A me piace quella lì

di Betty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** CApitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Sono tornata con una nuova storia, spero che vi piaccia come le altre, mi raccomando mi aspetto tante recensioni

A me piace quella lì

 

Sono tornata con una nuova fanfic, spero che vi piaccia come le altre, come sempre sarà una storia d’amore e lavorerò ancora con il mio Benjamin, non potevo trascurarlo ancora! Mi raccomando mi aspetto tante recensioni! Betty.

CAPITOLO 1

Erano già tre anni e mezzo che lavorava in quella ditta, era un buon lavoro dopotutto, lo stipendio non era male e aveva un pallino per i numeri. Unico neo l’ambiente un po’ come dire maschile e di conseguenza maschilista. Cosa poteva pretendere visto che lavorava in una carrozzeria per auto? Nicole Rikter era l’unica impiegata, in ufficio con lei stazionava il figlio del capo che non si capiva bene se lavorava o chattava in internet.

Poco male, anche lei nei momenti di calma si connetteva per girovagare un po’ in rete, ma di tempo ne aveva veramente poco; subito dopo il diploma in ragioneria era stata assunta in questa piccola ditta ed era partita da zero, adesso sapeva gestire tutto l’apparato amministrativo e bancario dell’azienda, aveva molte responsabilità ma ormai si era abituata.

A 22 anni, Nicole aveva un lavoro che la appagava, la sfera privata però era tutt’altro che confortante, viveva in famiglia dove la situazione era tutt’altro che rosea, il padre aveva già avuto due infarti ma lavorava ancora come muratore; la madre invece dopo aver rotto una vertebra in una caduta e aver rischiato di rimanere paralizzata faceva la casalinga.

Ogni mese una parte del mutuo della casa dei genitori, le rate della macchina e varie piccole spese gravavano sullo stipendio della ragazza, che usciva di rado per non spendere soldi.

Le era rimasta una sola vera amica, Lisa, si erano conosciute alle superiori ed erano diventate amiche per la pelle, uscivano ogni tanto insieme e per qualsiasi problema sapevano che potevano contare l’una sull’altra.

La ragazza però sentiva la mancanza di qualcosa, del grande amore, invidiava l’amica felicemente fidanzata e avrebbe voluto poter essere come lei; bella, sicura e con un sacco di amici.

Ogni volta che ci pensava si guardava allo specchio e si osservava, non era bella, con qualche chilo in più, gli occhiali e i capelli castano scuro erano schiariti da dei colpi di sole per ravvivarli. Era estremamente timida, si ricordava i primi tempi che lavorava arrossiva ogni volta che doveva trattare con un cliente, adesso la situazione era migliorata anche se talvolta le capitava ancora.

Anche quella mattina si stava osservando, come sempre indossava un paio di comodi jeans e un maglione, che copriva un po’ di ciccia, fortunatamente era arrivato l’autunno e i maglioni ampi coprivano le sue imperfezioni, decise di smetterla di compatirsi ed indossò la giacca osservò l’orologio che aveva il polso e si accorse che era in ritardo, uscì velocemente di casa e salì in macchina.

Abitava poco fuori Amburgo e la carrozzeria distava poco più di dieci minuti da casa sua, altra fortuna, quando entrò in ufficio, Oliver il figlio del capo era già al computer. "Cominciamo bene la mattinata!" pensò la ragazza.

"Buongiorno!" esclamò Nicole con un sorriso.

"Ciao!" disse dopo qualche istante il ragazzo, aveva 27 anni ed era un bel tipo ma con poca voglia di lavorare o meglio di fare lavori manuali.

"Come è andata la domenica?" chiese Nicole, tanto per fare un po’ di conversazione.

"Normale"

"Che entusiasmo" pensò nuovamente Nicole, la sua unica compagnia era la radio che Oliver aveva istallato in ufficio, l’aveva fatto per lui ma anche lei ne godeva.

La giornata cominciò così, come al solito molte telefonate e mille cose fatte nello stesso momento, nel pomeriggio la ragazza si recò in banca per delle commissioni, solitamente c’era poca gente ma quel giorno sembrava che le persone di Amburgo fossero tutte in quella banca.

"Almeno mi rilasso un po’, lontano dal casino della carrozzeria." Pensò Nicole, iniziò a guardarsi in giro indifferente, come faceva sempre in realtà le piaceva studiare le persone, si capivano molte cose da come erano vestite o si comportavano, l’uomo davanti a lei ad esempio era vestito con un completo grigio scuro, di ottima fattura, camicia bianca, ma sembrava a disagio con quei vestiti. Era davvero carino i capelli neri, gli occhi scuri e così misteriosi, molto alto e da come si tendeva la giacca doveva avere dei muscoli non indifferenti. Insomma un bel tipo, all’improvviso il trillo di un cellulare, lui che risponde, voce profonda e pacata, Nicole cercò di non ascoltare la conversazione ed effettivamente non poté, visto che stava parlando una lingua strana, orientale, forse. Capì dal tono che gli aveva appena comunicato una cattiva notizia, non si accorse però quando l’uomo si girò fulmineo e si scontrò con lei.

Un attimo prima era in piedi e adesso era per terra, arrossì imbarazzata mentre l’uomo si abbassò. "Mi scusi signorina, non l’avevo vista" disse sempre con voce pacata.

"Non si preoccupi!" esclamò Nicole, l’uomo le porse una mano e con poco sforzo l’aiuto ad alzarsi, poi le raccolse le carte che si erano sparse sul pavimento.

"Tenga, si è fatta male?"

"No, no, è tutto a posto." Rispose la ragazza, era rossa come un peperone e l’uomo osservandole sorrise.

"Devo andare, le chiedo ancora scusa."

"Non si preoccupi sono cose che succedono, dopotutto sono molto più bassa di lei e naturale che non mi abbia vista." Disse Nicole mentre si puliva i pantaloni.

"Allora vado, buongiorno" disse l’uomo con un sorriso.

"Buongiorno"

Osservò l’uomo uscire, poi si guardò la mano, cavoli quel tipo, l’aveva alzata senza problemi, doveva essere veramente forte, per alzare un peso come lei, sorrise era diverso tempo che non aveva un contatto così ravvicinato con un uomo. Forse aveva bisogno di trovarsi qualcuno.

"Che idee stupide, non ho tempo per trovarmi un ragazzo!" pensò Nicole, poi zittì la voce del suo cuore e andò allo sportello, era arrivato il suo turno.

**********************************************

"Mamma come diavolo sei riuscita a fare questo casino?" chiese Benji alla donna accanto a lui.

"Mi ha attraversato la strada un cane e ho contro sterzato." Rispose la donna.

"Peccato che c’era un idrante!" disse l’uomo osservando la scena dell’auto sopra all’idrante, i pompieri avevano appena chiuso l’acqua, ma tutto intorno sembrava un lago.

"Non ho fatto apposta." Disse Katy Price.

"Spero proprio. Ecco il carro attrezzi, la portiamo in carrozzeria, speriamo di non dover spendere un capitale, se ti conviene cambiarla."

"No! È stato l’ultimo regalo di tuo padre, non potrei.." disse la donna mentre la voce le si spegneva.

"Ho capito." Rispose conciso l’uomo.

La sua mente per un attimo andò a quel pomeriggio di quasi otto mesi prima, quando la madre lo aveva avvisato con una telefonata del malore di Edward Price, quando era arrivato in ospedale, quello che credeva essere una sciocchezza si era rivelato molto più grave; la notizia della rottura di una vena nel cervello poi l’operazione disperata e il conseguente stato di coma. Il vecchio sauro, come lo definiva lui, non aveva resistito molto, era spirato pochi giorni dopo. Lui in qualità di erede non aveva potuto sottrarsi alle sue responsabilità, era subentrato al padre, in pochi giorni era successo quello che aveva cercato di evitare per anni, aveva abbandonato il calcio e si era trasformato in un uomo d’affari.

Doveva ammettere di aver ereditato il senso degli affari del padre e in quei mesi era diventato insostituibile, anche se il calcio gli mancava.

"Benji pensi che riusciranno a rimetterla a posto?" chiese la madre speranzosa, interrompendo i suoi pensieri.

"Certo, sono anni che portiamo le auto da Hans, come sai ha sempre fatto ottimi lavori." Disse alla donna.

"Non è colpa mia se ogni tanto graffio l’auto." Si difese Kate.

"Non ti preoccupare, adesso ti accompagno a casa e poi vado a farmi fare un preventivo, andiamo." Disse Benji accompagnando la madre verso la sua porche nuova fiammante, si erano uniti molto da quando era morto il padre. Stavano recuperando un rapporto che non avevano mai avuto e di questo non poteva esserne contento, sua madre era una donna forte ma la mancanza del marito l’aveva quasi gettata nella depressione; fortunatamente grazie alla sua vicinanza non era successo.

"Benji sei arrabbiato?" chiese la donna quando furono in auto.

"No, l’importante è che tu non ti sia fatta male" le disse Benji con un sorriso.

Kate fu sollevata da quell’osservazione, il fatto di vedere il figlio sorridere la rendeva felice; Benji sorrideva così poco, era sempre serio e taciturno, sapeva che la scelta di lasciare il calcio gli era costata molto e lo ammirava, ma nei suoi occhi si era spenta quella luce che vedeva sempre quando era sul campo verde. Avrebbe pagato qualsiasi cifra per rivedere quello sguardo così vivo, sospirò attirando l’attenzione di Benji.

"Cos’hai?" le chiese dolcemente.

"Ti creo sempre dei fastidi."

"Non dire sciocchezze, mi hai evitato una noiosissima riunione con il consiglio di amministrazione. Oggi non avevo voglia di confrontarmi con quei vecchi babbei."

"Benji non offenderli quelle persone hanno fatto grande la Price Corporation."

"Lo so, ma ora bisogna guardare al futuro, c’è bisogno di nuove idee, esplorare nuovi campi, purtroppo non capiscono, sono ancora ancorati alle loro antiquate convinzioni."

"Vedrai che riuscirai a convincerli, ma ci vuole tempo, alcuni loro non hanno ancora accettato la morte di tuo padre e il tuo successivo insediamento. E successo tutto così velocemente, devi dargli tempo e vedrai che otterrai la loro fiducia."

"Grazie per le tue parole"

"E’ la pura verità!" rispose la donna.

Pochi minuti dopo arrivarono davanti a villa Price, Kate scese dall’auto e si diresse verso l’ala della casa dove risiedeva, la casa era stata infatti divisa in due appartamenti uguali dopo la morte di Edward Price e Benji abitava nell’altra parte, in questo modo ognuno aveva la sua privacy pur rimanendo vicini.

Benji osservò la madre entrare poi si diresse verso la carrozzeria di Hans, quando vi arrivò, l’uomo stava controllando la Jaguar della madre.

"Hans, riusciamo a sistemarla anche questa volta?"

"Benji! Non ti avevo riconosciuto, vestito così elegante, l’ultima volta che sei venuto qui è stato circa quattro anni fa e detestavi quei tipi di abiti!" esclamò l’uomo.

"Ormai è la mia divisa!" rispose sconsolato l’uomo.

"Ha fatto un bel danno tua madre" disse l’uomo osservando l’auto.

"Mi conviene ripararla?"

"Ti devo fare un preventivo dettagliato, anche con la meccanica. Hai fretta per la riparazione?"

"L’importante è che mi madre riabbia la sua auto." Disse Benji.

"Entro domani ti mando un fax con il preventivo."

"Ti lascio il numero"

In quel momento Benji vide una ragazza uscire dall’officina con un cordless in mano, strano gli sembrava di conoscerla.

"Scusate, c’è Hoffman al telefono" disse la ragazza ad Hans.

Notò che era arrossita e allora si ricordò del suo scontro di poche ore prima, effettivamente la ragazza era bassa nei suoi confronti, non si poteva certo definire magra ma neanche grassa, diciamo che aveva qualche chilo in più, ma ciò che lo aveva già colpito in banca erano i suoi occhi così belli, grandi marroni ma con una sfumatura di verde.

Dal canto suo Nicole appena aveva riconosciuto l’uomo era arrossita istantaneamente, dandosi della stupida per quella reazione, adesso era lì accanto a lei e la stava squadrando da capo a piedi e non gli risultava difficile visto che era di almeno venti centimetri più alto di lei.

Non vedeva l’ora che Hans finisse di parlare al telefono per tornarsene nel suo piccolo ufficio, si sentiva troppo in imbarazzo, però siccome non c’era limite al peggio appena Hans attaccò disse che doveva andare dal cliente che era rimasto in strada.

"Nicole, pesaci tu a prendere il numero di fax di Benji."

"Va bene. Venga pure" Disse la ragazza, poi si avviò verso l’ufficio seguita da Benji. Quando entrarono a Nicole sembrò che l’uomo riempisse tutto l’ufficio con la sua mole.

"Mi dica pure il numero" disse la ragazza prendendo carta e penna.

"Le lascio direttamente il mio biglietto da visita." Disse Benji porgendole un biglietto.

"Perché diavolo non me l’ha dato prima?" si chiese la ragazza prendendo il biglietto, le loro dita per un attimo si toccarono e Nicole arrossì ancora di più.

"Grazie, lo allego subito alla sua pratica" la ragazza cercò di non balbettare.

"Puoi darmi anche del tu, non sono così vecchio" disse Benji con un sorriso.

"Neanche io!" rispose Nicole accennando un sorriso, poi lesse il biglietto "Benjamin Price, nome importante" disse, conosceva il nome, la Price Corporation era uno dei clienti più importanti della carrozzeria.

"Forse troppo! Adesso devo andare, aspetto il preventivo. E ancora scusa per questa mattina, mia madre aveva appena combinato un casino con quella macchina."

"Si è fatta male?" chiese Nicole preoccupata, aveva visto un paio di volte la donna e con lei era stata gentilissima.

"No, sta benissimo, solo un po’ spaventata. Vado, ci vediamo Nicole."

"Ciao" rispose la ragazza, poi lo osservò uscire dall’ufficio. Ma come faceva a sapere il suo nome? Poi ricordo che Hans l’aveva chiamata davanti a lui.

Si sedette doveva calmarsi ma come poteva? Aveva appena conosciuto un uomo affascinante e lei aveva fatto la solita figura della ragazzina timida. Si prese le testa tra le mani e disse: "Che stupida!"

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

CAPITOLO 2

Nicole rilesse per l’ultima volta il preventivo, non voleva che contenesse errori, alla fine lo fece verificare a Hans.

"Perfetto, spediscilo pure" disse l’uomo.

Nicole allora prese il biglietto da visita e mandò il fax, si chiese se Benji sarebbe venuto di persona a riferire la sua decisione o avrebbe chiamato, sapeva che era da stupidi pensare ad un uomo così impossibile per lei, ma non poteva farne a meno. Dopotutto l’unica cosa che aveva erano i suoi sogni e sognare non costava niente!

Come sempre però la realtà tornò prepotente e il lavoro le assorbì tutta la mattina, quando tornò a casa per pranzo trovò i genitori già a tavola, mai una volta che l’aspettassero.

"Ciao"

"Ciao! Tutto bene?" chiese la madre.

"Come sempre" rispose la ragazza, la madre iniziò a parlare del più e del meno, come sempre Nicole appena finito di mangiare si trasferiva in salotto per guardare la sua soap-opera preferita senza essere disturbata, ormai era una routine, mangiare, guardare la tele, mettere a posto la camera che sembrava sempre un campo di battaglia e poi ancora al lavoro.

Quando arrivò in ufficio però l’attendeva un sorpresa, entrò in ufficio tutto imbacuccata canticchiando l’ultima canzone che aveva sentito alla radio e si trovò davanti l’oggetto dei suoi pensieri delle ultime ore.

"Ciao!" gli disse Benji.

"Ciao, come mai da queste parti?" gli chiese Nicole mentre si toglieva il giubbetto, era già arrossita, come al solito.

"Sono qui per il preventivo, mi hanno detto che Hans è andato via ma dovrebbe tornare a momenti, così ho deciso di aspettarlo."

"Posso offrirti qualcosa? La nostra macchina del caffè è molto fornita"

"Ho appena preso un caffè al bar, non ti preoccupare." Rispose Benji.

Nicole si sentiva in imbarazzo, sapeva che non sarebbe riuscita a lavorare con lo sguardo dell’uomo addosso, sicuramente stava pensando a come fosse grassa, lo sguardo degli uomini le dava sempre quell’impressione.

"E’ da tanto che lavori qui?" chiese l’uomo.

"Tre anni e mezzo." Rispose Nicole.

"Sono circa quattro anni che non venivo qui, una delle ultime volte abbiamo scattato questa foto" disse solo in quel momento si accorse che l’uomo aveva in mano una cornice, Nicole la riconobbe subito, Hans si vantava con tutti per il fatto che conoscesse un certo SGGK.

"Che stupida, non ci avevo fatto caso, tu sei il SGGK!"

"Ero, ormai la mia vita e il calcio hanno preso direzioni diverse" disse Benji, la ragazza lesse nei suoi occhi tristezza e rimpianto. "Brava Nicole come sempre parli troppo!" pensò la ragazza.

"Benji, è un evento vederti qui due volte in un paio di giorni!" l’arrivo di Hans ruppe quello sensazione di imbarazzo che stava provando Nicole.

"Visto che non mi sono fatto vivo per tanto tempo ho deciso di recuperare." Rispose Benji, appoggiando la cornice.

"Hai visto il preventivo? Cosa ne pensi?"

"Pensavo di peggio, ripariamola, per la gioia di mia madre. Mi affido a te"

"Non ne rimarrai deluso" rispose Hans.

"Adesso vado, il lavoro mi aspetta, ciao." Disse Benji rivolto all’uomo e a Nicole.

"Ciao" rispose a mezza voce la ragazza, il suo sogno se ne stava andando.

Dopo quella piacevole visita il pomeriggio non passava più, quando finalmente uscì e arrivò a casa, trovò i suoi che litigavano per l'ennesima volta, si pentì di non essere rimasta al lavoro ancora per un po’.

Come sempre litigavano per delle cavolate, specialmente quando il padre beveva un po’ troppo, cosa che negli ultimi tempi accadeva spesso, non ne poteva più di quella vita, avrebbe voluto scappare lontano e fregarsene di tutto, alcuni si giorni si chiedeva perché fosse venuta al mondo per poi pentirsi subito di quel pensiero. Gli si era anche chiuso lo stomaco, dal nervoso, così saltò la cena, non che la madre cucinasse un granché bene, si chiuse in camera accese la stereo ma non riusciva ad ignorare le urla dei genitori, si cambiò velocemente e uscì dalla camera, non riusciva a restare in casa a sentirli litigare.

"Dove vai?" le chiese la madre.

"Esco, non ce la faccio a rimanere qui a sentirvi litigare." Rispose la ragazza.

"Tu non vai da nessuna parte!" esclamò il padre.

"Non sono più una bambina, non puoi comandarmi!" rispose Nicole poi uscì.

Passò la serata a spasso per il centro, si fermò da McDonalds a mangiare un hamburger, poi verso e undici rientrò, erano in sere come quelle che si sentiva ancora più sola e purtroppo negli ultimi tempi di sere così ce n’erano state tante; sospirò e cercò di dormire, ma con poco successo.

Il giorno dopo Nicole osservandosi allo specchio constatò che aveva le solite orrende occhiaie che anche con un casino di fondotinta si vedevano lo stesso, al lavoro la giornata passò lentamente, la ragazza sperava di poter vedere ancora Benji ma al tempo stesso pensava che era meglio così, perché se l’avesse vista si sarebbe spaventato.

Fino al fine settimana la storia si ripeté tutti i giorni, i suoi non facevano altro che litigare e lei la sera usciva a vagare per il centro per non sentirli e poi la notte insonne, quando finalmente arrivò il sabato Nicole avrebbe voluto restare a dormire un po’, era sfinita, le voci concitate dei suoi però la svegliarono. Si alzò di scattò a li raggiunse in cucina.

"Basta! Non ne posso più!" urlò la ragazza.

"Non sono affari tuoi!" le urlò il padre.

"Sì che sono affari miei, visto che non riesco più a vivere in questa casa!" disse Nicole poi girò le spalle e dopo essersi vestita uscì, prese la macchina e vagò un po’ fino a quando arrivò al parco della città, parcheggiò e cominciò a passeggiare, non riusciva a smettere di pensare alla situazione che stava vivendo, non riusciva più a sopportare i suoi che litigavano per qualsiasi cavolata, la stavano facendo diventare matta. Trovò una panchina libera proprio di fronte al laghetto, si sedette e guardò l’ora, le sette e mezza "Figurarsi se oggi riuscivo a dormire" pensò la ragazza poi all’improvviso una lacrima silenziosa iniziò a solcare il suo viso, non la fermò non ne aveva voglia, a lei se ne unirono altre, se solo fosse servito a qualcosa piangere; era sola in quel grande parco, era forse l’unico posto dove poteva sfogarsi e così si lasciò finalmente andare.

"Nicole!" una voce irruppe nei suoi pensieri. "Tutto bene?"

La ragazza alzò lo sguardo e si trovò accanto un uomo, vestito con una tuta e con un capellino rosso sul capo.

"Benji!" esclamò poi cercò di asciugarsi le lacrime, l’uomo le si sedette accanto come se si conoscessero da sempre.

"Ti do fastidio?" chiese dolcemente Benji.

"No, anzi." Riuscì a dire con fatica la ragazza.

"Tieni, è pulito"

Nicole osservò la sua mano che le porgeva un candido fazzoletto bianco, lo afferrò con mano tremante e si asciugò il viso e poi soffiò, poco elegantemente, il naso; non sapeva cosa dire così non parlò e Benji fece altrettanto restarono lì in silenzio ad osservare il parco popolarsi.

Nicole si sentiva protetta dalla sua presenza, mentre Benji sapeva che in certi casi non erano necessarie delle parole, quando l’aveva vista poco prima ci aveva messo un attimo a riconoscerla i capelli sciolti le coprivano il volto e il corpo scosso dai singhiozzi, non sapeva se era giusto avvicinarsi dopotutto non la conosceva ma non se la sentiva di lasciarla lì da sola, sapeva cosa voleva dire essere soli.

Aveva visto i suoi occhi rossi e pieni di sorpresa e quando lo aveva riconosciuto era arrossita, come sempre quando lo vedeva, era così tenera, la osservò ancora, stava guardando il paesaggio, gli occhi ancora lucidi, vi leggeva lo sconforto, chissà cosa le era successo.

"Grazie" la voce di Nicole lo riscosse dai suoi pensieri.

"Non ho fatto niente"

"Invece sì, mi sei stato vicino senza fare domande. Di solito le persone si fanno sempre gli affari tuoi."

"Non è il mio caso"

"Ho notato, ti ho sporcato il fazzoletto" disse Nicole guardando per terra e stropicciando il pezzo di stoffa.

"Sai ne ho altri!" disse l’uomo con un sorriso. Poi sentì lo stomaco della ragazza brontolare.

"Da quanto non mangi?" chiese.

"Da ieri mezzogiorno, a dire la verità non ho mangiato molto." Ammise imbarazzata Nicole.

"Ti offro la colazione, andiamo" disse Benji alzandosi.

"No, te la dovrei offrire io" disse la ragazza poi cercò di afferrare qualcosa accanto a lei, alzò lo sguardo meravigliato verso Benji "Ho lasciato a casa la borsa!" esclamò.

"Quindi devi per forza accettare la mia offerta, conosco un bar qui vicino che ha delle brioche buonissime"

Nicole sentì ancora lo stomaco brontolare "Mi hai convinto, andiamo!" gli disse alzandosi, si affiancò a Benji e si diressero verso il bar.

"Sei qui a piedi?" chiese Benji.

"No, sono venuta in macchina"

"Abiti fuori?"

"Sono a dieci minuti dalla carrozzeria, ma se potessi permettermelo andrei a vivere da sola" disse la ragazza con aria afflitta.

"Problemi con i tuoi? Scusa, non volevo fare l’impiccione.."

"Non c’è problema, c’è poco da dire, la vita con loro è insopportabile, tutto qui. Adesso però non ne voglio parlare, ho solo voglia di una buona brioche."

"Così sia, ecco il bar."

Appena furono dentro il calore li avvolse, ordinarono e quando si trovarono di fronte Nicole osservò gli stupendi occhi di Benji e si ritrovò nuovamente ad arrossire, si diede della stupida come al solito, dopotutto sapeva che il ragazzo si era fermato solo per compassione.

"Allora Nicole dimmi un po’ di te"

"Non c’è niente da raccontare la mia vita è una noia completa, piuttosto tu potresti scrivere un libro su quello che hai fatto fino ad adesso."

"Non esagerare" si schernì l’uomo.

"Parlami di te!" disse Nicole non capiva come aveva fatto a trovare il coraggio di fargli quella proposta. Benji sorrise, poi iniziò a parlare della sua carriera, degli inizi di Holly, Tom, Lenders, parlò come non aveva mai fatto con nessuno e la cosa bella era l’attenzione che gli rivolgeva la ragazza. Solitamente le donne erano interessate al suo aspetto fisico e ai suoi soldi, ma Nicole, lei no. Dal canto suo Nicole ascoltava affascinata le parole di Benji e lo invidiò, la sua vita era così eccitante, piena di cose nuove.

"Sai ti invidio, io non mi sono mai allontanata da Amburgo, non ho mai fatto niente di eclatante.."

"Non è tutto oro quello che luccica, poche persone in questo mondo sono speciali, vedono i soldi e ti vengono dietro ma penso che se perdessi tutti i miei averi pochi si farebbero ancora sentire."

"Quello che dici sarà vero, ma se solo avessi un po’ più di soldi forse non mi troverei alle sette e mezza del mattino e piangere in un parco." Disse Nicole, abbassando lo sguardo.

"Non volevo metterti a disagio." Disse Benji.

"Ma non è colpa tua, è la vita ci sono i poveri e i ricchi, i belli e i brutti…"

"Ti stai deprimendo?"

"Abbastanza." Rispose Nicole.

"Tu non hai niente da invidiare ad altre"

"Davvero, tu usciresti con una come me, mi porteresti ad un galà importante sotto gli occhi di tutti?"

Benji rimase spiazzato da quella domanda. "Visto anche tu hai dei pregiudizi, ma è normale."

"No, non hai capito.." disse Benji dispiaciuto.

Nicole lo interruppe dicendo "Oh Dio Benji scusami, io..io non volevo assillarti con le mie paranoie! È che sto attraversando un brutto periodo."

"Non ti preoccupare. A me capita tutti i giorni di essere scontroso." Gli rispose Benji con un sorriso.

"Scontroso tu? Stai scherzando?"

"No, è la verità, pochi riescono a sopportarmi" ammise l’uomo.

Nicole era incredula poi sorrise "Sai a me mi definiscono troppo seria, dicono che ho la puzza sotto il naso e che mi comporto come se fossi già vecchia. La verità è che io non ho mai fatto niente per cambiare l’opinione dei miei conoscenti. Come conseguenza ho una sola vera amica."

"Forse se sei così e perché certe situazioni ti rendono in quel modo, certe persone però non capiscono cosa voglia dire crescere prima del tempo." Disse Benji ricordando la sua infanzia solitaria.

"Mi hai letto nel pensiero!"

"Sei vuoi oggi hai trovato un nuovo amico." Disse Benji, non sapeva perché l’aveva detto ma desiderava l’amicizia di quella ragazza, in alcuni frangenti era simile a lui.

"E tu hai una nuova amica!" esclamò Nicole raggiante, sapeva che aver ottenuto la sua amicizia era già un grande successo e ne era felice. Finalmente portarono cappuccini e brioche, Nicole e Benji continuarono a parlare amabilmente di vari argomenti senza però svelare molto di più delle loro vite.

Quando uscirono dal locale, il freddo li investì di nuovo, Benji accompagnò la ragazza alla macchina "Ci vediamo!" disse l’uomo.

"Vuoi un passaggio?" chiese Nicole.

"Abito piuttosto fuori" rispose Benji.

"Se venuto fino a qui a piedi?"

"Correndo"

"Cavoli che voglia, comunque adesso per ripagarti della colazione di porto a casa, sali in macchina che si gela qui fuori." Disse la ragazza, Benji sorrise e salì sulla piccola utilitaria, era abituato a auto un po’ più spaziose ma si adattò bene.

"Dove ti porto."

"La conosci Villa Katlin?"

"Sì, quella villa stupenda fuori Amburgo, ha un parco meraviglioso." Disse Nicole estasiata.

"Io abito lì" La ragazza restò a bocca aperta "Chiudi la bocca se non ti entrano le mosche!" le disse Benji.

Nicole arrossì e poi recuperò la sua ironia, avrebbe dovuto immaginarlo che un riccone come lui abitasse in una casa da sogno "Va bene ti accompagnerò al tuo tugurio"

Dopo mezz’ora di auto, la piccola Lancia Y si fermò davanti ai cancelli della villa "Signore, siamo arrivati!"

"Grazie del passaggio"

"Figurati, è il meno che potevo fare per sdebitarmi"

"Ci vediamo" disse Benji.

"Q-quando vuoi, tanto sai dove trovarmi" disse sorpresa la ragazza "Non ci posso credere mi vuole rivedere, ma come amica, si va bene però mi vuole rivedere!" pensò Nicole

"Ciao!" disse l’uomo poi scese.

"Ciao" rispose la ragazza, osservò l’uomo varcare l’enorme cancello, lui la saluto con una mano e lei ricambio poi partì verso casa.

Quella giornata all’improvviso si era illuminata, dal nero totale di quella mattina adesso vedeva degli spiragli di luce.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

CAPITOLO 3

Appena arrivò a casa Nicole vide che i genitori erano usciti, molto probabilmente a fare la spesa, decise di chiamare Lisa per raccontargli del incontro con Benji. Quando la chiamò, l’amica si era appena alzata.

"Ciao, ti disturbo?" chiese Nicole.

"No, mi sono appena alzata, cos’è questa voce così allegra?" chiese curiosa Lisa.

"Ecco ho conosciuto una persona"

"Ti sei innamorata?"

"Non saltare alle conclusioni, fammi parlare! Ti stavo dicendo che ho conosciuto un uomo, si chiama Benji è davvero bellissimo, simpatico, gentile.."

"Ma.." disse Lisa.

"Niente ma, siamo diventati amici, è un cliente della carrozzeria. Adesso ha qui l’auto di sua madre in riparazione è un lavoro un po’ lungo, forse lo vedrò ancora." Aggiunse Nicole, chissà perché all’improvviso tutta l’euforia che aveva provato era svanita, forse perché si rendeva conto che un’amicizia non cambiava così tanto la sua vita, si sarebbe solamente illusa e avrebbe sofferto.

"Ehi, Nicole ci sei ancora?"

"Sì, stavo pensando"

"A lui, allora ti piace?"

"Sarebbe un po’ strano se non mi piacesse e così bello." Disse Nicole cercando di assumere un tono normale.

"Ma non si può mai sapere, magari.."

"Lisa, non prendermi in giro, mi hai visto? Non sono certo un tipo che fa innamorare."

"Dai con cominciare a buttarti giù di morale, lui non sarà poi così perfetto!" disse Lisa.

"Invece lo è, hai mai seguito le partite di calcio?"

"Adesso questo cosa centra?"

"Sì o no?"

"Certo, Ian è un patito di calcio"

"Sai chi è il SGGK?"

"Certo è Benjamin Price uno dei più belli del campionato, peccato che si sia ritirato! Ha preso il posto del padre nell’azienda dopo che questo è morto qualche mese fa…" Lisa si interruppe un attimo poi continuò "Non dirmi che quel Benji è.."

"E’ lui!" disse sconsolata Nicole.

"Ah!" esclamò Lisa, come per dire che effettivamente Nicole aveva poche possibilità con un figo del genere.

"Visto non ho chance!"

"Ma non è detto, è poi siete già amici è un grande passo, sai si diceva che era una persona scontrosa e allontanava tutti."

"Non è vero, tutte cavolate."

"Anche tu quanto ti ci metti sei poco socievole, forse per questo che andate d’accordo. Quindi ti ripeto che è un ottimo iniziò!" concluse Lisa.

"Certo che per seguire il calcio per forza ne sai di cose!"

"A questo proposito, non è che gli faresti fare un autografo per Ian? Sai sarebbe un bel regalo di natale, ormai manca solo un mese e mezzo!"

"Se mai dovessi rivederlo cercherò di farti fare un autografo."

"Grazie, sei un’amica."

"Ricordati che non è detto che lo riveda!" disse Nicole.

"Cavoli! Un po’ di ottimismo, adesso devo andare, tra poco arriva Ian. Fammi sapere se ci sono sviluppi."

"Va bene, buona giornata"

"Anche a te, ciao!" rispose Lisa poi attaccò.

Nicole si stese sul letto e ripensò alle parole dell’amica, la faceva facile lei, era così carina, socievole e riusciva a farsi tutti amici. Lei era il suo contrario, Benji non si sarebbe mai accorto di lei come donna, prese un cuscino e lo premette sul viso.

"Rassegnati Nicole, sarai sempre e solo un’amica per tutti. Non farne un caso di stato e cerca di tirare aventi" pensò ma la sua mente lavorava, facendole venire in mente scene in cui lei era tra le sue braccia, le sue mani che la accarezzavano "Basta!" disse ad alta voce e aprendo gli occhi. Doveva smetterla di sognare e tornare sulla terra, in quel momento sentì la porta aprirsi e le voci dei suoi genitori che parlavano normalmente.

"Almeno non si stanno scannando!" pensò la ragazza poi senza accorgersene scivolò lentamente nel sonno.

*************************************************************

Dall’altra parte della città Benji stava facendo una doccia calda, il freddo intenso di novembre gli entrato nelle ossa, mentre si rilassava gli venne in mente il volto di Nicole, negli anni non aveva trovato nessuno che lo conquistasse con la sua semplicità. Fisicamente non ne era attratto ma la sua compagnia era piacevole, andavano d’accordo e per lui che era sempre solo era un gran cosa, sorrise ricordando il volto che arrossiva, quella mattina dopo tanto tempo era di buon umore.

Forse una vera amicizia era quello che cercava da tempo, non una donna da portarsi a letto e basta, ma una persona a cui svelarsi veramente, il suo intuito gli diceva che con lei avrebbe potuto farlo; non ci credeva ancora, all’età di ventotto anni aveva un’amica.

Uscì dalla doccia dopo diversi minuti e si vestì sportivo, jeans e un maglione pesante, prese il giaccone e andò dalla madre, avrebbe dovuto accompagnarla a fare alcune compere.

Quando Kate vide il figlio, si accorse subito del suo sorriso e ringraziò il cielo di portelo vedere così felice.

"Benji cosa ti è successo?" chiese dolcemente.

"Niente, perché?"

"Sei così.. come dire.. felice" si azzardò a dire la donna.

Benji rise, una di quelle risate che faceva raramente "Non ti scappa niente! Soddisferò la tua curiosità. Ho conosciuto una donna."

"Una donna?" gli occhi di Kate si illuminarono.

"Non farti strane illusioni, siamo solo amici, abbiamo bisogno entrambi di un’amicizia e nient’altro."

"La conosco?"

"E’ la segretaria di Hans"

"Non lo mai vista ma le ho parlato qualche volta al telefono, è molto gentile" disse Kate.

"Gentile e simpatica, siamo andati subito d’accordo."

"Sicuro che è solo amicizia?"

"Mamma, non ho bisogno di complicarmi la vita con l’amore, idem per lei, siamo amici, punto e basta. Adesso chiudiamo il discorso e andiamo a fare shopping."

"Ti annoierai a morte"

"Mi sacrificherò!" esclamò Benji.

Kate sorrise "Lo sai che ti voglio bene?"

"Certo mamma, te ne voglio anch’io!" disse l’uomo poi si avviò verso la macchina

Kate osservò il figlio, sarà anche solo un’amica, ma era riuscita a riportare il sorriso sul volto di Benji e per quello le era grata.

*************************************************************

La domenica passò lenta per entrambi e il lunedì arrivò con il suo carico di lavoro, Benji dal suo ufficio osservava il paesaggio di Amburgo, quella domenica era rimasto a casa ma avrebbe tanto voluto uscire a fare in giro, ma da solo non c’era gusto.

Forse avrebbe potuto chiamare Nicole e chiederle se aveva voglia di uscire a mangiare una pizza, ma un dubbio si insinuò nella sua mente, se lei si fosse fatta delle illusioni? Non voleva che soffrisse, l’unico modo per saperlo era parlare con lei, chissà come stava oggi. Alzò la cornetta del telefono e fece per comporre il numero della carrozzeria, ma poi attaccò. Forse era troppo presto, un leggero bussare lo distrasse.

"Avanti!"

Entrò la sua segretaria, che era stata anche quella di suo padre "Signor Price, c’è l’avvocato Shuster."

"Lo faccia entrare, grazie."

"Le devo portare qualcosa?" chiese gentilmente la donna.

"Sento se l’avvocato desidera qualcosa e poi le faccio sapere Paula"

"Va bene" disse la donna uscendo.

Pochi istanti dopo entrò l’avvocato Shuster, aveva pochi anni più Benji e anche lui era subentrato al padre andato in pensione, da anni il loro studio legale seguiva la sua famiglia.

"Buongiorno Mike, come mai questa visita."

"Non ti preoccupare Benji niente di grave, solo una visita di cortesia." Rispose l’uomo sedendosi.

"Ammettilo ti sei ricordato di portarmi gli originali della documentazione per i passaggi delle proprietà di mio padre a me."

"Colpito e affondato!" rispose l’avvocato, prendendo dei documenti dalla sua ventiquattrore. "Ecco qui, sono tutti tuoi!"

"Grazie, come sta tuo padre?" chiese Benji.

"Tira avanti, ogni tanto viene ancora allo studio per spulciare qualche pratica ma per il resto si sta godendo la vita tra campi di golf e viaggi con mia madre."

"Salutamelo quando lo vedi, gradisci qualcosa?"

"No, sono di corsa, ho un appuntamento tra mezz’ora" disse guardando il rolex che aveva al polso e alzandosi.

"Ci vediamo Mike."

"Ti aspettiamo sempre al circolo"

"Sai il golf non è uno dei miei sport preferiti." Rispose Benji con un sorriso. Poi diede la mano a Mike e lo guardò uscire, prese in mano le carte che gli aveva portato e le rilesse, anche se ormai le conosceva a memoria. Tutto il patrimonio di suo padre andava a lui, come aveva scritto nel suo testamento, a sua madre un rendita a vita piuttosto consistente oltre ad alcune proprietà immobiliari. Aveva riletto quelle parole centinaia di volte e non riusciva a credere che il padre avesse fatto un testamento completamente a suo favore; rimpiangeva gli anni sprecati a litigare e a detestarsi, avrebbero potuto almeno avere un rapporto civile, invece ogni volta che si rivolgevano la parola volano parole grosse e insulti. Non aveva mai detto a suo padre che in fondo gli voleva bene, neanche quando lo aveva visto per l’ultima volta nella bara era riuscito a pronunciare quelle parole, nessuna lacrima, niente di niente.

Scacciò quei pensieri dalla mente e cercò di concentrarsi sul lavoro, stava prendendo in considerazione l’acquisizione di una piccola casa editrice che era in difficoltà finanziarie, il consiglio di amministrazione si era pronunciato in senso negativo, dicendo che l’editoria non rientrava nei campi di azione della Price Corporation. Quei matusa non accettavano le sue idee non perché non fossero buone ma perché erano sue!

Rilesse ancora i carteggi, i problemi erano stati dati dal figlio del proprietario che aveva speculato in borsa perdendo in pochi mesi una montagna di soldi, tutto sommato l’azienda era in buono stato, macchinari semi nuovi e personale specializzato, aveva solo bisogno di un apporto di capitale.

Decise che non avrebbe ascoltato il consiglio, lui era il capo e lui decideva! Maledizione non potevano trattarlo come un ragazzino, chiamò Paula e le disse di avvisare i membri del consiglio che aveva indetto una riunione per il giorno successivo, doveva finalmente far vedere di che pasta era fatto.

*************************************************************

Nicole stava bevendo un bel te caldo, aveva finalmente cinque minuti di pace, la domenica era trascorsa in tranquillità, era andata al cinema tanto per non stare in casa, anche se la vista delle miriadi di coppiette la rendeva sempre di umore grigio.

"Chissà se ha pensato a me" si chiese la ragazza, "Sono sempre la solita, mi illudo senza motivo, devo smetterla un volta per tutte di sognare ad occhi aperti." Pensò, scuotendo la testa, poi il telefono ricominciò a suonare così accanto i suoi pensieri e trasferì la sua attenzione al lavoro.

Passò quasi un’intera settimana in questo modo, poi al giovedì pomeriggio, Nicole ricevette una telefonata inattesa.

"Carrozzeria Kranik" disse con voce professionale.

"Ciao, sono Benji" disse l’uomo dall’altra parte.

"Benji che sorpresa!" esclamò la ragazza mentre al contempo arrossiva, meno male che era solo al telefono.

"Come stai?" chiese gentilmente l’uomo.

"Meglio grazie e tu? Tutto bene?"

"Sì"

"Ti passo Hans?"

"A dire la verità avevo bisogno di te."

"Di me?" chiese meravigliata Nicole.

"Questa sera ho voglia di andare al cinema, ho anche due biglietti omaggio, verresti con me? Non accetto rifiuti sei o no mia amica?"

"Le parole che una donna non vorrebbe mai sentirsi dire da un uomo come Benji, sei mia amica" pensò Nicole.

"Temporeggi?"

"Scusa, ma è entrato un fornitore e mi ha distratto, comunque va bene, vengo. A che ora è il film?"

"Alle nove, ma non vuoi sapere che film è?"

"Adoro il cinema, qualsiasi film va bene e poi se ho paura mi nascondo dietro di te!" esclamò Nicole con un sorriso.

"Ti passo a prendere?" chiese Benji gentilmente.

"No, meglio di no, se no sembrerebbe un appuntamento tra fidanzati, ci troviamo fuori dal cinema per le otto e mezza, così abbiamo il tempo di prenderci i pop-corn." Disse Nicole.

"Hai ragione, sai dov’è l’Odeon?"

"Certo."

"Allora ci vediamo lì. Ah Nicole?"

"Sì?"

"Grazie, non avevo voglia di andare da solo."

"Figurati, non potevo dire di no a un biglietto omaggio." Disse la ragazza, sentì Benji ridere e poi salutarla.

"Ciao a stasera" gli rispose lei, poi attaccò, sorrise, un amico, Benji era solo un amico, ormai ne era convinta, ma in fondo al cuore sapeva che la speranza non sarebbe svanita.

 

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Capitolo 4
*** CApitolo 4 ***


CAPITOLO 4

CAPITOLO 4

Quella sera Nicole uscì di corsa dal lavoro, cosa doveva mettersi, dopotutto, non era un appuntamento vero ma non poteva di certo vestirsi come se andasse da sola, avrebbe potuto chiamare Lisa per farsi consigliare, ma decise che era meglio se si arrangiava da sola. Arrivò a casa verso le sette a causa del traffico che aveva trovato ed entrò correndo, la madre la vide sfrecciare e la chiamò, Nicole tornò verso la cucina, mentre si toglieva il giubbetto.

"Dimmi!"

"Come mai così di corsa?" chiese la donna.

"Devo essere in centro per le otto e mezza, devo farmi una doccia e decidere cosa mettermi."

"Con chi esci?"

"Con un amic..a, con una amica." Rispose Nicole.

"Cosa mangi per cena."

"Mi basta un po’ di verdura e dell’affettato."

"Nicole mangi sempre così poco."

"Mamma se mangiassi di più diventerei una botte, comunque ho sempre mangiato così poco. Adesso mi lasci andare a fare una doccia?"

"Certo, certo!" rispose la donna.

Nicole si catapultò in bagno e mentre si lavava pensò a cosa mettersi, non che il suo armadio fosse molto fornito, comunque optò per un paio di pantaloni neri, un maglione blu, indossò un paio di stivali neri con un minimo di tacco.

Capelli sciolti e un filo di matita, si osservò allo specchio discreta ma passabile, cenò con i suoi ma non li ascoltava la sua mente era rivolta a quella sera, era la prima volta che usciva con un ragazzo di sera, lo sapeva che era un’uscita tra amici ma era comunque agitata.

Prima di uscire si osservò di nuovo alla specchio, più di così non poteva migliorare, indossò il capotto, prese la borsa nera ed uscì, mentre guidava non sapeva più a cosa pensare, insomma non doveva far capire a Benji di essere agitata, non si poteva essere agitati per un’uscita tra amici. Purtroppo il suo pensiero finiva sempre lì, come avrebbe voluto che lui la vedesse come una donna, ma come poteva anche minimamente pensarlo? Sarebbe diventata matta con tutti quei pensieri in testa!

Arrivò con qualche minuto di anticipo davanti al cinema, però ci mise un po’ a trovare parcheggio, quando arrivò davanti all’entrata Benji era già arrivato, quando la vide sorrise.

"Ciao! Scusa il ritardo ma non trovavo parcheggio!" disse la ragazza.

"Non ti preoccupare, sono appena arrivato anch’io!"

"Entriamo? Qui fuori si gela."

"Ti stavo per dire la stessa cosa. Vado io a prendere i pop-corn?" chiese l’uomo, poi videro la fila senza fine davanti ai botteghini.

"Forse è meglio se vado io, tu cerca di non perdermi di vista, così ti li passo."

"Ma non riuscirai mai a prenderli prima che inizi il film!"

"Scommetti?"

"Va bene, se ci riesci ti offro una cena, altrimenti la offri tu! Io voglio la confezione grande e una coca-cola"

"Allora preparati a pagare" disse Nicole, poi si buttò tra la ressa di persone, Benji la perse di vista era così piccolina, dopo pochi minuti però la vide alla cassa ad ordinare, ma come cavolo aveva fatto? Si fece largo tra la folla per darle una mano e quando furono lontani da quell’orda affamata Nicole gli rivolse un sorriso di vittoria.

"Ma come hai fatto?"

"Semplice, essendo bassa quasi nessuno fa caso a me, così mi infilo un po’ dove voglio. È una tattica consolidata nel tempo!"

"Quindi devo pagare?"

"Esatto, non vedo l’ora di sedermi ad un elegante tavolo e gustarmi tutte le primizie del menù."

"Tutte?" chiese Benji divertito.

"Bhe non proprio tutte!" disse Nicole arrossendo.

Benji rise della faccia che aveva fatto la ragazza. "Non ti devi vergognare di me, altrimenti sarai sempre rossa come un peperone!" Nicole arrossì ancora di più e Benji rise più forte.

"Ma non mi prendere in giro!" disse la ragazza dando un pugno sul braccio muscoloso dell’uomo, con l’unico risultato di farlo ridere ancora più forte.

"Smettila, stai attirando l’attenzione di tutti! Andiamo a vedere questo film!" disse Nicole precedendo Benji.

"Ai suoi ordini capitano!" le disse l’uomo sempre ridendo.

Fortunatamente la commedia era divertente, Benji e Nicole risero tutto il tempo senza sosta, quando uscirono avevano le lacrime agli occhi.

"Era un film fantastico!" disse la ragazza.

"Concordo, andiamo a berci qualcosa? Così decidiamo dove andiamo a mangiare sabato sera."

"Benji stavo scherzando, non sei obbligato.."

"Ogni promessa è debito, ti farò assaggiare la migliore cucina di Amburgo."

"Benji, io non sono mai andata in un posto elegante, a dire la verità il mio massimo di uscire a cena è andare in pizzeria."

"C’è sempre una prima volta. Comunque non ti porterò in un posto snob, hai mai mangiato italiano?"

"No"

"Perfetto, sabato però passo a prenderti poi andiamo a mangiare italiano!"

"Posso fare delle obiezioni?" chiese Nicole.

"Dimmi"

"Tu sei ancora un personaggio pubblico, se ci vedessero insieme magari penserebbero chissà cosa."

"A te da fastidio? Insomma se ti vedono con me?"

"Scherzi, così potrò vantarmi di essere uscita con il famoso Benji Price, la mie amiche schiatterebbero di invidia! A proposito di amiche, Lisa te ne ho parlato, insomma il suo ragazzo Ian è un tuo grande fan, non è che potresti farmi un autografo così è contento. Insomma sai come vanno queste cose"

"Non c’è problema"

"Non ti voglio obbligare, però.. come?"

"Ho detto che non c’è problema, a casa ho ancora delle foto con autografo già pronte, sabato te la porto." Disse Benji con un sorriso.

"Grazie, sei un tesoro. Adesso dove andiamo?"

"Dove vuoi tu!"

"C’è un bar qui vicino, potremmo prenderci un caffè."

"Solo un caffè?" chiese Benji ormai stava imparando a conoscerla.

"Va bene, una cioccolata… con panna!" disse sorridendo Nicole.

"Concordo con la scelta, andiamo" disse Benji prendendola sottobraccio.

La serata passò veloce, Nicole arrivò a casa molto tardi, fortunatamente i suoi dormivano alla grossa così non si accorsero del suo ritardo, il giorno dopo però Nicole faticò ad alzarsi.

Quando arrivò in cucina sua madre la osservò "Abbiamo fatto tardi ieri sera?"

"Non più del solito."

"Ti ho sentito rientrare erano le tre"

"Mamma non sono più una bambina, per una volta che ritardo."

"Lo so, ma se tuo padre fosse stato sveglio.." disse la madre lasciando la frase in sospeso. Nicole fece una smorfia, suo padre non era cattivo, ma beveva troppo con la conseguenza che le trattava male.

"Ma non è successo, ti prometto che la prossima volta starò più attenta all’ora."

"Va bene, adesso fai colazione. Sei già in ritardo."

"Mamma, sabato esco a mangiare, a mezzogiorno lo dico anche a papà così lo avviso che arrivo tardi."

"Non è che hai trovato il ragazzo?" chiese la donna sospettosa.

Nicole rise "No, mamma nessun fidanzato. Solo un’amicizia, te l’ho già detto." Effettivamente era la verità, la cosa che però non voleva dire era che usciva con un amico, non con un’amica!

"Va bene, vado a stendere, ci vediamo a mezzogiorno."

"Ok, ciao!" Nicole finì velocemente il suo te e poi andò in ufficio, la mattinata passò veramente veloce.

Quando arrivò a casa, riuscì a darla a bere al padre che usciva a mangiare con Lisa, naturalmente avrebbe avvisato l’amica di tenerle il gioco. Non sapeva perché ma non voleva che i suoi sapessero oche usciva con Benji, si sarebbero fatti delle strane idee, aveva concordato con Benji che lei si fosse trovata fuori casa, così al buio non potevano vederlo.

Arrivò sabato, Nicole si alzò presto per andare dal parrucchiere, poi andò da Lisa per riferirle le ultime novità.

"Davvero ti darà l’autografo?"

"Certo, stasera"

"E’ magnifico" disse Lisa abbracciando l’amica. "Non riesco ancora a crederci che sei amica di Benji Price."

"Sai è bello essere sua amica, è così divertente."

"Sei sicura che non aspiri ad altro?"

"Sicurissima, la sua amicizia basta. Cosa potrei volere di più?"

"Il suo amore"

"Lisa siamo realistiche per una volta, non sono carina come te. Quindi piantiamola con questi discorsi ipotetici, ok?" disse Nicole seria.

"Va bene, quindi tu e il tuo amico, dove andate a mangiare?"

"Se lo dici così, sembro la sua amante!" disse ridendo Nicole.

"Perché no, i sogni non si pagano. Sbaglio o me lo hai detto tu?"

"Colpita e affondata! Comunque ha detto che mi porta a mangiare italiano. Per stasera, non ho detto ai miei che esco con Benji, dovresti reggermi il gioco. E lunga da spiegare, ma gli ho detto che esco con te."

"Non c’è problema, stai tranquilla. Adesso dimmi, cosa ti metti?" chiese Lisa curiosa.

"Come sempre, pantaloni e un maglione, però per questa sera pensò che metterò quegli stivaletti che mi hai fatto comprare l’anno scorso."

"Quelli marroni con il tacco alto?"

"Esatto, saranno abbinati al mio maglioncino marrone e alla borsa marrone che dovrò comprare questo pomeriggio"

"Sei in vena di shopping, bene, ti accompagno, conosco un paio di posti dove trovi delle borse bellissime a poco."

"Perfetto, vado a casa per pranzo, poi ti passo a prendere."

"No, ti passo a prendere io, devo pur sdebitarmi per l’autografo."

"Per le due?" chiese Nicole.

"Ok, per le due!"

Quel pomeriggio le due ragazze girarono parecchi negozi fino a quando non trovarono la borsa che Nicole cercava, soddisfatte tornarono a casa, Lisa si fermò per vedere finalmente l’amica con un paio di tacchi, era un evento raro.

Quando fu vestita e truccata, Nicole disse: "Allora?"

"Sei bellissima, i capelli così raccolti ti stanno d’incanto! Con i tacchi sembri anche più alta. Forse dovresti truccarti un po’."

"Ma sono truccata, non vedi la matita?"

"Sei irrecuperabile!" le rispose Lisa scuotendo la testa.

"Speriamo di non cadere da questi cosi." Disse Nicole osservò il tacco di sei centimetri.

"Al più ti aggrappi a Benji."

"Sì, così lo tiro per terra"

"Che stupida! Fra poco arriva il tuo cavaliere, usciamo di qui e recitiamo la nostra scenetta ai tuoi."

"Andiamo."

Nicole salutò i suoi, come sempre sua madre le fece molte raccomandazioni, dopo qualche minuto le due riuscirono ad uscire, pochi istanti dopo videro arrivare una porche.

"Cazzo!" esclamò Lisa.

"Meno male che non andiamo in un posto elegante!" disse Nicole.

"Buona fortuna! Vado." Disse Lisa correndo alla macchina.

Benji parcheggiò proprio davanti a Nicole e scese dalla macchina.

"Sei stupenda!" le disse con un sorriso.

"Cominci a prendermi in giro?" rispose Nicole con un sorriso.

"Sempre ironica?"

"Sono così, piuttosto tu sei veramente elegante!" esclamò Nicole osservando l’uomo che indossava un completo grigio chiaro con una camicia bianca, con i primi tre bottoni aperti.

"Non hai freddo?" chiese la ragazza rabbrividendo al vederlo senza giacca.

"In macchina non fa così freddo! Forza sali, altrimenti facciamo tardi!" disse Benji aprendo la portiera.

Nicole non se lo fece ripetere due volte e si accomodò nel comodo sedile dell’auto.

"Cavoli è stupenda!" disse la ragazza osservando l’auto.

"Avere auto costose è uno dei miei pochi vizi." Disse Benji.

"Il mio massimo vizio e comprare i gratta e vinci, una volta ogni tanto!" esclamò Nicole sorridendo.

Così mentre discutevano sulle loro preferenze arrivarono al ristorante "Eccoci, hai fame?"

"Abbastanza."

"Meno male, perché qui le pietanze sono abbondanti" disse Benji.

"Non aspettavo altro" rispose Nicole.

La serata passo piacevole e quando uscirono Nicole era strapiena, "Non ho mai mangiato così bene!" esclamò felice.

"Ne sono contento! Però è abbastanza presto, che ne dici di un giretto in macchina."

"Va bene" disse Nicole, poi guardò Benji che le porgeva le chiavi. "Cosa vorresti dirmi."

"Guida tu!"

"Ma sei matto, io non ho mai guidato una bestia del genere e poi ho i tacchi"

"C’è sempre una prima volta! Forza prendi le chiavi e guida, togliti le scarpe così sei più comoda."

Nicole prese le chiavi e salì felice sull’auto, pochi minuti dopo sfrecciava per le strade della periferia di Amburgo.

"Guidi bene anche con i tacchi" constatò Benji.

"Grazie, non pensavo che ci sarei riuscita. Cavoli quest’auto è meravigliosa! Non mi sembra vero di guidare una porche! Sembra un sogno."

"Sai a me sembra un sogno avere un’amica come te. Sono sempre stato solo qui ad Amburgo e sapere che adesso posso contare su di te.."

"Stessa cosa per me, la nostra è una bella amicizia." Disse Nicole.

"Sicura, io non vorrei che tu.." disse Benji titubante.

"Ma stai scherzando, non che tu sia da buttare anzi, sei bello ricco e simpatico, ma ho bisogno di un amico non di un fidanzato!" disse convinta Nicole.

"Ne sono contento" disse con un sorriso Benji.

"Anch’io!" gli rispose Nicole.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

CAPITOLO 5

Dopo quella sera l’amicizia tra Benji e Nicole si consolidò, uscivano spesso e alcuni week-end erano perfino andati a fare dei viaggi fuori Amburgo, la ragazza grazie a Benji scoprì che amava viaggiare. Il tempo passò veloce e il Natale era alle porte e Nicole che solitamente passava il Natale con i suoi si apprestava a passarlo da sola, perché i suoi genitori sarebbero andati dalla nonna paterna e lei non era voluta partire, non le dispiaceva, meglio da sola che sentire i suoi litigare.

Alla vigilia aveva appuntamento con Benji perché l’uomo non aveva ancora acquistato il regalo per la madre.

Si incontrarono in centro, Nicole era praticamente imbacuccata, sciarpa, cappello e guanti, arrivò stranamente in anticipo all’appuntamento, l’aria di festa che si respirava e le illuminazioni la rendeva felice.

"Ciao!" sentì alle sue spalle.

"Ciao, hai visto sono in anticipo, è un miracolo!" le disse Nicole.

"Sarà l’aria di Natale! Hai avuto qualche idea?" le chiese Benji.

"Tua madre è una donna che ha classe, quindi potresti prenderle una sciarpa o una stola, naturalmente firmata! Oppure un gioiello."

"Non so, cominciamo a fare qualche giro per i negozi." Propose Benji.

Entrarono e uscirono da diversi negozi di lusso, poi finalmente Benji trovò quello che cercava. In vetrina di un noto atelier di moda, c’era esposta una sciarpa in seta di colore rosa antico, Nicole quando sentì la delicata consistenza tra le mani esclamò "E’ bellissima!"

"Perfetto, allora la prendo." Disse Benji alla commessa.

"Ottima scelta, è un pezzo unico, fatto con le migliori sete d’oriente." Rispose la donna con un sorriso.

"Finalmente abbiamo finito!" esclamò Benji appena fuori dal negozio, guardò l’orologio era veramente tardi.

"Tua madre sarà contentissima del tuo regalo! Chissà che faccia che farà domani quando aprirà il pacchetto."

"Perché non vieni a vedere, insomma perché non passi il Natale con noi?" chiese Benji

"No, non mi sembra il caso è una festa in famiglia."

"Se non mi sbaglio sei a casa da sola, preferisci un triste e solitario Natale o uno allegro e in compagnia. Comunque saremo solo io e mia madre, quindi averti lì con noi ci può fare solo piacere. Vieni da noi verso dieci, apriamo i regali a mezzanotte, poi ti metto a cuccia nella stanza degli ospiti e domani passiamo tutto il giorno di Natale insieme."

Nicole esitò un attimo poi disse: "Va bene, però il dolce lo porto io!"

"Avviserò la cuoca." Rispose Benji con un sorriso.

"Ok, adesso vado! Ho ancora qualcosa da prendere, oltre agli ingredienti per il mio dolce!" disse Nicole.

"Ci vediamo dopo!" le disse Benji salutandola.

Nicole corse verso il suo negozietto di fiducia per i regali d’emergenza, non poteva andare a casa di Benji senza un regalo per sua madre, entrò che aveva il fiatone, iniziò ad aggirarsi tra gli scaffali senza un’idea e alla fine però penso di aver trovato il regalo adatto. Prese il carillon in mano, aprì il cofanetto e una ballerina con bellissimo vestito si muoveva leggiadra a suon di musica. "Speriamo che le piaccia!" esclamò la ragazza poi andò alla casa a pagare.

Non si aspettava un invito del genere così si ritrovò a fare tutto di corsa, preparare il dolce, la doccia e poi impacchettare il regalo per la madre di Benji. Preparò lo stretto necessario per la notte, poi caricò tutto in macchina.

Benji stava osservando fuori dalla porta finestra del salone, la neve caduta un paio di giorni imbiancava il giardino dava un che di magico al paesaggio, sua madre stava dando gli ultimi ritocchi alla sala, aveva addobbato entrambe le case ma aveva deciso di restare nell’ala dove stava Benji.

"Sono così felice che tu abbia invitato Nicole, sono curiosa di conoscerla." Disse Kate.

"Anch’io sono contento che venga qua, altrimenti sarebbe stata a casa da sola."

"Però non doveva disturbarsi a fare il dolce, abbiamo una cuoca."

"E’ il suo modo per sdebitarsi." Disse Benji.

"Sarà, verso che ora arriva?"

"Dovrebbe essere qui a minuti."

"Sai Benji è il primo Natale che passiamo insieme, sono contenta che tu sia qui con me" disse la donna.

"Mamma, dove dovrei essere? La mia famiglia sei tu." Disse Benji sorridendo alla donna.

Il suono del campanello li avviso dell’arrivo di Nicole, Benji andò al video citofono "Hai bisogno di aiuto?" le chiese.

"Non disdegno!"

"Parcheggia pure la macchina davanti al portone" disse Benji poi aprì il cancello.

Uscì e osservò la macchina fermarsi, Nicole scese un attimo dopo, "Cosa devo portare?" chiese Benji andandole incontro.

"Tieni, questo è il dolce, io porto i regali"

"I regali? Ma non dovevi!"

"Zitto ed entra, qui si gela." Disse Nicole procedendo l’uomo.

Appena entrò una donna minuta le venne incontrò, era sicuramente la madre di Benji, vestiva elegantemente con un abito blu notte, i capelli lasciati sciolti le davano un aspetto giovanile.

"Nicole, finalmente ti conosco!" disse la donna avvicinandosi a lei e dandole due baci sulle guance.

"Il piacere è mio signora"

"Mamma falle togliere il capotto, poi potrai assillarla con le tue domande." Disse Benji.

"Certo, cara scusami."

"Si figuri." Nicole appoggiò i pacchi per terra e si tolse guanti, capotto, sciarpa e capello, li consegnò ad una cameriera che era apparsa dal nulla.

"Rosy, dopo porta questo in cucina" disse Benji.

"E’ da mettere in frigo è un tiramisù" specificò Nicole.

"Accomodati cara, vuoi qualcosa da bere?" chiese Kate.

"Non si preoccupi, devo solo scaldarmi un po’."

"Mettiti vicino al camino, sai mamma Nicole ha freddo perfino d’estate"

"Non è vero, diciamo che sono un po’ freddolosa!" si giustificò Nicole "Questi dove li metto"

"Sotto l’albero naturalmente!" disse Benji accompagnando Nicole nel salone e mostrando l’enorme albero addobbato.

"E’ enorme!" disse estasiata la ragazza.

"Accomodati, non fare complimenti." Disse Kate poi monopolizzò l’attenzione di Nicole, Benji ne approfittò per bersi qualcosa, andò al banco dei liquori e si versò del whisky. Mentre beveva osservò le due donne, sembravano andare molto d’accordo, Nicole era così solare, sempre allegra anche se effettivamente la sua vita non era tutta rosa e fiori.

Quella sera indossava stranamente una gonna lunga marrone chiaro e un completo golfino e maglietta marrone scuro, completava l’abbigliamento con un paio di stivaletti marroni bicolore con il tacco. Si era raccolta i capelli e si era truccata leggermente, si era un po’ grassottella ma era carina, i suoi occhi magnifici lo attiravano sempre. Si accorse che stava pensando a Nicole non come la sua amica ma come una donna, una donna con cui stava bene insieme e che lo capiva come poche avevano fatto.

"Benji, cosa ci fai lì da solo? Vieni qui!" la voce di sua madre lo riscosse dai suoi pensieri.

"Scusate non volevo abbandonare le mie dame!" disse con un sorriso, poi si avvicinò a loro e si sedette sul divano accanto alla madre.

Ascoltò le chiacchiere allegre delle due donne e si sentì finalmente in una casa vera, la mezzanotte arrivò all’improvviso e si ritrovarono a farsi gli auguri. Per la prima volta da quando si conoscevano Benji e Nicole di scambiarono un bacio, sulla guancia come augurio ma entrambi sentirono come una scossa lungo la schiena, Nicole faticò a non arrossire mentre Benji si sentiva confuso.

"Forza apriamo i regali" disse Kate interrompendo quel momento.

"Mamma apri prima i tuoi" disse Benji porgendo il suo regalo, la donna lo aprì impaziente sembrava una bambina "Benji ma è meraviglioso" disse la donna mettendosi al collo la sciarpa, poi diede un bacio al figlio.

"Le ho fatto un pensiero, non è granché" disse Nicole allungando il suo pacchetto.

"Cara, non dovevi" rispose Kate poi aprì la confezione e si emozionò vedendo il carillon, lo aprì e la dolce musica si espanse nella stanza. "E’ stupendo, Edward me ne regalo uno simile, ma si ruppe.." disse la donna, poi abbracciò Nicole. "Grazie, è un regalo bellissimo."

Nicole sorrise felice poi si voltò verso Benji "Questo è per te, spero di aver azzeccato."

Benji aprì il suo pacchetto e vi trovò un cappellino nero di lana, coordinato con guanti di pelle e sciarpa, all’interno di entrambi gli indumenti erano incise le sue iniziali.

"Sai sei sempre in giro senza niente, quando ti vedo ho freddo per te!" disse la ragazza.

"Grazie! Sono magnifici!" disse Benji poi abbracciò la ragazza, era il regalo più bello che avesse mai avuto, perché era fatto con il cuore.

Il cuore di Nicole perse un battito, era così bello essere tra le sue braccia, cercò di tenere a bada i suoi pensieri e sorrise all’uomo felice.

"Benji questo è il mio regalo" disse Kate dando a Benji una scatola.

Quando la aprì rimase senza parole "Ma questi…" disse l’uomo osservando i gemelli.

"..sono di tuo padre, gli ho fatto incidere sotto anche le tue iniziali. È giusto che li abbia tu."

"Mamma grazie!" disse Benji abbracciando la madre.

Nicole li osservava commossa, sapeva che i due non si erano parlati per anni ed ora vederli così uniti la faceva commuovere, vide Benji staccarsi dalla madre e portarsi una mano agli occhi, si era emozionato anche lui.

"Adesso tocca a te" disse l’uomo dopo aver riacquistato un tono normale. "Tieni"

Nicole prese tra le mani il cofanetto e lo aprì, rimase senza fiato, appoggiato su un cuscinetto c’era un magnifico braccialetto in oro bianco, con un piastra, Nicole lo prese tra le mani e lo girò.

"Con affetto Benji" lesse ad alta voce, poi non riuscì a trattenere le lacrime, si appoggiò al petto dell’uomo e pianse.

Benji la abbracciò e disse: "Suppongo che ti sia piaciuto" disse con un sorriso.

"Scusami è che non ho mai ricevuto niente di così bello, non avresti dovuto, insomma.."

Benji le asciugò le lacrime e disse: "Non cominciare a dire le solite cose, è un regalo e l’ho fatto con il cuore, ti voglio bene"

"Ti voglio bene anch’io!" rispose Nicole.

Kate osservava la scena e pensò che tra l’amicizia e l’amore il passo era molto breve, decise che forse era meglio se si ritirava nel suo appartamento.

"Ragazzi, sono stanca, me ne vado a dormire, ci vediamo domani!"

"Buonanotte mamma!"

"Buonanotte Kate"

I due ragazzi non si erano ancora staccati, se ne stavano lì abbracciati, fuori aveva iniziato a nevicare, rendendo l’atmosfera ancora più romantica, Benji non sapeva cosa gli era successo, in poche ore aveva capito che Nicole era importante per lui ma non voleva rovinare la loro amicizia.

Fu Nicole ad interrompere quel attimo magico, si staccò dall’uomo, rossa in viso, infatti se fosse rimasta ancora attaccata a lui avrebbe sicuramente detto delle cose di cui si sarebbe pentita, non voleva guastare la loro amicizia.

"Ha iniziato a nevicare" disse per rompere il silenzio.

"Un Natale perfetto, il primo così felice."

"Anche per me." Disse la ragazza appiccicando il volto al vetro. "Usciamo a giocare con la neve?"

"Come?" domando Benji.

"Ti ho chiesto.."

"Ho capito, ma non ti sembra che siamo un po’ troppo grandi per certe cose?"

"Non si è mai troppo grandi per alcune cose." Rispose Nicole.

Pochi minuti dopo erano entrambi fuori a tirarsi palle di neve come due bambini, rientrarono solo quando il freddo gli era penetrato nelle ossa, Nicole prese dalla macchina un zainetto con le cose per la notte, poi Benji la accompagnò alla sua stanza.

"E’ Bellissima come tutta la casa!" disse Nicole.

"Se hai bisogno qualcosa, io sono nella stanza qui accanto. Il bagno è quella porta sulla destra"

"Va bene, grazie."

"Buonanotte"

"’Notte" rispose Nicole poi chiuse la porta alle sue spalle.

Decise di farsi una doccia era infreddolita fino al midollo, sotto l’acqua ripensò a tutta quella giornata e riuscì finalmente ad ammettere che si era innamorata di Benji, però nascose quel sentimento dentro al suo cuore, non poteva perdere la sua amicizia. Quando uscì dal bagno, si diresse verso il terrazzo, uscì un attimo per osservare il giardino, poi dopo vari sbadigli rientrò nella stanza e si mise sotto le coperte, si addormentò subito, le emozioni per quel giorno erano state troppe.

Benji non riusciva a prendere sonno, lo tormentava quel peso al cuore, cosa provava veramente per Nicole? Dopo essersi girato nuovamente nel letto decise di prendere una boccata d’aria, andò sul terrazzo e il suo sguardo andò alla camera dove c’era Nicole, infatti condividevano lo stesso terrazzo, vide che la finestra era socchiusa. Si avvicinò ad essa, forse anche lei era sveglia, ma dentro c’era il buio totale, vide la sagoma della ragazza nel letto. Senza pensarci due volte entrò, si avvicinò al letto timoroso di trovarla sveglia, invece notò che dormiva profondamente, allungò una mano esitante e le accarezzò la guancia, poi non seppe resistere si allungò e la baciò. Un bacio leggero a fior di labbra, ma era comunque un bacio, si alzò si scattò e uscì come se fosse un ladro.

Cosa gli era preso? Perché l’aveva fatto? Questo si chiedeva il ragazzo mentre rientrava nella sua stanza e si accingeva a passare una notte insonne con le sue domande.

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

CAPITOLO 6

Il mattino successivo Nicole dormì fino a tardi, durante la notte aveva fatto un sogno bellissimo, dove Benji la baciava dolcemente, quando aprì gli occhi la prima cosa che fece si portò una mano alle labbra, come se quel sogno fosse vero.

Un leggero bussare la fece svegliare del tutto "Avanti" disse mentre era ancora sdraiata nell’enorme letto.

"Buongiorno, dormigliona!" esclamò Benji entrando, l’uomo osservava i capelli disordinati e il viso che aveva assunto un leggero rossore, anche così era molto carina.

"E’ così tardi?" chiese la ragazza.

"Sono le undici passate. Mi stavo preoccupando credevo che avresti dormito tutto il giorno."

"Troppe emozioni ieri sera, dammi cinque minuti e cercherò di sistemare quel disastro di faccia che mi ritrovo." Disse la ragazza, Benji sorrise ed uscì dalla stanza, il cuore nel petto batteva veloce ma l’uomo cercò di non farci caso.

La giornata passò veloce, Nicole fu felice di aver accettato l’invito di Benji, non si sarebbe mai dimenticata di quel Natale, pranzarono sempre a casa di Benji e Kate le fece i complimenti per il suo dolce. Verso sera si accingeva a tornare a casa, erano sulla porta lei e Benji.

"Grazie, ho trascorso un bellissimo Natale." Gli disse con un sorriso.

"Grazie a te che sei venuta."

"Ci vediamo" disse Nicole.

"Domani andiamo a pattinare sul ghiaccio?" chiese Benji bloccando sulla porta la ragazza.

"Non ho i pattini"

"Ci penso io"

"Non sono tanto brava" ammise Nicole.

"Pensi che non riesca a tenerti in piedi? Vuoi mettere in dubbio la mia forza?"

"Non oserei! Va bene, ci vediamo domani"

"Passo a prenderti alle due"

"Ok, ciao" disse la ragazza poi uscì dall’enorme villa di Benji , l’uomo la osservò uscire dal cancello anche se aveva nevicato abbondantemente, le strade erano pulite, meno male così Nicole sarebbe arrivata a casa senza problemi, rientrò in casa e si trovò la madre di fronte.

"Dimmi"

"E’ molto simpatica Nicole, sono stata felice che tu l’abbia invitata." Disse Kate.

"Già!"

"A cosa pensi?" chiese la donna.

"A niente"

"Sicuro?" insistette la donna.

"Sono solo un po’ stanco, stanotte ho dormito male"

"Benji cosa ti preoccupa? Forse l’acquisizione della casa editrice, so che il consiglio fa di tutto per metterti i bastoni tra le ruote."

"No mamma, non è il lavoro, l’acquisizione è a buon punto." Rispose Benji.

"Lo so che sono assillante ma mi preoccupo per te."

"Non è niente di preoccupante, sono solo dei pensieri sciocchi."

"Se vuoi parlarne con qualcuno sappi io sono qui." Disse la donna.

"Grazie mamma adesso vado a dormire sono stanco morto"

"Anch’io, buonanotte."

"’Notte"

Benji si ritirò nei suoi appartamenti, andò verso il bar e si verso un whisky, rivide la figura di Nicole in quel salotto, seduta vicino al camino, accanto alla porta finestra.

"Cosa provi, Benji? Cosa provi per lei?" si chiese ad alta voce.

*********************************************

Il giorno dopo Nicole si apprestava a infilare i pattini, gentilmente recuperati da Benji.

"Se mi rompo qualche osso, ti denuncio!" disse la ragazza alzandosi con un po’ di fatica in piedi.

"Che tragica, cosa vuoi che ti succeda?" chiese l’uomo.

"Questoooo!" disse Nicole mentre perdeva l’equilibrio e riusciva ad attaccarsi miracolosamente alla sponda che circondava pista.

Benji iniziò a ridere, divertito. "Non c’è niente da ridere!" sbottò Nicole

"Forza vieni qui, dammi la mano!"

Nicole esitò un attimo, poi pensò che comunque non erano a contatto avendo i guanti, così scacciò ogni pensiero dalla testa e partì accanto a Benji, in poco tempo andava già più sicura, il problema però erano a bambini che sfrecciavano veloci da tutte le parti. Nicole in un momento di sicurezza e di calma apparente si staccò da Benji e cominciò ad andare da sola, ma un piccolo pattinatore le tagliò la strada, Nicole perse l’equilibrio e si preparò ad atterrare poco elegantemente sul ghiaccio, fortunatamente le braccia di Benji frenarono la sua caduta.

"Visto, sono riuscito a sostenerti!" esclamò l’uomo stringendo la ragazza tra le braccia e facendole recuperare l’equilibrio "Tutti quegli anni di allenamento hanno dato i loro frutti!" esclamò la ragazza, poi si accorse che Benji la stava ancora abbracciando, arrossì come sempre, i loro volti erano così vicini, sarebbe bastato un attimo..

"Nicoleeee!" una voce ruppe l’incantesimo, i due si staccarono e videro una ragazza avvicinarsi a loro. Nicole riconobbe una sua ex compagna di classe, la solita strafiga sempre vestita alla moda e senza mai un capello fuori posto.

"Ciao Denise" disse con tono poco amichevole.

"Che piacere incontrarti, sono anni che non ci vediamo."

"Sai sono molto impegnata" mentì Nicole, era sicura che anche Denise mentisse, infatti non si erano mai sopportate, era lì perché aveva visto Benji e lei non si era mai lasciata scappare nessuno di così bello.

"Strano mi sembra di conoscerti!" disse Denise rivolta a Benji e ignorando palesemente Nicole.

"Mi dispiace ma non ci siamo mai conosciuti." Disse gentilmente Benji, osservò la ragazza, magra e vestita finemente e di marca, i capelli corvini lisciati alla perfezione, occhi da cerbiatta ma che nascondevano una donna senza scrupoli.

"Per questo possiamo rimediare, piacere Denise."

"Benji" rispose Benji stringendo la mano che la ragazza gli aveva quasi sventolato sotto il naso.

"Siete fidanzati?"

"Siamo amici!" disse Nicole arrossendo.

"Ahhhh!" rispose Denise come per evidenziare che una come Nicole non avrebbe mai potuto mettersi con uno come Benji. "Te l’hanno detto che la sera dell’epifania hanno organizzato una festa quelli della nostra leva?"

"Non sapevo niente"

"Non mi meraviglia, non sei mai venuta ad un’uscita in compagnia. Questa volta devi venire, ci saranno tutti. Anzi potresti portare anche il tuo amico" disse rivolgendo un sguardo sensuale a Benji.

"Non so, ci penserò"

"Ti manderò l’invito, ti aspetto! Piacere di averti conosciuto Benji" disse Denise con voce sensuale poi tornò dal suo gruppo di amici che li stavano fissando incuriositi.

Nicole da canto suo si sentiva con il morale sotto terra, quella ci aveva provato esplicitamente con Benji e lei aveva solo potuto assistere impotente alla scena, un moto di gelosia la stava invadendo.

"Nicole, cosa c’è che non va?" chiese Benji dolcemente.

"E’ che ogni volta che vedo la perfezione mi sento a disagio"

"Perfezione? Stai scherzando, ha le gambe storte, i fianchi sproporzionati e si trucca troppo!" disse Benji.

"Sì e io sono il primo ministro."

"Perché non vuoi andare alla festa?" chiese Benji cambiando argomento.

"Ma io non ho detto che non ci vado" Benji alzò un sopracciglio con aria interrogativa "Va bene, non ci voglio andare"

"Perché?"

"Perché sarai l’unica stupida da sola, con un vestito orrendo e che tutti evitano." Disse Nicole poi si diresse lentamente verso il bordo della pista.

Benji la raggiunse subito "Verrò con te e andremo insieme a scegliere il vestito"

"Così passerò tutta la sera ad osservare le tipe che ci provano con te."

"Ma io starò con te, dai è il momento della tua rivincita, ti presenterai con un abito da favola e in compagnia di un bell’uomo, alto, muscoloso e ricco. Le farai schiattare di invidia"

"Non c’è bisogno che mi descrivi le tue qualità, le ho notate, sono io il problema."

"Che sciocchezza, dov’è finita la Nicole che conosco? La Nicole combattiva andrebbe a quella festa!"

"Non lo so" rispose la ragazza, la sua determinazione stava venendo meno.

"Facciamo così io accompagno te e al prossimo noiosissimo party della mia società, tu verrai con me. Mi sembra uno scambio equo."

Nicole osservò l’uomo, lui non poteva immaginare che avrebbe voluto subito dire di sì, solo per andare con lui ad una serata favolosaq, ma non voleva illudersi che la loro amicizia avrebbe avuto una svolta, non voleva soffrire, poi guardò quegli occhi così sinceri, così belli, come poteva dire di no?

"Va bene, andiamo a questa festa."

"Perfetto, dirò a mia madre di venire con te a fare shopping e sia inteso il vestito sarà un mio regalo!"

"Non posso accettarlo, li ho i soldi per un vestito" disse Nicole.

"Scusa, non volevo offenderti, ma io ci terrei a farti questo regalo. E non per rimarcare che io sono pieno di soldi."

"Scusami tu, non sono abituata a ricevere molti regali." Disse Nicole abbassando lo sguardo.

"Non ti preoccupare, lo so che non mi sei amica per i miei soldi." Le disse Benji. "Adesso fammi un sorriso. Bene a adesso rimettiamoci in pista" l’uomo sollevò Nicole ed insieme ripresero a pattinare.

*********************************************

Quella sera Nicole fu obbligata a restare a cena da Benji, Kate si unì a loro solo dopo varie insistenze da parte di Nicole e Benji.

"Non vorrei disturbare" disse la donna.

"Mamma tu non disturbi mai! Anzi dobbiamo chiederti un favore, Nicole è stata invitata ad una festa, io l’accompagnerò, però la miss qui presente ha bisogno di un bel abito, siccome tu sei la regina dell’eleganza, potresti accompagnarla a scegliere l’abito adatto."

"E’ fantastico, conosco un paio di negozi che fanno al caso nostro, quando sarà la festa?"

"Il 6 di gennaio" rispose Nicole.

"Domani devi andare a lavorare?" chiese la donna.

"Sì, però sabato sono libera tutto il giorno."

"Bene, allora sabato riusciremo a trovare un vestito per te. Sarai la più bella di tutte." Disse Kate.

Nicole era felice dell’entusiasmo della donna ma sapeva che non avrebbe mai potuto essere la più bella di tutte, perché un anatroccolo non diventerà un cigno.

"C’è qualcosa che non va?" le chiese Benji vedendo la sua espressione.

"No, mi è venuto solo un po’ di mal di testa" disse Nicole ed era la verità.

"Sarà dovuto al freddo è davvero pungente in questi giorni." Disse Kate.

"Penso anch’io, mi ci vuole solo un po’ di riposo."

Così subito dopo cena, Benji riaccompagnò a casa Nicole. "Sei sicura che è solo un mal di testa?"

"Certo, sono anche stanca, devi ammettere che oggi pomeriggio non ci siamo fermati un attimo"

"E’ vero e devo dirti che ancora un paio di lezioni e sarai pronta per le prime gare!"

"Che stupido!"

"Scherzi a parte domani ti chiamo così mi dici se devo preoccuparmi perché mi hai attaccato l’influenza"

"Divertente!" esclamò Nicole con un sorriso. "Vado i miei saranno arrivati e mi dovranno raccontare i vari litigi che hanno avuto"

"Mi raccomando non ti arrabbiare, digli che non stai bene e te ne vai a dormire, così non li devi ascoltare."

"Ci avevo già pensato, questa sera non ho propria voglia si sopportarli"

"Allora buonanotte"

"Buonanotte" rispose Nicole poi scese dall’auto e si diresse verso casa, come al solito Benji non andava via fino a quando non la vedeva entrare dalla porta, Nicole chiuse la porta dietro le spalle e sentì il motore della porche rompere il silenzio della strada.

Sospirò, il mal di testa le si era intensificato a furia di pensare a quella dannata festa, come avrebbe voluto non andarci, ma sapeva che quando Benji si metteva in testa qualcosa nessuno poteva fargli cambiare idea.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

CAPITOLO 7

"Non ci posso credere Benji Price verrà con te al ballo!" urlò Lisa.

"Ssstth! Vuoi che lo sappia tutta Amburgo?" disse Nicole guardandosi in giro per vedere se qualcuno avesse sentito l’amica.

"Scusa ma è una cosa così.. così fantastica!" disse Lisa

"Già fantastica." Disse senza entusiasmo Nicole mentre mescolava la sua cioccolata, erano in un bar del centro da poco più di mezz’ora, Lisa come sempre si era dilungata a descrivere il suo abito per quel ballo che sembrava contare così tanto per lei, Nicole l’aveva ascoltata pazientemente ma poi non era riuscita a resistere e aveva spiattellato a Lisa tutto quello che era successo il giorno precedente.

"Non mi sembri molto contenta" constatò Lisa.

"Infatti non lo sono."

"Non ti capisco, verrai ad un ballo con un uomo fantastico, indosserai un vestito meraviglioso, cosa vuoi di più?"

"Lisa ma mi hai guardato bene? Tutti si chiederanno cosa ci fa una come me con un uomo fantastico come lui e anche indossando un abito di diamanti non sarò mai bella."

"Sei proprio stupida! Invece di goderti questo momento, metti il muso e pensi a quello che dirà la gente. Fregatene della gente, tu hai sempre desiderato andare ad un ballo del genere e questa volta ci andrai e alla grande. Con un uomo che come dici è fantastico e indossando un abito da favola, molte donne farebbero carte false per essere al tuo posto."

"Hai ragione, ma il problema è che io mi sento inadeguata per lui."

"Sono mesi che uscite insieme, al cinema, a mangiare, hai perfino passato il Natale con lui. In quei momenti ti sentivi inadeguata?" chiese Lisa.

"No, anzi siamo stati molto bene insieme. Ma al ballo ci saranno persone che mi conoscono e mi giudicheranno."

"Perché secondo te, quando vai in giro con lui la gente non fa caso ad uno come Benji? E quindi fanno caso anche a te. Anche quelle persone ti giudicano. E poi non ti è mai fregato niente dell’opinione della gente, non capisco perché adesso ti fai tutti questi scrupoli."

"Vuoi la verità? Non lo so neanche io! E che non vorrei danneggiare l’immagine di Benji."

"Secondo te, lui si preoccupa della sua immagine? A quanto ne so non gliene mai importato un granché. Comunque te la detto lui che ti accompagnava, non gliel’hai chiesto tu, quindi deduco che a lui faccia piacere stare con te."

"Sarà.." disse Nicole poi sorseggiò la cioccolata che nel frattempo si era raffreddata.

"Nicole, basta girarci intorno. Qual è il vero problema? Sputo il rospo."

Nicole abbassò gli occhi poi disse a bassa voce: "Non so ballare" ammise alla fine la ragazza.

"Cavoli, questo è un problema"

"Visto, non posso andare al ballo!"

"Calma, perché non ne parli con Benji, lui potrebbe insegnarti.."

"No, non ci penso neanche! Che figura ci farei?" chiese Nicole.

"Nessuna figura, nessuno nasce imparato"

"Non c’è soluzione, farò la solita figura da pesce lesso." Disse sconsolata la ragazza.

Lisa stette un attimo in silenzio poi disse: "Abbiamo ancora una settimana piena, non disperiamo. Hai due soluzioni, o lo dici a Benji oppure.."

"Oppure.."

"Ti fidi della tua migliore amica e ti fai aiutare, Ian è un ottimo ballerino ti farà da insegnante."

"No, che vergogna!"

"Ma che vergogna, Ian lo conosci da quando avevi sei anni, siete praticamente cresciuti insieme. Poche storie accetti la prima o la seconda scelta?"

"La seconda, voglio fare bella figura con Benji."

"Perfetto, allora da domani si inizia"

"Ma non dovresti chiedere a Ian se è d’accordo?"

"Non può dirmi di no, dopotutto se siamo insieme è anche merito tuo." Disse Lisa strizzando l’occhio all’amica.

Così la sera dopo Nicole arrivò a casa di Lisa per la prima lezione di ballo, Ian stoico resistette a tutte le volte che la ragazza gli pestò i piedi e a fine serata Nicole era sfinita. "Non imparerò mai!"

"Non disperare, pensavo di peggio!" disse Ian.

"Ti ho pestato i piedi almeno venti volte, sono un caso irrecuperabile!"

"Ho avuto un’alunna peggiore di te, vero Lisa?"

"Effettivamente, ero una frana." Ammise Lisa con un sorriso.

"Non me lo hai mai detto! Io che pensavo che fossi perfetta!" esclamò Nicole.

"Perfetta io? Ma sei impazzita? Per poco non glieli rompevo i piedi a furia di pestarglieli!"

"Allora mi consolo, vorrà dire che dovrai provare a fare un miracolo anche con me." Disse Nicole.

"Ci riusciremo, stai tranquilla!" disse Ian.

Per i giorni successivi, Nicole fu impegnata tutte le sere con le lezioni di ballo, cercava di impegnarsi al massimo e in effetti ci fu qualche miglioramento, a Benji inventava una serie di scuse per giustificare il fatto che non riuscissero a vedersi.

L’uomo dal canto suo era preoccupato, cosa gli nascondeva Nicole, perché non voleva più vederlo, una serie di ipotesi si affacciarono nella sua mente. Poteva avere qualche problema in famiglia e non voleva coinvolgerlo, oppure poteva aver detto o fatto qualcosa che poteva averla offesa. Cercò di analizzare gli ultimi momenti che aveva passato insieme e se si fosse accorta del bacio che le aveva dato? Forse era imbarazzata e per quello non lo voleva vedere.

Oppure… oppure niente non sapeva proprio che pesci pigliare, non capiva il perché di quell’allontanamento improvviso, in quei giorni si era sentito solo, come non succedeva da mesi era così abituato ad uscire con lei o a stare al telefono a parlare, lei lo ascoltava quando spiegava i suoi problemi sul lavoro e l’aveva anche consigliato sempre bene.

Gli mancava poterla sfiorare o osservare i suoi occhi, gli mancava quella sensazione che provava ogni volta che la vedeva, come poteva essergli entrata dentro, nessuna era riuscita a scalfire quello scudo che si era costruito ma lei era entrata in punta di piedi e poco alla volta si era insinuata dentro di lui, doveva scoprire perché non voleva più vederlo. L’indomani sarebbe venuta a prendere Kate per l’ultima prova del vestito, poi l’avrebbe seguita.

****************************************************

Nicole arrivò trafilata a Villa Katlin, era uscita prima dal lavoro per poter andare a fare l’ultima prova del vestito, era sicura che Benji non era in casa, gliel’aveva confermato Kate.

"Scusi per il ritardo" disse la ragazza alla madre di Benji.

"Non ti preoccupare, adesso andiamo altrimenti troveremo troppo traffico."

Mezz’ora più tardi Nicole indossava l’abito per il ballo, si osservò alla specchio, il colore era il suo preferito, blu scuro, la sarta aveva optato per un abito a vita alta in modo che la gonna formata da più strati di stoffa leggera cadesse morbida lungo i fianchi. Il corpino leggermente più pesante terminava con uno scollo rotondo ed era leggermente lavorato, le maniche sempre con lo stesso tessuto della gonna, cadevano larghe fino ai polsi.

Abbinate un paio di scarpe a tacco basso, della stessa tonalità del vestito, e una piccola borsetta, nel complesso non era male, ammise Nicole.

"Naturalmente, dovrai raccogliere i capelli, con qualche ciocca lasciata libera." Disse Kate.

"Concordo con la signora Price, è la pettinatura migliore." Disse la sarta.

"E’ un vestito bellissimo" disse Nicole sentendo ancora un volta la consistenza della stoffa tra le dita.

"No cara, sei tu che sei bellissima, questo abito risalta solo quello che c’è già." Disse Kate.

"Lei è un’adulatrice, adesso capisco da chi ha preso Benji."

"Quindi l’abito va bene? Possiamo ultimarlo?" chiese la sarta.

"Sì, fatelo recapitare a Villa Katlin appena ultimato. La ricordo che la festa è il giorno 6."

"Come vuole."

Fuori dalla boutique, Benji cercava di osservare il comportamento di Nicole, sembrava contenta, l’abito doveva averla soddisfatta, purtroppo lui non l’aveva visto perché la ragazza era entrata nel camerino. All’improvviso la vide prendere il cellulare dalla borsa e rispondere, stava uscendo per parlare, l’avrebbe visto, dove cavolo si poteva nascondere? Si osservò intorno, accanto al negozio c’era un portone aperto, vi entrò appena in tempo, da lì riuscì ad ascoltare parte del discorso.

"Va bene, facciamo per le nove?"

".."

"OK, ci vediamo a casa tua, a dopo Ian"

"Chi cazzo è questo Ian?" si chiese Benji, mentre osservava Nicole rientrare nella boutique.

Non ci aveva pensato.. un altro, Nicole si vedeva con un uomo era per quello che non voleva più vederlo. Perché non ci era arrivato prima? Dopotutto lei è libera, insomma è naturale che.. però poteva parlargliene dopotutto erano amici? Si sentiva tradito, tradito e deluso, ma sapeva che non era perché Nicole non si era confidata con lui ma perché non poteva sopportare l’idea di perderla. Cercò di scacciare quel senso di abbandono che l’aveva pervaso e decise di continuare a seguirla, voleva vederlo questo Ian, voleva vedere chi gli stava portando via Nicole.

Seguì a distanza Nicole che portava a casa sua madre, poi fino a casa della ragazza le nove si avvicinavano implacabili, quando Nicole uscì di casa e si diresse verso la macchina, Benji avrebbe voluto correre da lei e chiederle chi fosse questo Ian ma decise di aspettare.

La seguì a distanza, aveva preso un auto della società, con la sua porche l’avrebbe notato subito, arrivarono in una zona periferica di Amburgo, la vide parcheggiare davanti ad una villetta ed entrarvi. Parcheggiò anche lui e dopo qualche minuto scese dall’auto, non c’era nessuno in giro, osservò l’abitazione, c’era una recinzione esterna ma poteva agilmente scavalcarla.

Ripensò un ultima volta a cosa stava per fare, poi decise di rischiare, si guardò intorno per vedere se ci fosse qualcuno, poi scavalcò agilmente la recinzione, corse verso il lato della casa nascosto alla strada, poi cercò di individuare dove fosse Nicole, sentì delle voci e una musica romantica.

Arrivò fino alla finestra dove sentiva esserci delle persone, le tende non erano tirate, alzò la testa e vide Nicole che ballava con un ragazzo, sentì il cuore perdere un battito. Lei gli sorrideva e lui sembrava contento, anzi molto contento, come poteva avergli fatto quello? Perché adesso era tra le braccia di un altro e non tra le sue?

Un ringhiare improvviso dietro le sue spalle lo fece voltare con molta calma, si ritrovò a pochi centimetri da un bellissimo esemplare di dobermann, che in quel momento sembrava molto arrabbiato.

"Bello, stai calmo…" disse Benji appiattendosi contro il muro, il cane però non accennava ad andarsene e iniziò ad abbaiare; Benji iniziò a sudare freddo poi sentì la finestra accanto alla sua testa aprirsi.

"Fermo! Ho do l’ordine a Ben di attaccare!" disse una voce maschile, Benji non osava neanche fiatare, poi sentì la voce di Nicole.

"Benji, ma che diavolo ci fai qui?"

"Benji? Benji Price? Oh mio dio, non ci posso credere! Ben a cuccia, forza entra, vuoi qualcosa da bere." Ian era a dir poco su di giri e pochi minuti dopo aveva fatto accomodare un ancora sconvolto Benji nel salotto di casa.

"Non ci posso credere Benji Price è qui a casa mia, sai sono un tuo grande fan"

"Grazie" riuscì a rispondere a malapena Benji.

"Ti prendo qualcosa da bere, Ben ti ha fatto prendere un bello spavento, torno subito" disse Ian e sparì verso la cucina.

"Cosa ci fai qui?" chiese Nicole seria.

"Ecco, vedi.. ero…ero preoccupato, non ti facevi più vedere allora.."

"Allora mi hai seguito" disse Nicole scocciata.

"Sì, se tu mi avessi detto il perché del tuo cambiamento non saremmo arrivati a questo!" ribatté Benji.

"Visto che siamo amici devo dirti tutto quello che faccio nella mia vita?"

"Siamo sempre stati sinceri o sbaglio?"

"Io non ti ho mai detto palle!"

"Nemmeno io, allora spiegami perché hai un ragazzo e non me lo dici!" urlò Benji alzandosi.

"Cosa? Ian il mio.…, Benji hai frainteso."

"Come no, musica romantica, abbracciati teneramente a ballare, dimmi cosa devo pensare."

"Fermati un attimo, Ian lo conosco da sedici anni per me è un semplice amico senza contare che è il ragazzo di Lisa."

Benji ci mise un attimo a capire le parole di Nicole poi disse: "Allora spiegami perché eravate abbracciati in un tenero ballo!"

"Maledizione, io non so ballare e non volevo sfigurare al ballo. Così ho chiesto delle lezioni a Ian visto che lui è bravo."

Benji non si aspettava una risposta del genere, si diede del cretino ma non poteva abbassare la guardia, avrebbe fatto capire a Nicole quello che ormai lui sospettava da qualche giorno.

"Perché non l’hai chiesto a me?"

"Perché volevo fare una bella figura con te, volevo essere perfetta. Tutto qui."

"Mi sono preoccupato, pensavo che ti fossi cacciata in qualche guaio."

Nicole sorrise, l’arrabbiatura le era sparita "Lasciamo stare, acqua passata ormai hai scoperto il mio torbido segreto."

In quel momento rientrò Ian aveva aspettato che quei due si chiarissero prima di rientrare, li osservò e in quel momento gli sembrò di rivedere lui e Lisa, eterni indecisi se dichiararsi ma innamoratissimi l’uno dell’altro senza saperlo.

"Eccomi, ti ringrazio per l’autografo, i miei amici me lo invidiano. Sai mi è dispiaciuto molto che ti sei ritirato sei sempre stato il migliore."

Così i ragazzi conclusero la serata parlando di calcio, Nicole osservava Benji e ripensò alla reazione che aveva avuto l’uomo, sembrava geloso. Sì geloso di lei, ma no, non poteva essere, sicuramente era solo preoccupato per il suo strano comportamento, doveva essere per forza così come poteva Benji Price essere geloso di lei?

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

CAPITOLO 8

Finalmente la fatidica sera del ballo era arrivata, Nicole sotto insistenza di Kate era andata a prepararsi a casa della donna, che aveva fatto perfino scomodare la sua parrucchiera personale. Come tocco finale, le aveva prestato un girocollo in oro bianco che terminava con una fila di tre perle bianca con abbinati i relativi orecchini.

"Kate non doveva darsi tanta pena per me" disse Nicole mentre osservava la donna alle sue spalle, che si rifletteva nello specchio.

"Sciocchezze, mi ricordò la prima festa a cui sono andata con il padre di Benji. Mia madre fece tutto quello che io sto facendo adesso."

"L’unica differenza è che eravate fidanzati."

"No, all’inizio eravamo solo amici." Disse la donna, Nicole arrossì poi abbassò lo sguardo, un discreto bussare.

Kate corse alla porta della stanza è uscì sapeva che Benji era impaziente di vedere Nicole e non poteva protestare perché erano in orario perfetto.

"Dimmi!" disse uscendo.

"E’ pronta?" chiese Benji.

"Manca solo qualche ritocco, comunque non è tardi, anzi abbiamo qualche minuto d’anticipo."

"Ma sai il traffico e poi non si sa mai chi incontri in strada!" insistette ancora Benji.

"Calmati, guarda hai dimenticato anche il farfallino" disse Kate osservando lo smoking dal figlio.

"Non l’ho dimenticato, non lo metto! Mi da troppo fastidio."

Kate osservò il figlio lo smoking nero gli calzava a pannello e la camicia bianca con i primi due bottoni aperti, elegante ma informale nello stesso tempo. "Sei bello lo stesso." Disse spolverando la giacca del figlio.

"Grazie"

"Sai assomigli ogni giorno di più a tuo padre, lo so che non ti fa piacere questo paragone, ma siete due gocce d’acqua." Continuò la donna.

"Mamma ormai è acqua passata."

L’apparizione di Nicole interruppe quella discussione, aveva aperto la porta e si era fermata ad osservare Benji, era veramente affascinante, incrociò lo sguardo dell’uomo che la osservava in modo strano, uno sguardo che non gli aveva mai visto.

Dal canto suo Benji era rimasto colpito dalla visione di Nicole, la osservò per bene facendo scorrere lo sguardo lungo tutto il corpo, i capelli erano stati raccolti e arricciati, qualche ciuffo sfuggiva alla pettinatura e ricadeva dolcemente lungo il collo. L’abito così sobrio ma elegante al contempo, smussava i fianchi della ragazza e il colore, blu notte faceva risaltare quegli occhi che tanto lo affascinavano. Un filo di lucidalabbra, gli occhi erano contornati con un ombretto blu steso in modo molto leggero, naturalmente matita e mascara.

"Sei bellissima!" disse Benji.

"Grazie, anche tu però non sei male" disse Nicole, rossa in viso.

"Forza andate, altrimenti arriverete in ritardo!" disse Kate sospingendo la coppia verso la porta "Aspettate! Prima che andiate voglio farvi una foto!" disse la donna facendo comparire tra le mani una macchina fotografica. "Forza mettetevi vicini." Benji si mise poco dietro Nicole, le loro mani si sfioravano.

"Forza sorridete, ecco siete perfetti" disse la donna e scattò la foto, osservò sul display della macchina digitale se fosse venuta bene "Adesso potete andare, divertitevi!"

Una cameriera si avvicinò e porse un elegante cappotto nero a Benji che lo posizionò sulle spalle di Nicole, da vero gentleman. Poi l’uomo indossò il suo e sospinti da Kate si avviarono alla macchina. La donna li osservò salire e partire, sospirò e disse alla cameriera che le era rimasta accanto. "Cosa dici, riusciranno a capire che sono innamorati l’uno dell’altro?"

"Penso che ci metteranno un bel po’ di tempo a capirlo signora"

"Lo penso anch’io" disse Kate poi rientrò in casa.

Intanto nella lussuosa porche nessuno dei due riusciva a spiaccicare parola, Nicole era agitatissima, le mani in grembo torturavano la borsetta, tutti i suoi dubbi stavano riaffiorando, non sarebbe mai stata all’altezza delle altre e Benji si sarebbe vergognato di lei; osservò il paesaggio notturno fuori dal finestrino, avrebbe voluto dire a Benji di fermarsi e di tornare indietro. All’improvviso sentì la mano dell’uomo che si appoggiava sulle sue e si voltò incontrando il sorriso di Benji.

"Stai tranquilla non stiamo andando al patibolo!" cercò di scherzare ottenendo un sorriso tirato da parte della donna.

"Non riesco a stare calma, ho paura di fare qualche cavolata. Potrei inciampare nel vestito o pestarti i piedi o.."

"O niente, sarà una serata in compagnia. Tutto qui, non devi aver paura di quello che dirà la gente, sei stupenda, punto e basta. Adesso fai un bel respiro e calmati."

"Fosse facile"

Benji sorrise "Certo che non rendi le cose facili a chi cerca di aiutarti!"

"Scusa, sono insopportabile."

"Diciamo che sei un’adorabile bisbetica!"

Nicole sorrise "Me lo sono meritato!" disse poi notò che la mano di Benji era ancora appoggiata sulle sue, era una sensazione incantevole e decise di godersela appieno, almeno fino a quando Benji non avesse dovuto cambiare marcia.

Quando furono davanti all’hotel dove era stata affittata una sala si accorsero che c’era alcuni fotografi.

"Non sapevo che ci fossero" disse Benji scocciato.

"Neanche io, magari sono qui per qualche altro motivo. Domanda al parcheggiatore." Disse Nicole.

Benji abbassò il finestrino parlò con il ragazzo che si era avvicinato all’auto "Come mai ci sono dei fotografi?" gli chiese.

"Stanno aspettando Naomi Campbell, questa sera alloggerà qui. Dovrebbe uscire a momenti!" disse il ragazzo impaziente di vedere anche lui la "venere nera".

"Grazie per l’informazione"

"Signore non vuole scendere?" chiese ancora il ragazzo.

Benji ci pensò un attimo poi disse: "Sì, scendiamo!" disse il ragazzo allora si precipitò ad aprire la porta a Nicole poi prese le chiavi che gli porgeva Benji insieme a 50 euro "Trattala bene" disse rivolto all’auto.

"Sì signore, non si preoccupi signore, grazie!" disse contento il ragazzo, raramente gli concedevano mance così consistenti.

"Madame, vogliamo andare?" chiese Benji offrendo il braccio a Nicole.

"Ma ci sono i fotografi, non hai paura che ti vedano?" chiese la ragazza.

"Non faranno neanche caso a noi, hanno pesci più grandi da prendere." Disse Benji, poi si avviarono verso l’entrata dell’hotel, come aveva detto Benji nessuno fece caso a loro così riuscirono ad entrare senza problemi.

Si diressero verso la sala dove c’era la festa e diedero il loro invito al ragazzo che c’era alla porta, quando entrarono l’orchestra stava già suonando, sul momento Nicole non riconobbe nessuno, poi vide una ragazza venirle incontro. Era Lisa la ragazza indossava un abito rosa, la gonna stretta evidenziava la sua magrezza e il corpino evidenziava i seni, anche lei aveva raccolto i capelli, dietro di lei Ian la seguiva indossando uno smoking.

"Nicole sei bellissima!" disse la ragazza.

"Mai quanto te" le rispose Nicole.

"Ciao Benji" disse Ian arrivando pochi istanti dopo.

"Ciao, Ian, allora com’è l’ambiente?"

"Al solito, piene di donne antipatiche che se la tirano e gli uomini che parlano solo di lavoro." Rispose Ian.

"Tipico ambiente." Disse Benji.

"Puoi sempre divertirti a ballare, Nicole ha fatto dei passi da gigante in questo campo." Disse Ian.

"Infatti, penso che saggerò molto presto le capacità della mia partner" disse Benji.

"Speriamo di non rovinarti quelle belle scarpe nuove" disse Nicole con un sorriso.

"Sempre ironica?" chiese Lisa.

La discussione fu interrotta dalla voce di una ragazza "Nicoleee! Lisaa!"

Il quartetto si voltò e vide arrivare una sfavillante Denise, indossava un completo, gonna vertiginosamente corta con varie sfumature di rosso e il top abbinato che sembrava farle scoppiare il seno. Trucco marcato e capelli sciolti. "Uno schianto" pensò Nicole mentre la voglia di fuggire lontano si impossessava di lei.

"Ragazze, siete meravigliose, ma vedo che anche i vostri accompagnatori non sono da meno." La ragazza si buttò letteralmente addosso a Benji che cercò di scansarla.

"Denise non dirmi che sei sola?" chiese Lisa con voce mielosa.

"Ma certo che no, il mio accompagnatore è lì guardate, quello è Marcus Freeman, gioca nell’Amburgo. È una persona importante." Disse pavoneggiandosi e indicando un ragazzo alto e biondo vicino a un tavolo.

"Davvero io non ne ho mai sentito parlare" disse Lisa.

"Perché tu non segui il calcio! Marcus sono qui!" urlò Denise mentre si staccava da Benji e si dirigeva sculettando verso l’uomo. "Ti presento Lisa, Ian, Benji e Nicole." Disse cambiando tono di voce sul nome di Nicole.

"Price che mi venga un colpo, che diavolo ci fai qui?" domandò Marcus dando la mano all’ex compagno di squadra.

Nicole e Lisa trattennero a stento le risate vedendo la faccia allibita di Denise. "Tu lo conosci?" chiese a Marcus.

"Certo! Te ne ho parlato, Benji Price il famoso SGGK! Il portiere più bravo del mondo"

"Non esageriamo" si schernì Benji.

Nicole disse a bassa voce all’amica "Si vede che ascolta molto quello che dice il suo ragazzo!"

"Quella ha annusato soldi e popolarità, figurati se usa gli altri sensi!" aggiunse Lisa.

"Ah sì! Che stupida, perdonami per la gaffe!" disse Denise cercando di rimediare alla figuraccia.

"Come vanno gli affari alla Price Corporation?" continuò Marcus.

"A meraviglia, all’inizio è stata dura sostituire mio padre ma le cose adesso vanno meglio."

"Vuoi dire che tu saresti il presidente della Price Corporation?" disse con voce stridula Denise.

"Sì"

"Non ci posso credere!" esclamò poi si allontanò per prendere qualcosa da bere. Marcus non fece molto caso a lei che si allontanava e continuò il discorso "Non mi hai ancora detto come mai sei qui"

"Ho accompagnato questa affascinante donna"

"State insieme?" chiese Marcus schietto.

I due arrossirono e poi risposerò all’unisono "No, siamo solo amici!" con tanta enfasi che nessuno credette alle loro parole.

"Capisco, vado a rintracciare la mia dama, ci si vede dopo Price."

"Ok a dopo" rispose Benji.

Appena fu abbastanza lontano Lisa e Nicole iniziarono a ridere "Hai visto che faccia, credeva di aver portato l’uomo più bello, interessante e ricco. Invece l’hai battuta, questo momento non lo dimenticherò mai, un trionfo è stato un vero trionfo!" disse Lisa.

Nicole non riuscì a rispondere perché continuava a ridere, Benji accanto a lei la guardò con amore, sguardo che non sfuggì a Ian. "Inizio ad avere sete, che ne dite se ci avviciniamo a qualche cameriere?" disse Ian.

"Già che ci siamo potremmo mangiare qualche stuzzichino" aggiunse Lisa.

"Sei sempre la solita affamata" le disse Nicole scuotendo la testa.

"Finché non ingrasso" disse Lisa poi si buttò letteralmente verso i tavoli con il mangiare, seguita da un divertito Ian.

"Che ne dici di concedermi il prossimo ballo?" chiese Benji.

"Ecco, io non so se sono pronta!" rispose Nicole.

"Non dire sciocchezze! Forza, andiamo!" disse Benji prendendo la mano della ragazza.

Nicole si ritrovò al centro della pista a ballare, era stretta tra le braccia di Benji, sentiva il suo calore, il profumo del suo dopobarba si era fatto più intenso, si ritrovò a provare una serie di brividi. Era lui che conduceva il ballo, lei si limitava semplicemente a seguirlo, non sentiva le voci delle persone ne notava lo sguardo invidioso di alcune donne, in quel momento erano soli, lei e Benji.

Dal canto suo l’uomo avrebbe voluto avvicinarsi ancora di più a lei, gli sarebbe bastato abbassare il viso e avrebbe potuto baciarla, osservò lo sguardo felice di Nicole e decise che non voleva rovinare quel momento con un gesto avventato, quella serata era tutta per lei.

Quando la musica finì ci misero un attimo a staccarsi, ancora incatenati da quel momento magico, Nicole si staccò per prima, sentendo subito la mancanza di quel corpo accanto al suo, di quella sensazione di appartenenza che era svanita nell’istante in cui si era sciolte le loro mani.

"Visto sei bravissima!" le disse Benji cercando di recuperare un tono di voce normale. Dentro di lui era in tumulto, quei minuti erano stati una specie di sogno che purtroppo era finito troppo presto.

"Non esagerare, comunque è stato tutto merito di Ian" rispose Nicole con un filo di voce.

"Ottimo insegnate!"

Rimasero un attimo in silenzio imbarazzati, Nicole aveva bisogno di allontanarsi un attimo da lui per riordinare le idee.

"Se ti lascio un attimo solo, posso fidarmi o scappi con qualche bella ragazza?" disse cercando di recuperare la sua solita ironia.

"Perché dove vai?" chiese Benji.

"Alla toilette"

"Ah! Ti prometto che non guarderò nessuna!" rispose ridendo.

"Ci conto!" Nicole si diresse verso il bagno, non sapeva se essere contenta o meno, aveva vissuto dei momenti di autentica magia ma sapeva che erano solo delle sue illusioni.

Entrò nell’elegante toilette dell’hotel, osservò la sua immagine allo specchio sembrava veramente una signora di gran classe, sorrise avevano fatto davvero un bel lavoro, sentì delle voci avvicinarsi, andò in uno dei bagni, non voleva incontrare qualcuno come Denise.

Neanche a farlo apposta entrò Denise con un’altra ragazza, Nicole riconobbe subito le voci e cercò di non fare rumore.

"Chantal non ci posso davvero credere, uno come lui, bello, ricco e interessante!" disse Denise.

"Anch’io non riesco a capacitarmene." Concordò Chantal.

"Ma l’ha vista bene? Nicole sembra un barca alla deriva, è grassa, i capelli hanno un colore orrendo, ha anche il coraggio di indossare della bigiotteria da quattro soldi. Cosa diavolo ci trova in lei?"

Nicole si sentì morire, era davvero così? Ripiombò subito nel suo baratro di incertezze e le venne quasi da piangere, quelle parole le facevano così male.

"Secondo me, lui sta facendo beneficenza. È l’unica spiegazione. Ma l’hai vista mentre ballavano, sembrava una papera!" continuò Chantal con malignità.

"Già, ma stai tranquilla prima della fine della serata, quell’uomo sarà mio!" disse Denise convinta.

Nicole aveva un groppo alla gola, sentì le due uscire e cercò di alzarsi ma le sue gambe non la reggevano, la sua autostima che aveva raggiunto dei livelli accettabili, adesso era ripiombata sotto il livello del suolo. Come poteva uscire e continuare la serata come se non avesse sentito niente? La fuori tutti pensavano quello che aveva sentito da quelle due arpie. Non poteva uscire da lì, non ce la faceva.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

CAPITOLO 9

Benji osservò ancora il rolex che aveva al polso, che fine aveva fatto Nicole? Era ormai più di un quarto d’ora che era in bagno, che stesse male? Benji iniziò a preoccuparsi, stava per dirigersi verso la toilette delle donne quando Denise gli sbarrò la strada.

"Benji come mai tutto solo?" chiese con voce sexy.

"Sto andando da Nicole" rispose cercando di staccarsi dalla donna che si era avvinghiata a lui tipo polipo.

"Non vorrai farmi credere che le corri dietro."

"Anche se fosse, a te cosa importa?" la voce di Benji era diventata dura, come osava offendere la sua Nicole?

"Non prendermi in giro, insomma ti puoi permettere di meglio." Continuò Denise non notando la vena del collo di Benji che iniziava a pulsare dalla rabbia.

"Una come te insomma?"

Denise sorrise sexy, l’aveva in pugno. "Certo, come avrai notato sono mille volte meglio di Nicole." Disse sbattendo in faccia a Benji l’ampia scollatura del corpino che lasciava poco all’immaginazione. La ragazza non si era accorta che alle sue spalle Lisa stava ascoltando tutto, la donna stava per affrontare Denise ma Ian la trattenne.

"Lascia fare a Benji" le disse, Lisa seppur a malincuore restò ferma dov’era.

Benji osservò da capo a piedi Denise, l’aria trionfante che aveva gli faceva venire il volta stomaco.

"Sai di puttane ne ho scopate tante, non ne ho bisogno di un’altra!" disse gelido ed ad alta voce, poi approfittando dell’attimo di sconcerto di Denise si dileguò alla ricerca di Nicole.

La sala era piombata improvvisamente nel silenzio più assoluto, Denise bianca come un lenzuolo cercò di guadagnare l’uscita ma Marcus la bloccò. "Non sai proprio resistere? Penso che per questa sera la tua serata sia finita, ti porto a casa" le disse poi uscì seguito dalla donna che teneva la testa bassa e tratteneva a stento le lacrime.

Lisa la osservava con un sorriso trionfante "Ben le sta! Così impara a sparlare di Nicole!" disse.

Benji intanto era davanti alla porta della toilette, cosa doveva fare entrare oppure no? Se entrava qualche altra signora, l’avrebbe giudicato un maniaco. "Chi se ne frega degli altri!" pensò, così entrò, al suo interno non c’era nessuno.

"Nicole! Sei qui?" chiese ad alta voce, ma non ottenne risposta. Poi cercò di ascoltare meglio sentì qualcuno singhiozzare, si abbassò per terra e riconobbe le scarpe di Nicole nel bagno in fondo, bussò alla porta.

"Posso entrare?" chiese, come risposta ottenne un altro singhiozzo, decise di entrare lo stesso e vide Nicole seduta sul water che piangeva, gli occhi rossi e le guance arrossate.

"Piccola cosa c’è?" le chiese abbassandosi in modo che la faccia fosse all’altezza di quella della ragazza.

"Io… io non sarei..dovuta venire!" riuscì a dire con fatica la ragazza.

"Perché? Fino a prima stava andando tutto bene, cos’è successo?" Benji le aveva preso una mano tra le sue, erano gelate.

"Sono brutta e sgraziata, come ho potuto credere di poter diventare un cigno, sono solo un brutto anatroccolo!" lo disse quasi urlando, voleva buttare fuori quell’angoscia che aveva dentro.

Benji le asciugò le guance "Perché dici questo? Non è vero, sei bella fuori e dentro. Non ho mai incontrato una persona stupenda come te."

"Stai mentendo! Lo pensano tutti che sono brutta, dovrei chiudermi in casa e buttare via la chiave" continuò Nicole.

"Non essere tragica, chi ti ha detto queste cose? Dimmelo e lo riempio di botte!"

"Prima quando ero già qui sono entrate Denise e Chantal e hanno detto delle cose.."

"Non dirmi che credi sul serio alle loro parole? Sono solo due stronze, Denise l’ho già sistemata, vorrà dire che devo fare due chiacchiere anche con quell’altra."

"No Benji hanno detto la verità" insistette Nicole, ormai era convinta che il quadro che avevano dipinto quelle due fosse vero.

Benji le prese il volto tra le mani. "Guardami Nicole, tu sei bella, sei la donna con più fascino che abbia mai conosciuto. Quelle due avranno dei corpi stupendi ma tu non hai niente da invidiargli, hai qualche chilo in più e allora? Tu sei solare, divertente, passare il tempo con te è magnifico. Hai capito? Tu sei perfetta così come sei, perché il tuo essere così ti rende unica."

Nicole avrebbe voluto piangere ancora ma dalla gioia, nessuno le aveva mai detto delle parole così belle.

"Grazie!" disse mentre cercava di trattenere le lacrime.

"E di cosa? Ho detto solo la verità. Adesso torni di là con me e continuiamo la serata."

"Devo solo sistemarmi, sempre se ci riuscirò!"

"Ti aspetto fuori, anche perché se qualcuna mi vede qui chissà cosa pensano!" Benji si alzò e prese una mano di Nicole, uscirono dal bagno e l’uomo andò verso l’uscita.

"Faccio in fretta!" gli disse Nicole.

"Prenditi tutto il tempo che vuoi, io sono qui fuori!"

Nicole annuì poi si osservò allo specchio, il mascara aveva resistito ma la matita no, frugò nella borsetta e cercò la matita nera, per fortuna che se l’era portata dietro, si pulì il viso con un fazzoletto poi applicò la matita. Mille pensieri le attraversavano la mente, le parole di Benji erano state così belle, le pensava veramente? Se le aveva detto era perché le pensava. Concluse la donna, erano i pensieri del suo amico, allora perché le sembravano tanto parole di un innamorato?

"Ma cosa mi vado ad inventare?" pensò sorridendo era impossibile che Benji fosse innamorato di lei, con questa certezza, uscì dalla toilette pronta a portare a termine la serata con il suo amico.

"Hai fatto in fretta!" le disse Benji poi le porse il braccio e insieme tornarono nel salone, Lisa appena li vide andò dall’amica.

"Ma dove eri finita?" le chiese preoccupata.

"Era in giro a vagare per l’hotel!" disse Benji.

"Tu cosa? Ma perché?" Lisa non riusciva a capire.

"Sai che sono curiosa, stavo facendo un giretto e non mi sono accorta del tempo che passava."

"Meno male che l’ho trovata!" continuò Benji, Nicole gli sorrise grata che non avesse rivelato il suo attimo di debolezza, non aveva voglia di dilungarsi in spiegazioni, Lisa era un’ottima amica ma non poteva capire cosa si provava ad essere come lei.

"Visto che abbiano trovato la scomparsa, direi che potremmo anche buttarci nel prossimo ballo!" disse Ian.

"Concordo!" disse Benji e trascinò Nicole nella pista da ballo.

Più tardi mentre Nicole e Lisa riposavano i piedi e gli uomini parlavano di cose prettamente maschili, cioè calcio e auto, Lisa raccontò di come Benji aveva liquidato Denise.

"Non me l’ha detto"

"Forse non voleva farti venire i soliti complessi che ti vengono molto spesso."

"Già!" disse Nicole sorridendo, solo poco più di un’ora prima era in bagno a piangere come una disperata.

Lisa osservò l’amica che guardava con amore Benji "Ti sei innamorata di lui?" le chiese.

"Io.. penso di sì" disse Nicole con un sorriso triste.

"Lo sapevo che sarebbe finita così" disse Lisa.

"Ho provato a resistere ma era destino, soffrirò ma finché potrò essergli vicino sarò contenta."

"Perché non glielo dici?"

"Sei matta non voglio rovinare la nostra amicizia. Va bene così, nonostante tutto sono felice come non mai." Concluse Nicole.

"Soffrirai"

"Lo so. Ma Benji è la cosa più bella che mi sia capitata nella vita, non voglio perderlo"

Furono interrotte da Ian e Benji "Allora vi siete riposate a sufficienza?" chiese Ian.

"I miei piedi gridano vendetta!" disse Lisa ma si alzò per ballare ancora.

"E i tuoi piedi come stanno?" chiese Benji.

"Non vogliono rispondere i miei comandi!"

"Riposeranno domani, questa sera dovranno muoversi ancora un po’!" Benji la sollevò dalla sedia e la portò di nuovo a ballare.

Dopo l’ennesimo ballo Nicole era sfinita ed accaldata, uscì un attimo sulla terrazza e il freddo di Gennaio la colpì in volto, osservò il paesaggio illuminato, era una vista molto romantica, rabbrividì e decise di rientrare si girò e si ritrovò di fronte Benji.

"Vuoi morire congelata?" le chiese dolcemente.

"Avevo un po’ caldo ma effettivamente non è stata un’ottima idea. È meglio rientrare."

Nicole fece per rientrare "Aspetta un attimo" Benji la bloccò.

"Cosa c’è?"

Benji si avvicinò di più a lei, la vide arrossire e sorrise, forse aveva bevuto qualche bicchiere in più, stava rischiando di perdere la sua amicizia ma in quel momento non gliene fregava. Voleva solo baciarla punto e basta; si avvicinò ancora le loro labbra erano vicinissime, all’improvviso uno squillo. L’incantesimo di spezzò.

Nicole abbassò lo sguardo sulla sua borsetta, era confusa Benji la stava per baciare o era solo una sua illusione? Meccanicamente prese il cellulare dalla borsa e rispose, Benji di fronte a lei era imbarazzato.

"Pronto"

"Buonasera, lei è Nicole Rikter?" chiese una voce femminile dall’altra parte.

"Sì, sono io. Chi parla"

"E’ il General Hospital, i suoi genitori hanno avuto un incidente, dovrebbe venire in pronto soccorso."

"Com’è successo? Come stanno?" chiese Nicole agitata.

"Non posso darle delle notizie per telefono." Disse la donna.

"Arrivo subito"

Nicole stava per mettersi a piangere, fece per mettere il cellulare nella borsa ma con scarso successo, Benji glielo prese dalle mani e lo mise in borsa per lei.

"Cos’è successo?"

"I miei hanno avuto un incidente, sono al General Hospital. Devo andare da loro" Disse la ragazza correndo dentro il salone. Benji la seguì correndo sotto lo sguardo curioso degli altri invitati.

Pochi minuti dopo erano già in macchina e si dirigevano all’ospedale, il cellulare di Nicole suonò ancora, la ragazza lo prese con mani tremanti.

"Pronto"

"Nicole, che diavolo è successo?" la voce di Lisa era preoccupata.

"I miei hanno avuto un incidente, sto andando all’ospedale."

"Vengo anch’io" disse subito Lisa.

"No, non ti preoccupare. Ti faccio sapere io" disse Nicole poi attaccò non se la sentiva di discutere con l’amica; non sapeva cosa pensare, non le aveva dato nessuna informazione, cosa avrebbe trovato al suo arrivo?

"Non ti preoccupare, vedrai che stanno bene" cercò di rassicurarla Benji.

"Ho paura." Riuscì solo a rispondere.

Quando arrivarono al pronto soccorso, c’era un caos assoluto, corsero verso l’accettazione "Mi scusi sono la figlia di Duncan e Mary-Jane Rikter. Mi hanno chiamato che hanno avuto un incidente."

"Le chiamo subito il medico, attenda un attimo" l’infermiera andò in reparto e tornò poco dopo seguita dal medico di turno.

"Signorina Rikter?" chiese gentilmente.

"Sono io. Come stanno i miei genitori?"

"Andiamo in un posto più tranquillo" propose il medico.

"Come stanno i miei genitori?" domandò ancora Nicole non aveva intenzione di aspettare un attimo di più per sapere la verità.

Il medico si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi "Hanno avuto un brutto incidente, quando sono arrivati suo padre era già morto, sua madre respirava ancora ma aveva diverse fratture e una forte emorragia interna, il cuore non ha retto."

Nicole ci mise un attimo ad assimilare le parole "No, no!" disse con un filo di voce, le gambe non la reggevano in piedi, Benji dovette sostenerla.

"No!" urlò tra le lacrime che aveva cominciato a scendere copiose dai suoi occhi.

Benji non sapeva cosa dire, si limitò ad abbracciarla stretta, il medico accanto a loro osservava la scena provando pena per quella ragazza, in un attimo aveva perso entrambi i genitori.

"Com’è successo?" chiese Nicole singhiozzando, dopo qualche minuto.

"Glielo dirà la polizia, se vuole li può vedere" disse il medico.

"Nicole se non te la sentì, non sei obbligata." Le disse Benji.

"Voglio vederli"

"Venga" disse il medico e la accompagnò in una stanza dove c’erano entrambi i corpi. Volle entrare da sola, osservò i due cadaveri, l’odore di morte aleggiava nella stanza, resistette pochi minuti poi dovette uscire, un conato di vomito la costrinse in posizione fetale, Benji corse subito al suo fianco.

"Calmati, piccola, calmati!" le disse stringendola forte.

Alle loro spalle due agenti di polizia li osservavano, Nicole quando li vide si alzò e domandò con voce strozzata "Com’è successo?"

Il più anziano dei due parlò "Suo padre non ha rispettato un semaforo rosso, dall’altra parte stava sopraggiungendo un pullman, l’impatto è stato inevitabile."

"Era ubriaco?"

"Dobbiamo aspettare le analisi per.."

"Era ubriaco?" domandò ancora Nicole, voleva delle risposte e le voleva subito.

"Sì" rispose l’altro agente.

"Ha ammazzato altre persone?" chiese ancora con voce atona.

"No, gli occupanti del pullman stanno bene, solo qualche escoriazione"

Nicole all’improvviso si sentì crollare addosso il mondo, suo padre aveva ammazzato la mamma, come si era arrivati a quel punto? Perché non l’aveva fermato in tempo? Perché non aveva capito? Ebbe un giramento di testa, Benji accanto a lei la sostenne nuovamente, Nicole lo guardò e sussurrò: "Perché? Perché?" poi scoppiò di nuovo in lacrime e si rifugiò nell’abbraccio protettivo dell’uomo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10

CAPITOLO 10

Benji osservò Nicole che dormiva nel suo letto, l’aveva portata a casa sua perché non voleva lasciarla sola, voleva esserle vicino, lei non si era opposta alla sua decisione, a dire la verità le era sembrata quasi annullata, senza volontà.

Purtroppo anche nel sonno era agitata, guardò l’orologio e vide che erano quasi le sei del mattino era la una quando erano arrivati in ospedale ed era riuscito a portarla a casa solo mezz’ora prima; era stato straziante vederla soffrire così, aveva dentro di sé un insieme di sentimenti, dolore, odio verso il padre, sconforto. Aveva pianto fino allo sfinimento, maledicendo il padre, il destino, se stessa perché non era riuscita ad evitare quella tragedia; il medico le aveva prescritto un tranquillante che l’aveva fatta addormentare ma non era tranquilla.

Andò in bagno, lo specchio mostrava la sua faccia distrutta, con evidenti occhiaie, si sentiva a pezzi, fisicamente e mentalmente, il dolore di Nicole era diventato il suo, si tolse lo smoking stropicciato e lo buttò per terra, osservò l’abito di Nicole che la ragazza aveva accuratamente piegato e appoggiato sul piano accanto al lavandino. Quella serata doveva essere perfetta invece era andato tutto a rotoli, prima quelle due vipere che la criticavano, poi la corsa in ospedale, come intermezzo era stato sul punto di baciarla, forse non era destino.

No, non era destino. La loro amicizia era sicuramente più importante, tornò in camera indossava solo i boxer e una maglietta, Nicole invece indossava una sua T-shirt che la copriva quasi completamente.

Continuava a rigirarsi senza sosta, l’uomo andò sotto le coperte e Nicole gli si accoccolò contro calmandosi subito, Benji la abbracciò stretta voleva farle sentire che lui c’era e non l’avrebbe abbandonata. Si addormentò subito stringendo a se la ragazza.

Si svegliò verso mezzogiorno, Nicole dormiva ancora accanto a lui, si alzò cercando di non svegliarla e andò a farsi una doccia, doveva schiarirsi le idee, Nicole aveva bisogno di lui e non poteva lasciarla sola, avrebbe chiamato in ufficio e avrebbe disdetto tutti gli appuntamenti. Lei veniva prima del lavoro.

L’acqua calda scioglieva i muscoli tesi e per un attimo Benji pensò che sarebbe stato bello se Nicole fosse stata lì con lui. "Stupido, lei sta soffrendo e tu pensi queste cose! Sei solo un’idiota!" pensò, chiuse il getto caldo dell’acqua e indossò l’accappatoio, cercò i vestiti che aveva appoggiato poco prima da qualche parte, quando li vide, si vestì e tornò in camera, i capelli ancora umidi, non li aveva asciugati temendo che il rumore del phon potesse svegliare la ragazza.

Andò accanto al letto, in quel momento Nicole si svegliò, vide la sua espressione stupita non riconoscendo la stanza un attimo dopo i ricordi dolorosi tornarono ad occupare la sua mente, lo sgomento attraversò i suoi occhi.

"Non piangere ti prego" le disse sedendosi accanto a lei.

Nicole osservò Benji i capelli bagnati e una salvietta sulla spalla, aveva riconosciuto la sua stanza, aveva dormito da lui, era stato un incubo o era veramente successo tutto? La frase di Benji confermò le sue paure, i suoi genitori erano morti; un incidente e adesso era sola.

Guardò Benji seduto di fronte a lei, era rimasto con lei, all’improvviso si rese conto che aveva bisogno di lui, della sua forza, del suo amore. "Non mi lasciare" disse sussurrando.

Benji la abbracciò stretta a se "Non ti lascerò mai, mai!" le disse dolcemente.

Restarono abbracciati diversi minuti poi Benji le chiese : "Hai fame? È mezzogiorno passato."

"No, ho lo stomaco chiuso."

"Non puoi restare a digiuno" insistette Benji.

"Davvero non ho fame e poi non abbiamo tempo, dovrei già essere in ospedale. Devo organizzare il funerale e poi non ho niente da mettermi." Disse Nicole ricordandosi di indossare solo una maglietta di Benji.

"Facciamo così, adesso ti fai una doccia, io intanto vado a prenderti i vestiti che hai lasciato ieri sera da mia madre e ti faccio preparare un cappuccino e qualche brioche. Quando torno andiamo in ospedale, va bene?"

"Ho libertà di scelta?"

"No"

"Allora vado a farmi la doccia."

"E io vado a prenderti i vestiti." Disse Benji poi uscì dalla stanza.

Nicole andò in bagno e aprì l’acqua calda, appena fu a temperatura si spogliò e si mise sotto il getto caldo, non riusciva a pensare a niente di sensato, l’unico pensiero che aveva in testa era che Benji era con lei, che non l’avrebbe lasciata. Si sentì subito in colpa, invece di pensare ai suoi che adesso erano all’obitorio, pensava a Benji.

Cercò di svuotare la mente, ma senza successo, le venne in mente che non avrebbe mai potuto sostenere le spese per il funerale e poi la casa, il mutuo, le spese.

"Come farò?" si chiese ad alta voce, mentre un senso di sconforto la investiva, sentì l’acqua calda scottarle la pelle e decise di chiudere l’acqua, prese l’accappatoio di Benji, perché era l’unico presente nel bagno, era ancora umido e aveva addosso il suo profumo, si strinse nella spugna morbida, cercando di trovare il coraggio di uscire dal bagno e affrontare la realtà.

Sentì un leggero bussare alla porta "Avanti" disse.

Benji entrò con in mano i vestiti della ragazza, vide che indossava il suo accappatoio. "Scusa mi sono dimenticato di portarti un altro accappatoio"

"Non c’è problema!"

"Tieni, i tuoi vestiti"

"Grazie"

"Ti aspetto in camera"

"OK!"

Benji chiuse la porta e andò sul terrazzo, sua madre era uscita a pranzo con alcune amiche, le aveva lasciato un messaggio per informarla che probabilmente non sarebbe rientrato per cena, spiegandole brevemente cosa era successo. Stava pensando che forse era il caso di proporre a Nicole di venire a stare momentaneamente da lui, non poteva rimanere da sola in un momento così difficile.

"Sono pronta" la voce di Nicole lo riscosse dai suoi pensieri.

"Andiamo"

Trascorsero tutta la giornata ad organizzare il funerale e risolvere i problemi di tipo burocratico, aveva staccato entrambi il cellulare. In ogni caso la notizia era su tutti i giornali della città, non c’era nessuno da contattare.

Finalmente verso sera, dopo che aveva organizzato il funerale, Nicole si decise ad accendere il cellulare, lei e Benji stavano andando verso la macchina dell’uomo, in pochi istanti le arrivarono un casino di messaggi di chiamate, decise di chiamare subito Lisa.

"Nicole, come stai? Ho letto il giornale, ho cercato di chiamarti.."

"Scusami ma ho preferito lasciare il cellulare spento."

"Ero preoccupata!"

"Sto bene, sono con Benji, abbiamo dovuto mettere a posto un po’ di cose" disse stancamente la ragazza.

"Hai bisogno di qualcosa? Vuoi dormire da me stanotte?"

"Non ti preoccupare, dormo a casa."

"Sei sicura?" le chiese preoccupata l’amica.

"Ho bisogno di stare un po’ di sola"

"Va bene, ti chiamo domani"

"Lisa, il funerale ci sarà tra due giorni." Gli disse Nicole atona.

"Non ti lascio sola, ti voglio bene!"

"Anch’io, grazie Lisa"

"Nicole qualsiasi cosa avessi bisogno a qualsiasi ora, chiamami. Senza problemi!"

"Lo farò, ciao"

"Ciao"

Nicole si accomodò stancamente nel sedile della porche, sospirò e chiuse gli occhi avrebbe voluto scappare da tutto, il cellulare riprese a suonare con insistenza, parlo con la nonna, povera donna era sconvolta, poi con il suo titolare e con pochi altri amici, alla fine decise di spegnere ancora il cellulare.

"Dove andiamo?" le chiese Benji.

"Voglio andare a casa" gli rispose Nicole tenendo gli occhi chiusi.

Benji la accompagnò a casa, durante il tragitto nessuno dei due proferì parola, quando furono davanti a casa, Nicole ebbe un attimo di esitazione.

"Perché non vieni a dormire da me?" le chiese Benji.

"No, ho bisogno di stare sola."

"Sicura, se no resto io"

"Benji ti ringrazio ma devo veramente stare da sola."

"Come vuoi, ma domani mattina vengo qui." Insistette Benji.

"Non demordi" gli disse con un sorriso triste la ragazza.

"Non riuscirai a liberarti di me tanto facilmente."

Nicole si sporse versoi il ragazzo e lo abbracciò "Grazie per tutto quello che stai facendo per me"

"Tu avresti fatto lo stesso"

La ragazza gli diede un bacio sulla guancia e scese dall’auto, doveva affrontare da sola i suoi fantasmi.

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Benji arrivò a casa distrutto, aveva assoluto bisogno di dormire, Kate lo stava aspettando a casa sua.

"Benji, finalmente sei arrivato. Ho provato a chiamarti sul cellulare ma era staccato."

"Scusa ma abbiamo passato tutto il pomeriggio tra ospedale e impresa di pompe funebri, non l’ho acceso volutamente."

"Come sta Nicole? Ho letto il tuo biglietto e poi ho visto il giornale."

"Sta male, stasera ha voluto dormire a casa da sola. Non volevo lasciarla ma lei ha voluto così." L’uomo si sedette stancamente sul divano, appoggiò la testa allo schienale e chiuse gli occhi.

"Devi capirla, deve affrontare il suo dolore. Ha perso entrambi i genitori, tutte le sue certezze sono scomparse con loro." Disse Kate accomodandosi accanto a lui.

"Sai è come se il suo dolore, il suo sconforto fossero anche i miei, oggi è stato straziante vederla così una parte di me è... non sono come spiegarti."

"Quando si ama una persona, è naturale sentirsi più coinvolti nel dolore dell’altro." Disse Kate.

"Forse è così."

"Quindi ne sei innamorato?"

"Sì!" rispose senza pensarci Benji, quando si rese conto di quello che aveva detto spalancò gli occhi e arrossì come un ragazzino.

"Non c’è niente di cui vergognarsi, tesoro."

"Mamma è così complicato, lei mi vede come un amico e adesso ha proprio bisogno di quello. Non posso e non voglio rovinare la nostra amicizia."

"Il fatto di ammettere quello che provi per lei è già un passo avanti, però ricordati che la vita è piena di imprevisti, non sprecarla cercando di nascondere quello che ti si legge negli occhi." Disse Kate saggiamente.

Benji non rispose, era troppo stanco per sostenere una conversazione del genere "Vado a dormire"

"Non mangi niente?" gli chiese Kate.

"Non ho fame"

"Sicuro?"

"Fammi mettere tutto in forno se dovessi avere fame stanotte, saprò dove trovare la mia cena."

"Va bene, buonanotte Benji."

"Buonanotte mamma" disse l’uomo le diede un bacio sulla guancia e si ritirò nella sua stanza, in pochi minuti era sotto le coperte e dormiva profondamente.

***-***-***-***-***-***-***-***-***-***-***-***-***-***-***

Nicole stava vagando per la casa vuota, aveva pulito e riordinato tutto, quando era entrata l’odore dolciastro del profumo della madre l’aveva investita come uno schiaffo.

Era stanca ma non poteva andare a letto, aveva paura di addormentarsi da sola, avrebbe dovuto accettare la proposta di Benji.

Adesso si trovava lì ad osservare l’albero di Natale che non era ancora stato disfatto così come il presepe, avvicinò i magi alla capanna, nessuno si era ricordato di farlo il giorno prima, accese le luci che ornavano i due simboli del natale e si sedette sul divano ad osservarli. Da quanti anni non erano più una famiglia felice? Si ricordava il natale di quando era piccola, così gioioso poi lei era cresciuta, suo padre si era ammalato e aveva iniziato a bere. Lì era iniziato il declino, i litigi, l’astio, lì era iniziata la fine con il tragico epilogo della sera precedente. Una lacrima solitaria, percorse il profilo del suo volto, finendo la corsa sul dorso della sua mano, abbassò lo sguardo guardando la piccola macchia bagnata, strano non si accorgeva neanche che piangeva, non riusciva a provare niente. Si era disperata nelle ore precedenti ed ora si sentiva vuota, come se le avessero strappato il cuore, era sola, completamente sola, la sua famiglia seppur non perfetta era morta e Benji era solo un amico. Non le bastava, adesso non le bastava più.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11

CAPITOLO 11

Benji suonò diverse volte il campanello ma non ottenne risposta, dove diavolo era Nicole? Abbassò la maniglia della porta e vide che non era chiusa a chiave, entrò piano, strano in tutti quei mesi che erano usciti insieme non era mai entrato a casa sua.

La porta d’entrata dava direttamente sul salotto, il buio rivestiva l’intera stanza ma quando gli occhi si furono abituati vide l’albero di Natale per terra, alcune palline erano rotte, accanto i personaggi del presepe, qualcuno li aveva scaraventati a terra.

Si avvicinò e vide Nicole accoccolata sul divano, una coperta la copriva malamente, si abbassò e le accarezzò il volto.

"Nicole" la chiamò dolcemente l’uomo. La ragazza aprì lentamente gli occhi, ci mise un attimo a mettere a fuoco il viso di Benji.

"Come stai?" chiese Benji.

"Non lo so" rispose con un filo di voce la ragazza.

"Ti preparo la colazione?"

"Non ho fame" Nicole si alzò dal divano, indossava ancora i vestiti del giorno prima.

"Devi mangiare qualcosa" insistette Benji.

"Ti ho detto che non ho fame!" disse secca Nicole, Benji rimase un attimo basito, Nicole vedendo la sua espressione si sentì in colpa "Scusa non volevo risponderti male"

"Non ti preoccupare" le disse Benji.

"Vado a farmi una doccia"

"Io ti preparo qualcosa per fare colazione."

"Non disturbarti, tanto non ci sarà niente da mangiare" disse Nicole poi andò in bagno.

Benji cominciò a frugare in cucina ed effettivamente non c’era niente per fare colazione, nessuna brioche, ne biscotti, nemmeno il latte. Il frigo sembrava il deserto del Sahara, si osservò in giro, era una casa semplice come tante ma mancava quel tono personale che contraddistingue ogni abitazione, non c’erano foto, ne quadri appesi, curioso andò a vedere le stanze, sentiva l’acqua della doccia scorrere veloce, sperava che Nicole si sarebbe rilassata.

C’erano due porte nel corridoio, la prima era la camera dei genitori di Nicole, asettica come il resto della casa, mentre la camera della ragazza, era un’esplosione di colori, vari puzzle erano appesi alle pareti dipinte di rosa, il piumone blu e azzurro, vari peluche sparsi per tutta la stanza.

"Ti piace? Questo è il mio angolo di paradiso." La voce di Nicole gli giunse dietro le spalle.

"Non volevo curiosare.."

"Non c’è problema, tanto c’è poco da vedere." La ragazza entrò si stava asciugando i capelli con una salvietta, si avvicinò allo specchio della camera e prese una spazzola, iniziò a pettinarsi cercando di districare i nodi che le si erano formati.

"Non è meglio se gli dai un’asciugata?" chiese Benji.

"Devo prima pettinarli altrimenti questi nodi non se ne andranno più." Disse la ragazza mentre cercava di districarsi, iniziò a innervosirsi, la spazzola tirava i capelli annodati, sembrava che volesse strapparli, sempre più forte.

"Nicole, fai piano, te li stai strappando tutti" disse Benji, Nicole continuò come se non sentisse niente, l’uomo allora le si avvicinò e le prese la spazzola dalle mani mentre calde lacrime sgorgavano dagli occhi di Nicole.

"Ti prego non piangere, non piangere" le disse Benji, cercò di abbracciarla ma lei si divincolò.

"Come posso non piangere, i miei sono morti, ho la macchina da pagare, il mutuo, non ho nemmeno i soldi per pagare il funerale!" urlò la ragazza dando voce alle sue ansie.

"Ti aiuto io" le disse Benji.

"Non voglio il tuo aiuto!" voglio il tuo amore aggiunse mentalmente la ragazza.

Benji non sapeva come comportarsi, l’orgoglio della ragazza contrastava con il suo bisogno di aiuto, non poteva immaginare che lei voleva la stessa cosa che anche lui desiderava.

"Mi ridarai i soldi, sarà solo un prestito."

"Come farò? Il mio stipendio non è astronomico."

"Troveremo un soluzione" disse Benji.

"Perché mi stai dietro, porto solo problemi" disse Nicole dopo qualche istante.

"Non dire cazzate, sono in questi momenti che ci si aiuta." Disse Benji, allungò una mano per accarezzarle il volto, le asciugò una lacrima che ancora correva lungo lo zigomo. Dio quanto avrebbe voluto baciarla, il suono del campanello li distrasse.

Nicole staccò i suoi occhi da quelli di Benji e andò ad aprire, si ritrovò davanti Lisa e Ian.

"Ciao" disse Lisa.

Nicole che fino a quel momento non avrebbe voluto vederla si buttò tra le braccia dell’amica, non pianse, aveva pianto troppo, ma si sentì meglio.

"Lo so che mi avevi detto di non venire, ma non potevo stare a casa senza fare niente." Disse Lisa.

"Grazie" riuscì a dire Nicole, Ian le accarezzò la testa, poi entrò, non fu sorpreso di trovare Benji i due si diedero la mano, non c’era bisogno di parole.

"Oggi ho intenzione di non staccarmi un attimo da te, quindi sei avvisata e non cercare di mandarmi a casa perché non ti fa bene rimanere sola. Adesso apriamo un po’, tra poco la tua casa sarà un via vai di persone."

Lisa in pochi minuti aveva spalancato tutte le ante e aveva iniziato a raccogliere la statuine sparse per terra.

"Lisa, l’ho provocato io questo disastro. Metto a posto io." disse Nicole.

"No, tu adesso ti siedi e fai colazione, abbiamo portato qualche brioche e delle bustine di te"

Ian mostrò un pacchetto che aveva tra le mani "Abbiamo solo brioche alla marmellata e lisce, Lisa ha detto che sono quelle che ti piacciono."

"Andiamo a fare il te" disse Benji e portò Ian in cucina con lui.

Nicole incapace di non fare niente, aiutò Lisa a rimettere a posto, come aveva previsto l’amica, circa un’ora dopo iniziò la processione degli amici, di alcuni parenti, arrivò anche sua nonna.

"Potevi chiamarmi sarei venuta a prenderti io." Disse Nicole gentilmente, sua nonna l’aveva sempre trattata con sufficienza, preferendo i suoi cugini a lei.

"Sciocchezze, se non ci fosse stato tuo cugino Michael a quest’ora sarei ancora lì ad aspettarti!" rispose la donna seccata.

Nicole sentì il solito senso di inadeguatezza che provava ogni volta che si trovava di fronte a Winnifred Rikter, sua nonna paterna.

Con lei c’erano suo cugino Michael e poco dopo arrivarono i suoi zii con l’altro figlio Simon, si stabilirono tutti lì senza chiedere il permesso, avevano deciso che sarebbero rimasti lì a dormire, Nicole non disse niente, non aveva proprio voglia di litigare. Se ne sarebbero andati appena finito il funerale, almeno sperava.

Quando arrivarono altre persone, la vecchia Winni assunse l’aria da tragedia, tutti intorno a lei per consolarla, poverina aveva perso un figlio, per lei che aveva perso entrambi i genitori non c’erano parole di conforto. Dalla parte di sua madre non c’erano dei parenti ancora in vita i suoi nonni materni erano morti parecchi anni prima, c’era qualche amica di Mary-Jane che non gradì per niente le sceneggiate di Winni.

Nicole appena ebbe un minuto libero portò la nonna in un'altra stanza, aveva bisogno di aiuto per pagare il funerale, non poteva chiedere soldi a Benji.

"Nonna, posso parlarti?" chiese titubante la ragazza.

"Dimmi" disse seccata la vecchia.

"Ho dei problemi finanziari, non riesco a pagare il funerale, o almeno posso pagarne solo una piccola parte…"

"Cosa pretendi che paghi io? Sono solo una povera pensionata!" protestò Winni.

"Magari lo zio può darmi una mano.."

"Non provare neanche a chiedere dei soldi a tuo zio, non può certo spenderli per te. Sei uguale a tua madre, sempre a chiedere soldi e colpa sua se adesso il mio Duncan è morto!"

"Ma cosa stai dicendo?" chiese Nicole sconvolta.

"Solo la verità, tua madre era solo un’opportunista, che si è fatta mettere incinta per farsi sposare, ha portato tuo padre alla morte."

Nicole sentì la rabbia esploderle dentro "Come osi parlare così? È colpa di papà se hanno avuto l’incidente, era ubriaco, erano anni che era alcolizzato e nessuno di voi a fatto niente per aiutarci!" urlò Nicole.

"Non ti permettere di alzare la voce con me" disse la donna.

"Fuori, fuori di qui. Andatevene da casa mia, subito!" urlò Nicole, indicando la porta.

"Cosa succede?" la voce di suo zio Ryan interruppe quella discussione.

"Tua nipote ha bisogno dei soldi per pagare il funerale" disse Winni.

"Non ho nemmeno i soldi per arrivare a fine mese! Figurati se posso darli a te" disse l’uomo.

"E’ quello che le ho detto io. Siamo venuti qui per starti vicino e tu ci chiedi soldi e ci vuoi buttare fuori di casa. Sei proprio una screanzata!" disse ancora Winni.

"Peccato che i soldi per le puttane le hai!" disse Nicole, era stanca di stare zitta era stanca di sopportare.

"Cosa stai dicendo? Sei solo una stronzetta che si diverte a dire bugie." le disse Ryan.

"Sarà, ma questa non è casa vostra, adesso è mia, quindi o ve ne andate con le buone o vi sbatto fuori con le cattive. Se domani vorrete venire al funerale bene, ma se dovete venire per parlare male di mia madre, tornatevene a casa vostra!"

"Se le cose stanno così, scordati di avere dei parenti!" disse Winnifred.

"Non li ho mai avuti!" le rispose Nicole a tono, poi li osservò uscire dalla stanza e li seguì mentre radunavano la famiglia e lasciavano la casa.

All’improvviso si sentì spossata, si sedette sul divano e si prese il volto tra le mani, raccolse le ultime forze che aveva poi alzò il volto verso i suoi amici che la osservavano preoccupati.

"Che diavolo è successo?" chiese Lisa.

"Ho chiesto una mano a loro per pagare il funerale, diciamo che sono più poveri di me a quanto dicono"

"Che bastardi, sono arrivati con auto da almeno 40 mila euro" disse Ian.

"Benji detesto chiedertelo ma ho bisogno di un prestito." Disse Nicole vergognandosi.

"Nicole non c’è problema." Disse Benji.

"Te li ridarò, ho già pensato di vendere la casa, per me è troppo grande. Estinguerò il mutuo, ti ridarò i soldi e con quello che mi rimane comprerò un monolocale per me." Disse la ragazza.

"Non è il momento di pensare a queste cose" le disse Benji sedendosi accanto a lei.

"Ma io ci devo pensare, altrimenti impazzisco!" ammise Nicole.

"Ti aiuterò a sistemare queste cose e cercheremo un bel appartamento, magari un po’ più verso il centro." Disse Benji.

"Ma ci penseremo tra qualche giorno." Aggiunse Lisa.

Nicole annuì, dopotutto i suoi amici erano la sua famiglia.

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Il giorno dopo il funerale fu accompagnato da un cielo grigio, con qualche goccia di pioggia che incerta cadde sulle bare marroni, Nicole non versò nemmeno una lacrima, al suo fianco c’era Benji che le teneva la mano, seguivano Lisa e Ian. C’erano anche sua nonna, gli zii e i suoi cugini, non si parlarono ci furono solo occhiate omicide da parte di Ryan verso la nipote, dopotutto quello che aveva detto era vero, Duncan più di una volta gli aveva retto il gioco, quando andava con qualche prostituta. Quello stupido di suo fratello doveva essersi lasciato sfuggire qualcosa quando era in preda ai fumi dell’alcool.

Nicole buttò due rose sopra le tombe e poi osservò gli uomini che gettavano il terreno sopra di esse, la stretta di Benji si fece più stretta, voleva farle capire che lui c’era, salutò qualche amico o collega del padre e della madre ma non erano tanti, così si ritrovò presto fuori dal cimitero.

"Nicole" la voce dolce di Kate la fece voltare.

"Kate, grazie per essere venuta."

"Non volevo disturbarti prima." Disse la donna, poi aprì le braccia e Nicole vi si rifugiò. "Lo so che non sono tua madre e che non potrò mai sostituirla, ma di qualsiasi cosa avessi bisogno io ci sarò sempre."

"Grazie." Rispose Nicole.

Poco distante da loro Winnifred e Ryan osservavano la scena con disgusto "Chi è quella donna?" chiese l’anziana donna.

"Non ne ho la minima idee ma è vestita con abiti firmati e molto costosi" disse Sharon, la moglie di Ryan.

"L’uomo che era con Nicole mi sembra una persona che conosco." Disse Ryan, osservando Benji che si aggregava alla madre e a Nicole.

"Non capisco come abbia fatto quel piccolo mostro a trovare un fidanzato del genere, così bello e sembra anche facoltoso" la voce piena di invidia di Sharon non sfuggì a nessuno.

"Papà sono sicuro che quell’uomo è Benji Price, l’ex portiere dell’Amburgo." Disse Michael che si era appena unito ai parenti ed aveva ascoltato le ultime battute della loro discussione.

"Cazzo, perché non me ne sono accorto prima? Quel tipo è ricco all’inverosimile." Disse Ryan.

"Pensi che potremmo sfruttare la storia." Disse Sharon.

"Sono sicuro che ci sono un paio di giornali che sarebbero interessanti ad una storia del genere" aggiunse Simon.

"Simon tu l’hai sempre con te quella dannata macchina fotografica, vero?"

"Certo papà ed ho scattato anche numerose foto, sai un tipo come Price non passa inosservato, mi sembrava di conoscerlo e non volevo sprecare un’occasione."

"Bravo, sei proprio mio figlio!" disse Ryan orgoglioso, già immaginava quanti soldi avrebbe guadagnato.

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12

CAPITOLO 12

I giorni successivi al funerale, furono frenetici per Nicole, dovette recarsi in banca, dal notaio e doveva anche cercare un altro appartamento per lei. La sua casa conteneva troppo ricordi spiacevoli anche se avesse avuto i soldi per tenerla, forse l’avrebbe venduta lo stesso.

Purtroppo facendo due conti si rese conto che i soldi che le sarebbero rimasti dopo aver saldato tutti i debiti erano sufficienti appena per acquistare un monolocale, però c’erano anche i mobili da comprare.

Benji la trovò assorta nei suoi pensieri, mentre picchiettava la matita sul tavolo, la casa piena di scatoloni perché era già stata venduta e aspettavano solo che Nicole uscisse, si era deciso che nel caso non avesse trovato un appartamento si sarebbe trasferita temporaneamente a casa di Benji.

L’uomo avrebbe voluto che lei restasse da lui ma sapeva che vederla sempre per casa lo avrebbe fatto diventare insofferente più del necessario così si era impegnato per trovarle un appartamento e finalmente ce l’aveva fatta.

"Nicole ho una splendida notizia." esordì

"Non ti avevo sentito entrare" disse la ragazza osservando l’amico.

Benji ignorò l’affermazione della ragazza e disse eccitato: "Ti ho trovato la casa!"

"Stai scherzando?"

"No, un mio cliente ha vinto una causa e come risarcimento la contro parte gli ha dato una mansarda appena restaurata e completamente arredata. Siccome questo cliente mi doveva un favore, me l’ha lasciata per un prezzo più che ottimo."

"Vuoi dire che con questi soldi riesco ad averla?" chiese Nicole mostrando la cifra che aveva scritto sul foglio.

"Certo ed avanzi ancora qualcosa!"

"Non è che tu ci hai messo dei soldi?" chiese sospettosa Nicole.

"Non ho messo neanche un centesimo." Disse Benji ed effettivamente era così, non le disse che però quel tipo aveva un debito nei suoi confronti e quei soldi erano andati in compensazione per l’acquisto della casa.

"Quando posso vederla?" chiese Nicole eccitata.

"Anche subito, ho le chiavi!" disse Benji mostrando un mazzo che aveva in mano.

Nicole felice come una bambina abbracciò Benji e gli diede un bacio sulla guancia "Sei fantastico!" disse poi corse a mettersi il cappotto e le scarpe.

Venti minuti dopo erano entrambi davanti ad un bel palazzo di moderna costruzione era in una delle zone più belle di Amburgo.

"Benji non credo proprio di potermi permettere un appartamento in questa zona." Disse Nicole.

"Non ti preoccupare, andiamo di sopra."

Benji la trascinò nell’ascensore e pochi istanti dopo erano dentro l’appartamento, Nicole si osservò intorno stupita, la porta di ingresso dava su un salotto tutto arredato in stile povero, con le travi a vista, la cucina era a destra dell’entrata ed era divisa dal salotto da un muro alto poco più di un metro. Dalla parte opposta c’era un piccolo corridoio con tre porte, Benji la trascinò letteralmente a vedere una camera abbastanza piccola che sembrava più un ripostiglio visto che c’erano alcuni scatoloni, poi il bagno.

"C’è una Iacuzzi!" esclamò la ragazza osservando l’ambiente completamente piastrellato di rosa, dove troneggiava su di un piano rialzato la vasca idromassaggio e non mancava nemmeno la doccia posta nel lato posto, quel bagno era almeno due volte più grande di quello di casa sua.

"Ma devi ancora vedere il meglio!" disse Benji e portò Nicole nella stanza da letto, lì vi era un letto in ferro battuto anche la camera era arredata in stile povero, tutta in legno e il soffitto aveva le travi a vista come il soggiorno.

"Guarda che spettacolo!" disse Benji indicando a Nicole l’enorme vetrata a forma di arco che si affacciava sulla città di Amburgo, lo spettacolo era sorprendente.

"E in salotto c’è la porta finestra che si affaccia su di un terrazzino, d’estate potrai mangiare lì!" aggiunse l’uomo.

Nicole non riusciva a credere ai proprio occhi era la casa dei suoi sogni, uscì dalla camera e andò in cucina, anche questa in legno massiccio, si osservò intorno e andò a vedere il terrazzino. Se quello era un terrazzino! Era grande quasi quanto la sua camera. Magnifico, come tutto il resto della casa. Benji la raggiunse lì di fuori.

"Ti piace? È libera da subito" disse il ragazzo entusiasta.

"Non posso permettermela" disse Nicole.

"Ma ti ho detto il prezzo.."

"Benji smettila, ti ho già detto una volta che non voglio la tua carità, questa casa costerà come minimo il doppio dei soldi che ho a disposizione."

"E io ti ho detto che l’ho spuntata ad un prezzo di favore."

"Non posso! Andiamocene devo trovare una casa che mi posso permettere" disse Nicole, oltrepassò il ragazzo dirigendosi verso l’uscita.

Benji la seguì e la bloccò prima che uscisse. "Non fare la testarda! Metti da parte il tuo orgoglio e accetta questa occasione."

"Ti ho già detto che non voglio la carità!"

Benji le afferrò entrambe le braccia "Se pensi che io ti mandi ad abitare in un sobborgo della città, perché è quello che ti puoi permettere, te lo devi scordare! Tu verrai ad abitare qui!" disse Benji autoritario.

"Maledizione non puoi obbligarmi! Perché insisti?"

"Perché piccola sciocca, ci tengo a te! E anche molto, questo è un quartiere tranquillo, sei vicino al lavoro e al centro." E a me! Aggiunse mentalmente Benji.

Nicole era rimasta spiazzata, non pensava che Benji avrebbe reagito così. Ma lei non poteva comunque continuare a vivere alle sue spalle.

"Benji perché non capisci? Non sono abituata a essere mantenuta da qualcuno."

"Prendilo come un regalo, come un segno della provvidenza, ma tu abiterai qui. I documenti saranno pronti domani." Disse Benji senza staccare la mani dalle braccia di Nicole.

"Smettila di decidere per me! Non sei mio padre!" urlò Nicole esasperata, vide Benji rabbuiarsi e poi accadde tutto così velocemente, lo vide avvicinarsi, sentì le labbra dell’uomo cosi esigenti premere contro le sue, lo sconcerto e poi l’abbandono. Le braccia che prima la trattenevano ora la stringevano in un abbraccio possessivo, la mente di Nicole era sgombra da qualsiasi pensiero razionale, si ritrovò a rispondere con ardore al bacio, che si fece più profondo, più passionale.

Poi all’improvviso come era iniziato, il bacio finì, Benji si era staccato, lo sguardo sconvolto e le mani tremanti; Nicole si portò una mano alle labbra lasciate orfane da quelle di Benji, quello era stato il suo primo bacio.

"Perdonami, non so cosa mi sia preso!" disse Benji con voce strozzata, non capiva come aveva potuto lasciarsi andare, quella frase lo aveva fatto imbestialire, lei non poteva proprio vederlo come un uomo? Come un uomo che l’amava?

Nicole non realizzò subito il senso di quelle parole, poi il loro significato si fece strada nella sua mente e la lasciò delusa, era stato un impulso niente di più, lei era sempre Nicole l’amica, punto e basta.

"N-non preoccuparti" rispose con voce incerta la ragazza.

"Io non vorrei che questo rovinasse la nostra amicizia" disse Benji pregando che il tono della sua voce fosse risultato quantomeno normale.

"E’ stata la rabbia e la tensione di questi giorni, va tutto bene."

"Prederai questo appartamento?"

"Sì, hai vinto, verrò a vivere qui" disse rassegnata Nicole, lo aveva accettato solo come un risarcimento per quell’attimo di speranza che le si era insinuato nel cuore.

"Sono contento"

Dopo qualche istante di imbarazzato silenzio Nicole disse: "Grazie!"

"Di cosa?" domandò Benji.

"Di tutto" rispose la ragazza poi uscì dall’appartamento.

Benji rimase con il dubbio che la ragazza non si riferisse solo all’appartamento.

***-***-***-***-***-***-***-***-***-***-***-***-***-***-***-***

Quello stesso pomeriggio Nicole aiutata da Benji stava trasportando i primi scatoloni nelle varie stanze, tra loro era sceso un silenzio irreale interrotto solo a momenti con frase del tipo Dove lo appoggio questo? oppure Lo porto di là?

Dov’era finita tutta la loro complicità, il loro affiatamento, Nicole si sentì veramente sola dalla morte dei suoi genitori, aveva sognato, desiderato che Benji la baciasse, ma nel suo sogno lui le diceva che l’amava e vivevano tutti felici e contenti. Peccato era un bel sogno, veramente un bel sogno. Dopo qualche ora riuscirono ad arrivare anche Lisa e Ian, entrambi erano raggianti, così felici Nicole non poté evitare di invidiarli.

"Finalmente siete arrivati" disse Benji.

"Abbiamo sbagliato strada un paio di volte, Ian a volte pensa di essere un navigatore satellitare, naturalmente guasto!" disse Lisa mentre si toglieva il cappotto pesante.

"Se è per questo anche tu non è che hai molto senso dell’orientamento!" le disse Ian.

"Su questo concordo con Ian." Disse Nicole.

"Tu dovresti stare dalla mia parte!" protestò Lisa fingendosi arrabbiata, poi continuò "Forza fammi vedere questo piccolo castello!"

Poco dopo le due ragazze erano nella stanza a letto a parlare su arredamento e argomenti simili, Ian osservò Benji che non aveva smesso un attimo di lavorare.

"C’è qualcosa che non va?" gli chiese.

"No, perché?"

"Hai una faccia" disse Ian.

Benji osservò Ian, avrebbe tanto voluto sfogarsi con qualcuno ma non sapeva con chi, Ian era stato uno dei pochi amici che aveva trovato ad Amburgo, ma era troppo coinvolto nella storia, non poteva andare a raccontargli tutto.

"Sono solo un po’ stanco" rispose senza convinzione mentre pensava che forse gli avrebbe fatto bene telefonare a Tom o a Holly, non a Holly forse no, ci aveva messo anni per rendersi conto di amare Patty, figuriamoci se poteva dargli qualche consiglio in campo amoroso. Tom era sicuramente la persona ideale con cui sfogarsi, l’avrebbe chiamato appena possibile.

"Sarà, forza mettiamoci al lavoro. Vado da basso a prendere gli altri scatoloni." Disse Ian e uscì, Benji rimase ad ascoltare le voci delle due ragazze, Nicole si sarebbe confidata con Lisa oppure no? Che stupido, perché non si era controllato? Aveva rovinato tutto, tutto.

Quando Lisa e Nicole tornarono in salotto cercò di stamparsi in faccia un sorriso ebete, del tipo va tutto bene ma non è assolutamente vero, Lisa spostò alcuni scatoloni, la osservò era raggiante, si vedeva che era felice.

"Cosa fai?" la voce di Ian li fece spaventare.

"Ian mi hai fatto venire un infarto!" gli disse Lisa.

"Cosa stai facendo?"

"Non vedi sto spostando gli scatoloni."

"Sei pazza, nelle tue condizioni, non puoi! Forza siediti!"

"Ma sei scemo? Non sono invalida, sono incinta!" disse Lisa ignorando completamente la presenza di Benji e Nicole.

"Cosa?" domandò Nicole non era sicura di aver sentito bene.

"Vedi per colpa tua glielo abbiamo detto in malo modo. Oh Nicole volevo aspettare che ti fossi sistemata per dirtelo. Insomma in questi ultimi giorni hai avuto molte emozioni.."

Nicole arrossì, l’unica emozione che le veniva in mente era quella che aveva provato quella mattina.

".. quindi non mi è sembrato il caso di dirtelo!"

"Quando lo hai saputo?" chiese Nicole.

"Stamattina siamo andati dal ginecologo e abbiamo avuto la conferma, sono di otto settimane."

"E’ splendido!" disse Nicole abbracciando l’amica.

"Complimenti Ian, non hai perso tempo" gli disse Benji dandogli una pacca sulla spalla.

"A dire la verità è successo, non ce lo aspettavamo, ma siamo contenti. Troverò un lavoro e poi dovrò cercare una casa" disse Ian.

"Lascerai l’università?" chiese Nicole.

"Per forza le lezione che do come insegnate di danza, non bastano per mantenere un bambino." Disse Ian. "Ma non c’è problema, per mio figlio, questo e altro!"

"Se volete posso darvi una mano, non ditemi di no, perché non lo accetto come risposta." Disse Benji.

"Grazie!" disse Lisa commossa.

"I vostri genitori lo sanno?" chiese Nicole.

"Non glielo abbiamo ancora detto, ma come minimo i miei mi butteranno fuori di casa." Disse Lisa.

"Qui c’è sempre spazio per te, almeno fino a quando non avrete trovato una sistemazione insieme." Disse Nicole.

"Non so cosa dire" disse Lisa mentre si asciugava una lacrima.

"Non ci posso credere che questo bambino ti sta rendendo così sentimentale!" esclamò Nicole.

"E dovresti vedere quanto mangia!" aggiunse Ian con un sorriso.

"Ma mangio per due!" si giustificò Lisa.

"Effettivamente ha ragione" disse Benji con un sorriso.

"Grazie Benji solo tu mi comprendi."

Quella sera Nicole dormì nella sua nuova casa, ripensò a quella giornata, così strana, il bacio di Benji, la notizia della gravidanza di Lisa era così felice per lei e Ian. Ma non poteva evitare di invidiarli, perché lei non poteva essere così felice?

Era sicura che non avrebbe chiuso occhi quella notte, l’indomani Benji sarebbe venuto a prenderla per andare dal notaio a firmare i documenti necessari, stranamente voleva vederlo, voleva capire se quel bacio era stato solo un errore o qualcosa di più. Benji non era tipo da concedersi certi slanci senza motivo, voleva illudersi. Sì voleva illudersi che lui forse provasse qualcosa di più di una semplice amicizia.

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Benji compose il numero di Tom a Parigi, il ragazzo rispose quasi subito.

"Pronto?"

"Ciao Tom sono Benji."

"Benji che sorpresa? Era un bel po’ che non ti facevi sentire! Come stai?" chiese allegro Tom.

"Bene grazie e tu?"

"Io sto benissimo, comunque la tua risposta non mi è sembrata del tutto sincera"

"A dire la verità c’è qualcosa.."

"Ti manca il calcio?"

"No, ormai quello è un capitolo chiuso."

"Problemi con la società?" continuò Tom.

"No! Anzi va tutto a gonfie vele."

"Non ci posso credere! Una donna!"

"No, cioè… insomma, sì. Tom ho bisogno di un consiglio" ammise alla fine Benji imbarazzatissimo.

"Raccontami tutto"

Benji allora spiegò tutta la storia e gli disse tutto quello che era successo in quei mesi fino al bacio di quella mattina.

"Benji non capisco il problema, dille che la ami." Concluse Tom

"Sembra facile"

"Dov’è finito l’intrepido SGGK? L’uomo che sfidava qualsiasi attaccate senza mostrare la minima emozione?"

"Penso che quell’uomo sia ormai scomparso, Nicole mi ha conquistato, completamente, totalmente. Indipendentemente dal suo aspetto, non è una modella ma ti ripeto che è comunque bellissima, ma ho iniziato ad innamorarmi, del suo spirito, della sua simpatia, della sua genuinità."

"In poche parole, non puoi fare a meno di lei!"

"Esatto."

"Benji ascoltami, dille quello che provi. Anche perché visto che ti ha risposto al bacio, non penso che ti sia del tutto indifferente. Comunque, hai paura di perdere la sua amicizia? Perché adesso pensi che tutto continui come prima? Intendo dire, prima del bacio."

"Hai ragione, questo pomeriggio ci saremo scambiati si e no due parole"

"Visto, quindi prendi il coraggio che ancora ti resta e dichiarati. O la va o la spacca."

"Ci devo pensare." Rispose dubbioso Benji.

"Fammi sapere e nel caso che le cose andassero bene, fammela conoscere, sono curioso di sapere chi è questa santa donna che ha sciolto il nostro SGGK."

"Grazie Tom."

"Di cosa, sono o no uno psicologo?"

"Prima di tutto sei un calciatore" puntualizzò Benji.

"Con una laurea in psicologia, non scordarlo." Si vantò Tom.

"Non l’ho mai dimenticato, altrimenti avrei chiamato Holly." Disse Benji con un sorriso.

"Non l’avresti mai fatto, lui non è il tipo giusto per dare consigli su problemi d’amore! Adesso però devo andare. Una donna mi sta attendendo, sarebbe sgarbato farla aspettare"

"Buona serata."

"Anche a te, ciao"

Benji appoggiò il cordless sul comodino accanto al letto, aveva mille pensieri per la testa, quella sarebbe stata veramente una lunga nottata.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13

Per prima cosa chiedo umilmente perdono per aver interrotto la fanfic, purtroppo è stato un periodo molto negativo. Ma adesso sono tornata, più felice, più grintosa e più magra! Lo so che non ve ne fregherà niente ma fino ad oggi ho perso la bellezza di ben 12 kg e mezzo. Non sono un figurino e non lo sarò mai, ma adesso mi sento veramente bene.

Non riuscirò ad aggiornare come all’inizio, cioè molto spesso, perché mi è aumentato il carico di lavoro (è lo stipendio che è sempre quello!) comunque mi metterò di impegno per finire questa storia. Farò del mio meglio, prometto! Un abbraccio Betty

 

CAPITOLO 13

Nicole appose l’ennesima firma sui documenti per il passaggio di proprietà della casa, quella mattina Benji era arrivato a prenderla puntuale come sempre e senza dire un parola si erano diretti dal notaio.

"Signorina, questa è l’ultima" disse l’uomo di fronte a lei. Nicole fece un sorriso tirato e firmò l’ultimo documento.

Accanto a lei Benji osservava senza parlare, sembrava che aveva perso di colpo l’uso della parola, e per la prima volta da mesi Nicole non riuscì a leggere nei suoi occhi nessun sentimento, sembrava la copia del SGGK che si vedeva sui giornali di qualche anno prima. Così altero e distaccato e irraggiungibile.

"Con questa abbiamo finito, Signorina Rikter le farò avere al più presto tutta la documentazione autenticata. Da questo momento l’appartamento è di sua proprietà."

"Grazie" disse Nicole dando la mano al notaio.

"Grazie a voi. Signor Price sono contento di averla rivista"

"La ringrazio di tutto." Disse cortesemente Benji poi si diresse verso la porta seguito da Nicole.

Il silenzio tra i due continuava imperterrito, Nicole osservò la schiena imponente dell’uomo che la precedeva e decise che non potevano continuare con quell’atteggiamento.

Aspettò che fossero in auto e poi disse: "Benji, noi due dobbiamo parlare"

"Nicole ti ho già detto che mi dispiace, non succederà più!" disse l’uomo abbassando lo sguardo.

"Perché l’hai fatto?" chiese con un filo di voce la ragazza.

"Non lo so è stato un impeto, un’azione non controllata dalla mia testa"

"Era solo un’esigenza, eri in astinenza così hai deciso di sfogarti con me?" disse Nicole irata.

"No! Non è così."

"Allora spiegami cosa ti passa per la testa, perché non riesco proprio a capirlo."

Benji osservò gli splendidi occhi di Nicole, in quel momento erano accessi dalla rabbia, dalla delusione. Non poteva, anzi non voleva farla soffrire. Resto in silenzio, silenzio che fu frainteso dalla ragazza.

"Visto che non hai niente da dirmi, è meglio se ci salutiamo qui. Quando saprai spiegarti sai dove abito." Così dicendo Nicole scese dell’auto e se ne andò.

Benji appoggiò la testa al sedile e chiuse gli occhi "Sono solo uno stupido!" disse a se stesso.

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Nicole camminava lentamente, gli occhi umidi, la mente rivolta ad un unico pensiero o meglio ad un’unica persona.

Ripensò al suo bacio, era stato così esigente, così disperato non le era sembrato solo un bisogno di quel momento, le era sembrato che volesse dire qualcosa di più. Si era illusa e la conferma l’aveva avuta dal silenzio di Benji. Ma quelle domande senza risposta le giravano continuamente nella testa e non riusciva a scacciarle.

"Troppe domande.." disse Nicole a bassa voce. Osservava le vetrine del centro senza però vedere quello che c’era esposto, non sentì neanche la voce che la chiamava.

"Nicole!" urlò la ragazza mettendosi davanti a lei.

"Lisa! Ma ti sembra il modo di urlare!"

"Ma non mi hai sentito, sono cinque minuti che ti chiamo!" protestò la ragazza.

"Scusa ero soprappensiero"

"Vediamo, alto, muscoloso, moro con gli occhi scuri?"

"Esatto!" rispose sconsolata Nicole.

"Cos’è successo?"

"Mi ha baciata.."

"Ma è bellissimo!" esclamò Lisa.

".. ma poi si è scusato, dicendo che non voleva."

"Questo è meno bello"

"Infatti."

"Dai ti offro una bella cioccolata con panna. Ti serve un po’ di dolcezza mentre mi racconti quello che è successo."

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Osservava quelle carte senza in realtà leggerle, come poteva recuperare il rapporto con Nicole? In realtà pensava che niente sarebbe tornato come prima. Di certo era stato da stupido baciarla e poi ancora più stupido a scusarsi, senza riuscire a spiegarsi.

Sospirò per l’ennesima volta e non si accorse che qualcuno era entrato in ufficio.

"Sig. Price?" disse una voce conosciuta.

Benji alzò lo sguardo e si ritrovò davanti il Sig. Makamoto il responsabile della sede di Tokyo.

"Makamoto, è successo qualcosa?" chiese non capendo il perché della visita dell’uomo.

"Non si ricorda avevamo un appuntamento."

Benji si portò una mano alla testa e disse: "Mi scusi, me ne ero completamente dimenticato. La nuova gestione.."

"Esatto ho qui tutti i documenti che mi ha richiesto."

"Prego si accomodi, mi permetta di scusarmi nuovamente, ma questi ultimi giorni sono stati frenetici."

"Immagino, non è facile portare avanti un impero come questo. Molti a Tokyo non avrebbero scommesso un solo yen su di lei." Disse sinceramente l’uomo, era stato l’unico a Tokyo che aveva cercato di aiutare Benji Price quando era subentrato al padre, pochi avevano capito che aveva la grinta e le possibilità per prendere il posto del vecchio Price. Ed ora si ritrovava in Germania a discutere il nuovo assetto dell’azienda a partire dalla dirigenza, sorrise pensando che forse avrebbe avuto presto un sostanzioso aumento di stipendio.

"Lo so, solo lei e pochi altri mi avete dato fiducia è per questo che devo far capire che il nuovo capo sono io. Mio padre era un abile imprenditore, ma ora non c’è più e io non sono solo un calciatore senza cervello come mi definisce qualcuno dei suoi collaboratori."

"Allora mi permetta di suggerirle una cosa. La sede di Tokyo è pur sempre, agli occhi di molti, la sede storica della Price Corporation, sarebbe quindi auspicabile che lei passi qualche mese a Tokyo per farsi conoscere e per poter sovrintendere questa ristrutturazione."

Benji alzò la testa di scattò, andare a Tokyo? Erano anni che non metteva piede in Giappone e poi non poteva lasciare Amburgo, non poteva lasciare Nicole..

"Cosa ne pensa?" chiese Makamoto.

"Non so, ci devo pensare, dopotutto gestisco tutto da qui.."

"Ma la sua presenza a Tokyo potrebbe sedare molte delle proteste che sicuramente ci saranno dopo l’inizio della ristrutturazione aziendale."

"E’ vero, però mi permetta di pensarci, se non mi sbaglio si tratterrà qui per qualche giorno."

"Partirò venerdì mattina."

"Per allora le avrò dato la mia risposta." Disse Benji "Adesso però continuiamo con l’analisi dei documenti."

Makamoto sorrise, sapeva che Benji Price lo avrebbe raggiunto a Tokyo e la sua posizione sarebbe stata definitivamente confermata.

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Nicole era appena rientrata in casa e si buttò letteralmente sul divano, si era sfogata con Lisa, ma dentro di lei qualcosa le rodeva ancora.

Si alzò diretta verso la cucina alla disperata ricerca di qualcosa da mangiare ma mentre frugava freneticamente alla ricerca di qualcosa di ultra calorico, ebbe una orrenda visione, se stessa in quella casa, sdraiata sul quel divano, grassa e sola.

La mano che aveva afferrato il pacchetto di patatine si ritrasse immediatamente, poi lo afferrò di nuovo e lo buttò nel cestino, in poco più di dieci minuti la spazzatura era ricolma di dolci e schifezze varie.

"Basta!" disse mentre chiudeva il sacchetto colmo "da oggi si cambia, da oggi nasce una nuova Nicole!"

Consultò la sua agenda, prese la giacca ed uscì nuovamente di casa.

Mezz’ora dopo si trovava nello studio del suo medico curante, quando entrò il dottor Scheffer le sorrise.

"Nicole, come stai? Mi dispiace per i tuoi genitori."

"Grazie, adesso sto un po’ meglio."

"Come mai questa tua visita?"

"Voglio dimagrire, sono stanca di dover prendere la taglia L e di non poter mettere niente di aderente. Non mi interessa quanto tempo ci metterò, e non voglio nemmeno una taglia 42 perché tanto so che è umanamente impossibile, però se riuscissi ad arrivare ad una 46 tendente alla 44, sarei contenta." Disse tutto d’un fiato la ragazza.

"Ti vedo convinta ed è questo che conta. Te lo dico anche se lo sai già, sarà dura ma ti assicuro che quando vedrai i risultati vedrai che ne sarà valsa la pena. Per prima cosa, dobbiamo fare tutte le analisi del caso e poi possiamo iniziare questa dieta."

"Ah! Non inizio subito?" chiese delusa Nicole.

Il dottor Scheffer sorrise "Nicole tu sei sovrappeso ma sei anche gonfia, voglio solo controllare che tu non abbia qualche insofferenza alimentare."

"Mi affido a lei, completamente"

"Bene, per prima cosa, quanto pesi?"

Nicole arrossì imbarazzata " 70… e mezzo" disse a bassa voce.

"Sei alta?"

"Non abbastanza! Comunque sono 1 e 57, facciamo 58"

"Quindi dovresti pesare circa 55-56 chili. Devi perdere 15 chili. Non fare quella faccia, non è impossibile, l’unico obiettivo da porci e perdere almeno due chili al mese."

Nicole per un attimo pensò che non ci sarebbe mai riuscita, ma poi la sua forza di volontà ebbe la meglio e sorrise convinta.

La nuova Nicole non avrebbe più dovuto dubitare di se stessa.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Voglio ringraziare

Voglio ringraziarvi per le recensioni che mi sono arrivate, sono felice di sapere che la mia storia ha avuto tanto successo. Come accetto i complimenti, accetto anche le critiche soprattutto se sono fondate! Cercherò di migliorare, non so come, ma ci proverò! E adesso eccovi il nuovo capitolo.

 

CAPITOLO 14

Si rigirava quella lettera tra le mani senza avere il coraggio di aprirla, chissà cosa c’era scritto, era tanto che non si sentivano, da quella fredda sera di febbraio, la sua voce così triste, i suoi occhi così forti e decisi.

Tutto era finito prima di iniziare, anzi tutto era rimasto in sospeso, parole non dette, baci non dati, carezze mai concesse, chissà com’era adesso, sua madre gli aveva detto che si era messa a dieta, per quale motivo poi, anche con qualche chilo in più era bella.

Sua madre era diventata un po’ come una seconda madre per Nicole e così anche lui poteva sapere cosa le succedeva; prima la dieta, poi aveva iniziato ad andare in piscina e il volontariato, insomma una nuova persona, una nuova Nicole.

Ci sarebbe stato spazio anche per lui nella sua nuova vita, ma soprattutto lei lo rivoleva nella sua vita? Quante cose erano cambiate per lei in quattro mesi, mesi che a lui erano sembrati anni, sempre solo con l’unica compagnia di qualche vecchio amico, come Bruce Harper. Lui era felicemente sposato con la sua Evelyn e con un piccolo marmocchio per casa. Era felice cosa che lui non poteva permettersi, avrebbe dato tutti i suoi soldi per poter essere felice come Bruce. Ma ormai lo sapeva da anni che non si può comprare tutto con i soldi.

Sospirò e chiuse gli occhi, gli tornarono alla mente immagini di lei che rideva, di lei che scherzava, di lei che piangeva, di lei che lo escludeva dalla sua vita.

Ritornò con la mente a quel giorno, quando aveva deciso di partire….

Quattro mesi prima

"Mamma ho deciso di andare per qualche mese a Tokyo, per poter seguire meglio i cambiamenti che ho approvato in questi giorni."

Kate chiuse il libro che stava leggendo e alzò lo sguardo verso il figlio "E’ successo qualcosa con Nicole?"

"Perché mi fai questa domanda?"

"Perché fino a qualche giorno fa non l’avresti lasciata sola per niente al mondo e adesso sei qui a dirmi che parti. Anzi che parti per qualche mese e vai a Tokyo, che come saprai non è propriamente dietro l’angolo."

Benji si chiese perché sua madre dovesse essere così maledettamente intuitiva "Non è successo niente, solo che la società ha bisogno di me e devo andare a Tokyo se voglio impormi come erede di papà."

"Capisco" disse Kate, in effetti non era vero, doveva essere successo qualcosa per far prendere quella decisione a Benji.

"Parto tra due giorni"

"Non posso dire niente per dissuaderti?"

"No, devo partire." Disse Benji risoluto mentre si girava tra le mani il bicchiere con un po’ di whisky, sentì sua madre alzarsi ed avvicinarsi a lui.

"L’hai già detto a Nicole?"

"Domani, domani le dirò tutto."

"Benji, dimmi la verità perché parti?" chiese Kate.

"Per dimenticare, per ricominciare… decidi tu. Adesso vado questa sera ho da fare." Si bevve tutto il whisky in un sorso ed uscì dal salotto.

Non voleva pensare a niente, non voleva pensare a lei, uscì di casa e iniziò a camminare senza una metà, all’improvviso si accorse di essere arrivato davanti alla sua casa, si fermò ed alzò gli occhi verso le finestre del suo appartamento, cosa doveva fare? Non poteva partire senza dirle niente e visto che era già li, salì deciso fino al suo appartamento e suonò.

Nicole aprì la porta incredula, cosa ci faceva Benji a casa sua a quell’ora?

"Benji come mai sei qui? È successo qualcosa?" chiese preoccupata.

"Devo parlarti." Disse serio Benji.

"Entra pure" disse Nicole scostandosi dalla porta e facendolo entrare. Benji all’improvviso perse quel coraggio che aveva avuto fino a pochi attimi prima e sospirò.

"Benji cosa volevi dirmi?" la voce di Nicole alle sue spalle spezzò quell’attimo di silenzio.

"Parto, tra due giorni. Vado a Tokyo, starò via per qualche mese." Non riusciva a girarsi e guardarla negli occhi.

"Ah!" fu il commento di Nicole, peccato che Benji non voleva vedere il volto della ragazza che si era intristito più di quello che non fosse già.

"Hai solo questo da dire?" chiese Benji.

"Cosa dovrei dirti, tanto hai già deciso, buon viaggio." Disse duramente Nicole.

Benji si girò di scattò come una furia "Per te questa frase può bastarmi? Solo questo sai dirmi?"

"Cosa devo dirti, non ti capisco più o forse non ti ho mai capito. Mi hai ferito, umiliato e adesso scappi con la coda tra le gambe! Scappa lontano dai tuoi sensi di colpa, scappa lontano da me!"

Benji in un attimo ridusse la distanza che c’era tra loro e baciò Nicole quasi in modo brutale, sentì la ragazza che cercava di respingerlo, sentì le sue lacrime che bagnavano il suo volto ma sentì anche la sua lingua che lo cercava disperatamente. All’improvviso Nicole riuscì a spingerlo via.

"Vattene, non sono una con cui puoi andare quando hai voglia di sesso. Vattene e smettila di farmi soffrire." Disse la ragazza con un filo di voce.

Benji la osservò con sguardo glaciale "Non hai capito, non hai capito niente!" disse con voce dura prima di uscire.

***-***-***-***-***-***-***-***-***-

Riaprì gli occhi mentre le immagini di quella sera svanivano dalla sua mente, prese un tagliacarte ed aprì la busta.

Amburgo, maggio

Ciao Benji come stai? È una domanda retorica, visto che Kate ogni giorno mi informa su quello che stai facendo. Ho saputo dei tuoi successi e sono molto contenta per te.

Immagino che prima di aprire questa lettera ci hai pensato un po’ e visto come ci siamo lasciati quella sera, non ti posso biasimare; a dire la verità ci ho messo molti giorni per riuscire a scrivere questa lettera, o meglio, per poterle dare un senso. (Infatti come avrai notato in alto, c’è solo il mese e non il giorno!)

Non ti ho chiamato perché non sarei riuscita a dirti quello che mi è successo in questi mesi, comincerei dal giorno in cui mi hai baciata, non è facile da scrivere ma ho creduto per un attimo che tu, insomma che tu…. provassi per me qualcosa più dell’amicizia, mi sono illusa e quando tu mi hai chiesto scusa, mi sono sentita morire.

Da lì è iniziato il vortice che ha velocemente deteriorato la nostra amicizia, perché da quel momento non sono più riuscita a vivere come prima, mi hai fatto assaggiare un attimo di felicità e sapere che non avrei più potuto provare quella sensazione mi ha fatto morire dentro.

Sono stati pochi giorni ma anche adesso mi sembra che tutto si sia svolto in un attimo, quando quella sera mi hai detto che partivi, ho capito che era tutto finito ed è per quello che ti ho scacciato, ma tu mi hai baciato di nuovo e il mio cuore ha fatto i salti di gioia. La mia mente però ha pensato "sono solo un esigenza per lui, soffri adesso per non soffrire di più dopo", quegli attimi ho cercato di combattere la mia mente ma senza successo.

Ho avuto paura, paura di qualcosa che non riuscivo ad esprimere, paura di non essere felice come avrei voluto, paura di perderti prima di averti avuto. E così ti ho scacciato dalla mia vita, ma non dal mio cuore. Ho creduto che fosse la cosa giusta, mi sbagliavo, mi sono sempre sbagliata.

Credevo di essere grande e invece ero ancora una bambina che credeva nel principe azzurro (che incarni molto bene), credeva nel grande amore e nell’happy end.

Ma la vita è dura e l’essermi scontrata in poco tempo con tutto quel dolore mi ha letteralmente fatto cambiare, non sono cresciuta subito all’improvviso ma piano piano durante questi lunghi mesi.

Ho cercato di dare un senso alla mia vita che all’improvviso ho sentito vuota ed inutile, mi sono messa a dieta, direi con successo visto che ho perso molti chili, non sarò mai un figurino ma mi sento finalmente bene con il mio corpo.

Mi sono iscritta in piscina e ho finalmente imparato a nuotare abbastanza bene e faccio volontariato; ho seguito un corso per il primo soccorso ed ora sono volontaria della croce rossa, insomma presto servizio sulle ambulanze. Vedere la sofferenza vera di molte persone mi ha fatto capire quanto io sia fortunata, aiuto gli altri per aiutare me stessa.

Non possa giorno che non ti pensi e se prima cercavo di annullare questi pensieri ora appena posso chiudo gli occhi e penso a te, ai bei momenti passati insieme ed anche a quelli brutti, entrambi fanno parte di me e di te, insomma di noi.

Dopo tutti questi mesi ho finalmente accettato il fatto che non posso dimenticarti, non ci riesco, tu sei stato e sarai sempre parte di me. Perché ti amo, ti amo non perché sei bello, ricco e famoso, ma perché mi hai accettato per quello che ero, mi sei stato vicino, mi sei stato amico, mi hai capita più di quanto mi capissi io.

Ed ora se vorrai stracciare questa lettera e dimenticarmi, accetterò questa tua decisione ma se vuoi tornare da me e ricominciare da quella sera di febbraio io sarò qui ad aspettarti, perché finalmente ho capito, ho capito tutto quello che volevi dirmi.

Un bacio Nicole

Benji rilesse un’altra volta la lettera incredulo, lei lo amava? Quanto tempo perso per niente, quanta tristezza nelle loro vite, quando invece avrebbero potuto essere felici.

Se lei non avesse fatto il primo passo, forse lui non l’avrebbe più cercata, forse non sarebbe tornato ad Amburgo per altri quattro mesi.

Lei diceva di essere una bambina ma il più immaturo era stato lui, lui che aveva vissuto per anni in un mondo di grandi e che dirigeva una compagnia enorme non era semplicemente riuscito a dirle cosa provasse per lei, non aveva accettato l’idea di essersi innamorato di lei.

Nicole era l’opposto di tutte le donne che aveva frequentato sia fisicamente che mentalmente era un ragazza normale come tante altre e forse era stata questa sua normalità ad attirarlo, ad intrigarlo.

Si era innamorato davvero forse per la prima volta e aveva avuto paura di farla soffrire così era scappato, ora poteva ammetterlo.

Ma adesso era diverso, adesso lui sapeva che lo amava e lei lo stava aspettando, doveva tornare al più presto, doveva tornare per lei.

***-***-***-***-***-***-***-***-***-

Nicole osservava il cielo stellato, stava sdraiata sullo sdraio che aveva messo sul terrazzo, un libro appoggiato sul tavolino vicino e dolce musica di sottofondo. Sarebbe stata una serata perfetta se solo ci fosse stato anche Benji, aveva spedito la lettera con il cuore in gola, in fondo era sempre la solita Nicole solo meno insicura.

Ripensò a quando si era ritrovata a dover fare i conti con la dura realtà, Benji che partiva, il suo bacio e il dubbio che lei contasse qualcosa per lui; in quei mesi si era interrogata molte volte sul significato del suo gesto e delle sue parole e solo le parole di Kate l’avevano spinta a scrivere quella lettera che forse ora giaceva in un cestino o forse no.

Quella domenica mezzogiorno era a cena da lei, lo sapeva che prima o poi Kate avrebbe parlato di Benji, di quello che aveva indotto l’uomo a partire.

05 maggio 20....

Il pranzo come al solito era stato ottimo, la cuoca di Kate era fantastica, Nicole alzò lo sguardo ed incontro quello pensieroso della donna che aveva di fronte.

"Kate, qualcosa ti preoccupa?"

"Sì, c’è una cosa che mi continua a girare nella testa. Più che altro è una domanda."

"Sarebbe?"

"Perché?" disse semplicemente la donna.

"Perché cosa?"

"Perché Benji è partito così all’improvviso, perché ho la sensazione che tra voi sia accaduto qualcosa, perché non l’hai fermato?" chiese tutto d’un fiato Kate.

Nicole sapeva che prima o poi le avrebbe chiesto qualcosa "Non ho idea del perché Benji sia partito all’improvviso."

"Cos’è successo tra di voi?" insistette Kate.

"Niente, non è successo niente o meglio e successo qualcosa ma non ci siamo capiti, io non l’ho capito… e non ho voluto fermarlo."

"Cosa non hai capito Nicole? Che ti amava?"

Nicole osservò meravigliata la donna. "Kate, non può essere vero quello che hai detto"

"Invece è vero, me l’ha detto lui stesso. Ma a quanto pare a te non ha detto niente."

"No. Neanche una parola, solo un bacio.. un ultimo bacio e la frase che non avevo capito niente." Disse Nicole sconvolta.

"Infatti non vi siete capiti per niente, lui ti ama, tu lo ami e vi siete lasciati sfuggire la felicità che era ad un passo da voi." Disse Kate.

Nicole iniziò a ridere, sotto lo sguardo sconvolto della donna. "Non capisco cosa ci sia da ridere."

"E’ una situazione assurda, siamo stati due idioti!" disse continuando a ridere.

"Questo l’avevo capito anche io! Adesso cosa vuoi fare?"

"Non lo Kate, ma stai tranquilla che qualcosa farò"

***-***-***-***-***-***-***-***-***-

E qualcosa aveva fatto, aveva scritto quella lettera ed ora in quella notte stellata sperava tanto che Benji non l’avesse buttata prima di averla letta.

 

 

 

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


CAPITOLO 15

Ho deciso di fare alcune modifiche a questo capitolo, perché come mi è stato fatto notare sembra scritto di fretta. La risposta è sì ma anche no, perché ci ho messo molto tempo per finirlo (mancanza di idee) però ho avuto molta fretta di pubblicarlo è così non ho riletto ciò che avevo scritto. Ho sbagliato, ma come si dice sbagliando si impara. Spero di non deludervi più. Con affetto Betty.

 

CAPITOLO 15

 

Nicole uscì dall’acqua abbastanza stanca, il corso le faceva sfogare tutto lo stress che accumulava durante la settimana, ma appena finita la lezione si dirigeva quasi strisciando verso casa. Essendo sempre stata un pigrona quello per lei era un grande sforzo, anche se doveva ammetterlo le piaceva nuotare, era una soddisfazione quando notava che riusciva ad avere una resistenza maggiore di alcuni uomini.

Si tolse la cuffia e i lunghi capelli le ricaddero fin sotto le spalle, mentre si infilava l’accappatoio si sentì chiamare, si voltò verso le tribune dove una scatenata Lisa cercava di attirare la sua attenzione.

Pur essendo al sesto mese di gravidanza, anzi quasi al settimo era in gran forma, bella come sempre e con energie da vendere.

"Finalmente hai finito!" disse la ragazza appena le fu di fronte.

"E’ successo qualcosa?" chiese Nicole sorpresa di trovare l’amica ad aspettarla.

"Guarda" le disse mettendole sotto il naso un giornale scandalistico.

Nicole lo afferrò e lo bagnò un po’ con la mano ancora umida, la copertina mostrava una foto di Benji vestito elegantemente, vedendo la sua foto il cuore le fece un balzo in gola, poi notò al suo fianco una ragazza che conosceva molto bene.

"Denise" pensò "che diavolo ci faceva a Tokyo?" Lesse molto velocemente l’articolo e scoprì che Denise era diventata una modella molto quotata.

"Da quando questa qui è una modella?" chiese con rabbia additando la foto.

"Si vede che ti sei estraniata dal mondo, lo sanno tutti quello che è diventato Denise." Le rispose Lisa.

La ragazza osservò ancora le foto, quell’arpia gli stava incollata addosso come una sanguisuga e soprattutto era bellissima.

"Tieni, non ne voglio sapere niente!" disse Nicole quasi sbattendo il giornale addosso all’amica e avviandosi verso lo spogliatoio.

"Dimenticalo, soffrirai di meno." Le disse Lisa.

"Non posso – le rispose Nicole fermandosi - sarebbe come dimenticare un pezzo della mia vita e poi sto ancora aspettando una sua risposta. Aspettami fuori, vado a farmi una doccia calda."

Appena arrivò nello spogliatoio, Nicole andò direttamente a fare una doccia, intorno a lei le altre donne parlavano del più e del meno. Solitamente partecipava a quelle chiacchierate ma dopo aver visto quello foto non ne aveva proprio voglia, a dire la verità non erano stati ripresi in atteggiamenti compromettenti o meglio lui non sembrava incoraggiarla, ma il tarlo della gelosia è una brutta cosa e Nicole in quel momento lo stava provando appieno, se solo fosse riuscita a parlare con lui….

Non poteva continuare a vivere di se, se torna, se mi risponde, se mi ama; non poteva vivere sempre con l’incertezza, quei mesi erano stati un continuo cambiamento ed adesso era arrivato il momento di dare una svolta definitiva.

Era pronta per sentire la verità? Forse ma non ne era sicura, dentro di se aveva comunque paura di quello che lui le avrebbe detto, aveva paura di come avrebbe reagito di fronte all’evidenza che forse lui non provasse niente per lei o quello che provava prima forse si era affievolito nel corso di quei mesi per poi scomparire.

L’acqua della doccia si fermò e così anche i suoi pensieri, con la mente vuota Nicole fece meccanicamente i successivi passaggi, si vestì ed uscì senza asciugare i capelli, trovò Lisa al bar intenta a divorarsi un enorme pezzo di pizza.

"Non capisco come mai non ingrassi con tutto quello che mangi. Pancia a parte naturalmente."

"Ma io mangio per due" protestò Lisa.

"Raccontala a qualcuno altro! Anche incinta non hai messo un solo chilo in più." Si sedette vicino all’amica e guardando l’altro pezzo di pizza enorme che era sul tavolo continuò "Questa è per me o pensi di fare il bis?"

"E’ per te, stupida! Lo sai che io per te voglio solo il meglio!"

"In teoria io sarei a dieta!"

"Su non fare la schizzinosa! Quanti chili hai perso 10? E solo in quattro mesi! Mi sembra che ti meriti un mezzo premio."

"Ho perso 11 chili per l’esattezza! Comunque questo è un premio completo! Affogherò i miei dolori nel cibo e anche se so già che fra un ora me ne sarò pentita" disse teatralmente Nicole.

"Mangia e zitta. Non c’è niente di meglio del cibo per sopportare le delusioni." Le rispose l’amica.

"Ha parlato la mia psicologa personale!" disse Nicole con un sorriso e poi addentò la pizza, quanto le era mancato quel gusto.

Osservò Lisa ti faceva venire fame solo a guardarla mangiare, ripensò ai vari cambiamenti che si erano succeduti nelle vite di entrambe solo negli ultimi mesi, Benji prima di partire si era preoccupato di trovare un lavoro a Ian nella sua società e grazie ad esso i due piccioncini erano da poco andati a vivere insieme e sembravano, anzi erano, il ritratto della felicità.

"Finalmente si è visto il sesso!" disse Lisa tra un boccone e l’altro con fare indifferente.

"Davvero, era ora! Dimmi chi dovrò tenere a battesimo, un maschio o una femmina?" chiese eccitata Nicole.

"Anastasia avrà una zia fantastica"

"Una bambina! Lo sapevo!" esclamò raggiante Nicole.

"Come facevi ad essere così sicura?"

"Perché ho già comprato un po’ di cose…. tutte rosa!" disse Nicole sorridendo.

"Tu sei pazza, se era un maschio cosa facevi?"

"Aspettavo che facevi un altro figlio sperando che fosse femmina."

"Sei pazza, lo sapevo!" disse Lisa poi scoppiò a ridere.

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"Sig. Price ecco le ultime carte da firmare" disse Makamoto

"E con questa abbiamo finito, da domani lei sarà il responsabile dell’aria asiatica della nostra società. Mi aspetto molto da lei, ma so che ho fatto la scelta giusta." Disse Benji posando la penna.

"Sig. Price lei mi lusinga, è stato un piacere per me lavorare al suo fianco. Ma è proprio deciso? Tornerà in Germania?"

"Sì, lì ho alcune questioni importanti da sistemare, partirò domani mattina." Disse Benji con un sorriso.

L’interfono interruppe la loro conversazione "Sig. Price c’è una signora che la desidera" disse la segretaria.

"Signorina per favore" si sentì in sottofondo.

Benji riconobbe subito la voce "Fai che non sia lei!" esclamò facendo sorridere Makamoto.

"In questo momento sono occupato" disse Benji all’interfono per cercare di non incontrare la "signorina" in questione.

"Ma cosa fa!" la voce della segretaria era sdegnata.

"Benji sono io, Denise. Ho assolutamente bisogno di parlarti." La voce acuta della donna era ancora più orribile sentita all’interfono.

Benji si mise una mano sul volto con aria esasperata. "Denise, sono in riunione, adesso non posso.."

Si interruppe vedendo aprire l’enorme porta del suo studio e osservando Denise entrare con passo deciso, era vestita in modo a dir poco volgare, una minigonna che non copriva assolutamente niente, un top senza spalline che stava su per miracolo e una giacca leggera di jeans, il tutto completato da un paio di stivali di dubbio gusto.

"Come ti permetti di entrare? Ti ho detto che non avevo tempo!" disse irato Benji.

"E’ vero che domani parti?" gli chiese la donna senza aver dato segno di aver ascoltato quello che aveva appena detto.

Makamoto si alzò dalla sedia e disse: "E’ meglio che vada ha molte cose da fare, buon viaggio sig. Price." Disse allungando la mano a Benji che ricambiò la stretta.

"Grazie Makamoto"

"Allora te ne vai?" la voce acuta di Denise stava dando sui nervi a Benji, se fosse stato un uomo, l’avrebbe sbattuta fuori a calci nel sedere. Respirò profondamente per restare calmo.

"Sì, domani parto." Disse Benji sedendosi.

"E dove vai? Torni in Germania"

"Non sono cose che ti riguardano. Adesso se vuoi scusarmi ho molto cose da fare"

Denise si piazzò davanti alla scrivania "E no, non osare trattarmi così!"

"Così come?" chiese Benji alzando un sopracciglio.

"Come se fossi un’estranea!"

"Ma tu per me lo sei." Le rispose Benji con calma.

Denise assunse un colorito rosso acceso "Ma se siamo stati insieme ad ogni evento mondano!"

"Questo non è esatto! Tu ti sei appiccicata a me come una sanguisuga. Dovunque andassi c’eri tu, sei diventata quasi un’ossessione!" disse Benji alzando il tono di voce.

Denise boccheggiò non sapendo cosa rispondere a quelle parole, come si permetteva quel cafone! Lei era una delle modelle più richieste, centinaia anzi migliaia di uomini avrebbero pagato chissà cosa per avere la sua compagnia. E lui, quello… quello zotico la trattava in quel modo!

"Adesso se hai finito di startene lì con la bocca aperta puoi anche andartene!"

"Ma tu… tu non puoi, parlarmi così."

"Certo che posso, anzi te lo ripeto ancora, esci di qui! Io non so che farmene di una donna come te!"

Denise recepì il senso della frase. "Ah già! È vero che ti piacciono, le santarelline grasse e vergini!"

Lo sguardo di Benji divenne improvvisamente gelido "Non osare offendere Nicole, tu non sei neanche degna di pulirle le scarpe!"

"Così torni da lei, credevo che un uomo come te aspirasse a molto di più. A quanto pare mi sbagliavo." Disse la donna, poi uscì dall’ufficio.

Appena fuori chiamò il suo agente. "Derek, il jet della società è libero?"

"….

"Bene, fallo preparare. Devo assolutamente andare ad Amburgo.. va bene tra tre ore sono in aeroporto!"

Denise mise il cellulare in borsa mentre un sorriso cattivo le se disegnava sul volto. Quel troglodita l’avrebbe pagata cara per il modo in cui l’aveva trattata! Se Benji non voleva lei, avrebbe fatto in modo che Nicole non lo volesse più.

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Benji osservò nuovamente la porta dell’ufficio, quella donna era una pazza, meno male che partiva e se la toglieva dai piedi!

Andava in giro a dire che loro due erano intimi e che presto lui l’avrebbe sposata! Sposata! Quella donna era fuori di testa.

L’unica che avrebbe voluto accanto era Nicole, tornava solo per lei in Germania, le avrebbe fatto una sorpresa, nessuno sapeva del suo ritorno neanche sua madre.

Non sapeva come avrebbe preso il suo improvviso ritorno sperava solo che i suoi sentimenti non fossero cambiati.

Cercò di immaginarsi Nicole, come fosse cambiata in quei mesi, aveva cercato di farsi mandare una foto da sua madre, ma lei gli aveva detto che se voleva vederla avrebbe dovuto tornare.

Aveva ragione. In quei mesi sua madre lo aveva rimproverato più volte di essere scappato dai suoi problemi, lui non poteva fare altro che starla ad ascoltare in silenzio, perché non osava interromperla mentre lo rimproverava, anche se ormai era un uomo, lei era sempre sua madre.

Sorrise alla foto di sua madre, era ancora così bella anche se dopo la morte di suo padre, sottili ma impercettibili rughe avevano iniziato a rigarle il volto.

Si alzò dalla comoda poltrona, aveva molte cose da fare, preparare le valigie ed andare quella sera a cena da Bruce ed Evelin. E cosa fondamentale doveva dormire un po’, da quando era arrivata la lettera di Nicole non era più riuscito a dormire bene, sentiva ancora di più la sua mancanza, ma presto sarebbe stato da lei. Sorrise a quel pensiero, ripose le ultime carte in un cassetto ed uscì dall’ufficio, era da tempo che non si sentiva così felice.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Chiedo umilmente scusa a tutte le persone che hanno seguito questa storia, perché non ho aggiornato la mia fanfic

Chiedo umilmente scusa a tutte le persone che hanno seguito questa storia, perché non ho aggiornato la mia fanfic. Le ragioni sono molteplici, il computer perennemente rotto, il lavoro sempre più pesante, la famiglia, il matrimonio di mia sorella che mi ha praticamente salassato. (Adesso potrei organizzare il matrimonio di qualsiasi persona!) Comunque dopo queste misere scuse penso che sia ora di continuare e concludere la storia di Nicole e Benji. E sì per farmi perdonare mi sembra giusto darvi un bel po’ da leggere. Grazie a tutti per avermi seguito anche in questa avventura. Con affetto Betty

 

 

CAPITOLO 16

 

Benji arrivò all’aeroporto di Amburgo nelle prime ore del  mattino, appena fuori dell’edificio respirò a peni polmoni per cercare di calmarsi e poi si diresse verso l’unico taxi presente a quell’ora. A causa di un guasto al jet dell’azienda era partito in ritardo; sembrava che tutto congiurasse contro di lui.

Era la sua punizione per essere così stupido per tutti quei mesi, salì sul taxi e diede l’indirizzo di Nicole, a quell’ora doveva essere ancora a casa.

“Lei assomiglia in modo impressionante a Benji Price!” disse il tassista, un uomo sulla sessantina con i capelli completamente bianchi.

Benji sorrise benevolo “Forse perché lo sono!” rispose.

“Sta scherzando?”

“No! Sono proprio io. E non vorrei essere sgarbato ma ho una certa fretta!”

“Scusi! Scusi! Se avessi una fidanzata come la sua anch’io avrei fretta di raggiungerla!” disse l’uomo con un sorriso malizioso.

“Come scusi?” chiese incredulo Benji.

“Ma sì, la sua fidanzata, la modella come si chiama… non ricordo ma è un bel pezzo di figliola!” disse l’uomo sorridendo con aria complice.

Benji ci pensò un attimo poi disse con tono di voce incerto  “Denise??”

“Ah sì ecco è quello il nome! Sa alla mia età la memoria ogni tanto fa un po’ di scherzi! Comunque auguri per il matrimonio. Ma c’è una cosa che non capisco… come ha fatto quel giornale a sapere la data delle nozze?”

“Nozze? Giornale? Ma di cosa diavolo sta parlando?” chiese Benji, quasi urlando.

“Ragazzo mio, ma non li leggi i giornali?” l’uomo passò a Benji un giornale scandalistico molto famoso in Germania. In copertina c’era una foto sua e di Denise, chiaramente un fotomontaggio, il titolo diceva “Esclusivo, le nozze dell’anno tra Benji Price e la famosa fotomodella Denise!”

“Maledizione! Ma chi cazzo ha messo in giro questa stupida voce?” esclamò Benji arrabbiato.

Il tassista era arrivato ad un semaforo rosso, si girò e chiese: “Se non sposa quella ragazza allora perché lei lo sta sventolando ai quattro venti?”

“Perché è una grandissima stronza! Adesso mi porti all’indirizzo che le ho detto e faccia presto.

 

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Nicole si girò per l’ennesima volta nel letto, aveva passato la notte in bianco per colpa di quella stupida rivista e di quella stupida trasmissione e di quello stupido telegiornale!!!

Era tutto così assurdo, lei era assurda, gli aveva spedito quella lettera e lui si sposava! Si sposava con un’altra, ma quello che era peggio è che quell’altra era Denise!

Le lacrime cominciarono a scendere copiose e Nicole nascose la testa sotto il cuscino, come se così potesse smettere di piangere.

All’improvviso il campanello iniziò a suonare insistentemente, non voleva alzarsi tanto sapeva chi era.

“Nicole, non ti permetto di auto commiserarti, alza il culo e vieni ad aprire” gridò Lisa

“Lisa ma è possibile che non mi lasci mai in pace!” urlò di rimando Nicole mentre si alzava ed andava ad aprire la porta.

Lisa si stagliava con il suo pancione davanti a lei. “Accidenti ma invece di stare a casa a riposare devi venire fino a qui a sopportare una derelitta come me?” chiese Nicole addolcendosi.

“Sono incinta non malata, so quando la mia migliore amica ha bisogno di me! Ed eccomi qui! Forza vestiti, che ti porto fuori a fare colazione.

“Non ho fame! Voglio solo chiudermi in casa e restarci per il resto della mia miserabile vita!”

Lisa osservò l’amica andare in bagno e sospirò, com’era possibile che Benji si sposasse con quell’arpia? Lei era così sicura che Benji l’amasse! Come aveva potuto sbagliarsi? Insomma lei su quelle cose non si sbagliava mai, cioè quasi mai.

“Tesoro, la vuoi sapere una cosa? Chi se ne frega se si sposa! Peggio per lui, ne trovi altri cento, anzi no mille come lui!”

Nicole aprì la porta del bagno con un leggero sorriso disse: “Lisa, ti sei accorta che hai detto una cavolata?”

“Effettivamente… ma ci sarà al mondo almeno un uomo come lui!”

“Forse esiste ma io, disgraziatamente, amo lui.”

“Passerà, tesoro, fa male ma passerà” disse Lisa seria.

Nicole sospirò e disse: “Adesso basta piangere, andiamo a farci questa benedetta colazione. Sia inteso offro io!”

“Sei sicura, sai ultimamente ho notato che mangio un po’ più del solito.

“Solo ultimamente?”

“Ma sono incinta!” di giustifico la ragazza.

“Certo! Mi faccio una doccia veloce e arrivo” le rispose Nicole poi rientrò in bagno.

Lisa si diresse verso il terrazzo e si accarezzò la pancia, era stanca, la bambina sarebbe nata tra poco ma non poteva lasciare Nicole da sola a compiangersi, vide un taxi arrivare velocemente e fermarsi proprio davanti alla palazzina. Si affacciò curiosa a quell’ora era difficile vedere un taxi da quelle parti, anzi era sempre difficile vedere un taxi in quel quartiere. Con sorpresa vide Benji scendere dall’auto.

“Quel bastardo! Cosa vuole?” si chiese, rientrò velocemente in casa, doveva fare qualcosa, accese lo stereo si accostò alla porta del bagno e disse: “Nicole, ho lasciato la macchina aperta, vado a chiuderla, mi  raccomando fai con calma. Arrivo subito”

“Va bene, ma perché hai acceso la musica” le urlò Nicole dal bagno era sotto la doccia e l’aveva sentita a fatica.

“E’ per farti compagnia!” le rispose Lisa urlando perché era praticamente attaccata al citofono, appena lo sentì squillare alzò il ricevitore. “Arrivo!” disse a Benji e mise la cornetta in modo che non suonasse ancora.

“Io vado!” urlò poi uscì velocemente, pancione permettendo.

Quando arrivò da basso vide Benji che aspettava camminando avanti e indietro, Lisa prese un bel respiro e uscì.

“Ciao” disse all’uomo.

“Lisa, Nicole dov’è?” chiese ansioso.

“Di sopra. Non scenderà.”

“Devo parlare con lei! Devo spiegare come stanno le cose!”

“No! Tu adesso devi sparire dalla sua vita, sta soffrendo. Di nuovo e di nuovo per colpa tua. Non puoi entrare e uscire dalla sua vita come e quando ti va!”

“Lisa…”

“Vattene! E lasciala in pace, per sempre.” Disse Lisa risoluta.

“Ti ha mandato lei?”

“Sì” mentì Lisa.

“Adesso forse non mi vuole vedere, ma le devo parlare, assolutamente. E stai tranquilla che ci riuscirò!” disse Benji poi si diresse verso il taxi.

Si girò un attimo e disse: “Scusa se non te lo chiesto, state bene, insomma tu e il bambino?”

“Bambina, è una bambina. Stiamo bene grazie!” disse Lisa e all’improvviso si pentì di avergli mentito.

 

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“Tesoro non riesco a capire, perché quella donna dice che vi sposerete?” chiese la madre di Benji.

“Non lo so! Giuro che se la trovò la strangolo con le mie mani. Ero così vicino a rimettere tutto a posto con Nicole! Maledizione!”

L’uomo sprofondò ancora di più nella comoda poltrona di pelle, si trovava nel salotto di sua madre, naturalmente dopo la discussione che aveva avuto con Lisa si era diretto subito lì.

Dal canto suo Kate avrebbe tanto voluto passare cinque minuti da sola con quella specie di donna.

“Non vuole parlarmi, come posso fare a spiegarle che è tutta una montatura?” la voce di Benji la riscosse dai suoi pensieri.

“Fai una dichiarazione in cui smentisci tutto, dopo tutto tu hai ancora una credibilità, chi ti conosce sa che non mentiresti mai su un argomento del genere.”

“Conoscendo Denise farà di tutto per screditarmi in qualsiasi caso. Disse Benji sconsolato.

“Cosa può andare peggio?” chiese sua madre.

“In fondo ho già perso tutto!” concordò Benji “Bene faccio un paio di telefonate, domani mattina farò pubblicare che è tutto falso, poi vedremo come si muoverà quell’arpia.

 

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Nicole si diresse verso casa piuttosto triste, era stata una giornata pessima e il traffico a quell’ora di certo non migliorava il suo umore.

“Maledizione ma ti vuoi muovere!” disse alla macchina davanti, iniziando a suonare il clacson.

Dopo pochi attimi dalla costosa berlina scura davanti a lei scese il conducente, un uomo a dir poco enorme.

“Oh Dio! E adesso cosa vuole questo? Però siamo in mezzo a decine di macchine non può farmi niente, credo!” pensò Nicole, chiuse subito la sicura della portiere e si fece piccola piccola.

Il tizio si fermo da parte alla sua portiera e bussò educatamente al finestrino, Nicole abbassò di un centimetro il finestrino.

“Sì?” chiese titubante.

“La signora che sto accompagnando, dopo averla vista dice di conoscerla, la prega di seguirci per poter intrattenere con lei una conversazione” disse gentilmente l’uomo.

“E chi sarebbe?” chiese Nicole sorpresa

“La signora di chiama Denise…” l’uomo non fece in tempo a finire la frase che Nicole lo interruppe.

“Dica alla signora che andarsene a quel paese!! Lei è quello stronzo del suo fidanzato!”

l’uomo rimase un attimo sorpreso, Nicole vedendo che l’auto da parte a lei si era mosse, si buttò letteralmente nell’altra corsia e se ne andò di corsa.

Denise osservò l’utilitaria che si mischiava alle altre e sorrise maligna. “Deve esserci rimasta male! Poverina”

“Signora, per gentilezza non le riferisco quello che la donna mi ha detto. Disse l’autista rientrando in auto.

“Non importa Bonrad, ho già avuto le mie risposte.

 

“Quella stronza! Cosa vuole da me, non le basta avermi preso Benji. Mi prende anche in giro. Che vada al diavolo, lei e Benji..disse singhiozzando, le lacrime le scendevano lungo le guance e le offuscarono la vista. Dovette fermarsi al lato della strada, perché non riusciva più a guidare.

Dopo qualche minuto alzò lo sguardo e si trovò poco distante dalla villa di Benji, non si era accorta di aver guidato fino a lì.

Aveva voglia di vederlo, ma per dirgli cosa? O saputo che ti sposi congratulazioni! E poi se aveva ricevuto la sua lettera? Si era resa ridicola, si era illusa.

Rimase lì ferma a guardare la villa fino a quando divenne buio, non riusciva ad andarsene, avrebbe voluto andare a casa a farsi una bella doccia calda ma qualcosa la tratteneva lì.

Poi all’improvviso capì, vide Benji uscire di casa; era per quello che era rimasta per tutto quel tempo, il suo cuore lo aveva sentito che lui era tornato.

Ma non per lei.

 

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Scese dalla macchina e corse verso la villa, l’uomo era ancora di fuori non la vide arrivare fino a quando lei non fu illuminata dalle luci presenti davanti al cancello.

Vide il suo sguardo sorpreso e qualcosa nel fondo dei suoi occhi che la fecero sussultare ma si riprese subito, non poteva essere amore, affetto sì ma amore…

Benji fece per parlare ma lei lo bloccò.

“Non dire nulla, volevo solo rivederti, per l’ultima volta. Disse tristemente “Addio!”

Benji la vide correre via, perché era venuta? Corse verso il cancello e lo aprì e inseguì Nicole, naturalmente la raggiunse quasi subito, la afferrò per un braccio per fermarla.

“Lasciami!” protestò lei senza guardarlo.

“Non posso, non posso” disse lui con voce incrinata, quel tono fece girare Nicole.

“Perché?” gli chiese.

Benji la guardò senza capire così lei continuò “Dovrei odiarti, per avermi fatto soffrire, per avermi illuso.. invece non ci riesco.” Nicole scoppiò in lacrime era disperata, confusa.

Benji la abbracciò stretta “Mi dispiace, io sono stato uno stupido, ma …” staccò la ragazza dal suo abbracciò e le disse guardandola negli occhi “.. ti amo, ti ho amato dalla prima volta che ci siamo scontrati!”

Nicole non registrò subito quelle parole, ma dopo qualche secondo sentì il suo cuore riprendere a battere. “Non è vero. Tu , tu stai per sposarti..”

L’uomo le strinse le mani intorno alle braccia “Non è vero, è tutta una montatura. Io stavo tornando da te e lei lo ha saputo, non so cosa si sia messa in testa. Disse con tono esasperato.

“La lettera, l’hai ricevuta?” sussurrò Nicole.

“Non ho mai letto parole così belle” Benji sorrise dolcemente.

“Quindi tu non ti stai sposando con quella. Disse ancora Nicole.

“No, l’unica donna che voglio al mio fianco per tutta la vita, sei tu.

Nicole rimase senza parole “Non dire nulla – continuò Benji - mi basta guardarti negli occhi, per sempre”

Nicole si avvicinò a Benji e lo baciò “Ti amo” gli disse.

“Anch’io non sai quanto” le rispose l’uomo prima di baciarla.

“Resta con me stanotte” le disse Benji. 

“Non avevo la minima idea di tornare a casa. Abbiamo perso troppo tempo.. troppo” le disse Nicole accarezzandogli una guancia.

 

Poco dopo erano in casa di Benji, l’uomo la prese tra le braccia e la sollevò.

“Benji, mettimi giù peso troppo!” protestò ridendo Nicole.

“Neanche per sogno! E poi non sei così pesante!” le rispose l’uomo mentre saliva senza sforzo le scale di casa e puntava dritto verso la sua camera da letto.

Entrò con passo spedito ma all’improvviso si fermò “Non sei obbligata. Io posso anche aspettare se tu..

Nicole gli mise una mano sulla bocca “Lo voglio forse più di te!”

Benji sorrise e la depose sul letto “Sei davvero sicura?”

“Prima o poi dovrò pur cominciare” gli rispose sorridendo la ragazza.

“Cercherò di fare piano” disse Benji mentre si sdraiava accanto a lei sul letto.

“Adesso basta parlare” disse Nicole, lo attirò vicino e lo baciò con passione.

Benji non si fece ripetere due volte l’invito.

 

JJJJJJJJJJJJ

 

Questo è l’ultimo capitolo è un po’ che ce l’ho nel cassetto diciamo da prima delle ferie, solo che in ferie l’ho combinata, sono in dolce attesa e non sto capendo più niente.

Spero di trovare l’ispirazione per qualche altra storia, perché mi mancate e tanto. Vi voglio bene Betty

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