Il mio nome è Discordia

di Chihiro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** 1° Capitolo ***
Capitolo 3: *** 2° Capitolo ***
Capitolo 4: *** 3° Capitolo ***



Capitolo 1
*** prologo ***


IL MIO NOME E’ DISCORDIA…

IL MIO NOME E’ DISCORDIA…

Prologo

Il mio nome è Discordia Hallywell e vivo a San Francisco con la mia famiglia in una villetta di periferia, in un quartiere tranquillo e soleggiato.

Ho tre sorelle a cui voglio molto bene ma che purtroppo non lo dimostrano nei miei confronti, fregandosene altamente della parentela che ci accomuna, avendo stessa madre, Pheobe Hallywell ma padri diversi. Il loro, non chiedetemi il nome perché non me lo ricordo, è morto prima che loro nascessero a causa di un demone Nox, mentre il mio è scomparso dalla circolazione dopo alcuni eventi che hanno portato la mia famiglia ad un livello successivo di potenza.

Sono tre gemelle nate due anni prima di me di nome, Astrid, Alyce e Aaly. Hanno un aspetto decisamente bello: capelli castani scuro e occhi celesti, carnagione abbastanza scura e statura alta, magre e sottili, proprio come delle modelle.

Certamente vi starete chiedendo come si possono riconoscere, ebbene, Astrid ha i capelli corti fino alle spalle, mentre Alyce e Aaly lunghi una più dell’altra, ma con delle nette differenze di riflessi biondi, presi dal padre. Loro due sono anche riconoscibili dal tono di voce, visto che Aaly lo ha molto falsettato mentre Alyce, basso e roco.

Mia madre preferisce alla lunga loro a me, ma ormai ci ho fatto l’abitudine, anche se, mi piacerebbe ricevere qualche volta, alcune sue attenzioni, degne di una madre di trentasette anni.

Lei è sposata da cinque anni con un cupido, chiamato da tutti Cup o stranamente papà, dalle gemelle. Non so come fanno a definirlo in quel modo, ma tanto a lui sembra non dispiacere!

Ho due zie a cui voglio un mondo di bene, Piper e Paige. Sono la sorella maggiore e minore di mia madre. La prima é sposata con un ex-angelo bianco, lo zio Leo, ed hanno due meravigliosi bambini di nome Waiet e Chris, mentre l’ultima é felicemente sposata con un agente di polizia, che vedo molto raramente, visto che è un semplice essere umano e che quindi non può stare molto con noi, altrimenti sarebbe già sottoterra, dopo i centinai e centinai di attacchi di demoni e altre creature maligne a noi Hallywell.

Ma scusate non vi ho detto come sono io!

Mi definisco tranquilla e socievole con chi mi sta a torno, o per lo meno, a chi fa piacere avermi vicina. Sono nata il 2 settembre 1991 e ho quindici anni.

Il mio aspetto è un po’ tanto raro da vedere e… e soprattutto la gente mi definisce unica nel mio genere e forse, hanno ragione…

Comunque sono albina e non è soltanto questa la mia maledizione, ma ho anche gli occhi di due colori differenti, ovvero uno grigio ed uno lilla chiaro, molto propenso ad andare sull’azzurro.

Non mi sono più tagliata i capelli dall’età di sette anni, perché molto spesso, nelle pozioni che preparava Zia Piper, c’era bisogno di una ciocca di fanciulla albina per migliorare il potere distruttivo dell’incantesimo e la composizione somatica del liquido.

Allora avrete capito, che i miei capelli non sono biondo chiaro, come solitamente un albino ha, ma direttamente bianchi, con occhi chiari e pelle quasi cadaverica.

Ho l’abitudine di nascondere questo fatto alle persone, celando i miei capelli legati in trecce, in capellini che porta ogni giorno, per non dare per lo meno nell’occhio, anche se a scuola, tutti mi conosco da tempo e sanno come sono in realtà.

Però questa mia condizione ha un che di speciale in molte situazioni.

Fin dall’antichità le persone come me, erano reputate figlie del diavolo, mentre adesso la cosa si è persa nel tempo e molto spesso le gente per strada mi chiede se sono un angelo caduto dal cielo o no. Amo essere definita in quel modo! Perché in effetti, io sono un angelo! ^^

Non ho mai fatto del male a gente innocente nella mia situazione. Ho solo e sempre ucciso demoni o esseri malvagi, il cui destino doveva mandarli negli inferi.

Questa sono io e mai qualcuno o qualcosa mi farà cambiare…

Bhè, questo lo dicevo fino a quando dei fatti strani non sono accaduti o per meglio dire “piombati”, nella mia vita… cambiando ogni cosa nel meglio o nel peggio.

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Per ora non è niente di che, ma le sorprese varranno dopo!! Ciao!ciao!!

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Capitolo 2
*** 1° Capitolo ***


1° Capitolo

1° Capitolo

1

La giornata era iniziata dolcemente bene in casa Hallywell. Quel giorno era il secondo del sesto mese e si prestava ad essere uno degli ultimi di scuola per le quattro sorelle Hallywell.

I raggi del sole come sempre, avevano svegliato per primo, il membro più giovane che vi abitava.

Discordia Hallywell si alzò titubante dal letto a futon nella sua camera, cercando di fare il meno possibile rumore, tanta era l’agitazione che le impediva di ragione su quello che faceva e provocava.

Andò a sbattere contro una decina di pareti prima di entrare definitivamente in bagno per farsi una doccia veloce e lavarsi i denti. Aprì i rubinetti e si immise nella vasca. Sotto il getto d’acqua la sua mente immagazzinò le idee che si era fatta la notte sul giorno avvenire e contenta, in dieci minuti era già linda e pronta per preparare la colazione a tutta la sua famiglia.

Sapeva che tanto non si sarebbero svegliati entro due ore e quindi la calma si fece persona in lei ed incominciò a preparare accuratamente frittelle, caffè latte, uova e becon per sei persone: la mamma, Cup, Astrid, Alyce, Aaly e lei, Discordia.

Con la divisa scolastica impeccabile come sempre, girò per la casa applicata a dimenticare la noia e non trovando niente da fare,si concentrò sugli anime registrati i giorni prima alla Tv del salotto, mentre sorseggiava un thé caldo, seduta sull’unica poltrona della stanza.

Riguardò e riguardò un episodio di Full Metal Alchemist, meditando su quanto era bello il suo personaggio preferito e chiuse gli occhi per sentire meglio ciò che accadeva al piano superiore.

La mamma e Cup si era svegliati ed erano intenti a buttar giù dal letto le gemelle già capricciose e irascibili di prima mattina.

Per sapere come erano in verità le tre ragazze più popolari della scuola, era opportuno andarle a trovare la mattina appena svegliate e allora sì, che si sarebbe capito il loro vero carattere: tre menefreghiste a cui non potevi non voler bene.

Sorrise e sì accoccolò meglio sulla poltrona, per nascondersi alla vista della madre appena scesa, che non sopportava d’essere intralciata di prima mattina.

Allora buona buona continuò ciò che stava facendo ed aspettò che tutti fossero pronti per uscire.

Alle otto e un quarto era già uscita, senza aspettare minimamente i comodi degli altri, tanto era scocciata di arrivare sempre in ritardo a scuola.

- Mamma! Dov’è Didia? - la maggiore delle tre stava cercando da più di dieci minuti la sorella minore che non accennava a saltar fuori per essere trovata.

- Ma è già uscita quella stupida? - ringhiò davanti alle altre sorelle.

- Che ci si può fare. Non le andava di aspettare la mamma che ci accompagnasse - pronunciò Alyce.

- O forse non desiderava avere compagnia una buona volta – sentenziò Aaly, che mentre diceva ciò, sorseggiava svogliatamente il caffè latte - Ma questo latte fa schifo! Quando imparerà a cucinare decentemente quella? - finì esasperata.

- Forse mai, …le frittelle sono gommose e poco saporite – constatò la mezzana.

Pheobe Hallywell entrò poco aggraziata nella cucina e osservò le figlie.

- Dov’è Dis? – chiese

- E’ già uscita. Non chiedermi a che ora - la maggiore baciò una guancia della madre e le fece i suoi soliti occhi dolci, che facevano sciogliere il cuore ad ogni persona che li vedeva.

- Ma tesori miei, perché non l’avete seguita? Oggi non vi posso accompagnare a scuola! – e come una padellata in testa, le ragazze guardarono di scatto la madre, che sorrideva in malo modo per averglielo ricordato solo in quel momento e non la sera prima.

- Scusatemi! Scusatemi! – e come un fulmine uscì dalla porta sul retro per cercare di sviarsi dalla situazione, con la scusa che di andare ad annaffiare le piante in giardino.

- Dobbiamo assolutamente muoverci o questa volta il Professor Macoslon, non ce la farà passare liscia - strepitò la più piccola delle tre, catapultandosi in soggiorno e poi alla porta principale dall’abitazione.

2

Dopo l’uscita teatrale delle sorelle, Pheobe Hallywell chiamò suo marito dalla cucina, dopo essere rientrata silenziosamente.

- Dis avrà preso però il capello? –

- Tesoro, la piccola se la sa cavare anche se la gente la nota. Ormai a quasi quindici anni, no? - Cup era comparso sullo stipite della porta e la guardava dolcemente negli occhi.

- Non è per quello…- un’occhiata dell’uomo e la sua risposta cambiò -Sì, è per quello… -

- Va bene che sei sua madre, ma un po’ di fiducia potresti anche dargliela - pensò ad alta voce Cup.

- Mi preoccupo solo per lei, visto che si caccia sempre nei guai… - alla mano poggiata sul tavolo arrivò un manga dimenticato e lo prese fra le mani - … e non pensa ad altro che a questi! - disse amareggiata ma con qualche tonalità di ira.

- E’ l’adolescenza che la fa comportare così, nient’altro –

- No, non è l’adolescenza, ma il suo sangue -

Cup per risposta le depositò un casto bacio sulla fronte ed afferrò il manga dalle mani della moglie - A questo ci penso io - disse già intento a riportarlo in camere di Discordia.

- Ok, ma appena la vedi, digli che non voglio più vedere in giro per casa quella roba! –

- Ok, ok… - la discussione finì fino a che, dopo una mezz’oretta la casa non fu attraversata da un’immensa luce che accecò coloro che vi erano ancora dentro.

- Cup! Cup! Cosa è stato? - chiese Pheobe, mentre si dirigeva dove sembrava essere sfociata la luce.

- Pheobe, credo che non potrò andare a prendere le ragazze oggi a scuola – Cup mormorò dal soggiorno.

- Perché? – chiese la donna.

Arrivò al marito con qualche problema visivo, ma quello che si presentò ai suoi occhi, le fece smorzare il fiato.

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Che ve ne pare il primo capitolo? Lo voglio assolutamente sapere, quindi COMMENTATE!

W.I.N.R.Y. : bhè, per saperlo va letta no? ^^ spero vivamente che leggerai anche i prossimi capitoli! ^^ ciao!ciao!!

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Capitolo 3
*** 2° Capitolo ***


3

3

Tutto sommato le ore scolastiche erano passate tranquillamente e la giornata era al fine, ma con ancora il sole alto nel cielo che riscaldava la città anche di sera.

Davanti a lei, le sue sorelle Astrid e Aaly parlottavano fra di loro a proposito di un nuovo ragazzo arrivato da poco a scuola. Si ricordava ancora della brutta figura fatta sette giorni prima, quando lo aveva visto entrare nella sua classe di biologia e lui esterrefatto, si era messo ad urlare per il suo aspetto, dicendo di non voler stare in classe con la figlia del diavolo. Ci era rimasta male, molto male per la sua reazione così spropositata. Normalmente la gente era abituata a mormorare e sussurrare dietro di lei e non mostrarle apertamente ciò che vedeva in lei.

- Non sai cosa ho dovuta dire per fargli cambiare idea su Alyce! Le piaceva davvero molto! - disse Aaly divertita - Siamo gemelle, come può piacerle lei e non me! - chiese più a se stessa che ad Astrid.

- Avremo lo stesso aspetto, ma caratteri diversi - le ricordò Astrid.

Discordia sorrise divertita dalla situazione. Persino i ragazzi si litigavano. Avevano proprio gli stessi gusti!

- State parlando di Josh? – si intromise, per cercare di fare un po’ di comunicazione.

- Sì, di lui. A te non piace, vero? Dopo la scenata che ti ha fatto a Biologia – disse Astrid.

- Bhè il profe di bio non mi fa portare il capello in classe – mormorò abbassando il capo sconfitta.

- Lo sappiamo – dissero all’unisono le gemelle.

Attraversarono il parco in fondo al quartiere con passo lento, per le tracolle troppo pesanti a causa dei libri. Le simili avevano continuato a parlare del ragazzo, mentre la piccola Discordia, vagava con la mente nei suoi più remoti desideri, per non annoiarsi.

L’unico sollievo che la sosteneva, era il fatto che quella sera sarebbe andata a casa di zia Piper per fare da babysitter ai suoi cugini, mentre i coniugi andavano a cena fuori, dopo un lungo tempo passato a combattere e ad insegnare magia.

- Sapete perché Cup non è venuto a prenderci? – domandò la più giovane.

- Non lo so. Mi ha semplicemente mandato un Sms per dirmi che non poteva – spiegò Astrid poco convinta dalle sue stesse parole.

- Chissà, comunque, cosa fate st…? - stava per chiedere Discordia, ma fu fermata da un urlo che fece girare tutte e tre.

Dietro di loro, un’arrabbiatissima Alyce, correva a per di fiato per arrivare alla sorella Aaly. La camicia della divisa completamente fuori dalla gonna e le calze scese completamente alle caviglie ossute. Sembrava una pazza isterica e forse, in quel momento lo era, visto che la sorellina minore aveva combinato qualcosa alle sue spalle.

- Se ti piglio… - iniziò appena le vide - Giuro che ti strozzo! - urlò.

Aaly a quella vista sbiancò di colpo. Astrid rise di scherno e la incitò con una pacca sulla spalla a correre verso casa.

- Io direi che ti dovresti muovere - esortò.

- Hai ragione -

Come un fulmine a ciel sereno si dileguò nel giro di tre secondi seguita a ruota da Astrid, che le correva dietro divertita dalla situazione.

Queste erano le sue sorelle! Davvero strane e poco raccomandabili!

4

In casa Hallywell regnava il silenzio più assoluto, rotto solo dai respiri stravolti della proprietaria.

Pheobe scervellava da molte ore il fatto accaduto nella prima mattina. Quelle persone erano piombate da chissà dove ed ora occupavano l’intero salotto.

- Cup, questo devo essere il risultato di un incantesimo andato male - propose ella, cercando di non farsi sentire dagli ospiti indesiderati.

- Incantesimo? - immancabilmente l’avevano sentita.

- Sì, incantesimo - farfugliò incerta e continuò -Qui c’è lo zampino di una delle ragazze - disse guardando attentamente le persone davanti a se.

Due donne veramente belle in confronto a lei , un uomo di mezz’età, un ragazzo di cui non si capiva se era maschio o femmina, dagli strani capelli verde scuro, un altro uomo con in dosso un paio di occhiali stile anni settanta, un ciccione e, un adorabile bambino dai lunghi capelli neri.

Erano tutti seduti da qualche parte nella stanza, chi sul divano e chi direttamente per terra come il bambino o sul davanzale della finestra che mostrava la strada di fronte alla casa.

- Questo posto è nettamente diverso da dove veniamo noi. C’è così tanta roba strana - disse all’improvviso il ragazzo dai capelli verdi.

- Non so da dove veniate o chi siate ma state certi che appena arrivano le mie figlie … - non poté finire la frase, perché il giovane mostrando un’espressione davvero assurda ma molto buffa pronunciò - Se è per questo, sono sicuro che stanno arrivando -

La porta di casa Hallywell fu sbattuta contro la parete con una forza inaudita, tanta era la fretta che sembrava aver preso Aaly.

La ragazza senza perdere tempo catapultò se stessa verso le scale dell’abitazione, mostrando grande agilità ai presenti.

- Tesoro! Cosa diavolo stà succedendo? –

- Non posso rispondere mamma! Sto scappando da una bestia! – urlò da sopra le scale.

- Cosa voleva dire con questo? – chiese Pheobe a Cup.

Quest’ultimo fece spallucce e andò alla porta per richiuderla ma immancabilmente fu investito da una furia.

- Alyce! Ma ti sembra il modo! – esasperò il travolto.

- Scusami papà – Alyce lo scavalcò e si diresse alle scale quando la prepotente mano della madre, non fermò la sua marcia ambigua.

- Ti sembra il modo di comportarti? – strepitò Pheobe. La prese per le spalle e la portò in salotto con la forza.

La ragazza guardò coloro che le stavano davanti e con poco interesse disse – E’ stata Didia! –

- Me lo immaginavo! – mormorò la bruna lasciando la figlia.

La condusse ad una sedia libera e la fece sedere sotto gli sguardi indagatori dei presenti.

- Cosa ti ha fatto questa volta Aaly? –

Alyce sembrò pensare cosa dire per qualche secondo mentre guardava la madre che si era scordata degli “ospiti”.

Con calma e con tono lascivo proferì - La mia cara sorellina ha detto cose che non doveva dire – si alzò – e per questo ora vado su, la lego per bene al letto, le strappo la lingua e le cucio la bocca a filo doppio – urlò capeggiata da Astrid che era appena entrata e se la rideva come una matta.

- Scusami mamma, non ho potuto fermarla, dovevo assolutamente vedere cosa combinava! Ah ah ah

- Ma bene. Mi sono ritrova tre figlie davvero degenerate! Ma vi siete accorte per lo meno di chi c’è in questa casa?- gridò indicando le sette persone nel salotto.

- E’ stata Didia – continuò Alyce.

- Penso anch’io – rifletté la maggiore.

Cup tornò nel salotto con qualche ammaccatura e dedusse – Sempre di Dis è la colpa? Non è che gliela state dando per non farvi punire? –

- Ma che dici papà. Noi sappiamo quello che diciamo. Quindi la colpa è sicuramente… -

- … di Didia – finirono.

Scosse il capo sconfitto.

- Vedremo …-

5

Le gemelle l’avevano superata senza alcuna fatica, lasciandola sola come sempre, a tornare a casa.

Senza alcun problema aveva continuato il tragitto a passo lento, tanto, anche se fosse arrivata più tardi a casa, non aveva il problema dei compiti da svolgere, ma solo il solito allenamento nella dimensione da lei create quando era molto piccola.

Si ricordava ancora di come sua madre, fosse rimasta stupita dal grande potere che già riusciva a manovrare a quell’età, ma la felicità si era persa dopo poco, sostituita dalla profonda tristezza di essere odiata dalle sorelle e da persino la madre, che non accennava a considerarla nemmeno per un secondo.

Sospirò a quei pensieri tanto orribili che le annebbiavano la mente ogni santo giorno della sua esistenza e provò a concentrarsi sul libro che quel giorno aveva ritirato dalla biblioteca della scuola di magia. Era un segreto che si portava da molto perchè quasi ogni giorno, di nascosto, si materializzava alla scuola magica durante la pausa pranzo per leggere qualche libro fra i suoi simili, senza avere il peso di sentirsi osservata.

Stava bene là, solo che… solo che sua madre non aveva mai voluto farle frequentare almeno per un anno quell’istituto per affinare i suoi poteri ed imparare a tenere in equilibrio il suo essere anche senza il sigillo del potere oscuro.

Discordia sapeva che sua madre aveva paura di lei in un certo qual modo, perchè ogni cosa che poteva essere a vantaggio di lei, Pheobe Hallywell la eliminava, facendo tornare al punto di partenza la povera ragazza, distrutta già da tempo.

Guardò gli spensierati bambini giocare al parco comunale. Quanto li invidia! Loro non avevano nulla di problematico a cui pensare, mentre lei già alla loro età era in fase di crisi esistenziale!

6

- Io credo di averli già visti da qualche parte… - osservava pensieroso a tono alto Astrid, seduta alla finestra del soggiorno dove posava lo sguardo agli ospiti.

- Da anche a te quest’impressione? – chiese Aaly.

La più giovane delle tre li fissò curiosamente uno ad uno finché, non andò alla porta e l’aprì. Di Didia non c’era traccia.

- Dove si sarà cacciata quella rompi scatole? –

- Ha il cellulare dietro? – domandò Pheobe alle figlie.

- Sì, credo di si. Provo a chiamarla – propose Alyce.

Alyce sgusciò fuori dalla tasca della borsa un piccolo cellulare azzurro e compose il numero, però prima che premesse la chiamata, il suo atto fu fermato.

- Cos’è? – il bambino dai lunghi capelli si avvicinò, attirato dall’oggettino di plastica e si sedette accanto sul divano.

- Non hai mai visto un cellulare? – la risposta le fu subito data da un sonoro cenno del capo da parte del ragazzino – Ma da che epoca venite? –

A quel punto l’uomo con la benda sull’occhio si alzò e gentilmente chiese – Signorina, mi direbbe la data d'oggi? –

Interdetta Alyce rispose con la stessa grazia – 2 Giugno 2006, non mi vorrete dire che venite dal passato? –

Tutti gli estranei rimasero con il fiato sospeso dalla scoperta appena fatta.

- 2oo6?! – sussurrarono quasi in coro.

- Allora… - Pheobe aveva già capito tutto. Erano di un’altra epoca – Che hanno conoscete, voi? –

- 1915 – rispose l’uomo di una certa età – E da quanto ho capito, qualcosa di sovrannaturale ci ha fatto arrivare qua, giusto? –

- Sì, molto probabilmente un incantesimo andato male – ormai poteva benissimo dire che erano streghe.

Il silenzio ripiombò nella stanza, ormai già nella penombra della sera, quando lo scricchiolio lento della porta, attirò l’attenzione di tutti.

La persona appena entrata, dava segno di tranquillità e di poca consapevolezza di ciò che era accaduto, dal leggero passo che lei aveva.

- Bene, sei arrivata finalmente! – le tre sorelle si catapultarono furiose alla porta e con strane espressioni indecifrabili, tanta era la loro disapprovazione.

Afferrarono per mano Discordia e la strattonarono fino ad arrivare davanti agli ospiti che guardarono l’ultima arrivata con non scarsa sorpresa.

- Che c’è? – chiese la povera ragazza, ma, anch’essa rimase sorpresa da ciò. I suoi occhi fecero il giro della stanza. Le pupille si assottigliarono e la bocca lasciò un nitido “oh” per la scoperta.

Capirono all’istante che sapeva qualcosa di cui loro erano all’oscuro.

- Dis c’è qualcosa che volevi dirci? – Pheobe Hallywell prese per il colletto della divisa la figlia più piccola e porse verso di lei la testa.

- Sei stata tu, non è così? – sibilò minacciosa stringendo convulsamente la stoffa della camicetta bianca.

La ragazza pensò attentamente prima di rispondere. La colpa non era sua ma ogni cosa che avrebbe detto o fatto, l’avrebbe certamente mandata nei guai. Però, non poteva rimanere muta e lasciare che il detto “Chi tace, acconsente”, diventasse realtà.

- Io non ho fatto nulla se è quello che pensi – mormorò posando una mano su quella della madre. La strattonò e quasi perse l’equilibrio.

- Sempre io devo avere la colpa! – obbiettò – Mica combino solo io i guai, mamma. Ti devo per caso ricordare che hai altre tre figlie a cui la magia resta ancora difficile? O no? – chiese sperando in una scena muta per la rabbia.

Ma ciò non avvenne – Fila in camera tua! E quando vorrai degnarci di una risposta potrai essere considerata fuori punizione – sbraitò la madre, che la spinse contro le scale.

Discordia la guardò triste e salì i primi gradini a testa alta con un briciolo d'orgoglio che l'era ancora rimasto – Non farmelo ripetere un’altra volta – pronunciò ancora la madre.

Testa bassa e tracolla in spalla, andò in camere sua, chiudendo con uno scatto della mano, la serratura della porta.

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Commentate per favore!! Ciao! Ciao!!

E una grandissimo grazie a Miky!!

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Capitolo 4
*** 3° Capitolo ***


7

7

Le sere era sopravvenuta solo dopo poche ore, lasciando un oscurato cielo senza luna.

Non si era mossa di un millimetro dal davanzale, dove seduta comodamente con un libro di maledizioni sulle ginocchia, ascoltava attentamente le voci dal pian terreno che conferivano sulla situazione.

- Se sapessero – disse mentalmente – Se sapessero chi hanno in casa, non starebbero così tranquille quelle sprovvedute –

Rise piano, assottigliando le labbra rosee e guardò fuori della finestra il giardino dietro casa.

Una figura alta, dalla carnagione bianca come un cadavere, vestiti scuri e lunghi cappelli verdi, faceva lo stesso: L’osservava.

Nel momento in cui se n’accorse, lasciò la vista a qualcos’altro e tornò in casa.

Era bello come nell’anime ma troppo perfido e pericoloso.

All’improvviso due botte sorde alla porta ebbero l’effetto di farle prendere uno spavento. Saltò giù dal davanzale per non farsi scoprire in quella posizione e andò a sedere alla sua scrivania di ciliegio, dopo aver nascosto sotto il letto a futon il libro.

- Avanti –

Il fiato teso e il cuore a mille. Era Pheobe Hallywell.

Discordia rimase a fissarla finché la madre non parlò – Dis… - ma la interruppe – Posso stare con i capelli sciolti? –

Domanda improvvisa.

Anche se sapeva già la risposta, la giovane Hallywell non abbassò il capo sconfitta.

- Perché questa domanda ? – la madre sembrò non capire. Com’era stupida! Era stata lei stessa qualche tempo prima a dirle che quando c’erano persone estranee in casa, doveva legarsi i capelli e nasconderli dentro una fascia – Ah già… sì, puoi – vide il volto della figlia tornare felice. Sorrise. Chiuse la porta dietro di se e s’inginocchiò di fronte alla figlia arrivando alla sua altezza da seduta.

- Discordia le persone che sono giù, le hai fatte venire tu? – prontamente Didia rispose – No, mamma. Puoi anche incolparmi, ma io non sono stata – continuò – … non sono umane, vero? –

- No, non lo sono. Ma come hai fatto a capirlo?

- Non è che ce ne voglia tanto. Me ne sono accorta appena sono entrata. Non so da cosa, però l’ho capito subito – disse.

- Allora era per quello che hai fatto quella faccia – sua madre era tornata più dolce. Quando c’erano le sue sorelle però, dimostrava nei suoi confronti un distaccamento orribile. Come se lei fosse stata un nemico e non la sua figlia più piccola – Ci hanno spiegato cosa sono. Sono Homunculus. In pratica provengono da un mondo dove l’arte più importante è l’alchimia – spiegò.

- L’alchimia? - tanto valeva tener gioco.

- Gli Homunculus sono in risultato delle trasmutazioni umane fallite – finì la madre tutto d'un fiato.

- Quindi… sono esseri riportati in vita. Ma che non sono più ciò che erano prima – capì.

- Esatto, Dis. Devi stare attenta perché non ci hanno voluto dire altro –

- Certo mamma – rincuorò la ragazzina sorridente – Posso andare da zia Piper e zio Leo? –

- Ok. Non li ho avvertiti di ciò che è successo, così potranno finalmente godersi una cenetta in santa pace – sussurrò mentre si alzava e stirava con le mani le pieghe del vestito rosa che indossava da due giorni. Glielo aveva regalo Cup per il loro anniversario e da quel giorno era diventato il suo abito preferito per l’estate.

- Mi preparo e vado –

Pheobe la guardò ed aprì la porta – Ah già. Essendo molti gli ospiti, abbiamo deciso che Wrath dormirà con te, tanto è soltanto un bambino… ed anche molto vivace – pronunciò le ultima parole un po’ atterrita da quello strano essere.

- Allora preparerò un futon prima di andare – disse mentre squadrava la madre uscire dalla sua stanza e chiudersi la porta alle spalle con un po’ di rumore.

Sentì la madre dal corridoio che diceva – Fortuna che abbiamo quegli strani cosi giapponesi! – e ridacchiò.

8

Tutto era pronto. La stanza pulita, i suoi fumetti rinchiusi nell’armadio per sicurezza, le tendine del letto che giungevano dal soffitto, rimesse al loro posto intorno al letto e i suoi abiti perfettamente abbinati fra di loro e una fascia per capelli che le ricopriva ogni centimetro della testa.

Guardò la sua immagine nello specchio e tirò un risolino di disapprovazione per il suo aspetto. I capelli non era riuscita a nasconderli del tutto sotto la fascia.

- Accidenti, se mi vedono così le mie sorelle, mi prenderanno per i fondelli – mormorò esasperata.

Sospirò persa ed uscì dalla camera da letto, andando giù al pian terreno.

Non c’era nessuno od era soltanto una sua impressione? Bhò… tanto doveva andare dagli zii.

- Io vado!! – urlò davanti alla porta principale.

Pensierosa rimase ad aspettare la risposta che non arrivò.

- Mamma? Ragazze? – continuò cercandole con lo sguardo.

Entrò in salotto, quando vide il ragazzo dai capelli verdi seduto sul divano che l’osservava di nuovo.

Discordia arretrò di un passo per la sprovvista ed arrossì. Fortuna che la stanza era poco illuminata, altrimenti quel ragazzo se ne sarebbe accorto.

- D…dove sono tutti? – chiese titubante.

Il ragazzo non le rispose, ma continuò il suo lavoro, finché non si alzò e non le andò in contro, spingendola alla luce del lampadario nel soggiorno.

- Nascondi il tuo aspetto, non è così? – chiese. La sua espressione indecifrabile fece tremare impercettibilmente Didia che arretrò ancora. Il suo respiro accelerò.

- Cosa vorresti dire? –

- Non sono mica stupido, capisco quando una persona è diversa dalle altre – mormorò all’orecchio di lei.

Con scatto fulmineo le strappò la fascia, rivelando lunghi capelli lisci di un colore innaturale quale il bianco. La prese per la maglietta verde e la strattonò a sé.

- Capelli bianchi, occhi chiari e pelle esangue. Sei la prima albina che vedo – sussurrò lasciandola.

- E con questo? –

- E con questo… ci sono rimasto. Anche per i tuoi occhi. Li hai di due colori diversi e… inumani – quei lemmi detti così provocatoriamente portarono la ragazza a definirsi debole.

Rimase paralizzata. Mai nessuno aveva capito il suo essere in quindici anni, mentre in sole poche ore, un ragazzo che non aveva mai visto, era riuscito a dedurre la verità come se niente fosse.

Trattene basita la bocca per fissare gli occhi del suo interlocutore: Due pozzi viola, carichi d'adrenalina e superbia.

- Non conosco il tuo nome –

- Envy – sussurrò – il tuo? – chiese allora di rimando.

- Abbiamo tutti e due dei nomi strani – osservò – Tu Invidia ed io Discordia – bisbigliò.

- Come scusa? – Envy non aveva capito a causa del tono basso che aveva usato la ragazza ma, gli era parso di sentire una parola non naturale come nome. Discordia… Discordia non era certo un nome adatto a quella creatura che dimostrava tanta innocenza, proprio come quella di un angelo.

Si dette forza e dichiarò – Il mio nome è Discordia… -

Il suo timore era fondato. Come non detto. Quella famiglia dimostrava davvero di non essere umana al cento per cento.

- Discordia, bel nome, anche se è sulla persona meno adatta in questa casa – protestò.

La lasciò andare ed osservò i suoi gesti stregato. Discordia rimase ferma davanti a lui – Non credere Envy. Purtroppo mi è stato dato un nome che è diventato una maledizione, impressa sulla mia carne – sorrise triste – Ci vediamo. Ciao – lo salutò con il cuore a mille.

Uscì dalla sua visuale nel momento in cui, una lacrima solitaria, le solcava il viso latteo perdendosi poi fra le labbra.

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Ringrazio Miky, StoriaNera, Simmichan e Shichan per le loro recensioni e spero vivamente che mi seguano ancora!!!

Ciao!ciao!!^^

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