The stranger

di callmemissmalik
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** For the first time ***
Capitolo 3: *** Party Hard ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Mio padre se ne stava seduto sulla sua poltrona, un pacchetto di patatine in mano e gli occhi fissi sulla televisione. Le finestre erano spalancate e la voce del telecronista riecheggiava per tutta casa.

Da quando era morta la mamma pensava solamente al football e alla sua ferramenta, io non esistevo, o perlomeno ero solamente una spesa.

La sua foto era lì sul davanzale della finestra che mi sorrideva con i suoi occhi verdi smeraldo. Anche se non c'era più, ancora l'amavo e desideravo averla lì accanto a me.

Io e mio padre passavamo la maggior parte del nostro tempo a litigare, io non sopportavo lui come lui non sopportava me, ed ogni volta che tornava a casa cercavo il più possibile di stargli lontana ed evitare di parlargli.

Alcune sere lui e i suoi amici se ne stavano lì per ore ed ore nel salotto a giocare a poker e a bere birre e quanto di più alcolico facendo di tanto in tanto battutine su di me e sul mio sedere.

Mi alzai rumorosamente dal divano e con passo pesante mi diressi verso le scale.

Ei cerca di fare più piano o altrimenti non riesco a sentire la TV” mi urlò dietro mio padre.

Mi girai appena, le braccia erano distese lungo i fianchi, i pugni stretti tanto da sentire le unghie farmi male sui palmi. Avrei voluto tanto controbattere, dirgli una volta per tutte di lasciarmi vivere in pace questa mia fottuta vita ma lentamente lasciai la presa e mi diressi verso la mia camera senza fare il minimo rumore.

Tirai giù dallo scaffale più alto del mio armadio una vecchia valigia, misi dentro dei vestiti, non feci più di tanto caso all'ordine, e la chiusi. Presi poi la borsa dalla sedia davanti alla scrivania e ci misi dentro il mio cellulare, un cencio di telefono da 20 euro, il massimo che mio padre aveva voluto spendere per me, un iPod che mi era stato regalato dai nonni per il compleanno e quei pochi soldi che avevo messo da parte durante tutti quegli anni.

Scesi le scale il più piano possibile, se mi avesse sentito sarebbero stati guai e probabilmente mi avrebbe confinato per sempre in camera mia, magari senza neanche passarmi da mangiare, e uscii di casa. Non mi preoccupai neanche di scrivergli un biglietto, speravo almeno che quel cervello bacato avesse capito.

Iniziai ad incamminarmi verso la stazione, avrei preso il primo treno. Volevo allontanarmi il più possibile da quell'uomo a cui era unita solo per uno stupido legame di sangue e che meritava di essere chiamato in tutti i modi tranne che “papà”.

 

 

 

 

 

Notes:

Eccomi qui questa volta da sola però.

Dunque ho deciso di pubblicare il prologo per vedere se la storia può andare.

Ho già in mente il primo capitolo ma penso di pubblicarlo solo se vedo che questa storia vi interessa.

I One Direction ancora non sono entrati in scena ma non preoccupatevi dal prossimo capitolo li vedrete in azione.

Sto cercando di fare una storia abbastanza particolare e che comunque interessi, quindi che non sia noiosa * che genio ù.ù *

Naturalmente se avete voglia di lasciare una recensione anche piccolina-ina-ina a me farebbe molto piacere.

Peace&Love Betta.

Se volete seguirmi o contattarmi sono @callmemissmalik su twitter

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Capitolo 2
*** For the first time ***


Bonnie

 

Every night you cry yourself to sleep
Thinking: “Why does this happen to me?
Why does every moment have to be so hard?”

(Maroon 5, I won't go home without you)

 

Avevo il gomito appoggiato sul bracciolo del mio sedile. Dentro il vagone faceva un caldo pazzesco ed io ero caduta in uno stato di dormi-veglia. L'unico pensiero fisso nella mia testa era la mia nuova libertà. Qualche sedile più avanti, un ragazzo riccio mi gettava di tanto in tanto delle occhiate.

 

Siamo arrivati al capolinea, non pensi sia ora di svegliarsi?”.

Sentivo qualcuno scuotermi il braccio e parlarmi molto vicino l'orecchio.

Si un ragazzo e direi anche con un buon profumo.

Aprì leggermente gli occhi e mi ritrovai davanti la faccia del riccio, da lontano non me ne ero accorta ma aveva degli occhi verdi a dir poco meravigliosi.

Oh grazie tante” dissi stiracchiandomi alquanto assonnata.

Era buffo che un ragazzo mi parlasse. A scuola tutti mi trattavano come quella pazza e per questo me ne restavo sempre seduta nel mio angolino da sola, ormai nessuno faceva più caso a me o mi rivolgeva la parola.

Mi alzai e, presa la valigia, mi trascinai verso la porta.

Ah scusa. Piacere Harold ma chiamami pure Harry”.

Mm Harold, cos'era? Come minimo aveva anche un secondo nome.

In realtà il mio nome completo è Harold Edward Styles ma non penso ti importi” disse sorridendomi. E che sorriso!

Indossava una giacca blu con uno stemma sulla sinistra e un piccolo fiore rosso appuntato sul colletto di destra.

Sei qui per il college?” chiese gentile gettando un'occhiata distrata alla mia valigia tutta sgangherata.

Si, si, indovinato. Ricomincia il quadrimestre, si ritorna sui libri” dissi sarcastica e facendo un buffo gesto con la mano.

College, quella parola neanche esisteva nel mio vocabolario.

Si anche io” continuò, questa volta con tono più afflitto “Ma non preoccuparti, basta avere la giusta compagnia e vedi come ti diverti. Perchè non mi lasci il tuo numero? Sembri un po' persa, magari posso farti vedere la città”.

Senza neanche pensarci gli scrissi il mio numero su una cartaccia che avevo pescato da dentro la borsa e glielo porsi, tanto ero sicura non avrebbe richiamato.

Senza perdere altro tempo lo salutai e scesi sulla banchina.

Scusami di averti trattenuto tanto, è stato un piacere conoscerti”.

Questa volta non mi girai e neanche gli risposi. Si, ero una di poche anzi pochissime parole.

***

Un cappuccino e sarei partita in cerca di un alloggio. Mi avvicinai alla bacheca degli annunci, in particolare un volantino di una casa in affitto poco distante da li aveva attirato la mia attenzione.

In cerca di casa?” mi chiese una foce femminile.

Mi girai di scatto verso la ragazza e mi indicai con l'indice. “Si tu. Lascia stare quell'annuncio. Penso di avere quello che fa al caso tuo” mi disse sfilandosi il grembiule con la scritta NERO caffè e guidandomi verso l'uscita.

Vieni seguimi. Non è il massimo come appartamento ma fidati è meglio di niente” continuò alzando un sopracciglio e squadrandomi dalla testa ai piedi. “Non è proprio in centro ma c'è una stazione della metropolitana molto vicina. Vorrei precisare: le spese vanno divise”.

Perchè mai tu vorresti condividere la casa con me?” chiesi alquanto sospettosa dato che neanche mi conosceva e già voleva dividere con me un appartamento.

Logico, come faccio a comprarmi qualcosa se devo pagarmi tutte le spese da sola?” disse rivolgendomi un sorrisetto piuttosto antipatico. “Mica ti pagano oro in questo bar da quattro soldi”.

Mi guidò verso un complesso di palazzine.

Ci fermammo davanti ad un cancello basso. Un viottolo sterrato conduceva ad un portone nero contrassegnato dal numero 4 inciso in ottone. La vernice lungo la facciata della casa era tutta scrostata, grosse macchie di umidità camminavano lungo i muri e il cancello era tenuto in piedi da due bulloni arrugginiti e malandati.

L'interno non era tanto meglio. La carta da parati era in molti punti staccata e per terra la moquette, di un color rosso, era in più punti bruciacchiata e macchiata. Per non parlare poi della polvere che c'era. Il divano, di pelle consumata, era sistemato in un angolo davanti ad una televisione e il piccolo tavolino, che sembrava essere usato come poggiapiedi, aveva una gamba rotta.

Feci un giro veloce della casa e poi scesi di nuovo in salotto dove mi aspettava la ragazza.

Era proprio uno schifo ma, come mi aveva detto lei, era meglio di niente.

Si lo prendo” mormorai con un filo di voce “ma le spese, non so se riuscirò i primi mesi” dissi esitante sperando che mi capisse.

Si, come non detto. Evidentemente non era mai scappata di casa da un padre che la trattava come un soprammobile e che non gli aveva mai regalato un centesimo.

Niente ma, ho ti fai mandare i soldi da paparino oppure ti cerchi un lavoro”.

Fantastico, avrei diviso quella bettola con una ragazza che sembrava non poco bastarda.

Piacere Abbey” disse porgendomi la mano e cercando di essere il più gentile possibile.

Bonnie” risposi io contraccambiando la stretta.

***

Nessuno sembrava intenzionato a pagare una diciottenne senza diploma e senza altre esperienze lavorative.

L'unica cosa che avevo trovato era un lavoro part-time in un piccola pasticceria messa su giusto per il tempo di crisi che correva a Londra nella speranza di guadagnarci qualche spicciolo, una di quelle in cui alle pareti è appesa carta da parati a bolli colorati e in vetrina sono esposte cup cake di tutti i colori, belle a vedersi ma dal gusto assai schifose. Si trovava in una delle vie più dimenticate e sconosciute della città e la gente che entrava chiedeva solamente informazione per come ritornare verso la via principale.

Mi dissi che dopotutto mi era andata bene ma in realtà non riuscì a restare in quel posto per più di due giorni. Così circa due settimane dopo il mio arrivo a Londra mi ritrovai nuovamente in cerca di lavoro.

Quella mattina decisi di uscire presto di casa e andai verso Piccadilly Circus, avevo letto che lì c'erano molti negozi che cercavano personale ma evidentemente avevo tralasciato di leggere la parte dell'annuncio in cui c'era scritto “qualificato”. Giuravo che avrei messo tutta me stessa nel lavoro ma nessuno voleva saperne forse perchè i miei capelli color carta da zucchero promettevano tutto tranne che serietà.

Ormai avevo perso le speranze quando mi ritrovai davanti ad un negozio di musica, uno dei più belli che avessi mai visto. Decisi di entrare, avrei fatto un giro e poi avrei chiesto se offrivano lavoro. La merce era disposta su tre livelli, non solo cd di tutti i generi, dai più recenti a quelli più ricercati, ma anche strumenti musicali e spartiti di ogni tipo. Sentì uscire dalle casse dell'impianto stereo una canzone di Justin Bieber, non la conoscevo, evidentemente era del nuovo album. Mi avvicinai alla cassa dove delle ragazzine di circa quattordici anni urlavano “Si, si è questo, è questo il nuovo di Bieber” ad un cassiere che stava cantando a squarciagola la canzone.

Scusi?” cercai di farmi sentire ma a quanto sembrava non aveva per niente voglia di smettere di cantare e di divincolarsi.

Scusi” urlai questa volta più forte e finalmete si rese conto di me.

Abbassò il volume dello stereo poi prese dallo scaffale più vicino un cd, lo mise dentro ad una busta e lo diede alle ragazze che subito pagarono e uscirono.

Il ragazzo alla cassa aveva dei capelli biondi, evidentemente tinti perchè cominciava a vedersi la ricrescita marrone, e dei grandi occhi celesti penetranti. Mi fece un sorriso a 32 denti e solo allora mi resi conto dell'apparecchio.

Piacere Niall, posso esserti d'aiuto?” mi disse con uno strano accento che non sembrava essere inglese.

Spero di si. Sto cercando lavoro e mi chiedevo se magari voi avevate bisogno d'aiuto”. Cercai di essere il più sicura possibile mentre mi ripetevo in testa che quella sarebbe stata la volta giusta.

 

 

 

 

Notes:

Ecco qui il primo capitolo.

Come prima cosa voglio dirvi che è un po' lungo, i prossimi cercherò di farli più corti.

Non succedono molte cosa però entrano in scena Harry e Niall.

Per il personaggio di Abbey non mi sono ispirata a nessuno ma mi è balenata in mente l'idea della ragazza alternativa e un po' scontrosa mentre Bonnie è una persona dal cuore d'oro che però si lascia trascinare e combina qualche guaio come vedrete nei prossimi capitoli.

Ancora non vi ho inserito la descrizione della protagonista ma lo farò molto presto.

Bonnie me la sono immaginata come Cher Lloyd ( http://thatgrapejuice.net/wp-content/uploads/2011/12/cher-lloyd-usa.jpg ) e Abbey la vedo come Freya Mavor ( http://static.episode39.it/character/6150.jpg?t=1296117435 ).

Se avete dei suggerimenti o delle critiche da fare, non esitate a lasciare una recensione.

Io intanto cercherò di fare un banner e di mettere una gift.

A presto Betta.

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Capitolo 3
*** Party Hard ***


 

Zayn

 

Maybe I’ll get drunk, again

I’ll be drunk, again, i’ll be drunk, again

To feel a little love again

All by myself

I'm hear again

All by myself

You know i’ll never change

(Ed Sheeran, Drunk)

 

Louis non si era fatto sentire così decisi di restare a cena a casa. Condividevo con lui l'attico che i miei genitori mi avevano regalato per i diciotto anni che si trovava nei pressi di Covent Garden. Anche se lui veniva da Doncaster, i nostri genitori erano amici sin da quando erano giovani e loro nutrivano nei confronti di Louis una specie di adorazione, lo vedevano come un ragazzo d'oro che mi avrebbe aiutato nello studio.

Mio padre e mia madre abitavano a Bradford, la mia città natale, ma mi avevano spedito a Londra perchè come diceva papà “Lì troverai più opportunità di lavoro”.

Ecco, il lavoro e lo studio erano le ultime cose di cui mi preoccupavo, io non volevo altro che divertirmi e godermi i miei diciannove anni.

La casa di Bradford si trovava in periferia ed era molto grande, non solo per ospitare la mia famiglia ma anche per le nostre capacità economiche. Mio padre lavorava in ambito edilizio, aveva ereditato l'azienda da mio nonno che era morto da appena un'anno e mezzo mentre mia madre si occupava di noi e della casa. Si lo ammetto, ero un ragazzo un po' viziato.

Mi vestì velocemente, un paio di jeans e una camicia a scacchi bianche e celesti. Mi infilai gli occhiali da vista, che dovevo portare sempre ma che in realtà usavo solamente per sembrare più figo.

Mi sistemai il mio bel ciuffo all'insù, lo fissai per bene con la lacca, e dopo essermi guardato per un'ultima volta allo specchio, uscì da casa.

Londra in quel periodo era sempre caotica, piena di turisti che affollavano qualsiasi strada e di gente che usciva per il fine settimana.

Salì in macchina e mi diressi verso la parte nord di Londra, una zona piena di locali. Avevo appuntamento con gli altri al nostro solito locale. Di sicuro ci sarebbe stata anche Abbey con la sua nuova coinquilina, com'è che si chiamava? Bridget? A no, Bonnie. Ancora non me l'aveva presentata ma da come me ne aveva parlato sembra una ragazza abbastanza simpatica.

Cercai di non parcheggiare troppo lontano, poi mi avviai verso un pub all'angolo di un incrocio, il posto in cui avevamo appuntamento.

Zayn siamo qui” sentì la voce di Abbey chiamarmi da un angolo del locale. Mi avviai verso di loro.

Ei bastardo come stai?” disse lei con il suo solito fare da stronza.

Bene troiottola e tu?” dissi io avvicinandomi al suo volto e dandole un bacio a fior di labbra.

Non chiamarmi mai più in quel modo. Lei è Bonnie” mi disse indicandomi la ragazza che le stava seduta accanto.

Bonnie si stava mordendo il labbro inferiore e solo quando gli allungai la mano lei alzò gli occhi dal pavimento. Mi fisso per un attimo, come se avesse avuto un'apparizione, poi spostò subito lo sguardo da un'altra parte.

Ciao sono Zayn” dissi io cercando di farla sentire più a suo agio.

Piacere Bonnie”. La sua voce era dolce e calda.

Sbrighiamoci altrimenti non riusciremo ad entrare allo Zen, è sabato ci sarà tantissima gente”.

Mi alzai dalla sedia e, insieme a me, Josh, Matt e altri amici miei.

Abbey salutò il proprietario del locale e poi ci raggiunse davanti l'uscita. Si avviò verso la parte opposta della strada a passo spedito seguita dagli altri che chiacchieravano allegramente.

Io restai un po' indietro con Bonnie, non volevo si sentisse esclusa dal gruppo.

Allora, come ti sono sembrati questi primi giorni qui con Abbey?” domandai rompendo il ghiaccio e cercando di trovare un'argomento abbastanza interessante per conversare.

Mm, diciamo che non c'è male” disse piano, sentendosi molto in imbarazzo per la scena.

Tranquilla non ho mai mangiato nessuno, sono buono”. Finalmente riuscii a strappargli un sorriso da quelle bellissime labbra.

Dopo circa dieci minuti ci trovammo davanti ad un muro di gente in attesa di entrare allo Zen, uno dei locali più in della città.

Che ti dicevo, guarda quanta gente!” disse Abbey scocciata.

Eravamo arrivati troppo tardi.

Ci infilammo tra la gente accalcata davanti all'entrata e aspettammo il nostro turno, non potevamo di certo saltare quella serata allo Zen.

Quando entrammo mi resi conto del bordello che c'era li dentro ma ormai avevo perso di vista tutti tranne Bonnie, che mi stava vicina, ora molto più sicura di se.

Andiamoci a prendere qualcosa” le dissi indicandole il bancone.

Ci sedemmo ad un tavolino ed iniziammo a chiacchierare un drink dopo l'altro.

Ma dai, dimmi la verità” disse tutta sorridente scendendosi una spallina della maglia che portava lasciando intravedere la bretellina del reggiseno “Lo so che te la fai con Abbey, ci date dentro tutte le sere, eh?”.

Oh no no no, non mi farei Abbey per tutto l'oro del mondo, quello era solo un bacio da amico” dissi ridendo. Non mi era mai balenata in mente l'idea di farmi quella ragazza, le volevo troppo bene e non poteva soffrire per un bastardo come me.

Non so quanto ancora bevemmo ma ad un certo punto Bonnie mi prese per la mano e mi portò in mezzo alla pista. Si, mi piaceva come persona.

Andiamocene” le sussurrai all'orecchio.

Una volta fuori iniziammo a correre verso la mia macchina, la sua risata risuonava per la strada vuota. Salimmo e lei mi gettò addosso le chiavi del suo appartamento.

Ingranai la quinta e mi precipitai verso casa sua. Teneva la testa fuori dal finestrino e cantava, cantava con tutta la voce che aveva.

Aprii la sua portiera e la presi per mano. Solamente dopo tre tentativi riuscì a mettere la chiave nella toppa. Sbattei forte la porta e lei mi si fiondò addosso.

Eravamo vogliosi, l'una dell'altro. La presi per i fianchi, la sua schiena poggiava contro il muro, le nostre bocche che combaciavano alla perfezione. Iniziai a giocherellare con l'elastico delle sue mutande, lei mise le sue mani sotto la mia maglia e poi me la sfilò mordendomi il collo.

La presi in braccio e la portai nella sua stanza. Si sdraiò sul letto, le levai velocemente i vestiti e li buttai sul pavimento. La stessa fini fecero i miei.

 

Mi svegliai, il display del mio telefono segnava le 04:25. Mi vestì velocemente cercando di fare il più piano possibile e poi uscì di casa. Abbey non era rientrata nemmeno quella sera.

Avviai la macchina e accesi la radio. Maybe I'll get drunk, again, I'll be drunk, again, I'll be drunk, again. To feel a little love.

Ed Sheeran a quell'ora non era di grande aiuto ma fu proprio in quel momento che mi sentì un vero bastardo. L'avevo usata, come un puttana, me ne ero andato così senza dirle niente, senza scriverle niente, senza essermi interessato troppo di lei e avendo ascoltato a malapena due parole di tutto quello che mi aveva detto. La conoscevo da appena 6 ore e già me l'avevo portata a letto.

Dovevo parlare ma non alle 4:47 del mattino.

 

*

Louis era seduto accanto a me sul divano rattoppato.

Si può sapere dove cavolo eri ieri sera?” chiesi cercando di avere delle spiegazioni dal mio amico.

Te l'ho detto, avevo un appuntamento con la bionda del locale” disse arrotolandosi un po' di erba nella cartina.

Quanto sei deficiente Tomlinson” dissi mettendomi a ridere.

Shhh fai silenzio”.

Sentimmo dei passi scendere le scale: era Bonnie. Aveva raccolto i suoi capelli in una coda, dei ciuffi le ricadevano davanti agli occhi e, dal suo sguardo, avevo capito che non si aspettava di trovarsi ospiti in casa.

Cosa ci fate voi due qui?” disse con voce impastata dal sonno e squadrandoci con occhi rigati da occhiaie.

Mia sorella ci lascia venire quando vogliamo” disse Louis.

E chi sarebbe tua sorella?” disse lei non connettendo ancora la bocca con il cervello.

Abbey. A comunque, ho saputo che sei una forza a letto” disse tutto disinvolto il mio amico. Gli tirai una gomitata tra le costole, come al solito non aveva saputo mantenere la parola.

Cosa...?” mi fissò più attentamente e poi si ricordò.

Si accorse che le stavo fissando il collo. Corse verso l'entrata e si guardò allo specchio: sul suo collo c'era un grosso succhiotto.

Merito mio” dissi facendo una faccia da cucciolo bastonato sperando che non se la prendesse più di tanto.

In quel momento rientrò Abbey, che era uscita per andare a fare la spesa per il pranzo.

Ragazzi” disse Louis alzandosi di scatto dal divano “vado fuori a farmi questa canna”.

Non starai esagerando ultimamente?” chiese la sorella premurosa.

Nooo tranquilla” disse sfoggiando un dei miglior sorrisi alla Tomlinson.

Bonnie vieni voglio parlarti”.

La presi per mano e la portai di sopra dove nessuno poteva darci fastidio.

Ecco... volevo scusarmi per ieri sera, mi dispiace” dissi passandomi una mano tra i capelli.

A me non è dispiaciuto per niente” rispose sfoggiando un sorriso da togliere il fiato “l'importante è che Abbey non si arrabbi con me perchè me la sono fatta con il suo... mm amico”.

 

 

 

 

Notes:

Prima di tutto voglio ringraziare chi ha messo questa storia tra le preferite o le seguite. Ho ricevuto solamente due recensioni per il primo capitolo ma sono stata ugualmente felice.

Chiedo scusa per aver pubblicato così in ritardo, ma ho avuto un problema con il computer.

Come avrete notato ogni capitolo è visto dal punto di vista dei vari personaggi. Il capitolo è uscito anche questa volta un po' lungo. Dunque Bonnie conosce Zayn e incontra per la prima volta Louis e sicuramente nel prossimo entreranno in scena anche gli altri.

Se avete voglia recensite, non solo per farmi i complimenti, accetto anche le critiche perchè servono per migliorare.

Spero di riuscire a pubblicare presto il prossimo.

A presto, Betta.

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