O. R. CRUX di Joy (/viewuser.php?uid=2997)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Per amore ***
Capitolo 2: *** La voce nella foresta ***
Capitolo 3: *** Colei che non infranse le promesse ***
Capitolo 4: *** Di mani abbandonate ***
Capitolo 5: *** Troppo da perdere ***
Capitolo 6: *** La notte che ingannò il tempo ***
Capitolo 7: *** Nero malato ***
Capitolo 8: *** Fratelli ***
Capitolo 9: *** Per una sola parola ***
Capitolo 10: *** L'ultimo pomeriggio ***
Capitolo 11: *** Chi cerca cosa ***
Capitolo 12: *** Intuito ***
Capitolo 13: *** Tredici ***
Capitolo 14: *** Qui per te ***
Capitolo 15: *** Per tre volte sfuggiti a Voldemort ***
Capitolo 16: *** Vale una vita ***
Capitolo 17: *** Diciassette ***
Capitolo 18: *** Ne vale più d'una ***
Capitolo 19: *** Mia regina ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Per amore ***
1
A Serpedoro… per la pazienza, la costanza e la
disponibilità. Per la sensibilità nel farmi notare gli
errori, per la prontezza con cui ha risolto i problemi, per la
cultura grammaticale che ha messo a mia completa disposizione e
soprattutto… per ogni parola che ha letto, corretto e amato.
Io l’ho sentito.
1
PER AMORE
“Tu sei la nebbia che maschera e inganna…
Tu sei la tempesta che imperversa e infradicia…
Tu sei la notte… nascondi… e proteggi…
Sei il vortice… e le tue braccia sono il vento che
rapisce…
E sei il desiderio… e senza di esso avrei solo l’oblio.”
“Invece per me… tu sei solo l’amore…”
Che piovesse o meno ormai non faceva più differenza.
La notte sarebbe stata nera lo stesso.
Oscura e nebulosa… come il suo avvenire, e schiava delle
tempeste.
Ginny Weasley si rigirò nel suo letto d’insonne,
grata al buio che la cullava con malinconia, grata alla solitudine
che le risparmiava di rispondere a domande ipocrite e imbarazzanti e
grata alla sua mente, abbastanza lucida da comprendere, nonostante lo
sfinimento dello spirito, che non esisteva per lei alcuna strada che
la esonerasse dall’agonia dell’incertezza e del dubbio.
Il frammento di un mosaico dai colori doloranti… questo si
sentiva.
E l’artista folle, creatore di quelle tinte, portava un nome
che solo in pochi riuscivano a pronunciare senza timore; uno di loro
era morto da pochi giorni, l’altro, in piedi sulla soglia,
combatteva la sua personale battaglia, circondato dai fantasmi dei
suoi sentimenti… morti anche loro.
O forse, come amava dire Ginny –come sperava- solo
momentaneamente paralizzati.
Le pietre delle pareti risuonavano ora di nuovi lamenti, di
antiche paure tornate alla luce… e quella che per molti era
stata una seconda casa, adesso gocciolava di lacrime…
Hogwarts…
Respirò piano e incapace di sopportare da sola i suoi
stessi pensieri, scostò da sé la coperta, rivelando
l’invito implicito in quel gesto.
Ma il ragazzo non si mosse, emise soltanto un gemito strozzato nel
quale celava l’esito della battaglia.
A Ginny parve inconfondibile…
Una necessità lacerante… ma la ragione non cede
il suo posto…
Districò la mano da sotto la guancia e da sotto i capelli e
parlò rivolta alla finestra.
“Per tutta la vita hai fatto ciò che era giusto,
Harry, ma stanotte ti prego… dimentica la ragione.”
Il bagliore diafano della luna le baciò le labbra.
Non pioveva più.
“Questa notte… trascorrila nel mio letto.”
Il brontolio di un tuono si spense in lontananza.
Ginny chiuse gli occhi.
La tempesta assopita…
Forse fu la percezione di quella calma irreale a trascinare Harry
verso i propri desideri, o più probabilmente fu la certezza
che sotto la quiete illusoria si celasse ancora il conflitto, lo
stesso che si agitava anche in lui…
come se il suo spirito dicesse:
< Va bene, ma non inganniamo nessuno, questa è
solo una tregua! >
Sicuramente ebbe la sua parte di responsabilità quel raggio
di luna pallido, che aveva scelto proprio le labbra come gioiello da
incorniciare… e quel braccio nudo, abbandonato con noncuranza
sul ventre… e quella coperta, indecentemente spostata sotto le
anche…
Il ragazzo fece un passo avanti, e dal momento che la ragione
parve aver trovato un compromesso ne fece un secondo e un terzo.
Ginny aprì gli occhi e accennando un mezzo sorriso, allargò
le braccia.
“Harry…”
Il suo nome sussurrato nella placida penombra…
S’inginocchiò sul letto, e come se fosse convinto di
poter raggirare in questo modo la propria coscienza, le accarezzò
la guancia.
Era tenero, quasi fraterno. Era come se non potesse osare di più…
Come se quel contatto fosse già un regalo insperato…
e lui non lo meritasse.
Rifiutare ciò che di bello ci offre il destino per paura
di vederselo portar via dopo…
“Non sparirò tra le tue mani Harry.” disse lei
sospirando lievemente. “Puoi toccarmi.”
Non rispose… non era necessario con Ginny: lei capiva…
sapeva…
I capelli, maliziosi contro la sua volontà, inondavano il
cuscino ed Harry ebbe la sensazione di perdersi nel seguire con lo
sguardo i loro molteplici disegni.
Stordito e spossato, cedette alla prima lusinga e scivolò
nell’abbraccio.
Il calore che lei emanava era troppo intenso, troppo consolante
per potervi resistere, se ne accorse subito e ancor prima che le
braccia lo circondassero, l’odore familiare della sua pelle
aveva già combattuto e vinto la battaglia contro la sua
resistenza.
Inebriante…
Le scostò i capelli dal collo e la baciò vicino
all’orecchio.
“Harry…”
Sentì il tremito della sua voce vibrare anche sotto la
pelle e lasciò scivolare le mani sul seno.
Indossava una maglietta bianca; niente trine o artificiosi ricami
per la sua Ginny, nessun ricco tessuto, nessuna intrigante
trasparenza, eppure gli parve desiderabile oltre ogni concezione
umana.
Semplicemente donna…
La sentì irrigidirsi appena sotto le sue mani e comprese
che non sarebbe tornato indietro, non avrebbe potuto…
La maglietta cadde sul pavimento.
Lei era pallida e calda… e sembrava che la notte le
appartenesse, sembrava che il buio le danzasse attorno per coprirne
con pudore la sensualità.
Cominciò a sbottonargli la camicia e Harry si accorse che
le sue mani non tremavano affatto, continuava a guardarlo con
l’espressione dolce e seria di chi si concede consapevole di
ciò che sta facendo e non chiede niente in cambio.
Per amore…
Camicia e pantaloni divennero un mucchietto ai piedi del letto.
Si portò sopra di lei appoggiando i gomiti sul materasso
per non schiacciarla e giocherellò, distratto, con una ciocca
dei suoi capelli.
Ginny sorrise e gli accarezzò una guancia, poi la sua mano
scivolò sul collo e sul torace e Harry rabbrividì,
improvvisamente conscio di ciò che stava facendo.
“Ginny… io…” incominciò.
“Non parlare.” sussurrò
lei, poi gli scostò i capelli dal viso e appoggiando le labbra
sulla sua fronte gli baciò la cicatrice. “Non
parlare più…” ripeté
e questa volta posò le labbra sulla sua bocca.
La comunione dei respiri…
Si staccò da lei solo per guardarla in viso e vi trovò
quello che disperatamente desiderava: la sicurezza.
Unico rifugio…
Nascose per un istante il volto nell’incavo del suo collo e
il profumo di quei capelli recluse la ragione nell’angolo più
nascosto della sua coscienza.
“E’ una tregua…” si ritrovò a
sussurrare.
“E’ per amore…” lo corresse Ginny. “Ed
è per entrambi.”
Le labbra lo stregarono, la baciò di nuovo e lasciò
che la sua bocca scendesse sul collo e poi sul seno.
Lei emise un piccolo gemito e affondò le mani nei capelli
scuri. Lasciò andare la presa dopo un secondo, per pura forza
di volontà, mentre le labbra del ragazzo tracciavano sentieri
voluttuosi sul suo ventre.
“Harry…” sussurrò il suo nome temendo di
non poter ricordare nessun altra parola.
“Sì…” lo sentì rispondere con
voce roca mentre con le labbra ripercorreva la medesima strada dal
ventre fino al collo.
Le mani di Ginny vagarono sulla sua
schiena, percorsero la linea curva che porta ai fianchi e lo
sfiorarono…
Lui trattenne il respiro, la scia di baci che stava tracciando si
perse nelle strade imprevedibili del desiderio, chiuse gli occhi e
seppe che quello era il limite.
Si chinò su di lei e le baciò la fronte e gli occhi,
poi teneramente le sfiorò le labbra e la guancia.
“Sei…” le chiese titubante.
“Sicura… ?” lo interruppe lei. “Sì.”
Lui sorrise appena, le accarezzò i fianchi e le cosce,
appoggiò l’avambraccio al cuscino e le scostò una
ciocca di capelli dalla fronte poi la sollevò leggermente e
l’attirò a sé.
Il buio celava l’impaziente necessità, ma Ginny la
percepì chiaramente, sentiva il medesimo ineguagliabile
impulso di confondersi nel suo calore…
Insinuò la mano dentro quella grande di lui, posò
l’altra sul suo collo e ignorando il fremito che la scuoteva
gli andò incontro.
La notte si mostra discreta con gli amanti… china la
fronte e li lascia al loro talamo d’amore.
Quella fu l’ultima notte a Hogwarts.
***
Quando Ginny si voltò di fianco per guardarlo, Harry la
stava già osservando.
Era impossibile decifrare la sua espressione; a Ginny parve così
dolce da spezzare il cuore, lo vide spostare il braccio per farle
posto e lei gli si accoccolò contro, la fronte appoggiata al
suo petto.
Lui l’abbracciò all’istante
e la sua presa –considerò Ginny- era solo un poco più
forte di quella che aveva imparato a conoscere nelle settimane in cui
erano stati insieme, il respiro appena più veloce… e le
sfiorava la tempia.
Sentiva la sua mano infilata tra i capelli, sapeva che a lui
piacevano… ma l’altra, posata sulla sua schiena,
tremava…
Come se fosse tesa nello sforzo di tenerla accanto a sé,
disperata.
Come se non potesse nemmeno pensare di separarsi da lei.
Oppure –e Ginny ebbe paura a pensarlo- come se volesse
chiedere perdono per ciò che aveva fatto…
“Non avrei dovuto farti questo…” sussurrò
e Ginny capì che il suo più grande timore era fondato.
Si staccò da lui stupita solo in parte.
“Avresti preferito che fosse un altro a farlo?” gli
chiese coprendosi il seno con il lenzuolo.
“Ti avrebbe dato la serenità che con me non avrai
mai.”
“Non avrei la felicità che ho con te!”
ribatté decisa, poi voltò la testa di lato. “Vuoi
proteggermi a discapito dei nostri sentimenti, ma non sarò al
sicuro lo stesso… nessuno di noi è al sicuro.”
aggiunse abbassando un po’ il tono della voce. “Non mi
amavi quando al mio primo anno ho aperto la Camera dei Segreti,
eppure Voldemort non ha esitato ad usarmi per i suoi piani… e
se non fosse stato per te sarei morta.”
Harry si adagiò sulla schiena e sospirò forte
fissando il baldacchino rosso-oro.
“Ti ha scelta perché eri la sorella del mio migliore
amico.”
“Cedric non era tuo amico, ma questo non lo ha risparmiato!”
Era stata dura, se ne accorse troppo tardi, quando si voltò
per osservare il profilo del ragazzo e lo trovò assorto e
perso nella sua dimensione rivestita di
rimpianti.
“E’ciò che accade alle persone che mi stanno
accanto.”sussurrò.
“Nessuna di loro rimpiangerebbe di averlo fatto… e
non lo rimpiangerei neanche io.”
Lo osservò mentre apriva la bocca per ribattere e si
affrettò per precederlo.
“So quello che stai per dire, Harry…” e la sua
voce per la prima volta sembrò tremare.
Si portò sopra di lui e lo fissò come se stesse
leggendo sul suo volto quelle parole.
“Mi dirai che tu non potresti sopportarlo.”
incominciò tradendo di nuovo le proprie emozioni e Harry sentì
la disperazione che rendeva fragile la sua voce. “Che non
potresti vivere con questo rimpianto.” prese fiato e l’aria
le sembrò troppo densa, deglutì a fatica. “Lo
so…”continuò flebile. “Dirai che è
stata solo colpa tua…” brillò una prima lacrima
nei suoi occhi, Harry notò il suo pietoso scintillio un attimo
prima che gli cadesse sul viso. “…e che nessun altro
deve pagare il peso del tuo destino…” respirò di
nuovo, profondamente, lasciando cadere nuove lacrime sul volto del
ragazzo e si sforzò di continuare, ma il tono della sua voce
adesso era implorante.
“Dirai che vuoi proteggermi… e mi lascerai da sola,
come volevi fare stanotte, a combattere una battaglia che è
già persa in partenza perché io non sopporto di venire
esclusa dal tuo cammino e tu non vuoi compierlo con me…”
Adesso tremava vistosamente, Harry l’abbracciò e lei
posò la guancia bagnata dalle lacrime contro il suo petto.
Bruciavano le sue lacrime… quasi quanto la sua pelle nuda.
“Ginny…” sussurrò, ma il pianto di lei
lo interruppe.
“Tu firmi la mia condanna ancor prima di cominciare a
combattere…”
“La mia intenzione era di assicurarti un futuro…”
“Nessuno ha un futuro adesso... lo sai.”
“Io meno degli altri.”
“Voglio stare con te, Harry.”
Era come una preghiera, e più andava avanti nel recitarla
più ne sentiva il calore
confortante.
Harry non riuscì a sostenere oltre la
sua coerente difesa… anche la forza incrollabile della ragione
adesso alzava bandiera bianca, la coscienza messa a
tacere dal dolce peso della ragazza sopra di lui…
Pensò di essere debole e poi improvvisamente abbastanza
forte da proteggerla… da proteggere entrambi e decise,
nell’istante in cui Ginny nascose il volto nell’incavo
della sua spalla, che nonostante ignorasse completamente il punto
d’arrivo, quello era senz’altro il punto di partenza.
L’amore…
“Così sia.” sussurrò.
Concedendo la giusta risposta che giunge a concludere ogni
consolante litania.
Fine 1° capitolo.
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Capitolo 2 *** La voce nella foresta ***
2
2
LA VOCE NELLA
FORESTA
“Merlino!” esclamò Ginny
varcando il portone di Hogwarts. “Che sole accecante!”
Il clamore della folla la investì in
pieno, mentre avanzava sul viale riparandosi gli occhi con una mano.
“PRIMO E SECONDO ANNO DA QUESTA PARTE!”
vociò un prefetto del quinto anno che per poco non le camminò
sui piedi.
Si voltò verso la massa informe e
brulicante che invadeva lo spiazzo: bauli, scope e animali di ogni
genere occupavano la maggior parte del selciato, tanto che prefetti e
capiscuola erano costretti a scavalcare continuamente montagne
informi di valige per riuscire a portare a termine i propri compiti.
Gli studenti venivano rimandati a casa, la
scuola non era più un luogo sicuro…
< Come se un luogo sicuro esistesse davvero…
> si ritrovò a pensare Ginny e
immediatamente riaffiorò nella sua mente ancora vagamente
confusa, il ricordo della notte appena trascorsa…
“Se mi abbracci… esisterà.”
Si riscosse dal torpore… aveva chiuso gli
occhi e non se n’era accorta. E adesso sagome indistinte dai
colori invertiti le ondeggiavano attorno come miraggi in una giornata
troppo calda… troppo luminosa…
Indecentemente luminosa…
“Ehi tu!” gridò Ron,
afferrando per la camicia un ragazzino del primo anno che si stava
spenzolando, in maniera decisamente ardita, dalla carrozza su cui era
salito. “Cosa diavolo credi di fare?”
Il bambino spalancò la bocca, sorpreso e
intimorito, e si risedette quieto all’istante.
Ginny sbuffò, leggermente irritata per la
brusca interruzione dei propri pensieri e guardò il fratello
con aria canzonatoria.
“A quale casa appartieni?”
insistette Ron, notando che non indossava alcuna divisa.
“T… Tassorosso.” balbettò
quello.
“Mi dispiace per te, figliolo…”
se ne uscì il prefetto Weasley. “Ma non è un buon
motivo per tentare il suicidio durante il mio turno di sorveglianza!”
continuò. “Però, se proprio ci tieni, una volta
arrivati a King’s Cr-”
“RONALD!”
La voce di Hermione lo fece sobbalzare e Ginny,
che si era alzata poche ore prima con il netto presentimento che
quella sarebbe stata la giornata più triste della sua vita, si
ritrovò, suo malgrado, a ridere di gusto.
“Cosa stai facendo?!” domandò,
le mani autorevolmente piazzate sui fianchi. “Quello è
il nipote del Ministro… e sembra pietrificato!”
“Il nipote di… ?” chiese
stupito e lei annuì.
Le orecchie del ragazzo erano già di un
bel rosso carminio e tuttavia, Ginny lo
vide abbozzare un mezzo sorriso, incrociando le
braccia sul petto, e guardare fisso negli occhi Hermione che, notò,
aveva fatto un passo indietro.
“E’ diventato così non appena
ha sentito il tuo amorevole richiamo, Hermione.” disse.
“Sei sicura di non appartenere allo stesso ceppo delle
Mandragole?”
Lei rimase in silenzio per un lungo istante, poi
scosse la testa e lo guardò con l’aria comprensiva di
una maestra che spiega per la quarta volta la stessa lezione ad un
allievo disattento per natura.
“Le grida delle Mandragole uccidono,
Ronald, non pietrificano…”
Lui la guardò alzando un sopracciglio.
“…mentre dalle loro radice si
ricava una sostanza che rianima chi è stato pietrificato.”
Una ruga apparve sulla fronte del ragazzo.
“Inoltre, se vogliamo dirla tutta…”
“Hermione?” la interruppe la voce
calma di Harry. “I tuoi ragazzi del terzo Grifondoro si stanno
azzuffando con il quarto Serpeverde.” dichiarò con
serietà. “Ad uno di loro sono spuntate le piume e sono
già cinque minuti che tenta di spiccare il volo… Credo
che ci sia bisogno di te.”
Ginny vide l’amica coprirsi la bocca con
una mano, soffocando, in maniera peraltro fallimentare, un gemito
sgomento e dirigersi correndo verso un ragazzino interamente
ricoperto di piumaggi multicolore, che tentava invano di alzarsi in
volo.
Le parve anche di sentire la voce di Ron
borbottare qualcosa del tipo: “Tipico dei Serpeverde,
prendersela con i più piccoli…”; ma non fu
affatto sicura di ciò che aveva sentito, perché Harry,
improvvisamente, la stava guardando.
I capelli arruffati e le maniche della camicia
arrotolate sugli avambracci… Nel bel mezzo di quella mattina
così sfacciatamente estiva, sembrava pronto per prendere parte
ad una gita e non all’evacuazione di una scuola.
Niente di ciò che mostrava in quel
momento aveva a che fare con il ragazzo che aveva trascorso quella
stessa notte sotto le sue lenzuola.
Adesso era solo il Bambino-Sopravvissuto.
Cresciuto…
Ron si era allontanato per controllare la
carrozza seguente, o più probabilmente per vedere come se la
stesse cavando Hermione tra litigi e piumaggi.
Harry scrutava l’orizzonte quieto e
attento.
Fece per raggiungerlo e incespicò
indegnamente su di una borsa abbandonata. Quando alzò gli
occhi, dopo essersi ripresa, aver tirato un calcio al bagaglio
traditore e averne maledetto sottovoce il proprietario, vide che le
sorrideva.
La guardava e sorrideva con tenerezza.
Sarebbe sprofondata dalla vergogna e dalla
rabbia di essersi mostrata distratta, se due occhi verdi non
l’avessero stregata.
Stregata…
“E non ha neanche bisogno di usare
l’Imperio.” sussurrò a denti stretti, facendo
voltare un paio di ragazzine che le passavano accanto.
Le ignorò e tornò a fissare il
ragazzo.
Lui che teme, ma non rinuncia.
Eppure avrebbe rinunciato a lei, se solo gli
fosse rimasta la forza di dire “no” la sera prima.
Lo sapeva… non aveva mai avuto bisogno di
chiedere spiegazioni quando si trattava di Harry.
Gli alberi sul limitare della Foresta Proibita
frusciarono sinistramente e nonostante il sole splendente,
Ginny rabbrividì.
Si guardò attorno; diversi membri
dell’Ordine pattugliavano la zona, gli insegnanti, tesi e
guardinghi, scortavano i ragazzi mentre prefetti e capiscuola erano
impegnati a tenere in riga i gruppi di studenti.
Luna le passò accanto, stava parlando
ad una ragazza dall’aria annoiata di alcuni pericolosi
Mangiamorte che suo padre aveva scoperto far parte di un circolo
d’arte drammatica, nato in Spagna su ordine di Tu-Sai-Chi in
persona.
Rise tra sé socchiudendo gli occhi.
Il vento le scompigliò i capelli con
allarmante irrequietezza e s’incamminò verso Harry
reprimendo l’impulso di correre.
Non fece in tempo a raggiungerlo.
L’ombra della Foresta
si fece più cupa e il frastuono assordante di
un’esplosione squarciò l’aria.
Scivolò a terra, dietro a un cumulo di
valige.
“PROTEGO!” sentì gridare.
Afferrò tra le mani un ciuffetto d’erba e chinò
la testa mentre il caos imperversava.
Udì molte voci pronunciare incantesimi…
sentì quelle isteriche degli studenti terrorizzati; le altre,
che suppose appartenessero agli Auror di turno, indirizzavano fatture
e incantesimi rivelatori verso l’oscurità del bosco.
Vide il bagliore rossastro degli schiantesimi e
tossì forte, socchiudendo gli occhi per via del fumo denso che
invadeva l’aria.
“Santo Godric…” sussurrò,
ripetendosi che non doveva cedere.
Scossa e ancora incapace di comprendere ciò
che stava accadendo, cercò di distinguere le figure che si
muovevano intorno a lei.
La McGranitt le passò accanto sconvolta e
arruffata come non l’aveva mai vista. Si sporse oltre i baule
per seguirla con lo sguardo e la vide dirigersi decisa nel luogo dove
si trovava Harry.
Il fiato le mancò, mentre cercava con
disperata frenesia la sagoma del ragazzo. Sperò di scorgerlo…
in piedi… nello stesso punto dove si trovava pochi minuti
prima.
Pregò che fosse possibile strappare
ancora un po’ di felicità alle spire letali che si
chiudevano attorno alle loro vite… poi il fumo si diradò
e Ginny lo vide… ed era in piedi.
Lui che combatte e mai si piega…
Teneva la bacchetta alta, puntata davanti a sé,
dove una barriera invisibile aveva protetto sia lui che la carrozza
con i ragazzi del primo anno.
Lo stesso bambino che Ron aveva rimproverato per
la sua sconsideratezza, adesso se ne stava accucciato con le mani
sulla testa… ma era illeso, e così anche gli altri.
La McGranitt lo raggiunse, Ginny la vide
posargli una mano sulla spalla e recitare nuovamente l’incantesimo
che avrebbe protetto l’intera zona.
< Peccato che non sia
servito a niente contro quell’esplosione… > si
ritrovò a pensare, osservando con espressione sarcastica il
tetro limitare del bosco e le sue ingannevoli ombre.
Polverosi scrigni di segreti…
Il sinistro frusciare degli alberi intonò
di nuovo la sua petulante cantilena e per un attimo, le parve di
sentire la risata folle e amara di una donna…
Sarebbe stata la sua, pensò, se Harry non
fosse rimasto in piedi quella mattina.
Dopo essere stato disteso con lei quella stessa notte…
E per la prima volta le sembrò di aver
rischiato più di quanto in realtà possedesse.
Vide Hermione correre scansando gli ostacoli in
direzione di Harry, e suo fratello dietro di lei che faceva la stessa
cosa.
“I PREFETTI RADUNINO IMMEDIATAMENTE I
PROPRI GRUPPI!” ordinò la McGranitt.
I due ragazzi si bloccarono immediatamente,
indecisi se tornare indietro com’era loro dovere o proseguire
come avrebbero desiderato.
L’indice della loro insegnante segnalò
di tornare indietro… ed era categorico.
Alle spalle della donna, Harry fece un cenno con
la testa, come a voler dire che andava tutto bene e, anche se con
titubanza, Ron e Hermione ritornarono alle proprie responsabilità.
Ginny notò che suo fratello si guardava
attorno insistentemente mentre ripercorreva al contrario la medesima
strada, immaginò che la stesse cercando e agitò la
mano. Ron la vide e respirò
profondamente sollevato, un attimo dopo, una profusione di
capelli biondi e di tessuto rosa caramella lo travolse facendolo
vacillare pericolosamente.
Lavanda Brown gli si era completamente spalmata
addosso.
“E’… E’ stato
terribile…” ululò arpionandosi alla sua camicia
con ostentata civetteria.
Ron pensò che l’unica cosa davvero
terribile in quel momento, fosse lo sguardo furioso di
Hermione.
Avrebbe incendiato con gli occhi quella veste
color confetto, se avesse potuto…
Per un istante Ginny provò pena per suo
fratello, ma poiché Ron sembrò esitare un po’
troppo prima di divincolarsi dalla presa della ragazza,
decise, senza ulteriore indugio, che tutto ciò che
quell’approfittatore si meritava erano, appunto, le occhiate
omicide di Hermione.
Gli voltò le spalle, ben decisa a
ignorare il suo sguardo implorante e a raggiungere Harry.
Lei non aveva doveri da prefetto… poteva
stargli accanto.
Voleva stargli accanto…
Sempre che lui glielo avesse permesso…
“Non ti sto dicendo di essere tua pari nelle battaglie,
Harry… ti sto chiedendo di lasciarmi percorrere la tua stessa
strada… saprò farmi da parte quando sarà il
momento.”
“No, Ginny.” e chiudeva gli occhi
sconsolato.
Lo raggiunse in pochi secondi e guardandolo da
vicino si accorse che era sudato, spossato e coperto di fuliggine.
Fu sorpresa di vedere gli effetti dello scontro
su di lui, quando lo aveva cercato nel caos iniziale non aveva notato
altro che la sua figura illesa.
Le era bastato che fosse in piedi.
Adesso invece sentiva scendere su di sé
un’altra inequivocabile realtà… rivestita di
paura…
Harry era un ragazzo… era umano e mortale… ed era il
Prescelto.
Che suono crudele aveva quella parola… Prescelto.
Quale sadico inganno nascondeva…
Essere il Prescelto… il solo… solo…
E lui, in nome di ciò che
era giusto, ne sosteneva il peso…
La sua croce… rimanere
Colui-Che-È-Sopravvissuto.
Si sentì immensamente stupida.
Rimase un momento indecisa, senza sapere cosa
dire o fare e maledisse la propria idiozia per esser corsa da lui in
un momento come quello senza un’apparente ragione, ma a quanto
pareva Harry non lo trovò così stupido, perché
le sorrise debolmente e l’abbracciò stretta.
“Stai bene?” le sussurrò
all’orecchio.
Sapeva di fumo e di tensione.
Il respiro caldo che la sfiorava, la voce roca…
Annuì.
Il ragazzo nascose il viso tra i suoi capelli e
la strinse più forte.
“E’ iniziata, Ginny.” soffiò
contro la stoffa della sua camicia. “E’ iniziata.”
E lei realizzò che la loro più
grande incognita sarebbe stata quando e come sarebbe
finita.
Fine 2° capitolo.
X Serpedoro: La prima commentatrice! Eh,
sì… non poteva essere altrimenti. A te, mia cara, va
gran parte del merito e non mi dilungherò a riscrivere qui,
ciò che ti ho già detto molte volte in privato, ma tu
sei modesta e non mi ascolti… Che posso farci! Mi terrò
l’ibrido tacchino-pavone…
Passando al capitolo… Ormai sai bene
quanto fossi impaziente di parlare di questa coppia, non
particolarmente amata dal pubblico, ma ricca di spunti e di dettagli
d’approfondire, tanto che la tentazione d’intrecciare le
loro vite a vicende più complesse era diventata un chiodo
fisso, ed io adoro gli intrecci quasi quanto i doppi significati…
Il mio punto debole –apparte la punteggiatura, ma quello ormai
è un problema tuo ^_^!- sono invece le scene d’amore.
Scriverle, per me, è come tentare di utilizzare un incantesimo
non verbale per la prima volta… Trattengo il respiro e quando
ripongo la penna sono più rossa di un pomodoro maturo. Tutto
questo per dirti che ricevere dei complimenti su quella scena, in
particolare, mi fa davvero elevare al settimo cielo! Altro che
ibrido… Mia cara, tu mi fai arrossire… ^\\^ ! Mi
piacerebbe tanto dirti che sono esattamente come sembra da ciò
che scrivo, ma la realtà, ahimè, è molto
diversa… Non c’è alcuna fantasticheria nella
quotidianità della mia giornata… ad eccezione della
pausa pranzo! Lo sai vero, quanto ti sono grata per tutto ciò
che fai? Un bacione immenso, Joy.
X daisy05: E’ un piacere
conoscerti… ed un onore, visto che mi ricopri di elogi che, ti
assicuro, non merito! Ti ringrazio subito, per prima cosa, perché
non credo che ci sia, per un autore, felicità più
grande di ricevere recensioni o commenti, è quasi essenziale,
per andare avanti, e poi perché hai avuto la sensibilità
di vedere i personaggi esattamente come li pensavo ^_^ Mi piace
immaginare una Ginny forte, che possa tener testa alla situazione
pericolosa nella quale vive, e adoro associare a Harry la dolcezza,
mi ha sempre dato l’idea di un ragazzo introverso e restio ad
esternare i propri sentimenti… anche per questo è nata
questa storia! Sono felice che tu abbia provato qualcosa e spero di
continuare ad emozionarti! ^_^ Un bacione, Joy.
X light lily: Non dovrai aspettare molto
per gli aggiornamenti, te lo assicuro… Ma ciao! Sono lieta che
ti sia piaciuto questo primo capitolo, che in realtà è
poco più di un prologo, la vicenda incomincerà a
prender forma dai prossimi… Su su… niente lacrime, ecco
un fazzoletto… vedrai che per Ginny e Harry ci saranno anche
momenti felici! Un bacione grandissimo, Joy.
X redRon: Eh, sì. Credo che la
scelta di Harry, alla fine del sesto libro, non sia andata giù
a molti… me compresa. Posso capire vagamente il punto di vista
di Harry, ma la sua scelta non mi sembra lo stesso quella giusta!
Sono contenta che ti sia piaciuto questo primo capitolo e ti
ringrazio tantissimo per avermi fatto sapere il tuo parere!
Aggiornerò con regolarità, non preoccuparti! Un
bacione, Joy.
X edvige: Ciao e benvenuta! Ti ringrazio
subito per aver avuto la sensibilità di farmi conoscere il tuo
punto di vista, è davvero importante conoscere i pareri di chi
legge! ^_^ Anch’io come te, sono affezionata ad una visione di
Ginny un po’ più combattiva del solito e vedrai che
andando avanti saprà sfoderare una buona dose di coraggio! Un
bacione grandissimo, Joy.
X Elanor: Elanor! La mia Elanor…
oh cara! Non ho davvero parola alcuna! Ho dovuto stamparla la tua
meravigliosa recensione, perché non riuscivo a concentrarmi
leggendola sullo schermo… Tu sei veramente fantastica! Ma lo
sai che la maggior parte delle sfumature che hai notato, io neanche
mi c’ero soffermata? Incredibile! Eppure è così…
sono davvero commossa! Già mi sentivo decisamente in colpa per
aver boicottato la nostra corrispondenza mail, anzi, ne approfitto
per farti le mie scuse ufficiali, sono davvero imperdonabile! A mia
unica discolpa posso solo dire che sono stata decisamente impegnata
con la stesura di questa storia, che tra l’altro ancora non ho
finito… ma sono sulla buona strada! Quindi abbi pazienza e
sopportami, cercherò di farmi perdonare! Cosa vuol dire O. R.
Crux? Mia cara, se ti svelassi questo ti rivelerai praticamente tutta
la trama! Vedrò di darti qualche indizio… O. R. Crux è
il nome di una persona… Lo sai , vero, che io adoro i doppi
sensi? Vedrai, vedrai… dal terzo capitolo incomincerai a
capire tutto! “Riassunti strani e inspiegabili” ok…
colpita e affondata! Sono io, sono proprio io… Chi altri
avrebbe potuto avere un’idea così assurda… Per
fortuna che hai deciso di fidarti! Non avrei potuto fare a meno delle
tue opinioni… senza impegno, naturalmente, il mio intento non
è certo quello di stressare… Lo sai cosa mi ha colpito
di più? La prima considerazione che hai fatto. Quando parli
della semplicità in contrasto alla ricercatezza. Ho veramente
adorato quella parte, perché mi rendo conto, che era proprio
ciò che sentivo il quel momento, pur senza farci caso. Tu
l’hai notata… credo che dipenda dalla tua fantastica
sensibilità! ^_^ Tra l’altro hai compreso perfettamente
anche le atmosfere… mi ricordo perfettamente di quando o
descritto la Lily\James ne “Le Illeggibili” ed era
esattamente come dici: il rosso e l’oro in confronto al nero e
al blu… c’è mola differenza tra queste due
situazioni. Ma carissima! Con quanto sai di me, ti sorprendi che
abbia tralasciato di descrivere “tutto”? Lo sai, le scene
d’amore non sono il mio forte… o per lo meno, non lo
sono quelle che hanno la pretesa di essere sensuali. Io sono negata
per queste cose, già le scene tenere, come quella del primo
capitolo, sono come un parto plurigemellare… Non dico altro…
Carissima, non ho parole per ringraziarti, davvero… spero solo
di non deluderti. Un abbraccio affettuosissimo, Joy.
X Acchi: Ciao carissima, è un vero
piacere ritrovarti su questa storia! E tu come al solito mi fai
diventare rossa come lo stendardo dei Grifondoro! Non merito tutto
questo, davvero… Ma passando al capitolo… sapevo in
partenza che una Ginny\Harry sarebbe stata un sfida, questa coppia
non gode certo di grandi consensi, tuttavia c’è qualcosa
d’intrigante nella loro storia, ed è ciò che mi
ha spinto a scrivere di loro… Non c’è nulla di
definitivo, il loro rapporto è “da plasmare” e
questo mi lascia un grande margine d’interpretazione e mi
concede d’intrecciare la loro vicenda all’interno di una
storia che vedrà coinvolte molte altre persone. Adoro i doppi
sensi –come ben sanno tutti quelli che hanno letto “Tra
due lune”- e adoro gli intrecci e gli sbalzi spaziotemporali…
Spero solo di non confondere le idee a nessuno! Ti ringrazio davvero
tantissimo per la presenza e l’incoraggiamento, non immagini
quanto sia prezioso. Un Super Bacione, Joy.
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Capitolo 3 *** Colei che non infranse le promesse ***
3
3
COLEI CHE NON INFRANSE LE PROMESSE
Tra i rami della Foresta Proibita il sole non filtrava.
Fronde umide e scure, madri di una notte artificiale…
Sottili e sinistri scricchiolii congelavano l’aria.
Il respiro che si condensa…
Avanzava con passo incerto e malfermo, come se non conoscesse la
via.
Tetra e traballante come un’ombra, ma non era il sole a
generarla…
Fredda e apparentemente senza vita, come le sagome degli alberi
che la circondavano.
Sembrava la notte, che incurante dei tempi prestabiliti, anticipa
il morire del giorno; e dal suo mantello scuro, all’altezza
della caviglia, il viola acceso della veste esibiva la sua danza
trionfale ad ogni passo.
Il colore della penitenza…
Viola.
Terribile e ammaliante, poiché evoca il peccato che si deve
scontare.
Viola.
Una promessa.
Il cappuccio scuro le copriva gran parte del volto e gli occhi
erano assenti, accecati dai pensieri, dal mondo desolato e lacerante
dei ricordi… e dal suo ostinato desiderio di ferirsi,
rivivendolo.
Dolcezza crudele.
Crudele il viola… e tutti i suoi ricordi.
Una ragazza si muoveva furtiva tra le ombre della Foresta. Era
giovane, ma non vestiva la divisa della scuola, non la indossava mai
quando sgattaiolava fuori dal dormitorio.
A lei piaceva confondersi con il buio… e avere la notte
riflessa sul volto.
Un fruscio meno naturale degli altri la fece voltare, i capelli
le ondeggiarono sulla schiena… boccoli neri a incorniciare lo
stupore del viso.
“Ti ho spaventata?” chiese una voce maschile poco
distante da lei. Era roca e vagamente sprezzante. “Non pensavo
che la paura ti appartenesse.”
Se ne stava in piedi, appoggiato ad un albero, con le braccia
conserte e lo sguardo derisorio.
“Perché sei qui?” domandò lei decisa,
senza indietreggiare di un passo.
Il ragazzo abbandonò la sua postazione e si avvicinò.
I suoi occhi erano scuri, la nobiltà innata
nell’incedere deciso.
Ne rimase ammaliata quasi quanto lo era della notte stessa.
Sembrava lo spirito della Foresta divenuto umano: bello, illusorio e
pericoloso.
…Proibito…
Lui afferrò una ciocca dei suoi capelli e nel far
questo, le sfiorò l’orecchio.
Rabbrividì.
“Ti ho seguita.” le rispose in un sussurro, lo
sguardo fisso sulle labbra socchiuse… le sfiorò con un
dito e a lei parve di essere baciata dalla nebbia.
“Non rifiuteresti, vero?” le chiese
improvvisamente, il tono di nuovo canzonatorio.
“Non rifiuterei di fare cosa, esattamente?” ribatté
lei piccata dall’effetto che, suo malgrado, le faceva quel
ragazzo.
Lui non si lasciò intimorire; sorrise, le scostò
i capelli dalle spalle e chinandosi le sussurrò:
“Di trascorrere la notte con me.”
Chiuse gli occhi stregata e sentì le mani che
armeggiavano all’altezza della sua gola… là dove
si chiudeva il mantello.
Respirò piano e come lui aveva previsto, non si oppose.
Ma contrariamente alle sue aspettative, il mantello le rimase
sulle spalle; l’unica cosa che il ragazzo le tolse fu il
ciondolo che portava al collo.
Lo guardò stupita, mentre si rigirava tra le mani
l’emblema del suo casato.
“Perché?” chiese con un filo di voce.
Il nero dei suoi occhi si confuse con le ombre.
“Perché voglio possedere qualcosa di tuo…
almeno fino a quando non potrò avere te.” Le voltò
le spalle e si avviò verso il castello.
“Black!”
Lo chiamò prima che sparisse tra gli alberi e lo vide
fermarsi, pur rimanendo di schiena.
“Perché proprio io?” chiese.
Lui si voltò e nonostante molti passi li dividessero,
percepì il dolore nel suo sguardo e se ne stupì. Era
come se stesse tenendo testa all’agonia.
Poi giunse la voce e lei seppe, fin da quel primo momento, che
non avrebbe mai dimenticato.
“Perché tu sei la nebbia che maschera e inganna…
Tu sei la tempesta che imperversa e infradicia…
Tu sei la notte… nascondi… e proteggi…
Sei il vortice… e le tue braccia sono il vento che
rapisce…
E sei il desiderio… e senza di esso avrei solo l’oblio.”
Se ne andò.
Il ciondolo cruciforme stretto nella mano.
Rimase solo l’oblio. Eterno stendardo di quel mondo ormai
crollato.
***
Harry varcò stancamente la soglia di Privet Drive, il peso
della giornata completamente riverso sulla schiena.
Si trascinò dietro il baule e lanciò una breve
occhiata a sua zia Petunia, il volto tirato e rigido che lo osservava
al lato della porta.
< Tanto per gradire… > pensò, considerando che
tornare a vivere in quella casa lo sgomentava più di uno
scontro con dieci Mangiamorte.
“Santi Numi! Vuoi sbrigarti ad entrare in casa prima che
tutti i vicini si accorgano delle tue stramberie!” berciò
sua zia.
< Appunto… >
Chiuse gli occhi e mise piede nell’ingresso.
Durante il viaggio in treno, aveva cercato in ogni modo di
dimenticare, anche solo per un istante, l’odore acre del fumo e
dello scontro che rendeva l’aria irrespirabile, ma quando il
sentore dei detersivi usati da sua zia, lo investì in pieno,
con la sua valanga di ricordi ignobili e dolorosi, comprese di
preferire di gran lunga il suo mondo, con o senza la guerra.
“Cos’è questa puzza?” esordì la
donna, come se potesse leggergli nel pensiero “Hai fatto
qualche danno con quel calderone?”
continuò, chiudendo la porta alle sue spalle in modo che i
vicini non potessero sentirla.
Dalle finestre delle case limitrofe, molte
tendine ricaddero oscillando al loro posto.
“C’è stato un attacco.” rispose spiccio
ed evasivo, tentando di avvicinarsi alle scale per eclissarsi nella
sua stanza, ma la figura enorme di Vernon Dursley gli impediva il
passaggio.
“Un attacco?!” vociò l’uomo “Stai
dicendo un A-T-T-A-C-C-O?!” ripeté scandendo le lettere
e alzando il tono della voce di due ottave. “COS’HAI
COMBINATO, ORA?!”
Non si fermò a considerare che la responsabilità di
quello che era successo potesse non essere sua.
< Naturalmente > aggiunse il ragazzo tra sé.
Sua zia guardò il marito con occhi imploranti e
Harry pensò che in lei potesse ancora esistere un
barlume della dolcezza di sua madre.
“Vernon, ti prego…” abbassò la voce
“Pensa ai vicini!”
< Come non detto… >
“Hai ragione, cara…” rispose l’uomo, poi
si rivolse a Harry sibilando, gli occhi ridotti a due fessure. “Cosa
vuol dire, c’è stato un attacco?”
Strinse i pugni e respirò profondamente.
“Proprio quello che ho detto.” rispose tentando di
mantenere il tono della voce entro limiti ragionevoli. “I
Mangiamorte hanno attaccato la scuola durante l’evacuazione e-”
“EVACUAZIONE?!” urlò con voce da tenore, ma sua
moglie lo zittì.
“Ora basta!” dichiarò decisa, posando la mano
ossuta sul braccio del marito per farlo tacere. “E tu…”
continuò, puntando il dito su Harry “fila a farti un
bagno!”
“Ti stai forse preoccupando per me, zia?”
chiese con tono di scherno.
“Mi preoccupo per il tappeto, razza d’ingrato! La
fuliggine che hai addosso lo sta rovinando!”
***
Dormì poco, male e si svegliò di soprassalto,
convinto di trovarsi ancora nella dimensione del suo incubo: aveva
sognato Silente, la notte in cui era morto.
Dal giardino giungeva un sonoro vociare, che Harry, inizialmente,
non riuscì a distinguere; si avvicinò alla finestra
senza tralasciare d’inciampare sulle proprie scarpe.
Tese l’orecchio, ancora per metà confuso.
“Signora Dursley, davvero non c’è motivo per
cui lei si debba incomodare a farci entrare in casa.” chiarì
la voce cristallina di Hermione. “Sono perfettamente in grado
di trasfigurare, qui in giardino, una comodissima tenda, dove potremo
attendere che Harry ci raggiunga.”
L’Harry in questione sobbalzò. Sapeva che i suoi
amici lo avrebbero raggiunto dai Dursley, ma non credeva che lo
avrebbero lasciato solo per una notte soltanto. Si sentì
vagamente commosso, ma prima che potesse prendere atto di ciò,
intravide l’ondeggiare di una lunga chioma rossa.
“Non riesco a dirti addio, Ginny.” le aveva
sussurrato appena scesi dal treno.
“Non devi farlo… verrò con te.”
“No.”
“Ma… avevi det-”
“So cosa ho detto.” la interruppe lui. “Ho
detto che sarei tornato da te, che ci sarebbe stata una vita intera
per noi, una volta… beh, lo sai…” continuò
posandole entrambe le mani sulle spalle e fissandola negli occhi “Ma
non ho mai detto che saresti venuta con me, nel viaggio che devo
affrontare… i pericoli saranno dietro ogni angolo! Ginny, devo
saperti al sicuro, con la tua famiglia… ho bisogno di sapere
che c’è un posto dove potrò tornare.”
L’abbracciò forte, affondando il viso nei suoi
capelli. Il tenue profumo di fiori lo costrinse a chiudere gli occhi.
“Tornerò, te lo prometto.”
“Te lo prometto…”
“Allora, mantieni la tua parola.”
Si precipitò in giardino.
“Harry!” esclamò Hermione, sorridendo.
Sua zia Petunia scoccò uno sguardo torvo.
Ron accennò un saluto alzando una mano, ma Ginny gli corse
incontro. Le lanciò un’occhiata ammonitrice e lei si
fermò prima di raggiungerlo.
“Non vi aspettavo così presto.” disse poi con
sincerità.
“Senti un po’, ragazzo…” lo interruppe lo
zio Vernon. “Tu non hai alcun diritto d’invitare in
questa casa i tuoi amici…” li scrutò attentamente
“…strambi!”. Sputò
la sua sentenza come se stesse parlando di una colpa innominabile.
“La prego, Signor Dursley” intervenne Hermione “stavo
appunto spiegando a sua moglie che potrei, senza sforzo, far apparire
una tenda proprio qui.” e sfoderando la bacchetta, indicò
una parte di terreno, vicino ad un’aiuola.
“NO!” urlò atterrito Vernon Dursley, ponendosi
teatralmente davanti a sua moglie e inciampando nella radice di un
albero mentre lo faceva.
Petunia emise uno strillo acuto, che Harry attribuì più
alla paura di venire schiacciata dalla mole del marito, che al
terrore della bacchetta di Hermione.
“RAGAZZA!” tuonò Vernon, rosso in volto “METTI
VIA QUELLA… ROBA!”
Ron alzò un sopracciglio, chiaramente perplesso e Harry si
sentì in dovere d’intervenire.
“Non ci sarà bisogno di alcuna tenda, Hermione.”
disse con tono conciliante, poi si voltò verso gli zii “E
neanche sarà necessario ospitare i miei amici. Me ne andrò
con loro questa mattina stessa.”
Entrambe le parti parvero rilassarsi e Harry tirò un
sospiro di sollievo.
Si avvicinò a Ginny non appena i suoi zii se ne furono
andati.
“Ti avevo detto di non venire.”
le disse, cercando di non sembrare scocciato, cosa che in
effetti non era.
“So cosa mi hai detto.” gli propinò lei con un
sorriso furbo.
Era tanto carina e buffa che Harry fu tentato di ridere e di
abbracciarla allo stesso tempo.
“Sono qui in veste del tutto professionale, per invitarti
ufficialmente alle nozze di mio fratello.” Si avvicinò a
lui di un passo. “Bill ci teneva che fossi io a chiedertelo.”
Harry si passò una mano sul volto.
“Beh, suppongo di non poter rifiutare.”
Ginny sorrise, ma non fece un altro passo nella sua direzione e
lasciò che salutasse Hermione e Ron.
“Come siete arrivati?”
“Abbiamo preso un autobus babbano.” spiegò
Hermione “E’ andato tutto bene… almeno fino a
quando Ron ha chiesto al controllore se poteva avere del succo di
zucca fresco e dov’erano i letti per riposarsi.”
Harry scoppiò a ridere e Ron fissò la ragazza,
imbronciato.
“Cosa ho detto di strano?” chiese convinto.
“Sono stato molto educato… Lui piuttosto, non si
è dimostrato per niente cortese quando mi ha detto che dovevo
andare da uno spicologo.”
“Psicologo.” lo corresse Hermione.
Ron la guardò torvo.
“Beh, poteva almeno indicarmi
la strada.”
Harry si piegò in due dal ridere, sotto lo sguardo attonito
dei Dursley che li spiavano dalla finestra del salotto. Anche
Hermione e Ginny ridevano.
Ron parve ignorarli tutti.
“Chissà poi, se vendeva davvero il succo di zucca,
questo spicologo…”
Fine 3° capitolo
X daisy05: Wow! Quì mi si
fa arrossire… Carissima, sì, ho notato che le
Harry\Ginny sono piuttosto rare –non è una coppia molto
amata- ed è anche questo il motivo della mia iniziale
titubanza nel cominciare a pubblicare questa storia, che pensavo
nessuno avrebbe considerato… Il fatto che tu sia così
entusiasta mi rincuora tantissimo e mi aiuta non poco a portarla a
termine (eh sì… sto ancora scrivendo la parte
conclusiva…). Lily e James? Anch’io,
come te, li adoro… e se ti sembra che Harry e Ginny ne
ricoprano un po’ le orme… beh, aspetta di vedere il
seguito… Probabilmente tra le righe riesci a leggere il mio
personale punto di vista e io li paragono sempre a Lily e James
–sebbene immagini Lily un po’ più dolce di Ginny-
A riguardo di Harry irrimediabilmente introverso ti confesso di
essere molto combattuta! ^_^ ! Mi fa male pensare che non abbia una
spalla a cui appoggiarsi o qualcuno con cui sfogarsi è per
questo, credo, che non riesco a separarlo da Ron e Hermione! Tu stai
lavorando su questo nelle tue fic? Ti confesso di non averle lette,
cosa che naturalmente farò non appena riuscirò a
districarmi dal finale di questa storia! Ah… sono molto felice
di “essere sciroppata” dalle tue recensioni e non ho
parole per ringraziarti! Un bacio.
X redRon: Ciao! Tu pensi che
Ginny e Harry debbano stare insieme nonostante i pericoli? Beh, Ginny
senza dubbio la pensa come te e anch’io. Sarà importante
questa decisione soprattutto se confrontata ad un’altra scelta,
completamente diversa, che non ha portato buoni risultati!
L’incoscienza di Ginny, in questo caso, verrà
ripagata!^_^! E chi la ferma più questa!^_^! Ti ringrazio per
i commenti… non ho parole… Un bacio.
X Ginny06: Ciao carissima! Le “cose” tra Harry
e Ginny si complicheranno e poi si risolveranno e vedrai… Ci
saranno moltissime vicende da intrecciare alla loro storia! Sono
felice che la fic di piaccia! Un bacione grandissimo e grazie mille
per il commento!^_^ (autrice felice!)
X light lily: Mia cara! Tu mi
lusinghi! E questo non fa affatto bene al mio ego… finirò
col montarmi la testa e poi deluderò tutti… -e non è
bello- ^_^! Vorresti essere come questa Ginny? Beh, direi che il tuo
nick name la dice lunga… Lily, nell’originale, ha un bel
caratterino… ma io, personalmente, la preferisco dolce…
e suppongo che James sia d’accordo con me! ^_^ ! Certo è,
che in questa storia, Ginny di coraggio ne avrà da vendere…
vedrai! Ti ringrazio tantissimo per essere stata così carina
da farmi sapere cosa ne pensi di questa fic… non credo ci sia
gioia più grande per un autore!^_^! Un bacio.
X Aleberyl 90: Carissima, sono rossa come un papavero
dall’imbarazzo… Troppi complimenti, davvero troppi…
Però sono davvero felice che ti piaccia la storia, io adoro
gli intrecci e qui ce ne saranno molti… forse anche troppi…
spero davvero che non ti stanchino mai. Per quanto riguarda la
lettura fluida… beh, mi piacerebbe prendermi tutto il merito,
ma ahimè… devo essere sincera, per questo devi
ringraziare la mia insostituibile e instancabile beta, Serpedoro,
senza di lei vi ritrovereste a leggere periodi incasinati e assurdi
paragoni… e probabilmente chiudereste il capitolo disgustati
da tale inettitudine!^_^! Al di là di questo, vedrai che Ginny
saprà farsi valere e non rimarrà per molto, lontana da
Harry… Ti ringrazio tantissimo e un bacione.
X Elanor: Wow! Joy si stiracchia
le dita felice! Non ho parole, davvero… Non mi aspettavo certo
di farla franca con te! Sapevo che mi avresti sgamata subito…
e infatti è così! Le atmosfere, sì, in effetti
sono importantissime e tu riesci a coglierle in maniera meravigliosa…
C’è sempre qualcosa d’imperfetto in un luogo
troppo illuminato… Per quanto riguarda Ron… è un
po’ diverso sì, anche se nel corso della storia se ne
uscirà fuori con le sue solite buffe sceneggiate, ma in
definitiva, lui resta il braccio destro di Harry e in quanto tale,
deve essere forte e deve essere anche saggio! La cosa che a
me piace moltissimo di Ginny, invece, e che a mio parere è
presente anche nell’originale è che Ginny sembra sempre
intuire ciò che Harry pensa e lui non ha realmente bisogno di
parlare… e una cosa che mi è sembrata chiara alla fine
del 6° libro, anche se, secondo me, i segnali c’erano anche
prima… ma forse sono io che amo fantasticare! Lieta che Luna
ti sia piaciuta! ^_^ Secondo me è importante “creare”
il quadro attorno ad un personaggio, lo rende più reale e io
volevo che la scena fosse completamente chiara al momento
dell’esplosione! E anche in questo caso, come giustamente hai
fatto notare – e non avevo dubbi in proposito- Ginny percepisci
che qualcosa non va, ci sono dei segnali, lei si perde in quel
vortice mutevole che sono i sensi e inconsciamente corre verso Harry,
poi succede il caos… segno che comunque il suo presentimento
era fondato! Lavanda in questa storia ha come unico scopo quello di
far infuriare Hermione… in realtà a me piace molto la
coppia Ron\Hermione e sebbene non senta il bisogno di scrivere una
storia completamente incentrata su di loro, ci saranno parecchi
momenti dedicati anche a loro! Ora… mi rendo conto della tua
sensibilità, ma l’interpretazione che hai dato del
“nome” che Harry è costretto a sostenere è
davvero bellissima! Joy s’inchina di fronte a tanta
magnificenza… tu capisci perfettamente ciò che i
personaggi stanno affrontando! Carissima, riguardo a O.R.Crux non hai
preso alcuna cantonata! E’ esattamente così…
pensi che sarei riuscita ad eliminare i miei adoratissimi flashback?
No no… non sono contenta se non mi complico un po’ la
vita! ^_^ ! Le vicende di questi quattro personaggi saranno un
TANTINO intrecciate… già da questo capitolo, la trama
incomincia a prender forma… Per fortuna che tu non pensi che
abbia buttato via il mio tempo, a volte io ci penso… e mi
avvilisco incredibilmente… Inoltre hai centrato in pieno un
altro problema fondamentale! Infatti il primo scoglio che ho dovuto
superare è stato quello di allacciare la vicenda al 6°
libro e trovare comunque il modo di andare avanti secondo il mio
gusto, non è facile te lo assicuro… i luoghi sono
diversi, non siamo più ad Hogwarts, la trama è
complessa… non dimenticare gli Horcrux da trovare e i doppi
sensi da risolvere… insomma, una vera sfida! I personaggi mi
hanno dato meno difficoltà, se devo essere sincera, perché
è vero che non avevo mai scritto di loro, però Harry
figurava già in “Tra due lune” e Ginny…
Ginny è un portento! E’ facile capire quali potessero
essere le sue decisioni. In ogni caso, il tuo sostegno è
qualcosa d’insostituibile… non ho parole per
ringraziarti e così ti abbraccio fortissimo! Un bacio.
X EDVIGE: Ciao! Non ho davvero parole per ringraziarti,
sono felice che ti sia piaciuto sia il ritmo che la trama! A me piace
tantissimo alternare i momenti seri a quelli divertenti, lo trovo
piacevole da leggere, ma anche da scrivere! Certe volte sghignazzo
come una sciocca davanti al computer, tanto che chi mi vede non mi
prende per una persona normale! Ti ringrazio tantissimo per avermi
fatto saper il tuo parere!^_^! M’incoraggia molto! Un bacione
grandissimo.
X Anduril: Massalve!!! Che piacere ritrovarti qui! Sono
strafelice di risentirti su questa storia, anche perché, da
amate di questa coppia, non potevo non avere il tuo parere! Tra
l’altro tu sei stata, credo, la primissima a cui ho parlato di
questo progetto e quando l’ho fatto avevo realizzato tra sì
e no un paio di capitoli… adesso sono quasi a fine… Non
ho parole per ringraziarti… sei davvero troppo buona e riponi
fin troppa fiducia in me… finirà che mi verranno i
complessi per paura di non essere all’altezza! Ho impiegato un
bel po’ per cominciare a pubblicare, me ne rendo conto…
i miei progetti prevedevano l’inizio molti mesi fa… Ma
spero di farmi perdonare!^_^ Un bacione.
X lunarossa: Grazie! Sei troppo buona… e sono
felicissima che ti piaccia questa storia, mi ripaga di tutte le volte
che ho perso il ben dell’intelletto scrivendola! Ma i commenti
come il tuo mi fanno andare avanti… e non preoccuparti! Non
dovrai aspettare un eternità per gli aggiornamenti…
sarò abbastanza relogare, vedrai! Un bacione grandissimo.
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Capitolo 4 *** Di mani abbandonate ***
4
4
DI MANI ABBANDONATE
Diagon Alley completamente deserta faceva
impressione.
Ginny distanziò gli amici di qualche
passo e osservò mesta le vetrine tristemente oscurate, le
strade grigie e i negozi che aveva amato da bambina, sprangati con
chiodi e assi di legno, come in un’agghiacciante
rappresentazione del terrore.
A cosa serviva il sole luminoso quella mattina…
le finestre erano chiuse… e la troppa luce più
desolante della notte stessa.
Osservò gli edifici, rinchiusi nel loro
angosciante silenzio e desiderò che piovesse.
Il sollievo di sapere che anche il mondo può piangere…
Immaginò i rivoli gocciolanti che
scendevano dalle finestre e le porte finalmente spalancate… e
pensò che se avessero potuto parlare, avrebbero gridato di
dolore e paura.
Desolante…
< Una fine misera per quella che è
stata il centro delle attività della Gran Bretagna
magica > pensò sfiorando con la mano la pietra grigia e
corrosa di una fontana ormai del tutto prosciugata.
Un terreno di lotte e di scontri… di
polvere, di costante attesa e di aria pregna di paura.
Un’epoca di addii e di lacrimosi ultimi
saluti.
Quante persone aveva già visto
scomparire…
Harry portava una ferita per ciascuna di loro.
Si appoggiò con entrambe le mani alla
pietra della fontana e pensò a Ron e al veleno che lo avrebbe
ucciso; pensò a Bill e alle maledizioni che mancavano lei e
Hermione per un soffio… e pensò alla Camera dei Segreti
e al freddo gelido che non avrebbe mai scordato.
Rabbrividì e abbassò la testa, una
cascata di capelli le piovve sul viso.
Requiem per i morti… dolore per chi
vive.
Una mano le afferrò il braccio. Sussultò
e nel voltarsi per poco non si scontrò con Harry.
“Non allontanarti da sola.” le
disse. “Non siamo al sicuro.”
La stretta sul suo braccio era decisa, ma non
prepotente come lo era stata più di una volta quella di Dean e
lei riconobbe la dimensione sicura e consolante che si generava ogni
qual volta lui la toccava.
Come quella notte… pochi giorni prima…
Lo spazio caldo e protetto dei loro respiri…
Mille millenni…
“Ginny?”
Si riscosse e lo guardò con dolcezza.
“Ci sono, Harry.”
Il ragazzo parve rilassarsi e fece per posarle
un braccio sulle spalle con fare protettivo, ma all’ultimo
secondo si ritrasse e lo lasciò scivolare lungo il fianco.
Ginny aggrottò la fronte con aria di
rimprovero, ma sapeva perfettamente quali erano le regole.
“Mai insieme di fronte alle altre
persone… nessuno deve sapere.”
Ron e Hermione sapevano naturalmente, ma questo
non rendeva Harry meno cauto in loro presenza.
In realtà pareva costantemente
sull’attenti, sempre in attesa e in allerta come se il mondo
potesse crollare con il solo preavviso di un istante, e probabilmente
era stato così per lui fino a quel momento.
Una condanna che aveva deciso di non condividere con nessuno…
Lo vide scostarsi leggermente e non si ribellò,
lasciò che si avvolgesse nel velo della solitudine… e
lei, in quel velo, immancabilmente vedeva un sudario…
Nella notte trascorsa insieme
era stato diverso… allora l’aveva cercata.
Per amore o per debolezza… o per
qualsiasi altra ragione… ma l’aveva cercata.
Adesso era distante…
“Non capisco cosa abbia spinto Hermione a
insistere così tanto per venire qui tutti insieme…”
considerò il ragazzo con aria meditabonda e Ginny tentò
di mantenere la mente in equilibrio sul filo della coerenza.
“Mi ha spinto l’esigenza di ritirare
un pacco dall’ufficio postale.” dichiarò decisa
l’interpellata, giungendo alle sue spalle “E’ una
cosa piuttosto importante!”
“Se mia madre lo venisse a sapere ci
spellerebbe vivi.” asserì Ron con aria lugubre.
“Può darsi…” rispose
Hermione. “Ma il rischio verrebbe ampiamente ripagato in
seguito, te lo assicuro.”
“Se non ci vedrà rientrare per
l’ora di pranzo, manderà una squadra di Auror a
cercarci, vedrai.” continuò il ragazzo senza prestarle
attenzione.
“Voglio sperare” intervenne Harry
“che tutti i gruppi di Auror siano impegnati in qualcosa
di più produttivo di cercare quattro ragazzi
dispersi.”
“Probabilmente farebbero un’eccezione,
dal momento che il gruppo di ragazzi in questione comprende anche
l’Unico Sopravvissuto.” considerò Hermione con un
sorriso e Ron annuì più per la consapevolezza che sua
madre sarebbe riuscita ad ottenere quello ed altro, che per il
suo assenso alle parole della ragazza.
“Devo forse ricordarvi che non ho
collaborato con il Ministero?”
Non era una vera e propria domanda. Harry si
voltò per guardarli brevemente continuando a camminare
spedito.
“Beh… rimani il Prescelto anche se
non hai accettato la proposta di Scrimgeour.” dichiarò
Ron, risvegliandosi dal pensiero “mamma
Weasley” e alzando la voce per farsi sentire dall’amico
che l’aveva superato di qualche passo.
La gomitata di Hermione gli arrivò dritta
nelle costole e lui si lasciò sfuggire un gemito strozzato
corredato da una mezza imprecazione.
“Cosa c’è che non va,
adesso?” sibilò con gli occhi lucidi.
“C’è che se la tua
voce fosse stata anche solo un po’ più alta,
ti avrebbero sentito anche nella Londra babbana! Vuoi far
sapere a tutti che Harry è qui?”
“Oh… andiamo! Le strade sono
completamente deserte!”
Hermione si guardò attorno con aria
esasperata.
“Non direi proprio!” disse dopo un
istante, accennando col mento ad una donna immobile davanti al banco
di un venditore ambulante.
Ron si cucì la bocca.
Harry s’irrigidì e cercò
Ginny con lo sguardo, lei se ne accorse e si portò al suo
fianco.
La donna era poco distante da loro, sul lato
della strada e stava parlando al sudicio ometto dietro ad un banco
ricolmo d’inutili amuleti.
Harry la vide annuire con la testa e porgere
all’uomo diverse monete. Lui le contò prima di
nasconderle nella logora tunica, ma sembrava che non riuscisse a
staccare gli occhi dal suo viso, alla fine porse all’acquirente
un pacchetto dall’aria gualcita.
Hermione tossicchiò come per incitare gli
altri a proseguire per la propria strada senza dare nell’occhio.
< Cosa piuttosto difficile… >
considerò Ginny < visto che ci troviamo nel bel mezzo di
una strada deserta! >
Poi la donna si voltò e Ginny smise di
pensare.
Non vi era qualcosa di particolarmente
inquietante o strano in lei –a parte il fatto che era estate e
portava un mantello- ma quando Ginny la vide, i pensieri le
sfuggirono via e non riuscì a impedirlo.
La mente vuota…
Incrociò le braccia sul petto
istintivamente e si afferrò le spalle.
La vergogna di chi si
trova davanti a qualcuno che vede più del dovuto e ne è
consapevole.
Aveva il cappuccio abbassato, ma il suo viso era
talmente pallido che Ginny pensò non
si fosse mai mostrata alla luce del sole.
Non era vecchia né
sciupata, era bella.
Della bellezza polverosa ed eterna delle statue
di pietra… immobile come se fosse stata solo spettatrice della
vita, ma quando catturò il suo sguardo percepì anni di
ricordi e di dolcezza straziante, di rimpianti che non possono essere
dimenticati perché strettamente legati a quel che resta della
felicità, di solitudine rassegnata… e prepotente su
tutto, l’oscurità…
Aveva occhi e capelli neri e dimostrava poco più
di trent’anni.
Camminava nella loro direzione con passo
tranquillo, ma deciso e non sembrava avere cattive intenzioni.
Ginny sentì un lieve sospiro vicino al
suo orecchio e capì che anche Harry si stava rilassando, lo
vide spostare la mano che fino a quel momento era rimasta in attesa
sull’impugnatura della bacchetta, segno che neanche lui la
riteneva pericolosa.
Quando riportò lo sguardo sulla donna,
vide che era quasi di fronte a lei e la fissava con uno
sguardo malinconico… vagamente assente; sentì il
rimpianto in quello sguardo e inconsciamente cercò la mano di
Harry stringendola.
Lui ricambiò la stretta, ma subito dopo
l’abbandonò e lei si sentì persa.
Rialzò gli occhi e vide che era a meno di
un metro da lei e sorrideva.
La guardava e sorrideva.
Un sorriso remoto e antico… un sorriso
ghiacciato… come se fosse rimasto intatto nel trascorrere del
tempo.
Un sorriso -e Ginny rabbrividì nonostante
la giornata calda– che nasceva dalla conoscenza e che sapeva di
inevitabile.
Era amaro come il rimpianto.
La donna gettò indietro la testa come a
volersi riscuotere dai pensieri e tra i lembi scostati del mantello,
brillò orgoglioso e spavaldo un antico ciondolo a forma di
croce.
Li oltrepassò camminando spedita per la
sua strada.
“Secondo voi chi era?” domandò
Ron con voce talmente bassa, che persino Hermione avrebbe approvato.
“Probabilmente solo la discendente di
qualche nobile famiglia decaduta.” rispose Hermione decisamente
più rilassata. “Avete notato il ciondolo che indossava?”
“Sembrava piuttosto antico.”
considerò Harry continuando a guardare dritto davanti a sé,
e la ragazza annuì. “Come lo stemma di una nobile
casata.”
“E cosa ti fa pensare che sia una nobile
casata decaduta?” chiese Ron indicando con un dito
l’ufficio postale che si affacciava sul lato della via.
“Beh… deve essere o molto ingenua o
incredibilmente disperata, se si è ritrovata a dover comprare
uno di quegl’inutili amuleti.” rispose Harry togliendo le
parole di bocca all’amica.
< Incredibilmente disperata… >
pensò Ginny varcando per ultima la soglia dell’edificio.
Non c’era niente d’ingenuo in quella
donna, se non il suo voler annegare nei ricordi del passato.
***
I corridoi erano deserti.
Gli studenti si erano riuniti nella Sala
Grande come ogni sera…
Il rumore dei suoi passi risuonava lugubre
sulle pareti fredde dei sotterranei… le dava la sensazione di
essere seguita da sinistre presenze.
Non le importava. Aveva sempre amato
l’oscurità e le sue ombre, le vedeva danzare attorno a
lei come se volessero farle strada… come se le appartenessero…
Amava il buio lei… come la sposa della
notte nelle fiabe di quando era bambina, lo amava e non lo temeva.
Ma non aveva mai amato un ragazzo prima
d’allora, e quel sentimento… sì, decisamente
l’atterriva.
L’aria era gelida. Rabbrividì e
scoprì di sentirsi più viva… amava anche il
freddo.
Da un corridoio laterale sentì
giungere una voce nitida e decisa. Si fermò dietro l’angolo.
Aveva trovato ciò che cercava.
Lui… che aveva ingannato persino la
notte con il suo fasullo mantello scuro…
Lui… che aveva ostentato un’anima
di ghiaccio, ma lei sapeva… conosceva bene il gelo
e lui viveva di passione… e di attesa.
Lui… l’unico essere umano capace
di affascinarla.
Il vociare si alzò di tono, segno
evidente che la discussione era arrivata al punto cruciale.
Rimase in silenzio, gli orecchi tesi…
“Non è necessario che tu faccia
esattamente ciò che si aspettano da te!” diceva una voce
a lei sconosciuta.
“Sono io che decido, anche se tu non lo
credi.”
“Se non lo credessi non sarei qui
stasera… e ti assicuro che non è stato facile.”
“Saresti potuto venire a casa questo
Natale…”
“Andiamo Regulus! Sono un Auror! Te lo
immagini nostro padre che si siede composto a capotavola, con tutta
la famiglia riunita, e che si
rivolge al figlio redento chiedendogli:
‘Allora Sirius, come va al lavoro? Sono tempi duri, ma
ricordati di chiudere un occhio se ti ritrovi davanti ai Lestrange…
sono nostri parenti d’acquisto!’”
“E’ vero, Bellatrix-”
“Merlino! Regulus! Hanno massacrato tre
ragazzi babbani per puro divertimento! Non me ne sbatte niente delle
parentele!” dichiarò la voce, ora decisamente alterata.
“Non avevano neanche tredici anni! Ricordi te stesso a tredici
anni?”
Silenzio.
“Vuoi davvero far parte di questa
ignobile follia?”
Silenzio.
“Non tornerò dopo stasera…
sei libero di fare la tua scelta.”
Sentì i passi che si allontanavano e
trattenne il respiro.
“Sì, ricordo la mia vita a
tredici anni. Avrei preferito la morte…”
Un sussurro rivolto al buio, al gelo…
al niente…
Niente…
Si adagiò contro la parete e chiuse
gli occhi leggermente confusa.
Un secondo… un’eternità.
“Sono lusingato.” sussurrò
una voce vicino al suo orecchio e lei sussultò. “La
regina della notte si abbassa a venirmi a cercare…”
continuò prendendole maliziosamente tra le dita una ciocca di
capelli. “Se tu mi avessi avvertito, avrei creato un po’
d’atmosfera.”
Era sarcastico, probabilmente irritato dalla
discussione appena conclusa.
“Non atteggiarti a seduttore
onnipotente, Black! Sai bene che non è necessario.”
Lei… il suo rifugio…
Gli occhi sfavillarono rivelando
l’irrequietezza e la maschera cadde in un solo istante.
“Cos’ hai sentito?” chiese
il ragazzo distogliendo lo sguardo per la prima volta.
Lei si strinse nelle spalle.
“Non m’importa delle tue
decisioni.” disse con sincerità. “Io sono sempre
stata libera.”
Scrutò il suo viso e vi ritrovò,
confuse, migliaia di emozioni…
Lui desiderava e temeva.
Invocava il buio e teneva la bacchetta
serrata nella mano, pronta a far luce.
Scandagliava i segreti più reconditi
per poi tenerli sotto chiave.
Seduceva la passione e ne veniva consumato
per primo.
Lusingava la morte, ma anelava alla vita.
Poi si mostrava a lei senza pudore o ritegno,
in tutto quel suo meraviglioso intreccio di contraddizioni… e
pretendeva di essere compreso.
La cosa curiosa era che lei lo comprendeva
davvero… e la cosa più terrificante era che lei amava
tutto questo.
Le si avvicinò quel tanto che bastava
perché il suo respiro le sfiorasse il viso.
“Questa notte verrò da te.”
le disse e nel pronunciare quelle parole la sfiorò con le
labbra.
Le afferrò la mano stringendola appena
e subito dopo l’abbandonò.
“Rinnegherai tutto questo?”
“Non rinnegherò mai te.”
Fine 4° capitolo.
X Aleberyl 90:
Wow! Quanto entusiasmo! Sì, sì…
che bello! E’ proprio quello che mi serve!^_^! Ma oltre a
questo… Grazie mille, carissima Alessandra! Come sei tenera…
*_* (Joy con occhioni sbrilluccicanti). Sono lieta che la fedeltà
di Ron e Hermione ti abbia commossa, perché significa che non
sono l’unica a sciogliermi come gelato al sole quando il trio
si mostra unito… (Certi lacrimosi alla fine di HP6…). E
Ginny, vedrai di cosa sarà capace, in nome dei suoi
sentimenti… Un bacione enorme, Joy.
X Ginny06: Eccomi qua, carissima, con un
capitolo pronto per essere letto! Spero che anche questo sia di tuo
gradimento… Harry e Ginny hanno bisogno di tutto il supporto
possibile! … Per non parlare dell’autrice! ^_^! Un
bacio, Joy.
X daisy05: Oibò!
@_@! Quì sussiste un legame che non posso ignorare…
Anduril ha letto ciò che tu hai scritto, Joy ha letto ciò
che ha scritto Anduril (e si è sciolta sulla tastiera)…
Perfetta conseguenza matematica = Joy DEVE leggere ciò che ha
scritto “la daisy”. Non verserai sangue innocente, non
preoccuparti… posso essere molto diabolica, se m’impegno…
E poi scusa, ‘mattoncino’ dipende dai punti di vista e
dal gusto di chi legge, non è mica l’equivalente di
‘gabinetto’!
Ma passiamo oltre… Medaglione? Ci saranno
vari medaglioni in questa storia, come avrai modo di constatare, ma
quello dello scorso capitolo è a forma di croce… per
cui non può-CENSURA. Regulus è il mio nuovo amore…
ebbene sì, lo ammetto, ho tradito Sirius per il fratellino
minore, non sono riuscita a resistere… (che donna di facili
costumi!). Lasciando da parte gli skleri… Devo ammettere che
Regulus esercita su di me un fascino enorme, e per la maggior parte
dovuto al fatto che si è parlato talmente poco di lui, che è
ancora possibile ‘plasmarlo’ a proprio piacere. Ci sono
un sacco di cose che lo riguardano e molte storie da creare intorno a
lui… In questo periodo sto scrivendo gli ultimi capitoli di
questa storia e più vado avanti, più mi rendo conto che
su di lui dovrei dire di più, è talmente complesso che
quasi mi pento di non aver scritto una storia interamente su di lui,
ma ormai è fatta e non si può tornare indietro…
Sarà per la prossima volta. Tesoro, i tuoi complimenti sono…
sono… mi fanno diventare rossa come un papavero, ecco! Grazie
davvero. Un abbraccio fortissimo, Joy.
X light lily: Carissima… mi copro
la faccia rosso pomodoro a causa dei tuoi complimenti! Qui mi si sta
viziando alla grande! Troppo buona, troppo buona…
Sono lieta che la storia ti continui a piacere!
Non mi stancherò mai di ringraziarti per i tuoi
incoraggiamenti! Un bacione, Joy.
X redRon: Grazie! Grazie, grazie, grazie…
il seguito arriverà senza troppi intoppi vedrai, sto scrivendo
proprio in questo periodo gli ultimi capitoli della storia.
Un bacione grandissimo, Joy.
X Nenad: Oddio! Sentirti dire che questa
storia è originale mi rincuora tantissimo, sai? Sono sempre
stata combattuta perché mi sembrava davvero troppo banale…^_^.
Ti ringrazio tantissimo, per l’incoraggiamento… e per
aver trovato qualcosa di interessante in ciò che volevo
trasmettere. Un bacio, Joy.
X EDVIGE: Allora posso gridare FORZA ALLE
HARRY\GINNY! Qualcuno mi lincerà, temo… Bè, son
contenta di condividere con te la passione per questa coppia! Mi fa
piacere che ti abbia divertito il capitolo precedente, con Ron, che
come al solito, capisce fischi per fiaschi, mi piace inserire qua e
là momenti che hanno la presunzione di essere comici,
principalmente perché mi diverto a scriverli! Allenta la
tensione… e quando va bene, strappa qualche risata! Ti
ringrazio tantissimo per il supporto. Un bacione, Joy.
X Elanor: Eccola! Ecco la mia dolcissima
Elanor! Che bello! Ma non ti vengo mai a noia? Sei davvero
incredibile, sai? Adesso mi sgranchisco allegramente i ditini sulla
tastiera… pronta, pronta… Allora, il titolo è un
anticipazione, sìsìsìsì, riuscirò
mai a farla franca con te? Infatti ‘questa’ donna è
‘Colei che NON infranse le promesse’ a differenza
di-CENSURA, ma tanto te lo immagini, vero? Abbastanza scontato direi…
Questa donna veste di viola… mi ricordo perfettamente il
giorno in cui mi è venuto in mente questo particolare, sarà
stato gennaio e non mi sentivo molto bene, ma mi piace com’è
venuto fuori, da l’impressione di una persona talmente piena di
rimorsi che inconsciamente sente il desiderio di esternare il suo
stato d’animo attraverso un colore… E’ un accenno
di malattia… lei non sta affatto bene. Regulus-Petrarca? @_@ !
Non ho parole… solo tu potevi trovare un parallelo tra di
loro. In realtà io dovrei andarmi a ristudiare Petrarca, dal
momento che non mi ricordo un piffero niente. Regulus è
fragile, a mio parere. Non ha la sfrontatezza di Sirius e il suo
coraggio deriva quasi sempre dalla disperazione, come avrai modo di
vedere in seguito, ma in fondo, anche lui trova la forza per
combattere, è una forza sbagliata e indirizzata male, ma
nasconde un buon proposito. Mi piace Regulus perché incarna
perfettamente il ‘male buono’ e il ‘bene
sbagliato’. Non saprei come riuscire a spiegarlo meglio. Non è
totalmente buono e non è totalmente cattivo, vive la sua vita
come meglio può. Ah… lo ammetto! Vernon e Petunia sono
stati davvero molto facili e anche Hermione e Ron lo sono… la
mia vera sfida sono Harry e Ginny, perché mentre tento di non
cadere nel banale cercando le giuste ambientazioni e le giuste
parole, mi rendo conto che hanno carattere talmente diversi, che
diventa sempre più difficile trovare un punto d’incontro…
finirà che si lasceranno… ma naturalmente io mi opporrò
con tutte le forze! Film dalle mie storie?! Doppio @_@! Sarebbe un
disastro… ‘Le Illeggibili’ incarnerebbe la fiera
del patetico, ‘Tra due lune’ sarebbe noioso con tutti
quei ragionamenti interiori… e ‘O.R.Crux’
risulterebbe incomprensibile… aspetta e vedrai… (da
notare il tono lugubre). Ok, ne hai sgamata un’altra…
esatto Crux-croce. Altresì, la croce è proprio il
simbolo del suo casato. Ti viene in mente altro? Neanche come
assonanza al suo nome? Per quanto riguarda l’attacco durante
l’evacuazione, direi che sì, lo scoprirai nei prossimi
capitoli, ma non è una parte essenziale e tu sei già
sulla buona strada…^_^! Comunque puoi farmi tutte le domande
che vuoi dal momento che d’ora in poi la storia non farà
che complicarsi! Mi cara, sei… sei davvero insostituibile,
ecco! Te lo dico tutte le volte, ma ribadire il concetto non guasta
mai! Un abbraccio fortissimo e un bacione enorme, Joy.
X Anduril: Mia cara, carissima…
Che bello ritrovarti! Non preoccuparti per quando mi scrivi, mi basta
sapere che leggi volentieri! T’incuriosisce il mistero? Allora
ti consiglio di rimanere sintonizzata, perché a poco a poco
rivelerò tutto! –messaggio pubblicitario- A parte gli
scherzi, quello che mi preoccupava di più mentre buttavo giù
le basi di questa storia, era che risultasse davvero troppo
complicata. Di misteri ce ne saranno, come avrai modo di constatare,
ma la paura di contraddirmi mi perseguita! C’è un tale
incasinamento di flash back che alla fine sbaglierò qualcosa
di davvero eclatante! Brrrrrr… rabbrividisco al sol pensiero…
Ti ringrazio tantissimo per l’incoraggiamento
e ti faccio i migliori auguri per il tuo esame. Un bacio, Joy.
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Capitolo 5 *** Troppo da perdere ***
5
5
TROPPO DA PERDERE
“Cos’è quell’affare?” domandò
Ronald Weasley mentre lottava strenuamente con un bottone della
camicia che tentava di strozzarlo.
Hermione Granger sollevò gli occhi al cielo, porse
l’oggetto dorato a Harry e gli si avvicinò.
“Lascia provare me.” disse scostandogli le mani dal
bistrattato colletto.
Lui rimase immobile e in silenzio per un istante, leggermente
stordito dalla mancanza di ossigeno e dalla consapevolezza che il
vestito da cerimonia della ragazza sfiorava, con un delizioso fruscio
i suoi pantaloni.
“Sei un tesoro…” le disse quando finalmente si
furono riattivate le sue attività respiratorie.
Lei arrossì e si ritrasse. Si accorse, nel voltarsi, che
Harry stava ammiccando in direzione dell’amico e fu tentata di
pestare un piede al primo e di concludere l’impresa iniziata
dal famigerato colletto, sul secondo.
Sospirò.
Ron non aveva mai detto chiaramente di essere affezionato a
lei, né aveva mai preteso un chiarimento o una risposta.
La parte deprimente, in tutto ciò, era che probabilmente
non l’avrebbe mai fatto…
Si voltò verso lo specchio e finse di riordinare la sua
acconciatura raccolta. Lo vide alle sue spalle, riflesso sulla
superficie liscia, gli occhi persi dentro i suoi…
Un sorriso…
Il gioco malizioso dei riflessi…
E immaginò il momento in cui gli avrebbe detto tutto,
quando lui avrebbe finalmente preteso una risposta.
Temere e desiderare in ugual misura il medesimo istante…
Lui si avvicinò e le posò entrambe le mani sulle
spalle.
“Non mi hai risposto, Hermione…
” sussurrò.
Pensò di non aver capito bene… Si dimenticò
di respirare e dopo che il suo viso ebbe raggiunto un inconfondibile
color rosso ciliegia -colore che lo specchio rifletté senza un
minimo di decenza- desiderò sprofondare.
“C… cosa?” domandò con voce fioca e
subito dopo tossicchiò per nascondere il tono palesemente
attonito.
Ron fissò il suo riflesso con occhi spalancati, ma Hermione
notò che sembrava stupito solo in parte.
“Quell’oggetto…” spiegò. “Non
mi hai ancora detto a cosa serve!”
Diede le spalle allo specchio con falsa aria oltraggiata e strizzò
l’occhio a Harry.
“E pensare che ieri era pronta a sostenere che fosse di
vitale importanza…” continuò sdegnato,
rivolgendosi ancora all’amico.
Hermione giunse alla conclusione che quello era il momento
migliore per osservare attentamente i tacchi delle sue scarpe
e soprattutto, comprese che quando quel momento sarebbe
giunto –quello vero s’intende-, lei non sarebbe riuscita
ad assistervi, dal momento che sarebbe stata, senza dubbio, stroncata
da un infarto.
“Sei sempre la solita, Hermione.” proseguì
lui convinto, incominciando a misurare la stanza a grandi
passi. “Quando ci si aspetta da te una spiegazione, una lecita
spiegazione, ti rinchiudi nel tuo caparbio silenzio…”
La ragazza sollevò gli occhi con la netta sensazione che ci
fosse stato un repentino cambio di discorso e notò che anche
Harry stava fissando l’amico con lo sguardo di chi avverte il
precipitare della coerenza.
“… devi incominciare ad aprirti…”
continuò lui “… non
puoi pretendere che gli altri comprendano ciò che tu stessa ti
rifiuti di ammettere…”
Hermione abbandonò lo specchio e si voltò verso il
ragazzo.
Harry era seduto con aria sconsolata e si copriva gli occhi con
una mano scotendo leggermente la testa.
“… non posso mica usare la legilimanzia, sai!”
concluse la sua tirata trionfale.
“Hai perfettamente ragione, Ron.” dichiarò
seria la ragazza ad un passo da lui.
“Davvero?”
“Certo!”
Ron la fissò con occhi e bocca spalancati.
“Allora…” deglutì
faticosamente.
“Allora?” gli fece eco lei.
“Sì… allora c… cosa vuoi dirmi?”
insistette e la sua voce tradì l’apprensione.
Hermione sollevò la mano lentamente e gli raddrizzò
il colletto della camicia, la lasciò indugiare sul collo del
ragazzo e lo sentì fremere appena. Trattenne a stento un
ghigno di soddisfazione, poi si alzò in punta di piedi e
piegando le labbra in un sorriso mentre quasi gli sfiorava la bocca,
sussurrò:
“Allora… quella è una bussola magica!”
e uscì dalla stanza.
***
Era la giornata ideale per un matrimonio, soleggiata e leggermente
ventosa. Il caldo non era più torrido come nei giorni passati.
Il giardino era festoso così gremito di gente e
Harry indugiò sulla soglia, per
riempirsi gli occhi di quella felicità.
Gli invitati, compiti ed eleganti, si scambiavano cortesie con
ricercata affettazione, signore in fruscianti abiti di seta adorni di
gingilli secondo la moda parigina, bambini curiosi
ma pacati nel domandare e bambine dallo sguardo sognante,
immerse nel loro mondo di fantasie, che si
muovevano a passo di danza, facendo svolazzare i merletti bianchi.
Parenti della sposa naturalmente.
Dall’altro lato, invece, erano i
Weasley, rumorosi e affabili, con gli abiti dai colori
sgargianti, le mani serrate sulle braccia dei loro scalmanati
figlioli e i sorrisi aperti in larghe e sonore risate.
Per giorni come quello valeva la pena di combattere.
Ron lo raggiunse mentre era ancora sulla soglia.
“Una bussola magica…” borbottò tra sé
e Harry sorrise, senza riuscire a impedirsi di pensare che anche Ron
e Hermione si meritassero un giorno come
quello.
Avrebbe voluto dare per scontato che prima o poi sarebbe successo
e che lui ci sarebbe stato, ma non c’era niente di scontato
nella loro vita. Per lui non era scontato neanche l’affetto di
una famiglia, neanche la presenza di un genitore.
Ogni momento di gioia una conquista…
... E dietro ogni conquista, una ragnatela di ferite…
Ma lui aveva mille motivi per lottare e
quando pensava a Ron e alla sua incrollabile lealtà e a
Hermione, sempre al loro fianco, aveva anche il coraggio per farlo.
Poi scorse Ginny in mezzo alla folla… ed ebbe paura.
Il punto debole…
Così dolce da diventare una necessità…
Così fiduciosa e forte da farlo sentire fragile…
Così coinvolgente da fargli desiderare di mollare tutto il
resto e di pensare solo a se stesso.
Pericolosa fino a questo punto.
Ron borbottava ancora qualcosa al suo lato. Aveva a che vedere con
il tirarsi indietro all’ultimo secondo, ma di più non
poté comprendere.
Lei avanzava nella sua direzione. Lo scintillio dorato del suo
vestito aveva qualcosa di vezzoso e sensuale allo stesso tempo, i
capelli le danzavano sulle spalle… sciolti… come li
amava lui.
Lo guardava con un’espressione tranquilla, ma non sorrideva.
< E come avrebbe potuto… > pensò Harry.
Il suo sguardo era deciso, quasi immobile. Conosceva
quell’espressione… la sfoggiava quando era sicura delle
sue ragioni… e di quelle degli altri.
Quando esercitava quel suo potere… era come se gli leggesse
nella mente, creando una sintonia perfetta.
Ginny non s’intestardiva, non chiedeva spiegazioni, lei
rispettava le sue scelte… anche quando non le condivideva.
Continuò a fissarla e si accorse vagamente di aver smarrito
la coerenza nei raggi di luce che
corteggiavano i suoi capelli.
Lei… il suo
tramonto…
Rosso e oro…
L’eterno sodalizio tra il giorno e la notte, colto
nell’attimo perfetto in cui il primo ancora non si è del
tutto arreso e la seconda è solo per metà risorta.
Desiderò non doverla lasciare… mai.
Battaglia persa contro la razionalità, perché sapeva
che con lei affianco avrebbe combattuto
per sé soltanto, per la felicità
che avrebbe potuto avere negli anni a venire e non poteva
permetterselo. Quell’egoismo lo rendeva troppo simile al suo
nemico.
Rosso e oro… ma la notte avanza…
“Incanti persino l’aria.” le sussurrò
quando fu abbastanza vicina da poterlo sentire.
“Mi basterebbe incantare te.” rispose lei a voce
bassa, trattenendo l’impulso di sfiorargli teneramente il viso
con le dita.
“Lo fai.” dichiarò deciso. “Non puoi
neanche immaginare quanto…”
Lei fece un gesto distratto con la mano, come a dirgli di lasciar
perdere e distolse lo sguardo. Poi piegò le labbra in un mezzo
sorriso che non contagiò gli occhi.
“Se fosse vero” disse. “questo non sarebbe
l’ultimo giorno che ci resta da trascorrere insieme.”
Harry strinse i pugni.
Avrebbe voluto urlare.
Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e baciarla di fronte a
tutti.
Avrebbe voluto affondare le mani nei suoi capelli, stringerla
talmente forte da lasciarla senza fiato.
Avrebbe voluto che fossero le sue labbra a tracciare, su quella
bocca socchiusa, il perfetto diagramma della disperazione che stava
provando.
Avrebbe voluto toccarla…
Si conficcò le unghie nel palmo delle mani.
“HARRY!” la voce di Hermione sedò il suo
conflitto interiore all’istante.
Era allarmata e leggermente stridula, proveniva dalla cucina. Si
voltò di scatto e vide che Ron l’aveva già
preceduto di qualche passo, l’espressione immobile del suo viso
gli ricordò incredibilmente Ginny. Si precipitò nella
stanza.
Sconvolti, affannati e completamente ricoperti di fuliggine Tonks
e Lupin si prodigavano per aiutare una donna di mezz’età
ad uscire dal focolare.
“Merlino!” esclamò Molly Weasley attraversando
di corsa la stanza. “Andromeda… cosa succede? Dov’è
Ted?”
“Mio padre sta arrivando…” rispose velocemente
Tonks, facendo spazio ad un uomo già avanti con gli anni,
che proprio in quel momento era apparso in mezzo ad una nube
di cenere. Ted Tonks tossicchiò, si guardò intorno con
gli occhi che gli lacrimavano a causa della fuliggine, poi scostò
una sedia dal tavolo e vi si lasciò cadere:
“Non mi abituerò mai a questo!” biascicò
con la bocca impastata.
Arthur Weasley versò per loro due abbondanti bicchieri di
Acqua Viola.
“Cos’è successo?” domandò dopo
avergli lasciato il tempo di rinfrescarsi la bocca.
Andromeda Tonks sollevò il viso per la prima volta e Harry,
che si era aspettato, con segreta impazienza, di scoprire sul suo
volto qualcosa che gli ricordasse Sirius, trattenne a stento la
sorpresa e la delusione.
Non somigliava affatto a Sirius, né –e di questo,
Harry fu grato- a Bellatrix. Andromeda aveva occhi grandi color
nocciola e capelli castani appena striati di grigio;
il volto minuto gli ricordò per un istante Narcissa
Malfoy, ma il sorriso che gli rivolse era identico a quello che aveva
visto spuntare mille volte sul volto di Tonks e si accentuò,
quando si accorse di aver catturato il suo sguardo.
“Siamo stati attaccati.” disse cercando di alleggerire
il peso di quelle parole con un’espressione serena.
Arthur versò per se stesso un’abbondante bicchiere di
Acqua Viola. “Non abbiamo del Whisky Incendiario?” chiese
poi rivolto alla moglie.
Lei lo ignorò con una disinvoltura tale,
da costringere Harry ad ammettere l’inequivocabile
somiglianza con Hermione.
Lupin si lasciò cadere esausto su una sedia.
“Hanno attaccato l’intero quartiere babbano.”
spiegò con un tono che tradiva la
tensione accumulata. “Non siamo riusciti a far fronte…
eravamo solo in quattro… Moody è
andato direttamente al Ministero, non che speri in un loro aiuto,
ma…” aggiunse poi, passandosi sconsolato una mano tra i
capelli. “mi piacerebbe sapere dove fossero le famose
Squadre di Sicurezza mentre i Mangiamorte incendiavano l’intero
quartiere e se la filavano indisturbati!”
“Sono fuggiti?!” esclamò Harry facendo un passo
nelle sua direzione. “Possiamo ancora inseguirli, torniamo là!”
Molly si strozzò con l’Acqua
Viola che il marito le aveva messo in mano.
“Siediti, Harry.” disse Lupin in tono deciso. “Ti
sembra che ci siano state poche perdite?”
Harry si bloccò come se fosse rimasto congelato dal suo
tono, poi lo guardò serio e per un momento mostrò la
malinconia che nei suoi occhi aveva
preso il posto dell’innocenza.
“Non trattarmi come un bambino, ti
prego…” mormorò piano,
in modo che nessun altro potesse sentire.
“E’ un’illusione che ho visto distrutta
troppe volte.”
Rimase colpito.
Harry se ne accorse dal modo in cui il suo sguardo si perse nel
niente, la bocca leggermente socchiusa.
I suoi occhi cambiarono impercettibilmente, divennero opachi e
vuoti.
“Se James sapesse cosa deve affrontare suo figlio…”
sussurrò dolorosamente nascondendo il volto tra le mani.
“Mio padre ha fatto la sua parte” rispose lui
abbassando lo sguardo “io farò la mia.”
Osservò l’uomo riprendersi in
un istante, rialzare il viso e trovare,
per l’ennesima volta, la forza di combattere.
“Non avevo intenzione di trattarti come un bambino, Harry.”
disse. “Ma la vita di tutti noi è talmente precaria che
a volte perdo di vista le ragioni per cui lottiamo. Talvolta mi
sembra che niente valga la vita di un uomo. ”
Lui che conosce il valore dell’esistenza…
Lui che combatte contro l’istinto ad ogni plenilunio, in
nome di quell’unica causa…
Scorre il suo sangue, ma non quello altrui…
Ma Harry non poteva sapere, poteva solo immaginare; come
James tanti anni prima… come Sirius…
“Di motivi per combattere ne abbiamo mille.” dichiarò
infatti il ragazzo e il suo sguardo sfrecciò veloce in
direzione di Ginny.
< E valgono la mia vita… >
Remus lo osservò con nostalgica dolcezza.
Lui era come James… come Sirius…
“Tuo padre disse la stessa cosa… il giorno in cui
decise di diventare un Auror.” abbozzò un sorriso. “E
Sirius gli rispose che lui invece, non aveva delle vere e proprie
motivazioni, ma talmente tanto coraggio che se non l’avesse
impiegato in qualche utile missione, avrebbe finito con l’utilizzarlo
per qualcosa di decisamente inappropriato.”
Harry tentò d’immaginare
suo padre alle prese con i propri desideri…
e con sua madre, ma non ci riuscì. Abbandonò quel
pensiero spazientito e si voltò per cercare lo sguardo degli
amici.
Hermione si era avvicinata ad Andromeda e le chiedeva,
cercando di non mostrarsi allarmata, i particolari
dell’accaduto; non trovò Ron fino a che non si accorse
che era sempre stato alle sue spalle. Se ne stava in piedi, le
braccia conserte e le maniche della camicia arrotolate come se fosse
pronto per agire, ma il suo sguardo era fermo, non impaziente e non
parlò, ma gli posò una mano sulla spalla, fissandolo
come se volesse dirgli:
< Calma. Verrà presto il nostro momento. >
Lo sguardo di Ginny, invece, mostrava chiaramente che avrebbe
preferito trovarsi al posto di suo fratello.
Con forza cercò di allontanare la gratitudine che provava
nel saperli vicini, mentre rifletteva sull’impazienza che tutti
mostravano nel volerlo aiutare, quando lui avrebbe preferito non
correre il rischio della loro incolumità.
Perché avere mille ragioni per combattere significava
anche avere troppo da perdere.
Suo padre aveva perso tutto… e Sirius anche di più.
Ma non erano gli unici. Harry pensò a Frank e Alice
Paciock, a Neville…e alla sua tetra collezione di carte di
caramella, pensò a Bill che manco a farlo apposta, entrò
proprio in quel momento, le cicatrici rosse come un monito indelebile
sul suo volto e l’abito elegante… il giorno del suo
matrimonio…
“Mi hanno detto…” incominciò, ma
s’interruppe non appena scorse i coniugi Tonks nella stanza.
“Cos’è successo?” domandò sbiancando
e Harry immaginò che non avesse messo in conto la possibilità
che potesse succedere qualcosa di grave,
proprio nell’unico giorno felice che gli veniva
concesso.
“Bill!” saltò su sua madre. “La cerimonia
comincerà tra meno di mezzora, non c’è tempo per
parlare adesso! Più tardi ti spiegheremo tutto!”
sentenziò mentre lo trascinava fuori dalla stanza.
Harry riportò lo sguardo sulla cugina di Sirius.
“Si dovrà pensare ad una sistemazione.” sentì
borbottare Tonks,
che fino a quel momento non aveva aperto bocca. “La casa
è completamente distrutta…”
“Grimmauld Place è a vostra disposizione.”
dichiarò senza pensare.
Gli occhi di Andromeda si dilatarono e Harry scorse per la prima
volta la somiglianza con il suo padrino.
Lo stesso terrore, indissolubile dalla tristezza…
Ginny gli appoggiò cauta una mano sul braccio.
“Non credo che sia una buona idea.” sussurrò.
Si voltò per guardarla e lei mosse distrattamente le mani,
come a volersi giustificare.
“Ha la stessa espressione che hai tu quando sei costretto a
tornare dai tuoi zii.” disse.
Harry fissò, per metà stupito e per metà
affascinato, quegli occhi che avevano visto la verità prima di
lui e quella bocca, che aveva avuto il coraggio di pronunciarla.
Le labbra socchiuse…
Stregato…
Già una volta aveva ceduto, sapeva quanto poteva essere
consolante sentirle sulla pelle…
“Ha ragione.” bisbigliò Ron ancora di fianco a
lui, facendolo sussultare.
“Cosa?”
Ron sembrò basito.
“Lo sguardo… come se ti fosse stata affibbiata una
condanna a vita ad Azkaban…” spiegò. “Ce l’
hai ogni volta che torni dai Dursley.”
“Oh… certo.” soffiò, grato di constatare
che Ron non aveva seguito il suo stesso filo di pensieri. “Era
solo una proposta da tenere in considerazione come ultima
possibilità.” aggiunse rivolto alla donna, come a voler
rimediare.
Lei gli sorrise.
Lui, Sirius, Andromeda…
La medesima paura…
Gli stessi rimpianti…
Il solito sguardo… offuscato da antiche ingiustizie…
Un unico sorriso… rivolto alle persone amate…
< Siamo tutti uguali > pensò. < Tutti… >
“Potrebbe rimanere da noi.” esordì Ginny. “Non
credi, mamma?”
La Signora Weasley annuì e zittì con una mano le
proteste dei Tonks.
“Non voglio sentire scuse, Andromeda.” disse con
forza. “Mi sentirò abbastanza sola, dopo che Bill e
Fleur se ne saranno andati. Sai che Fred e George abitano a Londra? E
Percy… beh, lasciamo perdere, Charlie invece tornerà in
Romania.” continuò con un sospiro teatrale. “Mi
restano soltanto Ronald e Ginny… e Ron probabilmente vorrà
accompagnare Har-”
S’interruppe sgranando gli occhi e Harry immaginò che
il piede del Signor Weasley, sotto al tavolo,
non doveva essere stato molto delicato.
“… per cui rimarrà soltanto la piccola Ginny.”
tagliò corto Molly con gli occhi lucidi di provvidenziale
commozione.
Sentì uno sbuffo accanto a sé e vide che la
‘piccola’ Ginny, aveva messo
su un fantastico broncio e scrutava la madre con sguardo assassino.
Le scostò i capelli dal viso con tenerezza e ricevette in
cambio un’occhiata, che se fosse stata anche solo un po’
più tagliente, lo avrebbe affettato in due di netto.
Sfidò il suo sguardo e nonostante tutto sentì il
miele sciogliersi nella sua bocca.
Piccola Ginny…
La sua piccola Ginny…
Nuda e calda tra le sue braccia…
Il respiro ansimante nel silenzio della notte…
Piccola Ginny…
Sì, piccola…
Chiuse gli occhi e invocò la sua immagine per tutto il
tempo in cui non l’avrebbe vista.
La forza di affrontare…
La paura di perdere…
Il motivo per cui tornare…
Il coraggio per resistere…
La ragione per cui combattere…
La stessa per sopravvivere…
Ginevra Weasley.
Fine 5° capitolo
X light lily: Cara! Guarda… ora mi fai venire
l’ansia da ‘bei capitoli’!^_^ Vabbè, vorrà
dire che ti autorizzo a dirmi: “Joy fa schifo!” quando
troverai un capitolo che non ti piace! ^_^! Nel frattempo ti
ringrazio per il sostegno e per l’immancabile presenza. Un
abbraccio, Joy.
X redRon: Curiosa? E’ una bella virtù!^_^!
Penso che più avanti troverai ‘pane per i tuoi denti’,
ammesso che tu riesca a districarti dal labirinto di questa trama
incasinata! A volte temo di non levarne le gambe neanch’io!^_^!
Grazie mille, un abbraccio, Joy.
X Aleberyl 90: Carissima! Non ho parole per ringraziarti!
Sono lieta che il capitolo ti sia piaciuto. Sensibilità? Mi sa
che ne dimostri più te, visto che sei riuscita a cogliere le
sensazioni che tentavo di descrivere! Sono lusingata… e rossa
come un pomodoro! ^_^! Regulus e Bellatrix? Oibò! Mia cara…
qui sussiste un problema, temo… Allora, vediamo di districare
la matassa… Regulus e Bellatrix in questa storia non hanno
proprio niente a che spartire, l’unica cosa che li accomuna è
il fatto di essere entrambi mangiamorte, ma a questo punto dei
ricordi, Regulus ancora non è entrato a far parte dei seguaci
di Voldemort (quella parte la vedremo in seguito). Quanto a
Bellatrix, la incontreremo, ma nel presente ed essendo Regulus, aimé,
morto, non sarà lui a discorrere con la simpatica Signora
Lestrange. Lo farà una donna… misteriosa… che
compare nei ricordi così come nel presente…e il cui
nome si è prestato a far da titolo… E’ un po’
più chiaro adesso? Mi dispiace di essere così
incasinata nello scrivere, ma a volte i miei pensieri prendono una
strada tutta loro e si rifiutano di farsi guidare dalla mente! Sono
un caso disperato, lo so…-__-! Un bacione grandissimo, Joy.
X Anduril: Mia cara! Sono lusingata… Qui mi si sta
viziando (come al solito) in maniera vergognosa, finirò col
diventare insopportabile persino a me stessa! Comunque… i
fratelli Black mi hanno incaricata di farti sapere che stanno facendo
tutti gli scongiuri possibili per il tuo esame! Con un augurio così…
non può non andar bene! Mi sento sollevata per quanto riguarda
la trama se mi dici che non è troppo complessa, mi vengono gli
incubi a pensare che dopo tutto questo lavoro i lettori potrebbero
non capire perché non sono stata abbastanza chiara! Certo dopo
diverrà un po’ più complicata, ma le tue parole
mi confortano lo stesso… e dopo, si vedrà! Harry e
Ginny mi stanno dando un po’ di problemi (sto scrivendo gli
ultimi capitoli) non ne vogliono sapere di scambiarsi tenerezze…
ma presto cederanno, lo so. Regulus è il mio nuovo amore, lo
ammetto… E’ un personaggio che ho scoperto di adorare, è
talmente complesso che a volte rimpiango di non aver scritto una
storia interamente su di lui; ci sarebbero tante di quelle cose da
dire! Comunque direi che ti sei avvicinata molto all’immagine
che sto creando. Questo Regulus vuole disperatamente intraprendere la
‘strada giusta’, se così si può definire,
ma non lo fa per nobiltà come i Grifondoro, lui agisce per se
stesso, per riscattarsi da un destino che sembra non avere via
d’uscita… fino a che non incontra O.R. Crux (se ti
accorgi dell’assonanza, sei sulla buona strada…). A quel
punto lui ha la scelta… Credimi, è veramente difficile
spiegare il comportamento di Regulus a questo punto della storia, ma
vedrai che più avanti comincerai a capire. Lui agisce nel
bene, ma con mezzi totalmente sbagliati… Grazie infinte per il
sostegno, ti abbraccio forte, Joy.
X Ginny06: Lieta che ti piaccia, mia cara! Il mio incubo
ricorrente è che, dopo tanto lavoro, questa storia ai lettori
faccia schifo! Le tue parole mi consolano!
Un abbraccio fortissimo, Joy.
X daisy05: Ma figurati, mia cara, se ti devi preoccupare
per i ritardi! Ci mancherebbe altro! Oltretutto sono io che dovrei
strisciare ai tuoi piedi perché hai la bontà d’animo
( e guarda che gli occhi mi sbrilluccicano) di farmi sapere le tue
opinioni ad ogni capitolo! No dico, non è mica cosa da poco!
Poi la fine della scuola, si sa… è sempre caotica!
Povero Harry, normalmente se ne dice ‘peste e corna’ e
Joy invece l’adora… mi ha sempre dato una sensazione di
‘salda sicurezza’, ma forse sono io che lavoro troppo di
mente… Ginny invece è un po’ più donna e
un po’ meno ragazzina, è l’immagine che ho avuto
di lei alla fine di HP6, ma poi si sa, quando questi personaggi
passano tra le nostre mani assumono sempre sfumature diverse!^_^! Mi
sa che la daisy la capito ‘abbastanza’ della donna
incappucciata… e se ti può consolare, siamo in due a
rimpiangere di non essere nate nello stesso anno del minore dei
fratelli Black! Ma dal momento che il poverello, come ben sappiamo,
fa una brutta fine, penso che non invidierò più di
tanto la donna misteriosa che gli è sopravvissuta…
T’immagini il rimpianto? Mia cara, tu sei troppo disfattista
con il tuo ‘mattoncino’… andrò a dare un
occhiata così smetterai di preoccuparti inutilmente! Un
bacione, Joy.
X Elanor: La mia adorabile Elanor alla ribalta! Eccomi! Io…
sono basita… come al solito, perché vedi, non avevo
pensato che il cuore di Ginny potesse essere corroso come la fontana,
ma il paragone è splendido e adesso non potrei vedere questa
scena altrimenti! Sei meravigliosa! Invece ’Harry che porta una
ferita per ciascuno’ era voluta. Mi piaceva molto come visone e
volevo che fosse chiaro che tutte le morti che c’erano state
intorno a lui non lo avevano lasciato indenne, e Ginny naturalmente
lo sa. Sono contenta che ti sia piaciuto il confronto tra Ginny e O.R
Crux (a proposito nel sesto capitolo scoprirai per cosa sta quella
O.)Se non fosse stato per la mia insostituibile beta, in quel punto
vi sareste ritrovati con un paragone talmente assurdo che non ti
dico! Non mi capacito neanche di come mi sia potuto venire in mente,
per fortuna che è stato modificato! In questa maniera rende
molto meglio e infatti anche tu hai avuto una visione corretta di ciò
che volevo far sapere: questa donna vive per il suo passato, tutto
ciò che fa è mirato a sciogliere la matassa di un
passato che lei ha vissuto solo in parte. Qualcuno ( e non faccio
nomi, tanto è chiaro) per proteggerla, l’ha lasciata
all’oscuro di tutto e adesso lei, a distanza di anni, e con il
solo rimpianto a farle compagnia tenta disperatamente di rimettere
insieme i pezzi e di capire cos’è veramente successo
all’unico ragazzo che abbia mai amato. Wow! Mi sono lasciata
andare a degli spoileroni tremendi, ma da una parte sono necessari,
perché la trama comincerà presto a complicarsi. Sul
legame che c’è tra Regulus e Sirius in questa storia già
predevo un mare di critiche… In realtà la questione è
molto semplice. Sono più simili di quanto essi stessi
immaginino: Regulus vuole essere libero, come Sirius, dal potere
della madre. Sirius vuole essere, come Regulus, al centro delle
attenzioni di sua madre. Vorrebbe anche l’appoggio di un
fratello, ma lo trova in James e Regulus che desidererebbe la stessa
cosa non può far a meno di odiarlo… Più avanti
anche questa parte verrà spiegata un po’ meglio. Più
che un appiglio, direi che O. R. Crux è la scelta. Una
scelta che sua madre non ha considerato. E’ quella scelta che
lo ha salvato dalla ‘ morte a tredici anni’. Mia cara,
sarà meglio che ti saluti, altrimenti finirò col
rivelarti tutta la trama! Come al solito non ho parole per
ringraziarti e così ti abbraccio fortissimo, Joy.
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Capitolo 6 *** La notte che ingannò il tempo ***
6
6
LA NOTTE CHE INGANNO’ IL TEMPO
“… Sempre sola…”
“… è raro vederla parlare con qualcuno…”
“… poverina…”
“… è lei che vuole esserlo…”
Sempre i soliti commenti.
Attraversò il dormitorio di Serpeverde cercando
d’ignorare i brusii; erano così veri che le facevano
male…
Sola… sempre sola…
Regulus aveva abbandonato la Sala Comune da quasi un’ora.
L’aveva fissata intensamente prima di andarsene, gli occhi
scuri avevano con prepotenza stregato i suoi…
< Vieni. >
Lui non chiedeva.
< Vieni. >
Un ordine.
< Vieni. >
E lei non esitava. Ma in quel comando le sembrava sempre di
scorgere una supplica…
Passò di fianco ad un gruppo di ragazze del terzo anno,
che non appena la videro si chetarono e presero a fissarla con ostile
curiosità.
I loro sguardi da bambine e le lingue da vipere…
Sola… Preferiva esserlo.
“Orlena!” si voltò.
Matilde Bulstrode la raggiunse e non mancò di lanciare
un’occhiata raggelante alle ragazzine che ancora la scrutavano.
Matilde… la sua compagna di stanza fin dal primo anno.
Abbastanza testarda da ignorare i suoi silenzi.
…E così sicura di sé da pretendere
d’interpretarli.
Frivola e maliziosa… ma sapeva trasformare il suo volto
in ghiaccio, se doveva difendersi.
A Orlena piaceva quella ragazza, ma non riteneva importante
farglielo sapere.
E come ogni cosa che lei non diceva, Matilde ovviamente la
immaginava.
“Dove stai andando?” le chiese senza riuscire a
nascondere un sorrisetto che sapeva di retorica.
“In biblioteca.” rispose lei decisa.
“Oh… certo…”
Non c’era bisogno della Legilimanzia per capire che non
l’aveva bevuta.
“Matilde-” incominciò.
“Chi è?” la interruppe lei.
“Matil-”
“Regulus Black?”
“Matilde!”
Orlena si guardò intorno sperando che nessuno stesse
ascoltando.
Speranza vana. Molti volti curiosi le stavano sbirciando da
dietro le poltroncine di velluto verde.
“Abbi almeno il buon senso di farle a voce bassa, le tue
supposizioni ignoranti!” sbottò.
“Allora non lo neghi?!” commentò esultante.
Orlena chiuse gli occhi… Preferiva la solitudine…
“Sto andando in biblioteca.” ribadì.
Matilde la guardò comprensiva.
“Certamente.” il tono era dolce. “E ci vai
senza libri?”
Lei non rispose e uscì dalla stanza.
“Allora anche tu sei umana…”
***
“Non sei solo, Harry.” sussurrò una voce
femminile all’orecchio del ragazzo che dormiva sul divano.
Era riverso su un fianco, nel punto esatto dove si era gettato
un’ora prima; la camicia spiegazzata fuori dai pantaloni, le
maniche arrotolate e gli occhiali di traverso.
Ginny lasciò che la sua mano scivolasse tra i capelli
arruffati e lo sentì muoversi impercettibilmente. Un respiro
un po’ più forte degli altri gli uscì dalle
labbra.
Lo osservò con tenerezza,
aspettando che si svegliasse. Aspettando il momento in cui avrebbe
spalancato gli occhi e a lei non sarebbe più importato né
dell’attacco alla casa dei Tonks, né
del fatto che quella fosse l’ultima notte da trascorrere
insieme.
Insieme per l’ultima volta…
Perché lui era troppo orgoglioso per ammettere di aver
bisogno di lei… o troppo spaventato.
“Andrò solo.” farfugliò Harry di rimando
ai suoi pensieri. “Non voglio nessuno vicino a me quando
affonderò.”
Mosse appena la mano da sotto la guancia senza aprire gli occhi,
come se si rifiutasse di abbandonare il dormiveglia. “Nessun
amico correrà il rischio, solo perché possa sentire il
tepore del suo affetto e della sua lealtà; mi basta il calore
di questo focolare… qui, vicino al camino. Non ho bisogno
d’altro.”
La ragazza gettò uno sguardo ai mattoni spogli e alla
cenere grigia che sapeva di penitenza.
Era spento da settimane.
Posò una mano sulla sua guancia; era calda di sonno…
“Il fuoco non è acceso, Harry.” sussurrò
con voce tenera, chinandosi su di lui. “Non proviene da lì,
il calore che senti.”
Lui aprì gli occhi.
La luce del giorno si era quasi del tutto ritirata, sconfitta
dalla penombra nella sua inesorabile, cupa discesa.
Una lunga ed estenuante agonia per quel sole in declino che, come
lui, affogava i suoi ultimi desideri
nella bellezza suadente del cielo infuocato.
La ragazza che aveva di fronte…
Pioggia scintillante di raggi scarlatti… e la vita
attraverso di essi sembrava promettere ancora felicità.
Quante menzogne…
Passò le dita tra quei capelli rossi che scendevano a
solleticargli il collo, le labbra a pochi centimetri dalle sue…
“Sei tu…” sussurrò sfiorandole la bocca.
“Sei tu l’unica fonte di calore.”
Le mani di lei gli scivolarono sul collo e sulle spalle,
s’insinuarono sotto il tessuto della camicia…
Lui la strinse più forte, attirandola sopra di sé.
Chiuse gli occhi mentre lei lo assecondava dolcemente.
L’appagante contatto con il suo corpo…
Unico ed eterno istante di pace…
Pace…
Siamo tutti vittime della stessa guerra…
… e il terreno dello scontro, siamo noi.
Sempre più fragili, quando siamo insieme…
Troppo da perdere…
Le sue mani percorsero i fianchi di lei, là dove il
vestito, maliziosamente scintillante, s’increspava sotto le sue
dita.
Respirò forte.
La stoffa dorata si rifiutava di lasciar scoperta la pelle
vellutata delle gambe.
Delizioso e snervante…
“Sei tu.” sussurrò di nuovo.
L’ultima radiosa melodia che precede l’ora oscura.
L’ultimo tramonto…
Rosso e oro…
L’afferrò per i fianchi e la scostò da sé
quel tanto che bastava per fissarla negli occhi.
“Vorrei che questa sera non si trasformasse in notte.”
le disse e i suoi occhi sembrarono racchiudere la forza per impedire
l’inevitabile.
Lei lo guardò quieta e sorrise, poi gli scostò una
ciocca di capelli dal viso e bandì la distanza tra loro.
“Vieni nella mia stanza.” soffiò
baciandogli il collo e l’orecchio. “Lasceremo una
luce accesa…”
“Non era esattamente quello che intendevo...” riuscì
a dire attraverso i brividi che la bocca di lei gli provocava.
Ginny gli fece scorrere le labbra sul petto.
“Lo so.” mormorò.
Harry respirò più forte e le sue mani si persero
sotto le molteplici pieghe del vestito.
La sua pelle era calda come la ricordava…
Il suo profumo tenue e niente era
artificioso o falso in lei.
Così diversa dai sogni ingannevoli…
Era la realtà… e l’atterriva.
Troppo reale, troppo vera, troppo inebriante per sperare di
combattere con la mente dedita solo al suo scopo. Troppo straziante
il pensare di poterla perdere.
“Ma Fleur dorme con te…” ribatté
debolmente.
“Nella sua prima notte di nozze?” chiese lei
interrompendo la scia di baci e inarcando un sopracciglio.
Harry la guardò e rise di se stesso con quell’aria
disincantata e concreta che negli anni
passati l’aveva reso più maturo dei suoi coetanei e che
adesso lo faceva sembrare un uomo.
Lui osservava la verità attraverso il misterioso intreccio
delle sue percezioni.
Era sempre stato così, fin dal suo primo anno, mentre lei
persa nei suoi undici anni sognanti, crollava nella trappola dei suoi
stessi sentimenti.
Fragile… malleabile…
Ingenua come lui non era mai stato.
Ginny lo ricordava serio e concentrato.
Affrontava gli ostacoli e manteneva i piedi ben saldi a terra,
perché quella era l’unica possibilità che gli era
stata concessa e comportava la perdita di ogni illusione infantile.
Se d’infanzia si poteva parlare…
La risata si spense in contemporanea ai suoi pensieri.
Gli occhi verdi la fissavano ora con dolcezza, ed erano solo in
parte oscurati dall’indecisione.
Ginny pensò che fosse già una conquista.
Un istante di mezza serenità…
“Verrò non appena tutti gli altri si saranno
addormentati.” disse.
Poi come un ragazzo innamorato, le accarezzò la guancia.
E lei seppe che quella carezza era per amore.
***
Notte.
La rete intricata dei corridoi si chiudeva dietro le loro
spalle, quasi volesse cancellare ogni possibile traccia di passaggio.
< Proteggono un segreto… > pensò lei. <
Il nostro e il loro >
E non riuscì a capire se ciò le sembrasse
inquietante o malinconico.
“Hai paura?” le chiese Regulus ironico,
stringendole leggermente la mano con cui la conduceva.
Il viso di porcellana si piegò in un sorriso, ma le
ombre ne rubarono la freschezza e l’immagine apparve grottesca.
“Perché me lo chiedi?” domandò, la
voce studiatamente melodica e risonante sulle pareti di pietra. “Sai
perfettamente che, per me, non ci sarebbe stato bisogno nemmeno di
quella.” E indicò la mano del ragazzo, chiusa
sull’impugnatura della bacchetta da cui scaturiva un potente
raggio di luce.
Lui si fermò e il chiarore dell’incantesimo le
inondò il viso.
Si ritrasse socchiudendo gli occhi infastidita.
“Devo supporre, allora…” insistette “che
tu non sia spaventata.”
“No.” ribatté sprezzante, scostando
bruscamente il braccio che reggeva la bacchetta.
Dita decise le lasciarono la mano per imprigionarle il polso.
Tentò di divincolarsi senza riuscirci, ma il ragazzo era
già chino su di lei.
La bocca a pochi centimetri dal suo orecchio, poteva sentire il
suo respiro che la sfiorava…
“E allora, mia regina…” sussurrò,
rendendola vittima di ogni emozione. “… vuoi spiegarmi
perché stai tremando?”
***
“Perché ho terrore di quando non ci sarai.”
sussurrò Ginny, stringendo più forte le braccia attorno
al collo del ragazzo.
I capelli rossi gli sfiorarono la guancia; quel profumo inebriante
corteggiava i suoi sensi… Harry vi affondò il viso.
“Non ti succederà niente.” disse. “Qui
sei protetta.”
“E’ la solitudine e l’incertezza di sapere se
stai bene o meno che temo, Harry.” continuò lei senza
annullare la distanza tra loro. “E quest’inutilità…
nella quale ti ostini a relegarmi.”
Lui le prese il volto tra le mani, la pelle era bollente…
“Tornerò… te lo prometto.” sussurrò
sulla sua bocca. “Te lo prometto.”
“Allora…” rispose lei muovendo
appena le labbra. “… mantieni la tua parola.”
Mantieni la tua parola…
“Se tu giurerai di non seguirmi.”
< No >
Ginny si obbligò a tacere, ma la voce di Harry pretendeva
molto più di una risposta.
“Avanti… promettilo.”
I suoi occhi grandi, carichi di dolcezza e di apprensione…
di attesa. Non poteva evitarli.
< Spergiura… > sibilò la sua coscienza. <
Tu non manterrai la parola data >
Colei che infranse le promesse…
“Lo giuro.” sussurrò e chiuse gli occhi per
paura di scorgere il sospetto nel suo sguardo.
***
“Sei sicura?” le chiese Regulus con tono
stranamente affettuoso.
Non le suonò stonato, anzi, quella voce per metà
incerta e per metà tenera, giunse a confermare ciò che
già sospettava.
Lui che pretende d’ingannare persino il buio della notte…
Ma anche lei sapeva barare e nascose il tremore.
“Credi che mi tirerei indietro all’ultimo minuto?”
Gli occhi del ragazzo s’incupirono e si persero nel buio
della stanza.
“Non credo che tu abbia una ragione per farlo.”
bisbigliò senza guardarla. “Potevi tornare indietro in
qualsiasi momento, ma non l’hai fatto.”
Lei si risentì di quell’analisi, sebbene fosse
vera, e non riuscì a mascherare il dispetto provocato da
quell’ostentata sicurezza.
Sembrava che lui non tenesse in minimo conto la possibilità
di sbagliare.
“Dai sempre tutto per scontato, a quanto pare.”
considerò sfoggiando un irritante tono sarcastico.
Vide lo sguardo del ragazzo farsi di granito e rabbrividì.
La raggiunse in due falcate e l’afferrò per la
vita, stringendola contro di sé con tale impeto che la ragazza
non riuscì a trattenere un gemito di sorpresa.
Si maledisse per questo e tentò di staccarsi da lui con
rabbia.
Le sue braccia, una gabbia d’acciaio…
Alzò il viso per mostrare che il suo orgoglio non era
ancora stato sconfitto e capì, nell’istante in cui
incrociò i suoi occhi, che non si sarebbe mossa di un solo
millimetro neanche se lui avesse allentato la presa.
Quegli occhi…
Imprigionata senza catene… lei che era sempre stata
libera.
“No.” sibilò lui, il tono ancora alterato.
“Non c’è niente di scontato nelle mie scelte.”
era greve e lugubre. “Ricordalo.”
Ricordalo…
La stretta si sciolse, ma come previsto lei non si mosse, fece
scivolare una mano tra i suoi capelli e lasciò che le catene
del suo sguardo le si stringessero addosso.
Lei che aveva amato la libertà, ma mai un ragazzo,
scoprì che nell’angusto spazio di un abbraccio si
potevano avere entrambi.
Una nuova libertà…
La mano che lo stava accarezzando scivolò sulla spalla e
sul braccio con lentezza.
“E’ strano…” bisbigliò. “…
come certe volte, i nostri desideri si ritrovino a percorrere una
strada completamente opposta per giungere alla realizzazione.”
La libertà che vive in gabbia…
Gli occhi scuri si dilatarono di sorpresa e lei se ne accorse.
Frugò nella mente, alla ricerca di una ragione che
potesse giustificare quell’istante di smarrimento.
Sì... smarrimento…
Solo un lampo…
Non trovò niente, e nella penombra che improvvisamente
le sembrò consolante, lui l’abbracciò di nuovo.
Il volto affondato tra i suoi capelli e le spalle chine di chi
cerca conforto.
Lui… che seduce le passioni e ne viene consumato per
primo…
“Tu sei sposato alla Contraddizione.” gli sussurrò
teneramente accarezzandogli i capelli.
“La tua famiglia sa cosa stai facendo?”
“No.”
“Nemmeno tuo fratello?”
“Lui meno degli altri.”
“A me lo dirai?”
“No.”
“Perché?”
“Ti metterei in pericolo, Orlena!”
“Non m’importa!”
“Importa a me.”
Fine 6° capitolo.
X redRon: Eccomi qua! Ciao, e scusami se questa volta ti ho
fatto aspettare un pochino di più, in realtà, la
maggior parte dei capitoli sono già pronti, è soltanto
il tempo materiale di sedermi davanti al pc che mi manca!^_^. Ti
ringrazio ancora tantissimo per il sostegno, un bacione, Joy.
X Ginny06: Ciao cara! Non hai
tutti i torti a dire che il rapporto tra Harry e Ginny ti mette un
po’ di tristezza, anzi… a dire il vero è
esattamente in questa maniera anche per me. Ogni volta che comincio a
scrivere di loro, sebbene io sia la prima a sostenere i lieti finali,
stento a credere che le cose tra loro possano andar bene, alla luce
di ciò che sappiamo… Ti ringrazio ancora tantissimo per
il commento e per il sostegno. Un bacione, Joy.
X Anduril: Mia carissima Anduril, sì, sì…
direi che una l’hai scovata! Ma non finisce qui… (lo so,
sono una pazza con la fissazione per i doppi sensi…-_-!). Oh
come sono felice che questa storia ti piaccia! E’ la prima
volta che parlo di Ron e Hermione… e mi sa che sono scaduta
nel banale più di una volta con loro… Ma del resto, da
qualche parte si deve pur cominciare, no? Al contrario, trovo molto
più semplice parlare di Harry, sarà che l’ho
adorato nel sesto libro (ma non diciamolo troppo, altrimenti rischio
il linciaggio!), sarà che in lui, vedo un James che ho
descritto molte volte –un James molto più cupo e
tormentato-, sarà che semplicemente mi piace… Non sto
neanche a dirti che Ginny, secondo me, è la compagna perfetta
per lui, perché tanto lo so che con te farei “piovere
sul bagnato”^_^! E per quanto Harry possa essere l’eroe
della situazione, ciò che io preferisco di lui, è che
ne farebbe volentieri a meno… ^_^! Ti ringrazio tantissimo,
come sempre sai essere un sostegno insostituibile (esami permettendo,
s’intende!). Ti mando un bacione grandissimo e un abbraccio
forte, forte, Joy.
X Aleberyl 90: Carissima! Non ti affliggere così, ti
prego! Figurati che a me piace moltissimo mettermi a spiegare tutto
ciò che rimane un po’ oscuro nei miei scritti! E poi
scusa… che ci starei a fare qui su questo sito, se non mi
prendessi neanche la briga di chiarire i fraintendimenti –che
oltretutto, ho causato proprio io con i miei scritti poco chiari- e
di spiegare quello che la mia mente malata non è riuscita a
mettere su carta. Comunque sono contenta che adesso tu abbia una
visione più nitida. Non farti scrupoli a chiedermi qualsiasi
cosa! Il problema principale di Harry, secondo me, è che non è
maturato nel corso degli anni, secondo la normale routine della
crescita, lui ha dovuto abbandonare la condizione infantile a causa
di ciò a cui era predestinato. Ora, lui ne risente. Perché
a dovuto comprendere, sulla sua pelle, che non ci sono più le
braccia dei genitori a proteggerlo da ogni male. Suo malgrado, lui è
solo e sebbene ne soffra, questa condizione è preferibile al
rischio che i suoi amici corrono a stargli vicino. Con Ginny è
diverso, l’amore che prova per lei, lo rende debole. Ti
ringrazio tantissimo per il sostegno e per la recensione. Un bacione,
Joy.
X light lily: Ciao carissima, non so come ringraziarti per
la fiducia che mi dai… (Joy rossa come un pomodoro). Altro che
mettersi a piangere… a momento mi commuovo io a leggere quello
che mi scrivi! Questo è sleale! Comunque, posso assicurarti
che anche per Harry e Ginny arriveranno dei momenti felici! Un
bacione immenso, Joy.
X Elanor: Mia carissima! La mia immancabile recensitrice!
Come al solito ho gli occhi fuori dalle orbite! Grazie, grazie
grazie. La sequenza Ron\Hermione è stata per me una piccola
sfida, non avevo mai parlato di loro, ma in una storia dove Harry e
protagonista non potevo tralasciare i suoi migliori amici. Ora, come
dicevo, poche righe sopra, per quanto riguarda questi due, temo di
essere stata abbastanza scontata. E già, ti anticipo che ci
saranno altri sequenze dedicate a loro, che come questa, mi
convincono il giusto… Ma come in ogni cosa, si parte da zero!
Ho letto soltanto una Ron\Hermione, ma stento a credere che possa
esser quella che mi dicevi; quella che ho letto io era meravigliosa,
ma talmente triste da sciogliersi in lacrime alla fine di ogni
capitolo, e finiva con la morte di entrambi… Mi sa che una
volta te ne ho parlato in una vecchia mail… Ma non sono sicura
perché da quando ho formattato il computer, la vecchia
corrispondenza ce l’ho soltanto su un dischetto… un po’
fuori mano… La bussola magica, mia cara, serve principalmente
all’autrice, che altrimenti non avrebbe saputo spiegare come
cavolo facessero Harry, Ron e Hermione a conoscere la strada per
Godric’s Hollow… ^_^! Hai ragione nel dire che in questa
storia Harry è adulto, è infatti esattamente così…
non sarei riuscita a descriverlo in altro modo. Lui è “Colui
che ha abbandonato a malincuore la propria infanzia” e ne
soffre, (come si capisce, spero, dal suo dialogo con Remus) lui non
ha mai voluto essere un eroe, e Ginny che per logica dovrebbe essere
il suo rifugio, per lui è diventata un pericolo, perché
il solo pensare di perderla lo rende schiavo di sentimenti egoistici.
L’Harry di questa storia, finirebbe col salvare lei e venire
meno al suo dovere… E’ tormentato, sì. Non vorrei
proprio essere nei suoi panni! Silente dice continuamente che l’amore
è l’arma più forte, ma io mi chiedo: Dopo aver
causato la morte della persona amata, si può ancora amare? Non
sarà più forte il senso di colpa? Perché è
questo che Harry teme, fin dal primo libro! Silente, a me, deve
spiegare ancora molte cose! Farebbe bene a tornare dall’aldilà…
HP è una storia attuale, e come si suol dire: tutto il mondo è
paese; per questo non ho avuto dubbi sull’inefficienza del
ministero: La sicurezza non è mai incomparabile. Mia cara, io
adoro l’amicizia tra Ron e Harry! L’adoro dal lontano
HP5, quando arriva a Ron la famosa lettera di Percy… che
troppa lealtà in lui, non posso evitare di notarlo! Elanor, tu
puoi cacciarmi tutte le somiglianze che vuoi! Mi diverto un casino a
leggerle! Nel quarto capitolo, il paragone che è stato tolto
grazie alla mia beta, non era tra O.R.Crux e Ginny, ma tra i pensieri
e una “calamita”! Non ti dico altro perché me ne
vergogno indicibilmente…^\\\^ Però, se vuoi, posso
mandarti il cap 4 non corretto per via privata. Io lo sconsiglio per
la tua sanità mentale, ma forse potrai farti una bella risata!
Cara, come al solito sei insostituibile! Ti mando un super bacione e
un abbraccio fortissimo!Joy.
X MaryPotter92: Ciao e benevenuta! Innanzi tutto ci tengo a
ringraziarti per aver letto e soprattutto per esserti soffermata a
commentare. Sei stata molto carina a farmi sapere i tuoi pensieri e
non immagini quanto mi sia d’aiuto conoscere i pareri dei
lettori! Seconda cosa, ti mando un bacione enorme, perché come
me, ami Harry, e non sempre il nostro ragazzo gode dei consensi del
pubblico! Ginny, per quanto si possa dire, rimane la ragazza perfetta
per lui. E nonostante tutto credo che ci possa essere un futuro per
loro. I motivi che hanno spinto Harry ad allontanarsi da Ginny
possono essere vari, in questa storia è più che l’altro
la consapevolezza che lei è “il punto debole” ma
devono succedere ancora molte cose… Ti ringrazio ancora, una
abbraccio, Joy.
X daisy05: Daisy carissima, alzati immediatamente, sai! No,
no, no… non voglio sentirti chiedere scusa… ci
mancherebbe altro! Commenta pure quando vuoi e se ne hai voglia! Joy
sa che la daisy legge, per cui è soddisfatta! A proposito!
Sono venuta a sbirciare tra le tue storie e ho cominciato a leggere,
ma non ti dirò niente –suspance!- perché conto di
parlarne tra breve nel giusto spazio! ^_^! Comunque Joy è
rimasta sbigottita… Sai, le tue parole sono davvero
rincuoranti, mi ci potrei cullare e crogiolare fino al prossimo
universo, ma poi mi ricordo che non fa bene adagiarsi sugli allori…
Daisy! Smetti di viziarmi! Mi rovinerò il carattere! A parte
gli scherzi… mi ha fatto davvero piacere sapere che hai
trovato IC la Ron\Hermione, non avevo mai parlato di loro, ed è
stato un po’ come andare a caso… a dire il vero io non
sono soddisfattissima delle scene dedicate a loro… Ehhh…
con pazienza migliorerò… Qui condividiamo un amore
sviscerato per Harry, mi sa… Sì, lui è adulto…
non riesco a vederlo in altra maniera dopo HP6. Mia cara, come sempre
ti ringrazio tantissimo e ti mando un bacione stratosferico!Smack!
Joy.
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Capitolo 7 *** Nero malato ***
7
7
NERO MALATO
“Voglio servire l’Oscuro Signore.”
Occhi febbricitanti di follia si posarono su di lei e si
assottigliarono sospettosi, ma Bellatrix Lestrange non mosse un solo
muscolo.
Il suo volto bianco e immobile s’intonava perfettamente al
mobilio della stanza: vistoso, antico… malato.
Passato…
Tutto in lei urlava decadenza.
Dalla scrivania preziosa e intarlata si levò uno
scricchiolio sinistro. Rodolphus Lestrange fece schioccare la lingua
e buttò giù un sorso di Whisky.
“Perché?” le chiese posando il bicchiere.
“Voglio vederlo trionfare.”
L’aria era fredda in quella stanza, gelida… o forse
era la presenza dei coniugi Lestrange a renderla tale, ma lei
conosceva il freddo… lo aveva amato, un tempo…
Amare…
Mille anni prima…
Rise di sé mentalmente.
Riso amaro…
Negli anni della sua adolescenza aveva imparato ad amare cose ben
più concrete del freddo e paradossalmente, ogni volta che
indugiava su quei ricordi, era il calore ad avvolgerla.
Il suo calore.
Effimero…
Lui.
Era già tardi quando si rese conto che il suo volto stava
mostrando troppo.
Bellatrix avanzò senza distogliere lo sguardo da lei e
parlò rivolta al marito.
“Io non le credo.” sibilò.
Rodolphus fece un cenno con la mano per farla tacere poi, con i
gomiti appoggiati al tavolo e le dita incrociate sotto al mento,
squadrò la donna attentamente.
“Quali garanzie ci porti?”
“Credevo che la mia discendenza fosse sufficiente.”
Bellatrix esibì un sorriso canzonatorio e si sedette su una
sedia laterale, come se per lei l’esito fosse già
chiaro, ma volesse lasciare al marito il privilegio di esternarlo
agli altri.
“Crux…” scandì l’uomo. “Provieni
da una famiglia di grandi maghi…” soppesò le
parole come se parlasse a se stesso poi la gelò con lo
sguardo. “Ma perché non ti sei unita a noi prima?”
“Con loro non posso
permettermi di essere esitante, Orlena!”
Nessuna esitazione.
“Prima ero troppo giovane per capire.” dichiarò
senza abbassare gli occhi.
“Mente!” dichiarò Bellatrix dalla sua sedia in
disparte, il volto contratto in una smorfia di disgusto.
“Come facciamo a crederti?” domandò Rodolphus
senza scomporsi.
“Il nipote di Rufus Scrimgeour sarebbe stato il mio
biglietto da visita.” asserì la donna piegando le labbra
in un sorriso sprezzante. “Ma sfortunatamente Potter si è
messo in mezzo.”
Bellatrix sogghignò. “Ha questa brutta abitudine, il
ragazzo…”
Rodolphus sciolse le dita da sotto il mento e si adagiò
contro lo schienale della poltrona, le braccia conserte. Sembrava
incuriosito, ma non ancora convinto.
“Devo dunque supporre che
l’attacco di pochi giorni fa a Hogwarts
fosse opera tua.” disse. “Un piano davvero ardito,
considerato che agivi da sola.”
Lei si strinse nelle spalle. “Non
sono abituata a chiedere aiuto.”
L’uomo si lasciò sfuggire un lampo di compiacimento
nel suo sguardo. “L’Oscuro Signore apprezza i caratteri
forti.” considerò. “Consegnargli il nipote di
Scrimgeour sarebbe stata una buona mossa, ma non è andata a
buon fine e non ci hai dato altre certezze…”
Parve pensieroso e Orlena fece un passo avanti.
“Mettetemi alla prova.” disse.
Rodolphus la fissò rimanendo in silenzio per un istante poi
si alzò in piedi e posò entrambe le mani sulla
scrivania.
“E sia!” dichiarò.
Bellatrix sbuffò di disappunto, ma lui la ignorò.
“Hai mostrato il tuo coraggio attaccando Hogwarts.”
disse rimanendo immobile ed austero come la sua antica dimora.
“Adesso mostraci la tua astuzia; segui Potter e scopri cosa ha
tramato per tutto quest’anno insieme al vecchio.” i suoi
occhi divennero sottili, offuscati e folli. “Fornisci
all’Oscuro Signore il segno della tua fedeltà.”
storse la bocca in una smorfia sardonica e lei v’intravide la
stessa malattia della moglie. “Se riuscirai nella tua missione,
riceverai il marchio ed esulterai con noi quando lui trionferà!”
“La prima prova è diversa per ciascuno, per me
hanno decretato questa. Credo che mi ritenessero troppo debole e
preferissero liberarsi di me… non ci sono riusciti.”
“Puoi ringraziare tuo fratello per questo.”
Si costrinse ad abbandonare i ricordi.
“Ci tradirà!” sbottò Bellatrix alzandosi
di scatto.
“Non c’è niente che possa tradire, Bella!”
esclamò l’uomo alzando la voce per la prima volta.
“Siediti!”
Lo fulminò con lo sguardo, ma obbedì e lui si
rilassò.
“Non saprà niente fino a che non avrà portato
a termine il suo incarico.” disse come
se lei non fosse nella stanza.
“Sa dove ci troviamo!” azzardò la moglie,
incapace di calmarsi.
“Non può riferirlo, siamo protetti dal Fidelius.”
Bellatrix roteò lo sguardo in direzione della donna e le si
avvicinò.
“Crux…” sibilò afferrando tra le dita
l’emblema del casato da sempre appeso al suo collo, ad
eccezione di quando lo portava lui…
Orlena si sforzò di non indietreggiare.
“Ho già visto questo ciondolo…” mormorò.
“E non era al collo di un Crux.”
I suoi occhi scintillarono come se fosse sull’orlo di
vincere un duello e le fosse stato dato il permesso d’infierire
sull’avversario.
“Mi è stato rubato ai tempi della scuola.”
rispose lei senza scomporsi. “L’ho riacquistato solo di
recente, da un venditore ambulante.” continuò. “Può
essere stato al collo di chiunque.”
Bellatrix non parve convinta, ma lasciò il ciondolo e si
portò dietro alla poltrona del marito.
“Allora…” disse questi. “Affronterai la
tua prova?”
Lei annuì e lui parve soddisfatto.
“Quando ci rivedremo, avrai grandi notizie da rivelarci,
spero…”
Annuì di nuovo e sentendosi congedata, si avviò
verso la porta.
“Crux?” La voce la raggiunse quando stava già
oltrepassando la porta.
Si voltò.
“Un suggerimento…” disse l’uomo
indicando, con aria noncurante, la veste che le spuntava da sotto il
mantello. “Il nero è il colore più adatto per un
Mangiamorte.”
Lei non fu stupita.
Bellatrix lo notò e scrutò il suo volto come se
potesse trovarvi le tracce di quelle menzogne che già
sospettava, ma Orlena era abituata a non lasciarsi tradire dai suoi
sentimenti.
Indossò la maschera di ghiaccio e assunse un’aria
spavalda. “Saprò passare inosservata, non dubitate.”
E uscì dalla stanza.
***
“Giurami che non ne farai mai parte, Orlena.”
sussurrò il ragazzo avvolgendole un braccio attorno alla vita.
Era morbida e calda di fianco a lui, coperta solo da un
lenzuolo.
“Giurami che non sarai una di loro, né ora né
mai.” Baciò il ricciolo che le sfiorava vezzoso la
spalla e lei si svegliò.
“Prometti che non vestirai mai le loro tetre divise, il
loro nero colpevole…” sospirò e la sua voce
divenne ancora più bassa. “Ne ho abbastanza del nero.”
Orlena aprì gli occhi e lo guardò confusa.
“Non voglio vederti con indosso quel colore.”
proseguì lui distogliendo lo sguardo. “Tu che sei la
vita e la passione…”
Lei gli sorrise e gli accarezzò la guancia
incoraggiante, come a voler scacciare il disagio.
“Quel colore non ti si addice.”
Ne parlava come se per lui fosse qualcosa di tremendamente
importante, Orlena non ne comprese il motivo. Sembrava una delle sue
solite uscite, in parte senza senso e in parte talmente oscure ed
enigmatiche da far concorrenza alla più terrificante delle
profezie.
Il suo intestardirsi su questioni apparentemente senza
importanza, l’affascinava e la sgomentava al tempo stesso. Era
come se potesse vedere molto più lontano di lei…
< Non c’è niente di scontato nelle mie
decisioni… > ricordò.
Alzò lo sguardo su quel volto che si rifiutava
capricciosamente di guardarla e vi lesse la tensione e l’esigenza
di essere confortato.
Lui che lusinga la morte, ma anela alla vita…
Lo abbracciò e si accorse che era un po’ più
freddo del solito, strinse con maggior decisone accarezzandogli i
capelli e il collo.
“Te lo prometto, Regulus.” mormorò. “Non
vestirò mai di nero.”
***
Fuori dalla dimora dei Lestrange il sole batteva troppo forte.
Orlena fissò le pieghe viola che risplendevano sotto il suo
mantello.
L’unico colore che aveva indossato da quando lui era morto.
“Mia regina…”
Viola…
Una promessa.
Mille promesse…
Non le aveva mai infrante.
Si voltò indietro e non vide niente; la casa era protetta
dagli incantesimi.
Pensò a ciò che aveva fatto.
“Non è come venir meno alla parola data…”
sussurrò tra sé.
Poi sollevò lo sguardo e si perse nella troppa luce.
Colei che non aveva mai infranto le promesse, aveva appena mentito
a se stessa.
***
“Ritarderò di un giorno la partenza.” sussurrò
Harry posando la mano sulla fronte bollente della sua ragazza. “Non
posso lasciarti in questo stato.”
Ginny aprì gli occhi, lucidi di febbre e si mosse
leggermente sotto il lenzuolo umido.
“No.” disse con voce roca. “Non posso sopportare
di stare con te un altro giorno sapendo che sarà l’ultimo.”
Intercettò la sua mano e la strinse forte; Harry la sentì
tremare.
“Non ce la faccio…” continuò lei
debolmente.
“Ginny, non posso andarmene e affrontare… ciò
che devo affrontare, senza sapere se stai bene. Ron è
preoccupato e lo è anche Hermione…”
“Starò bene, Harry.” lo interruppe lei. “Non
appena mia madre avrà completato la pozione per la febbre mi
sentirò meglio.” Lo guardò negli occhi e tentò
di sorridere. “E’ soltanto una stupida influenza.”
“Sì, è soltanto una stupida influenza.”
ripeté Fred sedendosi sul letto della sorella.
“Starai benissimo da noi.” aggiunse George.
Harry spostò lo sguardo da Ginny ai gemelli, stupito.
“Perché dovrebbe stare da voi?” domandò.
Fred e George sollevarono contemporaneamente un sopracciglio e
Harry si rese conto di essere stato troppo brusco.
“Non è che non mi fidi di voi…” aggiunse
in tono di scusa. “Anzi…”
Si mostrò imbarazzato. “Sono solo sorpreso, ecco.”
“Sarà solo per qualche giorno.” chiarì
la Signora Weasley che entrava in quel preciso instante con una tazza
piena di liquido fumante. “Non può rimanere da sola con
quel febbrone e noi non possiamo mancare alle prossime riunioni
dell’Ordine.” continuò facendo cenno alla figlia
di bere. “Decideremo i nuovi turni di sorveglianza; verranno
anche Ted e Andromeda e… RONALD!”
Il ragazzo scattò sull’attenti, guardandosi intorno
allarmato. “Cos’ho fatto?!”
Gli sguardi dei presenti si posarono tutti su Molly, in attesa di
scoprire quale fosse la terribile mancanza di cui era accusato il
figlio.
“Quei calzini non sono stati lavati!” berciò
strappandogli dalle mani gli indumenti incriminati. “Eppure ti
avevo detto di preparare per tempo tutto ciò che ti sarebbe
servito durante il viaggio!”
Ron era di ghiaccio.
Harry dissimulò una risatina dietro ad un provvidenziale
colpo di tosse e Ginny nascose la testa sotto il guanciale.
“Molly, cara…” intervenne il Signor Weasley
afferrando la moglie per un braccio e trascinandola fuori dalla
stanza. “Sono sicuro che i ragazzi se la caveranno egregiamente
con queste faccende.”
Sentirono la voce della Signora Weasley che si affievoliva man
mano che i due scendevano le scale.
“Ma Arthur, mi stavo soltanto preoccupando…”
“Lo so, cara, lo so.”
“E Harry… quel pover-”
“MOLLY!”
Le voci si spensero e i presenti si guardarono in faccia,
sollevati. Tutti tranne Ron, che nascose la testa tra le mani.
“E’ terribile.” sussurrò.
“Oh, andiamo…” incominciò Fred dandogli
dei colpetti un po’ troppo forti sulla spalla. “Avrebbe
potuto essere peggiore.”
“Già!” rincarò George. “Avrebbe
potuto chiederti se ti eri cambiato le mutande questa mattina.”
“Grazie, George.” sibilò
mentre le orecchie gli prendevano fuoco.
Un minuto più tardi scendevano tutti e tre al piano di
sotto per la colazione.
Ginny fissò il soffitto e rimase in silenzio.
“Sei sicura di non voler che resti un giorno in più?”
le chiese di nuovo Harry.
Lei trattenne il respiro ed emise un gemito a metà tra
l’angosciato e lo sgomento.
“Se me lo chiederai ancora” disse in un soffio. “ti
risponderò che devi restare, ma non per un giorno soltanto,
per sempre.”
Intendeva essere decisa e risoluta, ma la sua voce risultò
implorante e i suoi occhi decisamente malinconici.
Harry la guardò con tenerezza.
I capelli rossi sparsi sul cuscino, il colletto del pigiama
slacciato sulla gola umida, le labbra socchiuse…
Sfiorò la mano adagiata sul lenzuolo. “Lo sai che non
posso.”
Lei sorrise amaramente, ma non ebbe la forza di distogliere lo
sguardo dai suoi occhi.
Stregata…
“So che non vuoi.”
Vide il volto di lui farsi più scuro.
“Non è così semplice.” lo sentì
sussurrare.
Sollevò una mano per accarezzargli la guancia e le sembrò
troppo fredda, ma forse era la febbre che rendeva lei troppo calda.
Non è così semplice…
“No, non lo è.”
Non è semplice…
Harry posò entrambe le mani sul suo braccio e vi appoggiò
anche la fronte.
C’era qualcosa di doloroso in
quel gesto, d’incredibilmente profondo e logorante…
Qualcosa che neanche un bel pianto liberatorio avrebbe tirato fuori…
La mente esausta… sfinita…
Ginny provò pena per lui e si maledisse per questo, perché
sapeva che l’amore non è mai figlio della pietà,
ma lui era troppo tenero, troppo disperato…
Distolse gli occhi.
“Perché non mi guardi?” domandò lui.
“Tu stai forse guardando me?”
Troppo doloroso…
“No.” ammise con sconforto.
“Harry, non posso sopportare un altro momento di questi.”
“Neanch’io. Non ci sarà, partiremo dopo
colazione.”
Si chinò su di lei e Ginny capì che lo faceva per
l’ultima volta.
Le baciò la fronte e gli occhi, sorrise e un altro bacio
finì sulla punta del suo naso. Poi le sfiorò la bocca e
v’indugiò per un istante; a Ginny parve che le sue
labbra tremassero.
Alla fine si alzò in piedi. La mano di lei, troppo calda,
ancora stretta tra quelle di lui, troppo fredde. Harry vi appoggiò
le labbra, ma non fu un vero e proprio bacio, somigliava più
ad una carezza…
La lasciò e si avviò verso la porta.
“Che ti amo, Ginevra Weasley, te lo dirò quando
tornerò.”
“Che ti amo, te lo dirò quando tornerò.”
“E se non tornerai?”
“Se non tornerò dovrai dimenticarmi e vivere la
tua vita senza cercare risposte.”
“Pretendi troppo da me.”
“Lo stesso che pretendo anche da me stesso.”
“Troppo.”
Fine 7° capitolo
X MaryPotter92: Carissima, ti darei volentieri un parere
sulla tua storia, ma non l’ho trovata sul tuo accout! Usa il
‘Contatta’ del mio accout per farmi sapere qualcosa. Ora,
per tutta la prossima settimana non avrò il collegamento ad
Internet, ma ti risponderò ugualmente la settimana successiva.
La storia dei quattro protagonisti s’intreccia tra loro, come
avrai modo di vedere in seguito, per ora i ricordi sono importanti
per capire che cosa ha combinato Regulus. Ti ringrazio tantissimo per
i complimenti e per il sostegno, un bacione, Joy.
X Aleberyl 90: Mia cara, Orlena c’entra con Regulus
esattamente quanto Ginny c’entra con Harry! -_^! Come dicevo
poche righe sopra, le loro storie di questi quattro personaggi
s’intrecciano, ma per capire ciò che avviene nel
presente è importante raccontare ciò che c’è
stato nel passato tra Regulus e Orlena, perché è vero
che Regulus è morto l’anno in cui è nato Harry,
ma Orlena è tuttora viva, e come avrai avuto modo di notare,
appare di tanto in tanto sulla strada di Harry e Ginny. Soprattutto
su quella di Ginny. L’Orlena del presente sta cercando
disperatamente delle risposte, che nel passato le sono state negate
proprio dalla persona, che sostenendo di volerla proteggere, l’ha
lasciata all’oscuro di tutto. Esiste una sorta di parallelismo
tra queste due coppie. Ma ti prego, parlami pure liberamente delle
tue teorie, sono sempre molto interessanti, e soprattutto, mi
permettono di capire se ho lasciato dei punti poco chiari oppure no.
Grazie mille per il sostegno. Un bacione, Joy.
X redRon: Ecco qui un’altra scenetta dolce, dolce tra
Harry e Ginny subito pronta per te! Spero che la gradirai… Nei
prossimi capitoli, invece, i due resteranno divisi per un po’,
come potrai immaginare leggendo questo capitolo, ma non disperare…
Questi due non riescono a stare lontani a lungo! Un bacione, Joy.
X daisy05: Ho fatto un casino con la tua lacca, cara Daisy,
adesso mi ritrovo con una capigliatura cotonata stile anni ’70
con mia madre che si è commossa perché le ricordo
com’era lei da giovane! Devastante… Collasso?!
Perdincibacco! No, no… non è davvero il caso! E
tuttavia mi trovo leggermente in difficoltà perché
Harry e Regulus figurano quasi sempre insieme in questa storia…
- anzi, a dire il vero, più che si va avanti e più che
prende spazio il nostro Regulus- Si vede che ho una predilezione
particolare per i rampolli di casa Black? Beh… se per Harry
c’è la fila, io mi accontento anche del suo prestante
genitore… -nel prossimo capitolo comparirà anche lui-
ma se Lily è gelosa posso accontentarmi anche del padrino…
Insomma! Non si dirà che sono una ragazza dai gusti difficili!
Sai ti confiderò, che quando ho trovato il titolo per questa
storia, e ho cominciato a delineare la trama, mi sentivo molto
soddisfatta perché pensavo di essere stata abbastanza
originale. Errore. Adesso che sto scrivendo i capitoli finali, mi
rendo conto di essere stata piuttosto scontata, ma ormai il danno è
fatto, che ci posso fare… mi dovete sopportare! Carissima, il
tuo senso di colpa puoi mandarlo a fare un bagno in mare! Non mi è
servita una sola goccia di caffè, tutt’altro, ho letto
con enorme piacere, e il solo motivo per cui me la sono presa comoda
è perché sto disperatamente tentando di dare una giusta
conclusione a questa storia… Il caldo, purtroppo, mi fa
essiccare il cervello e le idee buone non escono. -_-! Ti ringrazio
tantissimo per la fiducia e per il sostegno. Un bacione, Joy.
X Ginny06: Carissima non ho parole per ringraziarti! Ma
sappi che io non ho affatto una grande ispirazione, tutt’altro!
Sono lentissima nello scrivere, per questo motivo incomincio a
pubblicare solo quando la storia è quasi finita, o quando
comunque manca poco. Ti basti pensare il brano con Harry disteso sul
divano davanti al caminetto spento è stato il primo che ho
scritto e risale a novembre dello scorso anno! Immagina quanto tempo
ho impiegato per delineare la trama e i capitoli… e tuttora,
che sono passati praticamente 8 mesi, da quando ho iniziato, non ho
finito. Certo, ormai mi manca davvero poco, ma per una storia che
dovrebbe constare di 18\19 capitoli, il tempo medio che impiego è
di 9\10 mesi. Naturalmente dipende anche da fatto che scrivo solo
durante il tempo libero, che è molto poco, ma del resto
facciamo tutte così, no? Non ti demoralizzare se per ora non
ti vengono idee, vedrai che prima o poi sentirai il bisogno di
raccontare qualcosa d’importante. Un bacio, Joy.
X Anduril: Carissima, ho sentore che saremo in molte a far
parte del neonato club “Noi amiamo Regulus Black”. Mhmm…
vedo che qui si hanno ottime idee… sì, sì, sì…
direi che sei sulla buona strada… ti è sfuggito
soltanto un piccolissimo cavillo, che comunque non potevi immaginare
perché ne parlo per la prima volta nel prossimo capitolo…
Non molto importante, tuttavia… Nei ricordi che abbiamo avuto
di lui fino ad ora, Regulus non è ancora mangiamorte, ma è
comunque vero che ha già pianificato tutte le sue mosse…
“niente di scontato nelle sue scelte”, ricordi? Ho la
sensazione di aver suscitato non pochi punti interrogativi…
vabbè cercherò di spiegarmi il meglio possibile, se ci
saranno dei passaggi poco chiari! Grazie infinite per il sostegno! Un
bacio, Joy.
X Layla-Chan: Grazie mille e benvenuta! Sono felice che
questa storia ti piaccia. Ti ringrazio e ti mando un bacione, Joy.
X Elanor: Elly, mia cara, hai riso a sufficienza? ^_^!
Guarda, puoi dirlo che sono malata, non me ne offendo! Ah cara! Non
dubitavo sul fatto che avresti notato il titolo, quando lo cercavo,
volevo qualcosa che evocasse una sorta di parallelo tra il passato e
il futuro e così è nata “La notte che ingannò
il tempo” (i miei soliti viaggi mentali!) Per quanto, invece,
riguarda il nome della protagonista… beh, in effetti, mi ha
dato un po’ da fare… il suo nome doveva abbreviarsi in
O.R.Crux, altrimenti addio doppi sensi, ma trovare il nome con la O
era una vera impresa! E tuttavia, non ci crederai, ma mi ha dato più
problemi la R, non sapevo proprio da che parte rifarmi perché
tutti i nomi con la R erano scontati… T’immagini? Non
potevo mica chiamarla Roberta, o Rosalba, o Romina… ma mettiti
l’anima in pace, perché cosa significa quella R lo
scoprirai solo nell’ultimo capitolo, e su questo punto non mi
lascerò sfuggire assolutamente nulla! ^_^! Mia cara, Orlena
può sembrare testarda o decisa, ma ti posso assicurare, che a
differenza di Ginny, la sua è solo apparenza. Altrimenti si
sarebbe ribellata al suo bel fidanzato, quando lui le fa promettere
di non indagare mai. Ginny in fin dei conti lo fa… E il punto
è proprio questo… Qual è il comportamento
giusto? Quello di Ginny o quello di Orlena? Di certo le conseguenze
sono molto diverse… E io mi chiedo: mentire, certe volte, può
essere positivo? Non lo so nemmeno io, a dire il vero… in
realtà è l’autrice che sta cercando delle
risposte…^_^! Anche a me è piaciuta molto Matilde,
sebbene il suo personaggio sia uno stereotipo, ma ce la vedo bene,
vicino ad Orlena che è così chiusa. La parte del camino
è stata la prima che ho scritto, e pensa che ancora non avevo
letto HP6 il italiano (naturalmente sapevo più o meno quello
che sarebbe successo) ma sono felice che ti sia piaciuta perché
è da lì che è partita la voglia di scrivere una
Harry\Ginny. Con questa storia ho sconvolto chiunque mi seguisse da
prima. Mi stupisco della tua sanità mentale, infatti.^_^! Wow…
non l’avevo mica notata io la cosa dei capitoli… e di
certo non l’avevo fatto di proposito… -_- Che imbarazzo!
Lo dicevo che tu sei più attenta e più sensibile di me!
Il fatto che le scelte di Regulus non siano mai scontate, dipende
dalla visone che ho di lui, secondo la quale lui a premeditatamente
tradito Voldemort. Mi redno conto che non sia facile da inquadrare,
anche perché non è ancora stato scritto molto su di lui
e le fanfiction che lo riguardano incominciano a venir fuori ora…
ma vedrai che più avanti, verrà dato molto spazio a
questo personaggio e le sue motivazioni saranno ben spiegate! Mia
cara, quando ti ho chiesto se si può continuare ad amare dopo
aver causato la morte della persona amata, stavo semplicemente
facendo dell’ironia su Silente e sul suo continuo ripetere che
l’amore è l’arma più forte. Ora, mi
scuserai, ma in una storia impostata su toni reali come Harry Potter
dove si mette in evidenza l’insufficienza delle misure di
sicurezza, la scarsa rettitudine del Ministero e dove si paragona
Voldemort hai moderni dittatori, sentirmi dire, continuamente
peraltro, che l’amore è l’arma più forte,
mi fa saltare un po’ i nervi. Poteva dire che l’intelligenza
è l’arma più forte, o la rettitudine di
carattere… L’amore mi fa venire in mente qualcosa di
astratto e in una storia così reale mi sa di stonatura. Poi
magari mi sbaglio, e la Row ci spiegherà per filo e per segno,
cosa intende quando dice che l’amore è l’arma più
forte… (Soliti skleri di Joy, ma ormai sei abituata, vero?).
Come al solito le tue recensioni sono… succulentissime!^_^!
Per cui ti ringrazio a non finire e ti mando un abbraccio
affettuosissimo, Joy.
X EDVIGE: Ciao Edvige! Temo che giunti a questo punto, di
note allegre, ce ne saranno ben poche…ç_ç Ma del
resto come potrebbe essere il contrario? La nostra Hermione ha un bel
caratterino, e come vedi, nonostante sia in imbarazzo trova comunque
il modo di ribaltare la situazione. C’è anche da dire
che Ron riesce a farsi mettere nel sacco con una facilità
estrema… Ti ringrazio tantissimo per il sostegno, un bacio,
Joy.
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Capitolo 8 *** Fratelli ***
8
8
FRATELLI
“Non sono più suo fratello! James Potter lo è
ora!”
“Ma tu gli vuoi bene lo stesso, non è così?”
“Non lo so.” Una mano a coprire gli occhi. “Sì.”
“E lui te ne vuole.”
Un sospiro.
“Non lo so…”
Una lacrima.
“Non lo so.”
“Entrano soltanto i familiari, Signorina Crux.”
dichiarò sbrigativa la voce della McGranitt. “Può
ritornare al suo dormitorio!”
Orlena scrutò il corridoio ancora avvolto nella penombra
e la porta dell’infermeria, alle spalle dell’ insegnante,
prepotentemente serrata.
La conoscenza preclusa…
Ma l’alba non avrebbe tardato ad arrivare…
“Non c’è nessuno della sua famiglia…”
tentò.
“Questo non le da il diritto di essere invadente!”
Invadente…
Lui l’avrebbe trovata invadente… forse.
Quanto potere aveva su di lei…
Lui… intrigante… irritante…
Pieno di segreti, misteri, deliri… Una vita nascosta
dietro al velo nero della sua famiglia, di cui lei non poteva saper
nulla, non doveva saper nulla…
Orrori…
E ciò che provava per lui non era sufficiente a
cancellarli…
A lui non bastava…
Lui non parlava… e lei avrebbe voluto non intuire.
Quando alzò lo sguardo, notò che la McGranitt la
stava osservando, l’espressione del viso era leggermente più
dolce e Orlena capì che il suo volto l’aveva tradita.
Odiò se stessa per questa debolezza, così come odiava
tutte le volte in cui l’amore per lui la rendeva fragile di
fronte alla vita.
“Non è questo il momento più adatto per
sapere.” sussurrò la donna. Poi lanciò uno
sguardo al corridoio “Oh… ecco che arrivano!”
esclamò. “Che Merlino sia ringraziato!”
Ma il sollievo iniziale sparì completamente dal volto
dell’insegnante, per
lasciar spazio ad un’espressione palesemente perplessa.
“Anche questo adesso…” borbottò.
Orlena si voltò per guardare le due figure che
avanzavano. Conosceva di vista e di fama il fratello maggiore di
Regulus, più che altro a causa dei pettegolezzi che non
mancavano mai di movimentare il dormitorio femminile di Serpeverde.
Sfoggiava con disinvoltura lo stesso fascino del fratello, ma
aveva lineamenti più marcati… o forse era soltanto la
mascella contratta a creare quell’illusione.
L’avanzare deciso ricordava l’irruenza di un
ragazzo, ma era un uomo e sembrava furioso, come se stesse aspettando
con impazienza il momento in cui esplodere facendo il maggior danno
possibile. Di fianco a lui, il suo miglior amico dai tempi della
scuola gli ripeteva, inutilmente, di stare calmo.
Le passò accanto e diede a malapena segno d’averla
vista.
La preoccupazione –ammesso che ve ne fosse in quegli
occhi grigi- non riusciva a nascondere la naturale insolenza.
La McGranitt spalancò per lui la porta dell’infermeria.
“Entrano soltanto i familiari.” ripeté
fissando James Potter con sguardo eloquente.
“Lui fa parte della famiglia.” tagliò corto
Sirius Black, spingendo l’amico riluttante nella stanza, sotto
lo sguardo scontento della sua vecchia insegnante. “Della mia,
almeno!” e si chiuse la porta alle spalle.
Orlena si trovò a fissare di nuovo lo stipite di legno e
si chiese quali potessero essere i pensieri di un uomo che alla
notizia dell’avvelenamento del fratello, manda per primo il suo
miglior amico nella stanza dove quello riposa.
< L’unico con un coraggio da Grifondoro… >
ricordò. < Tutta la sua famiglia è a Serpeverde…
>
Mai osservazione le parve più sbagliata.
Se fossero passati pochi minuti o diverse ore
non avrebbe saputo dirlo.
Quella mattina il tempo si ribellava al consueto scorrere delle
lancette…
Quando la porta si riaprì, il James Potter che ne uscì
era stanco e con il volto tirato. Si chiuse i battenti alle spalle
prima che lei potesse sbirciare dentro e chiudendo gli occhi vi si
appoggiò contro. Orlena intuì, dal ritmo del suo
respiro, che aveva bisogno di una buona dose d’aria fresca.
Si accorse di lei dopo un istante, si aggiustò gli
occhiali sul naso e accennò un sorriso.
“Sei la ragazza di Regulus?” le chiese.
Si stupì solo in parte. L’aveva sentito dire da
coloro che l’avevano conosciuto ai tempi in cui frequentava
Hogwarts: James Potter parlava di qualsiasi cosa come se fosse la più
semplice del mondo.
“Non so cosa sono per lui…” la sua voce
risuonò nitida nel corridoio deserto. “Ma credo di avere
il diritto di sapere, almeno quanto te.”
Sincera e diretta… lei che non amava le ipocrisie…
Lei… sempre diffidente…
Il volto di James si aprì in un sorriso che le sembrò
fin troppo simpatico.
“Suppongo che tu abbia più diritti di me.”
rispose. “E’ solo che Sirius…” parve
imbarazzato e si passò una mano fra
i capelli. “Lui… beh, credo che sia più
che lecito per te sapere.”
dichiarò spalancando la porta per rientrare
insieme a lei nella stanza.
“Mi manderà via.” pronosticò la
ragazza, ma il suo piede era già oltre la soglia.
James scosse la testa con l’aria di chi la sa lunga.
“Non preoccuparti.” disse.
L’interno della stanza era in penombra e l’aria
ristagnava dell’odore pungente delle pozioni curative. Madama
Chips si affaccendava intorno ad
un tavolo ingombro d’ingredienti, ampolle e calderoni che
bollivano.
Dal letto vicino si alzò un rantolo, nel quale Orlena
non riuscì a trovare alcuna traccia della voce che conosceva.
Si voltò troppo tardi, quando ormai l’infermiera
le parava completamente la visuale.
“Mi aiuti a farlo sedere, Signor Black.” la sentì
dire con voce allarmata e sbrigativa. “Questo ragazzo sta
soffocando!”
Orlena si spostò di lato, dopodiché non riuscì
a compiere più alcun passo. Quello non era il Sirius Black che
aveva visto in corridoio, ne fu certa come lo era della crescente
paura che le stava paralizzando le gambe.
Con le labbra serrate e gli occhi frenetici di chi implora solo
con la mente, lo vide passare una mano sotto la schiena del fratello
e sollevarlo quasi di peso, poi si sedette sul letto e lasciò
che il ragazzo si appoggiasse a lui, la testa riversa di lato sulla
sua spalla.
Lei aveva creduto di essere abbastanza forte… lei aveva
sempre fatto credere di essere forte…
Mentire senza volerlo, a se stessa e agli altri…
Soltanto lui aveva letto la verità tra le menzogne e
sotto il suo sorriso canzonatorio, si
celava la consapevolezza dei limiti che lei stessa ignorava.
Lui… che aveva preferito lasciarla all’oscuro di
tutto, perché si potesse
cullare nella dolce illusione di non temere nulla…
Lui adesso aveva un aspetto terribile.
La pelle di un bianco cereo, madida di sudore, gli occhi
incavati e cerchiati di rosso rivolti al niente, il respiro faticoso
e impastato.
Madama Chips gli avvicinò alle labbra un bicchiere
fumante.
“Bevi, ragazzo.” disse.
“No…” il sussurro si levò lamentoso e
sofferente.
Sirius sfilò il bicchiere dalle mani della donna e lo
avvicinò di nuovo al fratello.
“Regulus, devi bere.”
“No…” un soffio soltanto.
Sirius alzò lo sguardo, come
se cercasse aiuto da qualcuno che gli altri non potevano vedere.
Orlena scorse l’ombra che gli attraversava gli occhi e quando
sparì, ebbe la netta impressione che lui fosse cambiato
un’altra volta…
Afferrò una pezzuola bagnata e la passò sulla
fronte del fratello, poi gli scostò le ciocche umide dal viso
e gli sussurrò con un tono a metà tra il tenero e lo
scherzoso:
“Bevi. E per una volta vedi di non fare il testardo,
fratellino!”
Fratellino…
Orlena li guardò entrambi.
Erano fratelli… sì, lo erano…
Stesso sangue… stessa mente, meravigliosa e
incomprensibile…
Stessa capacità di saper prendere le persone per il
verso giusto…
Regulus serrò la mano sulla
maglia del fratello, socchiuse le labbra e inghiottì
un sorso. Tossì forte, come se il liquido lo stesse soffocando
e Orlena pensò che fosse troppo crudele essere solo
spettatrice di tutto quello.
< Non è di me che ha bisogno adesso… >
pensò e per la prima volta rimpianse di non aver ascoltato la
McGranitt.
“Calma…” gli sussurrò Sirius,
posandogli una mano sulla nuca in
modo che si appoggiasse completamente alla sua spalla. “Calma…”
La tosse si placò e Regulus voltò di lato il
viso, la fronte contro il collo del fratello, e sembrò sulla
buona strada per addormentarsi.
Sirius scoccò un’occhiata preoccupata a Madama
Chips e la vide scuotere la testa in segno di diniego. Rimase in
silenzio per un istante poi respirò profondamente e
accarezzandogli i capelli umidi, gli disse con lo stesso tono
scherzoso:
“Ehi, non è il momento di dormire!” Il
ragazzo aprì gli occhi sebbene fossero vacui. “Se hai
avuto il coraggio d’ingurgitare quell’intruglio, adesso
puoi averne anche per bere il suo antidoto!” e avvicinò
di nuovo il bicchiere alle sue labbra.
Orlena si lasciò sfuggire un gemito e subito dopo si
maledisse per averlo fatto.
Aveva bevuto un veleno…
Registrò senza
prenderne realmente atto, che la mano di James Potter adesso era
posata, in maniera rassicurante, sulla sua spalla.
Lo aveva fatto volontariamente…
Sirius alzò gli occhi verso di lei e sembrò
notare solo in quel momento la sua presenza nella stanza.
Pensò che le avrebbe chiesto d’uscire, ma
realizzò, dopo un istante, che non stava affatto guardando
lei, ma James… con uno sguardo cupo e agonizzante che aveva
intravisto, per brevi attimi, su un altro volto.
Fratelli…
Quanti segreti nascosti nella stessa persona…
Quante personalità, quanto dolore…
Quante cose avevano in comune, sebbene ne ignorassero la
maggior parte…
E lei che non era mai stata sfiorata da nessuna passione, amava
un ragazzo che non viveva d’altro.
L’antidoto venne finito e il bicchiere tornò tra
le mani dell’infermiera, mentre Regulus abbandonava la solida
sicurezza del fratello per essere adagiato di nuovo tra i cuscini,
dove lo attendeva, impietoso, un sonno popolato da incubi.
Sirius si allontanò dal letto voltandogli le spalle e
James, che sembrava conoscere l’amico più di quanto
conoscesse se stesso, prese il suo posto.
Non c’era niente che lei potesse fare in quella stanza.
Rimase in piedi, osservando lui
soltanto...
...la sua agonia...
La vita le sembrò per la prima
volta precaria e spaventosa, e quegl'istanti perversi; perché
nell'intervallo di un respiro mancato, ogni speranza poteva andare
perduta. "
Ancora una volta spettatrice…
Il commentato e chiacchierato Sirius Black, il ribelle
distaccato e affascinante, se ne
stava seduto in un angolo della stanza, il viso nascosto tra le mani,
muto e rigido come quando il dolore diventa inevitabile e perpetua
l’agonia.
Dal letto si levò un flebile lamento e un paio di frasi
sconnesse nelle quali Orlena non riuscì a trovare un
significato.
Regulus si perdeva nei suoi sogni deliranti.
Sirius alzò il viso e da come le sue spalle si
abbassarono, capì che quella non era la prima volta che
succedeva… ma nessuno si mosse. Persino madama Chips, dopo un
prima occhiata, ritornò alle sue pozioni; segno evidente che
non c’era niente che si potesse fare.
“Perché non può andare al San Mungo?”
esclamò d’improvviso. La sua voce uscì roca e
innaturale, quasi gracchiante e si rese conto di avere detto
un’assurdità, nel momento in cui James Potter posò
su di lei uno sguardo tenero e comprensivo.
Sirius abbandonò la sua solitaria postazione e dopo
essersi avvicinato al fratello, gli afferrò il braccio
sinistro e sollevò la manica.
“Ecco perché non può andare al San Mungo.”
disse.
Sulla pelle pallida, con contorni appena accennati, quasi fosse
solo una flebile ombra, vi era l’inconfondibile marchio
dell’Oscuro Signore.
Desiderò non aver mai parlato.
E non per lo stupore di scoprire che Regulus era stato iniziato
come Mangiamorte, ma perché se lo aspettava e avrebbe dovuto
immaginarlo in quel momento.
Il maggiore dei fratelli Black scrutò il simbolo con
rabbia e aprì la bocca per parlare, ma non uscì alcun
suono. Posò la mano sul Marchio Nero come se volesse coprirlo
e lanciò uno sguardo nostalgico al volto del ragazzo…
Orlena immaginò che stesse richiamando alla memoria
l’infanzia, ricordi comuni tra fratelli…
che lei non conosceva perché era figlia unica e
seppe che se Regulus avesse aperto gli occhi, avrebbe compreso,
dall’espressione del fratello, molto più di quanto
avrebbero rivelato le parole.
Ma lui non apriva gli occhi.
Giaceva avvolto nell’intricata rete delle sue
allucinazioni e pareva non aver
pace.
Sirius si passò una mano sul viso e si ravviò i
capelli senza emettere un solo fiato, ma lei avrebbe giurato che vi
era una lacrima sulla sua guancia. Particolare che evidentemente non
sfuggì al suo miglior amico, che
gli posò una mano sulla spalla.
“I contorni sono appena accennati, Sirius… non è
ancora un Mangiamorte, ha affrontato soltanto la prima prova…
veleno, a quanto pare.”
“Credi che cambi qualcosa?” domandò sfogando
la rabbia nel sarcasmo. “Non potrà tornare indietro
comunque!”
Era vero.
Orlena ne sapeva abbastanza da intuire che a quel punto,
tornare indietro sarebbe stato come firmare la propria condanna a
morte.
Guardò davanti a sé, il volto di colui che aveva
fatto volontariamente quella scelta…
L’unico che aveva mai amato… e capì che la
sua vita sarebbe stata votata ad una sola causa…
E quella causa non portava il suo nome.
“Dimmi che non è vero… Madre…”
la voce si levò da quel letto d’agonia. L’unica
frase coerente del suo delirio.
Orlena si chinò su di lui per la prima volta quella
mattina e gli strinse la mano.
“Negherò io, per te, tutto ciò che
vorrai.”sussurrò.
Certe volte, i desideri dovevano
percorrere una strada completamente opposta, per giungere
alla realizzazione…
I Signori Black arrivarono il giorno dopo, quando ormai la
crisi era passata.
***
Ginny prese dalle mani di Fred la sottile caramella gommosa e ne
staccò la metà con i denti. Si appoggiò con la
schiena all’imbottitura della poltrona e aspettò che la
febbre scendesse.
“Funziona?” le chiese George.
Lei fece cenno di ‘sì’ con la testa.
“Sei sicura di ciò che stai facendo?” domandò
Fred e lei annuì di nuovo.
“Beh” intervenne George. “hai
preso da noi il coraggio e oserei dire… anche la capacità
di mentire!”
“Già…” continuò Fred. “Sembrava
moribonda in quel letto.”
“Non sono affatto moribonda.” replicò la
ragazza alzandosi in piedi. “Però sono tremendamente in
ritardo! Harry è in viaggio già da sei ore!”
“La mamma non finiva più con le sue raccomandazioni!”
protestarono in coro i gemelli. “E’ già un
miracolo che ti abbia lasciato venire nel nostro appartamento!”
Ginny sorrise amaramente della commedia che aveva inscenato a fin
di bene quella mattina e vide che i suoi fratelli la guardavano con
un misto d’orgoglio e tenerezza; un attimo dopo era tra le loro
braccia.
“Stai attenta, Ginny.” le sussurrò George.
“Non ci perdoneremmo mai, se ti succedesse qualcosa…”
prese a dire Fred, ma lei scosse la testa.
“Non mi succederà niente.” rispose con un
sorriso, cominciando a radunare ciò che le serviva per il
viaggio.
“Dovrai scriverci ogni giorno! Se non lo farai verremo a
cercarti!”
“Lo farò.” assicurò, riflettendo su
quello che era sempre stato il suo più grande desiderio…
Una vita serena.
Certe volte, i desideri devono percorrere una strada completamente
opposta, per giungere alla realizzazione.
Fine 8° capitolo.
X Ginny06: Ciao carissima, grazie per l’incoraggiamento.
Sono felice che la storia continui a piacerti. E per quanto riguarda
l’ispirazione, vedrai che arriverà; l’importante è
non demoralizzarsi!^_^! Un bacione, Joy.
X Ashleigh: Benvenuta! Non preoccuparti e commenta pure
quando ne hai voglia, anzi ti ringrazio per avermi fatto sapere il
tuo parere, fa sempre piacere ed è anche un incoraggiamento
per andare avanti. Ho fatto il possibile per quanto riguarda la
trama, era davvero difficile risultare credibili dopo gli avvenimenti
di HP6, in alcuni punti temo di essere scivolata ma si vedrà
più avanti. Amo le Harry\Ginny e temo di essere una delle
poche su questo sito, ma è una coppia che sostengo fermamente!
Grazie ancora e un abbraccio, Joy.
X Aleberyl 90: Ecco, mia cara, adesso sì che hai
colpito nel segno! Ciò che dici è la sacrosanta verità.
Orlena può sembrare fredda e forte, ma è l’esatto
contrario, credo che in questa storia lei sia la più debole;
sicuramente più debole di Ginny e notevolmente più
debole di Regulus, il suo amore mai dimenticato. Quanto ad Harry,
sebbene sia più maturo del solito, è anche
avvantaggiato dagli onnipresenti Ron e Hermione che non lo mollano
mai un istante, Orlena invece era da sola da ragazzina e lo è
anche adesso che è adulta. Vedremo se troverà la forza
e il coraggio per scoprire la verità su Regulus. Un abbraccio
fortissimo, Joy.
X AxelC91: Grazie mille! Non preoccuparti per le
recensioni, non a tutti piacciono le Harry\Ginny, anzi a dire il vero
credo di essere una delle poche. Mi fa piacere che la storia ti
piaccia e ti ringrazio per l’incoraggiamento! Un abbraccio,
Joy.
X redRon: Eccomi! Come vedi sono ritornata anche se con un
po’ di ritardo e… sì, rivedremo Harry e Ginny
insieme, me ci vorrà un po’ di pazienza… per ora
sono separati. Come al solito ti ringrazio per il sostegno e per la
pazienza con cui segui questo lavoro. Spero che sia ripagata dalla
lettura. Un bacione, Joy.
X Elanor: Eccomi carissima, come vedi questa volta ho
ritardato un po’, ma non disperare! Non lascerò i
lettori all’asciutto per molto… Davvero non ti aspettavi
che Orlena si sarebbe unita ai mangiamorte? Beh, con Regulus come suo
unico e perduto amore, cos’altro avrebbe potuto fare se non
cercare di ricostruire ciò che lui ha fatto, ripercorrendo la
stessa strada? Quella scena mi è piaciuta e mi sono divertita
un mondo a scriverla, così come avevo immaginato
minuziosamente il maniero dei Lestrange, cercando i esaltarne la
parte malata e decadente… che tu naturalmente hai notato!^_^!
E non poteva essere altrimenti! E’ sì, il vero
obbiettivo dell’attacco a Hogwarts era il nipote di Scrimgeour!
Mi diverto a fare queste cose, ma non chiedermi perché…
Forse sono malata anch’io! La prima prova di Regulus…
beh, viene spiegata in questo capitolo come avrai visto, e
l’aiuto di Sirius, per quanto possa sembrare esiguo, è
determinante per la sua sopravvivenza. Il viola… sai, in
realtà è un dettaglio quasi irrilevante ai fini
dell’intreccio, ma i colori hanno questo potere su di me e
finisco sempre con l’abbinarli ai vari personaggi. Regulus odia
il nero perché gli ricorda la sua famiglia: i “Black”,
e scoprirai in seguito che sua madre è la causa di tutti i
suoi problemi, e poi lo odia perché è il colore delle
divise dei mangiamorte e lui vuole che Orlena non venga coinvolta con
loro. Vuole salvarla a tutti i costi, per questo non le spiega niente
e le fa giurare di non indagare mai. Ma a diciassette anni dalla sua
morte, Orlena decide di scoprirne le cause e incomincia a infrangere
le promesse. L’intreccio è più o meno questo.
Tutti tendiamo a confondere l’amore con la pietà, fa
parte della nostra umanità, credo… La pietà è
un sentimento forte che si ciba della parte più istintiva di
noi, credo che sia per questo che tendiamo a confonderlo con l’amore.
Ma è sbagliato, perché a differenza dell’amore,
la pietà è un sentimento momentaneo, scaturito da un
evento che speriamo sempre di poter risolvere, e quando questo
accade, cosa resta? L’amore invece è duraturo…
La parte finale è pronunciata per intero da Regulus e Orlena,
ma è stata posta in maniera tale da essere adatta anche per
Harry e Ginny, o se non altro per richiamare l’attenzione su le
similitudini di queste due coppie. Comunque la R non sta per Romina,
e grazie al cielo, aggiungerei! Ma come dicevo su questo punto ho la
bocca completamente cucita! Carissima, adesso ti lascio all’ardua
sentenza! E’ sì, perché vedi, questo ottavo
capitolo è stato di sicuro il più combattuto e già
so che mi tirerò dietro non poche perplessità! Mah!
Vedremo… Un bacione megagalattico, Joy.
X edvige: Cara! Sono contenta che anche questi capitoli ti
siano piaciuti! Joy sospira di sollievo… Adesso entriamo nella
fase ‘cupa’ della storia per cui sarà difficile
trovare qualche momento allegro, però vedo già che Ron
e Hermione ce la stanno mettendo tutta per strappare qualche sorriso
ai lettori! Un grazie gigantesco eun abbraccio, Joy.
X daisy05: Mia cara, non scusarti! Ci mancherebbe altro…
Piuttosto, ti auguro di poter risolvere il più brevemente
possibile e nella maniera più indolore i problemi di salute!
Spero anche che possa esserti di conforto, il distrarti a leggere e a
scrivere, ma immaginino che sia così, altrimenti non saresti
un assidua lettrice e scrittrice come ti dimostri, no? Correggerti?
Mia cara, no! No, davvero! Hai compreso perfettamente invece, è
esattamente così, Orlena può sembrare distaccata e
forte, ma non lo è assolutamente, la sua è esattamente
una maschera. E la indossa sia da ragazzina, quando ancora non è
sicura dei sentimenti di Regulus, sia da adulta quando deve ingannare
i Lestrange. Nessuna bacchettata in arrivo, quindi. Ti giuro, io
voglio bene a Ron e non volevo che Molly lo rimproverasse per i
calzini, ma non mi è riuscito di trattenerla, quella donna!
Povero Ron finisce sempre col fare figure non proprio lusinghiere…
però ci saranno momenti migliori per lui, lo prometto. Un
Peace-Maker? Sì, lo so. Regulus Black fa quest’effetto
anche a me! ^_^! Cara tu mi salvi la vita… E innalzi al mia
vanità a livelli inappropriati! E’ un sollievo sentirti
dire che la storia non ti sembra scontata e per quanto riguarda il
titolo… non lo so nemmeno io come mi è venuto in mente,
forse stavo facendo uno dei miei soliti viaggi mentali! Un abbraccio
fortissimo, ma senza farti male… non vorrei peggiorare le tue
condizioni… e un bacione, Joy.
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Capitolo 9 *** Per una sola parola ***
9
9
PER UNA SOLA PAROLA
“… Non è vero coraggio.”
“Cosa?”
“Non temere niente non vuol dire ‘avere coraggio’.”
“Non credo di capire, Regulus.”
“Chi non ha paura… è perché non ha
nulla da perdere. Non è coraggio.”
“E tu hai paura?”
“Sì.”
“Cos’hai da perdere?”
“…”
“Regulus?”
“Non avevo mai amato e… nessuno aveva mai amato
me.”
L’ora del crepuscolo.
Non aver niente da perdere…
Orlena alzò il cappuccio del suo mantello, sebbene fosse un
gesto inutile, visto l’incantesimo di disillusione che aveva
usato su se stessa, e scivolò silenziosa nella strada sterrata
che costeggiava la foresta.
A pochi metri di distanza, la ragazza che
veniva seguita agitò i capelli rossi con incurante
disinvoltura e puntò lo sguardo
sognante nell’orizzonte che imbruniva, come avrebbe fatto di
fronte ad un amante.
Una vita intera davanti a sé…
… ancora tutto da perdere.
Mille motivi per temere…
La ragazza chiuse gli occhi e alzò il nasino impertinente
come se annusasse l’aria. Sorrise dei segreti che evidentemente
era riuscita a cogliere poi sfidò il vento agitando la chioma,
il sorriso ancora sulle labbra, e si voltò verso il nulla.
Spalancò gli occhi, scrutando lo
spazio attorno.
Lo sguardo di chi non teme…
< Impossibile >
Orlena la fissò senza fiatare, fino a che non la vide
voltarsi di nuovo e proseguire per la propria strada.
< Ingiusto >
Nulla da perdere…
< Non c’è niente che abbia valore, nemmeno la mia
vita da quando lui è… > pensò scossa. <
Eppure io ho paura >
Ho paura…
< Qual è il vero coraggio? >
Un bagliore rossastro catturò il suo sguardo.
Le sarebbe piaciuto fingere che fosse il tramonto.
***
“Regulus…”
Sentì il sussurro di fianco a lui e la mano che gli
sfiorava il braccio adagiato sul lenzuolo.
L’ infermeria era quieta e avvolta dalla penombra,
sebbene fosse solo primo pomeriggio.
La mente confusa…
Incubi in perenne litigio con la realtà.
“Regulus…”
La sua voce… nulla da temere…
Con sollievo, abbandonò il dormiveglia.
Uno sguardo struggente ricambiato.
“Vorrei chiederti per quale ragione hai deciso di
diventare un Mangiamorte, ma so che non mi risponderai…”
No. Non avrebbe risposto. Su questo non c’erano dubbi.
Avrebbe dovuto spiegare troppe cose, tornare indietro di troppi
anni per portare alla luce le radici di quella decisione.
Niente di scontato…
La stanza era deserta a parte Orlena, i suoi genitori se
n’erano andati poche ore prima.
Una visita breve, ma non rimpiangeva la loro presenza.
Sbirciò la sagoma del Marchio sul suo braccio; aveva
visto sua madre guardarla con malcelata soddisfazione.
La causa prima…
Sua madre…
‘Non ci sono possibilità per te, figlio mio.’
Risuonava nella sua mente il ricordo di quella voce
inespressiva, che pronunciava la parola ‘figlio’ come se
contenesse un veleno letale.
… Mortale…
Rompeva gli argini della memoria…
‘Troppi tradimenti. Il casato dei Black sta decadendo…
ma tu porterai di nuovo l’onore sul suo nome.’
‘In che modo, madre?’
‘Votandoti ad una sola causa.’
‘Quale?’
‘Horcrux. Fu questa la parola che venne pronunciata per
te.’
‘Ma non so cosa significa…’ debole protesta.
Immortalità…
‘Lo scoprirai.’
Sì. L’avrebbe scoperto di lì a poco tempo.
Orlena aspettava ancora una risposta.
“Non voglio metterti in pericolo.” le disse con
tono di scusa. La sua voce era ancora rauca e innaturale.
“Ma non vuoi nemmeno condividere con me il tuo futuro…”
considerò la ragazza senza distogliere lo sguardo fino a che
non lo fece lui.
Una sola causa…
“Tu sei il mio futuro.”
… da non rinnegare mai…
“L’unico degno di essere vissuto.” le
rispose, poi si sollevò
dal letto soffocando un gemito, affondò una mano tra i suoi
capelli e attirandola a sé le sfiorò la bocca con le
labbra.
“Non chiedere più.” le disse prima di
scivolare esausto tra i cuscini.
… per tutta la vita…
E così lei fece.
“Regulus, io ti…”
“Amo?”
Donna per la prima volta… chiuse gli occhi e annuì.
“Allora andrà tutto bene.” E un sorriso si
aprì su quel volto pallido.
Orlena detestò la propria capacità di riconoscere
le menzogne…
***
“Oh, no…”
“Merlino fa che non sia vero!”
“Non ho parole.”
Hermione…
Ron…
Harry…
Un fiume.
“E naturalmente non c’è un ponte.”
sbottò Ron incrociando le braccia e lanciando un’occhiata
torva alla ragazza di fianco a lui.
Hermione non lo vide –o forse lo ignorò-, continuando
a fissare, con un cipiglio di concentrazione, la bussola dorata che
aveva tra le mani.
“Eppure sta segnalando quella direzione.” disse
indicando con un dito la strada davanti a loro, interrotta dal corso
del fiume.
“E ne sei certa?” domandò il ragazzo inarcando
un sopracciglio e sfoggiando un insopportabile tono sarcastico.
“Naturalmente, Ronald!”
“Beh…” riprese lui. “Allora abbiamo un
problema!”
“Avremmo dovuto portare le nostre scope.” asserì
Harry, scrutando dubbioso la riva opposta e tentando di scansare le
occhiate assassine che i suoi amici si stavano scambiando.
“Sì, grandioso…” commentò
Hermione senza entusiasmo. “Saremmo passati decisamente
inosservati.”
Harry la guardò con disapprovazione e lei si pentì
all’istante di aver parlato con un tono così acido.
“Avremmo potuto rimpicciolirle, Hermione.” disse
infatti lui.
“Rimpicciolirle?!” esclamò Ron d’improvviso.
“Sono negato con quell’incantesimo. Ho impiegato una vita
a rimpicciolire i miei bagagli questa mattina!”
“Questo solo perché l’anno scorso eri troppo
preso a comunicare con Lavanda Brown, per ascoltare le lezioni
di Trasfigurazione.” sbottò Hermione e i suoi occhi
dardeggiarono.
Harry si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi
sconsolato, sperando –senza una reale convinzione- che Ron
avesse il buon gusto di non replicare.
“Cosa?!” berciò lui.
< Come non detto… >
“Mi hai sentito bene, Ronron!”
Le orecchie di Ron divennero di un rosso acceso.
“Non chiamarmi in quel modo!”
“Oh, certo. Solo lei poteva farlo!”
“C… cosa… Non cambiare discorso!” urlò
il ragazzo. “Era di quella bussola che stavamo parlando! E mi
sembra chiaro che non funziona!”
“Ma certo che funziona!” ribatté lei.
“Ci ha portati su una strada interrotta!”
“Non essere stupido, Ronald!”
< Ecco, siamo al limite > pensò Harry.
“C’è un modo semplicissimo per attraversare il
fiume!”
< Giusto > concordò mentalmente Harry.
Sospirò e rilassò le spalle, volgendo lo sguardo su
un punto ben definito dell’altra sponda poi, chiudendo la mente
ai borbottii che ancora giungevano da dietro di sé, si
smaterializzò.
Un istante più tardi si sbracciava dalla riva opposta.
Ron si chetò per la prima volta nell’ultima mezzora e
vide che Hermione lo fissava con un sorrisetto eloquente stampato sul
volto.
“Ti riferivi a questo?” le domandò finalmente
calmo.
“Esattamente.” rispose lei. “Sei pronto?”
“Non ho passato l’esame…”
La ragazza gli scoccò uno sguardo complice.
“Beh…” disse. “Harry non ci ha nemmeno
provato a passare l’esame!” E si smaterializzò.
Ron rimase per qualche secondo a fissare i due amici sull’altra
sponda, poi li seguì.
***
“Regulus?”
“Sì?”
Un suono dolce nella penombra incantata del loro rifugio.
La sua voce…
Orlena si voltò su un fianco, trattenendo con una mano
il lenzuolo sul seno.
“Perché proprio il veleno?”
Regulus si mosse impercettibilmente di fianco a lei e sospirò
forte.
Orlena non vedeva altro che i contorni del suo profilo, ma
sapeva che il suo sguardo in quel preciso istante era rivolto al
soffitto e per quanto assurdo potesse sembrare, anche oltre…
“Non lo so.” rispose lui. “La prima prova è
diversa per ciascuno, per me hanno decretato questa. Credo che mi
ritenessero troppo debole e preferissero liberarsi di me… non
ci sono riusciti.”
“Puoi ringraziare tuo fratello per questo.”
“Devo ringraziare molte persone per l’aiuto che mi
hanno dato quella notte e tra queste c’è anche Sirius,
sì.”
Si voltò verso di lei e le passò un braccio
attorno alla vita, stringendola più vicino.
“A dirla tutta, mi sorprende che non mi abbia dato il
colpo di grazia.” mormorò baciandole i capelli.
“Credo che il suo intento iniziale fosse proprio quello.”
commentò lei con tono scherzoso, reprimendo un brivido di
piacere. “Ma scommetto che ha cambiato idea nell’istante
in cui ti ha visto…”
Lui non rispose, lasciò che le sue mani percorressero la
pelle calda della ragazza, senz’altra guida se non quella del
desiderio. Si portò sopra di lei e affondò il viso tra
i suoi capelli. Sentì le braccia avvolgerlo e chiudendo gli
occhi abbandonò ogni oscuro pensiero.
Dopo quella sera, non menzionò più il ruolo che
aveva avuto suo fratello durante ‘la notte degli incubi’;
e se di tanto in tanto la sua mente lo tradì ritornando a
quell’episodio, lui fu maestro nell’arte di non
manifestarlo.
***
“Horcrux…” bisbigliò Harry,
mentre camminava completamente assorto nei suoi pensieri.
“Come?” domandò Hermione voltandosi verso di
lui.
“Horcrux.” ripeté. “Vita e morte in una
sola parola…”
Una sola parola…
Rimasero in silenzio per molti istanti, poi il braccio di Ron finì
sulle sue spalle.
“Non è facile.” disse. “Ma è
giusto. Ricordi?”
Ricordare un vivace scintillio, dietro le lenti a mezzaluna…
“Sì.” rispose Harry con decisione. “Non
dimenticherò mai.”
Fine 9° capitolo
X redRon: Ciao! Eh sì! La nostra Ginny a proprio un
caratterino ribelle. Vedrai in seguito cosa sarà capace di
combinare!^_^ Ti ringrazio tantissimo per i commenti e l’immancabile
sostegno. Un bacione, Joy.
X AxelC91: Ciao! Hai proprio
ragione! Se c’è una cosa di cui non dubiteremo mai , per
tutta la durata della storia, è che Orlena sia completamente e
perdutamente innamorata di Regulus e credo che si possa dire lo
stesso di Ginny con Harry.^_^ Colpita e affondata! Amo Sirius Black,
e sebbene non sia il protagonista di questa fic –anzi si vedrà
pochissimo- a volte non riesco a fare a meno di tenerlo lontano dalla
scena. Il suo rapporto con il fratello, in genere, è descritto
ai limiti dell’intolleranza –soprattutto a causa delle
parole dure che Sirius pronuncia nei suoi confronti in HP5, ma a me
piace pensare che si volessero bene lo stesso! Grazie per il
sostegno, un bacione, Joy.
X Ginny06: Cara! A dire il vero a
me la parte finale con Ginny a fatto sghignazzare persino mentre la
scrivevo! Mi sembrava così comico che Ginny si fosse presa la
briga d’ingannare tutti compreso Harry –con l’immancabile
appoggio dei gemelli- per poter seguire gli amici indisturbata!^_^!
E’ una peste, questa Ginny! La parte iniziale, invece, affronta
un tema delicato. Tutti siamo sempre portati a pensare che il
rapporto tra Sirius e suo fratello fosse conflittuale –e
probabilmente è stato davvero così- ma come dicevo
anche sopra, a me piace pensare che in fondo si volessero bene e
soprattutto che Regulus avesse in qualche modo risentito della
mancanza del fratello. Non ho parole per ringraziarti del commento e
dell’immancabile sostegno! Un bacione, Joy.
X Anduril: Ma carissima! Non preoccuparti… Siamo
tutte più o meno impegnate, io stessa a volte faccio dei
ritardi madornali nel postare… e non è certo un
problema, ti pare? Quindi non voglio più sentirti scusare!^_^!
Un fan club? Sui fratelli Black? PRESENTE! Ci sto, naturalmente…
Li adoro, non saprei neanche quale scegliere, se ne avessi la
possibilità! C’è qualcosa d’istintivo in
Sirius, l’ho sempre pensato… forse è il fatto che
sia un animagus, e come ogni persona istintiva, è pronto –pur
non essendone consapevole- a passar sopra a tutto, quando un evento
scuote la sua umanità. Come in questo caso… E’
furioso, quando percorre il corridoio, ma la sua rabbia s’infrange
nel momento in cui si rende conto che sta per perdere suo fratello.
E’ emotivo e nonostante ciò che viene detto di lui, è
anche fragile… infatti manda James per primo, nella stanza. Mi
piace parlare di lui; possiede mille sfaccettature di carattere, e
sebbene non sia protagonista in questa fic, con riesco a tagliarlo
completamente dalla scena! Sono un caso perso! Grazie mille per il
commento e per il sostegno. Un bacione, Joy.
X Aleberyl 90: Cara! Non preoccuparti per i ritardi!
Guarda, ne faccio anch’io… e tra l’altro il mio pc
è spesso e volentieri all’assistenza! Mi fa piacere
sapere che hai apprezzato questo capitolo, perché è
stato uno dei più difficili e senza dubbio, quello più
delicato. Siamo portati a pensare che i fratelli Black fossero
completamente diversi, più che altro perché ci basiamo
solamente sul racconto carico di risentimento di Sirius in HP5, ma
per quanto si possa dire, e per quanto si possa cambiare nel corso
degli anni, io penso che due persone cresciute insieme rimangano
legate, se non altro, per i ricordi comuni e per l’infanzia che
hanno condiviso. Volevo parlare del loro rapporto; è
importante per capire, in seguito, quelle che saranno le scelte di
Regulus. E poi… a dire il vero… Sirius mi mancava…
non sono riuscita a tenerlo fuori dalla storia. Grazie mille per il
commento e per il fantastico sostegno. Joy è tutta
rossa!^\\\^Un bacione.
X Elanor: Mia cara Elanor! Ma come potevi pensare che avrei
descritto una scena di scazzottamenti tra Sirius e Regulus! Lo sai,
vero, qual è la grande regola di Joy: MAI tormentare un
personaggio se non hai la certezza che dopo qualcuno si occuperà
di lui!^_^ In questo caso, Regulus è stato ampiamente
tormentato. A dovuto affrontare la prima prova per diventare
mangiamorte, che consisteva nel bere, di propria volontà, un
veleno mortale… ti pare che dopo tutto questo potevo farlo
anche prendere a sberle da Sirius? No, no, no… Sirius è
al suo capezzale solo per aiutarlo, anche se all’inizio
l’avrebbe volentieri ucciso… Naturalmente hai colto la
parte cruciale di tutto il capitolo, che poi è quella
riassunta nel dialogo d’apertura. Regulus vuole bene a suo
fratello e ha sofferto del suo allontanamento dalla famiglia…
questo è importante perché farà capire quelle
che saranno poi le sue scelte. Regulus ammette i suoi sentimenti in
quel “sì” che a te, naturalmente, non è
sfuggito, ma Sirius non è così loquace e non riesce a
esprimersi a parole, infatti in questo capitolo lo fa con i gesti,
proprio come hai immaginato. Gli fa sentire la sua presenza, scaccia
la solitudine… e il suo affetto è palese, nonostante
tutto. Tant’è vero che Orlena, con una punta di
dispiacere, ammette di non essere d’aiuto, perché non è
di lei che lui a bisogno. Alt! Aspetta un momento. Qui c’è
un piccolissimo qui pro quo da risolvere: Sirius non fa bere al
fratello un veleno…
Regulus beve di sua spontanea volontà un veleno mortale,
perché quella è la prima prova decisa per lui, per
diventare mangiamorte, più avanti vedremo in che cosa consiste
la seconda… Quando ritorna a Hogwarts è moribondo e
Madama Chips gli prepara un antidoto, quell’antidoto che Sirius
tenta di fargli bere a più riprese… Nessuno ad Hogwarts
gli fa bere un veleno; direi che è già abbastanza
avvelenato di suo! Ecco adesso dovrebbe essere più chiaro,
vero? James mi mancava. Non posso farci niente , il fascino della
vecchia generazione colpisce ancora! E a questo proposito ti anticipo
che verso la fine ci sarà un altro aneddoto che vedrà
coinvolto James e anche Lily… Ma lo sai, mia cara che la frase
che pronuncia Orlena: “Negherò io per te, tutto ciò
che vorrai.” ritornerà a fine storia? E proprio da te,
notare una cosa tanto importante!^_^! E l’ultima frase, quella
sui genitori… quella voleva essere amara. Li disprezzo
con tutto il cuore per ciò che hanno fatto ai loro figli, a
tutti e due, non potrò mai perdonarli, perché al di là
delle differenze tra caratteri direi la responsabilità delle
loro azioni sono tutte dovute alla malsana educazione che hanno
ricevuto in casa Black. Ginny sta tramando qualcosa… è
diabolica la ragazza! E sa il fatto suo!^_^ Vabbè, non
preoccuparti, non piangerai per tutti i capitoli, anzi, credo che
questo sia uno dei più tristi! Quindi tranquilla! C’è
ancora tempo per il finale strappalacrime! AH! Mi stavi parlando
della fic di daisy05? Ma certo che la leggo! Ho cominciato da poco a
dire il vero… ma già l’adoro! Mi ero confusa
perché mi parlavi di una Ron\Hermione e pensavo che mi stessi
parlando di una storia incentrata solamente su di loro, e in genere
non leggo mai le Ron\Hermione, ammesso che non ci siano anche Harry e
Ginny, naturalmente! Le dirò che ha una fan sensibilissima e
bravissima nello scovare i doppi sensi, visto che i miei li scopri
tutti!^_^ Comunque è vero! I suoi personaggi sono strepitosi e
il tira e molla tra Ron e Hermione è impagabile!^_^! Ti mando
un abbraccio fortissimo e un bacione grande, grande, Joy.
X Master Ellie: Ciao! Non mi stai mica per mandare una
qualche maledizione perché ho ritardato a postare, vero?^_^!
Uff, no… per fortuna sono ancora tutta intera! Cara! Volevo
ringraziarti per tutte le recensioni che mi hai lasciato. Le ho lette
tutte, e ti dirò la verità: mi hanno fatto immensamente
piacere!^_^ Una volta che una storia è conclusa si tende a
cadere nel dimenticatoio e ogni recensione che mi arriva dopo la
conclusione di una storia è un raggio di felicità. E’
come venire a scoprire che il tuo lavoro non è stato
dimenticato! Per questo ti ringrazio tantissimo! Non ho parole,
davvero… sono felice che le mie storie ti siano piaciute e ti
abbiano fatto emozionare, è il complimento più bello
che potessi farmi!^_^. Più misteriosa della matematica?
Merlino! Mi devo preoccupare? Sono davvero così
incomprensibile? Vedrai che prima della fine tutti i nodi verranno
sciolti! Un bacione grandissimo, Joy.
X daisy05: Mia cara, per amor di correttezza, ti avviso che
poco sopra, nella recensione a Elanor, stiamo parlando di te!^_^
Naturalmente dicevamo che la tua storia è orribile e
vergognosa e ci chiedevamo come fai a scrivere tanto male!^_^ Se non
si fosse capito sto scherzando! EHI MI SENTITE?! E’ UNO
SCHERZO! Leggere per credere…(poche righe sopra). Insomma…
dicevamo che Elanor è una tua fan e… dopo
l’indigestione di capitoli che ho fatto l’altro giorno
sulla tua storia, direi che lo sono anch’io! Joy sventola la
bandiera del fan’s club della Daisy… Ma lasciamo perdere
questi miei skleri… verrò da te a farli… Tu
invece come al solito mi lusinghi, e qui non c’è più
speranza, i miei capelli sono irrimediabilmente cotonati e cammino
impettita come un pavone… Tutto per colpa tua! Davvero, non ho
parole, mi fai sentire davvero importante, mi fai sentire come se
fossi un scrittrice seria e in realtà non valgo un cippa…
Ti dirò i fartelli Black sono da infarto, hai pienamente
ragione, ma almeno ti posso dire, con ragionevole sicurezza, che non
ci saranno altre parti dove i due fratelli compariranno in
contemporanea; singolarmente sì, ma non insieme. Così
possiamo stare tranquilli, e per male che vada potremo sempre
scansare l’infarto doppio! Orlena osserva. E’ importante
questo punto perché lei non è come Ginny, sebbene ami e
sia corrisposta con la stessa intensità, non ha la sua stessa
forza e non sa combattere, è fragile più di quanto lei
stessa si renda conto. Dobbiamo aspettare 17 anni prima che lei
decida di combattere. Terribile, vero? James… colpita e
affondata! Lo ammetto lo adoro al pari di Sirius e non riesco a
tenerlo lontano da questa storia… sono recidiva.^_^ Merlino
Daisy, ti devo avvisare, le mie precedenti storie contengono un sacco
di errori che dovrei correggere, ma non ho ancora avuto il tempo di
farlo… soprattutto “Le Illeggibili” (e mai nome fu
più appropriato) che è la mia prima storia ed è
…. Terribile! Altro che caffè di ci vorrà, se
proverai a leggerla, io consiglierei un grappino per dimenticare
l’insulsa dialettica che ho usato!
Daisy avvisata, Daisy mezza salvata!^_^ Mia cara, vedrai che Harry
tornerà presto! Promesso! Come sempre non trovo le parole per
ringraziarti e quindi dovrai accontentarti di un bacione grandissimo,
Joy^_^
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Capitolo 10 *** L'ultimo pomeriggio ***
10
10
L’ULTIMO POMERIGGIO
“Non voglio farlo.”
“Non hai scelta!”
“Non può costringermi, non sono ancora un
Mangiamorte.”
“Ti stai comportando da stupido, Regulus!”
Rabastan Lestrange avanzò, strattonandolo per un
braccio. “Se non lo farai ti ucciderà.”
Regulus lo guardò negli occhi, senza curarsi di
trattenere l’angoscia. Per poco che potesse contare in quel
frangente, Rabastan restava pur sempre il suo miglior amico.
“Ma se lo farò… se accetterò di
compiere questo gesto tanto crudele quanto inutile, cosa ne sarà
di me? Quale parola sarò costretto a pronunciare guardandomi
allo specchio? Assassino?”
“Mangiamorte.”
“E qual è la differenza?”
Rabastan gli voltò le spalle e fece qualche passo
attorno a lui con le mani in tasca e l’aria pensierosa. Poi si
voltò improvvisamente, lo sguardo deciso e le labbra tirate.
“Sei stato tu a volerlo, Regulus!” esclamò
puntandogli il dito contro. “Pensavi che entrare tra le fila di
Lord Voldemort, fosse come far parte del Club dei Duellanti, dove la
cosa peggiore che ti può capitare è uno schiantesimo?”
Gli si avvicinò, stringendo i pugni e a Regulus parve
che più della rabbia, stesse cercando di trattenere l’angoscia
e la preoccupazione.
“Credevi di poter rimanere tra i seguaci dell’Oscuro
Signore, senza mai macchiarti le mani di sangue?” disse e la
sua voce tradì la tensione.
Stava cercando di aiutarlo, disperatamente e in modo sbagliato,
ma era comunque consolante sapere che un amico si preoccupava per
lui.
“Pensavo che ci fossero altri compiti da svolgere…”
sussurrò.
“E infatti ci sono. Ma prima devi dargli la prova della
tua fedeltà. Un omicidio a sangue freddo e su suo ordine.”
Regulus lasciò che il suo sguardo si perdesse
nell’orizzonte infuocato, oltre il lago.
Pochi minuti e sarebbe scesa la notte…
“Tu l’hai mai fatto?” gli chiese
all’improvviso.
Rabastan spalancò gli occhi e rimase immobile per
qualche istante.
“Sì.” sussurrò poi abbassando lo
sguardo. “E’ stata la mia prima prova.”
Tentava di mostrarsi spavaldo e non ci riusciva. Regulus ebbe
l’impressione che l’amico sarebbe crollato, se solo si
fosse dimostrato così comprensivo da tentare di consolarlo,
per questo motivo impedì alla propria mano di posarsi sulla
sua spalla.
“Chi era?” domandò invece.
“Non aveva importanza chi fosse.” rispose lui.
“Doveva essere un ragazzino… babbano. Un ragazzino, non
un adulto. Credo che volesse capire fin dove potesse arrivare la mia
pietà…”
“Come hai fatto a scegliere?”
“Non ho scelto. Colpii il primo che passò per la
strada deserta dove mi trovavo, ma ci fu un problema…”
Distolse lo sguardo e si sedette sull’erba umida,
appoggiando la schiena al tronco di un albero. Aveva un’espressione
così stanca, che Regulus avrebbe voluto dirgli di non
preoccuparsi e d’interrompere il racconto, ma aveva bisogno di
sapere… e di trovare il coraggio.
“Vai avanti.” gli disse infatti, sedendosi al suo
fianco.
“Altri due ragazzi lo seguivano a pochi metri…
videro tutto e…” rimase in silenzio per svariati minuti
e Regulus si ritrovò nuovamente di fronte all’imbarazzante
e doloroso compito d’incitarlo ancora.
“Cosa accadde?”
“Mio fratello e sua moglie chiusero la bocca anche a
loro.”
Avevano solo tredici anni…
Tre ragazzi babbani…
Senza motivo…
Fissò il suo migliore amico e si rese conto della
propria espressione sgomenta solo quando lo sentì sussurrare:
“Non guardarmi in quel modo, Regulus.”
Pietà…
E non doveva provarne.
“Devi stare attento.” gli disse. “Gli Auror
stanno indagando su quell’omicidio; sanno già di voi.”
Ma Rabastan scosse la testa in segno di diniego.
“No. Sospettano di Rodolphus e Bellatrix, ma non sanno
che uno di loro è stato la mia vittima. Non sanno che per
colpa mia sono morti anche gli altri due.”
La coscienza che sopravviveva alla brutalità…
“Non credo che questo conti molto, adesso.”
No. Non contava più…
Ma era la consapevolezza che determinava il vero coraggio…
“No. L’importante è che abbia compiuto il
mio primo omicidio e adesso sia un Mangiamorte a tutti gli effetti.”
Mostrò all’amico il braccio sinistro dove spiccava, nero
e colpevole, il marchio dell’Oscuro Signore. “Ormai non
posso più tornare indietro.” disse. “E non puoi
farlo neanche tu.”
Non poter tornare indietro…
Cognizione e coraggio…
Indivisibili.
Lui che invocava il buio tenendo la bacchetta serrata nella
mano, pronta a far luce…
Sottoscrivere la propria condanna…
… per una sola causa…
Si alzò in piedi.
Poco distante da lui, un gruppo di amici scherzava
rumorosamente mentre percorreva il tragitto che l’avrebbe
ricondotto al castello. Aveva visto innumerevoli scene simili e solo
i volti erano diversi da quelli dei ricordi impressi nella sua mente
d’adolescente.
Tredici anni…
Sirius Black appoggiava, con fare giocoso, il braccio sulle
spalle di colui che era diventato suo fratello per diritto d’affetto
e non per legame di sangue…
Gli occhi ridenti… e Regulus chiudeva i suoi per non
vedere, ma immancabilmente gli altri sensi lo tradivano.
Un tonfo attutito dall’erba… un libro cadeva sul
prato…
Una debole protesta… Lupin veniva coinvolto nel gioco…
Lo strillo finale proveniva da Minus, che si lanciava sugli
amici, ed era seguito da un paio di soffocate ingiurie da parte dei
‘fratelli complici’; Lupin non imprecava, era caposcuola…
Avveniva sempre così, finché Sirius non sollevava
il viso, accorgendosi di lui. Allora la sua espressione cambiava.
Si rialzava sotto lo sguardo perplesso dei suoi amici –tranne
quello di Potter che da bravo ‘fratello’, naturalmente
capiva- si rassettava i vestiti e s’incamminava verso la
scuola.
Gli lanciava sempre un’occhiata furtiva, prima di
andarsene, e quello era il momento che temeva di più: i suoi
occhi non ridevano.
Tredici anni…
Una madre folle…
Un responso che sembrava una condanna…
Uno sguardo di ghiaccio…
Già da qualche tempo, la morte non gli sembrava più
così terribile.
“Regulus…”
La voce dell’amico lo risvegliò dai suoi pensieri.
“La tua donna…” disse indicando la ragazza
che avanzava verso di loro.
Regulus volse lo sguardo nella sua direzione; la veste rosso
cupo perché lui le aveva detto di odiare il nero…
Bella.
Lei… che giungeva a
infrangere ogni tormento, ogni incubo…
Lei che stringeva la
salvezza tra le mani…
… il suo nome che cancellava
la condanna…
… solo pronunciata e mai scritta…
O. R. Crux
Lei… che l’aveva liberato dal giogo perché
il suo nome, per lui, era La Scelta.
Una sola causa…
Lei e nessun’altra.
“Distruggerò l’altra possibilità.”
dichiarò con decisione.
“Cosa?”
“Andrò fino in fondo, Rabastan.”
Il ragazzo parve sollevato. “Pensavo avresti fatto una
sciocchezza…”
“No.” rispose lui. “Nessuna sciocchezza.”
e si avviò verso la ragazza.
L’aria intorno a lui si era fatta umida e cupa.
Il mantello dell’oscurità a coprire ogni
discutibile e sofferta scelta…
Sul calar della notte egli rinunciava alla luce della propria
coscienza.
… mai più in pace con se stesso…
Vero coraggio… orribile coraggio…
Alzò lo sguardo al cielo.
Bagliore insanguinato…
L’ultimo pomeriggio che osservava il tramonto
attraverso gli occhi di un innocente.
***
Un passo…
Un altro…
Ancora…
Solo uno…
Una radice sul terreno da scansare… troppo buio per notarla
prima.
L’ennesimo passo…
L’ultimo…
Una luce.
Ginevra Weasley si bloccò, lasciandosi scivolare fino a
quando le ginocchia non toccarono terra e si nascose dietro a gli
alberi, tra la vegetazione.
Tese l’orecchio…
Una voce.
La sua voce.
Si adagiò, appoggiando la schiena al tronco di un albero e
chiuse gli occhi immaginando che lui le fosse accanto.
Il ricordo del suo calore come sostegno…
Sospirò e non poté fare a meno di pensare a quanto
sarebbe stato semplice affrontare il viaggio insieme… se lui
non fosse stato così testardo e così sicuro delle sue
ragioni.
Si sporse oltre le piante e si concesse di lanciare uno sguardo
veloce in direzione della tenda dei suoi amici. Trattenne il fiato
per non far rumore, ma le foglie frusciarono la loro sibilante nenia…
Il loro monito.
Tetro sospiro del bosco…
Già una volta l’aveva sentito…
Rabbrividì e si guardò attorno.
L’ora oscura nasconde i pericoli mascherandoli da
fruscii…
La paura.
Ginny non l’aveva messa in conto, tranne quella di essere
abbandonata da Harry e adesso il buio avvolgente le dava la
sensazione di aver perso la vista…
Ogni rumore era troppo forte, rimbombante… e si espandeva
con fragorosa intensità nella notte.
Il silenzio fragile come cristallo…
Cominciò a sperare di scorgere il cerchio perfetto della
luna e pregò che le fronde degli alberi ne lasciassero passare
il bagliore diafano, ma subito rimpianse quel pensiero, dandosi
mentalmente della stupida, perché la luna piena sarebbe stata
decisamente pericolosa, per lei, in quella circostanza.
Letale…
Si sforzò di abbandonare quel pensiero e di guardare
soltanto davanti a sé, dove la radura era confortevolmente
rischiarata da un fuocherello che languiva, piegando le fiamme ai
capricci del vento.
Harry era lì seduto, solo, gli occhiali posati sul terreno,
la testa china e una mano a coprirsi il volto. Immobile e stanco,
come se fosse in viaggio da una vita mentre era trascorso solo un
giorno.
Nell’altra mano, Ginny scorse uno scintillio dorato e non
ebbe dubbi su ciò che potesse essere.
L’ennesimo segreto…
Un medaglione che lui non abbandonava mai e di cui lei non poteva
sapere nulla… non doveva sapere nulla.
Così importante da divenire rischioso… ma soltanto
per lei, dal momento che Ron e Hermione sapevano.
“Harry!” sentì chiamare e riconobbe la voce
della ragazza. “Devi spegnerlo. Qualcuno potrebbe vederlo…”
Il ragazzo trasalì, s’infilò il medaglione in
tasca e afferrò rapidamente gli occhiali.
“Sì…” rispose ancora un po’
confuso per essersi perso nei propri pensieri troppo a lungo. “Era
soltanto per… allontanare le bestie notturne…”
Hermione non sembrò convinta.
“Vieni dentro.” gli disse infatti. “Non sembrerà
così buio se ci faremo compagnia…” Lo sollecitò
dolcemente, prendendolo per un braccio e spegnendo
con un colpo di bacchetta la
fiamma.
“Metteremo un incantesimo attorno alla tenda per difenderci
da… ehm… le bestie notturne!” sentì
dire alla ragazza, prima che il telo dell’entrata ricadesse
dietro le loro spalle.
La radura confortevole e illuminata ritornò alla sua
originaria e tetra oscurità. I rumori della notte
inspiegabilmente più nitidi…
“E’ suggestione.” mormorò Ginny tra sé,
per farsi coraggio.
Indietreggiò di qualche passo e mise in allerta tutti i
sensi per scoprire un’eventuale anomalia nel naturale oscillare
delle piante.
Tutto pareva sospetto.
Trattenne il fiato e senza pensare, senza indugiare oltre, sistemò
la sua tenda e vi sparì all’interno.
La natura intorno divenne quieta.
Lei era silenziosa come la notte…
Lei era pericolosa come la tempesta…
Lei era ovunque come il vento…
Lei era fuorviante come la nebbia…
Guardinga…
Lei…
… Che seguiva e osservava.
Fine 10° capitolo
X Ginny06: Allora… vado
con ordine: Grazie sei un tesoro. Se mi dici queste cose mi fai
arrossire in stile orecchi-di-Ron. E infine… soprannomineremo
Ginny “la ragazza dalle mille risorse”! ^_^! Cara, mi fa
piacere che ti sia piaciuto il capitolo e ti ringrazio subito per il
sostegno che non fai mai mancare. Lo apprezzo moltissimo^_^! Una
delle tante cose che mi fanno amare la coppia Harry\Ginny è
che vi riscontro tantissime somiglianze con Lily e James e se non si
fosse capito, adoro le similitudini! E’ vero che Ginny è
quasi sempre schietta, però in questa storia sa anche usare
l’astuzia a suo favore, infatti non si è fatta scrupoli
ad ingannare tutti facendo credere di essere malata, per poter
seguire Harry senza destare sospetti, naturalmente complici i
gemelli… Un bacione affettuosissimo, Joy.
X redRon: No, no… niente lacrime, è ancora
presto…(Joy con sguardo sadico…) A parte gli scherzi,
ammetto che quel riferimento a Silente sia stato un po’
bastardo! E pensare che quella parte è stata aggiunta in un
secondo momento e non era per niente prevista… Sarà
l’ennesima congiura del destino. Comunque immagino che il
simpatico preside verrà ricordato di tanto in tanto da i tre
ragazzi, anzi, a dire il vero Harry avrebbe dovuto avere bene
stampata in testa la sua immagine e così ho deciso di dar voce
al suddetto ricordo… Ti ringrazio tantissimo per il sostegno e
ti abbraccio, Joy.
X Master Ellie: Carissima, dovrei essere io a ringraziare
per aver avuto la possibilità di pubblicare, non avrei mai
immaginato che avrei provato così tanta soddisfazione nello
scrivere! E soprattutto dovrei ringraziare tutti voi che leggete
perché senza di voi le mie parole sarebbero gridate al vento e
ascoltate dal silenzio… Per cui, vedi, non devi ringraziarmi.
Inoltre sei fin troppo buona nei tuoi giudizi, davvero non merito un
eccellente… ma adoro costruire una trama che abbia un filo
logico e dei personaggi che siano il più vicino possibile alla
realtà, mi piace mescolare la verità alla fantasia, e
mi piace perdermi nelle illusioni… Penso che la scrittura
possa essere la porta della comprensione per moltissimi dei
sentimenti umani: scrivendo si ha la sensazione di sciogliere la
matassa. Per il “continua” puoi stare tranquilla. Posso
ritardare di tanto in tanto, ma porto sempre a termine le mie storie…
Ti abbraccio fortissimo, un bacione, Joy.
X edvige: Non preoccupati, puoi recensire quando ne hai
voglia e tempo!^_^! Piuttosto sono molto contenta che ti siano
piaciuti gli ultimi due capitoli e… sai, mi rendo conto che
alcune parti sono risultate effettivamente più cupe del
previsto –mentre scrivevo mi sembravano più tranquille-
ma del resto mi capita spesso che la storia cominci a prendere una
‘vita’ propria. Le parti con Ron e Hermione
sdrammatizzano, ma sono anche il mio cruccio. Non ho mai parlato di
loro e ogni tanto temo di scadere nello scontato…^_^! Ti
ringrazio tantissimo, un bacione, Joy.
X daisy05: Oh Merlino! Daisy vuoi
farmi diventare il viso rosso-stendardo-grifondoro? Non ti bastavano
i capelli cotonati? Mamma mia… qui la Joy deve andare a
nascondersi perché decisamente non può presentarsi in
pubblico in questo stato! Ascoltami, mia cara, io posso anche
descrivere i sentimenti dei personaggi nell’istante esatto in
cui li provano, ma ti posso assicurare che ci vuole molta, molta
sensibilità per coglierli e per emozionarsi di essi… Di
questo posso solo ringraziare te e tutte le altre persone che
possiedono questa sensibilità e che hanno ritenuto importante
rendermi partecipe di questi sentimenti ^_^! I dialoghi iniziali
invece, sono stati quasi una scelta obbligata: la trama è
piuttosto complessa, come avrai avuto modo di vedere, e se non avessi
usato dei dialoghi diretti per spiegare il tema su cui è
incentrato il capitolo e di conseguenza rivelare la chiave di lettura
di entrambe le coppie, nessuno avrebbe capito niente e la storia
sarebbe sembrata senza né capo né coda. Il dialogo del
capitolo nove è quello che avevo scelto per presentare la
storia, questo ti fa capire fino a che punto fossi arrivata a
scriverla quando ho cominciato a pubblicarla… ^_^. Incredibile
vero? E pensare che adesso sono ferma da una vita su gli ultimi due
capitoli. Devastante… La mia Ginny determinata e coraggiosa?
Mia cara… perché risulti come la dipingi dovrei
mandarla a ripetizioni dalla tua!^_^! Ginny è coraggiosa, in
effetti, ma ciò che la contraddistingue da Orlena non è
il coraggio, ma direi più la determinazione e la sicurezza di
carattere. No, no… aspetta un momento. Tu non sei capace di
rendere reali di tuoi pg? Allora scusa, ma come avrei fatto io a
emozionarmi leggendo la tua storia se così non fosse? Avrei di
certo un problema… No, tu riesci molto bene a rendere reali i
tuoi personaggi, probabilmente le differenze che noti sono dovute
semplicemente alle effettive ‘esperienze di vita’ e io
temo di essere un tantino più grande del lettore\scrittore
medio di questo sito, visto che mi appropinquo silenziosamente verso
i 25 anni…^_^! Ma tesoro, ciò che ho detto, lo pensavo
sul serio per cui non è il caso di fare la modesta!^_^!
Piuttosto ti ringrazio tantissimo per il sostegno!^_^! E ti auguro
Buone Vacanze! Un bacio, Joy.
X AxelC91: Più si va avanti, più la storia
diventa contorta, temo… -__-! Ma non preoccuparti! Potrai fare
tutte le domande che desideri! Lo so, la parte in cui viene ricordato
Silente è bastardissima e pensare che nella prima stesura,
quel paragrafo non era nemmeno contemplato, l’ho aggiunto solo
in seguito per spiegare meglio il significato del titolo e
dell’intero capitolo ed è venuto fuori un po’
cattivello, lo ammetto. Ginny e Harry torneranno in scena, non
temere. Solo che per il momento si osservano da lontano, visto che
sono separati, ma vedrai non mancherò di parlare di loro.
Dovrai avere solo un po’ di pazienza e sorbirti un po’ di
flash back perché ciò che è successo tra Regulus
e Orlena è molto importante per capire l’evoluzione tra
Harry e Ginny. Ti ringrazio tantissimo per il sostegno, un bacio,
Joy.
X Elanor: Corsa? Ma cara! Tu puoi recensire quando vuoi e
se ne hai voglia! Non preoccuparti!^_^! Beh sì, mi sono
lasciata andare su questa storia del coraggio, però ti dirò
la verità, adesso che sto scrivendo –che sto tentando di
scrivere, dovrei dire ^_^ !- i capitoli finali di questa storia mi
rendo conto che hanno avuto tutti un coraggio disumano. Anche Orlena
che all’inizio è così fragile, riesce ad essere
tremendamente coraggiosa e ho notato che nonostante tutto anche tu la
reputi coraggiosa, nonostante tutto, basta pensare che per 17 anni è
vissuta nel ricordo di lui senza mai infrangere le promesse che gli
aveva fatto. Ginny d’altro canto ha un coraggio più
immediato e più impulsivo: assomiglia un po’ a Harry in
questo! E poi… ecco il punto fatidico. Eh sì, mia cara,
hai notato un particolare meraviglioso che io personalmente adoro e
che consiste nel momento dell’indecisione, l’istante in
cui Regulus è in bilico tra la luce e l’oscurità:
la penombra. E’ un momento di trasformazione in cui tutto può
essere ancora deciso, Regulus non si è ancora sporcato le mani
del tutto (avrai già visto cosa si richiede da lui in questo
capitolo) ed è lì il momento della svolta, lì
lui decide. Poi potrà sbagliare o fare la cosa giusta…
potrà aver coraggio o anche temere qualcosa, ma l’importante
è che lui ha scelto. Ha dato una sua interpretazione al
destino che l’attende, non ha seguito ciecamente ciò che
voleva sua madre… la cosa più importante è il
suo libero arbitrio. Quel “nulla da temere” che ti ha
lasciato perplessa non è assolutamente niente di particolare:
il quel momento lui è assalito da incubi e allucinazioni
provocate dal veleno e la voce di Orlena, così come il suo
nome, rappresenta la salvezza. Per questo quando lui la riconosce
abbandona il dormiveglia con sollievo: perché per il solo
fatto che esiste una donna di nome O.R.Crux, lui è salvo dal
destino che teme. Per questo non ha nulla da temere con lei. Quel
“negherò io per te tutto ciò che vorrai”
invece si riferisce al fatto che sua madre non ha voluto negare un
destino che lo spaventava, anzi, glielo ha sbattuto in faccia. Al
contrario Orlena rappresenterà, con il suo nome, la via di
fuga. Ma quella frase tornerà soltanto nell’ultimo
capitolo, quindi se ti posso dare un consiglio, sarebbe meglio che
non ci perdessi la testa adesso!^_^! Mamma mia! E pensare che è
stato il titolo della storia aha dare origine a tutto questo, non so
nemmeno io come mi sia venuto in mente!^_^! Comunque, mia cara, dalla
tua ultima recensione ho capito che hai perfettamente interpretato il
filo conduttore della storia, por cui da ora in poi, per te,
l’intreccio dovrebbe essere tutta discesa! Film d’azione?
Forze, ma la tua teoria su i due veleni non era male!^_^!Che mente
geniale hai! Mia cara ti mando un bacio tenerissimo e ti ringrazio
talmente tante volte da farti rintronare le orecchie come due
campane! Joy.
X Serpedoro: Cara… ma che bello, mi sembra di
ricevere una visita inaspettata!^_^! Naso tappato? Occhi lucidi? Mah…
io non ne so niente… (Joy fischietta con non-chalance)
Probabilmente sono i malesseri di stagione… certo, non di
questa stagione, ma io l’ho sempre detto che sei una
ragazza protesa verso il futuro… Comunque, come da te
suggerito, abbandonerò gli scherzi, anche perché sapere
quello che hai provato mi ha fatto molto piacere. Davvero, credimi
ero un po’ in agitazione, soprattutto perché sembrava
che tu avessi così tanta aspettativa per quella parte,
e in genere quanto l’aspettativa è molta si tende a
rimanere delusi. Senza contare che, come ben sai, i due capitoli
finali mi stanno facendo penare per cui il mio status non è
propriamente dei più rilassati! Ti scriverò comunque al
più presto, anche se dubito che riuscirò a concludere
il 17° capitolo nei prossimi giorni… Un abbraccio
affettuosissimo, Joy.
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Capitolo 11 *** Chi cerca cosa ***
11
11
CHI CERCA COSA
All’interno la locanda era
maleodorante e rumorosa, ma le persone che vi si trovavano –perlopiù
anziani e curiosi individui- non sembravano né minacciosi,
né sospetti.
Hermione, in piedi sulla soglia, si voltò brevemente e al
suo cenno d’assenso Harry sbucò da sotto il mantello
dell’invisibilità.
Entrarono insieme nella stanza, scrollandosi la pioggia dai
vestiti, senza riuscire tuttavia ad ottenere un risultato
soddisfacente. Un temporale improvviso li aveva infradiciati e quello
era stato il primo riparo che avevano trovato.
Ron, seduto al bancone, fissava con aria studiatamente concentrata
la scacchiera di fronte a sé, sotto lo sguardo compiaciuto del
suo sfidante: un barista dall’aria decrepita. Di tanto in tanto
lanciava agli amici degli sguardi rassicuranti, che né Harry
né Hermione potevano fraintendere. Era qualcosa del tipo: “Ok.
Va tutto bene. Potete entrare.”
“Ti sei rovinato con questa mossa, ragazzo mio!”
gracchiò il vecchio esultante, mentre faceva spostare la
torre.
Ron si portò una mano alla testa, lasciandosi sfuggire un
suono contrariato che rese il sorriso dell’uomo ancor più
largo.
Hermione non dubitò che lo stesse lasciando vincere di
proposito.
“Non dirmi che stai perdendo, Ron!” esclamò
Harry strizzando l’occhio all’amico. “Sarebbe la
prima volta!”
Il ragazzo si strinse nelle spalle e alzò le mani in un
gesto teatrale. “Lui è dannatamente bravo con gli
scacchi magici.” disse indicando il barista che parve gonfiarsi
d’orgoglio.
“E’ solo esperienza, ragazzo. Quando avrai la mia età,
se sarai fortunato, saprai giocare come me.”
“Non ci spero.” rispose questi di rimando e lanciò
un sorriso rassegnato agli spettatori.
Harry stava per assestargli dei colpetti incoraggianti alla
schiena, quando si accorse che l’attenzione dell’amico
era rivolta ad un punto oltre le sue spalle.
Sembrava decisamente preoccupato.
Lo vide irrigidirsi e poi riportare lo sguardo esitante sulla
scacchiera. “La mia regina è in pericolo, in
quella posizione…” disse e la sua voce risultò un
po’ troppo forte.
Harry ebbe appena il tempo di afferrare il braccio di Hermione e
di trascinarla verso di sé, che uno schiantesimo le passò
accanto ai capelli e andò a infrangere diverse bottiglie di
burrobirra dietro il bancone. La ragazza si scostò da lui
subito dopo, con uno sguardo grato e sgomento al tempo stesso.
“E’ un’assurdità, ragazzo!” berciò
il vecchio, completamente assorto dal gioco. “La tua regina è
protetta come si deve!”
Poi si alzò di malavoglia e cominciò ad inveire
contro quello, dei suoi clienti, che aveva creato, più o meno
volontariamente, tutto quel fracasso.
“Tu non sei portato per gli scacchi!” disse voltandosi
un’ultima volta verso Ron, che per la prima volta non ebbe la
prontezza di rispondere a tono.
“Vorrei che la mia regina non corresse così tanti
rischi…” borbottò, invece, ad occhi bassi.
Mia regina…
Se le circostanze fossero state diverse, Hermione avrebbe pianto…
… Ma come sempre, in ciò che la riguardava non c’era
spazio per il sentimentalismo…
“Non l’ho fatto di proposito…” mugugnò
un ometto già avanti con gli anni, che ai ragazzi parve
decisamente poco sobrio. “Mi è scappato!”
“Che vuol dire ti è scappato?”
vociò il barista puntandogli il dito contro. Sembrava
che i due si conoscessero da molto tempo. “Gli schiantesimi non
scappano!”
“M… mi dispiace…” balbettò
roteando gli occhi senza apparente cognizione di causa. “Quelle
bottiglie di burrobirra…” chiese poi con noncuranza. “Si
sono rotte tutte?”
Il barista inarcò un
sopracciglio, poi rassegnato tornò al bancone.
Non c’era alcun pericolo e Harry trasse un profondo sospiro
di sollievo. Gli occhi dell’uomo si
posarono su di lui e il suo volto si accigliò.
“Noi ci conosciamo, ragazzo!” esclamò d’un
tratto, attirando l’attenzione di tutti i presenti.
Ron e Hermione si voltarono istintivamente verso l’amico e
lo videro impietrire.
“No.” riuscì comunque a dire. “Non credo…
E’ la prima volta che vengo qui.”
Sperare che il tono della sua voce risultasse calmo era un’utopia,
ma l’uomo lo scrutò con attenzione dopodiché si
lasciò ricadere stancamente sulla sedia.
“Alla mia età è facile sbagliare.” disse
mentre tutti e tre tirarono un sospiro di sollievo. “Probabilmente
era solo qualcuno che ti somigliava…”
Qualcuno che gli somigliava…
Harry tacque per un istante poi si avvicinò al suo tavolo,
e sorprendendo per primo se stesso, gli domandò:
“Quando l’ha conosciuto? Quel ragazzo che mi
somigliava, intendo…”
“Oh… non so…” rispose lui, passandosi
una mano tra i capelli striati di grigio. “Tutto è
confuso nella mia mente, da molti anni…”
“Il bere annebbia la mente!” gridò, da lontano,
la voce del barista.
L’uomo lo ignorò.
“Ma a pensarci bene… era un po’ più
grande di te ed era insieme ad una rossa proprio carina. Credo che si
fossero appena sposati…”
Rimase immobile e registrò vagamente la presenza di Ron e
Hermione accanto a sé.
Sapeva che ritornando nel luogo dove erano vissuti i suoi
genitori, avrebbe potuto incontrare qualcuno che si ricordava di loro
-fosse anche un ubriaco- ma non aveva messo in conto ciò che
realmente avrebbe potuto scoprire.
Ogni dettaglio della loro vita…
Ogni risata… ogni speranza…
Ogni strada che avevano percorso…
“Le dissero cosa stavano facendo o perché si erano
fermati qui?” domandò con un fil di voce.
L’uomo esitò un momento.
“Se la memoria non m’inganna –ed è facile
che m’inganni- dissero che stavano cercando qualcosa…”
si portò il boccale alle labbra. “Una casa tutta per
loro, credo… sì, si erano
appena sposati…”
Ogni strada distrutta…
Ogni speranza infranta…
Dell’incoerente fiume di parole che seguì, Harry non
ricordò niente. La sua mente era paralizzata su un unico
pensiero, che lo fece sentire più
simile ai suoi genitori di quanto avesse mai immaginato…
Cercavano qualcosa…
***
< Allora… l’asfodelo c’è, le
radici di ferula essiccata anche, la temperatura è corretta…
e… >
Orlena frugò con lo sguardo tra gli ingredienti sparsi
intorno al suo calderone. “Dov’è il mio coltellino
d’argento?” sussurrò tra sé.
Si guardò attorno, assicurandosi che il professor
Slughorn non fosse nelle immediate vicinanze e si sporse per
formulare la medesima domanda alla sua compagna di banco.
“Matilde?” la chiamò sottovoce. “Dove
accidenti si è cacciat-”
“LA POZIONE DEVE SOBBOLLIRE LENTAMENTE.” decretò
l’insegnante a voce alta, lanciando uno sguardo preoccupato ad
un paio di calderoni che parevano sul punto di esplodere.
Orlena si ricompose proprio nel momento in cui l’insegnante
si stava avvicinando per esaminare il suo bollitore –cosa che
avvenne con un sorriso di compiacimento- poi tornò a guardare
l’amica con aria interrogativa.
“Dov’è?” mimarono le sue labbra.
Matilde si sporse dal banco per quanto le fu possibile.
“L’ho visto entrare nella serra, prima della
lezione.” sussurrò.
Orlena sbatté le palpebre: qualcosa decisamente non
andava.
E non tanto per l’eccezionalità della cosa in sé,
quanto per l’inconfutabile evidenza che la sua amica, strano a
dirsi, era seria. Decisamente seria, preoccupata anche…
Troppo, per un presunto incantesimo di levitazione su uno dei
suoi strumenti da pozionista.
“Non stai parlando del mio coltellino, vero?” le
chiese infatti dopo un istante, stando attenta a non farsi sentire.
“Coltellino?!” esclamò la ragazza di
rimando, facendo voltare un paio di compagni seduti vicino a loro.
Orlena si raddrizzò sulla sedia e con gli occhi la
implorò di abbassare la voce.
“Pensavo che stessi cercando il tuo ragazzo…”
continuò Matilde con tono più controllato.
< Già, lui… >
Rimase immobile, lo sguardo fisso sulla lavagna, senza vederla
realmente…
Regulus…
Non poteva fingere di non averlo notato…
… il suo posto vuoto…
Quella mattina non si era presentato a lezione.
“Si comporta in modo strano da un po’… Non
ti pare?” riprese la ragazza.
< Sì, molto >
“Sembra che voglia isolarsi… E’ successo
qualcosa tra di voi?”
< Diverse cose, in effetti… >
“Orlena! Vuoi rispondermi o devo farti bere del
veritaserum?”
“Signorina Bulstrode!” esclamò l’insegnante
e Matilde sussultò. “Non stiamo preparando il
veritaserum, concorda con me?”
“Certamente professore.” rispose lei con voce
melliflua. “Ma… mi stavo chiedendo, o meglio, stavo
chiedendo a Orlena Crux… se fosse vero ciò che si sente
dire in giro…”
Orlena si sentì raggelare e non poté fare a meno
di domandarsi dove volesse andare a parare quella pazza della sua
amica.
“Sentiamo.” decise l’insegnante interessato.
Matilde si scostò i capelli dal viso con fare
civettuolo. “Mi chiedevo se fosse vero che le è stato
conferito un riconoscimento dal Ministero della Magia, per aver
migliorato, con delle opportune modifiche, la ricetta del
veritaserum.”
“Oh…” il volto del professor Slughorn si
aprì in un largo sorriso. “In effetti… conoscevo
il responsabile del comitato per la sperimentazione delle nuove
pozioni. E’ stato un mio allievo.” posò lo sguardo
sulla ragazza e il suo sorriso si accentuò. “Signorina
Bulstrode, domani sera cenerò insieme ad alcuni studenti. Le
andrebbe di unirsi a noi?”
“Con piacere, professore.” rispose lei, un ghigno
di soddisfazione mascherato da sorriso.
Orlena esalò un sospirò di sollievo e vide che la
ragazza le strizzava l’occhio con aria complice.
Matilde Bulstrode… meglio averla come amica.
Quando riportò sguardo e attenzione al proprio
calderone, la pozione era già irrimediabilmente fallita.
Sbuffò, appoggiando sconsolata la guancia sul palmo
della mano.
“Desolante…” sussurrò Slughorn,
passandole accanto con fare dispiaciuto.
< Sì, desolante… >
Mezzora più tardi e con un ‘D’ a rovinarle
la media dell’intero trimestre, Orlena varcò l’entrata
della serra.
L’aria all’interno era umida e pregna dell’odore
nauseante dei concimi. Si aggirò tra le piante,
silenziosamente, fino a che non lo scorse…
Se ne stava seduto, a testa china, su una panca quasi del tutto
sommersa dalle piante, immobile. Eppure tutto il suo corpo pareva
scosso da un tremito incontrollabile, le sue mani stringevano con
forza il piano di legno su cui era seduto.
Desiderare sopra ogni altra cosa un sostegno a cui aggrapparsi…
“Regulus…” lo chiamò piano e lui alzò
gli occhi.
Sconvolto, non furioso.
Il suo sguardo non era assente, come lei si era aspettata,
anzi, sembrava vedere perfettamente la realtà, qualunque essa
fosse…
Consapevole e sconvolto…
“Regulus” ripeté sfiorandogli con la mano la
guancia pallida.
Non si ritrasse, ma Orlena comprese dal modo in cui le sue
palpebre si abbassarono, che avrebbe preferito non essere toccato.
“Cos’è successo?” gli chiese incerta,
ma lui scosse la testa e non rispose.
“Non tenermi all’oscuro di tutto, ti prego…”
Silenzio caparbio.
Sospirò e si sedette di fianco a lui, lo sguardo perso
davanti a sé. “Rimpiangi di aver scelto di servire
l’Oscuro Signore?”
Lui si voltò di scatto. “Non ti avevo chiesto di
non domandare più?”
“Non ti sto chiedendo perché l’hai fatto.”
rispose lei leggermente irritata. “Ma solo se ne sei pentito.”
Si calmò, ma il suo sguardo divenne imperscrutabile.
“Oggi me ne pento.” disse. “Ma domani ricorderò
che è per una giusta causa e avrò la forza di
continuare.”
“Questa causa…” chiese lei dopo un istante
di silenzio. “Quanto è rischiosa?”
“Abbastanza.”
“E tu andrai fino in fondo?”
“Se ne avrò il coraggio…”
“E se non ce l’avrai?”
“Morirò.”
Morire… lei che aveva appena scoperto il terrore di
perdere qualcuno d’importante…
Azzardò nel cercare il suo sguardo, sapendo che si
sarebbe mostrata troppo sconvolta, ma lui fu abbastanza forte per
entrambi e non chiuse gli occhi di fronte alle sue paure.
“Non hai un’alternativa?” chiese lei ancora
trepidante.
Nessuna risposta se non un sorriso.
Lui sorrideva e la guardava con affetto…
… con amore…
Era bella con i capelli sciolti che le inondavano la divisa e
gli occhi luminosi, in attesa di una risposta…
Bella come la redenzione…
Le afferrò il volto con entrambe le mani. “Tu sei
l’alternativa.” sussurrò posando la bocca sulla
sua. “Tu mi hai già salvato…”
“Se io sono l’alternativa…” mormorò
lei scostandosi appena. “… perché hai scelto
questa strada?” e con un gesto veloce, mise in mostra il
Marchio sul braccio di lui.
Era nero come la notte, come il suo nome, come il suo passato e
forse come il suo futuro…
Il loro futuro…
Nero…
‘Odio quel colore…’
‘Non è un colore…’
‘Forse è per questo…’
Lui ritrasse il braccio e riportò la camicia al suo
posto come se si volesse nascondere.
“Non è così semplice, Orlena!” gridò.
Non era semplice…
A volte i desideri percorrevano strade completamente opposte…
… Ma poi riuscivano a realizzarsi?
“Non è mai semplice, con te!” ribatté
lei.
Si aspettava una risposta, ma lui rimase in silenzio.
“Rispondi a una sola delle mie domande.” azzardò
e lo vide chiudere gli occhi.
“Dimmi perché.”
Sospirò e parve esausto. Orlena notò, per la
prima volta, le occhiaie bluastre e le spalle chine…
Si pentì, come le succedeva ogni volta, di essere stata
insistente e fu quasi sul punto di dirgli che non importava, quando
improvvisamente arrivò la risposta.
“Devo cercare una cosa.”
E dal suo sguardo implorante, Orlena capì che non
avrebbe detto altro.
“Adesso, ti prego, basta.” sussurrò infatti
lui, poi le si avvicinò e l’abbracciò stretta,
affondando il volto nei suoi capelli. “Mia regina…”
disse. “Non temere, non mi perderai…”
‘Non rinnegherò mai te…’
***
Quella finestra illuminata le dava una sensazione nostalgica e
confortante al tempo stesso.
Era fradicia e stanca.
Tanto stanca…
Si avvicinò al vetro e con discrezione, sbirciò
all’interno.
Lui era là, seduto in disparte, con la solita aria
pensierosa stampata sulla faccia. Ginny si chiese quanto tempo fosse
passato dall’ultima volta che l’aveva visto ridere con
spensieratezza.
Poi scosse la testa, che importanza
aveva? Nessuno di loro rideva più…
La porta della locanda si spalancò e lei fece un passo
indietro. Un uomo già avanti con gli anni la fissò
strabuzzando gli occhi e Ginny non ebbe dubbi sulla discutibile
sobrietà della sua mente, fosse anche solo per l’odore
che emanava…
C’era qualcosa d’insolito nel modo in cui la fissava,
sembrava stupito e incredulo…
Si avvicinò per guardarla meglio e lei si ritrasse,
intimorita.
Continuava a lanciare occhiate all’interno della locanda,
per poi riportare, rapido, lo sguardo su di lei. Agitò la
testa, asciugandosi con una mano le gocce di pioggia dal viso poi le
voltò le spalle e proseguì per la sua strada,
borbottando, solo per se stesso, frasi senza senso.
“Una rossa proprio carina…”
“Credo si fossero appena sposati…”
“Cercavano qualcosa…”
“Cos’è che devi trovare, Regulus?”
“Stai diventando un po’ troppo curiosa per i miei
gusti, signorina Crux.”
Un buffetto sul naso…
“Ma solo tu stai cercando questa cosa?”
“Adesso sei decisamente curiosa.”
Un broncio di falsa offesa…
Una risata…
Un bacio rubato a fior di labbra…
Fine 11° capitolo
X Anduril: Carissima! Che bello trovarti tra le recensioni!
Ma non preoccuparti… mi fa sempre molto piacere conoscere il
tuo parere, ma solo quando hai il tempo e la voglia di esternarlo
^_^! Apprezzo tantissimo il tuo punto di vista, mostri sempre una
sensibilità unica, davvero! In effetti siamo a metà
storia e questi capitoli contengono proprio il nocciolo della trama,
come avrai avuto modo di vedere, Regulus ha fatto la sua scelta…
e le motivazioni che l’hanno spinto a quel passo non sono
scontate… Poi finalmente si ritorna a dedicare anche un po’
più di tempo a Harry, Ron e Hermione e anche intorno a loro,
la storia incomincia a intrecciarsi. La parte sui Malandrini…
beh, non riuscivo a farne a meno ^_^! Dev’essere una
reminiscenza delle precedenti storie, non riesco mai ad accantonare
per tanto tempo i personaggi che amo, e così ogni tanto
rimbucano fuori in veste i ricordo! Cara non ho parole per il
sostegno e la presenza, ti abbraccio forte. Joy.
X Ginny06: Cara… Non è
che mi stai mandando qualche Maledizione Senza Perdono perché
ho ritardato l’aggiornamento, vero? ^_^! In ogni caso spero di
essermi fatta perdonare con questo capitolo. Come avrai visto sono di
nuovo tornati in scena Harry, Ron e Hermione e anche intorno a loro
la trama s’incasina. Giunti a questo punto (siamo a metà
della storia, circa) tutto sembra intrecciato. Se la Row vuol far
rivivere James e Lily in Harry e Ginny a me sta bene… basta
che non li faccia finire come loro! Ci basta una sola coppia di amati
sfortunati! La parte su i Malandrini piace molto anche a me, non sono
riuscita a trattenermi, il primo amore non si scorda! E poi, per
quanto provi a ignorarli, quei birbanti riescono sempre a rubare
qualche scena in una storia che non gli appartiene! Ti ringrazio a
non finire per il commento e per l’immancabile sostegno, ti
abbraccio e ti mando un bacio, Joy.
X redRon: Qui mi si fa arrossire… Sono rossa come lo
stendardo dei Grifondoro! Troppo, troppo buoni… ^_^! In genere
cerco di scrivere calandomi nei panni dei personaggi il più
possibile e spero sempre che il risultato sia credibile e
accettabile, cerco anche di tenere a mente tutti i dettagli della
trama da sviluppare, ma ti assicuro che certe volte prendo dei
granchi terribili, e più di una volta mi è capitato di
rendermi conto all’ultimo minuto, di essere caduta in
contraddizione! Una faticaccia… che comunque viene ampiamente
ripagata da chi, come te, decide di lasciarmi qualche messaggio ^_^!
Grazie infinite, Joy.
X Master Ellie: Oddio… le tonalità del mio
incarnato al momento variano dal arancio al rosso cangiante! Qui mi
si fanno troppi complimenti e questo non fa affatto bene alla mia
autostima… Finirò col montarmi la testa ^_^! Mia cara,
davvero non ho parole per ringraziarti, mi lusinghi e mi rendi
orgogliosa di ciò che sto facendo, e non riesco a immaginare
niente di più gratificante! Adesso siamo circa a metà
della storia e proprio nei capitoli cruciali, nei quali piano, piano
verrà svelato ogni intreccio per cui… è certo
che la continuerò, non dubitarne ^_^! Grazie davvero, un
bacio, Joy.
X Elanor: La mia Elanor di nuovo in Grecia… Chissà
se ti starai divertendo, ma da quello che mi dici, se devi rientrare
il 18 in Italia, vuol dire che questa sarà l’ultima
notte che passi là. Beh, spero che le vacanze siano state
riposanti e divertenti! Cara, non sai quanto sono stata contenta di
leggere la tua recensione a questo capitolo! Devi sapere che avevo
una paura tremenda che non si capisse l’analogia tra Horcrux e
O.R. Crux ed ero pronta ad annunciare il fallimento perché
quello era in perno centrale della storia, nonché il titolo…
Per fortuna che Elanor comprende… ^_^! Mi è sempre
piaciuto fantasticare su una presunta amicizia tra Rabastan e Regulus
e metterla su carta, devo dire, mi ha dato una bella sensazione! In
realtà io immagino Rabastan come un ragazzo non propriamente
convinto delle sue scelte, ho come l’impressione che fosse
stato portato sulla strada dei mangiamorte dagli eventi, come il
fatto che suo fratello avesse sposato Bellatrix. Nello scorso
capitolo volevo che venisse fuori questo lato insicuro, è un
mangiamorte, questo sì, ma non per scelta, perché è
stato troppo debole per opporsi o per mostrare le sue idee. Ed è
per questo motivo che sembra continuamente tormentarsi delle sue
scelte e delle azioni compiute, perché alla fin fine non ci
crede fino in fondo… In lui esiste ancora una parte umana
davvero forte e avrai modo di verificarlo più avanti…
Regulus invece è un discorso a sé, sappiamo già
che le sue scelte non sono state scontate e sappiamo anche che tutte
le sue azioni hanno uno scopo, adesso manca da scoprire che cosa ha
indotto il Regulus di tredici anni a cercare una via di fuga. Perché
è questo che è per lui Orlena, oltre ad essere l’amore,
lei è anche la scelta, ma perché sua madre si è
fissata con questa storia degli Horcrux così tanto da
obbligare il figlio a una vita che non desidera? Ecco, questo è
l’interrogativo che verrà svelato nei prossimi capitoli!
Chissà come ti sembrerà!^_^! Mamma mia! Sapessi che
casino quando dovevo buttar giù le basi del capitolo con Ginny
che segue Harry e Orlena che segue Ginny… sono diventata
pazza! Tra l’altro volevo che Orlena risultasse quasi una
presenza inconsistente che si confondesse con la notte, ma d’altro
canto si doveva capire che era sulle tracce di Ginny… alla
fine è nato quel paragrafo finale, e anche in questo caso il
merito va tutto alla mia beta, dal momento che la stesura iniziale
era diversa… in questo capitolo ritornano anche Ron e
Hermione, mi dirai dopo se ti è piaciuta la parte dedicata a
loro? E’ un idea che mi è nata all’improvviso, ma
ti dirò che non mi è affatto dispiaciuta ^_^! Adesso,
mia cara, smetterò di rileggere la tua bellissima recensione
altrimenti finirò con l’impararla a memoria! Ti saluto
augurandoti un dolce rientro in Italia e ti abbraccio
affettuosamente, Joy.
X EDVIGE: Non preoccuparti, carissima, mi fanno molto
piacere le tue recensioni e non ci rinuncerei mai, ma non sopporto
gli obblighi per cui puoi scrivermi quando hai tempo e se ne hai
voglia… davvero! ^_^! Tornando alla storia… 8° cap:
la nostra Ginny non la ferma nessuno, se poi ci si mettono anche i
gemelli… In realtà Ginny finge di essere malata e con
la scusa di trasferirsi per qualche giorno nell’appartamento
dei fratelli ha la possibilità di seguire Harry senza far
saper nulla ai suoi genitori. Per lo stesso motivo Ginny non si
mostra all’accampamento di Harry. Lei gli aveva promesso che
non l’avrebbe seguito, ma che sarebbe rimasta a casa al sicuro,
e invece la birbante aveva già organizzato tutto per
intraprendere il viaggio. Naturalmente lei sta seguendo Harry di
nascosto, anche perché se si mostrasse, lui la rispedirebbe
subito a casa. Ginny non ha mantenuto le sue promesse. Questo è
importante, perché Orlena , che la sta silenziosamente
seguendo per arrivare ad Harry, è invece “Colei che non
infranse le promesse”. Ginny e Orlena sono simile sotto certi
punti di vista, ma estremamente diverse per quanto riguarda il
carattere. Spero che adesso sia un po’ più chiaro ^_^!
Grazie mille, un bacione, Joy.
X Axelc91: Cara, già in questo capitolo un po’
della tua pazienza viene ripagata, infatti i riflettori tornano su
Harry, Ron e Hermione e da qui in avanti la storia diventerà
sempre più intrecciata, si cominciano a scoprire alcuni dei
retroscena, che spero risultino interessanti… C’è
ancora un po’ di tempo prima che Harry e Ginny si riuniscano,
mi è dispiaciuto tenerli lontani per tanti capitoli, ma la
trama da sviluppare era davvero complessa come avrai modo di vedere
in seguito (almeno se riuscirò a non farti annoiare prima) e
ogni tassello deve andare al suo posto ^_^! I tasselli di Harry e
Ginny, naturalmente sono vicini….^_^ li adoro insieme! Ti
ringrazio tantissimo per la fiducia e per il sostegno, un bacio, Joy.
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Capitolo 12 *** Intuito ***
12
12
INTUITO
Freddo e bianco marmo…
< Questa casa sembra una tomba >
< La tua tomba… > sussurrano le voci spaventose
della sua immaginazione.
La mano della donna si posa in grembo, sulla stoffa nera il suo
pallore è accentuato.
C’è un ragazzo che ha paura di quella mano, ma
ancor di più teme la sua voce…
“Unisciti a Lui, Regulus.” dice mentre lui trema.
“Entra a far parte della sua cerchia, servilo fedelmente e…”
sul suo volto compare un ghigno di perfidia, gli occhi scintillano di
follia e lui, improvvisamente, è di nuovo bambino.
… Ha paura…
< Non dirlo >
“… carpisci i segreti dell’immortalità
di cui è divenuto padrone…”
< Non dirlo! >
“… diventa tu stesso immortale e ricopri d’onore
e gloria il nostro casato!”
< Ti prego… >
“Rendilo eterno!”
“N… non voglio.”
La folle esaltazione si acquieta, l’entusiasmo malato si
trasforma in ghiaccio.
Gli occhi si assottigliano… c’è cattiveria
nel suo sguardo e il bambino indietreggia…
“Tu non vuoi?”
< No, non voglio. Basta… > implora la sua mente,
ma la voce è paralizzata come il suo corpo.
“TU, ARROGANTE RAGAZZINO, NON HAI SCELTA!”
Quel dito bianco che decreta e condanna, è puntato
contro di lui.
< Non è vero. Dì che non è vero…
>
“NON HAI SCELTA!” ribadisce invece lei con rabbia,
e una pugnalata lo colpisce al petto.
“Mamma…” implora.
Lei si avvicina. Non è molto più alta di lui: il
bambino è ritornato ragazzo e le sue mani sono sporche di
sangue…
Innocente…
Sua madre ride. “Non sei più innocente, adesso.”
< Quando lo sono stato? > grida con rabbia la sua anima.
< Quando hai permesso che vivessi l’infanzia da innocente,
eh? Dimmelo madre! >
Furore cieco… poi la collera diventa freddezza. Dopo
tutto anche lui è un Black.
“Voglio andarmene.” dichiara gelido.
La donna emette un suono sprezzante. “Come quel rinnegato
di tuo fratello?”
< Come Sirius, sì >
“E dove vorresti andare? Le tue mani sono sporche…”
< Parli come la mia coscienza, ora? >
“Da chi ti nasconderai?” chiede.
< Già, da chi mi nasconderò? Non esiste un
James Potter per me… >
Piange e lei sorride, perché gli ha letto nel pensiero.
“Non puoi fuggire.” dice, poi si avvicina e gli
afferra il volto con entrambe le mani.
Le sue non sono sporche di sangue.
< Manipolatrice, cosa sussurri? >
“Horcrux.”
< No >
“Horcrux.”
< No >
“Horcrux.”
< No! >
Un grido.
“E’ un incubo!”
***
“N… non voglio…”
“ Mamma…”
“Voglio andarmene…”
Un grido.
“E’ un incubo!”
Una tenue luce si affacciò alla sua coscienza.
“E’ solo un incubo…” ripeté
qualcuno mentre una mano morbida gli accarezzava i capelli.
Aprì gli occhi.
La salvezza portava il suo nome…
“Orlena…” mormorò con voce roca.
“Soltanto un sogno…” ribadì lei
asciugandogli le lacrime con il pollice.
“Il mio rifugio…” balbettò lui. “Con
te posso nascondermi dagli orrori e dalle mani insanguinate?”
Lei non rispose, ma si chinò per abbracciarlo.
“Puoi essere tutto ciò che vuoi quando sei con me,
Regulus.” rispose. “Debole o forte, pauroso, spavaldo…
Puoi essere incosciente… o saggio, se preferisci.” gli
baciò la fronte. “Puoi essere seducente o folle.”
continuò. “E se lo vorrai, potrai essere semplicemente
te stesso.”
Cercò i suoi occhi. “ Re comunque, anche senza
corona.”
***
“Orlena?”
Matilde Bulstrode le passò una mano davanti al viso.
“Vuoi andare a vivere in fondo al Lago?”
La ragazza si riscosse dai propri pensieri e gettandosi i
capelli bagnati sulla schiena, uscì dalla vasca.
“Stavo solo pensando, Matilde.” disse avvolgendosi
in un asciugamano.
“Davvero?” le rispose l’amica ostentando un
falso stupore. “Credevo ti stessi esercitando con gli
incantesimi non verbali!”
Orlena la guardò abbozzando un sorriso.
“Signorina Bulstrode, oggi non hai dato il meglio di te!”
disse. “Come potrei esercitarmi senza bacchetta?!”
Matilde si piazzò le mani sui fianchi. “Ma allora
anche tu sai scherzare!”
“Certo.” rispose lei strofinandosi i capelli con un
telo di spugna. “Cosa ti faceva pensare il contrario?”
L’amica le scoccò un’occhiata eloquente.
Capitolò sotto il suo sguardo e il sorriso si spense.
“Ok, hai ragione…” sospirò
lasciandosi cadere sulla panca dov’erano ripiegati i suoi
vestiti, Matilde la imitò.
“Che cosa c’è, Orlena?” le chiese poi
posandole una mano sul ginocchio.
“Lui… lui mi nasconde qualcosa…”
disse in un sussurro. “Molte cose, in realtà, molte…”
Era la prima volta che si confidava in sei anni e Matilde
rimase in silenzio; per quanto si dicesse in giro, lei sapeva
quand’era il momento di ascoltare.
“… E io ho promesso di non domandare… e di
non raccontare ciò che so.”
Evitò lo sguardo dell’amica per paura che il suo
viso rivelasse troppo, ma Matilde non cercò spiegazioni, prese
gli abiti e glieli porse perché potesse vestirsi.
“Allora c’è solo una cosa che puoi fare.”
disse mentre l’aiutava a liberarsi dagli asciugamani.
“Intuire.”
Intuire…
Intuire gli orrori che lui accuratamente celava…
… lo sgomento e la lacerante consapevolezza di non avere
via d’uscita…
Intuire il dolore, lo sfinimento e il coraggio di resistere…
… il suo passato…
Intuire un incubo da poche parole…
… l’ombra oscura di una madre dalle angosce del
figlio…
Intuire quanto nera fosse la sua famiglia…
Quanta presunzione… tutto ciò era impossibile.
Intuire la paura di perdere tutto…
Quella poteva riconoscerla.
La provava.
***
Orlena osservò la ragazza dai capelli rossi che sbirciava
da dietro il vetro della finestra; il suo sguardo era nostalgico, ma
non rassegnato.
Colei che non rinuncia…
La sua forza…
Lottare per amore…
Lottare…
Qualcosa, dentro, le fece male. Si portò una mano alla
fronte.
L’errore…
Si sforzò di sollevare lo sguardo,
Ginevra Weasley sorrideva.
Era un sorriso debole, come se provasse dolore ma volesse tenerlo
nascosto.
Orlena poté solo immaginare chi avesse scorto all’interno
della stanza illuminata…
Il Bambino-Sopravvissuto.
Sopravvissuto…
Soltanto con lui la malasorte era stata riscattata…
Potter.
Figlio di quel Potter…
Somigliava a suo padre. Era poco più giovane di lui, quando
l’aveva visto, per l’ultima volta, al funerale di
Regulus.
Regulus…
Regulus aveva odiato James Potter senza mai palesarlo: lui aveva
rubato il suo posto…
E il Caso, giocatore perverso, si era
divertito a intrecciare le loro strade, mentre lei, adesso alle prese
con quel groviglio, malediceva se stessa, il giorno in cui aveva
visto Regulus arrendersi alla morte e quello in cui il figlio di
Potter diveniva l’Unico Sopravvissuto. Perché
sebbene non riuscisse a immaginare come, era chiaro dopo tutto quel
tempo, che le due cose fossero collegate.
Ciò che lui temeva… La scelta… che
comprendeva anche lei…
Sospirò esausta.
Non avere ancora risposte dopo tutti quegli anni…
E gli unici che probabilmente sapevano non erano
sopravvissuti…
Intuire…
< Matilde, lo sto ancora facendo… >
La pioggia continuava a inzupparla… distolse gli occhi
dalla locanda illuminata e si riparò sotto il pergolato più
vicino.
< Ma stavolta, voglio delle certezze >
***
Lei gli mancava.
Spesso. Quasi sempre, a dire il vero.
Soprattutto verso sera, quando scendevano le ombre a offuscare i
rischi e le incertezze della giornata, e la tensione calava, così
come il muro di solitudine che aveva eretto intorno a sé.
L’avrebbe voluta accanto quella
notte. Una notte burrascosa come la prima che avevano trascorso
insieme, quando lei aveva creato per entrambi un universo
sicuro, protendendo le braccia verso di lui.
L’avrebbe voluta accanto, ma teneva nascosta la sua
debolezza agli altri e se poteva, anche a se stesso.
Quante persone avesse ingannato in questo modo non riusciva ad
immaginarlo, ma di sicuro non Ron e Hermione, dal momento che non
passava sera senza che uno dei due non rimanesse a fargli compagnia.
O a scacciare per lui il senso di colpa, uno dei tanti…
Non si poteva certo accusarli di mancanza d’intuito…
ma probabilmente erano i suoi pensieri ad essere davvero troppo
evidenti…
Era sempre stato una frana come occlumante.
Ron, di fianco a lui, sollevò la testa, riscotendosi dal
torpore che lo aveva fatto appisolare una mezzora prima, mandò
giù l’ultimo sorso di burrobirra poi sbadigliò e
si stiracchiò pigramente.
“Hermione?” domandò volgendo lo sguardo
assonnato sulla sedia vuota.
“E’ andata a dormire.” gli rispose Harry.
“Dovresti parlarle…” aggiunse poi con un tono di
voce un po’ più basso.
Ron parve svegliarsi completamente.
“E’ davvero così evidente?” chiese
lanciandogli un breve sguardo.
< Sì, è evidente > pensò lui. E subito
dopo si rese conto di quanto fosse stato stupido a pensare che i suoi
amici non capissero quali fossero i suoi reali pensieri, dal momento
che lui faceva la stessa cosa con loro.
“Certe volte…” rispose evasivo.
Ron distolse lo sguardo e mosse la testa con fare sconsolato. “Non
c’è tempo per questo, ora.”
Era serio e fissava il bicchiere vuoto, rigirandoselo tra le mani,
ma Harry dubitava che se ne rendesse conto.
“Forse potrei parlarle dopo…” sospirò
appoggiando il viso sulle braccia incrociate. “Forse non ci
sarà un dopo…” aggiunse lugubre.
Fu come se un pugnale si andasse a conficcare in una vecchia
ferita allargandone crudelmente i bordi appena rimarginati. Harry
sgranò gli occhi, ma non ebbe il coraggio di posarli
sull’amico.
“Non sareste dovuti venire con me.” disse. “Dovevo
partire da solo.”
Ron non rispose subito e lui non poté biasimarlo. Poteva
intuire il rimpianto per aver scelto la via più pericolosa,
sebbene l’avesse fatto per amicizia. Quel sacrificio volontario
lo fece sentire, se possibile, ancor peggio.
Ma dopo un istante lo vide risollevare la testa. Il suo sguardo
era deciso, non sofferente o incerto come prima, ma adulto, con la
stessa espressione che gli aveva visto spuntare sempre più
spesso, nel corso dell’ultimo anno.
“Siamo qui, con te, perché sappiamo che vale la pena
lottare. Perché ciò che otterremo non sarà solo
il tuo futuro, ma anche quello di tutti noi. Noi lottiamo per poterci
alzare la mattina, dopo che tutto sarà finito, senza dover
scacciare i sorrisi perché qualche luogo a noi caro è
stato incendiato e distrutto, e senza versare lacrime per un altro
amico assassinato.”
Harry aprì la bocca per replicare, ma la mano di Ron gli
fece cenno di aspettare.
“E’ anche il nostro destino, Harry. Ti sei mai chiesto
cosa sarebbe successo se tu non fossi sopravvissuto all’anatema
che uccide?” lo guardò intensamente e si rispose da
solo. “Con ogni probabilità nessuno di noi sarebbe
ancora vivo. Hermione sarebbe stata perseguitata per prima, insieme a
tutti i nati babbani, e quanto tempo credi che sarebbe trascorso,
prima che Voldemort si fosse deciso a dare l’ordine di
sterminare i Weasley?” si appoggiò con decisione allo
schienale della sedia. “No.” disse. “Questa guerra
non è solo tua.”
Harry rimase in silenzio ed ebbe la sensazione che, questa volta,
la ferita si sarebbe richiusa senza lasciare alcuna traccia. Non
riuscì a tirar fuori le parole per ringraziare Ron di aver
parlato apertamente, ma lo fece mentalmente, sperando che capisse e
ricevette in cambio un colpetto fraterno sulla spalla.
Anche Ron era bravo a intuire… al pari di Hermione, a
quanto pareva.
< Sicuramente più bravo di me > considerò.
Non tutto ciò che aveva intuito sui suoi amici era
risultato essere la verità.
Fine 12° capitolo
X Ginny06: Ciao! Come vedi sono
tornata con un nuovo capitolo già pronto!^_^ Mi sembra di
capire che tu prediliga le parte nel ‘presente’, quelle
che vedono i nostri protagonisti alle prese con il loro viaggio di
ricerca, non è così? Bene, bene… Anche in questo
capitolo c’è una parte tra Ron e Harry che dovrebbe
piacerti!^_^ Mi farai sapere poi, se è stato così?
Cara, come al solito, sei troppo buona, e anche troppo generosa per
quel che concerne il dispensare complimenti!
Davvero, sono fermamente convinta che per apprezzare una storia,
non è solo necessario che l’autore s’impegni, ma
anche che il lettore sia abbastanza sensibile da cogliere ogni
dettaglio. Per cui, vedi, il merito è anche tuo, che riesci a
emozionarti per queste frasi scritte.^_^! Ti ringrazio ancora
tantissimo, un bacio, Joy.
X redRon: Grazie, grazie, grazie… Temo, ormai, di
essere diventata piuttosto ripetitiva, comunque ti ringrazio per il
sostegno sempre presente e mi auguro che la storia continui a
piacerti!^_^!
X Master Ellie: Mia cara, non ho parole per ringraziarti!
Io sono una ‘new entry’ per quanto riguarda le
Ron\Hermione e sapere che ti è piaciuta quella parte mi
riempie d’orgoglio, nonché di voglia di scrivere…^_^.
L’idea della ‘regina’ mi è venuta in mente
un po’ per caso, mentre scrivevo la prima parte e pensavo a
quale pezzo della scacchiera far muovere a Ron. Ad un certo punto ho
alzato lo sguardo e mi son detta ‘E se Ron muovesse la regina?’
e subito dopo è seguito un ‘Sarebbe un doppio perfetto!’
ed ecco partorita quella parte… ^_^! Credimi, mi dispiace
davvero che i momenti dedicati a Ginny, in questi capitoli, siano
pochi… ç_ç Il problema è che devo
chiarire un sacco di cosa riguardanti Regulus e il passato, mentre di
contro, nel presente non succede niente di particolare, stanno
semplicemente viaggiando, e così sono nati questi capitoli di
mezzo, che per lo più sono incentrati sui ricordi del passato.
Ma non temere, perché saranno utilissimi anche nel presente!
Ah… la narrazione a ‘orologio’ mi ha fatto
diventare talmente rossa d’orgoglio che adesso assomiglio in
modo impressionante allo stendardo di Grifondoro! Ti ringrazio
tantissimo per l’immancabile sostegno e per la fiducia. ^_^ Un
bacio, Joy.
X EDVIGE: Mia cara, mi fa davvero piacere che tu reputi
questa storia interessante e ‘accattivante’ (sono
diventata rossa come un pomodoro per l’imbarazzo e la
contentezza!) E mi fa doppiamente piacere, sapere che la reputi
talmente degna da recensire ogni capitolo! Grazie mille! Per quanto
riguarda la trama, hai ragione, Ginny non potrà continuare a
nascondersi ancora per molto, anche perché c’è
qualcuno che sta seguendo lei… l’avevi intuito, vero?
Dovrai pazientare ancora per un paio di capitoli, perché devo
chiarire alcuni particolari sul passato di Regulus, dopo di che
vedrai che i nostri due amanti si riuniranno, com’è
giusto che sia!^_^.
Ancora grazie infinite, un bacio, Joy.
X Elanor: *__*! Ecco la mia carissima Elanor! Come farei
senza di te? Joy ulula il suo ringraziamento alla luna… Mia
cara, se dovessi descrivere dettagliatamente ogni minuto del viaggio,
finirei di scrivere questa storia nel lontano 2017! Per ovvi motivo
devo spostarmi di scena piuttosto velocemente, per cui, i nostri
ragazzi, sorpresi dalla pioggia improvvisa si sono rifugiati nella
prima locanda che hanno trovato.^_^ (così l’autrice non
impazzisce e soprattutto evita di essere ripetitiva!) Oh… sono
davvero contenta che ti sia piaciuta la parte della ‘regina’!
^_^ Se devo essere sincera soddisfa anche me (il che è quasi
un miracolo, perché spesso e volentieri sono molto insicura su
ciò che scrivo…) E pensare che mi è nata proprio
per caso… certo ammetto di essere un tantino sdolcinata, ma
ormai mi conosci, vero? Ginny e Harry sono davvero fantastici, perché
in qualsiasi momento li puoi confondere con Lily e James, neanche
quella pazza (tono affettuoso) della Row l’avesse fatto
apposta! E così, neanche a dirlo, la mente di Joy si è
messa in moto in modo da creare una sorta di analogia tra di loro…
ma non è colpa mia se Harry si è scelto un ragazza che
assomiglia a sua madre! Avrà il complesso di Edipo…
Quando ho scritto la parte tra Slughorn, Orlena e Matilde invece, ho
sghignazzato come una pazza, Matilde è simpatica,
ammettiamolo! Regulus, invece… beh, Regulus è Regulus…
sempre così contraddittorio, così deciso e spaventato…
è quasi più complicato di Sirius (e se sono io a
dirlo…) Hai perfettamente ragione, in quella parte lui ha già
affrontato la sua seconda prova, che come si diceva nel capitolo
scorso, consisteva in un assassinio, in questo capitolo avrai avuto
modo di vedere quali conseguenze a portato nel suo subconscio, un
gesto come quello. Attenzione, però, lui sta cercando un cosa,
e per trovarla è divenuto mangiamorte contro il suo volere
(ricordi: “E’ per una giusta causa”), ma in realtà
il suo scopo è un altro… certamente non servire
Voldemort. Scoprirai nei prossimi due capitoli cosa c’entra sua
madre in tutto questo e come reagirà ai suoi ordini, il tutto
risale a quando aveva tredici anni (e tu aspetta di arrivare al
capitolo ‘tredici’! ^_^ Joy in azione!). Un grazie
elevato all’ennesima potenza e un bacio affettuosissimo, Joy.
|
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Capitolo 13 *** Tredici ***
13
13
TREDICI
“NON RESTERO’ IN QUESTA CASA!”
La voce di Sirius Black echeggiò furiosa sulle pareti
del corridoio e la maggior parte delle armature
che lo adornavano, tintinnarono lugubri.
“E ALLORA VATTENE! SPARISCI DALLA MIA VISTA!” tuonò
suo padre dall’altro lato
dell’ingresso.
Il ragazzo si voltò di scatto; la sua postura ricordava
quella di una belva furente, braccata…
… Ferita…
Dal labbro inferiore spaccato, colava un sinistro rivolo di
sangue, che andava a macchiare il colletto della camicia, ma
nonostante questo, la sua bocca era contratta in una smorfia che
sembrava un ringhio.
Vide che suo padre gli andava incontro e mollò un calcio
al mobile più vicino, in un plateale gesto di sfida.
Dal tutto il suo essere trasudava rabbia.
Eppure Regulus non era convinto che si trattasse solo di furore
cieco. C’era qualcosa, nel dardeggiare dei suoi occhi folli,
che assomigliava al panico. Lo sguardo di un animale rinchiuso in
gabbia, stretto tra due fuochi, che non può fare a meno di
cercare lo scontro, in modo che la paura non abbia il tempo di
sopraggiungere.
Fu questo, probabilmente, a fargli chiamare il suo nome.
“Sirius! Vieni via!” gridò, indicando la
porta di servizio da cui molte volte erano sfuggiti alle ire del
padre, quando ancora erano bambini…
Quando ancora erano fratelli…
Quando ancora c’era una via di fuga comune a entrambi…
Il ragazzo si voltò verso di lui, i capelli sugli occhi
e il volto ancora stravolto dalla rabbia. “Scappa pure, se
vuoi!” gli sibilò in faccia. “Io stavolta non
fuggirò!”
S’immobilizzò. Non se l’aspettava.
Tentò di rimanere impassibile e si tradì con gli
occhi, ma Sirius non diede segno d’averlo notato.
Quando ancora erano fratelli…
La mano di sua madre scese ad afferrargli il braccio. “Stai
indietro, Regulus, questo non ti riguarda.”
Fissò il volto della donna e nell’imperscrutabilità
del suo sguardo, lesse qualcosa di simile alla soddisfazione.
Si sentì ripugnare e districò, con rabbia, il
braccio dalla sua presa.
Lei non lo trattenne e gli lanciò un breve sguardo, come
se gli concedesse quella piccola ribellione soltanto perché
era consapevole di poterlo nuovamente manipolare in seguito.
“Vattene, se ci riesci…” sibilò
perfido suo padre, afferrando il figlio ribelle per il colletto della
camicia. “Non sei degno di essere il mio erede!”
Regulus osservò quello che un tempo aveva chiamato
fratello, digrignare i denti, sottraendosi alla presa del padre e
puntargli contro la bacchetta.
“Stupefi-”
Ma l’incantesimo venne bloccato e Sirius finì a
terra.
“VATTENE!” tuonò di nuovo il signor Black e
mentre avanzava, un mezzo sorriso gl’increspò il viso.
“In mezzo agli ibridi ti sentirai a casa, dal momento che qui
non lo sei!”
Regulus chiuse gli occhi per pochi istanti.
Un tempo quella era stata la loro casa…
Si obbligò a guardare, ma rimase immobile, persino
quando vide Sirius sputare sangue sul pavimento e rialzarsi
faticosamente.
Lo vide scostarsi i capelli dal viso e si perse guardando i
suoi occhi…
… Non erano umani…
Erano feroci, incontrollabili…
Ed erano fissi su di loro… su i suoi genitori e anche su
di lui. Li stava guardando con disgusto, quasi ribrezzo…
Lui da un lato del corridoio e loro tre su quell’opposto…
Per un intero minuto nessuno parlò, poi la voce di
Sirius si propagò tra le mura, risonante.
“Vi odio.” sibilò gelido. “Vi odio
tutti.” e voltò la schiena per andarsene.
Regulus mosse istintivamente un passo avanti. L’avrebbe
trattenuto –o almeno c’avrebbe provato- ma era il braccio
di sua madre a trattenere lui.
“Avrei dovuto saperlo fin dal giorno della sua nascita.”
disse. “Ursula difficilmente sbaglia le sue previsioni.”
Si riprese quel tanto che bastava per fissare sua madre con uno
sguardo interrogativo.
“E’ un traditore del suo stesso sangue.”
continuò lei. “Per questo la nostra antenata non riuscì
a vedere alcun futuro per lui. Non c’era destino che lo
riguardasse in questa casa. Ha rinnegato il suo nome.”
Il loro nome…
Il loro sangue…
Regulus fissò la schiena di colui che stava varcando
quella soglia.
Di colui che era stato suo fratello… e che avrebbe
dovuto esserlo per sempre…
… Per sempre…
Non più.
“Parli a me di scappare, Sirius, ma sei tu quello che se
ne sta andando…” mormorò.
Rimase solo.
Tredici anni…
***
“Al terzo piano c’è un corridoio interrotto…
non ha alcuna via d’uscita quel luogo. L’unica
possibilità è tornare sui propri passi. In fondo,
sull’ultima parete, c’è un quadro… Sta lì
da molti anni…”
Là… dove anche il sole muore…
L’ala ovest del maniero Black non era mai stata
restaurata. Le stanze in disuso,
ricoperte da decenni di polvere, conservavano i loro remoti segreti
tra tende di velluto sfilacciato e sgangherati cardini cigolanti.
Quei luoghi non vedevano il sole da anni… e forse non
l’avevano mai visto…
… Non l’avrebbero mai visto…
L’oscurità era sempre stata la più grande
alleata dei segreti…
… Un segreto…
Avvolto nel silenzio che solo per due volte era stato infranto,
e quella era la seconda…
Rumore di passi nel corridoio…
Una donna avanzava fiera e piena di contegno, la sua veste da
camera, scura e sontuosa, sollevava piccole nuvole di polvere.
Appariva decisa, ma gli occhi, spalancati per cogliere ogni
minimo movimento, la tradivano. Sembrava in ansia, come se fosse ad
un punto cruciale della vita, come se ogni cosa potesse cambiare dopo
quel giorno.
Un segreto…
Tra le braccia aveva un bimbo, ma non lo guardava… il
suo volto altero era proteso in avanti.
Un bambino appena nato…
Solo un giorno di vita…
“Walburga.”
Sentire il proprio nome la fece sussultare.
La voce proveniva dalla parete in fondo al corridoio.
“Sapevo che presto saresti tornata, cara nipote. Non sei
rimasta molto soddisfatta dal nostro ultimo incontro, non è
vero?”
La giovane madre si portò di fronte al quadro. “E
come avrei potuto esserlo, Ursula.”
La figura nel dipinto fece un cenno con la testa, come per
manifestare il suo assenso poi abbassò lo sguardo sulle
braccia della donna.
“Chi mi porti, stavolta?” domandò.
“Il mio secondogenito, Regulus Arcturus Black.”
Il neonato, quasi avesse riconosciuto il proprio nome, aprì
gli occhi sonnacchiosi e subito dopo li richiuse.
“Un bel bambino.” commentò la donna nel
dipinto. “Ma era bello anche l’altro… fu davvero
strano…”
Lo sguardo della madre s’incupì. “Non voglio
parlare di lui, adesso. E’ di questo bimbo che voglio conoscere
il destino.” disse, sollevando il figlio addormentato. “Il
casato dei Black sopravvivrà con lui? Sarà di nuovo
potente e glorioso?” I suoi occhi trepidarono d’attesa e
lei rimase immobile, protesa verso il quadro, in attesa di un
responso.
“Calma, mia cara.” rispose l’anziana,
sollevando il panno che copriva la sfera da divinazione. “Una
cosa alla volta…”
Fissò il bambino con sguardo severo. “Adesso
vedremo se sarai destinato a grandi imprese, piccolo.”
Per quel bambino, posò entrambe le mani sul globo di
vetro e vi guardò dentro.
Il silenzio di molti istanti venne interrotto da un vagito.
Colui per il quale s’interrogava la sfera, fece sapere
che l’ora della poppata era vicina.
Sua madre lo cullò distrattamente, come se la tensione
non le permettesse di far meglio. Aveva gli occhi ancora fissi sulla
tela e le labbra socchiuse…
“Allora?” chiese impaziente.
La veggente si raddrizzò e spingendosi gli occhiali sul
naso, scrutò prima la nipote e poi il neonato che aveva in
braccio.
“Beh, mia cara” disse. “puoi esser fiera di
questo bambino.”
Lo sguardo della madre s’illuminò all’istante,
ma rimase in silenzio.
“Lui riporterà l’onore sul nostro casato, lo
ricoprirà di gloria come non era successo da decenni.”
continuò. “Lui è il figlio che volevi… sii
felice d’averlo tra le braccia!”
Walburga lasciò comparire sul suo volto un largo
sorriso, poi chinò la testa sul neonato e finalmente lo guardò
con amore.
“Mio figlio…” sussurrò sfregando la
guancia contro la testolina del bimbo.
“Ma…” riprese la veggente e l’altra
sollevò su di lei gli occhi interrogativi. “C’è
una clausola, perché ciò avvenga…”
“Quale?” chiese e il suo labbro inferiore tremò.
“Dovrà votarsi ad una sola causa, da non rinnegare
mai, per tutta la vita.”
Una sola causa…
… da non rinnegare mai…
… per tutta la vita…
La signora Black parve più sollevata. “Farò
in modo che sia così.” disse accennando ad andarsene.
“Horcrux.” pronunciò la voce che proveniva
dal dipinto.
“Cosa?” chiese la madre, voltandosi di scatto.
“Horcrux.” ripeté l’antenata della
famiglia Black. “Ricordalo, quando dovrai indirizzarlo…”
“Horcrux…” mormorò lei. “Lo
farò.” parve sul punto di voltarsi e andarsene, ma poi
ritornò sui suoi passi e rimase immobile, pensierosa, cullando
il figlio che aveva appena scoperto di amare.
“Mamma!”
Quella vocetta infantile la fece sussultare.
“Sirius!”
Un bambino di circa tre anni si affacciò in fondo al
corridoio.
“Ti avevo detto di non muoverti!” lo sgridò
sua madre muovendo qualche passo nella sua direzione. “Non mi
ascolti mai! Non so che farmene di te!”
Gli occhi grandi e grigi si spalancarono e gli angoli della
bocca si piegarono verso il basso.
“Sirius Black, eh?”
Il bambino si guardò intorno. La voce proveniva da una
parete avvolta dall’oscurità.
“Mi ricordo di te.” continuò. “Sei
cresciuto… Vieni avanti.”
Sirius aveva paura del buio e di quella voce, ma sua madre gli
fece il solito segno imperioso,
perché obbedisse, e lui temeva quel gesto forse più di
tutto il resto, così avanzò titubante.
“Davvero strano.” disse la voce dall’oscurità.
“Come allora, del tuo avvenire non riesco a distinguere
niente…”
Lui non capì e non chiese.
“Sarà molto incerto il tuo futuro. Vago, nebuloso…
fino alla fine… E’ strano, davvero.” ripeté.
“Sì, è molto strano” esclamò
improvvisamente Walburga. “che tu sia qui, quando ti avevo
ordinato di non muoverti!”
Sostenne il neonato con un solo braccio e con l’altro
strattonò il bambino. “Sei una vergogna per la nostra
famiglia.” continuò. “Per fortuna adesso c’è
tuo fratello…” lo trascinò attraverso il
corridoio impolverato. “Lui sarà un figlio decisamente
migliore di te!”
***
“Hai capito ciò che ti ho detto, Regulus?”
Il ragazzo rimase in silenzio.
“Horcrux.” ripeté la donna. “E’
la tua unica scelta. La sola causa a cui ti devi legare.”
“Ma io non voglio farlo, madre!”
Tredici anni…
“Come puoi non volere un simile futuro?!”
“Non voglio…”
Tredici anni…
“Avrai ogni onore! Sarai immortale!”
“Ma io non voglio, non mi fa paura la morte…”
Preferire la morte…
… a tredici anni…
La signora Black parve spazientita. “Non è
questione di paura. Tu lo farai! Non starò a guardare mentre
getti al vento un avvenire radioso!” gridò. “E’
già sufficiente la vergogna di cui ci ricopre ogni giorno tuo
fratello…”
“Madre?”
“Sì?”
“Posso chiedervi cosa ‘vide’ la nostra
antenata Ursula alla nascita di Sirius?”
La donna emise un suono scocciato.
“Niente!” disse. “Non vide niente! La sfera
era oscurata da un velo…”
***
Corri, scappa, fuggi…
Non fermarti… Corri ancora…
Lì, nel buio, ad ogni passo veloce la pietra intona il
suo lamento…
Sono echi terribili… hanno la cadenza dei battiti del
cuore, ma parlano di morte…
Corri, scappa, fuggi…
Non c’è luce e non ci sono colori…
L’aria è fredda… Non c’è
giorno che sorga in quelle stanze…
… Lì tutto muore e niente nasce…
Non c’è vita… solo dovere e onore e…
potere.
Non c’è scelta, ma un solo corridoio…
Non c’è una famiglia. Ci sono ordini al posto
delle carezze… e chi non li esegue deve andarsene…
sempre che abbia un posto dove andare…
Non c’è calore…
Corri, scappa, fuggi… se ti guardi intorno niente ha più
senso…
I quadri fuggono veloci e i volti si allargano in grotteschi
sorrisi, ma tu non fissarli… o ti spaventeranno…
Corri più veloce…
Questo corridoio è eterno e ci sono spaventose armature…
… Maschere…
… e nessuna finestra…
Questo corridoio è come l’esistenza…
La tua…
Il sole non sorgerà ad ovest…
… ed è già tempo di combattere.
La corsa si ferma, c’è una porta alla fine di quel
corridoio… e secoli di conoscenza al suo interno.
Ma lui ha già saputo abbastanza.
Ha solo tredici anni, ma ha già imparato ad ascoltare la
sua coscienza…
Spalanca i battenti e al di là c’è il
mondo.
… Racchiuso in libri
polverosi.
E c’è l’odore di suo padre, perché
quello –finalmente ricorda- è il suo studio.
La pietra emette un rumore diverso quando lui vi poggia il
piede; le pareti non sono vuote e risonanti… e non lo è
neanche la scrivania…
Ma un solo libro è aperto…
Oscuro e proibito quanto gli altri. Racconta di famiglie e di
maghi, di casati e discendenti… oscuri e proibiti anche loro.
La dinastia divenuta schema sulle pagine immacolate, giunge
fino ai suoi giorni.
Una famiglia nobile e antica quanto i Black, ma molto più
oscura…
L’ultima figlia di quella stirpe ha la sua stessa età,
calcola Regulus.
… Tredici anni…
Il suo nome è O. R. Crux.
Il ragazzo ripete quel nome: O. R. Crux.
La sua bocca ne modella le sillabe…
O. R. Crux.
L’incertezza si trasforma in appiglio… e poi in
speranza…
… O. R. Crux…
La sua condanna…
Solo pronunciata e mai scritta…
O. R. Crux.
Il corridoio adesso ha un bivio… e lui una scelta.
Una sola causa… da non rinnegare mai, per tutta la vita…
Regulus chiude gli occhi, forse riuscirà a pensare…
e a capire che c’è una possibilità.
Due facce sulla stessa medaglia…
… e quanto più ne odierà una, tanto più
amerà l’altra…
O. R. Crux.
Un nome…
“Mia regina…”
Qui c’è il calore.
Quella è la luce.
E forse, la famiglia…
C’è la vita, anche dopo i tredici anni.
“Mi porterai con te?”
“La prossima volta…”
Fine 13° capitolo
X Ginny06: Eccomi qua, carissima! Con questo capitolo si
chiariscono quasi tutti i dubbi a riguardo della madre di Regulus. Si
scopre il passato, le ragioni che lo spingono a fare ciò
che deve fare, e dal prossimo ritorniamo nel nostro tempo. C’è
Ginny che già scalpita per riunirsi a Harry… Hai
ragione comunque, Walburga non si può certo chiamare “madre”
e ne avrai la conferma proprio in questo capitolo: l’istinto
materno grida vendetta! … E, sì, hai ancora ragione,
Regulus prova rancore nei confronti di James, lui ha preso quello che
doveva essere il suo posto, ma vedrai che su di loro c’è
ancora qualcosa da dire! ^_^ Ti ringrazio tantissimo, davvero non ho
parole per il supporto che mi dai, e anche per la fiducia –talvolta
immeritata- che dimostri nei miei confronti. Ti abbraccio
affettuosamente, Joy.
X redRon: Ciao! Con questo
capitolo si dovrebbe comprendere gran parte delle motivazione di
Regulus, ormai siamo sullo sciogliersi dei nodi… ma resta
sempre il presente da districare, da prossimo capitolo torneremo a
seguire il trio dopo questa piccola divagazione –che poi tanto
divagazione non era, visto che serve per la trama-. Ti ringrazio
tantissimo per il complimenti, un bacio, Joy.
X Master Ellie: Ciao tesoro! Wow che impeto! Ti prego…
non esagerare, sono molto lontana dall’essere perfetta nello
scrivere! Sapessi che faticaccia deve fare la mia beta ogni volta che
le mando un nuovo capitolo! -_-! Il merito dovrebbe essere equamente
diviso, invece io mi prendo onori e gloria e lei sgobba nell’ombra!
Ma passiamo alle tue più che lecite domande. Allora…
vediamo un po’… Più ci avviciniamo al finale e
più i capitoli diventano lunghi, quindi i prossimi dovrebbero
soddisfarti. Generalmente tendo a non fare capitoli troppo lunghi per
paura di perdere di vista la trama prestabilita. Non è bello,
ma purtroppo è la verità: se si vuole svolgere un
intreccio bisogna rispettare i tempi, altrimenti l’attenzione
di chi legge viene deviata da particolari che non servono e si
rischia di non capire i riferimenti e i vari collegamenti di trama.
Naturalmente c’è sempre un margine di tolleranza,
infatti, come ti dicevo, i prossimi capitoli saranno un po’ più
lunghi. Per quanto riguarda Regulus e Orlena, beh, se consideri che
inizialmente la mia intenzione era di nominarli il minimo
necessario per creare un parallelo tra Harry e Ginny… ^_^!
Purtroppo o per fortuna, la situazione mi è sfuggita di
mano e ho cominciato ad adorare questa coppia, per cui…
tranquilla si parlerà di loro sino alla fine, anche se
probabilmente meno di quanto vorresti… Abbi pietà di
me! La storia è gia scritta! ç_ç Comunque
ci sono ancora parecchie parti dedicate a loro! Mia cara scrivimi
pure quando hai tempo e voglia, non ci sono problemi! Mi sei davvero
di sostegno! Un bacione affettuosissimo, Joy.
X edvige: Tesoro, come sempre sei troppo buona! ^_^ In un
certo senso hai ragione il precedente capitolo non rivela niente di
particolare anche se, se fossi in te, non prenderei tanto ‘sotto
gamba’ l’incubo di Regulus. Questo capitolo, infatti,
spiegherà tutto ciò che è accaduto in passato,
ciò che ha spinto Regulus a fare quelle determinate
scelte, qui si chiude la finestra sul suo passato e dal prossimo
ritorniamo nel presente in compagnia di Ginny e del trio. C’è
ancora una bella matassa da sciogliere! Mi piace molto rendere Ron
più maturo di quello che sembra dai libri perché mi
piace pensare che sia il braccio destro di Harry, l’amico
insostituibile a cui può appoggiarsi. Può essere che il
suo modo di fare sia in realtà una copertura, o una sorta di
autodifesa, come facevi notare, ma certamente, per ciò che
deve affrontare, sarà costretto a cambiare. Penso che su
questo punto, tu abbia detto la sacrosanta verità! ^_^!Ti
ringrazio e ti abbraccio fortissimo, un bacio, Joy.
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Capitolo 14 *** Qui per te ***
14
14
QUI PER
TE
Sembrava davvero assurdo, che dopo tutti i rischi a cui era andata
incontro da quando aveva intrapreso quel viaggio, Ginny si sentisse
così inquieta in quella cittadina.
Eppure era così.
Il paese sorgeva arroccato su una scogliera sferzata dai venti,
come un piccolo centro isolato e restio alla comunicazione. Sembrava
chiuso in se stesso e timoroso di chiunque fosse ‘straniero’;
le sue vie erano un reticolo infinito di saliscendi, costeggiate da
muri alti e da case con poche finestre.
Un labirinto, nel quale era estremamente facile perdersi e
altrettanto difficile nascondersi, e per lei che doveva seguire, non
vista, la situazione si era subito dimostrata decisamente complicata.
Si tolse i capelli dagli occhi, il vento soffiava forte e i suoi
lamentosi ululati coprivano i normali rumori che le avevano fatto
compagnia per tutto il viaggio: il suono
dei suoi stessi passi e il tenue chiacchiericcio degli amici che la
precedevano. Si sentiva persa senza di essi, e insicura, ma non era
soltanto per questo…
Volse lo sguardo nell’universo che si estendeva oltre il
parapetto, gli spruzzi sollevati dalle onde giungevano fino a lei,
sospinti dal vento, e l’aria salmastra le faceva girare la
testa come se fosse ubriaca.
Non stava bene…
Non aveva incontrato una sola persona da quando era entrata in
quella cittadina, ed era certa di non esserci mai stata prima, eppure
percepiva una sorta di languida malinconia, osservando quei luoghi.
Un segreto nascosto tra la sabbia e i flutti…
Un segreto doloroso, ma non per questo meno dolce…
Si sentì improvvisamente debole e chiuse gli occhi,
respirando a fondo.
Il cielo divenne blu notte e il mare si fece inquieto…
Era giorno e lei lo sapeva, ma opporsi a quei ricordi non le
pareva possibile…
Perché in realtà lei voleva riviverli…
… Ma lei chi?…
Ginevra Weasley perse se stessa.
Sulle spalle, sentì l’illusoria carezza di due mani
calde…
Un sussurro le sfiorò l’orecchio…
“Vedi quelle stelle? Ce n’è una per ciascuno
di noi. Sono i nostri nomi…” “E il mio
nome? Il mio nome cosa significa?”
Labbra calde sul suo collo…
Ginny rinunciò ad opporsi…
“Il tuo nome significa che io sarò salvo, mia
regina…”
L’eco si spense nella sua testa e lei si aggrappò
debolmente alla balaustra per non scivolare a terra.
Si guardò attorno e il trovare la strada ancora deserta la
terrorizzò.
Senza capire, fissò l’orizzonte, di nuovo chiaro e
scintillante, e alzò il viso alla carezza del vento.
C’era qualcosa di consolante nel ritornare nella propria
dimensione, per quanto incerta fosse…
Un destino più felice…
Un’onda s’infranse sugli scogli e una pioggia di
spruzzi la investì. Chinò leggermente la testa,
riparandosi con un braccio, ma si ritrovò comunque fradicia;
fece un passo indietro e fissò, con aria assorta, le piccole
impronte asciutte sulla strada bagnata, là dove prima erano
stati posati i suoi piedi.
Il segno concreto della sua presenza in quel luogo…
Sebbene la mente e spesso anche i sensi fossero altrove…
Bruciava ancora, il punto sul suo collo, dove quelle labbra calde
l’avevano sfiorata…
O almeno così le era parso…
Scrollò la testa e si ravviò i capelli umidi,
considerando che quel viaggio, probabilmente, l’avrebbe portata
sull’orlo della follia.
Oltre il parapetto, il mare luccicava di nuovo calmo. A Ginny
sembrò impossibile che pochi istanti prima fosse così
agitato da infrangere le sue onde fino a quell’altezza…
eppure era fradicia, così come il parapetto, e anche la strada
lo era…
Seguì con lo sguardo le antiche pietre del lastricato e…
ammutolì. L’istintivo passo indietro la fece barcollare:
a pochi metri da lei, altre due impronte, poco più grandi
delle sue, spiccavano asciutte e nitide sulla strada bagnata.
“Merlino…” sussurrò, guardandosi intorno
senza riuscire a scorgere nessuno.
< O sono completamente folle > pensò. < o sto
ancora sognando… oppure sono in pericolo >
Impugnò la bacchetta con dita tremanti, percorrendo con lo
sguardo la zona davanti a sé, lentamente…
Un goccia, che parve cadere dal nulla, s’infranse sulle
pietre; Ginny vi puntò contro la bacchetta.
“Revelio!” esclamò, e una sagoma prese
forma…
Era una donna.
La stessa che aveva incontrato a Diagon Alley quel giorno…
Non ebbe alcun dubbio sul fatto che fosse lei.
Quegli occhi… come se potesse leggerle nella mente…
Come se già sapesse…
Oppure –e Ginny rabbrividì- come se cercasse di
trovare in lei, la prima di tante risposte…
Indossava una veste viola, esattamente come la ricordava, e al
collo portava il solito ciondolo cruciforme. Lo osservò
ammaliata, scintillava maestosamente, come il vessillo di un’epoca
radiosa e scomparsa…
Chiuse gli occhi.
“Perché me lo restituisci?”
“Non mi serve. Ho te.”
“Mi avrai per sempre…”
“Non scherzare con l’eternità. Niente è
immortale.”
“Neanche l’amore?”
Si riscosse dal torpore che l’aveva assalita e guardò
avanti a sé.
La donna la stava ancora fissando, tranquilla, forse anche
rassegnata, come se si fosse aspettata di venir scoperta da un
momento all’altro, ma non sembrava preoccupata… e come
era accaduto la prima volta che l’aveva vista, Ginny si perse
nel suo sguardo…
< Non ho più niente da perdere > le parve di sentire
e solo dopo un istante, realizzò che le labbra della donna non
si erano mosse.
“Perché?” ebbe il coraggio di chiedere, sebbene
lei per prima, non capisse il senso di quella domanda.
“Dovrei essere io a chiederlo a te.” rispose la donna.
“Tu hai ancora tutto da perdere. Troppo. Perché fai
questo?”
Infrangere le promesse, quando esse giungono a dividere coloro
che devono restare insieme…
Inseguire l’amore a costo di mille rischi e combattere
contro chiunque gli si opponga, fosse anche il destino…
“Non capisco…” sussurrò Ginny.
La donna sorrise amaramente. “Tu non capisci? Eppure
hai visto, hai sentito…”
Percepire il rimpianto di chi non ha tentato…
… E che troppo bene ricorda ciò che ha perso…
“E… Erano i tuoi pensieri?” balbettò.
“Ho sentito i tuoi pensieri?”
La vide scuotere la testa, ma la sua espressione non cambiò.
“Tu hai sentito i miei ricordi.”
E si smaterializzò.
***
Quella notte il vento non si sarebbe calmato…
“Hai freddo?” le domandò Regulus passandole
un braccio sulle spalle e attirandola più vicina a sé.
Orlena scosse la testa, ma non si mosse. Rimase
in piedi, il mantello ben allacciato all’altezza della gola e
la guancia posata contro il suo petto.
Sentiva il battito altalenante del suo cuore. Era agitato,
anche se tentava di nasconderlo. Inquieto, forse anche spaventato…
lo sentiva, ma lasciò comunque che fosse lui a consolarla con
le carezze lente della sua mano, e con il suo profumo, troppo intimo
per poterlo ignorare…
Pelle che odora di fumo e di miele…
Irrinunciabile…
I capelli si gonfiarono sulle sue spalle, per poi agitarsi,
come se avessero vita propria.
Come se anche il vento stesse tentando di corteggiarla con le
sue solleticanti carezze.
“Come si chiama?” chiese dopo un istante, indicando
con un dito le luci della cittadina sottostante.
“Godric’s Hollow.” le rispose lui.
“E perché siamo venuti qui?”
Regulus sbirciò il suo profilo, un po’ troppo
pallido nell’oscurità.
“Devo parlare con una persona.” disse.
“In piena notte?” domandò lei con voce
innocente.
Un sorriso stiracchiato, non un vero sorriso…
E Orlena capì che stava per escluderla nuovamente.
“Non stanotte.” le rispose, infatti. “Tornerò
domani sera, da solo.”
“Perché non puoi farlo adesso, con me?”
azzardò alzando un po’ la voce, perché non
venisse sommersa dall’ululato del vento.
Regulus si chinò su di lei, scostandole le ciocche
ribelli dal viso.
“Perché adesso, con te, voglio fare altre cose…”
le sussurrò, sfiorandole l’orecchio con le labbra.
Non fu per il vento che rabbrividì.
***
Il viso arrossato dall’aria pungente…
Il respiro corto…
Ginevra Weasley si voltò indietro brevemente, senza
smettere di correre.
“Non sono qui per te.”
Aveva sentito chiaramente quelle parole, un attimo prima che la
donna si smaterializzasse davanti a lei.
“Non sono qui per te.”
Risuonavano nella sua mente anche se nessuna voce le aveva
pronunciate. E quello era uno dei misteri che aveva imparato a temere
di più…
Parole remote…
Passioni inarrestabili… e ricordi che non le appartenevano…
Svoltò l’ennesimo angolo, chiedendosi se quel paese
fosse davvero reale o se, invece, fosse stato generato dalle sue
stesse allucinazioni, in modo che potesse perdervisi così come
la sua mente si perdeva nelle strade labirintiche
dell’incomprensione.
“Non sono qui per te.”
Inciampò indegnamente sulla strada sconnessa e si rialzò
prima che il dolore si facesse sentire.
“Non sono qui per te.”
Aveva intravisto la malinconia nel suo sguardo; qualcosa di
antico, che aveva reso struggente la sua espressione e aveva fatto
fremere le sue labbra.
La nostalgia che spezzava il respiro…
Cercava qualcosa che aveva fatto parte del suo passato e lo
invocava con ostinazione, sebbene fosse consapevole che non avrebbe
cambiato il suo presente.
La conoscenza che per molti anni si era negata…
La ragione per cui adesso viveva: trovare la via d’uscita
attraverso il doloroso labirinto del suo passato.
Il futuro non le interessava.
“Non sono qui per te, ma solo per me stessa, per i miei
ricordi… e per trovare, finalmente, pace.”
Ginny rifiutò di volgere lo sguardo verso l’orizzonte
che imbruniva.
L’ennesimo declino del sole…
… Un’altra morte…
E si chiese, quale tributo avrebbe preteso la conoscenza.
Quale prezzo sarebbe stata disposta a pagare quella donna, pur di
realizzare un desiderio così disperato.
Sapere…
Tutti loro l’avrebbero pagato quel prezzo. Tutti…
… Con le loro strade intrecciate assieme…
E da lì in avanti, alcun bivio.
“Harry…” sussurrò stremata, ma continuò
a correre.
Sarebbe stata lei a raggiungerlo per prima.
Non aveva mantenuto la promessa, e lui l’avrebbe saputo.
Ma per quanto palese fosse stata la menzogna, se non altro,
avrebbe trovato il modo di riscattarsi…
Rintracciarlo, perché non era possibile che fosse lontano…
Avvertirlo del pericolo…
Girò l’ennesima svolta e si ritrovò di nuovo a
fiancheggiare la scogliera. Lanciò uno sguardo fugace al mare,
ma l’unica cosa che poté vedere, fu la nebbia tetra e
umida che avvolgeva l’orizzonte.
Il calar della notte protegge i segreti più remoti…
Finché qualcuno non decide di addentrarsi nell’ignoto…
Ne trova il coraggio…
… O forse la disperazione…
Si fermò per riprendere fiato, si tolse i capelli dal viso
e respirò profondamente. Il mare in quel punto era calmo,
udiva solamente il piacevole gorgogliare delle onde che lambivano la
spiaggia a poca distanza da lei, e comprese, che quel labirinto di
strade contorte, l’aveva condotta fin quasi a livello del mare.
Quasi…
Non lontano, sul litorale, piccole luci si affacciavano in mezzo
al buio e alla nebbia.
Erano tremule e bellissime.
Un paese che sfidava con ostinazione l’oscurità…
Ginny si perse nel fissarlo.
“Vieni da me… lasceremo una luce accesa…”
Il suo calore…
La sua forza…
… La sua voce…
“Domani saremo a Godric’s Hollow.”
… Ed era reale…
La ragazza scrutò la strada buia davanti a sé e lo
vide.
Era in piedi, di spalle. Ron alla sua destra, come sempre, e
Hermione dall’altro lato.
Fissavano lo stesso orizzonte che, pochi istanti prima, aveva
incantato anche lei.
Lui…
“Harry!” lo chiamo a gran voce.
E quando lo vide voltarsi, gli si catapultò tra le braccia.
***
Riparati dagli scogli…
Nascosti dalla notte…
“E così domani non mi porterai con te…”
sussurrò distrattamente Orlena, appoggiando la schiena al
petto del ragazzo. Sentì il suo respiro caldo vicino
all’orecchio e chiuse gli occhi.
“Non insistere.” le rispose lui. “Sai che non
permetterei mai che tu corra dei rischi.”
Lei sorrise amaramente nell’oscurità e lasciò
che la sabbia le scorresse tra le dita.
“E tu?” gli chiese. “Tu correrai dei rischi?”
Non rispose, e lei continuò a giocherellare. I minuscoli
granelli che le scivolavano tra le mani…
“Perché devi farlo?” ritentò dopo un
istante.
Lo sentì sospirare.
“Non devo, voglio.”
“Perché lo vuoi, allora.”
“Per essere sicuro che il mio unico destino sei tu. Per
dimostrare al mondo che tra le due possibilità, ho scelto te.
Per essere in pace con me stesso… e per non macchiarmi mai più
le mani.”
“Ancora non capisco…” sussurrò e
sentì le braccia di lui stringersi più forte intorno
alla sua vita.
“Cosa succederà se fallirai?” trovò
il coraggio di chiedere.
“Morirò.” rispose lui, semplicemente.
Orlena alzò lo sguardo verso le stelle, sopra di loro,
ma non riuscì a ricordare quale fosse quella che aveva ceduto
a lui il proprio nome.
Lasciò che la sabbia le sparisse tra le dita,
lasciandole le mani vuote…
Vuote…
“La mia morte non sarà vana.” aggiunse lui
inaspettatamente, come se volesse tentare di addolcire la più
dolorosa tra le possibilità.
“Sei sicuro?”
Le erano uscite spontaneamente dalle labbra, quelle parole, e
lui rabbrividì. Lo sentì appoggiare la guancia alla sua
tempia.
Tremava ancora, leggermente…
“No, mia regina. Non sono sicuro. Lo spero soltanto.”
***
Ron si era preoccupato e Hermione l’aveva guardata con
un’espressione a metà tra il comprensivo e il
compassionevole.
Ma Harry… Harry era rimasto deluso.
L’aveva abbracciata stretta, ma non aveva pronunciato una
sola parola, poi si era scostato, le aveva preso il volto tra le mani
e l’aveva guardata intensamente.
< Tu mi hai mentito > dicevano i suoi occhi.
Lei aveva pianto senza ritegno.
… E lui l’aveva consolata, come sempre.
Adesso se ne stava seduto di fianco a lei, fissando l’oscurità
e il vuoto, immerso nella sua dimensione solitaria, dove lei non
aveva accesso.
Provò il desiderio incontrollabile di stringersi a lui, di
dare nuova speranza all’illusione che lui la rendesse partecipe
di ciò che normalmente taceva, almeno attraverso il contatto
fisico, ma non riuscì a muoversi.
Voltò lo sguardo e osservò il suo profilo. “Sei
in pericolo, Harry.”
Lui non si scompose e i suoi occhi non si distolsero dal punto
indefinito che stava fissando.
“Lo sono sempre.” rispose a voce bassa.
“Non sappiamo cosa vuole da te…”
“Vogliono tutti la stessa cosa, Ginny.” lo vide
togliersi gli occhiali e passarsi una mano sul viso. “Sono
sette anni che tentano di uccidermi, e ogni volta colpiscono chi mi è
vicino.”
“Ed è per questo che mi tieni fuori dalla tua vita.”
concluse lei con tono rassegnato.
Harry si alzò in piedi di scatto.
“E’ per questo che tento di tenerti fuori dalla
mia vita! Provo ad allontanarti dai pericoli, ma tu non mi
aiuti! Avevi promesso che non mi avresti seguito!”
Avrebbe voluto gridare, forse, ma la sua voce era rotta e fragile.
Ginny non riuscì a ribattere. Si alzò
e allungò la mano per accarezzargli il viso. Lo vide fissarla
con occhi che sembravano più imploranti che arrabbiati e lo
abbracciò, prima che potesse ritrarsi.
Lui si oppose solo per un istante, poi posò la guancia
contro la sua spalla e lasciò che lei gli accarezzasse il
collo e i capelli.
“Raccontami la verità.” mormorò Ginny.
“Tutta la verità.”
Non rispose, si limitò a respirare forte contro la sua
spalla.
“Cos’è in realtà quel medaglione che
porti sempre con te?” azzardò.
Si staccò da lei e le voltò le spalle, ma la sua
mano si era già infilata in tasca. Ginny la immaginò
serrata intorno a quel ciondolo, custode di segreti che a lei erano
preclusi.
Chiuse gli occhi, preparandosi all’ennesimo rifiuto, ma
quando li riaprì, Harry era di fronte a lei. Il medaglione
oscillava lentamente dalla sua mano, brillava debole alla luce tenue
della luna…
“Silente è morto per quest’oggetto.”
disse. Lo sguardo triste, ma carico di forza, come se essa fosse
alimentata dal dolore stesso. “E la sua morte è stata
vana.” proseguì. “Perché questo è un
falso.”
Abbassò la mano e si voltò verso il mare. “Devo
trovare quello vero e distruggerlo, e la stessa cosa devo fare per
altri tre oggetti appartenuti a Voldemort” continuò
“perché è grazie a questi che lui è
immortale.”
“Com’è possibile…” boccheggiò
lei.
“E’ possibile, perché ognuno di loro contiene
un frammento della sua anima… ”
s’interruppe per un istante e cercò i suoi occhi.
“Esattamente come quel diario che ti è quasi costato la
vita.”
Il diario…
Il gelo, la paura di non riuscire ad opporsi ai comandi…
Trattenne il respiro e Harry se ne accorse. Le posò
entrambe le mani sulle spalle e strinse appena. “Hai davvero il
coraggio di sopportare questo peso insieme a me?”
Lei lo guardò, sperando che non si accorgesse di quanto
continuavano a ferirla quei ricordi, ma comprese subito che lui aveva
già intuito.
Quello sguardo al quale non poteva sottrarsi…
Stregata dai suoi occhi…
“Sarò al tuo fianco, Harry, come ho sempre desiderato
fare. Sei tu che dubitavi.”
Sentì le sue mani abbandonarle le spalle e circondarle la
vita, stringendola a sé.
“Non dubiterò mai più.” e posò la
bocca sulla sua.
Il respiro si confonde con il rumore delle onde…
S’infrangono sulla riva, e non temono il lento
estinguersi…
“Lo senti? Il mare…”
Le mani mescolano la sabbia alle carezze…
“Sì. Lo sento…”
“Sono qui per te.”
Fine 14° capitolo
X Ginny06: Eccoci qua! E come promesso fanno di nuovo la
loro comparsa i nostri quattro protagonisti. Avrai notato che
finalmente c’è stato il tanto agognato ricongiungimento,
contenta? Ti confido che quando ho scritto questo capitolo ho tirato
un enorme sospiro di sollievo, avevo costantemente il pensiero di
scrivere una scena decisamente scontata e invece l’incontro tra
i due meritava ben altro! D’ora in poi sfido chiunque a tentare
di separare di nuovo Harry e Ginny, del resto lei non ne a mai voluto
sapere di lasciarlo… Per quanto invece riguarda O.R.Crux, hai
ragione, finalmente nello scorso capitolo si è capito cosa
significava, ma se fossi in te, presterei attenzione alle assonanze,
perché quella parola per Regulus ha avuto due significati…
Ti ringrazio tantissimo per il continuo sostegno, mi fai davvero
molto piacere! Alla prossima, un bacio, Joy.
X redRon: Ops… ammetto di essere stata un po’
cattivella con quella trovata del ‘velo’, ma ti confido
che la tentazione era talmente forte da non poter proprio resistere!
Sono contenta che ti sia piaciuto questo capitolo, anche perché
è uno di quelli che preferisco, forse proprio il mio
preferito, ma del resto la storia prosegue… E spero che
continuerai a trovarla di tuo gusto! Ancora –e comincio ad
essere ripetitiva- non ho parole per ringraziarti. Un bacione, Joy.
X Elanor: Elanor! Tesoro! Non preoccuparti per lo scorso
capitolo, a me basta sapere che ti è piaciuto e tu puoi
scriversi con calma e solo se ne hai voglia, poi con le recensioni
che mi scrivi mi ci lustro gli occhi per due settimane!*__* E adesso
passiamo al capitolo… wow… me contenta-contenta che il
capitolo tredici ti sia piaciuto, anche perché è,
credo, il mio preferito! ^_^! Sei stata come sempre molto brava a
cogliere le differenza tra Sirius e Regulus, l’uno che esterna
fino all’impossibile, l’altro che si tiene tutto dentro.
Uno che esce dalla porta principale, l’altro da quella
secondaria. Sono diversi, ma in realtà del solo decisioni
coincidevano. Volevo che Regulus risultasse un po’ più
dolce del fratello, un po’ più infantile, anche perché
è più giovane e soprattutto volevo che fosse chiaro il
suo attaccamento a Sirius, sarebbe stato importante per le sue
decisioni future. Walburga Black è terribile lo ammetto. Per
tratteggiarla ho dovuto andare a cercare tutto ciò che farebbe
inorridire una madre, sono andata il più possibile contro
natura con lei, perché volevo che sembrasse fredda e
insofferente verso i suoi figli e dedita soltanto all’onore a
al potere. Non potevamo aspettarci di meglio da una donna che spinge
il proprio figlio a compiere degli incantesimi che gli toglieranno
l’anima… Mi serviva fredda e calcolatrice. Al contrario,
il marito mi serviva violento e infuocato in modo che la paura dei
due fratelli fosse giustificata esattamente come lo sarebbe stata la
rabbia nel Sirius adolescente che se ne va di casa. L’intera
famiglia è malata e per quanto Sirius e Regulus cerchino di
fuggire, ognuno a modo suo, anche lo finiranno per pagare le
conseguenze di tutta quella follia. L’ambientazione.
L’ambientazione in questo capitolo era davvero importante,
anche perché mi serviva per tirare in ballo il quadro –idea
che non so proprio da dove mi sia spuntata- che avrebbe fatto
una sorta di profezia per cui il contorno doveva essere austero, cupo
e colmo di segreti, colmo di doppi sensi come in ogni
profezia. Ursula in effetti si è difesa bene. ^__^ ! Ahi, ahi…
Elanor mi ha sgamata un'altra volta… e sì, mia cara,
hai perfettamente ragione, secondo wikipedia la differenza di età
tra Regulus e Sirius dovrebbe essere di un solo anno o al massimo di
due. Purtroppo a me ne servivano tre, per esigenze di copione e
noterai che anche nei prossimi capitoli ci sarà una
piccolissima incongruenza, tuttavia raggirabile, visto che la Rowling
non è mai precisa su queste cose, che non ti anticiperò.
Perdonami in anticipo, ti prego ç_ç! Oh povera cara, in
effetti sono stata un po’ cattiva con quel ‘velo’,
ma come dicevo prima, la tentazione d’ infilare segnali ovunque
è troppo forte… Temo mi sia rimasta da “Tra due
lune”! E da ultimo… finalmente il paragrafo che rivela
perché Regulus sostiene che Orlena e la sua ‘scelta’
ecco qua tutto spiegato. Lei è l’alternativa, lui non
sarebbe sopravvissuto ai suoi tredici anni, il suo spirito sarebbe
morto se non avesse trovato una sua personale alternativa. Orlena è
l’alternativa. Lei rappresenta tutto ciò di cui il
destino vuole privarlo. Orlena è l’occasione di vivere.
Lei è la scelta di una strada più giusta. E adesso che
abbiamo capito il passato si torna nel presente con questo capitolo
14. Adesso la vicenda si fa davvero complicata! Carissima, come al
solito, non trovo le parole per ringraziarti, le tue recensioni sono
dei veri e proprio trattati che non mancano mai di rendermi fiera di
ciò che ho scritto, non so davvero come farei senza di te! Ti
mando un bacio e un abbraccio fortissimo, Joy.
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Capitolo 15 *** Per tre volte sfuggiti a Voldemort ***
15
15
PER TRE VOLTE SFUGGITI A VOLDEMORT
Era già sera inoltrata quando Regulus raggiunse il viale
su cui si affacciava la casa dei Potter.
Era solo. La ragazza che aveva rifiutato di portare con sé,
probabilmente in quello stesso istante, se ne stava riversa sul
proprio letto, una mano sotto il cuscino, la spalla nuda e i capelli
sparsi sul lenzuolo, come quando passavano la notte insieme. La sua
bellezza era quasi sconveniente, se paragonata al candore infantile
del suo volto durante il sonno.
Respirò piano e si guardò attorno, concedendosi
il lusso di rimpiangere la decisione di non averla portata. Non
perché avesse paura, questo no…
Ma semplicemente perché sapeva che quel luogo le sarebbe
piaciuto.
… Creato per lei…
Bello e insidioso, con i suoi rampicanti selvaggi, le sagome
tremule degli alberi avvolti dall’oscurità e l’aria
sensualmente profumata dai fiori che sbocciavano soltanto di notte.
Ogni segreto era accuratamente velato dalla suadente
magnificenza di quel giardino incolto e al contempo, esaltato dalla
penombra.
Imperfetto e meraviglioso.
… Ciò che esisteva tra loro…
Raggiunse il portone d’ingresso e prima di bussare si
voltò indietro, scrutando il viale che aveva appena percorso:
era stato troppo breve…
E solo di notte l’aveva conosciuto.
Alzò la mano e la posò sulla maniglia per
rivelare la propria presenza ai padroni di casa, chiedendosi se ormai
fosse troppo tardi per desiderare il sorgere del sole.
… O troppo presto…
Ma nell’istante in cui la porta si aprì, realizzò
che sarebbe stato qualcuno venuto dopo di lui, ad assistere al felice
evento della nascita di un nuovo giorno.
E quel giorno sarebbe venuto, qualunque fosse stato il prezzo
da pagare.
La Signora Potter, Lily –come suggerì subito lei
stessa-, aspettava un bambino.
Fu lei ad aprire la porta, sebbene il marito, dal piano di
sopra, le avesse chiesto a gran voce di lasciare quel compito a lui.
Rimase immobile e in silenzio sulla soglia, per niente
spaventata, soltanto un po’ stupita dal vedere arrivare a casa
sua un ragazzo che aveva conosciuto solo attraverso i racconti, non
proprio lusinghieri, del fratello e che, oltretutto, faceva
notoriamente parte dei fedeli seguaci dell’Oscuro Signore.
“Lily?” la voce di James Potter giunse accompagnata
dallo scalpiccio delle sue scarpe sui gradini della scala. “Se
è Sirius, puoi dirgli che gli sarei oltremodo grato se si
decidesse ad usare lo specchio, quando deve propinarmi le sue idee
assurde, invece di piombare in casa nostra a tutte le ore del giorno
e della notte.”
La donna si voltò, mentre il marito scendeva gli ultimi
scalini, per comunicargli ciò che ormai risultava evidente
anche a lui.
“Non è Sirius.” disse spostandosi da una
parte per permettergli di vedere l’ospite.
Il volto di James divenne serio, controllato; si parò
davanti al ragazzo e lo scrutò attentamente, cercando forse,
nei suoi occhi, una qualunque verità che gli avrebbe permesso
di fidarsi. Eppure il suo sguardo non era ostile, solo attento e
concentrato…
Dopo un istante si scostò dalla soglia. “Dai,
entra.” gli disse indicando il corridoio con la mano.
Accolto in quella casa come se fosse suo diritto…
E per un attimo comprese qual era stato il motivo che aveva
spinto suo fratello a rinnegare la propria famiglia.
Quel calore rassicurante…
“Non hai paura di me?” chiese quasi senza
rendersene conto, sperando che il tono non sembrasse quello di un
bambino in cerca di rassicurazioni. Ma il sorriso che apparve sul
volto di Lily, mostrò che quello era esattamente il suo
pensiero.
Regulus abbassò gli occhi sul suo ventre arrotondato.
Una futura madre…
L’espressione di James, invece, non cambiò. Fece
un passo indietro e posò un braccio sulle spalle della moglie
attirandola a sé.
“Ho conosciuto la tua ragazza.” disse con voce
pacata. “Ho ascoltato il tuo delirio, ti ho visto riprendere
conoscenza quando è stato tuo fratello a chiamarti. Nessuno
metterebbe mai in dubbio la tua umanità, dopo aver assistito a
ciò che ho visto io quella notte, e non sono passati nemmeno
due mesi.” evitò accuratamente di usare un tono di
sufficienza, rimase tranquillo e cordiale, l’espressione
vagamente complice. “Entra, Regulus.” ribadì.
“Nessun intento malvagio ti ha spinto qui, lo so.”
Rimase spiazzato e un po’ confuso, ma fu grato di tutta
quella fiducia, sebbene non pensasse di meritarla, poi ricordando il
suo compito si affrettò ad entrare in casa.
“So del vostro incarico.” disse dopo che Lily gli
ebbe offerto da bere. “So di ciò che state cercando.”
s’interruppe per qualche istante, in modo da poter constatare
l’effetto di quelle parole, ma le espressioni di James e Lily
non mutarono, restarono in silenzio, aspettando che lui continuasse.
“So che vi siete spostati molto in questo periodo: una
giovane coppia alla ricerca di un posto in cui vivere, all’apparenza,
ma la verità è un’altra. Vi ho tenuti d’occhio
e so che è un oggetto, ciò che state cercando.”
Posò sul tavolo il boccale di burrobirra e notò i
volti leggermente più pallidi; eppure neanche in quel
frangente avrebbero mostrato alcun cedimento, se non fosse stato per
la mano di Lily che si era posata, con fare protettivo, sul ventre
pronunciato.
“Tra i mangiamorte nessuno sospetta di voi.”
s’affretto ad aggiungere Regulus. “Poiché nessuno
di loro sospetta dell’esistenza di tale oggetto.”
James sospirò forte e si appoggiò stancamente
allo schienale della sedia, senza tuttavia distogliere gli occhi dal
suo interlocutore.
“Sono venuto qui, stanotte, per dirvi che so cos’è
quell’oggetto e so dov’è nascosto.”
intercettò la breve occhiata che Lily lanciò al marito
e alzando la testa confidò il suo intento. “Lo prenderò
e lo distruggerò.” disse. “E voi saprete che Lord
Voldemort sarà nuovamente mortale.” il suo tono si fece
più deciso. “Tutto l’Ordine lo saprà e ci
sarà chi potrà sconfiggerlo.” continuò
appassionato. “… E chi potrà di nuovo veder
nascere il giorno. Le notti eterne finiranno!”
Rimase in silenzio, con il volto ancora leggermente accaldato
per l’impeto del discorso e l’espressione di chi sta
aspettando una conferma o un sostegno, sebbene la decisione
definitiva sia già stata presa. Era la stessa espressione che
James aveva visto spuntare migliaia di volte sul viso del suo
migliore amico.
Si assomigliavano più di quanto entrambi credessero…
“Perché non l’hai detto a Sirius?” gli
chiese, scacciando dalla mente le sue riflessioni inopportune. “Fa
parte anche lui dell’Ordine.”
Osservò i suoi occhi diventare imperscrutabili.
“Di cosa avrei dovuto parlare a Sirius?” rispose
lui con freddezza. “Non siete forse voi, gli unici a sospettare
dell’immortalità dell’Oscuro Signore?”
“E’ così.” annuì James. “Ma
tu stai correndo troppi rischi.” continuò guardandolo
fisso negli occhi. “Quanto tempo pensi che possa trascorrere,
prima che Voldemort si renda conto di ciò che stai facendo?”
“Mi ritiene un debole, non sospetterà mai di me.”
“Lo capirà quando si accorgerà che manca
l’Horcrux.”
Regulus rabbrividì. Aveva sentito pronunciare quella
parola solo dalla voce di sua madre.
Respirò profondamente e socchiuse gli occhi. “Quando
accadrà, sarà già troppo tardi.” sussurrò.
Quando risollevò lo sguardo, Lily era di fronte a lui.
Con gesti decisi scostò una sedia e gli sedette accanto, poi
posò la propria mano su quella di lui, quasi intendesse
proteggerlo dal peso delle sue stesse decisioni.
“Dicci dove si trova.” disse infatti con voce
sicura. “Saremo noi a prenderlo e distruggerlo, e tu non
correrai più alcun rischio.”
Avrebbe voluto cedere…
Credere nel calore di quella mano, proprio come faceva nelle
notti in cui Orlena teneva lontani i suoi incubi.
I brevi istanti in cui poteva fingere di avere una possibilità…
Si perse negli occhi della donna e immaginò il bimbo che
da lei sarebbe nato…
Era già madre.
Ritrasse la mano e si alzò in piedi.
“No.” disse. “E’ il destino che mi è
stato imposto, e voglio distruggerlo.”
Distruggere l’altra possibilità…
“Forse dopo sarò libero. Forse…”
Lanciò un breve sguardo alla donna e comprese che non
era d’accordo: avrebbe ribattuto se suo marito non avesse preso
per primo la parola.
“E’ la tua decisione, Regulus” disse “
e io la rispetto, ma avresti potuto agire senza esporti. Per quale
motivo hai deciso di confidarci le tue intenzioni?” gli
domandò.
Il ragazzo gli diede le spalle e percorse il corridoio fino ad
arrivare al portone d’entrata, poi si fermò. “Solo
per la tiepida consolazione di sapere che qualcuno potrà
raccontare la verità sulle mie azioni, un giorno.” disse
in un sussurro. “Dubito che potrò farlo io stesso.”
Non si voltò. Uscì e si chiuse la porta alle
spalle.
Coloro che sapevano non erano sopravvissuti…
“Ha trovato il quarto.” constatò Lily non
appena fu rimasta sola con il marito.
“Sembrerebbe proprio di sì.”
“Perché non gli hai detto che sono più
d’uno?”
James si lasciò sprofondare sul divano. “Perché
voglio che creda di poter essere libero, una volta
distrutto l’unico che ha trovato. Non ho avuto il
coraggio di dirgli la verità, avrei soltanto prolungato un
destino dal quale vuole disperatamente liberarsi.”
“Ma così crederà che Voldemort sia di nuovo
mortale quando invece non lo è…” ribatté
lei usando il tono tipico delle madri preoccupate.
“Regulus non è uno sprovveduto. Vedrai che non
commetterà sciocchezze.” dichiarò James
trascinando la moglie sul divano accanto a sé con fare
giocoso.
Le scostò i capelli dalle spalle e le baciò il
collo, lei si ritrasse sorridendo.
“E’ stato bravo a intuire ciò che stavamo
cercando in realtà…” continuò Lily con
tutta l’intenzione d’ignorare il marito.
James sbuffò e le posò una mano sul ventre. “Si
è mosso?” chiese speranzoso.
Lei rise di gusto scotendo la testa.
Il futuro padre sfoggiò un’espressione contrariata
e dopo aver bonariamente accusato il figlio di eccessiva pigrizia,
sfiorò con la guancia il ventre della moglie. “Sì,
è stato bravo…” sussurrò al bimbo con una
punta d’orgoglio. “Ma non sa che già tre sono
stati recuperati dalla tua mamma e il tuo papà.”
… Nato da chi per tre volte l’aveva sfidato…
***
La Sala Comune gli era sembrata deserta alla prima occhiata. Si
era affrettato a varcarne la soglia e soltanto nell’istante
successivo, si era reso conto che le ombre tremule generate dal
fuoco, ormai quasi estinto, mascheravano e nascondevano la sagoma di
una persona adagiata sulla poltrona vicina.
“Dove ti eri cacciato?” gli domandò Rabastan
Lestrange con voce un po’ troppo alta per qualcuno che sta
parlando, di notte, in una stanza deserta.
Regulus avanzò di qualche passo e si portò di
fronte all’amico.
Se Rabastan aveva voluto dare l’impressione di essere
rimasto a sonnecchiare fino a tardi nella Sala Comune, il suo
proposito era fallito miseramente. Dal primo sguardo, Regulus si era
accorto che quella non era
l’espressione di qualcuno che si è appena destato dal
dormiveglia: aveva occhi cerchiati e stanchi e un’espressione
inquieta, allarmata…
“Ero con Orlena…” mentì per
rassicurarlo, ma fu subito chiaro che l’amico non gli credeva.
Quello annuì con la testa senza alcuna convinzione, poi
si ravviò i capelli con una mano e si appoggiò con un
sospiro allo schienale della poltrona.
“L’ho incontrata prima…” disse senza
guardarlo negli occhi. “E’ entrata nella Sala Comune per
guardarsi intorno, come se stesse cercando qualcuno… poi è
tornata al dormitorio senza dire una parola.”
“Rabastan, io…”
“NON DIRMELO! NON VOGLIO SAPERLO!” tuonò il
ragazzo alzandosi in piedi di scatto e stringendo i pugni.
Rimase immobile e in silenzio, guardandolo
con occhi che sembravano pervasi
dal dolore, e non dalla rabbia, come invece faceva supporre
la postura del suo corpo. Poi le sue mani si distesero e lui tornò
a sedersi più stanco e avvilito di prima. Si passò una
mano sul volto. “Sei stato con la tua donna stanotte. Non
voglio sapere altro.”
C’era qualcosa di umano che non poteva essere annientato.
Qualcosa che diveniva immortale pur conservando l’anima.
… Esattamente perché conservava l’anima…
Regulus si sedette di fianco all’amico, lasciando che
fosse il silenzio a dire ciò che la voce non poteva.
C’erano cose non dette, taciute, ma ugualmente comprese.
C’era rispetto anche oltre l’interesse, anche oltre
le gerarchie.
E c’era complicità, così come c’era
sempre stata.
Nonostante tutto…
Si rialzò quando si rese conto di non riuscire più
a conteggiare lo scorrere del tempo, perché quella sarebbe
stata senz’altro la notte più lunga della sua vita…
E forse anche l’ultima…
“Vado da lei, adesso.” disse rivolto all’amico
che ancora non lo guardava. “E poi-”
“Buona fortuna, Regulus.” lo interruppe quello.
“Qualsiasi cosa tu stia facendo.”
Rimase seduto, immobile, fissando il fuoco quasi spento.
E fu in quel modo che Regulus ricordò l’ultimo
incontro con lui: un ragazzo che gli dava le spalle, assorto in
questioni che non capiva, ma comunque amico, fino alla fine.
***
Lei era in piedi nel corridoio, velata soltanto dalla camicia
da notte e dalla setosa massa dei suoi boccoli scuri.
“Orlena…” sussurrò lui, sorpreso solo
in parte.
“Ti stavo aspettando.” rispose la ragazza facendo
un passo avanti.
“Questa notte tutti mi aspettano…” mormorò
Regulus. “Anche la Morte è impaziente.”
Lei si bloccò e lui l’avvolse con lo sguardo.
Aveva i piedi nudi…
“Ma non aver paura.” disse. “Per ciascuno
troverò un istante…” la sua voce tremò. “…
prima che arrivi Lei.”
“Voglio più di un istante.” replicò
Orlena e per la prima volta la voce la tradì. “Voglio
tutta una vita.”
Lui si portò una mano agli occhi e appoggiò la
schiena al muro respirando profondamente.
“Forse la mia l’hai già avuta tutta. Forse…”
Un suono strozzato le uscì dalla gola e un soffio gelido
la fece rabbrividire, ma non tentò di coprirsi, né di
trattenere l’angoscia della sua voce. Gli si avvicinò.
“Avevi detto che saresti tornato!” disse
scostandogli con prepotenza la mano dal viso. “Avevi detto che
ci sarebbe stato un futuro per noi!” si costrinse a continuare,
ma la sua voce già cominciava a tremare e così anche il
respiro. “Devi mantenere la tua promessa!”
Lui sollevò lo sguardo e le sorrise dolcemente. “Ti
dissi che eri tu il mio futuro, e lo sei stata.” le parlò
con voce pacata, rassicurante, scostandole i capelli dal viso. “Però
ti prometto che farò il possibile per tornare da te.”
Poi le sfiorò le guance con entrambe le mani e la baciò
sulla bocca, ma le lacrime che aveva sperato di arginare con quel
bacio, comparvero lo stesso. “Devo andare.” Sussurrò,
asciugandogliele con le labbra.
“Dimmi perché.” lo scongiurò. “Ti
prego…”
Lui le accarezzò i capelli. “Ho trovato ciò
che cercavo.”
“Ma allora… non è ancora finita?”
domandò incerta.
Il braccio di lui le circondò la vita, attirandola a sé.
Per sempre…
Affondò una mano tra i riccioli soffici e lasciò
che lei nascondesse il volto contro la sua spalla.
Il coraggio di andare avanti…
“Mia regina…” mormorò con voce rotta.
“Non è ancora cominciata.”
Orlena aveva desiderato per mesi di poter far parte del suo
mondo, completamente.
Qualunque cosa questo comportasse.
Protendeva le braccia, la notte,
perché ci fosse per lui un luogo protetto…
Accendeva una luce, perché il buio era nero e lui lo
temeva…
Gli accarezzava i capelli per scacciare gli incubi…
Poi svelava il suo corpo perché lo amava, ma di amore
non parlava mai.
Sapeva che nella sua vita buia, quella parola, avrebbe brillato
come un faro, che inclemente avrebbe condotto a sé i nemici.
Quella notte l’oscurità stava cullando entrambi.
Li stava accogliendo entrambi…
Insieme, per sempre.
Poi lei era rimasta sola…
Per sempre.
… I desideri che non si realizzano…
***
Non c’erano rumori in quel luogo, soltanto il sottile
sciabordio dell’acqua intorno a lui.
Non c’erano parole da pronunciare, e del resto non c’era
nessuno che avrebbe potuto udirle…
Solo cadaveri in fondo a un lago.
Mancavano persino i pensieri su cui arrovellarsi la mente in
cerca di una soluzione, perché le possibilità, giunti a
quel punto, si riducevano ad una, ed una soltanto.
Bere.
Ma Regulus Black stava esitando.
Aveva già bevuto un intruglio simile a quello e sapeva
che avrebbe potuto ucciderlo, ammesso che gli inferi non fossero
riusciti a farlo prima del veleno…
Ma non era la morte a togliergli il coraggio, quella non gli
aveva mai fatto paura…
Erano le allucinazioni e gl’incubi; li ricordava fin
troppo bene e non voleva riviverli.
Forse perché sapeva che non ci sarebbe stato un fratello
a infrangerli per lui…
E ancora non capiva come fosse potuto accadere, ma aveva
sentito l’affetto sincero di quando erano bambini. Ne erano
colmi i suoi gesti, quella notte…
In quello stato di nebulosa incoscienza…
E poi sapeva che Orlena non sarebbe stata lì a tenergli
la mano, perché lei non sapeva niente…
L’aveva fatto per il suo bene, ma l’averla tenuta
lontana non gli dava, adesso, più coraggio.
Sentiva solo il vento dove prima c’era stato il suo
corpo, contro di lui…
Aveva rifiutato l’aiuto dei Potter, ma non lo
rimpiangeva.
Era la sua battaglia… e Lily era quasi madre…
E sarebbe stata un madre diversa dalla sua, lo sapeva.
La voce di lei era una dolce cantilena… si sovrapponeva
a quella aspra e dura di sua madre…
Il suo tono beffardo si estingueva…
E così la sua condanna.
Quella che lei gli aveva rovesciato addosso quando aveva solo
un giorno di vita…
… Horcrux…
La strada che lui voleva distruggere. Ad ogni costo, a
qualunque prezzo…
Con la sola condizione di essere l’unico a pagare per ciò
che stava facendo.
Voleva che Orlena fosse libera. E voleva che lo fosse anche il
suo destino, se mai ce ne fosse stato uno dopo quella notte…
Regulus sollevò le mani, che non si sarebbero mai più
liberate dal sangue…
… E tra di esse comparve un bicchiere.
Fine 15° capitolo
X redRon: Eccoci giunti al capitolo delle rivelazioni. Come
avrai notato ho dato un’interpretazione molto personale alla
vicenda, non sono riuscita a trattenermi. Dovevo far comparire ancora
Lily e James. Carissima, non ho parole per ringraziarti del tuo
continuo sostegno. Ho speso talmente tanto tempo per creare questa
storia, nel bene e nel male, e la felicità più grande è
sapere che suscita qualcosa, qualsiasi cosa, in chi legge. ^__^.
Grazie mille, quindi! Un bacio, Joy.
X Ginny06: Wow! Ti sei fatta
prendere dall’entusiasmo dell’incontro tra Harry e Ginny,
vero? Bene, allora stringi i denti, perché questo è il
capitolo delle rivelazioni, da ora sarà tutta discesa fino
alla fine! L’interpretazione che leggerai è,
naturalmente, molto, molto personale, di certo non vuole essere
pretenziosa. Quest’ultimo lungo ricordo, chiarirà tutti
i dubbi su ciò che è successo 17 anni prima. Come al
solito di ringrazio per il sostegno e anche per l’entusiasmo
–che mi fa davvero piacere- e ti auguro di goderti la storia
fino all’ultimo capitolo! Un grazie immenso e un bacio, Joy.
X AxelC91: Cara! Bentornata! Sei arrivata giusto in tempo
per il capitolo delle rivelazioni, con questo chiariamo tutto ciò
che è successo nel passato, per poi tornare ad affrontarne le
conseguenze nel presente. Sono felice che tu abbia apprezzato gli
ultimi capitolo, anche perché quella parte centrale non è
stata per niente facile. L’incontro tra Harry e Ginny è
stato un sollievo anche per me: li avevo tenuti lontani troppo a
lungo!^__^ Ciò che nasconde Regulus ormai l’avrai
capito, mentre il ruolo di Orlena, già si può
immaginare… Ti ringrazio immensamente per le parole
incoraggianti che non fai mancare (Joy ne è molto rincuorata
^_^). Ti abbraccio forte, un bacio, Joy.
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Capitolo 16 *** Vale una vita ***
16
16
VALE UNA VITA
“Quanto vuole per quello?”
La voce era incolore.
Lo sguardo avido del venditore si posò sul suo viso.
“Secondo lei quanto vale?”
La donna sollevò la mano e afferrò il medaglione.
Le sue dita erano bianche.
“Vale una vita.”
I suoi occhi erano neri.
Gettò un sacchetto di monete al venditore e se ne andò.
La sua veste era viola.
Una vita trascorsa a onorare le promesse…
Dormivano abbracciati, immersi nel sonno disperato degl’innamorati
che non sanno cosa accadrà al mattino. Le loro mani
intrecciate e leggermente affondate nella sabbia, erano sinonimo di
incubi inclementi e non di sogni dorati…
Orlena li guardò e vide se stessa.
Il mare intonava la sua eterna ninna nanna, consueto sottofondo
dell’ultimo addio…
Chiuse gli occhi e immaginò di sentire di nuovo la sabbia
sotto di sé…
E lui…
Il peso del suo corpo…
Le sue mani… e l’urgenza disperata con cui si
muoveva…
Lacrime che scendevano silenziose, alla fine di tutto…
Erano seminascoste dalla notte e lui non si curava di trattenerle,
come se ormai il contegno non avesse più importanza.
Come se niente avesse più importanza…
Ma per lei era importante.
Tutto, qualsiasi cosa…
Perché lui, quella notte aveva pianto.
… E aveva fatto l’amore con lei come se fosse
l’ultima volta.
Un’ultima volta…
Allontanò con dolcezza i ricordi e si asciugò gli
occhi come aveva fatto ogni volta, negli ultimi diciassette anni…
Una vita trascorsa a onorare le promesse…
Aveva impiegato solo poche settimane per infrangerle tutte, in
nome di una conoscenza che ancora non aveva ottenuto.
… Sebbene si fosse venduta al miglior offerente…
E i Lestrange, per quanto folli, erano gli unici che potevano
aiutarla a capire.
Coloro che sapevano non erano sopravvissuti…
Nessun’altro era rimasto della sua generazione.
Nessun familiare, soltanto le cugine…
Nessuno che sapeva.
Una vita passata a intuire…
Quanto valeva quella vita?
***
All’improvviso Orlena comprese una delle tante ragioni
che avevano spinto Regulus ad odiare il nero.
Ed era assurdo che ci avesse pensato solo in quel momento,
mentre percorreva con passo spedito e tuttavia tremante i tetri
corridoi della dimora dei Black.
Era un luogo opprimente, intriso di malsane passioni e di folle
esaltazione, evidenti negli arredi quanto nelle persone.
Dagli antichi dipinti, ad ogni passo, la osservavano volti
arcigni di antenati defunti da secoli.
… E con le loro pose altezzose, sembravano biasimarla
poiché era ancora viva.
Là, dove tutto muore…
Una tomba…
… e proprio non riuscì a immaginare che rumore
potessero fare i piedi di un bambino in una simile dimora…
Là, dove tutto muore e niente nasce…
Ma lui vi era nato, e per quanto Orlena tentasse di eliminare
quella possibilità dalla sua mente, sapeva che vi sarebbe
anche morto.
Si costrinse a non fermarsi, sebbene la testa le girasse per il
terrore e per l’incertezza, e nascose il tremore delle mani,
quando l’elfo domestico che l’accompagnava indicò
una porta alla sua sinistra.
Allungò il braccio per afferrare la maniglia e sobbalzò
quando questa si spalancò lasciando uscire la signora Black.
Era terribile e altera, fasciata nel suo abito nero severamente
accollato, e con i capelli grigi perfettamente raccolti, come se
fosse pronta per le onoranze funebri di chi ancora non era morto.
Orlena si sentì a disagio di fronte a lei.
Non erano passati nemmeno venti minuti da quando il prefetto di
Serpeverde l’aveva svegliata per dirle che era stata convocata
dal preside. Con i capelli sciolti e la veste scarlatta, recuperata
in fretta, aveva percorso i corridoi silenziosi, per scoprire alla
fine che era stata la McGranitt a farla chiamare. La stava aspettando
in piedi, vicino al caminetto, con un sacchetto di polvere volante
tra le mani. “Deve andare a Grimmauld Place,
signorina Crux.” le aveva detto.
E dal suo sguardo fisso, Orlena aveva dedotto ciò che
più temeva.
Lanciò una breve occhiata alla Signora Black e
istintivamente si ravviò i capelli, ma questa affondò
il viso nel fazzoletto di bucato e non diede segno d’averla
notata, sebbene si fossero quasi scontrate.
La porta era rimasta aperta, aperta per lei…
… In modo che potesse scoprire quanto crudele fosse la
realtà.
Il silenzio innaturale della stanza la gelò e
improvvisamente Orlena capì di provare tutto. Il freddo, la
solitudine, la paura, il dolore… e si sentì vulnerabile
come non lo era mai stata. In un solo istante, fu consapevole di
tutto ciò che stava perdendo e di ciò che le era stato
concesso solo per dei brevi momenti rubati al destino.
Una vita felice, al riparo dalla solitudine.
Al riparo dalla guerra, dalle ingiustizie e dal resto del
mondo.
Lui, lo scudo che l’aveva protetta…
… e la sua arma era stato il silenzio.
Varcò la soglia.
La stanza era illuminata, sebbene non fosse ancora l’alba,
ed era deserta.
Il baldacchino si appoggiava alla parete più distante da
lei. Le tende sottili erano chiuse,
come se dovessero nascondere qualcosa…
L’ultimo segreto…
Si avvicinò e con una mano scostò il leggero
drappo…
Lasciare al Dolore la conquista del suo corpo…
Accettare che le togliesse il respiro…
… per sentirsi più simile a lui…
Lui…
Giaceva immobile, gli occhi chiusi e la pelle di un bianco
innaturale. Il respiro era lento e talmente flebile da sembrare
sempre sul punto di spezzarsi.
Gli accarezzò il braccio e trasalì, perché
non si aspettava che fosse così freddo, ma lui non si mosse,
né emise un solo sussurro.
Si sedette sul bordo del letto e non chiuse gli occhi perché
sapeva che dopo quel gesto, le lacrime avrebbero preso a sgorgare, e
non voleva che lui la ritenesse debole. Non voleva esserlo.
Lui non lo era stato…
Lo osservò con dolcezza. Era già oltre il
delirio, oltre le crisi, oltre le allucinazioni e sembrava ad un solo
passo dalla sua successiva destinazione, e tuttavia Orlena non riuscì
a impedirsi di chiamarlo.
“Regulus…” sussurrò posandogli una
mano sulla guancia.
Non si aspettava una risposta, invece lui aprì gli
occhi. Una lacrima traditrice le sfuggì, rotolando giù…
“Regulus.” ripeté.
Il suo sguardo era vuoto e offuscato e sembrava che la luce gli
desse fastidio, per questo Orlena scostò le tende con
l’intento di spegnere alcune
delle candele sparse per la stanza.
“L… lasciale brillare…” la sua voce
roca e innaturale, si levò inaspettata quanto il suo sguardo.
“… le ha accese Sirius…”
Per scacciare l’oscurità…
Perché quella stanza fosse meno nera…
E forse perché
rammentava, dai ricordi dell’infanzia, che lui aveva paura del
buio.
… La bacchetta stretta nella mano, pronta a far luce…
Orlena ritornò al suo fianco, consapevole che se Sirius
Black era tornato per la prima volta dopo anni, nella casa da cui era
fuggito, con il solo scopo di scacciare l’oscurità,
allora era probabile che fosse stato proprio lui a mandarla a
chiamare…
… perché solo lei poteva scacciare la solitudine…
La mano di lui si mosse debolmente e Orlena lasciò che
trovasse la sua. Sentì che tentava di stringerla senza averne
la forza poi rinunciò, la guardò in viso e cercò
di sorriderle.
“Sapevo…” bisbigliò “…che
non saresti venuta da me vestita di nero.”
Lei si lasciò sfuggire un’altra lacrima e abbozzò
un sorriso disperato, mentre si chinava per appoggiargli le labbra
sulla bocca.
Lui si mosse e qualcosa di metallico cadde sul pavimento.
Orlena si sporse e sul marmo scuro vide scintillare un
medaglione dorato, allungò la mano per afferrarlo, ma la
stretta di lui sulla sua mano si fece decisa.
E forse fu quella forza improvvisa e insperata, a destare in
lei il primo sospetto.
“Lascialo dov’è…” soffiò
dolorosamente. “Kreacher lo rimetterà al suo posto.”
“E’ quello l’oggetto, vero?” gli chiese
dopo essere rimasta in silenzio per qualche istante.
Lui s’irrigidì, il suo sguardo divenne duro e
sebbene non ne avesse la forza, tentò di sollevarsi.
“Giurami che non cercherai mai di scoprire…”
riuscì a dire, e la sua voce sembrò quella di un tempo.
“Giuralo.”
Era disperato. Orlena trattenne a stento un singhiozzo, poi si
sdraiò di fianco a lui e lo abbracciò.
“Lo giuro.” promise, mentre con una mano gli
accarezzava i capelli perché si calmasse.
E così fu, ma quando lei sollevò di nuovo il viso
per guardarlo, si accorse che il suo respiro era ancora più
debole e che si stava sforzando di tenere gli occhi aperti.
“Non andare…” implorò con voce rotta.
E poiché lui non rispondeva maledì se stessa, il giorno
in cui era nata e quello in cui aveva cominciato ad amarlo. Poi
sollevò il volto bagnato, i capelli sciolti le piovvero sul
seno e sulle spalle.
Un penitente velo scuro sul rosso del vestito…
“P… perché ti ho amato?” chiese, la
mano ancora intrecciata alla sua. “Non posso nemmeno salvarti…”
Parlava piangendo, ma colui che l’amava trovò la
forza per risponderle.
“T… tu mi hai… già salvato…”
soffiò. “Il tuo… nome…”
Un altro respiro…
Lei non capì, ma gli baciò le labbra, già
mortalmente fredde, poi si rannicchiò contro di lui, perché
non pensasse di essere solo neanche per un istante…
L’ultimo…
… E in quello, fu proprio lui a sconfiggere il silenzio.
Il buio…
La solitudine…
Un respiro…
… l’ultimo.
Le labbra si mossero e ne uscì un sussurro…
“Tu s… sei la nebbia… che maschera…”
“… e inganna.” mormorò lei e sorrise
tra le lacrime.
“Sei… la tempesta…”
“… e la notte.” continuò sfiorandogli
la tempia con le labbra.
“I… il desidero…” senza speranza
cercò le ultime parole. “… non… solo…
l’oblio…” e finì il fiato.
“Invece, per me, tu sei solo l’amore.”
bisbigliò lei.
… E pianse, perché lui aveva già chiuso
gli occhi.
… Per sempre…
Pianse perché l’oscurità le sembrò
giunta a portarlo via…
Ma poi ricordò che mille candele erano accese…
… e che presto sarebbe arrivato il mattino.
L’alba dorata e fredda che giungeva a chiudere un’epoca…
… E insieme a lei una vita.
Lasciò la stanza solo quando vi entrò la luce del
sole. Non si voltò indietro e non notò, mentre usciva,
lo scintillio del medaglione dorato, ancora sul pavimento dov’era
caduto.
Non l’avrebbe rivisto per anni.
Quell’oggetto… che valeva una vita…
“Questo bimbo rivestirà di nuovo onore il casato
dei Black!”
***
L’alba sarebbe giunta a momenti.
Orlena si asciugò le lacrime col dorso della mano e avanzò
silenziosa verso i ragazzi addormentati.
Le loro vite in cambio della conoscenza, forse…
Voler sapere a tutti i costi…
Perché qualcuno aveva urlato in piena notte, vedendo le
proprie mani insanguinate…
Aveva pianto per le colpe commesse, su di un braccio
tatuato…
Era rimasto in silenzio, di modo che lei fosse innocente…
Perché qualcuno aveva già pagato…
E l’aveva fatto con la propria vita.
… E perché lei aveva amato quel qualcuno, e
sebbene ci fosse la morte a dividerli, lo amava ancora.
Immortale perché conservato nell’anima.
… L’amore…
Lei dormiva ancora beatamente, riversa su un fianco, e aveva
l’espressione di chi si sente al sicuro.
Lo spazio caldo e protetto dei loro respiri…
Quanta fiducia…
Orlena esitò solamente per un istante, poi si avvicinò
alla ragazza, la strattonò energicamente e si smaterializzò
portandola con sé.
Quando Ginny aprì gli occhi, ancora stordita
dall’incantesimo di materializzazione e
vagamente conscia che qualcosa di grave era accaduto, si rese conto
di essere solo a pochi metri di distanza dal luogo in cui aveva
dormito.
A pochi metri da Harry…
Non si mosse e non parlò, poiché nonostante la
nebulosa confusione della sua mente, intuiva che qualsiasi azione
sbagliata le sarebbe costata la vita.
A lei e a qualcun altro…
La mano serrata con prepotenza sul suo braccio, non l’aveva
ancora abbandonata. Era una stretta decisa e tale era la forza, da
sembrare quasi disperata.
Se quella mano bianca si fosse sciolta da lei, forse, l’avrebbe
vista tremare.
Ginny capì a chi apparteneva ancor prima di scorgere la
manica della veste, eloquente nel suo doloroso colore viola.
Si perse nel guardarla, chiedendosi inspiegabilmente perché
non fosse scarlatta…
“Tu mi hai già salvato…”
Scosse la testa per scacciare il flusso terrificante di pensieri
che non le appartenevano, e sollevando lo sguardo vide mille candele…
… riflesse negli occhi scuri della donna.
Erano tremule, seppur bellissime, e spandevano
un intenso odore di cera…
… di morte…
Ginny si sentì spezzare il
respiro.
“Lasciale brillare…”
Chiuse gli occhi cercando di opporsi a quei ricordi che sembravano
inondarla, ma quando tornò a scrutare la sorgente del diluvio,
ebbe la sensazione che nemmeno lei riuscisse a controllarlo.
Emanava dolore e rimpianto inconsapevolmente, come se non avesse
mai conosciuto altri sentimenti.
“Qual è il tuo nome?” le chiese Ginny
improvvisamente.
La donna abbassò gli occhi su di lei: erano vuoti, lontani
e persi nel niente.
“Il tuo nome significa che io sarò salvo…”
“Diceva che il mio nome sarebbe stata la sua salvezza…”
sussurrò in risposta. “Ma non era vero.”
La vide lanciare uno sguardo verso la riva, dove Harry, Ron e
Hermione combattevano contro lo stordimento, cercando di capire cosa
fosse successo, e immaginò che volesse attaccarli; solo dopo
un istante si accorse che gli occhi della donna erano rivolti
all’orizzonte.
Persi in esso, come prima nei ricordi…
“Lui mi chiamava ‘mia regina’.” disse
infine.
Mia regina…
La stretta sul suo braccio si allentò inaspettatamente.
“A volte sento ancora la sua voce…” continuò
socchiudendo gli occhi.
A Ginny sembrò di capire, ma ciò che lei sentiva, in
quel mattino non ancora bagnato dalla luce dell’alba, era
soltanto il dolce e altalenante sussurro del mare.
“Lo senti? Il mare…”
“Sì. Lo sento…”
All’improvviso la donna sollevò la bacchetta.
“Immobilus!” ordinò, e Ron e Hermione
rimasero a terra paralizzati.
Ginny non riuscì a trattenere un grido e la bacchetta le
venne immediatamente puntata alla testa.
“Non ti muovere.” intimò
la donna. Il tono della sua voce era freddo, non tristemente
malinconico come pochi istanti prima. “Non è te che
voglio.” sibilò. “E’ lui.” e punto il
dito contro Harry.
“No!” gridò di nuovo, incurante dell’arma
che premeva pericolosamente contro la sua tempia.
Vide Ron e Hermione dimenarsi inutilmente, ma Harry era già
in piedi, muto e con lo sguardo deciso. Era pronto ad agire, –o
come temette Ginny- pronto a sacrificarsi.
Pronto a morire…
Morire per lei…
“No, ti prego…” implorò, senza
comprendere realmente se stesse pregando lui di non avvicinarsi, lei
di non fargli male, o entrambe le cose.
Fissò i suoi occhi aspettandosi di vedere un universo che
s’infrange, ma lui restituì uno sguardo saldo ed
eloquente.
< Non muoverti, non parlare, fidati >
Fidarsi…
Come avrebbe potuto farlo? Temeva per lui, non per se stessa.
E sapeva che l’avrebbe protetta a qualunque prezzo, fosse
anche quello della vita, come aveva già fatto una volta molti
anni prima, e come avrebbe fatto per sempre, se il destino glielo
avesse concesso…
Socchiuse le labbra per parlare e lui la fulminò con
un’occhiata.
“Cosa vuoi?” domandò poi direttamente alla
donna.
Ginny si stupì della sua freddezza, e anche se non aveva
mai dubitato della sua razionalità, scoprì in lui una
forza che non conosceva.
La fermezza di chi ha già deciso, di chi andrà fino
in fondo senza timore. E seppe che qualsiasi cosa avesse detto, lui
non si sarebbe fermato.
Ciò che d’incosciente v’era in lui rimase
confinato nello sguardo: la voce uscì calma e risoluta dalle
sue labbra.
“Dì le tue condizioni.” disse.
“Getta la bacchetta a terra e consegnati a me.”
rispose la donna, palesando un tono deciso che a Ginny sembrò
solo apparenza. “Non ho motivo di fare del male a lei.”
“E che motivo hai di farne a me?”
La conoscenza da troppi anni agognata…
La causa di un dolore indivisibile dal rimpianto…
Il motivo della sua morte, ideale o concreto che fosse…
Ciò che aveva richiesto il prezzo della sua vita…
Saperlo finalmente dopo diciassette anni.
“Non voglio fartene.” rispose dopo un istante. “Ma
ti consegnerò ad altri che te ne faranno… e in cambio,
da loro riceverò ciò che desidero.”
Ginny trasalì, ma rimase in silenzio e Harry approvò
con lo sguardo quella scelta.
“Ne sei sicura?” chiese senza abbassare gli occhi.
“No, mia regina. Non sono sicuro. Lo spero soltanto.”
Il suo volto divenne cupo, triste e sofferente. “Volontariamente
o no… ma me lo diranno. Ripercorrerò la sua stessa
strada. Dovessi anche macchiarmi le mani di sangue…”
“Promettimi che non ne farai mai parte, Orlena.”
Colei che non infranse le promesse…
Scivolò una lacrima, tacita richiesta di perdono per aver
offeso la sua memoria, per esser venuta meno alle sue volontà.
La bacchetta puntata contro Ginny vacillò e lei lanciò
uno sguardo interrogativo a Harry, come a volergli chiedere se quello
fosse il momento adatto per fuggire, ma il ragazzo scosse
impercettibilmente la testa e lei non osò muovere un solo
passo.
Lo scorrere del tempo rallentò la sua corsa…
Vide Harry gettare a terra la propria bacchetta,
i suoi occhi sfidare la rabbia, il rimpianto e il dolore,
tutte cose che lui conosceva. E forse
provò pietà, allorché le riconobbe negli occhi
della donna, ma per una ragione o per un’altra, non esitò.
Sollevò lo sguardo, che a Ginny parve come sempre troppo
dolce, e avanzò verso di loro.
“Lasciala andare.” disse con tono risoluto, fermandosi
a pochi passi di distanza.
“Quando sarai più vicino.” ribatté la
donna, senza allentare la presa sul braccio di Ginny.
“No.” Harry rimase immobile. “Devi lasciarla.
Non hai niente da temere: come hai potuto vedere, ho gettato la
bacchetta.”
Fu lei a cedere dopo qualche istante. Avanzò trascinando
con sé la ragazza fino a che non gli fu esattamente davanti.
Lo scrutò attentamente con occhi indagatori, cercando di
trovare tracce di menzogna o di malizia, ma non scorse niente di
tutto ciò e la sua bacchetta passò rapidamente dalla
gola di lei a quella di lui.
“Vai Ginny.” le sussurrò il ragazzo a voce
bassa. “Va da Ron e Hermione.”
Lei non si mosse.
“Devi andare.” insistette lui, e il suo sguardo si
fece improvvisamente inquieto, ansioso. “Ti prego…”
“Non posso.”
“Ginny…” la implorò flebilmente. “Così
sarà stato tutto vano…”
“La mia morte non sarà vana.”
“Sei sicuro?”
L’aria si fece più chiara intorno a loro. Il sole
sarebbe sorto in pochi istanti e i suoi raggi avrebbero inondato il
mondo.
Ginny osservò il nuovo mattino, ne vide la tersa luminosità
riflessa in quello sguardo che aveva il potere di rendere tutto più
intenso.
Anche l’amore…
Anche la vita stessa…
Occhi verdi e limpidi, carichi di attesa…
Il cielo si spogliò dell’oro per rivestirsi della
luce dei diamanti.
La sua veste preziosa che scaccia l’oscurità…
Avrebbe voluto osservare quel miracolo per sempre.
… Fino al momento in cui sarebbe tornata la notte, con
ciclica puntualità.
“Harry…” sussurrò. “Io non me ne
vado.”
Mille candele…
Anche la donna le vide, Ginny ne fu sicura.
“Ci sono luoghi nei quali può esistere un noi.”
continuò nonostante la sua voce suonasse rassegnata. “Ma
non c’è vita per me, da sola.”
Da sola…
La bacchetta puntata contro Harry vacillò, ma la voce della
donna uscì nitida e stranamente malinconica.
“Se non puoi sopportare di vivere da sola” disse
rivolta a Ginny “rimani insieme a lui e condividi la sua stessa
sorte.” La scrutò con lo sguardo appannato da antiche
memorie che tornavano a tormentarla. “Io l’avrei fatto,
se avessi avuto il coraggio di mettere in dubbio le sue decisioni…”
Divenne cupa e triste.
… Schiava dei ricordi…
E Ginny si chiese se sarebbe riuscita a metter mano alla propria
bacchetta, ancora infilata nei pantaloni, senza che lei se ne
accorgesse.
La fortuna le voltò le spalle…
“Stupeficium!” gridò la donna,
puntandole contro la bacchetta un istante prima che lei appoggiasse
la mano sull’impugnatura della sua.
Non ebbe il tempo di pensare, né tantomeno di capire…
Vide il bagliore accecante dell’incantesimo, ma questo non
arrivò mai a colpirla. Cadde a terra sotto il peso del corpo
che l’aveva protetta.
“Harry!” gridò ancora stordita dall’impatto
della caduta.
Lui, che aveva giurato di proteggerla per tutta la vita, era stato
il suo scudo.
“Harry!” lo chiamò ancora con crescente paura,
ma lui non si mosse.
Se avesse estratto la propria bacchetta, avrebbe potuto farlo
rinvenire, ma era un rischio che non poteva correre. Con la stessa
facilità con la quale aveva scagliato lo schiantesimo, quella
donna avrebbe potuto lanciare a entrambi una maledizione…
“Non costringermi a farlo.” mormorò infatti,
avanzando di qualche passo. Aveva gli occhi vitrei e il volto
sofferente.
“Le mie mani sono sporche…” le sembrò
di udire, ma nessun suono si era elevato sopra il costante sciabordio
delle onde.
Petulante nel suo andirivieni…
Ginny cominciò ad odiarlo.
Rimase inginocchiata accanto a Harry, sollevò soltanto lo
sguardo e si perse nell’osservare la veste della donna di
fronte a lei: le molteplici pieghe viola ondeggiavano in balia di un
vento troppo forte. Non avevano pace…
Viola…
Odiava anche quel colore.
Ma quando la guardò in volto, comprese dove si stesse
svolgendo lo scontro più terribile.
In lei.
Era immobile, la mano che reggeva la
bacchetta era inerte, abbandonata lungo il fianco. Aveva gli occhi
sbarrati, ma non stava osservando loro bensì un punto poco
distante sul terreno.
Ginny seguì il suo sguardo.
Scintillante, nel mattino appena
risorto, risplendeva il medaglione che Harry aveva gelosamente
portato con sé e che gli era scivolato di tasca durante la
caduta.
Quel ciondolo, insieme a tutto ciò
che significava, era l’unica cosa che quella donna pareva
vedere.
Si era aperto nel cadere, e sotto di
esso svolazzava, tenacemente trattenuto dal peso dell’oggetto,
un piccolo lembo di carta.
Un braccio fasciato di stoffa viola si
chinò a raccoglierlo, dita bianche aprirono quel foglietto e
lo sollevarono in modo che gli occhi potessero leggere la grafia
elegante…
… In modo che il cuore potesse esplodere…
… Che il respiro si potesse fermare…
… Che le lacrime potessero scendere…
“Al Signore Oscuro
So che avrò trovato la morte molto prima
che tu legga queste parole, ma voglio che tu sappia che sono stato io
ad aver scoperto il tuo segreto. Ho rubato il vero Horcrux e intendo
distruggerlo appena possibile. Affronto la morte nella speranza che,
quando incontrerai il tuo degno rivale, sarai di nuovo mortale.”
R.A.B.
… Perché potesse crollare in ginocchio e sussurrare:
“Vale una vita…”
… E perché lui le potesse rispondere, con voce che
ormai soltanto lei udiva: “Ne vale più d’una,
mia regina…”
Fine 16° capitolo.
X redRon: Eccoci arrivare al dunque… Finalmente. Da
qui inizia il rush finale in rocambolesca sequenza. Cara, mi stai
lusingando e temo tu sia, ormai, troppo di parte… Ciò
che riguarda James e Lily nello scorso capitolo non è altro
che la messa su carta di una delle mie tante e strampalate teorie, mi
fa piacere sapere che ti è piaciuta. Quello di oggi è,
invece, uno dei capitoli più tristi, senza dubbio…
Ormai conosciamo le cause e le conseguenze, quasi ogni tassello è
tornato al suo posto, i prossimi tre capitoli saranno quelli
conclusivi. Ti ringrazio tantissimo per il tuo continuo sostegno e ti
mando un bacio, Joy.
X Anduril: Cara! Ma che piacere ritrovarti tra le
recensioni! E non preoccuparti per l’assenza, non è
successo niente di nuovo mentre non c’eri ^__^! Naturalmente
non mi aspettavo niente di meno, da te, di un’analisi perfetta
dei personaggi. Sai quanto amo Lily e James, vero? Beh, non volevano
saperne di rimanere fuori da questa storia, si sono fatti largo con
le unghie e con i denti! Tralasciando gli scherzi… E’
assolutamente giusto ciò che hai detto su James, è
cresciuto e maturato, non dobbiamo dimenticare che c’è
una guerra e che lui sta combattendo e al contempo sta tentando di
difendere la sua famiglia. E’ attento, guardingo, ma conosce i
sentimenti… e poi, diciamo la verità, per me James è
sempre stato “il giusto” ^_^! Carissima, ti ringrazio per
aver condiviso con me i tuoi pensieri, sono sempre molto, molto
apprezzati, anche perché hai una sensibilità davvero
spiccata. Ti lascio con questo capitolo, che purtroppo è uno
dei più tristi – le alternative non erano molte- e ti
mando un abbraccio colmo di gratitudine, Joy.
X Edvige: Carissima, sono lieta che questi capitolo finali
ti siano piaciuti, per me sono stati quasi una tortura, finivo sempre
col tralasciare alcuni particolari e la trama non tornava… ç_ç
Adesso quasi non riesco a credere di aver finito (i prossimi tre
capitoli saranno gli ultimi). Ma passiamo alle tue lecite domande.
Innanzi tutto rallegrati, perché d’ora in poi, Harry e
Ginny non mancheranno mai, saranno presenti in ogni capitolo,
finalmente… Invece per quanto riguarda Orlena… beh, lei
ha molte cose in comune con Ginny, tant’è vero che la
piccola Ginevra di tanto in tanto a accesso ai suoi pensieri…
Mi chiedi se si è rivelata di proposito, mhm… direi di
no, probabilmente no, ma il fatto di essere stata scoperta non la
turba comunque, avrai infatti avuto modo di vedere in questo capitolo
che le sue motivazioni non sono esattamente quelle di una Mangiamorte
convinta, si può dire che lei si è venduta al miglior
offerente pur di scoprire la verità su Regulus, una verità
che la tormenta da 17 anni, e adesso ha ottenuto una risposta…
nei prossimi capitoli vedrai che tutto comincerà a combaciare
e verranno spiegate meglio le scelte di questa donna. Come al solito
ti ringrazio tantissimo del sostegno e di avermi reso partecipe dei
tuoi pensieri. Un abbraccio affettuoso, Joy.
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Capitolo 17 *** Diciassette ***
17
17
DICIASSETTE
Cosa c’era alla fine di quel corridoio?
Solo buio.
La luce del sole ancora non vi era arrivata.
Forse non vi sarebbe arrivata mai…
Lui, di certo, ne avrebbe avuto paura.
Ne aveva avuto paura.
Ripercorrere la sua stessa strada…
Lui che adesso giaceva freddo e immobile, nel sonno
irreversibile della morte.
Lui, strappato alla vita e a lei per un motivo che non
conosceva… e che ormai non le importava sapere.
Non le importava più.
Morto…
Sul nascere del nuovo giorno, quasi fosse stato lui a
riportare, con l’ultimo terribile sacrificio, la luce colma di
speranza del mattino.
Una luce che lui non avrebbe mai visto…
Non riusciva a piangere e non poteva smettere di camminare.
Dipinti grotteschi, deformati dall’oscurità, la
osservavano dalle pareti. Erano rinchiusi nelle loro tele sbiadite,
ornate da cornici preziose e sfoggiavano con alterigia il loro lusso
offuscato dalla polvere.
Non riusciva a piangere.
Il pavimento risuonava ad ogni passo. Un rintocco terribile e
cadenzato, un rintocco che l’avrebbe accompagnata per tutto il
tragitto che aveva da percorrere.
Inevitabile quanto l’unica presenza che segue sempre ogni
passo…
… La Morte…
Non riusciva a piangere.
Deserto…
Davanti a sé e dietro.
Deserto fuori e dentro.
Non una sola anima che potesse mostrarle una strada diversa.
Non una sola via d’uscita, ma un’alta porta…
Orlena la spinse e al di là c’era il mondo.
… Racchiuso in libri polverosi.
Tutti tranne uno.
Era lucido, come se fosse stato sfogliato da poco, il nastro
rosso posto a tenere il segno…
… Un destino segnato…
Una pagina che qualcuno aveva ritenuto importante.
Lo aprì…
Raccontava di famiglie e di maghi, di casati e discendenti…
tutti oscuri e proibiti.
La dinastia divenuta schema sulle pagine ingiallite arrivava
fino ai suoi giorni.
La sua dinastia.
La dinastia della sua famiglia.
… E lei ne era l’ultima discendente.
O. R. Crux.
Il suo nome.
O. R. Crux.
‘Il tuo nome significa che io sarò salvo…’
“Non è vero.” sussurrò lei.
‘Tu mi hai già salvato…’
“NON E’ VERO!” gridò lei.
‘Il tuo nome…’
Era stato cancellato dalle lacrime… le sue lacrime…
Riusciva a piangere.
***
Non c’erano molte persone. La famiglia non aveva voluto
che le onoranze funebri fossero aperte a chi non faceva parte della
cerchia parentale più stretta.
Le cause della morte erano dubbie, così come lo era
stato il suo schieramento in quel regime di terrore. Orlena immaginò
che i suoi genitori volessero evitare le eventuali ripercussioni da
ambo i lati.
Una comoda via di mezzo.
Un vento tiepido soffiava quel giorno sulla collina, tra le
lapidi scolorite e le cappelle antiche, dove da secoli riposavano i
gloriosi antenati dei Black e dei Crux, e di ogni altra famiglia
dalle nobili origini e dal sangue puro. Illustri, soltanto in
apparenza, per chi era così cieco da non comprendere la vera
natura che si celava dietro l’artificioso splendore.
Orlena ricordava i racconti ascoltati da bambina, che
riguardavano il primo capostipite della sua famiglia: un mago di
primo ordine, immensamente potente ed eternamente glorificato per
aver incrementato, con i suoi studi, le conoscenze magiche della
comunità, per aver creato incantesimi d’indiscusso
potere e per aver sfruttato, in essi, i rami più potenti della
magia.
Quali fossero, tali incantesimi, non veniva tramandato.
E solo pochi anziani, memori delle più antiche leggende,
ricordavano che il fondatore della loro dinastia era morto
atrocemente, mentre conduceva degli esperimenti sull’anima
umana.
Anche la sua tomba si trovava in quel luogo. Orlena poteva
vederla, splendida e decadente, collocata nel punto più alto
della collina.
Si abbassò il cappuccio e fissò il cielo con
occhi arrossati: era plumbeo, nonostante l’aria mite.
Sembrava autunno ed era primavera…
Poco distante da lei, una processione di persone, in abiti
scuri, sfilava a capo chino davanti alla lapide, che proprio quel
giorno era stata aggiunta nella gelida cappella dei Black.
Non riusciva ad avvicinarsi. Non voleva leggere quel nome
inciso sulla pietra e per quanto inutile potesse sembrare, non
riusciva a smettere di pensare che a lui, quegli abiti neri, non
sarebbero piaciuti.
La signora Black sollevò il suo velo e mostrando il
volto di ghiaccio, la fissò con disapprovazione.
< Troppo trascurata > sembravano dire i suoi occhi. <
Palesemente schiava di troppe passioni >
Era vero, non riusciva più a trattenerle.
Vicino a lei, le nipoti che Orlena conosceva soltanto di vista,
si asciugavano lacrime invisibili con fazzoletti di seta.
Anch’essi neri.
Ricacciò indietro le lacrime quando scorse una figura,
che si allontanava dal tetro gruppo avanzando nella sua direzione.
Rabastan Lestrange si fermò a un passo da lei. Sembrava
a disagio, non si erano parlati molto spesso loro due.
Aveva un’aria sciupata e i suoi occhi erano inquieti,
come se stesse per succedere qualcosa di terribile.
Lei si chiese cosa potesse essere peggiore di ciò che
era appena accaduto.
“Orlena…” mormorò il ragazzo.
Non l’aveva mai chiamata per nome…
“Lascia che ti riaccompagni a Hogwarts. Non stai bene.”
Per tutta risposta, lei avrebbe voluto lasciarsi andare a una
risata isterica.
Non stava bene?
Come avrebbe potuto essere altrimenti?
Lui stava forse bene, osservando una fossa profonda tre metri
che avrebbe inghiottito il suo miglior amico per l’eternità?
Non riuscì a mettere insieme quelle parole, sebbene
fossero estremamente chiare nella sua mente.
“A lui non sarebbe piaciuto tutto questo.” disse
invece con un filo di voce.
“Hai ragione.” le rispose piano. “Ma stando
qui tu corri dei rischi e questo, a lui, sarebbe piaciuto ancor
meno.” la fissò negli occhi con sguardo eloquente. “Non
puoi restare.” le disse deciso. “Non nelle condizioni in
cui sei adesso.”
Lei osservò la propria veste scarlatta e impolverata.
Non si era cambiata dal giorno precedente. Non aveva fatto niente…
“Vieni.” le disse lui e sollevò il braccio
con l’intento di posarglielo sulle spalle, ma una mano lo
trattenne.
La signora Black era in piedi dietro di loro, rigida e fredda
come una statua e priva d’espressione.
“Sei stato un buon amico per lui…” disse con
voce atona e Orlena pensò che tutto sommato fosse vero “…
e ormai fai parte della famiglia.”
Rabastan si fece teso.
“Molti pensano che abbia tradito la causa.”
continuò la donna.
‘Non tradirò mai te.’
“Avrebbe potuto avere un futuro glorioso se non l’avesse
fatto…” il dispiacere oscurato dalla delusione nel tono
della sua voce “… ma credimi, chi l’ha spinto tra
le braccia della morte sarà punito.” e scoccò
un’occhiata gelida alla ragazza, squadrandola da capo a piedi.
Passò un istante di silenzio, prima che la voce di
Orlena giungesse nitida a infrangerlo.
“Allora punisca se stessa.”
Intuire l’ombra oscura di una madre dalle angosce del
figlio…
Intuire un incubo da poche parole…
Avere una sola certezza…
‘Non tradirò mai te.’
Rabastan, di fianco a lei, tremò vistosamente, prima di
serrare le mani a pugno. “Non sta bene.” si affrettò
a dire con tono di scusa, rivolgendosi alla signora Black. Poi si
voltò per trascinare via la ragazza, ma lei se n’era già
andata.
Dopo meno di dieci passi, Orlena si accorse che qualcuno la
stava osservando. Non capì esattamente quale istinto la rese
sospettosa, ma quando volse lo sguardo alla sua destra, scorse
l’ombra di una persona, dietro uno degli alberi che
costeggiavano sempre i viali dei cimiteri.
Si avvicinò.
Lui se ne stava appoggiato al tronco con le braccia conserte e
il volto basso.
I capelli scuri gli coprivano il viso…
Orlena trattenne il fiato e il cuore le balzò in petto.
‘Ti ho spaventata?’
Il loro primo incontro…
Avanzò di un passo, incredula e tremante.
Indossava una camicia bianca, come quando erano a scuola…
Avrebbe voluto trovare le parole, chiamarlo, pronunciare di
nuovo il suo nome aspettandosi una risposta che non fosse il debole
respiro del vento…
Ma non c’era voce in lei, non c’era movimento per
le sue labbra, e non c’era nemmeno la possibilità di
credere in quell’illusione per più di qualche secondo,
perché lui alzò il viso e i suoi occhi erano grigi.
Grigi. Non neri…
Le maniche della camicia erano arrotolate e nessun Marchio Nero
decretava la sua condanna.
“NO!” gridò contro l’ultima speranza
che si sgretolava.
Scivolò in ginocchio, la terra sotto le mani…
Il pietoso strato che ricopriva coloro che si erano arresi alla
morte… e che uccideva, con la sua verità crudele,
coloro che erano rimasti in vita.
Non le importava niente, voleva soltanto sbattere i pugni
contro il terreno e ferirsi in modo che il sangue scorresse, perché
non riusciva più a capire da quale parte del suo corpo
nascesse l’agonia…
Pianse, con i capelli che le inondavano il viso, fino a che non
sentì due mani aiutarla ad alzarsi. Le lasciò fare e
quando sollevò la testa, riconobbe Sirius Black.
Aveva una cicatrice rossa e profonda su una guancia, Orlena
pensò che fosse il ricordo di uno scontro recente. Le
azioni difensive sfociavano in carneficina con allarmante
frequenza…
Lui guardava fisso davanti a sé,
senza dar segno di vedere realmente ciò che gli stava di
fronte, come se fosse estraneo a tutto e non potesse provare niente,
ma lei sapeva, per sua stessa esperienza, che quel particolare
sguardo compariva sui volti di chi, semplicemente, stava provando
troppo.
… Ed era anche probabile che avesse sentito ciò
che lei aveva detto a sua madre, perché c’era una sorta
di timoroso rispetto e di educato distacco nel modo in cui il suo
braccio le circondava la vita, mentre l’aiutava ad allontanarsi
il più possibile da quel luogo.
Teneva le labbra serrate e non disse una sola parola per tutto
il tragitto che percorsero affianco. Zoppicava impercettibilmente e
Orlena capì fino a che punto Regulus l’avesse protetta,
tenendola lontana da ciò che accadeva fuori dalle mura sicure
di Hogwarts.
Lontana da quel mondo che lui aveva conosciuto e sfidato, e che
l’aveva ucciso.
Camminò con gli occhi fissi sul terreno, impedendosi di
lanciare anche solo uno sguardo al profilo del suo accompagnatore,
per paura di scorgere sul suo volto dei lineamenti che avrebbero
potuto ricordargli lui.
Troppo doloroso…
Si fermarono appena fuori dal cancello del cimitero, la strada
circostante era deserta e Orlena immaginò che volesse parlarle
del fratello, ma comprese di sbagliarsi nel momento in cui lui le
voltò le spalle.
“James…” lo sentì chiamare a voce
bassa.
Lei si guardò attorno perplessa, mentre James Potter
spuntava dal nulla, ripiegandosi su un braccio quello che sembrava un
mantello dell’invisibilità.
Aveva un aspetto terribile, colpevole… e l’abbracciò
senza esitare.
Ne fu troppo stupita per parlare.
“Mi dispiace.” mormorò lui, con una voce
roca che non gli si addiceva. “Mi
dispiace tanto…”
Il vento si stava facendo più forte e copriva tutti gli
altri rumori, così le parole sussurrate contro il suo orecchio
le parvero ancora più nitide.
“Era compito mio, quello.” soffiò
dolorosamente. “Ma lui venne da me… ed era così
deciso…” le parole gli mancarono e il suo abbraccio si
fece più stretto.
‘Solo tu stai cercando questa cosa?’
“Non gli dissi che erano più d’uno…
forse avrebbe rinunciato…”
Orlena registrò distrattamente ciò che ormai non
le interessava più sapere e poi si perse nelle proprie
illusioni, perché, in lontananza, la sagoma di Sirius Black le
era sembrata così simile a quella di Regulus da strapparle
l’anima.
Le si annebbiò la vista per colpa di quelle lacrime che
non scesero mai a rigarle il volto, sollevò la testa
ricacciandole indietro e fissò con sguardo confuso la parte
più alta della collina.
Il grandioso mausoleo, eretto per commemorare il capostipite
della sua famiglia, si stagliava contro l’orizzonte nella sua
decadente sontuosità.
Freddo.
Morto.
… Da strapparle l’anima…
‘Racchiudeva in un oggetto la parte lacerata…’
Le tornarono in mente le parole che aveva sentito pronunciare,
quando era bambina, da qualche pazzo della sua famiglia…
I terribili esperimenti che non venivano tramandati se non dai
folli…
L’abbraccio si sciolse all’improvviso e James la
guardò negli occhi.
“E’ stato coraggioso.” disse.
Lei ricambiò lo sguardo senza vederlo realmente.
‘Non esiste la paura per chi non ha nulla da perdere. Ma
questo non è vero coraggio.’
‘E tu hai paura, Regulus?’
‘Sì.’
‘Cos’hai da perdere?’
‘Non avevo mai amato e nessuno aveva mai amato me.’
“Dal vostro coraggio nasce soltanto dolore.” gli
rispose lei prima di andarsene definitivamente.
***
Strinse il medaglione e la lettera tra le mani, senza curarsi di
asciugare gli occhi.
Si era aspettata che la verità fosse terribile.
Non lo era.
Era terribile che non l’avesse compresa prima, quando
sarebbe stata ancora in tempo per aiutarlo, per combattere con lui…
Osservò con rimpianto la nascita del nuovo giorno: non
c’era stata più una sola alba felice dalla mattina in
cui lui era morto…
Quella forse lo sarebbe stata, adesso che anche lei aveva una
scelta…
La stringeva tra le mani.
Due strade…
Entrambe l’avrebbero condotta avanti. Tornare indietro
sarebbe stato impossibile.
“Non potrà tornare indietro comunque!”
Aveva due possibilità.
… E come lui diciassette anni prima, non aveva dubbi.
Si alzò in piedi senza distogliere lo sguardo dalla ragazza
che aveva saputo lottare prima che tutto fosse perduto.
Colei che amava e combatteva con lo stesso ardore.
Quei suoi capelli d’un rosso irriverente che le inondavano
il viso e l’espressione stupita,
come se avesse improvvisamente incominciato a ricomporre i frammenti,
appartenevano alla luce nitida del mattino.
Un giorno nuovo, ma le ragioni per lottare erano le stesse.
Era inginocchiata accanto al ragazzo che amava e sebbene gli occhi
chiari e spalancati le conferissero un aspetto fragile, non v’era
traccia di paura nella sua voce.
“Lo amavi, vero?” le chiese serrando la mano sul
braccio di Harry. “Amavi l’autore di quel messaggio. E’
lui che ho sentito attraverso i tuoi ricordi, non è così?”
Non rispose, ma indicò il ragazzo disteso a terra. “Si
sta svegliando.” disse. “Sii contenta. L’alba non
te l’ha portato via.”
Ginny osservò gli occhi verdi che si socchiudevano per
proteggersi dalla luce del sole appena sorto, poi riposò lo
sguardo sulla donna.
“E tu? Tu me lo porterai via?” le domandò.
Lei parve, se possibile, ancor più pallida di quanto già
non fosse e di nuovo non rispose. Si portò la lettera agli
occhi e si perse tra le parole che essa conteneva.
Ginny immaginò che vi stesse cercando una risposta.
Distolse lo sguardo per rispetto… e perché Harry si
stava sollevando sulle braccia, faticosamente.
Il Ragazzo-Sopravvissuto…
Riuscì a rimettersi in piedi, sebbene fosse ancora stordito
e avanzò di qualche passo; la sua calma apparente la spaventò,
perché pareva del tutto incurante dei rischi che stava
correndo, mentre la sua figura, impolverata e vulnerabile, le ricordò
il giorno dell’attacco a Hogwarts e la voce che aveva sentito
nella foresta.
La voce di una donna che aveva perso tutto…
Disperata quanto pericolosa.
… E lui era disarmato.
Si fermò di fronte a lei e indicò il medaglione tra
le sue mani.
“Devi restituirmelo.” disse con voce nitida. “Un
uomo è morto per quell’oggetto” continuò “e
la sua morte è stata vana perché è un falso. A
te non può servire.”
Gli occhi scuri si posarono su di lui. Aveva uno sguardo deciso,
come se avesse finalmente trovato una risposta.
Estrasse dalla veste un altro medaglione e lo lasciò
oscillare in modo che Harry potesse vederlo.
“Un uomo è morto per questo oggetto”
disse. “ e la sua morte…”
“La mia morte non sarà vana…”
“… La sua morte non sarà vana, perché
questo è quello vero. E a te servirà.”
Lui non riuscì a nascondere lo stupore; fissò il
medaglione di Salazar Serpeverde incredulo e provò a parlare,
sebbene la sua voce fosse roca.
“Cosa sai di quell’oggetto?” le chiese.
Lei fissò l’orizzonte e chiuse gli occhi.
Vale una vita.
“So che un ragazzo, diciassette anni fa, lo stava cercando…”
R. A. B.
“Devo trovare una cosa…”
“… Che si era schierato
consapevolmente dalla parte sbagliata per poterlo trovare.”
“Ricorderò che è per una giusta causa…”
“So che non era una sua responsabilità, ma una sua
scelta.”
“Era compito mio, quello…”
“So che è un Horcrux…”
“Racchiudeva in un oggetto la parte lacerata…”
“Il tuo nome significa che io sarò salvo.”
“… e che ce ne sono altri, anche se lui non lo
sapeva.”
“Non gli dissi che erano più d’uno…”
“So che almeno una persona conosceva il suo segreto”
continuò “ma non è sopravvissuta.”
“Mi dispiace…”
Coloro che sapevano non erano sopravvissuti.
“E a quanto pare, tu insieme alla somiglianza, hai ereditato
anche il compito di questa persona.”
“Ci sarà chi vedrà sorgere un nuovo
giorno…”
Silenzio…
“Era compito di mio padre, trovare gli Horcrux?”
soffiò incredulo, cercando di rimettere insieme i frammenti
della sua memoria.
“Cercavano qualcosa…”
“Una rossa proprio carina…”
“Erano mio padre e mia madre gli unici che sapevano?”
ripeté più forte.
Lei gli afferrò il braccio e posò il medaglione sul
suo palmo.
“Adesso tutto passa nelle tue mani.” disse.
Poi improvvisamente si accasciò e Harry riconobbe la risata
folle e stridula di Bellatrix Lestrange.
Fine 17° capitolo:
X redRon: Ecco qua il nuovo capitolo e, finalmente, il nodo
finale che si scioglie. Non si può certo dire che questa sia
una storia allegra, come avrai notato, i momenti lieti sono in netta
minoranza…-_-! Ma non disperare, ancora altri due capitoli più
un epilogo e vi libererò definitivamente da questo
tormento!^_^!
Un bacio e un abbraccio affettuoso, Joy.
X Edvige: Hai perfettamente ragione! Ci sono ancora alcuni
punti oscuri in entrambe le generazioni, particolari che, spero,
saranno chiari dopo la fine di questo capitolo.^_^ Qualcosa verrà
chiarito anche nei prossimi due capitoli, che sono gli ultimi, ma la
maggior parte dell’intreccio è svelato qui. Per quanto
riguarda il passato di Regulus e Orlena, mi piace pensare che Ginny
abbia intuito più o meno tutto ciò che riguarda la loro
storia d’amore (in molte occasioni Ginny ha visto i suoi
ricordi e non le ci vorrà molto a rimettere insieme i pezzi!
^-^), invece ciò che ha deciso di fare Regulus lo scoprirà
solamente quando sarà chiaro anche a Orlena. Ti ringrazio per
la fiducia –che spero di non deludere- e ti mando un bacione
affettuosissimo, Joy.
X Anduril: *-* ! Non immagini quanto mi faccia piacere,
carissima, sapere che hai inquadrato così bene il personaggio
di Orlena *_*! Davvero… io l’adoro, ma ho la sensazione
che il più delle volte venga fraintesa. La tua visone invece è
molto, molto simile alla mia: non c’è niente di malvagio
in Orlena, assolutamente niente! Le sarebbe morta con Regulus se lui
glielo avesse permesso, avrebbe rinunciato a vivere, avrebbe smesso
di combattere… lo ha fatto per davvero, durante i 17 anni in
cui a rinunciato a sapere solo perché lui le aveva fatto
promettere di non indagare. Se dopo tutti quegli anni ha deciso di
lottare e soltanto perché ha capito di non aver più
niente da perdere, onorare le promesse non le basta più,
adesso vuole sapere e vuole ripercorrere la stessa strada di Regulus.
Hai detto che così facendo lo può sentire vicino a sé,
è vero, ed è anche l’unico motivo per cui è
riuscita a resistere tanto a lungo dopo la sua morte. Lei e Ginny
hanno molto in comune, ma le poche cose che le distinguono sono
quelle essenziali. Sebbene Orlena abbia amato Regulus con tutta se
stessa, non si è mai sognata di mettere in dubbio le sue
decisioni, complice anche il periodo e la famiglia da cui proveniva,
particolarmente severa. Ginny dal canto suo è molto testarda e
questa è la sua forza, lei non ha mai onorato le promesse, non
c’ha neanche provato! Ti ringrazio tantissimo per l’analisi
sensibile e precisa, ti abbraccio forte e ti mando un bacio, Joy.
X Illy91: Benvenuta! Mi fa davvero tanto, tanto piacere
sapere che hai apprezzato questa storia, anche perché siamo
quasi alla fine ed è raro sentire il parere di qualche nuovo
lettore!^__^! Se hai seguito fino ad ora avrai notato che questa non
è propriamente una storia felice, al contrario, i momenti
lieti sono davvero pochi, ma mi piace pensare che ogni personaggio
abbia una propria rivalsa. Adesso siamo proprio nel bel mezzo
dell’intreccio e quasi tutti i misteri saranno svelati, in
questo capitolo tornano al loro posto molti dei tasselli che
mancavano. Spero che il finale di questa storia non ti deluda (si
articolerà nei prossimi due capitoli) e spero anche che tu non
ti penta d’avermi dedicato il tuo tempo ^_^! Una bacione, Joy.
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Capitolo 18 *** Ne vale più d'una ***
18
18
NE VALE PIU’ D’UNA
"Chi era la donna che ti ha accompagnato fino al cancello
d’entrata?”
Occhi curiosi e labbra increspate in un sorriso.
“Mia cugina Bellatrix.” la voce era affettuosa e
derisoria al tempo stesso. “Non sarai gelosa, spero…”
“Dovrei?” la bonaria ironia nascosta sotto
l’espressione innocente.
“Direi proprio di no, dal momento che Bellatrix ha dieci
anni più di me.”
“E questo ti sembra un buon motivo?”
“… E’ anche sposata.”
“Stai tentando di farmi irritare?”
“… Suo marito è il fratello di Raba-”
“Regulus!”
Una risata.
Uno sguardo dolce e due braccia calde intorno a lei.
“Non ti tradirò mai.”
Mille millenni.
“Mai. Non tradirò mai te.”
Un sospiro.
“Com’è tua cugina?”
Il tremore nelle mani di lui.
“Pazza.” occhi neri carichi d’angoscia.
“Orlena, tieniti lontana da lei. Bellatrix è pazza.”
***
“Harry, la bacchetta!”
La voce di Ginny l’aveva salvato.
Lei lo salvava sempre…
Perché nonostante fosse
consapevole di non potersi permettere né lo stupore né
la confusione, sapeva che in quel momento vi sarebbe annegato, se non
fosse stato per lei.
Rimanere impassibili di fronte al Caso crudele che aveva confuso e
intrecciato due generazioni, sembrava un affronto verso coloro che
per lui erano morti.
Memorie rimaste nascoste per diciassette anni…
Il medaglione di Serpeverde, costato la vita a colui che l’aveva
trovato, risplendeva nella sua mano.
Una pesante eredità.
Il compito dei suoi genitori…
Cercavano qualcosa…
E per la prima volta si sentì come se non se ne fossero
veramente andati.
Loro che avevano combattuto come lui quella guerra e non erano
sopravvissuti.
Ripercorrere la stessa strada… sapendo che non si erano
mai arresi.
Si gettò per recuperare la bacchetta e lanciò
l’incantesimo che sciolse Ron e Hermione dalla loro immobilità,
poi afferrò rudemente Ginny e la trascinò fuori dalla
traiettoria di altre eventuali maledizioni. Gli occhi di lei, grandi
e limpidi, lo osservavano colmi d’inquietudine; Harry intuì
che avrebbe voluto domandargli quali fossero le sue intenzioni, ma
non osasse farlo.
Le posò una mano sulla guancia e si accorse che era fredda
e stava tremando.
“Ti voglio al sicuro, Ginevra.” le disse serio.
Ginevra…
La chiamava così solo quando stava per lasciarla…
“Arriverà mai il giorno in cui mi dirai Ti voglio
al mio fianco ?” ribatté lei, tentando con un mezzo
sorriso di non mostrare la paura.
Lui si chinò sfiorandole la tempia con le labbra.
“Ti voglio per tutta la vita.” le sussurrò.
“Forse la mia l’hai già avuta tutta…”
Lei chiuse gli occhi e tentò, con scarso successo, di fare
la stessa cosa con la mente. I ricordi terrificanti, colmi di oscuri
presagi, aleggiavano su di lei come ingannevoli e incompiute
profezie. Non riusciva a liberarsene…
“Harry…” implorò aiuto senza chiederlo e
lui scorse la supplica in quell’unica nota dolorosa che le uscì
dalle labbra, mentre pronunciava il suo nome.
Le baciò la bocca lievemente.
Lo spazio caldo e protetto dei loro respiri…
… E intorno a loro una guerra da combattere.
Riaprì gli occhi.
“Orlena Crux!”
Bellatrix Lestrange avanzava con calma studiata verso la donna
ancora riversa a terra.
“Ho sempre sostenuto che non dovevamo fidarci di te.”
disse con tono sprezzante, puntandole contro la bacchetta.
Si muoveva piano e sembrava un’ombra innaturale nel mattino
appena sorto. Una sagoma scura e cupa, avvolta in strati di stoffa
che si agitavano tetramente al vento.
Nero.
La sua risata era stridula e mancava di coerenza, i suoi occhi
sembravano a tratti o completamente assenti o malignamente posseduti.
“Non dovevi consegnarci Potter?” sogghignò
perversa. “Crucio!”
La donna gridò e la lettera che ancora stringeva, si
accartocciò tra le sue dita.
“Non dovevi spiarlo e raccogliere informazioni?”
continuò Bellatrix accecata dalla sua malsana esaltazione.
“Non dovevi seguirlo senza che se ne accorgesse?”
Orlena si rannicchiò su se stessa gemendo, ma Harry notò
che in quella posizione poteva nascondere alla sua avversaria la mano
serrata sulla bacchetta.
“NON VOLEVI SERVIRE L’OSCURO SIGNORE!” gridò
ancora quella. “Cru-”
“E’ pazza. Orlena, Bellatrix è pazza.”
La voce di lui che dissipava la nebbia… e con essa il
dolore.
Lui la salvava sempre…
“Stupeficium!” gridò prima che l’altra
potesse concludere la maledizione.
“Via di qui!” ne approfittò Harry, spingendo
Ginny verso gli amici mentre Bellatrix cadeva indietro colpita dallo
schiantesimo.
“Andatevene! Smaterializzatevi!”
“E tu cosa farai?!” gridò la ragazza sconvolta,
inciampando sui suoi piedi e aggrappandosi, poco prima di cadere,
alla maglia del fratello.
“Voglio scoprire cosa sa degli Horcrux e dei miei genitori.”
“Sei un pazzo!” gridò Hermione. “Dobbiamo
andarcene!” continuò lanciando uno sguardo allarmato
alle due donne che combattevano. “Non ci capiterà
un’altra occasione per fuggire!”
Harry la fissò negli occhi. “Hermione” le disse
serio “non mi capiterà un’altra occasione per
sapere.”
“Sei un pazzo!” ripeté Ginny, il volto rigato
dalle lacrime.
“STATE GIU’!” gridò Ron spingendo a terra
gli amici, mentre una maledizione s’infrangeva a pochi metri da
loro, sollevando un mulinello di sabbia.
“Cos’hai consegnato a Potter?” miagolò
Bellatrix, il tono innocente disgustosamente falso e lo sguardo
perverso, colmo di scherno.
“Perché me lo domandi?” chiese a sua volta
Orlena con voce tagliente. “Ero io a volere delle risposte da
te, ma ho scoperto di possederle già.” continuò,
il volto orgoglioso. “Non ho più alcun motivo per
combattere al vostro fianco, ormai. Non ho più motivi per
infrangere le mie promesse.”
“Per cui non collaborerai.” concluse Bellatrix in uno
sprazzo di lucidità. Poi sollevò la bacchetta e le sue
labbra s’incresparono in un sorriso sardonico. “Allora…”
sibilò. “Morirai.”
Ginny chiuse gli occhi e si aggrappò con forza al braccio
di Harry, le ginocchia ancora affondate nella sabbia.
Ma la maledizione non arrivò. Bellatrix agitò la
bacchetta e la lettera stropicciata passò dalle mani di Orlena
alle sue.
Un silenzioso stupore li avvolse per qualche istante, poi la
risata folle e malata di Bellatrix lo infranse.
“Regulus, il mio stupido cuginetto!” proruppe. “Ne
ha avuto di coraggio!”
Orlena puntò la bacchetta dritta alla sua gola. “Non
ti azzardare.” disse scandendo bene la parole.
“Non ti azzardare?” ripeté l’altra
sbarrando gli occhi da invasata. “Non devo azzardarmi a far
cosa, esattamente?” continuò. “A infangare
il nome del tuo amante compianto, morto e sepolto già
da un secolo?”
“Diciassette anni non sono un secolo.”
“Era un traditore al pari di suo fratello!”
“Non tradirò mai te…”
“Avrei dovuto capirlo prima e avere la soddisfazione di
vederlo cadere sotto le mie maledizioni, proprio come Sirius!”
Harry serrò le dita intorno alla bacchetta e fece per
alzarsi, ma la mano di Ron lo trattenne.
“Aspetta.” gli sussurrò calmo. “Ascoltiamo.
La vendetta verrà dopo.”
Lui tremò di rabbia, ma rimase immobile.
“Erano entrambi marci, come mia sorella Andromeda…
Avrei ucciso anche lei, insieme a quel mezzosangue di suo marito, ma
gli Auror si sono messi in mezzo…”
Sul suo volto si dipinse un ghigno malato e gli occhi le
luccicarono di follia. “E’ stato divertente, però,
bruciare l’intero quartiere.”
“… mi piacerebbe sapere dove fossero le famose
Squadre di Sicurezza mentre i Mangiamorte incendiavano l’intero
quartiere e se la filavano indisturbati!”
“Pagherà.” tornò a dire Ron, prevenendo
l’impulsività del suo migliore amico.
“E Regulus, quell’idi-”
“NON PARLARE DI LUI!” gridò Orlena furiosa.
“NON PRONUNCIARE IL SUO NOME!”
“QUEL TRADITORE!” berciò Bellatrix con tono di
sfida.
“NO! NON E’ VERO!”
“Negherò io, per te, tutto ciò che vorrai.”
“Non era un traditore.”
“Non tradirò mai te…”
“Le sue scelte non furono mai scontate.”
I desideri che non si realizzavano.
Percorrevano strade sbagliate e s’infrangevano,
agonizzando, contro l’avidità e il potere.
… E chi vi aveva creduto, annegava.
Chi aveva combattuto fino alla fine, aveva salvato soltanto
l’onore…
“Questo bimbo rivestirà di nuovo onore il casato
dei Black!”
“E’ morto per dare una possibilità a Potter.
Quel Potter!” gridò Bellatrix puntando il dito
contro Harry. Lui si alzò in piedi temendo che venissero
coinvolti anche gli altri. “Cosa può esserci di più
patetico?”
“Una puttana che fa da serva al suo padrone.” le
rispose Orlena, il gelo che lui aveva scacciato molti anni prima, di
nuovo presente nella sua voce e nei suoi occhi.
Il sorriso crudele si spense. “Cederai,
te l’assicuro.” sibilò. “E allora sarà
molto divertente…”
“Non mi arrenderò mai.”
“Negherò io, per te, tutto ciò che vorrai.”
“Ne sei certa?” le domandò Bellatrix con
studiata lentezza e con maligna lucidità.
“Non ho niente da perdere.” ribatté lei.
“E niente da ottenere.”
Chi aveva combattuto fino alla fine, aveva salvato soltanto
l’amore…
“Niente è immortale.”
“Neanche l’amore?”
Nell’anima…
La bacchetta di Bellatrix ondeggiò
e il fasciò di luce s’infranse sullo scudo
provvidenzialmente eretto da Ron.
“Ottimo lavoro, amico.” gli sussurrò Harry dopo
un primo istante di sconcerto. “A quanto pare, siamo chiamati
in causa…” continuò, bacchetta alla mano, pronto
a difendere o a colpire, quale che fosse l’evenienza…
“Harry, ti prego…” incominciò Ginny, ma
non finì la frase che un altro incantesimo si schiantò
contro una barriera appena innalzata. Quando rialzò il viso
notò che Ron era sorpreso quanto lei, segno che questa volta,
l’incantesimo scudo non era stato opera sua.
Lo svolazzante tessuto viola chiarì ogni suo dubbio: lei si
era materializzata davanti a loro.
Orlena, il suo nome…
Osservò la sua bacchetta che si
agitava ricambiando a Bellatrix la cortesia.
“Possiamo combattere.” chiarì Harry
nell’istante che seguì.
“Lo so.” rispose lei. “Ma avete un compito più
importante, adesso.”
“Cosa sai degli Horcrux?” chiese incapace di attendere
oltre. “E cosa sapevano i miei genitori?”
Lei parve pensierosa, isolò
momentaneamente lo spazio circostante in modo da avere qualche
secondo per poter parlare liberamente, poi si voltò a
guardarlo.
“Quanti te ne mancano?” gli chiese.
“Se escludiamo il medaglione, ancora tre.”
“Tre…” ripeté lei.
Nato da chi per tre volte l’aveva sfidato…
“Dovresti proprio tornare nella casa dei tuoi genitori,
sai?” disse dopo un istante di silenzio. “A Godric’s
Hollow.” gli diede le spalle e tenne la bacchetta pronta
davanti a sé. “Tutto è cominciato da lì.”
Dove sorgeva il nuovo giorno.
Si voltò per cercare Ginny e la
trovò al suo fianco. Vi sarebbe rimasta per sempre, a dispetto
di tutto il resto.
Era senz’altro stupita, ma non lo
mostrava. Fissava la schiena della donna con sguardo concentrato,
come se stesse analizzando l’informazione che gli era appena
stata rivelata e non dubitasse affatto della sua veridicità.
Harry si concesse di accarezzarle brevemente il braccio: la sua pelle
calda era confortante, ma le mani le tremavano.
Una maledizione venne respinta e Harry
sentì la presa sul suo braccio farsi più forte e le
unghie affondare nella pelle.
Una cicatrice che sarebbe rimasta.
La desiderava…
E sebbene il pericolo fosse
imprevedibile, non riuscì a mandarla via.
… Neanche per salvarla.
“Ginny, ti prego…” implorò, facendo
violenza a ciò che disperatamente agognava. “Ti prego…”
ma lei gli fece cenno di tacere e scosse la testa.
“Resterò con te.” sussurrò.
Lei…
Rosso e Oro.
Il coraggio e la passione.
Il chiarore infuocato di un potente
sortilegio gli illuminò il viso. Strinse più forte la
bacchetta e fece un passo in avanti, dove la barriera stava per
scomparire.
Ron e Hermione erano al suo fianco,
vigili e pronti a combattere. Forti come lo erano sempre stati.
Complici in quella sfida che prevedeva, come trofeo al vincitore,
il beneficio di vivere.
Ginny.
Il futuro teneramente rivestito dei colori del tramonto…
o dell’alba immacolata.
Rosso e oro… e diamanti.
Troppo da perdere.
La sua mano premeva ancora sul suo
braccio tremando impercettibilmente. Non lo lasciava…
Caparbia.
Lo erano tutti loro.
… Quasi quanto erano fragili…
“Andatevene.” ordinò Orlena senza voltarsi.
“Una nuova epoca aspetta voi per nascere. Non apparterrà
a me…” la sua voce era calma e stranamente melodica,
come se fosse in pace con se stessa e volesse mostrarlo. “Resterò
io qui .” continuò. “Non ho niente da perdere,
soltanto un varco di diciassette anni da attraversare...”
“Vieni con noi.” propose Harry, il tono troppo
incalzante che tradiva l’intenzione di mostrarsi risoluto.
“No. Voi la temete, ma io la desidero.”
Desiderare la morte dopo diciassette anni…
La bacchetta di Bellatrix scintillò
sinistramente.
“Il sortilegio scudo non resisterà!” gridò
Hermione prima che Ron l’afferrasse per un braccio senza tanti
riguardi e la spingesse indietro, puntando davanti a sé la
bacchetta.
“NON REGGE-” gridò di nuovo, mentre il fascio
di luce rossa oltrepassava la barriera e si schiantava in pieno nel
petto del ragazzo.
Troppo veloce per poterlo impedire,
fulmineo.
“RON!” urlò senza ritegno osservandolo cadere
con un tonfo sulla sabbia, dopo esser stato sbalzato indietro.
Una posa scomposta, innaturale…
Orrore.
Harry perse il fiato, la mente chiusa
ad ogni logico pensiero e le gambe pesanti, quasi fossero di piombo,
che si rifiutavano di muovere un solo passo. Cadde indietro sotto il
peso di Ginny e solo dopo un istante capì di essere rimasto
immobile sulla traiettoria degl’incantesimi.
Lei lo salvava sempre…
Il peso del suo corpo…
Le sue mani pallide lo scuotevano con
tutta la forza che possedevano. Più disperate che sollecite…
Si sentiva di ghiaccio.
“E’ vivo, Harry. E’ vivo.” stava gridando
la ragazza sopra di lui.
Le ciocche disordinate e agitate dal
vento con i loro riflessi di rame e corallo le nascondevano quasi
completamente il viso e le spalle.
Lei…
Il futuro da conquistare senza
arrendersi mai.
La scostò dolcemente da sé
senza dire una parola e voltò lo sguardo sull’amico:
Hermione era riversa su di lui e tentava di farlo riprendere.
La sua bocca tremava.
Cercò Bellatrix con gli occhi,
l’espressione carica di rabbia e dolore, e vide che era
trattenuta in un duello serrato da quella donna che aveva spalancato
per lui le porte della verità. Si sentì ribollire di
collera e sopraffare dalla smania di combattere. Aveva un conto in
sospeso con la signora Lestrange.
… Ma era necessario allontanare Ron… e neanche
Hermione pareva in grado di combattere…
Le si inginocchiò di fianco e la
vide sollevare la testa mostrando uno sguardo implorante e
spaventato; aveva le labbra socchiuse, come se stesse per dire
qualcosa di vitale importanza e non riuscisse ad articolarne le
parole.
“Smaterializzati portandolo con te.” le disse serio,
sperando, per il suo stesso bene, che fosse abbastanza sconvolta da
mettere da parte la sua consueta testardaggine. “Devi portarlo
lontano da qui e chiedere aiuto.” continuò. “ Usa
il tuo patronus.”
“Ci metterà troppo tempo…” replicò
lei ritornando leggermente in sé.
“Non importa. Non abbiamo scelta.”
Non avere scelta…
“Tu sei l’alternativa.”
“Vai.” la incitò. “Vai, Hermione.”
e le sfiorò la guancia con la mano.
Lei chiuse gli occhi.
Cedeva…
“Raggiungici con Ginny il prima possibile.” sussurrò
infatti.
Harry annuì e abbozzò un
sorriso incoraggiante, mentre lei si smaterializzava portando Ron con
sé.
Sbatté le palpebre, davanti a
lui non c’era più nessuno. “Vi raggiungeremo
presto.” mormorò al niente. “Io e Ginny.”
Lui e Ginny.
Il rifugio che si generava ogni volta
che protendevano le braccia, ogni volta che si sfioravano e
confondevano i respiri sulle loro labbra…
Lui e Ginny…
Una guerra ancora da combattere.
Si voltò per cercarla e si
accorse troppo tardi che la bacchetta di Bellatrix era puntata contro
di lei.
Impossibile.
Impossibile da credere.
Una risata folle risuonò intorno
a lui e tutto il resto scomparve, persino il respiro.
Udì ciò che temeva prima
che avesse il tempo di scongiurarlo…
“Sectumsempra!”
Si lanciò di fronte a lei senza
pensare e senza sperare di poter scongiurare l’inevitabile.
< Se devo morire > pensò
semplicemente < che almeno sia per lei. Che lei viva… >
Morire per lei…
Non fece in tempo.
Il sangue schizzò di fronte a
lui, tingendo la sabbia con il suo tetro colore vermiglio, e una
figura cadde a terra pesantemente.
Senza speranza, se non nel libero arbitrio delle sue scelte…
Dopo diciassette anni…
Harry fissò incredulo la veste
viola che andava tingendosi di scuro.
Quasi nero…
La macchia si allargava portando via la vita.
Colei che aveva infranto le sue promesse…
Orlena Crux era distesa davanti a lui,
il petto squarciato e la mano ancora serrata sulla bacchetta.
Poco dietro Ginny allungava la mano
verso di lui, illesa e terrorizzata, supplicandolo in silenzio,
ancora inginocchiata sulla sabbia.
Si slanciò verso di lei e la
prese tra le braccia, mentre la risata stridula si faceva sempre più
vicina.
Bellatrix si portò ad un passo
dalla moribonda e ghignando perfidamente, il volto stravolto da una
malata soddisfazione, sibilò:
“Sarò così magnanima da ascoltare le tue
ultime.” un sorriso crudele le increspò le labbra. “Hai
qualcosa da dire adesso che sei alla fine? Custodirò le tue
memorie, non temere…” la guardò dall’alto,
spingendo contro la sua gamba con la punta della scarpa. “Dovresti
essermi grata, finalmente potrai riunirti a lui. Potreste giacere
insieme, nella tomba…”
“ E’ pazza. Bellatrix è pazza…”
… Deviata…
“Peccato che di lui, ormai, non sia rimasto niente!”
Eccetto l’amore…
Eccetto l’onore…
… E la forza e il coraggio…
“Avanti!” riprese la donna con tono sprezzante. “Con
quali parole vuoi essere ricordata?”
La bacchetta ancora serrata nella mano…
Orlena mosse le labbra.
“Avada Kedavra!”
Il corpo di Bellatrix si accasciò
senza vita.
“N… non ricordarmi affatto, cugina.”
disse poi.
Tutto finito.
Il vento intonò il suo lamento…
Sottofondo alla ninna nanna delle onde…
Eterna…
Ginny si sciolse dall’abbraccio e
si trascinò di fianco alla donna riversa sulla sabbia.
Aveva abbandonato la bacchetta ed
entrambe le mani erano premute sul petto. I suoi occhi erano assenti,
sebbene li tenesse aperti e benché il respiro le mancasse,
riuscì a parlare.
“L… le mie mani s… sono sporche…”
la sentì sussurrare.
Posò la sua su di esse e provò
a chiamarla con il suo nome.
“Orlena…” una lacrima le rotolò giù
dalla guancia, ma lei non se ne accorse.
“Tu… per me sei stato l’amore…”
disse. “S… sei stato la vita.”
Ginny chinò la testa, i capelli
rossi la inondarono…
Scarlatto…
“Sapevo che non saresti venuta da me vestita di nero…”
… E l’ultimo ricordo risuonò nitido, reale e
straziante nella sua mente.
“Regulus, cosa faresti se non mantenessi le promesse?”
“Non mettermi alla prova. Potrei infuriarmi.”
Uno sguardo capace di attraversare anche il baratro del tempo
trascorso…
“Penso che potrei tornare persino dalla morte, per dirti
quanto mi avresti deluso. Sarei indignato.”
L’ultimo sussurro…
“V… verrò io da te…” soffiò.
Un cupo sorriso sulle sue labbra. “Così
potrai… essere furioso e… indignato.” socchiuse
gli occhi e due lacrime le rigarono il viso. “P… potrai
rimproverarmi…”
L’ultimo respiro…
“… Ma ti… dirò c… che ti amo. Di
certo mi… perdonerai…” e chiuse gli occhi.
Per sempre.
Lacrime che scintillavano alla fine di tutto, come mille
candele…
Ginny si alzò in piedi
barcollando, ma c’era Harry a sostenerla e il suo sguardo…
illuminato dalla luce del mattino…
Stregata dai suoi occhi…
… E in quelli, riflessa una nuova epoca.
Un destino più felice.
Ingiusto, forse…
“Il nostro amore vale davvero quella vita?” gli chiese
piangendo.
Lui le accarezzò una guancia,
scostandole i capelli umidi di lacrime dal viso. Poi l’abbracciò
stretta.
Il peso del vero Horcrux nella sua
tasca…
“Il nostro debito è più grande, Ginny.”
le rispose. “Deve valerne più d’una.”
Fine 18° capitolo
X redRon: Cara…*__* ! Ti ringrazio davvero
tantissimo, adesso che sono alla fin, il tuo entusiasmo mi fa ancora
più piacere! Mi sorgono sempre mille dubbi quando sto per
concludere una storia…ç_ç. Devo ringraziarti per
tutto, per la costanza e per la fiducia e soprattutto per esserti
dedicata a questa storia! Il prossimo capitolo è l’ultimo,
e spero di non farti rimpiangere il tempo perso. Un bacio, Joy.
X Ginny06: Non preoccuparti carissima, anzi, bentornata!
Sei arrivata quasi sul finire della storia, quando ormai quasi tutto
è stato svelato, sono contenta che ti siano piaciuti tutti i
capitoli; avevo un’idea abbastanza chiara di quello che sarebbe
successo quando ho cominciato a scrivere, ma non è stato
facile lo stesso! Ti ringrazio per la fiducia e per la presenza…
e ti mnado un bacio, Joy.
X Anduril: Ti chiedo perdono carissima! Di solito non
faccio di queste cose, ma nello specifico, il capitolo stava
diventando davvero troppo lungo e dispersivo… e alla fine ho
preferito dividerlo… Sono spiacente per l’insoddisfazione
creata…ç_ç Suvvia, non pensarci più, in
questo capitolo tutto si conclude, o quasi… Comunque,
carissima, hai davvero il potere di rincuorarmi, leggi con tale
sensibilità e riesci a cogliere molti dettagli e sfumature…
Non stato facile rimettere insieme la trama di questa storia –
i commenti di chi legge in questo caso sono stati di grande spinta-
adesso che è quasi finita, rimango sempre con molte
incertezze, chiedendomi se sono stata sufficientemente chiara o se
qualcosa non torna. I personaggi, poi, sono stati una sfida, come sai
non avevo mai scritto di Harry e Ginny, e di Regulus non sappiamo
quasi niente… Ma sapere che hai letto e apprezzato mi riempie
d’orgoglio e vedo ciò che ho scritto sotto un’altra
luce… Ti ringrazio, davvero. Joy.
X Master Ellie: Ok… corro a nascondermi. E in mia
difesa, mi azzardo a dire una sola cosa: ciò che è
successo in questo capitolo era davvero ciò che Orlena
desiderava. Non avrebbe potuto essere altrimenti. Mhmm…
Joy fa capolino: Sei ancora furiosa? Scherzi a parte ^__^...
Sei decisamente troppo, troppo buona… e anche decisamente di
parte, direi, e io in questo momento sono decisamente troppo, troppo
imbarazzata per ringraziarti come meriteresti! Naturalmente non devo
proprio preoccuparti per gli scorsi capitoli, è vero che adoro
le recensioni –come tutti del resto- ma non sempre abbiamo a
disposizione tutto il tempo che vogliamo, dico bene? Mia cara…
grazie, grazie, grazie! Non hai idea di quanto mi abbia fatto piacere
sapere che ami Regulus e Orlena –quasi piango dal sollievo- non
mi viene detto spesso e io ho creato i flashback amandoli a
dismisura! Davvero, a metà storia ho cominciato ad adorarli e
non sono più riuscita a tenerli da parte, ma ho sempre avuto
il dubbio che non fossero particolarmente apprezzati! Per cui:
GRAZIE! Anche sulla trama mi hai rincuorato molto, sapessi quante
volte ho perso il filo -_- ! Un bacione immenso e alla prossima! Joy.
X Illy91: Joy rossa d’imbarazzo…^\\\^ Vuoi
dire che hai letto anche le altre storie? O_O! Oh, qui si rischia di
farmi diventare un’insopportabile viziata! A parte gli scherzi…
^__^ Sono contenta che ti siano piaciute, soprattutto adesso che è
passato un po’ di tempo da quando le ho scritte ed ho sempre la
sensazione che non interessino più a nessuno! Grazie di tutto!
Spero di non deluderti proprio da ultimo, perché il prossimo
sarà il capitolo conclusivo e poi arriverà un epilogo,
ma ormai siamo agli sgoccioli… Ti abbraccio fortissimo, Joy.
X EDVIGE: Eccomi qua, carissima –anche se non
propriamente in orario -_-! – per risolvere la questione
rimasta in sospeso con Bellatrix. E’ sì, speravate di
non averla tra i piedi e invece guarda che combina… Ok. Sto
zitta, visto che è tutta colpa mia! ^-^ Comunque con
questo capitolo puoi vedere come si metteranno le cose e il prossimo
sarà l’ultimo quindi… ti auguro buona lettura e
ti ringrazio ancora per la costanza e per l’immancabile
sostegno. Un bacio, Joy.
X AxelC91: Tesoro, grazie, grazie, grazie. Mentre scrivevo,
amavo a dismisura Regulus e Orlena, ma avevo la sensazione che come
coppia non fosse molto apprezzata tra i lettori. Mi riempie di gioia
sapere che invece ti piace. Oggi è un bel giorno! ^\\\^
Guarda, ti posso assicurare che la parte dove muore Regulus è
stata un vero parto, mi facevo del male da sola e non sapevo più
come uscirne… per non parlare della vena patetica nella quale
cadevo continuamente… è_é
Ma non ci penserò, voglio
crogiolarmi nelle tue parole! ^__^ E così scriverai una
Harry\Ginny ? Brava, fai bene ^_^! Ma in proposito posso assicurarti
che come scrittrice di questa coppia io faccio piuttosto pena…-_-
! In questa storia la scena continuava a passare a Regulus e Orlena
senza che riuscissi a farci niente! Poveri Harry e Ginny, doveva
essere una storia tutta per loro e invece alla fine sono stati
spodestati!^_-! Ti ringrazio ancora e ti abbraccio forte, Joy.
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Capitolo 19 *** Mia regina ***
19
19
MIA REGINA
“Stanno per arrivare, Ron. Andrà tutto bene.”
Mani intrecciate al punto di non sapere più quale delle
due stesse tremando…
“Se non ci sarà un dopo, io…”
“Ci sarà. Ti assicuro che ci sarà.”
“Ma se non dovesse andare come…”
Uno sguardo carico d’angoscia.
“Ron, ti prego…”
“Devo parlarti, Hermione.”
“Dopo.”
“Dopo mi ascolterai?”
Occhi bassi e imbarazzati per la prima volta in molti anni.
“Sì.”
… Tremavano entrambe.
Il patronus di Hermione aveva impiegato meno tempo del previsto a
portare il loro messaggio e in poco meno di un’ora, metà
dell’Ordine era giunto sul posto. A quanto pareva, nessuno
aveva ascoltato le rimostranze di chi, come Moody, sosteneva si
dovesse agire con discrezione.
Tonks li aveva raggiunti per prima, volando sulla sua scopa
protetta da un incantesimo di disillusione. Aveva portato con sé
una passaporta improvvisata e assolutamente non autorizzata, in modo
da permettere a lei e ai ragazzi di far ritorno a Grimmauld Place, se
si fossero presentati degl’imprevisti.
In tal caso, gli ordini erano stati categorici: non doveva
esserci, da parte sua né di nessun altro, alcun tipo
d’intervento, ma soltanto un repentino rientro.
Questo finché lei stessa non avesse comunicato la loro
posizione, permettendo agli altri membri dell’Ordine di
raggiungerli all’istante, con un’ulteriore passaporta che
era stata preparata e lasciata al quartier generale per tale scopo.
“Come ti senti?” domandò Harry, portandosi di
fianco all’amico che si era ripreso da poco.
“Oh… sto bene.” rispose quello con voce ancora
vagamente confusa, mentre Hermione si scostava da lui per la prima
volta da quando era stato colpito. “Almeno credo…”
aggiunse quando sua madre lo strinse in un abbraccio che gli avrebbe
tolto il fiato anche se fosse stato in perfetta forma.
“R… Ron…” singhiozzò la donna,
poi rivolse uno sguardo lacrimoso alla figlia. “Oh Ginny…
come hai potuto andartene così…”
Lei sollevò gli occhi. Erano grandi e limpidi, rivolti
sulla madre come se volesse dirle ‘mi dispiace’, ma non
riuscisse a far uscire la voce.
Scosse la testa e riabbassò lo sguardo desolato.
Troppo sconvolta persino per parlare.
Ma Harry poteva sentire ugualmente la sua voce: il lamento flebile
e continuo che la tormentava.
E’ ingiusto.
“Sei stata forte e coraggiosa.” le sussurrò
passandole una mano tra i capelli. “Non è ingiusto.”
… Entrambi erano sopravvissuti mentre altri non lo
erano.
Un destino più felice per chi avrebbe visto sorgere una
nuova alba…
“Questa nuova epoca mi fa paura.” mormorò lei
ritrovando miracolosamente la forza di parlare.
“Fa paura anche a me, Ginny.”
Il sole già alto a illuminare la realtà crudele…
Due cadaveri riversi sulla sabbia, un ferito e tutti, tutti
segnati in modo irreversibile dallo scontro appena avvenuto.
Ancora cicatrici…
“Deve essere fatto.” decretò la voce grave e
decisa di Kingsley.
Era in piedi di fronte al cadavere di Bellatrix.
“Non c’è altra possibilità, vero?”
chiese piano Tonks, senza alzare gli occhi.
“Temo proprio di no.” le rispose Arthur, una punta
d’amarezza nel suo solito tono pacato.
Remus, indietro di qualche passo, era immobile e aveva sul volto
un’espressione indecifrabile, combattuta…
Ad Harry sembrò che stesse cercando di provare pietà,
a dispetto del lupo in lui, che ululava incessantemente chiedendo
vendetta.
… O giustizia.
Lui che combatte contro l’istinto ad ogni plenilunio.
“Non vorrete farlo sul serio?” esclamò Molly
raggiungendoli dopo qualche istante. “E’ immorale!”
“Non credo che vi fosse moralità in lei.”
considerò Remus avvicinandosi di un passo.
“Ma cosa diremo ad Andromeda? Era sua sorella…”
“Ha tentato di ucciderla!” ribatté Tonks che
aveva ascoltato l’intera storia da Harry.
Arthur posò il braccio sulle spalle della moglie. “Non
c’è altra soluzione, Molly.” le disse. “Non
possiamo correre questo rischio. Se scopriranno la verità
saremo tutti in pericolo.”
“T’illudi che facendo sparire il cadavere non verranno
a saperlo?” chiese scettica la donna.
“Non ne avranno mai la certezza e noi avremo il tempo di
organizzarci.”
“Ai Mangiamorte non servono certezze per mettere in atto
delle rappresaglie; la loro vendetta non è indotta dal
dispiacere.” intervenne Remus. “Tuttavia Arthur ha
ragione. Harry vuole andare a Godric’s Hollow… e non ci
sarà modo d’impedirglielo.” aggiunse in direzione
della donna che stava per esprimere il suo ovvio dissenso su una tale
iniziativa. “Il cadavere di Bellatrix a poca distanza da lì,
condurrà i Mangiamorte sulle sue tracce in un istante: possono
materializzarsi, sono sicuro che qualcuno di loro è già
stato là…”
“Rodolphus Lestrange vi è stato di sicuro.”
rincarò Kingsley. “Subito dopo la ‘scomparsa’
di Voldemort, per cercare le eventuali tracce della sua sparizione,
vi ricordate? Lui e la moglie non trovarono niente e andarono dai
Paciock…”
Frank e Alice…
Tutti vittime della stessa guerra…
“Già…” sussurrò Molly
rabbrividendo.
“Credo che si possa mettere da parte la moralità.”
dichiarò Tonks risoluta.
“Bene…” incominciò Arthur dopo che anche
Molly ebbe annuito. Ma sebbene fosse in accordo con la decisione
presa, la sua voce divenne titubante “ Vuoi pensarci tu,
Remus?” chiese incerto, voltandosi verso l’uomo ancora
leggermente in disparte.
Lui che conosce il valore della vita…
Lui che combatte contro l’istinto ad ogni plenilunio…
“Sì.” rispose dopo un istante di silenzio. “Ci
penso io.”
Fece un altro passo avanti.
Era giusto.
Non c’era una tomba su cui portare un ultimo saluto.
Sfoderò la bacchetta e la puntò contro il corpo di
Bellatrix.
Né una lapide a onorare la sua memoria.
Respirò profondamente.
Non c’era stato un corpo freddo e inanimato su cui
piangere.
Sollevò il braccio.
E neanche il tempo di convincersi della realtà… e
di credere alla sua morte…
Non era rimasto niente di lui, per nessuno.
E così sarebbe stato anche per lei.
… La sua assassina…
Harry distolse lo sguardo.
Il lupo ululava la propria giustizia…
La voce di Remus pronunciò l’incantesimo, e sotto la
sua bacchetta il corpo di Bellatrix sparì.
“Perduto per sempre.” lo udì sussurrare con lo
sguardo vagamente assente, qualche istante dopo.
***
Da qui tutto è partito e qui tutto si conclude.
Godric’s Hollow.
Casa…
Il viale profumava lievemente di muschio e della resina degli
alberi. Era ombroso e adorno di rampicanti che gli conferivano un
aspetto aggraziato e selvaggio al tempo stesso.
Casa…
La terra sotto i suoi piedi era compatta e asciutta, e sebbene
quel sentiero portasse in un luogo disabitato da anni, vi erano
ancora le tracce di quei ciottoli bianchi che qualcuno, nella
speranza di assistere a tempi migliori, aveva sparso sul sentiero.
Casa…
I muri erano ingrigiti e macchiati dal tempo, lo scuretto di una
finestra al primo piano penzolava staccato per metà. Harry si
domandò quale stanza celasse.
Forse la sua, quando era ancora un neonato…
Il rumore dei vecchi cardini cigolanti, mossi dal vento, gli
ricordò qualcosa di antico e perduto, qualcosa che non sarebbe
mai potuto ritornare…
Il passato.
“Dobbiamo sbrigarci, Harry.” lo sollecitò
Hermione con voce decisa, mentre posava cauta il piede sul primo
gradino della veranda che sembrava sul punto di cedere. “Per
quanto ne sappiamo, potremmo ritrovarci circondati dai Mangiamorte da
un momento all’altro.”
Ron annuì e per poco non affondò fino al ginocchio
in un punto dove le assi di legno erano marce.
“Non sareste dovuti venire…” incominciò
lui e Ginny sbuffò rumorosamente.
“Stai diventando noioso, Harry.” disse Hermione,
spingendo la porta d’ingresso che si aprì rivelando una
consistente matassa di ragnatele.
Ron rabbrividì e arretrò di qualche passo mentre la
ragazza gli scoccava un’occhiata di rimprovero e pronunciava
l’incantesimo che avrebbe fatto sparire le tele insieme ai
probabili abitanti.
“Dai, entriamo.” suggerì Ginny infilando la
propria mano in quella grande di Harry.
Ron, Hermione e Ginny.
Casa…
Varcarono la soglia.
Pochi arredi erano rimasti intatti. Quasi ogni oggetto era in
frantumi, in quella stanza…
Harry non volle pensare a quale fosse stata la circostanza che li
aveva ridotti in quel modo, e a giudicare dalle espressioni
preoccupate di Ron e Hermione, che lo scrutavano di sottecchi, e
dalla stretta improvvisa della mano di Ginny, capì che la
risposta era fin troppo palese.
“Sono morti in un incidente d’auto.”
Avrebbe voluto credervi…
31 ottobre 1981.
Suo padre e sua madre.
E gli parve strano pensare che quella notte anche lui si
trovava lì.
Un bambino nato da chi per tre volte l’aveva sfidato…
Si guardò attorno e avanzò di qualche passo verso le
scale che portavano al piano di sopra, lanciando di tanto in tanto
uno sguardo sgomento a un lume rovesciato o a un vecchio mobile per
metà distrutto.
Tutto giaceva sotto un pesante strato di polvere.
Abbassò, sconsolato, gli occhi sul pavimento: sembrava
ricoperto da macchie indistinte…
Impronte.
Il cuore gli mancò un battito.
Impronte di cane.
Sirius era ritornato in quel luogo.
Casa…
Respirò forte, ma la voce di Ron allontanò i ricordi
prima che questi potessero trascinarlo lontano dalla realtà.
“Saliamo al piano di sopra.”
Annuì posando il piede sull’asse di legno della
scala, che cigolò in modo inquietante. Il tempo, con il suo
scorrere inclemente, aveva logorato e distrutto anche ciò che
era stato risparmiato dalla bacchetta di Voldemort.
“Salite rimanendo vicini al
muro.” suggerì andando avanti per primo.
Il piano superiore era come quello di sotto: abbandonato dopo
essere stato distrutto.
Una delle stanze aveva la porta scardinata. Al suo interno una
culla ribaltata e ricoperta di ragnatele, rappresentava con
inquietante immediatezza, una verità che tutti loro
conoscevano.
Un bambino che era sopravvissuto…
Un bambino adesso cresciuto…
Quasi un uomo.
Ginny si portò una mano alla bocca e rimase immobile sulla
soglia mentre lui l’attraversava.
Da qui tutto è partito e qui tutto si conclude.
Una coperta, che un tempo doveva essere stata azzurra, era
abbandonata sul pavimento, vicino a una sedia a dondolo
irrimediabilmente danneggiata.
Una ninna nanna interrotta bruscamente e mai ricominciata…
… Spezzata…
Una ninna nanna…
Allungò la mano, quasi inconsciamente, verso quello che
sembrava un vecchio carillon, posato su una cassettiera ancora più
logora, e nel momento in cui sollevò il coperchio, qualcosa di
dorato sfrecciò per la stanza.
“Cosa diamine ci fa qui un boccino?!” esclamò
Ron chinandosi quando questo passò sulla sua testa.
“Beh, io non lo trovo così strano” obiettò
Hermione scansandosi un istante prima che le s’infilasse tra i
capelli “considerando di chi era questa stanza…” e
lanciò un sorriso a Harry.
“Direi di no.” assentì lui. “Non è
strano.”
“In compenso questo lo è.” disse Ginny
all’improvviso, indicando il boccino che aveva smesso di
sfrecciare sopra le loro teste e se ne stava sospeso poco distante da
lei a una ventina di centimetri dal pavimento.
“Che aspetti? Rimettilo nella sua scatola” suggerì
Ron “altrimenti dovrai inseguirlo chissà fino a dove.”
“No.” rispose Harry avvicinandosi al luogo dove esso
stava volteggiando. “Ha ragione Ginny: c’è
qualcosa di strano. Non ho mai visto un boccino fare così.”
Allungò la mano per afferrarlo e questo si spostò di
poco.
Harry si chiese per quanti anni fosse rimasto chiuso in quella
scatola che sembrava un semplice carillon.
Sedici?
In attesa che qualcuno lo liberasse.
E dopo averlo fatto, lo seguisse…
“E’ stato stregato.” dichiarò Hermione
dopo un istante.
Stregato…
Harry lasciò vagare lo sguardo nella stanza e poi lo
riportò sul boccino.
Da chi sapeva che prima o poi qualcuno sarebbe stato in grado
di… comprendere.
Qualcuno che gli somigliasse a tal punto…
“James sei sicuro di ciò che stai facendo?”
“Naturalmente.”
Lily sbuffò biascicando qualcosa che suonò come:
‘sempre il solito’.
James le lanciò uno sguardo corrucciato.
“E’ un giochetto stupido.” disse lei per
tutta risposta. “E anche scontato, se mi permetti di dire ciò
che penso.”
“E’ geniale.” ribatté lui ignorandola.
“A nessuno verrebbe mai in mente di ‘dar retta’ ad
un boccino.”
“E’ vero, a nessuno.” lo interruppe
lei con tono di scherno.
“… Tranne che a mio figlio, naturalmente.”
continuò lui alzando un po’ la voce e scoccando alla
moglie un’occhiata di rimprovero. “Non possiamo sapere
cosa succederà.”
Per un istante divennero entrambi seri, preoccupati…
Poi Lily scrollò le spalle e abbozzò un sorriso.
“Spero che nostro figlio si mostri più intelligente di
suo padre.”
“Io spero che sia esattamente come me, così non
avrà problemi a capire dove li abbiamo nascosti.”
Lei si arrese e sospirando profondamente, si lasciò
cadere sulla sedia a dondolo di fianco alla culla del bambino.
“Vorrei che non ci fosse bisogno di arrivare a questo punto.”
James non commentò, si chinò sulla culla e
allungò il braccio.
Non voleva ammetterlo di fronte alla moglie, ma adorava sentire
la mano minuscola di suo figlio chiudersi intorno al suo dito.
C’era qualcosa che potevano condividere con un semplice
gesto.
… Complici…
“Noi ci capiamo, vero?” sussurrò.
Un padre e un figlio.
Harry afferrò il boccino e indicò con l’altra
mano le assi del pavimento. “Sono qui.” disse. “
Gli ultimi tre Horcrux sono qui.”
Nato da chi per tre volte l’aveva sfidato.
***
"Non è ancora finita, vero?” gli sussurrò
Ginny mentre si recavano, poche ore dopo, nel luogo dove era stata
posta la passaporta per tornare a Grimmauld Place.
Harry passò il braccio sulle sue spalle con fare protettivo
e le sfiorò i capelli con le labbra. “Non è
ancora cominciata.”
***
Avery, Rosier, Macmillan…
E poi Malfoy, Crouch, Bones…
Harry avanzò di qualche passo, Ginny di fianco a lui.
Vance, Flint, Bulstrode…
Si voltò verso sinistra.
Lestrange, Macnair…
Tutti purosangue, naturalmente.
Inarcò un sopracciglio.
“Prewett?”
Ginny si strinse nelle spalle. “Rinnegati, ma pur sempre di
antica famiglia e di sangue puro.”
Continuarono a camminare tra le lapidi.
“C’è un Paciock!” esclamò Harry
dopo un istante.
Ginny abbozzò un sorriso indulgente. “Ci sono anche
dei Potter, se prosegui…”
Lo sguardo del ragazzo si rabbuiò. “Non sono andato a
salutare i miei genitori…” sussurrò tra sé.
Lei gli passò un mano tra i capelli scomposti.
“Non ne avevamo il tempo, Harry.” lo consolò.
“Con quattro Horcrux e i Mangiamorte che sarebbero potuti
arrivare da un momento all’altro, l’unica soluzione era
quella di andarcene il più in fretta possibile.”
“E’ merito loro. Avrei voluto ringraziarli.”
“Ci torneremo. Lascia che si calmino le acque.”
“Non si calmeranno mai, Ginny. Non si calmeranno fino alla
fine.”
Lei pensò che avesse ragione, ma le parve crudele
confermarlo e così rimase in silenzio.
“Crux.” esclamò lui dopo qualche passo. Le
passò un braccio intorno alla vita e la strinse a sé.
“Dovrebbe essere qui vicino…”
“No.” lo corresse lei. “E’ stata sepolta
tra i Black. Accanto a Regulus.”
Harry annuì stupito solo in parte. “Chi l’ha
deciso?”
“Remus l’ha suggerito e anch’io penso che fosse
una sua volontà.”
“Remus la conosceva?”
“A dire il vero, no.” rispose l’interessato
arrivandogli alle spalle. “Ma ricordo che tuo padre la nominò
un paio di volte dopo la morte di Regulus. Lui l’aveva
incontrata qualche volta…” si cacciò le mani in
tasca e proseguì di fianco a loro, indicandogli il giusto
sentiero tra le lapidi. “Scongiurò Sirius di aiutarlo,
disse che doveva assolutamente parlare con quella ragazza…
Volle andare al funerale di Regulus sebbene fosse pericoloso per lui.
Ci andarono insieme, quei due, ma sinceramente non so se fu Sirius a
fare un piacere a tuo padre o viceversa.”
Svoltò oltrepassando uno dei tanti monumenti commemorativi
e si avviò verso le ultime due tombe di quella fila.
“Sono quelle.” disse facendo loro un cenno con la
testa.
Si avvicinarono.
Accanto alla lapide corrosa e sbiadita recante l’incisione:
Regulus Arcturus Black
Seguita dalla data di nascita e da quella di morte, ve n’era
stata aggiunta una recente.
Ginny fece un passo avanti per poterla leggere:
Orlena Crux
“E’ il suo nome completo?” domandò a
Remus.
“Non credo…” rispose lui, poi estrasse dalla
tasca un foglio ingiallito e consumato. “Hanno trovato questo
tra i suoi vestiti.” disse mostrandolo ai ragazzi. “E’
un albero genealogico della famiglia Crux e lei è indicata
come O. R. Crux. Sappiamo che il suo nome è Orlena perché
Bellatrix l’ha chiamata così” si voltò
verso Ginny che annuì “ma per la ‘erre’…”
Coloro che sapevano non erano sopravvissuti.
Nessuno di loro lo era.
Harry osservò l’uomo di fronte a lui stringersi nelle
spalle con aria rassegnata e subito dopo immobilizzarsi, lo sguardo
fisso oltre le loro teste…
Si voltò e vide una donna che avanzava verso di loro. Era
ancora piuttosto giovane e vestiva elegantemente. Né Harry, né
Ginny l’avevano mai vista prima d’allora, e
dall’espressione accigliata di
Remus, entrambi compresero che neanche lui sapeva chi fosse.
Tuttavia non sembrava avere cattive intenzioni, si muoveva con
contegno, lentamente, come se non avesse nessuna fretta di arrivare
di fronte alla lapide. Quando fu abbastanza vicina, Ginny sbirciò
il suo volto: aveva gli occhi lucidi.
“Era una sua parente?” le chiese cortesemente.
“Un’amica.” rispose questa senza distogliere lo
sguardo dalla pietra grigia.
Ginny avrebbe voluto dirle di essere viva grazie a lei. Farle
sapere che Orlena Crux si era sacrificata per salvarla, ma l’Ordine
aveva stabilito, per ovvie ragioni di sicurezza e con il consenso di
tutti, quella che doveva essere la versione ufficiale dell’accaduto:
Bellatrix Lestrange e Orlena Crux si erano uccise a vicenda –che
era comunque vero- a causa di antichi dissapori e nessun’altro
era stato coinvolto nel loro duello.
Così rimase immobile e in silenzio finché Harry non
le scoccò un’occhiata d’intesa, alla quale rispose
con un cenno del capo.
Si voltarono per andarsene, lasciando in rispettosa solitudine chi
aveva più motivi di loro per provare dolore.
Ma quando mossero il primo passo, la voce della donna li fermò.
“L’avete sepolta vicino a lui…” sussurrò.
“Ne sarebbe stata felice.”
“Si amavano?” le chiese Ginny sentendosi un po’
stupida e un po’ patetica al tempo stesso.
La donna non alzò gli occhi, sembrava non averne la forza.
“Lei lo amava. Di questo sono sicura.” rispose. “Ma
il resto possiamo solo intuirlo…”
Intuire l’amore al quale si era dedicata un’ intera
esistenza…
Poi inaspettatamente sollevò la bacchetta, l’agitò
in direzione della lapide e senza aspettare neanche un istante se ne
andò.
Ginny posò stupita lo sguardo sull’incisione appena
modificata:
Orlena Regina Crux.
“Mia regina…”
La verità prendeva forma.
Un re e una regina…
“Sembra una favola.” sussurrò lei, mentre le
sue dita cercavano quelle di Harry.
“Una favola crudele.” precisò lui stringendo la
presa con fare rassicurante.
“Sono sempre crudeli quelle che diventano immortali.”
Immortali…
“Non ho mai desiderato l’immortalità.”
“Nemmeno io.”
Sogni agognati e condivisi attraverso mani disperatamente
intrecciate…
L’eterna fiaba di mille re e mille regine.
FINE.
L’angolino dell’autrice:
Joy fa capolino…
Non sono stata molto di “chiacchiera” durante la
pubblicazione di questa storia, non mi sono mai decisa a intervenire
o ad aggiungere delle note a fine dei capitoli, in parte perché
sono sempre stata in perenne litigio con l’orologio (secondo me
corre troppo velocemente, ma lui non vuole darmi ascolto!), in parte
perché non potevo dare spiegazioni sulla trama o sui
personaggi, senza rivelare buona parte della storia.
Bene, adesso che siamo giunti alla fine e non c’è più
niente da scoprire mi sento in dovere di darvi le dovute spiegazioni.
Innanzi tutto, perdonatemi per le teorie che vi ho propinato,
penso che sia chiaro a tutti, che la maggior parte di esse siano
inverosimili, e completamente inventate e senza dubbio romanzate…
sì,sì, ammetto tutto.^_^ La trama incasinata si sposava
con questa visione dei fatti, mi diverto sempre a intrecciare tutto,
ma confondere i lettori non è bello, per cui se qualcosa non è
chiaro v’invito a domandare, è più che lecito!
I personaggi:
Harry e Ginny: inizialmente avrebbero dovuto essere loro
gli assoluti protagonisti della storia, ma alla fine si sono
rassegnati a dividere il palco con un’altra coppia, dal momento
che la sottoscritta cade sempre vittima del fascino della vecchia
generazione e non ci può far niente.^_- Del resto Harry non è
affascinate come Regulus… e sono sicura che qualcuno di voi
potrà capirmi… Nonostante questo, ho amato scrivere di
loro, di questo Harry che immaginavo un po’ più maturo
rispetto all’originale, molto più silenzioso e un po’
meno eroe. A dispetto di quel che dice, non ce l’avrebbe mai
fatta da solo, ha avuto bisogno che i suoi amici gli facessero strada
quando ha visitato Godric’s Hollow, ed è stato
necessario che i suoi genitori gli mettessero tra le mani gli ultimi
tre horcrux… E’ forte, ma non al punto da fare tutto da
solo e Ginny è la sua degna compagna. E’ disposta a
tutto per amore, su questo non c’è dubbio, ma i suoi
sentimenti sono animati anche da una punta di orgoglio e da una punta
e mezzo di egoismo: si rifiuta di restare indietro e sebbene lui le
abbia chiaramente detto che ne morirebbe se le succedesse qualcosa,
lei decide lo stesso di partire. Agisce sempre per amore, ma non
annulla, per esso, il suo “io”. Non è un male,
quella sua punta e mezzo d’egoismo, è ciò che la
distingue da Orlena e che le ha permesso di cambiare un destino che
sembrava già segnato. Lei è una combattente, come
Harry, e chi si mette costantemente alla prova, a volte sbaglia. A
questi errori sono dovuti i suoi sensi di colpa.
Orlena e Regulus: Lei non ha l’egoismo e l’orgoglio
di Ginny: umilia se stessa al funerale di Regulus, e trova la forza
di reagire solo molti anni dopo, quando ormai non ha più
niente da perdere. Ha amato disperatamente e in nome di quell’amore,
ha completamente annullato se stessa: encomiabile, ma le ha portato
solo dolore e perdite, e il rimpianto di non aver combattuto per ciò
che riteneva importante… Non è egoista, ma non ha
nemmeno la forza di sopravvivere, perché volontariamente
sceglie la morte. Il coraggio che ha odiato in Regulus, perché
l’ha condotto alla morte, lei lo comprende solo diciassette
anni dopo, e lo usa per seguirlo… Regulus in questa storia è
la figura più oscura, ma non perché sia un mangiamorte
–peraltro poco convinto- quanto perché è davvero
complicato, e spero che qualcuno di voi sia stato abbastanza
fantasioso da comprenderlo, perché non credo di averlo
spiegato al meglio.-_-
Comunque sia, lui è silenzioso, complicato, tormentato da
mille eventi mai spiegati, che ormai sono diventati incubi, da
ingiustizie nelle quali è stato coinvolto e in cui non ha
saputo prendere una posizione: rimane a fianco dei suoi genitori
quando suo fratello se ne và. Ed è talmente contorto da
ideare una sua personale via di fuga, rende importanti una serie di
coincidenze (O.R.Crux) e grazie ad esse incomincia a riscattarsi. Lui
è davvero da solo. Nessuno lo ha fermato: né Rabastan
che pure era il suo migliore amico, né Orlena che se fosse
stata istintiva come Ginny l’avrebbe fatto, né Sirius
che essendo suo fratello avrebbe dovuto sapere meglio degli altri da
cosa stesse fuggendo. Lui non ha avuto dei genitori come quelli di
Harry, che pur essendo morti hanno fatto in modo da risolvere quanto
più potevano la situazione, i suoi hanno fatto di tutto per
gettarlo su una strada senza ritorno e lui è andato avanti
spalleggiato dai suoi incubi, dai suoi rimorsi e dalle sue paure e si
è riscattato come meglio poteva, prima che venisse fermato
dall’unica che poteva farlo: la morte.
Il romanticismo: Perdonatemi, quello è innato! >_<
L’intreccio e le teorie: Se hai una mente contorta
anche le trame se ne escono a quel modo… -_-
Metodo di narrazione: Temo sia vagamente visionario, ma
solo perché ho sempre sonno…
Fattore di leggibilità: Dovuto interamente alla mia
beta, Serpedoro.
L’epilogo: Tra pochi giorni.
Pareri di chi ha letto fino alla fine: Sarebbero
decisamente graditi! ^__^
Ringraziamenti: A tutti voi, indistintamente.
Risposte individuali:
X redRon: Grazie! E’ un piacere sapere che ti sei
appassionata, e certamente è anche un spinta in più per
continuare, anche se… a dire il vero, per il momento credo che
mi prenderò una piccola pausa, tanto per rimettere insieme un
po’ di nuove idee e soprattutto per dedicarmi di nuovo alla
semplice lettura! ^__^ Ma non preoccuparti per ora, c’è
ancora un epilogo!
Come al solito ti ringrazio per la costanza e spero che ti sia
piaciuto anche il finale. Un abbraccio, Joy.
X Anduril: Ecco, diciamo che non sono propriamente in
orario, ma alla fine è arrivato anche l’ultimo capitolo,
anche se credo che per ciò che vuoi sapere te, dovrai
aspettare l’epilogo…^_^ Mi fa piacere che tu riesca a
vedere, tutto sommato, un lieto fine, anche perché credo che
tu sia una delle poche con questa sensibilità!^_^ Accade ciò
che doveva accadere, sebbene non sia propriamente felice, ma come
dicevi, non era possibile che Orlena sopravvivesse senza Regulus, e
far tornare Regulus (ammetto che ci avevo pensato) sarebbe stata
davvero una pessima scelta. T’immagini? A me viene da ridere
dell’eventualità… Comunque, come ti accennavo,
sapremo ancora qualcosa di loro nell’epilogo!^_- Nel frattempo
ti ringrazio per la presenza e ti abbraccio forte, Joy.
X edvige: Grazie carissima, per essere sempre partecipe, e
anche per aver visto qualcosa di speciale in questa storia. Capisco
il tuo punto di vista, so che molti vorrebbero vedere Bellatrix
uccisa da Harry, è su Harry che usa l’Avada Kedavra che
ho qualche dubbio… del resto nel quinto non è riuscito
neanche a lanciarle una cruciatus decente! Ora, non fraintendermi,
non sto dubitando delle capacità di Harry, ma solo non vorrei
che ci fosse sotto qualcosa… e poi era necessario che Orlena
ripercorresse la stessa strada di Regulus, per cui doveva
sporcarsi le mani… e Bellatrix era sotto tiro, quindi…
Bè, spero che mi perdonerai. ^_-
Ti abbraccio forte, Joy.
X Illy91: Ah! Tu mi fai brillare
gli occhi come due stelline! “Tra due lune”, per quanto
imperfetta, per me sarà sempre speciale! Grazie per averla
apprezzata… e anche per avermelo fatto sapere. *__* Sono
felice che tu non sia delusa, anche perché questo è
l’ultimo capitolo e resta soltanto un epilogo per concludere
tutto.
Farò più in fretta che posso, te lo prometto! Un
abbraccio, Joy.
X AxelC91: Ma scusa, carissima, hai avuto l’impressione
che non mi piacessero le romanticherie? ^__^ Bè, direi che mi
piacciono abbastanza, sono titubante solamente quando sono eccessive,
ma con eccessive intendo DAVVERO eccessive. Scrivi, scrivi, mia cara,
il mondo dei sogni su carta lo conoscono troppo poche persone! Ti
adoro quando mi dici che ami Regulus e Orlena, non mi capita
spesso!^__^ E per quanto riguarda la fine di Bellatrix… in
qualche modo dovevo pur far riscattare Orlena, in fin dei conti sta
per morire, sarebbe stato crudele non farle ottenere una piccola
rivincità.^_- Guarda, tutto quello che c’è di
strampalato nelle mie fic, soprattutto le frasi in corsivo, mi
vengono fuori, principalmente perché ho la testa perennemente
tra le nuvole! E anche perché mi perdo in incredibili viaggi
mentali… Ti abbraccio forte, un bacio, Joy.
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Capitolo 20 *** Epilogo ***
EPILOGO
EPILOGO
Una sinfonia di foglie rosse e oro volteggiava attorno a lei,
animata dal soffio del vento.
La sua coreografia incostante e appassionata donava l’illusione
di una vita eterna, colori e movimento per nascondere la tristezza e
la verità.
Erano tutte morte quelle foglie.
Morte.
Un tappeto rosso cupo ai suoi piedi…
Morte…
“Non possiamo tornare indietro.”
Morte.
Ginny Weasley si costrinse a respirare profondamente, ma non tentò
di sentirsi meno colpevole di fronte a se stessa o meno ingrata,
perché nonostante il pericolo scampato, non riusciva ad essere
felice.
Non poteva esserlo.
“Vale una vita.”
E non sapeva chi incolpare per liberarsi la coscienza,
stupidamente ripeteva a se stessa che era destino, anche se era la
prima a non credervi. Si lasciava cullare per qualche istante
nell’illusione di non essere responsabile dell’accaduto,
per poi ricadere nei sensi di colpa ogni volta che ricordava.
“Ne vale più d’una…”
I sussurri, le frasi spezzate…
Non le avevano più catturato con prepotenza la mente da
quando lei era morta, ma non per questo erano più facili da
dimenticare.
“Tu, per me, sei stato la vita.”
Si appoggiò stancamente allo schienale di pietra della
panchina e scrollò le foglie che si erano depositate contro le
sue scarpe.
Morte.
Una distesa di foglie morte.
Sollevò lo sguardo quando riconobbe il rumore frusciante
dei passi sul vialetto.
Harry.
I suoi occhi grandi e limpidi che la scrutavano, attraverso le
lenti, come se potessero leggerle nei pensieri.
Lo vide piegare la testa di lato, sorridendole incoraggiante e
pensò che forse riusciva davvero ad esserlo.
“Non c’è niente di più malinconico di un
pomeriggio d’autunno, non è così?” sussurrò
con voce quieta quando lui le fu davanti, sforzandosi di piegare le
labbra in un tenue accenno di sorriso.
Lui non rispose.
Si chinò e fece scorrere una mano tra i suoi capelli, poi
senza smettere di accarezzarla, posò le labbra sulla sua
fronte e v’indugiò per qualche istante.
Labbra calde…
“Vale una vita.”
Ginny chiuse gli occhi per evitare che le si riempissero di
lacrime: non voleva piangere ancora di fronte a lui. Ma quando li
riaprì, Harry la stava guardando come se avesse capito
perfettamente.
Lui, l’unico sopravvissuto.
E in memoria di coloro che l’avevano amato e difeso,
celava dignitosamente ogni ferita sanguinante.
Una per ciascuno di loro…
Si sedette di fianco a lei e la circondò con un braccio.
“Non ripagarli con le lacrime, Ginny.” le sussurrò.
Lei sospirò e posò la guancia sulla sua spalla.
“Questo senso di colpa è troppo pesante.”
“Lo so. E’ per questo che voglio concentrarmi su ciò
che devo fare.” si sistemò gli occhiali sul naso, come
se le lenti potessero celare il dolore
del suo sguardo, e la voce si fece più bassa. “Lo devo a
tutti loro.”
“Non mi lascerai di nuovo, vero?” gli chiese lei
titubante dopo un istante di silenzio. “Non pretenderai che me
ne resti qui ad annegare nelle mie colpe, mentre tu affronti
Voldemort da solo?”
“Potrei anche pretenderlo, Ginny, ma sarebbe fiato sprecato,
dal momento che non ti ha trattenuta neanche una promessa.” le
disse scostandosi leggermente per poterla guardare negli occhi.
Lei abbassò lo sguardo e non parlò, concentrandosi
sul tappeto di foglie cadute.
Di tanto in tanto qualche debole soffio di vento le faceva
fremere, per poi sospingerle decidendo per loro la direzione…
“Non possiamo tornare indietro.”
Ma adesso che il braccio di Harry la circondava, le sembrò
molto meno doloroso andare avanti.
Annusò l’aria, che col calare della sera era divenuta
abbastanza fredda da gelarle la punta del naso, e riconobbe l’odore
nostalgico e rassicurante del caminetto acceso. Le era mancato
durante l’estate.
“Mia madre sta preparando la cena.” sussurrò.
“Bene. Vuol dire che la riunione dell’Ordine è
finita.”
Ginny si voltò stupita verso di lui.
“Harry James Potter! Mi stai
dicendo che hai saltato la riunione?!” esclamò.
Il ragazzo ridacchiò chinando la testa, poi sollevò
su di lei lo sguardo ridente e si strinse nelle spalle. “Solo
l’ultima parte.”
Lei sollevò un sopracciglio e lui rise apertamente.
“Non era niente d’importante, comunque…”
riprese dopo un attimo con tono di scusa. “E ti avevo vista
dalla finestra, sembravi così decisa a lasciarti tormentare
dai ricordi…” si alzò in piedi, trascinandola con
sé “allora ho pensato che avrei dovuto dirtelo al più
presto, possibilmente prima che le foglie morte ti avessero ricoperta
del tutto…”
Lei sorrise e inclinò la testa guardandolo negli occhi.
“Cosa volevi dirmi?” gli chiese.
“Stanotte verrò da te.”
“Oh.” rispose lei leggermente stupita. “E a cosa
devo questo ardire?”
Lui prese a camminare tenendola per mano.
“Ron –giustamente- ha reclamato l’intimità
della sua stanza per stanotte. Se non mi ospiti dovrò dormire
in giardino.”
Ginny non riuscì a trattenere un largo sorriso. “A
cosa gli serve l’intimità della sua stanza?”
“A parlare con Hermione, suppongo…” rispose lui
accarezzando distrattamente le sue dita.
“Ed è solo per questo motivo che stanotte verrai da
me?”
Lui annuì.
Lo fissò poco convinta, senza capire se la stesse o meno
prendendo in giro. Per sicurezza mise su un broncio di falsa offesa e
lui scoppiò a ridere.
L’espressione di lei si fece perplessa.
Poi all’improvviso si fermò, la fissò negli
occhi e trattenne la sua mano quando lei tentò di sottrarla.
“Stanotte verrò nella tua stanza per dormire con te.”
le disse con voce limpida. “Non c’è altro motivo,
tranne che ti voglio sempre al mio fianco.”
Il dolore si scioglie e diventa struggente dolcezza…
“Per l’altra cosa che volevo fare, invece, non c’è
bisogno di aspettare stasera.”
Si chinò sfiorandole la bocca con le labbra, mentre le dita
facevano scivolare intorno al suo anulare un sottile cerchietto di
metallo.
… poi rimane soltanto l’amore.
“Tu, per me, sei soltanto l’amore.”
Le mancò il fiato e le tremarono le labbra, lui la circondò
con entrambe le braccia.
Un luogo sicuro…
“Se mi abbracci, esisterà.”
“Esiste già.” mormorò contro la sua
tempia, come se anche lui stesse ricordando.
“Harry…” sussurrò lei ritrovando
miracolosamente la voce.
Lui le sorrise e le accarezzò la guancia incoraggiante.
“Quando… quando l’hai…” scosse la
testa senza riuscire a mettere insieme le parole.
“Quando l’ho comprato?” le venne in aiuto lui.
Annuì.
“L’ho ordinato con Hermione, insieme alla bussola
magica.”
Ginny spalancò gli occhi e si scostò leggermente.
“V… vuoi dire che per tutto questo tempo…”
“Avrei dovuto dartelo prima, lo so.” disse
afferrandole di nuovo la mano. “Ho avuto paura di metterti in
pericolo…” mormorò con tono di scusa e poi
sorrise dell’espressione stupita della ragazza. “A quanto
vedo, non ero l’unico a dubitare…”
A lei sfuggì un singhiozzo che avrebbe voluto essere un
sorriso e si asciugò velocemente il viso, perché un
paio di lacrime l’avevano tradita.
“Non dubiterò mai più. Te lo prometto.”
Harry la fissò con aria di rimprovero, ma gli occhi
brillavano.
“Lascia stare le promesse, Ginevra.” le disse deciso,
abbracciandola di nuovo.
“Sei calda…”
Un segreto rubato alla notte.
Un segreto…
Eterno.
Eterno…
Immutabile.
Nemmeno il tempo l’ha scoperto. Gli è sfuggito.
“Sei calda…”
“E tu, come al solito, sei troppo freddo.”
***
Notte.
La rete intricata dei corridoi si chiudeva dietro le loro
spalle, quasi volesse cancellare ogni possibile traccia di passaggio.
< Proteggono un segreto… > pensò lei. <
Il nostro e il loro >
E non riuscì a capire se ciò le sembrasse
inquietante o malinconico.
“Hai paura?” le chiese Regulus ironico,
stringendole leggermente la mano con cui la conduceva.
Il viso di porcellana si piegò in un sorriso, ma le
ombre ne rubarono la freschezza e l’immagine apparve grottesca.
“Perché me lo chiedi?” domandò, la
voce studiatamente melodica e risonante sulle pareti di pietra. “Sai
perfettamente che, per me, non ci sarebbe stato bisogno nemmeno di
quella.” E indicò la mano del ragazzo, chiusa
sull’impugnatura della bacchetta da cui scaturiva un potente
raggio di luce.
Lui si fermò e il chiarore dell’incantesimo le
inondò il viso.
Si ritrasse socchiudendo gli occhi infastidita.
“Devo supporre, allora…” insistette “che
tu non sia spaventata.”
“No.” ribatté sprezzante, scostando
bruscamente il braccio che reggeva la bacchetta.
Dita decise le lasciarono la mano per imprigionarle il polso.
Tentò di divincolarsi senza riuscirci, ma il ragazzo era
già chino su di lei.
La bocca a pochi centimetri dal suo orecchio, poteva sentire il
suo respiro che la sfiorava…
“E allora, mia regina…” sussurrò,
rendendola vittima di ogni emozione. “… vuoi spiegarmi
perché stai tremando?”
“Toglimi un curiosità, Black.” incominciò
lei, evitando intenzionalmente la domanda. “Chi dorme in camera
con te?”
“Mhm… Lestrange, Macnair e
Goyle.”
“E sono compagni discreti?”
“Curiosi e inopportuni come Mrs Purr, direi.”
rispose lui con noncuranza. “E di notte i loro grugniti si
sentono fin dalla Sala Comune. Non te ne sei mai accorta?”
“No, ringraziando Merlino. Sono disgustata. E’ un
buon motivo per tremare?”
Lui rise di gusto.
“Accettabile.” disse poi. “Cerchiamo una
stanza tutta per noi, ti va?”
Lei annuì.
“Sei sicura?” le chiese Regulus con tono
stranamente affettuoso.
Non le suonò stonato, anzi, quella voce per metà
incerta e per metà tenera, giunse a confermare ciò che
già sospettava.
Lui che pretende d’ingannare persino il buio della notte…
Ma anche lei sapeva barare e nascose il tremore.
“Credi che mi tirerei indietro all’ultimo minuto?”
Gli occhi del ragazzo s’incupirono e si persero nel buio
della stanza.
“Non credo che tu abbia una ragione per farlo.”
bisbigliò senza guardarla. “Potevi tornare indietro in
qualsiasi momento, ma non l’hai fatto.”
Lei si risentì di quell’analisi, sebbene fosse
vera, e non riuscì a mascherare il dispetto provocato da
quell’ostentata sicurezza.
Sembrava che lui non tenesse in minimo conto la possibilità
di sbagliare.
“Dai sempre tutto per scontato, a quanto pare.”
considerò sfoggiando un irritante tono sarcastico.
Vide lo sguardo del ragazzo farsi di granito e rabbrividì.
La raggiunse in due falcate e l’afferrò per la
vita, stringendola contro di sé con tale impeto che la ragazza
non riuscì a trattenere un gemito di sorpresa.
Si maledisse per questo e tentò di staccarsi da lui con
rabbia.
Le sue braccia, una gabbia d’acciaio…
Alzò il viso per mostrare che il suo orgoglio non era
ancora stato sconfitto e capì, nell’istante in cui
incrociò i suoi occhi, che non si sarebbe mossa di un solo
millimetro neanche se lui avesse allentato la presa.
Quegli occhi…
Imprigionata senza catene… lei che era sempre stata
libera.
“No.” sibilò lui, il tono ancora alterato.
“Non c’è niente di scontato nelle mie scelte.”
era greve e lugubre. “Ricordalo.”
Ricordalo…
La stretta si sciolse, ma come previsto lei non si mosse, fece
scivolare una mano tra i suoi capelli e lasciò che le catene
del suo sguardo le si stringessero addosso.
Lei che aveva amato la libertà, ma mai un ragazzo,
scoprì che nell’angusto spazio di un abbraccio si
potevano avere entrambi.
Una nuova libertà…
La mano che lo stava accarezzando scivolò sulla spalla e
sul braccio con lentezza.
“E’ strano…” bisbigliò. “…
come certe volte, i nostri desideri si ritrovino a percorrere una
strada completamente opposta per giungere alla realizzazione.”
La libertà che vive in gabbia…
Gli occhi scuri si dilatarono di sorpresa e lei se ne accorse.
Frugò nella mente, alla ricerca di una ragione che
potesse giustificare quell’istante di smarrimento.
Sì… smarrimento…
Solo un lampo…
Non trovò niente, e nella penombra che improvvisamente
le sembrò consolante, lui l’abbracciò di nuovo.
Il volto affondato tra i suoi capelli e le spalle chine di chi
cerca conforto.
Lui… che seduce le passioni e ne viene consumato per
primo…
“Tu sei sposato alla Contraddizione.” gli sussurrò
teneramente accarezzandogli i capelli.
“E’ a te che vorrei esserlo.” rispose lui,
soffiandole le parole contro il collo.
E lei ebbe la sensazione che il significato di quella frase non
fosse ovvio.
C’era qualcosa di più intimo. Di essenziale.
Un legame superiore, inscindibile e disperato.
“Black…” riprese leggermente confusa.
“Chiamami per nome, mia regina.” la interruppe lui,
affondando le mani nei suoi capelli e sfiorandole la tempia con le
labbra. “Non ti piace il mio nome?”
Un nome.
Qualcosa che assomigliava alla salvezza intravisto a malapena
nei riverberi dei suoi occhi scuri…
Un nome…
“Sì, mi piace… Regulus.” asserì
titubante, rabbrividendo per il respiro di lui che le sfiorava la
pelle. “Ma anche tu puoi farlo, usa il mio nome.”
Un sorriso si disegnò sulle sue labbra. “E non lo
sto già facendo, mia Regina?”
Un re e una regina…
Spalancò gli occhi, perché era raro che qualcuno
conoscesse il suo secondo nome, cercò una spiegazione nel suo
sguardo, ma l’unica cosa che vi scorse fu un desiderio sincero
e disarmante.
Desiderare un legame capace d’infrangere persino il
normale scorrere delle lancette…
Un eterno sodalizio di speranza e volontà…
Ne fu ammaliata, spaventata e attratta al tempo stesso.
“Quante cose sai ancora?” mormorò senza
distogliere lo sguardo da lui.
“Troppe.”
Lui stava male.
I loro vestiti giacevano abbandonati sul pavimento, Orlena
riconobbe la sua gonna, divenuta un mucchietto informe esattamente
nel punto in cui lui gliel’aveva sfilata. La cravatta penzolava
malamente appesa ad una sedia: aveva tremato quando le sue mani
avevano sciolto il nodo.
Adesso stava male.
L’aveva sfiorata con mani leggermente impacciate,
sorridendo per nascondere l’imbarazzo, mentre le sbottonava la
camicia e lei aveva sentito il calore delle sue dita sulla pelle.
L’aveva amato quel calore, era intenso, ma non ancora
bruciante…
Artigliò con le dita la stoffa del lenzuolo…
Lui stava male.
C’era stato un istante durante l’accaldato gioco di
carezze, nel quale i loro sguardi si erano sfiorati: lui aveva occhi
immobili, distanti, e lei aveva capito che qualcosa non andava.
E qualunque cosa fosse, era profondamente radicata in lui, come
una vecchia ferita accuratamente nascosta, ma non per questo meno
dolorosa.
“Regulus…” l’aveva chiamato
dolcemente, posandogli una mano sulla guancia.
Non stava bene.
Forse si era stupito di trovare riflesso nello sguardo di lei
ciò che aveva sperato di nascondere magistralmente.
Sicuramente si era spaventato e arrabbiato, perché aveva
voltato la testa e maledetto se stesso per aver lasciato intuire così
tanto di sé. Il passo successivo era stato l’inadeguatezza,
poi era sopraggiunto il panico.
Adesso stava male.
Lo capiva dal ritmo scostante e inconcludente dei suoi
movimenti. Sembrava che fosse a malapena consapevole di ciò
che desiderava e non del tutto convinto di volerlo ottenere.
Respirava affannosamente, serrando le labbra ogni volta che un
gemito colmo d’angoscia minacciava di uscire e chiudendo gli
occhi per non scoprire, dall’espressione di lei, quanto di sé
stava mostrando.
Si stava facendo del male e non voleva ammetterlo… e ne
stava facendo anche a lei.
“Basta.” sussurrò Orlena decisa.
La sua voce che giungeva a infrangere gli incubi…
“Basta.” ripeté posandogli entrambe le mani
sul volto.
Lui s’immobilizzò all’istante e la fissò
con uno sguardo talmente incerto, da mettere in dubbio persino le
intuizioni di cui era stata sicura, e così intenso da farla
sentire in imbarazzo.
“Regulus…” pronunciò il suo nome come
se fosse indecisa sul fargli una domanda o meno, ma lui si sollevò
sulle braccia e prevenendo ogni altra parola, rotolò di
fianco.
Lui che seduceva la passione e ne veniva consumato per primo…
Un desiderio troppo intimo, troppo disperato, ma così
radicato in ciò che di malsano e pericoloso trasudava dalla
propria consapevolezza, da rendere impossibile qualsiasi spiegazione
e innegabile la necessità di tenerlo nascosto.
Era doloroso ma necessario, che lei non sapesse.
“Mi dispiace.” sussurrò soltanto, sottraendo
il volto alla luce dell’unica candela.
Lui che invocava il buio e teneva la bacchetta serrata nella
mano, pronta a far luce…
“Non importa.” rispose lei mentre lui si voltava
dandole la schiena. “Non importa. Puoi tenerti i tuoi segreti e
le tue parole non dette.” continuò allungando la mano
per accarezzargli il braccio.
Era teso.
Lui che scandagliava i segreti più reconditi per poi
tenerli sotto chiave…
“Ti metterò in pericolo” disse lui con voce
roca “e finirò col farti del male.”
“Me ne farai, se ti rifiuterai di amarmi stanotte.”
Lui si sollevò di scatto e l’afferrò per le
spalle, inchiodandola al materasso.
“Anche se ci sono cose che non sai?” le chiese con
impeto. “E che non potrai mai sapere, perché io non
potrò dirtele?”
Lei rimase immobile, fissando gli occhi nei suoi e colse la
disperazione, l’apprensione malcelata e il desiderio struggente
di una via di fuga.
“Non m’importa.” rispose calma. “Ho una
vita intera per scoprire tutto ciò che vorrai nascondermi.”
Lui sgranò gli occhi e rivelò la paura.
“No. Giurami che non lo farai.”
Lui che lusingava la morte, ma anelava alla vita…
Le sue labbra tremarono, le dita la strinsero più forte.
“Rifiutami, tienimi lontano da te, se vuoi, ma ti prego, ti
prego, giurami che non tenterai mai di scoprire.”
Lei respirò profondamente. “Adesso lasciami.”
gli disse con voce pacata, opponendo una debole resistenza alle mani
che le impedivano di alzarsi.
Regulus la lasciò immediatamente e fece per
allontanarsi, ma la mano di lei lo trattenne.
“Non intendevo chiederti di lasciare la stanza.”
chiarì avvicinandosi lentamente. “Volevo soltanto che tu
mi permettessi di alzarmi” continuò “in modo da
poterti essere così vicina da non aver bisogno di
spiegazioni.”
Poi avvolse le braccia intorno a lui. “Eri tu che mi
tenevi lontana.”
Non rispose, ma affondò il volto nei suoi capelli e lei
lo sentì tremare.
La tensione invisibile che lo abbandonava lasciandolo
disarmato…
Lui che si mostrava senza pudore o ritegno, in tutto quel suo
meraviglioso intreccio di contraddizioni… e pretendeva di
essere compreso…
… Lei già l’amava.
“Per ora ho scoperto abbastanza.”
“Sei calda…”
Un segreto rubato alla notte.
Un segreto…
Eterno.
Immutabile.
Nemmeno il tempo l’ha scoperto. Gli è sfuggito.
“Sei calda…”
“E tu, come al solito, sei troppo freddo.”
***
“Tu sei la nebbia che maschera e inganna…
Tu sei la tempesta che imperversa e infradicia…
Tu sei la notte… nascondi… e proteggi…
Sei il vortice… e le tue braccia sono il vento che
rapisce…
E sei il desiderio… e senza di esso avrei solo l’oblio.”
“Invece per me… tu sei solo l’amore…”
“D… dove sono?”
“Sei con me.”
“Niente è immortale.”
“Nemmeno l’amore?”
FINE.
Angolino dell’autrice: Qui si conclude
definitivamente questa storia, che spero che sia stata per voi
–proprio com’è stata per me- una piacevole
distrazione dalla vita ‘reale’. Me la sono trascinata
dietro per lungo tempo, forse anche troppo, ma adesso che siamo
giunti alla fine, con tanto di epilogo, mi resta difficile esserne
sia pienamente soddisfatta, sia del tutto scontenta. E’ la
strana sensazione di mettere il punto finale dopo quasi un anno.
Come credo, tutti possiate immaginare, mi farebbe davvero piacere
sapere cosa avete provato leggendo, sempre se avete provato qualcosa,
naturalmente… ^__^
Per cui, se qualcuno sente il bisogno di rendermi partecipe dei
suoi pensieri –e credetemi, non chiedo di meglio- fatevi avanti
e dedicatemi qualche minuto, sarebbe la più grande
soddisfazione.^__^
Ma passiamo adesso ai più che dovuti ringraziamenti:
Primo fra tutti, credo di dover rendere il giusto merito a
Serpedoro, ineguagliabile beta.
… E Merlino solo sa come ha fatto a sopportarmi!
Ha lavorato sodo per diversi mesi ed è rimasta nell’ombra,
lasciando a me le luci della ribalta, ma posso assicurarvi che senza
di lei non avrei potuto tenere la testa alta, di fronte a queste
pagine. A lei, quindi, va metà del merito… e un
miliardo di ‘grazie’!^__^
Vorrei poi ringraziare in modo particolare Elanor, che mi è
vicina da sempre, e senza la quale non avrei avuto la forza di andare
avanti.
Non so come fai, carissima, ma riesci sempre a vedere qualcosa di
speciale in ciò che scrivo, e la cosa più eccezionale è
che dopo aver letto le tue recensioni riesco a vederle anch’io!
Hai letto con attenzione ogni parola e interpretato ogni riga vuota…
davvero, non hai idea di quanto possa essere consolante sapere che
per qualcuno, vale la pena di soffermarsi con attenzione su ciò
che ho scritto! ^__^Vorrei essere davvero più esauriente e
farti sapere fino a che punto sei stata importante, credimi, ogni
volta che leggevo le tue parole mi sembrava davvero di aver dato il
meglio di me. Riesci a riempirmi di orgoglio e di fiducia e non solo,
mi hai mostrato migliaia di diverse sfaccettature, migliaia di
interpretazioni meravigliose che per venire alla luce, aspettavano
soltanto la tua sensibilità. La maggior parte di loro non
erano fatte di proposito, tu le hai viste perché sei speciale.
Un bacio.
Tutta la mia riconoscenza va inoltre alle meravigliose lettrici
che armate di coraggio e pazienza hanno recensito, e quindi: grazie a
EDVIGE (sappi che contavo molto sulla trama e ci tenevo che
avesse una sua logica, per cui grazie per non aver dato per scontato
che fosse stato facile! ^__^), grazie a Illy91 (non ho parole
per ringraziarti e senza dubbio continuerò a scrivere per cui
ti ringrazio sin d’ora per il sostegno, ma credo che mi
prenderò una pausa: scrivere O.R.Crux mi ha tolto il
fiato…-_-!), grazie a redRon (mi sei stata vicina ad
ogni capitolo… grazie per aver avuto fiducia!), grazie a
AxelC91 (mia cara, ti ho dato l’impressione di una che
non ama le romanticherie? ^__^ Scrivi sempre ciò che ami e che
conosci… e tutto ciò che ti smuove qualcosa dentro.
Romantico oppure no, sarà comunque speciale!), grazie ad
Anduril (per aver letto oltre le righe un lieto fine che
temevo di essere la sola a vedere e perché hai visto ciò
che di speciale esiste tra Regulus e Orlena! Non posso non adorarti!
^__^).
Grazie inoltre a Master Ellie, Ginny06, Daisy05(spero tu
stia bene),Aleberyl 90, Ashleigh, Layla-Chan, MaryPotter 92, light
lily, Nenad, lunarossa e Acchi.
Spero di non aver deluso nessuno di voi.
E infine, grazie a tutti i lettori, indistintamente.
Joy s’inchina e saluta.
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