You have only 21 days to fall in love with me

di The_Situation
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il nuovo coinquilino ***
Capitolo 2: *** we are brothers ***



Capitolo 1
*** il nuovo coinquilino ***


Ace lo squadrò ancora una volta:
Occhi neri come la pece, limpidi e ingenui, quasi come quelli di un bambino.
I capelli corvini e irti erano spettinati, la sua carnagione abbastanza chiara, sorrideva sincero.
A occhio e croce Portuguese non gli avrebbe dato più di sedici anni, appariva esile, nonostante le sue braccia fossero abbastanza toniche e con una fascia di muscoli abbastanza sviluppata.
Stava lì, immobile con un borsone blu tenue in mano e quell’aria un po’ vivace.
Ace Sapeva che sarebbe arrivato un coinquilino ma non si aspettava certo di trovare un nanerottolo in giro per casa.
-Credo che hai sbagliato citofono- azzardò Portuguese  accennando un sorriso.
-Sei Ace?- la domanda troppo diretta del ragazzino lo mise con le spalle al muro.
Ace sorrise beffardo, si appoggiò alla porta incrociando entrambe le braccia, poi annuì.
I suoi occhi color ambra, erano magnetici e lentamente percorrevano per l’ultima volta la figura del ragazzino che sarebbe potuto passare per suo fratello minore, tra i due passavano tre o quattro anni di differenza.
-Allora sono il tuo coinquilino- annunciò il più piccolo avanzando di un passo sul pianerottolo e guardandosi introno come un micio curioso.
-Bhè benvenuto nella tana nanetto- disse Ace ridacchiando divertito e facendosi indietro per lasciarlo entrare.
Il ragazzino non se lo fece ripetere due volte e con un infantile passo saltellato fece il suo ingresso nella sua nuova casa, attirando lo sguardo un po’ stranito di Ace.
Quest’ultimo soffocò una risata, poi si passò una mano tra i capelli neri, che gli circondavano il volto ovale e perfetto caratterizzato da lineamenti virili e decisi.
Il ragazzino si guardò intorno, i suoi occhi luccicavano mentre si spostavano rapidamente dal sofà bianco con i soffici cuscini cremisi, alla piccola televisione, tra i due mobili era posto un tavolino di finto ebano e per terra, gettate con noncuranza un paio di sneakers  sporche e un po’ logore.
Il salotto era abbastanza ridotto, poco più in là vi era un modesto tavolino un po’ anonimo e l’angolo cottura rimasto inutilizzato da molto tempo.
Il ragazzo notò altre due stanze chiuse, ipotizzò che una dovesse essere il bagno l’altra la camera da letto.
poi cominciò a correre ovunque come un bambino, i suoi atteggiamenti infantili suscitavano l’estremo divertimento di Ace che lo osservava richiudendosi la porta alle spalle, con un sonoro clangore metallico.
-Comunque mi chiamo Rufy!- esclamò il nuovo arrivato con tono determinato, nonostante il suo comportamento, egli era davvero carino, questo Portuguese doveva riconoscerglielo.
-bhè lo sai già come mi chiamo io, Rufy- rispose Ace sorridendo, solo in quel momento Rufy parve notare il leggero velo di lentiggini sulle guance di Ace.
-Sei sporco qui- disse il moretto indicandogli le guance.
Ace si strusciò la mano sul viso, per poi capire che Rufy alludeva alle lentiggini.
-mi prendi in giro? Queste ce le ho da quando sono nato- puntualizzò indicandole.
-Ah ….e  Perché quei puntini?- Quella risposta confermò a Ace che quel piccolo idiota non lo stava affatto prendendo in giro, ma erano domande serie.
Il più grande scrollò il capo sghignazzando.
Rufy lasciò cadere il borsone per terra, con una delicatezza e un garbo pari a quello di un cavallo imbizzarrito in una vetreria.
-Io mi ordino un pizza disse Ace stiracchiandosi – la vuoi anche tu?- disse girandosi e rivolgendosi a Rufy.
-Sembrano lenticchie- il più piccolo parlava ancora delle lentiggini di Ace facendo considerazioni stupide.
-Ok nano, vuoi la pizza o no?- Ace si stava spazientendo era come avere un bimbo in giro per casa e poi detestava le sue lentiggini nonostante gli dessero un aria più intrigante.
-Ehi non chiamarmi nano!- si lamentò l'altro.
-Pizza o no?!-
-Siiiiii!- Rufy saltellò felice e a Ace sfuggì un'altra risatina.
-bhè la stanza da letto è di là, Ace indicò la seconda porta del piccolo appartamento.
-Io vado a farmi la doccia.-
-va bene- Rufy fece un innocente sorriso, che somigliava tanto a quello che fanno i bambini quando aspettano che la mamma se ne vada per combinare disastri e roba simile.
Ace si chiuse la porta alle spalle.
Finalmente Poteva rilassarsi, lasciò cadere la maglia a terra dopo essersela sfilata con un movimento rapido, cominciò a togliersi anche gli altri indumenti alla ceca, per poi entrare nella doccia.
L’acqua cominciò a scorrere e le piccole gocce bagnarono il suo corpo atletico e muscoloso, era tiepida.
Chiuse gli occhi passandosi più volte le mani tra i capelli.
Lo avevano già avvisato che avrebbe condiviso l’appartamento con un nuovo coinquilino, ma non era certo ciò che si aspettava, forse era presto per trarre conclusioni ma Rufy era a tutti gli effetti un bambino.
Si stava sciacquando i capelli con movimenti lenti e sinuosi, mentre le goccioline lambivano la sua pelle candida.
 
Rifletteva su tutte le cose che erano successe, quando una voce interruppe lo scorrere frenetico dei suoi pensieri.
-Ehiiiii! La pizza???!!! Ho fame!-
Le guance di Ace devennero in pochissimo tempo rosse, si cinse i fianchi con un asciugamano bianco, poi aprì la porta scorrevole della doccia.
Chissà per quanto tempo quell’idiota era rimasto seduto a gambe incrociate, in silenzio a osservarlo senza fare alcun rumore.
Era pur vero che erano entrambi ragazzi … ma era abbastanza imbarazzante.
-Perché non la ordini tu la pizza???- disse sbuffando, uscendo dal torpore della doccia, e cercando invano di restare calmo.
-Possibilmente prima che te la sbatta in faccia …- aggiunse a bassa voce, aprì il secondo cassetto del mobiletto turchese posto sotto al lavandino, dentro vi erano oggetti di tutti i tipi gettati alla rinfusa, ne tirò fuori un pettine.
-Che hai detto?- chiese Rufy inclinando il capo, e lanciandogli un tenero sguardo interrogativo.
-Niente… - mentì Portuguese al fine di evitare altre domande.
-Come faccio?- chiese Rufy un po’ sperduto, alzandosi lentamente.
Ace lo vide arrivare vicino a lui dallo specchio.
“sei peggio di una spilla nelle mutande” pensò il più grande guardando il riflesso del ragazzino accanto al suo.
-con le mani…- rispose poi cercando di tirare indietro il ciuffo ribelle che si ostinava a ricadergli davanti al viso.
-e poi?- domandò ancora Rufy.
Ace si limitò a ignorarlo, era davvero assillante quel ragazzino, ogni volta che gli forniva una valida risposta era sempre pronto con un nuovo quesito, Ace cominciava a chiedersi se il nanerottolo non lo stesse prendendo in giro ma il piccoletto sembrava serissimo.
-E Ace??? Allora? Allora?- cominciò a fare, come un bimbetto, poi lo strattonò per l’asciugamano e si ritrovò l’asciugamano fra le mani.
Ace ebbe appena il tempo di rendersene conto, gli tolse il soffice asciugamano ancora bagnato dalle mani, senza troppi convenevoli.
-Cosa vuoi?! Non sono mica tuo fratello!- sbottò, non aveva mai avuto troppa pazienza, soprattutto dopo quello che aveva passato aveva promesso che sarebbe cambiato ma ci voleva del tempo anche per i cambiamenti che non potevano essere fatti superficialmente e radicalmente.
-Vattene!- urlò ancora in direzione di Rufy, quest’ultimo mise il broncio, incrociò le braccia.
-Ok!- rispose il moretto a testa alta, prese la saponetta al lato del lavandino e la lanciò con forza in faccia a Ace.
-SEI CATTIVO!- lo accusò prima di correre via e sbattersi la porta alle spalle.
-Idiota…- commentò Ace raccogliendo la saponetta di un tenue azzurro, gli scivolò tra le mani bagnate.
-oh! Andate tutti a quel paese!- disse lasciandola a terra e accompagnando quelle parole con un eloquente gesto della mano.
***
Aveva appena finito di asciugarsi, fece per andare in camera da letto, anche se aveva una gran fame non aveva voglia di ordinare nulla, figuriamoci se sapeva cucinare, l’ultima volta che aveva fatto un uovo al tegamino aveva rischiato di bruciare casa.
Gettò uno sguardo al salotto, per controllare che tutto fosse al suo posto.
Fu in quel momento che i suoi occhi color miele si posarono sulla figura rannicchiata sul divano, che si copriva alla bell’è meglio con una felpa scarlatta.
-Guarda che se dormi là ti spacchi le ossa- lo informò, non aveva voglia di dare corda a quel mocciosetto, ma nonostante lo negasse a se stesso provava una gran pena.
-Non ci dormo nella stessa stanza con te- aveva la voce impastata dal sonno, Ace lo udì sbadigliare.
Sbuffò, passandosi una mano tra i capelli, quel ragazzino era arrivato qualche ora e aveva fatto più danni di un vandalo.
Si avvicinò al sofà candido, mise una mano sotto le ginocchia di Rufy, e pose l’altra sotto la schiena di quest’ultimo.
Lo sollevo con un minimo sforzo.
-Non muoverti, cavolo! Vuoi cadere?!-
-Non mi toccare!- disse Rufy aprendo gli occhi velati, ma con quella determinazione che Ace non vedeva da molto tempo.
Per un attimo si perse nello sguardo di Rufy, che gli ricordava quello di una persona …
Una persona che tanto tempo fa lo aveva salvato in tutti i sensi, lo aveva salvato da quell’abisso profondo in cui era crollato.
Scosse la testa scacciando la sensazione che quegli occhi neri aveva lasciato in lui.
E senza badare minimamente alle proteste del ragazzino, entrò in camera da letto, lo depositò sul suo letto.
E anche lui lentamente si infilò nelle coperte, il suo letto era al lato opposto della stanza, ci volle poco tempo e udì Rufy russare beatamente e emettere strani versi, mentre era smarrito in chissà quali sogni.
Ace lo guardò ancora una volta, forse badare a un fratello minore non sarebbe stato tanto male, quanto gli aveva fatto prospettare il piccoletto quella sera.
-Notte marmocchio!- fece in tempo a dire senza sapere se Rufy avesse colto quelle parole o no, finalmente anche lui cedette alla stanchezza e si addormentò profondamente.
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** we are brothers ***


Ace la baciò ancora una volta, Naoko ricambiò, mordendogli le labbra presa dalla smania.
Passò le mani sotto la maglietta del suo ragazzo.
-Tesoro sicuro che il tuo coinquilino non venga a rompere?- chiese con un po’ di disappunto, le labbra sottili erano piegate in una smorfia.
Il suo viso abbronzato era scocciatissimo le si leggeva negli occhi che il fatto che ora Ace avesse un nuovo ospite in casa la disturbasse.
-Senti non è tornato a pranzo non tornerà ora … stai calma- disse lui sbuffando e accarezzandole i boccoli castano chiaro, la guardò negli occhi, i suoi occhi erano verde smeraldo.
Ace dentro di sé cominciava a essere abbastanza preoccupato per Rufy, Portuguese lavorava da tempo in un fast food accanto al liceo e durante il suo turno non aveva visto passare il marmocchio, sperò non si fosse cacciato in qualche guaio e poi si vergognò per aver pensato le stesse cose di un fratello maggiore troppo apprensivo.
-Amore cos’hai?- chiese lei, indossava una canottiera candida e degli shorts scuri nonostante non fossero ancora in piena estate il suo abbigliamento un po’ troppo leggero era un po’ azzardato.
-niente mi ero un attimo fermato a pensare che …-
-tesoro non pensare … e godiamoci questi momenti lo interruppe lei, baciandolo a stampo e reggendogli il volto con entrambe le mani.
Stavano per ricominciare quando l’iphone di Ace cominciò a suonare.
Lui guardò verso il comodino, e cercò con la coda nell’occhio di scorgere il display, che era coperto dal cappello rosso del fast food.
-spegni quell’aggeggio- affermò Naoko seccata.
Ace afferrò il dispositivo, solo quella mattina aveva dato il suo numero a Rufy, visto che quest’ultimo non aveva ancora le chiavi dell’appartamento.
E proprio sul display era comparso il suo nome.
-Pronto nano- esordì Ace accostandosi il telefono all’orecchio.
-amore riattacca!!!- sibilò Naoko facendogli cenno di attaccargli in faccia.
Ace fece una smorfia scocciata e le fece segno di smetterla, quando faceva così non riusciva davvero a sopportarla.
-Ace! ho preso l’autobus sbagliato … sto in un posto strano ….- sentì dire il ragazzino dall’altro capo del telefono, Rufy era perfettamente calmo forse solo un po’ perplesso, sotto c’era un brusio confuso e il rumore delle goccioline di pioggia che si infrangevano sul vetro, che facevano pensare che il moretto dovesse essere ancora sul mezzo.
Ace scosse la testa, e si passò una mano tra i capelli come quando era nervoso.
-che idiota che sei! Se scendi e mi dici dove sei, veniamo a prenderti-
-Tesoro No!- strillò Naoko, tentando di togliergli il telefono dalle mani ma lui fu abbastanza pronto da allontanarlo dalle grinfie della ragazza.
-Chi è la tua migliore amica?- chiese Rufy curioso.
-No non proprio- disse Ace un po’ in difficoltà.
-Mocciosetto, su che autobus sei?- chiese Ace ignorando le stridule minacce della sua ragazza, che invano cercava di persuaderlo a lasciar perdere.
-non lo so è arancione- disse Rufy convinto di aver dato un informazione indispensabile.
-idiota alla fermata non hai letto che linea era?- chiese Ace esasperato, cominciava a pensare che mentre il cervello di Rufy avesse molti limiti la sua stupidità non avesse confini.
-L’idiota sei tu! Alla fermata non c’era nessuna linea … c’erano solo le strisce pedonali!- rispose Rufy deciso, e fiducioso in se stesso pensava di aver dato una risposta molto intelligente.
Ace si sbattè una mano sulla fronte ancora sudata, Ma cosa diavolo aveva nella testa Rufy?!
-Ma che cosa hai bevuto?!- fece Ace sarcastico e abbastanza spazientito.
-Succo di albicocca- rispose Rufy ingenuamente.
-Rufy, gli autobus fanno sempre lo stesso giro non muoverti da lì e aspetta che torni al punto in cui sei salito e poi scendi chiaro?- spiegò Ace, visto che Naoko gli avrebbe fatto passare mezz’ora di inferno e lui era già abbastanza spazientito, non voleva altre rogne.
Sarebbe andato a prendere Rufy ma purtroppo la situazione non era molto favorevole.
-Grazie Ace! Ciao!- lo salutò Rufy entusiasta, poi riattaccò senza nemmeno aspettare la risposta di Portuguese.

Ace fece un tenero sorriso, ripensando al fatto che Rufy riponeva moltissima fiducia in lui nonostante si conoscessero da pochissimo tempo, forse si stava già affezionando a quel marmocchietto combinaguai.
 
 
***
Quando Ace aprì la porta si trovò di fronte Rufy, sembrava un pulcino bagnato … i capelli gocciolavano, la felpa e gli indumenti erano completamente zuppi.
Eppure lui sorrideva sulla soglia della porta, sorrideva con quel suo sorriso sincero contento di vedere il suo “fratellone”.
Ace avrebbe dovuto immaginarlo, pioveva? Una cosa era sicura Rufy non si era portato l’ombrello.
Naoko se ne era andata pochi minuti fa e nella camera da letto c’era ancora un gran casino, Ace si vergognava abbastanza.
-forza vieni dentro … cretino- gli disse scuotendo la testa.
Rufy corse dentro, lasciando le impronte di fango e acqua sporca sul pavimento color crema.
Ace sorrise, un sorriso maturo e consapevole nonostante Rufy avesse già impantanato metà corridoio era davvero contento di vederlo.
-non sono potuto venire ma la mia ragazza rompeva…- disse Ace, quell’affermazione detta con tono un po’ annoiato era una specie di scusa.
-Sei fidanzato? Lei sembra cattiva- disse Rufy schietto ridacchiando.
-Nah … neanche tanto- era evidente che Ace non voleva toccare l’argomento.
-Come si chiama?- cominciò Rufy, sedendosi a terra e cominciando a sfilarsi le converse rosse bagnate e un po’ sbiadite.
-Naoko … marmocchio togliti i vestiti sei fradicio, non ti muovere altrimenti questa casa diventa una palude- disse Ace mentre si apprestava ad andare a prendere un asciugamano e dei vestiti asciutti per il piccoletto.
-Ehi non sono un marmocchio- lo sentì dire, il moretto accompagnò quelle parole con un infantile versetto che doveva essere una goffa imitazione di Ace.
Il più grande si lasciò sfuggire una risata.
-sono Rufy l’ottavo nano!- disse Ace cercando di fare una vocetta stridula in falsetto per prenderlo in giro.
-Ehi zitto! O vengo lì e ti picchio!- disse Rufy lagnandosi come un bimbetto.
Ace fu di ritorno con un paio di asciugamani, la biancheria pulita e una maglietta bianca.
Li lanciò a Rufy e tenne in mano solo uno degli asciugamani.
Mentre il ragazzino era intento a rivestirsi, Ace gli asciugava il capo passandogli le mani tra i capelli e scuotendoli un po’ per  far si che si asciugassero prima, per poi passarvi la mano con gesti disinvolti.
Rufy era sorpreso, non gli era mai capitato di ricevere così tante attenzioni, si lasciava asciugare senza negare che gli piaceva davvero tanto.
Ridacchiò divertito.
-Perché ridi?-chiese Ace una volta finito di asciugare la cute e i capelli del più piccolo.
-Sono contento!- fu l’unica risposta che diede l’altro sorridendo come faceva sempre.
-mi chiedo come faceva tua madre con a casa una nano come te- ridacchiò Ace stiracchiandosi, un po’ stanco e provato da quella giornata densa di avvenimenti.
-io non ce l’ho mai avuta una mamma e nemmeno un papà- disse Rufy nella più totale serenità senza smettere di sorridere.
-Sono cresciuto con mio nonno- aggiunse poi.
Ace rimase un attimo sconvolto, non se lo aspettava e per un attimo pensò che Rufy avrebbe potuto comprendere ciò che era il suo passato, e la rabbia mista al rancore che si celava attorno a esso, ma pensò fosse troppo presto per rivelare tutto con quella facilità, la vita gli aveva insegnato a diffidare di tutti e per quanto Rufy fosse ingenuo, Ace non abbandonava le sue convinzioni tanto facilmente.
-io non ho proprio mai avuto una famiglia- disse soltanto con finta indifferenza mentre si recava nella camera da letto cercando di rimettere a posto le lenzuola indaco come meglio poteva.
Rufy gli trotterellò dietro.
-Ora noi due siamo una famiglia! Viviamo anche nella stessa casa!- affermò Rufy cominciando a saltare sul letto e facendo oscillare il lampadario.
-Ma come te ne esci tu?!- Ace fu preso un po’ alla sprovvista dall’affermazione di Rufy, non se l’aspettava e poi il modo in cui l’aveva pronunciata, sembrava contento e allo stesso tempo determinato quindi diceva seriamente.
-Perché non vuoi essere il mio fratellone?- chiese un po’ deluso dalla risposta precedente del più grande.
Lui nonostante volesse far credere il contrario, si fece intenerire dall’espressione da cucciolo smarrito di Rufy.
-Certo mocciosetto- rispose poi col suo solito sorriso beffardo.

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