Desideravo solo essere salvata;

di sopra_al_rumore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dall'introduzione al 4 capitolo (: ***
Capitolo 2: *** Dal sesto al nono! ^^ ***
Capitolo 3: *** dal 10 al 14 (: ***
Capitolo 4: *** Dal 15 al 17 [Fine] (: ***



Capitolo 1
*** Dall'introduzione al 4 capitolo (: ***


"Mamma finiscila, non dirlo mai più, ma come puoi giudicare una persona solo dal colore della pelle? Non ti capisco,è una vergogna quello che dici!"
"Ma vai via,tu e quel ‘marocchino’ …"
"Ma che schifo, come puoi dire questo, inanzitutto non è marocchino, è brasiliano, il suo colore delle pelle non è molto più scuro del tuo e pure che fosse stato ‘marocchino’ e con la pelle molto più ‘nera’ della tua quale sarebbe stato il problema? Giuro che se ci riesco a capire, mi sposerò con una persona di colore giusto per farti dispetto! A volte non riesco a capire come potrei essere tua figlia."
Odiavo mia madre,l’odiavo davvero in tutti i sensi ma la cosa che più mi faceva male e che prima mi incoraggiava nei miei sogni e poi per degli stupidi scatti d’ira me li riduceva in brandelli,che schifo di vita…
Ogni sera nel mio letto chiudevo gli occhi,ma non dormivo,vedevo davanti a me i volti delle persone che stimavo, e spesso mi scendeva una lacrima che soffocavo nel mio cuscino, pensavo a quanta forza riuscivano a trasmettermi, quel poco che mi bastava per andare avanti ogni giorno. Mi ripetevo: ‘Voi siete la mia forza, grazie a voi io un giornò sarò libera, ed andrò avanti nutrendomi di ciò che solo voi sapete offrirmi!’
C’è chi ama un cantante per le immense emozioni che esso gli da semplicemente rimbombando in un microfono, c’è chi ama un attore per le immense emozioni che esso gli da semplicemente recitando, io invece sono diversa , io amo i calciatori per le immense emozioni che essi mi danno semplicemente toccando una palla.
Le presentazioni sono scontate quasi quanto l’indice di un libro, ma è mio dovere presentarmi altrimenti che gusto ci sarebbe poi nel raccontare la mia storia?
Io mi chiamo Ilary,ho 16 anni ed il mio mondo pian piano cade a pezzi, alla gente piace distruggere ciò in cui credo. Credo nei sogni e nell'amore, quello vero.
Ho fatto l'abitudine a chi cerca di distruggere i miei sogni e sinceramente non ci faccio nemmeno più caso, sono stanca di rispondere alla gente ed infatti ad ogni provocazioni resto in silenzio
Non mi piace sprecar fiato, per qualcuno di coccio che ha solo voglia di divertirsi e di rovinarmi la giornata.
Ma poco tempo fa sono stata distrutta dalla cosa più importante per me, il mio sogno stesso mi distrusse facendomi morire dentro. mi distrusse.
 
CAPITOLO 1 - IL MIO MONDO RIDOTTO IN BRICIOLE
 
Era una calda giornata d’agosto e come ogni estate le grandi squadre Europee affrontano in amichevoli squadre inferiori che gli avrebbero preparati ad affrontare il Campionato, io ero comodamente seduta sulla mia poltrona, con il pc sotto gli occhi e tanta voglia di vedere in azione i miei idoli, fischio d’inizio e tutto procede a meraviglia, la mia squadra era subito passata in vantaggio ed io ero pronta festeggiare l’inizio di un Campionato fantastico.
Amavo tutti gli 11 uomini che scendevano in campo in pantaloncini per difendere il loro orgoglio, la loro maglia. Ma come in ogni cosa ci sono i preferiti e meno, io non avevo meno preferiti di altri in particolar modo, ma ne avevo uno che preferivo su tutti in particolar modo, Cristiano Ronaldo.
La partita era giunta quasi al termine quando un difensore decide di uccidermi, uccidere me, il mio cuore, il mio sogno e tutto ciò in cui credevo.
Era il 70’ minuto eravamo in vantaggio di 5 goal e nello stadio c’era un solo urlo: ‘Hala Madrid’, come ho detto prima, un difensore, un qualunque difensore mi portò vià il mio idolo.
Eravamo vicini al sesto goal e tutti erano in deliro, sarebbe stato l’ultima amichevole e dopo, il tanto atteso Campionato, ma solo 10 uomini di quelli 11 scesi in campo arrivarono alla tanto attesa ‘prossima partita’.
Cristiano prese la palla,avrebbe fatto lui il goal dell’ultimo minuto e chiuso la partita con un bel 6-0 ma così non fù.
Non appena si avvicinò alla porta per sovrastare la difesa un cretino a cui stava sulle palle la nostra vittoria si gasò ed andò puntato per togliergli il pallone, ma non nel classico modo in cui un difensore blocca un avversario, bensi con un entrata molto agressiva, subito dopo la caduta di Cristiano il difensore ha iniziato a tirargli calci. Tra questi gliene tirò uno che fu quasi fatale. Avendolo tirato con dei tacchetti di ferro e appuntiti.
Cristiano, il mio Cristiano, era steso a terra, i compagni di squadra lasciarono subito il gioco e si precipitarono in aiuto ma ormai non c’era più nulla da fare, più nessuno da salvare, l’arbitro non osava intromettersi e nessuno riusciva a trattenere quel demonio in veste di calciatore, dallo schermo vidi un uomo che picchiava un altro uomo, ormai senza forza di rialzarsi e che veniva colpito forte.
Una guardia entrò in campo e minacciò il pazzo difensore di sparare il tutto sii tranquillizzò e quest’ultimo fù allontanato dallo stadio in poco tempo e portato in carcere dove avrebbe dovuto rispondere di quel minuto di pazzia, che costarono caro ad un collega.
La diretta si interruppe ed io riuscii solo a vedere il mio pupillo per terra, insanguinato e il caos più totale che lo circondava.
Ero in pena, ed aspettavo l’esito della questione, ma l’esito si fece aspettare e ogni minuto che passava io morivo. 
Pensavo che se la sarebbe cavata, di certo non era morto, e pensavo che in un paio di mesi si sarebbe ripreso dall’infortunio, ma così non fù.
Edizioni straordinarie di Tg bombardavano la tv e ad ogni commento dei giornalisti io piangevo, il titolo più usato era: ‘La carriera di Ronaldo sembra giunta al termine per un pazzo difensore.’
Io ero fiduciosa e credevo nel lieto fine, ma la notizia definitiva non tardò ad arrivare, per informazioni credibili e sicure cercavo solo sul sito del Real Madrid e lì trovai la mia condanna insieme alla risposta che tanto attendevo.
‘Cristiano non riuscirà a giocare per questa stagione.’ L'articolo seguiva: 'A cause di commozioni celebrali multiple, il campione purtroppo non riuscirà a ritornare in forma in meno di un anno.'
In queste parole si racchiudeva il più doloroso degli addii, non dato per l’età ma bensi per volere di un pazzo.
Mi abbandonai a me stessa e non seguii più nulla, per me era tutto morto intorno ed io ero solo un puntino fermo che non brillava più.
Poco prima di questo spiacevole incidente, scoprii un altro calciatore che riuscì a conquistarmi ma giocava dall’altra parte dell’oceano e prima ancora che potessi affezzionarmi, lasciò il campo a soli 18 anni, ‘per motivi ignoti’ riportavano i vari giornali locali.
Io non avevo più nessun sogno. In quanto sognavo ogni giorno di incoltrarli, magari chiedere loro di autografare la loro maglia e un giorno raccontare ai miei figli che i sogni si avverano, se solo ci credi davvero.
Le pareti della mia stanza erano ancora decorate con i poster dei miei campioni preferiti ma l’aspetto intorno ad esse era ombroso quanto un cimitero.
Ma desideravo lasciarli lì, era come quando le nonne fanno un altarino in camera da letto con tutti i santi, e magari anche delle fotografie di alcune persone morte, ecco quelle pareti erano il mio altare, in memoria del mio passato e dei miei idoli e di quello che prima era il mio mondo.
 
CAPITOLO 2 - UN PEZZO DI ME NON ESISTE PIU'
 
Passarono i mesi ed io non accendevo più la tv, il computer era riposto in una scatola, nella mia camera c’era silenzio totale, solo io e i miei poster, questo mi bastava, niente occhi o voci indiscrete a girare intorno a quei fatti ormai finiti.
Mia madre sapeva quanto stessi soffrendo ma non fece nulla, anche perché non c’era nulla da fare. Però pur di vedermi di nuovo felice le venne un'idea folle, uno scambio culturale.
Per quanto lei disprezzasse le persone di colore per me non c’erano problemi, io non vedevo tutta questa diversità, sarà perché il calcio mi ha insegnato molto tra cui questo, sarà perché uno dei miei idoli era Neymar, quel ragazzo Brasiliano che faceva appunto brillare il Brasile ed è mulatto, sarà quel che sarà ma io non ero razzista!
La sua idea era per l’appunto far venire qui per una ‘vacanza studio’ un ragazzio Brasiliano perché ricordava che in passato desideravo parlare la lingua portoghese, volevo essere preparata in caso un giorno avessi incontrati Cristiano Ronaldo che appunto era Portoghese, anche Neymar parlava il portoghese e così dopo qualche settimana dopo ci ritrovammo ad accogliere un ragazzo che veniva dall’altra parte del mondo solo per un suo capriccio.
A me ora mai non importava più imparare il portogheseche, però la considerai un occasione per rispolverare la mia mente e aiutare così quel ragazzo a imparare l’italiano, il mio italiano, ed io il suo portoghese.
 
CAPITOLO 3 - NON TUTTO E' PERDUTO
 
Mamma che si aspettava gli mandassero un brasiliano ‘bianco’ tipo Kakà o Pato ma invece se ne ritrovò uno ‘di colore’ come da foto.
Eravamo giunte con un’ora di anticipo all’aereoporto, lei mi disse: 
"Sai è come quelli che piacciono a te" (Quasi con aria di disprezzo) "...né troppo bianco e né troppo scuro."
Accennai solo un: "Non mi importa nulla del colore della sua pelle okay? Io non volevo nemmeno questo scambio, quindi se speri di aver fatto una cosa carina nei miei confronti scordatelo."
Per me non era facile parlare con mia madre, ma quando prendeva certi argomenti desideravo solo che stesse zitta almeno per pudore!
L’aereo fu puntuale, ed infatti alle 12:00 atterrò nella mia città, le persone accorrevano verso gli arrivi, tutti pronti ad accogliere i loro cari, io aspettavo un ragazzo del tutto sconosciuto, perché a differenza di mia madre non avevo visto la foto.
Uscirono una marea di persone parecchio adulte e quindi scartai subito i primi a varcare l’uscita, poi arrivarono delle famiglie e delle coppiette e un pò di tempo dopo arrivò un ragazzo solo con un paio di valigi abbastanza grandi, con un paio di cuffie enormi e con gli occhi persi nel vuoto che sembravano quasi aver paura.
A me quel ragazzo sembrava di conoscerlo…
Certo! Lo conoscevo eccome! Dio era, avevo, era lui, era quel calciatore brasiliano che mi piaceva tanto dopo Cristiano, si ne ero sicura, era lui.
Non riuscivo a capire cosa ci facesse nell’areoporto di una piccola città come la mia, e poi si era ritirato un mesetto prima dal calcio, non capivo davvero, la sorpresa fu ancor più grande quando mia madre lo accolse con quel sorriso falso come una banconota da 3 euro e lo abbracciò.
Ero pietrificata, lui sembrava lo stesso di sempre, quello che ammiravo sulle foto, esile, la sua cresta coperta da un cappello NY, una tuta e via.
Per istinto non mi avvicinai e tolsi tutti i miei bracciali, si perché se pur avevo abbandonato il mondo del calcio dopo l'incidente a Cristiano, avevo ancora come ‘ricordo’ due bracciali, uno con scritto Cristiano e l’altro con scritto Neymar.
Mia madre che poco se ne importava di me e del mio ex hobby non capì che lui era quel tipo che tanto disprezzava in passato, la gente sembrava non riconoscerlo, ma come poteva dal tronde? Giocava dall’altra parte del mondo e non ebbe il tempo di debuttare con la sua nazionale che lasciò tutto.
Solo che non riuscivo a capire perché faceva parte di un programma di ‘vacanze studio o scambio culturale’ insomma come cavolo si dice…
Mamma fece le presentazioni io ero tranquilla perché tanto sapevo o almeno speravo che non conoscesse l’italiano per cui mi cullai accennando un sorriso e nascondendo il fatto che io sapevo chi lui fosse, ma purtroppo quando lui aprìì bocca, scoprii che parlava la mia stessa lingua, con un accento un po’ strano ma capiva e sapeva rispondere, mi sentii tradita e sbalordita.
"Andiamo in macchina." Mamma interruppe il momento delle ‘presentazioni’ e ci incamminammo, non so esattamente cosa provavo, ma sapevo solo che stavo camminando con Neymar al mio fianco, con chi si pensava potesse diventare l’erede di Pelè, con quel ragazzo che subito mi conquistò dopo il grande Cristiano Ronaldo.
Eravamo quasi giunti a casa e il signorino ‘Lascio il calcio e mi do allo studio straniero’ dialogava tranquillamente con mia madre, io ero seduta davanti con mamma e spiavo il tutto dallo specchietto, più lo guardavo e più sentivo smuovermi qualcosa dentro lo stomaco, e no, non era la fame.
Arrivati a casa salii velocemente in camera mia, chiusi la porta e volai in bagno come un razzo chiusi anche quella porta e mi sedetti per terra, guardavo il vuoto, non riuscivo a ricollegare i pezzi, in un primo momento mi sembrò di essere su scherzi a parte ma subito dopo una lacrima mi fece compagnia e crollai nel caos più totale, optai per le classica ‘doccia rivelatrice’ non potevo far altro.
Ma anche quest’ultima non servì, forse avevo solo bisogno di qualcuno con cui parlare, ma chi mi avrebbe creduto? A chi avrei potuto dire: ‘Ehi ho Neymar nella stanza accanto e lui non risulta famoso ed io sto soffocando la mia voglia di averlo vicino.’ Dal tronde non avevo amiche fidate e pure se le avessi avute poco importava, nessuna mi avrebbe creduta.
Ero tentata di andar da mia madre ma lei mi avrebbe presa per pazza, e non volevo che lui sentisse o meglio che lui sapesse che io sapevo. Mi vestii velocemente, avevo bisogno di fare due passi ed appena infilai le scarpe alla porta udii un tocco. Aprii la portae chi poteva essere se non lui?
"Dimmi…" non sapevo come chiamarlo, chissà se aveva preso un nome falso, o roba simile.
"Scusami,ma di là non c’è il bagnoschiuma potresti prestarmi il tuo oppure indicarmi dove posso trovarlo?" Dio, il suo italiano era perfetto, da lasciar sbalordita anche un'italiana, se non fosse stato per l’accento non avrei mai capito che fosse straniero.
"Guarda a meno che tu non gradisci del bagnoschiuma da donna non credo che il mio faccia al caso tuo. Vieni ti faccio vedere dove puoi trovare quello neutro." Essere secca è sempre stata una mia qualità ma con lui era quasi divertente.
Mentre scendevo per andare in cantina a fare rifornimento di bagnoschiuma gli chiesi:
"Allora hai un nome? Quanto ti fermi? Da dove vieni precisamente?"
Come se non lo sapessi, ma ero curiosa di capire cosa avrebbe risposto!
"Mi chiamo Neymar, mi fermo circa 2 mesi e vengo dal Brasile."
 
Stavo morendo, il ragazzo diceva la verità, ma com’è possibile? 
"Ah che nome strano, mai sentito in vita mia." Ovviamente mentivo ma dovevo essere coerente e non far la saputella, se fossi stata su scherzi a parte gli avrei fregati tutti mostrandomi indifferente e ignorante in materia.
"Lo prendo per un complimento." Disse…
"Okey allora questi sono gli asciugamani, qui ci sono i bagnoschiuma e tutto il resto che può servirti in bagno."
"Grazie!"
"Di nulla."
Risalimmo e mamma ci venne incontro.
"Ilary stai uscendo? Porta Neymar con te, fagli vedere un po’ la città dai, è qui per questo!"
Io ero incredula a quelle parole, sapeva come si chiamava, inoltre voleva che gli facessi da Baby Sitter.
Io volevo uscire un po’ da sola, schiarirmi le idee e capire come muovermi, non potevo fare passi falsi, ma ecco che mamma rovinò il momento, allora guardai lui, guardai mamma e fiduciosa risposi:
"Okey allora lui si prepara ed io intanto vado a prendere una cosa a casa di Martìn."
Mamma sorride e lui disse: "Allora scusatemi, vado a prepararmi."
 
CAPITOLO 4 - 
 
Martin non era proprio il mio migliore amico ma mi fidavo di lui e soprattutto conosceva 'Neymar il calciatore', sapevo di potergli raccontare la questione e so che mi avrebbe aiutata.
Non lo vedevo da un po’ dopo che mi ero chiusa in me stessa, per cui quando mi vede sulla soglia della sua porta rimase incredulo per qualche secondo.
"Che ci fai qui?"
"Ti devo raccontare una cosa, ma devi credermi, non ti sto dicendo una cazzata."
"Entra.."
"Allora saltiamo i come stai e compagnia bella per favore, arriviamo al dunque come abbiamo sempre fatto ok?" Dissi.
"Ti ascolto avanti."
"Ti ricordi che prima di non dare più segno di vita ti chiesi cosa ne pensavi delle belle giocate di Neymar?"
"Si quel tipo brasiliano, si mi ricordo…"
"Ci credi se ti dico che è a casa mia…?"
"Si e io ho nascosto Cristiano Ronaldo nell’armadio."
"Idiota dico sul serio!"
"Dimostramelo!"
"Non posso, sto fingendo di non conoscerlo…"
"Ah scusami, tu hai Neymar in casa, però fai finta di non conoscerlo. Okey mi sono perso qualcosa!"
"Lui qui non è molto conosciuto, non ha mentito sulla sua identità e non volevo far vedere che lo conosco…"
"Tu sei pazza, hai un giocatore del suo livello in casa e giochi a far l’indifferente? No io vengo con te, voglio vederlo."
"Okey io ti porto con me, ma entri saluti lo vedi e poi con una scusa te ne ritorni qui, e non devi assolutamente dire o fare qualcosa che gli possa far pensare che lo conosci…"
"Okey andiamo…" Disse soddisfatto.
Giunsi a casa in compagnia di Martin, che era euforico ma potevo capirlo solo io, insomma Neymar è Neymar! 
Entrammo in casa e mamma, che lo adorava e anche tanto, sperava in un futuro insieme, gli corse incontro e lo salutò, grazie al cielo non parlarono di calcio ma si limitarono a dei sorrisi fra loro.
Dopo poco quel ragazzo scese le scale con un portamento divino, aveva un pantalone di certo firmato e una maglia che risaltava il suo volto come al solito un cappello della NY, ma diverso da quello che aveva in aereoporto.
Martin lo guardò, si girò verso di me e disse:
"Dio, Ilary! E' tardissimo devo scappare." Capìì che le sue prime parole erano riferite a Neymar che si trovava a casa mia ma che ha saputo ricollegare bene con il saluto.
"Ti accompagno alla porta…" Dissi.
"Allora, hai visto che non sono pazza?"
"Ilary non ti avrei creduta nemmeno se me l'avessi dimostrato, o almeno così credevo, è lui, è davvero lui."
"Si Martin ma acqua in bocca, non voglio che si venga a sapere e ne che piombi qui ogni giorno, si potrebbe insospettire."
Infastidito rispose: "Ah già fai la super protettiva nei suoi confronti, vabbè comunque, poi mi devi spiegare come ti trovi Neymar in casa tua."
"Tranquillo, ti spiegherò tutto!"
Non feci in tempo a voltarmi e a lasciarmi alle spalle la porta con Martin dietro che mi ritrovai lui davanti.
"Ehm….dimmi!"
"Non dovevamo uscire?"
"Si certo, andiamo."
Martin era già ben lontano, non lo vedevo più nonostante fosse uscito un paio di minuti prima…
"Allora, presentiamoci per bene…" Disse.
Io sembravo una cretina che non credeva ancora ai suoi occhi, parlavo con lui in carne ed ossa.
"Ehm che dirti mi chiamo Ilary e ho 16 anni, sono nata in Italia, come noti vivo qui e non capisco come hai potuto lasciare il Brasile per venire qui. Io pagherei per venire nella tua terra."
"Tu parli troppo, io sono qui per capire meglio questa lingua, è un programma di studio, informati, non sono qui per una vacanza." Disse ridendo.
Oh pure maleducato il ragazzo,pensai.
"Giovanotto, non sei qui per dirmi quanto parlo e poi tu volevi parlare ed io ti ho fatto una domanda per iniziare un discorso, ma ora sto zitta, tranquillo!"
"Scusa non volevo offenderti, hai ragione."
"No vabbè, lascia stare, hai ragione tu."
"Sei incredibile." E sorrise.
Lo guardai, pensavo che quello che mi stesse accadendo era impossibile, credevo di essere in coma e come in quei film strappalacrime immaginavo tutto.
"Non sono incredibile, è solo che quando mi accorgo di aver sbagliato chiedo scusa."
"Ma tu non hai sbagliato."
"Si invece. Ti ho chiesto troppo, devo farmi un po’ i fatti miei."
"Sei curiosa. E' normale alla tua età!"
"Ehi tu, quanti anni hai per dirmi che sono piccola? Ah già è vero 18, di sicuro hai più esperienza di me!"
La sua faccia prese un espressione interrogativa e disse:
"Non ti ho detto di avere 18 anni…!"
Fù come un doccia fredda, Dio mi ero data la zappa sui piedi da sola!
"Eh…ah si,ho letto sulle carte la tua età…"
"Bè allora sai tutto di me…"
"Eh, però mi piace ascoltare dalla stessa persona in questione la propria storia!"
Okey certe cose non so da dove mi vengono, ma per il momento era la prima cosa che mi era venuta in mente.
Rise, "Ok,cosa vuoi che ti racconto allora?"
"Nulla non ti preoccupare…" Dissi.
"Allora dimmi qualcosa di te…!"
Oltrepassammo il centro della città e nessuno si accorse che al mio fianco c’era un calciatore, se devo essere sincera le facce di molte persone erano sbalordite, ma nel vedermi con una persona ‘di colore’.
Stupida mentalità! Speravo tanto che nessuno commentasse in modo ineducato e speravo che nessuno si accorgesse di chi era.
Me lo avrebbero portato via, ed io non volevo questo!
"Allora, si, ehm…ti ho già detto che mi chiamo Ilary ed ho 16 anni giusto?"
"Credo di saperlo a memoria,non ho problemi su questo tasto…"
"Ehmmm, ah si, tra qualche settimana frequenterò il terzo superiore."
"Okey insieme a ciò mi dici pure quanto sei alta?" Disse sarcastico.
"Cosa???"
"Era una battuta, sembra che stai scrivendo un tema il primo giorno di scuola ad una persona ignota."
"Tecnicamente tu per me sei una persona ignota!!"
"Lasciamo stare…" Disse sorridendo.
"Allora dove vuoi andare?" Dissi
"Non lo so, c’è il mare qui?"
"Certo che c’è il mare!"
"Mi ci porti?"
"Okey bambino!"
"Non sono un bambino!"
"Si che lo sei, ed io oggi sono la tua baby sitter…"
"Guarda che se voglio…"
"Se vuoi cosa? Ti perderesti!" Dissi ridendo.
"Dammi qualche settimana e ti sorprenderò!"
Avrei voluto rispondergli che solo in fatto che lui fosse al mio fianco era una sorpresa ma stetti zitta e mi limitai soltanto ad accennare un sorriso.
"Neymar…"
"Si…?"
"Sarebbe ora di tornare a casa!"
"Sono le 9 e mezza ed hai 16 anni, io alla tua età uscivo a quest’ora!"
"Senti ragazzino, io mi ritiro a che ora voglio" (Grande bugia) "...solo che oggi sono stanca e ho voglia di riposare!"
"Andiamo…"
Tornare a casa fu un dramma, aspettare il bus ancor peggio, circa mezz’ora alla fermata ed io ero sfinita, dalle 9:30 si fecero le 10:10. Il pullman finalmente si decise ad arrivare, grazie al cielo era vuoto e ci sedemmo ai due posti dietro, lontani da eventuali persone che sarebbero entrate dopo.
"Sei stanca?"
Lo guardai: "Si, tanto…"
"Mi dispiace di averti trascinata in giro per tutta la città…"
"Non ti preoccupare, tanto sarei uscita comunque, con o senza te."
"Saresti uscita sola? O con quel Martin?"
"Che ti importa?" risposi secca…
"No, è solo che mi sembrate molto affiatati, state insieme?"
"Certo che no! E non pensarci nemmeno!"
"Ah scusami ma sembrate proprio…"
Non gli permisi di finire la frase che lo spiazzai con un: 
"Si, lo dicono in molti ma non è così…"
"Non è così perché non vuoi che sia così…" Disse
"No, tu non capisci, tra me e Martin non ci sarà mai nulla, è mio amico stop! E anche se fosse è un amore impossibile e poi ho la testa ad altro."
 
"Non so dove può aver la testa una ragazza della tua età ma di certo posso assicurarti una cosa:‘Non esistono amori impossibi, ma solo amanti codardi.’"
Questa frase risuonò nella mia testa ed uscì dalla sua bocca quasi come fosse stato lui l'autore di questa famosa frase. Poi ritornai con i piedi per terra e mi soffermai su quel ‘non so dove può aver la testa una ragazza della tua età’. Ho un ex calciatore letteralmente seduto accanto e questo si chiede cosa posso aver in mente… Gli sorrisi e dissi:
"Saresti stato un ottimo poeta, ma son certa che la tua professione sarà un’altra…"
Il tragitto era lungo ed io ero sfinita ma stavo con lui e tutto andava bene, appoggiai la testa sul finestrino e guardavo il paesaggio senza luce che si affacciava intorno a noi, lui aveva uno sguardo perso nel vuoto e quasi inconsapevolmente gli presi la mano e dissi: "Tranquillo, siamo quasi arrivati. Tra un po’ potrai riposarti anche tu!"
"Brutta idea quella di andare a vedere il mare…" Disse sorridendo e guardò le nostre mani…
Lasciai subito la presa, e sinceramente non so nemmeno da dove mi venne di prendergliela! ._.
"No, dovevamo solo organizzarci meglio, domani di sicuro andrà meglio…"
Finalmente arrivammo, ma dalla fermata a casa c’erano un paio di metri da fare…
"Forza…" Dissi.
"Figurati per me camminare, correre, fare esercizio non è un problema…"
Ed io pensai ovvio! Eri il migliore della Seleçao. Fortunatamente riuscivo a mantenere tutto ciò che pensavo anche se morivo dalla voglia di dirgliele. Mi vibrò il cellulare, un nuovo messaggio.
Martin: ‘Allora te la stai spassando con Neymar?'
Risposi subito:
‘Ma dico sei scemo? Dai ti aggiorno domani se ci sono novità!’
Martin: ‘Tanto lo so che ti piace…’
‘Non dire sciocchezze idiota!’
"Neymar…"
"Si..?"
"Siamo arrivati…"
Entrammo e imboccammo la rampa di scale che precedeva il corridoio delle nostre stanze, nella casa regnava silenzio profondo, probabilmente mamma era a letto. La mia stanza precedeva la sua, io mi fermai ed aprìì la porta, mi voltai e dissi: 
"Allora buona notte, a domani!"
"Certo,a domani, sogni d’oro."
Se sogno te si. Che mi stava succedendo!?! 
Mi limitai a sorridere e chiusi la porta. Mi precipitai sul letto ed il resto fu solo sonno profondo.
 
CAPITOLO 5 - 
 
La mia sveglia suono alle 7:30 in punto e considerando che era domenica era parecchio strano per chi mi conosceva. Quella mattina dovevo nascondere tutto ciò che decorava la mia stanza, tolsi i poster e li misi nell’armadio, tutti i quadri, cappelli, maglie con le varie nazionali e squadre, finirono in uno scatolone ed ora la mia stanza era davvero priva di emozioni, non c’era più nulla, se non un letto e i mobili che di solito circondano la stanza. Pensai che qualcuno, specie la mia mamma si sarebbe insospettita nel vedere tutto questo quindi feci una doccia al volo e svuotai un vecchio salvadanaio che conservavo per andare in Brasile prima che il signorino si ritirasse, ma ora non valeva più la pena di tenerlo no? Per cui uscii di casa e mi precipitai all'Ikea, dove trovai cose davvero carine per agghindare la mia stanza. Lumetti, candele profumate, tendine e cuscini. Rientrai a casa con circa 10 buste e qualche centesimo, salii di corsa facendo attenzione a non svegliare nessuno, mi chiusi in camera e incominciai a ‘rimodernare la stanza’. In meno di un ora era tutto immacolato, pulito, spolverato ed ogni cosa al suo posto, ora sarebbe sembrata la stanza di una normale 16enne. Feci un’altra doccia e anche se erano le 10 crollai nel mio letto, erano le 12 quando qualche intelligentone bussò alla mia porta.
"Avanti" Dissi assonnata, era mia madre.
"E’ ora di svegliarti, sono le 12, ma cosa è successo qui dentro?"
"Nulla, niente di niente, non fare commenti su questo cambiamento in presenza di quel tipo dello scambio o di come si chiama…"
"Ah, ho capito!"
"Che cosa hai capito?" Dissi con aria interrogativa.
"Qualcuno si è preso una cotta…"
"Ah e chi sarebbe?" Risposi secca.
"Sempre la solita, con me puoi parlare…"
"Mamma ho cose più serie a cui pensare e non posso alimentare le tue fantasie, per cui togliti questa idea dalla testa e vai via, scendo tra 10 minuti…"
Chiuse la porta e andò via grazie al cielo! Anche se ero in pigiama ero stranamente ordinata, sarò perché circa due ore prima avevo rivoluzionato il mio mondo, sarà perché volevo apparire al meglio, insomma sarà quel che sarà non ero mai stata così ordinata in vita mia.Scesi le scale e lui non c’era,la prima cosa che pensai fu: ‘è stato tutto un sogno, questa è la botta di risveglio’. Il mio viso dava un espressione quasi delusa, anche se non c’era motivo, avevo fatto un bel sogno, prima o poi mi sarei dovuta svegliare. Mi sedetti al tavolo e non presi nulla se non un bicchiere di tè freddo. Non c’era nulla da dire, per cui decisi di risalire e di porre fine alla follia che mi era presa qualche ora prima, la mia stanza doveva tornare normale, non potevo mica rivoluzionarla per un sogno! Mentre salivo le scale mi scontrai con lui.
"Ma guarda dove cammini!" Esclamai.
"E tu guarda davanti non per terra!" Era la sua voce, non ero sorpresa ma provai qualcosa allo stomaco e non feci altro che sorridere, lui nel vedere la mai reazione mi guardò e disse: 
"Prima mi attacchi e poi ridi?" Con aria perplessa..
"Dai spostati devo passare…"
"Prego,ci vediamo più tardi…"
Corsi in camera mia e entrandoci risi come una scema tra me e me. Non era un sogno e io non sono pazza. Ora dovevo solo scoprire la verità, avevo circa due mesi da passare con lui, dovevo scoprire che ci faceva qui, perchè e come mai ha lasciato la sua carriera. Ma all’improvviso mentre pensavo a tutto ciò una notizia si fece spazio nella mia mente che molto probabilmente mi avrebbe aiutato a risolvere le cose o a peggiorare la confusione.

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Capitolo 2
*** Dal sesto al nono! ^^ ***


CAPITOLO 6 - UNA VERITA' DA SCOPRIRE
 
Un paio di mesi prima che arivasse qui, seppi che sarebbe diventato papà, che lui avrebbe riconosciuto il bambino ma che non sarebbe stato con la sua mamma che da quanto riportavano i giornali era una 17enne amica di famiglia. Ma non riuscivo ancora a capire… Perché lasciare il calcio? Perché venire in Italia in veste di studente? Perché tutto questo? Non riuscivo a capire, era un enigma senza soluzione, non c’erano pezzi mancanti, perché non c’erano nemmeno quelli che si potevano unire, non c’erano collegamenti. Nel frattempo mi vestii pensando a un mod per risolvere il tutto, ma niente. Dovevo parlare con Martin.
Sentii bussare alla porta.
"Avanti…"
"Allora oggi che si fa?"
"Non lo so che vuoi fare?"
"Una baby sitter che non sa che fare? Sei mitica!"
Andai in bagno per lavarmi la faccia e lasciai la porta aperta, lui si sedette sul letto e aspettava che terminassi. Che idiota, pensavo, ed io sono ancora più idiota che mi sto facendo prendere in giro da lui. Poi pensai ancora:‘E se volesse qualcosa da me?’ Ma l’idea sfumò subito perché io non solo non avevo niente da offrirgli, ma non potevo nemmeno aiutarlo in alcun caso. Ero solo una ragazzina. Poi ancora:‘E se fosse qui per cercare qualcuno e questo programma di studio è solo una copertura?’. Le idee si affollavano nella mia mente, e lui era lì seduto sul mio letto, come un bimbo che aspetta. Presi la borsa ed esclamai:
"Andiamo."
"Se non vuoi uscire non fa niente…"
"Se mi sono vestita un motivo ci sarà!"
"Ok, tua madre mi ha detto che volevi imparare il portoghese…"
 Ero morta. E cos’altro gli aveva raccontato? Gli aveva raccontato anche il motivo? 
"Si, ma passato, ora non m’importa."
"Ah come mai?" Disse incuriosito il chè mi fece intuire che mamma non aveva detto nient’altro, a parte che volevo imparare la sua lingua.
"Perché non mi serve a nulla!" Dissi acida.
"Quando sono arrivato mi hai detto che saresti scappata in Brasile se ne avessi avuto la possibilità ed ora mi dici che è inutile?"
"Ascolta, Neymar, è la mia vita! Sono decisa nelle cose che voglio!"
"Questo dimostra il contrario, e non solo questo…"
"A che ti riferisci?"
"Martin!"
"Martin cosa?"
"Lui ti piace, ma sei troppo orgogliosa e non riesco a capire perché non lo vuoi ammettere. Sei felice quando sei con lui, tua madre è anche felice se in un futuro…"
 
Non gli diedi il tempo di terminare la frase che mi fermai e dissi: 
"Ascolta, non so se mamma ha fatto il lavaggio del cervello anche a te, ma io sono consapevole delle mie azioni, Martin è un'altra storia, il portoghese peggio che mai e tu non puoi capire…"
"Sono qui, ho tutto il tempo, e voglio solo aiutarti…" Disse.
"Vuoi aiutare una persona che conosci da due giorni? E poi io non ho bisogno dell’aiuto di nessuno perché problemi non né ho!"
"Chi dice così è chi ha più bisogno!"
"Idiota.." (Mi venne spontaneo chiamarlo così)
"Scusa, ma io dico quel che penso!"
"Vabbè cambiamo discorso?"
"Di che vuoi parlare?"
"Di te…" Mi venne spontaneo.
"Cosa vuoi sapere?"
"Tutto! Ti sei fatto l’identikit della mia vita e io non posso sapere qualcosa della tua?"
Mi spiegò per un po’ le sue origini, mi disse che suo nonno era calciatore, ma io questo lo sapevo già. Mi disse da quale parte del Brasile di preciso veniva, mi disse i nomi dei suoi familiari, e non mentì. Mi disse tutte le informazioni base che due amici sanno uno dell’altro. Ma nulla che io non sapessi già, nulla che mi poteva aiutare a capire la sua presenza qui. Mentre camminavamo per il parco c’erano un gruppo di bambini che giocavo a calcio, erano fantastici, anche se tifavano giocatori di squadre diverse erano uniti e presi dal loro gioco, uno indossava la maglia di Villa, uno aveva la maglia di Del Piero, l’altro di Cristiano, del mio Cristiano e trattenni le lacrime, e l’altro aveva la maglia del Brasile e grazie al cielo notai che dietro c’era scritto Kakà. Il pallone balzo fuori dalla loro area di gioco grazie al tiro di uno di loro, veniva verso di noi, ed io non sapevo che fare, lui lo notò e lo prese di petto e poi per terra e lo riportò dai bambini a passi magici. Lo guardavo del tutto incredula ed i bambini peggio di me, si notavano le mosse perfette e tutto il resto… Un bambino esclamò: 
"Ehi ci sai fare col pallone, vuoi giocare con noi?" 
Mi guardò quasi per chiedermi il permesso ed io annuii con la testa proprio come un bambino che ha il permesso di fare qualcosa, corse felice da quei bambini ed io nel frattempo morivo in pensiero che uno di essi lo riconoscesse. 
C’era una panchina e mi sedetti quando ad un tratto sbucò Martin con i suoi amici… Feci finta di non vederlo e aspettavo che fosse lui a venire da me. Non si fece attendere e quando mi vide lasciò i suoi amici per raggiungermi.
"Ilary…"
"Ah Martin sei tu, dimmi…"
"Dov’è Neymar? Che ci fai qui da sola?"
Voltai lo sguardo in direzione di Neymar e lui rimase sorpreso ed esclamò: 
"Questo ragazzo è pazzo!"
"Lo so…" *-*
"Aspetta qui, ora ti faccio vedere io…"
"Che vuoi fare…?" 
Non ebbi il tempo di esclamarlo che Martin era già tra i suoi amici e si avvicinarono al campetto. Avevo capito cosa voleva fare, Martin ha sempre sognato di diventare calciatore e non voleva perdersi l’occasione di sfidare un Campione, allora organizzò il gioco se pur in suo vantaggio, Neymar con i bimbi e lui con i suoi amici, palla al centro inizia il gioco. La sorpresa fu grande per me quanto per lui, nonostante lo svantaggio netto della squadra di Neymar vinse 15 a 5, Martin era stato stracciato e non dai bimbi, ma da un solo giocatore che portò a spasso tutta la sua difesa. Neymar salutò i bimbi e vennè da me, Martin mi fece cennò da lontano e andò via con i suoi amici totalmente umiliati.
"Sei bravo a giocare a calcio. Giocavi anche in Brasile?>"
Lo so era la domanda più stupida che potessi fargli, ma forse avrebbe aperto un capitolo della sua storia che non sapevo e che mi poteva aiutare a capire il resto.
"Si, giocavo molto ma nulla di che…" Disse, ed io pensavo: ‘Nazionale Brasiliana, attaccante del Santos e tu dici niente di che?’
"Di sicuro avresti un futuro in questo settore…"
Mi guardò e sorrise…
"Che ridi!?!?! Dico sul serio!!" Dissi ridendo…
"Niente…" Disse anche lui ridendo.
"Si è fatto tardi torniamo a casa, mamma ci aspetta per il pranzo!"
"Andiamo, comunque ti è piaciuto come ho stracciato il tuo principe azzurro?" Disse soddisfatto.
Io pensavo: ‘Sei un giocatore professionista ovvio che lo avresti battuto!’ ma dissi: 
"Non mi sono mai andati a genio i ragazzi modesti…"
Rise e disse: "Niente battute su come ho chiamato Martin?"
"Io ormai ti lascio parlare, sai è fiato sprecato con te!" Dissi con aria superiore.
A mia sorpresa non rispose e si limitò a sorridere, mise un braccio intorno alle mie spalle e camminammo fino a casa.
Mi dava fastidio, terribilmente fastidio, lui e Martin avevano gli stessi modi. Ma non avevo il coraggio di lasciare la presa, insomma quando mi sarebbe ricapitato di stare a braccetto con un calciatore? Se pur ex, sia chiaro! Arrivammo a casa in poco tempo e mentre io mi aspettavo una tavola imbandita trovai la casa vuota ed un bigliettino sul frigo: ‘Tesoro, sono dovuta uscire urgentemente tornerò stasera sul tardi, non mi aspettare, mangiate, ho fatto la spesa per voi!'. Odiavo quando mi lasciava così senza preavviso e non aveva nemmeno cucinato!
Ora che facevo? Lui era dietro di me che aveva letto il biglietto e disse: 
"Allora che facciamo?"
"Sai cucinare domandai?"
"Ti posso aiutare se vuoi, ma non sono un Capo Chef…"
"Okey mettiti il grembiule…"
 
Era assurdo vederlo in cucina con il suo fedele cappello della NY ed un grembiulino rosso, i media brasiliani sarebbero impazziti, avevo quasi voglia di fare una foto, ma la scena sarebbe rimasta impressa nella mia mente a vita. Era davvero incredibile che tutto questo stesse accadendo proprio a me, a me che non capitava mai nulla di bello, a me che avevo un passato da schifo… Certo ogni tanto Dio si ricorda che qua giù ci sono anch’io e non lo avrei mai ringraziato abbastanza per quello che mi stava succedendo, solo che son sempre stata abituata a pensare che le cose belle svaniscono per cui non volevo affezionarmi troppo, anche perché sentivo che lui non era qui per imparare l’italiano! Cucinammo di tutta fretta e furia e ne venne fuori un gran pasticcio, alla fine mangiammo noci di cocco, che se fosse stato per me non avremmo nemmeno mangiato dato che non sono mai stata in grado di aprirlo saputa aprirne una in vita mia.
"Ti piace il cocco?"
"Si, però non ho mai saputo aprire una noce, quindi non mi nutro quasi mai di cocco!"
"Bè questa lo aperta io, vuol dire che la prossima ti insegno come si fa!"
Sorrisi e dissi: 
"Ok,ci conto!"
Anche lui sorrise.
Ripulito il tutto e messo in ordine la cucina, andai di sopra e lui non mi seguì, okey forse ero scortese, ma avevo voglia di mettermi il pigiama!
Appena indossato riscesi ma lui non c’era, evidentemente era in camera sua, quindi mi rimisi a sistemare le ultime cose, e poi mi abbandonai sul divano a guardare la tv, e nel frattempo pensavo al mio mistero. Perché per me ormai quella situazione che stavo vivendo era un mistero da risolvere! I miei pensieri durarono ben poco, trovai un bel film, non ricordo il nome ma c’erano due tipi, Costantino e Daniele quelli di Uomini e Donne, anche se non li sopportavo rimasi a vedere il film perché era carino, insomma loro due si innamoravano di due ragazze non proprio graziose, e questo film dava la morale: ‘La bellezza non è tutto.’
Ovviamente si sa, nei film, specie se d’amore si finisce con delle scene molto imbarazzanti se in compagnia dei genitori, ma io ero libera, mamma non c’era e mi sentivo grande e vaccinata per vedere certe cose, e poi in qualche modo dovevo capire come funzionava quel mondo, si dico quello dove i grandi si uccidono per una ‘notte di passione’. Ma ovviamente, ciliegina sulla torta non ero sola, alle mie spalle sentii una voce granarsi: 
"Non sei un po’ troppo piccola per vedere certe cose?"
Istintivamente avrei risposto: 'si parla Mister metto incinta una minorenne e poi scappo in Italia’ 
Ma trattenni l’ironia e dissi: 
"Non è un film spinto. E' una storia d’amore, e questo è ciò che succede quando c’è davvero amore…"
Rise.
"Sei un esperta…"
"No cretino e poi non devo darti spiegazioni a te sulla mia vita privata."
"E dai, hai 16 anni all’inizio ho detto che eri piccola per provocarti ma so che non è così, molto probabilmente hai da insegnare più tu cose a me che io a te!"
"Se speri che ti riveli se sia vergine o meno scordatelo!"
Cambiò discorso:
"Se sto zitto posso vedere il film con te? Magari imparo un po’ di termini nuovi…"
Cavolo, come potevo digli di no? Anzi forse desideravo che stesse accanto a me più di qualsiasi cosa al mondo…
"Siediti e stai zitto!"
Si, la gentilezza non era il mio forte, non lo era mai stato. Ero sdraiata e fui costretta ad alzarmi per fargli posto e quindi mi sedetti, lui si accomodò vicino a me e guardavamo quel film nel quale tanto mi immedesimavo.
 
CAPITOLO 7 - ERAVAMO INSIEME, TUTTO IL RESTO L'HO SCORDATO
 
Non mi ero mai sentita un gran che, forse c’era di peggio in giro ma io mi consideravo sempre il peggio del peggio anche se in realtà non lo ero ma non so perchè mi consideravo brutta. Non mi sentivo mai all'altezza delle altre ragazze della mia età, anche di quelle davvero brutte, che avevano più esperienze di me.
Avevo 16 anni e forse nessuno lo sa, ma a differenza delle mie amiche non avevo mai baciato un ragazzo, perchè per me erano frivolezze a confronto con la mia grande passione, che ora sembrava svanita come fumo nell'aria, quindi diciamo che non andavo a cercare un ragazzo, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato da solo. Figuriamoci poi essere un esperta di sesso come credeva lui. Vivevo bene con i miei hobby non sentivo il bisogno di avere un rgazzo e il ‘non so baciare’ non mi aveva mai minimamente turbata, ma con lui vicino era diverso, avevo paura, non so bene di cosa ma avevo paura, magari non sarebbe mai successo niente è solo che avevo paura, paura come al solito di non essere all’altezza, alla sua altezza!
Prima che potessi vedere il ‘felice e contenti’ che i film sanno offrire, mi addormentai e non so come circa 3 ore dopo mi ritrovai con tutte le luci spente tv compresa e addormentata sul suo petto, e lui dormiva peggio di me. Aprii gli occhi pian piano, ero confusa, non capivo molto di quello che facevo, so solo che mi allontanai di scatto da lui e lo svegliai.
"Scusa non volevo svegliarti è tardi vado di sopra a dormire…"
"Già è tardi meglio che ci vada anch’io…"
Salii velocemente le scale ma quando mi intrufolai nel mio letto il sonno sembrava esser svanito, pensavo che mi ero addormentata vicino a lui, signori mi ero addormentata accanto a Neymar!!!!!!
 
Maledetto sonno, accesi la tv ma alle 3 di notte non c’era nulla da vedere, andai di sotto a controllare se mamma era tornata e di fatto la trovai a dormire in camera sua, così andai in cucina e mi sedetti sul davanzale della finestra e guardavo il vuoto, l’unica cosa che potevo fare a quell’ora della notte era pensare. Ad un tratto sentii un rumore e mi spaventai di scatto mi catapultai vicino alla scala e vidi che stava scendendo….
 
"Che ci fai ancora sveglio?" Dissi in silenzio.
"Potrei farti la stessa domanda…" Disse sorridendo.
Ritornai in cucina nella mia postazione, lui aprì il frigo e prese un bicchiere di latte,io guardavo la scena ma nulla di più. Si avvicinò a me e disse: 
"Come mai non hai più sonno?"
"Non lo so, quando non ho sonno vengo qui a pensare e credo che sia il posto migliore della casa dove riflettere…."
"Si vede un bel panorama di notte…"
"Anche di giorno, solo che di notte c’è più atmosfera…"
"E sentiamo, a che pensi?"
"A tutto e a niente…"
 Morivo dalla voglia di sapere e quindi di chiedergli schietta la verità, ma continuai a fare la vaga.
"Hai le idee chiare vedo, stai tranquilla è un momento, anch’io sono stato così ma poi è passato, devi solo pensare in grande non fermarti alle apparenze della vita."
Né ero certa,quel ragazzo avrebbe potuto avere un futuro da poeta o da scrittore,forse ero io,ma tutto quello che lui diceva in quei momenti così tranquilli dove il mondo svaniva e c’eravamo solo noi due, sembrava magico. Lo guardai e sorrisi, ero letteralmente persa nei suoi occhi, non riuscivo mai a capire di che colore erano, sapeva stregarmi, incantarmi e confondermi anche stando in silenzio, ma le parole che aveva detto poco prima erano troppo vere.
"Lo spero tanto…"
"Inizia a fare freschetto…" Rispose
"Si in effetti…"
Si tolse la giacca e me la prestò!
"Guarda che a pochi passi da qui ho un armadio pieno di giacche!"
"Scusa, se vuoi te ne vado a prendere una tua…"
"No no no no resta qua, per favore…"
Non potevo certo fargli scoprire tutto ciò che nascondevo nell’armadio…
"Non mi perdo, camera tua e appena a 10 passi…"
"No, sta qui, per favore…"
"Come vuoi…" continuò "Guarda il cielo è pieno di stelle!"
"Si è proprio una bella serata…dalla mia camera si vede tutta la città illuminata, c’è una finestra che porta sul tetto è fantastico!"
"Se vuoi ci andiamo…" Disse.
"Però non fare rumore mentre sali! Non voglio che si svegli la mamma…"
"Tranquilla…"
Gli presi la mano, e non dovevo farlo, stavo bene con lui e non dovevo provare quella sensazione, dall'altra parte del mondo aveva un figlio, una famiglia, sarebbe andato via, ‘il sogno sarebbe finito…’. 
Chiusi la porta dietro le nostre spalle e andai ad aprire la finestra,la scavalcai per prima, in modo che vedesse come uscire e mi sedetti sul tetto, come al solito il panorama era magnifico ma ero accanto a lui e questo rendeva il tutto ancor più bello.
 
CAPITOLO 8 - 
 
Siamo stati lì tutta la notte a parlare del più e del meno, in realtà ha parlato molto più lui che io, mi ha raccontato della sua terra, delle loro tradizioni del clima, e persino del calcio ma non ha mai lasciato parole sospette.
Ero incantata, forse avevo fatto male ad aprire il mio salvadanaio per il Brasile, ero entusista di tutto ciò che mi raccontava, immaginavo il tutto davanti a me. Mi è sempre piaciuto viaggiare, speravo di arrivare a cinquant’anni e aver girato il mondo, ma se c’era una cosa che sognavo da quando ero nata era lasciare il mio mondo e andare a vivere altrove, non vicino al mio paese natale…
Prima che rientrassimo mi ha fatto una domanda:
"Come mai tuo padre non c’è mai?"
"Mi ha lasciata quando ero piccola…" Risposi.
Mi abbracciò e disse: 
"Scusami davvero, non volevo è solo che avevo notato che portate avanti tutto tu e tua madre, mi chiedevo come fate…"
"Forza di volontà…" E sorrisi.
Rimanemmo immobili altri 10 minuti fino a che il cielo non fù letteralmente soleggiato, rientrammo in casa e ognuno andò in camera sua. Mi addormentai nel mio letto con la sua felpa ben stretta a me, eravamo a fine agosto, faceva caldo, ma nella mia camera c’era il condizionatore per cui la temperatura era di 17° gradi fissi.
Erano le 13:00 quando mi svegliai e scesi di sotto a controllare che la mamma ci fosse e che tutto era ok, solo che dimenticai di togliermi la giacca.
"Mamma,mamma ci sei?"
Nessuno mi rispose, un altro biglietto aspettava di essere letto:
‘Sono dovuta uscire presto ma sta volta vi ho preparato il pranzo, non potete di certo andare avanti con soltanto il cocco.’
Evidentemente aveva visto gli scarti nel cestino…
Risposi ‘okey’ tra me e me e tornai in camera mia, mentre rimettevo in ordine la stanza, Neymar bussò alla porta, essendo che in casa c’era solo lui dissi:
"Dimmi.."
"Posso entrare?"
"Si si,entra pure…"
"Ehm mi stavo chiedendo, mi porti a vedere la tua scuola?"
"Perché vuoi andare nel posto per me più triste della mia città?"
"Ehm no perché io resterò qui per un po’, magari frequento qualche settimana…"
"Ma tu sei grande!"
"Ci sono i corsi di recupero!"
"Se è quello che vuoi ci andiamo, dammi il tempo di prepararmi!"
"Ok grazie, ti aspetto di sotto."
Pensai: 'ma come non si prepara, ha intenzione di uscire in pantaloncini e canotta?'. Poi pensai: 'Vabbè, sarà più veloce di me nel vestirsi.' Io ci misi circa 20 minuti nel preparami, pensavo di aver fatto in fretta, ma lui era già di sotto ad aspettarmi. Era bellissimo, lo è sempre stato, ma quella mattina, alla luce del sole, era particolarmente bello. Abassai la testa nel vederlo radioso come il sole in salotto,e dissi:
"Usciamo…"
Ci incamminammo e quando mi soffermai davanti a scuola disse: 
"Però, carino, mi aspettavo di peggio per essere il posto più triste della città!"
"Si, dopo qualche giorno in questo manicomio mi dirai…"
Lì vicino c’erano delle panchine e dopo che lui prese tutte le informazioni per i suoi ‘corsi di recupero’ mi ci precipitai per riposarmi un po’, ero ancora stanca della lunga nottata.
Lui mi raggiunse e disse:
"Sei già stanca?"
"Tecnicamente non ho chiuso occhio…" 
"Forse perché la realtà che stavi vivendo era più bella di qualsiasi sogno…"
Puoi giurarci pensai, ma poi ritornai stabile e dissi:
"Ma dai, non dire cavolate…"
Si alzò e si guardò intorno quasi per orientarsi e dissi: 
"Ora torniamo a casa tranquillo…"
Prima ancora di finire la frase alle mie spalle spuntò Nico. Chi era Nico? Per farla breve, Nico era il mio ‘amore impossibile’, a Nico avevo regalato il mio cuore ma da quale non ebbi mai nulla in cambio se non tanto dolore e sofferenza.
Mi salutò: "Ilary, ciao, da quanto tempo come stai?"
‘Bene idiota e tu? Stai ancora con quella rana che definisci la tua ragazza?’
Giuro che gli avrei risposto così se non fosse arrivato Neymar in mio aiuto.
"Si benissimo" Dissi sorridendo. "Scusa ma noi dobbiamo andare, ci si vede in giro! Ciao!"
Presi Neymar e ci allontanammo di corsa e incuriosito mi chiese: "Ti ho scoperta! Non è Martin il tuo ‘amore impossibile’..." 
Lo guardai con la faccia di una che dice ‘Capitan Ovvio’.
Ma restai in silenzio.
"Non ti devi vergognare di amare qualcuno incondizionatamente…"
"Finisce sempre che mi faccio male quando do il meglio di me stessa a qualcuno, e l’amore non è certo la cosa più bella che c’è nella mia vita!"
"Spiegami…"
"Non c’è molto da dire, in generale quando voglio bene ad una persona l’aiuto e poi mi vien rinfacciato tutto, quando amo qualcuno mi fido, gli lascio il mio cuore ma è solo un’agonia, per fortuna credo di aver amato solo una persona in vita mia e quella persona è Nico, ma non mi importa più , lui è di un’altra ed io devo ricominciare…"
"Secondo me quello che dici non è corretto, tu puoi ricevere amore dagli altri, solo che devi trovare una persona con cui ne valga davvero la pena di condividerlo, arriverà anche il tuo momento!"
"Tu ti sei mai innamorato?"
"Non lo so, l’attrazione fisica delle volte gioca brutti scherzi, ti fa commettere errori irrimediabili che spesso ti distruggono la vita, ma credo dopo tutto di non essermi mai innamorato sul serio…"
 
Bingo! Quella risposta era il secondo pezzo del puzzle, sicuramente si riferiva al suo bambino ed il resto, andando di questo passo lo avrei scoperto presto.
 
CAPITOLO 9 - 
 
Tornammo a casa e dopo aver mangiato e messo tutto in lavastoviglie me ne tornai in camera mia, ma non da sola, lui era una macchinetta, dopo quella conversazione non smetteva più di farmi domande, voleva capire tutto ciò che mi circondava, credo lo facesse per non farmi pensare a Nico…
Avevo riposto il pc sull’armadio molti mesi prima ma se volevo scoprire qualcosa di più per risolvere il mistero dovevo per forza consultare google, il mito, l’unico a darti risposte quando non sai nemmeno le domande.
"Mi aiuti?"
"Certo…cosa c’è dentro?"
"Solo un PC…"
"Ah wow, ecco perché pesa così tanto."
Lo appoggiammo sulla scrivania e in 10 minuti era tutto ben collegato pronto per mettersi a lavoro.
"A che ti serve il PC…? Non stai andando a scuola...!?"
"No nulla, non lo prendevo da un po’ e volevo vedere se funziona ancora…" Continuai.
"Ora è meglio che tu vada in camera tua, ho bisogno di fare una doccia…"
"Va bene a più tardi…" Disse.
Di solito non dico mai bugie, ma era una questione di vita o di morte, la doccia la feci davvero ma non potevo certo smettere di investigare perciò in men che non si dica ero già piazzata sul pc ma le notizie non erano diverse da quelle che avevo lasciato molti mesi prima. Pensavo di risolvere gran parte del mistero ma così non fu, niente, niente di niente sulla vita di Ney, il vuoto totale! 
Per la prima volta da quando era qui, andai io in camera sua, diretta senza bussare, dopo tutto era casa mia.
Quando entrai vidi con mia grande sorpresa che dormiva, era lì, sul letto e dormiva con un neonato. Non sembrava un 18enne fuggito ad una vita dura, non sembrava la stella del Brasile, non sembrava un padre, sembrava semplicemente un ragazzino sfinito dopo una partita con gli amici. In verità ero entrata per ridargli la giacca quindi a piccoli passi mi feci avanti e la posai sulla sedia, dopo di che mi voltai per uscire, ma non feci più di due passi che mi voltai per riguardarlo. Era di una bellezza indescrivibile, nessuno poteva capire ciò che provavo in quel momento ed il mio unico desiderio sarebbe stato rimanere lì a vegliare su di lui per l’eternità, ma non era una cosa possibile. Chiusi la sua porta alle mie spalle ed andai in cucina, la mamma era arrivata ed io chiesi come mai questi giorni era stata via tanto, mi disse che la nonna non stava molto bene, ma nulla di grave, e che doveva occuparsi di lei per un pò.

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Capitolo 3
*** dal 10 al 14 (: ***


CAPITOLO 10 -
 
La nonna, mia nonna, ansiosa e chiacchierona ma pur sempre la mia nonnina, anche se mi faceva impazzire perchè dovevo ripetergli le cose 50 volte, l’adoravo, lei c’era sempre e gli raccontavo tutto, tutto ciò che non raccontavo a mamma sapeva lei, era come la mia migliore amica. Non so se lei sapeva di questa ‘New Entry’ e non so nemmeno se avrebbe apprezzato Neymar, ma ero curiosa e anche se lei non stava bene mi sentivo in dovere di presentarglielo. Tornai in camera mia e mi chiusi a chiave per evitare disturbi, entrai in bagno e feci scorrere l’acqua, non dovevo lavarmi, ma mi serviva un rumore per non far sentire ciò che le raccontavo, la chiamai e lei rispose con aria di sempre, non sembrava che stesse male.
 
‘Ciao nonna, ti devo raccontare tante cose! Ti ricordi quel ragazzo che ti feci vedere in un video tanto tempo fa?'.
 
E continuai a spiegargli tutto per bene, lei rispondeva e come me era curiosa di sapere come mai non giocava più e come ci fosse finito in casa mia.
Prima di riattaccare dissi:
‘Nonna possiamo venire a trovarti?’
Non esitò nel darmi una risposta affermativa ed io ero tanto contenta, sapevo che gli sarebbe piaciuto. Quando finii di parlare al cellulare con nonna riscesi di sotto, volevo aiutare mamma con la cena ma a mia sorpresa qualcun altro aveva preso il mio posto.
 
"Ehi, ti sei svegliato?"
"Si, ho fatto un incubo ed il mio sonno è durato ben poco…"
"A, quando sono entrata in camera tua dormivi come un sasso…"
Mamma si intromise:
"Che ci facevi tu in camera sua?"
"Sono entrata per restituirgli un CD ma lui dormiva per cui l’ho appoggiato sulla scrivania…" 
Enorme bugia, ma se avessi detto la verità avrebbe capito che ero stata sveglia tutta la notte e chissà cosa avrebbe immaginato…
Con mia grande sorpresa lui aggiuse:
"Ah si, infatti l’ho trovato lì, grazie!"
Mamma riprese in mano in dialogo:
"Allora Ilary, questa settimana sarà dura, dovrai imparare a Neymar a scrivere, saprà anche parlare bene ma con lo scritto è una frana, tu sei brava in italiano, forza!"
"Certo mamma, non c’è problema…"
Guardai prima lei e poi lui e sorrisi.
Cenammo e mamma uscì di corsa, forse alla nonna serviva aiuto, come al solito io mi occupai di riordinare. Neymar era in salotto che guardava la tv ed ogni tanto lo sentivo ripetere termini a lui nuovi che sentiva nelle trasmissioni o nei tg. Dopo aver finito tutto decisi di risalire ma mi sentii chiamare…
"Oggi non vedi la tv?"
"No, non voglio riaddormentarmi come ieri e poi perdere sonno…"
"Ti tengo sveglia io, vieni qui…" continuò "...stasera niente film strappalacrime o romantici…"
"E cosa vuoi vedere?" Mi venne spontaneo chiedere.
"Ho visto che trasmettono un film horror, ti và di vederlo?"
"Non se ne parla proprio!" Risposi secca.
"Hai paura…?" Disse con aria di sfida.
"Non è che ho paura, mi fanno impressione!" Grandissima cazzata io avevo terrore dei film Horror! 
"Dai, ci sono qua io, se hai paura prometto che spengo la tv!"
"Okey, ma la spegni eh!" Sorrise e mi fece posto.
Il film iniziò dopo appena due pubblicità ed io già me la facevo sotto di brutto! Che orrore pensavo tra me e me, le scene di quel film erano troppo impressionanti, lui mi guardava e rideva, io lo guardavo e pensavo ‘ma che gran deficiente!’
Ad un trattò ci fù una scena da accantonare la pelle e io presa dalla paura mi strinsi a lui, insomma era l’unica persona che avevo vicino! U.U
La cosa davvero imbarazzante fu quando la mia testa sul suo petto venne stretta attorno alle sue braccia, era un abbraccio protettivo in tutti i sensi. Stavo benissimo, ero al settimo cielo, era la stessa sensazione che provavo quando Nico mi abbracciava, forse anche meglio. Dopo la scena inquietante tutto tornò al solito ed io mi staccai letteralmente da lui che si limitò a sorridere, dopo qualche minuto aggiunse: 
"Ma sei proprio paurosa!"
Lo guardai con aria innocente:
"Io non sono paurosa, sono i film ad esserlo!"
Sorrise ancora e continuammo a vedere quel film, anche se non ero tra le sue braccie praticamente eravamo incollati, io avevo paura e lui voleva proteggermi, non c’era nulla di male no? Si,lo so,stavo giocando col fuoco, e mi sarei fatta davvero male, ma che ci potevo fare? Quella era pura attrazione fisica, forse come quella di cui mi aveva parlato lui, ma io a differenza sua non avrei fatto sciocchezze. Mamma tornò a casa poco dopo la fine del film e mentre io e Neymar salivamo nelle nostre camere sentimmo la porta d’entrata aprirsi, era parecchio tardi e non avevo voglia di discutere con mamma sull’orario, specie in sua presenza. Così d’istinto misi una mano sulla bocca di Neymar mi avvicinai all’orecchio e dissi: "Ora vai in camera tua ed io nella mia, fingi di dormire se ti riesce perché di sicuro verrà a trovarci e se inizia a parlare a quest’ora è la fine."
 
Gli tolsi la mano dalla bocca ed indietreggiai, ero sulla porta d’ingresso della mia camera quando si avvicinò a me più del dovuto e disse: 
"Okey io vado, buona notte nel caso non né esca vivo, se ci riesco torno a trovarti!" 
E fece un occhiolino.
La mamma come previsto fece il suo giro di ‘perquisizione’ e assicurandosi che era tutto a posto ritornò nella sua stanza al piano di sotto e spense tutte le luci. Io ormai conoscevo i suoi passi a memoria e sapevo tutte le sue strategie. Dopo due secondi mi alzai e presi un libro, non riuscivo a dormire dopo quel film. Mi sedetti sul letto ed iniziai la mia lettura, ad un tratto la porta si aprì, temevo che fosse la mamma, ma per mia fortuna era lui.
"Che ci fai qui?"
"Ho detto che se sopravvivevo sarei tornato!" Disse sorridendo.
Lo guardai con una che ha l’aria di essere la ragazza più felice del mondo e dissi: 
"Bene visita fatta ora puoi tornare in camera tua…" Ma quelle parole dalla mia bocca erano poco, anzi pochissimo credibili.
"Lo so che non vuoi che vada via…!"
"Ah si, e cosa te lo fa pensare?" Dissi con aria di sfida.
 
"Non hai sonno, stai leggendo, preferisci stare con un mucchio di fogli o con una persona in carne ed ossa…?"
"Non è vero che non ho sonno…"
"Allora perché leggi?"
"Perché, perché quel film mi ha spaventata, ecco tel’ho detto!"
Trattenne la risata e disse: 
"Se ti tengo io compagnia ti addormenterai come una brava bambina?"
"Non sono una bambina e non ho bisogno di te!"
"Ah si? Scommettiamo che se esco da quella porta dopo due secondi mi vieni a chiamare?"
"Vai pure!"
Si alzò ed andò via veramente, non credevo che l’avrebbe fatto! Ero terrorizzata e le scene di quel film si facevano spazio nella mia mente una dopo l’altra, dovevo andare da lui! Quando apri la porta lui era dietro di essa, lo sapeva che sarei andata a cercarlo e si fece trovare pronto!
"Stupido!" Esclamai sotto voce…
 
Mi spinse dentro la camera, i miei insulti avrebbero svegliato mamma e chiuse la porta…
"Non lasciarmi più okey? Specie dopo che mi hai fatto vedere un film dell’orrore!"
"E’ tutta scena, nulla di quello che vedi è vero perché tanta paura?"
"Mi chiedo come puoi tu non averla?"
Si avvicinò e mi disse: 
"Promesso,non ti lascio più!"
 
Quelle parole nella mia testa presero un altro significato ma dovevo mantenermi lucida, infondo lo aveva detto riguardo hai film horror, lui sarebbe andato via comunque…
Sorrisi e dissi: 
"Vado un attimo in bagno, metto il pigiama e torno, non andartene e non nasconderti…"
I suoi occhi s’illuminarono.
In circa 5 minuti uscì dal bagno e lui non era lì, mi voltai e lo vidi fare "Booooooooooooo"
Stavo per gridare quando mi trattenne stringendomi a lui e rimasi in silenzio, nel silenzio più totale, eravamo due adolescenti abbracciati nel pieno della notte!
Ebbi solo il coraggio di sussurrargli all’orecchio 3 parole:
"Tu sei pazzo!"
Lui sghignazzò ed io lo mollai.
Mi sedetti sul mio letto e dissi: 
"Non farmi mai più scherzi del genere, se urlavo sarebbe successo il fini mondo!"
"Nàà sciocchezze!"
"Ah no? Mamma sarebbe salita di corsa e ti avrebbe trovato qui, non oso immaginare cosa avrebbe pensato…"
"Scusa non lo faccio più!"
Io ero seduta sul mio letto e lui era per terra seduto davanti a me.
Ad un tratto disse:
"Credi davvero che se tu madre mi trovasse qui penserebbe che noi, si insomma che..."
"Sono una ragazza, entra e vede te a quest’ora in camera mia, cosa vuoi che pensi che stiamo giocando a nascondino?"
"Hai ragione, se ti faccio una domanda rispondi sinceramente"
"Dimmi…"
"Ma se Nico o Martin ci provassero, tu ci staresti?"
La domanda mi lasciò a bocca aperta.
"Sincerità eh? Allora forse con Martin ci starei, ma con Nico no!"
"Scusa ma non dovrebbe essere il contrario?"
"No, ti spiego, Nico mi prenderebbe solo in giro perché sa che io son qui ad aspettare un suo ‘si’ da anni, mentre Martin non so, so solo che se dovessi scegliere, sceglierei lui."
"Però ami Nico, Ok non ci capisco più niente…"
"Non c’è da capire, sono sentimenti non si possono spiegare…"
"Non sono sentimenti, perché se lo erano ragionavi con il cuore, questi sono pensieri fatti col cervello, perché il tuo cuore batte per Nico ma la tua mente dice che Martin sarebbe la scelta più sana e tu ti limiti a seguire questo meccanisco, quindi vuol dire che non ragioni col cuore…"
"Ovvio" Dissi spiazzata! "Non voglio certo farmi male!"
 
Rimase perplesso, mai infondo è un maschio, cosa puoi aspettarti?
"Allora da domani si fa così:
-Mattina usciamo e il pomeriggio studiamo ok?"
 
"Un’ultima domanda e poi parliamo di tutto ciò che vuoi tu…" Disse non curandosi della mia frase precedente.
"Dimmi…"
"E’ mai successo qualcosa tra te e Martin o tra te e Nico? Un bacio o altro…" so dove voleva andare a parare ma le sue domande erano strane, cosa gli interessava della mia vita?
"Neymar, ne parliamo un’altra volta, ho sonno."
"Buonanotte…" Disse sorridendo ed uscì dalla mia camera.
Io mi distesi nel letto e non capivo quella strana sensazione provata dal mio stomaco dopo la sua uscita. 
Alle 8:00 suonò la sveglia ed io mi precipitai in camera sua, pur non sapendo se mia madre c’era o meno.
"Neymar…!"
Uscì dal bagno con l’accappatoio ed il resto fu pura fantasia per la mia immaginazione.
Guardai fisso il pavimento e dissi: 
"Vestiti, stamattina andiamo a far visita ad una persona importante per me!"
Si avvicinò e disse: 
"Prima di tutto solleva la testa perché non sono scomposto o meno, seconda cosa dammi il tempo di vestirmi, ci vediamo in salotto."
Sorrisi e tornai in camera mia, solo quella scena di lui in accappatoio si faceva spazio nella mia mente, nella mente di 16enne.
Una doccia in meno di 5 minuti e via ero pronta ma come al solito lui aveva finito prima di me ed era in salotto che mi aspettava, mamma era in casa e disse: 
"Dove andate?"
"A fare dei servizi, ci vediamo all’ora di pranzo!" Risposi frettolosa, lo presi per braccio e via, ero fuori dal controllo di mia madre.
Andammo dalla nonna e durante il tragitto nessuno dei due toccò l’argomento della sera prima o tanto meno la scena della mattina stessa. Quando entrammo come al solito c’era il baccano della radio, mia nonna adorava sentire musica, era la sua compagnia, dal momento che si rifiutò di venire a vivere con me e la mamma.
"Nonna!"
"Ah sei tu, non ti avevo riconosciuta…" 
 
Ogni volta che andavo diceva sempre la stessa cosa, io notai che stava bene, non riuscivo a capire tutte quelle visite della mamma.
Sorrisi e dissi: 
"Ecco lui è Neymar…"
Lei sorrise, sapeva chi si trovava davanti e non fece parola in proposito.
"Ah che nome! Mi chiedo come farò a ricordarlo!"
Lui sorrise, non sembrava essere in imbarazzo, mia nonna poi non trattenne l’entusiasmo, per lei era già uno di famiglia.
Lo guardò e disse:
"Ragazzo mio, ai miei tempi chi si conciava i capelli in quel modo veniva definito pazzo!"
Lui rise di gusto e disse: 
"Chiamatemi pure pazzo signora!"
Io li guardavo dialogare pacificamente in disparte e dopo un po’ fui costretta ad interrompere la nonna…
"Nonna adesso si è fatto tardi hai bisogno di qualche commissione? Altrimenti noi andiamo via, il cammino è lungo…"
"No, và tranquilla! Sono a posto! Più tardi di certo verrà a trovarmi la mamma, è stato un vero piacere conoscerti giovanotto, scusa ma il tuo nome non lo so pronunciare!"
Lui sorrise e disse: 
"Piacere mio signora, e comunque Neymar, è facile!"
Salutai la nonna e andammo via, lo portai per negozi in centro e ad un certo punto mi fermò.
 
"Hai intenzione di non rivolgermi la parola per tutta la giornata? Scusami per ieri, non volevo darti fastidio!"
Lo guardai e risi così tanto che non credo di averlo mai fatto con nessuno in vita mia, lui mi guardò perplesso.
"Perché ridi? Cos’ho detto ora?"
"No è quello che hai pensato, non è vero che non voglio parlarti, come ti viene in mente una cosa del genere?"
"E che ne so, tu fai la misteriosa così bene che mi lasci turbato…"
Ed io pensai ‘guarda chi parla di mistero!’
 
CAPITOLO 11 -
 
La scuola non tardò ad iniziare ma le mie lezioni furono abbastanza efficaci da metterlo in pari con il resto della classe, ormai i giorni passavano e noi trascorrevamo molto tempo insieme, era diventato il mio tutto, se tornavo a casa e lui non c’era mi facevo dei problemi assurdi, se non andavamo a scuola insieme mi preoccupavo, se qualche ragazza della mia scuola si avvicinava a lui ero super gelosa, se non era con me io non ero più la stessa.
E tutta la mia voglia di scoprire cosa lo portava qui spariva giorno dopo giorno, pensavo solo a godermi quel favoloso regalo che Dio mi aveva offerto.
 
Erano le 22:30 quando mamma entrò in camera mia.
‘Tesoro devo portare la nonna in ospedale,non preoccuparti torno presto.’
Mi alzai di scatto e misi la prima camicia che trovai nel armadio, volevo andare con lei, ma uscì così velocemente che non ebbi il tempo di raggiungerla, aprì la porta della camera di Neymar e non c’era, lo cercai per tutta la casa, ero disperata, sola.
Aprì la finestra delle mia camera ed andai sul tetto, era il posto ideale in un momento come quello, anche se faceva freddo lì mi sarei trovata bene di sicuro.
La sorpresa fu immensa nel trovarci lui lì.
 
"Che ci fai qui fuori? Fa freddissimo!" Disse cedendomi la sua felpa e facendomi rientrare.
"La mamma è andata via, ha detto che porta la nonna in ospedale perché non sta bene, mi sentivo sola, sono entrata in camera tua e non c’eri…" Scoppiai in lacrime "Ho immaginato per un attimo se fosse successo quando tu eri tornato a casa tua, forse non sarei sopravvissuta a tanto dolore tutto insieme."
Mi strinse a se, ma non disse nulla, le mie lacrime continuavano a scendere, la nonna non stava bene, ed io ero preoccupata, quando i nonni raggiungono una certa età si capisce a cosa si va incontro, e in tanto dolore avevo immaginato di ritrovarmi a casa da sola, con il ricordo di una persona che ormai sentivo mia, ma che per forza di cose mi avrebbero portato via.
Volevo parlargli, volevo dirgli di non andare via, volevo dirgli che ormai mi ero abituata alla sua presenza e che senza sarai stata persa, volevo dirgli che non m’importava nulla del suo passato, volevo dirgli che in qualche modo da quando è arrivato mi ha cambiato la vita, mi ha dato più sole, anche se spesso litigavamo era normale, gli volevo bene e forse anche di più, ormai non era più un poster da conservare dentro il mio armadio. Strinsi i pugni e mi allontanai da lui, sembravo così piccola in una situazione così grande, sapevo che se la mamma era andata via in quel modo è perché non voleva vedessi qualcosa che mi avrebbe traumatizzata, era giusto così ma io ora ero lì, e la mia mente non pensava ad altro, avevo immaginato che se fosse successo qualcosa alla nonna non mi sarei mai perdonata il fatto di non averla saluta per l’ultima volta.
Neymar si avvicinò a me, prese le mie mani e disse:
"Non ti preoccupare andrà tutto bene, succeda quel che succeda tu hai la coscienza pulita, la nonna l’abbiamo salutata insieme, era felice e voleva che pensassi solo a divertirti, rimani con questo ricordo di lei…"
Era come se mi avesse letto nel pensiero ma nonostante la mia felicità nell’averlo accanto dissi acida:
"Tu non puoi sapere come ci si sente con la coscienza in certi casi, tu non hai mai perso nessuno…"
Il tono della mia voce fu letale e d’impatto sull’ultimo pezzo e vidi davanti ai miei occhi solo un ragazzo che mortificato abbassò la testa. Ero così presa da quello che stava accadendo che dimenticai chi avevo davanti.
"Mi dispiace ok? E’ solo che sto male, e se vuoi andare via non ti trattengo, mi sono comportata male, non so niente di te e mi sono permessa di dirti quelle parole, se vuoi andare puoi farlo…"
Alzò lo sguardo e disse:
"Non è mia intenzione scappare dai problemi o portare rancore verso una persona che parla perché non sà…" continuò "...è proprio arrivato il momento che tu sappia, e lì qualsiasi cosa per me andrà bene, andrò via nel momento che dici tu, non aspetterò la scadenza del viaggio…"
"Neymar scusa, io davvero non volevo che finisse così, da quando sei arrivato mi hai stravolto la vita, non è facile avere in casa un calciatore e fingere che sia solo un normale ragazzo delle ‘vacanze studio’…."
 
Fu come se i suoi occhi brillarono nel bel mezzo della notte, che cosa avevo fatto? Avevo detto che sapevo.
La sua reazione fu incomprensibile, prima accennò un sorriso e poi si diresse verso il mio armadio che nella fretta avevo lasciato aperto e quindi avevo dato a lui modo di sbirciare.
 
"Tu vuoi farmi credere che sapevi chi ero ed hai finto per così tanto tempo? Tu hai stravolto la tua camera per me, hai nascosto la tua passione solo per me? Perché lo hai fatto?"
"Non lo so perché l’ho fatto, so solo che non volevo infastidirti, la gente fa cose stupide quando è…"
 
Mi bloccai di getto, non riuscivo più a parlare, cosa volevo dire? Che mi stava succedendo, mi sedetti sul letto e non alzai il volto dal pavimento, ero in imbarazzo…
 
"Non hai fatto una cosa stupida, tu lo hai fatto per il mio bene, come potrei arrabbiarmi o infastidirmi? Sono certo che nessun altra persona al mondo l’avrebbe fatto!"
 
Ma io non mi mossi di un millimetro non accennai parola, e la sua reazione fu immediata. Si chinò davanti a me e disse serenamente: 
 
"Certo che dovevi volermi realmente tanto bene anche prima di conoscermi per mettere in opera tutto questo…."
 Sorrise e disse: "...io avrei fatto la stessa cosa se ci fossimo invertiti i ruoli…"
Pensando alla situazione inversa sorrisi, ma subito dopo iniziai a piangere, a piangere dall'emozione ora era tutto alla luce del sole, la mia passione per lui, lo adoravo ancor prima di conoscerlo. 
Era una sensazione unica non lo so ma forse mi ero innamorata davvero! Era diverso da come amavo Nico, era un'amore più profondo, era qualcosa da non riuscire a spiegare.
Nel vedere la mia reazione si mise a ridere.
"Ora perchè piangi?"
"Piango perchè sono stata una stupida a nasconderti tutto questo, per me eri davvero tutto il mio mondo, eri qualcosa a cui non potevo rinunciare e quando ti ho visto all'aeroporto non riuscivo a credere ai miei occhi e non so nemmeno io perchè ho finto di non conoscerti. Volevo scoprire però che ci facevi in casa mia..." 
Dopo poco nel vedere il suo bel viso, sorrisi. Sorrisi come mai ho fatto in vita mia.
"Ora ridi? Non puoi ridermi in faccia proprio ora che sto facendo il serio! Sono rare le volte in cui sono serio, dovresti saperlo visto che mi conosci anche meglio di quanto io pensassi." Disse ridendo.
"Rido perchè mi fai ridere!"
"Non spevo di essere spiritoso e di fare ridere!"
"Ah, allora non ti sei mai sentito cantare, i tuoi video sono finiti su you tube, eri meglio come calciatore…"
Il suo volto si rattristì di colpo ma disse: 
"Già, in effetti, anche se ci mettevo l’anima, cantare non era per me…"
Sorrisi e tutto quello che mi venne da fare in quel momento fu accarezzargli il volto.
"Perché hai lasciato la tua carriera, perché ora sei qui?"
Basta,avevo bisogno di sapere la verità…
 
CAPITOLO 12 - FINALMETE LA VERITA'
 
Nella stanza regnava il silenzio totale, dopo la mia domanda non si udì più nessun suono, di qualsiasi tipo. Proprio mentre perdevo le speranza di ricevere risposta lui alzò il volto, mi sorrise e disse: 
"Per amor di un figlio si fa di tutto…"
Non esitai e lo lasciai parlare, continuò:
"...quando seppi che la mia migliore amica era incinta non potevo crederci, ma la sorpresa arrivò quando mi provò che ero io il padre, a 18 anni si ha ancora molto da imparare ed io non ero pronto per crescere un bambino, non volevo farlo finire in orfanotrofio, anche perché lei era minorenne, e glielo avrebbero portato via, accettai di riconoscere il bambino e di mantenere tutti i costi della gravidanza e del bambino stesso dopo il parto, lo vidi un paio di volte…" 
 
Il suo volto si fece sempre più cupo e triste ma continuò:
"Prima ancora che lui nascesse diedi alla mamma una collana, c’era scritto il suo nome, si chiamava Davi, dietro ci avevo messo la mia sigla NJR che sta per ‘Neymar Junior’ e sono certo che dovunque lui ora si trovi avrà un pezzo di me con sé…"
Mi intromisi e dissi: 
"Perché dove sarà?"
Mi guardò e disse: 
"Io non avevo intenzione di sposare sua madre, e così lei scappò via con il bambino, la ferita è fresca, è accaduto tutto 8 mesi fa, il problema è che ora non ho più notizie per quanto abbia cercato e ricercato, non sembrano esserci tracce, e questo mi fa paura, non so se il piccolo è ancora vivo…"
Per poco non pianse nel raccontarmi l’accaduto ed io era incredula a quello che sentivano le mie orecchie, mi chinai fino a raggiungerlo e lo abbracciai, la sua testa era appoggiata sul mio petto, di certo sentiva il rumore del mio cuore che batteva all’impazzata. Gli accarezzavo i capelli ed il volto, mi sembrava una cosa così facile, era come avere tra le mani un bambino che ha bisogno del calore di sua madre, e nonostante la differenza di età da parte mia sentivo di poterlo consolare in qualche modo…
 
"Sta tranquillo, ritroveremo il bambino, lui non è morto, son certa che è nascosto da qualche parte e son certa che sua madre si sta prendendo cura di lui, non temere…"
 
Un attimo di silenzio e poi il tremolio del suo corpo, era agitato lo sentivo, ed io ero totalmente pietrificata, non sapevo come ci si comporta in certi casi.
Lo strinsi a me e dissi: 
"Te lo prometto, lo ritroveremo, insieme!"
Non so ancora come avrei fatto data la mia età, ma se c’era qualcosa, qualsiasi cosa che potevo fare per aiutarlo ci avrei provato!
 
Udì un: "Grazie…"
Sollevò il suo corpo e mi diede la mano per rialzarmi e disse: 
"Non sono venuto qui per cercare nessuno, non sei stata la mia ‘copertura’, mia madre credeva che mi servisse un po’ di svago, non giocavo più, il mondo si era dimenticato di me ed io ero distrutto, pensava che questa vacanza mi avrebbe cambiato in qualche modo. Aveva proprio ragione.."
"Che intendi?" risposi..
"Tu mi hai cambiato, ogni giorno che ho passato qui, con te. Non sono mai stato meglio, sai è dura da persona famosa trovare qualcuno che ti voglia realmente bene per quello che sei. Tu mi hai accettato nonostante sapessi del mio passato e mi hai insegnato tanto, mi hai dimostrato che da qualche parte, nel mondo c’è sempre qualcuno pronto a tenderti la mano e ad aiutarti, qualcuno pronto a volerti bene ed a regalarti il suo cuore…!"
Mi avvicinai e dissi: 
"Okey devo dirti una cosa, non è facile per me, ma devo dirla. Ormai il mio cuore è tuo, io non ti ho solo voluto bene, ti ho amato prima e dopo, non hai idea a che ora di notte mi svegliavo per vederti giocare con il Brasile! Non hai idea di tutti i soldi raccimolati e spesi per comprare le tue maglie o cappelli, non hai idea di quando ti ho adorato solo perché giocavi a calcio, e non hai idea di quanto ti amo ora solo perché ho capito chi sei veramente…"
 
Ormai manca poco, credo che il mio primo bacio è vicino, credo che avrei provato davvero quella cosa che chiamavo follia nelle opere dei poeti che tanto mi annoiavano a scuola, ero pronta, stavo amando, amando più di me stessa e stavo bene perché sentivo di essere ricambiata, sentivo che nulla sarebbe andato storto, sentivo che l’amore sarebbe trionfato, non sentivo nessun tipo di differenza tra lui e me.
"Ti amo"
Non credevo che sarei mai riuscita a dire quelle parole, davvero non ci credevo, eppure era stato così semplice buttarle fuori. Il resto andò da sé lui si avvicinò e mi baciò, era follia pura, quella che circondava i nostri volti, nessuno ci avrebbe mai creduto, nessuno ci avrebbe mai scommesso, eppure eravamo lì pronti ad amarci, eravamo lì pronti per diventare grandi, insieme, nessuna differenza.
Dopo un abbondante minuto il bacio si interruppe ma solo per sentire qualcosa di ancora più dolce e bello: 
 
"Ti amo Ilary, ti prego non abbandonarmi…"
"Io ci sarò se tu ci sarai, è una promessa."
 
Il nostro bacio continuò e niente e nessuno poteva interrompere quel momento, indietreggiai di qualche centimetro dimenticando che dietro di me c’era il letto, e caddi, niente e nessuno poteva interromperci a parte una figuraccia, ma lui non se ne accorse nemmeno e sul mio letto c’era un’atmosfera particolare, avrei anche potuto far l’amore con lui da un momento all’altro, ma era giusto aspettare, tutto a tempo debito, avrei aspettato lui. 
Per il resto ci cullammo in quello che sembrava un distesa di rose rosse, soffici e pronte ad accogliere lo sbocciare di un nuovo amore. 
 
CAPITOLO 13 - TU E IO ORA MAI UNA COSA SOLA
 
La notte scorreva, ma non c’era ancora un solo raggio di luce che penetrava la finestra, forse era mezza notte, forse era mattino presto, fatto sta che eravamo ancora nel buio, immobili tra di noi, svegli e amanti della notte. Non sapevo cosa stava succedendo in ospedale e la mamma non era ancora tornata, sentivo che ogni cosa sarebbe andata per il verso giusto con Neymar al mio fianco.
Il mio cellulare squillò, era un messaggio ed io mi alzai di scatto, poteva essere la mamma.
lo aprii, ed infatti notai che era proprio lei:
 
‘Tesoro i medici stanno lottando, io sono in sala d’attesa, non so come finirà ma la nonna mi ha detto di dirti che ti vuole bene e che non ti ha mai vista così felice e che se Neymar è la tua felicità non lasciarlo andar via. Vuole vederti sorridere, sempre. Hai la sua approvazione per qualsiasi cosa in futuro…
..Ti bacio, mamma.’
 
Scoppiai in lacrime e come un fulmine lui era dietro di me, mi abbracciò e mi girò mi strinse a lui ed il mio telefono cadde per terra.
 
"Non preoccuparti, ci sono io ora…"
Quelle parole nonostante tutto il dolore che provavo in quel momento mi diedero la forza di sorridere, la nonna voleva vedermi sorridere qualsiasi cosa fosse accaduta, ed io non volevo deluderla, lei approvava Neymar, approvava un futuro con lui e in quei soli 5 minuti di presentazione aveva capito già tutto, tutto quello che io ancora non sapevo.
 
Mi strinsi a lui e le lacrime ormai erano andate via, gli sussurrai all’orecchio: 
"Sono pronta, qualsiasi cosa accadrà questa notte io voglio te, ora e sempre."
 
CAPITOLO 14 - LA BAMBINA E' CRESCIUTA
 
Quel letto che fino al giorno prima aveva accudito una bambina inesperta in amore, stava per trasformarsi nella culla della mia prima esperienza, la prima esperienza di un'adolescente che avrebbe dedicato la sua vita al suo ragazzo.
Per lui non era di certo ‘la prima volta’ di sicuro era più esperto di me, ma non m’importava, io mi fidavo, non mi avrebbe mai fatto del male, ero sua, poteva far di me quel che voleva.
Mi guardò e disse: 
"Se per te va bene questa notte cresceremo insieme, è una promessa."
Pian piano mi appoggiai sul letto e lui non mosse un solo arto verso di me, ero distesa, aspettavo lui e quando mi venne incontro si limitò a baciarmi e disse: 
 
"Mi hai insegnato ad amare ed io ora posso solo insegnarti a fare l’amore."
Sorrisi e dissi: 
"Sei il primo. E spero anche l'ultimo."
"Ilary, qualsiasi cosa accada io ti amo e resterò con te.."
 
E così consumammo la notte ad insegnarci cose l’un altro, cose nuove, cose che ne io ne lui credevamo di poter apprendere, era proprio come in quell’immagine che tanto mi piaceva:
 
‘Lei gli insegnava ad amare e lui le insegnava a fare l’amore'.
Si vedeva, in fatto di sesso era più preparato di me, però aveva paura di toccarmi, non so cosa gli prendeva, era imbarazzato quanto me che non sapevo nulla in materia:
 
"Te lo giuro, non ho mai baciato nessuno prima di te e ti giuro che non ho mai fatto altro con nessun altro."
Queste parole mi vennero naturali, volevo rassicurarlo e poi era una cosa che mi aveva chiesto in passato, ma senza dargli una risposta. Era giunto il momento di farlo e lui sorrise dicendo:
 
"Ci avrei scommesso, tu non amavi Nico e nemmeno Martin, l’amore doveva ancora venire a trovarti. E sono felice di essere stato io a portartelo."
 
Erano le parole che avevo detto qualche mese prima, ma allora non pensavo di averle realizzate con lui.
 
"Non ci avrei mai scommesso che il mio ‘amore’ saresti stato tu…"
 
Lo dissi tranquilla mentre lui mi sbottonava la camicia che non avevo avuto il tempo di togliere dopo che mamma mi svegliò.
Guardai le sue mani, dopo che lo avevo rassicurato erano diventate più decise. Ed in quel momento capì che nulla al mondo avrebbe potuto separarci.
Il resto della notta volò ed io diventai donna, il passaggio che tutte le adolescenti temono ma con lui al mio fianco non fu poi così male, sentivo dolore ma ero felice, adesso sarei stata sua per sempre. 
Quando ascoltavo le mie amiche, che raccontavano la loro prima volta, ricordo che dicevano che non era stata un granchè, avevano sofferto e pure tanto. Io mi sento fortunata perchè lui il dolore non me lo faceva sentire, non pensava a lui in quel momento. Solo a me e a farmi stare bene, mi sentivo protetta anche in quel momento. E' stato come nelle favole, è stato bellissimo.
Ci addormentammo sfiniti e le lenzuola erano l’unico velo di pudore che era rimasto tra di noi, quelle lenzuola che avrei conservato qualsiasi cosa fosse accaduta.
Mi svegliai presto, prima del solito, erano le 8 e la mamma non era ancora tornata, scesi in cucina e preparai la colazione, tornai di sopra per prendere il mio cellulare, dopo la caduta non lo sentii più.
Lo accesi, e notai due nuovi messaggi:
 
‘Tesoro la nonna non cel’ha fatta, ha detto hai medici di ripeterti ancora una volta che ti vuole bene e che vuole vederti sorridere, lo so è dura ma devi farcela.’
 
Secondo messaggio:
‘Sono ancora io, supereremo questo momento, sono in ospedale per sbrigare le ultime pratiche, spero di tornare per le 12, occupati tu della casa e aiuta Ney ha preparare le valigie…
Un bacio, mamma.’
 
Dio, quell’ultimo messaggio mi spaccò il cuore, e tornai subito a letto, non volevo svegliarlo, adoravo quando dormiva, ma non potevo restare ferma e soffocare questo dolore.
 
"Neymar, svegliati,svegliati ti prego…"
Mi guardò con aria assonnata e disse:
"Cos’è successo Ilary…?"
"Quando vai via? Non è possibile che già vai via, ti prego non andare!"
 
Si sollevò ed a un tratto il suo sonno sembrò svanito,mi abbracciò e disse:
"Ilary ho detto che non ti lascio, comunque andrà io resterò con te…"
Quelle parole mi rassicuravano ma l’espressione nei suoi occhi no, se andava via sarei andata via anch’io non mi importava di nulla, non avevo nulla che mi legasse a questa stupida città, la mamma avrebbe capito, io non potevo lasciarlo andare.
"Tu, tu mi hai cambiato la vita, l’hai resa migliore, tu ora sei la mia vita." Dissi.
"E' lo stesso per me, non temere, non ti lascio."

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Capitolo 4
*** Dal 15 al 17 [Fine] (: ***


CAPITOLO 15 - IL MIO FUTURO CON TE
 
Quando la mamma tornò dovette accettare un po’ di cose, anche se non credo sarebbero state un problema, da quando Neymar era in casa il suo ‘razzismo’ era scomparso. 
Fui chiara e concisa, dopo esserci abbracciate e consolate per la perdita così grande volevo dargli la buona notizia:
"Mamma, credo che le parole della nonna ti abbiano già fatto intuire qualcosa, io e Neymar ci vogliamo bene, lui non può andare via e se lui va via io lo seguirò, non puoi impedirmelo..."
La sua reazione fu inaspettata e Neymar ci lasciò sole, quindi lei proseguì:
"Lo sapevo, sapevo dal primo giorno in cui l’hai visto agli arrivi che ti era scoppiato qualcosa dentro, sapevo che prima o poi te ne saresti accorta e l’avresti accettato, non voglio dichiarar guerra alle parole della nonna, se lui è la tua felicità io lo accettò, solo, hai 16 anni, sei giovane, non commettere passi falsi..."
"No, mamma, sta tranquilla, lui è la mia vita, non faremo passi ‘falsi’ o almeno finchè non saremmo entrambi pronti."
Lei sorrise e disse: 
"Posso parlarvi un secondo, a tutti e due?"
Andai di sopra a chiamarlo e scese subito, ci ritrovammo tutti e tre, faccia a faccia, o si parla ora o si tace per sempre, pensai.
La mamma iniziò:
"Sono davvero contenta che mia figlia abbia trovato un ragazzo come te, tutto il tempo che sei stato qui mi è servito per studiarti ed anche se avrei voluto vederla realizzata con Martin tu sei la sua felictà, ed io non vado contro la felicità di mia figlia. Vi voglio bene e voglio vedervi felici e realizzati, dopo aver completato i suoi studi lei potrà venire a viver con te, dove volete!"
 
Quelle parole mi lasciarono di stucco e lui sorrise e disse solo:
"Grazie, grazie mille, non potevo avere un notizia più bella, lei è davvero una brava mamma!"
La mamma sorrise ed andò via, in cucina rimanemmo solo io e lui, lo guardai e lo abbracciai.
Lui mi prese in braccio.
"Ti amo…" Esclamai.
"Ti amo Ilary…" Mi baciò.
 
CAPITOLO 16 - NOI PER SEMPRE
 
Il tempo passò ed io crescevo, noi crescevamo, una volta finiti gli studi ci saremmo trasferiti in Brasile, io ero contenta, lui trovò un lavoro qui nel frattempo, continuando anche ad allenarsi, perchè una volta in Brasile, voleva rincorrere il suo sogno. Ed io l'avrei sostenuto. La mamma era felice di vedere che tutto andava bene tra noi, io sentivo di essermi realizzata, avevo solo 18 anni e la mia vita fu stravolta appena due anni prima, ma sentivo che sarebbe finita in questo modo.
Il giorno del mio diciottesimo compleanno, infatti, segnava anche la fine dei miei studi e dopo il diploma sarei partita, la mamma era contenta e quella mattina trovai un biglietto sul comodino:
 
‘Tesoro mio,
sei cresciuta così in fretta, solo due anni fa eri la mia bambina, quella bambina con la sua passione e i suoi piccoli grandi sogni, ed ora sei una donna, e vedere che la tua vita è proprio come te la immaginavi, io sono la mamma più felice del mondo. Stai per costruire una tua famiglia. Capirai anche tu un giorno quando avrai dei figli, come mi sento in questo momento. Se vuoi sono pronta a seguirti in quel posto, dall’altra parte dell’oceano, voglio starvi vicino e vedere i miei nipotini crescere.
Ti voglio tanto bene. 
Mamma.’
 
Quella lettera era il regalo più bello che potessi ricevere per i miei 18 anni.
Lui ne aveva 20 ed era tutto pronto, saremmo partiti a breve tutti insieme, avremmo lasciato questa città come sognavo da piccola.
La mia festa fu stupenda e sua sorella, a sorpresa ci raggiunse, era molto simpatica, mi piaceva, sarebbe stato un ottima amica oltre che cognata, mi sentivo in famiglia e di fatti due giorni dopo la festa partimmo tutti e 4 insieme.
I rapporti con Martin duravano e promise di venirmi a trovare quando diventava famoso, Ney credeva in lui e gli promise:
 
‘Ti aiuterò io, tu hai un grande talento.’
 
Diventarono ottimi amici, ero felice, Martin era il mio unico amico fidato e lo adoravo, ero contenta che sognava ancora e che il suo sogno sarebbe diventato realtà.
Due anni dopo giocava nel Santos, assieme a Ney, che una volta atterrati in Brasile ha subito ripreso a giocare, tutto era grandioso, avevo anche il mio migliore amico vicino.
 
La vita in Brasile era diversa, a breve si sarebbero giocati i mondiali, e lì ci furono due immense sorprese, una per me e Ney, e l’altra solo per me.
 
CAPITOLO 17 -
 
Col tempo rivelai a Ney, tutte le cose che mi appassionavano e seppe di Cristiano, del mio idolo, del mio sogno impossibile, due mesi dopo in Brasile ci furono i mondiali.
Quella mattina mi svegliai e lui non era accanto a me, non riuscivo a capire dove fosse andato così presto, trovai due biglietti: 
'Brasile Vs Portogallo'
Non riuscivo a capire, perché quei biglietti? 
Mi ero persa qualcosa? 
Lo telefonai e dissi:
"Cosa sono quei biglietti?" Con aria felice quanto confusa.
"Tu non preoccuparti, preparati e poi vedrai..."
Tornò a casa per ora di pranzo e gli dissi:
"Tu devi spiegarmi un po’ di cose..."
E lui rispose soridendo:
"E tu devi fare un po’ meno domande, sei pronta? Andiamo!"
 
Eravamo giunti allo stadio, accomodati in tribuna ed attendevamo solo il fischio d’inizio. 
lo baciai e dissi: 
"Davvero, sei il fidanzato migliore che si possa desiderare..."
"Allora tra un po’ sarai felicissima..."
 
Non riuscivo a capire quelle parole subito dopo le squadre scesero in campo, delirio totale. 
Stavo svenendo nel vedere che c’era ancora il capitano col numero 7, in campo c’era Cristiano!!! 
Non lo vedevo da due anni giocare, e ora che lo rivedo sono davvero felice.
 
Una specie di dirigente chiamò Neymar e gli chiese urgentemente di seguirlo e lui non esitò. 
Lo vidi subito dopo con la divisa del Brasile e pronto a giocare, perchè era rientrato anche in nazionale. Avrei visto Ney, il mio Ney vs Cristiano. Non poteva andare meglio di così?
 
Di fronte a milioni di giocatori Ney sussurò qualcosa al orecchio di Cristiano che prese in mano un microfono e disse:
 
"Signorina Ilary, sono felice di esser stato invitato al suo matrimonio, e accetto volentieri, spero mi concederà anche un ballo."
 
Scoppiai in lacrime, le persone mi guardavo e non capivano se la sposa fossi io o se piangevo perché ero pazza.
Un signore mi accompagno in campo e ad un tratto Ney s'inginocchiò ai miei piedi e disse: 
"Ilary vuoi sposarmi?"
Le lacrime potevano inondare lo stadio, e non scherzo.
"Si, amore mio, voglio sposarti!"
 
Lo stadio si irrigidì e subito dopo un boato, gente che rideva, piangeva, e acclamava la dichiarazione di matrimonio più bella mai vista.
 
Perchè anche se ora mai la mia passione era sfumata, dentro di me c'era ancora qualcosa, c'era Cristiano e c'era quel rettangolo d'erba che anni prima mi regalava infinite emozioni. 
In quel campo c'era ancora una pezzo di me e della mia storia.
Avevo rubato già molto tempo al match ma i tifosi erano praticamente entusiasti di tanto spettacolo, io ritornai in tribuna mentre Ney giocò il match, io ero incredula, non credevo fosse possibile.
Cristiano Ronaldo al mio matrimonio? 
Mi sposo con Neymar? 
Non era possibile, non ci avrei creduto se me l'avessero raccontato, quando mi crollò il mondo addosso.
 
Mentre guardavo la partita, notai che a pochi posti da me c’era un bambino, aveva circa 4 anni ed aveva la maglia del Brasile, il numero 11, c'era scritto NEYMAR. Mi intenerì, avvicinandomi notai una cosa, il sole colpiva dritto il suo petto ed una collanina scintillava, vidi la D e subito ebbi un flaschback, DAVI, era lui, né ero certa, mi alzai di colpo e mi avvicinai, gli chiesi come stava, chi tifava e vidi che sulla catenina c’era scritto Davi, chiesi se potevo girarla perché ne avevo anch’io una uguale e magari era dello stesso negozio e notai la scritta NJR, era lui, gli chiesi dove l’aveva presa e mi disse:
"So solo che la mia mamma me l’ha lasciata prima di andar via…"
"Sei qui da solo?"
"No lì c’è mio nonno…"
"Grazie piccolo, e bella maglia!"
 
 
Andai dal nonno, presumibilmente materno e chiesi:
"Signore non mi prenda per pazza, ma noi abbiamo molto di cui parlare.."
"Ho sentito la dichiarazione..." Rispose e continuò "Avrei tanto voluto che fosse accaduto a mia figlia, ma lei è venuta a mancare qualche mese fa."
"Mi dispiace molto"
"Sei una brava ragazza, porta il piccolo da lui..."
 
Vidi tutta la partita in compagnia di Davi e suo nonno e dopo il match diedi la grande notizia a Neymar.
 
Ora, eravamo davvero una famiglia, eravamo davvero completi.
Ci sposammo pochi mesi dopo, il piccolo Davi accettò subito la presenza di Neymar e i nonni erano felici di averlo ritrovato, la sua carriera proseguì così come l’aveva lasciata e con mia grande sorpresa mio marito era molto amico a Cristiano.
Davi e Cristianinho Junior giocavano insieme ed io ero la donna più felice del mondo.
 
Un anno dopo quella partita, Ney firmò per il Real Madrid, iniziò a giocare con Cristiano e io ritornai a seguire tutte le partite, ma dal vivo. 
Martin invece fu acquistato dall'Inter e tornò in Italia, ogni tato veniva a farci visita. 
Non sapevo cosa sarebbe accaduto in futuro, ma il mio presente era fantastico. 
Un sogno diventato realtà.
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FINE

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