L'altra metà dell'anima

di Yuki Delleran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Whish You Were Here - Prologo ***
Capitolo 2: *** Whisper - L'inizio del viaggio ***
Capitolo 3: *** I'm with you - La prima prova ***
Capitolo 4: *** Away from the sun - La seconda prova ***
Capitolo 5: *** When I'm gone - La terza prova ***
Capitolo 6: *** Shadow games - La fine del viaggio ***
Capitolo 7: *** Power within - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Whish You Were Here - Prologo ***


L'altra metà dell'anima 1 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi
La canzone "Wish you were here" è dei © Rednex
L'ALTRA META' DELL'ANIMA

di Yuki Delleran


Whish You Were Here

Prologo

La parete si divideva aprendosi come una porta. Al di là di essa risplendeva una grande luce e un altrettanto grande affetto illuminava gli occhi e i visi delle persone che si trovavano oltre. La cintura borchiata e le fibbie ai polsi si trasformavano in cerchi e braccialetti d’oro, la giacca in un lungo mantello blu, dopodiché lui scompariva. Inghiottito dalla luce. In quello stesso istante la struttura iniziava a tremare e a crollare. Di quegli anni passati insieme, delle avventure, delle magie, dei pericoli, delle leggende divenute realtà non restava più nulla. Lui se ne era andato. Per sempre. Era libero. Allora perché quel senso di angoscia?
Un grido riecheggiò improvvisamente spezzando la pace dell’alba che sorgeva.
«Aiutami! »

Il ragazzino si svegliò di soprassalto balzando a sedere sul letto. Era madido di sudore freddo e stava tremando. Una sensazione che conosceva fin troppo bene, la stessa che gli aveva attanagliato le viscere ogni volta che si era trovato a dover fronteggiare un pericolo, una forza malvagia che si scagliava contro l’umanità e che inevitabilmente lo trovava sul proprio cammino. Solo che questa volta non si trattava di una minaccia ma di una disperata richiesta d’aiuto.
«Cosa ne pensi, Ya…»
Si interruppe bruscamente. Era successo di nuovo. Aveva parlato senza riflettere. Senza rendersi conto che nessuno gli avrebbe più risposto. Nessuno si sarebbe più seduto sul bordo del suo letto a rassicurarlo sul significato dei sogni. Nessuna luce dorata avrebbe dissipato le tenebre della stanza.
Si lasciò ricadere sul cuscino avvolgendosi nelle coperte mentre una lacrima solitaria scivolava sulla sua guancia pallida.
L’indomani mattina, a scuola, rimase distratto per tutta la durata delle lezioni e durante la pausa pranzo si rifugiò sulla terrazza.
«Ehi, Yugi, tutto bene? » chiese Joey che lo aveva raggiunto con gli altri amici. «Hai una faccia strana. »
Yugi annuì con aria assente lasciando vagare lo sguardo oltre il parapetto.
«No, non è vero. Dev’esserci qualcosa. » insisté Tea. «Da quando siamo tornati dall’Egitto non sei più tu. »
«Forse perché quello di prima non ero io. »
L’amarezza di quelle parole colpì i tre ragazzi che si scambiarono occhiate preoccupate. Yugi se ne accorse quasi subito.
«No, scusate, non volevo essere scortese. Il fatto è che mi sento strano. Stanotte ho dormito male. »
In realtà dopo quello strano sogno non aveva più chiuso occhio. Quell’invocazione d’aiuto continuava tutt’ora a rimbombargli nella mente.
«E poi… mi manca Yami… »
Le espressioni degli amici si fecero di colpo tristi. In quell’ultimo periodo avevano evitato di proposito di nominare il giovane Faraone alter-ego del piccolo Yugi.
«Manca tanto anche a noi… » iniziò Tea.
Fino a quel momento era stata convinta di essere quella che soffriva di più per la dipartita del loro compagno. Non aveva minimamente pensato a come potesse sentirsi Yugi.
«Non è la stessa cosa! » protestò il ragazzino. «Lui in un certo senso era parte di me. E’ come se mi avessero strappato un pezzo di anima. Mi sembra impossibile non sentire più la sua voce nella mia testa e…»
Improvvisamente si bloccò realizzando solo in quel momento quello che gli frullava in mente dalla notte prima.
«Era la sua voce! » esclamò.
Tre paia di occhi confusi si fissarono su di lui.
«Di cosa stai parlando? » chiese Tea dando voce ai dubbi di tutti.
Yugi balzò in piedi dal gradino dove era seduto e prese ad agitarsi.
«Stanotte ho sognato quando Yami se n’è andato, però c’era qualcosa di strano. Quando ormai era tutto finito, ho sentito la sua voce che chiedeva aiuto. »
Le espressioni sui volti degli amici rimasero sconcertate.
«Sono preoccupato! » continuò Yugi. «E se gli fosse successo qualcosa? »
Tea gli rivolse un sorriso tollerante.
«Yugi, dove si trova ora al Faraone non può essere successo niente. » disse.
«Sono sicuro che sta meglio di noi. » obiettò Tristan.
«Però… »
«Ascolta, » continuò Tea. «il fatto è che ci stai pensando troppo. Siccome ti manca ed è sempre nei tuoi pensieri, ti succede anche di sognarlo. Capita anche a me… » Abbassò lo sguardo ma subito lo rialzò risoluta. «…ma è solo suggestione. Non significa niente. »
Quella spiegazione razionale calzava a puntino ma Yugi non riusciva a convincersi che si fosse trattato solo di un sogno. Quando c’era di mezzo il Faraone le cose non erano mai semplici come sembravano. Tentò di dirsi che non esistevano possibilità di avere di nuovo a che fare con lui, ma la sensazione che provava era troppo forte.
«Forse avete ragione. » disse per porre fine alla discussione. «Forse ci sto davvero pensando troppo. Col tempo mi passerà…»
Rassicurati da quell’apparente presa di coscienza, al termine della pausa pranzo i ragazzi tornarono alle lezioni nel tentativo di seguire la spiegazione di un difficile teorema algebrico. Yugi fissava la lavagna senza vederla realmente. Le immagini del sogno ora erano così nitide che gli era difficile scacciarle dalla mente. Concentrarsi sulla voce monotona del professore era impossibile.
«Secondo le abituali convenzioni di rappresentazione, per qualsiasi funzione indichiamo con x la variabile indipendente e con y la variabile dipendente. Quest’ultima è ottenuta semplicemente con lo scambio reciproco delle variabili. Uno scambio è l’unica soluzione possibile se vuoi che quello che hai perso ti venga restituito…»
Sentiva caldo, un caldo torrido come quello del deserto. La pietra a cui era appoggiato scottava. Yugi mosse leggermente la mano e la pietra si sbriciolò sotto le sue dita. Tutto attorno a lui stava crollano, seppellendo sotto le macerie la luce dorata che aveva illuminato la stanza fino a poco prima. Una figura avvolta dalle tenebre si stagliò davanti a lui. L’unica cosa che riusciva a distinguere era che portava un lungo mantello.
«Aiutami! Ti prego…»
La voce riecheggiò tra le pareti in rovina.
«Faraone? Sei tu? » chiese Yugi. «Athem! »
«Yugi… aiutami… Yugi…»
«YUGI! »
Qualcosa lo colpì tra le costole. Yugi balzò in piedi.
«Dimmi cosa devo fare, Athem! »
Appena aprì gli occhi il ragazzino si trovò davanti il volto furioso del professore.
«Te lo dirò io cosa fare! » ringhiò. «Fila subito in presidenza, Muto! »
Yugi chinò il capo arrossendo vistosamente. Cos’aveva combinato? Si era addormentato in classe? Come se non bastasse aveva sognato di nuovo l’Egitto e la richiesta d’aiuto del Faraone. Possibile che si trattasse di una coincidenza?
Le parole di rimprovero del preside gli scivolarono addosso completamente inascoltate e quando uscì dall’ufficio trovò i suoi amici ad aspettarlo.
«Amico, tutto a posto? » chiese Joey preoccupato. «Scusa per la gomitata ma non riuscivo a svegliarti. »
«Come ti è venuto in mente di saltare su e strillare in quel modo? » disse Tristan. «Hai fatto prendere un colpo a tutti. »
«Hai sognato di nuovo qualcosa di strano, vero? » continuò Tea. «Hai chiamato il Faraone con il suo nome segreto… »
Era vero. Aveva chiamato Athem. Questa volta ne era sicuro, la voce che chiedeva aiuto era indubbiamente la sua.
«Telefonerò a Marik! » esclamò.
Quell’affermazione fece strabuzzare gli occhi agli amici.
«Yugi, da quando conservi il numero di telefono di pazzi schizofrenici che hanno tentato di conquistare il mondo? » obiettò Joey. «Tra un po’ mi verrai a dire che hai anche quello di Dartz! »
«Dartz veniva da Atlantide, Joey. Non aveva bisogno di un telefono. » lo redarguì Tristan.
Yugi ignorò completamente il battibecco per ribadire: «Lo chiamerò appena arriveremo a casa. Lui è il guardiano della tomba, se è successo qualcosa lo saprà di certo. »
Tea scosse la testa.
«Adesso non lo è più più, Yugi. Inoltre il tempio è crollato e gli Oggetti del Millennio sono sprofondati insieme alle tre carte delle Divinità Egizie. Qualunque minaccia legata a loro è svanita. »
«Eppure io sento che c’è qualcosa di strano. » insisté Yugi.
Nonostante le proteste, i tre ragazzi non riuscirono a smuoverlo dalla sua posizione e quella sera stessa Yugi si apprestò a contattare il nemico di un tempo.Fortunatamente il lato buono di Marik, tornando in possesso del proprio corpo dopo aver sconfitto lo spirito malvagio grazie all’aiuto del Faraone, gli aveva offerto la sua amicizia. In realtà ora non svolgeva più la funzione di custode della tomba, ma era comunque l’unica persona che potesse informarlo della situazione in Egitto.
Al telefono rispose Ishizu che dopo pochi e affrettati convenevoli, gli passò subito il fratello che sembrava piuttosto agitato.
«Yugi, pensavo a te proprio in questi giorni! » esclamò. «Qualcosa si sta muovendo. Ero indeciso se chiamarti o meno per evitare di creare inutili allarmismi, ma quando ho visto di chi si trattava…»
«Allora è vero che sta succedendo qualcosa! » lo interruppe Yugi. «Ha chiesto aiuto anche a te? »
«A me? » Dalla voce Marik sembrava perplesso. «Veramente ha chiesto l’autorizzazione al governo. Io ormai posso fare ben poco, comunque dubito che possa trovare qualcosa. Sono rimasti solo inutili sassi. »
«Al governo? Ma di cosa stai parlando? Il Faraone…»
«Dell’apertura degli scavi… Credevo… Che c’entra il Faraone? »
«Io pensavo… Quali scavi? »
Ci fu un attimo di silenzio confuso da parte di entrambi e quando Yugi fece per riprendere il discorso, la porta della sua stanza si spalancò e apparve suo nonno.
«Yugi, corri! Al telegiornale stanno facendo un servizio sull’Egitto! » esclamò. «Oh, sei al telefono… Chi è? Joey? »
«No, nonno, è Marik. »
«Oh, Marik… COSA?! MARIK?! QUELLO CHE ABITA IN EGITTO? »
Prima che si riprendesse dallo shock di vedersi addebitare una telefonata intercontinentale, Yugi tentò di spingerlo fuori dalla stanza ma quello lo afferrò per un braccio e lo trascinò in cucina dove la televisione stava annunciando a gran voce una notizia molto particolare.
«La Kaiba Corporation ha da poco diffuso la notizia della concessione da parte del governo egiziano dell’autorizzazione a dare il via a una sessione di scavi archeologici nella Valle dei Re. Il presidente Seto Kaiba si è detto particolarmente interessato alle rovine di un antico villaggio e di un tempio risalente a circa 3000 anni fa e presumibilmente appartenente al periodo della XXI dinastia. »
Yugi sbiancò e le sue mani presero a tremare talmente tanto che il cordless cadde sul pavimento. Il fracasso lo fece tornare in sé, ricordandogli che aveva interrotto una conversazione a metà.
«Marik, sei ancora lì? » chiese faticando a reggere la cornetta saldamente. «Ho capito a cosa ti riferivi. »
«Sì, ho sentito. Tu invece di cosa parlavi? Se non ho capito male, una richiesta d’aiuto. »
Yugi tornò a chiudersi in camera e raccontò velocemente i due sogni che aveva fatto. Come i suoi amici in precedenza, anche Marik sembrò sconcertato.
«Non avverto nessuna presenza negativa, ma ti assicuro che terrò gli occhi aperti, specialmente per quanto riguarda la Kaiba Corporation anche se, come ti ho già detto, dubito che troveranno qualcosa. In ogni caso ti terrò informato. »
Marik chiuse la telefonata e Yugi si stese sul letto fissando il soffitto. Si sentiva in ansia e anche se forse era riuscito a scoprire parte della motivazione del suo nervosismo, questo non gli era di nessun aiuto. Come poteva Seto rinvangare il passato scavando proprio il tempio di Kul-Elma? Il suo obiettivo era chiaro come il sole, potevano essere solo le carte delle Divinità Egizie. Eppure non era giusto. Gli spiriti dei morti avrebbero dovuto essere lasciati tranquilli nel loro riposo eterno. Yugi scosse la testa. Proprio lui parlava! Come poteva biasimare Seto, lui che desiderava sopra ogni altra cosa il ritorno di Athem? Forse era stato questo desiderio a generare i sogni. Forse Tea aveva ragione, si trattava solo di suggestione e lui aveva messo in allarme anche Marik per niente. Però non poteva negare di sentirsi profondamente inquieto. Ora non poteva fare nulla, ma l’indomani avrebbe sicuramente parlato con Seto.
Nel tentativo di distrarsi, allungò la mano e accese la radiosveglia che teneva sul comodino. Un po’ di musica gli avrebbe fatto bene.

“... Wish you were here
Me oh my countryman
Wish you were here

Wish you were here
Don’t you know the stove is
Getting colder
And I miss you like hell
And I’m feeling blue...”


«Wish you were here… Vorrei che fossi qui…»

La mano di Yugi scattò automaticamente sbattendo con violenza sulla radio e spegnendola.
«Ci mancava la canzone strappalacrime…»
Si rannicchiò sul letto portandosi le braccia sopra la testa e chiudendo forte gli occhi per impedire alle lacrime di scorrere.
«Vorrei che fossi qui… Athem…»

Yugi crollò in ginocchio mentre calde lacrime scorrevano dai suoi occhi bagnando le mani e il terreno su cui erano appoggiate.
«Le mie congratulazioni, sei stato bravo. Alzati. Un grande campione come te non dovrebbe mai piangere. Hai ottenuto una vittoria straordinaria per entrambi. » A quelle parole Yugi alzò lo sguardo per incontrare il sorriso gentile di quello che era stato Yami e che ora era il Faraone Athem.
«Ora che ti ho battuto devo mandarti via… per sempre…» singhiozzò.
«Non mi mandi via. Grazie a te il mio spirito tornerà a riposare dove è giusto che stia. La nostra non sarà una vera separazione, questo lo sai, vero? Tu mi hai insegnato il valore dell’amicizia e io ti ho regalato il coraggio. Queste cose resteranno nei nostri cuori e ci uniranno per sempre. »
Le mani che si erano posate sulle sue spalle, si allontanarono e il giovane si presentò al cospetto dell’Occhio di Ugiat per l’ultimo giudizio.
«Sono il figlio del re AknamKanon. » declamò con voce stentorea. «Il mio nome è Athem. »
La porta si spalancò davanti a lui e il faraone prese ad avanzare nella luce. Yugi corse avanti. C’erano altre persone che parlavano ma non riusciva a distinguerne le parole. Si sforzò di sorridere nonostante sentisse il cuore a pezzi.
«Come diciamo di solito, a te la mossa! » esclamò.
Athem non si voltò verso di lui, non si voltò verso nessuno di loro, si limitò ad alzare il pollice in segno di vittoria per poi scomparire. Yugi dovette reprimere l’impulso di correre avanti e picchiare i pugni contro la parete ormai richiusa.
Mentre tutto attorno a lui si sgretolava, udì un grido disperato ormai familiare.
«Ti prego, aiutami, Yugi! »
Il ragazzino tese un braccio verso la figura indistinta che si stagliava davanti a lui sempre più avvolta dalle tenebre.
«Yami! »
Lo chiamò con il nome che aveva sempre usato, quello che gli era più caro, ma la figura si fece più indistinta.
«Yami!YAMI! NO! »

«Yugi! »
Spalancò gli occhi di scatto, il braccio ancora teso in avanti. Il nonno aveva afferrato la sua mano e la teneva stretta tentando di calmarne il tremito.
«Ero venuto a chiamarti perché la cena è in tavola…» disse. «Yugi, stai bene? »
«Io… non lo so. » rispose il ragazzino incerto. «Cioè, io sto bene ma Yami sicuramente no. Adesso ne sono sicuro. »
«Stavi sognando il Faraone? » chiese di nuovo il nonno. «Non potrebbe essere perché ti manca? »
«No, nonno. La prima volta può essere suggestione, la seconda una coincidenza, ma alla terza sono sicuro che gli sia successo qualcosa. Forse c’entrano gli scavi aperti dalla Kaiba Corporation. Devo parlare al più presto con Seto! Se non servirà a niente, andrò in Egitto a verificare di persona. »
«Yugi…» tentò di obiettare Sugoroku, ma il nipote lo interruppe.
«Yami ha fatto tantissimo per me, oltre ad aver salvato il mondo non so quante volte. E’ il migliore amico che abbia mai avuto ed ero convinto che non l’avrei rivisto mai più. Se ora è nei guai e posso fare qualcosa per aiutarlo devo, anzi voglio farlo. »
Sugoroku si limitò a sospirare a ad annuire evitando di pronunciare ad alta voce quello che stava pensando: com’era possibili aiutare, com’era possibile anche solo incontrare uno spirito defunto?

La mattina dopo Yugi non diede il tempo a Seto nemmeno di entrare in classe, lo bloccò direttamente all’ingresso del corridoio. Tea e gli altri gli avevano sconsigliato quel gesto ma ormai aveva deciso. Il collegamento tra i suoi sogni e gli scavi aperti dalla Kaiba Corporation era l’unica idea a cui poteva aggrapparsi.
«Seto, aspetta! » esordì quando lo vide avvicinarsi a grandi passi.
Il ragazzo lo squadrò dall’alto in basso con espressione glaciale.
«Ti devo parlare di una cosa importante. » continuò Yugi suo malgrado a disagio sotto l’esame di quello sguardo penetrante.
Seto accennò un sorriso di scherno.
«Vediamo se indovino. Vuoi che non apra gli scavi in Egitto per non disturbare il tuo cosiddetto amico Faraone o qualche fantomatica potenza oscura. E’ così, vero? Yugi, sei dannatamente prevedibile. »
Così dicendo fece per scansarlo ma Yugi lo trattenne.
«No, per favore, ascoltami! Sono sicuro che ci sia qualcosa di strano Potrebbe essere pericoloso…»
Seto si voltò fermandosi a malapena.
«Questo sulla base di cosa lo affermi? »
«Ecco… ho fatto dei sogni che…»
Ora Seto sembrava decisamente alterato.
«Mi stai chiedendo di buttare alle ortiche un investimento di milioni di dollari perché tu hai fatto… dei sogni? »
Yugi aveva previsto una reazione del genere ed era anche perfettamente consapevole che continuando su quella linea non sarebbe riuscito a convincerlo. Del resto non aveva altre argomentazioni disponibili.
«Ascolta…»
«No, ascolta tu, Yugi! Non sei ancora soddisfatto? Non hai creato abbastanza problemi a me e alla mia azienda? Possibile che tu debba sempre ficcare il naso in faccende che non ti riguardano e per di più con pretesti assurdi? Ora ti dirò io qual’è la verità. In realtà non accetti che qualcun altro si impossessi delle carte delle Divinità Egizie dopo che tu le hai perse! »
Seto riprese ad avanzare nel corridoio con passo deciso lasciandosi alle spalle uno sconfitto Yugi che non sapeva come ribattere ad una tale testardaggine. Sulla porta della classe quasi si scontrò con Joey.
«Ehi, Kaiba. » esordì quest’ultimo. «Dacci un taglio. Smettila di dire assurdità e di insultare Yugi che sta solo cercando di metterti in guardia. »
Seto gli rivolse a stento un’occhiata.
«Wheeler il re dei perdenti ha qualcosa da ridire sulla mia condotta. Dovrei forse preoccuparmene?» commentò oltrepassando la soglia e raggiungendo il suo posto. «Certo che dovresti preoccupartene, sbruffone! » lo aggredì Joey.
«Se Yugi dice che c’è qualcosa che non va, allora dev’essere così. » ribadì Tristan. «Non hai avuto ancora abbastanza dimostrazioni del fatto che faresti bene a dargli ascolto? »
Seto li ignorò palesemente, i loro starnazzi non gli importavano. L’unica dimostrazione che aveva avuto era che quando Yugi si impicciava dei suoi affari, capitavano guai su guai.
Joey si rivolse al ragazzino che nel frattempo era rimasto sulla porta.
«Lascia perdere quello scemo. Non otterrai niente parlando con lui. Ti aiuteremo noi! »
Yugi si sentì quasi commosso. I suoi amici, che fino a poco prima erano a loro volta scettici, vedendo che Seto rifiutava le sue parole avevano fatto fronte comune per venirgli incontro. Solo Tea non sembrava ancora convinta.
«Cosa stai dicendo? » obiettò infatti. «Sai benissimo che è impossibile…»
«Senti, Tea, ne abbiamo viste tante di cose impossibili, perché non dovrebbe essere così anche questa volta? Se Yugi dice che il Faraone è nei guai io gli credo, e siccome anche lui è mio amico farò tutto quello che posso per aiutarlo. »
Tea fece per rispondere ma il rumore di una sedia smossa la interruppe.
«Si parte domani all’alba. »
Quattro paia di occhi allibiti si voltarono vero Seto Kaiba che si era appena alzato.
«Fantastico! » esclamò Joey riprendendosi per primo. «Ragazzi, si va in Egitto! »
Seto gli rivolse un’occhiata che avrebbe incenerito un iceberg.
«Il mio jet privato è a due posti. » disse, poi tornò a fissare Yugi. «Dici che c’è un pericolo in agguato? Bene, dovrai dimostrarmi che è realmente così o questa volta non la passerai liscia. »
Nonostante il tono minaccioso, Yugi gli rivolse un sorriso sollevato e pieno di gratitudine.
«Grazie, Seto! Ti ringrazio tantissimo! »
Tutt’altro che soddisfatti, Joey e Tristan cominciarono a protestare sulla loro forzata esclusione e poco dopo a loro si unì anche Tea.
«Siamo una squadra, abbiamo sempre affrontato tutti insieme. Non possiamo abbandonarti adesso!»
«Non preoccupatevi. » tentò di rassicurarli Yugi. «Andrà tutto bene. E’ una faccenda che riguarda solo me e Yami. Ce la caveremo e se avrò bisogno di aiuto ci sarà comunque Marik. »
«Non mi fido di quel tizio! » protestò Joey.
Mentre la discussione si protraeva inutilmente, Seto voltò le spalle al gruppo rivolgendo lo sguardo di ghiaccio fuori dalla finestra. Nessuno notò il sorriso enigmatico che si era dipinto sul suo volto.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Questa fic è dedicata a tutte le persone a cui la serie GX fa un baffo e che come me hanno una grande nostalgia dell'unico e vero Re dei Giochi! Ah, Athemuccio, nostro adorato Faraone! ^_^ Si basa sulla serie animata (purtroppo non ho letto il fumetto ma sto rimediando procurandomelo) e mi scuso se ci dovessero essere delle imprecisioni (non sono riuscita a seguire tutti gli episodi delle "Memorie del Faraone" a causa della "fantastica" programmazione Mediaset, ma sto rimediando anche su questo lato). Qualche piccola precisazione: lo so, lo so, tutti dicono che Takahashi-sensei aveva scritto "Atemu", ma io quella u proprio non riesco a digerirla, preferisco di gran lunga "Athem" con l'h che fa esotico! A proposisto del nome Yami, so bene che Yugi non lo usa praticamente mai (l'ho sentito un paio di volte nella serie tv ma sono sicura fosse un adattamento mediasettiano), si rivolge a lui chiamandolo Faraone o all'inizio spirito. In originale poi usa addirittura "mou hitori no boku" (l'altro me stesso), però avevo bisogno di un nome proprio a cui fare riferimento sia nel discorso diretto che in quello indiretto quindi mi sono presa la libertà di usare il nome Yami (anche perchè personalmente mi piace molto ^_^). Per gli altri personaggi ho usato i nomi dell'adattamento italiano solo per abitudine.
Volevo ringraziare innanzi tutto VampiraSix per la pazienza perchè questa volta le ho davvero dato il tormento e l'ho assillata con questa storia e il mio ritorno di fiamma per Yu-Gi-Oh! Grazie, patata, ricambierò! E, anche se dubito possa avere quelche significato, grazie agli ispirantissimi 3 Doors Down e Evanescence per i testi meravigliosi che citerò nel corso della storia.
See you soon!
YUKI-CHAN


Next -> "Whisper - L'inizio del viaggio"
(Yugi fece un passo in avanti e l’ingresso verso l’oscurità si spalancò per lui. «Sto arrivando, Faraone. »)

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Capitolo 2
*** Whisper - L'inizio del viaggio ***


L'altra metà dell'anima 2 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi
La canzone "Whisper" è degli © Evanescence
L'ALTRA META' DELL'ANIMA

di Yuki Delleran


Whisper

L'inizio del viaggio

“I'm frightened by what I see
But somehow I know
That there's much more to come
Immobilized by my fear
And soon to be
Blinded by tears
I can stop the pain
If I will it all away

Don't turn away
(Don't give in to the pain)
Don't try to hide
(Though they're screaming your name)
Don't close your eyes
(God knows what lies behind them)
Don't turn out the light
(Never sleep never die)”


***


«Un giorno avverarsi potrà la visione
dell’occhio che sa quali fatti accadranno
e se non accecato da eventi preordinati
sia luce che ombra disfatte saranno…»

Quelle parole non gli erano nuove. Dove le aveva già sentite? Erano legate a qualcosa di importante ma non riusciva a ricordare cosa.
«NO! YUGI! NO! »
Quell’esclamazione lo fece sobbalzare e si voltò di scatto. I suoi occhi incrociarono uno sguardo ametista dolorosamente noto, praticamente identico al suo.
«Yami! »
Yugi mosse un passo in avanti ma l’altro alzò una mano per fermarlo e un tintinnio inquietante risuonò nel silenzio. Il suo alter-ego indossava gli abiti da Faraone corredati dal lungo mantello blu e dai gioielli d’oro in vita e alle caviglie. Sulla fronte luccicava la tiara reale con l’Occhio del Millennio che emetteva una luce dorata. I polsi sottili però non erano cinti dai consueti braccialetti ma da pesanti catene che si perdevano nell’oscurità dietro di lui.
«Yami! Sto venendo ad aiutarti! Non ti preoccupare! » esclamò Yugi.
«Non devi venire! »
L’esclamazione tagliente del giovane sferzò l’aria con una nota di disperazione e Yugi si bloccò con una mano tesa a mezz’aria.
Alle spalle del Faraone si udì un basso ringhio e uno strattone improvviso alle catene gli fece perdere l’equilibrio costringendolo in ginocchio. Sul suo volto si rispecchiò l’orrore più puro quando dall’oscurità emerse un enorme cane nero come la notte che teneva i capi delle catene tra le fauci.
Yugi ebbe prima un moto di repulsione, poi rendendosi conto che Yami stava soffrendo, si mosse di nuovo per raggiungerlo.
«Non venire, Yugi! » esclamò ancora Yami. «Non devi venire assolutamente, mi hai capito bene? »
Un altro strattone alle catene e sul volto del giovane apparve una smorfia di dolore. Il cane ringhiò minaccioso e l’oscurità invase l’intero spazio prima rischiarato dalla luce.
«Cosa sta succedendo, Yami? » chiese Yugi ora piuttosto spaventato.
«… Sia luce che ombra disfatte saranno…»
«YAMI! »

Uno scossone lo fece tornare in sé insieme ad una secca esclamazione.
«Hai finito di agitarti e strillare come una ragazzina? »
Yugi arrossì imbarazzato.
«Seto… ehm… scusami… Dove siamo? »
«Stiamo atterrando. »
La voce metallica del pilota automatico gracchiò le ultime indicazioni.
«Procedura di discesa completata. Ora locale: otto antimeridiane. Temperatura esterna: 30°C. Buona permanenza, signor Kaiba. »
Per l’ennesima volta Yugi si stupì della tecnologia avanzata di cui si serviva il suo amico-rivale: oltre ad avere un jet privato costruito appositamente per lui a foggia del Drago Bianco Occhi Blu, vi aveva anche fatto installare un pilota automatico che gli augurava personalmente buona giornata. Si stiracchiò sul sedile apprestandosi a scendere. Erano partiti all’alba e avevano volato per quasi nove ore tenendosi alle spalle il sole che sorgeva. Ora che erano giunti a destinazione, quella stessa giornata stava appena cominciando. Uscendo dall’abitacolo, l’impatto con il calore del deserto lo lasciò senza fiato. Seto era già sceso e stava camminando avanti e indietro con aria impaziente. Yugi si chiese se non risentisse minimamente di quella temperatura da forno. Guardandosi attorno scoprì che erano atterrati in uno spiazzo letteralmente nel bel mezzo del nulla. Si vedevano solo sabbia e dune a perdita d’occhio. Yugi si lasciò sfuggire un sospiro. Anche in lui l’impazienza cominciava a farsi strada: si trovava vicino al luogo di riposo del Faraone, un luogo che era convinto che non avrebbe più rivisto e legato a ricordi allo stesso tempo nostalgici e dolorosi. Lì finalmente sarebbe venuto a capo del mistero che avvolgeva i suoi sogni e il pericolo che correva Yami. Perché prima gli aveva chiesto aiuto e ora gli intimava di non andare? Cosa significavano il cane nero e quelle catene? E quella strana filastrocca? Era assolutamente certo di averla già sentita tempo prima e che fosse legata ad una delle loro avventure passate.
«NON MI IMPORTA UN ACCIDENTE SE AVETE DEI PROBLEMI! »
L’urlo di Seto lo strappò dalle sue riflessioni facendolo sobbalzare e spostando lo sguardo Yugi lo vide parlare infuriato al telefonino.
«Come si fa a bucare una gomma nel deserto?! No, non voglio sentire scuse! Vi conviene essere qui tra cinque minuti se ci tenete al posto di lavoro! »
Detto questo scaraventò furibondo il telefonino nella sabbia per poi incrociare le braccia con espressione profondamente contrariata.
Yugi stava di nuovo per immergersi nei suoi pensieri quando un’esclamazione lo raggiunse.
«La jeep sarà qui tra poco, non ricominciare ad agitarti. »
Quelle parole gli strapparono un sorriso. Nonostante il tono scocciato, Seto aveva voluto rassicurarlo.
«Grazie…»
«E di che? L’ho detto solo perché se ti agiti mi fai sentire ancora più caldo di quello che ho già e non lo sopporto! Se quei maledetti non si sbrigano li licenzio tutti! »
Yugi trattenne a stento una risata. Seto era sempre il solito Seto.
La jeep non tardò molto e i due dipendenti che vi erano a bordo sembravano decisamente intimoriti da Seto. Quest’ultimo salì senza dire una parola se non: «Al campo. » Yugi si accomodò accanto a lui sul sedile posteriore stringendo le mani in grembo. Di lì a poco avrebbe saputo, avrebbe capito.
Il viaggio durò più del previsto, intervallato da scossoni e relativi brontolii di Seto. Quando giunsero in vista del campo, a Yugi sembrò di avere fatto un salto indietro nel tempo. Stavano attraversando lo stesso passaggio tra due costoni di roccia attraverso il quale Ishizu e Marik li avevano condotti al luogo del loro ultimo duello. Al termine di esso si apriva una piccola valle dove si trovava la tavola scolpita che faceva da ingresso al tempio della Pietra del Millennio. Ora la tavola non esisteva più, l’intera parete era crollata facendo sprofondare anche il tempio. La valle era stata trasformata in un accampamento e le macerie recintate con transenne metalliche. Yugi sgranò gli occhi quando le vide. Appena l’auto si fermò, saltò giù e corse in direzione delle rovine. Come avevano potuto violare quel luogo sacro? Come avevano osato recintare un posto a lui così caro? Strinse le mani sulle transenne senza rendersi conto che erano arroventate dal sole e si sporse in avanti.
«Nessuno ha il diritto di scavare qui! Questo luogo… è come se mi appartenesse. Mi sembra quasi di sentire lo spirito di Yami che mi chiama. »
Una mano afferrò la sua spalla e lo tirò indietro.
«Adesso questo posto è proprietà privata. » disse la voce fredda di Seto Kaiba. «Datti una calmata, è vietato entrare senza il mio permesso. »
Yugi si voltò immediatamente.
«Seto…» iniziò con un tono che sottolineava una certa urgenza.
«Per carità, non cominciare. » lo interruppe però l’altro. «Adesso non ho tempo. Devo verificare a che punto sono i preparativi per l’apertura degli scavi. Cerca di non creare subito problemi. »
Chiamò un uomo poco distante e gli indicò Yugi.
«Questo è l’ospite di cui vi ho parlato. Accompagnalo nella sua tenda. »
L’uomo annuì e a Yugi non restò altro da fare che seguirlo allontanandosi a malincuore dall’ingresso dell’antico tempio.
«Lei è il signor Muto, vero? » chiese la sua guida quando giunsero alla tenda. «C’è qui una persona che l’aspetta. »
Piuttosto perplesso, Yugi varcò la soglia e si trovò davanti Marik.
«Ben arrivato. » lo salutò il ragazzo con un sorriso.
Da quando lo aveva visto l’ultima volta non era cambiato per niente. La stessa carnagione abbronzata, gli stessi capelli schiariti dal sole e lo sguardo limpido che lo contraddistingueva da quando aveva scacciato lo spirito maligno che albergava in lui.
Yugi era stupito.
«Cosa ci fai qui? »
«Mi hanno avvertito i tuoi amici. In realtà mi ha telefonato Joey, avresti dovuto sentirlo! Prima me ne ha dette di cotte e di crude, che non si fidava di me etc… poi ha aggiunto che siccome lui non può essere qui, tocca a me tenerti d’occhio e fare tutto quello che posso per aiutarti. Ha minacciato di farmi la pelle se dovesse succederti qualcosa. Sembrava una chioccia preoccupata per il suo pulcino. »
Marik scoppiò in una risata imitato da Yugi.
Poco dopo erano entrambi seduti sulla branda a scambiarsi le opinioni sull’ultimo sogno. Ai primi accenni il sorriso del giovane egiziano era scomparso.
«Quindi se ho capito bene questa volta il Faraone ti ha detto che non dovevi assolutamente venire qui. » disse. «Sei proprio sicuro che quello che teneva le catene fosse un cane nero? »
«Certo. Marik…? Sai cosa significa? »
Il silenzio prolungato dell’altro inquietò Yugi.
«Marik, per favore, se sai qualcosa devi dirmelo! Io devo aiutare Yami! »
Marik abbassò gli occhi.
«Lui non vuole che tu resti qui. Devi tornare a casa. Non c’è niente che tu possa fare per aiutarlo. »
Quel repentino cambiamento fece perdere le staffe a Yugi, forse come involontaria reazione alla paura che aveva scatenato dentro di lui. Balzò in piedi alzando la voce.
«Cosa significa?! Credevo volessi aiutarmi! Come fai a dire che non posso fare niente? Non resterò con le mani in mano quando la persona più importante per me sta soffrendo! »
In quel momento uno degli archeologi si affacciò timidamente alla tenda.
«Signori, per favore, potreste abbassare la voce? Il signor Kaiba…»
Yugi non lo ascoltò minimamente. Il suo sguardo era caduto sulle stampe che teneva in mano: si trattava delle fotografie di geroglifici e affreschi scattate probabilmente nei dintorni delle rovine. Senza una parola le strappò di mano al perplesso archeologo. Una rappresentava una divinità dalla testa di sciacallo che reggeva una bilancia su cui si trovavano un cuore e una piuma.
«Ah, quello è il giudizio finale della divinità dei morti. » disse l’uomo. «Signore, dovrei restituire le foto…»
Yugi non lo sentiva nemmeno.
«Quella profezia… Sia luce che ombra disfatte saranno… era incisa sul sarcofago di Anubis… E’ Anubis! Marik! E’ lui? Dimmelo! Devo andare subito da Yami! »
Si lanciò verso l’uscita della tenda ma Marik lo afferrò al volo per un braccio. Prima congedò velocemente il confuso archeologo, poi lo costrinse a sedersi.
«Yugi! No! Adesso ascoltami! Devi calmarti! »
Il ragazzino fece un respiro profondo e si costrinse a rimanere seduto. Per quanto desiderasse precipitarsi in aiuto di Yami, probabilmente Marik doveva dirgli qualcosa di importante.
«Da come mi hai descritto il tuo ultimo sogno, credo proprio che si tratti del vostro vecchio nemico.» disse infatti il ragazzo. «Anubis è la divinità egizia che procede al giudizio finale di un’anima dopo la morte. Il suo compito consiste nella pesa del cuore del defunto e se questo risulta essere più pesante di una piuma, allora significa che l’anima non è innocente quindi non solo non avrà accesso all’aldilà, ma verrà divorata da un demone dalla testa di coccodrillo. »
Yugi prese a tremare violentemente.
«Ma… ma… questo cosa c’entra? Noi avevamo già sconfitto Anubis e comunque Yami non ha fatto niente di male, no?»
«Questo a noi non è dato saperlo. Dopotutto tu non conosci ogni particolare del suo passato e nemmeno del vostro primo periodo di convivenza quando, come mi hai raccontato, si impossessava di te a tua insaputa. »
«Ma allora non aveva ancora una piena coscienza di sé! »
«Potrebbe non avere importanza. »
Yugi ora era terrorizzato. Possibile che gli avvertimenti significassero proprio questo? Che l’anima del Faraone rischiava di essere data in pasto a un demone perché per qualche motivo era risultata impura? Notando quanto il ragazzino fosse atterrito, Marik tentò di rassicuralo.
«Con Seto Kaiba nelle vicinanze possiamo fare ben poco, ma da alcuni discorsi che ho sentito, domani sarà occupato altrove. Potremo dare un’occhiata alle rovine del tempio. Sicuramente c’è un motivo se i sogni ti hanno condotto qui e lo scopriremo insieme. Fino ad allora cerca di riposare almeno un po’. »

Nonostante i buoni propositi Yugi non provò nemmeno a dormire. Era terrorizzato all’idea di vedere in sogno quell’orribile cane nero che tormentava Yami, quindi passò il tempo camminando su e giù per la tenda e ascoltando le occasionali conversazioni degli uomini che passavano nei suoi pressi. La giornata trascorse con una lentezza snervante e quando scese la sera Yugi era ormai convinto che sarebbe impazzito se non si fosse recato immediatamente alle rovine. Però aveva promesso a Marik di non fare colpi di testa… Esasperato, si sdraiò sulla branda stando ben attento a non assopirsi.
«Yugi…»
Il ragazzino si voltò su un fianco. Era talmente teso che ora gli sembrava di sentire voci che lo chiamavano anche da sveglio. Doveva cercare di rilassarsi almeno un po’.
«Yugi… Yugi…»
Balzò a sedere sul letto. Non era un’impressione! Qualcuno lo stava chiamando davvero! Senza fermarsi a riflettere, si gettò sulle spalle una giacca leggera e uscì di corsa. L’aria all’esterno si era notevolmente rinfrescata, il che gli riportò per un attimo alla mente l’estrema escursione termica fra giorno e notte nel deserto, ma non vi badò per più di qualche secondo mentre attraversava l’accampamento silenzioso con il favore delle tenebre.
Ben presto raggiunse le transenne che delimitavano lo spazio delle rovine.
«Yugi… Yugi…»
«Sì, sto arrivando. » rispose a mezza voce spingendo una pesante transenna nel tentativo di spostarla. Purtroppo questa era affondata nella sabbia rendendogli impossibile smuoverla. Rifiutandosi di desistere per così poco, vi si arrampicò e la scavalcò.
Finalmente si trovava nel luogo che gli avrebbe dato delle risposte.
Alzando lo sguardo, trattenne a stento un grido di stupore: le macerie erano scomparse. Di fronte a lui si stagliava integra la parete di roccia su cui spiccava la tavola scolpita che fungeva da ingresso al tempio. Guardandosi attorno scoprì che sia le transenne che l’accampamento erano scomparsi. Nella valle deserta spirava un vento gelido che sapeva di millenni passati.
«Yugi… Yugi…»
Yugi fece un passo in avanti e l’ingresso verso l’oscurità si spalancò per lui.
«Sto arrivando, Faraone. »

Seto Kaiba si rigirò per l’ennesima volta nella sua branda. Ogni volta era la stessa storia, quando cambiava letto la prima notte non riusciva a chiudere occhio. Eppure il cuscino e il materasso non avevano nulla da invidiare a quelli di Villa Kaiba, nonostante fossero stati sistemati sopra una rete cigolante. No, non era il letto il problema. Il fatto era che qualcosa lo infastidiva e più ci pensava, più gli sfuggiva e più si irritava. Esasperato, allontanò le coperte con un calcio. Quel maledetto Yugi gli aveva attaccato la sua inutile ansia! Accidenti al momento in cui aveva deciso di portarlo con sé!
Un attimo…
Rimase in piedi in mezzo alla tenda riflettendo. Com’era andata esattamente la faccenda? Joey Wheeler aveva detto: «Lascia perdere quello scemo. Ti aiuteremo noi. Il Faraone è mio amico e bla bla bla…». Lui era stato sul punto di dire qualcosa del tipo: «Se sperate che vi porti in Egitto così che possiate di nuovo rovinare un mio progetto, ve lo potete scordare! » Invece dalle sue labbra erano uscite le parole: «Si parte domattina all’alba. » Perché?
Seto non riusciva a capacitarsi. Fin dall’inizio non era mai stato intenzionato a portarsi dietro Yugi, anzi, prevedendo il suo comportamento, era ben deciso a tenerlo il più lontano possibile. Allora perché? Perché quelle parole che andavano palesemente contro la sua reale volontà? Perché quel gesto di apparente gentilezza che improvvisamente gli sembrava imposto da un volere diverso dal suo?
Seto scosse la testa. Ci mancava solo che si mettesse a farneticare anche lui di volontà superiori! Patetico. Proprio lui che non aveva mai creduto al destino. Yugi, o meglio, il suo sosia, sembrava non sapesse parlare d’altro. Aveva perso il conto delle volte che aveva mandato al diavolo lui e le sue pretese. Al diavolo… Quelle parole gli fecero tornare in mente un particolare. Uno degli assistenti gli aveva riferito che Yugi si era mostrato particolarmente interessato alle foto dell’affresco di una divinità funeraria dell’antico Egitto scattate alle rovine e che quando le aveva viste aveva cominciato a fare strani discorsi su una profezia e sul fatto che dovesse andare subito da qualche parte. Seto sbuffò. Una profezia. Tipico di Yugi. Che ci andasse adesso alle rovine se ne aveva il coraggio, sicuramente nessuno glielo avrebbe impedito.
«Che sciocchezze. » si disse. «Nemmeno Yugi sarebbe tanto stupido. »
Era assurdo. Solo un pazzo sarebbe uscito da solo per esplorare delle rovine al buio e per di più conoscendo l’escursione termica che spesso portava la notte sahariana a toccare temperature sotto lo zero.
Cosa stava facendo? Si stava forse preoccupando per quel rompiscatole? si chiese Seto interrompendo il suo inconscio andirivieni per la tenda. Bha, patetico! Almeno quanto il discorso sul destino. Disgustosamente patetico. Talmente patetico che non gli veniva in mente nessun altro sinonimo.
E comunque solo un pazzo avrebbe…
Un pazzo appunto.
«Oh, maledizione! »
Seto Kaiba afferrò la giacca e si precipitò fuori nella notte.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Ecco il primo capitolo! La storia inizia ad entrare nel vivo e l’azione si sposta in Egitto! Come se la caverà il nostro Yugino? Spero che vi piaccia almeno un po’ visto che mi sono davvero impegnata a scriverla.
Volevo ringraziare tantissimo tutte le persone che hanno recensito il prologo, mi avete risollevato il morale dopo l’accoglienza piuttosto tiepida che la mia fic ha avuto alla 22° edizione del concorso! Ho tentato di attenermi il più possibile allo stile della serie originale, e forse la trama non è il massimo dell’originalità ma mi sono divertita a scriverla, mi sono impegnata e spero riesca a trasmettere qualcosa a chi la legge. Un grazie in particolare a Carlos Olivera(Una settima serie?!?! Davvero?? Io avevo sentito vociferare di un secondo film...) per avermi fatto notare il particolare dell’ambientazione sbagliata. Sì, adesso lo so che era il tempio e non la tomba, sono riuscita a vedere tutti gli episodi quindi man mano che pubblicherò i capitoli correggerò (nel prologo mi sono dimenticata, perdono! -_-). Grazie anche per l’offerta di aiuto con i particolari sull’antico Egitto, quasi quasi ne approfitto ^_^… L’occhio sulla parete del tempio io l’ho interpretato come Occhio di Ugiat dalla serie, sai dirmi se è giusto o ho scritto uno strafalcione (cosa molto probabile)? Comunque non preoccuparti, la fic è già finita quindi non c’è pericolo che la lasci a metà, anzi, ne esiste anche un seguito e se questa vi piacerà posterò anche quello.
Ok, ho finito! Un bacio a tutti e a risentirci tra 3-4 giorni!
YUKI-CHAN



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(«Tu sei così, sei fragile. » «Sono fragile? E’ vero. Come posso pretendere di riuscire ad aiutarlo? »)

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Capitolo 3
*** I'm with you - La prima prova ***


L'altra metà dell'anima 3 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi
La canzone "I'm with you" è di © Avril Lavigne
L'ALTRA META' DELL'ANIMA

di Yuki Delleran


I'm with you

La prima prova

“I’m standing on a bridge
I’m waiting in the dark
I though that you’d be here by now
There’s nothing but the rain
No footsteps on the ground
I’m listening but there’s no sound...”


***


Le scale scendevano sempre più in profondità. Sembravano dirigersi verso il centro della terra, nella quasi totale oscurità. Yugi rabbrividì stringendosi addosso la giacca leggera. Quello che provava era solo freddo, cercò di convincersi. Non aveva minimamente paura di inoltrarsi nelle rovine di notte e comunque stava andando dal Faraone, da Yami, quindi non aveva nulla da temere.
La discesa terminò nell’ampia sala dove si trovava la parete con l’Occhio di Ugiat, teatro del loro primo e ultimo scontro. Yugi si sentì quasi sopraffare dall’emozione: mai avrebbe pensato di rivedere quel luogo.
«Yami…» chiamò dapprima con tono esitante, poi via via più sicuro. «Yami! »
La sua voce cadde nel silenzio spettrale. C’era qualcosa che non andava. Forse chiamandolo con il suo vero nome, l’Occhio avrebbe reagito aprendo il passaggio e permettendo loro di incontrarsi.
«Athem! » esclamò di nuovo. «Sono qui, Athem! Mi senti? »
Alcune fiaccole ai lati della sala si accesero improvvisamente da sole rischiarando l’ambiente ma non riscaldandolo. Yugi vide la propria ombra proiettarsi inquietante sul pavimento e fece un passo indietro suo malgrado intimorito.
«Benvenuto. »
Una voce profonda risuonò nella stanza vuota e Yugi trattenne a stento un’esclamazione di spavento. Una figura alta e massiccia si era materializzata davanti a lui. Era avvolta in un mantello nero e un cappuccio dello stesso colore gli copriva la testa, lasciando comunque intuire che il volto non aveva fattezze umane ma appariva piuttosto un allungato muso animalesco.
«Ci incontriamo di nuovo, piccolo Yugi. » disse con voce falsamente suadente. «Sono felice che tu abbia risposto al mio appello. »
Yugi dovette fare forza su sé stesso per non indietreggiare ulteriormente.
«Sei Anubis, vero? » chiese. L’essere che tempo prima lui e il Faraone avevano affrontato si era presentato con sembianze diverse. «Cosa significa il tuo appello? Io sono venuto per vedere Yami! Cosa gli hai fatto? »
«Con quel nome ti riferisci forse a quest’anima afflitta che un tempo si fregiava del titolo di Luce d’Egitto? »
Così dicendo Anubis aprì il proprio mantello. Nella mano destra reggeva delle pesanti catene che terminavano ai polsi di un giovane costretto in ginocchio a i suoi piedi. Yugi lo riconobbe all’istante, non avrebbe potuto essere altrimenti. I vestiti che portava erano gli stessi dei suoi sogni ma decisamente più sgualciti. La frangia bionda ricadeva scomposta sugli occhi ametista che nonostante l’aspetto misero e la posa umile, non avevano perso la loro luce fiera e combattiva. L’orgoglioso sovrano caduto dopo una lunga battaglia.
«Yami! » esclamò Yugi a cui si stringeva il cuore nel vedere l’amico in quelle condizioni.
«Ti avevo detto di non venire qui! » ribatté il Faraone in tono di rimprovero. «Tornatene a casa subito, Yugi! »
Tentò di alzarsi ma uno strattone alle catene lo fece sbilanciare in avanti costringendolo ad appoggiarsi a terra con le mani. Quando rialzò la testa i suoi occhi lampeggiavano d’ira.
«Vai via! Vattene prima che…»
Anubis lo zittì con un gesto e si rivolse di nuovo al ragazzino di fronte a lui.
«Ora veniamo a noi. » disse. «Io, Anubis, signore e padrone di tutte le anime perse, rivendico il possesso di ciò che resta di questa creatura che non ha superato la cerimonia del giudizio. Tu, Yugi Muto, sei l’unico essere su questa terra che può impedire che ciò avvenga. E’ stato gentile da parte tua accettare il mio invito. »
«L’anima di Yami non appartiene a nessuno! » esclamò Yugi. «Men che meno a te! E io sono venuto qui per aiutarlo di mia volontà! »
«Oh, certo. A volte tendo a dimenticare l’arroganza degli esseri umani. Sicuramente i sogni che hai fatto erano frutto della tua mente, così come l’invito di Seto Kaiba è stato assolutamente spontaneo. Tipo interessante, tra l’altro una mia vecchia conoscenza…»
Il tono beffardo di Anubis provocò in Yugi una brusca presa di coscienza. I sogni erano stati solo un modo per attirarlo fin lì, ecco perché Yami aveva tentato di avvertirlo. La stessa offerta di Seto era stata una manipolazione della sua volontà da parte di Anubis come già era successo in passato. Questo significava forse che era caduto in una trappola? Se davvero Anubis voleva impossessarsi dell’anima del Faraone Athem, per quale motivo aveva fatto in modo di dargli questa possibilità di salvezza? E soprattutto, in cosa consisteva questa stessa possibilità?
«Se desideri davvero salvare il tuo amico, o l’altra metà della tua anima come tu lo consideri e io lo so, » disse Anubis sottolineando le ultime parole. «dovrai affrontare tre prove e superarle. Se tutto si svolgerà per il meglio, potremo effettuare lo scambio. »
«Scambio? Quale scambio? » chiese Yugi sospettoso. Era più che ovvio che ci fosse sotto qualcosa. Del resto era anche ovvio che quel pazzo teneva in suo potere il suo migliore amico, la persona più cara che avesse mai avuto, la sua metà. Non poteva assolutamente abbandonarlo, anche se significava stare al gioco di un’antica e vendicativa divinità egizia.
«Non si ha niente per niente. Lo scoprirai per tempo. Allora, accetti? »
«NO, YUGI! NON FARLO! »
Le ultime parole di Anubis vennero coperte dal grido di Yami. Il giovane si era alzato e si protendeva per quanto poteva verso il ragazzino. Una grossa mano scattò fulminea colpendolo in pieno volto e scaraventandolo di nuovo a terra.
«Chi non ha più il diritto di esistere, non dovrebbe nemmeno parlare! » tuonò Anubis.
«YAMI! »esclamò Yugi gettandosi in avanti. «Va bene, va bene, farò quello che vuoi ma lascialo stare! »
Protese le braccia verso il corpo del compagno riverso al suolo ma le sue dita strinsero il nulla. Le due figure erano scomparse.
«Ricorda! Se fallirai, Athem e i suoi poteri mi apparterranno per sempre e l’eternità è un periodo molto lungo per un’anima tormentata. »
La risata malevola si spense nel silenzio spettrale del tempio lasciando Yugi completamente solo nelle ombre. Ora cosa sarebbe successo? Cosa avrebbe dovuto fare? Era disposto a qualunque cosa pur di salvare Yami.
Come rispondendo al suo pensiero, la parete di fronte con il fregio dell’Occhio di Ugiat si spalancò rivelando un ampio ambiente oscuro al posto della luce bianca che vi aveva visto la prima volta. Yugi avanzò e la penombra oltre la parete rivelò ai suoi occhi un lungo e sottile ponte di roccia dall’apparenza fragile. Sotto di esso si apriva un baratro oscuro di cui era impossibile vedere il fondo.
«Molto bene. » disse Yugi parlando a sé stesso per farsi coraggio. «Devo attraversare questo ponte? Nessun problema, basta non guardare in basso. »
Aveva mosso solo pochi passi sulla sporgenza di roccia quando un’esclamazione alle sue spalle lo indusse a fermarsi.
«Yugi! Si può sapere che stai combinando? Forse questa mattina non sono stato abbastanza chiaro?»
Voltandosi lentamente si trovò faccia a faccia con l’ultima persona che si aspettava di incontrare in quel posto in quel momento: Seto Kaiba.
«Seto… cosa ci fai qui? » chiese stupito.
«Cosa ci fai tu qui? » continuò Seto. «Ti avevo detto che è proprietà privata e non mi risulta di averti dato nessun permesso. »
Yugi era indeciso se ignorarlo o meno. Non aveva tempo da perdere in chiacchiere inutili.
«Senti, è troppo complicato da spiegare, ma non posso tornare indietro. L’anima di Yami è in pericolo, Anubis minaccia di impossessarsene e io devo salvarlo! » «Cosa ti fa credere di essere in grado di fronteggiare una divinità? »
«Come…? »
Quelle parole indussero Yugi a fermarsi.
«Capisco che l’obiettività non sia il tuo forte, ma per una volta cerca di guardare in faccia la realtà.» continuò Seto con la solita aria imperturbabile. «Se nemmeno il grande Faraone è riuscito a sconfiggere Anubis, perché dovresti riuscirci tu, un misero essere umano senza nessun potere? »
Cosa stava dicendo Seto? Da una parte era vero, se nemmeno Yami era riuscito…
La roccia sotto i suoi piedi tremò e una sottile crepa cominciò a fenderla.
La volta scorsa erano riusciti a sconfiggerlo perché erano uniti, ora lui da solo cosa avrebbe potuto fare?
La crepa si approfondì iniziando a sbriciolare lo strato superficiale della roccia.
«Questo è un potere che va al di là della tua comprensione. » disse Seto. «Smettila di giocare a fare l’eroe e andiamo a casa. »
Eh? Un attimo… «Questo è un potere che va al di là della tua comprensione. » Erano parole che Yami aveva pronunciato spesso ma Seto… mai e poi mai si sarebbe sognato di dirle. Sarebbe sprofondato prima di ammettere che esistevano forze come il destino o i poteri oscuri. Com’era possibile che ora…
«Tu non sei Seto, vero? »esclamò Yugi in un lampo di comprensione. «Qualunque cosa tu sia, se sei qui per fermarmi te lo puoi scordare! »
Così dicendo riprese a incamminarsi sul sottile ponte di roccia. Quando tornò a voltarsi dopo pochi passi, l’apparizione era scomparsa. A quanto pareva non si sarebbe trattato solo di raggiungere l’altro lato. Doveva fare attenzione.
Aveva quasi raggiunto il centro quando una nuova voce tornò a chiamarlo.
«Yugi. »
Il ragazzino si voltò istintivamente a quel tono conosciuto.
«Tea…»
La ragazza si trovava a pochi passi da lui. Indossava la solita uniforme scolastica e i suoi capelli scuri erano mossi da una leggera brezza.
«Yugi, quanto ancora hai intenzione di farmi preoccupare? Perché devi sempre lanciarti in queste avventure pericolose?»
I suoi occhi azzurri esprimevano una profonda apprensione ma Yugi decise che non si sarebbe fatto incantare. Le voltò le spalle e continuò a procedere.
«Sei solo una visione, non ho tempo da perdere. » disse.
«E’ vero. » continuò la ragazza. «Però non credi che la vera Tea la pensi allo stesso modo? »
Yugi stava facendo di tutto per non ascoltarla, ma non poté impedirsi di chiedere: «Cosa vuoi dire?»
«Bhè, è semplice. Prima la facevate preoccupare in due, rimanendo coinvolti in pericolose battaglie per il destino del mondo, poi una volta compiuto questo destino, il ragazzo di cui si era innamorata ha pensato bene di andarsene. Ora anche tu la abbandoni per inseguire lo spirito di un morto. Perché è questo che stai facendo. Inseguire un morto. Pensi che ti serva a qualcosa? Qualunque cosa tu faccia, Athem rimane uno spirito. Non tornerà. Non potrai riaverlo con te. Sarà tutto inutile. »
A quelle parole Yugi si era inconsciamente fermato. Dopotutto era vero. Lui era partito con le migliori intenzioni, desiderando con tutto sé stesso salvare Athem, ma anche se questo fosse successo non significava che lui sarebbe tornato. Anzi. L’avrebbe perso di nuovo. Sarebbe riuscito a reggere una separazione definitiva? Ci era già passato e sapeva che avrebbe sofferto. Era davvero questo che voleva?
A pochi centimetri dai suoi piedi un grosso frammento di roccia si staccò e precipitò nel baratro. Spaventato, Yugi fece un salto indietro, ma il suo peso sbriciolò altra roccia.
«Cosa sta succedendo? » si chiese mentre il panico cresceva. « Di questo passo finirò per cadere. Perché questo ponte che fino a un attimo fa era solido, si sta sgretolando? »
Uno schizzo gelido gli colpì il braccio facendolo sobbalzare e voltandosi si accorse che la proiezione di Tea era scomparsa. Quando il battito furioso del suo cuore si calmò, si rese conto che quelle che lo stavano bagnando erano semplici gocce di pioggia. Non bastava il ponte che stava andando in pezzi senza una ragione apparente, ci voleva anche l’acquazzone in quello che credeva un luogo chiuso. Provò a fare un passo avanti e la roccia scricchiolò paurosamente. Ne fece uno indietro e ottenne lo stesso effetto. Lasciandosi prendere dallo sconforto si accucciò sul posto stringendo le ginocchia con le braccia. Si era cacciato in un bel guaio, come poteva pretendere di salvare Yami se non sapeva nemmeno badare a sé stesso?
«E’ quello che mi chiedo anch’io. »
Yugi alzò la testa di scatto e si trovò davanti il suo migliore amico, Joey Wheeler, con il consueto sorriso scanzonato che gli illuminava il volto e i capelli biondi bagnati che si attaccavano alla fronte.
«Cosa ci fai qui tutto solo sotto il temporale? » continuò. «Le lezioni sono finite da un pezzo, torniamo a casa insieme?»
«Non posso, Joey. » disse Yugi con voce bassa e rassegnata. «Devo salvare Yami, solo allora torneò a casa. »
Un attimo di silenzio e poi…
«Ancora con questa storia?! Yugi, basta! Non ne posso più di sentirtela ripetere! »
Il tono di Joey era terribilmente seccato e il ragazzino ne rimase allibito.
«Siamo stanchi, sai? Tutti quanti! Sempre a parlare di questo fantomatico Yami! Non esiste nessuno Yami! Non è mai esistito nessun antico Faraone all’interno del tuo Puzzle. E’ un’assurdità! Apri gli occhi! »
«Ma cosa dici, Joey? Sai benissimo che Yami esiste quanto me e te! Ti ha aiutato un sacco di volte!»
«Eri tu. Sei sempre stato tu. Non so per quale motivo ti sia convinto del contrario, fatto sta che il risultato è che te ne stai qui tutto solo sotto la pioggia farneticando che devi salvare te stesso quando l’unico modo per farlo è uscire e tornare a casa. Ti rendi conto di quanto sia assurdo? »
«Salvare me stesso? Non è mai esistito nessun Faraone? »
Stordito, Yugi appoggiò una mano sulla roccia ma quella si frantumò sotto le sue dita rese scivolose dalla pioggia, facendogli perdere l’appiglio. In un istante si trovò sospeso sul nulla, aggrappato a una roccia che si faceva sempre più friabile. L’immagine di Joey torreggiava sopra di lui con espressione beffarda.
«Cos’è quella faccia sconvolta, Yugi? Mi deludi, non hai ancora capito? »
«Di cosa parli? » chiese Yugi tentando di afferrarsi il più saldamente possibile, certo che l’altro non avrebbe mosso un dito per aiutarlo.
«Del ponte, naturalmente. Rappresenta te stesso, o meglio, le tue debolezze. Tu sei così, sei fragile. Non riuscirai mai ad attraversarlo. »
Detto questo, la figura sparì come se non fosse mai esistita lasciandolo solo in bilico sulle tenebre infinite.
«Rappresenta me stesso? Sono fragile? » si chiese tentando di risalire alla meglio. «Bhè, è vero. In tutte le nostre avventure non sono mai stato di grande utilità. Era sempre Yami a togliere tutti dai guai. Come posso pretendere di essere in grado di aiutarlo? »
Nel momento stesso in cui formulò quel pensiero, la roccia a cui si era aggrappato si frantumò rischiando seriamente di farlo precipitare.
«Ho capito! » realizzò quando si fu ripreso a sufficienza dallo spavento da riuscire a ragionare. «In questo senso rappresenta me stesso. Se esito, se penso che non riuscirò ad andare avanti, allora il ponte si sgretola. »
Intuito questo riuscì, non senza fatica, ad issarsi di nuovo sulla sottile striscia di roccia dove rimase immobile, timoroso anche solo di muovere un passo. E se davvero non si fosse dimostrato all’altezza? Un crepitio sinistro risuonò tra i suoi piedi. No, non doveva pensarci! Tutto attorno era buio e silenzio. La pioggia continuava a cadere inzuppandogli i vestiti e i capelli. Se solamente non si fosse sentito così solo…
«Se solo fossi qui in questo momento…»
Chiuse gli occhi immaginando la voce di Yami che lo incoraggiava come faceva una volta. Gli sembrava quasi di sentirla davvero, unita al tocco di una mano gentile sulla spalla. Alzò a sua volta la mano ed ebbe l’impressione di sfiorare delle dita calde.
«Yugi…»
Spalancò gli occhi di scatto.
«Yami, sei tu? »
«Yugi…»
«Non ti preoccupare! » esclamò riprendendo coraggio. «Non mi sto demoralizzando, va tutto bene!»
Senza fermarsi a riflettere, spiccò una corsa verso l’altra sponda del burrone, mentre le rocce si sbriciolavano via via sotto i suoi piedi.
«Mi senti, Yami? Sto arrivando a salvarti! »
Con un ultimo sforzo raggiunse lo spiazzo oltre il ponte e vi si gettò prima che questo crollasse definitivamente.
Si sentiva esausto, le rocce gli avevano graffiato le mani e le ginocchia ed era completamente inzuppato, ma ce l’aveva fatta. Se quella era la prima prova, poteva dire di averla superata.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Come sempre un grazie enorme a tutti quelli che hanno recensito! Mi fate davvero tantissimo piacere!
Carlos Olivera: Grazie per la tua disponinbilità!Man mano che leggevo il tuo commento facevo i salti di gioia, sembra che io non abbia scritto poi tanti strafalcioni sulle divinità (lo scoprirai più avanti) anche se sono decisamente una principiante in materia!
masayachan: I'm sorry ma sotto questo punto di vista sono un po' perfida... Soprattutto finchè Athem resta in forma di spirito e nelle mani di Anubis, sarà complicato che tra loro succeda qualcosa. Continua a seguirmi e chissà che non trovi qualche scena "ispirante" ^_^.
Akemichan: STRAFALCIONISSIMO che mi ha fatto catapultare sull'enciclopedia!!! (prima o poi doveva succedere) Hai perfettamente ragione, secondo il conto degli anni Athem dovrebbe appartenere alla XXI dinastia, giusto? Volo a correggere! Grazie per avermelo fatto notare! Se posso esprimere un parere, io sono un po' perplessa dalle fic yaoi OOC e non sopporto le AU demenziali, quindi ho tentato di attenermi il più possibile allo stile originale e sono contenta se questo viene apprezzato. Anche a me piace tantissimo la scena finale di Seto. Fa molto... Seto, non c'è un altro modo per spiegarlo! ^_^
Grazie mille anche a Lunachan 62, Mlle Nihal e gatta1290!
See you soon!
YUKI-CHAN



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(Yugi rimase per un istante immobile a fissare la massa lucente, poi crollò sulle ginocchia e allungò le mani tremanti verso ciò che restava del Puzzle del Millennio.)

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Capitolo 4
*** Away from the sun - La seconda prova ***


L'altra metà dell'anima 4 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi
La canzone "Away from the sun" è dei © 3 Doors Down
L'ALTRA META' DELL'ANIMA

di Yuki Delleran


Away from the sun

La seconda prova

“ ‘Cause now again I’ve found myself
So far down, away from the sun
That shines into the darkest place
I’m so far down, away from the sun again...”


***

Il giovane si appoggiò alla parete e si lasciò scivolare a terra con un sospiro. Aveva seriamente temuto per l’incolumità di Yugi. Se fosse precipitato nell’abisso sarebbe stato perduto per sempre, esattamente come lui. Rilasciò lentamente le mani che aveva stretto a pugno rendendosi conto, non senza stupore, che gli facevano male. Non avrebbe dovuto provare queste sensazioni, lui che era solamente uno spirito vagante. Pensava di non esserne più in grado, ma ogni momento che passava scopriva che non era così. Il dolore del colpo infertogli da Anubis, il freddo e il peso delle catene, ma anche il tocco delicato delle dita di Yugi che sfioravano le sue. Quel fugace contatto aveva prosciugato quasi tutte le sue energie, eppure il suo corpo reagiva come quando era in vita, o meglio divideva una vita a metà con il suo piccolo alter-ego. Era passato così tanto tempo da quando aveva potuto dire di avere un corpo proprio. Tremila anni erano sembrati un’eternità, ma ora che si trovava di fronte al rischio di passare davvero l’eternità in quella condizione, si accorgeva di essere spaventato. Era un lato di sé stesso che aveva sempre tentato di celare perché era colui che aveva il compito di salvare gli altri. Non poteva permettersi di mostrare paura. Ora però, in quella prigione senza mura, l’oscurità lo soffocava. Era quasi strano a pensarci, proprio lui che veniva chiamato Yami, oscurità. Eppure era un figlio del Nilo, nato sotto il sole abbagliante del deserto. Sentiva la necessità di respirare, di avvertire il vento tiepido sulla pelle. Mai come nel momento in cui la sua condanna era stata decretata, aveva desiderato essere vivo. In fondo sapeva che la sua anima non poteva essere pura. Più di una volta aveva ceduto all’ira, al desiderio di vendetta, alla tentazione del potere, e anche se l’aveva fatto convinto di agire in nome di un bene superiore, questo non era sufficiente a riscattarlo. Si era scoperto più debole di quanto pensasse ma anche se l’idea dell’eternità trascorsa in quel luogo lo terrorizzava, qualcosa lo angosciava ancora di più: il fatto che Yugi stesse rischiando la propria vita e la propria anima per salvare la sua. Questo e l’ira verso Anubis che lo costringeva ad assistere impotente alle difficoltà affrontate dal ragazzino, erano gli unici sentimenti che gli permettano ancora di resistere. Sospirò di nuovo e chiuse gli occhi. Yugi si stava impegnando con tutto sé stesso quindi anche lui non avrebbe mollato. Dopotutto era Athem, Faraone d’Egitto e unico Re dei Giochi. Finché anche l’ultima fiammella di speranza non si fosse spenta, non si sarebbe arreso.
Improvvisamente una fitta lancinante al petto lo costrinse a piegarsi su sé stesso. Era un dolore che non pensava di poter provare, come se il suo cuore fosse andato in pezzi anche se un cuore, lui che non aveva più il diritto di esistere, non avrebbe dovuto averlo.

Era precipitato dall’alto, non avrebbe nemmeno lui saputo dire da dove, e si era infranto ai suoi piedi con un terribile schianto di metallo che si spezza.
Yugi rimase per un istante immobile a fissare la massa lucente, poi crollò sulle ginocchia e allungò le mani tremanti verso ciò che restava del Puzzle del Millennio. Com’era possibile che si trovasse lì in quel momento? Avrebbe dovuto essere sepolto sotto le rovine con gli altri sei Oggetti. Ma se le rovine non erano più tali visto che lui ci era entrato… Qualunque fosse la ragione, quello davanti a lui era indubbiamente il suo Puzzle… in pezzi. Quando le sue dita sfiorarono i frammenti d’oro, li sentirono tiepidi.
«Come se fossero vivi…» pensò Yugi portandosi una mano al petto.
Sentiva una strana oppressione e faceva fatica a respirare. Non era per la stanchezza, era successo qualcosa quando aveva toccato i frammenti del Puzzle. Se voleva sentirsi meglio doveva ricostruirlo. Non sapeva da dove provenisse questa certezza, ma era l’unica che aveva.
Una volta presa la decisione, si sedette a terra dando le spalle al burrone infinito e raccolse davanti a sé i frammenti che si erano sparsi sul pavimento di pietra. La prima volta ci aveva impiegato anni a risolvere quell’antico rompicapo, ma ora le sue mani si muovevano agili e veloci ruotando e incastrando i pezzi al posto giusto. Se il suo malessere era dovuto al fatto che il Puzzle fosse stato distrutto, era molto probabile che Yami, che vi era molto più legato, ne risentisse a sua volta. Anzi, si disse Yugi, sicuramente quello che sentiva lui era solo una debole eco di quello che provava Yami. Doveva sbrigarsi a ricomporlo se non voleva che il suo amico soffrisse ancora. Ormai mancavano solo un paio di frammenti. Allungò la mano per prenderne un altro ma le sue dita trovarono solo un pavimento liscio. Stupito, alzò gli occhi dal suo lavoro e scoprì di non trovarsi più sulla sporgenza di roccia. Alle sue spalle il baratro oscuro era scomparso, così come i resti del ponte. L’ambiente intorno a lui era un’enorme sala di cui non riusciva a distinguere il soffitto, circondata da altissime colonne. In fondo, di fronte a lui, illuminata da due sole fiaccole si trovava una forma scura fin troppo familiare.
«La Pietra del Millennio? » mormorò Yugi alzandosi.
Il suo corpo era debole, il respiro affannoso, l’oppressione al petto non accennava a diminuire. Doveva completare il Puzzle ma i pezzi ai suoi piedi erano terminati. Si guardò attorno alla ricerca di qualche indizio su cosa fare, ma la gigantesca sala era completamente vuota. Lentamente, si avvicinò alla Pietra del Millennio e si rese conto che degli Oggetti che avrebbero dovuto esservi collocati non vi era traccia. Questo non lo aiutava. Doveva già trovare i due pezzi mancanti del Puzzle, non poteva occuparsi anche degli altri sei Oggetti. Girò attorno alla Pietra sperando di trovare qualcosa ma non scorse assolutamente nulla finché il suo occhio non cadde casualmente su una strana iscrizione che non aveva mai notato prima. Si chinò e tolse con la mano lo strato di polvere che la ricopriva, ma una volta fatto si rese conto con disappunto che era scritta con gli stessi antichi caratteri che componevano la formula di evocazione sulla carta del Drago Alato di Ra e i tatuaggi sulla schiena di Marik. Lui non era in grado di decifrarli. Gli unici capaci di farlo erano Seto e il Faraone. Tutto quello che riusciva a capire era che il primo simbolo significava “sole”, anzi per la precisione “raggi del sole”. Un po’ più avanti ce n’era un altro che significava “chiave” e l’ultimo rappresentava una divinità minore, o meglio, era quella particolare versione del simbolo che assumeva il significato di “figlio del dio”.
Yugi si stropicciò gli occhi: in realtà non avrebbe dovuto sapere nemmeno questo. Conosceva poco gli antichi geroglifici anche se suo nonno aveva tentato di insegnargli qualcosa, ma quei particolari caratteri avrebbero dovuto essergli del tutto sconosciuti. Solo il Faraone…
Si fermò un attimo a riflettere. Dopo che Yami aveva riacquistato la memoria come Athem, avevano continuato a condividere corpo e mente anche se per poco tempo prima del rito della battaglia. Era possibile che una piccola parte delle sue antiche conoscenze fosse rimasta dentro di lui? Non riusciva a trovare nessun’altra spiegazione. Per verificare la sua teoria tornò a concentrarsi sull’iscrizione. Anche se la parte conscia del suo cervello continuava a considerare quei simboli degli sgorbi incisi sulla pietra, qualcosa di più profondo iniziò a intravedervi un senso compiuto.
«Nei raggi di sole doppi… no, gemelli… si cela la chiave… l’arcana chiave… che mai dovrà ridestarsi… turbando il sonno di ciò che giace… giace… nell’eternità… no, nell’eterna… eterna dimora… del figlio del dio. E’ un enigma! »
Ci era riuscito. Aveva decifrato l’iscrizione. Se ora fosse anche riuscito a risolvere l’enigma, probabilmente avrebbe fatto dei passi avanti. Però doveva sbrigarsi, sentiva di non avere molto tempo, si indeboliva sempre di più e questo lo spaventava.
Calma, non doveva farsi prendere dal panico. L’agitazione era la peggior nemica del ragionamento, questo avrebbe dovuto saperlo bene. L’iscrizione era chiara davanti ai suoi occhi:
“Nei raggi di sole gemelli
si cela l’arcana chiave che mai dovrà ridestarsi
turbando il sonno di ciò che giace
nell’eterna dimora del figlio del dio.”

Ora doveva solo interpretarla.
Yugi respirò a fondo per tranquillizzarsi, tentando di ignorare la stretta la petto. Dunque, partendo dall’inizio… I raggi di sole gemelli. Si guardò attorno ma non notò nessuna pittura o simbolo sbalzato che rappresentasse il sole. Forse era solo un altro modo per dire luce e l’unica luce lì era quella sprigionata dalle due fiaccole. Si avvicinò e le controllò entrambe, senza però riscontrare niente che somigliasse a un nascondiglio per una chiave. L’arcana chiave. Visto che si trattava di due raggi di sole, allora probabilmente anche la chiave era composta da due parti. E al suo Puzzle, guarda caso, mancavano proprio due tasselli. La punta della piramide e l’Occhio del Millennio. Bene, una parte dell’enigma poteva dirsi risolto. Ricostruendo il Puzzle probabilmente avrebbe risvegliato qualcosa che avrebbe dovuto giacere per sempre. Questo era confermato dalle parole “eterna dimora”. E il figlio del dio era… Ma certo!
L’espressione di Yugi si aprì in un sorriso. Nell’antichità ciò che legittimava il regno di un sovrano era l’essere considerato di natura divina. A prendere l’appellativo di “figlio di Ra” altri non era che il faraone stesso! Quindi la dimora eterna poteva essere solo la tomba del Faraone.
Ora quasi tutti i tasselli erano al loro posto. Se fosse riuscito a ricostruire il Puzzle avrebbe risvegliato qualcosa che si trovava nella tomba. Perché non lo spirito di Athem stesso? Forse avrebbe potuto incontrarlo! Forse era questo che doveva fare per liberarlo!
Tentando di dominare l’euforia, Yugi ricordò a sé stesso che non era ancora riuscito nell’intento. Doveva ancora decifrare la prima parte dell’enigma. I raggi di sole gemelli. Se non vi erano immagini del sole dipinte o scolpite, doveva comunque trattarsi di qualcosa che lo rappresentava. La deificazione del sole visibile era Amon-Ra. Durante la riforma religiosa di Akhenaton questi era visto come “aten”, il disco solare.
«Oh, ma questo cosa c’entra? » si disse Yugi scompigliandosi i capelli esasperato. Le nozioni di egittologia inculcategli da suo nonno gli tornavano in mente per associazione di idee senza però un apparente filo logico con quello di cui aveva bisogno. «Chissà se Athem è vissuto prima o dopo Akhenaton? Comunque qui non ci sono dischi. »
Eppure il disco solare avrà pur avuto una rappresentazione fisica. Non riusciva a farsela venire in mente. Un momento… Non aveva bisogno della rappresentazione del disco solare ma dei raggi del sole. Nelle antiche costruzione egizie, cosa si diceva rappresentasse i raggi del sole e quindi il dio Ra? L’obelisco! Inoltre gli obelischi venivano sempre posti in coppia all’ingresso dei templi il che giustificava la parola “gemelli”. Si diceva che fossero raggi di sole pietrificati dell’aten e che all’interno della loro struttura dimorasse il dio stesso. Doveva trovare qualcosa di simile a un obelisco. Lasciò spaziare lo sguardo ma l’enorme sala era completante vuota eccezion fatta per la Pietra del Millennio al suo fianco. Guardare verso l’alto dava un senso di vertigine: le colonne slanciate e altissime si perdevano nell’oscurità di un soffitto invisibile. Quelle accanto a lui, che reggevano le fiaccole però erano leggermente diverse dalle altre. Infatti erano a base quadrata e la loro estremità era perfettamente visibile, appuntita e scintillante d’oro. Sembravano, anzi avevano tutte le caratteristiche di due obelischi in miniatura. Forse quello che cercava l’aveva sempre avuto vicino. La penultima parte del Puzzle era la punta della piramide quindi cominciò subito a cercare sulla superficie scolpita della colonna il simbolo di qualcosa che puntava verso l’alto. Dopo un esame accurato che richiese più tempo del previsto, trovò accanto al basamento due simboli identici e opposti di frecce che puntavano una verso il sole e una verso la terra. La punta di una piramide svettava verso il cielo e verso la divinità quindi era ovvio che il simbolo giusto fosse… Aveva già allungato la mano verso la freccia e il sole quando un’idea improvvisa gli attraversò la mente: il Puzzle del Millennio era una piramide rovesciata. Poteva essere così. Sperò tanto che fosse così mentre le sue dita toccavano la freccia e la terra. Un sinistro crepitio spezzò il silenzio e nel basamento della colonna si aprì un piccolo vano che celava proprio il frammento mancante. Sentendosi riempire di speranza, Yugi lo afferrò e lo incastrò al suo posto. Ora gli mancava un solo frammento e avrebbe potuto rivedere Yami.
Si alzò velocemente per raggiungere la seconda colonna che si trovava dall’altro lato della Pietra del Millennio, ma a metà percorso lo colse un improvviso capogiro. Fece ancora qualche passo, per poi appoggiarsi pesantemente al pilastro respirando affannosamente e a fatica. Quando le sue condizioni erano peggiorate? Preso dall’euforia non se ne era reso conto. Doveva sbrigarsi a trovare l’ultimo frammento o non ce l’avrebbe fatta. Doveva individuare subito il simbolo adatto. Aprì gli occhi, ma le iridi ametista erano appannate e vide solo le chiazze rossastre delle fiaccole sullo sfondo buio.
«No, no, non posso arrendermi adesso! Forza, Yugi, tira fuori la grinta! Manca così poco! »
Si strofinò gli occhi con il dorso della mano e la vista gli si schiarì leggermente. Facendo uno sforzo per rimanere concentrato, cominciò ad esaminare la superficie della colonna alla ricerca del simbolo che celava in sé l’Occhio del Millennio, il frammento mancante. Qualcosa che somigliasse a un occhio, qualcosa di riconducibile anche solo lontanamente a un occhio…
«Ragiona, Yugi, ragiona! »
Le forze gli venivano meno e pensare era sempre più difficile.
L’Occhio del Millennio era rappresentato su tutti e sette gli Oggetti, ma non solo su di essi. Ad esempio si trovava anche sulla tiara del Faraone. Un simbolo regale e la divinità regale per eccellenza era Horus. Il sovrano veniva infatti considerato una sua incarnazione in quanto figlio del signore sotterraneo Osiride, oppure dello stesso Ra… no, non era esattamente così… dipendeva dal periodo storico… prima o dopo l’unificazione… Comunque Horus era una divinità del cielo e della luce…
I suoi pensieri tendevano a sparpagliarsi e la sua mente divagava seguendo percorsi incoerenti.
«Respira. Lentamente. E concentrati. »
Quando aveva cominciato a seguire quel filo di pensieri, aveva in mente di arrivare a una conclusione ben precisa. Doveva seguire quella linea. Horus. Ok. Divinità del cielo. Ok. Cosa aveva a che fare con l’occhio? Veniva chiamato “Horus che presiede ai due occhi”, cioè il sole e la luna. Era già qualcosa, ma lui aveva bisogno di un simbolo. Come veniva raffigurato Horus? Come un falco! Doveva trovare il simbolo di un falco!
Percorse con lo sguardo l’intera superficie e individuò l’immagine che cercava proprio sopra la sua testa. Appoggiandosi alla colonna, si alzò faticosamente in punta di piedi e allungò un braccio. La sfiorò a malapena con le dita prima di crollare in ginocchio. Non ce la faceva più. Se il suo ragionamento si fosse rivelato sbagliato, la sua mente annebbiata non avrebbe avuto la forza di farne un altro. Fortunatamente il crepitio si udì nuovamente e una seconda rientranza apparve. Yugi prese l’ultimo frammento e con mano tremante lo collocò al suo posto.
Tutto avvenne in una frazione di secondo. Il malessere scomparve, sostituito da una profonda sensazione di freddo. Un gelo interiore che già una volta aveva provato. Per un attimo pensò che avrebbe perso i sensi, proprio come in quell’occasione, quando aveva completato per la prima volta il Puzzle liberando lo spirito di un antico Faraone che si era impossessato di lui. Invece non avvenne niente di tutto questo. Dall’oscurità giunse una voce che declamò chiaramente un’antica formula rituale.
«Oh, grande protettore del sole, del cielo, grande Drago Alato, accogli il mio invito. »
Yugi conosceva bene quella formula e come ogni altra volta che aveva udito pronunciarla, un profondo senso di sgomento si insinuò dentro di lui. Quasi non poteva credere alle proprie orecchie.
«Ora trasformati da sfera di luce accecante e alla vittoria conducimi trionfante. Ti prego umilmente di apparire adesso in questo antico gioco, il tuo nome io invoco. Drago Alato di Ra! »
La cosa peggiore era che si trattava di una voce conosciuta, una voce molto conosciuta.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Ciao a tutti!
Questo capitolo è un po' lento, ho fatto abbastanza fatica a scriverlo perchè avevo solo il punto di vista di Yugi e gestire una scena così lunga con un solo personaggio che non interagisce con altri mi risulta un po' complicato. Temo che il risultato sia un po' pesante da leggere... Inoltre mi sono dilungata impelagandomi in ragionamenti storici che spero non siano troppo campati in aria. Mi sono documentata un po' ma non sono sicura che sia tutto corretto. Se c'è qualcosa di impreciso, non è colpa mia ma di Yugino che era confuso... (^_^). Tra l'altro, a proposito di ragionamenti campati in aria, mentre rileggevo il capitolo ho notato l'assonanza tra "Atem" (lasciando da parte le varie h e u) e "aten", avrà un significato? Mha!
Angolino ringraziamenti: come al solito un grazie enorme a tutti quelli che hanno recensito!
Carlos Olivera: Di' la verità, tu mi tieni d'occhio! Come fai ad essere sempre il primo a recensire? Hai commentato mezz'ora dopo che ho postato il capitolo! Poi mi fai sempre un sacco di complimenti, prima mi hai paragonato a Valerio Massimo Manfredi (credo che leggerò qualcosa di suo, mi hai incuriosito) poi addirittura a Masakazu Katsura! Grazie, mi fai davvero tantissimo piacere!!! ^_^
lunachan62: Grazie mille anche a te! Ecco l'aggiornamento, allora che ne dici? Per sapere se Athem tornerà con Yugi, dovrai aspettare l'ultimo capitolo, il settimo. Abbi pazienza e se ti va continua a seguirmi.
Mlle Nihal: Ovviamente grazie anche a te per i complimenti! Sai, esiste una copertina di questa fanfic disegnata da me dove si vede proprio Athem con le catene (povero tatino mio) e Yugi che allunga il braccio verso di lui. Attualmente è in fase di colorazione, ma sono decisamente lenta con Photoshop... ^_^
masayachan: Questa è una storia di "amicizia" (mediasettamente parlando quindi ognuno può interpretarla come vuole, io per prima ^_^) ma non spoilero niente sul finale. Se mi permetti una piccola pubblicità, attualmente ho in fase di progettazione una raccoltina di one-shot con la mia amica Vampy e lì di scene love-love allo zucchero e anche al pepe ce ne sono in abbondanza! (Sugar&Spice, prossimamente su EFP!)
Anche per questa volta è tutto! Alla prossima!
YUKI-CHAN



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(L’espressione fredda sul volto di Athem non mutò minimamente. «Cosa ti aspettavi? Che venissi via con te? »)

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Capitolo 5
*** When I'm gone - La terza prova ***


L'altra metà dell'anima 5 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi
La canzone "When I'm gone" è dei © 3 Doors Down
L'ALTRA META' DELL'ANIMA

di Yuki Delleran


When I'm gone

La terza prova

“There's another world inside of me
That you may never see
There's secrets in this life
That I can't hide
Somewhere in this darkness
There's a light that I can't find
Maybe it's too far away...
Maybe I'm just blind...

So hold me when I'm here
Love me when I'm wrong
Hold me when I'm scared
And love me when I'm gone
Everything I am
And everything you need
I'll also be the one
You wanted me to be
I'll never let you down
Even if I could
I'd give up everything
If only for your good
So hold me when I'm here
Love me when I'm wrong
You can hold me when I'm scared
You won't always be there
So love me when I'm gone.”


***

Colui che un tempo era conosciuto come il Faraone Athem, si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. Rilassò le spalle irrigidite e scoprì che l’intero corpo era indolenzito. Il dolore lo aveva lasciato stordito e privo di forze. Aveva solo potuto vedere quanto Yugi soffrisse a sua volta, rifiutando di arrendersi e risolvendo uno dopo l’altro gli enigmi concatenati che gli venivano posti. Anche lui era più che degno del titolo di Re dei Giochi. Da una parte ne era orgoglioso, ma non poteva negare di essere anche in ansia. Yugi stava rischiando molto per impedire che le tenebre che già lo circondavano, lo inghiottissero del tutto. Quelle tenebre soffocanti che si identificavano così bene con tutto quello che lui era e rappresentava. Un altro mondo, una civiltà antica ormai sepolta. Segreti, segreti di una vita passata ormai impossibili da nascondere. Mai come in quel momento aveva temuto l’oscurità. Anelava la luce, una luce che aveva sempre avuto a portata di mano ma di cui solo ora si accorgeva di avere disperato bisogno. E solo Yugi poteva restituirgliela. Se lui era Yami, Yugi era innegabilmente Hikari, la luminosità e la vita. Gli era sempre stato accanto, sia quando combattevano insieme, sia quando era convinto che stesse sbagliando. L’aveva sempre e comunque sostenuto, arrivando persino a sacrificarsi per lui. Athem sapeva che Yugi aveva bisogno di lui, non in quanto persona incapace di gestirsi autonomamente, ma perché rinunciare a una parte di sé è un dolore troppo grande. Era lo stesso anche per lui, la decisione di andarsene era stata la più difficile in assoluto che avesse mai preso. Per questo motivo avrebbe fatto qualunque cosa per Yugi, sarebbe stato disposto a qualunque sacrificio pur di vederlo uscire incolume da quel rinnovato Gioco delle Ombre. Perché Yugi c’era e c’era sempre stato. Anche ora che lo aveva visto debole e spaventato non aveva esitato ed era corso in suo aiuto. Yugi c’era e gli aveva dimostrato il suo affetto quindi qualunque cosa fosse successa, lui avrebbe fatto la sua parte.

Yugi era rimasto impietrito. L’apparizione del Drago Alato di Ra l’aveva completamente spiazzato, inoltre evocato da quella voce. Sicuramente si trattava di un trucco di Anubis, si disse per tranquillizzarsi. Non era certo quello lo spirito che intendeva liberare. Inoltre Ra stava avanzando verso di lui in modo molto minaccioso. Forse sconfiggerlo era una delle prove che doveva superare, però quella voce… No, non doveva pensarci. Mentre si chiedeva come avrebbe affrontato la Divinità Egizia, abbassò lo sguardo e si accorse di avere al braccio un Dueling Disk. Tutto stava avvenendo troppo in fretta. Aveva appena fatto in tempo ad attivarlo e ad inserirvi il suo deck, che ovviamente aveva sempre con sé, che già il Drago Alato stava per attaccarlo.
«Ma come?! Al primo turno?! » si scandalizzò Yugi piazzando in difesa il primo mostro che gli era capitato in mano.
Il Guerriero Magnetico Alpha finì dritto al cimitero ma almeno i life points di Yugi rimasero intatti.
Ripresosi dallo spavento, il ragazzino tentò di fare mente locale: le carte trappola non avevano effetto sulle Divinità Egizie. In mano aveva solo una carta magia ma per giocarla gli serviva un mostro particolare. Già una volta aveva sconfitto quel drago dalla potenza di attacco incredibile di 5000 punti, anzi era stato il Faraone perché lui in quel momento era vittima del Gioco delle Ombre di Marik, ma per farlo aveva utilizzato una carta che non gli apparteneva. Una carta dal potere incredibile che da quel momento era sempre giaciuta sul fondo del suo deck quasi dimenticata, nella speranza che non fosse mai più necessario utilizzarla. Se ora fosse riuscito a riportarla in gioco forse avrebbe avuto qualche speranza di vittoria.
«D’accordo! » esclamò a voce alta. «Ora basta rimuginare! E’ tempo di combattere! »
Piazzò un mostro coperto in difesa poi evocò il Guardiano Celtico. Sapeva che non era minimamente all’altezza, quindi sistemò una seconda carta coperta e incrociò le dita.
Al turno successivo il Drago Alato distrusse sia la carta magia coperta che il Guardiano Celtico facendo scendere i punti di Yugi a 2800. La situazione si stava facendo critica, ogni volta che studiava una strategia, il Drago Alato la mandava all’aria distruggendo proprio la carta chiave. Yugi cercava di farsi forza e di non scoraggiarsi anche se questa volta era solo e non c’era nessuno a fare il tifo per lui. Doveva tenere bene a mente che stava duellando con uno scopo, per una persona, e questo sarebbe dovuto bastare a dargli la forza necessaria. Se avesse avuto fiducia e avesse creduto nel cuore delle carte, il duello si sarebbe sicuramente risolto a suo favore.
Con l’attacco Forza del Fulmine, il Drago Alato di Ra ridusse in polvere il suo Cavaliere della Regina.
Yugi chiuse gli occhi mentre i suoi life points diminuivano vertiginosamente e gli sembrò quasi di sentire la risata beffarda di Seto Kaiba mentre il suo rivale esclamava con ironia tagliente: «Il cuore delle carte? Non farmi ridere! E tu ti definiresti il Re dei Giochi? »
No! No, accidenti! Non aveva fatto tutta quella strada per lasciarsi sconfiggere così! Doveva salvare Yami, era troppo importante!
«Ti prego, cuore delle carte, guida la mia mano! »
Quella era la frase che Yami ripeteva ogni volta che si trovava in difficoltà in duello ed era sempre stato esaudito. Yugi sperò con tutto sé stesso che quello valesse anche per lui e ne ebbe la conferma quando pescò la carta magia che stava aspettando.
«Bene! Ora sacrifico Gardna Grande Scudo per evocare la Giovane Maga Nera che potenzio con la carta magia Formula Magica. »
La Maga Nera scese in campo con il suo consueto sorriso scoppiettante e gli strizzò l’occhio per incoraggiarlo. Ora i suoi punti d’attacco erano 2500.
«Inoltre gioco Rito della Gloria Nera che, scarificando solo un mostro, mi permette di evocare direttamente dal deck un mostro incantatore di livello sette e io scelgo il Mago Nero! »
Il suo mostro preferito si presentò in tutta la sua magnificenza e questo strappò a Yugi un sorriso. Se Joey, Tea e Tristan fossero stato lì in quel momento, avrebbero sicuramente applaudito. Però ancora non poteva rilassarsi. Per giocare la carta magia che aveva in mano doveva aspettare il turno successivo, ma non poteva permettere che ne frattempo uno dei due incantatori andasse distrutto. Gli occorrevano entrambi. «Posiziono una carta coperta e termino il mio turno. »
Il Drago Alato attaccò immediatamente puntando la Giovane Maga Nera, ma questo fece scattare la trappola Cappelli Magici che la salvò per un soffio. Ora Yugi doveva giocare la carta che aveva pescato. Nessuno ripensamento, nessun rimorso di coscienza doveva fermarlo.
«A me la mossa. Attivo la carta magia Ragnarok! »
Appena venne posizionata sul Dueling Disk, un pentacolo luminoso si accese nel buio sopra di loro e tutto attorno si materializzarono gli spiriti dei mostri del suo intero deck, scesi in battaglia a dare man forte ai compagni.
«Andate, Mago Nero, Giovane Maga Nera! Con le forze unite di tutti i miei mostri, attaccate! »
La luce che si sprigionò da quel potentissimo assalto, lo accecò costringendolo a schermarsi gli occhi con una mano. Quando la abbassò per verificare che il Drago Alato fosse effettivamente andato distrutto, scoprì con terrore che esso si era rinchiuso nella sfera di luce da cui ora stava emergendo grazie al suo potere speciale di fenice.
Yugi si sentì quasi mancare. Se neanche l’attacco decisivo che il Faraone aveva usato contro Marik era andato a segno, non sapeva più cosa fare. Nel suo deck non esistevano carte più potenti. Stava già per lasciarsi andare alla disperazione quando una voce rimbombò nel silenzio cupo che lo circondava.
«Le mie congratulazioni, sei stato bravo. Hai ottenuto una vittoria straordinaria. »
Yugi alzò la testa di scatto. Quelle parole…
«Yami! Ah… ehm… Sei Ra? »
La fenice splendente si rivolse proprio a lui.
«La prova non può ancora dirsi conclusa. Ricorda: un giorno avverarsi potrà la visione dell’occhio che sa quali fatti accadranno e se non accecato da eventi preordinati, sia luce che ombra disfatte saranno. »
Yugi era confuso. Conosceva quella profezia e l’aveva già interpretata. Inizialmente gli era servita per capire che il nemico con cui aveva a che fare era Anubis, ma ora a che scopo ripeterla? Se il Drago Alato l’aveva pronunciata sicuramente c’era un motivo. Sembrava quasi che avesse voluto sottolinearla, e anche nel suo quarto sogno, quello in cui Yami tentava di metterlo in guardia, venivano ripetute quelle parole, soprattutto l’ultimo verso della profezia. Che significato poteva avere ora?
«Sia luce che ombra disfatte saranno… »
Luce… e ombra… Sembrava quasi che si riferisse a… Possibile? Eppure… Ma…
«Yugi. »
Aveva abbassato lo sguardo, ma quando sentì pronunciare il suo nome da quella voce lo rialzò all’istante. Il Drago Alato di Ra in forma di fenice era scomparso e dall’oscurità una figura avanzava verso di lui. Il ragazzino le corse incontro rendendosi conto che gli tremavano le gambe, un po’ per la stanchezza e la tensione, ma anche per l’emozione.
«Questa volta sei davvero tu, Yami! »
L’oscurità si diradò mostrando il Faraone in tutto il suo splendore. Sembrava che fosse lui stesso ad emanare luce. Una creatura completamente diversa da quella che aveva visto prostrata ai piedi di Anubis. Aveva riacquistato tutta la sua fierezza e la sua regalità. Squadrò Yugi dall’alto in basso senza dire una parola.
Il ragazzino si trattenne a stento dal gettargli le braccia la collo. Era meraviglioso rivederlo, ma probabilmente se avesse tentato di toccarlo, avrebbe stretto il nulla poiché il Faraone rimaneva comunque uno spirito. Per questo si limitò a regalargli il sorriso più radioso e spontaneo che avesse mai fatto, chiedendosi perché il suo amico non avesse ancora detto nulla.
Quando finalmente parlò, le sue parole ebbero l’effetto di una doccia fredda.
«Si può sapere cosa ci fai ancora qui? »
Il sorriso di Yugi si offuscò leggermente.
«Sono venuto a salvarti, no? Non potevo lasciarti nelle grinfie di quel pazzo di Anubis. »
L’espressione fredda sul volto di Athem non mutò minimamente.
«Ah, sì? E cosa ti aspettavi? Che venissi via con te? »
«Bhè…»
«Cosa continuo a ripeterti da quando sei entrato qui? Che devi andartene. Perché ti ostini a non darmi ascolto? »
Yugi iniziava ad essere preoccupato. La presenza di Yami gli infondeva una profonda inquietudine, anzi, quella che provava era proprio paura. Come la prima volta in cui si era accorto che il suo corpo veniva manovrato a sua insaputa. Una sensazione di gelo interiore, di qualcosa di oscuro che si era impossessato di lui. Però ora non aveva motivo di essere spaventato, in fondo si trattava di Yami. Lo conosceva bene, no? Non doveva dubitare…
«Sei stato tu ad evocare Ra, vero? » non riuscì a trattenersi dal chiedere. «Perché l’hai fatto? »
Le labbra di Athem si incresparono in un sorriso beffardo.
«Perché ho deciso che era giunto il momento di fare la mia parte. Di dimostrare finalmente ad un ragazzino cieco e ottuso il vero motivo per cui mi trovo qui, la mia vera natura e quanto i suoi sforzi siano stati inutili. »
«Non sono stati inutili! »esclamò Yugi che da stupito e preoccupato iniziava a sentirsi addolorato dal tono freddo del giovane. «Ho superato le prove. Ora sei libero. »
«Quanto sei ingenuo. La mia anima ormai è dannata. Anche se non verrà data in pasto al demone coccodrillo, questo non significa che si salverà. E’ un’anima nera, sporca di sangue, macchiata dall’ambizione, dal desiderio di potere e dalla violenza. Tu credi di conoscermi, ma in realtà non sai niente del mio vero passato. Tu che te ne vai in giro usurpando il mio titolo senza nemmeno renderti conto di cosa questo significhi realmente. Esiste uno e un solo Re dei Giochi! »
Yugi sentiva di essere sull’orlo delle lacrime. Perché Yami gli parlava in quel modo? Anzi, quello non era Yami ma il Faraone Athem che dall’alto del suo trono redarguiva il più umile dei suoi sudditi. Quelle parole crudeli non potevano essere uscite dalle sue labbra quando lui sperava solo di vedervi disegnato un sorriso di benvenuto.
«Quello che hai fatto in passato non ha importanza! » esclamò in un ultimo disperato tentativo. «Ora puoi lasciartelo alle spalle. Non permettere che distrugga anche il tuo futuro. Puoi ricominciare. Possiamo farlo insieme, se vuoi! Tu non sei malvagio, io lo so! »
«Io non ho un futuro, non più, a differenza di te. Per l’ultima volta, vattene da qui e sarai libero. »
Davanti a quella testardaggine, Yugi perse le staffe.
«Se questa è la mia libertà, allora non la voglio! » gridò mentre le lacrime gli rigavano le guance. «Non la voglio se significa lasciarti qui! NON LA VOGLIO SENZA DI TE!! »
Sempre mantenendo quell’espressione cinica, Athem gli si avvicinò.
«Ora ti dimostrerò quanto tu sia stupido. »
Così dicendo allungò una mano e la posò sulla sua spalla.
Yugi quasi non fece in tempo a rendersi conto che questa era tangibile, che le forze gli vennero meno. Le dita di Athem erano gelide, di un gelo mortale che penetrava attraverso la pelle sottraendo ogni energia. Subito dopo iniziarono le sensazioni, violente e sconvolgenti. Yugi crollò in ginocchio, aggrappandosi alle braccia di Athem fino ad affondare le unghie nella pelle ambrata. Gettò indietro la testa e urlò con tutto il fiato che aveva in gola. L’ondata di dolore che lo sommerse era più di quanto potesse sopportare. Era il dolore di tutte le persone che avevano dovuto patire sotto le direttive di un sovrano che aveva scatenato una guerra apparentemente incurante delle conseguenze. Di tutti coloro che avevano perduto la propria anima nei Giochi delle Ombre da lui riscoperti, delle anime e delle vite sacrificate al solo scopo di forgiare gli Oggetti del Millennio da cui lui, il grande Faraone, traeva l’immenso potere per imporre il suo dominio. Un dominio fondato sulla sofferenza, sul terrore e sulla distruzione. Un potere che aveva rischiato di distruggere il mondo.
Era troppo. Troppo…
Yugi lasciò le braccia di Athem e si sorresse a stento appoggiando le mani a terra e chinando la testa, la frangia bionda sugli occhi chiusi.
«No…» mormorò flebilmente.
Istantaneamente tutto intorno a lui scomparve e si sentì precipitare nell’oscurità immensa e infinita.
Una voce profonda riecheggiò nel nulla che lo circondava.
«Hai fallito. Ora la tua anima mi apparterrà per l’eternità! »


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
E' TEMPO DI COMBATTERE!!! Non vedevo l'ora di dire questa frase!!^o^
A parte questo, mi sa che stavolta dovrò davvero chiedere scusa in ginocchio sui ceci a chi davvero gioca a Duel Monsters perchè io non ho mai preso in mano un carta in vita mia e si vede... Il duello tra Yugi e Ra è una moooolto libera interpretazione, prendetelo per quello che è e abbiate pazienza, vi prego. Lo so, potevo evitare, ma Yugi senza il Duel Monsters non è Yugi, quindi...
Carlos Olivera: Stai riuscendo a farmi arrossire... ^///^ Davvero, non mi considero così brava come dici, sei troppo gentile! Sei andato a cercarti tutti i riferimenti?? Mamma che voglia, per quella che è solo una fanfiction! Tanto di cappello! (a proposito, hai visto lo speciale di Stargate di giovedì sera su Ramses e Mosè? Mi sei venuto in mente quando ho visto Manfredi. ^_^) Sì, ho l'impressione di aver fatto un po' di confusione con i nomi, ma sono una principiante che si è documentata solo fino a un certo punto... rimedierò dove possibile. All'egittologia non avevo mai pensato, anche perchè ormai ho finito il ciclo di studi, ma il museo egizio di Torino mi ha sempre attirato, un giorno o l'altro mi piacerebbe visitarlo!
gatta 1290: Non preoccuparti, questa fic arriverà tranquillamente alla sua conclusione e ne esiste anche un seguito! (se per caso qualcuno avesse voglia di leggerlo me lo faccia sapere, l'idea era di postarlo quasi subito dopo la fine di questa storia.) Grazie per i complimenti!
Scintilla: Anch'io ho avuto la mia Yugi-fase quendo lo trasmettevano alle 2 del pomeriggio, poi l'interesse è calato quando la programmazione mi ha reso quasi impossibile seguire la serie delle Memorie... E' stato un mezzo miracolo che sia riuscita a vedere la fine (lacrimoni e nodi in gola a non finire ç_ç) Poi la passione si è riaccesa dal niente una sera che mi è venuta voglia di disegnare il faraone, da lì mi sono riguardata la serie di Battle City (o meglio, le saltuarie puntate che avevo registrato) e poi è nata questa fanfic. E' stato come buttare benzina sul fuoco e sono arrivava a chiedere alla mia amica Vampy di acquistarmi la serie completa (224 Ep...) su E-Bay. Sono una pazza, lo so! Adesso me la sto riguardando, intanto scribacchio song-fic, disegno, leggo il manga e monto amv strappalacrime... mi è riscoppiata la mania. Se vuoi postare il link sul tuo blog, fai pure (è il minimo per un'amante delle YamixYugi come me. ^_^). Sono davvero contenta che ti sia piaciuta la mia storia! ^_^
masayachan: Ci sarà un po' di tutto, spero possa piacerti! Anche se dovrai aspettare un po' perchè è ancora in fase di stesura.
Lunachan 62: Grazie mille! Spero che anche i prossimi capitoli possano piacerti altrettanto!
Akemichan: E' vero, lo stratagemma di sfruttare le debolezze di Yugi era già stato usato nel manga e quando me ne sono accorta ci sono rimasta un po' male (la fanfic risale a circa 4 mesi fa e il manga ho cominciato a procurarmelo solo in seguito) però sono contenta che ti sia piaciuto lo stesso. per quanto riguarda Athem, ho sempre avuto l'impressione che non fosse esattamente uno stinco di santo nonostante tutte le belle parole (e leggendo l'inizio del manga ho rafforzato quest'idea ^_^). Per quanto riguarda i tuoi dubbi (che è più che lecito esprimere), sì, lo stacco è voluto e il perchè si scopre in questo capitolo e ancora meglio nel prossimo. Non spoilero ma ormai si sarà capito... Aton e Amon, invece, so che sono due divinità diverse e che il primo è stato addirittura considerato eretico, ma mentre scrivevo mi è scappata quella frase che effettivamente fa intendere il contrario. E' stata una mia distrazione che correggerò, grazie per avermelo fatto notare! ^_^ A proposito, mi piacerebbe sapere la tua opinione in merito ai riferimenti storici reali in Yu-Gi-Oh!. Una volta avevo trovato qualcosa girovagando per internet, ma non so quanto sia attendibile... inoltre cose come un faraone che si chiama Seti, stuzzicano la mia immaginazione. Cosa ne pensi?
Mamma mia, quanto mi sono dilungata! Ci si vede alla prossima!
YUKI-CHAN



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(«Sì, è vero. Vorrei… voglio stare con lui, perché gli voglio bene, ma non posso! Non è giusto! »)

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Capitolo 6
*** Shadow games - La fine del viaggio ***


L'altra metà dell'anima 6 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi
La canzone "Shadow games" fa parte della © Yu-Gi-Oh! The movie soundtrak
La canzone "Bring me to life" è degli © Evanescence
L'ALTRA META' DELL'ANIMA

di Yuki Delleran


Shadow games

La fine del viaggio

“Long ago, in the ancient past
I remember a life when we first met
In a dark shadow realm under a big full moon
There and then, I could tell
You'd try to break my will

But now, watch as I rise to a whole new height
And our mad battle cry will be heard all night

You keep on playin'
Those dark shadow games, and
No, I won't be beat again
You keep on playin'
Those dark shadow games, and
Oh, this time I'll claim my fame.”


***


«Noooo! Maledetto! Non puoi farlo! Fatti vedere e affrontami lealmente! Lui non c’entra niente! Devi lasciarlo! Yugi! YUGI!! »
Il giovane si accasciò ansimando. Aveva urlato con tutto il fiato che aveva in corpo ma le tenebre attorno a lui erano rimaste sorde e insensibili alla sua rabbia.
«Non è giusto! Non è giusto! » mormorò picchiando a terra i pugni mentre lacrime brucianti premevano per uscire. «Me la pagherai! Non importa come, troverò il modo! Non permetterò che ti prendi Yugi! »
«Il ragazzo ha ragione. E’ ora di porre fine a questo Gioco delle Ombre. »
Quella che aveva parlato era una voce femminile dolce e musicale, ma allo stesso tempo decisa. Le tenebre vennero spazzate via da un’accecante luce dorata e solo quando si affievolì leggermente Athem poté scorgere al suo interno due figure. Spostando lo sguardo si rese conto che quello che gli era apparso come uno spazio di tenebre infinite, in realtà era solo la sala principale del tempio. Da un angolo, ormai impossibilitato a celarsi nell’ombra, emerse il grande cane nero personificazione di Anubis.
«Mia signora, » ringhiò. «siete dunque venuta ad esigere questa anima? La condanna verrà eseguita immediatamente se lo comandate. »
A quelle parole Athem non poté fare a meno di ritrarsi leggermente. Un’altra divinità esigeva la sua anima? Era dunque giunta l’ora del castigo? Se così fosse stato, non avrebbe avuto la possibilità di trarre in salvo Yugi! Com’era possibile che permettessero una tale ingiustizia? Nonostante l’ansia, il suo spirito combattivo si ribellò a quell’idea: non si sarebbe arreso senza lottare!
«Il mio consorte e fratello, signore del mondo sotterraneo, comanda che venga immediatamente sospesa la pena che gli stai infliggendo, poiché non equa ma nata unicamente da un tuo desiderio di vendetta. »
Anche la seconda figura luminosa prese la parola, con una voce maschile e giovanile.
«Egli è un Faraone e come tale la mia incarnazione sulla terra. Se questo non fosse sufficiente, ha più volte salvato l’umanità da chi la minacciava, te compreso. Non merita un simile trattamento, così come non lo merita l’anima pura che hai imprigionato con l’inganno. »
Il cane ringhiò nuovamente e Athem rimase sbalordito da quelle parole. “Consorte e fratello, signore del mondo sotterraneo”, “la mia incarnazione sulla terra”… Quelli erano niente meno che Iside e Horus, la dea madre e regina e il signore del cielo. Che si fosse sbagliato e in realtà fossero giunti in suo soccorso?
«Riassumi la tua forma originaria, Anubis. » ordinò Horus. «Siamo a conoscenza di ciò che è accaduto ma ti è data comunque la possibilità di parlare. »
Alle spalle di Athem si erse di nuovo l’uomo dalla testa di sciacallo che reggeva i capi delle sue catene. Ora che il mantello nero non lo copriva più e poteva vederlo chiaramente, il giovane ne era ancora più inorridito. Il fatto che una creatura simile tenesse la sua esistenza delle proprie mani lo riempiva di repulsione.
Iside ammantata di luce sollevò una mano.
«Quelle non sono necessarie. »
A quelle parole le catene ai polsi di Athem, fredde e pesanti, si dissolsero come neve al sole lasciandolo finalmente libero.
«Mia signora, esigo che mi sia dato ciò che mi spetta! » tuonò Anubis e la sua ira fece tremare l’intero tempio. «Costui ha osato sconfiggermi e umiliarmi ben due volte. Nella notte dei tempi quando era Faraone d’Egitto e in questa orribile epoca moderna con l’aiuto del suo giovane compagno. Quando finalmente dopo tremila anni la sua anima si è trovata in mano mia, ho potuto riscuotere il tributo che mi doveva. »
«E immagino che questo tributo includesse anche l’attirare qui il suo compagno e sfidarlo ad un ingannevole Gioco delle Ombre con il solo scopo di impossessarti di un’anima pura e innegabilmente potente. » disse Horus. «Ovviamente aver costretto il mio protetto ad assistere alle sofferenze del suo amico e non aver informato quest’ultimo che comunque si fossero svolte le prove la posta in gioco era anche la sua anima, sono dettagli insignificanti, vero? »
Anubis non rispose, limitandosi a guardare le due figure splendenti con astio. Athem tentò di rivolgere loro lo sguardo a sua volta ma emanavano un fulgore troppo intenso per essere sopportato dai suoi occhi.
Iside parlò di nuovo.
«Maat, dea della giustizia lo impone. Affrontatevi lealmente oppure ritirati, signore delle anime perse. »
Per un attimo Athem credette di sentire una leggera vena ironica nella sua voce, ma l’impressione scomparve subito non appena la dea continuò.
«Alzati, Athem, Faraone d’Egitto e Re dei Giochi. La tua fama ti reclama. Dopo millenni dal vostro primo incontro sotto lo splendore di un’antica luna, è giunto il tempo di riprendere possesso del tuo destino. »
Il giovane si fece forza. Finalmente si trovava ad armi pari davanti al suo nemico, nessuna catena lo bloccava, nessuna minaccia di ritorsione l’avrebbe fermato. Anubis aveva detto bene, era tempo di pagare. Sì, tempo di pagare per tutto il male che aveva fatto a Yugi. Avrebbe scontato la pena più severa per il dolore che aveva inflitto al suo innocente amico, la cui unica colpa era quella era stata quella di avere un’anima troppo pura per essere ignorata da chi se ne cibava.
Sentiva il potere scorrere di nuovo dentro di lui, era una luce che nasceva dall’interno, una forza che solo ora, dopo la perdita dell’altra metà della sua anima, era riuscito a sprigionare. Non sarebbe stato battuto nuovamente! Non ora che doveva raggiungere uno scopo che andava ben oltre la sua salvezza personale.
Inaspettatamente vide Anubis chinarsi su sé stesso, esplodere in un grido di rabbia e dileguarsi come un’ombra oscura.
«Uno dei contendenti ha rinunciato al duello. » declamò Horus. «La giustizia di Maat è compiuta. Ti sei conquistato il diritto di decidere del tuo destino, mio protetto.»
Athem, rendendosi conto a malapena di quello che era successo, si rivolse alle divinità splendenti.
«Cosa ne è stato di Yugi? » esclamò ansiosamente.
«Non devi preoccupartene, è al sicuro. Ora è giunto il momento di esaudire il tuo desiderio, figliolo.»
La voce di Iside si era fatta dolce e carezzevole, come se cercasse di rassicurarlo.
«Sai di cosa parlo, vero? »
Athem annuì.
«Sì, ma si tratta di un desiderio egoistico che non merita di essere realizzato perché dettato da un sentimento sbagliato.»
Athem sospirò con espressione affranta. Avrebbe voluto realizzare quel desiderio con tutto sé stesso, ma si rendeva conto che non era giusto.
«Provare affetto non è una cosa negativa. Perché la ritieni tale? »
«Perché… bhè… il mio tempo si è concluso. So di averlo fatto soffrire quando me ne sono andato e sarebbe una crudeltà giocare ancora con i suoi sentimenti. »
«Però vorresti stare con lui, vero? Quanto a lui, mi sembra si sia espresso piuttosto chiaramente. »
L’immagine di Yugi che gridava: «Se questa è la mia libertà, allora non la voglio! NON LA VOGLIO SENZA DI TE!! » tornò prepotentemente alla mente di Athem. Gli sembrò che Iside stesse sorridendo. Come poteva spiegare quello che stava provando? Era complicato anche per lui capirlo, l’unica cosa che sapeva era che non poteva pensare solo a sé stesso.
«Sì, è vero. Vorrei… voglio stare con lui, perché gli voglio bene, voglio bene a tutti loro, ma non posso! Non è giusto! »
«Ora calmati e ascoltami bene. L’amore si manifesta sotto varie forme, sia esso amore per la famiglia, per i propri amici, per una donna o per l’umanità intera. Tu che l’hai salvata più di una volta dovresti sapere di cosa parlo. Non esiste un amore giusto e un amore sbagliato. L’amore è solo amore e come tale deve essere accettato. Semplicemente. Lo farai? »
Athem sentì gli occhi inumidirsi. Sembrava tutto così semplice. Se fosse stato davvero possibile…
«Sì, mia signora. » mormorò.
«Senza sacrificio però non si può ottenere nulla. » disse la voce di Horus. «Sei disposto a dare qualcosa di te per realizzare questo desiderio? »
«Qualunque cosa! » esclamò Athem d’impulso.
«Si tratta di un prezzo molto alto. Quando verrà il momento, la tua anima dovrà ricominciare da capo il suo percorso di formazione. E’ lo scotto da pagare per la possibilità che ti è concessa. Lo accetti? »
Era davvero un prezzo molto alto, ma niente gli sembrava troppo per avere finalmente una possibilità vera.
«Sì, lo accetto. »
«Allora chiamalo. » disse Iside con voce carezzevole. «Chiamalo, figlio mio. La sua voce che pronuncerà il tuo nome ti guiderà oltre le porte. »
Appena pronunciate quelle parole, la luce abbagliante che circondava le due divinità venne meno e Athem sprofondò di nuovo nelle tenebre. Per un attimo si sentì prendere dal panico all’idea di trovarsi nuovamente circondato da quel nulla freddo e oscuro, ma questa volta la speranza che aveva dentro di sé era reale. Chiuse gli occhi e indirizzò i suoi pensieri verso l’unica persona importante per lui.
«Yugi… Yugi, io… non so se puoi sentirmi, ma spero con tutto il cuore che tu stia bene. Yugi, tu sei l’unico che possa aiutarmi. Sei la persona più cara che abbia mai avuto, l’unico capace di leggere dentro di me con una sola occhiata. Abbiamo condiviso tutto, corpo, mente e moltissime avventure. Ti ho messo in pericolo tante, troppe volte, eppure tu non mi hai mai voltato le spalle. Sei sempre stato al mio fianco a sostenermi, a incoraggiarmi, a spronarmi ad andare avanti anche se questo ti faceva soffrire. Sei corso in mio aiuto mettendo a repentaglio la tua stessa vita. Ora che mi trovo in questa fredda oscurità, sei l’unico che mi possa aiutare. Yugi… riesci a sentirmi? Ti prego, chiama il mio nome. Solo tu puoi farlo… chiama il mio nome! »

***

“How can you see into my eyes
like open doors.
Leading you down into my core
where I've become so numb.
Without a soul
my spirit's sleeping somewhere cold
until you find it there and lead it back home.

Wake me up.
Wake me up inside.
I can't wake up.
Wake me up inside.
Save me.
Call my name and save me from the dark.
Wake me up.
Bid my blood to run.
I can't wake up.
Before I come undone.
Save me.
Save me from the nothing I've become.
Bring me to life.”


***


«ATHEM! »
Yugi balzò a sedere si scatto ma subito un violento capogiro lo costrinse a ricadere sul cuscino.
Tre volti preoccupati si affacciarono nel suo campo visivo e il ragazzino li fissò confuso.
«Cosa succede? Stai male? » esclamò Tea concitata.
«Accidenti, mi hai fatto prendere un colpo! »
«Che spavento! Tutto bene, amico? »
Accano a lei Joey e Tristan lo fissavano preoccupati.
Yugi si guardò attorno spaesato. Si trovava in quella che sembrava un’ampia tenda e tutto era innaturalmente bianco. Faceva quasi male agli occhi dopo tutto quel buio. Buio? I ricordi gli tornarono prepotentemente alla memoria. Yami. Le prove. E… aveva fallito. Avrebbe potuto salvarlo e non ne era stato capace. L’aveva perso per la seconda volta.
Chiuse gli occhi e li coprì con un braccio mentre un immenso senso di vuoto lo invadeva, e grosse gocce lucenti scivolarono sulle sue guance.
«Yugi! Cosa c’è? »
Tea ora sembrava spaventata.
«Ya… mi… non sono… riuscito…»
La sua voce usciva roca e strozzata a causa del nodo in gola. Se avesse parlato ancora sarebbe scoppiato in un pianto dirotto.
In quel momento la tenda che copriva l’ingresso venne scostata bruscamente e Seto Kaiba irruppe nella stanza. I suoi occhi di ghiaccio la percorsero velocemente per poi fissarsi su Yugi che si era leggermente alzato aiutato da Tea. Le sue sopracciglia si aggrottarono, la linea delle labbra si assottigliò, poi esplose.
«Tu, pezzo di idiota! Che non ti salti mai più in mente di violare la mia proprietà! »
Detto questo, girò sui tacchi e se ne andò lasciando dietro di sé quattro espressioni sconvolte. Yugi era rimasto talmente shockato da quell’aggressione ingiustificata che aveva smesso di piangere. Joey andò su tutte le furie cominciando a strillare: «Ehi, tu! Ti sembra il modo di rivolgersi a un convalescente? Torna qui che ti insegno l’educazione! »
Così dicendo si precipitò fuori dalla tenda seguito a ruota da Tristan che tentava invano di fermarlo dicendogli di lasciar perdere.
Yugi rivolse a Tea uno sguardo totalmente confuso.
«Ehm… non prendertela. » disse la ragazza. «Avresti dovuto vedere in che stato era quando ti ha portato qui. L’infermiera ha detto che era pallido come un lenzuolo e gli tremavano le mani. Ti ha trovato due giorni fa all’alba, svenuto davanti all’ingresso delle rovine del tempio e ti ha portato in braccio fino al campo. »
«Al campo? Quindi siamo ancora in Egitto. » disse Yugi che piano piano stava riuscendo a fare mente locale. «Ma… un attimo. Hai detto due giorni fa? E voi cosa ci fate qui? »
Tea sorrise.
«Sì, siamo in Egitto, questa è l’infermeria del campo della Kaiba Corporation. Hai dormito per due giorni filati e non riuscivamo a capire cosa ti fosse successo. L’infermiera ha detto che quella notte la temperatura si è abbassata parecchio e per questo hai rischiato molto ma non al punto da non reagire alle cure. Ci siamo spaventati. Seto è rimasto seduto su quella sedia laggiù per tutto il tempo e non ha voluto saperne di andarsene finché questa mattina il direttore degli scavi non l’ha praticamente portato via di peso. »
«Stai cercando di dirmi che Seto era preoccupato… per me? »
«Sembra strano ma credo proprio di sì. Inizio a credere che anche lui in fondo in fondo sia un essere umano… Quanto a noi, siamo qui praticamente per lo stesso motivo. Devo ammettere che ero scettica sui tuoi sogni, ma allo stesso tempo temevo che facessi qualche sciocchezza. Joey poi non la finiva più di dire che eravamo dei pessimi amici se ti lasciavamo in balia di gente come Seto e Marik, così abbiamo preso l’aereo ed eccoci qui. A proposito di Marik, è passato un paio di volte a vedere come stavi ma Seto l’ha sempre mandato via. Sarà il caso di fargli sapere che ti sei ripreso. »
Yugi, che si era alzato a sedere, ora stava tentando di appoggiare i piedi sul pavimento. Quel movimento fece scivolare la maglietta troppo grande che indossava, scoprendo la spalla sinistra e la macchia rossa che vi spiccava.
«Santo cielo, cos’hai fatto? » esclamò Tea indicandola.
Yugi rimase a fissare incredulo la pelle arrossata. Sembrava una scottatura. Quello era il punto esatto in cui si era posata la mano gelida di Yami. Scendendo dal letto abbassò lo sguardo per evitare di incrociare quello di Tea.
«Questo è… il marchio della sconfitta. »
Mentre ancora la ragazza tentava di raccapezzarsi sul significato di quelle parole, Yugi si avvicinò all’ingresso e scostò la tenda.
«Parla tu con Marik, per favore. Digli che sto bene, che lo ringrazio per essersi preoccupato per me e mi scuso per i fastidi che gli ho arrecato. Io adesso devo fare una cosa. »
«Aspetta, Yugi, ti sei appena ripreso. » tentò di fermarlo Tea, ma il ragazzino era già uscito.
Camminò attraverso il campo fino a giungere davanti alla tenda di Seto, all’esterno della quale erano seduti Joey e Tristan con espressioni imbronciate.
«Ehi, già in piedi? » esclamò Joey non appena lo vide. «Significa che ti senti meglio. Per fortuna, adesso sto meglio anch’io. »
«Se sei venuto anche tu a cantarle a Seto, ti consiglio di lasciar perdere. E’ una partita persa. » interloquì Tristan.
Yugi sospirò. Probabilmente quel gesto sarebbe parso incomprensibile a tutti ma in quel momento proprio non se la sentiva di dare spiegazioni.
«Grazie, ragazzi, siete gentili a preoccuparvi per me ma non ho intenzione di litigare con nessuno. Ho solo bisogno di parlare un attimo con Seto. Perché intanto voi non accompagnate Tea da Marik?»
Quando i due amici si furono allontanati, Yugi si avvicinò all’ingresso della tenda. Dall’interno proveniva la voce di Seto che discuteva dettagli tecnici relativi agli scavi.
«Seto…» chiamò esitando solo un attimo. «Posso entrare? »
Scostò la tenda e avanzò di qualche passo. Seduto a un tavolo con il direttore degli scavi, Seto dava le spalle all’ingresso.
«Cosa vuoi, Yugi? » chiese seccamente senza voltarsi. «Non ho tempo per altre stupidaggini, ho un progetto da portare avanti. »
«Lo so, quindi cercherò di essere breve. » mormorò Yugi. «Volevo solo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me. Mi hai portato qui anche contro la tua volontà e mi hai salvato due volte. Prima con questa carta magia e poi venendomi a cercare e riportandomi al campo. »
Posò la carta Ragnarok su un piano accanto a sé.
«Te la restituisco. E’ stata determinante anche per questa vittoria ma è giusto che torni al suo proprietario. Grazie anche di esserti preoccupato per me e scusami. Tornerò subito a Domino, non ti devi preoccupare, non ti disturberò più. »
Si voltò e fece per uscire dalla tenda ma un attimo prima si fermò con il telo già in mano.
«Tu dicevi che non ero degno del titolo di Re dei Giochi. » mormorò. «Bhè… avevi ragione. »
Yugi uscì lasciandosi alle spalle il silenzio. Seto non aveva detto una parola per tutto il tempo, ma ora si sentì un colpo improvviso provenire dall’interno, come se qualcuno avesse picchiato con rabbia un pugno sul tavolo.
«Fermate i lavori al tempio! »
«Ma… ma signor Kaiba, quello è uno dei siti di maggior interesse! » protestò il direttore. «Anche lei ha detto che…»
«Ho cambiato idea. Non toccate quella zona. E’ un ordine. »
Yugi avrebbe voluto sorridere mentre si allontanava, ma tutto quello che ne ricavò fu una smorfia di dolore.


CONTINUA...



NOTICINA DI YUKI:
Siamo praticamente alla fine! In questo capitolo sono apparse addirittura altre due divinità, avrò esagerato? Comunque le scene che preferisco di questa fic sono quelle con Seto, non so perchè visto che non è il mio personaggio preferito, ma mi piace trattare il suo modo di dire e non dire le cose. ^_^ Una piccola nota sulle canzoni di questo capitolo: quanto è bella la colonna sonora del film?! Mi piace tantissimo e mi sono innamorata di "Shadow games", che è diventata anche la suoneria del mio cell! "Bring me to life" invece sembra scritta apposta per essere il tema di Yu-Gi-Oh! Ogni volta che la sento mi viengono in mente Yami e Yugi!
Con lo scorso capitolo ho superato il mio record personale di recensioni, GRAZIE A TUTTI!!!
Carlos Olivera: Grazie come sempre per i complimenti! Ho scaricato un paio di capitoli della tua fanfic, appena avrò il tempo di leggerli, ti farò sapere cosa ne penso. ^_^ Dove ho imparato a scrivere così? Ehm... totalmente autodidatta, tanta voglia di trasmettere emozioni e tanti ma veramente tanti libri letti. Una volta ho provato a vedere com'era un corso di scrittura, ma non appena hanno comincaito a parlare di schemi, sono scappata. Forse non è giusto da dire, ma non riesco a scrivere in modo "ingabbiato", ho l'impressione che la storia perda di "calore", devo lasciare le idee libere di seguire il loro corso o va a finire che mi annoio e non riesco a portare avanti la trama.
Lunachan62: Ecco l'aggiornamento! Pensa che io avevo voglia di piangere quando ho visto la fine della serie animata! Io questi due li adoro! Quanto al finale della fic, porta pazienza solo qualche giorno e potrai leggere l'epilogo, allora saprai che fine fa Yami. ^_^
Scintilla: Oddio, ho ri-contagiato un'altra persona... Ho l'impressione che noi due andremmo molto d'accordo! ^_^ Ehm... mi sa che lo sviluppo di questo capitolo avrà un po' deluso le tue aspettative. Infatti lo Yami incontrato da Yugi era davvero un falso anche se studiato per assomigliare all'originale ed è Anubis a portarsi via la sua anima (è sua l'ultima frase dello scorso capitolo). Cavoli, però la tua ipotesi mi è piaciuta un sacco! Sarebbe stata una svolta molto interessante! E se ci pensassi...? Magari riuscirei a farne una shottina. Posso? Anch'io non sopportavo Yugi all'inizio, non vedevo mai l'ora che uscisse Yami. Adesso invece non riesco a vederlo senza uscirmene con un "Tesoro, ma che dolce!", così come non riesco a vedere Yami senza un "Ma da 1 a 10 quanto sei figo?! 25?" Sembrerà un controsenso ma li adoro tutti e due! ^_^
VampiraSix: MENZIONE D'ONORE!!! Sappiate che se questa storia esiste, in gran parte è merito (o colpa :-p) di questa donna! Grazie per i preziosi suggerimenti e la pazienza infinita perchè quando mi ci metto sono davvero pesante... Forza, diamoci dentro con Sugar&Spice! E poi abbiamo ancora 220 puntate da guardare ^________________^...
=Hermione=: Grazie mille per i complimenti! Non preoccuparti, la storia non scappa quindi se ti va di recensire, fai pure con calma! ^_-
Akemichan: Mi piace mettere in risalto questo dualismo di Yami, in fondo non si sa bene come sia stato in realtà all'epoca in cui era Faraone. Anche nella saga delle Memorie abbiamo un Athem "filtrato" dalla personalità di Yami. Sono contenta che ti sia piaciuta la scena! Per il duello... ehm, lo so. Non avendo mai giocato, mi sono barcamenata come potevo.

Siccome l'epilogo è molto più corto rispetto a un capitolo normale, lo posterò dopodomani. Yugi e Yami si ritroveranno? Lo saprete presto!

Ora una piccola richiesta: qualcuno sa suggerirmi una canzone che possa fare da sottofondo a una SetoxKisara (attenzione, Seto non Seth!)? La sto cercando da un po' ma non riesco a trovarne nessuna che si adatti all'idea che ho di questi due... Grazie in anticipo a chi avesse qualche idea!
YUKI-CHAN



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(«Apri gli occhi... Aibou... »)

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Capitolo 7
*** Power within - Epilogo ***


L'altra metà dell'anima 7 Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © Kazuki Takahashi
La canzone "When I'm gone" è dei © 3 Doors Down
La canzone "Power within" fa parte della © Yu-Gi-Oh! The movie soundtrak

L'ALTRA META' DELL'ANIMA

di Yuki Delleran


Power within

Epilogo

“Roaming through this darkness
I'm alive but I'm alone
Part of me is fighting this
But part of me is gone.”


***
Il cielo fuori dalla finestra si faceva sempre più buio. Buio come l’abisso in cui erano sprofondati i suoi pensieri.
Si sentiva uno stupido e un incapace, oltre che una miriade di altre sensazioni orribili. Aveva avuto la possibilità di fare qualcosa per la persona a cui teneva di più e non ne era stato capace. Il senso di colpa per averlo abbandonato si faceva sempre più forte. Ripensandoci, si era reso conto che quello del Drago Alato di Ra era un avvertimento. Significava che andando contro il destino, Anubis intendeva impossessarsi delle anime di entrambi. Ora gli sembrava così chiaro, eppure quando aveva visto Yami, non era più riuscito a ragionare lucidamente. Ricordare il modo in cui l’amico lo aveva trattato lo faceva sentire male, ma ancora peggio lo faceva stare non aver avuto fiducia in lui fino alla fine. Qualunque visione avesse avuto, avrebbe dovuto credere in lui, invece proprio all’ultimo momento aveva ceduto. Il suo cuore non era più riuscito a sopportare tanto dolore e l’aveva rifiutato. Quel misero lamento era stato sufficiente a condannarli entrambi. Aveva sbagliato, non avrebbe dovuto arrendersi. Yami non l’avrebbe fatto. “Il cuore sbaglia proprio come sbaglia la testa e i suoi errori non sono meno fatali.” Era terribilmente vero, infatti la sua esitazione era costata cara a entrambi. Quello che non riusciva a spiegarsi era perché lui fosse tornato dopo che Anubis aveva intrappolato la sua anima. Qualunque cosa fosse successa, non riusciva in nessun modo a perdonarsi di aver abbandonato Yami, di avergli voltato le spalle e di essere tornato a vivere. Non pensava che perdere qualcuno definitivamente e senza la minima speranza facesse così male. Credeva di essersi abituato dopo tutte le avventure che aveva vissuto, i rischi che aveva corso e, sì, le sofferenze che aveva patito. Credeva di essere diventato forte almeno un po’, ma non era così. Si sentiva disperatamente solo, preda di un vuoto incolmabile. La voce del nonno che lo chiamava dal piano di sotto spezzò il filo di quei pensieri deprimenti.
«Yugi! C’è una persona per te! Scendi? »
Il ragazzino chiuse gli occhi appoggiando la fronte al vetro freddo della finestra. «Scusa, nonno, non mi sento bene. Preferisco di no. »
Sarà stato sicuramente Joey o Tristan, oppure Tea. Da quando era caduto in quello stato di apatia stava facendo preoccupare tutti e il fatto che dopo il rientro dall’Egitto si rifiutasse di andare a scuola non era d’aiuto.
«Yugi! E’ venuto fin qui perché è preoccupato per te! Almeno vieni a salutarlo! »
La voce del nonno ora aveva assunto un leggero tono di rimprovero, ma il ragazzino non aveva la minima intenzione di muoversi. Non credeva di riuscire a reggere altri sguardi di commiserazione o pressanti domande si spiegazione. Non degnandosi nemmeno di rispondere rimase immobile seduto sul davanzale. Il silenzio che seguì lo convinse che il nonno avesse infine desistito.
Era appena tornato a voltarsi verso la finestra quando qualcuno accese la luce della stanza costringendolo schermarsi gli occhi ormai abituati all’oscurità.
«Nonno! Ti ho detto di lasciarmi stare! » protestò Yugi con veemenza.
«Apri gli occhi… Aibou…»
Quella non era la voce del nonno… e quella parola…
Il ragazzino sollevò lentamente le palpebre, quasi non credendo a quello che vedeva. Saltò giù di scatto dal davanzale.
«Ya…! »
Si immobilizzò. Non poteva essere vero. Non era reale. Doveva trattarsi della sua immaginazione, uno stupido, crudele scherzo della sua immaginazione. Si strofinò energicamente gli occhi eppure l’apparizione non svaniva. Il giovane dalla pelle ambrata con la maglietta nera e i jeans sbiaditi rimaneva davanti a lui a fissarlo con un sorriso leggermente ironico. Al collo, ai polsi e in vita portava le consuete cinture borchiate. Esattamente come una volta. Eppure Yugi ne era intimorito: non aveva dimenticato il tocco gelido della sua mano, il marchio sulla sua spalla non era ancora svanito.
«Non mi saluti nemmeno? »
Quelle parole, pronunciate in tono gentile, fecero scattare qualcosa dentro di lui che sciolse ogni esitazione e Yugi gettò le braccia al collo del giovane Faraone. Non riusciva dire neanche una parola tanta era l’incredulità e l’emozione.
Il ragazzo scoppiò in una risata cristallina circondandolo con le braccia.
«Anch’io sono felice di rivederti, Aibou. »
Quando si staccarono, Yugi aveva le guance arrossate e gli occhi lucidi di pianto.
«Ya… Athe… non so nemmeno come chiamarti! » esclamò con espressione disperata.
Il giovane sorrise di nuovo indulgente trattenendo a stento una seconda risata.
«Yami va benissimo. Meglio non pronunciare il nome segreto che sigilla i poteri del Faraone. »
Yugi ancora non poteva crederci.
«Ya… mi…»
«Sì? »
Il ragazzino allungò una mano e strinse quella del compagno. Era diversa da quella dello spettro che aveva incontrato, trasmetteva una sensazione di benessere. Era così… così strano… poterlo fare.
«Sai, è la prima volta che posso toccarti… davvero. Prima… io ero te e tu eri me. Condividevamo lo stesso corpo e gli stessi pensieri ma non ho mai potuto sentire concretamente la tua presenza. Ora invece sei qui. Sento la tua mano… calda. Sei vivo… ed è meraviglioso! »
Ormai le lacrime scorrevano copiose dagli occhi ametista di Yugi.
«Sei tornato… eppure io… ho fallito… Com’è possibile? Ero sicuro che… invece… Oh, sei qui! Sei qui davvero! »
Yami accarezzò le ciocche bionde sulla fronte del suo giovane alter-ego sorridendo dolcemente.
«E’ solo merito tuo. Non pensare al come, non ha importanza. Grazie a te mi è stata data questa seconda possibilità. Sono tornato per restare. »
Non era necessario che Yugi conoscesse il prezzo che aveva pagato, dopotutto ora non era importante. Una nuova vita lo aspettava, con una famiglia e degli amici su cui contare. Una vita senza nessuna guerra, nessuna corsa per salvare il mondo, dove il Duel Monsters era solo un gioco e duellare un semplice divertimento. Una vita normale. Una vita meravigliosa.

***
“The Power Within
Can make the Pyramid of Light shine forever
Until the 8th Millennium we're gonna be together
But I don't know how
And I don't know when
All I know
We're gonna win.”



FINE




NOTICINA DI YUKI:
Dunque, oggi sono piuttosto nervosa e abbastanza seccata e il motivo è un certo servizio che ho visto ieri sera al telegiornale riguardante le carte di Yu-Gi-Oh! Chi l'avesse visto sa di certo di cosa parlo. La mia intenzione iniziale era quella di fare una tirata sugli eminenti psicologi di turno e sui giornalisti che evidentemente non hanno niente di meglio da fare che demonizzare cose innocenti con i risultati che chiunque conosca l'associazione genitori ha ben presente, ma eviterò perchè mi rendo conto che questo non è il luogo adatto. Ne ho discusso sia con una mia amica che con il mio fumettaro di fiducia (tra l'altro rivenditore delle carte) e sono giunta alla conclusione che non vale la pena di farsi il fegato amaro (mi ritengo comunque fortunata ad essere riuscita a vedere per intero la serie di Yugi nonostante i tagli mediasettiani sia audio che video. Se questa storia fosse uscita un po' prima ho l'impressione che avremmo potuto dire addio alla saga delle Memorie...). Cerco di portare pazienza e di pensare che passerà anche questa come è passata quella di Sailor Moon e dei Pokemon.
Scusate la digressione che c'entrava poco o niente! La storia è finalmente giunta al termine! Scusate se ho aggiornato così tardi ma sono appena rientrata! Allora, cosa ne pensate? Soddisfatti del lieto fine? Bhè, non poteva essere altrimenti, visto che io i finali tristi e strappalacrime come quello originale non riesco proprio a sopportarli. ^_^ Se posso, almeno quando sono io a gestire i personaggi, cerco sempre di far girare le cose per il meglio!
Lunachan 62: Wow, la prima a recensire! Questa volta hai battuto tutti sul tempo! Spero che l'epilogo ti sia piaciuto. Visto? Il tuo (e mio :-P) amato Athem è tornato! Non ce la faccio proprio a lasciarli saparati questi due! Grazie per le immagini, ricambierò! Ho trovato delle fanart davvero carine in giro per il web. ^_^
heven89: Grazie per i complimenti! Tentare di mantenere i personaggi IC è un problema che mi pongo spesso, a volte ci riesco, a volte un po' meno, ma sono convinta che se andassero troppo OOC non sarebbero più i personaggi che mi piacciono, quindi tento di essere il più fedele possibile. Aspetto i commenti sull'epilogo!
Carlos Olivera: Pensavo di aver esagerato tirando in ballo altre due divinità ma mi fa piacere che tu abbia apprezzato! Posterò presto il seguito (che con questa ha davvero poco a che fare, ti assicuro. Niente riferimenti storici.) Spero che mi farai sapere cosa ne pensi!
gatta1290: Athem è tornato! Grazie al desiderio che ha espresso a Iside. Lo stacco temporale era per permettere a Yugi di tornare a casa e per lasciare la storia un po' in sospeso.
Akemichan: Grazie. Le tue sono alcune tra le recensioni che preferisco, davvero! Mi permettono di ragionare sulle pecche delle mie storie e questo per me è molto costruttivo. Forse l'intervento di Iside e Horus lascia l'amaro in bocca perchè ci si aspetta che l'eroe riesca a risolvere la situazione con le sue forze mentre qui praticamente si limita a farsi salvare. Non è molto nello stile di Athem, lo ammetto. Probabilemnte è questo che smorza i toni di quella che dovrebbe essere la scena risolutiva.
Scintilla: Ehm... hai toccato un tasto un dolente, perchè quel particolare l'avevo lasciato un po' vago apposta per paura di scrivere una sciocchezza. In poche parole l'idea di base era questa: Horus concede a Yami di tornare in vita per quello che è ora a patto che al termine naturale della sua vita l'anima riprenda il ciclo delle reincarnazioni (cioè prima negli esseri inferiori e solo dopo parecchi cicli negli esseri umani). Essendo un tema che tocca le credenze religiose e su cui non sono molto documentata, ho preferito accennarlo appena. Comunque è un prezzo davvero alto.

Questa è davvero la fine! Grazie a tutti quelli che hanno recensito e anche a quelli che hanno solo letto! Spero seguirete anche la prossima fic! Inoltre un grazie a Vampy che continua a sopportare i miei scleri, che coraggio!
Un bacio a tutti!
YUKI-CHAN




COMING SOON (spero la prossima settimana):
"Dream of the past" (il famoso seguito!)
(«Tu non sei solo. Ci siamo noi, ci sono…io. Non ti basta? »
«Mi dispiace, no. »)

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