Ti insegnerò ad amare; di JaneA (/viewuser.php?uid=129064)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri inaspettati. ***
Capitolo 2: *** Verità. ***
Capitolo 3: *** Stai sbagliando. ***
Capitolo 4: *** Ci sto. ***
Capitolo 5: *** Cosa mi avete fatto, Granger? ***
Capitolo 6: *** Mi piace vederti felice. ***
Capitolo 7: *** Per farti tornare. ***
Capitolo 8: *** Era quella la felicità? ***
Capitolo 9: *** Non posso perderla. ***
Capitolo 10: *** Un ago in un pagliaio. ***
Capitolo 11: *** Ho trovato ciò che cercavo ***
Capitolo 1 *** Incontri inaspettati. ***
"C’è
un posto nel
mondo dove il cuore batte forte,
dove rimani senza fiato
per quanta emozione provi;
dove il tempo si ferma
e non hai più l’età.
Quel posto è tra le tue
braccia in cui non invecchia il cuore,
mentre la mente non
smette mai di sognare"
- Alda Merini
Londra come tutte le mattine si
presentava euforica e piena
di vita dinanzi ai suoi occhi. Che si trattasse della Londra babbana
non faceva
differenza.
Si scontrava con gente che correva a
lavoro con tra le mani
un fumante bicchiere di caffè. Chi camminava a passo svelto
parlando con quello
che doveva essere un cellulare. Chi si fermava ad acquistare il
quotidiano e si
bloccava dinanzi al rivenditore per leggere sommariamente le notizie in
vista.
Automobili, autobus, motociclette.
Questo caratterizzava
quella mattina Londra. Come sempre.
Da anni ormai Draco Malfoy era
abituato a quel clima, a quei
rumori, ai quei volti. Da anni si era quasi trasferito nella Londra
babbana,
nonostante fosse un noto Magiavvocato.
Affari vari lo portavano in giro per
la Londra babbana per
metà settimana. Cene con clienti, incontri con questi
ultimi, incontri con
donne varie.
Donne inutili. Donne che servivano
semplicemente a
scaldargli il letto, a scaldargli le lenzuola. Donne nelle cui carezze,
nei cui
sospiri si perdeva cercando di perdere se stesso.
Era cambiato, era cresciuto. Era
ormai lontano dal Draco
Malfoy egocentrico, malvagio e subdolo dei tempi di Hogwarts. Era
semplicemente
cambiato. La guerra aveva colmato la sua vita di dolore e colpa. La
perdita
della madre aveva creato un vuoto incolmabile. Aveva rescisso il
contratto con
quella che era stata la sua promessa sposa per anni. Aveva cancellato
tutto.
L’unica cosa che gli restava era l’amicizia di
Blaise Zabini e della sua
consorte Daphne Greengrass, e le innumerevoli proprietà dei
Malfoy.
Cosa importante, gli restava il suo
lavoro.
Era il più noto
Magiavvocato dell’intero mondo magico. A
stento, con fatica, era riuscito a cancellare quello che era
l’ignobile ricordo
di suo padre Lucius. Aveva messo da parte le sue strampalate idee sulla
purezza
del sangue. Aveva finito per innamorarsi e finire piacevolmente
intrappolato in
quello che era il mondo babbano.
Sì, non c’era
dubbio. Draco Malfoy era cambiato. Era
cambiato, sì, ma ero solo.
Si crogiolava nell’alcool e
nei profumi femminili ogni
notte. Si rifugiava tra quegli strappi di lingerie, tra quelle urla e
quei
sospiri. Ma alla fine, al mattino, quello che ritrovava tra le mani era
il
niente più assoluto.
Anche quel mattino, così,
spento, vuoto, privo di qualsiasi
cosa camminava elegantemente per le strade affollate.
Il lavoro, diceva a se stesso, era
l’unica sua
soddisfazione. Gettare in carceri criminali era quasi una sorta di
perdono
quotidiano. Perdono che di certo non purificava e guariva le sue ferite.
Guardava i visi della gente che
passavano lui dinanzi.
Scrutava gli occhi degli uomini fermi a chiacchierare. Donne lo
fissavano
quasi a volerlo
divorare con gli occhi,
donne lascive e venditrici del loro corpo. Donne prive di
moralità.
Che Draco Malfoy avesse avuto molto
donne, questo era certo.
Come era certo che nella sua vita non si fosse mai innamorato.
L’unica donna
che aveva amato era stata sua madre. Rivedeva il suo sorriso non appena
la
ricordava. Rivedeva i suoi morbidi capelli. Sentiva sulla sua fronte
ancora il
calore delle sue dolci labbra quando dopo una giornata di duro lavoro
si
posavano sulla sua pelle diafana.
La sua assenza era quello che
più lo sconvolgeva, lo
straziava.
Perso nei suoi pensieri, nei ricordi,
perso nel vuoto e
nell’assenza, Draco Malfoy si scontrò con una
piccola bambina.
La scrutò vedendola seduta
sul marciapiede di una strada
babbana.
Era seduta a braccia conserte, con
uno sguardo truce in
viso.
“Sai, sei troppo alto,
dovresti badare a dopo metti quelle
scialuppe e soprattutto dovresti guardare avanti e non i tuoi piedi.
Poi sono
anche brutte quelle scarpe!”
La bambina aveva parlato velocemente.
Lui era rimasto
strabiliato. Come potesse avere un esserino così una
padronanza linguistica del
genere, era assolutamente un mistero.
Si accovacciò dinanzi alla
bambina e porgendole una mano
l’aiutò a rialzarsi.
Dopo essersi aggiustata la gonna e
ripulito le calze, tornò
a guardare torva il biondo.
“Allora, a cosa stavi
pensando mentre camminavi?”
Il biondo accigliato guardava curioso
la bambina.
Incredibile a dirsi, ma aveva qualcosa di familiare, troppo familiare.
Un paio
d’occhi marroni lo scrutavano ancora in attesa di una
risposta. Un piedino
iniziò a battere frenetico sulla superficie del marciapiede.
Tornò a guardare
gli occhi della bambina. Erano caldi nonostante lo sguardo odioso. Una
massa di
boccoli castani ricadeva sulle piccole spalle.
Un lampo pervase la sua mente. Non
poteva essere.
“Non è
possibile..” sussurrò.
“Cosa? Allora?”
ripetè la bambina.
“Non è
possibile. Tu sei..”
“Jane!” una voce
alle spalle della bambina lo interruppe
Alzò lo sguardo restando
letteralmente a bocca aperta.
No, era
un’assurdità. La sua mente non faceva che ripetere
questo.
“Jane! Ma cosa ti passa per
la mente? Mi hai spaventata!”
“Scusami..” la
bambina chinò il capo.
“Vieni qui.” La
donna richiamò la bimba e la strinse forte
al suo petto.
“Perché sei
rimasta indietro?” domandò ancora la donna
“Per colpa sua!”
la bambina tornò a posare lo sguardo e a
posare un dito accusatore sul biondo.
La donna spalancò gli
occhi stupefatta e iniziò a scuotere
il capo.
“Non è
possibile.”
“Cosa mamma?”
Ridestandosi a quella parola, il
biondo prese a scrutare la
donna.
Non poteva essere.
Hermione Granger, si ergeva in tutta
la sua bellezza dinanzi
a lui.
C’era da ammetterlo. Era
davvero diventata una splendida
donna.
I capelli non erano più un
cespuglio incolto ma erano stati
raccolti in un piccolo chignon.
Draco lasciò scorrere i
suoi occhi sul corpo della donna.
Indossava un tailleur beige, ai piedi
delle scarpe nere col
tacco. Sul viso solo un velo di trucco oltre quello sguardo truce. Lo
stesso
che pochi minuti prima campeggiava sul volto della figlia.
Tale madre tale figlia
pensò.
Le curve erano ai posti giusti.
Sì, quel topo di biblioteca
doveva essersi trasformato davvero in un bello e singolare cigno.
La voce della piccola Granger lo
risvegliò nuovamente.
“Mamma?” le
domandò
“Malfoy?”
“Mamma, lo conosci? Non mi
ha vista e mi ha fatta cadere.
Guarda qua, mi ha fatto sporcare le calze!”
“Tranquilla, le sistemeremo
a casa. –rispose la donna senza
davvero dare attenzione alle parole della figlia. Il suo sguardo era
fisso in
quello dell’uomo.
“Allora, Granger, vedo che
abbiamo messo su famiglia!”
La sua voce la ridestò.
Scosse ancora il capo stringendo la
bambina a sé.
“Malfoy, cosa ci fai
qui?”
“Mamma, lo
conosci?”
“Sì, tesoro. Lo
conosco.”
“E come si chiama? Ha
un’aria antipatica.”
La donna lo fissava. Sembrava che il
suo sguardo potesse
leggerlo dentro.
“Si chiama Draco,
tesoro.”
“Draco? Che nome buffo.
Ciao Draco! Sei un amico della mia
mamma?”
La donna strabuzzò gli
occhi alla domanda della figlia.
Malfoy invece fece il suo solito
ghigno. E si avvicinò alla
bambina,
“Oh sì! La mamma
non ti ha raccontato di me? Andavamo a
scuola assieme!”
“Davvero?! Mamma, allora
è come te! –sussurrò la bambina
all’orecchio della mamma, evidentemente la Granger aveva
condiviso la sua
identità con la figlia e le aveva detto che sarebbe stato un
segreto tra loro.
“Sì, Jane. Draco
è come me.”
“Uau!
–gridò la bambina svincolandosi
dall’abbraccio della
madre a buttandosi tra le braccia del biondo.
Hermione si coprì la bocca
con una mano alla vista di quella
scena.
Mentre Draco stupito si
lasciò stringere dalla bambina e
dopo qualche attimo ricambiò l’abbraccio.
Come era possibile? Stava
abbracciando una bambina. Una
bambina, figlia della Granger, per giunta!
Era impazzito. Non c’era
altra spiegazione.
“Jane –disse
Hermione ripresasi- forse è meglio se andiamo.
O farai tardi all’asilo.”
“Ci accompagni,
Draco?” la bambina ormai aveva occhi solo
per il bel biondino.
Senza dar tempo all’uomo di
rispondere la donna intervenne
“Oh, tesoro, di sicuro
Draco avrà altri impegni.”
“Hai altri
impegni?” domandò Jane a Draco arricciando le
labbra.
“Da che parte
andate?” chiese il biondo.
“Il mio asilo è
vicino al Ministero dove lavora la mamma!”
enunciò la piccola.
“Devo fare quella
strada..se volete la facciamo assieme.”
Dichiarò atono.
“Sì! Draco ci
accompagna, Draco ci accompagna!” iniziò ad
urlare Jane per strada.
“Bene, andiamo.”
Sussurrò sconfortata Hermione prendendo per
mano la bambina.
Avviatisi, per strada, solo la
bambina parlava
continuamente, facendo domande al biondo e proclamandosi un angioletto
ogni
volta che la mamma la rimproverava per qualche domanda indiscreta.
“Hai una
fidanzata?” le chiese la bambina ad un certo punto.
Draco la guardò silenzioso.
“Jane –intervenne
Hermione- sono cose private, non si fanno
queste domande!”
“Perché? Tu e
Draco siete amici! Tu e zio Harry vi dite i
segreti!”
“Granger, questa bambina
è tutta sua madre.” Proclamò il
biondo.
Hermione sorrise. Non ci poteva
credere, stava sorridendo ad
una battuta di Malfoy?
“Beh, Jane tesoro, siamo
arrivati. Saluta Draco e corri
dentro, su!”
“Ciao Draco! Mamma stasera
viene a cena da noi vero?”
“Cosa?” quasi
gridarono entrambi
“No, tesoro credo che
Malfoy, Draco..abbia già impegni,
vero?” enunciò la donna, lanciando uno sguardo
torvo al biondo.
“Oh, sì. Sono
molto impegnato..” si scusò Draco.
“Bugiardo! Hai fatto lo
sguardo di quando si dice una
bugia.” Sentenziò la bambina ponendo le braccia
incrociate sotto il petto.
“E tu cosa ne sai dello
sguardo di quando si dice una bugia,
signorina?” le domandò il biondo avvicinandosi.
“Tranquilla, non lo dico
alla mamma.” Le sorrise ammiccando.
La bambina sorrise di rimando
mostrando tutti i suoi denti.
“Allora, deduco che stasera
sarò tuo ospite Granger.”
“Per mia sfortuna
si.” Dichiarò sconfitta la donna.
“Ora, Jane Granger fila
dentro. Muoviti, marciare!” disse
Hermione ridendo.
La bambina si voltò per
mandare un bacio volante a
Draco e poi ne
schioccò uno sulla
guancia della madre e corse via.
“Jane Granger?”
chiese Draco non appena rimasero soli.
“Sì.”
Rispose la donna, abbassando lo sguardo, per poi
rialzarlo fiera.
“Mi dispiace
Granger.”
“Per cosa?”
“Per il fatto che tua
figlia sembra essersi innamorata di
me.” Gighnò soddisfatto.
“Mia figlia non si
è innamorata di te, Malfoy. Certo,
all’apparenza potrebbe anche esserlo. Alla fine sei quello
che sei..ma..”
“Sono quello che sono? Cosa
vuoi dire Granger?”
“Intendo dire che non sei
di certo orrendo. Anzi..” dichiarò
divenendo paonazzo.
Draco ghignò. Era
bellissima. Quel suo modo di mordersi il
labbro, poi. Doveva smetterla di fare pensieri sconci su quella donna.
Era
Hermione Granger!
“Smettila di sbavare
Malfoy.” Lo
riprese la donna, con un sorriso
compiaciuto sulle labbra.
“Malfoy, io ora devo
scappare in ufficio. Ti mando un gufo
con l’indirizzo. Ok?”
Il biondo annuì.
“A questa sera,
Granger.” Le disse prima che la donna e il
suo profumo scomparissero tra la folla londinese.
Aveva fatto pensieri poco consoni sul
furetto. Non era
possibile.
Continua a ripetersi di lasciar
perdere quel furetto, mentre
entrava a passo spedito nel Ministero della Magia.
Arrivata nel suo ufficio, dopo aver
fatto volare la borsa
sulla poltroncina, si lasciò cadere dietro la sua scrivania.
Pose le dita ai lati della fronte e
iniziò a massaggiarsi le
tempie.
“Ehi Hermione!”
“Ginny! Cosa ci fai
qui?”
“Vengo a salutare la mia
migliore amica, cos’altro
altrimenti!” sentenziò la rossa accomodandosi
dinanzi all’amica.
“Dov’è
Harry?” le domandò.
“E’ nel suo
ufficio. Sta ordinando dei fascicoli. È qui
dall’alba.”
“E tu sei venuta a
trovarlo, vero?” chiese ammiccando la
donna.
“Ehm..beh…il
fatto è che stare a casa, o alla Tana è di una
noia mortale.”
“Lo so. La gravidanza
è così.” Annuì Hermione in
direzione
dell’amica.
“Hai lasciato Jane
all’asilo? Vuoi che la vada a prendere
io?” si propose l’amica.
“Sì,
l’ho lasciata poco fa. Purtroppo andrò
direttamente io
a prenderla. Abbiamo un impegno questa sera e le ho detto che mi
avrebbe
aiutata a preparare la cena per un suo ospite.”
“Un suo ospite?”
chiese la rossa confusa
“Ha invitato di nuovo
Michael?” sorrise
“No. Magari si trattasse di
Micheal. Preferirei la cucina
distrutta, rispetto a quello che mi aspetta.”
La rossa strabuzzò gli
occhi.
“Cosa ti aspetta?”
“Questa mattina mia figlia
mi ha lasciato la mano,
perdendosi momentaneamente tra la folla babbana. E ha fatto un
bellissimo
incontro. Guarda, fortuna allo stato puro.”
La rossa la incitò a
continuare
“Ha incontrato Malfoy. E se
ne è perdutamente innamorata. Ci
ha accompagnate all’asilo e come se non bastasse
l’ha anche invitato a cena.”
“E lui ha
accettato?” domandò sbigottita Ginny.
“Sì! Sembrano
due amici per la pelle!”
Hermione tornò a
massaggiarsi le tempie, sprofondando nella
sua comoda poltrona.
“Però ha buon
gusto tua figlia.” Dichiarò Ginny beccandosi
uno sguardo truce dalla donna che le sedeva dinanzi.
“Suvvia Hermione,
ammettilo. L’ho intravisto qualche sera fa
quando ero a cena con Harry. È diventato davvero
carino.”
“Smettila Ginny!”
“Oh oh, vedo che ha colpito
già!”
“Non ha colpito un bel
niente, invece. È semplicemente una
brutta serpe. Ha anche detto a mia figlia di essere un mio grande
amico!”
Ginny rise.
“Mia cara Hermione.
Sarà anche una serpe, ma tua figlia ne è
ormai innamorata. Forse la vede come una figura paterna, quella che le
è sempre
mancata. Devi comprendere anche questo. In questo momento lei vede
Draco come
una figura su cui fare affidamento. E poi, che gran figo di padre!
Tutte
morirebbero per averne uno identico.”
“Ginny. Mia figlia non ha
bisogno di soffrire ancora.”
Un velo di tristezza si era posato
sul volto della donna. Il
ricordo di un amore mai nato che aveva generato la sua splendida,
bellissima
Jane. Il ricordo di quello che era successo dopo e che ancora succedeva.
Aveva il cuore straziato. Ma si
faceva forza. Non avrebbe
permesso che sua figlia lottasse anche per avere un padre, un padre
irresponsabile come Malfoy, poi!
No, avrebbe badato a sua figlia da
sola. L’avrebbe aiutata a
superare tutto da sola.
“Dico solo che in questo
momento, sia tu che soprattutto
Jane avete bisogno di qualcuno accanto a voi. Certo ci siamo io e
Harry. Ron. I
miei. Ma sei sicura che tutto questo basti? Jane sta lottando. Tu stai
lottando. Avete bisogno di qualcuno che si prenda cura di
voi.”
Lacrime iniziarono a scendere sul
viso di Hermione Granger.
Che venne subito stretta e coccolata dall’amica.
“Ho paura Ginny. Ho paura
di perdere mia figlia. Non posso
perderla.”
“Sh..non la perderai. Non
la perderai.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Verità. ***
I was a heavy
heart to carry
My
beloved was
weighed down
My
arms around his
neck
My
fingers laced a
crown
I
was a heavy heart
to carry
But
he never let me
down
When
he held me in
his arms
My
feet never
touched the ground.
Heavy in your
arms – Florence and the machine
Si era abbandonata tra le
braccia della sua migliore amica,
ancora una volta. Solo con lei, o con il suo migliore amico Harry,
riusciva a
lasciarsi andare. Le lacrime scorrevano sul suo volto al solo pensiero
di tutto
quello che inevitabilmente stava accadendo, di tutto quello che la
stava
distruggendo a poco a poco.
Erano mesi che non
riposava accuratamente. Erano mesi che
non si curava di se stessa, che non si guardava allo specchio. Erano
mesi che
aveva smesso di vivere. Viveva forzatamente solo per la sua bellissima
bambina.
Sentiva le dolci e
affettuose mani di Ginny accarezzarla,
stringerla, infonderle calore e coraggio.
Lei, Hermione Granger ne
aveva sempre avuto di coraggio. Sin
dai tempi di Hogwarts, ai tempi della dura battaglia con Voldemort. Ma
ora come
poteva lottare ancora? Come poteva lottare sapendo benissimo di poter
perdere
l’unica cosa che di davvero prezioso possedeva? Non riusciva
a rassegnarsi.
Come avrebbe mai potuto farlo?
Si distaccò
dalla migliore amica, inspirando a fondo. Con il
dorso della mano si asciugò le lacrime che si erano fermate
al di sotto dei
suoi occhi, incerte se scivolare ancora sino all’incavo del
collo. Sorrise
forzatamente in direzione della rossa.
“Perdonami
Ginny.” Sussurrò guardandosi le mani.
“Smettila. Jane
è la mia splendida figlioccia. E tu sei la
mia migliore amica, ci sono sempre per voi. Lo sai.”
Hermione annuì
a testa bassa. Le lacrime erano state
ricacciate tutte in dentro. Era il momento di mettere da parte lo
sconforto.
L’avrebbe fatto ritornare solo a tarda sera, quando la sua
bambina dormiva
beatamente.
La voce di Ginny la
ridestò dai suoi mille pensieri
“Allora, cosa
indosserai per Malfoy questa sera?”
Hermione la
guardò sbigottita.
“Non
indosserò un bel niente per lui.”
Sentenziò portandosi
le braccia sotto il petto.
Ginny sorrise.
“Proporrei un
bel vestito.” Le disse ammiccando
“Un vestito? Per
Malfoy?”
“Esatto. Per
Malfoy e per tua figlia che ne è innamorata
persa.”
“Malfoy non
baderà a me. Avrà di certo altre
“donne” per la
testa.”
“Da domani
potrebbe avere te per la testa.” Le fece notare
l’amica
“Non dire
stupidaggini Ginny. Non sarò una delle tante donne
di Malfoy. Non ne ho bisogno io, come di sicuro non ne ha bisogno lui.
Né
tantomeno mia figlia.”
“Hermione, non
partire prevenuta. Certo, è Malfoy. Ma è
cambiato. Se fosse stato quello di un tempo credi che si sarebbe anche
solo
fermato a parlare con tua figlia, che l’avrebbe abbracciata e
accontentata? Che
avrebbe addirittura scherzato con te? Il Malfoy che conoscevamo
chissà dov’è
sepolto. Ha perso tutto. Forse per lui è stato anche peggio.
È partito per
mesi, ha ripulito il suo cognome con le sue mani e la sua
capacità di
Magiavvocato. È ammirevole, per quanto si tratti di
Malfoy.”
Hermione sbuffò.
“Mi accompagni a
prendere un vestito? Jane ne sarà
contentissima.”
La rossa la
guardò e le sorrise dolcemente.
“Certo che ti
accompagno, però prima ho voglia di un gelato
al cioccolato.”
“Allora
corriamo, non vorrei che il tuo primogenito nascesse
con una bella enorme voglia di cioccolato.”
Dopo aver preso entrambe
la loro roba uscirono assieme
sorridendo.
Per un attimo, forse,
Hermione avrebbe potuto far finta che
tutto andasse bene.
-
La Granger aveva una
bambina. E lui l’aveva addirittura
abbracciata.
Era splendida. Quei
boccoli castani che le cadevano sulle
spalle, quegli occhi tanto simili a quelli della madre. Il suo sguardo
truce.
Sì, era la fotocopia della Granger quando l’aveva
conosciuta.
“E
così stasera vai a cena da lei.”
Enunciò l’amico che lo
scrutava.
“Smettila di
ripeterlo Blaise. L’ho fatto per la bambina.”
“E da quando
Draco Malfoy si abbassa al volere di una
bambina, soprattutto se figlia della Granger?”
“Con tuo figlio
mi abbasso ai suoi voleri.” Fece per
svincolare Draco.
“Sì,
certo. Solo perché altrimenti Daphne ti ammazza.”
“Non
è vero.”
“Dai Draco,
ammettilo. Ti piace la Granger.”
Draco strabuzzò
gli occhi, rimanendo poi a bocca aperta.
Dinanzi agli occhi la
figura della Granger che lo guardava
prima torva e poi sorrideva ad una sua battuta.
“Non dire
stupidaggini Blaise.” Disse alzandosi dalla
poltrona e guardando fuori dalla finestra.
“L’ho
vista qualche settimana fa in ufficio. È diventata davvero
una bella donna.”
“Smettila.”
Commentò Draco.
“Potresti farci
un serio pensierino. No?”
“Ha una figlia,
Dio Santo!” quasi urlò esasperato il biondo.
“Certo. Ma tu
hai bisogno di una relazione stabile. E poi io
e Daphne vogliamo che qualcuno esca con noi. E quelle oche che ti porti
dietro
di tanto in tanto a mia moglie non piacciono affatto. Dovresti
saperlo.”
“Piacciono a me.
Non devono piacere a tua moglie.”
“Ti piacciono
solo per la lingerie che indossano? Per le
loro urla che scateni? Sinceramente in loro non ci trovo niente. Se non
un gran
bel corpo e tanto trucco. La Granger sarebbe perfetta,
stimolante.”
“Blaise
smettila. O ti giuro che non ci vado a questa
stramaledetta cena!” dichiarò esasperato il biondo.
“Non lo faresti
mai. Hai dato la tua parola alla bambina. A
proposito come si chiama?” domandò curioso il moro.
“Jane.”
“Jane? Bel
nome.” Commentò
“Sì..”
pronunciò sussurrando Draco, guardando ancora fuori
dalla finestra. L’attenzione venne portata su due donne che
camminavano a
braccetto. Una rossa ed una con uno chignon.
La riconobbe subito.
Sorrideva. Nonostante si trovasse ad
un’estrema altezza riusciva a scrutare il suo viso. Era
stanco. Ma sorrideva.
Blaise Zabini interruppe i
suoi pensieri
“E il
padre?”
“Non
c’è.” Rispose non appena le due donne
furono fuori
dalla portata del suo sguardo.
“Te
l’ha detto la Granger?”
“Blaise ti hanno
mai detto che stressi le persone?”
“Io stresso solo
te, mio caro.” Rise il moro.
“Certo.
Perché se dovessi stressare qualcun altro, tipo tua
moglie, questa ti manderebbe fuori casa a calci in culo.”
Blaise scoppiò
a ridere immaginando la scena, subito dopo
esplose in una risata anche il biondo.
“Hai pensato a
un regalo da portare a Jane?”
Draco lo guardò
scrollando le spalle.
“Potresti
portarle un libro. Chissà è come la
madre.”
Draco sorrise. Si sarebbe
fermato a prenderle qualcosa
mentre andava a casa della Granger.
“E alla Granger
cosa porterai?”
“Eh?”
domandò voltandosi verso l’amico che lo guardava
curioso ammiccando.
“Cosa porterai
alla Granger?”
“Nulla. Cosa
dovrei portarle?”
“Andiamo Draco!
Fiori! Una bottiglia di vino da bere quando
la bambina si addormenta, sempre se si addormenta. Una scatola di
cioccolatini!
Inventati qualcosa dannazione! Come vorresti conquistarla questa donna?
Lasciandoti guardare mentre mangi?” il moro ricadde
pesantemente sulla
poltrona.
“Conquistarla?
Blaise ma hai perso il senno? È la Granger.
Un topo di biblioteca!” dichiarò grattandosi la
fronte il biondo.
“Sarà
di certo la Granger amico mio. Ma di certo non è un
topo di biblioteca, a meno che tu non abbia delle fette di prosciutto
sugli
occhi grandi quanto tutto il mondo! Insomma!”
“Io ora devo
andare. Daphne mi aspetta per portare a cinema
James. Portale una bottiglia di vino. I fiori sono troppo da primo
appuntamento. Vestiti casual. Niente cravatta e giacca. Dovrai giocare
con la
bambina –disse il moro ammiccando- e mi raccomando non ci
provare con la
Granger subito! A fine serata, sempre che ci arriviate, chiedile di
vedervi per
un caffè, una passeggiata, qualsiasi cosa. Ti si legge negli
occhi che ti
interessa. Ciao! E buona fortuna!”
Il biondo
sollevò una mano a mò
di saluto e tornò a guardare fuori dalla
finestra.
Conquistare Hermione
Granger.
Sorrise, se solo suo padre
l’avesse visto in quel momento.
-
“Mamma, mamma!
Sei bellissima!”
Jane la guardava seduta
dinanzi a lei nel piccolo cucinino
dove stava meticolosamente tagliando dell’insalata.
“Oh, grazie
tesoro!” sorrise dolcemente sporgendosi per
rubare un piccolo bacio alla sua bambina.
“Perché
Draco non arriva?” chiese Jane con un piccolo
broncio che le si piazzava sulla faccia continuando svogliatamente a
colorare
un album.
“Non
è ancora ora, Jane. Arriverà tra
mezz’ora.”
“E quanto tempo
è mezz’ora?”
Hermione sorrise.
“Sei
così impaziente?”
La bambina la
guardò sorridendo e annuì esageratamente,
facendo sorridere ancora la madre.
“E come mai vuoi
così tanto vedere Draco?”
“Perché
lui è bello!”
Hermione sbarrò
gli occhi. Sua figlia aveva appena detto che
trovava bello Draco Malfoy?
“E’
vero mamma? È bello?” le domandò
impaziente.
“Oh si certo.
Molto bello.” Sentenziò atona Hermione.
La bambina sorrise e
tornò a prestare attenzione al suo album,
mentre la strega tornava a condire l’insalata.
Un bussare sommesso le
risvegliò.
Jane iniziò ad
urlare frenetica.
“E’
lui! È lui! È Draco, mamma! Corri ad
aprire!”
Hermione non ebbe il tempo
di togliesi il grembiule da
cucina che già Jane la spingeva con forza sino alla porta.
“Su apri
mamma!”
La donna si
guardò rapidamente allo specchio accanto alla
porta, sistemò una ciocca dietro l’orecchio e
aprì.
“Buona sera,
Granger!”
Hermione rimase a bocca
aperta. Era molto, molto bello.
Indossava una semplice
polo bianca. Jeans fasciavano le sue
gambe. Un giubbotto di pelle ricadeva sulle sue spalle.
“Spero di non
essere in ritardo!” sorrise alla donna che era
ancora imbambolata ad osservarlo.
“Mamma lascia
entrare Draco!” una voce da dietro e poi due
manine la fecero spostare.
Jane non appena vide
l’uomo gli saltò ferocemente addosso
“Sei arrivato
finalmente!”
“Avevi
dubbi?” le chiese ammiccando
La bambina scosse il capo
continuando a stare arrampicata
sul giovane.
“Hai visto come
è bella la mia mamma?” chiese ad un certo
punto Jane guardando Draco.
Hermione si
risvegliò improvvisamente a quelle parole.
“Jane!”
quasi urlò
“Sì,
è davvero molto bella. Ottima scelta Granger. Ti sta
benissimo il blu.”
Hermione
diventò improvvisamente di tutti i colori,
maledicendo mentalmente sua figlia che di certo si sarebbe presa una
bella
punizione.
“Ehm,
grazie” sussurrò “Vuoi darmi il
giubbotto?”
Lui annuì
“Potresti
aiutarmi? Ho una scimmietta sulla spalla.” Disse
facendo ridere la piccola e sorridere Hermione che annuendo gli si
avvicinò e
lo aiutò a togliere la giacca.
Le sue mani percorsero la
sua schiena muscolosa. La sua
pelle fu pervasa da infiniti brividi. Un fresco profumo di menta
l’avvolse
facendole perdere il senso delle cose.
“Grazie,
Granger.”
“Venite. Ehm,
venite in cucina. Mancano pochi minuti ed è
pronto.”
“Prima che io
dimentichi –iniziò il biondo- Jane questo
è
per te.” Disse porgendo alla bambina un pacco che venne
scartato immediatamente
“Mamma
è un libro da colorare e leggere! Guarda
c’è scritto
qui! Vado a prendere i colori!” urlò svincolandosi
dall’abbraccio del biondo e
correndo su per le scale.
“Immaginavo che
tu le avessi già insegnato a leggere e
scrivere.”
Hermione sorrise.
“Perspicace,
Malfoy.”
Lui sorrise di rimando.
“Questo
è per te.” Disse porgendole una bottiglia di vino.
“Spero ti piaccia quello rosso.”
“Certo. Grazie,
non avresti dovuto.”
Draco scrollò
le spalle.
“Deduco abbia
preparato tu la cena?”
“Esatto,
Malfoy” sorrise lei
“Posso aiutarti
in qualcosa?”
“Sai
cucinare?” chiese curiosa lei mordendosi un labbro.
“Non sono un
cuoco, ma me la cavo.”
“Potresti
versarci due bicchieri del vino che hai portato,
ti va?” domandò scrutandolo
“Certo.”
La donna si
fermò ad osservarlo. Osservò la curva delle
spalle. Le braccia magre e leggermente muscolose. Poi risalì
posando gli occhi
sul suo viso. Su quegli occhi intenti e concentrati ad aprire la
bottiglia che
teneva tra le mani. Soffermandosi sulle sue labbra,
all’apparenza così morbide.
“C’è
qualcosa che non va?” l’interruppe lui.
Imbarazzata
abbassò il volto.
“No, no. Tutto
benissimo.”
Un rumore di piedini si
sentì per le scale.
“Eccola che
torna!” esclamò Hermione.
“Draco!
–chiamò- ti va di vedere la mia
stanzetta?”
Hermione
sbiancò.
“No, Jane,
è pronta la cena.” Disse atona
“Ti prego mamma!
Due minuti! Ti prego!”
“Su Granger. Non
ci mettiamo molto.”
Pallida in viso, Hermione
annuì, facendo segno con le mani
di procedere verso il piano superiore.
“Questa
è la mia cameretta!”
Draco entrò
nella camera. Sulle pareti vi erano vari disegni
animati. Qualche foto che inquadrava la piccola Jane da piccola. Ma
quello che
realmente attirò l’attenzione del biondo fu la
presenza di vari macchinari
ospedalieri accanto al letto della piccola. Draco voltò il
capo verso la donna
che sostava a capo chino sulla soglia.
“Questa sono io,
vedi?”
Draco annuiva, sorrideva
senza essere davvero presente.
Mille domande sorgevano nella sua testa. Negli occhi il volto della
Granger
privo di qualsiasi espressione. Spento. Era spenta.
Dopo varie insistenze
scesero per la cena, che consumarono
in silenzio con le varie domande della piccola Jane.
Alle 22 Hermione si
scusò un attimo con Draco e dopo aver
costretto la figlia a salutare il biondo
l’accompagnò al piano di sopra
attendendo sino a che non si fu addormentata.
-
“Sei riuscita a
farla addormentare?” domandò non appena la
vide scendere le scale.
L’attendeva sul
divanetto beige che campeggiava nel salotto.
Poi le porse un bicchiere di vino.
“Per fortuna
sì. Grazie.”
Lui le sorrise.
“E’
una splendida bambina.”
La donna annuì,
bevendo un sorso di liquido rossastro.
“Cosa
c’è che non va, Hermione?”
Hermione
spalancò gli occhi. L’aveva chiamata per nome?
“Mi hai chiamata
per nome, Malfoy?”
Lui annuì serio.
La giovane strega
tornò a posare lo sguardo sul bicchiere
che stringeva tra le mani.
“Hermione?”
la incitò Draco, stringendole poi una mano.
Hermione lo
guardò ancora. Mentre una lacrima scivolava sul
suo viso. Si premurò di asciugarla subito, con il dorso
della mano.
“Jane
è malata.”
Per Draco fu come una
secchiata d’acqua gelida. Non poteva
essere. Quella splendida bambina che lo venerava, non poteva essere.
“Cosa? Cosa
ha?”
Hermione
inspirò facendosi forza. Aggrappandosi a quelle
mani diafane che erano strette alle sue.
“Ha..ha..ha la
leucemia.” Disse prima di scoppiare in un
pianto.
Vuoto, quello che
sentì Draco. Aveva appena conosciuto
quella bambina e ora comprendeva tutto questo.
Strinse a sé la
donna, dimenticando che fosse Hermione
Granger. Dimenticando che lui fosse Draco Malfoy. Dimenticandosi di
tutto.
Curandosi solo di stringerla a sè.
Dimostrando più
a se stesso, che alla donna che aveva tra le
braccia, di quanto fosse realmente cambiato.
La strinse ancora al suo
petto. La cullò tra le sue braccia,
per ore intere, senza mai stancarsi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Stai sbagliando. ***
Close enough to
start a war
All
that I have is
on the floor
God
only knows what
we’re fighting for
All
that I say, you
always say more.
Adele – Turning Tables
Rimasero così
per ore. L’aveva sentita piangere. L’aveva
stretta a sé. Proprio come qualche anno prima aveva fatto
con sua madre.
Quella donna, quella che
ora stringeva tra le sue braccia,
le somigliava.
Aveva la stessa eleganza,
anche se indossava vestiti
babbani.
Aveva lo stesso amore
materno negli occhi quando guardava la
sua bambina. Lo stesso che sua madre, Narcissa Black in Malfoy,
riservava a
lui.
L’aveva
osservata durante tutta la cena. Era premurosa,
adorabile.
E quella bambina. Era un
tormento, nel vero senso della
parola.
Quasi peggio della donna
che l’aveva tenuta nel suo grembo,
che l’aveva messa al mondo, che l’aveva cresciuta.
Da sola, gli
ricordò improvvisamente la sua mente.
La Granger aveva fatto
tutto da sola. E c’era da ammetterlo.
Aveva fatto un ottimo lavoro. Degno della sapientona Granger.
“Dov’è
suo padre?” domandò quando ormai la sentiva
respirare
regolarmente. Quando le lacrime avevano smesso di scendere sul suo
delicato
viso, ora arrossato dal pianto.
La sentì
inspirare contro il suo petto e poi discostarsene.
I loro occhi si fissarono per qualche istante.
“Non
c’è.” Disse, mordendosi poi un labbro.
“Deve pur
esserci. Dovrebbe esserti accanto ora più che
mai.”
“Non
c’è, Malfoy. Non so nemmeno chi sia.”
La vide guardarsi le mani.
“Ti va di
parlarne?” la incitò
Lei lo guardò,
poi inspirò nuovamente.
“Come di sicuro
saprai la guerra ha devastato tutti. Tutto
quello in cui credevo ne è uscito sconfitto. Il mio amore
per Ron. La mia vita.
I miei studi. I miei sogni. Tutto. Ero vuota, non riuscivo a reagire.
Quella
che ero e che tanto ammiravo era sepolta sotto le macerie di Hogwarts e
io non
sapevo come recuperarla. Ginny e Harry avevano compreso il mio vuoto,
anche
loro ne erano stati vittima. Ma avevano l’un
l’altra, questo permetteva loro di
andare avanti. –sospirò- io no. Io non avevo
nessuno, se non loro. I miei
genitori erano in Australia e sino a che non avessi ritrovato me stessa
non
sarei tornata da loro, questa fu una delle promesse che feci a me
stessa. Non
volevo essere un peso per loro, come per nessun altro. Così
Harry mi consigliò
una vacanza. Partire per dimenticare e ritrovare me stessa. E
così feci. Partii
per la Grecia e dimenticai la mia vecchia vita. Mi finsi una babbana
qualunque,
cercai avventure. Conobbi tanta gente. La sera uscivo, mi abbandonavo
all’alcool e dimenticavo. È stato lì
che ho perso la mia verginità. Forse oltre
quella ho perso la parte più importante di me stessa, ma
questa perdita mi ha
portato Jane –sorrise- Non so chi sia il padre. Quelle sere
in Grecia ero
troppo ubriaca per ricordare. So solo che lei è la cosa
più importante per me.
L’ho tenuta lasciando perdere tutti i commenti e le ingiurie
della gente. È mia
figlia, è la cosa più preziosa che ho.”
L’uomo la
guardava. Vedeva il dolore riflesso in quegli
occhi castani come quelli della bambina che era addormentata al piano
di sopra.
“Ti
aiuterò io.” Sussurrò senza spostare lo
sguardo dal
volto della donna. La vide strabuzzare gli occhi e deglutire.
“Per denaro,
medicinali, per stare con lei. Io ci sono.”
“Ho sufficiente
denaro, Malfoy.” Enunciò lei fredda.
“Te ne
servirà altro per farla guarire.”
“Non me ne
servirà altro. Non può guarire. Quindi non
disturbarti. Prima che lei si affezioni a te, va via. Esci dalla sua
vita. Esci
dalla mia!”
“Tua figlia
guarirà Hermione!” le disse prendendole la mano.
Lei slegò la sua mano da quella presa quasi scottata.
“Tu cosa ne sai?
La conosci da nemmeno un giorno e già
pretendi di sapere tutto su di lei, su di me! Non abbiamo bisogno di te
e
soprattutto non abbiamo bisogno dei tuoi soldi! Mia figlia non
guarirà perché
non può guarire. Il sangue che le scorre nelle vene
è marcio, peggio del mio
che ti fa così tanto ribrezzo. Non guarirà
perché i medici, i migliori del
mondo, che sono riuscita a pagare con i miei soldi, non sanno cosa sia.
Hanno detto
che è leucemia per dare un nome al mio nemico, al nemico di
mia figlia, a
quello che me la sta portando via. E sai di chi è la colpa?
MIA! Perché non
sono riuscita nemmeno a ricordarmi la faccia e il nome
dell’uomo con cui ho
fatto sesso!”
Il biondo la guardava
senza parlare.
Dolore. Solo dolore,
quello che provava quella donna. Lasciò
che lo scaraventasse tutto contro di sé. Lasciò
che lei si sfogasse contro di
lui.
La vide accasciarsi sul
pavimento e portarsi le mani al
viso.
Le si avvicinò
e le prese una mano tra le sue.
“Lasciami
Malfoy!” urlò.
Lui scottato le si
allontanò.
“Mamma?”
Una piccola bambina con
gli occhi arrossati scendeva le
scale. Aveva sentito le loro urla.
La vide avvicinarsi alla
mamma e stringerla, come se tra le
due la più fragile fosse la donna. E forse era
così.
Dopo aver accarezzato
più volte il viso della madre e averle
dato un bacio sulla guancia, lo guardò.
“Cosa le hai
fatto?” domandò non lasciando libera dalla sua
stretta la madre.
“Dovresti
andartene, Draco. Tu non sei un bravo amico.”
Draco deglutì.
Aveva ragione, quella bambina aveva ragione.
Annuì.
Poi prese la sua giacca e
si avvicinò alla bambina.
“Perdonami Jane.
È stato un piacere conoscerti.”
Le fece
l’occhiolino e poi con andatura elegante si diresse
verso la porta.
Si guardò
un’ultima volta indietro e poi uscì.
-
Aveva fatto riaddormentare
la sua bambina e
poi, a stento, si era trascinata nella sua
camera da letto.
La vasca da bagno era
pronta. Aveva acceso delle candele. Ne
aveva bisogno. Aveva bisogno di pensare, di riflettere, di capire.
Aveva lasciato cadere sul
pavimento freddo l’abito blu che
aveva acquistato per lui. L’acqua calda ora inebriava
delicata la sua pelle.
Socchiuse gli occhi,
lasciandosi andare.
L’acqua ormai
era giunta al naso.
Si tirò su
improvvisamente. Cosa stava facendo? Perché
l’aveva trattato in quel modo? Non era colpa sua. Non era
giusto scaraventare
contro di lui tutta la sua rabbia, tutta la sua sofferenza.
Ti stanno portando via tua
figlia, si disse mentalmente.
Scosse il capo, lasciando
che delle ciocche si bagnassero.
Non era stata giusta. Lui era stato così dolce. Era stato
così diverso dal
vecchio Malfoy.
Che avesse davvero ragione
Ginny?
L’aveva visto
sorridere e ammiccare a sua figlia prima di
uscire. Si era addirittura scusato con lei.
Anche Jane
l’aveva colpito, rimproverato.
Non vorrà
più vederla, si disse.
No. Non poteva
permetterlo. Sua figlia aveva bisogno di
tutto l’amore necessario.
Ma Malfoy ne sarebbe stato
capace?
-
“Ti ha cacciato?
La bambina ti ha cacciato?”
L’ultimo
rampollo di casa Malfoy sostava dinanzi alla
vetrata del suo ufficio immobile. Lo sguardo perso. Tra le mani una
tazza di
caffè bollente gentilmente offerta dal suo migliore amico,
che lo stava
torturando.
“Blaise, te
l’ho già detto venti volte. Sì, mi
cacciato.
Prima la madre e poi la figlia.”
Si voltò verso
il moro che lo scrutava con i suoi verdissimi
occhi.
“Come
stai?”
“Come vuoi che
stia, Blaise? Benissimo. Effettivamente
questa notte ci ho pensato. Per fortuna è andata
così. Sarebbe stato un caos immischiarsi
nella vita delle due Granger. E io ho bisogno di
tranquillità.”
“Stai scherzando
Draco, vero?”
“Perché
dovrei scherzare? Sono serissimo.”
“Ma la bambina?
La sua malattia?”
“La Granger
è stata ben chiara su questo punto. Non vuole il
mio aiuto economico. Non vuole che io stia accanto alla figlia. Non
vuole la
mia presenza. Più semplice di così?”
Il moro guardò
ancora il migliore amico.
“Stai sbagliando
Draco.”
“Non sono affari
tuoi.”
-
“Hermione?
Hermione? Hermione! Sveglia!”
Un lampo di luce la
travolse.
“Aaah!”
urlò esasperata.
“Hermione Jean
Granger! Alza il tuo bel sedere da questo
letto!”
All’improvviso
Hermione aprì gli occhi
“Devo portare
Jane a scuola!” gridò alzandosi in fretta e
aprendo l’armadio.
“Tranquilla,
l’ha accompagnata Harry.” Disse Ginny
guardandola con un ampio sorriso sulle labbra.
Hermione
sospirò lasciandosi poi cadere nuovamente sul
letto.
“Dovresti stare
attenta a tua figlia. Mi ha mandato un
messaggio con quell’aggeggio babbano. In realtà
l’ha mandato ad Harry ma era
per me. Oh beh, insomma hai capito.”
Hermione si
grattò la fronte e storcendo il naso chiese
“E cosa ti
avrebbe scritto?”
“Che eri triste
e che avevi bisogno di me.”
Sorrise la rossa.
Hermione si
fissò le mani.
“Allora cosa ti
è successo? La piccola mi ha detto mentre la
vestivo che hai litigato con Malfoy.”
La riccia
sospirò.
“Sì.
Abbiamo litigato. Jane ci ha sentiti, si è svegliata e
mentre io piangevo ha cacciato Malfoy.”
“Tutta sua
madre, eh?!”
“Perché
avete litigato, Hermione?” chiese dolcemente la rossa.
“Mi sono sfogata
con lui. Mi ha offerto il suo aiuto, i suoi
soldi, e io ero a pezzi. Io sono a pezzi, e mi sono sfogata con
lui.”
“Sa di
Jane?”
La riccia annuì.
“Non
è giusto. Perché a me Ginny? Perché?
Amo follemente mia
figlia. Perché?”
La rossa strinse a
sé la donna che aveva dinanzi.
“Devi essere
forte. E devi accettare l’aiuto di Malfoy. Se
non quello economico, almeno quello morale.”
“L’ho
cacciato. Capisci? Mia figlia l’ha fatto uscire di
casa. E lui le ha chiesto scusa. Mi ha stretto per ore e io
l’ho cacciato!”
“Dovresti
contattarlo.”
“No.”
La rossa scosse la testa.
“Stai sbagliando
Hermione.”
“Devo pensare a
mia figlia, Ginny. Devo pensare solo a lei.”
-
Si era ritrovato su quella
strada senza pensarci. I piedi, i
pensieri l’avevano guidato lì. Lì dove
quella bambina l’aveva stretto e
abbracciato per la prima volta.
Aveva mentito a Blaise.
Non stava bene. Non stava affatto
bene.
Non aveva chiuso occhio
per tutta la notte. Era stato sempre
sul punto di smaterializzarsi a casa della Granger per vedere come
stessero
entrambe. Per sentire il loro profumo, uguale. Per guardare quei loro
occhi.
No. Non stava
assolutamente bene.
Aveva fatto telefonate. Ma
come aveva detto la Granger,
nessun medico sapeva cosa fare se non dire ‘Non
c’è più niente da fare.’
Non era riuscito a porre
ai dottori la domanda fondamentale.
‘Quanto le
resta?’
Non c’era
riuscito. Non voleva saperlo. Non poteva esserci
un limite di tempo per quegli occhi, per quelle manine.
Erano le 15 del
pomeriggio. Sarebbero usciti a breve.
L’avrebbe vista.
Sarebbe rimasto in disparte. L’avrebbe
guardata, si sarebbe assicurato che tutto andasse bene e sarebbe andato
via.
E così fece.
Era andato a prenderla
Potter. L’aveva vista sorridere al
suo padrino e poi prendere la sua mano. C’era stato un
momento in cui gli era
sembrato che lei lo stesse scrutando. Aveva visto i suoi occhi tristi
in
quell’attimo. Poi lei si era voltata e lui aveva fatto
altrettanto.
Così era
tornato al Manor, ad affogare i suoi pensieri
nell’alcool. Da solo.
-
“Come
è andata la giornata con zio Harry, tesoro?”
Hermione guardava la sua
bambina disegnare insoddisfatta su
un quaderno.
“Mmm..
bene.”
“E cosa avete
fatto di bello all’asilo? Oggi non mi hai
raccontato nulla.”
“Abbiamo
colorato. Imparato una canzone. E John e Billy si
sono tirati i capelli.”
“E come
mai?” chiese la donna mentre tagliava minuziosamente
delle verdure.
“Perché
i loro papà hanno fatto lite.”
“Anche tu e
Draco ieri vi siete tirati per capelli?”
Hermione sorrise a sua
figlia.
“No tesoro,
certo che no.”
“E
perché ti ha fatto piangere se non ti ha tirato i
capelli?”
La donna posò
il coltello nel lavabo e dopo essersi pulita
le mani al grembiule si avvicinò a sua figlia.
“La mamma era
triste e se l’è presa con Draco.”
“Ma lui ci vuole
bene?” domandò innocente la bambina
fissando la madre mordersi un labbro.
“Non lo so,
amore mio. Ma io di certo te ne voglio
tantissimo.”
La bambina si
lasciò stringere dalla madre.
“Sai che
l’ho visto?”
Hermione guardò
confusa la bambina.
“Chi hai
visto?”
“Draco!”
La donna
sbiancò.
“Quando?”
“Oggi. Quando
zio Harry è venuto a prendermi lui era lì. Mi
stava guardando. Poi quando sono andata via, è andato via
anche lui.” Commentò
triste Jane.
“E non si
è avvicinato?”
La piccola scosse il capo.
“E’
arrabbiato con me, mamma?”
La donna guardò
gli occhi della figlia, speranzosi.
“No, lui non
è arrabbiato con te.”
E strinse il corpicino di
Jane a sé.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Ci sto. ***
I
don't eat, I don't sleep,
I
do nothing but think of you.
I don't eat, I don't
sleep,
I do nothing but think
of you.
Under your spell -
Desire
Non aveva chiuso occhio
quella notte. Non aveva pianto.
Aveva semplicemente pensato. Si era volta e rivoltata. Aveva tentato di
leggere, di lavorare, di starsene tranquilla. Ma nulla. Nulla riusciva
a
calmarla.
Poi, un’idea le
era balzata in testa. Sorrise pensando a
quanto ne sarebbe stata contenta la sua bambina.
A piedi scalzi
s’incamminò verso la cameretta di Jane. La
vide addormentata con un lieve sorrise sulle labbra. Si sedette accanto
a lei e
prese ad accarezzarle i capelli.
Era così bella,
così fragile, così simile a lei.
A causa del tocco, seppur
delicato, della donna, la bambina
lentamente aprì gli occhi. Hermione le sorrise.
“Cos’hai
mamma?” le chiese dolcemente la bambina,
sollevandosi e avvicinando le mani al volto della madre.
“Ti va di fare
una gita?” le domandò la donna
Sul volto della bambina si
disegnò un solare sorriso.
“Certo!
–disse abbracciandola di slancio- dove andiamo?”
“Dove vuoi
andare?”
“Al
mare!”
“Ottima scelta,
anche io volevo proporti una gita a mare!”
La bambina rispose
battendo entusiasta le mani
“Verrà
anche zia Ginny con noi?”
“Oh, no, tesoro.
Zia Ginny sai che deve stare a riposo. Ci
andremo appena potrà muoversi.” Le disse con tono
dolce e premuroso Hermione
mentre le accarezzava i capelli.
“Allora,
potremmo invitare Draco!”
Hermione divenne pallida.
“Che ne dici di
essere solo io e te?”
La bambina annuì
“Bene. Inizia a
prepararti, vado a vestirmi. Tra dieci
minuti usciamo di casa!”
-
“Chi ti scrive a
quest’ora del mattino?” chiese Harry
guardando la moglie afferrare l’aggeggio babbano che teneva
sul comodino.
“Sarà
Jane come ieri mattina. Hermione non ha capito che
deve svegliarsi.”
“A me fa piacere
che abbiano cacciato Malfoy!” enunciò
soddisfatto Harry.
“Harry Potter!
Ripetilo e ti crucio e poi ti faccio dormire
per un mese sul divano! Hermione ha bisogno di qualcuno che si prenda
cura di
lei e Jane. E a quanto sembra, seppur in un giorno solo, Malfoy ha
dimostrato
di essere interessato a loro. E non credo sia stato solo per un fine,
uno
scopo. A cosa potrebbe servirgli frequentare Hermione, la sua acerrima
nemica,
e in più sua figlia. È cambiato. Glielo si legge
in viso!”
Harry alzò le
mani in segno di arresa. Poi vide sorridere la
moglie dopo aver letto un messaggio.
“E’
Hermione. Mi scrive di dirti che non verrà a lavoro
oggi. Ha deciso di portare Jane a mare.”
Harry sorrise e poi
l’espressione mutò in una leggermente
confusa.
“Solo lei e
Jane.” Rispose alle sue domande non espresse la
moglie, sbuffando all’indirizzo del moro.
“Spero che lei
si capaciti che non può continuare così. Se
dovesse succedere qualcosa a Jane..non so cosa potrebbe esser capace di
fare.”
Harry le si
avvicinò e l’abbacciò.
“Ha noi, Ginny.
E Jane starà bene.”
Ginny lo guardò
e poi si accoccolò sul suo petto.
“Lo spero. Lo
spero.”
-
Il Manor era
così freddo. Era da quando sua madre era venuta
a mancare che ogni mattino ripeteva a se stesso che sarebbe stata
un’ottima
idea quella di trasferirsi a Londra, anche nella Londra babbana. In
fondo
passava quasi tutte le giornate lì. Sarebbe stato
più semplice, più comodo.
Sarebbe stato
più vicino a loro, ripeteva la sua mente.
Sì. Lo sarebbe
stato. Ma come?
La Granger era stata
chiara. E anche la sua piccola Jane.
Avrebbe voluto vedere
ancora il suo sorriso e sentirla
ancora atteggiarsi e parlare da saccente.
Tale madre, tale figlia.
Terminò di bere
il suo caffè, mentre chiudeva il giornale
appena terminato di leggere.
“Cosa hai
intenzione di fare oggi?”
La voce del suo migliore
amico era rimbalzata alle sue
spalle.
“Buongiorno,
Blaise. Ora vieni anche a stressarmi a
colazione!”
“Sono qui per
farmi portavoce di un messaggio di mia moglie.
Ti invita per domani sera al nostro anniversario. Una semplice cena.
Potrai
approfittarne per stare un po’ con James, sai che domanda
sempre di te.”
Il biondo sorrise al moro.
“Ci
sarò solo per il mio figliastro. Sappilo.”
Pronunciò
Draco, con un ghigno sulle labbra.
“Ah, -riprese il
moro- mia moglie dice che sul tuo invito
c’è un +2. Ha detto di gestirlo tu. Ha anche detto
che il +2 è riservato solo a
due persone di nostra conoscenza, le altre oche puoi lasciarle a
casa.”
“Spiritosa tua
moglie. Verrò da solo, Blaise.”
“Fa come
credi.”
Il biondo annuì.
“Devo
uscire.”
“Così
presto? Non sono nemmeno le otto. Dove devi andare?”
“Ho un
impegno.”
“Riguarda la
Granger?”
“La piccola
Granger.”
Il moro sorrise
all’indirizzo del rampollo di casa Malfoy.
“Non ti
trattengo oltre. E pensa all’invito!” disse Blaise
prima di smaterializzarsi.
Sì, ci avrebbe
pensato. Chissà, la Granger sarebbe stata
clemente.
Quale delle due,
però?
-
Erano le 08.30 e di loro
nessuna traccia. Né della piccola
Granger, né di sua madre. Nemmeno della rossa o di Potter.
Aveva visto tutti gli
altri bambini entrare, genitori
uscire. Anche gli ultimi, anche i ritardatari per eccellenza.
Aveva visto padri baciare
i loro figli e poi andarsene con
le loro mogli a braccetto.
Aveva provato invidia.
Sì, Draco
Malfoy, per la prima volta desiderava qualcosa che
altri avevano ma che a lui, era evidentemente negata.
Che la Granger avesse
cambiato asilo alla piccola Jane?
Stupido. Non si sarebbe abbassata a tanto. In fondo era la ex
Grifondoro. Non
poteva temere di incontrarlo lì.
Voleva entrare e chiedere
spiegazioni.
Iniziò a
girovagare per il quartiere. Fermandosi ora in un
bar, ora in un altro.
Di loro, nessuna traccia.
Non andò a
lavoro quel giorno. Rimase lì, dinanzi
all’entrata dell’ufficio. La cartellina tra le
mani. La giacca sulle spalle.
Un’ansia ben visibile sul volto.
Cos’era successo
allesue
Granger?
-
Hermione era intenta a
spalmare crema solare sulla spalla
della sua bambina.
Aveva entrambe indossato
un cappello di paglia. Anche Jane
aveva insistito per indossare degli occhiali da sole stile anni
’50 come quelli
della mamma.
Ora erano lì,
sotto l’ombrellone in un’assolata Malta.
La spiaggia era deserta.
Solo qualche barca all’orizzonte e
lei e sua figlia.
Sorrise mentre sentiva le
manine della sua piccola tentare
di improvvisare una treccia con i suoi crespi capelli.
“Mamma?”
la sentì domandare
“Dimmi
tesoro” rispose prendendo tra le braccia la bambina e
attirandola al suo petto.
La bambina sorrise alla
stretta della madre e prese a
giocare con i suoi capelli.
“Credi che
potremmo chiamare Draco questa sera? O siamo
ancora arrabbiate con lui?”
Ad Hermione si strinse il
cuore.
Quel biondino aveva
letteralmente rubato il cuore di sua
figlia.
“Non siamo
arrabbiate con lui, tesoro.”
“Allora possiamo
chiamarlo?” domandò la bambina con
un’aria
confusa.
“Se lo desideri
tanto, certo.”
La bambina sorrise e
abbracciò stretta la madre.
“Grazie! Grazie!
Grazie! Sei la mamma migliore di tutto il
mondo!”
Hermione sorrise
“Solo
perché ti faccio chiamare Draco?”
domandò iniziando a
solletticare il pancino di Jane.
Sì, avrebbe
fatto un tentativo con Malfoy. Lo doveva fare
per sua figlia.
O anche per lei?
-
“Blaise?”
Domandò il
biondo ad un aggeggio babbano.
“Draco! Ma dove
diavolo ti sei cacciato! Abbiamo del lavoro
da sbrigare!”
La voce del moro era
agitata.
“Non oggi,
Blaise. Oggi è tutto nelle tue mani. Ho bisogno
di un favore.”
La voce del biondo era
tagliente, nascondeva un’ansia. E
Zabini lo sapeva bene.”
“Mi serve
l’indirizzo di Potter. Subito.”
-
Un bussare frenetico aveva
interrotto i coniugi Potter
durante la loro cena.
“Malfoy?”
domandò Potter pietrificato vedendosi dinanzi la
sua vecchia nemesi.
“Potter. Scusa
per l’ora ma non sapevo a chi rivolgermi.”
Alle spalle di Harry era
arrivata la moglie, Ginny.
L’unica dei
Weasley che Draco avesse mai ammirato. L’unica
con un po’ di sale in zucca, tranne per la scelta di sposare
lo sfregiato.
“Cosa succede
Malfoy?” chiese dolcemente la donna alle
spalle dell’Auror.
“La
Granger.”
I due coniugi si
guardarono confusi, divenendo pallidi.
“Jane sta
bene?” domandò Harry immediatamente
Draco li guardò
confuso.
“Sono venuto da
voi per sapere questo. Questa mattina Jane
non è andata a scuola. Ho aspettato invano. Sino alle tre
poi ho deciso di
venire qui dopo che ho girato per tutti gli ospedali babbani e
non.”
Ginny sospirò
di sollievo e altrettanto fece il marito.
“Malfoy, sta
tranquillo. Hermione ha portato Jane al mare,
oggi. Voleva stare da sola con sua figlia. Ha avvisato solo
noi.”
Una sguardo di sollievo si
posò sul volto del biondo.
“Bene. Grazie
Potter e scusa ancora il disturbo.”
Il biondo si
voltò dopo aver visto l’annuire
dell’Auror.
“Malfoy!”
urlò la rossa passando dinanzi al marito e
avvicinandosi al biondo che si era voltato verso di lei.
“Cosa
c’è?”
“Saranno di
ritorno a breve. Ormai è buio. Và da lei.
Provaci.”
Lo sguardo della Weasley
era dolce, profondo. Ora capiva
perché Potter l’aveva sposata subito.
Senza degnare di una
risposta la donna si voltò e uscì dal
cancelletto.
“Perchè
gli hai detto di andare da loro?” domandò Harry
abbracciandola da dietro.
“Perché
è quello che vuole. Perché è quello
che deve fare.
Non hai visto quanto era preoccupato?”
Harry annuì.
Poi fece rientrare in casa la moglie.
-
“Mamma, quando
ci torniamo?”
“Jane! Non siamo
nemmeno arrivate a casa! Mi raccomando,
pulisci bene i piedini quando entriamo o ti farò sollettico
per tutta la
notte!” la minacciò ridendo la donna.
“Oh,
oh.” Pronunciò la bambina fermandosi
all’improvviso.
“Cosa
c’è.. Oh..”
Una figura alta e bionda
era seduta sul gradino della loro
villetta. Le osservava. Sul volto un piccolo sorriso.
“Mamma, posso
salutarlo?” domandò la bambina voltandosi
verso la madre, il cui cuore aveva perso un battito.
Non le odiava. Non la
odiava, continuava a ripetere la sua
mente.
La donna annuì
e vide la bambina correre dall’alta figura
che accolse quel piccolo corpicino tra le sue braccia.
L’uomo le si
avvicinò, con in braccio la bambina, intenta a
scompigliare la chioma bionda.
“Ciao Granger.
Non hai idea di cosa mi avete fatto passare
oggi.”
La donna lo guardava,
scrutando il suo viso, scrutando
quegli occhi grigi così profondi ed ora dolci.
Invitò
l’uomo ad entrare.
“Jane, che ne
dici di fare la doccia da sola oggi?”
“Ma, mamma.
C’è Draco!”
“Tranquilla
Jane, aspetterò che tu finisca per andare via.”
La bambina sorrise e corse
al piano superiore.
Hermione guardava
l’uomo fissare il punto in cui era
scomparsa la bambina.
“Come mai sei
qui, Malfoy?”
“Per
vedervi.” Disse lui come se fosse ovvio.
“E cosa ti
abbiamo fatto passare oggi?” domandò confusa
mentre si versava un bicchiere d’acqua.
Quegli occhi, i suoi occhi
non aiutavano. Le leggevano
l’anima. La scrutavano nel profondo.
“Sono dalle otto
di questo mattino in giro per la Londra
babbana alla vostra ricerca.”
Le labbra della donna si
socchiusero a formare una o.
“Sono stato
all’asilo questa mattina. Volevo vedere se Jane
stava bene. In realtà ci sono stato anche ieri.
C’era Potter con lei. Ma questa
mattina nessuno. Né Jane, né tu, nemmeno la
rossa, nemmeno Potter. Ero fuori di
me. Non sapevo dove cercarvi e così ho girato tutti gli
ospedali babbani e
non.”
La donna era sempre
più confusa.
“Sono andato da
Potter, e mi ha detto che eravate andate a
mare.”
Hermione annuì.
Le mani intrecciate, strette.
“E
perché sei qui? Oltre per assicurarti che Jane stia
bene..”
“Ho un invito
per voi.”
Hermione scosse il capo
confusa.
“Un
invito?”
“Sì.
Ti ricordi Daphne Greengrass?”
La riccia
deglutì e annuì.
“E’ la
moglie di Zabini, sono i miei migliori amici e domani
c’è il loro anniversario.”
“Non
capisco.”
“Ho parlato a
Blaise di Jane quando l’ho conosciuta e mi ha
detto di invitarvi. Anzi quasi me l’ha imposto.”
Soffiò il biondo in direzione
della donna.
“E tu vuoi che
veniamo o è per accontentare Blaise e sua
moglie?”
Il biondo sorrise.
“Non sarei qui
Granger se non volessi te e Jane con me
domani sera.”
Vide la donna mordersi un
labbro.
Era estremamente bella
quando faceva quel gesto. Era
splendida.
“Allora Granger,
ci stai a farti vedere con me in giro?”
Hermione
inspirò.
“Ci
sto.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Cosa mi avete fatto, Granger? ***
Sometimes it seems that the going is
just too rough
And
things go wrong
no matter what I do
Now
and then it
seems that life is just too much
But
you’ve got the
love I need to see me through.
Florence and the Machine –
You’ve got
the love
Due donne passeggiavano
per la Londra magica. Con loro una
bambina dai boccoli castani gustava il suo gelato alla fragola.
“Non ci posso
credere! –quasi urlò la rossa- tu uscirai con
Malfoy!”
“Ginny,
smettila! Non è un appuntamento!” rispose piccata
Hermione
mentre con una mano si sistemava nervosamente i capelli.
“Si certo come
no! questo è proprio un appuntamento! Dovrei
congratularmi con Zabini e consorte!” rise la donna.
Hermione le
lanciò uno sguardo torvo.
“Cosa
indosserai?” le domandò poi la rossa.
“Non ne ho idea.
Spero di trovare un bell’abito per me e per
Jane.”
“Ne sono
certa.”
“Mamma?”
domandò la bambina attirando l’attenzione delle
due
donne su di sé.
“Dimmi
tesoro.” Le chiese la riccia accovacciandosi suoi
tacchi per guardare negli occhi la sua copia in miniatura.
“Posso avere un
abito blu?”
“Da quando ti
piace il blu furbacchiona?” le domandò la
rossa
“Da quando Draco
ha detto alla mamma che stava bene con il
vestito blu.” Rispose la bambina abbassando lo sguardo sino
alla punta dei suoi
piedi.
Le due donne si sorrisero
e poi Hermione stringendo la
bambina a sé, le disse
“Se ti piace il
blu, avrai un bellissimo vestito blu.”
Jane alzò lo
sguardo di fretta per poi abbracciare di
slancio la madre e riempirla di baci.
Hermione si
lasciò stringere. Si lasciò invadere dal profumo
di lavanda che aveva sua figlia.
No, non poteva esserle
tolta. Non poteva.
-
“Alla fine
l’hai invitata, eh?”
Domandò la
donna seduta accanto al moro, mentre soffiava
sulla bollente tazza di caffè.
Il biondo
avanzò elegantemente sino alla sua scrivania e si
accomodò alla sua poltrona. Un lieve sorriso sulle labbra.
“Non trovi sia
strano vedere Draco sorridere, amore?” chiese
il moro all’elegante donna a cui stringeva la mano.
“In effetti
sì. Ride solo con James. Deduco che quella
bambina ti abbia strappato il cuore..”
“O la
madre.” Proseguì Blaise.
“Smettetela
entrambi. Non osate mettere in imbarazzo le
Granger questa sera. Già non so come la Granger abbia fatto
ad accettare.”
“Semplice: le
piaci e piaci a sua figlia. Sua figlia piace a
te. A te piace lei. Semplicissimo. Non avrebbe potuto fare altrimenti
,no?”
Sul volto del biondo si
formò un’espressione di confusione.
“Cosa
c’è ora?”
“Non so se la
Granger mi interessi. Nel senso, della piccola
m’interessa tantissimo, davvero. È meravigliosa.
Ma la Granger, la Granger è la
Granger.”
“Ti
attrae?” domandò la donna
Il biondo annuì.
“Non solo
fisicamente.”
I due coniugi si
guardarono e sorrisero in direzione del
loro migliore amico, poi in coro dissero
“Ti
piace.”
Draco scosse il capo.
Provava davvero qualcosa
per la Granger? Solo il tempo
avrebbe potuto rispondere.
-
“Jane, ti prego
non continuare a saltare! O ti rovinerai
l’abito e saremo costrette a utilizzare un vestito
bruttissimo!” disse
esasperata la donna guardando con occhi severi la bambina che correva
in lungo
e in largo per la sua camera da letto.
Quella mattina era stata
una vera tortura trovare l’abito
adatto per lei e Jane. Ma alla fine, dopo pranzo erano riuscite nella
loro
missione.
Jane aveva un vestitino
blu mare. Un corpetto con delle
perline a manica corta e poi una gonna a ruota di tulle blu. Era
bellissima.
Sulle spalle un maglioncino bianco come le scarpette.
Era davvero bella. Anche i
capelli erano stati acconciati da
Ginny in una splendida treccia laterale.
La donna si
avvicinò alla bambina e l’avvolse nel suo
abbraccio per poi posarla sul letto.
“Resta qui e non
ti muovere. Altrimenti andrai a stare da
zia Ginny questa sera.”
La bambina
serrò gli occhi e improvvisamente stette
immobile, con somma soddisfazione dalla madre.
“Mi faccio una
rapidissima doccia. Arrivo subito, tesoro.”
La bambina
annuì per poi riprendere a giocherellare con un
peluche.
La donna
scivolò rapida sotto la doccia, sperando di
cancellar via dal suo corpo i segni della stanchezza.
Doveva ammetterlo che si
era divertita. Guardare Jane
indossare tanti abiti e poi fare altrettanto lei dinanzi alla sua
migliore
amica e la sua bambina era stato uno spasso. Le aveva ricordato tanto
le scene
dei film babbani che lei adorava.
Sorrise coprendosi con un
ampio asciugamano e poi tornare in
camera dove vide Jane intenta a giocherellare con il suo peluche
preferito.
“Ti va di
spalmarmi un po’ di crema profumata sulle spalle?”
domandò sorridendo alla bambina che annuì
immediatamente.
Si fece aiutare da lei. E
poi dopo qualche attimo indosso
l’abito beige che aveva acquistato per l’occasione.
Notò Jane
osservarla strabiliata.
L’abito le
fasciava interamente il corpo, mostrando le sue
forme, senza esagerare. Indossò delle decolté
nere.
Decise di allisciare i
capelli con l’uso della magia,
lasciando la figlia ancora più a bocca aperta.
Un velo di trucco sul
viso, un lucido sulle labbra, che mise
anche alla sua bambina ed era pronta.
“Sei bellissima
mamma.” Le disse la piccola guardandola
dolcemente.
“Mai quanto
te.” Le rispose ammiccando Hermione.
Poi la prese tra le
braccia e scesero al piano inferiore.
Proprio in quel momento un
bussare alla porta annunciava
l’arrivo del loro cavaliere.
Hermione perse un battito.
Era davvero un
appuntamento?
Guardò la sua
bambina e sorrise
“E’
qui. Siamo state bravissime.”
Jane sorrise e
annuì.
La donna aprì
piano la porta e si ritrovò dinanzi un
bell’uomo biondo, slanciato, in un elegante abito da sera blu
notte.
Fece scorrere i suoi occhi
sulla slanciata figura, non
badando alla maleducazione verso cui si stava trascinando. Staccare gli
occhi
da quel corpo, da quell’uomo, fu particolarmente difficile,
soprattutto quando
questi si incontrarono con quelli grigi del biondo.
“Buona
sera.” Lo sentì dire mentre anche i suoi occhi
pervadevano il suo corpo, proprio come qualche attimo prima aveva fatto
lei.
“Ciao
Draco!” urlò la bambina sbilanciandosi tra le
braccia
della madre.
L’uomo le si
avvicinò e lasciò che la bambina si buttasse
letteralmente
tra le sue braccia.
“Sei bellissima,
Jane.” Le disse
La bambina sorrise
vistosamente
“Anche tu sei
molto bello.”
Poi scese e corse al piano
di sopra.
“Dove
è sparita?” domandò l’uomo
Hermione era sbalordita.
Non era riuscita ancora a spiccicare
una parola. Ridestatasi dalla voce dell’uomo, scosse le
spalle.
Il biondo le si
avvicinò pericolosamente, scrutandola a
fondo, pervadendo con quei suoi occhi il suo corpo e la sua anima, come
solo
lui sapeva fare.
Le si avvicinò
ancora. Avvicinando la sua bocca al suo
orecchio.
“Sei splendida
Granger.”
Il respiro sul suo collo,
le procurò brividi per tutto il
corpo.
Avrebbe voluto saltargli
addosso. Ma la sua maledetta testa
glielo impediva.
Cosa aspetti?
Cosa aspetti?
Bacialo.
Stringilo.
E se arrivasse Jane?
Sentiva ancora il suo
respiro sulla sua pelle. Le sue labbra
a poca distanza.
Inspirò.
“Grazie
Malfoy.”
Aveva scelto di non agire.
L’uomo le si
allontanò, giusto in tempo per l’arrivo della
bambina.
“Siamo pronti
per andare!” enunciò la piccola con aria
saccente.
I due sorrisero a quegli
occhi castani che la scrutavano e
poi si smaterializzarono.
-
Villa Zabini era splendida.
Un giardino ricco di fiori
rari precedeva la bella villa
bianca. Hermione fissava il tutto ad occhi spalancati. Mentre Jane
procedeva
tenendo la mano a Draco e ponendo domande su chi fossero i proprietari
di
quella casa.
“Blaise e Daphne
sono due miei amici, Jane. Hanno un figlio,
James. Ti starà simpatico.”
La bambina
annuì continuando a camminare.
In breve erano giunti
all’entrata dell’elegante villa.
Sulla soglia, sorridenti i
coniugi Zabini li attendevano.
“Ben
arrivati!” enunciò sorridente Daphne Greengrass in
Zabini abbracciando una sorpresa Hermione Granger e baciando la piccola
Jane.
“Sei splendida
Jane! Aveva ragione Draco!”
La bambina leggermente
imbarazzata, sorrise.
“Vieni, ti
faccio conoscere James!”
Draco fece entrare prima
Hermione e le
posò una mano sulla schiena.
Il cuore di Hermione
vibrò ancora a quel contatto.
Quanto tempo era che
nessuno la toccava, l’accarezza?
Non ricordava nemmeno di
averlo mai fatto. Non ricordava
nessuno che fosse stato così presente.
“Tutto
bene?” le domandò Draco, notando la sua
espressione
assente, mentre un entusiasta Blaise faceva da Cicerone per
l’intera villa.
Lei annuì e
sorrise a quell’uomo.
Cosa le aveva fatto Draco
Malfoy?
La cena era trascorsa in
perfetta armonia. Hermione si
aspettava che quella sera ci sarebbe stata l’intera
elitè magica, invece erano
solo loro quattro con i piccoli James e Jane che sembravano andare
d’amore e d’accordo.
Avevano chiacchierato dei
vecchi tempi, senza rancore. Sorridendo
degli errori provocati dall’influenza dei vecchi genitori.
Hermione era stata
sorpresa di vedere quanto amore la vecchi algida Daphne Greengrass
provava
verso il marito.
Aveva visto Draco giocare
con i bambini, entrambi pazzi di
lui.
“James lo
adora.” Disse Daphne sedendosi accanto alla ex
Grifondoro e offrendole una tazza di caffè.
Hermione annuì.
“Sì,
glielo si legge in faccia.”
“Anche Jane
sembra straveda per Draco.”
Hermione sorrise alle
parole della signora Zabini.
Era vero, sua figlia
stravedeva per quell’uomo. Lo stava
osservando, vedeva i suoi occhi sereni, lo vedeva stringere le mani di
quei due
bambini, fare delle magie per loro. Scherzare. Era così
diverso dal vecchio
Malfoy.
Delle note soavi pervasero
l’aria.
Vide Draco ridere e
spingere James verso la piccola Jane. L’aveva
spronato ad invitare la piccola Granger a ballare con lui.
Hermione sorrise ancora.
Poi il cuore perse un colpo quando
vide la slanciata figura del biondo avvicinarsi alla sua.
“Ti va di
ballare, Granger?” le chiese dolcemente
L a sua mano tesa verso di
lei. I suoi occhi che la
guardavano e scrutavano speranzosi.
Avrebbe ceduto?
Avrebbe dovuto farlo?
Guardò sua
figlia sorridere tra le braccia del piccolo
Zabini.
Inspirò e
afferrò la mano del biondo che sorrise al suo
indirizzo.
L’attirò
a se per i fianchi.
“Non pestarmi i
piedi, Malfoy.” Sussurrò lei contro la
camicia dell’uomo.
Aveva un meraviglioso
profumo.
Lo sentì ridere
contro i suoi capelli.
La sua stretta sempre
più salda, ma al tempo stesso
delicata. Calda.
Le loro mani erano
strette. I loro cuori battevano forte.
Draco non scostava mai lo
sguardo da quello della giovane
donna. Era bellissima. La vedeva mordersi il labbro, come di consueto,
quando
era evidentemente imbarazzata. Vide le sue labbra imporporarsi quando i
loro
sguardi s’incontrarono.
Strinse ancora
più la sua mano nella sua.
“Granger non
sarai mica imbarazzata?” la stuzzicò
Lei lo guardò
torva
“Ho solo paura
che possa risvegliarsi qualcosa, Malfoy.” Rispose
ammiccando la donna.
“Touchè.”
Scoppiarono a ridere
assieme.
La musica era terminata. I
coniugi Zabini da perfette serpi
avevano portato in giardino le due pesti.
Restavano solo loro, le
loro mani intrecciate, i loro corpi
vicini in quella stanza finemente decorata.
Hermione aveva il respiro
accelerato.
“Vorrei
baciarti.” Sussurrò l’uomo contro
l’orecchio della
donna.
Giù tutte le
barriere. Giù, le paure, i timori. Giù quelle
maschere che non avevano portato a nulla.
Avevano ragione Blaise e
Daphne lei gli piaceva, la
desiderava. Non desiderava il suo corpo, non solo quello. Desiderava
guardarla,
viverla, vederla imbarazzarsi. Desiderava toccare le sue labbra.
Inspirare il
suo profumo. La desiderava nella sua totalità. La desiderava.
La sentì
inspirare tra le sue braccia.
I loro occhi si
incontrarono, il suo mordersi il labbro.
Con il pollice
accarezzò quel labbro ora arrossato.
Lei chinò il
capo.
“Non
nasconderti.” Le sussurrò
Tornò ad
accarezzarle il viso, mentre i suoi occhi castani
lo scrutavano sorpresi.
Delicatamente le si
avvicinò. Senza forzarla. Lasciando che
le loro labbra si incontrassero. Lei indietreggiò titubante,
poi si abbandonò a
quel tocco. A quelle mani sulla sua pelle. A quella sensazione di
sicurezza. Si
perse in quella danza con la sua lingua, con il suo sapore.
Si staccarono per qualche
istante.
“Voi Granger
avete uno strano fascino. Cosa mi avete fatto?”
La strega sorrise non
staccandosi dall’abbraccio del biondo.
“Mamma?”
una vocina alle loro spalle li ridestò.
Hermione si
staccò immediatamente dall’abbraccio del biondo,
che rimase quasi scottato dall’atteggiamento della donna.
Sentiva già il suo
calore e profumo mancargli.
“Jane,
tesoro!” disse Hermione prendendola in braccio.
“Perché
non vi abbracciate più?” domandò
innocentemente la
bambina
Hermione e Draco si
guardarono sorridendo.
L’uomo si
avvicinò alla piccola e le domandò
“Vuoi far parte
di un abbraccio a tre?”
La bambina sorrise e
annuì esageratamente facendo sorridere
i due.
Così, il biondo
si avvicinò a loro e le strinse tra le sue
braccia.
“Cosa mi avete
fatto, Granger?” ripetè ancora sorridendo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Mi piace vederti felice. ***
You could be happy, I hope you are
You
made me happier
than I'd been by far.
Snow Patrol – You could be happy
Aveva riaccompagnato le
due Granger a casa, dopo aver
salutato e ringraziato affettuosamente i coniugi Zabini, con la
promessa di
rivedersi presto per una serata in compagnia.
Aveva aiutato la donna a
metter a letto la piccola Jane che
era riuscito a far staccare da lui solo quando si era profondamente
addormentata.
Le aveva rimboccato le
coperte, l’aveva baciata sulla
fronte, osservando da lontano l’espressione ora sorpresa, ora
contrariata, ora
confusa della Granger. Di sicuro si stava chiedendo quali intenzioni
avesse con
loro.
Prima di tutto
l’avrebbe baciata. Avrebbe riassaporato il
suo sapore, avrebbe inspirato ancora e fondo il suo profumo.
L’avrebbe stretta
a sé, per sentire il suo battito andare veloce.
L’avrebbe guardata mentre
nervosamente si sarebbe morsa il labbro.
Non sapeva quali
intenzioni avesse. Sapeva solo che ormai
era inutile fingere che di quelle due donne non gliene fregasse nulla.
Era un Malfoy, ma aveva
imparato, con il tempo, che mentire
non serve. Che indossare mille maschere non porta a nulla. Ecco
perché aveva
lasciato che la sua cadesse qualche ora prima.
Era invidioso di Blaise,
che aveva una donna al suo fianco,
era invidioso del suo essere padre.
E se solo chiudeva gli
occhi era loro due che vedeva. Le
vedeva con sé, sempre con sé.
Loro erano la cosa che
più desiderava.
Tornò a
guardare la piccola. Posò una mano sulla sua fronte.
Aveva un sorriso sul volto. Diede una rapida occhiata ai macchinari che
campeggiavano nocivi anche per la sola aria che respirava in quella
camera.
Strinse il pugno e la
mascella. Avrebbe fatto di tutto. Anche
dare la sua vita, per quella bambina. Per la sua
bambina.
S’incamminò
verso la porta silenzioso e afferrò la mano
della donna, socchiudendo poi la porta.
Erano scesi in salotto
così, in silenzio. La mano dell’una
tra quella dell’altro.
Lui le aveva sorriso e
dopo essersi seduto sul divano l’aveva
fatta accoccolare contro il suo petto.
“So che mi hai
già detto di no. ma voglio fare qualcosa per
Jane. Non posso stare senza far nulla. Non posso.” Aveva
detto soffiando tra i
capelli della donna, aveva stretto i pugni per poi rilassarsi
nuovamente.
La donna l’aveva
guardato.
“Ho paura
Malfoy.”
Lui annuì.
“Faremo tutto
ciò che è necessario, te lo prometto.”
Lei scosse il capo.
“Ho paura non
solo di quello che potrebbe succedere a Jane. Ho
paura di te.”
Aveva paura del legame che
si stava instaurando tra loro.
Stupida, diceva la sua
mente, goditi i vostri momenti. Se succederà
qualcosa a Jane lui se ne andrà. Tu non sei nulla.
Scosse il capo, facendo
così muovere i capelli lisci sul
petto dell’uomo.
Lui la strinse e poi le
sollevò il mento.
“Credi che vi
abbandonerò vero? Credi che quando mi
stancherò me ne andrò.”
La donna
inspirò, scrutando quegli occhi grigi che
sembravano spenti, tristi, afflitti.
“Non voglio che
tu te ne vada.” Sussurrò abbassando lo
sguardo sul petto dell’uomo.
Lui
l’attirò a sé, facendo incontrare
nuovamente le loro
labbra, i loro sapori, i loro corpi.
I loro respiri, le loro
mani che si cercavano, si trovavano.
Presero fiato. Lei sorrise
contro le labbra di lui. Lui accarezzò
quel dolce sorriso.
“Vorrei poter
vedere sempre quel sorriso, Granger.”
Lei annuì.
“Non sei solo un
amico per lei.” Enunciò a capo chino.
L’uomo la
guardava confuso
“Credo lei veda
in te la figura paterna che le è sempre
mancata.”
Quella bambina lo
affiancava alla figura mancante di suo
padre?
Inspirò mentre
la donna si alzava e prendeva una tazza di
latte.
Osservò i suoi
piedi, le sue caviglia, le game snelle, le
sue forme sotto l’abito che aveva acquistato per
l’occasione. Osservò quei
capelli ricadere sulle spalle. Osservò il volto concentrato
nel versare il
latte in una tazza.
La desiderava.
Si alzò e si
affiancò alla donna. L’abbracciò alle
spalle,
rilasciando sul collo, dopo aver scostato i capelli, dolci baci e
brividi.
Lei lasciò
perdere la tazza e si voltò verso l’uomo per
dedicarsi solo alle sue labbra, per dedicarsi solo alle sue mani sul
suo corpo.
Non era pronta, non era
sicura. Aveva paura.
“Aspetta
Draco.” Sussurrò.
Lui annuì. Lei
aveva bisogno di tempo.
Sentì le sue
mani delicate posarsi sul suo volto.
Sotto i palmi di lei una
rada barba bionda le faceva
sollettico.
Lo guardò negli
occhi.
“Non voglio che
sia solo sesso. Voglio imparare ad amarti,
voglio amarti. Voglio fare l’amore con te.”
Lui le sorrise e la
strinse a sé. Perdendosi poi nuovamente
tra quelle labbra e quegli occhi che stava imparando ad amare.
-
Si erano addormentati
così la sera precedente, l’uno accanto
all’altro. Sentiva i capelli di lei solletticargli il collo,
ma non aveva la
forza di aprire gli occhi, non aveva la forza di allontanare quel
bellissimo
momento da sé.
Poi sentì due
manine toccarlo e arrampicasi sul suo corpo. Fece
finta ancora di dormire.
Silenzio. La piccola si
era sistemata sul suo petto ed ora
li scrutava. La Granger non doveva essersi accorta di nulla o di certo
si
sarebbe volatizzata rossa in volto come un peperone.
Decise di aprire gli occhi
piano, restando inizialmente
abbagliato dalla luce.
Poi la vide.
I capelli castani le
incornavano il volto. Le mani sotto il
viso. un sorriso esagerato che le campeggiava in faccia.
Gli sorrise non appena lo
vide sveglio e poi con un dito
sulle labbra gli indicò di fare silenzio.
Lui annuì e
osservò la donna che stava lui accanto. Un broncio
troneggiava sul suo viso.
Sorrise.
“E’
bellissima vero?” le domandò la bambina
Lui annuì
“Lo sei anche
tu.”
Lei ricambiò e
ringraziò con un sorriso.
“Sai che dovrai
prenderti tu cura di lei?”
L’uomo la
guardò confuso.
“Jane..”
“Lei ha bisogno
di te. E io ho scelto lei per te. Però deve
essere un nostro segreto fino..”
La piccola non
riuscì a terminare che Draco le posò un dito
sulle labbra e l’attirò a sé
stringendola.
“Ti va se questa
sera portiamo la mamma a cinema?”
La sentì
sorrise e stringeva la camicia dell’uomo. Poi
annuì.
“Che ne dici se
la svegliamo?”
Sorrisero malefici insieme
e iniziarono a solletticare la
donna che era loro accanto.
Quello fu un mattino di
sorrisi e allegria.
Draco preparò
la colazione per le sue due donne. Le servì e
riverì come in tanti anni avevano fatto con lui gli elfi,
poi le salutò
entrambe con un bacio e si smaterializzò.
Aveva una serata da
organizzare e due cuori da conquistare.
Le parole della bambina
ancora gli rimbombavano in testa.
“E io ho scelto
lei per te.”
Quella bambina avrebbe
potuto di certo essere una perfetta
serpe.
-
Hermione era intenta ad
aiutare la sa bambina ad indossare
il grembiule.
Si morse un labbro e le
domandò
“Tesoro, a te fa
piacere che Draco sia rimasto qui questa
notte?”
La bambina la
guardò e le sorrise, poi annuì.
“Lui
è bravo, mamma.”
“Si lo
è. Stasera ha detto che ti portiamo a cinema.”
Hermione la
guardò confusa. Poi sorrise.
Quell’uomo le
stava cambiando la vita e le stava facendo
trovare piccoli spiragli di sole in quel periodo tenebroso.
-
Aveva preparato tutto nei
dettagli. Ogni singola cosa. Aveva
persino assunto un catering, dato che la Granger era contro
l’utilizzo degli
elfi.
Era tutto pronto.
Ora, si era appena
smaterializzo vicino la villa della
Granger. Le vide che lo aspettavano in giardino.
Jane giocava sulla sua
altalena, mentre lei la guardava
sorridendo e scattava delle foto.
Non appena la bambina lo
vide gli corse incontro. Hermione scattò
una foto. Voleva ricordare la sua bambina con quel sorriso. Il sorriso
che
quell’uomo aveva portato nella loro vita.
“Siete
pronte?” domandò alle due donne.
La bambina scosse il capo
e dopo aver tolto dalle mani della
madre la macchina fotografica disse con fare saccente
“Baciatevi,
dai!”
Hermione
diventò paonazza.
“Jane!”
urlò
“Dai
mamma!”
“Non esiste,
Jane!” continuava a lamentarsi la donna, non
accorgendosi degli sguardi complici della piccola e del biondo, che la
prese
tra le braccia e facendo aderire i loro corpi la coinvolse in un bacio
appassionato dando modo e tempo alla bambina di scattare la foto tanto
richieste.
Quando le labbra dei due
si separarono, la donna soffiò
contro quelle dell’uomo
“Giochi sporco,
Malfoy. Giochi maledettamente sporco. E baci
maledettamente bene.”
L’uomo sorrise
“Sono una serpe
, Granger. E sono un Malfoy, siamo grandi
baciatori.”
Risero assieme, mentre
presero per mano la piccola.
“Siamo
pronti?”
Le due annuirono e si
smaterializzarono.
-
Le aveva portate come
previsto al cinema. Avevano visto un
film di quelli preferiti di Hermione, un film del regista Woody Allen.
Avevano
sorriso, Hermione si era addirittura commossa. Si era ritrovata a
sognare e
desiderare di vivere una vita come quella della protagonista, per poi
rendersi
conto, che la vita che aveva, quella reale, era cento mila volte
più bella e
affascinante di quella presentata nel film. Aveva una splendida figlia,
un uomo
accanto che aveva fatto battere nuovamente e per la prima volta il suo
cuore. Aveva
tutto. Ma quel pensiero, quel tormento interiore la rattristarono. Cosa
che di
certo non mancò di notare il biondo che la prese per mano e
dopo averle fatto
un baciamano si smaterializzarono.
Erano passati anni
dall’ultima volta in cui aveva visto e
ammirato Malfoy Manor. Erano passati anni da quando Bellatrix Lestrange
l’aveva
torturata sul pavimento del Manor.
Fu una benedizione sapere
che non avrebbero cenato in quella
stanza. Il solo pensiero le avrebbe dato i brividi.
La cena fu gradevole.
Draco aveva chiamato uno staff di
camerieri evitando lo sfruttamento di elfi, almeno in quella sera.
Aveva suonato per lei e
Jane, facendole sorridere, facendole
commuovere ancora.
E poi aveva tirato fuori
due pacchettini.
Jane aveva scartato il suo
in fretta e furia, trovando
sepolto sotto strati di carta un braccialetto.
“Era di mia
madre, Jane. Ti avrebbe adorata se fosse stata
qui.”
La bambina sorrise e poi
si fece aiutare dalla mamma a
indossare il bracciale.
“Indossalo
sempre. È un portafortuna. Il portafortuna delle
Black.”
Jane si slanciò
verso l’uomo regalandogli un affettuoso
abbraccio e un sonoro bacio sulla guancia.
Poi corse a giocare con
uno degli elfi che aveva scoperto
nella ronda per la casa.
“Non torturarlo
Jane. O si picchierà per tutta la sera.” Sorrise
Hermione.
“Tocca a te,
Granger.”
La donna si morse un
labbro, come di consueto, in evidente
imbarazzo.
“Non avresti
dovuto.”
“Avanti,
aprilo.”
Scartò il
regalo, con delicatezza. Sino a fare uscire un
pacchettino.
Lo aprì
dolcemente, scoprendo una collanina con una metà di
un ciondolo. Un leone d’oro.
Guardò
l’uomo e sorrise. Poi lo vide aprire il suo palmo
della mano e lasciar intravedere l’altra metà di
un ciondolo, un serpente. L’avvicinò
al leone e ad incastrò unì le due parti.
Hermione era senza parole.
“Non avresti
dovuto. È..è..bellissimo.”
Lui si avvicinò
alle sue labbra e prima di perdersi in esse
disse
“E’
che mi piace vederti felice.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Per farti tornare. ***
Ed è così che dirai:
che cosa vuoi che sia l'amore se mi lasci
sempre sola.
Ed io ti guardo e non so,
io non so mai che cosa dire per farti tornar
da me.
Francesco Renga – Per farti tornare
Per Hermione Granger e per
la sua piccola Jane, la presenza
di un alto biondo, di nome Draco Malfoy, era ormai diventata una
necessità
nella loro vita.
L’una desiderosa
dei suoi abbracci, del suo calore, dei suoi
baci, del loro essere assieme. L’altra bisognosa di quella
figura paterna che
le era sempre mancata e che aveva trovato nell’unica persona
che la madre
avrebbe giudicato inadeguata.
Le settimane erano volate.
Gli incontri con i coniugi Zabini
e altrettanti incontri con i coniugi Potter avevano colorato le vite e
le
serate dei tre.
Non c’era un
mattino che Draco non si recasse a svegliare le
sue belle. Non c’era un mattino che non accompagnasse Jane a
scuola. Non c’era
un mattino che dimenticasse di baciare la sua donna
prima di uscire.
Aveva deciso di provarci
con la Granger. Di far cadere le
vecchie presunzioni e di provare a far funzionare le cose. Oltre loro
due,
ovviamente la più felice era Jane.
Tutto procedeva alla
perfezione. Sino a
quel week-end.
La sveglia era suonata
già da un po’. Lo attendeva.
Attendeva il suo bacio sulla fronte. Le mani della sua bambina sul suo
volto.
Ma nulla di ciò accadde. Stancamente si decise ad alzarsi.
Un largo pigiama ricadeva
stropicciato sul suo corpo. Guardò
il suo riflesso allo specchio. I capelli incorniciavano ribelli e
ispidi il suo
volto. Su questo due enormi occhiaie campeggiavano.
Hermione si
allontanò dalla sua figura riflessa
“Sono un
mostro.” Disse procedendo verso la camera di sua
figlia.
La trovò
lì, avvolta ancora sotto il morbido piumone rosa.
“Jane, tesoro,
sveglia!” enunciò mentre scostava le tende
disegnate facendo entrare dei timidi raggi di sole.
La bambina non si mosse.
“Jane?”
chiamò la donna
Non un movimento.
Hermione si
affrettò ad avvicinarsi alla sua bambina.
La vide pallida e sudata
sotto le coperte. Delle macchie
violacee sotto gli occhi.
La scosse con forza. La
piccola Jane mosse per qualche
attimo le palpebre, aprendole facendosi forza.
La sentì
sussurrare
“Draco.”
Una rabbia salì
nel corpo della donna. Continuò a scuotere la
bambina chiamandola a gran voce e vedendo che aveva nuovamente perso i
sensi si
smaterializzò al San Murgo.
-
“Hermione!”
La donna con ancora
indosso il suo pigiama e scalza si voltò
verso quelle due voci così familiari.
Aveva il volto rigato di
lacrime.
Si era buttata tra le
braccia dei suoi amici senza fiatare.
Si era lasciata stringere, accarezzare.
Dov’era lui?
Quando si fu calmata,
Harry la lasciò libera dalla sua
stretta.
Ginny le
accarezzò ancora il volto.
“Come
sta?”
La donna
deglutì e guardò le sue mani.
“Siamo arrivate
in tempo.”
Anche i due maghi
deglutirono, poi notando il silenzio la
donna continuò
“L’ho
trovata pallida e sudata a letto. Aveva delle macchie
violacee evidenti sotto gli occhi. Ho provato a scuoterla ma non
rispondeva.
Poi si è ripresa, mi ha guardata e ha perso nuovamente i
sensi. Mi sono
smaterializzata qui. E i medici hanno detto che sono arrivata in tempo.
Un’altra crisi e..”
Lacrime scorrevano ancora
sul suo viso. Harry l’abbracciò
stretta.
“Ci siamo noi.
Starà bene. Starà bene.”
Le ore passavano.
Lui dov’era?
Jane si era risvegliata e
poi si era addormentata.
Aveva chiesto di lui.
Come lei, come la sua
testa, come il suo cuore.
Dov’era lui?
Anche i coniugi Zabini
erano corsi al San Murgo appena
avvisati.
Aveva chiesto di lui.
Nessuno sapeva dove fosse.
“Forse
è fuori per lavoro.” Aveva detto Daphne
accarezzando
il volto della bambina addormentato.
Lei le aveva lanciato uno
sguardo carico d’odio. Lui non
c’era. Quando ne aveva più bisogno lui non
c’era. Non l’avrebbe mai perdonato.
-
“Mamma?”
La bambina stava
osservando la donna in silenzio.
“Dimmi
tesoro.” Hermione le si era avvicinata
immediatamente, sedendosi accanto a lei sul letto.
“Sei arrabbiata
con Draco perché non è venuto a
trovarmi?”
La donna guardò
quegli occhi, uguali ai suoi, osservarla con
dolcezza. Innocenti. Come il suo piccolo cuore.
Annuì e poi le
baciò la fronte.
“Non devi
esserlo. Io sapevo che sarebbe partito.”
La donna guardò
la bambina confusa.
“Non mi poteva
dire dove doveva andare. Ha detto che era un
segreto e che me l’avrebbe detto appena tornava.”
Hermione scosse il capo.
“Non pensiamoci
ora. Tra qualche minuto zio Harry sarà qui e
potremo tornare a casa.”
La bambina la
guardò triste.
Non avrebbe sopportato
ancora il suo sguardo. Ma non avrebbe
permesso ancora a quell’uomo di farle soffrire.
-
Il ritorno a casa era
stato tranquillo. Ginny con il suo
pancione aveva organizzato una piccola festicciola per Jane. Vi avevano
partecipato anche gli Zabini portando dei piccoli regali per la piccola
Granger.
Hermione sedeva in cucina
da sola. mentre nel salotto della
sua villa volti sorridenti ascoltavano i racconti di sua figlia e le
avventure
che avevano vissuto con l’uomo che in quel momento
chissà dov’era.
Una lacrima
scivolò sul suo viso.
Avrebbe perso tutto. Aveva
perso Draco. E avrebbe perso
Jane.
Strinse i pugni e si
asciugò con il dorso della mano quelle
gocce salate, che imperterrite continuavano a scivolare sul suo volto.
“Hermione?”
Una voce alle sue spalle
l’avvolse.
La sua voce.
L’avrebbe
riconosciuta tra mille.
Sentì il
battito accelerare. Gli occhi inumidirsi ancora. Il
petto sollevarsi ed abbassarsi frenetico.
“Hermione. Lo
so..”
“Stà
zitto.” Disse voltandosi e superandolo.
Arrivata in salotto aveva
chiesto gentilmente a tutti gli
ospiti di andare via e a Ginny se poteva tenere Jane per la notte. Non
sarebbe
stato un bello spettacolo. non avrebbe fatto ascoltare a sua figlia le
sue urla
contro quell’egocentrico biondo.
Ginny prese tra le braccia
la bambina che schioccò un bacio
sulla fronte della madre e guardò tristemente
l’uomo che giaceva contro una
parete.
Hermione salutò
cordialmente gli ospiti e dopo aver
inspirato a fondo, chiuse la porta e si voltò contro il
biondo.
-
Stare lontano da loro
per una settimana, era forse la cosa più difficile che
avesse mai fatto in
tutta la sua vita.
Era stato costretto a
partire senza avvisarle, senza dire
loro nulla. Era stato costretto dal Ministero della Magia. Non era
riuscito
però a mantenere la promessa con Jane.
L’aveva guardato
così dolcemente che si era letteralmente sciolto
dinanzi a quegli occhi che ormai amava profondamente.
I mesi con quelle due
donne l’avevano radicalmente cambiato.
Viveva per loro e per la loro felicità. Per i suoi sorrisi.
Le aveva detto che era un
segreto dove doveva andare. Che le
avrebbe confidato tutto al suo ritorno.
Ma l’assenza si
era prolungata. La sua presenza era fonte di
dolore. Lo leggeva ora negli occhi della ex Grifona che lo guardava
torvo. Ma quello
era finto odio, sotto quelle iridi poteva leggere tutto il dolore che
le sue
iridi grigie invece nascondevano alla perfezione.
Blaise gli aveva
raccontato del ricovero della piccola.
Sapeva che la Granger
sarebbe stata in grado di ammazzarlo
con le sue stesse mani.
Vedeva il suo petto
alzarsi frenetico.
Vedeva quegli occhi
guardarlo con rimpianto.
Nessuno dei due parlava,
come se fossero i loro occhi, i
loro corpi a sputare quelle parole che nessuno dei due aveva il
coraggio di
dire.
Poi lei si mosse e con
passo svelto gli si avvicinò. Vide i
suoi occhi castani scrutarlo e poi sentì il suo palmo
scaraventarsi contro il
suo volto.
L’aveva
schiaffeggiato ed era scappata.
Non l’aveva
rincorsa. Aveva sentito la porta della sua
camera sbattere. Aveva inspirato. E con passo elegante aveva salito le
scale.
Si era fermato qualche
attimo fuori dalla sua stanza e poi
aveva abbassato la maniglia.
Lei era lì.
Dinanzi allo specchio. Guardava il suo riflesso.
Guardava le sue occhiaie. Il suo petto muoversi rapido. Guardava il suo
viso ricoperto
di lacrime.
Si portò alle
sue spalle. E guardò assieme a lei quel
riflesso.
Dirle che
l’amava sarebbe servito a qualcosa?
Sarebbe riuscito a fare
ammenda?
No, di certo no. non
l’avrebbe perdonato.
“Granger.”
Sussurrò contro la sua schiena.
“Taci.”
L’afferrò
e la fece voltare verso di lui, facendo incontrare
poi i loro occhi.
“Mi
dispiace.”
“Per
cosa?” domandò lei fredda
“Per quello che
ho fatto. Per esser andato via.”
La vide sorridere. Ma
dentro urlava. Lo sapeva.
“Malfoy non devi
scusarti. Sapevo che l’avresti fatto. Sapevo
che ero solo una da scoparti. E come non hai ottenuto ciò
che volevi, passato
un po’ di tempo, hai cambiato giocattolo.”
L’aveva ferito.
Brutalmente. Aveva scaraventato con quel
falso sorriso tutto l’odio che provava per lui.
“Non
è vero.”
“Spiegami
allora.” Urlò la donna guardandolo con sguardo di
sfida.
“Ho lavorato per
il Ministero.”
La donna lo
guardò.
Poi il
biondo si
sbottonò la camicia lasciando vedere un enorme taglio su
tutto il petto.
Il cuore di Hermione perse
un battito.
“Cosa ti sei
fatto?” domandò.
“Ho lavorato per
il Ministero. Mi hanno mandato in missione.
L’ho fatto altre volte. Roba che ha a che fare con vecchi
Mangiamorte. Mi sono
offerto al Ministro dopo la cattura di mio padre. È stata
una delle cose che mi
ha fatto cambiare. L’altra, la più importante,
è stata conoscere te e Jane.”
“Non pronunciare
il suo nome!” gridò la donna.
Draco la guardò
“Granger.”
“Stai zitto! Non
c’eri! Mi hai lasciata! Non c’eri! Quando
lei è quasi morta in quello schifoso letto non
c’eri! Io ero da sola! da sola a
chiedermi dove fossi mentre mia figlia ti chiamava!”
L’uomo le si
avvicinò e l’abbracciò per qualche
istante, poi
lei scottata si ritrasse
“Lasciami. Ti
odio. Mi fai schifo.”
Il biondo scosse il capo e
si avvicinò ancora alla donna
spingendola e fermandola contro la parete della camera da letto.
“Ridimmelo.”
Sussurrò contro il volto della donna
“Ti
odio.” Disse lei dopo aver deglutito.
“Ti fa stare
meglio dirlo? Dillo ancora.”
Il volto della donna era
ricoperto di lacrime, che l’uomo si
apprestava a cancellare con le sue affusolate dita.
“Dillo Granger.
Dì quanto mi odi.”
Quando lei
riaprì nuovamente le labbra per urlare ancora il
suo odio, lui soffocò quelle sillabe con le sue di labbra.
La strinse al suo corpo.
Assaporò il suo sapore. Sentì le
mani della donna nella sua schiena. La desiderava.
Si separò dalle
sue labbra.
“Ti odio
Malfoy.”
“Io credo
d’amarti invece, Granger. Amo tutto di te.”
La donna si strinse ancora
di più a lui.
Lui tornò a
baciarla, sfilandole poi la camicia. Baciò le
sue spalle, i suoi seni. Assaporò il sapore della sua pelle
che così a lungo
aveva desiderato.
Lei baciò la
cicatrice che ricopriva il petto dell’uomo.
Lui leccava le ferite
invisibili di lei.
Lei leccava le cicatrici
visibili di lui.
Le loro labbra strette,
come le loro mani, come i loro corpi
contro quella parete.
Lui entrò in
lei, sospirarono e si amarono assieme. Entrambi
per la prima volta fecero l’amore. Entrambi curarono le
ferite dell’altro. Entrambi
sorrisero. Ognuno a modo suo, aveva dichiarato il suo amore
all’altro.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Era quella la felicità? ***
Boy your so dope
your
love is deadly
Tell
me life is
beautiful
They
I'll think I
have it all
I
am nothing
without you
All
my dreams and
all the lights mean
Nothing
without you.
Lana Del Rey – Without you
I loro corpi abbracciati
sul pavimento.
Una coperta a coprirli. Le
loro braccia a stringerli.
Così il sole li
aveva trovati il mattino successivo.
Così, gli occhi
di Draco Malfoy avevano scovato la donna che
l’aveva stregato, stretta al suo corpo.
Sentiva il suo petto
contro il suo muoversi lentamente.
Sentiva il suo respiro
abbattersi contro la sua pelle.
Sentiva il suo profumo
inebriarlo.
Sfiorò oltre
che con gli occhi, con le dita quella figura
delicata e fragile.
Lei aprì
lentamente gli occhi, sorridendo alla vista
dell’uomo.
Un calore la pervadeva. Le
sue mani sulla sua pelle. Il suo
respiro. I suoi occhi che l’osservavano.
Era quella la
felicità?
Non lampo.
No. quella non era la
felicità. La felicità per lei non ci
sarebbe mai stata. Lo sapeva bene. Per lei e per sua figlia non ci
sarebbe
stata felicità. Quelli erano solo momenti felici a cui si
sarebbe aggrappata
qualora ve ne fosse stato il bisogno. Lui era l’unico
appiglio che avrebbe
avuto.
L’unico rifugio
sicuro.
Una lacrima
solcò il suo viso.
Il volto di sua figlia le
pervade la mente. Il suo dolce
sorriso. Le sue manine sul suo volto il mattino. Il suo parlare da
saccente
proprio come lei.
Come avrebbe potuto vivere
senza di lei?
No, non
l’avrebbe fatto.
Sentì delle
dita fermarsi sotto le sue palpebre e catturare
il suo dolore.
Sentì le sue
labbra delicate posarsi sul suo naso, sulle sue
labbra, sulle sue palpebre, sui suoi capelli.
L’unico rifugio
sicuro.
Si strinse a quel corpo
che continuava a tenerla stretta a
sé.
Lui era lì. Era
con lei.
Non era più
sola.
-
“Allora, alla
fine ti sei dichiarato?”
Il biondo sorrise e scosse
il capo in direzione del moro.
“Ho seguito il
tuo esempio, Blaise.” Lo canzonò Draco.
“Sono contento.
La Granger ha bisogno di te. Anzi, le
Granger hanno bisogno di te.”
Il biondo annuì
spostando lo sguardo fuori dalla vetrata.
“Come sta la
piccola?”
“Ginny e Potter
l’hanno riportata a casa questa mattina.
Vederla in quel letto con mille macchinari mi uccide.”
“Potremmo
cercare qualcuno.” Propose il moro.
“Qualcuno
chi?”
“Non so. Un
medico, un donatore. Qualcuno. Qualcuno che
l’aiuti.”
“Mentre ero in
missione, quando mi hanno ferito, sono stato
ricoverato. Ho parlato con dei medici, ho spiegato loro la situazione
di
Jane..”
“E
quindi?”
“La loro
opinione è univoca. Non c’è nulla da
fare.”
“E cosa farai,
ti arrenderai?”
Il biondo lo
guardò tristemente.
“Cercherò
di rendere ogni momento della sua vita
indimenticabile.”
-
“Mamma?”
La bambina guardava la
donna che era intenta a scrivere e
compilare fascicoli su una poltrona dinanzi al letto della piccola.
Sollevò lo
sguardo sentendosi chiamare e incrociò i suoi
occhi stanchi con quelli spenti della bambina. Posò i
fascicoli accanto alla
poltrona e si sedette sul letto accanto alla sua bambina.
Le accarezzò il
volto e baciò i suoi capelli.
“Mamma?”
la richiamò Jane.
La donna la
guardò.
“Potremmo far
venire James qui qualche sera?”
La donna sorrise ed
annuì alla bambina.
“Mamma?”
domandò ancora
“Dimmi
tesoro.”
“Tu credi che
Draco mi voglia davvero bene?”
Hermione sorrise.
“Draco ti
ama.”
La bambina sorrise di
rimando e iniziò a giocare con i
capelli della donna.
Un bussare alla porta
aveva risvegliato le due dai loro
pensieri. Un alto biondo era fermo sulla soglia della cameretta ad
osservarle.
La donna
incrociò i suoi occhi con quelli grigi dell’uomo.
Lui sorrise.
“Avete impegni
per questa sera?”
Le due si guardarono e
scossero la testa.
“Bene, allora.
Granger vatti a fare una doccia, sto io con
Jane.”
La donna alzò
gli occhi al cielo e poi si alzò, dopo aver
posato un altro bacio sulla fronte della bambina.
Mentre usciva si
fermò dinanzi all’uomo.
“Grazie
Malfoy.” Sussurrò
Lui le si
avvicinò e posò un bacio sui suoi capelli.
“Allora, sei
pronta per la sorpresa di questa sera?” domandò
il biondo sedendosi con la bambina sul letto.
“Spero non sia
nuovamente cinema.” Rispose storcendo il
naso.
L’uomo sorrise
“No, questa sera
niente cinema.”
“E dove ci
porti?”
“Mmm. Non posso
assolutamente dirtelo.”
“Come quando sei
partito?” domandò la bambina
Draco la guardò
“Non
partirò più. Te lo prometto.”
“Non mi hai
più detto dove sei stato.”
“Sono stato in
missione per un lavoro. Dovevo trovare delle
persone cattive.”
“E ci sei
riuscito?” chiese curiosa la bambina
L’uomo la
guardò
“Tu cosa
dici?”
Jane sorrise.
“Penso che ti
abbiano catturato e poi qualcuno sia venuto a
salvarti.”
“Pensi questo di
me?” chiese l’uomo fintamente offeso,
mimando un gesto melodrammatico.
Poi sollevò il
capo e iniziò a solleticare e baciare sulle
guance la bambina.
Una donna aveva assistito
alla scena. Il suo cuore batteva
come non mai.
Draco la ama,
ripetè la sua mente.
L’aveva davvero.
“Granger,
perché non vieni ad aiutarmi? Questa dama mi ha
oltraggiato. Reclamo vendetta!” disse con tono canzonatorio
Draco.
La donna corse e si
lanciò sul letto, aiutando la sua
piccola a tirare pizzicotti all’uomo.
Era quella la
felicità?
-
“Allora ci dici
dove stiamo andando?” aveva domandato la
bambina avvolta in pesante cappotto tra le braccia dell’uomo.
“Sono ancora
offeso con voi, donzelle.”
Hermione lo spinse con un
fianco.
“Smettila
Malfoy. Non ti crede nessuno.”
L’uomo la
guardò fintamente piccato.
Dinanzi a loro sorgeva una
piccola villetta.
Hermione ne rimase
strabiliata, come ovviamente anche la
piccola Jane.
“Cos’è?”
urlò la bambina estasiata.
“Questa
è la vecchia casa di mia madre Jane. La casa dove
è
cresciuta da piccola.”
La bambina
annuì ancora, non staccando gli occhi dalla
piccola e graziosa villa bianca.
Hermione guardava
l’uomo senza staccare gli occhi dal suo
viso.
Lui la sorprese e le
sorrise, stringendole poi una mano.
Dinanzi alla villa un uomo
sulla sessantina li attendeva.
“Signor
Malfoy!” urlò con voce rauca.
“George!”
gridò il ragazzo avvicinandosi al vecchio uomo.
“Che bello
rivedervi. Sono stato felicissimo dopo la vostra
lettera.”
“George posso
presentarti la piccola Jane e sua madre
Hermione?”
L’uomo
annuì e strinse e baciò le mani delle due
Granger,
sorridendo vistosamente alla piccola Jane.
“Prego
seguitemi!” disse avanzando verso l’ingresso della
villa.
L’interno era in
stile rustico. Piccole poltroncine
campeggiavano nel salotto. Delle scale a chiocciola portavano al piano
superiore. Un fuoco era acceso in un piccolo camino rosso.
Poi Hermione lo vide, il
ritratto della donna che aveva dato
vita a quell’uomo.
Vide quella donna
così elegante e bella, sorriderle.
“Jane, lei era
mia madre.”
La bambina
scrutò dolcemente il quadro e poi posò gli occhi
sul viso dell’uomo.
“Lei
è più bella di te.”
L’uomo sorrise.
“Se devo proprio
dirti un segreto, tu, lei e la tua mamma
siete le donne più belle che io abbia mai
conosciuto.”
Hermione sorrise a
quell’appunto.
“George spero ti
unirai a noi per cena.”
L’uomo
annuì e si recò a scaldare qualcosa per cena.
Si sedettero tutti a
tavola e cenarono in allegria. George
raccontò dei tempi in solitudine. Poi raccontò
alle due Granger le sue
avventure con la piccola Narcissa Black e con il piccolo Draco Malfoy,
attirando l’attenzione delle due giovani.
“Signor Malfoy,
credo sia il momento!”
Il biondo annuì
e aiutò Jane ad indossare il cappotto. Poi
la prese per mano e la portò sulla terrazza della villa.
Piccoli fiocchi di neve
danzavano attorno a loro.
Jane spalancò
gli occhi e strinse forte Draco.
“Grazie! Grazie!
Grazie! È bellissimo.” Disse tornando a
guardare la neve.
L’uomo strinse
quella bambina a sé.
Guardò il suo
sorriso, e i suoi occhi ora sorridenti.
Felici.
Vide arrivare alle sue
spalle la Granger e con una mano
l’attirò a sé e la baciò.
Vide i suoi occhi colmi di
lacrime.
“Granger..”
iniziò
Lei scosse il capo e
baciò l’uomo. Poi si accoccolò contro
il suo petto accarezzando sua figlia.
L’uomo alle loro
spalle osservava la scena. Draco Malfoy era
cresciuto. Era così diverso dal passato. Sua madre sarebbe
stata orgogliosa di
lui. Aveva capito il vero significato dell’amore.
Scosse il capo e
rientrò in casa.
Dinanzi a lui il quadro
della donna sorrideva.
“Ce
l’ha fatta, Narcissa. Ce l’ha fatta.”
Il quadro
ammiccò e sorrise. Una lacrima di tempera scendeva
sul quadro.
Tre figure sostavano
ancora sotto la neve. Stretti l’uno
all’altro.
Draco sorrise. Aveva tutto
quello che desiderava. Non
avrebbe permesso che gli fosse portato via.
Hermione stringeva quei
due corpi a sé. Sentiva il battito
di sua figlia frenetico. Vedeva i suoi occhi brillare.
Era quella la
felicità?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Non posso perderla. ***
Salve
a tutti! Perdonate il grande ritardo, ma impegni universitari mi han
tenuta lontana dalla scrittura e in particolare da questa storia. Spero
che il nuovo capitolo sia di vostro gradimento. Commentate e recensite.
Un abbraccio a tutti voi che seguite e commentate la mia storia e a chi
la segue in silenzio.
Vostra,
JaneA.
And I started to
heart it again
but
this
time it wasn’t you
And the room is so quiet, oh oh oh
And my heart is
the heart of a life
For the devil to dance again
And the room is too quiet.
Florence and The
Machine – breath of Life
Aveva visto la sua bambina
addormentarsi beatamente tra le
braccia dell’alto biondo dinanzi al camino. Lui
l’aveva tenuta accanto al petto
per un lungo tempo, poi sorridendo alla donna si era sollevato e facendo un cenno con il
capo alla strega
aveva iniziato a salire le scale.
Lei era rimasta
lì.
Osservava la legna ardere.
Osservava quelle fiamme danzare
senza musica, o forse la musica era il battito del suo cuore.
Ripensava a quello che
negli ultimi mesi aveva vissuto
grazie a Draco. Aveva vissuto, semplicemente.
Prima le uniche gioie
della giornata erano i suoi momenti
con Jane. Ora c’era lui a colorare il loro mondo.
A stringerla,
c’era lui.
Sentì delle
mani stringerla alle spalle.
Sentì le sue
mani sulla sua vestaglia. Nonostante vi fosse
quel leggero strato di tessuto, sentì calore. E di certo non
era a causa del
fuoco.
Si appoggiò con
la schiena al petto dell’uomo. Inspirò.
“Non sei
felice.” Lo sentì dire contro i suoi capelli.
“Lo sono. Ma
sono anche infinitamente triste.” Sussurrò lei
stringendo le braccia attorno al suo busto, proteggendosi da lui,
proteggendosi
dalle sue paure.
Lui sfiorò i
suoi capelli, li baciò. Baciò la sua nuca,
spostò i capelli e baciò il suo collo.
“Sai che farei
tutto.”
Lei si voltò
verso l’uomo, facendo incontrare in tal modo i
loro occhi, perdendosi nei suoi grigi.
“Tu non puoi
capire quanto sia bello saperti qui.”
Sorrise, poggiandosi
nuovamente contro il petto dell’uomo.
“Vorrei
proteggervi da tutto. Voglio salvarla, Granger. Se
solo tu mi concedessi di partire. Di fare ricerche.”
La donna si
voltò ancora. Il terrore nei suoi occhi.
“Non andare. Ti
prego.”
L’uomo scosse il
capo e posò le sue labbra su quelle della
sua amata, sulle labbra dell’unica che era riuscita a far
battere il suo cuore
assieme alla piccola che dormiva beatamente al piano superiore.
“Devo pur fare
qualcosa per lei.”
“Stai facendo
molto. Lei ti adora.”
L’uomo sorrise.
“Non quanto io
adoro voi.”
-
Il giorno seguente grazie
a George erano andati a cavallo.
Jane aveva cavalcato per la sua prima volta, sotto lo sguardo attento e
premuroso dell’anziano custode della villetta dei Black.
Hermione e Draco si erano
concessi una cavalcata e una gita
in barca. Avevano sorriso, scherzato. Avevano assaporato ancora e
ancora i loro
sapori, i loro baci, la loro pelle.
Poi richiamati dal sole
che ormai stava per tramontare erano
ritornati alla villa.
Con sommo piacere i due
notarono Jane che aiutava George in
un piccolo orto alle spalle della villa.
“Mamma! Draco!
Sto piantando delle rose!”
I due sorrisero. Draco si
avvicinò alla bambina e la strinse
a sé.
Hermione li guadava.
Doveva ringraziare
quell’uomo. Lui e la sua bambina erano la
sua famiglia. Erano il suo cuore.
-
Il ritorno a Londra era
stato triste, soprattutto per la
piccola Jane. Staccarsi dai suoi nuovi amici e soprattutto da George
era stato
un tormento.
Ora, la realtà
tornava ad aspettarli.
Hermione fece infilare la
dolce piccola sotto le coperte e
si distese con lei.
“Mamma, sei
felice?”
La donna guardò
la bambina. I suoi occhi brillavano, anche
se visibilmente stanchi. Vedeva il volto di Jane pallido. Il suo cuore
perdeva
battiti. Quella malattia la stava distruggendo. Era questione di tempo.
Hermione sorrise
“Ho te. Come
potrei non esserlo?”
La bambina si strinse al
petto della madre.
“Io sono
felicissima. Draco ti ha fatto tornare il sorriso.”
La donna annuì
e tornò ad osservare gli occhi di sua figlia.
Era così saggia
per avere solo pochi anni, poca esperienza,
e tutta la sofferenza alle spalle.
“Ti va se
chiamiamo James?” le domandò sorridendo e
baciandola.
La bambina
annuì come suo solito esageratamente.
La donna posò
un altro bacio sulla fronte di Jane e inspirò
il suo profumo socchiudendo gli occhi.
-
“Non ci posso
credere.”
“Voglio fare le
cose per bene.” Sentenziò il biondo seduto
alla sua scrivania.
“Hai messo la
testa a posto. Potrei piangere.” Sorrise la
donna
“Smettila
Daphne.”
“Cosa ho detto
di male? Sono davvero contenta. Certo..
avrete bisogno di noi.”
“Troverò
una soluzione.”
“La Granger ti
ha imposto di non andare.” Enunciò atono
Blaise.
“Cosa faresti al
posto mio Blaise? –quasi urlò il biondo,
facendo spaventare la donna- Cosa faresti, se quella che ormai credi
tua figlia
stesse per morire? Cosa faresti se vedessi i suoi occhi spegnersi ogni
giorno
di più e non poter far altro che restare ad
osservarla?”
Aveva sbattuto una mano
sulla scrivania, mentre il volto era
visibilmente diventato paonazzo.
“Non posso
perderla.” Sussurrò infine, mentre la donna si
alzava e posava una mano sul suo braccio.
“Potremmo
mandare qualcuno per conto tuo a fare ricerche.”
L’uomo
scrollò il capo.
“Devo cercare di
far ricordare la Granger. Per quanto io odi
quell’uomo, lei deve ricordare. Forse potremmo utilizzare il
suo sangue. Non lo
so. Non lo so. Non so cosa fare.”
Il biondo si
accasciò contro il pavimento.
“Sposala.”
“Adotta Jane.
Vivi con loro l’ultimo periodo.”
Blaise guardava negli
occhi l’amico che aveva di scatto
sollevato il capo.
“E lasciare che
le muoia?”
“Hai sentito
tutti i medici del mondo, Draco. Per quanto io
ami quella bambina.. non credo ci sia altro da fare.”
Draco si prese la testa
fra le mani.
“Non posso
perderla.”
-
La donna guardava i due
bambini giocare sul letto della
piccola Jane. Tra le mani infiniti fascicoli. Lavori arretrati. Casi
irrisolti.
Concentrarsi era
impossibile. Sentiva la risata della sua
bambina. E non appena questa tossiva, il suo battito perdeva colpi.
Dentro di sé,
si domanda, se non avesse dovuto accontentare
Draco. Cercare nella sua mente il padre della sua dolce bambina.
Doveva farlo. Per lei.
Solo per lei. Doveva tentare.
Annuì mentre
guardava il sorriso di Jane. L’avrebbe fatto
per lei.
-
Avevano cenato tutti
assieme. Si era concessa qualche gossip
con Daphne mentre ripulivano la cucina. Aveva sorriso sentendo i
pettegolezzi
di quelli che un tempo erano i suoi compagni di Hogwarts.
Draco l’aveva
abbracciata e baciata più volte, sotto gli
occhi vispi della sua bambina.
Aveva lasciato che fosse
lui a portarla a letto dopo che i
loro ospiti si erano congedati.
Così, si era
concessa un bagno rilassante.
L’acqua
bollente. Petali di rose in essa. Profumi delicati
nell’aria.
Poi la pelle diafana di lui
contro la sua.
“Sta
dormendo.” Le sussurrò all’orecchio.
La donna sorrise.
“Grazie,
Malfoy.”
Lui la strinse a
sé. Fece combaciare perfettamente le loro
figure, i loro corpi, i loro battiti.
Piano voltò la
donna verso di sé, facendo incontrare i loro
occhi.
Baciò il suo
collo, il suo seno. Poi tornò alle sue labbra.
Sciolse i suoi capelli che
erano stati imprigionati in un
semplice chignon.
“Sei
splendida.” Le soffiò sulle labbra.
Lei ricambiò
con un sorriso e un bacio.
Poi accorciò le
loro distanze, avvicinando i loro corpi,
sino a quando lui non entrò in lei.
I loro sospiri, le loro
carezze, il loro amore.
Sorrise, pensando a quanto
odiava Draco Malfoy.
Raggiunsero il piacere
assieme. Stretti l’uno all’altra.
L’uomo non la
lasciava. Il suo petto ansante si scontrava
con il suo.
Avvicinò le
labbra all’orecchio della donna, baciò il lobo e
poi sussurrò
“Sposami,
Hermione Granger.”
La donna si
scostò per guardare quegli occhi grigi.
“Co-
cosa?” disse balbettando
“Vuoi sposarmi,
Hermione Granger?”
Una lacrima scese sul
volto della donna, per poi essere
subito catturata dalle labbra dell’uomo che la stringeva a
sé.
“Sposami.
Sposami.”
La donna annuì,
e rispose buttandosi sulle labbra dell’uomo.
“Sì!
Sì! Sì!”
Quella era la
felicità.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Un ago in un pagliaio. ***
Ancora una volta devo scusarmi per
l'enorme ritardo. Ci stiamo avvicinando ad un punto di risoluzione?
Chissà. Attendo vostri commenti. Un abbraccio, JaneA
L’aveva stretta
a sé per ore. Avevano guardato Jane dormire,
avevano sorriso.
Lei gli si era stretta
ancora di più. Cercando conforto al
suo dolore. Cercando semplicemente rifugio tra quelle braccia che
l’avevano
salvata, ma che non potevano salvare sua figlia.
Sentì la donna
deglutire. La discostò delicatamente e fece
immergere le sue iridi grigie nelle sue dorate.
“Permettimi di
cercarlo, Granger.”
La donna
deglutì ancora, rimanendo sempre in silenzio.
“Sai che sono un
legilimens. Permettimi di guardare dentro i
tuoi pensieri. Permettimi di salvare nostra
figlia.”
Aveva pronunciato le
ultime due parole con amore immenso. Per
Draco Malfoy, Jane Granger era davvero sua figlia. La fotocopia in
miniatura
della donna che amava. Le amava entrambe come aveva amato solo una
donna nella
sua vita: sua madre.
Non si sarebbe arreso
dinanzi al silenzio della Granger,
avrebbe continuato a domandarle il permesso di violare i suoi ricordi,
la sua
mente.
Avrebbe tentato tutto per
vederle sorridere entrambe.
Voleva stringere ancora,
per sempre, quella bambina. Sfidarsi
con le in gare di lettura. Desiderava vederla salire sul treno per
Hogwarts. Desiderava
sposare la donna che gli era seduta accanto e adottare Jane.
Guardò ancora
la donna che non aveva scostato i suoi occhi
da quelli dell’uomo.
“Permettimelo.”
Sussurrò
ancora l’uomo.
La donna si
voltò. Alle sue spalle dormiva tormentata la sua
bambina. Il respiro affaticato, le palpebre violacee. Le si strinse il
cuore.
A se l’avesse
perso? Se avesse perso entrambi?
Si rigirò
lentamente verso l’uomo. Non pronunciò una parola.
Semplicemente si limitò ad annuire.
L’uomo la
strinse a sé.
“Farò
tutto il possibile per salvarla, Granger. E dopo ti
sposerò.”
Lacrime scorrevano sul
volto della giovane strega. La vecchia
grifondoro, eroina del mondo magico, era stata sepolta. Il dolore aveva
camuffato il suo corpo. Sarebbe spettato al suo biondo salvarla e
riportarla
alla luce.
-
Indagare, profanare,
analizzare la sua mente era
terribile. Stava rivivendo ogni singolo istante della
vita della sua adorata mezzosangue dopo la battaglia di Hogwarts.
La vedeva durante la sua
storia con Ronald Lenticchia
Weasley. La vedeva donarsi a lui, amarlo ed essere successivamente
gettata via
come carta straccia.
Rabbia, astio, delusione.
Dolore. Lo stesso che aveva
provato la donna che ora giaceva addormentata dinanzi a lui.
Sapeva che a breve avrebbe
scovato il volto dell’essere.
La stanchezza iniziava a
farsi sentire. Socchiuse gli occhi,
rilassandosi qualche attimo.
Nella mente le urla di
piacere e dolore della sua donna. Sentiva
che avrebbe potuto ammazzare quel viscido rosso.
La vide partire per la sua
vacanza. Sola. Delusa. Sofferente.
Vedeva i suoi occhi rossi dal troppo pianto coperti da un paio
d’occhiali da
sole stile anni ’50. La vedeva avvolta in un abito magenta.
Splendida.
I capelli erano raccolti
in una treccia laterale.
Era giovane e perfetta,
come la ricordava. Come l’ammirava. Come
lei non aveva mai saputo.
La vide ancora salire sul
traghetto, sorridere a qualcuno
che l’aveva osservata per educazione.
Non appena la vide
scendere da quel traghetto iniziò il suo inferno.
Serata in quelle che i
babbani chiamano ‘discoteche’. Il suo
corpo strofinato contro quello di mille uomini. Le loro mani sui suoi
seni,
sulle sue curve, tra i suoi capelli, sulle sue labbra.
La vedeva gettarsi tra le
loro braccia, sorridere, ma essere
assente.
Infine lo
trovò. Lo vide.
Un moro, alto, occhi scuri.
La vide tra le sue
braccia, sentì le sue urla di piacere. La
vide contro una umida parete del locale, contorcersi, donarsi.
Non avrebbe saputo nulla
di quella scena, nulla.
Riaprì gli
occhi inspirando e deglutendo.
Sentiva la rabbia scorrere
nelle sue vene e raggiungere i
palmi delle mani che strinse a pugni sino a far sbiancare le nocche.
Trovarlo sarebbe stato
difficile, non un nome, nulla. Aveva indugiato
a lungo. Ascoltato attentamente le parole della donna, degli amici
dell’uomo. Nulla.
Si avvicinò
alla donna. Il suo respiro regolare. L’accarezzò
e la prese tra le sue braccia per poi condurla nella sua camera da
letto.
La coprì con un
lenzuolo.
Lei a quel contatto
aprì gli occhi.
“Malfoy?”
Lui le sorrise e le si
strinse accanto.
“Sei bellissima
Granger.”
Lei avvicinò le
sue labbra a quelle dell’uomo, dolcemente. Facendo
dimenticare ad entrambi i loro dolori, le loro angosce.
Baciò i
contorni delle sue labbra, baciò le sue palpebre.
“Ti amo
Malfoy.” Sussurrò contro le sue labbra.
“Granger, io
molto di più.”
Sorrisero assieme, si
cibarono l’uno dell’altra sino a
quando una piccola peste s’infilò tra loro nel
lettone godendosi di quegli
abbracci che erano amore puro esclusivamente per lei.
-
“L’hai
trovato?”
La voce di Blaise era un
fascio di nervi. Come d’altronde l’uomo
che camminava dinanzi e indietro nell’ufficio.
“No.
L’ho solo visto.” Sputò il biondo prima
di versarsi da
bere.
Lasciò che il
liquido ambrato cadesse lento nel bicchiere,
riempiendone circa due dita.
“E
lei?”
“Lei non sa
nulla. Non saprà nulla. Non posso dirle tutto. Non
posso riportarle quel dolore alla mente.” Lo sguardo argenteo
perso nel liquido
ambrato.
Blaise annuì
chiudendo la borsa da lavoro.
“Oggi lei e
Daphne pranzavano assieme.”
Il biondo annuì.
“Sì,
me ne ha parlato. A quanto pare Daphneha già iniziato a
romperle la testa per il matrimonio.”
“Cerca solo di
distrarla.”
Il biondo annuì
ancora.
“Lo so,
perdonami. È solo che non reggo più.”
“Ti va di venire
a pranzo con Jane da noi? James ne sarebbe
contentissimo. Credo abbia una cotta per Jane.”
Il biondo sorrise e
guardò l’amico di vecchia data negli
occhi.
“Chi non avrebbe
una cotta per quella bambina?”
Scoppiarono a ridere
assieme.
“Allora accetti
l’invito?”
Draco sembrò
rifletterci qualche attimo, poi disse
avviandosi verso la porta.
“Vado a prendere
Jane.”
Blaise lo fermò
prima che potesse uscire.
“Draco?”
Il biondo si
voltò.
“Lo troveremo.
Sarà difficile, ma lo troveremo. Non posso
negare la ragazza dei sogni a mio figlio. E nemmeno la figlia perfetta
al mio
migliore amico.”
Draco annuì
tristemente e si richiuse la porta alle spalle.
Sarebbe stato come cercare
un ago in un pagliaio, ma ce l’avrebbe
fatta. Per lei.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Ho trovato ciò che cercavo ***
L’amore
più bello è quello che risveglia
l’anima,
e
che ci fa desiderare di arrivare più in alto;
è
quello che incendia il nostro cuore e porta
la pace nella nostra mente.
-The
Notebook
Erano passati ormai mesi
dall’inizio dell’ardua ricerca.
Draco aveva ormai scandagliato ogni
momento della memoria
della donna di cui era follemente innamorato, alla ricerca di un
piccolo
dettaglio che potesse aiutarlo. Nulla.
“Voglio adottarla. Voglio
che sia mia figlia a tutti gli
effetti.” Aveva detto una sera subito dopo aver messo la
piccola a letto.
Hermione si era seduta con aria
stanca sul divanetto e si
era accoccolata sul petto dell’uomo.
“Dobbiamo prima sposarci e
sai come la penso.”
“Lo so, vuoi aspettare per
lei. Ma io..”
La donna prese il volto
dell’uomo tra le mani.
“Ti ama. Sei già
suo padre.”
“Voglio che il suo regalo
di compleanno sia potermi chiamare
papà.”
Hermione sorrise.
“Va bene.”
L’uomo strabuzzò
gli occhi.
“Mi sposerai?”
domandò confuso
“Non tanta fretta Malfoy
–sorrise la donna- adotta mia
figlia, diventa suo padre. Poi forse ti sposerò.”
Avvicinò le sue labbra a
quelle dell’uomo.
Lui fece scorrere le sue dita lungo
il corpo della donna.
“Ti amo, Granger.”
“E’ sempre una
gioia sentirtelo dire.”
“Ehi, voi due! Non dovreste
andare a letto?”
Una vocina aveva interrotto i due,
affacciata alle scale
c’era la piccola Jane che sorrideva e li accusava con il suo
piccolo ditino.
Draco sorrise
“Jane, sarai una perfetta
Serpeverde, ne sono assolutamente
convinto. Vieni qiui!”
La bambina non se lo fece ripetere
due volte, e dopo aver
sceso di corsa le scale si buttò tra le braccia di quello
che ormai considerava
suo padre.
“Jane, non dare ascolto.
Sarai una Grifondoro come me. E
sarai perfetta!”
“Allora piccola, come mai
non sei a letto?” domandò il
biondo prendendo le manine della bambina tra le sue.
“Beh, stavo pensando al mio
compleanno.” Disse abbassando il
capo
“Richieste?”
ghignò il biondino.
“In effetti, mamma posso
avere una festicciola? Voglio
invitare James e zia Ginny e zio Harry e anche zio Blaise e zia
Daphne!”
La donna sorrise.
“La potrai avere ad una
sola condizione.”
La bambina sgranò gli occhi
“Quale?”
“Che mi dai un grosso
enorme bacione!”
Jane non se lo fece domandare ancora
e si buttò tra le
braccia della mamma, schioccandole baci ovunque
“Grazie, sei la mamma
migliore del mondo!”
“Ehi, ci sono
anch’io!” gridò un finto offeso Malfoy.
Hermione si voltò verso la
bambina
“Che dici ne diamo qualcuno
anche a lui?”
Jane mimò di pensarci un
po’ su e poi annuì.
Così assieme si gettarono
sul biondino e iniziarono a
schioccarli baci a volontà.
La casa era stata tutta
abbondantemente decorata a festa per
il sesto compleanno della piccola Jane. Questa in preda
all’entusiasmo correva
per tutta la casa.
Hermione affaccendata nel preparare,
controllava la piccola
con un sorriso ben piazzato sulle labbra.
“Jane, rallenta, o finirai
per stancarti e questa sera sarai
distrutta.”
Un bussare sommesso interruppe la
corsa della bimba che si
precipitò ad aprire la porta
“Zia Ginny! Sei arrivata!
Entra!”
“Tesoro! Buon
compleanno!” disse la rossa stringendo a sé la
piccola figlioccia.
Hermione fece capolino dalla cucina
“Ginny! Sei venuta ad
aiutare o a stuzzicare qualcosa in
anticipo?”
“Ovviamente a far entrambe
le cose!”
La riccia sorrise all’amica
“Jane, va di sopra e inizia
a lavarti, arrivo subito!”
La bambina dopo aver annuito si era
precipitata su per le
scale.
“Allora
dov’è il tuo amoroso?”
domandò Ginny sedendosi sullo
sgabello e iniziando a farcire dei panini
“E’ andato a
ritirare le ultime carte.” Sorrise la donna
alla rossa
“Finalmente Jane
potrà chiamarlo come si conviene.”
Hermione annuì sorridendo.
“Sembra Jane stia
meglio..”
“Si, e no. ogni tanto
diventa troppo pallida. –seguì una
pausa- Ho paura Ginny. Ho paura che ogni attimo possa essere
l’ultimo.”
La donna si avvicinò
all’amica e la strinse.
“Và ad aiutare
tua figlia e preparati. Tra un’ora
arriveranno gli ospiti.”
La riccia annuì e toltasi
il grembiule da cucina corse al
piano di sopra.
Dopo essersi preparate con attenzione
le due Granger
scesero.
Hermione avvolta in un semplice abito
nero, Jane in un abito
bianco con scarpette abbinate.
Al piano di sotto ad attenderle, non
vi era solo Ginny, ma
tutto il resto degli invitati. In prima fila il loro amato Draco, tra
le cui
braccia si lanciò a piccola Granger.
Lui la strinse a sé,
incurante degli sguardi che aveva fissi
su di loro.
“Ho un regalo per te e per
la tua mamma.” Le disse
Jane si illuminò al suono
di quelle parole
“Cos’è?”
domandò impaziente
“Oh, non è una
cosa materiale, è un regalo ancora più
speciale. Poso dirtelo all’orecchio?”
La bambina annuì
vigorosamente e avvicinò l’orecchio alle
labbra del biondo
“Da oggi sono il tuo
papà!” sussurrò lui sorridendo
Jane si lanciò su di lui e
iniziò a gridare
“Papà! Tu sei il
mio papà!”
Hermione rimasta in disparte
sentì il suo cuore esplodere di
gioia. Come lei anche gli altri invitati si emozionarono alla vista di
quella
piccola bambina che era riuscita a conquistare il cuore del freddo
Draco
Malfoy.
“Allora adesso tu e la
mamma potrete sposarvi!”
Il biondo annuì rivolto
alla bambina e lanciò uno sguardo
alla sua amata donna che sorrideva con il volto coperto di lacrime.
“Aspetta qui”
enunciò la bambina che rapidamente corse in
cucina per far subito dopo ritorno.
“Mamma, vieni
qui.”
La donna confusa si
avvicinò al biondo e alla sua bambina
che teneva tra le mani due patatine a forma di anello.
“Ecco, papà
metti questo al dito della mamma.”
L’uomo sorrise e fece come
la bambina aveva lui indicato.
Stessa cosa accadde per Hermione che
con mani tremanti
infilò la patatina al dito di Draco.
“Bene –disse la
bambina- adesso siete davvero la mia mamma e
il mio papà!”
Poi si avvicinò
all’orecchio del biondo e sussurrò
“Puoi baciare la tua
sposa.”
Lui non se lo fece ripetere e mentre
alle loro spalle gli
invitati applaudivano entusiasti avvicinò le sue labbra a
quelle della Granger.
“Ti avevo detto che tua
figlia sarebbe finita a Serpeverde.”
“Vorrai dire nostra
figlia.” Sussurrò lei
Lui annuì e la strinse
ancora a sé.
“Ah, Granger. Ho trovato
ciò che cercavo.”
La donna strabuzzò gli
occhi guardando l’uomo. Poi la sua
attenzione venne accolta da alcuni petali che cadevano sulla loro testa.
“Mamma hai visto?
L’ho fatto io!”
Corse ad abbracciare Jane.
La sua bambina aveva fatto la sua
prima magia.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1042835
|