pan per focaccia "Con quel calcio mi sarò probabilmente rotto la caviglia. Ha delle ossa durissime e qualunque arma non funziona contro di lui. Inoltre, credo che non si stia facendo sul serio" controllò la gamba insanguinata e sperò di poter resistere al dolore per il resto dello scontro.
Kimimaro si toccò la ferita al viso, sconvolto; in vita sua non era mai stato ferito a quel livello: quel ragazzo era forte. Si alzò barcollando, sputò un rivolo di sangue per terra poi fissò l'avversario ghignando.
-Bene! Ti sei rialzato- commentò soddisfatto Naruto. Il chakra rosso aumentò di potenza e donava al suo possessore la sicurezza di compiere qualunque impresa -Forza! Fatti sotto!!-
Kimimaro assunse uno sguardo molto serio e decise di prepararsi ad attaccare, estraendo due spade d'ossa; i segni maledetti circondavano tutto il corpo -Assaggerai il ballo del salice- e si fiondò sull'avversario.
Naruto ruggì, pronto a riceverlo.

Proseguiva per il sentiero a passi brevi e lenti, con un'impassibilità in grado di far desistere chiunque dall'attaccare. A volte dava uno sguardo con la coda dell'occhio dietro di lui; era preoccupato per le condizioni di Naruto, molto preoccupato. Ma cosa gli stava succedendo? Possibile che non potesse fare altro che preoccuparsi? Lui, il temuto Itachi Uchiha, il ninja che aveva sacrificato tutto e tutti per un bene superiore, adesso si preoccupava per uno che fino a pochi mesi prima era una perfetta e totale nullità. Decise di non pensarci più e di continuare il suo cammino, fino ad arrivare nei pressi di un enorme portone che anche uno stupido avrebbe capito che, oltrepassando quella soglia, c'era una trappola ad attenderlo.
A Itachi non interessò più di tanto e con aria disinvolta aprì il portone, varcandone la soglia.

Che cosa credevano? Lo credevano così idiota da non sentire tutti quei respiri irregolari che lo circondavano? Credevano davvero che non si fosse accorto di tutti loro?
-Davvero una trappola interessante... Ora capisco perché dopo il Kaguya ho incontrato pochissime guardie- commentò a tal proposito Itachi.
Delle torce si accesero illuminando tutta la stanza. Essa era completamente circondata, sia sulle scale che sul tetto, da tutti i prigionieri che Orochimaru aveva catturato per i suoi esperimenti.
-Ovviamente, come potevo sperare di riuscire a beffare Itachi Uchiha- commentò con tono sfottente Kabuto, il quale era appoggiato alla più alta ringhiera della stanza.
Itachi lo fissò con disprezzo, poi diede uno sguardo generale a tutto ciò che lo circondava -Il tuo viscido padrone si ritrova a corto di giocattoli, se mi manda questi pezzenti. Mi deludi, Kabuto-
Il quattrocchi sogghignò -Oh bé... Lord Orochimaru pensa che prima del piatto forte, vengano serviti gli aperitivi. Spero che siano di tuo gradimento, Itachi- subito dopo sparì nel nulla.
Era il segnale per i prigionieri; potevano iniziare a divertirsi.
Comunque Itachi volle dar loro un piccolo avvertimento -Se vi mettete contro di me, avrete perso prima di iniziare-
Molti però lo presero con leggerezza -Ma chi vuoi prendere per il culo, finocchio!- disse uno di loro.
-Già, coglione! Lord Kabuto ha detto che se ti ammazziamo, avremo la libertà- aggiunse un altro completamente bendato.
Un altro ancora -Guarda che bel visino. Sei sicuro di essere un maschio?-
Itachi era completamente impermeabile a quei commenti e non perse la pazienza fino a quando qualcuno non ebbe la strabiliante idea di varcare una sottile soglia invisibile.
-Mi sono fatto tua madre, stronzetto... Che donna! Tutte lei le conosceva le posizioni più strane- disse uno, prima di venire letteralmente sventrato da Itachi con un kunai.
L'Uchiha osservò l'ammasso di carne putrida con uno sguardo di ghiaccio che congelò le vene ai più vicini a lui.
-E... Ehi! Come hai osato?!!- urlarono.
L'Uchiha si armò al massacro -Preparatevi-

Qualche minuto dopo, l'enorme stanza in cui era entrato Itachi non c'era più, al suo posto era una distesa irradiata dai raggi del sole. Nemmeno la foresta, che adesso bruciava di un fuoco scoppiettante di furia omicida, era stata risparmiata dalla calma furia dell'Uchiha. Attorno a lui, c'erano tanti cadaveri che gli fece tornare in mente quella notte, proprio come un dejàvu.
Una cosa che aveva sempre odiato era l'odore del sangue, non poteva farci nulla, lo odiava e basta.
-Combattimento lodevole, Itachi- disse all'improvviso la voce di Orochimaru sprezzante, avvolto da un kimono giallo chiaro con l'immancabile cordone viola intrecciato nella maniera preferita dall'eremita.
Itachi si voltò senza nessuna sorpresa, non provava alcuna emozione.
A tal proposito, il serpente rise -Ecco qui il solito vecchio Itachi. Mi sembrava strano... E dire che credevo che stare con quella forza portante ti stesse ammorbidendo. Ma lasciamo perdere questo argomento, che ne dici?-
Non gli andava proprio di parlare -Orochimaru... Sai benissimo perché siamo qui, non sei uno stupido- secondo lui, era inutile continuare a girarci intorno.
-Sono lusingato che mi reputi abbastanza intelligente per capire che siete qui per il mio anello. Ma prima dovremmo giocare un po'- la lunga lingua dell'eremita riuscì nuovamente a schifare il moro -In questo momento Naruto sta combattendo contro Kimimaro e se il tuo amico riuscirà a battere il mio allievo, troverà l'anello. Non l'ho distrutto, anzi dovete considerarlo come un premio per avermi fatto divertire così tanto-
-Che generosità...- ribatté sarcastico l'interlocutore.
-Mi offendi, Itachi...- ironizzò il serpente, prima di continuare a sghignazzare, poi proseguì -Dopotutto lo devo a Naruto se adesso ho Sasuke dalla mia. Inoltre ho la possibilità di ucciderti, Itachi... Dopotutto il tuo corpo non mi serve più! Ora ho quello di Sasuke!!-
La minaccia del terrificante signore del villaggio del Suono non spaventò minimamente l'Uchiha -Sei davvero convinto di potermi uccidere, Orochimaru?-
Si, lo era -Ti senti al sicuro con quel sharingan, non è vero?- chiese poi.
Domande che preoccupò un poco l'Akatsuki -Dove vuoi andare a parare? Basta usare doppisensi!- stava iniziando a stufarsi di quegli inutili giochetti di parole.
Dunque Orochimaru si apprestò a svelare il suo piano -Pensi che questi sciocchi che ti ho aizzato contro servissero solamente a farmi guadagnare tempo? Dimmi, in quanti ti hanno toccato?- non riusciva a trattenersi dal ridere.
L'Uchiha ebbe un attimo di smarrimento. Effettivamente, molti di loro avevano fatto di tutto pur di toccarlo -E con ciò?- chiese successivamente.
L'eremita gli si avvicinò di qualche passo: aveva la situazione in pugno -Sai, Itachi. Dopo che mi hai battuto, ho servato un enorme rancore nei tuoi confronti e la voglia di possedere lo sharingan diventa sempre più forte- spiegò il serpente, cambiando l'espressione facciale; era arrabbiato -Così ho dedotto che se volevo impadronirmi dell'enorme potere di quell'occhio, dovevo trovare un modo per sopprimerne il potere e catturare il suo utilizzatore! Ho creato una tecnica sigillante in grado di annullare anche uno sharingan potente come il tuo. In questo modo ti ucciderò!-
Itachi lo osservò come si poteva guardare un pazzo e chiuse gli occhi, per nulla preoccupato da quella dichiarazione: in effetti non riusciva ad attivare lo sharingan, ma non sembrava che la cosa lo urtasse più del dovuto -Orochimaru...- disse infine a bassa voce.
Orochimaru lo fissò perplesso, in attesa di quello che volesse dirgli, ma l'unica cosa che accadde fu il venire decapitato da un rapido clone dell'avversario, apparso alla sua destra. La testa dell'eremita galleggiò in aria per pochi secondi, poi cadde a terra assieme al resto del corpo.
-Non ho bisogno dello sharingan per batterti!- concluse Itachi con sguardo truce.



Katon Goukakyu no jutsu = Arte del fuoco: Tecnica della palla di fuoco suprema
Katon: Bakudan no jutsu = Arte del fuoco: Tecnica della bomba di fuoco
Futon Reppusho = Arte del vento: Palmi dell'uragano
Essendan = Proiettili digitali
Futon Tatsumaki = Arte del vento: Uragano

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Capitolo 17
*** LA FILOSOFIA DELL'ENNACODA ***


Itachi osservava senza alcune emozione lo scenario che si propinava di fronte ai propri occhi: enormi cumuli di cadaveri di cavie da cui scorreva copioso sangue; vicino a lui, i cadaveri di quattro ninja del Suono e davanti un'immensa distesa rocciosa e un cielo limpido.
Il suo clone rimaneva a fissare il corpo senza testa di Orochimaru, dipinta da un'espressione di eccessivo stupore che non generava alcuna emozione all'interno dell'animo dell'Uchiha.
Itachi volse uno sguardo verso il resto di costruzione del rifugio, come se si aspettasse che da un momento all'altro emergesse la zazzera bionda del compagno di squadra; la sua preoccupazione venne distolta dalla voce che mai avrebbe immaginato di sentire nuovamente.
-Canti vittoria troppo presto- disse la testa del sannin, prima che dalla bocca uscisse un enorme serpente che colpì con forza il clone dell'Uchiha facendolo scomparire; in seguito il serpente si diresse contro l'originale.
Itachi fece un balzo all'indietro, distanziando il serpente; da questo uscì un ghignante Orochimaru ricoperto dalla bava del rettile.
-Bene. Ora che hai capito che con me non si scherza, iniziamo subito la lotta... Non vedo l'ora di esaminare il tuo cadavere- l'eremita delle serpi si catapultò verso di lui, strisciando proprio come il suo animale preferito.
L'assassino degli Uchiha ebbe cura di prepararsi; eseguì dei rapidissimi sigilli e trattenere il respiro -Katon Housenka no jutsu!- sputando dei proiettili infuocati.
Orochimaru schivò tutti gli attacchi con maestria, prima di arrivare molto vicino all'avversario, il quale, nel frattempo, aveva estratto dei kunai dalle maniche della cappa e attaccava l'avversario, tagliandolo. Tale tattica non sortì alcun effetto, dato che il capo del villaggio del Suono si era spostato velocemente alla sua destra, ripagandolo con la stessa moneta.
Nonostante non avesse lo sharingan, Itachi era pur sempre un abilissimo ninja e si accorse tempestivamente dell'attacco, bloccandolo con il lancio di uno dei suoi kunai.
Orochimaru sghignazzò durante la composizione il simbolo del serpente; aspetto che lasciò molto perplesso l'avversario, il quale nemmeno si accorse di un enorme serpente sopra di lui: venne inghiottito.
Orochimaru era concentrato "Molto bene... E adesso..." un altro sigillo e sulla fronte del serpente apparve il kanji giapponese dell'esplosione.
Il ninja leggendario lo attivò e, proprio come pronosticato, il serpente implose, creando addirittura un enorme cratere sotto gli occhi del combattente.
Orochimaru atterrò sopra una roccia e si mise a osservare l'enorme polverone sviluppatosi dopo l'esplosione -Eccellente!- niente poteva smentire la sua convinzione che Itachi fosse ridotto a un colabrodo, eccetto per la successiva apparizione di quest'ultimo dal grande ammasso di polvere.
-Non può essere!- fece sbalordito il sannin
Itachi ansimava, era da molto tempo che non ingaggiava una lotta a quei livelli, nemmeno Amidamaru era stato tale da rendergli le cose impossibili come Orochimaru; dopotutto era sprovvisto di sharingan: almeno prima che decidesse di spezzare il sigillo.
-Mangekyou Sharingan!- tuonò mentre i suoi occhi si arrossivano ed il suo sharingan prendeva forma della sua forma Mangekyo.
Un fenomeno a cui Orochimaru non poté credere "Ha annullato la mia tecnica con il Mangekyou?!" ancora una volta aveva commesso l'errore di sottovalutare il potere dello sharingan.
-Bene, Orochimaru. Direi che adesso possiamo continuare...- il ninja dell'Akatsuki non attese nemmeno che l'avversario lo degnasse di una risposta.

Naruto emise un urlo straziante, dovuto al dolore dall'essere scagliato contro il muro per l'ennesima volta. Kimimaro aveva utilizzato un'altra delle sue potenti varianti di arti marziali, stendendo Naruto con un colpo di una tale potenza, che nemmeno il chakra della volpe poté far qualcosa per impedire la tragedia.
-Merda!- rombò Naruto mentre usciva dal cumulo di pietre.
-Complimenti. Hai subito due miei balli e sei ancora vivo, sono poche le persone che ci sono riuscite- commentò Kimimaro, curvando le gambe; si stava preparando per un nuovo attacco -Vediamo se riuscirai a fare altrettanto dopo che ti avrò colpito con il ballo del salice-
Tuttavia il manipolatore d'ossa non poté attuare il suo piano, poiché l'avversario stava nuovamente cercando di attaccarlo con un Rasengan.
Il Kaguya indietreggio, scampando al pericolo. Naruto dovette dunque pensare a un'alternativa.
Avrebbe usato una tecnica insegnatali da Itachi -Katon Goukakyu! -
in quel momento, anche la volpe si intromise nel combattimento, fornendo alcune briciole della sua esperienza.
-Usa il vento per rinforzare le fiamme, ragazzo. Fa' in fretta!-
Naruto seguì il consiglio -Futon: Goufurenkun no jutsu!- sparando due velocissimi proiettili di vento che si abbatterono sul fuoco, facendo aumentare la portata delle fiamme in maniera esponenziale.
Seguì un'esplosione; metà del tetto cadde addosso al punto in cui si trovava Kimimaro, facendo così convincere la forza portante della propria vittoria.
-Ce l'ho fatta!- era finalmente finita; non ce la faceva più.
Ma non era proprio così: fra le rocce Kimimaro rimaneva disteso a riflettere; il segno maledetto si illuminò nuovamente, i segni ricoprivano completamente il suo corpo.
"Cosa sto facendo? Mi sto arrendendo dopo tutto quello che lord Orochimaru ha fatto per me?" ricordò di come veniva sfruttato da suo padre come una macchina da guerra al servizio del clan, di quanta poca felicità avesse nel suo cuore fin dalla più tenera età. Una battaglia e poi una buia e fredda cella fra le prese in giro delle solite guardie che diventavano gentili solamente quando erano necessari i servigi del mostro dei Kayuga. Poi lo sterminio del suo clan da parte del villaggio della Nebbia; l'occasione in cui poteva finalmente dire di sentirsi libero per la prima volta in vita sua. La sua vita era perfettamente inutile come un vaso rotto, non aveva alcun obbiettivo: era in balia dei bisogni, quali cibo e acqua e basta: prima di incontrare Orochimaru.

La neve cadeva copiosamente sulle terre della nazione dell'acqua, il giovane Kimimaro brandiva la sua osso-spada contro l'uomo che specchiava la sua immagine nel lago, dov'era solito andare per svagarsi dalla caccia giornaliera.
-Farai ben poco con quell'affare, ragazzino- disse l'uomo. Il suo portamento nobile, quell'aria disinvolta, la pelle bianca come la neve e gli occhi densi di saggezza, belli come il sole: fu questa l'impressione che il giovane solitario ebbe di lui.
-Oramai la mia vita non ha un fine, se morirò contro di lei, almeno avrò finito di vivere e non mi importa- lo straniero lo ammaliava; più il tempo passava, più si avvicinava per poterne scrutare meglio la figura. Eppure, nonostante dicesse di non avere paura, nonostante credesse di non avere paura, il suo corpo era in disaccordo: tremava, il suo cuore che batteva come una lunga marcia di tori, il fiato iniziava a mancargli, le lacrime superavano le conche dei suoi occhi prima di uscire libere per la loro prima volta. La spada-osso cadde per terra e Kimimaro abbracciò l'uomo, iniziando a piangere per la prima volta in vita sua; la sua pelle percepì per la prima volta il tatto fresco delle lacrime, il suo palato il loro gusto acido e il suo naso il profumo intenso di quell'uomo, abbassatosi a dargli conforto.
-Come ti chiami?- gli chiese quest'ultimo.
-K... Kimimaro...-
-Che ne dici se ti do io un obbiettivo nella vita, Kimimaro?-
-Davvero? E in che cosa consiste?- chiese lui entusiasta.
-Aiutarmi a realizzare il mio sogno. Se lo farai, ti darò quell'affetto che non hai mai conosciuto e daremo un senso alla tua vita. Insieme- in quel momento, Orochimaru fece qualcosa per nulla tipico della sua persona: sorrise.


"Quella volta lo seguii e da allora la mia vita è stata un susseguirsi di sorprese. Finalmente sono libero e con uno scopo. L'unico rimpianto è non aver potuto darle il mio corpo, lord Orochimaru. Posso solo fare è cercare di uccidere il mio avversario, oramai sento che per me è quasi l'ora".
Il segno maledetto lo ricoprì completamente, trasformandolo in un demone: iniziava il secondo round!
Il cumulo di rocce sui cui si trovava esplose ed egli, senza perdere tempo, corse verso il suo stupito avversario. La sua pelle scura come la polvere, i suoi occhi gialli, colmi di determinazione e gratitudine per il suo benefattore, le ossa che fuoriuscivano dalle spalle e da una coda lo rendevano raccapricciante agli occhi di chiunque, anche in Naruto.
Il quale considerò "Così anche questo qui è capace di trasformarsi come Sasuke, eh?" decise di attaccare con del fuoco -Katon Housenka no jutsu!-
Kimimaro evitò tutti gli attacchi, estrasse dal proprio corpo tutta la spina dorsale, usandola come una potete frusta.
In quel modo eseguì il suo colpo -Ballo della clematide!!- il suo avversario venne sommerso da una potentissima serie di colpi, la frusta si sporcò del suo sangue, come i suoi vestiti.
A conclusione, Naruto sbatté per l'ennesima volta contro il muro, immobile.
-Ti faccio i miei complimenti. Eri un valido avversario- per demone ossuto era tutto finito; estrasse un suo dito, tramutandolo come un pugnale. Fece per colpirlo, quando si accorse che si trattava solo di un clone d'ombra.
-Cosa?!- sbottò stupefatto il Kaguya, mentre dei fili metallici lo avvolgevano completamente -Che significa?!- tacque dopo aver ricevuto un pugno al viso dall'avversario.
-Credevi che... Me ne sarei stato con le mani... In mano?- fece affaticata la forza portante, dopodiché eseguì dei sigilli -Ora possiamo dirlo per davvero che è finita!- collegò alla zona circostante delle carte bomba, premurandosi di attivarle al momento desiderato. Kimimaro venne colpito in pieno dall'esplosione prima di cadere, assieme a delle rocce, in una profonda buca fatta in precedenza dal biondo.
A quel punto, l'Uzumaki poté finalmente concedersi di sedersi a terra per riprendere fiato.
-Ballo dei germogli di felce!- urlò all'improvviso la voce di Kimimaro, facendolo destare dal suo riposo.
Sembrò che tutta la terra tremasse, mentre una miriade di ossa appuntite emergevano dal sottosuolo, distruggendo tutto quello che gli si parava davanti.
Naruto era in balia di quell'immensa tecnica, tanto da venirne sopraffatto, assieme a tutta la costruzione che qualche ora prima era il rifugio di Orochimaru. La foresta di alberi venne sostituita da un'altra composta da durissime ossa, dalle quali il demone ossuto emerse per osservare il proprio operato: sembrava non esserci nessuna traccia del suo avversario.

Gocce di sangue che cadevano davanti ai suoi occhi, il rosso del sangue che ricopriva l'arancione di suoi vestiti e scuriva il blu del suo pantalone; la fredda sensazione che il sangue gli procurava sulla fronte. Ansimava costantemente nel cercare di reggersi in piedi, non ci riuscì. Si appoggiò a una parte liscia delle ossa all'interno della fitta foresta; la vista iniziava ad annebbiarsi, gambe e braccia non avevano nessuna intenzione di rispondere al suo volere.
"Muovetevi! Dannate gambe, maledette braccia. Ho bisogno di voi, altrimenti... Morirò!" niente.
-Non credo che tu abbia altra scelta- sussurrò il demone dentro di sé.
Naruto non diede segno di aver sentito, si limitò a chiudere gli occhi per riflettere. Nonostante si fosse convinto che uccidere l'avversario fosse la sua maggiore priorità, nonostante avesse capito dallo scontro contro Boubo che la pietà doveva sparire dalla sua anima, nonostante lui dicesse di voler perdere la sua umanità, c'era sempre un appiglio a essa e quell'appiglio era l'unione di tutti i valori che gli erano stati insegnati: voleva dimenticarli, ma non ci riusciva, voleva immergersi nell'oscurità, purtroppo ogni volta che ci provava, pensava ai suoi amici e ai suoi maestri.
Spalancò gli occhi rossi, illuminando il buio come un faro in una giornata piovosa: non si sarebbe arreso!

Kimimaro non ebbe nemmeno il tempo di completare la ricerca, che un'esplosione lo avvertì che il suo avversario era ancora vivo. Si diresse rapidamente verso il punto dell'esplosione, trovandolo mentre emergeva dalla foresta di ossa solo con la forza fisica; tre code sferzavano l'aria e le ossa stesse liquefacevano al loro contatto. Un ruggito echeggiava nelle orecchie del Kayuga.
-Eccoti!- degli shuriken di ossa oscurarono il cielo del demone volpe.
A questi, però, bastò agitare le sue code per annullare la rotazione delle armi.
Kimimaro non ebbe il tempo per guardarsi indietro, doveva prestare molta attenzione a Naruto, il quale gli era apparso di fronte, colpendolo con una potente zampata contro cui il suo scudo di ossa poté fare ben poco.
Il demone ossuto si riprese subito; ci voleva ben altro per batterlo, però -Che potenza! Ma è davvero la stessa persona di prima?- era in pericolo: la forza portante preparava un Rasengan per finirlo.
Da quella mossa, il manipolatore d'ossa intuì che il nemico voleva farla finita; si trovò d'accordo, così raccolse tutte le forze, in modo da condensare il suo potere in una lunga lancia, generatasi attorno al suo braccio sinistro.
-DORIRU!!-
-RASENGAN!-
I due combattenti si fiondarono uno contro l'altro; l'impatto che seguì portò a delle conseguenze preoccupanti. Con la sua trivella ossea, Kimimaro era riuscito ad apportare all'avversario un danno veramente esteso, trapassandogli la spalla sinistra. Naruto, invece, aveva fatto di peggio; il Rasengan si era in qualche modo modificato in una potente lama con cui era riuscito a trapassare il petto del nemico.
Il Kaguya vomitò una copiosa quantità di sangue, dovuto in parte alla sua malattia, in parte al grave danno subito. Il segno maledetto cominciò a ritirarsi, facendolo tornare nella sua forma umana. Kimimaro fissò la forza portante che invece aveva alzato lo sguardo verso il cielo e barcollava, imitandolo nella perdita di sangue.
Nessuna parola: un tonfo e un lieve "grazie" pronunciato da Kimimaro; lui, Naruto Uzumaki, era stato il suo ultimo avversario, il suo avversario più forte che aveva regalato una degna morte a un indegno morente.
Nel mentre, Naruto si trovava in uno stato di profonda confusione; il dolore era così acuto che nemmeno lo percepiva e la vista si annebbiava ancora più di prima, sentiva le gambe cedergli e nemmeno si accorse di essere caduto per terra, il manto aveva attutito il dolore fisico che provava, eppure nella sua testa avveniva dell'altro.

-Mi chiedo come mai ogni volta che rischio la vita vengo qui. Ti do parecchie grane, vero volpaccia?- la volpe a nove code lo fissò annoiata dalla sua cella.
-Non sai quanto. Però devo ammettere che mi piace molto questa tua voglia di rischiare di continuo la vita. Mi elettrizza-
Il suo carceriere si rabbuiò, così il demone gli chiese -Cos'è quella faccia? Ah, già... Stai pensando al combattimento contro Orochimaru e contro il Kaguya- lo conosceva meglio di chiunque altro.
-Io... Sono ancora così debole per poter arrivare al mio obiettivo!- rispose determinato l'altro.
-E quale sarebbe?- chiese il demone; questo proprio non lo sapeva.
-Diventare una leggenda!! Voglio creare un mondo in cui non esistano più guerre e sofferenze! Solo pace!-
Sentendo ciò, la volpe scoppiò a ridere -Parli proprio come l'Eremita dei Sentieri!- ma prima che il ragazzo potesse chiedergli chi fosse, il demone cambiò subito argomento -Per questo ti serve Akatsuki? Vuoi usare coloro che a loro volta vogliono usarti?-
-Esatto. So che è difficile realizzare questo obiettivo, per non dire impossibile. Questo potere è desiderato da molti e finché non si smetterà, non riusciremo mai a cambiare!-
-Per poter realizzare qualsiasi sogno non sono necessarie futili parole o incoraggiamenti: serve potere! E tu ne hai a disposizione un'enorme fonte, usala!- il biondo alzò lo sguardo verso il demone -Ricorda, ragazzino. I sogni non hanno limiti!-
Naruto volle crederci e, motivato da ciò, fece un'allettante proposta al demone: tanto che aveva da perdere? -Dammi il tuo potere, allora. Se è come hai detto, non potrò realizzare il mio sogno senza il tuo potere. Dammelo!-
La volpe scoppiò a ridere; la sua era una proposta interessante e voleva sfruttarla appieno con un accordo conveniente per tutti e due -Potrei anche concederti un pezzo del mio potere, ma non oltre le tre code. Non meriti altro da parte mia-
-È più che sufficiente!-
-Però...- aggiunse il demone.
Il suo tono di voce non piacque per niente al ragazzo -Cosa vuoi in cambio?- solo in quel momento si rese conto che la volpe non gli avrebbe dato niente per niente: che altra scelta aveva?
-Quello che ti chiedo è una volta a settimana tu possa liberare parte del mio spirito e mi lasci fare tutto quello che voglio- aveva tuttavia evitato la parte in cui lo avvertiva che la liberazione costante del suo spirito avrebbe lentamente deteriorato il sigillo del Quarto Hokage, permettendogli di uscire fra qualche anno.
Naruto, ignorante com'era sulle tecniche di sigillo, non poteva saperlo e giudicò quella proposta ragionevole -Va bene- rispose dopo tanto pensare -Ma dovrai promettermi che non andrai in nessun modo alla Foglia-
Il demone gioì: ce l'aveva fatta, presto sarebbe risorto -Ai tuoi ordini!-

Le due code sferzavano con furia, la forza portante si rialzava lentamente completamente ristabilito; avvertiva il cambiamento nel suo corpo, sentiva che stava diventando sempre meno umano e la cosa non lo toccava minimamente -Bene... Ora cerchiamo questo maledetto anello, ho perso più del tempo che avevo da dedicargli- oltrepassò il corpo senza vita di Kimimaro e, proseguendo, verso un corridoio buio dove sentiva che sarebbe dovuto andare, si imbatté in una sfilza di ninja del villaggio del Suono.
Oramai Naruto Uzumaki era diventato qualcosa di più di un semplice essere umano: adesso si poteva definire veramente la forza portante della temuta volpe a nove code.


Katon: Housenka no jutsu = Arte del fuoco: Tecnica della Pioggia di fuoco
Katon Goukakyu = Arte del fuoco: Palla di fuoco
Futon: Goufurenkun no jutsu = Arte del vento: Tecnica dei proiettili di vento
Doriru = Trivella

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Capitolo 18
*** UN ANELLO SUL MIGNOLO ***


I ninja del villaggio del Suono si erano nascosti, disseminandosi nei vari punti del corridoio, non sentivano altro che i passi del nemico, quando le urla venivano smorzate e cadeva un tetro silenzio. Passi e urla in una ripetizione infinita, sembrava che in tutta la loro vita non avessero sentito altro, ma non riuscivano a capacitarsene che si trattava dell'ultima preoccupazione della loro vita.
Cercarono di guardare con la coda dell'occhio verso il corridoio, ma non videro nulla, l'unica cosa che riuscirono a percepire era il massiccio odore di sangue che del vento trasportava. Qualcuno si chiedeva quanti dei loro compagni fossero morti dinnanzi a quel demonio; qualcun'altro se sarebbe sopravvissuto a quella furia invincibile. Qualcuno, più intelligente degli altri, si domandò come potesse esserci del vento, dato che si trovavano sotto terra.
La risoluzione dei tanti dubbi venne illuminata da una flebile luce rossastra che abbagliò quest'ultimi, prima di venire massacrati dalla gelida forza portante della volpe a nove code, durante la sua ricerca dell'anello appartenuto a Orochimaru.

Naruto oltrepassò rapido i mucchi di carne maciullata, le mani imbrattate di sangue fresco, le vesti zuppe di un rosso non suo, soprattutto del nemico. Due code sferzanti e un aspetto animalesco che avrebbe ucciso il più debole fra i cuori, solamente a fissarlo.
-Questa dev'essere l'ultima stanza che controllo- mormorò a bassa voce il demone, dopo aver abbattuto la porta di una stanza.
Entrò all'interno, trovando una miriade di ampolle e apparecchiature appese ai muri che lo fecero giungere alla conclusione che doveva trattarsi del laboratorio di Orochimaru; malgrado quella scoperta, dell'anello sembrava non esservi traccia.
Naruto stava iniziando a stufarsi, era in procinto di fracassare tutto, quando si accorse di una mano raggrinzita poggiata sul tavolo, nascosta da una lunga fitta di ampolle: sul mignolo di questa vi era un anello. Si avvicinò e lo tolse dalla mano, mettendosi ad osservarlo per qualche minuto deluso; confessò che si aspettava qualcosa di più straordinario. Solo in quel momento, però, la stanchezza si appesantì e per tale ragione, smise di pensare ai convenevoli; doveva raggiungere Itachi e farsi una bella scorpacciata di ramen, il resto non contava.
Infilò l'anello, quell'oggetto conservava in sé tutti i combattimenti che aveva dovuto affrontare pur di conquistarselo; era la prova della sua rinnovata maturità: la genesi di una nuova vita.
-Distruggi tutto! Odia tutto! Questa è la mia nindo! Da oggi sarà anche la tua, Naruto-disse il demone volpe.
-Non darmi ordini- fu la risposta infastidita del suo carceriere, mentre la sua figura veniva inghiottita nell'oscurità.

Nemmeno nei suoi peggiori incubi avrebbe mai creduto che Itachi sarebbe stato in grado di spezzare il suo potentissimo sigillo, limitandosi ad attivare la sua forma Mangekyo.
-Com'è possibile che i poteri del Mangekyo arrivino fino a questo punto?!- ruggì Orochimaru.
Itachi gli lanciò una rapida occhiata, lasciando che desse libero sfogo alla sua frustazione.
-Non voglio crederci!-
Itachi corse sulla parete sovrapposta al crepuscolo su cui si trovava l'eremita delle serpi, con un'enorme salto, gli apparve di fronte. L'eremita scansò tempestivamente la lama del kunai nemico e contrattaccò -Senei Tajastu!- dal suo braccio uscirono dei serpenti che stavano per stritolare l'Uchiha, il quale fu pronto a respingere l'attacco in anticipo, sfruttando un'ingegnosa tattica.
Innanzi tutto si servì del mistico potere dei suoi occhi per intrappolare Orochimaru in una potente illusione.
Una tattica che l'intrappolato riconobbe al primo impatto, dato che si trattava della stessa usata anni prima al suo primo tentativo di rubare il corpo di Itachi -No! Ci sono caduto di nuovo!- dei grossi pali acuminati bloccavano interamente il suo corpo: provò una vergogna indescrivibile in quel momento.
-Sbaglio o quella volta ti dissi che non hai alcuna possibilità contro di me?- se avesse potuto, Orochimaru avrebbe voluto fulminarlo con lo sguardo; per sua fortuna, non aveva nulla da temere -Di fronte a questi occhi, non hai alcuna chance. Devi essermi grato, non ho usato Tsukuyomi su di te, ma posso sempre cambiare idea, se ti azzardi a compiere un passo falso-
-Che tu sia dannato, Itachi!- tuonò l'eremita.
L'altro non rispose con le parole, bensì con i fatti. Orochimaru percepì un mancamento, solo dopo si accorse che gli erano state recise entrambe le braccia; si corresse, era andata molto peggio dell'ultima volta.
Il ninja dell'Akatsuki gettò via il kunai insanguinato -Bene, dopo questo, la prossima a saltare sarà quella tua linguaccia, che ne dici?-
-Stammi lontano!- tuonò il disabile furibondo; era talmente stravolto da non sapere con esattezza se fosse ancora vittima dell'illusione nemica o si trovasse nella realtà.
Itachi stava quasi per attingersi a eseguire l'esatto contrario di quanto espresso dall'eremita. Per fortuna di quest'ultimo, Kabuto si mise in mezzo.
-Lord Orochimaru! Dobbiamo ritirarci! Tutti i nostri uomini sono stati uccisi, persino Kimimaro!- subito dopo si fiondò contro il nemico per tenerlo a bada.
A quella notizia, l'eremita si rattristò "Anche Kimimaro..." aveva subito veramente una grave perdita. Non ebbe dunque altra scelta: doveva tagliare la corda -Spostati, Kabuto!- in qualche modo, riuscì a sputare dei serpenti dalla bocca, allontanando così il nemico, dopodiché si apprestò a lanciargli contro la sua maledizione -Te lo giuro, Itachi. Una volta che mi sarò impadronito del corpo di Sasuke verrò a ucciderti e me la pagherai per tutto questo! Aspetta e goditi questi tuoi ultimi anni di vita!- successivamente scomparve nel nulla assieme al braccio destro.

Finalmente Itachi poté tirare un sospiro di sollievo; era finita. Non fece nemmeno in tempo di pensare a Naruto che se lo ritrovò davanti.
-Com'è andata?- gli fu ben chiaro che gli fosse accaduto qualcosa; era diverso da prima. Successivamente, notò l'anello appartenuto al ninja leggendario sul suo dito. Fu proprio ciò che l'Uzumaki gli mostrò con soddisfazione un attimo dopo.
-Ottimo lavoro- si congratulò Itachi con lui. A quel punto, la forza portante perse conoscenza; diagnosi da affaticamento da dure battaglie.
Il suo compagno si prese cura di lui. Evocò un grande corvo e lo adagiò sopra di questi, poi controllò che le sue ferite non fossero gravi, infine si distese anch'egli per riprendersi: come sempre l'uso del Mangekyo era logorante.
-Ehi, Itachi. Dov'è che andiamo?- gli chiese il corvo dopo che si alzò in volo.
-Vorrei passare dal paese delle Caldaie. Vorrei che Totomura conoscesse Naruto- rispose Itachi mentre il corvo lo osservava con la coda dell'occhio leggermente contrariato.
-Ogni tuo desiderio è un ordine. Impiegherò diverse ore per arrivare, ti conviene riposare un po'. Non hai una bella cera- il suo padrone seguì fedelmente il suo consiglio

Per il villaggio di Shizukesa, ovvero il luogo in cui vivevano le sorelle Hirugami, si poteva respirare un'accesa aria di una festa che durava oramai da più di una settimana e a cui i villaggi vicini si univano per festeggiare la loro liberazione dal tirannico Kusakage.
Le strade erano adornate da bancarelle e da bambini festanti, allegre famigliole e giovani coppie. C'era anche un insolito personaggio con indosso un cappuccio chiaro che stonava in quella visione. Egli procedeva a passi tardi e lenti per le vie del villaggio, fino a quando, sia per la sete che per la fame, decise di recarsi in un chiosco dove ordinò un'abbondante porzione di sukiyaki e del saké.
-Forestiero, sei davvero fortunato a capitare qui durante queste feste, non ci si stanca mai di divertirsi- fece un uomo brillo al suo fianco.
L'incappucciato mandò giù un boccone e si rivolse a questi -Qual'è il motivo di tanta festa? Non mi pare che sia periodo religioso-
-Stiamo rendendo onore a due shinobi, benedetti dalle divinità!- rispose questi contento, poi sferrò una sonora pacca alla schiena di un giovane al suo fianco -E il mio caro nipotino, Ryoshi conosce bene quei due santi, non è vero Ryoshi?-
Il ragazzo assunse un'espressione scocciata dal comportamento dello zio, ma non riuscì a fare a meno di voltarsi verso l'incappucciato, che seppur generasse qualche sospetto, sembrava non voler fare nulla di male, per il momento.
A quel punto, lo straniero si rivolse a lui -Puoi parlarmi di quei due?- aveva intuito che poteva attirare qualche sospetto con quel cappuccio, così se lo tolse.
-Oh beh che dire di loro. Erano due tipi singolari. Che Itachi e Naruto siano veramente benedetti- rispose il ragazzo dopo aver bevuto un sorso di saké; anche lui era abbastanza allegro.
L'uomo strinse i pugni dalla rabbia, non appena sentì quei nomi e si fece sempre più curioso -Si trovano ancora qui?- domandò in seguito.
-No, sono partiti per il paese delle risaie qualche giorno fa- rispose Ryoshi sorridente -... Però ieri la mia ragazza dice di aver visto un enorme corvo, su cui era solito volare Itachi, che si dirigeva dalla parte opposta. E andava piuttosto di fretta- iniziarono i singhiozzi da parte dei due ubriachi.
-E da che parte sono andati?- chiese infine il forestiero.
-Boh.., non lo so di preciso... Direi da lì- rispose l'altro indicandogli un punto ben preciso.
Del resto non si seppe nulla; qualcuno di molto arrabbiato li aveva interrotti -RYOSHI AKEMURA! CHE DIAVOLO STAI FACENDO?!- Hatama Hirugami afferrò per l'orecchio il ragazzo.
-Tesoruccio non è come pensi. Lo zio Satoru voleva solo bere un goccetto!-
-Ma se è da quando è iniziata questa dannata festa che bevi?!- tuonò Hatama, la quale trascinò via il fidanzato per portarlo a scontare una dolorosa punizione per tale comportamento.
L'uomo osservò la coppietta divertito, quella scena lo fece tornare indietro negli anni quando al posto di quel povero sventurato c'era lui. Ricordi piacevoli, ma che dovevano essere temporaneamente accantonati: doveva trovare Naruto e Itachi.
"Da quella direzione ha detto? Stavano andando verso il paese delle cascate. Chissà che cosa hanno in mente?" prima di tutto gli avrebbe cercati, poi avrebbe avuto tutte le risposte di cui aveva un dannatissimo bisogno.

Forse non era proprio dormire la prima cosa di cui aveva bisogno, ma aveva apprezzato moltissimo quella lunga siesta dopo tutto quel combattere, peccato che il suo stomaco non fosse del suo stesso parere: stava morendo di fame.
Ad accogliere il suo risveglio ci pensò Itachi -Ben svegliato-
Il biondo si stropicciò gli occhi, era ancora assonnato e non stava capendo nulla di quello che stava succedendo -Itachi... Che ci facciamo sopra questo corvo? Torniamo alla base?-
-Non ancora. Prima vorrei portarti in un posto per farti conoscere una persona- poi aggiunse rapido -Non temere, il suo assistente è un ottimo cuoco e la prima cosa che faremo sarà mangiare- anche perché stava avvertendo un certo languorino.
Il corvo si appostò sopra un'altura, da essa Naruto poté ammirare lo splendido panorama -Dove siamo?-
-Siamo nel paese delle Caldaie, un piccolo paesino fra la nazione delle cascate e quella dell'erba- spiegò il partner.
-Chi è che vuoi farmi incontrare?- domandò ancora l'Uzumaki.
-Si tratta di un famoso fabbricante di armi che vive all'interno di un pozzo in queste zone. Il suo nome è Totomura-
-Un fabbricante d'armi?-
-Devo rifornirmi di armi e ho anche bisogno che tu lo incontri. Totomura potrebbe crearti qualche ottima arma... Un'arma fa sempre comodo a un ninja. Naturalmente, dovrai pagarlo...-

Una volta scesi dal corvo, i due si diressero all'intero di una piccola foresta. Camminarono per un tratto, fino a scorgere un vecchio pozzo malridotto in cui non c'era nemmeno acqua; dettaglio ignorato dall'Uchiha -Seguimi e per favore, cerca di usare un tono abbastanza rispettoso quando ti rivolsi a Totomura, intesi?- l'ultima volta che era andato a trovarlo, con lui c'era Kisame, il quale era odiato dal maestro fabbro, poiché aveva ucciso l'ex possessore della sua Samehada, un suo vecchio amico.
Naruto farfugliò qualcosa di incomprensibile, dopodiché lo seguì dentro il pozzo, giungendo in una tetra caverna immersa nel buio.
Una voce li accolse immediatamente -Guarda, guarda chi si vede. Non avrei mai creduto di vederti di nuovo qui, giovane Itachi-
Si sentirono dei passi provenire da una casupola che era apparsa all'improvviso davanti a loro con tanto di laghetto e un boschetto mal illuminati.
L'Uchiha rispose alla voce con compostezza -Vi siete accorto subito della mia presenza, complimenti-
-Oh, ragazzino. Come potrei non notare la tua forza? Non sono ancora così decrepito per farmi prendere alla sprovvista- fece la sua apparizione un venerando anziato vestito di un lungo kimono grigio bruciato ai bordi. Aveva una piccola coda di cavallo bianca, il fisico mingherlino con la schiena curvata e per occhi due palle di vetro. Ad accompagnarlo, sulla sua spalla, una piccola donnola in giacca blu.
Prese parola proprio quest'ultima -Guarda un po', quello che si chiama come me è tornato!-
-Mi sembri in forma, Itachi. Certo che è davvero passato tanto dal nostro ultimo incontro- disse il maestro fabbro.
-Beh, non così tanto, direi. Ma lasciamo perdere questi convenevoli. Sono qui perché avrei un favore da chiederle- Itachi aveva qualcosa in mente, qualcosa che lo stesso Naruto avrebbe tanto voluto scoprire di che cosa si trattasse.


Senei Tajasu = Groviglio di serpi

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Capitolo 19
*** IL FABBRO IMMORTALE ***


Ci si basa sempre sui preconcetti riguardo al mestiere delle persone che non si conoscono. Se si pensa a un rinnovato avvocato, si immagina la sua casa come una reggia; se si vuol applicare il medesimo ragionamento su un contadino, avremo una casupola retta da qualche trave e nient’altro. Tuttavia, persone come Naruto Uzumaki non avevano mai immaginato come fosse la casa di un vecchio fabbricante di armi mistiche, fino a quando non si avesse l'occasione di conoscerne uno da vicino.
Una casa modesta, anzi, aggettivarla in tale maniera era più una lusinga. Era una piccola abitazione molto povera; non vi erano mobili superflui, solamente un divano, un tavolo con delle sedie e una cucina. Accanto a esse vi erano due tende nere che fungevano da porta alle camere, una da letto, l'altra come laboratoio per l'artigiano.
Naruto e Itachi vennero fatti accomodare su un logoro divano dalla stoffa verdastra. Totomura si sedette sopra una poltrona, logora in altrettanto modo, e ordinò al proprio aiutante di preparare del tè che accompagnasse la loro conversazione.
Una volta che tre tazze di liquido fumante vennero depositate sul tavolo in mezzo ai tre -Allora, Itachi. A cosa devo questa visita?-
Itachi squadrò il vecchio fabbricante rapidamente, dando l’aria di conoscerlo molto bene e di saper premere sui tasti giusti, quando si trattava di chiedere un favore -Avrei bisogno di un favore…-
A quelle parole, Totomura, scattò in piedi, allarmato. Emise un urlo abominevole, iniziando a strapparsi i pochi capelli che aveva alle tempie; un comportamento strano che fece allarmare solamente Naruto.
-Ahhhh, hai distrutto Totsuka, vero?!- era tanto furioso da afferrare l’Uchiha per il bavero del mantello; lì si che Naruto restò completamente allibito nel vedere che l’Uchiha si lasciava prendere in quel modo tanto rozzo senza impedirlo.
-Non si preoccupi, non uso Totsuka da tempo-
A sentire quelle parole, Totomura si calmò; lasciò la presa dalla mantella del moro, lasciandosi cadere sulla poltrona, mentre la sua piccola donnola aiutante porgeva loro una ciotola piena di biscotti.
A quel punto l'anziano espresse il suo sollievo -Per fortuna... Stavo già pensando al peggio- bevve un sorso di tè, poi parlò nuovamente -E allora cosa vuoi da me?-
-Avrei bisogno dell’immenso favore che mi faceste anni fa nel ripararmi Totsuka. Vorrei che progettiate un’arma adatta alle caratteristiche di questo ragazzo- venne indicato il ninja biondo.
Sentendosi chiamato in campo, Naruto drizzò le orecchie e attese tremante la risposta del fabbro.
-E perché dovrei? Questo pivello non mi sembra per nulla eccezionale-
Itachi fu dunque costretto a usare delle parole convincenti per persuadere il fabbro; lo conosceva abbastanza bene per sapere che era solito giudicare le persone dalla prima impressione -Questo ragazzo è la forza portante della Volpe a Nove Code-
Al solo nominarsi del demone con le nove code, Totomura sputò il tè per terra, Itachiko cadde per terra e iniziò a sudare freddo.
-C... Come?! Questo ragazzino è la forza portante di quel mostro?!- a stento il fabbro riusciva a crederci.
Naruto annuì per dargli pure conferma.
-W... Wow. Condividere la propria esistenza con un demone di quel calibro non è da tutti. Beh, allora la situazione è diversa-
-Lo farà?- chiese Itachi speranzoso.
-Si, basta che la smetti di parlare sempre te e fa parlare il ragazzo. Ti ritenevo più taciturno-
-Chiedo venia- fece il moro.
Totomura sghignazzò, poi si rivolse al biondo -Qual'è il tuo nome, ragazzino?-
-Naruto Uzumaki- rispose secco colui a cui era stata posta la domanda.
Nuovamente Itachiko cadde per terra e Totomura quasi non soffocò per colpa di un biscotto; stavolta, nemmeno Itachi ne comprese il motivo
-VOI DUE VOLETE FARMI PRENDERE UN COLPO PER CASO?!- urlò il fabbro furioso con i due.
-Non capisco...- fece l'Uchiha perplesso.
-Non riesco a credere che tu non sappia nulla degli Uzumaki!- ribatté il vecchio.
Totoruma li squadrò per bene tutti e due con quello sguardo interrogativo e sorpreso che avevano in faccia, da questo ne dedusse che non erano a conoscenza di nulla.
-Davvero non sanno niente?- gli domandò la donnola al suo fianco.
-A quanto pare no, Itachiko... Davvero strano. Possibile che questo ragazzo non sappia nulla delle sue origini?-
Naruto scosse la nuca -Io non ne so nulla. Si spieghi!-
-Non agitarti, ragazzo. Ti spiegherà tutto Itachiko, mentre io completo la mia merenda- rispose il vecchio, facendo calare quel famoso gocciolone che negli anime crea un effetto di pura pena.
Itachiko iniziò a raccontare la storia del cognome Uzumaki; nel mentre, il proprio padrone mangiava e beveva senza alcun ritegno per la loro presenza.
-Immagino sappiate qualcosa sull'Eremita delle Sei Vie...- iniziò l'animale.
Prontamente, Naruto scosse il capo -L'Eremita delle Sei Vie? E chi è?-
Itachi, invece, era informato e lo spiegò pure al partner -L'Eremita delle Sei Vie è il fondatore della setta ninja-
-Davvero?-
Tuttavia intervenne la donnola, entrando più nello specifico -L'Eremita delle Sei Vie non era solamente questo, e tu lo sai, Uchiha! Egli salvò l’umanità per ben due da mali che erano così potenti che lui, dato che li aveva battuti, veniva reputato una divinità-
-Addirittura?- continuò stupefatto il ninja biondo.
-Esattamente. Una volta che l'Eremita delle Sei Vie morì, ci furono molti conflitti e nuovi clan ninja imposero la loro supremazia. Fra essi c’era il clan Uzumaki, il clan che discendeva direttamente dall'Eremita-
Naruto osservò entrambi gli interlocutori -E voi credete che io appartenga a quel clan? Sarà solo un caso di omonimia-
-Non esiste l'omonimia in cose del genere. Lo sei veramente- intervenne Itachi.
Tali scoperte non erano determinanti per l'Uzumaki. Concordava sul fatto che conoscere le proprie origini fosse importante, ma lui era lui; non aveva niente da spartire con il clan Uzumaki e, francamente, non gli interessava. Invece, per quanto riguardava la figura dell'Eremita delle Sei Vie era diverso, quella misteriosa figura l'aveva ammalliato.
-Tutto ok?- gli domandò il partner, notando la sua perplessità.
Naruto si ridestò dai suoi pensieri e volse un cenno d’intesa con l’Uchiha per dirgli che andava tutto bene.
A quel punto si fece risentire Totomura -Ahhhh... Ci voleva proprio questa piccola pausa dopo aver completato l’ultima katana-
Quindi il genocida degli Uchiha si concentrò nuovamente su di lui -Dunque, lord Totomura, mi spiace essere così insistente, ma adesso potrebbe fabbricare un’arma a Naruto? Date le sue potenzialità, non crede che sia compatibile con il pagamento?-
Totomura non rispose subito; aveva bisogno di pensare -Non fabbricherò nessun’arma per questo ragazzo- dichiarò infine con fermezza.
Risposta che fece innervosire l'Uzumaki -Ma perché, dannato vecchio?-
Bastò il truce sguardo del collega per far si che si spegnessero i suoi bollenti spiriti -Naruto! Non ti avevo ricordato di portare rispetto a Totomura?-
-E lasciare che ci prenda in giro?! Ma sei fuori?- inveì il biondo.
Il maestro fabbro tirò un lungo sospiro -Ecco cosa odio di voi giovani, andate sempre di fretta e non permettete a noi vecchi di terminare quello che stavamo dicendo- Uchiha e Uzumaki lo fissarono -Ho detto che non fabbricherò a Naruto nessun’arma per il semplice motivo che ho già l'arma perfetta per lui. Dev'essere solo aggiustata-
Naruto se ne rallegrò subito -Davvero? E che arma è?-
Il vecchio lo deluse -Finché non la ultimerò, non ti dirò nulla, così impari a non portarmi rispetto!- poi si rivolse all'assistente -Ehi, Itachiko, sarà meglio che prepari qualcosa di dolce. Naruto ne avrà bisogno-
Itachiko ubbidì e si fiondò in cucina.
Naruto non ne capì il motivo -Che significa?-
-Beh, riguarda il pagamento...- rispose subito Totomura con un ghigno strano per il suo viso bonario.
L'Uzumaki arrossì -Ah già. Ecco, io non ho molti soldi, quindi non saprei cosa darle in cambio-
Bastò l'intervento di Itachi per far sì che il ragazzo comprendesse -Totomura non vuole soldi, Naruto. Per fabbricare un’arma, Totomura-sama ha bisogno di molte energie. Sai, lui è quello che comunemente viene chiamato vampiro-
Il vecchio fabbro ghignò e si avvicinò lentamente alla sua preda, mentre questa assimilava l’idea di cosa gli sarebbe successo a breve.
-Vuoi il mio sangue, giusto?- gli domandò la forza portante.
-Il tuo sangue? E che dovrei farci? A me serve il tuo chakra! A te la scelta-
Naruto si toccò il collo e si trovò a considerare se fosse una buona idea; poi prese la sua decisione: l'avrebbe fatto. Presa tale decisione, scostò parte della maglia dal nudo collo, mostrandolo al vecchio.
Il quale rise compiaciuto -Ho sempre voluto assaggiare il chakra della volpe a nove code- dopo aver detto ciò, conficcò i propri canini sul collo del biondo.

Naruto Uzumaki aveva sopportato moltissime ferite, alcune anche mortali, tuttavia mai come in quel momento provava un dolore fisico tale da poterlo descrivere: sentiva che tutta la linfa vitale lo stava abbandonando, come se qualcuno lo stesse lentamente alienando in uno stato vicino alla morte. Non servì a nulla essersi pentito un secondo dopo che Totomura lo aveva morso, non poteva più liberarsi, nemmeno a volerlo; la presa era troppo forte. Sentiva che addirittura la volpe era inerme all’azione risucchiante del vampiro; l’ultima cosa che riuscì a vedere fu il volto di Itachi, poi il buio e una frase pronunciata probabilmente dal succhia chakra.
-Wow, gusto frutti tropicali!-

Quando il giovane Uzumaki riprese conoscenza, la prima cosa che percepì fu il dolce odore di panna e cioccolato; gli sembrò di essere tornato, in qualche strano modo, a Konoha e di trovarsi accanto a Sakura, Hinata e Ino, più belle che mai, che lo imboccavano di dolci prelibatezze.
-Su, apri la bocca, Naruto- lo esortò la dolce Hyuga.
Non desiderava altro-Si…-
Assaggiò il cioccolato, assaporandone il gusto leggiadro, il quale, misto alla purezza della corvina e al suo odore era piena estasi. Venne poi il turno della rosa e della bionda; una sensazione simile, purtroppo per nulla equiparabile alla somma d'emozioni provata al turno di Hinata.

A quel punto sentì una voce seccata che gli bloccò il sogno -Ehi, ragazzo, mi stai letteralmente lavando la mano- osservò schifata la donnola.
Naruto aprì gli occhi e, dopo aver dolorosamente appreso che non stava assaporando la dolce mano di quelle belle ragazze, ma quella di una donnola, divenne viola e si mise a sputare cioccolato per tutta la stanza, incluso sulla faccia di Itachi, seduto accanto.
Il suo commento sarcastico non venne per nulla udito -Non era affatto necessaria questa doccia improvvisata...-
-Che schifo!- urlò Naruto.
Alche la donnola espresse la sua opinione -Guarda che è reciproco! Sei una specie di pervertito che se la fa con gli animali? Sappi che con me non riesci!-
-Ma che cazzo dici, donnola spelacchiata?!!-
Era ora di attaccar briga -Come mi hai chiamato, teppista biondo?!-
Per fortuna che intervenne l'anziano fabbro -Voi due! Ci date un taglio o vi devo succhiare tutto il vostro chakra?- aveva appena finito di riparare l'arma ed era esausto; le urla erano l'ultima cosa che voleva sentire. Fra le mani, l’anziano fabbricante teneva un fagotto di fine stoffa arancione e nera che porse all’Uzumaki senza mezze misure. Quando il biondo lo scoprì, vi trovò un grosso kunai dalla lama nera. Il fabbro spiegò -Quest'arma è stata prodotta dai resti delle armi appartenute all'Eremita delle Sei Vie- una pausa e sarebbe stato svelato l'aspetto più particolare del breve racconto -L'Eremita mi portò quelle armi dopo averle distrutte nel suo ultimo combattimento-
I due ninja dell'Akatsuki sgranarono gli occhi -Come? Lei conobbe quel tipo?-
Il fabbro gonfiò il petto -Ovviamente! In mille anni ho incontrato un sacco di gente famosa!-
La forza portante si prodigò alla domanda successiva -Quindi, se questo kunai è stato fatto dalle vecchie armi dell'Eremita delle Sei Vie, non sarà un'arma comune, giusto?-
Totomura si lasciò scappare un sorriso -La mia politica dice “Io ti costruisco l’arma, come usarla è un tuo problema". Altrimenti si perderebbe tutto il divertimento-
-EH?!! Che cavolo di risposta è?-
-La stessa che ha dato a me- s'intromise Itachi, dopodiché fece cenno al partner di muoversi, poiché avevano altre cose da fare -Noi andremo, lord Totomura. Grazie per la sua ospitalità- per ulteriore segno di rispetto, rivolse un piccolo inchino verso l'uomo, imitato dall'Uzumaki.
-Nessun problema. Mi avete permesso di riparare un’arma straordinaria e di questo vi sono immensamente grato- disse l'anziano mentre i due ninja si allontanavano dalla sua dimora.

Naruto e Itachi risalirono il pozzo da cui erano entrati, una volta arrivati in superficie, si premurarono all’instante di allontanarsi il più velocemente possibile dalla foresta in cui si trovava il pozzo e di fermarsi in un posto adatto per evocare Karasumaru e dirigersi dritto filato al villaggio della Pioggia. Tuttavia la ricerca si rivelò abbastanza ardua, data la presenza di numerose cascate e di alcune lavandaie sulla riva di un fiume in cui si concentravano le cascate. I due camminarono per un po', percependo però una strana presenza che non li rendeva affatto tranquilli.
-Qualcuno ci segue, ma stranamente commette errori nell'inseguimento che mi fa pensare che lo faccia apposta- commentò l'Uchiha sull'argomento.
Naruto, intanto, rifletteva sull'identità dell'inseguitore -Di chi potrebbe trattarsi? Orochimaru?-
-Non ne ho idea, ma questo dubbio potremmo togliercelo subito- Itachi estrasse dei kunai dalla manica della giacca, si voltò e con grande velocità li lanciò contro le fronde di un grosso pioppo in cui era nascosto l’inseguitore.
Questi, uscendo rapidamente dal nascondiglio, rispose velocemente all'attacco, effettuando dei rapidi segni, con i quali evocò un grosso shuriken che lanciò sul nemico.
Per i due ninja non fu affatto un problema evitare tale attacco; tuttavia, ignoravano che quella potesse trattarsi della tattica del nemico, il quale era riuscito a imprigionarli per mezzo di una sua tecnica, basata sull'arte della terra.
Naruto provò a liberarsi -Merda! Non riesco a muovermi!-
Invece Itachi cercava di risolvere quell'intoppo tramite il ragionamento "Questo tipo esegue dei sigilli alla stessa velocità di Kakashi, persino il mio sharingan ha avuto difficoltà a leggere i suoi movimenti. Chi sarà mai?"
-È inutile che facciate resistenza. Una volta imprigionati dalla mia tecnica, non potete più liberarvi!- rispose l’incappucciato.
-Chi diavolo sei e che diavolo vuoi da noi?!- urlò furibondo Naruto.
A quel punto, fu il cacciatore a innervosirsi -Come osi rivolgere quel tono al tuo maestro, Naruto?! Ricordati che se sei diventato un ninja è per merito mio!- l'uomo si rivelò essere Jiraiya.

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Capitolo 20
*** MAESTRO E ALLIEVO A CONFRONTO ***


Cos'altro poteva provare nel rivedere il suo vecchio maestro? Che cosa poteva dirgli per giustificare i gesti fatti finora, senza offendere tutto ciò che gli era stato insegnato con tanta energia?
Naruto lo sapeva; anzi, trovò nel silenzio la via di fuga dai problemi. Se doveva essere sincero con se stesso, aveva previsto un incontro futuro con il suo maestro, ma non si sarebbe mai aspettato che questi si mobilitasse personalmente: era proprio per questo fattore che l'Uzumaki aveva paura.
Dal canto suo, Jiraiya non fiatava, si limitava a fulminare con lo sguardo il componente dell'Akatsuki, riservandone altre ancora più irate all'allievo. Tutto ciò accadde in religioso silenzio, al quale Itachi non voleva entrar a far parte.
-A cosa dobbiamo questa sua visita, lord Jiraiya?-
L'eremita dei rospi gli scagliò contro tutta la sua furia verbalmente -Senti una cosa, Itachi Uchiha, non ritenerti incolume solamente perché possiedi lo sharingan. Quelli come te me li mangio a colazione!-
A tal proposito l'altro si lasciò sfuggire un ghigno innocente -Ah, davvero?-
Finita la sua brevissima conversazione con l'assassino, il ninja leggendario si avvicinò all'allievo, salendo sopra al mucchio di fango in cui le prede erano imprigionate. A quel punto afferrò il ragazzino per il bavero della sua felpa per obbligarlo ad uno scontro diretto fra i loro sguardi; da ciò l'eremita comprese il senso di smarrimento covato dall'allievo, nei suoi occhi scorgeva un marasma di emozioni: non sapeva proprio come spiegare una tale confusione.
-Guardami!- gli ordinò severo il proprio maestro quando non ce la fece più a reggere il suo sguardo.
Niente. Nessuna parola. Zero totale.
Jiraiya non ne poté più di quel comportamento, così decise di usare un metodo differente per avere le risposte che cercava. Tirò fuori la lettera d'addio dell'allievo e gliela spiattellò in faccia -Lo sai cos'è questa, vero, Naruto?- stavolta la forza portante decise di dare segno di starlo ad ascoltare -Di qualcosa! Non farmi passare per il cattivo, Naruto! Sai come finirebbe-
-Cosa dovrei dirle?- l'eremita dovette ammettere che fu quasi un trauma sentire la voce dell'allievo così spenta e arida di vita: era totalmente diversa dalla gioiosa voce squillante di cui si ricordava.
-E me lo chiedi pure?!- doveva insistere per farlo parlare, le maniere dolci non servivano a nulla -Perché diavolo non mi hai detto nulla riguardo a come ti sentivi?! Perché non mi hai detto nulla su quello che ti era stato proposto da Akatsuki?! Dovevi parlarne con me!- lo disse con una tale intensità che anche uno stupido avrebbe capito che si stava trattando di uno sfogo, figurarsi le sue due prede.
Naruto abbassò nuovamente lo sguardo, ma stavolta non aveva intenzione di starsene zitto: sapeva di averlo deluso e gli faceva molto male saperlo, tuttavia aveva avuto le sue ragioni per prendere delle determinate decisioni e pretendeva che tutti l'accettassero: ora si sarebbe sfogato lui -Non ce la facevo più! Non volevo che vi etichettassero come pazzi solo per stare con me. Non volevo che i ninja della Foglia si ribellassero a nonna Tsunade e la destituissero, non volevo più sentire voci dappertutto che mi dessero del mostro. Quello che desidero è solo un'altra opportunità!-
Benché colpito da quelle parole (il suo cuore si era fermato più di una volta durante quella confessione) Jiraiya doveva comportarsi da duro e far valere le sue ragioni -E credi davvero che al villaggio trovi solo chi non ti sopporta?! I tuoi compagni hanno contato veramente così poco per te?-
Il momento di qualche lacrima -I miei compagni sono tutto!- risposta che lasciò basiti sia Jiraiya che Itachi.
-Io...- il cuore gli pulsava come non mai, il respiro era pensante, tanto da costringerlo ad andare avanti a fiatoni -... Avevo paura di non riuscire a controllare il potere della volpe e di ferire uno dei miei amici. Se succedesse una cosa del genere non riuscirei a perdonarmelo!- stavolta dai suoi occhi sgorgarono due fontane -Cosa sarebbe successo se avessi ferito uno di loro? Rispondimi, maestro!-
-Naruto...- mugugnò il bianco, non riuscendo a trovare una risposta a quella domanda.
Nemmeno poté provare a farlo che l'allievo l'aveva già preceduto -Non dirmi che mi avreste perdonato! Io non sarei stato meglio!- aveva sempre odiato le bugie, specie se provenivano dalle persone a cui teneva -Sarebbe stato un incubo vedere il sangue dei miei amici, delle persone che mi hanno salvato dalla solitudine nelle mie mani! Non riuscirei a sopportarlo! Per questo ho lasciato il villaggio e sono entrato in Akatsuki!-
Itachi rifletté su quanto detto dal partner "Lo immaginavo... Sta' sfruttando l'organizzazione per apprendere il controllo della volpe" dovette dunque constatare che lui e il biondo erano molto simili.
Jiraiya intanto era entrato ancora più in confusione di prima. Nonostante avesse compreso le vere motivazioni che avevano spinto l'allievo a lasciare il villaggio, era comunque convinto che la scelta di diventare un traditore fosse sbagliata. In quel momento si rese conto di non poterlo aiutare; non ne aveva i mezzi e nemmeno avrebbe saputo come fare. Però, all'improvviso venne sconvolto da un'idea, che per quanto folle fosse, aveva deciso di mettere in atto: a suo giudizio l'unico modo per rendersi utile.
"Minato, Kushina... Forse dovevate darmi retta, non sono indicato per fare da padrino a vostro figlio. Naruto è cresciuto troppo velocemente che me ne sono reso conto solo ora. Vi prego, vegliate su di lui" oramai aveva deciso.
-Naruto...- iniziò, poggiando una mano sulla testa del giovane -... Comprendi che la strada che hai scelto è ancora più ardua di quella per diventare Hokage?- dopo che l'allievo annuì, compose un segno, liberando così le sue prede dalla tecnica di prigionia.
Un gesto per nulla compreso dall'allievo -Credevo che volessi riportarmi al villaggio-
-E per far cosa?- ribatté l'eremita -Credi che se tornassi, non subiresti le conseguenze delle tue azioni? Ti processerebbero e il consiglio opterebbe per la prigionia a vita. Non sei ancora così famoso per far valere i tuoi diritti in un'aula di tribunale-
-Ha quindi intenzione di lasciarci andare?- intervenne l'Uchiha.
Jiraiya annuì -Non posso fare nemmeno questo. Prima devo adempiere ai miei doveri da insegnante, dopo averlo fatto, non vi tratterrò più-
L'allievo lo fissò con perplessità -Eh? Che hai in mente?-
-Hai detto che vuoi imparare a controllare da solo i poteri della volpe, vero? Per farlo, devi prima diventare più forte, altrimenti non sarai mai in grado di sopportare quel potere. Per questo voglio proporti di allenarci insieme, un'ultima volta-
-In che modo?- domandò il biondo.
Prima di dare una risposta, l'eremita dei rospi evocò uno dei suoi fidati anfibi -Andremo sul monete Myoboku ad allenarci nelle arti eremitiche-
-Le arti cosa?- fece stavolta Itachi.
-Si tratta di una particolare tecnica che si serve dell'energia naturale per aumentare le capacità dell'utilizzatore in maniera esponenziale- spiegò il ninja leggendario.
-Interessante!- Naruto era incredibilmente estasiato dall'idea di quel nuovo allenamento dai pronostici così allettanti.
Tuttavia, Itachi dovette sottolineare un inconveniente -A dire il vero, se perdiamo ulteriore tempo, il leader potrebbe perdere la pazienza-
Naruto gli lanciò un'occhiata contrariata -Che vada al diavolo quello! Voglio imparare queste arti eremitiche!-
A conferma di tale desiderio, si ci mise in mezzo anche il bianco -Fregatevene di questo leader! Naruto verrà a Myoboku con me, che tu lo voglia o no!- afferrò l'allievo per la maglia per tirarselo a sé, poi si rivolse nuovamente al moro -Guarda che la cosa riguarda anche a te, ma non illuderti; non ti insegnerò un bel niente!- Itachi era già pericoloso di suo.
-Non mi interessa, verrò con voi solo perché sono responsabile della vita di Naruto- poi il ninja dallo sharingan si rivolse al partner -Ricorda, Naruto. Mi devi un favore-
Naruto di rimando gli fece un brutto gesto con la mano, un attimo dopo sparirono all'improvviso dal paese delle cascate per ritrovarsi in un nuovo, strano e gigantesco luogo rassomigliante in tutto e per tutto ad uno stagno abitato solamente da soli rospi e rane.

Il cielo più azzurro mai visto dai due traditori ricopriva l'intera zona; l'aria era di una freschezza incommensurabile; inoltre regnava una pace tale che uno straniero avrebbe potuto definire quel luogo come il precursore dell'Eden.
Delle rane facevano il bagno in uno strano olio, alcuni rospi stavano coricati su delle enormi foglie a prendere il sole, i girini nuotavano allegri per i fiumi di quel posto paradisiaco.
-Così questa sarebbe Myoboku?- fece Naruto mentre proseguivano per l'irta foresta di piante da lago.
Il ninja leggendario stava per rispondergli quando una voce lo chiamò -Maestro Jiraiya!-
Alle loro spalle atterrò un grosso rospo arancione che Naruto riconobbe immediatamente -Ma tu sei...- si trattava del figlio del re dei rospi, Gamakichi.
Il quale, prontamente, lo ignorò per conferire con l'eremita -Finalmente l'ho trovata. Allora lord Fukasaku aveva ragione nell'aver avvertito la sua presenza- poi i borbottii della forza portante lo fecero accorgere della sua presenza -Ehi, aspetta un momento, tu sei Naruto!-
-Era ora che mi riconoscessi, Gamakichi- sbottò il biondo, po si soffermò a notare i radicali cambiamenti del vecchio compare -Certo che sei diventato gigantesco rispetto all'ultima volta che ci siamo visti!- nel lasso di tempo in cui non si erano veduti, il rospo aveva assunto le dimensioni pari a quelle di un grosso bufalo.
-Anche tu, sei leggermente più alto, tappo- scherzò Gamakichi.
-Come mi hai chiamato?!- sbottò offeso il biondo.
-L'hai capito bene, ho detto TAPPO! O sei troppo stupido per capire una parola così complessa?-
L'Uzumaki ebbe la battuta pronta -Non al punto da non saper cucinare cosce di rospo per cena!-
-Provaci!- lo sfidò l'amico con sguardo truce.
A quel punto, Jiraiya si intromise nella conversazione -Basta perdere tempo in scaramucce! Dobbiamo subito incontrare i due rospi eremiti-
Itachi lo seguì senza fiatare, a differenza di Naruto e di Gamakichi, i quali, durante tutto il tragitto, non fecero altro che litigare, riappacificarsi e litigare nuovamente.
Proseguirono per la foresta sino a giungere di fronte a una grande costruzione. Si fecero largo fra la fitta vegetazione prima di imbattersi nell'entrata del palazzo, protetta da due grossi rospi in armatura che abbassarono lo sguardo alla vista dell'eremita -Sono Jiraiya, avrei bisogno di parlare con i saggi eremiti-
I due rospi immediatamente aprirono il portone, lasciando passare la compagnia; non evitarono però di lanciare qualche occhiataccia contro il portatore dello sharingan.
L'interno consisteva in una stanza enorme, completamente spoglia di tutto, tranne di un altare su cui giaceva un vecchio rospo dalle dimensioni di Gamabunta, seduto comodamente in una vasca piena d'acqua; dava l'aria di stare dormendo pacifico.
Ai suoi lati c'erano due rospi dalle normali dimensioni; anch'essi erano molto vecchi, coperti da un mantello nero e li osservarono con sospetto.
La prima cosa che fece Jiraiya fu quella di inginocchiarsi alo loro cospetto e salutarli -Venerabili eremiti, vogliate scusarmi per essere piombato a Myoboku senza avvertimento, ma quella che ho preso è stata una decisione presa al momento-
-Riguardo cosa, piccolo Jiraiya?- chiese l'anziana rana viola.
-Ho anticipato il momento in cui Naruto Uzumaki venga ad allenarsi a Myoboku nelle arti eremitiche, proprio come avevamo stabilito anni fa con suo padre-
Il rospo dal ciuffo ribelle bianco, sorpreso dalla novella portata dal pupillo, fece una smorfia poi osservò Naruto per qualche istante prima di parlare rivolto all'allievo -Ci sono alcune cose che ancora non mi convincono. Anzitutto, come mai non vedo il copri fronte del villaggio della Foglia addosso a questo ragazzo e perché hai condotto fin qui uno straniero che, niente poco di meno, è lo sterminatore del clan Uchiha?-
Jiraiya sbuffò; sapeva che cosa gli sarebbe aspettato dal momento in cui aveva deciso di portare quei due a Myoboku, ma prima di continuare a parlare intervenne la rana, rivolta al marito -Vecchio rammollito, sono queste le maniere di comportarti con il piccolo Jiraiya?-
Al pronunciarsi di quelle parole, il rospo divenne una belva e cominciò a litigare con la moglie -Sei tu che non capisci, vecchia ciabatta! Possibile che tu non comprenda la situazione?!-
-Ma va' a quel paese tu e i tuoi piagnistei!- lo zittì lei.
Le liti fra i due divennero così assordanti che da parole si trasformarono in un assordante gracidare in grado di spaccare i timpani ai tre esseri umani.
Per salvarsi, Jiraiya dovette usare tutta la sua diplomazia per farli riappacificare, ma venne preceduto dal grande rospo al centro fra i due -Suvvia, sempre a litigare? Marito e moglie dovrebbero andare d'accordo-
Anche a lui toccò la stessa sorte del rospo -Nessuno ha chiesto il tuo parere, vecchia carretta!-
-Ma come ti permetti di dare della vecchia carretta al Saggio?- la sgridò il marito.
-Chissene frega! E ora lascia in pace questi ragazzi e fammi andare a preparare la cena, hai visto che sono in tre? A te non interessa, tanto c'è quella stupida di tua moglie che cucina, eh?-
-Ora che diavolo c'entra questo discorso?!- sbottò il rospo.
Jiraiya tentò nuovamente di farli calmare -Insomma... Non occorre che facciate così. Mi spiace non avervi avvisato prima, ma è stata una cosa improvvisa-
Per rispondergli il suo maestro usò una buona dose di sarcasmo -Ed è stato anche improvviso portarti appresso due criminali?-
La moglie ci mise nuovamente del suo -Idiota! Se sono con lui, significa che sono apposto! Possibile che tu debba sempre dubitare?! Tutta colpa del tenente Colombo che ti ha messo sta' fissa del detective-
-Che c'entra ora il caro tenente?!-
La rana non disse altro, forse per cercare di non ammazzare il marito oppure perché doveva affrettarsi a preparare la cena, ma se ne andò subito lasciando il famoso due di picche.
-Quanto la odio quanto fa così!- borbottò il rospo, poi si rivolse ai suoi ospiti -Va bene, piccolo Jiraiya. Allenerò Naruto Uzumaki nelle arti eremitiche. Dato che anche Gamabunta mi aveva chiesto la stessa cosa per suo figlio, direi che potrei allenarli assieme, ma sia chiaro, lo faccio solamente in onore di quell'accordo con la buon anima di Minato-

La casa di Fukasaku e Shima si trovava vicino a un torrente e aveva l'aspetto di una normale casa, tranne per il fatto che al suo interno i tre umani dovevano per forza rimanere seduti se non dare una testata al tetto. C'erano diverse stanze lungo un piccolo corridoio, quella in cui il seccato Fukasaku si diresse emetteva uno strano odore. Si trattava della cucina, in cui trovarono una tavola imbandita dalla padrona di casa, la quale, con tanto di grembiule, li invitava a sedersi e a mangiare tutto senza complimenti.
Jiraiya era il più entusiasta di tutti -Accipicchia! Da quanto non vedevo queste leccornie!-
Naruto e Itachi, invece, rimasero indietro, chiedendosi se fosse uno scherzo quello che gli era stato servito: zuppa con coleotteri, tortine di larve, insalata di mosche di palude, coleotteri alla griglia e per concludere, un dolce con mosche speziate e api caramellate.
Nessuno dei due aveva la forza per mangiare quelle diavolerie e si chiedevano se ci fosse davvero qualcuno, fatta eccezione dei due eremiti, capace di riuscirci: ebbene c'era! Il suo nome era Jiraiya che in quel momento si ingozzava, seppur con qualche lacrima che accennava ad uscire, di zuppa.
"Dopotutto il fatto che lo chiamino Demone rospo avrà pure i suoi motivi" constatò il biondo.
Una tale prospettiva non entusiasmava nemmeno l'Uchiha "O mio dio... Io dovrei... Mangiare quella roba?" dovevano farlo, altrimenti avrebbero offeso la padrona di casa.
Si sedettero accanto all'eremita, fissando i vermi che galleggiavano nel brodino violaceo; sarebbe stata dura.
Armatosi di coraggio, Itachi afferrò il cucchiaio e lo avvicinò al brodino -Ma che fai?- lo chiamò Naruto tramite un bisbiglio-
Perfetto. Già era nolente a voler mangiare quella roba, ci si metteva anche il partner a farlo desistere -La rana ha cucinato tutto questo per noi, sarebbe scortese non mangiare tutto dopo l'ospitalità che ci stanno dando- a seguito di quanto detto, raccolse un verme con il cucchiaio e se lo infilò dritto filato in bocca: fu un'esperienza orribile.
Naruto lo fissò, rendendosi conto che la sua vita era stata messa in gioco fin da una banalissima cena. Tuttavia, dovette ammettere che Itachi aveva ragione, così raccolse un cucchiaio e lo immerse nella zuppa, cercò di prendere il verme più appetibile e si aiutò a mandarlo giù come se fossero degli spaghetti.
Ovviamente la cuoca rimase molto contenta che gli estranei stavano apprezzando la sua cucina -Oh guarda. Sembra che vi piaccia! Come sono felice!-
Il rospo, invece, era più realista "Probabilmente stanno morendo".
Una volta finito di mangiare, e mangiarono tutto, i tre umani vennero fatti accomodare in una stanza e venne dato loro uno dei tipici futon della tradizione giapponese. I tre si coricarono.
-Domani vado a comperare qualcosa di commestibile a un umano, tranquilli- fece Jiraiya prima di mettersi a ronfare come un vecchio ippopotamo.
Una notizia che allargò le speranze di sopravvivenza dei due. Itachi si massaggiò lo stomaco; non riusciva a credere a quello che era riuscito a mangiare -Non mangerò mai più spaghetti in vita mia- poi si addormentò.
Naruto era totalmente d'accordo, meglio dimenticare la terribile cena con una sana dormita. Non si faceva una bella siesta da prima della partenza dal villaggio della Pioggia e dovette ammettere che quel piccolo sfoggio di relax gli era mancato molto. Inoltre faceva bene a riposare, dal giorno successivo in poi avrebbe iniziato un nuovo allenamento.

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Capitolo 21
*** UNA NUOVA MINACCIA PER LA SABBIA ***


Il mattino seguente i borbottii fra i due rospi eremiti fungettero egregiamente come sveglia per Naruto, il quale, immerso nel sonno com'era, dovette subire le strilla dei rospi per molto tempo.
Alzarsi non fu affatto facile: sentiva le ossa così pesanti e la testa girargli in maniera tale che pensava seriamente di non aver dormito per secoli; una tortura vera a propria quella di non dormire, ora capiva come si sentiva Gaara che non aveva mai dormito in vita sua.
Si stropicciò gli occhi e diede un'occhiata alla stanza vuota; sia il maestro Jiraiya che Itachi si erano alzati presto senza dirgli nulla.
Si alzò. Si stiracchiò, dopodiché andò in bagno, dandosi una veloce lavata alla faccia, prima di mettersi addosso il proprio vestiario; decise comunque di lasciare l'anello di Akatsuki, il copri-fronte sfregiato e il fagotto contenente l'arma di Totomura in un angolo. Un attimo dopo era fuori dalla stanza, diretto in cucina da cui provenivano le urla dei due anfibi.
Naruto aprì la porta e al suo interno vi trovò i due rospi intendi con in una lite che, non appena lo videro, smise.
La padrona di casa gli venne in contro -Buongiorno! Abbiamo difficoltà ad alzarci al mattino, eh?-
-Uhm... Scusatemi. Il fatto è che non dormivo da due giorni di fila, perciò mi sono lasciato andare- rispose lui imbarazzato; non si era accorto che fossero già le nove del mattino.
La rana gli sorrise, facendogli capire che non aveva importanza, poi gli indicò una grossa busta sul tavolo -Il piccolo Jiraiya ha comprato qualcosa per voi. Credo che di prima mattina sia troppo anche per voi umani- poi si mise a prelevare il contenuto della busta, addobbando la tipica Asa Gohan per l'Uzumaki.
-Grazie mille- rispose grato il ragazzo. In effetti si sentì alquanto sollevato nel mangiare qualcosa di commestibile; patire un'altra volta la tortura della sera precedente era uno dei motivi che aveva tardato il risveglio.
Una volta finito Naruto uscì assieme al rospo, dirigendosi presso un enorme spiazzale circondato da una miriade di enormi statue di pietra raffiguranti dei rospi in una strana posa. Al centro di essa c'era una grande cascata da cui scorreva olio e, a lato di essa, si trovava Gamakichi che li salutava allegramente.
-Sono qui, Naruto, lord Fukasaku!-
A quel punto nell'Uzumaki sorse automatica una domanda -Sa dirmi dove sono andati l'Eremita porcello e Itachi?-
-Sono nelle pendici della montagna, laggiù si trova un villaggio di esseri umani- rispose il rospo eremita che poi tenne a precisare -Non temere, a pranzo si faranno vivi- quando i due nuovi allievi stettero in silenzio di fronte a lui, iniziò la lezione -Allora, oggi inizieremo il duro allenamento per apprendere le arti eremitiche. Per prima cosa, iniziamo con la teoria. Sapete che cosa sono le arti eremitiche?-
Nessuno dei due allievi rispose.
In parte Fukasaku se l'aspettava, così spiegò -Voi sapete che il chakra è formato dall'unione di energia fisica e mentale, giusto?-
I due annuirono.
-Bene. Per poter utilizzare le tecniche eremitiche è necessario che a questo mix di energie si unisca l'energia naturale. Solo in quel momento sarà possibile usare le tecniche eremitiche-
-Certo, è semplice!- commentò Gamakichi estasiato.
Naruto, invece, aveva qualche dubbio -Ma come si fa a mescolare il chakra con questa energia naturale?-
La risposta di Fukasaku fu più ambigua che altro -Semplice. Dovete rimanere immobili-
La forza portante rimase immobile, smarrita.
Per sua fortuna intervenne il rospo arancione in suo favore -Lord Fukasaku, non potrebbe fare un esempio pratico. Naruto è quel tipo di persona che capisce meglio con i fatti-
-Infatti. Non c'ho capito molto, se devo essere sincero- aggiunse il biondo.
Il rospo fece un cenno di assenso -Avete ragione. In poche parole si tratta di un potenziamento con cui si accende a un chakra pressocché infinito. Tuttavia, Gamakichi ha già un'infarinatura, dato che è un abitante di questa montagna, quindi sa già vedere l'energia naturale. Tu invece no, piccolo Naruto- serviva un esempio pratico. Si posizionò vicino a una delle grandi statue, assumendo successivamente la medesima posa di essere.
"Non vorrà sollevare quell'enorme statua?" ipotizzò Naruto dubbioso.
Andò proprio così. Non solo il rospo riuscì a sollevare la statua, ma la reggeva addirittura con una zampa nerboruta.
-P... Pazzesco!-
Gamakichi, invece, era interessato a ben altro che alla dimostrazione fatta dall'eremita. Egli riusciva a vedere chiaramente ciò che andava visto -Sbalorditivo! Riuscite a raccogliere una quantità di energia naturale impressionante!-
Fukasaku lasciò cadere gentilmente la statua e tirò un profondo sospiro di stanchezza per lo sforzo compiuto, dopotutto era molto vecchio, tempi prima l'avrebbe sollevata solo con un dito -Visto? Attraverso le arti eremitiche vengono potenziate le arti marziali, quelle ninja e persino le illusorie-
Naruto era ammaliato da quella dimostrazione; non riusciva a credere che aveva la possibilità di disporre di un potere tale, questo l'avrebbe fatto diventare ancora più forte delle più rosee aspettitive.
A quel punto il maestro si posizionò nuovamente di fronte agli allievi -Bene, ora che vi ho mostrato quali sono gli effetti dell'assorbimento dell'energia naturale, direi che possiamo iniziare ad allenarci- con una zampa indicò la cascata d'olio -Gamakichi, dovrai avere un attimo di pazienza. Prima dobbiamo fare in modo che il piccolo Naruto diventi in grado di vedere l'energia naturale- poi si rivolse a quest'ultimo -Piccolo Naruto, vieni qui e porgimi un braccio- il ragazzo obbedì. Successivamente Fukasaku immerse la zampa nell'olio presente nella vasca sotto la cascata e lo cosparse su una piccola parte del braccio dell'allievo -Devi sapere che quest'olio ha la capacità di attirare l'energia naturale. Tuttavia, è mio dovere informati che ci sono dei rischi per un principiante, quindi, per i primi tempi, non esagereremo-
Naruto lo fissò -Rischi? Di che tipo?-
Non fu necessaria una risposta, il riflesso sull'olio gli fece capire quale fosse quel temuto rischio a cui si andava in contro: metà del suo viso era molliccio, i suoi occhi si erano curvati e la sua mano diventava palmata.
-C... Che diavolo?!! Aiuto!- tuonò l'Uzumaki, terrorizzato del suo nuovo aspetto ripugnante.
Un attimo dopo ricevette una bastonata in testa da parte di Fukasaku.
-Ma perché l'ha fatto?!- tuonò prima di accorgersi di essere tornato normale.
-Con questo bastone posso eliminare ogni traccia di energia naturale dal tuo corpo. Quest'arma sarà molto utile durante l'allenamento- spiegò l'anziano rospo. Poi riprese -Dunque... Bando alle ciance. Iniziamo!-

Per arrivare sul monte Myoboku occorreva un mese, questa dicitura che Fukasaku aveva premurato parecchie volte a Jiraiya era, purtroppo, veritiera.
Le pendici del monte erano irte di insidiosi labirinti in cui era facile perdersi e, se non fosse stato per un piccolo rospo poggiato sulla spalla dell'eremita, probabilmente si sarebbero persi.
-Cavolo. Non ricordavo proprio che questi sentieri fossero così irti- commentò seccato l'eremita.
-Io non ne ho mai fatti di questo tipo- disse l'Uchiha.
-Manca ancora molto, Gerogaki?- fece l'eremita, rivolgendosi al rospo sulla sua spalla.
-Ancora cento metri, lord Jiraiya- rispose prontamente l'interrogato.
Nessuno parlò più o perché troppo assorti dal risalire la montagna oppure perché non avendo nulla da dirsi.
A condizione di ciò, il ninja leggendario non ce la fece più a tacere -Ascolta, Itachi... Che cosa puoi dirmi riguardo Akatsuki?-
Itachi lo fissò impassibile per qualche secondo -Non sono tenuto a rispondere-
L'uomo fece spallucce -Oh beh, io ci ho provato-
-Solo...- lo interruppe il moro -... Le suggerirei di guardarsi da un membro di Akatsuki che indossa una maschera arancione- altro non poteva svelare.

-Riesco a vederla!- annunciò con entusiamo Naruto. Il suo occhio sinistro si era nuovamente deformato, ma si trattava di una piccola parte del suo corpo, rispetto alle prime trasformazioni; stava iniziando a prenderci la mano. Il suo fisico era completamente pieno di graffi e contusioni, dovute all'eccessivo e ripetuto uso del bastone di Fukasaku sul giovane Uzumaki.
Da parte del vecchio rospo eremita c'era solo stupore "Incredibile, in sole tre ore è riuscito a controllare abbastanza energia naturale da essere in grado di vederla. Questo ragazzo apprende come una spugna, peggio del piccolo Jiraiya!"
Gamakichi si complimentò con lui -Grande, Naruto! Finalmente ci sei riuscito!-
Allora Fukasaku si avvicinò alla forza portante -Ora che hai un discreto controllo dell'energia naturale, ti farò sollevare una rospo-roccia e poi pranzeremo- prima dette un'ultima raccomandazione -Ricorda! Devi essere un tutt'uno con la natura!-
-Lo so perfettamente!- Naruto immerse il braccio nell'olio per l'ennesima volta e si preparò a concentrarsi.
Solo chi si allenava con il chakra naturale poteva rendersi perfettamente conto di quanta fosse l'enorme quantità di chakra che l'Uzumaki riusciva ad accumulare e rimaneva completamente senza parole, sapendo che era solo da tre ore che aveva cominciato il suo addestramento.
"Sembra che questo ragazzo abbia qualcosa in più, oltre a essere una forza portante. Non avrei dovuto aspettarmi altro dal figlio di Minato" fu il pensiero di Fukasaku durante l'allenamento.
Naruto era pronto! Si alzò, con passo deciso si diresse verso la rospo-roccia; la afferrò, riuscendo a sollevarla come prima aveva fatto Fukasaku.
-Ottimo lavoro, piccolo Naruto- si congratulò con lui Fukasaku mentre si sedeva per terra a prendere fiato; aveva una fame da lupi!
Un attimo dopo si sentirono anche degli applausi da parte di un contento Jiraiya, seguito da un silenzioso Itachi.
-Vedo che te stai iniziando a familiarizzare con l'energia naturale- disse l'uomo.
Anche l'Uchiha era rimasto senza parole "Che forza sovrumana".
-Dov'eravate finiti?- chiese Naruto curioso.
-Siamo scesi al villaggio e ti abbiamo portato qualcosa che sicuramente ti piacerà-
Un odore familiare penetrò nelle narici del ragazzo, riuscendo a regalargli un sorriso -Ramen! Da quanto tempo non ne mangiavo!- ne strappò una confezione dalle mani del maestro e cominciò a mangiare.
-WOW, avevi fame, eh?- commentò divertito Gamakichi, mentre sgranocchiava dei piccoli pesci.
Si seddettero a cerchio e mangiarono in un'armonia che Itachi e Naruto non vivevano da molto tempo. Per Naruto, mangiare in compagnia di Jiraiya, lo riportava indietro nei ricordi, nella bottega di Ichiraku. Per Itachi, mangiare in compagnia di quelle persone, gli ricordava il clima mite che c'era nella sua famiglia durante i pasti. Lui che mangiava stanco dagli allenamenti con voracità; suo padre che raccontava qualcosa sui ninja a Sasuke e sua madre che gli arruffava i capelli mentre gli metteva davanti un'altro piatto da ripulire fra un discorso e l'altro, il quale, generalmente, oscillava fra il doversi tagliare i capelli o una ragazza: gli mancavano moltissimo quei tempi.

I pomeriggi nel villaggio della Sabbia erano sempre caldi; del resto non ci si poteva aspettare altro da un villaggio nel deserto; per questo motivo, di solito, a quell'ora si vedevano in giro tante persone quante le dita delle mani.
Una di queste, indicabile preferibilmente con un mignolo come avrebbe voluto, si trovava nel campo di allenamento dell'accademia e si stava esercitando nell'uso del giavellotto.
Dire che era parecchio complicato era riduttivo, Matsuri non sentiva più le braccia e l'unica cosa che la faceva andare avanti era la voglia di stupire il suo maestro.
Fin dalla prima missione fatta assieme a Gaara, in Matsuri era nata una sorta di morbosa venerazione nei suoi confronti, che la spingeva a voler diventare talmente forte in modo da venir considerata un suo pari, al momento un utopia.
Cadde al suolo dopo l'ultimo tentativo -Così non va proprio- perché non era in grado di imitare i fluidi movimenti del suo maestro? Era così difficile stare al passo di Gaara del Deserto ed era convinta che nessuno, al villaggio della Sabbia, sarebbe mai stato in grado di gareggiare alla pari con lui. Comunque lei voleva impegnarsi al fine di diventare così brava da essere ritenuta indispensabile da lui.
Tuttavia non riuscì a completare l'allenamento, dato che venne improvvisamente avvolta in un groviglio di stoffa, emerso dal terreno sotto i propri piedi.
-Ma cosa... ?!- l'unica cosa che Matsuri riuscì a vedere furono quattro figure sopra il tetto dell'accademia, di cui era impossibile distinguerne i volti, fintanto che non si avvicinarono.
-Tu sei l'allieva di Gaara del Deserto, vero, ragazzina?- chiese una bella ventenne dagli incondibili capelli blu con meche gialle.
-Non ti può rispondere, Kuria- le fece notare un bambino dai capelli viola con addosso un completo cerimoniale giapponese.
-Sei noioso, Nobitamu- sbottò la donna, contemporaneamente, un alto uomo tramortiva Matsuri e se la caricava sulle spalle.
-Ora cosa procediamo, Zasai?- domandò quest'ultimo al compagno completamente imcappucciato.
-Semplice, Jakei. Seguiamo alla lettera il piano. Il tizio a cui ho affidato la lettera per Gaara non ci metterà molto a consegnargliela-
-Allora ce ne andiamo?- propose Kuria.
-Ovvio-
I quattro sparirono dal campo dell'accademia e si diressero verso la loro meta, in attesa dell'arrivo del loro ospite.

Baki osservava i tre allievi, inutile nascondere l'enorme soddisfazione che provava per loro, dato che erano appena stati promossi al rango di chunin.
Temari e Kankuro erano leggermente stanchi dal viaggio nel villaggio della Nuvola, ma non lo davano a vedere, orgogliosi com'erano e mostravano tutta l'autorevolezza a loro possibile. Caso differente per Gaara, per niente stanco e serio come sempre, il quale mostrava la sua solita espressione, accompagnato dal fatto di essersi messo una giubba da chunin del suo villaggio, sopra il normale vestito rosso scuro e l'enorme cinturone con cui teneva sulla schiena la sua giara.
-Ora che siete diventati chunin le nostre strade si dividono e sono sicuro che grazie a voi il villaggio raggiungerà livelli tali da diventare una delle nazioni più potenti di tutte le terre ninja- disse il capogruppo.
-La ringraziamo per tutto quello che ha fatto per noi, maestro Baki- ricambiarono i tre fratelli con un leggero inchino.
Se c'era una cosa di cui Baki poteva essere più contento, era certamente il cambiamento di Gaara; da quando era successo, nel gruppo si respirava un'aria d'intesa incredibile -E per conciliare il nostro patto, andremo a farci una mangiata assieme. Naturalmente offrirò io-
I figli del Quarto Kazekage si scambiarono un'occhiata. Si trattava di una proposta strana da parte di un tipo lugubre come il loro maestro e presumetero che dietro a tale invito ci fosse lo zampino della moglie.
La loro armonia venne improvvisamente turbata dall'irruento ingresso di un ninja -Che succede? Non vedi che sono occupato?!- lo sgridò il capo dei jonin non appena lo vide.
Lui si scusò -Mi perdoni, lord Baki. Cercavo Gaara-
-Che succede?- chiese il neo-chunin; era molto insolito che qualcuno chiedesse di lui.
L'uomo si limitò a consegnargli una lettera, prima di svenire.
Baki si alzò dalla poltrona per controllare le condizioni del poveretto -Questo qui faceva parte di una squadra inviata da me stesso, se lui è in queste pietose condizioni, significa che qualcuno li ha attaccati e che nessun'altro, oltre a lui, è sopravvissuto- poi tese la mano in direzione del più giovane dei suoi allievi; voleva leggere la lettera prima di lui per assicurarsi che non ci fossero gas nocivi che agissero una volta che la lettera venisse aperta.

Gaara del Deserto, noi, ninja del villaggio delle Onde, ti sfidiamo apertamente nel Torneo di Ferro che si terrà presso il paese delle Onde questa settimana. Dato anche che non prenderesti sul serio la nostra sfida, ti avvisiamo che abbiamo rapito la tua allieva, se vuoi rivederla ti conviene accettare la nostra sfida.

-Hanno preso Matsuri- disse turbato il rosso quando il maestro concluse di leggere.
Il maestro Baki lo fissò -Hai intenzione di accettare?-
-Devo. Matsuri è sotto la mia responsabilità- rispose Gaara che fece un cenno ai fratelli di seguirlo all'uscita; non c'era tempo da perdere.
Il jonin li bloccò -Aspettate! Da soli sarebbe un suicidio-
-E cosa dovremmo fare? Il villaggio ha bisogno degli altri shinobi, non possiamo consumare energie per questo tipo di cose- commentò Kankuro.
-Proprio per questo lo dico!- insistette l'uomo -È chiaro che quei tizi sono interessati al potere della Monocoda e non possiamo investire troppi shinobi per questa missione. Il villaggio deve ancora riprendersi del tutto dall'attacco alla Foglia e per di più non abbiamo un capo-
-E quindi? Arrivi subito al punto- insistette il rosso.
-Contatteremo Foglia e gli chiederemo di aiutarci. Sono certo che lo faranno- fu la proposta dell'uomo.
-Buona idea!- commentò Temari.
-Voi intanto dirigetevi nel paese delle onde. Io invierò una richiesta a alla Foglia-
Ma a quel punto Kankuro ebbe qualche dubbio -E il consiglio? Non sarebbe meglio avvisare quei vecchiacci, prima che inizino a battibeccare?-
-Che quelle vecchie mummie vadano al diavolo! Voi andate, al resto penserò io!-
I tre lo osservarono con gratitudine, subito dopo erano fuori dagli uffici del palazzo del Kazekage e correvano verso il paese delle onde.
Gaara aveva un unico pensiero in testa "Matsuri... sto arrivando!"
-Il nostro fratellino è veramente incazzato. La vedo brutta per quei tizi- fu il commento scherzoso del marionettista.
-Finiscila, Kankuro!- lo rimproverò la sorella maggiore -Invece di pensare a queste cavolate, conserva il fiato per il viaggio. Tutti noi vogliamo salvare Matsuri!- aveva detto così, ma in realtà pensava che fra loro, c'era qualcuno che lo desiderava più di altri, tuttavia non si espresse: conosceva troppo bene suo fratello.

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Capitolo 22
*** GLI ALLEATI IN ARRIVO ***


Un mal di testa le stava martoriando la tempia, un odore dolciastro di saké che galleggiava per il suo ufficio, la schiena che doleva e i vestiti pesanti come non mai, accompagnati da una nausea pazzesca.
Tsunade dormiva alla meglio che poteva, appoggiata alla scrivania del suo ufficio, dopo una nottata dedita al lavoro e a bere. Non sapeva come, ma riuscì a svegliarsi senza l'aiuto delle urla indignate di Shizune; in effetti trovò alquanto strano il fatto che non fosse lì ad adempiere il suo compito da indignata speciale.
Non sapeva quale fosse il motivo per essersi svegliata; nonostante il forte mal di testa e l'accesa nausea, pensava ancora alla sorte toccata a Naruto, alle sue decisioni, ai timori di Sakura per l'assenza dei due compagni di squadra, ai problemi che tutt'ora il villaggio stava affrontando, dopo l'attacco della Sabbia e del Suono: c'erano tante questioni che non la lasciavano tranquilla.
Si stropicciò gli occhi debolmente, stanca e ancora assonnata, diede un'occhiata superficiale ai documenti che stava visionando dalla sera prima: due rapporti di missione da parte di Kakashi, uno della squadra di Gai, un ordine di missione per Gemma Shiranui e la rubrica aperta, su cui era annotato l'incontro con il capo degli Hyuga; detto in maniera più semplice: un macello.
-Ah... Che dolore- si lamentò l'Hokage, mentre si muoveva a tentoni per la stanza, la luce del sole le bruciava gli occhi.
In quel momento giunse Shizune -Lady Tsunade!-
Le due ninja-medico si guardarono per un secondo avendo dell'altra una pessima impressione affine alla loro età. Per Shizune, trovarsi davanti la sua maestra che camminava in quel modo, smarrita e confusa in una stanza semi avvolta dall'oscurità e dalla puzza di saké dava l'aria di essere una vecchietta malandata in un ospedale di ubriaconi. Per Tsunade, invece, l'allieva sembrava una ragazzina urlante, nonostante i ventisei anni suonati.
-Avete bevuto anche questa volta?!- chiese furiosa l'assistente durante il vomitevole tragitto in mezzo fra l'ufficio e il bagno più vicino -Possibile che abbia così poco riguardo della sua salute?-
La principessa delle lumache non poteva rispondere. Una volta che smise di vomitare, venne aiutata dall'assistente a sedersi nella poltrona del suo ufficio per riposare. Con fare amorevole, Shizune le tastò la fronte e le misurò il battito cardiaco, poi sospirò, rassegnata ai comportamenti da ragazzina del Godaime Hokage.
-Quand'è che la finirà di bere così tanto?- le chiese per l'ennesima volta.
-Lascia perdere, Shizune... A volte ne ho proprio bisogno- aveva la gola secca, bevve un sorso d'acqua e si affrettò a cambiare discorso -Piuttosto... Come mai sei piombata qui tutta agitata?-
La donna se ne stava quasi per dimenticare -Giusto!- estrasse una piccola lettera e la porse al superiore -Il villaggio della Sabbia ci ha chiesto aiuto-
La principessa lesse la lettera per avere un miglior quadro della situazione -Hanno rapito l'allieva di Gaara e vogliono sfidarlo nell'annuale torneo delle onde. Questi tizi possono essere dei folli o molto forti- benché la forza portante fosse ancora un semplice chunin, persino lei, l'Hokage, riconosceva che aveva un potenziale impressionante che gli avrebbe fatto guadagnare il titolo di Kage a breve.
-Ha già deciso come agire?- le domandò Shizune.
Tsunade aggrottò la fronte perplessa, senza riuscire a dare una risposta -Quel torneo è pericoloso, nonostante ci siano i tre figli del defunto Kazekage, se mandassi un solo team di jonin non basterebbe. Anche perché, al momento, non abbiamo un team di jonin a disposizione- pensare a quel problema le aveva fatto affievolire il mal di testa e restituito un poco di vitalità persa in bagno -Shizune! Contattami Shikamaru Nara e Neji Hyuga!-
A sentir quel tono, Shizune nemmeno espresse l'opinione che mandare solo due chunin fosse sbagliato, ma obbedì senza fare storie, andandoli a chiamare.
Quando Shikamaru e il neo-chunin, Neji, vennero convocati presso l'ufficio dell'Hokage alle primi luci del giorno, mai avrebbero immaginato quanto fosse stato immenso il compito a loro affidato. Tsunade era già nervosa per svariati motivi e la presenza dei due (e non sapeva nemmeno come fosse possibile) la faceva innervosire sempre più.
-Possiamo sapere perché ci ha convocato così presto?- fu l'assonnata domanda del genio.
Neji, che era stato promosso al rango chunin una settimana prima, rimaneva in tacito silenzio, in attesa degli ordini del suo strano Hokage.
Nel mentre, Tsunade curiosava fra i documenti in un'assidua ricerca, senza dar nessun peso alle parole del Nara, fino a quando non si fermò a fissarli -Ho una missione da affidarvi- i due si trattennero dal sottolineare che aveva detto un'ovvietà, per paura di finire legati alle pendici di un precipizio. Lasciarono che il loro capo continuasse a spiegare -La Sabbia ci ha chiesto aiuto e dovete raggiungere Gaara e i suoi fratelli nel paese delle Onde. Per ulteriori informazioni potrete chiedere sul posto a loro, chiaro?-
I due annuirono e fecero per andarsene. La donna li bloccò all'istante -Fermi! Dovete portarvi altri due compagni di squadra e voglio che sia Shikamaru il capo del gruppo- i giovani e la loro fretta; lei non era mica così alla loro età.
-Mi scusi, ma chi dovremmo portarci?- chiese il ragazzo dal codino.
Al sentir pronunciare quelle parole, l'Hokage sorrise divertita e si distese su non curanza sulla poltrona -Vorrei che portaste Sakura, sta imparando le tecniche mediche e vorrei che facesse qualche esperienza diretta. Per un altro elemento, credo che il signorino qua fuori sarà ben lieto di venire con voi- e indicò con un dito l'esuberante Rock Lee che li salutava dalla finestra.
-Oh no- le prime parole della giornata di Neji.
Lee irruppe all'interno della stanza, rompendo il vetro con esuberanza con un dito puntato verso lo Hyuga -NEJI!! La nostra sfida giornaliera! Oggi tocca a me decidere!!-
-Lee... Per favore- lo stoico Hyuga non ne poteva più. Da mesi Rock Lee si era messo in testa la malsana idea di comportarsi in tutto e per tutto come il maestro Gai, credendo che, emulandolo, avrebbe raggiunto il suo livello; a condizione di ciò, dato che il suo maestro aveva come rivale il maestro Kakashi, ovvero un possessore di abilità innata, Rock Lee aveva scelto come suo rivale l'amico Neji, anch'egli detentore di un'abilità innata. A partire da quella decisione, il povero Hyuga era stato torturato dall'amico che gli chiedeva continuamente una sfida.
Proprio per tal motivo, avevano fatto un patto: una sfida ogni tre giorni -Uffa! Questo patto che Tenten ha proposto non mi piace! Non posso stare tre giorni sapendo che stiamo 15 a 14 per te!- sbottò il ninja dal caschetto.
-Non mi interessa, un patto è un patto- ribatté Neji sollevato; conosceva Rock Lee abbastanza da sapere che non avrebbe infranto il patto per nessunissima ragione al mondo.
-Piantatela tutti e due!- li sgridò Tsunade, facendoli scattare sull'attenti -Passate dall'ospedale e chiamate Sakura, avvertitela e partite all'istante!- poi disse una parolina al ninja verde -E tu! La finestra che hai rotto ti verrà detratta dallo stipendio!-
I tre ninja annuirono, tremanti, un attimo dopo uscirono di corsa dalla stanza, sperando con tutto il cuore di non incappare più nei momenti "no" dell'Hokage.

Non avrebbe mai immaginato, quando qualche mese prima aveva chiesto all'Hokage in persona di prenderla come apprendista, che diventare ninja-medico fosse così arduo: orari di lavoro all'ospedale, lezioni teoriche nella biblioteca del villaggio, lezioni pratiche di medicina, lezioni speciali sui veleni, sessioni di allenamento sul controllo del chakra che, alla fine della giornata, la riducevano in un colabrodo.
Uscita dall'ospedale dopo aver concluso il proprio turno, Sakura camminava per il vialetto dell'ospedale, pensando all'allenamento a cui Tsunade l'avrebbe sottoposta nel pomeriggio, sempre se se ne fosse ricordata; era un periodo difficile, cambiare per diventare forte per salvare Sasuke e Naruto era davvero difficoltoso, però non si demoralizzava: ce l'avrebbe fatta!
Quando Shikamaru, Neji e Rock Lee le apparsero di fronte, la rosa si destò dai propri pensieri, soprattutto per le sdolcinate moine del ninja verde.
-Mia adorata Sakura, presto vieni qui!- un invito per nulla accattivante.
-Devo proprio?- fu la sua domanda retorica.
Shikamaru si accinse a spiegarle la situazione -Va' a prepararti, Sakura. L'Hokage ci ha affidato una missione e tu sarai il nostro ninja-medico-
Per Sakura fu una vera sorpresa -Una missione? Lady Tsunade ha deciso di farmi partecipare a una missione?!- era troppo contenta, tanto che abbracciò lo stravolto adulatore.
-Ahhh. Sakura mi sta' abbracciando!- la somma d'emozioni fu talmente forte per il ragazzo che collassò.
-Lee!- tuonò apprensivo lo Hyuga nel soccorrerlo, imitato dalla rosa.
Nel mentre Shikamaru concluse -Dev'essere da tanto che non vai in missione, per me è solo una seccatura-
-Beh, scusa se non siamo tutti mollaccioni come te- ribatté sarcastica lei.
Dopo che Sakura tornò da casa con uno zaino sulle spalle e Lee si riprese, il neo chunin espresse il suo pensiero -Meglio se ci affrettiamo, i ninja della Sabbia ci stanno aspettando-
-La Sabbia hai detto?- chiese Sakura perplessa; credeva ancora che i rapporti fra la Foglia e la Sabbia non fossero buoni per via delle ultime vicende.
-Ti daremo i dettagli durante il viaggio. Dobbiamo andare adesso- le spiegò il Nara.

Quando i tre fratelli della Sabbia giunsero nel paese delle Onde, non avevano la più pallida minima idea da dove iniziare le loro ricerche; sperduti e confusi, proseguirono per un piccolo villaggio con un solo ed unico indizio: torneo ondoso.
-Secondo voi dove dovremmo cercare?- chiese Kankuro perplesso.
-Non saprei... Il paese delle Onde è piccolo, ma non sappiamo nulla su questo torneo- rispose la sorella maggiore mentre rifletteva.
-Sappiamo solo che si tiene in questo paese una volta all'anno- aggiunse Gaara tacito.
Il marionettista vide un'unica soluzione -Giusto! Se chiediamo a qualcuno di questo villaggio, penso che potrà darci qualche informazione!-
La prima persona a cui chiesero indicazioni fu un signore anziano che tornava dalla pesca -Il torneo ondoso dite? Ma certo che lo conosco! Da giovane ho partecipato al torneo, ma purtroppo non ero a livello di quei ninja e mi sono ritirato-
-E sa dirci dove si trova?- chiese la bionda sbrigativa, prima che l'anziano si mettesse a raccontare la storia della sua vita.
-Certamente, signorina. Si trova a Senpu, la capitale del nostro paese. Sarà meglio che vi affrettiate però, le iscrizioni scadono oggi- e prima ancora che il gentile passante ricominciasse a raccontare la sua vita, i tre si dileguarono con tutte le scuse possibili.

-Torneo ondoso? E cosa sarebbe?- fu la domanda dell'Haruno, durante il viaggio verso il paese delle onde.
Shikamaru fu più esaustivo -Si tratta di un torneo che il capo del paese delle Onde organizza ogni anno. Vi partecipano molti combattenti, sia ninja che non-
-Wow, un torneo! Non vedo l'ora di partecipare!- fu l'entusiasto commento di Rock Lee.
-Stando a ciò che ha detto lady Tsunade, sembra che i rapitori dell'allieva di Gaara lo abbiano sfidato a partecipare a quel torneo- aggiunse il capogruppo.
Intanto il ninja verde continuava a fantasticare -Chissà se posso combattere contro Gaara, ho voglia di una bella rivincita e non lo vedo da parecchio tempo-
Il Nara lo riprese -Non siamo qui per combattere Gaara, e poi, a quanto detto da quella spocchiosa dalle trecce, sembra che sia cambiato-
-Spocchiosa con le trecce? Intendi Temari, la sorella di Gaara?- chiese Sakura.
Shikamaru emise una sorta di verso che stette a indicare un'affermazione: da quel che i tre ninja riuscirono a capire, parlare di Temari era qualcosa che infastidiva il loro nolontoso amico.
-E da quando vi tenete in contatto?- chiese poi la rosa, affamata da pettegolezzi da raccontare in seguito a Ino.
-Qualche lettera, niente di che- rispose il Nara allusivo; si odiò per aver iniziato tale conversazione.
-Lettere d'amore, eh?- alluse Lee sghignazzando.
-Ma quale amore!- si affrettò subito a smentire il Nara mezzo rosso; proprio per quel motivo quello che diceva non convinceva i suoi amici.
Per sua fortuna, il desiderio di cambiare argomento venne adottato da Neji -Stando alla nostra andatura, dovremmo arrivare alla capitale Senpu fra mezz'ora- il Nara non poteva essergli più grato.
La squadra superò un irto tratto di foresta per essere inondato da un'abbagliante luce solare che mostrò loro una caotica città, piena di case e persone festanti nelle sue strade.
Si fermarono su un tetto per organizzarsi e nel mentre, assistettero a una manifestazione di gruppi mascherati che giravano per il villaggio: luci, colori, musica, balli, canti, facce sorridenti e costumi variegati; era tutto così divertente e giocondo.
-Qual'è la prossima mossa, Shikamaru?- chiese Neji senza dar peso alla manifestazione, a differenza degli altri due.
-Dovremmo incontrare quei tre qui, ma non so di preciso dove. Sarà meglio avviarsi verso lo stadio, dove si svolge il torneo-
-Che bello!- commentò Sakura ammaliata sullo spettacolo, mentre si facevano largo fra la folla.
Tutti quei colori le fecero ricordare un episodio di quando c'era ancora la squadra 7 al completo: erano in missione in un paesino famoso per la sua festa mascherata, c'era una fiera e Kakashi aveva deciso di rimanere un fine settimana a godersi la festa e del meritato riposo. Lei ne era rimasta entusiasta e non vedeva l'ora di divertirsi; Naruto prospettava di assaporare ogni manicaretto delle bancarelle della fiera, così come il maestro; Sasuke sembrava leggermente riluttante a doversi vestire come un idiota, ma alla fine fu costretto da Sakura a mettersi un kimono: furono i tre giorni più spensierati della sua vita.
-Dobbiamo andare, Sakura- la richiamò il Nara, ridestandola dai propri pensieri. La squadra si avviò in direzione della stadio; né loro, tantomeno i tre fratelli della Sabbia, erano ancora al corrente che i successivi avventimenti sarebbero stati letali e irti di difficoltà.

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Capitolo 23
*** IL TORNEO DEI NINJA ***


Una numerosa folla si raccoglieva attorno all'arena della città di Senpu in attesa dell'inizio dell'evento che ogni abitante del paese delle onde attendeva: il torneo ondoso.
Nato durante la seconda guerra mondiale ninja su proposta del Terzo Kazekage, i capi di stato di tutto il mondo decisero di organizzare un torneo, come occasione in più per confrontare la potenza di tutti i villaggi ninja, non solo, quel torneo era stato creato attraverso le particolari abilità dei Cinque Kage di quei tempi e rendeva l'arena la meta ambita da chiunque avesse il nome di shinobi che intendesse confrontarsi con ninja di altri paesi e di accrescere la sua esperienza.
Una particolarità distingueva in più quel luogo tanto strano e non era riferito al fatto che normali persone assistessero a scontri da livello Kage o a tecniche terrificanti, ma era il fatto che anni prima, i Kage stessi combattevano fra di loro, per sport oppure per orgoglio per il proprio villaggio; sta di fatto che vent'anni prima, l'espugnabile arena stava per essere distrutta, durante lo scontro fra il Quarto Mizukage e il Quarto Kazekage: uno scontro amichevole, questo era certo, ma rimasto impresso nella mente del pubblico di allora, della piccola Temari e del neonato Kankuro che, assieme alla madre Karura, assistevano strepitanti lo scontro fra il loro padre e il giovane Mizukage Yagura. Temari non poté mai scordare l'espressione densa di paura di sua madre; durante lo scontro, non aveva fatto altro che pregare che suo padre ne uscisse incolume. Per questo, tornare in quel posto la rendeva stranamente silenziosa, persino Gaara se ne preoccupò -Stai bene?-
-Uh?- esclamò lei presa di sorpresa -Certo, stavo solo pensando all'ultima volta che sono venuta qui-
-Quindi tu sai di questo torneo, Tem? Perché non ce l'hai detto prima?- le chiese il fratello marionettista.
-Perché ero molto piccola quando ci siamo andati assieme a mamma e papà e tu...- rivolta a Kankuro -... Eri appena nato-
Da ciò Gaara poté dedurre -Dalla tua espressione, non dev'essere successo nulla di buono, vero, Temari?- i suoi genitori, Temari aveva tirato fuori un tasto dolente; e pensare che era stato lui a uccidere sua madre e aveva permesso a Orochimaru di uccidere suo padre: sempre e solo colpa sua.
-Per la prima volta ho visto una bestia codata- riferì la bionda, mentre si mordeva le labbra; come dimenticare quel minuscolo occhio giallo fermatosi a fissarla, quando il Mizukage, che era una forza portante, si era trasformato.
Fu una sorpresa per Kankuro -Davvero? Per questo, quando Gaara ha perso il controllo la prima volta, non ti sei meravigliata molto!-
-Esattamente, ma credimi, quello che vidi era molto più pauroso del demone della Sabbia- precisò la sorella maggiore.
I tre fratelli corsero ancora per un po' per le vie di Senpu, seguendo il fiume di folla che si dirigeva all'arena dove si sarebbe svolto il torneo; fu allora che Gaara individuò quattro shinobi dall'aspetto familiare fermi davanti a un bancone in cui un uomo grassoccio, con la divisa di un monaco, annotava qualcosa in uno dei pesanti blocchi di carta, depositati sul tavolo: quello, capì Gaara, doveva trattarsi dell'uomo che annotava le iscrizioni per il torneo.
Senza dire nulla ai fratelli, la forza portante svoltò verso la direzione scelta e i fratelli maggiori si ritrovarono a non capire nulla delle intenzioni del fratellino, fino a quando non videro dei volti familiari.
-Ehi, ma quelli sono i mocciosi della Foglia degli esami dei chunin!- fece Kankuro non appena li vide.
-E c'è pure Shikamaru...- sussurrò la bionda dalle trecce un tantino scombussolata dalla sua presenza.
Kankuro li chiamò -Ehi! Ninja della Foglia!-

Quando il team della Foglia si sentì chiamare con tanta vivacità si voltò immediatamente, non riuscendo però ad avere il tempo di capire che cosa stesse accadendo che i tre fratelli erano apparsi di fronte a loro.
Persino il monaco trasalì -P... Posso fare qualcosa per voi?- chiese poi ai tre della Sabbia.
Il rosso gli rispose con fare autoritario -Si, iscrivici. Io sono Gaara del Deserto-
I tre fratelli avevano un'espressione in volto talmente paurosa che il monaco, letteralmente terrorizzato, non ebbe nemmeno il coraggio di dire che le iscrizioni erano scadute da qualche secondo; se l'avesse fatto, probabilmente, sarebbe stato ucciso da quei tre pazzi.
Una volta effettuata l'iscrizione, i tre salutarono i loro alleati -Ehilà! Non ci si vede da un secolo!- li accolse Rock Lee.
-Già, ragazzi, certo che siete cambiati- commentò Kankuro nell'osservarli.
-Vi siete iscritti anche voi?- chiese Gaara, andando dritto al sodo.
-Avevamo scelta? Sakura e Lee ci hanno obbligati- rispose Shikamaru per nulla contento di averlo fatto.
-Tsk, non ho ancora capito l'utilità della mia iscrizione- si aggiunse il seccato commento dello Hyuga.
Stavolta, lo specialista di arti marziali lo prese sottogamba -Era destino che ti iscrivessi a questo torneo-
Alche Neji si voltò verso di lui e lo fissò -Se lo dice il destino, allora va bene-
"Che tipo" pensò Temari con perplessità, prima di concentrarsi sul suo oggetto preferito di tortura -E hanno costretto pure te, eh, piagnucolone?-
L'altro rispose per le righe -Non ti ci mettere anche tu, seccatura...- dopodiché si affrettò a cambiare argomento, prima che Sakura ne dicesse una delle sue -Ora che ci siamo riuniti, che ne dite di informarci sui dettagli della missione?- e si rivolse alla forza portante.
Questi riferì loro tutto quello che sapeva -Hanno rapito la mia allieva e per salvarla mi hanno obbligato a partecipare a questo patetico torneo-
Il Nara lo fissò perplesso -Tutto qui?- non ottene alcuna risposta, dato che il rosso si era incamminato verso l'entrata dei partecipanti.
Temari si premurò di consolarlo -La pazienza non è mai stata una virtù di Gaara, anche se non sembra-

L'interno dell'arena era completamente addobbato dalla presenza di shinobi provenienti da ogni angolo delle terre ninja. Ritrovarsi lì, in quella stanza, faceva uno strano effetto, poiché pieno di ninja che possedevano abilità peculiari sconosciute ed elettrizzava molto Rock Lee e Kankuro.
-WOW! Quanta gente! Spero tanto di riuscire a conoscere degli esperti di arti marziali!- disse quello con la tuta verde estasiato.
Quello con la tuta nera invece disse -Questa è l'occasione ideale per mettere in pratica i miei studi! Questo torneo mi sarà molto utile per applicare i miei studi!-
Assieme poi affermarono -Vincerò questo torneo!- ma poi si scambiarono un'occhiata di sfida.
-Non ti seccare, sopracciglione, ma vincerà il grande marionettista di Suna, ovvero io-
-Mi spiace che debba distruggere la tua convinzione, amico, ma vincerò io, la bellissima bestia verde!-
I due si fissarono con un'intensità tale da elettrificare l'aria che riuscirono anche a far seccar Gaara a tal punto da trovare nel gironzolare per i fatti propri, una soluzione più producente: la cosa che gli faceva più male, ma che oramai aveva assunto il valore di un boccone molto amaro, era che fosse imparentato con uno di quei due pagliacci.
Inutile, quelle fastidiose compagnie non volevano abbandonarlo nemmeno per un minuto. Shikamaru insisteva sul fatto che se i rapitori di Matsuri l'avessero attaccato, si sarebbe trovato in svantaggio numero; il Nara non si sarebbe mai azzardato a dire che Gaara si sarebbe trovato in difficoltà per non incombere nelle ire di Temari, con cui aveva già litigato abbastanza mentre percorrevano il corridoio per entrare nell'area.
-Non ho bisogno delle balie- ribatté il chunin.
-E noi non vorremmo metterci a dar retta a tutti i tuoi capricci, Gaara- lo rimproverò Sakura.
-WOW, risponde con le rime a Gaara non è da tutti. Hai fegato, ragazzina- si complimentò con lei il marionettista; proprio su Sakura si concentrò e si ricordò che assieme a lei c'erano degli altri compagni, diversi da quelli con cui viaggiava adesso -A proposito, come stanno quell'emo di Sasuke e Naruto?-
A sentire quei nomi, subito Sakura si rabbuiò e non fu l'unica.
Shikamaru lanciò un'occhiata alla bionda, dato che sembrava che Kankuro e Gaara non fossero a corrente dell'attuale situazione -Ehi, tu. Non gliel'hai ancora detto?-
Temari scosse la testa, il rosso e il marionettista la fissavano con espressione interrogativa.
-Cos'avrebbe dovuto dirci?- chiese Kankuro.
Fu Neji a raccontar brevemente ai due quello che era successo -Sasuke e Naruto hanno lasciato il villaggio. Sasuke è andato da Orochimaru. Naruto se n'è andato via, senza dire niente-
-Come? Ma che diavolo gli è passato per la testa di quei due?- chiese Kankuro senza ottenere risposte, almeno non una del tutto esaudiente.
-Sasuke è andato da Orochimaru per poter vendicarsi di suo fratello. Di Naruto, invece, non ne abbiamo idea- completò Shikamaru.

-Noi saremo sempre diversi da loro, ci vedono come mostri e quando ci sarà una guerra, come armi e lì ci loderanno e poi, una volta finita la guerra, ci odieranno nuovamente. La gente è falsa- furono quelle le parole che Gaara disse a Naruto quella volta nella foresta della Foglia, tempi in cui la sua solitaria anima nera ancora non era stata tratta dal buio totale.

-I miei amici mi hanno salvato da quel baratro dove stavo per cadere! Prima ti ho detto che non mi importa se sanno quello che sono. Non so dirti cosa succederà appena lo sapranno, ma fino a quando quel giorno non arriverà, io li proteggerò con le unghie e con i denti e non permetterò a nessuno di fargli del male!- era stata la risposta dell'Uzumaki, prima di batterlo.

-Se vuoi posso essere io tuo amico. Noi forze portanti possiamo capirci anche meglio, no?- era stata la sua proposta alla conclusione della battaglia.


Non poteva ancora crederci, Gaara era rimasto esterrefatto alla rivelazione di ciò che avevano scelto di fare Naruto e Sasuke; la vendetta e l'isolamento, ma perché?
Non riusciva a capire Sasuke e non l'avrebbe mai capito; avrebbe voluto farlo in modo tale da non creare un mostro come era lui.
Non riusciva a capire l'incoerenza di Naruto e la sua decisione; ora si chiedeva se era stato proprio lui a gettare i semi del dubbio nel suo animo, ma non poteva credere che quei semi abbiano traviato una determinazione forte come la sua: qual'era l'errore? Era attribuibile a lui? E dire che un giorno gli sarebbe piaciuto tornare al villaggio della Foglia per ringraziarlo; e invece?
Tutti notarono che non avesse preso la notizia molto bene -Gaara, tutto ok?-
E lui rese partecipe tutti della sua decisione -Ascoltatemi...- era determinato a portare a termine quello che aveva pensato -Vi giuro che vi aiuterò a riportare quei due nella retta via. Lo devo a Naruto-
Sakura si asciugò le lacrime che stavano cercando di uscire dalle sue palpebre e fece un leggero inchino rivolto al ragazzo della Sabbia -Grazie mille, Gaara-
All'improvviso ci fu un applauso, tutti si voltarono verso la sua fonte scorgendo la sprezzante Benzen e il divertito Nobitamu che li osservavano.
-Che parole audaci. D'altronde cosa ci si poteva aspettare dal grande Gaara del Deserto, eh?-
-Ehi tu, se non vuoi finire male ti conviene sloggiare, punk da quattro soldi- la minacciò Temari, afferrando il ventaglio come minaccia di estrarlo.
-Come osi, bambinetta dalle doppie punte?! Vedi piuttosto di andare a giocare alle bambole, invece di rivolgere la parola a una vera donna!- ribatté Benzen.
Ci vollero Kankuro, Lee e Shikamaru per trattenere Temari dallo scagliare un tornado di vento di quel luogo chiuso.
-COME TI PERMETTI DI CHIAMARMI BAMBINETTA DALLE DOPPIE PUNTE?! GUARDATI ALLO SPECCHIO, VECCHIACCIA!!-
Alche, sentendosi chiamare con quell'appellativo anche Benzen dovette essere trattenuta dal compagno e dall'arrivo provvidenziale di Jakei.
-LA AMMAZZO! A CHI HAI DATO DELLA VECCHIA, MOCCIOSA CHE PUZZI ANCORA DI LATTE?!-
-Calmati, Benzen, non vorrai mandare all'aria il nostro piano?- disse Jakei nel tentativo di calmarla.
Il compagno che lo aiutava a trattenere la donna era dubbioso che quest'ultima si fermasse -Inutile, Jakei. Sai che oramai non si fermerà- e la donna continuava a dargli pugni in testa per liberarsi.
-Dacci un taglio, Benzen!- urlò autoritario Zasai mentre avanzava. Al sol sentire la voce rabbiosa e autoritaria del capo, la donna si pietrificò e batté sull'attenti, mentre il nuovo arrivato si avvicinava ai ninja della Sabbia e della Foglia.
-Temari, smettila anche tu- fece Gaara con medesimo tono.
Zasai oltrepassò i suoi uomini e si diresse verso il rosso per osservarlo più da vicino -Piacere di conoscerti, Gaara del Deserto. Io sono Zasai Kentare, colui che ti ha sfidato a questo torneo-
Nessuno si sarebbe aspettato che il nemico li avrebbe accolti in quel modo; c'era qualcosa che puzzava di bruciato -Quindi, siete stati voi a rapire Matsuri, eh bastardi?- sbottò Kankuro.
Il fratello minore lo bloccò dall'iniziare una lite -Fermati, Kankuro. Non è questo il momento di combattere-
Il marionettista non lo comprese -Ma che dici?! Facciamoli fuori e recuperiamo Matsuri!-
Anche Temari, Rock Lee e Sakura erano dello stesso avviso, ma non Shikamaru che era quello a cui la maggior parte di loro davano conto -Gaara ha ragione invece. Se adesso li attaccassimo, rischieremo di mettere in pericolo la ragazza, quindi per ora meglio non rischiare-
-Sei intelligente, ragazzino della Foglia- fece Zasai, abbellendo il suo complimento con un vistoso ghigno.
-Ciò non significa che ora che ci siamo incontrati non vi ordini di ridarmi la mia allieva- obiettò comunque Gaara con uno sguardo di ghiaccio.
-Oh, mi spiace, ma non posso farlo. Dato che però sei così preoccupato ti dirò che sta bene- ribatté Zasai, che poi si accennò a far una proposta -Altrimenti, per evitare di perdere tempo, ti propongo uno scambio-
-Che scambio?- chiese Gaara.
Il capo dei rapitori sorrise ancora di più e rivolse lo sguardo ai sottoposti che sorrisero a loro volta, ciò faceva desiderare a tutti che l'uomo non rivelasse le sue intenzioni -La Monocoda per la tua allieva-
Chiunque avrebbe rifiutato e si sarebbe ostinato a costringere il nemico a fare quello che si voleva, eppure Gaara ci stava pensando e alla fine disse -Ok-
I suoi fratelli non furono d'accordo -NO!! Gaara non fare cazzate!-
Kankuro lo strattonò -Non fare sciocchezze! Batteremo questi bastardi e salveremo Matsuri! Non cedere alle promesse avvelenate di queste serpi!-
-Questa è una mia decisione. Non dovete immischiarvi!- ribatté Gaara.
-Anche se ciò significa rifiutare tutto ciò che sei? Non sono certo che la tua allieva sarebbe contenta di ciò che stai per fare, ci hai pensato?- intervenne Rock Lee serio.
Matsuri non avrebbe accettato di essere salvata con un sacrificio così estremo, ma un maestro deve sempre pensare prima al bene dei propri allievi e poi al suo.
-Molto bene- disse Zasai soddisfatto, tentò di dare una pacca sulla spalla al rosso che si avvicinava a lui: la sua mano però venne bloccata da un'altra!
Non era di Gaara, non era dei suoi fratelli, non era dei ninja della Foglia: era la mano di un uomo misterioso apparso all'improvviso.
Un quaratenne dai capelli rossicci e una folta barba del medesimo colore, un kimono da combattimento color porpora ed un'armatura che lo identificavano come uno shinobi molto esperto e forte, il copri-fronte con due rocce sopra segnavano la sua appartenenza al villaggio della Roccia.
Solo Gaara fu capace di identificarlo -Signor Roshi?-
-Noto che sei cambiato molto, giovane Gaara. Purtroppo non credevo che oltre a essere diventato buono, tu sia diventato pure stupido- disse l'uomo con tono serio, fulminando con lo sguardo il ricattatore.
"Chi diavolo è questo tizio?!" pensò Zasai sorpreso e non era l'unico a pensarlo e non solo: come mai Gaara stesso mostrava grande rispetto nei suoi confronti?

Intanto a Myoboku
Il fragore della cascata non era oramai percepito dalle sue orecchie, non avvertiva quasi nulla che potesse turbarlo: ora era tutt'uno con la natura.
Spalancò gli occhi rigati di arancione e specchiò il viso ancora tozzo sull'olio; aveva fatto passi da gigante e ormai i tratti da rospo erano molto flebili.
"Notevole. Ha fatto molti progressi. Credo che sia pronto per la prossima fase di allenamento" pensò Fukasaku riguardo l'allenamento di Naruto.
L'Uzumaki si alzò all'improvviso, spostandosi velocemente sopra una rospo-roccia per osservare con soddisfazione i progressi ottenuti dall'estenuante allenamento.
-Come ti senti?- gli chiese il vecchio rospo.
Il biondo strinse un pugno con forza -Mi sento fortissimo!-
Quindi si poteva passare a un altro esercizio -Bene, direi che possiamo passare alla seconda parte dell'allenamento: quella più difficile. Seguimi, piccolo Naruto!-

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Capitolo 24
*** LA MODALITA' EREMITICA ***


-Chi... Chi diavolo sei tu?- fu l'irruenta questione del ninja delle onde al nuovo barbuto arrivato.
Roshi, così si chiamava, lo ignorò e si voltò verso Gaara per guardalo fisso negli occhi; solo dopo rivolse la parola all'altro -Così desideri il potere delle forze portanti, povero stolto-
Zasai si allontanò da quello che presto avrebbe identificato come il suo incubo peggiore -Chi diavolo sei? Rispondimi!-
Nemmeno stavolta nessuna risposta.
-Capo...- mormorò Nobitamu spaventato -... Quel tizio mi fa paura, ce ne andiamo?-
-Che ti prende, ragazzino? Non dirmi che quel vecchio ti fa cagare sotto?- fece la donna sprezzante.
Il bambino, da sempre spavaldo, adesso tremava paralizzato di fronte allo sguardo opprimente dell'uomo come se fosse un peso di un pesante macigno da reggere con le minute spalle.
-Benzen, se Nobitamu ha paura di quel tizio, significa che è forte, talmente forte che non possiamo tenergli testa né noi, né tanto meno il capo- le spiegò Jakei pallido.
-C... Cosa? Quel vecchio mucchio di peli sarebbe più forte di tutti noi quattro?! Non ci credo!-
Zasai si rivolse alla sua squadra -Andiamocene per il momento. Ci organizzeremo per prenderci Shukaku durante il torneo- nessuno dei suoi compagni ebbe da ridire.
-Merda! Non scappate!- gli urlò contro Kankuro; era troppo tardi, erano scappati.
-Tranquillo, Kankuro- lo richiamò Gaara -Loro vogliono me e non rinunceranno così facilmente-
-E come la mettiamo con Matsuri?- chiese il marionettista agitato.
-Stai tranquillo, ho detto, non le faranno del male. Non finché non avranno me- dopodiché spostò lo sguardo verso il ninja della Roccia.
-Ti fai manovrare troppo dalle tue emozioni, giovane Gaara, proprio come l'ultima volta che ci siamo incontrati- disse questi.
Gaara non disse nulla e stette ad ascoltare quanto aveva da dire l'uomo -Dare loro la Monocoda avrebbe decretato la condanna a morte sia tua che della tua allieva-
-Ne sono consapevole, ma non sapevo cos'altro fare- si giustificò il chunin.
Tutti, intanto, assistevano alla discussione fra i due, fino a quando Kankuro, troppo curioso del motivo per cui il fratello mostrasse tanto rispetto per quello shinobi, espose una domanda -Chi è questo tizio, Gaara?-
Interrogato, il rosso si voltò verso il fratello e gli altri, a sua volta pure Roshi, e rispose.
-Lui è il signor Roshi, è un ronin del villaggio della Roccia ed è una forza portante come me-
-Cosa?! Anche lui?!- dissero tutti quanti senza parole.
-Sembra che abbiate visto un fantasma- fu il commento di Roshi alla reazione del gruppetto.
-Urca! Una forza portante come Naruto, Gaara e il signor Han, siamo a quota quattro- disse Lee entusiasta.
-Hai detto Han?- chiese Roushi sorpreso di udire quel nome.
-Lo conosce?- chiese Sakura.
-Certo...- ne avevano passate quando erano dei ragazzini.
Poi Gaara andò dritto al punto -Cosa ci fa qui?-
E la sua risposta fu fra le più semplici -Partecipo a questo torneo con la speranza di incontrare di qualcuno di molto forte... E devo dire che sono molto fortunato. Ci sei tu-
-Anche a me farebbe piacere combattere contro di lei, ma sono sicuro che perderei-
L'uomo rise -E chi lo sa...-

Mentre le due forze portanti discutevano fra di loro, la rosa della Foglia sussurrò alla bionda della Sabbia -Sai come quei due si conoscano?- la ragazza non rispose, troppo impegnata a fissare il fratello con una punta di rammarico. Sakura la richiamò -Temari, mi hai sentito?-
-Dicevi Sakura?- chiese l'altra dopo averle prestato attenzione.
-Non mi stavi ascoltando!- disse la rosa gonfiando le guance offesa -Dicevo, dove si sono conosciuti quei due?-
-Ah... Se devo essere sincera non lo so nemmeno io. Questa è la prima volta che io o Kankuro incontriamo questo Roshi- rispose la bionda.
Non ci fu più tempo per continuare la discussione, poiché da un'alta piattaforma scese un monaco bizzarro con in mano una cartella. I partecipanti al torneo vennero distolti dai loro passatempi e si riunirono di fronte a quell'uomo, mentre questi faceva formare una serie di piccoli spiazzali in cui altri monaci, usciti da delle porte laterali, dividevano i partecipanti: come previsto anche i nostri eroi vennero divisi nei vari gironi, così chiamati dal monaco con la cartella, assieme a sconosciuti shinobi di vari paesi.
-Per favore, mantenete l'ordine, signori- esortò uno dei monaci mentre sfogliava una lista e iniziava a chiamare due nomi nella lista dei partecipanti: si diedero così inizio le selezioni per la finale.
Gaara si ritrovò separato da tutti; nel suo girone non c'era nessuno che conoscesse, per questo giudicò coloro che facevano parte del suo girone per nulla interessanti; il suo unico interesse, anzi i suoi interessi dopo l'apparizione inaspettata di Roshi, avevano la priorità assoluta: salvare Matsuri!
Fu strano, ma proprio in quel momento si ritrovò a pensare al giorno in cui incontrò Roshi. Un evento che di per sé non l'aveva cambiato di molto, almeno non radicalmente quanto aveva fatto Naruto, ma sempre un particolare avvenimento nella sua vita, un evento di quando ancora era uno spietato che amava se stesso e credeva che il suo unico scopo nella vita fosse uccidere il prossimo.

Ne era conscio, quella missione era solamente un altro pretesto di suo padre per tentare di ucciderlo. Patetico, pensò, possibile mai che quel prode Kazekage non riuscisse a escogitare un piano abbastanza forte da potergli procurare almeno qualche leggero divertimento?
Forse stava esaurendo le idee su come ucciderlo, dato Gaara si aspettava che da un momento all'altro sarebbe stato suo padre stesso a ucciderlo, non che morire gli importasse.
Ora era lì, in mezzo a un cumulo di cadaveri di ninja della Sabbia ai suoi piedi, ricoperti di sabbia e sangue che sgorgava dai corpi di coloro che lo odiavano.
Gaara era furibondo, come lo era tutte le volte che suo padre organizzava missioni lontane dal villaggio per tentare di ucciderlo, oramai ci aveva fatto il callo, eppure ogni volta era sempre un appagamento uccidere quei poveri stolti davvero convinti di poterlo battere.
Diede una rapida occhiata in giro alla ricerca di un sopravvissuto da finire, erano tutti morti: possibile che non ci fosse nessuno capace di resistere qualche minuto in più ai suoi attacchi?
-Patetico...- alzò i tacchi da quella foresta ai confini fra i paesi del vento e del fuoco: fu allora che percepì una presenza che si stava avvicinando.
Gaara si voltò, sorridendo alla prospettiva che ci fosse ancora qualcuno vivo, ma ciò che scorse di fronte a lui, semi nascosto dalle fronde degli alberi, fu quell'uomo dalla folta barba rossastra e dai capelli a codino dello stesso colore, i suoi occhi poi, occhi così simili ai suoi che lo facevano imbestialire: quell'uomo lo considerava inferiore!
-Tu non sei un ninja della Sabbia ma non importa! Ti ucciderò lo stesso!-
Roshi non fece nulla, almeno Gaara pensò, apparve un bagliore che si frappose fra i due e mutò la sabbia in vetro all'istante.
-Cos...?!- sbottò il ragazzo senza parole.
Roshi si avvicinava -Orrendo vero? Sei d'accordo con me che la gente non ci tratta come meritiamo?-
Sentire quelle parole da un perfetto sconosciuto lo fecero imbestialire ancora di più -Che ne sai tu, vecchio?! Che ne sai di cosa sono, eh?!-
L'uomo gli apparve alle spalle -Io sono come te- poi s'incamminò.
Gaara si voltò; voleva delle risposte -Dimmi chi sei...-
-Sono la forza portante della Tetracoda e mi chiamo Roshi. Piacere di aver fatto la tua conoscenza, Gaara del Deserto- dopodiché l'uomo svanì del nulla.
Gaara non provò a seguirlo, non avrebbe saputo che cosa dire. Sapeva che quell'incontro era stata la prima breccia nel suo tanto potente odio.


-Il concorrente Gaara vince questo incontro- disse il monaco giudice dopo che il giovane ebbe sconfitto un grande energumeno del villaggio dell'Erba.


Di tutti gli allenamenti più assurdi, Itachi giudicò quello per imparare le arti eremitiche il primo nella lista. Non gli era ancora chiaro come funzionasse l'accumulo di energia naturale, ma il fatto che Naruto riuscisse a stare seduto su una lastra di pietra il cui unico appoggio era l'acuminata e minuscola punta di un'altissima montagna, lo lasciava di stucco.
Quel giorno Fukasaku aveva chiesto sia a lui che a Jiraiya di assistere all'allenamento del biondo, cosa alquanto strana, e loro si erano diretti tutti sopra quelle altissime montagne. Rimase a fissare Naruto dal punto in cui si trovava; fortuna che la parete di quelle rocce era perfetta per rimanervi appiccicati con il chakra, anche se l'Uchiha avrebbe preferito stare seduto come i due eremiti in quelle lastre di pietra; comprese tuttavia di non esserne in grado.
"Finalmente! Adesso è diventato un tutt'uno con la natura. Ottimo lavoro, piccolo Naruto!" fu il fiero pensiero di Fukasaku, mentre questi si concentrava sempre di più, accumulando sempre più energia naturale.
Anche l'eremita dei rospi ne fu entusiasta -Oh oh. Davvero niente male!-
Anche Itachi, grazie al suo sharingan, vide un'immensa quantità di chakra che entrava dentro l'Uzumaki; era incredibile.
Naruto, dal canto suo, era talmente concentrato da non far filtrare alcun pensiero nella sua mente, fino a quando il suo istinto non gli diede l'ordine categorico da destarsi dalla profonda mediazione e osservare gli spettatori.
Occhi gialli pieni di potere, chiazze arancioni attorno ad esse; quei piccoli particolari della sua mutazione sorpresero Jiraiya non di poco: Naruto era arrivato a un livello tale che lui stesso nemmeno riusciva a immaginare fosse possibile. "Non c'è dubbio! Quell'aspetto è quello di un perfetto eremita".
Anche Itachi ne era rimasto esterrefatto "Ha una quantità di chakra incredibile, potrebbe tener testa addirittura a me in questo stato".
-Come ti senti, Naruto?- gli chiese in seguito il bianco.
-Sto' bene. Credo di aver finalmente capito cosa si intende con "essere tutt'uno con la natura"- rispose l'allievo.
Tutti si rilassarono dopo quella dichiarazione. All'improvviso un uccello si posò sulla spalla nuda della forza portante, ciò gli fece perdere la concentrazione e l'equilibrio, facendolo precipitare verso il suolo.
-NARUTO!- urlò Itachi, correndo verso di lui per afferrarlo.
I due eremiti lo fermarono -Va tutto bene-
Il moro non ne era affatto convinto -Ma...-
-Osserva attentamente, piccolo Uchiha- lo tranquillizzò il vecchio rospo.
Naruto cadde a terra, provocando un enorme polverone; lasciava pensare che si fosse fatto molto male, eppure si rialzò come se nulla fosse di fronte allo sguardo stupefatto di Itachi.
Naruto si guardò attentamente -Ehi, non fa poi così male- Jiraiya, Fukasaku e Itachi lo raggiunsero.
Il vecchio rospo gli chiarì tutto -Ovvio che non senti dolore. Questo è un effetto della modalità eremita, grazie a essa il tuo corpo è efficiente sotto ogni punto di vista con una rendita superiore al 100%-
-Niente male, Naruto. Davvero niente male- fu il gioioso commento dell'eremita dei rospi.
-WOW, che figata!- sbottò il giovane.
"Incredibile" pensò Itachi
A quel punto il rospo eremita decise di passare alla fase finale dell'allenamento -Bene.. direi che ora possiamo procedere con un'altra fase-
-Ovvero?- chiese Naruto colto di sorpresa.
-Piccolo Jiraiya, potresti pensarci tu da ora in poi. Io dovrei assentarmi per qualche giorno- disse poi il rospo.
-Ci penso io, non si preoccupi- rispose l'altro facendo un occhiolino.
-In cosa consiste l'ultima fase?- domandò Naruto curioso.
Jiraiya sghignazzò divertito -Ora ti insegnerò il Kawazu Kumite, ovvero lo stile di combattimento dei rospi di questo momento, dopodiché ci alleneremo per conto nostro e se Itachi vuole darci una mano, renderemo il tutto di gran lunga interessante-
L'Uchiha dette il suo assenso -Va bene. Possiamo cominciare quando vuole- dovette ammettere che si stava proprio annoiando.
-Bene! Fatevi sotto!- disse Naruto con un ghigno.
-Ehi! Non crederti onnipotente solo perché ora sai usare la modalità eremita. Devi fare ancora molta strada prima di arrivare al nostro livello, pivellino- lo avvertì il suo maestro.
Anche il moro fu d'accordo -Già. Non peccare di superbia, potresti pentirtene-
Senza ulteriori indugi i tre si misero a combattere in modo tale che Naruto imparasse a dominare la modalità eremita in battaglia.


Lo stadio del torneo era colmo di spettatori. I giudici e i funzionari del torneo erano alle loro postazioni, il signore del paese delle onde era seduto nell'attesa che il torneo cominciasse: tutto era pronto.
L'arena in cui i contendenti si sarebbero sfidati era un ring di tavole di pietre ben lavorate, esso era lungo quasi ottanta metri e largo sessanta, attorno a esso vi era un prato verde e dei guarda-linea pronti a segnalare una qualsiasi scorrettezza da parte dei partecipanti.
Il pubblico fece un boato al suono ritmico di un tamburo, suonato da un monaco e dall'entrata di un uomo in giacca e cravatta che irrompeva al centro del ring per salutare il pubblico.
-Buongiorno, gentile pubblico! Benvenuti al centoventiseiesimo torneo!!- iniziò l'uomo con un enorme sorriso che fece agitare la folla.
-WOW, hanno addirittura preso Hedogawa Sekimura, il famosissimo attore di "Amore come il fuoco"!!- esultò Sakura dagli spogliatoio con dei cuoricini rivolti al bell'attore che quel giorno avrebbe fatto da presentatore per il torneo.
-NUO!!! La mia Sakura fa gli occhi dolci a uno stoccafisso come quello!!- urlò Lee, nascondendosi in un angolo a piangere disperato; cos'aveva quel tipo che a lui mancava?
-Bah, che buffone- fu invece il secco commento di Temari.
Tutti loro erano passati, anche Roshi e i ninja delle onde, in più erano passate due kunoichi del villaggio della Nuvola che si stavano mangiando con gli occhi Neji.
Il quale non si sentiva affatto tranquillo "Perché mi sento in pericolo di vita?"
Il torneo sarebbe iniziato fra qualche minuto, ma la tensione che si poteva percepire fra Gaara e Zasai era immensa; l'unico invece per nulla preoccupato era Roshi che si limitava a fissare i giovani ninja assieme a lui. "Che tipi".

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Capitolo 25
*** TUTT'UNO CON LA NATURA ***


Il monte Myoboku, la dolce casa di ogni anfibio, in cui ci si poteva godere un meritato riposo. Molti erano gli svaghi in cui ci si poteva dilettare, durante il tempo libero: chi passava il tempo in acqua a prendere il sole; chi si metteva a cantare, intonando un gracchiante suono ipnotico; chi dava un'occhiata ai girini affinché si comportassero bene; chi rimaneva sdraiato sopra le grandi foglie che circondavano la montagna: questo era quello che il grande rospo guerriero, Gamahiro, stava facendo dopo l'ultima missione portata a termine.
Aveva proprio bisogno di un paio d'ore per riposarsi e distendere i nervi; il cielo azzurro che gli faceva da coperta, assieme a quel cocente caldo che però non soffriva, poiché rinfrescato. Il gracidare dei giovani rospi che giocavano nel laghetto sotto, come canto distensivo, il silenzio disturbato solamente da qualche cicala: tutto perfetto se non fosse stato per colpa loro.
Un'altra di quelle esplosioni, provenienti dai picchi acuminati delle montagne.
Gamahiro quasi cadde, la prima volta che li udii; ora solamente gli davano un leggero fastidio, domandandosi di continuo, chi fosse a creare una tale confusione. L'ultima volta che vi erano queste esplosioni fu quando Fukasaku allenava Minato Namikaze e tempo prima ancora Jiraiya. Lo spadaccino si chiese chi fosse di tanto forte e parecchio scoordinato con il Kawazu Kumite da creare effetti tanto distruttivi.
Non che la cosa gli importasse, continuava a pensare; la cosa non gli interessava, non erano affari suoi: eppure tutto quel baccano lo disturbava!
Un'altra esplosione!
Ora Gamahiro non ne poteva davvero più. Si sollevò dal suo torpore e, con un balzo enorme, si diresse verso il bar del villaggio: dubitava di trovare lì del silenzio, sopratutto se c'era Gamariki: a mali estremi, estremi rimedi.

I vestiti tutti logorati dalle tante battaglie, pieni di strappi e sangue che lui osservava con quegli occhi gialli da rospo, prima di concentrarsi sui due avversari che lo aspettavano per continuare lo scontro.
-Facciamo una pausa, non hai una bella cera- fece Jiraiya con apprensione.
Di rimando, Naruto si rialzò per rimettersi in posizione di combattimento.
Itachi poté dare un'unica interpretazione a quel gesto -A quanto pare è un no-
-Già. Meglio così, questo è il mio ragazzo!- sbottò l'eremita dei rospi con un ghigno.
Il primo attacco fu dato dalla combinazione della forza dei due -Katon: Ryuka no jutsu!- l'attacco creò una fortissima gittata di fuoco contro il ninja biondo che, per evitarlo, dovette spiccare un balzo tanto alto che nemmeno con il manto della volpe a tre code sarebbe riuscito a fare; dopo ciò, egli cercò di capire se i due avversari volessero operare una seconda mossa e decise di precederli.
-Fuuton: Goufuryu endan!- urlò di rimando.
Jiraya e Itachi rimasero impassibili di fronte alla tecnica, poi la schivarono grazie alla loro agilità.
Successivamente, il ninja leggendario si fiondò contro l'allievo -Forza, Naruto! Fammi vedere se hai capito adesso come si combatte!-
La forza portante dovette distanziarsi di molto, prima di fare il suo sigillo preferito.-Taiju KageBushin no jutsu!- la montagna venne completamente ricoperta da delle sue copie, pronte a combattere contro il loro maestro; altre ancora, invece, si concentravano sull'altro avversario.
-Interessante- fu il commento a freddo di Jiraiya; tuttavia credeva che il ragazzo lo stesse enormemente sottovalutando. Così fece un segno e mutò la sua lunga chioma bianca in un groviglio di spuntoni acuminati; grazie a tale trovata, l'eremita fu in grado di sbaragliare la maggior parte dei suoi avversari.
Anche l'Uchiha affrontava i cloni, limitandosi esclusivamente a evitare gli attacchi, fino a quando non finì con le spalle al muro, facendo credere all'avversario di avere la vittoria in pugno.
-Sei mio, Itachi- tuonarono i cloni.
-Lo credi veramente?- ribatté il moro con ostentata sicurezza. Seguì la formulazione di rapidissimi sigilli -Suiton: Hakai Shio- un pugno sul terreno e una gigantesca massa d'acqua apparsa dal nulla si abbatté sui cloni, ricoprendo la zona di acqua: un vero favore per i rospi, non tanto per Naruto, dato che con quel colpo circa mille cloni vennero eliminati.
L'unica soluzione che Naruto vide fu quella di lasciare la sua posizione, mentre i suoi ultimi cloni venivano eliminati.
Atterrò sullo specchio d'acqua, trovandosi di fronte Itachi che lo stava per colpire con un potente calcio. Il biondo si protesse con le braccia, dopodiché cercò di restituire il favore: peccato che avesse dimenticato che aveva a che fare con lo sharingan.
Itachi gli afferrò l'avambraccio, per poi lanciarlo in aria con forza. All'improvviso, il corpo del biondo saltò in aria e Itachi capì di essere stato gabbato. "Era un clone esplosivo... Davvero niente male".
Dell'Uzumaki non era rimasta alcuna traccia, per cui Jiraiya ne approfittò per raggiungerlo e chiedergli -Come ti sembra che se la stia cavando?-
-Molto bene. Ha fatto notevoli progressi in un tempo molto breve- e se lui faceva dei complimenti, ciò la diceva lunga sulle migliorie raggiunte dal biondo.
Itachi Uchiha, abile utilizzatore dell'arte del fuoco, capace di saper usare oltre ad essa, anche quella dell'acqua. Possessore di uno degli sharingan più potenti mai visti nella storia del clan Uchiha e profondo conoscitore delle tecniche del Mangekyo Sharingan. Da quello che Jiraiya sapeva sul suo conto, egli non solo aveva ucciso tutti i membri del clan Uchiha, contando il corpo di polizia e due degli Uchiha più forti al suo interno: il padre, Fugaku e il cugino, Shisui.
L'eremita rimase sorpreso da quel piccolo genio, quando una volta, Orochimaru stesso volle mostrargli le doti di quel ragazzo, ancora oggi stentava a credere che esistesse qualcuno più bravo di Minato.
E poi c'era Naruto, il suo pupillo. Dire che fosse l'allievo migliore che avesse mai avuto, gli sembrava un'esagerazione, ma doveva ammettere che aveva una capacità di apprendimento pari solo a un suo vecchio allievo.
Minato era straordinario, ma il solo fatto che Naruto avesse saputo controllare l'energia naturale così bene, lo poneva a un livello superiore sia a lui stesso che al leggendario Quarto Hokage. Da non tralasciare che Naruto poteva ancora sviluppare il proprio potenziale, grazie al chakra della volpe a nove code.
-Arriva- lo avvertì Itachi all'improvviso.
Il ninja leggendario riemerse dai suoi pensieri e si preparò a controbattere ogni eventuale contromossa; tuttavia quello che vide non se lo aspettava proprio, e dire che a lui piacevano i fuori programma.
Le ingigantite braccia rossastre del manto della volpe emersero in tutta la loro possanza. Senza perder tempo, esse si fermarono a una determinata altezza e partirono in picchiata verso i loro avversari, cercando di afferrarli.
Iniziò così un pericoloso acchiapparello.
"Che velocità!" Sia l'eremita dei rospi che l'Uchiha non poterono fare a meno di notare quanto fosse rapida la scomposizione e la ricomposizione del chakra in ulteriori braccia e artigli: Naruto stava veramente migliorando in tutto.
Un altro balzo, poi atterraggio perfetto sull'acqua, dopo aver evitato l'ultimo attacco; Jiraiya era davvero stupefatto -Così però non vale, Naruto. Dobbiamo allenarci con il Kawazu Kumite e invece ricorri al chakra della volpe. Non ti starai lasciando prendere la mano?-
Nessuna risposta, almeno non subito.
Seguì un boato e la forza portante emerse dall'acqua, pronta ad attaccare il suo maestro con un Rasengan.
-Voglio proprio questo, eremita porcello! Voglio diventare sempre più forte e per questo voglio che facciate sul serio contro di me!-
Naruto era quasi giunto alla meta, stava per colpire un immobile Jiraiya, convinto di colpirlo in pieno: era fatta!
Invece -Bene, Naruto. Se è questo che desideri...- fu Itachi a recitare quelle parole con tono tombale. Secondi dopo l'Uchiha era sopra la sua testa e l'aveva colpito con un calcio infuocato.
L'impatto fu devastante e fece piombare il biondo nel fondale acquatico.
Il fuoco della tecnica scoppiettava dalla gamba dell'Uchiha, lentamente si estingueva, permettendo ai due ninja di fare una breve pausa, prima del prossimo attacco.
-Credo che nel mentre dovremmo iniziare ad insegnargli qualche tecnica. Che ne pensa, lord Jiraiya?- propose il moro.
Quest'ultimo emise uno sbuffo -Si, ha imparato bene il Kawazu Kumite e per il controllo della volpe non possiamo aiutarlo né tu, né io. Solo un'altra forza portante può farlo-
Un attimo dopo, l'Uzumaki tornò a galla con i vestiti tutti logorati dalle fiamme e un'espressione sempre più decisa a spingersi oltre i limiti a lui concessi.
-Si è ripreso in fretta- commentò soddisfatto il bianco.
Itachi annuì, nascondendo la sorpresa percepita da tal fenomeno "Non dovrebbe esserne in grado".
Intanto tre code rossastre di chakra divennero il nuovo turbamento dei due ninja; che Naruto stesse per perdere il controllo, proprio come quando aveva combattuto contro Orochimaru?
Anche Jiraiya comprese la gravità della situazione.
Una cosa che comunque entrambi dedussero nei secondi seguenti dell'osservazione della forza portante della volpe a nove code: riusciva a mantenere la lucidità con tre code, inoltre non si trasformava nella miniatura del demone, al contrario di quello che era successo la scorsa volta.
-Grazie al controllo del chakra che ha imparato per la modalità eremita, sembra essere diventato abbastanza forte da controllare meglio il chakra della volpe. Incredibile-
Itachi non disse nulla a tal proposito, poiché era convinto che quel nuovo fattore non fosse esclusivamente dovuto all'energia naturale dentro il corpo dell'Uzumaki; per lui c'era qualcos'altro.
Dovettero accantonare i pensieri, a causa della mossa successiva del demone, il quale si mosse rapidamente verso di loro.
Jiraiya non perse tempo, aveva fame e sete ed era stanco; voleva riposarsi e procedere a un allenamento un meno vertente su quegli alti standard -Itachi, sto chiudendo lo scontro. Per te va bene?-
Dato il silenzio di quest'ultimo, l'eremita ebbe carta bianca -Ranjishigami no jutsu!- recitando il nome della sua tecnica, aveva permesso ai propri capelli di aumentare esponenzialmente la loro massa e di partire alla carica per afferrare l'ignaro avversario, imprigionato all'improvviso dall'attacco.
La forza portante tentò di liberarsi divincolandosi con forza, ma era tutto inutile; la presa era troppo forte.
Itachi e Jiraiya gli apparvero di fronte.
-Basta così, Naruto. Facciamo una pausa- disse autoritario quest'ultimo.
Tanto per cambiare, il biondo, ancora riluttante dalla prospettiva di essere stato messo a cuccia in quel modo, provò con insistenza a liberarsi, purtroppo quella volta dovette arrendersi. Tornò normale e finalmente la zona dei picchi acuminati di Myoboku tornava ad essere una zona tranquilla.
A quel punto, Naruto cadde al suolo, stanco come non mai in vita sua. Itachi gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi.
Ora c'era un altro snervante dubbio che opprimeva il ragazzo -Vi prego, ditemi che non dovremmo mangiare quello che ha preparato la ranocchia-
Jiraiya scoppiò in una fragorosa risata -Tranquillo! Stiamo scendendo al villaggio qua sotto. Oggi i due consiglieri non ci sono-
Questo significava solamente una cosa: abbuffata di ramen.
-Prima sarebbe meglio andare a comprarti qualcosa da indossare. Sembri uno straccione- suggerì il moro.
Niente di più facile per il demone rospo.
-Allora credo che potremmo prenderci il pomeriggio libero e andare a gironzolare nella città a qualche chilometro da qui, che ne pensate?- una prospettiva di svago che non ebbe nessun oppositore.

La folla era in delirio.
L'amministrazione del torneo aveva avuto proprio un'ottima idea nel scegliere Hedogawa Sekimura come presentatore di quell'evento, senza contare che era anche l'attore preferito della figlia del capo della nazione delle onde.
Il venticinquenne sorrise esaltato per l'acclamazione ricevuta, si passò la mano sui corti capelli neri, aggiustò i marcati occhiali da sole dalla lente azzurra, prima di parlare con tono plateale.
-Signore e signori! Dopo tanta attesa, finalmente il torneo può iniziare indisturbato!- la folla continuava a urlare freneticamente il suo nome, acclamandolo; come gli piaceva essere famoso -Quest'anno hanno partecipato 600 partecipanti, ma solamente in quattordici sono riusciti a superare il turno-
I partecipanti, da dietro le quinte, erano oramai pronti. La folla era impaziente e Hedogawa doveva sbrigarsi ed evitare i convenevoli per far iniziare subito il torneo.
Infatti disse -Senza ulteriori indugi, ecco che vi comunichiamo la lista degli scontri!-
Un rullo di tamburi coprì leggermente la voce del presentatore, mentre questi leggeva i nomi nel suo blocknotes.
-Al primo incontro avremo Roshi contro Jakei!- dietro le quinte, Jakei lanciò uno sguardo perplesso all'uomo che qualche minuto fa aveva terrorizzato il proprio capo.
-Al secondo vedremo la giovane kunoichi Sakura Haruno alle prese con la bellissima Tensea Yotsuji!-
Sakura cercò il volto della sua avversaria, una splendida donna dai corti capelli bianchi e dalla carnagione scura che la osservava con uno sguardo di sufficienza.
-Al terzo avremo l'impavido Rock Lee contro l'impassibile Gaara-
Brutta notizia, qualcuno avrebbe detto, poiché Gaara era decisamente più forte di Rock Lee.
Dal canto suo, l'interessato era al settimo cielo -SIII!! Avrò la mia rivincita!!-
Il presentatore continuò -Al quarto avremo Neji e Nobitamu. Al quinto Shikamaru Nara contro la bella Euriko Damai-
Piuttosto contrariato fu uno sbuffo di Shikamaru, perché se la doveva vedere sempre e solo con delle donne. Per lui non era giusto!
-Yatta! Che bello, sono con quel figo dal codino- esultò Euriko, una splendida bruna con degli occhi color magenta, capace di stregare chiunque appartenesse al sesso maschile.
"Questa ochetta non mi piace per niente" pensò amareggiata Temari.
-Al sesto incontro avremo Temari contro Benzen- le dirette interessate poterono ritenersi soddisfatte; non potevano chiedere di meglio.
-All'ultimo incontro, ovvero il settimo, avremo Kankuro contro Zasai- recitò infine Hedogawa.
Gaara era preoccupato per il fratello. Zasai dava l'apparenza di essere molto forte.
Non si perse ulteriore tempo, subito Roshi e Jakei vennero invitati a raggiungere il palco per affrontarsi; un palco che avrebbe visto scontri emozionati quanto rapidi e coinvolgenti.

Katon: Ryuka no jutsu = Arte del fuoco: Tecnica del drago di fuoco
Futon: Goufukyu no jutsu = Arte del vento: Tecnica della palla di vento
Taiju Kage Bushin no jutsu = Tecnica della moltiplicazione superiore del corpo
Suiton: Hakai Shiho = Arte dell'acqua: Inondazione acquatica
Ranjishigami no jutsu = Tecnica della criniera del leone

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Capitolo 26
*** LA DISCEPOLA DELLA PRINCIPESSA ***


Roshi e Jakei si fissarono perplessi per qualche minuto, mentre avanzavano per il piccolo vialetto che li avrebbe condotti al ring, dove si sarebbero affrontanti. La folla esultava mentre si avvicinavano e Hedogawa era pronto a dare il via al match una volta che i due shinobi sarebbero arrivati in postazione.
-Jakei Sanamane è un alto e possente shinobi proveniente dal villaggio delle Onde. Pensate che possiede una forza bruta eccezionale ed è in grado di modificare al propria struttura corporea. Durante le eliminatorie ha dato sfoggio di questa sua abilità, tanto da far pensare ad una sua possibile vincita-
Jakei salì sul ring senza dire o fare nulla, la sua più totale attenzione era rivolta all'uomo dal codino rossastro. Anche la forza portante era tranquilla, non sottovalutava l'avversario, nemmeno lo temeva; sapeva che non c'era un ninja abbastanza forte, in quel torneo, in grado ci competere contro di lui.
Hedogawa osservò i due sfidanti collocarsi uno al lato opposto dell'altro, la folla urlava eccitata.
-Per quanto riguarda il signor Roshi, abbiamo pochissime informazioni sul suo conto. Viene dal villaggio della Roccia e sarà meglio che non vi lasciate ingannare dalla sua età; ha sconfitto tutti i suoi avversari usando semplicemente l'indice-
Stupore, c'era addirittura che pensava che si stessero gonfiando troppo le cose con quell'affermazione. Peccato che Hedogawa stava dicendo il vero.
Anche fra gli altri partecipanti ci fu un enorme stupore per quanto detto. Zasai stesso era totalmente convinto che Jakei non sarebbe mai riuscito a battere quell'uomo dallo spaventoso chakra che aveva avvertito prima. Solo Gaara era perfettamente tranquillo ed incurante dell'affermazione; dopotutto lui aveva saggiato la potenza dello shinobi in prima persona.
Shikamaru tossì -Solo con un dito? Quel tizio è spaventosamente potente-
-Il match sta per iniziare e durerà poco- fu il commento dell'assonato Neji, il quale si era reso perfettamente del divario che li separava dal ninja della Roccia.
Hedogawa aveva lanciato in aria il microfono ed aveva dato il via all'incontro, una volta averlo afferrato con l'altra mano: il primo incontro era iniziato.
Nessuno si mosse
Di conseguenza tutti si irritavano
Di conseguenza i monaci e i funzionari si imbarazzarono pregando ogni divinità conosciuta, affinché i due combattessero.
Per effetto Jakei pensò il famoso detto "L'attacco è la miglior difesa". Sapeva di aver perso in partenza, davanti ad una fonte di potere ancora più pressante di quella della Monocoda di Gaara, tuttavia tentò lo stesso.
Ma non riusciva a muoversi; era paralizzato da quello sguardo pacifico e rilassato. Gli occhi della forza portante mostravano quanto fosse briccioloso l'interesse dell'uomo per quello scontro. Allora Jakei comprese di non avere nemmeno la speranza di attaccarlo. Lo sguardo del vecchio shinobi divenne più potente e Jakei vide farsi buio attorno a se, buio totale, buio di ignoranza, privo di tutto e tutti: era da solo. Confuso, si guardò attorno in cerca di un se, di un ma, di un come, di un dove e di un quando. Niente era come sembrava, sapeva solamente di essere finito in un subdolo e distruttivo stato ipnotico che lo stava facendo impazzire.
-DOVE DIAVOLO SONO?!- urlò smarrito.
Che cosa sperava di ottenere quell'urlo? Si diede dello stolto da solo, si girava attorno in cerca di una soluzione, non chiedeva altro; solo un barlune di luce o di speranza che lo aiutasse ad uscire da quel luogo maledetto.
-Che creature penose che sono gli umani-
Uno scatto improvviso e Jakei aveva sentito quella tombalica voce per tutta la zona in cui si trovava, tentò di cercarla, di seguirla per trovarne la fonte. Niente di niente. Poi qualcosa iniziò a farsi tangibile da sotto i suoi piedi, era come se parte di quell'oscurità si colorasse da nero a grigio chiaro, e dopo percepì un penetrante calore che mai aveva percepito in vita sua.
Fuochi improvvisi apparvero di fronte a lui, occhi di fuoco con una cornea trasparente, vapori soffocanti accompagnavano quegli occhi e quelle mani, il rumore di un possente movimento pressava con forza sui timpani dello shinobi.
L'oscurità si squarciò e da essa, Jakei poté assistere al suo terrore; il buio totale era anche meglio di quello che vide: dopotutto, dopo aver visto una bestia codata ed essere stato torturato da questa, nessuno sarebbe in grado nemmeno di respirare, figurarsi vivere costantemente con quell'orrore.
La soluzione di Jakei fu un urlo, un urlo sentito da tutti i presenti al torneo scovando paura e perplessità da parte del comportamento dello shinobi mentre questi adoperò l'unica soluzione in grado di salvarlo da quel terrore. Afferrò un kunai dalla fodera alla gamba e se lo puntò al volto corrogato dalle lacrime.
-No! FERMATI JAKEI!- urlò Benzen dagli spalti.
Il loro compagno di squadra si stava uccidendo con le sue mani, senza che loro ne capissero il motivo, perfino Zasai non ne era a conoscenza.
Nessuna voce poté salvare l'alto shinobi dalla sua triste fine, il kunai gli recise la gola fra lo sconcerto generale ed il corpo cadde a terra sul ring da cui Roshi stava scendendo in quel momento stesso: aveva vinto troppo facilmente.
Edogawa avanzò incerto verso il cadavere di Jakei dopo che aveva nominato l'avversario vincitore del primo incontro.
Dopo il primo struggevole e pauroso attimo in cui avevano visto Jakei uccisersi, il pubblico entrò in visibilo anche se un po' deluso dalla cortezza dello scontro e della sua penosa fine; una fine senza onore, pensò Zasai, mentre commemorava il compagno appena defunto.
Roshi si incamminò per il vialetto che aveva percorso qualche minuto prima con Jakei, fumando con noncuranza una pipa. Oltrepassò la soglia incurante degli sguardi carichi di vendetta di Benzen e Noitaruma, non aveva paura di loro, tanto meno del loro capo. Proseguì fino a una deserta poltrona che gli avrebbe permesso di osservare gli scontri successivi e nello stesso momento in cui vi si dirigeva con calmi passi, incrociò lo sguardo di Gaara.
Solo loro due potevano realmente intendersi.
Sedutosi, Roshi continuò a fumare, rilassandosi. Nei suoi occhi si rispecchiarono le figure delle due kunoichi che si sarebbero affrontante nel secondo incontro.
Sakura era nervosissima, si chiedeva anche cosa ci facesse in quel posto. Cosa ci faceva in un torneo dove shinobi uccidevano con il solo sguardo? Lei non era intraprendente e incurante della propria vita come Naruto. Non era in gamba e geniale come Sasuke. Non era imbattibile come il maestro Kakashi: lei era la debole Sakura.
Osservò la kunoichi della Nuvola. Era bella, era tranquilla, dava anche l'aria di essere forte. Chissà che tecniche potenti avrebbe usato per batterla, e lei? Cos'era in grado di fare se non guarire qualche misero pesce e le ferite più superficiali.
-Dai, Sakura, questo è il tuo momento! Fatti valere!- per una delle rarissime volte, era felice di vedere Rock Lee. Quel sorriso smagliante la incoraggiò come non mai, quelle calde parole di incoraggiamento furono importanti per darle la forza di muovere dei passi verso il vialetto, assieme all'avversaria. Lei aveva deciso di cambiare, voleva combattere, voleva dimostrare di essere forte abbastanza ed anche di più per salvare dal baratro della vendetta e dell'odio il suo Sasuke, voleva essere abbastanza forte da camminare al suo fianco e non dietro; non voleva essere la ruota di scorta del Team 7: era per questo che si era allenata così tanto sotto le direttive di Tsunade.
Per riportarli indietro, il suo amato e suo fratello.
Quel torneo non era altri che una delle tantissime prove che avrebbe dovuto superare per raggiungere tale obiettivo, non poteva arrendersi o avere paura. Non era più la piccola ed indifesa Sakura.
-Fatti valere, Sakura-
Sia i ninja della Sabbia che Lee, Neji e Shikamaru credevano in lei. Non doveva deluderli in alcun modo.
-Ehi, ragazzina. Smettila di essere fra le nuvole e concentrati sull'incontro. Se hai paura arrenditi e va a metterti lo smalto sulle unghie nella tua cameretta. Questo posto non fa per te-
La kunoichi della Nuvola, di nome Terui, aveva rivolto la parola a quella della Foglia. Furono parole che a Sakura non piacquero, anzi, la facevano incazzare!
Ferme a fissarsi sopra il ring, le due ragazze si scambiarono uno sguardo di sfida, mentre Hedogawa le presentava al pubblico.
-Faresti ad andartene tu a casa, carina. Trovati un marito che stai iniziando ad invecchiare-
Terui sbigottì per la sorpresa, di sicuro non si aspettava una risposta; non offensiva di quel genere -Brutta mocciosa-
Hedogawa non era nemmeno a metà del suo discorso di presentazione che la donna della nuvola era scattata con dei kunai nelle mani. Sakura si tenne pronta ed estrasse anch'ella dei kunai per combatterla. Il fragore delle armi di metallo venne udito dalla maggioranza, lo scontro bolliva già dal suo apogeo. Il presentatore scappava via per non essere coinvolto dalla furia delle due kunoichi.
-Sakura ha iniziato bene!- commentò Lee contento.
Shikamaru rimase perplesso per qualche minuto ad osservare il match, mettendosi a sbuffare qualche minuto dopo -Mah.. sarà...- il tono ed il modo con cui aveva detto quella frase fece imbestialire Rock Lee.
-COME OSI MOSTRARE TANTA SUFFICENZA?! Sakura è nostra amica e dovresti fare il tifo per lei anche tu!- il ninja era anche tentanto di dargli un pugno per punirlo della sua strafottenza ma per fortuna, Neji era intervenuto tempestivamente e tratteneva il compagno di squadra.
-Calmati Lee, conserva le energie per lo scontro con Gaara-
Neji sperava che rammentandogli quella notizia, l'amico si sarebbe distratto; peccato che anche Gaara era completamente stufo del battibeccare continuo del ninja dal caschetto sul loro precedente incontro. Non ci fu da sorprendersi se il rosso schioccò un'occhiataccia allo Hyuga in modo tale da farlo impallidire.
Fu Temari a far calmare la situazione. Una bella botta in testa a Rock Lee e Shikamaru aveva infatti fatto riconcentrare tutti sullo scontro fra Sakura e Terui.
-Per fortuna che ci siamo noi donne a porre fine alla pazzia degli uomini- fu il commento della sedicenne.
Lo scontro intanto continuava e non era decisamente a favore della ninja dai capelli rosa. Sakura era curva a terra ricoperta di tagli, cercò di alzarsi, ma non ne aveva la forza. Non era mai stata ridotta in quel modo e questo era dovuto al solo ed unico fatto che non aveva mai combattuto una vera battaglia, a differenza della sua avversaria. Era stato incredibile inutile autoconvincersi di potercela fare, era impossibile; avrebbe dovuto saperlo.
Terui si avvicinò esausta, anche per lei era affaticata dallo scontro ma si reggeva in piedi ed aveva il totale controllo della situazione. Niente le sarebbe ritorto contro in quella situazione: aveva calcolato ogni minimo particolare.
Sakura stava per perdere.

-Il controllo del chakra è la base delle arti ninja, specialmente nelle arti mediche-
Tsunade fissava un'attenta Sakura, tramite i propri attenti ed esperienti occhi, capirva ogni particolare, se fosse attenta, se fosse annoiata, se era turbata o rilassata; le sembrò quest'ultima cosa.
La scattante mano della giovane kunoichi la deconcentrò dalla sua analisi psicologica, mettendola a disposizione di Sakura -Senta, maestra, come mai io sono più brava nel controllo rispetto a Naruto e Sasuke?- era una domanda che ancora oggi non era riuscita ad avere una risposta. Kakashi le aveva detto esclusivamente che avere un controllo quasi perfetto del chakra, senza allenamento era davvero qualcosa di cui andare straordinariamente fieri e Sakura lo era.
Tsunade sapeva che quella sarebbe stata una lunghissima spiegazione -Naruto e Sasuke hanno un chakra molto più potente ed esteso del tuo. Tutto qui-
Sakura annuì con una leggera punta di invidia, anche in quel frangente Naruto e Sasuke erano nettamente superiori.
Tsunade sorrise divertita, quella ragazzina le ricordava troppo lei alla sua età, quando si sentiva schiacciata dalla fama e dalla potenza di Jiraiya e Orochimaru; per questo avrebbe fatto di tutto per aiutarla. Si avvicinò alla giovane allieva, rivolgendole un sorriso materno per rassicurarla.
-Oltre alle arti mediche, ti insegnerò delle cosette che ti faranno diventare così forte da non temere nessuno. Abbi fiducia in me!-
La formidabile promessa che Tsunade le fece quel giorno iniziava a farsi concentra con il passare delle settimane. Sakura imparava ed imparava sempre più chili di sapere medico e del campo di battaglia, ma era quasi tutto prettamente senza nessun rischio di morte o di sconfitta.


Sakura cadde a terra con il sedere, stanca e senza la forza nelle gambe per lottare, non poteva fare nulla per impedire di perdere in quel torneo, non sarebbe morta, sperava, ma almeno Sasuke o Naruto non l'avrebbero vista cadere nuovamente. Eppure non voleva cadere, voleva vincere e quello era il suo istinto da guerriera, un istinto che si stava rapidamente svegliando.
Aveva ancora pochi secondi, prima di essere colpita dalla kunoichi, doveva pensare rapidamente e poi, l'unica soluzione le apparve chiara di fronte a lei: l'unica tecnica che sarebbe stata in grado di farle vincere lo scontro se usata nel punto giusto e nel momento giusto; la possibilità era unica e non doveva fallire assolutamente.
Strinse la mano destra in un pugno serrato e vi concentrò tutto il chakra che possedeva, con gli occhi seguì la posizione di ogni parte del corpo di Tensea e cercò di pensare a ogni possibile inclinazione di essi, proprio come le era stato insegnato da Tsunade: era l'allieva dell'Hokage, non doveva dimenticarselo!
Terui era davanti a lei, pronta a colpirla e Sakura era pronta.
Impossibile per la rosa contenere tutto il chakra che aveva concentrato nella mano destra, sentiva le ossa rompersi, la pelle stirarsi, il sangue pomparle incessantemente e dolorosamente in tutta la mano; l'aria dentro i suoi polmoni si fece sempre più pressante, il cuore sembrava uscirle dal petto per le eccessive pulsazioni ed un'urlo pressava la sua bocca per uscire.
Solo quando Sakura colpì lo stomaco dell'avversaria, ella si lasciò andare a tutta la sua furia -SHANNAROO!!!-
Nel secondo succeduto, Terui venne scagliata con forza verso il muro dell'arena sotto lo sguardo allibito di tutti i presenti, alcuni ne erano addirittura terrorizzati.
Sakura ansimava stanca mentre si teneva la dolorante mano e cercava di soffocare il dolore che le provocava.. non era una jutsu da poter usare sempre.
-Non... Non ci credo!!!- sbottò Kankuro, letteralmente sbalordito da quell'inaspettata vittoria, ora si convinse seriamente di non importunare mai più quella rosa dalla forza erculea.
Lee invece era semplicemente commosso da quel colpo di scena tanto da urlare a squarciagola il nome della giovane kunochi, fiero di lei.
Neji e Shikamaru non replicarono nè commentarono nulla, troppo era la sorpresa che provarono; di una cosa dovettero però stare attenti, dovevano ricordarsi da allora in poi di non fare arrabbiare Sakura.
-Signori e Signore, con un colpo inaspettato, la nostra giovane Sakura Haruno, ha sconfitto l'esperta kunoichi, Terui, aggiudicandosi la vittoria ed il passaggio al secondo turno. Congratulazioni!- Hedogawa era spaventato anch'egli da quella ragazza, forse anche perchè era il più vicino a saggiare l'impatto di quel colpo: sembrava che quella ragazza avesse scagliato una bomba atomica in un pugno tanto mingherlino; diceva sempre una cosa suo padre, i ninja sono gli unici essere umani che possono sfidare la natura e sorprendono sempre: diavolo se non aveva ragione.
Nello stesso momento in cui i monaci soccorrevano Terui, priva di coscienza per la forza del pugno, Sakura veniva aiutata da Temari a tornare nella stanza dei partecipanti del torneo fra i complimenti di tutti, eccetto Gaara silenzioso come sempre, e dei suoi compagni, sorpresi di un tale ed eccezionale miglioramento.
Ma Sakura, nonostante tutti quei sentiti complimenti, non poteva non pensare a che cosa avrebbero potuto dire loro; in quel momento, si sentiva davvero soddisfatta di sé.

-Etciù!-
Orochimaru fissò sorpreso l'allievo, mentre starnutiva, dopo che questo aveva battuto più di trenta shinobi con il segno maledetto. Gli sembrava inadatto come momento per starnutire, come se avesse completamente distrutto il momento emo dell'Uchiha.
-Che strano, con tutto il drogaggio a cui Kabuto ti ha sottoposto non dovresti avere problemi di influenza-
Sasuke si soffiò il naso su un fazzoletto e fissò riluttante il proprio sensei con tono più che seccato che annoiato -Non ho il raffreddore, Orochimaru-
Di tutta risposta Orochimaru non poteva non sorridere divertito, peccato che questo facesse infastidire di brutto il moro.
-Che hai da ridere?- gli domandò seccato.
Orochimaru si divertiva davvero con poco -Beh, se non hai il raffreddore o un influenza, significa che qualcuno ti sta pensando, che tenerezza-
E dire che oramai Sasuke aveva imparato a conoscere il proprio sensei però quel sarcasmo acuto ottenuto dopo un passato di pippe e di esperimenti contorti non poteva proprio sopportarlo. Eppure era d'accordo con lui ed aveva pure una mezza idea di chi fosse a pensarlo; nella sua mente balenò esclusivamente una nuvola rosa e degli smeraldi verdi: proprio quello che ci voleva per perdere la via della vendetta, proprio quello che non ci voleva.
Nel paese delle onde, Sasuke non sapeva che il terzo incontro del Gokudaimagai stava per iniziare; non sapeva inoltre che ad affrontarsi sarebbero stati due shinobi contro cui aveva combattuto quasi un anno prima; due shinobi così diversi per stile di combattimento e carattere, ma che comunque erano riusciti a eludere i suoi occhi.

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Capitolo 27
*** UNA COMUNE PASSIONE ***


I vapori circolari del ramen fumante impedirono a Naruto di intercettare i volti di Itachi e Jiraiya, una volta che la cameriera servì loro il pranzo; più che servirlo, quasi non lo buttò addosso a Naruto, intenta com'era a mangiarsi con gli occhi Itachi e a menar per bene Jiraiya, dopo che quest'ultimo le aveva toccato "innocentemente" il sedere.
Una volta che il suo piatto preferito gli era arrivato di fronte, Naruto si era gettato a capofitto su di esso, incurante del fatto che fosse completamente bollente: anzi, sembrava proprio non farci caso.
Per tutta risposta Jiraiya e Itachi non poterono far altro che assistere alla figura del forza portante, nascosta dal vapore del brodo, che si ingozzava di ramen.
-Naruto, mangia con più compostezza-
Quelle parole scapparono proprio dalla bocca dell'Uchiha, dopo aver visto la voracità del partner che assomigliava a un maiale: la cosa non gli piaceva per nulla, Kisame mangiava meglio.
Non sapeva come, ma Itachi aveva ottenuto ciò che voleva.
Una volta possibile, Jiraiya ed Itachi mangiarono a loro volta. Intanto Naruto era arrivato alla quarta porzione di ramen, continuando ad affermare quanto gli mancasse il ramen di Ichiraku.
Dopo aver pranzato abbondantemente, nessuno dei tre aveva la minima intenzione di mettersi a lavoro, se non prima di un'ora di riposo, o almeno, Jiraiya ne aveva bisogno e Itachi non ne disprezzava l'idea; solamente Naruto non ne rimase entusiasta.
Volente o nolente, tuttavia, egli dovette obbedire al proprio maestro, per questo motivo si trovava seduto al fresco venticello sotto un enorme pino a sbuffare dalla noia.
Itachi si era appisolato sotto un albero più in là, nel mentre Jiraiya si cimentava nella scrittura del suo ultimo romanzo.
Naruto non poteva far altro che aspettare che i due allenatori fossero nelle condizioni e nella voglia di riprendere ad allenarsi.
-Non essere impaziente- La voce rilassata e calma del bianco lo faceva annoiare ancora di più.
-Mi annoio- ribatté seccato.
Jiraiya non distolse lo sguardo dal suo testo di scrittura, continuava a scrivere rapidamente sul foglio di testo, concentrato; all'apparenza sembrava talmente assorto da non essere più in contatto con il mondo.
Doveva essere piacevole.
A Naruto venne voglia di scrivere.
-Ehi, eremita porcello...-
Al sentirsi chiamare, l'uomo alzò lo sguardo verso l'allievo, mentre gli porgeva la mano con un interrogativo su cosa volesse.
-... Mi dai un foglio ed una penna?-
Jiraiya rimase sorpreso, non era mai capitata una cosa del genere; in tutti gli anni che si conoscevano, Naruto aveva sempre catalogato come "stupidaggine e noiosità allo stato puro" la scrittura amatoriale.
-Certamente- Mentre stava porgendo i fogli all'allievo, Jiraiya non poté far altro che pensare quanto fosse davvero maturato; di questo ne andava fortemente fiero.
-Cos'hai intenzione di scrivere?- domandò curioso.
Naruto cercò di rifletterci su, non aveva alcuna idea da sfruttare, però c'era qualcosa che voleva scrivere.
-Voglio scrivere di una storia in cui il protagonista va alla ricerca della pace-
L'eremita non poté far altro che sorprendersi. Possibile che un desiderio potesse essere condiviso da maestro ed allievo?
Già, era davvero orgoglioso di cosa stava diventando -Storia interessante. Però voglio darti un consiglio!-
-Uh? Un consiglio?-
-DEVI TROVARE VERAMENTE LA PACE PER POTER SCRIVERE UN LIBRO DEL GENERE!-
Naruto era rimasto confuso, molto confuso. Jiraiya era stato chiaro, categorico e lui avrebbe seguito il suo consiglio.
Il ninja leggendario si rimise a riscrivere senza dir altro, anche Naruto lo fece.
Per un po' non si sentirono se non le penne dei due scrittori, il silenzio e il vento avvolgevano i due con metafore, ossimori, anafore, onomatopee, similitudini.
La necessità di porre domande si destò dal lungo sonno.
-Cos'hai intenzione di fare una volta che termineremo di allenarci?- Jiraiya si poneva questa domanda ogni secondo, ogni istante; non poteva fare a meno di non porsela.
Stavolta fu Naruto a doversi distogliere dai suoi scritti. -Ho faticato tanto. Ho affrontato decine di nemici potenti e Orochimaru per poter ottenere la possibilità di entrare dentro Akatsuki-
A Jiraiya non piacque proprio quella risposta, no -Vuoi entrare dentro quell'organizzazione anche sapendo che ti useranno per tutto il tempo? Dovrai aiutarle a catturare le persone come te, come Gaara e Han-
Naruto lo fissò perplesso, che cosa c'entravano loro con Akatsuki?
Dunque il bianco dovette intendere che l'allievo non ne sapeva nulla -Non lo sai? Akatsuki ha questo come obiettivo: catturare le forze portanti-
Naruto non poté dirsi di non sentirsi turbato: un conto era prendersela solo con lui, ma che cosa c'entravano gli altri?
Chiuse gli occhi e cercò di ricordali; loro erano le sole persone che potevano capirlo, ma non poteva fare nulla per loro: questa era la sua strada.
Notando lo sguardo del suo maestro, decise di fare l'unica cosa utile per non mettere in pericolo anche la vita di colui che aveva sostituito suo padre. Mentire non era mai stato vitale come in quel momento.
-Dopotutto la vendetta e l'odio non sono sentimenti tanto brutti. Non ne provo al momento, il giorno che li proverò potrò dirti cosa farò per commemorare la morte dei miei fratelli-
Jiraiya non trovò alcuna parola per continuare il discorso, era rimasto allibito da quelle parole. Non gli rimase che credere in lui e nel suo sbagliato cammino; oramai era pienamente conscio che non era lui quella persona che avrebbe disilluso Naruto a percorrere quel sentiero che si era tracciato: a Naruto bastava sapere di aver intrapreso quella nindo per amore verso i suoi amici.
-Bene, se è questo il tuo obiettivo, non sarò di certo io a fermarti... Solo...- un lungo istante composto da miriadi di preoccupazioni -... Sta attento e trova la pace, in modo da completare il tuo libro-
Naruto rimase secco a quella risposta: Jiraiya stava riponendo il suo sogno in lui e lui, per ringraziarlo di così tanta fiducia l'avrebbe portato a termine.
Itachi li raggiunse qualche minuto dopo e fissava perplesso insegnante e allievo, intenti alla scrittura da sentirsi a disagio -Non dovremmo continuare l'allenamento?- domandò a un certo punto.
Il demone-rospo, tirato nuovamente in ballo, capì che era il momento di riprendere l'allenamento; mise il tappo alla pena e chiuse gli appunti su cui stava lavorando, alzandosi infine -Credo che Itachi abbia pienamente ragione. Ci siamo riposati abbastanza- concluse con un sorriso.
Naruto posò penna e carta e si preparò a riprendere i duri allenamenti che stava per concludere: ancora pochi giorni e sarebbe partito con Itachi alla volta del villaggio della Pioggia; era lì che sarebbe iniziata la sua avventura.

Quando Hedogawa aveva annunciato la vittoria di Sakura, Rock Lee era esploso in urla festanti per ben due motivi: il primo consisteva nella felicità per la kunoichi dai capelli rosa che, in quel momento, veniva aiutata da Temari a sedersi mentre le veniva dato una bottiglietta d'acqua con cui dissetarsi; il secondo, invece, era che nel terzo incontro se la sarebbe vista contro Gaara. Ciò consisteva in una possibilità di rivincita, dopo l'ultimo scontro fra i due, durante le eliminatorie degli esami di selezione dei chunin, un anno prima.
-Lee...-
L'interessato si voltò verso il serio Neji, mentre Gaara avanzava verso il ring ancor prima che Hedogawa introducesse loro per il terzo incontro.
-... Non aprire le porte. Sai bene che non sei ancora nelle condizioni per poterlo fare-
Rock Lee fece una smorfia: odiava quando Neji aveva ragione.
-Tranquillo! Sono diventato più forte, no? Sono sicuro che mi sarà impossibile perdere!-
Gai gli aveva tassativamente proibito di superare l'apertura delle tre porte, se non prima che fosse passato un anno dalla difficile operazione a cui Tsunade lo aveva sottoposto proprio dopo lo scontro con Gaara.
Il ninja verde si avviò verso la stradella del ring da dove Gaara lo attendeva a braccia conserte.
-Ed ecco che anche lo sfidante, l'energico e pimpante, Rock Lee di Konoha, ci raggiunge per iniziare lo scontro-
Rock Lee e Gaara si fissarono, fra di loro si interpose un silenzio anomalo che solamente i due contendenti poterono intuire.
-Così siamo di nuovo uno contro uno- Anche Gaara ricordava perfettamente il loro incontro. Gaara non poteva scordare come Gai si fosse frapposto fra lui e l'allievo per difendere quest'ultimo; a quel tempo invidiava Rock Lee ma ora, ora che Naruto gli aveva aperto gli occhi, capiva cosa si provasse ad amare delle persone e ad essere amati.
-Questa volta vincerò io, Gaara!- dichiarò il ninja dal caschetto con tono di sfida.
Gaara si limitò ad ammiccare un sorriso, come se asserisse il contrario, poi tolse il tappo dalla sua giara.
Lo scontro ebbe inizio.
I due ninja non attesero nemmeno l'urlo di inizio del commentatore, già avevano iniziato a combattere.
Rock Lee cercava in tutti i modi di avvicinarsi all'avversario, ma la sabbia di quest'ultimo si poneva a barriera fra i due; non solo, un miglioramento che Gaara aveva avuto sicuramente era il fatto di non sprecare più tempo prezioso nel difendersi dagli attacchi, ma nell'attaccare al tempo stesso.
Facendo ciò, Rock Lee era impegnato su due fronti: difendersi e attaccare: Gaara gli dava la possibilità di fare una sola cosa.
-Konoha Dai Senpuu [Grande Vento della Foglia]- Rock Lee aveva iniziato a fare sul serio.
Sfruttando la propria velocità, il ninja verde aveva eluso la difesa assoluta di Gaara ed era al suo lato, pronto a colpirlo con un calcio.
Un rapido balzo all'indietro e un altro in avanti, seguito dalla sua sabbia che lo rivestiva ulteriormente.
Rock Lee gli si gettò a capofitto pronto a colpirlo a sua volta.
-Tetsuken! [Pugno di ferro]- contraendo al massimo i propri muscoli del braccio destro, il ninja della Foglia era pronto a scontrarsi contro quello di della Sabbia in un impatto di sabbia e polvere che per un po' non fece vedere nulla, lasciando tutti nell'incertezza di cosa fosse successo in quel rapido istante in cui era cominciato il terzo incontro.

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Capitolo 28
*** LA SUPREMAZIA DEGLI HYUGA ***


Rimbombi continui risuonavano per il ring sotto gli sguardi sorpresi di ogni spettatore; persino i partecipanti stessi rimanevano concentrati su ogni singola e istantanea mossa dei due combattenti. Più Gaara tentava di avvolgere o sopraffare Rock Lee con la sua sabbia, più i rimbombi dei pugni che il ninja di Konoha cercava di assestare, si facevano sempre più assordanti.
-Forza, Lee!- Sakura non riusciva a non dimenticare l'esito dello scontro che i due avevano avuto un anno prima: sperava vivamente che Gaara fosse veramente cambiato come si diceva.
-Che velocità, che forza, signore e signori! Questi due giovani ninja ci stanno regalando uno scontro denso di emozioni e colpi di scena- Hadegawa era il più esaltato di tutti; ciò significava una maggiore audience e questo non poteva far altro che giovare sia alla reputazione del torneo che alla sua.
Nel mentre, Rock Lee e Gaara continuavano a combattersi a vicenda incuranti di qualsiasi altra cosa attorno a loro.
-Konoha Seppu! [Vento della foglia]- l'urlo denso di forza del ninja verde fece quasi pensare di star sfoderando un colpo in grado di mettere rapidamente al tappeto il ninja di Suna: mere illusioni.
Gaara si difese nuovamente con la sua sabbia, poi afferrò l'avversario per la gamba in modo da scagliarlo in aria.
Il ninja verde venne pesantemente scagliato verso l'alto sotto lo sguardo esterrefatto dei presenti. Gaara, dal suo modo di fare e dalla sua espressione, voleva farla finita velocemente.
-Suna Shigure rendan [Raffica della pioggia del deserto]- All'istante si crearono delle varie miriadi di proiettili di sabbia diretti dal ninja dai capelli rossi verso il ninja dal caschetto.
-Attenzione, signore e signori. L'impatto con cui Gaara ha colpito Rock Lee è stato devastante! Ce la farà il nostro amico a riprendersi?- Hedogawa non si tratteneva dal commentare nemmeno se qualcuno si fosse messo un dito dal naso o grattato i capelli e neanche il polverone, generatosi dall'impatto fra i colpi dei due ninja.
Si iniziava a pensare che Gaara avesse esagerato.
-Lee!- mugugnò Sakura preoccupata.
A tal proposito la sorella del rosso provò a rassicurarla -Gaara non ucciderebbe mai nessuno, puoi credermi-
E aveva ragione
Rock Lee emerse dal polverone di sabbia con rapidità. Nel frattempo la forza portante si preparava a difendersi sotto gli sguardi stupefatti.
"Maestro Gai! La prego di perdonarmi se adesso le disubbedisco!" Rock Lee voleva vincere, era troppo importante per lui. Il suo corpo era provato dall'ultimo attacco e sapeva che non era al livello tale da poter contrastare Gaara: doveva amaramente ammettere che l'avversario era a un livello superiore.
Non gli restava che perdere con stile. -Dynamic Entry!! [Entrata dinamica]- Lee era pronto, nemmeno Gaara era da meno.
Quest'ultimo congiunse le mani e si concentrò a dovere. "Mi dispiace, Rock Lee, ma non posso perdere tempo. Matsuri è ancora tenuta in ostaggio da quei tizi".
Lo stupore si sostiuì con una leggera paura generale quando, da dietro Gaara, apparve una montagna di sabbia pronta a sommergere Rock Lee.
-Sabaku Souso (Inondazione del deserto)- l'enorme cumulo di sabbia gettò il ninja dal caschetto fuori dal ring, a sua volta ricoperto interamente dalla sabbia.
-Accidenti! Ha esagerato di nuovo!- sbottò a tal proposito Kankuro scherzoso, mentre si dirigeva verso Rock Lee assieme a Neji e Sakura per soccorrerlo.
-Ha fretta- precisò Temari.
Nel frattempo Gaara tornava negli spalti dei partecipanti, dopo che Hedogawa lo aveva dichiarato vincitore del match. Roshi lo osservò con soddisfazione.
Le due forze portanti si fermarono faccia a faccia all'uscio della stanza dove nessuno potesse udire le loro parole, come sfondo, i ninja delle Onde.
-Hai fatto un ottimo match-
Gaara non si sentì nè contento di quel complimento, nè infastidito; non gli importava e basta, in mente aveva unicamente la preoccupazione di salvare la sua allieva.
L'uomo della Roccia proseguì con le sue domande. -Dimmi, hai già ottenuto il controllo totale della Monocoda?-
A quella domanda, Gaara dovette per forza concentrarsi su di lui e rispondergli con rapida e necessaria sincerità -No, non riesco ancora a controllare i suoi poteri e a volte si impossessa di me quando sono in difficoltà negli scontri-
Roshi strizzò un occhio -Questo è il problema di voi giovani. Se vuoi diventare veramente una forza portante come si deve, devi acquisire il controllo totale del demone-
Gaara avanzò verso i propri amici, seduti a capezzale di Rock Lee, ma diede risposta all'uomo con cui aveva discusso. -Ora non ho tempo-
Roshi non riusciva proprio a comprendere quel giovane, davvero non era interessato a completarsi come ninja? Davvero tanto odiava il suo stesso io?
Prima era un essere colmo d'odio, mentre ora era un essere che non riusciva a perdonare se stesso della sua esistenza: occorreva fare delle dovute chiarezze.

-Come ti senti, Rock Lee?-
Una frase che tutti pronunciarono all'unisono, non proprio tutti se si vuole essere sinceri; tra Shikamaru per la fatica di spalancare la bocca e Gaara che non conosceva la parola affranto nel suo vocabolario.
-Ora mi sento meglio. Grazie, ragazzi- aveva risposto il ninja verde, subito dopo lui e Gaara avevano incrociato i loro sguardi -Senti, Gaara. Potrai mai concedermi una terza rivincita prima o poi?- nonostante sapesse che avrebbe sempre perso, Lee perseverava nei suoi obiettivi.
Gaara si ritrovò ad annuire inconsapevolmente mentre Hedogawa citava i nomi di Neji e Noitaruma per il quarto incontro della giornata.
-Neji, è il tuo turno adesso. Non perdere, mi raccomando!-
Sempre Lee aveva parlato con modi che stavano a significare che non avrebbe accettato mai una sconfitta di Neji da parte di uno sconosciuto, per quanto forte potesse essere.
Neji annuì privo di interesse e si avviò verso gli spalti, seguendo il piccolo ninja del villaggio delle Onde.
Il desiderio di Neji era di vincere e basta: non poteva permettersi di perdere o di perdere tempo!
-Bene, cari spettatori e telespettatori! Eccoci al quarto incontro!!-
Un boato di urla festanti aveva accolto l'introduzione di Hedogawa al match. Donne festanti mangiavano con gli occhi lo Hyuga, gli uomini iniziavano a odiarlo e a chiedersi cosa ci facesse un bambino in quel posto. Noitaruma era festante di tutte quelle attenzioni, al contrario, Neji era impermeabile a tutto e a tutti, persino a una vecchietta che gli aveva lanciato le proprie mutante e che lui aveva schivato con la sua solita prontezza di riflessi.
-Sei simpatico- aveva commentato il bambino dopo aver riso abbondantemente di lui.
Neji invece stava iniziando a infastidirsi: odiava essere al centro dell'attenzione proprio per quei motivi!
Incurante delle parole del bambino, lo Hyuga attivò il Byakugan e si mise nella comune posizione di lotta del suo clan, per poter iniziare immediatamente a combattere.
La folla era impaziente dello scontro, però Noitaruma non dava il minimo segno di voler iniziare la lotta, troppo interessato a osservare il pubblico.
Un istante fu a sufficienza affinché la situazione si raggelasse istantaneamente.
-Hai un'abilità innata oculare. Sarai un avversario divertente- la voce e l'espressione del giocoso bambino erano completamente mutati in uno sguardo e sorriso omicida diretti verso Neji.
"Che strano bambino, avverto una sensazione opprimente da parte sua."
Neji non riusciva a spiegare come ma l'aria era diventata più pressante e la figura di Noitaruma sempre più offuscata fino a tingersi di una luminosa luce azzurra tipica del chakra che aveva lasciato basiti tutti.

-Che diavolo è stato? Quella sensazione di prima era soffocante!- aveva commentato Kankuro preoccupato.
Ancora seduto vicino a Rock Lee, Gaara rimaneva a osservare i due ninja delle Onde rimasti, dall'aria incredibilmente sicura: era questo che lo intimidiva.
-Non so, avrà usato qualche illusione- propose Shikamaru incerto.
-Sembra improbabile che un mocciosetto sia in grado di catturare in un'illusione un ninja con dei poteri oculari- aveva ribattuto Temari anch'ella curiosa.
Buio totale su cosa stesse accadendo durante quei lunghi minuti in cui Noitaruma era avvolto da quella luce; solamente Neji era in grado di vedere l'avversario che faceva dei sigilli per qualche jutsu segreta.
Intervenne la forza portante del demone gorilla -Ciò che avete visto era Sakki [Istinto Omicida]-
-Cosa sarebbe?- domandò Gaara.
L'uomo ricambiò la sua questione dapprima con uno sguardo spaesato. -Mi sorprendi, Gaara. Eppure anche tu hai emanato un po' del tuo Sakki prima, durante le elinimatorie-
L'incertezza di Gaara si oscurava ancora di più -Non ne so nulla- ribatté.
Roshi scosse la testa deluso, non se l'aspettava da Gaara -Hai ancora molto da crescere sia come forza portante che come shinobi-
-Insomma, ci da un taglio con tutto questo mistero e ce lo dice?- aveva infine ululato Sakura, stufa come tutti gli altri di quei giri di parole.
Roshi acconsentì anche a quella richiesta -Il Sakki è la materializzazione dell'istinto omicida delle persone. Tutti lo possiedono, ma solamente chi ha un istinto omicida veramente marcato, come noi shinobi, può usarlo per intimorire l'avversario; ci sono addirittura grandi ninja che sono in grado di sconfiggere orde di nemici solamente con il Sakki-
-Forte!!-
L'unica parola che uscì da tutti quanti, eccetto i ninja di Nami -Se uno svilupperebbe questo Sakki diventerebbe fortissimo!- aggiunse Kankuro entusiasta.
-Non tutti possono svilupparlo, ragazzo. Svilupparlo è molto raro- concluse il roinin.
E fu lì che seminò delusione che tutti
-Lo dicevo che c'era la fregatura!-
Non restava altro che riconcentrarsi sullo scontro fra Neji e Noitaruma.
"Se è così raro, l'incontro di Neji non sarà affatto facile" dedusse Rock Lee, aveva un pessimo presentimento e la cosa lo disturbava parecchio.

Neji osservava l'ammasso di chakra che fuoriusciva turbinosamente dal suo avversario con un'incertezza: era tutto spettacolo o c'era la sostanza in quello che faceva?
Quella domanda si smontava sempre quando ripensava alla sensazione opprimente di qualche minuto prima. Era una sensazione che non era proprio estranea nella sua memoria; erano ricordi flebili, però senza alcuna base e senza una verità. Erano solo impressioni che gli facevano balenare alcuni stupidi dubbi che era meglio non porsi in quell'occasione.
La voce profonda, seppur infantile, del suo avversario lo fece completamente concentrare quando mormorò una breve frase che avrebbe premesso quel match.
-Hijutsu: Buki no Fushigi* [Tecnica segreta: Braccia di Visù]-
L'abbaglio provocato dalla luce di chakra che avvolgeva Noitaruma divenne più intenso, tanto da abbagliare Hedogawa e coloro che si trovavano più vicino al ring, neppure Neji era riuscito a non coprirsi gli occhi per quell'abbaglio: forse avrebbe preferito rimanere in quell'abbaglio se avesse avuto il dono della preveggenza.
Un boato di stupore e di terrore arieggiò per tutta l'arena, quando la luce si affievolì.
Sembrava che non gli fosse accaduto niente di particolare al ninja: il suo viso era sempre lo stesso, i suoi occhi pure, le sue gambe, le sue braccia; peccato che di braccia gliene fossero spuntate altre sei.
-Che... Che razza di demonio sei?-
Leccandosi le labbra per pregustarsi l'imminente scontro, Noitaruma sfoggiò uno dei suoi sorrisi infantili e rispose alla domanda del suo avversario -Noi delle Onde abbiamo studiato tecniche segrete per decenni, nel tentativo di modificare il nostro corpo per renderci più potenti. Era questo l'enorme fonte del nostro potere. Non siamo mai stati bravi nell'arte ninja convenzionale-
Nessuno osava credere a ciò che vedeva; sembrava tutto così irreale.
-Ma ora basta parlare di me, Hyuga- mettendosi in posizione, il ninja delle Onde aveva dato inizio al suo match che avrebbe decretato la sconfitta di Neji o la sua -E ora muori e rendilo abbastanza divertente!!-
Le braccia del ninja si allungarono velocemente verso lo Hyuga con una velocità che lo lasciò alquanto impreparato a un primo attacco: ciò che poteva fare esclusivamente era difendersi da quella furia infantile.
Evitare e schivare si stava rilevando molto stressante e Neji sapeva benissimo che non sarebbe potuta andare per sempre in quel modo. Prima di tutto doveva elaborare una strategia e doveva sondare il terreno; presa quella decisione, decise che prima di tutto era necessario sperimentare se i kunai e gli shuriken avessero effetto su quelle mostruose braccia.
Il loro lancio fortificò le sue speranze, quando le braccia si ferirono, durante il suo inseguimento all'impatto con kunai e shuriken.
Tempo per far delle considerazioni. "Dal flusso del chakra, queste braccia sono oscurate in alcuni punti dove il chakra non scorre, probabilmente l'ho ferito perché ho colpito di proposito quei punti. Le mie deduzioni erano giuste. Ora non mi resta che provare con qualcosa di abbastanza forte che mi faccia capire se può resistere ai miei colpi".
La velocità di riflessione di Neji era talmente rapida che difficilmente veniva colpito da un colpo grazie alla sua agilità e al suo Byakugan.
Anche stavolta, però, non aveva considerato l'eventualità che venisse colpito il suo punto cieco.
Fu così che Neji venne atterrato a terra da un colpo nemico con violenza. Un ghigno enorme si estese sul viso di Noitaruma -Preso!-
Velocemente le braccia si concentrarono tutte verso lo Hyuga attue a colpirlo a morte; Neji sapeva che se non agiva subito mandando all'aria il suo piano di analisi, non sarebbe sopravvissuto: ora anche lui doveva rispondere con carte ancora migliori di quelle del suo avversario.
Ancora gettato a terra, girò su se stesso con tutta la forza che aveva in corpo compiendo una delle tecniche più forti che sapeva usare -Hakkesho Kaiten!! [Rotazione suprema]- una cupola di chakra andò a crearsi dal moto circolatorio dello Hyuga e fu in grado di respingere l'attacco nemico e rialzarsi in modo da distanziarsi.

-Che spavento- disse Sakura sollevata mentre tutti vedevano lo scontro procedere.
Rock Lee teneva fisso lo sguardo su Neji, per lui quello scontro era molto importante: gli avrebbe aiutato a capire quale fosse la forza del suo rivale.
Zasai e Benzen, invece, sembravano abbastanza tranquilli, sicuri della vittoria del compagno.

"Ora che mi sono liberato, posso passare al contrattacco. La rotazione suprema ha danneggiato le sue braccia, ma non posso ancora attaccare con la sicurezza di poterlo battere".
Neji scrutava il suo avversario, intanto questo continuava ad attaccarlo incessantemente sotto il suo sguardo.
-Ora basta! Decidi a morire che ho sonno!- l'espressione del bambino cambiò ancora una volta, da sicura di se a scocciata per quell'insolenza nel resistergli. Le braccia si alzarono nuovamente verso di lui, stavolta Neji era perfettamente pronto per contrattaccare in maniera efficace all'attacco: doveva essere grato a suo zio per averlo supportato durante l'allenamento per la natura del chakra.
-Katon: Hakkesho Ho Kaiten [Arte del fuoco: Rotazione suprema infuocata]-
Girando nuovamente su se stesso, Neji riuscì a compiere una Rotazione suprema estremamente più estesa di quella che riusciva a fare normalmente; la differenza in quella tecnica non stava esclusivamente nelle dimensioni, ma anche che assieme al chakra, la cupola era avvolta da fiamme che lo rendevano incandescente e che permisero a Neji di bruciare due braccia del nemico multi-arto.
L'urlo di Noitaruma squarciò i timpani e il martelletto ai presenti, mentre i loro occhi poterono osservare l'espressione tinta di furore omicida sul viso del ninja di Nami.
Noitaruma usò nuovamente il suo Sakki al massimo concentrandolo con la sua collera.
-Bastardo!!!- le rimanenti braccia di Noitaruma afferrarono delle armi che il ninja aveva evocato tramite dei rotoli: due grosse asce erano state afferrate dalle mani delle lunghe braccia del bambino ninja lanciatosi contro Neji in uno scatto totale di ira pura.
Neji, accortosi di ciò, si era oramai preparato psicologicamente a fare veramente male al suo giovanissimo avversario; nemmeno lui sapeva ancora controllare alla perfezione la variante elementare della sua taijutsu: non aveva scelta!
Messosi nella posizione tipica dello stile di combattimento Hyuga, si preparò ad assestare il suo colpo all'avversario furente di fronte a lui.
-Hoken! [Gentile fiammata]- la mano di Neji divenne rossastra come incandescente per battere il ferro.
Il Byakugan era concentrato sul nemico, le gambe erano pronte a scattare e il braccio era pronto a colpire.
Poi lo scatto, rapido e potente verso Noitaruma ed alla fine il veloce colpo fra l'Hoken e le asce brandite dalle braccia.
Hedogawa navigava nell'incertezza di chi fosse il vincitore.
-NEJI!- urlò Rock Lee osservando la ferita alla spalla dello Hyuga da cui colava lentamente ma inesorabilmente del sangue: le asce avevano colpito, ma non solo.
Noitaruma cadde per terra investito da delle fiamme che consumarono velocemente il suo corpo sotto le espressioni dubbiose e terrorizzate dei presenti.
Neji si sedette per terra mentre Hedogawa annunciava la sua vittoria permettendo così ai monaci di soccorrerlo.
-Ce l'ha fatta!! Lui è il mio rivale, eheheh!- Rock Lee era al settimo cielo per la vittoria dell'amico-rivale. Sakura lo era altrettato ed era leggermente sollevata dalla tensione che si era andata a creare durante lo scontro. Shikamaru era come sempre annoiato apparentemente come lo era Kankuro mentre Temari continuava a fulminare con lo sguardo i due.
Gaara intanto ripensava all'Hoken di Neji "Una tecnica che combina l'arte del fuoco con effetto ritardato. Non ho visto bene i danni che è riuscito a provocare, ma sembra che agisca come una sorta di detonatore che brucia vivo l'avversario in pochi secondi... Che tecnica. Non sono solo gli Uchiha a possedere un'arte oculare pericolosa". Non sapeva proprio se preoccuparsi o meno, eppure sapeva che con la sua sabbia sarebbe riuscito a parare un colpo del genere: dopotutto era molto più veloce di loro.
Quando Neji venne condotto agli spalti dei partecipanti con la spalla fasciata, che ebbe decretato il suo ritiro dal torneo da come i monaci gli avevano spoilerato, Lee era furente.
-Nuooo!!! Dopo tutta la fatica che hai fatto!! Vado a contestare!!- dimenticandosi poi che anche lui non era in buone condizioni.
-Lascia perdere, Lee. A me va bene così- aveva risposto Neji mentre seguiva con lo sguardo i ninja delle Onde; se anche loro erano in grado di usare delle Hijutsu del genere, cosa sarebbe successo nei prossimi scontri?
Hedogawa chiamò sul ring gli sfidanti successivi mentre la seconda kunoichi di Kumo, Euriko Damai si alzava raggiungendo il ring.
Temari era scocciata.
Si chiedeva come, come fosse possibile che esistesse un'essere umano nato stanco e che facesse lo shinobi? Chi era stato il pazzoide ad avviarlo a quel mestiere?!
Seccata per la sua strafottenza su tutto, afferrò Shikamaru per le orecchie e lo trascinò sull'uscio degli spalti.
-Ahia! Lasciami in pace, dannata strega! Io non voglio combattere, voglio ritirarmi!- sbraitò il chunin dal codino lamentandosi di brutto con la ninja dal ventaglio.
-Muovi il culo e vedi di vincere o ti strappo quegli orecchini!-
Shikamaru fu dunque costretto ad andare nolente sul ring -Che palle-


*Hijutsu: Buki no Fushigo: Mi sono ispirato alla Resurrection di Luppi di Bleach, per chi non l'avesse capito.

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Capitolo 29
*** L'ULTIMO TEST ***


Il sole batteva forte in quella giornata, in cui non gli andava di fare nulla, considerava già faticoso respirare o tenere aperti gli occhi; nelle sue condizioni dell'essere "nato stanco" come potevano chiedergli di combattere? Erano proprio soprusi belli e buoni quelli che subiva recentemente: prima sua madre sul fatto di comportarsi da un perfetto shinobi e quello di alzarsi la mattina a un'ora decente; poi Ino che lo obbligava, assieme a Chouji, a fare da porta borse/schiavi/guardie del corpo/conto in banca; seguiva Tsunade che si era messa in testa di sottoporlo a missioni sempre di più difficili, a volte pure assieme a Gai che implicava almeno il quadruplo del normale sforzo; infine Temari che con quel suo temperamento autoritario gli inculcava la forza per alzarsi a calci in culo.
Inutile, Shikamaru pensava seriamente che non avrebbe mai capito le donne con la loro folle psicologia, i loro modi di dire e le loro follie, forse iniziava a capire come mai esistevano gli omosessuali.
Seduto esausto e annoiato sulle fredde lastre che componevano l'arena del torneo, il Nara rimaneva immobile mentre Hedogawa cercava di farlo alzare per far iniziare lo scontro.
Bastò che il chunin volgesse il proprio sguardo verso la ninja di Suna che lo minacciava con dei kunai per alzarsi, come se stesse facendo qualcosa di sovrumano, lasciando senza parole la sfidante come gli altri presenti.
-Uffa, che seccatura. Vediamo di concludere subito, ok?- borbottò mettendosi nella posa in cui era solito mettersi quando combatteva.
Incerto se quel ragazzo potesse stare in piedi anziché combattere, Hedogawa quella volta lanciò un timido via, mentre Eurui si fiondava contro il ninja della Foglia.
Lo sguardo assente del Nara si fece all'improvviso concentrato, dalla sua bocca uscivano le ultime parole che Eurui potesse udire per tutto il match.
-Kage mane no jutsu [Tecnica del controllo dell'ombra]-


Il fragore della pioggia gli rimbombava nelle orecchie con quel suo infinito scorrere di gocce d'acqua che si sfracellavano a terra in impercettibili impatti a cui nessun umano o animale avrebbe fatto caso. Dei luoghi che aveva visitato in vita sua, Naruto Uzumaki trovava nel villaggio della Pioggia uno dei luoghi più suggestivi. Quella sua aria scura e tetra, quella sua pioggia onnipresente e l'aria silenziosa che si percepiva per le strade del villaggio erano particolare: la perfettamente l'antitesi di Konoha.
Non si vedevano shinobi di quel villaggio in giro, non c'era gaudio per la gente e il clima era sempre scuro e tetro per una terra che non faceva altro che piangere.
Seduto di fronte all'entrata di un locale di dango, avvolto da un nero mantello con cappuccio osservava il via vai; flussi continui di gente che si infrangevano fra di loro come la pioggia che cadeva addosso.
Abbassò lo sguardo per la terza volta, mentre afferrava l'ultimo bastoncino di dango e lo inghiottiva, senza assaporarne il gusto, prese la tazza con il poco tè rimasto e lo bevve, notando poi come Itachi fosse estremamente lento nel mangiare.
-Ehi, non credi di andare troppo piano? Di questo passo finirai questi dango fra una settimana- sbottò sarcastico. E pensare che era stato proprio l'Uchiha a proporre di sostare in quel locale per fermarsi a mangiare qualcosa; non era la prima volta che questi proponesse fermarsi da qualche parte per pranzo, per merenda, per cena o per una semplice pausa.
Naruto aveva etichettato un modo del genere di comportarsi come una sorta di hobby*.
Infatti la risposta dell'Uchiha fu abbastanza soda. -Sta' tranquillo. Abbiamo tutto il tempo che ci serve. Prima che arrivassimo, ho inviato un messaggio al leader che rispondendomi ha ordinato di presentarci verso le cinque del pomeriggio. Mancano ancora trenta minuti per incontrarci-
Sbuffando, Naruto chiamò nuovamente la cameriera, facendosi portare un'altra porzione di dango, che avrebbe mangiucchiato tanto per perder tempo.
Nel tempo che aspettava la sua ordinazione, fra il silenzio di Itachi e il fragore della pioggia, si concentrò nuovamente nel ricordo più recente.

Di fronte a un'insenatura, formata da quattro montagne, si trovava l'uscita per Myoboku dove quel mattino presto, Jiraiya e Fukasaku si trovavano a salutare Naruto e Itachi, prima della loro partenza.
-E così è arrivato il momento di salutarci- Fukasaku, seduto sulla spalla dell'allievo più grande, osservava quello più giovane con una certa soddisfazione; dopotutto era stato l'unico a completare l'allenamento per l'arte dell'eremita in quattro settimane.
-Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per me- fece rispettoso il biondo.
Grattandosi la nuca imbarazzato, Jiraiya iniziò a farfugliare del più del meno, prima di passare al serio -Dopotutto sono il tuo padrino ed era mio dovere prepararti alla dura vita che ti attende...- Dall'ultima risata nervosa si passò al succo del vero discorso -Quindi, ora hai intenzione di diventare un membro dell'Akatsuki? Comprendi che da quel momento in poi sarai un ninja traditore?-
Naruto si ritrovò ad annuire automaticamente, oramai deciso a intraprendere quella strada. -Ho deciso di percorrere questa strada e nessuno mi farà cambiare idea-
A Jiraiya non restò che augurarsi che andasse tutto bene. -Sai, i tuoi amici non rinunceranno facilmente come me. Loro faranno di tutto per farti tornare al villaggio.-
Voltandosi, dopo essersi messo un mantello nero donatogli da Shima, Naruto iniziò ad avviarsi, assieme al partner. -Vorrà dire che farò in modo che mi odino.- Allontanandosi da lui avrebbe comportato un distacco totale da maestro e allievo, era davvero pronto a sostenere tutto ciò?
Jiraiya non ne era del tutto convinto. -La prossima volta che ci incontreremo, dovrai farmi leggere quel tuo racconto, chiaro, testa quadra?- In quel modo non ci sarebbe mai stata una tronchese che avrebbe rotto il loro legame.
Il braccio teso in lato con il pollice all'insù era stata la risposta di Naruto.
Da lì in poi erano passati due giorni* prima che arrivassero alla Pioggia.


Quando Itachi si mise il cappello di paglia e si alzò dal tavolo, Naruto poté finalmente dire che la noiosa e dolorosa attesa era finalmente finita. Silenziosamente i due compagni si avventurarono per i sentieri bagnati del villaggio, in direzione della torre più alta, il luogo in cui risiedeva il capo dell'Akatsuki.
L'ingresso non era sorvegliato da nessuno, non c'era nemmeno. Dubbioso, il biondo seguì Itachi, si avvicinavano alla parete della gigantesca torre, fino a fermarsi in un punto impreciso uguale a qualsiasi altro.
Senza domandare nulla, Naruto si limitò a seguire con lo sguardo i movimenti che il moro compiva nel palpare l'umida parete di cemento armato.
Per una paio di secondi non accadde nulla, fino a quando un kanji nero non apparve di fronte a loro. Toccandolo, fu possibile vedere un riquadro con dieci fessure tutte diverse da loro; per Naruto tutto era incomprensibile, fin tanto che Itachi non si fosse tolto l'anello dal dito e l'avesse infilato dentro una di quelle fessure.
Magicamente si aprì un varco circolare e l'Uchiha vi entrò, senza dir nulla al partner.
Dapprima confuso per il gesto del partner, Naruto si ricordò che anche lui possedeva uno dei dieci anelli di Akatsuki, quindi poteva anche lui entrare in quel modo dentro la torre e raggiungere Itachi.
Avvicinandosi ai fori notì che vi erano dei kanji scolpiti sulla pietra che indicavano i simboli che si trovavano sugli anelli; ricercò quello che vi era in quello appartenuto ad Orochimaru e ora suo, individuandolo in basso a sinistra, proprio come nella posizione che l'anello ricopriva nelle sue dita: mignolo sinistro.
Infilò dentro l'anello e finalmente poté entrare all'interno della torre, attraverso il magico varco apparsogli di fronte.
Itachi lo aspettava appoggiato al muro dalla colorazione blu soffusa, datagli da delle lanterne blu che illuminavano il lungo corridoio che aveva percorso all'inizio del suo viaggio e che tanto gli faceva odiare la passione per il dark del leader.
-Muoviamoci- ordinò l'Uchiha.
Naruto seguì l'Uchiha verso la grande sala dove avrebbe trovato ad attenderlo Pain. Non ricordava quanto fossero lunghi e tenebrosi quei corridoi, fino a quando non li percorreva assieme al proprio partner e, mesi addietro li percorreva assieme a Itachi e Kisame.
Ricordava però che dopo due minuti circa di camminare, ci si fermava di fronte ad un grosso portone di ferro che Itachi non riusciva ad aprire da solo, la prima volta che erano stati lì; ci aveva pensato la forza erculea dell'ex spadaccino della Nebbia.
Quella volta invece le porte di metallo erano aperte, ma dal punto in cui i due si trovavano non si riusciva a vedere nulla o ad avvertire nessunissima presenza.
Varcarono la soglia accompagnati dalla più totale delle quieti e con incertezza sempre più crescente; poi un blocco improvviso.
-Siete tornati...- La voce calma e altisonante di Pain riecheggiò per tutta la stanza; come potersi dimenticare di quella voce che sprizzava potere con il suo pressare sonoro sull'aria.
-Già- la secca risposta del portatore dello sharingan.
Si udirono dei passi, molti passi più di quelli che Naruto potesse immaginare e poi li vide, vide tutti i membri di Akatsuki di fronte a lui in carne e ossa.
Nessuno di loro parlava, ma poteva scorgere perfettamente le loro sensazioni tramite le espressioni facciali. Kisame ghignava come sempre con quei denti a sciabola; Zetsu rimaneva piantato a terra silenzioso; Konan era impassibile, quanto glaciale e bella; Pain assumeva il suo profilo autoritario, mentre esaminava scrupolosamente la forza portante con enorme soddisfazione dei risultati raggiunti.
Naruto, poi, non riusciva a immaginare quante genti di differenti posti componessero Akatsuki: dalla Pioggia alla Foglia, dalla Nebbia all'Erba, dalla Roccia alla Cascata e due di loro, che non rendevano facile il loro collocamento.
-Com'è andata, Naruto?- domandò Pain avvicinandosi.
Il biondo, tirato fuori dal turbinio dei propri pensieri, subito si ritrovò a dover rispondere, mostrando successivamente l'anello sul dito.
Una volta fatta quest'ultima operazione, Naruto riuscì a vedere una cosa incredibile: vide Pain sorridere dalla soddisfazione, ma era un sorriso strano, un sorriso non identificabile.
-Non ci posso credere. Davvero questa checca è riuscita a fregare quella serpe di Orochimaru?- fece una voce spavalda.
Entrambi gli Uzumaki si voltarono verso la sua fonte: capelli grigi tirati all'indietro, occhi color ametista che sfidavano chiunque venisse considerato sbagliato e immorale ai suoi occhi, la cappa nera aperta fino all'ombelico in modo da mostrare il petto nudo su cui pendeva un simbolo rosso circolare ed una falce a tre lame sulla sua schiena.
-Hidan. Ti ho per caso dato il permesso di parlare?- Freddo e spietato, Pain con la sua autorità era riuscito a far rigare dritto lo spavaldo shinobi dal copri-fronte a collana. Riconcentratosi sul biondo, il pel di carota poté scrutarlo per bene. -Vedo che ti sei irrobustito molto dall'ultima volta che ci siamo visti. Molto bene. Questo viaggio ti ha preparato ai compiti che dovrai adempiere quando sarai un membro della nostra organizzazione. Vorrei una tua valutazione, Itachi-
Tirato in ballo, l'Uchiha, che ne frattempo aveva raggiunto Kisame e si era allineato con i colleghi, aveva fatto un passo avanti e stava rispondendo positivamente -Ha ottenuto un potere abbastanza soddisfacente per poter diventare uno di noi- I fatti capitati all'Erba e Myoboku dovevano essere rimossi dalle loro menti, prima che Pain potesse scrutarne al loro interno con il suo rinnegan.
Soddisfatto dalla risposta datagli dal subordinato, Pain si riconcentrò sul giovane ninja. -Hai portato a termine la missione e di questo sono soddisfatto. Ora non ti resta altro che dimostrare davanti a tutti se hai la forza per poter diventare uno di noi-
Quelle parole confusero la forza portante ancora di più e non solo, lo fecero irritare parecchio. -Che rompipalle! Non ti sei ancora stufato di farmi fare così tante prove, eh?- sbottò, facendo impallidire i presenti e arrossare dalla rabbia Konan, pronta a scattare per punire il biondo.
Pain però rimase immobile -Chi può dire che non sia stato Itachi a recuperare l'anello per te? Devo essere sicuro e tu devi fare quest'ultima prova-
Stimolato dalla curiosità, Naruto iniziò a elettrizzarsi -Di che prova si tratta? Parlamene-
Voltatosi e tornato vicino a Konan, Pain poté finalmente rispondere alla domanda -Dovrai affrontare uno di noi a tua scelta. Se riuscirai a tenergli testa, allora sarai uno dei nostri.-
La sorpresa si impadronì completamente della forza portante dell'Ennacoda, mentre il suo sguardo si spostava dal pel di carota agli altri membri di Akatsuki, allineati di fronte a lui a cui si aggiunge suo zio.
-Scegli e mostraci cosa sai fare- ordinò infine il leader di Akatsuki.
Incerto, Naruto si distanziò per osservarli meglio, parte di se, e la stessa volpe, desideravano affrontare Pain o Itachi, ma comprendevano perfettamente di non essere al loro livello; poteva dire lo stesso per tutti gli altri membri di Akatsuki. Da Pain passò a Konan che gli avrebbe regalato una splendida morte per le sue mancanze di rispetto a Pain; seguì un tizio basso con una bandana che gli copriva parte del viso che identificò in Sasori, dato che Itachi si era trasformato in lui durante l'incontro con Orochimaru; il biondo della Roccia pareva disinteressato alla situazione e Naruto non voleva averci a che fare nulla; Kisame era fuori questione, stessa cosa per Zetsu o per l'alto uomo che seguiva Itachi dalla mascherina e dal copri-fronte della Cascata; restava solamente il tizio che prima aveva commentato la discussione fra lui e Pain.
Con un dito lo indicò e tutti si misero a osservare l'uomo.
-Cazzo! Perché proprio io?- sbottò seccato quest'ultimo, mentre avanzava -Bastardello, ti farò pentire di questa scelta!-
Il biondo lo ignorò e si apprestò ad ascoltare quanto ancora aveva da dire il superiore. -Bene, hai scelto Hidan. Direi che è stata proprio un'ottima scelta- Pain si sedette su una poltrona avvicinatagli da Konan che si sedette su una delle due spalliere, impassibile; gli altri membri di Akatsuki rimanevano in silenzio a osservare curiosi come si sarebbe svolto lo scontro fra Hidan e Naruto.

-Fottuto moccioso. Non mi va di essere sottovalutato da una checca come te!- Amareggiato, Hidan si preparava a fare a pezzi il suo avversario rimasto immobile e imperturbabile di fronte alle sue minacce: questo era quello di non sopportava della gente. -EHI!!! Non guardarmi con quell'espressione del cazzo! Ora si che mi sto innervosendo e quando mi innervosisco non sono più lucido e distruggo tutto ciò che mi capita a tiro!- nuovamente Naruto non manifestò nessuna risposta, se non quella di prendere un kunai.
Il che fece imbufalire ancora di più l'albino. -SEI SORDO?!!! GUARDA CHE TI AMMAZZO DAVVERO! ME NE FREGO SE SEI UNA FORZA PORTANTE!!!!- Le urla di Hidan si fecero sempre più assordanti, ma gli impedirono di accorgersi della lama di chakra creata dal ninja biondo proiettatosi di fronte a lui, tramite la dislocazione istantanea, con cui aveva colpito Hidan in pieno.
Lo stupore fra i membri di Akatsuki fu immenso, non credevano che quel ragazzo fosse tanto veloce.
-Niente male- aveva commentato Kisame divertito.
Seccato, Naruto diede uno sguardo a Hidan che cadeva per terra, voltandosi poi verso il pel di carota. -Se è questo il massimo che ha Akatsuki credo che non valesse la pena di portare qui un tipo del genere, non credi?-
Pain invece che rispondergli, era rimasto in silenzio, senza che Naruto ne capisse il motivo. Fu necessario che la lama della falce di Hidan gli penetrasse le carni per capire il motivo di tale silenzio. Rapidamente, Naruto si allontanò dal ninja, mentre questi si rialzava furibondo e si fiondava contro di lui, bloccandosi in un impatto fra la sua falce e la lama del kunai.
-Mi hai fatto male, stronzo! Sai quanto fanno male le armi conduttrici di chakra?! Un casino!!!-
"Com'è possibile? Eppure l'avevo colpito in un punto vitale." Naruto sembrava ancora più confuso e cercava di resistere alla pressione che Hidan esercitava su di lui con una forza che non si aspettava proprio.
L'uomo ghignò. -Cosa c'è stronzetto? Hai finalmente capito che sto per farti il culo, eh?-
Naruto però non poteva dirsi proprio alle strette; aveva ancora moltissimi assi nella manica.
Aumentando il chakra sui kunai riuscì quasi a tagliare una lama della falce, se solo Hidan non se ne fosse accorto prima che accadesse distanziandosi con la falce, la quale venne lanciata contro l'Uzumaki pronto a schivarla con maestria. Hidan tirava a se la propria arma tramite una fune; Naruto ne approfittò per lanciare i due kunai che aveva in mano contro l'avversario, mettendosi a fare dei segni per una tecnica ninja.
Gli spettatori intanto rimanevano appagati da quello scontro che si stava sempre più interessante ai loro occhi.
-Pain...- Konan osservava il concentrato partner, che assisteva allo scontro fra il nipote e il sottoposto: aveva uno stile di combattimento decisamente vario ed imprevedibile; aveva capito che Naruto Uzumaki era uno shinobi particolare sotto diversi punti di vista e non solo per essere la forza portante del Nove Code.
-Futon: Goufukyu no jutsu! [Arte del vento: Tecnica della palla di vento suprema]- Sparando dalla bocca una grossa sfera di vento distruttivo, Naruto riuscì a sorprendere Hidan ancora una volta, il quale fu costretto a difendersi al meglio delle sue possibilità, riuscendo a tagliare in due la palla di vento con la sua falce; fatto ciò, prese delle lance da sotto la sua cappa e le lanciò contro l'Uzumaki con l'intento di ucciderlo: l'unica cosa che Naruto riuscì a distinguere da quel momento in poi in Hidan, fu il suo sguardo assatanato.
-Oh, oh. Sembra che quello zombie si sia incazzato sul serio. Cosa farai adesso, Naruto?- sbottò Kisame al culmine del divertimento.
-Quel cazzone...- fece l'alto uomo con la mascherina.
Naruto continuava a schivare i colpi, lanciategli da Hidan senza accorgersi della strategia del ninja quando se lo ritrovò davanti, colpendolo al torace con la sua falce: degli schizzi di sangue fuoriuscirono dal biondo, mentre si inginocchiava per il dolore al torace; Hidan non la finiva di ridere tutto pieno di brividi che gli urlavano di finirlo nonostante avesse il peso dello sguardo di Pain addosso.
-Togliti di lì, stupido!- la voce nitida della volpe, dentro la sua testa, lo fece muovere in direzione opposta a quella in cui si trovava disteso.
Sapeva di non avere scelta se non di farla rapidamente finita, non sapeva perché ma anche a lui era venuta voglia di uccidere e Hidan sembrava perfetto per appagare quel suo desiderio: due code rossastre illuminarono la tetra stanza in cui si trovavano assieme al manto del demone.
-Ohh... Così quello sarebbe il potere dell'Ennacoda, eh?- Una frase che ogni membro di Akatsuki ripeteva fra se, mentre osservava con il proprio sguardo i movimenti della forza portante cambiare.
-Non mi freghi nemmeno se ricorri a questo potere, coglione!- urlò l'avversario, preparandosi ad affettarlo.
Stavolta Naruto era pronto a scagliare per primo l'offensiva. -Fuuton: Goufurenkun no jutsu! [Arte del vento: Tecnica del proiettile d'aria]-
Scagliato lontano dall'impatto con la tecnica nemica, Hidan non ebbe il tempo necessario per alzarsi e contrattaccare all'attacco. nonostante lo desiderasse con tutto il cuore, l'istinto glielo ordinava, ma il corpo non si muoveva, essendo bloccato da Naruto: apparsogli di fronte proprio un istante, dopo essere stato scagliato lontano dalla jutsu del biondo, Hidan si ritrovava con le braccia bloccate dai piedi nemici e il torace sotto la morsa della densità del chakra rossastro, emanato dal quel manto sinistro; Hidan non sapeva cosa aspettarsi da quel momento in poi, non gli restava che dire -Merda!-
La restante Akatsuki rimase a osservare il match silenziosamente, ma con tantissimi commenti in mente da poter dar vita ad una lunga discussione fra loro che sarebbe potuta durare ore. Anche Pain poteva dirsi soddisfatto e Konan pensava che lo fosse proprio dal fatto che si stava rilassando sullo schienale della poltrona; un relax temporaneo, date le intenzioni di Naruto di fare a pezzi Hidan.
-Ma che diavolo sta facendo quel moccioso?!- domandò lo strafottente ninja della Roccia.
Tutti videro del chakra addensarsi fra Naruto e Hidan per andare a formare una sfera di chakra pronta ad abbattersi contro il falciatore, mentre le tentava tutte per scampare alla pressa nemica ma, con una coda in più, Naruto aveva il controllo totale della situazione.
-Merda! Qualcuno fermi a questo idiota! Kakuzu! KAKUZU! Guarda che se non lo fermi poi toccherà riattaccarmi pezzo per pezzo! MUOVI QUEL VECCHIO CULO, KAKUZU!!!- le urla di Hidan si facevano sempre più assordanti tanto che l'interessato stava andando ad ammazzarlo più che a salvarlo.
Naruto, dal canto suo, era pronto a scagliare la sua tecnica, se non fosse stato scagliato con forza per terra dall'intera Akatsuki con in testa il pel di carota che gli premeva la testa contro il pavimento; il chakra rosso si estinse rapidamente e Naruto si ritrovò rapidamente assonnato perdendo conoscenza.
Ogni membro di Akatsuki osservò la new entry, intanto Kakuzu rimetteva in sesto Hidan, tramite forti serie di calci che facevano strillare ancora di più il partner.
-Sta' zitto, Hidan- aveva proferito Pain, attirando l'attenzione generale su di se -Ne converrete con me il ragazzino possa diventare uno di noi. Stava quasi per uccidere Hidan-
Sdegnato Hidan cercò di avvicinarsi all'Uzumaki del quale si stava prendendo cura Konan, pronto ad ucciderlo -Maledetto!! Come se fosse possibile che io muoia!-
-Fatto sta che prima urlavi come una scolaretta- alluse White Zetsu sarcastico.
-Vuoi morire anche te, Zetsu?!- sbottò nuovamente l'albino all'apica della rabbia.
Vedendo che la situazione stava iniziando a scaldarsi, Pain decise di dare un taglio a quella riunione -Ora basta. Tornate nei vostri alloggi e raggiungete il mio studio agli orari che vi ho comunicato prima-
Obbedienti, tutti si ritirarono eccetto Itachi, Konan e Pain.
Prendendo il biondo in braccio, Pain fece segno ai due sottoposti di seguirlo. Giungendo di fronte alla porta di una stanza, Konan aprì la porta, facendo entrare i due uomini che depositarono Naruto sopra un letto di fronte a una cappa nera a nuvole rosse e con il resto della divisa di Akatsuki fatta su misura dell'Uzumaki.
-Quando si sveglierà, digli di indossare la sua divisa e di raggiungere il mio studio per le disposizioni. Sono stato chiaro, Itachi?-
Itachi annuì agli ordini del suo capo, mentre questi lasciava la stanza assieme a Konan, lasciandolo solo, dentro quella spoglia stanza a osservare il compagno d'avventure dormiente: da ora in poi le cose si sarebbero fatte sempre più attive; sapeva che sia lui che Naruto avrebbero dovuto passare all'azione sul serio e farsi parecchi nemici dentro e fuori l'organizzazione.


*Confermati dai databook ufficiali, gli hobby preferiti di Itachi sono visitare le botteghe tipiche dei diversi luoghi che visita e, passione che condivide con Tobi/Madara, assaggiare i differenti modi di preparazione dei dango.
*il tempo fra l'allenamento di Naruto a Myoboku e il torneo non coincide. Solamente in questo capitolo coincide proprio con lo scontro fra Shikamaru e Eurui.

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Capitolo 30
*** LA RABBIA DI UNA DONNA ***


La folla sobbalzò al solo osservare il pericoloso combattimento che in quel momento stava avvenendo sul ring fra le due kunoichi combattenti il sesto incontro: Temari contro Benzen.
La prima, affaticata e con parte delle vesti strappate da affondi di lancia, cercava di distanziare l'avversaria in maniera tale da elaborare una strategia e colpirla, sembrava però tutto inutile contro quella donna, quando aveva usato la sua tecnica segreta.
Come il compagno, Benzen aveva usato la sua tecnica personale con la quale era riuscita a mutare forma in una sorta di cavaliere centauro, armato di lancia e contro la quale nemmeno le lame di vento di Temari sembravano nulla.
-I tuoi attacchi mi fanno il solletico, mocciosa!- Benzen la colpì all'addome con una forte zoccolata, facendola finire al limite del ring; ferita e indebolita, Temari riuscì ad alzarsi appena. Kankuro e Sakura le urlavano di arrendersi: questo mai, Temari non si sarebbe arresa mai, non di fronte a lui.
Conficcando il suo ventaglio per terra, la kunoichi lanciò uno sguardo di sfida alla sua avversaria, determinata invece ad ucciderla.
Anche in quel momento la voce della kunoichi delle Onde rimbombava ancora nella sua testa qualche minuto prima che usasse quella tecnica mostruosa.

Lo scontro fra Shikamaru e Eurui era appena terminato con la vittoria schiacciante del Nara.
Soddisfatta e contenta che il giovane chunin dal codino avesse vinto, Temari si era completamente convinta di dover vincere anche lei il suo combattimento: per non essergli inferiore e per non essere inferiore ai suoi fratelli.
Lei era una donna con la D.
-Bella prova, piagnucolone. Ora però ti mostrerò io come si combatte e si vince con stile- lo aveva sfidato lei prima di dirigersi sul ring per il suo match.
E lui le aveva solamente rivolto un sorriso seguito da un ghigno -Sono curioso di vedere qual'è la differenza fra un'elite come te e un bamboccio come me-
Non riusciva a sopportarlo quando faceva il sarcastico, era incredibilmente odioso: l'unico modo per farlo stare zitto era vincere e sbatterglielo in faccia per poi finire con l'udire da parte sua -Ok ok, avevi ragione tu.-
La gratificazione migliore che Temari potesse desiderare in vita sua; cos'era la carica di Kazekage o la fama mondiale, paragonata al fatto di aver preso abbondantemente per il sedere un piagnucolone che si credeva un super genio? Per Temari era semplicemente il meglio.
Quando poi salì sul ring di fronte alla sua avversaria, i suoi pensieri su di lui si affievolirono, ricordandole che lui la stava guardando.
-Io non perderò come Noitaruma, ti farò a pezzi senza nemmeno darti il tempo di aprire bocca, bimbetta!- Le minacce di Benzen non la toccarono minimamente: Temari era sicura che avrebbe vinto e difficilmente lei si sbagliava.
Benzen però non voleva perdere tempo, per questo, facendo gli stessi segni fatti prima dall'alleato, si preparò a dare il 100% del suo potere giò dall'inizio -Hijutsu Naito Raida:(Tecnica segreta: Cavaliere centauro)*-
La luce che avvolse la kunoichi fu una scarlatta luce rossa che in poco tempo aveva sostituito le gambe di Benzen con quelle di un cavallo; del pelo nero la avvolse per le gambe e per le braccia mentre un elmo a forma di teschio umano andò a materializzarsi sulla sua testa; infine, come ciliegina sulla torta, apparve una grossa lancia che la donna impugnò per prepararsi allo scontro.
Temari quello non l'aveva previsto -Che diavolo...?!-
Benzen non perse tempo nemmeno a commentare, attaccò con rapidità la sua avversaria, dando inizio a quel colpisci e fuggi che accadeva per tutto lo scontro.


Del sangue le colava sulla nuca tingendole la vista di rosso, era esausta e piena di ferite, era arridittura in procinto di svenire.
La kunoichi centauro si avvicinò a lei con un ghigno soddisfatto, la derise della sua debolezza, stringendo la sua arma con la quale l'avrebbe uccisa -Sei finita, bimbetta.-
Temari neanche volle muoversi, forse era meglio dire che non ne aveva la forza per farlo; era completamente alla mercè della sua avversaria: stava per morire.
-TEMARI!!!- Quella voce la risvegliò, le permise di evitare l'attacco dell'avversaria e riuscire finalmente a ferirla con il suo ventaglio con rinnovato vigore.
-Fuuton: Kamaitachi arashi no jutsu [Arte del vento: Tecnica della tempesta di lame di vento]-
Temari si distanziò da Benzen, sfruttando il tempo in cui il nemico si riprendeva dal colpo, era senza soluzioni e senza un piano; si stava chiedendo come fosse riuscita a colpirla.
Con lo sguardo si voltò verso gli spalti dei partecipanti e lo vide, vide Shikamaru preoccupato che le urlava contro.
Temari non riusciva a crederci, era davvero furioso e agitato -Cosa stai facendo?! Non avevi detto che mi avresti mostrato come si vince o sei solo capace di belle parole, vecchia!-
D'un tratto, se prima Temari potesse sperare e pensare che quell'idiota potesse veramente interessarsi a lei, subito a quel sentire "vecchia" un odio smisurato si impadronì di lei: stava diventando anche peggio di Gaara quando perdeva il controllo.
Si alzò, strinse i pugni, digrignò i denti, pensando a un modo per calmarsi, data la situazione; nulla, oramai Shikamaru aveva oltrepassato una soglia in cui la sua stessa sopravvivenza era una scommessa -Come... Osi...- aveva iniziato, entrambe le mani afferravano il suo ventaglio, Benzen le correva in contro armata di ira e di vendetta per le ferite subite -... Come hai osato... DARMI DELLA VECCHIA?!!-
E lì le urla di rabbia indescrivibile presero possesso della kunoichi e andarono a scatenare una vera e propria bufera ventosa; oramai a Temari importava un fico secco del match, le importava solamente di ammazzare quell'idiota.
"Ma perché alle altre si e a me no?!! E dire che ci speravo e invece questo idiota..." Nella sua mente c'era anche disperazione che alimentava il suo potere distruttivo: peccato che a fare le spese non fu Shikamaru, ma Benzen.
-Sei finita!!!!-
No, non fu Temari a essere finita, ma lei proprio quando la kunoichi si voltò, scagliandole una tecnica in grado di farla volare in aria e ucciderla a suon di migliaia di tagli di vento.
-Fuuton: Ryufu no jutsu! [Arte del vento: Tecnica del drago di vento]-
Benzen cadde a terra ricoperta di sangue e nuovamente umanoide, mentre Temari sbuffava dalla rabbia come un bufalo imbizzarrito; nella sua mente c'era solo quell'impudente idiota dal codino.
Hedogawa non ebbe nemmeno il coraggio di rivolgersi a lei per la troppa paura, con una timida vocina, il presentatore la dichiarò vincitrice dell'incontro, intanto la figlia del Kazekage era diretta minacciosa verso gli spalti dei partecipanti: l'unica cosa che il pubblico poté vedere fu un enorme botto scaturito dall'impatto fra il pugno di Temari e il mento di Shikamaru.
Il marionettista provò a trattenere la sorella dal commettere un omicidio, ma il suo sguardo incuteva un terrore unico nel suo genere. "Mi fa più paura di quando Gaara perde il controllo." Quel giorno Kankuro aveva appreso una sonora lezione di vita nell'osservare il nervosismo della sorella maggiore e le condizioni di Shikamaru; tuttavia ebbe poco da pensare oltre dato che era giunto il suo momento per combattere: il suo avversario aspettava solo lui per raggiungere il ring e non lo fece aspettare; di sicuro anche da Zasai ci si sarebbe dovuti aspettare una tecnica segreta come i propri compagni.

Quando aprì gli occhi non vide altro che una lieve luce soffusa che proveniva da una scrivania al centro della stanza, volse lo sguardo verso quella fonte sfocata di luce, dirigendo la vista su una figura seduta sul letto parallelo al suo che lo osservava.
-Ti sei svegliato-
Impossibile non riconoscere la sua voce, Naruto oramai era abituato a udirla di continuo. -Itachi... Dove siamo?-
L'Uchiha si alzò in piedi, spegnendo la candela che illuminava la stanza, accendendo invece quella elettrica che la illuminò completamente, ora era perfettamente visibile tutto.
Con il suo solito sguardo impassibile, l'Uchiha indicò al partner un vassoio con del cibo sulla scrivania stessa, invitandolo a mangiare -Siamo nel villaggio della Pioggia. Ricordi lo scontro con Hidan?-
Come se fosse possibile dimenticarlo, pensò in testa sua Naruto -Quando ho dormito?-
Oramai il solo dormire più di quanto servisse gli sembrava un totale spreco di tempo, ma non poteva negare che gli fosse dispiaciuto molto.
-Hai dormito per tutto il giorno. Questa è la tua cena- rispose Itachi
Sedutosi di fronte al vassoio, Naruto mangiò la sua cena, iniziando dalla minestra di verdure che inghiottì con molto disgusto, dato che odiava ogni genere i ortaggio, seguendo con del merluzzo affumicato; nel continuare a mangiare, Naruto aveva molte domande in testa e voleva subito delle risposte con la speranza che Itachi fosse in grado di rispondergli -Partiamo stanotte?-
L'Uchiha annuì silenzioso, dopodiché si avviò verso l'uscio del piccolo appartamento -Una volta finito, mettiti la divisa di Akatsuki ed esci da qui. Volta a destra ed entra all'interno di una porta grossa il doppio di questa. Sarò lì assieme al leader.-
Una volta riferito questo, il moro uscì, lasciando l'Uzumaki da solo a completare la sua cena; ora la sua vita stava davvero cambiando in maniera radicale.
Terminata la cena, subito, fra la curiosità e l'impazienza, Naruto volse lo sguardo a fissare la cappa nera a nuvole rosse, era ormai conscio che una volta indossata sarebbe stato etichettato come un ninja traditore; era quella la strada che aveva scelto, per il bene dei suoi amici, per il suo bene; questo era il massimo che potesse fare per tutti coloro che gli avevano voluto bene.
Aprì il mantello, fissando la maglia a maniche corte viola chiaro che componeva il completo, si tolse il vecchio completo e se la infilò addosso; si abbassò i pantaloni neri, mettendosi quelli violacci della divisa; slacciò i sandali neri e le fasce a rete per mettersi gli scaldamuscoli bianchi e i sandali dello stesso colore dei pantaloni; c'era anche dello smalto nero che con riluttanza andò a mettersi fra le unghie delle mani e dei piedi; si mise il copri-fronte sfregiato del suo villaggio e si infilò la cappa nera a nuvole rosse: era pronto, ora era veramente un membro di Akatsuki.
Prese il largo cappello da viaggio in mano e uscì dalla stanza, dirigendosi verso il punto indicato dal collega, in cui, quando arrivò ed ebbe spalancato la porta, vi trovò Pain, Konan e Itachi.
Il pel di carota lo scrutò per qualche secondo. -Molto bene, ora sei pronto-
Naruto si avvicinò a loro con passo lento e tardo, da fuori osservava la pioggia cadere incessante sui complessi residenziali. Si allineò con Itachi e Konan di fronte allo superiore, in silenzio; passò qualche secondo che fu Konan a iniziare a parlare -Avete avuto recapitata la vostra tabella di marcia per l'organizzazione?-
Senza sapere a che cosa si riferisse, Naruto la fissò incerto invece Itachi mostrò una pergamena nera ai tre colleghi, annuendo al quesito della kunoichi.
-Di che tabella di marcia si tratta? Non ne sapevo nulla- sbottò perplesso il biondo.
Stavolta fu Pain a parlare -Avete libertà di azione su tutto quello che volete fare, però l'organizzazione richiederà spesso i vostri servigi, soprattutto nella sigillazione delle forze portanti.- Subito il proprietario del rinnegan si accorse del cambiamento dell'espressione del biondo. -Ti vedo restio a questo argomento.-
-Non catturerò nessuna forza portante.- Quell'avviso fu qualcosa di davvero preoccupante che elettrizzò l'aria, rendendo preoccupati Konan e Itachi delle relative conseguenze.
Pain ispirò profondamente, mettendosi poi a fissare il sottoposto con circospezione. -Immagino che non parteciperai nemmeno all'estrazione delle bestie dalle forze portanti, è così?-
Naruto annuì, non avrebbe mai contribuito all'uccisione delle persone come lui, mai.
Oltre ogni previsione, Pain non ne sembrò particolarmente deluso. -Sei libero di fare ciò che vuoi, vorrò dire che ci occuperemo della tua presenza in qualche altro modo. Non pensare di rimanere esonerato dai tuoi compiti-
Nemmeno Konan si aspettava una risposta del genere da parte del leader di Akatsuki, tutto ciò sembrava completamente nuovo e inaspettato, ma venne deciso di far come se nulla fosse accaduto; per questo Konan continuò nel rapporto e nei dettagli delle missioni che i due colleghi avrebbero dovuto compiere per l'organizzazione.
-Fra una settimana dovrete partecipare alla guerra che si terrà fra il paese della neve e quello del sole, i primi ci hanno ingaggiato per l'eliminazione dell'altro. Una volta portata a termine la missione rintracciate Kakuzu e dategli il ricavato.-
Itachi e Naruto annuirono seri, gli ordini non erano proprio finiti -Una volta fatto ciò, quando riterrete necessario, andrete a cercare l'Eptacoda, presso il paese delle cascate e lo catturerete-
Nuovamente i due annuirono. Itachi si preparava psicologicamente a dover catturare il suddetto obbiettivo da solo.
-Avete finito?- domandò Naruto, stufo di quella situazione.
Konan annuì e i due iniziarono ad avviarsi verso l'uscita della stanza dopo averli salutati con un inchino, prima però che i due potessero andare, Pain li richiamò. -Un'ultima cosa Naruto. Ti vieto di entrare nel paese del fuoco senza un mio ordine. Se mi disobbedirai, lo saprò e sarai punito severamente.-
Naruto non rispose e si limitò a uscire dalla stanza; aveva comunque capito che Pain non si fidava di lui tanto quanto lui non si fidava di nessuno di loro: quella che stava vivendo era una vera e propria lotta per la sopravvivenza.

Ancora non riusciva a crederci, dopo tutti quegli scontri era riuscito a sopravvivere alla furia omicida di quegli shinobi mostruosi; Hedogawa non sapeva nemmeno a quale Kami rendere grazie per quella grazia o forse, quando vide giungere sul ring i partecipanti delle semifinali, pensò che un qualche Kami ce l'avesse a morte con lui, dato che Gaara del Deserto e Roshi erano due fra i tre shinobi di cui aveva paura tanto da non riuscire nemmeno a stare vicino al ring in loro presenza.
Dopo lo scontro fra Kankuro e Zasai, con la vittoria di quest'ultimo, si era proseguito con i quarti di finale in cui Roshi era riuscito a battere Sakura, Shikamaru aveva combattuto contro Temari in uno scontro finito anch'esso in parità, mentre Gaara e Zasai erano passati direttamente alle semifinali; dopo un sorteggio, era stato deciso che Zasai potesse passare direttamente alle finali, mentre Gaara avrebbe dovuto combattere contro il roinin della Roccia; a Gaara la cosa non dispiaceva proprio.
Ma chi avrebbe vinto fra le due forze portanti? A Gaara in quel momento premeva di più quella domanda che quella su come stesse Matsuri e quando avrebbe potuto rivederla.
-Mostrami quello che sai fare, giovane Gaara- mormorò Roshi, mentre continuava a fumare la pipa.
Il chunin della Sabbia fece fuoriuscire dalla sua giara della sabbia, tenendosi pronto a combattere e a dare il massimo per quello scontro.
Del fumo fuoriuscì dalla bocca della forza portante adulta, mentre questi, in un attimo di stupore generale, si mise a fare dei sigilli con rapidità -Yoton: Yonami! [Arte della lava: Getto di lava]-
Gaara non avrebbe mai immaginato che Roshi possedesse un'abilità innata di quel livello; colto alla sprovvista in un primo momento, Gaara decise di contrattaccare per non passare in svantaggio, erigendo una barriera di sabbia.
La lava venne fermata e ciò permise a Gaara di poter analizzare la situazione, intanto che l'avversario si avviava a un secondo attacco, basato sul suo pericoloso elemento.
Dentro di loro, incuranti di cosa stava avvenendo fuori, sia Shukaku che il gorilla dalle quattro code avvertivano un formicolio familiare: sensazione che percepivano solamente quando rincontravano un loro fratello.

*Hijutsu Naito Raida(Tecnica segreta: Cavaliere centauro): Questa volta per questa tecnica mi sono ispirato alla Resurrection di Neliel.

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Capitolo 31
*** DIALOGO FRA LE BESTIE CODATE ***


L'enorme calore che avvolgeva l'arena era impressionante. Gli spettatori osservavano senza parole uno scontro che non era per nulla umano; quello che avevano di fronte ai loro occhi era uno scontro spaventoso fra sabbia e lava incandescente.
-Che combattimento- commentò Rock Lee, mentre guardava il match fra Gaara e Roshi assieme agli altri.
Chiunque avrebbe potuto concordare con lui, era davvero un combattimento diverso dagli altri: non era questione di abilità, nè tanto meno delle mosse, ma di chakra, di maestosità e terrore che le tecniche delle due forze portanti riuscivano a utilizzare facevano impallidire semplici ninja.
Gaara però era perfettamente conscio del fatto di non essere al livello del suo avversario, il quale vantava esperienza e tecniche maggiori, rispetto alle sue; come se non bastasse, Roshi possedeva un'arte elementare capace di rendere vetro all'istante la sua sabbia.
Nelle rare volte in cui poteva dirlo, Gaara era pienamente sicuro di essere nella merda; e dire che doveva ancora salvare Matsuri e diventare Kazekage.
I getti di lava di Roshi erano rapidissimi e Gaara stesso doveva muoversi per evitarli, poichè era l'unico modo per aggirarli.
Doveva contrattaccare!
Si fermò in un punto fissato, in modo da avere sott'occhio l'avversario e contrattaccaccò -Gousabakan! [Gorgo di Sabbia]- Della sabbia andò a posizionarsi sul terreno in modo da screpolare il tatami per far si che Roshi avesse qualche attimo di smarrimento, ma nulla, il roinin era già balzato in avanti e con un poderoso pugno, sfondò il pavimento, nonostante il rivestimento della sabbia.
-Yoton: O-Masubi! [Arte della lava: Generatore delle fiamme]- Il pavimento si incendiò in un penta secondo producendo un fiume di lava che andò a ricoprire l'intero tatami e costrinse Gaara a utilizzare una nuvola di sabbia per lievitare in tutta sicurezza sopra alla lava ardente, sulla quale Roshi camminava tranquillamente.
-Notevoli i tuoi giochetti con la sabbia. Sei la seconda persona che vedo che riesce a volare senza ausilio di evocazioni-
Gaara lo fissò perplesso e cercava di studiarne poteri e movimenti: tutto appariva estremamente complesso da non saper cosa fare. Proprio come una vera forza portante quando si trovava in difficoltà, proprio come avveniva a Naruto con il Nove Code, anche Gaara iniziò a sentire le sottili e suadenti parole che Shukaku gli sussurrava in testa.
-Non ce la fai da solo? Ti trovi di fronte a un avversario potente e subito ti disperi? Non eri il grande Gaara del deserto?-
Gaara non voleva ascoltarlo, non doveva cedere alle sue lusinghe: doveva assolutamente controllare il suo demone interiore.
-Andiamo. Sai bene che ti serve il mio potere. Lui è una forza portante molto più esperta di te, ricorrerebbe alla sua bestia, se volesse e se fosse un vero combattimento. Dimostra quant'è grande il mio... Il nostro potere!-
Gaara stava impazzendo, si toccò la testa affannato; respirò affannoso, nessuna concentrazione per lo scontro e Roshi capì che cosa accadeva, perchè erano cose che accadevano pure a lui, quando era ragazzo.
La nuvola di sabbia cominciò a discendere lentamente verso la lava che intanto indietreggiava per volontà del roinin che aveva compreso appieno la situazione, a differenza degli spettatori.
Roshi si avvicinò a Gaara, notando nei suoi occhi ls mutazione di colore e di forma della pupilla. -Sembra che nonostante tutto, tu abbia ancora problemi a gestire la Monocoda.- Roshi ora si preoccupava. Sapeva bene quello che sarebbe successo, se Gaara si fosse abbandonato alla furia cieca di Shukaku, anzitutto le tantissime persone che si trovavano lì sarebbero state in pericolo di vita e facilmente uccise, poi anche a lui sarebbe toccato trasformarsi e ci sarebbero state anche conseguenze successive fra l'Onda, la Sabbia e la Roccia, le quali avrebbero portato inevitabilmente a una guerra.
Tutto questo doveva essere impedito, sopratutto, pensava Roshi, se si ci metteva in mezzo lo Tsuchikage.
Con fare circospetto fece il segno della capra e sibilò -Magen: Giron Sekai [Illusione demoniaca: Mondo della discussione]- Entrambi si ritrovarono nell'ignoto tramite la loro vista.

La pioggia provocava un fragore potente. Pain osservava il tutto dall'entrata al balcone, in cui era solito sedersi una volta che questa smetteva, cosa alquanto sporadica nel suo villaggio. Con la coda dell'occhio era fisso a osservare due figure sulle strade che si allontanavano con calma, le due figure in questione erano Naruto e Itachi che stavano lasciando il villaggio in direzione del luogo della loro missione.
Pain era preoccupato, ma non ne dava a vedere minimamente quell'impressione, nemmeno Konan capiva veramente le sensazioni del leader di Akatsuki quando si trattava di una preziosa forza portante da proteggere con le unghie e con i denti.
-Sei sicuro di aver fatto la scelta giusta, Nagato? Disobbedirti in quel modo. Se non ti fai valere adesso, dubito che il ragazzo ti darà retta quando servirà- disse lei contrariata.
Pain però aveva compreso appieno quali fossero le vere intenzioni dell'Uzumaki, distaccato e partecipe allo stesso tempo: Naruto li avrebbe aiutati in parte e nel mentre li avrebbe sfruttati per accrescere la sua forza e la sua esperienza nella guerra e nelle missioni da mercenario: un vero e proprio scambio equivalente.
-Finchè non ci intralcia, a me sta bene. Se non gli avessi offerto di entrare in Akatsuki, continueremo ad averlo come avversario e quel ragazzo, nonostante tutto, ha un enorme potenziale latente che sono sicuro cercherà di risvegliare durante le missioni con Itachi-
Konan annuì convinta, aveva visto moltissimi cambiamenti nell'Uchiha. -Credi che sia una buona cosa averli messi in squadra?-
Pain scrollò le spalle, nonostante lui fosse un dio, quella era una domanda a cui non sapeva rispondere con certezza.
Dei passi interruppero la conversazione fra i due mentre Kisame seguito da Zetsu entravano nello studio del loro leader.
-Ci avevi chiamato?- domandò lo spadaccino.
Pain li osservò con fare autoritario e si avvicinò a loro per parlare e impartire ordini -Finalmente è arrivato il momento di catturare una forza portante. Così potremmo esercitarci sul sigillo dei nove draghi.-
Kisame sfoderò un sorriso di soddisfazione, mentre White Zetsu sembrò leggermente contrariato a quella prospettiva -Non sarebbe più saggio occuparcene dopo che avremo completamente imparato a usare la Gedo Mazo?-
-Sciocco, ci serve una forza portante per esercitarci e testare! Uno con molto chakra e con i poteri adatti- lo rimproverò Black Zetsu.
Anche Pain concordò e mostrò ai sottoposti una foto del luogo in cui trovava il loro obiettivo -L'unica bestia codata in grado di sopportare i nostri esperimenti è il Pentacoda Trovatelo e portatelo qui, voglio che sia Zetsu a catturarlo. Lui può studiarne le caratteristiche e colmare i vuoti delle poche informazioni che abbiamo su di lui-
La missione era chiara e semplice: catturare il demone con cinque code e doveva essere Zetsu a farlo.
-Cosa faremo una volta che Zetsu avrà portato a termine il lavoro?- domandò Kisame.
Pain aveva pensato a tutto, era un piano che avrebbe creato dubbi, ma necessario; un'assicurazione, poteva essere chiamata. -Una volta conclusa la missione, porterete la forza portante nel nostro rifugio, presso il paese delle zanne, dopodiché raggiungerete Naruto e Itachi e condurrete missioni con loro a tempo indeterminato.-
Stavolta sia Kisame che Zetsu e addirittura Konan rimasero sorpresi a quella rivelazione -Eh? Dovremmo creare una sorta di super squadra?- sbottò White Zetsu.
Pain annuì. -In futuro le grandi nazioni potrebbero sguinzagliarci contro qualcuno in grado di poter tener testa al Nove Code e Itachi contemporaneamente, vorrei evitare che Naruto venisse catturato. Sapete benissimo che è vitale per la nostra causa-
Aveva ragione, pensavano in mente i rimanenti membri di Akatsuki ancora una volta stupiti della genialità del loro leader.
Kisame ghignò divertito, gli piaceva quell'uomo gli ricordava molto il suo vecchio superiore, il Quarto Mizukage, nell'ordine quelle complesse trame per il proprio tornaconto. -Mi piace questa tua nuova iniziativa, boss. Itachi e Naruto ne sono già al corrente?-
Pain scosse il capo contrariato -Dovrete essere voi a dirglielo. Ora andate, ci vediamo al punto stabilito per consegnarmi il Pentacoda.-
Kisame e Zetsu si scambiarono uno sguardo di intesa e lasciarono subito la stanza di Pain diretti verso il loro nuovo obiettivo: Han dell'arte del vapore.

Il sibilo delle gocce d'acqua riecheggiò nella sua testa come l'assordante rumore di un trapano. Quel rumore lo destò da quello che sembrava un sonno durato mille secoli, quando invece ricordava istanti prima di trovarsi presso il paese delle onde nel torneo.
Quando aprì gli occhi, Gaara vide qualcosa che non visitava da tempo, l'enorme teiera gigante contenente Shukaku. Del corpo del demone era impossibile vedere qualcosa, la teiera ne faceva da gabbia, ma il chunin riusciva benissimo a vedere chiaramente lo sguardo assassino che gli occhi del demone erano in grado di fare.
Poteva capire che il trovarsi lì in quel momento di debolezza a combattere contro il demone per chi dovesse prendere il sopravvento del suo corpo, ma non riusciva minimamente a comprendere come Roshi, e un enorme scimmione dalla pelliccia rossastra dietro di lui, potessero essere lì a fissarli.
Gaara scattò all'indietro, quando si trovò l'uomo e il demone gorilla dalla possente muscolatura e dalle sferzanti quattro code a forma di drago che sibilavano nell'aria.
Le uniche parole che Gaara riuscì a dire furono -Che diavolo sta succedendo?-
Un istante di silenzio che durò per Gaara molto tempo; incertezze, mistero, domande, erano flebili concetti che sguazzavano nella sua mente.
Il ruggito delle due bestie fu più forte che mai.
C'era della sabbia nella parte in cui si trovava Gaara, sabbia che stava volando via a causa dell'enorme demone gorilla.
C'era invece della terraccia ai piedi di Roshi, terraccia che venne spazzata via dall'urlo folle del demone tanuki.
-Cosa diavolo hai combinato, moccioso?!!- Shukaku era furibondo. -Hai osato permettere a questi due di entrare dentro la tua mente come un poppante!!-
Gaara rimaneva nell'ignoranza, era troppo arcano e misterioso quello che stava accadendo nella sua mente; era ancora più inspiegabile il fatto che Roshi fosse riuscito ad entrare nella sua mente.
-Quello nel bollitore sarebbe la Monocoda?- Fu la prima volta che Roshi parlò da quando tutti e quattro si trovavano in quella dimensione.
L'enorme demone che venne interpellato volse lo sguardo verso l'anziano -Perché siamo qui?-
Roshi conosceva il demone gorilla da più di quarant'anni, malgrado non fossero grandi amici, entrambi avevano imparato a conoscersi a vicenda; per questa ragione lo shinobi poteva immaginare quello che sta provando il grande primate nel rivedere il fratello. -Voglio parlare con Gaara di alcune cose che solamente noi forze portanti dobbiamo sapere-
Gaara capì solamente dopo quelle parole che Roshi aveva usato un tecnica speciale per portarlo in una dimensione in cui i loro chakra e quelli delle loro bestie potessero comunicare, senza nessun disturbo esterno per tutto il tempo che volevano; gli unici a cui non piaceva proprio la prospettiva di parlare fra loro erano proprio le due bestie.
Della sabbia si materializzò alle spalle del rosso, facendo apparire il viso tonto e mostruoso di Shukaku. -Che spiacevole visione vedere il tuo brutto muso, scimmione.-
Il gorilla, per tutta risposta, cercò di colpire l'ammasso di sabbia con un pugno, purtroppo sprecò solo energie.
-Tu sei il più debole e il più piccolo fra noi nove. Con quale arroganza ti rivolgi a tuo fratello maggiore in questo modo?!-
La sabbia andò a ricomporre il muso di Shukaku e riprese a parlare; la conversazione si era all'improvviso spostata da Gaara e Roshi ai due mostri.
-Che siate maledetti tu e il Nove Code che avete sempre misurato la nostra forza tramite il numero di code! Ma comunque, saranno mille anni che non ti vedo, da quando il vecchio non ci lasciò-
-Non ho voglia di parlare del vecchio, piuttosto hai combattuto contro qualche nostro fratello negli ultimi tempi?-
Quella domanda divertì Shukaku in una maniera tale che non riuscì a trattenere le sue folli risate, queste riecheggiavano nella stanza. -Non crederai mai contro chi abbia combattuto qualche anno fa! Con il fratello maggiore!-
Ora anche Gaara e Roshi si incuriosirono veramente sulla discussione fra i due fratelli, con fratello maggiore chi o cosa intendevano da rivolgere rabbia, rispetto, timore ed una totale sottomissione nelle parole con cui Shukaku aveva parlato.
-Ehi, Tetracoda, di chi sta parlando?- chiese quindi Roshi per avere chiariti i suoi dubbi.
Il gorilla risposte titubante. -Sei un folle. Ti sei quasi fatto uccidere ed è stata una fortuna che la sua forza portante fosse ancora inesperta nel dominarlo.-
-Ehi!- Roshi voleva delle risposte e gli dava fastidio non venire ascoltato.
-Stiamo parlando di quel bastardo altezzoso dell'Ennacoda!-
Sia Gaara che Roshi non poterono nascondere la sorpresa nel sentire nominare quel nome. Non potevano sapere tante cose su di loro, non potevano sapere che per cent'anni i nove fratelli si erano combattuti fra di loro.
Allora fu Gaara a chiedere una spiegazione -Cosa c'è di così spaventoso e diverso nel Nove Code? Non è come voi?-
Shukaku lo derise apertamente per quel suo sfoggio di ignoranza. -Sei veramente cieco e stolto, Gaara. Possibile che tu non abbia minimamente percepito l'enorme pressione del suo chakra quando abbiamo combattuto contro di lui e la sua forza portante?-
Ma c'erano ancora troppi punti irrisolti nelle parole dei demoni; un conto era possedere più chakra di tutti loro messi assieme, ma da come ne parlavano gli stessi demoni, sembravano discutere di quel demone come se fosse qualcosa di ancora più spaventoso di loro.
-In poche parole, il Nove Code è impossibile da battere.-Il gorilla era alquanto turbato nel parlare di quel genere di argomento.
Gaara ripensò all'umano che conteneva quel pericoloso demone.
-Resta il fatto che quando siamo rinchiusi in esseri umani i nostri poteri aumentano ma tu, moccioso, non sai minimamente utilizzare i poteri di quest'inetto.- lo rimproverò il gorilla.
Aveva ragione, quando ancora odiava tutto e tutti egli aveva accesso solamente ai poteri della rabbia del suo demone. Era in grado di evocare l'interno demone dentro di se e di trasformarsi, ma era fuori controllo quando lo faceva. Ora invece lui cercava di soffocare quei poteri, cercava di soffocare quei poteri con tutto il suo io.
-Tu sei una forza portante, Gaara. Accettalo e vedrai che vivrai meglio con le persone che ami. Dimmi, chi è che ami?- concluse Roshi con quella domanda.
Accettarsi?
Gaara ora si chiedeva se fosse saggio fare come gli veniva detto; come poteva farsi accettare dagli altri, se prima non accettava se stesso?
No, non poteva diventare Kazekage se prima non era padrone del suo io e di ciò che era. Chiuse gli occhi e pensò a tutte le persone che in quel momento contavano nella sua vita: Kankuro, Temari, Matsuri, Baki, Naruto, Sasuke, gli amici della Foglia e
-Tutto il villaggio della Sabbia- disse infine, erano quelle le persone che doveva convincere del suo cambiamento e che doveva proteggere con i poteri che gli erano stati donati.
I suoi tre interlocutori iniziarono a farsi sempre più sfocati mentre affiorava dall'oscurità e dalle immagini dei demoni, il cielo azzurro della realtà.

Davanti a lui c'era Roshi che lo fissava nella sua espressione scimmiesca; entrambi seduti sul pavimento di lava pietrificata del tatami in un interminabile istante di parole e rivelazioni.
-Signor Roshi...- disse il rosso.
-Ora credo di capire cosa significa il tatuaggio che hai sulla fronte, indipendentemente dal reale significato che chiunque capirebbe- disse lui.
Entrambi si rialzarono, udendo la voce stridula di Hedogawa che annunciava che l'incontro si era concluso con la vittoria di Gaara per abbandono di Roshi.
-Come abbandono? Avresti potuto vincere e anche con facilità- sbottò Gaara.
Roshi fece spallucce, facendo finta di non averlo sentito. -Ho sonno. Questo torneo mi dà noia e poi, tu devi salvare la tua allieva.-
Già, Matsuri era ancora in mano al ninja di Nami.
Gaara andò a cercarlo con lo sguardo, ma non riuscì a trovarlo fra gli spalti dei partecipanti al torneo, era forse scappato?
-Gaara!- l'urlo di Roshi lo fece voltare all'improvviso verso l'uomo e verso Zasai nella sua modalità segreta che lo rendeva simile a una pantera negli arti e piena di artigli nelle mani, nei piedi e nella bocca.
-AHAHAH! BASTA PERDERE TEMPO!DAMMI SHUKAKU!-
Il ninja di Nami era di fronte ai due, pronto ad attaccarli nello stesso modo con cui aveva battuto Kankuro, ma accade una sorpresa per il torneo intero.
-Sunakuhatsu [Esplosione di sabbia]-
La gente stessa si spostò di corsa in preda a urla, quando Zasai andò a sfondare il muro dell'arena, dopo l'immenso attacco a base di sabbia.
-Signore e Signori, colpo di scena! Sembra che Zasai abbia violato il regolamento e che abbia attaccato Gaara e Roshi... Cosa succede?!!-
Zasai si rialzò, si aspettava una reazione del genere, era però sorprendente di quando dolore gli avesse procurato Gaara nonostante la sua tecnica segreta.
Gaara avanzò verso l'enorme polverone che lo separava dal ninja di Nami.
-Sicuro di farcela?- domandò Roshi, mentre lo vedeva allontanarsi.
Il ninja della Sabbia continuò a camminare verso il suo obiettivo.
Nell'osservarlo, Zasai vide lo sguardo di un vero demone nel volto di Gaara del Deserto e gli occhi di Shukaku che brillavano ed esigevano un tributo da parte sua, ghignò. -A quanto pare ti ho fatto arrabbiare, Gaara-
Lui sembrava nemmeno voler sentire le sue parole, anzi, non gli interessava proprio nulla. -Finiamola qui-

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Capitolo 32
*** SASUKE E KARIN ***


Fisso sulla pantera, la forza portante dai capelli rossi era pronta fisicamente e mentalmente ad attaccare e finire tutti quei problemi il più presto possibile. Alzò la mano in direzione del selvaggio avversario e si rivolse con le parole a Roshi. -Questa è la mia battaglia. Non voglio che interferisca.-
L'uomo aveva già eseguito il suo desiderio e Gaara potè esclusivamente concentrarsi su Zasai.
Costui si rialzò ghignante. -Non mi sarei potuto aspettare altro, stando quello che si dice in giro sul tuo conto.-
Complimenti, se potevano essere intesi in quel modo, che si infrangevano contro un muro invisibile posto fra i due.
-Vorrei dire lo stesso di te, ma sei un anomino.- replicò il manipolatore di sabbia, il quale non aveva la minima voglia di udire ancora parole velenose. La sabbia si gettò a capofitto contro il ninja-pantera, ma non riuscì a colpirlo data la rapidità con cui evitava gli attacchi.
"Velocità e potenza, quella sabbia è veramente letale." constatò Zasai che cercò di avvicinarsi, fu tutto inutile; la difesa assoluta non commetteva errori di nessun tipo, nemmeno contro una zampata della pantera.
-Fuuton: Kusshuu! [Arte del vento: Colpo d'aria]- Gaara riuscì a generare un'onda di vento che scaraventò a diversi metri di distanza l'avversario, in questo modo poteva attaccarlo con più libertà e senza ricorrere immediatamente alle sue tecniche più distruttive; non doveva dimenticare che c'erano delle persone innocenti in mezzo a loro e che ancora non avevano capito che dovevano evacuare la sede del torneo.
Era sempre spettacolo per loro.
Zasai si riprese subito dall'attacco balzando in aria, Gaara lo seguì con lo sguardo.
Il suo cuore era calmo come sempre e la sua sicurezza intoccata, eppure quando la sabbia intrappolò l'avversario, Gaara non riuscì a trattenere un ghigno.

-Sembra che Gaara voglia farla finita subito- constatò Kankuro.
Tutti rimanevano con il cuore in gola nell'assistere a quello scontro a cui era vietato partecipare anche ai più intraprendenti come Rock Lee o Kankuro. Però rimaneva sempre una preoccupazione nonostante Gaara fosse in vantaggio -E Matsuri? Se quel tipo la tiene ancora in ostaggio cosa facciamo?-
Temari sapeva benissimo che se Gaara avesse ucciso il ninja delle Onde c'era la possibilità che per Matsuri fosse troppo tardi; non era l'unica ad essersene preoccupata.

Avvolto nella gabbia di sabbia, Zasai rimase sorpreso di quanta fosse la pressione di quella sabbia, nemmeno i possenti muscoli della pantera potevano nulla contro quel potere.
Vide con orrore che Gaara si accingeva a finirlo.
Doveva agire velocemente!
Con un immane sforzo riuscì a comporre un sigillo, con il quale fu possibile far apparire in mezzo all'arena delle rocce acuminate che minacciavano la vita di una giovane ragazzina legata con delle corde su di loro.
-Guarda, Gaara! La tua allieva è venuta a salutarti!-
Gaara si bloccò; Matsuri era malconcia, ma era ancora viva, nonostante la punta acuminata delle rocce minacciava di tagliarle la testa.
-Ma... Maestro!- urlò terrorizzata, non appena vide il mentore.
E la preoccupazione si impadronì della forza portante al sol guardare la condizione dell'allieva.
Le rocce si mossero, pronte a colpire Matsuri, sembravano essere controllate. Facile capire chi fosse a controllarle. -FERMATI!-
La sabbia di Gaara liberò un sorridente Zasai facendolo atterrare dolcemente a terra di fronte al rosso.
"Bene, è fatta!" pensò Zasai trionfante -Se vuoi che mi fermi dovrai darmi il potere di Shukaku, altrimenti la tua allieva non avrà più una testa. Sarebbe veramente divertente vedere la sua testa rotolare per terra, che pensi?-
Il ricatto esigeva un prezzo esageratamente alto. Poteva Gaara dare al nemico il suo corpo per salvare Matsuri?
Tempi prima di conoscere Uzumaki Naruto, la soluzione sarebbe stata semplice e rapida; avrebbe prima ucciso Zasai e poi Matsuri come punizione per essersi fatta catturare. Ma ora no. Ora era una persona, non un mostro.
Gaara ritirò ogni traccia della sua sabbia: si era arreso.
-NO! Si sta arrendendo!- urlò apprensiva Sakura.
Temari aveva già preso in mano il suo ventaglio, pronta ad aiutare il fratello minore, anche Lee e Shikamaru stavano per darle una mano, ma Roshi si mise in mezzo.
-Lasciate che ci pensi, Gaara. Abbiate fede.-
Lo spettacolo che seguì fu troppo per Temari che venne tenuta con forza da Roshi.
Zasai aveva afferrato il petto di Gaara e l'aveva colpito con un sonoro calcio per vendicarsi di tutti i colpi subiti, subito dopo le sue unghie feline avevano penetrato la carne del ragazzo con un sussurro di piacere per la prospettiva che lo attendeva.
-CI SIAMO! Kinjutsu: Tamashi no doka [Tecnica proibita: Assorbimento dell'anima]-
Gaara avvertì la sensazione più orribile della sua vita, ancora più orribile di ritrovarsi solo; sentiva prosciugarsi. Del chakra rosso che usciva da lui, tramite le braccia di Zasai, andava a finire dentro il ninja fin tanto che Roshi stesso non intervenisse, calciando Zasai lontano da Gaara.
-NO! Non avevo ancora finito!- sbraitò l'uomo.
Ma poteva definirsi ancora uomo colui che stava rapidamente assumendo l'aspetto di Shukaku in miniatura? No, oramai stava diventando sempre di più una pseudo forza portante.
"Oltre al chakra, deve aver preso pure la follia della Monocoda." Roshi squadrò il nemico e depositò un debole Gaara a terra che venne pianto dall'allieva.
-Maestro... Mi... Mi dispiace. È tutta colpa mia!-
Come aveva fatto a liberarsi? Gaara credeva che Matsuri fosse ancora preda del controllo nemico. Debolmente cercò le rocce acuminate, trovandovi sopra Temari e Rock Lee assieme a della lava che aveva liquefatto una buona parte delle rocce.
-Come ti senti?- chiese Roshi, l'uomo aveva ben compreso che alla fine doveva intervenire proprio lui per porre fine a quella follia.
Gaara si alzò debolmente, retto dall'allieva. -Non si sforzi, maestro Gaara.-
Ma oramai questi, nonostante il suo corpo fosse ridotto un colabrodo, si sentiva benissimo in cuor suo: Matsuri era al sicuro e vedeva la gente allontanarsi.

Poteva combattere senza riserve: finalmente.

Peccato che avesse bisogno di chakra; fu per quel motivo che si ritrovò a chiederlo alla fonte a lui più accessibile.
"Dammi il tuo chakra, ne ho bisogno."

Gaara lo guardò. "Tu mi darai il tuo chakra, almeno quello che ti rimane. E sai bene perchè lo farai, vero?"
Shukaku ringhiò, ma con rassegnazione in voce."Ora stai iniziando a piacermi."

Zasai intanto non sarebbe stato immobile per far fare i porci comodi ai ninja suoi avversari; ora che aveva assaggiato il potere di Shukaku ne voleva ancora di più. Poteva davvero ancora essere identificato come Madamane Zasai? Persino lui ne dubitava, ma l'interesse per quel dettaglio era incredibilmente nullo nella sua testa che era partito all'attacco dei nemici.
-DAMMI TUTTO IL TUO CHAKRA, GAARA!!-
Roshi, pronto a intervenire, si era messo di fronte a Gaara e Matsuri; Zasai venne nuovamente scagliato dalla parte opposta da cui era venuto ma non era stata della lava, bensì della sabbia.
Sorpreso, il manipolatore della lava osservò Gaara avvolto da uno strato di chakra rosso che lo avvolgeva come un'aura.
Ora sembrava veramente una vera forza portante. Gaara avanzò con sicurezza, superando il roinin -Grazie per aver liberato Matsuri, le devo un favore-
-Oh, figurati. Riprenditi parte del tuo potere, questo mi basta.- replicò con sufficienza l'uomo barbuto.
Il rosso assentì -Matsuri, va con il signor Roshi. Allontanatevi da qui, subito-
La ragazza obbedì all'ordine e si allontanò con il vecchio uomo, in cuor suo sperava che il suo sensei ce la facesse, aveva fede.

Zasai si rialzò -Non manifestare tutto quel potere Gaara...- La sua espressione densa di risa folli aveva la scena completa -... Mi fai desiderare ancora di più quel potere!-
L'impatto delle mani di Gaara echeggiò nelle orecchie del suo avversario come le sue parole -Ryusa Bakuryu! [Inondazione del deserto]-
La sabbia irruppe nell'arena, come un possente oceano acquatico che sommerse la zona di quello che rimaneva del ring e cambiava il paesaggio in un pavimento di spessa sabbia in cui sia Gaara che Zasai facevano da padroni.
-Interessante!- sbottò Zasai decidendo di attaccare infine.
Gaara era pronto a contrastarlo con tutte le sue forze, eppure quella volta non avrebbe combattuto a distanza, stavolta avrebbe combattuto corpo a corpo.
Estrasse un kunai e si preparò a combattere, il suo chakra e il suo corpo glielo permettevano.
-Biju taijutsu: Chuuritsu no ichi [Stile del Biju: Posizione del folle]-
Un balzo e dritto filato verso il suo potere che voleva ucciderlo.
Iniziavano così i due portatori del potere della Monocoda; il falso e il vero.

Il buio era perennemente parte dell'arredamento di ogni posto che visitava. Sembrava che a Orochimaru non piaceva proprio pagare le bollette della luce oppure, cosa meno probabile, i covi disseminati nei vari posti delle terre ninja avevano quel tetro scenario esclusivamente perchè al loro padrone piaceva uno stile dark ed emo.
Per un secondo sentì la voce sfottente di Naruto che gli dava appunto dell'emo, con repulsione cacciò quella voce nei meandri della sua mente; doveva ammetterlo, anche a lui quell'atmosfera piaceva: era così lugubre come il suo stato d'animo.
-C'è qualcosa che non va?- L'eremita dei serpenti squadrava l'allievo con morboso interesse; era come se vedesse se stesso quando si sarebbe insidiato in quel corpo.
Ogni attimo che passava desiderava ardentemente possedere quel potere.
L'Uchiha ricambiò lo sguardo del suo instruttore con indifferenza. -Volevo solamente sapere cosa ci fossimo venuti a fare nel rifugio sud, quanto mi avevi detto che ci saremmo diretti in quello nord per farmi allenare con le tecniche del segno maledetto.-
Orochimaru ghignò. Quel suo giovane allievo era così ghiotto di potere da riuscire a compensare la sua ingordigia del bearsi del potere dello sharingan.
Orochimaru aveva sempre avuto una filosofia alquanto strana; nonostante stesse tremando al sol pensare di dover aspettare degli anni per avere il corpo di Sasuke, considerava la pazienza come la virtù dei forti: l'attesa rendeva un piatto ancora più gustoso.
Anche Sasuke avrebbe dovuto imparare ad agire in quel modo, peccato che fosse troppo incontenibile in quel punto di vista.
Sasuke Uchiha odiava aspettare; strano, quell'impazienza gli ricordava un suo ex collega di Akatsuki.
-Pazienta, Sasuke. Prima vorrei farti conoscere una persona dalle abilità molto interessanti.- Proseguirono ancora per diversi metri, oltrepassando le spesse porte di pietra delle varie stanze.
Erano da soli, senza l'onnipresente Kabuto che invece era partito direttamente per il rifugio nord, precedendoli.
-Di chi si tratta?- domandò il moro.
Fermatosi di fronte a un portone ancora più spesso, Orochimaru bussò. -Sono Orochimaru. Apritemi.-
Detto fatto, la porta si aprì.
Una volta entrati in una continua di quella galleria, il ninja leggendario potè rispondergli con il suo onnipresente ghigno serpentino. -Ti piacerà. Ha la tua stessa età e sono sicuro che l'apprezzerai come l'apprezzo io.-
Ora l'Uchiha era curioso.
Una volta fermatosi di fronte a un'altra spessa porta di legno massiccio, Orochimaru fece segno al giovane apprendista di seguirlo al suo interno.
Ciò che vi era oltre andava al di fuori dell'umana comprensione; varie persone erano distese su dei freddi tavoli di pietra, addormentate. Da scenario facevano innumerevoli cisterne di vetro, su cui galleggiavano, su uno strano liquido, braccia umane o animali, in altre sostante chimiche dalla luce soffusa viola o nera.
Quello era il laboratorio in cui Orochimaru aveva generato il segno maledetto.
Una delle tante cose che rendevano quel luogo tanto spaventoso non era tanto ciò che vi era la suo interno, non lo era nemmeno il fatto che una giovane ragazza dai capelli rossi stava tagliuzzando la gamba di un uomo.
Il silenzio.
C'era un silenzio totale.
Nemmeno un singolo rumore, nemmeno il rumore dei loro passi era più percepito nell'avanzare in quell'inferno.
Nonostante tutto, Sasuke doveva mostrare indifferenza. Nessuna esitazione, nessuna emozione. Doveva dimenticarsi di essere un umano: lui era un Uchiha.
Orochimaru lo bloccò all'osservare l'unica persona presente in quel posto infernale: una ragazza.
-Noto con piacere che ti stai dilettando a continuare i miei esperimenti lasciati in sospeso. Ottimo lavoro, Karin.-
Sentendo quella voce, la ragazza scattò sull'attenti e velocemente lasciò perdere il suo lavoro per rendere saluto al suo superiore.
-L... Lord Orochimaru! Che ci fa qui? Se mi avesse avvisata, avrei preparato un'accoglienza migliore!-
A Sasuke interessavano poco le ragazze, però quella era proprio una bella ragazza, la quale gli ricordava un'altra da un profilo molto familiare.
I capelli rossi le cadevano con grazia dietro la schiena, gli occhi del medesimo colore erano luminosi e radiosi dietro alle lenti dei suoi occhiali e aveva una pelle chiara come quella di una persona che lo rimandava con la mente alla Foglia.
La cosa però che stonava completamente era un camice bianco che la rendeva grossa come una mongolfiera e, piccolo particolare che non sarebbe riuscito a eccitare nessun uomo, il camice stesso era pieno di copiosi schizzi di sangue; una visione talmente sgradevole, di cui solamente Orochimaru poteva gioire.
-Non importa. In realtà dovevano dirigerci al rifugio nord, ma volevo che vi conosceste.- disse Orochimaru mostrando l'uno all'altra.
Nessuno dei due mutò espressione, una volta incrociatisi gli sguardi; anzi la ragazza osò pure snobbare il moro. -Così questo sarebbe il nuovo arrivato? Sasuke Uchiha, dico bene?-
Non che gli importasse, ma Sasuke era stato da sempre abituato a venir idolatrato dalle ragazze e, una parte di lui, quella orgogliosa, desiderava che non si perdesse tale costume. -Di norma, quando ci si incontra per la prima volta, ci si presenta.-
La ragazza sbuffò, oltraggiata; era un vero peperoncino. -Se ho voglia di dirti il mio nome o meno sono fatti miei, capito belloccio?!-
Sbalorditivo. Sasuke aveva incontrato per la prima volta da quando respirava una ragazza che non le sbavava dietro, eccetto Hinata Hyuga, ma che addirittura gli rispondeva a toni. Dovette dare ragione a Orochimaru, nonostante quello fosse un aspetto che gli interessava poco e che non aveva la benché minima risonanza sul suo obiettivo; quella ragazza, Karin, era un tipo interessante.
Sasuke fissò il suo maestro con interrogazioni, ma quest'ultimo non si espresse, anzi, era talmente estraneo alla loro conversazione e si era messo a gironzolare per il laboratorio a osservare affascinato i suoi esperimenti.
-Comunque! Io sono Karin!- disse infine la rossa con un tono che andava dal "è già un privilegio che ti abbia rivolto la parola" a "non nominare mai il mio nome invano".
Sasuke rimase in silenzio ad attendere che Orochimaru interrompesse quella scomoda situazione; di sicuro non si sarebbe messo a gironzolargli dietro come faceva Kabuto.
-EHI! Mi stai ascoltando?! Sto parlando con te!-
La ragazza stava diventando da interessante a noiosa; addirittura più di Sakura.
-Ehi, Sasuke. Che ne diresti di fare più il galante con Karin? Le donne vanno trattate con garbo,- sibilò Orochimaru ora dietro di lui.
Le bianche mani posate sulle sue spalle e il suo viso vicino al suo.
Karin ne ebbe un po' di timore, invece Sasuke si accinse a rispondere per le rime.
-Toglimi le mani di dosso. Hai un alito pestilenziale.-
Orochimaru ghignò, ritirandosi e, con una punta di divertimento, Sasuke potè vedere gli occhi sgranati di Karin nell'osservare quella scena.
-Mi spieghi che motivo c'era che conoscessi questa tipa?-
-Semplice- iniziò l'uomo-serpente, mettendosi in mezzo a loro -In modo che tu conoscessi prima colei che sperimenterà su di te parecchi sieri per aumentare la prestanza del tuo corpo-
"Ora è tutto chiaro." Lui si era già preparato alla prospettiva di diventare una cavia da laboratorio.
Orochimaru non aveva finito -Karin inoltre possiede un'abilità innata estremamente rara e vorrei che andaste assieme a sbrigare una commissione per me-
I due, dopo uno sguardo sincronizzato, si fissarono nuovamente -Ovvero?-
Venne loro data una cartina delle terre ninja con indicati due punti: uno era la loro base, situata al confine tra il paese delle risaie e quello delle cascate; l'altro era all'interno del paese delle cascate cerchiato in rosso come per evidenziare maggiormente la meta.
-Il pozzo del vampiro. Il luogo in cui abita il più abile fabbricante d'armi, Totomura-
Karin afferrò la cartina dalle mani dell'Uchiha e la lesse con attenzione -A occhio e croce, dovremmo metterci cinque o sei ore per arrivarci.-
Francamente a Orochimaru non gliene poteva fregare di meno, l'importante era che ci andassero.
Nessun altro dettaglio.
L'uomo prese il suo camice personale dall'attaccapanni dietro la porta da cui erano entrati e si mise dei guanti avvicinandosi con passo felino alla cavia prima operata da Karin.
-Ho lasciato la mia Kusanagi a riparare e dovresti ritirare un altro oggetto.-
-Di che si tratta?- chiese Sasuke.
L'eremita prese il bisturi in mano e iniziò a vivisezionare con indifferenza e con un ghigno sadico stampato in faccia. -Un regalino per te. Ora andate, voglio rilassarmi un po'.-
I due obbedirono e uscirono di filato dalla stanza lasciandolo nel suo "hobby".
-Ascolta, Uchiha. Aspettami all'uscita del rifugio devo cambiarmi.- sbottò all'improvviso la quattrocchi.
-Non farmi perdere tempo.- replicò il moro.

Quando Karin lo raggiunse indossava dei pantaloncini che lasciavano scoperte le gambe e una giacca a maniche corte evidenziando la quasi seconda di seno che cominciava a ingrossarsi.
Per essere una quattordicenne era molto ben formata, persino Sasuke le aveva gettato uno sguardo ben attento a causa dei suoi ormoni, ma subito era tornato nella sua indifferenza.
-Muoviamoci-

-Futon: Kyouki Sakebi [Arte del vento: Urlo di follia]-
L'urlo stridulo di Shukaku squarciò l'aria facendo tappare le orecchie alla maggior parte dei presenti.
Zasai mostrava parte del viso danneggiata dall'affondo di un kunai; non provava dolore, la mutazione in Shukaku gli aveva donato una soglia altissima del dolore e nemmeno stava morendo, era intangibile come sabbia, eppure non possedeva ancora abbastanza potere per rigenerare quell'imperfezione del suo viso da demone.
Quello era ancora un potere dentro a Gaara!
Il suo morboso desiderio di potere e la follia di Shukaku erano oramai una cosa sola.
-Dammelo... Dammelo... DAMMELO!! DAMMI IL MIO POTERE!!!-
Di fronte a tanta follia a stento Gaara riusciva mantenere lucidità; era una bella sfida.
I suoi compagni erano preoccupati che potesse accadere l'inevitabile.
La sorella del combattente squittì verso Roshi. -Deve aiutare Gaara, la prego!-
Roshi era pallidissimo, appoggiato al muro e tremante. Una mano posata sul suo viso impediva ad altri di vederlo con un sorriso folle e con occhi gialli.

Una pazzia contagiosa

"Se continua di questo passo, impazzirò!!! La Monocoda ha questo potere, Quattro Code?"
Nonostante il suo demone non gli avesse risposto, Roshi aveva capito chiaramente che fosse proprio come pensava. "G... Gaara. Sbrigati, sbrigati oppure dovrò... Dovrò farvi a pezzi tutti quanti!!!"

Non era quindi solo Zasai a essere totalmente impazzito.
La ciliegina sulla torta però venne messa quando, in preda al suo raptus di pazzia, Zasai spalancò le fauci e generò una sfera nera.
-Attento, Gaara!-
Il rosso congiunse le mani proprio un secondo, prima che la sfera di chakra gli venisse lanciata addosso. L'esplosione che si sarebbe andata a generare venne inghiottita da qualcosa la cui ombra coprì la visuale di colori che assistevano allo scontro.

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Capitolo 33
*** L'EROE DELLA SABBIA ***


Era da considerare che Gaara combattesse contro Zasai?
A quanto sembrava no.
La follia del Monocoda si era oramai impadronita del ninja pantera con forza e potenza, controllandolo come un fantoccio di carne, sfruttandone l'esoscheletro e l'alito vitale.
Gaara si ritrovava a combattere contro il suo stesso potere e contro il suo potere stava utilizzando ciò che gli era rimasto: il suo potere di manipolare la sabbia e quel poco chakra di cui Ichibi poteva ancora fornirlo, dato che Zasai continuava a risucchiare, in una maniera sconosciuta, le sue forze, diventando sempre più forte.
Nell'istante in cui la sua controparte ebbe lanciato una sfera di chakra concentrato verso di lui, Gaara apprese di doversi sbrigare a pensare a una strategia efficiente: l'unica cosa che gli venne in mente fu la sua difesa totale.
-Saiko Zettai: Shukaku no Tate [Massima densità, Protezione assoluta: Scudo di Shukaku]-
L'intera arena venne coperta dall'ombra di un titanico tanuki, composto da sabbia che si stanziò fra l'attacco di chakra e il suo evocatore.
Grazie all'enorme pancia, il colpo venne assorbito da quella portentosa difesa e tutto iniziava a volgersi a favore di Gaara.
Purtroppo la follia è contagiosa.
Essa si insidia nei cuori della gente più predisposta, coloro che la nascondo per bene nel loro cuore, l'afferra, la deride e la strappa, finendo con il farla uscire allo scoperto.
A volte rompere un lucchetto è un male, non si sa mai cosa si può trovare all'interno.
Nonostante avesse vissuto in simbiosi con quella pazzia per dodici anni, ora Gaara, dopo tre anni di disintossicazione sentiva che stava anch'egli per crollare.
I segni erano già piuttosto evidenti in lui.
Gli occhi del demone dei deserti erano sempre più limpidi, le cornee ora di un nero di giada e il sorriso. Serio da una parte e deformato dalla follia dall'altra.
Roshi resisteva ancora grazie al suo demone, ma lui? Lui non era ancora in grado di dominarne i poteri nonostante tutto, anzi, era completamente succube di Shukaku come anni addietro.

Tutti si erano accorti di tale mutamento e ne erano spaventati.
Prima fra tutte la sorella Temari, seguita da Matsuri che ancora si sentiva in colpa di aver trascinato il suo venerabile maestro in quel casino, poi Kankuro, retto da Rock Lee e Shikamaru e infine Sakura e Neji che rimanevano seduti non essendo in grado di muoversi per le ferite.
-Gaara-
L'unica parola che poté uscire da quella stanza di spettatori liberamente costretti ad aspettare che Gaara concludesse il suo scontro positivamente.
-Se ha usato la difesa di Shukaku, significa che è veramente in guai seri. Possibile che nonostante il Monocoda gli stia dando chakra la cosa non funzioni?- Kankuro era il più agitato di tutti.
Quella particolare tipologia di tecnica segreta era ancora difficile da dominare per Gaara.
Convogliare i minerali presenti nel terreno, frantumarli, assemblandoli, raccozzandoli con il chakra; era ancora un lavoro troppo faticoso e dispendioso anche per Gaara del deserto.
La velocità di azione, poi non aiutava di certo.
-Ha evocato quella tecnica troppo velocemente. Avrà consumato una quantità estrosa di chakra- dedusse Temari.
Lei invece era la più nervosa.
Fu Shikamaru quindi a rispondere a tutti e due i fratelli della Sabbia per rincuorarli. -Dobbiamo avete fiducia in Gaara. Sono certo che avrà un piano in mente.-
Delle parole che servivano per calmare, senza che il Nara ne fosse davvero convinto sul serio.
La situazione era proprio nel buio più totale e, nemmeno lui sapeva come fare, nemmeno il Q.I. 200 ne era in grado.

Gaara ansimava stanco.
Era proprio ridotto male con non gli era mai capitato in vita sua fino a quel momento.
Aveva parato il colpo, avrebbe avuto qualche possibilità in più con la protezione di Shukaku in campo, ma era a corto di chakra e il demone non aiutava di certo.
-Devi concludere lo scontro velocemente, se non vuoi che la mia follia ti contagi, anche se la cosa non mi dispiacerebbe. Ti darò ancora un po' di chakra, ma questaè l'ultima razione che ho. L'altro è in mano di quello lì.-
Eh si, detto da un'ottimista, la situazione non era delle migliori, ma c'era ancora una breccia di speranza nel muro della distruzione. Lui doveva allargare quella crepa per distruggere quel muro e doveva farlo prima che esaurisse anche il chakra che aveva.
"Devo riflettere."
Non era così facile riflettere quando una pseudo forza portante ti attaccava con urla e furiose zampate che ti avrebbero potuto strappare le costole, se solo ti avessero colpito.
-DAMMELO!!!-
Nuovamente in picchiata verso di lui, Zasai-Shukaku stava colpendo Gaara con un pugno, o almeno da quando vendevano gli spettatori di quel combattimento; Gaara invece aveva eretto un muro di sabbia concentrata di minerali per difendersi, ma venne lo stesso scagliato lontano a causa del contraccolpo ricevuto dall'esplosione della sua stessa sabbia.
Doveva agire, subito!
"La mia occasione!"
Si concentrò nel formare un'arma con quella speciale sabbia, avrebbe consumato molto chakra, ma era un sacrificio necessario.
-Saikou Zettai Hougeki: Shukaku no Houkou! [Attacco Assoluto: Lancia di Shukaku]-
Una lancia di sabbia si era generata nella mano di Gaara, pronto a lanciarla contro l'avversario.
Ma.
Le braccia del nemico si allungarono in sua direzione con l'intenzione di colpirlo. Con un balzo Gaara evitò l'attacco, riuscendo a difendersi, grazie alla lancia che aveva appena creato.
Lo scontro continuò con innumerevoli braccia di sabbia che tentavano di colpirlo, ma che la sua lancia era in grado di distruggere, grazie al materiale minerario di cui era fatta.
Zasai alla fine aveva pure cercato di attaccarlo direttamente con una zampata, ma Gaara aveva sfruttato l'ausilio di un clone di sabbia per evitare il suo attacco aereo, per poi colpire con un affondo di lancia venuto a mancare a causa dello spostamento della stessa pseudo forza portante che riuscì ad afferrare Gaara per le braccia e a dargli una sonora testata.
Il sangue gli colava dalla testa, gli arrossiva la vista con notevole copiosità e il dolore alla testa non accennava a diminuire.
Zasai rise, fermo, immobile e con un ghigno stampato che lo faceva sentire già con la vittoria in pugno.
Gaara ansimò stanco, dando un ulteriore sguardo al suo nemico. Zasai si preparò nuovamente ad attaccare, non ci riuscì. -Che diavolo sta succedendo?! Non riesco a muovermi!-
La sabbia sotto di loro lo aveva intrappolato e lo stava sommergendo sotto terra, era come se la stessa terra lo stesse inghiottendo.
Gaara si alzò e si allontanò dall'agitato Zasai lentamente, per un po' stava concedendo alla sua follia di uscire fuori da lui: stava godendo lentamente della sua fine.
-Inutile che cerchi di divincolarti, una volta che sei entrato nel Gokusamaiso [Inumazione infernale di sabbia] non puoi pi scappare- sembrava però che Zasai non volesse arrendersi anzi, continuava a divincolarsi, nonostante delle braccia di sabbia lo avvolgessero sempre di più. Gaara non ce la fece a non deformare il viso in una risata folle -TI HO DETTO CHE NON SERVE!- Le sue risa echeggiarono dappertutto. Persino Zasai ne ebbe paura.
E la lancia lo trapassò, facendogli sputare copiosamente del sangue.
Non ci furono altre parole dall'ex pseudo forza portante. L'unica cosa che vide fu lo sguardo della vera forza portante.
Poi, sepolto sotto terra, sentì l'ultimo urlo della sua vita.
-Sabaku Taiso! [Gran Funerale del deserto]-
Un fortissimo terremoto scosse la terra con una potenza inaudita, c'era chi pensava che era giunta la fine del mondo, chi piangeva, chi cercava di scappare, chi semplicemente non riusciva a mantenere l'equilibrio, nessuno riusciva a rimanere impassibile a così tanto potere distruttivo, nemmeno Temari e Kankuro che erano abituati ad assistere a quell'attacco.
Quindi era tutto finito?

Tutto era finito con un terremoto che aveva tinto la sabbia di rosso, eppure perché si respirava ancora un'aria così pesante attorno a Gaara.
Roshi intanto iniziò a sentirsi meglio. "Credo che ora l'unico folle rimasto sia lui." Riferendosi a Gaara.
-MAESTRO!- urlò Matsuri. La giovane genin si avviò verso il suo maestro per acclamarlo, ma venne bloccata da Roshi stesso. -Non ti avvicinare a lui. Non è ancora finita, ora Gaara deve combattere contro se stesso, ed è una battaglia a cui nessuno può partecipare.-
Un'altra battaglia in cui nessuno di loro poteva aiutarlo.
Kankuro, Temari e Matsuri iniziarono davvero a sentirsi inutili, Lee odiava quell'attesa snervante, ma veniva tenuto a freno da un ferito Neji e da Sakura; Shikamaru, invece, si limitava a osservare il tutto da lontano.
Del sorprendente avvenne, dopo quando del copioso chakra rossastro emerse dalla sabbia e si gettò addosso a Gaara, assorbendosi come una spugna di quel potere.
-Speriamo che Gaara mantenga il controllo- tremò Kankuro.
Gaara era già fuori controllo da un pezzo. Se prima la battaglia infuriava nel mondo reale fra Shukaku e lui, ora la seconda parte di quel combattimento avveniva dentro di lui, nel suo subconscio.
Dimostrazione che la mia tesi fosse vera, fu quando Gaara emise un assordante urlo stridulo che congelò il sangue nelle vene dei presenti. La seguente trasformazione in ciò che prima era stato Zasai, fece capire che Gaara era fuori controllo.
-GAARA!-


Posò i piedi per terra con un tonfo. L'aria in quel luogo era piuttosto strana, angusta e muffosa. Un luogo così pressante che era la casa del miglior fabbricante di armi mai esistito.
Non vide nient'altro che una buia caverna di fronte a lui, l'unico posto in cui sarebbe potuto andare.
-Ehi, Uchiha. Prendimi!- urlò Karin mentre si gettava già per il pozzo.
Sasuke la osservò atono, senza accennare a muoversi di un solo millimetro. Karin cadde a terra per il sedere.
-MA SEI SCEMO?!!- urlò la rossa, afferrandolo per il kimono.
Si, forse Sakura era molto meglio di lei.
Molto.
Ma Molto.
Pulendosi le gambe e il sedere, Karin emise uno sbuffo e fissò l'Uchiha e il luogo in cui si trovavano.
"Che posto." pensò.
Sasuke si avviò con lenti passi verso la caverna, senza dire nulla alla partner che dovette seguirlo da dietro con un leggero timore del luogo in cui si trovavano.
"Non ci credo. Viviseziona persone e ha paura del buio? Chi le capisce le femmine."
Nel mentre che camminarono, Sasuke sentì stringersi il braccio da Karin, ma non disse nulla: la cosa non lo toccava o, almeno, toccava solamente a una parte del suo corpo che in quel momento faceva la poco Uchiha.
-Itachi... Sei già tornato?- sibilò una voce dietro di loro.
Sasuke si voltò velocemente verso la fonte di quel suono con ira. Il sol pronunciare quel nome già lo faceva infuriare, in più, se una persona lo chiamava con così tanta familiarità la cosa veniva aggravata.
Ma di fronte a sé trovò solamente un vecchio sorretto da un lungo bastone con una donnola sulla spalla.
Totomura portava una torcia che andò a illuminare i due ritratti come due fidanzati. Karin si staccò immediatamente da lui rossa e, balbettante, iniziò a raddrizzarsi gli occhi nervosamente -S... Stavo cadendo, niente di che. Non farti strane idee, Uchiha!-
Ma Sasuke si era già dimenticato di lei.
-Conosci Itachi? Dimmi dove si trova?!-
Totomura sgranò gli occhi. -Che strano. E dire che il tuo deiraku-ken sembrava proprio il suo... E gli somigli per giunta.-
Il fabbricante non riusciva a capire come si fosse sbagliato finché non vide qualcosa che lo convinse. -Lo sharingan. Devi essere il fratello minore di Itachi.-
Ciò non faceva altro che innervosire di più Sasuke che adesso puntava un kunai contro il vecchio. -Ti ho detto di rispondermi! Dove cazzo si trova Itachi?!-
Il kunai diventò polvere all'istante e Totomura oltrepassò i due ninja con noncuranza.
"Che veloce."
-Non metterti a giocare con le armi, bambinetto. Tuo fratello mi sta molto più simpatico di te.-
Sasuke stava per ribattere di quanto gliene fregasse, Karin però lo precedette in quel momento. -Siamo qui per ritirare l'ordine recapitatole da lord Orochimaru.-
Totomura emise una smorfia di disgusto non appena udì quel nome. -Dicevo. Non potevate che essere suoi sottoposti. Che pena che mi fate. Su entrate, entrate.-
Totomura scomparve nell'oscurità, lasciandoli nell'incertezza per un paio di minuti fino a che non si udì lo schiocco di dita che illuminò la caverna, mostrando loro una piccola e logora abitazione dove Itachiko li attendeva all'ingresso.
-Muovetevi, mocciosi. Non abbiamo tutta la giornata.-
Una volta entrati dentro i due si ritrovarono nel salotto più orrendo mai concepito da mente umana, di fronte a loro Totomura che cingeva loro due foderi contenti due katane.
Una era di Orochimaru e l'altra? Il serpente aveva detto di trattarsi di un regalo per Sasuke.
E quel regalo era una katana.
La cosa lo sorprese, non si aspettava che Orochimaru facesse una cosa del genere. Si trattava sicuramente di addestrarlo nell'arte della spada in modo che potesse sfruttarlo, quando avrebbe preso il suo corpo, sicuramente.
-Ora andatevene. Ho già sopportato il fetore di Orochimaru fin troppo.- ordinò il vecchio fabbro.
-Ma non dovremmo pagarla?- domandò Karin incerta.
Il vecchio scosse la testa. -Ci ha già pensato Orochimaru. Ora ho da lavorare. Addio.-
Fu così che Sasuke e Karin si ritrovarono fuori dalla caverna che camminavano sopra la parete del pozzo per tornare alla base, in poche parole erano stati sbattuti fuori, senza troppi convenevoli.
-Sas'ke. Hai intenzione di fissare la tua katana all'infinito?-
L'Uchiha ricambiò al suo sguardo. -Non sono affari tuoi, Karin-
La rossa gli fece la linguaccia. Ognuno tornò a pensare per i fatti suoi ma Karin continuava, nonostante tutto, a fissare l'Uchiha. "Il suo chakra è davvero gustoso."
Verso il tramonto venne la decisione di Sasuke di accamparsi per un paio d'ore di riposo. -Sas'ke. Ti sei accorto di quanto fosse simpatico quel vecchietto?-
Sasuke fissò il fuoco che aveva acceso per riscaldare del ramen istantaneo, ancora non sapeva nulla di suo fratello: credeva di conoscerlo bene.
-Sono poche le persone che stanno simpatiche per Orochimaru. Di conseguenza hanno anche poca simpatia per noi.-
Il ragionamento non faceva una grinza.
La ragazza si sedette di fronte a lui prendendo in mano la sua cena. -Beh, cosa ci si poteva aspettare dal fabbro più abile del mondo nonché fondatore del villaggio dei Fabbri.-
Un fondatore? Sasuke iniziò a chiedersi quanti anni avesse quel vecchio. Di sicuro più di quelli che ne dimostrava e ne dimostrava parecchi.
Per tutto il resto della serata ci fu solamente silenzio fra i due coetanei, silenzi a volte interrotti da Karin, prima che si addormentasse fino all'alba quando Sasuke la svegliò.
-Muoviamoci.-
La ragazza si stropicciò gli occhi ancora assonnata e replicò con insolita energia che non era necessario che la svegliasse, gettandole un secchio d'acqua fredda. Sembrava che fosse una sorta di perverso sergente che inveiva sulle malcapitate reclute a Sasuke piaceva da morire quel ruolo.
"Devo allenarmi. Basta perdere tempo con sciocchezze."


Quante volte si era ritrovato dentro il suo subconscio a parlare con il suo demone?
Poche. Persino una mano bastava per contarle. Non perché fuori fosse così bello, o almeno, non lo era prima che lui aprisse gli occhi; però avere di fronte due occhi gialli che ti fissano nel buio assoluto non era il massimo nemmeno per il ghiaccio fatto persona quali era lui prima e dopo della conversione.
Ti piace la mia follia?
Non poteva negarlo.
Quando usava il suo potere erano in sincronia.
"Si, e con questo? Pensi che ti permetterò di prendere il sopravvento?"
I denti aguzzi del demone splendettero nel buio al sentir tali parole.Ma come siamo diventati coraggiosi. Credo che cambiare nindo ti abbia fatto male, Gaara. Non era meglio quando uccidevamo e basta?
No.
Non lo era mai stato.
"Quello eri tu che ti nutrivi del mio essere. Io ora voglio cambiare. Voglio che la gente mi accetti e voglio diventare Kazekage come mio padre."
.
.
.
.
.
Ci fu del silenzio per una decina di minuti; Gaara stesso iniziò a pensare che il demone si fosse addormentato eppure i suoi occhi erano aperti e luminosi come sempre.
Vaneggi. Quello che tu desideri sono solo delle piccole illusioni che ripeti agli altri ed a te stesso per convincertene. Non sei sincero.
No! Lo era, lui ne era veramente convinto e non avrebbe permesso che un lurido tanuki di ostacolarlo.
"Io ci riuscirò!"
Ci fu un'altra pausa, ma questa durò di meno.
Voglio proprio vedere se ci riesci. Se mai accadrà una cosa del genere, se la gente arriverà a chiamarti Kazekage e mai qualcuno arriverà a dirti "Ti amo", potrò ricredermi sul tuo conto, Gaara del deserto.
Per stavolta hai vinto la partita.
Ringrazia solo che ora ho bisogno di riposo, perché altrimenti.


Aprendo gli occhi Gaara vide il volto piangente di Matsuri e quello sollevato dei fratelli.
-Maestro! Come sono contenta che stiate bene!- pianse ancora interrottamente la ragazza.
Alla sua destra c'erano le persone che lo avevano già accettato, alla sua sinistra i suoi amici della Foglia; al centro Baki e alcuni membri delle forze speciali della Sabbia.
Cosa ci facevano lì?
-Maestro Baki. Cosa ci fate qui?- chiese il rosso.
Serio come sempre, Baki avanzò verso di lui, cingendogli la mano. Nel suo sguardo c'era gratitudine. -Gaara. Sei stato fantastico. Hai salvato tutta la Sabbia.-
Cosa c'entrava il torneo con la Sabbia? O con Zasai?
I dubbi si accavallarono nella sua testa e di questo Baki se ne accorse rimediando. -Quell'uomo era a capo di un'associazione terroristica che cercava di ottenere il potere di Shukaku per distruggere il nostro villaggio. Grazie a te siamo riusciti a proteggere la Sabbia. Sei un eroe.-
Mai aveva visto Baki mostrargli un sorriso genuino come quello. E mai ebbe visto i ninja del villaggio esultarlo con tale entusiasmo, mai.
Era forse un sogno?
-Gaara, non rimanere imbambolato.-
Temari lo aiutò ad alzarsi, reggendolo a se assieme a Rock Lee, Gaara non aveva idea di cosa significava realmente ciò che aveva fatto; semplicemente da quel giorno in poi la Sabbia l'avrebbe visto da una prospettiva diversa, una bella prospettiva.
-Dobbiamo tornare al villaggio. Alcuni di voi hanno bisogno di cure, eh?- fece Baki.
Sia i ninja della Foglia che i tre fratelli del deserto e Matsuri li seguirono, lasciando il torneo deserto con Hedogawa che strillava dal microfono, oramai rotto, su eventuali spiegazioni.
A lui, giornalisti per raccontare quanto accaduto.


-Maestro Gaara...-
-Si?-
Matsuri abbassò lo sguardo dispiaciuta.
Ora disteso su un letto all'ospedale, dopo un vorticoso viaggio di tre ore, Gaara si era ritrovato nella stessa stanza di Neji, Lee e Kankuro.
I tre però al momento non c'erano.
Neji dormiva, Lee era sgattaiolato fuori dalla stanza per allenarsi e Kankuro si era messo le cuffie di mp3 e controllava alcuni meccanismi della sua marionetta Kuroai.
Si poteva dire che Gaara e Matsuri erano da soli.
-Mi... Mi dispiace per tutti i guai che ho causato. Sono una tale frana.-
Gaara rimase fermo sul letto, la sua temporanea impossibilità a muoversi gli impediva di mettere una mano sulla spalla dell'allieva per rincuorarla.
-Forse... Forse non dovrei fare il ninja. Combino sempre guai e metto in pericolo le persone a cui tengo.- Al concludere quella frase arrossì nel guardarlo.
Gaara intanto stava pensando a qualcosa da dirle, solo quando la ragazza cercò di alzarsi per andarsene; lui la fermò. -Ascolta, Matsuri.-
Lei si bloccò solo sentendosi chiamare da lui. -Siediti, ti prego.-
Ella obbedì, senza indugi pronta ad ascoltare le parole della persona che rispettava più di tutte. -Tu non sei inutile. Hai talento, ma la tua insicurezza ti limita. Ciò che è successo è successo.-
-Si, ma io... Se fossi stata più forte, adesso lei non sarebbe ricoverato qui in ospedale! Non lo sarebbero i ninja della Foglia o il maestro Kankuro!- Sembrava come se la ragazza non ammettesse scuse di nessun genere, Gaara la guardò intensamente e le sussurrò di avvicinarsi a lui, in modo da poterle sfiorare con sforzo le guance ancora bagnate dalle lacrime. -Sono il tuo maestro. Sono il tuo responsabile, è questo quello che fa un maestro. Ti proteggerò fino a quando avrò forza in corpo.-
Matsuri arrossì e iniziò a giocare nervosamente con la propria maglietta.
Dall'altra parte della stanza, Temari e Shikamaru se la ridevano.
-Non immaginavo che tuo fratello fosse così gentile e premuroso. Sembra davvero cambiato.-
Già, era proprio vero. Temari non poteva essere più felice. -Che ti aspettavi da mio fratello? Uno shinobi nobile quanto me è da encomio!-
-Modesta come sempre, eh?- replicò sarcastico il Nara.
Temari gli ricambiò un sorriso dopodiché iniziò a guardarsi in giro come alla ricerca di qualcuno. -Dov'è finita la rosa?-
-Sakura intendi? È andata a porre delle domande al vostro capo della squadra medica. Ha detto qualcosa del tipo che era per accrescere la sua conoscenza medica-
Sakura poi era il mistero dei misteri fra tutte le donne che conosceva Shikamaru.
Nessun problema per Temari. -Grazie per averci aiutato-
-Figurati. A proposito, che fine ha fatto il signor Roshi? È da quando sono arrivati i ninja della Sabbia che è scomparso, senza dire nulla.- Chiese infine il chunin della Foglia.
Neanche Temari ci aveva fatto più caso.
Quell'uomo era come volatilizzato.


Il giornale di una settimana dopo il torneo parlava chiaro a ogni lettore.

Scontro mostruoso al famoso torneo del paese delle Onde!

Enorme mostro causa distruzione e sospensione del leggendario torneo ondoso con la delusione di numerosi tifosi che hanno perso l'occasione di vedere il loro campione preferito vincere il torneo.
i dettagli da pagina 1 a pagina 12

Itachi fissò le foto dei concorrenti con una punta di sospetto.
Seduti su delle rupi, i due Akatsuki si riposavano dopo aver terminato con successo la missione durata due settimane: una guerra;
-Certo che al torneo delle onde ne sono successe di cotte e di crude quest'anno, eh?-
Il suo partner gli strappò il giornale fissandolo con incertezza. -Gaara, eh?-
-Ti sei riposato abbastanza, Naruto?-
Il giornale venne appallottolato dall'Uzumaki e lanciato nel vento, si alzarono. -Non trattarmi come un bambino, Itachi- lo fulminò con lo sguardo di quegli occhi rossi da demone.
Itachi rimase impassibile. -Ho appena ricevuto un messaggio da Kisame. Abbiamo ordine di unirci a lui e Zetsu per lavorare assieme da ora in poi.-
Naruto si sorprese, che aveva in mente Pain? Doppia assicurazione a quanto sembrava.
Cominciarono a muoversi discendendo dalle vette della montagna. -Dov'è che si trovano in questo momento?-
-Sono nel paese della terra. A quanto pare stanno catturando una forza portante.-
Per il biondo fu facile capire chi fosse quella forza portante, gli dispiaceva per Han, molto; non poteva fare niente però, niente.


L'enorme esplosione delle mura del palazzo riecheggiò per la zona mentre dal fumo, generatosi ne fuoriusciva la forza portante del Cinque Code, finendo con il distanziare di poco i suoi inseguitori.
Due inseguitori con mantello nero a nuvole rosse che avevano ucciso tutti gli yojimbo al servizio del signore del paese della terra fatto evacuare per sicurezza.
-Bene, bene. Se sei rimasto solamente tu significa che finalmente ti abbiamo scovato, Pentacoda.-
Kisame Hoshigaki con la sua Shameada, le cui bende erano imbrattate di sangue. Zetsu che emergeva dal terreno nella sua interezza si avvicinava di più alla preda rispetto al suo collega.
-Zetsu. Sei sicuro di potertela cavare? Sembra forte.-
Fu Black Zetsu a rispondergli. -Pensa a impedire che qualcuno ci disturbi piuttosto.-
-Catturiamo il Pentacoda. Poi ce lo mangiamo, vero?- chiese White Zetsu.
-Ovvio.-

Han non riusciva a crederci, non riusciva a credere che quel momento fosse arrivato tanto velocemente.
Era il momento decisivo, il momento in cui si sarebbe deciso della sua sorte.
"Non ho altra scelta. Se questi due sono di Akatsuki devo fare sul serio fin dall'inizio o altrimenti!"
Eccomi!

-Voi di Akatsuki. Venderò cara la mia pelle, potete crederci! Lo giuro sul nome del Daymno e sul mio!-
Han si rivestì di chakra rosso, il quale continuò sempre di più a ingigantirsi, fino a diventare bianco e ad assumere la forma di un cavallo dalla faccia e dalle protuberanze di delfino.
Il demone ibrido a cinque code fece il suo ingresso.
-Wow, così questo sarebbe il Pentacoda. Che strano essere.- commentò White Zetsu.
Black Zetsu invece voleva agire al più presto. -Muoviamoci!-
Il nukenin dell'Erba corse verso il demone, sotto lo sguardo curvato dalle risate di Kisame, mentre faceva da spettatore a quello scontro mostruoso.
Una nuova alba stava arrivando.
La caccia era appena iniziata


Fine!!!
Fiuu. Finalmente ce l'ho fatta cari lettori!
Sono fiero di questo lavoro, veramente. Certo, esso presenta delle incongruenze ed in alcuni punti proprio della spazzatura ma nel contesto sono veramente soddisfatto del risultato finale.
Riassumendo ciò che capita:
Gaara diventa un eroe per averlo salvato da una futura minaccia, allenerà Matsuri, si allenerà a dominare i suoi poteri.
Anche Temari e Kankuro faranno come lui, seguiti da Shikamaru, Neji, Lee e Sakura.
Kakashi diventerà padre, ma questo lo vedrete nel primo capitolo del sequel.
Naruto e Itachi iniziano a fare missioni su missioni.
Sasuke inizia ad allenarsi con Orochimaru sul serio.
Akatsuki inizia a catturare le forze portanti, il primo a cadere è il povero Han battuto da Zetsu.

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