Ailis di Dalory

di Ayla_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1-Ailis e James ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Un po' di storia ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Verità? ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Luca ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Non é un addio, solo un arrivederci ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao,sono Ailis. Inizio banale, lo so, ma come altro iniziavo?
Comunque, vivo con i miei genitori e la mia sorellina più piccola di me di 2 anni.
Vivo a Dreight, una cittadina molto piccola, all'interno di quella nazione che oramai tutti chiamano "la Bolla di Pace" o più semplicemente "la Bolla".
Perché si chiama così?perché le nazioni a noi confinanti di Rasdea e Lantanea sono in guerra fra loro da ormai qualche secolo, e noi siamo rimasti neutrali. Curiamo i feriti di guerra, portiamo cibi ai profughi qui rifugiati e nessuno, in 6-7 secoli, ha osato attaccarci; da nessuna delle due fazioni abbiamo mai avuto niente da temere visto che portiamo aiuti civili (non militari) a tutti quelli che ne hanno bisogno.
Comunque, tornando a me, ho 17 anni, i capelli color bronzo-rosso a boccoli che sono sempre incasinati, sono un po' bassa, ma molto magra e agile e ho gli occhi di due colori: uno é verde smeraldo, mentre l'altro é color blu oltremarino. Lo so é strano, molto strano, ma sono nata così.
Comunque oggi doveva essere una giornata come tante e l'inizio lo é stato:
Mi sono alzata presto, mi sono preparata per uscire e sono andata a scuola. Arrivata a scuola mi fermai un attimo a osservarla. Quel maestoso, stupendo edificio rosso le metteva sempre allegria, non tanto perché era una scuola, ma piuttosto perché le mie amiche, le mie tre migliori amiche le posso vedere solamente li. Infatti due (Selina e Jenny) sono di Rasdea, mentre Liz é di Lantanea.
Venivano a scuola lì perché le loro famiglie erano emigrate circa 2 secoli fa, ma l'odio profondo era rimasto lo stesso fino ai loro genitori. Noi eravamo diventate amiche immediatamente, senza sforzi o chissà quali litigate. Secondo me eravamo uguali ragazze di 17 anni, cosa poteva essere diverso in noi? il cognome e gli antenati, tutte e due le cose appartenenti al passato.
Comunque mi avviai verso la classe e all'esterno le trovai tutt’e tre ad aspettarmi. Ci salutammo come al solito, abbracciandoci, mentre mi chiedevo mentalmente che bene avevo o avrei mai fatto per meritarmi delle amiche così.
Entrammo in classe ridendo e scherzando, mentre prendevamo posto. Purtroppo i banchi erano singoli, ma noi c’eravamo organizzate per stare tutte vicine, più in fondo possibile alla classe.
Notai che vicino a me, che di solito sto in un angolo, era stato aggiunto un posto, chissà per chi.
Il prof entrò come al solito trafelato, super impegnato, ecc.... Guardai di nuovo l'orario di questo nuovo anno scolastico, iniziato da poco più di una settimana ma che ero già desiderosa di concludere, e mi convinsi che fare 4 ore di matematica-fisica ogni santo martedì e giovedì mattina non sarebbe stato terribile. Forse. Magari. No.
Il prof fece l'appello come al solito, poi sembrò ricordarsi improvvisamente di una cosa:
"Ragazzi attenzione un attimo prego! Vi annuncio che, sebbene un po' in ritardo (ponendo l’accento sulla parola con tono disapprovativo), si é finalmente unito a noi un altro alunno. James, vieni pure avanti e siediti vicino ad Ailis. Bene a questo punto ricominciamo la lezione..."
Ma io, che fino a quel momento avevo cercato le mie cose nella borsa avevo alzato lo sguardo su James ero rimasta di sasso, con la proverbiale bocca spalancata.
Era assolutamente fantastico: gli occhi marroni, alto, magro ma abbastanza muscoloso, con i capelli biondo-castano lisci ma un po' ribelli. Insomma era praticamente perfetto. Si sedette vicino a me e sorrise, poi si concentrò sulla lezione o almeno così sembrava, perché lo colsi più di una volta guardarmi di sottecchi e poi distogliere lo sguardo.
Pregai perché arrivasse la pausa e il tempo sembrò prolungarsi all’infinito.




Spazio autrice
Ciao, inizio col dirvi che non è la prima storia che scrivo ma che è la prima che scrivo qui su efp.
Spero possa piacervi questa storia così come piace a me scriverla!
Beh, per ora non ho niente da aggiungere. Al prossimo capitolo!
Ayla_

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Capitolo 2
*** Capitolo 1-Ailis e James ***


Il tempo sembrò dilatarsi, mentre ascoltavo le facili teorie che il prof cercava di far comprendere. Passò un’ora, poi un'altra ed io ero sempre più visibilmente annoiata dalla lezione. Erano cose semplicissime per me e di ripasso per tutti gli altri.
A metà della terza ora decisi di non farcela più a stare in classe, così dissi al prof che dovevo andare in bagno e uscii. Appena prima di uscire osai guardare James, e mi venne quasi un colpo quando vidi che aveva gli occhi puntati su di me. Andai molto lentamente fino in fondo al corridoio, poi vidi la luce del bagno già accesa, così decisi di salire al bagno del piano di sopra, quello delle medie. Entrai, ciondolai un po', poi bevvi un sorso d'acqua e mi sistemai i capelli.

Mi sorpresi a pensare a James. Lui era... era...strano, si ma anche...carino, no, no, non carino, era particolare, si vedeva che era vissuto a Rasdea o a Lantanea. Ma non era solo quello, era una sensazione strana alla pancia e al petto: sembrava che i polmoni mi si svuotassero dell'aria e che la mia pancia si riempisse di farfalle..anzi no, é come se ci fosse un rumore basso,una vibrazione in fondo allo stomaco.

Tornai in classe, attenta a non guardare verso di lui nel percorso dalla porta al mio posto. Mi sedetti e mi ritrovai sul banco un biglietto. Lo aprii e vidi che era la calligrafia di Jenny. Diceva:
.
                                                                         Hai visto James? ;P
                                                     È veramente carino.... sai che non ti toglie gli occhi di dosso?
                                                      E mentre tu eri in bagno non smetteva di fissare il banco...
                                                     Mi sa che la nostra Ailis ha fatto colpo!complimenti bella!
                                                                                             J.

La guardai e sorrisi. Che amiche fantastiche che avevo!Seguii pigramente il resto della lezione, prendendo qualche appunto qua e la ogni tanto. Il prof terminò la lezione ci fece uscire addirittura 10 min prima, raccomandandoci di non fare casino nei corridoi. Sì, come no.
Io e le altre ci sedemmo nel nostro angolo del parco, appena fuori dall'entrata. Da lì si poteva osservare praticamente tutto il parco della scuola. Infatti vidi Alexia, la persona più antipatica che conosco, andare verso James con uno strano modo di fare. Lui si limitò a salutarla e a scusarsi, per poi venire verso di noi. Appena fu chiaro che stava venendo verso di noi le altre mi iniziarono a prendere in giro. Per mia fortuna smisero non appena lui entrò nel campo uditivo. Mi girai verso di loro, decisa a rimanere girata nonostante sapevo che lui mi stava osservando.
Come pensai troppo tardi, così non potevo vedere quando sarebbe arrivato: infatti mi spaventò sentire la sua voce appena dietro le orecchie.

"Ciao, sono James."

Poi si rivolse a me, guardandomi negli occhi:

"Tu sei Ailis vero?Il prof mi ha detto che ho tutte le lezioni con te, quindi mi chiedevo se non avresti voglia di aiutarmi. Sono un po' indietro con il vostro programma...Ma solo se ne hai voglia!"

Sorrise. Io ero impossibilitata a parlare. Per fortuna Selina capì e mi trasse dall'impiccio dicendo:

"Sai Ailis credo che dovresti."

Io annuii, quindi lei si rivolse a James e gli disse:

"Ciao, sono Selina. Prendilo pure come un si!"

Lui mi guardò.

"Sicura?"

Io non potei fare altro che rispondergli:

"Si dai! Quando vuoi cominciare?"

 
 

La notte stava scendendo qui a Dalory, le porte della città stavano per essere chiuse. La figura nella notte affrettò il passo, l’ampio vestito verde le frusciava intorno alle gambe. Doveva sbrigarsi a tornare prima della chiusura, se no l’avrebbero lasciata fuori. La notte si preannunciava fredda le nuvole nere avrebbero presto coperto la luna oscurando la vista dei boschi e delle pianure.
La figura venne percorsa da un brivido. Una strana energia era nell’aria, probabilmente gli Uomini stavano per attaccare qualche villaggio dei loro alleati. Le vibrazioni d’energia si sentivano chiaramente, anche li a Dalory.
 Scosse la testa, come per allontanare i brutti pensieri. Una volta l’avrebbero aspettata prima di chiudere, adesso invece l’avevano avvertita più volte di non ritardare. Se fosse restata fuori avrebbe potuto incontrare qualche creatura notturna poco amichevole, come i Frhas* o il Lin**. Accelerò ancora di più il passo, mettendosi quasi a correre. Non aveva il permesso di usare le sue capacità fuori da Dalory, non voleva esserne costretta.
Sentì qualcosa frusciare nel bosco, e il suo cuore batté più forte. Ormai era quasi in vista delle mura di Dalory, quelle che nessun Uomo poteva vedere. Sperò solo di trovare le porte ancora aperte. Si voltò d colpo, era di nuovo quel fruscio, sembrava un animale. Malgrado cercasse di mantenere un’energia calma e rilassata sentiva il cuore batterle all’impazzata. Aveva un brutto presentimento.


Frhas*= Animale sevatico tipico, simile ad un grosso lupo con la coda rossa e il pelo che varia dal grigio al nero al bianco. Animale che caccia sempre in branco.
Lin**= Simile a dei rapaci notturni, ma molto più grande e con un becco aguzzo e affilato. È molto territoriale e non sta mai in compagnia se non per riprodursi. I colori vanno dal nero al rosso fuoco.

Angolo autrice:

Bene, eccovi il secondo capitolo. Che ne pensate?
Spero che vi piaccia, in teoria la seconda parte non era compresa e l'ho scritta giù di getto, per spiegare una cosa che vi dirò poi... :)
Ayla

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Un po' di storia ***


Lui mi rispose:

"Ti va oggi pomeriggio? Possiamo incontrarci dove vuoi..."

"Ti va bene subito dopo scuola, sempre qui?Io dopo ho delle cose da fare, quindi se vuoi un oretta te la posso dedicare..."

Sorrisi speranzosa. Perché speranzosa? No, quei muscoli facciali aveva no sbagliato, io volevo sorridere di cortesia, non speranzosa! Comunque lui annuì con la testa, facendo scintillare i capelli biondo scuro al sole di mezzogiorno, poi si allontanò prendendo fuori il cellulare dalla tasca. Selina, Jenny e Liz mi saltarono letteralmente addosso dicendomi:

"Certo che proprio intelligente non sei, ti ha quasi chiesto di uscire senza nemmeno averti prima parlato e tu non hai accettato..."

"Come non ho accettato, ci vediamo dopo scuola!"

In quel momento l'odiata, ma allo stesso tempo amata campanella suonò. Tutti in mensa, evviva! La cosa più noiosa dopo le lezioni di lingue moderne, il che é tutto dire, fidatevi di me. Comunque in mensa non ebbi occasione di parlare di James con le altre, anche perché lui arrivò e si sedette vicino a me. Strano ma vero, ebbi la netta sensazione che fosse un pelo più sollevato da quando lo avevo visto stamattina. Iniziammo a chiacchierare e scherzare, e finimmo col metterci tutti a ridere a crepapelle. Il risultato? La mensa non mi era mai sembrata così accogliente. Io, come mio solito, mi persi nei miei pensieri e non mi accorsi che stavo guardando fisso James da almeno 5 minuti finché lui non mi sventolò una mano davanti agli occhi. Mi riscossi velocemente, e notai una cosa strana: le sue mani erano piene di strani segni rosastri. Lui sembrò essersi accorto che li avevo visti, perché mise le mani in tasca e poi mangiò un po' in silenzio. Il brusio di sottofondo che ero riuscita a tenere lontano ricomparve e mi fece quasi impazzire. Per fortuna potevo alzarmi! Portai il piatto ecc via e poi uscii. Il sole e il vento fresco mi risvegliarono per bene.

"Ehi!"

 Sentii dire alle mie spalle. Mi girai di scatto, sorpresa, ma non del tutto, di trovare James. Uffa! Possibile che quel tipo fosse peggiore della colla? Non mi dispiaceva, questo no, però...

"Senti Ailis, volevo ringraziarti per le ripetizioni e scusarmi se ti sembro appiccicoso o qualcosa di simile. Poi volevo anche chiederti: stai bene? Non hai una bella cera... "

Mi guardò preoccupato ed io risposi velocemente:

"Si si tranquillo sto bene. Anche per le ripetizioni ti ho già detto che a me va benissimo e che non mi disturbi, quindi anche con i grazie sei a posto."

Lui sorrise, un sorriso aperto, simpatico e sincero, di quelli che mi fanno venir voglia di sorridere anch' io come una scema. Ma per fortuna reprimo spesso sul nascere questi impulsi. Proprio mentre gli stavo per chiedere dei segni sulle mani, con il tempismo migliore del mondo, amiche varie e campanella arrivarono in perfetto sincronismo. Sospirammo tutte in coro, com’eravamo solite a fare, poi per evitare l'interrogatorio mi fiondai verso l'aula di lingue antiche, la mia terza materia preferita. Studiavamo le lingue che c'erano prima della divisione in tre regni distinti, ognuno con il suo dialetto. Sentivo James corrermi dietro il più velocemente possibile. Purtroppo questa lezione la seguivo solo io di noi 4, quindi per 2 ore eravamo divise. Poi avremmo avuto ancora 1 ora di musica assieme, poi ripetizioni con James e infine... musica, maestro!Passai le ore seguenti normalmente, seduta vicino a James (in questa classe c'erano i banchi doppi).
Prima di entrare a musica mi arrivò un messaggio. Era mia madre, diceva:
                      
       Vieni un attimo fuori sul parcheggio.
                      
                   Baci, ma.

Uscii fuori  e la trovai in macchina. Mi disse solo le solite cose, che lei e papà sarebbero arrivati tardi e che dovevo preparami da mangiare per me e per mia sorella, poi che mi voleva tanto bene e infine...si bloccò, aveva visto uscire James dalla scuola e venire verso di noi. Chiuse in fretta il finestrino dicendo solo:

"Ti voglio tanto bene e mi raccomando, stai attenta!"

Poi ripartì. Boh. A volte ho la madre un po' strana. L'ora trascorse velocissima, poi restai con James. Gli chiesi:

"Di cosa vuoi parlare?Non so bene come aiutarti, non ho mai seguito qualcuno prima..."

Lui era pensieroso. Mi rispose solo:

"Tu la sai la storia di prima delle guerre?"

"No, non bene, qui nella bolla non si é conservato granché delle opere antiche..."

non capivo dove voleva andare a parare. La storia prima della guerra? Parlava già di 6 secoli di odio, non era facile pensare che i Regni una volta erano in pace ed uno solo.

"Io si, se vuoi te ne parlo..."

Vedendo che non fiatavo continuò:

"Bhé, vedi una volta il regno era tutto unito, e questo già lo sai. Era ricco, prospero, tutti stavano bene, poche malattie, pochi crimini, sembrava una fiaba. C'é stata una lunga stirpe di re e regine che governavano con giustizia, essendo aperti a critiche e non più ricchi di qualunque altro. Erano molto apprezzati come persone, finché si arrivò all'ultimo re: egli ebbe una figlia che però fu data per morta... "

Si fermò a guardarmi. Io ero in silenzio, neutra. Certo ero molto interessata, lo stava raccontando come se fosse una fiaba della buonanotte...Faceva venire i brividi, non cattivi però, piuttosto faceva sembrare tutto come se lo avesse vissuto... Felice di vedere che aveva la mia attenzione continuò a raccontare:

"Ma invece no, lei era stata allontanata insieme alla moglie del re (data per morta di parto) dal fratello minore adottivo, un individuo avido, meschino, affamato di potere. Il re invecchiò e morì senza più sposarsi e il fratello prese il trono. Anche lui morì, lasciando il regno ai suoi 2 figli, i cui discendenti stanno lottando per la supremazia ancora oggi.
C'é tuttavia una profezia su chi riuscirà a riunire i due regni: ..."
Cercò di aggiungere qualcosa, ma in quel momento mi squillò i cellulare.

 
 
 

"La figura camminava svelta, inconsapevole o quasi degli occhi puntati sui suoi movimenti, quasi a studiarli. Accelerava il passo sempre di più, per cercare di arrivare in tempo… Ma dove? Per miglia e miglia intorno non c’erano ne fattorie, ne paesi, ne nessuna locanda. La figura intanto si stava allontanando. Se solo si fosse voltata in quel momento avrebbe visto una sagoma grigio scura alta e magra ma muscolosa che la seguiva, entrando in una zona leggermente più illuminata del bosco.
Intanto la luna aveva fatto capolino da dietro le nubi, permettendo all’Uomo di scorgere il viso della figura sconosciuta. Era una ragazza, una ragazza dai lineamenti morbidi ma un po’ affilati, dolci comunque. Una ragazza che si aggirava sola in un posto dove non c’era anima viva, non era una cosa normale. L’ Uomo si fermò, sorpreso, senza neanche accorgersene. Un arbusto traditore frusciò, immobilizzando tutt’e due le figure avvolte nella coltre notturna. Ma lei non aveva paura dei Ffhas o di un Lyn?
La ragazza scartò all’improvviso, mentre l’Uomo si nascose dietro un albero, cercando di tranquillizzare il suo respiro.
Stava venendo verso di lui, quando all’improvviso sentì un ululato, poi un altro farsi sempre più vicini. Qualcosa di grande, peloso e nero con la coda rossa passò a pochi metri dall’albero dove era nascosto l’Uomo. Il Frhas spiccò un salto, deciso a catturare la sua preda." 


Eccomi qui, ciao sono sempre io!
Volevo prima di tutto ringraziare le due persone che seguono la storia e a chi l'ha commentata.
Mi dispiace, questo capitolo non é fantastico e lo so anche io, ma cercherò di fare meglio i prossimi.
Mi é venuta un'ispirazione per collegare la storia sotto (l'avevo detto che era proprio improvvisata) alla storia normale.
Ma vedrete tutto un po' più in la.
Ora basta, avrete sicuramente cose più belle e interessanti che stare qui a sorbirvi le mie cavolate, quindi, un salutone a tutti!
Ayla

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Verità? ***


 La suoneria del messaggiò sembrò squillare molto a lungo e forte nel silenzio ovattato dell’aula che fino a30 secondi fa era riempita dalle parole e dalle immagini che esse evocavano. Guardai il messaggio: era di mia madre. Aveva un tempismo quella donna! Comunque lessi cosa mi scriveva:

                                                   Ciao Ailis vieni subito a casa ho bisogno di parlarti
                                        e piuttosto in fretta. Non spaventarti non é nulla di grave, solo urgente!baci ma.

Uffa!proprio sul più bello della storia! Mi scusai con James e risposi:

                                                  Ora? Sai che fra poco ho canto, vero?

Mia madre mi rispose immediatamente e lapidariamente:

                                                                      Subito.
Rimasi un po' male perché per una volta che riuscivo quasi a passare un pomeriggio in compagnia (non che fossimo più di due, ma è meglio la qualità della quantità, no?) lei mi doveva interrompere. Mi scusai con James e gli dissi che mia madre voleva vedermi, e che purtroppo dovevamo interrompere la storia. Lui parve deluso, ma non lo fece vedere per più di mezzo secondo. Invece mi chiese dove abitavo e scoprii che abitava due traverse più in giù di casa mia. Si offrì di accompagnarmi, e io non potei rifiutare. Chiacchierando arrivammo a parlare della mia famiglia.

"...mia madre é la persona più allegra, lunatica, strana, scherzosa e dolce che abbia mai visto. È molto dedita al suo lavoro, che non lascerebbe per quasi niente al mondo. Penso perché le piace e quindi ci mette passione. Lei ci sopporta come nessun’altro saprebbe fare."

Mi sfuggì un sorriso. Volevo bene a mia madre.

"Mio padre invece é leggermente più brontolone di mia madre, ma anche lui é fantastico. "

Lo guardai, cercando di capire se con tutte le mie inutili chiacchiere lo stavo annoiando. Sembrava ascoltare veramente interessato. Alzò gli occhi e per un attimo sentii il fiato che mi mancava. Perché quegli occhi castani mi facevano sempre sentire disorientata? Forse erano quelli che avevano avuto quell’effetto su di me, trasformandomi da “la ragazza silenziosa e quasi sempre solitaria” a “la ragazza che parla con tutti di tutto”. Intanto pensai ancora che dovevo averlo annoiato, ma lui, come percependo i miei pensieri, mi disse:

"E tua sorella? Sai, io sono figlio unico, quindi sono sempre un po' invidioso di chi ha sorelle o fratelli... "

Feci una mezza smorfia e lui scoppiò a ridere.

"Mia sorella é ... una peste, senza ombra di dubbio. Sa anche essere carina e simpatica, ma non sempre in effetti. Con me é quasi sempre antipatica, ruba le mie cose, e tutti gli altri vari dispetti, i soliti che si fanno fra sorelle. Ma in fondo le voglio un mondo di bene."

Sorrise, ma un sorriso strano, con poca allegria. Fui sopraffatta dalla curiosità e gli chiesi:

"E la tua di famiglia?"

Lui sembrò bloccarsi pur continuando a camminare. La sua reazione mi lasciò interdetta, tanto che aggiunsi subito:

"Ma solo se hai voglia..."

Lui mi guardò, come in preda all'indecisione. Stava decidendo se fidarsi di me oppure no. Infine il suo volto si rilassò un attimo e iniziò a raccontare.

"Come già sai sono figlio unico, e mio padre...si può dire che é un tipo severo. Molto severo e molto esigente. È ricco sfondato, vive a Rasdea. Non é stato mai un vero padre per me, al massimo un dittatore. Mia madre invece é una persona altezzosa,piena di impegni mondani e feste. Non ama realmente mio padre, vuole solo i soldi. Nemmeno lei é mai stata un vero genitore. Come vedi non vengo certo da una famiglia perfetta. Mi sono trasferito qui da solo, con la balia e il maggiordomo."
Io ero stupita. E mi sentivo la stupida più stupida del mondo per avergli chiesto della sua famiglia. Accennai a un:

"Scusa, non sapevo... Non volevo intristirti..."

Ma lui mi rispose:

"Tranquilla, non mi sono intristito. E poi ho scelto io di raccontartelo,no?"

Beh, anche quello era vero, ma non toglieva che mi sentivo una stupida. Ci fermammo ed io non capii il perché. Lui mi osservò un attimo, sorridendo mentre diceva:

"Mi sa che questa é casa tua... "

Io mi guardai intorno. Che idiota! Aveva ragione, eravamo a casa mia!in quel momento una persona con dei grossi pacchi mi spinse, facendomi arrivare dritta nelle sue braccia. Arrossii violentemente mentre riacquistavo l'equilibrio. Lui sorrise mentre ci salutammo, poi ripartì. Rimasi a guardare nella sua direzione anche dopo che era sparito in mezzo alla folla. Allora entrai in casa, intercettata sulla soglia da mia madre. La salutai, mentre salivo le scale per mettere le mie cose su di sopra. Mia madre mi lasciò fare, ma era evidente che era molto agitata. Scesi le scale a due a due, per sapere cosa stava succedendo. E perché era uscita presto dal lavoro, cosa che non aveva mai fatto se non quando io stavo malissimo a letto con la febbre. Mi accorsi che mia sorella e mio padre non c'erano. Chiesi:

"Dove sono papà ed Elisa?"

Mi rispose:

"Sono andati a fare spese. Ti ho chiesto di venire qua... perché ti devo dire una cosa importantissima riguardo alla nostra famiglia."

Mi allarmai. Non capivo quello che voleva dirmi, non lo capivo proprio. Poteva benissimo essere l'introduzione per poi annunciarmi che avrebbero traslocato, magari anche divorziato.

"In che senso la nostra famiglia'? State per divorziare? Ma perché?"

Mia madre m’interruppe con un gesto della mano. Mi spiegò quasi ridendo:

"Io e tuo padre non credo divorzieremo per ora... E comunque intendevo famiglia nel senso di origini della nostra famiglia."

Sbuffai. Storia mi piaceva, e tanto, ma quella familiare... un po' meno. Mia madre mi guardò e iniziò a raccontarmi della mia famiglia dalla sua parte retrocedendo
cronologicamente, da noi andando indietro. E pian piano la faccenda si faceva sempre più interessante. Arrivò al periodo subito prima della divisione in due regni, quando aveva regnato l'ultimo re. Mi spiegò che la sua antenata era dovuta scappare dalla corte di un re appena dopo aver avuto una bambina."
Io la interruppi.

"Mamma, tu veramente mi stai dicendo che siamo discendenti della regina che é stata scacciata dal fratello di suo marito a causa del suo egoismo e della sua invidia?"

Mi guardò, forse chiedendosi come sapevo questa storia, ma non mi chiese nulla. Disse solo:

"Sì. È tutto vero."

Restai a bocca spalancata. Lei continuò:

"Come immagino saprai c'é una profezia riguardo a chi sarà la persona scelta e quando riuscirà a riunire i regni. Di questa profezia purtroppo abbiamo solo alcuni pezzi,
non abbastanza per capire cosa succederà esattamente. Ma tutti gli elementi studiati dalle nostre antenate sembrano indicare che sei tu la persona della profezia."
Io non sapevo più cosa pensare. Primo ero arrabbiata con mia madre per avermelo tenuto nascosto tanto a lungo. Secondo, era una cosa troppo grande da mandare giù in una volta sola. Io, colei che dovrebbe unire i tre regni in pace? Ma figuriamoci.

"Ma perché siete sicure che sono io la 'Destinata'?"

Almeno, mi sembrava un nome adatto: grave e pesante come le parole che mi aveva detto con quel tono quasi leggero. Quello che usava per nascondere la preoccupazione.

"Per via dei tuoi occhi, tesoro. Sono speciali, e ti fanno riconoscere. La profezia dice in un verso:
E lei, che guarderà il mondo con occhi diversi,
eccetera eccetera. Purtroppo oltre che farti riconoscere agli amici ti faranno individuare dai nemici.”

Annuii, pensando alla profezia. Magari ne sarei riuscita a venire a capo…

"Non ti dico ora la profezia perché non ti servirebbe a nulla saperla ora. Mancano ancora 3 anni ai tuoi 20, quando diventerai maggiorenne. Lì potrai partire, e saprai tutte
le cose che ti servirà sapere. Le profezie sono sibilline, pensi di averle capite  e invece no...significano qualcos'altro. Come il pezzo che ti ho fatto sentire prima: poteva significare che era una sognatrice, un'innovatrice, una pensatrice, insomma...non si sapeva bene cosa significasse. Poi tu sei nata, eri una bambina e quando hai aperto

gli occhi...io e tua nonna abbiamo preso un colpo, capendo la riga di profezia, che é la più semplice tra l'altro. Comunque, ci stai per fare una torta?"
Io annuii di nuovo. Mia madre era così, lunatica, strana e assolutamente fantastica. Il resto del pomeriggio non parlammo più di questa cosa, e preparammo una torta fantastica. La sera andai a dormire. Mia madre passò a darmi la buona notte e uscendo mi disse:

"Mi raccomando, non lo deve sapere nessuno. Per te sarebbe pericoloso se il re di Lantanea o di Rasdea venisse a scoprirlo. Ricordati che mai nessuno é chi sembra di essere. Buona notte bellissima, e sogni d'oro."

Mi addormentai, e non ebbi un sonno tranquillo.




"Reagì d'istinto, senza dare il tempo al cervello di elaborare le informazioni. Si concentrò, come suo padre gli aveva mostrato, e cercò di sentire cosa accadeva intorno a lui. Il Frhas aveva fame, fame e ancora fame. Il suo cervello era concentrato solo su quello. La caccia. La ragazza era impaurita, ma si accorse di qualcosa e reagì. Lui si concentrò ancoa di più.
Quell'animale le saltò addosso, mentre lei scartava di lato per evitare l'attacco a sorpresa. il Frhas era enorme, un maschio dominante a quanto pareva. Voleva usare le sue capacità, ma c'era una presenza chiaramnte Umana ma che utilizzava l'Energia, quindi un potenziale pericolo. Si costrinse a non fare niente e  a fidarsi delle capacità dell'Uomo.
Una goccia di sudore gli imperlò la fronte, segno che si stava concentrando al massimo.
-Magari avrei dovuto prestare maggiore attenzione alla lezione di mio padre.-
pensò. Poi però vide il Frhas, confuso, agitare la testa come per scacciare una mosca molesta. Ad un tratto si calmò, e lui sentî libero accesso ai pensieri. Dopo qualche istante il Frhas si girò, ululando e scomparendo nella macchia.
Sentì una mano sulla spalla, si girò ed era lei, la ragazza col vestito verde.
"Ti ringrazio dell'aiuto". La voce della ragazza aveva un che di melodioso.

"Oh, figurati".
"Perché sei qui, soldato di Rasdea?"
Lui la fissò un secondo senza parole. Come lo aveva capito?



Ciao! Come state? Lo so, ho aggiornato da poco, ma avevo voglia di ri-aggiornare :)
Mi piace il fatto che ho avuto l'idea per congiungere le due storie!
Un grazie enorme alle tre persone che seguono la storia!
E uno speciale alla persona che ha recensito :)
Bhe, diciamo che non so come sto andando. Opinioni?
Nel prossimo capitolo secondo voi cosa succede? Vediamo se qualcuno azzecca!
Ok, scusate il mio sproloquio senza senso che leggete qui sopra.
Buonanotte (o pomeriggio o mattina o sera a seconda dell'ora)
Ayla_

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Luca ***


 La mattina dopo mi sveglia e mi ritrovai davanti James.
Mi girai un secondo per accendere la luce, ma lui non c'era più. Non potevo avere le visioni! Vabbé che con tutto quello che avevo scoperto ieri era logico che fossi affaticata.
Guardai l'ora. Erano le 5 di mattina! Di solito mi alzavo alle 7e 30 per essere a scuola alle 8... Visto che non riuscivo più a dormire mi misi a disegnare, una mia grande passione. Disegnai distrattamente qualhe linea, poi mi misi le cuffie e ascoltai la musica, intanto la mia mano aveva continuato a muoversi quasi da sola.
Quando ebbi finito di disegnare lo schizzo del volto mi venne l'impressione di conoscere la persona che stavo dosegnando. Continuai comunque a disegnare. La mia mente ripassava la conversazione avuta ieri con mia mamma, sul fatto che i miei occhi mi avrebbero fatto riconoscere agli amici ma anche dai miei nemici. Chi poteva essere mio nemico? Non avevo mai fatto del male a una mosca, il mio obbiettivo nella vita era poter vivere normalmente, senza fare ne più ne meno ciò che voglio, non ciò che devo perché qualcuno me lo ha assegnato/ordinato senza via di scampo. Mentre riflettevo su quelle parole mi resi conto che mi ero cacciata semplicemente nascendo in guaio più grosso di quanto in generale potessi sopportare.
...I tuoi nemici...
Q
uelle parole rimbombavano nella mia mente, dicendomi che comunque per me non sarebbe stato più possibile essere libera del tutto. La matita correva, disegnavo velocemente, la mente si sgombrava da tutti i pensieri. Finii il disegno alle 6:30 di mattina. Lo guardai e lo riconobbi subito. James. Avevo disegnato senza sapere chi era fino all'ultimo, non mi era mai successo prima. Seguii la linea del mento appen appena appuntito con le dita, perdendomi in quegli occhi che sembravano realmente contenere la sua essenza. Misi il disegno distrattamente sulla scrivania, appoggiandolo sulla pila di compiti che avevo fatto ieri sera. Sentii dei passi in cucina, uscii e scesi le scale fino alsalotto. Intravidi mia madre che stava armeggiando con una ciotola, allora andai ad aiutarla. Mi guardò preoccupata, cercando probabilmente qualche segno di cedimento nervoso o cose simili. Restai tranquilla immobile sperando che si convincesse che non avevo niente. Mi chiese:

"Già sveglia stella?"

Mi guardò di nuovo con i suoi occhi pieni di dolcezza, e le dissi che non ero riuscita a riaddormentarmi. Sembrò capire che non ero in punto di esplodere, ma sembrava comunque preoccupata, e un po' rattristita forse, di avemi dovuto dire la verità. La verità può essere bella, ma può anche fare tanto male.

"Non vuoi restare a casa oggi? Non sei obbligata ad andare a scuola..."

Scossi la testa. Ero decisa a fare finta di niente. Quella che consideavo una delle vigliaccherie più assolute ora mi poteva salvare dalla crisi di nervi che già vedevo all'orizzonte.Avevo voglia di sgranchirmi le gambe, quindi mangiai veloce qualcosa, preparai la mia borsa e uscii. L'aria fredda mi pungeva il naso e i polmoni, svegliandomi e rilassandomi. Arivai nel parco della scuola, a quell'ora non c'era nessuno. In teoria era tutto sigillato, in pratica c'erano un punto strategico in cui potevi passare se eri abbastanza magro e agile. Mi infilai nel varco nella recinzione, mimetizzandolo con delle foglie per non farlo trovare e di conseguenza far chiudere. Mi sedetti sulla panchina più lontana dall'ingresso, sotto un salice piangente bellissimo e coi germogli verdi come lo smeraldo. Come ill mio occhio, per l'esattezza. Mi misi aleggere, sicura di avere un po' di tempo solo per me. Avevo letto si e no una riga quando udii dei fruscii alle mie spalle. Non si era alzato il vento, quindi non erano le foglie. Mi girai di scatto,accorgendomi però poi che a fare quel rumore era stato un ragazzo, di circa 16 anni, che mi si era avvicinato di sopiatto da dietro. Sorrisi e gli chiesi:

"Cosa ci fai qui a quest'ora?"

Lo avevo riconosciuto. Era Luca, anche se si era tagliato i capelli e non lo vedevo da circa tre mesi per colpa dellavoro del padre. Mi sorrise e disse:

"Io? Cosa ci fai tu qui a quest'ora! Comunque ciao, io sto bene grazie. Io ero venuto a cercare te, qui a quest'ora."

Si sedette vicino a me. Lo avevo conosciuto per caso l'anno scorso, una mattina nuvolosa come questa. Era il mio migliore amico. Si girò verso di me, con gli occhi azzurri bellissimi che sorridevano. Fece per dire qualcosa, ma mi fece cadere la borsa. La cercai di prendere, ma la aprii e cadde tutto fuori.

"Oh mamma, che disastro che sono!"

Dissi e mii chinai per aiutarlo a raccogliere i fogli. Non so come ma il disegno era caduto fuori dalla cartella e Luca, guardandomi con occhi sospettosi-divertiti mi chiese:

"È il tuo nuovo tipo?"

Io arrossii come un peperone e gli risposi:

“No, é solo un disegno!”

Lui mi guardò con la sua solita aria da saccente.

“Si come no, proprio… Infatti non è con lui che ti ho visto ieri verso le 4:30, sulla strada per casa tua… Mio padre non mi ha lasciato venire a salutarti, eravamo in macchina, ma...”

S’interruppe e sorrise

“ Ma tu che ridevi con quel tipo me lo ricordo! Dimmi la verità, sai che a me puoi dire tutto…”

Già, era proprio vero. Anche se aveva 5 anni in meno di me era una delle poche persone di cui mi fidavo più che ciecamente. Le altre erano mia madre, mio padre e le mie migliori amiche. Lui mi prendeva ogni tanto in giro, ma in fondo mi capiva veramente, Era più grande della sua età.

“E va bene, forse mi piace un pochettino. Ma non rompere, capito?”

Aggiunsi sorridendo. Cosa avrei fatto senza di lui! Sperai che non si mettesse a fare domande. Speranza vana. Mi chiese chi era e un centinaio di ltre cose. Per fortuna cambiai discorso appena in tempo chiedendogli com'era stato il viaggio. 

Iniziò a raccontarmi di Lantanea, dicendo che era un posto fantastico, che senza la guerra sarebbe stato un posto quasi più bello di qui. Ma io ci prestai ascolto con un orecchio solo, mi sembrava impossibile che un posto dove ci fosse tanta sofferenza potesse essere così bello. In quel momento sentii un altro fruscio in lontananza e dei passi venire sempre più vicini alla panchina. Riconobbi il modo di strascicare il passo sinistro tipico di André, il custode della scuola. Era un vecchio dalla barba ispida e sempre di cattivo umore, che borbottava sempre. Capivo il perché, ma comunque mi sembrava sbagliato prendersela con il mondo intero. Guardai Luca e lui capì al volo, si zittì e ci nascondemmo dietro il salice. Mi assicurai che il disegno fosse in cartella e aspettammo che André facesse il suo giro. Appena passò via ci accorgemmo che era già quasi orario di apertura di scuola e che i cancelli erano già aperti. Uscimmo dalla ramina e entrammo di nuovo dai cancelli. Non so perché ma avevo questa mania di entrare a scula sempre dal cancello principale, come se il giardino fosse qualcosa di separato. Stavo pensando, non mi accorsi che stava arrivando qualcuno dietro di noi, così trasalii quando sentii una voce profonda e fin troppo familiare dire:

"Ciao!"

Era James, che si era messo a ridere della mia reazione. Guardai di sfuggita Luca che aveva uno strano sorrisetto in faccia, poi risposi a James:

"Ciao, come stai?"

"Bene te? Oggi ci sei per darmi ripetizioni?"

Chissà Luca quanto mi avrebbe preso in giro per questo. Boh, conoscendolo tanto.

"Si dovrei, almeno credo."

La verità era che la mia vita era un po' più incasinata da ieri, e il breve momento di normalità con Luca era passato ormai. Non potevo più sapere se sarei stata qui ancora per domani, e a questo pensiero mi vennero le lacrime. Luca se ne accorse subito, mi conosceva troppo bene, ma James no per fortuna, e mi bastò simulare uno starnuto per girarmi e asciugarmi gli occhi. Luca mi salutò:

"Ciao Ailis, ci vediamo dopo in pausa, ora devo andare in classe."

"Si, ciao Luca!"

James mi accompagnò in classe, quel giorno mi sembrava di umore migliore. Si sedette vicino a me e mi continuò a parlare di Rasdea, da dove veniva. Mi accorsi di avere la cartella aperta, ma la chiusi immediatamente. Il solo pensiero di lui così vicino al disegno (quel disegno che per me rappresentava la sua...chiamiamola "anima") mi faceva tremare. Ebbe così inzio un'altra, lunga giornata di scuola, al termine della quale feci delle ripetizioni a James; mentre Luca non si era ancora fatto vedere. James mi riaccompagnò a casa e sentii che oggi era stato un giorno importante. Perché e perché me ne accorgevo lo avrei scoperto solo in seguito.


Angolo autrice

Mi spiace che in questo capitolo non accada niente o quasi, ma é abbastanza lunghino.
Spero vi piaccia, il prossimo sarà meglio.
Mi dispiace per la seconda parte, ma non ho avuto l'ispirazione giusta.
Grazie a chi segue le storie e a chi semplicemente le legge in silenzio.
Ayla_

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Non é un addio, solo un arrivederci ***


Il giorno dopo mi svegliai bene, allegra e spensierata. L'idea delle responsabilità che la mia discendenza comportava era quasi dimenticata, lontana e surreale. Sapevo di chi era la colpa. La colpa era di quegli occhi marroni, magnetici e assolutamente bellissimi. Ma per mia fortuna James non sapeva ancora niente e  doveva continuare a non sapere, almeno finché non fossi stata più che sicura che di lui mi potevo fidare sul serio.
Intanto una settimana passò, e quella dopo ancora, una dopo l'altra, sempre simili: alzandomi la mattina; andando a scuola; ridendo, scherzando e parlando con Selina, Jenny, Liz, James e con Luca; facendo ripetizioni 3 volte alla settimana a James e diventando praticamente la sua migliore amica. Infatti parlavamo sempre di tutto, o quasi, e stavamo sempre insieme. Liz venne a dormire a casa mia (evento molto insolito ma gradito) e continuava a ripetermi che assolutamente io piacevo a James e che dovevo dirgli che sentimenti provavo per lui. Non ero per niente d'accordo, ma in effetti le parole di Liz mi misero la cosiddetta 'pulce nell'orecchio'. Forse, le promisi, avrei detto a James che mi piaceva. Ma non questa settimana, no.
E passarono tre settimane, tre bellissime settimane, le più belle della mia vita. Quelle che avrei in seguito ricordato più e più volte come una luce nei momenti bui della disperazione che era alle porte.

3 settimane dopo

Quella era una mattina come tante: mi sono svegliata, alzata e vestita; infine sono uscita. A scuola ho incontrato James nel parco appena arrivata, solo che aveva qualcosa di strano: era scontroso, chiuso, addirittura i suoi occhi sembravano di un'altra tonalità. Gli chiesi preoccupata:

"Ehi, ma che cos'hai oggi?"

Lui mi guardò di sfuggita, quasi avendo paura di guardarmi in faccia, poi rispose:

"Niente, non ti preoccupare, sto bene."

Sospirò e sembro più sofferente che mai. Non capivo il perché della sua freddezza, forse avevo fatto qualcosa di male? Glielo chiesi, ma lui
rispose stupito:

"Tu? Tu non hai fatto nulla, anzi...Mi ha fatto bene star con te, in questi ultimi tempi."

Guardò l'orologio, mancavano 3 minuti alla campanella, poi mi prese per mano e mi chiese:

"Conosci un buon posto, nascosto, dove possiamo parlare?"

"Vicino al salice c'é un capanno degli attrezzi che nessuno usa mai, a quest'ora André non c'é e io so dove sono le chiavi."

"Perfetto, andiamo prima che qualcuno ci veda!"

Entrammo nel capanno, lui a passo spedito, io camminando più lentamente, col cuore che andava all'impazzata. Liz, Selina o Jenny mi avrebbero sicuramente detto che stava per dichiararsi o qualcosa di simile, ma io sentivo che non era così. Anzi, che il motivo per cui mi voleva parlare non era affatto bello. Chiusi la porta dietro di me e notai che lo spazio era ristretto. Me lo ricordavo più grande, o almeno grande abbastanza per contenerci tutt'e due avendo anche un po' di spazio in più. Forse perché non ci entravo più da tre, quattro anni circa. Ora stavamo stretti, ci dividevano solo pochi centimetri. Sentii crescere dentro di me il bisogno di abbracciarlo, ma lo repressi in fretta. Lui sembrava a disagio, ma cominciò comunque a parlare:

"Senti Ailis, ecco, volevo dirti che... Tu devi disprezzarmi, odiarmi, non ti biasimerei se tu non volessi avere più niente a che fare con me."

Restai di sasso. C’era forse qualcosa che mi era sfuggito?

"Perché ti dovrei odiare scusa?"

"Ti ho mentito più volte. La prima quando ti ho fatto credere che non sapevo chi eri mentre in realtà sapevo benissimo che tu sei la discendente di cui parla la profezia. Le altre sono state ogni volta che tu ti fidavi un po' più di me, perché mi facevi avvicinare sempre un po' di più permettendomi così di non farti sospettare di nulla! Mi dispiace Ailis.”

 Sapeva che ero io la discendente da prima che lo sapessi io stessa? Ma lui  faceva parte degli "amici" a cui aveva accennato mia madre oppure dei "nemici"? La seconda era quella che continuavo con tutto il cuore a negare. Ma rigor di logica lui era...

"...un nemico."

Le sue pupille si contrassero, mi guardò e disse:

"Si. Sono un tuo nemico. Sono il figlio del re di Rasdea, Delmar. I soldati di mio padre saranno qui stanotte e attaccheranno casa tua."

Mi guardò. Rimasi impassibile, ma fu come ricevere uno schiaffo in piena faccia. Sentii la rabbia crescermi dentro quando realizzai che probabilmente anche la sua amicizia con me era tutta una recita per aiutare suo padre. Perché avvertirmi allora? Aggiunse:

"Dovete andarvene, tu e la tua famiglia."

Lo guardai, ma i suoi occhi ora mi provocavano solo freddezza e rabbia. Presi il cellulare e scrissi a mia madre:

                       Importante. Vieni a scuola SUBITO!

Meno di un minuto mi arrivò la risposta:

                        Arrivo in tre minuti, prendi anche tua sorella se ce n'é bisogno.

Uscii di corsa dalla casupola, seguita a ruota da James. Corsi verso l'aula di mia sorella, la prelevai con una scusa e poi filai verso il piazzale. Intravidi James che parlava al telefonino e mi faceva segno di fermarmi. Non lo ascoltai e salii nella macchina di mia madre, che ci portò a casa.
Arrivata a casa raccontai a mia madre quello che mi aveva detto James, il fatto che lui fosse uno dei miei nemici e come il fatto che fosse arrivato così vicino a me e così facilmente dimostrasse quanto io fossi ingenua e impreparata. Mia madre ribatté che non potevo pretendere di essere già una stratega esperta, ed io non volevo iniziare una discussione. L’unica cosa che importava realmente ora era mettere al sicuro i miei genitori e mia sorella. A proposito, lei era appena divenuta a conoscenza che ero io la causa dei suoi mali, ma stranamente non batté ciglio. Poi capii, lo sapeva anche lei! Insomma, lo sapevano tutti tranne me! Non era però il momento di pensare a queste cose. I soldati non sarebbero arrivati prima di sera, quindi avevamo tutto il tempo di prepararci. Mi disse di andare su in camera e di prendere vestiti sia pesanti sia leggeri (il minor numero possibile), soldi, e tutto ciò che pensassi potesse essermi utile. Obbedii e salii di corsa le scale. Arrivata in camera mia presi uno zaino e ci ficcai dentro due maglioni, i più pesanti che avevo, due magliette e altre cose, cercando di non pensare. Mi accorsi in quel momento che la finestra della mia camera era aperta. La chiusi velocemente, poi ripresi a preparare le mie cose. Sentii un fruscio dietro di me e mi girai, non vedendo niente. Continuai a preparare lo zaino, ma gettando uno sguardo sulla scrivania e vidi il disegno di James. Restai un attimo indecisa se prenderlo oppure no. Lo presi in mano, quando sentii di nuovo quel fruscio e una voce calda, dolce e conosciuta dirmi da dietro le mie spalle:

“Quello non ti servirà per scappare.”

Nascosi in fretta il disegno, per non farglielo vedere, intanto mi girai. Cosa ci faceva lui qui? Che cosa voleva da me? Come aveva fatto a entrare? Ma soprattutto, non aveva capito che non volevo più vederlo? A quanto pareva no. Gli feci tutte le domande, in ordine,cercando di mantenere la distaccata freddezza che volevo. Era chiaramente divertito, o forse anche solo sollevato per qualcosa. Mi rispose, con tutta calma:

“Bhé la seconda è facile, iniziamo da quella: niente al momento. Alla terza rispondo attraverso la finestra che non era chiusa bene, mentre alla quarta dico che sì, ho capito benissimo, ma non posso ora lasciarti per il motivo che è la domanda uno. Mio padre ha deciso di mandare qui delle sentinelle in avanscoperta, quindi se tu vuoi scappare ti conviene farlo subito e con me. Sia tu che la tua famiglia insieme siete troppo facilmente rintracciabili, quindi loro devono restare qui. Conosco mio padre, se sarà convinto che tu li abbia lasciati senza che loro sapessero che tu eri la ragazza della profezia li lascerebbe in pace. O almeno non li tratterebbe peggio degli altri sudditi.”

Lo guardai restando sbalordita. Oltre avermi tradito, ora veniva qui, mi diceva di seguirlo e io dovevo cascarci come una sciocca? Probabilmente mi voleva consegnare lui stesso a suo padre, o qualcosa di simile.

Pensai a tutte le possibilità. Se lui bluffava, era sicuramente una trappola; ma se lui stava dicendo la verità e io non lo ascoltavo rischiavo di fare condannare la mia famiglia, se invece andavo con lui … comunque la mia famiglia e i miei amici avrebbero avuto una qualche chance in più di
rimanere liberi. Non ci pensai su che due secondi, ma gli chiesi lo stesso:

“Scusa, ma perché dovrei crederti?”

“Perché non hai altra scelta, e io sono dalla tua parte ora. Ho deciso di ribellarmi a mio padre, ora che ho visto fin dove può arrivare per potere. Adesso fatti aiutare a preparare uno zaino, intanto scrivi  tua madre un biglietto. Dille che le vuoi bene, ma che te ne devi andare perché hai scoperto delle cose che ti hanno spaventata. Dille che ti dispiace molto ma che vuoi startene da sola e lontana da tutto e tutti, e se è furba come dice non ti crederà e capirà tutto.”

Mi sbrigai a scrivere mentre lui mi preparava lo zaino. Mi disse di scendere da mia madre e di dirle di non preoccuparsi, darle il biglietto e poi correre su da lui. Scesi, vidi mia madre vicino al camino, mia sorella e mio padre affaccendati in cucina. Feci esattamente come mi aveva detto James, tranne che prima abbracciai mia madre, poi le diedi il biglietto e scappai verso la mia camera. Da quel momento mi sentii totalmente immersa nell’ ovatta. Lui mi aspettava, mi prese per mano e mi accompagnò, facendomi saltare fuori dalla finestra. Cademmo per terra, sulla strada, ma se mi ero fatta male o no non lo avevo capito, ero troppo intontita da tutto. Mentre entravamo nella sua macchina, guidata dal suo maggiordomo credo, mi voltai verso casa mia, da dove mia madre stava uscendo spaventata, e sussurrai incerta:

“Non è un addio. Solo un arrivederci.”

Il buio mi avvolse.

 

La ragazza vide la mia faccia stupita e sorrise.

“L’ho capito semplicemente dalla tua divisa, soldato.”

Lui sembrò rilassarsi. Si sedette per terra e iniziò a preparare un fuoco. Lei si sedette vicino a lui.

“Al tuo servizio. Posso chiederle cosa ci fa tutta sola in piena campagna di notte? Non è un luogo sicuro da quanto ho visto.”

“Mi sono semplicemente attardata troppo al villaggio al di là delle colline. Stavo tornando al mio, quando la notte mi ha sorpreso insieme a quel Frhas.”

Lei sentiva che quel ragazzo conosceva i segreti per plasmare la materia e che era pure molto portato. Stava mentendo, Delmar non insegnava quelle conoscenze ad un soldato semplice. D’altro canto la sua storia era poco credibile a meno che lei non fosse una ragazza molto sbadata. Si sdraiò e sbadigliò sonoramente, aspettando solo che il finto soldato la imitasse e si addormentasse, cosa che successe dopo qualche secondo. Lei pronunciò sottovoce una corta frase, poi si chinò sul giovane e gli rubò il pugnale nel caso il Frhas fosse tornato a cercarla, lasciandogli la spada. Si guardò intorno e sorrise, l’incantesimo del sonno era sempre stato il suo forte sin da bambina. Il soldato si sarebbe svegliato solo la mattina dopo o in caso di pericolo. Si allontanô leggera nel bosco, fino ad arrivare alle mura nascoste. Da quel punto si riusciva ad arrampicarsi, ma era il più sorvegliato, quindi lei mandò prima un messaggio per farsi riconoscere. Quando ricevette la risposta salì. Finalmente a casa, finalmente a Dalory.


Angolo autrice
Bhe, che ne pensate? Questo é il capitolo più lungo per ora, e devo dire che a me piace.
Mi dispiace non aggiornare così spesso ultimamente, ma sto lavorando a un altro scritto, una FF stavolta.
Bene, un grazie speciale a chi segue la storia e a chi l'ha recensita!
Spero di vedervi anche la prossima volta,
Ayla_

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