Zayn
Maybe I’ll get drunk, again
I’ll be drunk, again, i’ll be drunk, again
To feel a little love again
All by myself
I'm hear again
All by myself
You know i’ll never change
(Ed Sheeran, Drunk)
Louis non si era fatto sentire così decisi di restare a cena a casa. Condividevo con lui l'attico che i miei genitori mi avevano regalato per i diciotto anni che si trovava nei pressi di Covent Garden. Anche se lui veniva da Doncaster, i nostri genitori erano amici sin da quando erano giovani e loro nutrivano nei confronti di Louis una specie di adorazione, lo vedevano come un ragazzo d'oro che mi avrebbe aiutato nello studio.
Mio padre e mia madre abitavano a Bradford, la mia città natale, ma mi avevano spedito a Londra perchè come diceva papà “Lì troverai più opportunità di lavoro”.
Ecco, il lavoro e lo studio erano le ultime cose di cui mi preoccupavo, io non volevo altro che divertirmi e godermi i miei diciannove anni.
La casa di Bradford si trovava in periferia ed era molto grande, non solo per ospitare la mia famiglia ma anche per le nostre capacità economiche. Mio padre lavorava in ambito edilizio, aveva ereditato l'azienda da mio nonno che era morto da appena un'anno e mezzo mentre mia madre si occupava di noi e della casa. Si lo ammetto, ero un ragazzo un po' viziato.
Mi vestì velocemente, un paio di jeans e una camicia a scacchi bianche e celesti. Mi infilai gli occhiali da vista, che dovevo portare sempre ma che in realtà usavo solamente per sembrare più figo.
Mi sistemai il mio bel ciuffo all'insù, lo fissai per bene con la lacca, e dopo essermi guardato per un'ultima volta allo specchio, uscì da casa.
Londra in quel periodo era sempre caotica, piena di turisti che affollavano qualsiasi strada e di gente che usciva per il fine settimana.
Salì in macchina e mi diressi verso la parte nord di Londra, una zona piena di locali. Avevo appuntamento con gli altri al nostro solito locale. Di sicuro ci sarebbe stata anche Abbey con la sua nuova coinquilina, com'è che si chiamava? Bridget? A no, Bonnie. Ancora non me l'aveva presentata ma da come me ne aveva parlato sembra una ragazza abbastanza simpatica.
Cercai di non parcheggiare troppo lontano, poi mi avviai verso un pub all'angolo di un incrocio, il posto in cui avevamo appuntamento.
“Zayn siamo qui” sentì la voce di Abbey chiamarmi da un angolo del locale. Mi avviai verso di loro.
“Ei bastardo come stai?” disse lei con il suo solito fare da stronza.
“Bene troiottola e tu?” dissi io avvicinandomi al suo volto e dandole un bacio a fior di labbra.
“Non chiamarmi mai più in quel modo. Lei è Bonnie” mi disse indicandomi la ragazza che le stava seduta accanto.
Bonnie si stava mordendo il labbro inferiore e solo quando gli allungai la mano lei alzò gli occhi dal pavimento. Mi fisso per un attimo, come se avesse avuto un'apparizione, poi spostò subito lo sguardo da un'altra parte.
“Ciao sono Zayn” dissi io cercando di farla sentire più a suo agio.
“Piacere Bonnie”. La sua voce era dolce e calda.
“Sbrighiamoci altrimenti non riusciremo ad entrare allo Zen, è sabato ci sarà tantissima gente”.
Mi alzai dalla sedia e, insieme a me, Josh, Matt e altri amici miei.
Abbey salutò il proprietario del locale e poi ci raggiunse davanti l'uscita. Si avviò verso la parte opposta della strada a passo spedito seguita dagli altri che chiacchieravano allegramente.
Io restai un po' indietro con Bonnie, non volevo si sentisse esclusa dal gruppo.
“Allora, come ti sono sembrati questi primi giorni qui con Abbey?” domandai rompendo il ghiaccio e cercando di trovare un'argomento abbastanza interessante per conversare.
“Mm, diciamo che non c'è male” disse piano, sentendosi molto in imbarazzo per la scena.
“Tranquilla non ho mai mangiato nessuno, sono buono”. Finalmente riuscii a strappargli un sorriso da quelle bellissime labbra.
Dopo circa dieci minuti ci trovammo davanti ad un muro di gente in attesa di entrare allo Zen, uno dei locali più in della città.
“Che ti dicevo, guarda quanta gente!” disse Abbey scocciata.
Eravamo arrivati troppo tardi.
Ci infilammo tra la gente accalcata davanti all'entrata e aspettammo il nostro turno, non potevamo di certo saltare quella serata allo Zen.
Quando entrammo mi resi conto del bordello che c'era li dentro ma ormai avevo perso di vista tutti tranne Bonnie, che mi stava vicina, ora molto più sicura di se.
“Andiamoci a prendere qualcosa” le dissi indicandole il bancone.
Ci sedemmo ad un tavolino ed iniziammo a chiacchierare un drink dopo l'altro.
“Ma dai, dimmi la verità” disse tutta sorridente scendendosi una spallina della maglia che portava lasciando intravedere la bretellina del reggiseno “Lo so che te la fai con Abbey, ci date dentro tutte le sere, eh?”.
“Oh no no no, non mi farei Abbey per tutto l'oro del mondo, quello era solo un bacio da amico” dissi ridendo. Non mi era mai balenata in mente l'idea di farmi quella ragazza, le volevo troppo bene e non poteva soffrire per un bastardo come me.
Non so quanto ancora bevemmo ma ad un certo punto Bonnie mi prese per la mano e mi portò in mezzo alla pista. Si, mi piaceva come persona.
“Andiamocene” le sussurrai all'orecchio.
Una volta fuori iniziammo a correre verso la mia macchina, la sua risata risuonava per la strada vuota. Salimmo e lei mi gettò addosso le chiavi del suo appartamento.
Ingranai la quinta e mi precipitai verso casa sua. Teneva la testa fuori dal finestrino e cantava, cantava con tutta la voce che aveva.
Aprii la sua portiera e la presi per mano. Solamente dopo tre tentativi riuscì a mettere la chiave nella toppa. Sbattei forte la porta e lei mi si fiondò addosso.
Eravamo vogliosi, l'una dell'altro. La presi per i fianchi, la sua schiena poggiava contro il muro, le nostre bocche che combaciavano alla perfezione. Iniziai a giocherellare con l'elastico delle sue mutande, lei mise le sue mani sotto la mia maglia e poi me la sfilò mordendomi il collo.
La presi in braccio e la portai nella sua stanza. Si sdraiò sul letto, le levai velocemente i vestiti e li buttai sul pavimento. La stessa fini fecero i miei.
Mi svegliai, il display del mio telefono segnava le 04:25. Mi vestì velocemente cercando di fare il più piano possibile e poi uscì di casa. Abbey non era rientrata nemmeno quella sera.
Avviai la macchina e accesi la radio. Maybe I'll get drunk, again, I'll be drunk, again, I'll be drunk, again. To feel a little love.
Ed Sheeran a quell'ora non era di grande aiuto ma fu proprio in quel momento che mi sentì un vero bastardo. L'avevo usata, come un puttana, me ne ero andato così senza dirle niente, senza scriverle niente, senza essermi interessato troppo di lei e avendo ascoltato a malapena due parole di tutto quello che mi aveva detto. La conoscevo da appena 6 ore e già me l'avevo portata a letto.
Dovevo parlare ma non alle 4:47 del mattino.
*
Louis era seduto accanto a me sul divano rattoppato.
“Si può sapere dove cavolo eri ieri sera?” chiesi cercando di avere delle spiegazioni dal mio amico.
“Te l'ho detto, avevo un appuntamento con la bionda del locale” disse arrotolandosi un po' di erba nella cartina.
“Quanto sei deficiente Tomlinson” dissi mettendomi a ridere.
“Shhh fai silenzio”.
Sentimmo dei passi scendere le scale: era Bonnie. Aveva raccolto i suoi capelli in una coda, dei ciuffi le ricadevano davanti agli occhi e, dal suo sguardo, avevo capito che non si aspettava di trovarsi ospiti in casa.
“Cosa ci fate voi due qui?” disse con voce impastata dal sonno e squadrandoci con occhi rigati da occhiaie.
“Mia sorella ci lascia venire quando vogliamo” disse Louis.
“E chi sarebbe tua sorella?” disse lei non connettendo ancora la bocca con il cervello.
“Abbey. A comunque, ho saputo che sei una forza a letto” disse tutto disinvolto il mio amico. Gli tirai una gomitata tra le costole, come al solito non aveva saputo mantenere la parola.
“Cosa...?” mi fissò più attentamente e poi si ricordò.
Si accorse che le stavo fissando il collo. Corse verso l'entrata e si guardò allo specchio: sul suo collo c'era un grosso succhiotto.
“Merito mio” dissi facendo una faccia da cucciolo bastonato sperando che non se la prendesse più di tanto.
In quel momento rientrò Abbey, che era uscita per andare a fare la spesa per il pranzo.
“Ragazzi” disse Louis alzandosi di scatto dal divano “vado fuori a farmi questa canna”.
“Non starai esagerando ultimamente?” chiese la sorella premurosa.
“Nooo tranquilla” disse sfoggiando un dei miglior sorrisi alla Tomlinson.
“Bonnie vieni voglio parlarti”.
La presi per mano e la portai di sopra dove nessuno poteva darci fastidio.
“Ecco... volevo scusarmi per ieri sera, mi dispiace” dissi passandomi una mano tra i capelli.
“A me non è dispiaciuto per niente” rispose sfoggiando un sorriso da togliere il fiato “l'importante è che Abbey non si arrabbi con me perchè me la sono fatta con il suo... mm amico”.
Notes:
Prima di tutto voglio ringraziare chi ha messo questa storia tra le preferite o le seguite. Ho ricevuto solamente due recensioni per il primo capitolo ma sono stata ugualmente felice.
Chiedo scusa per aver pubblicato così in ritardo, ma ho avuto un problema con il computer.
Come avrete notato ogni capitolo è visto dal punto di vista dei vari personaggi. Il capitolo è uscito anche questa volta un po' lungo. Dunque Bonnie conosce Zayn e incontra per la prima volta Louis e sicuramente nel prossimo entreranno in scena anche gli altri.
Se avete voglia recensite, non solo per farmi i complimenti, accetto anche le critiche perchè servono per migliorare.
Spero di riuscire a pubblicare presto il prossimo.
A presto, Betta.
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