Untitled: make this world sounds like Alice in Wonderland

di Leyton_Nenny
(/viewuser.php?uid=176461)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La regina di cuori [Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera] ***
Capitolo 2: *** Lo Stregatto [Incontri] ***
Capitolo 3: *** Rose Rosse [Compleanno] ***
Capitolo 4: *** Un pazzo tè del pomeriggio [Questo caldo mi sta sciogliendo il cervello] ***
Capitolo 5: *** Il cappellaio matto [Ho sempre ammirato le persone che parlano con gli occhi perché mi paiono più svelte a capire il mondo. (Chabon)] ***
Capitolo 6: *** La falsa tartaruga ***



Capitolo 1
*** La regina di cuori [Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera] ***


Scritta per la Challenge 12 mesi di fanfiction!, indetto da BS.
Il promt di questo mese è "Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera (Neruda)."



Luna sedeva sotto un gazebo ricoperto di rose. O meglio, ricoperto da rovi, dato che la primavera stava tardando.
Tra le mani aveva un libro.
“Alice nel paese delle meraviglie.”
E sembrava assorta nella lettura.
Draco le si avvicinò.
Luna era così assorta che non lo notò.
“Cosa leggi, Lovegood?”
Luna si voltò.
“Alice nel paese delle meraviglie. Sai, qui c'è una regina che dipinge le rose di rosso.”
Luna si guardò intorno, come notando solo allora che non c' erano rose attorno a quel gazebo.
Draco la guardò.
“Cosa hanno di così importante le rose?”
Luna alzò e abbassò le spalle.
“Non lo so. Ma mi mettono allegria, come tutti i fiori. E' così triste una primavera senza fiori. Forse non è nemmeno primavera.”
Draco la guardò stupito: per lui i fiori erano e restavano solo fiori, non avevano nulla di speciale.
“Beh, puoi sempre usare la magia per farli crescere.” disse Draco con sufficienza.
Luna scosse con forza la testa.
“Non è la stessa cosa. La primavera è più bella se piena di fiori naturali.”
“Sei strana Lovegood.”
“Forse. Però così è più bello no?”
“Non riesco a capire.”
Luna scosse la testa e sorrise.
“E' più bello se le persone sono diverse. E la stranezza è una diversità, no? Quindi è ricchezza.”
Draco alzò le spalle: Luna riusciva a passare da un argomento all' altro senza il minimo collegamento.
“Forse.”
Luna tornò a leggere il libro mentre Draco le voltava le spalle.
“Sai nel libro la regina ha una strana ossessione: vuole sempre tagliare la testa alle persone. E in quel mondo anche i fiori hanno un volto, che sta proprio sulla corolla.”
Draco si voltò verso di lei guardandola con sufficienza.
“E questo cosa c' entra, Lovegood? Taglia le cose che le sono scomode. E i fiori sono scomodi.”
Luna scosse la testa con forza.
“Oh no. I fiori sono bellissimi. E mettono così tanta allegria.”
Draco alzò le spalle.
“Se lo dici tu.”
Luna si alzò dalla panchina sotto il gazebo, poggiando il libro con cura sul posto su cui sedeva precedentemente.
Draco la guardò alzando gli occhi al cielo.
Senza rivolgere al ragazzo la minima attenzione, Luna si voltò verso i rovi, toccandoli con attenzione per non essere punta dalle spine.
Dopo qualche minuto, Draco sbuffò per richiamare la di lei attenzione.
“Cosa stai facendo, Lovegood?”
Luna alzò la testa guardandolo.
“Cerco i Nargilli. Devono essere da queste parti.”
Draco sbuffò.
“E cosa ci farebbero qui i Nargi-cosi?”
Luna lo guardò sorridendo: ormai si era arresa al fatto che nessuno si ricordasse il nome degli animaletti che per lei erano tanto cari.
“Probabilmente la regina ha ordinato ai Nargilli di tagliare i fiori.”
Draco scosse la testa, come a indicare che con lei non c' era niente da fare.
“E allora?”
“E allora – spiegò Luna contenta che Draco le desse attenzione – trovandoli forse potremo salvare i fiori dall' essere decapitati.”
Draco scosse la testa nuovamente.
Luna sorrise. “Vieni con me?”
Draco la guardò sgranando gli occhi.
“Oh no. Assolutamente no. I fiori non fanno per me. Dovresti saperlo, Lovegood.”
Luna sorrise.
“Le cose possono cambiare, Draco.”
Draco sorrise con un ghigno.
“Cambiare? Forse. Ma non per me Lovegood. I fiori sono inutili. Ed è un bene che i tuoi Nargi-cosi li abbiano tagliati.”
Luna scosse la testa.
“Oh no. Aiuterò i fiori a non essere decapitati.”
Draco sbuffò alzando le spalle.
“Come vuoi Lovegood.”
Draco si allontanò da lei senza rivolgere la minima attenzione: i fiori per lui non avevano senso, erano solo elementi naturali che potevano crescere e passare senza la minima preoccupazione.
Che ci fossero ad Aprile o a Maggio o non ci fossero affatto per lui non cambiava nulla.
Ma non poteva fare a meno di chiedersi come mai per Luna fossero così importante e per quale ragione per lei fossero così importanti.
Scosse la testa per scacciare quel pensiero: cosa gli importava a lui della Lovegood? La Lovegood era come i fiori: che ci fosse o meno non cambiava niente.
Luna, alle sue spalle, continuava a cercare i Nargilli, convinta che avessero tagliato loro i fiori.
Luna guardò con attenzione tra i rovi, pungendosi nonostante cercasse di fare attenzione ma in quell' intrico di rovi il suo impegno risultava inutile.
Poi, come per magia, un piccolo cenno di rosa sbucava da sotto una foglia.
Luna lo guardò con attenzione.
“Tranquillo, ti proteggerò io dai Nargilli. E dalla Regina di Cuori.” disse al piccolo fiore ancora incartato nel bocciolo.



Alloraaa!


Io mi son divertita una cifra a scrivere questa storia, probabilmente perchè sto amando - come anche in passato- Alice nel paese delle meraviglie.
E, beh, con Luna ci sta da Dio.
Non ho altro da aggiungere tranne che ultimamente ho zero fantasia e mille cose da fare che è un miracolo se respiro.
Detto ciò, ci vediamo al seguito tra un mese esatto, dopo di che vedremo anche perchè sarò a Londra per ben due mesi.
Meglio soli che male accompagnati, no?
Nient' altro da dichiarare.
-J

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Lo Stregatto [Incontri] ***


Scritta per la Challenge 12 mesi di fanfiction!, indetto da BS.
Il promt di questo mese è "Incontri."



"Pop."
Luna si sveglia nel cuore della notte a causa di un piccolo scoppio.
La sera precedente aveva, senza successo, provato a stare sveglia accanto al camino: voleva vedere i nargilli che ogni notte le rubavano qualcosa.
Ed ultimamente sembravano essere affezionati ai suoi calzini.
Si alza poggiando i piedi sul pavimento freddo della camera: un brivido le percorre la schiena.
Sussulta appena a quel contatto stringendosi in un maglione e afferrando la bacchetta: nonostante sia Maggio fa ancora freddo.
La ragazza sorride, iniziando a camminare in punta dei piedi per non svegliare le compagne.
E raggiunge il proprio baule.
“Lumos”
Ma è troppo tardi, riesce solo a vedere un sorriso che svanisce insieme ai calzini che aveva abbandonato spaiati sul pavimento.
Leggermente delusa, si rimette a letto fissando il soffitto.
Sono le 4:30 del mattino, vede l' ora proiettarsi dalla propria sveglia sul soffitto.
“Come lo stregatto” pensa toccando il libro che giace sul comodino, quasi ad assicurarsi che non sia sparito.

La mattina seguente Luna è come sempre l' ultima ad uscire dal dormitorio: non riesce più a trovare due calzini uguali, sono tutti spaiati.
Sospira debolmente e alza le spalle afferrando due calzini a caso nel mezzo delle proprie cose, riversate in disordine sul pavimento.
Luna guarda torcendo la testa la confusione. Alza le spalle e esce dal dormitorio senza preoccuparsi troppo.
“La confusione aiuta i miei pensieri a stare in ordine.”

Luna sospira: stavolta non dormirà.
Davanti a lei ci sono varie tazze di caffè nero, quasi tutte vuote.
Non deve dormire, non può dormire.
Deve vedere i nargilli.
Stringe tra le dita una coperta per tenersi al caldo, nell' altra mano tiene un piccolo pacchettino con dei biscotti.
Vuole solo vedere i nargilli.
Lentamente sente di nuovo il piccolo scoppio: si alza dal proprio baule e accende la bacchetta.
Ma non si trova un nargillo davanti, bensì un piccolo essere che la guarda con due grandi occhi verdi: in mano tiene un piccolo cesto contenente i suoi calzini, quelli rubati.
Luna lo guarda stupita.
“Tu non sei un nargillo.”
“No. Solo Dobby signorina, Dobby l' elfo domestico.”
“E che ci fai con i miei calzini?” chiede la ragazza indicando il cestino.
“Avevano dei buchi, così Dobby ha pensato che fosse carino rammendarli: sa, Dobby adora i calzini.”
Luna sorride e porge all' elfo il pacchettino.
Dobby lo apre: i biscotti sono a forma di calzino.
“Grazie” sussurra Luna dandogli un piccolo bacio sulla fronte.
L' elfo sorride arrossendo “grazie a lei per i biscotti” risponde impacciato e, con un secondo “pop”, sparisce, lasciando per ultima cosa un sorriso.
“Come lo stregatto. Dobby, l' elfo stregatto” pensa Luna rimettendosi a letto.
Ma non ha più sonno: troppo caffè.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Rose Rosse [Compleanno] ***


Scritta per la Challenge 12 mesi di fanfiction!, indetto da BS.
Il promt di questo mese è "Compleanno"



Luna cammina lentamente per strada.
Stavolta non saltella, non sembra nemmeno allegra.
Però continua a sorridere avanzando lungo il sentiero in salita.
Luna sospira e si ferma, raccogliendo dei piccoli fiori che sbucano dalle rocce posizionate sul ciglio della strada: margherite.
Le osserva con attenzione prima di coglierle e poi le stringe nel piccolo palmo stando ben attenta a non rovinarle.
“I suoi fiori preferiti” pensa con una punta di malinconia.
Ma è solo un istante, e poi riprende ad avanzare lungo la strada e il sorriso torna sul volto.
“Non devo piangere, devo farlo per lei” continua a ripetersi.
Xenophilius si affaccia alla finestra osservando la figura della figlia avanzare lungo lo sterrato davanti a casa e sospira lasciando che le tendine si chiudano e la figura di Luna scompaia dietro di esse.
Luna continua a fissare le margheritine tra le dita mentre un ricordo si impossessa della sua mente.
Aveva tre anni.
Lentamente le immagini si fanno più presenti e reali: suo padre e.. sua madre.

“Buon compleanno, Luna!” sua madre sorrideva, i capelli leggermente bruciati sulle punte. E indossava una collana strana, tipo quelle della figlia.
Luna la osservava, in piedi sulla sedia davanti a una torta a forma di Nargillo preparata dal padre.
“Dai, soffia le candeline!”
Luna osservava la torta meravigliandosi di quanto quell'immagine fatta dalla padre potesse risultare realistica.
“Ma non è che poi il Nargillo di arrabbia?” aveva chiesto titubante.
La madre aveva scosso la testa sorridendo.
“Non si arrabbierà. E poi te lo deve, dopo tutti i dispetti che ti fa durante l'anno” e aveva appoggiato una mano sulla testa della figlia.
Luna aveva sorriso e aveva gonfiato le guance per spegnere le tre candeline che capeggiavano sulla torta.
“Brava Luna!” aveva detto sua madre battendo le mani una volta che le candeline furono spente “avevi espresso un desiderio, vero?”
Luna aveva annuito.
“Sì, ma se lo dico non si avvera”
I genitori avevano sorriso e la madre le aveva porto un pacchettino: conteneva una collana con una radice di rabarbaro.
“Tiene lontani i gorgosprizzi” le aveva detto.
Luna aveva sorriso e l'aveva indossata senza la minima esitazione.
“Non ruberanno mai i miei ricordi” aveva asserito in risposta.
La madre aveva sorriso e il padre si era avvicinato a lei.
“Stai diventando una donna, lo sai? - aveva detto col sorriso sulle labbra porgendole un mazzo di margherite – e ogni donna merita un bouquet.”
Luna aveva afferrato i fiori e li aveva portati al petto, stringendoli forte e affondando il naso tra le corolle biancastre, per bearsi del loro profumo.
“Sono i fiori della mamma” aveva detto.
Xenophilius aveva abbracciato la moglie “Già, i fiori con cui le ho chiesto di sposarmi”
“Non erano meglio le rose rosse della Regina Rossa di Alice?”
La signora Lovegood sorrise.
“Quelle non erano vere rose e poi sono degne solo di una regina. Io preferisco le margherite, come i fiori che le erano sudditi.”
Luna continuava a guardarla interrogativa.
“Se pensi solo al potere sarai solo, un po' come le rose: stanno insieme solo tra loro, in mezzo a quelle dello stesso stelo. Ma le margherite non sono così, loro si trovano ovunque, in mezzo a mille altri fiori, anche in colonie in mezzo ai prati o anche a coppie sul ciglio della strada: le margherite non sono mai sole.” le aveva risposto la madre.

Luna sospira e sorride al ricordo, raggiungendo una croce che si trova in cima a un piccolo tumulo di rocce: sopra una pietra dalle forme spigolose e irregolari c'è inciso a caratteri traballanti il nome della madre.
“Buon compleanno mamma” dice poggiando le margheritine sulla lapide.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Un pazzo tè del pomeriggio [Questo caldo mi sta sciogliendo il cervello] ***


Scritta per la Challenge 12 mesi di fanfiction!, indetto da BS.
Il promt di questo mese è "Questo caldo mi sta sciogliendo il cervello"



Luna alzò gli occhi al cielo per osservare l' enorme sfera infuocata che la sovrastava.
Sospirò e chiuse la piccola porta assicurandosi che le erbe che agghindavano la maniglia fossero al proprio posto per evitare che i nargilli entrassero a far danni e scese le piccole scale antistanti la veranda.
“Arrivo papà!” esclamò con voce cristallina raggiungendo col proprio passo saltellante il padre che la osservava compiaciuto.
“Attenta, attenta o cadi!” disse alla figlia che avanzava verso di lui ignara della pietra che emergeva dallo sterrato. Ma era già troppo tardi, Luna cadde. Rise un istante e si pulì l' abito con cura per poi raggiungere il padre.
“Proprio come tua madre” sussurrò alla figlia accarezzandola la testa e pulendole il naso sul quale era rimasta una traccia di polvere.
“E' colpa del caldo – si scusò Luna – questo caldo mi sta sciogliendo il cervello”
Xenophilius rise.
“Non è colpa del caldo. Cioè, in parte. E' solo che questo è il clima ideale per i Gosgosprizzi, con questa temperatura si riproducono facilmente”
Un sorriso invase il volto di Luna mentre la ragazza annotava mentalmente le informazioni. Aveva una buona memoria, come tutti i Corvonero dopotutto.
Avanzarono ancora qualche passo, poi Luna si fermò, sul volto un misto di paura e curiosità.
“Ho bisogno di un foglio” esclamò.
Il padre, che ora la precedeva di qualche passo, si fermò accorgendosi solo in quell' istante che la figlia non era più al proprio fianco “Carta?”
“Sì – ripeté Luna con convinzione – ho bisogno di scrivere delle cose perché ho dimenticato a casa la collana anti-gorgosprizzi” l' espressione sul volto di Luna divenne ancora più spaventata. Dimenticato. Lei non aveva mai dimenticato niente prima.
Xenophilius si sedette sul ciglio del sentiero: ormai erano nel bosco.
“Non c'è problema” disse come se la cosa non fosse grave. Luna si sedette sconsolata di fronte a lui.
“Come non è grave? Io non voglio dimenticare”
Xenophilius fissò negli occhi la figlia.
“C'è sempre una cura” Luna si fece attenta, la mente corrucciata per cercare di memorizzare le informazioni, spaventata dal fatto che i Gorgosprizzi potessero cancellarle.
“Esistè il tè – Luna lo guardò interrogativa ma interessata attendendo una spiegazione. Xenophilius spostò i capelli bianchi come lo zucchero filato con un gesto della mano e riprese a parlare – perchè credi che gli inglesi bevano così tanto tè? - Luna alzò e abbassò le spalle: non si era mai posta il problema – perchè è l' unico repellente che intontisce i gorgosprizzi e li costringe a cercare un nuovo ospite”
Luna si alzò in piedi contenta della spiegazione “ci serve del tè, un bel tè caldo, prima che rubino tutti i miei ricordi”
Xenophilius sorrise ed estrasse la bacchetta dato che alla figlia non era permesso fare incantesimi fuori dai confini di Hogwarts.
E subito un piccolo tavolo comparve al centro del sentiero.
“Sembra il tavolo di Alice” rifletté Luna ad alta voce.
Il padre sorrise.
“Allora questo sarà il tuo non-compleanno”

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il cappellaio matto [Ho sempre ammirato le persone che parlano con gli occhi perché mi paiono più svelte a capire il mondo. (Chabon)] ***


Scritta per la Challenge 12 mesi di fanfiction!, indetto da BS.
Il promt di questo mese è "Ho sempre ammirato le persone che parlano con gli occhi perché mi paiono più svelte a capire il mondo. [Chabon] "




Luna si sedette in riva al lago: tra le mani teneva una foto che ritraeva una bambina di circa cinque anni.
La ragazza sospirò e infilò i piedi nelle acque silenti.
“Luna che fai?”
Una voce la sorprese alle spalle: sembrava preoccupata.
Luna si voltò e sorrise: “Attendo il tramonto”
Neville si avvicinò a lei sedendosi al suo fianco ma restando comunque ben attento a non avvicinarsi troppo all'acqua.
“Perchè?”
Luna tornò a fissare la superficie increspata del lago.
“Forse così vedrò i Ricciocorni” disse semplicemente mentre muoveva i piedi creando dei piccoli cerchi che si allargavano mano a mano che si allontanavano dalle sue gambe.
“Perché sei così triste?”
Luna sorrise.
“Non sono triste, stavo solo pensando ad una mia amica. A lei farebbe piacere vedere un Ricciocorno, sai? Sono degli animali così dolci e protettivi e lei è così sola”
Neville non poté fare a meno di trattenere la propria curiosità “Perché è così sola?”
Luna sospirò “Sai, lei non può parlare e i suoi genitori l'hanno abbandonata – lo sguardo di Neville si rabbuiò: lui, anche se spesso cercava di non darci peso, sapeva cosa voleva dire non avere nessuno, spesso gli era capitato di svegliarsi durante la notte ed andare a cercare le foto dei propri genitori per sentirli vicini e spesso si immaginava cosa avrebbero potuto dire in una certa situazione – però adora i Nargilli, anche se i suoi animali preferiti sono i Ricciocorni, sai lo capisco da come i suoi occhi si illuminano quando le parlo di questi animaletti, sembra sempre così entusiasta! E domani è il suo compleanno, per questo voglio riuscire a portargliene uno per regalo, almeno così le farà compagnia”
Neville sorrise “E dimmi, quando escono questi Ricciocorni?”
Luna alzò le spalle “Non lo so, credo durante la notte dato che sono creature molto timide: pensa che io non ne ho mai vista una”
Neville si avvicinò e immerse anch'egli i propri piedi nell'acqua “Ti dispiace se aspetto con te?”
Il sorriso di Luna si allargò “Certo che no, magari in due riusciamo a trovarne qualcuno.
“Dimmi Luna, perché vai da lei?” ruppe il silenzio il ragazzo dopo un po'.
Luna alzò e abbassò le spalle “Sai, dicono che le persone parlino con gli occhi. Io e Melanie, questo è il nome della bambina, facciamo enormi chiaccherate semplicemente guardandoci negli occhi: lei mi capisce meglio di chiunque altro, anche se non può parlare.”
Neville annuì senza aggiungere altro: il pensiero era rivolto solo ai suoi genitori, i loro occhi completamente vuoti, l'espressione che gli rivolgevano non riconoscendolo. Il ragazzo sospirò trattenendo le lacrime: alle volte lo sguardo non trasmetteva tutto l'inferno di emozioni che loro provavano ma restava semplicemente vacuo, sospeso tra ciò che erano e ciò che erano stati.
“E' un po' come il cappellaio matto, sai?”
Neville alzò lo sguardo non capendo bene, Luna continuava a guardare l'orizzonte.
Sì, voglio dire, alla fine diceva tante cose senza senso, ma nel momento del bisogno diceva le cose giuste, trovava sempre le parole giuste per Alice. Lei è così per me, anche se non può parlare, trova un modo per spronarmi a scegliere la strada migliore: posso chiaramente vedere un migliaio di risposte nel suo sguardo parlante. Poco importa che non possa parlare, col suo sguardo riesce a trasmettere più di quanto centinaia di persone riescano a fare con discorsi ben articolati.”
Istintivamente Neville ripensò ai propri genitori: anche se il loro sguardo era vacuo lui poteva chiaramente vedervi tutto l' amore che avrebbero voluto dargli, tutto l'amore in potenziale rimasto stroncato dalla maledizione che aveva sconvolto le loro menti.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** La falsa tartaruga ***


Scritta per la Challenge 12 mesi di fanfiction!, indetto da BS.
Il promt di questo mese è "Non ho voglia di pensare al futuro. Non potremmo semplicemente goderci il presente? "




Luna si voltò verso la porta un'istante prima che tra le sbarre apparisse un volto smunto.
“Ecco il pranzo” le si rivolse sgarbatamente l'individuo.
La ragazza sorrise: la pelle si tirò su leggermente evidenziando la forma degli zigomi.
“Grazie, Draco”

Il ragazzo finse di non sentire mostrando una smorfia di disgusto e sparì per il corridoio. Luna si avvicinò alla scodella che il Serpeverde aveva poggiato sul pavimento in pietra; si sedette davanti alle sbarre e, senza togliere lo sguardo dal corridoio, iniziò a mangiare la sua scarsa razione, lasciandone da parte una buona porzione per poi porgere il resto ad Olivander che continuava a fissare la parete con sguardo vacuo.
“Prendete, mangiate anche voi” disse sorridendo.
L'uomo, che le rivolgeva le spalle, si voltò a guardarla. “Come fai a non disperarti? Te ne stai lì, ferma, e mi guardi. E sorridi, nonostante il tuo volto smagrito dimostri tutto tranne gioia.”
Luna alzò le spalle “Prima o poi verranno a prenderci e ci libereranno”
Olivander scosse con forza la testa.
“Non lo faranno. Nessuno si opporrà a Colui Che Non Deve Essere Nominato. Eppure tu continui a sorridere, come se ci fosse ancora speranza”
Luna continuò a sorridere “Ha mai sentito la leggenda del vaso di Pandora? - l'uomo scosse la testa in segno di dissenso – Zeus diede agli uomini un vaso che conteneva ogni cosa e fece promettere agli uomini che mai avrebbero dovuto aprirlo. Eppure una donna, Pandora, incapace di resistere alla curiosità, lo aprì, facendone fuoriuscire tutti i mali e lasciando all'interno solo la speranza”
“E questo cosa c'entra?”
“C'entra, perché in mezzo a tutti i mali, c'è sempre una speranza. E poi, non è poi così male se posso ancora vivere”
“Ma domani potrebbe sempre venire Colui Che Non Deve Essere Nominato e noi potremmo morire”
“Domani, domani, domani... Perché dobbiamo sempre pensare al futuro? Non possiamo semplicemente goderci il presente?”
L'uomo afferrò la scodella e tornò a voltarle le spalle.
Parole: 330



NdA: ho scelto di paragonare Olivander alla falsa tartaruga in quanto essa è la figura più triste e malinconica dell'opera. Per quanto riguarda la frase, l'ho un po' riadattata, lasciandone comunque invariato il significato.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1038375