Grifondoro per amore

di elieli9090
(/viewuser.php?uid=152794)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


INTRODUZIONE
La storia è ambientata al settimo anno in un mondo magico in cui Voldemort non è mai rinato, distrutto definitivamente dal rinculo della sua maledizione contro Harry. Quindi Piton e Silente non sono morti e l’insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure è di nuovo Lupin. Beh spero che l’aver così stravolto i libri non vi dispiaccia e che leggiate ugualmente questa FF.
 
CAPITOLO 1
 
“Hermione io proprio non capisco come tu possa sopportarlo.”

Hermione alzò gli occhi sul suo compagno di casa che si era lasciato cadere sulla poltroncina davanti al camino allentandosi contemporaneamente la cravatta gialla e rossa e sfilandosi le scarpe nere per allungare i piedi davanti al caminetto. Aveva un’espressione furiosa dipinta sul viso pallido e anche i capelli risentivano di quel nervosismo e cadevano flosci sulla fronte aggrottata.

“So che è un tuo amico ma è così pieno di sé. E quell’altro, il suo cagnolino , sempre a ridere per ogni cavolata. Sono due presuntuosi!”

Hermione sorrise, sapeva quanto il suo amico odiasse gli altri due suoi migliori amici. Negli ultimi sette anni aveva sempre cercato di farli riappacificare ma non c’era mai riuscita. Quei tre continuavano a litigare. La McGranitt non faceva che ripetere che non era mai successo che degli appartenenti alla stessa casa si odiassero fino a quel punto. Non avevano timore di litigare o lanciarsi qualche maledizione ovunque si trovassero e avevano fatto perdere diversi punti a Grifondoro.

“ E poi non glielo ha detto nessuno che due contro uno non è corretto? Pensa a quante volte mi hanno attaccato in due spalleggiati da quella piccola banshee dai capelli rossi. Quella strega lancia delle fatture orcovolanti terribili.”
Hermione fece per parlare ma l’amico glielo impedì. Rimase allora zitta ad ascoltarlo accarezzando Grattastinchi rannicchiato in grembo a lei. Prese un pallino acido dal sacchetto e ne offrì al ragazzo seduto al suo fianco.  Draco Malfoy lo prese ringraziandola.

“E sinceramente non sono delle aquile. Danno dello stupido a me e negli ultimi cinque compiti in classe di pozioni hanno preso T e ripeto T. Perfino il Troll di montagna che ti ha aggredita al primo anno avrebbe potuto fare di meglio.   Cioè so benissimo che nemmeno io riesco a prendere Eccezionale come te ma almeno il mio onorevole Oltre Ogni Previsione lo riesco a prendere. E lui continua ad insinuare che prenda  quel voto solo  perché lui e mio padre erano amici. E Piton odia tutti gli studenti di Grifondoro. Io non faccio eccezione. Sai che quando torno a casa per le vacanze estive e viene a trovare mio padre quasi non mi saluta nemmeno? ”

“So che può essere irritante a…” provò a dire Hermione.

“Però dimentica sempre di dire che nonostante Lupin sia un suo caro amico, e tra parentesi non dovrebbe essere permesso. Dai lui è il padrino del figlio del professore! Fa sempre favoritismi verso di lui e il suo amichetto! Va beh insomma io i miei onorevoli voti li prendo anche in quella materia. Si certo lui ha un Eccezionale scritto accanto al suo nome qualunque cosa faccia mentre a me non lo darebbe nemmeno sotto tortura eppure anche io me la cavo discretamente.”
Hermione provò di nuovo a rispondere al monologo dell’amico che però non sembrava dell’idea di lasciarla parlare.  Strappò un pezzetto della pergamena e lo buttò nel fuoco con rabbia.

“Per non parlare poi di Trasfigurazione! Esiste una professoressa più imparziale della McGranitt? E se sono così incapace con la bacchetta perché i nostri voti se equivalgono! Anzi i miei  sono leggermente migliori. Ok lo so che sono così buoni perché studio con te ma almeno io ho il cervello per capire che è la cosa migliore, studiare con te dico. Loro sono buoni soltanto di supplicarti di copiare all’ultimo minuto.”

Hermione, che ormai aveva capito che il compagno non aveva alcuna intenzione di ascoltare quello che lei aveva da dire, rimase zitta con un sorriso obliquo sulle labbra pronta a sentire che altro aveva da dire l’amico. Il ragazzo strappò un altro pezzo della pergamena e lo butto nuovamente nel fuoco. Ci mise pochi secondi a sparire diventando cenere.

“Ma come fai a passare le vacanze di Natale con loro? Sicuramente saranno così presuntuosi anche a casa. Potter ha proprio la faccia di uno che passa il tempo a narrare le sue partite vinte azione per azione. Weasley con ogni probabilità gli sbaverà sulle scarpe e sua sorella… stacca mai gli occhi dallo specchio quella?”

Hermione rise. La descrizione di Ginny era parecchio azzeccata. Per quanto le due ragazze andassero d’accordo era vero che la piccola Weasley era piuttosto vanitosa, era molto bella e sapeva di esserlo. Anche lei aveva piuttosto in antipatia Draco ma Hermione era quasi sicura che fosse per emulare il fratello e il fidanzato che per vera avversione. Non di rado infatti Hermione aveva visto lanciare qualche occhiata di ammirazione verso Malfoy  per poi girarsi a cercare Harry con lo sguardo sperando che non se ne fosse accorto.

“Dai perché non dici niente?”

“Ah posso parlare ora?”

Il ragazzo rise. Strappò l’ennesimo pezzo di pergamena e se lo girò tra le dita. Fissò il fuoco per qualche istante, nei suoi occhi si vedere un gran nervosismo.

“Draco, so che Harry a volte è...”

“Presuntuoso? Egocentrico? Vanitoso? Vanesio? Frivolo? Vuoto? Megalomane? Egoista?”

“Ehmm si il senso è quello. Ma se ti sforzassi di conoscerlo un pochino scopriresti che qualcosa di buono sotto la superficie c’è.”

“E poi quel Weasley che ti gironzola intorno e ti guarda come se fossi uno zuccotto di zucca fatto in casa. Ti mangia con gli occhi Hermione te ne sei resa conto? Divora la faccia a Lavanda ma fa scene di gelosia se solo ti rivolgo la parola. Dai è ridicolo! E non capisco come tu possa sopportare questo suo lato così possessivo. E non dirmi che è affetto, perche non è affetto. È solo geloso!”

Questo se lo era chiesto anche Hermione. Ron e Lavanda stavano insieme da più di un anno ormai ed Hermione ormai si era abituata. All’inizio ci aveva sofferto molto, Ron le era piaciuto dal  primo anno quando con Harry l’aveva salvata nel bagno dall’attacco del troll di montagna che voleva mangiarsela. Poi le era passata e aveva capito che doveva andare avanti. Sentendosi di troppo con Harry e Ron entrambi accoppiati passava sempre più tempo con Draco. Ma fedele come sempre non aveva mai rinnegato l’amicizia di quei due per quella di Malfoy.

“Ron è molto insicuro, per tutta la vita si è sentito l’eterno secondo. Ha tanti fratelli con misurarsi e un amico famoso come Harry che lo mette sempre in ombra. Ed è geloso di te perché tu sei ricco e bello e si sente inferiore a te.”
“Anche Potter gli è superiore. Eppure gli scodinzola dietro come un cagnolino.”

Grattastinchi saltò sulla poltrona in braccio a Draco che prese ad accarezzargli il ruvido pelo  rossastro. Le fusa che il gattone faceva sembrava il bollire di una pentola di fagioli.

“A proposito cos’è quella pergamena che stai strappando con tanta rabbia?”

“Solo la solita lettera mensile di mio padre.”

“Oh siamo già in quel periodo del mese?”

Draco annuì e abbassò lo sguardo sulla pergamena strappata agli angoli ma le amorevoli parole del padre erano ancora ben incise sul foglio. Hermione era l’unica a sapere  che ogni prima domenica del mese Lucius Malfoy spediva una lettera al figlio in cui gli sottolineava quanto fosse deluso da quell’unico figlio che lo aveva disonorato finendo a Grifondoro patria dei Mezzosangue. Quando poi aveva saputo che aveva stretto amicizia con Hermione Granger, la Nata Babbana per antonomasia, appena un mese dopo lo smistamento, aveva dato di matto. Era addirittura venuto ad Hogwarts per ritirare il figlio dalla scuola  e fargli proseguire gli studi a casa per sottrarlo così alla promiscuità dell’ambiente in cui si veniva a trovare. C’era voluto l’intervento di Silente per dissuadere Lucius che però non aveva ancora rinunciato all’idea di portarlo via. Lucius non si era arreso e aveva chiesto una seconda opinione del cappello parlate che per la prima volta da secoli era stato svegliato in piena notte e rimesso sulla testa di un Draco undicenne che in lacrime sperava non lo spostasse a Serpeverde come voleva il padre.  Il cappello parlante aveva ribadito la sua decisione Draco Malfoy stava bene a Grifondoro. Il professor Piton, grande amico di Lucius, aveva provato a convincere Silente a spostare Draco anche senza l’autorizzazione del cappello parlante ma il vecchio preside, dopo una veloce occhiata agli occhi supplichevoli di Draco, aveva posto il veto.

Così ogni mese da sette anni Lucius gli mandava una lunga lettera dove cercava di convincere il figlio a cambiare scuola, magari spedendolo dal suo amico Karkaroff a Durmstrang dove non ammettevano maghi che non fossero purosangue.

“E che dice questa volta il vecchio Lucius?”

“Oh lo sai, le solite cose. Il disonore della famiglia, la pecora nera, la vergogna di vedere il figlio associato a traditori del loro sangue Babbanofili…”

“Oh e l’ha scritta la mia frase preferita questo mese?”

Draco sogghignò sapendo a cosa si riferisse l’amica.

“Intendo dire ‘e se proprio non vuoi cambiare scuola almeno fammi il favore di mantenere le dovute distanze da Hermione Granger feccia del genere non deve contaminare l’aria che respiri.’ Oh si l’ha scritta anche questa volta.”

Hermione rise. Ora mai erano entrambi abituati a quelle lettere cattive e maleducate e ci ridevano sopra con complicità. Ma solo quando nessuno li ascoltava. Quelle lettere erano il loro segreto. Nessun’altro doveva sapere.
La prima volta che Draco le aveva permesso di leggere una di quelle lettere ci era rimasta veramente male. i compagni Serpeverde la prendevano spesso in giro per le sue origini Babbane ma che un uomo adulto dicesse cose simili di lei la facevano veramente soffrire. Hermione e Draco si erano trovati simpatici da subito, fin da quando sul treno lui le aveva spiegato in cosa consisteva lo smistamento. E quando il cappello l’aveva messa a Grifondoro Draco ci era rimasto molto male. Era sicuro che il cappello parlante l’avrebbe messo a Serpeverde come il resto della sua famiglia. E si era trovato a sperare di essere abbastanza diverso da suo padre da finire in un’altra casa. Non importava quale ma non Serpeverde. Era risaputo quando Grifondoro e Serpeverde si odiassero.

Quando il cappello parlante l’aveva messo a Grifondoro Draco aveva saputo con precisione che era solo per Hermione.

Ma questo non glielo avrebbe mai detto.

 “Che farai a Natale?” Chiese Hermione per cambiare argomento.  Riusciva sempre a capire quando era arrivato il momento di parlare d’altro, prima che Draco si accigliasse troppo e iniziasse a rimuginare sulla brutta situazione a casa sua.

“Non lo so.”

“I miei genitori vogliono andare a sciare. Ma a me sinceramente non  piace. Non ho voglia di rimanere ad Hogwarts per le vacanze e di andare alla tana e Vedere Ron e lavanda che si mangiano la faccia non è la mia idea di Natale rilassante. Quindi pensavo che forse ti farebbe piacere venire a casa mia nella Londra Babbana. Sai non te lo avevo mai chiesto perché non volevo metterti a disagio con tuo padre ma ora sei maggiorenne e non c’è bisogno che lo sappia…”

“Sarei molto felice di passare le vacanze con te.”


Hermione sorrise e Draco si sorpresa a contare a quanti giorni mancassero alle vacanze di Natale.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


INTRODUZIONE
Mi è stato chiesto da un’attenta lettrice che fine abbia fatto Sirius. Ho deciso che siccome ho già stravolto a sufficienza la trama della povere Rowling potevo farlo ancora un po'’. Per quanto abbia pensato non sono riuscita a trovare altra soluzione: Sirius non è mai stato accusato di alcun omicidio ed è il tutore di Harry che è cresciuto con lui. Essendo visto fin dalla nascita come il salvatore del mondo magico è stato adulato e vezzeggiato da tutti ed è cresciuto piuttosto viziato. Spero che questa piccola premessa vi abbia schiarito un po' le idee che dal primo capitolo magari erano piuttosto confuse.
 
CAPITOLO 2
“Parola mia Hermione non capisco come tu possa essere così amica di un superficiale simile.”

Harry e Ron, per una volta senza le fidanzate, incollate a loro con un incantesimo di adesione permanente, si lasciarono cadere ai suoi lati mentre studiava trasfigurazione in biblioteca. Luogo che per quei due era praticamente sconosciuto così come il suo contenuto. Hermione se era chiesta spesso come avessero fatto a passare tutti gli esami con voti civili. Poi le venne in mente tutte le volte che aveva passato loro i suoi appunti e si diede una spiegazione.

“shhhhh”

Madama Pince vigile come al solito zittì i due ragazzi che erano entrati per profanare il silenzio che regnava sovrano in quel luogo che per quella strana donna era un luogo di culto.

“Quella donna sembra un avvoltoio denutrito”Bisbigliò Harry e Ron scoppiò in una rumorosa risata.

“shhhhh ragazzi perversi! Ancora una parola e vi butto fuori!” urlò la bibliotecaria da dietro uno scaffale e di cui vedevano solo la cima del cappello a punta. La vocetta stridula della donna era molto più alta della risata di Ron e i pochi studenti presenti nella stanza avevano alzato la testa fissandola sbalorditi.

“Dai Hermione usciamo prima che ci sbatta fuori. Andiamo in Sala Grande. A quest’ora c’è poca gente.”

Hermione raccolse i suoi libri seguendo i due amici fuori dalla biblioteca semivuota. Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che era stata da sola con Harry e Ron che aveva abbandonato volentieri il ripasso per l’interrogazione del giorno dopo. Dopotutto era abbastanza preparata, era l’unica del sesto anno capace di trasfigurare se stessa così bene da essere irriconoscibile.

I tre entrarono nella sala grande. Quando non era l’ora di cena c’erano pochi gruppetti di studenti che leggevano o giocavano a sparaschiocco e a scacchi. C’era anche Draco che studiava Erbologia con Neville, il suo compagno di  stanza. Draco era  così, per andare bene a scuola non gli bastava ascoltare le lezioni. Lui sceglieva il migliore e studiava con lui, spremeva le conoscenza altrui fino all’osso. I due andavano piuttosto d’accordo nonostante i trascorsi delle rispettive famiglie. Ma Neville aveva un animo troppo buono per portare rancore verso la sadica zia di Draco. Forse era proprio per quello che erano così amici: odiavano la stessa persona.

Calì e Lavanda leggevamo Strega moderna e comparavano le rispettive pettinature a quella di una cantante magica molto in voga. Vedendo Ron lavanda gli mandò un bacio con la mano. A Ron arrossirono le orecchie. Odiava quel tipo di smancerie così in pubblico. Ringraziò che i gemelli non frequentassero più la scuola o l’avrebbero preso in giro per ore.

 Al tavolo di Serpeverde Blaise Zabini, un bel mago nero con zigomi pronunciati e occhi obliqui, era impegnato in un bacio mozzafiato con Pansy Parkinson, una giovane strega con la faccia che assomigliava ad un carlino.

Hermione li guardò per un istante con morbosa attenzione pensando che non aveva mai baciato nessuno con quella foga. Forse era meglio dire che non aveva mai baciato. Il ruvido incontro di labbra con Krum sulle sponde del lago nero dopo il ballo del ceppo non contava.

“Stavo dicendo – continuò Harry interrompendo le elucubrazione di Hermione – che non capisco come tu possa sopportare quel borioso, tronfio, arrogante.”

Hermione si ritrovò a pensare che se Draco era arrogante, Harry lo era anche di più. E da quando aveva scoperto quanto era stato arrogante il padre, se possibile lo era diventato ancora di più. Ma era un’arroganze assolutamente sopportabile. Perché Harry c’era. Sempre quando lei aveva bisogno di lui. Aveva passato tante vacanze a Grimmauld Place con Sirius, il tutore di Harry.
“Draco non è così male, anzi è simpatico, sinceramente avete più cose in comune di quante ne pensiate.”

“Impossibile!” borbottò Ron scartando una delle cioccorane che aveva in tasca. Tirò fuori la figurina di Silente che dormiva placido con gli occhiali a mezzaluna leggermente sghembi sul naso storto. Storse il naso. Aveva duecento doppioni di Silente. Nonostante i diciassette anni già compiuti Ron ancora non aveva rinunciato a terminare la collezione di figurine.

“Invece è vero. Draco è spiritoso e anche dolce – le guance di Hermione si tinsero di un rosa leggermente più scuro del suo normale colore – ed è anche molto leale. Mi ricorda voi per qualche verso.”
“Non dirai mica sul serio?”

“Si Harry dico sul serio ma se non ti ho convinto in sette anni non ce la farò questa volta credo. Anche se niente mi renderebbe più felice del vedervi andare d’accordo.”

Aveva usato l’arma segreta. Sia Harry che Ron, nonostante il loro carattere non sempre facile, volevano molto bene all’amica. Ogni volta che Hermione usava quella frase magica l’effetto era immediato e per circa una settimana i tre andavano d’amore e d’accordo. Poi volava una parola di troppo, una risata a voce troppo alta e ricominciavano a volare anche le fatture. Dovevano passare dai cinque ai dieci giorni prima che Hermione potesse usare di nuovo il suo piccolo ricatto morale.

“Beh se la cosa ti fa tanto felice potremmo provare ad andare d’accordo. O almeno a non odiarlo così tanto.” Brontolò Ron buttando nel cestino una figurina di Morgana che si grattava il naso con impegno.

Hermione sorrise soddisfatta. La reazione di Harry non l’aveva delusa nemmeno quella volta. Erano sette anni che usava quello stratagemma, prima o poi avrebbe smesso di funzionare.

“Hermione hai letto in bacheca che il sabato prima delle vacanze di Natale c’è un week end ad Hogsmaede? Potremmo andare tutti insieme.”   Chiese Harry.

“Io sono già con Draco, verremo con voi…”

“Draco? Ehm è proprio necessario che venga anche lui?” Farfugliò Ron. Dei due era decisamente quello meno entusiasta. Ad Harry era semplicemente antipatico ma Ron era gelosissimo di lui e questo rendeva più difficile ingoiare il rospo ed andare avanti.

“Ragazzi voi siete tutti in coppia e sinceramente fare il quinto incomodo non è la cosa che preferisco nella vita.”

Harry rise. “stai tranquilla Hermione l’invito era già esteso anche a lui.”

Dall’altro capo del tavolo Grifondoro Malfoy alzò la testa al rumore della risata di  Herry. Incontrò lo sguardo di Hermione che gli fece l’occhiolino. Draco si sentì improvvisamente più felice. Guardò fuori dalla finestra: perfino il cielo gli pareva più limpido nonostante stesse nevicando.

“Dopotutto per un giorno si potrebbe anche seppellire l’ascia di guerra. Se lo fa anche lui ovviamente.”

“Harry ma che dici?” Si intromise Ron dopo aver mandato giù quella che probabilmente era la quinta cioccorana degli ultimi venti minuti.

“Ron dai ragiona, io sono in coppia, tu sei in coppia ed Hermione passa tanto tempo con Draco non ti spieghi il motivo?”

“No!”

Herry rise così sguaiato che perfino Zabini e Pansy smisero il loro bacio appassionato per voltarsi verso il tavolo di Grifondoro. Hermione, nel vedersi così al centro dell’attenzione, arrossì fino a diventare dello stesso colore dei capelli di Ron.

“Ma come Ron! Dai Hermione e Draco hanno una storia. O almeno un simpatia. Dobbiamo aiutare l’amore. Come dice sempre Silente!”  Ron quasi si strozzò ingollando l’ennesima Cioccorana e lasciandosi quasi scappare di mano la settima.

Hermione arrossì ancora di più se mai era possibile. Guardò Draco e scoprì che anche lui la stava fissando con un sorriso enigmatico sulle labbra. Neville alzò la testa dal libro di Erbologia scoprendo, senza alcuna sorpresa, che quei due si stavano guardando  di nuovo. Sorrise, l’orgoglio di quella coppia mancata (e sperava ancora per poco) era risaputo ma l’attrazione era così palpabile che si poteva tagliare con un coltello da burro.   

Ginny raggiunse i tre amici e si lasciò cadere al fianco di Harry stampandogli un bacio sulle labbra e rubando dalla scorta del fratello una cioccorana.

 “Di che parlate ragazzi?” chiese Ginny sorridendo?

“Hermione ha una cotta per Malfoy!”

“Davvero?” chiese lavanda lasciandosi cadere al fianco di Ron e prendendolo per il braccio e stringendosi a lui come se non lo vedesse da mesi.

“Ragazzi smettetela di dire sciocchezze! Siamo solo buoni amici.” Disse Hermione alzandosi dal tavolo e dirigendosi a nervose falcate verso la biblioteca.

Harry non potè far a meno di sorridere pensando che l’amica non sospettava nemmeno quello che a tutti gli altri era chiaro.



NDA
 grazie per le recensioni... continuate per favoreeeeeeee

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
Vedere Harry Potter, Ronald Wealsey e Draco Malfoy dirigersi insieme a Hermione, Ginny e Lavanda fu qualcosa di assolutamente unico ed irripetibile. Mentre uscivano da scuola, due coppie per mano e una semplicemente affiancata, tutti li guardavano stupiti. Alcuni dei Grifondoro si chiedevano se finalmente fossero cessate le ostilità, tantissimi erano stufi della valanga di punti che le liti di quei tre toglievano alla loro casa. La reciproca antipatia era leggendaria. Tutti ricordavano le infinite volte in cui Harry aveva usato una fattura pungente su Draco che, per tutta risposta, usava il Levicorpus, lasciando quei due per intere mezzore appesi a testa in giù. Generalmente a quel punto arrivava Ginny che lanciava una fattura orcovolante costringendo Malfoy alla resa, che ,piccato e sconfitto dalla superiorità numerica, andava da Hermione con la coda tra le gambe per farsi curare.

Solo sul campo da quidditch quei tre riuscivano a tenere un comportamento quasi umano. Quasi perché sia Harry che Draco avevano gareggiato per il ruolo di Cercatore, carica vinta infine da Harry. Malfoy aveva dovuto ripiegare e, per far comunque parte della squadra, era diventato Cacciatore insieme a Ginny. Harry non gli aveva mai concesso di dimenticare di essere stato battuto né Draco aveva mai permesso a se stesso di scordare di non essere stato il migliore. Nonostante questi trascorsi, però, la smania di giocare bene, e soprattutto vincere, era abbastanza forte da spingerli a diventare alleati. Sul campo, a cavallo della scopa, non avevano nemmeno bisogno di parlare o farsi gesti per capirsi. Bastavano delle semplici occhiate. Ma una volta scesi dalla scopa ecco riaffiorare i vecchi rancori. Capitava che litigassero perfino durante i festeggiamenti per la vittoria, davanti a tutti, in sala comune finchè la McGranitt non veniva a dividerli e, naturalmente, a sottrarre una manciata di punti. A volte, però, neanche quello bastava a fermarli e allora fioccavano punizioni a valanga. Se poi per disgrazia perdevano, per la sala comune volavano accuse di negligenza e fatture.

Eppure quel sabato, l’ultimo prima di tornare alle rispettive case il giorno dopo, eccoli scendere le scale per andare all’unico insediamento interamente magico della Gran Bretagna. Hermione pensava a cosa regalare ai genitori per Natale. Di sicuro avrebbe preso loro un pacco enorme di Fildimenta Interdentali. La prima volta che glieli aveva portati, durante la loro primissima gita a Hogsmaede, al terzo, ne erano andati letteralmente pazzi. Avevano riso tantissimo alla vista di quei dolci che, non solo non facevano venire carie, ma aiutavano perfino l’igiene orale.

Draco, invece, accanto a lei cercava disperatamente di trovare il coraggio di allungare la mano e prendere quella di lei. Magari con la stessa naturalezza con cui Harry prendeva quella di Ginny. Per un solo istante desiderò che Hermione fosse spregiudicata ed espansiva nei suoi confronti come Lavanda verso Ron. Poi si ricordò di quanto Lavanda fosse appiccicosa e noiosa e si diede mentalmente dell’idiota per avervi solo pensato.

“Hermione, Draco voi dove volete andare?” chiese Ron lasciando per qualche istante la mano di Lavanda per girarsi verso quei due che si stavano attardando troppo per i suoi gusti. Nel girarsi aveva notato che, benché nessuna parte dei loro corpi si sfiorasse, tra loro c’era come un campo di forze che non li lasciava allontanare più del dovuto. Se uno dei due si scostava anche solo di qualche centimetro, l’altro lo seguiva, ripristinando la giusta vicinanza. E pareva che nessuno dei due ne fosse consapevole. Ron provò una fitta di gelosia. Lui stava con Lavanda, aveva scelto Lavanda, ma non voleva che Hermione stesse con qualcun altro. Sapeva di essere egoista ma si sentiva tradito nel vedere quanto facilmente Hermione fosse andata avanti senza di lui.

Lavanda riprese la mano di Ron e si aggrappò al braccio del fidanzato come ad un salvagente in mezzo al mare.

“Io devo assolutamente andare da mondomago.” Rispose Hermione “Voglio compara un regalo magico ai miei da spedire in montagna.”

“Hai qualche idea?”  Chiese Ginny lasciando il braccio di Harry e accostandosi all’amica, infilandosi tra lei e Draco che le lanciò, di sottecchi, un’occhiata infastidita. Cercando di non attirare l’attenzione di gruppetto, passò dietro le spalle di Ginny e si posizionò all’altro fianco di Hermione. Accidentalmente le sfiorò la mano e sentì brividi di piacere diramarsi per tutto il corpo.

Hermione scosse la testa.

“Perché non prendi loro un grosso pacco dei migliori dolci di Mielandia? Di sicuro non hanno ancora assaggiato tutti i dolci del negozio.” Suggerì Ron lasciando di nuovo la mano di Lavanda e rallentando per affiancarsi ad Hermione. Si inserì tra lei e Malfoy che strinse i pugni infastidito.

“Dimentichi che sono dentisti. I dolci per loro sono il male assoluto.”

“Non mi hai detto che si dimenticano spesso le cose? Che sono un po' sbadati? Perché non compri loro due belle ricordelle. Da mondomago ce ne sono di tutti i tipi e colori. E anche in formato portachiavi. Secondo me tua madre ne andrebbe matta.”

Hermione guardò Draco sorpresa. Aveva avuto indubbiamente una buona idea ma si era stupita che ricordasse anche quei futili particolari.

Lavanda, sentendosi messa in disparte, si intrufolò tra Ron ed Hermione, aggrappandosi nuovamente al suo braccio, appoggiandosi praticamente a peso morto sul ragazzo che, innervosito per quell’eccesso di zelo, sbuffò.

“RonRon io e Ginny vogliamo andare a fare shopping.” Si lagnò la ragazza. “Tu ed Harry dovete venire con noi. Potemmo dividerci e ci ritroviamo da Madama Piediburro alle cinque per un bel the prima di tornare a scuola.”

“Io sono d’accordo ma perché piuttosto non ci facciamo una bella burrobirra  ai  Tre Manici di Scopa?” Propose Harry che non aveva mai dimenticato di essere stato piantato là da Cho nel bel mezzo del loro primo appuntamento, a San Valentino per giunta. Lui in quella maledetta sala da the non ci voleva più mettere piede. Lavanda storse la testa. Era noto a tutti, infatti, che Ron avesse un debole per Madama Rosmerta, la procace barista.

“Anche io preferisco una burrobirra.” Si schierò Malfoy “Anche se assaggerei volentieri un Whisky Incendiario ben invecchiato. Dicono che quello di Rosmerta sia tra i migliori.”

“Hermione, tu che preferisci?” Chiese Harry soddisfatto per aver ottenuto la maggioranza fino al quel momento.

“Burrobirra. E non ho nessuna intenzione di andare alla Testa di Porco. Quindi approvo decisamente la mozione di Harry.”

Potter le lanciò uno sguardo complice e le fece l’occhiolino prima di essere preso sottobraccio da Ginny e trascinato via insieme a Ron e Lavanda.

Rimasti soli Hermione e Draco si diressero verso Mondomago in silenzio. Hermione infastidita del comportamento di Lavanda che sembrava incapace di non marchiare il suo territorio quando c’erano altre ragazze nei dintorni. Draco cercando qualcosa di intelligente da dire.

“Hermione posso farti una domanda?” Chiese alla fine, proprio davanti all’entrata di Mondomago.

“Naturalmente.” Assentì Hermione con un sorriso.

“Sei ancora gelosa di Weasley? Cioè di Ron?”

Hermione si rabbuiò leggermente.

“All’inizio si. Ci stavo tanto male. Gli avevo perfino aizzato contro uno stormo di canarini. Poi, credo di essermi abituata. Ogni mattina mi svegliavo sentendo che faceva un pochino meno male e all’improvviso un giorno mi sono resa conto che non mi importava più.”

Draco sorrise soddisfatto.

“E cosi da domani saremo a casa tua. Soli…”

“Hai cambiato idea?” Chiese Hermione preoccupata.

“No,no stai tranquilla. Non ho mai girato tra i babbani. Sono proprio curioso di vedere cose vivono. C’è tanta differenza tra una casa magica?”

“beh direi di si.” Rispose Hermione scegliendo due grosse Ricordelle, una rossa e una gialla e dirigendosi alla cassa a pagare.
“E cosa?"


“Beh non c’è niente di magico. Ma non ti voglio anticipare nulla, vedrai tutto domani.”

Hermione sorrise e cercò il borsellino dal quale estrasse un galeone e quindici falci che diede alla strega commessa.

Uscita in strada prese Malfoy sottobraccio e cominciò a canticchiare canzoni natalizie a bocca chiusa. Draco sorrise sentendosi il cuore scoppiare di gioia alla vicinanza di quella ragazza così straordinaria. Hermione guardo l’orologio da polso.

“Mancano venti minuti alle cinque. Fa freddo. Andiamo ai Tre Manici di Scopa? Aspettiamo gli altri al calduccio. Non voglio passare in Natale con l’influenza.”

Si diressero ancora a braccetto verso il pub affollato. Erano sulla porta per pulirsi i piedi sullo zerbino quando Draco alzò lo sguardo e trattenne il fiato. Seguendo la traiettoria dei suoi occhi anche Hermione alzò la testa e vide, proprio sospeso sui loro capi, un piccolo rametto di vischio.

“Non possiamo infrangere la tradizione.” Disse Draco con il cuore in gola, terrorizzato all’idea di essere respinto. Ma Hermione, al di là di ogni sua più rosea prospettiva, annuì con vigore.
La ragazza si alzò sulle punte a posò un leggerissimo bacio sulle labbra di Draco. Il ragazzo dovette far ricorso a tutta la sua forza di volontà per non afferrarle il viso e darle un bacio molto più approfondito.

Hermione si staccò da lui. Le tremavano le gambe e per non dare a vedere quanto quel piccolo contatto fisico l’avesse sconvolta scoppiò in una risata cristallina.

Non lontano da là qualcuno strinse i pugni fino a farsi venire le nocche bianche. Qualcuno aveva visto la scena e decisamente non l’aveva gradita.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


INTRODUZIONE
In questo capitolo nomino il torneo Tremaghi. Ovviamente siccome nella mia storia Voldemort e i seguaci non esistono più Harry è stato l’unico Partecipante di Hogwarts in quanto Silente non aveva posto la linea dell’età.
CAPITOLO 4
 
“E questa è la mia camera.” Disse Hermione aprendo una porta di mogano che dava su una stanza  interamente tinteggiata di lilla, accese la luce: era già tarda sera. Avevano deciso di trattenersi fino alla fine del banchetto prima di prendere la passaporta che li avrebbe portati a casa Granger. Il grosso paralume viola inondò la stanza di luce colorata.

“Dormirai qui questi giorni. Ai miei darebbe fastidio avere qualcuno che conoscono poco nel loro letto. Quindi ci starò io di là.”

“Non era necessario cedermi la tua camera.”

“ Non abbiamo una stanza per gli ospiti purtroppo. E di certo non potevo lasciarti dormire sul divano. Sarebbe stato poco ospitale.”

Draco annuì squadrando il grosso letto a baldacchino con lenzuola rosa scuro e piumone di una bella tonalità indaco. Appese al baldacchino sottili tende di tulle bordeaux. I colori caldi rendevano l’ambiente accogliente, anche se la rimpicciolivano un po'. Al ragazzo, comunque, piacque molto nonostante fosse troppo femminile per il suoi gusti.

“Allora ti lascio disfare la borsa in pace, puoi mettere tutto nei primi due cassetti, te li ho fatti vuotare  apposta da mia madre prima che partisse, se hai qualcosa da appendere mettilo pure con i miei vestiti nella prima anta. Il bagno è in fondo al corridoio a destra. Ho già messo gli asciugamani puliti. I tuoi sono quelli gialli e verdi.” Spiegò Hermione passandosi stancamente una mano nei capelli già piuttosto spettinati. Si sfregò gli occhi, aveva un leggerissimo accenno di occhiaie, le venivano subito quando era stanca o non aveva riposato a sufficienza. E di non dormire abbastanza per studiare le capitava spesso, specie quell’anno che avevano i MAGO e la tensione era alle stelle.

“Vai già dormire?” Chiese deluso Draco. Aveva sperato in una bella chiacchierata, magari davanti al grosso caminetto che aveva visto quando Hermione gli aveva mostrato in salotto, possibilmente accoccolati sul morbido persiano color cioccolato steso davanti.

Stava diventando decisamente troppo sdolcinato, si rimproverò mentalmente per la proiezione mentale che gli era comparsa nella testa.

“Abbi pazienza, Draco, ma sono stanca. E la cena di questa sera ad Hogwarts era veramente pesante. Sto dormendo in piedi.” Rispose Hermione sbadigliando. Si sfregò nuovamente gli occhi e trattenne un altro sbadiglio.

Draco annuì. Dopotutto avevano dieci giorni per stare insieme. Magari con un colpo di fortuna sarebbe anche riuscito a dirle una certa cosa che gli stava molto a cuore. O chissà magari sarebbe riuscito a ricreare le circostanze del giorno prima. Si leccò le labbra al pensiero della bocca di Hermione sulla sua

“Buonanotte allora, Hermione.” Sussurrò Draco guardandola teneramente negli occhi e sperando di non diventare troppo rosso. Dal canto suo Hermione non riuscì nella stessa impresa, era meno brava di lui a nascondere le proprie emozioni. Il giovane Grifondoro gongolò felice nel vedere quelle deliziose guance imporporarsi leggermente. Ci fu un attimo di imbarazzo. Sia Hermione che Draco pensavano alla stessa cosa, che il bacio del giorno prima sarebbe stato una buonanotte perfetta. Nessuno dei due si mosse di un passo, incapaci di trovare il coraggio per fare quel metro e mezzo che li separava. Forse non erano coraggiosi come dei veri Grifondoro.

“Buonanotte.” Rispose la ragazza, delusa, uscendo e chiudendo la porta dietro di sé. Rimase qualche istante ferma dietro la porta serrata aspettando, sperando che Draco la aprisse e la fermasse, che se la riportasse in camera per passare la notte con lui. Avvampò per l’audacia dei sui pensieri ed entrò nella stanza di fianco.

Rimasto solo, Draco, appoggiò il suo grosso borsone sul pavimento accanto al letto e prese a gironzolare per la stanza, incredibilmente affascinato da quell’abitazione babbana, la prima in assoluto in cui era entrato. L’armadio era tappezzato di foto molte delle quali non erano magiche. Si avvicinò ad una dove una bambina sui dodici anni, con in capelli a cespuglio e gli incisivi sporgenti, teneva la mano a due adulti che, per  somiglianza, non potevano essere altri che i genitori. Draco provò a staccarla ma non vi riuscì doveva essere stato attaccato con un incantesimo di Adesione Permanente. Draco fece passare tutte le foto babbane , vide Hermione crescere di foto in foto, abbandonare i lineamenti infantili per trasformarsi in una giovane donna, la stessa che dormiva nella stanza affianco. Hermione sugli sci, in costume da bagno a bordi di una piscina, seduta su una ruota panoramica. Da sola o in compagnia di amici. Poi passò a guardare la foto Magiche, facilmente riconoscibili perché i personaggi immortalati si muovevano. L’attenzione del ragazzo fu attratta da una foto sua e di Hermione. Caduti nella neve proprio davanti alla Stamberga Strillante, ridevano, le guance rosse e le cuffie storte. I capelli di Hermione, bagnati, le ricadevano in disordinate onde scure ai lati del viso. Provò a staccare anche quella ma senza risultati.

“Geminio.” Sussurrò Draco duplicando la foto. Rimase deluso dal fatto che la sua copia non si muoveva come l’originale. Non era bravo come Hermione in certi incantesimi. Piegò la foto e la infilò nella tasca della giacca.

Un’intera parete era occupata da due grosse bacheche di sughero chiaro. La prima era piena dei suoi successi di Hermione ad Hogwarts. Copie di tutti i suoi compiti in classe in cui aveva preso eccezionale. La foto riportata sulla Gazzetta del Profeta che la ritraeva al ballo del Ceppo al braccio di Viktor Krum. I premi che aveva vinto. I concorsi a cui era arrivata prima e perfino gli esiti degli esami.

L’altra, invece, piena dei successi ottenuti prima di andare ad Hogwarts. Draco la passò in rassegna più incuriosito. Compiti in classe di inglese, matematica, scienze, storia. Vide la medaglia per la grammatica vinta in quarta elementare e il concorso di spelling a cui si era classificata prima in quinta, l’anno prima di scoprire di essere una strega. Draco ghignò vedendo che non aveva, in nessuna delle due bacheche, medaglie o premi per meriti sportivi. Hermione non era mai stata particolarmente agile o atletica.

Spostò lo sguardo sulla scrivania. Appoggiati sulla scrivania due pile di libri, una divisione netta. Una di testi magici su cui capeggiava in alto il Libro Mostro Dei Mostri tenuto chiuso da diversi giri di Magiscotch. L’altra di romanzi babbani. Era affascinante vedere quella stanza in cui mondo magico e non magico si fondevano in un connubio perfetto. In un angolo, incorniciata, un’altra foto di Hermione e Draco abbracciati in Sala Comune con Grattastinchi in braccio a Draco che cercava di afferrare con gli artigli uno  dei boccoli di Hermione.

Abbastanza soddisfatto, dopo aver ficcanasato più o meno ovunque si spogliò per infilarsi il pigiama di flanella. Afferrò lo spazzolino da denti, il dentifricio e si avviò verso il bagno passando davanti alla camera dei genitori di Hermione, dalla cui porta, semichiusa, filtrava uno spiraglio di luce. Draco si avvicinò alla porta e lanciò uno sguardo all’intendo della stanza. Hermione, seduta sul letto con addosso solo una maglietta di due taglie più grosse che le arrivava a metà coscia, si spazzolava i capelli. Draco arrossì e si scostò dalla porta spaventato all’idea di farsi beccare a spiarla come un maniaco. Il ragazzo raggiunse il bagno e vi si chiuse dentro cercando di calmare i battiti del suo cuore. Infilò completamente la testa sotto l’acqua corrente del lavandino per tranquillizzare i bollenti spiriti. Si sentiva un adolescente alla prima cotta.

In quel momento non teneva conto di esserlo davvero.

La stessa sera, molto più tardi.

Alle tre del mattino Hermione, distesa nel matrimoniale dei suoi, perfettamente sveglia, aveva fatto una scoperta che non si sarebbe mai aspettata. Draco Malfoy russava. O meglio. Ron russava, l’aveva sentito spesso quando si addormentava in biblioteca mentre Hermione cercava di convincerlo a studiare. Draco era peggio dello sferragliare dell’espresso per Hogwarts. Perfino con due porte chiuse e un muro a dividerli sentiva chiaramente quel rumore che si adattava più ad un Dorsorugoso di Norvegia piuttosto che alla gradevole persona di una adolescente snello e delicato. Hermione si mise in cuscino sulla faccia sperando così di attutire quel rumore terribile. Niente. Inutile. Aveva perfettamente capito come mai Neville al primo anno aveva esasperato Percy Weasley fino all’esaurimento per farsi insegnare l’incantesimo tacitante: il poveretto aveva bisogno di dormire.

Hermione infilò le ciabatte ad orsacchiotto che a casa metteva da quando aveva nove anni (i genitori avevano sbagliato di diverse taglie quando gliele avevano comprate) e cercando di fare il minor rumore possibile si intrufolò nella camera in cui dormiva Draco. Lì il russare era talmente forte da essere esilarante tanto che la ragazza rischiò di scoppiare a ridere, svegliandolo.

Puntò la bacchetta verso il ragazzo  e mormorò “Silencio.” Il petto di Malfoy continuò ad alzarsi ed abbassarsi ma dalla sua bocca non uscì più alcun suono.

Sempre in punta di piedi Hermione si avvicinò al letto. Draco dormiva così profondamente ed era così sereno che non riuscì a trattenersi. Si chinò verso di lui, assaporando il profumo fruttato del balsamo del ragazzo e gli sfiorò i capelli con un bacio. Draco si mosse nel sonno ed Hermione perse un battito. Non voleva farsi beccare a fissarlo come una maniaca.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
 
 La mattina di  Natale il profumo degli scones era così intenso da svegliare Draco assai prima della luce, come era successo le mattine precedenti.

Nei quattro giorni che aveva dormito lì infatti ogni mattina veniva svegliato dal sole che, riflettendosi sulla neve, provocava un fortissimo riverbero che lo svegliava. Ogni mattina si proponeva di chiudere le imposte la sere, prima di coricarsi. Ogni mattina si ricordava di non averlo fatto. E ogni mattina si rendeva conto che la bacchetta si trovava dall’altro lato della stanza, sopra la scrivania e che era impossibile prenderla senza alzarsi.

Quindi ogni sacrosanta mattina si trascinava al piano di sotto, in cucina dove Hermione stava già facendo colazione canticchiando improbabili canzoni sulle frittelle che aveva nel piatto. Hermione a casa era molto diversa da com’era a scuola, molto più rilassata. Draco ancora non si capacitava di come riuscisse a capire tutti quei complicati aggeggi babbani. La prima volta che era suonato il telefono, il ragazzo aveva fatto un salto, quasi cadendo dalla sedia. E quando Hermione aveva acceso la televisione Draco si era spaventato al punto di supplicarla di spegnere ‘quella scatola infernale prima che li uccidesse con la sua magia oscura’. Hermione aveva faticato parecchio a spiegargli l’uso di tutte le apparecchiature elettroniche. Fortuna che Silente aveva permesso loro di prendere una passaporta, non ce lo vedeva Malfoy a prendere un autobus.

Draco si voltò sul fianco destro e trovò appoggiato sul comodino un bel pacchetto blu con un enorme fiocco argentato. Il ragazzo sfilò il biglietto.
Buon Natale, Draco.
All’interno un bel paio di guanti di pelle di drago. Malfoy si chiese quando glielo avesse messo sul cuscino, e soprattutto perché non lo aveva svegliato come tutte le altre mattine. Forse perché, quando il giorno prima era andata a svegliarlo, a differenza delle altre volte, gli aveva tirato via le coperte. Dopo di che era arrossita fino alle orecchie per averlo trovato in mutande. O meglio un grosso paio di boxer laghi a calzoncini. Con manici di scopa e cappelli da mago disegnati sopra.

Hermione era un’allodola. Quando tutti si trascinavano, lei era già così attiva da far rabbia. Prima dell’inizio delle lezioni ad Hogwarts, Harry faceva colazione appoggiato alla mano con gli occhi chiusi, Ron sbadigliava e Draco sembrava sull’orlo delle lacrime. Ma lei no. Lei cantava sotto la doccia, cinguettava con tutti, scendeva le scale saltellando, si sedeva trillando uno squillante “Buongiorno a tutti!”, beveva un succo di zucca ed era pronta ad affrontare la giornata. ed era sempre l’ultima ad andare a dormire per ripassare nel modo migliore la lezione della settimana dopo.

Draco si alzò dal letto e afferrò i pantaloni del pigiama che aveva tolto durante la notte e ci litigò per un paio di minuti prima di ammettere di non riuscire ad infilarli senza aprire gli occhi e arrendersi a svegliarsi del tutto. Calzò il grosso paio di ciabattone a forma di gatto che Hermione gli aveva fatto comprare da Mondomago l’anno prima e che scoppiavano a piangere se qualcuno le pestava. Strisciando i piedi si diresse in cucina.

Hermione, ancora in camicia da notte, scalza e con i capelli tirati su alla meglio con un mollettone, correva da una parte all’altra, cercando di mettere insieme un pranzo di Natale, il primo che cucinava in vita sua.

Draco rimase per qualche istante sulla porta a guardarla imprecare contro gli albumi della uova che non avevano nessuna intenzione di diventare come quelle, montate a neve, della foto nel libro che fluttuava a mezz’aria davanti al suo volto.

“Noooo!!! Stai sbagliando tutto.” Le urlava il libro magico di tanto in tanto colpendole la testa. “Devi mescolare sempre nella stessa direzione!!” e giù un altro colpo sulla capigliatura arruffata.

Distrattamente, con la bacchetta, Hermione appellò una confezione di farina già aperta. Il ragazzo scelse proprio il momento in cui le mani di Hermione si stingevano al pacco aperto per trillare: “Buongiorno!” Hermione si spaventò al punto da far cadere tutta la farina a terra. La ragazza sparì per qualche istante inghiottita da un’enorme nuvola bianca che nascose tutta la cucina. Non appena la polvere si fu posata la visione che si presentò agli occhi di Draco era assolutamente esilarante: Hermione in piedi in mezzo alla cucina come un fantasma, completamente ricoperta di farina.

Draco scoppiò a ridere. Sembrava che nella stanza fosse appena nevicato.

“Dannazione Malfoy ti sembra il caso” Ululò Hermione togliendosi farina dagli occhi e scrollandosi i capelli come un cucciolo bagnato. Anche Grattastinchi, tutto bianco, scappò dalla cucina indignato, probabilmente per andarsi a rotolare sulle lenzuola pulite o sul divano che Hermione aveva appena pulito.

Draco impallidì e fece un passo indietro, spaventato. Hermione lo chiamava per cognome solo quando era veramente arrabbiato. E quella Grifondoro magrolina, non più alta di un metro e sessantacinque, quando si arrabbiava diventava un vero tornado. Se Ginny poteva diventare una pericolosa banshee, Hermione poteva essere paragonata ad un Ungaro Spinato particolarmente cattivo. E con un bastone in un occhio.

“Gratta e Netta.” Brontolò Hermione ripulendo con la bacchetta tutto il disastro che le aveva fatto. Piano piano la cucina tornò del consueto color ebano.

“Scusami!”

Hermione brontolò qualcosa che a Draco sembrò ‘brutto scimpanzé con le scope al posto del cervello’ ma il ragazzo non osò ribattere per paura di venir attaccato da uno stormo di canarini. A Ron era successo quando si era messo con Lavanda e aveva portato i segni per settimane. Hermione poteva diventare piuttosto pericolosa quando era arrabbiata. Di precedenti ne aveva anche tanti. Come la  fattura pungente che aveva lanciato a Zabini quando l’aveva fatta cadere per quasi un’intera rampa di scale. O l’imponente palco di corna che aveva fatto crescere ad una delle ragazze Serpeverde che, al primo anno, l’aveva presa in giro a lezione di volo, guadagnando così la prima punizione della sua carriera scolastica.

“Hermione potrei chiamare uno degli elfi di Villa Malfoy. I miei non si accorgerebbero nemmeno che…” Tentò Draco pur sapendo che non lo avrebbe lasciato vincere tanto facilmente e pronto a sentire un nuovo comizio sul CREPA.


“Se ti permettessi di chiamare uno dei tuoi elfi implicitamente approverei il modo indegno con cui i maghi trattano gli elfi. Come se fossero esseri inferiori.” Sbottò Hermione indignata, fissando il tacchino quasi crudo e cercando il coraggio di togliergli le interiora. “E poi una cena natalizia cucinata da me avrebbe di sicuro più valore.” Lasciò perdere il tacchino e si voltò a guardare le patate nel forno che erano già bruciacchiate e dure come sassi.

“Pensa che stai facendo un’opera di bene. Mio padre a Natale li tratta peggio del solito. Figurati po' quest’anno che sa che sono in una casa babbana e festeggiare il natale alla maniera babbana. Ne stai salvando uno per un giorno.” Provò a convincerla Draco. “ E noi magari mangeremo qualcosa di commestibile. Non che non gradisca i bezoar.”

“Dove li vedi  i bezoar? Ti è entrata troppa farina nel naso?”  Chiese Hermione piuttosto piccata.

“Perché? Cosa c’è in forno?” Draco sfoderò il suo sorrisetto più innocente. Ma ormai era quasi sicuro di averla spuntata, cosa che non era assolutamente scontata, specie con Hermione. Forse la ragazza più testarda che avesse mai conosciuto. E forse proprio per quello così diversa e affascinante. Così unica e deliziosa.

“Sono patate Malfoy, patate! Non bezoar!” Ma a questo punto già non riusciva a trattenere delle risate. Era proprio buffa con i capelli scompigliati e uno sbuffo di farina sulla guancia.”

“E va bene chiamalo.” Cedette Hermione. “Ma dovrai dirgli per favore e grazie ad ogni piacere che ti fa.”

Draco sorrise per una delle pochissime vittorie che Hermione gli aveva concesso, seppur con fatica.

“Accio.” Disse a mezza voce. Un piccolo pacchetto gli volò in mano. Si avvicinò ad Hermione e glielo consegnò. Hermione sorridendo scartò il piatto regalo che altro non poteva essere se non un libro. Dalla carta rosso - argento venne fuori un consunto volumetto di pelle, rovinato dal tempo e dall’usura. Sul frontespizio, scritto con inchiostro dorato (oro vero), Lo stregone dal Cuore Peloso. Hermione sapeva che era la seconda delle favole di Beda il Bardo , aprì il libro. In seconda pagina alla ragazza saltò all’occhio la data in cui era stato stampato il volume. 1567.

“la prima edizione? È una prima edizione?” Chiese Hermione senza fiato, accarezzando dolcemente quel piccolo tesoro che si era ritrovata tra le dita. “Deve essere preziosissimo. Sei sicuro di volermi regalare davvero una prima edizione originale?”

“Si, l’ho trovato nella biblioteca di casa mia e ho pensato che ti sarebbe piaciuto. Ma se ho sbagliato ti posso comprare qualcosa a Hogsmaede. Cioè magari preferisci un regalo vero, non un vecchio libro riciclato” E fece per riprendere il libro.

“No!” Disse Hermione sfuggendogli con foga. “È assolutamente perfetto!” e si voltò a spegnere il forno dove quelle pietre che un tempo erano state patate stavano soffrendo le pene dell’inferno.

A Malfoy parve di vedere una lacrima di felicità sulla guancia dell’amica.
 
NOTE
In HP e i Doni della Morte, Silente lascia ad Hermione le favole di Beda il Bardo che lei apprezza anche al di là degli indizi che sono celati al suo interno. Quindi ho pensato che sarebbe stata una scortesia negarglielo qui ma non volevo che fosse proprio lo stesso volume. E così Draco regala ad Hermione solo una delle cinque favole.
So che in questo capitolo succede ben poco ma nel prossimo arriveranno i colpi di scena. Solo che sarebbe stato un capitolo troppo lungo se l’avessi unito.
RECENSITE PER FAVOREEEEEE
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


 CAPITOLO 6

Hermione era nervosa. Dieci giorni a casa sua, solo loro due in camere adiacenti e non era successo assolutamente nulla tra loro. Nove notti sveglia ad ascoltarlo russare, entrare di soppiatto in camera sua, usare un incantesimo Tacitante per avere un po' di silenzio e guardarlo dormire per qualche istante. Trattenersi dalla voglia di accarezzargli il viso e baciarlo come se fosse un bambino innocente. Avevano passato il capodanno accoccolati sul divano a mangiare Api Frizzole e a guarda un film romantico (aveva faticato non poco a convincere Draco che il televisore non lo voleva uccidere.). Alla mezzanotte quando le loro labbra si stavano per incontrare per il tradizionale bacio di buon augurio, un’enorme civetta era entrata della finestra per portare gli auguri di Harry e rovinare così l’atmosfera che si era creata tra loro. Verso le tre si erano addormentati abbracciati ma il giorno dopo si era svegliata nel letto dei genitori, doveva averla portata in braccio. Hermione ormai era ormai rassegnata: Draco la vedeva solo come un’amica, una sorella. Che delusione!

Draco era nervoso. Dieci giorni a casa di lei, solo loro due in camere adiacenti e non era successo assolutamente nulla tra loro. Nove notti in cui, dopo che lei era entrata a scagliargli contro l’incantesimo Tacitante, restava sveglio, aspettando che si addormentasse per ascoltare quel respiro regolare. Qualche volta era anche entrato in camera di lei a guardarla dormire, accoccolata in posizione fetale con il groviglio di capelli sparsi sul viso e sul cuscino. Ripensò a quella meravigliosa notte di capodanno in cui i loro occhi si erano incontrati, quando si erano fissati in quel lungo momento che precede il bacio. Con il senno di poi, Draco si era insultato per averlo fatto durare così a lungo. Quando mancavano pochi centimetri, ed era sicuro che lei non si sarebbe tirata indietro, la civetta de quel maledetto Potter aveva rovinato tutto. Un paio di ore dopo lei si era addormentata con il viso sprofondato nel suo collo. L’aveva riportata in braccio nel letto, sfiorandole le labbra con la punta delle dita. Draco era ormai rassegnato: Hermione lo vedeva solo come un amico, un fratello. Che delusione!

Hermione spalancò la porta della sua camera nel dormitorio femminile di Grifondoro. Calì e Lavanda stavano rimettendo i vestiti nell’armadio chiacchierando e raccontandosi come avevano passato le vacanze. Lavanda esibiva una collana nuova con una grossa e pacchiana R che luccicava così tanto da accecare.

“Ciao Calì andate bene le vacanze?” Chiese Hermione quando Calì si voltò nella sua direzione per prendere il grosso cerchietto che aveva appoggiato sul suo letto.

La giovane Grifondoro si girò continuando a riordinare i vestiti come se non l’avesse sentita. Hermione ci rimase male e si rivolse a Lavanda.

“Ciao Lavanda e a te come sono andate?” Anche lei la ignorò ma le rivolse uno sguardo di disprezzo.

“Ragazze? Va tutto bene?” Silenzio. Nessuna risposta. Le due ripresero a ridere tra loro come se fossero sole, ignorando completamente la compagna di stanza che, ferita, cominciò a disfare i bagagli cercando disperatamente di trattenere le lacrime.

“Perché ce l’avete con me?”

Nuovamente le due la ignorarono e continuarono a ridere tra loro. Hermione ebbe la sgradevole sensazione che stessero ridendo di lei. Calì le lanciò un’occhiata di vero odio, dietro di lei, Lavanda spalleggiava l’amica.

Hermione scappò dal dormitorio alla ricerca di Ginny, se conosceva l’amica probabilmente era con Harry a sbaciucchiarsi in Sala Comune.



Contemporaneamente nel dormitorio maschile di Grifondoro…


“Draco, devi stare vicino ad Hermione in questi giorni.”

Draco, che stava disfacendo i bagagli, si voltò verso Neville guardandolo interrogativo.

“Che vuoi dire?”

Neville prese un respiro piuttosto a disagio all’idea di parlare all’amico di cose così personali e di cui, in realtà non voleva impicciarsi. Ma doveva farlo, per lealtà verso i suoi amici.

“Draco noi siamo amici giusto? E io credo di conoscerti abbastanza bene. Credo che sia abbastanza palese che Hermione ti piaccia. È assolutamente evidente.”


“Davvero?” chiese Draco sconvolto. Era convinto di essere stato bravo a dissimulare i suoi sentimenti per la ragazza.

“Sta tranquillo. È evidente per me.”

Draco si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Neville era una tomba, sapeva che non si  sarebbe lasciato scappare con nessuno un suo segreto, specie una cosa così privata ed importante.

“Sai che non ti farei domande se non lo ritenessi rilevante. È vero che tu ed Hermione vi siete baciati?”

“E tu come lo sai?”

“Rispondi!”

“Si è vero. Ma era solo un bacio sotto il  vischio. Non so se per lei avesse avuto una gran importanza. Ma tu come lo sai?”

“Calì vi ha visti. Ed è venuto fuori che lei ha un’enorme cotta per te. Ha detto a sua sorella, che ha detto a Luna, che ha ritenuto importante dirlo a me, che né lei né Lavanda hanno più intenzione di rivolgere la parola ad Hermione. E se Lavanda non rivolge più la parola ad Hermione…”

“Di sicuro non lo farà più nemmeno Ron e probabilmente Harry e Ginny li imiteranno.”

“Esattamente."

Draco si tolse velocemente i vestiti babbani che aveva usato per tornare ad Hogwarts e cercò una camicia della divisa pulita. Indossò i vestiti con lo stemma di Grifondoro.

Doveva assolutamente parlare con Calì. Non voleva che Hermione dovesse passare così tanto tempo emarginata dai suoi amici.

Sala Grande, poco dopo…

Ginny ed Harry erano coinvolti in un bacio mozzafiato quando Hermione li interruppe. Era scarmigliata – più del solito cioè – e le lacrime agli occhi.

“Ginny ti devo parlare.”

La ragazza si staccò di malavoglia dalle labbra di Harry e si volse verso l’amica.

“Di cosa esattamente Hermione? Dell’aver baciato Malfoy?”

Hermione impallidì e prese a balbettare cercando di giustificarsi ma venne a scontrarsi con l’espressione arcigna dei suoi amici  che non parevano assolutamente propensi a perdonarglielo. Hermione  sconvolta si chiese il perché di quella reazione quando solo un paio di settimane prima Harry fomentava il suo rapporto con Draco.

“Calì ha una cotta per Draco. E vi ha visti. Come hai potuto baciarlo davanti a lei? Ma non hai un po' di cuore?”

Hermione si chiese con che diritto difendesse Calì quando Lavanda aveva fatto la stessa cosa con lei l’anno prima, quando le piaceva così tanto Ron, e nessuno l’aveva spalleggiata.

“Ma io non lo sapevo!”

“Hanno intenzione di non rivolgerti più la parola. Mi dispiace. Ma se mi chiederanno da che parte schierarmi… Ron è mio fratello, devo stare dalla sua parte o Lavanda non glielo perdonerà.”

Hermione ci rimase veramente male.

“Io sono dalla tua parte Hermione. Non è colpa tua.” Disse Harry dandole un buffetto sulla guancia.

“Non ti preoccupare. Vedrai che tra un paio di settimane avrà una cotta per qualcun altro.” Cercò di farsi perdonare Ginny per essere stata troppo dura con l’amica. In cuor suo sapeva che Hermione era molto più vittima di Calì. Ma soprattutto perché il suo ragazzo aveva dato ragione a lei.

“Io vado a cercare Draco.” Sussurrò Hermione allontanandosi dalla coppietta che riprese a baciarsi con trasporto.



Sala Comune di Grifondoro…

“Calì possiamo parlare?”  chiese Draco avvicinandosi alla ragazza che stava spettegolando allegramente sul divanetto in sala comune con la sua migliore amica.

Calì e Lavanda si guardarono. E scoppiarono in una scrosciante cascata di risatine fastidiose. La giovane si alzò sorridendo e seguì il compagno di casa in un angolo più appartato della sala comune.
“Calì tu devi smetterla!”

Il sorriso della ragazza sparì dalle sue labbra impiastricciate di lucidalabbra. Draco pensò alla sua bella Hermione con quel suo dolce sorriso e il viso acqua e sapone.

“Tu sei una ragazza carina. Ma non sono interessato a te. Mi spiace.”

Gli occhi della Patil si riempirono di lacrime. Vide entrare Hermione in sala comune e presa dall’invidia, pensò che se non lo poteva avere lei, non l’avrebbe potuto avere nemmeno Hermione. Allungò la mano verso la nuca di Draco e lo attirò verso di lei dandogli un bacio mozzafiato davanti a tutti. Avvinghiata com’era a lui ci mise qualche secondo più del dovuto a staccarsi da lei.

Con la coda dell’occhio vide un’Hermione lasciare la sala comune in lacrime.

“Cosa hai fatto Calì? Perché?”

“Ora sarà lei a non volerti.” Disse perfida la Grifondoro raggiungendo l’amica che, dal divanetto, le sorrideva.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

Non si era mai sentita così sola.

Prima Ron, che le veniva portato via da Lavanda senza che lei fosse stata in grado di far nulla per riprenderselo. Aveva sofferto per la loro storia, era stato difficile vedere sbocciare il loro amore e ammettere agli altri, e soprattutto a se stessa, che con Lavanda stava meglio che con lei. Si era cercata mille distrazioni, era sprofondata in uno studio convulso per migliorarsi ancora. E ora, quando finalmente era riuscita ad andare avanti, ad aprire il suo cuore a qualcuno… ecco che arrivava Calì a sottrarglierlo. E la cosa peggiore era che faceva molto più male. questo secondo tradimento le bruciava come fuoco.
Tradita da Draco che aveva baciato Calì senza fermarsi a pensare, a considerare i suoi sentimenti nemmeno per un secondo. Aveva capito che lui non la ricambiava, ma sbatterglielo in faccia in quel modo, davanti a tutti, era stato… così poco grifondoro.

Tradita da Lavanda e Ron che non avevano avuto nello schierarsi con l’avversaria.

Tradita da Calì che millantava di aver capito da anni di che natura fosse il rapporto con Draco e di approvarlo. Per poi rubarglielo quando era così a portata di mano da riuscire quasi a sentirne la consistenza sotto le dita.

“Ti odio Draco Malfoy!” borbottò a mezza voce. “Ti odio per avermi fatta innamorare.” E ricominciò a piangere silenziosamente.

Seduta per terra, nella torre di astronomia, con il solito stormo di perfetti canarini che evocava sempre quando era triste, fissava il cielo. Non v’era una nuvola e le stelle brillavano come fari nella notte. La luna illuminava in parco completamente ricoperto di neve, e sotto quello strato candido anche la Foresta Proibita sembrava meno spaventosa.

Immaginava già l’umiliazione della colazione in Sala Grande, il giorno dopo. Il bacio tra Draco e Calì di pubblico dominio e lei additata come la ‘scaricata’, la fallita che non riusciva a tenersi un ragazzo. Quella che era facile lasciare quando si trovava di meglio. Le vecchie insicurezze che facevano capolino le fecero versare altre lacrimi bollenti.

“Una notte così bella non bisogna passarla da soli.” La ragazza nascose con un frettoloso gesto della mano quella traccia così evidente di disperazione. Non voleva farsi vedere cosi debole da nessuno. Ma nulla poteva fare contro quel macigno sul cuore che era visibile, a chiunque la conoscesse, con o senza lacrime.

Hermione riconobbe la voce e non disse nulla. Lasciò che la figura snella si lasciasse cadere al suo fianco sulla pietra nuda del pavimento.

“Non hai freddo?”

Hermione aveva freddo ma rimase zitta. Non sarebbe riuscita a trattenere le lacrime che già minacciavano di ricominciare a cadere se avesse aperto bocca. Fissò il cielo con la pelle d’oca che faceva capolino sotto la stoffa leggera della camicia. Il maglione prescritto dalla divisa l’aveva dimenticato in camera nella foga di parlare con Ginny. E quando era entrata in sala comune e aveva visto quell’orribile scena il suo unico pensiero era la fuga. Ora si ritrovava in quella torre aperta ad ogni vento vestita sola con i collant, la gonna e la camicetta leggera ben abbottonata per riparasi un pochino di più.
“Sei bravissima in questo incantesimo.” Disse il ragazzo al suo fianco indicando gli uccellini che cinguettavano felici sulle loro teste avvicinate.

Hermione non diede modo di far vedere di aver apprezzato il complimento. Strinse ancora di più al petto le ginocchia scossa da brividi di freddo sempre più intensi. Un mantello pesante, maschile, con lo stemma di Grifondoro le fu appoggiato sulle spalle. La ragazza non disse nulla ma il compagno di casa capì, dall’impercettibile rilassamento delle spalle tese, che aveva gradito il gesto.

“Sei sempre stata la migliore. Anche nei momenti più tristi ti vengono magie straordinarie. La maggior parte dei maghi e delle streghe giovani come noi non ha la concentrazione sufficiente per incantesimi così sottili quando sta male.”

Nessuna reazione. Hermione si strinse di più nel mantello, respirando quel profumo tenue che sapeva di buono, di amicizia e di famiglia. Il ragazzo al suo fianco faceva parte della sua seconda famiglia: quella che si era scelta.

“Mi ricordo quando li hai aizzati contro Ron lo scorso anno. Il mattino dopo a colazione non riusciva a tenere in mano le posate per colpa delle beccate alle dita. Non che non se lo fosse voluto.”
Hermione rimase zitta. Con quale coraggio le ricordava, proprio in quel momento, una situazione così analoga e dolorosa. Una fitta di tristezza la colpì così forte che lasciò andare il mantello che scivolò giù dalle spalle. Si strinse ancora di più, troppo ferita per far altro, la fronte poggiata sulle ginocchia. Lasciò che le lacrime scorressero sulle guancie gelate, tanto nessuno poteva vederle. Il ragazzo raccatto da terra il mantello per lei. Con mani tremanti, senza alzarle la testa, ma sentendo la pelle bagnata, le legò il bottone sotto il mento in modo che non potesse più scoprirla cadendo.

“A volte le cose non sono quelle che sembrano però, questo lo sai vero?”

Hermione rimare zitta, gli occhi rossi ormai senza lacrime spalancati. Ben attenta ad ascoltare quello che il giovane le stava dicendo. La sua mente immagazzinava ciò che le stava dicendo, la ragione le rifiutava ma il suo cuore desiderava intensamente crederci.

“A volte è facile travisare una situazione.”

Le nocche di Hermione si fecero bianche, cosa che non sfuggì all’attento osservatore seduto al suo fianco. Provò a passarle un braccio intorno alle spalle, decisamente impacciato, non sapendo come comportarsi con quella ragazza ferita. Hermione si ritrasse violentemente come se il braccio che l’aveva sfiorata per consolarla volesse invece batterla a sangue. Il ragazzo ritirò la mano, disperato nel vederla soffrire e nel non sapere come consolarla.

“Vuoi rimanere sola?” disse trattenendo il fiato nell’aspettare la risposta.

Hermione sempre senza sollevare la testa annuì. Al giovane dispiacque quella decisione ma era deciso a rispettare i suoi voleri. Lentamente si alzo e, senza riprendersi il mantello, si diresse verso la porta che si affacciava sulla scala che l’avrebbe riportato sulla strada del dormitorio di Grifondoro.

“Neville?”

Il giovane purosangue si voltò e vide che Hermione aveva finalmente alzato la testa. Aveva gli occhi gonfi e rossi ma senza lacrime.

“Di a Draco che è fortunato ad avere un amico come te.”

Neville sorrise e arrossì al complimento. Non capitava spesso che gli facessero complimenti, specie le ragazze. Essere il miglior amico di Draco Malfoy significava essere oscurato dal suo talento e dal suo fascino. Ma Neville, a differenza di Ron, non era mai stato incline alla gelosia o all’invidia. Aveva sempre spalleggiato l’amico, gioendo di ogni sua conquista o successo con vero entusiasmo.  
 
“Anche lui è fortunato ad aver te.” Disse Neville sorridendole e tornando verso di lei a passi cauti. Ci penso per un attimo prima di posarle di nuovo una mano sulla spalla. Hermione sussultò ma non si ritrasse questa volta.

“Non lo so. Credo che lui non abbia ancora capito...”

“Quello che tu provi per lui? No, è vero non l’ha capito perché è troppo impegnato a non far vedere quello che prova per te! E bisogna dire che anche tu sei stata brava a nascondere i tuoi sentimenti”

“Non avrebbe baciato Calì in quel caso. Se fosse innamorato di me dico. E poi cosa ti dice che a me lui interessi in quel senso?” chiese la ragazza piccata facendo appello a tutto lo sdegno che era in grado di dimostrare. Parola d’ordine: negare.

“In quel caso non saresti qui a piangere per lui!”

La ragazza arrossì vistosamente, punta sul vivo, messa alle stretta da una logica così banale e disarmante. Neville era così. Silenzioso e genuino ma sempre il primo a rendersi conto delle situazioni. Generoso e vero. Di sicuro il cappello parlante non aveva sbagliato quando l’aveva smistato a Grifondoro. Hermione si chiese se fosse lei quella nel posto sbagliato, lei che non aveva il coraggio di lottare per la persona che amava, né di rivelare i suoi sentimenti a Draco per paura di soffrire.

“Hermione le cose non sono sempre quelle che sembrano. Parlaci e lo saprai anche tu.”

Neville le voltò le spalle e si diresse veloce verso la porta. Prese la maniglia, aprì la porta ma prima di uscire senza voltarsi le disse: “Anche tu sei fortunata, perché qualcuno che ti ami a quel modo è difficile trovarlo. Voglio che sia lui a dirti perché era con Calì quando sei entrato ma sappi che tra i due il cattivo non era lui. Anzi cercava di aiutarti quando la sua generosità gli si è ritorta contro. Sei fortunata ad averlo, cerca di non fartelo scappare per una cavolata.”

Così dicendo se ne andò lasciandola sola a riflettere e pensare al domani.

Si, domani avrebbe parlato con Draco.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8


“Ma ti aveva detto che mi avrebbe parlato!” Sbraitò Draco, alle soglie dell’isteria, afferrando il braccio di Neville che stava mangiando un pancake, imbevuto di succo d’acero, e facendoglielo cadere dalla forchetta.

“non esatt…” Provò a replicare Neville infilzando nuovamente con la forchetta la sua colazione, raccogliendo con attenzione tutto lo sciroppo e aggiungendo una manciata di mirtilli.

“L’hai vista che piangeva per me e ha detto che mi amava. Tu l’hai sentita vero? L’ha detto quindi lei mi deve parlare. Di sicuro mi parlerà. Giusto?” Draco gli arpionò di nuovo il braccio facendogli cadere nuovamente il pezzo di pancake. “Lei… lei mi ama. L’ha detto.”

“Draco io non…” Sospirò Neville raccogliendolo per la terza volta ma non osando portarlo alla bocca. Prese in mano il bicchiere del succo d’arancia.

“E ora  dove diavolo è?” strattonò il braccio del povero Neville che si rovesciò addosso tutto il succo. Il ragazzo non protestò, rimase ad ascoltare gli sfoghi del giovane coma aveva fatto negli ultimi sette anni della loro amicizia.

“Draco…” Provò a dire il giovane, cercando di ripulire con la tovaglia il disastro che aveva combinato il compagno sulla sua camicia innocente.

Tergeo! Dai Neville, per favore, smettila di pensare alla colazione! Cosa ne pensi? Mi crederà quando le dirò che il bacio di Calì io non l’ho ricambiato? Mi ha solo preso alla sprovvista.”

Ginny ed Harry si sedettero al tavolo di Grifondoro, proprio davanti a Draco e Neville. Mano nella mano erano così felici da dare il voltastomaco a Malfoy, per la prima volta geloso del loro rapporto.

“Ginny hai visto Hermione?”

Ginny scosse la testa. “No mi spiace. Lavanda mi ha detto che non l’hanno sentita tornare in camera questa notte e che questa mattina, quando si sono svegliate il letto era intatto, come se non ci avesse dormito.”

“Davvero?” Si intromise Harry guardando la fidanzata con cipiglio “Perché non me l’hai detto? È una cosa seria questa!”

La fidanzata si strinse nelle spalle, diventando dello stesso colore dei capelli. Non l’aveva fatto con cattiveria, Ginny non era cattiva… era solo troppo concentrata su se stessa e sulla sua storia d’amore per pensare o anche solo rendersi vagamente conto dei sentimenti dell’amica. Cosa che tutti le perdonavano. Aveva sbavato dietro ad Harry per sei anni prima di riuscire a conquistarlo.

“Le lezioni iniziano tra meno di mezz’ora. Proviamo a cercarla.” Suggerì Neville semplicemente, togliendo le parole di bocca al suo amico. “Io vado in biblioteca, Harry e Ginny in sala comune, Draco tu vai alla torre di astronomia.

Draco non se lo fece ripetere. Corse verso l’uscita ignorando tutti gli sguardi puntati su di lui e imboccò le scale che l’avrebbero portato alla torre. Aveva capito perché Neville aveva mandato proprio lui: temeva che Hermione si fosse addormentata nella torre. Quella notte aveva fatto un gran freddo, il ragazzo aumentò l’andatura, salendo i gradini a tre a tre. Aveva il fiatone ed era già sudato quando arrivò davanti alla porta della classe. Prese un attimo di respiro prima di afferrare saldamente la maniglia ed aprire l’uscio.

La stanza era debolmente illuminata da quel pallidissimo sole di gennaio che penetrava dalle imposte, nulla facevano i vetri, l’ambiente era freddissimo. Stava per andarsene quando si  accorse che in un angolo c’era quello che sembrava un grosso e aggrovigliato mucchio di cenci. Dapprima penso che qualcuno avesse dimenticato il mantello, stava per andarsene quando pensò che sarebbe stato da incoscienti non controllare. Si avvicinò e scoprì che si trattava di Hermione, raccolta in posizione fetale, rannicchiata sotto il mantello di Neville. Le spostò i capelli del viso. Scottava, era pallida da far impressione e aveva le labbra blu. Tutta la notte al freddo le aveva fatto venire un bel febbrone.
“Hermione!” La chiamò Draco passandole una mano sulla guancia screpolata e sulle labbra cianotiche ma la ragazza non si svegliò.

“Hermione!” nessuna reazione. La voce di Draco iniziava a perdere la rassicurante calma che aveva cercato di trasmetterle, al contrario era carica di preoccupazione.
Terrorizzato Draco le cercò il polso trovandolo piuttosto debole ma abbastanza regolare da tranquillizzarlo. Per pochi, eterni minuti aveva pensato che la ragazza fosse morta assiderata. Il freddo che aveva patito quella notte l’aveva spinta sulle soglie dell’ipotermia a giudicare dalla temperatura corporea e del sonno profondissimo nel quale era sprofondata. “Lumos!” Le puntò il fascio di luce dritto negli occhi ed ottenne una debolissima risposta.

Draco la prese in braccio. Seppur molto più piccola di lui, sia per altezza (gli arrivava a stento alla spalla) che per peso, fece non poca fatica a trasportarla per i centocinque scalini che doveva scendere per arrivare al piano della Sala Grande, e da lì raggiungere l’infermeria.. Non se l’era sentito di usare un incantesimo di levitazione. Aveva disperato bisogno di sentirsela contro il suo petto, cercando in infonderle coraggio e calore. Guardò l’orologio. Le lezione erano iniziate da quattro minuti. Si chiese se Neville, Harry e Ginny ci fossero andati o lo stessero aspettando per avere notizie dell’amica

“Draco.” Bisbigliò Hermione con la bocca contro il maglione del giovane Grifondoro. Malfoy avvertì la fatica che faceva anche a pronunciare poche parole.

“Dimmi, Hermione, dimmi”

“Draco non lasciarmi.”

“Mai.” E la strinse più forte al suo petto per ribadire il concetto. Sentiva che il corpo della ragazza si scaldava sempre più a contatto con il suo torace.

“Draco, ti amo!”

“Anche io. Anch’io, Hermione, ti amo.” Mai frase era stata più difficile da pronunciare. Ringraziò solo che lei non riuscisse a vedere quanto era arrossito. E quanto si sentiva vulnerabile.

“Draco perché stai baciando Calì?”

Malfoy si fermò un attimo ansante, guardò la ragazza che aveva tra le braccia e si rese conto che la ragazza non era cosciente ma stava delirando in balia delle febbre.

Ridacchiò sulla sua sfortuna. Il primo ‘ti amo’ della sua vita, da parte della persona di cui era innamorato, gli veniva detto da una ragazza delirante, praticamente svenuta tra le sue braccia al seguito di un’ipotermia che si era auto inflitta per averlo visto baciare un’altra.

“Ora ti porto in infermeria. Madama Chips ti curerà non temere. E noi staremo insieme. E saremo una coppia bellissima. Molto meglio di Ron e Lavanda. Loro sono troppo gelosi, possessivi e sdolcinati. Non fanno venire anche a te la nausea con quei soprannomi assurdi e smielati? E meglio anche di Ginny ed Harry che si baciano ogni tre minuti. Io e te saremo perfettamente compatibili. O semplicemente. Saremo perfetti insieme.”

E Draco non si accorse di quanto anche lui stesse straparlando.

“Oh Malfoy grazie al cielo.” Harry, senza Ginny al fianco per una volta,  corse incontro al suo peggior nemico con un sorriso tale che Draco ebbe paura volesse abbracciarlo. “Ma dov’era finita?”

“Sulla torre di astronomia.”

“E quando ci è andata?” Harry si toccò distrattamente la cicatrice come faceva sempre quando era confuso.

“Ci ha passato la notte.”

“Perché???”

Draco sbuffò, cominciava ad essere stanco, Hermione gli pesava di più ad ogni passo e l’interrogatorio di Potter non alleggeriva la situazione. Respirare stava diventando terribilmente difficile, figuriamoci parlare.

“Oh hai ragione.” assentì Harry “Vuoi che la porti io per un po'’ fino all’infermeria, almeno ti riposi.”

“No!” Ringhiò Draco, ma per una volta Harry capiva benissimo. Si sarebbe comportato allo stesso modo se fosse stata Ginny. Non avrebbe permesso nemmeno a Ron di toccarla.

 Davanti all’infermeria Harry aprì la porta da Draco che, ormai stremato,  lasciò cadere Hermione sul primo letto libero che trovò. L’infermiera corse loro incontro, ligia al dovere, non sottovalutava mai un caso e quello delle ragazza le apparve da subito piuttosto grave. Cacciò fuori i suoi amici, incurante delle proteste del giovane Malfoy, per potersi prendere cura al meglio delle paziente. Vedendo poi  la preoccupazione sul viso di Draco, gli disse che sarebbe potuto tornare durante la pausa pranzo.

Fuori dall’infermeria e due rivali, così erano definiti da tutti, si guardarono a disagio. Indecisi se continuare quella tregua, che Hermione aveva inconsciamente imposto loro, o ricominciare i quotidiani alterchi.

“Cosa ci faceva nella torre di astronomia? E perché ci ha passato la notte con questo freddo?” Chiese Harry con una nota di aggressività nella voce.

Draco abbassò per la prima volta la testa davanti ad Harry, vergogna dosi profondamente di dover ammettere quella terribile verità. “Mi ha visto baciare Calì!” sussurrò con un filo di voce.

“Tu sei un enorme stronzo Draco Malfoy!”

“Non è come può sembrare!!” provò a giustificarsi Draco, sempre con la testa bassa.

Il pugno di Harry si abbatté su di lui senza preavviso.
 
NOTE
Partiamo dal presupposto che io non amo le ff piene di parolacce e termini volgari. Credo che abbassino tantissimo il livello della narrazione, perciò cerco di usare un linguaggio il più possibile pulito e genuino. Inoltre la Rowling in tutta la saga ne usa solo una e quindi, nonostante la libertà di movimento che mi da l’OOC, ho cercato di seguire il suo esempio. La parolaccia, unica che userò in questa long, è la stessa che dice Hermione a Ron in HP e i Doni della Morte. Se ci fate il caso anche la frase è la stessa. Cambia solo il nome.
Aggiungo un piccolo annuncio. Sto cercando una Beta (o forse meglio una Co-alfa XD) per una storia che ho in testa a grandi linee ma ho bisogno di qualcuno che mi aiuti ad affinare un po' la trama e soprattutto a svilupparla perché vorrei farla il più IC possibile. Quindi se qualcuna è interessata me lo faccia sapere!!!!
Ringrazio inoltre tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite. Ma soprattutto grazie a chi recensisce, VI ADORO!!!!!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


ATTENZIONE!!
 Ho scelto di tener conto dell’indecisione del cappello parlante di metterlo a Serpeverde e siccome Voldemort non è risorto, Harry non è mai andato nella Camara dei Segreti. Quindi non ha mai avuto l’opportunità di parlare una seconda volta con il cappello parlante. Si da il caso, però, che quella fosse una delle mie scene preferite e quindi ho voluto riproporla, con i dovuti cambiamenti, a favore della storia. C’è anche un piccolo riferimento a Lilly/Severus, vediamo chi lo coglie…


CAPITOLO 9


“Potter!! Sei per caso impazzito? Spero di si perchè non accetterò nessuna giustificazione!”

La voce della professoressa McGranitt risuonò nel vasto corridoio rimbombando tra le statue che, immobili, fissavano davanti a sé. I suoi passi, regolari come in una marcia, annunciavano una punizione che, di sicuro non avrebbe tardata ad arrivare.

“Tre studenti che non si presentano a lezione da Vitious! Tre! Tutti di Grifondoro. E quando decido di andarli a cercare li trovo impegnati in un duello alla babbana!! Potter, Malfoy spiegatevi! Non subito, prima!” la voce della donna era indignata come non ‘avevano mai sentita e aveva le labbra ridotte a un striscia sottilissima: cattivissimo segno.

“Noi abbiamo accompagnato Hermione in infermeria, è stata male questa notte.” Sussurrò Malfoy pieno di sensi di colpa abbassando la testa, vergognandosi delle sue responsabilità in tutta quella storia.
“Bene, questo mi chiarisce come mai un’alunna diligente come la Granger abbia saltato la lezione ma non perché Potter l’abbia colpito.”

Harry abbassò la sguardo in attesa di una punizione, strinse i pugni fino a farsi venire le nocche bianche e bisbigliò. “È sola colpa sua.”

“Cosa vorrebbe dire?” tuonò la McGranitt fulminando i due studenti ribelli, Draco si meravigliò che non li avesse uccisi con lo sguardo come un basilisco, ma di sicuro era riuscita a pietrificali. Quella donna, specie arrabbiata, pietrificava chiunque. Avevano visto spesso Piton non trovare il coraggio di ribattere quando lei era particolarmente infuriata.

“Io ed Hermione abbiamo, diciamo, discusso. E per colpa di questo litigio è stata male. È andata sulla torre di astronomia e deve essersi addormentata. Ci ha passato la notte. Questa mattina siamo andati a cercala. L’ho trovata io e aveva la febbre alta.” Confessò Malfoy con una tristezza nello sguardo che commosse anche intransigente professoressa.

“Quanto alta?” Chiese preoccupata la donna.

“Abbastanza da delirare.” Malfoy era sull’orlo delle lacrime.

“Malfoy conosci la signorina Granger. Quando si mette in testa una cosa non c’è modo di dissuaderla. Discutere alla vostra età è comprensibile. Ma…” e qui si fermò un instante, togliendo dieci anni di vita al povero Draco, ormai rassegnato ad una punizione. “La prossima volta che succede, anche se sono sicura che non risuccederà, venite ad avvisarmi prima!! Ora se ne torni pure il classe, Malfoy, hai già perso buona parte della lezione. Quanto a te, Potter, per quanto ammiri il fatto che hai voluto difendere la tua amica, temo dovrai seguirmi nell’ufficio del preside.”

Il poco colore sul viso di Harry si prosciugò alla sentenza della McGranitt. Mentre parlava con Draco aveva sperato di poterla passare liscia. Ma ora ogni sua speranza era precipitata. Soprattutto perché la professoressa aveva deciso di punire solo lui.

“Perché solo io?”

“Perché non ho visto il signor Malfoy ricambiare il pugno. Assurdo!!! Non mi era mai capitato un Grifondoro così apertamente ostile verso un altro! A volte mi chiedo se il Cappello Parlante non abbia… diciamo fatto confusione!!”

“Non può darmi una punizione lei?” Chiese Harry disperato non solo per la situazione ma anche per quel commento sul Cappello Parlante che l’aveva colpito più del normale.
“No Potter, il suo comportamento sta veramente passando ogni limite. Ho bisogno di consultarmi con il preside per decidere qual punizione sia meglio per lei, perché vedo che le altre che le ho dato fin’ora non hanno sortito alcun effetto!”

“La giuro che questa sarà l’ultima.”

“Potter questa frase me l’ha già propinata una decina di volte, solo quest’anno ovviamente. Se non le ho creduto le altre volte cosa le fa pensare che ci crederò questa volta.”

Ad Harry non sfuggì l’uso della terza persona singolare. L’insegnante di Trasfigurazione dava del lei ai suoi studenti solo quando era molto, molto arrabbiata.

Come se andasse al patibolo Harry seguì la direttrice della sua casa fino alla statua del gargoyle dove la McGranitt pronunciò la parola d’ordine (“Ghiacciolo alla Fragola”) per far aprire il passaggio segreto.
“Va su, Potter. La strada la sai, ormai.”

Harry salì le scale che portavano all’ufficio circolare di Silente. Fanny in un angolo era al massimo di suo splendore, con le ali in parte color oro e in parte porpora e il becco affusolato. Niente a che vedere con il pulcino spelacchiato che c’era l’ultima volta. O con il vecchietto cadente che c’era la volta prima.

A parte Fanny, però, l’ufficio era vuoto. Indeciso sul da farsi, Harry prese a gironzolare per la stanza osservando gli strano oggetti che collezionava Silente. Prese in mano, ben attento a non romperle, minuscole miniature delle enormi clessidre con i punti delle varie case. Come ogni anno Grifondoro era alla pari con Serpeverde, seguito da Corvonero. Le posò di nuovo sulla scrivania.  In una teca c’era una bellissima spada tempestata di gemme preziose e nell’armadio aperto lo strano oggetto che Silente gli aveva già spiegato essere un pensatoio.

Ad un certo punto la sua attenzione fu catturata ad cappello parlante che giaceva, come addormentato, su una poltroncina nell’angolo.  Era ancora più logoro e rattoppato di come lo ricordasse. L’anno prima quando era arrivato ad Hogwarts il terzo fratello Canon aveva rischiato di essere distrutto dalla sbadataggine del ragazzo che, per l’emozione, non era riuscito a tener sotto controlla la sua magia. Risultato? I capelli gli avevano preso fuoco e il cappello aveva iniziato a tossire come un matto facendo scoppiare a ridere tutta la scuola.  

Harry, che era rimasto fortemente colpito dalle parole della professoressa, prese in mano il cappello e se lo posò sulla testa.

“Uh, guarda un po'’ chi abbiamo, Potter! Pulce nell’orecchio, vero ragazzo? Ti stai chiedendo se non ho fatto un errore a mandarti a Serpeverde!”

Harry annuì ripensando a quando, undicenne, se era ritrovato ad urlare mentalmente “Non Serpeverde” con tutte le sue forze: Sirius non l’avrebbe mai perdonato se fosse finito a Serpeverde.
“Perché  Grifondoro non va bene?” chiese Harry terrorizzato.

“Certo che va bene! Ti ho messo lì alla fine no? Sei un ragazzo coraggioso e leale con gli amici, tutte caratteristiche degne di Godric Grifondoro, anche se decisamente troppo impulsivo e testa calda. Ti fermi mai a riflettere prima di agire? Il fatto che ti veda così spesso nell’ufficio del preside direi che è una risposta più che sufficiente.”

Harry tirò un sospiro di sollievo a quelle parole che tanto l’avevano rinfrancato. Ma il cappello parlante non aveva ancora finito il suo discorso. Probabilmente il parlare una volta l’anno gli dava tantissimo tempo per riflettere, e ora non vedeva l’ora di esporre i suoi pensieri.

 “Ad ogni modo sono tutt’ora convinto che te e quell’altro biondino dovevate andare a Serpeverde.”

“Che biondino? Intendi Draco?”

“Esatto!! Draco Malfoy! Ho mandato tutta la sua famiglia a Serpeverde senza pensarci un minuto. Appena mi posavano sulla loro testa il bisogno di emergere e l’ambizione che emanavano erano così forti da non darmi dubbi. Eppure lui… era la prima volta che un undicenne mi chiedesse di essere messo in un’altra casa per amore. A dire il vero c’era già stato qualcuno che ci aveva pensato per qualche istante ma poi aveva scelto le convenzioni. Quel Malfoy invece era ancora più sicuro di te!”

Harry scosse il capo confuso, se non avesse avuto il cappello addosso si sarebbe grattato la testa, come faceva sempre quando aveva dei dubbi. Di tutto quel discorso gli era rimasta in testa una cosa sola: aveva avuto ragione! Malfoy sarebbe dovuto andare a Serpeverde!

“Quindi tu volevi metterlo a Serpeverde.”

“La cosa importate non è dove volevo metterlo io, Potter! Ma dove voleva stare lui!”
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10


“Posso entrare?” Ginny infilò timidamente la testa all’interno dell’infermeria.

Madama Chips annuì. “Draco Malfoy è stato qui fino a dieci  minuti fa. Non ha detto una parola in cinque ore e le ha tenuto la mano. Lei si è svegliata dopo tre minuti che se n’era andato. Ora è debole ma cosciente.”

“Quando potrà uscire?”

“Domani sera, al più tardi giovedì mattina.”

E le indicò l’ultimo letto della corsia, protetto da paraventi color crema. I passi della ragazza risuonavano fortissimo sul marmo dell’infermeria, provò a rallentare l’andatura. Si sentiva a disagio come mai in vita sua. Superò il paravento e sedette sulla seggiola al fianco del letto di Hermione, incapace di dire anche solo una parola. Con le mani in grembo prese a torturare l’orlo della gonna che indossava.

Hermione la fissò, guardava il disagio dell’amica combattuta tra il desiderio di parlarle e quello di fare la sostenuta lasciandola cuocere nel suo brodo. Il suo lato orgoglioso prese il sopravvento, guardò Ginny dritta negli occhi senza dire una parola che potesse alleggerire la situazione.

Ginny, imbarazzata, abbassò la testa nascondendo il viso dietro ai lunghi capelli rossi. “Hermione mi dispiace” e scoppiò a piangere.

Hermione, che conosceva Ginny da ormai sette anni, sapeva quanto era raro che la ragazza piangesse e ne rimase sconvolta. Allungò una mano e prese quella di Ginny.
“Ero così concentrata su me, su Harry che ho smesso semplicemente di pensare. A te e a come ti sarai sentita quando Ron ha scelto Lavanda. Non te lo meritavi.”

Hermione si tirò su con fatica dai guanciali su cui era sprofondata  e si sporse ad accarezzare il viso di Ginny, aveva le guance morbide e bagnate di lacrime. Il cuore di Hermione si strinse ma ancora il suo orgoglio non era ancora stato del tutto vendicato. Decise quindi di rimanere in silenzio.

“E tutta questa storia di Draco. Io sapevo che Calì l’avrebbe baciato davanti a te in modo che tu ti arrabbiassi con lui. Me l’aveva detto Lavanda ma non ti ho detto niente perché era più facile schierarsi con loro e con Ron.”

Hermione ritirò la mano come scottata dalla pelle di Ginny.

“Tu cosa?”

“Hermione cerca di capirmi, io mi sono sentita messa alle strette. Avevo paura di far litigare Ron e Lavanda così ho dato ragione a loro. Ma nel profondo sapevo che quello che ti stavo facendo era ingiusto. Solo l’ho capito ora. Te e Draco siete una coppia perfetta. Mentre dormivi è stato qui cinque ore a tenerti la mano. Lui ti ama veramente e io stavo ostacolando l’amore. Quello vero con la A maiuscola.”

Hermione tacque. Strinse la coperta tra le dita stringendola con rabbia. Fissò un punto indefinito davanti a sé trattenendo la voglia di prendere la bacchetta e lanciarle una Maledizione Senza Perdono. Ma quello sarebbe stato troppo facile, poi sarebbero state pari ed Hermione non voleva tornare in parità, almeno per il momento.

“Hermione ti prego dimmi qualcosa! Vuoi lanciarmi una fattura? Non farò niente per difendermi te lo giuro!”

Ginny allungò la mano verso quella di Hermione che la ritrasse veloce, come se l’amica avesse intenzione di picchiarla o comunque farle del male. Mortificata da quel gesto anche la più piccola dei Weasley ritirò le dita e si asciugò le lacrime che non smettevano di scorrerle sul viso.

“ E alleviare il tuo senso di colpa? No, Ginny, non ti alleggerirò la coscienza.”  Hermione era fredda ma anche incredibilmente lucida mentre pronunciava quella parole come una condanna.

Ginny si torse le mani in grembo disperatamente, i singhiozzi non erano più silenziosi e le scuotevano il petto, ridondando nell’infermeria deserta.

“Ti perdono.”

“davvero?” Ginny si asciugò le lacrime e sorrise ad Hermione.

“Ti perdono perché è la cosa giusta da fare. E ti perdono perché nessuna vendetta è peggiore. Dovrai convivere con quello che hai fatto.”

“Ma non siamo pari.” Mormorò Ginny con voce incolore.

“Esattamente!”

Il sorriso balenò sulla bocca di Ginny. Si era resa conto che non era un vero perdono. Ma lei ci teneva tanto ad Hermione anche se il suo recente comportamento aveva suggerito tutt’altro. Prima o poi sarebbe riuscita a farsi scusare veramente.

 
Contemporaneamente in Sala Comune di Grifondoro.

 
“Malfoy ti posso parlare?”

Harry si avvicinò a Draco che studiava pozioni coricato sulla poltrona vicino al camino, la stessa che si litigava sempre con Hermione, senza mai vincerla, ovviamente.

“Certo.” Draco si alzò per seguire il ragazzo in un angolo più appartato della sala. Si lasciarono cadere su due morbidi puff di velluto porpora con decorazioni di filo oro scuro.

“Lavanda ha riferito a Ron che, naturalmente mi ha raccontato, una scombussolata storia in cui Calì ti avrebbe baciato solo per farti litigare con Hermione. Ma che tu non l’hai nemmeno ricambiata. È vero?”

“Si è così!”

“Perché non mi hai spiegato questa mattina? Ti saresti risparmiato un pungo.”

“E tu una punizione. A proposito cosa devi fare? Quel’è il tuo castigo?” lo prese in giro Draco ridacchiando.

Harry rise così forte che un paio di bambini del secondo anno che giocavano a scacchi magici si voltarono a guardali a bocca aperta. Quei due li si vedeva ridere insieme solo dopo una vittoria a Quiddich.

“Si hai ragione, Draco.” Rispose Harry chiamandolo per nome, cosa che non faceva molto spesso.

“Non mi hai lasciato molto tempo per spiegarmi. Se prendessi il boccino velocemente come ti arrabbi con me, non avremmo mai perso una partita.”
“Taci Malfoy. Io sono un grande Cercatore!”

“Sempre pieno di te Potter!”

I due risero, non una risata da amici di vecchia data ma con una punta di malizia e un pizzico di invidia reciproca nella voce.

“Quando hai conosciuto Hermione?” Chiese Harry tornando improvvisamente serio.

“ Sul treno. Sono entrato in un vagone a caso, cercavo Tiger e Goyle, da piccoli eravamo molto amici e in nostri genitori erano convinti  che saremo stati nella stessa casa.

Invece ho trovato lei. I capelli a cespuglio e i dentoni sporgenti. Una divisa linda con la cravatta storta e teneva sulle ginocchia un libro che probabilmente pesava più di lei.” Gli occhi di Draco si illuminarono “Era una saccentone petulante convinta di sapere tutto. Eppure quando ha alzato lo sguardo dalla sua copia nuova fiammante di Storia di Hogwarts e mi ha guardato ho letto la paura. Dell’ignoto, dell’essere così lontana da casa, separata per la prima volta dai suoi genitori.”

“È lì che ti sei innamorato di lei?”

“Come?”

“oggi, nell’ufficio di Silente ho parlato con il Cappello Parlante. Ha detto che hai scelto intenzionalmente di non andare a Serpeverde per stare con lei.”

“È vero.”

Harry si passò stancamente una mano sugli occhi, gli sembrava passata un’eternità da quando si era svegliato. E alle dieci doveva anche andare a lucidare tutte le ampolle di Piton nei sotterranei per almeno due ore.

“La ami quindi?”

“Potter non posso dirlo prima a te di lei.” Rispose Draco alzandosi di scatto.

“Dove vai?”

“Da lei. Ora basta avere paura, le dirò tutto. Dimmi buona fortuna!”

“Mi hai preso per un tuo amico Malfoy? Spero solo che non ti provochi danni permanenti.”

“In pena per me Potter?”

“Non vorrei rimanere senza Cercatore per la penultima partita ad Hogwarts. Quest’anno la coppa del Quiddich deve essere nostra. Quindi vedi di non farti ammazzare.”

Harry Potter rimase a guardare Draco che si allontanava, l’eco della sua risata ancora nelle orecchie. Forse Malfoy non era poi così male.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


CAPITOLO 11
 
Draco camminava lentamente, il cuore ad altezza ombelico non aveva intenzione di smettere di fare capriole e salti mortali. Tutto intento a ripassare il discorso che aveva intenzione di fare ad Hermione camminava sbilenco come un ubriaco. E si sentiva anche piuttosto ebbro. La paura lo attanagliava follemente: paura del rifiuto, paura del fallimento, paura dell’umiliazione. Per la millesima volta si passò le dita tra i capelli biondi, scombinandoli ancora di più. A parte il colore cominciavano a sembrare uguali a quelli della sua amica che lo aspettava in infermeria: cespugliosi ed informi.

“Ciao Draco, passeggiata serale?”

Draco non fece in tempo a fermarsi e in un lungo passo attraversò il corpo di Nick-Quasi-Senza-Testa che, come faceva spesso, era apparso all’improvviso. Entrambi rabbrividirono. Non era piacevole attraversare un fantasma, sembrava di attraversare una viscida cascata che però ti lasciava completamente asciutto.

“Sto andando da Hermione.”

Nick annuì e la testa, precariamente attaccata al collo da un centimetro e mezzo di muscoli e tendini, ballò in maniera decisamente antiestetica.

“Ma non le porti nulla?” Chiese scettico il fantasma della torre di Grifondoro squadrando il ragazzo come se fosse un ritardato.

Draco rimase di ghiaccio. Quando un fantasma morto da trecento anni ti batte in romanticherie e appuntamenti vari puoi decisamente chiudere i giochi. Non ci aveva pensato, ma poi decise che avrebbe potuto evocare un bel mazzo di giunchiglie appena fosse arrivato davanti alla porta dell’infermeria. Magari come quelle strombazzanti della professoressa Sprite, Hermione le aveva sempre trovate piuttosto divertenti.

“Ma non giunchiglie strombazzanti.” Nick lo guardò storto, quel ragazzo di donne non aveva ancora capito nulla. Certe persone hanno bisogno di qualche piccolo incoraggiamento, per esempio, dire passo per passo quello che bisognava fare. Ripensò a Potter. Quel ragazzo era simpaticissimo ma non aveva capito che la rossa del Weasley ci provava con lui finché lei non gli aveva buttato le braccia al collo baciandolo davanti a tutta la torre di Grifondoro

Draco arrossì assumendo una delicata tonalità rosa evidenziatore. La sua pelle era così chiara che quando il sangue affluiva alle guance non diventava mai più scuro del rosa, quasi tendente all’arancione. Inutile dire che Draco odiava con tutto se stesso arrossire.

“Ah Draco, fa attenzione, Pix sta organizzando un nuovo scherzo.”

“Cosa fa? Tira estratti di Puzzalinfa addosso a chi passa davanti al alla statua del Mago Monco?”

“Esattamente. Pare lo trovi divertente! Certo che gli scherzi che fanno i vivi non mi fanno rimpiangere di essere morto. La maggior parte non fa decisamente ridere. Come quello che ha deciso di uccidere me usando un’ascia così poco affilata. Insomma avrebbe…”

Draco se ne andò, sapeva che quando Nick cominciava a parlare della sua morte non la finiva più. E lui non aveva né tempo né voglia di ascoltare la giusta tecnica della decapitazione con tanto di particolari raccapriccianti. Evitò accuratamente di passare davanti alla statua di Edmundo il Monco, poco lontano dall’infermeria, proprio davanti al dipartimento di trasfigurazione. I pochi studenti ancora in giro, che arrivavano da quella parte, erano coperti da testa a piedi di una sostanza viscida che odorava come i calzini di Potter dopo un intenso allenamento sotto la pioggia. Draco non aveva nessuna intenzione di fare una dichiarazione ad Hermione coperto da Puzzalinfa. Quello era un primato che lasciava ad Harry che si era fatto beccare in quelle condizioni da Cho al quinto anno.  Scese la scalinata con trabocchetto sul terzo scalino, quello che spariva all’improvviso se qualcuno lo pestava.

Davanti alla pesante porta di mogano dell’infermeria, regno indiscusso di Poppy Chips, il giovane Grifondoro si fermò ad evocare un mazzo di giunchiglie rosse e gialle, avvolte in una graziosa carta argentata chiusa da un fiocco porpora, una tonalità più scura dei fiori. Lanciò una fugace occhiata fuori dalla finestra e vide, riflesso nel vetro, che la sua capigliatura lo faceva sembrare uno scappato da casa. Cercò disperatamente di mettersi a posto i capelli che si era torturato per tutta la strada ed entrò.

Hermione era sveglia. Leggeva appoggiata ai guanciali, il viso pallido ma si stava ristabilendo. Aveva le labbra screpolate e gli occhi ancora luccicanti. Pareva stanca.

“Finalmente!”

A Draco si sciolse il cuore a sentire quella voce dolce. Gli era mancato quel suo tono supponente e vellutato, morbido come un cuscino di piume dopo una giornata faticosa.

Draco si sedette accanto al letto di lei, non prima di aver messo le Giunchiglie nel vaso di cristallo sul comodino accanto al letto. All’interno c’era già una rosa bianca. Sul comodino un bigliettino, scritto con la grafia di Neville, le augurava una pronta guarigione. Perfino Neville non aveva avuto bisogno di consigli sul come trattare una donna.

“Mi hanno detto che hai passato tutto il pomeriggio, dopo le lezioni, qui con me. Anche se dormivo non te ne sei andato. Perché?”

“Non l’hai ancora capito?”

Hermione si esibì in uno strano sorriso sghembo che fece saltare il cuore di Draco dell’ombelico alla gola.
“Non te la caverai così facilmente.”

“Lo so.”

“Avanti Malfoy. Parla.”

Draco sospirò. Era il momento di dire la verità. Erano parole che aveva già detto e per le quali c’era voluta una certa dose di coraggio. Ripeterle sotto a quegli occhi che lo scrutavano come se fossero in grado di leggere dentro di lui.

“Ti amo.”

Silenzio. Draco rimase lì, davanti a lei. Completamente vestito eppure nudo come non si era mai sentito. Gli occhi nocciola di Hermione lo scrutavano e quel sorriso enigmatico pareva prenderlo in giro.

“Tu non mi dici nulla?”

Hermione scosse la testa. “No Malfoy non te lo dirò!”

Draco impallidì, perfino i capelli sembravano più chiari. Le occhiaie più marcate sotto gli occhi di ghiaccio. Hermione scoppiò a ridere e incurante dell’incredulità dipinta sul volto di lui, si sporse verso il ragazzo lo baciò d’impeto e se lo tirò addosso.

Disteso su di lei, ancora scosso  da quanto stava succedendo, dapprima rispose al bacio con entusiasmo. Poi con fatica si staccò dalle labbra di Hermione e guardandola con sguardo interrogativo le chiese: “Non mi dirai ti amo?”

“No.” Rispose lei riprendendo il bacio e mordicchiandogli il labbro inferiore strappandogli un gemito di piacere misto a dolore.

“Perché?” Draco di nuovo interruppe il bacio, decisamente confuso dal comportamento di Hermione che non gli era mai parsa così disinibita.

“Dovrai impegnarti di più.”  Lo baciò. “Ora hai finito di parlare? Baciami stupido!”

Draco si ributtò sulle labbra di Hermione. Il bacio si approfondì al punto che il ragazzo non seppe più controllarsi. Liberò le mani sul corpo di lei sfilandogli dalla testa la camicia da notte di flanella e buttandola per terra. Draco interruppe il bacio per ammirarla con le culottes blu scure e la canottiera in pizzo dalle spalline sottili dello stesso colore.

“Dimmelo di nuovo!”

“Ti amo!” sussurrò il ragazzo baciandole la clavicola e spostandole la spallina del sottile indumento che la ragazza indossava.

“Sei uno stupido Draco Malfoy.”

Draco smise di baciarla. “Cosa?”

“Forse ti amo proprio perché sei uno stupido.”

Felice come non si era mai sentito, Draco riprese a baciarla sulle labbra. Le posò le mani sull’addome e con trepidazione fece per sfilarle la canotta.

“Cosa diavolo state facendo qua dentro? Fuori, fuori, fuori!!! ” La voce di madama Chips risuonò nella stanza.

Hermione imbarazzata si rese conto che l’avevano appena beccata con un ragazzo stretto tra le cosce.
 
 
NOTE
So che non esiste nessuna statua del mago Monco. Ma non volevo usare una delle statue descritte nelle saga e poi ho ipotizzato che visto quanto grande è il castello ci fossero tante statue.
So che in HP e il Principe Mezzosangue è Harry a baciare Ginny  ma qui è Ginny la vera appiccicosa quindi ho deciso che fosse lei a fare il primo passo con Harry. L’ho trovato più coerente alla storia.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


CAPITOLO 12

Il freddo aveva cominciato a ritirarsi e la primavera a farsi avanti lentamente. La neve si sciolse lentamente sotto il sole di marzo. I fiori spuntarono a mazzetti nel parco della scuola tingendo il prato di mille colori sgargianti. Sugli alberi nacquero nuove foglie che andarono a ricreare le fronde delle possenti querce. La Pasqua si avvicinava a passi da gigante e con essa anche gli esami sembravano terribilmente più vicini. Mancavano poche settimane ai MAGO e la pressione iniziava a farsi sentire per tutti, qualcuno dava già i primi segni di cedimento. Le vacanze Natalizie parevano finite da pochissimo che iniziarono quelle di Pasqua.

Nemmeno un ricovero in infermeria aveva potuto tenere Hermione lontana dalla biblioteca. Figuriamoci quindi se le vacanze pasquali erano in grado di riuscire nell’impresa. Draco le aveva portato del cioccolato ma era stato sbattuto fuori dalla Pince che aveva urlato come se avesse lasciato liberi degli Schiopodi Sparacoda particolarmente irritati ed esplosivi. Ma la cosa peggiore era che lei non gli parlava. Cioè non mutismo assoluto, ovviamente, ma sembrava proprio che lo stesse evitando accuratamente. Si sedeva accanto a Neville a quasi tutte le lezioni eccetto Pozioni (Neville era ancora una frana nonostante tutti i progressi nelle altre materie) e stava in sala comune solo quando era agli allenamenti di Quiddich. Evitava accuratamente l’infermeria dopo la figuraccia che avevano fatto lei e Draco e si sentiva morire d’imbarazzo ogni volta che incontrava madama Chips.

Tutti si erano accorti di quella lontananza che si era venuta a creare tra i due. Ron diceva a chiunque restasse ad ascoltarlo che sapeva dal principio che Draco ed Hermione non erano fatti per stare insieme perché era ancora innamorata di lui. Lavanda spalleggiava il suo fidanzato sgridando chi, alle spalle del giovane Weasley rideva alla sua presunzione. Calì, al braccio di Cormac Mclaggen, raccontava invece di come avesse scaricato Draco Malfoy e di come lui avesse cercato di farla ingelosire con Hermione Granger finché lei non aveva scoperto di essere solo un ripiego. Ginny faceva la misteriosa, come chi sa tutto e non può dire niente anche se in realtà ne sapeva come tutti gli altri. Harry non si pronunciava. Rimaneva in silenzio a guardare lei che studiava in maniera febbrile, come quando l’aveva scaricata Ron e lui che mancava una Pluffa dietro l’altra agli allenamenti. Soltanto Neville aveva cercato di far ragionare i due, naturalmente in sedi separate, ma non aveva avuto successo. Quei due non si volevano parlare. O meglio, Hermione non gli voleva parlare. Draco era soltanto troppo orgoglioso per supplicarla.

Ma ora si sfiorava il ridicolo. Draco camminava veloce per raggiungere la biblioteca. Era decisamente stufo di essere ignorato. Le avrebbe parlato con la forza, niente suppliche. Solo un po' di sana violenza assolutamente non dolorosa. Semplicemente l’avrebbe costretta a parlare con lui.

Hermione camminava curva sotto il peso di tanti libri diretta in biblioteca (di nuovo!) quando Draco l’afferrò per un braccio trascinandola nella classe vuota di Antiche Rune.

“Draco ma sei impazzito?”

Draco, indeciso tra la voglia di strangolarla e di saltarle addosso per baciarla tutta, scoppiò in una risata sarcastica, di quelle che di solito riservava solo ad Harry e Ron o a qualche ragazzo di Serpeverde.

“Ah io sono impazzito?”

“Mi hai fatto male trascinandomi in quel modo!”

“Anche tu mi hai fatto male quando mi hai detto ti amo e poi hai smesso di parlarmi da un minuto all’altro.”

Hermione aprì la bocca per ribadire ma non seppe trovare le parole. Come poteva spiegare cosa l’aveva spinta a ritrattare, non con le parole ma con i fatti, quella dichiarazione d’amore che le era uscita dalle labbra prima che lei fosse in grado di fermarla. Non aveva mai avuto a che fare con un sentimento così forte da non poterlo trattenere.

“Ora voglio sapere perché stai scappando da me!”

“Non te lo so spiegare.”

“Provaci accidenti!”

Gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime nel vedere la rabbia nello sguardo fiammeggiante di Draco.

“Oh non metterti a piangere!” Sbottò Draco arrabbiato e terribilmente spazientito dal comportamento di Hermione che lo faceva uscire di testa con tutte quelle indecisioni.

“Non sto piangendo!” urlò a sua volta Hermione asciugandosi una lacrima traballante dall’occhio sinistro. “E non urlare con me!”

“Io urlo quanto mi pare e piace!”

“Non ti permettere!”

“Non darmi ordini!” Draco era arrabbiato come mai in vita sua. Come mai in vita sua con lei. O con qualunque altra ragazza a dire il vero.

“E non trattarmi come una bambina!” Anche Hermione stava urlando. Le discussioni con Ron, anche le più feroci, erano solo delle chiacchierate amichevoli rispetto ai toni che stava prendendo la litigata con Draco.

“Ti tratto come una bambina perché tu ti comporti come una bambina! Smettila di avere paura dei tuoi sentimenti! Smettila di nasconderti dietro un dito! Tu mi ami! Lo so che mi ami. Smettila di negarlo! Smettila di avere paura!!”

“Tu… significa solo che… non hai capito niente!”

Draco le si avventò addosso. Hermione per un attimo ebbe paura che volesse colpirla e fece per ritrarsi. Draco le prese il viso tra le mani e la baciò. Con furia e rabbia. Una rabbia cieca e sorda che non ammetteva nessuna replica. Hermione gemette quando Draco la forzò ad aprire le labbra con la lingua. Le morse il labbro inferiore ed entrambi sentirono il gusto ferroso del sangue. Hermione restituì il morso e liberò le mani sul corpo del ragazzo. Lo strinse alla vita incollandoselo addosso sentendo che, all’improvviso, i vestiti erano di troppo. Con un’audacia che non le apparteneva prese a trafficare con la cintura di lui.

“Hermione… no…” provò a sussurrare lui staccando senza convinzione le labbra da quelle bollenti e morbide di lei. Mai bocca femminile era stata più invitante di quella. Il profumo che emanava quella ragazza lo mandava in estasi.

Hermione non lo ascoltò ricominciò a baciarlo, succhiandogli il labbro inferiore. Gli tolse la camicia dai pantaloni.

“Hermione dai…”

La ragazza cominciò a slacciare, ad uno ad uno, tutti i bottoni della camicia con lo stemma di Grifondoro. Mordicchiò le labbra di Draco, intrufolando la lingua nella bocca di Draco, così calda e accogliente. Fatta apposta per essere baciata ancora e ancora, per tutta la vita.

“Hermione…”

“Sta zitto!” Un ordine abbaiato con voce roca, il desiderio ben udibile nel timbro basso della voce di solito squillante di Hermione. Non aveva nessuna voglia di parlare con lui. Voleva solo che ricominciasse a baciarla. 

Hermione aprì la cintura di cuoio nero e si dedicò al primo bottone dei pantaloni. La lussuria le impediva di fermasi, il cervello momentaneamente era scollegato, incapace di formulare un solo pensiero razionale. La voglia di sentire la pelle nuda sotto le sue dita era alle stelle. Dal canto suo Draco sapeva che doveva fermarsi, perché Hermione non era pronta. Sapeva che si sarebbe pentita. E sapeva anche che l’aula polverosa di Antiche Rune non era il posto ideale per la prima volta con la ragazza che amava.

Hermione, aperto il primo bottone, dedicò tutta la sua attenzione al secondo. Lasciò le labbra di Draco per cominciare a baciarle e morderle il collo.
 “Hermione basta!” Draco le afferrò i posi e l’allontanò da sé mandandola a sbattere contro la parete.

L’ultima cosa che vide il ragazzo furono le lacrime sulle guance di Hermione mentre la ragazza scappava come una furia dall’aula.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


So che il capitolo scorso vi ha lasciate piuttosto perplesse. Nelle recensioni mi avete chiesto tutte il perché dello strano comportamento di Hermione e io molto perfidamente vi ho lasciate in sospeso. Spero che questo capitolo disseti un po' la vostra sete J. Vi anticipo inoltre che ci avviciniamo lentamente alla fine. Sono indecisa se mettere un epilogo del tipo “Dieci anni dopo…” oppure no. Voi che ne dite? Fatemi sapere nei commenti di questo capitolo se lo volete oppure no

CAPITOLO 13


“Io e te dobbiamo parlare!”

Harry si lasciò cadere accanto a lei sul divanetto rosso della sala comune. Non c’era nessun’altro a parte loro visto che mancavano pochi minuti alle due. Hermione alzò stancamente il viso dal Manuale di Trasfigurazione, mise un dito  tra le pagine per segnare dov’era arrivata e chiuse il librone. Trasfigurazione umana era così difficile che la teneva sveglia ogni sera fino alle ore piccole per studiare la teoria alla perfezione e allenarsi fino alla stremo.

“Harry sono quasi le due e mi mancano ancora tre pagine per finire il capitolo e sinceramente non vedo l’ora di andare a letto.” Gli disse Hermione con voce stanca.

Aveva il viso tirato ed era pallidissima. Gli zigomi parevano bucare le guance, tanto il suo viso si era smagrito. Gli occhi occupavano praticamente tutto il viso, grandi e lucidi, quasi febbricitanti. Non si era ancora del tutto ripresa da quella brutta influenza che aveva preso al ritorno dalle vacanze di Natale. Harry e Neville attribuivano la cosa alla mancanza di aria fresca visto che la giovane Grifondoro passava praticamente tutto il suo tempo nella polverosa biblioteca della scuola. Ginny e Ron invece erano sicuri che fosse mal d’amore nonostante fossero in disaccordo su chi fosse il soggetto di tale agognato amore. Solo Lavanda e Calì si complimentavano per la smagliante forma fisica della compagna di stanza, chiedendole sistematicamente il segreto della dieta che stava seguendo. A tavola guardavano tutto ciò che mangiava, contando ogni boccone e notando che non arrivava mai a metà del piatto. Ma, convinte fosse solo per vanità, non ci fecero molto caso.

“Non si discute! Io e te parliamo!” rispose Harry perentorio.

“Di cosa?” Hermione si tolse la fascia che le teneva indietro i capelli e che secondo Draco, a ragione, la faceva assomigliare ad una pazza o ad un cactus con gli occhi. La metteva solo quando studiava in modo che i riccioli ribelli non le cadessero sugli occhi in continuazione. Harry si rese conto che perfino i capelli erano meno gonfi e crespi del solito, quasi afflosciati sul viso.

“Ho parlato con Malfoy.”

“E…?” Chiese la ragazza con il cuore che le martellava furiosamente nel petto.

“Mi ha detto dell’incidente con Madama Chips in infermeria il giorno prima che uscissi e di quello che è successo due giorni fa nell’aula di Antiche Rune e anche di come sei scappata dopo aver cercato di….”

“Te l’ha detto? Ti ha detto tutto? Erano cose private. Intime. Dovevano restare tra me e lui. Con quale diritto te le è venuto a raccontare?” Chiese Hermione pallida come la neve e con già la voglia di correre nel dormitorio maschile per uccidere Draco nel sonno. Anzi meglio svegliarlo e solo dopo ucciderlo. Così imparava a raccontare i fatti suoi!!

“Oh credimi non è stato semplice. Avevo pensato addirittura di mettergli il Veritaserum nel succo di zucca. Ho dovuto far finta di sapere già tutto perché me lo avevi detto te per scucirgli qualche informazione. Sapevo che stava male ma non sapevo tutta la storia.”

“Come lo sapevi?”

“Da Natale non è più riuscito a lanciare una pluffa nella porta. Ma nell’ultimo allenamento se le faceva proprio scappare di mano. E quando sia atterrati è inciampato nella scopa. Sembrava”

“…Ron!” finì la frase Hermione ridendo e riacquistando una debole traccia di colore sulle guance scavate. Anche Harry scoppiò a ridere ma tornò subito serio. Voleva affrontare il problema con Hermione e piantarla lì con quella conversazione così imbarazzante. Cosa non si fa per vincere la coppa di Quiddich.

“Perché ti sei comportata in quel modo? Quando ho parlato con Draco l’ho visto veramente male e anche un po' arrabbiato per il tuo comportamento. Dice che non capisce come mai ti comporti in questo modo e, anche se odio ammetterlo…” Harry si interruppe e fece una smorfia davvero buffa che strappò un sorriso ad Hermione “penso abbia ragione. Ti stai comportando come una ragazzina che non sa quello che vuole. Spiegami perché.”

“Oh Harry non so che dirti! Il giorno dopo l’episodio dell’infermeria mi sono sentita così vulnerabile. Ho avuto paura che mi lasciasse come… come Ron che mi ha sostituita così in fretta.”

“E quindi l’hai evitato per paura che ti dicesse che ha fatto un errore.”

Hermione annuì e prese un sorso della Burrobirra appoggiata sul tavolino e che, al tepore del camino, era diventata tanto calda da essere imbevibile. Con fatica non la risputò nella bottiglietta.

“Si. L’ho evitato perché dire ti amo è una cosa seria e mi sono chiesta se lui fosse pienamente consapevole di quello che mi stava dicendo. Mi sono torturata il cervello: e se lui non amasse me ma soltanto avesse voglia di amare? Se ama me soltanto perché ci sono io? Quanto in fretta gli passerebbe?”

Harry ebbe un attimo di esitazione, indeciso se rivelarle o meno quello che gli aveva detto il cappello parlante. Alla fine optò per la verità: era l’unica che poteva sbloccare la situazione tra quel due imbranati.

“Credimi, Hermione, forse lo sa meglio di te.”

“Che vuol dire?”

“Quando tu eri in infermeria ho dato un pugno a Draco, ero arrabbiato per quello che è successo e l’ho colpito prima che potesse spiegarmi.”

“Si lo so, la McGranitt ti ha beccato e ti ha mandato nell’ufficio di Silente, ce l’hai raccontato secoli fa. Lo sappiamo tutti. I Serpeverde ne hanno riso per settimane.”

“Quello che non ti ho detto, che non ho detto a nessuno, è che ho visto il Cappello Parlante e me lo sono messo in testa.”

“Come mai?”

“Non ha importanza. Quello che conta è che il cappello mi ha detto che appena la McGranitt l’ha posato sulla testa di Draco aveva deciso di mandarlo a Serpeverde.”

“Harry, non ricominciare per favore!” Disse Hermione sbuffando, convinta che Harry volesse ricominciare a polemizzare sulla presenza di Malfoy a Grifondoro. Era dal primo hanno che il ragazzo, insieme ovviamente a Ron, insinuava che Draco era stato messo nella casa sbagliata.

“Fammi finire Hermione!”

La ragazza fece un ceno con il capo per fargli intendere che poteva proseguire e non l’avrebbe più interrotto.

“Il Cappello voleva veramente mandarlo a Serpeverde. Ma Malfoy ha guardato te e ha chiesto di essere messo nella tua stessa casa. E sapeva anche se aveva undici anni cosa avrebbero pensato i genitori al riguardo ma non gli è importato.”

Ad Hermione cadde una lacrima di commozione che nascose con la mano destra cercando di nasconderla facendo passare il gesto come incidentale. Harry non ci cascò.
“Ma c’è ancora una cosa che non capisco, Harry, se mi ama perché mi ha fermata quando ho preso l’iniziativa.”

“Hermione, tu volevi veramente che la tua ehmmm.” Harry si stiracchio la voce estremamente a disagio “prima volta fosse in una polverosa aula di Antiche Rune? Stava per spiegartelo quando sei scappata come una furia. E anche lì Hermione, prima non gli parli per quasi due mesi e poi gli salti addosso come un’assatanata! L’hai confuso e preso alla sprovvista; ma che ti è preso?”

Hermione arrossì. Non aveva nessuna intenzione di raccontare al suo amico di come si fosse improvvisamente  infiammata, al punto di non essere in grado di fermarsi. L’unica cosa che voleva era la pelle nuda di Draco sotto i suoi polpastrelli. Il suo respiro sulla bocca e le mani di lui su tutto il corpo.

“È molto arrabbiato con me?”

“No, solo confuso, l’hai spiazzato su questo non c’è dubbio. Ma lui ti ama da sette anni. Credi veramente che rinuncerebbe a te per qualche malinteso?”

“Forse no. Ma se mi rifiutasse ancora? Non so come potrei reagire ad un altro suo rifiuto.”

“Hermione, lui non ha rifiutato te! Non voleva che ti pentissi di una decisione così avventata. Tu non sei una impulsiva. Tu mediti, ponderi, analizzi e ragioni. Ti sei abbandonata troppo e subito. E lui sapeva che ti saresti pentita di aver sprecato una cosa così romantica nel posto e nel momento sbagliato. Anche se almeno con la persona giusta.”
“Harry credi di poter andarmi a chiamare Draco nel dormitorio maschile?” tentennò Hermione cercando di rendere presentabili i capelli.

“Draco non è nel dormitorio.”

“Oh” mormorò la ragazza prima di rendersi conto che era molto tardi e c’era il coprifuoco a quell’ora. “E dov’è?”

Harry tirò fuori dalla tasca il mantello dell’invisibilità e un foglio di pergamena accuratamente piegato.

“Mi ha chiesto di darti questo nel caso mi fossi accorto che sei innamorata di lui.”

“Grazie.”

Harry sbadigliò rumorosamente e si alzò dal divanetto. Si incamminò verso la scala per lasciarle leggere la lettera di Draco da sola. Ma quando ebbe posato il piede sul primo gradino si volse di nuovo verso l’amica che non aveva ancora aperto la missiva.

“Hermione, vedi di chiarire in fretta con Malfoy. Voglio tornare ad odialo al più presto.” E salì verso li suo dormitorio ridendo.

Rimasta completamente sola nella sala comune, con mano tremanti Hermione aprì il foglio di pergamena. Draco aveva una bella grafia comprensibile ma quando aveva scritto quella lettera doveva essere davvero nervoso: la scrittura era tutta tremolante.

Hermione,
se ti conosco anche solo un po'’, e credo di conoscerti,
ti starai chiedendo perché ti ho fermata l’altro giorno,
nell’aula di antiche rune.
Confido che Harry ti abbia già spiegato in maniera esauriente le mie motivazioni ma,
se così non fosse,
sappi solo che è stato per il tuo bene.
Non rimangio una parola di quello che ti ho detto quel giorno in infermeria.
E so che mi ami anche tu.
In questo momento sono nella stanza delle necessità,
ti aspetterò fino alle cinque del mattino poi me ne andrò,
se anche tu mi ami verrai.
Se decidessi di non venire, non ti preoccupare, capirò,
e domani saremo amici come prima.
Ti amo troppo per far qualcosa che potrebbe ferirti.

 

Nessuna firma. Non ce n’era bisogno. Hermione guardò l’orologio a pendola nell’angolo della stanza. Erano le due e ventinove. Per un attimo pensò di aspettare fino alle quattro e mezza, giusto per far cuocere ancora un po' Draco nel suo brodo: non aveva ancora dimenticato l’umiliazione del rifiuto. Ma poi l’impazienza prese il sopravvento. Prese il mantello di Harry e corse verso il buco del ritratto per raggiungere il settimo piano.

La Signora Grassa brontolò per l’orario quando la giovane Grifondoro la svegliò per farsi aprire. Stava facendo un così bel sogno, si lagnò il quadro. Accompagnata dalle minacce della donna di non riaprirle se fosse tornata troppo tardi , Hermione, si infilò il mantello dell’invisibilità e si mise a correre a perdifiato verso la Stanza delle Necessità.
Appena fu davanti alla parete, ancora priva di porta, del settimo piano si mise a camminare avanti e indietro pensando: “Voglio vedere Draco, voglio vedere Draco.” Al terzo passaggio c’era un porta.

Allungò la mano tremante verso la maniglia ed entrò. La stanza era fiocamente illuminata da piccole candele che volteggiavano a mezz’aria. Un grosso divano di velluto blu scuro e un caminetto accesso.

E Draco, in piedi, di spalle, davanti al caminetto.

 “Sei venuta.” Le disse senza voltarsi.

“Non potevo mancare.” Rispose lei avvicinandosi.
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


Vi chiedo scusa in anticipo perché questo capitolo, l’ultimo di questa storia prima dell’epilogo sarà moooolto sdolcinato. Perdonatemi in anticipo se vi farò alzare la glicemia nel sangue!!!!

CAPITOLO 14 

“Scapperai anche questa volta?”

“No. Mi rifiuterai questa volta?”

Draco scosse la testa e le si avvicinò mettendole una mano nei capelli crespi, ben sapendo che avrebbe litigato parecchio per districare il cinturino dell’orologio da quella massa informe. Con l’altra mano le diede una carezza al viso incatenando gli occhi nei suoi. Le alzò il viso per baciare le labbra che profumavano di limone, il suo burrocacao preferito. Sentiva il cuore di Hermione che batteva forsennatamente contro il suo petto e ogni battito diceva il suo nome.

Draco ritrasse la mano dai capelli di Hermione, strappandole un gemito di dolore. Si ritrovò con cinque o sei fili castani aggrovigliati all’orologio. La ragazza li sfilò dolcemente, ridacchiando.

Il ragazzo la prese per mano e la condusse al divano blu davanti al caminetto in cui il fuoco scoppiettava allegramente. Si sedette affianco a lei, ammirando il modo in cui accavallava le gambe e faceva ballare il piede calzato da una ballerina nera. Dondolava la caviglia e la scarpa oscillava scoprendo il tallone, velato dal collant scuri.
“Dimmi perché sei scappata.”

Draco piantò gli occhi slavati in quelli castani di lei. il padre gli aveva insegnato l’Occlumanzia ma non era stato in grado di imparare la legimanzia, altrimenti l’avrebbe usata più che volentieri. Hermione non era un buon Occlumante a suo avviso, le sue emozioni erano troppo palesi sul suo viso. Arrossiva quando era arrabbiata. Si mangiava le unghie quando era nervosa. Le tremava il labbro quando era arrabbiata.

“Ho avuto paura.”

Hermione abbassò la sguardo incapace di trattenere il contatto visivo. La pelle delle guance era così incandescente che la Grifondoro temette che Draco avesse potuto abbronzarsi per il calore. Malfoy sorrise, felice di suscitarle quelle emozioni.

“Di cosa?”

Hermione abbassò gli occhi e arrossì fino alle orecchie. Gli occhi risaltavano ancora di  più sulla pelle tirata e trasparente. Resa  ancora più diafana dalla luce rossastra delle fiamme. Anche Draco, come chiunque avesse un minimo di buon senso si era accorto del pallore al limite del patologico che aveva assunto l’amica recentemente. Come né era stato la causa sperò di poter essere la cura.

Il ragazzo tolse l’orologio prima di rimettere le mani tra il groviglio della capigliatura di lei e bloccandole la testa in una morsa. Hermione gemette, ma non di dolore, quando Draco, nuovamente, la costrinse a guardarlo.

“Che tu pensassi di aver fatto un errore.”

Draco scoppiò a ridere, tolse la mano dalla chioma di Hermione che lo guardava confusa.

“Non ridere di me!” sbottò Hermione, assestando al giovane un coppino che gli fece strabuzzare gli occhi. Ma non riuscì a farlo smettere di ridere.

“Non rido di te!” Draco le prese il viso tra le mani, sfiorandole dolcemente le guance ancora arrossate a bollenti. “Ragazzina come potrei stufarmi di te? O anche solo pensare di aver fatto un errore?” E rise ancora.

Hermione gli tolse le mani dal viso e gli tirò addosso uno dei cuscini del divano. Ferita da quella risata che stonava completamente con le parole che le stava dicendo.
“Vedi? Vedi perché sei unica?”

Hermione lo guardò interrogativamente e scosse la testa, abbassando appena lo sguardo.

“Sei unica perché mi tiri i cuscini addosso quando ti arrabbi. Perché sei la ragazza che tira i ceffoni più forti del mondo. Perché studi con una fascia nei capelli che non ti fa quasi sembrare umana. Perché riesci ad essere sensuale con un pigiama di flanelle quattro taglie più grosso. Perché dormi con un orso di pezza da quando aveva cinque anni. Perché hai le nostre foto sparse per la camera. Perché quando fa freddo ti vengono i pomelli rossi alle guance. Perché reagisci malissimo ai complimenti. Perché scatti in piedi ogni volta che un professore fa una domanda. Perché riesci ad essere amica di tipi come Potter e quella sua isterica fidanzata. Perché dividi il dormitorio con due pazze scatenate. Perché sei l’unica che riesce a prendere centodieci su cento ad un compito di Incantesimi. Perché cerchi di far cambiare opinione a Luna su Ricciocorni Schivosi, Scivosi…”

“…Schiattosi.”

“Si, esatto, quei cosi. E  ti trovo favolosa per come mangi il gelato, sporcandoti tutta la bocca di cioccolato. Per come d’estate cammini scalza nel prato. Per come storci il naso quando si parla di Quiddich ma vieni ad ogni partita. Per come ti si arruffano i capelli quando prepari una pozione. Per come chiedi a tutti ossessivamente che voto hanno preso. Per come devi ricapitolare l’esame appena l’abbiamo finito. Per quanto sei buona con tutti. Per il tuo modo di perdonare le persone anche se ti hanno fatto un torto. Per…”
“Può bastare!” Lo zittì Hermione posandogli un dito sulle labbra. Draco lo baciò, risucchiandolo nella bocca e succhiandolo con dolcezza. Scese a baciarle il palmo aperto della mano e l’incavo del polso. Hermione fremette, il fiato divenne corto e sembrava solo chiedere di più.

“Ti amo! E non solo perché sei bella e intelligente. Ma perché sei impulsiva, perché quando ti scattano i cinque minuti sei pericolosa e perché ti arrabbi facilmente!”
“ Ah insomma ti piacciono i difetti!” Ribatté Hermione piccata incrociando le braccia sul petto.

“Si. Adoro i tuoi difetti perché… ti rendono te stessa.”

Hermione si sporse verso di lui e lo baciò. Si sorprese dell’intensità con cui Draco rispose al bacio. Le lingue danzavano abbracciandosi sensualmente, come in una danza in cui non era necessario conoscere tutti i passi. Venivano così spontanei. Draco le succhiò il labbro inferiore strappandole un gemito. Hermione lo morse. Draco rise sommessamente senza allontanarsi da lei.

“Non ridere.” Sussurrò Hermione.

Malfoy riprese il bacio, annullando quella poca distanza che si era venuta a formare quando lei aveva parlato. Draco scese con la bocca, scivolò dalle guance al collo baciando, succhiando e mordendo la pelle candida della gola di lei. Laddove i denti sfioravano la carne restavano piccoli segni a mezzaluna. Le scostò tutti i capelli, raccogliendoli sulla spalla sinistra e le prese in bocca l’orecchio. Hermione rabbrividì. Nuovamente sentiva il bisogno di spogliarlo e sentire la pelle nuda di lui sotto le sue dita bramose.

“So che ti ho detto che non ti avrei fermata.”

“Allora non farlo.” Replicò lei con voce roca, eccitata come non si era mai sentita.

“Hermione non voglio che la tua prima volta sia qui.”

La ragazza si staccò da lui un po'’ contrariata, un po' curiosa di capire cosa frullasse nella testa di quel ragazzo enigmatico che la stava rifiutando per la seconda volta.
“Ma qui è perfetto. Il camino, le candele. Possiamo fare un incantesimo a quella vecchia arpa perché suoni da sola. È una stupenda atmosfera.”

“Non si tratta solo di atmosfera, Amore. Diciamo che stiamo insieme da oggi. Non voglio affrettare le cose. Faremo l’amore quando non sarà così scontato.
Hermione lo baciò come a suggellare l’accordo.

“Siamo una coppia quindi?” Chiese lei con dolcezza riuscendo finalmente a guardarlo fisso negli occhi senza arrossire.

“No.”

“Come?”

“Non siamo una coppia. Siamo una cosa sola.”

Un gran sorriso si allargò sul viso di Hermione che non era mai stata così bella. Draco la baciò con passione. La strinse a sé con amore a possessione.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** epilogo ***


EPILOGO.

Dieci anni dopo…

Harry e Ginny sono sposati da otto anni. Hanno quattro figli, un più rosso di capelli dell’altro ma tutti e quattro con straordinari occhi verdi. Harry è entrato al ministero, è Auror sebbene la sua squadra non sia sempre troppo felice: l’età adulta gli ha tolto solo in parte quella vena di presunzione mista a protagonismo che l’aveva caratterizzato negli anni di Hogwarts. Resta in ogni caso un bravo capo e un ottimo padre di famiglia nonostante abbia i bambini più viziati del Mondo Magico. Ginny ha passato un breve periodo come giocatrice professionista di Quiddich, fu scoperta durante la finale, al sesto anno, quando aveva segnato trentotto reti ai Serpeverde. Le era stato offerto subito un contratto che aveva accettato, decidendo così di non tornate a scuola per i MAGO. Con sommo disappunto di Molly, che non l’ha ancora accettato: ben tre, dei suoi sette figli, avevano deciso di non diplomarsi. Quando, un anno e mezzo dopo, era rimasta incinta, aveva immediatamente mollato la carriera per fare la mamma. Ma se aveva abbandonato lo sport non aveva intenzione di abbandonare la condizione di donna incinta. Di sicuro ha preso da sua madre visto che alla tenera età di ventisei anni ha già quattro figli e ostenta con grande orgoglio il pancione. Il quinto sarebbe arrivato entro la fine dell’anno. Si sa… nel mondo magico la televisione non esiste. Molly e Arthur adorano letteralmente i loro nipotini anche se non se ne sarebbero mai aspettati così tanti.

Ron ha lasciato Lavanda una settimana prima del matrimonio. Era già tutto deciso quando lei aveva avuto la malaugurata idea di metterlo a dieta e, come tutti sanno, Ron non sopporta il digiuno. Dopo tre settimane di fame il povero ragazzo aveva provato prima con le suppliche, poi con le minacce arrivando fino al Punto di Non Ritorno. Inutile dire che si era pentito della sua decisione dopo pochi giorni ma non c’era stato nulla da fare. La dolce Lav-Lav aveva preso un biglietto per una crociera ed era partita per dimenticare il “Viscido”, come l’aveva chiamato in un biglietto lasciato a Ginny prima di partire. In Francia aveva assistito alla Coppa del mondo di Quiddich, in cui Viktor Krum stava disputando l’ultima partita prima del ritiro ufficiale, a ventotto anni era ormai un vecchio giocatore. Nessuno si capacitava di come quei due potessero stare insieme. Perfidamente Hermione dava il merito al pessimo inglese di Viktor che quindi non capiva tutte le sciocchezze che per Lavanda erano così importanti. Dal canto suo Ron era tornato dalla mamma che, preoccupata del deperimento del figliolo l’aveva rimesso all’ingrasso, anche se, fortunatamente, la corporatura di Ron snella era e snella rimaneva. Dopo un paio d’anni passati a piangersi addosso aveva accettato l’invito a cena della migliore amica di Lavanda e, dopo un corteggiamento serrato e tutt’altro che discreto, si erano fidanzati. Inutile dire che le due amiche… non erano più tanto amiche. A quanto pare uscire con l’ex-quasi-marito della tua migliore amica non merita il perdono. Anche Ron lavorava come Auror, nella stessa squadra di Harry, e sebbene fosse rimasto un po' pasticcione non se la cavava male. non aveva fatto però la carriera sfolgorante che sparava Calì che, nel profondo, sapeva che il fidanzato era diventato Auror solo grazie alla raccomandazione del suo migliore amico.

Neville era diventato professore di Erbologia cinque anni prima. Non ha dimenticato le difficoltà che aveva avuto durante gli anni di Hogwarts e prende sotto la sua ala protettiva tutti gli studenti in difficoltà. Nonostante sia un professore non ha ancora perso quell’aria imbranata che l’aveva sempre caratterizzato e ancora non riesce a chiamare la McGranitt per nome. Senza contare che trema ancora come una foglia quando Piton gli rivolge la parola. Si vendica a Natale, ogni anno, da quando è diventato professore nel tradizionale Christmas cracker* Piton non ci trovava più solo il cappello con l’avvoltoio impagliato in cima ma anche un vestito verde da donna.  Ci ha messo nove anni per riuscire finalmente a dichiararsi con Hannah Abbott con la quale si è sposato dopo un fidanzamento lampo. Ora i due vivono entrambi con la nonna di Neville che non si è assolutamente ammorbidita e li tiranneggiava a dovere. Aspettano un bambino e sono entrambi terrorizzati all’idea che esca come l’arzilla antenata.

Luna è partita per la Romania alla ricerca di alcune delle creature che tanto le aveva decantato il padre per scoprire che la compagnia di Charlie era molto più interessante dei Nargilli. Formano una coppia stupenda visto che entrambi perdono la testa per animali… diciamo inusuali. Non sono intenzionati ad aver figli. Per nulla al mondo rinuncerebbero alla loro libertà. Di Luna, Charlie, adora come lei non abbia nessuna paura di avvicinarsi ai draghi alla ricerca di Nargilli che , a quanto pare, prolificano vicino alle loro narici.

Ed Hermione e Draco?

Hermione e Draco si sono lasciati meno di una anno dopo a causa delle diverse aspirazioni. Lei è partita per la Francia dove ha frequentato per un anno Beauxbatons. Si e diplomata per la seconda volta con i voti migliori del suo corso con grandissimo disappunto dei nuovi compagni. Dopodiché è tornata in Inghilterra dove è stata assunta al Ministero della Magia prima al Dipartimento della Regolazione e Controllo delle Creature Magiche poi nel Dipartimento della Regolazione della Legge Magica. È rimasta in ottimi rapporti sia con Ron che con Harry ed è spesso ospite in casa di entrambi. Un po' meno tollera la compagnia di Calì che, completamente dimentica di ciò che le aveva fatto durante il settimo anno, insisteva per organizzarle appuntamenti al buio con Guaritori di mezza età e rampanti impiegati ministeriali troppo egocentrici. Dopo tre anni ha incontrato nuovamente Draco, che aveva scelto la Magisprudenza, e accettato il suo invito a cena per una “rimpatriata”.  È bastata una sera per far sbocciare nuovamente l’amore che, forse, non si era mai spento. Ora sono sposati e hanno una bambina di un anno ed Hermione aspetta già il secondo. Draco vuole un’altra bambina, possibilmente che somigli alla madre visto che la piccola è il suo clone, ma Hermione spera segretamente che sia un maschietto. I genitori di lei adorano Draco e ancora di più la nipotina che è la coppia esatta del loro genero. Lucius e Narcissa non si sono degnati di partecipare al matrimonio né sono andati all’ospedale quando Hermione è entrata in travaglio. Eppure una sera, quando Rose aveva circa otto mesi, erano presentati alla porta della casa dei due sposini per “Controllare se la piccola era irrimediabilmente Mezzosangue” . nel vedere una così forte somiglianza con il figlio, e quindi anche con se stesso, persino quel ghiacciolo di Lucius si era sciolto e aveva toccato la nipote con la punta del dito mignolo, prontamente ritratto, ovviamente.

Ma si sa certi pregiudizi sono duri a morire.

*Per chi non lo sapesse i Christmas crakerssono una tradizione natalizia inglese. Confezioni colorate a forma di piccoli tubi. Assomigliano a dei dolci. Si tirano alle due estremità e producono, quando si aprono, un rumore simile a una piccola esplosione. All’interno si trovano dei regalini. Sono nominati anche in HP e il prigioniero di Azkaban dove Piton appunto trova un cappello con un avvoltoio imbalsamato in cima perché Neville aveva sconfitto il Mollicio immaginando Piton vestito da donna.
NB la conclusione che ho voluto dare io alla storia è completamente diversa dall’originale.
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1045054