O. R. CRUX

di Joy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Per amore ***
Capitolo 2: *** La voce nella foresta ***
Capitolo 3: *** Colei che non infranse le promesse ***
Capitolo 4: *** Di mani abbandonate ***
Capitolo 5: *** Troppo da perdere ***
Capitolo 6: *** La notte che ingannò il tempo ***
Capitolo 7: *** Nero malato ***
Capitolo 8: *** Fratelli ***
Capitolo 9: *** Per una sola parola ***
Capitolo 10: *** L'ultimo pomeriggio ***
Capitolo 11: *** Chi cerca cosa ***
Capitolo 12: *** Intuito ***
Capitolo 13: *** Tredici ***
Capitolo 14: *** Qui per te ***
Capitolo 15: *** Per tre volte sfuggiti a Voldemort ***
Capitolo 16: *** Vale una vita ***
Capitolo 17: *** Diciassette ***
Capitolo 18: *** Ne vale più d'una ***
Capitolo 19: *** Mia regina ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Per amore ***


1

A Serpedoro… per la pazienza, la costanza e la disponibilità. Per la sensibilità nel farmi notare gli errori, per la prontezza con cui ha risolto i problemi, per la cultura grammaticale che ha messo a mia completa disposizione e soprattutto… per ogni parola che ha letto, corretto e amato. Io l’ho sentito.

1

PER AMORE



Tu sei la nebbia che maschera e inganna…

Tu sei la tempesta che imperversa e infradicia…

Tu sei la notte… nascondi… e proteggi…

Sei il vortice… e le tue braccia sono il vento che rapisce…

E sei il desiderio… e senza di esso avrei solo l’oblio.”



Invece per me… tu sei solo l’amore…”



Che piovesse o meno ormai non faceva più differenza.

La notte sarebbe stata nera lo stesso.

Oscura e nebulosa… come il suo avvenire, e schiava delle tempeste.

Ginny Weasley si rigirò nel suo letto d’insonne, grata al buio che la cullava con malinconia, grata alla solitudine che le risparmiava di rispondere a domande ipocrite e imbarazzanti e grata alla sua mente, abbastanza lucida da comprendere, nonostante lo sfinimento dello spirito, che non esisteva per lei alcuna strada che la esonerasse dall’agonia dell’incertezza e del dubbio.

Il frammento di un mosaico dai colori doloranti… questo si sentiva.

E l’artista folle, creatore di quelle tinte, portava un nome che solo in pochi riuscivano a pronunciare senza timore; uno di loro era morto da pochi giorni, l’altro, in piedi sulla soglia, combatteva la sua personale battaglia, circondato dai fantasmi dei suoi sentimenti… morti anche loro.

O forse, come amava dire Ginny –come sperava- solo momentaneamente paralizzati.

Le pietre delle pareti risuonavano ora di nuovi lamenti, di antiche paure tornate alla luce… e quella che per molti era stata una seconda casa, adesso gocciolava di lacrime…

Hogwarts…

Respirò piano e incapace di sopportare da sola i suoi stessi pensieri, scostò da sé la coperta, rivelando l’invito implicito in quel gesto.

Ma il ragazzo non si mosse, emise soltanto un gemito strozzato nel quale celava l’esito della battaglia.

A Ginny parve inconfondibile…

Una necessità lacerante… ma la ragione non cede il suo posto…

Districò la mano da sotto la guancia e da sotto i capelli e parlò rivolta alla finestra.

“Per tutta la vita hai fatto ciò che era giusto, Harry, ma stanotte ti prego… dimentica la ragione.”

Il bagliore diafano della luna le baciò le labbra.

Non pioveva più.

“Questa notte… trascorrila nel mio letto.”

Il brontolio di un tuono si spense in lontananza.

Ginny chiuse gli occhi.

La tempesta assopita…

Forse fu la percezione di quella calma irreale a trascinare Harry verso i propri desideri, o più probabilmente fu la certezza che sotto la quiete illusoria si celasse ancora il conflitto, lo stesso che si agitava anche in lui… come se il suo spirito dicesse:

<  Va bene, ma non inganniamo nessuno, questa è solo una tregua!  >

Sicuramente ebbe la sua parte di responsabilità quel raggio di luna pallido, che aveva scelto proprio le labbra come gioiello da incorniciare… e quel braccio nudo, abbandonato con noncuranza sul ventre… e quella coperta, indecentemente spostata sotto le anche…

Il ragazzo fece un passo avanti, e dal momento che la ragione parve aver trovato un compromesso ne fece un secondo e un terzo.

Ginny aprì gli occhi e accennando un mezzo sorriso, allargò le braccia.

“Harry…”

Il suo nome sussurrato nella placida penombra…

S’inginocchiò sul letto, e come se fosse convinto di poter raggirare in questo modo la propria coscienza, le accarezzò la guancia.

Era tenero, quasi fraterno. Era come se non potesse osare di più…

Come se quel contatto fosse già un regalo insperato… e lui non lo meritasse.

Rifiutare ciò che di bello ci offre il destino per paura di vederselo portar via dopo…

“Non sparirò tra le tue mani Harry.” disse lei sospirando lievemente. “Puoi toccarmi.”

Non rispose… non era necessario con Ginny: lei capiva… sapeva

I capelli, maliziosi contro la sua volontà, inondavano il cuscino ed Harry ebbe la sensazione di perdersi nel seguire con lo sguardo i loro molteplici disegni.

Stordito e spossato, cedette alla prima lusinga e scivolò nell’abbraccio.

Il calore che lei emanava era troppo intenso, troppo consolante per potervi resistere, se ne accorse subito e ancor prima che le braccia lo circondassero, l’odore familiare della sua pelle aveva già combattuto e vinto la battaglia contro la sua resistenza.

Inebriante…

Le scostò i capelli dal collo e la baciò vicino all’orecchio.

“Harry…”

Sentì il tremito della sua voce vibrare anche sotto la pelle e lasciò scivolare le mani sul seno.

Indossava una maglietta bianca; niente trine o artificiosi ricami per la sua Ginny, nessun ricco tessuto, nessuna intrigante trasparenza, eppure gli parve desiderabile oltre ogni concezione umana.

Semplicemente donna…

La sentì irrigidirsi appena sotto le sue mani e comprese che non sarebbe tornato indietro, non avrebbe potuto…

La maglietta cadde sul pavimento.

Lei era pallida e calda… e sembrava che la notte le appartenesse, sembrava che il buio le danzasse attorno per coprirne con pudore la sensualità.

Cominciò a sbottonargli la camicia e Harry si accorse che le sue mani non tremavano affatto, continuava a guardarlo con l’espressione dolce e seria di chi si concede consapevole di ciò che sta facendo e non chiede niente in cambio.

Per amore…

Camicia e pantaloni divennero un mucchietto ai piedi del letto.

Si portò sopra di lei appoggiando i gomiti sul materasso per non schiacciarla e giocherellò, distratto, con una ciocca dei suoi capelli.

Ginny sorrise e gli accarezzò una guancia, poi la sua mano scivolò sul collo e sul torace e Harry rabbrividì, improvvisamente conscio di ciò che stava facendo.

“Ginny… io…” incominciò.

“Non parlare.” sussurrò lei, poi gli scostò i capelli dal viso e appoggiando le labbra sulla sua fronte gli baciò la cicatrice. “Non parlare più…” ripeté e questa volta posò le labbra sulla sua bocca.

La comunione dei respiri…

Si staccò da lei solo per guardarla in viso e vi trovò quello che disperatamente desiderava: la sicurezza.

Unico rifugio…

Nascose per un istante il volto nell’incavo del suo collo e il profumo di quei capelli recluse la ragione nell’angolo più nascosto della sua coscienza.

“E’ una tregua…” si ritrovò a sussurrare.

“E’ per amore…” lo corresse Ginny. “Ed è per entrambi.”

Le labbra lo stregarono, la baciò di nuovo e lasciò che la sua bocca scendesse sul collo e poi sul seno.

Lei emise un piccolo gemito e affondò le mani nei capelli scuri. Lasciò andare la presa dopo un secondo, per pura forza di volontà, mentre le labbra del ragazzo tracciavano sentieri voluttuosi sul suo ventre.

“Harry…” sussurrò il suo nome temendo di non poter ricordare nessun altra parola.

“Sì…” lo sentì rispondere con voce roca mentre con le labbra ripercorreva la medesima strada dal ventre fino al collo.

Le mani di Ginny vagarono sulla sua schiena, percorsero la linea curva che porta ai fianchi e lo sfiorarono…

Lui trattenne il respiro, la scia di baci che stava tracciando si perse nelle strade imprevedibili del desiderio, chiuse gli occhi e seppe che quello era il limite.

Si chinò su di lei e le baciò la fronte e gli occhi, poi teneramente le sfiorò le labbra e la guancia.

“Sei…” le chiese titubante.

“Sicura… ?” lo interruppe lei. “Sì.”

Lui sorrise appena, le accarezzò i fianchi e le cosce, appoggiò l’avambraccio al cuscino e le scostò una ciocca di capelli dalla fronte poi la sollevò leggermente e l’attirò a sé.

Il buio celava l’impaziente necessità, ma Ginny la percepì chiaramente, sentiva il medesimo ineguagliabile impulso di confondersi nel suo calore…

Insinuò la mano dentro quella grande di lui, posò l’altra sul suo collo e ignorando il fremito che la scuoteva gli andò incontro.

La notte si mostra discreta con gli amanti… china la fronte e li lascia al loro talamo d’amore.

Quella fu l’ultima notte a Hogwarts.



***



Quando Ginny si voltò di fianco per guardarlo, Harry la stava già osservando.

Era impossibile decifrare la sua espressione; a Ginny parve così dolce da spezzare il cuore, lo vide spostare il braccio per farle posto e lei gli si accoccolò contro, la fronte appoggiata al suo petto.

Lui l’abbracciò all’istante e la sua presa –considerò Ginny- era solo un poco più forte di quella che aveva imparato a conoscere nelle settimane in cui erano stati insieme, il respiro appena più veloce… e le sfiorava la tempia.

Sentiva la sua mano infilata tra i capelli, sapeva che a lui piacevano… ma l’altra, posata sulla sua schiena, tremava…

Come se fosse tesa nello sforzo di tenerla accanto a sé, disperata.

Come se non potesse nemmeno pensare di separarsi da lei.

Oppure –e Ginny ebbe paura a pensarlo- come se volesse chiedere perdono per ciò che aveva fatto…

“Non avrei dovuto farti questo…” sussurrò e Ginny capì che il suo più grande timore era fondato.

Si staccò da lui stupita solo in parte.

“Avresti preferito che fosse un altro a farlo?” gli chiese coprendosi il seno con il lenzuolo.

“Ti avrebbe dato la serenità che con me non avrai mai.”

“Non avrei la felicità che ho con te!” ribatté decisa, poi voltò la testa di lato. “Vuoi proteggermi a discapito dei nostri sentimenti, ma non sarò al sicuro lo stesso… nessuno di noi è al sicuro.” aggiunse abbassando un po’ il tono della voce. “Non mi amavi quando al mio primo anno ho aperto la Camera dei Segreti, eppure Voldemort non ha esitato ad usarmi per i suoi piani… e se non fosse stato per te sarei morta.”

Harry si adagiò sulla schiena e sospirò forte fissando il baldacchino rosso-oro.

“Ti ha scelta perché eri la sorella del mio migliore amico.”

“Cedric non era tuo amico, ma questo non lo ha risparmiato!”

Era stata dura, se ne accorse troppo tardi, quando si voltò per osservare il profilo del ragazzo e lo trovò assorto e perso nella sua dimensione rivestita di rimpianti.

“E’ciò che accade alle persone che mi stanno accanto.”sussurrò.

“Nessuna di loro rimpiangerebbe di averlo fatto… e non lo rimpiangerei neanche io.”

Lo osservò mentre apriva la bocca per ribattere e si affrettò per precederlo.

“So quello che stai per dire, Harry…” e la sua voce per la prima volta sembrò tremare.

Si portò sopra di lui e lo fissò come se stesse leggendo sul suo volto quelle parole.

“Mi dirai che tu non potresti sopportarlo.” incominciò tradendo di nuovo le proprie emozioni e Harry sentì la disperazione che rendeva fragile la sua voce. “Che non potresti vivere con questo rimpianto.” prese fiato e l’aria le sembrò troppo densa, deglutì a fatica. “Lo so…”continuò flebile. “Dirai che è stata solo colpa tua…” brillò una prima lacrima nei suoi occhi, Harry notò il suo pietoso scintillio un attimo prima che gli cadesse sul viso. “…e che nessun altro deve pagare il peso del tuo destino…” respirò di nuovo, profondamente, lasciando cadere nuove lacrime sul volto del ragazzo e si sforzò di continuare, ma il tono della sua voce adesso era implorante.

“Dirai che vuoi proteggermi… e mi lascerai da sola, come volevi fare stanotte, a combattere una battaglia che è già persa in partenza perché io non sopporto di venire esclusa dal tuo cammino e tu non vuoi compierlo con me…”

Adesso tremava vistosamente, Harry l’abbracciò e lei posò la guancia bagnata dalle lacrime contro il suo petto.

Bruciavano le sue lacrime… quasi quanto la sua pelle nuda.

“Ginny…” sussurrò, ma il pianto di lei lo interruppe.

“Tu firmi la mia condanna ancor prima di cominciare a combattere…”

“La mia intenzione era di assicurarti un futuro…”

“Nessuno ha un futuro adesso... lo sai.”

“Io meno degli altri.”

“Voglio stare con te, Harry.”

Era come una preghiera, e più andava avanti nel recitarla più ne sentiva il calore confortante.

Harry non riuscì a sostenere oltre la sua coerente difesa… anche la forza incrollabile della ragione adesso alzava bandiera bianca, la coscienza messa a tacere dal dolce peso della ragazza sopra di lui…

Pensò di essere debole e poi improvvisamente abbastanza forte da proteggerla… da proteggere entrambi e decise, nell’istante in cui Ginny nascose il volto nell’incavo della sua spalla, che nonostante ignorasse completamente il punto d’arrivo, quello era senz’altro il punto di partenza.

L’amore…

“Così sia.” sussurrò.

Concedendo la giusta risposta che giunge a concludere ogni consolante litania.



Fine 1° capitolo.



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Capitolo 2
*** La voce nella foresta ***


2

2

LA VOCE NELLA FORESTA



“Merlino!” esclamò Ginny varcando il portone di Hogwarts. “Che sole accecante!”

Il clamore della folla la investì in pieno, mentre avanzava sul viale riparandosi gli occhi con una mano.

“PRIMO E SECONDO ANNO DA QUESTA PARTE!” vociò un prefetto del quinto anno che per poco non le camminò sui piedi.

Si voltò verso la massa informe e brulicante che invadeva lo spiazzo: bauli, scope e animali di ogni genere occupavano la maggior parte del selciato, tanto che prefetti e capiscuola erano costretti a scavalcare continuamente montagne informi di valige per riuscire a portare a termine i propri compiti.

Gli studenti venivano rimandati a casa, la scuola non era più un luogo sicuro…

< Come se un luogo sicuro esistesse davvero… > si ritrovò a pensare Ginny e immediatamente riaffiorò nella sua mente ancora vagamente confusa, il ricordo della notte appena trascorsa…

Se mi abbracci… esisterà.”

Si riscosse dal torpore… aveva chiuso gli occhi e non se n’era accorta. E adesso sagome indistinte dai colori invertiti le ondeggiavano attorno come miraggi in una giornata troppo calda… troppo luminosa…

Indecentemente luminosa…

“Ehi tu!” gridò Ron, afferrando per la camicia un ragazzino del primo anno che si stava spenzolando, in maniera decisamente ardita, dalla carrozza su cui era salito. “Cosa diavolo credi di fare?”

Il bambino spalancò la bocca, sorpreso e intimorito, e si risedette quieto all’istante.

Ginny sbuffò, leggermente irritata per la brusca interruzione dei propri pensieri e guardò il fratello con aria canzonatoria.

“A quale casa appartieni?” insistette Ron, notando che non indossava alcuna divisa.

“T… Tassorosso.” balbettò quello.

“Mi dispiace per te, figliolo…” se ne uscì il prefetto Weasley. “Ma non è un buon motivo per tentare il suicidio durante il mio turno di sorveglianza!” continuò. “Però, se proprio ci tieni, una volta arrivati a King’s Cr-”

“RONALD!”

La voce di Hermione lo fece sobbalzare e Ginny, che si era alzata poche ore prima con il netto presentimento che quella sarebbe stata la giornata più triste della sua vita, si ritrovò, suo malgrado, a ridere di gusto.

“Cosa stai facendo?!” domandò, le mani autorevolmente piazzate sui fianchi. “Quello è il nipote del Ministro… e sembra pietrificato!”

“Il nipote di… ?” chiese stupito e lei annuì.

Le orecchie del ragazzo erano già di un bel rosso carminio e tuttavia, Ginny lo vide abbozzare un mezzo sorriso, incrociando le braccia sul petto, e guardare fisso negli occhi Hermione che, notò, aveva fatto un passo indietro.

“E’ diventato così non appena ha sentito il tuo amorevole richiamo, Hermione.” disse. “Sei sicura di non appartenere allo stesso ceppo delle Mandragole?”

Lei rimase in silenzio per un lungo istante, poi scosse la testa e lo guardò con l’aria comprensiva di una maestra che spiega per la quarta volta la stessa lezione ad un allievo disattento per natura.

“Le grida delle Mandragole uccidono, Ronald, non pietrificano…”

Lui la guardò alzando un sopracciglio.

“…mentre dalle loro radice si ricava una sostanza che rianima chi è stato pietrificato.”

Una ruga apparve sulla fronte del ragazzo.

“Inoltre, se vogliamo dirla tutta…”

“Hermione?” la interruppe la voce calma di Harry. “I tuoi ragazzi del terzo Grifondoro si stanno azzuffando con il quarto Serpeverde.” dichiarò con serietà. “Ad uno di loro sono spuntate le piume e sono già cinque minuti che tenta di spiccare il volo… Credo che ci sia bisogno di te.”

Ginny vide l’amica coprirsi la bocca con una mano, soffocando, in maniera peraltro fallimentare, un gemito sgomento e dirigersi correndo verso un ragazzino interamente ricoperto di piumaggi multicolore, che tentava invano di alzarsi in volo.

Le parve anche di sentire la voce di Ron borbottare qualcosa del tipo: “Tipico dei Serpeverde, prendersela con i più piccoli…”; ma non fu affatto sicura di ciò che aveva sentito, perché Harry, improvvisamente, la stava guardando.

I capelli arruffati e le maniche della camicia arrotolate sugli avambracci… Nel bel mezzo di quella mattina così sfacciatamente estiva, sembrava pronto per prendere parte ad una gita e non all’evacuazione di una scuola.

Niente di ciò che mostrava in quel momento aveva a che fare con il ragazzo che aveva trascorso quella stessa notte sotto le sue lenzuola.

Adesso era solo il Bambino-Sopravvissuto.

Cresciuto…

Ron si era allontanato per controllare la carrozza seguente, o più probabilmente per vedere come se la stesse cavando Hermione tra litigi e piumaggi.

Harry scrutava l’orizzonte quieto e attento.

Fece per raggiungerlo e incespicò indegnamente su di una borsa abbandonata. Quando alzò gli occhi, dopo essersi ripresa, aver tirato un calcio al bagaglio traditore e averne maledetto sottovoce il proprietario, vide che le sorrideva.

La guardava e sorrideva con tenerezza.

Sarebbe sprofondata dalla vergogna e dalla rabbia di essersi mostrata distratta, se due occhi verdi non l’avessero stregata.

Stregata…

“E non ha neanche bisogno di usare l’Imperio.” sussurrò a denti stretti, facendo voltare un paio di ragazzine che le passavano accanto.

Le ignorò e tornò a fissare il ragazzo.

Lui che teme, ma non rinuncia.

Eppure avrebbe rinunciato a lei, se solo gli fosse rimasta la forza di dire “no” la sera prima.

Lo sapeva… non aveva mai avuto bisogno di chiedere spiegazioni quando si trattava di Harry.

Gli alberi sul limitare della Foresta Proibita frusciarono sinistramente e nonostante il sole splendente, Ginny rabbrividì.

Si guardò attorno; diversi membri dell’Ordine pattugliavano la zona, gli insegnanti, tesi e guardinghi, scortavano i ragazzi mentre prefetti e capiscuola erano impegnati a tenere in riga i gruppi di studenti.

Luna le passò accanto, stava parlando ad una ragazza dall’aria annoiata di alcuni pericolosi Mangiamorte che suo padre aveva scoperto far parte di un circolo d’arte drammatica, nato in Spagna su ordine di Tu-Sai-Chi in persona.

Rise tra sé socchiudendo gli occhi.

Il vento le scompigliò i capelli con allarmante irrequietezza e s’incamminò verso Harry reprimendo l’impulso di correre.

Non fece in tempo a raggiungerlo.

L’ombra della Foresta si fece più cupa e il frastuono assordante di un’esplosione squarciò l’aria.

Scivolò a terra, dietro a un cumulo di valige.

“PROTEGO!” sentì gridare. Afferrò tra le mani un ciuffetto d’erba e chinò la testa mentre il caos imperversava.

Udì molte voci pronunciare incantesimi… sentì quelle isteriche degli studenti terrorizzati; le altre, che suppose appartenessero agli Auror di turno, indirizzavano fatture e incantesimi rivelatori verso l’oscurità del bosco.

Vide il bagliore rossastro degli schiantesimi e tossì forte, socchiudendo gli occhi per via del fumo denso che invadeva l’aria.

“Santo Godric…” sussurrò, ripetendosi che non doveva cedere.

Scossa e ancora incapace di comprendere ciò che stava accadendo, cercò di distinguere le figure che si muovevano intorno a lei.

La McGranitt le passò accanto sconvolta e arruffata come non l’aveva mai vista. Si sporse oltre i baule per seguirla con lo sguardo e la vide dirigersi decisa nel luogo dove si trovava Harry.

Il fiato le mancò, mentre cercava con disperata frenesia la sagoma del ragazzo. Sperò di scorgerlo… in piedi… nello stesso punto dove si trovava pochi minuti prima.

Pregò che fosse possibile strappare ancora un po’ di felicità alle spire letali che si chiudevano attorno alle loro vite… poi il fumo si diradò e Ginny lo vide… ed era in piedi.

Lui che combatte e mai si piega…

Teneva la bacchetta alta, puntata davanti a sé, dove una barriera invisibile aveva protetto sia lui che la carrozza con i ragazzi del primo anno.

Lo stesso bambino che Ron aveva rimproverato per la sua sconsideratezza, adesso se ne stava accucciato con le mani sulla testa… ma era illeso, e così anche gli altri.

La McGranitt lo raggiunse, Ginny la vide posargli una mano sulla spalla e recitare nuovamente l’incantesimo che avrebbe protetto l’intera zona.

< Peccato che non sia servito a niente contro quell’esplosione… > si ritrovò a pensare, osservando con espressione sarcastica il tetro limitare del bosco e le sue ingannevoli ombre.

Polverosi scrigni di segreti…

Il sinistro frusciare degli alberi intonò di nuovo la sua petulante cantilena e per un attimo, le parve di sentire la risata folle e amara di una donna…

Sarebbe stata la sua, pensò, se Harry non fosse rimasto in piedi quella mattina.

Dopo essere stato disteso con lei quella stessa notte…

E per la prima volta le sembrò di aver rischiato più di quanto in realtà possedesse.

Vide Hermione correre scansando gli ostacoli in direzione di Harry, e suo fratello dietro di lei che faceva la stessa cosa.

“I PREFETTI RADUNINO IMMEDIATAMENTE I PROPRI GRUPPI!” ordinò la McGranitt.

I due ragazzi si bloccarono immediatamente, indecisi se tornare indietro com’era loro dovere o proseguire come avrebbero desiderato.

L’indice della loro insegnante segnalò di tornare indietro… ed era categorico.

Alle spalle della donna, Harry fece un cenno con la testa, come a voler dire che andava tutto bene e, anche se con titubanza, Ron e Hermione ritornarono alle proprie responsabilità.

Ginny notò che suo fratello si guardava attorno insistentemente mentre ripercorreva al contrario la medesima strada, immaginò che la stesse cercando e agitò la mano. Ron la vide e respirò profondamente sollevato, un attimo dopo, una profusione di capelli biondi e di tessuto rosa caramella lo travolse facendolo vacillare pericolosamente.

Lavanda Brown gli si era completamente spalmata addosso.

“E’… E’ stato terribile…” ululò arpionandosi alla sua camicia con ostentata civetteria.

Ron pensò che l’unica cosa davvero terribile in quel momento, fosse lo sguardo furioso di Hermione.

Avrebbe incendiato con gli occhi quella veste color confetto, se avesse potuto…

Per un istante Ginny provò pena per suo fratello, ma poiché Ron sembrò esitare un po’ troppo prima di divincolarsi dalla presa della ragazza, decise, senza ulteriore indugio, che tutto ciò che quell’approfittatore si meritava erano, appunto, le occhiate omicide di Hermione.

Gli voltò le spalle, ben decisa a ignorare il suo sguardo implorante e a raggiungere Harry.

Lei non aveva doveri da prefetto… poteva stargli accanto.

Voleva stargli accanto…

Sempre che lui glielo avesse permesso…



Non ti sto dicendo di essere tua pari nelle battaglie, Harry… ti sto chiedendo di lasciarmi percorrere la tua stessa strada… saprò farmi da parte quando sarà il momento.”

No, Ginny.” e chiudeva gli occhi sconsolato.



Lo raggiunse in pochi secondi e guardandolo da vicino si accorse che era sudato, spossato e coperto di fuliggine.

Fu sorpresa di vedere gli effetti dello scontro su di lui, quando lo aveva cercato nel caos iniziale non aveva notato altro che la sua figura illesa.

Le era bastato che fosse in piedi.

Adesso invece sentiva scendere su di sé un’altra inequivocabile realtà… rivestita di paura…

Harry era un ragazzo… era umano e mortale… ed era il Prescelto.

Che suono crudele aveva quella parola… Prescelto.

Quale sadico inganno nascondeva…

Essere il Prescelto… il solo… solo…

E lui, in nome di ciò che era giusto, ne sosteneva il peso…

La sua croce… rimanere Colui-Che-È-Sopravvissuto.

Si sentì immensamente stupida.

Rimase un momento indecisa, senza sapere cosa dire o fare e maledisse la propria idiozia per esser corsa da lui in un momento come quello senza un’apparente ragione, ma a quanto pareva Harry non lo trovò così stupido, perché le sorrise debolmente e l’abbracciò stretta.

“Stai bene?” le sussurrò all’orecchio.

Sapeva di fumo e di tensione.

Il respiro caldo che la sfiorava, la voce roca…

Annuì.

Il ragazzo nascose il viso tra i suoi capelli e la strinse più forte.

“E’ iniziata, Ginny.” soffiò contro la stoffa della sua camicia. “E’ iniziata.”

E lei realizzò che la loro più grande incognita sarebbe stata quando e come sarebbe finita.



Fine 2° capitolo.

X Serpedoro: La prima commentatrice! Eh, sì… non poteva essere altrimenti. A te, mia cara, va gran parte del merito e non mi dilungherò a riscrivere qui, ciò che ti ho già detto molte volte in privato, ma tu sei modesta e non mi ascolti… Che posso farci! Mi terrò l’ibrido tacchino-pavone…

Passando al capitolo… Ormai sai bene quanto fossi impaziente di parlare di questa coppia, non particolarmente amata dal pubblico, ma ricca di spunti e di dettagli d’approfondire, tanto che la tentazione d’intrecciare le loro vite a vicende più complesse era diventata un chiodo fisso, ed io adoro gli intrecci quasi quanto i doppi significati… Il mio punto debole –apparte la punteggiatura, ma quello ormai è un problema tuo ^_^!- sono invece le scene d’amore. Scriverle, per me, è come tentare di utilizzare un incantesimo non verbale per la prima volta… Trattengo il respiro e quando ripongo la penna sono più rossa di un pomodoro maturo. Tutto questo per dirti che ricevere dei complimenti su quella scena, in particolare, mi fa davvero elevare al settimo cielo! Altro che ibrido… Mia cara, tu mi fai arrossire… ^\\^ ! Mi piacerebbe tanto dirti che sono esattamente come sembra da ciò che scrivo, ma la realtà, ahimè, è molto diversa… Non c’è alcuna fantasticheria nella quotidianità della mia giornata… ad eccezione della pausa pranzo! Lo sai vero, quanto ti sono grata per tutto ciò che fai? Un bacione immenso, Joy.

X daisy05: E’ un piacere conoscerti… ed un onore, visto che mi ricopri di elogi che, ti assicuro, non merito! Ti ringrazio subito, per prima cosa, perché non credo che ci sia, per un autore, felicità più grande di ricevere recensioni o commenti, è quasi essenziale, per andare avanti, e poi perché hai avuto la sensibilità di vedere i personaggi esattamente come li pensavo ^_^ Mi piace immaginare una Ginny forte, che possa tener testa alla situazione pericolosa nella quale vive, e adoro associare a Harry la dolcezza, mi ha sempre dato l’idea di un ragazzo introverso e restio ad esternare i propri sentimenti… anche per questo è nata questa storia! Sono felice che tu abbia provato qualcosa e spero di continuare ad emozionarti! ^_^ Un bacione, Joy.

X light lily: Non dovrai aspettare molto per gli aggiornamenti, te lo assicuro… Ma ciao! Sono lieta che ti sia piaciuto questo primo capitolo, che in realtà è poco più di un prologo, la vicenda incomincerà a prender forma dai prossimi… Su su… niente lacrime, ecco un fazzoletto… vedrai che per Ginny e Harry ci saranno anche momenti felici! Un bacione grandissimo, Joy.

X redRon: Eh, sì. Credo che la scelta di Harry, alla fine del sesto libro, non sia andata giù a molti… me compresa. Posso capire vagamente il punto di vista di Harry, ma la sua scelta non mi sembra lo stesso quella giusta! Sono contenta che ti sia piaciuto questo primo capitolo e ti ringrazio tantissimo per avermi fatto sapere il tuo parere! Aggiornerò con regolarità, non preoccuparti! Un bacione, Joy.

X edvige: Ciao e benvenuta! Ti ringrazio subito per aver avuto la sensibilità di farmi conoscere il tuo punto di vista, è davvero importante conoscere i pareri di chi legge! ^_^ Anch’io come te, sono affezionata ad una visione di Ginny un po’ più combattiva del solito e vedrai che andando avanti saprà sfoderare una buona dose di coraggio! Un bacione grandissimo, Joy.

X Elanor: Elanor! La mia Elanor… oh cara! Non ho davvero parola alcuna! Ho dovuto stamparla la tua meravigliosa recensione, perché non riuscivo a concentrarmi leggendola sullo schermo… Tu sei veramente fantastica! Ma lo sai che la maggior parte delle sfumature che hai notato, io neanche mi c’ero soffermata? Incredibile! Eppure è così… sono davvero commossa! Già mi sentivo decisamente in colpa per aver boicottato la nostra corrispondenza mail, anzi, ne approfitto per farti le mie scuse ufficiali, sono davvero imperdonabile! A mia unica discolpa posso solo dire che sono stata decisamente impegnata con la stesura di questa storia, che tra l’altro ancora non ho finito… ma sono sulla buona strada! Quindi abbi pazienza e sopportami, cercherò di farmi perdonare! Cosa vuol dire O. R. Crux? Mia cara, se ti svelassi questo ti rivelerai praticamente tutta la trama! Vedrò di darti qualche indizio… O. R. Crux è il nome di una persona… Lo sai , vero, che io adoro i doppi sensi? Vedrai, vedrai… dal terzo capitolo incomincerai a capire tutto! “Riassunti strani e inspiegabili” ok… colpita e affondata! Sono io, sono proprio io… Chi altri avrebbe potuto avere un’idea così assurda… Per fortuna che hai deciso di fidarti! Non avrei potuto fare a meno delle tue opinioni… senza impegno, naturalmente, il mio intento non è certo quello di stressare… Lo sai cosa mi ha colpito di più? La prima considerazione che hai fatto. Quando parli della semplicità in contrasto alla ricercatezza. Ho veramente adorato quella parte, perché mi rendo conto, che era proprio ciò che sentivo il quel momento, pur senza farci caso. Tu l’hai notata… credo che dipenda dalla tua fantastica sensibilità! ^_^ Tra l’altro hai compreso perfettamente anche le atmosfere… mi ricordo perfettamente di quando o descritto la Lily\James ne “Le Illeggibili” ed era esattamente come dici: il rosso e l’oro in confronto al nero e al blu… c’è mola differenza tra queste due situazioni. Ma carissima! Con quanto sai di me, ti sorprendi che abbia tralasciato di descrivere “tutto”? Lo sai, le scene d’amore non sono il mio forte… o per lo meno, non lo sono quelle che hanno la pretesa di essere sensuali. Io sono negata per queste cose, già le scene tenere, come quella del primo capitolo, sono come un parto plurigemellare… Non dico altro… Carissima, non ho parole per ringraziarti, davvero… spero solo di non deluderti. Un abbraccio affettuosissimo, Joy.

X Acchi: Ciao carissima, è un vero piacere ritrovarti su questa storia! E tu come al solito mi fai diventare rossa come lo stendardo dei Grifondoro! Non merito tutto questo, davvero… Ma passando al capitolo… sapevo in partenza che una Ginny\Harry sarebbe stata un sfida, questa coppia non gode certo di grandi consensi, tuttavia c’è qualcosa d’intrigante nella loro storia, ed è ciò che mi ha spinto a scrivere di loro… Non c’è nulla di definitivo, il loro rapporto è “da plasmare” e questo mi lascia un grande margine d’interpretazione e mi concede d’intrecciare la loro vicenda all’interno di una storia che vedrà coinvolte molte altre persone. Adoro i doppi sensi –come ben sanno tutti quelli che hanno letto “Tra due lune”- e adoro gli intrecci e gli sbalzi spaziotemporali… Spero solo di non confondere le idee a nessuno! Ti ringrazio davvero tantissimo per la presenza e l’incoraggiamento, non immagini quanto sia prezioso. Un Super Bacione, Joy.

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Capitolo 3
*** Colei che non infranse le promesse ***


3

3

COLEI CHE NON INFRANSE LE PROMESSE



Tra i rami della Foresta Proibita il sole non filtrava.

Fronde umide e scure, madri di una notte artificiale…

Sottili e sinistri scricchiolii congelavano l’aria.

Il respiro che si condensa…

Avanzava con passo incerto e malfermo, come se non conoscesse la via.

Tetra e traballante come un’ombra, ma non era il sole a generarla…

Fredda e apparentemente senza vita, come le sagome degli alberi che la circondavano.

Sembrava la notte, che incurante dei tempi prestabiliti, anticipa il morire del giorno; e dal suo mantello scuro, all’altezza della caviglia, il viola acceso della veste esibiva la sua danza trionfale ad ogni passo.

Il colore della penitenza…

Viola.

Terribile e ammaliante, poiché evoca il peccato che si deve scontare.

Viola.

Una promessa.

Il cappuccio scuro le copriva gran parte del volto e gli occhi erano assenti, accecati dai pensieri, dal mondo desolato e lacerante dei ricordi… e dal suo ostinato desiderio di ferirsi, rivivendolo.

Dolcezza crudele.

Crudele il viola… e tutti i suoi ricordi.



Una ragazza si muoveva furtiva tra le ombre della Foresta. Era giovane, ma non vestiva la divisa della scuola, non la indossava mai quando sgattaiolava fuori dal dormitorio.

A lei piaceva confondersi con il buio… e avere la notte riflessa sul volto.

Un fruscio meno naturale degli altri la fece voltare, i capelli le ondeggiarono sulla schiena… boccoli neri a incorniciare lo stupore del viso.

Ti ho spaventata?” chiese una voce maschile poco distante da lei. Era roca e vagamente sprezzante. “Non pensavo che la paura ti appartenesse.”

Se ne stava in piedi, appoggiato ad un albero, con le braccia conserte e lo sguardo derisorio.

Perché sei qui?” domandò lei decisa, senza indietreggiare di un passo.

Il ragazzo abbandonò la sua postazione e si avvicinò.

I suoi occhi erano scuri, la nobiltà innata nell’incedere deciso.

Ne rimase ammaliata quasi quanto lo era della notte stessa. Sembrava lo spirito della Foresta divenuto umano: bello, illusorio e pericoloso.

Proibito…

Lui afferrò una ciocca dei suoi capelli e nel far questo, le sfiorò l’orecchio.

Rabbrividì.

Ti ho seguita.” le rispose in un sussurro, lo sguardo fisso sulle labbra socchiuse… le sfiorò con un dito e a lei parve di essere baciata dalla nebbia.

Non rifiuteresti, vero?” le chiese improvvisamente, il tono di nuovo canzonatorio.

Non rifiuterei di fare cosa, esattamente?” ribatté lei piccata dall’effetto che, suo malgrado, le faceva quel ragazzo.

Lui non si lasciò intimorire; sorrise, le scostò i capelli dalle spalle e chinandosi le sussurrò:

Di trascorrere la notte con me.”

Chiuse gli occhi stregata e sentì le mani che armeggiavano all’altezza della sua gola… là dove si chiudeva il mantello.

Respirò piano e come lui aveva previsto, non si oppose.

Ma contrariamente alle sue aspettative, il mantello le rimase sulle spalle; l’unica cosa che il ragazzo le tolse fu il ciondolo che portava al collo.

Lo guardò stupita, mentre si rigirava tra le mani l’emblema del suo casato.

Perché?” chiese con un filo di voce.

Il nero dei suoi occhi si confuse con le ombre.

Perché voglio possedere qualcosa di tuo… almeno fino a quando non potrò avere te.” Le voltò le spalle e si avviò verso il castello.

Black!”

Lo chiamò prima che sparisse tra gli alberi e lo vide fermarsi, pur rimanendo di schiena.

Perché proprio io?” chiese.

Lui si voltò e nonostante molti passi li dividessero, percepì il dolore nel suo sguardo e se ne stupì. Era come se stesse tenendo testa all’agonia.

Poi giunse la voce e lei seppe, fin da quel primo momento, che non avrebbe mai dimenticato.

Perché tu sei la nebbia che maschera e inganna…

Tu sei la tempesta che imperversa e infradicia…

Tu sei la notte… nascondi… e proteggi…

Sei il vortice… e le tue braccia sono il vento che rapisce…

E sei il desiderio… e senza di esso avrei solo l’oblio.”

Se ne andò.

Il ciondolo cruciforme stretto nella mano.



Rimase solo l’oblio. Eterno stendardo di quel mondo ormai crollato.



***



Harry varcò stancamente la soglia di Privet Drive, il peso della giornata completamente riverso sulla schiena.

Si trascinò dietro il baule e lanciò una breve occhiata a sua zia Petunia, il volto tirato e rigido che lo osservava al lato della porta.

< Tanto per gradire… > pensò, considerando che tornare a vivere in quella casa lo sgomentava più di uno scontro con dieci Mangiamorte.

“Santi Numi! Vuoi sbrigarti ad entrare in casa prima che tutti i vicini si accorgano delle tue stramberie!” berciò sua zia.

< Appunto… >

Chiuse gli occhi e mise piede nell’ingresso.

Durante il viaggio in treno, aveva cercato in ogni modo di dimenticare, anche solo per un istante, l’odore acre del fumo e dello scontro che rendeva l’aria irrespirabile, ma quando il sentore dei detersivi usati da sua zia, lo investì in pieno, con la sua valanga di ricordi ignobili e dolorosi, comprese di preferire di gran lunga il suo mondo, con o senza la guerra.

“Cos’è questa puzza?” esordì la donna, come se potesse leggergli nel pensiero “Hai fatto qualche danno con quel calderone?” continuò, chiudendo la porta alle sue spalle in modo che i vicini non potessero sentirla.

Dalle finestre delle case limitrofe, molte tendine ricaddero oscillando al loro posto.

“C’è stato un attacco.” rispose spiccio ed evasivo, tentando di avvicinarsi alle scale per eclissarsi nella sua stanza, ma la figura enorme di Vernon Dursley gli impediva il passaggio.

“Un attacco?!” vociò l’uomo “Stai dicendo un A-T-T-A-C-C-O?!” ripeté scandendo le lettere e alzando il tono della voce di due ottave. “COS’HAI COMBINATO, ORA?!”

Non si fermò a considerare che la responsabilità di quello che era successo potesse non essere sua.

< Naturalmente > aggiunse il ragazzo tra sé.

Sua zia guardò il marito con occhi imploranti e Harry pensò che in lei potesse ancora esistere un barlume della dolcezza di sua madre.

“Vernon, ti prego…” abbassò la voce “Pensa ai vicini!”

< Come non detto… >

“Hai ragione, cara…” rispose l’uomo, poi si rivolse a Harry sibilando, gli occhi ridotti a due fessure. “Cosa vuol dire, c’è stato un attacco?”

Strinse i pugni e respirò profondamente.

“Proprio quello che ho detto.” rispose tentando di mantenere il tono della voce entro limiti ragionevoli. “I Mangiamorte hanno attaccato la scuola durante l’evacuazione e-”

“EVACUAZIONE?!” urlò con voce da tenore, ma sua moglie lo zittì.

“Ora basta!” dichiarò decisa, posando la mano ossuta sul braccio del marito per farlo tacere. “E tu…” continuò, puntando il dito su Harry “fila a farti un bagno!”

“Ti stai forse preoccupando per me, zia?” chiese con tono di scherno.

“Mi preoccupo per il tappeto, razza d’ingrato! La fuliggine che hai addosso lo sta rovinando!”



***



Dormì poco, male e si svegliò di soprassalto, convinto di trovarsi ancora nella dimensione del suo incubo: aveva sognato Silente, la notte in cui era morto.

Dal giardino giungeva un sonoro vociare, che Harry, inizialmente, non riuscì a distinguere; si avvicinò alla finestra senza tralasciare d’inciampare sulle proprie scarpe.

Tese l’orecchio, ancora per metà confuso.

“Signora Dursley, davvero non c’è motivo per cui lei si debba incomodare a farci entrare in casa.” chiarì la voce cristallina di Hermione. “Sono perfettamente in grado di trasfigurare, qui in giardino, una comodissima tenda, dove potremo attendere che Harry ci raggiunga.”

L’Harry in questione sobbalzò. Sapeva che i suoi amici lo avrebbero raggiunto dai Dursley, ma non credeva che lo avrebbero lasciato solo per una notte soltanto. Si sentì vagamente commosso, ma prima che potesse prendere atto di ciò, intravide l’ondeggiare di una lunga chioma rossa.



Non riesco a dirti addio, Ginny.” le aveva sussurrato appena scesi dal treno.

Non devi farlo… verrò con te.”

No.”

Ma… avevi det-”

So cosa ho detto.” la interruppe lui. “Ho detto che sarei tornato da te, che ci sarebbe stata una vita intera per noi, una volta… beh, lo sai…” continuò posandole entrambe le mani sulle spalle e fissandola negli occhi “Ma non ho mai detto che saresti venuta con me, nel viaggio che devo affrontare… i pericoli saranno dietro ogni angolo! Ginny, devo saperti al sicuro, con la tua famiglia… ho bisogno di sapere che c’è un posto dove potrò tornare.”

L’abbracciò forte, affondando il viso nei suoi capelli. Il tenue profumo di fiori lo costrinse a chiudere gli occhi. “Tornerò, te lo prometto.”



Te lo prometto…”

Allora, mantieni la tua parola.”



Si precipitò in giardino.

“Harry!” esclamò Hermione, sorridendo.

Sua zia Petunia scoccò uno sguardo torvo.

Ron accennò un saluto alzando una mano, ma Ginny gli corse incontro. Le lanciò un’occhiata ammonitrice e lei si fermò prima di raggiungerlo.

“Non vi aspettavo così presto.” disse poi con sincerità.

“Senti un po’, ragazzo…” lo interruppe lo zio Vernon. “Tu non hai alcun diritto d’invitare in questa casa i tuoi amici…” li scrutò attentamente “…strambi!”. Sputò la sua sentenza come se stesse parlando di una colpa innominabile.

“La prego, Signor Dursley” intervenne Hermione “stavo appunto spiegando a sua moglie che potrei, senza sforzo, far apparire una tenda proprio qui.” e sfoderando la bacchetta, indicò una parte di terreno, vicino ad un’aiuola.

“NO!” urlò atterrito Vernon Dursley, ponendosi teatralmente davanti a sua moglie e inciampando nella radice di un albero mentre lo faceva.

Petunia emise uno strillo acuto, che Harry attribuì più alla paura di venire schiacciata dalla mole del marito, che al terrore della bacchetta di Hermione.

“RAGAZZA!” tuonò Vernon, rosso in volto “METTI VIA QUELLA… ROBA!”

Ron alzò un sopracciglio, chiaramente perplesso e Harry si sentì in dovere d’intervenire.

“Non ci sarà bisogno di alcuna tenda, Hermione.” disse con tono conciliante, poi si voltò verso gli zii “E neanche sarà necessario ospitare i miei amici. Me ne andrò con loro questa mattina stessa.”

Entrambe le parti parvero rilassarsi e Harry tirò un sospiro di sollievo.

Si avvicinò a Ginny non appena i suoi zii se ne furono andati.

“Ti avevo detto di non venire.” le disse, cercando di non sembrare scocciato, cosa che in effetti non era.

“So cosa mi hai detto.” gli propinò lei con un sorriso furbo.

Era tanto carina e buffa che Harry fu tentato di ridere e di abbracciarla allo stesso tempo.

“Sono qui in veste del tutto professionale, per invitarti ufficialmente alle nozze di mio fratello.” Si avvicinò a lui di un passo. “Bill ci teneva che fossi io a chiedertelo.”

Harry si passò una mano sul volto.

“Beh, suppongo di non poter rifiutare.”

Ginny sorrise, ma non fece un altro passo nella sua direzione e lasciò che salutasse Hermione e Ron.

“Come siete arrivati?”

“Abbiamo preso un autobus babbano.” spiegò Hermione “E’ andato tutto bene… almeno fino a quando Ron ha chiesto al controllore se poteva avere del succo di zucca fresco e dov’erano i letti per riposarsi.”

Harry scoppiò a ridere e Ron fissò la ragazza, imbronciato.

“Cosa ho detto di strano?” chiese convinto. “Sono stato molto educato… Lui piuttosto, non si è dimostrato per niente cortese quando mi ha detto che dovevo andare da uno spicologo.”

“Psicologo.” lo corresse Hermione.

Ron la guardò torvo.

“Beh, poteva almeno indicarmi la strada.”

Harry si piegò in due dal ridere, sotto lo sguardo attonito dei Dursley che li spiavano dalla finestra del salotto. Anche Hermione e Ginny ridevano.

Ron parve ignorarli tutti.

“Chissà poi, se vendeva davvero il succo di zucca, questo spicologo…

Fine 3° capitolo

X daisy05: Wow! Quì mi si fa arrossire… Carissima, sì, ho notato che le Harry\Ginny sono piuttosto rare –non è una coppia molto amata- ed è anche questo il motivo della mia iniziale titubanza nel cominciare a pubblicare questa storia, che pensavo nessuno avrebbe considerato… Il fatto che tu sia così entusiasta mi rincuora tantissimo e mi aiuta non poco a portarla a termine (eh sì… sto ancora scrivendo la parte conclusiva…). Lily e James? Anch’io, come te, li adoro… e se ti sembra che Harry e Ginny ne ricoprano un po’ le orme… beh, aspetta di vedere il seguito… Probabilmente tra le righe riesci a leggere il mio personale punto di vista e io li paragono sempre a Lily e James –sebbene immagini Lily un po’ più dolce di Ginny- A riguardo di Harry irrimediabilmente introverso ti confesso di essere molto combattuta! ^_^ ! Mi fa male pensare che non abbia una spalla a cui appoggiarsi o qualcuno con cui sfogarsi è per questo, credo, che non riesco a separarlo da Ron e Hermione! Tu stai lavorando su questo nelle tue fic? Ti confesso di non averle lette, cosa che naturalmente farò non appena riuscirò a districarmi dal finale di questa storia! Ah… sono molto felice di “essere sciroppata” dalle tue recensioni e non ho parole per ringraziarti! Un bacio.

X redRon: Ciao! Tu pensi che Ginny e Harry debbano stare insieme nonostante i pericoli? Beh, Ginny senza dubbio la pensa come te e anch’io. Sarà importante questa decisione soprattutto se confrontata ad un’altra scelta, completamente diversa, che non ha portato buoni risultati! L’incoscienza di Ginny, in questo caso, verrà ripagata!^_^! E chi la ferma più questa!^_^! Ti ringrazio per i commenti… non ho parole… Un bacio.

X Ginny06: Ciao carissima! Le “cose” tra Harry e Ginny si complicheranno e poi si risolveranno e vedrai… Ci saranno moltissime vicende da intrecciare alla loro storia! Sono felice che la fic di piaccia! Un bacione grandissimo e grazie mille per il commento!^_^ (autrice felice!)

X light lily: Mia cara! Tu mi lusinghi! E questo non fa affatto bene al mio ego… finirò col montarmi la testa e poi deluderò tutti… -e non è bello- ^_^! Vorresti essere come questa Ginny? Beh, direi che il tuo nick name la dice lunga… Lily, nell’originale, ha un bel caratterino… ma io, personalmente, la preferisco dolce… e suppongo che James sia d’accordo con me! ^_^ ! Certo è, che in questa storia, Ginny di coraggio ne avrà da vendere… vedrai! Ti ringrazio tantissimo per essere stata così carina da farmi sapere cosa ne pensi di questa fic… non credo ci sia gioia più grande per un autore!^_^! Un bacio.

X Aleberyl 90: Carissima, sono rossa come un papavero dall’imbarazzo… Troppi complimenti, davvero troppi… Però sono davvero felice che ti piaccia la storia, io adoro gli intrecci e qui ce ne saranno molti… forse anche troppi… spero davvero che non ti stanchino mai. Per quanto riguarda la lettura fluida… beh, mi piacerebbe prendermi tutto il merito, ma ahimè… devo essere sincera, per questo devi ringraziare la mia insostituibile e instancabile beta, Serpedoro, senza di lei vi ritrovereste a leggere periodi incasinati e assurdi paragoni… e probabilmente chiudereste il capitolo disgustati da tale inettitudine!^_^! Al di là di questo, vedrai che Ginny saprà farsi valere e non rimarrà per molto, lontana da Harry… Ti ringrazio tantissimo e un bacione.

X Elanor: Wow! Joy si stiracchia le dita felice! Non ho parole, davvero… Non mi aspettavo certo di farla franca con te! Sapevo che mi avresti sgamata subito… e infatti è così! Le atmosfere, sì, in effetti sono importantissime e tu riesci a coglierle in maniera meravigliosa… C’è sempre qualcosa d’imperfetto in un luogo troppo illuminato… Per quanto riguarda Ron… è un po’ diverso sì, anche se nel corso della storia se ne uscirà fuori con le sue solite buffe sceneggiate, ma in definitiva, lui resta il braccio destro di Harry e in quanto tale, deve essere forte e deve essere anche saggio! La cosa che a  me piace moltissimo di Ginny, invece, e che a mio parere è presente anche nell’originale è che Ginny sembra sempre intuire ciò che Harry pensa e lui non ha realmente bisogno di parlare… e una cosa che mi è sembrata chiara alla fine del 6° libro, anche se, secondo me, i segnali c’erano anche prima… ma forse sono io che amo fantasticare! Lieta che Luna ti sia piaciuta! ^_^ Secondo me è importante “creare” il quadro attorno ad un personaggio, lo rende più reale e io volevo che la scena fosse completamente chiara al momento dell’esplosione! E anche in questo caso, come giustamente hai fatto notare – e non avevo dubbi in proposito- Ginny percepisci che qualcosa non va, ci sono dei segnali, lei si perde in quel vortice mutevole che sono i sensi e inconsciamente corre verso Harry, poi succede il caos… segno che comunque il suo presentimento era fondato! Lavanda in questa storia ha come unico scopo quello di far infuriare Hermione… in realtà a me piace molto la coppia Ron\Hermione e sebbene non senta il bisogno di scrivere una storia completamente incentrata su di loro, ci saranno parecchi momenti dedicati anche a loro! Ora… mi rendo conto della tua sensibilità, ma l’interpretazione che hai dato del “nome” che Harry è costretto a sostenere è davvero bellissima! Joy s’inchina di fronte a tanta magnificenza… tu capisci perfettamente ciò che i personaggi stanno affrontando! Carissima, riguardo a O.R.Crux non hai preso alcuna cantonata! E’ esattamente così… pensi che sarei riuscita ad eliminare i miei adoratissimi flashback? No no… non sono contenta se non mi complico un po’ la vita! ^_^ ! Le vicende di questi quattro personaggi saranno un TANTINO intrecciate… già da questo capitolo, la trama incomincia a prender forma… Per fortuna che tu non pensi che abbia buttato via il mio tempo, a volte io ci penso… e mi avvilisco incredibilmente… Inoltre hai centrato in pieno un altro problema fondamentale! Infatti il primo scoglio che ho dovuto superare è stato quello di allacciare la vicenda al 6° libro e trovare comunque il modo di andare avanti secondo il mio gusto, non è facile te lo assicuro… i luoghi sono diversi, non siamo più ad Hogwarts, la trama è complessa… non dimenticare gli Horcrux da trovare e i doppi sensi da risolvere… insomma, una vera sfida! I personaggi mi hanno dato meno difficoltà, se devo essere sincera, perché è vero che non avevo mai scritto di loro, però Harry figurava già in “Tra due lune” e Ginny… Ginny è un portento! E’ facile capire quali potessero essere le sue decisioni. In ogni caso, il tuo sostegno è qualcosa d’insostituibile… non ho parole per ringraziarti e così ti abbraccio fortissimo! Un bacio.

X EDVIGE: Ciao! Non ho davvero parole per ringraziarti, sono felice che ti sia piaciuto sia il ritmo che la trama! A me piace tantissimo alternare i momenti seri a quelli divertenti, lo trovo piacevole da leggere, ma anche da scrivere! Certe volte sghignazzo come una sciocca davanti al computer, tanto che chi mi vede non mi prende per una persona normale! Ti ringrazio tantissimo per avermi fatto saper il tuo parere!^_^! M’incoraggia molto! Un bacione grandissimo.

X Anduril: Massalve!!! Che piacere ritrovarti qui! Sono strafelice di risentirti su questa storia, anche perché, da amate di questa coppia, non potevo non avere il tuo parere! Tra l’altro tu sei stata, credo, la primissima a cui ho parlato di questo progetto e quando l’ho fatto avevo realizzato tra sì e no un paio di capitoli… adesso sono quasi a fine… Non ho parole per ringraziarti… sei davvero troppo buona e riponi fin troppa fiducia in me… finirà che mi verranno i complessi per paura di non essere all’altezza! Ho impiegato un bel po’ per cominciare a pubblicare, me ne rendo conto… i miei progetti prevedevano l’inizio molti mesi fa… Ma spero di farmi perdonare!^_^ Un bacione.

X lunarossa: Grazie! Sei troppo buona… e sono felicissima che ti piaccia questa storia, mi ripaga di tutte le volte che ho perso il ben dell’intelletto scrivendola! Ma i commenti come il tuo mi fanno andare avanti… e non preoccuparti! Non dovrai aspettare un eternità per gli aggiornamenti… sarò abbastanza relogare, vedrai! Un bacione grandissimo.

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Capitolo 4
*** Di mani abbandonate ***


4

4

DI MANI ABBANDONATE



Diagon Alley completamente deserta faceva impressione.

Ginny distanziò gli amici di qualche passo e osservò mesta le vetrine tristemente oscurate, le strade grigie e i negozi che aveva amato da bambina, sprangati con chiodi e assi di legno, come in un’agghiacciante rappresentazione del terrore.

A cosa serviva il sole luminoso quella mattina… le finestre erano chiuse… e la troppa luce più desolante della notte stessa.

Osservò gli edifici, rinchiusi nel loro angosciante silenzio e desiderò che piovesse.

Il sollievo di sapere che anche il mondo può piangere…

Immaginò i rivoli gocciolanti che scendevano dalle finestre e le porte finalmente spalancate… e pensò che se avessero potuto parlare, avrebbero gridato di dolore e paura.

Desolante…

< Una fine misera per quella che è stata il centro delle attività della Gran Bretagna magica > pensò sfiorando con la mano la pietra grigia e corrosa di una fontana ormai del tutto prosciugata.

Un terreno di lotte e di scontri… di polvere, di costante attesa e di aria pregna di paura.

Un’epoca di addii e di lacrimosi ultimi saluti.

Quante persone aveva già visto scomparire…

Harry portava una ferita per ciascuna di loro.

Si appoggiò con entrambe le mani alla pietra della fontana e pensò a Ron e al veleno che lo avrebbe ucciso; pensò a Bill e alle maledizioni che mancavano lei e Hermione per un soffio… e pensò alla Camera dei Segreti e al freddo gelido che non avrebbe mai scordato.

Rabbrividì e abbassò la testa, una cascata di capelli le piovve sul viso.

Requiem per i morti… dolore per chi vive.

Una mano le afferrò il braccio. Sussultò e nel voltarsi per poco non si scontrò con Harry.

“Non allontanarti da sola.” le disse. “Non siamo al sicuro.”

La stretta sul suo braccio era decisa, ma non prepotente come lo era stata più di una volta quella di Dean e lei riconobbe la dimensione sicura e consolante che si generava ogni qual volta lui la toccava.

Come quella notte… pochi giorni prima…

Lo spazio caldo e protetto dei loro respiri…

Mille millenni…

“Ginny?”

Si riscosse e lo guardò con dolcezza.

“Ci sono, Harry.”

Il ragazzo parve rilassarsi e fece per posarle un braccio sulle spalle con fare protettivo, ma all’ultimo secondo si ritrasse e lo lasciò scivolare lungo il fianco.

Ginny aggrottò la fronte con aria di rimprovero, ma sapeva perfettamente quali erano le regole.

Mai insieme di fronte alle altre persone… nessuno deve sapere.”

Ron e Hermione sapevano naturalmente, ma questo non rendeva Harry meno cauto in loro presenza.

In realtà pareva costantemente sull’attenti, sempre in attesa e in allerta come se il mondo potesse crollare con il solo preavviso di un istante, e probabilmente era stato così per lui fino a quel momento.

Una condanna che aveva deciso di non condividere con nessuno…

Lo vide scostarsi leggermente e non si ribellò, lasciò che si avvolgesse nel velo della solitudine… e lei, in quel velo, immancabilmente vedeva un sudario…

Nella notte trascorsa insieme era stato diverso… allora l’aveva cercata.

Per amore o per debolezza… o per qualsiasi altra ragione… ma l’aveva cercata.

Adesso era distante…

“Non capisco cosa abbia spinto Hermione a insistere così tanto per venire qui tutti insieme…” considerò il ragazzo con aria meditabonda e Ginny tentò di mantenere la mente in equilibrio sul filo della coerenza.

“Mi ha spinto l’esigenza di ritirare un pacco dall’ufficio postale.” dichiarò decisa l’interpellata, giungendo alle sue spalle “E’ una cosa piuttosto importante!”

“Se mia madre lo venisse a sapere ci spellerebbe vivi.” asserì Ron con aria lugubre.

“Può darsi…” rispose Hermione. “Ma il rischio verrebbe ampiamente ripagato in seguito, te lo assicuro.”

“Se non ci vedrà rientrare per l’ora di pranzo, manderà una squadra di Auror a cercarci, vedrai.” continuò il ragazzo senza prestarle attenzione.

“Voglio sperare” intervenne Harry “che tutti i gruppi di Auror siano impegnati in qualcosa di più produttivo di cercare quattro ragazzi dispersi.”

“Probabilmente farebbero un’eccezione, dal momento che il gruppo di ragazzi in questione comprende anche l’Unico Sopravvissuto.” considerò Hermione con un sorriso e Ron annuì più per la consapevolezza che sua madre sarebbe riuscita ad ottenere quello ed altro, che per il suo assenso alle parole della ragazza.

“Devo forse ricordarvi che non ho collaborato con il Ministero?”

Non era una vera e propria domanda. Harry si voltò per guardarli brevemente continuando a camminare spedito.

“Beh… rimani il Prescelto anche se non hai accettato la proposta di Scrimgeour.” dichiarò Ron, risvegliandosi dal pensiero “mamma Weasley” e alzando la voce per farsi sentire dall’amico che l’aveva superato di qualche passo.

La gomitata di Hermione gli arrivò dritta nelle costole e lui si lasciò sfuggire un gemito strozzato corredato da una mezza imprecazione.

“Cosa c’è che non va, adesso?” sibilò con gli occhi lucidi.

C’è che se la tua voce fosse stata anche solo un po’ più alta, ti avrebbero sentito anche nella Londra babbana! Vuoi far sapere a tutti che Harry è qui?”

“Oh… andiamo! Le strade sono completamente deserte!”

Hermione si guardò attorno con aria esasperata.

“Non direi proprio!” disse dopo un istante, accennando col mento ad una donna immobile davanti al banco di un venditore ambulante.

Ron si cucì la bocca.

Harry s’irrigidì e cercò Ginny con lo sguardo, lei se ne accorse e si portò al suo fianco.

La donna era poco distante da loro, sul lato della strada e stava parlando al sudicio ometto dietro ad un banco ricolmo d’inutili amuleti.

Harry la vide annuire con la testa e porgere all’uomo diverse monete. Lui le contò prima di nasconderle nella logora tunica, ma sembrava che non riuscisse a staccare gli occhi dal suo viso, alla fine porse all’acquirente un pacchetto dall’aria gualcita.

Hermione tossicchiò come per incitare gli altri a proseguire per la propria strada senza dare nell’occhio.

< Cosa piuttosto difficile… > considerò Ginny < visto che ci troviamo nel bel mezzo di una strada deserta! >

Poi la donna si voltò e Ginny smise di pensare.

Non vi era qualcosa di particolarmente inquietante o strano in lei –a parte il fatto che era estate e portava un mantello- ma quando Ginny la vide, i pensieri le sfuggirono via e non riuscì a impedirlo.

La mente vuota…

Incrociò le braccia sul petto istintivamente e si afferrò le spalle.

La vergogna di chi si trova davanti a qualcuno che vede più del dovuto e ne è consapevole.

Aveva il cappuccio abbassato, ma il suo viso era talmente pallido che Ginny pensò non si fosse mai mostrata alla luce del sole.

Non era vecchia né sciupata, era bella.

Della bellezza polverosa ed eterna delle statue di pietra… immobile come se fosse stata solo spettatrice della vita, ma quando catturò il suo sguardo percepì anni di ricordi e di dolcezza straziante, di rimpianti che non possono essere dimenticati perché strettamente legati a quel che resta della felicità, di solitudine rassegnata… e prepotente su tutto, l’oscurità…

Aveva occhi e capelli neri e dimostrava poco più di trent’anni.

Camminava nella loro direzione con passo tranquillo, ma deciso e non sembrava avere cattive intenzioni.

Ginny sentì un lieve sospiro vicino al suo orecchio e capì che anche Harry si stava rilassando, lo vide spostare la mano che fino a quel momento era rimasta in attesa sull’impugnatura della bacchetta, segno che neanche lui la riteneva pericolosa.

Quando riportò lo sguardo sulla donna, vide che era quasi di fronte a lei e la fissava con uno sguardo malinconico… vagamente assente; sentì il rimpianto in quello sguardo e inconsciamente cercò la mano di Harry stringendola.

Lui ricambiò la stretta, ma subito dopo l’abbandonò e lei si sentì persa.

Rialzò gli occhi e vide che era a meno di un metro da lei e sorrideva.

La guardava e sorrideva.

Un sorriso remoto e antico… un sorriso ghiacciato… come se fosse rimasto intatto nel trascorrere del tempo.

Un sorriso -e Ginny rabbrividì nonostante la giornata calda– che nasceva dalla conoscenza e che sapeva di inevitabile.

Era amaro come il rimpianto.

La donna gettò indietro la testa come a volersi riscuotere dai pensieri e tra i lembi scostati del mantello, brillò orgoglioso e spavaldo un antico ciondolo a forma di croce.

Li oltrepassò camminando spedita per la sua strada.

“Secondo voi chi era?” domandò Ron con voce talmente bassa, che persino Hermione avrebbe approvato.

“Probabilmente solo la discendente di qualche nobile famiglia decaduta.” rispose Hermione decisamente più rilassata. “Avete notato il ciondolo che indossava?”

“Sembrava piuttosto antico.” considerò Harry continuando a guardare dritto davanti a sé, e la ragazza annuì. “Come lo stemma di una nobile casata.”

“E cosa ti fa pensare che sia una nobile casata decaduta?” chiese Ron indicando con un dito l’ufficio postale che si affacciava sul lato della via.

“Beh… deve essere o molto ingenua o incredibilmente disperata, se si è ritrovata a dover comprare uno di quegl’inutili amuleti.” rispose Harry togliendo le parole di bocca all’amica.

< Incredibilmente disperata… > pensò Ginny varcando per ultima la soglia dell’edificio.

Non c’era niente d’ingenuo in quella donna, se non il suo voler annegare nei ricordi del passato.



***

I corridoi erano deserti.

Gli studenti si erano riuniti nella Sala Grande come ogni sera…

Il rumore dei suoi passi risuonava lugubre sulle pareti fredde dei sotterranei… le dava la sensazione di essere seguita da sinistre presenze.

Non le importava. Aveva sempre amato l’oscurità e le sue ombre, le vedeva danzare attorno a lei come se volessero farle strada… come se le appartenessero…

Amava il buio lei… come la sposa della notte nelle fiabe di quando era bambina, lo amava e non lo temeva.

Ma non aveva mai amato un ragazzo prima d’allora, e quel sentimento… sì, decisamente l’atterriva.

L’aria era gelida. Rabbrividì e scoprì di sentirsi più viva… amava anche il freddo.

Da un corridoio laterale sentì giungere una voce nitida e decisa. Si fermò dietro l’angolo.

Aveva trovato ciò che cercava.

Lui… che aveva ingannato persino la notte con il suo fasullo mantello scuro…

Lui… che aveva ostentato un’anima di ghiaccio, ma lei sapeva… conosceva bene il gelo e lui viveva di passione… e di attesa.

Lui… l’unico essere umano capace di affascinarla.

Il vociare si alzò di tono, segno evidente che la discussione era arrivata al punto cruciale.

Rimase in silenzio, gli orecchi tesi…

Non è necessario che tu faccia esattamente ciò che si aspettano da te!” diceva una voce a lei sconosciuta.

Sono io che decido, anche se tu non lo credi.”

Se non lo credessi non sarei qui stasera… e ti assicuro che non è stato facile.”

Saresti potuto venire a casa questo Natale…”

Andiamo Regulus! Sono un Auror! Te lo immagini nostro padre che si siede composto a capotavola, con tutta la famiglia riunita, e che si rivolge al figlio redento chiedendogli: ‘Allora Sirius, come va al lavoro? Sono tempi duri, ma ricordati di chiudere un occhio se ti ritrovi davanti ai Lestrange… sono nostri parenti d’acquisto!’”

E’ vero, Bellatrix-”

Merlino! Regulus! Hanno massacrato tre ragazzi babbani per puro divertimento! Non me ne sbatte niente delle parentele!” dichiarò la voce, ora decisamente alterata. “Non avevano neanche tredici anni! Ricordi te stesso a tredici anni?”

Silenzio.

Vuoi davvero far parte di questa ignobile follia?”

Silenzio.

Non tornerò dopo stasera… sei libero di fare la tua scelta.”

Sentì i passi che si allontanavano e trattenne il respiro.

Sì, ricordo la mia vita a tredici anni. Avrei preferito la morte…”

Un sussurro rivolto al buio, al gelo… al niente…

Niente…

Si adagiò contro la parete e chiuse gli occhi leggermente confusa.

Un secondo… un’eternità.

Sono lusingato.” sussurrò una voce vicino al suo orecchio e lei sussultò. “La regina della notte si abbassa a venirmi a cercare…” continuò prendendole maliziosamente tra le dita una ciocca di capelli. “Se tu mi avessi avvertito, avrei creato un po’ d’atmosfera.”

Era sarcastico, probabilmente irritato dalla discussione appena conclusa.

Non atteggiarti a seduttore onnipotente, Black! Sai bene che non è necessario.”

Lei… il suo rifugio…

Gli occhi sfavillarono rivelando l’irrequietezza e la maschera cadde in un solo istante.

Cos’ hai sentito?” chiese il ragazzo distogliendo lo sguardo per la prima volta.

Lei si strinse nelle spalle.

Non m’importa delle tue decisioni.” disse con sincerità. “Io sono sempre stata libera.”

Scrutò il suo viso e vi ritrovò, confuse, migliaia di emozioni…

Lui desiderava e temeva.

Invocava il buio e teneva la bacchetta serrata nella mano, pronta a far luce.

Scandagliava i segreti più reconditi per poi tenerli sotto chiave.

Seduceva la passione e ne veniva consumato per primo.

Lusingava la morte, ma anelava alla vita.

Poi si mostrava a lei senza pudore o ritegno, in tutto quel suo meraviglioso intreccio di contraddizioni… e pretendeva di essere compreso.

La cosa curiosa era che lei lo comprendeva davvero… e la cosa più terrificante era che lei amava tutto questo.

Le si avvicinò quel tanto che bastava perché il suo respiro le sfiorasse il viso.

Questa notte verrò da te.” le disse e nel pronunciare quelle parole la sfiorò con le labbra.

Le afferrò la mano stringendola appena e subito dopo l’abbandonò.



Rinnegherai tutto questo?”

Non rinnegherò mai te.”



Fine 4° capitolo.

X Aleberyl 90: Wow! Quanto entusiasmo! Sì, sì… che bello! E’ proprio quello che mi serve!^_^! Ma oltre a questo… Grazie mille, carissima Alessandra! Come sei tenera… *_* (Joy con occhioni sbrilluccicanti). Sono lieta che la fedeltà di Ron e Hermione ti abbia commossa, perché significa che non sono l’unica a sciogliermi come gelato al sole quando il trio si mostra unito… (Certi lacrimosi alla fine di HP6…). E Ginny, vedrai di cosa sarà capace, in nome dei suoi sentimenti… Un bacione enorme, Joy.

X Ginny06: Eccomi qua, carissima, con un capitolo pronto per essere letto! Spero che anche questo sia di tuo gradimento… Harry e Ginny hanno bisogno di tutto il supporto possibile! … Per non parlare dell’autrice! ^_^! Un bacio, Joy.

X daisy05: Oibò! @_@! Quì sussiste un legame che non posso ignorare… Anduril ha letto ciò che tu hai scritto, Joy ha letto ciò che ha scritto Anduril (e si è sciolta sulla tastiera)… Perfetta conseguenza matematica = Joy DEVE leggere ciò che ha scritto “la daisy”. Non verserai sangue innocente, non preoccuparti… posso essere molto diabolica, se m’impegno… E poi scusa, ‘mattoncino’ dipende dai punti di vista e dal gusto di chi legge, non è mica l’equivalente di ‘gabinetto’!

Ma passiamo oltre… Medaglione? Ci saranno vari medaglioni in questa storia, come avrai modo di constatare, ma quello dello scorso capitolo è a forma di croce… per cui non può-CENSURA. Regulus è il mio nuovo amore… ebbene sì, lo ammetto, ho tradito Sirius per il fratellino minore, non sono riuscita a resistere… (che donna di facili costumi!). Lasciando da parte gli skleri… Devo ammettere che Regulus esercita su di me un fascino enorme, e per la maggior parte dovuto al fatto che si è parlato talmente poco di lui, che è ancora possibile ‘plasmarlo’ a proprio piacere. Ci sono un sacco di cose che lo riguardano e molte storie da creare intorno a lui… In questo periodo sto scrivendo gli ultimi capitoli di questa storia e più vado avanti, più mi rendo conto che su di lui dovrei dire di più, è talmente complesso che quasi mi pento di non aver scritto una storia interamente su di lui, ma ormai è fatta e non si può tornare indietro… Sarà per la prossima volta. Tesoro, i tuoi complimenti sono… sono… mi fanno diventare rossa come un papavero, ecco! Grazie davvero. Un abbraccio fortissimo, Joy.

X light lily: Carissima… mi copro la faccia rosso pomodoro a causa dei tuoi complimenti! Qui mi si sta viziando alla grande! Troppo buona, troppo buona…

Sono lieta che la storia ti continui a piacere! Non mi stancherò mai di ringraziarti per i tuoi incoraggiamenti! Un bacione, Joy.

X redRon: Grazie! Grazie, grazie, grazie… il seguito arriverà senza troppi intoppi vedrai, sto scrivendo proprio in questo periodo gli ultimi capitoli della storia.

Un bacione grandissimo, Joy.

X Nenad: Oddio! Sentirti dire che questa storia è originale mi rincuora tantissimo, sai? Sono sempre stata combattuta perché mi sembrava davvero troppo banale…^_^. Ti ringrazio tantissimo, per l’incoraggiamento… e per aver trovato qualcosa di interessante in ciò che volevo trasmettere. Un bacio, Joy.

X EDVIGE: Allora posso gridare FORZA ALLE HARRY\GINNY! Qualcuno mi lincerà, temo… Bè, son contenta di condividere con te la passione per questa coppia! Mi fa piacere che ti abbia divertito il capitolo precedente, con Ron, che come al solito, capisce fischi per fiaschi, mi piace inserire qua e là momenti che hanno la presunzione di essere comici, principalmente perché mi diverto a scriverli! Allenta la tensione… e quando va bene, strappa qualche risata! Ti ringrazio tantissimo per il supporto. Un bacione, Joy.

X Elanor: Eccola! Ecco la mia dolcissima Elanor! Che bello! Ma non ti vengo mai a noia? Sei davvero incredibile, sai? Adesso mi sgranchisco allegramente i ditini sulla tastiera… pronta, pronta… Allora, il titolo è un anticipazione, sìsìsìsì, riuscirò mai a farla franca con te? Infatti ‘questa’ donna è ‘Colei che NON infranse le promesse’ a differenza di-CENSURA, ma tanto te lo immagini, vero? Abbastanza scontato direi… Questa donna veste di viola… mi ricordo perfettamente il giorno in cui mi è venuto in mente questo particolare, sarà stato gennaio e non mi sentivo molto bene, ma mi piace com’è venuto fuori, da l’impressione di una persona talmente piena di rimorsi che inconsciamente sente il desiderio di esternare il suo stato d’animo attraverso un colore… E’ un accenno di malattia… lei non sta affatto bene. Regulus-Petrarca? @_@ ! Non ho parole… solo tu potevi trovare un parallelo tra di loro. In realtà io dovrei andarmi a ristudiare Petrarca, dal momento che non mi ricordo un piffero niente. Regulus è fragile, a mio parere. Non ha la sfrontatezza di Sirius e il suo coraggio deriva quasi sempre dalla disperazione, come avrai modo di vedere in seguito, ma in fondo, anche lui trova la forza per combattere, è una forza sbagliata e indirizzata male, ma nasconde un buon proposito. Mi piace Regulus perché incarna perfettamente il ‘male buono’ e il ‘bene sbagliato’. Non saprei come riuscire a spiegarlo meglio. Non è totalmente buono e non è totalmente cattivo, vive la sua vita come meglio può. Ah… lo ammetto! Vernon e Petunia sono stati davvero molto facili e anche Hermione e Ron lo sono… la mia vera sfida sono Harry e Ginny, perché mentre tento di non cadere nel banale cercando le giuste ambientazioni e le giuste parole, mi rendo conto che hanno carattere talmente diversi, che diventa sempre più difficile trovare un punto d’incontro… finirà che si lasceranno… ma naturalmente io mi opporrò con tutte le forze! Film dalle mie storie?! Doppio @_@! Sarebbe un disastro… ‘Le Illeggibili’ incarnerebbe la fiera del patetico, ‘Tra due lune’ sarebbe noioso con tutti quei ragionamenti interiori… e ‘O.R.Crux’ risulterebbe incomprensibile… aspetta e vedrai… (da notare il tono lugubre). Ok, ne hai sgamata un’altra… esatto Crux-croce. Altresì, la croce è proprio il simbolo del suo casato. Ti viene in mente altro? Neanche come assonanza al suo nome? Per quanto riguarda l’attacco durante l’evacuazione, direi che sì, lo scoprirai nei prossimi capitoli, ma non è una parte essenziale e tu sei già sulla buona strada…^_^! Comunque puoi farmi tutte le domande che vuoi dal momento che d’ora in poi la storia non farà che complicarsi! Mi cara, sei… sei davvero insostituibile, ecco! Te lo dico tutte le volte, ma ribadire il concetto non guasta mai! Un abbraccio fortissimo e un bacione enorme, Joy.

X Anduril: Mia cara, carissima… Che bello ritrovarti! Non preoccuparti per quando mi scrivi, mi basta sapere che leggi volentieri! T’incuriosisce il mistero? Allora ti consiglio di rimanere sintonizzata, perché a poco a poco rivelerò tutto! –messaggio pubblicitario- A parte gli scherzi, quello che mi preoccupava di più mentre buttavo giù le basi di questa storia, era che risultasse davvero troppo complicata. Di misteri ce ne saranno, come avrai modo di constatare, ma la paura di contraddirmi mi perseguita! C’è un tale incasinamento di flash back che alla fine sbaglierò qualcosa di davvero eclatante! Brrrrrr… rabbrividisco al sol pensiero…

Ti ringrazio tantissimo per l’incoraggiamento e ti faccio i migliori auguri per il tuo esame. Un bacio, Joy.

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Capitolo 5
*** Troppo da perdere ***


5

5

TROPPO DA PERDERE



“Cos’è quell’affare?” domandò Ronald Weasley mentre lottava strenuamente con un bottone della camicia che tentava di strozzarlo.

Hermione Granger sollevò gli occhi al cielo, porse l’oggetto dorato a Harry e gli si avvicinò.

“Lascia provare me.” disse scostandogli le mani dal bistrattato colletto.

Lui rimase immobile e in silenzio per un istante, leggermente stordito dalla mancanza di ossigeno e dalla consapevolezza che il vestito da cerimonia della ragazza sfiorava, con un delizioso fruscio i suoi pantaloni.

“Sei un tesoro…” le disse quando finalmente si furono riattivate le sue attività respiratorie.

Lei arrossì e si ritrasse. Si accorse, nel voltarsi, che Harry stava ammiccando in direzione dell’amico e fu tentata di pestare un piede al primo e di concludere l’impresa iniziata dal famigerato colletto, sul secondo.

Sospirò.

Ron non aveva mai detto chiaramente di essere affezionato a lei, né aveva mai preteso un chiarimento o una risposta.

La parte deprimente, in tutto ciò, era che probabilmente non l’avrebbe mai fatto…

Si voltò verso lo specchio e finse di riordinare la sua acconciatura raccolta. Lo vide alle sue spalle, riflesso sulla superficie liscia, gli occhi persi dentro i suoi…

Un sorriso…

Il gioco malizioso dei riflessi…

E immaginò il momento in cui gli avrebbe detto tutto, quando lui avrebbe finalmente preteso una risposta.

Temere e desiderare in ugual misura il medesimo istante…

Lui si avvicinò e le posò entrambe le mani sulle spalle.

“Non mi hai risposto, Hermione… ” sussurrò.

Pensò di non aver capito bene… Si dimenticò di respirare e dopo che il suo viso ebbe raggiunto un inconfondibile color rosso ciliegia -colore che lo specchio rifletté senza un minimo di decenza- desiderò sprofondare.

“C… cosa?” domandò con voce fioca e subito dopo tossicchiò per nascondere il tono palesemente attonito.

Ron fissò il suo riflesso con occhi spalancati, ma Hermione notò che sembrava stupito solo in parte.

“Quell’oggetto…” spiegò. “Non mi hai ancora detto a cosa serve!”

Diede le spalle allo specchio con falsa aria oltraggiata e strizzò l’occhio a Harry.

“E pensare che ieri era pronta a sostenere che fosse di vitale importanza…” continuò sdegnato, rivolgendosi ancora all’amico.

Hermione giunse alla conclusione che quello era il momento migliore per osservare attentamente i tacchi delle sue scarpe e soprattutto, comprese che quando quel momento sarebbe giunto –quello vero s’intende-, lei non sarebbe riuscita ad assistervi, dal momento che sarebbe stata, senza dubbio, stroncata da un infarto.

“Sei sempre la solita, Hermione.” proseguì lui convinto, incominciando a misurare la stanza a grandi passi. “Quando ci si aspetta da te una spiegazione, una lecita spiegazione, ti rinchiudi nel tuo caparbio silenzio…”

La ragazza sollevò gli occhi con la netta sensazione che ci fosse stato un repentino cambio di discorso e notò che anche Harry stava fissando l’amico con lo sguardo di chi avverte il precipitare della coerenza.

“… devi incominciare ad aprirti…” continuò lui “… non puoi pretendere che gli altri comprendano ciò che tu stessa ti rifiuti di ammettere…”

Hermione abbandonò lo specchio e si voltò verso il ragazzo.

Harry era seduto con aria sconsolata e si copriva gli occhi con una mano scotendo leggermente la testa.

“… non posso mica usare la legilimanzia, sai!” concluse la sua tirata trionfale.

“Hai perfettamente ragione, Ron.” dichiarò seria la ragazza ad un passo da lui.

“Davvero?”

“Certo!”

Ron la fissò con occhi e bocca spalancati.

“Allora…” deglutì faticosamente.

“Allora?” gli fece eco lei.

“Sì… allora c… cosa vuoi dirmi?” insistette e la sua voce tradì l’apprensione.

Hermione sollevò la mano lentamente e gli raddrizzò il colletto della camicia, la lasciò indugiare sul collo del ragazzo e lo sentì fremere appena. Trattenne a stento un ghigno di soddisfazione, poi si alzò in punta di piedi e piegando le labbra in un sorriso mentre quasi gli sfiorava la bocca, sussurrò:

“Allora… quella è una bussola magica!” e uscì dalla stanza.

***

Era la giornata ideale per un matrimonio, soleggiata e leggermente ventosa. Il caldo non era più torrido come nei giorni passati.

Il giardino era festoso così gremito di gente e Harry indugiò sulla soglia, per riempirsi gli occhi di quella felicità.

Gli invitati, compiti ed eleganti, si scambiavano cortesie con ricercata affettazione, signore in fruscianti abiti di seta adorni di gingilli secondo la moda parigina, bambini curiosi ma pacati nel domandare e bambine dallo sguardo sognante, immerse nel loro mondo di fantasie, che si muovevano a passo di danza, facendo svolazzare i merletti bianchi.

Parenti della sposa naturalmente.

Dall’altro lato, invece, erano i Weasley, rumorosi e affabili, con gli abiti dai colori sgargianti, le mani serrate sulle braccia dei loro scalmanati figlioli e i sorrisi aperti in larghe e sonore risate.

Per giorni come quello valeva la pena di combattere.

Ron lo raggiunse mentre era ancora sulla soglia.

“Una bussola magica…” borbottò tra sé e Harry sorrise, senza riuscire a impedirsi di pensare che anche Ron e Hermione si meritassero un giorno come quello.

Avrebbe voluto dare per scontato che prima o poi sarebbe successo e che lui ci sarebbe stato, ma non c’era niente di scontato nella loro vita. Per lui non era scontato neanche l’affetto di una famiglia, neanche la presenza di un genitore.

Ogni momento di gioia una conquista…

... E dietro ogni conquista, una ragnatela di ferite…

Ma lui aveva mille motivi per lottare e quando pensava a Ron e alla sua incrollabile lealtà e a Hermione, sempre al loro fianco, aveva anche il coraggio per farlo.

Poi scorse Ginny in mezzo alla folla… ed ebbe paura.

Il punto debole…

Così dolce da diventare una necessità…

Così fiduciosa e forte da farlo sentire fragile…

Così coinvolgente da fargli desiderare di mollare tutto il resto e di pensare solo a se stesso.

Pericolosa fino a questo punto.

Ron borbottava ancora qualcosa al suo lato. Aveva a che vedere con il tirarsi indietro all’ultimo secondo, ma di più non poté comprendere.

Lei avanzava nella sua direzione. Lo scintillio dorato del suo vestito aveva qualcosa di vezzoso e sensuale allo stesso tempo, i capelli le danzavano sulle spalle… sciolti… come li amava lui.

Lo guardava con un’espressione tranquilla, ma non sorrideva.

< E come avrebbe potuto… > pensò Harry.

Il suo sguardo era deciso, quasi immobile. Conosceva quell’espressione… la sfoggiava quando era sicura delle sue ragioni… e di quelle degli altri.

Quando esercitava quel suo potere… era come se gli leggesse nella mente, creando una sintonia perfetta.

Ginny non s’intestardiva, non chiedeva spiegazioni, lei rispettava le sue scelte… anche quando non le condivideva.

Continuò a fissarla e si accorse vagamente di aver smarrito la coerenza nei raggi di luce che corteggiavano i suoi capelli.

Lei… il suo tramonto…

Rosso e oro…

L’eterno sodalizio tra il giorno e la notte, colto nell’attimo perfetto in cui il primo ancora non si è del tutto arreso e la seconda è solo per metà risorta.

Desiderò non doverla lasciare… mai.

Battaglia persa contro la razionalità, perché sapeva che con lei affianco avrebbe combattuto per sé soltanto, per la felicità che avrebbe potuto avere negli anni a venire e non poteva permetterselo. Quell’egoismo lo rendeva troppo simile al suo nemico.

Rosso e oro… ma la notte avanza…

“Incanti persino l’aria.” le sussurrò quando fu abbastanza vicina da poterlo sentire.

“Mi basterebbe incantare te.” rispose lei a voce bassa, trattenendo l’impulso di sfiorargli teneramente il viso con le dita.

“Lo fai.” dichiarò deciso. “Non puoi neanche immaginare quanto…”

Lei fece un gesto distratto con la mano, come a dirgli di lasciar perdere e distolse lo sguardo. Poi piegò le labbra in un mezzo sorriso che non contagiò gli occhi.

“Se fosse vero” disse. “questo non sarebbe l’ultimo giorno che ci resta da trascorrere insieme.”

Harry strinse i pugni.

Avrebbe voluto urlare.

Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e baciarla di fronte a tutti.

Avrebbe voluto affondare le mani nei suoi capelli, stringerla talmente forte da lasciarla senza fiato.

Avrebbe voluto che fossero le sue labbra a tracciare, su quella bocca socchiusa, il perfetto diagramma della disperazione che stava provando.

Avrebbe voluto toccarla…

Si conficcò le unghie nel palmo delle mani.

“HARRY!” la voce di Hermione sedò il suo conflitto interiore all’istante.

Era allarmata e leggermente stridula, proveniva dalla cucina. Si voltò di scatto e vide che Ron l’aveva già preceduto di qualche passo, l’espressione immobile del suo viso gli ricordò incredibilmente Ginny. Si precipitò nella stanza.

Sconvolti, affannati e completamente ricoperti di fuliggine Tonks e Lupin si prodigavano per aiutare una donna di mezz’età ad uscire dal focolare.

“Merlino!” esclamò Molly Weasley attraversando di corsa la stanza. “Andromeda… cosa succede? Dov’è Ted?”

“Mio padre sta arrivando…” rispose velocemente Tonks, facendo spazio ad un uomo già avanti con gli anni, che proprio in quel momento era apparso in mezzo ad una nube di cenere. Ted Tonks tossicchiò, si guardò intorno con gli occhi che gli lacrimavano a causa della fuliggine, poi scostò una sedia dal tavolo e vi si lasciò cadere:

“Non mi abituerò mai a questo!” biascicò con la bocca impastata.

Arthur Weasley versò per loro due abbondanti bicchieri di Acqua Viola.

“Cos’è successo?” domandò dopo avergli lasciato il tempo di rinfrescarsi la bocca.

Andromeda Tonks sollevò il viso per la prima volta e Harry, che si era aspettato, con segreta impazienza, di scoprire sul suo volto qualcosa che gli ricordasse Sirius, trattenne a stento la sorpresa e la delusione.

Non somigliava affatto a Sirius, né –e di questo, Harry fu grato- a Bellatrix. Andromeda aveva occhi grandi color nocciola e capelli castani appena striati di grigio; il volto minuto gli ricordò per un istante Narcissa Malfoy, ma il sorriso che gli rivolse era identico a quello che aveva visto spuntare mille volte sul volto di Tonks e si accentuò, quando si accorse di aver catturato il suo sguardo.

“Siamo stati attaccati.” disse cercando di alleggerire il peso di quelle parole con un’espressione serena.

Arthur versò per se stesso un’abbondante bicchiere di Acqua Viola. “Non abbiamo del Whisky Incendiario?” chiese poi rivolto alla moglie.

Lei lo ignorò con una disinvoltura tale, da costringere Harry ad ammettere l’inequivocabile somiglianza con Hermione.

Lupin si lasciò cadere esausto su una sedia.

“Hanno attaccato l’intero quartiere babbano.” spiegò con un tono che tradiva la tensione accumulata.  “Non siamo riusciti a far fronte… eravamo solo in quattro… Moody è andato direttamente al Ministero, non che speri in un loro aiuto, ma…” aggiunse poi, passandosi sconsolato una mano tra i capelli. “mi piacerebbe sapere dove fossero le famose Squadre di Sicurezza mentre i Mangiamorte incendiavano l’intero quartiere e se la filavano indisturbati!”

“Sono fuggiti?!” esclamò Harry facendo un passo nelle sua direzione. “Possiamo ancora inseguirli, torniamo là!”

Molly si strozzò con l’Acqua Viola che il marito le aveva messo in mano.

“Siediti, Harry.” disse Lupin in tono deciso. “Ti sembra che ci siano state poche perdite?”

Harry si bloccò come se fosse rimasto congelato dal suo tono, poi lo guardò serio e per un momento mostrò la malinconia che nei suoi occhi aveva preso il posto dell’innocenza.

“Non trattarmi come un bambino, ti prego…” mormorò piano, in modo che nessun altro potesse sentire. “E’ un’illusione che ho visto distrutta troppe volte.”

Rimase colpito.

Harry se ne accorse dal modo in cui il suo sguardo si perse nel niente, la bocca leggermente socchiusa.

I suoi occhi cambiarono impercettibilmente, divennero opachi e vuoti.

“Se James sapesse cosa deve affrontare suo figlio…” sussurrò dolorosamente nascondendo il volto tra le mani.

“Mio padre ha fatto la sua parte” rispose lui abbassando lo sguardo “io farò la mia.”

Osservò l’uomo riprendersi in un istante, rialzare il viso e trovare, per l’ennesima volta, la forza di combattere.

“Non avevo intenzione di trattarti come un bambino, Harry.” disse. “Ma la vita di tutti noi è talmente precaria che a volte perdo di vista le ragioni per cui lottiamo. Talvolta mi sembra che niente valga la vita di un uomo. ”

Lui che conosce il valore dell’esistenza…

Lui che combatte contro l’istinto ad ogni plenilunio, in nome di quell’unica causa…

Scorre il suo sangue, ma non quello altrui…

Ma Harry non poteva sapere, poteva solo immaginare; come James tanti anni prima… come Sirius…

“Di motivi per combattere ne abbiamo mille.” dichiarò infatti il ragazzo e il suo sguardo sfrecciò veloce in direzione di Ginny.

< E valgono la mia vita… >

Remus lo osservò con nostalgica dolcezza.

Lui era come James… come Sirius…

“Tuo padre disse la stessa cosa… il giorno in cui decise di diventare un Auror.” abbozzò un sorriso. “E Sirius gli rispose che lui invece, non aveva delle vere e proprie motivazioni, ma talmente tanto coraggio che se non l’avesse impiegato in qualche utile missione, avrebbe finito con l’utilizzarlo per qualcosa di decisamente inappropriato.”

Harry tentò d’immaginare suo padre alle prese con i propri desideri… e con sua madre, ma non ci riuscì. Abbandonò quel pensiero spazientito e si voltò per cercare lo sguardo degli amici.

Hermione si era avvicinata ad Andromeda e le chiedeva, cercando di non mostrarsi allarmata, i particolari dell’accaduto; non trovò Ron fino a che non si accorse che era sempre stato alle sue spalle. Se ne stava in piedi, le braccia conserte e le maniche della camicia arrotolate come se fosse pronto per agire, ma il suo sguardo era fermo, non impaziente e non parlò, ma gli posò una mano sulla spalla, fissandolo come se volesse dirgli:

< Calma. Verrà presto il nostro momento. >

Lo sguardo di Ginny, invece, mostrava chiaramente che avrebbe preferito trovarsi al posto di suo fratello.

Con forza cercò di allontanare la gratitudine che provava nel saperli vicini, mentre rifletteva sull’impazienza che tutti mostravano nel volerlo aiutare, quando lui avrebbe preferito non correre il rischio della loro incolumità.

Perché avere mille ragioni per combattere significava anche avere troppo da perdere.

Suo padre aveva perso tutto… e Sirius anche di più.

Ma non erano gli unici. Harry pensò a Frank e Alice Paciock, a Neville…e alla sua tetra collezione di carte di caramella, pensò a Bill che manco a farlo apposta, entrò proprio in quel momento, le cicatrici rosse come un monito indelebile sul suo volto e l’abito elegante… il giorno del suo matrimonio…

“Mi hanno detto…” incominciò, ma s’interruppe non appena scorse i coniugi Tonks nella stanza. “Cos’è successo?” domandò sbiancando e Harry immaginò che non avesse messo in conto la possibilità che potesse succedere qualcosa di grave, proprio nell’unico giorno felice che gli veniva concesso.

“Bill!” saltò su sua madre. “La cerimonia comincerà tra meno di mezzora, non c’è tempo per parlare adesso! Più tardi ti spiegheremo tutto!” sentenziò mentre lo trascinava fuori dalla stanza.

Harry riportò lo sguardo sulla cugina di Sirius.

“Si dovrà pensare ad una sistemazione.” sentì borbottare Tonks, che fino a quel momento non aveva aperto bocca. “La casa è completamente distrutta…”

“Grimmauld Place è a vostra disposizione.” dichiarò senza pensare.

Gli occhi di Andromeda si dilatarono e Harry scorse per la prima volta la somiglianza con il suo padrino.

Lo stesso terrore, indissolubile dalla tristezza…

Ginny gli appoggiò cauta una mano sul braccio.

“Non credo che sia una buona idea.” sussurrò.

Si voltò per guardarla e lei mosse distrattamente le mani, come a volersi giustificare.

“Ha la stessa espressione che hai tu quando sei costretto a tornare dai tuoi zii.” disse.

Harry fissò, per metà stupito e per metà affascinato, quegli occhi che avevano visto la verità prima di lui e quella bocca, che aveva avuto il coraggio di pronunciarla.

Le labbra socchiuse…

Stregato…

Già una volta aveva ceduto, sapeva quanto poteva essere consolante sentirle sulla pelle…

“Ha ragione.” bisbigliò Ron ancora di fianco a lui, facendolo sussultare.

“Cosa?”

Ron sembrò basito.

“Lo sguardo… come se ti fosse stata affibbiata una condanna a vita ad Azkaban…” spiegò. “Ce l’ hai ogni volta che torni dai Dursley.”

“Oh… certo.” soffiò, grato di constatare che Ron non aveva seguito il suo stesso filo di pensieri. “Era solo una proposta da tenere in considerazione come ultima possibilità.” aggiunse rivolto alla donna, come a voler rimediare.

Lei gli sorrise.

Lui, Sirius, Andromeda…

La medesima paura…

Gli stessi rimpianti…

Il solito sguardo… offuscato da antiche ingiustizie…

Un unico sorriso… rivolto alle persone amate…

< Siamo tutti uguali > pensò. < Tutti… >

“Potrebbe rimanere da noi.” esordì Ginny. “Non credi, mamma?”

La Signora Weasley annuì e zittì con una mano le proteste dei Tonks.

“Non voglio sentire scuse, Andromeda.” disse con forza. “Mi sentirò abbastanza sola, dopo che Bill e Fleur se ne saranno andati. Sai che Fred e George abitano a Londra? E Percy… beh, lasciamo perdere, Charlie invece tornerà in Romania.” continuò con un sospiro teatrale. “Mi restano soltanto Ronald e Ginny… e Ron probabilmente vorrà accompagnare Har-”

S’interruppe sgranando gli occhi e Harry immaginò che il piede del Signor Weasley, sotto al tavolo, non doveva essere stato molto delicato.

“… per cui rimarrà soltanto la piccola Ginny.” tagliò corto Molly con gli occhi lucidi di provvidenziale commozione.

Sentì uno sbuffo accanto a sé e vide che la ‘piccola’ Ginny, aveva messo su un fantastico broncio e scrutava la madre con sguardo assassino.

Le scostò i capelli dal viso con tenerezza e ricevette in cambio un’occhiata, che se fosse stata anche solo un po’ più tagliente, lo avrebbe affettato in due di netto.

Sfidò il suo sguardo e nonostante tutto sentì il miele sciogliersi nella sua bocca.

Piccola Ginny…

La sua piccola Ginny…

Nuda e calda tra le sue braccia…

Il respiro ansimante nel silenzio della notte…

Piccola Ginny…

Sì, piccola…

Chiuse gli occhi e invocò la sua immagine per tutto il tempo in cui non l’avrebbe vista.

La forza di affrontare…

La paura di perdere…

Il motivo per cui tornare…

Il coraggio per resistere…

La ragione per cui combattere…

La stessa per sopravvivere…

Ginevra Weasley.

Fine 5° capitolo

X light lily: Cara! Guarda… ora mi fai venire l’ansia da ‘bei capitoli’!^_^ Vabbè, vorrà dire che ti autorizzo a dirmi: “Joy fa schifo!” quando troverai un capitolo che non ti piace! ^_^! Nel frattempo ti ringrazio per il sostegno e per l’immancabile presenza. Un abbraccio, Joy.

X redRon: Curiosa? E’ una bella virtù!^_^! Penso che più avanti troverai ‘pane per i tuoi denti’, ammesso che tu riesca a districarti dal labirinto di questa trama incasinata! A volte temo di non levarne le gambe neanch’io!^_^! Grazie mille, un abbraccio, Joy.

X Aleberyl 90: Carissima! Non ho parole per ringraziarti! Sono lieta che il capitolo ti sia piaciuto. Sensibilità? Mi sa che ne dimostri più te, visto che sei riuscita a cogliere le sensazioni che tentavo di descrivere! Sono lusingata… e rossa come un pomodoro! ^_^! Regulus e Bellatrix? Oibò! Mia cara… qui sussiste un problema, temo… Allora, vediamo di districare la matassa… Regulus e Bellatrix in questa storia non hanno proprio niente a che spartire, l’unica cosa che li accomuna è il fatto di essere entrambi mangiamorte, ma a questo punto dei ricordi, Regulus ancora non è entrato a far parte dei seguaci di Voldemort (quella parte la vedremo in seguito). Quanto a Bellatrix, la incontreremo, ma nel presente ed essendo Regulus, aimé, morto, non sarà lui a discorrere con la simpatica Signora Lestrange. Lo farà una donna… misteriosa… che compare nei ricordi così come nel presente…e il cui nome si è prestato a far da titolo… E’ un po’ più chiaro adesso? Mi dispiace di essere così incasinata nello scrivere, ma a volte i miei pensieri prendono una strada tutta loro e si rifiutano di farsi guidare dalla mente! Sono un caso disperato, lo so…-__-! Un bacione grandissimo, Joy.

X Anduril: Mia cara! Sono lusingata… Qui mi si sta viziando (come al solito) in maniera vergognosa, finirò col diventare insopportabile persino a me stessa! Comunque… i fratelli Black mi hanno incaricata di farti sapere che stanno facendo tutti gli scongiuri possibili per il tuo esame! Con un augurio così… non può non andar bene! Mi sento sollevata per quanto riguarda la trama se mi dici che non è troppo complessa, mi vengono gli incubi a pensare che dopo tutto questo lavoro i lettori potrebbero non capire perché non sono stata abbastanza chiara! Certo dopo diverrà un po’ più complicata, ma le tue parole mi confortano lo stesso… e dopo, si vedrà! Harry e Ginny mi stanno dando un po’ di problemi (sto scrivendo gli ultimi capitoli) non ne vogliono sapere di scambiarsi tenerezze… ma presto cederanno, lo so. Regulus è il mio nuovo amore, lo ammetto… E’ un personaggio che ho scoperto di adorare, è talmente complesso che a volte rimpiango di non aver scritto una storia interamente su di lui; ci sarebbero tante di quelle cose da dire! Comunque direi che ti sei avvicinata molto all’immagine che sto creando. Questo Regulus vuole disperatamente intraprendere la ‘strada giusta’, se così si può definire, ma non lo fa per nobiltà come i Grifondoro, lui agisce per se stesso, per riscattarsi da un destino che sembra non avere via d’uscita… fino a che non incontra O.R. Crux (se ti accorgi dell’assonanza, sei sulla buona strada…). A quel punto lui ha la scelta… Credimi, è veramente difficile spiegare il comportamento di Regulus a questo punto della storia, ma vedrai che più avanti comincerai a capire. Lui agisce nel bene, ma con mezzi totalmente sbagliati… Grazie infinte per il sostegno, ti abbraccio forte, Joy.

X Ginny06: Lieta che ti piaccia, mia cara! Il mio incubo ricorrente è che, dopo tanto lavoro, questa storia ai lettori faccia schifo! Le tue parole mi consolano!

Un abbraccio fortissimo, Joy.

X daisy05: Ma figurati, mia cara, se ti devi preoccupare per i ritardi! Ci mancherebbe altro! Oltretutto sono io che dovrei strisciare ai tuoi piedi perché hai la bontà d’animo ( e guarda che gli occhi mi sbrilluccicano) di farmi sapere le tue opinioni ad ogni capitolo! No dico, non è mica cosa da poco! Poi la fine della scuola, si sa… è sempre caotica! Povero Harry, normalmente se ne dice ‘peste e corna’ e Joy invece l’adora… mi ha sempre dato una sensazione di ‘salda sicurezza’, ma forse sono io che lavoro troppo di mente… Ginny invece è un po’ più donna e un po’ meno ragazzina, è l’immagine che ho avuto di lei alla fine di HP6, ma poi si sa, quando questi personaggi passano tra le nostre mani assumono sempre sfumature diverse!^_^! Mi sa che la daisy la capito ‘abbastanza’ della donna incappucciata… e se ti può consolare, siamo in due a rimpiangere di non essere nate nello stesso anno del minore dei fratelli Black! Ma dal momento che il poverello, come ben sappiamo, fa una brutta fine, penso che non invidierò più di tanto la donna misteriosa che gli è sopravvissuta… T’immagini il rimpianto? Mia cara, tu sei troppo disfattista con il tuo ‘mattoncino’… andrò a dare un occhiata così smetterai di preoccuparti inutilmente! Un bacione, Joy.

X Elanor: La mia adorabile Elanor alla ribalta! Eccomi! Io… sono basita… come al solito, perché vedi, non avevo pensato che il cuore di Ginny potesse essere corroso come la fontana, ma il paragone è splendido e adesso non potrei vedere questa scena altrimenti! Sei meravigliosa! Invece ’Harry che porta una ferita per ciascuno’ era voluta. Mi piaceva molto come visone e volevo che fosse chiaro che tutte le morti che c’erano state intorno a lui non lo avevano lasciato indenne, e Ginny naturalmente lo sa. Sono contenta che ti sia piaciuto il confronto tra Ginny e O.R Crux (a proposito nel sesto capitolo scoprirai per cosa sta quella O.)Se non fosse stato per la mia insostituibile beta, in quel punto vi sareste ritrovati con un paragone talmente assurdo che non ti dico! Non mi capacito neanche di come mi sia potuto venire in mente, per fortuna che è stato modificato! In questa maniera rende molto meglio e infatti anche tu hai avuto una visione corretta di ciò che volevo far sapere: questa donna vive per il suo passato, tutto ciò che fa è mirato a sciogliere la matassa di un passato che lei ha vissuto solo in parte. Qualcuno ( e non faccio nomi, tanto è chiaro) per proteggerla, l’ha lasciata all’oscuro di tutto e adesso lei, a distanza di anni, e con il solo rimpianto a farle compagnia tenta disperatamente di rimettere insieme i pezzi e di capire cos’è veramente successo all’unico ragazzo che abbia mai amato. Wow! Mi sono lasciata andare a degli spoileroni tremendi, ma da una parte sono necessari, perché la trama comincerà presto a complicarsi. Sul legame che c’è tra Regulus e Sirius in questa storia già predevo un mare di critiche… In realtà la questione è molto semplice. Sono più simili di quanto essi stessi immaginino: Regulus vuole essere libero, come Sirius, dal potere della madre. Sirius vuole essere, come Regulus, al centro delle attenzioni di sua madre. Vorrebbe anche l’appoggio di un fratello, ma lo trova in James e Regulus che desidererebbe la stessa cosa non può far a meno di odiarlo… Più avanti anche questa parte verrà spiegata un po’ meglio. Più che un appiglio, direi che O. R. Crux è la scelta. Una scelta che sua madre non ha considerato. E’ quella scelta che lo ha salvato dalla ‘ morte a tredici anni’. Mia cara, sarà meglio che ti saluti, altrimenti finirò col rivelarti tutta la trama! Come al solito non ho parole per ringraziarti e così ti abbraccio fortissimo, Joy.

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Capitolo 6
*** La notte che ingannò il tempo ***


6

6

LA NOTTE CHE INGANNO’ IL TEMPO



“… Sempre sola…”

“… è raro vederla parlare con qualcuno…”

“… poverina…”

“… è lei che vuole esserlo…”

Sempre i soliti commenti.

Attraversò il dormitorio di Serpeverde cercando d’ignorare i brusii; erano così veri che le facevano male…

Sola… sempre sola…

Regulus aveva abbandonato la Sala Comune da quasi un’ora. L’aveva fissata intensamente prima di andarsene, gli occhi scuri avevano con prepotenza stregato i suoi…

< Vieni. >

Lui non chiedeva.

< Vieni. >

Un ordine.

< Vieni. >

E lei non esitava. Ma in quel comando le sembrava sempre di scorgere una supplica…

Passò di fianco ad un gruppo di ragazze del terzo anno, che non appena la videro si chetarono e presero a fissarla con ostile curiosità.

I loro sguardi da bambine e le lingue da vipere…

Sola… Preferiva esserlo.

Orlena!” si voltò.

Matilde Bulstrode la raggiunse e non mancò di lanciare un’occhiata raggelante alle ragazzine che ancora la scrutavano.

Matilde… la sua compagna di stanza fin dal primo anno.

Abbastanza testarda da ignorare i suoi silenzi.

E così sicura di sé da pretendere d’interpretarli.

Frivola e maliziosa… ma sapeva trasformare il suo volto in ghiaccio, se doveva difendersi.

A Orlena piaceva quella ragazza, ma non riteneva importante farglielo sapere.

E come ogni cosa che lei non diceva, Matilde ovviamente la immaginava.

Dove stai andando?” le chiese senza riuscire a nascondere un sorrisetto che sapeva di retorica.

In biblioteca.” rispose lei decisa.

Oh… certo…”

Non c’era bisogno della Legilimanzia per capire che non l’aveva bevuta.

Matilde-” incominciò.

Chi è?” la interruppe lei.

Matil-”

Regulus Black?”

Matilde!”

Orlena si guardò intorno sperando che nessuno stesse ascoltando.

Speranza vana. Molti volti curiosi le stavano sbirciando da dietro le poltroncine di velluto verde.

Abbi almeno il buon senso di farle a voce bassa, le tue supposizioni ignoranti!” sbottò.

Allora non lo neghi?!” commentò esultante.

Orlena chiuse gli occhi… Preferiva la solitudine…

Sto andando in biblioteca.” ribadì.

Matilde la guardò comprensiva.

Certamente.” il tono era dolce. “E ci vai senza libri?”

Lei non rispose e uscì dalla stanza.

Allora anche tu sei umana…”

***

“Non sei solo, Harry.” sussurrò una voce femminile all’orecchio del ragazzo che dormiva sul divano.

Era riverso su un fianco, nel punto esatto dove si era gettato un’ora prima; la camicia spiegazzata fuori dai pantaloni, le maniche arrotolate e gli occhiali di traverso.

Ginny lasciò che la sua mano scivolasse tra i capelli arruffati e lo sentì muoversi impercettibilmente. Un respiro un po’ più forte degli altri gli uscì dalle labbra.

Lo osservò con tenerezza, aspettando che si svegliasse. Aspettando il momento in cui avrebbe spalancato gli occhi e a lei non sarebbe più importato né dell’attacco alla casa dei Tonks, né del fatto che quella fosse l’ultima notte da trascorrere insieme.

Insieme per l’ultima volta…

Perché lui era troppo orgoglioso per ammettere di aver bisogno di lei… o troppo spaventato.

“Andrò solo.” farfugliò Harry di rimando ai suoi pensieri. “Non voglio nessuno vicino a me quando affonderò.”

Mosse appena la mano da sotto la guancia senza aprire gli occhi, come se si rifiutasse di abbandonare il dormiveglia. “Nessun amico correrà il rischio, solo perché possa sentire il tepore del suo affetto e della sua lealtà; mi basta il calore di questo focolare… qui, vicino al camino. Non ho bisogno d’altro.”

La ragazza gettò uno sguardo ai mattoni spogli e alla cenere grigia che sapeva di penitenza.

Era spento da settimane.

Posò una mano sulla sua guancia; era calda di sonno…

“Il fuoco non è acceso, Harry.” sussurrò con voce tenera, chinandosi su di lui. “Non proviene da lì, il calore che senti.”

Lui aprì gli occhi.

La luce del giorno si era quasi del tutto ritirata, sconfitta dalla penombra nella sua inesorabile, cupa discesa.

Una lunga ed estenuante agonia per quel sole in declino che, come lui, affogava i suoi ultimi desideri nella bellezza suadente del cielo infuocato.

La ragazza che aveva di fronte…

Pioggia scintillante di raggi scarlatti… e la vita attraverso di essi sembrava promettere ancora felicità.

Quante menzogne…

Passò le dita tra quei capelli rossi che scendevano a solleticargli il collo, le labbra a pochi centimetri dalle sue…

“Sei tu…” sussurrò sfiorandole la bocca. “Sei tu l’unica fonte di calore.”

Le mani di lei gli scivolarono sul collo e sulle spalle, s’insinuarono sotto il tessuto della camicia…

Lui la strinse più forte, attirandola sopra di sé. Chiuse gli occhi mentre lei lo assecondava dolcemente.

L’appagante contatto con il suo corpo…

Unico ed eterno istante di pace…

Pace…

Siamo tutti vittime della stessa guerra…

e il terreno dello scontro, siamo noi.

Sempre più fragili, quando siamo insieme…

Troppo da perdere…

Le sue mani percorsero i fianchi di lei, là dove il vestito, maliziosamente scintillante, s’increspava sotto le sue dita.

Respirò forte.

La stoffa dorata si rifiutava di lasciar scoperta la pelle vellutata delle gambe.

Delizioso e snervante…

“Sei tu.” sussurrò di nuovo.

L’ultima radiosa melodia che precede l’ora oscura.

L’ultimo tramonto…

Rosso e oro…

L’afferrò per i fianchi e la scostò da sé quel tanto che bastava per fissarla negli occhi.

“Vorrei che questa sera non si trasformasse in notte.” le disse e i suoi occhi sembrarono racchiudere la forza per impedire l’inevitabile.

Lei lo guardò quieta e sorrise, poi gli scostò una ciocca di capelli dal viso e bandì la distanza tra loro.

“Vieni nella mia stanza.” soffiò baciandogli il collo e l’orecchio. “Lasceremo una luce accesa…”

“Non era esattamente quello che intendevo...” riuscì a dire attraverso i brividi che la bocca di lei gli provocava.

Ginny gli fece scorrere le labbra sul petto.

“Lo so.” mormorò.

Harry respirò più forte e le sue mani si persero sotto le molteplici pieghe del vestito.

La sua pelle era calda come la ricordava…

Il suo profumo tenue e niente era artificioso o falso in lei.

Così diversa dai sogni ingannevoli…

Era la realtà… e l’atterriva.

Troppo reale, troppo vera, troppo inebriante per sperare di combattere con la mente dedita solo al suo scopo. Troppo straziante il pensare di poterla perdere.

“Ma Fleur dorme con te…” ribatté debolmente.

“Nella sua prima notte di nozze?” chiese lei interrompendo la scia di baci e inarcando un sopracciglio.

Harry la guardò e rise di se stesso con quell’aria disincantata e concreta che negli anni passati l’aveva reso più maturo dei suoi coetanei e che adesso lo faceva sembrare un uomo.

Lui osservava la verità attraverso il misterioso intreccio delle sue percezioni.

Era sempre stato così, fin dal suo primo anno, mentre lei persa nei suoi undici anni sognanti, crollava nella trappola dei suoi stessi sentimenti.

Fragile… malleabile…

Ingenua come lui non era mai stato.

Ginny lo ricordava serio e concentrato.

Affrontava gli ostacoli e manteneva i piedi ben saldi a terra, perché quella era l’unica possibilità che gli era stata concessa e comportava la perdita di ogni illusione infantile.

Se d’infanzia si poteva parlare…

La risata si spense in contemporanea ai suoi pensieri.

Gli occhi verdi la fissavano ora con dolcezza, ed erano solo in parte oscurati dall’indecisione.

Ginny pensò che fosse già una conquista.

Un istante di mezza serenità…

“Verrò non appena tutti gli altri si saranno addormentati.” disse.

Poi come un ragazzo innamorato, le accarezzò la guancia.

E lei seppe che quella carezza era per amore.

***

Notte.

La rete intricata dei corridoi si chiudeva dietro le loro spalle, quasi volesse cancellare ogni possibile traccia di passaggio.

< Proteggono un segreto… > pensò lei. < Il nostro e il loro >

E non riuscì a capire se ciò le sembrasse inquietante o malinconico.

Hai paura?” le chiese Regulus ironico, stringendole leggermente la mano con cui la conduceva.

Il viso di porcellana si piegò in un sorriso, ma le ombre ne rubarono la freschezza e l’immagine apparve grottesca.

Perché me lo chiedi?” domandò, la voce studiatamente melodica e risonante sulle pareti di pietra. “Sai perfettamente che, per me, non ci sarebbe stato bisogno nemmeno di quella.” E indicò la mano del ragazzo, chiusa sull’impugnatura della bacchetta da cui scaturiva un potente raggio di luce.

Lui si fermò e il chiarore dell’incantesimo le inondò il viso.

Si ritrasse socchiudendo gli occhi infastidita.

Devo supporre, allora…” insistette “che tu non sia spaventata.”

No.” ribatté sprezzante, scostando bruscamente il braccio che reggeva la bacchetta.

Dita decise le lasciarono la mano per imprigionarle il polso.

Tentò di divincolarsi senza riuscirci, ma il ragazzo era già chino su di lei.

La bocca a pochi centimetri dal suo orecchio, poteva sentire il suo respiro che la sfiorava…

E allora, mia regina…” sussurrò, rendendola vittima di ogni emozione. “… vuoi spiegarmi perché stai tremando?”

***

“Perché ho terrore di quando non ci sarai.” sussurrò Ginny, stringendo più forte le braccia attorno al collo del ragazzo.

I capelli rossi gli sfiorarono la guancia; quel profumo inebriante corteggiava i suoi sensi… Harry vi affondò il viso.

“Non ti succederà niente.” disse. “Qui sei protetta.”

“E’ la solitudine e l’incertezza di sapere se stai bene o meno che temo, Harry.” continuò lei senza annullare la distanza tra loro. “E quest’inutilità… nella quale ti ostini a relegarmi.”

Lui le prese il volto tra le mani, la pelle era bollente…

“Tornerò… te lo prometto.” sussurrò sulla sua bocca. “Te lo prometto.”

“Allora…” rispose lei muovendo appena le labbra. “… mantieni la tua parola.”

Mantieni la tua parola…

“Se tu giurerai di non seguirmi.”

< No >

Ginny si obbligò a tacere, ma la voce di Harry pretendeva molto più di una risposta.

“Avanti… promettilo.”

I suoi occhi grandi, carichi di dolcezza e di apprensione… di attesa. Non poteva evitarli.

< Spergiura… > sibilò la sua coscienza. < Tu non manterrai la parola data >

Colei che infranse le promesse…

“Lo giuro.” sussurrò e chiuse gli occhi per paura di scorgere il sospetto nel suo sguardo.

***

Sei sicura?” le chiese Regulus con tono stranamente affettuoso.

Non le suonò stonato, anzi, quella voce per metà incerta e per metà tenera, giunse a confermare ciò che già sospettava.

Lui che pretende d’ingannare persino il buio della notte…

Ma anche lei sapeva barare e nascose il tremore.

Credi che mi tirerei indietro all’ultimo minuto?”

Gli occhi del ragazzo s’incupirono e si persero nel buio della stanza.

Non credo che tu abbia una ragione per farlo.” bisbigliò senza guardarla. “Potevi tornare indietro in qualsiasi momento, ma non l’hai fatto.”

Lei si risentì di quell’analisi, sebbene fosse vera, e non riuscì a mascherare il dispetto provocato da quell’ostentata sicurezza.

Sembrava che lui non tenesse in minimo conto la possibilità di sbagliare.

Dai sempre tutto per scontato, a quanto pare.” considerò sfoggiando un irritante tono sarcastico.

Vide lo sguardo del ragazzo farsi di granito e rabbrividì.

La raggiunse in due falcate e l’afferrò per la vita, stringendola contro di sé con tale impeto che la ragazza non riuscì a trattenere un gemito di sorpresa.

Si maledisse per questo e tentò di staccarsi da lui con rabbia.

Le sue braccia, una gabbia d’acciaio…

Alzò il viso per mostrare che il suo orgoglio non era ancora stato sconfitto e capì, nell’istante in cui incrociò i suoi occhi, che non si sarebbe mossa di un solo millimetro neanche se lui avesse allentato la presa.

Quegli occhi…

Imprigionata senza catene… lei che era sempre stata libera.

No.” sibilò lui, il tono ancora alterato. “Non c’è niente di scontato nelle mie scelte.” era greve e lugubre. “Ricordalo.”

Ricordalo…

La stretta si sciolse, ma come previsto lei non si mosse, fece scivolare una mano tra i suoi capelli e lasciò che le catene del suo sguardo le si stringessero addosso.

Lei che aveva amato la libertà, ma mai un ragazzo, scoprì che nell’angusto spazio di un abbraccio si potevano avere entrambi.

Una nuova libertà…

La mano che lo stava accarezzando scivolò sulla spalla e sul braccio con lentezza.

E’ strano…” bisbigliò. “… come certe volte, i nostri desideri si ritrovino a percorrere una strada completamente opposta per giungere alla realizzazione.”

La libertà che vive in gabbia…

Gli occhi scuri si dilatarono di sorpresa e lei se ne accorse.

Frugò nella mente, alla ricerca di una ragione che potesse giustificare quell’istante di smarrimento.

Sì... smarrimento…

Solo un lampo…

Non trovò niente, e nella penombra che improvvisamente le sembrò consolante, lui l’abbracciò di nuovo.

Il volto affondato tra i suoi capelli e le spalle chine di chi cerca conforto.

Lui… che seduce le passioni e ne viene consumato per primo…

Tu sei sposato alla Contraddizione.” gli sussurrò teneramente accarezzandogli i capelli.



La tua famiglia sa cosa stai facendo?”

No.”

Nemmeno tuo fratello?”

Lui meno degli altri.”

A me lo dirai?”

No.”

Perché?”

Ti metterei in pericolo, Orlena!”

Non m’importa!”

Importa a me.”

Fine 6° capitolo.

X redRon: Eccomi qua! Ciao, e scusami se questa volta ti ho fatto aspettare un pochino di più, in realtà, la maggior parte dei capitoli sono già pronti, è soltanto il tempo materiale di sedermi davanti al pc che mi manca!^_^. Ti ringrazio ancora tantissimo per il sostegno, un bacione, Joy.

X Ginny06: Ciao cara! Non hai tutti i torti a dire che il rapporto tra Harry e Ginny ti mette un po’ di tristezza, anzi… a dire il vero è esattamente in questa maniera anche per me. Ogni volta che comincio a scrivere di loro, sebbene io sia la prima a sostenere i lieti finali, stento a credere che le cose tra loro possano andar bene, alla luce di ciò che sappiamo… Ti ringrazio ancora tantissimo per il commento e per il sostegno. Un bacione, Joy.

X Anduril: Mia carissima Anduril, sì, sì… direi che una l’hai scovata! Ma non finisce qui… (lo so, sono una pazza con la fissazione per i doppi sensi…-_-!). Oh come sono felice che questa storia ti piaccia! E’ la prima volta che parlo di Ron e Hermione… e mi sa che sono scaduta nel banale più di una volta con loro… Ma del resto, da qualche parte si deve pur cominciare, no? Al contrario, trovo molto più semplice parlare di Harry, sarà che l’ho adorato nel sesto libro (ma non diciamolo troppo, altrimenti rischio il linciaggio!), sarà che in lui, vedo un James che ho descritto molte volte –un James molto più cupo e tormentato-, sarà che semplicemente mi piace… Non sto neanche a dirti che Ginny, secondo me, è la compagna perfetta per lui, perché tanto lo so che con te farei “piovere sul bagnato”^_^! E per quanto Harry possa essere l’eroe della situazione, ciò che io preferisco di lui, è che ne farebbe volentieri a meno… ^_^! Ti ringrazio tantissimo, come sempre sai essere un sostegno insostituibile (esami permettendo, s’intende!). Ti mando un bacione grandissimo e un abbraccio forte, forte, Joy.

X Aleberyl 90: Carissima! Non ti affliggere così, ti prego! Figurati che a me piace moltissimo mettermi a spiegare tutto ciò che rimane un po’ oscuro nei miei scritti! E poi scusa… che ci starei a fare qui su questo sito, se non mi prendessi neanche la briga di chiarire i fraintendimenti –che oltretutto, ho causato proprio io con i miei scritti poco chiari- e di spiegare quello che la mia mente malata non è riuscita a mettere su carta. Comunque sono contenta che adesso tu abbia una visione più nitida. Non farti scrupoli a chiedermi qualsiasi cosa! Il problema principale di Harry, secondo me, è che non è maturato nel corso degli anni, secondo la normale routine della crescita, lui ha dovuto abbandonare la condizione infantile a causa di ciò a cui era predestinato. Ora, lui ne risente. Perché a dovuto comprendere, sulla sua pelle, che non ci sono più le braccia dei genitori a proteggerlo da ogni male. Suo malgrado, lui è solo e sebbene ne soffra, questa condizione è preferibile al rischio che i suoi amici corrono a stargli vicino. Con Ginny è diverso,  l’amore che prova per lei, lo rende debole. Ti ringrazio tantissimo per il sostegno e per la recensione. Un bacione, Joy.

X light lily: Ciao carissima, non so come ringraziarti per la fiducia che mi dai… (Joy rossa come un pomodoro). Altro che mettersi a piangere… a momento mi commuovo io a leggere quello che mi scrivi! Questo è sleale! Comunque, posso assicurarti che anche per Harry e Ginny arriveranno dei momenti felici! Un bacione immenso, Joy.

X Elanor: Mia carissima! La mia immancabile recensitrice! Come al solito ho gli occhi fuori dalle orbite! Grazie, grazie grazie. La sequenza Ron\Hermione è stata per me una piccola sfida, non avevo mai parlato di loro, ma in una storia dove Harry e protagonista non potevo tralasciare i suoi migliori amici. Ora, come dicevo, poche righe sopra, per quanto riguarda questi due, temo di essere stata abbastanza scontata. E già, ti anticipo che ci saranno altri sequenze dedicate a loro, che come questa, mi convincono il giusto… Ma come in ogni cosa, si parte da zero! Ho letto soltanto una Ron\Hermione, ma stento a credere che possa esser quella che mi dicevi; quella che ho letto io era meravigliosa, ma talmente triste da sciogliersi in lacrime alla fine di ogni capitolo, e finiva con la morte di entrambi… Mi sa che una volta te ne ho parlato in una vecchia mail… Ma non sono sicura perché da quando ho formattato il computer, la vecchia corrispondenza ce l’ho soltanto su un dischetto… un po’ fuori mano… La bussola magica, mia cara, serve principalmente all’autrice, che altrimenti non avrebbe saputo spiegare come cavolo facessero Harry, Ron e Hermione a conoscere la strada per Godric’s Hollow… ^_^! Hai ragione nel dire che in questa storia Harry è adulto, è infatti esattamente così… non sarei riuscita a descriverlo in altro modo. Lui è “Colui che ha abbandonato a malincuore la propria infanzia” e ne soffre, (come si capisce, spero, dal suo dialogo con Remus) lui non ha mai voluto essere un eroe, e Ginny che per logica dovrebbe essere il suo rifugio, per lui è diventata un pericolo, perché il solo pensare di perderla lo rende schiavo di sentimenti egoistici. L’Harry di questa storia, finirebbe col salvare lei e venire meno al suo dovere… E’ tormentato, sì. Non vorrei proprio essere nei suoi panni! Silente dice continuamente che l’amore è l’arma più forte, ma io mi chiedo: Dopo aver causato la morte della persona amata, si può ancora amare? Non sarà più forte il senso di colpa? Perché è questo che Harry teme, fin dal primo libro! Silente, a me, deve spiegare ancora molte cose! Farebbe bene a tornare dall’aldilà… HP è una storia attuale, e come si suol dire: tutto il mondo è paese; per questo non ho avuto dubbi sull’inefficienza del ministero: La sicurezza non è mai incomparabile. Mia cara, io adoro l’amicizia tra Ron e Harry! L’adoro dal lontano HP5, quando arriva a Ron la famosa lettera di Percy… che troppa lealtà in lui, non posso evitare di notarlo! Elanor, tu puoi cacciarmi tutte le somiglianze che vuoi! Mi diverto un casino a leggerle! Nel quarto capitolo, il paragone che è stato tolto grazie alla mia beta, non era tra O.R.Crux e Ginny, ma tra i pensieri e una “calamita”! Non ti dico altro perché me ne vergogno indicibilmente…^\\\^ Però, se vuoi, posso mandarti il cap 4 non corretto per via privata. Io lo sconsiglio per la tua sanità mentale, ma forse potrai farti una bella risata! Cara, come al solito sei insostituibile! Ti mando un super bacione e un abbraccio fortissimo!Joy.

X MaryPotter92: Ciao e benevenuta! Innanzi tutto ci tengo a ringraziarti per aver letto e soprattutto per esserti soffermata a commentare. Sei stata molto carina a farmi sapere i tuoi pensieri e non immagini quanto mi sia d’aiuto conoscere i pareri dei lettori! Seconda cosa, ti mando un bacione enorme, perché come me, ami Harry, e non sempre il nostro ragazzo gode dei consensi del pubblico! Ginny, per quanto si possa dire, rimane la ragazza perfetta per lui. E nonostante tutto credo che ci possa essere un futuro per loro. I motivi che hanno spinto Harry ad allontanarsi da Ginny possono essere vari, in questa storia è più che l’altro la consapevolezza che lei è “il punto debole” ma devono succedere ancora molte cose… Ti ringrazio ancora, una abbraccio, Joy.

X daisy05: Daisy carissima, alzati immediatamente, sai! No, no, no… non voglio sentirti chiedere scusa… ci mancherebbe altro! Commenta pure quando vuoi e se ne hai voglia! Joy sa che la daisy legge, per cui è soddisfatta! A proposito! Sono venuta a sbirciare tra le tue storie e ho cominciato a leggere, ma non ti dirò niente –suspance!- perché conto di parlarne tra breve nel giusto spazio! ^_^! Comunque Joy è rimasta sbigottita… Sai, le tue parole sono davvero rincuoranti, mi ci potrei cullare e crogiolare fino al prossimo universo, ma poi mi ricordo che non fa bene adagiarsi sugli allori… Daisy! Smetti di viziarmi! Mi rovinerò il carattere! A parte gli scherzi… mi ha fatto davvero piacere sapere che hai trovato IC la Ron\Hermione, non avevo mai parlato di loro, ed è stato un po’ come andare a caso… a dire il vero io non sono soddisfattissima delle scene dedicate a loro… Ehhh… con pazienza migliorerò… Qui condividiamo un amore sviscerato per Harry, mi sa… Sì, lui è adulto… non riesco a vederlo in altra maniera dopo HP6. Mia cara, come sempre ti ringrazio tantissimo e ti mando un bacione stratosferico!Smack! Joy.

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Capitolo 7
*** Nero malato ***


7

7

NERO MALATO



“Voglio servire l’Oscuro Signore.”

Occhi febbricitanti di follia si posarono su di lei e si assottigliarono sospettosi, ma Bellatrix Lestrange non mosse un solo muscolo.

Il suo volto bianco e immobile s’intonava perfettamente al mobilio della stanza: vistoso, antico… malato.

Passato…

Tutto in lei urlava decadenza.

Dalla scrivania preziosa e intarlata si levò uno scricchiolio sinistro. Rodolphus Lestrange fece schioccare la lingua e buttò giù un sorso di Whisky.

“Perché?” le chiese posando il bicchiere.

“Voglio vederlo trionfare.”

L’aria era fredda in quella stanza, gelida… o forse era la presenza dei coniugi Lestrange a renderla tale, ma lei conosceva il freddo… lo aveva amato, un tempo…

Amare…

Mille anni prima…

Rise di sé mentalmente.

Riso amaro…

Negli anni della sua adolescenza aveva imparato ad amare cose ben più concrete del freddo e paradossalmente, ogni volta che indugiava su quei ricordi, era il calore ad avvolgerla.

Il suo calore.

Effimero…

Lui.

Era già tardi quando si rese conto che il suo volto stava mostrando troppo.

Bellatrix avanzò senza distogliere lo sguardo da lei e parlò rivolta al marito.

“Io non le credo.” sibilò.

Rodolphus fece un cenno con la mano per farla tacere poi, con i gomiti appoggiati al tavolo e le dita incrociate sotto al mento, squadrò la donna attentamente.

“Quali garanzie ci porti?”

“Credevo che la mia discendenza fosse sufficiente.”

Bellatrix esibì un sorriso canzonatorio e si sedette su una sedia laterale, come se per lei l’esito fosse già chiaro, ma volesse lasciare al marito il privilegio di esternarlo agli altri.

“Crux…” scandì l’uomo. “Provieni da una famiglia di grandi maghi…” soppesò le parole come se parlasse a se stesso poi la gelò con lo sguardo. “Ma perché non ti sei unita a noi prima?”

Con loro non posso permettermi di essere esitante, Orlena!”

Nessuna esitazione.

Prima ero troppo giovane per capire.” dichiarò senza abbassare gli occhi.

“Mente!” dichiarò Bellatrix dalla sua sedia in disparte, il volto contratto in una smorfia di disgusto.

“Come facciamo a crederti?” domandò Rodolphus senza scomporsi.

“Il nipote di Rufus Scrimgeour sarebbe stato il mio biglietto da visita.” asserì la donna piegando le labbra in un sorriso sprezzante. “Ma sfortunatamente Potter si è messo in mezzo.”

Bellatrix sogghignò. “Ha questa brutta abitudine, il ragazzo…”

Rodolphus sciolse le dita da sotto il mento e si adagiò contro lo schienale della poltrona, le braccia conserte. Sembrava incuriosito, ma non ancora convinto.

“Devo dunque supporre che l’attacco di pochi giorni fa a Hogwarts fosse opera tua.” disse. “Un piano davvero ardito, considerato che agivi da sola.”

Lei si strinse nelle spalle. “Non sono abituata a chiedere aiuto.”

L’uomo si lasciò sfuggire un lampo di compiacimento nel suo sguardo. “L’Oscuro Signore apprezza i caratteri forti.” considerò. “Consegnargli il nipote di Scrimgeour sarebbe stata una buona mossa, ma non è andata a buon fine e non ci hai dato altre certezze…”

Parve pensieroso e Orlena fece un passo avanti.

“Mettetemi alla prova.” disse.

Rodolphus la fissò rimanendo in silenzio per un istante poi si alzò in piedi e posò entrambe le mani sulla scrivania.

“E sia!” dichiarò.

Bellatrix sbuffò di disappunto, ma lui la ignorò.

“Hai mostrato il tuo coraggio attaccando Hogwarts.” disse rimanendo immobile ed austero come la sua antica dimora. “Adesso mostraci la tua astuzia; segui Potter e scopri cosa ha tramato per tutto quest’anno insieme al vecchio.” i suoi occhi divennero sottili, offuscati e folli. “Fornisci all’Oscuro Signore il segno della tua fedeltà.” storse la bocca in una smorfia sardonica e lei v’intravide la stessa malattia della moglie. “Se riuscirai nella tua missione, riceverai il marchio ed esulterai con noi quando lui trionferà!”

La prima prova è diversa per ciascuno, per me hanno decretato questa. Credo che mi ritenessero troppo debole e preferissero liberarsi di me… non ci sono riusciti.”

Puoi ringraziare tuo fratello per questo.”

Si costrinse ad abbandonare i ricordi.

“Ci tradirà!” sbottò Bellatrix alzandosi di scatto.

“Non c’è niente che possa tradire, Bella!” esclamò l’uomo alzando la voce per la prima volta. “Siediti!

Lo fulminò con lo sguardo, ma obbedì e lui si rilassò.

“Non saprà niente fino a che non avrà portato a termine il suo incarico.” disse come se lei non fosse nella stanza.

“Sa dove ci troviamo!” azzardò la moglie, incapace di calmarsi.

“Non può riferirlo, siamo protetti dal Fidelius.”

Bellatrix roteò lo sguardo in direzione della donna e le si avvicinò.

“Crux…” sibilò afferrando tra le dita l’emblema del casato da sempre appeso al suo collo, ad eccezione di quando lo portava lui…

Orlena si sforzò di non indietreggiare.

“Ho già visto questo ciondolo…” mormorò. “E non era al collo di un Crux.”

I suoi occhi scintillarono come se fosse sull’orlo di vincere un duello e le fosse stato dato il permesso d’infierire sull’avversario.

“Mi è stato rubato ai tempi della scuola.” rispose lei senza scomporsi. “L’ho riacquistato solo di recente, da un venditore ambulante.” continuò. “Può essere stato al collo di chiunque.”

Bellatrix non parve convinta, ma lasciò il ciondolo e si portò dietro alla poltrona del marito.

“Allora…” disse questi. “Affronterai la tua prova?”

Lei annuì e lui parve soddisfatto.

“Quando ci rivedremo, avrai grandi notizie da rivelarci, spero…”

Annuì di nuovo e sentendosi congedata, si avviò verso la porta.

“Crux?” La voce la raggiunse quando stava già oltrepassando la porta.

Si voltò.

“Un suggerimento…” disse l’uomo indicando, con aria noncurante, la veste che le spuntava da sotto il mantello. “Il nero è il colore più adatto per un Mangiamorte.”

Lei non fu stupita.

Bellatrix lo notò e scrutò il suo volto come se potesse trovarvi le tracce di quelle menzogne che già sospettava, ma Orlena era abituata a non lasciarsi tradire dai suoi sentimenti.

Indossò la maschera di ghiaccio e assunse un’aria spavalda. “Saprò passare inosservata, non dubitate.”

E uscì dalla stanza.

***

Giurami che non ne farai mai parte, Orlena.” sussurrò il ragazzo avvolgendole un braccio attorno alla vita.

Era morbida e calda di fianco a lui, coperta solo da un lenzuolo.

Giurami che non sarai una di loro, né ora né mai.” Baciò il ricciolo che le sfiorava vezzoso la spalla e lei si svegliò.

Prometti che non vestirai mai le loro tetre divise, il loro nero colpevole…” sospirò e la sua voce divenne ancora più bassa. “Ne ho abbastanza del nero.”

Orlena aprì gli occhi e lo guardò confusa.

Non voglio vederti con indosso quel colore.” proseguì lui distogliendo lo sguardo. “Tu che sei la vita e la passione…”

Lei gli sorrise e gli accarezzò la guancia incoraggiante, come a voler scacciare il disagio.

Quel colore non ti si addice.”

Ne parlava come se per lui fosse qualcosa di tremendamente importante, Orlena non ne comprese il motivo. Sembrava una delle sue solite uscite, in parte senza senso e in parte talmente oscure ed enigmatiche da far concorrenza alla più terrificante delle profezie.

Il suo intestardirsi su questioni apparentemente senza importanza, l’affascinava e la sgomentava al tempo stesso. Era come se potesse vedere molto più lontano di lei…

< Non c’è niente di scontato nelle mie decisioni… > ricordò.

Alzò lo sguardo su quel volto che si rifiutava capricciosamente di guardarla e vi lesse la tensione e l’esigenza di essere confortato.

Lui che lusinga la morte, ma anela alla vita…

Lo abbracciò e si accorse che era un po’ più freddo del solito, strinse con maggior decisone accarezzandogli i capelli e il collo.

Te lo prometto, Regulus.” mormorò. “Non vestirò mai di nero.”

***

Fuori dalla dimora dei Lestrange il sole batteva troppo forte.

Orlena fissò le pieghe viola che risplendevano sotto il suo mantello.

L’unico colore che aveva indossato da quando lui era morto.

Mia regina…”

Viola…

Una promessa.

Mille promesse…

Non le aveva mai infrante.

Si voltò indietro e non vide niente; la casa era protetta dagli incantesimi.

Pensò a ciò che aveva fatto.

“Non è come venir meno alla parola data…” sussurrò tra sé.

Poi sollevò lo sguardo e si perse nella troppa luce.

Colei che non aveva mai infranto le promesse, aveva appena mentito a se stessa.

***

“Ritarderò di un giorno la partenza.” sussurrò Harry posando la mano sulla fronte bollente della sua ragazza. “Non posso lasciarti in questo stato.”

Ginny aprì gli occhi, lucidi di febbre e si mosse leggermente sotto il lenzuolo umido.

“No.” disse con voce roca. “Non posso sopportare di stare con te un altro giorno sapendo che sarà l’ultimo.”

Intercettò la sua mano e la strinse forte; Harry la sentì tremare.

“Non ce la faccio…” continuò lei debolmente.

“Ginny, non posso andarmene e affrontare… ciò che devo affrontare, senza sapere se stai bene. Ron è preoccupato e lo è anche Hermione…”

“Starò bene, Harry.” lo interruppe lei. “Non appena mia madre avrà completato la pozione per la febbre mi sentirò meglio.” Lo guardò negli occhi e tentò di sorridere. “E’ soltanto una stupida influenza.”

“Sì, è soltanto una stupida influenza.” ripeté Fred sedendosi sul letto della sorella.

“Starai benissimo da noi.” aggiunse George.

Harry spostò lo sguardo da Ginny ai gemelli, stupito.

“Perché dovrebbe stare da voi?” domandò.

Fred e George sollevarono contemporaneamente un sopracciglio e Harry si rese conto di essere stato troppo brusco.

“Non è che non mi fidi di voi…” aggiunse in tono di scusa. “Anzi…”

Si mostrò imbarazzato. “Sono solo sorpreso, ecco.”

“Sarà solo per qualche giorno.” chiarì la Signora Weasley che entrava in quel preciso instante con una tazza piena di liquido fumante. “Non può rimanere da sola con quel febbrone e noi non possiamo mancare alle prossime riunioni dell’Ordine.” continuò facendo cenno alla figlia di bere. “Decideremo i nuovi turni di sorveglianza; verranno anche Ted e Andromeda e… RONALD!”

Il ragazzo scattò sull’attenti, guardandosi intorno allarmato. “Cos’ho fatto?!”

Gli sguardi dei presenti si posarono tutti su Molly, in attesa di scoprire quale fosse la terribile mancanza di cui era accusato il figlio.

“Quei calzini non sono stati lavati!” berciò strappandogli dalle mani gli indumenti incriminati. “Eppure ti avevo detto di preparare per tempo tutto ciò che ti sarebbe servito durante il viaggio!”

Ron era di ghiaccio.

Harry dissimulò una risatina dietro ad un provvidenziale colpo di tosse e Ginny nascose la testa sotto il guanciale.

“Molly, cara…” intervenne il Signor Weasley afferrando la moglie per un braccio e trascinandola fuori dalla stanza. “Sono sicuro che i ragazzi se la caveranno egregiamente con queste faccende.”

Sentirono la voce della Signora Weasley che si affievoliva man mano che i due scendevano le scale.

“Ma Arthur, mi stavo soltanto preoccupando…”

“Lo so, cara, lo so.”

“E Harry… quel pover-”

“MOLLY!”

Le voci si spensero e i presenti si guardarono in faccia, sollevati. Tutti tranne Ron, che nascose la testa tra le mani.

“E’ terribile.” sussurrò.

“Oh, andiamo…” incominciò Fred dandogli dei colpetti un po’ troppo forti sulla spalla. “Avrebbe potuto essere peggiore.”

“Già!” rincarò George. “Avrebbe potuto chiederti se ti eri cambiato le mutande questa mattina.”

Grazie, George.” sibilò mentre le orecchie gli prendevano fuoco.

Un minuto più tardi scendevano tutti e tre al piano di sotto per la colazione.

Ginny fissò il soffitto e rimase in silenzio.

“Sei sicura di non voler che resti un giorno in più?” le chiese di nuovo Harry.

Lei trattenne il respiro ed emise un gemito a metà tra l’angosciato e lo sgomento.

“Se me lo chiederai ancora” disse in un soffio. “ti risponderò che devi restare, ma non per un giorno soltanto, per sempre.”

Intendeva essere decisa e risoluta, ma la sua voce risultò implorante e i suoi occhi decisamente malinconici.

Harry la guardò con tenerezza.

I capelli rossi sparsi sul cuscino, il colletto del pigiama slacciato sulla gola umida, le labbra socchiuse…

Sfiorò la mano adagiata sul lenzuolo. “Lo sai che non posso.”

Lei sorrise amaramente, ma non ebbe la forza di distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

Stregata…

“So che non vuoi.”

Vide il volto di lui farsi più scuro.

“Non è così semplice.” lo sentì sussurrare.

Sollevò una mano per accarezzargli la guancia e le sembrò troppo fredda, ma forse era la febbre che rendeva lei troppo calda.

Non è così semplice…

“No, non lo è.”

Non è semplice…

Harry posò entrambe le mani sul suo braccio e vi appoggiò anche la fronte.

C’era qualcosa di doloroso in quel gesto, d’incredibilmente profondo e logorante… Qualcosa che neanche un bel pianto liberatorio avrebbe tirato fuori…

La mente esausta… sfinita…

Ginny provò pena per lui e si maledisse per questo, perché sapeva che l’amore non è mai figlio della pietà, ma lui era troppo tenero, troppo disperato…

Distolse gli occhi.

“Perché non mi guardi?” domandò lui.

“Tu stai forse guardando me?”

Troppo doloroso…

“No.” ammise con sconforto.

“Harry, non posso sopportare un altro momento di questi.”

“Neanch’io. Non ci sarà, partiremo dopo colazione.”

Si chinò su di lei e Ginny capì che lo faceva per l’ultima volta.

Le baciò la fronte e gli occhi, sorrise e un altro bacio finì sulla punta del suo naso. Poi le sfiorò la bocca e v’indugiò per un istante; a Ginny parve che le sue labbra tremassero.

Alla fine si alzò in piedi. La mano di lei, troppo calda, ancora stretta tra quelle di lui, troppo fredde. Harry vi appoggiò le labbra, ma non fu un vero e proprio bacio, somigliava più ad una carezza…

La lasciò e si avviò verso la porta.

“Che ti amo, Ginevra Weasley, te lo dirò quando tornerò.”



Che ti amo, te lo dirò quando tornerò.”

E se non tornerai?”

Se non tornerò dovrai dimenticarmi e vivere la tua vita senza cercare risposte.”

Pretendi troppo da me.”

Lo stesso che pretendo anche da me stesso.”

Troppo.”

Fine 7° capitolo

X MaryPotter92: Carissima, ti darei volentieri un parere sulla tua storia, ma non l’ho trovata sul tuo accout! Usa il ‘Contatta’ del mio accout per farmi sapere qualcosa. Ora, per tutta la prossima settimana non avrò il collegamento ad Internet, ma ti risponderò ugualmente la settimana successiva. La storia dei quattro protagonisti s’intreccia tra loro, come avrai modo di vedere in seguito, per ora i ricordi sono importanti per capire che cosa ha combinato Regulus. Ti ringrazio tantissimo per i complimenti e per il sostegno, un bacione, Joy.

X Aleberyl 90: Mia cara, Orlena c’entra con Regulus esattamente quanto Ginny c’entra con Harry! -_^! Come dicevo poche righe sopra, le loro storie di questi quattro personaggi s’intrecciano, ma per capire ciò che avviene nel presente è importante raccontare ciò che c’è stato nel passato tra Regulus e Orlena, perché è vero che Regulus è morto l’anno in cui è nato Harry, ma Orlena è tuttora viva, e come avrai avuto modo di notare, appare di tanto in tanto sulla strada di Harry e Ginny. Soprattutto su quella di Ginny. L’Orlena del presente sta cercando disperatamente delle risposte, che nel passato le sono state negate proprio dalla persona, che sostenendo di volerla proteggere, l’ha lasciata all’oscuro di tutto. Esiste una sorta di parallelismo tra queste due coppie. Ma ti prego, parlami pure liberamente delle tue teorie, sono sempre molto interessanti, e soprattutto, mi permettono di capire se ho lasciato dei punti poco chiari oppure no. Grazie mille per il sostegno. Un bacione, Joy.

X redRon: Ecco qui un’altra scenetta dolce, dolce tra Harry e Ginny subito pronta per te! Spero che la gradirai… Nei prossimi capitoli, invece, i due resteranno divisi per un po’, come potrai immaginare leggendo questo capitolo, ma non disperare… Questi due non riescono a stare lontani a lungo! Un bacione, Joy.

X daisy05: Ho fatto un casino con la tua lacca, cara Daisy, adesso mi ritrovo con una capigliatura cotonata stile anni ’70 con mia madre che si è commossa perché le ricordo com’era lei da giovane! Devastante… Collasso?! Perdincibacco! No, no… non è davvero il caso! E tuttavia mi trovo leggermente in difficoltà perché Harry e Regulus figurano quasi sempre insieme in questa storia… - anzi, a dire il vero, più che si va avanti e più che prende spazio il nostro Regulus- Si vede che ho una predilezione particolare per i rampolli di casa Black? Beh… se per Harry c’è la fila, io mi accontento anche del suo prestante genitore… -nel prossimo capitolo comparirà anche lui- ma se Lily è gelosa posso accontentarmi anche del padrino… Insomma! Non si dirà che sono una ragazza dai gusti difficili! Sai ti confiderò, che quando ho trovato il titolo per questa storia, e ho cominciato a delineare la trama, mi sentivo molto soddisfatta perché pensavo di essere stata abbastanza originale. Errore. Adesso che sto scrivendo i capitoli finali, mi rendo conto di essere stata piuttosto scontata, ma ormai il danno è fatto, che ci posso fare… mi dovete sopportare! Carissima, il tuo senso di colpa puoi mandarlo a fare un bagno in mare! Non mi è servita una sola goccia di caffè, tutt’altro, ho letto con enorme piacere, e il solo motivo per cui me la sono presa comoda è perché sto disperatamente tentando di dare una giusta conclusione a questa storia… Il caldo, purtroppo, mi fa essiccare il cervello e le idee buone non escono. -_-! Ti ringrazio tantissimo per la fiducia e per il sostegno. Un bacione, Joy.

X Ginny06: Carissima non ho parole per ringraziarti! Ma sappi che io non ho affatto una grande ispirazione, tutt’altro! Sono lentissima nello scrivere, per questo motivo incomincio a pubblicare solo quando la storia è quasi finita, o quando comunque manca poco. Ti basti pensare il brano con Harry disteso sul divano davanti al caminetto spento è stato il primo che ho scritto e risale a novembre dello scorso anno! Immagina quanto tempo ho impiegato per delineare la trama e i capitoli… e tuttora, che sono passati praticamente 8 mesi, da quando ho iniziato, non ho finito. Certo, ormai mi manca davvero poco, ma per una storia che dovrebbe constare di 18\19 capitoli, il tempo medio che impiego è di 9\10 mesi. Naturalmente dipende anche da fatto che scrivo solo durante il tempo libero, che è molto poco, ma del resto facciamo tutte così, no? Non ti demoralizzare se per ora non ti vengono idee, vedrai che prima o poi sentirai il bisogno di raccontare qualcosa d’importante. Un bacio, Joy.

X Anduril: Carissima, ho sentore che saremo in molte a far parte del neonato club “Noi amiamo Regulus Black”. Mhmm… vedo che qui si hanno ottime idee… sì, sì, sì… direi che sei sulla buona strada… ti è sfuggito soltanto un piccolissimo cavillo, che comunque non potevi immaginare perché ne parlo per la prima volta nel prossimo capitolo… Non molto importante, tuttavia… Nei ricordi che abbiamo avuto di lui fino ad ora, Regulus non è ancora mangiamorte, ma è comunque vero che ha già pianificato tutte le sue mosse… “niente di scontato nelle sue scelte”, ricordi? Ho la sensazione di aver suscitato non pochi punti interrogativi… vabbè cercherò di spiegarmi il meglio possibile, se ci saranno dei passaggi poco chiari! Grazie infinite per il sostegno! Un bacio, Joy.

X Layla-Chan: Grazie mille e benvenuta! Sono felice che questa storia ti piaccia. Ti ringrazio e ti mando un bacione, Joy.

X Elanor: Elly, mia cara, hai riso a sufficienza? ^_^! Guarda, puoi dirlo che sono malata, non me ne offendo! Ah cara! Non dubitavo sul fatto che avresti notato il titolo, quando lo cercavo, volevo qualcosa che evocasse una sorta di parallelo tra il passato e il futuro e così è nata “La notte che ingannò il tempo” (i miei soliti viaggi mentali!) Per quanto, invece, riguarda il nome della protagonista… beh, in effetti, mi ha dato un po’ da fare… il suo nome doveva abbreviarsi in O.R.Crux, altrimenti addio doppi sensi, ma trovare il nome con la O era una vera impresa! E tuttavia, non ci crederai, ma mi ha dato più problemi la R, non sapevo proprio da che parte rifarmi perché tutti i nomi con la R erano scontati… T’immagini? Non potevo mica chiamarla Roberta, o Rosalba, o Romina… ma mettiti l’anima in pace, perché cosa significa quella R lo scoprirai solo nell’ultimo capitolo, e su questo punto non mi lascerò sfuggire assolutamente nulla! ^_^! Mia cara, Orlena può sembrare testarda o decisa, ma ti posso assicurare, che a differenza di Ginny, la sua è solo apparenza. Altrimenti si sarebbe ribellata al suo bel fidanzato, quando lui le fa promettere di non indagare mai. Ginny in fin dei conti lo fa… E il punto è proprio questo… Qual è il comportamento giusto? Quello di Ginny o quello di Orlena? Di certo le conseguenze sono molto diverse… E io mi chiedo: mentire, certe volte, può essere positivo? Non lo so nemmeno io, a dire il vero… in realtà è l’autrice che sta cercando delle risposte…^_^! Anche a me è piaciuta molto Matilde, sebbene il suo personaggio sia uno stereotipo, ma ce la vedo bene, vicino ad Orlena che è così chiusa. La parte del camino è stata la prima che ho scritto, e pensa che ancora non avevo letto HP6 il italiano (naturalmente sapevo più o meno quello che sarebbe successo) ma sono felice che ti sia piaciuta perché è da lì che è partita la voglia di scrivere una Harry\Ginny. Con questa storia ho sconvolto chiunque mi seguisse da prima. Mi stupisco della tua sanità mentale, infatti.^_^! Wow… non l’avevo mica notata io la cosa dei capitoli… e di certo non l’avevo fatto di proposito… -_- Che imbarazzo! Lo dicevo che tu sei più attenta e più sensibile di me! Il fatto che le scelte di Regulus non siano mai scontate, dipende dalla visone che ho di lui, secondo la quale lui a premeditatamente tradito Voldemort. Mi redno conto che non sia facile da inquadrare, anche perché non è ancora stato scritto molto su di lui e le fanfiction che lo riguardano incominciano a venir fuori ora… ma vedrai che più avanti, verrà dato molto spazio a questo personaggio e le sue motivazioni saranno ben spiegate! Mia cara, quando ti ho chiesto se si può continuare ad amare dopo aver causato la morte della persona amata, stavo semplicemente facendo dell’ironia su Silente e sul suo continuo ripetere che l’amore è l’arma più forte. Ora, mi scuserai, ma in una storia impostata su toni reali come Harry Potter dove si mette in evidenza l’insufficienza delle misure di sicurezza, la scarsa rettitudine del Ministero e dove si paragona Voldemort hai moderni dittatori, sentirmi dire, continuamente peraltro, che l’amore è l’arma più forte, mi fa saltare un po’ i nervi. Poteva dire che l’intelligenza è l’arma più forte, o la rettitudine di carattere… L’amore mi fa venire in mente qualcosa di astratto e in una storia così reale mi sa di stonatura. Poi magari mi sbaglio, e la Row ci spiegherà per filo e per segno, cosa intende quando dice che l’amore è l’arma più forte… (Soliti skleri di Joy, ma ormai sei abituata, vero?). Come al solito le tue recensioni sono… succulentissime!^_^! Per cui ti ringrazio a non finire e ti mando un abbraccio affettuosissimo, Joy.

X EDVIGE: Ciao Edvige! Temo che giunti a questo punto, di note allegre, ce ne saranno ben poche…ç_ç Ma del resto come potrebbe essere il contrario? La nostra Hermione ha un bel caratterino, e come vedi, nonostante sia in imbarazzo trova comunque il modo di ribaltare la situazione. C’è anche da dire che Ron riesce a farsi mettere nel sacco con una facilità estrema… Ti ringrazio tantissimo per il sostegno, un bacio, Joy.

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Capitolo 8
*** Fratelli ***


8

8

FRATELLI



Non sono più suo fratello! James Potter lo è ora!”

Ma tu gli vuoi bene lo stesso, non è così?”

Non lo so.” Una mano a coprire gli occhi. “Sì.”

E lui te ne vuole.”

Un sospiro.

Non lo so…”

Una lacrima.

Non lo so.”



Entrano soltanto i familiari, Signorina Crux.” dichiarò sbrigativa la voce della McGranitt. “Può ritornare al suo dormitorio!”

Orlena scrutò il corridoio ancora avvolto nella penombra e la porta dell’infermeria, alle spalle dell’ insegnante, prepotentemente serrata.

La conoscenza preclusa…

Ma l’alba non avrebbe tardato ad arrivare…

Non c’è nessuno della sua famiglia…” tentò.

Questo non le da il diritto di essere invadente!”

Invadente…

Lui l’avrebbe trovata invadente… forse.

Quanto potere aveva su di lei…

Lui… intrigante… irritante…

Pieno di segreti, misteri, deliri… Una vita nascosta dietro al velo nero della sua famiglia, di cui lei non poteva saper nulla, non doveva saper nulla…

Orrori…

E ciò che provava per lui non era sufficiente a cancellarli…

A lui non bastava…

Lui non parlava… e lei avrebbe voluto non intuire.

Quando alzò lo sguardo, notò che la McGranitt la stava osservando, l’espressione del viso era leggermente più dolce e Orlena capì che il suo volto l’aveva tradita. Odiò se stessa per questa debolezza, così come odiava tutte le volte in cui l’amore per lui la rendeva fragile di fronte alla vita.

Non è questo il momento più adatto per sapere.” sussurrò la donna. Poi lanciò uno sguardo al corridoio “Oh… ecco che arrivano!” esclamò. “Che Merlino sia ringraziato!”

Ma il sollievo iniziale sparì completamente dal volto dell’insegnante, per lasciar spazio ad un’espressione palesemente perplessa.

Anche questo adesso…” borbottò.

Orlena si voltò per guardare le due figure che avanzavano. Conosceva di vista e di fama il fratello maggiore di Regulus, più che altro a causa dei pettegolezzi che non mancavano mai di movimentare il dormitorio femminile di Serpeverde.

Sfoggiava con disinvoltura lo stesso fascino del fratello, ma aveva lineamenti più marcati… o forse era soltanto la mascella contratta a creare quell’illusione.

L’avanzare deciso ricordava l’irruenza di un ragazzo, ma era un uomo e sembrava furioso, come se stesse aspettando con impazienza il momento in cui esplodere facendo il maggior danno possibile. Di fianco a lui, il suo miglior amico dai tempi della scuola gli ripeteva, inutilmente, di stare calmo.

Le passò accanto e diede a malapena segno d’averla vista.

La preoccupazione –ammesso che ve ne fosse in quegli occhi grigi- non riusciva a nascondere la naturale insolenza.

La McGranitt spalancò per lui la porta dell’infermeria.

Entrano soltanto i familiari.” ripeté fissando James Potter con sguardo eloquente.

Lui fa parte della famiglia.” tagliò corto Sirius Black, spingendo l’amico riluttante nella stanza, sotto lo sguardo scontento della sua vecchia insegnante. “Della mia, almeno!” e si chiuse la porta alle spalle.

Orlena si trovò a fissare di nuovo lo stipite di legno e si chiese quali potessero essere i pensieri di un uomo che alla notizia dell’avvelenamento del fratello, manda per primo il suo miglior amico nella stanza dove quello riposa.

< L’unico con un coraggio da Grifondoro… > ricordò. < Tutta la sua famiglia è a Serpeverde… >

Mai osservazione le parve più sbagliata.

Se fossero passati pochi minuti o diverse ore non avrebbe saputo dirlo.

Quella mattina il tempo si ribellava al consueto scorrere delle lancette…

Quando la porta si riaprì, il James Potter che ne uscì era stanco e con il volto tirato. Si chiuse i battenti alle spalle prima che lei potesse sbirciare dentro e chiudendo gli occhi vi si appoggiò contro. Orlena intuì, dal ritmo del suo respiro, che aveva bisogno di una buona dose d’aria fresca.

Si accorse di lei dopo un istante, si aggiustò gli occhiali sul naso e accennò un sorriso.

Sei la ragazza di Regulus?” le chiese.

Si stupì solo in parte. L’aveva sentito dire da coloro che l’avevano conosciuto ai tempi in cui frequentava Hogwarts: James Potter parlava di qualsiasi cosa come se fosse la più semplice del mondo.

Non so cosa sono per lui…” la sua voce risuonò nitida nel corridoio deserto. “Ma credo di avere il diritto di sapere, almeno quanto te.”

Sincera e diretta… lei che non amava le ipocrisie…

Lei… sempre diffidente…

Il volto di James si aprì in un sorriso che le sembrò fin troppo simpatico.

Suppongo che tu abbia più diritti di me.” rispose. “E’ solo che Sirius…” parve imbarazzato e si passò una mano fra i capelli. “Lui… beh, credo che sia più che lecito per te sapere.” dichiarò spalancando la porta per rientrare insieme a lei nella stanza.

Mi manderà via.” pronosticò la ragazza, ma il suo piede era già oltre la soglia.

James scosse la testa con l’aria di chi la sa lunga.

Non preoccuparti.” disse.

L’interno della stanza era in penombra e l’aria ristagnava dell’odore pungente delle pozioni curative. Madama Chips si affaccendava intorno ad un tavolo ingombro d’ingredienti, ampolle e calderoni che bollivano.

Dal letto vicino si alzò un rantolo, nel quale Orlena non riuscì a trovare alcuna traccia della voce che conosceva.

Si voltò troppo tardi, quando ormai l’infermiera le parava completamente la visuale.

Mi aiuti a farlo sedere, Signor Black.” la sentì dire con voce allarmata e sbrigativa. “Questo ragazzo sta soffocando!”

Orlena si spostò di lato, dopodiché non riuscì a compiere più alcun passo. Quello non era il Sirius Black che aveva visto in corridoio, ne fu certa come lo era della crescente paura che le stava paralizzando le gambe.

Con le labbra serrate e gli occhi frenetici di chi implora solo con la mente, lo vide passare una mano sotto la schiena del fratello e sollevarlo quasi di peso, poi si sedette sul letto e lasciò che il ragazzo si appoggiasse a lui, la testa riversa di lato sulla sua spalla.

Lei aveva creduto di essere abbastanza forte… lei aveva sempre fatto credere di essere forte…

Mentire senza volerlo, a se stessa e agli altri…

Soltanto lui aveva letto la verità tra le menzogne e sotto il suo sorriso canzonatorio, si celava la consapevolezza dei limiti che lei stessa ignorava.

Lui… che aveva preferito lasciarla all’oscuro di tutto, perché si potesse cullare nella dolce illusione di non temere nulla…

Lui adesso aveva un aspetto terribile.

La pelle di un bianco cereo, madida di sudore, gli occhi incavati e cerchiati di rosso rivolti al niente, il respiro faticoso e impastato.

Madama Chips gli avvicinò alle labbra un bicchiere fumante.

Bevi, ragazzo.” disse.

No…” il sussurro si levò lamentoso e sofferente.

Sirius sfilò il bicchiere dalle mani della donna e lo avvicinò di nuovo al fratello.

Regulus, devi bere.”

No…” un soffio soltanto.

Sirius alzò lo sguardo, come se cercasse aiuto da qualcuno che gli altri non potevano vedere. Orlena scorse l’ombra che gli attraversava gli occhi e quando sparì, ebbe la netta impressione che lui fosse cambiato un’altra volta…

Afferrò una pezzuola bagnata e la passò sulla fronte del fratello, poi gli scostò le ciocche umide dal viso e gli sussurrò con un tono a metà tra il tenero e lo scherzoso:

Bevi. E per una volta vedi di non fare il testardo, fratellino!”

Fratellino…

Orlena li guardò entrambi.

Erano fratelli… sì, lo erano…

Stesso sangue… stessa mente, meravigliosa e incomprensibile…

Stessa capacità di saper prendere le persone per il verso giusto…

Regulus serrò la mano sulla maglia del fratello, socchiuse le labbra e inghiottì un sorso. Tossì forte, come se il liquido lo stesse soffocando e Orlena pensò che fosse troppo crudele essere solo spettatrice di tutto quello.

< Non è di me che ha bisogno adesso… > pensò e per la prima volta rimpianse di non aver ascoltato la McGranitt.

Calma…” gli sussurrò Sirius, posandogli una mano sulla nuca in modo che si appoggiasse completamente alla sua spalla. “Calma…”

La tosse si placò e Regulus voltò di lato il viso, la fronte contro il collo del fratello, e sembrò sulla buona strada per addormentarsi.

Sirius scoccò un’occhiata preoccupata a Madama Chips e la vide scuotere la testa in segno di diniego. Rimase in silenzio per un istante poi respirò profondamente e accarezzandogli i capelli umidi, gli disse con lo stesso tono scherzoso:

Ehi, non è il momento di dormire!” Il ragazzo aprì gli occhi sebbene fossero vacui. “Se hai avuto il coraggio d’ingurgitare quell’intruglio, adesso puoi averne anche per bere il suo antidoto!” e avvicinò di nuovo il bicchiere alle sue labbra.

Orlena si lasciò sfuggire un gemito e subito dopo si maledisse per averlo fatto.

Aveva bevuto un veleno…

Registrò senza prenderne realmente atto, che la mano di James Potter adesso era posata, in maniera rassicurante, sulla sua spalla.

Lo aveva fatto volontariamente…

Sirius alzò gli occhi verso di lei e sembrò notare solo in quel momento la sua presenza nella stanza.

Pensò che le avrebbe chiesto d’uscire, ma realizzò, dopo un istante, che non stava affatto guardando lei, ma James… con uno sguardo cupo e agonizzante che aveva intravisto, per brevi attimi, su un altro volto.

Fratelli…

Quanti segreti nascosti nella stessa persona…

Quante personalità, quanto dolore…

Quante cose avevano in comune, sebbene ne ignorassero la maggior parte…

E lei che non era mai stata sfiorata da nessuna passione, amava un ragazzo che non viveva d’altro.

L’antidoto venne finito e il bicchiere tornò tra le mani dell’infermiera, mentre Regulus abbandonava la solida sicurezza del fratello per essere adagiato di nuovo tra i cuscini, dove lo attendeva, impietoso, un sonno popolato da incubi.

Sirius si allontanò dal letto voltandogli le spalle e James, che sembrava conoscere l’amico più di quanto conoscesse se stesso, prese il suo posto.

Non c’era niente che lei potesse fare in quella stanza.

Rimase in piedi, osservando lui soltanto...

...la sua agonia...

La vita le sembrò per la prima volta precaria e spaventosa, e quegl'istanti perversi; perché nell'intervallo di un respiro mancato, ogni speranza poteva andare perduta. "

Ancora una volta spettatrice…

Il commentato e chiacchierato Sirius Black, il ribelle distaccato e affascinante, se ne stava seduto in un angolo della stanza, il viso nascosto tra le mani, muto e rigido come quando il dolore diventa inevitabile e perpetua l’agonia.

Dal letto si levò un flebile lamento e un paio di frasi sconnesse nelle quali Orlena non riuscì a trovare un significato.

Regulus si perdeva nei suoi sogni deliranti.

Sirius alzò il viso e da come le sue spalle si abbassarono, capì che quella non era la prima volta che succedeva… ma nessuno si mosse. Persino madama Chips, dopo un prima occhiata, ritornò alle sue pozioni; segno evidente che non c’era niente che si potesse fare.

Perché non può andare al San Mungo?” esclamò d’improvviso. La sua voce uscì roca e innaturale, quasi gracchiante e si rese conto di avere detto un’assurdità, nel momento in cui James Potter posò su di lei uno sguardo tenero e comprensivo.

Sirius abbandonò la sua solitaria postazione e dopo essersi avvicinato al fratello, gli afferrò il braccio sinistro e sollevò la manica.

Ecco perché non può andare al San Mungo.” disse.

Sulla pelle pallida, con contorni appena accennati, quasi fosse solo una flebile ombra, vi era l’inconfondibile marchio dell’Oscuro Signore.

Desiderò non aver mai parlato.

E non per lo stupore di scoprire che Regulus era stato iniziato come Mangiamorte, ma perché se lo aspettava e avrebbe dovuto immaginarlo in quel momento.

Il maggiore dei fratelli Black scrutò il simbolo con rabbia e aprì la bocca per parlare, ma non uscì alcun suono. Posò la mano sul Marchio Nero come se volesse coprirlo e lanciò uno sguardo nostalgico al volto del ragazzo…

Orlena immaginò che stesse richiamando alla memoria l’infanzia, ricordi comuni tra fratelli… che lei non conosceva perché era figlia unica e seppe che se Regulus avesse aperto gli occhi, avrebbe compreso, dall’espressione del fratello, molto più di quanto avrebbero rivelato le parole.

Ma lui non apriva gli occhi.

Giaceva avvolto nell’intricata rete delle sue allucinazioni e pareva non aver pace.

Sirius si passò una mano sul viso e si ravviò i capelli senza emettere un solo fiato, ma lei avrebbe giurato che vi era una lacrima sulla sua guancia. Particolare che evidentemente non sfuggì al suo miglior amico, che gli posò una mano sulla spalla.

I contorni sono appena accennati, Sirius… non è ancora un Mangiamorte, ha affrontato soltanto la prima prova… veleno, a quanto pare.”

Credi che cambi qualcosa?” domandò sfogando la rabbia nel sarcasmo. “Non potrà tornare indietro comunque!”

Era vero.

Orlena ne sapeva abbastanza da intuire che a quel punto, tornare indietro sarebbe stato come firmare la propria condanna a morte.

Guardò davanti a sé, il volto di colui che aveva fatto volontariamente quella scelta…

L’unico che aveva mai amato… e capì che la sua vita sarebbe stata votata ad una sola causa…

E quella causa non portava il suo nome.

Dimmi che non è vero… Madre…” la voce si levò da quel letto d’agonia. L’unica frase coerente del suo delirio.

Orlena si chinò su di lui per la prima volta quella mattina e gli strinse la mano.

Negherò io, per te, tutto ciò che vorrai.”sussurrò.

Certe volte, i desideri dovevano percorrere una strada completamente opposta, per giungere alla realizzazione…

I Signori Black arrivarono il giorno dopo, quando ormai la crisi era passata.

***



Ginny prese dalle mani di Fred la sottile caramella gommosa e ne staccò la metà con i denti. Si appoggiò con la schiena all’imbottitura della poltrona e aspettò che la febbre scendesse.

“Funziona?” le chiese George.

Lei fece cenno di ‘sì’ con la testa.

“Sei sicura di ciò che stai facendo?” domandò Fred e lei annuì di nuovo.

“Beh” intervenne George. “hai preso da noi il coraggio e oserei dire… anche la capacità di mentire!”

“Già…” continuò Fred. “Sembrava moribonda in quel letto.”

“Non sono affatto moribonda.” replicò la ragazza alzandosi in piedi. “Però sono tremendamente in ritardo! Harry è in viaggio già da sei ore!”

“La mamma non finiva più con le sue raccomandazioni!” protestarono in coro i gemelli. “E’ già un miracolo che ti abbia lasciato venire nel nostro appartamento!”

Ginny sorrise amaramente della commedia che aveva inscenato a fin di bene quella mattina e vide che i suoi fratelli la guardavano con un misto d’orgoglio e tenerezza; un attimo dopo era tra le loro braccia.

“Stai attenta, Ginny.” le sussurrò George.

“Non ci perdoneremmo mai, se ti succedesse qualcosa…” prese a dire Fred, ma lei scosse la testa.

“Non mi succederà niente.” rispose con un sorriso, cominciando a radunare ciò che le serviva per il viaggio.

“Dovrai scriverci ogni giorno! Se non lo farai verremo a cercarti!”

“Lo farò.” assicurò, riflettendo su quello che era sempre stato il suo più grande desiderio…

Una vita serena.

Certe volte, i desideri devono percorrere una strada completamente opposta, per giungere alla realizzazione.

Fine 8° capitolo.

X Ginny06: Ciao carissima, grazie per l’incoraggiamento. Sono felice che la storia continui a piacerti. E per quanto riguarda l’ispirazione, vedrai che arriverà; l’importante è non demoralizzarsi!^_^! Un bacione, Joy.

X Ashleigh: Benvenuta! Non preoccuparti e commenta pure quando ne hai voglia, anzi ti ringrazio per avermi fatto sapere il tuo parere, fa sempre piacere ed è anche un incoraggiamento per andare avanti. Ho fatto il possibile per quanto riguarda la trama, era davvero difficile risultare credibili dopo gli avvenimenti di HP6, in alcuni punti temo di essere scivolata ma si vedrà più avanti. Amo le Harry\Ginny e temo di essere una delle poche su questo sito, ma è una coppia che sostengo fermamente! Grazie ancora e un abbraccio, Joy.

X Aleberyl 90: Ecco, mia cara, adesso sì che hai colpito nel segno! Ciò che dici è la sacrosanta verità. Orlena può sembrare fredda e forte, ma è l’esatto contrario, credo che in questa storia lei sia la più debole; sicuramente più debole di Ginny e notevolmente più debole di Regulus, il suo amore mai dimenticato. Quanto ad Harry, sebbene sia più maturo del solito, è anche avvantaggiato dagli onnipresenti Ron e Hermione che non lo mollano mai un istante, Orlena invece era da sola da ragazzina e lo è anche adesso che è adulta. Vedremo se troverà la forza e il coraggio per scoprire la verità su Regulus. Un abbraccio fortissimo, Joy.

X AxelC91: Grazie mille! Non preoccuparti per le recensioni, non a tutti piacciono le Harry\Ginny, anzi a dire il vero credo di essere una delle poche. Mi fa piacere che la storia ti piaccia e ti ringrazio per l’incoraggiamento! Un abbraccio, Joy.

X redRon: Eccomi! Come vedi sono ritornata anche se con un po’ di ritardo e… sì, rivedremo Harry e Ginny insieme, me ci vorrà un po’ di pazienza… per ora sono separati. Come al solito ti ringrazio per il sostegno e per la pazienza con cui segui questo lavoro. Spero che sia ripagata dalla lettura. Un bacione, Joy.

X Elanor: Eccomi carissima, come vedi questa volta ho ritardato un po’, ma non disperare! Non lascerò i lettori all’asciutto per molto… Davvero non ti aspettavi che Orlena si sarebbe unita ai mangiamorte? Beh, con Regulus come suo unico e perduto amore, cos’altro avrebbe potuto fare se non cercare di ricostruire ciò che lui ha fatto, ripercorrendo la stessa strada? Quella scena mi è piaciuta e mi sono divertita un mondo a scriverla, così come avevo immaginato minuziosamente il maniero dei Lestrange, cercando i esaltarne la parte malata e decadente… che tu naturalmente hai notato!^_^! E non poteva essere altrimenti! E’ sì, il vero obbiettivo dell’attacco a Hogwarts era il nipote di Scrimgeour! Mi diverto a fare queste cose, ma non chiedermi perché… Forse sono malata anch’io! La prima prova di Regulus… beh, viene spiegata in questo capitolo come avrai visto,  e l’aiuto di Sirius, per quanto possa sembrare esiguo, è determinante per la sua sopravvivenza. Il viola… sai, in realtà è un dettaglio quasi irrilevante ai fini dell’intreccio, ma i colori hanno questo potere su di me e finisco sempre con l’abbinarli ai vari personaggi. Regulus odia il nero perché gli ricorda la sua famiglia: i “Black”, e scoprirai in seguito che sua madre è la causa di tutti i suoi problemi, e poi lo odia perché è il colore delle divise dei mangiamorte e lui vuole che Orlena non venga coinvolta con loro. Vuole salvarla a tutti i costi, per questo non le spiega niente e le fa giurare di non indagare mai. Ma a diciassette anni dalla sua morte, Orlena decide di scoprirne le cause e incomincia a infrangere le promesse. L’intreccio è più o meno questo. Tutti tendiamo a confondere l’amore con la pietà, fa parte della nostra umanità, credo… La pietà è un sentimento forte che si ciba della parte più istintiva di noi, credo che sia per questo che tendiamo a confonderlo con l’amore. Ma è sbagliato, perché a differenza dell’amore, la pietà è un sentimento momentaneo, scaturito da un evento che speriamo sempre di poter risolvere, e quando questo accade, cosa resta? L’amore invece è duraturo…  La parte finale è pronunciata per intero da Regulus e Orlena, ma è stata posta in maniera tale da essere adatta anche per Harry e Ginny, o se non altro per richiamare l’attenzione su le similitudini di queste due coppie. Comunque la R non sta per Romina, e grazie al cielo, aggiungerei! Ma come dicevo su questo punto ho la bocca completamente cucita! Carissima, adesso ti lascio all’ardua sentenza! E’ sì, perché vedi, questo ottavo capitolo è stato di sicuro il più combattuto e già so che mi tirerò dietro non poche perplessità! Mah! Vedremo… Un bacione megagalattico, Joy.

X edvige: Cara! Sono contenta che anche questi capitoli ti siano piaciuti! Joy sospira di sollievo… Adesso entriamo nella fase ‘cupa’ della storia per cui sarà difficile trovare qualche momento allegro, però vedo già che Ron e Hermione ce la stanno mettendo tutta per strappare qualche sorriso ai lettori! Un grazie gigantesco eun abbraccio, Joy.

X daisy05: Mia cara, non scusarti! Ci mancherebbe altro… Piuttosto, ti auguro di poter risolvere il più brevemente possibile e nella maniera più indolore i problemi di salute! Spero anche che possa esserti di conforto, il distrarti a leggere e a scrivere, ma immaginino che sia così, altrimenti non saresti un assidua lettrice e scrittrice come ti dimostri, no? Correggerti? Mia cara, no! No, davvero! Hai compreso perfettamente invece, è esattamente così, Orlena può sembrare distaccata e forte, ma non lo è assolutamente, la sua è esattamente una maschera. E la indossa sia da ragazzina, quando ancora non è sicura dei sentimenti di Regulus, sia da adulta quando deve ingannare i Lestrange. Nessuna bacchettata in arrivo, quindi. Ti giuro, io voglio bene a Ron e non volevo che Molly lo rimproverasse per i calzini, ma non mi è riuscito di trattenerla, quella donna! Povero Ron finisce sempre col fare figure non proprio lusinghiere… però ci saranno momenti migliori per lui, lo prometto. Un Peace-Maker? Sì, lo so. Regulus Black fa quest’effetto anche a me! ^_^! Cara tu mi salvi la vita… E innalzi al mia vanità a livelli inappropriati! E’ un sollievo sentirti dire che la storia non ti sembra scontata e per quanto riguarda il titolo… non lo so nemmeno io come mi è venuto in mente, forse stavo facendo uno dei miei soliti viaggi mentali! Un abbraccio fortissimo, ma senza farti male… non vorrei peggiorare le tue condizioni… e un bacione, Joy.

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Capitolo 9
*** Per una sola parola ***


9

9

PER UNA SOLA PAROLA



“… Non è vero coraggio.”

Cosa?”

Non temere niente non vuol dire ‘avere coraggio’.”

Non credo di capire, Regulus.”

Chi non ha paura… è perché non ha nulla da perdere. Non è coraggio.”

E tu hai paura?”

Sì.”

Cos’hai da perdere?”

“…”

Regulus?”

Non avevo mai amato e… nessuno aveva mai amato me.”



L’ora del crepuscolo.

Non aver niente da perdere…

Orlena alzò il cappuccio del suo mantello, sebbene fosse un gesto inutile, visto l’incantesimo di disillusione che aveva usato su se stessa, e scivolò silenziosa nella strada sterrata che costeggiava la foresta.

A pochi metri di distanza, la ragazza che veniva seguita agitò i capelli rossi con incurante disinvoltura e puntò lo sguardo sognante nell’orizzonte che imbruniva, come avrebbe fatto di fronte ad un amante.

Una vita intera davanti a sé…

ancora tutto da perdere.

Mille motivi per temere…

La ragazza chiuse gli occhi e alzò il nasino impertinente come se annusasse l’aria. Sorrise dei segreti che evidentemente era riuscita a cogliere poi sfidò il vento agitando la chioma, il sorriso ancora sulle labbra, e si voltò verso il nulla.

Spalancò gli occhi, scrutando lo spazio attorno.

Lo sguardo di chi non teme…

< Impossibile >

Orlena la fissò senza fiatare, fino a che non la vide voltarsi di nuovo e proseguire per la propria strada.

< Ingiusto >

Nulla da perdere…

< Non c’è niente che abbia valore, nemmeno la mia vita da quando lui è… > pensò scossa. < Eppure io ho paura >

Ho paura…

< Qual è il vero coraggio? >

Un bagliore rossastro catturò il suo sguardo.

Le sarebbe piaciuto fingere che fosse il tramonto.

***

Regulus…”

Sentì il sussurro di fianco a lui e la mano che gli sfiorava il braccio adagiato sul lenzuolo.

L’ infermeria era quieta e avvolta dalla penombra, sebbene fosse solo primo pomeriggio.

La mente confusa…

Incubi in perenne litigio con la realtà.

Regulus…”

La sua voce… nulla da temere…

Con sollievo, abbandonò il dormiveglia.

Uno sguardo struggente ricambiato.

Vorrei chiederti per quale ragione hai deciso di diventare un Mangiamorte, ma so che non mi risponderai…”

No. Non avrebbe risposto. Su questo non c’erano dubbi.

Avrebbe dovuto spiegare troppe cose, tornare indietro di troppi anni per portare alla luce le radici di quella decisione.

Niente di scontato…

La stanza era deserta a parte Orlena, i suoi genitori se n’erano andati poche ore prima.

Una visita breve, ma non rimpiangeva la loro presenza.

Sbirciò la sagoma del Marchio sul suo braccio; aveva visto sua madre guardarla con malcelata soddisfazione.

La causa prima…

Sua madre…





Non ci sono possibilità per te, figlio mio.’

Risuonava nella sua mente il ricordo di quella voce inespressiva, che pronunciava la parola ‘figlio’ come se contenesse un veleno letale.

Mortale…

Rompeva gli argini della memoria…

Troppi tradimenti. Il casato dei Black sta decadendo… ma tu porterai di nuovo l’onore sul suo nome.’

In che modo, madre?’

Votandoti ad una sola causa.’

Quale?’

Horcrux. Fu questa la parola che venne pronunciata per te.’

Ma non so cosa significa…’ debole protesta.

Immortalità…

Lo scoprirai.’

Sì. L’avrebbe scoperto di lì a poco tempo.





Orlena aspettava ancora una risposta.

Non voglio metterti in pericolo.” le disse con tono di scusa. La sua voce era ancora rauca e innaturale.

Ma non vuoi nemmeno condividere con me il tuo futuro…” considerò la ragazza senza distogliere lo sguardo fino a che non lo fece lui.

Una sola causa…

Tu sei il mio futuro.”

da non rinnegare mai…

L’unico degno di essere vissuto.” le rispose, poi si sollevò dal letto soffocando un gemito, affondò una mano tra i suoi capelli e attirandola a sé le sfiorò la bocca con le labbra.

Non chiedere più.” le disse prima di scivolare esausto tra i cuscini.

per tutta la vita…

E così lei fece.

Regulus, io ti…”

Amo?”

Donna per la prima volta… chiuse gli occhi e annuì.

Allora andrà tutto bene.” E un sorriso si aprì su quel volto pallido.

Orlena detestò la propria capacità di riconoscere le menzogne…

***

“Oh, no…”

“Merlino fa che non sia vero!”

“Non ho parole.”

Hermione…

Ron…

Harry…

Un fiume.

“E naturalmente non c’è un ponte.” sbottò Ron incrociando le braccia e lanciando un’occhiata torva alla ragazza di fianco a lui.

Hermione non lo vide –o forse lo ignorò-, continuando a fissare, con un cipiglio di concentrazione, la bussola dorata che aveva tra le mani.

“Eppure sta segnalando quella direzione.” disse indicando con un dito la strada davanti a loro, interrotta dal corso del fiume.

“E ne sei certa?” domandò il ragazzo inarcando un sopracciglio e sfoggiando un insopportabile tono sarcastico.

“Naturalmente, Ronald!”

“Beh…” riprese lui. “Allora abbiamo un problema!”

“Avremmo dovuto portare le nostre scope.” asserì Harry, scrutando dubbioso la riva opposta e tentando di scansare le occhiate assassine che i suoi amici si stavano scambiando.

“Sì, grandioso…” commentò Hermione senza entusiasmo. “Saremmo passati decisamente inosservati.”

Harry la guardò con disapprovazione e lei si pentì all’istante di aver parlato con un tono così acido.

“Avremmo potuto rimpicciolirle, Hermione.” disse infatti lui.

“Rimpicciolirle?!” esclamò Ron d’improvviso. “Sono negato con quell’incantesimo. Ho impiegato una vita a rimpicciolire i miei bagagli questa mattina!”

“Questo solo perché l’anno scorso eri troppo preso a comunicare con Lavanda Brown, per ascoltare le lezioni di Trasfigurazione.” sbottò Hermione e i suoi occhi dardeggiarono.

Harry si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi sconsolato, sperando –senza una reale convinzione- che Ron avesse il buon gusto di non replicare.

“Cosa?!” berciò lui.

< Come non detto… >

“Mi hai sentito bene, Ronron!”

Le orecchie di Ron divennero di un rosso acceso.

“Non chiamarmi in quel modo!”

“Oh, certo. Solo lei poteva farlo!”

“C… cosa… Non cambiare discorso!” urlò il ragazzo. “Era di quella bussola che stavamo parlando! E mi sembra chiaro che non funziona!”

“Ma certo che funziona!” ribatté lei.

“Ci ha portati su una strada interrotta!”

“Non essere stupido, Ronald!”

< Ecco, siamo al limite > pensò Harry.

“C’è un modo semplicissimo per attraversare il fiume!”

< Giusto > concordò mentalmente Harry.

Sospirò e rilassò le spalle, volgendo lo sguardo su un punto ben definito dell’altra sponda poi, chiudendo la mente ai borbottii che ancora giungevano da dietro di sé, si smaterializzò.

Un istante più tardi si sbracciava dalla riva opposta.

Ron si chetò per la prima volta nell’ultima mezzora e vide che Hermione lo fissava con un sorrisetto eloquente stampato sul volto.

“Ti riferivi a questo?” le domandò finalmente calmo.

“Esattamente.” rispose lei. “Sei pronto?”

“Non ho passato l’esame…”

La ragazza gli scoccò uno sguardo complice.

“Beh…” disse. “Harry non ci ha nemmeno provato a passare l’esame!” E si smaterializzò.

Ron rimase per qualche secondo a fissare i due amici sull’altra sponda, poi li seguì.

***

Regulus?”

Sì?”

Un suono dolce nella penombra incantata del loro rifugio.

La sua voce…

Orlena si voltò su un fianco, trattenendo con una mano il lenzuolo sul seno.

Perché proprio il veleno?”

Regulus si mosse impercettibilmente di fianco a lei e sospirò forte.

Orlena non vedeva altro che i contorni del suo profilo, ma sapeva che il suo sguardo in quel preciso istante era rivolto al soffitto e per quanto assurdo potesse sembrare, anche oltre…

Non lo so.” rispose lui. “La prima prova è diversa per ciascuno, per me hanno decretato questa. Credo che mi ritenessero troppo debole e preferissero liberarsi di me… non ci sono riusciti.”

Puoi ringraziare tuo fratello per questo.”

Devo ringraziare molte persone per l’aiuto che mi hanno dato quella notte e tra queste c’è anche Sirius, sì.”

Si voltò verso di lei e le passò un braccio attorno alla vita, stringendola più vicino.

A dirla tutta, mi sorprende che non mi abbia dato il colpo di grazia.” mormorò baciandole i capelli.

Credo che il suo intento iniziale fosse proprio quello.” commentò lei con tono scherzoso, reprimendo un brivido di piacere. “Ma scommetto che ha cambiato idea nell’istante in cui ti ha visto…”

Lui non rispose, lasciò che le sue mani percorressero la pelle calda della ragazza, senz’altra guida se non quella del desiderio. Si portò sopra di lei e affondò il viso tra i suoi capelli. Sentì le braccia avvolgerlo e chiudendo gli occhi abbandonò ogni oscuro pensiero.

Dopo quella sera, non menzionò più il ruolo che aveva avuto suo fratello durante ‘la notte degli incubi’; e se di tanto in tanto la sua mente lo tradì ritornando a quell’episodio, lui fu maestro nell’arte di non manifestarlo.

***

“Horcrux…” bisbigliò Harry, mentre camminava completamente assorto nei suoi pensieri.

“Come?” domandò Hermione voltandosi verso di lui.

“Horcrux.” ripeté. “Vita e morte in una sola parola…”

Una sola parola…

Rimasero in silenzio per molti istanti, poi il braccio di Ron finì sulle sue spalle.

“Non è facile.” disse. “Ma è giusto. Ricordi?”

Ricordare un vivace scintillio, dietro le lenti a mezzaluna…

“Sì.” rispose Harry con decisione. “Non dimenticherò mai.”

Fine 9° capitolo

X redRon: Ciao! Eh sì! La nostra Ginny a proprio un caratterino ribelle. Vedrai in seguito cosa sarà capace di combinare!^_^ Ti ringrazio tantissimo per i commenti e l’immancabile sostegno. Un bacione, Joy.

X AxelC91: Ciao! Hai proprio ragione! Se c’è una cosa di cui non dubiteremo mai , per tutta la durata della storia, è che Orlena sia completamente e perdutamente innamorata di Regulus e credo che si possa dire lo stesso di Ginny con Harry.^_^ Colpita e affondata! Amo Sirius Black, e sebbene non sia il protagonista di questa fic –anzi si vedrà pochissimo- a volte non riesco a fare a meno di tenerlo lontano dalla scena. Il suo rapporto con il fratello, in genere, è descritto ai limiti dell’intolleranza –soprattutto a causa delle parole dure che Sirius pronuncia nei suoi confronti in HP5, ma a me piace pensare che si volessero bene lo stesso! Grazie per il sostegno, un bacione, Joy.

X Ginny06: Cara! A dire il vero a me la parte finale con Ginny a fatto sghignazzare persino mentre la scrivevo! Mi sembrava così comico che Ginny si fosse presa la briga d’ingannare tutti compreso Harry –con l’immancabile appoggio dei gemelli- per poter seguire gli amici indisturbata!^_^! E’ una peste, questa Ginny! La parte iniziale, invece, affronta un tema delicato. Tutti siamo sempre portati a pensare che il rapporto tra Sirius e suo fratello fosse conflittuale –e probabilmente è stato davvero così- ma come dicevo anche sopra, a me piace pensare che in fondo si volessero bene e soprattutto che Regulus avesse in qualche modo risentito della mancanza del fratello. Non ho parole per ringraziarti del commento e dell’immancabile sostegno! Un bacione, Joy.

X Anduril: Ma carissima! Non preoccuparti… Siamo tutte più o meno impegnate, io stessa a volte faccio dei ritardi madornali nel postare… e non è certo un problema, ti pare? Quindi non voglio più sentirti scusare!^_^! Un fan club? Sui fratelli Black? PRESENTE! Ci sto, naturalmente… Li adoro, non saprei neanche quale scegliere, se ne avessi la possibilità! C’è qualcosa d’istintivo in Sirius, l’ho sempre pensato… forse è il fatto che sia un animagus, e come ogni persona istintiva, è pronto –pur non essendone consapevole- a passar sopra a tutto, quando un evento scuote la sua umanità. Come in questo caso… E’ furioso, quando percorre il corridoio, ma la sua rabbia s’infrange nel momento in cui si rende conto che sta per perdere suo fratello. E’ emotivo e nonostante ciò che viene detto di lui, è anche fragile… infatti manda James per primo, nella stanza. Mi piace parlare di lui; possiede mille sfaccettature di carattere, e sebbene non sia protagonista in questa fic, con riesco a tagliarlo completamente dalla scena! Sono un caso perso! Grazie mille per il commento e per il sostegno. Un bacione, Joy.

X Aleberyl 90: Cara! Non preoccuparti per i ritardi! Guarda, ne faccio anch’io… e tra l’altro il mio pc è spesso e volentieri all’assistenza! Mi fa piacere sapere che hai apprezzato questo capitolo, perché è stato uno dei più difficili e senza dubbio, quello più delicato. Siamo portati a pensare che i fratelli Black fossero completamente diversi, più che altro perché ci basiamo solamente sul racconto carico di risentimento di Sirius in HP5, ma per quanto si possa dire, e per quanto si possa cambiare nel corso degli anni, io penso che due persone cresciute insieme rimangano legate, se non altro, per i ricordi comuni e per l’infanzia che hanno condiviso. Volevo parlare del loro rapporto; è importante per capire, in seguito, quelle che saranno le scelte di Regulus. E poi… a dire il vero… Sirius mi mancava… non sono riuscita a tenerlo fuori dalla storia. Grazie mille per il commento e per il fantastico sostegno. Joy è tutta rossa!^\\\^Un bacione.

X Elanor: Mia cara Elanor! Ma come potevi pensare che avrei descritto una scena di scazzottamenti tra Sirius e Regulus! Lo sai, vero, qual è la grande regola di Joy: MAI tormentare un personaggio se non hai la certezza che dopo qualcuno si occuperà di lui!^_^ In questo caso, Regulus è stato ampiamente tormentato. A dovuto affrontare la prima prova per diventare mangiamorte, che consisteva nel bere, di propria volontà, un veleno mortale… ti pare che dopo tutto questo potevo farlo anche prendere a sberle da Sirius? No, no, no… Sirius è al suo capezzale solo per aiutarlo, anche se all’inizio l’avrebbe volentieri ucciso… Naturalmente hai colto la parte cruciale di tutto il capitolo, che poi è quella riassunta nel dialogo d’apertura. Regulus vuole bene a suo fratello e ha sofferto del suo allontanamento dalla famiglia… questo è importante perché farà capire quelle che saranno poi le sue scelte. Regulus ammette i suoi sentimenti in quel “sì” che a te, naturalmente, non è sfuggito, ma Sirius non è così loquace e non riesce a esprimersi a parole, infatti in questo capitolo lo fa con i gesti, proprio come hai immaginato. Gli fa sentire la sua presenza, scaccia la solitudine… e il suo affetto è palese, nonostante tutto. Tant’è vero che Orlena, con una punta di dispiacere, ammette di non essere d’aiuto, perché non è di lei che lui a bisogno. Alt! Aspetta un momento. Qui c’è un piccolissimo qui pro quo da risolvere: Sirius non fa bere al fratello un veleno…

Regulus beve di sua spontanea volontà un veleno mortale, perché quella è la prima prova decisa per lui, per diventare mangiamorte, più avanti vedremo in che cosa consiste la seconda… Quando ritorna a Hogwarts è moribondo e Madama Chips gli prepara un antidoto, quell’antidoto che Sirius tenta di fargli bere a più riprese… Nessuno ad Hogwarts gli fa bere un veleno; direi che è già abbastanza avvelenato di suo! Ecco adesso dovrebbe essere più chiaro, vero? James mi mancava. Non posso farci niente , il fascino della vecchia generazione colpisce ancora! E a questo proposito ti anticipo che verso la fine ci sarà un altro aneddoto che vedrà coinvolto James e anche Lily… Ma lo sai, mia cara che la frase che pronuncia Orlena: “Negherò io per te, tutto ciò che vorrai.” ritornerà a fine storia? E proprio da te, notare una cosa tanto importante!^_^! E l’ultima frase, quella sui genitori… quella voleva essere amara. Li disprezzo con tutto il cuore per ciò che hanno fatto ai loro figli, a tutti e due, non potrò mai perdonarli, perché al di là delle differenze tra caratteri direi la responsabilità delle loro azioni sono tutte dovute alla malsana educazione che hanno ricevuto in casa Black. Ginny sta tramando qualcosa… è diabolica la ragazza! E sa il fatto suo!^_^ Vabbè, non preoccuparti, non piangerai per tutti i capitoli, anzi, credo che questo sia uno dei più tristi! Quindi tranquilla! C’è ancora tempo per il finale strappalacrime! AH! Mi stavi parlando della fic di daisy05? Ma certo che la leggo! Ho cominciato da poco a dire il vero… ma già l’adoro! Mi ero confusa perché mi parlavi di una Ron\Hermione e pensavo che mi stessi parlando di una storia incentrata solamente su di loro, e in genere non leggo mai le Ron\Hermione, ammesso che non ci siano anche Harry e Ginny, naturalmente! Le dirò che ha una fan sensibilissima e bravissima nello scovare i doppi sensi, visto che i miei li scopri tutti!^_^ Comunque è vero! I suoi personaggi sono strepitosi e il tira e molla tra Ron e Hermione è impagabile!^_^! Ti mando un abbraccio fortissimo e un bacione grande, grande, Joy.

X Master Ellie: Ciao! Non mi stai mica per mandare una qualche maledizione perché ho ritardato a postare, vero?^_^! Uff, no… per fortuna sono ancora tutta intera! Cara! Volevo ringraziarti per tutte le recensioni che mi hai lasciato. Le ho lette tutte, e ti dirò la verità: mi hanno fatto immensamente piacere!^_^ Una volta che una storia è conclusa si tende a cadere nel dimenticatoio e ogni recensione che mi arriva dopo la conclusione di una storia è un raggio di felicità. E’ come venire a scoprire che il tuo lavoro non è stato dimenticato! Per questo ti ringrazio tantissimo! Non ho parole, davvero… sono felice che le mie storie ti siano piaciute e ti abbiano fatto emozionare, è il complimento più bello che potessi farmi!^_^. Più misteriosa della matematica? Merlino! Mi devo preoccupare? Sono davvero così incomprensibile? Vedrai che prima della fine tutti i nodi verranno sciolti! Un bacione grandissimo, Joy.

X daisy05: Mia cara, per amor di correttezza, ti avviso che poco sopra, nella recensione a Elanor, stiamo parlando di te!^_^ Naturalmente dicevamo che la tua storia è orribile e vergognosa e ci chiedevamo come fai a scrivere tanto male!^_^ Se non si fosse capito sto scherzando! EHI MI SENTITE?! E’ UNO SCHERZO! Leggere per credere…(poche righe sopra). Insomma… dicevamo che Elanor è una tua fan e… dopo l’indigestione di capitoli che ho fatto l’altro giorno sulla tua storia, direi che lo sono anch’io! Joy sventola la bandiera del fan’s club della Daisy… Ma lasciamo perdere questi miei skleri… verrò da te a farli… Tu invece come al solito mi lusinghi, e qui non c’è più speranza, i miei capelli sono irrimediabilmente cotonati e cammino impettita come un pavone… Tutto per colpa tua! Davvero, non ho parole, mi fai sentire davvero importante, mi fai sentire come se fossi un scrittrice seria e in realtà non valgo un cippa… Ti dirò i fartelli Black sono da infarto, hai pienamente ragione, ma almeno ti posso dire, con ragionevole sicurezza, che non ci saranno altre parti dove i due fratelli compariranno in contemporanea; singolarmente sì, ma non insieme. Così possiamo stare tranquilli, e per male che vada potremo sempre scansare l’infarto doppio! Orlena osserva. E’ importante questo punto perché lei non è come Ginny, sebbene ami e sia corrisposta con la stessa intensità, non ha la sua stessa forza e non sa combattere, è fragile più di quanto lei stessa si renda conto. Dobbiamo aspettare 17 anni prima che lei decida di combattere. Terribile, vero? James… colpita e affondata! Lo ammetto lo adoro al pari di Sirius e non riesco a tenerlo lontano da questa storia… sono recidiva.^_^ Merlino Daisy, ti devo avvisare, le mie precedenti storie contengono un sacco di errori che dovrei correggere, ma non ho ancora avuto il tempo di farlo… soprattutto “Le Illeggibili” (e mai nome fu più appropriato) che è la mia prima storia ed è …. Terribile! Altro che caffè di ci vorrà, se proverai a leggerla, io consiglierei un grappino per dimenticare l’insulsa dialettica che ho usato!

Daisy avvisata, Daisy mezza salvata!^_^ Mia cara, vedrai che Harry tornerà presto! Promesso! Come sempre non trovo le parole per ringraziarti e quindi dovrai accontentarti di un bacione grandissimo, Joy^_^

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Capitolo 10
*** L'ultimo pomeriggio ***


10

10

L’ULTIMO POMERIGGIO



Non voglio farlo.”

Non hai scelta!”

Non può costringermi, non sono ancora un Mangiamorte.”

Ti stai comportando da stupido, Regulus!”

Rabastan Lestrange avanzò, strattonandolo per un braccio. “Se non lo farai ti ucciderà.”

Regulus lo guardò negli occhi, senza curarsi di trattenere l’angoscia. Per poco che potesse contare in quel frangente, Rabastan restava pur sempre il suo miglior amico.

Ma se lo farò… se accetterò di compiere questo gesto tanto crudele quanto inutile, cosa ne sarà di me? Quale parola sarò costretto a pronunciare guardandomi allo specchio? Assassino?”

Mangiamorte.”

E qual è la differenza?”

Rabastan gli voltò le spalle e fece qualche passo attorno a lui con le mani in tasca e l’aria pensierosa. Poi si voltò improvvisamente, lo sguardo deciso e le labbra tirate.

Sei stato tu a volerlo, Regulus!” esclamò puntandogli il dito contro. “Pensavi che entrare tra le fila di Lord Voldemort, fosse come far parte del Club dei Duellanti, dove la cosa peggiore che ti può capitare è uno schiantesimo?”

Gli si avvicinò, stringendo i pugni e a Regulus parve che più della rabbia, stesse cercando di trattenere l’angoscia e la preoccupazione.

Credevi di poter rimanere tra i seguaci dell’Oscuro Signore, senza mai macchiarti le mani di sangue?” disse e la sua voce tradì la tensione.

Stava cercando di aiutarlo, disperatamente e in modo sbagliato, ma era comunque consolante sapere che un amico si preoccupava per lui.

Pensavo che ci fossero altri compiti da svolgere…” sussurrò.

E infatti ci sono. Ma prima devi dargli la prova della tua fedeltà. Un omicidio a sangue freddo e su suo ordine.”

Regulus lasciò che il suo sguardo si perdesse nell’orizzonte infuocato, oltre il lago.

Pochi minuti e sarebbe scesa la notte…

Tu l’hai mai fatto?” gli chiese all’improvviso.

Rabastan spalancò gli occhi e rimase immobile per qualche istante.

Sì.” sussurrò poi abbassando lo sguardo. “E’ stata la mia prima prova.”

Tentava di mostrarsi spavaldo e non ci riusciva. Regulus ebbe l’impressione che l’amico sarebbe crollato, se solo si fosse dimostrato così comprensivo da tentare di consolarlo, per questo motivo impedì alla propria mano di posarsi sulla sua spalla.

Chi era?” domandò invece.

Non aveva importanza chi fosse.” rispose lui. “Doveva essere un ragazzino… babbano. Un ragazzino, non un adulto. Credo che volesse capire fin dove potesse arrivare la mia pietà…”

Come hai fatto a scegliere?”

Non ho scelto. Colpii il primo che passò per la strada deserta dove mi trovavo, ma ci fu un problema…”

Distolse lo sguardo e si sedette sull’erba umida, appoggiando la schiena al tronco di un albero. Aveva un’espressione così stanca, che Regulus avrebbe voluto dirgli di non preoccuparsi e d’interrompere il racconto, ma aveva bisogno di sapere… e di trovare il coraggio.

Vai avanti.” gli disse infatti, sedendosi al suo fianco.

Altri due ragazzi lo seguivano a pochi metri… videro tutto e…” rimase in silenzio per svariati minuti e Regulus si ritrovò nuovamente di fronte all’imbarazzante e doloroso compito d’incitarlo ancora.

Cosa accadde?”

Mio fratello e sua moglie chiusero la bocca anche a loro.”

Avevano solo tredici anni…

Tre ragazzi babbani…

Senza motivo…

Fissò il suo migliore amico e si rese conto della propria espressione sgomenta solo quando lo sentì sussurrare:

Non guardarmi in quel modo, Regulus.”

Pietà…

E non doveva provarne.

Devi stare attento.” gli disse. “Gli Auror stanno indagando su quell’omicidio; sanno già di voi.”

Ma Rabastan scosse la testa in segno di diniego.

No. Sospettano di Rodolphus e Bellatrix, ma non sanno che uno di loro è stato la mia vittima. Non sanno che per colpa mia sono morti anche gli altri due.”

La coscienza che sopravviveva alla brutalità…

Non credo che questo conti molto, adesso.”

No. Non contava più…

Ma era la consapevolezza che determinava il vero coraggio…

No. L’importante è che abbia compiuto il mio primo omicidio e adesso sia un Mangiamorte a tutti gli effetti.” Mostrò all’amico il braccio sinistro dove spiccava, nero e colpevole, il marchio dell’Oscuro Signore. “Ormai non posso più tornare indietro.” disse. “E non puoi farlo neanche tu.”

Non poter tornare indietro…

Cognizione e coraggio…

Indivisibili.

Lui che invocava il buio tenendo la bacchetta serrata nella mano, pronta a far luce…

Sottoscrivere la propria condanna…

per una sola causa…

Si alzò in piedi.

Poco distante da lui, un gruppo di amici scherzava rumorosamente mentre percorreva il tragitto che l’avrebbe ricondotto al castello. Aveva visto innumerevoli scene simili e solo i volti erano diversi da quelli dei ricordi impressi nella sua mente d’adolescente.

Tredici anni…

Sirius Black appoggiava, con fare giocoso, il braccio sulle spalle di colui che era diventato suo fratello per diritto d’affetto e non per legame di sangue…

Gli occhi ridenti… e Regulus chiudeva i suoi per non vedere, ma immancabilmente gli altri sensi lo tradivano.

Un tonfo attutito dall’erba… un libro cadeva sul prato…

Una debole protesta… Lupin veniva coinvolto nel gioco…

Lo strillo finale proveniva da Minus, che si lanciava sugli amici, ed era seguito da un paio di soffocate ingiurie da parte dei ‘fratelli complici’; Lupin non imprecava, era caposcuola…

Avveniva sempre così, finché Sirius non sollevava il viso, accorgendosi di lui. Allora la sua espressione cambiava.

Si rialzava sotto lo sguardo perplesso dei suoi amici –tranne quello di Potter che da bravo ‘fratello’, naturalmente capiva- si rassettava i vestiti e s’incamminava verso la scuola.

Gli lanciava sempre un’occhiata furtiva, prima di andarsene, e quello era il momento che temeva di più: i suoi occhi non ridevano.

Tredici anni…

Una madre folle…

Un responso che sembrava una condanna…

Uno sguardo di ghiaccio…

Già da qualche tempo, la morte non gli sembrava più così terribile.

Regulus…”

La voce dell’amico lo risvegliò dai suoi pensieri.

La tua donna…” disse indicando la ragazza che avanzava verso di loro.

Regulus volse lo sguardo nella sua direzione; la veste rosso cupo perché lui le aveva detto di odiare il nero…

Bella.

Lei… che giungeva a infrangere ogni tormento, ogni incubo…

Lei che stringeva la salvezza tra le mani…

il suo nome che cancellava la condanna…

solo pronunciata e mai scritta…

O. R. Crux

Lei… che l’aveva liberato dal giogo perché il suo nome, per lui, era La Scelta.

Una sola causa…

Lei e nessun’altra.

Distruggerò l’altra possibilità.” dichiarò con decisione.

Cosa?”

Andrò fino in fondo, Rabastan.”

Il ragazzo parve sollevato. “Pensavo avresti fatto una sciocchezza…”

No.” rispose lui. “Nessuna sciocchezza.” e si avviò verso la ragazza.

L’aria intorno a lui si era fatta umida e cupa.

Il mantello dell’oscurità a coprire ogni discutibile e sofferta scelta…

Sul calar della notte egli rinunciava alla luce della propria coscienza.

mai più in pace con se stesso…

Vero coraggio… orribile coraggio…

Alzò lo sguardo al cielo.

Bagliore insanguinato…

L’ultimo pomeriggio che osservava il tramonto attraverso gli occhi di un innocente.

***

Un passo…

Un altro…

Ancora…

Solo uno…

Una radice sul terreno da scansare… troppo buio per notarla prima.

L’ennesimo passo…

L’ultimo…

Una luce.

Ginevra Weasley si bloccò, lasciandosi scivolare fino a quando le ginocchia non toccarono terra e si nascose dietro a gli alberi, tra la vegetazione.

Tese l’orecchio…

Una voce.

La sua voce.

Si adagiò, appoggiando la schiena al tronco di un albero e chiuse gli occhi immaginando che lui le fosse accanto.

Il ricordo del suo calore come sostegno…

Sospirò e non poté fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato semplice affrontare il viaggio insieme… se lui non fosse stato così testardo e così sicuro delle sue ragioni.

Si sporse oltre le piante e si concesse di lanciare uno sguardo veloce in direzione della tenda dei suoi amici. Trattenne il fiato per non far rumore, ma le foglie frusciarono la loro sibilante nenia…

Il loro monito.

Tetro sospiro del bosco…

Già una volta l’aveva sentito…

Rabbrividì e si guardò attorno.

L’ora oscura nasconde i pericoli mascherandoli da fruscii…

La paura.

Ginny non l’aveva messa in conto, tranne quella di essere abbandonata da Harry e adesso il buio avvolgente le dava la sensazione di aver perso la vista…

Ogni rumore era troppo forte, rimbombante… e si espandeva con fragorosa intensità nella notte.

Il silenzio fragile come cristallo…

Cominciò a sperare di scorgere il cerchio perfetto della luna e pregò che le fronde degli alberi ne lasciassero passare il bagliore diafano, ma subito rimpianse quel pensiero, dandosi mentalmente della stupida, perché la luna piena sarebbe stata decisamente pericolosa, per lei, in quella circostanza.

Letale…

Si sforzò di abbandonare quel pensiero e di guardare soltanto davanti a sé, dove la radura era confortevolmente rischiarata da un fuocherello che languiva, piegando le fiamme ai capricci del vento.

Harry era lì seduto, solo, gli occhiali posati sul terreno, la testa china e una mano a coprirsi il volto. Immobile e stanco, come se fosse in viaggio da una vita mentre era trascorso solo un giorno.

Nell’altra mano, Ginny scorse uno scintillio dorato e non ebbe dubbi su ciò che potesse essere.

L’ennesimo segreto…

Un medaglione che lui non abbandonava mai e di cui lei non poteva sapere nulla… non doveva sapere nulla.

Così importante da divenire rischioso… ma soltanto per lei, dal momento che Ron e Hermione sapevano.

“Harry!” sentì chiamare e riconobbe la voce della ragazza. “Devi spegnerlo. Qualcuno potrebbe vederlo…”

Il ragazzo trasalì, s’infilò il medaglione in tasca e afferrò rapidamente gli occhiali.

“Sì…” rispose ancora un po’ confuso per essersi perso nei propri pensieri troppo a lungo. “Era soltanto per… allontanare le bestie notturne…”

Hermione non sembrò convinta.

“Vieni dentro.” gli disse infatti. “Non sembrerà così buio se ci faremo compagnia…” Lo sollecitò dolcemente, prendendolo per un braccio e spegnendo con un colpo di bacchetta la fiamma.

“Metteremo un incantesimo attorno alla tenda per difenderci da… ehm… le bestie notturne!” sentì dire alla ragazza, prima che il telo dell’entrata ricadesse dietro le loro spalle.

La radura confortevole e illuminata ritornò alla sua originaria e tetra oscurità. I rumori della notte inspiegabilmente più nitidi…

“E’ suggestione.” mormorò Ginny tra sé, per farsi coraggio.

Indietreggiò di qualche passo e mise in allerta tutti i sensi per scoprire un’eventuale anomalia nel naturale oscillare delle piante.

Tutto pareva sospetto.

Trattenne il fiato e senza pensare, senza indugiare oltre, sistemò la sua tenda e vi sparì all’interno.

La natura intorno divenne quieta.



Lei era silenziosa come la notte…

Lei era pericolosa come la tempesta…

Lei era ovunque come il vento…

Lei era fuorviante come la nebbia…

Guardinga…

Lei…

Che seguiva e osservava.



Fine 10° capitolo

X Ginny06: Allora… vado con ordine: Grazie sei un tesoro. Se mi dici queste cose mi fai arrossire in stile orecchi-di-Ron. E infine… soprannomineremo Ginny “la ragazza dalle mille risorse”! ^_^! Cara, mi fa piacere che ti sia piaciuto il capitolo e ti ringrazio subito per il sostegno che non fai mai mancare. Lo apprezzo moltissimo^_^! Una delle tante cose che mi fanno amare la coppia Harry\Ginny è che vi riscontro tantissime somiglianze con Lily e James e se non si fosse capito, adoro le similitudini! E’ vero che Ginny è quasi sempre schietta, però in questa storia sa anche usare l’astuzia a suo favore, infatti non si è fatta scrupoli ad ingannare tutti facendo credere di essere malata, per poter seguire Harry senza destare sospetti, naturalmente complici i gemelli… Un bacione affettuosissimo, Joy.

X redRon: No, no… niente lacrime, è ancora presto…(Joy con sguardo sadico…) A parte gli scherzi, ammetto che quel riferimento a Silente sia stato un po’ bastardo! E pensare che quella parte è stata aggiunta in un secondo momento e non era per niente prevista… Sarà l’ennesima congiura del destino. Comunque immagino che il simpatico preside verrà ricordato di tanto in tanto da i tre ragazzi, anzi, a dire il vero Harry avrebbe dovuto avere bene stampata in testa la sua immagine e così ho deciso di dar voce al suddetto ricordo… Ti ringrazio tantissimo per il sostegno e ti abbraccio, Joy.

X Master Ellie: Carissima, dovrei essere io a ringraziare per aver avuto la possibilità di pubblicare, non avrei mai immaginato che avrei provato così tanta soddisfazione nello scrivere! E soprattutto dovrei ringraziare tutti voi che leggete perché senza di voi le mie parole sarebbero gridate al vento e ascoltate dal silenzio… Per cui, vedi, non devi ringraziarmi. Inoltre sei fin troppo buona nei tuoi giudizi, davvero non merito un eccellente… ma adoro costruire una trama che abbia un filo logico e dei personaggi che siano il più vicino possibile alla realtà, mi piace mescolare la verità alla fantasia, e mi piace perdermi nelle illusioni… Penso che la scrittura possa essere la porta della comprensione per moltissimi dei sentimenti umani: scrivendo si ha la sensazione di sciogliere la matassa. Per il “continua” puoi stare tranquilla. Posso ritardare di tanto in tanto, ma porto sempre a termine le mie storie… Ti abbraccio fortissimo, un bacione, Joy.

X edvige: Non preoccupati, puoi recensire quando ne hai voglia e tempo!^_^! Piuttosto sono molto contenta che ti siano piaciuti gli ultimi due capitoli e… sai, mi rendo conto che alcune parti sono risultate effettivamente più cupe del previsto –mentre scrivevo mi sembravano più tranquille- ma del resto mi capita spesso che la storia cominci a prendere una ‘vita’ propria. Le parti con Ron e Hermione sdrammatizzano, ma sono anche il mio cruccio. Non ho mai parlato di loro e ogni tanto temo di scadere nello scontato…^_^! Ti ringrazio tantissimo, un bacione, Joy.

X daisy05: Oh Merlino! Daisy vuoi farmi diventare il viso rosso-stendardo-grifondoro? Non ti bastavano i capelli cotonati? Mamma mia… qui la Joy deve andare a nascondersi perché decisamente non può presentarsi in pubblico in questo stato! Ascoltami, mia cara, io posso anche descrivere i sentimenti dei personaggi nell’istante esatto in cui li provano, ma ti posso assicurare che ci vuole molta, molta sensibilità per coglierli e per emozionarsi di essi… Di questo posso solo ringraziare te e tutte le altre persone che possiedono questa sensibilità e che hanno ritenuto importante rendermi partecipe di questi sentimenti ^_^! I dialoghi iniziali invece, sono stati quasi una scelta obbligata: la trama è piuttosto complessa, come avrai avuto modo di vedere, e se non avessi usato dei dialoghi diretti per spiegare il tema su cui è incentrato il capitolo e di conseguenza rivelare la chiave di lettura di entrambe le coppie, nessuno avrebbe capito niente e la storia sarebbe sembrata senza né capo né coda. Il dialogo del capitolo nove è quello che avevo scelto per presentare la storia, questo ti fa capire fino a che punto fossi arrivata a scriverla quando ho cominciato a pubblicarla… ^_^. Incredibile vero? E pensare che adesso sono ferma da una vita su gli ultimi due capitoli. Devastante… La mia Ginny determinata e coraggiosa? Mia cara… perché risulti come la dipingi dovrei mandarla a ripetizioni dalla tua!^_^! Ginny è coraggiosa, in effetti, ma ciò che la contraddistingue da Orlena non è il coraggio, ma direi più la determinazione e la sicurezza di carattere. No, no… aspetta un momento. Tu non sei capace di rendere reali di tuoi pg? Allora scusa, ma come avrei fatto io a emozionarmi leggendo la tua storia se così non fosse? Avrei di certo un problema… No, tu riesci molto bene a rendere reali i tuoi personaggi, probabilmente le differenze che noti sono dovute semplicemente alle effettive ‘esperienze di vita’ e io temo di essere un tantino più grande del lettore\scrittore medio di questo sito, visto che mi appropinquo silenziosamente verso i 25 anni…^_^! Ma tesoro, ciò che ho detto, lo pensavo sul serio per cui non è il caso di fare la modesta!^_^! Piuttosto ti ringrazio tantissimo per il sostegno!^_^! E ti auguro Buone Vacanze! Un bacio, Joy.

X AxelC91: Più si va avanti, più la storia diventa contorta, temo… -__-! Ma non preoccuparti! Potrai fare tutte le domande che desideri! Lo so, la parte in cui viene ricordato Silente è bastardissima e pensare che nella prima stesura, quel paragrafo non era nemmeno contemplato, l’ho aggiunto solo in seguito per spiegare meglio il significato del titolo e dell’intero capitolo ed è venuto fuori un po’ cattivello, lo ammetto. Ginny e Harry torneranno in scena, non temere. Solo che per il momento si osservano da lontano, visto che sono separati, ma vedrai non mancherò di parlare di loro. Dovrai avere solo un po’ di pazienza e sorbirti un po’ di flash back perché ciò che è successo tra Regulus e Orlena è molto importante per capire l’evoluzione tra Harry e Ginny. Ti ringrazio tantissimo per il sostegno, un bacio, Joy.

X Elanor: Corsa? Ma cara! Tu puoi recensire quando vuoi e se ne hai voglia! Non preoccuparti!^_^! Beh sì, mi sono lasciata andare su questa storia del coraggio, però ti dirò la verità, adesso che sto scrivendo –che sto tentando di scrivere, dovrei dire ^_^ !- i capitoli finali di questa storia mi rendo conto che hanno avuto tutti un coraggio disumano. Anche Orlena che all’inizio è così fragile, riesce ad essere tremendamente coraggiosa e ho notato che nonostante tutto anche tu la reputi coraggiosa, nonostante tutto, basta pensare che per 17 anni è vissuta nel ricordo di lui senza mai infrangere le promesse che gli aveva fatto. Ginny d’altro canto ha un coraggio più immediato e più impulsivo: assomiglia un po’ a Harry in questo! E poi… ecco il punto fatidico. Eh sì, mia cara, hai notato un particolare meraviglioso che io personalmente adoro e che consiste nel momento dell’indecisione, l’istante in cui Regulus è in bilico tra la luce e l’oscurità: la penombra. E’ un momento di trasformazione in cui tutto può essere ancora deciso, Regulus non si è ancora sporcato le mani del tutto (avrai già visto cosa si richiede da lui in questo capitolo) ed è lì il momento della svolta, lì lui decide. Poi potrà sbagliare o fare la cosa giusta… potrà aver coraggio o anche temere qualcosa, ma l’importante è che lui ha scelto. Ha dato una sua interpretazione al destino che l’attende, non ha seguito ciecamente ciò che voleva sua madre… la cosa più importante è il suo libero arbitrio. Quel “nulla da temere” che ti ha lasciato perplessa non è assolutamente niente di particolare: il quel momento lui è assalito da incubi e allucinazioni provocate dal veleno e la voce di Orlena, così come il suo nome, rappresenta la salvezza. Per questo quando lui la riconosce abbandona il dormiveglia con sollievo: perché per il solo fatto che esiste una donna di nome O.R.Crux, lui è salvo dal destino che teme. Per questo non ha nulla da temere con lei. Quel “negherò io per te tutto ciò che vorrai” invece si riferisce al fatto che sua madre non ha voluto negare un destino che lo spaventava, anzi, glielo ha sbattuto in faccia. Al contrario Orlena rappresenterà, con il suo nome, la via di fuga. Ma quella frase tornerà soltanto nell’ultimo capitolo, quindi se ti posso dare un consiglio, sarebbe meglio che non ci perdessi la testa adesso!^_^! Mamma mia! E pensare che è stato il titolo della storia aha dare origine a tutto questo, non so nemmeno io come mi sia venuto in mente!^_^! Comunque, mia cara, dalla tua ultima recensione ho capito che hai perfettamente interpretato il filo conduttore della storia, por cui da ora in poi, per te, l’intreccio dovrebbe essere tutta discesa! Film d’azione? Forze, ma la tua teoria su i due veleni non era male!^_^!Che mente geniale hai! Mia cara ti mando un bacio tenerissimo e ti ringrazio talmente tante volte da farti rintronare le orecchie come due campane! Joy.

X Serpedoro: Cara… ma che bello, mi sembra di ricevere una visita inaspettata!^_^! Naso tappato? Occhi lucidi? Mah… io non ne so niente… (Joy fischietta con non-chalance) Probabilmente sono i malesseri di stagione… certo, non di questa stagione, ma io l’ho sempre detto che sei una ragazza protesa verso il futuro… Comunque, come da te suggerito, abbandonerò gli scherzi, anche perché sapere quello che hai provato mi ha fatto molto piacere. Davvero, credimi ero un po’ in agitazione, soprattutto perché sembrava che tu avessi così tanta aspettativa per quella parte, e in genere quanto l’aspettativa è molta si tende a rimanere delusi. Senza contare che, come ben sai, i due capitoli finali mi stanno facendo penare per cui il mio status non è propriamente dei più rilassati! Ti scriverò comunque al più presto, anche se dubito che riuscirò a concludere il 17° capitolo nei prossimi giorni… Un abbraccio affettuosissimo, Joy.

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Capitolo 11
*** Chi cerca cosa ***


11

11

CHI CERCA COSA



All’interno la locanda era maleodorante e rumorosa, ma le persone che vi si trovavano –perlopiù anziani e curiosi individui- non sembravano né minacciosi, né sospetti.

Hermione, in piedi sulla soglia, si voltò brevemente e al suo cenno d’assenso Harry sbucò da sotto il mantello dell’invisibilità.

Entrarono insieme nella stanza, scrollandosi la pioggia dai vestiti, senza riuscire tuttavia ad ottenere un risultato soddisfacente. Un temporale improvviso li aveva infradiciati e quello era stato il primo riparo che avevano trovato.

Ron, seduto al bancone, fissava con aria studiatamente concentrata la scacchiera di fronte a sé, sotto lo sguardo compiaciuto del suo sfidante: un barista dall’aria decrepita. Di tanto in tanto lanciava agli amici degli sguardi rassicuranti, che né Harry né Hermione potevano fraintendere. Era qualcosa del tipo: “Ok. Va tutto bene. Potete entrare.”

“Ti sei rovinato con questa mossa, ragazzo mio!” gracchiò il vecchio esultante, mentre faceva spostare la torre.

Ron si portò una mano alla testa, lasciandosi sfuggire un suono contrariato che rese il sorriso dell’uomo ancor più largo.

Hermione non dubitò che lo stesse lasciando vincere di proposito.

“Non dirmi che stai perdendo, Ron!” esclamò Harry strizzando l’occhio all’amico. “Sarebbe la prima volta!”

Il ragazzo si strinse nelle spalle e alzò le mani in un gesto teatrale. “Lui è dannatamente bravo con gli scacchi magici.” disse indicando il barista che parve gonfiarsi d’orgoglio.

“E’ solo esperienza, ragazzo. Quando avrai la mia età, se sarai fortunato, saprai giocare come me.”

“Non ci spero.” rispose questi di rimando e lanciò un sorriso rassegnato agli spettatori.

Harry stava per assestargli dei colpetti incoraggianti alla schiena, quando si accorse che l’attenzione dell’amico era rivolta ad un punto oltre le sue spalle.

Sembrava decisamente preoccupato.

Lo vide irrigidirsi e poi riportare lo sguardo esitante sulla scacchiera. “La mia regina è in pericolo, in quella posizione…” disse e la sua voce risultò un po’ troppo forte.

Harry ebbe appena il tempo di afferrare il braccio di Hermione e di trascinarla verso di sé, che uno schiantesimo le passò accanto ai capelli e andò a infrangere diverse bottiglie di burrobirra dietro il bancone. La ragazza si scostò da lui subito dopo, con uno sguardo grato e sgomento al tempo stesso.

“E’ un’assurdità, ragazzo!” berciò il vecchio, completamente assorto dal gioco. “La tua regina è protetta come si deve!”

Poi si alzò di malavoglia e cominciò ad inveire contro quello, dei suoi clienti, che aveva creato, più o meno volontariamente, tutto quel fracasso.

“Tu non sei portato per gli scacchi!” disse voltandosi un’ultima volta verso Ron, che per la prima volta non ebbe la prontezza di rispondere a tono.

“Vorrei che la mia regina non corresse così tanti rischi…” borbottò, invece, ad occhi bassi.

Mia regina…

Se le circostanze fossero state diverse, Hermione avrebbe pianto…

… Ma come sempre, in ciò che la riguardava non c’era spazio per il sentimentalismo…

“Non l’ho fatto di proposito…” mugugnò un ometto già avanti con gli anni, che ai ragazzi parve decisamente poco sobrio. “Mi è scappato!”

“Che vuol dire ti è scappato?” vociò il barista puntandogli il dito contro. Sembrava che i due si conoscessero da molto tempo. “Gli schiantesimi non scappano!”

“M… mi dispiace…” balbettò roteando gli occhi senza apparente cognizione di causa. “Quelle bottiglie di burrobirra…” chiese poi con noncuranza. “Si sono rotte tutte?”

Il barista inarcò un sopracciglio, poi rassegnato tornò al bancone.

Non c’era alcun pericolo e Harry trasse un profondo sospiro di sollievo. Gli occhi dell’uomo si posarono su di lui e il suo volto si accigliò.

“Noi ci conosciamo, ragazzo!” esclamò d’un tratto, attirando l’attenzione di tutti i presenti.

Ron e Hermione si voltarono istintivamente verso l’amico e lo videro impietrire.

“No.” riuscì comunque a dire. “Non credo… E’ la prima volta che vengo qui.”

Sperare che il tono della sua voce risultasse calmo era un’utopia, ma l’uomo lo scrutò con attenzione dopodiché si lasciò ricadere stancamente sulla sedia.

“Alla mia età è facile sbagliare.” disse mentre tutti e tre tirarono un sospiro di sollievo. “Probabilmente era solo qualcuno che ti somigliava…”

Qualcuno che gli somigliava…

Harry tacque per un istante poi si avvicinò al suo tavolo, e sorprendendo per primo se stesso, gli domandò:

“Quando l’ha conosciuto? Quel ragazzo che mi somigliava, intendo…”

“Oh… non so…” rispose lui, passandosi una mano tra i capelli striati di grigio. “Tutto è confuso nella mia mente, da molti anni…”

“Il bere annebbia la mente!” gridò, da lontano, la voce del barista.

L’uomo lo ignorò.

“Ma a pensarci bene… era un po’ più grande di te ed era insieme ad una rossa proprio carina. Credo che si fossero appena sposati…”

Rimase immobile e registrò vagamente la presenza di Ron e Hermione accanto a sé.

Sapeva che ritornando nel luogo dove erano vissuti i suoi genitori, avrebbe potuto incontrare qualcuno che si ricordava di loro -fosse anche un ubriaco- ma non aveva messo in conto ciò che realmente avrebbe potuto scoprire.

Ogni dettaglio della loro vita…

Ogni risata… ogni speranza…

Ogni strada che avevano percorso…

“Le dissero cosa stavano facendo o perché si erano fermati qui?” domandò con un fil di voce.

L’uomo esitò un momento.

“Se la memoria non m’inganna –ed è facile che m’inganni- dissero che stavano cercando qualcosa…” si portò il boccale alle labbra. “Una casa tutta per loro, credo… sì, si erano appena sposati…”

Ogni strada distrutta…

Ogni speranza infranta…

Dell’incoerente fiume di parole che seguì, Harry non ricordò niente. La sua mente era paralizzata su un unico pensiero, che lo fece sentire più simile ai suoi genitori di quanto avesse mai immaginato…

Cercavano qualcosa…

***

< Allora… l’asfodelo c’è, le radici di ferula essiccata anche, la temperatura è corretta… e… >

Orlena frugò con lo sguardo tra gli ingredienti sparsi intorno al suo calderone. “Dov’è il mio coltellino d’argento?” sussurrò tra sé.

Si guardò attorno, assicurandosi che il professor Slughorn non fosse nelle immediate vicinanze e si sporse per formulare la medesima domanda alla sua compagna di banco.

Matilde?” la chiamò sottovoce. “Dove accidenti si è cacciat-”

LA POZIONE DEVE SOBBOLLIRE LENTAMENTE.” decretò l’insegnante a voce alta, lanciando uno sguardo preoccupato ad un paio di calderoni che parevano sul punto di esplodere.

Orlena si ricompose proprio nel momento in cui l’insegnante si stava avvicinando per esaminare il suo bollitore –cosa che avvenne con un sorriso di compiacimento- poi tornò a guardare l’amica con aria interrogativa.

Dov’è?” mimarono le sue labbra.

Matilde si sporse dal banco per quanto le fu possibile.

L’ho visto entrare nella serra, prima della lezione.” sussurrò.

Orlena sbatté le palpebre: qualcosa decisamente non andava.

E non tanto per l’eccezionalità della cosa in sé, quanto per l’inconfutabile evidenza che la sua amica, strano a dirsi, era seria. Decisamente seria, preoccupata anche…

Troppo, per un presunto incantesimo di levitazione su uno dei suoi strumenti da pozionista.

Non stai parlando del mio coltellino, vero?” le chiese infatti dopo un istante, stando attenta a non farsi sentire.

Coltellino?!” esclamò la ragazza di rimando, facendo voltare un paio di compagni seduti vicino a loro.

Orlena si raddrizzò sulla sedia e con gli occhi la implorò di abbassare la voce.

Pensavo che stessi cercando il tuo ragazzo…” continuò Matilde con tono più controllato.

< Già, lui… >

Rimase immobile, lo sguardo fisso sulla lavagna, senza vederla realmente…

Regulus…

Non poteva fingere di non averlo notato…

il suo posto vuoto…

Quella mattina non si era presentato a lezione.

Si comporta in modo strano da un po’… Non ti pare?” riprese la ragazza.

< Sì, molto >

Sembra che voglia isolarsi… E’ successo qualcosa tra di voi?”

< Diverse cose, in effetti… >

Orlena! Vuoi rispondermi o devo farti bere del veritaserum?”

Signorina Bulstrode!” esclamò l’insegnante e Matilde sussultò. “Non stiamo preparando il veritaserum, concorda con me?”

Certamente professore.” rispose lei con voce melliflua. “Ma… mi stavo chiedendo, o meglio, stavo chiedendo a Orlena Crux… se fosse vero ciò che si sente dire in giro…”

Orlena si sentì raggelare e non poté fare a meno di domandarsi dove volesse andare a parare quella pazza della sua amica.

Sentiamo.” decise l’insegnante interessato.

Matilde si scostò i capelli dal viso con fare civettuolo. “Mi chiedevo se fosse vero che le è stato conferito un riconoscimento dal Ministero della Magia, per aver migliorato, con delle opportune modifiche, la ricetta del veritaserum.”

Oh…” il volto del professor Slughorn si aprì in un largo sorriso. “In effetti… conoscevo il responsabile del comitato per la sperimentazione delle nuove pozioni. E’ stato un mio allievo.” posò lo sguardo sulla ragazza e il suo sorriso si accentuò. “Signorina Bulstrode, domani sera cenerò insieme ad alcuni studenti. Le andrebbe di unirsi a noi?”

Con piacere, professore.” rispose lei, un ghigno di soddisfazione mascherato da sorriso.

Orlena esalò un sospirò di sollievo e vide che la ragazza le strizzava l’occhio con aria complice.

Matilde Bulstrode… meglio averla come amica.

Quando riportò sguardo e attenzione al proprio calderone, la pozione era già irrimediabilmente fallita.

Sbuffò, appoggiando sconsolata la guancia sul palmo della mano.

Desolante…” sussurrò Slughorn, passandole accanto con fare dispiaciuto.

< Sì, desolante… >



Mezzora più tardi e con un ‘D’ a rovinarle la media dell’intero trimestre, Orlena varcò l’entrata della serra.

L’aria all’interno era umida e pregna dell’odore nauseante dei concimi. Si aggirò tra le piante, silenziosamente, fino a che non lo scorse…

Se ne stava seduto, a testa china, su una panca quasi del tutto sommersa dalle piante, immobile. Eppure tutto il suo corpo pareva scosso da un tremito incontrollabile, le sue mani stringevano con forza il piano di legno su cui era seduto.

Desiderare sopra ogni altra cosa un sostegno a cui aggrapparsi…

Regulus…” lo chiamò piano e lui alzò gli occhi.

Sconvolto, non furioso.

Il suo sguardo non era assente, come lei si era aspettata, anzi, sembrava vedere perfettamente la realtà, qualunque essa fosse…

Consapevole e sconvolto…

Regulus” ripeté sfiorandogli con la mano la guancia pallida.

Non si ritrasse, ma Orlena comprese dal modo in cui le sue palpebre si abbassarono, che avrebbe preferito non essere toccato.

Cos’è successo?” gli chiese incerta, ma lui scosse la testa e non rispose.

Non tenermi all’oscuro di tutto, ti prego…”

Silenzio caparbio.

Sospirò e si sedette di fianco a lui, lo sguardo perso davanti a sé. “Rimpiangi di aver scelto di servire l’Oscuro Signore?”

Lui si voltò di scatto. “Non ti avevo chiesto di non domandare più?”

Non ti sto chiedendo perché l’hai fatto.” rispose lei leggermente irritata. “Ma solo se ne sei pentito.”

Si calmò, ma il suo sguardo divenne imperscrutabile. “Oggi me ne pento.” disse. “Ma domani ricorderò che è per una giusta causa e avrò la forza di continuare.”

Questa causa…” chiese lei dopo un istante di silenzio. “Quanto è rischiosa?”

Abbastanza.”

E tu andrai fino in fondo?”

Se ne avrò il coraggio…”

E se non ce l’avrai?”

Morirò.”

Morire… lei che aveva appena scoperto il terrore di perdere qualcuno d’importante…

Azzardò nel cercare il suo sguardo, sapendo che si sarebbe mostrata troppo sconvolta, ma lui fu abbastanza forte per entrambi e non chiuse gli occhi di fronte alle sue paure.

Non hai un’alternativa?” chiese lei ancora trepidante.

Nessuna risposta se non un sorriso.

Lui sorrideva e la guardava con affetto…

con amore…

Era bella con i capelli sciolti che le inondavano la divisa e gli occhi luminosi, in attesa di una risposta…

Bella come la redenzione…

Le afferrò il volto con entrambe le mani. “Tu sei l’alternativa.” sussurrò posando la bocca sulla sua. “Tu mi hai già salvato…”

Se io sono l’alternativa…” mormorò lei scostandosi appena. “… perché hai scelto questa strada?” e con un gesto veloce, mise in mostra il Marchio sul braccio di lui.

Era nero come la notte, come il suo nome, come il suo passato e forse come il suo futuro…

Il loro futuro…

Nero…



Odio quel colore…’

Non è un colore…’

Forse è per questo…’



Lui ritrasse il braccio e riportò la camicia al suo posto come se si volesse nascondere.

Non è così semplice, Orlena!” gridò.

Non era semplice…

A volte i desideri percorrevano strade completamente opposte…

Ma poi riuscivano a realizzarsi?

Non è mai semplice, con te!” ribatté lei.

Si aspettava una risposta, ma lui rimase in silenzio.

Rispondi a una sola delle mie domande.” azzardò e lo vide chiudere gli occhi.

Dimmi perché.”

Sospirò e parve esausto. Orlena notò, per la prima volta, le occhiaie bluastre e le spalle chine…

Si pentì, come le succedeva ogni volta, di essere stata insistente e fu quasi sul punto di dirgli che non importava, quando improvvisamente arrivò la risposta.

Devo cercare una cosa.”

E dal suo sguardo implorante, Orlena capì che non avrebbe detto altro.

Adesso, ti prego, basta.” sussurrò infatti lui, poi le si avvicinò e l’abbracciò stretta, affondando il volto nei suoi capelli. “Mia regina…” disse. “Non temere, non mi perderai…”



Non rinnegherò mai te…’

***

Quella finestra illuminata le dava una sensazione nostalgica e confortante al tempo stesso.

Era fradicia e stanca.

Tanto stanca…

Si avvicinò al vetro e con discrezione, sbirciò all’interno.

Lui era là, seduto in disparte, con la solita aria pensierosa stampata sulla faccia. Ginny si chiese quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che l’aveva visto ridere con spensieratezza.

Poi scosse la testa, che importanza aveva? Nessuno di loro rideva più…

La porta della locanda si spalancò e lei fece un passo indietro. Un uomo già avanti con gli anni la fissò strabuzzando gli occhi e Ginny non ebbe dubbi sulla discutibile sobrietà della sua mente, fosse anche solo per l’odore che emanava…

C’era qualcosa d’insolito nel modo in cui la fissava, sembrava stupito e incredulo…

Si avvicinò per guardarla meglio e lei si ritrasse, intimorita.

Continuava a lanciare occhiate all’interno della locanda, per poi riportare, rapido, lo sguardo su di lei. Agitò la testa, asciugandosi con una mano le gocce di pioggia dal viso poi le voltò le spalle e proseguì per la sua strada, borbottando, solo per se stesso, frasi senza senso.

Una rossa proprio carina…”

Credo si fossero appena sposati…”

Cercavano qualcosa…”





Cos’è che devi trovare, Regulus?”

Stai diventando un po’ troppo curiosa per i miei gusti, signorina Crux.”

Un buffetto sul naso…

Ma solo tu stai cercando questa cosa?”

Adesso sei decisamente curiosa.”

Un broncio di falsa offesa…

Una risata…

Un bacio rubato a fior di labbra…



Fine 11° capitolo

X Anduril: Carissima! Che bello trovarti tra le recensioni! Ma non preoccuparti… mi fa sempre molto piacere conoscere il tuo parere, ma solo quando hai il tempo e la voglia di esternarlo ^_^! Apprezzo tantissimo il tuo punto di vista, mostri sempre una sensibilità unica, davvero! In effetti siamo a metà storia e questi capitoli contengono proprio il nocciolo della trama, come avrai avuto modo di vedere, Regulus ha fatto la sua scelta… e le motivazioni che l’hanno spinto a quel passo non sono scontate… Poi finalmente si ritorna a dedicare anche un po’ più di tempo a Harry, Ron e Hermione e anche intorno a loro, la storia incomincia a intrecciarsi. La parte sui Malandrini… beh, non riuscivo a farne a meno ^_^! Dev’essere una reminiscenza delle precedenti storie, non riesco mai ad accantonare per tanto tempo i personaggi che amo, e così ogni tanto rimbucano fuori in veste i ricordo! Cara non ho parole per il sostegno e la presenza, ti abbraccio forte. Joy.

X Ginny06: Cara… Non è che mi stai mandando qualche Maledizione Senza Perdono perché ho ritardato l’aggiornamento, vero? ^_^! In ogni caso spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo. Come avrai visto sono di nuovo tornati in scena Harry, Ron e Hermione e anche intorno a loro la trama s’incasina. Giunti a questo punto (siamo a metà della storia, circa) tutto sembra intrecciato. Se la Row vuol far rivivere James e Lily in Harry e Ginny a me sta bene… basta che non li faccia finire come loro! Ci basta una sola coppia di amati sfortunati! La parte su i Malandrini piace molto anche a me, non sono riuscita a trattenermi, il primo amore non si scorda! E poi, per quanto provi a ignorarli, quei birbanti riescono sempre a rubare qualche scena in una storia che non gli appartiene! Ti ringrazio a non finire per il commento e per l’immancabile sostegno, ti abbraccio e ti mando un bacio, Joy.

X redRon: Qui mi si fa arrossire… Sono rossa come lo stendardo dei Grifondoro! Troppo, troppo buoni… ^_^! In genere cerco di scrivere calandomi nei panni dei personaggi il più possibile e spero sempre che il risultato sia credibile e accettabile, cerco anche di tenere a mente tutti i dettagli della trama da sviluppare, ma ti assicuro che certe volte prendo dei granchi terribili, e più di una volta mi è capitato di rendermi conto all’ultimo minuto, di essere caduta in contraddizione! Una faticaccia… che comunque viene ampiamente ripagata da chi, come te, decide di lasciarmi qualche messaggio ^_^! Grazie infinite, Joy.

X Master Ellie: Oddio… le tonalità del mio incarnato al momento variano dal arancio al rosso cangiante! Qui mi si fanno troppi complimenti e questo non fa affatto bene alla mia autostima… Finirò col montarmi la testa ^_^! Mia cara, davvero non ho parole per ringraziarti, mi lusinghi e mi rendi orgogliosa di ciò che sto facendo, e non riesco a immaginare niente di più gratificante! Adesso siamo circa a metà della storia e proprio nei capitoli cruciali, nei quali piano, piano verrà svelato ogni intreccio per cui… è certo che la continuerò, non dubitarne ^_^! Grazie davvero, un bacio, Joy.

X Elanor: La mia Elanor di nuovo in Grecia… Chissà se ti starai divertendo, ma da quello che mi dici, se devi rientrare il 18 in Italia, vuol dire che questa sarà l’ultima notte che passi là. Beh, spero che le vacanze siano state riposanti e divertenti! Cara, non sai quanto sono stata contenta di leggere la tua recensione a questo capitolo! Devi sapere che avevo una paura tremenda che non si capisse l’analogia tra Horcrux e O.R. Crux ed ero pronta ad annunciare il fallimento perché quello era in perno centrale della storia, nonché il titolo… Per fortuna che Elanor comprende… ^_^! Mi è sempre piaciuto fantasticare su una presunta amicizia tra Rabastan e Regulus e metterla su carta, devo dire, mi ha dato una bella sensazione! In realtà io immagino Rabastan come un ragazzo non propriamente convinto delle sue scelte, ho come l’impressione che fosse stato portato sulla strada dei mangiamorte dagli eventi, come il fatto che suo fratello avesse sposato Bellatrix. Nello scorso capitolo volevo che venisse fuori questo lato insicuro, è un mangiamorte, questo sì, ma non per scelta, perché è stato troppo debole per opporsi o per mostrare le sue idee. Ed è per questo motivo che sembra continuamente tormentarsi delle sue scelte e delle azioni compiute, perché alla fin fine non ci crede fino in fondo… In lui esiste ancora una parte umana davvero forte e avrai modo di verificarlo più avanti… Regulus invece è un discorso a sé, sappiamo già che le sue scelte non sono state scontate e sappiamo anche che tutte le sue azioni hanno uno scopo, adesso manca da scoprire che cosa ha indotto il Regulus di tredici anni a cercare una via di fuga. Perché è questo che è per lui Orlena, oltre ad essere l’amore, lei è anche la scelta, ma perché sua madre si è fissata con questa storia degli Horcrux così tanto da obbligare il figlio a una vita che non desidera? Ecco, questo è l’interrogativo che verrà svelato nei prossimi capitoli! Chissà come ti sembrerà!^_^! Mamma mia! Sapessi che casino quando dovevo buttar giù le basi del capitolo con Ginny che segue Harry e Orlena che segue Ginny… sono diventata pazza! Tra l’altro volevo che Orlena risultasse quasi una presenza inconsistente che si confondesse con la notte, ma d’altro canto si doveva capire che era sulle tracce di Ginny… alla fine è nato quel paragrafo finale, e anche in questo caso il merito va tutto alla mia beta, dal momento che la stesura iniziale era diversa… in questo capitolo ritornano anche Ron e Hermione, mi dirai dopo se ti è piaciuta la parte dedicata a loro? E’ un idea che mi è nata all’improvviso, ma ti dirò che non mi è affatto dispiaciuta ^_^! Adesso, mia cara, smetterò di rileggere la tua bellissima recensione altrimenti finirò con l’impararla a memoria! Ti saluto augurandoti un dolce rientro in Italia e ti abbraccio affettuosamente, Joy.

X EDVIGE: Non preoccuparti, carissima, mi fanno molto piacere le tue recensioni e non ci rinuncerei mai, ma non sopporto gli obblighi per cui puoi scrivermi quando hai tempo e se ne hai voglia… davvero! ^_^! Tornando alla storia… 8° cap: la nostra Ginny non la ferma nessuno, se poi ci si mettono anche i gemelli… In realtà Ginny finge di essere malata e con la scusa di trasferirsi per qualche giorno nell’appartamento dei fratelli ha la possibilità di seguire Harry senza far saper nulla ai suoi genitori. Per lo stesso motivo Ginny non si mostra all’accampamento di Harry. Lei gli aveva promesso che non l’avrebbe seguito, ma che sarebbe rimasta a casa al sicuro, e invece la birbante aveva già organizzato tutto per intraprendere il viaggio. Naturalmente lei sta seguendo Harry di nascosto, anche perché se si mostrasse, lui la rispedirebbe subito a casa. Ginny non ha mantenuto le sue promesse. Questo è importante, perché Orlena , che la sta silenziosamente seguendo per arrivare ad Harry, è invece “Colei che non infranse le promesse”. Ginny e Orlena sono simile sotto certi punti di vista, ma estremamente diverse per quanto riguarda il carattere. Spero che adesso sia un po’ più chiaro ^_^! Grazie mille, un bacione, Joy.

X Axelc91: Cara, già in questo capitolo un po’ della tua pazienza viene ripagata, infatti i riflettori tornano su Harry, Ron e Hermione e da qui in avanti la storia diventerà sempre più intrecciata, si cominciano a scoprire alcuni dei retroscena, che spero risultino interessanti… C’è ancora un po’ di tempo prima che Harry e Ginny si riuniscano, mi è dispiaciuto tenerli lontani per tanti capitoli, ma la trama da sviluppare era davvero complessa come avrai modo di vedere in seguito (almeno se riuscirò a non farti annoiare prima) e ogni tassello deve andare al suo posto ^_^! I tasselli di Harry e Ginny, naturalmente sono vicini….^_^ li adoro insieme! Ti ringrazio tantissimo per la fiducia e per il sostegno, un bacio, Joy.

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Capitolo 12
*** Intuito ***


12



12

INTUITO



Freddo e bianco marmo…

< Questa casa sembra una tomba >

< La tua tomba… > sussurrano le voci spaventose della sua immaginazione.

La mano della donna si posa in grembo, sulla stoffa nera il suo pallore è accentuato.

C’è un ragazzo che ha paura di quella mano, ma ancor di più teme la sua voce…

Unisciti a Lui, Regulus.” dice mentre lui trema. “Entra a far parte della sua cerchia, servilo fedelmente e…” sul suo volto compare un ghigno di perfidia, gli occhi scintillano di follia e lui, improvvisamente, è di nuovo bambino.

Ha paura…

< Non dirlo >

“… carpisci i segreti dell’immortalità di cui è divenuto padrone…”

< Non dirlo! >

“… diventa tu stesso immortale e ricopri d’onore e gloria il nostro casato!”

< Ti prego… >

Rendilo eterno!”

N… non voglio.”

La folle esaltazione si acquieta, l’entusiasmo malato si trasforma in ghiaccio.

Gli occhi si assottigliano… c’è cattiveria nel suo sguardo e il bambino indietreggia…

Tu non vuoi?”

< No, non voglio. Basta… > implora la sua mente, ma la voce è paralizzata come il suo corpo.

TU, ARROGANTE RAGAZZINO, NON HAI SCELTA!”

Quel dito bianco che decreta e condanna, è puntato contro di lui.

< Non è vero. Dì che non è vero… >

NON HAI SCELTA!” ribadisce invece lei con rabbia, e una pugnalata lo colpisce al petto.

Mamma…” implora.

Lei si avvicina. Non è molto più alta di lui: il bambino è ritornato ragazzo e le sue mani sono sporche di sangue…

Innocente…

Sua madre ride. “Non sei più innocente, adesso.”

< Quando lo sono stato? > grida con rabbia la sua anima. < Quando hai permesso che vivessi l’infanzia da innocente, eh? Dimmelo madre! >

Furore cieco… poi la collera diventa freddezza. Dopo tutto anche lui è un Black.

Voglio andarmene.” dichiara gelido.

La donna emette un suono sprezzante. “Come quel rinnegato di tuo fratello?”

< Come Sirius, sì >

E dove vorresti andare? Le tue mani sono sporche…”

< Parli come la mia coscienza, ora? >

Da chi ti nasconderai?” chiede.

< Già, da chi mi nasconderò? Non esiste un James Potter per me… >

Piange e lei sorride, perché gli ha letto nel pensiero.

Non puoi fuggire.” dice, poi si avvicina e gli afferra il volto con entrambe le mani.

Le sue non sono sporche di sangue.

< Manipolatrice, cosa sussurri? >

Horcrux.”

< No >

Horcrux.”

< No >

Horcrux.”

< No! >

Un grido.

E’ un incubo!”

***

N… non voglio…”

Mamma…”

Voglio andarmene…”

Un grido.

E’ un incubo!”

Una tenue luce si affacciò alla sua coscienza.

E’ solo un incubo…” ripeté qualcuno mentre una mano morbida gli accarezzava i capelli.

Aprì gli occhi.

La salvezza portava il suo nome…

Orlena…” mormorò con voce roca.

Soltanto un sogno…” ribadì lei asciugandogli le lacrime con il pollice.

Il mio rifugio…” balbettò lui. “Con te posso nascondermi dagli orrori e dalle mani insanguinate?”

Lei non rispose, ma si chinò per abbracciarlo.

Puoi essere tutto ciò che vuoi quando sei con me, Regulus.” rispose. “Debole o forte, pauroso, spavaldo… Puoi essere incosciente… o saggio, se preferisci.” gli baciò la fronte. “Puoi essere seducente o folle.” continuò. “E se lo vorrai, potrai essere semplicemente te stesso.”

Cercò i suoi occhi. “ Re comunque, anche senza corona.”

***

Orlena?”

Matilde Bulstrode le passò una mano davanti al viso. “Vuoi andare a vivere in fondo al Lago?”

La ragazza si riscosse dai propri pensieri e gettandosi i capelli bagnati sulla schiena, uscì dalla vasca.

Stavo solo pensando, Matilde.” disse avvolgendosi in un asciugamano.

Davvero?” le rispose l’amica ostentando un falso stupore. “Credevo ti stessi esercitando con gli incantesimi non verbali!”

Orlena la guardò abbozzando un sorriso.

Signorina Bulstrode, oggi non hai dato il meglio di te!” disse. “Come potrei esercitarmi senza bacchetta?!”

Matilde si piazzò le mani sui fianchi. “Ma allora anche tu sai scherzare!”

Certo.” rispose lei strofinandosi i capelli con un telo di spugna. “Cosa ti faceva pensare il contrario?”

L’amica le scoccò un’occhiata eloquente.

Capitolò sotto il suo sguardo e il sorriso si spense.

Ok, hai ragione…” sospirò lasciandosi cadere sulla panca dov’erano ripiegati i suoi vestiti, Matilde la imitò.

Che cosa c’è, Orlena?” le chiese poi posandole una mano sul ginocchio.

Lui… lui mi nasconde qualcosa…” disse in un sussurro. “Molte cose, in realtà, molte…”

Era la prima volta che si confidava in sei anni e Matilde rimase in silenzio; per quanto si dicesse in giro, lei sapeva quand’era il momento di ascoltare.

“… E io ho promesso di non domandare… e di non raccontare ciò che so.”

Evitò lo sguardo dell’amica per paura che il suo viso rivelasse troppo, ma Matilde non cercò spiegazioni, prese gli abiti e glieli porse perché potesse vestirsi.

Allora c’è solo una cosa che puoi fare.” disse mentre l’aiutava a liberarsi dagli asciugamani. “Intuire.”

Intuire…

Intuire gli orrori che lui accuratamente celava…

lo sgomento e la lacerante consapevolezza di non avere via d’uscita…

Intuire il dolore, lo sfinimento e il coraggio di resistere…

il suo passato…

Intuire un incubo da poche parole…

l’ombra oscura di una madre dalle angosce del figlio…

Intuire quanto nera fosse la sua famiglia…

Quanta presunzione… tutto ciò era impossibile.

Intuire la paura di perdere tutto…

Quella poteva riconoscerla.

La provava.

***

Orlena osservò la ragazza dai capelli rossi che sbirciava da dietro il vetro della finestra; il suo sguardo era nostalgico, ma non rassegnato.

Colei che non rinuncia…

La sua forza…

Lottare per amore…

Lottare…

Qualcosa, dentro, le fece male. Si portò una mano alla fronte.

L’errore…

Si sforzò di sollevare lo sguardo, Ginevra Weasley sorrideva.

Era un sorriso debole, come se provasse dolore ma volesse tenerlo nascosto.

Orlena poté solo immaginare chi avesse scorto all’interno della stanza illuminata…

Il Bambino-Sopravvissuto.

Sopravvissuto…

Soltanto con lui la malasorte era stata riscattata…

Potter.

Figlio di quel Potter…

Somigliava a suo padre. Era poco più giovane di lui, quando l’aveva visto, per l’ultima volta, al funerale di Regulus.

Regulus…

Regulus aveva odiato James Potter senza mai palesarlo: lui aveva rubato il suo posto…

E il Caso, giocatore perverso, si era divertito a intrecciare le loro strade, mentre lei, adesso alle prese con quel groviglio, malediceva se stessa, il giorno in cui aveva visto Regulus arrendersi alla morte e quello in cui il figlio di Potter diveniva l’Unico Sopravvissuto. Perché sebbene non riuscisse a immaginare come, era chiaro dopo tutto quel tempo, che le due cose fossero collegate.

Ciò che lui temeva… La scelta… che comprendeva anche lei…

Sospirò esausta.

Non avere ancora risposte dopo tutti quegli anni…

E gli unici che probabilmente sapevano non erano sopravvissuti…

Intuire…

< Matilde, lo sto ancora facendo… >

La pioggia continuava a inzupparla… distolse gli occhi dalla locanda illuminata e si riparò sotto il pergolato più vicino.

< Ma stavolta, voglio delle certezze >

***

Lei gli mancava.

Spesso. Quasi sempre, a dire il vero.

Soprattutto verso sera, quando scendevano le ombre a offuscare i rischi e le incertezze della giornata, e la tensione calava, così come il muro di solitudine che aveva eretto intorno a sé.

L’avrebbe voluta accanto quella notte. Una notte burrascosa come la prima che avevano trascorso insieme, quando lei aveva creato per entrambi un universo

sicuro, protendendo le braccia verso di lui.

L’avrebbe voluta accanto, ma teneva nascosta la sua debolezza agli altri e se poteva, anche a se stesso.

Quante persone avesse ingannato in questo modo non riusciva ad immaginarlo, ma di sicuro non Ron e Hermione, dal momento che non passava sera senza che uno dei due non rimanesse a fargli compagnia. O a scacciare per lui il senso di colpa, uno dei tanti…

Non si poteva certo accusarli di mancanza d’intuito… ma probabilmente erano i suoi pensieri ad essere davvero troppo evidenti…

Era sempre stato una frana come occlumante.

Ron, di fianco a lui, sollevò la testa, riscotendosi dal torpore che lo aveva fatto appisolare una mezzora prima, mandò giù l’ultimo sorso di burrobirra poi sbadigliò e si stiracchiò pigramente.

“Hermione?” domandò volgendo lo sguardo assonnato sulla sedia vuota.

“E’ andata a dormire.” gli rispose Harry. “Dovresti parlarle…” aggiunse poi con un tono di voce un po’ più basso.

Ron parve svegliarsi completamente.

“E’ davvero così evidente?” chiese lanciandogli un breve sguardo.

< Sì, è evidente > pensò lui. E subito dopo si rese conto di quanto fosse stato stupido a pensare che i suoi amici non capissero quali fossero i suoi reali pensieri, dal momento che lui faceva la stessa cosa con loro.

“Certe volte…” rispose evasivo.

Ron distolse lo sguardo e mosse la testa con fare sconsolato. “Non c’è tempo per questo, ora.”

Era serio e fissava il bicchiere vuoto, rigirandoselo tra le mani, ma Harry dubitava che se ne rendesse conto.

“Forse potrei parlarle dopo…” sospirò appoggiando il viso sulle braccia incrociate. “Forse non ci sarà un dopo…” aggiunse lugubre.

Fu come se un pugnale si andasse a conficcare in una vecchia ferita allargandone crudelmente i bordi appena rimarginati. Harry sgranò gli occhi, ma non ebbe il coraggio di posarli sull’amico.

“Non sareste dovuti venire con me.” disse. “Dovevo partire da solo.”

Ron non rispose subito e lui non poté biasimarlo. Poteva intuire il rimpianto per aver scelto la via più pericolosa, sebbene l’avesse fatto per amicizia. Quel sacrificio volontario lo fece sentire, se possibile, ancor peggio.

Ma dopo un istante lo vide risollevare la testa. Il suo sguardo era deciso, non sofferente o incerto come prima, ma adulto, con la stessa espressione che gli aveva visto spuntare sempre più spesso, nel corso dell’ultimo anno.

“Siamo qui, con te, perché sappiamo che vale la pena lottare. Perché ciò che otterremo non sarà solo il tuo futuro, ma anche quello di tutti noi. Noi lottiamo per poterci alzare la mattina, dopo che tutto sarà finito, senza dover scacciare i sorrisi perché qualche luogo a noi caro è stato incendiato e distrutto, e senza versare lacrime per un altro amico assassinato.”

Harry aprì la bocca per replicare, ma la mano di Ron gli fece cenno di aspettare.

“E’ anche il nostro destino, Harry. Ti sei mai chiesto cosa sarebbe successo se tu non fossi sopravvissuto all’anatema che uccide?” lo guardò intensamente e si rispose da solo. “Con ogni probabilità nessuno di noi sarebbe ancora vivo. Hermione sarebbe stata perseguitata per prima, insieme a tutti i nati babbani, e quanto tempo credi che sarebbe trascorso, prima che Voldemort si fosse deciso a dare l’ordine di sterminare i Weasley?” si appoggiò con decisione allo schienale della sedia. “No.” disse. “Questa guerra non è solo tua.”

Harry rimase in silenzio ed ebbe la sensazione che, questa volta, la ferita si sarebbe richiusa senza lasciare alcuna traccia. Non riuscì a tirar fuori le parole per ringraziare Ron di aver parlato apertamente, ma lo fece mentalmente, sperando che capisse e ricevette in cambio un colpetto fraterno sulla spalla.

Anche Ron era bravo a intuire… al pari di Hermione, a quanto pareva.

< Sicuramente più bravo di me > considerò.

Non tutto ciò che aveva intuito sui suoi amici era risultato essere la verità.

Fine 12° capitolo

X Ginny06: Ciao! Come vedi sono tornata con un nuovo capitolo già pronto!^_^ Mi sembra di capire che tu prediliga le parte nel ‘presente’, quelle che vedono i nostri protagonisti alle prese con il loro viaggio di ricerca, non è così? Bene, bene… Anche in questo capitolo c’è una parte tra Ron e Harry che dovrebbe piacerti!^_^ Mi farai sapere poi, se è stato così? Cara, come al solito, sei troppo buona, e anche troppo generosa per quel che concerne il dispensare complimenti!

Davvero, sono fermamente convinta che per apprezzare una storia, non è solo necessario che l’autore s’impegni, ma anche che il lettore sia abbastanza sensibile da cogliere ogni dettaglio. Per cui, vedi, il merito è anche tuo, che riesci a emozionarti per queste frasi scritte.^_^! Ti ringrazio ancora tantissimo, un bacio, Joy.

X redRon: Grazie, grazie, grazie… Temo, ormai, di essere diventata piuttosto ripetitiva, comunque ti ringrazio per il sostegno sempre presente e mi auguro che la storia continui a piacerti!^_^!

X Master Ellie: Mia cara, non ho parole per ringraziarti! Io sono una ‘new entry’ per quanto riguarda le Ron\Hermione e sapere che ti è piaciuta quella parte mi riempie d’orgoglio, nonché di voglia di scrivere…^_^. L’idea della ‘regina’ mi è venuta in mente un po’ per caso, mentre scrivevo la prima parte e pensavo a quale pezzo della scacchiera far muovere a Ron. Ad un certo punto ho alzato lo sguardo e mi son detta ‘E se Ron muovesse la regina?’ e subito dopo è seguito un ‘Sarebbe un doppio perfetto!’ ed ecco partorita quella parte… ^_^! Credimi, mi dispiace davvero che i momenti dedicati a Ginny, in questi capitoli, siano pochi… ç_ç Il problema è che devo chiarire un sacco di cosa riguardanti Regulus e il passato, mentre di contro, nel presente non succede niente di particolare, stanno semplicemente viaggiando, e così sono nati questi capitoli di mezzo, che per lo più sono incentrati sui ricordi del passato. Ma non temere, perché saranno utilissimi anche nel presente! Ah… la narrazione a ‘orologio’ mi ha fatto diventare talmente rossa d’orgoglio che adesso assomiglio in modo impressionante allo stendardo di Grifondoro! Ti ringrazio tantissimo per l’immancabile sostegno e per la fiducia. ^_^ Un bacio, Joy.

X EDVIGE: Mia cara, mi fa davvero piacere che tu reputi questa storia interessante e ‘accattivante’ (sono diventata rossa come un pomodoro per l’imbarazzo e la contentezza!) E mi fa doppiamente piacere, sapere che la reputi talmente degna da recensire ogni capitolo! Grazie mille! Per quanto riguarda la trama, hai ragione, Ginny non potrà continuare a nascondersi ancora per molto, anche perché c’è qualcuno che sta seguendo lei… l’avevi intuito, vero? Dovrai pazientare ancora per un paio di capitoli, perché devo chiarire alcuni particolari sul passato di Regulus, dopo di che vedrai che i nostri due amanti si riuniranno, com’è giusto che sia!^_^.

Ancora grazie infinite, un bacio, Joy.

X Elanor: *__*! Ecco la mia carissima Elanor! Come farei senza di te? Joy ulula il suo ringraziamento alla luna… Mia cara, se dovessi descrivere dettagliatamente ogni minuto del viaggio, finirei di scrivere questa storia nel lontano 2017! Per ovvi motivo devo spostarmi di scena piuttosto velocemente, per cui, i nostri ragazzi, sorpresi dalla pioggia improvvisa si sono rifugiati nella prima locanda che hanno trovato.^_^ (così l’autrice non impazzisce e soprattutto evita di essere ripetitiva!) Oh… sono davvero contenta che ti sia piaciuta la parte della ‘regina’! ^_^ Se devo essere sincera soddisfa anche me (il che è quasi un miracolo, perché spesso e volentieri sono molto insicura su ciò che scrivo…) E pensare che mi è nata proprio per caso… certo ammetto di essere un tantino sdolcinata, ma ormai mi conosci, vero? Ginny e Harry sono davvero fantastici, perché in qualsiasi momento li puoi confondere con Lily e James, neanche quella pazza (tono affettuoso) della Row l’avesse fatto apposta! E così, neanche a dirlo, la mente di Joy si è messa in moto in modo da creare una sorta di analogia tra di loro… ma non è colpa mia se Harry si è scelto un ragazza che assomiglia a sua madre! Avrà il complesso di Edipo…  Quando ho scritto la parte tra Slughorn, Orlena e Matilde invece, ho sghignazzato come una pazza, Matilde è simpatica, ammettiamolo! Regulus, invece… beh, Regulus è Regulus… sempre così contraddittorio, così deciso e spaventato… è quasi più complicato di Sirius (e se sono io a dirlo…) Hai perfettamente ragione, in quella parte lui ha già affrontato la sua seconda prova, che come si diceva nel capitolo scorso, consisteva in un assassinio, in questo capitolo avrai avuto modo di vedere quali conseguenze a portato nel suo subconscio, un gesto come quello. Attenzione, però, lui sta cercando un cosa, e per trovarla è divenuto mangiamorte contro il suo volere (ricordi: “E’ per una giusta causa”), ma in realtà il suo scopo è un altro… certamente non servire Voldemort. Scoprirai nei prossimi due capitoli cosa c’entra sua madre in tutto questo e come reagirà ai suoi ordini, il tutto risale a quando aveva tredici anni (e tu aspetta di arrivare al capitolo ‘tredici’! ^_^ Joy in azione!). Un grazie elevato all’ennesima potenza e un bacio affettuosissimo, Joy.

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Capitolo 13
*** Tredici ***


13



13

TREDICI



NON RESTERO’ IN QUESTA CASA!”

La voce di Sirius Black echeggiò furiosa sulle pareti del corridoio e la maggior parte delle armature che lo adornavano, tintinnarono lugubri.

E ALLORA VATTENE! SPARISCI DALLA MIA VISTA!” tuonò suo padre dall’altro lato dell’ingresso.

Il ragazzo si voltò di scatto; la sua postura ricordava quella di una belva furente, braccata…

Ferita…

Dal labbro inferiore spaccato, colava un sinistro rivolo di sangue, che andava a macchiare il colletto della camicia, ma nonostante questo, la sua bocca era contratta in una smorfia che sembrava un ringhio.

Vide che suo padre gli andava incontro e mollò un calcio al mobile più vicino, in un plateale gesto di sfida.

Dal tutto il suo essere trasudava rabbia.

Eppure Regulus non era convinto che si trattasse solo di furore cieco. C’era qualcosa, nel dardeggiare dei suoi occhi folli, che assomigliava al panico. Lo sguardo di un animale rinchiuso in gabbia, stretto tra due fuochi, che non può fare a meno di cercare lo scontro, in modo che la paura non abbia il tempo di sopraggiungere.

Fu questo, probabilmente, a fargli chiamare il suo nome.

Sirius! Vieni via!” gridò, indicando la porta di servizio da cui molte volte erano sfuggiti alle ire del padre, quando ancora erano bambini…

Quando ancora erano fratelli…

Quando ancora c’era una via di fuga comune a entrambi…

Il ragazzo si voltò verso di lui, i capelli sugli occhi e il volto ancora stravolto dalla rabbia. “Scappa pure, se vuoi!” gli sibilò in faccia. “Io stavolta non fuggirò!”

S’immobilizzò. Non se l’aspettava.

Tentò di rimanere impassibile e si tradì con gli occhi, ma Sirius non diede segno d’averlo notato.

Quando ancora erano fratelli…

La mano di sua madre scese ad afferrargli il braccio. “Stai indietro, Regulus, questo non ti riguarda.”

Fissò il volto della donna e nell’imperscrutabilità del suo sguardo, lesse qualcosa di simile alla soddisfazione.

Si sentì ripugnare e districò, con rabbia, il braccio dalla sua presa.

Lei non lo trattenne e gli lanciò un breve sguardo, come se gli concedesse quella piccola ribellione soltanto perché era consapevole di poterlo nuovamente manipolare in seguito.

Vattene, se ci riesci…” sibilò perfido suo padre, afferrando il figlio ribelle per il colletto della camicia. “Non sei degno di essere il mio erede!”

Regulus osservò quello che un tempo aveva chiamato fratello, digrignare i denti, sottraendosi alla presa del padre e puntargli contro la bacchetta.

Stupefi-”

Ma l’incantesimo venne bloccato e Sirius finì a terra.

VATTENE!” tuonò di nuovo il signor Black e mentre avanzava, un mezzo sorriso gl’increspò il viso. “In mezzo agli ibridi ti sentirai a casa, dal momento che qui non lo sei!”

Regulus chiuse gli occhi per pochi istanti.

Un tempo quella era stata la loro casa…

Si obbligò a guardare, ma rimase immobile, persino quando vide Sirius sputare sangue sul pavimento e rialzarsi faticosamente.

Lo vide scostarsi i capelli dal viso e si perse guardando i suoi occhi…

Non erano umani…

Erano feroci, incontrollabili…

Ed erano fissi su di loro… su i suoi genitori e anche su di lui. Li stava guardando con disgusto, quasi ribrezzo…

Lui da un lato del corridoio e loro tre su quell’opposto…

Per un intero minuto nessuno parlò, poi la voce di Sirius si propagò tra le mura, risonante.

Vi odio.” sibilò gelido. “Vi odio tutti.” e voltò la schiena per andarsene.

Regulus mosse istintivamente un passo avanti. L’avrebbe trattenuto –o almeno c’avrebbe provato- ma era il braccio di sua madre a trattenere lui.

Avrei dovuto saperlo fin dal giorno della sua nascita.” disse. “Ursula difficilmente sbaglia le sue previsioni.”

Si riprese quel tanto che bastava per fissare sua madre con uno sguardo interrogativo.

E’ un traditore del suo stesso sangue.” continuò lei. “Per questo la nostra antenata non riuscì a vedere alcun futuro per lui. Non c’era destino che lo riguardasse in questa casa. Ha rinnegato il suo nome.”

Il loro nome…

Il loro sangue…

Regulus fissò la schiena di colui che stava varcando quella soglia.

Di colui che era stato suo fratello… e che avrebbe dovuto esserlo per sempre…

Per sempre…

Non più.

Parli a me di scappare, Sirius, ma sei tu quello che se ne sta andando…” mormorò.

Rimase solo.

Tredici anni…

***

Al terzo piano c’è un corridoio interrotto… non ha alcuna via d’uscita quel luogo. L’unica possibilità è tornare sui propri passi. In fondo, sull’ultima parete, c’è un quadro… Sta lì da molti anni…”

Là… dove anche il sole muore…



L’ala ovest del maniero Black non era mai stata restaurata. Le stanze in disuso, ricoperte da decenni di polvere, conservavano i loro remoti segreti tra tende di velluto sfilacciato e sgangherati cardini cigolanti.

Quei luoghi non vedevano il sole da anni… e forse non l’avevano mai visto…

Non l’avrebbero mai visto…

L’oscurità era sempre stata la più grande alleata dei segreti…

Un segreto…

Avvolto nel silenzio che solo per due volte era stato infranto, e quella era la seconda…

Rumore di passi nel corridoio…

Una donna avanzava fiera e piena di contegno, la sua veste da camera, scura e sontuosa, sollevava piccole nuvole di polvere.

Appariva decisa, ma gli occhi, spalancati per cogliere ogni minimo movimento, la tradivano. Sembrava in ansia, come se fosse ad un punto cruciale della vita, come se ogni cosa potesse cambiare dopo quel giorno.

Un segreto…

Tra le braccia aveva un bimbo, ma non lo guardava… il suo volto altero era proteso in avanti.

Un bambino appena nato…

Solo un giorno di vita…

Walburga.”

Sentire il proprio nome la fece sussultare.

La voce proveniva dalla parete in fondo al corridoio.

Sapevo che presto saresti tornata, cara nipote. Non sei rimasta molto soddisfatta dal nostro ultimo incontro, non è vero?”

La giovane madre si portò di fronte al quadro. “E come avrei potuto esserlo, Ursula.”

La figura nel dipinto fece un cenno con la testa, come per manifestare il suo assenso poi abbassò lo sguardo sulle braccia della donna.

Chi mi porti, stavolta?” domandò.

Il mio secondogenito, Regulus Arcturus Black.”

Il neonato, quasi avesse riconosciuto il proprio nome, aprì gli occhi sonnacchiosi e subito dopo li richiuse.

Un bel bambino.” commentò la donna nel dipinto. “Ma era bello anche l’altro… fu davvero strano…”

Lo sguardo della madre s’incupì. “Non voglio parlare di lui, adesso. E’ di questo bimbo che voglio conoscere il destino.” disse, sollevando il figlio addormentato. “Il casato dei Black sopravvivrà con lui? Sarà di nuovo potente e glorioso?” I suoi occhi trepidarono d’attesa e lei rimase immobile, protesa verso il quadro, in attesa di un responso.

Calma, mia cara.” rispose l’anziana, sollevando il panno che copriva la sfera da divinazione. “Una cosa alla volta…”

Fissò il bambino con sguardo severo. “Adesso vedremo se sarai destinato a grandi imprese, piccolo.”

Per quel bambino, posò entrambe le mani sul globo di vetro e vi guardò dentro.

Il silenzio di molti istanti venne interrotto da un vagito.

Colui per il quale s’interrogava la sfera, fece sapere che l’ora della poppata era vicina.

Sua madre lo cullò distrattamente, come se la tensione non le permettesse di far meglio. Aveva gli occhi ancora fissi sulla tela e le labbra socchiuse…

Allora?” chiese impaziente.

La veggente si raddrizzò e spingendosi gli occhiali sul naso, scrutò prima la nipote e poi il neonato che aveva in braccio.

Beh, mia cara” disse. “puoi esser fiera di questo bambino.”

Lo sguardo della madre s’illuminò all’istante, ma rimase in silenzio.

Lui riporterà l’onore sul nostro casato, lo ricoprirà di gloria come non era successo da decenni.” continuò. “Lui è il figlio che volevi… sii felice d’averlo tra le braccia!”

Walburga lasciò comparire sul suo volto un largo sorriso, poi chinò la testa sul neonato e finalmente lo guardò con amore.

Mio figlio…” sussurrò sfregando la guancia contro la testolina del bimbo.

Ma…” riprese la veggente e l’altra sollevò su di lei gli occhi interrogativi. “C’è una clausola, perché ciò avvenga…”

Quale?” chiese e il suo labbro inferiore tremò.

Dovrà votarsi ad una sola causa, da non rinnegare mai, per tutta la vita.”

Una sola causa…

da non rinnegare mai…

per tutta la vita…

La signora Black parve più sollevata. “Farò in modo che sia così.” disse accennando ad andarsene.

Horcrux.” pronunciò la voce che proveniva dal dipinto.

Cosa?” chiese la madre, voltandosi di scatto.

Horcrux.” ripeté l’antenata della famiglia Black. “Ricordalo, quando dovrai indirizzarlo…”

Horcrux…” mormorò lei. “Lo farò.” parve sul punto di voltarsi e andarsene, ma poi ritornò sui suoi passi e rimase immobile, pensierosa, cullando il figlio che aveva appena scoperto di amare.

Mamma!”

Quella vocetta infantile la fece sussultare.

Sirius!”

Un bambino di circa tre anni si affacciò in fondo al corridoio.

Ti avevo detto di non muoverti!” lo sgridò sua madre muovendo qualche passo nella sua direzione. “Non mi ascolti mai! Non so che farmene di te!”

Gli occhi grandi e grigi si spalancarono e gli angoli della bocca si piegarono verso il basso.

Sirius Black, eh?”

Il bambino si guardò intorno. La voce proveniva da una parete avvolta dall’oscurità.

Mi ricordo di te.” continuò. “Sei cresciuto… Vieni avanti.”

Sirius aveva paura del buio e di quella voce, ma sua madre gli fece il solito segno imperioso, perché obbedisse, e lui temeva quel gesto forse più di tutto il resto, così avanzò titubante.

Davvero strano.” disse la voce dall’oscurità. “Come allora, del tuo avvenire non riesco a distinguere niente…”

Lui non capì e non chiese.

Sarà molto incerto il tuo futuro. Vago, nebuloso… fino alla fine… E’ strano, davvero.” ripeté.

Sì, è molto strano” esclamò improvvisamente Walburga. “che tu sia qui, quando ti avevo ordinato di non muoverti!”

Sostenne il neonato con un solo braccio e con l’altro strattonò il bambino. “Sei una vergogna per la nostra famiglia.” continuò. “Per fortuna adesso c’è tuo fratello…” lo trascinò attraverso il corridoio impolverato. “Lui sarà un figlio decisamente migliore di te!”

***

Hai capito ciò che ti ho detto, Regulus?”

Il ragazzo rimase in silenzio.

Horcrux.” ripeté la donna. “E’ la tua unica scelta. La sola causa a cui ti devi legare.”

Ma io non voglio farlo, madre!”

Tredici anni…

Come puoi non volere un simile futuro?!”

Non voglio…”

Tredici anni…

Avrai ogni onore! Sarai immortale!”

Ma io non voglio, non mi fa paura la morte…”

Preferire la morte…

a tredici anni…

La signora Black parve spazientita. “Non è questione di paura. Tu lo farai! Non starò a guardare mentre getti al vento un avvenire radioso!” gridò. “E’ già sufficiente la vergogna di cui ci ricopre ogni giorno tuo fratello…”

Madre?”

Sì?”

Posso chiedervi cosa ‘vide’ la nostra antenata Ursula alla nascita di Sirius?”

La donna emise un suono scocciato.

Niente!” disse. “Non vide niente! La sfera era oscurata da un velo…”

***

Corri, scappa, fuggi…

Non fermarti… Corri ancora…

Lì, nel buio, ad ogni passo veloce la pietra intona il suo lamento…

Sono echi terribili… hanno la cadenza dei battiti del cuore, ma parlano di morte…

Corri, scappa, fuggi…

Non c’è luce e non ci sono colori…

L’aria è fredda… Non c’è giorno che sorga in quelle stanze…

Lì tutto muore e niente nasce…

Non c’è vita… solo dovere e onore e… potere.

Non c’è scelta, ma un solo corridoio…

Non c’è una famiglia. Ci sono ordini al posto delle carezze… e chi non li esegue deve andarsene… sempre che abbia un posto dove andare…

Non c’è calore…

Corri, scappa, fuggi… se ti guardi intorno niente ha più senso…

I quadri fuggono veloci e i volti si allargano in grotteschi sorrisi, ma tu non fissarli… o ti spaventeranno…

Corri più veloce…

Questo corridoio è eterno e ci sono spaventose armature…

Maschere…

e nessuna finestra…

Questo corridoio è come l’esistenza…

La tua…

Il sole non sorgerà ad ovest…

ed è già tempo di combattere.



La corsa si ferma, c’è una porta alla fine di quel corridoio… e secoli di conoscenza al suo interno.

Ma lui ha già saputo abbastanza.

Ha solo tredici anni, ma ha già imparato ad ascoltare la sua coscienza…

Spalanca i battenti e al di là c’è il mondo.

Racchiuso in libri polverosi.

E c’è l’odore di suo padre, perché quello –finalmente ricorda- è il suo studio.

La pietra emette un rumore diverso quando lui vi poggia il piede; le pareti non sono vuote e risonanti… e non lo è neanche la scrivania…

Ma un solo libro è aperto…

Oscuro e proibito quanto gli altri. Racconta di famiglie e di maghi, di casati e discendenti… oscuri e proibiti anche loro.

La dinastia divenuta schema sulle pagine immacolate, giunge fino ai suoi giorni.

Una famiglia nobile e antica quanto i Black, ma molto più oscura…

L’ultima figlia di quella stirpe ha la sua stessa età, calcola Regulus.

Tredici anni…

Il suo nome è O. R. Crux.

Il ragazzo ripete quel nome: O. R. Crux.

La sua bocca ne modella le sillabe…

O. R. Crux.

L’incertezza si trasforma in appiglio… e poi in speranza…

O. R. Crux…

La sua condanna…

Solo pronunciata e mai scritta…

O. R. Crux.

Il corridoio adesso ha un bivio… e lui una scelta.

Una sola causa… da non rinnegare mai, per tutta la vita…

Regulus chiude gli occhi, forse riuscirà a pensare… e a capire che c’è una possibilità.

Due facce sulla stessa medaglia…

e quanto più ne odierà una, tanto più amerà l’altra…

O. R. Crux.

Un nome…

Mia regina…”

Qui c’è il calore.

Quella è la luce.

E forse, la famiglia…

C’è la vita, anche dopo i tredici anni.





Mi porterai con te?”

La prossima volta…”



Fine 13° capitolo

X Ginny06: Eccomi qua, carissima! Con questo capitolo si chiariscono quasi tutti i dubbi a riguardo della madre di Regulus. Si scopre il passato, le ragioni che lo spingono a fare ciò che deve fare, e dal prossimo ritorniamo nel nostro tempo. C’è Ginny che già scalpita per riunirsi a Harry… Hai ragione comunque, Walburga non si può certo chiamare “madre” e ne avrai la conferma proprio in questo capitolo: l’istinto materno grida vendetta! … E, sì, hai ancora ragione, Regulus prova rancore nei confronti di James, lui ha preso quello che doveva essere il suo posto, ma vedrai che su di loro c’è ancora qualcosa da dire! ^_^ Ti ringrazio tantissimo, davvero non ho parole per il supporto che mi dai, e anche per la fiducia –talvolta immeritata- che dimostri nei miei confronti. Ti abbraccio affettuosamente, Joy.

X redRon: Ciao! Con questo capitolo si dovrebbe comprendere gran parte delle motivazione di Regulus, ormai siamo sullo sciogliersi dei nodi… ma resta sempre il presente da districare, da prossimo capitolo torneremo a seguire il trio dopo questa piccola divagazione –che poi tanto divagazione non era, visto che serve per la trama-. Ti ringrazio tantissimo per il complimenti, un bacio, Joy.

X Master Ellie: Ciao tesoro! Wow che impeto! Ti prego… non esagerare, sono molto lontana dall’essere perfetta nello scrivere! Sapessi che faticaccia deve fare la mia beta ogni volta che le mando un nuovo capitolo! -_-! Il merito dovrebbe essere equamente diviso, invece io mi prendo onori e gloria e lei sgobba nell’ombra!

Ma passiamo alle tue più che lecite domande. Allora… vediamo un po’… Più ci avviciniamo al finale e più i capitoli diventano lunghi, quindi i prossimi dovrebbero soddisfarti. Generalmente tendo a non fare capitoli troppo lunghi per paura di perdere di vista la trama prestabilita. Non è bello, ma purtroppo è la verità: se si vuole svolgere un intreccio bisogna rispettare i tempi, altrimenti l’attenzione di chi legge viene deviata da particolari che non servono e si rischia di non capire i riferimenti e i vari collegamenti di trama. Naturalmente c’è sempre un margine di tolleranza, infatti, come ti dicevo, i prossimi capitoli saranno un po’ più lunghi. Per quanto riguarda Regulus e Orlena, beh, se consideri che inizialmente la mia intenzione era di nominarli  il minimo necessario per creare un parallelo tra Harry e Ginny… ^_^! Purtroppo o per fortuna, la situazione  mi è sfuggita di mano e ho cominciato ad adorare questa coppia, per cui… tranquilla si parlerà di loro sino alla fine, anche se probabilmente meno di quanto vorresti… Abbi pietà di me! La storia è gia scritta! ç_ç  Comunque ci sono ancora parecchie parti dedicate a loro! Mia cara scrivimi pure quando hai tempo e voglia, non ci sono problemi! Mi sei davvero di sostegno! Un bacione affettuosissimo, Joy.

X edvige: Tesoro, come sempre sei troppo buona! ^_^ In un certo senso hai ragione il precedente capitolo non rivela niente di particolare anche se, se fossi in te, non prenderei tanto ‘sotto gamba’ l’incubo di Regulus. Questo capitolo, infatti, spiegherà tutto ciò che è accaduto in passato, ciò che ha  spinto Regulus a fare quelle determinate scelte, qui si chiude la finestra sul suo passato e dal prossimo ritorniamo nel presente in compagnia di Ginny e del trio. C’è ancora una bella matassa da sciogliere! Mi piace molto rendere Ron più maturo di quello che sembra dai libri perché mi piace pensare che sia il braccio destro di Harry, l’amico insostituibile a cui può appoggiarsi. Può essere che il suo modo di fare sia in realtà una copertura, o una sorta di autodifesa, come facevi notare, ma certamente, per ciò che deve affrontare, sarà costretto a cambiare. Penso che su questo punto, tu abbia detto la sacrosanta verità! ^_^!Ti ringrazio e ti abbraccio fortissimo, un bacio, Joy.

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Capitolo 14
*** Qui per te ***


14



14

QUI PER TE



Sembrava davvero assurdo, che dopo tutti i rischi a cui era andata incontro da quando aveva intrapreso quel viaggio, Ginny si sentisse così inquieta in quella cittadina.

Eppure era così.

Il paese sorgeva arroccato su una scogliera sferzata dai venti, come un piccolo centro isolato e restio alla comunicazione. Sembrava chiuso in se stesso e timoroso di chiunque fosse ‘straniero’; le sue vie erano un reticolo infinito di saliscendi, costeggiate da muri alti e da case con poche finestre.

Un labirinto, nel quale era estremamente facile perdersi e altrettanto difficile nascondersi, e per lei che doveva seguire, non vista, la situazione si era subito dimostrata decisamente complicata.

Si tolse i capelli dagli occhi, il vento soffiava forte e i suoi lamentosi ululati coprivano i normali rumori che le avevano fatto compagnia per tutto il viaggio: il suono dei suoi stessi passi e il tenue chiacchiericcio degli amici che la precedevano. Si sentiva persa senza di essi, e insicura, ma non era soltanto per questo…

Volse lo sguardo nell’universo che si estendeva oltre il parapetto, gli spruzzi sollevati dalle onde giungevano fino a lei, sospinti dal vento, e l’aria salmastra le faceva girare la testa come se fosse ubriaca.

Non stava bene…

Non aveva incontrato una sola persona da quando era entrata in quella cittadina, ed era certa di non esserci mai stata prima, eppure percepiva una sorta di languida malinconia, osservando quei luoghi.

Un segreto nascosto tra la sabbia e i flutti…

Un segreto doloroso, ma non per questo meno dolce…

Si sentì improvvisamente debole e chiuse gli occhi, respirando a fondo.

Il cielo divenne blu notte e il mare si fece inquieto…

Era giorno e lei lo sapeva, ma opporsi a quei ricordi non le pareva possibile…

Perché in realtà lei voleva riviverli…

… Ma lei chi?…

Ginevra Weasley perse se stessa.

Sulle spalle, sentì l’illusoria carezza di due mani calde…

Un sussurro le sfiorò l’orecchio…

Vedi quelle stelle? Ce n’è una per ciascuno di noi. Sono i nostri nomi…”E il mio nome? Il mio nome cosa significa?”

Labbra calde sul suo collo…

Ginny rinunciò ad opporsi…

Il tuo nome significa che io sarò salvo, mia regina…”

L’eco si spense nella sua testa e lei si aggrappò debolmente alla balaustra per non scivolare a terra.

Si guardò attorno e il trovare la strada ancora deserta la terrorizzò.

Senza capire, fissò l’orizzonte, di nuovo chiaro e scintillante, e alzò il viso alla carezza del vento.

C’era qualcosa di consolante nel ritornare nella propria dimensione, per quanto incerta fosse…

Un destino più felice…

Un’onda s’infranse sugli scogli e una pioggia di spruzzi la investì. Chinò leggermente la testa, riparandosi con un braccio, ma si ritrovò comunque fradicia; fece un passo indietro e fissò, con aria assorta, le piccole impronte asciutte sulla strada bagnata, là dove prima erano stati posati i suoi piedi.

Il segno concreto della sua presenza in quel luogo…

Sebbene la mente e spesso anche i sensi fossero altrove…

Bruciava ancora, il punto sul suo collo, dove quelle labbra calde l’avevano sfiorata…

O almeno così le era parso…

Scrollò la testa e si ravviò i capelli umidi, considerando che quel viaggio, probabilmente, l’avrebbe portata sull’orlo della follia.

Oltre il parapetto, il mare luccicava di nuovo calmo. A Ginny sembrò impossibile che pochi istanti prima fosse così agitato da infrangere le sue onde fino a quell’altezza… eppure era fradicia, così come il parapetto, e anche la strada lo era…

Seguì con lo sguardo le antiche pietre del lastricato e… ammutolì. L’istintivo passo indietro la fece barcollare: a pochi metri da lei, altre due impronte, poco più grandi delle sue, spiccavano asciutte e nitide sulla strada bagnata.

“Merlino…” sussurrò, guardandosi intorno senza riuscire a scorgere nessuno.

< O sono completamente folle > pensò. < o sto ancora sognando… oppure sono in pericolo >

Impugnò la bacchetta con dita tremanti, percorrendo con lo sguardo la zona davanti a sé, lentamente…

Un goccia, che parve cadere dal nulla, s’infranse sulle pietre; Ginny vi puntò contro la bacchetta.

Revelio!” esclamò, e una sagoma prese forma…

Era una donna.

La stessa che aveva incontrato a Diagon Alley quel giorno…

Non ebbe alcun dubbio sul fatto che fosse lei.

Quegli occhi… come se potesse leggerle nella mente…

Come se già sapesse…

Oppure –e Ginny rabbrividì- come se cercasse di trovare in lei, la prima di tante risposte…

Indossava una veste viola, esattamente come la ricordava, e al collo portava il solito ciondolo cruciforme. Lo osservò ammaliata, scintillava maestosamente, come il vessillo di un’epoca radiosa e scomparsa…

Chiuse gli occhi.

Perché me lo restituisci?”

Non mi serve. Ho te.”

Mi avrai per sempre…”

Non scherzare con l’eternità. Niente è immortale.”

Neanche l’amore?”

Si riscosse dal torpore che l’aveva assalita e guardò avanti a sé.

La donna la stava ancora fissando, tranquilla, forse anche rassegnata, come se si fosse aspettata di venir scoperta da un momento all’altro, ma non sembrava preoccupata… e come era accaduto la prima volta che l’aveva vista, Ginny si perse nel suo sguardo…

< Non ho più niente da perdere > le parve di sentire e solo dopo un istante, realizzò che le labbra della donna non si erano mosse.

“Perché?” ebbe il coraggio di chiedere, sebbene lei per prima, non capisse il senso di quella domanda.

“Dovrei essere io a chiederlo a te.” rispose la donna. “Tu hai ancora tutto da perdere. Troppo. Perché fai questo?”

Infrangere le promesse, quando esse giungono a dividere coloro che devono restare insieme…

Inseguire l’amore a costo di mille rischi e combattere contro chiunque gli si opponga, fosse anche il destino…

“Non capisco…” sussurrò Ginny.

La donna sorrise amaramente. “Tu non capisci? Eppure hai visto, hai sentito…

Percepire il rimpianto di chi non ha tentato…

E che troppo bene ricorda ciò che ha perso…

“E… Erano i tuoi pensieri?” balbettò. “Ho sentito i tuoi pensieri?”

La vide scuotere la testa, ma la sua espressione non cambiò.

“Tu hai sentito i miei ricordi.”

E si smaterializzò.

***

Quella notte il vento non si sarebbe calmato…



Hai freddo?” le domandò Regulus passandole un braccio sulle spalle e attirandola più vicina a sé.

Orlena scosse la testa, ma non si mosse. Rimase in piedi, il mantello ben allacciato all’altezza della gola e la guancia posata contro il suo petto.

Sentiva il battito altalenante del suo cuore. Era agitato, anche se tentava di nasconderlo. Inquieto, forse anche spaventato… lo sentiva, ma lasciò comunque che fosse lui a consolarla con le carezze lente della sua mano, e con il suo profumo, troppo intimo per poterlo ignorare…

Pelle che odora di fumo e di miele…

Irrinunciabile…

I capelli si gonfiarono sulle sue spalle, per poi agitarsi, come se avessero vita propria.

Come se anche il vento stesse tentando di corteggiarla con le sue solleticanti carezze.

Come si chiama?” chiese dopo un istante, indicando con un dito le luci della cittadina sottostante.

Godric’s Hollow.” le rispose lui.

E perché siamo venuti qui?”

Regulus sbirciò il suo profilo, un po’ troppo pallido nell’oscurità.

Devo parlare con una persona.” disse.

In piena notte?” domandò lei con voce innocente.

Un sorriso stiracchiato, non un vero sorriso…

E Orlena capì che stava per escluderla nuovamente.

Non stanotte.” le rispose, infatti. “Tornerò domani sera, da solo.”

Perché non puoi farlo adesso, con me?” azzardò alzando un po’ la voce, perché non venisse sommersa dall’ululato del vento.

Regulus si chinò su di lei, scostandole le ciocche ribelli dal viso.

Perché adesso, con te, voglio fare altre cose…” le sussurrò, sfiorandole l’orecchio con le labbra.

Non fu per il vento che rabbrividì.

***

Il viso arrossato dall’aria pungente…

Il respiro corto…

Ginevra Weasley si voltò indietro brevemente, senza smettere di correre.

Non sono qui per te.”

Aveva sentito chiaramente quelle parole, un attimo prima che la donna si smaterializzasse davanti a lei.

Non sono qui per te.”

Risuonavano nella sua mente anche se nessuna voce le aveva pronunciate. E quello era uno dei misteri che aveva imparato a temere di più…

Parole remote…

Passioni inarrestabili… e ricordi che non le appartenevano…

Svoltò l’ennesimo angolo, chiedendosi se quel paese fosse davvero reale o se, invece, fosse stato generato dalle sue stesse allucinazioni, in modo che potesse perdervisi così come la sua mente si perdeva nelle strade labirintiche dell’incomprensione.

Non sono qui per te.”

Inciampò indegnamente sulla strada sconnessa e si rialzò prima che il dolore si facesse sentire.

“Non sono qui per te.”

Aveva intravisto la malinconia nel suo sguardo; qualcosa di antico, che aveva reso struggente la sua espressione e aveva fatto fremere le sue labbra.

La nostalgia che spezzava il respiro…

Cercava qualcosa che aveva fatto parte del suo passato e lo invocava con ostinazione, sebbene fosse consapevole che non avrebbe cambiato il suo presente.

La conoscenza che per molti anni si era negata…

La ragione per cui adesso viveva: trovare la via d’uscita attraverso il doloroso labirinto del suo passato.

Il futuro non le interessava.

“Non sono qui per te, ma solo per me stessa, per i miei ricordi… e per trovare, finalmente, pace.”

Ginny rifiutò di volgere lo sguardo verso l’orizzonte che imbruniva.

L’ennesimo declino del sole…

Un’altra morte…

E si chiese, quale tributo avrebbe preteso la conoscenza.

Quale prezzo sarebbe stata disposta a pagare quella donna, pur di realizzare un desiderio così disperato.

Sapere…

Tutti loro l’avrebbero pagato quel prezzo. Tutti…

… Con le loro strade intrecciate assieme…

E da lì in avanti, alcun bivio.

“Harry…” sussurrò stremata, ma continuò a correre.

Sarebbe stata lei a raggiungerlo per prima.

Non aveva mantenuto la promessa, e lui l’avrebbe saputo.

Ma per quanto palese fosse stata la menzogna, se non altro, avrebbe trovato il modo di riscattarsi…

Rintracciarlo, perché non era possibile che fosse lontano…

Avvertirlo del pericolo…

Girò l’ennesima svolta e si ritrovò di nuovo a fiancheggiare la scogliera. Lanciò uno sguardo fugace al mare, ma l’unica cosa che poté vedere, fu la nebbia tetra e umida che avvolgeva l’orizzonte.

Il calar della notte protegge i segreti più remoti…

Finché qualcuno non decide di addentrarsi nell’ignoto…

Ne trova il coraggio…

O forse la disperazione…

Si fermò per riprendere fiato, si tolse i capelli dal viso e respirò profondamente. Il mare in quel punto era calmo, udiva solamente il piacevole gorgogliare delle onde che lambivano la spiaggia a poca distanza da lei, e comprese, che quel labirinto di strade contorte, l’aveva condotta fin quasi a livello del mare.

Quasi…

Non lontano, sul litorale, piccole luci si affacciavano in mezzo al buio e alla nebbia.

Erano tremule e bellissime.

Un paese che sfidava con ostinazione l’oscurità…

Ginny si perse nel fissarlo.

Vieni da me… lasceremo una luce accesa…”

Il suo calore…

La sua forza…

… La sua voce…

“Domani saremo a Godric’s Hollow.”

… Ed era reale…

La ragazza scrutò la strada buia davanti a sé e lo vide.

Era in piedi, di spalle. Ron alla sua destra, come sempre, e Hermione dall’altro lato.

Fissavano lo stesso orizzonte che, pochi istanti prima, aveva incantato anche lei.

Lui…

“Harry!” lo chiamo a gran voce.

E quando lo vide voltarsi, gli si catapultò tra le braccia.

***

Riparati dagli scogli…

Nascosti dalla notte…



E così domani non mi porterai con te…” sussurrò distrattamente Orlena, appoggiando la schiena al petto del ragazzo. Sentì il suo respiro caldo vicino all’orecchio e chiuse gli occhi.

Non insistere.” le rispose lui. “Sai che non permetterei mai che tu corra dei rischi.”

Lei sorrise amaramente nell’oscurità e lasciò che la sabbia le scorresse tra le dita.

E tu?” gli chiese. “Tu correrai dei rischi?”

Non rispose, e lei continuò a giocherellare. I minuscoli granelli che le scivolavano tra le mani…

Perché devi farlo?” ritentò dopo un istante.

Lo sentì sospirare.

Non devo, voglio.”

Perché lo vuoi, allora.”

Per essere sicuro che il mio unico destino sei tu. Per dimostrare al mondo che tra le due possibilità, ho scelto te. Per essere in pace con me stesso… e per non macchiarmi mai più le mani.”

Ancora non capisco…” sussurrò e sentì le braccia di lui stringersi più forte intorno alla sua vita.

Cosa succederà se fallirai?” trovò il coraggio di chiedere.

Morirò.” rispose lui, semplicemente.

Orlena alzò lo sguardo verso le stelle, sopra di loro, ma non riuscì a ricordare quale fosse quella che aveva ceduto a lui il proprio nome.

Lasciò che la sabbia le sparisse tra le dita, lasciandole le mani vuote…

Vuote…

La mia morte non sarà vana.” aggiunse lui inaspettatamente, come se volesse tentare di addolcire la più dolorosa tra le possibilità.

Sei sicuro?”

Le erano uscite spontaneamente dalle labbra, quelle parole, e lui rabbrividì. Lo sentì appoggiare la guancia alla sua tempia.

Tremava ancora, leggermente…

No, mia regina. Non sono sicuro. Lo spero soltanto.”

***

Ron si era preoccupato e Hermione l’aveva guardata con un’espressione a metà tra il comprensivo e il compassionevole.

Ma Harry… Harry era rimasto deluso.

L’aveva abbracciata stretta, ma non aveva pronunciato una sola parola, poi si era scostato, le aveva preso il volto tra le mani e l’aveva guardata intensamente.

< Tu mi hai mentito > dicevano i suoi occhi.

Lei aveva pianto senza ritegno.

… E lui l’aveva consolata, come sempre.

Adesso se ne stava seduto di fianco a lei, fissando l’oscurità e il vuoto, immerso nella sua dimensione solitaria, dove lei non aveva accesso.

Provò il desiderio incontrollabile di stringersi a lui, di dare nuova speranza all’illusione che lui la rendesse partecipe di ciò che normalmente taceva, almeno attraverso il contatto fisico, ma non riuscì a muoversi.

Voltò lo sguardo e osservò il suo profilo. “Sei in pericolo, Harry.”

Lui non si scompose e i suoi occhi non si distolsero dal punto indefinito che stava fissando.

“Lo sono sempre.” rispose a voce bassa.

“Non sappiamo cosa vuole da te…”

“Vogliono tutti la stessa cosa, Ginny.” lo vide togliersi gli occhiali e passarsi una mano sul viso. “Sono sette anni che tentano di uccidermi, e ogni volta colpiscono chi mi è vicino.”

“Ed è per questo che mi tieni fuori dalla tua vita.” concluse lei con tono rassegnato.

Harry si alzò in piedi di scatto.

“E’ per questo che tento di tenerti fuori dalla mia vita! Provo ad allontanarti dai pericoli, ma tu non mi aiuti! Avevi promesso che non mi avresti seguito!”

Avrebbe voluto gridare, forse, ma la sua voce era rotta e fragile.

Ginny non riuscì a ribattere. Si alzò e allungò la mano per accarezzargli il viso. Lo vide fissarla con occhi che sembravano più imploranti che arrabbiati e lo abbracciò, prima che potesse ritrarsi.

Lui si oppose solo per un istante, poi posò la guancia contro la sua spalla e lasciò che lei gli accarezzasse il collo e i capelli.

“Raccontami la verità.” mormorò Ginny. “Tutta la verità.”

Non rispose, si limitò a respirare forte contro la sua spalla.

“Cos’è in realtà quel medaglione che porti sempre con te?” azzardò.

Si staccò da lei e le voltò le spalle, ma la sua mano si era già infilata in tasca. Ginny la immaginò serrata intorno a quel ciondolo, custode di segreti che a lei erano preclusi.

Chiuse gli occhi, preparandosi all’ennesimo rifiuto, ma quando li riaprì, Harry era di fronte a lei. Il medaglione oscillava lentamente dalla sua mano, brillava debole alla luce tenue della luna…

“Silente è morto per quest’oggetto.” disse. Lo sguardo triste, ma carico di forza, come se essa fosse alimentata dal dolore stesso. “E la sua morte è stata vana.” proseguì. “Perché questo è un falso.”

Abbassò la mano e si voltò verso il mare. “Devo trovare quello vero e distruggerlo, e la stessa cosa devo fare per altri tre oggetti appartenuti a Voldemort” continuò “perché è grazie a questi che lui è immortale.”

“Com’è possibile…” boccheggiò lei.

“E’ possibile, perché ognuno di loro contiene un frammento della sua anima… ” s’interruppe per un istante e cercò i suoi occhi. “Esattamente come quel diario che ti è quasi costato la vita.”

Il diario…

Il gelo, la paura di non riuscire ad opporsi ai comandi…

Trattenne il respiro e Harry se ne accorse. Le posò entrambe le mani sulle spalle e strinse appena. “Hai davvero il coraggio di sopportare questo peso insieme a me?”

Lei lo guardò, sperando che non si accorgesse di quanto continuavano a ferirla quei ricordi, ma comprese subito che lui aveva già intuito.

Quello sguardo al quale non poteva sottrarsi…

Stregata dai suoi occhi…

“Sarò al tuo fianco, Harry, come ho sempre desiderato fare. Sei tu che dubitavi.”

Sentì le sue mani abbandonarle le spalle e circondarle la vita, stringendola a sé.

“Non dubiterò mai più.” e posò la bocca sulla sua.





Il respiro si confonde con il rumore delle onde…

S’infrangono sulla riva, e non temono il lento estinguersi…

Lo senti? Il mare…”

Le mani mescolano la sabbia alle carezze…

Sì. Lo sento…”



“Sono qui per te.”



Fine 14° capitolo

X Ginny06: Eccoci qua! E come promesso fanno di nuovo la loro comparsa i nostri quattro protagonisti. Avrai notato che finalmente c’è stato il tanto agognato ricongiungimento, contenta? Ti confido che quando ho scritto questo capitolo ho tirato un enorme sospiro di sollievo, avevo costantemente il pensiero di scrivere una scena decisamente scontata e invece l’incontro tra i due meritava ben altro! D’ora in poi sfido chiunque a tentare di separare di nuovo Harry e Ginny, del resto lei non ne a mai voluto sapere di lasciarlo… Per quanto invece riguarda O.R.Crux, hai ragione, finalmente nello scorso capitolo si è capito cosa significava, ma se fossi in te, presterei attenzione alle assonanze, perché quella parola per Regulus ha avuto due significati… Ti ringrazio tantissimo per il continuo sostegno, mi fai davvero molto piacere! Alla prossima, un bacio, Joy.

X redRon: Ops… ammetto di essere stata un po’ cattivella con quella trovata del ‘velo’, ma ti confido che la tentazione era talmente forte da non poter proprio resistere! Sono contenta che ti sia piaciuto questo capitolo, anche perché è uno di quelli che preferisco, forse proprio il mio preferito, ma del resto la storia prosegue… E spero che continuerai a trovarla di tuo gusto! Ancora –e comincio ad essere ripetitiva- non ho parole per ringraziarti. Un bacione, Joy.

X Elanor: Elanor! Tesoro! Non preoccuparti per lo scorso capitolo, a me basta sapere che ti è piaciuto e tu puoi scriversi con calma e solo se ne hai voglia, poi con le recensioni che mi scrivi mi ci lustro gli occhi per due settimane!*__* E adesso passiamo al capitolo… wow… me contenta-contenta che il capitolo tredici ti sia piaciuto, anche perché è, credo, il mio preferito! ^_^! Sei stata come sempre molto brava a cogliere le differenza tra Sirius e Regulus, l’uno che esterna fino all’impossibile, l’altro che si tiene tutto dentro. Uno che esce dalla porta principale, l’altro da quella secondaria. Sono diversi, ma in realtà del solo decisioni coincidevano. Volevo che Regulus risultasse un po’ più dolce del fratello, un po’ più infantile, anche perché è più giovane e soprattutto volevo che fosse chiaro il suo attaccamento a Sirius, sarebbe stato importante per le sue decisioni future. Walburga Black è terribile lo ammetto. Per tratteggiarla ho dovuto andare a cercare tutto ciò che farebbe inorridire una madre, sono andata il più possibile contro natura con lei, perché volevo che sembrasse fredda e insofferente verso i suoi figli e dedita soltanto all’onore a al potere. Non potevamo aspettarci di meglio da una donna che spinge il proprio figlio a compiere degli incantesimi che gli toglieranno l’anima… Mi serviva fredda e calcolatrice. Al contrario, il marito mi serviva violento e infuocato in modo che la paura dei due fratelli fosse giustificata esattamente come lo sarebbe stata la rabbia nel Sirius adolescente che se ne va di casa. L’intera famiglia è malata e per quanto Sirius e Regulus cerchino di fuggire, ognuno a modo suo, anche lo finiranno per pagare le conseguenze di tutta quella follia. L’ambientazione. L’ambientazione in questo capitolo era davvero importante, anche perché mi serviva per tirare in ballo il quadro –idea che non so proprio da dove mi sia spuntata-  che avrebbe fatto una sorta di profezia per cui il contorno doveva essere austero, cupo e colmo di segreti, colmo di doppi sensi come in ogni profezia. Ursula in effetti si è difesa bene. ^__^ ! Ahi, ahi… Elanor mi ha sgamata un'altra volta… e sì, mia cara, hai perfettamente ragione, secondo wikipedia la differenza di età tra Regulus e Sirius dovrebbe essere di un solo anno o al massimo di due. Purtroppo a me ne servivano tre, per esigenze di copione e noterai che anche nei prossimi capitoli ci sarà una piccolissima incongruenza, tuttavia raggirabile, visto che la Rowling non è mai precisa su queste cose, che non ti anticiperò. Perdonami in anticipo, ti prego ç_ç! Oh povera cara, in effetti sono stata un po’ cattiva con quel ‘velo’, ma come dicevo prima, la tentazione d’ infilare segnali ovunque è troppo forte… Temo mi sia rimasta da “Tra due lune”! E da ultimo… finalmente il paragrafo che rivela perché Regulus sostiene che Orlena e la sua ‘scelta’ ecco qua tutto spiegato. Lei è l’alternativa, lui non sarebbe sopravvissuto ai suoi tredici anni, il suo spirito sarebbe morto se non avesse trovato una sua personale alternativa. Orlena è l’alternativa. Lei rappresenta tutto ciò di cui il destino vuole privarlo. Orlena è l’occasione di vivere. Lei è la scelta di una strada più giusta. E adesso che abbiamo capito il passato si torna nel presente con questo capitolo 14. Adesso la vicenda si fa davvero complicata! Carissima, come al solito, non trovo le parole per ringraziarti, le tue recensioni sono dei veri e proprio trattati che non mancano mai di rendermi fiera di ciò che ho scritto, non so davvero come farei senza di te! Ti mando un bacio e un abbraccio fortissimo, Joy.

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Capitolo 15
*** Per tre volte sfuggiti a Voldemort ***


15

 

15

PER TRE VOLTE SFUGGITI A VOLDEMORT



Era già sera inoltrata quando Regulus raggiunse il viale su cui si affacciava la casa dei Potter.

Era solo. La ragazza che aveva rifiutato di portare con sé, probabilmente in quello stesso istante, se ne stava riversa sul proprio letto, una mano sotto il cuscino, la spalla nuda e i capelli sparsi sul lenzuolo, come quando passavano la notte insieme. La sua bellezza era quasi sconveniente, se paragonata al candore infantile del suo volto durante il sonno.

Respirò piano e si guardò attorno, concedendosi il lusso di rimpiangere la decisione di non averla portata. Non perché avesse paura, questo no…

Ma semplicemente perché sapeva che quel luogo le sarebbe piaciuto.

Creato per lei…

Bello e insidioso, con i suoi rampicanti selvaggi, le sagome tremule degli alberi avvolti dall’oscurità e l’aria sensualmente profumata dai fiori che sbocciavano soltanto di notte.

Ogni segreto era accuratamente velato dalla suadente magnificenza di quel giardino incolto e al contempo, esaltato dalla penombra.

Imperfetto e meraviglioso.

Ciò che esisteva tra loro…

Raggiunse il portone d’ingresso e prima di bussare si voltò indietro, scrutando il viale che aveva appena percorso: era stato troppo breve…

E solo di notte l’aveva conosciuto.

Alzò la mano e la posò sulla maniglia per rivelare la propria presenza ai padroni di casa, chiedendosi se ormai fosse troppo tardi per desiderare il sorgere del sole.

O troppo presto…

Ma nell’istante in cui la porta si aprì, realizzò che sarebbe stato qualcuno venuto dopo di lui, ad assistere al felice evento della nascita di un nuovo giorno.

E quel giorno sarebbe venuto, qualunque fosse stato il prezzo da pagare.



La Signora Potter, Lily –come suggerì subito lei stessa-, aspettava un bambino.

Fu lei ad aprire la porta, sebbene il marito, dal piano di sopra, le avesse chiesto a gran voce di lasciare quel compito a lui.

Rimase immobile e in silenzio sulla soglia, per niente spaventata, soltanto un po’ stupita dal vedere arrivare a casa sua un ragazzo che aveva conosciuto solo attraverso i racconti, non proprio lusinghieri, del fratello e che, oltretutto, faceva notoriamente parte dei fedeli seguaci dell’Oscuro Signore.

Lily?” la voce di James Potter giunse accompagnata dallo scalpiccio delle sue scarpe sui gradini della scala. “Se è Sirius, puoi dirgli che gli sarei oltremodo grato se si decidesse ad usare lo specchio, quando deve propinarmi le sue idee assurde, invece di piombare in casa nostra a tutte le ore del giorno e della notte.”

La donna si voltò, mentre il marito scendeva gli ultimi scalini, per comunicargli ciò che ormai risultava evidente anche a lui.

Non è Sirius.” disse spostandosi da una parte per permettergli di vedere l’ospite.

Il volto di James divenne serio, controllato; si parò davanti al ragazzo e lo scrutò attentamente, cercando forse, nei suoi occhi, una qualunque verità che gli avrebbe permesso di fidarsi. Eppure il suo sguardo non era ostile, solo attento e concentrato…

Dopo un istante si scostò dalla soglia. “Dai, entra.” gli disse indicando il corridoio con la mano.

Accolto in quella casa come se fosse suo diritto…

E per un attimo comprese qual era stato il motivo che aveva spinto suo fratello a rinnegare la propria famiglia.

Quel calore rassicurante…

Non hai paura di me?” chiese quasi senza rendersene conto, sperando che il tono non sembrasse quello di un bambino in cerca di rassicurazioni. Ma il sorriso che apparve sul volto di Lily, mostrò che quello era esattamente il suo pensiero.

Regulus abbassò gli occhi sul suo ventre arrotondato.

Una futura madre…

L’espressione di James, invece, non cambiò. Fece un passo indietro e posò un braccio sulle spalle della moglie attirandola a sé.

Ho conosciuto la tua ragazza.” disse con voce pacata. “Ho ascoltato il tuo delirio, ti ho visto riprendere conoscenza quando è stato tuo fratello a chiamarti. Nessuno metterebbe mai in dubbio la tua umanità, dopo aver assistito a ciò che ho visto io quella notte, e non sono passati nemmeno due mesi.” evitò accuratamente di usare un tono di sufficienza, rimase tranquillo e cordiale, l’espressione vagamente complice. “Entra, Regulus.” ribadì. “Nessun intento malvagio ti ha spinto qui, lo so.”

Rimase spiazzato e un po’ confuso, ma fu grato di tutta quella fiducia, sebbene non pensasse di meritarla, poi ricordando il suo compito si affrettò ad entrare in casa.



So del vostro incarico.” disse dopo che Lily gli ebbe offerto da bere. “So di ciò che state cercando.” s’interruppe per qualche istante, in modo da poter constatare l’effetto di quelle parole, ma le espressioni di James e Lily non mutarono, restarono in silenzio, aspettando che lui continuasse.

So che vi siete spostati molto in questo periodo: una giovane coppia alla ricerca di un posto in cui vivere, all’apparenza, ma la verità è un’altra. Vi ho tenuti d’occhio e so che è un oggetto, ciò che state cercando.”

Posò sul tavolo il boccale di burrobirra e notò i volti leggermente più pallidi; eppure neanche in quel frangente avrebbero mostrato alcun cedimento, se non fosse stato per la mano di Lily che si era posata, con fare protettivo, sul ventre pronunciato.

Tra i mangiamorte nessuno sospetta di voi.” s’affretto ad aggiungere Regulus. “Poiché nessuno di loro sospetta dell’esistenza di tale oggetto.”

James sospirò forte e si appoggiò stancamente allo schienale della sedia, senza tuttavia distogliere gli occhi dal suo interlocutore.

Sono venuto qui, stanotte, per dirvi che so cos’è quell’oggetto e so dov’è nascosto.” intercettò la breve occhiata che Lily lanciò al marito e alzando la testa confidò il suo intento. “Lo prenderò e lo distruggerò.” disse. “E voi saprete che Lord Voldemort sarà nuovamente mortale.” il suo tono si fece più deciso. “Tutto l’Ordine lo saprà e ci sarà chi potrà sconfiggerlo.” continuò appassionato. “… E chi potrà di nuovo veder nascere il giorno. Le notti eterne finiranno!”

Rimase in silenzio, con il volto ancora leggermente accaldato per l’impeto del discorso e l’espressione di chi sta aspettando una conferma o un sostegno, sebbene la decisione definitiva sia già stata presa. Era la stessa espressione che James aveva visto spuntare migliaia di volte sul viso del suo migliore amico.

Si assomigliavano più di quanto entrambi credessero…

Perché non l’hai detto a Sirius?” gli chiese, scacciando dalla mente le sue riflessioni inopportune. “Fa parte anche lui dell’Ordine.”

Osservò i suoi occhi diventare imperscrutabili.

Di cosa avrei dovuto parlare a Sirius?” rispose lui con freddezza. “Non siete forse voi, gli unici a sospettare dell’immortalità dell’Oscuro Signore?”

E’ così.” annuì James. “Ma tu stai correndo troppi rischi.” continuò guardandolo fisso negli occhi. “Quanto tempo pensi che possa trascorrere, prima che Voldemort si renda conto di ciò che stai facendo?”

Mi ritiene un debole, non sospetterà mai di me.”

Lo capirà quando si accorgerà che manca l’Horcrux.”

Regulus rabbrividì. Aveva sentito pronunciare quella parola solo dalla voce di sua madre.

Respirò profondamente e socchiuse gli occhi. “Quando accadrà, sarà già troppo tardi.” sussurrò.

Quando risollevò lo sguardo, Lily era di fronte a lui. Con gesti decisi scostò una sedia e gli sedette accanto, poi posò la propria mano su quella di lui, quasi intendesse proteggerlo dal peso delle sue stesse decisioni.

Dicci dove si trova.” disse infatti con voce sicura. “Saremo noi a prenderlo e distruggerlo, e tu non correrai più alcun rischio.”

Avrebbe voluto cedere…

Credere nel calore di quella mano, proprio come faceva nelle notti in cui Orlena teneva lontani i suoi incubi.

I brevi istanti in cui poteva fingere di avere una possibilità…

Si perse negli occhi della donna e immaginò il bimbo che da lei sarebbe nato…

Era già madre.

Ritrasse la mano e si alzò in piedi.

No.” disse. “E’ il destino che mi è stato imposto, e voglio distruggerlo.”

Distruggere l’altra possibilità…

Forse dopo sarò libero. Forse…”

Lanciò un breve sguardo alla donna e comprese che non era d’accordo: avrebbe ribattuto se suo marito non avesse preso per primo la parola.

E’ la tua decisione, Regulus” disse “ e io la rispetto, ma avresti potuto agire senza esporti. Per quale motivo hai deciso di confidarci le tue intenzioni?” gli domandò.

Il ragazzo gli diede le spalle e percorse il corridoio fino ad arrivare al portone d’entrata, poi si fermò. “Solo per la tiepida consolazione di sapere che qualcuno potrà raccontare la verità sulle mie azioni, un giorno.” disse in un sussurro. “Dubito che potrò farlo io stesso.”

Non si voltò. Uscì e si chiuse la porta alle spalle.



Coloro che sapevano non erano sopravvissuti…



Ha trovato il quarto.” constatò Lily non appena fu rimasta sola con il marito.

Sembrerebbe proprio di sì.”

Perché non gli hai detto che sono più d’uno?”

James si lasciò sprofondare sul divano. “Perché voglio che creda di poter essere libero, una volta distrutto l’unico che ha trovato. Non ho avuto il coraggio di dirgli la verità, avrei soltanto prolungato un destino dal quale vuole disperatamente liberarsi.”

Ma così crederà che Voldemort sia di nuovo mortale quando invece non lo è…” ribatté lei usando il tono tipico delle madri preoccupate.

Regulus non è uno sprovveduto. Vedrai che non commetterà sciocchezze.” dichiarò James trascinando la moglie sul divano accanto a sé con fare giocoso.

Le scostò i capelli dalle spalle e le baciò il collo, lei si ritrasse sorridendo.

E’ stato bravo a intuire ciò che stavamo cercando in realtà…” continuò Lily con tutta l’intenzione d’ignorare il marito.

James sbuffò e le posò una mano sul ventre. “Si è mosso?” chiese speranzoso.

Lei rise di gusto scotendo la testa.

Il futuro padre sfoggiò un’espressione contrariata e dopo aver bonariamente accusato il figlio di eccessiva pigrizia, sfiorò con la guancia il ventre della moglie. “Sì, è stato bravo…” sussurrò al bimbo con una punta d’orgoglio. “Ma non sa che già tre sono stati recuperati dalla tua mamma e il tuo papà.”

Nato da chi per tre volte l’aveva sfidato…

***

La Sala Comune gli era sembrata deserta alla prima occhiata. Si era affrettato a varcarne la soglia e soltanto nell’istante successivo, si era reso conto che le ombre tremule generate dal fuoco, ormai quasi estinto, mascheravano e nascondevano la sagoma di una persona adagiata sulla poltrona vicina.

Dove ti eri cacciato?” gli domandò Rabastan Lestrange con voce un po’ troppo alta per qualcuno che sta parlando, di notte, in una stanza deserta.

Regulus avanzò di qualche passo e si portò di fronte all’amico.

Se Rabastan aveva voluto dare l’impressione di essere rimasto a sonnecchiare fino a tardi nella Sala Comune, il suo proposito era fallito miseramente. Dal primo sguardo, Regulus si era accorto che quella non era l’espressione di qualcuno che si è appena destato dal dormiveglia: aveva occhi cerchiati e stanchi e un’espressione inquieta, allarmata…

Ero con Orlena…” mentì per rassicurarlo, ma fu subito chiaro che l’amico non gli credeva.

Quello annuì con la testa senza alcuna convinzione, poi si ravviò i capelli con una mano e si appoggiò con un sospiro allo schienale della poltrona.

L’ho incontrata prima…” disse senza guardarlo negli occhi. “E’ entrata nella Sala Comune per guardarsi intorno, come se stesse cercando qualcuno… poi è tornata al dormitorio senza dire una parola.”

Rabastan, io…”

NON DIRMELO! NON VOGLIO SAPERLO!” tuonò il ragazzo alzandosi in piedi di scatto e stringendo i pugni.

Rimase immobile e in silenzio, guardandolo con occhi che sembravano pervasi dal dolore, e non dalla rabbia, come invece faceva supporre la postura del suo corpo. Poi le sue mani si distesero e lui tornò a sedersi più stanco e avvilito di prima. Si passò una mano sul volto. “Sei stato con la tua donna stanotte. Non voglio sapere altro.”

C’era qualcosa di umano che non poteva essere annientato.

Qualcosa che diveniva immortale pur conservando l’anima.

Esattamente perché conservava l’anima…

Regulus si sedette di fianco all’amico, lasciando che fosse il silenzio a dire ciò che la voce non poteva.

C’erano cose non dette, taciute, ma ugualmente comprese.

C’era rispetto anche oltre l’interesse, anche oltre le gerarchie.

E c’era complicità, così come c’era sempre stata.

Nonostante tutto…

Si rialzò quando si rese conto di non riuscire più a conteggiare lo scorrere del tempo, perché quella sarebbe stata senz’altro la notte più lunga della sua vita…

E forse anche l’ultima…

Vado da lei, adesso.” disse rivolto all’amico che ancora non lo guardava. “E poi-”

Buona fortuna, Regulus.” lo interruppe quello. “Qualsiasi cosa tu stia facendo.”

Rimase seduto, immobile, fissando il fuoco quasi spento.

E fu in quel modo che Regulus ricordò l’ultimo incontro con lui: un ragazzo che gli dava le spalle, assorto in questioni che non capiva, ma comunque amico, fino alla fine.

***

Lei era in piedi nel corridoio, velata soltanto dalla camicia da notte e dalla setosa massa dei suoi boccoli scuri.

Orlena…” sussurrò lui, sorpreso solo in parte.

Ti stavo aspettando.” rispose la ragazza facendo un passo avanti.

Questa notte tutti mi aspettano…” mormorò Regulus. “Anche la Morte è impaziente.”

Lei si bloccò e lui l’avvolse con lo sguardo. Aveva i piedi nudi…

Ma non aver paura.” disse. “Per ciascuno troverò un istante…” la sua voce tremò. “… prima che arrivi Lei.”

Voglio più di un istante.” replicò Orlena e per la prima volta la voce la tradì. “Voglio tutta una vita.”

Lui si portò una mano agli occhi e appoggiò la schiena al muro respirando profondamente.

Forse la mia l’hai già avuta tutta. Forse…”

Un suono strozzato le uscì dalla gola e un soffio gelido la fece rabbrividire, ma non tentò di coprirsi, né di trattenere l’angoscia della sua voce. Gli si avvicinò.

Avevi detto che saresti tornato!” disse scostandogli con prepotenza la mano dal viso. “Avevi detto che ci sarebbe stato un futuro per noi!” si costrinse a continuare, ma la sua voce già cominciava a tremare e così anche il respiro. “Devi mantenere la tua promessa!”

Lui sollevò lo sguardo e le sorrise dolcemente. “Ti dissi che eri tu il mio futuro, e lo sei stata.” le parlò con voce pacata, rassicurante, scostandole i capelli dal viso. “Però ti prometto che farò il possibile per tornare da te.” Poi le sfiorò le guance con entrambe le mani e la baciò sulla bocca, ma le lacrime che aveva sperato di arginare con quel bacio, comparvero lo stesso. “Devo andare.” Sussurrò, asciugandogliele con le labbra.

Dimmi perché.” lo scongiurò. “Ti prego…”

Lui le accarezzò i capelli. “Ho trovato ciò che cercavo.”

Ma allora… non è ancora finita?” domandò incerta.

Il braccio di lui le circondò la vita, attirandola a sé.

Per sempre…

Affondò una mano tra i riccioli soffici e lasciò che lei nascondesse il volto contro la sua spalla.

Il coraggio di andare avanti…

Mia regina…” mormorò con voce rotta. “Non è ancora cominciata.”

Orlena aveva desiderato per mesi di poter far parte del suo mondo, completamente.

Qualunque cosa questo comportasse.

Protendeva le braccia, la notte, perché ci fosse per lui un luogo protetto…

Accendeva una luce, perché il buio era nero e lui lo temeva…

Gli accarezzava i capelli per scacciare gli incubi…

Poi svelava il suo corpo perché lo amava, ma di amore non parlava mai.

Sapeva che nella sua vita buia, quella parola, avrebbe brillato come un faro, che inclemente avrebbe condotto a sé i nemici.

Quella notte l’oscurità stava cullando entrambi.

Li stava accogliendo entrambi…

Insieme, per sempre.

Poi lei era rimasta sola…

Per sempre.

I desideri che non si realizzano…

***

Non c’erano rumori in quel luogo, soltanto il sottile sciabordio dell’acqua intorno a lui.

Non c’erano parole da pronunciare, e del resto non c’era nessuno che avrebbe potuto udirle…

Solo cadaveri in fondo a un lago.

Mancavano persino i pensieri su cui arrovellarsi la mente in cerca di una soluzione, perché le possibilità, giunti a quel punto, si riducevano ad una, ed una soltanto.

Bere.

Ma Regulus Black stava esitando.

Aveva già bevuto un intruglio simile a quello e sapeva che avrebbe potuto ucciderlo, ammesso che gli inferi non fossero riusciti a farlo prima del veleno…

Ma non era la morte a togliergli il coraggio, quella non gli aveva mai fatto paura…

Erano le allucinazioni e gl’incubi; li ricordava fin troppo bene e non voleva riviverli.

Forse perché sapeva che non ci sarebbe stato un fratello a infrangerli per lui…

E ancora non capiva come fosse potuto accadere, ma aveva sentito l’affetto sincero di quando erano bambini. Ne erano colmi i suoi gesti, quella notte…

In quello stato di nebulosa incoscienza…

E poi sapeva che Orlena non sarebbe stata lì a tenergli la mano, perché lei non sapeva niente…

L’aveva fatto per il suo bene, ma l’averla tenuta lontana non gli dava, adesso, più coraggio.

Sentiva solo il vento dove prima c’era stato il suo corpo, contro di lui…

Aveva rifiutato l’aiuto dei Potter, ma non lo rimpiangeva.

Era la sua battaglia… e Lily era quasi madre…

E sarebbe stata un madre diversa dalla sua, lo sapeva.

La voce di lei era una dolce cantilena… si sovrapponeva a quella aspra e dura di sua madre…

Il suo tono beffardo si estingueva…

E così la sua condanna.

Quella che lei gli aveva rovesciato addosso quando aveva solo un giorno di vita…

Horcrux…

La strada che lui voleva distruggere. Ad ogni costo, a qualunque prezzo…

Con la sola condizione di essere l’unico a pagare per ciò che stava facendo.

Voleva che Orlena fosse libera. E voleva che lo fosse anche il suo destino, se mai ce ne fosse stato uno dopo quella notte…

Regulus sollevò le mani, che non si sarebbero mai più liberate dal sangue…

E tra di esse comparve un bicchiere.

Fine 15° capitolo

X redRon: Eccoci giunti al capitolo delle rivelazioni. Come avrai notato ho dato un’interpretazione molto personale alla vicenda, non sono riuscita a trattenermi. Dovevo far comparire ancora Lily e James. Carissima, non ho parole per ringraziarti del tuo continuo sostegno. Ho speso talmente tanto tempo per creare questa storia, nel bene e nel male, e la felicità più grande è sapere che suscita qualcosa, qualsiasi cosa, in chi legge. ^__^. Grazie mille, quindi! Un bacio, Joy.

X Ginny06: Wow! Ti sei fatta prendere dall’entusiasmo dell’incontro tra Harry e Ginny, vero? Bene, allora stringi i denti, perché questo è il capitolo delle rivelazioni, da ora sarà tutta discesa fino alla fine! L’interpretazione che leggerai è, naturalmente, molto, molto personale, di certo non vuole essere pretenziosa. Quest’ultimo lungo ricordo, chiarirà tutti i dubbi su ciò che è successo 17 anni prima. Come al solito di ringrazio per il sostegno e anche per l’entusiasmo –che mi fa davvero piacere- e ti auguro di goderti la storia fino all’ultimo capitolo! Un grazie immenso e un bacio, Joy.

X AxelC91: Cara! Bentornata! Sei arrivata giusto in tempo per il capitolo delle rivelazioni, con questo chiariamo tutto ciò che è successo nel passato, per poi tornare ad affrontarne le conseguenze nel presente. Sono felice che tu abbia apprezzato gli ultimi capitolo, anche perché quella parte centrale non è stata per niente facile. L’incontro tra Harry e Ginny è stato un sollievo anche per me: li avevo tenuti lontani troppo a lungo!^__^ Ciò che nasconde Regulus ormai l’avrai capito, mentre il ruolo di Orlena, già si può immaginare… Ti ringrazio immensamente per le parole incoraggianti che non fai mancare (Joy ne è molto rincuorata ^_^). Ti abbraccio forte, un bacio, Joy.

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Capitolo 16
*** Vale una vita ***


16



16

VALE UNA VITA



Quanto vuole per quello?”

La voce era incolore.

Lo sguardo avido del venditore si posò sul suo viso. “Secondo lei quanto vale?”

La donna sollevò la mano e afferrò il medaglione.

Le sue dita erano bianche.

Vale una vita.”

I suoi occhi erano neri.

Gettò un sacchetto di monete al venditore e se ne andò.

La sua veste era viola.

Una vita trascorsa a onorare le promesse…



Dormivano abbracciati, immersi nel sonno disperato degl’innamorati che non sanno cosa accadrà al mattino. Le loro mani intrecciate e leggermente affondate nella sabbia, erano sinonimo di incubi inclementi e non di sogni dorati…

Orlena li guardò e vide se stessa.

Il mare intonava la sua eterna ninna nanna, consueto sottofondo dell’ultimo addio…

Chiuse gli occhi e immaginò di sentire di nuovo la sabbia sotto di sé…

E lui…

Il peso del suo corpo…

Le sue mani… e l’urgenza disperata con cui si muoveva…

Lacrime che scendevano silenziose, alla fine di tutto…

Erano seminascoste dalla notte e lui non si curava di trattenerle, come se ormai il contegno non avesse più importanza.

Come se niente avesse più importanza…

Ma per lei era importante.

Tutto, qualsiasi cosa…

Perché lui, quella notte aveva pianto.

… E aveva fatto l’amore con lei come se fosse l’ultima volta.

Un’ultima volta…

Allontanò con dolcezza i ricordi e si asciugò gli occhi come aveva fatto ogni volta, negli ultimi diciassette anni…

Una vita trascorsa a onorare le promesse…

Aveva impiegato solo poche settimane per infrangerle tutte, in nome di una conoscenza che ancora non aveva ottenuto.

… Sebbene si fosse venduta al miglior offerente…

E i Lestrange, per quanto folli, erano gli unici che potevano aiutarla a capire.

Coloro che sapevano non erano sopravvissuti…

Nessun’altro era rimasto della sua generazione.

Nessun familiare, soltanto le cugine…

Nessuno che sapeva.

Una vita passata a intuire…

Quanto valeva quella vita?

***

All’improvviso Orlena comprese una delle tante ragioni che avevano spinto Regulus ad odiare il nero.

Ed era assurdo che ci avesse pensato solo in quel momento, mentre percorreva con passo spedito e tuttavia tremante i tetri corridoi della dimora dei Black.

Era un luogo opprimente, intriso di malsane passioni e di folle esaltazione, evidenti negli arredi quanto nelle persone.

Dagli antichi dipinti, ad ogni passo, la osservavano volti arcigni di antenati defunti da secoli.

E con le loro pose altezzose, sembravano biasimarla poiché era ancora viva.

Là, dove tutto muore…

Una tomba…

e proprio non riuscì a immaginare che rumore potessero fare i piedi di un bambino in una simile dimora…

Là, dove tutto muore e niente nasce…

Ma lui vi era nato, e per quanto Orlena tentasse di eliminare quella possibilità dalla sua mente, sapeva che vi sarebbe anche morto.

Si costrinse a non fermarsi, sebbene la testa le girasse per il terrore e per l’incertezza, e nascose il tremore delle mani, quando l’elfo domestico che l’accompagnava indicò una porta alla sua sinistra.

Allungò il braccio per afferrare la maniglia e sobbalzò quando questa si spalancò lasciando uscire la signora Black.

Era terribile e altera, fasciata nel suo abito nero severamente accollato, e con i capelli grigi perfettamente raccolti, come se fosse pronta per le onoranze funebri di chi ancora non era morto.

Orlena si sentì a disagio di fronte a lei.

Non erano passati nemmeno venti minuti da quando il prefetto di Serpeverde l’aveva svegliata per dirle che era stata convocata dal preside. Con i capelli sciolti e la veste scarlatta, recuperata in fretta, aveva percorso i corridoi silenziosi, per scoprire alla fine che era stata la McGranitt a farla chiamare. La stava aspettando in piedi, vicino al caminetto, con un sacchetto di polvere volante tra le mani. “Deve andare a Grimmauld Place, signorina Crux.” le aveva detto.

E dal suo sguardo fisso, Orlena aveva dedotto ciò che più temeva.

Lanciò una breve occhiata alla Signora Black e istintivamente si ravviò i capelli, ma questa affondò il viso nel fazzoletto di bucato e non diede segno d’averla notata, sebbene si fossero quasi scontrate.

La porta era rimasta aperta, aperta per lei…

In modo che potesse scoprire quanto crudele fosse la realtà.

Il silenzio innaturale della stanza la gelò e improvvisamente Orlena capì di provare tutto. Il freddo, la solitudine, la paura, il dolore… e si sentì vulnerabile come non lo era mai stata. In un solo istante, fu consapevole di tutto ciò che stava perdendo e di ciò che le era stato concesso solo per dei brevi momenti rubati al destino.

Una vita felice, al riparo dalla solitudine.

Al riparo dalla guerra, dalle ingiustizie e dal resto del mondo.

Lui, lo scudo che l’aveva protetta…

e la sua arma era stato il silenzio.

Varcò la soglia.

La stanza era illuminata, sebbene non fosse ancora l’alba, ed era deserta.

Il baldacchino si appoggiava alla parete più distante da lei. Le tende sottili erano chiuse, come se dovessero nascondere qualcosa…

L’ultimo segreto…

Si avvicinò e con una mano scostò il leggero drappo…

Lasciare al Dolore la conquista del suo corpo…

Accettare che le togliesse il respiro…

per sentirsi più simile a lui…

Lui…

Giaceva immobile, gli occhi chiusi e la pelle di un bianco innaturale. Il respiro era lento e talmente flebile da sembrare sempre sul punto di spezzarsi.

Gli accarezzò il braccio e trasalì, perché non si aspettava che fosse così freddo, ma lui non si mosse, né emise un solo sussurro.

Si sedette sul bordo del letto e non chiuse gli occhi perché sapeva che dopo quel gesto, le lacrime avrebbero preso a sgorgare, e non voleva che lui la ritenesse debole. Non voleva esserlo.

Lui non lo era stato…

Lo osservò con dolcezza. Era già oltre il delirio, oltre le crisi, oltre le allucinazioni e sembrava ad un solo passo dalla sua successiva destinazione, e tuttavia Orlena non riuscì a impedirsi di chiamarlo.

Regulus…” sussurrò posandogli una mano sulla guancia.

Non si aspettava una risposta, invece lui aprì gli occhi. Una lacrima traditrice le sfuggì, rotolando giù…

Regulus.” ripeté.

Il suo sguardo era vuoto e offuscato e sembrava che la luce gli desse fastidio, per questo Orlena scostò le tende con l’intento di spegnere alcune delle candele sparse per la stanza.

L… lasciale brillare…” la sua voce roca e innaturale, si levò inaspettata quanto il suo sguardo. “… le ha accese Sirius…”

Per scacciare l’oscurità…

Perché quella stanza fosse meno nera…

E forse perché rammentava, dai ricordi dell’infanzia, che lui aveva paura del buio.

La bacchetta stretta nella mano, pronta a far luce…

Orlena ritornò al suo fianco, consapevole che se Sirius Black era tornato per la prima volta dopo anni, nella casa da cui era fuggito, con il solo scopo di scacciare l’oscurità, allora era probabile che fosse stato proprio lui a mandarla a chiamare…

perché solo lei poteva scacciare la solitudine…

La mano di lui si mosse debolmente e Orlena lasciò che trovasse la sua. Sentì che tentava di stringerla senza averne la forza poi rinunciò, la guardò in viso e cercò di sorriderle.

Sapevo…” bisbigliò “…che non saresti venuta da me vestita di nero.”

Lei si lasciò sfuggire un’altra lacrima e abbozzò un sorriso disperato, mentre si chinava per appoggiargli le labbra sulla bocca.

Lui si mosse e qualcosa di metallico cadde sul pavimento.

Orlena si sporse e sul marmo scuro vide scintillare un medaglione dorato, allungò la mano per afferrarlo, ma la stretta di lui sulla sua mano si fece decisa.

E forse fu quella forza improvvisa e insperata, a destare in lei il primo sospetto.

Lascialo dov’è…” soffiò dolorosamente. “Kreacher lo rimetterà al suo posto.”

E’ quello l’oggetto, vero?” gli chiese dopo essere rimasta in silenzio per qualche istante.

Lui s’irrigidì, il suo sguardo divenne duro e sebbene non ne avesse la forza, tentò di sollevarsi.

Giurami che non cercherai mai di scoprire…” riuscì a dire, e la sua voce sembrò quella di un tempo. “Giuralo.”

Era disperato. Orlena trattenne a stento un singhiozzo, poi si sdraiò di fianco a lui e lo abbracciò.

Lo giuro.” promise, mentre con una mano gli accarezzava i capelli perché si calmasse.

E così fu, ma quando lei sollevò di nuovo il viso per guardarlo, si accorse che il suo respiro era ancora più debole e che si stava sforzando di tenere gli occhi aperti.

Non andare…” implorò con voce rotta. E poiché lui non rispondeva maledì se stessa, il giorno in cui era nata e quello in cui aveva cominciato ad amarlo. Poi sollevò il volto bagnato, i capelli sciolti le piovvero sul seno e sulle spalle.

Un penitente velo scuro sul rosso del vestito…

P… perché ti ho amato?” chiese, la mano ancora intrecciata alla sua. “Non posso nemmeno salvarti…”

Parlava piangendo, ma colui che l’amava trovò la forza per risponderle.

T… tu mi hai… già salvato…” soffiò. “Il tuo… nome…”

Un altro respiro…

Lei non capì, ma gli baciò le labbra, già mortalmente fredde, poi si rannicchiò contro di lui, perché non pensasse di essere solo neanche per un istante…

L’ultimo…

E in quello, fu proprio lui a sconfiggere il silenzio.

Il buio…

La solitudine…

Un respiro…

l’ultimo.

Le labbra si mossero e ne uscì un sussurro…

Tu s… sei la nebbia… che maschera…”

“… e inganna.” mormorò lei e sorrise tra le lacrime.

Sei… la tempesta…”

“… e la notte.” continuò sfiorandogli la tempia con le labbra.

I… il desidero…” senza speranza cercò le ultime parole. “… non… solo… l’oblio…” e finì il fiato.

Invece, per me, tu sei solo l’amore.” bisbigliò lei.

E pianse, perché lui aveva già chiuso gli occhi.

Per sempre…

Pianse perché l’oscurità le sembrò giunta a portarlo via…

Ma poi ricordò che mille candele erano accese…

e che presto sarebbe arrivato il mattino.

L’alba dorata e fredda che giungeva a chiudere un’epoca…

E insieme a lei una vita.

Lasciò la stanza solo quando vi entrò la luce del sole. Non si voltò indietro e non notò, mentre usciva, lo scintillio del medaglione dorato, ancora sul pavimento dov’era caduto.

Non l’avrebbe rivisto per anni.

Quell’oggetto… che valeva una vita…



Questo bimbo rivestirà di nuovo onore il casato dei Black!”

***

L’alba sarebbe giunta a momenti.

Orlena si asciugò le lacrime col dorso della mano e avanzò silenziosa verso i ragazzi addormentati.

Le loro vite in cambio della conoscenza, forse…

Voler sapere a tutti i costi…

Perché qualcuno aveva urlato in piena notte, vedendo le proprie mani insanguinate…

Aveva pianto per le colpe commesse, su di un braccio tatuato…

Era rimasto in silenzio, di modo che lei fosse innocente…

Perché qualcuno aveva già pagato…

E l’aveva fatto con la propria vita.

… E perché lei aveva amato quel qualcuno, e sebbene ci fosse la morte a dividerli, lo amava ancora.

Immortale perché conservato nell’anima.

… L’amore…

Lei dormiva ancora beatamente, riversa su un fianco, e aveva l’espressione di chi si sente al sicuro.

Lo spazio caldo e protetto dei loro respiri…

Quanta fiducia…

Orlena esitò solamente per un istante, poi si avvicinò alla ragazza, la strattonò energicamente e si smaterializzò portandola con sé.

Quando Ginny aprì gli occhi, ancora stordita dall’incantesimo di materializzazione e vagamente conscia che qualcosa di grave era accaduto, si rese conto di essere solo a pochi metri di distanza dal luogo in cui aveva dormito.

A pochi metri da Harry…

Non si mosse e non parlò, poiché nonostante la nebulosa confusione della sua mente, intuiva che qualsiasi azione sbagliata le sarebbe costata la vita.

A lei e a qualcun altro…

La mano serrata con prepotenza sul suo braccio, non l’aveva ancora abbandonata. Era una stretta decisa e tale era la forza, da sembrare quasi disperata.

Se quella mano bianca si fosse sciolta da lei, forse, l’avrebbe vista tremare.

Ginny capì a chi apparteneva ancor prima di scorgere la manica della veste, eloquente nel suo doloroso colore viola.

Si perse nel guardarla, chiedendosi inspiegabilmente perché non fosse scarlatta…

Tu mi hai già salvato…”

Scosse la testa per scacciare il flusso terrificante di pensieri che non le appartenevano, e sollevando lo sguardo vide mille candele…

… riflesse negli occhi scuri della donna.

Erano tremule, seppur bellissime, e spandevano un intenso odore di cera…

… di morte…

Ginny si sentì spezzare il respiro.

Lasciale brillare…”

Chiuse gli occhi cercando di opporsi a quei ricordi che sembravano inondarla, ma quando tornò a scrutare la sorgente del diluvio, ebbe la sensazione che nemmeno lei riuscisse a controllarlo.

Emanava dolore e rimpianto inconsapevolmente, come se non avesse mai conosciuto altri sentimenti.

“Qual è il tuo nome?” le chiese Ginny improvvisamente.

La donna abbassò gli occhi su di lei: erano vuoti, lontani e persi nel niente.

Il tuo nome significa che io sarò salvo…”

“Diceva che il mio nome sarebbe stata la sua salvezza…” sussurrò in risposta. “Ma non era vero.”

La vide lanciare uno sguardo verso la riva, dove Harry, Ron e Hermione combattevano contro lo stordimento, cercando di capire cosa fosse successo, e immaginò che volesse attaccarli; solo dopo un istante si accorse che gli occhi della donna erano rivolti all’orizzonte.

Persi in esso, come prima nei ricordi…

“Lui mi chiamava ‘mia regina’.” disse infine.

Mia regina…

La stretta sul suo braccio si allentò inaspettatamente.

“A volte sento ancora la sua voce…” continuò socchiudendo gli occhi.

A Ginny sembrò di capire, ma ciò che lei sentiva, in quel mattino non ancora bagnato dalla luce dell’alba, era soltanto il dolce e altalenante sussurro del mare.

Lo senti? Il mare…”

Sì. Lo sento…”

All’improvviso la donna sollevò la bacchetta.

Immobilus!” ordinò, e Ron e Hermione rimasero a terra paralizzati.

Ginny non riuscì a trattenere un grido e la bacchetta le venne immediatamente puntata alla testa.

“Non ti muovere.” intimò la donna. Il tono della sua voce era freddo, non tristemente malinconico come pochi istanti prima. “Non è te che voglio.” sibilò. “E’ lui.” e punto il dito contro Harry.

“No!” gridò di nuovo, incurante dell’arma che premeva pericolosamente contro la sua tempia.

Vide Ron e Hermione dimenarsi inutilmente, ma Harry era già in piedi, muto e con lo sguardo deciso. Era pronto ad agire, –o come temette Ginny- pronto a sacrificarsi.

Pronto a morire…

Morire per lei…

“No, ti prego…” implorò, senza comprendere realmente se stesse pregando lui di non avvicinarsi, lei di non fargli male, o entrambe le cose.

Fissò i suoi occhi aspettandosi di vedere un universo che s’infrange, ma lui restituì uno sguardo saldo ed eloquente.

< Non muoverti, non parlare, fidati >

Fidarsi…

Come avrebbe potuto farlo? Temeva per lui, non per se stessa.

E sapeva che l’avrebbe protetta a qualunque prezzo, fosse anche quello della vita, come aveva già fatto una volta molti anni prima, e come avrebbe fatto per sempre, se il destino glielo avesse concesso…

Socchiuse le labbra per parlare e lui la fulminò con un’occhiata.

“Cosa vuoi?” domandò poi direttamente alla donna.

Ginny si stupì della sua freddezza, e anche se non aveva mai dubitato della sua razionalità, scoprì in lui una forza che non conosceva.

La fermezza di chi ha già deciso, di chi andrà fino in fondo senza timore. E seppe che qualsiasi cosa avesse detto, lui non si sarebbe fermato.

Ciò che d’incosciente v’era in lui rimase confinato nello sguardo: la voce uscì calma e risoluta dalle sue labbra.

“Dì le tue condizioni.” disse.

“Getta la bacchetta a terra e consegnati a me.” rispose la donna, palesando un tono deciso che a Ginny sembrò solo apparenza. “Non ho motivo di fare del male a lei.”

“E che motivo hai di farne a me?”

La conoscenza da troppi anni agognata…

La causa di un dolore indivisibile dal rimpianto…

Il motivo della sua morte, ideale o concreto che fosse…

Ciò che aveva richiesto il prezzo della sua vita…

Saperlo finalmente dopo diciassette anni.

“Non voglio fartene.” rispose dopo un istante. “Ma ti consegnerò ad altri che te ne faranno… e in cambio, da loro riceverò ciò che desidero.”

Ginny trasalì, ma rimase in silenzio e Harry approvò con lo sguardo quella scelta.

“Ne sei sicura?” chiese senza abbassare gli occhi.

No, mia regina. Non sono sicuro. Lo spero soltanto.”

Il suo volto divenne cupo, triste e sofferente. “Volontariamente o no… ma me lo diranno. Ripercorrerò la sua stessa strada. Dovessi anche macchiarmi le mani di sangue…”

“Promettimi che non ne farai mai parte, Orlena.”

Colei che non infranse le promesse…

Scivolò una lacrima, tacita richiesta di perdono per aver offeso la sua memoria, per esser venuta meno alle sue volontà.

La bacchetta puntata contro Ginny vacillò e lei lanciò uno sguardo interrogativo a Harry, come a volergli chiedere se quello fosse il momento adatto per fuggire, ma il ragazzo scosse impercettibilmente la testa e lei non osò muovere un solo passo.

Lo scorrere del tempo rallentò la sua corsa…

Vide Harry gettare a terra la propria bacchetta, i suoi occhi sfidare la rabbia, il rimpianto e il dolore, tutte cose che lui conosceva. E forse provò pietà, allorché le riconobbe negli occhi della donna, ma per una ragione o per un’altra, non esitò.

Sollevò lo sguardo, che a Ginny parve come sempre troppo dolce, e avanzò verso di loro.

“Lasciala andare.” disse con tono risoluto, fermandosi a pochi passi di distanza.

“Quando sarai più vicino.” ribatté la donna, senza allentare la presa sul braccio di Ginny.

“No.” Harry rimase immobile. “Devi lasciarla. Non hai niente da temere: come hai potuto vedere, ho gettato la bacchetta.”

Fu lei a cedere dopo qualche istante. Avanzò trascinando con sé la ragazza fino a che non gli fu esattamente davanti.

Lo scrutò attentamente con occhi indagatori, cercando di trovare tracce di menzogna o di malizia, ma non scorse niente di tutto ciò e la sua bacchetta passò rapidamente dalla gola di lei a quella di lui.

“Vai Ginny.” le sussurrò il ragazzo a voce bassa. “Va da Ron e Hermione.”

Lei non si mosse.

“Devi andare.” insistette lui, e il suo sguardo si fece improvvisamente inquieto, ansioso. “Ti prego…”

“Non posso.”

“Ginny…” la implorò flebilmente. “Così sarà stato tutto vano…”

“La mia morte non sarà vana.”

Sei sicuro?”

L’aria si fece più chiara intorno a loro. Il sole sarebbe sorto in pochi istanti e i suoi raggi avrebbero inondato il mondo.

Ginny osservò il nuovo mattino, ne vide la tersa luminosità riflessa in quello sguardo che aveva il potere di rendere tutto più intenso.

Anche l’amore…

Anche la vita stessa…

Occhi verdi e limpidi, carichi di attesa…

Il cielo si spogliò dell’oro per rivestirsi della luce dei diamanti.

La sua veste preziosa che scaccia l’oscurità…

Avrebbe voluto osservare quel miracolo per sempre.

… Fino al momento in cui sarebbe tornata la notte, con ciclica puntualità.

“Harry…” sussurrò. “Io non me ne vado.”

Mille candele…

Anche la donna le vide, Ginny ne fu sicura.

“Ci sono luoghi nei quali può esistere un noi.” continuò nonostante la sua voce suonasse rassegnata. “Ma non c’è vita per me, da sola.”

Da sola…

La bacchetta puntata contro Harry vacillò, ma la voce della donna uscì nitida e stranamente malinconica.

“Se non puoi sopportare di vivere da sola” disse rivolta a Ginny “rimani insieme a lui e condividi la sua stessa sorte.” La scrutò con lo sguardo appannato da antiche memorie che tornavano a tormentarla. “Io l’avrei fatto, se avessi avuto il coraggio di mettere in dubbio le sue decisioni…”

Divenne cupa e triste.

… Schiava dei ricordi…

E Ginny si chiese se sarebbe riuscita a metter mano alla propria bacchetta, ancora infilata nei pantaloni, senza che lei se ne accorgesse.

La fortuna le voltò le spalle…

Stupeficium!” gridò la donna, puntandole contro la bacchetta un istante prima che lei appoggiasse la mano sull’impugnatura della sua.

Non ebbe il tempo di pensare, né tantomeno di capire…

Vide il bagliore accecante dell’incantesimo, ma questo non arrivò mai a colpirla. Cadde a terra sotto il peso del corpo che l’aveva protetta.

“Harry!” gridò ancora stordita dall’impatto della caduta.

Lui, che aveva giurato di proteggerla per tutta la vita, era stato il suo scudo.

“Harry!” lo chiamò ancora con crescente paura, ma lui non si mosse.

Se avesse estratto la propria bacchetta, avrebbe potuto farlo rinvenire, ma era un rischio che non poteva correre. Con la stessa facilità con la quale aveva scagliato lo schiantesimo, quella donna avrebbe potuto lanciare a entrambi una maledizione…

“Non costringermi a farlo.” mormorò infatti, avanzando di qualche passo. Aveva gli occhi vitrei e il volto sofferente.

Le mie mani sono sporche…” le sembrò di udire, ma nessun suono si era elevato sopra il costante sciabordio delle onde.

Petulante nel suo andirivieni…

Ginny cominciò ad odiarlo.

Rimase inginocchiata accanto a Harry, sollevò soltanto lo sguardo e si perse nell’osservare la veste della donna di fronte a lei: le molteplici pieghe viola ondeggiavano in balia di un vento troppo forte. Non avevano pace…

Viola…

Odiava anche quel colore.

Ma quando la guardò in volto, comprese dove si stesse svolgendo lo scontro più terribile.

In lei.

Era immobile, la mano che reggeva la bacchetta era inerte, abbandonata lungo il fianco. Aveva gli occhi sbarrati, ma non stava osservando loro bensì un punto poco distante sul terreno.

Ginny seguì il suo sguardo.

Scintillante, nel mattino appena risorto, risplendeva il medaglione che Harry aveva gelosamente portato con sé e che gli era scivolato di tasca durante la caduta.

Quel ciondolo, insieme a tutto ciò che significava, era l’unica cosa che quella donna pareva vedere.

Si era aperto nel cadere, e sotto di esso svolazzava, tenacemente trattenuto dal peso dell’oggetto, un piccolo lembo di carta.

Un braccio fasciato di stoffa viola si chinò a raccoglierlo, dita bianche aprirono quel foglietto e lo sollevarono in modo che gli occhi potessero leggere la grafia elegante…

… In modo che il cuore potesse esplodere…

… Che il respiro si potesse fermare…

… Che le lacrime potessero scendere…



Al Signore Oscuro

So che avrò trovato la morte molto prima che tu legga queste parole, ma voglio che tu sappia che sono stato io ad aver scoperto il tuo segreto. Ho rubato il vero Horcrux e intendo distruggerlo appena possibile. Affronto la morte nella speranza che, quando incontrerai il tuo degno rivale, sarai di nuovo mortale.”

R.A.B.



… Perché potesse crollare in ginocchio e sussurrare: “Vale una vita…”

… E perché lui le potesse rispondere, con voce che ormai soltanto lei udiva: “Ne vale più d’una, mia regina…”



Fine 16° capitolo.

X redRon: Eccoci arrivare al dunque… Finalmente. Da qui inizia il rush finale in rocambolesca sequenza. Cara, mi stai lusingando e temo tu sia, ormai, troppo di parte… Ciò che riguarda James e Lily nello scorso capitolo non è altro che la messa su carta di una delle mie tante e strampalate teorie, mi fa piacere sapere che ti è piaciuta. Quello di oggi è, invece, uno dei capitoli più tristi, senza dubbio… Ormai conosciamo le cause e le conseguenze, quasi ogni tassello è tornato al suo posto, i prossimi tre capitoli saranno quelli conclusivi. Ti ringrazio tantissimo per il tuo continuo sostegno e ti mando un bacio, Joy.

X Anduril: Cara! Ma che piacere ritrovarti tra le recensioni! E non preoccuparti per l’assenza, non è successo niente di nuovo mentre non c’eri ^__^! Naturalmente non mi aspettavo niente di meno, da te, di un’analisi perfetta dei personaggi. Sai quanto amo Lily e James, vero? Beh, non volevano saperne di rimanere fuori da questa storia, si sono fatti largo con le unghie e con i denti! Tralasciando gli scherzi… E’ assolutamente giusto ciò che hai detto su James, è cresciuto e maturato, non dobbiamo dimenticare che c’è una guerra e che lui sta combattendo e al contempo sta tentando di difendere la sua famiglia. E’ attento, guardingo, ma conosce i sentimenti… e poi, diciamo la verità, per me James è sempre stato “il giusto” ^_^! Carissima, ti ringrazio per aver condiviso con me i tuoi pensieri, sono sempre molto, molto apprezzati, anche perché hai una sensibilità davvero spiccata. Ti lascio con questo capitolo, che purtroppo è uno dei più tristi – le alternative non erano molte- e ti mando un abbraccio colmo di gratitudine, Joy.

X Edvige: Carissima, sono lieta che questi capitolo finali ti siano piaciuti, per me sono stati quasi una tortura, finivo sempre col tralasciare alcuni particolari e la trama non tornava… ç_ç Adesso quasi non riesco a credere di aver finito (i prossimi tre capitoli saranno gli ultimi). Ma passiamo alle tue lecite domande. Innanzi tutto rallegrati, perché d’ora in poi, Harry e Ginny non mancheranno mai, saranno presenti in ogni capitolo, finalmente… Invece per quanto riguarda Orlena… beh, lei ha molte cose in comune con Ginny, tant’è vero che la piccola Ginevra di tanto in tanto a accesso ai suoi pensieri… Mi chiedi se si è rivelata di proposito, mhm… direi di no, probabilmente no, ma il fatto di essere stata scoperta non la turba comunque, avrai infatti avuto modo di vedere in questo capitolo che le sue motivazioni non sono esattamente quelle di una Mangiamorte convinta, si può dire che lei si è venduta al miglior offerente pur di scoprire la verità su Regulus, una verità che la tormenta da 17 anni, e adesso ha ottenuto una risposta… nei prossimi capitoli vedrai che tutto comincerà a combaciare e verranno spiegate meglio le scelte di questa donna. Come al solito ti ringrazio tantissimo del sostegno e di avermi reso partecipe dei tuoi pensieri. Un abbraccio affettuoso, Joy.

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Capitolo 17
*** Diciassette ***


17



17

DICIASSETTE



Cosa c’era alla fine di quel corridoio?

Solo buio.

La luce del sole ancora non vi era arrivata.

Forse non vi sarebbe arrivata mai…

Lui, di certo, ne avrebbe avuto paura.

Ne aveva avuto paura.

Ripercorrere la sua stessa strada…

Lui che adesso giaceva freddo e immobile, nel sonno irreversibile della morte.

Lui, strappato alla vita e a lei per un motivo che non conosceva… e che ormai non le importava sapere.

Non le importava più.

Morto…

Sul nascere del nuovo giorno, quasi fosse stato lui a riportare, con l’ultimo terribile sacrificio, la luce colma di speranza del mattino.

Una luce che lui non avrebbe mai visto…

Non riusciva a piangere e non poteva smettere di camminare.

Dipinti grotteschi, deformati dall’oscurità, la osservavano dalle pareti. Erano rinchiusi nelle loro tele sbiadite, ornate da cornici preziose e sfoggiavano con alterigia il loro lusso offuscato dalla polvere.

Non riusciva a piangere.

Il pavimento risuonava ad ogni passo. Un rintocco terribile e cadenzato, un rintocco che l’avrebbe accompagnata per tutto il tragitto che aveva da percorrere.

Inevitabile quanto l’unica presenza che segue sempre ogni passo…

La Morte…

Non riusciva a piangere.

Deserto…

Davanti a sé e dietro.

Deserto fuori e dentro.

Non una sola anima che potesse mostrarle una strada diversa.

Non una sola via d’uscita, ma un’alta porta…

Orlena la spinse e al di là c’era il mondo.

Racchiuso in libri polverosi.

Tutti tranne uno.

Era lucido, come se fosse stato sfogliato da poco, il nastro rosso posto a tenere il segno…

Un destino segnato…

Una pagina che qualcuno aveva ritenuto importante.

Lo aprì…

Raccontava di famiglie e di maghi, di casati e discendenti… tutti oscuri e proibiti.

La dinastia divenuta schema sulle pagine ingiallite arrivava fino ai suoi giorni.

La sua dinastia.

La dinastia della sua famiglia.

E lei ne era l’ultima discendente.

O. R. Crux.

Il suo nome.

O. R. Crux.

Il tuo nome significa che io sarò salvo…’

Non è vero.” sussurrò lei.

Tu mi hai già salvato…’

NON E’ VERO!” gridò lei.

Il tuo nome…’

Era stato cancellato dalle lacrime… le sue lacrime…

Riusciva a piangere.

***

Non c’erano molte persone. La famiglia non aveva voluto che le onoranze funebri fossero aperte a chi non faceva parte della cerchia parentale più stretta.

Le cause della morte erano dubbie, così come lo era stato il suo schieramento in quel regime di terrore. Orlena immaginò che i suoi genitori volessero evitare le eventuali ripercussioni da ambo i lati.

Una comoda via di mezzo.

Un vento tiepido soffiava quel giorno sulla collina, tra le lapidi scolorite e le cappelle antiche, dove da secoli riposavano i gloriosi antenati dei Black e dei Crux, e di ogni altra famiglia dalle nobili origini e dal sangue puro. Illustri, soltanto in apparenza, per chi era così cieco da non comprendere la vera natura che si celava dietro l’artificioso splendore.

Orlena ricordava i racconti ascoltati da bambina, che riguardavano il primo capostipite della sua famiglia: un mago di primo ordine, immensamente potente ed eternamente glorificato per aver incrementato, con i suoi studi, le conoscenze magiche della comunità, per aver creato incantesimi d’indiscusso potere e per aver sfruttato, in essi, i rami più potenti della magia.

Quali fossero, tali incantesimi, non veniva tramandato.

E solo pochi anziani, memori delle più antiche leggende, ricordavano che il fondatore della loro dinastia era morto atrocemente, mentre conduceva degli esperimenti sull’anima umana.

Anche la sua tomba si trovava in quel luogo. Orlena poteva vederla, splendida e decadente, collocata nel punto più alto della collina.

Si abbassò il cappuccio e fissò il cielo con occhi arrossati: era plumbeo, nonostante l’aria mite.

Sembrava autunno ed era primavera…

Poco distante da lei, una processione di persone, in abiti scuri, sfilava a capo chino davanti alla lapide, che proprio quel giorno era stata aggiunta nella gelida cappella dei Black.

Non riusciva ad avvicinarsi. Non voleva leggere quel nome inciso sulla pietra e per quanto inutile potesse sembrare, non riusciva a smettere di pensare che a lui, quegli abiti neri, non sarebbero piaciuti.

La signora Black sollevò il suo velo e mostrando il volto di ghiaccio, la fissò con disapprovazione.

< Troppo trascurata > sembravano dire i suoi occhi. < Palesemente schiava di troppe passioni >

Era vero, non riusciva più a trattenerle.

Vicino a lei, le nipoti che Orlena conosceva soltanto di vista, si asciugavano lacrime invisibili con fazzoletti di seta.

Anch’essi neri.

Ricacciò indietro le lacrime quando scorse una figura, che si allontanava dal tetro gruppo avanzando nella sua direzione.

Rabastan Lestrange si fermò a un passo da lei. Sembrava a disagio, non si erano parlati molto spesso loro due.

Aveva un’aria sciupata e i suoi occhi erano inquieti, come se stesse per succedere qualcosa di terribile.

Lei si chiese cosa potesse essere peggiore di ciò che era appena accaduto.

Orlena…” mormorò il ragazzo.

Non l’aveva mai chiamata per nome…

Lascia che ti riaccompagni a Hogwarts. Non stai bene.”

Per tutta risposta, lei avrebbe voluto lasciarsi andare a una risata isterica.

Non stava bene?

Come avrebbe potuto essere altrimenti?

Lui stava forse bene, osservando una fossa profonda tre metri che avrebbe inghiottito il suo miglior amico per l’eternità?

Non riuscì a mettere insieme quelle parole, sebbene fossero estremamente chiare nella sua mente.

A lui non sarebbe piaciuto tutto questo.” disse invece con un filo di voce.

Hai ragione.” le rispose piano. “Ma stando qui tu corri dei rischi e questo, a lui, sarebbe piaciuto ancor meno.” la fissò negli occhi con sguardo eloquente. “Non puoi restare.” le disse deciso. “Non nelle condizioni in cui sei adesso.”

Lei osservò la propria veste scarlatta e impolverata. Non si era cambiata dal giorno precedente. Non aveva fatto niente…

Vieni.” le disse lui e sollevò il braccio con l’intento di posarglielo sulle spalle, ma una mano lo trattenne.

La signora Black era in piedi dietro di loro, rigida e fredda come una statua e priva d’espressione.

Sei stato un buon amico per lui…” disse con voce atona e Orlena pensò che tutto sommato fosse vero “… e ormai fai parte della famiglia.”

Rabastan si fece teso.

Molti pensano che abbia tradito la causa.” continuò la donna.



Non tradirò mai te.’



Avrebbe potuto avere un futuro glorioso se non l’avesse fatto…” il dispiacere oscurato dalla delusione nel tono della sua voce “… ma credimi, chi l’ha spinto tra le braccia della morte sarà punito.” e scoccò un’occhiata gelida alla ragazza, squadrandola da capo a piedi.

Passò un istante di silenzio, prima che la voce di Orlena giungesse nitida a infrangerlo.

Allora punisca se stessa.”

Intuire l’ombra oscura di una madre dalle angosce del figlio…

Intuire un incubo da poche parole…

Avere una sola certezza…



Non tradirò mai te.’



Rabastan, di fianco a lei, tremò vistosamente, prima di serrare le mani a pugno. “Non sta bene.” si affrettò a dire con tono di scusa, rivolgendosi alla signora Black. Poi si voltò per trascinare via la ragazza, ma lei se n’era già andata.



Dopo meno di dieci passi, Orlena si accorse che qualcuno la stava osservando. Non capì esattamente quale istinto la rese sospettosa, ma quando volse lo sguardo alla sua destra, scorse l’ombra di una persona, dietro uno degli alberi che costeggiavano sempre i viali dei cimiteri.

Si avvicinò.

Lui se ne stava appoggiato al tronco con le braccia conserte e il volto basso.

I capelli scuri gli coprivano il viso…

Orlena trattenne il fiato e il cuore le balzò in petto.



Ti ho spaventata?’



Il loro primo incontro…

Avanzò di un passo, incredula e tremante.

Indossava una camicia bianca, come quando erano a scuola…

Avrebbe voluto trovare le parole, chiamarlo, pronunciare di nuovo il suo nome aspettandosi una risposta che non fosse il debole respiro del vento…

Ma non c’era voce in lei, non c’era movimento per le sue labbra, e non c’era nemmeno la possibilità di credere in quell’illusione per più di qualche secondo, perché lui alzò il viso e i suoi occhi erano grigi.

Grigi. Non neri…

Le maniche della camicia erano arrotolate e nessun Marchio Nero decretava la sua condanna.

NO!” gridò contro l’ultima speranza che si sgretolava.

Scivolò in ginocchio, la terra sotto le mani…

Il pietoso strato che ricopriva coloro che si erano arresi alla morte… e che uccideva, con la sua verità crudele, coloro che erano rimasti in vita.

Non le importava niente, voleva soltanto sbattere i pugni contro il terreno e ferirsi in modo che il sangue scorresse, perché non riusciva più a capire da quale parte del suo corpo nascesse l’agonia…

Pianse, con i capelli che le inondavano il viso, fino a che non sentì due mani aiutarla ad alzarsi. Le lasciò fare e quando sollevò la testa, riconobbe Sirius Black.

Aveva una cicatrice rossa e profonda su una guancia, Orlena pensò che fosse il ricordo di uno scontro recente. Le azioni difensive sfociavano in carneficina con allarmante frequenza…

Lui guardava fisso davanti a sé, senza dar segno di vedere realmente ciò che gli stava di fronte, come se fosse estraneo a tutto e non potesse provare niente, ma lei sapeva, per sua stessa esperienza, che quel particolare sguardo compariva sui volti di chi, semplicemente, stava provando troppo.

Ed era anche probabile che avesse sentito ciò che lei aveva detto a sua madre, perché c’era una sorta di timoroso rispetto e di educato distacco nel modo in cui il suo braccio le circondava la vita, mentre l’aiutava ad allontanarsi il più possibile da quel luogo.

Teneva le labbra serrate e non disse una sola parola per tutto il tragitto che percorsero affianco. Zoppicava impercettibilmente e Orlena capì fino a che punto Regulus l’avesse protetta, tenendola lontana da ciò che accadeva fuori dalle mura sicure di Hogwarts.

Lontana da quel mondo che lui aveva conosciuto e sfidato, e che l’aveva ucciso.

Camminò con gli occhi fissi sul terreno, impedendosi di lanciare anche solo uno sguardo al profilo del suo accompagnatore, per paura di scorgere sul suo volto dei lineamenti che avrebbero potuto ricordargli lui.

Troppo doloroso…

Si fermarono appena fuori dal cancello del cimitero, la strada circostante era deserta e Orlena immaginò che volesse parlarle del fratello, ma comprese di sbagliarsi nel momento in cui lui le voltò le spalle.

James…” lo sentì chiamare a voce bassa.

Lei si guardò attorno perplessa, mentre James Potter spuntava dal nulla, ripiegandosi su un braccio quello che sembrava un mantello dell’invisibilità.

Aveva un aspetto terribile, colpevole… e l’abbracciò senza esitare.

Ne fu troppo stupita per parlare.

Mi dispiace.” mormorò lui, con una voce roca che non gli si addiceva. “Mi dispiace tanto…”

Il vento si stava facendo più forte e copriva tutti gli altri rumori, così le parole sussurrate contro il suo orecchio le parvero ancora più nitide.

Era compito mio, quello.” soffiò dolorosamente. “Ma lui venne da me… ed era così deciso…” le parole gli mancarono e il suo abbraccio si fece più stretto.



Solo tu stai cercando questa cosa?’



Non gli dissi che erano più d’uno… forse avrebbe rinunciato…”

Orlena registrò distrattamente ciò che ormai non le interessava più sapere e poi si perse nelle proprie illusioni, perché, in lontananza, la sagoma di Sirius Black le era sembrata così simile a quella di Regulus da strapparle l’anima.

Le si annebbiò la vista per colpa di quelle lacrime che non scesero mai a rigarle il volto, sollevò la testa ricacciandole indietro e fissò con sguardo confuso la parte più alta della collina.

Il grandioso mausoleo, eretto per commemorare il capostipite della sua famiglia, si stagliava contro l’orizzonte nella sua decadente sontuosità.

Freddo.

Morto.

Da strapparle l’anima…



Racchiudeva in un oggetto la parte lacerata…’



Le tornarono in mente le parole che aveva sentito pronunciare, quando era bambina, da qualche pazzo della sua famiglia…

I terribili esperimenti che non venivano tramandati se non dai folli…

L’abbraccio si sciolse all’improvviso e James la guardò negli occhi.

E’ stato coraggioso.” disse.

Lei ricambiò lo sguardo senza vederlo realmente.



Non esiste la paura per chi non ha nulla da perdere. Ma questo non è vero coraggio.’

E tu hai paura, Regulus?’

Sì.’

Cos’hai da perdere?’

Non avevo mai amato e nessuno aveva mai amato me.’



Dal vostro coraggio nasce soltanto dolore.” gli rispose lei prima di andarsene definitivamente.

***

Strinse il medaglione e la lettera tra le mani, senza curarsi di asciugare gli occhi.

Si era aspettata che la verità fosse terribile.

Non lo era.

Era terribile che non l’avesse compresa prima, quando sarebbe stata ancora in tempo per aiutarlo, per combattere con lui…

Osservò con rimpianto la nascita del nuovo giorno: non c’era stata più una sola alba felice dalla mattina in cui lui era morto…

Quella forse lo sarebbe stata, adesso che anche lei aveva una scelta…

La stringeva tra le mani.

Due strade…

Entrambe l’avrebbero condotta avanti. Tornare indietro sarebbe stato impossibile.

Non potrà tornare indietro comunque!”

Aveva due possibilità.

… E come lui diciassette anni prima, non aveva dubbi.

Si alzò in piedi senza distogliere lo sguardo dalla ragazza che aveva saputo lottare prima che tutto fosse perduto.

Colei che amava e combatteva con lo stesso ardore.

Quei suoi capelli d’un rosso irriverente che le inondavano il viso e l’espressione stupita, come se avesse improvvisamente incominciato a ricomporre i frammenti, appartenevano alla luce nitida del mattino.

Un giorno nuovo, ma le ragioni per lottare erano le stesse.

Era inginocchiata accanto al ragazzo che amava e sebbene gli occhi chiari e spalancati le conferissero un aspetto fragile, non v’era traccia di paura nella sua voce.

“Lo amavi, vero?” le chiese serrando la mano sul braccio di Harry. “Amavi l’autore di quel messaggio. E’ lui che ho sentito attraverso i tuoi ricordi, non è così?”

Non rispose, ma indicò il ragazzo disteso a terra. “Si sta svegliando.” disse. “Sii contenta. L’alba non te l’ha portato via.”

Ginny osservò gli occhi verdi che si socchiudevano per proteggersi dalla luce del sole appena sorto, poi riposò lo sguardo sulla donna.

“E tu? Tu me lo porterai via?” le domandò.

Lei parve, se possibile, ancor più pallida di quanto già non fosse e di nuovo non rispose. Si portò la lettera agli occhi e si perse tra le parole che essa conteneva.

Ginny immaginò che vi stesse cercando una risposta. Distolse lo sguardo per rispetto… e perché Harry si stava sollevando sulle braccia, faticosamente.

Il Ragazzo-Sopravvissuto…

Riuscì a rimettersi in piedi, sebbene fosse ancora stordito e avanzò di qualche passo; la sua calma apparente la spaventò, perché pareva del tutto incurante dei rischi che stava correndo, mentre la sua figura, impolverata e vulnerabile, le ricordò il giorno dell’attacco a Hogwarts e la voce che aveva sentito nella foresta.

La voce di una donna che aveva perso tutto…

Disperata quanto pericolosa.

… E lui era disarmato.

Si fermò di fronte a lei e indicò il medaglione tra le sue mani.

“Devi restituirmelo.” disse con voce nitida. “Un uomo è morto per quell’oggetto” continuò “e la sua morte è stata vana perché è un falso. A te non può servire.”

Gli occhi scuri si posarono su di lui. Aveva uno sguardo deciso, come se avesse finalmente trovato una risposta.

Estrasse dalla veste un altro medaglione e lo lasciò oscillare in modo che Harry potesse vederlo.

“Un uomo è morto per questo oggetto” disse. “ e la sua morte…”

La mia morte non sarà vana…”

“… La sua morte non sarà vana, perché questo è quello vero. E a te servirà.”

Lui non riuscì a nascondere lo stupore; fissò il medaglione di Salazar Serpeverde incredulo e provò a parlare, sebbene la sua voce fosse roca.

“Cosa sai di quell’oggetto?” le chiese.

Lei fissò l’orizzonte e chiuse gli occhi.

Vale una vita.

“So che un ragazzo, diciassette anni fa, lo stava cercando…”

R. A. B.

Devo trovare una cosa…”

“… Che si era schierato consapevolmente dalla parte sbagliata per poterlo trovare.”

Ricorderò che è per una giusta causa…”

“So che non era una sua responsabilità, ma una sua scelta.”

Era compito mio, quello…”

“So che è un Horcrux…”

Racchiudeva in un oggetto la parte lacerata…”

Il tuo nome significa che io sarò salvo.”

“… e che ce ne sono altri, anche se lui non lo sapeva.”

Non gli dissi che erano più d’uno…”

“So che almeno una persona conosceva il suo segreto” continuò “ma non è sopravvissuta.”

Mi dispiace…”

Coloro che sapevano non erano sopravvissuti.

“E a quanto pare, tu insieme alla somiglianza, hai ereditato anche il compito di questa persona.”

Ci sarà chi vedrà sorgere un nuovo giorno…”

Silenzio…

“Era compito di mio padre, trovare gli Horcrux?” soffiò incredulo, cercando di rimettere insieme i frammenti della sua memoria.

Cercavano qualcosa…”

Una rossa proprio carina…”

“Erano mio padre e mia madre gli unici che sapevano?” ripeté più forte.

Lei gli afferrò il braccio e posò il medaglione sul suo palmo.

“Adesso tutto passa nelle tue mani.” disse.

Poi improvvisamente si accasciò e Harry riconobbe la risata folle e stridula di Bellatrix Lestrange.

Fine 17° capitolo:

X redRon: Ecco qua il nuovo capitolo e, finalmente, il nodo finale che si scioglie. Non si può certo dire che questa sia una storia allegra, come avrai notato, i momenti lieti sono in netta minoranza…-_-! Ma non disperare, ancora altri due capitoli più un epilogo e vi libererò definitivamente da questo tormento!^_^!

Un bacio e un abbraccio affettuoso, Joy.

X Edvige: Hai perfettamente ragione! Ci sono ancora alcuni punti oscuri in entrambe le generazioni, particolari che, spero, saranno chiari dopo la fine di questo capitolo.^_^ Qualcosa verrà chiarito anche nei prossimi due capitoli, che sono gli ultimi, ma la maggior parte dell’intreccio è svelato qui. Per quanto riguarda il passato di Regulus e Orlena, mi piace pensare che Ginny abbia intuito più o meno tutto ciò che riguarda la loro storia d’amore (in molte occasioni Ginny ha visto i suoi ricordi e non le ci vorrà molto a rimettere insieme i pezzi! ^-^), invece ciò che ha deciso di fare Regulus lo scoprirà solamente quando sarà chiaro anche a Orlena. Ti ringrazio per la fiducia –che spero di non deludere- e ti mando un bacione affettuosissimo, Joy.

X Anduril: *-* ! Non immagini quanto mi faccia piacere, carissima, sapere che hai inquadrato così bene il personaggio di Orlena *_*! Davvero… io l’adoro, ma ho la sensazione che il più delle volte venga fraintesa. La tua visone invece è molto, molto simile alla mia: non c’è niente di malvagio in Orlena, assolutamente niente! Le sarebbe morta con Regulus se lui glielo avesse permesso, avrebbe rinunciato a vivere, avrebbe smesso di combattere… lo ha fatto per davvero, durante i 17 anni in cui a rinunciato a sapere solo perché lui le aveva fatto promettere di non indagare. Se dopo tutti quegli anni ha deciso di lottare e soltanto perché ha capito di non aver più niente da perdere, onorare le promesse non le basta più, adesso vuole sapere e vuole ripercorrere la stessa strada di Regulus. Hai detto che così facendo lo può sentire vicino a sé, è vero, ed è anche l’unico motivo per cui è riuscita a resistere tanto a lungo dopo la sua morte. Lei e Ginny hanno molto in comune, ma le poche cose che le distinguono sono quelle essenziali. Sebbene Orlena abbia amato Regulus con tutta se stessa, non si è mai sognata di mettere in dubbio le sue decisioni, complice anche il periodo e la famiglia da cui proveniva, particolarmente severa. Ginny dal canto suo è molto testarda e questa è la sua forza, lei non ha mai onorato le promesse, non c’ha neanche provato! Ti ringrazio tantissimo per l’analisi sensibile e precisa, ti abbraccio forte e ti mando un bacio, Joy.

X Illy91: Benvenuta! Mi fa davvero tanto, tanto piacere sapere che hai apprezzato questa storia, anche perché siamo quasi alla fine ed è raro sentire il parere di qualche nuovo lettore!^__^! Se hai seguito fino ad ora avrai notato che questa non è propriamente una storia felice, al contrario, i momenti lieti sono davvero pochi, ma mi piace pensare che ogni personaggio abbia una propria rivalsa. Adesso siamo proprio nel bel mezzo dell’intreccio e quasi tutti i misteri saranno svelati, in questo capitolo tornano al loro posto molti dei tasselli che mancavano. Spero che il finale di questa storia non ti deluda (si articolerà nei prossimi due capitoli) e spero anche che tu non ti penta d’avermi dedicato il tuo tempo ^_^! Una bacione, Joy.

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Capitolo 18
*** Ne vale più d'una ***


18



18

NE VALE PIU’ D’UNA



"Chi era la donna che ti ha accompagnato fino al cancello d’entrata?”

Occhi curiosi e labbra increspate in un sorriso.

Mia cugina Bellatrix.” la voce era affettuosa e derisoria al tempo stesso. “Non sarai gelosa, spero…”

Dovrei?” la bonaria ironia nascosta sotto l’espressione innocente.

Direi proprio di no, dal momento che Bellatrix ha dieci anni più di me.”

E questo ti sembra un buon motivo?”

“… E’ anche sposata.”

Stai tentando di farmi irritare?”

“… Suo marito è il fratello di Raba-”

Regulus!”

Una risata.

Uno sguardo dolce e due braccia calde intorno a lei.

Non ti tradirò mai.”

Mille millenni.

Mai. Non tradirò mai te.”

Un sospiro.

Com’è tua cugina?”

Il tremore nelle mani di lui.

Pazza.” occhi neri carichi d’angoscia. “Orlena, tieniti lontana da lei. Bellatrix è pazza.”

***

“Harry, la bacchetta!”

La voce di Ginny l’aveva salvato.

Lei lo salvava sempre…

Perché nonostante fosse consapevole di non potersi permettere né lo stupore né la confusione, sapeva che in quel momento vi sarebbe annegato, se non fosse stato per lei.

Rimanere impassibili di fronte al Caso crudele che aveva confuso e intrecciato due generazioni, sembrava un affronto verso coloro che per lui erano morti.

Memorie rimaste nascoste per diciassette anni…

Il medaglione di Serpeverde, costato la vita a colui che l’aveva trovato, risplendeva nella sua mano.

Una pesante eredità.

Il compito dei suoi genitori…

Cercavano qualcosa…

E per la prima volta si sentì come se non se ne fossero veramente andati.

Loro che avevano combattuto come lui quella guerra e non erano sopravvissuti.

Ripercorrere la stessa strada… sapendo che non si erano mai arresi.

Si gettò per recuperare la bacchetta e lanciò l’incantesimo che sciolse Ron e Hermione dalla loro immobilità, poi afferrò rudemente Ginny e la trascinò fuori dalla traiettoria di altre eventuali maledizioni. Gli occhi di lei, grandi e limpidi, lo osservavano colmi d’inquietudine; Harry intuì che avrebbe voluto domandargli quali fossero le sue intenzioni, ma non osasse farlo.

Le posò una mano sulla guancia e si accorse che era fredda e stava tremando.

“Ti voglio al sicuro, Ginevra.” le disse serio.

Ginevra…

La chiamava così solo quando stava per lasciarla…

“Arriverà mai il giorno in cui mi dirai Ti voglio al mio fianco ?” ribatté lei, tentando con un mezzo sorriso di non mostrare la paura.

Lui si chinò sfiorandole la tempia con le labbra.

“Ti voglio per tutta la vita.” le sussurrò.

Forse la mia l’hai già avuta tutta…”

Lei chiuse gli occhi e tentò, con scarso successo, di fare la stessa cosa con la mente. I ricordi terrificanti, colmi di oscuri presagi, aleggiavano su di lei come ingannevoli e incompiute profezie. Non riusciva a liberarsene…

“Harry…” implorò aiuto senza chiederlo e lui scorse la supplica in quell’unica nota dolorosa che le uscì dalle labbra, mentre pronunciava il suo nome.

Le baciò la bocca lievemente.

Lo spazio caldo e protetto dei loro respiri…

… E intorno a loro una guerra da combattere.

Riaprì gli occhi.



“Orlena Crux!”

Bellatrix Lestrange avanzava con calma studiata verso la donna ancora riversa a terra.

“Ho sempre sostenuto che non dovevamo fidarci di te.” disse con tono sprezzante, puntandole contro la bacchetta.

Si muoveva piano e sembrava un’ombra innaturale nel mattino appena sorto. Una sagoma scura e cupa, avvolta in strati di stoffa che si agitavano tetramente al vento.

Nero.

La sua risata era stridula e mancava di coerenza, i suoi occhi sembravano a tratti o completamente assenti o malignamente posseduti.

“Non dovevi consegnarci Potter?” sogghignò perversa. “Crucio!”

La donna gridò e la lettera che ancora stringeva, si accartocciò tra le sue dita.

“Non dovevi spiarlo e raccogliere informazioni?” continuò Bellatrix accecata dalla sua malsana esaltazione. “Non dovevi seguirlo senza che se ne accorgesse?”

Orlena si rannicchiò su se stessa gemendo, ma Harry notò che in quella posizione poteva nascondere alla sua avversaria la mano serrata sulla bacchetta.

“NON VOLEVI SERVIRE L’OSCURO SIGNORE!” gridò ancora quella. “Cru-”

E’ pazza. Orlena, Bellatrix è pazza.”

La voce di lui che dissipava la nebbia… e con essa il dolore.

Lui la salvava sempre…

Stupeficium!” gridò prima che l’altra potesse concludere la maledizione.

“Via di qui!” ne approfittò Harry, spingendo Ginny verso gli amici mentre Bellatrix cadeva indietro colpita dallo schiantesimo.

“Andatevene! Smaterializzatevi!”

“E tu cosa farai?!” gridò la ragazza sconvolta, inciampando sui suoi piedi e aggrappandosi, poco prima di cadere, alla maglia del fratello.

“Voglio scoprire cosa sa degli Horcrux e dei miei genitori.”

“Sei un pazzo!” gridò Hermione. “Dobbiamo andarcene!” continuò lanciando uno sguardo allarmato alle due donne che combattevano. “Non ci capiterà un’altra occasione per fuggire!”

Harry la fissò negli occhi. “Hermione” le disse serio “non mi capiterà un’altra occasione per sapere.”

“Sei un pazzo!” ripeté Ginny, il volto rigato dalle lacrime.

“STATE GIU’!” gridò Ron spingendo a terra gli amici, mentre una maledizione s’infrangeva a pochi metri da loro, sollevando un mulinello di sabbia.

“Cos’hai consegnato a Potter?” miagolò Bellatrix, il tono innocente disgustosamente falso e lo sguardo perverso, colmo di scherno.

“Perché me lo domandi?” chiese a sua volta Orlena con voce tagliente. “Ero io a volere delle risposte da te, ma ho scoperto di possederle già.” continuò, il volto orgoglioso. “Non ho più alcun motivo per combattere al vostro fianco, ormai. Non ho più motivi per infrangere le mie promesse.”

“Per cui non collaborerai.” concluse Bellatrix in uno sprazzo di lucidità. Poi sollevò la bacchetta e le sue labbra s’incresparono in un sorriso sardonico. “Allora…” sibilò. “Morirai.”

Ginny chiuse gli occhi e si aggrappò con forza al braccio di Harry, le ginocchia ancora affondate nella sabbia.

Ma la maledizione non arrivò. Bellatrix agitò la bacchetta e la lettera stropicciata passò dalle mani di Orlena alle sue.

Un silenzioso stupore li avvolse per qualche istante, poi la risata folle e malata di Bellatrix lo infranse.

“Regulus, il mio stupido cuginetto!” proruppe. “Ne ha avuto di coraggio!”

Orlena puntò la bacchetta dritta alla sua gola. “Non ti azzardare.” disse scandendo bene la parole.

Non ti azzardare?” ripeté l’altra sbarrando gli occhi da invasata. “Non devo azzardarmi a far cosa, esattamente?” continuò. “A infangare il nome del tuo amante compianto, morto e sepolto già da un secolo?”

“Diciassette anni non sono un secolo.”

“Era un traditore al pari di suo fratello!”

Non tradirò mai te…”

“Avrei dovuto capirlo prima e avere la soddisfazione di vederlo cadere sotto le mie maledizioni, proprio come Sirius!”

Harry serrò le dita intorno alla bacchetta e fece per alzarsi, ma la mano di Ron lo trattenne.

“Aspetta.” gli sussurrò calmo. “Ascoltiamo. La vendetta verrà dopo.”

Lui tremò di rabbia, ma rimase immobile.

“Erano entrambi marci, come mia sorella Andromeda… Avrei ucciso anche lei, insieme a quel mezzosangue di suo marito, ma gli Auror si sono messi in mezzo…”

Sul suo volto si dipinse un ghigno malato e gli occhi le luccicarono di follia. “E’ stato divertente, però, bruciare l’intero quartiere.”

“… mi piacerebbe sapere dove fossero le famose Squadre di Sicurezza mentre i Mangiamorte incendiavano l’intero quartiere e se la filavano indisturbati!”

“Pagherà.” tornò a dire Ron, prevenendo l’impulsività del suo migliore amico.

“E Regulus, quell’idi-”

“NON PARLARE DI LUI!” gridò Orlena furiosa. “NON PRONUNCIARE IL SUO NOME!”

“QUEL TRADITORE!” berciò Bellatrix con tono di sfida.

“NO! NON E’ VERO!”

Negherò io, per te, tutto ciò che vorrai.”

“Non era un traditore.”

Non tradirò mai te…”

“Le sue scelte non furono mai scontate.”

I desideri che non si realizzavano.

Percorrevano strade sbagliate e s’infrangevano, agonizzando, contro l’avidità e il potere.

E chi vi aveva creduto, annegava.

Chi aveva combattuto fino alla fine, aveva salvato soltanto l’onore…

Questo bimbo rivestirà di nuovo onore il casato dei Black!”

“E’ morto per dare una possibilità a Potter. Quel Potter!” gridò Bellatrix puntando il dito contro Harry. Lui si alzò in piedi temendo che venissero coinvolti anche gli altri. “Cosa può esserci di più patetico?”

“Una puttana che fa da serva al suo padrone.” le rispose Orlena, il gelo che lui aveva scacciato molti anni prima, di nuovo presente nella sua voce e nei suoi occhi.

Il sorriso crudele si spense. “Cederai, te l’assicuro.” sibilò. “E allora sarà molto divertente…”

“Non mi arrenderò mai.”

Negherò io, per te, tutto ciò che vorrai.”

“Ne sei certa?” le domandò Bellatrix con studiata lentezza e con maligna lucidità.

“Non ho niente da perdere.” ribatté lei.

“E niente da ottenere.”

Chi aveva combattuto fino alla fine, aveva salvato soltanto l’amore…

Niente è immortale.”

Neanche l’amore?”

Nell’anima…

La bacchetta di Bellatrix ondeggiò e il fasciò di luce s’infranse sullo scudo provvidenzialmente eretto da Ron.

“Ottimo lavoro, amico.” gli sussurrò Harry dopo un primo istante di sconcerto. “A quanto pare, siamo chiamati in causa…” continuò, bacchetta alla mano, pronto a difendere o a colpire, quale che fosse l’evenienza…

“Harry, ti prego…” incominciò Ginny, ma non finì la frase che un altro incantesimo si schiantò contro una barriera appena innalzata. Quando rialzò il viso notò che Ron era sorpreso quanto lei, segno che questa volta, l’incantesimo scudo non era stato opera sua.

Lo svolazzante tessuto viola chiarì ogni suo dubbio: lei si era materializzata davanti a loro.

Orlena, il suo nome…

Osservò la sua bacchetta che si agitava ricambiando a Bellatrix la cortesia.

“Possiamo combattere.” chiarì Harry nell’istante che seguì.

“Lo so.” rispose lei. “Ma avete un compito più importante, adesso.”

“Cosa sai degli Horcrux?” chiese incapace di attendere oltre. “E cosa sapevano i miei genitori?”

Lei parve pensierosa, isolò momentaneamente lo spazio circostante in modo da avere qualche secondo per poter parlare liberamente, poi si voltò a guardarlo.

“Quanti te ne mancano?” gli chiese.

“Se escludiamo il medaglione, ancora tre.”

“Tre…” ripeté lei.

Nato da chi per tre volte l’aveva sfidato…

“Dovresti proprio tornare nella casa dei tuoi genitori, sai?” disse dopo un istante di silenzio. “A Godric’s Hollow.” gli diede le spalle e tenne la bacchetta pronta davanti a sé. “Tutto è cominciato da lì.”

Dove sorgeva il nuovo giorno.

Si voltò per cercare Ginny e la trovò al suo fianco. Vi sarebbe rimasta per sempre, a dispetto di tutto il resto.

Era senz’altro stupita, ma non lo mostrava. Fissava la schiena della donna con sguardo concentrato, come se stesse analizzando l’informazione che gli era appena stata rivelata e non dubitasse affatto della sua veridicità. Harry si concesse di accarezzarle brevemente il braccio: la sua pelle calda era confortante, ma le mani le tremavano.

Una maledizione venne respinta e Harry sentì la presa sul suo braccio farsi più forte e le unghie affondare nella pelle.

Una cicatrice che sarebbe rimasta.

La desiderava…

E sebbene il pericolo fosse imprevedibile, non riuscì a mandarla via.

… Neanche per salvarla.

“Ginny, ti prego…” implorò, facendo violenza a ciò che disperatamente agognava. “Ti prego…” ma lei gli fece cenno di tacere e scosse la testa.

“Resterò con te.” sussurrò.

Lei…

Rosso e Oro.

Il coraggio e la passione.

Il chiarore infuocato di un potente sortilegio gli illuminò il viso. Strinse più forte la bacchetta e fece un passo in avanti, dove la barriera stava per scomparire.

Ron e Hermione erano al suo fianco, vigili e pronti a combattere. Forti come lo erano sempre stati.

Complici in quella sfida che prevedeva, come trofeo al vincitore, il beneficio di vivere.

Ginny.

Il futuro teneramente rivestito dei colori del tramonto… o dell’alba immacolata.

Rosso e oro… e diamanti.

Troppo da perdere.

La sua mano premeva ancora sul suo braccio tremando impercettibilmente. Non lo lasciava…

Caparbia.

Lo erano tutti loro.

… Quasi quanto erano fragili…

“Andatevene.” ordinò Orlena senza voltarsi. “Una nuova epoca aspetta voi per nascere. Non apparterrà a me…” la sua voce era calma e stranamente melodica, come se fosse in pace con se stessa e volesse mostrarlo. “Resterò io qui .” continuò. “Non ho niente da perdere, soltanto un varco di diciassette anni da attraversare...”

“Vieni con noi.” propose Harry, il tono troppo incalzante che tradiva l’intenzione di mostrarsi risoluto.

“No. Voi la temete, ma io la desidero.”

Desiderare la morte dopo diciassette anni…

La bacchetta di Bellatrix scintillò sinistramente.

“Il sortilegio scudo non resisterà!” gridò Hermione prima che Ron l’afferrasse per un braccio senza tanti riguardi e la spingesse indietro, puntando davanti a sé la bacchetta.

“NON REGGE-” gridò di nuovo, mentre il fascio di luce rossa oltrepassava la barriera e si schiantava in pieno nel petto del ragazzo.

Troppo veloce per poterlo impedire, fulmineo.

“RON!” urlò senza ritegno osservandolo cadere con un tonfo sulla sabbia, dopo esser stato sbalzato indietro.

Una posa scomposta, innaturale…

Orrore.

Harry perse il fiato, la mente chiusa ad ogni logico pensiero e le gambe pesanti, quasi fossero di piombo, che si rifiutavano di muovere un solo passo. Cadde indietro sotto il peso di Ginny e solo dopo un istante capì di essere rimasto immobile sulla traiettoria degl’incantesimi.

Lei lo salvava sempre…

Il peso del suo corpo…

Le sue mani pallide lo scuotevano con tutta la forza che possedevano. Più disperate che sollecite…

Si sentiva di ghiaccio.

“E’ vivo, Harry. E’ vivo.” stava gridando la ragazza sopra di lui.

Le ciocche disordinate e agitate dal vento con i loro riflessi di rame e corallo le nascondevano quasi completamente il viso e le spalle.

Lei…

Il futuro da conquistare senza arrendersi mai.

La scostò dolcemente da sé senza dire una parola e voltò lo sguardo sull’amico: Hermione era riversa su di lui e tentava di farlo riprendere.

La sua bocca tremava.

Cercò Bellatrix con gli occhi, l’espressione carica di rabbia e dolore, e vide che era trattenuta in un duello serrato da quella donna che aveva spalancato per lui le porte della verità. Si sentì ribollire di collera e sopraffare dalla smania di combattere. Aveva un conto in sospeso con la signora Lestrange.

… Ma era necessario allontanare Ron… e neanche Hermione pareva in grado di combattere…

Le si inginocchiò di fianco e la vide sollevare la testa mostrando uno sguardo implorante e spaventato; aveva le labbra socchiuse, come se stesse per dire qualcosa di vitale importanza e non riuscisse ad articolarne le parole.

“Smaterializzati portandolo con te.” le disse serio, sperando, per il suo stesso bene, che fosse abbastanza sconvolta da mettere da parte la sua consueta testardaggine. “Devi portarlo lontano da qui e chiedere aiuto.” continuò. “ Usa il tuo patronus.”

“Ci metterà troppo tempo…” replicò lei ritornando leggermente in sé.

“Non importa. Non abbiamo scelta.”

Non avere scelta…

Tu sei l’alternativa.”

“Vai.” la incitò. “Vai, Hermione.” e le sfiorò la guancia con la mano.

Lei chiuse gli occhi.

Cedeva…

“Raggiungici con Ginny il prima possibile.” sussurrò infatti.

Harry annuì e abbozzò un sorriso incoraggiante, mentre lei si smaterializzava portando Ron con sé.

Sbatté le palpebre, davanti a lui non c’era più nessuno. “Vi raggiungeremo presto.” mormorò al niente. “Io e Ginny.”

Lui e Ginny.

Il rifugio che si generava ogni volta che protendevano le braccia, ogni volta che si sfioravano e confondevano i respiri sulle loro labbra…

Lui e Ginny…

Una guerra ancora da combattere.

Si voltò per cercarla e si accorse troppo tardi che la bacchetta di Bellatrix era puntata contro di lei.

Impossibile.

Impossibile da credere.

Una risata folle risuonò intorno a lui e tutto il resto scomparve, persino il respiro.

Udì ciò che temeva prima che avesse il tempo di scongiurarlo…

Sectumsempra!”

Si lanciò di fronte a lei senza pensare e senza sperare di poter scongiurare l’inevitabile.

< Se devo morire > pensò semplicemente < che almeno sia per lei. Che lei viva… >

Morire per lei…

Non fece in tempo.

Il sangue schizzò di fronte a lui, tingendo la sabbia con il suo tetro colore vermiglio, e una figura cadde a terra pesantemente.

Senza speranza, se non nel libero arbitrio delle sue scelte…

Dopo diciassette anni…

Harry fissò incredulo la veste viola che andava tingendosi di scuro.

Quasi nero…

La macchia si allargava portando via la vita.

Colei che aveva infranto le sue promesse…

Orlena Crux era distesa davanti a lui, il petto squarciato e la mano ancora serrata sulla bacchetta.

Poco dietro Ginny allungava la mano verso di lui, illesa e terrorizzata, supplicandolo in silenzio, ancora inginocchiata sulla sabbia.

Si slanciò verso di lei e la prese tra le braccia, mentre la risata stridula si faceva sempre più vicina.

Bellatrix si portò ad un passo dalla moribonda e ghignando perfidamente, il volto stravolto da una malata soddisfazione, sibilò:

“Sarò così magnanima da ascoltare le tue ultime.” un sorriso crudele le increspò le labbra. “Hai qualcosa da dire adesso che sei alla fine? Custodirò le tue memorie, non temere…” la guardò dall’alto, spingendo contro la sua gamba con la punta della scarpa. “Dovresti essermi grata, finalmente potrai riunirti a lui. Potreste giacere insieme, nella tomba…”

E’ pazza. Bellatrix è pazza…”

… Deviata…

“Peccato che di lui, ormai, non sia rimasto niente!”

Eccetto l’amore…

Eccetto l’onore…

… E la forza e il coraggio…

“Avanti!” riprese la donna con tono sprezzante. “Con quali parole vuoi essere ricordata?”

La bacchetta ancora serrata nella mano…

Orlena mosse le labbra.

Avada Kedavra!”

Il corpo di Bellatrix si accasciò senza vita.

“N… non ricordarmi affatto, cugina.” disse poi.

Tutto finito.

Il vento intonò il suo lamento…

Sottofondo alla ninna nanna delle onde…

Eterna…

Ginny si sciolse dall’abbraccio e si trascinò di fianco alla donna riversa sulla sabbia.

Aveva abbandonato la bacchetta ed entrambe le mani erano premute sul petto. I suoi occhi erano assenti, sebbene li tenesse aperti e benché il respiro le mancasse, riuscì a parlare.

“L… le mie mani s… sono sporche…” la sentì sussurrare.

Posò la sua su di esse e provò a chiamarla con il suo nome.

“Orlena…” una lacrima le rotolò giù dalla guancia, ma lei non se ne accorse.

“Tu… per me sei stato l’amore…” disse. “S… sei stato la vita.”

Ginny chinò la testa, i capelli rossi la inondarono…

Scarlatto…

Sapevo che non saresti venuta da me vestita di nero…”

… E l’ultimo ricordo risuonò nitido, reale e straziante nella sua mente.

Regulus, cosa faresti se non mantenessi le promesse?”

Non mettermi alla prova. Potrei infuriarmi.”

Uno sguardo capace di attraversare anche il baratro del tempo trascorso…

Penso che potrei tornare persino dalla morte, per dirti quanto mi avresti deluso. Sarei indignato.”

L’ultimo sussurro…

“V… verrò io da te…” soffiò. Un cupo sorriso sulle sue labbra. “Così potrai… essere furioso e… indignato.” socchiuse gli occhi e due lacrime le rigarono il viso. “P… potrai rimproverarmi…”

L’ultimo respiro…

“… Ma ti… dirò c… che ti amo. Di certo mi… perdonerai…” e chiuse gli occhi.

Per sempre.

Lacrime che scintillavano alla fine di tutto, come mille candele…

Ginny si alzò in piedi barcollando, ma c’era Harry a sostenerla e il suo sguardo… illuminato dalla luce del mattino…

Stregata dai suoi occhi…

… E in quelli, riflessa una nuova epoca.

Un destino più felice.

Ingiusto, forse…

“Il nostro amore vale davvero quella vita?” gli chiese piangendo.

Lui le accarezzò una guancia, scostandole i capelli umidi di lacrime dal viso. Poi l’abbracciò stretta.

Il peso del vero Horcrux nella sua tasca…

“Il nostro debito è più grande, Ginny.” le rispose. “Deve valerne più d’una.”



Fine 18° capitolo

X redRon: Cara…*__* ! Ti ringrazio davvero tantissimo, adesso che sono alla fin, il tuo entusiasmo mi fa ancora più piacere! Mi sorgono sempre mille dubbi quando sto per concludere una storia…ç_ç. Devo ringraziarti per tutto, per la costanza e per la fiducia e soprattutto per esserti dedicata a questa storia! Il prossimo capitolo è l’ultimo, e spero di non farti rimpiangere il tempo perso. Un bacio, Joy.

X Ginny06: Non preoccuparti carissima, anzi, bentornata! Sei arrivata quasi sul finire della storia, quando ormai quasi tutto è stato svelato, sono contenta che ti siano piaciuti tutti i capitoli; avevo un’idea abbastanza chiara di quello che sarebbe successo quando ho cominciato a scrivere, ma non è stato facile lo stesso! Ti ringrazio per la fiducia e per la presenza… e ti mnado un bacio, Joy.

X Anduril: Ti chiedo perdono carissima! Di solito non faccio di queste cose, ma nello specifico, il capitolo stava diventando davvero troppo lungo e dispersivo… e alla fine ho preferito dividerlo… Sono spiacente per l’insoddisfazione creata…ç_ç Suvvia, non pensarci più, in questo capitolo tutto si conclude, o quasi… Comunque, carissima, hai davvero il potere di rincuorarmi, leggi con tale sensibilità e riesci a cogliere molti dettagli e sfumature… Non stato facile rimettere insieme la trama di questa storia – i commenti di chi legge in questo caso sono stati di grande spinta- adesso che è quasi finita, rimango sempre con molte incertezze, chiedendomi se sono stata sufficientemente chiara o se qualcosa non torna. I personaggi, poi, sono stati una sfida, come sai non avevo mai scritto di Harry e Ginny, e di Regulus non sappiamo quasi niente… Ma sapere che hai letto e apprezzato mi riempie d’orgoglio e vedo ciò che ho scritto sotto un’altra luce… Ti ringrazio, davvero. Joy.

X Master Ellie: Ok… corro a nascondermi. E in mia difesa, mi azzardo a dire una sola cosa: ciò che è successo in questo capitolo era davvero ciò che Orlena desiderava. Non avrebbe potuto essere altrimenti. Mhmm… Joy fa capolino: Sei ancora furiosa? Scherzi a parte ^__^... Sei decisamente troppo, troppo buona… e anche decisamente di parte, direi, e io in questo momento sono decisamente troppo, troppo imbarazzata per ringraziarti come meriteresti! Naturalmente non devo proprio preoccuparti per gli scorsi capitoli, è vero che adoro le recensioni –come tutti del resto- ma non sempre abbiamo a disposizione tutto il tempo che vogliamo, dico bene? Mia cara… grazie, grazie, grazie! Non hai idea di quanto mi abbia fatto piacere sapere che ami Regulus e Orlena –quasi piango dal sollievo- non mi viene detto spesso e io ho creato i flashback amandoli a dismisura! Davvero, a metà storia ho cominciato ad adorarli e non sono più riuscita a tenerli da parte, ma ho sempre avuto il dubbio che non fossero particolarmente apprezzati! Per cui: GRAZIE! Anche sulla trama mi hai rincuorato molto, sapessi quante volte ho perso il filo -_- ! Un bacione immenso e alla prossima! Joy.

X Illy91: Joy rossa d’imbarazzo…^\\\^ Vuoi dire che hai letto anche le altre storie? O_O! Oh, qui si rischia di farmi diventare un’insopportabile viziata! A parte gli scherzi… ^__^ Sono contenta che ti siano piaciute, soprattutto adesso che è passato un po’ di tempo da quando le ho scritte ed ho sempre la sensazione che non interessino più a nessuno! Grazie di tutto! Spero di non deluderti proprio da ultimo, perché il prossimo sarà il capitolo conclusivo e poi arriverà un epilogo, ma ormai siamo agli sgoccioli… Ti abbraccio fortissimo, Joy.

X EDVIGE: Eccomi qua, carissima –anche se non propriamente in orario -_-! – per risolvere la questione rimasta in sospeso con Bellatrix. E’ sì, speravate di non averla tra i piedi e invece guarda che combina… Ok. Sto zitta, visto che è tutta colpa mia! ^-^  Comunque con questo capitolo puoi vedere come si metteranno le cose e il prossimo sarà l’ultimo quindi… ti auguro buona lettura e ti ringrazio ancora per la costanza e per l’immancabile sostegno. Un bacio, Joy.

X AxelC91: Tesoro, grazie, grazie, grazie. Mentre scrivevo, amavo a dismisura Regulus e Orlena, ma avevo la sensazione che come coppia non fosse molto apprezzata tra i lettori. Mi riempie di gioia sapere che invece ti piace. Oggi è un bel giorno! ^\\\^ Guarda, ti posso assicurare che la parte dove muore Regulus è stata un vero parto, mi facevo del male da sola e non sapevo più come uscirne… per non parlare della vena patetica nella quale cadevo continuamente… è_é

Ma non ci penserò, voglio crogiolarmi nelle tue parole! ^__^ E così scriverai una Harry\Ginny ? Brava, fai bene ^_^! Ma in proposito posso assicurarti che come scrittrice di questa coppia io faccio piuttosto pena…-_- ! In questa storia la scena continuava a passare a Regulus e Orlena senza che riuscissi a farci niente! Poveri Harry e Ginny, doveva essere una storia tutta per loro e invece alla fine sono stati spodestati!^_-! Ti ringrazio ancora e ti abbraccio forte, Joy.

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Capitolo 19
*** Mia regina ***


19



19

MIA REGINA



“Stanno per arrivare, Ron. Andrà tutto bene.”

Mani intrecciate al punto di non sapere più quale delle due stesse tremando…

“Se non ci sarà un dopo, io…”

“Ci sarà. Ti assicuro che ci sarà.”

“Ma se non dovesse andare come…”

Uno sguardo carico d’angoscia.

“Ron, ti prego…”

“Devo parlarti, Hermione.”

“Dopo.”

“Dopo mi ascolterai?”

Occhi bassi e imbarazzati per la prima volta in molti anni.

“Sì.”

Tremavano entrambe.



Il patronus di Hermione aveva impiegato meno tempo del previsto a portare il loro messaggio e in poco meno di un’ora, metà dell’Ordine era giunto sul posto. A quanto pareva, nessuno aveva ascoltato le rimostranze di chi, come Moody, sosteneva si dovesse agire con discrezione.

Tonks li aveva raggiunti per prima, volando sulla sua scopa protetta da un incantesimo di disillusione. Aveva portato con sé una passaporta improvvisata e assolutamente non autorizzata, in modo da permettere a lei e ai ragazzi di far ritorno a Grimmauld Place, se si fossero presentati degl’imprevisti.

In tal caso, gli ordini erano stati categorici: non doveva esserci, da parte sua né di nessun altro, alcun tipo d’intervento, ma soltanto un repentino rientro.

Questo finché lei stessa non avesse comunicato la loro posizione, permettendo agli altri membri dell’Ordine di raggiungerli all’istante, con un’ulteriore passaporta che era stata preparata e lasciata al quartier generale per tale scopo.



“Come ti senti?” domandò Harry, portandosi di fianco all’amico che si era ripreso da poco.

“Oh… sto bene.” rispose quello con voce ancora vagamente confusa, mentre Hermione si scostava da lui per la prima volta da quando era stato colpito. “Almeno credo…” aggiunse quando sua madre lo strinse in un abbraccio che gli avrebbe tolto il fiato anche se fosse stato in perfetta forma.

“R… Ron…” singhiozzò la donna, poi rivolse uno sguardo lacrimoso alla figlia. “Oh Ginny… come hai potuto andartene così…”

Lei sollevò gli occhi. Erano grandi e limpidi, rivolti sulla madre come se volesse dirle ‘mi dispiace’, ma non riuscisse a far uscire la voce.

Scosse la testa e riabbassò lo sguardo desolato.

Troppo sconvolta persino per parlare.

Ma Harry poteva sentire ugualmente la sua voce: il lamento flebile e continuo che la tormentava.

E’ ingiusto.

“Sei stata forte e coraggiosa.” le sussurrò passandole una mano tra i capelli. “Non è ingiusto.”

Entrambi erano sopravvissuti mentre altri non lo erano.

Un destino più felice per chi avrebbe visto sorgere una nuova alba…

“Questa nuova epoca mi fa paura.” mormorò lei ritrovando miracolosamente la forza di parlare.

“Fa paura anche a me, Ginny.”

Il sole già alto a illuminare la realtà crudele…

Due cadaveri riversi sulla sabbia, un ferito e tutti, tutti segnati in modo irreversibile dallo scontro appena avvenuto.

Ancora cicatrici…

“Deve essere fatto.” decretò la voce grave e decisa di Kingsley.

Era in piedi di fronte al cadavere di Bellatrix.

“Non c’è altra possibilità, vero?” chiese piano Tonks, senza alzare gli occhi.

“Temo proprio di no.” le rispose Arthur, una punta d’amarezza nel suo solito tono pacato.

Remus, indietro di qualche passo, era immobile e aveva sul volto un’espressione indecifrabile, combattuta…

Ad Harry sembrò che stesse cercando di provare pietà, a dispetto del lupo in lui, che ululava incessantemente chiedendo vendetta.

… O giustizia.

Lui che combatte contro l’istinto ad ogni plenilunio.

“Non vorrete farlo sul serio?” esclamò Molly raggiungendoli dopo qualche istante. “E’ immorale!”

“Non credo che vi fosse moralità in lei.” considerò Remus avvicinandosi di un passo.

“Ma cosa diremo ad Andromeda? Era sua sorella…”

“Ha tentato di ucciderla!” ribatté Tonks che aveva ascoltato l’intera storia da Harry.

Arthur posò il braccio sulle spalle della moglie. “Non c’è altra soluzione, Molly.” le disse. “Non possiamo correre questo rischio. Se scopriranno la verità saremo tutti in pericolo.”

“T’illudi che facendo sparire il cadavere non verranno a saperlo?” chiese scettica la donna.

“Non ne avranno mai la certezza e noi avremo il tempo di organizzarci.”

“Ai Mangiamorte non servono certezze per mettere in atto delle rappresaglie; la loro vendetta non è indotta dal dispiacere.” intervenne Remus. “Tuttavia Arthur ha ragione. Harry vuole andare a Godric’s Hollow… e non ci sarà modo d’impedirglielo.” aggiunse in direzione della donna che stava per esprimere il suo ovvio dissenso su una tale iniziativa. “Il cadavere di Bellatrix a poca distanza da lì, condurrà i Mangiamorte sulle sue tracce in un istante: possono materializzarsi, sono sicuro che qualcuno di loro è già stato là…”

“Rodolphus Lestrange vi è stato di sicuro.” rincarò Kingsley. “Subito dopo la ‘scomparsa’ di Voldemort, per cercare le eventuali tracce della sua sparizione, vi ricordate? Lui e la moglie non trovarono niente e andarono dai Paciock…”

Frank e Alice…

Tutti vittime della stessa guerra…

“Già…” sussurrò Molly rabbrividendo.

“Credo che si possa mettere da parte la moralità.” dichiarò Tonks risoluta.

“Bene…” incominciò Arthur dopo che anche Molly ebbe annuito. Ma sebbene fosse in accordo con la decisione presa, la sua voce divenne titubante “ Vuoi pensarci tu, Remus?” chiese incerto, voltandosi verso l’uomo ancora leggermente in disparte.

Lui che conosce il valore della vita…

Lui che combatte contro l’istinto ad ogni plenilunio…

“Sì.” rispose dopo un istante di silenzio. “Ci penso io.”

Fece un altro passo avanti.

Era giusto.

Non c’era una tomba su cui portare un ultimo saluto.

Sfoderò la bacchetta e la puntò contro il corpo di Bellatrix.

Né una lapide a onorare la sua memoria.

Respirò profondamente.

Non c’era stato un corpo freddo e inanimato su cui piangere.

Sollevò il braccio.

E neanche il tempo di convincersi della realtà… e di credere alla sua morte…

Non era rimasto niente di lui, per nessuno.

E così sarebbe stato anche per lei.

… La sua assassina…

Harry distolse lo sguardo.

Il lupo ululava la propria giustizia…

La voce di Remus pronunciò l’incantesimo, e sotto la sua bacchetta il corpo di Bellatrix sparì.

“Perduto per sempre.” lo udì sussurrare con lo sguardo vagamente assente, qualche istante dopo.

***

Da qui tutto è partito e qui tutto si conclude.

Godric’s Hollow.

Casa…

Il viale profumava lievemente di muschio e della resina degli alberi. Era ombroso e adorno di rampicanti che gli conferivano un aspetto aggraziato e selvaggio al tempo stesso.

Casa…

La terra sotto i suoi piedi era compatta e asciutta, e sebbene quel sentiero portasse in un luogo disabitato da anni, vi erano ancora le tracce di quei ciottoli bianchi che qualcuno, nella speranza di assistere a tempi migliori, aveva sparso sul sentiero.

Casa…

I muri erano ingrigiti e macchiati dal tempo, lo scuretto di una finestra al primo piano penzolava staccato per metà. Harry si domandò quale stanza celasse.

Forse la sua, quando era ancora un neonato…

Il rumore dei vecchi cardini cigolanti, mossi dal vento, gli ricordò qualcosa di antico e perduto, qualcosa che non sarebbe mai potuto ritornare…

Il passato.

“Dobbiamo sbrigarci, Harry.” lo sollecitò Hermione con voce decisa, mentre posava cauta il piede sul primo gradino della veranda che sembrava sul punto di cedere. “Per quanto ne sappiamo, potremmo ritrovarci circondati dai Mangiamorte da un momento all’altro.”

Ron annuì e per poco non affondò fino al ginocchio in un punto dove le assi di legno erano marce.

“Non sareste dovuti venire…” incominciò lui e Ginny sbuffò rumorosamente.

“Stai diventando noioso, Harry.” disse Hermione, spingendo la porta d’ingresso che si aprì rivelando una consistente matassa di ragnatele.

Ron rabbrividì e arretrò di qualche passo mentre la ragazza gli scoccava un’occhiata di rimprovero e pronunciava l’incantesimo che avrebbe fatto sparire le tele insieme ai probabili abitanti.

“Dai, entriamo.” suggerì Ginny infilando la propria mano in quella grande di Harry.

Ron, Hermione e Ginny.

Casa…

Varcarono la soglia.

Pochi arredi erano rimasti intatti. Quasi ogni oggetto era in frantumi, in quella stanza…

Harry non volle pensare a quale fosse stata la circostanza che li aveva ridotti in quel modo, e a giudicare dalle espressioni preoccupate di Ron e Hermione, che lo scrutavano di sottecchi, e dalla stretta improvvisa della mano di Ginny, capì che la risposta era fin troppo palese.

Sono morti in un incidente d’auto.”

Avrebbe voluto credervi…

31 ottobre 1981.

Suo padre e sua madre.

E gli parve strano pensare che quella notte anche lui si trovava lì.

Un bambino nato da chi per tre volte l’aveva sfidato…

Si guardò attorno e avanzò di qualche passo verso le scale che portavano al piano di sopra, lanciando di tanto in tanto uno sguardo sgomento a un lume rovesciato o a un vecchio mobile per metà distrutto.

Tutto giaceva sotto un pesante strato di polvere.

Abbassò, sconsolato, gli occhi sul pavimento: sembrava ricoperto da macchie indistinte…

Impronte.

Il cuore gli mancò un battito.

Impronte di cane.

Sirius era ritornato in quel luogo.

Casa…

Respirò forte, ma la voce di Ron allontanò i ricordi prima che questi potessero trascinarlo lontano dalla realtà. “Saliamo al piano di sopra.”

Annuì posando il piede sull’asse di legno della scala, che cigolò in modo inquietante. Il tempo, con il suo scorrere inclemente, aveva logorato e distrutto anche ciò che era stato risparmiato dalla bacchetta di Voldemort.

“Salite rimanendo vicini al muro.” suggerì andando avanti per primo.

Il piano superiore era come quello di sotto: abbandonato dopo essere stato distrutto.

Una delle stanze aveva la porta scardinata. Al suo interno una culla ribaltata e ricoperta di ragnatele, rappresentava con inquietante immediatezza, una verità che tutti loro conoscevano.

Un bambino che era sopravvissuto…

Un bambino adesso cresciuto…

Quasi un uomo.

Ginny si portò una mano alla bocca e rimase immobile sulla soglia mentre lui l’attraversava.

Da qui tutto è partito e qui tutto si conclude.

Una coperta, che un tempo doveva essere stata azzurra, era abbandonata sul pavimento, vicino a una sedia a dondolo irrimediabilmente danneggiata.

Una ninna nanna interrotta bruscamente e mai ricominciata…

… Spezzata…

Una ninna nanna…

Allungò la mano, quasi inconsciamente, verso quello che sembrava un vecchio carillon, posato su una cassettiera ancora più logora, e nel momento in cui sollevò il coperchio, qualcosa di dorato sfrecciò per la stanza.

“Cosa diamine ci fa qui un boccino?!” esclamò Ron chinandosi quando questo passò sulla sua testa.

“Beh, io non lo trovo così strano” obiettò Hermione scansandosi un istante prima che le s’infilasse tra i capelli “considerando di chi era questa stanza…” e lanciò un sorriso a Harry.

“Direi di no.” assentì lui. “Non è strano.”

“In compenso questo lo è.” disse Ginny all’improvviso, indicando il boccino che aveva smesso di sfrecciare sopra le loro teste e se ne stava sospeso poco distante da lei a una ventina di centimetri dal pavimento.

“Che aspetti? Rimettilo nella sua scatola” suggerì Ron “altrimenti dovrai inseguirlo chissà fino a dove.”

“No.” rispose Harry avvicinandosi al luogo dove esso stava volteggiando. “Ha ragione Ginny: c’è qualcosa di strano. Non ho mai visto un boccino fare così.”

Allungò la mano per afferrarlo e questo si spostò di poco.

Harry si chiese per quanti anni fosse rimasto chiuso in quella scatola che sembrava un semplice carillon.

Sedici?

In attesa che qualcuno lo liberasse.

E dopo averlo fatto, lo seguisse…

“E’ stato stregato.” dichiarò Hermione dopo un istante.

Stregato…

Harry lasciò vagare lo sguardo nella stanza e poi lo riportò sul boccino.

Da chi sapeva che prima o poi qualcuno sarebbe stato in grado di… comprendere.

Qualcuno che gli somigliasse a tal punto…



James sei sicuro di ciò che stai facendo?”

Naturalmente.”

Lily sbuffò biascicando qualcosa che suonò come: ‘sempre il solito’.

James le lanciò uno sguardo corrucciato.

E’ un giochetto stupido.” disse lei per tutta risposta. “E anche scontato, se mi permetti di dire ciò che penso.”

E’ geniale.” ribatté lui ignorandola. “A nessuno verrebbe mai in mente di ‘dar retta’ ad un boccino.”

E’ vero, a nessuno.” lo interruppe lei con tono di scherno.

“… Tranne che a mio figlio, naturalmente.” continuò lui alzando un po’ la voce e scoccando alla moglie un’occhiata di rimprovero. “Non possiamo sapere cosa succederà.”

Per un istante divennero entrambi seri, preoccupati…

Poi Lily scrollò le spalle e abbozzò un sorriso. “Spero che nostro figlio si mostri più intelligente di suo padre.”

Io spero che sia esattamente come me, così non avrà problemi a capire dove li abbiamo nascosti.”

Lei si arrese e sospirando profondamente, si lasciò cadere sulla sedia a dondolo di fianco alla culla del bambino. “Vorrei che non ci fosse bisogno di arrivare a questo punto.”

James non commentò, si chinò sulla culla e allungò il braccio.

Non voleva ammetterlo di fronte alla moglie, ma adorava sentire la mano minuscola di suo figlio chiudersi intorno al suo dito.

C’era qualcosa che potevano condividere con un semplice gesto.

Complici…

Noi ci capiamo, vero?” sussurrò.

Un padre e un figlio.



Harry afferrò il boccino e indicò con l’altra mano le assi del pavimento. “Sono qui.” disse. “ Gli ultimi tre Horcrux sono qui.”

Nato da chi per tre volte l’aveva sfidato.

***

"Non è ancora finita, vero?” gli sussurrò Ginny mentre si recavano, poche ore dopo, nel luogo dove era stata posta la passaporta per tornare a Grimmauld Place.

Harry passò il braccio sulle sue spalle con fare protettivo e le sfiorò i capelli con le labbra. “Non è ancora cominciata.”

***

Avery, Rosier, Macmillan

E poi Malfoy, Crouch, Bones

Harry avanzò di qualche passo, Ginny di fianco a lui.

Vance, Flint, Bulstrode

Si voltò verso sinistra.

Lestrange, Macnair…

Tutti purosangue, naturalmente.

Inarcò un sopracciglio.

Prewett?”

Ginny si strinse nelle spalle. “Rinnegati, ma pur sempre di antica famiglia e di sangue puro.”

Continuarono a camminare tra le lapidi.

“C’è un Paciock!” esclamò Harry dopo un istante.

Ginny abbozzò un sorriso indulgente. “Ci sono anche dei Potter, se prosegui…”

Lo sguardo del ragazzo si rabbuiò. “Non sono andato a salutare i miei genitori…” sussurrò tra sé.

Lei gli passò un mano tra i capelli scomposti.

“Non ne avevamo il tempo, Harry.” lo consolò. “Con quattro Horcrux e i Mangiamorte che sarebbero potuti arrivare da un momento all’altro, l’unica soluzione era quella di andarcene il più in fretta possibile.”

“E’ merito loro. Avrei voluto ringraziarli.”

“Ci torneremo. Lascia che si calmino le acque.”

“Non si calmeranno mai, Ginny. Non si calmeranno fino alla fine.”

Lei pensò che avesse ragione, ma le parve crudele confermarlo e così rimase in silenzio.

“Crux.” esclamò lui dopo qualche passo. Le passò un braccio intorno alla vita e la strinse a sé. “Dovrebbe essere qui vicino…”

“No.” lo corresse lei. “E’ stata sepolta tra i Black. Accanto a Regulus.”

Harry annuì stupito solo in parte. “Chi l’ha deciso?”

“Remus l’ha suggerito e anch’io penso che fosse una sua volontà.”

“Remus la conosceva?”

“A dire il vero, no.” rispose l’interessato arrivandogli alle spalle. “Ma ricordo che tuo padre la nominò un paio di volte dopo la morte di Regulus. Lui l’aveva incontrata qualche volta…” si cacciò le mani in tasca e proseguì di fianco a loro, indicandogli il giusto sentiero tra le lapidi. “Scongiurò Sirius di aiutarlo, disse che doveva assolutamente parlare con quella ragazza… Volle andare al funerale di Regulus sebbene fosse pericoloso per lui. Ci andarono insieme, quei due, ma sinceramente non so se fu Sirius a fare un piacere a tuo padre o viceversa.”

Svoltò oltrepassando uno dei tanti monumenti commemorativi e si avviò verso le ultime due tombe di quella fila.

“Sono quelle.” disse facendo loro un cenno con la testa.

Si avvicinarono.

Accanto alla lapide corrosa e sbiadita recante l’incisione:

Regulus Arcturus Black

Seguita dalla data di nascita e da quella di morte, ve n’era stata aggiunta una recente.

Ginny fece un passo avanti per poterla leggere:

Orlena Crux

“E’ il suo nome completo?” domandò a Remus.

“Non credo…” rispose lui, poi estrasse dalla tasca un foglio ingiallito e consumato. “Hanno trovato questo tra i suoi vestiti.” disse mostrandolo ai ragazzi. “E’ un albero genealogico della famiglia Crux e lei è indicata come O. R. Crux. Sappiamo che il suo nome è Orlena perché Bellatrix l’ha chiamata così” si voltò verso Ginny che annuì “ma per la ‘erre’…”

Coloro che sapevano non erano sopravvissuti.

Nessuno di loro lo era.

Harry osservò l’uomo di fronte a lui stringersi nelle spalle con aria rassegnata e subito dopo immobilizzarsi, lo sguardo fisso oltre le loro teste…

Si voltò e vide una donna che avanzava verso di loro. Era ancora piuttosto giovane e vestiva elegantemente. Né Harry, né Ginny l’avevano mai vista prima d’allora, e dall’espressione accigliata di Remus, entrambi compresero che neanche lui sapeva chi fosse.

Tuttavia non sembrava avere cattive intenzioni, si muoveva con contegno, lentamente, come se non avesse nessuna fretta di arrivare di fronte alla lapide. Quando fu abbastanza vicina, Ginny sbirciò il suo volto: aveva gli occhi lucidi.

“Era una sua parente?” le chiese cortesemente.

“Un’amica.” rispose questa senza distogliere lo sguardo dalla pietra grigia.

Ginny avrebbe voluto dirle di essere viva grazie a lei. Farle sapere che Orlena Crux si era sacrificata per salvarla, ma l’Ordine aveva stabilito, per ovvie ragioni di sicurezza e con il consenso di tutti, quella che doveva essere la versione ufficiale dell’accaduto:

Bellatrix Lestrange e Orlena Crux si erano uccise a vicenda –che era comunque vero- a causa di antichi dissapori e nessun’altro era stato coinvolto nel loro duello.

Così rimase immobile e in silenzio finché Harry non le scoccò un’occhiata d’intesa, alla quale rispose con un cenno del capo.

Si voltarono per andarsene, lasciando in rispettosa solitudine chi aveva più motivi di loro per provare dolore.

Ma quando mossero il primo passo, la voce della donna li fermò.

“L’avete sepolta vicino a lui…” sussurrò. “Ne sarebbe stata felice.”

“Si amavano?” le chiese Ginny sentendosi un po’ stupida e un po’ patetica al tempo stesso.

La donna non alzò gli occhi, sembrava non averne la forza.

“Lei lo amava. Di questo sono sicura.” rispose. “Ma il resto possiamo solo intuirlo…”

Intuire l’amore al quale si era dedicata un’ intera esistenza…

Poi inaspettatamente sollevò la bacchetta, l’agitò in direzione della lapide e senza aspettare neanche un istante se ne andò.

Ginny posò stupita lo sguardo sull’incisione appena modificata:

Orlena Regina Crux.

Mia regina…”

La verità prendeva forma.

Un re e una regina…

“Sembra una favola.” sussurrò lei, mentre le sue dita cercavano quelle di Harry.

“Una favola crudele.” precisò lui stringendo la presa con fare rassicurante.

“Sono sempre crudeli quelle che diventano immortali.”

Immortali…



Non ho mai desiderato l’immortalità.”

Nemmeno io.”



Sogni agognati e condivisi attraverso mani disperatamente intrecciate…

L’eterna fiaba di mille re e mille regine.





FINE.



L’angolino dell’autrice:

Joy fa capolino…

Non sono stata molto di “chiacchiera” durante la pubblicazione di questa storia, non mi sono mai decisa a intervenire o ad aggiungere delle note a fine dei capitoli, in parte perché sono sempre stata in perenne litigio con l’orologio (secondo me corre troppo velocemente, ma lui non vuole darmi ascolto!), in parte perché non potevo dare spiegazioni sulla trama o sui personaggi, senza rivelare buona parte della storia.

Bene, adesso che siamo giunti alla fine e non c’è più niente da scoprire mi sento in dovere di darvi le dovute spiegazioni.

Innanzi tutto, perdonatemi per le teorie che vi ho propinato, penso che sia chiaro a tutti, che la maggior parte di esse siano inverosimili, e completamente inventate e senza dubbio romanzate… sì,sì, ammetto tutto.^_^ La trama incasinata si sposava con questa visione dei fatti, mi diverto sempre a intrecciare tutto, ma confondere i lettori non è bello, per cui se qualcosa non è chiaro v’invito a domandare, è più che lecito!

I personaggi:

Harry e Ginny: inizialmente avrebbero dovuto essere loro gli assoluti protagonisti della storia, ma alla fine si sono rassegnati a dividere il palco con un’altra coppia, dal momento che la sottoscritta cade sempre vittima del fascino della vecchia generazione e non ci può far niente.^_- Del resto Harry non è affascinate come Regulus… e sono sicura che qualcuno di voi potrà capirmi… Nonostante questo, ho amato scrivere di loro, di questo Harry che immaginavo un po’ più maturo rispetto all’originale, molto più silenzioso e un po’ meno eroe. A dispetto di quel che dice, non ce l’avrebbe mai fatta da solo, ha avuto bisogno che i suoi amici gli facessero strada quando ha visitato Godric’s Hollow, ed è stato necessario che i suoi genitori gli mettessero tra le mani gli ultimi tre horcrux… E’ forte, ma non al punto da fare tutto da solo e Ginny è la sua degna compagna. E’ disposta a tutto per amore, su questo non c’è dubbio, ma i suoi sentimenti sono animati anche da una punta di orgoglio e da una punta e mezzo di egoismo: si rifiuta di restare indietro e sebbene lui le abbia chiaramente detto che ne morirebbe se le succedesse qualcosa, lei decide lo stesso di partire. Agisce sempre per amore, ma non annulla, per esso, il suo “io”. Non è un male, quella sua punta e mezzo d’egoismo, è ciò che la distingue da Orlena e che le ha permesso di cambiare un destino che sembrava già segnato. Lei è una combattente, come Harry, e chi si mette costantemente alla prova, a volte sbaglia. A questi errori sono dovuti i suoi sensi di colpa.

Orlena e Regulus: Lei non ha l’egoismo e l’orgoglio di Ginny: umilia se stessa al funerale di Regulus, e trova la forza di reagire solo molti anni dopo, quando ormai non ha più niente da perdere. Ha amato disperatamente e in nome di quell’amore, ha completamente annullato se stessa: encomiabile, ma le ha portato solo dolore e perdite, e il rimpianto di non aver combattuto per ciò che riteneva importante… Non è egoista, ma non ha nemmeno la forza di sopravvivere, perché volontariamente sceglie la morte. Il coraggio che ha odiato in Regulus, perché l’ha condotto alla morte, lei lo comprende solo diciassette anni dopo, e lo usa per seguirlo… Regulus in questa storia è la figura più oscura, ma non perché sia un mangiamorte –peraltro poco convinto- quanto perché è davvero complicato, e spero che qualcuno di voi sia stato abbastanza fantasioso da comprenderlo, perché non credo di averlo spiegato al meglio.-_-

Comunque sia, lui è silenzioso, complicato, tormentato da mille eventi mai spiegati, che ormai sono diventati incubi, da ingiustizie nelle quali è stato coinvolto e in cui non ha saputo prendere una posizione: rimane a fianco dei suoi genitori quando suo fratello se ne và. Ed è talmente contorto da ideare una sua personale via di fuga, rende importanti una serie di coincidenze (O.R.Crux) e grazie ad esse incomincia a riscattarsi. Lui è davvero da solo. Nessuno lo ha fermato: né Rabastan che pure era il suo migliore amico, né Orlena che se fosse stata istintiva come Ginny l’avrebbe fatto, né Sirius che essendo suo fratello avrebbe dovuto sapere meglio degli altri da cosa stesse fuggendo. Lui non ha avuto dei genitori come quelli di Harry, che pur essendo morti hanno fatto in modo da risolvere quanto più potevano la situazione, i suoi hanno fatto di tutto per gettarlo su una strada senza ritorno e lui è andato avanti spalleggiato dai suoi incubi, dai suoi rimorsi e dalle sue paure e si è riscattato come meglio poteva, prima che venisse fermato dall’unica che poteva farlo: la morte.



Il romanticismo: Perdonatemi, quello è innato! >_<

L’intreccio e le teorie: Se hai una mente contorta anche le trame se ne escono a quel modo… -_-

Metodo di narrazione: Temo sia vagamente visionario, ma solo perché ho sempre sonno…

Fattore di leggibilità: Dovuto interamente alla mia beta, Serpedoro.



L’epilogo: Tra pochi giorni.

Pareri di chi ha letto fino alla fine: Sarebbero decisamente graditi! ^__^

Ringraziamenti: A tutti voi, indistintamente.



Risposte individuali:

X redRon: Grazie! E’ un piacere sapere che ti sei appassionata, e certamente è anche un spinta in più per continuare, anche se… a dire il vero, per il momento credo che mi prenderò una piccola pausa, tanto per rimettere insieme un po’ di nuove idee e soprattutto per dedicarmi di nuovo alla semplice lettura! ^__^ Ma non preoccuparti per ora, c’è ancora un epilogo!

Come al solito ti ringrazio per la costanza e spero che ti sia piaciuto anche il finale. Un abbraccio, Joy.

X Anduril: Ecco, diciamo che non sono propriamente in orario, ma alla fine è arrivato anche l’ultimo capitolo, anche se credo che per ciò che vuoi sapere te, dovrai aspettare l’epilogo…^_^ Mi fa piacere che tu riesca a vedere, tutto sommato, un lieto fine, anche perché credo che tu sia una delle poche con questa sensibilità!^_^ Accade ciò che doveva accadere, sebbene non sia propriamente felice, ma come dicevi, non era possibile che Orlena sopravvivesse senza Regulus, e far tornare Regulus (ammetto che ci avevo pensato) sarebbe stata davvero una pessima scelta. T’immagini? A me viene da ridere dell’eventualità… Comunque, come ti accennavo, sapremo ancora qualcosa di loro nell’epilogo!^_- Nel frattempo ti ringrazio per la presenza e ti abbraccio forte, Joy.

X edvige: Grazie carissima, per essere sempre partecipe, e anche per aver visto qualcosa di speciale in questa storia. Capisco il tuo punto di vista, so che molti vorrebbero vedere Bellatrix uccisa da Harry, è su Harry che usa l’Avada Kedavra che ho qualche dubbio… del resto nel quinto non è riuscito neanche a lanciarle una cruciatus decente! Ora, non fraintendermi, non sto dubitando delle capacità di Harry, ma solo non vorrei che ci fosse sotto qualcosa… e poi era necessario che Orlena ripercorresse la stessa strada di Regulus, per cui doveva sporcarsi le mani… e Bellatrix era sotto tiro, quindi… Bè, spero che mi perdonerai. ^_-

Ti abbraccio forte, Joy.

X Illy91: Ah! Tu mi fai brillare gli occhi come due stelline! “Tra due lune”, per quanto imperfetta, per me sarà sempre speciale! Grazie per averla apprezzata… e anche per avermelo fatto sapere. *__* Sono felice che tu non sia delusa, anche perché questo è l’ultimo capitolo e resta soltanto un epilogo per concludere tutto.

Farò più in fretta che posso, te lo prometto! Un abbraccio, Joy.

X AxelC91: Ma scusa, carissima, hai avuto l’impressione che non mi piacessero le romanticherie? ^__^ Bè, direi che mi piacciono abbastanza, sono titubante solamente quando sono eccessive, ma con eccessive intendo DAVVERO eccessive. Scrivi, scrivi, mia cara, il mondo dei sogni su carta lo conoscono troppo poche persone! Ti adoro quando mi dici che ami Regulus e Orlena, non mi capita spesso!^__^ E per quanto riguarda la fine di Bellatrix… in qualche modo dovevo pur far riscattare Orlena, in fin dei conti sta per morire, sarebbe stato crudele non farle ottenere una piccola rivincità.^_- Guarda, tutto quello che c’è di strampalato nelle mie fic, soprattutto le frasi in corsivo, mi vengono fuori, principalmente perché ho la testa perennemente tra le nuvole! E anche perché mi perdo in incredibili viaggi mentali… Ti abbraccio forte, un bacio, Joy.

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


EPILOGO

 

EPILOGO



Una sinfonia di foglie rosse e oro volteggiava attorno a lei, animata dal soffio del vento.

La sua coreografia incostante e appassionata donava l’illusione di una vita eterna, colori e movimento per nascondere la tristezza e la verità.

Erano tutte morte quelle foglie.

Morte.

Un tappeto rosso cupo ai suoi piedi…

Morte…

Non possiamo tornare indietro.”

Morte.

Ginny Weasley si costrinse a respirare profondamente, ma non tentò di sentirsi meno colpevole di fronte a se stessa o meno ingrata, perché nonostante il pericolo scampato, non riusciva ad essere felice.

Non poteva esserlo.

Vale una vita.”

E non sapeva chi incolpare per liberarsi la coscienza, stupidamente ripeteva a se stessa che era destino, anche se era la prima a non credervi. Si lasciava cullare per qualche istante nell’illusione di non essere responsabile dell’accaduto, per poi ricadere nei sensi di colpa ogni volta che ricordava.

Ne vale più d’una…”

I sussurri, le frasi spezzate…

Non le avevano più catturato con prepotenza la mente da quando lei era morta, ma non per questo erano più facili da dimenticare.

Tu, per me, sei stato la vita.”

Si appoggiò stancamente allo schienale di pietra della panchina e scrollò le foglie che si erano depositate contro le sue scarpe.

Morte.

Una distesa di foglie morte.

Sollevò lo sguardo quando riconobbe il rumore frusciante dei passi sul vialetto.

Harry.

I suoi occhi grandi e limpidi che la scrutavano, attraverso le lenti, come se potessero leggerle nei pensieri.

Lo vide piegare la testa di lato, sorridendole incoraggiante e pensò che forse riusciva davvero ad esserlo.

“Non c’è niente di più malinconico di un pomeriggio d’autunno, non è così?” sussurrò con voce quieta quando lui le fu davanti, sforzandosi di piegare le labbra in un tenue accenno di sorriso.

Lui non rispose.

Si chinò e fece scorrere una mano tra i suoi capelli, poi senza smettere di accarezzarla, posò le labbra sulla sua fronte e v’indugiò per qualche istante.

Labbra calde…

Vale una vita.”

Ginny chiuse gli occhi per evitare che le si riempissero di lacrime: non voleva piangere ancora di fronte a lui. Ma quando li riaprì, Harry la stava guardando come se avesse capito perfettamente.

Lui, l’unico sopravvissuto.

E in memoria di coloro che l’avevano amato e difeso, celava dignitosamente ogni ferita sanguinante.

Una per ciascuno di loro…

Si sedette di fianco a lei e la circondò con un braccio.

“Non ripagarli con le lacrime, Ginny.” le sussurrò.

Lei sospirò e posò la guancia sulla sua spalla.

“Questo senso di colpa è troppo pesante.”

“Lo so. E’ per questo che voglio concentrarmi su ciò che devo fare.” si sistemò gli occhiali sul naso, come se le lenti potessero celare il dolore del suo sguardo, e la voce si fece più bassa. “Lo devo a tutti loro.”

“Non mi lascerai di nuovo, vero?” gli chiese lei titubante dopo un istante di silenzio. “Non pretenderai che me ne resti qui ad annegare nelle mie colpe, mentre tu affronti Voldemort da solo?”

“Potrei anche pretenderlo, Ginny, ma sarebbe fiato sprecato, dal momento che non ti ha trattenuta neanche una promessa.” le disse scostandosi leggermente per poterla guardare negli occhi.

Lei abbassò lo sguardo e non parlò, concentrandosi sul tappeto di foglie cadute.

Di tanto in tanto qualche debole soffio di vento le faceva fremere, per poi sospingerle decidendo per loro la direzione…

Non possiamo tornare indietro.”

Ma adesso che il braccio di Harry la circondava, le sembrò molto meno doloroso andare avanti.

Annusò l’aria, che col calare della sera era divenuta abbastanza fredda da gelarle la punta del naso, e riconobbe l’odore nostalgico e rassicurante del caminetto acceso. Le era mancato durante l’estate.

“Mia madre sta preparando la cena.” sussurrò.

“Bene. Vuol dire che la riunione dell’Ordine è finita.”

Ginny si voltò stupita verso di lui.

Harry James Potter! Mi stai dicendo che hai saltato la riunione?!” esclamò.

Il ragazzo ridacchiò chinando la testa, poi sollevò su di lei lo sguardo ridente e si strinse nelle spalle. “Solo l’ultima parte.”

Lei sollevò un sopracciglio e lui rise apertamente.

“Non era niente d’importante, comunque…” riprese dopo un attimo con tono di scusa. “E ti avevo vista dalla finestra, sembravi così decisa a lasciarti tormentare dai ricordi…” si alzò in piedi, trascinandola con sé “allora ho pensato che avrei dovuto dirtelo al più presto, possibilmente prima che le foglie morte ti avessero ricoperta del tutto…”

Lei sorrise e inclinò la testa guardandolo negli occhi.

“Cosa volevi dirmi?” gli chiese.

“Stanotte verrò da te.”

“Oh.” rispose lei leggermente stupita. “E a cosa devo questo ardire?”

Lui prese a camminare tenendola per mano.

“Ron –giustamente- ha reclamato l’intimità della sua stanza per stanotte. Se non mi ospiti dovrò dormire in giardino.”

Ginny non riuscì a trattenere un largo sorriso. “A cosa gli serve l’intimità della sua stanza?”

“A parlare con Hermione, suppongo…” rispose lui accarezzando distrattamente le sue dita.

“Ed è solo per questo motivo che stanotte verrai da me?”

Lui annuì.

Lo fissò poco convinta, senza capire se la stesse o meno prendendo in giro. Per sicurezza mise su un broncio di falsa offesa e lui scoppiò a ridere.

L’espressione di lei si fece perplessa.

Poi all’improvviso si fermò, la fissò negli occhi e trattenne la sua mano quando lei tentò di sottrarla.

“Stanotte verrò nella tua stanza per dormire con te.” le disse con voce limpida. “Non c’è altro motivo, tranne che ti voglio sempre al mio fianco.”

Il dolore si scioglie e diventa struggente dolcezza…

“Per l’altra cosa che volevo fare, invece, non c’è bisogno di aspettare stasera.”

Si chinò sfiorandole la bocca con le labbra, mentre le dita facevano scivolare intorno al suo anulare un sottile cerchietto di metallo.

poi rimane soltanto l’amore.

Tu, per me, sei soltanto l’amore.”

Le mancò il fiato e le tremarono le labbra, lui la circondò con entrambe le braccia.

Un luogo sicuro…

Se mi abbracci, esisterà.”

“Esiste già.” mormorò contro la sua tempia, come se anche lui stesse ricordando.

“Harry…” sussurrò lei ritrovando miracolosamente la voce.

Lui le sorrise e le accarezzò la guancia incoraggiante.

“Quando… quando l’hai…” scosse la testa senza riuscire a mettere insieme le parole.

“Quando l’ho comprato?” le venne in aiuto lui.

Annuì.

“L’ho ordinato con Hermione, insieme alla bussola magica.”

Ginny spalancò gli occhi e si scostò leggermente. “V… vuoi dire che per tutto questo tempo…”

“Avrei dovuto dartelo prima, lo so.” disse afferrandole di nuovo la mano. “Ho avuto paura di metterti in pericolo…” mormorò con tono di scusa e poi sorrise dell’espressione stupita della ragazza. “A quanto vedo, non ero l’unico a dubitare…”

A lei sfuggì un singhiozzo che avrebbe voluto essere un sorriso e si asciugò velocemente il viso, perché un paio di lacrime l’avevano tradita.

“Non dubiterò mai più. Te lo prometto.”

Harry la fissò con aria di rimprovero, ma gli occhi brillavano.

“Lascia stare le promesse, Ginevra.” le disse deciso, abbracciandola di nuovo.





“Sei calda…”

Un segreto rubato alla notte.

Un segreto…

Eterno.

Eterno…

Immutabile.

Nemmeno il tempo l’ha scoperto. Gli è sfuggito.

“Sei calda…”

E tu, come al solito, sei troppo freddo.”

***

Notte.

La rete intricata dei corridoi si chiudeva dietro le loro spalle, quasi volesse cancellare ogni possibile traccia di passaggio.

< Proteggono un segreto… > pensò lei. < Il nostro e il loro >

E non riuscì a capire se ciò le sembrasse inquietante o malinconico.

Hai paura?” le chiese Regulus ironico, stringendole leggermente la mano con cui la conduceva.

Il viso di porcellana si piegò in un sorriso, ma le ombre ne rubarono la freschezza e l’immagine apparve grottesca.

Perché me lo chiedi?” domandò, la voce studiatamente melodica e risonante sulle pareti di pietra. “Sai perfettamente che, per me, non ci sarebbe stato bisogno nemmeno di quella.” E indicò la mano del ragazzo, chiusa sull’impugnatura della bacchetta da cui scaturiva un potente raggio di luce.

Lui si fermò e il chiarore dell’incantesimo le inondò il viso.

Si ritrasse socchiudendo gli occhi infastidita.

Devo supporre, allora…” insistette “che tu non sia spaventata.”

No.” ribatté sprezzante, scostando bruscamente il braccio che reggeva la bacchetta.

Dita decise le lasciarono la mano per imprigionarle il polso.

Tentò di divincolarsi senza riuscirci, ma il ragazzo era già chino su di lei.

La bocca a pochi centimetri dal suo orecchio, poteva sentire il suo respiro che la sfiorava…

E allora, mia regina…” sussurrò, rendendola vittima di ogni emozione. “… vuoi spiegarmi perché stai tremando?”



Toglimi un curiosità, Black.” incominciò lei, evitando intenzionalmente la domanda. “Chi dorme in camera con te?”

Mhm… Lestrange, Macnair e Goyle.

E sono compagni discreti?”

Curiosi e inopportuni come Mrs Purr, direi.” rispose lui con noncuranza. “E di notte i loro grugniti si sentono fin dalla Sala Comune. Non te ne sei mai accorta?”

No, ringraziando Merlino. Sono disgustata. E’ un buon motivo per tremare?”

Lui rise di gusto.

Accettabile.” disse poi. “Cerchiamo una stanza tutta per noi, ti va?”

Lei annuì.



Sei sicura?” le chiese Regulus con tono stranamente affettuoso.

Non le suonò stonato, anzi, quella voce per metà incerta e per metà tenera, giunse a confermare ciò che già sospettava.

Lui che pretende d’ingannare persino il buio della notte…

Ma anche lei sapeva barare e nascose il tremore.

Credi che mi tirerei indietro all’ultimo minuto?”

Gli occhi del ragazzo s’incupirono e si persero nel buio della stanza.

Non credo che tu abbia una ragione per farlo.” bisbigliò senza guardarla. “Potevi tornare indietro in qualsiasi momento, ma non l’hai fatto.”

Lei si risentì di quell’analisi, sebbene fosse vera, e non riuscì a mascherare il dispetto provocato da quell’ostentata sicurezza.

Sembrava che lui non tenesse in minimo conto la possibilità di sbagliare.

Dai sempre tutto per scontato, a quanto pare.” considerò sfoggiando un irritante tono sarcastico.

Vide lo sguardo del ragazzo farsi di granito e rabbrividì.

La raggiunse in due falcate e l’afferrò per la vita, stringendola contro di sé con tale impeto che la ragazza non riuscì a trattenere un gemito di sorpresa.

Si maledisse per questo e tentò di staccarsi da lui con rabbia.

Le sue braccia, una gabbia d’acciaio…

Alzò il viso per mostrare che il suo orgoglio non era ancora stato sconfitto e capì, nell’istante in cui incrociò i suoi occhi, che non si sarebbe mossa di un solo millimetro neanche se lui avesse allentato la presa.

Quegli occhi…

Imprigionata senza catene… lei che era sempre stata libera.

No.” sibilò lui, il tono ancora alterato. “Non c’è niente di scontato nelle mie scelte.” era greve e lugubre. “Ricordalo.”

Ricordalo…

La stretta si sciolse, ma come previsto lei non si mosse, fece scivolare una mano tra i suoi capelli e lasciò che le catene del suo sguardo le si stringessero addosso.

Lei che aveva amato la libertà, ma mai un ragazzo, scoprì che nell’angusto spazio di un abbraccio si potevano avere entrambi.

Una nuova libertà…

La mano che lo stava accarezzando scivolò sulla spalla e sul braccio con lentezza.

E’ strano…” bisbigliò. “… come certe volte, i nostri desideri si ritrovino a percorrere una strada completamente opposta per giungere alla realizzazione.”

La libertà che vive in gabbia…

Gli occhi scuri si dilatarono di sorpresa e lei se ne accorse.

Frugò nella mente, alla ricerca di una ragione che potesse giustificare quell’istante di smarrimento.

Sì… smarrimento…

Solo un lampo…

Non trovò niente, e nella penombra che improvvisamente le sembrò consolante, lui l’abbracciò di nuovo.

Il volto affondato tra i suoi capelli e le spalle chine di chi cerca conforto.

Lui… che seduce le passioni e ne viene consumato per primo…

Tu sei sposato alla Contraddizione.” gli sussurrò teneramente accarezzandogli i capelli.



E’ a te che vorrei esserlo.” rispose lui, soffiandole le parole contro il collo.

E lei ebbe la sensazione che il significato di quella frase non fosse ovvio.

C’era qualcosa di più intimo. Di essenziale.

Un legame superiore, inscindibile e disperato.

Black…” riprese leggermente confusa.

Chiamami per nome, mia regina.” la interruppe lui, affondando le mani nei suoi capelli e sfiorandole la tempia con le labbra. “Non ti piace il mio nome?”

Un nome.

Qualcosa che assomigliava alla salvezza intravisto a malapena nei riverberi dei suoi occhi scuri…

Un nome…

Sì, mi piace… Regulus.” asserì titubante, rabbrividendo per il respiro di lui che le sfiorava la pelle. “Ma anche tu puoi farlo, usa il mio nome.”

Un sorriso si disegnò sulle sue labbra. “E non lo sto già facendo, mia Regina?”

Un re e una regina…

Spalancò gli occhi, perché era raro che qualcuno conoscesse il suo secondo nome, cercò una spiegazione nel suo sguardo, ma l’unica cosa che vi scorse fu un desiderio sincero e disarmante.

Desiderare un legame capace d’infrangere persino il normale scorrere delle lancette…

Un eterno sodalizio di speranza e volontà…

Ne fu ammaliata, spaventata e attratta al tempo stesso.

Quante cose sai ancora?” mormorò senza distogliere lo sguardo da lui.

Troppe.”



Lui stava male.

I loro vestiti giacevano abbandonati sul pavimento, Orlena riconobbe la sua gonna, divenuta un mucchietto informe esattamente nel punto in cui lui gliel’aveva sfilata. La cravatta penzolava malamente appesa ad una sedia: aveva tremato quando le sue mani avevano sciolto il nodo.

Adesso stava male.

L’aveva sfiorata con mani leggermente impacciate, sorridendo per nascondere l’imbarazzo, mentre le sbottonava la camicia e lei aveva sentito il calore delle sue dita sulla pelle.

L’aveva amato quel calore, era intenso, ma non ancora bruciante…

Artigliò con le dita la stoffa del lenzuolo…

Lui stava male.

C’era stato un istante durante l’accaldato gioco di carezze, nel quale i loro sguardi si erano sfiorati: lui aveva occhi immobili, distanti, e lei aveva capito che qualcosa non andava.

E qualunque cosa fosse, era profondamente radicata in lui, come una vecchia ferita accuratamente nascosta, ma non per questo meno dolorosa.

Regulus…” l’aveva chiamato dolcemente, posandogli una mano sulla guancia.

Non stava bene.

Forse si era stupito di trovare riflesso nello sguardo di lei ciò che aveva sperato di nascondere magistralmente. Sicuramente si era spaventato e arrabbiato, perché aveva voltato la testa e maledetto se stesso per aver lasciato intuire così tanto di sé. Il passo successivo era stato l’inadeguatezza, poi era sopraggiunto il panico.

Adesso stava male.

Lo capiva dal ritmo scostante e inconcludente dei suoi movimenti. Sembrava che fosse a malapena consapevole di ciò che desiderava e non del tutto convinto di volerlo ottenere.

Respirava affannosamente, serrando le labbra ogni volta che un gemito colmo d’angoscia minacciava di uscire e chiudendo gli occhi per non scoprire, dall’espressione di lei, quanto di sé stava mostrando.

Si stava facendo del male e non voleva ammetterlo… e ne stava facendo anche a lei.

Basta.” sussurrò Orlena decisa.

La sua voce che giungeva a infrangere gli incubi…

Basta.” ripeté posandogli entrambe le mani sul volto.

Lui s’immobilizzò all’istante e la fissò con uno sguardo talmente incerto, da mettere in dubbio persino le intuizioni di cui era stata sicura, e così intenso da farla sentire in imbarazzo.

Regulus…” pronunciò il suo nome come se fosse indecisa sul fargli una domanda o meno, ma lui si sollevò sulle braccia e prevenendo ogni altra parola, rotolò di fianco.

Lui che seduceva la passione e ne veniva consumato per primo…

Un desiderio troppo intimo, troppo disperato, ma così radicato in ciò che di malsano e pericoloso trasudava dalla propria consapevolezza, da rendere impossibile qualsiasi spiegazione e innegabile la necessità di tenerlo nascosto.

Era doloroso ma necessario, che lei non sapesse.

Mi dispiace.” sussurrò soltanto, sottraendo il volto alla luce dell’unica candela.

Lui che invocava il buio e teneva la bacchetta serrata nella mano, pronta a far luce…

Non importa.” rispose lei mentre lui si voltava dandole la schiena. “Non importa. Puoi tenerti i tuoi segreti e le tue parole non dette.” continuò allungando la mano per accarezzargli il braccio.

Era teso.

Lui che scandagliava i segreti più reconditi per poi tenerli sotto chiave…

Ti metterò in pericolo” disse lui con voce roca “e finirò col farti del male.”

Me ne farai, se ti rifiuterai di amarmi stanotte.”

Lui si sollevò di scatto e l’afferrò per le spalle, inchiodandola al materasso.

Anche se ci sono cose che non sai?” le chiese con impeto. “E che non potrai mai sapere, perché io non potrò dirtele?”

Lei rimase immobile, fissando gli occhi nei suoi e colse la disperazione, l’apprensione malcelata e il desiderio struggente di una via di fuga.

Non m’importa.” rispose calma. “Ho una vita intera per scoprire tutto ciò che vorrai nascondermi.”

Lui sgranò gli occhi e rivelò la paura.

No. Giurami che non lo farai.”

Lui che lusingava la morte, ma anelava alla vita…

Le sue labbra tremarono, le dita la strinsero più forte. “Rifiutami, tienimi lontano da te, se vuoi, ma ti prego, ti prego, giurami che non tenterai mai di scoprire.”

Lei respirò profondamente. “Adesso lasciami.” gli disse con voce pacata, opponendo una debole resistenza alle mani che le impedivano di alzarsi.

Regulus la lasciò immediatamente e fece per allontanarsi, ma la mano di lei lo trattenne.

Non intendevo chiederti di lasciare la stanza.” chiarì avvicinandosi lentamente. “Volevo soltanto che tu mi permettessi di alzarmi” continuò “in modo da poterti essere così vicina da non aver bisogno di spiegazioni.”

Poi avvolse le braccia intorno a lui. “Eri tu che mi tenevi lontana.”

Non rispose, ma affondò il volto nei suoi capelli e lei lo sentì tremare.

La tensione invisibile che lo abbandonava lasciandolo disarmato…

Lui che si mostrava senza pudore o ritegno, in tutto quel suo meraviglioso intreccio di contraddizioni… e pretendeva di essere compreso…

Lei già l’amava.

Per ora ho scoperto abbastanza.”





Sei calda…”

Un segreto rubato alla notte.

Un segreto…

Eterno.

Immutabile.

Nemmeno il tempo l’ha scoperto. Gli è sfuggito.

Sei calda…”

E tu, come al solito, sei troppo freddo.”



***

Tu sei la nebbia che maschera e inganna…

Tu sei la tempesta che imperversa e infradicia…

Tu sei la notte… nascondi… e proteggi…

Sei il vortice… e le tue braccia sono il vento che rapisce…

E sei il desiderio… e senza di esso avrei solo l’oblio.”





Invece per me… tu sei solo l’amore…”





“D… dove sono?”

“Sei con me.”





Niente è immortale.”

Nemmeno l’amore?”





FINE.

Angolino dell’autrice: Qui si conclude definitivamente questa storia, che spero che sia stata per voi –proprio com’è stata per me- una piacevole distrazione dalla vita ‘reale’. Me la sono trascinata dietro per lungo tempo, forse anche troppo, ma adesso che siamo giunti alla fine, con tanto di epilogo, mi resta difficile esserne sia pienamente soddisfatta, sia del tutto scontenta. E’ la strana sensazione di mettere il punto finale dopo quasi un anno.

Come credo, tutti possiate immaginare, mi farebbe davvero piacere sapere cosa avete provato leggendo, sempre se avete provato qualcosa, naturalmente… ^__^

Per cui, se qualcuno sente il bisogno di rendermi partecipe dei suoi pensieri –e credetemi, non chiedo di meglio- fatevi avanti e dedicatemi qualche minuto, sarebbe la più grande soddisfazione.^__^

Ma passiamo adesso ai più che dovuti ringraziamenti:

Primo fra tutti, credo di dover rendere il giusto merito a Serpedoro, ineguagliabile beta.

… E Merlino solo sa come ha fatto a sopportarmi!

Ha lavorato sodo per diversi mesi ed è rimasta nell’ombra, lasciando a me le luci della ribalta, ma posso assicurarvi che senza di lei non avrei potuto tenere la testa alta, di fronte a queste pagine. A lei, quindi, va metà del merito… e un miliardo di ‘grazie’!^__^

Vorrei poi ringraziare in modo particolare Elanor, che mi è vicina da sempre, e senza la quale non avrei avuto la forza di andare avanti.

Non so come fai, carissima, ma riesci sempre a vedere qualcosa di speciale in ciò che scrivo, e la cosa più eccezionale è che dopo aver letto le tue recensioni riesco a vederle anch’io! Hai letto con attenzione ogni parola e interpretato ogni riga vuota… davvero, non hai idea di quanto possa essere consolante sapere che per qualcuno, vale la pena di soffermarsi con attenzione su ciò che ho scritto! ^__^Vorrei essere davvero più esauriente e farti sapere fino a che punto sei stata importante, credimi, ogni volta che leggevo le tue parole mi sembrava davvero di aver dato il meglio di me. Riesci a riempirmi di orgoglio e di fiducia e non solo, mi hai mostrato migliaia di diverse sfaccettature, migliaia di interpretazioni meravigliose che per venire alla luce, aspettavano soltanto la tua sensibilità. La maggior parte di loro non erano fatte di proposito, tu le hai viste perché sei speciale. Un bacio.

Tutta la mia riconoscenza va inoltre alle meravigliose lettrici che armate di coraggio e pazienza hanno recensito, e quindi: grazie a EDVIGE (sappi che contavo molto sulla trama e ci tenevo che avesse una sua logica, per cui grazie per non aver dato per scontato che fosse stato facile! ^__^), grazie a Illy91 (non ho parole per ringraziarti e senza dubbio continuerò a scrivere per cui ti ringrazio sin d’ora per il sostegno, ma credo che mi prenderò una pausa: scrivere O.R.Crux mi ha tolto il fiato…-_-!), grazie a redRon (mi sei stata vicina ad ogni capitolo… grazie per aver avuto fiducia!), grazie a AxelC91 (mia cara, ti ho dato l’impressione di una che non ama le romanticherie? ^__^ Scrivi sempre ciò che ami e che conosci… e tutto ciò che ti smuove qualcosa dentro. Romantico oppure no, sarà comunque speciale!), grazie ad Anduril (per aver letto oltre le righe un lieto fine che temevo di essere la sola a vedere e perché hai visto ciò che di speciale esiste tra Regulus e Orlena! Non posso non adorarti! ^__^).

Grazie inoltre a Master Ellie, Ginny06, Daisy05(spero tu stia bene),Aleberyl 90, Ashleigh, Layla-Chan, MaryPotter 92, light lily, Nenad, lunarossa e Acchi.

Spero di non aver deluso nessuno di voi.

E infine, grazie a tutti i lettori, indistintamente.

Joy s’inchina e saluta.

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