Ti insegnerò ad amare;

di JaneA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri inaspettati. ***
Capitolo 2: *** Verità. ***
Capitolo 3: *** Stai sbagliando. ***
Capitolo 4: *** Ci sto. ***
Capitolo 5: *** Cosa mi avete fatto, Granger? ***
Capitolo 6: *** Mi piace vederti felice. ***
Capitolo 7: *** Per farti tornare. ***
Capitolo 8: *** Era quella la felicità? ***
Capitolo 9: *** Non posso perderla. ***
Capitolo 10: *** Un ago in un pagliaio. ***
Capitolo 11: *** Ho trovato ciò che cercavo ***



Capitolo 1
*** Incontri inaspettati. ***


"C’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte,
dove rimani senza fiato per quanta emozione provi;
dove il tempo si ferma e non hai più l’età.
Quel posto è tra le tue braccia in cui non invecchia il cuore,
mentre la mente non smette mai di sognare"
- Alda Merini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Londra come tutte le mattine si presentava euforica e piena di vita dinanzi ai suoi occhi. Che si trattasse della Londra babbana non faceva differenza.

Si scontrava con gente che correva a lavoro con tra le mani un fumante bicchiere di caffè. Chi camminava a passo svelto parlando con quello che doveva essere un cellulare. Chi si fermava ad acquistare il quotidiano e si bloccava dinanzi al rivenditore per leggere sommariamente le notizie in vista.

Automobili, autobus, motociclette. Questo caratterizzava quella mattina Londra. Come sempre.

Da anni ormai Draco Malfoy era abituato a quel clima, a quei rumori, ai quei volti. Da anni si era quasi trasferito nella Londra babbana, nonostante fosse un noto Magiavvocato.

Affari vari lo portavano in giro per la Londra babbana per metà settimana. Cene con clienti, incontri con questi ultimi, incontri con donne varie.

Donne inutili. Donne che servivano semplicemente a scaldargli il letto, a scaldargli le lenzuola. Donne nelle cui carezze, nei cui sospiri si perdeva cercando di perdere se stesso.

Era cambiato, era cresciuto. Era ormai lontano dal Draco Malfoy egocentrico, malvagio e subdolo dei tempi di Hogwarts. Era semplicemente cambiato. La guerra aveva colmato la sua vita di dolore e colpa. La perdita della madre aveva creato un vuoto incolmabile. Aveva rescisso il contratto con quella che era stata la sua promessa sposa per anni. Aveva cancellato tutto. L’unica cosa che gli restava era l’amicizia di Blaise Zabini e della sua consorte Daphne Greengrass, e le innumerevoli proprietà dei Malfoy.

Cosa importante, gli restava il suo lavoro.

Era il più noto Magiavvocato dell’intero mondo magico. A stento, con fatica, era riuscito a cancellare quello che era l’ignobile ricordo di suo padre Lucius. Aveva messo da parte le sue strampalate idee sulla purezza del sangue. Aveva finito per innamorarsi e finire piacevolmente intrappolato in quello che era il mondo babbano.

Sì, non c’era dubbio. Draco Malfoy era cambiato. Era cambiato, sì, ma ero solo.

Si crogiolava nell’alcool e nei profumi femminili ogni notte. Si rifugiava tra quegli strappi di lingerie, tra quelle urla e quei sospiri. Ma alla fine, al mattino, quello che ritrovava tra le mani era il niente più assoluto.

Anche quel mattino, così, spento, vuoto, privo di qualsiasi cosa camminava elegantemente per le strade affollate.

Il lavoro, diceva a se stesso, era l’unica sua soddisfazione. Gettare in carceri criminali era quasi una sorta di perdono quotidiano. Perdono che di certo non purificava e guariva le sue ferite.

Guardava i visi della gente che passavano lui dinanzi. Scrutava gli occhi degli uomini fermi a chiacchierare. Donne lo fissavano quasi  a volerlo divorare con gli occhi, donne lascive e venditrici del loro corpo. Donne prive di moralità.

Che Draco Malfoy avesse avuto molto donne, questo era certo. Come era certo che nella sua vita non si fosse mai innamorato. L’unica donna che aveva amato era stata sua madre. Rivedeva il suo sorriso non appena la ricordava. Rivedeva i suoi morbidi capelli. Sentiva sulla sua fronte ancora il calore delle sue dolci labbra quando dopo una giornata di duro lavoro si posavano sulla sua pelle diafana.

La sua assenza era quello che più lo sconvolgeva, lo straziava.

Perso nei suoi pensieri, nei ricordi, perso nel vuoto e nell’assenza, Draco Malfoy si scontrò con una piccola bambina.

La scrutò vedendola seduta sul marciapiede di una strada babbana.

Era seduta a braccia conserte, con uno sguardo truce in viso.

“Sai, sei troppo alto, dovresti badare a dopo metti quelle scialuppe e soprattutto dovresti guardare avanti e non i tuoi piedi. Poi sono anche brutte quelle scarpe!”

La bambina aveva parlato velocemente. Lui era rimasto strabiliato. Come potesse avere un esserino così una padronanza linguistica del genere, era assolutamente un mistero.

Si accovacciò dinanzi alla bambina e porgendole una mano l’aiutò a rialzarsi.

Dopo essersi aggiustata la gonna e ripulito le calze, tornò a guardare torva il biondo.

“Allora, a cosa stavi pensando mentre camminavi?”

Il biondo accigliato guardava curioso la bambina. Incredibile a dirsi, ma aveva qualcosa di familiare, troppo familiare. Un paio d’occhi marroni lo scrutavano ancora in attesa di una risposta. Un piedino iniziò a battere frenetico sulla superficie del marciapiede. Tornò a guardare gli occhi della bambina. Erano caldi nonostante lo sguardo odioso. Una massa di boccoli castani ricadeva sulle piccole spalle.

Un lampo pervase la sua mente. Non poteva essere.

“Non è possibile..” sussurrò.

“Cosa? Allora?” ripetè la bambina.

“Non è possibile. Tu sei..”

“Jane!” una voce alle spalle della bambina lo interruppe

Alzò lo sguardo restando letteralmente a bocca aperta.

No, era un’assurdità. La sua mente non faceva che ripetere questo.

“Jane! Ma cosa ti passa per la mente? Mi hai spaventata!”

“Scusami..” la bambina chinò il capo.

“Vieni qui.” La donna richiamò la bimba e la strinse forte al suo petto.

“Perché sei rimasta indietro?” domandò ancora la donna

“Per colpa sua!” la bambina tornò a posare lo sguardo e a posare un dito accusatore sul biondo.

La donna spalancò gli occhi stupefatta e iniziò a scuotere il capo.

“Non è possibile.”

“Cosa mamma?”

Ridestandosi a quella parola, il biondo prese a scrutare la donna.

Non poteva essere.

Hermione Granger, si ergeva in tutta la sua bellezza dinanzi a lui.

C’era da ammetterlo. Era davvero diventata una splendida donna.

I capelli non erano più un cespuglio incolto ma erano stati raccolti in un piccolo chignon.

Draco lasciò scorrere i suoi occhi sul corpo della donna.

Indossava un tailleur beige, ai piedi delle scarpe nere col tacco. Sul viso solo un velo di trucco oltre quello sguardo truce. Lo stesso che pochi minuti prima campeggiava sul volto della figlia.

Tale madre tale figlia pensò.

Le curve erano ai posti giusti. Sì, quel topo di biblioteca doveva essersi trasformato davvero in un bello e singolare cigno.

La voce della piccola Granger lo risvegliò nuovamente.

“Mamma?” le domandò

“Malfoy?”

“Mamma, lo conosci? Non mi ha vista e mi ha fatta cadere. Guarda qua, mi ha fatto sporcare le calze!”

“Tranquilla, le sistemeremo a casa. –rispose la donna senza davvero dare attenzione alle parole della figlia. Il suo sguardo era fisso in quello dell’uomo.

“Allora, Granger, vedo che abbiamo messo su famiglia!”

La sua voce la ridestò.

Scosse ancora il capo stringendo la bambina a sé.

“Malfoy, cosa ci fai qui?”

“Mamma, lo conosci?”

“Sì, tesoro. Lo conosco.”

“E come si chiama? Ha un’aria antipatica.”

La donna lo fissava. Sembrava che il suo sguardo potesse leggerlo dentro.

“Si chiama Draco, tesoro.”

“Draco? Che nome buffo. Ciao Draco! Sei un amico della mia mamma?”

La donna strabuzzò gli occhi alla domanda della figlia.

Malfoy invece fece il suo solito ghigno. E si avvicinò alla bambina,

“Oh sì! La mamma non ti ha raccontato di me? Andavamo a scuola assieme!”

“Davvero?! Mamma, allora è come te! –sussurrò la bambina all’orecchio della mamma, evidentemente la Granger aveva condiviso la sua identità con la figlia e le aveva detto che sarebbe stato un segreto tra loro.

“Sì, Jane. Draco è come me.”

“Uau! –gridò la bambina svincolandosi dall’abbraccio della madre a buttandosi tra le braccia del biondo.

Hermione si coprì la bocca con una mano alla vista di quella scena.

Mentre Draco stupito si lasciò stringere dalla bambina e dopo qualche attimo ricambiò l’abbraccio.

Come era possibile? Stava abbracciando una bambina. Una bambina, figlia della Granger, per giunta!

Era impazzito. Non c’era altra spiegazione.

“Jane –disse Hermione ripresasi- forse è meglio se andiamo. O farai tardi all’asilo.”

“Ci accompagni, Draco?” la bambina ormai aveva occhi solo per il bel biondino.

Senza dar tempo all’uomo di rispondere la donna intervenne

“Oh, tesoro, di sicuro Draco avrà altri impegni.”

“Hai altri impegni?” domandò Jane a Draco arricciando le labbra.

“Da che parte andate?” chiese il biondo.

“Il mio asilo è vicino al Ministero dove lavora la mamma!” enunciò la piccola.

“Devo fare quella strada..se volete la facciamo assieme.” Dichiarò atono.

“Sì! Draco ci accompagna, Draco ci accompagna!” iniziò ad urlare Jane per strada.

“Bene, andiamo.” Sussurrò sconfortata Hermione prendendo per mano la bambina.

 

Avviatisi, per strada, solo la bambina parlava continuamente, facendo domande al biondo e proclamandosi un angioletto ogni volta che la mamma la rimproverava per qualche domanda indiscreta.

“Hai una fidanzata?” le chiese la bambina ad un certo punto.

Draco la guardò silenzioso.

“Jane –intervenne Hermione- sono cose private, non si fanno queste domande!”

“Perché? Tu e Draco siete amici! Tu e zio Harry vi dite i segreti!”

“Granger, questa bambina è tutta sua madre.” Proclamò il biondo.

Hermione sorrise. Non ci poteva credere, stava sorridendo ad una battuta di Malfoy?

“Beh, Jane tesoro, siamo arrivati. Saluta Draco e corri dentro, su!”

“Ciao Draco! Mamma stasera viene a cena da noi vero?”

“Cosa?” quasi gridarono entrambi

“No, tesoro credo che Malfoy, Draco..abbia già impegni, vero?” enunciò la donna, lanciando uno sguardo torvo al biondo.

“Oh, sì. Sono molto impegnato..” si scusò Draco.

“Bugiardo! Hai fatto lo sguardo di quando si dice una bugia.” Sentenziò la bambina ponendo le braccia incrociate sotto il petto.

“E tu cosa ne sai dello sguardo di quando si dice una bugia, signorina?” le domandò il biondo avvicinandosi.

“Tranquilla, non lo dico alla mamma.” Le sorrise ammiccando.

La bambina sorrise di rimando mostrando tutti i suoi denti.

“Allora, deduco che stasera sarò tuo ospite Granger.”

“Per mia sfortuna si.” Dichiarò sconfitta la donna.

“Ora, Jane Granger fila dentro. Muoviti, marciare!” disse Hermione ridendo.

La bambina si voltò per mandare un bacio volante a Draco  e poi ne schioccò uno sulla guancia della madre e corse via.

 

“Jane Granger?” chiese Draco non appena rimasero soli.

“Sì.” Rispose la donna, abbassando lo sguardo, per poi rialzarlo fiera.

“Mi dispiace Granger.”

“Per cosa?”

“Per il fatto che tua figlia sembra essersi innamorata di me.” Gighnò soddisfatto.

“Mia figlia non si è innamorata di te, Malfoy. Certo, all’apparenza potrebbe anche esserlo. Alla fine sei quello che sei..ma..”

“Sono quello che sono? Cosa vuoi dire Granger?”

“Intendo dire che non sei di certo orrendo. Anzi..” dichiarò divenendo paonazzo.

Draco ghignò. Era bellissima. Quel suo modo di mordersi il labbro, poi. Doveva smetterla di fare pensieri sconci su quella donna. Era Hermione Granger!

“Smettila di sbavare Malfoy.”  Lo riprese la donna, con un sorriso compiaciuto sulle labbra.

“Malfoy, io ora devo scappare in ufficio. Ti mando un gufo con l’indirizzo. Ok?”

Il biondo annuì.

“A questa sera, Granger.” Le disse prima che la donna e il suo profumo scomparissero tra la folla londinese.

 

 

 

 

 

 

 

Aveva fatto pensieri poco consoni sul furetto. Non era possibile.

Continua a ripetersi di lasciar perdere quel furetto, mentre entrava a passo spedito nel Ministero della Magia.

Arrivata nel suo ufficio, dopo aver fatto volare la borsa sulla poltroncina, si lasciò cadere dietro la sua scrivania.

Pose le dita ai lati della fronte e iniziò a massaggiarsi le tempie.

“Ehi Hermione!”

“Ginny! Cosa ci fai qui?”

“Vengo a salutare la mia migliore amica, cos’altro altrimenti!” sentenziò la rossa accomodandosi dinanzi all’amica.

“Dov’è Harry?” le domandò.

“E’ nel suo ufficio. Sta ordinando dei fascicoli. È qui dall’alba.”

“E tu sei venuta a trovarlo, vero?” chiese ammiccando la donna.

“Ehm..beh…il fatto è che stare a casa, o alla Tana è di una noia mortale.”

“Lo so. La gravidanza è così.” Annuì Hermione in direzione dell’amica.

“Hai lasciato Jane all’asilo? Vuoi che la vada a prendere io?” si propose l’amica.

“Sì, l’ho lasciata poco fa. Purtroppo andrò direttamente io a prenderla. Abbiamo un impegno questa sera e le ho detto che mi avrebbe aiutata a preparare la cena per un suo ospite.”

“Un suo ospite?” chiese la rossa confusa

“Ha invitato di nuovo Michael?” sorrise

“No. Magari si trattasse di Micheal. Preferirei la cucina distrutta, rispetto a quello che mi aspetta.”

La rossa strabuzzò gli occhi.

“Cosa ti aspetta?”

“Questa mattina mia figlia mi ha lasciato la mano, perdendosi momentaneamente tra la folla babbana. E ha fatto un bellissimo incontro. Guarda, fortuna allo stato puro.”

La rossa la incitò a continuare

“Ha incontrato Malfoy. E se ne è perdutamente innamorata. Ci ha accompagnate all’asilo e come se non bastasse l’ha anche invitato a cena.”

“E lui ha accettato?” domandò sbigottita Ginny.

“Sì! Sembrano due amici per la pelle!”

Hermione tornò a massaggiarsi le tempie, sprofondando nella sua comoda poltrona.

“Però ha buon gusto tua figlia.” Dichiarò Ginny beccandosi uno sguardo truce dalla donna che le sedeva dinanzi.

“Suvvia Hermione, ammettilo. L’ho intravisto qualche sera fa quando ero a cena con Harry. È diventato davvero carino.”

“Smettila Ginny!”

“Oh oh, vedo che ha colpito già!”

“Non ha colpito un bel niente, invece. È semplicemente una brutta serpe. Ha anche detto a mia figlia di essere un mio grande amico!”

Ginny rise.

“Mia cara Hermione. Sarà anche una serpe, ma tua figlia ne è ormai innamorata. Forse la vede come una figura paterna, quella che le è sempre mancata. Devi comprendere anche questo. In questo momento lei vede Draco come una figura su cui fare affidamento. E poi, che gran figo di padre! Tutte morirebbero per averne uno identico.”

“Ginny. Mia figlia non ha bisogno di soffrire ancora.”

Un velo di tristezza si era posato sul volto della donna. Il ricordo di un amore mai nato che aveva generato la sua splendida, bellissima Jane. Il ricordo di quello che era successo dopo e che ancora succedeva.

Aveva il cuore straziato. Ma si faceva forza. Non avrebbe permesso che sua figlia lottasse anche per avere un padre, un padre irresponsabile come Malfoy, poi!

No, avrebbe badato a sua figlia da sola. L’avrebbe aiutata a superare tutto da sola.

“Dico solo che in questo momento, sia tu che soprattutto Jane avete bisogno di qualcuno accanto a voi. Certo ci siamo io e Harry. Ron. I miei. Ma sei sicura che tutto questo basti? Jane sta lottando. Tu stai lottando. Avete bisogno di qualcuno che si prenda cura di voi.”

Lacrime iniziarono a scendere sul viso di Hermione Granger. Che venne subito stretta e coccolata dall’amica.

“Ho paura Ginny. Ho paura di perdere mia figlia. Non posso perderla.”

“Sh..non la perderai. Non la perderai.”

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Capitolo 2
*** Verità. ***


I was a heavy heart to carry
My beloved was weighed down
My arms around his neck
My fingers laced a crown
I was a heavy heart to carry
But he never let me down
When he held me in his arms
My feet never touched the ground.

Heavy in your arms – Florence and the machine

 

 

 

 

 

 

 

 

Si era abbandonata tra le braccia della sua migliore amica, ancora una volta. Solo con lei, o con il suo migliore amico Harry, riusciva a lasciarsi andare. Le lacrime scorrevano sul suo volto al solo pensiero di tutto quello che inevitabilmente stava accadendo, di tutto quello che la stava distruggendo a poco a poco.

Erano mesi che non riposava accuratamente. Erano mesi che non si curava di se stessa, che non si guardava allo specchio. Erano mesi che aveva smesso di vivere. Viveva forzatamente solo per la sua bellissima bambina.

Sentiva le dolci e affettuose mani di Ginny accarezzarla, stringerla, infonderle calore e coraggio.

Lei, Hermione Granger ne aveva sempre avuto di coraggio. Sin dai tempi di Hogwarts, ai tempi della dura battaglia con Voldemort. Ma ora come poteva lottare ancora? Come poteva lottare sapendo benissimo di poter perdere l’unica cosa che di davvero prezioso possedeva? Non riusciva a rassegnarsi. Come avrebbe mai potuto farlo?

Si distaccò dalla migliore amica, inspirando a fondo. Con il dorso della mano si asciugò le lacrime che si erano fermate al di sotto dei suoi occhi, incerte se scivolare ancora sino all’incavo del collo. Sorrise forzatamente in direzione della rossa.

“Perdonami Ginny.” Sussurrò guardandosi le mani.

“Smettila. Jane è la mia splendida figlioccia. E tu sei la mia migliore amica, ci sono sempre per voi. Lo sai.”

Hermione annuì a testa bassa. Le lacrime erano state ricacciate tutte in dentro. Era il momento di mettere da parte lo sconforto. L’avrebbe fatto ritornare solo a tarda sera, quando la sua bambina dormiva beatamente.

La voce di Ginny la ridestò dai suoi mille pensieri

“Allora, cosa indosserai per Malfoy questa sera?”

Hermione la guardò sbigottita.

“Non indosserò un bel niente per lui.” Sentenziò portandosi le braccia sotto il petto.

Ginny sorrise.

“Proporrei un bel vestito.” Le disse ammiccando

“Un vestito? Per Malfoy?”

“Esatto. Per Malfoy e per tua figlia che ne è innamorata persa.”

“Malfoy non baderà a me. Avrà di certo altre “donne” per la testa.”

“Da domani potrebbe avere te per la testa.” Le fece notare l’amica

“Non dire stupidaggini Ginny. Non sarò una delle tante donne di Malfoy. Non ne ho bisogno io, come di sicuro non ne ha bisogno lui. Né tantomeno mia figlia.”

“Hermione, non partire prevenuta. Certo, è Malfoy. Ma è cambiato. Se fosse stato quello di un tempo credi che si sarebbe anche solo fermato a parlare con tua figlia, che l’avrebbe abbracciata e accontentata? Che avrebbe addirittura scherzato con te? Il Malfoy che conoscevamo chissà dov’è sepolto. Ha perso tutto. Forse per lui è stato anche peggio. È partito per mesi, ha ripulito il suo cognome con le sue mani e la sua capacità di Magiavvocato. È ammirevole, per quanto si tratti di Malfoy.”

Hermione sbuffò.

“Mi accompagni a prendere un vestito? Jane ne sarà contentissima.”

La rossa la guardò e le sorrise dolcemente.

“Certo che ti accompagno, però prima ho voglia di un gelato al cioccolato.”

“Allora corriamo, non vorrei che il tuo primogenito nascesse con una bella enorme voglia di cioccolato.”

Dopo aver preso entrambe la loro roba uscirono assieme sorridendo.

Per un attimo, forse, Hermione avrebbe potuto far finta che tutto andasse bene.

 

 

 

 

 

 

-

 

 

 

La Granger aveva una bambina. E lui l’aveva addirittura abbracciata.

Era splendida. Quei boccoli castani che le cadevano sulle spalle, quegli occhi tanto simili a quelli della madre. Il suo sguardo truce. Sì, era la fotocopia della Granger quando l’aveva conosciuta.

“E così stasera vai a cena da lei.” Enunciò l’amico che lo scrutava.

“Smettila di ripeterlo Blaise. L’ho fatto per la bambina.”

“E da quando Draco Malfoy si abbassa al volere di una bambina, soprattutto se figlia della Granger?”

“Con tuo figlio mi abbasso ai suoi voleri.” Fece per svincolare Draco.

“Sì, certo. Solo perché altrimenti Daphne ti ammazza.”

“Non è vero.”

“Dai Draco, ammettilo. Ti piace la Granger.”

Draco strabuzzò gli occhi, rimanendo poi a bocca aperta.

Dinanzi agli occhi la figura della Granger che lo guardava prima torva e poi sorrideva ad una sua battuta.

“Non dire stupidaggini Blaise.” Disse alzandosi dalla poltrona e guardando fuori dalla finestra.

“L’ho vista qualche settimana fa in ufficio. È diventata davvero una bella donna.”

“Smettila.” Commentò Draco.

“Potresti farci un serio pensierino. No?”

“Ha una figlia, Dio Santo!” quasi urlò esasperato il biondo.

“Certo. Ma tu hai bisogno di una relazione stabile. E poi io e Daphne vogliamo che qualcuno esca con noi. E quelle oche che ti porti dietro di tanto in tanto a mia moglie non piacciono affatto. Dovresti saperlo.”

“Piacciono a me. Non devono piacere a tua moglie.”

“Ti piacciono solo per la lingerie che indossano? Per le loro urla che scateni? Sinceramente in loro non ci trovo niente. Se non un gran bel corpo e tanto trucco. La Granger sarebbe perfetta, stimolante.”

“Blaise smettila. O ti giuro che non ci vado a questa stramaledetta cena!” dichiarò esasperato il biondo.

“Non lo faresti mai. Hai dato la tua parola alla bambina. A proposito come si chiama?” domandò curioso il moro.

“Jane.”

“Jane? Bel nome.” Commentò

“Sì..” pronunciò sussurrando Draco, guardando ancora fuori dalla finestra. L’attenzione venne portata su due donne che camminavano a braccetto. Una rossa ed una con uno chignon.

La riconobbe subito. Sorrideva. Nonostante si trovasse ad un’estrema altezza riusciva a scrutare il suo viso. Era stanco. Ma sorrideva.

Blaise Zabini interruppe i suoi pensieri

“E il padre?”

“Non c’è.” Rispose non appena le due donne furono fuori dalla portata del suo sguardo.

“Te l’ha detto la Granger?”

“Blaise ti hanno mai detto che stressi le persone?”

“Io stresso solo te, mio caro.” Rise il moro.

“Certo. Perché se dovessi stressare qualcun altro, tipo tua moglie, questa ti manderebbe fuori casa a calci in culo.”

Blaise scoppiò a ridere immaginando la scena, subito dopo esplose in una risata anche il biondo.

“Hai pensato a un regalo da portare a Jane?”

Draco lo guardò scrollando le spalle.

“Potresti portarle un libro. Chissà è come la madre.”

Draco sorrise. Si sarebbe fermato a prenderle qualcosa mentre andava a casa della Granger.

“E alla Granger cosa porterai?”

“Eh?” domandò voltandosi verso l’amico che lo guardava curioso ammiccando.

“Cosa porterai alla Granger?”

“Nulla. Cosa dovrei portarle?”

“Andiamo Draco! Fiori! Una bottiglia di vino da bere quando la bambina si addormenta, sempre se si addormenta. Una scatola di cioccolatini! Inventati qualcosa dannazione! Come vorresti conquistarla questa donna? Lasciandoti guardare mentre mangi?” il moro ricadde pesantemente sulla poltrona.

“Conquistarla? Blaise ma hai perso il senno? È la Granger. Un topo di biblioteca!” dichiarò grattandosi la fronte il biondo.

“Sarà di certo la Granger amico mio. Ma di certo non è un topo di biblioteca, a meno che tu non abbia delle fette di prosciutto sugli occhi grandi quanto tutto il mondo! Insomma!”

“Io ora devo andare. Daphne mi aspetta per portare a cinema James. Portale una bottiglia di vino. I fiori sono troppo da primo appuntamento. Vestiti casual. Niente cravatta e giacca. Dovrai giocare con la bambina –disse il moro ammiccando- e mi raccomando non ci provare con la Granger subito! A fine serata, sempre che ci arriviate, chiedile di vedervi per un caffè, una passeggiata, qualsiasi cosa. Ti si legge negli occhi che ti interessa. Ciao! E buona fortuna!”

Il biondo sollevò una mano a mò  di saluto e tornò a guardare fuori dalla finestra.

Conquistare Hermione Granger.

Sorrise, se solo suo padre l’avesse visto in quel momento.

 

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

“Mamma, mamma! Sei bellissima!”

Jane la guardava seduta dinanzi a lei nel piccolo cucinino dove stava meticolosamente tagliando dell’insalata.

“Oh, grazie tesoro!” sorrise dolcemente sporgendosi per rubare un piccolo bacio alla sua bambina.

“Perché Draco non arriva?” chiese Jane con un piccolo broncio che le si piazzava sulla faccia continuando svogliatamente a colorare un album.

“Non è ancora ora, Jane. Arriverà tra mezz’ora.”

“E quanto tempo è mezz’ora?”

Hermione sorrise.

“Sei così impaziente?”

La bambina la guardò sorridendo e annuì esageratamente, facendo sorridere ancora la madre.

“E come mai vuoi così tanto vedere Draco?”

“Perché lui è bello!”

Hermione sbarrò gli occhi. Sua figlia aveva appena detto che trovava bello Draco Malfoy?

“E’ vero mamma? È bello?” le domandò impaziente.

“Oh si certo. Molto bello.” Sentenziò atona Hermione.

La bambina sorrise e tornò a prestare attenzione al suo album, mentre la strega tornava a condire l’insalata.

Un bussare sommesso le risvegliò.

Jane iniziò ad urlare frenetica.

“E’ lui! È lui! È Draco, mamma! Corri ad aprire!”

Hermione non ebbe il tempo di togliesi il grembiule da cucina che già Jane la spingeva con forza sino alla porta.

“Su apri mamma!”

La donna si guardò rapidamente allo specchio accanto alla porta, sistemò una ciocca dietro l’orecchio e aprì.

“Buona sera, Granger!”

Hermione rimase a bocca aperta. Era molto, molto bello.

Indossava una semplice polo bianca. Jeans fasciavano le sue gambe. Un giubbotto di pelle ricadeva sulle sue spalle.

“Spero di non essere in ritardo!” sorrise alla donna che era ancora imbambolata ad osservarlo.

“Mamma lascia entrare Draco!” una voce da dietro e poi due manine la fecero spostare.

Jane non appena vide l’uomo gli saltò ferocemente addosso

“Sei arrivato finalmente!”

“Avevi dubbi?” le chiese ammiccando

La bambina scosse il capo continuando a stare arrampicata sul giovane.

“Hai visto come è bella la mia mamma?” chiese ad un certo punto Jane guardando Draco.

Hermione si risvegliò improvvisamente a quelle parole.

“Jane!” quasi urlò

“Sì, è davvero molto bella. Ottima scelta Granger. Ti sta benissimo il blu.”

Hermione diventò improvvisamente di tutti i colori, maledicendo mentalmente sua figlia che di certo si sarebbe presa una bella punizione.

“Ehm, grazie” sussurrò “Vuoi darmi il giubbotto?”

Lui annuì

“Potresti aiutarmi? Ho una scimmietta sulla spalla.” Disse facendo ridere la piccola e sorridere Hermione che annuendo gli si avvicinò e lo aiutò a togliere la giacca.

Le sue mani percorsero la sua schiena muscolosa. La sua pelle fu pervasa da infiniti brividi. Un fresco profumo di menta l’avvolse facendole perdere il senso delle cose.

“Grazie, Granger.”

“Venite. Ehm, venite in cucina. Mancano pochi minuti ed è pronto.”

“Prima che io dimentichi –iniziò il biondo- Jane questo è per te.” Disse porgendo alla bambina un pacco che venne scartato immediatamente

“Mamma è un libro da colorare e leggere! Guarda c’è scritto qui! Vado a prendere i colori!” urlò svincolandosi dall’abbraccio del biondo e correndo su per le scale.

“Immaginavo che tu le avessi già insegnato a leggere e scrivere.”

Hermione sorrise.

“Perspicace, Malfoy.”

Lui sorrise di rimando.

“Questo è per te.” Disse porgendole una bottiglia di vino. “Spero ti piaccia quello rosso.”

“Certo. Grazie, non avresti dovuto.”

Draco scrollò le spalle.

“Deduco abbia preparato tu la cena?”

“Esatto, Malfoy” sorrise lei

“Posso aiutarti in qualcosa?”

“Sai cucinare?” chiese curiosa lei mordendosi un labbro.

“Non sono un cuoco, ma me la cavo.”

“Potresti versarci due bicchieri del vino che hai portato, ti va?” domandò scrutandolo

“Certo.”

La donna si fermò ad osservarlo. Osservò la curva delle spalle. Le braccia magre e leggermente muscolose. Poi risalì posando gli occhi sul suo viso. Su quegli occhi intenti e concentrati ad aprire la bottiglia che teneva tra le mani. Soffermandosi sulle sue labbra, all’apparenza così morbide.

“C’è qualcosa che non va?” l’interruppe lui.

Imbarazzata abbassò il volto.

“No, no. Tutto benissimo.”

 

Un rumore di piedini si sentì per le scale.

“Eccola che torna!” esclamò Hermione.

“Draco! –chiamò- ti va di vedere la mia stanzetta?”

Hermione sbiancò.

“No, Jane, è pronta la cena.” Disse atona

“Ti prego mamma! Due minuti! Ti prego!”

“Su Granger. Non ci mettiamo molto.”

Pallida in viso, Hermione annuì, facendo segno con le mani di procedere verso il piano superiore.

 

“Questa è la mia cameretta!”

Draco entrò nella camera. Sulle pareti vi erano vari disegni animati. Qualche foto che inquadrava la piccola Jane da piccola. Ma quello che realmente attirò l’attenzione del biondo fu la presenza di vari macchinari ospedalieri accanto al letto della piccola. Draco voltò il capo verso la donna che sostava a capo chino sulla soglia.

“Questa sono io, vedi?”

Draco annuiva, sorrideva senza essere davvero presente. Mille domande sorgevano nella sua testa. Negli occhi il volto della Granger privo di qualsiasi espressione. Spento. Era spenta.

 

Dopo varie insistenze scesero per la cena, che consumarono in silenzio con le varie domande della piccola Jane.

Alle 22 Hermione si scusò un attimo con Draco e dopo aver costretto la figlia a salutare il biondo l’accompagnò al piano di sopra attendendo sino a che non si fu addormentata.

 

 

 

-

 

 

“Sei riuscita a farla addormentare?” domandò non appena la vide scendere le scale.

L’attendeva sul divanetto beige che campeggiava nel salotto. Poi le porse un bicchiere di vino.

“Per fortuna sì. Grazie.”

Lui le sorrise.

“E’ una splendida bambina.”

La donna annuì, bevendo un sorso di liquido rossastro.

“Cosa c’è che non va, Hermione?”

Hermione spalancò gli occhi. L’aveva chiamata per nome?

“Mi hai chiamata per nome, Malfoy?”

Lui annuì serio.

La giovane strega tornò a posare lo sguardo sul bicchiere che stringeva tra le mani.

“Hermione?” la incitò Draco, stringendole poi una mano.

Hermione lo guardò ancora. Mentre una lacrima scivolava sul suo viso. Si premurò di asciugarla subito, con il dorso della mano.

“Jane è malata.”

Per Draco fu come una secchiata d’acqua gelida. Non poteva essere. Quella splendida bambina che lo venerava, non poteva essere.

“Cosa? Cosa ha?”

Hermione inspirò facendosi forza. Aggrappandosi a quelle mani diafane che erano strette alle sue.

“Ha..ha..ha la leucemia.” Disse prima di scoppiare in un pianto.

Vuoto, quello che sentì Draco. Aveva appena conosciuto quella bambina e ora comprendeva tutto questo.

Strinse a sé la donna, dimenticando che fosse Hermione Granger. Dimenticando che lui fosse Draco Malfoy. Dimenticandosi di tutto. Curandosi solo di stringerla a sè.

Dimostrando più a se stesso, che alla donna che aveva tra le braccia, di quanto fosse realmente cambiato.

La strinse ancora al suo petto. La cullò tra le sue braccia, per ore intere, senza mai stancarsi.

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Capitolo 3
*** Stai sbagliando. ***


Close enough to start a war

All that I have is on the floor

God only knows what we’re fighting for

All that I say, you always say more.

Adele – Turning Tables

 

 

 

 

 

 

 

 

Rimasero così per ore. L’aveva sentita piangere. L’aveva stretta a sé. Proprio come qualche anno prima aveva fatto con sua madre.

Quella donna, quella che ora stringeva tra le sue braccia, le somigliava.

Aveva la stessa eleganza, anche se indossava vestiti babbani.

Aveva lo stesso amore materno negli occhi quando guardava la sua bambina. Lo stesso che sua madre, Narcissa Black in Malfoy, riservava a lui.

L’aveva osservata durante tutta la cena. Era premurosa, adorabile.

E quella bambina. Era un tormento, nel vero senso della parola.

Quasi peggio della donna che l’aveva tenuta nel suo grembo, che l’aveva messa al mondo, che l’aveva cresciuta.

Da sola, gli ricordò improvvisamente la sua mente.

La Granger aveva fatto tutto da sola. E c’era da ammetterlo. Aveva fatto un ottimo lavoro. Degno della sapientona Granger.

“Dov’è suo padre?” domandò quando ormai la sentiva respirare regolarmente. Quando le lacrime avevano smesso di scendere sul suo delicato viso, ora arrossato dal pianto.

La sentì inspirare contro il suo petto e poi discostarsene. I loro occhi si fissarono per qualche istante.

“Non c’è.” Disse, mordendosi poi un labbro.

“Deve pur esserci. Dovrebbe esserti accanto ora più che mai.”

“Non c’è, Malfoy. Non so nemmeno chi sia.”

La vide guardarsi le mani.

“Ti va di parlarne?” la incitò

Lei lo guardò, poi inspirò nuovamente.

“Come di sicuro saprai la guerra ha devastato tutti. Tutto quello in cui credevo ne è uscito sconfitto. Il mio amore per Ron. La mia vita. I miei studi. I miei sogni. Tutto. Ero vuota, non riuscivo a reagire. Quella che ero e che tanto ammiravo era sepolta sotto le macerie di Hogwarts e io non sapevo come recuperarla. Ginny e Harry avevano compreso il mio vuoto, anche loro ne erano stati vittima. Ma avevano l’un l’altra, questo permetteva loro di andare avanti. –sospirò- io no. Io non avevo nessuno, se non loro. I miei genitori erano in Australia e sino a che non avessi ritrovato me stessa non sarei tornata da loro, questa fu una delle promesse che feci a me stessa. Non volevo essere un peso per loro, come per nessun altro. Così Harry mi consigliò una vacanza. Partire per dimenticare e ritrovare me stessa. E così feci. Partii per la Grecia e dimenticai la mia vecchia vita. Mi finsi una babbana qualunque, cercai avventure. Conobbi tanta gente. La sera uscivo, mi abbandonavo all’alcool e dimenticavo. È stato lì che ho perso la mia verginità. Forse oltre quella ho perso la parte più importante di me stessa, ma questa perdita mi ha portato Jane –sorrise- Non so chi sia il padre. Quelle sere in Grecia ero troppo ubriaca per ricordare. So solo che lei è la cosa più importante per me. L’ho tenuta lasciando perdere tutti i commenti e le ingiurie della gente. È mia figlia, è la cosa più preziosa che ho.”

L’uomo la guardava. Vedeva il dolore riflesso in quegli occhi castani come quelli della bambina che era addormentata al piano di sopra.

“Ti aiuterò io.” Sussurrò senza spostare lo sguardo dal volto della donna. La vide strabuzzare gli occhi e deglutire.

“Per denaro, medicinali, per stare con lei. Io ci sono.”

“Ho sufficiente denaro, Malfoy.” Enunciò lei fredda.

“Te ne servirà altro per farla guarire.”

“Non me ne servirà altro. Non può guarire. Quindi non disturbarti. Prima che lei si affezioni a te, va via. Esci dalla sua vita. Esci dalla mia!”

“Tua figlia guarirà Hermione!” le disse prendendole la mano. Lei slegò la sua mano da quella presa quasi scottata.

“Tu cosa ne sai? La conosci da nemmeno un giorno e già pretendi di sapere tutto su di lei, su di me! Non abbiamo bisogno di te e soprattutto non abbiamo bisogno dei tuoi soldi! Mia figlia non guarirà perché non può guarire. Il sangue che le scorre nelle vene è marcio, peggio del mio che ti fa così tanto ribrezzo. Non guarirà perché i medici, i migliori del mondo, che sono riuscita a pagare con i miei soldi, non sanno cosa sia. Hanno detto che è leucemia per dare un nome al mio nemico, al nemico di mia figlia, a quello che me la sta portando via. E sai di chi è la colpa? MIA! Perché non sono riuscita nemmeno a ricordarmi la faccia e il nome dell’uomo con cui ho fatto sesso!”

Il biondo la guardava senza parlare.

Dolore. Solo dolore, quello che provava quella donna. Lasciò che lo scaraventasse tutto contro di sé. Lasciò che lei si sfogasse contro di lui.

La vide accasciarsi sul pavimento e portarsi le mani al viso.

Le si avvicinò e le prese una mano tra le sue.

“Lasciami Malfoy!” urlò.

Lui scottato le si allontanò.

“Mamma?”

Una piccola bambina con gli occhi arrossati scendeva le scale. Aveva sentito le loro urla.

La vide avvicinarsi alla mamma e stringerla, come se tra le due la più fragile fosse la donna. E forse era così.

Dopo aver accarezzato più volte il viso della madre e averle dato un bacio sulla guancia, lo guardò.

“Cosa le hai fatto?” domandò non lasciando libera dalla sua stretta la madre.

“Dovresti andartene, Draco. Tu non sei un bravo amico.”

Draco deglutì. Aveva ragione, quella bambina aveva ragione.

Annuì.

Poi prese la sua giacca e si avvicinò alla bambina.

“Perdonami Jane. È stato un piacere conoscerti.”

Le fece l’occhiolino e poi con andatura elegante si diresse verso la porta.

Si guardò un’ultima volta indietro e poi uscì.

 

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

Aveva fatto riaddormentare la sua bambina  e poi, a stento, si era trascinata nella sua camera da letto.

La vasca da bagno era pronta. Aveva acceso delle candele. Ne aveva bisogno. Aveva bisogno di pensare, di riflettere, di capire.

Aveva lasciato cadere sul pavimento freddo l’abito blu che aveva acquistato per lui. L’acqua calda ora inebriava delicata la sua pelle.

Socchiuse gli occhi, lasciandosi andare.

L’acqua ormai era giunta al naso.

Si tirò su improvvisamente. Cosa stava facendo? Perché l’aveva trattato in quel modo? Non era colpa sua. Non era giusto scaraventare contro di lui tutta la sua rabbia, tutta la sua sofferenza.

Ti stanno portando via tua figlia, si disse mentalmente.

Scosse il capo, lasciando che delle ciocche si bagnassero. Non era stata giusta. Lui era stato così dolce. Era stato così diverso dal vecchio Malfoy.

Che avesse davvero ragione Ginny?

L’aveva visto sorridere e ammiccare a sua figlia prima di uscire. Si era addirittura scusato con lei.

Anche Jane l’aveva colpito, rimproverato.

Non vorrà più vederla, si disse.

No. Non poteva permetterlo. Sua figlia aveva bisogno di tutto l’amore necessario.

Ma Malfoy ne sarebbe stato capace?

 

 

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

“Ti ha cacciato? La bambina ti ha cacciato?”

L’ultimo rampollo di casa Malfoy sostava dinanzi alla vetrata del suo ufficio immobile. Lo sguardo perso. Tra le mani una tazza di caffè bollente gentilmente offerta dal suo migliore amico, che lo stava torturando.

“Blaise, te l’ho già detto venti volte. Sì, mi cacciato. Prima la madre e poi la figlia.”

Si voltò verso il moro che lo scrutava con i suoi verdissimi occhi.

“Come stai?”

“Come vuoi che stia, Blaise? Benissimo. Effettivamente questa notte ci ho pensato. Per fortuna è andata così. Sarebbe stato un caos immischiarsi nella vita delle due Granger. E io ho bisogno di tranquillità.”

“Stai scherzando Draco, vero?”

“Perché dovrei scherzare? Sono serissimo.”

“Ma la bambina? La sua malattia?”

“La Granger è stata ben chiara su questo punto. Non vuole il mio aiuto economico. Non vuole che io stia accanto alla figlia. Non vuole la mia presenza. Più semplice di così?”

Il moro guardò ancora il migliore amico.

“Stai sbagliando Draco.”

“Non sono affari tuoi.”

 

 

 

 

 

-

 

 

 

“Hermione? Hermione? Hermione! Sveglia!”

Un lampo di luce la travolse.

“Aaah!” urlò esasperata.

“Hermione Jean Granger! Alza il tuo bel sedere da questo letto!”

All’improvviso Hermione aprì gli occhi

“Devo portare Jane a scuola!” gridò alzandosi in fretta e aprendo l’armadio.

“Tranquilla, l’ha accompagnata Harry.” Disse Ginny guardandola con un ampio sorriso sulle labbra.

Hermione sospirò lasciandosi poi cadere nuovamente sul letto.

“Dovresti stare attenta a tua figlia. Mi ha mandato un messaggio con quell’aggeggio babbano. In realtà l’ha mandato ad Harry ma era per me. Oh beh, insomma hai capito.”

Hermione si grattò la fronte e storcendo il naso chiese

“E cosa ti avrebbe scritto?”

“Che eri triste e che avevi bisogno di me.”

Sorrise la rossa.

Hermione si fissò le mani.

“Allora cosa ti è successo? La piccola mi ha detto mentre la vestivo che hai litigato con Malfoy.”

La riccia sospirò.

“Sì. Abbiamo litigato. Jane ci ha sentiti, si è svegliata e mentre io piangevo ha cacciato Malfoy.”

“Tutta sua madre, eh?!”

“Perché avete litigato, Hermione?” chiese dolcemente la rossa.

“Mi sono sfogata con lui. Mi ha offerto il suo aiuto, i suoi soldi, e io ero a pezzi. Io sono a pezzi, e mi sono sfogata con lui.”

“Sa di Jane?”

La riccia annuì.

“Non è giusto. Perché a me Ginny? Perché? Amo follemente mia figlia. Perché?”

La rossa strinse a sé la donna che aveva dinanzi.

“Devi essere forte. E devi accettare l’aiuto di Malfoy. Se non quello economico, almeno quello morale.”

“L’ho cacciato. Capisci? Mia figlia l’ha fatto uscire di casa. E lui le ha chiesto scusa. Mi ha stretto per ore e io l’ho cacciato!”

“Dovresti contattarlo.”

“No.”

La rossa scosse la testa.

“Stai sbagliando Hermione.”

“Devo pensare a mia figlia, Ginny. Devo pensare solo a lei.”

 

 

 

 

-

 

 

 

Si era ritrovato su quella strada senza pensarci. I piedi, i pensieri l’avevano guidato lì. Lì dove quella bambina l’aveva stretto e abbracciato per la prima volta.

Aveva mentito a Blaise. Non stava bene. Non stava affatto bene.

Non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Era stato sempre sul punto di smaterializzarsi a casa della Granger per vedere come stessero entrambe. Per sentire il loro profumo, uguale. Per guardare quei loro occhi.

No. Non stava assolutamente bene.

Aveva fatto telefonate. Ma come aveva detto la Granger, nessun medico sapeva cosa fare se non dire ‘Non c’è più niente da fare.’

Non era riuscito a porre ai dottori la domanda fondamentale.

‘Quanto le resta?’

Non c’era riuscito. Non voleva saperlo. Non poteva esserci un limite di tempo per quegli occhi, per quelle manine.

 

Erano le 15 del pomeriggio. Sarebbero usciti a breve.

L’avrebbe vista. Sarebbe rimasto in disparte. L’avrebbe guardata, si sarebbe assicurato che tutto andasse bene e sarebbe andato via.

E così fece.

Era andato a prenderla Potter. L’aveva vista sorridere al suo padrino e poi prendere la sua mano. C’era stato un momento in cui gli era sembrato che lei lo stesse scrutando. Aveva visto i suoi occhi tristi in quell’attimo. Poi lei si era voltata e lui aveva fatto altrettanto.

Così era tornato al Manor, ad affogare i suoi pensieri nell’alcool. Da solo.

 

 

 

 

-

 

 

 

“Come è andata la giornata con zio Harry, tesoro?”

Hermione guardava la sua bambina disegnare insoddisfatta su un quaderno.

“Mmm.. bene.”

“E cosa avete fatto di bello all’asilo? Oggi non mi hai raccontato nulla.”

“Abbiamo colorato. Imparato una canzone. E John e Billy si sono tirati i capelli.”

“E come mai?” chiese la donna mentre tagliava minuziosamente delle verdure.

“Perché i loro papà hanno fatto lite.”

“Anche tu e Draco ieri vi siete tirati per capelli?”

Hermione sorrise a sua figlia.

“No tesoro, certo che no.”

“E perché ti ha fatto piangere se non ti ha tirato i capelli?”

La donna posò il coltello nel lavabo e dopo essersi pulita le mani al grembiule si avvicinò a sua figlia.

“La mamma era triste e se l’è presa con Draco.”

“Ma lui ci vuole bene?” domandò innocente la bambina fissando la madre mordersi un labbro.

“Non lo so, amore mio. Ma io di certo te ne voglio tantissimo.”

La bambina si lasciò stringere dalla madre.

“Sai che l’ho visto?”

Hermione guardò confusa la bambina.

“Chi hai visto?”

“Draco!”

La donna sbiancò.

“Quando?”

“Oggi. Quando zio Harry è venuto a prendermi lui era lì. Mi stava guardando. Poi quando sono andata via, è andato via anche lui.” Commentò triste Jane.

“E non si è avvicinato?”

La piccola scosse il capo.

“E’ arrabbiato con me, mamma?”

La donna guardò gli occhi della figlia, speranzosi.

“No, lui non è arrabbiato con te.”

E strinse il corpicino di Jane a sé.

 

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Capitolo 4
*** Ci sto. ***


I don't eat, I don't sleep,

I do nothing but think of you.

I don't eat, I don't sleep,

I do nothing but think of you.

Under your spell - Desire

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non aveva chiuso occhio quella notte. Non aveva pianto. Aveva semplicemente pensato. Si era volta e rivoltata. Aveva tentato di leggere, di lavorare, di starsene tranquilla. Ma nulla. Nulla riusciva a calmarla.

Poi, un’idea le era balzata in testa. Sorrise pensando a quanto ne sarebbe stata contenta la sua bambina.

A piedi scalzi s’incamminò verso la cameretta di Jane. La vide addormentata con un lieve sorrise sulle labbra. Si sedette accanto a lei e prese ad accarezzarle i capelli.

Era così bella, così fragile, così simile a lei.

A causa del tocco, seppur delicato, della donna, la bambina lentamente aprì gli occhi. Hermione le sorrise.

“Cos’hai mamma?” le chiese dolcemente la bambina, sollevandosi e avvicinando le mani al volto della madre.

“Ti va di fare una gita?” le domandò la donna

Sul volto della bambina si disegnò un solare sorriso.

“Certo! –disse abbracciandola di slancio- dove andiamo?”

“Dove vuoi andare?”

“Al mare!”

“Ottima scelta, anche io volevo proporti una gita a mare!”

La bambina rispose battendo entusiasta le mani

“Verrà anche zia Ginny con noi?”

“Oh, no, tesoro. Zia Ginny sai che deve stare a riposo. Ci andremo appena potrà muoversi.” Le disse con tono dolce e premuroso Hermione mentre le accarezzava i capelli.

“Allora, potremmo invitare Draco!”

Hermione divenne pallida.

“Che ne dici di essere solo io e te?”

La bambina annuì

“Bene. Inizia a prepararti, vado a vestirmi. Tra dieci minuti usciamo di casa!”

 

 

 

 

-

 

 

 

“Chi ti scrive a quest’ora del mattino?” chiese Harry guardando la moglie afferrare l’aggeggio babbano che teneva sul comodino.

“Sarà Jane come ieri mattina. Hermione non ha capito che deve svegliarsi.”

“A me fa piacere che abbiano cacciato Malfoy!” enunciò soddisfatto Harry.

“Harry Potter! Ripetilo e ti crucio e poi ti faccio dormire per un mese sul divano! Hermione ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei e Jane. E a quanto sembra, seppur in un giorno solo, Malfoy ha dimostrato di essere interessato a loro. E non credo sia stato solo per un fine, uno scopo. A cosa potrebbe servirgli frequentare Hermione, la sua acerrima nemica, e in più sua figlia. È cambiato. Glielo si legge in viso!”

Harry alzò le mani in segno di arresa. Poi vide sorridere la moglie dopo aver letto un messaggio.

“E’ Hermione. Mi scrive di dirti che non verrà a lavoro oggi. Ha deciso di portare Jane a mare.”

Harry sorrise e poi l’espressione mutò in una leggermente confusa.

“Solo lei e Jane.” Rispose alle sue domande non espresse la moglie, sbuffando all’indirizzo del moro.

“Spero che lei si capaciti che non può continuare così. Se dovesse succedere qualcosa a Jane..non so cosa potrebbe esser capace di fare.”

Harry le si avvicinò e l’abbacciò.

“Ha noi, Ginny. E Jane starà bene.”

Ginny lo guardò e poi si accoccolò sul suo petto.

“Lo spero. Lo spero.”

 

 

 

 

 

-

 

 

 

Il Manor era così freddo. Era da quando sua madre era venuta a mancare che ogni mattino ripeteva a se stesso che sarebbe stata un’ottima idea quella di trasferirsi a Londra, anche nella Londra babbana. In fondo passava quasi tutte le giornate lì. Sarebbe stato più semplice, più comodo.

Sarebbe stato più vicino a loro, ripeteva la sua mente.

Sì. Lo sarebbe stato. Ma come?

La Granger era stata chiara. E anche la sua piccola Jane.

Avrebbe voluto vedere ancora il suo sorriso e sentirla ancora atteggiarsi e parlare da saccente.

Tale madre, tale figlia.

Terminò di bere il suo caffè, mentre chiudeva il giornale appena terminato di leggere.

“Cosa hai intenzione di fare oggi?”

La voce del suo migliore amico era rimbalzata alle sue spalle.

“Buongiorno, Blaise. Ora vieni anche a stressarmi a colazione!”

“Sono qui per farmi portavoce di un messaggio di mia moglie. Ti invita per domani sera al nostro anniversario. Una semplice cena. Potrai approfittarne per stare un po’ con James, sai che domanda sempre di te.”

Il biondo sorrise al moro.

“Ci sarò solo per il mio figliastro. Sappilo.” Pronunciò Draco, con un ghigno sulle labbra.

“Ah, -riprese il moro- mia moglie dice che sul tuo invito c’è un +2. Ha detto di gestirlo tu. Ha anche detto che il +2 è riservato solo a due persone di nostra conoscenza, le altre oche puoi lasciarle a casa.”

“Spiritosa tua moglie. Verrò da solo, Blaise.”

“Fa come credi.”

Il biondo annuì.

“Devo uscire.”

“Così presto? Non sono nemmeno le otto. Dove devi andare?”

“Ho un impegno.”

“Riguarda la Granger?”

“La piccola Granger.”

Il moro sorrise all’indirizzo del rampollo di casa Malfoy.

“Non ti trattengo oltre. E pensa all’invito!” disse Blaise prima di smaterializzarsi.

Sì, ci avrebbe pensato. Chissà, la Granger sarebbe stata clemente.

Quale delle due, però?

 

 

 

 

 

-

 

 

 

Erano le 08.30 e di loro nessuna traccia. Né della piccola Granger, né di sua madre. Nemmeno della rossa o di Potter.

Aveva visto tutti gli altri bambini entrare, genitori uscire. Anche gli ultimi, anche i ritardatari per eccellenza.

Aveva visto padri baciare i loro figli e poi andarsene con le loro mogli a braccetto.

Aveva provato invidia.

Sì, Draco Malfoy, per la prima volta desiderava qualcosa che altri avevano ma che a lui, era evidentemente negata.

Che la Granger avesse cambiato asilo alla piccola Jane? Stupido. Non si sarebbe abbassata a tanto. In fondo era la ex Grifondoro. Non poteva temere di incontrarlo lì.

Voleva entrare e chiedere spiegazioni.

 

Iniziò a girovagare per il quartiere. Fermandosi ora in un bar, ora in un altro.

Di loro, nessuna traccia.

 

Non andò a lavoro quel giorno. Rimase lì, dinanzi all’entrata dell’ufficio. La cartellina tra le mani. La giacca sulle spalle. Un’ansia ben visibile sul volto.

Cos’era successo allesue Granger?

 

 

 

 

-

 

 

 

 

Hermione era intenta a spalmare crema solare sulla spalla della sua bambina.

Aveva entrambe indossato un cappello di paglia. Anche Jane aveva insistito per indossare degli occhiali da sole stile anni ’50 come quelli della mamma.

Ora erano lì, sotto l’ombrellone in un’assolata Malta.

La spiaggia era deserta. Solo qualche barca all’orizzonte e lei e sua figlia.

Sorrise mentre sentiva le manine della sua piccola tentare di improvvisare una treccia con i suoi crespi capelli.

“Mamma?” la sentì domandare

“Dimmi tesoro” rispose prendendo tra le braccia la bambina e attirandola al suo petto.

La bambina sorrise alla stretta della madre e prese a giocare con i suoi capelli.

“Credi che potremmo chiamare Draco questa sera? O siamo ancora arrabbiate con lui?”

Ad Hermione si strinse il cuore.

Quel biondino aveva letteralmente rubato il cuore di sua figlia.

“Non siamo arrabbiate con lui, tesoro.”

“Allora possiamo chiamarlo?” domandò la bambina con un’aria confusa.

“Se lo desideri tanto, certo.”

La bambina sorrise e abbracciò stretta la madre.

“Grazie! Grazie! Grazie! Sei la mamma migliore di tutto il mondo!”

Hermione sorrise

“Solo perché ti faccio chiamare Draco?” domandò iniziando a solletticare il pancino di Jane.

Sì, avrebbe fatto un tentativo con Malfoy. Lo doveva fare per sua figlia.

O anche per lei?

 

 

 

-

 

 

“Blaise?”

Domandò il biondo ad un aggeggio babbano.

“Draco! Ma dove diavolo ti sei cacciato! Abbiamo del lavoro da sbrigare!”

La voce del moro era agitata.

“Non oggi, Blaise. Oggi è tutto nelle tue mani. Ho bisogno di un favore.”

La voce del biondo era tagliente, nascondeva un’ansia. E Zabini lo sapeva bene.”

“Mi serve l’indirizzo di Potter. Subito.”

 

 

 

 

-

 

 

 

 

Un bussare frenetico aveva interrotto i coniugi Potter durante la loro cena.

“Malfoy?” domandò Potter pietrificato vedendosi dinanzi la sua vecchia nemesi.

“Potter. Scusa per l’ora ma non sapevo a chi rivolgermi.”

Alle spalle di Harry era arrivata la moglie, Ginny.

L’unica dei Weasley che Draco avesse mai ammirato. L’unica con un po’ di sale in zucca, tranne per la scelta di sposare lo sfregiato.

“Cosa succede Malfoy?” chiese dolcemente la donna alle spalle dell’Auror.

“La Granger.”

I due coniugi si guardarono confusi, divenendo pallidi.

“Jane sta bene?” domandò Harry immediatamente

Draco li guardò confuso.

“Sono venuto da voi per sapere questo. Questa mattina Jane non è andata a scuola. Ho aspettato invano. Sino alle tre poi ho deciso di venire qui dopo che ho girato per tutti gli ospedali babbani e non.”

Ginny sospirò di sollievo e altrettanto fece il marito.

“Malfoy, sta tranquillo. Hermione ha portato Jane al mare, oggi. Voleva stare da sola con sua figlia. Ha avvisato solo noi.”

Una sguardo di sollievo si posò sul volto del biondo.

“Bene. Grazie Potter e scusa ancora il disturbo.”

Il biondo si voltò dopo aver visto l’annuire dell’Auror.

“Malfoy!” urlò la rossa passando dinanzi al marito e avvicinandosi al biondo che si era voltato verso di lei.

“Cosa c’è?”

“Saranno di ritorno a breve. Ormai è buio. Và da lei. Provaci.”

Lo sguardo della Weasley era dolce, profondo. Ora capiva perché Potter l’aveva sposata subito.

Senza degnare di una risposta la donna si voltò e uscì dal cancelletto.

 

“Perchè gli hai detto di andare da loro?” domandò Harry abbracciandola da dietro.

“Perché è quello che vuole. Perché è quello che deve fare. Non hai visto quanto era preoccupato?”

Harry annuì. Poi fece rientrare in casa la moglie.

 

 

 

 

 

-

 

 

 

“Mamma, quando ci torniamo?”

“Jane! Non siamo nemmeno arrivate a casa! Mi raccomando, pulisci bene i piedini quando entriamo o ti farò sollettico per tutta la notte!” la minacciò ridendo la donna.

“Oh, oh.” Pronunciò la bambina fermandosi all’improvviso.

“Cosa c’è.. Oh..”

Una figura alta e bionda era seduta sul gradino della loro villetta. Le osservava. Sul volto un piccolo sorriso.

“Mamma, posso salutarlo?” domandò la bambina voltandosi verso la madre, il cui cuore aveva perso un battito.

Non le odiava. Non la odiava, continuava a ripetere la sua mente.

La donna annuì e vide la bambina correre dall’alta figura che accolse quel piccolo corpicino tra le sue braccia.

L’uomo le si avvicinò, con in braccio la bambina, intenta a scompigliare la chioma bionda.

“Ciao Granger. Non hai idea di cosa mi avete fatto passare oggi.”

La donna lo guardava, scrutando il suo viso, scrutando quegli occhi grigi così profondi ed ora dolci.

Invitò l’uomo ad entrare.

“Jane, che ne dici di fare la doccia da sola oggi?”

“Ma, mamma. C’è Draco!”

“Tranquilla Jane, aspetterò che tu finisca per andare via.”

La bambina sorrise e corse al piano superiore.

Hermione guardava l’uomo fissare il punto in cui era scomparsa la bambina.

“Come mai sei qui, Malfoy?”

“Per vedervi.” Disse lui come se fosse ovvio.

“E cosa ti abbiamo fatto passare oggi?” domandò confusa mentre si versava un bicchiere d’acqua.

Quegli occhi, i suoi occhi non aiutavano. Le leggevano l’anima. La scrutavano nel profondo.

“Sono dalle otto di questo mattino in giro per la Londra babbana alla vostra ricerca.”

Le labbra della donna si socchiusero a formare una o.

“Sono stato all’asilo questa mattina. Volevo vedere se Jane stava bene. In realtà ci sono stato anche ieri. C’era Potter con lei. Ma questa mattina nessuno. Né Jane, né tu, nemmeno la rossa, nemmeno Potter. Ero fuori di me. Non sapevo dove cercarvi e così ho girato tutti gli ospedali babbani e non.”

La donna era sempre più confusa.

“Sono andato da Potter, e mi ha detto che eravate andate a mare.”

Hermione annuì. Le mani intrecciate, strette.

“E perché sei qui? Oltre per assicurarti che Jane stia bene..”

“Ho un invito per voi.”

Hermione scosse il capo confusa.

“Un invito?”

“Sì. Ti ricordi Daphne Greengrass?”

La riccia deglutì e annuì.

“E’ la moglie di Zabini, sono i miei migliori amici e domani c’è il loro anniversario.”

“Non capisco.”

“Ho parlato a Blaise di Jane quando l’ho conosciuta e mi ha detto di invitarvi. Anzi quasi me l’ha imposto.” Soffiò il biondo in direzione della donna.

“E tu vuoi che veniamo o è per accontentare Blaise e sua moglie?”

Il biondo sorrise.

“Non sarei qui Granger se non volessi te e Jane con me domani sera.”

Vide la donna mordersi un labbro.

Era estremamente bella quando faceva quel gesto. Era splendida.

“Allora Granger, ci stai a farti vedere con me in giro?”

Hermione inspirò.

“Ci sto.”

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Capitolo 5
*** Cosa mi avete fatto, Granger? ***


Sometimes it seems that the going is just too rough
And things go wrong no matter what I do
Now and then it seems that life is just too much
But you’ve got the love I need to see me through.

Florence and the Machine – You’ve got the love

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Due donne passeggiavano per la Londra magica. Con loro una bambina dai boccoli castani gustava il suo gelato alla fragola.

“Non ci posso credere! –quasi urlò la rossa- tu uscirai con Malfoy!”

“Ginny, smettila! Non è un appuntamento!” rispose piccata Hermione mentre con una mano si sistemava nervosamente i capelli.

“Si certo come no! questo è proprio un appuntamento! Dovrei congratularmi con Zabini e consorte!” rise la donna.

Hermione le lanciò uno sguardo torvo.

“Cosa indosserai?” le domandò poi la rossa.

“Non ne ho idea. Spero di trovare un bell’abito per me e per Jane.”

“Ne sono certa.”

“Mamma?” domandò la bambina attirando l’attenzione delle due donne su di sé.

“Dimmi tesoro.” Le chiese la riccia accovacciandosi suoi tacchi per guardare negli occhi la sua copia in miniatura.

“Posso avere un abito blu?”

“Da quando ti piace il blu furbacchiona?” le domandò la rossa

“Da quando Draco ha detto alla mamma che stava bene con il vestito blu.” Rispose la bambina abbassando lo sguardo sino alla punta dei suoi piedi.

Le due donne si sorrisero e poi Hermione stringendo la bambina a sé, le disse

“Se ti piace il blu, avrai un bellissimo vestito blu.”

Jane alzò lo sguardo di fretta per poi abbracciare di slancio la madre e riempirla di baci.

Hermione si lasciò stringere. Si lasciò invadere dal profumo di lavanda che aveva sua figlia.

No, non poteva esserle tolta. Non poteva.

 

 

 

 

 

-

 

 

 

“Alla fine l’hai invitata, eh?”

Domandò la donna seduta accanto al moro, mentre soffiava sulla bollente tazza di caffè.

Il biondo avanzò elegantemente sino alla sua scrivania e si accomodò alla sua poltrona. Un lieve sorriso sulle labbra.

“Non trovi sia strano vedere Draco sorridere, amore?” chiese il moro all’elegante donna a cui stringeva la mano.

“In effetti sì. Ride solo con James. Deduco che quella bambina ti abbia strappato il cuore..”

“O la madre.” Proseguì Blaise.

“Smettetela entrambi. Non osate mettere in imbarazzo le Granger questa sera. Già non so come la Granger abbia fatto ad accettare.”

“Semplice: le piaci e piaci a sua figlia. Sua figlia piace a te. A te piace lei. Semplicissimo. Non avrebbe potuto fare altrimenti ,no?”

Sul volto del biondo si formò un’espressione di confusione.

“Cosa c’è ora?”

“Non so se la Granger mi interessi. Nel senso, della piccola m’interessa tantissimo, davvero. È meravigliosa. Ma la Granger, la Granger è la Granger.”

“Ti attrae?” domandò la donna

Il biondo annuì.

“Non solo fisicamente.”

I due coniugi si guardarono e sorrisero in direzione del loro migliore amico, poi in coro dissero

“Ti piace.”

Draco scosse il capo.

Provava davvero qualcosa per la Granger? Solo il tempo avrebbe potuto rispondere.

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

“Jane, ti prego non continuare a saltare! O ti rovinerai l’abito e saremo costrette a utilizzare un vestito bruttissimo!” disse esasperata la donna guardando con occhi severi la bambina che correva in lungo e in largo per la sua camera da letto.

Quella mattina era stata una vera tortura trovare l’abito adatto per lei e Jane. Ma alla fine, dopo pranzo erano riuscite nella loro missione.

Jane aveva un vestitino blu mare. Un corpetto con delle perline a manica corta e poi una gonna a ruota di tulle blu. Era bellissima. Sulle spalle un maglioncino bianco come le scarpette.

Era davvero bella. Anche i capelli erano stati acconciati da Ginny in una splendida treccia laterale.

La donna si avvicinò alla bambina e l’avvolse nel suo abbraccio per poi posarla sul letto.

“Resta qui e non ti muovere. Altrimenti andrai a stare da zia Ginny questa sera.”

La bambina serrò gli occhi e improvvisamente stette immobile, con somma soddisfazione dalla madre.

“Mi faccio una rapidissima doccia. Arrivo subito, tesoro.”

La bambina annuì per poi riprendere a giocherellare con un peluche.

 

La donna scivolò rapida sotto la doccia, sperando di cancellar via dal suo corpo i segni della stanchezza.

Doveva ammetterlo che si era divertita. Guardare Jane indossare tanti abiti e poi fare altrettanto lei dinanzi alla sua migliore amica e la sua bambina era stato uno spasso. Le aveva ricordato tanto le scene dei film babbani che lei adorava.

Sorrise coprendosi con un ampio asciugamano e poi tornare in camera dove vide Jane intenta a giocherellare con il suo peluche preferito.

 

“Ti va di spalmarmi un po’ di crema profumata sulle spalle?” domandò sorridendo alla bambina che annuì immediatamente.

Si fece aiutare da lei. E poi dopo qualche attimo indosso l’abito beige che aveva acquistato per l’occasione.

Notò Jane osservarla strabiliata.

L’abito le fasciava interamente il corpo, mostrando le sue forme, senza esagerare. Indossò delle decolté nere.

Decise di allisciare i capelli con l’uso della magia, lasciando la figlia ancora più a bocca aperta.

Un velo di trucco sul viso, un lucido sulle labbra, che mise anche alla sua bambina ed era pronta.

“Sei bellissima mamma.” Le disse la piccola guardandola dolcemente.

“Mai quanto te.” Le rispose ammiccando Hermione.

Poi la prese tra le braccia e scesero al piano inferiore.

Proprio in quel momento un bussare alla porta annunciava l’arrivo del loro cavaliere.

Hermione perse un battito.

Era davvero un appuntamento?

Guardò la sua bambina e sorrise

“E’ qui. Siamo state bravissime.”

Jane sorrise e annuì.

La donna aprì piano la porta e si ritrovò dinanzi un bell’uomo biondo, slanciato, in un elegante abito da sera blu notte.

Fece scorrere i suoi occhi sulla slanciata figura, non badando alla maleducazione verso cui si stava trascinando. Staccare gli occhi da quel corpo, da quell’uomo, fu particolarmente difficile, soprattutto quando questi si incontrarono con quelli grigi del biondo.

“Buona sera.” Lo sentì dire mentre anche i suoi occhi pervadevano il suo corpo, proprio come qualche attimo prima aveva fatto lei.

“Ciao Draco!” urlò la bambina sbilanciandosi tra le braccia della madre.

L’uomo le si avvicinò e lasciò che la bambina si buttasse letteralmente tra le sue braccia.

“Sei bellissima, Jane.” Le disse

La bambina sorrise vistosamente

“Anche tu sei molto bello.”

Poi scese e corse al piano di sopra.

“Dove è sparita?” domandò l’uomo

Hermione era sbalordita. Non era riuscita ancora a spiccicare una parola. Ridestatasi dalla voce dell’uomo, scosse le spalle.

Il biondo le si avvicinò pericolosamente, scrutandola a fondo, pervadendo con quei suoi occhi il suo corpo e la sua anima, come solo lui sapeva fare.

Le si avvicinò ancora. Avvicinando la sua bocca al suo orecchio.

“Sei splendida Granger.”

Il respiro sul suo collo, le procurò brividi per tutto il corpo.

Avrebbe voluto saltargli addosso. Ma la sua maledetta testa glielo impediva.

Cosa aspetti?

Cosa aspetti?

Bacialo.

Stringilo.

E se arrivasse Jane?

Sentiva ancora il suo respiro sulla sua pelle. Le sue labbra a poca distanza.

Inspirò.

“Grazie Malfoy.”

Aveva scelto di non agire.

L’uomo le si allontanò, giusto in tempo per l’arrivo della bambina.

“Siamo pronti per andare!” enunciò la piccola con aria saccente.

I due sorrisero a quegli occhi castani che la scrutavano e poi si smaterializzarono.

 

 

 

-

 

 

 

Villa Zabini era splendida.

Un giardino ricco di fiori rari precedeva la bella villa bianca. Hermione fissava il tutto ad occhi spalancati. Mentre Jane procedeva tenendo la mano a Draco e ponendo domande su chi fossero i proprietari di quella casa.

“Blaise e Daphne sono due miei amici, Jane. Hanno un figlio, James. Ti starà simpatico.”

La bambina annuì continuando a camminare.

In breve erano giunti all’entrata dell’elegante villa.

Sulla soglia, sorridenti i coniugi Zabini li attendevano.

“Ben arrivati!” enunciò sorridente Daphne Greengrass in Zabini abbracciando una sorpresa Hermione Granger e baciando la piccola Jane.

“Sei splendida Jane! Aveva ragione Draco!”

La bambina leggermente imbarazzata, sorrise.

“Vieni, ti faccio conoscere James!”

Draco fece entrare prima Hermione  e le posò una mano sulla schiena.

Il cuore di Hermione vibrò ancora a quel contatto.

Quanto tempo era che nessuno la toccava, l’accarezza?

Non ricordava nemmeno di averlo mai fatto. Non ricordava nessuno che fosse stato così presente.

 

“Tutto bene?” le domandò Draco, notando la sua espressione assente, mentre un entusiasta Blaise faceva da Cicerone per l’intera villa.

Lei annuì e sorrise a quell’uomo.

Cosa le aveva fatto Draco Malfoy?

 

 

La cena era trascorsa in perfetta armonia. Hermione si aspettava che quella sera ci sarebbe stata l’intera elitè magica, invece erano solo loro quattro con i piccoli James e Jane che sembravano andare d’amore e d’accordo.

Avevano chiacchierato dei vecchi tempi, senza rancore. Sorridendo degli errori provocati dall’influenza dei vecchi genitori. Hermione era stata sorpresa di vedere quanto amore la vecchi algida Daphne Greengrass provava verso il marito.

Aveva visto Draco giocare con i bambini, entrambi pazzi di lui.

“James lo adora.” Disse Daphne sedendosi accanto alla ex Grifondoro e offrendole una tazza di caffè.

Hermione annuì.

“Sì, glielo si legge in faccia.”

“Anche Jane sembra straveda per Draco.”

Hermione sorrise alle parole della signora Zabini.

Era vero, sua figlia stravedeva per quell’uomo. Lo stava osservando, vedeva i suoi occhi sereni, lo vedeva stringere le mani di quei due bambini, fare delle magie per loro. Scherzare. Era così diverso dal vecchio Malfoy.

Delle note soavi pervasero l’aria.

Vide Draco ridere e spingere James verso la piccola Jane. L’aveva spronato ad invitare la piccola Granger a ballare con lui.

Hermione sorrise ancora. Poi il cuore perse un colpo quando vide la slanciata figura del biondo avvicinarsi alla sua.

“Ti va di ballare, Granger?” le chiese dolcemente

L a sua mano tesa verso di lei. I suoi occhi che la guardavano e scrutavano speranzosi.

Avrebbe ceduto?

Avrebbe dovuto farlo?

Guardò sua figlia sorridere tra le braccia del piccolo Zabini.

Inspirò e afferrò la mano del biondo che sorrise al suo indirizzo.

L’attirò a se per i fianchi.

“Non pestarmi i piedi, Malfoy.” Sussurrò lei contro la camicia dell’uomo.

Aveva un meraviglioso profumo.

Lo sentì ridere contro i suoi capelli.

La sua stretta sempre più salda, ma al tempo stesso delicata. Calda.

Le loro mani erano strette. I loro cuori battevano forte.

Draco non scostava mai lo sguardo da quello della giovane donna. Era bellissima. La vedeva mordersi il labbro, come di consueto, quando era evidentemente imbarazzata. Vide le sue labbra imporporarsi quando i loro sguardi s’incontrarono.

Strinse ancora più la sua mano nella sua.

“Granger non sarai mica imbarazzata?” la stuzzicò

Lei lo guardò torva

“Ho solo paura che possa risvegliarsi qualcosa, Malfoy.” Rispose ammiccando la donna.

“Touchè.”

Scoppiarono a ridere assieme.

La musica era terminata. I coniugi Zabini da perfette serpi avevano portato in giardino le due pesti.

Restavano solo loro, le loro mani intrecciate, i loro corpi vicini in quella stanza finemente decorata.

Hermione aveva il respiro accelerato.

“Vorrei baciarti.” Sussurrò l’uomo contro l’orecchio della donna.

Giù tutte le barriere. Giù, le paure, i timori. Giù quelle maschere che non avevano portato a nulla.

Avevano ragione Blaise e Daphne lei gli piaceva, la desiderava. Non desiderava il suo corpo, non solo quello. Desiderava guardarla, viverla, vederla imbarazzarsi. Desiderava toccare le sue labbra. Inspirare il suo profumo. La desiderava nella sua totalità. La desiderava.

La sentì inspirare tra le sue braccia.

I loro occhi si incontrarono, il suo mordersi il labbro.

Con il pollice accarezzò quel labbro ora arrossato.

Lei chinò il capo.

“Non nasconderti.” Le sussurrò

Tornò ad accarezzarle il viso, mentre i suoi occhi castani lo scrutavano sorpresi.

Delicatamente le si avvicinò. Senza forzarla. Lasciando che le loro labbra si incontrassero. Lei indietreggiò titubante, poi si abbandonò a quel tocco. A quelle mani sulla sua pelle. A quella sensazione di sicurezza. Si perse in quella danza con la sua lingua, con il suo sapore.

Si staccarono per qualche istante.

“Voi Granger avete uno strano fascino. Cosa mi avete fatto?”

La strega sorrise non staccandosi dall’abbraccio del biondo.

“Mamma?” una vocina alle loro spalle li ridestò.

Hermione si staccò immediatamente dall’abbraccio del biondo, che rimase quasi scottato dall’atteggiamento della donna. Sentiva già il suo calore e profumo mancargli.

“Jane, tesoro!” disse Hermione prendendola in braccio.

“Perché non vi abbracciate più?” domandò innocentemente la bambina

Hermione e Draco si guardarono sorridendo.

L’uomo si avvicinò alla piccola e le domandò

“Vuoi far parte di un abbraccio a tre?”

La bambina sorrise e annuì esageratamente facendo sorridere i due.

Così, il biondo si avvicinò a loro e le strinse tra le sue braccia.

“Cosa mi avete fatto, Granger?” ripetè ancora sorridendo.

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Capitolo 6
*** Mi piace vederti felice. ***


You could be happy, I hope you are
You made me happier than I'd been by far.

Snow Patrol – You could be happy

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva riaccompagnato le due Granger a casa, dopo aver salutato e ringraziato affettuosamente i coniugi Zabini, con la promessa di rivedersi presto per una serata in compagnia.

Aveva aiutato la donna a metter a letto la piccola Jane che era riuscito a far staccare da lui solo quando si era profondamente addormentata.

Le aveva rimboccato le coperte, l’aveva baciata sulla fronte, osservando da lontano l’espressione ora sorpresa, ora contrariata, ora confusa della Granger. Di sicuro si stava chiedendo quali intenzioni avesse con loro.

Prima di tutto l’avrebbe baciata. Avrebbe riassaporato il suo sapore, avrebbe inspirato ancora e fondo il suo profumo. L’avrebbe stretta a sé, per sentire il suo battito andare veloce. L’avrebbe guardata mentre nervosamente si sarebbe morsa il labbro.

Non sapeva quali intenzioni avesse. Sapeva solo che ormai era inutile fingere che di quelle due donne non gliene fregasse nulla.

Era un Malfoy, ma aveva imparato, con il tempo, che mentire non serve. Che indossare mille maschere non porta a nulla. Ecco perché aveva lasciato che la sua cadesse qualche ora prima.

Era invidioso di Blaise, che aveva una donna al suo fianco, era invidioso del suo essere padre.

E se solo chiudeva gli occhi era loro due che vedeva. Le vedeva con sé, sempre con sé.

Loro erano la cosa che più desiderava.

Tornò a guardare la piccola. Posò una mano sulla sua fronte. Aveva un sorriso sul volto. Diede una rapida occhiata ai macchinari che campeggiavano nocivi anche per la sola aria che respirava in quella camera.

Strinse il pugno e la mascella. Avrebbe fatto di tutto. Anche dare la sua vita, per quella bambina. Per la sua bambina.

S’incamminò verso la porta silenzioso e afferrò la mano della donna, socchiudendo poi la porta.

Erano scesi in salotto così, in silenzio. La mano dell’una tra quella dell’altro.

Lui le aveva sorriso e dopo essersi seduto sul divano l’aveva fatta accoccolare contro il suo petto.

“So che mi hai già detto di no. ma voglio fare qualcosa per Jane. Non posso stare senza far nulla. Non posso.” Aveva detto soffiando tra i capelli della donna, aveva stretto i pugni per poi rilassarsi nuovamente.

La donna l’aveva guardato.

“Ho paura Malfoy.”

Lui annuì.

“Faremo tutto ciò che è necessario, te lo prometto.”

Lei scosse il capo.

“Ho paura non solo di quello che potrebbe succedere a Jane. Ho paura di te.”

Aveva paura del legame che si stava instaurando tra loro.

Stupida, diceva la sua mente, goditi i vostri momenti. Se succederà qualcosa a Jane lui se ne andrà. Tu non sei nulla.

Scosse il capo, facendo così muovere i capelli lisci sul petto dell’uomo.

Lui la strinse e poi le sollevò il mento.

“Credi che vi abbandonerò vero? Credi che quando mi stancherò me ne andrò.”

La donna inspirò, scrutando quegli occhi grigi che sembravano spenti, tristi, afflitti.

“Non voglio che tu te ne vada.” Sussurrò abbassando lo sguardo sul petto dell’uomo.

Lui l’attirò a sé, facendo incontrare nuovamente le loro labbra, i loro sapori, i loro corpi.

I loro respiri, le loro mani che si cercavano, si trovavano.

Presero fiato. Lei sorrise contro le labbra di lui. Lui accarezzò quel dolce sorriso.

“Vorrei poter vedere sempre quel sorriso, Granger.”

Lei annuì.

“Non sei solo un amico per lei.” Enunciò a capo chino.

L’uomo la guardava confuso

“Credo lei veda in te la figura paterna che le è sempre mancata.”

Quella bambina lo affiancava alla figura mancante di suo padre?

Inspirò mentre la donna si alzava e prendeva una tazza di latte.

Osservò i suoi piedi, le sue caviglia, le game snelle, le sue forme sotto l’abito che aveva acquistato per l’occasione. Osservò quei capelli ricadere sulle spalle. Osservò il volto concentrato nel versare il latte in una tazza.

La desiderava.

Si alzò e si affiancò alla donna. L’abbracciò alle spalle, rilasciando sul collo, dopo aver scostato i capelli, dolci baci e brividi.

Lei lasciò perdere la tazza e si voltò verso l’uomo per dedicarsi solo alle sue labbra, per dedicarsi solo alle sue mani sul suo corpo.

Non era pronta, non era sicura. Aveva paura.

“Aspetta Draco.” Sussurrò.

Lui annuì. Lei aveva bisogno di tempo.

Sentì le sue mani delicate posarsi sul suo volto.

Sotto i palmi di lei una rada barba bionda le faceva sollettico.

Lo guardò negli occhi.

“Non voglio che sia solo sesso. Voglio imparare ad amarti, voglio amarti. Voglio fare l’amore con te.”

Lui le sorrise e la strinse a sé. Perdendosi poi nuovamente tra quelle labbra e quegli occhi che stava imparando ad amare.

 

 

 

 

-

 

 

 

 

Si erano addormentati così la sera precedente, l’uno accanto all’altro. Sentiva i capelli di lei solletticargli il collo, ma non aveva la forza di aprire gli occhi, non aveva la forza di allontanare quel bellissimo momento da sé.

Poi sentì due manine toccarlo e arrampicasi sul suo corpo. Fece finta ancora di dormire.

Silenzio. La piccola si era sistemata sul suo petto ed ora li scrutava. La Granger non doveva essersi accorta di nulla o di certo si sarebbe volatizzata rossa in volto come un peperone.

Decise di aprire gli occhi piano, restando inizialmente abbagliato dalla luce.

Poi la vide.

I capelli castani le incornavano il volto. Le mani sotto il viso. un sorriso esagerato che le campeggiava in faccia.

Gli sorrise non appena lo vide sveglio e poi con un dito sulle labbra gli indicò di fare silenzio.

Lui annuì e osservò la donna che stava lui accanto. Un broncio troneggiava sul suo viso.

Sorrise.

“E’ bellissima vero?” le domandò la bambina

Lui annuì

“Lo sei anche tu.”

Lei ricambiò e ringraziò con un sorriso.

“Sai che dovrai prenderti tu cura di lei?”

L’uomo la guardò confuso.

“Jane..”

“Lei ha bisogno di te. E io ho scelto lei per te. Però deve essere un nostro segreto fino..”

La piccola non riuscì a terminare che Draco le posò un dito sulle labbra e l’attirò a sé stringendola.

“Ti va se questa sera portiamo la mamma a cinema?”

La sentì sorrise e stringeva la camicia dell’uomo. Poi annuì.

“Che ne dici se la svegliamo?”

Sorrisero malefici insieme e iniziarono a solletticare la donna che era loro accanto.

Quello fu un mattino di sorrisi e allegria.

Draco preparò la colazione per le sue due donne. Le servì e riverì come in tanti anni avevano fatto con lui gli elfi, poi le salutò entrambe con un bacio e si smaterializzò.

Aveva una serata da organizzare e due cuori da conquistare.

Le parole della bambina ancora gli rimbombavano in testa.

“E io ho scelto lei per te.”

Quella bambina avrebbe potuto di certo essere una perfetta serpe.

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

Hermione era intenta ad aiutare la sa bambina ad indossare il grembiule.

Si morse un labbro e le domandò

“Tesoro, a te fa piacere che Draco sia rimasto qui questa notte?”

La bambina la guardò e le sorrise, poi annuì.

“Lui è bravo, mamma.”

“Si lo è. Stasera ha detto che ti portiamo a cinema.”

Hermione la guardò confusa. Poi sorrise.

Quell’uomo le stava cambiando la vita e le stava facendo trovare piccoli spiragli di sole in quel periodo tenebroso.

 

 

 

-

 

 

 

Aveva preparato tutto nei dettagli. Ogni singola cosa. Aveva persino assunto un catering, dato che la Granger era contro l’utilizzo degli elfi.

Era tutto pronto.

Ora, si era appena smaterializzo vicino la villa della Granger. Le vide che lo aspettavano in giardino.

Jane giocava sulla sua altalena, mentre lei la guardava sorridendo e scattava delle foto.

Non appena la bambina lo vide gli corse incontro. Hermione scattò una foto. Voleva ricordare la sua bambina con quel sorriso. Il sorriso che quell’uomo aveva portato nella loro vita.

 

“Siete pronte?” domandò alle due donne.

La bambina scosse il capo e dopo aver tolto dalle mani della madre la macchina fotografica disse con fare saccente

“Baciatevi, dai!”

Hermione diventò paonazza.

“Jane!” urlò

“Dai mamma!”

“Non esiste, Jane!” continuava a lamentarsi la donna, non accorgendosi degli sguardi complici della piccola e del biondo, che la prese tra le braccia e facendo aderire i loro corpi la coinvolse in un bacio appassionato dando modo e tempo alla bambina di scattare la foto tanto richieste.

Quando le labbra dei due si separarono, la donna soffiò contro quelle dell’uomo

“Giochi sporco, Malfoy. Giochi maledettamente sporco. E baci maledettamente bene.”

L’uomo sorrise

“Sono una serpe , Granger. E sono un Malfoy, siamo grandi baciatori.”

Risero assieme, mentre presero per mano la piccola.

“Siamo pronti?”

Le due annuirono e si smaterializzarono.

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

 

Le aveva portate come previsto al cinema. Avevano visto un film di quelli preferiti di Hermione, un film del regista Woody Allen. Avevano sorriso, Hermione si era addirittura commossa. Si era ritrovata a sognare e desiderare di vivere una vita come quella della protagonista, per poi rendersi conto, che la vita che aveva, quella reale, era cento mila volte più bella e affascinante di quella presentata nel film. Aveva una splendida figlia, un uomo accanto che aveva fatto battere nuovamente e per la prima volta il suo cuore. Aveva tutto. Ma quel pensiero, quel tormento interiore la rattristarono. Cosa che di certo non mancò di notare il biondo che la prese per mano e dopo averle fatto un baciamano si smaterializzarono.

 

 

 

Erano passati anni dall’ultima volta in cui aveva visto e ammirato Malfoy Manor. Erano passati anni da quando Bellatrix Lestrange l’aveva torturata sul pavimento del Manor.

Fu una benedizione sapere che non avrebbero cenato in quella stanza. Il solo pensiero le avrebbe dato i brividi.

La cena fu gradevole. Draco aveva chiamato uno staff di camerieri evitando lo sfruttamento di elfi, almeno in quella sera.

Aveva suonato per lei e Jane, facendole sorridere, facendole commuovere ancora.

E poi aveva tirato fuori due pacchettini.

Jane aveva scartato il suo in fretta e furia, trovando sepolto sotto strati di carta un braccialetto.

“Era di mia madre, Jane. Ti avrebbe adorata se fosse stata qui.”

La bambina sorrise e poi si fece aiutare dalla mamma a indossare il bracciale.

“Indossalo sempre. È un portafortuna. Il portafortuna delle Black.”

Jane si slanciò verso l’uomo regalandogli un affettuoso abbraccio e un sonoro bacio sulla guancia.

Poi corse a giocare con uno degli elfi che aveva scoperto nella ronda per la casa.

“Non torturarlo Jane. O si picchierà per tutta la sera.” Sorrise Hermione.

“Tocca a te, Granger.”

La donna si morse un labbro, come di consueto, in evidente imbarazzo.

“Non avresti dovuto.”

“Avanti, aprilo.”

Scartò il regalo, con delicatezza. Sino a fare uscire un pacchettino.

Lo aprì dolcemente, scoprendo una collanina con una metà di un ciondolo. Un leone d’oro.

Guardò l’uomo e sorrise. Poi lo vide aprire il suo palmo della mano e lasciar intravedere l’altra metà di un ciondolo, un serpente. L’avvicinò al leone e ad incastrò unì le due parti.

Hermione era senza parole.

“Non avresti dovuto. È..è..bellissimo.”

Lui si avvicinò alle sue labbra e prima di perdersi in esse disse

“E’ che mi piace vederti felice.”

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Capitolo 7
*** Per farti tornare. ***


Ed è così che dirai:

che cosa vuoi che sia l'amore se mi lasci sempre sola.

Ed io ti guardo e non so,

io non so mai che cosa dire per farti tornar da me.

Francesco Renga – Per farti tornare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per Hermione Granger e per la sua piccola Jane, la presenza di un alto biondo, di nome Draco Malfoy, era ormai diventata una necessità nella loro vita.

L’una desiderosa dei suoi abbracci, del suo calore, dei suoi baci, del loro essere assieme. L’altra bisognosa di quella figura paterna che le era sempre mancata e che aveva trovato nell’unica persona che la madre avrebbe giudicato inadeguata.

Le settimane erano volate. Gli incontri con i coniugi Zabini e altrettanti incontri con i coniugi Potter avevano colorato le vite e le serate dei tre.

Non c’era un mattino che Draco non si recasse a svegliare le sue belle. Non c’era un mattino che non accompagnasse Jane a scuola. Non c’era un mattino che dimenticasse di baciare la sua donna prima di uscire.

Aveva deciso di provarci con la Granger. Di far cadere le vecchie presunzioni e di provare a far funzionare le cose. Oltre loro due, ovviamente la più felice era Jane.

Tutto procedeva alla perfezione. Sino a quel week-end.

 

 

 

 

 

La sveglia era suonata già da un po’. Lo attendeva. Attendeva il suo bacio sulla fronte. Le mani della sua bambina sul suo volto. Ma nulla di ciò accadde. Stancamente si decise ad alzarsi.

Un largo pigiama ricadeva stropicciato sul suo corpo. Guardò il suo riflesso allo specchio. I capelli incorniciavano ribelli e ispidi il suo volto. Su questo due enormi occhiaie campeggiavano.

Hermione si allontanò dalla sua figura riflessa

“Sono un mostro.” Disse procedendo verso la camera di sua figlia.

La trovò lì, avvolta ancora sotto il morbido piumone rosa.

“Jane, tesoro, sveglia!” enunciò mentre scostava le tende disegnate facendo entrare dei timidi raggi di sole.

La bambina non si mosse.

“Jane?” chiamò la donna

Non un movimento.

Hermione si affrettò ad avvicinarsi alla sua bambina.

La vide pallida e sudata sotto le coperte. Delle macchie violacee sotto gli occhi.

La scosse con forza. La piccola Jane mosse per qualche attimo le palpebre, aprendole facendosi forza.

La sentì sussurrare

“Draco.”

Una rabbia salì nel corpo della donna. Continuò a scuotere la bambina chiamandola a gran voce e vedendo che aveva nuovamente perso i sensi si smaterializzò al San Murgo.

 

 

 

 

-

 

 

 

 

“Hermione!”

La donna con ancora indosso il suo pigiama e scalza si voltò verso quelle due voci così familiari.

Aveva il volto rigato di lacrime.

Si era buttata tra le braccia dei suoi amici senza fiatare. Si era lasciata stringere, accarezzare.

Dov’era lui?

Quando si fu calmata, Harry la lasciò libera dalla sua stretta.

Ginny le accarezzò ancora il volto.

“Come sta?”

La donna deglutì e guardò le sue mani.

“Siamo arrivate in tempo.”

Anche i due maghi deglutirono, poi notando il silenzio la donna continuò

“L’ho trovata pallida e sudata a letto. Aveva delle macchie violacee evidenti sotto gli occhi. Ho provato a scuoterla ma non rispondeva. Poi si è ripresa, mi ha guardata e ha perso nuovamente i sensi. Mi sono smaterializzata qui. E i medici hanno detto che sono arrivata in tempo. Un’altra crisi e..”

Lacrime scorrevano ancora sul suo viso. Harry l’abbracciò stretta.

“Ci siamo noi. Starà bene. Starà bene.”

 

Le ore passavano.

Lui dov’era?

Jane si era risvegliata e poi si era addormentata.

Aveva chiesto di lui.

Come lei, come la sua testa, come il suo cuore.

Dov’era lui?

Anche i coniugi Zabini erano corsi al San Murgo appena avvisati.

Aveva chiesto di lui.

Nessuno sapeva dove fosse.

“Forse è fuori per lavoro.” Aveva detto Daphne accarezzando il volto della bambina addormentato.

Lei le aveva lanciato uno sguardo carico d’odio. Lui non c’era. Quando ne aveva più bisogno lui non c’era. Non l’avrebbe mai perdonato.

 

 

 

 

-

 

 

 

“Mamma?”

La bambina stava osservando la donna in silenzio.

“Dimmi tesoro.” Hermione le si era avvicinata immediatamente, sedendosi accanto a lei sul letto.

“Sei arrabbiata con Draco perché non è venuto a trovarmi?”

La donna guardò quegli occhi, uguali ai suoi, osservarla con dolcezza. Innocenti. Come il suo piccolo cuore.

Annuì e poi le baciò la fronte.

“Non devi esserlo. Io sapevo che sarebbe partito.”

La donna guardò la bambina confusa.

“Non mi poteva dire dove doveva andare. Ha detto che era un segreto e che me l’avrebbe detto appena tornava.”

Hermione scosse il capo.

“Non pensiamoci ora. Tra qualche minuto zio Harry sarà qui e potremo tornare a casa.”

La bambina la guardò triste.

Non avrebbe sopportato ancora il suo sguardo. Ma non avrebbe permesso ancora a quell’uomo di farle soffrire.

 

 

 

 

-

 

 

 

 

Il ritorno a casa era stato tranquillo. Ginny con il suo pancione aveva organizzato una piccola festicciola per Jane. Vi avevano partecipato anche gli Zabini portando dei piccoli regali per la piccola Granger.

Hermione sedeva in cucina da sola. mentre nel salotto della sua villa volti sorridenti ascoltavano i racconti di sua figlia e le avventure che avevano vissuto con l’uomo che in quel momento chissà dov’era.

Una lacrima scivolò sul suo viso.

Avrebbe perso tutto. Aveva perso Draco. E avrebbe perso Jane.

Strinse i pugni e si asciugò con il dorso della mano quelle gocce salate, che imperterrite continuavano a scivolare sul suo volto.

“Hermione?”

Una voce alle sue spalle l’avvolse.

La sua voce.

L’avrebbe riconosciuta tra mille.

Sentì il battito accelerare. Gli occhi inumidirsi ancora. Il petto sollevarsi ed abbassarsi frenetico.

“Hermione. Lo so..”

“Stà zitto.” Disse voltandosi e superandolo.

Arrivata in salotto aveva chiesto gentilmente a tutti gli ospiti di andare via e a Ginny se poteva tenere Jane per la notte. Non sarebbe stato un bello spettacolo. non avrebbe fatto ascoltare a sua figlia le sue urla contro quell’egocentrico biondo.

Ginny prese tra le braccia la bambina che schioccò un bacio sulla fronte della madre e guardò tristemente l’uomo che giaceva contro una parete.

Hermione salutò cordialmente gli ospiti e dopo aver inspirato a fondo, chiuse la porta e si voltò contro il biondo.

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

 

Stare lontano da loro per una settimana, era forse la cosa più difficile che avesse mai fatto in tutta la sua vita.

Era stato costretto a partire senza avvisarle, senza dire loro nulla. Era stato costretto dal Ministero della Magia. Non era riuscito però a mantenere la promessa con Jane.

L’aveva guardato così dolcemente che si era letteralmente sciolto dinanzi a quegli occhi che ormai amava profondamente.

I mesi con quelle due donne l’avevano radicalmente cambiato. Viveva per loro e per la loro felicità. Per i suoi sorrisi.

Le aveva detto che era un segreto dove doveva andare. Che le avrebbe confidato tutto al suo ritorno.

Ma l’assenza si era prolungata. La sua presenza era fonte di dolore. Lo leggeva ora negli occhi della ex Grifona che lo guardava torvo. Ma quello era finto odio, sotto quelle iridi poteva leggere tutto il dolore che le sue iridi grigie invece nascondevano alla perfezione.

Blaise gli aveva raccontato del ricovero della piccola.

Sapeva che la Granger sarebbe stata in grado di ammazzarlo con le sue stesse mani.

Vedeva il suo petto alzarsi frenetico.

Vedeva quegli occhi guardarlo con rimpianto.

Nessuno dei due parlava, come se fossero i loro occhi, i loro corpi a sputare quelle parole che nessuno dei due aveva il coraggio di dire.

Poi lei si mosse e con passo svelto gli si avvicinò. Vide i suoi occhi castani scrutarlo e poi sentì il suo palmo scaraventarsi contro il suo volto.

L’aveva schiaffeggiato ed era scappata.

Non l’aveva rincorsa. Aveva sentito la porta della sua camera sbattere. Aveva inspirato. E con passo elegante aveva salito le scale.

Si era fermato qualche attimo fuori dalla sua stanza e poi aveva abbassato la maniglia.

Lei era lì. Dinanzi allo specchio. Guardava il suo riflesso. Guardava le sue occhiaie. Il suo petto muoversi rapido. Guardava il suo viso ricoperto di lacrime.

Si portò alle sue spalle. E guardò assieme a lei quel riflesso.

Dirle che l’amava sarebbe servito a qualcosa?

Sarebbe riuscito a fare ammenda?

No, di certo no. non l’avrebbe perdonato.

“Granger.” Sussurrò contro la sua schiena.

“Taci.”

L’afferrò e la fece voltare verso di lui, facendo incontrare poi i loro occhi.

“Mi dispiace.”

“Per cosa?” domandò lei fredda

“Per quello che ho fatto. Per esser andato via.”

La vide sorridere. Ma dentro urlava. Lo sapeva.

“Malfoy non devi scusarti. Sapevo che l’avresti fatto. Sapevo che ero solo una da scoparti. E come non hai ottenuto ciò che volevi, passato un po’ di tempo, hai cambiato giocattolo.”

L’aveva ferito. Brutalmente. Aveva scaraventato con quel falso sorriso tutto l’odio che provava per lui.

“Non è vero.”

“Spiegami allora.” Urlò la donna guardandolo con sguardo di sfida.

“Ho lavorato per il Ministero.”

La donna lo guardò.

Poi  il biondo si sbottonò la camicia lasciando vedere un enorme taglio su tutto il petto.

Il cuore di Hermione perse un battito.

“Cosa ti sei fatto?” domandò.

“Ho lavorato per il Ministero. Mi hanno mandato in missione. L’ho fatto altre volte. Roba che ha a che fare con vecchi Mangiamorte. Mi sono offerto al Ministro dopo la cattura di mio padre. È stata una delle cose che mi ha fatto cambiare. L’altra, la più importante, è stata conoscere te e Jane.”

“Non pronunciare il suo nome!” gridò la donna.

Draco la guardò

“Granger.”

“Stai zitto! Non c’eri! Mi hai lasciata! Non c’eri! Quando lei è quasi morta in quello schifoso letto non c’eri! Io ero da sola! da sola a chiedermi dove fossi mentre mia figlia ti chiamava!”

L’uomo le si avvicinò e l’abbracciò per qualche istante, poi lei scottata si ritrasse

“Lasciami. Ti odio. Mi fai schifo.”

Il biondo scosse il capo e si avvicinò ancora alla donna spingendola e fermandola contro la parete della camera da letto.

“Ridimmelo.” Sussurrò contro il volto della donna

“Ti odio.” Disse lei dopo aver deglutito.

“Ti fa stare meglio dirlo? Dillo ancora.”

Il volto della donna era ricoperto di lacrime, che l’uomo si apprestava a cancellare con le sue affusolate dita.

“Dillo Granger. Dì quanto mi odi.”

Quando lei riaprì nuovamente le labbra per urlare ancora il suo odio, lui soffocò quelle sillabe con le sue di labbra.

La strinse al suo corpo. Assaporò il suo sapore. Sentì le mani della donna nella sua schiena. La desiderava.

Si separò dalle sue labbra.

“Ti odio Malfoy.”

“Io credo d’amarti invece, Granger. Amo tutto di te.”

La donna si strinse ancora di più a lui.

Lui tornò a baciarla, sfilandole poi la camicia. Baciò le sue spalle, i suoi seni. Assaporò il sapore della sua pelle che così a lungo aveva desiderato.

Lei baciò la cicatrice che ricopriva il petto dell’uomo.

Lui leccava le ferite invisibili di lei.

Lei leccava le cicatrici visibili di lui.

Le loro labbra strette, come le loro mani, come i loro corpi contro quella parete.

 

 

 

Lui entrò in lei, sospirarono e si amarono assieme. Entrambi per la prima volta fecero l’amore. Entrambi curarono le ferite dell’altro. Entrambi sorrisero. Ognuno a modo suo, aveva dichiarato il suo amore all’altro.

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Capitolo 8
*** Era quella la felicità? ***


Boy your so dope 
your love is deadly 
Tell me life is beautiful 
They I'll think I have it all 
I am nothing without you 
All my dreams and all the lights mean 
Nothing without you. 

Lana Del Rey – Without you

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I loro corpi abbracciati sul pavimento.

Una coperta a coprirli. Le loro braccia a stringerli.

Così il sole li aveva trovati il mattino successivo.

Così, gli occhi di Draco Malfoy avevano scovato la donna che l’aveva stregato, stretta al suo corpo.

Sentiva il suo petto contro il suo muoversi lentamente.

Sentiva il suo respiro abbattersi contro la sua pelle.

Sentiva il suo profumo inebriarlo.

Sfiorò oltre che con gli occhi, con le dita quella figura delicata e fragile.

Lei aprì lentamente gli occhi, sorridendo alla vista dell’uomo.

Un calore la pervadeva. Le sue mani sulla sua pelle. Il suo respiro. I suoi occhi che l’osservavano.

Era quella la felicità?

Non lampo.

No. quella non era la felicità. La felicità per lei non ci sarebbe mai stata. Lo sapeva bene. Per lei e per sua figlia non ci sarebbe stata felicità. Quelli erano solo momenti felici a cui si sarebbe aggrappata qualora ve ne fosse stato il bisogno. Lui era l’unico appiglio che avrebbe avuto.

L’unico rifugio sicuro.

Una lacrima solcò il suo viso.

Il volto di sua figlia le pervade la mente. Il suo dolce sorriso. Le sue manine sul suo volto il mattino. Il suo parlare da saccente proprio come lei.

Come avrebbe potuto vivere senza di lei?

No, non l’avrebbe fatto.

Sentì delle dita fermarsi sotto le sue palpebre e catturare il suo dolore.

Sentì le sue labbra delicate posarsi sul suo naso, sulle sue labbra, sulle sue palpebre, sui suoi capelli.

L’unico rifugio sicuro.

Si strinse a quel corpo che continuava a tenerla stretta a sé.

Lui era lì. Era con lei.

Non era più sola.

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

“Allora, alla fine ti sei dichiarato?”

Il biondo sorrise e scosse il capo in direzione del moro.

“Ho seguito il tuo esempio, Blaise.” Lo canzonò Draco.

“Sono contento. La Granger ha bisogno di te. Anzi, le Granger hanno bisogno di te.”

Il biondo annuì spostando lo sguardo fuori dalla vetrata.

“Come sta la piccola?”

“Ginny e Potter l’hanno riportata a casa questa mattina. Vederla in quel letto con mille macchinari mi uccide.”

“Potremmo cercare qualcuno.” Propose il moro.

“Qualcuno chi?”

“Non so. Un medico, un donatore. Qualcuno. Qualcuno che l’aiuti.”

“Mentre ero in missione, quando mi hanno ferito, sono stato ricoverato. Ho parlato con dei medici, ho spiegato loro la situazione di Jane..”

“E quindi?”

“La loro opinione è univoca. Non c’è nulla da fare.”

“E cosa farai, ti arrenderai?”

Il biondo lo guardò tristemente.

“Cercherò di rendere ogni momento della sua vita indimenticabile.”

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

“Mamma?”

La bambina guardava la donna che era intenta a scrivere e compilare fascicoli su una poltrona dinanzi al letto della piccola.

Sollevò lo sguardo sentendosi chiamare e incrociò i suoi occhi stanchi con quelli spenti della bambina. Posò i fascicoli accanto alla poltrona e si sedette sul letto accanto alla sua bambina.

Le accarezzò il volto e baciò i suoi capelli.

“Mamma?” la richiamò Jane.

La donna la guardò.

“Potremmo far venire James qui qualche sera?”

La donna sorrise ed annuì alla bambina.

“Mamma?” domandò ancora

“Dimmi tesoro.”

“Tu credi che Draco mi voglia davvero bene?”

Hermione sorrise.

“Draco ti ama.”

La bambina sorrise di rimando e iniziò a giocare con i capelli della donna.

 

Un bussare alla porta aveva risvegliato le due dai loro pensieri. Un alto biondo era fermo sulla soglia della cameretta ad osservarle.

La donna incrociò i suoi occhi con quelli grigi dell’uomo.

Lui sorrise.

“Avete impegni per questa sera?”

Le due si guardarono e scossero la testa.

“Bene, allora. Granger vatti a fare una doccia, sto io con Jane.”

La donna alzò gli occhi al cielo e poi si alzò, dopo aver posato un altro bacio sulla fronte della bambina.

Mentre usciva si fermò dinanzi all’uomo.

“Grazie Malfoy.” Sussurrò

Lui le si avvicinò e posò un bacio sui suoi capelli.

 

“Allora, sei pronta per la sorpresa di questa sera?” domandò il biondo sedendosi con la bambina sul letto.

“Spero non sia nuovamente cinema.” Rispose storcendo il naso.

L’uomo sorrise

“No, questa sera niente cinema.”

“E dove ci porti?”

“Mmm. Non posso assolutamente dirtelo.”

“Come quando sei partito?” domandò la bambina

Draco la guardò

“Non partirò più. Te lo prometto.”

“Non mi hai più detto dove sei stato.”

“Sono stato in missione per un lavoro. Dovevo trovare delle persone cattive.”

“E ci sei riuscito?” chiese curiosa la bambina

L’uomo la guardò

“Tu cosa dici?”

Jane sorrise.

“Penso che ti abbiano catturato e poi qualcuno sia venuto a salvarti.”

“Pensi questo di me?” chiese l’uomo fintamente offeso, mimando un gesto melodrammatico.

Poi sollevò il capo e iniziò a solleticare e baciare sulle guance la bambina.

 

Una donna aveva assistito alla scena. Il suo cuore batteva come non mai.

Draco la ama, ripetè la sua mente.

L’aveva davvero.

 

“Granger, perché non vieni ad aiutarmi? Questa dama mi ha oltraggiato. Reclamo vendetta!” disse con tono canzonatorio Draco.

La donna corse e si lanciò sul letto, aiutando la sua piccola a tirare pizzicotti all’uomo.

Era quella la felicità?

 

 

 

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

 

“Allora ci dici dove stiamo andando?” aveva domandato la bambina avvolta in pesante cappotto tra le braccia dell’uomo.

“Sono ancora offeso con voi, donzelle.”

Hermione lo spinse con un fianco.

“Smettila Malfoy. Non ti crede nessuno.”

L’uomo la guardò fintamente piccato.

 

Dinanzi a loro sorgeva una piccola villetta.

Hermione ne rimase strabiliata, come ovviamente anche la piccola Jane.

“Cos’è?” urlò la bambina estasiata.

“Questa è la vecchia casa di mia madre Jane. La casa dove è cresciuta da piccola.”

La bambina annuì ancora, non staccando gli occhi dalla piccola e graziosa villa bianca.

Hermione guardava l’uomo senza staccare gli occhi dal suo viso.

Lui la sorprese e le sorrise, stringendole poi una mano.

 

Dinanzi alla villa un uomo sulla sessantina li attendeva.

“Signor Malfoy!” urlò con voce rauca.

“George!” gridò il ragazzo avvicinandosi al vecchio uomo.

“Che bello rivedervi. Sono stato felicissimo dopo la vostra lettera.”

“George posso presentarti la piccola Jane e sua madre Hermione?”

L’uomo annuì e strinse e baciò le mani delle due Granger, sorridendo vistosamente alla piccola Jane.

“Prego seguitemi!” disse avanzando verso l’ingresso della villa.

 

L’interno era in stile rustico. Piccole poltroncine campeggiavano nel salotto. Delle scale a chiocciola portavano al piano superiore. Un fuoco era acceso in un piccolo camino rosso.

Poi Hermione lo vide, il ritratto della donna che aveva dato vita a quell’uomo.

Vide quella donna così elegante e bella, sorriderle.

“Jane, lei era mia madre.”

La bambina scrutò dolcemente il quadro e poi posò gli occhi sul viso dell’uomo.

“Lei è più bella di te.”

L’uomo sorrise.

“Se devo proprio dirti un segreto, tu, lei e la tua mamma siete le donne più belle che io abbia mai conosciuto.”

Hermione sorrise a quell’appunto.

“George spero ti unirai a noi per cena.”

L’uomo annuì e si recò a scaldare qualcosa per cena.

 

Si sedettero tutti a tavola e cenarono in allegria. George raccontò dei tempi in solitudine. Poi raccontò alle due Granger le sue avventure con la piccola Narcissa Black e con il piccolo Draco Malfoy, attirando l’attenzione delle due giovani.

“Signor Malfoy, credo sia il momento!”

Il biondo annuì e aiutò Jane ad indossare il cappotto. Poi la prese per mano e la portò sulla terrazza della villa.

Piccoli fiocchi di neve danzavano attorno a loro.

Jane spalancò gli occhi e strinse forte Draco.

“Grazie! Grazie! Grazie! È bellissimo.” Disse tornando a guardare la neve.

L’uomo strinse quella bambina a sé.

Guardò il suo sorriso, e i suoi occhi ora sorridenti. Felici.

Vide arrivare alle sue spalle la Granger e con una mano l’attirò a sé e la baciò.

Vide i suoi occhi colmi di lacrime.

“Granger..” iniziò

Lei scosse il capo e baciò l’uomo. Poi si accoccolò contro il suo petto accarezzando sua figlia.

 

L’uomo alle loro spalle osservava la scena. Draco Malfoy era cresciuto. Era così diverso dal passato. Sua madre sarebbe stata orgogliosa di lui. Aveva capito il vero significato dell’amore.

Scosse il capo e rientrò in casa.

Dinanzi a lui il quadro della donna sorrideva.

“Ce l’ha fatta, Narcissa. Ce l’ha fatta.”

Il quadro ammiccò e sorrise. Una lacrima di tempera scendeva sul quadro.

 

Tre figure sostavano ancora sotto la neve. Stretti l’uno all’altro.

Draco sorrise. Aveva tutto quello che desiderava. Non avrebbe permesso che gli fosse portato via.

 

Hermione stringeva quei due corpi a sé. Sentiva il battito di sua figlia frenetico. Vedeva i suoi occhi brillare.

Era quella la felicità?

 

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Capitolo 9
*** Non posso perderla. ***


Salve a tutti! Perdonate il grande ritardo, ma impegni universitari mi han tenuta lontana dalla scrittura e in particolare da questa storia. Spero che il nuovo capitolo sia di vostro gradimento. Commentate e recensite. Un abbraccio a tutti voi che seguite e commentate la mia storia e a chi la segue in silenzio.

Vostra, JaneA.

And I started to heart it again

 but this time it wasn’t you
And the room is so quiet, oh oh oh

And my heart is the heart of a life
For the devil to dance again
And the room is too quiet.

 

Florence and The Machine – breath of Life

 

 

 

 

 

 

 

Aveva visto la sua bambina addormentarsi beatamente tra le braccia dell’alto biondo dinanzi al camino. Lui l’aveva tenuta accanto al petto per un lungo tempo, poi sorridendo alla donna si era sollevato e  facendo un cenno con il capo alla strega aveva iniziato a salire le scale.

Lei era rimasta lì.

Osservava la legna ardere. Osservava quelle fiamme danzare senza musica, o forse la musica era il battito del suo cuore.

Ripensava a quello che negli ultimi mesi aveva vissuto grazie a Draco. Aveva vissuto, semplicemente.

Prima le uniche gioie della giornata erano i suoi momenti con Jane. Ora c’era lui a colorare il loro mondo.

A stringerla, c’era lui.

Sentì delle mani stringerla alle spalle.

Sentì le sue mani sulla sua vestaglia. Nonostante vi fosse quel leggero strato di tessuto, sentì calore. E di certo non era a causa del fuoco.

Si appoggiò con la schiena al petto dell’uomo. Inspirò.

“Non sei felice.” Lo sentì dire contro i suoi capelli.

“Lo sono. Ma sono anche infinitamente triste.” Sussurrò lei stringendo le braccia attorno al suo busto, proteggendosi da lui, proteggendosi dalle sue paure.

Lui sfiorò i suoi capelli, li baciò. Baciò la sua nuca, spostò i capelli e baciò il suo collo.

“Sai che farei tutto.”

Lei si voltò verso l’uomo, facendo incontrare in tal modo i loro occhi, perdendosi nei suoi grigi.

“Tu non puoi capire quanto sia bello saperti qui.”

Sorrise, poggiandosi nuovamente contro il petto dell’uomo.

“Vorrei proteggervi da tutto. Voglio salvarla, Granger. Se solo tu mi concedessi di partire. Di fare ricerche.”

La donna si voltò ancora. Il terrore nei suoi occhi.

“Non andare. Ti prego.”

L’uomo scosse il capo e posò le sue labbra su quelle della sua amata, sulle labbra dell’unica che era riuscita a far battere il suo cuore assieme alla piccola che dormiva beatamente al piano superiore.

“Devo pur fare qualcosa per lei.”

“Stai facendo molto. Lei ti adora.”

L’uomo sorrise.

“Non quanto io adoro voi.”

 

 

 

-

 

 

 

 

Il giorno seguente grazie a George erano andati a cavallo. Jane aveva cavalcato per la sua prima volta, sotto lo sguardo attento e premuroso dell’anziano custode della villetta dei Black.

Hermione e Draco si erano concessi una cavalcata e una gita in barca. Avevano sorriso, scherzato. Avevano assaporato ancora e ancora i loro sapori, i loro baci, la loro pelle.

Poi richiamati dal sole che ormai stava per tramontare erano ritornati alla villa.

Con sommo piacere i due notarono Jane che aiutava George in un piccolo orto alle spalle della villa.

“Mamma! Draco! Sto piantando delle rose!”

I due sorrisero. Draco si avvicinò alla bambina e la strinse a sé.

Hermione li guadava.

Doveva ringraziare quell’uomo. Lui e la sua bambina erano la sua famiglia. Erano il suo cuore.

 

 

 

-

 

 

 

 

Il ritorno a Londra era stato triste, soprattutto per la piccola Jane. Staccarsi dai suoi nuovi amici e soprattutto da George era stato un tormento.

Ora, la realtà tornava ad aspettarli.

Hermione fece infilare la dolce piccola sotto le coperte e si distese con lei.

“Mamma, sei felice?”

La donna guardò la bambina. I suoi occhi brillavano, anche se visibilmente stanchi. Vedeva il volto di Jane pallido. Il suo cuore perdeva battiti. Quella malattia la stava distruggendo. Era questione di tempo.

Hermione sorrise

“Ho te. Come potrei non esserlo?”

La bambina si strinse al petto della madre.

“Io sono felicissima. Draco ti ha fatto tornare il sorriso.”

La donna annuì e tornò ad osservare gli occhi di sua figlia.

Era così saggia per avere solo pochi anni, poca esperienza, e tutta la sofferenza alle spalle.

“Ti va se chiamiamo James?” le domandò sorridendo e baciandola.

La bambina annuì come suo solito esageratamente.

La donna posò un altro bacio sulla fronte di Jane e inspirò il suo profumo socchiudendo gli occhi.

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

 

“Non ci posso credere.”

“Voglio fare le cose per bene.” Sentenziò il biondo seduto alla sua scrivania.

“Hai messo la testa a posto. Potrei piangere.” Sorrise la donna

“Smettila Daphne.”

“Cosa ho detto di male? Sono davvero contenta. Certo.. avrete bisogno di noi.”

“Troverò una soluzione.”

“La Granger ti ha imposto di non andare.” Enunciò atono Blaise.

“Cosa faresti al posto mio Blaise? –quasi urlò il biondo, facendo spaventare la donna- Cosa faresti, se quella che ormai credi tua figlia stesse per morire? Cosa faresti se vedessi i suoi occhi spegnersi ogni giorno di più e non poter far altro che restare ad osservarla?”

Aveva sbattuto una mano sulla scrivania, mentre il volto era visibilmente diventato paonazzo.

“Non posso perderla.” Sussurrò infine, mentre la donna si alzava e posava una mano sul suo braccio.

“Potremmo mandare qualcuno per conto tuo a fare ricerche.”

L’uomo scrollò il capo.

“Devo cercare di far ricordare la Granger. Per quanto io odi quell’uomo, lei deve ricordare. Forse potremmo utilizzare il suo sangue. Non lo so. Non lo so. Non so cosa fare.”

Il biondo si accasciò contro il pavimento.

“Sposala.”

“Adotta Jane. Vivi con loro l’ultimo periodo.”

Blaise guardava negli occhi l’amico che aveva di scatto sollevato il capo.

“E lasciare che le muoia?”

“Hai sentito tutti i medici del mondo, Draco. Per quanto io ami quella bambina.. non credo ci sia altro da fare.”

Draco si prese la testa fra le mani.

“Non posso perderla.”

 

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

 

La donna guardava i due bambini giocare sul letto della piccola Jane. Tra le mani infiniti fascicoli. Lavori arretrati. Casi irrisolti.

Concentrarsi era impossibile. Sentiva la risata della sua bambina. E non appena questa tossiva, il suo battito perdeva colpi.

Dentro di sé, si domanda, se non avesse dovuto accontentare Draco. Cercare nella sua mente il padre della sua dolce bambina.

Doveva farlo. Per lei. Solo per lei. Doveva tentare.

Annuì mentre guardava il sorriso di Jane. L’avrebbe fatto per lei.

 

 

 

 

-

 

 

 

 

Avevano cenato tutti assieme. Si era concessa qualche gossip con Daphne mentre ripulivano la cucina. Aveva sorriso sentendo i pettegolezzi di quelli che un tempo erano i suoi compagni di Hogwarts.

Draco l’aveva abbracciata e baciata più volte, sotto gli occhi vispi della sua bambina.

Aveva lasciato che fosse lui a portarla a letto dopo che i loro ospiti si erano congedati.

Così, si era concessa un bagno rilassante.

L’acqua bollente. Petali di rose in essa. Profumi delicati nell’aria.

Poi la pelle diafana di lui contro la sua.

“Sta dormendo.” Le sussurrò all’orecchio.

La donna sorrise.

“Grazie, Malfoy.”

Lui la strinse a sé. Fece combaciare perfettamente le loro figure, i loro corpi, i loro battiti.

Piano voltò la donna verso di sé, facendo incontrare i loro occhi.

Baciò il suo collo, il suo seno. Poi tornò alle sue labbra.

Sciolse i suoi capelli che erano stati imprigionati in un semplice chignon.

“Sei splendida.” Le soffiò sulle labbra.

Lei ricambiò con un sorriso e un bacio.

Poi accorciò le loro distanze, avvicinando i loro corpi, sino a quando lui non entrò in lei.

I loro sospiri, le loro carezze, il loro amore.

Sorrise, pensando a quanto odiava Draco Malfoy.

Raggiunsero il piacere assieme. Stretti l’uno all’altra.

L’uomo non la lasciava. Il suo petto ansante si scontrava con il suo.

Avvicinò le labbra all’orecchio della donna, baciò il lobo e poi sussurrò

“Sposami, Hermione Granger.”

La donna si scostò per guardare quegli occhi grigi.

“Co- cosa?” disse balbettando

“Vuoi sposarmi, Hermione Granger?”

Una lacrima scese sul volto della donna, per poi essere subito catturata dalle labbra dell’uomo che la stringeva a sé.

“Sposami. Sposami.”

La donna annuì, e rispose buttandosi sulle labbra dell’uomo.

“Sì! Sì! Sì!”

Quella era la felicità.

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Capitolo 10
*** Un ago in un pagliaio. ***


Ancora una volta devo scusarmi per l'enorme ritardo. Ci stiamo avvicinando ad un punto di risoluzione? Chissà. Attendo vostri commenti. Un abbraccio, JaneA

L’aveva stretta a sé per ore. Avevano guardato Jane dormire, avevano sorriso.

Lei gli si era stretta ancora di più. Cercando conforto al suo dolore. Cercando semplicemente rifugio tra quelle braccia che l’avevano salvata, ma che non potevano salvare sua figlia.

Sentì la donna deglutire. La discostò delicatamente e fece immergere le sue iridi grigie nelle sue dorate.

“Permettimi di cercarlo, Granger.”

La donna deglutì ancora, rimanendo sempre in silenzio.

“Sai che sono un legilimens. Permettimi di guardare dentro i tuoi pensieri. Permettimi di salvare nostra figlia.”

Aveva pronunciato le ultime due parole con amore immenso. Per Draco Malfoy, Jane Granger era davvero sua figlia. La fotocopia in miniatura della donna che amava. Le amava entrambe come aveva amato solo una donna nella sua vita: sua madre.

Non si sarebbe arreso dinanzi al silenzio della Granger, avrebbe continuato a domandarle il permesso di violare i suoi ricordi, la sua mente.

Avrebbe tentato tutto per vederle sorridere entrambe.

Voleva stringere ancora, per sempre, quella bambina. Sfidarsi con le in gare di lettura. Desiderava vederla salire sul treno per Hogwarts. Desiderava sposare la donna che gli era seduta accanto e adottare Jane.

Guardò ancora la donna che non aveva scostato i suoi occhi da quelli dell’uomo.

Permettimelo.” Sussurrò ancora l’uomo.

La donna si voltò. Alle sue spalle dormiva tormentata la sua bambina. Il respiro affaticato, le palpebre violacee. Le si strinse il cuore.

A se l’avesse perso? Se avesse perso entrambi?

Si rigirò lentamente verso l’uomo. Non pronunciò una parola. Semplicemente si limitò ad annuire.

L’uomo la strinse a sé.

“Farò tutto il possibile per salvarla, Granger. E dopo ti sposerò.”

Lacrime scorrevano sul volto della giovane strega. La vecchia grifondoro, eroina del mondo magico, era stata sepolta. Il dolore aveva camuffato il suo corpo. Sarebbe spettato al suo biondo salvarla e riportarla alla luce.

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

Indagare, profanare, analizzare la sua mente era terribile. Stava rivivendo ogni singolo istante della vita della sua adorata mezzosangue dopo la battaglia di Hogwarts.

La vedeva durante la sua storia con Ronald Lenticchia Weasley. La vedeva donarsi a lui, amarlo ed essere successivamente gettata via come carta straccia.

Rabbia, astio, delusione. Dolore. Lo stesso che aveva provato la donna che ora giaceva addormentata dinanzi a lui.

Sapeva che a breve avrebbe scovato il volto dell’essere.

La stanchezza iniziava a farsi sentire. Socchiuse gli occhi, rilassandosi qualche attimo.

Nella mente le urla di piacere e dolore della sua donna. Sentiva che avrebbe potuto ammazzare quel viscido rosso.

La vide partire per la sua vacanza. Sola. Delusa. Sofferente. Vedeva i suoi occhi rossi dal troppo pianto coperti da un paio d’occhiali da sole stile anni ’50. La vedeva avvolta in un abito magenta. Splendida.

I capelli erano raccolti in una treccia laterale.

Era giovane e perfetta, come la ricordava. Come l’ammirava. Come lei non aveva mai saputo.

La vide ancora salire sul traghetto, sorridere a qualcuno che l’aveva osservata per educazione.

Non appena la vide scendere da quel traghetto iniziò il suo inferno.

Serata in quelle che i babbani chiamano ‘discoteche’. Il suo corpo strofinato contro quello di mille uomini. Le loro mani sui suoi seni, sulle sue curve, tra i suoi capelli, sulle sue labbra.

La vedeva gettarsi tra le loro braccia, sorridere, ma essere assente.

Infine lo trovò. Lo vide.

Un moro, alto, occhi scuri.

La vide tra le sue braccia, sentì le sue urla di piacere. La vide contro una umida parete del locale, contorcersi, donarsi.

Non avrebbe saputo nulla di quella scena, nulla.

 

Riaprì gli occhi inspirando e deglutendo.

Sentiva la rabbia scorrere nelle sue vene e raggiungere i palmi delle mani che strinse a pugni sino a far sbiancare le nocche.

Trovarlo sarebbe stato difficile, non un nome, nulla. Aveva indugiato a lungo. Ascoltato attentamente le parole della donna, degli amici dell’uomo. Nulla.

Si avvicinò alla donna. Il suo respiro regolare. L’accarezzò e la prese tra le sue braccia per poi condurla nella sua camera da letto.

La coprì con un lenzuolo.

Lei a quel contatto aprì gli occhi.

“Malfoy?”

Lui le sorrise e le si strinse accanto.

“Sei bellissima Granger.”

Lei avvicinò le sue labbra a quelle dell’uomo, dolcemente. Facendo dimenticare ad entrambi i loro dolori, le loro angosce.

Baciò i contorni delle sue labbra, baciò le sue palpebre.

“Ti amo Malfoy.” Sussurrò contro le sue labbra.

“Granger, io molto di più.”

Sorrisero assieme, si cibarono l’uno dell’altra sino a quando una piccola peste s’infilò tra loro nel lettone godendosi di quegli abbracci che erano amore puro esclusivamente per lei.

 

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

“L’hai trovato?”

La voce di Blaise era un fascio di nervi. Come d’altronde l’uomo che camminava dinanzi e indietro nell’ufficio.

“No. L’ho solo visto.” Sputò il biondo prima di versarsi da bere.

Lasciò che il liquido ambrato cadesse lento nel bicchiere, riempiendone circa due dita.

“E lei?”

“Lei non sa nulla. Non saprà nulla. Non posso dirle tutto. Non posso riportarle quel dolore alla mente.” Lo sguardo argenteo perso nel liquido ambrato.

Blaise annuì chiudendo la borsa da lavoro.

“Oggi lei e Daphne pranzavano assieme.”

Il biondo annuì.

“Sì, me ne ha parlato. A quanto pare Daphneha già iniziato a romperle la testa per il matrimonio.”

“Cerca solo di distrarla.”

Il biondo annuì ancora.

“Lo so, perdonami. È solo che non reggo più.”

“Ti va di venire a pranzo con Jane da noi? James ne sarebbe contentissimo. Credo abbia una cotta per Jane.”

Il biondo sorrise e guardò l’amico di vecchia data negli occhi.

“Chi non avrebbe una cotta per quella bambina?”

Scoppiarono a ridere assieme.

“Allora accetti l’invito?”

Draco sembrò rifletterci qualche attimo, poi disse avviandosi verso la porta.

“Vado a prendere Jane.”

Blaise lo fermò prima che potesse uscire.

“Draco?”

Il biondo si voltò.

“Lo troveremo. Sarà difficile, ma lo troveremo. Non posso negare la ragazza dei sogni a mio figlio. E nemmeno la figlia perfetta al mio migliore amico.”

Draco annuì tristemente e si richiuse la porta alle spalle.

Sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio, ma ce l’avrebbe fatta. Per lei.

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Capitolo 11
*** Ho trovato ciò che cercavo ***


L’amore più bello è quello che risveglia l’anima,

e che ci fa desiderare di arrivare più in alto;

è quello che incendia il nostro cuore e porta la pace nella nostra mente.

-The Notebook

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Erano passati ormai mesi dall’inizio dell’ardua ricerca.

Draco aveva ormai scandagliato ogni momento della memoria della donna di cui era follemente innamorato, alla ricerca di un piccolo dettaglio che potesse aiutarlo. Nulla.

“Voglio adottarla. Voglio che sia mia figlia a tutti gli effetti.” Aveva detto una sera subito dopo aver messo la piccola a letto.

Hermione si era seduta con aria stanca sul divanetto e si era accoccolata sul petto dell’uomo.

“Dobbiamo prima sposarci e sai come la penso.”

“Lo so, vuoi aspettare per lei. Ma io..”

La donna prese il volto dell’uomo tra le mani.

“Ti ama. Sei già suo padre.”

“Voglio che il suo regalo di compleanno sia potermi chiamare papà.”

Hermione sorrise.

“Va bene.”

L’uomo strabuzzò gli occhi.

“Mi sposerai?” domandò confuso

“Non tanta fretta Malfoy –sorrise la donna- adotta mia figlia, diventa suo padre. Poi forse ti sposerò.”

Avvicinò le sue labbra a quelle dell’uomo.

Lui fece scorrere le sue dita lungo il corpo della donna.

“Ti amo, Granger.”

“E’ sempre una gioia sentirtelo dire.”

“Ehi, voi due! Non dovreste andare a letto?”

Una vocina aveva interrotto i due, affacciata alle scale c’era la piccola Jane che sorrideva e li accusava con il suo piccolo ditino.

Draco sorrise

“Jane, sarai una perfetta Serpeverde, ne sono assolutamente convinto. Vieni qiui!”

La bambina non se lo fece ripetere due volte, e dopo aver sceso di corsa le scale si buttò tra le braccia di quello che ormai considerava suo padre.

“Jane, non dare ascolto. Sarai una Grifondoro come me. E sarai perfetta!”

“Allora piccola, come mai non sei a letto?” domandò il biondo prendendo le manine della bambina tra le sue.

“Beh, stavo pensando al mio compleanno.” Disse abbassando il capo

“Richieste?” ghignò il biondino.

“In effetti, mamma posso avere una festicciola? Voglio invitare James e zia Ginny e zio Harry e anche zio Blaise e zia Daphne!”

La donna sorrise.

“La potrai avere ad una sola condizione.”

La bambina sgranò gli occhi

“Quale?”

“Che mi dai un grosso enorme bacione!”

Jane non se lo fece domandare ancora e si buttò tra le braccia della mamma, schioccandole baci ovunque

“Grazie, sei la mamma migliore del mondo!”

“Ehi, ci sono anch’io!” gridò un finto offeso Malfoy.

Hermione si voltò verso la bambina

“Che dici ne diamo qualcuno anche a lui?”

Jane mimò di pensarci un po’ su e poi annuì.

Così assieme si gettarono sul biondino e iniziarono a schioccarli baci a volontà.

 

 

 

 

 

La casa era stata tutta abbondantemente decorata a festa per il sesto compleanno della piccola Jane. Questa in preda all’entusiasmo correva per tutta la casa.

Hermione affaccendata nel preparare, controllava la piccola con un sorriso ben piazzato sulle labbra.

“Jane, rallenta, o finirai per stancarti e questa sera sarai distrutta.”

Un bussare sommesso interruppe la corsa della bimba che si precipitò ad aprire la porta

“Zia Ginny! Sei arrivata! Entra!”

“Tesoro! Buon compleanno!” disse la rossa stringendo a sé la piccola figlioccia.

Hermione fece capolino dalla cucina

“Ginny! Sei venuta ad aiutare o a stuzzicare qualcosa in anticipo?”

“Ovviamente a far entrambe le cose!”

La riccia sorrise all’amica

“Jane, va di sopra e inizia a lavarti, arrivo subito!”

La bambina dopo aver annuito si era precipitata su per le scale.

“Allora dov’è il tuo amoroso?” domandò Ginny sedendosi sullo sgabello e iniziando a farcire dei panini

“E’ andato a ritirare le ultime carte.” Sorrise la donna alla rossa

“Finalmente Jane potrà chiamarlo come si conviene.”

Hermione annuì sorridendo.

“Sembra Jane stia meglio..”

“Si, e no. ogni tanto diventa troppo pallida. –seguì una pausa- Ho paura Ginny. Ho paura che ogni attimo possa essere l’ultimo.”

La donna si avvicinò all’amica e la strinse.

“Và ad aiutare tua figlia e preparati. Tra un’ora arriveranno gli ospiti.”

La riccia annuì e toltasi il grembiule da cucina corse al piano di sopra.

 

 

 

 

 

 

Dopo essersi preparate con attenzione le due Granger scesero.

Hermione avvolta in un semplice abito nero, Jane in un abito bianco con scarpette abbinate.

Al piano di sotto ad attenderle, non vi era solo Ginny, ma tutto il resto degli invitati. In prima fila il loro amato Draco, tra le cui braccia si lanciò a piccola Granger.

Lui la strinse a sé, incurante degli sguardi che aveva fissi su di loro.

“Ho un regalo per te e per la tua mamma.” Le disse

Jane si illuminò al suono di quelle parole

“Cos’è?” domandò impaziente

“Oh, non è una cosa materiale, è un regalo ancora più speciale. Poso dirtelo all’orecchio?”

La bambina annuì vigorosamente e avvicinò l’orecchio alle labbra del biondo

“Da oggi sono il tuo papà!” sussurrò lui sorridendo

Jane si lanciò su di lui e iniziò a gridare

“Papà! Tu sei il mio papà!”

Hermione rimasta in disparte sentì il suo cuore esplodere di gioia. Come lei anche gli altri invitati si emozionarono alla vista di quella piccola bambina che era riuscita a conquistare il cuore del freddo Draco Malfoy.

“Allora adesso tu e la mamma potrete sposarvi!”

Il biondo annuì rivolto alla bambina e lanciò uno sguardo alla sua amata donna che sorrideva con il volto coperto di lacrime.

“Aspetta qui” enunciò la bambina che rapidamente corse in cucina per far subito dopo ritorno.

“Mamma, vieni qui.”

La donna confusa si avvicinò al biondo e alla sua bambina che teneva tra le mani due patatine a forma di anello.

“Ecco, papà metti questo al dito della mamma.”

L’uomo sorrise e fece come la bambina aveva lui indicato.

Stessa cosa accadde per Hermione che con mani tremanti infilò la patatina al dito di Draco.

“Bene –disse la bambina- adesso siete davvero la mia mamma e il mio papà!”

Poi si avvicinò all’orecchio del biondo e sussurrò

“Puoi baciare la tua sposa.”

Lui non se lo fece ripetere e mentre alle loro spalle gli invitati applaudivano entusiasti avvicinò le sue labbra a quelle della Granger.

“Ti avevo detto che tua figlia sarebbe finita a Serpeverde.”

“Vorrai dire nostra figlia.” Sussurrò lei

Lui annuì e la strinse ancora a sé.

“Ah, Granger. Ho trovato ciò che cercavo.”

La donna strabuzzò gli occhi guardando l’uomo. Poi la sua attenzione venne accolta da alcuni petali che cadevano sulla loro testa.

“Mamma hai visto? L’ho fatto io!”

Corse ad abbracciare Jane.

La sua bambina aveva fatto la sua prima magia.

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