Affection Across Time

di Reina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Preparativi ***
Capitolo 3: *** Quando l'istinto non sbaglia! ***
Capitolo 4: *** Riordiniamo un po' questo caos. ***
Capitolo 5: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 6: *** Anche i ghiacioli hanno un cuore ***
Capitolo 7: *** Una settimana da incubo... e siamo solo all'inizio!! ***
Capitolo 8: *** Catene dell’anima. ***
Capitolo 9: *** Qualcuno si è svegliato ***
Capitolo 10: *** Charter 10: Battaglia e… ***
Capitolo 11: *** ... Fiesta! ***
Capitolo 12: *** Death ***
Capitolo 13: *** Rebirth ***
Capitolo 14: *** The show must go on… quando l’idiozia dilaga ***
Capitolo 15: *** A new life has come! ***
Capitolo 16: *** Amore a prima vista? Ma quando mai!!! ***
Capitolo 17: *** Come conquistare una donna. Volume I ***
Capitolo 18: *** In amore e guerra tutto è lecito ***
Capitolo 19: *** Fine di un sogno ***
Capitolo 20: *** Get The Party Started ***
Capitolo 21: *** Spiegazioni ***
Capitolo 22: *** Blood Sugar, Sex Magic ***
Capitolo 23: *** Trick or Treat? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Affection Across Time

Affection Across Time

 

C’era una volta…

perché è così che si comincia un racconto.

Dove si svolge?

Chi sono i protagonisti della storia?

Questo è il narratore, lui soltanto a deciderlo.

Ma torniamo dove eravamo rimansti.

 

C’era, anzi, c’erano una volta…

 

Due anime… un uomo e una donna…

 

LEI, una dea drago dominatrice degli elementi e delle profezie.

Bella come poche altre donne potevano vantare di essere.

Chiome paragonabili solo a lunghe cascate d’argento liquido e occhi così di un verde così limpido e luminoso da far sembrare opachi gli smeraldi più belli.

Gracile ma al contempo altera, in grado di portare morte e distruzione senza perdere il proprio splendore.

 

LUI, un drago Shikigami, guerriero valoroso membro della cerchia ristretta dei suoi simili.

Chiome corvine come un cielo notturno senza stelle e occhi d’ossidiana con screziature d’ametista e rubino.

Freddo come la notte dell’inverno più rigido e solitario come i lupi selvaggi.

 

LEI, un angelo caduto del paradiso, sceso dal piedistallo su cui era posto e marchiata come eretica per legarsi a colui che avrebbe dovuto disprezzare per il suo rango inferiore.

 

LUI, un diavolo disertore degli inferi, fuggito alla crudeltà del suo mondo dopo esser stato cambiato dallo stesso angelo per il cui amore è stato marchiato come traditore.

 

Un amore puro, così intenso da far sbiadire anche l’oggetto più bello.

 

Una colpa imperdonabile agli occhi di tutti.

 

Un peccato per due eretici: Sayaka e Kuryo.

 

Due anime che dopo la morte si sono rincorse per secoli, rinate e incontratesi tante di quelle volte che non basterebbero le dita di una mano per contarle tutte.

 

Due nomi e una leggenda antica quasi quanto la razza umana e che ha ripeso vita a distanza di 12000 anni in due neonati dello stesso villaggio.

 

Loro ancora non lo sanno, ma da lì a poco avrà inizio una battaglia.

 

La loro lotta per difendere con le unghie e con i denti ciò che gli è stato precluso.

 

Ciò che è stato è stato.

 

Giriamo pagina…

 

e che lo spettacolo abbia inizio…

 

 

 

 

Angolo dell’autrice

 

Da tempo desideravo mettere per iscritto la storia.

Con i racconti precedenti ho narrato ciò che sarà in seguito di questa storia, quindi consideratela pure il prequel del prequel.

Di fatti questa è un crossover con Slayer, solo alcuni decenni prima dell’inizio della serie, quindi a comparire saranno solo i demoni citati anche nei racconti.

Di loro si parlerà solo in seguito, e con loro aprirò una parentesi esplicativa sul loro mondo, in modo che possiate capire meglio.

Non vi anticipo nulla (anche se avrete già capito a chi sono i due protagonisti, ma ho in programma un altro parino molto puccioso), quindi aspettate i prossimi capitoli ^_________^

E…

Fatemi sapere cosa ne pensate.

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Capitolo 2
*** Preparativi ***


Nel mare del caos, dove tutto ha avuto inizio, una donna che irradia un luce dorata, come se brillasse di luce propria

Nel mare del caos, dove tutto ha avuto inizio, una donna che irradia un luce dorata, come se brillasse di luce propria.

Lord Of Nightmare, il demone dorato, o come lo chiamavano in molti, la madre, colei che aveva avuto origine dal caos e dal caos stesso aveva creato tutto, o quasi, e che ora si dedicava alla sua attività preferita: osservare gli umani.

Si può dire che leviti a mezz’aria, anche se non è propriamente esatto.

Attorno a lei non esiste un autentico piano d’appoggio fisso… il vuoto assoluto e basta.

Si sposta di continuo, agita una mano, fa apparire immagini e si ferma a fissarle.

Osserva scene di uno stesso arco temporale, prende appunti su una pergamena, poi le fa sparire con il semplice gesto della mano e ne fa apparire delle altre.

Come testimoniavano i vestiti e le costruzioni dei villaggi o delle cittadine, i soggetti delle immagini erano senza dubbio vissuti tutti in epoche diverse tra di loro; in alcune apparivano due individui, in altre erano quattro, ma a distanza di secoli l’aspetto fisico cambiava di pochissimo.

Le immagini più recenti risalivano a circa quattordici anni prima.

Un villaggio attaccato da un gigantesco Yokai dalle fattezze di una gigantesca volpe a nove code.

Una luce abbagliante proveniente da un uomo sul dorso di un rospo altrettanto enorme, illuminava la notte, un attimo dopo la volpe collassata al suolo. Tutto ciò che si vede subito dopo è un neonato dai capelli dorati che piange in un giaciglio circondato da alcune candele. Sulla pancia del bambino, compariva un ghirigoro che scompare nel giro di pochi secondi lasciandola immacolata. Molto probabilmente si tratta di un sigillo.

La donna sorride, e dopo aver agitato la mano, il cielo che sovrasta il villaggio vede il passaggio in rapida successione di notte e giorno.

Tre anni sono passati. La visione è rapida. Un guerriero che tenta di rapire una bambina con corti cappelli neri, ma viene fermato prima che riesca a darsela a gambe.

Altro gesto, altra scena e altro periodo cronologico. Dalla fatidica sera in cui è stata sconfitto il demone devono essere trascorsi otto, massimo nove anni, a giudicare dalla corporature di quello stesso bambino. Stavolta il soggetto non è più lui.

Nei pressi di un fiume un ragazzo dai lunghi capelli corvini raccolti in una coda tiene tra le braccia il corpo esanime di una ragazza, scuotendolo, senza però aver risultato di alcun genere. Lui stesso da lì a breve è scosso da spasmi, ma è chino e se sta piangendo non si vede. Le luna viene improvvisamente celata da una nube mentre lui si alza barcollando. Se il suo volto avesse espresso in quel momento una qualche emozione, non è possibile dirlo, perché il volto venne mascherato dalle tenebre. Dopo alcuni passi cade a terra, si tiene la testa tra le mani e inarca la schiena lanciando un urlo, che però in quel luogo lontano da ogni concezione umana non si diffonde. Attorno al suo corpo compare un’aura scura che lo avvolge come una coperta. La luce torna ad illuminarli. Lui si alza, e la lunare luce che torna a splendere mostra come tutte le emozioni un tempo presenti sul volto del ragazzo siano state rimpiazzate da una perfetta maschera di porcellana fatta di indifferenza. Un terza soggetto riemerge dall’ombra in cui era rimasto nascosto finora. È spaventato, e quell’espressione sarà l’ultima della sua vita, perché l’altro con movimento fulmineo gli apparve alle spalle e con un movimento preciso gli spezzo l’osso del collo. Con un altro gesto riportò l’ossatura alla sua posizione originale. Le ultime due scene vedono il cadavere gettato nel fiume e lo stesso giovane in tenuta da battaglia con una katana insanguinata in mano che si erge difronte ad un bambino dalla fisionomia simile alla sua.

La donna sospira mentre fa svanire tutto

- Alla fine li hanno trovati… Fatevi aventi… PhibrizioGarvZelas… e anche tu Dynast.

Come erano stati chiamati dal nulla apparvero alle sue spalle quattro figure che da posizione eretta si inginocchiarono in segno di reverenza.

Uno avvolto, il maggiore per essere precisi, indossava un mantello bianchissimo, da cui le uniche cose che non celava erano un elmo d’argento, da cui si poteva intravedere poca pelle nivea. Lord Dynast Graushella, il signore dei ghiacci, il demone con l’espressività facciale di un blocco di marmo.

Garv Chaos Dragon, signore dei draghi, il minore dei fratelli, anche se non si direbbe era un uomo dalla carnagione abbastanza scura, una zazzera di capelli rosso fuoco con addosso un impermeabile arancione. Anticonformista in perenne lite col fratello Phibrizio Hellmaster.

Phibrizio Hellmaster, il signore degli inferi, la mente di uno psicopatico a nove stelle nel corpo di un bambino per prendere per i fondelli i nemici che finivano puntualmente per sottovalutalo, e fare una fine talmente cruenta che nessuno morrebbe mai saperla.

E infine Zelas Metallium, la Beast Master. Forme a dir poco perfette, capelli dorati e occhi blu oltremare così penetranti e magnetici che pochi uomini hanno saputo resistervi. Gli stessi uomini rientrano in cima alla lista dei suoi principali vizi, preceduti dal fumo e seguiti a ruota dall’alcool che riesce ad assimilare perfettamente senza rischiare il coma etilico. Non c’è altro da dire se non che il suo sottotenente PriestGeneral è passato alla storia come ammazza-draghi (o Dragon Slayer, che dir si voglia) per averne sterminato un intero stormo di draghi dorati agitando il dito indice. 

- Ci avevate chiamati, madre?!

- È giunto il momento per voi tutti di muovervi. Come Dark Lord è vostro diritto, nonché obbligo agire, proprio ora che Akuma e Shinzoku si stanno mobilitando ignorando ogni mio preciso ordine. So che in questi anni avete tenuto d’occhi la ragazza, il corpo e le due metà. 

 Fece una pausa e si girò verso il quartetto di demoni.

- I tempi sono maturi. Garv… te ne occuperai tu. Voi altri resterete nascosti fino a quando é stato deciso in base agli avvenimenti di due anni fa. Ora potete andare.

- Sì, madre.  

E svanirono rapidi come erano venuti, mentre il silenzio torna a regnare sovrano.

 

Nel Nigenkai, nel villaggio di Konohagakure, una Kunoici dagli inconfondibili capelli rosa confetto si svegliava da un sogno non esattamente dei più piacevoli.

Quel sogno però continuava a ripetersi da un paio di settimane a quella parte.

Tutto era cominciato da quella dannata missione, quando avevano trovato il covo di quella serpe viscida di Orochimaru.

Naturalmente erano riusciti a trovare Sasuke.

Naturalmente non si aspettavano una rimpatriata  tra ex-compagni di gruppo (Sasuke e felice rimpatriata nella stessa frase?! Non scherziamo. Dovrebbe avere seri problemi mentali… o forse un gran bel trauma cranico… o dovrebbe essere sotto l’effetto di una droga strana), né che li seguisse di spontanea volontà.

Non si aspettavano che fosse felice di vederli (o almeno non dopo averlo svegliato nel bel mezzo della notte dopo ore di allenamenti massacranti).

Si aspettavano un bel combattimento. Lo davano praticamente per scontato, così scontato che stava per fare la fine dello spiedo a causa di una Katana vagante (o non lo era?! Boh).

Niente forza bruta, o avrebbe fatto crollare il covo sulle loro teste, e niente Ninjutsu elementari, per lo stesso motivo.  

Alla fine il covo è crollato lo stesso, grazie a qualcuno di mia conoscenza che non mi ha ascoltato quando gli ho urlato di NON usare il rasengan.

Orochimaru e soci sono riusciti a sfuggirci, ergo… siamo di nuovo al punto di partenza.

Poi erano cominciati i sogni notturni e ogni tanto le capitava di avere bravi visioni di avvenimenti che si manifestavano da lì a pochissimo.

Certo, può essere utile, ma se si è in grado di controllarle quelle dannate premonizioni.

Alla fine della settimana precedente aveva appeso all’armadio della sua camera una lista delle cose da fare:

1) Riportare l’idiota a casa (preferibilmente vivo)

2) Nel caso in cui il punto uno si sia concluso con successo, assicurarsi che quelli del consiglio non lo facciano giustiziare non appena rimette piede in casa

3) Ammazzare Orochimaru e quel fetente di Itachi (l’ordine è facoltativo)

4) Diventare il migliore ninja medico e fare carriera (magari diventando il membro medico di una squadra AMBU)

5) Rimuovere quel dannatissimo marchio, nel caso che seccato Orochiamaru non scompaia di per sé

6) Trovarmi u n fidanzato

Alla fine Sakura si rimise a dormire…

- SAKURA-CHAAAAAAN!!

…giusto in tempo per venir svegliata da Naruto che aveva aperto la finestra della camera (leggasi; aveva scassinato la serratura) e si era appostato sul davanzale.

Il ragazzo notò con estremo dispiacere che la sua presenza quando vide una serie di mobilia in piena fase aerea che stavano esattamente sulla sua traiettoria.

- No…  Sakura! Ti chiedo scusa!

- ESCI-SUBITO-DA-CAMERA-MIA!!! ORA

Alla fine, dopo aver fatto appello al suo istinto di autoconservazione e a parecchi buonsenso, decisa di lasciarla dormire ancora un po’, ma la ragazza si era svegliata del tutto così optò per andarsi a cambiare e gustarsi un’abbondante colazione.

Ma il qualcosa, in un modo o  nell’altro, le diceva che quella sarebbe stata una giornata mooolto lunga.

 

Angolo dell’autrice

 

Nella prima parte ho introdotto i demoni di Slayer che avranno un ruolo principale nella vicenda.

 

X KK: Hai presente il capitolo ancora in corso di D&Co.? Detto questo, detto tutto.

X SasuSaku, DarkPhoenix: Per i paring appariranno principalmente SasuSaku (sono masochista e le love story complicate mi piacciono un sacco) e NaruHinata, anche se penso che si vedranno altri (mi spiace Mimmy, ma spero che ti piaccia lo stesso, anche perché la normalità è bandita dalla storia, quindi non credo che cadrò troppo facilmente nel banale, visto ciò che ho in mente *________*).

 X tutti gli altri: …spero che la storia si all’altezza delle vostre aspettative.

 

 

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Capitolo 3
*** Quando l'istinto non sbaglia! ***


- Lassù qualcuno mi odia

- Lassù qualcuno mi odia!  

Era sera quando Sakura rientrò dagli allenamenti.

Come al solito il suo intuito di recente era diventato a dir poco infallibile, e si malediceva per questo.

Qualcosa nella testa la mattina le urlava di non alzarsi e rimanere a poltrire sotto le coperte, ma lei, no, mai una volta che l’ascoltava, e ora ecco il risultato.

Bastava vedere com’era ridotta per capire che quella era stata una giornataccia.

Tra i capelli che necessitavano di sedute intensive dal parrucchiere e i vestiti, sembrava che avesse avuto un dibattito con delle cesoie da giardiniere.

- Perché… ma dico perché l’unica volta nel giro di tre anni che raccolgo i capelli in una coda di cavallo quell’imbecille di Naruto me li… me li… me li pota, ecco. Dimmi Hinata! che ho fatto di male per meritarmi una cosa del genere?!

- Beh… ecco…

In quel momento Hinata stava uscendo dalla cucina, ma essendosi perso il 90% del discorso non seppe ovviamente come rispondere, poi notò lo stato pietoso dei capelli.

- Ma che diavolo è successo ai capelli

- Lascia perdere. Ti spiego tutto più tardi. Forza, vai che sta per scattare l’ora X.

- Ah! Hai ragione. È meglio che vada o col cavolo che riesco a tovare Naruto all’Ichiraku!

Le due ragazze avevano cominciato a convivere da alcuni mesi in un appartamento tutto loro, anche perché capitava spesso di assentarsi per lunghi periodi per delle missioni particolarmente impegnative, anche se con questa decisione volevano dimostrare ai loro famigliari di essere abbastanza responsabili per fare una cosa del genere e fare un passo in avanti verso l’indipendenza.

All’inizio i genitori di entrambe si erano opposti alla loro decisione, ma si erano arresi.

Ora Hinata aveva iniziato uno speciale addestramento per apprendere l’arte medica approfittando del suo Byakugan, concordando con l’altra che bastava una coinquilina forzuta; Sakura aveva completato il suo, anche se continuava a studiare da autodidatta, passando assieme a Naruto allo studio di Ninjutsu elementari. L’amico si era scoperto portato per quelle di elemento vento, lei invece si era rivelata abile in tutte quelle elementari di livello Genin, ma man mano che il livello di difficoltà aumentava, era chiaro che la sua abilità protendeva più verso quelle d’acqua e fuoco.

Lo stesso Kakashi si era offerto di insegnarle la Doton: Shinjuu Zanshu no Jutsu (Arte della Terra: Tecnica della Decapitazione Suicida Doppia… avete presente quando durante l’esame da Genin Kakashi trascina Sasuke sottoterra lasciando fuori solo la testa? Ecco, è proprio quella!! NdA)

Le due tra un addestramento e l’altro erano diventate molto amiche e Sakura aveva scoperto come Hinata fosse diventata forte di carattere, meno timida e più estroversa. Peccato che quando incontrava il ragazzo-volpe ricominciava a balbettava, arrossiva passando in un nanosecondo per sette gradazioni diverse di rosso e… si dimenticava di respirare.

Ecco spiegata la ragione dei continui svenimenti della ragazza ogni qualvolta incontrava il biondino dopo il suo ritorno dall’addestramento di Jiraiya.

Certo, era vero che Ino era la sua indiscussa migliore amica, ma era come se avesse una certa affinità con la ragazza dagli occhi perlacei, spesso quando spettegolavano la sera veniva colta da un senso di nostalgia e anche Hinata aveva ammesso di sentire lo stesso “Come se non fosse stata la prima volta che parliamo così intimamente. O come se ci fossimo conosciute prima di incontrarci all’accademia, o molto prima, in un’altra vita”.

Quando la giovane Hyuga aveva detto queste parole aveva poi scosso la testa dicendo di non far caso alle sue parole, che erano delle sciocchezze, ma in fondo anche Sakura la pensava allo stesso modo.

Ora le due erano una difronte all’altra.

Sakura con gesto secco protese il braccio verso l’amica con la mano serrata a pugno.

- Fight!

- Hai! 

E l’altra aveva alzato il braccio facendo il segno della vittoria, poi era corsa fuori casa per raggiungere il cosiddetto campo di battaglia.

 

Ora era in casa da sola.

Decise che era proprio il caso cambiarsi e fare qualcosa per quei poveri capelli.

Più ci pensava e più si convinceva che portare i capelli lunghi non rientrava nel suo destino.

Prima li aveva tagliati durante l’esame di selezione dei Chunin, per non parlare dell’incidente di sette mesi prima durante l’addestramento con Lady Tsunade che l’aveva costretta a farli scalare ed ora un altro incidente che ora sarebbe  significato un taglio radicale.

- I miei poveri capelli. Perché sempre e solo loro (ç.ç)

- Forse perché, partendo dal presupposto che tu per sbaglio stavi per schiacciarlo con un masso, e che lui non voleva fare la fine della schiacciatina… direi che O si sta facendo più furbo, O è talmente scemo da fare la prima cosa che gli è passata per l’anticamera del cervello

Alto come la maggior parte degli uomini, con pantaloni rigonfi attorno ai polpacci per via delle bende che gli fasciavano le caviglie, un paio di calzature che decisamente non avevano a che vedere con i sandali dei ninja, un mantello scuro e un particolarissimo bastone da chiaramente da sacerdote.

Se non fosse stato per i capelli viola a caschetto, avrebbe giurato che il demone fosse un parente di un qualche grado del compagno di gruppo.

Con quell’espressione ebete perennemente stampata in faccia e gli occhi socchiusi ricordavano tantissimo Naruto in fase riflessiva, ma il demone aveva quel di più che ti faceva venir voglia di prenderlo a mazzate, e il più forte possibile. Ma quando gli occhi chiusi a fessura si spalancavano rivelavano due ametiste tagliate a metà da pupille feline che tradivano una crudeltà inaudita e uno sguardo così gelido da sentirsi gelare fino al DNA; e tutto ciò che si poteva fare nei momenti immediatamente successivi era pregare per una morte rapida e più indolore possibile.

- Xellos Metallium. Che ci fai TU qui nel mio appartamento. Lo sai che non mi piace averti in giro. 

- Ah, lo so, ma sai, è così divertente osservarti mentre tu e il biondino vi allenate vicino alle cascata. 

Un dubbio amletico la colse

- Prima di quella PICCOLA reazione a catena Naru mi ha detto di aver sentito un brivido lungo la schiena che gli ha fatto sbagliare mira. Non è che tu ne sai qualcosa - nel mentre il suo sopracciglio trema visibilmente

- Ah, parli di quando ha lanciato il kunai…

- …che avvolto da Chakra ha tranciato la sequoia…

-  …che stava poi ha cominciato a cadere verso di te…

- …e per evitarla ho dovuto saltare sul una sporgenza rocciosa vicina alla cascata…

- …che però ha ceduto sotto il tuo peso, è caduto su una sporgenza rocciosa che è franata e…

- …e Naruto ha dovuto usare la Fuu… la fuu….

- …la Fuujin no Tsurugi no Juutsu (Traduzione: Tecnica della spada del Dio del vento). È una tecnica personale di Temari, ma Naruto le ha chiesto di insegnargliela tempo fa dopo una missione che abbiamo svolto a Suna. – Sakura ha un sorriso stampato in faccia.

- Ritornando a noi. Quindi: lui ha usato… beh, ci siamo capiti e per evitare il colpo ti sei gettata a terra e il resto si vede di per sé.

Sakura piagnucolava al ricordo.

I suoi vestiti erano ridotti ad uno stato pietoso, e anche se era riuscita miracolosamente a non farsi scoperchiare il cranio i suoi poveri capelli non erano stati del tutto fortunati.

Intanto Xellos stava ridacchiando sotto i baffi.

Quella faccia, ecco cosa poteva risvegliare l’istinto omicida.

Non un sorriso idiota ma genuino come quelli di Naruto, bensì il ghigno strafottente di chi fa il tutto per tutto per farsi sottovalutare, per il semplice gusto di fare arrabbiare chi ti sta accanto.

La rabbia prese il sopravvento, così decise di dare un po’ di sfogo al suo del control che ora come or faceva acqua da tutte le parti, e afferrò in una morsa d’acciaio il collo del Priest, da un lato lo stava strangolando, dall’altro lo agitava come una maracas.

- AMMETTILO BASTERDO!!! SEI STATO TU, VERO!? È COLPA TUA SE ABBIAMO RISCHIATO DI TIRARE LE CUOIA IN UN MODO COSÌ ASSURDO!!!! 

Lei era letteralmente bordeaux per l’incazzatura, ma l’altro da canto suo era cianotico

- Cough… soffoco… Cough 

- AMMETTILO BASTERDO!!!

- Cough… Mea culpa…Cough… vostro onore… Cough

- Non ho sentito!

E cominciò a pensare a cose positive e zuccherose facendolo passere da bluastro, a bianco latte con sfumature verde muffa

- Su liberalo. 

- Garv?! E tu da dove spunti? No, non me lo dire. Teletrasporto?!

- Se lo sai allora perché me lo chiedi?

- Così! A certe cose devo ancora farci l’abitudine. 

- Se lo dici tu!

Tra i tre presenti cadde un silenzio di tomba.

Dopo diversi minuti la ragazza prese l’iniziativa e continuò la discussione.

- L’avete trovata?! 

Ancora silenzio.

Xellos stava per aprire bocca quando Sakura lo zitti di colpo.

- Prova ad uscirtene con un “Sore wa, himitsu desu!(1)” che ammazzo. E stai zitto che sai che ne sarei perfettamente capace.

- Non finché il sigillo è attivo. – la contraddisse Garv

- Appunto, finchè è attivo. Ora non cambiare discordo. L’avete trovata si o no?

- Per ora abbiamo trovato il vero corpo. A quanto pare quelli dell’Akatsuki stanno cercando di trovare uno spirito alternativo idoneo. Per ora stanno provando con i Jinchuuriki (2), ma non hanno concluso nulla di fatto, così vogliono provare a inserirli tutti.

- Perché!

- Per conquistare il mondo. Sai, una cosetta da nulla.

Aveva il capo chino.

- Cosa pensi di fare. Su, rispondimi Miori. 

La porta cigolò mentre si apriva lentamente rivelando una Hinata visibilmente stupita

- Mi-Miori? E questo… e questo cosa significa! Dov è Sakura!? Rispondete!  

- Hinata. Calmati posso spiegare.

Sakura (Miori) si avvicino alla ragazza che aveva attivato il suo Byakugan che trasalì scoprendo che dei due uomini, uno non avevano un autentico sistema circolatorio del Chakra (Garv) mentre l’altro ne era totalmente sprovvisto (Xel).

- Che diavolo!   

- Hinata. È meglio che ti metti comoda, perché ci sono tante cosa che devo spiegarti, e non credo che ti faranno molto piacere

 

 

 

Angolo dell’autrice

 

Innanzitutto sono contenta che molti apprezzino la storia.

Molte cose verranno svelate nel prossimo capitolo, compresa una spiegazione generica sui demoni, perché sono certa che non avrete capito assolutamente nulla sul perché Xellos no abbia un sistema circolatorio del Chakra.

Ora, per chi non se lo ricordasse, i Jinchuuriki(2) sono i demoni a più code che da Shukkaku a Kyuubi  quelli dell’Akatsuki stanno cercando di raggruppare. Invece “Sore wa, himitsu desu!(1)”, che sta letteralmente a significare “Mi spiace, è un segreto!” è la battuta con cui Xel se ne esce quando sa perfettamente cosa sta accadendo in una data situazione, ma non puòvuole dare spiegazioni.

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Capitolo 4
*** Riordiniamo un po' questo caos. ***


In momenti come questi c’è ben poco da fare

Mentre Hinata ascoltava la spiegazione, altrove in un angolo recondito di Otogakure, qualcuno si godeva del meritato riposo e se la dormiva della grossa.

Fuori dalla porta Kabuto riflettendo sulla strategia da usare per svegliare il giovane Uchiha nel modo più delicato per uscirsene con il polso fratturato, come era accaduto due settimane prima.

Se solo fosse passato in cucina per il suo rifornimento di caffé almeno mezz’ora più tardi, non sarebbe incappato nella servitù che stava discutendo animatamente, perché nessuno di loro era intenzionato ad andare a svegliare il ragazzo, anche a costo di lasciarlo a digiuno.

Tutto ciò era dovuto al fatto che negli ultimi tempi Sasuke era diventato un tipo dal Chidori facile.

All’inizio ci credevano in pochi, erano decisamente tutti più tranquilli perché anche se gli capitava di doverlo buttare giù dal letto (in senso metaforico) quando era in preda ad incubi non si rischiava di finire brutalmente tranciati dalla lama che la serpe teneva nascosta in qualche parte del corpo (quale, nessuno lo sapeva e non era abbastanza masochista da indagarci sopra, Kabuto in primis).

Poi in capo della servitù, che quel giorno non era molto in vena di carinerie ha avuto l’idea geniale di optare per la classica secchiata d’acqua gelida.

È sopravvissuto, ma ora deve andare in giro con il parrucchino in attesa che gli ricrescano i capelli.

Ora da dieci secondi di vantaggio al malcapitato che viene scelto tramite sorteggio.

Kabuto, osservando per l’ultimo o stecchino che aveva in mano, cominciò a chiedersi se la sfortuna non perseguitasse i ninja medici ogni qualvolta si giocasse d’azzardo.

Ormai il danno era fatto, quindi entrò con passo felpato, e andando a tentativi riuscì ad individuare l’interruttore della luce.

La luce però si accese ancor prima che il ninja potesse fare scattare l’interruttore.

Sasuke era sveglio, e fortunatamente non sembrava troppo di cattivo umore.

Rivolse all’altro uno sguardo un po’ scocciato come per dire “Parla, ti sto ascoltando, ma se no hai niente da dire sei vivamente pregato di andartene”

Da sotto le coperte si intravedeva appena che il ragazzo portava ancora i vestiti che aveva indossato quel giorno durante gli allenamenti, un po’ sporchi come a testimoniare l’addestramento giornaliero era stato così duro da farlo crollato in un sonno profondo non appena si era infilato nel letto.

Al posto del solito abbigliamento che si metteva quando andava in missione, oggi aveva optato per una divisa da Karateka, molto che sarebbe stata un po’ più comoda e lo avrebbe intralciato meno nei movimenti.

Kabuto si sentì parecchio fortunato, ma decisa saggiamente di non sfidare troppo la sorte e andarsene prima che avesse uno sbalzo d’umore di qualsiasi genere. Prima di richiudersi la porta alle spalle si limitò a dire

- Volevo solo avvisarti che la cena è pronta. Non metterci o si raffredda. 

Sasuke annuì, sbuffo ma rimase ancora a letto.

 

Se c’è una cosa che LUchiha non faceva mai, era arrabbiarsi per cose futili.

Negli ultimi tempi se si svegliava quasi sempre di cattivo umore, una ragione c’era.

A cominciare da degli stupidi sogni, che puntualmente dimenticava subito dopo essersi svegliato.

La cosa che lo seccava ulteriormente era che pur essendo un po’ fiacco al momento del risveglio, una parte ben precisa del duo corpo, invece era dir poco vispissima.

La cosa non lo avrebbe fatto preoccupare, se non fosse che non sapendo COSA del sogno scatenava quella reazione.

Orochimaru quando aveva ascoltato il suo discorso aveva fatto spallucce e si era limitato ad un “pubertà”.

*Pubertà!?

Pubertà un cazzo.

Qui la colpa è di sicuro di quelle dannate droghe che quel pazzo continua a volermi far trangugiare a colazione per farmi aumentare la rapidità dei movimenti.

Devono aver sicuramente degli effetti collaterali su questi dannatissimo ormoni.*

*Scusa se esistono, ma un giorno, questi dannatissimo ormoni saranno la tua salvezza*

*Ancora tu? Non ti avevo detto di lasciarmi in pace?!

*Tesoro! Non posso andarmene. Sono te, il tuo (si fa per dire) subconscio che esprime ciò che tu pensi veramente.*

*Taci idiota*

*Ti rendi conto che stai insultando te stesso?!*

*Touché*

*Yup! Ma perché non ammetti che sei sessualmente frustrato dalla scarseggiante presenza di individui del gentil sesso?!*

*Forse perché NON sono sessualmente frustrato.*

*A no? E hai tu, maledetto figlio di… di buona donna hai quasi infilzato con la katana la piccola, tenera, dolce e bellissima Sakura quando stava per intervenire nello scontro di un mese fa?! Ho come avuto l’impressione che là in basso fossero tutti in visibilio.*

*Zitto*

*Però è vero. Ah (sguardo malizioso), la sua pelle dev’essere veramente soffice*

*Ho detto zitto*

*Se solo fosse meno piatta… sai cosa le farei*

* TI HO DETTO DI STARE ZITTO!*

*Uff… isterico. Va bene, va bene. Me ne vado. Ma tornerò, contaci*

 

In momenti come questi c’è ben poco da fare.

La situazione di per sé è talmente assurda che credervi è quasi impossibile.

Incredulità, stupore ed orrore passavano rapidamente sul volto della giovane Hyuga che alla fine seduta sul divano, dovette spingersi contro lo schienale per mettersi in una posizione più confortevole e riflettere.

- Fammi capire. Voi due siete Mazoku. Mangiare, bere e dormire non rientrano nelle vostre necessità biologiche perché siete di fatto ovvero agglomerati ambulanti di energia, e avete questa forma solo perché chi vi ha creati vi ha plasmato in questo modo, ma di fatto potete assumere un’altra forma nota come forma Beast.

Siete divisi in gerarchie che a partire dal vostro Maou si dividono in Dark Lork, Priest e General, e infine Brass Demon e Lesser Demon che sono tutti glia altri. 

Per ovvie ragioni non avete un circuito circolatorio del Chakra (in particolare Garv ne ha una sorta, solo perché 1000 anni fa sei stato sigillato in un corpo umano) e al posto delle nostre ninjutsu usate la magia vera e propria, sapete spostarvi tra i piani d’esistenza e piazzare a vostro piacimento sigilli per bloccare l’afflusso di magia a chiunque ne sappia fare uso. Ho capito bene?!

Tutti annuirono poi Hinata proseguì con il suo riassuntino

- E ora?! Mi venite pure dire che qualche pazzo psicopatico ha tentato più volte di farci fuori?

Sakura che sedeva su una sedia difronte all’altra si limitò ad annuire mentre. L’altra abbassò la testa sconsolata.

- Caffé.

- Come?! – risposero gli altri all’unisono

- Voglio del caffé. Ho la testa che mi sta fumando e in questo moment potrei anche uccidere per bere dell’amarissimo caffè. Non mi sfidate che non sono dell’umore

Garv continuava la spiegazione.

- La presenza di Kyuubi in povero Naruto Uzumaki, il tentativo di rapirti (conclusosi con il sacrificio di tuo zio) e il massacro degli Uchiha sono conseguenze di tentativi falliti miseramente per uccidervi. Per quanto riguarda il maggiore dei due fratelli Uchiha, quei dannati Akuma (letteralmente diavoli) hanno letteralmente fatto a botte per decidere chi avesse avuto l’onore di controllare il suo corpo. (sospiro) Povero ragazzo.   

All’ultima affermazione cadde un ennesimo silenzio insostenibile.

Xellos uscì un attimo dopo con due tazze di caffé per le due ragazze.

*Quindi il desiderio di vendetta di Sasuke è assolutamente inutile. E ora cosa facciamo?! Sakura-chan, soprattutto tu cosa pensi di fare ora?*

- Non me lo avevate detto. Sapevo che gli Shinzoku mi volevano morta, che si erano alleati agli Akuma sfruttando l’antipatia reciproca per voi Mazoku, ma perché. Ma non capisco perché si abbiano agio così. Dimmi, c’è altro che non mi avete detto?!

I due mazoku si guardarono.

Era giunto il momento di concludere quella spiegazione.

- Vedi, piccola Hinata, durante l’esame di selezione dei Chunin di due anni e mezzi fa,  l’attuale Kazekage e il vostro amichetto hanno combattuto tra di loro. ne avrai sentito parlare, giusto?

- Aa, Shino me lo ha raccontato. Ma che centra con la vicenda di Sakura-chan?  

A rispondere questa volta fu Xellos.

- Come ti abbiamo detto hanno cercato di uccidere te, l’Uchiha e altre due persone. Con una ci hanno rinunciato perché era troppo controllata, e loro non amano essere scoperti. Ma con all’altra, cioè Sakura, non hanno mai rinunciato a provare ad ucciderla. E per questo, conclusosi lo scontro

- Sasuke-kun mi ha salvata, evitando che mi sfracellassi, perché una volta sconfitta Gaara, la sabbia che mi tratteneva al tronco dell’albero mentre ero priva di sensi si stava allentando la presa. Come è intuibile, mi ha lasciata indifesa e loro ne hanno approfittato.

A quel punto la kunoichi chiuse gli occhi mentre nella mente cercava di rievocare ricordi che però non arrivavano. Poi proseguì.

- Volevano uccidermi, in un modo… definitivo

- Non capisco Sakura-chan. Che intendi dire.

Sakura sentiva il coraggio di continuare venirle meno, così ancora una volta Xellos continuò per lei - Volevano distruggere la sua anima in modo che non si potesse reincarnare. Mai più.

- Reincarnare?

- Non ne sappiamo molto. La madre non ha voluto dirci molto a riguardo. Ma ha a che vedere con qualcosa accaduto moltissimo tempo fa, quando nessuno dei Dark Lord era stato ancora creato. Ad ogni modo, è accaduto qualcosa che nessuno di noi poteva prevedere in alcun modo.

- Ovvero?  

- La mia anima, voglio dire, l’anima della vera Sakura si è spaccata in due metà e una delle quali è la sottoscritta. I Dark Lord ci hanno salvate e hanno ricreato dei contenitori artificiali inserirci, in cui altrimenti saremmo rimaste entità incorporee. Per evitare di confonderci abbiamo deciso di usare due nomi. Io sono Miori, l’altra metà ha deciso di farsi chiamare Mameha. (pausa) Come probabilmente avrai sentito quei bastardi dell’Akatsuki hanno preso il mio corpo, ma anche se lo avessimo sotto al naso, in un modo o nell’atro non saremmo comunque in grado di tornare al suo interno, così ci siamo separate. Io sono rimasta al villaggio per evitare problemi una volta che tutto si fosse risistemato, mentre Mameha è in viaggio per fare delle ricerche a riguardo. 

- Io… io però non capisco. Perché?! Perché vi hanno fatto tutto questo?! 

Eccola.

Aspettava da tempo quella domanda.

- Perché… io… Mameha…noi… noi insieme come Sakura Haruno. 

Abbassò il volto.

Non ci riusciva.

Era troppo.

Per anni aveva taciuto, ma ora, se avesse ammesso difronte ad altri, la verità, tutto sarebbe cambiato definitivamente.

Un cambiamento diverso dalla crescita.

Qualcosa che non aveva nulla a che vedere con il superare la soglia dell’infanzia e entrare nell’età adulta.

Ammettere una cosa del genere, che tra l’altro aveva impiegato tanto tempo ad accettare, significava porre fine ad un’esistenza normale.

Non che ne avesse mai avuta una, però, ci sperava lo stesso.

Aveva il capo chino, poi vide l’espressione dell’amica e capii!

*Ma chi voglio prendere in giro. Merita di sapere, anche se mi odierà merita di saperlo.*

- Per tre quarti del nostro sangue… noi… noi non siamo umane… e…

Sulle labbra apparve un sorriso tirato, triste e amaro allo stesso tempo.

Non aveva bisogno di vederla per capire che era stupita, anzi no, era intimorita da quello che avrebbe potuto dire alla fine della frase.

Poche parole che da lì a poco avrebbero spazzato via tutto ciò che finora avrebbe potuto definirsi normale.

Un ultimo respiro prima che le parole le morissero in gola.

*Adesso o mai più*

- …e per un quarto del nostro sangue… del mio sangue…

 

 

 

 

…sono un demone!

 

 

 

Angolo dell’autrice

 

All’ora?

Che ne pensate?

Lo so, ora penserete che sono fissata con i demoni.

Le sorprese non sono ancora finite.

Se non avete capito.

La parte teorica sui demoni di Slayer è quasi conclusa, così non dovreste avere problemi a capire certe sottigliezze.

Non ho ancora spiegato (ma sistemo adesso) che i mazoku sono empatici, cioè percepiscono le emozioni di tutti gli esseri viventi, loro simili compresi, e si nutrono delle emozioni  negative come odio, lussuria, rancore etc. le emozioni positive possono provocare effetti collaterali a partire da prurito, nausea, fino ad arrivare a svenimenti.

Il perfetto contrario dei Mazuku sono gli Shinzoku che si nutrono delle emozioni positive, ma essendo queste meno facili da trovare per ragioni intuibili, sono in numero ridotto rispetto agli altri.

Su come si “riproducono” lo spiegherò tra un po’ di capitoli

 

X Topomause e KK: non siamo ancora a quella fase (Sakura dovrà aspettare ancora alcuni anni della storia corrente per arrivarci)

X DarkPhoenix: Spero che ora tu ci abbia capito un po’ di più. La storia la sto scrivendo adesso che ho un po’ più di tempo libero, ma l’idea c’è tutta. Ho solo bisogno di tempo per metterla per icritto.

 

E per gli altri grazie per le recensioni ^___________^

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Capitolo 5
*** Un nuovo inizio ***


- …e per un quarto del nostro sangue… del mio sangue…

Riassunto della storia finora:

Lord of Nightmare, ovvero colei che ha creato ogni singola forma di vita, (uomini, demoni, divinità, draghi etc.), ha incaricato i Dark Lord (carica corrispondente ai grandi capi tra tutti i demoni esistenti in quella dimensione) di proteggere una ragazza da alcune entità che teoricamente parlando apparterrebbero alle “forze del bene”.

Per quale ragione? Ancora non lo sanno neppure loro.

Sta di fatto che dopo due anni e mezzo da quando avevano attaccato la ragazza, ristanno mobilitando per tentare di nuovo di ucciderla.

La suddetta ragazza (Sakura Haruno) nell’ultimo scontro si è ritrovata con l’anima espulsa e spaccata in due, che per questioni pratiche si fanno chiamare dai demoni Miori (che è rimasta a Konoha) e Mameha (che è in cerca di un modo per far tornare nel loro corpo originale).

Il corpo per disgrazia divina è in mano a quelli dell’Akatsuki, che scopertone il potenziale stanno cercando i demoni ennecoda per poterlo sfruttare, anche se non ne hanno ancora trovato uno idoneo.

Dopo una giornata disastrata, la situazione precipita quando Hinata, sua coinquilina, scopre il suo segreto.

Sakura difatti è una sanguemisto per un quarto demone.  

 

 

 

 

 

In un ampio casolare nel bel mezzo del villaggio di Otogakure, Kabuto apprende una notizia che avrebbe cambiato vita di molte persone.

- Più di due anni per addestrare Sasuke-sama per renderlo più forte, per renderlo adatto a divenire il vostro vessillo, e ora…

Orochimaru si limitò a dischiudere le labbra in un ghigno malefico.

- Ne è certo, assolutamente certo che le informazioni in suo possesso non siano false?!

- Dubiti forse di me, Kabuto?!

- Assolutamente no Orochimaru-sama, ma… Insomma, è impossibile che esista qualcosa di così potente… È assurdo. 

- Se però le mie supposizioni fossero errate, allora perché quelli dell’Akatsuki si stanno mobilitando per rintracciare tutti i Jinchuuriki?!

Kabuto finì per convenire che forse il suo superiore, in fondo non doveva aver completamente torto.

Ma mettersi contro quelli dell’Akatsuki?!

Sarebbe stata una manovra suicida.

- Va a chiamare Sasuke. Ho una missione apposta per lui

Mentre lasciava la sala il ninja medico sentì il Sennin scoppiare in una delle sue solite risa agghiaccianti.

* Non c’è niente da fare. A quella risata non ci farò mai l’abitudine.

Sigh.

Una volta o l’altra devo decidermi a cambiare lavoro.*

 

- …e per un quarto del nostro sangue… del mio sangue…

…sono un demone!

Ecco, c’era riuscita.

Via il dente, via il dolore.

Ora non si aspettava di essere.

Non avrebbe potuto non biasimare l’amica se fosse scappata, se le avesse urlato di andarsene il più lontano possibile, che era un mostro.

In fondo tutti quelli che avevo provato ad ucciderla avevano espresso un ampio repertorio sul suo mancante diritto di vivere, e che era quindi giusto che si lasciasse ammazzare (cosa che non era mai accaduta grazie al tempestivo intervento dei suoi “alleati”).

Era lì, in quella stanza senza fiatare.

Ma Hinata non disse assolutamente della sua rivelazione, taceva e basta, immersa in chissà quali pensieri.

Certo, si era tolta un peso di dosso, ma attimo dopo attimo si sentiva soffocare, sentì l’indispensabile bisogno di prendersi una boccata d’aria.

- Io esco. Ho bisogno d’aria. Ci vediamo.

E lasciò l’appartamento, cosa che fecero anche i due mazoku, ritenendo che era meglio che la situazione se la dovessero gestire loro due, senza altri tra i piedi.

 

Hinata era stupita.

Non spaventata, ma decisamente sorpresa.

Non solo il ragazzo per cui aveva una cotta si dall’accademia era stato ridotto ad un vasetto della marmellata (con tanto di demone) da quell’imbecille del quarto Hokage. Era ancora un bebé quando era avvenuto l’attacco, quindi non era da considerarsi un “volontario”.

Ora scopriva che anche una sua amica di vecchia data, nonché sua coinquilina, era un quarto di demone. Sakura-chanin fondo così c’era semplicemente nata. Come? forse neppure l’amica avrebbe saputo dirlo, dato che fino a prova contrarie entrambi i suoi genitori erano umani.

Cos’altro c’è da dire.

Misteri della genetica.

- Aaaargh!! Non posso restare così.

Si era alzata di scatto e afferrò le due tazzine per portarle nel lavello.

Tirando le conclusioni: sul fatto che non sia assolutamente colpa loro, non ci piove.

Ma a proposito di pioggia… quando dopo molto si mise ad osservare fuori dalla finestra notò che stava diluviando.

Non che fosse proprio un diluvio universale, ma ci andava dannatamente vicino.

Un flash attraverso la mente della kunoichi.

Appoggiò in fretta e furia le tazzine sul primo ripiano che le capitò sottomano e corse verso l’ingresso.

*Cristo! Quella scema non ha preso con sé l’ombrello.*

Sangue demoniaco o meno, Hinata era decisa a trascinare l’amica a casa, a costo di prenderla a calci. 

 

*Ok, non è vero che lassù qualcuno non mi sopporta. Mi deve per forza odiare.

Non è umanamente possibile classificare questa come giornata no.

Prima rischio la pelle per colpa dello scherzo di quel bastardo.

Poi svelo il mio segreto più grande che potrebbe costarmi l’esilio a vita (e la vita di chi ha sangue demoniaco non è poi così breve, giusto qualche secolo).

E ora esco di casa come un’emerita cretina SENZA accorgermi che piove e SENZA ombrello.

Se può andarmi peggio NON lo voglio assolutamente sapere.*

Sakura stava camminando sotto la pioggia.

Dire che era zuppa fino al midollo non avrebbe neanche lontanamente reso l’idea.

Il peggio è che ora i vestiti le aderivano perfettamente come una seconda pelle e certi uomini di passaggio le lanciavano fischi e commenti di apprezzamento.

*Giuro che il prossimo che mi fischia dietro lo ammazzo (-_-*)*

- SAKURA-CHANNNNNNNN!

*Hinata? Ma come…* osservando gli occhi perlacei della moretta nota un paio di vene particolarmente in evidenza *Ah! È vero. Potenza del Byakugan*

- Sakura-chan aspetta.

Ormai le due ragazze si distanziavano di un paio di metri, distanza che si ridusse ulteriormente quando Hinata le si avvicinò per ripararla con l’ombrello.

- Se non ti asciughi al più presto rischi di beccarti una polmonite con i fiocchi.

- …

- Non è stata una buona idea uscire senza ombrello con questo tempaccio

E afferrò Sakura trascinandola via per un buon venti metri, finche l’altra non le fece notare che fradiciume a parte era perfettamente in grado di camminare da sola.

*Credo che non le sia ancora chiaro il concetto base di involucro artificiale*

 

Ormai erano di nuovo a casa da una buona mezz’ora.

Sakura si era cambiata i vestiti bagnati con un paio di pantaloni della tuta rossi e linee nere laterali e una maglia sformata bianca con uno stemma verde di Konoha a livello del cuore.

Hinata aveva aiutato l’amica a sistemare i capelli che ora avevano la lunghezza media di 1015 centimetri.

Sakura osservava l’altra esitante - Senti…Hinata… io volevo… chiederti

- Non hai niente di che scusarti

- ……….Non ti capisco. Dovresti essere spaventata.

- E perché dovrei?

- Beh… perché… oh, andiamo. Lo sai benissimo perché.

- L’abito non fa il monaco.

L’altr a si ritrovo completamente spiazzata.

- E poi… quegli occhi… anche lui aveva il tuo steso sguardo. Era terrorizzato per la mia possibile reazione. Aveva paura che lo odiassi, e invece… guarda, è forse cambiato qualcosa?

Sakura sorrise – No, hai ragione.

Involucro artificiale o meno gli stomaci delle due ragazze cominciarono a reclamare cibo.

E lo fecero in un modo così rumoroso da far rimbombare un eco nella sala.

Le due come da copione scoppiarono a ridere.

Poi si misero a tacere.

Si guardarono e…

- Gli onigiri sono miei!         

- Ehhhhhhhhh! Ma non vale. Quelli li volevo io!!  

- Chi tardi arriva male alloggia, carina!

 

Da fuori un paio di tetti più in là una figura possente avvolta da un bizzarro impermeabile nero con nuvole rosse osservava la scena.

Accanto a lui un’altra vestita allo stesso modo, ma meno massiccia, con due occhi di rubino che tagliavano l’oscurità della notte.

- Pfh. Finalmente le abbiamo trovate…

 

 

Angolo dell’autrice: 

 

e anche questo capitolo è andato.

 

X Topomause: ASSOLUTAMENTE NO!!! Col cavolo che quello è il vero corpo di Sakura. Non ha nulla a che vedere con lei, e poi avevo scritto che il suo vero corpo è ridotto ad un involucro vuoto, indi per cui non può assolutamente muoversi, a differenza di quel COSO!

X gryffindor_ery: Grazie per il consiglio, mi è sembrato ottimo, e come vedi l’ho applicato.

X SasuSaku: Spero che ora ti sia tutto chiaro ^-^

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Capitolo 6
*** Anche i ghiacioli hanno un cuore ***


- Dimmi che è uno scherzo

Riassunto dell’ultima puntata:

Orochimaru viene a sapere che l’Akatsuki è in possesso di quello che potrebbe diventare il suo prossimo corpo, ignorando completamente che si tratti del vero corpo di una certa kunoichi.

Intanto Hinata e Sakura si sono chiarite e ora sono più amiche di prima.

Però, nel buoi della notte qualcuno trama alle loro spalle (due criminali “a caso” NdA).

Cosa accadrà alle nostre fanciulle?

Leggere per sapere.

 

 

Due settimane erano passate da quella sera.

Naruto era occupato con l’esame di selezione dei Chunin, quindi non lo avrebbero visto per una settimana, mentre un mese, separava i nostri giovani eroi dall’esame per salire al grado Jonin.

La notizia sarebbe stata comunicata solo nella settimana successiva, ma quattro kunoichi di nostra conoscenza avevano avuto una soffiata da alcune fonti attendibili.

Quindi avevano deciso di battere gli altri sul tempo, e cominciare a prepararsi in modo da poter coprire le loro carenze sotto alcuni punti, in particolar modo con le taijustu, dato che molto probabilmente i loro avversari sarebbero stati parecchio abili sotto questo aspetto.

Pertanto passavano un paio di ore a fare esercizi di riscaldamento in modo da migliorare la loro mobilità articolare.

Esclusa TenTen, le altre si rifiutarono categoricamente di usare il “Metodo Gai” che sembrava più un’antica arte della tortura che altro.

Ino, Hinata e Sakura avevano pensato che in fondo in fondo, apprendere l’uso di un’arma alternativa a kunai e shuriken avrebbe potuto fare la differenza in un corpo a corpo.

Ora, erano tutte e quattro riunite nel Dojo degli Hyuga, e sotto le dirette istruzioni di TenTen stavano provando varie tipologie d’armi nel disperato tentativo di trovare quella a loro idonea.

Hinata aveva deciso per dei sai gemelli che si abbinavano magnificamente alla già di per sé all’elegante arte marziale del suo clan. Se si fosse imbattuta in qualcuno in grado di bloccare il suo flusso di chakra, non si sarebbe trovata indifesa.

Ino che non era fisicamente forte come la sua migliore amica, optò per i tonfa, con cui avrebbe potuto provocare maggiori danni fisici.

Sakura che era già fisicamente forte, scelse le katane con cui danneggiare l’avversario ad una intervallo intermedia al corpo a corpo e all’attacco a distanza. E poi, se anche avesse avuto un altro “dibattito” con l’Uchiha avrebbe potuto contrattaccare.

La stessa TenTen supervisionava gli allenamenti e inseguito cominciarono a parteciparvi anche i compagni di gruppo, nel caso in cui non c’erano missioni in giornata.

Memorabile fu l’allenamento a cui le due coinquiline assistettero tra IL genio Neji Hyuga e TenTen.

Lui, già di grado Jonin sottovalutò la maestra d’armi che finì per dargli una batosta, e si sa, l’ego maschile non accetta di buon grado una sconfitta, specialmente se l’avversario è una donna.

Litigarono e proprio mentre la compagna di gruppo se ne stava andando sibilò qualcosa di particolarmente offensivo, ma lo disse con un tono troppo basso perché le spettatrici potessero sentire. 

Qualunque cosa abbia detto, avrebbe fatto meglio a starsene zitto è buono.

Quel giorno, Il grande genio, scoprì suo malgrado e grandissima sfortuna, che la maestra d’armi, la sua artiglieria, non era la sola cosa che sapeva usare.

 

Mentre le due discutevano qualcun altro si intrufolava nell’ormai disabitato quartiere di quello che un tempo fu il rinomato Clan Uchiha.

L’ombra avvolta in un mantello frugava tra un cumulo di rotoli.

Ne afferrava uno, gli dedicava un attimo d’attenzione, e se era quello sbagliato lo lanciava lontano dal mucchio.

Continuò così finché non trovò l’oggetto della sua ricerca, poi lasciò la zona per raggiungere un casolare isolato nella foresta al di fuori delle mura del villaggio, quindi sollevò il cappuccio del  mantello che fino ad ora aveva celato la sua vera identità.

Penetranti occhi di ossidiana, corte ciocche corvine sfuggivano dalla bandana del medesimo colore che gli avvolgeva quasi interamente il capo.

Un volto molto noto, per un nome assai noto: Sasuke Uchiha, il sopravvissuto del Clan Uchiha aveva fatto ritorno al villaggio che lo aveva visto crescere.

Era tornato perché gli era stato ordinato di trovare il quartier generale dell’Akatsuki, e una volta messo al corrente delle loro manovre  riguardo alla cattura dei vari Jinchuuriki, aveva fatto due più due e aveva capito che Naruto presto o tardi si sarebbe trovato faccia a faccia con loro.

E un criminale con un minimo d’astuzia avrebbe cercato di prendere in ostaggio l’oggetto delle principali preoccupazioni dell’obbiettivo, il che voleva dire che una giovane konoichi di sua conoscenza era in pericolo.

Indirettamente il ritrovamento del rotolo faceva parte della missione che ora IL genio Sasuke Uchiha si apprestava a studiare con estrema attenzione.

 

Le spettatrici trascorsero una buona metà del tragitto fino a casa ridevano come pazze e per una volta nella vita, Hinata non era troppo dispiaciuta nel vedere il suo adorato cuginetto steso da uno spettacolare gancio destro.

Sulla soglia di casa trovarono un gigantesco pacco regalo con mittente un ipotetico ammiratore.

Su un biglietto appariva la figura nera stilizzata di un drago cinese.

Alla fine aprirono la confezione che conteneva a sua volta dei pacchi più piccoli inviati a ad entrambe.

La moretta trovò dei Sai gemelli di ottima fattura abbinati a dei guanti neri con tirapugni incorporato e una lamina protettiva sui dorsi, più un terzo con lame ricurve che ricordavano un elaborato tribale.

- Wow.

- Caspita che belli. E tu che hai trovato? 

A quel punto anche la rosina afferrò tre cilindri e li scartò trovando al suo interno due katane corte e una dalla lama lunga quanto la sua gamba.

- Mitico… guardiamo anche cosa contiene l’ultimo.

L’ultimo era piuttosto basso e la forma era quella dei contenitori per capi d’abbigliamento.

Sopra un vestito ben ripiegato nella confezione era stato predisposta una lettera che Sakura aprì e lesse con estrema attenzione

- Ditemi che è uno scherzo!!

 

- Ditemi che è uno scherzo! Non può essere vero!

Conteneva la formula di una tecnica in imprimere un marchio su l’utilizzatore e la controparte, in modo che non solo la controparte vaniva protetta da un certo tipo di pericolo, ma l’utilizzatore poteva chiaramente sapere se questa era in pericolo, e quindi intervenire.

In genere lo utilizzavano durante le missioni di spionaggio, ma in epoca antica, quando alle donne non era ancora stata conferita la possibilità di divenire guerriere, ne facevano uso anche le coppie sposate, per avere garantire una maggiore una garanzia di sopravvivenza del clan.

Dopo le spiegazioni sulla funzione dei due marchi (perché entrambi devono averne uno, o il rito è inutile)

Ora veniva il problema principale.

Il rotolo imponeva di fissare il marchi O sulla schiena O sul ventre, due zone del corpo non accessibilissime suo parere.

Quindi, come avrebbe potuto mettere ‘sto cavolo di marchio SENZA farsi beccare (facendo la figura del maniaco) e SENZA lasciarci le pelle? (Da non dimenticare che oltre metà villaggio li voleva morto). 

* SGRUNT! Sasuke.

Fallo.

DEVI farlo.

Comportati da uomo!*

 

*Comportati da uomo!*

Un ragazzo dai lunghi capelli corvini, gli occhi dalle iridi bianche di cui uno con un adorabile occhio nero (che per inciso con l’abbigliamento che aveva lo faceva sembrare un panda), stava girando in tondo sotto la finestra di una certa maestra d’armi cercando disperatamente di calmarsi e tornare ad essere freddo e razionale come al solito.

Doveva chiedere scusa.

Ovvio.

Come? In un qualsiasi modo che non lo avrebbe fatto diventare lo zimbello del villaggio.

Aveva urgente bisogno di un piano.

E per certe cose bisogna chiedere al sensei.

Non il proprio, ovviamente.

- E così avresti bisogno del mio aiuto per chieder scusa ad una ragazza, giusto?

Hatake Kakashi, il mitico copia ninja.

Avversario di Gai Maito.

E ovviamente dotato di un briciolo di buonsenso maggiore.

- Allora, vediamo. Come chiedere Ciò che ti suggerisco io è

Piano A: scusati porgendole un mazzo di rose

- Geniale. Neanche il tempo di arrivare e lo sapranno fino al confine del paese del fuoco

- Mmm. Giusto. Allora passerei per il Piano B: scusati con un regalo

- Ok. Cosa?

- Siete nello stesso gruppo da anni e non conosci i suoi gusti? Mi sorprendi.

- Sigh. Passiamo al prossimo.

Kakashi si passò la mano sotto il mento. Poi fu preda di un’illuminazione divina. Batté il pugno sul palmo dell’altra mano, gli puntò un dito contro e…

- Piano C: scusati e basta.

e sparì in una nuvola di fumo.

- Fantastico non ci avevo pensato.

Ora era lì a trovare le parole adatte, mentre TenTen lo osservava dalla sua camera.

-  “Perdonami” non va bene. “TenTen, guardami, sono un uomo pentito” peggio di prima. “TenTen. Ho sbagliato a dirti quelle cose. Mi sono comportato da emerito idiota, vuoi perdonarmi?”.

- Sì!

- Cos…

Neji si gira in cerca della proprietaria della voce

- Ho detto che ti perdono.

Neji alzando la testa si accorge che TenTen è affacciata alla finestra e lo sta fissando a sua volta

- Ah. Benissimo. * Aspetta un momento. Vuoi vedere che ha visto tutto?*

La ragazza sorride, e sulle guance di lui cominciò ad apparire un lieve rossore.

- *Oddio. Hyuga calmati. NON arrossire. Sei un Hyuga, NON puoi arrossire. Pensa alla tua reputazione. Cosa direbbero gli altri se ti vedessero ora. Se ti vedesse Naruto. Brrr… Devo andarmene. ORA*. Scusa ma ora devo andare. Ci vediamo domani agli allenamenti, va bene?! Ciao.

E si allontanò il più in fretta possibile.

*Neji Neji Neji. Certe volte sei veramente un sciocco… Ma è per questo che mi piaci.*

 

 “Carissime ragazze,

Spero che i regali siano stati di vostro gradimento.

Abbiamo sentito che presto dovrete sostenere un esame per salire di rango e dopo una lunga discussione abbiamo deciso di darvi una mano negli allenamenti.

Siamo assolutamente certi che sotto la nostra supervisione passare l’esame sarà un gioco da ragazzi.

L’addestramento comincia domani mattina alle 7.

Siate puntuali.

Il vostro personal trainer.

Garv Chaos Dragon.

 

- Perché ho l’impressione che questo sarà un periodo molto duro?

- E perché ho paura che tu abbia ragione?

- Perché dici questo?

- Dimmi quante volte nell’ultimo periodo il tuo intuito ha sbagliato

- Mai, credo.

- Appunto!

 

Angolo dell’atrice:

 

Causa Uni, nei prossimi giorni gli aggiornamenti subiranno una riduzione.

Cerchèrò di tenerli il più possibile regolari

 

X ghilarza92: Come richiesto, eccoti il principio di una NejiTen, non farò apparire gli sviluppi, ma credo che gli farò saltare un paio di passaggi del corteggiamento.

XTompomause: E vuoi mettere?! Sai bene cosa sarà in grado di fare Sacchan, prendi un grosso potere da una parte e il POTERE ASSOLUTO dall’altra, fa un confronto tra i due e dimmi chi sceglieresti. Se fossi al posto della serpe malefica (NON SIA MAIIIIIIIIIIIIIII!!!) sceglierei la seconda opzione. E poi in caso di fallimento può pur sempre usare Sasu come rimpiazzo.

XKK: Niente del genere. Per ora ho invece bisogno di Razor. Pensi che potrebbe apparire già nel prossimo capitolo?

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Capitolo 7
*** Una settimana da incubo... e siamo solo all'inizio!! ***


(le istruzioni consigliano di imprimere il marchio sulla pancia, o in alternativa sulla schiaìena)

Riassunto dell’ultima puntata:

L’esame per la selezione dei Jonin è alle porte e tutti si stanno dando da fare per prepararsi al meglio.

Sasuke è momentaneamente in trasferta a Konoha per attendere al varco quelli dell’Akatsuki, contando sul fatto che prima o poi tenteranno di mettere le zampe… er… le mani sull’amico.

Mentre Neji e Tenten litigano e fanno la pace (non con poche difficoltà del ragazzo), quelli del Clan Chaos Dragon si autonominano personal trainer di Sakura e Hinata.

Riusciranno le due ragazze ad arrivare vive al giorno dell’esame?

Speriamo proprio di sì!

 

(Punto di vista di Sakura)

Un’altra settimana era passata ed altre tre separavano noi chunin dal fatidico giorno dell’esame.

Io e Hinata stavano vivendo, se possibile, il peggior momento della nostra adolescenza e ne avevamo preso coscienza nel preciso istante i n cui avevamo aperto quella lettera.

Mentre molti se la stavano cavando con allenamenti molto più blandi del nostro, che oltre ad essere dannatamente severo, ma ho persino cominciato a sognarmelo di notte.

Passino gli esercizi di aerobica di Zelas (cara dolce sorella ninfomane di Garv) che non capisco a cosa servano, ma sono divertenti; i combattimenti corpo a corpo dover rischiamo la pelle una volta sì e l’altra pure, e – ciliegina sulla torta- il percorso ad ostacoli progettato da Phibrizio (il signore degli inferi in persona, che a quanto dice Garv sta progettando di distruggere un mondo o due).

Trovandosi difronte un bambino con gli occhini color cioccolato (uno delle solite giovani vittime a cui il signore degli inferi prendeva “in prestito” il corpo) così puccioso non erano riuscite a dirgli di no quando gli aveva chiesto se volevano un gran bel percorso ad ostacoli per migliorare la loro prontezza di riflessi.

Non lo avessero mai fatto.

Quello a cui erano costrette le due, non era un percorso qualsiasi, nossignore.

Non sarebbe stato nello stile di quel nanetto psicopatico pluriomicida con le manie della distruzione di massa creare qualcosa di banale.

In parole povere ci siamo ritrovate a passare in una galleria semibuia, dove scattavano silenziosi e subdoli come il loro ideatore, tranelli del genere più svariato, e se non si stava attenti, ci si potevi trovarti faccia a faccia con una doppia ascia della morte, una botola che avrebbe potuto condurti su un bellissimo letto di spade, ghigliottine in caduta libera e persino dei getti infuocati.

“Sono ninja, in fondo dovrebbe essere facile per loro” direte voi.

Bene.

Aggiungiamo dieci chili per arto e vediamo quanto è semplice.

 

- Dannato moccioso. Ora pure l’antitetanica devo fare. Auch!

- Scusa.

Le due kunoichi era ferme a riposarsi in uno dei tanti spiazzi del tunnel dove erano state predisposte le attrezzature per il pronto intervento.

- Non ti preoccupare. “scusatemi, ma volevo rendere tutto più realistico”. Realistico un corno. Avrebbe potuto andarmi anche bene il realismo – Hinata la guarda non esattamente benissimo - Ok, sto mentendo, non mi va affatto bene. Dimmi un po’ tu se era necessario usare delle frecce con la punta arrugginita. Secondo me la piattola ci vuole morte.

- Esagerata. Però devi ammettere che siamo già migliorate parecchio.

- Siamo ancora vive vorrai dire.

- Non essere pessimista Sacchan. Su, muoviamoci che il sole tramonta tra un ora 

- Ah! E vedi di non dimenticarti dei…

- KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!

 

Un’altra cosa di cui non bisogna dimenticarsi, sono dei fantocci che possono comparire dove meno ce lo si aspetta, non che siano pericolosi ma se non si schiatta per l’infarto c’è la buona possibilità  di arretrare sulla traiettoria di qualche trappola ancora attiva.

Nel peggiore dei casi ci si può trovare faccia a faccia con dei cadaveri ambulanti a cui non è stata dato l’estremo riposo, e che in vena di uno spuntino, prendano la decisione di scomodarsi per “accompagnarti” verso l’uscita nel caso NON si fosse decisi a cedere uno dei propri organi che loro reputavano tanto succulenti.

Mi chiedo cose gli diano a quegli zombie… voglio dire, non dovrebbero avere lo scatto atletico di una lumaca?

Giuro che se non passo quel dannato esame vado in pensione anticipata.  

(Fine punto di vista di Sakura)

 

Ed un’altra giornata era passata, mentre la voglia di sostenere l’esame scemava.

Se non fosse che era troppo stanca, Sakura avrebbe ben volentieri accompagnato Hinata all’Ichiraku, dove Naruto stava festeggiando la promozione a Chunin, e si diresse direttamente a casa dove s’immerse nella vasca da bagno per un bagno ristoratore.

L’amico aveva avuto la fortuna sfacciata di dover affrontare pochi avversari alla fase finale e Lady Tsunade, in quell’occasione non aveva dovuto neanche richiamare i kage degli altri villaggi, anche perché i loro rappresentanti erano stati bocciati tutti nelle due fasi precedenti.

 

Hinata se ne stava bellamente seduto su una delle seggiole del chiosco mentre ascoltava il racconto di Nasuto.

A sentirlo parlare sembrava che gli avversari fossero tutti delle schiappe, e che lui era stato una forza della natura.

L’addestramento dell’ero-sennin aveva dato i suoi frutti, ma se anche fosse successo che qualcuno lo aveva messo in difficoltà, lui non lo avrebbe mai ammesso di certo.

Non poté fare a meno di scoppiare a ridere quando raccontò di aver sorpreso Neji in atteggiamenti “strani” con Tenten.

- … ti giuro, se me lo avessero raccontato non ci avrei creduto. Ero proprio qui, a mangiare il mio amatissimo ramen, quando mi giro. E sai cosa vedo? Quella lastra di ghiaccio di tuo cugino, che sorrideva a TenTen. Stava sorridendo. Ma te lo immagini?! E io che credevo fosse vittima di una paresi facciale…

 

Poche seggiole più in la sedeva Sasuke, sotto l’effetto dell’henge no jutsu (techica della trasformazione) che gli dava l’aspetto di un uomo in là con gli anni.

Dopo giorni e giorni di appostamento vicino alla casa della sua ex-compagna di gruppo, senza alcun risultato, aveva scoperto che si era trasferita altrove con la futura capo Clan degli Hyuga, ma ignorava completamente dove si trovasse la loro abitazione.

Non riuscendo a trovarle in giro pedinarle era tecnicamente impossibile, quindi non gli era rimasta altra possibilità se non appostarsi, dove avrebbe avuto buone occasioni di incontrarle (ergo: l’Ichiraku) e le sue aspettative non furono tradite.

Ora che si ritrovava ad assistere alla scena si stava chiedendo se non fosse il caso di portare il ragazzo dall’oculista.

Praticamente metà villaggio se ne era accorto, e l’altra metà lo sapeva grazie alla finissima arte del gossip.

*O se ne è accosto e in la considera come un’amica, O è semplicemente scemo*

Tornò ad osservarli.

Lui che parlava.

Lei che ridacchiava guardandolo come se fosse un dono di dio piovuto dal cielo.

Lui che si comportava esattamente come al solito.

*Non c’è dubbio… è scemo*

 

E così passarono altre due ore, mentre un Sasuke spazientito tamburellava le dita sul tavolo.

Finalmente si diressero a casa.

Senza accorgersi di essere seguiti, o se lo avevano capito, la loro era veramente un’interpretazione da oscar.

Una volta giunti all’appartamento Naruto si trattenne per un tè gentilmente offerto dalle ragazze.

Da fuori li sentiva ridere a crepapelle finché non sentì il ragazzo urlare.

- MA NON È GIUSTOOOOOOOO!! Sigh… proprio ora che ero diventato Chunin, voi… siete cattive ragazze!!

- E piantala di urlare baka! Non vedi che siamo stanche? La piattola ci ha massacrate oggi. E da settimana prossima ci toccherà pure fare i corpo a corpo nel tunnel degli orrori.

*Tunnel degli orrori? Cos’è ‘sta storia?*

- Tunnel degli orrori? Cos’è ‘sta storia? Ha a che fare con quelle abrasioni?

- Fidati… – intervene Hinata - …è meglio che non lo sappia

Erano poi finiti col cambiato discorso.

Dopo che Hinata aveva scoperto quella brutta faccenda degli Akuma, entrambe avevano convenuto che sarebbe stato meglio spiegare tutto al ragazzo quanto, o non avrebbe apprezzato scoprirlo per altre vie, e in effetti aveva apprezzato parecchi il gesto, anche se avevano dovuto spiegarglielo molte volte prima che capisse.

Così gli erano stati poi presentati Xelloe, Zelas, Garv e i suoi priestgeneral Valgarv, Rashart e Raltark con cui si manco a farlo apposta, si era praticamente trovato (tutti e tre della stessa pasta).

Per grazia divina non aveva incontrato Phibrizio o sarebbe finito anzitempo all’aldilà.

 

Un ora più tardi Naruto era sull’uscio di casa.

- Beh… è stata una bella serata.

- Non potrei dire di meglio.

- ci vediamo domani all’allenamento… (sghignazzando) sono curioso di vedere questo fantomatico “Tunnel degli orrori”

- Naruto-kun… non credo che sia il caso… sul serio.

- Vaaaaa bene!

Prima che potesse andarsene Hinata afferrò il ragazzo per il bavero della giacca e gli piazzò un bacio sulla guancia, poi rientrò nell’appartamento e si chiuse la porta alle spalle.

Il coraggio a  cui la ragazza dovette fare appello non può essere misurato. 

Lo stesso vale per la stupidità di nasuto che passo tutta la notte ad interrogarsi su cosa avesse spinto la ragazza avesse fatto una cosa del genere.

 

Sasuke stava studiando da una buona mezzora la finestra della camera di Sakura, e ci sarebbe rimasto molto a lungo se la sua coscienza interna non fosse intervenuta.

*Scusa se te lo chiedo. Hai rubato rotoli proibito ultrasegreti, ucciso nel sonno pezzi così grossi che ne bastano la metà, rischiato la pellaccia per recuperare quelle schifezze che servivano a Kabuto per i suoi esperimenti e molte altre cosucce… e ora tu ti vieni a fare tutti ‘sti problemi per una violazione di domicilio?*

* È illegale*

*Ma vaff…*

*Non essere volgare*

*Sì mamma!*

*Hn!*

* Loquace come sempre. Ricordami di regalarti un dizionario per natale. Ok, ora basta con i convenevoli. Vedi di scassinare quella finestra, piazzale il sigillo e torniamocene a casa.*

Per una volta si trovarono d’accordo, e cominciò a smanettare con i cardini.

Ma ciò che sarebbe successo quella sera, avrebbe avuto conseguenze inaspettate, per lui, per Sakura e per i demoni piazzati in salotto che aspettavano l’inizio del rituale.

Ma per tutto si sa, c’è il proprio tempo, e ciò che avvenne nelle settimane successive non fece eccezione.

 

Angolo dell’Autrice:

 

Ecco un altro capitolo.

Scusate il ritardo ma ho avuto una settimana molto impegnativa.

A parte una coppia o due, gli altri paring sono stati predisposti.

Nel prossimo capitolo aggiungerò una piccola spiegazione sulla magia dei demoni e come vengono creati, anche perché sono piccoli dettagli che avranno un ruolo importate nella storia.

Penso proprio che scriverò una parte di intermezzo in cui verrà narrata la storia verificatasi 12000 anni fa.

Fidatevi, se riuscirò a rendere l’idea come ce l’ho in mente, Romeo e Giulietta sembreranno dei dilettanti.

 

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Capitolo 8
*** Catene dell’anima. ***


Nota dell’autrice:

Nota dell’autrice:

Come premesso nel capitolo precedente metto qui una serie di spiegazioni sui demoni che spero vi aiutino a comprendere meglio la storia.

X KK: non credo che Sasuke avrà bisogno di un’assicurazione sulla vita

 

I demoni non sono delle creature materiali, bensì un ammasso di energia e tutto quello che portano con se (vestiti gioielli e cose del genere) è frutto della loro energia materializzata nella dimensione fisica, in pratica i vestiti che indossano sono parte di se stessi.

E anche se li vediamo in questa dimensione fisica (il piano materiale), il suo vero essere non è davanti a noi, ma è sul piano astrale (una dimensione a parte rispetto al piano materiale). Il demone riesce comunque a manifestarsi nel nostro mondo reale tramite il suo potere, dirige una parte della sua energia nelle nostra dimensione facendoci credere che quello sia il suo vero corpo.

Non nascono né si riproducono come gli esseri umani. Un demone "nasce" quando un'altro demone decide di avere un subordinato (es. Xelloss è stato creato da Zelas Metallium).
Ogni demone, quando è sufficientemente forte, può decidere di creare un subordinato, "staccando" dalla sua energia una piccola parte e rendendola indipendente.

Una creatura materiale può essere demonizzata se uccisa da un demone e resuscitata come sua simile.

Nel caso dei demoni superiori solitamente si può notare come questi abbiano due subordinati, ovvero un priest ed un general. Ne fa eccezione Xellos che venne creato con l'energia per creare il priest ed il general unite e quindi detiene entrambi i compiti ed i poteri.

Come premesso, i demoni non hanno bisogno di cibo per aumentare le loro energie. Si nutrono di energie maligne, cattivi pensieri ed emozioni sprigionate dagli altri esseri viventi, anche possono cibarsi è molto difficile che il cibo venga dal loro metabolizzato dato anche che non hanno un fisico materiale.

Possono fare uso di magia, ma a differenza dei maghi per loro non è necessario castare incantesimi in quanto basta la forza di volontà, anche se a differenza degli umani, non possono far uso degli incantesimi che traggono energia dai loro creatori, perché ciò causerebbe il loro ritorno nel corpo del proprio master.

Infine i demoni possono spostarsi tra le varie dimensioni per via teletrasporto.

 

Riassunto:

Dopo svariate ricerche finalmente Sasuke trova l’ubicazione delle due ragazze che da una settimana stanno cercando disperatamente di non tirare le cuoia sotto il dura addestramento dei Dark Lord.

Ora Sasuke si prepara ad imporre il sigillo a Sakura.

Andra tutto per il verso giusto?

 

Charter 8: Catene dell’anima.

 

Sasuke con gesti abili scardinò la finestra e spostò l’anta posizionandola contro il parapetto del terrazzo in modo che non gli intralci i movimenti o un’eventuale fuga nel caso in cui si svegliasse (cosa da non escludere).

Per assicurarsi di non avere troppi problemi aveva acceso un bastoncino di incenso soporifero e si era coperto bocca e naso per non cadere nel suo stesso stratagemma, il che sarebbe stato non poco imbarazzante.

Aveva anche risollevato il cappuccio del mantello per nascondere la propria identità, a questo punto entrò nella camera con passo felpato, ignaro di ben due dettagli:

1) In una settimana di addestramenti l’udito della nostra amata kunoichi si era fatto un po’ più sensibile, quindi oltre ad aver palesemente fatto finta di dormire benché non avesse ancora chiuso occhio, si era quindi coperta le vie respiratorie non appena percepito l’insolito odore dell’incenso risentendone in minima parte e tenendosi pronta ad un eventuale combattimento.

2) I Dark Lord si stavano godendo la scena dal piano astrale con tanto di bibite e popcorn.

 

Sakura di essere tenuta d’occhio quasi sempre, se non a vista potevano percepire se era in pericolo e se non avevano ancora fatto irruzione nella sua cameretta, allora il pericolo era minimo o inesistente.

Indi per cui continuò a fingere di essere addormentata tenendosi pronta ad ogni evenienza.

 

Il fruscio del mantello era appena percepibile, il lento alzarsi ed abbassarsi delle lenzuola indicavano che stava dormendo, ma non abbassò la guardia neppure per un attimo, ora ancor men che meno doveva farsi cogliere in fallo, o sarebbe andato tutto a farsi benedire.

Si avvicinò al letto studiando la figura che giaceva supina.

Da quando l’aveva incontrata il mese prima aveva tagliato i capelli che ora erano cortissimi ma le davano un’aria particolarmente dolce.

Quando era piccolino prediligeva le ragazze dai capelli lunghi perché durante le rare occasioni in cui aveva dormito con sua madre si era divertito a giocare con quella setosa cascata corvina, poi era troppo cresciutello per fare una cosa del genere, quindi aveva deciso che anche la ragazza che avrebbe sposato doveva come minimo avere capelli lunghissimi.

Erano passati anni e quel requisito era rimasto, forse poteva essere una cosa superficiale, ma le ragazzine con i capelli lunghi avevano catturato la sua attenzione più di tutte le altre.

Dopo il massacro del clan la cosa non lo aveva più interessato particolarmente.

Era cresciuto, forse troppo in fretta per un bambino della sua età, ma era necessario.

Ora per riportare agli antichi splendori il suo clan aveva bisogno di una donna forte, quindi ancora una volta, questo minuscolo requisito era passato in secondo piano. 

Ma ora che la osservava più da vicino, notava che della ragazzina conosciuta all’accademia non era rimasto molto.

I lineamenti si erano fatti più maturi e della fronte che i lineamenti infantili e paffuti da bambina avevano sempre messo in evidenza; ora sembrava giusto un po’ più accennata del normale, ma niente di più.

 

Sakura sentiva quella dannatissima sensazione che si prova quando qualcuno ti fissa con insistenza e si ha quella voglia pazzesca di voltarsi.

Lei però non poteva certo aprire gli occhi o avrebbe mandato tutto a monte.

I passi si erano fatti più vicini e il fruscio del mantello le fece capire che molto probabilmente non sarebbe riuscita a capire l’identità dell’intruso.

Ma non si può mai sapere.

* Che diavolo sta facendo?!*

 

Sasuke aveva contemplato a lungo la figura della ragazza.

Afferrò un lembo delle lenzuola e sollevò tutto molto lentamente.

Quando ebbe finito ringraziò il cielo che indossasse un pigiama abbottonato sul davanti.

Se avesse avuto addosso una camicia da notte o un pigiama con abbinata una maglietta normale, non avrebbe saputo come reagire.

Ora come ora non poteva perdere tempo.

L’effetto dell’incenso non sarebbe durato in eterno.

Deglutì un paio di volte e cominciò a sbottonare (partendo dal basso) fino a scoprire tutta la pancia della ragazza.

Con orrore si accorse che a partire dalla punta delle dita fino alla scapola, il suo braccio non solo si rifiutava di collaborare, ma si era preso una certa autonomia e aveva preso ad quel ventre.

Ventre piatto, pelle liscia, pelle soffice, pelle di donna.

Si era lasciato andare.

Metà di lui cercava di recuperare il completo controllo di sé, l’altra si stava godendo il momento.

Si mise in ginocchio e levò di dosso il mantello in modo da poter accostare l’orecchio al petto senza esserne intralciato e farsi cullare per una attimo dal quel suo ritmico alzarsi e abbassarsi mentre la mano continuava beatamente l’opera.

 

*7… pazienta ancora un pochino…

8… forse tra un attimo se ne va…

9… qui l’omicidio è ancora considerato illegale…

10… non ho voglia di ripulire la camera da tracce di sangue…*

 

L’occhio balenò sulla scrivania dove erano state letteralmente gettate delle bende e si lasciò sfuggire un sospiro quasi di sollievo.

* Quindi si comprimeva il seno*

* Lo dicevo io che non poteva essere così piatta*

 

Era arrabbiata e molto, molto imbarazzata.

Aveva avuto una giornataccia e ora?!

Un perfetto sconosciuto stava giocando con il suo corpo.

*Ok.

Prova a fingere di girarti nel sonno*

 

*FermafermafermafermatiShit!

Ecco si è girata.

Fantastico!*

Nuovo problema all’orizzonte.

Si alzò per afferrare i fianchi in modo da poterla girare più facilmente.

*Parte A completata. Metti quel dannatissimo sigillo prima che si svegli*

Per la seconda volta in quella serata coscienza interna e volontà interna si erano trovati d’accordo.

Di inchiostro non ne aveva, quindi si dovette accontentare di scrivere la formula con il suo stesso sangue.

Non perse tempo, con i canini si incise il pollice che prese a sanguinare e si mise a tracciare una spirale che si chiudeva in un cerchi perfetto, poi traccio il resto della formula e posizionò le mani nelle posizioni del cane, della tigre e del cavallo e le pose sulla spirale.

Una tiepida luce verde cominciò ad irradiare la camera.

Poi avvenne ciò che non era previsto.

Una mano afferrò la bandana levandogliela e un attimo dopo la luce della camera era di nuovo accesa.

- Sasuke!

 

Faceva uno strano effetto vedere la stessa situazione di un mesetto fa completamente ribaltata.

Ora era lei in pigiama, mentre lui era decisamente in tenuta da battagli.

Vestiva completamente diverso da quando aveva dodici anni.

Lunghi pantaloni scuri, maglietta con maniche a tre quarti blu e giubbotto smaniato nero a collo alto chiuso in più punti da ganci.

Non portava alcun coprifronte, ma i capelli erano tenuti indietro da una bandana che ora teneva in mano.

Per il resto portava in solito porta-kunai, i sandali omologati, il marsupio e una katana ai fianchi.

E alla luce del lampadario era impossibile non notare il rossore che stava comparendo sulle sue guance.

Non riusciva a credere che il perfetto sconosciuto che aveva usato la sua pancia come un antistress fosse lui.

Che fine aveva fatto il freddo vendicatore che amava così tanto.

Non poteva essere lui.

- Che ci fai tu qui?!

 

Che credesse al sui racconto era altamente improbabile, ma tentar non nuoce.

- Una parola: Akatsuki

La vide inarcare un sopracciglio – Cosa centrano loro adesso.

- Lo sai che vogliono rapire Naruto, vero?

- Sai che novità. Ma non mi dispiacerebbe sapere cosa centro io in tutta questa faccenda. Non mi risulta di essere un loro obbiettivo. E dubito che vogliano usare me come ostaggio.

Silenzio.

- Aspetta un attimo. Lo hai pensato davvero. TU hai davvero pensato ad una simile eventualità? (pausa) Perché? Perché hai fatto una cosa del genere. E soprattutto cosa mi hai fatto.

Il ragazzo non era tipo da perdere tempo in spiegazioni, prese il rotolo da cui aveva appreso la formula e glielo lanciò.

La kunoichi cominciò a leggerlo con molta attenzione.

- …mmmmmm… molto interessante. Molto, ma molto interessante. Sasuke, tu lo sapevi che perché il sigillo funzione devi averne un addosso pure tu? 

- Come?

- leggi qua. “…Affinché il sigillo faccia effetto  utilizzatore e controparte devono portare entrambi il sigillo. In caso contrario il rituale risulterà inutile e dovrà essere ripetuto.” chiarissimo non ti pare

- Hn.

- Loquace come al solito. Ricordami di regalarti un dizionario per Natale

*Ben detto ragazza*

 *Zitto tu*

- Hn!

Il fatto che si tolse giubbotto e maglietta fu un’altra prova a sostegno della tesi secondo la quale il moretto si era dimenticato completamente di quel piccolo dettaglio.

Sakura ripeté il rituale seguendo le istruzioni del ragazzo.

Questa volta la luce trasmise ai due un piacere fortissimo, come se le loro anime fossero state legate da un nastro e ora fossero un’unica entità.

Come la luce scomparve i due si accasciarono al suolo ansimando, e gli ci volle molto perché riprendessero a respirare regolarmente.

Ma il rituale li aveva lasciati senza energie.

Erano vicini, molto vicini l’uno all’altra.

Sasuke l’aiutò a sedersi sul letto e le aveva cinto la vita in un abbracio.

Guardandolo vide che gli occhi spenti ora rispendevano di nuova luce, come se avessero riacquistato vita.

Aveva appoggiato la fronte alla sua mentre con le palpebre abbassate sembrava immerso in mille pensieri.

Il volto era sempre più vicino, ma le loro labbra ancora non si toccavano.

Continuava ad indugiare aspettando per ricevere il permesso.

Fu allora che ebbe una delle sue solite visioni.

Non vedeva distintamente chi avesse davanti, era un dettaglio irrilevante rispetto a ciò che le stava dicendo.

Chiudere gli occhi. Rinunciare a vedere ciò che ci accade attorno equivale a rinunciare a vivere, ad essere già morti. Ma è solo affrontando gli eventi che affermiamo il nostro vivere.”  Le sue labbra si incresparono in un sorriso malizioso.  Dimmi. Tu che decisione hai preso!?

Non una premonizione, bensì un ricordo.

Ne era certa.

*Credo proprio che sceglierò di vivere*

 

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Capitolo 9
*** Qualcuno si è svegliato ***


Angolo dell’autrice:

Angolo dell’autrice:

mi scuso in anticipo per il capitolo che di fatto è terribilmente breve.

Non posso dire di essere pienamente soddisfatta del capitolo, ma vedrò di fare di meglio negli altri.

X Topomouse: Non è solo questione di autocontrollo. Con la scissione dell’anima il lato più irruente di Sakura è passato a Mameha. Tu sai bene quali sono tutti e quattro i quarti di Sakura, e converrai con me che il quarto anti-demone (non è ancora momento di spiegare agli altri lettori cosa significa) è molto più irrequieto di quello calmo, freddo e calcolatore del quarto demoniaco.

Riassunto della spiegazione: Miori è più sopportatrice di Mameha, e se Sasuke avesse imposto a lei il sigillo sarebbe già a fare una visitina ai parenti.

X KK: *Reina passa a Dark KK il mitico vaccino anti-cariogenità* ti servirà per le prime 13 righe del capitolo. Per il tua alter-ego… vedremo cosa si può fare.

X ghilarza92: Vedrò di fare il possibile

 

Per questione di principio, non si può parlare di demoni senza citare i draghi. Perché?

Posso affermare con certezza che se l’astio tra Akuma e Mazoku è paragonabile alle controversie tra due squadre di calcio alla finale del campionato, tra Mazoku è dorati (definiti da me e molti miei colleghi dell’ambiente, lucertole volanti placcate in oro un tantino troppo cresciute) è lo stesso tra Hitler e gli ebrei, ovvero, i dorati si credono emissari del bene assoluto e cercano di sbarazzarsi in ogni modo dei demoni, quindi vengono colti da un eccezionale istinto suicida non appena un demone entra nel loro campo visivo e la maggior parte delle volte le prendono di brutto (e io mi chiedo perché non si sono ancora estinti).

Alla punta della piramide gerarchica c’è Chepheid, così come alla punta di quella demoniaca c'è Shabranigdo (colui che ha creato i Dark Lord) e immediatamente dopo ci sono Ragradia il Dio dei draghi dell'acqua, Walvin, il dio dei draghi del cielo, Rangort della terra e Vrabazard del fuoco.
Gli altri piani gerarchici vedono al vertice sono i draghi doro e quelli ancestrali sono i più potenti e sono anche le uniche due razze che magicamente possono prendere forme umane (ma per necessità di copione abbiamo inserito anche i draghi cromatici nelle alte schiere con capacità metamorfica).

La razza dei dragoni ancestrali è stata annientata durante la kouma war dagli stessi dorati perchè questa non aveva voluto prendere parte alla guerra in favore di nessuna delle due parti (è da sottolineare che un solo drago ancestrale poteva distruggere tranquillamente una dozzina di draghi dorati alla volta), e perché non volevano cedergli una potentissima arma di distruzione di massa.

Oltre ad averli massacrati, le lucertolone placcate hanno avuto il coraggio di incolparli di tradimento e negli ultimi mille anni hanno cercato di fare la pelle all’unico superstite Valtiert, ora conosciuto come Valgarv, il secondo general di Garv.

Tutto ciò non vi ricorda qualcosina?

 

Scusate per questa carrellata di informazioni, ma per le lucertole è prenotato un ingresso in scena.

Penso che abbiate capito benissimo cosa sia successo nell’ultimo capitolo, quindi cominciamo subito con quello nuovo.

 

Charter 9:  Qualcuno si è svegliato

 

Carezze sensuali e voraci che potevano significare tutto e nulla.

Baci lenti e fugaci di due amanti che lontano dagli occhi degli altri desiderano solo restare uniti.

Mani che vagano sul corpo dell’altro per conoscerne ogni centimetro disponibile senza violare quella porzione di pelle fasciato dai tessuti delle loro vesti.

Giochi di bambini che vogliono assaggiare un briciolo del mondo degli adulti senza restarne intrappolati.

Desiderio di un ragazzo e una ragazza di restare uniti, senza consumare la purezza della loro infanzia.

Non vi è alcuna fretta.

Per ogni cosa c’è sempre tempo.

Preferiscono fare un passo alla volta e godersi quagli attimi con calma assoluta, sentire il sapore delle altrui labbra, e continuare quel gioco infantile finché Morfeo fa la sua visita usuale ai due che si assopiscono abbracciati.

 

La mattina successiva Sakura si svegliò presto.

Sasuke era ancora addormentato, e vedendolo con quel bel viso sereno non era aveva avuto il coraggio di svegliarlo.

Non sapeva quando si fosse svegliato, ma sarebbe stata una buona cosa  riuscire a convincere Hinata ad anticipare l’allenamento di quella giornata.

All’interno del malefico tunnel sarebbe stato più semplice parlarle senza che la loro discussione fosse intercettata da altri ninja del villaggio.

Al momento di uscire trovarono sulla soglia di casa un Naruto con abbastanza occhiaia da fare concorrenza a Gaara, il che non era uno gran spettacolo.

Hinata dopo essersi ripresa dallo spavento avvampò di colpo e fece una tappa rapida all’emporio (dove si soffermò su un paio di pacchi di caffè e delle confezioni di ramen istantaneo) mentre Sakura, che era decisamente di ottimo umore, trascinò l’amico in casa per offrirgli la colazione.

Non era stato neppure necessario chiedergli la ragione di quelle occhiaia perché cominciò a parlare senza essere interpellato. Tipico di Naruto.

Spiegò del gesto inaspettato di Hinata.

L’amica ridacchiava tra sé e sfacendo nota mentale di congratularsi con la coinquilina…

- … però proprio non capisco perché mi abbia baciato sulla guancia…

… finché non risciò ti strozzarsi con il suo stesso caffelatte all’ultima affermazione del ragazzo.

- …E adesso che ti succede Sakura-chan tutto a posto?!

- Cough cough * sapevo che era sciocco, ma non fino a questi livelli* Cough couchascoltami Naruto. Posso capire tutto, ma non che tu sia l’unico in tutto il villaggio a non esserti accorto che Hinata ha una cotta stratosferica per …– e gli punta il dito contro -…TE!

 

Non si fece vedere per una settimana.

Le rare volte che lo incrociavano arrossiva e inciampava goffamente cadendo come un fesso, le altre rarissime volte che non le notava, lo beccavano puntualmente a parlare con Neji.

Hinata si chiedeva di continuo perché si comportasse così e d'altronde la rosina non voleva rischiare di finire trucidata.

Avevano persino sentito Shikamaru lamentarsi perché da quella mattina era finito col diventare il suo confessore personalizzato.

 

Il lunedì della terza settimana del loro addestramento, Naruto sembrò riprendersi dal trauma subito.

Forse si era definitivamente svegliato, ma era ancora presto per dirlo con certezza.

Seguì la “lezioni di aerobica” che erano diventate prima autentichi coreografie, poi balli di coppia (e ancora non era stata scoperta l’effettiva funzionalità di quella buffonata) e in via del tutto eccezionale i corpo a corpo si svolsero all’esterno.

L’ultima cosa da fare era attraversare il lunghissimo malefico tunnel che veniva modificato di continuo dalla piattola.

Quella volta anche il biondino aveva voluto entrarvi e a nulla erano valse le preghiere delle due ragazze.

- Suvvia, non può essere così brutto

- Sakura: *Peggio, molto ma molto peggio* …ti posso assicurare che il laboratorio di Orochimaru non reggerebbe il confronto

- Esagerata. Che cosa potrebbe esserci di così terribile? Trappole infernali?

Hinata: *Non sai neppure quante*

- Tranelli insidiosi?

Sakura: *Ne ho perso il conto*

- Mostri affamati di budella e interiora?

Hinata: *È un veggente!!!*

Sakura: *Lo diceva Jiraiya che è troppo fortunato. Questo qui un giorno potrebbe diventare un giocatore d’azzardo professionista.*

- Entriamo e vedrai.

 

- MA VOI SIETE PAZZE!!! Quel moccioso è davvero un pazzo con manie criminali.

- Sei tu baka che non ci hai mai credute. E poi vacci piano con gli insulti. Il moccioso ha più di 2000 anni.

I tre amici stavano passeggiando per le vie di Konoha.

Naruto era quello messo peggio e Kyuubi stava lavorando di buona lena per risanare le ferite.

- Ah. Ragazze. Scusate se rompo ancora, ma, non sarebbe ora di andare a richiedere il modulo per l’esame?

Scambi di sguardi interrogativi si susseguirono.

Nel giro di un nanosecondo una corrente ventosa sbilanciò il biondino facendolo cadere all’indietro e due nuvole di polvere presero il posto delle due ragazze.

Prossima meta: l’ufficio dell’Hokage.

 

- Come prego?

Kakashi si trovava a fare il rapporto dell’ultima missione nell’ufficio di Lady Tsunade quando le due ragazze irruppero nella sala.

Già era riuscito ad evitare di fare la fine della schiacciatina quando la porta era stata abbattuta, e ora che gli veniva chiesto il modulo per l’iscrizione all’esame di selezione dei Jonin, l’unica cosa che poté fare fu inarcare il sopracciglio.

Era assente da molto tempo per via di una missione che l’aveva tenuto lontano dal villaggio, indi per cui non era stato presente quando era stato dato l’annuncio e ci volle tutta la loro buona volontà ed un tiro al bersaglio non indifferente per convincere lui (bersaglio) e Kurenai (spettatrice) a permettere alle due di partecipare.

 

L’ unico problema ora era come parlarne a Sasuke.

Come dire al proprio ragazzo che lui è ancora un Genin mentre lei da Chunin è sul punto di salire al grado Jonin, il tutto senza ferire il suo orgoglio maschile?

Grosso, grossissimo problema.

Sakura stava disperatamente riflettendo su come comunicare al ragazzo la notizia relativa all’esame.

L’ultima volta che si era sentito ferito nell’orgoglio aveva lasciato il villaggio e tradito tutti i suoi abitanti per farsi addestrare da uno dei tre Sennin (un criminale di grado S, tanto per andare sul sicuro sulla legalità dei metodi), quindi come avrebbe potuto reagire?

Meglio non indagare.

Per ora.

Avrebbe dovuto dirglielo, in un modo o nell’altro.

Forse con una lettera, magari letta mentre era assente…

Si può tentare.

 

Mentre varcava la soglia dell’appartamento con l’entusiasmo di uno studente che avanza verso la cattedra per venire interrogato e che sa perfettamente di essere impreparato, sentì un invitante odore di cibo.

Ormai era una settimana che Sasuke si era stabilito a casa loro, quindi non ne rimase stupita, ma tra un pasto caldo pronto e il trovarsi difronte una cenetta al lume di candela, ce né di differenza.

Sasuke doveva essere veramente indaffarato ai fornelli perché sembrò non essersi accorto del suo ingresso.

Tavolo apparecchiato, candela predisposta al suo centro, fiori…

*Fiori?!*

Tre semplici rose rosse avvolte in un velo di carta-velina bianca e uno di plastica trasparente e tenuti assieme da un nastro di velluto rosso.

Gesto carino ma… sospetto.

Quando un ragazzo regala alla fidanzata un mazzo di fiori, e non vi è una commemorazione apparente, nella mente della ragazza scatta automaticamente un campanello dall’arme.

I ragazzi, da lì ad un po’ di tempo, hanno preso la bruttissima abitudine di regalare mazzi di fiori quando hanno qualcosa per cui farsi perdonare, e ovviamente non vogliono dire cosa.

Questo non vuol dire che un omaggio floreale sia mosso da desiderio sincero di appagare la propria bella, ciò non toglie che il gesto non venga colto con sospetto.

E Sakura era decisamente sospettosa, ma preferì passare oltre, così andò direttamente in camera per darsi una rassettata.

Un abito cinese in seta nera corto fino a mezzacoscia ricamato con minuscoli motivi floreali argentati e bianchi, un paio di autoreggenti nere, qualche bracciale in oro bianco, una spazzolata veloce, una spruzzatina di profumo ed era pronta.

Uscendo dalla porta trovò le pietanze mentre lui era in piedi accanto al tavolo con in mano le rose.

- Ci hai messo poco.

- Quindi te ne eri accorto.  

- Già *E io che volevo farle una sorpresa *! 

 

Alla fine pranzarono scambiandosi poche parole.

C’era tensione ed entrambi ne erano coscienti.

Quella notte non ci furono giochi e carezze, ma finirono per l’addormentarsi nello steso letto, o meglio lei cedette alla stanchezza accumulata in una settimana di allenamenti senza un adeguato riposo.

Quando la mattina successiva accanto a lei c’era una rosa bianca solitaria accompagnata da una lettera e nella busta una catenina con una piccola goccia in cui era incastonato un ancor più piccolo brillante, come se avesse voluto dirle “risparmia le lacrime per quando tornerò a casa”.

Se ne era andato.

Di nuovo.

E sulla scrivania aveva trovato un rotolo in cui chiaramente Orochimaru richiamava Sasuke ad Otogakure.

Non l’aveva lasciata di sua spontanea volontà, e a modo suo voleva che lei lo sapesse.

Alla fin fine la teoria del mazzo di fiori si era rivelata esatta.

 

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Capitolo 10
*** Charter 10: Battaglia e… ***


Riassunto dell’ultima puntata:

Riassunto dell’ultima puntata:

Naruto scopre non troppo spontaneamente le attenzioni di Hinata.

Sakura tenta di comunicare a Sasuke il suo ormai prossimo promozione a grado Jonin, ma non riesce nell’intento perché il giovane lascia il villaggio per far ritorno a Oto.

E ora che l’esame è ormai arrivato come andrà a finire?

 

Charter 10: Battaglia e…

 

L’ultima settimana trascorse rapida nonostante gli alti e bassi dell’umore della kunoichi.

All’addestramento si era unito anche Naruto che come suo solito non sapeva riconoscere i suoi limiti, finiva con lo strafare e crollava miseramente a fine serata.

E se si trovava in difficoltà? “io, Naruto Uzumaki diventerò Hokage, non ve lo dimenticate!!!!” e si ributtava nella mischia ritrovandosi in lista per la vaccinazione.

E così si era giunti fino al giorno dell’esame.

La maggior parte dei Chunin aveva passato gli ultimi due giorni a riprendersi dalle fatiche delle settimane precedenti per potersi presentare in condizioni accettabili.

Erano venuti molti stranieri per assistervi e forse, i Kage avevano in mente qualcosa che ancora non era stato detto, probabilmente avevano organizzato il solito giro di scommesse clandestine.

Hinata portava i soliti vestiti che portava da quando era salita di rango, ma aveva optato per raccogliere i capelli in uno Chignon e indossava i guanti ricevuti e i sai erano stati inseriti in cinghie legate alle braccia in modo che le maniche lunghe del vestito li nascondessero.

Sakura indossava il completo ricevuto assieme alle armi che consisteva in un’altra bordeaux smanicata con colletto a taglio coreano e una scollatura romboidale a metà tronco sovrapposta ad un’altra aderente nera a maniche corte che dalle spalle lasciava parte del petto scoperta; sotto portava i classici microshort neri con sopra una gonna bordeaux simile a quella vecchia ma con la parte anteriore che arrivava a mezzacoscia e quella posteriore che arrivava appena sotto le ginocchia. I soliti inseparabili guanti neri e i sandali omologati e katane legate in vita assieme al marsupio e al porta-kunai.

Entrambe portavano il coprifronte alla fronte.

Erano pronte.

Erano tranquille.

Ed erano assolutamente certe di non volersi più far addestrare dall’Hellmaster, indi per cui chiunque se le fosse trovate contro avrebbe fatto prima ad arrendersi o non se la sarebbe cavata con qualche frattura multipla.

 

Kakashi come suo solito era arrivato in ritardo cercando di pararsi le chiappe con il solito repertorio di scuse.

In fondo era stato fortunato.

Si era risparmiato il chilometrico, noiosissimo discorso d’apertura tenuto quell’anno dal Raikage e le spiegazioni delle dell’incontro date dallo stesso kazekage (alias: Gaara).

Riassunto dell’ultima ora: “Rendete onore al villaggio, i Chunin combatteranno contro quattro Jonin a testa, gareggiate finché ne siete in grado preferibilmente senza lasciarci le pelle e via discorrendo”  

La maggior parte dei “ripetenti” fu nuovamente rinviata alla competizione successiva.

Della vecchia guardia parteciparono anche Shikamaru, Shino, TenTen, Ino e Lee.

Kiba era rimasto infortunata in una missione alcuni giorni prima, quindi non poté presentarsi e Choji aveva preferito restare Chunin ancora per un po’ e passando l’ultimo mese aiutando i compagni di gruppo, così i due si erano piazzati in primissima fila con Naruto a fare il tifo con i compagni.

 

Shikamaru fu soltanto abbastanza furbo da adottare strategie in modo da limitare il dispendio di energie al minimo indispensabile, diversamente da Lee che per mettersi un po’ in mostra per la “sua Sakura-chan” ci andò per le lunghe, ma alla fine passò pure lui.

 

TenTen fu semplicemente grandiosa, non c’è altro modo per descrivere il suo incontro. Lei e Neji festeggiarono in grande stile. Per quel che si seppe in giro alcuni mesi dopo divennero coppia fissa, ma questa è un’altra storia.

 

Anche Ino se la stava cavando egregiamente, finché nell’ultimo incontro non commise l’errore di usare la Shinten no Jutsu.

L’avversario creò un clone che gli fece da scudo e convogliò lo spirito della kunoichi al suo interno.

Se fosse stata battuta in un altro modo, avrebbe avuto possibilità di fare leva sulle altre vittorie, ma commettere uno sbaglio del genere in missione avrebbe comportato la morte sua con la conseguente dissoluzione del clone e quella dei suoi sottoposti, un rischio che non poteva permettersi di correre.

Ma quello che tra loro si beccò un colpo, non basso, ma bassissimo, fu Shino che si ritrovò contro tutti e tre i suoi avversari muniti di  taniche di DDT.

Tre sconfitte a tavolino.

 

Hinata si ritrovò come prima avversari Kurenai e non volendone sapere di fare (troppo) del male alla sua sensei la mise knock out con un colpo secco alla cervicale.

Senza i pesi la velocità era notevolmente incrementata, tanto che i successivi incontri durarono soli cinque minuti l’uno, ma riuscendo a dimostrare di saper combattere senza far uso del leggendario Byakugan e delle tecniche del suo clan.

Promozione assicurata e un padre gonfissimo d’orgoglio sugli spalti.

- Mia figlia. Degna figlia di tanto padre.

D'altronde essere addestrata da ben tre dark lord ha i suoi vantaggi, no?

 

Sakura oltre alla rapidità di movimenti e alla forza fisica mise in atto una serie di Genjutsu apprese.

Il primo avversario, che da sciocco maschilista espose le sue tesi sessiste, si ritrovò scagliato contro il muro dello stadio appeso con una serie di dardi di ghiaccio della Koorinamida no Juutsu (Tecnica delle lacrime di ghiaccio).

Le donne esultavano urlando in coro “Girls Power”!

Il secondo ed il terzo fecero la stessa fine di Kurenai.

L’ultimo fu Kakashi.

Conosceva meglio di tutti e sapeva come contrastarla.

Il combattimento si basò principalmente sul un corpo a corpo, perché sapeva che con il lancio di Kunai e shuriken non sarebbero andati lontano.

I due combattevano con attacchi rapidi e ininterrotti.

Il maestro non si stupì tanto per la velocità con cui l’allieva schivava gli attacchi, ma per l’eleganza e l’elasticità dei movimenti.

La mobilità articolare era degna di un contorsionista, perché la giovane riusciva ad eseguire una perfetta spaccata e tornare in posizioni eretta con movimenti rapidissimi e anche se con un colpo la lanciava a distanza.

Rondate, ponti, ruote senza usare le braccia, in un modo o nell’altro riusciva a schivare o parare quasi tutti i colpi e anche quando era riuscito ad afferrarla per un lembo della gonna in fase di atterraggio e a scaraventarla contro la parete difronte, tutto ciò che era riuscito ad ottenere era solo per vederla ammortizzare l’impatto con le gambe (una era in posizione di apposciata, mentre l’altra era distesa lateralmente) e ritornare all’attacco.

Era quasi impossibile vederla reagire goffamente ad uno degli attacchi, sempre precisa ed aggraziata come una ballerina.

Sarebbe andato avanti per molto se non fosse che… 

- BASTA MI SONO ROTTA! SHINJUU ZANSHU NO JUTSU (Tecnica della Decapitazione Suicida Doppia).

Il nome è un po’ troppo suggestivo, ma di fatto il povero Kakashi si trovò interrato, con la sola testa che spuntava da sottoterra.

Sconfitto e umiliato da una tecnica che lui stesso le aveva insegnato.

Fu la barzelletta degli ultimi sei mesi.

 

A questo punto fu il turno della Quinta Hokage fare il suo discorso.

Tutti coloro che avevano passato l’esame si erano disposti in riga davanti allo spalto riservato ai Kage.

- Innanzitutto io e i miei colleghi vogliamo congratularci con tutti voi, perché avete dimostrato il vostro valore. D’ora in avanti vi avvallerete del titolo di Jonin.

Ma prima di darvi ai festeggiamenti lasciatemi illustrare la vera ragione per cui molti personaggi illustri sono oggi qui riuniti.

Come ben saprete molte delle nostre squadre AMBU hanno subito molte perdite di recente a causa dei continui attacchi da parte di un’organizzazione criminale i cui membri sono tutti criminali di grado S.

 

- Si sta riferendo a quelli dell’Akatsuki?  

- Temo di sì. Ma mi chiedo dove voglia andare a parare.                           

 

- Ecco perché visto il talento di molti elementi che oggi hanno partecipato alla competizione di oggi, io e gli altri kage siamo giunti ad un accordo.

 

- Che genere di accordo?

 

- Quindi, in via del tutto eccezionale, dichiaro aperto l’esame di selezione degli AMBU!

 

Angolo dell’autrice:

Qui mi sono trovata molto più ispirata, quindi mi ritengo soddisfatta.

Ho diviso in due il capitolo originale perché sarebbe uscito molto lungo, quindi vedrete l’effettiva conclusione solo nel prossimo.

Shino non mi sta antipatico (anche se a volte mi viene in mente un contro insetti suoi Vs Rane di Naru) ma volevo mettere un incontro comico.

 

X ghilarza92: La TenNeji è un paring marginale, la farò apparire dove poso (ho già scelto le tre coppie principali), quindi temo che ti dovrai accontentare.

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** ... Fiesta! ***


L’esame di selezione degli ANBU

L’esame di selezione degli ANBU!!!!

Se LoN non aveva fatto lo sconto cospirazione allora doveva trattarsi di un rarissimo morbo che colpiva i cervelli dei grandi capi, o una nuovissima moda dove chi non passava settimane a progettare qualcosa di losco allora erano fuori dal giro.

Da Gaara c’era da aspettarselo, ma la Godaime?!

- Tranquilli gente. 

A parlare era stata TenTen.

Tutti i presenti si girarono verso di lei.

- Tu lo sapevi?!

- Beh, sì, sapete, Neji

- Non aggiungere altro.

- Tsè. Che seccatura. Ci toccherà combattere ancora.

- Ma no!! Dovremo solo sostenere un test scritto e un’altro di resistenza alla tortura psicologica.

I neo Jounin cominciarono a schiamazzare.

Passi l’esame scritto, ma il test psicologico?

- E chi si occuperà del test di resistenza alla tortura psicologica?!

- Che io sappia di norma se ne occupa Morino!

Lo specialista dell’interrogatorio IBIKI MORINO?!

Panico!

 

Alla fine fu una bazzecola.

Molti Jonin passarono testimone ancor prima dell’esame teorico.

Hinata, Sakura e Shikamaru erano già intelligenti di loro, quindi non ebbero alcuno problema, TenTen e Lee riuscirono a cavarsela con le loro tecniche di spionaggio d’altissimo livello.

Lee sfortunatamente crollò sotto il test psicologico; invece per le due coinquiline che alla tortura psicologica ci avevano fatto il callo, TenTen che si era preparata con una maratona mensile di film horror e Shikamaru che ammise di aver più paura della madre, Ino e Temari messe assieme, filò tutto liscio come l’olio.

O almeno, dipende dal punto di vista.

Gli ANBU accolsero Sakura come se fosse una manna piovuta dal cielo, considerando la bassa presenza di un membro medico nelle loro squadre.

La ragazza dal conto suo stava già meditando su una possibile strategia per comunicare la notizia al suo ragazzo addolcendo il più possibile il colpo.

Un po’ come Hinata che dovette offrire venti ciotole di ramen a Naruto prima che l’umore risalisse a livello stomaco (poi gliene dovette offrire altre cinque) e cominciasse a ciarlare sulla sua futura carriera da Hokage. Sulla soglia di casa Hinata dimostrò che anche lei di essere umano, tanto che dopo un’ora di discussione unilaterale monotematica bisbigliò un disperato “Dio esiste” che il ragazzo sembrò non cogliere. Forse. Si spera.

Genitori e sensei quella sera si unirono a festeggiare ubriacarono con stile, anche se i maestri in fondo in fondo erano dispiaciuti per la promozione perché d’ora in avanti non solo sarebbero stati loro colleghi, ma molto probabilmente i vecchi team sarebbero stati riformati. La cosa li rattristava parecchio, anche se non volevano ammetterlo.

Ma quel mese infernale poteva dirsi concluso così?!

Non sia mai!

Siamo parlando di demoni, possono essere meglio di certe divinità del bene, ma sempre demoni restano, e un Dark Lord, per quanto simpatico possa essere, non fa mai nulla per nulla.

Davvero vi aspettavate che Zelas Metallium impartisse lezioni di ballo alle due ragazze SOLO per usare un metodo alternativo agli esercizi di riscaldamento.

Aspetta e spera.

 

Non erano passata tre giorni dalla promozione che vennero i neo ANBU convocati nell’ufficio dell’Hokage.

Lady Tsunade comunicò che assieme ai loro ex-compagni avrebbero dovuto scortare un nobiluomo fino ad un’oasi presso la regione dei fiumi (situata tra il paese del fuoco e quello del vento).

Due novizie di nostra conoscenza ebbero un principio di slogatura alla mascella.

Il nobile in questione somigliava in modo strabiliante a Lord Dynast Graushella.

Stessi capelli neri, carnagione nivea, occhi blu scuro impenetrabili e a prova di proiettili, espressività di un blocco di porfido che facevano sembrare Neji, per quanto stoico, ad un attore comico.

 

La prima missione da ANBU era stata talmente semplice che avrebbe potuto benissimo occuparsene una squadre di Genin capitanati da un solo Jounin.

Niente agguati, niente imprevisti di alcun genere.

Una passeggiata in ogni senso la si volesse intendere.

La cosa non poté quindi non suscitare sospetti al nostro trio preferito quando si ritrovarono a destinazione tutti e cinque i Dark Lord riuniti.

Esatto, persino quella sogliola catatonica di Lady Dolphin Deep Sea, la regina degli abissi meglio conosciuta come la miglior demone veggente di tutti i tempi.

Niente dubbi.

Specialmente se ci si trova tra le mani una lettera di Xell.

“Carissime ragazze.

Stasera si terrà uno dei soliti party annuali organizzati da sua signoria Lady Zelas Metallium.

Sfortunatamente due delle tigri mannare che dovevano prendere parte al ballo di apertura non hanno potuto presentarsi (non ditelo a nessuno, ma stiamo ancora cercando di scongelarle dopo che si sono trovate sulla traiettoria di uno starnuto di Lord Dynast!).

Cercate di essere pronte per le 18:45.

Le coreografie le conoscete e i costumi sono negli scatoloni delle vostre camere.

Vostro Xellos Metallium

 

- Ohi! Mi fischiano le orecchie.   

- Devono aver trovato la tua lettera.

- Tu dici?

 

Hinata in quel momento stava ringraziando mille divinità diverse per l’assenza dei propri genitori, ma smise subito quando scoprì il cugino studiare un libretto d’istruzioni per la sua nuova videocamera alto come tre volumi dell’Icha Icha Paradise messi assieme.

Le amiche delle due ragazze si preoccuparono non poco vedendo la moretta ripetere come un mantra “Mi diseredano! È ufficiale mi diseredano”.

La rosina non era da meno: stava interminabili minuti e fissare gli scatoloni, si alzava, sollevava il coperchio, ne osservava il contenuto diceva “No, io non lo metto. Se lo possono scordare” e se ne tornava a sedere nella stessa posizione.

Ormai la curiosità era ai vertici massimi, si dirigono con passo sicuro verso i pacchi ma vengono bloccate dalle due che le guardano con sguardo implorante.

- TenTen-san, ti prego. Mio padre mi diserederà quando vedrà il filmino.

- Ino. Noi siamo amiche, quindi lasciami quel poco di dignità che ancora mi rimane.    

- Sono tanto brutti?  

- Solo un tantino *glip* … osé.

- Un tantino osé?!

- Temari? Che ci fai qui?

- Ospite della festa. Complimenti per la vostra promozione (sorridendo)…  MA VOI SIETE PAZZE. Altro che diseredarvi. Vi chiudono in un monastero, buttano via la chiave e DOPO vi diseredano.

STUD!

--- TEMARI!!

- Ops!    

 

Da quel momento Hinata venne distesa su un divano con una pezza sulla fronte.

Mancava un’ora e mezza all’orario stabilito e nessuna aveva avuto il coraggio di indossare i costumi quando un’orda di truccatrici, parrucchieri e costumisti fecero irruzione nella camera.

E a nulla valsero le proteste delle due; anche se avevano una presa ferrea sulla porta, questa venne scardinata e le due vennero narcotizzate e trascinate nello spogliatoio dove vennero preparate con tutta calma per la serata.

 

La festa era stata allestita nelle vicinanze del laghetto da cui aveva avuto origine l’oasi che da sempre era l’ultima roccaforte tra la desolazione del deserto e la civiltà.

Al centro era predisposto un gigantesco focolare attorno al quale avrebbero aperto le danze le ballerine.

Vicino alla sorgente erano stati predisposti invece i tavoli con le cibarie, un altro era stracarico di vini raffinati e bevande di tutti i tipi e tutti i gusti mentre sensuali cameriere vestite con microscopici vestiti neri da gothic lolita erravano armate di vassoi con gli assaggi facendo venire alla maggior parte della popolazione maschile attacchi sincronizzati di torcicollo, mal di testa e mal di stomaco fulminante.

E chissà perché molte delle moglifidanzate degli invitati il giorno dopo erano affette da un’epidemia del gomito del tennista. Misteri del gentil sesso.

Se gli ospiti indossavano comode tutti Yukate dai motivi coloratissimi (floreali per le donne e ideogrammi o righe per gli uomini) su base nera di lino nero e tutti, senza eccezione portavano l’Obi nero, i padroni di casa vestivano abiti arabi in seta nera (no, non c’è una svendita sui capi neri. È solo per fare un po’ di atmosfera NdA).

- Piantala Choji di mangiare. Sei già un ciccione, non vorrai diventare obeso.

E da copione Choji si infuriò

- INO! NON SONO UN CICCIONE! Ho solo le ossa larghe.

La ragazza stava per ribattere quando le danze ebbero inizio.

Sbiancò.

Le due amiche avevano ragione e anche lei al loro posto si sarebbe rifiutata di indossare una cosa simile.

Con quel costume erano splendide, ma rasentava il limite dell’indecenza pura.

Di sicuro dovevano averle minacciate per farle entrare in scena, drogate, prese a calci, ma farsi vedere conciata così…

Potrebbe passare la sopraveste di organza, ma il resto…

I pantaloncini avevano giusto tre o quattro centimetri di stoffa in più di un paio di slip e il Top… bisognava aver un bel coraggio per chiamare così che un pezzo di stoffa abbastanza alto e stretto da non lasciar scappare amenità.

La fascia era chiusa sulla schiena tramite un filo lunghissimo che passava tra dei ganci e s’incrociava per tre volte fino a venire annodato sulla schiena.

Tutto era rigorosamente in nero come le perline laccate infilate nei capelli rosa confetto di Sakura che portava al collo un laccetto con un pendente in madreperla. Hinata al posto delle perline che sarebbero passate inosservate sui capelli scuri dei nastri inseriti in tante minuscole treccine che si alternavano in lilla, lavanda a pervinca abbinate ad un laccetto con un pendente in ametista.

Erano tutte lì, immobili come statue esposte da un artista per aiutare un cliente immaginario nel suo acquisto.

Il strucco era talmente marcato da impedire di attribuirle una qualche età.

Giovani angeli bambini travestite da diavoli adulti.

I suonatori cominciarono a dar voce agli strumenti mentre le danzatrici cominciavano a danzare attorno al grande fuoco.

In principio con movimenti lenti e dolci, poi sempre più rapidi e appassionati finché tutto non venne catturato da quell’antico e al contempo nuovissimo ballo tribale.

Resistervi fu impossibile e incitati dalle ballerine che afferravano gli ospiti per i polsi il movimento si estese rapidamente.

 

Occhi di rubino e iridi di ghiacci osservavano la festa da lontano.

- Andiamo a prenderla?

- Non ora. Lasciamo che si diverta ancora un po’. Poi sarà tutto più divertente distruggerla.

- Un po’ quanto?!

- Un mese o due. ma credo che il nostro intervento non sarà comunque necessario.

- Perché?!

- Ciò che doveva proteggerla la sta uccidendo. È solo questione di tempo.

 

I balli continuarono fino all’alba.

Per allora erano andati quasi tutti a dormire.

Solo i Dark Lord stavano ancora allegramente bevendo mentre in un angolino la pila di bottiglie cresceva incontrastata.

- Brindiamo fratelli a questo ultimo periodo di tranquillità che ci attende.    

- Oh, andiamo Garv. Un po’ di ottimismo. In fondo il sigillo del moccioso non l’ha ancora uccisa.   

- Mi sono persa qualcosa. Grezzone. Piattola. Ghiacciolone e anche tu sottospecie di sogliola catatonica. Mi sono forse persa qualcosa? 

- Il sigillo sta manifestando un piccolo effetto collaterale trasmettendo il marchio dell’orrida serpe su di lei portandola lentamente verso il trapasso.   

- Traduzione? 

- Ciò che messo fu in sua difesa verso la morte la sta attirando.  

- Ho chiesto una spiegazione non una filastrocca… Ho capito che la nostra protetta sta lentamente tirando le cuoia, ma quello che volevo sapere è perché?  

Garv sbatté con violenza la bottiglia di saké.

- Te lo spiego io sorella. Ti ricordi che il ragazzo, quell’Uchiha ha impresso sul collo il marchio di potenziamento di Orochimaru? E che il moccioso con il nobile intento di salvarla da quegli idioti sequestratori di demoni le ha impresso un sigillo?

- Beh, sì. Parli dello Seishin no kusari (catene dell’anime)

-Esattamente, come dice il suo significato il sigillo lega le loro due anime, non abbastanza da far sì che percepiscano ogni singolo sentimento dell’altro, ma sanno quando uno dei due è in pericolo. Ora, il legame dello spirito in un certo senso implica anche quello della carne con la condivisione dei poteri sotto ogni sua forma.

- Anche il marchio giusto? E questo la sta uccidendo, ho capito bene?

- Purtroppo.  

- E cosa pensate di fare? 

- Per ora niente. Ma sai, è da un po’ che pensavo di prendere un altro priest.

- Un’altra vorrai dire

- Già. Un’altra.    

 

Angolo dell’autrice:

Con questo molte carte sono messe in tavola.

Cosa vuole fare Garv lo avrete capito tutti.

Il pezzo aggiunto al nono capitolo in origine era parte del decimo, ma poi ho visto che stava meglio lì e lì è stato messo.

Il nome del sigillo e molte altre tecniche sono di invenzione mia e di un mio amico che gentilmente me le traduce in Jappo (grazie DK86 perché mi sopporti).

X Topomouse: non sempre mea culpa. Certe volte il computer mi corregge automaticamente dei termini (tipo Sakura e Naruto me li trasforma in Satura e Nasuto) e non sempre me ne accorgo o se rileggo mi sfuggono.

Grazie a tutti gli altri che continuano a sostenermi.

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Capitolo 12
*** Death ***


Lo so che vi state chiedendo quale sia la terza coppia principale, ma chi sono i componenti della coppia dovrete scoprirlo da soli

Lo so che vi state chiedendo quale sia la terza coppia principale, ma chi sono i componenti della coppia dovrete scoprirlo da soli.

Chi ha letto gli altri racconti saprà che la piccola Mana (un mio personaggio originale) ha dei cugini, ed i genitori in questione saranno per l’appunto il terzo paring. 

Se non tutti avete capito la questione “marchio della serpe malefica” e “nuova Priestess per Garv in arrivo”, non preoccupatevi, perché la cosa verrà ripresa e spiegata molto meglio in questo e nel prosimo capitolo (e se vi sfuggisse qualcosa rileggetevi la spiegazione sui demoni che ho messo nel capitolo 8).

Gli ultimi due capitoli in origine erano uno solo, ma poi ne sarebbe uscita una cosa lunghissima, quindi li ho divisi in due e ho posticipato il riassunto fino ad adesso.

Per comprendere al meglio certi passaggi dei prossimi capitoli vi consiglio di rispolverare le vostre conoscenze su “Ayashi no Ceres” (mini crossover giocato sulle somiglianze dei personaggi delle due serie) oppure, su richiesta posso preparare un’altra spiegazione per aiutarvi.

Questo capitolo è un più lungo degli altri perché se lo dividessi in più parti non ci capireste più nulla, quindi mano alla brocca di caffè.

Credo di avervi detto tutto, quindi buona lettura.

 

Riassunto dell’ultima puntata:

Le nostre eroine passano si ritrovano in un colpo solo di due ranghi più alti e nella prima missione da ANBU scortano Dynast per trovarsi loro malgrado nelle vesti delle ballerine per la danza d’apertura di una festa.

Gli Akuma ricominciano a tramare alle spalle di Miori e Mameha, mentre i Dark Lord cercano una soluzione per un piccolo effetto collaterale del sigillo protettivo impresso da Sasuke su Sakura (Miori).

A discapito delle sue buone intenzioni il ragazzo sta mettendo in condivisione il segno maledetto (o marchio di potenziamento) impressogli da Orochimaru durante l’esame di selezione dei Chunin di oltre due anni prima (per chi non se lo ricordasse il ragazzo ha rischiato seriamente di restarci secco).

Cosa ha in mente di fare Garv?

Che conseguenze avrà sulla “tranquilla” vita dei nostri amati protagonisti?

 

 Death

 

(Punto di vista di Sakura)

Avete presente l’inferno?!

Quel luogo tutto fuoco e fiamme con tante anime che vengono fustigate un’infinità di volte per tutta la durata della loro infelice permanenza?!

Bene, allora avete una mezza idea di quello che mi sta accadendo.

Giustamente vi ricorderete che quei grandissimi figli di buona donna stavano giocando al grande stratega, inventandosi qualche bel metodo per uccidermi nel metodo più cruento possibile.

Giustamente quei bastardi spuntano nel momento meno opportuno o inaspettato, oppure fanno scattare qualche trappola dove meno ce lo si aspetterebbe, se non fosse che quando l’Hellmaster mi ha addestrata è stato molto, ma molto più fantasioso.

Ok, è pur sempre esercizio, ma non mi dispiacerebbe che la smettessero di avvelenarmi il bento, o che aggiungessero lassativo nella salsa speciale per la carne grigliata (povero Choji, ha rischiato di schiattare disidratato), o di piazzarmi un letto di spade sotto il materasso dato che è il quinto che cambio questo mese.

E per fortuna sono riuscita a convincere la mia coinquilina a tornare alla casa principale, se non altro sono sicura che dorma molto più di me e se per qualche ragione state pensando che la cosa non centri molto, allora non conoscete veramente Hinata Hyuga. Può essere timida e impacciata quanto volete, ma se non riposa abbastanza diventa parecchio irritabile, e fidatevi, l’ultima volta non è stata un’esperienza piacevole. Vedere la Hinata dolce e carina con tutti, sbattere al proprio padre sproloqui che farebbero sembrare uno scaricatore diporto un autentico gentiluomo… meglio che non sappiate la reazione generale. Sarebbe troppo lungo da spiegare. Troppa gente di cui non ricordo neppure il nome.

E ciliegina sulla torta, da un po’ di tempo a questa parte comincio a sentire dei bruciori sul collo, ma quando do un’occhiatina non c’è assolutamente nulla. Potrei trattarsi di uno stiramento, ma continua a peggiorare, quindi deve trattarsi per forza di qualcos’altro.

Forse dovrei far vedere a Lady Tsunade.

(fine punto di vista di Sakura)

 

 

(Punto di vista di Sasuke)

Sono passati alcuni mesi da quando ho fatto ritorno ad Otogakure.

Ormai sia Kabuto che Tayuya (l’unica sopravvissuta del quintetto del suono venuto a prenderlo anni prima) sapevano della mia relazione con Sakura.

Non che lo avessi detto di mia spontanea volontà, ma quando durante la visita di controllo al mio rientro alla base hanno trovato qualche succhiotto di troppo, quei due sono entrati in modalità comare e mi hanno sottoposto ad un terzo grado degno di quello psicopatico di Morino.

Ancora non riesco a capacitarmi su come quei due possano essere così pettegoli.

Passi Tayuya che è pur sempre una ragazza, ma Kabuto?

Ed ora siamo tutti e tre in cucina, io che mi sto preparando un panino con i miei amati pomodori, Tayuya che legge il giornale e Kabuto che è seduto al tavolo intento a fissare un fascicolo.

Ogni tanto Orochimaru invia qualche spia ad assistere agli esami, in modo da cercare qualche elemento valido da rapirecorrompereecc. Queste tornano poi a lavoro concluso con i rapporti sulle promozioni avvenute negli altri villaggi per avere anche modo di sapere da chi avremmo dovuto eventualmente difenderci.

Se non erro devono essere quelle di tre mesi fa e ora che lo guardo mi sembra decisamente preoccupato per qualcosa

Non bisognava essere un genio per capirlo, dato che sta fissando lo stesso preciso identico foglio da oltre un quarto d’ora alzando di tanto in tanto gli occhi per fissarmi, risistemandosi nel frattempo gli occhiali sebbene questi fossero perfettamente al loro posto.

Anche Tayuya lo osserva di sottecchi finché sbatte spazientita il giornale sul tavolo

- Kabuto. Dagli quel cazzo di fascicolo e falla finita   

Tralasciando che la ragazza ha un urgente bisogno di un corso accelerato di galateo, ora ho la certezza che qualcosa non va.

- Sasuke, senti. Devo dirti una cosa che potrebbe non piacerti.

- Parla, ti sto ascoltando

- Siediti, è meglio.

- Va bene, va bene. Mi siedo.

A questo punto con nonchalance il tavolo.

- Ecco… lo sai che la tua fidanzatina non è più una Genin, vero?

- Suppongo di sì. È salita a grado Chunin?

Appoggio il piatto sul tavolo e afferro la sedia per lo schienale avvicinandomela e mi appresto a sedermi.

- No. Anbu.

Manco l’appoggio e finisco platealmente a terra.

Li fisso e vedo che i due bastardi si stanno mordendo le labbra per non ridermi in faccia.

- Prego!? 

Un attimo dopo la mia vista si appanna e tutto viene avvolto dalle tenebre mentre due voci mi chiamano.

(Fine punto di vista di Sasuke)

 

 

*È un incubo. Oggi non è successo ciò che è successo. È stato solo un brutto sogno*

- Non è stato un brutto sogno e tu lo sai.  

- Xellos. Che ci fai qui?  

- Credo che tu abbia bisogno di qualche spiegazione. Ma prima fatti una doccia. Credo a quando resterai in quello stato non sarai in grado di ragionare.

Era vero.

La ragazza era coperta di sangue da capo a piedi, fortunatamente non suo.

Durante la missione di quel giorno lei e il suo gruppo avevano dovuto combattere contro un gruppo di criminali di grado A, semplice formalità.

Andava tutto bene finché non era scattata la trappola e si erano rimasti circondati.

Uno dei suoi compagni era stato ucciso; invece lei se l’era cavata con parecchi graffi e gli altri due ne erano usciti parecchio feriti, ma niente di grave.

Lo scontro era andato per le lunghe. E gli altri stavano accusando la stanchezza.

Sarebbe continuato ancora per parecchio se non fosse finita col perdere il controllo uccidendoli tutti.

Non si limitò con trapassare i loro corpi da parte a parte con la katana.

L’odore del sangue riempiva le sue narici.

La inebriava.

Voleva sempre di più.

Infierì sui cadaveri.

Uno per uno, finché non vi fu un singolo centimetro della sua pelle non ricoperto dal sangue.

Neppure allora si fermò.

Continuò a colpirli, a far affondare la lama nelle loro carni fino a farli letteralmente a pezzi e solo allora riprese il controllo di stessa.

Si sentì sporca, e non solo perché era lorda di sangue.

Il suo gesto sembrava l’opera di un macellaio, di una bestia impazzita.

Ora che si trovava sotto la doccia e l’acqua aveva finalmente lavato via tutto il sangue notò una cosa che aveva visto verificarsi solo a Naruto.

Non perse tempo a rivestirsi. Afferrò l’accappatoio e se l’infilò coprendo le nudità.

- Xellos! Dimmi che diavolo mi sta succedendo!

- Calmati.

- Calmarmi un corno. Le mie ferite, guarda – e sollevò la manica dell’accappatoio mostrando la sua pelle umida e assolutamente indenne - Sono sparite.

- Perché credi che mi abbiano mandato! Su va a vestirti che arriveranno anche gli altri che mi sono preso la libertà di invitare, così ci eviteremo la fatica di ripetere il tutto. Ah! E non ti preoccupare per le trappole. Ho eliminato personalmente gli attentatori alla tua incolumità prima che potessero piazzarle. 

- …Ora ho capito. 

- Che cosa avresti capito. 

- Perché non andremo mai d’accordo noi due. (sospiro) Riesci a parlare di omicidio mantenendo quel tuo sorriso stampato sulla faccia. Non credo che ne sarei mai in grado.

 

Hinata era preoccupata. Sapeva che se i demoni li avevano chiamati non ne sarebbe uscito nulla di buono, ma tutto ciò era peggio di quello che si aspettava.

Se la tensione fosse un profumo avrebbe detto che ne era stata rovesciata un’intera boccetta, tanta ce ne era concentrata nell’aria.

Negli ultimi tempi Naruto aveva cominciato restarle accanto maggiormente ma senza essere asfissiante e talvolta uscivano assieme loro due soltanto per fare due passi, vedere un film, fare due chiacchiere in intimità o qualcos’altro di diverso dal mangiare ramen.

Stava bene con lui, ma anche se in quel momento era lì con lei, la sua presenza di non riusciva a tranquillizzarla.

Così ora lei e l’amica erano sedute sul divano in attesa che il demone cominciasse a parlare, mentre Naruto se ne stava appoggiato al muro con le braccia incrociate a discapito della sua immagine da ragazzo fin troppo vivace.

Sakura era raggomitolata appoggiando la schiena contro lo schienale.

Solo a Naruto aveva visto rigenerarsi le ferite così in fretta, e normalmente ciò era dovuto alla presenza di Kyuubi nel suo corpo.

Se ciò stava accadendo anche a lei, voleva solo stare a significare che il sangue demoniaco che scorreva in lei si stava destando e molto probabilmente a ciò era legato anche il suo comportamento bestiale durante la missione.

Non vi erano più dubbi, ma sarebbe riuscita a trattenersi? Sarebbe riuscita a non perdere il controllo e nuocere ad innocenti?

Era decisamente terrorizzata da una simile prospettiva e tremava così forte che gli altri se ne accorsero.

Persino Xellos che era in grado di indossare quel suo sorriso ebete anche nel bel mezzo di una carneficina tutto ad un tratto divenne serio.

- E così te ne sei accorta anche tu.  

- Di che state parlando!  

- Il mio sangue demoniaco… si sta… risvegliando

- COSA!?  E come fai a saperlo.

- Zitto foxy. Che così non la aiuti di certo.

- Stavo solo facendo una domanda.

- Naruto-kun ha ragione. Insomma, il quarto demoniaco è rimasto latente fino ad adesso. Perché si sta risvegliando? E perchè solo ora?

- Cosa posso dire… Tutta colpa dello Seishin no kusari (traduzione: catene dell’anime), quel bellissimo sigillo che tu e quell’altro avete sulla pancia. Diciamo che essendo le vostre anime legate, certi poteri sono messi in “condivisione”, quindi…

- …quindi anche quello stramaledettissimo marchio lo è.

- Esattamente e per qualche strana ragione sta stimolando i poteri demoniaci che risiedono in te rendendoti più aggressiva, però…

- Avanti. Parla. Però cosa…

- Mi hanno mandato perché è stato scoperto che si sta manifestando un effetto collaterale ben peggiore, e fidati, non ti piacerà per niente.

- Certo, certo. Perché secondo te la prospettiva di diventare una macchina assassina mi entusiasma tantissimo, vero?!

- Miori. Il marchio ti sta uccidendo.

Silenzio.

Erano tutti troppo stupiti per poter spiccicare una singola parola.

- Ora non ne risenti ancora, ma è solo questione di pochissimo. Lo so che ti risulta difficile, ma credimi se ti dico che mi spiace dovertelo dire così, ma se l’involucro in cui abbiamo inserito la tua porzione di anima muore, anche tu farai la stesa fine e dovrai attendere la morte di Mameha prima che possiate tornare un tutt’uno. E solo allora potrete tentare di reincarnarvi.

Sakura tacque un po’ di minuti prima di tornare a parlare a Xellos.

- E se riuscissi a sciogliere il sigillo?

- Potrebbe funzionare, ma non so come potrebbe reagire il tuo corpo. Potresti riuscire a bloccarne l’afflusso, ma non abbiamo garanzie che ciò basti a salvarti la vita.

- … … Capisco.  

Era calato un silenzio insostenibile.

Hinata si mise a piangeva disperata, seguita da Sakura che con le braccia strinse le ginocchia al petto e si lasciò ad un pianto silenzioso e Naruto, per la prima volta in vita sua non sapeva cosa dire.

Si era sentito la gola seccarsi e il cervello non riusciva a formulare una frase sensata, così fece la sola cosa che gli risultò più razionale al momento: si accasciò al suolo e rimase in silenzio.

- E Sasuke.

- Hn? 

- Che ne sarà di Sasuke.

- Non lo so. Ti giuro che non lo so proprio. Potrebbe sopravvivere come potrebbe morire. Non abbiamo mai studiato il sigillo sotto questo aspetto e quindi non ne sappiamo prevedere gli effetti.

- Mi porteresti da lui?! Vorrei… vederlo un’ultima volta.  

Non fu necessaria nessuna risposta.

Dopo un cenno di assenso, Sakura corse in camera e ne uscì con la divisa di Anbu addosso e la maschera in mano e solo un kunai con sé.

Xellos le cinge la vita, sparendo in un batter di ciglia e lasciando gli altri due ai loro pensieri.

 

 

Nello stesso istante ad Otogakure e precisamente nella base di Orochimaru, Sasuke se ne stava disteso nel suo letto.

Dopo aver perso conoscenza era stato ad una lunga sessione di esami per trovare la causa del suo svenimento, ma non avendo trovato nulla alla fine Kabuto se ne era uscito dicendo che probabilmente la causa era un forte affaticamento dovuto al troppo allenamento a qui si sottoponeva il ragazzo quotidianamente.

E quando vide la figura iridescente della sua ragazza avvicinarglisi decise che stava sognando, DOVEVA essere per forza un sogno.

Era impossibile che lei, in quella tenuta da Anbu che le risaltava le forme, senza un’arma con sé si fosse intrufolata nella loro base senza farsi scoprire.

Finì di porsi domande quando si sedette accanto a lui, gli mise le mani attorno al collo e cominciò a singhiozzare.

In tutta risposta le cinse con un braccio la vita per attirarla verso di sé.

Non seppe perché lo fece, ma guidato dall’istinto cominciò a baciarla.

- Mi dispiace…

Bacio

- così…

Bacio

- tanto…

La strinse a sé mentre lei con il viso appoggiato contro il suo petto continuava a piangere. Per un attimo giurò di sentire la sua pelle profumare di sapone grezzo.

- E per che cosa!?

- Per tutto

Era un sogno, giusto?

Quindi perché aveva la netta sensazione di stare per addormentarsi?

 

Sakura osservava il ragazzo giacere addormentato.

Voleva che Sasuke credesse di aver sognato, così con l’aiuto di Xellos aveva avvolto il proprio corpo in un glamour che avrebbe mascherato il suo corpo e la sua voce che ora suonava come un eco.

Un’illusione, per quanto potente, sarebbe stata sciolta facilmente dallo Sharingan, e non poteva permettersi di venire scoperta.

Il demone aveva poi castato un incantesimo del sonno che sarebbe stato più efficace di qualsiasi jutsu.

Ora poteva fare l’unica cosa da fare: prendere tutto il marchio maledetto e chiudere il collegamento.

Da Konoha sarebbe stato tutto molto più difficile, ma la vicinanza dei due metteva in risonanza il sigillo facilitando l’operazione.

Aveva scoperto che per attivare il marchio bastava desiderarne il funzionamento, quindi cominciò a concentrarsi ma senza risultati.

Passarono due minuti, dieci, quindici, mezz’ora, ma nulla.

Stava perdendo le speranze quando il marchio cominciò a scomporsi in uno sciame di piccole lingue di fuoco che dal collo scendevano verso il centro della spirale del sigillo e risalivano verso il suo di collo.

Era fatta.

Ora Naruto avrebbe avuto meno problemi ad affrontare Sasuke per riportarlo a casa.

Mancava il sigillo, così si incise il palmo della mano in più punti e con il sangue aveva ricoperto il sigillo del suo patner, posizionato le mani e mormorato un “release”.

Un attimo dopo il sigillo era diventato polvere.

Era soddisfatta di sé, ma non aveva fatto i conti con il marchio che una volta posizionatosi sul collo aveva inaspettatamente anticipato il suo processo ed ora la ragazza era distesa a terra con le mani attorno al esso cercando disperatamente di non urlare ma anche se avesse voluto sentiva le forze venirle meno.

Sentiva freddo, respirare le risultava difficile e ogni volta che cercava di rialzarsi finiva con ricadere.

La vista cominciava ad appannarsi.

In quella sala buia tutto ciò che riusciva ad intravedere era una figura robusta avvolta da un impermeabile arancione

 

- Garv 

 

Per un attimo si aveva rivisto un frammento del sogno precedente.

Questa volta vedeva Sakura strisciare lontano da un tizio fino a trovarsi con la schiena contro la farete.

Il tizio in qustione era un uomo dalla corporatura massiccia con addosso un impermeabile arancione ed impugnava nella mano destra una spada.

- No… ti prego… Garv… non… non farlo… ti scongiuro 

- Mi dispiace… ma non c’è altra soluzione.

L’uomo afferrò la spada con entrambe, girò la lama in modo che puntasse la ragazza e si preparò a vibrare il colpo.

A quel punto la vista si oscurò nuovamente e l’ultima cosa che sentì era il rumore di qualcosa di metallico che va a cozzare contro qualcosa di altrettanto duro.

La mattina dopo quando si alzò non trovò né macchie di sangue, né fori sospetti nelle pareti.

Si sentì solevo.

Non doveva preoccuparsi.

Perché in fondo si era trattato solo di un sogno, giusto?

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Capitolo 13
*** Rebirth ***


Angolo dell’autrice:

Angolo dell’autrice:

Niente panico. Sakura NON è morta (demoniacamente parlando non ancora).

Prima o poi farò fare un’entrata marginale di qualche mio personaggio originale (la presenza di Doc è DECISAMENTE prevista (X chi lo conosce: chi credete che abbia creato i nuovi corpi di Miori e Mameha?))

X Topomouse: Per necessità di copione a Sasuke-culo d’anatra-Uchiha il marchio non lo potevo lasciare o tutto ‘sto bordello che ho messo in piedi non avrebbe avuto senso.

X KK: Razor all’orizzonte. va bene se uso anche il tuo alter-ego demoniaco?

X Shine no Kami: Vedere per credere. Comunque sulle intenzioni di Garv ci hai azzeccato in pieno

 

Riassunto:

La situazione è critica (quando non lo è stato finora? direte voi). Il marchio di quella maledetta serpe malefica di Orochimaru sta risvegliando il quarto demoniaco presente in Miori e in contemporanea ne sta provocando la lenta e inesorabile morte.

Miori priva il ragazzo del marchio e chiude il collegamento creato dal sigillo salvando Sasuke che comincia a  risente a sua volta dei degli effetti combinati dei due suggelli.

Sfortunatamente qualcosa va storto e subito dopo il rituale il marchio accelera il suo processo mortale.

Per salvare la situazione Garv decide di intervenire.

Che cosa è successo?

Il re dei draghi ha realmente ucciso Miori o è andata diversamente?   

 

Rebirth

 

Il marchio stava agendo più in fretta del previsto.

In che quanto demoni non avevano mai fatto uso di un simile artificio non la benché minima idea su come poterlo neutralizzare.

Era una corsa contro il tempo e per salvarla non restava altra soluzione se non quella di risvegliare del tutto la parte demoniaca in lei presente rendendola una di loro. La metamorfosi sarebbe certamente riuscita lì dove loro avevano fallito.

Miori comprese ciò che le sarebbe accaduto non appena vide Garv materializzare dal nulla una spada.

Si mise a strisciare nel disperato tentativo mettere la maggior distanza tra lei, il Dark Lord e la sua spada.

- No… ti prego… Garv… non… non farlo… ti scongiuro 

- Mi dispiace… ma non c’è altra soluzione.

Il demone afferrò la spada con entrambe, la sollevò in modo che puntasse la ragazza e si preparò a vibrare il colpo.

La lama si abbatté sulla ragazza ma non incontrò le sua carne, bensì l’asta sacerdotale di Xellos che era intervenuto appena in tempo per salvare la vita della giovane.

- XELLOS! CHE DIAVOLO STAI FACENDO! NON VEDI CHE STA MORENDO!?

- Aspetta. Guarda, si è stabilizzata.

Garv si chinò sulla ragazza semi-cosciente.

Xellos aveva visto giusto.

L’avanzare delle macchie si era arrestato e pian piano stavano sparendo lasciando posto sul petto al simbolo del marchio maledetto.

Il Dark Lord tirò un sospiro di sollievo.

- Hai ragione. Mi sembra comunque deboluccia, non sembra anche a te?

- Meglio portarla via. Qui siamo troppo esposti. Ma prima…

Xellos si diresse verso il letto, tese il braccio verso Sasuke facendo apparire due simboli uguali a quelli che fino a pochi minuti prima erano presenti su collo e ventre. Con uno schiocco di dite fece scomparire le macchie di sangue e l’odore ferruginoso che impregnava l’aria.

Cose che avrebbero impressionanti chiunque non avesse avuto un minima infarinatura sull’argomento magia, ma autentici trucchi da prestigiatore di mezza tacca per loro dell’ambiente.

- Non credo che la scomparsa di quei due ghirigori sarebbe passata inosservata. Ora possiamo andarcene. Non è sicuro restare troppo a lungo o qualcuno potrebbe rilevare la nostra presenza.

Garv intanto aveva preso in braccio Miori che era troppo debole anche solo per protestare.

Non persero un attimo in più, si spostarono sul piano astrale per riapparire nell’appartamento di Konoha.

 

Era notte fonda.

Hinata e Naruto dormivano al capezzale dell’amica, mentre Xellos, stabilitosi nel soggiorno era impegnato in una conversazione con due figure incappucciate.

Una era Razor, sicario ufficiale del Clan Chaos Dragon, il personal Killer che tutti i boss mafiosi vorrebbero avere (assieme ad alcuni altri sottoposti dell’Hellmaster), nonché appartenente alla razza degli High Blue Dragon.

L’altra era Mameha, che se non fosse stato che portava i capelli lunghi fino ad appena sotto le natiche ed un discreto numero di orecchini sul padiglione auricolare, avrebbe potuto essere scambiata per Miori.

Ma se bisogna proprio essere precisi, Razor e Xellos erano intenti a discutere, Mameha era distesa sul divanetto nel disperato tentativo di schiacciare un pisolino.

- Per quanto credete che ne avremo ancora.

- Francamente NON lo so e continuerò a non capirci nulla se qualcuno non si degna di darmi qualche dettaglio in più. Capisco che la madre non voglia che si sappia troppo in giro di questa storia, ma visto che volente o nolente ci sono invischiato comunque, e dato che sono io quello che deve sempre dare spiegazioni a quei tre non mi spiacerebbe poi tanto comprendere che diavolo avete in mente voi grandi capi.

- Modera i termini Triket Priest dei miei stivali. Non ti conviene scatenare le ire dei nostri superiori. 

- Per te è facile. Hai viaggiato per gli ultimi anni con Mameha che è una veggente, quindi avrei dovuto fartela io quella domanda.  

- Tutti e due, specialmente tu demone inutile. Volete-fare-silenzio? Se non ti spiace vorrei dormire in santa pace.

Per chi non lo sapesse, Miori è delle due metà quella più calma e paziente, mentre Mameha, è quella più passionale, vivace, un tantino isterica. Tutto ciò è dovuto dal fatto che una ha il quarto demoniaco, a differenza dell’altra che invece ha il quarto draconico.

Potrebbe non dire nulla ad un profano, ma è scientificamente dimostrato che è da questo piccolo dettaglio non trascurabile che nasce la differenza tra il passare precocemente alla dentiera o tenersi i propri denti fino all’età senile.

Un’altro dettaglio da ricordare è l’assoluta intolleranza ai demoni sviluppata da Mameha che ha costretto Razor a farle da balia per gli ultimi anni (non a caso la prima e ultima volta che Xellos le è apparso davanti con il teletrasporto, si è ritrovato a fare uno ad uno tutti i muri di un intero isolato).

- Mameha-san. Tutto ciò non è ingiusta da parte tua. Ho impedito a Garv di effettuare il rituale nelle vicinanze del ragazzo, che nel caso contrario ora sarebbe ridotto a pulviscolo cosmico.

- … mmm… Forse hai ragione.

- *Forse?*

- Esatto, forse. E ora, se non vi dispiace, vorrei dormire. Domani sarà una giornata molto impegnativa.

Mameha si accucciò sul divano tirandosi sulle spalle la coperta.

I due si fissarono per un attimo.

Mameha si rimise in posizione seduta.

- Beh? Che ci fate ancora qui?

 

Miori aveva dormito praticamente tutta la mattinata, come poté praticamente constatare notando che gli altri due erano già usciti.

In mancanza di missioni decise che si meritava una giornata di ozio assoluto.

*Al diavolo la dieta.

Giuro che oggi mi abbuffo con tutte le schifezze che trovo in cucina.

O magari potrei passare in pasticceria a prendere qualche fetta di quella torta al cioccolato…

O quella con panna e fragole che piace tanto ad Hinata… ah! Anche quella alla frutta, che magari per una volta Naruto si decide a mangiare qualcosa di diverso dal suo Ramen!* 

I suoi pensieri vennero dirottati da un biglietto sul tavolo di cucina. 

 

“ Cara Sakura,

abbiamo avvisato noi la Godaime sulla tua indisposizione.

Ufficialmente sei a letto con 38 di febbre, quindi per oggi niente scampagnate.

Il pranzo è già pronto, dovrai solo riscaldarlo.

Ci vediamo stasera.

Vedi di non mancare.

Naruto e Hinata

 

*Perfetto. Niente torta*

- Un po’ tardi per fare colazione. Non trovi Miori?

- Mameha?! Razor?! E voi da dove spuntate?!

- Siamo arrivati ieri sera e per la cronaca sappi che quei divani sono terribilmente scomodi.

- Davvero? Aspetta un attimo. E ora che centrano i miei divani. Sputa il rospo. Perché sei qui?

- Cattiva. Credevo che saresti stata contenta di rivedermi.

- Non cambiare discorso.

- Vediamo come posso spiegarti tutto. Come veggente ho visto il casino che stavi per combinare e per pararti il culo ha viaggiato a rotta di collo sulla schiena di questo lucertolone…

- Ehi!

- Zitto tu… perché non può teletrasportarsi senza farsi cattare. Perché? Ah, giusto, perché per una volta vorrei che EVITASSI DI FARE STRONZATE!!! GUARDA UN PO’ CHE CAZZO HAI COMBINATO. SPIEGAMI COSA PENSAVI DI FARE PRENDENDO QUEL FOTTUTISSIMO MARCHIO!!!

- Con permesso Mameha, ti conviene abbassare la voce. credo che quelli dell’altro quartiere non ti abbiano sentito.

- Ho capito. Tu invece, spiegamelo. Forza spiegami cosa pensavi di guadagnarci.

- Volevo solo aiutare Naruto. Ma non potevo prevedere che Garv avrebbe tentato di demonizzarmi.

Lo sai bene che con il marchio Sasuke è molto più potente.

- Perché? Senza è debole? Hai presente quanto è migliorato?

- Anch’io se per quello.

- Sii realista. Credi che anche senza marchio non sia in grado di batterelo? E poi che tu facessi il rituale o meno ti avrebbero demonizzata lo stesso. La nostra vita è troppo importante perché ci facciano schiattare anzitempo.

- E perché di grazia?

- Sono veggente non onnisciente. E poi a questo punto demonizzazione per demonizzazione, tanto vale offrire i propri servigi per qualcosa in cambio.

Miori tacque.

Mameha aveva ragione ed entrambe lo sapevano perfettamente.

-Scolta un po’. Io avrei fame. Andiamo a prenderci qualcosa?

Prima ancora che l’altra potesse ribattere Mameha aveva fatto assumere ad entrambe le sembianze di due gemelline di otto anni una bambina con i capelli neri tendenti al blu, un po’ come quelli di Razor che si ritrovò con il portafoglio di Miori in mano.

- Prima colazione e poi cospirazione. Grandi progetti ci attendono

- Ma…

- Forza paparino. Se ci accompagni ti offriamo qualcosa

Dopo quasi 24 ore di digiuno lo stomaco del drago si prese l’iniziativa di rispose per lui.

- Se la mettete così…

 

Naruto e Hinata erano rientrati quando trovarono la casa un po’… diversa.

I salotto dell’appartamento era stato invaso da candele che ricoprivano ogni superficie non a rischio d’incendio.

Tavoli e divani erano stati spostati contro le pareti mentre un distesa di cuscini era stata predisposta per terra dove le due metà erano belle distese, ad eccezione di un’area circolare dove erano impilate cartine d’ogni tipo, penne e un buon assortimento di dolci, pizzette, patatine e vivande per ogni tipo .

Razor invece di buttarsi a pancia in giù su quella sofficissima coltre aveva semplicemente prelevato due giganteschi cuscini in piuma d’oca che aveva posizionato contro la parete a mo’ di sdraio, con alla sua destra una pila di lattine di sakè e birra, alla sua destra una ciotola di salsicce con panini e un vasto campionario di salse, salsine e mostarde.

Mezz’ora dopo erano tutti e cinque intenti a masticare qualcosa (Naruto si era letteralmente fiondato in cucina dopo aver tradotto un “Cucina…ramen”).

A stomaco pieno avrebbero potuto ragionare.

Ormai Miori aveva una scadenza datata sette giorni.

Sarebbero riusciti in così poco tempo ad organizzare la più grande messinscena della storia?!

 

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Capitolo 14
*** The show must go on… quando l’idiozia dilaga ***


- Se mi permettete, avremmo già provveduto ad impedire che la serpe malefica, in caso che scopra il nostro trucchetto, imponga un’altra volta il marchio sul ragazzo

Angolo dell’autrice

In questo capitolo mi sono presa la libertà di fare qualche scenetta demenziale, ma con certi personaggi non si può agire troppo diversamente. Con loro non si può restare troppo seri.

Perdonatemi se mi scappa qualche errore. È 1.30 passata ma muoio dalla voglia di pubblicare questo capitolo.

Piccolo profilo di uno dei miei personaggi personali.

Docrates Hazel (alias Doc): Elfo di 2500 anni, occhi e capelli nocciola, cervello con un QI da fare invidia a Shikamaru.

I suoi genitori avrebbero voluto che diventasse ì un grande filosofo. La loro rovina fu regalargli il piccolo chimico.

Votato all’alchimia, la sua specialità sono le armi tecnologiche. Più fanno male e più è contento.

Come aveva imparato Naruto, ma toccare le sue invenzioni, criticarle, o peggio, rubargli i progetti come un gruppetto di suoi simili. In un'altra dimensione (leggere capitolo 15 di D&Co.) quelli di Roswel stanno studiando ancora i loro resti.

X Topomouse: Hai per caso letto il mio capitolo speciale delle Avventure al limite della follia di KK “Uccelli spennati”? potrai vedere il mitico Doc in azione tra un paio di capitoli lo vedremo.

X ghilarza92: Aspettavo la conclusione di questa prima parte per procedere al Flash back, quindi non dovrai aspettare molto.

X Shine no Kami: il Sasuke-culo d’anatra- Uchiha nasce da un profondissimo studio basato sul confronto tra la sagoma del suo taglio di capelli e la Silhouette del deretano piumato d’anatra. Facendo un attento confronto potrai notare che non vi è alcuna differenza.

 

Riassunto.

Per ora Miori è salva ma le restano solo sette giorni di vita.

Fa il suo ingresso in scena Mameha che la convince a sfruttare il rituale di demonizzazione a suo vantaggio.

Ora demoni, draghi umani (ed elfi) hanno unito le loro forze per inscenare la più grande truffa della storia.

Cosa hanno organizzato?

In un capitolo dove la demenzialità irrompe nella scena…

 

The show must go on… quando l’idiozia dilaga

 

Mancava poco al sorgere del sole e Sasuke, Kabuto e Tayuya saltavano d’albero ad albero.

Rapide e silenziose come bambini che cercano di fuggire prima che il genitore scopra la loro marachella.

E così diverse ore prima dell’alba i tre avevano abbandonato la base.

Dopo quell’incubo così realistico Sasuke voleva assolutamente fare ritorno a Konoha per assicurarsi che tutto andasse bene.

Kabuto e Tayuya lo avevano seguito perché semplicemente non avevano la benché minima intenzione di venire coinvolti in quella manovra suicida che li avrebbe visti contro un’organizzazione forte come l’Akatsuki.

Tra l’altro, l’unica ragione per cui non avevano ancora raggiunto il confine del paese del fuoco era perché Kabuto aveva persuaso Sasuke a non effettuare una trasferta immediata, ma di procedere per vie un po’ più nascoste ma anche più sicure.

Era da due mesi che ci lavoravano sopra.

Non era stato facile convincere la Godaime, ma con l’aiuto di Kakashi aveva offerto informazioni preziose sul villaggio del suono in cambio di un rientro in patri senza finire dritti sul patibolo.

E ora i tempi erano maturi per un ritorno a casa.

 

 

Mancavano sei giorni a quello definitivo e l’appartamento erano ridotto ad un campo profughi dove nelle ore notturne c’era un viavai continuo di varie creature, tra umani, demoni, draghi ed elfi.

Nel giro di 24 ore era stato già scritta una bozza della tabella di marcia da seguire.

Nonostante tutto le discussioni non venivano a mancare.

L’ospite attuale era TenTen che stava affogando i suoi dispiaceri in una vaschetta di gelato alla fragola gentilmente offerta dalle padrone di casa.

- Perché… sob… perché non capisce che anch’io ho la mia vita… S-sob… gli uomini. Perché sono tutti così insensibili

- Tesoro, vedrai che presto o tardi lo capirà

Per chi non lo avesse capito NON si stava riferendo a Neji anche se il poverino si è trovato suo malgrado coinvolto.

Come?

Avere per madre esperta nell’arte dello spionaggio può rivelarsi molto utile, o almeno finché non accade che il marito scova il servizio fotografico in notturno dei baci sottocasa della figlia (causa principale del problema) e comincia a sfidare il fidanzato (perdendo praticamente sempre) perché non lo reputa adatto alla sua “bambina”.   

Se la cosa non andasse avanti da dieci settimane la si potrebbe anche trovare comica.

Solo dopo aver gustato la sua buona dose di gelato la maestra d’armi si sentì abbastanza confortata da andare a fermare i due contendenti (da quello che aveva capito Neji stava combattendo con suo padre per avere il permesso di uscire con lei).

Ed ora che se ne era andata Hinata era libera di recuperare il taccuino con il progetto che puntualmente veniva gettato a velocità Mack 3 sotto il divano.

La discussione riprese animatamente: diamo la parola a Naruto.

- eravamo rimasti al marchio, giusto? – gli altri annuirono- Bene, ora, non per dubitare delle vostre risorse, ma non sarebbe il caso di assicurarci che Oro non posa più imporrlo?

Mameha, Miori, Razor --- Già fatto!!!

 

Otogakure, cucina del covo di Orochimaru.

La base era stata in un certo senso evacuata non appena la cosiddetta serpe malefica aveva accennato alla sua intenzione dimettersi ai fornelli.

Tayuya, Kabuto e Sasuke mancavano già da prima dell’alba e nessuno sembrava saper dove fossero finiti.

Data la accidentale dipartita del cuoco e data la sua totale inefficienza nel preparare qualcosa che si potesse anche solo definire commestibile, Orochimaru stava cercando stava cercando qualcosa di già pronto.

Dopo aver ridotto per l’ennesima volta carbone puro il suo pranzo (questa volta era toccata a quella che mezz’ora prima poteva definirsi una bistecca), ora stava cercando qualche succulenta vivanda che non necessitasse una qualche forma di cottura.

E fu solo dopo un’attenta ricerca che la vide.

Lì, sul tavolo, un mela, ma non una mela qualunque.

Rossa, lucida come uno specchio, grossa, che sembrava urlargli “Addentami. Ho la polpa polposa. Che aspetti? Mangiami!”

Si chiedeva come una simile meraviglia avesse fatto a sfuggire alla sua attenta vista da predatore, ma in fondo, a lui non gliene importava poi tanto.

L’afferrò, allargò la ganasce e…

…e da allora Orochimaru portò la dentiera.

 

Razor si stava fregando le mani sghignazzando

- La settimana scorsa mi sono infiltrato nelle loro cucine e ho piazzato personalmente quella mela finta

- Grande. E di cosa era fatta.

- Marmo credo. Docrates le usa spesso per i suoi esperimenti sulle armi.

- Docrates?

- Docrates Hazel, meglio conosciuto come Doc. Hai presente quella mente malata di un elfo che ieri sera ci ha aggiustato il televisore?

- Se me lo ricordo? Stava per staccarti la mano a morsi quando hai toccato i cavi scoperti…

Miori intanto depennò dalla lista il problema “Serpe malefica”

Ora si passò alla questione 2

- Come posso finire demonizzata senza dover nascondere la cosa al villaggio, ai miei amici e finire esiliata a vita?

Per questo ci pensò personalmente Garv

 

Lady Tsunade era come al solito barricata nel suo ufficio teoricamente impegnata a leggere i rapporti delle missioni, richieste d’aiuto e scartoffie varie.

Difatti aveva trascorso l’intera nottata ad esaminare tutti i fascicoli impilati sulla cattedra si era addormentata stringendo in mano una bottiglietta del suo amato saké.

Il re demone-drago si era appostato vicino al davanzale dopo aver spalancato la finestra.

Come previsto l’aria frizzante del mattino stava svegliando la donna, che scattò in posizione di difesa notando l’intruso.

- Calma, calma. Non sono qui come nemico, bensì come alleato.

- Alleato? – la Godaime aggrottò le sopracciglia – Perché!?  

- Mi piace questo villaggio. Sarebbe un peccato che uno stupido rettile lo cancelli per capriccio. 

- Si sta riferendo ad Orochimaru!?

- In effetti mi stavo riferendo proprio a lui. Ma ora si sieda e per favore, mi dia del tu.

Garv si accomodò su una sedia e Tsunade decise di fare lo stesso, se non altro per rispetto a quel povero folle che si era infiltrato nel suo ufficio senza un’arma appresso.

Il povero folle per tutta risposta cominciò a far levitare in circolo alcuni globi di fuoco facendo capire chiaramente che se avesse tentato strani scherzi avrebbe trovato pane per i suoi denti.

Tsunade era impressionata, ma cercò di non darlo a vedere.

Era chiaro come il sole che non era un essere umano.

Ed era altrettanto chiaro che se avesse voluto farle del male lo avrebbe fatto da un pezzo.

Chiunque fosse l’uomo che le sedeva difronte non aveva cattive intenzioni, o così sembrava.

Quindi, in fin dei conti quella di una tranquilla trattativa era decisamente la strada migliore da intraprendere.  

- Dove eravamo rimasti!?

- Eravamo arrivati ad Orochimaru.

- Giusto. Stavo dicendo che il nostro caro Orochimaru sta progettando di attaccare Konoha. Io e quelli della mia razza apprezziamo il posto, la sua gente, in particolar modo la cultura alimentare di voi umani. E come già detto sarebbe un peccato se tutto venisse ridotto ad un rudere. In cambio chiedo solo di prendere sotto la mia ala uno dei vostri ninja e renderlo mio sottoposto. Uno scambio molto vantaggioso, non crede anche lei lady Tsunade?

- E io invece vorrei giustamente sapere cosa ti fa pensare che accetteremo un’alleanza con voi

- Per ora niente, ma chissà cosa può riservare il futuro. In fondo il fato sa essere molto imprevedibile. Bene, è ora che vada. Mi aspettano per colazione e non vorrei farli attendere troppo. Mi tratterrò per due giorni.

Garv si alzò per lasciare l’ufficiò.

Sull’uscio Tsunade lo fermò.

- Perdona la mia curiosità. Ma tu cosa diavolo sei!? Da come parli affermi di non essere umano.

Il Dark Lord si fece sfuggire un ghigno divertito.

- Demoni.

Poi si chiuse la porta alle spalle.

 

Era giunto il momento di usare l’arma della persuasione.

Niente pericolo reale, niente alleanza.

Tanto valeva sparpagliare vicino al confine del Paese del Fuoco un po’ dei “Cadaveri delle grandi occasioni”.

Sotto previsione di Dolphin avevano messo sotto stasi dei cadaveri di ninja rimasti uccisi in missione di spionaggio ad Otogakure, e non essendone stati ritrovati i corpi, la loro scomparsa era stata archiviata come casi di dispersi o prigionieri di guerra.

Sotto effetto della stasi i corpi non avevano subito i processi di decomposizione, salvo poche eccezioni, quindi era impossibile che scoprissero che la loro morte risaliva a diversi mesi prima.

Così facendo in modo che fossero ritrovati l’Hokage avrebbero creduto in un affettiva avanzata dell’esercito di Orochimaru, o avrebbe se non altro sospettato che il Sennin le stesse facendo un brutto tiro.

Il giorno dopo all’ora di cena Garv aveva davanti il trattato d’alleanza.

Era praticamente fatta.

 

 

Cinque giorni erano trascorsi.

Miori ora era troppo stanca per mettere piede fuori di casa e gli altri non potendo farsi vedere troppo in giro senza attirare l’attenzione se ne stavano barricati in casa immersi nell’inerzia totale, così l’atmosfera cambiava saltuariamente da malinconica a briosa.

Tsunade aveva acconsentito alla condizione posta da Garv, ma ancora ignorava che due giorni più tardi avrebbe assistito al processo di demonizzazione della sua stessa apprendista.

Il rituale si sarebbe svolto per via ufficiale il settimo giorno, e per ogni evenienza avevano deciso di impedire interferenze senza dover spremere i loro poteri, che di fatto avrebbero potuto essere sfruttati per eventuali emergenze.

Di questo si sarebbe occupato Doc con le sue invenzioni.

 

- Davvero dite che 100000 volt è un po’ eccessivo? Se volete  posso regolare il miei dispositivi in modo che la barriera elettrica non faccia troppe vittime.

- Fa un po’ te, tanto basta che Kakashi-sensei sfodera il detta Raikiri ((taglio del fulmine) versione potenziata del Chidori (mille falchi) in grado di tagliare i fulmini).

- Peccato

- Uu. Chissà se reggeranno.

- R-reggere? Vuoi forse dire che le mie invenzioni… le mia bambine… potrebbero finire distrutte?

- Può darsi.

Doc premette un pulsante del suo orologio e dal nulla si materializzò una cappella in stile gotico.

Xellos in tenuta da prete si guardava intorno cercando di capire come fosse finito lì.

Doc gli si avvicinò e si mise genuflesso.

- Perdonami padre perché ho peccato…

Dall’altra parte della sala gli altri erano occupati in una partita di Poker.

Da tempo avevano smesso di porsi domande sull’elfo.

Troppo stress.

 

 

La sera del settimo giorno era giunta.

Konoha era stata addobbata a festa in brevissimo tempo, cosa che era costata immensa fatica alle ditte incaricate per l’evento, ma alla fine l’effetto era comunque gradevole.

Per il ricevimento speciale era stata spolverata fino all’ultima asse di legno una delle ali del quartiere degli Hyuga normalmente impiegata a simili funzioni importanti.   

Tutti i ninja vi avevano preso parte, che fossero Genin, Chunin, Jonin o Anbu.

Tutti almeno per quella sera avevano appeso al chiodo la loro uniforme con la sola conseguenza che in un primo momento ragazzi e ragazze scrutavano i componenti del sesso opposto come se si trattassero di razze di animali in via d’estinzione.

Poi si misero a festeggiare tutti saccheggiando chi più (ogni riferimento è del tutto casuale) chi meno il buffet, ballando al ritmo sfrenato della musica e prosciugando le riserve alcoliche.

Anche Naruto aveva miracolosamente abbandonato la sua fida tuta arancione per un abbigliamento più casual e ora stava cercando il suo sensei in cerca di consigli su come dichiarasi ad un certa Hyuga.

La sala era troppo affollata e il Jonin dalla chioma argentata sembrava proprio non volersi far scovare, così afferrò per la collottola Kiba, che tra i suoi amici era l’unico a portata di mano.

- Che cavolo vuoi Naruto. Non vedi che sono occupato

- Occupato, neh?

- Sì, occupato, non vedi che sto parlando con questa ragazza?

- Ho capito, ti lascio solo, ma prima sapresti dirmi dive posso trovare Kakashi-sensei? Non riesco a trovarlo da nessuna parte.

- Quindi non lo hai ancora saputo

- Saputo che cosa?

- Vedi, Kakashi è andato ad accogliere una certa nostra veccia conoscenza…

Kiba vede distintamente che l’altro non ci sta capendo nulla.

- Naruto. Mi sto riferendo a Sasuke

Se non fosse contro le leggi della termodinamica Kiba avrebbe giurato che l’amico fosse diventato per una statua di ghiaccio per una frazione di secondo.

Non si soffermò sopra tanto perché lo vide volatilizzarsi un attimo dopo.  

 

Miori se ne stava seduta su una sedia. Indossava lo stesso vestito corto che aveva portato l’ultima sera che Sasuke era rimasto al villaggio quattro mesi prima.

Poco distanti Razor e Garv erano impegnati in una gara di bevute osservati da tutta l’allegra brigata e gli altri Dark Lord che erano rimasti in zona gara in attesa del momento propizio, quando videro un biondino sospetto che dall’altro lato della sala sbracciarsi come un forsennato per attirare la sua attenzione.

Si mossero per un impeto di pietà.

- Ragazzino, cosa pensavi di fare. Volevi forse di slogarsi le spalle?

- Abbiamo un grosso problema. Sasuke è tornato. Non è qui alla festa ma Kakashi-sensei è all’ingresso del villaggio per accoglierlo.

La cosa non era stata prevista da nessuno di loro.

Miori ora come ora si preoccupava più di non farsi vedere da lui venir demonizzata che da tutti gli altri.

- Garv. Che facciamo.

- Anticipiamo il rituale, non c’è altra soluzione.

- Doc, ha predisposto tutto?

- Sì capo. Tutto a posto.

- Benissimo. Tu sei pronta?

- Fa forse qualche differenza?

- Direi di no (sussurrato). Tutti ai vostri posti che si comincia.

- M-Miori.

Hinata stava singhiozzando.

- Vi prego. Andate via.

- Come?

- Non voglio che assistiate al rito. Andate… e se vi capita di incrociarli tratteneteli.

La sua voce era ridotta a poco più di un sussurro.

Che fosse avvenuta in un modo o nell’altro sarebbe morta, anche se pochi secondi, ma sarebbe morta.

Aveva una fottuta paura e glielo si leggeva negli occhi.

Averli accanto non l’avrebbe aiutata a calmarsi, ma sapere che non sarebbero stati presenti sarebbe significato un peso in meno sulla coscienza.

Quando i due umani ebbero lasciato la sala, il Dark Lord prese un bicchiere e cominciò a battere il vetro con un cucchiaino per attirare l’attenzione della folla che solo dopo un po’ tacque.

Attorno a lui si era formato un cerchio

- Grazie. Grazie a tutti voi per essere qui presenti. È un onore per me stringere un trattato di alleanza con il vostro villaggio. Non potete immaginare quanto questo mi renda felice. Demoni ed umani. Due razze così diverse unite in un’unica potenza per il bene futuro di entrambi. Un brindisi a questa alleanza.

In mezzo alla folla due ragazzi applaudirono e ben presto il resto dei presenti.

- Ed ora, per suggellare definitivamente il patto, prendo ciò che mi spetta di diritto.

Due uomini e due donne uscirono dalla calca per andare a formare un cerchio a loro volta.

La godaime si sentì stringere il cuore quando vide un ragazzo dai lunghi capelli color acquamarina emergere anch’esso dalla folla con in braccio non una ragazza qualsiasi, ma la sua apprendista, mentre non visti da nessuno, i cinque Dark Lord lasciarono scivolare alle loro spalle piccole sfere metalliche collegate tra loro da un piccolo legame elettrico

Non riusciva a reggersi in piedi così si accasciò al suolo.

Pallida, madida di sudore e con il respiro appena percepibile sembrava ancor più fragile.

Volti di pietà e apprensione in una folla mormorante.

Un volto paterno quello del suo aguzzino che impugnava la sua spada.

- Perdonami

- Tranquillo. Non hai nessuna colpa di tutto ciò.

Chiuse gli occhi e trattenne il respiro mentre la lama si abbatté inesorabile su di lei.

Urla disperate mentre il sapore ferruginoso del sangue si faceva più forte in bocca e la sua carne bruciava.

I suoi sensi mutavano con il suo fisico non più umano.

Le urla si facevano sempre più acute mentre sentiva l’energia demoniaca del suo master avvolgerla come in una coperta soffice, ma quella energia era troppa, rischiava di rinascere instabile.

Prima che il processo terminasse aveva preso e separato dal corpo la componente demoniaca in eccesso e prese a plasmare quella massa d’energia.

Gli diede la forma di un’asta nera ornata da rune scarlatte e un’estremità da cui partiva un lunghissimo nastro bordeaux decorata con due ali demoniache.

Non le importava come lo sapeva, lo fece e basta.

Aprì gli occhi e cominciò ad osservarsi dal basso risalendo verso l’alto.

I piedi erano scalzi con numerose e portava diverse cavigliere in oro.

Indossava un abito cinese nero lungo fino alle caviglie e con due profondi spacchi laterali e un drago cinese ricamato in fili dorati.

Fece apparire uno specchio per vedere il suo riflesso. Neanche questa volta si curò di come ci fosse riuscita, voleva solo vedere cosa era diventata.

Lineamenti del volto più maturi, fisicamente più alta e formosa di prima ma non troppo.

Da ragazzina a donna.

I capelli erano cresciuti fino a mezzacoscia e avevano abbandonato l’inconfondibile rosa confetto per varie sfumature di rosso e gli occhi di giada di cui andava tanto fiera avevano ora il colore caldo dell’ambra.

E con sommo orrore vide che non solo le sue orecchie erano più allungate, anche più di quelle degli elfi, ma anche che il marchio maledetto e il tatuaggio da Anbu erano spariti lasciando posto a simboli neri simili ad arabeschi sulle guance e sui lati esterni di gambe e braccia. 

 

Garv le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla facendola sussultare.

- Ben venuta a bordo… Miori Chaos Dragon.

 

 

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Capitolo 15
*** A new life has come! ***


Quando gli amanti col favore delle tenebre si riuniranno

Angolo dell’autrice.

E con il prossimo capitolo comincio veramente il Flash Back su quanto accaduto 12000 anni fa.

Con l’apparizione della componente femminile del terzo Parin ufficiale verranno gettate delle basi di collegamento con altre due storie attualmente in corso.

(Piccolo spoiler)

E se la casata Uchiha di Konoha NON fosse quella principale, ma quella cadetta? E se arrivasse una ragazza della VERA casata principale come la prenderebbero i due Cadetti? :lol:

X KK: aspetta la fine del Flash Back e vedrai cosa gli faccio fare.

X Lord Martiya: Se ti stupisci ora vedrai dopo cosa combinerà il mio elfetto schizzato.

X Amber: Se ti piace ora, sono sicura che apprezzerai molto la versione definitiva, poi dimmi quale delle due preferisci.

X ghilarza92: Ti sfugge e continuerà a sfuggirti per un po’.

X Shine no Kami: VOGLIO vedere quell’immagine. Come vedrai, Sasuke NON ha assisitito alla scena e continuerà ad ignorare un po’ di cosucce ancora per un po’.

 

A new life has come!

 

Finalmente a casa.

Quasi tre anni da quando lo aveva abbandonato e ora vi faceva ufficialmente ritorno.

Mesi erano passati da quando quella notte l’aveva lasciata supina nel letto e ora voleva assicurarsi che quello di una settimana prima fosse stato solo un brutto sogno.

Non poteva dire di essere stato abbracciato dal suo vecchio sensei, ma Kakashi non si rivelò né gioviale (cosa che comunque non era da lui) né freddo, ma si limitò ai classici convenevoli sul “Come stai”, “andato bene il viaggio…” e via discorrendo.

Quando poi accennò a certe vecchie conoscenze che morivano dalla voglia di rivederlo, l’uomo lasciò trasparire un non so ché di malizioso che a Sasuke fece venire il sospetto che qualcuno si fosse lasciato sfuggire qualcosa di troppo. 

Pazienza.

Prima o poi avrebbe dovuto vedersela con i pettegolezzi, quindi tanto valeva farci l’abitudine sin da ora.

Voleva vederla il prima possibile, ma non le si poteva certo presentare davanti con gli abiti logori e un odore non propriamente piacevole.

Così si congedò dagli altri tre per passare a casa a farsi una doccia veloce cambiarsi prima di raggiungere gli altri alla festa.

Forse furono le sagome delle case.

Forse i pensieri in cui era immerso.

O forse la lontananza.

Sta di fatto che nessuno dei tre si accorse della colonna di fuoco che dal quartiere degli Hyuga si innalzò verso il cielo.

 

 

Era avvenuto tutto così in fretta.

Erano a malapena riusciti ad uscire in strada.

Garv aveva parlato a voce molto alta perché il suo discorso si sentì anche lì dove erano loro.

Prima gli applausi, poi le urla degli ospiti, infine una colonna di fuoco che si innalzava verso il cielo.

Proprio non si aspettavano che accadesse una cosa del genere e ne rimasero spaventati a morte.

Hinata in preda al panico si gettò tra le braccia del ragazzo facendolo sbilanciare. Naruto era stato colto alla sprovvista e per riflesso aveva afferrato la ragazza nel tentativo di non cadere, con l’unico risultato di far capitombolare entrambi.

Rimasero alcuni minuti in quella posizione osservando la colonna di fuoco, poi quando la videro scemare si rimisero in piedi e ritornarono in casa per assicurarsi che l’amica fosse in buone condizioni.

Corsero spintonando cercando di farsi largo tra la folla, ma l’ammassare di gente era troppo concentrato perché riuscissero a passare.

In mezzo alla sala c’erano i Dark Lord formavano un cerchio per contenere al colonna di fuoco che altrimenti avrebbe incenerito tutti i presenti. Alcuni metri più indietro i vari General e Priest formava un cerchio minore mentre i sottoposti minori erano sparpagliati per coprire la zona.

Sopra le loro teste c’era un gran bel buco nel soffitto.

Razor e Valgarv sostenevano un massiccio pezzo di legno ardente che doveva essersi staccato dal soffitto. Dovevano essersi trovati abbastanza vicino da riuscire a prenderlo al volo prima che cadesse sulla calca fin troppo gremita perché riuscissero tutti a scansarsi in tempo.

Da sopra le teste dei presenti spiccava una strana asta nera e tutto ciò che riuscirono ad intravedere fu una figura ignuda risplendere di luce propria con lunghi capelli rilucenti di varie sfumature di rosso e arancione come se fossero di fuoco essi stessi.

Da sotto la zazzera spuntavano orecchie dalla forma allungata, della stessa forma di quelle dell’elfo ma più lunghe.

La luce irradiata dal corpo si affievolì fino a darle la stessa carnagione nivea, mentre alcune fiammelle residue avvolgevano la carne prendendo forma di un lungo abito nero cinese smanicato.

Il rituale era concluso.

 

- Ben venuta a bordo… Miori Chaos Dragon.

Poche parole in grado di fare il un certo effetto.

Inquietudine? Tensione? Paura?

Non sapeva come definire il suo stato d’animo ridotto ad un mix di sensazioni tutte poco piacevoli.

Ci mise un buon momento per ricordare che i mazoku sono creature empatiche, quindi ciò che sentiva era l’insieme delle sensazioni provate dai presenti.

*Inquietudine, paura, curiosità, disgusto, sollievo misto a preoccupazione… SOLLIEVO MISTO A PREOCCUPAZIONE?

Devono essere Naruto e Hinata *

Si alzò in punta di piedi pere cercarli ma la sua vista era ostacolata dallo specchio e dal resto della folla che la osservava.

*Ed ora come diavolo faccio a farlo sparire questo specchio del cavolo?*

*Prova ad immaginare di aprire una faglia nello spazio e ad infilarcelo dentro*

*Valgarv?!*

*Il solo ed unico! Su, provaci. È così che facciamo apparire le nostre armi. Che credevi, che le creassimo sul momento?*

Miori seguì il consiglio, senza riuscirci, e toccò al neo-collega farlo sparire al suo.

*Visto come si fa!?*

Sulla tempia della priestess una venuzza (anime style) cominciò a pulsare.

*Se qualcuno di voi si fosse preso la briga di spiegarmi dettagliatamente il funzionamento dei vostri poteri, forse non avrei avuto tutti ‘sti problemi*

* Non vorrei interrompere la vostra discussione, ma la gente ti sta fissando in modo strano. ricorda che a parte i tuoi due amichetti nessun altro è a conoscenza delle nostre abilità telepatiche*

**Sì master**

Garv come Master prese le redini in mano e riprese il discorso dove era stato interrotto.

- Come avevamo accordato, domani all’alba lasceremo il villaggio e con me porterò questa giovane che da ora prenderò sotto custodia per la durata di alcuni mesi. Finito il periodo di servizio potrà fare ritorno a casa, come umana ovviamente. Ciò significa anche che perderà i poteri per ora acquisiti e potrà riprendere la sua vita di tutti i giorni. 

La folla cominciò a vociferare interrotta dalla voce tonante della Godaime.

- Come sarebbe a dire “come umana”. Cosa significa! Che cosa le avete fatto. 

Tra i demoni di alto lignaggio si diffuse un risolino di scherno.

- *Povera illusa.* Beh, credeva davvero che mio fratello avrebbe preso sotto la sua ala un’umana?

Borbottii di protesta si diffusero tra gli umani. Il fatto che avesse enfatizzato in quel modo sulla loro natura non era piaciuto proprio a nessuno.

Se non fosse che avrebbero potuto scatenare una guerra, in molti sarebbero passati ai fatti pratici per insegnare un po’ di educazione a quello che ai loro occhi sembrava un ragazzino, ignorando che avrebbero dovuto vedersela con quello che dopo il suo creatore era l’indiscusso demone più potente di quella dimensione.

- * Lady Tsunade-sama*

- Vede - Garv riprese il discorso nel tentativo di riparare ai danni del fratello - I nostri diretti sottoposti devono affrontare pericoli che voi umani potete solo immaginare. Questo vuol dire che un essere umano, con le sue semplici capacità, non saprebbe uscirne vivo. Per questo ho dovuto temporaneamente demonizzare la vostra apprendista, che come tutti sanno spicca tra le sue coetanee, per darle una maggiore possibilità di far ritorno viva a casa.     

- Per quanto tempo.

- Questo non dipende da me. La nostra Priestess è impegnata in una missione molto impegnativa. Quando farà ritorno non lo sappiamo neppure noi. La ragazza farà ritorno al suo villaggio tra meno di un anno, questo posso assicuraglielo. Non le verrà tolto un capello. *non da noi almeno* Ha la mia parola di demone e capo del Clan Chaos Dragon.

Il discorso era terminato e tutti erano rimasti a bocca aperta.

Poi si diffuse un fastidioso brusio di sottofondo che la Godaime zittì con la sua voce tonante.

La donna chiaramente non si fidava pienamente dei demoni, ma non poteva permettersi di far trapelare nessuno voce sul quanto successo.

Se gli altri villaggi fossero venuti a conoscenza dell’alleanza con i demoni, avrebbero potuto allearsi a loro volta contro il paese del fuoco, scatenando una corsa agli armamenti.

La guerra sarebbe stata inevitabile, e loro non potevano permettersi di correre questo  rischio.

Di comune accordo con i Dark Lord, venne promulgata seduta stante una legge che vietava categoricamente a tutti i presenti di fare parola ad esterni di quanto successo quella serata, compresi i giovani che da lì a breve sarebbero diventati Genin.

Solo i ninja presenti erano al corrente su quanto accaduto.

Duri provvedimenti sarebbero stati presi per i trasgressori.

Era stata pertanto decisa una versione ufficiale per giustificare lo stato malridotto dell’abitazione che alla luce del giorno non sarebbe passato inosservato.

In pratica: qualcuno si era ubriacato e aveva colpito una collega non esattamente sobria che gli altri ospiti stavano tentando di convincere (senza successo ovviamente) a non eseguire una potentissima tecnica elementare del fuoco e nell’impatto si era trovata costretta a puntare verso l’alto per evitare di arrostire qualcuno.

Il contraente (alias: Garv) era rimasto talmente impressionato per la potenza del colpo da prendere la ragazza sotto la sua ala e sottoporla ad un addestramento speciale.

Sul fatto che a lanciare il colpo dovesse essere Sakura non c’erano stati dubbi; era decidere chi dovesse beccarsi ufficiosamente la colpa che aveva suscitato qualche dibattito. Alla fine fu scelto Lee che era stato precedentemente narcotizzato.

Una locanda demolita era più che sufficiente.

 

 

Avevano lasciato la sala avvolti in mantelli che nascondevano la loro figura.

Dietro di loro Naruto e Hinata camminavano tenendosi per mano.

Se solo non fosse che sapevano la verità ci sarebbero cascati anche loro due, ma con che coraggio avrebbero potuto dire come stavano di fatto le cose?

Come potevano dire a tutti che il processo era irreversibile, ma che soprattutto Garv NON aveva nessuna Priestess? 

Tutto sarebbe andato a posto in un modo o nell’altro e dovevano solo aspettare.

- Per i vestiti ne prenderemo di nuovi quando ti sarai stabilita alla base. Mettiti questo o attirerai troppo l’attenzione!

Rashart porse a Miori un pezzo di quarzo grezzo annodato ad un legaccio di cuoio.

- Non sono riuscito a fare di meglio, ma almeno agli occhi degli altri apparirai come sempre.

La priestess aprì la bocca per ribattere ma venne battuta sul tempo dall’altro.

- Domani si parte e chissà tra quanti mesi lo rivedrai.

Se lo mise al collo ed effettivamente riassunse le stesse sembianze che aveva quella sera, eccezione fatta per gli abiti che erano rimasti gli stessi che indossava in quel momento.

In lontananza intravidero Kakashi.

L’unico occhio mostrava un’espressione seria.

Era rimasta pietrificata.

Non aveva tenuto presente del proprio ex-sensei.

Ancor prima di aprir bocca in sua difesa, si sentì toccare la nuca da una mano.

Il tempo di girarsi e vide i due amici procedere verso il Jonin.

- da lui. Non hai tutta la notte quindi vedi di darti una mossa.

- Ma

- Tranquilla Miori, gli spiegheremo tutto ciò che c’è da sapere.

- In bocca al lupo!!!!!

- Crepi!    

 

 

Per fare pro e contro c’era ancora tanto tempo, ma constatare che percezioni e velocità di spostamento si erano incrementate rientrava decisamente tra i punti a favore dell’essere diventata un demone.

Sapere dove trovare il suo ragazzo e impiegarci un terzo del tempo per raggiungerlo ti dava una   sensazione elettrizzante, specialmente ad una che sparisce con una folgore dimenticandosi categoricamente di chiedere dove andarlo a cercare.

Ed eccola lì ferma a fissarlo mentre insulta la porta del suo appartamento.

Indossa pantaloni con tasche laterali, camicia e bandana, tutto in nero.

Che sia una nuova tecnica per sfuggire alle legioni di fangirl che negli anni passati hanno reso fin troppo movimentata la sua esistenza?

E quale arcana arte ha usato per riuscire a fare ad infila le chiavi di casa nella serratura al buio?

Ma in fondo sono dettagli privi di significato su cui è inutile soffermarsi troppo.

Smette di restare a fissarlo come uno stoccafisso e gli salta addosso.

STUD!

- Ahi!  

Troppa rincorsa.

 

(Punto Di Vista di Miori)

Alzando lo sguardo vedo Sasuke che si sta massaggiando la testa.

È andato a sbattere contro il muro.

Forse ho esagerato con la rincorsa, ma non sembra lamentarsi.

Seguo il suo sguardo e scopro che sta studiando le mie gambe.

Oddio, non sarà troppo succinto questo vestito?

- Ho saputo che dagli Hyuga c’è una festa. Vieni da lì? Chi hai incontrato?

Ha ingoiato un dizionario!!!

- Beh, in effetti vengo dalla festa degli Hyuga. Ci sono andata con  Naruto e...

- Forza, ti accompagno a casa a cambiarti. Non vorrai andare in giro conciata così!

Eh?

Questa poi!!!!

Venghino signori, venghino.

Versione inedita a edizione limitata: Sasuke GELOSO!

- E ora che c’è?

- Nulla.

Dannazione… le chiavi di casa. Dove diavolo sono finite…

E io che volevo parlare con lui tutta la serata.

Aspetta un momento.

Siamo fuori casa sua, giusto?

Quindi spiegatemi secondo quale principio logico dobbiamo per forza andare a casa mia.

(Fine PDV Miori)

 

 

Il ragazzo si vede la fidanzata avvicinarsi con fare strano.

Sembrava più impacciata del solito e sulle gote emergeva un lieve rossore.

Gli aveva cinto il collo con le braccia e aveva cominciato a baciarlo molto, molto lentamente e molto, ma molto appassionatamente.

- No… Sakura, no! Dobbiamo… andare… a casa… tua.

Poveretto, ignorava completamente che la ragazza aveva inserito a piena potenza la modalità dolce donzella indifesa.

Lui non voleva cedere, ma lei, per sua estrema sfortuna, aveva deciso di usare le maniere forti e stava per sfoderare un’arma a dir poco micidiale…

* Gli occhini da cucciolo. Non ci credo. Sta veramente usando gli occhini da cucciolo. Sasuke sii uomo, resisti. NON devi cedere. NON. Devi. Cedere.*

*Kawaii!!!!!*

*Traditore*

Ma nonostante le proteste riuscì ad inserire le chiavi.

Al primo colpo.

E un attimo dopo erano sul suo letto a coccolarsi e senza sapere come Sasuke si ritrovò con solo addosso i boxer a smanettare per sganciare quella sottospecie di trappola denominata da tutta la popolazione mondiale come reggiseno.

Miori cercò di non ridere mentre lui, col volto appoggiato sull’incavo del suo collo stava allegramente insultando i gancetti che non volevano saperne di sganciarsi.

Si stupì quando non sentì più le mani del ragazzo lavorare.

- Sasuke?

Silenzio.

- Sasuke

Che si sia arreso?

Magari!!!

- Non ci posso credere… Si è addormentato!!!

 

 

Sul piano astrale era calato un silenzio di tomba.

Tutti gli esseri di sesso maschile si stavano vergognando come ladri per il fallimento del collega.

Addormentarsi ad un passo del momento cruciale!!!

Che umiliazione.

Poi la temperatura era improvvisamente scesa sotto i dieci gradi Celsius e tutti si erano girati verso Dynast che esibiva un lieve sorriso di soddisfazione.

Garv emise un’aura incandescente.

- Non dirmi che tu…  

- Sono troppo giovani per queste cose.

- Nah - intervenne Dolphin - Sono solo in anticipo di qualche mese. E poi sarebbe comunque crollato in un momento ben più imbarazzante. Credete a me, in fin dei conti è stato molto meglio così.

- Povera la mia piccolina… restare a bocca asciutta così…

Zelas interrupe il fratello - Ah, Garv, lo sai che la tua neo pupilla è un demone della lussuria?

 

 

Lasciamo perdere la sessione di risposte non troppo lusinghiere che Garv riservò a Zelas.

Passiamo alla coppia di dormienti.

Perché nei sogni sono celate molte cose.

Perché quel che verrà vissuto in questo sogno altri non è che una grossa verità su qualcosa verificatasi ben dodicimila anni fa.

Poiché ancora adesso - tra amore, amicizia e morte- , il presente risente ancora di ciò che un tempo fu.

Ed è ora che la verità venga finalmente a galla.

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Capitolo 16
*** Amore a prima vista? Ma quando mai!!! ***


Angolo dell’autrice

Angolo dell’autrice

Scusatemi per l’errore di uplotaggio.

Lo so che quello che ho tirato al povero Sasuke è un gran bel tiro mancino, ma quando arriverà il momento voglio che la loro prima volta sia qualcosa di ben diverso da una cosa fatta in fretta e furia guidata dagli ormoni.

Come presto vedrete, appariranno nel maxi Flash Back anche le vite precedenti di Naruto e Hinata (il senso di nostalgia citato nel terzo capitolo è proprio dovuto a questo).

Anche senza riassunto avrete già capito bene quel che è accaduto nel capitolo precedente.

Il Glamour (lo citerò in questo capitolo) non è altri che una sorta di incantesimo che vampiri e fate sanno usare, un po’ per irretire le vittime, un po’ per celare il proprio aspetto. Nella storia verrà usato dai protagonisti per rendere il proprio aspetto più umano, dato che cronologicamente parlando, i dispositivi di controllo dell’aura maligna (made in Sayuki) non sono stati inventati.

Il Nigenkai, il Makai e il Tenkai sono rispettivamente il mondo degli umani, quello degli dei e quello dei demoni. (Lord, KK e Topomouse: correggetemi se sbaglio)

X Shine no Kami: ho visto che hai recensito l’altra mia storia. Tutto ti sarà chiaro quando Itachi verrà (come dire) esorcizzato

X Topomouse: Ma tu andresti in giro a dire che la tua apprendista è un demone più potente del demone a nove code? Come credi che reagirebbero i tuoi concittadini e le genti degli altri villaggi se Gaara e Naruto sono stati evitati come la peste solo per essere i Vasetti della marmellata di due ennecode?

 

Amore  a prima vista? Ma quando mai!!!

 

*** FLASH BACK ***

Eco di passi frenetici in un corridoio poco illuminato.

Una giovane donna vestita d’umili vesti accompagnata da altre due dai lineamenti in parte segnati dall’inarrestabile scorrere del tempo.

Tutti e tre corrono cercando di fare il minor rumore possibile.

Venir scoperti non è cosa che si possono permettere.

Corrono senza guardarsi indietro, finché giungono ad un portone di legno scuro decorato da numerosi fregi in stucco bianco.

- Abbiamo avvisato Ren. Ti aspetta nel Nigenkai, saprà lui come trovarti.

- Non credevo che sarei arrivata a tanto. Lasciare il Tenkai per evitare di sposare quel buffone del generale.

Sii ragionevole nipotina mia. In fondo hai troppi secoli alle tue spalle e fin troppi davanti e te per poterti legare ad un dio del genere. permettere

- Hai preso tutto?

- Sì zia. 

- E nascondi quel Chakra. Vuoi forse che ti scoprano subito?

La donna si passo semplicemente le Mani su fronte, facendo scomparire un puntino verde, simbolo del suo rango divino.

- Mi mancherai tanto Sayaka. Ma ora sbrigati ad attraversare il portale.

Un ultimo abbraccio prima del distacco.

Chissà se sarebbe riuscita a rivedere i suoi parenti un’altra volta.

Alla fine oltrepassò la soglia e scomparve.

*** FINE FLASH BACK***

 

*Cielo limpido.

Uccellini che svolazzano di ramo in ramo cinguettando.

Lievi brezze primaverili.

E io mi trovo qui in questo rudere che teoricamente avrebbe dovuto essere un tempio, sperduta nella terra di chissà dove, fuggiasca.

Tra l’altro come faccio a trovare quella volpe spelacchiata di Ren?

E per fortuna che all’orizzonte si vede un villaggio, magari lì sapranno dirmi qualcosa.

Spero solo che non sia troppo lontano*

 

*Splendido, semplicemente splendido.

Non solo il villaggio non era poi tanto vicino (venti miglia, cosa volete che siano), ma la sua gente mi guarda come se fossi una criminale.

I capelli non possono essere, dato che dopo un rapido calcolo ho deciso che averli argentati è un po’ troppo bizzarro per i canoni locali, quindi li ho mascherati con il glamour e ora appaiono neri e più corti.

Forse gli occhi neppure. Proprio non ho saputo resistere a farli diventare azzurro ghiaccio come quello di Ren, ma da sotto il cappuccio mantello chi vuoi che se ne accorga.

Che sia colpa del mantello nero?

Personalmente non lo vo voglio scoprire.

Tutto ciò che so è che sono stanca, ho fame, ho sete e non ho il becco di un quattrino di valuta locale.

Se potrebbe andare peggio non lo voglio sapere.*

- Ha bisogno di qualcosa signorina?

*Ho detto che non lo voglio sapere!!

Ma qualcuno mi vuole ascoltare sì o no?*

 

Stesso villaggio ma molto più il là, un uomo -apparentemente umano-,dopo una lunga nottata dedicata a particolari attività fisiche, se la svigna alla chetichella. 

L’abitazione della donna conosciuta la sera prima alla locanda dorme ancora della grossa e lui non ha alcuna intenzione di svegliarla.

È stata la sua amante per una notte, quello e nient’altro.

Niente legami con gli umani.

Non per razzismo, ma per questioni pratiche.

Lui come Shikigami è destinato alla giovinezza eterna, le donne che finora hanno scaldato il suo letto no e non è ancora nata donna immortale in grado di fare breccia nel suo cuore.

Questo non vuol dire che non abbia mai avuto amici.

Alcuni secoli prima, quando era ancora giovane ed inesperto, ha avuto amici umani, ma dopo averli visti crescere, maturare e morire di vecchiaia dopo diversi decenni (se già non lo erano per altre cause).

Aveva sofferto per le perdite, ma aveva imparato la lezione.

Mai avere evitato legami affettivi con chiunque non fosse immortale o incredibilmente longevi, il che tagliava fuori tutti gli umani.

È triste, ma è così al mondo, ci sono cose che non si possono cambiare.

Che ci piaccia o meno.

- Lasciatemi andare vi ho detto.

*Dolce donzella in pericolo attorniata da loschi individui.

Un classico.*

L’orbo, il monco, l’armadio a tre ante e lo smilzo.  

Un canone fin troppo ricorrente tra gli individui di malaffare.

O forse è stata istituita una legge per cui nelle bande di delinquenziali debba esserci per forza qualcuno dei soggetti sopraelencati.

Ad ogni modo dove c’è una banda di cattivi come da copione deve entrare in scena un baldo giovane, forte, aitante (da non dimenticare “figo da paura”) a salvare la povera fanciulla indifesa e impaurita(?).

- Non l’avete sentita?! Lasciatela andare subito.  

L’armadio a tre ante si prostrò a terra dopo essersi beccato un calcio in zona critica.

Il monco venne steso da un gran bel pugno tra gli occhi.

L’orbo venne afferrato per braccio e lanciato a ‘mo di giavellotto contro l’armadio a tre ante che si stava rialzando.

Lo smilzo se la diede a gambe.

Il baldo eroe non era riuscito a muovere un dito e se ne stava immobile come uno stoccafisso.

 

 

Sayaka si stava risistemando il cappuccio del mantello che era calato durante il combattimento.

La sacca a tracolla con i suoi pochi averi giaceva a terra e teoricamente non avrebbe dovuto mancare nulla.

Quei buzzurri avevano cominciato ad infastidirla, così aveva accelerato il passo sperando di levarseli di torno, ma aveva finito col ritrovarsi in un vicolo.

Loro non l’avevano voluta lasciar andare.

Peggio per loro.

- Tutto a posto? 

All’ingresso del vicolo c’era un uomo che apparentemente stava per intervenire per salvarla da quei ladruncoli da strapazzo.

Era incredibilmente bello.

Perché mentire?

Alto, né troppo mago, né troppo grasso, un fisicamente perfetto insomma; lunghi capelli bruni trattenuti in una treccia e misteriosi occhi corvini.

Abiti in tessuti costosi, stivali in pelle che coprono tutto il polpaccio, spada al fianco con elsa squisitamente elaborata.

Responso finale: abbiamo davanti uno splendido esemplare d’uomo, sui ventitre-venticinque anni, presumibilmente ricco. Il fisico è troppo ben curato perché sia un contadinotto che tra l’altro non potrebbe neppure permettersi una spada del genere.

- Uh! Sì, direi di sì. 

- Meno male.

- Ma toglimi una curiosità, che ci fa qui tutta sola. Non è sicuro per una donna viaggiare senza nessun altro.

- *Credi forse che un  dea contro dei mortali sia tanto indifesa? Ma fammi il piacere!* A dire il vero ero in viaggio con un parente. Ci siamo persi di vista durante l’attacco di un gruppo di briganti e ora lo sto cercando. Non conosco molto la zona, così ho raggiunto il primo villaggio che ho incontrato sulla mia strada e ho cominciato a chiedere informazioni in giro. Sfortunatamente nessuno sembra averlo visto.

Stava per aggiungere altro, ma il suo stomaco decise di prendere parte alla discussione.

L’uomo la trascinò in una locanda dove per galanteria cavalleresca si offrì di pagare la consumazione.

Mentre lei si godeva della zuppa di miso lui trangugiava quantità industriali di Saké.

- Ah, ma che sbadato, non mi sono presentato. Mi chiamo Kuryo. Posso avere l’onore di fare la vostra conoscenza signorina.

- Sa…*Aspetta un attimo!! Se mi stanno cercando e do il vero nome mi scopriranno subito*

- Beh… il gatto le ha mangiato la lingua… signorina?

- *Stà zitto buffone!! Argh!! Pensa ad un nome falso! Pensa ad un nome falso!* Sahara. Mi chiamo Sahara.  

- Sahara. Un bel nome, sprecato su di te.

- P-Prego?

Sayaka sentì un lieve rossore sulle guance.

Quando lo osservò vide che ciondolava.

Era ubriaco. Non c’era altra spiegazione.

- Sei forte, agile, una donna del genere deve non può essere anche bella.

-*Questo è veramente troppo.*

Si alzò e fece per andarsene quando Kuryo l’afferrò per un polso.

- Perché te ne vai? E perché non abbassi mai il cappuccio del mantello. Non dirmi che sei anche deforme?

Se dall’origine del mondo, si dice di non fare mai arrabbiare una donna, una ragione reale c’è.

Sayaka, era decisamente ferita nell’orgoglio.

Si liberò della presa con uno strattone e si tolse di dosso il mantello per dimostrare quanto lui si sbagliasse.

 

 

Se in quel momento lo Shikigami stava per dire qualcosa di offensivo, una parte di sé le ricacciò indietro a forza.

Seppur vestita di umili vesti, la donna che aveva davanti era di una bellezza divina.

Quei lunghi capelli neri che mal celavano lineamenti dolci e raffinati, accigliati in quell’espressione fiera ed orgogliosa, avrebbe potuto avere ai suoi piedi qualsiasi uomo desiderasse.

Vedendola così si rammaricava di non vederle addosso vesti di pregiata tessitura, perché era semplicemente sicuro che sotto il lino di quei calzoni e di quella maglia troppo larga per lei, si nascondeva un corpo che ogni artista avrebbe sognato di poter riprodurre.

Desiderava toccarla.

Era semplicemente troppo perfetta perché fosse vera.

Si fece guidare solo dall’istinto quando la afferrò per le spalle facendola girare.

Occhi chiari come purissima acqua di sorgente e labbra rosee all’apparenza così soffici.

Sayaka si rovinò con le sue stesse mani quando addolcì la sua espressione, implorando con gli occhi di lasciarlo andare.

Kuryo si rovinò con le sue stesse mani quando guidato dall’istinto ghermii le labbra della dea con le sue, perché un attimo dopo venne spedito direttamente nel mondo dei sogni da un magnifico gancio destro della dea.

Tutto ciò che ricordò in seguito fu il sapore salato della zuppa di miso mischiarsi con quello dolce del Saké.

Chi ha detto che il gentil sesso è debole, è un grandissimo fesso.

 

 

 

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Capitolo 17
*** Come conquistare una donna. Volume I ***


Grazie per le recensioni e correzioni raga

Grazie per le recensioni e correzioni raga.

Si vede che mi sto divertendo sputtanare Sasuke, vero?

Far andare d’accordo quei due sin dal principio non mi sembrava divertente, tanto quanto fargli faticare un po’ per conquistare la sua dolce metà.

Se trovate Kuryo molto OOC rispetto Sasuke, niente traumi, tenere solo presente che non ha mai subito il trauma infantile del fratello maggiore che ti stermina il clan.

Il capitolo sarà un po’ tranquillo, ma nel prossimo scoprirete quanto è dannoso un demone della lussuria con poteri fuori controllo.

X Topomouse: Se poi vedi Kuryo un povero pirla, aspetta a vedere quando OOC diventa Itachi dopo l’esorcismo :lol:  

X KK: Grazie per avermi prestato il tuo alter ego.

 

Come conquistare una donna. Volume I

 

 

 

Al momento del risveglio Kuryo si alzò di colpo dovendo far fronte ad uno dei peggiori mal di testa di tutta la sua esistenza, poi decise che fosse ben più ragionevole rimettersi sdraiato.

Cominciò a guardarsi intorno nel tentativo di identificare la una stanza in cui si trovava.

Ambiente spoglio.

Le ante di legno della finestra scricchiolavano mentre il vento le faceva sbattere. Da uno spiraglio si intravedevano le cime dei tetti delle case circostanti.

Si trovava in una camera del secondo piano.  

* È chiaro. Sono in una locanda.*

Resta sdraiato nel letto in attesa di riuscire ad alzarsi senza sentir male.

Si lascia sfuggire un lieve sorriso.

Non può fare a meno di pensare a quanto accaduto poche ore prima.

Sahara non rientrava assolutamente nella categoria dolce fanciulla indifesa, e neanche alle svenevoli dato il modo inconfondibile con cui aveva chiaramente espresso la sua opinione sul bacio.

E doveva ammetterlo, gli piaceva.

Lei era particolare… diversa da tante donne cadute ad i suoi piedi con niente, semplici e noiose civette buone solo a rassettare casa, stare ai fornelli e scaldare il letto ai propri mariti.

Non solo quella che si era la più bella donna che avesse mai visto, aveva un carattere forte, deciso e maniere rudi a parte, era a dir poco perfetta.

Aveva solo cominciato con il piede sbagliato.

Semplici moine e banalissimi apprezzamenti non erano alla sua altezza.

Ora, le avrebbe riservato un corteggiamento degno di tale nome.

Avrebbe dovuto essere un folle per lasciarsela scappare.

 

Se ne era andata.

Da quello che aveva potuto apprendere dal locandiere, non erano stati il Saké o il pugno ricevuto a metterlo knock out, quanto il colpo auto infertosi cadendo sullo spigolo di un tavolo lì vicino.

Sahara aveva poi lasciato precise istruzioni sul lasciarlo in una delle camere dell’ostello (ovviamente pagata non di sua tasca), un attimo prima di abbandonare la locanda.

Dopo aver setacciato il villaggio era chiaro che restando lì non avrebbe cavato un ragno dal buco.

Non poteva essere andata troppo lontana dato che al momento del misfatto il sole era in procinto di tramontare.

Tanto valeva usare le sua abilità di Shikigami.

In fondo essere una bestia sacra vuol dire poter in un certo senso saper comunicare con gli animali, e che fosse sacro o meno, un drago è pur sempre un drago e per nessuno può essere una prospettiva parecchio gradevole quella di diventare improvvisamente parte integrante del suo menù serale.

 

 

- Ancora tu? Che ci fai qui?

- Io? Una passeggiata.

- Nel bel mezzo della foresta!?

- Diciamo allora che volevo assicurarmi che una certa persona arrivasse a destinazione sana e salva.

- Veramente? Ma che gentile.

- Noto una certa nota di ironia nella vostra voce… signorina.

I due si fissavano intensamente.

Kuryo la guardava con le labbra increspate in un ghigno divertito.

Sayaka era visibilmente irritata sia dal tono arrogante che dal ghigno divertito.

Girò i tacchi e si incamminò.

- Ehi aspetta. Non dirmi che sei ancora arrabbiata per la questione del bacio.

Colpito e affondato.

- *Se vuole un altro pugno, non ha che da chiedere* Cosa te lo fa pensare?!

- Va bene, hai ragione. È stato a dir poco sciocco da parte mia compiere qualcosa di così disdicevole, ed ora le imploro di accettare le mie scuse. Mai più accadrà qualcosa del genere. Ha la mia parola.

E finì eseguendo un lieve inchino.

Ormai era giunta alla conclusione che avrebbe impiegato molto meno tempo cercando Ren al suo stesso villaggio anziché setacciare tutta la zona palmo a palmo.

Da sola e con il suo scarso senso dell’orientamento però non sarebbe mai riuscita ad arrivarci.

A questo punto tanto valeva farsi aiutare da lui.

Il suo volto esprimeva autentico dispiacere, ma nonostante tutto ancora non si fidava.

Ne aveva conosciuti a centinaia di voltafaccia come lui.

Un attimo prima fanno il loro faccino sorridente beota, un attimo dopo ti stanno accoltellando.

 “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” dice il proverbio.

Un po’ di circospetta prudenza non avrebbe guastato di certo.

- E va bene, puoi accompagnarmi se ciò ti fa piacere, ma prova a fare una mossa sbagliata…

 

Da alcune settimane erano in viaggio verso il villaggio degli Yoko.

Ed ora si erano accampati nel bel mezzo di una radura, divisi da un focolare scoppiettante acceso faticosamente con delle pietre focaie.

Per passare un po’ il tempo Kuryo si era messo a suonare il flauto che aveva ricavato da una canna di bambù intagliandolo minuziosamente sera dopo sera prima di coricarsi; poi aveva ceduto alla stanchezza e si era addormentato.

Era una fortuna che il suo compagno di viaggio conoscesse la strada, anche se per qualche strana ragione sembrava riluttante all’idea di dirigersi da quelle parti.

Puro razzismo verso i demoni volpe o vittima di spiacevoli aneddoti che in qualche modo legati a loro? Solo il tempo e due chiacchiere lo avrebbe determinato.

Ad ogni modo non avevano incontrato particolari ostacoli.

La strada era lunga, ma seguivano sempre sentieri battuti e zone abitate in modo da avere, se possibile, un tetto sotto cui passare la notte, in alternate a caverne là dove la distanza tra un villaggio e l’altro era troppa per essere percorsa in un solo giorno.

Essere una divinità può aiutare, ma la mancanza di esercizio fisico si faceva sentire durante i primi tempi, ma dopo la seconda settimana vesciche e altri spiacevoli inconvenienti non erano più un problema, anche se a fine serata crollava stanca morta, ma era pur sempre un passo avanti.

Per di più, la mattina al risveglio trovava accanto al suo giaciglio un mazzetto di fiori freschi, assieme a frutta di stagione appena colta e qualche bacca commestibile.

La sera gustavano carne (o pesce, se si accampavano nei pressi di un corso d’acqua) arrostita.

Alla lunga il menu aveva cominciato a stancare, le chiacchierate erano rare, ma tutti quei piccoli gesti, quelle piccole attenzioni erano estremamente dolci e spontanei.

Non ci voleva molto a capire che quello era il suo modo per corteggiarla.

Si sentiva coccolata.

*In fondo è un ragazzo dolce.*

- Sahara… 

*Uh!?*

Un lieve rossore spunto sulle guance della ryukami.

- Mia dolce Sahara……… (ronf)   

Tre brevi parole sussurrate nel sonno che riuscirono a strapparle una lieve risata.

*Sta parlando nel sonno?!

Che buffo.*

- Reika   

*Come prego?!*

- Yuri….

*Che cosa?!*

-Mika.

- *Ritiro tutto quello che ho pensato. Ogni. Singola. Parola.* Ma tu guarda. Che imbecille.

E si ridiscese nel suo giaciglio mentre una vena pulsava vistosamente sulla tempia.

 

 

Come prevedibile la mattina dopo Sayaka era di pessimo umore.

Lo Shikigami proprio non capiva cosa avesse provocato il cambiamento d’umore della compagna di viaggio che ad ogni tentativo di intavolare un discussione non otteneva alcun risultato positivo.

Si girava appena, lo fulminava con lo sguardo, sbuffava, si rigirava e accelerava il passo.

Alla fine optò saggiamente per starsene zitto. 

La cosa sarebbe andava avanti giorni e giorni se  il destino non fosse entrato in gioco a sistemare le cose.

Difatti a pochi giorni di viaggio dal villaggio degli Yoko, Sayaka venne investita in pieno da una folgore bionda che le era saltata addosso.

La suddetta folgore, nella foga del momento, seguendo la sua traiettoria, non aveva evidentemente preso in considerazione, che oltre il sentiero su cui la Ryukami stava camminando, c’erano uno splendido dislivello di un metro e mezzo seguito da una discesa un tantino ripida.

Risultato: si ritrovarono entrambi a rotolare come trottole.

Il tempo di riprendere fiato Sayaka identificò il responsabile di quella lunga sessione di capitomboli, questi si ritrovò con un bel bernoccolo in testa.

- Ren! Dannato imbecille. 

- Scusami, scusami, ma cerca di capirmi,  è da settimane che ti cerchiamo senza trovare alcuna traccia. Ci stavamo preoccupando (ç_ç)…

Ren appiattì orecchie facendo gli occhini da cucciolo bastonato (anche se dopo tre secoli di cucciolo non aveva più nulla) nel tentativo di farsi perdonare.

La cosa funzionò egregiamente.

- E va bene. Ti perdono.

La kitsune (che aveva preso a scodinzolare felice) esibì un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

- SAHARA! SAHARA!

Kuryo correva urlando come un pazzo forsennato.

- Sahara!?

- Ti spiego tutto più tardi. Versione ufficiale: io e te siamo amici di vecchia data, abbiamo viaggiato insieme per molto tempo finché non ci siamo separati a causa dell’attacco di un gruppo di banditi. E ricorda che io, per voi tutti, sono un’umana di nome Sahara. Prova a dirgli che sono una dea che ti scuoio vivo. Tutto chiaro?

E concluse la tiritera con un sorriso tiratissimo.

- Err… credo di sì.

- Bene. 

- *Grrr… Menù serale: volpe arrosto* Tutto a posto Sahara?

- Direi di sì. Ah. Ti ricordi di quell’amico di cui ti ho parlato? Quello da cui mi stavi gentilmente accompagnando? Bene, è lui. Kuryo ti presento Ren. Ren, questo è Kuryo.

- Piacere.

- Il piacere e tutto mio. * Stai lontano dalle mie proprietà volpaccia.*

Ren tese la mano con fare amichevole che venne presa da Kuryo, il quale cominciò a stritolargliela per fargli capire che doveva stare lontano dalla SUA donna cercando di non farsi scoprire dall’altra.

Era chiaro che Kuryo, vedendola tra le braccia di un altro soggetto di sesso maschile, era già sul piede di guerra.

Il povero kitsune si trovò quindi coinvolto in una rivalità del tutto infondata, ma lui ancora non poteva ancora spiegare a quell’altro che non era interessato alla cosa.

Tanto, da lì a breve le cose si sarebbero sistemate da sole in un modo o nell’altro.

Intanto, da un ramo di un albero poco distante, un uomo dall’età stimabile sui trenta dai corti capelli argentati e occhi azzurri osservava la scena.

- Questa, sarà un lunga, lunghissima settimana.

 

 

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Capitolo 18
*** In amore e guerra tutto è lecito ***


Grazie per le recensioni e correzioni raga

      

 

Scusate per il ritardo ma questo ultimo periodo è stato dannatamente pieno tra gli esami e le consegne dei lavori.

Come già detto ho intenzione di giocare un mini crossover con Ayashi no Ceres (quella nell’immy è Ceres. Non credo che ci sia bisogno di spiegare perché ho scelto di usare anche questa serie).

Considerata la somiglianza con Sakura, mettetele capelli rossi, arabeschi e orecchie elfiche per avere Miori. La coda e le orecchie di Ren sono come quelle di Yoko Kurama di “Yu degli spettri” (vedi altra immy).

Con il prossimo dovrei chiudere la sessione FlashBack, quindi vi chiedo di pazientare ancora un po’ prima di vedere Itachi esorcizzato, ma se volete avere un’anteprima della situazione famigliare, potete andare a leggere il capitolo 72 de “avventure al limite della follia” di Killkanny.

Ora.

Presento qui KillKenny Babel, personaggio di invenzione di KillKenny (nonché suo alter ego virtuale). Nella storia farà delle apparizioni anche nella linea temporale presente, ma di fatto nei Flesh back ha circa un secolo d’età.

È un demone della Lussuria e dell’Ira con il dono della preveggenza, creato dalla Death Lady Lilith Babel (Angelo Caduto convertita a Mazoku dal Maho Caothic Blue (il concetto base è lo stesso dei dark lord e dei loro sottoposti)) di cui è Priest, e se si tiene a vivere abbastanza da vedere i propri nipoti andarsi a schiantare contro il mobile di soggiorno, è di vitale importanza non insultargli Lilith sotto al naso.

Acquisirà in seguito (dopo la fase flash back) i poteri dei demoni delle Illusioni e dei Veleni, assorbito i poteri dei Priest creati da un altro Demone Superiore sbranati da lui stesso in Berserk Mode dopo averlo fatto stupidamente arrabbiare.

Ulteriori informazioni verranno poi riportate nel testo.

 

In amore e guerra tutto è lecito

 

Arco temporale presente.

Naruto si era segato mentalmente di fargliela pagare a Kakashi.

Ora come ora si trovava nella loro “base operativa” dove lo attendeva Hinata (gli altri erano ancora in giro a fare baldoria), ma fino a mezz’ora prima aveva dovuto fare i conti con l’ultima delle persona che avrebbe voluto incontrare.

Quando Miori se ne era andata aveva convinto Hinata a precederlo al loro appartamento e si era preso il compito di spiegare qualcosina al loro maestro, o almeno era quella l’intenzione iniziale.

Il Jonin aveva ascoltato tutto standosene in silenzio con la sua solita espressione imperscrutabile, poi quell’occhio indagatore era diventato orribilmente indagatore ed era finito per spiattellare tutto.

Dopo che saputo tutto (ma proprio tutto) l’accaduto degli ultimi mesi Naruto venne afferrato per la collottola e trascinato di peso nell’ufficio dell’Hokage.

Kakashi non solo aveva preso le sue sembianze e aveva spiattellato tutto alla Godaime che la in preda all’alcool non solo non aveva colto la fondamentale differenza tra le due copie, per poi sparire in una nuvoletta di fumo lasciando solo i due biondi.

È incredibile quanto a lungo possa urlare una persona senza prendere fiato, e Tsunade a modo suo avvinto la sua improvvisata gara di apnea.

Per la sua salvaguardia il ragazzo si era nascosto in un angolo della sala dove se non altro sedie e mobili coprivano la traiettoria della maggior parte dei soprammobili che la donna preso a tirargli contro; fortuna volle che si addormentò prima ancora di prendere in considerazione la scrivania come oggetto da lancio.

Ed eccolo ora lì, spaparanzato su un divano, a mugugnare sproloqui tra uno sbadiglio e l’altro.

Di Hinata non i può dire lo stesso.

Lei ha già ceduto alla stanchezza accumulata nell’ultima settimana e dorme con la testa appoggiata alla spalla del ragazzo e non anche lui non tardò molto a seguirla nel mondo dei sogni.

Mondo fatto di demoni, donzelle in pericolo e ramen.

E ramen.

E ramen.

E Dolphin che accompagnata da uno strano tizio in peplo lo afferrano per i polsi il biondino e lo scaraventano in un buco nero.

- Noooooooooooooooooo. Il mio Rameeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeen.

- E con questo siamo a quattro.

- Ben fatto Morfeo, ben fatto.

 

Arco temporale: dodicimila anni fa.

Come predetto dal losco individuo appostato sull’albero, quella fu effettivamente una settimana piuttosto lunga, ma andiamo per ordine.

Kikko, meglio conosciuto come KillKenny Babel, si era quasi subito unito all’allegra combriccola.

Kuryo aveva teso ancora una volta la mano, ma l’altro che aveva assistito alla scena di poco prima si era limitato a guardargliela con lo sguardo tipo “devi solo provarci”.

In seguito ad una battuta di caccia tre giorni dopo, lo shikigami aveva saggiamente deciso di passare dal piede di guerra ai piedi di piombo acquietandosi non poco.

 

*Chi è costui.*

Sayaka era rimasta decisamente colpita dal cambiamento repentino del suo accompagnatore.

Dopo aver passato con lui diverse settimane ed averlo visto piuttosto, come dire esuberante (e donnaiolo da come aveva parlato nel sogno), vederlo ora incredibilmente stoico, misantropo e taciturno, passando dal silenzio assoluto con KillKenny alla gara di insulti con Ren le faceva uno strano effetto.

In realtà lui si comportava quasi sempre così con gli altri, a tal punto dalle sue parti gli era stato appioppato l’azzeccatissimo soprannominato di principe dei ghiacci per via del carattere introverso, e aprirsi un bel po’ più del normale gli era costato uno sforzo incredibile, ma questo Sayaka lo avrebbe scoperto solo più aventi.

Tra l’altro, era ormai certa che una minuscola parte della sua coscienza meglio conosciuta come orgoglio maschile, gli impediva di mostrare in pubblico quella gentilezza che le aveva riservato.

 

Ringraziando gli dei erano arrivati sani e salvi ad un villaggio a meno di un giorno di viaggio da quello degli Yoko.

La cosa sui stava facendo insostenibile perché per giorni tra Kuryo e Ren era una continua, in un modo o nell’altro entrambi volevano dimostrare la loro superiorità, che si trattasse di andare a caccia o di aiutare nei lavori nei campi ovunque decidessero di fermarsi a pernottare.

E a proposito di campi, eccoli lì, a fare a gara per vedere chi dei due per primo finisce di falciare la sua metà di campo. Giusto un ettaro o due, cosa volete che siano.

*Uomini.

Ma quanto sono stupidi.*

- Dio cosa non gli farei.

Mentre i due si erano fermati a dissetarsi dopo aver girato come trottole con falci in mano, un gruppo di donne si era radunato per osservarli come belve fameliche sua bistecca.

E in effetti a guardare meglio…

Quel fisico alto e statuario a dir poco perfetto.

I vestiti stretti nei punti giusti.

Quelle piccole gocce d’acqua sfuggendo alle sue labbra carnose scendono lentamente lungo il collo per soffermarsi alcuni attimi su suoi pettorali marmorei prima proseguire la loro avenzata.

Dolci brezze che gli scompigliano le chiome corvine.

- Me lo mangerei tutto!!

*Puoi dirlo sorella. Puoi dirlo forte.*

Tutte, ma proprio tutte annuirono.

 

Ormai la competizione si era conclusa e i due contendenti erano stesi sul prato ansimando.

Dopo un po’ Ren si mise in mise seduto mentre Kuryo se ne rimaneva ancora sdraiato a guardare il cielo che si stava lentamente rannuvolando.

Quella sera probabilmente avrebbe piovuto.

- Te lo avevo detto che avrei vinto io.

Il demone volpe aveva stampato in faccia un ghigno a 45 denti.

Lo Shiki sbuffo di rimando prima di tirarsi a sedere pure lui.

- Tzè. Solo perchè all’ultimo metro mi hai quasi decapitato, altrimenti avrei vinto io.

Kuryo si alzò in piedi e cominciò ad avviarsi verso le casupole seguito quasi seguito dall’altro.

- Sempre di brutto umore.

- Zitta palla di pelo ambulante.

- Zitto tu piromane di una lucertola. Sempre a cercare di uccidere gli altri.

- Senti chi parla demone

- Ma tu guarda. Sei pure razzista.

- Ricorda il patto. Tu taci sulla mia identità e io per un po’ mi astengo dal cercare di arrostirti quando gli altri non guardano.

- *Come se fossero degli imbecilli totali.* Come desidera… -esibendo un inchino canzonatorio- sua dragosità!

- Sono uno Shikigami. Imbecille.

L’altro non si era neppure girato per rispondere limitandosi ad agitare la mano a mezz’aria.

Non appena fu abbastanza lontano KillKenny si materializzò.

Erano abbastanza lontani da non essere visti da nessun umano del villaggio.

- Uno Shikigami ha detto, eh?

- E tu che non volevi credermi. Bell’amico che sei………. Allora, ci stai!?

- Se c’è da divertirsi!!!

 

*Piove.

E fin qui ci siamo.

Diluvia.

Un classico.

C’è un’infiltrazione dal tetto.

E questo NON va bene.

Ma soprattutto PERCHÉ TRA TUTTI IO DEVO STARMENE NEL FIENILE!!!

Dannazione.

….

Giuro che domani gliela facci pagare

A tutti e tre.

E non provare a scappare Ki, perché posso essere mooolto zuccherinosa*

* E adesso io cosa centro?

Sono un ammasso vagante di energia. Mica dormo io?*

*E il tuo letto?*

*Letto?! Ah, queeelloooo!!!*

*Non me lo potevi lasciare?!*

*Occupato!*

*Come occupato?!*

*Non ti posso dire niente, gliel’ho promesso. Mi dispiace*

*Bastardi. Tutti e tre.*

* Guarda il lato positivo. Non devi subirti Ren che russa*

* Ti devo rispondere?!

Maledetti bastardi!!*

 

*Ricapitoliamo: ieri sera quei due mi hanno stordito con un vaso, imbavagliato e legato con tanto di nodo da marinaio a quello che in teoria avrebbe dovuto essere il letto da quella sottospecie di armadio a due ante.

Ora: Sahara è di nuovo di pessimo umore, il ghiacciolone ghigna e la volpe sghignazza.

Mi sono forse perso qualcosa?*

La verità pura e semplice è che i due hanno per così dire programmato tutto.

Non tutti sanno che la dea per quanto gracile possa sembrare, potrebbe benissimo sbriciolare a mani nude un pezzo di marmo grosso come una noce di cocco (o vaporizzare una montagna con un colpo solo in base all’umore corrente). 

Quindi, una mossa sbagliata e il povero Shiki sarebbe finito nello spazio profondo a fare compagnia al pulviscolo cosmico.

Sfortunatamente per loro Kuryo che non era del tutto scemo se ne stava a debita distanza.

I due dopo un paio d’ore si arresero quando la barra dell’umore dell’amica ritornò tra i valori ottimali, non c’era ancora scappato il morto e Kuryo stava gongolando per il suo mancato decesso.

*Alla faccia loro.*

 

E alla fine erano arrivati vivi, vegeti e tutti in un pezzo. 

Ren non poteva essere più contento di così. Ora che era di nuovo in mezzo alla sua gente non doveva più nascondere la coda indossando quel lungo abito che negli si impigliavano di continuo nei cespugli, e si era quasi subito messo a sciogliere lo strettissimo turbante con cui si era fasciato la testa per tutta la durata del viaggio per coprire le orecchie.   

Il villaggio degli Yoko non aveva nulla a che invidiare agli altri villaggi della zona.

Aveva i suoi campi, le sue foreste lussureggianti, dei corsi d’acqua per il rifornimento idrico.

Era situato su un’altura che dominava tutta la pianura, circondato da una palizzata per proteggerlo da attacchi nemici o incursioni dei briganti, cosa non del tutto stupida date di che già da tempo i paeselli vicini venivano depredati delle loro provviste messe da parte per l’inverno successivo.

Si sa purtroppo poi su chi ricade la colpa, quindi, meglio prevenire che curare.

Così si era deciso per l’innalzamento della fortificazione, ma a parte all’aspetto di accampamento militare che si era ritrovato, era un posto molto tranquillo e sicuro in cui venire ad abitare e la sua gente era molto ospitale, ma pronta a tirare fuori gli artigli se necessario. Nel vero senso della parola.

Kuryo si sente come un prigioniero di guerra in pieno territorio nemico.

Quegli sguardi così insistenti, penetranti come spilli.

Si sentiva terribilmente a disagio, ma dichiarare la resa, lasciare tutto in mano al su avversario e darsela a gambe?

MAI!!!

- Tutto a posto?

- … !?

- Mi sembri un po’ pallido. Sei sicuro di star bene.

- Sì. Sicurissimo. Forse sono solo un po’ stanco.

- Capisco. Ren, non è che possiamo andare a riposarci nella tua tenda?

Nessuna risposta.

- Ehi, Ren. Mi stai ascoltando?

Non essendo più raccolti nel turbante cadevano i capelli di Ren gli arrivavano fino a metà schiena, così per stare più comodo se li era legati in una coda bassa.

Mentre i due parlavano si era spostato più aventi sul principio di un bivio con le mani impuntate sui fianchi, si era fermato girandosi continuamente da una parte all’altra soffermandosi a scrutare ora una strada l’altra.

Dopo alcuni minuti avanzò di alcuni metri sulla stradina alla sua destra, si fermò e si rimise a contemplare, tornò indietro avanzando sull’altra strada e ripeté il procedimento per non si sa quante volte.

- Ren!!!! È da almeno mezz’ora che ce ne stiamo qui. Si può sapere che diavolo stai facendo?

- Ancora un minuto. Solo. Un. Minuto.

- È la terza volta che lo dici. Kuryo ha ragione. Siamo stanchi.

- Uff… aspettatemi qui. Torno subito. Non vi muovete di qui per nessun motivo al mondo.

I due cominciarono a guardarlo attoniti spariva dietro l’angolo correndo.

KillKenny che dietro di loro aveva assistito alla scena, con un ghigno divertito appena accennato sulle labbra scosse leggermente la testa.

La cosa non passò inosservata ai due che si scambiarono sguardi interrogativi.

Non ci volle molto a capire perché.

Ren ricomparve da dietro l’angolo portando sulle spalle a mo’ di sacco di patate una donna che continuava a dimenarsi, con al seguito una ragazza che da come urlava stava cercando di fargli mettere giù la poveretta senza però risultati.

Solo quando gli fu difronte il “sacco di patate” fu rimesso a terra.

- Eccoci quaaaaaaaa!!!

 - Ren.

- Si Sacchan?!

- Chi è questa

- Come sarebbe a dire chi è…. Oh! Mi scusi signora. Ho sbagliato persona.

Il “sacco di patate” rispose con un assai poco femminile ma comunque splendido pugno in testa.

- Scemo… anf… è quello… anf… che ho… anf… cercato di dirti prima

- Scusa tesoro, non ho fatto apposta.

- Tesoro?

Se prima i capelli della ragazza erano raccolti in una elaborata crocchia, ora le ricadevano sul volto ricoprendolo completamente, e solo dopo un po’ riuscì a rimetterli a posto.

Lunghe chiome corvine, iridi celesti come zaffiri, un piccolo Chakra violaceo.

- Chika!

- Sayaka!!!! Quanto tempo.

- Non ci posso credere. Tu qui.

- Già. Ormai sono qui da un paio di mesi.

- Quindi è per questo che non ti si vedeva più in giro. Hai capito la furbacchiona.

- Ma dai, non è vero. Quando Ren mi ha chiesto di diventare sua compagna non ho potuto rifiutare, ma lo sai come la pensa mio padre. Non potevo permettermi qualcosa di ufficiale, ma in fondo ci basta stare assieme.

- Oh! Una fuga d’amore.

- Non immagini neanche quanto è stato male quando abbiamo celebrato lo sposalizio in un tempio.

- Addirittura? Ma l’energia positiva non avrebbe dovuto…

- E già. Ma da quando è diventato il capo villaggio anche il suo potere è aumentato e resiste meglio.

- Questa proprio mi mancava. E da quando ha messo la testa a posto?

E via a ridere.

Le due dee (se non lo avevate capito ora lo sapete NdA) sarebbero andate avanti a parlare per ore, se non fosse che Kuryo interruppe il loro ciarlare.

- Perdonatemi se vi interrompo deliziose signorine

E qui Ren estrasse di colpo gli artigli retrattili.

- Mi duole essere scortese con voi, ma non potreste rimandare le vostre chiacchiere a più tardi, o almeno a dopo che avremo trovato un dove passare la notte. Abbiamo viaggiato molto di questo ultimo periodo e vorrei riposare un poco.

- Oh, ma certo. Mi scusi per l’imperdonabile comportamento, vedrò di esserle degnamente utile…  

- Kuryo. Il mio nome è Kuryo. E lei se non ho capito male si chiama Chika.

Annuì educatamente.

Nonostante l’abbigliamento indegno del suo lignaggio, facendo uso di un’educazione e di una dicitura da persona erudita, Chika dimostrò d’essere proveniente da un ambiente diverso dal villaggio degli yoko, dove quelle povere anime rozze e totalmente illetterate dei suoi abitanti, la cultura proprio non sapevano dove stesse di casa.

La sua nobiltà di nascita si intravedeva anche nei movimenti eleganti, che anche dopo alcuni mesi di permanenza lì ne tradivano le origini.

Quando gli altri tre furono abbastanza distanti Kuryo si avvicinò a Sayaka e le sussurrò all’orecchio.

- Sbaglio o prima ti ha chiamata Sayaka?!

Touché.

Tutta la sua sicurezza andò a farsi benedire quando girandosi lo vide per la prima volta con uno sguardo dannatamente serio.

Sayaka deglutì ed esibì lo stesso sguardo innocente di un bambino appena sorpreso dalla mamma a rubare la marmellata.

- Posso spiegare tutto.

 

Le parti si erano decisamente invertite.

Lei da tempo cercava di risolvere civilmente la questione ma lui la snobbava proprio come i cani snobbano le bastonate.

Kuryo apparentemente non ne voleva sapere di ascoltare le sue ragioni, forse si era veramente arrabbiato, o forse lo faceva apposta, fatto sta che recente la pazienza di Sayaka di scarseggiava così dopo neanche tre giorni si stancò di corrergli dietro e alla prima frecciatina lo mandò bellamente al diavolo.

Nel giro di pochi giorni avevano preso ad evitarsi, tanto che per calmarla i suoi amici dovettero convincerla a sfogare lo stress in un modo che coinvolgesse le povere pareti dell’abitazione.

Alla fine erano riusciti a trascinarla nella piccola locanda del villaggio, a bere uno specialissimo saké di produzione casereccia di importazione dal Makai.

Buono, leggermente dolce con uno strano ma come diavolo facessero a berne come acqua una roba del genere con un contenuto alcolico da abbatterci un pachiderma!?

Mistero della fede.

- Sono stufa. Sono stufa di essere trattata così.

- Andiamo tesoro. Non dovresti prendertela per una sciocchezza del genere.

- Lo so Ren. È stupido da parte mia, ma non ci riesco.

- Infatti. In fondo è solo un imbecille.

- Già.

- Un maniaco… un…

Intanto Kuryo si sentiva fischiare le orecchie mentre lo yokai incalzava con la carrellate di insulti.

Cos’altro c’è di meglio al mondo se non insultare a morte l’oggetto dell’ira della proprio amica?

Basta non andare troppo lontano.

- …. una lucertola mal riuscita. Altro che shikigami.

KillKenny si stampò la mano sulla fronte.

- Shikigami!?

Ormai la frittata era fatta ma l’altro incurante continuava a bersi il suo saké.

-  Hai detto SHIKIGAMI!?

- …………… sì, perché?

- Brutto figlio di…

- Buona… lo dovresti sapere che simili parole non si addicono ad una signorina di buona come te.

- E chi se ne frega.

Questa volta era veramente arrabbiata.

Lui le aveva fatto una scenata per aver nascosto il piccolo dettaglio sulla sua vera identità e lui invece…

Si alzò e uscì dalla capanna come una furia.

Si fermo di botto, tornò indietro e si affacciò sull’uscio.

- Dopo ne riparliamo.

E si allontanò di corsa alla ricerca di un qualcuno che presto ne avrebbe viste di tutti i colori.

- Dici che ho esagerato?

- Nah!

 

Kuryo se ne stava tranquillamente spaparanzato sul prato a guardare il cielo stellato mordicchiando un pezzo di carne essiccata trafugato dalla credenza di Ren, che povera anima si era preso la briga di ospitarlo.

Era strano come di colpo il rapporto tra i due fosse migliorato.

Sapendo di non dover più competere con lui lo shikigami aveva sospeso le ostilità con l’altro.

Non potevano definirsi amici per la pelle, ma se non altro avevano smesso di cercare di ammazzarsi a vicenda.

Un buon risultato.

La permanenza lì era abbastanza piacevole.

*Se solo si fosse…*

Il vento trasportò fino alle sue sviluppatissime narici una dolce essenza di fiori esotici.

Quel profumo.

Lo avrebbe riconosciuto tra mille.

Da tempo si era chiesto come fosse possibile che per tutte quelle settimane la sua accompagnatrice avesse mantenuto quell’apparenza impeccabile.

Anche il più esperto viaggiatore avrebbe cominciato a puzzare peggio di un caprone nel giro di pochi giorni.

Lui non essendo umano aveva a sua disposizione un ampio repertorio di trucchetti per aggirare il problema, ma lei?

Alla fine il suo quesito aveva trovato una risposta.

Lei era una dea.

Le cose si complicano, ma è proprio questo a rendere le cose più interessanti.

O forse è solo lui ad essere diventato autolesionista.

Ma ora basta pensare a cose futili.

Lei è lì appositamente per lui, perché se non fosse così se ne sarebbe già andata da un bel pezzo.

- Sayaka.

È ora di dar inizio ad una nuova sfida.

- Qual buon…

- Shikigami!!

Merda!

- Sayaka… vedi… io…

Quello di divinità era per lui un concetto relativo.

Kuryo non aveva ancora pienamente compreso con chi avesse a che fare.

Ma è molto probabile che se ne sia fatto una piccola idea nel preciso momento in cui vide una serie di cariche elettriche formarsi nel palmo delle mano della donna.

- Lurido verme. E io che ti credevo diverso da tutti gli altri

Le cariche aumentarono di colpo.

Fu solo per una decina di secondi, ma per quei pochi attimi si fece giorno.

Sarà anche vero che la vanità è donna… ma il masochismo è sicuramente uomo.

 

Nel tenue buio del crepuscolo un demone e uno youkai vagavano per le verdi selve che circondavano il villaggio.

Per come si muovevano quatti quatti sembravano dei fuggiaschi braccati dai creditori.

La verità era che per quanto strano possa essere, anche i mazoku pur non essendo astemi hanno un loro livello limite entro cui l’alcool non li riduce ad uno straccio, e Killkenny quella sera l’aveva superato.

E di parecchio anche.

Così Sayaka gli aveva temporaneamente bloccato buona parte dei poteri per prevenire danni, come far saltare in aria qualche abitazione o ridurre ad un mucchietto di cenere il primo sfigato che avesse incontrato per strada.

Attenzione.

La maggior parte dei poteri, non tutti.

Ed essendo un demone della lussuria, dell’Ira, delle Illusioni e dei Veleni, era finito involontariamente col perdere il controllo proprio dei poteri di induzione.

Il risultato finale fu un mazoku carico come una pila nucleare, un paio di risse sparse a random, qualche intossicazione alimentare, una manica di imbecilli in preda ad allucinazioni dopo essersi rollato banalissimo rosmarino e un branco di ninfomani sessualmente depresse alle loro calcagna.

La fuga fu inevitabile.

Tutto ciò che lo Ren sperava in fondo alla sua anima era che l’amica non si fosse ritrovata vittima degli effetti delle emissioni negative che il compare di sventra aveva sguinzagliato a destra e a manca.

Ma si sa che il fato sa essere terribilmente beffardo.

E a quanto senso dell’umorismo non lo si può certo battere.

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Capitolo 19
*** Fine di un sogno ***


Fine di un sogno

E con questo si conclude la seconda parte della storia.

Spero che vi piaccia e mi scuso per non aver aggiornato prima il racconto, ma la vita di un’universitaria sotto esame è molto incasinata e proprio non ho avuto tempo di terminare prima il capitolo.

Buona lettura.

 

Fine di un sogno

 

Ci sono momenti nella vita in cui si ha la netta sensazione che qualcuno là in alto ti stia prendendo per i fondelli.

Ci sono poi delle volte in cui ne hai la certezza assoluta.

Essersi svegliate a meno di venti centimetri dall’oggetto del proprio malumore delle ultime settimane può lasciare interdetto chiunque.

Ritrovarsi e meno di venti centimetri, sull’erba umida di rugiada NUDI! lascia un po’ più che stupiti.

Sentire poi che lui ti cinge la tua vita con un braccio e l’altro è proteso lungo la tua schiena mentre la mano ti sta spremendo le natiche come mandarini, è un altro indizio per catalogare quella come una giornata cominciata non benissimo.

In seguito si protende per un cattivo inizio, se si conta che non ci si ricorda un’emerita mazza di quanto accaduta la sera precedente, a parte la certezza assoluta che la propria virtù è letteralmente andata a farsi fottere.

Il cattivo inizio diventa orribile non appena se si scopre che i propri poteri si sono presi una giornata libera.

Per concludere in bellezza (perché se no non erano contenti), si prende in considerazione di tornare a casa e restare sotto le coperte fino al giorno dopo, se non fosse ché i tuoi vestiti sono misteriosamente finiti…

- …sull’albero più alto della foresta!!!! Dei, perché!? Perché tutte a me!!

…e solo un orgoglio di dimensioni ciclopiche ti impediscono di metterti a saltare come una cretina.

Tanto non ci sarebbe arrivata lo stesso a quel dannato ramo.

E a questo punto non resta altro che puntare con qualcosa alla portata di mano anche se il dormiente non ne sarà tanto contento.

Ma lei di restare non aveva alcuna intenzione di restare ad aspettare il suo risveglio per andarsene da lì.

Temeva, anzi, era assolutamente certa che il fulmine con cui aveva quasi colpito lo Shikigami non fosse passato inosservato.

Se mai l’avessero trovata, quello di farsi beccare svestita era l’ultimo suo desiderio.

Era troppo orgogliosa per permettersi un’umiliazione simile e senza troppi complimenti si prese i vestiti di Kuryo fregandosene altamente del fatto che lo lasciava lì con le vergogne al vento e senza nulla con cui coprirsi.

L’ultimo pensiero prima di svignarsela era rivolto non al bell’addormentato ma ai suoi vestiti.

Come avevano fatto ad arrivare fin lì.

Sul quinto ramo della pianta, a venti metri da terra.

 

Quella mattina Sayaka non era l’unica di pessimo umore.

Era dall’alba che Ren sopportava KillKenny che tirava giù dei e santi a suon di insulti.

Per qualche strana ragione su tutto il villaggio e le foreste per un raggio di diverse miglia era stata posta una strana cupola in cui i poteri di tutti coloro che si trovavano al suo interno erano inutilizzabili.

Per gli Yoko questo non era poi un gran problema poiché la loro capacità di usare la magia era limitata ai capi, ma per un mazoku e per due divinità, non era normale per loro ritrovarsi totalmente incapaci di usare i propri poteri, a causa di altri per di più.

Non ci voleva un genio per capire quanto accaduto: l’avevano trovata e ora si stavano preparando per venire a riprendersela.

Chika era visibilmente nervosa e non faceva nulla per nasconderlo.

- Siamo nei guai. Cosa facciamo.

- Non lo so tesoro, ma vedrai, troveremo una soluzione.

Anche lui era irrequieto ma cercava di non darlo a vedere per cercare di rassicurare almeno un poco la sua compagna.

Chiunque fosse l’autore della cupola era molto potente, oppure erano in tanti ad averla creata, o entrambe le cose.

Sayaka se ne stava in un angolo in quegli abiti troppo grandi per lei e con i piedi sporchi di fango.

Aveva smesso di farsi tutti quei problemi quando arrivata al villaggio aveva scoperto che non era l’unica coi poteri fuori uso.

Anche se la forza era rimasta non sarebbero stati in grado di difendersi da un attacco di massa.

Era inutile vedere i suoi amici ipotizzare piani impossibili per salvarla.

La resa era l’unica soluzione, perché di altre proprio non ne vedeva.

Avevano perso ma loro continuavano a

Negare uno stato di fatto non aveva senso.

- Chika… mi daresti una mano a prepararmi!?

- Ma Sayaka

La dea vide muta rassegnazione nel volto dell’amica.

- Va bene… andiamo di là. Sarà meglio che prima tu ti faccia un bagno.

- Hai ragione. Credo che mi farà bene. Anche voi dovete riposarvi. Sarete stanchi.

- Come puoi fare così.

La dea si voltò verso il kitsune che stringeva i pugni fino a farseli sanguinare.

- Come puoi essere così impassibile. Non è da te essere remissiva.

- Non sono remissiva, solo realista. Abbiamo perso. Continuavano a negare lo stato di fatto non ha senso.

- MA NON HA SENSO!!! TU NON SEI FATTA PER STARE TRA LE MURA DI UN PALAZZO. NON È DA TE FARE IL CANE LEGATO AD UNA CATENA AD COSTRETTO AD OBBEDIRE AL PROPRIO PADRONE. Non è per te avercelo un padrone che decida cosa tu debba fare della tua vita.

La dea era ovviamente andata su tutte le furie.

- E CREDI CHE ANCHE A ME PIACCIA L’IDEA DI RITORNARE IN QUELLA GABBIA DORATA!?!? CREDI CHE MI PIACCIA DOVER SPOSARE QUELL’IMBECILLE, EH!? LO CREDI DAVVERO?!

- No ma…

- E CREDI CHE SENZA POTERCI DIFENDERE CON I NOSTRI POTERI POTREMO ANCHE SOLO COMBINARE QUALCOSA?!

- Combatteremo.

- VOI NON COMBATTERETE, VI FARETE AMMAZZARE. Non sei mai riuscito a sconfiggermi prima d’ora. Credi che ora possa cambiare qualcosa? Lo credi davvero?

Ora fissava l’amico con dolcezza sforzandosi di sorridere.

- Non voglio che vi facciano del male. Siete troppo importanti perché vi accada qualcosa per colpa mia.

Ren fissò l’amica con un’espressione di infinita tristezza.

- Tu sei come il vento. Devi vivere libera. Non puoi farti imbrigliare. Nessuno può rinchiudere il vento.

- Non questa volta.

Si allontanò a capo chino.

Fu allora che dopo essersene stato zitto KillKenny parlò.

- Fa con calma.

Tutti ne restarono stupiti per l’uscita del mazoku.

- Forse non potrò più usare la magia, ma riesco ancora a capire quando una barriera è ancora incompleta. Saranno anche divinità, ma sono troppo codardi per attaccare senza la certezza assoluta di non correre rischi. Se non gli daremo l’occasione noi non alzeranno un dito su di noi, o dovranno vedersela con il resto del mio Clan. E fidati se lo dico io, se ciò dovesse accadere non ne uscirebbero vivi.

Fu sufficiente sentirselo dire per far tornare il sorriso a Sayaka che accompagnata da Chika andò a farsi il suo agognato bagno.

 

Kuryo intanto se ne stava a disteso nella sua stanza.

Ritrovatosi privato dei suoi vestiti aveva riassunto le sue sembianze di drago ed era tornato nel Gensoukai (il mondo degli Shikigami) per riprendersene di nuovi.

A dirla tutta non era poi così grande se confrontato tutti gli Shikigami che come lui erano in grado di assumere sembianze draghiformi, però aveva comunque un aspetto imponente con le sue scaglie nere dai riflessi bluastri, con quegli occhi rossi screziati di viola e le ali maestose più ampie del normale che gli davano una velocità senza pari.

Sarebbe poi tornareto al villaggio degli Yoko dopo essersi ripulito per bene e aver recuperato le forze.

Si era pertanto trascinato fino alla sua stanza e buttandosi a peso morto sul letto si era addormentato

ignorando a priori una vocina che da dentro la sua testa gli urlava di alzarsi e correre nel Nigenkai.

 

Sayaka prima d’allora non si era mai sentita veramente in trappola.

Non c’era voluto tanto prima che venissero a riprenderla e la scortassero dai suoi famigliari.

Quando i soldati furono abbastanza lontani suo padre la prese in disparte facendogli una lavata di capo memorabile per chiunque.

Padre…

Un perfetto sconosciuto con cui lei tra l’altro non aveva legami di sangue, e che pretendeva di essere obbedito, perché a) lei era una donna b) lui aveva soltanto un secolo in più di lei.

Che poi avessero avuto entrambi origine dalla stessa entità era un fattore insignificante.

Lui l’aveva adottata, cresciuta, e solo per questo minuscolo dettaglio lei per gli ultimi duecento anni lo aveva dovuto chiamare “papà”.

Un’autentica assurdità chiamare padre, quello lo avrebbe dovuto essere un fratello troppo assente per curarsi di lei.

Ormai era totalmente insofferente alle parole dure che le venivano rivolte, tanto che entrava da un orecchio per uscire dall’altro.

Senza che se ne accorgesse le domestiche l’avevano circondata e portandola via di peso l’avevano trascinata in una saletta a prova di scasso.

Un’autentica mossa strategica degna di un Generale dell’esercito celeste.

Per sanare l’onta subita dalla sua fuga era stato deciso di anticipare la cerimonia.

Volente e nolente sarebbe diventata la moglie del Comandante Anzai, suo promesso sposo.

Lei ovviamente non era d’accordo.

Né sul matrimonio anticipato, né sulla veste nuziale porpora, che su lei tra l’atro stava da cani. 

Ma questo lo avrebbe capito chiunque dai solchi lasciati nel pavimento.

 

Era calata la notte quando Kuryo si era ripresentato a casa di Ren 

Li aveva trovati tutti occupati a prepararsi per qualcosa che doveva essere un combattimento.

Ren era seduto sotto il porticato della casa intento a molare pugnali, coltelli da lancio e tre katane di cui una corta da donna.

Chika poco più lontano si allenava a lanciare dei blast di energia che andavano sì a segno, ma non tutti i pali di legno predisposti in fila come bersagli erano saltati in aria.

KillKenny infine continuava a spostarsi nello spazio scomparendo e ricomparendo a distanza di pochi metri, borbottando come una pentola di fagioli.

Sembravano molto più deboli del solito.

Qualcosa non andava.

Kuryo accolto la terribile notizia con una rabbia furiosa, tanto che non riuscendo gli altri due a trattenerlo Chika aveva dovuto intervenire per bloccarlo con un incantesimo per impedirgli di andare al massacro.

Era costretto a stare disteso sul pavimento mentre i tre compagni di sventura riprendevano là dove erano stati interrotti. Man mano che si quietava l’energia dorata che inizialmente lo avvolgeva come il filo sottile del bozzolo di una crisalide immobilizzandolo totalmente si era ritirava lasciandogli più libertà di movimento.

- Così non và proprio. Di questo passo non faremo mai in tempo.

- Lo so benissimo anch’io testone. Ma non è facendosi prendere dal panico che risolveremo la situazione. Lo capisci stupida volpe!?

- Ovvio che sì. Ma li ha sentiti anche tu, vero? La cerimonia verrà celebrata domani mattina all’alba e se per allora non avremo recuperato tutti i nostri poteri col cavolo che la portiamo via di lì.

- *E così si sposa…* Perché non mi avete detto nulla.

- Del matrimonio combinato intendi? Beh, perché non erano affari tuoi. Ovvio, no?

- Lo sono eccome.  

- Pensala pure come vuoi, tanto non avresti potuto sposarla lo stesso. Ren e Chika l’hanno dovuto fare di nascosto e fidati, è stato un miracolo. Ma con Sayaka e tutt’altro paio di maniche. Non ci saresti riuscito neppure tra mille anni.

- E saresti anche gentile da spiegarmi perché?

- Punto primo, nelle ultime settimane hai fatto la figura del dongiovanni incallito.

- Grazie per la fiducia, davvero.

- Di nulla. Secondo, falla arrabbiare e sei morto.

- Fidati, me ne ero accorto.

- Buon per te.

- Terzo punto, è un frammento del Dio Re Drago.

- Un che cosa?

L’esclamazione provenne in sincronia sia dallo Shikigami che dal Kitsune ma KillKenny non ne fu assolutamente stupito.

Rivolto a Ren - Farò finta che tu non me lo abbia chiesto (per la cinquantesima volta). Ma visto che tu invece mi sembra che non lo sappia…

- Non è una tua impressione

- …te lo spiegherò in modo che anche la testa bacata di quello lì lo comprenda una volta per tutte.

A quell’uscita Ren gonfiò le guance offeso.

- Non so di preciso quanti secoli fa sia accaduto, sta di fatto che quasi subito dopo che Lord of Nightmare ha creato i quattro bastioni, o meglio i quattro mondi base da cui sono poi sorti tutti gli altri, ebbe inizio la guerra tra forze del bene e forze del male, tra Maho e Shinzoku. Qui ha avuto luogo il combattimento tra Chaotic Blue (che se proprio lo vuoi sapere ha creato la mia master) e un altro Dio Drago di cui è andato perso il nome.

La guerra si è conclusa in parità tra entrambe le due fazioni.

Ora, da un lato Chaotic Blue si è assopito per recuperare le forze e LoN sola sa quando si potrebbe ridestare, dall’altro il dio per qualche strana ragione è finito ridotto in centinaia di migliaia di frammenti che hanno ripreso vita come dei del tenkai.

Attualmente ne esiste uno per ogni cosa; unendosi poi tra di loro sono diventati uno sproposito anche se il potere è andato riducendosi di generazione in generazione.

- Quindi Chika e Sayaka

- …siamo dei frammenti del dio. Il nostro potere dipende principalmente dalle dimensioni del frammento. Che poi alcuni di noi abbiano impiegato più tempo di altri per plasmarsi è un conto.

- In che senso plasmarvi… - domandò Kuryo incuriosito -

- Allora, forse non lo sai ma mazoku (come ad esempio Kikko) e shinzoku sono rispettivamente agglomerati di energia negativa e positiva. Per Maho e Dei Drago vale la stessa cosa, sono più potenti, ma restano comunque nubi vaganti di energia. Quando i frammenti dell’entità da cui noi abbiamo avuto origine si sono dispersi sono andati ad incarnarsi in oggetti, animali… di tutto insomma.

- Ora capisco perché esistono divinità anche per le cose più assurde.

- Esattamente. Ti sarà quindi chiaro perché non vogliano che si unisca con qualcuno di rango inferiore al tuo. Se poi le hanno già trovato un compagno degno del suo lignaggio a cosa si complica. Io sono riuscita a scampare il pericolo solo perché non avevano ancora organizzato un matrimoni combinato, altrimenti mi sarei trovata nella sua stessa situazione.

- Già, siete stati molto fortunati.

- Non c’è bisogno che ce lo venga a dire tu. Ora però dobbiamo riposarci. Ci aspetta una lunga notte.

 

L’equilibrio psichico di Sayaka non era più tanto equilibrato.

Nella mente della ryukami regnava il caos assoluto.

- Tu non stai affatto bene.

- L’ho sempre detto che il rosso non mi dona. E guarda questo coso - mettendosi ad indicare il fermaglio in oro grosso come una noce di cocco che le domestiche le avevano messo in testa - Non è un lampadario solo perché mancano.

- NON stavo parlando di questo. Se poi mi fai scendere posso anche provare a darti una mano.

Alto come una pertica, occhi verdi, capelli rossastri, un paio di cosi sul naso (che lui continuava chiamare occhiali) che gli davano un’aria da intellettuale, ma soprattutto sospeso ad un metro da terra.

Secondo le badanti che l’avevano cresciuta era stato lui a trovarla e aveva convinto il padre (lo stesso che aveva adottato entrambi) a prenderla con loro.

Aveva pochi ricordi in proposito ma di quel poco che gli era rimasto rammentava di essere riuscito a scavarla seguendo una sorta di richiamo.

Da allora erano rimasti legati profondamente e nessuno poteva capire l’uno meglio dell’eltro.

- Seriamente, tu non stai bene. Non puoi andare avanti così. Qualunque sia il tuo problema lo devi risolvere. Si tratta di un uomo, vero?

- Taichi. Tu dice sempre che è un uomo la causa dei miei problemi.

- Stai negando. Allora ho ragione. Bene, non voglio restare qui in eterno, quindi cominciamo ad analizzare gli ultimi avvenimenti e vediamo di tirare le conclusioni una buona volta. Cominciamo dal principio. Come lo hai conosciuto. Che impressioni hai avuto su di lui.

- E va bene. L’impressione iniziale? Vediamo… Un bell’uomo

- Questo era innegabile.

- Terribilmente orgoglioso

- E su una cosa vi siete erano trovati

- Donnaiolo incallito, un buffone con la mania della primadonna.

- già me lo vedo. E poi? Che è successo?

- Abbiamo viaggiato per un po’ assieme. Da soli… e non fare quella faccia. Sei tu che mi hai chiesto di raccontarti tutto. Comunque, si è rivelato un abile cacciatore, saggio, dolce,  tenero. Un buon amico capace di ascoltare pazientemente tutte le mie lamentele

- Ho capito. Hai trovato un martire.

- Zitto tu. O non continuo e tu te ne resti lì per i prossimi mille anni.

- Va beene.

- Dicevamo che nonostante tutto restava un donnaiolo. Avresti dovuto vedere quanto mi sono arrabbiata quando ha nominato quelle altre nel sonno. A pensarci adesso mi vien da ridere. O… o quando ho scoperto da Ren che era uno Shikigami. Doto tutto quello che mi ha detto per avergli nascosto la mia identità di dea ero veramente furiosa. Però resta comunque un’incognita vivente per me. Più ci passo tempo assieme e più scopro di non conoscerlo affatto. Pensa che è bastata la presenza di Ren e Kikko perché alzasse una barricata e un pezzo di ghiaccio vivente… e che rispuntata la mania da primadonna.

Per Taichi era raro vedere la sorella sorridere mentre parlava di un uomo che non fosse Ren. Gli era estremamente chiaro che lei fosse cotta di lui, ma sembrava ancora confusa..

Neppure a lui piaceva il comandante Anzai, ma se davvero non aveva scelta, almeno voleva che non arrivasse all’altare con un minimo di serenità.

Gli dette l’ultima spinta.

- Tempo fa mi è stato detto “Chiudere gli occhi. Rinunciare a vedere ciò che ci accade attorno equivale a rinunciare a vivere, ad essere già morti. Ma è solo affrontando gli eventi che affermiamo il nostro vivere. -  Le sue labbra si incresparono in un sorriso malizioso. - Dimmi. Tu che decisione hai preso!?  

Chiuse gli occhi.

Possibile che senza rendersene conto si era innamorata di quello Shiki così borioso, testardo, pieno di sé e irritante?

Dello stesso Shiki che riusciva a farla stare bene, capirla come pochi ed essere rassicurante

come una soffice coperta che ti scalda nelle fredde notti invernali?

Il volto del fratello si era addolcito - Lo ami davvero?

Per un attimo sayaka tacque poi rispose con fermezza assoluta.

- Sì.

- Quindi è vero. Non ci credo. La mia sorellina innamorata. Oddio. Non mi diventerai una frignona isterica di quelle che si fanno delle enormi seghe mentali per un uomo che magari non era veramente interessata a lei. O che nel frattempo prende a testate il muro in attesa che il loro bello si accorga di loro?

- Con calma e per favore. Va bene tutto ma non sono ancora caduta così in basso.

- Lo hai detto tu. Ora mi fai scendere?

 

E alla fine era giunto il momento.

Lei e il generale Anzai sfilarono davanti a tutti gli dei riuniti.

Lei, come voleva la tradizione nuziale indossava un abito purpureo riportava il ricamo della fenice, lo stesso simbolo del fermaglio,

Lui, in quei capelli di un bizzarro blu elettrico e iridi gialle portava mentre l’abito nuziale maschile che oltre ad essere blu riportava il simbolo del drago.

La cerimonia fu molto breve.

Il sacerdote legò i loro polsi con un nastro rosso decretandoli così marito e moglie.

Era sposata.

Non era felice e non fece nulla per dimostrare il contrario, ma rimase impassibile a quanto accaduto raggelando dentro per quanto l’avrebbe attesa al fine del banchetto..

Se per un attimo pensò che ormai niente poteva più scalfirla ricacciò dentro quando venero mostrati i doni nuziali.

Su un vassoio in acciaio erano state appoggiate tre ampolle, al loro interno tre paia di bulbi oculari.

Iridi di ghiaccio, di rubino e di zaffiro.

Lanciò un partito dal profondo dell’anima.

Corse via.

L’istinto della fuga si era fatto più forte.

Ma se non vi nessun ordine di fermarla, il compito fu affidato a tre spauracchi posti all’uscita come monito per il futuro.

Legati a dei pali pochi metri dopo l’uscita del palazzo vi erano Ren, Chika e Kuryo coperti di ferite e con le orbite cave.

Il Chakra dell’amica era stato raschiato via a forza rendendola umana e decretando per lei come per tutti morte per dissanguamento.

Ma la loro ora non era ancora giunta.

Il loro cuore stava ancora battendo anche se non troppo vigoroso.

Con la coda dell’occhio vide Anzai guardava con scherno mentre alle sue spalle KillKenny galleggiava rinchiuso in una sfera di energia sacra che lo stava lentamente annientando.

Capì che se il suo futuro prevedeva vivere con un individuo del genere, allora la vita stessa non aveva più importanza se le persone a lei care dovevano pagare un prezzo tanto alto.

Era decisa al da farsi.

Lentamente si avvicinò a Kuryo e gli sussurrò all’orecchio in modo che solo lui e nessun’altro potesse sentirlo.

- Tu… tu mi ami?

Lo Shikigami increspò le labbra in un debole sorriso.

- Non… lo avevi… ancora capito.

Tutte le incertezze si sciolsero come neve al sole.

Lo abbraccio fregandosene altamente che si stava imbrattando tutta col sangue, e lo baciò delicatamente.

La folla inorridita si mise a schiamazzare ma la faccia dello sposo li batteva tutti.

- TU!! COME OSI… PREFESIRE UN ESSERE INFERIORE E ME!!! ME CHE SONO UN DIO!! 

Alle spalle del dio Taichi rise canzonatorio.

- Comandante Anzai eppure dovrebbe saperlo. Mia sorella non vi ama. La sua scelta l’ha già fatta e come potete appurare non siete voi l’uomo della sua vita.

Lo sposo era fuori di sé dalla rabbia e prima che qualcuno potesse fermarlo rubò la satana ad una delle guardie.

- MALEDETTA!! PAGHERAI PER IL TUO OLTRAGGIO!!

Schiacciò Sayaka contro Kuryo e con un movimento rapido trapassò i corpi di entrambi. 

La dea non aveva più paura di morire.

Non se ne sarebbe andata da sola.

Anche il suo “sposo” sarebbe venuto con loro, volente o nolente.

Tossendo riuscì a parlare a voce sufficientemente alta perché Kuryo e tutti i suoi amici morenti la sentissero.

- Un giorno noi ci rincontreremo… è una promessa.

Con un colpo KillKenny venne liberato dalla sua prigionia e afferrato prontamente da Taichi che teletrasportandosi mise entrambi in salvo.

Sentì il battito di Kuryo cessare.

In breve tempo concentrò tutte le sue energie fino all’ultima fino a che il su corpo cominciò ad irradiare luce dorata liberandola nell’attimo in cui la morte la raggiunse.

 

 

Quel giorno un decimo del Tenkai andò distrutto.

Molte vite si spensero e per la prima volta gli dei videro nei propri simili una minaccia per la propria esistenza.

Vennero promulgate due leggi.

La prima vietava agli dei di uccidere i propri simili, prevedendo la pena di morte per chiunque l’avesse infranta.

La seconda vietava agli dei l’unione con altre entità estranee al Tenkai perché sarebbe calata la maledizione dell’eresia sul frutto di tale peccato.

Di cosa ne fu delle anime di mia sorella Sayaka no Soryu, del suo amato Koryu no Shikigami e dei loro amici non si seppe più nulla.

 

Taichi no Soryo.

Tratto dalle cronache del Tenkai.

 

 

 

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Capitolo 20
*** Get The Party Started ***


Miori si svegliò di botto

Miori si svegliò di botto, ansimando, alla ricerca di un’aria che però non avrebbe di fatto potuto respirare.

Non ci mise molto a ricordare quanto accaduto poche ore prima e si maledì per la stupidità del suo gesto.

Come si può anche solo pensare di cercare di respirare se non si ha polmoni.

O almeno funzionava così di solito.

Era troppo buio e lei non era ancora in grado di gestire tutte le capacità di un demone, tra cui poter vedere al buio.

Per ora i sensi (a definirli così) funzionavano come quelli di tutti gli esseri viventi.

Ma non aveva un sistema circolatorio, nervoso, muscolare, osseo, digerente.

Non aveva corde né vocali, né organi di alcun genere; però poteva parlare, sentire, pensare…

Eppure un attimo prima si era svegliata, aveva sognato, e la cosa la stupiva non poco perché sapeva benissimo che i demoni non possono dormire, sognare men che meno.

Com’era quindi possibile che lei invece ci fosse riuscita comunque?

Accanto a lei Sasuke stava ancora dormendo e dovette andare a tentoni per ripescare tutti i suoi vestiti, non essendo d’altronde ancora capace di modificare la sua essenza per farsene comparire degli altri.

Grazie alla tenue luce della luna riuscì ad intravedere anche al buio la sagoma di una lampada sul comodino accanto al letto.

Tastando attentamente il comodino riuscì a trovare l’interruttore della lampada che finalmente accesa illuminò la stanza e buona parte del corridoio che dava sul soggiorno.

- *e luce fu… … ma che diavolo!?...*

A quanto pare qualche mente eletta aveva avuto la bizzarra idea di usare la fronte del ragazzo come bacheca per messaggi.

POST IT 1: Se stai leggendo questo biglietto vuol dire che ti sei ripresa. I vechiacci ci hanno messe sotto stasi per  inviarci delle informazioni sulla nostra vita precedente. Il bell’addormentato, Naruto e Hinata hanno fatto il nostro stesso sogno. Fonti attendibili mi ha gentilmente informata che è tutto vero.

POST IT 2: Non provare a svegliare Sasuke. È Sleeping e ne avrà per almeno 24 ore.

- * Lo so che mi state ascoltando quindi… ANDATE TUTTI A FANCULO!!*

POST IT 3: Da tenere presente in futuro: Doc non ha mai studiato ginecologia.

- * Ok. Questo me lo ero dimenticato sul serio…*

POST IT 4: Garv ti aspetta all’uscita del villaggio. Muovi il culo.

 

Di Naruto si potevano dire molte cose e che l’elenco dei difetti supera di gran lunga quella dei pregi.

Ma se c’era una cosa che tutti sapevano era che il biondo era tutto fuorché un codardo (considerando la nota predisposizione suicida a tuffarsi a pesce nelle situazioni più disparate).

Ma un conto è azzardare una controffensiva con la certezza assoluta di vedere l’alba del giorno dopo.

Un altro conto è avere mezzo clan Hyuuga, niente armi, un numero imprecisato di oggetti contundenti non identificati che sfrecciavano nella sua direzioni (presumibilmente indirizzati ai punti vitali) e l’impossibilità di mettersi a sparare Rasengan e Fuujin no Tsurugi alla cazzo senza ammazzare qualcuno.

Di clan massacrato bastano gli Uchiha.

E poi non aveva voglia di farsi sparare nell’iperspazio da Tsunade per aver distrutto qualche bene storico-culturale, ecc ecc.

E per fortuna che Hanabi li aveva preceduti tutti e l’aveva buttato fuori dall’appartamento (nota: il suo appartamento) prima che il padre delle due ragazze lo beccasse a sonnecchiare appiccicato alla figlia maggiore, o si sarebbe svegliato il giorno dopo con qualcosa in meno.

O morto nel migliore dei casi.

- Bisogno di aiuto?

- Carissima. Non sai quanto sia contento di vederti. Che fai di bello da queste parti?

- Per un po’ starò via, così ero passata a salutarvi prima di partire, ma strada facendo ho incrociato Hinata che stava trattenendo dei membri del suo Clan. Ho fatto due più due ed eccomi qui.

- Ma come? Te ne vai proprio ora.

I due ormai avevano cominciato a spettegolare come due comari ignorando nella maniera più assoluta gli Hyuuga che essendo per un buon 90% dei pomposi snob narcisisti presero la cosa come un insulto.

Miori dal canto suo non poté non ridere sotto i baffi vedendo l’amico inveire contro gli inseguitori quando una quantità massiccia di kunai schivarono di pochissimo i sacri gioielli di famiglia.

- Sbaglio o stanno cercando di castrarti?

- Ma tu guarda. Non me ne ero accorto.

- Buon per te. Se sopravvivi ci all’uscita del villaggio.

Celiò quella

- Aspetta. Dammi almeno una mano. Con quelli le mie compie sono inutili se li riconoscono subito con il byakkugan.

- E va bene.

Estrasse dal marsupio una manciata di palline dalle dimensioni di biglie.

- Dei fumogeni!? Ma sei scema? Non funzioneranno mai!! O poveri noi… quelli per sbaglio devono averti arrostito anche i neuroni

- Volpe di mala fede. Guarda e impara.

Facendo leva sulle loro abilità nella difesa Miori gli lanciò contro gli inseguitori.

Quando i fumogeni entrarono in collisione con i kunai oltre all’inevitabile foschia, nell’aria si diffuse un aroma di pepe e peperoncino.

- Un regalo di TenTen. Li avevo tenuti per le grandi occasioni.

- LI VOGLIO ANCH’IOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!

E intanto gli sfortunati inseguitori tra uno starnuto e l’altro si videro costretti ad interrompere la loro battuta di caccia.

Dieci minuti più tardi dopo una stafila di saluti e raccomandazioni dei due amici Miori lasciò il villaggio con Razor e Mameha.

Una volta che furono abbastanza lontani dalle mura il drago riassunse la sua vera forma, caricò le due sul dorso e dispiegando le sue possenti ali si librò in volo verso la base del dragone del caos.

 

Poco dopo, nell’ufficio della Godaime.

L’orologio a parete stava segnando le 6:15 e fuori il cielo non aveva appena cominciato a schiarire.

Dentro Tsunade attendeva con ansia che l’effetto dell’aspirina si portasse via il mal di testa post-sbornia che le stava spaccando in due il cervello.

Avrebbe preferito continuare a dormire sulla sua cattedra sovrastata quasi interamente da carte e bottigliette di sakè, ma il tempo a loro disposizione era poco, così Garv si vide costretto a svegliarla rischiando di beccarsi un diretto sul naso.

Sarebbe sopravvissuto, ciò non toglie che un pugno di Tsunade non possa fargli comunque un male assurdo..

Aspettando che la donna si riprendesse il demone aveva materializzato una poltrona vi si era accomodato mentre Valgarv, Rashart e Raltark alle spalle si limitarono ad appoggiarsi alla parete dopo aver chiuso la porta a chiave per evitare intrusioni.

Quando Tsunade si fu quasi ripresa del tutto, Garv cominciò a parlare approfittando della poca calma rimasta alla povera donna che aveva cominciato a massaggiarsi le tempie.

- Sono qui per parlare di affari.

La faccia annoiata della donna fece intendere benissimo che non si sarebbe offesa se si fosse presentato qualche ora più tardi.

- Come avrai intuito l’alleanza tra le nostre due razze implica aiuto reciproco. Noi vi aiuteremo in caso di attacco e voi aiuterete noi. Ieri ho preso, diciamo, “in prestito” la tua apprendista. Uno scambio più che giusto visto che in cambio di alcuni dei miei uomini che resteranno qui in città.

- *Bene. Dove è la fregatura!?*

- Non dovrai temere nulla. A discapito delle apparenze noi non ci cibiamo di cose materiali e la paura dei civili sarà un nutrimento più che sufficiente per loro. Aggiungo inoltre che tra i nostri interessi rientra il desiderio di apprendere quanto possibile sulle vostre arti, benché per noi sia impassibile farne uso.

Questa affermazione confuse più che mai Tsunade, che continuò a guardare impassibile ignara che Garv fiutasse l’inquietudine che stava poco a poco emergendo.

- Ed in cambio di tali conoscenze noi ci occuperemo di rendere più forti i ninja che per gentile concessione hai fatto raggruppare qui fuori.

Tsunade era decisa ad intervenire solo più tardi ma a quel punto non poté più tacere.

Qualcosa non andava.

Il suo infallibile istinto femminile lo stava urlando ed era certa che la pila di fascicoli dei ninja del suo villaggio non c’era quando si era addormentata.  

- Tutto ciò gentile da parte vostra, ma sono certa che c’è dell’altro che ancora non avete detto. A partire da Miori… e Mameha.

Garv arricciò le labbra in un ghigno divertito.

- E così la volpe ha parlato. Pazienza. Mi ha risparmiato tempo.

- Mi è molto leale. Anche se è un idiota impulsivo e finisce per combinare un guaio in fila all’altro.

- Non posso darti torto. Ma andiamo al dunque. Il vero corpo della tua apprendista è custodito in un luogo conosciuto solo da pochi membri dell’Akatsuki, e dopo varie ricerche siamo riusciti a localizzarlo. Sfortunatamente è protetto da una fitta rete di scudi sacri che non ci impedisce di avvicinarci troppo. È per questo che non riusciamo ad esercitare abbastanza potere per risistemare tutto con le nostre forze. In caso contrario non avremmo dovuto coinvolgervi.

- Ed è per questo che volete addestrare i Chunin e pochi altri Jounin e Ambu. Così giovani tra l’altro. Mi chiedo. Perché loro e non i Genin, o altri ninja più esperti.

Il Dark Lord fece materializzare una coppa di vetro con vino rosso versato al suo interno.

Il demone sollevò il calice per osservare il liquido vermiglio in controluce agitando leggermente.

- Vuole favorire.

- Molto gentile, ma sono costretta a declinare l’offerta.

- Peccato. Allora, stavamo parlando dei tuoi ninja. Vedi Tsunade, il ragionamento è più semplice del previsto. È risaputo che sono soprattutto coloro che abbiamo selezionato – riferendosi ai fascicoli - siano dotati di maggiore talento rispetto a tutti gli altri. Certo, anche tra i Genin ci sono individui di grandi capacità, ma sono tutti troppo giovani ed inesperti. Molti di loro non hanno mai visto la morte in faccia e difficilmente reggerebbero il ritmo dell’addestramento a cui dovranno essere sottoposti gli altri. I Jounin e gli Ambu scartati, hanno gia raggiunto il massimo del loro splendore e si apprestano a raggiungere una fase di declino. Loro hanno già raggiunto il massimo splendore, per non parlare che essendo individui adulti hanno già raggiunto una propria formazione e con loro ci vorrebbe molto più tempo per correggere le loro debolezze, che è anche il nostro scopo, e per quanto mi dispiaccia dovertelo dire, noi non abbiamo più tanto tempo.

La bionda aveva seguito la spiegazione senza fare una piega.

- I tuoi uomini sono abili guerrieri, ma sono completamente inadatti allo scopo e finirebbero con il ricoprire il ruolo di pedine sacrificali, e immagino che tu voglia evitare di mandare inutilmente i tuoi uomini al massacro, o sbaglio.

Il discorso non faceva una piega e più lo ascoltava più si rendeva conto di aver davanti uno stratega forgiato da grandi combattimenti e da guerre.

Un abile giocatore di Go che muove i suoi pezzi sulla scacchiera senza sprecarne una sola mossa.

- I Chunin invece sono ancora delle pietre grezze, ma se intagliate a dovere possono diventare pietre preziose degne della corona di un re. Abbiamo scelto guerrieri  con un grande potenziale, ma con i mezzi che avete non sarai mai in grado di renderli… i migliori. Invece, unendo le nostre conoscenze alle vostre potremo preparali adeguatamente e insieme non avranno rivali.

Tsunade ancora non si fidava, ma comprendeva benissimo che se avessero voluto annientarli lo avrebbero fatto da un pezzo e senza prendere la briga di venire a fare un colloquio.

Ma ancora un tassello mancava al puzzle.

In tutta quella faccenda cosa centrava la sua apprendista.

- Ora devo andare. Intanto li faccia riunire sul tetto della torre. I miei uomini li porteranno al campo d’addestramento sotterraneo.

Un attimo il demone prima di sparire rispose a quella muta domanda.

- A proposito. Non ti crucciare. È ancora presto per avere tutte le risposte che cerchi. Ogni cosa a suo tempo.

 

Sul tetto della torre dell’Hokage si stavano riunendo tutti i Chunin che erano stati recuperati non ancora attaccati al collo della bottiglia e pochi altri Jounin ed Ambu che non erano occupati in missioni e che ora in preda ad estremo ottimismo si stavano passando la brocca del caffè.

Tra le nostre conoscenza gli unici completamente svegli erano Hinata, Naruto (per ovvie ragioni), Shikamaru (sempre per ovvie ragioni) e Rock Lee (causa manie di allenamento).

Apparvero dal nulla con una nuvoletta di fumo la Godaime accompagnata da tre dei demoni visti alla festa della sera prima, due gemelle dai lunghi capelli azzurri portati in una coda e un altro ragazzo dai capelli del medesimo colore, molto probabilmente il fratello maggiore delle due.

Tsunade sfogliò i fascicoli dei ninja selezionati.

Non ne mancava nemmeno uno.

- Vi starete chiedendo come mai io vi abbia convocati. Sarò franca. Voi siete stati selezionati eseguire un missione di massima importanza che prevede il totale annientamento dell’Akatsuki.

Non mancarono gli immancabili borbottii di sottofondo.

- So benissimo che non siete pronti per una cosa del genere, proprio per questo i nostri alleati si occuperanno della vostra preparazione. Da oggi per sei settimane seguirete un addestramento speciale. È un ordine. Non si accettano proteste. Chiunque verrà sorpreso a saltare gli allenamenti…

Fece una breve pausa d’effetto per far capire a Shikamaru che si stava rivolgendo specialmente a lui.

- … verrà severamente punito con un addestramento ancor più severo di quello pattuito.

Sulle labbra della donna si dipinse un ghigno sadico.

- È tutto. Potete andare *e vedere di tornare vivi*.

- Detto questo Tsunade, mi sembra il caso di presentarci.

La Godaime arretrò mentre i sei estranei avanzarono.

Il primo a prendere la parola fu un demone dagli occhi ambrati, una zazzera di un bizzarro verde acqua e un corno nero piazzato in mezzo alla riga dei capelli.

- Ragazzi, ragazze, io sono Valgarv, un General. Quello alla mia destra è Rashart, l’altro General e quello con l’asta sacerdotale è Raltark, un dei due Priest. Tutti e tre siamo al servizio di Garv Chaos Dragon, a differenza di loro qu… ma dov è Sky? Ora che ci faccio caso non c’era neppure prima. Eppure doveva essere presente anche lui oggi.

- Fregatene Val. quella piaga di nostro fratello ci raggiungerà più tardi. 

- Lo spero. Ragazzi, loro sono i figli del nostro miglior sicario. Lui non potrà essere presente, ma loro sapranno essere all’altezza della situazione. Le gemelle Mayls e Neria e il loro fratello maggiore Sky. Mayls è un’eccellente maga e Neria è un ottimo arciere. Loro non sono demoni come noi, ma draghi, anche se ora hanno un aspetto antropomorfo grazie alla magia, quindi vedete di non sottovalutateli.

- Un ultima avvertenza – si intromise Raltark – cercate di non trovarveli davanti quando starnutiscono. Posso garantirvi che fanno scintille.

 

Il gruppo di umani venne condotto attraverso un passaggio scavato nel terreno ben celato da un panello mobile proprio sotto il monumento ai caduti delle grandi guerre.

Dopo il passaggio e un lungo tunnel con somma sorpresa di tutti raggiunsero una scalinata che scendeva nel sottosuolo.

Per un primo tratto era tutto talmente buio che dovettero darsi per mano per evitare di cadere.

Stavano scendendo per un po’ quando i demoni si accorsero che qualcosa non andava.

- Cavolo. Mi ero dimenticato che voi umani non vedete al buio [lighting].

Nessuno capì cosa avesse fatto finché una luce prese a risplendere nel tunnel.

In principio tanta luce dopo un buon venti minuti di buoi assoluto risultò fastidiosa, poi si furono riabituati constatarono con i loro occhi che le fonti luminose erano grossi cristalli incastrati nel soffitto roccioso come lampadari.

I ragazzi non seppero dire se vedere fosse stato in bene o un male, considerando che non si riusciva ancora a vedere la fine della scalinata.

Fiumi di proteste cominciarono a scorrere immediatamente ma ai demoni la cosa non poteva fare né caldo né freddo, chiusero completamente i contatti acustici con l’esterno e proseguirono la discesa.

Con la luce aumentarono l’andatura e in meno di cinque minuti raggiunsero un punto in cui il cunicolo imboccava una gigantesca grotta sotterranea, o almeno doveva esserlo.

A occhio nudo sarebbe stato impossibile determinare le dimensioni di quel posto.

In fondo alla scala si estendeva una distesa con un ambiente naturale tipico della loro nazione con boschetti, radure, un fiumiciattolo e un cielo azzurrissimo che sovrastava il tutto.

Non sembrava affatto di essere sottoterra.

Era chiaro che non era di origine naturale, e ci vollero gli occhi di neji per scoprire che a diverse miglia da loro c’erano effettivamente delle pareti che si ergevano dirette verso un unico punto conferendo il tutto l’aspetto di una semisfera.

Per simulare l’effetto del cielo diurno avevano sfruttato qualche trucco a loro sconosciuto e per fare luce avevano tempestato la cupola di conformazioni cristalline simili a quelle del tunnel concentrandole soprattutto nel centro.

- Ora, come forse alcuni di voi avranno notato – cominciò a dire Rashart attirando l’attenzione generale – oltre a questa scala ne sono state installate altre quattro che portano in quattro diversi punti rispetto a quello da cui siamo passati poco fa. Prima del congedo vi divideremo in gruppi in base alla zona di residenza e vi indicheremo quale rampa prendere per tornare a casa e di conseguenza che passaggio utilizzare domani per tornare qui.

- Inoltre- continuò Valgarv – vi verranno consegnati questi cristalli

Il demone alzò il braccio affinché tutti potessero vedere bene i tre cristalli legati con fili di juta come se fossero ciondoli.

Ne aveva uno blu, uno rosso e uno nero.

- Quello blu è per i Chunin, quello rosso per i Jounin e quello blu per gli Ambu. Fungeranno da chiavi per attraversare i passaggi segreti. Ora, prendetene uno a testa, bagnatelo con un po’ del vostro sangue. In questo modo i cristalli riconosceranno i propri proprietari e nessuno al di fuori di lui potrà anche solo impugnarlo senza pagarne le conseguenze.

I ninja come bravi scolaretti si misero in fila, presero ognuno un ciondolo e incidendo i polpastrelli con la punta di un kunai bagnarono il proprio cristallo con qualche goccia di sangue. 

In reazione a ciò i cristalli emisero per pochi secondi una luce per poi tornare normali.

- Qui con le spiegazioni abbiamo quasi finito.  

Buona parte dei ragazzi sospirarono sollevati.

- Vi dividerete in sei gruppi. Scegliete voi in quale stare, dopo di che vi daremo dieci minuti di pausa per pensare ad una strategia di combattimento. Ci affronterete in scontri singoli. Uno alla volta in modo da osservare il vostro stile di combattimento e decidere che genere di allenamento farvi fare per correggere i vostri errori tecnici.

- Che sciocchezze.

- Se hai qualcosa da ridire dillo e basta.

- Va bene.

Un Jounin avanzò con immancabile aria da gradasso che presume perfezione per il semplice fatto di possedere un rango che molti sognano di poter raggiungere.

Un tocco di narcisismo dato dall’essere di bell’aspetto effettivamente gradevole, e di bello non gli sarebbe rimasto molto se non avrebbe imparato in fretta a tenete la lingua a freno.

Per non parlare di quel sorriso strafottente allo stato puro che solo a guardarlo farebbe pruere le mani per la voglia di toglierglielo.

La classica tesata calda che non può mancare in un gruppo che si rispetti.

- Ritengo una sciocchezza, che VOI demoni, che di ninjutsu non capite un emerito cazzo vogliate insegnare a noi a combattere. Noi siamo ninja, capito ninja. Ho sopportato abbastanza questa pagliacciata. Ecco cosa penso. Demone. 

- Ma chiudi quella fogna. Imbecille.

Poco distante dal gruppo un ragazzino di apparentemente 15 anni se ne stava svaccato sul ramo di un albero con la gamba a penzoloni.

Occhi dorati, capelli bianchi, orecchie a punta e un bel bottiglione di sakè in mano.

- No, un altro scherzo della natura.

Una delle gemelle gemette mentre i fratelli bofonchiarono imprecazioni.

- Io? Uno scherzo della natura? Vieni qui imbecille. Fammi vedere cosa sei capace di fare impedito.

- Con immenso piacere, pivello!

- Ken, piaga. Finiscila. Non ci guadagnerai niente ad ucciderlo.

- Stanne fuori Sky.

Il drago avanzò pestando il piede ad ogni passo.

La tensione era alle stelle.

Ormai i due erano uno di fronte all’altro.

Ken sembrava avere autentica elettricità statica tra le zanne.

Il Jounin portò la mano lungo il fianco pronto ad impugnare un kunai ma nessuno vide l’altro prendere nessuna arma o assumere una qualche posa pronto a combattere.

Per curiosità o eccesso di sonno nessuno si mosse per fermarli.

Il drago di colpo strabuzzò gli occhi.

- ATTENTO

- E tu speri che un trucco del genere funzioni con me? Illuso.

Il drago fece spallucce.

- Peggio per te.

Ken gli sferrò un rude pugno che per ovvie ragioni venne sottovalutato.

Ma il pugno di un drago è il pugno di un drago, e il pugno di un drago non ha nulla a che invidiare a quello di Tsunade.

Sempre per ovvie ragioni il Jounin si fece i suoi duecento metri a rasoterra con l’ovvia conseguenza di qualche costola frantumata, innumerevoli contusioni e un numero imprecisato di ossa rotte.

- MEDICOOOOOOOO!!!

 

A miglia e miglia di distanza, sul confine delle terre di Umegakure.

Kisame e Itachi avvolti nei loro impermeabili neri e nuvole rosse erano dietro ad un gruppo di pietre.

Una settimana prima erano stati raggiunti da Deidare e Tobi e avevano percorso un tratto di strada tutti assieme.

Ora Deidara stava criticando il modo assai poco artistico con cui Tobi si stava infilando sotto la maschera un pesce arrostito da Kisame per poterselo mangiare.

Kisame stava osservando i due scuotendo la testa per tanta infantilità, mentre Itachi stava seduto in posizione di meditazione contro un sasso abbastanza grosso da nasconderne completamente la figura, ignorando tutto come se la cosa non lo toccasse minimamente.

L’Uchiha aprì gli occhi con estrema lentezza volgendo il capo nella direzione opposta a quella in cui si trovava il suo compagno.

- Sta arrivando.

Deidara scatto in piedi- Ancora lei? Ma non si è stancata di inseguirvi? È da sette anni che vi segue.

Rispose pacato Itachi - È molto tenace.

- No. – gracchiò Deidara - È una pazza squilibrata. Per poco l’ultima volta non ha fritto il pesciolino e rapato a zero il sottoscritto.

- Dalla casata principale non ci si potrebbe aspettare di meno.

- Ammettilo – urlò il biondo puntando il moro con fare accusatorio - Dillo chiaro e tondo che saresti semplicemente fottuto se con lei fosse venuta una dominatrice dell’acqua. Con quelle dannate veggenti è peggio che andar di notte.

- Deidara calmati – si intromise Kisame – Smettila di starnazzare come una gallina.  

- Io una gallina?! E meno male che il fulmine te lo si preso tu e non io, o forse me lo sono sognato io che quella scossa ti ha fatto rizzare tutte le squame.

- Deidara. Sei un tantino troppo isterico per i miei gusti.

- Senti Bastoncino Findus. La pianti? Io-non-sono-isterico.

- Ed esibizionista. 

Il biondo cominciò a boccheggiare indignato.

- IO NON SONO ESIBIZIONISTA. Solo un artista.

- Ha parlato il pazzo dinamitardo – bofonchiò Kisame.

- TOBI!!! Andiamocene. Qui la nostra presenza non è gradita. MUOVITIIII!!!

- Subito Deidara-sempai. Un attimo che mi sbarazzo della signorina.

Il biondo rimase interdetto da tale affermazione.

- … Tobi?

- Sì, Deidara-sempai?

- Hai detto… signorina?

- Sì, Deidara-sempai!

Si girò con estrema lentezza tenendo alta la guardia pronto ad attaccare al momento adatto.

Accanto a Tobi c’era una ragazza sui vent’anni con occhi dello stesso colore del cioccolato, capelli ricci di un castano chiaro e una divisa nera da miko con legata al suo fianco una faretra.

Normalmente si sarebbe potuto dire che il tubo stretto e lungo più di un metro e mezzo, avvolto da morbido tessuto marroncino, che si portava legato sulla schiena doveva essere l’arco, se non fosse che di fatto in più punti si intravedeva la laccatura nera del fodero di una katana.

Aveva con sé una katana dalla lunghezza superiore al e le vesti erano piuttosto logore.

A Deidara bastò vedere il ghigno di Kisame per capire che aveva fatto apposta a non avvisarlo. 

L’artista per un attimo ebbe l’impulso di infilare la mano sotto l’impermeabile per prendere quanta più creta fosse strato in grado di afferrare, ma si trattenne.

- Sono un imbecille

- Finalmente te ne sei accorto.

- Taci bastardo. Io almeno non sono abbastanza fesso da usare bombe contro una pirocinetica, al contrario di certi… pesciolini. TOBI!! Vieni subito qui. Muoviti molto lentamente e non fare gesti bruschi.

- Ma, Deidara-sempai! – piagnucolò Tobi – Non mi sembra che la signorina costituisca un pericolo.

Il biondo non aveva abbastanza istinto suicida da restare a farsi ammazzare.

Con uno scatto coprì la distanza che lo sperava dal compagno e per afferrarlo come un sacco di patate, ma questi oppose resistenza.

- Tobi, non è il momento di fare i capricci. – sibilò il biondo con un sussurro appena percepibile - A quella se gli girano le ovaie è capace ti abbrustolirti come un arrostino. Quello psicopatico di Itachi in confronto è un piromane di infima categoria.

Itachi guardò Deidara come se si fosse effettivamente offeso per così poca considerazione.

La ragazza approfitto della distrazione degli avversari per azzardare un attacco.

Con uno scatto porto piede e braccio destro in avanti facendo partire dal palmo una fiammata.

Con più soddisfazione di quella che diede a vedere Kisame usò la sua Samehada come catapulta e gettò biondo e compare nella pozza d’acqua più vicina che gli capitò a tiro.

La pozza era piuttosto profonda cosicché nessuno dei due andò a sbattere contro superfici dure.

Quando riemersero Deidara battè tutti i suoi record in velocità facendo comparire a velocità supersonica uno delle sue fantomatiche creazioni a forma di volatile e afferrando Tobi si allontanò dalla zona prima che la ragazza decidesse di usarli come bersagli.

La miko rivolse quindi tutta la sua attenzione ai due restanti mukenin.

- Dev è che eravamo rimasti la volta scorsa?

 

Poco tardi, ben lontani dalla mischia Deidara e Tobi ebbero l’opportunità di vedere esplosioni e nubi di fumo innalzarsi dal suolo e superare le cime degli alberi.

Nonostante la totale assenza di nubi per un raggio di diverse miglia, delle saette si schiantarono al suolo in rapida successione seguendo una ben precisa traiettoria, dando così l’impressione di inseguire un bersaglio mobile.

Fulmine batte terra e fuoco batte acqua.

L’esito era scontato.

- E poi sarei io l’esibizionista!

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Capitolo 21
*** Spiegazioni ***


 

Andando avanti con la storia mi sono resa conto di quanto stonino molte spiegazioni inserite nel contesto, così ho deciso di dedicare questo capitolo nella descrizione di certe nozioni che altrimenti andrebbero ad appesantire il racconto.

Alcune di queste verranno poi accennate in misura minima.

Se avete domande potete farne dopo.

Il capitolo vero e proprio lo aggiornerò domani.

 

 

Lo dico subito, ho approfittato degli  scarsi dettagli nei frangenti geografici e temporali per ampliare il contesto spazio-temporale originario del manga e chiamare le terre in cui è ambientata la storia Zaion.

Ho deciso di ambientare il racconto più di cinquecento anni più avanti rispetto alla nostra epoca odierna, in una zona precedentemente sul fondale oceanico ma in seguito riemerso a causa dei movimenti delle placche tettoniche.

Di conseguenza la fondazione delle varie nazioni è il frutto di una fase di colonizzazione di queste nuove terre emerse, mossa ad opera dei Clan più importanti che per risolvere problemi di lotte interne hanno inviato i membri dei rami cadetti delle loro casate a conquistare quei territori, guidando comunità minori.

Dopo cento anni vengono fondati i villaggi ninja al cui interno i rami cadetti si sono fatti una posizione privilegiata, anche se col tempo si erano andati a formare nuovi clan di rinomata importanza.

Col tempo, in mancanza di trasmissione per via orale o scritta, è andata persa la conoscenza della madrepatria. In alcuni casi in seguito all’incremento del potere del ramo cadetto, la casata principale ha deciso di troncare il rapporto di dipendenzadominio e considerare le due come se si trattassero di Clan separati uno autonomo dall’altro.

Gli unici ad aver in un certo senso mantenuto il contatto con la terra di origine sono i Kage, i capi Clan (che tramandano la cosa al suo successore) e i nobili, ma nessuno di questi ne ha mai fatto parola ad altri.

 

Parlando ora dei Clan Hyuga e Uchiha ho deciso di essere particolarmente cattiva.

Gli Hyuga come pochi altri si sono trasferiti completamente sia il ramo cadetto che quello principale.

Per gli Uchiha (pace all’anima loro) ho scelto una cronistoria più complessa.

La casata principale ha avuto origine dalla fusione di clan minori abili nel dominio di un elemento ben preciso e tutti i suoi membri nascono con l’abilità di dominarne uno, massimo due, ed in base a tale parametro viene deciso il grado di importanza all’interno del Clan.

L’eredità del titolo a capo clan non segue una comune linea di successione bensì al titolo di migliore dominatrice dell’acqua, il che spesso prevede il possesso di una capacità innata detta Ryuugan (occhio del drago).

Il Ryugan permette di prevedere eventi generici, generare illusioni a prova di Sharingan, essere telepatici ed empatici, e in caso di inseguimento è meglio di un navigatore satellitare che mostra il percorso svolto dall’avversario e le scorciatoie da seguire (Il Ryugan l’ho preso da Tenjo Tenge ed ha effettivamente questa caratteristiche)

Lo stesso colore degli occhi andava ad indicare a quale ramo un individuo sarebbe appartenuto, dato che i nati con gli iridi nere sarebbe stato per tutta la vita incapace di dominare gli elementi e nei migliore dei casi sarebbe stato detentore dello Sharingan (versione incompleta e incompletabile del Ryuugan).

Dopo duecento anni dalla sua fondazione si è potuto constatare che il potere del dominio degli elementi era principalmente eredito dalle donne, esattamente come i principali possessori dello Sharingan erano gli uomini; ciò ha quindi portato ad un’ulteriore spaccatura in ramo patriarcale (quello cadetto) e ramo matriarcale (quello principale).

Quando il ramo cadetto si è trasferito oltreoceano ha portato con sé alcuni rotoli delle tecniche dei dominatori, che furono poi sfruttati come basi per ideare i principali ninjutsu che tutti avete potuto vedere nella serie, e venduti ad altri coloni in cambio di favori che li hanno portati ad ottenere la loro attuale posizione altolocata.

Ogni dieci anni:

a) Giungono a konoha i membri destinati alla casata cadetta e una donna nata all’interno del Clan (che sia dominatrice o meno non ha importanza) che le veggenti designati come idonea al ruolo di moglie del capo del ramo patriarcale, come avvenne con i genitori di Itachi e Sasuke e i loro antenati (e finora ci hanno sempre azzeccato).

b) Individui presi sotto la loro ala protettrice, in possesso di poteri particolari, e che per una ragione o per l’altra i loro genitori biologici non hanno voluto o potuto crescerli (principalmente il primo caso). Di costoro se ne vedranno alcuni di cui si farò brevi accenni.

c) i membri dei rami principali delle altre casate per vedere la situazione principale dei cadetti e insegnare l’arte a chi ritengono degno. (anche qui ne vedrete alcuni nei prossimi capitoli anche se non parteciperanno alla missione)

 

Riprendendo il punto A, Sari (la miko) è una del ramo principale degli Uchiha e ha già conosciuto i due fratelli prima del massacro. Non credo che sia necessario illustrare il suo potere e che genere di rapporto ha con itachi lo vedrete presto *REAL evil smile*.

 

Riprendendo il punto B, Sakura e TenTen sono una originaria del Giappone e una Cinese. Non sono mai state abbandonate, ma affidate dai loro genitori in quanto non in grado di mantenerle per ragioni economiche. La cosa gli altri l’anno scoperta di recente.

·        TenTen non proviene da un clan ben preciso. È invece originaria di una grossa comunità di maestri d’armi. In seguito, prima di concludere l’accademia è stata raggiunta a konoha dai genitori con cui vive tutt’ora. Ha una sorella maggiore di nome Mei Lu che lavora come Geisha in un Okija del paese del Tè.

·        Sakura viene da una famiglia piuttosto numerosa di cacciatori di demoni di origine coreana e in merito a quella tradizione ha due nomi (Yue Sakura Mikage).Per un po’ di anni sparirono dalla circolazione, così lei e i suoi fratelli (tre fratelli e due sorelle) vissero per un po’ di tempo con la nonna materna. Non sapendo se i genitori fossero vivi o morti e non avendo l’anziana donna i soldi necessari per crescerli tutti ha affidato i tre più giovani al clan che dopo averli portati a Zaion li ha fatti adottare da tre famiglie diverse in diverse zone della terra del fuoco. Ha così assunto come cognome quello di Haruno e tenuto solo il secondo nome. Solo quando aveva dieci anni Sakura ha saputo che i genitori erano ancora vivi e tuttora si tiene in contatto con loro grazie ad un falchetto pellegrino che funge da postino.

 

 

Riprendendo il punto C, le tecniche degli Akimichi derivano da quelle del Clan Isuzu (anche questo da Tenjo Tenge).

Questi, che di costituzione sono così grassi da far sembrare Choji un anoressico, sanno modellare le proprie pieghe del grasso in modo da sembrare del fotomodelli e allo stesso tempo nascondere tra di esse talmente tante di quelle armi da far impallidire TenTen

Una Isuzu ha sposato un Akimichi assumendo il cognome della famiglia dello sposo.

Tramandategli le sue conoscenze, hanno adattato le tecniche ad uno stile di combattimento ninja.

 

 

 

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Capitolo 22
*** Blood Sugar, Sex Magic ***


In quel momento sente che potrebbe uccidere qualcuno

Non c’era proprio niente da fare.

In momenti in cui le uniche scelte sono fuggire e sopravvivere o buttarsi nella mischia equivalente ad un suicidio, la scelta ricadeva inevitabilmente sulla seconda opzione.

Kisame e Deidara erano dei codardi, lo sapevano ma in quel momento ne andavano fieri.

Tobi stava schiacciando un pisolino mentre i due da un promontorio seguivano la scia di esplosioni ad una distanza di sicurezza.

Moto probabilmente il combattimento doveva essersi trasformato in fuga (anche Itachi ha un minimo di istinto di sopravvivenza), considerato che la ragazza stava letteralmente cambiando il paesaggio locale.

- Non sarebbe il caso di andarlo a prendere?

- Oh. Onorevole principe(pesce) azzurro senza macchia e senza paura. Vai. E già che ci sei fatti arrostire che le scorte scarseggiano.

Pausa.

- Forse è meglio aspettare ancora un po’.

E per quel loro desiderio di vedere il sole sorgere il giorno seguente non si resero conto che il loro compagno era caduto vittima di una trappola.

La miko negli ultimi minuti aveva continuato a provocare esplosioni per tenere gli altri mukenin alla larga.

Durante il combattimento con Itachi, Nara Shikaku era intervenuto prendendolo di sorpresa e bloccandolo concatenando le loro ombre.

- Sbrigati, tra non molto la tecnica si esaurirà e dubito che sia così stupido da ricadere nello stesso giochetto.

- Cerca di resistere. Qui ho quasi finito.

Mameha stava mettendo l’ultimo lucchetto alla catena.

In principio lo aveva bendato per evitare che qualcuno di loro cadesse sotto l’effetto del Mangekyou Sharingan per poi poterlo legare come un insaccato con fili d’acciaio.

Il bavaglio e la catena in titanio erano solo maggiori precauzioni.

In fondo era sempre di Itachi Uchiha che si parlava e un po’ di circospezione in più non avrebbero di certo guastato.

- Sei sicuro di riuscire a portarlo?

- Dopo aver portato quel baule di un Akimichi sulle spalle questo in confronto è un fuscello.

- Se lo dici tu…

- Fidati, ora andiamo. Sari, quando saremo a distanza di sicurezza dovrai far brillare le cartebombe che abbiamo piazzato prima del combattimento. Questo ci farà guadagnare un po’ di tempo prima che si accorgano dell’inganno. 

Durante il viaggio di ritorno Shikaku si assicurò più e più volte che nessuno li stesse seguendo considerando che...

Se gli dovesse succedere qualcosa provvederò personalmente a spezzarti tutte le ossa. (Pausa) Due volte.”

… o almeno era quello che aveva detto la Godaime.

 

Stridio di due lame che cozzano, boati e tonfi.

Mayls e TenTen stavano combattendo.

Tutti quelli che avevano già dato avevano messo le mani su barrette e bevande energetiche per rimettersi in forze.

Neji stava seguendo l’incontro della sua ragazza comodamente sedere sotto l’engawa del rifugio a sorseggiare una bevanda ricostituente seguendo da lontano

Accanto a lui Shikamaru fresco come un bocciolo di rosa se ne stava svaccato sul lucido parquet della passerella a sonnecchiare.

Tutti e due più pochi altri furbi avevano preso l’iniziativa di combattere nei primi turni se l’erano cavata con molte abrasioni, sfortunatamente.

Neria e Ken avevano già concluso con i loro gruppi che stavano stramazzati al suolo esausti e Sky stava cominciando il penultimo combattimento del suo.

Poveretti.

Con gli ultimi i draghi ci stavano andando con la mano pesante per la fretta di concludere in fretta.

Studiando i loro “Sensei” erano giunti alla conclusione che dovessero per forza dotata di una copertura cutanea di una consistenza diversa dalla loro, grazie alla quale assorbivano la maggior parte dei danni senza risentirne in modo significativo.

- Tutto a  posto. Ragazzo ombra?

- Direi di sì.

A giudicare dal numero di merendine che Ken e Choji avevano con loro i due dovevano aver razziato la cucina del rifugio.

L’Akimichi si sedette accanto all’amico cominciando a scartare le merendine.

- Il solito ingordo. Attento a non farti venire un’indigestione.

- Ma lascialo fare. E se fossi in voi farei lo stesso. Appena avrete finito di riposarvi comincerete subito e non avrete più tempo di mangiare.

Alla fine il giovane Nara cedette.

Si mise a sbocconcellarne una ripiena ma presto si interruppe catalizzando la sua attenzione sulla crema giallognola che la guarniva.

Il drago ridacchiava sotto i baffi a vedere il ninja alle prese con della crema pasticcera.

Dopo vari indugi immerse il dito e portarlo alla bocca per poi ritrarlo subito dopo.

Troppo dolce.

Tentò con il ripieno alla crema di nocciola e una al cioccolato fondente.

Nisba.

Alla fine si era dedicato ad una liscia che lo soddisfò più delle altre.

Ken si stiracchiò.

- Sbrigatevi che hanno quasi finito.

Aveva visto giusto.

TenTen aveva esaurito tutte le sue innumerevoli armi e Mayls non solo le impedì di recuperarle, ma dimostrava di essere una guerriera fuori dal comune parando molti dei suoi colpi e uscendo indenne dagli tutti gli altri.

- Basta così. Direi che può bastare. Ora va a raggiungere gli altri.

TenTen si accasciò a terra esausta.

Era da tempo che non affrontava un avversario così tenace.

- Va bene.

- Abbiamo disposto al rifugio bevande e bibite energetiche. Non appena Sky avrà finito vi faremo sapere.

Neji afferrò una bottiglietta di ricostituenti e alcune merendine e le portò alla ragazza che senza farselo ripetere due volte li afferrò e prese a saziarsi.

Shikamaru si riguardò di nuovo in giro prima di parlare al drago.

- Posso farti una domanda?

- Dimmi pure.

- Sorvolando sul fatto che state trattenendo la vostra vera forza, il che mi pare ovvio…

- In effetti ragazzino… dobbiamo addestrarvi, non mandarvi all’ospedale…

- …comprensibile. Mi chiedevo come fosse possibile ricreare un simile ambiente sottoterra.

- Magia.

- Magia?

- Esatto. I demoni hanno manipolato lo spazio tramite l’utilizzo della magia. In fondo tra i nostri incantesimi e le vostre Genjutsu la differenza è minima. Si tratta sempre di catalizzazione e manipolazione della propria energia, l’unica differenza è che mentre voi per poterlo fare usate le posizioni delle mani, noi usiamo oggetti come bacchette o aste.

- Capisco.

- Alla fine che la si chiami Chakra, Prana, Ki, magia personale, aura o non cambia. Sempre di energia si tratta. Auch. BEL COLPO FRATELLO!! CHE AVEVI DETTO A RIGUARDO DI NON UCCIDERE NESSUNO?!

- NON TI RISPONDO NEANCHE!!!.

Dopo un quarto d’ora, quando tutti si furono ripresi Sky cominciò ad esporre il programma e l’allenamento ebbe inizio.

Ognuno degli shinobi avrebbe dovuto  portare agli arti polsiere da cinque chili l’uno al fine di potenziare resistenza e forza fisica.

Da quel momento i novelli martiri dovettero sputare polvere sudore e sangue.

Non necessariamente in questo ordine.

*   *   *

 

Quella mattina di due settimane più tardi Gaara si svegliò con un certo non so che.

Si era recato a Konoha perché in mancanza di Shukkaku il suo potere aveva subito un taglio.

Era rimasto taciturno, ma con tante ore di sonno alle spalle era sempre più rilassato e gentile, senza contare che aveva preso l’abitudine di ripassarsi gli occhi con una matita là dove c’erano state per anni le sue occhiaie perché a sentire i fratelli gli donavano parecchio.

Nel campo d’addestramento sotterraneo aveva visto in giro numerosi ammassi di ferraglia che somigliavano ad una via di mezzo tra una videocamera, un carro armato e un elicottero.

Per un po’ ne aveva seguito osservato uno che svolazzava qua e là, finché l’obbiettivo della telecamera non aveva zoomato ed era scomparso dietro ad un cespuglio.

Tempo due secondi ed era stata dato il via ad una caccia al bersaglio mobile (nota: i bersagli erano gli shinobi), e il robot si era messo a sparare proiettili dal potenziale di un petardo.

in più punti ninja di konoha distesi per terra ridotti ad uno stato pietoso.

- Ehilà sfigati!!!

Disse il fesso.

L’unica ragione per cui non gli avevano risposto era perché erano tutti troppo stanchi per rispondere.

Ma la vendetta è un piatto da mangiare freddo.

- Gioite fanciulli. Per i nuovi arrivati ho realizzato una nuova invenzione per supportare i loro allenamenti.

Ma ciò fu veramente un bene per i ninja di Suna?

Ovviamente no.

Perchè in momenti come questi in cui ci si chiede cosa abbia commesso di tanto orribile il genere umano perché a quell’elfo psicopatico non sia stato regalato un normalissimo libro di favole al posto del piccolo chimico.

Un normale elfo per addestrare qualcuno tenderebbe a cercare di ridurre l’apprendista ad un puntaspilli con arco e frecce magiche, oppure gli sguinzaglierebbe contro un orco di cinque metri di altezza per tre di larghezza tenuto rigorosamente a dieta per due settimane.

Doc che invece ha più stile, si è limitato e costruire una sorta di modellino eliocentrico, con una pedana per il pronto soccorso al posto del sole, tubi chiusi ad anello per le orbite e al posto dei pianeti tante di quei lancia-petardi (nome inventato dai superstiti di Konoha delle prime settimana) che sorge spontaneo chiedersi come quel COSO faccia a stare in piedi senza accartocciarsi su se stesso e allo stesso tempo a girare.

Perché non è che si tratti di scultura moderna messa lì per bellezza.

Quell’affare si muove veramente girando a random

In fondo in fondo Gaara aveva sempre sospettato che dietro la proposta di alleanza di quella Zelas ci fosse dietro una qualche fregatura.

Quando le acque si furono calmate si decise per una divisione in sei sottogruppi avrebbero che  “maestri” si sarebbero scambiati ogni un tot ore.

I primi due avrebbero eseguito esercizi di resistenza con i robottini, il terzo e il quarto avrebbe duellato duella con demoni minori e i draghi, il quinto e il sesto si sarebbero dedicati alle Genjutsu.

Oltre alla divisione i draghi avevano deciso che iniziare certi ninja all’uso di armi che non fossero quelle coltellini da cucina che si portavano sempre dietro.

 

Quello era il lunedì della quarta settimana e molti i ragazzi arrivarono piuttosto intirizziti.

Era una mattinata di metà ottobre, le giornate si erano fatte più corte e il tepore prolungato aveva dato di punto in bianco il cambio ad uno più freddo.

Di Miori ancora nessuna traccia, così Mameha aveva temporaneamente preso il suo posto.

Un uomo che apparentemente dimostrava una trentina d’anni sedeva sui gradini della grande scalinata a nord-est della cupola.

Era alto, non molto muscolo e un paio di piccoli occhiali che portava sul naso non facevano altro che accentuare quel suo aspetto più da intellettuale che da guerriero.

Corti capelli scarmigliati di un biondo spento ben lontano dalle tonalità albine, il naso né troppo piccolo né troppo pronunciato tempestato da una pioggerellina di lentiggini e una barbetta incolta.

Abbigliamento di un professore universitario in fascia d’età avanzata sovrastato da un camice bianco un po’ logoro.

Il tipico uomo dalla bellezza anonima e piuttosto trascurata ma nel complesso abbastanza gradevole.

In quel momento stava maneggiava un thermos e una tazza di porcellana.

Dolphin gli si era avvicinato mantenendo una postura rigida mentre l’uomo versava pigramente del caffé nella tazza.

- Come stanno andando, Christian?

- Procede tutto secondo programma. Niente intromissioni per il momento. Dimenticavo. Quelle piaghe dei dorati si sono alleati con quella viscida serpe di Orochimaru.

Christian frugò nella tasca destra del camice e ne estrasse un taccuino.

Con un dito fece scorrere l’elenco.

- I Chunin vanno piuttosto a rilento, ma era prevedibile. Se va tutto come da programma per il mese prossimo avranno raggiunto il livello minimo per superare da vivi la battaglia. Jounin e Ambu sono nettamente migliorati, ma credo che possano fare di meglio.

Christian mandò giù una grossa sorsata di caffè e rimase in silenzio per molti minuti tenendo la tazza a mezz’aria.

- Ormai la metà demoniaca avrà che concluso la sua parte di addestramento. Come se la cava?

- Quella ragazza è piuttosto sveglia. Ha appreso velocemente i principali rudimenti della magia e ora riesce a fare uso della maggior parte dei suoi poteri. È ancora lenta nell’evocazione degli oggetti dal piano astrale e manca ancora di controllo, ma un po’ di pratica su campo aggiusterà le mancanza.  

- Dici che gli dirà tutto?    

- Credo sia inevitabile. Presto o tardi lo verrà comunque a sapere. Intanto stiamo prendendo le contromisure. I gingilli dell’elfo sono quasi pronti e presto anche le cerchia angeliche si muoveranno per aggiudicarsi la metà restante.

 

Negli ultimi tempi si respirava una forte tensione e aveva preso forma con piccoli episodi.

Ino non riusciva a rivolgere la parola dopo la mattina successiva alla festa, quando aveva seguito Naruto e Miori fino all’uscita del villaggio.

La demone era stanca di farsi troppe seghe mentali e cadere periodicamente in risisi.

Aveva detto tutto, a partire da quanto successo quasi tre anni prima, tralasciando la faccenda delle reincarnazioni.

Come prevedibile non prese bene la notizia.

 

***FLASHBACK***

- È uno scherzo. 

Ino cercava di abbozzare un sorriso.

Stava tentando in ogni modo di illudersi.

Che quanti le era stato detto era una burla e che presto i tre sarebbero scoppiati a ridere ammettendo il misfatto.

Ma non avvenne.

- Tu… tu… perché non me l’hai mai detto.

Occhi lucidi e la voce roca di chi è sul punto di piangere.

- Ino.

Miori tese la mano verso l’amica ma questa arretrò.

- NON MI TOCCARE!!! Io… io credevo di essere la tua migliore amica. Perché non mi ha detto nulla. PERCHÈ A LORO SÌ E A ME NO!!!

- Se non lo avessi scoperto per caso avrebbe tenuto all’oscuro di tutto anche noi.

Tutti si voltarono verso Hinata, poi ritornarono a fissare Miori quando la loro attenzione venne attirata dal tintinnio negli orecchini.

Senza di essi aveva ben presto ripreso le sue sembianze.

Ino si sentì intimorita da quelle gocce d’ambra tagliate da una lama di ossidiana quale era la sua pupilla ferina che ora la fissavano nel profondo degli occhi celesti.

Sentendosi intimorita Ino abbassò lo sguardo ma miori gli risollevò il volto tenendolo stretto tre le sue dita artigliate.

- Guardatemi.

Mani ai fianchi e una sfida a ribattere nello sguardo.

- Credi davvero che volessi diventare un demone. Avanti, parla, ti ascolto. In fondo siamo qui solo per questo.

Esibiva un tono quasi canzonatorio.

Non aveva il coraggio di parlare e percepiva chiaramente sua inquietudine riempirle le narici come una forte essenza di spezie.

- Se non mi fossi trovata alle strette avrei preferito morire veramente piuttosto che fare una cosa del genere. Stai dando per scontato che sia stato tutto facile. Che non abbia avuto paura.

Lentamente si allontanò.

Prima di oltrepassare il portone si girò un’ultima volta.

- Ti prego di non odiarlo, in fondo non lo sapeva neanche lui cosa avrebbe provocato. O almeno non credo che sa stato così stupido da combinare qualcosa che avrebbe ammazzato anche lui.

***FINE FLASHBACK***

 

E con il suo consenso aveva comunicato l’accaduto a tutti quelli della vecchia guardia che in comune accordo avevano mantenuto il segreto.

La bionda spesso guardava Sasuke di sfuggita.

Il ragazzo era arrivato già da tempo al villaggio.

(Santa) Tsunade (di Calcutta) era intenzionata a riconoscerlo come spia ai suoi ordini, che per anni aveva seguito da vicino le mosse del nemico, corrotto Kabuto e Tayuya convincendoli a tradire Orochimaru e cedere il maggior numero di informazioni a disposizione sui piani del Sannin in cambio di immunità diplomatica.

La Godaime avrebbe dichiarato di avergli fornito una copertura con una finta spedizione di recupero.

Il destino fu contro di loro e solo grazie a svariati intervanti di attività criminale Sasuke fu salvato ad un passo dal patibolo.

Per decisione del consiglio il giovane avrebbe avuto l’opportunità di ripulire la sua fedina penale attraverso un lungo periodo di servizio civile, una volta che conclusa la missione.

La bionda proprio non riusciva ad odiarlo, perché sapeva bene che Miori aveva ragione in fondo.

In molti come lei provano per il moro pietà e tristezza, a differenza di pochi altri (Naruto e Rock Lee) che si trattenevano a stento dal rivoltarlo come un calzino.

E fu quella tensioni delle due parti che portò all’inevitabile scontro tra Naruto e Sasuke.

Non era tanto l’essere evitato di per sé, o il fatto che il biondo guardasse il moro con lo stesso disprezzo con cui una casalinga fissa uno scarafaggio.

Il moro si era stancato di quel comportamento ma nonostante le sue buone intenzioni di riappacificazione rimediò un pugno poderoso e da lì alla rissa non ci volle molto.

Erano tutti lì a incerti sull’intervenire o facendogli risolvere i propri problemi guardarli prendersi a pugni come ai vecchi tempi.

Ma avevano si erano trattenuto troppo a lungo e a distanza di quasi tre anni si trovarono nuovamente a puntarsi Rasengan e Chidori uno contro l’altro.

Il primo che intervenne fu Lee

- KONOHA SEMPUU!!! (trad: Vento della Foglia)

Li scagliò uno lontano dall’altro, senza sapere di aver appena dato via ad una reazione a catena.

Naruto, che ancora una volta sembrava essere protetto dalla sua buona stella, non incontrò nessun ostacolo, ma la sfera gli sfuggi di mano conficcandosi nel suolo in cui scomparve, per sbucare in superficie pochi metri più avanti frantumando delle rocce.

Le schegge vennero proiettate a random per un raggio di dieci metri e intercettate da Shikamaru che esercitando il suo dominio sull’ombra si creò uno scudo.

La consistenza dell’ombra non era tanto solida come un muro quanto gommosa come la fibra plastica di un palloncino, ma fu comunque abbastanza per respingere i frammenti.  

Per Sasuke non fu così semplice: in un primo momento rischiò di trafiggere la povera Hinata

- Hakkeshou Kaiten (Trad: Rotazione Suprema)

La giovane Hyuga si aspettò di respingere semplicemente l’attacco, ma contro ogni sua previsione il suo Chakra si fuse con quello di tipo elettrico dell’Uchiha con risultati inaspettati, quali la parziale perdita di controllo della tecnica e la completa liquefazione della spada di Sky che l’aveva protesa davanti a sé per proteggersi dal colpo. 

Fortunatamente un attimo prima di ritrovarsi fritto Sasuke venne salvato in extremis da Mayls che teletrasportò entrambi a distanza di sicurezza lasciando nel punto dove prima c’era il ragazzo delle increspature nell’aria.

Hinata era corsa quasi subito da Naruto e si rassicurò e vedere che Kyuubi lo stava già guarendo e che alla fine gli era solo rimasto lo zigomo destro un po’ arrossato per via del colpo di Lee.

Sul momento solo il biondo si era reso conto che da un avvenimento apparentemente casuale erano appena nate tre nuove arti.

 

Kiba si era allontanato dalla marmaglia che stava soccorrendo i due imbecilli seguito dal suo fedele Akamaru.

Di colpo il cane si bloccò di colpo.

Aveva sollevato il naso verso l’altro per annusare, poi girò la testa alla destra del padrone e si mise a ringhiare.

Poco più a vanti, appollaiata su un albero, c’era Midna, la gatta siamese di Chiharu, una Chunin di Suna che del Clan Nekoi e seduta contro il tronco della stessa pianta.

Dai capelli lunghi fin poco sopra alle spalle di un castano chiarissimo che quasi sfociava nel bianco, in netto contrasto con le iridi ramate, era uno scricciolo, più bassa di lui di una buona spanna e mezza e con la corporatura di una bambina appena uscita dall’accademia.

Con quei pinocchietti grigi e con il chimono corto viola legato da un obi purpureo sembrava una bambina che cerca di apparire adulta indossando si nascosto i vestiti della mamma.

Tra i due era stato odio a prima vista, come cane e gatta ed ogni occasione era buona per litigare.

Ma quella mattina non aveva voleva saperne delle schermaglie del ragazzo e lo aveva snobbato nel modo più assoluto.

Quando lo sentì avvicinarsi a malapena inarcò a malapena le sopracciglia, si abbassò sugli occhi il cappellino di pelo bianco in cui fatto cucire una piastra metallica con lo stemma di Suna e tornò a dormicchiare. 

Quella, per l’Inuzuka, era un’occasione d’oro per rifarsi.

Tornò indietro al rifugio più vicino dove riuscì a trovare un dei secchi usati per le pulizie, lo riempì d’acqua e si avvicinò alla preda quatto quatto.

Stava per svuotare l’intero contenitore quando Midna si mise a miagolare come una scimmia urlatrice svegliando la padrona, la quale vedendosi puntata contro tutta quall’acqua reagì tirando un calcio al secchio ritrovandosi zuppa tanto quanto il ragazzo.

Per un attimo nessuno dei due si era mosso.

Oltre al danno la beffa: il colpo infatti aveva sbalzato in aria il secchio che aveva dopo una cortissima parabolica era andato a conficcarsi in testa al ragazzo.

Kiba era furioso: oltre allo scherzo rivoltato contro, ci aveva anche guadagnato un bel bernoccolo.

Perse il suo ghigno diabolico quando Chiharu gli tolse gentilmente il secchio dalla testa.

Il ragazzo pensò che la botta dovesse aver sconquassato udito, vista, olfatto e tatto.

Non era possibile che ora la ragazza stesse facendo le fusa come i gatti, né che lui si sentisse inebriato da uno profumo dolcissimo che sembrava provenire dalla ragazza.

Né che lo sguardo della Nekoi fosse tanto languido e libidinoso.  

Né che si fosse chinata su di lui lo stesse baciando.

Doveva essere così, perché non si sarebbe mai lasciato abbracciare da una ragazza (una Nekoi poi!).

Non avrebbe mai lasciato che lo costringesse a sedersi mettendosi a cavalcioni sulle sue ginocchia mascoline e men che meno avrebbe mai lasciato che fosse lei ad insinuare la sua piccola lingua rugosa nella sua bocca.

Dannati ormoni.

 

Era notte fonda.

Soffiava un vento gelido e il tepore della propria abitazione era come un dolce invito a restare a casa.

Nell’ala nord del vecchio ospedale riecheggiava l’eco di passi.

L’edificio era caduto in disuso diversi decenni prima, in seguito ad un incendio.

Quella, era una forse l’unica parte rimasta in piedi dopo il disastro, ma se anche non fosse, buona parte era stata comunque demolita.

Simile destino sarebbe stato il suo se non fosse che il luogo era abbastanza pittoresco per usare i sotterranei, all’epoca rimasti intaccati dalle fiamme, come uffici per gli interrogatori.

Morino ne era rimasto deliziato, ma ciò lo si poteva vedere benissimo dalla ricca collezione di strumenti di tortura appesi alle pareti del suo ufficio.

Essendo tutti uomini i dipendenti era assai intuibile non solo la mancanza di un qualunque tocco femminile, su cui si poteva sorvolare tranquillamente.

Quello che realmente mancava, e questo lo dimostravano due dita di polvere per terra e la vernice scrostata delle pareti, era il concetto dell’igiene.

Lì, cadere e sbucciarsi una qualunque parte del corpo equivaleva a beccarsi una qualunque patologia andante dal tetano alla lebbra, dalla peste al colera.

Come quel posto non fosse stato chiuso da quelli dell’ufficio igiene e raso al suolo era ancora un mistero insoluto, un po’ come i ratti grossi come gatti che bazzicavano da quelle parti. 

In una di quelle stanze era stata occultata la presenza di Itachi, il quale era stato di tutta fretta reso innocuo per chiunque e tenuto sotto sorveglianza di pochi eletti, in preparazione alla cerimonia che in base alla riuscita sarebbe significato per l’Uchiha salvezza o morte.

Itachi era stato incatenato ad un palo, con diverse protezioni in metallo a bloccare ogni suo movimento, una benda sugli occhi e un morso in bocca.

L’unico nutrimento era dato da delle soluzioni nutritive iniettate direttamente in endovena tramite una flebo, mentre una seconda conteneva un concentrato micidiale di sedativi.

Completamente immobilizzato e circondato da cerchi magici, il diavolo parassita non poteva fare nulla di fatto per liberarsi e scappare, figurarsi anche solo tentare la fuga, e se anche fosse riuscito a scappare sarebbe crollato a terra rintronato come un astemio che si fa a goccia tre dita di vodka.

Eppure pallido e nel degrado della denutrizione degli ultimi tempi, il ragazzo manteneva il suo fascino di bello e dannato.

Un bel bocconcino.

Cioè quello che aveva pensato il vampiro che si era infiltrato nell’edificio per potersi gustare in santa pace le sacche di sangue che doveva aver trafugato dall’ospedale.

Per quanto potesse sembrare sospetto ai cittadini un tizio pallido come un cadavere, zannuto e che se ne andava in giro fischiettando con un cestello della spesa sottobraccio pieno zeppo di sacche per le trasfusioni (cioè molto), il non-morto aveva deciso di rifugiarsi da quelle parti per evitare eventuali scocciature.  

Gli si era avvicinato una volta scoperto che i sigilli non erano calibrati su creature come lui.

Con due dita aveva delicatamente sollevato il volto al suo “spuntino di mezzanotte” per mettere ben in vista la giugulare prima di spalancare le fauci per affondare i canini nella carne.

Il destino per una notte era dalla parte di Itachi quando decise che spettava a Mameha fargli da guardia e che questa non fosse dell’umore adatto per andarci con mezze misure.

Poggiato il palmo sul petto del vampiro scaricò un colpo di un potenziale equivalente ad un Rasengan caricato ad energia positiva che disintegrò buona parte della metà inferiore del corpo del non-morto.

Mameha afferrò il capelli vampiro per i capelli e lo sollevò (o almeno sollevò quanto ne restava)

- PUTTANA!!!

Ringhiò il vampiro tossendo sangue.

- VAFFANCULO GREY!! Dimmi che cazzo ti passava per la testa quando hai tentato di morderlo.

- mmm… nutrirmi?

- FOTTITI!

- Da solo o in compagnia!?

- Preferisci che ti risponda o che ti ammazzi del tutto?

- Scherzavo, scherzavo. Ma lo sai almeno quanto fa male un colpo del genere?

- No, e non me ne frega un’emerita mazza.

Il vampiro Grey si ricompose (nel senso che si rigenerò le parti mancanti del corpo) e ricostruì i suoi vestiti inevitabilmente inceneriti dal colpo.

- Quanto sei acida. Non è che per caso hai le tue cose?

- Non sono cazzi tuoi.

- Va bene. Ora, racconta a zio Grey cosa angoscia la tua innocente indole.

Mameha decise di sorvolare sullo sfottò.

- Davvero lo vuoi sapere? BENE!!! La truppa si è divisa in fazioni, non so come dire al mio ragazzo (che è anche quello della mia metà, ma sorvoliamo) che ci ha quasi accoppate e per finire in bellezza…

Fece con tono teatrale.

- ABBIAMO UN INUZUKA IN CRISI MISTICA! TI BASTA O VUOI ALTRO, NEH ZIO GREY?!

Grey inarcò il sopracciglio.

- Mannaggia che sfiga. E come pensi di risolvere il problema.

- Tre parole…

 

- FESTA. DI. HALLOWEEN

Grida gaudio da una parte e pallidume improvviso dall’altra.

Il kazekage continuava a sorseggiare il suo tè caldo, nascondendo la sua espressione con la tazza.

Gaara non amava Halloween.

Lui adorava quella festa.

Viveva funzione di quella festività.

Contava i giorno che lo separavano da quella notte, Kankuro e Temari sparivano esattamente ventiquattrore prima, giusto perché Halloween sottintende anche scherzi piuttosto pesanti. 

Attendeva quel giorno solo per indossare il suo costume e andare in giro a spaventare bambini, genitori, vecchiette senza che potessero dirgli niente e magari guadagnarsi qualche dolcetto.

Niente era più bello di sollevare il mantello e spaventare la vecchietta di turno.

Beh, a parte quella volta in cui aveva “accidentalmente” fatto venire un infarto alla vicina di casa.

 

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Capitolo 23
*** Trick or Treat? ***


Angolo dell’autrice

Angolo dell’autrice

 

Perdonatemi tutti per il ritardo, ma come universitaria pendolare non sono sempre riuscita a scrivere con grande continuità il capitolo, ma finalmente ci siamo.

Per questo 23° esimo capitolo ho deciso di predisporre una svolta alle questioni di coppia (poi ci sarà una cosuccia che alcuni sanno e che di fatto è stata posticipata per questioni di copione) che potrete ammirare nel prossimo capitolo.

Ora, potrà sembrare che stia mi stia dilungando con cose futili, ma ci sono cose che proprio non posso tagliar fuori e che avranno una loro importanza per questa e altre serie.

Dopo tutto non posso riassumere tutto in tre righe prima di mandarli al massacro.

Ci sarà una new entry tra i personaggi della serie originale di Slayers.

Si tratta di Philia Ul Copt, è un drago dorato, nella forma antropomorfa ha l’aspetto di una fanciulla estremamente femminile con lunghi capelli dorati e occhioni azzurri. Ha un fiocchetto rosa legato all’estremità della coda (finalmente) solo visibile nella forma draconica. Può sembrare una delicata fanciulla indifesa. Almeno finché non estrae da sotto la gonna la sua mazza chiodata, tenendola appesa alla giarrettiera, con cui si diverte a prendere a mazzate Xelloss con cui litiga molto spesso. Per molto tempo è stata una vestale al servizio del re dei draghi di fuoco, prima di scoprire quanto fatto dai membri della sua stessa razza ai draghi ancestrali.

Per questione di copione si è unita tempo fa al Clan Chaos Dragon.

Attualmente sto valutando se far entrare in scena anche altri personaggi di Slayer.

Spero che questo capitolo sia all’altezza delle vostre aspettative.

 

X Topomouse: Ti posso assicurare che per quel che ho in mente io l’incrocio Inuzuka e Nekoi non sarà mai come te lo immagini.

X KK e Lord: aveva in mente grandi cose per Gaara, ma mi sono limitata ad una gag piuttosto breve.

Grazie ancora a tutte e tutti coloro che seguono anche senza recensire.

 

Chapter 23: Trick or Treat?

 

Mancavano meno di otto ore alla festa.

In città un clima euforico era dilagato a macchia coinvolgendo chi più chi meno i suoi abitanti.

Madri che sciamavano per negozi per comprare costumi per i propri pargoli, padri costretti a scavare grosse zucche arancioni da mettere davanti a casa perché le mogli non vogliono che i vicini ne abbiano di più belle.

Scheletri di plastica inchiodati alle pareti e pipistrelli finti pendevano nelle case dove si sarebbero svolti party minori e festoni di carta dal gusto discutibile dei negozi.

Alberghi erano strapieni per i turisti che non si volevano perdere l’evento, piccoli concili di guerra per affrontare arpie dagli artigli troppo lunghi che avevano adocchiato ragazzi considerandoli aree non troppo off limits.

Da non dimenticare i fidanzati messi in fuga da orde di ragazze impazzite alla ricerca di qualcuno da accaparrarsi.

Le cose andavano diversamente a diverse miglia da Kusagakure.

Quello che si poteva vivere nelle radure al limitare dei boschi era un silenzio a dir poco grottesco dove l’anziana signora ammantata di nero danzava sulla musica del silente valzer della morte.  

A diverse ore dallo svolgimento della battaglia un gruppetto di i cadaveri dei nemici erano stati raccolti in mucchi e gli era stato dato fuoco.

Per gli alleati caduti in battaglia era stata riservato la cortesia di una pira funebre.

Si poteva ancora udire i corvi gracchiare soddisfatti dopo aver banchettato.

Amici, nemici, per loro non faceva alcuna differenza, restavano pur sempre cibo.

Miori si stava faceva bellamente gli affari suoi passeggiando sulla superficie d’acqua dell’unico corso d’acqua vicino al campo di battaglia.

Si sentiva ancora inebriata da tutto il sangue che aveva visto scorrere e rideva.

Rideva degli Akuma traditori della loro stessa razza che si erano divertiti a rovinarle l’esistenza e ora era cibo per i vermi.

Rideva degli stupidi draghi dorati che credevano di guadagnarsi una medaglia al valore attaccando loro esseri inferiori [Poveri stolti! Si credevano tanto altolocati da permettersi il privilegio di guardarla dall’alto al basso e giudicare se fosse degna di esistere]

Rideva di sé stessa e di quanto era diventata [Una giovane bestia che nel suo nuovo ruolo di attrice mascherava la bramosia del sangue e della violenza rivestendosi di banale normalità].

Aveva ammirato abbastanza il rosso acceso degli aceri che in controluce sembravano le fiamme di un incendio.

Ora voleva vedere di che colori madre natura aveva dipinto i boschi dei dintorni di Konoha.

Era piacevole ammirare qualcosa raggiungere il massimo splendore prima della decadenza.

- Che testardi…

Rise ancora.

Alla fine aveva deciso di lasciarsi evocare da colui che da una buona mezz’ora la stava richiamando.

“Ora, durante il rituale ti sentirai tirare.”Aveva detto Valgarv quando le aveva spiegato il procedimento “A quel punto tutto ciò che hai da fare è lasciati scivolare via. Non c’è nulla di pericoloso in un’evocazione se non quello che potresti fargli tu a loro”

Lasciarsi trascinare dalla corrente.

Sembrava divertente.

*   *   *

La gabbia era stata aperta ma la tigre era ancora preda.

Itachi si muoveva a stento, o meglio, l’akuma che possedeva il suo corpo stava tentando di muoverlo ma era troppo debilitato dal digiuno forzato e le soluzioni ricevute tramite flebo lo avevano tenuto vivo ma non sufficientemente in forza per poter affrontare un combattimento. O semplicemente esercitare lo Sharingan.

I suoi aguzzini erano stati abbastanza furbi da usare su di lui arti che gli impedissero di sfuggire dal suo contenitore e si divertivano a giocare al gatto e al topo seguendolo a distanza.

L’Itachi Uchiha conosciuto da tutti e temuto come pochi, era talmente debole che lo avrebbe steso anche un Genin fresco di accademia. 

Era bastato pochissimo per far spargere la notizia.

Lo strillo isterico di una casalinga aveva attirato l’attenzione generale.

Con uno sforzo considerevole aveva raccolto tutte le sue energie e aveva corso per mettere più distanza tra lui e gli inseguitori.

Piogge di Kunai gli bloccavano la via e non poteva trattare con chi non sapeva e che lo avrebbe ucciso senza indugi.

Scappava senza sapere dove stava andando.

Era troppo preoccupato a salvarsi la pelle per accorgersi conto che quella stessa pioggia di kunai lo stava guidando per un percorso studiato.

Se ne rese conto quando fu troppo tardi.

Una serie di esplosioni lo mandarono a sbattere contro una staccionata.

Nella fuga l’akuma aveva esaurito tutte le sue energie e ora tutto ciò che poteva fare era giacere a terra ansimando.

Avrebbe riso se ne avesse avuto le forze.

Che pena si faceva.

Si era condannato da solo quando era caduto in trappola.

Lo vedeva chiaramente l’odio del fratellino tinto in quelle iridi sanguigne.

Stranamente non lo vedeva negli occhi dei suoi amici che lo trattenevano mentre nelle sue orecchie si diffondeva un ronzio fastidioso.

Chissà come avrebbe reagito se avesse saputo che era LUI, che per anni aveva vissuto in quel corpo ad aver commesso il massacro del suo clan.

- SPOSTATEVI!!!

Dei sacerdoti e delle sacerdotesse, otto in tutto, si erano disposti a semicerchio per sbarrargli la strada.

Dietro ad ognuno di loro un gruppo di tre Jounin e un Ambu era pronto ad entrare in azione.

Nascosti tra la folla di spettatori appena riunita e sui tetti altri jounin coprivano le spalle ai colleghi ed erano protetti a loro volta da diversi  Chunin.

La corsa dell’akuma era decisamente giunta al capolinea.

Tra di gli otto riconobbe la miko dai capelli ricci che aveva affrontato più volte fino alla cattura.

Il sacerdote che era posizionato al centro fece rotolare davanti a sé un quarzo piuttosto grosso, un attimo prima di proferire parola.

- E così mi avete smascherato. Devo dire che questo corpo mi ha dato parecchie soddisfazioni. Un clan massacrato e sette anni di onorata carriera criminale.

- Arrenditi… e abbandona quel corpo.

- Mai.

- E allora ce lo riprenderemo con la forza.

In simultanea tutti e otto cominciarono a recitare una formula che ad orecchie profane sembravano prive di senso.

Agli occhi di chi non sapeva era Itachi quello che aveva cominciato a contorcersi.

Si graffiava la faccia, affondava le unghia nella carne.

Inarcava la schiena urlando in preda al dolore.

Il mantra continuava mischiandosi a quelle urla.

Madri premurose coprivano le orecchie ai figli mentre li trascinavano via.

Le urla dapprima umane divennero un suono gutturale, disumano, che non aveva niente a che vedere con esseri di quel mondo.

Dalle sue labbra così sottili e perfette uscì fumo violaceo che ondeggiando salì fermandosi quando non fu visibile da tutti.

Sia i sacerdoti che i loro protettori poterono distinguere due occhi e una bocca.

Un Jounin raggiunse in scivolata il corpo privo di sensi di Itachi, puntando verso l’alto un braccio in cui impugnava un talismano di carta.

Con un’ultima strofa di quella preghiera incomprensibile il parassita venne trascinato verso il cristallo.

- Maledetti. Vi pentirete per questo affronto.

Tuonò il parassita prima di venir imprigionato nel quarzo.

In un attimo gli occhi di chi ancora non sapeva decretò Itachi vittima.

Sasuke che aveva assistito inorridito a tutta la scena si sentì improvvisamente più leggero.

- Fatemi passare.

Spintonava tentando di raggiungere il corpo privo di sensi del fratello.

Un team medico era già accorso per apprestare le prime cure al ferito e si apprestava a portarlo via in barella.

- Aspettate.

- Aspettate… veniamo anche noi.

Sari, ovvero la miko dai capelli ricci afferrò Sasuke per il polso e lo prese a braccetto.

- Sono Sari Uchiha e l’uomo che state portando via è mio marito… e questo è mio cognato.

Disse indicando Sasuke.

- Aspetta un momento… credo di non aver capito bene.

Se avesse visto Kakashi andare in giro con un perizoma si sarebbe stupito di meno.

- Puoi ripetere?

*   *   *

Nel palazzo dei Dark Lord, youkai e Mazoku minori lavoravano laboriosi per ultimare i preparativi della festa.

In una saletta isolata da quel caos Xellos stava fissando interrogativo Ino, Tenten e Hinata pacificamente sedute su un delizioso divanetto vittoriano a spizzicare pasticcini, mentre Philia, una dragetta dorata seduta su una poltroncina poco distante sorseggiare tè.

- Datemi una buona ragione per cui IO dovrei essere qui, ora, ad aiutare VOI

Philia staccò le labbra dalla tazzina esibendo un sorriso che era tutto un programma, prima di portare la mano alla spacco della gonna, precisamente all’altezza della giarrettiera a cui solitamente appendeva la sua mazza chiodata.

- Strano. È quello che mi sto chiedendo io. Un attimo prima ero nel mio bel letto, al calduccio, e ad un tratto mi trovo nel bel mezzo di una radura con quelle tre che mi guardano come un fenomeno da baraccone.

- Ehm… errore di procedura.

Xellos inarcò il sopracciglio e Miori fu quasi lieta di avere una scusa per rifare i connotati alle tre.  

- Direi che siete state abbastanza fortunate che ad essere evocata sia stata Philia.

- Grazie Xellos. Molto confortante. La prossima ci vai tu al mio posto, vero?

- Non se non posso avere le loro anime in cambio.

- Oh, sta tranquillo. Se mettono le loro zampacce su un altro libro si magia gli sigillo i poteri. Ce le vedo proprio come casalinghe.

Rispose il demone serissimo.

Le tre rabbrividirono ad una simile prospettiva.

- Abbiamo capito. Niente più magie.

- Me lo auguro e ora parlate. Cosa volete.

- Abbiamo assoluto bisogno di una mano esterna con i costumi.

- Perché.

Miori diede prova di essersi immedesimata perfettamente nel suo ruolo di demone freddo e calcolatore.

Ino si alzò e con occhini da cucciolo avanzò con braccia spalancate mimando il gesto di un abbraccio.

- Ma perché siamo amiche. E le amiche si aiutano nei momenti di difficoltà

- *Ruffiana* e sentiamo. Da cosa ti vorresti travestire.

- Da coniglietta… o da lolita.

- Fa pure… se vuoi sembrare una zoccola.

- Non voglio sembrare una zoccola. Mancano poche ore alla festa! Non abbiamo un costume che sia uno e dobbiamo competere con delle arpie, ma non vogliamo essere scambiate da puttane. Pretendo troppo?

- *Ovviamente sì.*

- *Zellos… quelle non sanno proprio che aria tira alle feste di Zelas* Vediamo cosa si può fare. Che ne dici Xel?

- Chi ha detto che accetto?

- *Andiamo. Tanto non abbiamo niente da fare. Ti sto offrendo un modo per ammazzare il tempo durante la festa. Già me li vedo. I tre cavalieri senza macchia e senza paura ammazzare di botte gli invitati per proteggere le loro belle. Il massimo!!!*.

I due erano vicini e sembravano confabulare.

- Va bene. Visto che senza di me non andresti da nessuna parte.

- *Ora fai il modesto?*

- Ti darò una mano

- Fantastico. MICI A RAPPORTOOOOOOOOO!!!!

L’urlo di Miori fu così forte da sovrastare il caos del salone.

Sette gatti entrarono nella saletta in derapata dopo una virata ad angolo retto pronti ad eseguire il loro compito.

I due demoni e il drago se la ridevano mentre due gatti per ragazza per prendere le misure facevano scivolare il metro da sartoria lungo i loro corpi stringendo di colpo attorno petto vita e fianchi, e ad ogni stretta corrispondevano insulti finissimi.

A lavoro ultimato il settimo gatto porse il taccuino alla priestess e lasciarono la stanza in tutta fretta.

- Benissimo. Firmate questi moduli.

I fogli erano scritti con rune demoniache, ma concessero il beneficio del dubbio ai due demoni e firmarono senza indugi.

TenTen inarcò le sopracciglia vedendo nelle mani del General-Priest una cordicella di velluto giallo che pendeva dal soffitto, sicura che un attimo prima non ci fosse.

- Che cos è che c’è scritto sopra?

- Che ci lasciate carta bianca.

Le tre non ebbero neppure il tempo di proferire parola, perché nel preciso istante in cui Xellos tirò la cordicella sotto ai loro piedi si aprì una botola.

Delle urla delle ragazze si udì solo un confuso miscuglio di suoni deformati dallo scivolo che le avrebbe condotte in una piscina termale d’acqua calda.

- Adoro questo trucco.

 

- Non ho parole. Dovremmo farlo più spesso.         

Furono le parole biascicate dalla Yamanaka mentre un massaggiatore spalmava oli profumati sulla schiena.

Sull’altro lettino, Hinata si stava sciogliendo tra le mani esperte del suo, non riuscì a formulare un pensiero coerente se non “assunti”.

- Ma era…PROPRIO… necessario

Miori, completamente avvolta da un mantello di velluto nero e il cappuccio calato sulla testa  sbraitava a destra e manca ordini riguardo ai loro costumi direttamente dalla soglia della stanza.

- …e vedete di aver tutto pronto entro un’ora. Chiaro? Dicevi?

TenTen sotto effetti di sonniferi era stata affidata alle amorevoli cure di un esperto parrucchiere che tra una lozione e l’altra stava applicando dei bigodini le ciocche della ragazza in bigodini.

- Mi chiedevo se fosse stato proprio necessario narcotizzare Ten?

- Scherzi? Figurati se si lasciava acconciare i capelli. Vedrai, alla fine sarà soddisfatta. Lo sarete tutte.

- E tu? Come ti vesti. E Mameha?

- Lo vedrete.

- Poche scuse. Fatti o mi metto ad urlare.

- Che cara. Mi stai dando spontaneamente una scusa per sgozzarti (sorrisino innocente).

- Non se assaggerai per prima la forza dell’amicizia e della solidarietà (ghigno sadico).

- Provaci. Dovresti esserci grata per quello che già stiamo facendo. È stato un po azzardato venire solo adesso. Se foste arrivate qualche giorno fa avremmo fatto di meglio. Temo che dovrete accontentarvi. *snap* Cid.  

A varcare la soglia fu un essere di statura estremamente bassa che ipotizzarono essere un nano.

Dalla loro posizione le ragazze non poterono vedere molto del suo corpo, a parte il viso ridotto ad una ragnatela di rughe e un’aureola argentata sulla nuca quasi completamente pelata e liscia come un uovo sodo.

- Ha chiamato.

- Avete terminato i preparativi? Sia quelli della festa che i costumi.

- Ovvio ragazzina. Per chi mi hai preso.

Quel nano doveva essere o molto sicuro di sé o molto stupido.

Se non fosse stato per le tre kunoichi lo avrebbe punito per quella mancanza di rispetto sgozzandolo sul posto.

Molto probabilmente se ne era reso conto e se ne stava approfittando, senza però considerare che la sua sorte dipendeva dall’umore che lei si sarebbe ritrovata a fine serata.

- Bene. Ora datti da fare. Voglio che le rendiate degli splendori.

Cid ispezionò a distanza le ragazze prima di deformare la faccia in una smorfia divertita.

- Tranquilla capo. Renderemo quelle mocciose delle bombe talmente sexy da convincere gli sporchi traditori a riattraversare la sponda.

 

*   *   *

Quel sera di fine ottobre si diede inizio ai festeggiamenti.

I bambini sfilavano con i loro costumi di colori sgargianti, sperimentando la gioia del “dolcetto o scherzetto?”  sotto lo sguardo attento dei genitori che non li mollavano un attimo.

Al contrario di un gruppetto di quattro individui vestiti in toni scuri per mimetizzarsi al meglio nella notte.

La loro meta era il palazzo creato dai demoni nel corso delle ultime settimane, e che questioni tattiche era situato proprio dietro al monte su cui spiccavano i volti dei cinque Hokage. Per raggiungerlo era necessario prendere i passaggi preesistenti, già usati anni prima durante lo scontro con Suna.

- Come hai potuto perderti Gaara.

Shikamaru era esasperato dopo l’ennesimo giro del quartiere inveiva con un Naruto imbronciato.

- Mi sono voltato un attimo. Che ne potevo sapere che spariva.

- Signore. Tu che sei buono ti prego dacci un segno. Dicci dove si è andato a cacciare.

Dio vede e provvede.

I quattro un po’ sconcertati si videro sfrecciare davanti una bambina travestita da coccinella che urlava come un’aquila seguita a ruota dalla madre.

Anche senza girarsi verso il sensori provenienza di madre e figlia, sentirono un tizio di dubbia reputazione con impermeabile lungo fino a terra e in testa un cappello dalla tesa tonda e ampia urlare “I’M THE UNDERTRAKER!!!!”

- Da quella parte!!!

 

- Porca pupazza.

Il palazzo era un enorme edificio a forma di tronco di cono strutturato su tre piani.

Dall’esterno poteva vedere solo il possente portone di legno e bifore a gruppo di dieci per ogni piano; oltrepassato il portone, si potevano prendere le scalinate che conducevano ai piani sovrastanti o percorrere un lungo corridoio e accedere al salone delle feste.

Per accedere al salone bisognava prima sopravvivere alla musica sparata a palla ancor prima di infiltrarsi tra la massa e dedicarsi allo sport nazionale dello “Spostati”. Alternativa interessante era quella di assediare un privé per dedicarsi a piacevoli incontri con procaci fanciulle.

Al secondo piano si poteva ammirare il vasto assortimento di VIP alati, zannuti, squamosi, pelosi o dotati di particolarissime appendici, parzialmente intravedibili dal parapetto che dava sul salone da ballo ma che tutti prendevano per nobili schizzinosi con poca voglia di mischiarsi alla massa.

Per ovvie questioni di sicurezza lì l’accesso non era consentito agli esseri umani.

Come spiegare ad una povera madre che il figlio nel giro di una notte aveva preso la via di una dieta a base di sangue? O di non far fare la ceretta al figlio se nei giorni di luna piena di colpo diventava peloso?

Dal terzo piano ultimo decine e decine di mazoku tenevano sotto controllo la situazione, pronti a sedare risse sul nascere, seguendo le direttive dei vari general e priest che sporgevano dai parapetti come avvoltoi. Dei Dark Lord neppure l’ombra.

Sulla pista da ballo si era concentrata un alto quantitativo di belle ragazze in completino così mini da esigere denunce per istigazione allo stupro.

- Li vedi?

- Saranno ancora nell’atrio. No. Kiba e Shikamaru sono appena entrati. Gli altri sono fermi sotto la volta dell’ingresso del salone.

Dal balcone del terzo piano Miori riusciva a vedere che i ragazzi vestivano con colori scuri a parte Lee che con una tutina gialla sembrava una canarino in mezzo ad uno stormo di corvi.

- Da cos’è che li avete vestiti?

- Mai visto Matrix?

- Una volta. Ragazzi, vi prego, non dirmi che Xellos gli avete dato anche le pistole.

- Piccola. Capisco che imparano in fretta, ma sarebbe stato come dare una granata ad un bambino. E poi se volevamo scatenare una carneficina li facevo saltare in aria direttamente.

Silenzio della Priestess.

- Ok. A Shikamaru ne ho data una con proiettili soporiferi. Ma lo sai che Lee con quella tutina gialla fa molto…

 

- D’ora in avanti chiamatemi Lee… Bruce Lee.

Shikamaru non ebbe il coraggio di ribattere, fortunatamente c’è sempre qualcuno che può farlo al tuo posto.

- Per favore, Lee, cambia pusher…

Brontolò Kiba prima di ripiegare su una certa Nekozai e il suo striminzito tubino vinaccia, su cui non poté non aver da ridire.

- Quei due sembrano fidanzati.

- Fossi in te mi preoccuperei dei miei di affari.

Shikamaru era già in modalità body guard. 

Ino non ebbe il tempo di mettere piede in sala che aveva già calamitato su di sé lo sguardo di tutti.

Indossava un body bianco, di quelli scollati da coniglietta, con uno strascico di tulle bianco e organza celeste cucito attorno a fianchi e glutei, lungo fino ai polpacci.

Nara constatò che per una volta aveva scostato la ciocca che faceva tanto “guercio” e che sia i guanti di seta lunghi fin sopra i gomiti che i fermagli in madreperla con cui si era fissata alcune ciocche ai lati della testa le conferivano un tocco di classe.

 

- Gran bel pesciolino.

- Finalmente qualcuno ha riconosciuto la mia opera.

 

Anche la giovane erede del Clan Hyuga avrebbe potuto trasudare di classe se non fosse stata troppo timida per indossare qualcosa di troppo provocante, ma per ogni persona c’è il suo genere più appropriato.

Con lei avevano voluto esaltare la sua candida bellezza angelica con un semplice abito bianco e perline di cristallo infilate nei capelli per fissare una ventina di minuscole treccine.

 

- Sembra tanto il costume della protagonista di Romeo+Giulietta

- Copiato spudoratamente.

- Però in quattro ore avete fatto un buon lavoro. Soprattutto con quella Mad Hatter .

 

Naruto si stava rifacendo gli occhi su Hinata e Neji lo avrebbe ucciso sul posto.

Se non si fosse ritrovato tra due fuochi.

- Scusa se ti ho fatto aspettare.

Un cappello a cilindro sopra a capelli ricci ben definiti un po’ scompigliati che le davano un’aria selvatica e tentatrice, niente boccoli che ricordassero un bambola di porcellana.

Col il capo chino la tesa del cilindro copriva la parte superiore del volto e quanto riusciva a vedere erano labbra dipinte di un rosso carminio.

Sul momento neji credette che una ragazza stesse cercando di abbordarlo.

- Credo che tu abbia sbagliato persona.

- Ma come Neji-kun non mi riconosci? Sono io… TenTen.

L’icona del sogno proibito.

Gambe snelle che sbucavano da una Minigonna di pelle nera, l’incavo dei seni esaltati dalla liscia seta del corpetto color crema, che faceva timidamente capolino da sotto il frac bordeaux.

Delicati piedini calzavano scarpe di un tacco così alto che mai più l’avrebbe vista indossare.

Kiba abbandonò il dibattito con Chiharu per ammirare la maestra d’armi.

- Dio esiste!!!

Neji folgorò l’Inuzuka con gli occhi.

- Farò finta di non aver sentito.

Non aveva scelta.

- Uzumaki. Per stasera ti permetto di far compagnia a mia cugina. Ma fa anche solo in modo che le succeda qualcosa…   

La minaccia rimase in sospeso.

TenTen si era buttata nella mischia e lui si era lanciato all’inseguimento.

- *Alla fine siamo rimasti noi due e la volpe*

- *Le volpi!!*

- *Molto confortante.*

-*Puoi giurarci lucertolone. Forza Rintintin torna alla cuccia.*

-*Ma vacci tu volpe spelacchiata. E poi spiegami chi sarebbe questo Rintintin*

-*Un cane.*

*E tu mi stai paragonando a un cane?*

*Dopo 12.000 anni passati con la stessa donna!? Esattamente Fufi.*

-*Voi due… un po’ di silenzio per favore?

*Ho detto che NON sono un cane. E poi dovrei dire lo stesso di te.*

*Ma io sono una volpe.*

-*REEEEN CHIUDI QUELLA FOGNA!!! *

-*Bravo Naruto. Tu si che sai essere diplomatico*

-*Chi è che parla!?*

- Chi vuoi che stia parlando.

- Ah! eri tu. Che vuoi.

- Io niente. Ren e Kuryo stavano litigando tra di loro per via telepatica senza isolarci così abbiamo sentito tutti le stesse cose. Un po’ come si fa con le ricetrasmittenti durante le missioni.

-*Esatto Fufi*

-*Ren… taci !!*

- Esatto. E cerca di non perderti Hinata se non vuoi finire evirato da Neji.

- Merda. Ci si vede.

- Non cambierà mai.

- * Ehi Naru. Prima Miori mi ha detto che scenderà a fare la ronda più tardi. Glielo diciamo?*

- *Ma lascia che si facciano i cazzi loro per una volta*

Trovare la sua Sakura-chan non era facile come credeva.

Rosa confetto, rosa shocking, salmone, pesca… sembrava che il mondo intero fosse in combutta con lui.

In un momento del genere cosa non avrebbe dato per avere la vista ad infrarossi. 

Sasuke stava cercando la rosa da neanche mezzora, che vide uno degli invitati venir sparato in orbita alla velocità di un missile cruz. La folla si apri come il mar rosso con Mosè e scoprì che l’autore del lancio era un Neji estremamente incazzato.

- Fiuuuuuu! Bel lancio.

- Quel porco ha tentato di fare la mano morta alla MIA TenTen.  

- Neji Hyuga geloso. Lo no avrei mai detto.

- Fa poco lo spiritoso e preoccupati più del tuo territorio.

Con una mano attanagliata alla spalla della sua ragazza e il genio Hyuga sfoggiò uno sguardo assassino che scoraggiava tutti i temerari play boy che condividevano la loro stessa aria.

- Se la stai ancora cercando ti sta aspettando vicino al tavolo dei rinfreschi.

E se ne andò così dicendo, con TenTen che gongolava alle spalle del fidanzato iperprotettivo.

Lo avrebbe ringraziato più tardi.

Puntando il tavolo dei rinfreschi la intravide mentre si versava una bevanda colorata non necessariamente analcolica.

A giudicare dalle orecchie finte si era travestita da gattina, con un collarino di cuoio attorno al collo, lunghi guanti in pelle chiusi da cinghie e un abito di seta color pesca bordato di pizzo nero.

La trovava molto carina con i capelli leggermente arricciati e il trucco leggero.

Fino a quando il gruppo di ballerini non si spostò e scoprì che l’abitino tanto carino arrivava a malapena sotto i glutei ben evidenziati da dei microshort neri traslucidi.

Solo gli dei potevano sapere come fosse in grado di camminare con tacchi così altri.

- *MA ALLORA CE L’HA UN CULO*

- *Mi spieghi cosa facevi mentre limonavamo?*

- *Mi facevo un solitario…*

- *Scusa. Non avevo pensato che anche tu avessi certi bisogni*

- *…con le carte. NON INTENDEVO QUELLO!!*

Ci volle pochissimo perché si resero conto di non essere i soli ad ammirare tali grazie.

- *E ora che si fa?*

- CLANKCLANK *UCCIDIAMOLI TUTTIIIII!!!*

 

- Rissa in arrivo. Tutti ai propri posti!!!

- Aspettate un momento. Dove è finito il kazekage?

 

 

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