Just a simple story about a crazy little girl

di Ilarya Kiki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** St. Maria Novella's church, rainy 22nd April ***
Capitolo 2: *** A stupid dream, died a long time ago. ***
Capitolo 3: *** That obscure day, in Ucraina. ***
Capitolo 4: *** The person, she passed through my door ***
Capitolo 5: *** Next stop: the Moon ***
Capitolo 6: *** The humans, the Demon. They will be mine… ***
Capitolo 7: *** The child buried under my sorrow ***
Capitolo 8: *** The Queen ***
Capitolo 9: *** Just a simple story about a crazy little girl. ***



Capitolo 1
*** St. Maria Novella's church, rainy 22nd April ***


St. Maria Novella's church, rainy 22nd April





La pioggia battente risuona sulle finestre della cattedrale, come una musica sacra e ipnotica che risuona in alto dalle vetrate piombate di rosso e blu per poi cadere giù dalle colonne di marmo, scivolando lungo le tre lunghe nevate deserte, fredde, umide, inospitali ma al contempo amiche.
Casa? No, questa non è la mia casa, è solo il luogo che per me si avvicina di più ad un luogo di serenità. Avevo una casa, forse, una volta…non ricordo. In questo momento la mia memoria è un po’ anarchica e confusa, ci sono solo pochi ricordi qui dentro e poi, un progetto.
Ho freddo e sono sola: le due suore velate sono fuggite dalla loro preghiera non appena è cominciato l’acquazzone, ma non erano di molta compagnia. Nessuno si è accorto che io sono qui.
In questo luogo è cominciato tutto –tutto cosa? Non ricordo- tutto quello che sento essere stato importante nella mia stupida ed inutile vita. Sono sola, ora, e sento di aver bisogno della forza di questo luogo sacro, del calore di quell’oscuro inizio così lontano, o non riuscirei mai ad andare avanti. Ho bisogno di rivederla, almeno una sola volta, l’ultima, quella persona che ho incontrato qui quel giorno.
Quella persona chiamata Maka.

Non sono nemmeno certa di ricordarmi il suo volto, -una visione di pelle color pesca e occhi verdi come il mare-, e non ho la certezza neppure che lei viva anche altrove oltre che nella mia mente confusa, ma che dico? Forse lei non esiste, ma io sento il bisogno di vederla comunque.
Forse perché è stata importante per me, forse perché è stata l’unica persona per cui io abbia mai provato amore. Ma come tutto il resto della mia vita, lei è stata solo una vana ed inutile parentesi in un inferno di fallimento, è durata quanto il battito delle ali di una falena, o quanto un fugace sogno notturno, e poi è tornata la veglia, questa veglia opprimente e dolorosa. Non sono nata per stare al mondo, non ne sono mai stata capace.
Fin da quando sono nata ho vissuto come un essere infimo e meschino, aggrappandomi con tutte le mie forze a coloro che consideravo forti per non cadere, non morire: mia madre mi diceva quello che dovevo fare ed io lo facevo, era l’unico modo per sopravvivere e per avere un senso per aprire gli occhi il giorno seguente, anche se continuavo a sentirmi un peso, per lei, dato che continuavo a deluderla.
Ma adesso che è morta, non ho più nessuno che mi sostenga. Io l’ho uccisa.
Perché l’ho fatto? Non lo so. Non ricordo…so solo che è stato bellissimo, e da quel giorno mi sento incredibilmente libera, anche se ora ho dovuto trovarmi da sola un senso per vivere, e non sono nemmeno capace di muovermi con le mie gambe tremolanti da questa cattedrale, bloccata nell’illusione di incontrare qui la persona chiamata Maka, come è accaduto tanto tempo fa, e di ricevere da lei la forza di alzarmi ed andare avanti. Perché ora ho un progetto, dentro di me si agitano i tentacoli oscuri e confusi di un’ambizione, vaga ma incredibilmente forte, ed io la attuerò.
Se io non riesco a vivere nel mondo, ne distruggerò le regole, e lo renderò folle come me, adatto a me, e finalmente potrò vivere anche io.
E Maka finalmente mi amerà.

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Capitolo 2
*** A stupid dream, died a long time ago. ***


A stupid dream, died a long time ago.


Fuori ha smesso di piovere, e tiepidi raggi di luce bucano l’oscurità come colonne bluastre, battendo sul mio corpo inginocchiato sul duro legno che dondola avanti ed indietro, ciondola senza posa. È sempre tutto così confuso, ed il tempo mi scorre addosso come un fiume silente. Sono ancora in attesa.
La Voce un tempo mi parlava, di lei mi ricordo.
Era una piccola Voce nella mia testa, ed ogni volta che mi facevo qualche domanda lei mi rispondeva, a volte anche in modo stupido, ma c’era sempre e non mi lasciava mai.
La bambina stava seduta sola sulla sabbia, e parlava con la Voce nella sua testa. Una bambina con un sacco di problemi, che non era capace di parlarne nemmeno a se stessa per risolverli, facendo passare il tempo in modo monotono e non riuscendo a trovarne né capo né coda.
E poi è arrivata Maka.
Era il primo Aprile dell’anno scorso, il giorno in cui mia madre aveva deciso di liberare il demone Kishin dalle fondamenta della Shibusen avvalendosi dell’aiuto delle streghe Eruka e Mizune, oltre che del licantropo Free e del mio. C’era un forte vento, e volare era faticoso.
Avevo ricevuto l’ordine di presenziare uno dei tunnel sotterranei della scuola e di non lasciar passare nessuno, ed è stato allora che è successo.
La bambina seduta sola nella sabbia all’improvviso non era più sola: una sagoma aveva oscurato con la sua ombra la luce accecante del sole del deserto, una mano era stata tesa e la Voce aveva urlato alla bambina “Pendila! Prendila scema!”, poiché la bambina aveva paura, nessuno l’aveva mai toccata prima e lei non voleva prendere quella mano gentile.
Prima che potessi accorgermene, però, Maka mi aveva abbracciata.
È un flash improvviso, un fazzoletto di chiarezza nel caos nella mia mente, ed il mio cuore si gonfia e si dimena dentro di me ed io non so cosa fare se non stringere le nocche sul duro legno fino a farmi male, per contrastare quest’emozione impetuosa che mi invade con la forza dei ricordi: quel giorno ho sentito il suo calore, è stato come se tutta la mia prigione di solitudine e dolore fosse crollata in un istante trascinando giù con sé tutte le lacrime che non avevo mai pianto, tutto il dolore che avevo ingoiato nel tempo, scese tutto giù come una cascata e mi scrosciò addosso liberandomi, alleggerendo e spalancando la mia anima, prima chiusa e dolorosamente involta su se stessa.
E poi mi chiese se poteva diventare mia amica.
Quel giorno fu il più bello della mia vita, ma anche il più triste. Perché o quella felicità fu un’illusione di un momento, dimenticata troppo in fretta e soffocata dalla dura realtà della mia vita, o fu solo un sogno, svanito con il sopraggiungere dell’alba.
Forse è stato entrambe le cose, però tra i nebulosi lembi dei miei ricordi una cosa è certa: amai Maka come niente altro al mondo, e per lei avrei fatto qualsiasi cosa, anche morire.
È stato così dolce ed intenso, quel sogno: ogni notte vegliavo nell’attesa di lei che sarebbe corsa ad aprire la porta della cella dove vivevo il mattino seguente, e la Voce continuava a ripetermi che dovevo dirglielo, che dovevo farle sapere che lei per me era diventata la cosa più importante, che mi aveva trascinato fuori dal mio inferno di inettitudine e miseria e che per questo la adoravo, che non poteva rendersi conto di come ogni suo sorriso facesse sorgere il sole nel mio cuore e che mi sussurrasse che sì, la vita è bellissima in fondo, un senso c’è ed è l’amore e la dedizione verso chi si ama, anche se che ti ama non corrisponde.
Perchè naturalmente Maka mi ha sempre considerato solo come un’amica un po’ triste da salvare.
Ma cosa potevo aspettarmi, d'altronde? Era ovvio.
Quel ragazzo, Soul, le rivolgeva sorrisi e lei rispondeva, ed a volte li ho visti prendersi per mano.
Anche io l’avevo presa per mano, ma non così, non aveva lo stesso significato. Che sciocca che ero.
Ma a me andava bene così, mi bastavano quei pochi momenti che lei sceglieva di dedicarmi: nonostante le urla della Voce, non avrei mai osato dirle ciò che provavo. Ho faticato perfino ad ammettere di essere una ragazza, per non perdere la speranza di essere ricambiata da lei.
Probabilmente volevo far credere a tutti di essere un maschio –Signore, quanto sono stupida!- approfittando del mio brutto corpo androgino, perché già faticavo ad accettarmi come femmina, figuriamoci come femmina lesbica. Nessuno mi avrebbe più voluto e sarei tornata sola come prima.
È stato durante una mattina assolata alla Shibusen, ricordo i mosaici di luce che il sole dipingeva sul pavimento passando attraverso le finestre, quando Patty Thompson mi ha fermata per il corridoio prendendomi per le spalle e sbattendomi contro il muro, chiedendomi senza troppe cerimonie: “Si può sapere cosa sei!? Un maschio o una femmina?”
A quel punto, non fui più capace di portare avanti quella stupida bugia, il panico mi impastò la bocca di fronte a quella ragazza così sfrontata e non ricordo nemmeno cosa successe dopo, solo Maka che tirando uno spintone alla bionda mi liberava dalla sua presa ferrea e l’attaccava in malo modo, urlando frasi come “Ma che domande sono!? Certo che è una femmina, sei stupida forse!?” e “Non osate mai più disturbare Chrona!”.
Ho visto Soul Eater lanciare una monetina a Black*Star con aria contrariata, che l’altro acchiappò al volo con un ghigno soddisfatto. Credo di essere perfino finita al centro di un giro di scommesse.
In quel momento, tutte le mie pur debolissime speranze di venire ricambiata si annullarono, seppellite dal fatto che io sono una donna. E le donne dovrebbero amare i maschi.

Tutti questi ricordi mi scaldano e mi confondono, e sono sempre più impaziente di rivedere Maka, un’ultima volta.
Sono certa che verrà, questa chiesa è il luogo dove ci siamo viste per la prima volta, qui è dove ha provato per la prima volta per me l’emozione più forte e sconvolgente, il terrore,
qui è dove ho quasi ucciso quella falce dagli occhi sfrontati.
Il ricordo che ho di lei è forte ed intenso, anche se nebbioso, perché è stato il picco poco prima della mia caduta nello strapiombo.
Quando Medusa è tornata a prendermi.

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Capitolo 3
*** That obscure day, in Ucraina. ***


That obscure day, in Ucraina.


Un cielo nero, mi avvolge freddo e pesante come il gelo spinoso del mio cuore.
Chrona, cercali.
Il bianco abbagliante della neve mi acceca, è dappertutto, sulla strada sul marciapiede sul mio impermeabile sui tetti sui cassonetti sui balconi sui lampioni…lo odio. Lo odio, lo odio. È un insulto, questo bianco mi disprezza.
Chrona, tingilo di nero.
Un uomo in piedi, sul mio cammino. Con un’arma.
Ecco le vittime per te, Chrona. Uccidili.
La sete di sangue prende possesso di me in questa notte a Mosca, e Ragnarok mi sussurra all’orecchio parole di morte.

Quella notte ho riso mentre mi mangiavo le loro menti e strappavo via la loro vita a mani nude: il mio sangue, nero, tinse il mondo. Nulla poteva fermarmi.
Medusa sarà contenta.

Non ricordo bene cosa è successo, quella città in Ucraina…
Prendila, sì, la follia li avvolge…è tuo, è tutto tuo questo, Chrona. Distruggilo! Nutriti del loro terrore, le loro urla sono un inno in tuo onore, tu li possiedi! Divorali!
Quella notte, tutto fu nero. Nero come la pece.

Quella notte è stata la fine di tutto. O l’inizio. Dipende dai punti di vista.
Medusa mi aveva ripresa con sé, aveva deciso di smetterla di lasciarmi fingere di vivere una vita normale ormai da mesi, per riprendere possesso del frutto del suo ventre marcio. Questo mostro chiamato Chrona.
Non ho mangiato, oh no…non ho mangiato nulla per settimane, perché Medusa era molto arrabbiata all’inizio: diceva che l’avevo delusa e che doveva punirmi per la mia debolezza, così ha anche permesso a Ragnarok di fare di me quello che voleva. E lui l’ha fatto.
Comunque, ho smesso in fretta di soffrire, d’altronde…questa è la mia vita, uno stupido deserto buio e desolato, dove sono sempre da sola. È sempre stato così.
I giorni si susseguono uno accanto all’altro tutti uguali, si fondono, ed io allora tra le attese vacue e le mani dure e ruvide di Ragnarok fui di nuovo sommersa dalla miseria che credevo di aver abbandonato tanto tempo prima, in quel sogno ormai svanito. Medusa mi aveva richiamata a sé mentre sognavo in quel mondo nuovo e luminoso, ed io avevo risposto, da brava figlia devota.
Una notte, momento che fatico a definire, mi disse che dovevo uccidere la Falce della Morte del Nord Europa ed il suo meister, e che non dovevo deluderla, poiché se aveva deciso di farmi la grazia di riprendermi con sé era solo per esserle finalmente di una qualche utilità, e non una palla al piede: se non fossi stata all’altezza mi avrebbe abbandonata una volta per tutte.
Ed è stata quella notte che è finito tutto.
Quella fatidica notte in Ucraina trucidai non solo la Falce della Morte ed il suo meister, ma un’intera città con tutti i suoi abitanti.
E quando tornai nella vecchia casa che occupavamo, al confine…la donna che mi accolse sorridendo orgogliosa per il mio successo e che mi abbracciò non era mia madre.

Se lo fosse stata, la mia intera esistenza si sarebbe rivelata una schifosa presa per il culo.

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Capitolo 4
*** The person, she passed through my door ***


The person, she passed through my door.


Le porte della cattedrale si aprono verso l’interno, con uno scricchiolio sinistro che fa vibrare l’aria umida, stantia e dall’odore sacrale.
Entra una persona.
E’ piccola, sola, la sua figura trasmette fragilità , il suo passo sicuro determinazione.

La stavo aspettando.
Attendevo, ho atteso per tre lunghi giorni che qualcuno aprisse quella porta, sapendo che qualcuno prima o poi sarebbe entrato infrangendo questo silenzio, questa stasi.
Ne ero certa, la aspettavo.
Non è una persona comune, no: non si tratta delle silenziose vedove che sgranavano il rosario, né del cappellano che a piccoli passi preparava i paramenti per la Santa Domenica, portando le ostie e ripulendo il calice.
Quelle erano ombre trasparenti, erano parte di uno sfondo che loro stesse vivevano, fuse ad esso, parte della loro tranquilla vita a Firenze e ciechi a tutto il resto.
Nessuno di loro, infatti, è stato in grado di vedere il Demone nella loro Chiesa: tutto quello che hanno visto è stato uno scheletrico essere umano chino sull’inginocchiatoio, piegato in due dalla fame e dalla solitudine, in attesa.
Ma lei è la persona che stavo aspettando. La persona entrando fa rumore, che spezza il mio silenzio.
La persona che mi vede.

“Chrona! Sei tu?”

Le mie ginocchia si sollevano dal duro legno, con fatica, e mi alzo. Mi volto verso di lei.

“Maka…”

“Oh, Chrona! Ero certa che ti avrei trovata qui, come sono felice! Sono stati mesi terribili, ci hai fatti preoccupare tantissimo!”

La sua bella figura si staglia davanti a me come faceva un tempo, allarga le braccia:
il suo volto roseo esce dai miei antichi sogni, sarà per questo che mi sembra così irreale.
Le sue parole però non penetrano più in me come un tempo, scivolano sulla mia anima dannata senza tangerne il cuore, lasciando solo un vago stordimento. Il suo sguardo un tempo smeraldino e fonte di luce è ora per me uno stagno opaco. Dimenticato.

“Dobbiamo tornare alla Shibusen! Tutti ti stanno aspettando, sai? Tornerà tutto come prima! Nessuno ti costringerà più a fare del male, nessuno farà più del male a te! Io ti proteggerò!”

Proteggermi…
“E’ troppo tardi.”

“Cosa…?”

“Io…sono venuta qui per una ragione, una sola. Stavo aspettando una persona…sentivo che sarebbe venuta, che avrebbe aperto quella porta ed avrebbe infranto il mio silenzio: la persona chiamata Maka.”

“Lo so, è per questo che sono qui.”

“Io…volevo rivederla solo un’ultima volta, ne avevo bisogno. Dovevo solo dirle queste ultime parole, solo questo.”

“No, ehi, che dici! Tu tornerai a casa, ora, tutti ti aspettano! Soul, Kid, Black*Star, Liz, Patty, Tsubaki, il professor Stein…soprattutto la professoressa Mary! Non importa per quello che hai fatto, noi ti proteggeremo, io ti proteggerò!”

“Non hai capito, Maka.”

E’ strano.
Non provo nulla. Lei è un sogno, appartenente ad un passato mai esistito, e così sarà per sempre. Ma come fa a non capire?
La sua visione mi ricorda il mio obbiettivo, incontrarla è la tappa che mi ero prefissata di raggiungere prima del prossimo passo. Eccola qui. Volevo solo vederla.
“…perché…?”
Perché anche se ora è solo un’ombra del passato, in quel passato è stata importante. Avevo assolutamente bisogno di vederla, solo un’ultima volta, prima del prossimo passo…avevo bisogno della forza che mi infondono i suoi occhi.
Ma non può più entrare dentro di me e sollevarmi prendendomi per mano come faceva prima, non potrà farlo mai più, perché io…

Io ho ucciso mia madre.”



La vedo ammutolire, fare qualche passo all’indietro.

“Sai, l’ho uccisa con queste mani.
Quella notte, sì, quella notte in Ucraina, quando sono rientrata dopo aver ucciso la Falce della morte e il suo meister ed aver distrutto quella città, lei mi ha detto che era orgogliosa di me, che finalmente la rendevo felice, che ero una brava figlia…ha osato amarmi!
Una vita…io avevo distrutto una vita perché me l’aveva detto lei, perché mi aveva detto di farlo! Una vita…una vita dove c’era Maka, una vita piena d’amore. Io l’avevo gettata via per lei!
Avevo gettato via tutto per lei!


“Chrona…”

“…un amore grande come il mondo gettato senza un senso! Ed io l’ho uccisa…e adesso, oh, sì, adesso…mi sento libera!”

Io sono libera!
Il mio presente l’ho distrutto quella notte, il mio passato mi guarda atterrito con quegli occhi come stagni opachi, prendendo consapevolezza che nulla sarà più come prima, che è passato e non può essere altro che un’ombra, al mio cospetto. Tutto è pronto ora.
È il momento di creare il mio futuro.


Mi avvio verso la porta, aperta, alla luce del sole. Non mi fa più paura.
Una voce, un’eco lontana, arresta per un secondo i miei passi.

“Fermati! Chrona! …”

“Questo è un addio, Maka. Dovevo solo dirti queste ultima parole. Devo andare ora, devo compiere il mio destino.”

“No! Aspetta…!”

Un dolore bruciante: la sua mano inguantata di bianco sul mio braccio. Sta cercando di fermarmi.
Non può…non deve toccarmi!
Lei è solo un’ombra, la mia anima dannata sprigiona dolore spinoso ad ondate…no, no, lei non può toccarmi, è solo un ricordo, un sogno, non esiste più!
Le spine del mio gelido dolore la avvolgono e la soffocano, come spire di morte: penetrano nella sua tenera carne rosea facendo sgorgare rigagnoli scarlatti, rose rosse sulle spine nere, stritolano il suo collo sottile.
Osservo la scena in silenzio. Faccio qualche passo verso di lei, sollevata di peso dai rami contorti e pungenti della mia anima, pestando sul marmo pregiato del pavimento della cattedrale le gocce di sangue scarlatto che colano copiose.

“Sono libera, Maka. Non puoi più fermarmi, ormai. Adesso uscirò da questa chiesa, e volerò dal Kishin. Lo renderò mio. Con il suo potere, tutto il mondo sarà mio. Non lo trovo bellissimo? Il mondo che mi ha sempre disprezzata, che mi ha dimenticata, compatita, che non mi ha mai accettata, sarà solo mio. Lo renderò come me, un luogo perfetto. Vedrai.
Adesso addio, piccola Maka. Probabilmente, se non fosse stato per te, tutto questo non sarebbe mai avvenuto ed io sarei ancora alle calcagna di quella strega di mia madre da brava schiava qual’ero sempre stata. Quindi, grazie.
Addio.”

Le volto le spalle e mi dirigo all’uscita. Scardino le porte con uno schianto verso l’esterno e volo fuori, scomparendo nel sole.

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Capitolo 5
*** Next stop: the Moon ***


Next stop: the Moon.


La Voce aveva un volto, un tempo. La Voce con cui parlavo quand’ero una bambina.
Era una bambina come me, aveva occhi neri come i miei, era piccola e sola come me.
Compariva sempre quando non facevo nulla, quando la mia mente non era costretta ad impegnarsi in qualcos’altro: all’improvviso eccola che compariva sul muro, sul pavimento, nella sabbia…mi parlava. Spesso la sua voce mi infastidiva perché io non avevo nessuna voglia di parlare, e così la insultavo e mi arrabbiavo con lei, ma a volte era l’unica che stava ad ascoltarmi, l’unica che riusciva a consolarmi.
Ricordo infinite conversazioni, con lei. Non mi lasciava mai.

Perché piangi?
“Me…Medusa mi ha picchiato…”
Perché piangi?
“Ho fame…”
Perché piangi?
“Ho dovuto uccidere un cucciolo…e poi l’ho mangiato…”
Perché piangi?
“Ho ucciso un uomo. E ho mangiato la sua anima.”
Perché piangi?
“Lasciami in pace maledetta! Sparisci!
Mi odi, Chrona?

L’ho odiata e l’ho desiderata.
Infinite conversazioni con la voce nella mia testa. Sono pazza? Ma certo, che novità.
Era lei che rubava il mio respiro e stritolava i miei polmoni quando uccidevo.

Perché ti sei arresa, Chrona? Perché hai accettato di diventare un Demone? Avevi paura di tutto…credi di essere più forte, ora? I tuoi nemici tremano al tuo cospetto. Sei diventata potente…
“Ti odio! Stai zitta! Non voglio sentirti mai più!”
…eppure hai ancora paura…

Ma questo appartiene al passato, la Voce è solo un ricordo.
Presto il suo volto si è perso nell’ombra, fino a diventare un sottilissimo filo di fumo, e poi perfino quello si dissolse, lasciandosi dietro solo quelle parole, sempre più confuse ed insopportabili.
E poi è scomparsa.
Io l’ho uccisa, anzi, no: si è data da sé la morte la notte in cui sono diventata libera. Da quella notte non l’ho più sentita.
Perfino Ragnarok è ammutolito di fronte a me, proprio come lei, e non mi contraddice più, non mi tocca più: si limita a piegarsi alla mia volontà, pago della mia brama di potere.

Sotto di te scorrono veloci le pallide nubi notturne, spettri del giorno che verrà. Vedo la nostra sagoma d’ombra che sfreccia sui loro nastri d’argento, le nostre immense ali d’oscurità che ci portano su, sempre più su…
La nostra meta è ancora lontana.


Il Kishin è ancora lontano.
Anche lui si piegherà a me come la Voce, come Ragnarok, come mia madre, come Maka.
Si getterà ai miei piedi ed abbraccerà le mie ginocchia, supplice, invocandomi come regina, e si darà a me.
Saremo una cosa sola, ed io avrò finalmente il potere.
Sarò regina di un nuovo mondo, la nuova dea di un nuovo ordine.
La regina delle tenebre.
Questi pensieri mi confondono ed esaltano…io, regina.
Sì, è il mio momento adesso, in cui l’ultima sarà la prima e la debole vittoriosa.

…in fondo, il volere di mia madre si sta compiendo.

Il corpo di tua madre a terra in brandelli, sangue sui muri, sangue per terra, sangue sul tuo viso e sulle tue mani…brani di pelle e carne che volano, il suo folle sorriso… “Sì!” diceva… “Sì! Finalmente sei completa! Sì!” gridava… “ Ti amo, Chrona.”
E poi solo il silenzio della morte.

Ma tu sei libera…
Occhi neri morenti, sommersi dal mare d’oblio. Una spada nel cuore, sangue nero che sommerge tutto…
Addio.
Sei libera…

…ma hai ancora paura…

Da quella notte mia madre e la Voce che mi parlava nella testa non ci sono più.
Forse, il volere di Medusa si sta compiendo, ma non mi interessa più granché, ormai.
E la voce seducente di Ragnarok è mia schiava...

Le nubi evanescenti si aprono a te, Chrona, si aprono a noi, eccola, ecco la Luna!
E’ così bianca è pura…non credi? Non dovremmo dipingerla di nero?
Così sarebbe perfetto…
Il Kishin è là, lui t’aspetta…
Sa chi sei, sa che stai venendo a prenderlo, si inchinerà alla sua sovrana!
Arachne, Medusa…non sono nessuno in confronto a te! La tua ombra nera si riflette nella sua falce perfetta, una minuscola macchia alata.
Eccola, è tua Chrona.
Ecco la nostra meta.

Il Kishin è qui.
Presto questo mondo crudele si trasformerà nel mio regno di perfetta follia, e tutti si prostreranno a me.
E Maka mi offrirà il suo amore.

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Capitolo 6
*** The humans, the Demon. They will be mine… ***


The humans, the Demon. They will be mine…


Poso il mio piede sul picco della Falce, aerea come un soffio d’ombra. Le mie ali ricoprono tutto questo candore, oscurando la superficie lucente dell’Astro.
Dalla cima della Luna i miei occhi osservano tutto ciò che sta accadendo al di sotto: non sono sola.
Altri uomini e donne sanno che il Kishin si trova qui, sono giunti nel Cielo per contrastarlo, combattendo contro i mostri nati dall’onda della sua anima, come hanno sempre fatto. Stupidi.
Le persone hanno sempre avuto terrore della follia, hanno sempre creduto che se avessero lasciato un filo di pazzia insinuarsi nei loro schemi perfetti e limpidi, allora tutte le loro adorate regole sarebbero state infrante come un bicchiere di cristallo scagliato al suolo. Che senso avrebbe avuto, allora, la loro vita…? Una vita costruita su fondamenta oscure ed instabili, da regole sottili come tela luccicante di ragnatela a coprire il mistero mobile e scandaloso che vi è al di sotto. Come si può essere così superficiali…? E poi disprezzano qualsiasi manifestazione di questo informe disordine nascosto. Come le streghe. Come il Kishin. Come me, soprattutto.

Il Kishin è qui.
Sento distintamente la sua follia dirompente, il suo potere, divampare ad ondate nella mia mente, sulla mia pelle. È come una carezza…un prurito, uno schiaffo.
Gli uomini che vedo, anch’essi la stanno soffrendo. Soffrendo, perché è odiosa per loro.
Combattono come formiche contro la lingua letale del formichiere, senza nessuno scampo, contro questa potenza che sentono e temono: so che vogliono trovarne la fonte e distruggerla. Ricordo vagamente che me ne avevano parlato in quel posto…cos’era…? Non ricordo. Un’organizzazione, una scuola, forse, gestita dal guardiano del loro finto ordine.
Per questo capisco il significato della battaglia che infuria sotto i miei occhi.
Ne osservo svogliatamente i volti: mi sembrano tutti uguali. Pedine schiave della loro triste e falsa vita. Sotto alcuni lineamenti scorgo fisionomie vagamente familiari, la testa mi si riempie di fastidiosi deja-vù: c’è un uomo dai capelli rossi, uno dalla pelle di un putrido color blu, un altro con una vite in testa…-di quello lì strano io mi ricordo gracchia Ragnarok-, poi c’è una donna dai capelli biondi, che per un istante interrompe la sua lotta contro il potere del Kishin e, mi pare, alza per un secondo il suo unico occhio su di me, prima di essere riassalita da una delle manifestazioni fisiche della follia del Demone.
Non mi importa di loro, né quello che fanno: sono degli illusi.
Non potranno mai sconfiggere ciò che non si può sconfiggere, ma che anzi presto diventerà tanto potente da sommergerli tutti.
Oh, sì…li libererò dalle loro bugie.
Ci si sente molto meglio dopo aver spezzato le catene che legano la mente…

Basta, è tempo di agire.
Abbasso le palpebre sulla luce bianca e odiosa che abbaglia i miei occhi, e tutto si fa nero e buio.
Così deve essere.
Ad occhi chiusi estendo le mie braccia e le mie ali oscure, esse si espandono fino ad i limiti della loro estensione, le immagino: due enormi nubi che ricoprono tutto. La sensazione di follia mi pervade in ogni fibra del mio corpo teso, mi fa vibrare di piacere. Respiro.
Le grida della battaglia non mi toccano.
Devo solo scovarlo, è così codardo che dovrò venire a stanarlo come uno dei tanti conigli che ho fatto a pezzi. Lo sento…è come se mi parlasse.
Il suo potere mi entra nel petto e pulsa, viene dalla profondità, dai recessi più nascosti delle cavità lunari…l’ho trovato.
Ha paura, lo sento.
Presto non proverà più nulla che lo farà soffrire, dopo che l’avrò divorato.

Riapro gli occhi.
Buona parte del biancore di prima s’è fatto più nero della pece, le grida battagliere ora si fondono a quelle di terrore. Spine acute di dolore e rammarico viaggiano fra i corpi già maltrattati degli uomini e delle donne, ed io sono proprio lì, sono io che sfrangio le loro carni con i miei rimpianti ed il mio disprezzo.
Stacco i piedi dal suolo e mi getto a capofitto nel nero.
Ma…scorgo nel cielo una scia di luce, come una stella cadente, prima di immergermi nella mia stessa terribile e profonda oscurità.

Non mi interessa.
La mia attenzione è concentrata tutta, unicamente, nel fulcro pulsante di tutta questa follia che si irraggia come le onde di una stella tentacolare. La Luna attorno a me ora risponde al mio volere, rispecchia la mia anima nera. Luna oscura, Luna Nuova.

“E’ la figlia della strega Medusa! Sta amplificando le onde di follia! Fermatela!”
“Chrona! Sei proprio tu!? Cosa stai facendo!?”
“Abbattila Mary! Abbattila! Non vedi che sta cercando di divorare la tua mente!? E’ diventata una strega come sua madre!”


Con le ali spiegate atterro con un tonfo sulla superficie sassosa della Falce, facendo sollevare nuvole di polvere grigie. Un piccolo cratere si apre sotto i miei piedi.
È stupido come tutte le persone qui presenti pensino di potermi fermare con quelle loro futili armi. I loro arti che si abbattono su di me volano via come rami nella tempesta, troncati dalla mia spada.
Idioti.
Comincio ad incedere verso la fonte di tutto questo potere, lo sento dritto avanti a me e poi giù, dentro le cavità lunari, dentro quella voragine.
Al mio passaggio le mie spine di rancore soffocano e divorano le manifestazioni solide della follia del Kishin, le stritolano e le sbranano. Mostri e clown deformi che gridano e periscono insieme agli umani giunti a combatterli. Braccia, gambe, lame e proiettili ovunque, contro di me.
Ma non possono fermarmi.
Ad ogni passo divento più forte, ad ogni mostro di follia che ingurgito nella mia anima, una goccia del potere del Kishin diventa parte di me.
Lui lo sente, e trema di terrore.

“Chrona! Piccola stupida testa di legno! Guardami! Affrontami! Non mi riconosci!?”
“Colpiscila Mary! L’onda guaritrice della tua anima può contrastarla! Voi, copritele le spalle!”
“Guardami Chrona! Torna in te!”


Le urla mi scivolano addosso come acqua scrosciante dietro ad un ombrello. Continuo ad avanzare, qualcuno mi si para davanti, qualcuno vola via dopo uno dei miei fendenti.
Forse era la bionda di prima con un occhio solo. È irrilevante.
Il mio potere non fa che crescere e crescere, questa è l’unica cosa che conta.
Altre persone continuano a pararsi davanti a me, ed ugualmente continuano ad essere schiantate lontano, o ad essere strangolate dalle mie spine, o a perdere braccia e gambe sotto i miei colpi.
Avanzo, inesorabile come il Destino.

“Black*Star, levati da davanti! Ti ucciderà!”
“No! Maledizione! Non riesco più a muovermi!”
“Ferma! Ferma! Per la vostra sopravvivenza dovete starle lontani, ragazzi! Fermati ho detto!”


Una forza improvvisa davanti a me. Bruciante, dolorosa.
Stivaletti bianchi macchiati di sangue scarlatto.
Una pressione insopportabile mi schiaccia le costole ed il respiro si mozza, strozzato nel singulto di un urlo inespresso. Dolore.
Pensavo di aver detto addio a questo dolore…
Il mio passo si ferma, incapace di superare questo muro impenetrabile. Com’è possibile…?
Giunta come una stella cadente dal cielo lontano, un'anima, la sua anima.

“…Maka…”

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Capitolo 7
*** The child buried under my sorrow ***


The child buried under my sorrow.


La spiaggia è fredda a contatto con i miei piedi nudi, la sabbia si insinua tra le mie dita ghiacciandomi le ossa.
La mia spiaggia.
Il cielo ormai è solo una concavità ingombra di pesanti nubi nerastre, la luce è morta, e tutto quanto è tinto di un insano color fumo. Non c’è aria, ma il cielo è comunque in tempesta, è basso, soffocante.
La marea è alta. L’acqua è nera.
Ricopre tutto.

“Ormai non hai più niente da fare, qui.”

Arbusti pungenti feriscono i miei piedi nudi, spine di rovo ricoprono tutta la terra riarsa penetrando e graffiando la mia pelle smorta.
Le mie spine.
L’aria è ferma e pesante, umida, ristagnante, i fiori sono morti: i loro petali appassiti si accumulano a caso sul terreno facendolo sembrare ricoperto di polvere. Tra le spine, un cadavere con una spada a due mani, la mia spada di freddo metallo nero, piantata nel petto.
Le sue mani contratte dalla morte sembrano gli artigli di un rapace.

“Vattene via, hai abbandonato questo posto.”

…e questo dolore, sordo, impossibile, insopportabile…

“Dovresti alzare gli occhi e guardarmi, se vuoi affrontare anche me.”

Una valanga di immagini tutte insieme, confuse e brucianti, rotolano in me al suono di questa voce: no, Maka non esiste più, non la Maka che mi guarda dritto in faccia con quei suoi occhi di smeraldo, non la Maka che mi risolleva, mi riscuote, mi penetra…non la Maka che mi ha torturato con la sua insopportabile indifferenza al mio amore e con la sua amicizia per tutto questo tempo, non la Maka che per prima ha osato non avere paura di me. Non posso sollevare lo sguardo e guardarla, mi incenerirebbe, mi distruggerebbe come un’ombra al sole…
No, quella Maka non esiste più.
Io non ho più paura dei suoi occhi, io la piegherò.

“Cosa c’è, dopo tutto il casino che hai combinato, hai ancora paura di una ragazzina?”

Le sue parole provocatrici mi perforano l’animo. Adesso basta.
Adesso conoscerai il potere della figlia di una strega, umana, adesso capirai finalmente che quell’essere amorfo che hai conosciuto in me è morto, e smetterai di disprezzarmi anche tu, come hai sempre fatto con quel tuo sguardo pietoso.
La follia che è in me si propaga come un’onda d’oscurità mentre sollevo i miei occhi nei suoi, percependo la mia forza come un blocco di granito nel petto, dura pietra morta e impazzita.
I suoi occhi verdi, li vedo per un istante.
Poi si svuotano, e la pelle rosea delle gote impallidisce come quella di un cadavere.
Ammutolisce come se le avessi risucchiato fuori la vita.

Le acque nere che ricoprono quella che un tempo fu la mia spiaggia si agitano, infuriano lambendomi le caviglie fredde. Qui non c’è più niente per me.
La bambina, la povera bambina che vagava sola sulla sabbia interrogando se stessa ha deciso di morire, e si è annegata in questo mare nero.
Questo è tutto ciò che ho in me, nero.

Le spine, quelle spine che ricoprono la donna morta al suolo fremono e crescono, ricoprendone il corpo rigido e bianco, ricoprendo completamente quel giardino dove la fanciulla sospirava e dava risposte a se stessa, quella fanciulla che ora ha deciso di arrendersi, che ha preso la spada del suo dolore e se l’è conficcata nel cuore, sopraffatta dal peso terribile del rovo. Qui non c’è più nulla di me.
Solo morte.

“Non…non è possibile…ma cosa hai fatto, Chrona…?”
Sì Maka, è proprio come vedi.
“La tua anima…”
Ha scelto la morte.
“Chrona, perché…?”
Per avere il potere. Perché questo è il mio destino.
“Oh, no…alla fine hai fatto quello che ti ha detto Medusa…”
No, Maka, l’ho fatto per me.
L’ho fatto perché tu mi amassi.
Le mie acque oscure la sommergono, senza incontrare alcuna resistenza, la annegano, e le mie spine la stritolano e le tolgono il respiro, e lei le lascia fare, e quelle penetrano la sua carne e divorano la sua anima.

“Pff…che sciocca che sei.”

Negli ultimi spasimi della sua coscienza, vedo qualcosa che mi spacca in due.
Una martellata al blocco di dura pietra nel mio cuore:
le sue labbra smorte si piegano in un dolce sorriso.

“Come potrebbe esserci amore se tutto muore?
Prima di parlare d’amore a me, dovresti fare la pace con qualcuno.”

E tutto si annebbia e diventa buio, e cado, tramortita dalle sue parole.



“Cosa ci fai qui? Non c’è più niente per te, in questo posto.”
“Non lo so. Non so più nulla.”
“Vattene.”
Una bambina annegata e una fanciulla trafitta.
Ma con chi accidenti sto parlando…? Ah, già. Probabilmente sto parlando da sola.
“Vattene da qui. Non vedi che sono morta?”
“Ma…Maka ha detto che devo fare la pace con qualcuno…non capisco…”
“E vieni da me? Io non sono qualcuno. Sono morta.”
La fanciulla trafitta accucciata tra gli sterpi, mi dà le spalle. Nero sangue macchia la pelle nivea e contusa tra le sue scapole nude, sfiorate appena da leggerissime ciocche color glicine. E’ lei, la Voce morta, è come un’ombra, la sua Voce mi giunge lontana, la sua immagine sfocata.
Quante volte l’ho maltrattata, in passato…e lei se la prendeva sempre. Quando ero ancora viva.
E ancora adesso sembra molto arrabbiata con me.
“Vattene. Io ormai non esisto più.”
“Ma…perché mi tratti così male? Io sono venuta a parlarti…”
“Hai anche il coraggio di chiedermelo!? Non la vedi, questa!?”
Agita le braccia scheletriche indicando la lunga elsa che le penetra la carne sul seno, scuotendo la chioma corta e disordinata.
“Tu sai che cos’è, non è vero!? E’ Ragnarok, la spada demoniaca, e l’ho infilata qui perché ormai non c’era più senso di esistere per me! Come credi che mi sia sentita quando hai ucciso tua madre!? Cosa avrei dovuto fare!? Tu mi hai devastata, e visto che ero stanca di soffrire e subire angherie da te ho deciso di farla finita!”
Sono molto confusa…non so come devo comportarmi, cosa fare.
“Ma…”
“Vattene via, adesso!”
“Come puoi essere morta se stai parlando con me!? Non capisco perché devi essere così cattiva nei miei confronti dato che mi sono pure degnata di venire a chiederti scusa! Sai che ti dico? Vai a quel paese!”
…ma che diavolo sto dicendo…?
“Chiedermi scusa? Chiedermi scusa!? Mi hai maltrattata da quando sei nata e alla fine mi hai pure rinnegata! Come puoi pensare di venire qui a chiedermi scusa!?”
“Non lo so! Non lo so! Non ci sto capendo più niente nemmeno io…!”
“Questo è ridicolo! Si può sapere chi ti ha messo in mente di fare una cosa così assurda!? Sei qui ma non sai neanche tu che cosa vuoi!”
“E’ stata…Maka.”
“Oh…Maka. Già.”
Il suo tono di Voce si abbassa, divenendo quasi un sussurro a me inudibile, visto che la fanciulla è sempre di spalle.
Lascia gli arti magri e pallidi cadere lungo i fianchi sinuosi, strofinando le dita tra le foglie ed i petali morti ammucchiati al suolo.
“…e tu l’hai ascoltata. È per questo che sei qui.”
“Io…non lo so. Non sono neanche sicura di sapere chi è, Maka. Non ricordo.”
“Io sì. Personalmente, sono innamorata di lei.”
“C-cosa…?”
Sono confusa, confusa, confusa…il cuore mi impazzisce e la mente va per i fatti suoi, un ingorgo incredibile di immagini e dubbi…
“Dovresti smetterla di estraniarti da te stessa. Poi la tua testa fa strani scherzi.”
“Zitta! Non ci capisco più niente! Perché devi sempre dirmi queste cose che mi fanno star male!? Si può sapere perché sei innamorata di una persona che neanche conosco!? Perché dovrei far pace con te!? Chi diavolo sei, Voce!?”
Con la vista appannata dal mio delirio la vedo voltarsi, lentamente, tenendo le bianche mani ossute sull’elsa della spada che fuoriesce dal suo petto esile.
“E’ così ovvio, sciocchina.”
Ha un lungo collo da cigno, un volto piccolo e magro, dai lineamenti dolci, niveo come la luna.
Ha labbra morbide e ben disegnate, un nasino in su alla francese, una frangetta sbarazzina.
Ha due occhi enormi, con lunghe ciglia, neri e profondi come la bocca dell’Inferno.

“Io sono Chrona. Sono te stessa. Possibile che in tutto questo tempo non te ne eri accorta?”

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Capitolo 8
*** The Queen ***


The Queen


Senza esitare oltre afferro con due mani la spada infissa nel mio petto, e la estraggo facendo forza con entrambe le braccia, scagliandola poi lontano.
La ferita ricomincia a fare male, quello stesso dolore atroce che provavo quando mia madre mi affamava e mi puniva, quando permetteva alle mani di Ragnarok di violentare la mia carne.
Quando mi ha costretta a tradire.
Sangue scorre a fiotti tra le mie mani bianche, la sofferenza che provo è quasi insopportabile…
Ma non me ne dispero, assieme al dolore c’è anche qualcos’altro, rinato nel fondo della mia anima quando mi sono ritrovata con me stessa: la fanciulla soave tra i fiori di spino, che ora profumano con prepotenza pur essendo solo scheletri arborei.
Ho ritrovato l’amore, l’amore per Maka, che scorre insieme a questa valanga di dolore.

L’oceano di sangue nero è attorno a me e mi soffoca la mente, ma sento flutti finalmente vivi che mi accarezzano le membra, i flutti della marea che si ritira, e presto la mia testa, le mie spalle, il mio corpo in ginocchio escono dalle acque, lasciandomi accasciata sul bagnasciuga, dove la spiaggia ancora pregna d’oblio sostiene il mio peso.
Mi ritrovo accucciata sulla sabbia bagnata con una bambina in braccio, piccola e fragile, col viso gonfio di morte subacquea.
Apre piano gli occhi.
“Io…”
“…sono Chrona.”
Io abbracciata a me stessa, in una spiaggia dove cresce il rovo fiorito,
devastata di dolore,
commossa dalla fragranza dei boccioli odorosi appena rinati.

Nel cielo plumbeo c’è qualcosa di strano, come pulsazioni.
Un vento invisibile preme sulla volta ad intervalli sincopati, la schiaccia, le nubi si contorcono come serpenti sotto il suo peso: alcune si tingono di rosso, impazzite, altre, violacee, si ritorcono su se stesse come serpi per poi dissolversi, in un continuo mutamento di forma.
È uno spettacolo angosciante, la vista del cielo devastato mi da quasi la nausea.
“E’ il Kishin.”
Già, lui l’avevo quasi scordato.
“La sua follia preme contro di te, quella che ancora non contieni. La senti?”
Certo. La volevo tutta, ed ancora pervade queste lande desolate e brulle.
“Io…volevo prenderlo tutto dentro di me, tutto questo furore. E già in me c’è molto più potere di quello che avevo prima di cadere di nuovo nel buio…ho fatto molta strada.
Sono grande, sono potente.”
Lo so, sono potente: l’aver ritrovato me stessa non mi ha epurato di tutte le anime che ho ingurgitato quando mia madre era ancora viva, sono resuscitata in un mare che si era riempito di urla non mie e di follia, che ancora risuonano fra le onde che si infrangono sulla riva.
Ma tutta quella furia dirompente là fuori, il Kishin, non so come potrebbe entrarci senza sconvolgermi di nuovo, qui dentro…
“Cosa credi che farai con lui?”

Non riesco a concentrarmi su me stessa ancora per molto, perché qualcuno mi sta chiamando.
Una voce dolce, familiare.
Risuona per un istante nella mia testa, poi…


…apro gli occhi.
“Bentornata, amica mia!”
Il viso pallido e sorridente di Maka, le sue mani che mi tengono strette le spalle, impedendomi di accasciarmi di nuovo al suolo. Sangue scarlatto le macchia la pelle bianca, gli occhi stanchi fanno fatica a rimanere aperti, affossati in ampie ombre viola, ma la sua energia è rimasta la stessa di sempre, la stessa che ricordo.
“Mi hai fatta preoccupare un sacco, questa volta! Credevo di averti persa del tutto…per fortuna che sei tornata in te! Nessuno pensava che ce l’avresti fatta, Shinigami ti aveva decretata irrecuperabile…sono tutti degli stupidi! Io ho sempre creduto in te, sei forte!”
Resto in silenzio ad ammirarla, beandomi della luce soave che sprigiona dai suoi occhi smeraldini. Non ricordavo quasi più questa sensazione, il contatto con la sua anima straordinaria.
“…ora è tutto finito, torneremo insieme alla Shibusen, tornerà tutto come prima!”
Le parole mi fuggono dalle labbra. Forse, solo, un piccolo sorriso sbigottito.
Ci vuole poco tempo perché la mia vista espanda il suo raggio, e che mi renda conto –sgomenta- di quello che sta accadendo attorno a noi due: la Luna, il cielo stellato che ci sovrasta, tutto il biancore…è offuscato, infetto, è come una nebbia malata che affligge il corpo e l’anima, un fumo di morte.
È la mia opera.
Il tempo sembra essere sospeso: persone, volti di professori, maestri, studenti ci attorniano, ed i loro visi variano dall’apatia completa al puro furore, fino allo sguardo vacuo e animale specchio di un cervello che non ha retto alla follia. Sono feriti, sono distrutti.
È colpa mia.
“No, non può tornare come prim…”
All’improvviso un paio di braccia avvolte di bianco attorniano il mio collo, e tutto il resto sparisce.

Maka…

“Mi sei mancata, stupida…”

Nulla esiste più, se non il suo profumo, i suoi capelli sul mio volto, le sue braccia strette attorno al mio cuore.
Non so se sono degna di questa gioia, di questo paradiso…ma mi aggrappo al suo corpo e mi stringo a lei, e non esiste più nulla, solo il suo respiro, le mie labbra assetate e bagnate di salato che le sfiorano la fronte.
Se la mia vita crudele doveva concludersi in questo, oh, io…

…è solo per un istante, abbracciate tra i rovi, sotto il cielo nero, strette l’una all’altra in un intenso mescolio…
“I fiori” mormora Maka “profumano tantissimo.”


Avrei dovuto capirlo subito, che per arrivare a questo limbo di gioia la via era semplice, e non doveva per forza passare dalla dannazione: non avrei dovuto dar retta al dolore, anche se ormai è troppo tardi. La verità è che non sono mai stata forte abbastanza da impedirmi di arrendermi, non ho mai lottato per restare in questa luce, e la mia mente devastata non mi ha mai permesso di sollevare gli occhi. Ma ora basta, non ho cuore per i rimpianti.
Perché nella mia anima la regina è una sola,
la vera regina non sono io.

La vera regina è sempre stata una sola, e ce l’ho stretta fra le braccia.


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Capitolo 9
*** Just a simple story about a crazy little girl. ***


Just a simple story about a crazy little girl.


E’ solo un istante, prima che l’abbraccio dolcissimo si sia infranto.
Le braccia di Maka di scostano lentamente dai miei fianchi sottili e doloranti, e vedo una mano estranea appoggiata sulla spalla della mia prediletta, che l’allontana da me e l’aiuta a tenersi dritta. Alzo lo sguardo e vedo il viso sbilenco di quel ragazzo, Soul Eater, con un sorrisino stanco dipinto tra le labbra e un mondo di affetto che riluce dagli occhi.
Poi lui nota che lo sto guardando, ed i suoi occhi si fanno più amari, conditi da un brillare di denti aguzzi:
“Ci hai fatto davvero dannare, stavolta, Chrona.”

Non fatico a credere che le sue parole siano molto più letterali di quello che lui intenda dire veramente, con quel suo tipico modo di fare da uomo duro.
La Dannazione, io ho camminato per quelli che mi sono sembrati secoli sul suo baratro sottile in punta di piedi, danzando con la morte a braccietto ed il vento della follia a scompigliarmi i già aggomitolati pensieri, sporgendomi sull’abisso e promettendo a braccia aperte la mia prossima caduta.
In realtà, ero convinta di essere già in volo, di aver già compiuto il fatidico salto, con le mie ali di demone spalancate e le urla malvagie delle anime che ho ingoiato che mi aprivano le porte dell’Inferno, e anzi, credo proprio di averlo compiuto il salto, mi ci sono gettata a capofitto nel momento stesso in cui la mia lama penetrava il corpo odioso di mia madre e la mia anima ancora bambina insieme con esso…sì, io ero già caduta.
Solo, Maka è riuscita a tendermi la mano e riacchiapparmi poco prima di colpire il fondo dell’abisso, trascinandomi tutto il mondo che conoscevo giù con me.
Ed ora, che sono risalita tra le sue braccia angeliche, resto sbalordita a fissare come dal suo volto stanco lanci sguardi d’amore al ragazzo in piedi dietro di noi.
Io…non posso dire di esserne sorpresa. Lo sapevo.
Casomai, dovrei darmi io della stupida, per aver potuto pensare che il cuore di Maka sia così sbagliato come lo è il mio, da amare qualcuno che non può ricambiarti. Da pensare che il suo amore per me sia come quello che ho sempre provato io per lei…
Ma in realtà lo sapevo, è sempre stato così, non è cambiato nulla da quando ho lasciato il loro mondo felice. Forse, il loro amore si è solo accresciuto.
Non posso star male per una cosa così ovvia, soprattutto ora che Maka mi sta sorridendo.

“Ti faremo portare a casa, adesso.” Dice. “Qui è pericoloso, dobbiamo ancora sconfiggere il Kishin.”

Fatico a recuperare la facoltà delle parole, che mi si attorcigliano tra le labbra.
“..no..” riesco a malapena ad articolare, “..no.”
“Come no, Chrona? È pericoloso qui…”
“Non sono più la fallita che conoscevi tu, Maka.”
Sorprendendomi che queste parole siano davvero uscite dalla mia bocca, pianto i palmi a terra e faccio perno per tirarmi in piedi. I miei muscoli non tremano di fatica, le mie gambe non vacillano.
Tendo una mano alla mia amata e la aiuto a rimettersi in piedi, trovandomi poi a fissare lo sguardo nei suoi occhi verdi.
“Forse ora mi hai riportato alla luce, ma io non sono più quella di prima. Non lo sarò mai più. Ho divorato un numero di anime tanto immenso che fatico persino a contenerlo dentro di me, ed ho ucciso mia madre Medusa con le mie stesse mani. Sono stata un mostro, e di conseguenza sarà il mio trattamento se tornerò con te alla Shibusen.”
Lancio un’occhiata alle persone che ci circondano, e vedo tante espressioni contraddittorie. Ma una prevale, l’odio.
“Ed io non potrei certo dare torto a coloro che desiderano che la mia anima sia data in pasto a Shinigami.”
Maka deglutisce, e Soul le prende un braccio per tenerla in piedi.
“Erano questi gli ordini, infatti.” Mormora il ragazzo abbassando la voce, “Tu eri finita sulla lista nera. Solo Maka ha continuato a proteggerti, trascinando anche qualcuno di noi, e andando contro alle prescrizioni dei superiori.”
Non posso fare a meno di sentire una ventata di calore a queste parole, che mi inonda il petto esile ma eretto, e di nuovo mi perdo negli occhi verdi di Maka, che mi sorride.
Ma perché, perché ogni volta che mi sorride è come una pugnalata nel cuore?
Lei mi dona così tanto affetto, così tanto da far male, ma quello che io vorrei, ciò di cui ho veramente bisogno, ciò di cui avevo fame e sete quando mi sono gettata nel baratro, illudendomi di poterlo trovare sul fondo…ecco, quello non me lo potrà dare mai.
Una punta acida di lacrime bollenti mi pizzica in fondo agli occhi, sgorgando da non so dove.
“E’ anche per questo che non potrei mai tornare con voi. Ti metterei in pericolo, Maka, e non potrei mai fare una cosa del genere.”
“Non devi dire così! Non mi interessa se sarà difficile anche per me, io voglio che tu…”
“…e c’è anche un’altra cosa.”
C’è che non potrei mai vivere accanto a te che ami Soul, e piuttosto preferisco…
“…guardati, Maka. Non ti reggi nemmeno in piedi, come pensi di poter sconfiggere il Kishin in queste condizioni?”
“Ma io…”
“Per colpa mia non sei più in grado nemmeno di brandire la tua falce, non potresti mai sconfiggere Ashura. E so benissimo che tu saresti l’unica in grado di farlo, perché la tua anima è l’unica che potrebbe raggiungere una frequenza tale da distruggerlo.”
“Ma non…”
“Casomai sei tu che dovresti tornare a casa, se non vuoi fare una brutta fine.”

Cosa pensi di fare allora!?
Dalla folla emerge una voce furibonda, ed un ragazzo si fa largo tra i presenti, che hanno già cominciato a disperdersi, dato il fatto che i mostri della follia del Demone hanno ricominciato ad attaccare con le loro unghie ed i loro denti.
È Death the Kid, il figlio del sommo Shinigami. Dietro di lui scorgo anche alcuni professori, tra cui Franken Stein, chino sul corpo esanime di Blak*Star, che ho colpito poco prima di essere fronteggiata da Maka.
Hai decimato le nostre forze in campo, hai torturato le nostre menti ed i nostri corpi con la tua follia e adesso dici anche a Maka di tornarsene a casa!? Cosa intendi fare, da che parte stai!? Sei diventata peggio di tua madre!?
Lascio le sue grida rabbiose scivolarmi addosso come acqua, volgendo lentamente la testa verso di lui. Non appena alzo il mio sguardo oscuro sui suoi occhi dorati e luminosi da dio della Morte, percepisco un sussulto attraversarlo intimamente, ed istintivamente fa un passo indietro.
“Sì. Sono peggio di mia madre.”
Il silenzio viene infranto dai suoni della battaglia che torna ad infuriare, grida e scoppi e stridii metallici di armi.
Le anime dentro di me si agitano alla musica della guerra, e Ragnarok preme contro il petto assetato di sangue, tentando di sfidare il mio autocontrollo. Avrò anche cominciato a sovrastarla, ma la mia follia non è certo scomparsa: mi lambisce le caviglie invitante, sussurrandomi di affondare ed annegare nuovamente in lei. È tutto più facile nell’annullamento della ragione e nella perdizione dell’anima, perché il dolore scompare con la consapevolezza e la ricerca di un significato nelle cose e nei sentimenti diventa un paradosso, anche se con un prezzo carissimo.
Il potere della mia follia sovrasta quello di qualunque altro essere, qui attorno a me.
Forse, anche quello del Kishin.
“E’ proprio perché sono peggio di Medusa che potrò distruggere Ashura. Vi ho privato di Maka, che era la vostra unica salvezza, ed ora la responsabilità delle mie azioni pesa sulle mie spalle.”
“Intendi fermare tu il Kishin? Sei pazza!?
Prendo un grosso respiro, gonfiando i polmoni di aria satura di fumo e sangue.
“Sì.”
Il giovane Shinigami fa una smorfia, come se lo stessi prendendo in giro.
“Avreste alternative?”
“Non metterei mai la mia salvezza nelle mani di un demone come te.”
“Chrona non ci tradirà, io credo in lei!”
Di nuovo la voce di Maka, di nuovo quel fuoco ardente che scalda e brucia i lembi del cuore.
Mi volto verso di lei le sorrido, nonostante tutto il male che mi deforma le labbra.
Ammutolisce, come Kid prima di lei, e la sua espressione si incrina in qualcosa di un po’ amaro, come se la mia vista avesse un sapore acre.
“Hai ragione, Chrona. Solo tu potresti fermarlo, ora, ed evitare che altre persone perdano la mente e la vita nel tentativo. Sei cambiata.”
Resto a guardarla senza aggiungere altro, senza il bisogno di esprimermi a parole.
“I tuoi occhi, sono diversi…non c’è più paura.”
“Ormai ho provato sulla mia pelle le oscurità più terribili. Le ho conosciute troppo a fondo per averne ancora paura.”
Vorrei che la sua immagine rimanesse impressa nei miei occhi così come la vedo ora, con quella fiducia sincera ad illuminarle il viso, con quel sorriso dolce e sicuro. Me la scolpisco nell’anima, vorrei ricordarla e portarmela dentro proprio così, rivolta solo a me, solo mia.
Poi mi volgo di nuovo a Death the Kid.
“Dì ai vostri uomini di ritirarsi. Ora ci penso io.”
“Non ti lascerò andare a fare una cosa del genere da sola! …”
Alzo semplicemente il mio braccio davanti a me ed uno stormo di rovi neri di sangue fuoriesce dalle mie vene, aprendomi la via tra me e la grotta dove si sta nascondendo il Kishin, e Kid viene sbalzato di lato, travolto dalla mia volontà.
Tra me e me sorrido, comincio ad incedere guardando fisso il mio obbiettivo, senza distogliere lo sguardo per nemmeno un secondo.
So quello che devo fare, ormai.
Mormoro un dolce addio a Maka, e mi avvio al mio destino.

“Sei sicura di quello che stai facendo?”
“Sì.”
È lei, la mia cara vecchia Voce, lei che finalmente è tornata a parlarmi dopo tutto quel tempo che le tenevo la testa schiacciata sott’acqua ed il cuore schiacciato dal nero acciaio.
La mia me ricoperta di fiori e di spine che mi guarda con cipiglio.
“Non sembri spaventata.”
“Non lo sono infatti.”
“Ahah, sarebbe una bella novità! Stai solo per affrontare il Kishin, la cosa più spaventosa del mondo…e proprio tu non hai paura?”
“No, non ho paura. La paura ce l’hai quando non sei sicura di quello che sta per accadere. Ma io so benissimo quello a cui sto andando incontro, e non sono mai stata più decisa di così a fare qualcosa.”
“Direi che non fa una piega.”
“Ma quanto hai da blaterare…per me sei tu quella che ha paura.”
Se ne sta in silenzio per un po’, ed io allargo un sorrisetto di dileggio tra le labbra. In fondo lei vuole solo provocarmi, come al solito: in realtà la sua volontà coincide perfettamente con la mia.
“…lo stai facendo per Maka, non è così?”
“Sì. È la cosa migliore da fare.”
“Ma noi…ma tu…”
“Dopo tutto il disastro che ho combinato, non credi che ci sarebbe un modo migliore per finire questa storia? Con Maka che mi sorride nel cuore e con la salvezza di tutti sulle mie spalle? Non voglio vedere Maka e Soul sposarsi, non voglio marcire in una cella, non voglio che la mia vita ricada in basso dopo aver raggiunto questo picco. E poi, mi fa sentire meglio quest’impresa, è come una redenzione.”
“Non posso certo darti torto. Non hai rimpianti?”
“Molti, troppi. Ma anche se mi mettessi a pensare ai rimpianti, di certo la mia scelta non cambierebbe.”
“Credo tu abbia ragione.”
“Mi sembra strano che tu sia d’accordo con me, è la prima volta che accade.”
“Se non ora, quando?”
La sento fare una risatina, ed anche io allargo il mio sorriso. Poi sospiro.
Un cielo blu infinito sovrasta la mia testa piccina, illuminato all’orizzonte da un glorioso tramonto rosso e arancio, che illumina le onde del mare come se fossero migliaia e migliaia di lucciole.
Ad ogni passo, un ricordo di quello che sono stata mi scorre veloce fra i capelli, come un sospiro luminoso, come una folata di vento, portandosi via il rancore e facendomi sentire leggera.
La mia vita insulsa, me la sto lasciando tutta alle spalle.
La follia del Kishin si avvicina, e non mi fa paura: contribuisce solo a rendere questo tramonto più potente, più rosso e luminoso. Continuo ad assorbirla a cuore aperto, e la sento premere contro la testa ed il petto. So che presto non la conterrò più.
“Cosa avverrà quando lo ingoierai?”
“Lo sai.”

“Ti ho sempre amato e lo sai, Maka. Ti porterò nel mio cuore fino all’ultimo. Sii felice, fallo per me. Addio.”
Maka non comprese subito il significato di quelle parole mormorate, o forse non volle comprenderlo.
Chrona si aprì la strada tra i combattenti con un poderoso attacco del suo sangue nero, e cominciò a camminare verso la voragine oscura che si apriva nel ventre della Luna, dove si nascondeva il Kishin. Non volle capire, volle solo avere fiducia.
“E’ pazza!” urlò Kid, “Lei non ha l’onda anti-demone come ce l’hai tu, Maka! Lei è un demone! Al massimo può divorarlo, ma la sua follia la sovrasterebbe, è troppo grande!”
“Devi credere in lei!” si ritrovò ad urlare Maka, sostenuta dalle braccia rassicuranti di Soul, “...lei sa quello che fa! Gliel’ho letto negli occhi!”
“Kid ha ragione, Maka…se Chrona mangia Ashura, perderà di nuovo il controllo.” La voce di Soul la raggiunse con il suo respiro vicino alle orecchie, e le aprì i pensieri.
“Ma non è possibile, non può andare incontro al Kishin sapendo di impazzire di nuovo…a meno che…”
“…a meno che non voglia autodistruggersi.” Concluse Kid, abbassando il tono di voce.
“No…” mormorò Maka, crollando addosso a Soul.
Kid corse dal professor Stein, per dirgli di ritirare le truppe.
Chrona aprì le sue ali nere e fu inghiottita dalle voragine.
Chronaaaaaa!!!" urlò Maka.

“E quindi è questo che faremo?”
“Sì.”
L’unica cosa che sento è un potere grande come un mondo di dolore e paura, immenso, doloroso, e unghie e denti resi aguzzi dalla disperazione che tentano di dibattersi inutilmente nel mio piccolo grembo. Finalmente è qui, ci sto davanti, è come un muro orrendo ed immenso, intrappolato dalle fauci oscure che fuoriescono dalla mia anima, slogandosi le mascelle per contenerlo.
Mi stordisce, mi assorda, mi acceca, mi percuote su tutta la superficie della mia pelle sottile, ma non mi fa paura.
Il mio cielo vibra, teso, e cominciano ad intravedersi spaccature oscure tra le stelle, che si ricoprono di denti, che sbavano, sanguinano, mordono…
Il mio mare si tinge di nero, di orrore, e la mia sabbia pietrifica nel gelo i miei delicati piedi nudi.
Il mio mondo si sta distruggendo e sta crollando, strillando dal dolore, trascinandomi verso il basso, verso l’oblio, verso l’Inferno.
Ma non ho paura, non ora.
“Questo è quello che progettavi di fare anche quando eri ancora immersa nella follia…rendere tuo il Kishin.”
Una risatina stanca mi scappa tra due respiri.
“…e non sarei nemmeno riuscita a contenerlo… che destino crudele. Mi sta distruggendo, mi sta divorando. Non è ironico? Direi che sono riuscita ad architettare bene questo momento, dopotutto. Almeno otterrò qualcosa.”
“Grazie a Maka.”
“Grazie a Maka, la mia regina.”
“Ma basta parlare, ora. Devi agire prima che prenda il sopravvento.”
“…o sarà tutto inutile.”
Ragnarok si materializza nel mio pugno saldo, fedelissima lama d’acciaio nero, la mia portatrice di distruzione, dei miei nemici e del mio cuore.
Il Kishin si dibatte nel mio stomaco, folle e inarrestabile, completamente inghiottito.
Impugno la mia spada.

Ciò che Maka, Soul, Death the Kid e tutte le persone giunte fin sulla Luna per combattere il Kishin videro, non fu nemmeno lontanamente paragonabile a quello che percepirono.
Ci fu da principio una luce, rossa, rossa come il sangue, che si espanse a velocità vorticosa e fece male come un’esplosione nelle orecchie, come uno strappo allo sterno da schiacciare il fiato.
Poi ci fu un’ondata di nero, più potente questa volta, che li pressò tutti al suolo con il peso di mille incudini di piombo, e fu come se tutto il dolore del mondo pesasse sui loro poveri e fragili corpi, schiacciandoli sotto una pressa inarrestabile e terribile, senza via di scampo.
Ma fu solo un attimo.
Poi venne una luce bianca, e fu leggera.
Sapeva di redenzione, sapeva di aria pura, di semplice consapevolezza che la vita è una cosa bella, e che avere un po’ di paura a volte è normale, ma non è certo quella a fermare i cuori pieni di fede.
Si udì una specie di tintinnio, come di una spada metallica che cade al suolo, e risuonò come una campana.
"La follia del Kishin è scomparsa!” urlò Franken Stein rialzandosi.
Le persone cominciarono a risollevarsi sulle proprie gambe, guardandosi attorno stupite, guardando il cielo blu, rischiarato, trapunto di timide stelle.
“Chrona…” mormorò Maka.

Sorrido, in pace.
“E così questa è la nostra fine.”
“Già.”
“Non è un granché. Almeno, hai chiuso in gloria.”

“Ci ho provato. Ma non credo che avrei potuto ottenere di meglio, è già tanto.”
“Dici?”
“Sì.

è solo la fine di una semplice storia di una bambina pazza.”

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Fine!

Ecco finalmente giunta a compimento questa storia che ho trascinato lentamente per un sacco di tempo, e che spero abbiate apprezzato! A me è piaciuta, è stato un viaggio interessante e pieno di emozioni, attendo speranzosa di sentire i vostri pareri! ^^
Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggermi, commentarmi e starmi dietro, perché mi rendo conto di aver aggiornato davvero mooolto lentamente -dannata vita reale...-

Chrona mi affascina e non mi stanca mai, quindi qui lancio una proposta...e se le dessi un sequel?
Ci sto pensando seriamente -ebbene sì...che poi se sarà prequel, in-mezzo-quel o sequel non si sa...e di certo non lo dirò qui per rovinare la sorpresa! :D Posso solo promettere molta più azione e molte meno seghe mentali!-
Fatemi sapere!
E di nuovo, grazie per avermi seguito!
Alla prossima!

Kiki

~~~ In effetti il seguito è uscito, anzi, ce ne sono ben due! Ci sono due story line, la prima è piuttosto breve e legata a doppio filo con la mia narrazione, ed è qui: “Unforgivable Heart.”, la seconda è quella che io considero il vero seguito, anche se prende avvio dalla fine vera e propria del manga – che è quasi uguale a quello della mia storia –, quindi lo considero più un seguito “spirituale”: (*qui ci sarà il link non appena inizierà la pubblicazione!*).~~~

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