L'insostenibile leggerezza della falsità

di Sciru
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lui e Lei ***
Capitolo 2: *** Il primo incontro ***
Capitolo 3: *** Je t'aime ***
Capitolo 4: *** Il tradimento ***
Capitolo 5: *** Il Natale di cinque anni dopo ***
Capitolo 6: *** Ich Liebe dich ***
Capitolo 7: *** Insicurezza patologica ***



Capitolo 1
*** Lui e Lei ***


E’ mai possibile che il mondo sia sempre uguale a se stesso? Si lo è. E’ possibilissimo che dopo migliaia di anni, dopo l’evoluzione, dopo l’invenzione del microonde le storie d’amore siano sempre uguali. Una banalità che fa quasi paura. Che cosa c’è di più banale della solita storia di lui stronzo e tormentato e lei delicata e ingenua? Le solite storie alla tre metri sopra il cielo, di quelle che fanno impazzire le ragazzine. Ogni volta il copione è lo stesso: lei pensa di poter cambiare lui ma lui persiste imperterrito nel suo essere, facendo vivere la lei di turno in quell’agonia dolce amara della sofferenza d’amore, quel desiderio tipicamente femminile di stare insieme ad uno, che sì è stronzo, però vuole solo te, principessina.
Questo è quello che si scrive nei romanzi da quattro soldi. Nei romanzetti adolescenziali l’eroina è la crocerossina che farebbe di tutto per il suo uomo ma alla fine soccombe al potere oscuro, quella parte nera di lui che non potrà mai cambiare e che alla fine li porta alla rottura. Lei bella, possibilmente ricca e ingenua, lui un grande stronzo che sembrerebbe guarito dall’incontro con il grande amore ma che poi torna alle cattive abitudini. Grandissima cazzata: sappiate che una così non se lo carica mai uno stronzo e uno stronzo non si carica mai l’ingenua perché tendenzialmente non è abbastanza zoccola o strafiga.
Abbattete quelle stupide idee sdolcinate, quelle tendenze di buonismo romantico: nella vita reale le cose non vanno mai così, la vita reale è molto più complicata: le persone non sono costruite come dei blocchi, non hanno un’etichetta attaccata sulla fronte: stronzo, ingenua, maledetto, figa e così via. I blocchi non sono squadrati ma hanno gli angoli smussati, delle parti irregolari, altre zone grezze e altre rifinite. E soprattutto le persone mutano e si nascondono, si travestono, si confondono nella folla.
E’ possibile vivere nella falsità per tutta la vita? Lui e Lei vivevano nella falsità da anni: fingevano di essere quello che non erano da così tanto che credevano perfino alle loro stesse bugie. Forse questo li avevi uniti fin dall’inizio e questo li teneva lontani; d’altronde come potrebbero stare insieme due persone che non conoscono nemmeno se stesse? Lei era essenzialmente una disadattata lui invece un disgraziato. Si potrebbero usare una tonnellata di frasi fatte per descrivere la loro situazione ma ne userò solo una: nessuno dei due sapeva amare. E con questo non intendo che venivano da due situazioni familiari disastrose. Ultimamente la società ha la tendenza ad attribuire alla famiglia d’origine ogni responsabilità per comportamenti fuori dal normale: se uno uccide un altro è perché il padre era un violento, un altro ha picchiato il vicino perché la madre era una prostituta, quello è diventato un drogato perché il padre era assente e così via. Anche loro avevano avuto i loro problemi ma la verità è che dopo un po’ è inutile stare a cercare le cause di tutto: le cose avvengono e basta. Lui proveniva da una famiglia piuttosto ricca ma diciamocelo erano degli arricchiti senza alcuna base culturale; Lei veniva da una famiglia di disgraziati che era riuscita a migliorare la propria condizione sociale grazie alla cultura. Quindi Lui viveva in una famiglia in cui il padre guadagnava 10.000 euro al mese e regalava diamanti alla moglie, Lei da una famiglia in cui avevano fatto la fame gloriandosi della propria superiorità culturale, fino a quando il padre non era riuscito a diventare qualcuno nell’ambiente accademico, divenendo uno stimato studioso ma non certo ricco. Ma erano uguali: Lei mentiva ogni giorno e Lui mentiva ogni giorno. Lei fingeva di essere una brava ragazza tutta casa e chiesa e lui fingeva di essere un ragazzaccio. Solo quando si incontravano riuscivano ad essere sé stessi: due che mentono, chissà forse si riconoscono al fiuto. Con Lui, Lei riusciva a tirare fuori la sua voglia di vivere, il suo desiderio di ribellarsi, di divertirsi, Lui diventava serio, affrontava i suoi problemi ed impegni, amava e si lasciava amare.
Le persone che mentono diventano con il tempo ruvidi e non si lasciano toccare, come dei cuccioli rabbiosi. Non si fidano di nessuno perché non vogliono mostrasi per quello che veramente sono. Se si incontravano Lui e Lei non potevano fare a meno di stare insieme, di toccarsi ma la paura di mostrare la propria vera natura dopo un po’ prendeva inevitabilmente il sopravvento. Solo una volta lui era quasi riuscito a domarla ma poi Lei era scappata di nuovo… Ovviamente Lui aveva usato la fuga per nascondersi dietro alle sue solite bugie e maschere. Vivere nella bugia è destabilizzante: c’erano dei momenti in cui Lei si ritrovava in un luogo e non sapeva come c’era arrivata: le sue bugie prendevano così tanto il sopravvento da spersonalizzarla, da lasciarla senza fiato e senza sapere dove era e come ci era arrivata. Alle volte guardava le persone a tavola con lei e non le riconosceva, non capiva come poteva stare ad ascoltare cose che non le interessavano minimamente. Lui invece riusciva a controllare meglio la sua vita probabilmente perché la sua famiglia se ne fregava. In realtà entrambe le famiglie se ne fregavano: la famiglia di Lei se ne fregava della sua natura e volevano che fosse come dicevano loro, che seguisse il cammino stabilito per ogni brava ragazza che si rispetti e che non li mettesse in imbarazzo con comportamenti scorretti o compagnie sbagliate; la famiglia di Lui se ne fregava in generale della sua natura. Lei era una cattiva che fingeva di essere buona e Lui uno buono che fingeva di essere cattivo.

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Capitolo 2
*** Il primo incontro ***


Si erano conosciuti al mare, l’estate dei sedici anni. Lui era andato con un amico in un nuovo lido, invitato a sua volta da altri amici ed amici di amici; uno di questi era anche amico di lei. Insomma una sequela infinita di connessioni aveva portato a quel primo sguardo mentre lui saliva la scaletta della terrazza. Si erano guardati per un istante e avevano capito subito di piacersi: Lui aveva deciso che Lei doveva essere sua: rimasero insieme tutto il pomeriggio a chiacchierare, ridere e scherzare. Lei decise che dovevano stare insieme e aspettò che Lui facesse qualcosa. Nessuno ci avrebbe scommesso un soldo su quella relazione: Lui muscoloso e biondo, lo stereotipo del bello e maledetto, quello che se le gira tutte e poi ricomincia da capo, uno di quelli che ha più voglia di saltare la scuola che andarci; Lei secchiona, carina ma non troppo, estroversa, impegnata nel sociale. Nessuno capiva cosa ci trovavano l’una nell’altro: non avevano interessi in comune, vivevano perfino in due città distanti tra loro 800 km. Quello sguardo scambiato su quella scala era frutto di una casualità più unica che rara, una contingenza di occasioni del tutto speciale. Lei era lì per caso, in vacanza con la famiglia, Lui era lì per un invito che avrebbe potuto tranquillamente rifiutare. Invece era successo, si erano incontrati, da quel momento in poi avrebbero condiviso anni delle loro esistenze. All’inizio lui mantenne tranquillamente le sue abitudini: usciva, faceva il cazzone, non rispondeva al telefono per giorni, andava alle feste senza portarla con sé. Poi qualcosa era cambiato: non si può sapere cosa fosse scattato nella sua mente perché Lui decidesse che lei fosse più importante di tutto il resto. Probabilmente credeva che Lei fosse speciale, che fosse troppo bella e buona per essere trattata in maniera indegna. Ma Lei non era la fanciulla delicata ed indifesa che mostrava di essere: Lei sapeva benissimo come farlo sentire in colpa, come fargli fare quello che voleva. Sapeva piangere al momento opportuno per farlo sentire un uomo schifoso, sapeva quando usare le parole giuste per farlo tornare da lei implorante: più strega che principessa. Lui le fece conoscere un mondo che a Lei del tutto nuovo: il mondo dei ragazzi che stanno buttati nella piazzetta di turno a non fare niente, che se ne fregano di aiutare gli altri, che raccontano bugie ai genitori, che bevono alcol fino a vomitare, che si fanno tatuaggi e piercing. Lei gli fece conoscere il mondo di quelli che vanno in chiesa la notte di Pasqua, di quelli che amano studiare e leggere romanzi. Sì lo ammetto, Lui era molto più interessante di Lei che era veramente noiosa. Ma cercate di capire: Lei aveva conosciuto solo un mondo ovattato fatto di “questo una brava ragazza non lo fa, questo non si dice, questo non si tocca” e aveva sempre vissuto in maniera da non deludere mai la famiglia che aveva grandi aspettative. Lui invece era cresciuto in una famiglia il cui motto era più “fai quello che ti pare basta che non mi dai fastidio”. Lei non aveva grandi aspettative per il futuro: non se ne fregava niente di quello che avrebbe fatto o dove avrebbe vissuto: i suoi genitori invece la tormentava con grandi progetti, grandi risultati da ottenere, sempre e solo sguardi di disappunto se sembrava sgarrare. Lei non aveva mai fumato, mai bevuto, non si era mai drogata. E non perché avesse paura delle conseguenze e perché non no avesse voglia: solo il timore della famiglia la tratteneva. Con Lui scoprì non solo un mondo nuovo ma scoprì anche se stessa: capì che amava uscire fino a tardi, stare con le persone fino a notte fonda, fare la pazza, ridere, scherzare, ballare, amare. Lui scoprì che c’era anche qualcosa di diverso che l’uscire con gli amici e truccare il motorino, esisteva il romanticismo, la dolcezza, il dialogo con il proprio compagno di viaggio. Lei imparò ad affrontare la sessualità, sfidò le restrizioni che le erano state imposte fino a quel momento con dei legacci psicologici; Lui capì che la sessualità non era fatta solo di meccanicità ma anche di sentimento e passione.

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Capitolo 3
*** Je t'aime ***


La prima volta che Lui le aveva detto “Ti amo” Lei gli era scoppiata a ridere in faccia. Questo perché Lui aveva cercato di dirlo in francese: pessimo tentativo. Quando lui aveva avuto questa geniale idea erano già lontani perché Lei era dovuta tornare nella sua città, lontano da Lui. Ma Lui non aveva alcuna intenzione di perderla per un motivo ai suoi occhi futile come la distanza geografica. Rimasero insieme per mesi, spendendo quantità esorbitanti di denaro in telefonate. La famiglia di Lui sembrava contenta quella di Lei era ancora guardinga: ancora non sapevano se lui potesse essere una minaccia per i loro grandi progetti. Dopotutto Lui studiava solo per diventare elettricista. Già l’idea generica che la loro figlia si potesse sposare li infastidiva perché avrebbe costituito un grosso ostacolo a quella che doveva essere la sua carriera lavorativa, figuriamoci poi se il tempo lo avesse perso dietro ad un elettricista! A dir poco inaudito! Ma per il momento tacevano convinti che il tempo e la lontananza avrebbe fatto il lavoro sporco al posto loro. Lui continuava ad andare alle feste, ad uscire, a circondarsi di perditempo ma almeno Lei riuscì a dargli lo stimolo necessario per non farsi bocciare  a scuola. Lei continuava ad andare bene a scuola e a fare la catechista. Finalmente si rividero nel periodo natalizio e fu per entrambi molto strano: erano mesi che non si baciavano e non si toccavano ma conoscevano benissimo il fondo delle loro anime perchè lo avevano sondato in quei mesi di telefonate. Era come se i due binari della conoscenza spirituale e fisica viaggiassero nettamente separati: il treno della conoscenza interiore era già al capolinea mentre quello della fisicità era ancora alla prima fermata. Conoscevano tutto l’uno dell’altra ma quasi si vergognavano a baciarsi e a prendersi per mano. Non rimasero insieme a lungo perché arrivo subito il tempo di ripartire. Si rividero a Pasqua e poi di nuovo l’estate successiva. Fu l’estate in cui fecero l’amore per la prima volta: Lui ovviamente sapeva benissimo come funzionavano le cose e aveva già fatto pratica. Lei invece prima di Lui non aveva mai avuto alcuna esperienza. Non fu Lui ad insistere, anzi. Dopo un anno insieme Lui ancora poteva attendere perché l’amava così tanto da non aver mai fatto pressioni, proprio Lui che tutti consideravano uno scapestrato. Fu Lei ad insistere, a decidere quando farlo, perché voleva farlo. All’inizio i pudori di Lei procurarono disagio ad entrambi ma credo che il mondo non abbia mai conosciuto un amante più paziente di Lui. E di nuovo lei se ne ripartì. Fu l’ultima volta in cui furono veramente felici insieme. Forse la lontananza iniziò a pesare, Lei iniziò a sentire l’oppressione della famiglia, da quel momento le cose non furono più lo stesso.

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Capitolo 4
*** Il tradimento ***


Prima intervennero le malelingue: “Ti ha tradito” raccontarono a Lei. Lei non mise in dubbio le parole malevoli; perché avrebbe dovuto? Lui dopotutto era uno che andava in giro con una dubbia compagnia, che aveva avuto più ragazze che capelli. L’insicurezza di Lei e la lontananza iniziarono ad agire come un virus contaminando tutto quello che era intorno. Lei decise di vendicarsi: iniziò ad uscire con un altro ragazzo e facendo in maniera che il Natale successivo Lui potesse vedere gli sms lasciati dall’altro. Ma Lui la perdonò. Non si sa come e perché. E’ difficile entrare dentro la testa di un uomo innamorato, forse credeva che non fosse vero, che fosse solo una piccola vendetta di Lei. Ma Lei lo aveva tradito veramente. Credo che sia iniziata in quel momento quella spirale di dolore che si trascina fino ad oggi. Quel sottile senso di dolore e insoddisfazione che ha macchiato tutto, che ha eluso i controlli e che poi è riapparso all’improvviso come in un’imboscata. Tre mesi dopo Lei decise di lasciarlo: non si sentiva più amata, lo sentiva sempre distante, litigavano per giorni. Di chi era colpa? Del primo tradimento di Lui, della vendetta di Lei? Finì così all’improvviso: Lei credeva di smuoverlo con quella telefonata in cui gli diceva che era finita, Lui invece non fece niente per orgoglio. Non la chiamò più, non cercò di farle cambiare idea. Non fece quei gesti plateali tipici dei film: quelle appunto sono cose da film, non accadono nella vita reale. L’orgoglio del macho lo fermò: e così Lui perse l’unica donna che aveva creduto in Lui, l’unica che lo avesse mai incoraggiato a seguire i suoi sogni, l’unica che lo aveva amato senza condizioni. Lei perse l’unico uomo che aveva veramente capito la sua anima ribelle e nascosta e che l’aveva accettata per quella che era senza aspettative, senza il desiderio di plasmarla secondo i suoi desideri. Lei trovò un altro e ci rimase per cinque anni, tra alti e bassi e altri tradimenti. Cinque anni sono tanti da passare, eppure trascorsero in un attimo; Lui decise che se non poteva avere non ne avrebbe avuta nessuna. Vedete come gli stereotipi non funzionano affatto? Lui avrebbe dovuto trovarne almeno altre mille e farsene il doppio Lei invece avrebbe dovuto rimanere fedele sempre e possibilmente casta. Ma le cose non andarono così. Da quel momento iniziò per Lei un percorso tortuoso fatto di insicurezze, di tradimenti, di incertezze, di decisioni prese solo per volontà altrui e non propria. Per Lui invece iniziò quel cammino che lo doveva trasformare ancora di più nell’immagine del cattivo ragazzo, del picchiatore, del pilota di corse clandestine. Le loro strade si separarono nettamente ma forse era solo un’illusione. Quando tornava nella città di Lui per le vacanze, credeva di scorgerlo in Chiesa mentre era a Messa con la sua famiglia, gli sembrò di vederlo perfino nella città di lei abitava. Ed era così: Lui continuò a cercarla, a vedere dove andava senza avere il coraggio di parlarle. E non ebbe il coraggio di parlarle per cinque anni. La guardava da lontano mettendola su un piedistallo. Ma Lei in quegli anni era cambiata: era diventata triste, non era più spontanea e spensierata, era minata dalle insicurezze. Non sapeva cosa voleva: a forza di sentire quello che gli altri pretendevano da Lei non sapeva più dove volgersi, non sapeva cosa voleva fare della sua vita; molto più semplice allora seguire il cammino tracciato per Lei da altri. Aveva cercato di scappare varie volte: aveva avuto qualche scappatella ma poi era sempre rientrata nei ranghi, sconfitta dalla consapevolezza che era troppo vigliacca per cambiare la sua vita. Preferiva continuare a vacillare nel limbo delle decisioni non prese piuttosto che avere il coraggio dei propri desideri.

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Capitolo 5
*** Il Natale di cinque anni dopo ***


Un Natale di cinque anni dopo Lui non resistette più: non ce la faceva più a seguirla di nascosto, a cercare di vedere dove andava, a non sapere combattere contro il suo timore di parlarle di nuovo e ricevere un rifiuto. Il Natale di cinque anni dopo si fece coraggio e le mandò un sms “Vuoi venire a pattinare sul ghiaccio con me e i miei amici? Ti passo a prendere io con la macchina e ti riporto a casa”. Così come se non fosse successo niente, come se non fossero passati anni lontani, come se a lui non importasse niente che Lei stava con un'altra persona. In quel momento Lei fu felice: non credeva che Lui si ricordasse ancora di Lei, era convinta che si fosse trovato centinaia di altre ragazze e l’avesse rimossa dai suoi ricordi, anche perché in definitiva era stata Lei quella stronza che lo aveva lasciato. Lei aveva pochissimi amici e nessuno l’aveva mai portata a pattinare: non poté resistere a quell’invito. “Mi piacerebbe molto venire ma non so se mi riconoscerai, sono ingrassata parecchio da cinque anni fa”. Lui sorrise a quel messaggio: l’insicurezza di Lei era sempre la stessa, sempre timorosa del pensiero degli altri. “Come potrei dimenticare i tuoi occhi verdi? Ti riconoscerò da quelli” rispose Lui. Lei non pensò che lui lo avesse scritto per farle qualche avances o per provarci: credeva fosse solo galanteria. I genitori di Lei stranamente non dissero nulla: dopotutto erano stati insieme quando erano ragazzi, dopo cinque anni potevano anche essere amici, i loro sentimenti erano sicuramente sopiti e passati; e poi Lei era fidanzata da cinque anni con un ragazzo tranquillo e per bene. Quindi non dissero nulla ma semplicemente si raccomandarono di non fare troppo tardi. E Lei all’epoca aveva già 21 anni: ancora i suoi le imponevano orari! E non con la forza ma con qualcosa di molto più strisciante: il senso di colpa. “Se farai tardi ci sveglierai, se farai così ci deluderai, se ti comporterai in questo modo ci vergogneremo di te”. Insomma Lei era ancora prigioniera dei doveri e dei “non si fa” mentre Lui ancora la amava per quello che era. La prima volta che Lei gli vide sputare sangue fu proprio quella sera. All’inizio credeva di aver visto male, dopotutto c’era tantissima gente poteva essere una svista. Ma poi vide che si appoggiava alla ringhiera e che tossiva sputando sangue. Gli chiese spiegazioni ma Lui disse che non era niente e Lei ci credette. Continuarono a uscire anche le sere successive: Lei credeva che Lui la invitasse per gentilezza perché sapeva che altrimenti Lei sarebbe stata sola; Lei rifiutò anche degli inviti, convinta che gli avrebbe rovinato la piazza con altre ragazze che magari non erano contente della sua presenza. Lui invece voleva solo uscire con Lei, parlarle, sentirla parlare. Si raccontarono le loro vite fino a quel momento: Lei per delicatezza tralasciò accuratamente di raccontare i dettagli della sua nuova storia, relazione che Lui in realtà conosceva benissimo ma fece finta di niente. Lui le raccontò che aveva iniziato a lavorare in una azienda come elettricista e che ègli piaceva moltissimo. Lui si accorse che Lei era cambiata: non era più felice e spensierata era sempre ansiosa, preoccupata, non sapeva cosa voleva, non sapeva nemmeno più cosa preferiva, quale era il suo colore o il suo cibo preferito. Capì che la situazione nella quale l’aveva conosciuta a sedici anni era solo peggiorata: Lei era così presa dal vortice dell’accontentare tutti da non sapere più cosa fare. Lei si accorse che Lui era cambiato: la sua simpatia aveva assunto un tratto amaro, di disillusione; vide che per lo più si circondava di pseudo amici, dei falliti che gli stavano intorno  per il loro tornaconto, perché lui pagava sempre per tutti e li portava in giro con la sua macchina, Lei capì anche che Lui lo sapeva benissimo: capì che Lui aveva una così bassa fiducia in sé stesso da ritenersi indegno di altre amici, di essere indegno di essere amato dagli altri. Un giorno Lei provò a parlarci: capì che la situazione era più grave di quel che pensava. Lui si limitò a dirle: “Adesso mi chiamano tutti Accio; io sono cattivo e faccio cose cattive. Non ho nessun obiettivo nella vita, l’unica cosa che mi rendeva felice l’ho persa. Aspetto solo di morire giovane”. Lei non poteva credere a queste parole: ma che cosa stava dicendo? Cosa voleva dire un discorso così disfattista? Poi inizio a collegare i vari pezzi, l’amarezza, il sangue, la disillusione. Decise che non lo avrebbe lasciato solo ma che lo avrebbe convinto a vivere una vita piena: cazzo non gli mancava niente, era ricco, simpatico, bello, come poteva essere infelice e preferire vivere ai margini della propria vita? Cercò di convincerlo a smettere di fare boxe, di essere violento, di non fare più corse clandestine con la macchina ma come poteva riuscirci da lontano?

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Capitolo 6
*** Ich Liebe dich ***


Dopo quel Natale continuarono a sentirsi per tutti i mesi che li separavano dall’estate. Lei ogni sera pregustava il momento in cui si sarebbero sentiti: non si sentiva nemmeno in colpa nei confronti del fidanzato; credeva di essere giustificata dal fatto che non c’era mai e che la veniva a trovare al massimo due volte a settimana. Praticamente conducevano due vite separate con interessi differenti. Ma come ho detto all’inizio Lei era quella cattiva. Lui non voleva mai smettere di parlarle E una sera ricordandosi che lei non sapeva assolutamente nulla di tedesco le scrisse: “Ich liebe dich”. In realtà lei lo sapeva benissimo cosa voleva dire, oramai lo sanno anche i sassi. Ma Lei fece finta di niente; voleva salvarlo perché era così presuntuosa da credere che Lui volesse essere salvato e che Lei fosse l’unica che lo poteva aiutare. Continuavano a vivere nella menzogna: Lui fingeva di stare bene, di essere un violento, un ubriacone; Lei fingeva di stare bene, di essere felice di quello che faceva, di quello che studiava, delle persone che frequentava. Le poche volte che aveva degli scatti di ribellione, subito veniva rimessa a posto, apostrofata da un “Sei solo un’ingrata”. Ma quell’estate decise di dare una svolta alla sua vita: Lei non ce la faceva più a parlagli e basta: lo voleva toccare, baciare, sentire il suo odore, sentire le sue mani su di Lei. Basta non avrebbe più dato retta agli altri, si sarebbe liberata di tutto e di tutti e finalmente avrebbe capito quello che era giusto per Lei. Lui non l’aspettava: in quegli anni non aveva avuto nessun’altra perché continuava a vivere nel ricordo di Lei e di quello che era stato. Lui non fece nessun passo verso di Lei, come se fosse indifferente. Fu Lei a fare tutto. Fu Lei che piano piano nelle telefonate e nei messaggi si avvicinò sempre di più a Lui, spazzò via la barriera di cattiveria che si era creato e iniziò ad avere paura: non poteva rimanere senza lo scudo che si era creato in quegli anni. Ma Lei con lentezza fece breccia, lo illuse e lo straziò nell’anima. Nel momento in cui si dovevano finalmente rivedere Lei ebbe paura: si rimangiò tutto quello che gli aveva detto, tute le promesse le speranze. Lui si infuriò ma non la lasciò perdere: preferì continuare a sprofondare in quell’abisso di dolore. Lei non era ancora maturata veramente, ancora non aveva capito che si poteva vivere solo per se stessi, per quello che si vuole. E Lui non era abbastanza forte per portarla con sé. Per il compleanno di Lei le organizzò una bellissima serata: aperitivo di lusso, ristorante, discoteca: e Lei alla fine cedette. Come al solito Lui non fece niente: fu Lei a decidere tutto. Decise che avrebbe mentito ai genitori raccontando di passare la notte  fuori con degli amici, di mentire al fidanzato, di tradire la fiducia di Lui e tradire se stessa: fecero l’amore quella notte ma rimasero entrambi delusi. Entrambi avevano la piena consapevolezza di non essersi iliberati dalla trama di falsità che si erano costruiti: come potevano godere di quel momento se non erano veramente sinceri l’uno con l’altra. Non sapevano se non si riconoscevano più oppure se solo loro si conoscevano veramente fin nel profondo. Forse oramai erano così avviluppati dalla menzogna che si sentivano marci e sporchi. Lei si sentì veramente marcia: come aveva potuto fare una cosa del genere, tradire la fiducia di tutti, tradire i suoi principi? Subentrarono i sensi di colpa, l’indecisione, il pensiero che non sapeva dove stessa andando la sua vita. Come poteva saperlo? Lei non conosceva se stessa, aveva solo la consapevolezza della sua natura mutevole e strana, una natura che solo Lui poteva capire ed amare per quella che era. Lei non era mai felice e soddisfatta, sempre timorosa del pensiero altrui. Decise di impegnarsi con Lui ma a quel punto subentrarono i problemi con il fidanzato che tradito faceva leva sui suoi sensi di colpa per farla tornare da sé. Per la prima volta nella sua vita decise di mentire, pensando che poteva meritarsi la felicità con Lui. Poteva cambiare, diventare fedele e onesta con sé stessa, degna di essere amata e amare.

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Capitolo 7
*** Insicurezza patologica ***


Iniziò una nuova fase delle loro vite: Lei mentiva ai suoi per stare con Lui in maniera che non la convincesse a fare marcia indietro e Lui era finalmente felice. Si lasciò convincere a smettere di bere, a fare le sue solite cazzate. Lei andava a trovarlo di nascosto ogni volta che poteva. Ma c’era sempre un fantasma che li opprimeva e lo torturava: l’ex. Lei era troppo presa di sensi di colpa per capire che difenderlo minava il rapporto con Lui. Lei andava a trovare l’ex, continuava a seguirlo iìnelle sue attività, ad incoraggiarlo nello studio, credendo così di poterne ottenere il perdono. Se Lui cercava di allontanarli del tutto Lei si ribellava perché credeva che l’allontanamento lo avrebbe fatto stare ancora peggio. Iniziò anche la protesta dei genitori che capirono subito quello che stava succedendo: Lei non poteva perdersi dietro a Lui doveva pensare alla sua vita, a studiare. Lei iniziò a tentennare: Lui non fece nulla come suo solito. Se Lei voleva stare con Lui doveva capirlo da sola per essere più forte e consapevole delle sue scelte. Lei credeva che Lui facesse così perché in definitiva non gli importava così tanto. Lui invece la voleva sposare. E non tanto per dire. Volevo comprarle un mazzo di fiori enorme e in mezzo al mazzo avrebbe messo un anello. Lei doveva solo dire di sì. Ma Lei non avrebbe detto quel sì che Lui desiderava e lo sapeva bene. Sapeva già che Lei non avrebbe resistito alle pressioni della famiglie e delle persone intorno a Lei. Iniziò un tira e molla infinito, fatto di sofferenze, disperazione e pianti. Lei si concesse all’ex, solo perché Lui la voleva. Oramai Lei non sapeva nemmeno cosa voleva: era diventata così timorosa di deludere o di fare la cosa sbagliata da fare solo quello che le veniva detto. Incominciò a rifrequentare il suo ex solo perché la sua famiglia glielo chiedeva e perché lui lo voleva. Cercò di nuovo di allontanarsi e ritornare da Lui ma anche Lui era arrivato al livello di saturazione. Un giorno la chiamò e le disse che non ce la faceva più, che non poteva più trattarlo in quella maniera. “Ho conosciuto una ragazza. Le ho raccontato di te e mi ha aiutato a parlarne, mi ha fatto capire che non è giusto questo tuo comportamento”. Lei sentì solo “ragazza” e da quel giorno non si sentirono più. L’orgoglio fu troppo forte. Lei si convinse che i suoi avevano sempre avuto ragione, che Lui non era la persona adatta a Lei. Che sicuramente doveva dare una possibilità al suo ex. Ma questa volta fu molto più difficile reggere la finzione. Dopo mesi nei quali aveva assaporato una vita diversa come poteva tornare a quella realtà finta, in cui Lei non sapeva più se preferiva il blu o il rosso, il pesce o la carne? Diventò di nuovo schiava delle insicurezze e delle ansie, degli sbalzi d’umore. Passò un altro ragazzo e cercò di aggrapparsi a quest’altro per lasciare l’ex. Passò da un uomo all’altro, senza pensare a se stessa ma solo a quello che volevano gli altri. Era felice solo quando accontentava le aspettative altrui. Lei fingeva e continua a fingere: ha solo alcuni momenti di lucidità in cui ricorda momenti passati e perduti, desidera essere amata e toccata da Lui. Pensa al suo modo di sorridere, al modo in cui le chiedeva un altro bacio, a tutto quello che solo Lui le aveva dato o le aveva insegnato. La verità è che Lei non era ancora diventata abbastanza forte da avere la forza delle proprie azioni e Lui non poteva continuare a soffrire nella consapevolezza di non essere stato abbastanza per portarla da sé. Non si sentirono mai più. Le bugie e l’orgoglio furono troppo forti. Lei era la brava ragazza e Lui il ragazzaccio: Lei era un’insicura patologica e Lui un insicuro patologico. Lei aveva tradito tutti, aveva seguito la sua natura mutevole e Lui l’aveva amata comunque. Ma forse le persone non si conoscono così bene a fondo. Forse Lei era semplicemente una stronza e Lui un incurante. Le cose non sono sempre tutto bianco  o tutto nero. Se nemmeno loro si capivano come potremmo capirli noi?

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