3
Tutto sommato le ore
scolastiche erano passate tranquillamente e la
giornata era al fine, ma con ancora il sole alto nel cielo che riscaldava la
città anche di sera.
Davanti a lei, le sue sorelle
Astrid e Aaly parlottavano fra di loro a proposito di un nuovo ragazzo arrivato da poco
a scuola. Si ricordava ancora della brutta figura fatta sette giorni prima,
quando lo aveva visto entrare nella sua classe di biologia e lui esterrefatto,
si era messo ad
urlare per il suo aspetto, dicendo di non voler stare in classe con la figlia
del diavolo. Ci era rimasta male, molto male per la
sua reazione così spropositata. Normalmente la gente era abituata a mormorare e
sussurrare dietro di lei e non mostrarle apertamente ciò che vedeva in lei.
- Non sai cosa ho dovuta dire per fargli cambiare idea su Alyce!
Le piaceva davvero molto! - disse Aaly divertita -
Siamo gemelle, come può piacerle lei e non me! - chiese più a se stessa che ad Astrid.
- Avremo lo stesso aspetto, ma caratteri diversi - le ricordò Astrid.
Discordia sorrise divertita
dalla situazione. Persino i ragazzi si litigavano. Avevano proprio gli stessi
gusti!
- State parlando di Josh? – si intromise, per cercare
di fare un po’ di comunicazione.
- Sì, di lui. A te non piace,
vero? Dopo la scenata che ti ha fatto a Biologia –
disse Astrid.
- Bhè
il profe di bio non mi fa
portare il capello in classe – mormorò abbassando il capo
sconfitta.
- Lo sappiamo
– dissero all’unisono le gemelle.
Attraversarono il parco in
fondo al quartiere con passo lento, per le tracolle troppo pesanti a causa dei
libri. Le simili avevano continuato a parlare del ragazzo,
mentre la piccola Discordia, vagava con la mente nei suoi più remoti
desideri, per non annoiarsi.
L’unico sollievo che la
sosteneva, era il fatto che quella sera sarebbe andata
a casa di zia Piper per fare da babysitter ai suoi
cugini, mentre i coniugi andavano a cena fuori, dopo un lungo tempo passato a
combattere e ad insegnare magia.
- Sapete perché Cup non è venuto a prenderci? – domandò la più giovane.
- Non lo so. Mi ha semplicemente
mandato un Sms per dirmi che
non poteva – spiegò Astrid poco convinta dalle sue
stesse parole.
- Chissà, comunque,
cosa fate st…? - stava per chiedere Discordia, ma fu
fermata da un urlo che fece girare tutte e tre.
Dietro di loro, un’arrabbiatissima
Alyce, correva a per di
fiato per arrivare alla sorella Aaly. La camicia
della divisa completamente fuori dalla gonna e le
calze scese completamente alle caviglie ossute. Sembrava una pazza isterica e
forse, in quel momento lo era, visto che la sorellina minore aveva combinato
qualcosa alle sue spalle.
- Se
ti piglio… - iniziò appena le vide - Giuro che ti strozzo! - urlò.
Aaly a quella vista sbiancò di colpo. Astrid
rise di scherno e la incitò con una pacca sulla spalla a correre verso casa.
- Io direi
che ti dovresti muovere - esortò.
- Hai ragione -
Come un fulmine a ciel sereno si dileguò nel giro di tre secondi seguita a
ruota da Astrid, che le correva dietro divertita
dalla situazione.
Queste erano le sue sorelle!
Davvero strane e poco raccomandabili!
4
In casa Hallywell
regnava il silenzio più assoluto, rotto solo dai respiri stravolti della
proprietaria.
Pheobe scervellava da molte ore il
fatto accaduto nella prima mattina. Quelle persone erano piombate da chissà
dove ed ora occupavano l’intero salotto.
- Cup,
questo devo essere il risultato di un incantesimo
andato male - propose ella, cercando di non farsi sentire dagli ospiti
indesiderati.
- Incantesimo? -
immancabilmente l’avevano sentita.
- Sì, incantesimo - farfugliò
incerta e continuò -Qui c’è lo zampino di una delle
ragazze - disse guardando attentamente le persone davanti a se.
Due donne veramente belle in
confronto a lei , un uomo di mezz’età, un ragazzo di
cui non si capiva se era maschio o femmina, dagli strani capelli verde scuro,
un altro uomo con in dosso un paio di occhiali stile anni settanta, un ciccione
e, un adorabile bambino dai lunghi capelli neri.
Erano tutti seduti da qualche
parte nella stanza, chi sul divano e chi direttamente per terra come il bambino
o sul davanzale della finestra che mostrava la strada di fronte alla casa.
- Questo posto è nettamente
diverso da dove veniamo noi. C’è così tanta roba strana -
disse all’improvviso il ragazzo dai capelli verdi.
- Non so da dove veniate o chi siate ma state certi che appena arrivano le
mie figlie … - non poté finire la frase, perché il giovane mostrando
un’espressione davvero assurda ma molto buffa pronunciò - Se è per questo, sono
sicuro che stanno arrivando -
La porta di casa Hallywell fu sbattuta contro la parete con una forza
inaudita, tanta era la fretta che sembrava aver preso Aaly.
La ragazza senza perdere
tempo catapultò se stessa verso le scale dell’abitazione, mostrando grande agilità ai presenti.
- Tesoro! Cosa
diavolo stà succedendo? –
- Non posso rispondere mamma!
Sto scappando da una bestia! – urlò da sopra le scale.
- Cosa
voleva dire con questo? – chiese Pheobe a Cup.
Quest’ultimo fece spallucce e andò alla porta per richiuderla ma immancabilmente fu investito da una furia.
- Alyce!
Ma ti sembra il modo! – esasperò il travolto.
- Scusami papà – Alyce lo scavalcò e si diresse alle scale
quando la prepotente mano della madre, non fermò la sua marcia ambigua.
- Ti sembra il modo di
comportarti? – strepitò Pheobe. La prese per le
spalle e la portò in salotto con la forza.
La ragazza guardò coloro che
le stavano davanti e con poco interesse disse – E’ stata Didia! –
- Me lo immaginavo! – mormorò
la bruna lasciando la figlia.
La condusse ad una sedia
libera e la fece sedere sotto gli sguardi indagatori dei presenti.
- Cosa
ti ha fatto questa volta Aaly? –
Alyce sembrò pensare cosa dire per qualche secondo mentre
guardava la madre che si era scordata degli “ospiti”.
Con calma e con tono lascivo
proferì - La
mia cara sorellina ha detto cose che non doveva dire – si alzò – e per questo
ora vado su, la lego per bene al letto, le strappo la lingua e le cucio la
bocca a filo doppio – urlò capeggiata da Astrid che
era appena entrata e se la rideva come una matta.
- Scusami mamma, non ho
potuto fermarla, dovevo assolutamente vedere cosa
combinava! Ah ah ah –
- Ma
bene. Mi sono ritrova tre figlie davvero degenerate! Ma vi siete accorte per lo meno di chi c’è in questa casa?-
gridò indicando le sette persone nel salotto.
- E’ stata
Didia – continuò Alyce.
- Penso anch’io – rifletté la maggiore.
Cup tornò nel salotto con qualche ammaccatura e dedusse –
Sempre di Dis è la colpa? Non è che gliela state dando per non farvi punire? –
- Ma che
dici papà. Noi sappiamo quello che
diciamo. Quindi la colpa è sicuramente… -
- … di Didia – finirono.
Scosse il capo sconfitto.
- Vedremo …-
5
Le gemelle l’avevano superata
senza alcuna fatica, lasciandola sola come sempre, a tornare a casa.
Senza alcun problema aveva
continuato il tragitto a passo lento, tanto, anche se fosse
arrivata più tardi a casa, non aveva il problema dei compiti da
svolgere, ma solo il solito allenamento nella dimensione da lei create quando
era molto piccola.
Si ricordava ancora di come
sua madre, fosse rimasta stupita dal grande potere che già riusciva a manovrare
a quell’età, ma la felicità si era persa dopo poco,
sostituita dalla profonda tristezza di essere odiata dalle sorelle e da persino
la madre, che non accennava a considerarla nemmeno per un secondo.
Sospirò a quei pensieri tanto
orribili che le annebbiavano la mente ogni santo
giorno della sua esistenza e provò a concentrarsi sul libro che quel giorno
aveva ritirato dalla biblioteca della scuola di magia. Era un segreto che si
portava da molto perchè quasi ogni giorno, di nascosto, si materializzava alla
scuola magica durante la pausa pranzo per leggere qualche libro fra i suoi
simili, senza avere il peso di sentirsi osservata.
Stava bene là, solo che… solo
che sua madre non aveva mai voluto farle frequentare almeno per un anno quell’istituto per affinare i suoi poteri ed imparare a
tenere in equilibrio il suo essere anche senza il sigillo del potere oscuro.
Discordia sapeva che sua
madre aveva paura di lei in un certo qual modo, perchè ogni cosa che poteva
essere a vantaggio di lei, Pheobe Hallywell
la eliminava, facendo tornare al punto di partenza la povera ragazza, distrutta
già da tempo.
Guardò gli spensierati
bambini giocare al parco comunale. Quanto li invidia! Loro non avevano nulla di
problematico a cui pensare, mentre lei già alla loro
età era in fase di crisi esistenziale!
6
- Io credo di averli già
visti da qualche parte… - osservava pensieroso a tono alto Astrid,
seduta alla finestra del soggiorno dove posava lo sguardo agli ospiti.
- Da anche a te quest’impressione? – chiese Aaly.
La più giovane delle tre li
fissò curiosamente uno ad uno finché, non andò alla porta e l’aprì. Di Didia
non c’era traccia.
- Dove si sarà
cacciata quella rompi scatole? –
- Ha il cellulare dietro? –
domandò Pheobe alle figlie.
- Sì, credo di si. Provo a chiamarla – propose Alyce.
Alyce sgusciò fuori dalla tasca
della borsa un piccolo cellulare azzurro e compose il numero, però prima che
premesse la chiamata, il suo atto fu fermato.
- Cos’è? – il bambino dai
lunghi capelli si avvicinò, attirato dall’oggettino di plastica e si sedette
accanto sul divano.
- Non hai mai visto un
cellulare? – la risposta le fu subito data da un sonoro cenno del capo da parte
del ragazzino – Ma da che epoca venite? –
A quel punto l’uomo con la
benda sull’occhio si alzò e gentilmente chiese – Signorina, mi direbbe la data d'oggi? –
Interdetta Alyce rispose con la stessa grazia – 2 Giugno 2006, non mi
vorrete dire che venite dal passato? –
Tutti gli estranei rimasero
con il fiato sospeso dalla scoperta appena fatta.
- 2oo6?! – sussurrarono quasi
in coro.
- Allora… - Pheobe aveva già capito tutto. Erano di un’altra epoca –
Che hanno conoscete, voi? –
- 1915 – rispose l’uomo di
una certa età – E da quanto ho capito, qualcosa di sovrannaturale ci ha fatto
arrivare qua, giusto? –
- Sì, molto probabilmente un
incantesimo andato male – ormai poteva benissimo dire che
erano streghe.
Il silenzio ripiombò nella
stanza, ormai già nella penombra della sera, quando lo scricchiolio lento della
porta, attirò l’attenzione di tutti.
La persona appena entrata, dava
segno di tranquillità e di poca consapevolezza di ciò che era accaduto, dal
leggero passo che lei aveva.
- Bene, sei arrivata
finalmente! – le tre sorelle si catapultarono furiose alla
porta e con strane espressioni indecifrabili, tanta era la loro disapprovazione.
Afferrarono per mano
Discordia e la strattonarono fino ad arrivare davanti agli ospiti che
guardarono l’ultima arrivata con non scarsa sorpresa.
- Che
c’è? – chiese la povera ragazza, ma, anch’essa rimase sorpresa da ciò. I suoi
occhi fecero il giro della stanza. Le pupille si assottigliarono e la bocca
lasciò un nitido “oh” per la scoperta.
Capirono all’istante che
sapeva qualcosa di cui loro erano all’oscuro.
- Dis
c’è qualcosa che volevi dirci? – Pheobe Hallywell prese per il colletto della divisa la figlia più
piccola e porse verso di lei la testa.
- Sei stata
tu, non è così? – sibilò minacciosa stringendo convulsamente la stoffa
della camicetta bianca.
La ragazza pensò attentamente
prima di rispondere. La colpa non era sua ma ogni cosa
che avrebbe detto o fatto, l’avrebbe certamente mandata nei guai. Però, non poteva rimanere muta e lasciare che il detto “Chi
tace, acconsente”, diventasse realtà.
- Io non ho fatto nulla se è
quello che pensi – mormorò posando una mano su quella
della madre. La strattonò e quasi perse l’equilibrio.
- Sempre io devo avere la
colpa! – obbiettò – Mica combino solo io i guai,
mamma. Ti devo per caso ricordare che hai altre tre figlie a cui la magia resta
ancora difficile? O no? – chiese sperando in una scena
muta per la rabbia.
Ma ciò non avvenne – Fila in camera tua! E quando vorrai
degnarci di una risposta potrai essere considerata
fuori punizione – sbraitò la madre, che la spinse contro le scale.
Discordia la guardò triste e
salì i primi gradini a testa alta con un briciolo d'orgoglio che l'era ancora
rimasto – Non farmelo ripetere un’altra volta – pronunciò ancora la madre.
Testa bassa e tracolla in
spalla, andò in camere sua, chiudendo con uno scatto
della mano, la serratura della porta.
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