La nuova Semidea.

di MouMollelingua
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Imparo la lezione: mai sottovalutare il nemico. ***
Capitolo 3: *** Ricevo una visita inaspettata. ***
Capitolo 4: *** Quella peste si perde nel Labirinto. ***
Capitolo 5: *** Costanza si allea con Luke. ***
Capitolo 6: *** Grover va in pensione. ***
Capitolo 7: *** La paura prende il sopravvento. ***
Capitolo 8: *** Assisto a una litigata tra fidanzatini. ***
Capitolo 9: *** Mia cugina ci saluta. ***
Capitolo 10: *** Mister Budino prenota una manicure da Afrodite. ***
Capitolo 11: *** Mi vogliono ficcare un'alga nel didietro. ***
Capitolo 12: *** Riunione di famiglia? ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


LA NUOVA SEMIDEA.

It's a beautiful lie
It's the perfect denial
Such a beautiful lie to believe in
So beautiful, beautiful it makes me

It's time to forget about the past
To wash away what happened last
Hide behind an empty face
Don't ask too much, just say
'Cause this is just a game

Dal brano: A beautiful lie - 30 Seconds to Mars.



CAPITOLO 1. PROLOGO.

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Non ho scelto io di essere una Mezzosangue.
Essere dei Mezzosangue è pericoloso.
E' terrificante.
Nella maggior parte dei casi, si finisce ammazzati in modi orribili e dolorosi.

Sono Costanza Smith e ho sedici anni.
Fino a qualche tempo fa studiavo in una normalissima scuola di psicologia in un piccolo quartiere di Manhattan.
L'edificio era frequentato da circa settanta studenti: tutti si conoscevano, nessun bullo, nessuna sgualdrina di turno...
Ero un' adolescente normale, con i proprio pregi, i propri difetti, le proprie passioni, fino a quando loro non mi vennero a prendere.

-

Era l'ultimo caldo giorno di scuola, e poi, vacanze estive!
Com'ero solevvata, finalmente, potevo rilassarmi per tre mesi senza dare retta a nessuno.
Le lezioni quel giorno furono sospese, e professori ci lasciarono sfogare nel piccolo cortile.
Ovviamente, come ogni scuola superiore che si rispetti, iniziò la battaglia dei gavettoni.
Marcus Clar, il mio migliore amico con le stampelle, nonostante zoppicasse, mi centrò in pieno con un palloncino pieno d'acqua, bagnandomi completamente.
Si mise a ridere e io risi con lui.
Era una persona fantastica, riusciva a strapparmi un sorriso anche quando volevo solo piangere. Io andavo molto più daccordo con i ragazzi della mia età invece che delle femmine.
Marcus aveva la barbetta e portava sempre un cappello in testa, anche durante le lezioni. I capelli neri erano corti e riccioluti. Pur avendo le stampelle, correva molto velocemente.
"Hei! Come ti permetti!" esclamai, aprendo la bocca per lo stupore.
Lui ghignò di rimando, e cominciò a correre.
Io affrettai il passo, cercando di raggiungerlo, ma troppo tardi, mi fece lo sgambetto e io sbattei la faccia contro l'asfalto.
Avrei preferito scontrarmi contro il cemento tantissime volte, piuttosto che affrontare ciò che dopo mi accadde.

Eccomi qui, più agguerrita che mai!
Come vi sembra il primo capitolo?
Ah, il prologo l'ho fatto Pov. Costanza, tutti gli altri li farò Pov. Percy, sia chiaro!

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Capitolo 2
*** Imparo la lezione: mai sottovalutare il nemico. ***


CAPITOLO 2. IMPARO LA LEZIONE: MAI SOTTOVALUTARE IL NEMICO.

Allenanarmi con la spada è sempre stato un buon metodo per svuotarmi la mente, e non pensare a nulla.
Con un solo pezzo di metallo in mano riuscivo a sfogarmi, a togliermi tutto lo stress avuto durante le imprese.
Stavo colpendo con fendenti decisi il pupazzo di paglia messo apposta in mezzo al ranch da Chirone, per ulteriori esercizi.
Quel venerdì pomeriggio il destino volle farmi esercitare davvero poco, perchè ci sarebbe stata caccia alla bandiera.
Chirone fischiò e diede il segno a tutti i Mezzosangue di radunarsi nel giardino del Campo, per iniziare la gara.
Ridussi Vortice a penna, me la misi in tasca e m'incamminai verso il punto di ritrovo.
Arrivato sul posto, uno dei fratelli Stoll mi diede un elmo della squadra blu, e me lo misi in testa.
Quell'estate ero davvero cresciuto, perchè fu la prima volta che un elmo mi calzava a pennello, senza essere sproporzionato.
Chirone si fece largo tra i semidei, con una ragazza che lo seguiva a ruota.
Il centauro fece segno a tutti di fare silenzio e, in un attimo, il Campo zittì.
"Lei è Costanza Smith, è una nuova Mezzosangue, indeterminata, chi la vuole in squadra?" domandò, tirando su il braccio della nuova arrivata.
"La prendiamo noi" annunciò Clarisse, della squadra rossa.
Lei abbozzò un sorriso timido e si fece avanti, verso tutti gli altri componenti.
Era una ragazza carina, non troppo alta, magra al punto giusto, con occhi da cerbiatta marroni, capelli riccissimi castani che la facevano sembrare una ragazza ribelle.
Aveva uno sguardo furbetto, ma in quel momento non lo sembrava.
"Le armi sono ben accette, è vietato legare, imbavagliare, ferire o uccidere gli avversari. Detto questo... Tutti in posizione" Chirone fece un passo in avanti, posizionandosi in mezzo alle due squadre.
Io mi misi in posizione, con la mia squadra dietro.
"VIA!" urlò il centauro, e così partirono all'attacco tutti i semidei.
Detti lo schema ai miei compagni, che obbedirono all'istante: io mi sarei occupato di catturare la bandiera rossa.
Con Vortice in mano, attraversai il fiume senza problemi - tutto merito dei miei poteri da figlio di Poseidone - e mi diressi verso il Pugno di Zeus, luogo che utilizzavano tutti per nascondere la bandiera.
Fortunatamente, le mie ipotesi erano esatte.
La bandiera rossa giaceva lì, ondeggiando a ritmo con il vento.
Ghignando, a passo di marcia mi avvicinai alla pietra su cui era incastrata la stecca, feci per scioglere la presa quando mi ritrovai disarmato.
Alzai la testa e incontrai gli occhi profondi e misteriosi della nuova arrivata.
Qualcosa sarebbe andato storto, lo sapevo.
Era stato fin troppo facile prendere la bandiera senza problemi.
Tanto Costanza non sapeva nulla di combattimenti: era nuova.
Decisi di fare il 'buono' alzando le mani in segno di resa.
"Sei nuova giusto? Dai, faccio il gentiluomo, rendimi la spada e sparisco" proposi.
Lei, fissandomi incredula, mi restituì la spada, e io feci per andarmene, girandomi e proseguendo per la mia strada, quando una voce fiera e decisa mi arrivò alle orecchie.
"Combatti, per cosa ti ho dato la spada, secondo te?"
Mi voltai, stupito.
Aveva uno sguardo sicuro, ora.
Nel suo viso c'era voglia di sfida.
Io annuì, e mi posizionai per il combattimento.
Lei sfoderò la sua spada.
Era una spada lunghissima, quasi il doppio della mia, di un metallo lavorato benissimo, mai visto prima.
Feci per puntarle Vortice sul petto, ma lei bloccò la presa prima che mi capacitassi di difendermi.
Combattemmo per cinque buoni minuti, e prima che me ne accorgessi, mi ritrovai di nuovo disarmato, con il viso di Costanza a un centimetro dal mio, con la sua spada puntata alla mia gola.
Avevo il respiro affannato e irregolare, sia per la distanza tra noi due, sia per il combattimento.
Dopo attimi d'attesa, ci ritrovammo ancora in quella posizione, ma con tutto il Campo che ci osservava increduli, compreso Chirone e Grover, un altro satiro - Marcus, l'amico di Costanza - che ghignavano.
Mollò la presa, ma prima che potessi liberarmi definitivamente di lei, mi sussurrò, un suono impercettibile.
"Mai sottovalutare il nemico, Jackson".

Eccomi qui con il secondo capitolo!
Annuncio già che non posterò i capitoli molto in fretta, l'ho faccio solo per questa volta perchè il prologo mi sembrava troppo corto; l'orario di pubblicazione è: ogni lunedì tra le 17.00 e le 21.30!
Riguardo alla descrizione fisica di Costanza, non pensate ad Hermione Granger! Non ci assomiglia per niente!

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Capitolo 3
*** Ricevo una visita inaspettata. ***


CAPITOLO 3. RICEVO UNA VISITA INASPETTATA.

Perdemmo la prima partita dell'estate a caccia bandiera, infatti, la mia squadra possedeva espressioni tristi in volto, e alcuni mi rivolgevano occhiatacce per la figuraccia di quel pomeriggio.
La casa di Ermes invece sorrideva come un'ebete alla nuova semidea arrivata, che ricambiava imbarazzata con un sorrisino forzato, ringraziando tutti i complimenti per avermi dato una bella batosta.
Imparai la lezione, sicuro.

Non era la prima volta che mi facevo mettere i piedi in testa da una ragazza, e di questo non ne vado molto fiero.
Ti fa sentire idota.
Perchè tutti i Mezzosangue ti scelgono per le imprese grazie al tuo coraggio e abilità innata, ma se si tratta di femmine puoi anche scordarti di me.
Cenai da solo al tavolo di Poseidone, ma prima di ciò, donai una piccola quantità di cibo a mio padre, che accettò volentieri l'offerta.
Tornai al mio tavolo, e finì di mangiare la frutta che ci portarono le Ninfe.
Versandomi un utlimo bicchiere di Diet Coke - azzurra - pensai seriamente a cosa avrei fatto durante quell'estate.
Insomma, i pericoli erano più vicini di quanto pensassi, ma episodi davvero gravi in quel periodo non ce n'erano stati!
Avrei passato le vacanze estive ad allenrami con Annabeth e Grover?

Con questi pensieri che mi frullavano nella mente, raggiunsi la Casa numero tre, per andare a dormire.
Aprii la finestra e osservai l'orizzonte per una manciata di minuti, rilassandomi nel sentire il movimento lento e melodioso delle onde.
Chiusi gli occhi e inspirai l'aria marina di fronte a me, per un'utleriore tranquillità.
Mi piaceva il mare, mi rilassava il melodioso movimento delle onde, come se là fuori non ci fosse nessuno che volesse uccidermi.
Stavo per essere accolto tra le braccia di Morfeo, ma il fato oggi ce l'aveva proprio con me!
Sentì bussare alla porta della mia casa, e io, alzando gli occhi al cielo, andai ad aprire a malincuore.
Accolsi una testa castana e cespugliosa, che mi sorrideva timidamente.
"Jackson" mi salutò, battendomi il cinque.
"Smith" le dissi, ricambiando il saluto.
Rimanemmo uno di fronte all'altro per un minuto, in un silenzio religioso.
"Be', vorrai farmi entrare sì o no?" chiese, mettendo le mani sui fianchi, in segno che non avrebbe ammesso repliche.
Io mi spostai, e la feci passare.
"Fai come se fossi a casa tua" l'avvertii, noncurante di quello che dicevo, perchè lei si sdraiò sul letto tranquillamente, mettendo le mani sotto la testa, osservando il soffitto.
Spalancai gli occhi da quella reazione e a lei, sfortunatamente, non sfuggì.
"Hai detto 'fai come se fossi a casa tua' o sbaglio?" chiese.
"Si, ma io non intendevo..." replicai.
"Jackson, lascia perdere" tagliò corto, sospirando.
Ancora silenzio.
Stava diventando tutto così assurdo e imbarazzante.
"Come mai sei qui?" domandai.
Lei di scattò si mise a sedere, mi studiò attentamente.
"Volevo scusarmi per oggi, forse ho esagerato" rispose, abbassando il capo; probabilmente per lei non era una cosa da tutti i giorni scusarsi.
"Oh, non fa niente, tranquilla. Ma dove hai preso quella spada? E' una figata pazzesca!" esclamai, cercando di cambiare discorso: non volevo farmi una seconda figuraccia.
"Me l'hanno data i figli di Efesto, un regalo per la nuova arrivata" fece lei, con un alzata di spalle.
"Ah, capito!" annuii.
Per l'ennesima volta, la nostra conversazione si concluse con un ulteriore silenzio, con colonna sonora i versi fastidiosi dei grilli e del fruscio delle foglie.
"Ho l'impressione che io non ti stia molto simpatico, Costanza" accennai, chiamandola per la prima volta per nome.
"Nienta affatto, Jackson... Non ti conosco" obbiettò lei, voltandosi verso di me, dopo aver dato un'occhiata alla finestra, ancora aperta.
"Sta cominciando a fare freschino qui, non credi che l'aria si sia cambiata da un pezzo?" domandò, indicando le persiane ancora spalancate.
"Giusto, che idiota" mi battei una mano sulla fronte.
Corsi verso l'apertura e la chiusi.
"Si sapeva" mi fece notare, ridendo.
"Hei! Perchè mi hai dato dell'idiota?" replicai.
"Te lo sei dato tu dell'idiota!" ribattè.
"Sei molto astuta" mi congratulai.
"Grazie, Jackson" rispose, ancora ridendo.
Aveva una risata melodiosa.
Nessuno mi chiamava per cognome, e questo, non so, mi faceva sentire inferiore, e nel modo in cui Costanza lo pronunciava era freddo.
"Come hai scoperto di essere una Mezzosangue?" le chiesi curioso.
Lei mi rivolse uno sguardo vacuo, perso, quasi... Infelice.
"Ero strana. Cioè... non sono dislessica e non soffro di deficit dell'attenzione, ma comunque mi succedevano cose insolite. Prima di venire qui, tre giorni fa a scuola, una professoressa mi fece perdere il senno e senza accorgermene, feci un enorme buco sul pavimento del cortile, ovvero, prima che l'insegnante si trasformasse in una farfalla carnivora e quindi non precipitasse sul precipizio... Dopo qualche ora continuavo a ripetermi che io fossi impazzita, per questo i compagni della mia classe mi evitarono per tutto l'inizio di questa estate, perchè credevano che mi fossi immaginata tutto" raccontò, con una voce dannatamente triste, mentre ciocherellava con il suo ciondolo appeso al collo, raffigurante Plutone.
Quell'oggetto mi affascinò parecchio.
Compresi benissimo i suoi sentimenti, all'inizio nemmeno io potevo credere che gli dei dell'Olimpo esistessero davvero, che i satiri erano alla ricerca di Pan e che il mio professore di latino fosse un centauro.
"Abbiamo lo stesso passato, più o meno" risposi, con un sorriso.
"E' stato traumatizzante anche quando l'altro ieri ho scoperto di avere un migliore amico per metà asino"
"Capra" la corressi.
"Non mi sono ancora ripresa dallo shock" lei si alzò dal letto e fece per andarsene, spalancò la porta e mi disse "E' stato piacevole parlare con te, Jackson, ci si vede" si chiuse la porta alle spalle e sentì i suoi passi sempre affievolirsi di più, prima che il rumore divenne nullo.
Quella ragazza mi intrigava sempre di più.
Aveva un modo di fare tutto suo ed era per questo che mi piaceva.

Sono tornata!
Spero di avervi incuriosito un pochino :)
Recensite!

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Capitolo 4
*** Quella peste si perde nel Labirinto. ***


CAPITOLO 4. QUELLA PESTE SI PERDE NEL LABIRINTO.

Mi alzai di buonumore quella mattina, feci colazione e corsi subito agli allenamenti.
Presi Vortice e cominciai ad aspettare qualcuno che si battesse con me.
"Testa d'Alghe, vuoi batterti con la figlia di Atena?" mi domandò Annabeth, prendendo con una mano lo scudo e con l'altra una spada.
"Certo, Sapientona" risposi, abbozzandole un sorriso.
Finimmò in parità, disarmandoci insieme nello stesso momento.
Facemmo anche qualche tiro con l'arco, ma eravamo delle schiappe contro i figli di Apollo, quindi, ci ritirammo.
Mentre tornavamo per pranzare, passò davanti a noi Costanza, che mi salutò con molta energia e tornò a parlare con i fratelli Stoll, con i quali notai che andava molto d'accordo.
"Quella tipa non mi sta simpatica. E' troppo orgogliosa" mi informò Annabeth.
"A me invece piace" le risposi, guadagandomi un pugno allo stomaco.
"Hei!" bofonchiai, massaggiandomi la pancia.
Le ragazze non le capisco, possibile che Annabeth fosse gelosa?

-

"COSTANZA SMITH!" sentimmo Chirone urlare, con altri satiri che sbraitavano e le ninfe che gridavano in cerca di aiuto.
Mi alzai di scatto, senza finire il pranzo e lasciando a metà la carne grigliata.
Con voce allarmata, chiesi al centauro perchè tutti cercassero Costanza.
"E' sparita. Stava con i fratelli Stoll, e con la scusa di andare in bagno, non c'è più" rispose.
Senza neanche rispondere, vagai per il Campo Mezzosangue, chiamando Costanza in tutti i modi e in tutte le direzioni, ma, invano.
Annabeth, nonstante Costanza le stesse antipatica, cercò la ragazza scomparsa insieme a me.
Gurdammo nei bagni, nelle stalle, nelle quali un cavallo simile a Blackjack in preda ai suoi bisognini, mi squadrò irritato.
"Che c'è?" mi chiese, abbuffandosi di fieno. Passai oltre, e raggiunsi i ranch.
Mi tuffai nel lago delle canoe, ma non si era nemmeno buttata in acqua.
Mi diressi verso il Pugno di Zeus, il posto in cui ci eravamo battuti il giorno precedente per la prima volta.
Mi avvicinai alla pietra e non volli credere ciò che vidi: il ciondolo di Costanza, sporco di terra, abbandonato davanti alla roccia.
La Mezzosangue indeterminata era entrata nel Labirinto di Dedalo.

Mi precipitai alla Casa Grande, dove Chirone stava ancora sbraitando inutilmente in cerca di Costanza.
"Chirone" lo chiamai, preoccupato, senza fiato per la corsa.
Mi ingnorò.
"Chirone...?" di nuovo non mi diede ascolto, mi misi la mano sul petto, per regolare il respiro.
"CHIRONE!" strillai.
Finalmente catturai la sua attenzione.
Si voltò verso di me e mi guardò torvo.
"Costanza, è entrata nel Labirinto di Dedalo, tramite il Pugno di Zeus" conclusi, più allarmato che mai.
Senza rispondermi, si diresse verso la pietra, ma io lo bloccai, prendendolo malamente per la coda.
Gli mostrai il ciondolo che qualche ora fa la mia nuova amica portava al collo.
"Ho trovato questo davanti alla roccia" gli feci notare.
Dopo un lungo silenzio, Chirone si decise a parlare.
"Hai bisogno di un'impresa" annunciò.
"Cosa? Perchè io?" domandai, nascondendo l'eccitazione e la sopresa, anche se una parte di me non voleva tornare in quel posto.
"Perchè Costanza mi ha parlato di te, e gli piaci come persona" rispose, con voce che non ammetteva repliche.
Rimasi sbalordito, eppure Costanza aveva un atteggiamento nei miei confronti diverso da quello che mi fece capire Chirone!
Annuii e chiamai Annabeth: mi avrebbe accompagnato lei all'impresa.
Chi altro poteva venire con me? Ovviamente, Grover!
Chiamai anche il satiro, e lui mi raggiunse trotterellando.
"Ora, potete andare ad ascoltare l'Oracolo" annunciò Chirone, serio in viso.
Grover assunse un'espressione perplessa, non avendo capito perchè lo avessimo chaimato.
Ascoltammo il centauro, e ci dirigemmo verso la soffitta ammuffita, dove ci attendeva la mummia.
Salimmo le scale che scricchiolavano in una maniera fastidiosa.
Quella stanza emanava il solito odore marcio e disgustoso.
"Bleah!" esclamò Annabeth, tappandosi il naso.
Mi avvicinai con passo incerto all'Oracolo.
"Ehm, salve" cominciai "Ecco, noi vorremmo sapere, quale sarà il nostro destino" conclusi, allontanandomi dal mucchio di carta igiencia.
Questo fece un respiro profondo, facendo uscire fumo verde dalle orecchie, dal naso e dalla bocca.
Che scena terrificante!

"Nel Labirinto di Dedalo dovete ritornare,
se la figlia delle crepe volete salvare!
Un oggetto magico vi sarà d'aiuto,
soltanto che questo sarà muto!
Figlio di Poseidone, ora mi rivolgo a te:
chi sceglierai, tra le due Semidee?"


Sospance.
Deglutii più volte.
Ci guardammo storditi e sbigottiti.
"Oh miei dei" in un attimo fui come pervaso dalla stanchezza.
Annabeth, parve infuriata quando ascoltò gli ultimi due versi dell'Oracolo, ma magari non voleva dire quello che tutti e tre stavamo pensando!
Sentii Grover ripetere: "Figlia delle crepe, figlia delle crepe, figlia delle crepe..." ma non ci venne in mente nulla.
Scendemmo al piano di sotto, e Chirone ci aspettava, con tre zainetti, pieni di roba da vestire, mangiare...
Mi infilai il ciondolo di Costanza in tasca.
Accanto al centauro, lo raggiunse il Signor D., che beveva un bicchiere di vino rossissimo.
"Bene, Peter Jhonson. Adesso fatemi capire bene: voi tre marmocchi, ogni maledetta estate, dovete partire per un'impresa e salvare chissà chi... Giusto?" chiese, dubbioso, finendo la bevanda.
Io, Annabeth e Grover alzammo gli occhi al cielo, e affermammo con un movimento del capo.
"Quindi, adesso, mi è quasi obbligatorio mandarvi in giro per l'America a farvi friggere... Sì, mi piace!" esclamò, ora tranquillo.
Mi rivolse un'ultima occhiata, poi, andò nella Casa Grande.
Salutammo Chirone e raggiunsimo il Pugno di Zeus.
Vidi il simbolo di Dedalo inciso sulla superficie dura, e lo premetti.
Entrammo nel Labirinto, consapevole della nostra amara sorte.

Oh miei Dei, perchè quella là è andata nel Labirinto di Dedalo? ç.ç *piange*
Spero di avervi incuriosito e che il capitolo sia di vostro gradimento!
Ps: l'idea del cavallo imbarazzato non so come mi è venuta D:

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Capitolo 5
*** Costanza si allea con Luke. ***


CAPITOLO 5. COSTANZA SI ALLEA CON LUKE.

Con zaini in spalla, percorremmo un corridoio buio e roccioso, ogni tanto si intravedeva qualche scintilla e illuminava il percorso.
Camminammo forse per molte ore, forse per pochissimi minuti, lì il tempo era incalcolabile, ma eravamo comunque stanchissimi.
Ma non cedettimo.
"Allora dimmi, cosa vi siete detti, ieri sera, tu e la figlia delle crepe?" mi interrogò Annabeth, sospettosa.
"Come...?" balbettai, e un pezzo di stalattite mi cadde in testa.
"Forse non dovrei dirtelo ma... ecco... Vi ho spiati" confessò, e io rimasi incredulo.
"Cosa...?" non riuscivo ancora a capacitarmi della parola.
Feci un respiro profondo e formulai una frase di senso compiuto.
"Ho detto qualcosa che non andava?" chiesi.
"Questo non posso saperlo, ma appena la Smith era uscita dalla tua Casa, non esprimeva alcuna emozione, insomma, non sembrava nè soddisfatta nè arrabbiata"
"Che cosa dovrebbe provare secondo te? Insomma, tu sei una ragazza, ragioni come una ragazza..." farfugliai.
Annabeth alzò gli occhi al cielo e mi diede un calcio nelle parti basse.
"Ahia!" urlai.
"Però, che occhio che hai, Testa d'Alghe!" esclamò.
Dopo che mi ripresi dalla maledizione della Sapientona, continuai a parlare come se non fosse successo nulla.
"Tu cosa ne pensi, Grover?" domandai.
Il ragazzo-capra non rispose.
Annabeth mi fissò, poi si girò molto lentamente.
"Gro-grover?" chiese al muro.
"Oh no. Non anche Grover, no!" mi disperai.
"Percy, ti prego resta calmo, troveremo Grover, che a quest'ora sarà già chissà dove, sistemiamoci qui per la notte" organizzò Annabeth, cercando di mantenere il controllo.
Obbedì e prendemmo dei sacchi a pelo dallo zaino, e ci sdraiammo vicini, su una stanza che ora, da umida e ghiaiosa, si trasformò in una stanza dal pavimento pulito e liscio, con dei mosaici attorno alle pareti.
Non era la prima volta che entrai in quella stanza.
Con tutte le preocupazioni che si accavallarono nella mia testa, riuscii a dormire solo due ore, nelle quali sognai.

Nel sogno, vidi Costanza che giaceva immobile, legata con una corda strettissima attorno a un masso, era in ginocchio.
Davanti a lei, c'era la bara d'oro su cui giaceva l'anima di Crono, presto occupata dal corpo di Luke.
Alla Mezzosangue indeterminata si avvicinò un'altra figura, maschile.
Un ragazzo alto, snello, sui diciannove anni, occhi color del cielo, capelli corti e biondi, e una cicatrice sulla guancia sinistra che partiva dall'occhio e arrivava vicino alle labbra.
Luke.
Portava dei jeans strappati, corti fino alle ginocchia, una maglietta a maniche corte bianca.
I due ragazzi erano soli, in una stanza buia illuminata solo da delle fiaccole appese alle pareti.
Lui s'inginocchiò a lei e, inspiegabilmente, le accarezzò la guancia.
"Costanza, insieme, potremmo fare grandi cose" le diceva, in tono suadente "Avrai un tuo esercito, combatterai al mio fianco, predominerai su tutto l'Olimpo"
Lei lo fissò attentamente negli occhi.
"A quale scopo?" il suo tono sembrò più calmo che mai, come se Luke le stesse proponendo un contratto di lavoro.
"Vendicare tuo padre, Costanza. Ti ha abbandonato prima che nascessi, vero?"
"Mio padre è morto" rispose, ferma.
"Oh, no. Ancora non accetti la verità che ti circonda? Tuo padre non è morto. Io so chi sei, e insieme, potremmo collaborare" le promise, facendosi sempre più vicino alla mia amica, la quale non si scompose.
Non afferrai il perchè Costanza non si lamentasse e che si facesse toccare da una fecca come Luke.
Insomma, sicuramente la riccia aveva capito che il figlio di Ermes era un nemico!
E poi, fece una cosa che non mi sarei mai immaginato.
Nonostante Costanza fosse intrappolata, riuscì ad avvicinare e ridurre la distanza dei due visi a zero, e... Lo baciò.
Vidi Luke prenderle in viso tra le mani e ricambiare in maniera folle, eccitata.

Cosa? Non era possibile.

So cosa state pensando: "Costanza, che stronza!"
Si, vi capisco pienamente...

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Capitolo 6
*** Grover va in pensione. ***


CAPITOLO 6. GROVER VA IN PENSIONE.

Annabeth si era alzata prima di me.
Aveva un aspetto pessimo, possedeva le occhiaie e sembrava assonnata e molto stanca.
La fissai per un po' e lei si sentì nervosa.
"Che c'è?" sbottò.
"Hai un aspetto..."
"Orribile, sì" concluse al posto mio.
"Mai quanto quello che stanotte ho sognato!" dissi, alzando la voce.
Lei mi guardò scettica, e compresi dalla sua espressione incuriosita che voleva sapere.
Le raccontai tutto, dal patto di Luke al bacio.
"Che traditrice, e tu scemo, che la vuoi salvare! Quella è figlia di Afrodite, te lo assicuro... E' come la madre, vuole sempre far nascere l'amore causando un sacco di guai!" si lamentò Annabeth, sbuffando.
"Non credo sia così" ribattei.
"Ah no? E come mi spieghi del bacio, eh?" domandò, scaldandosi.
"Allora è così? Fino a poco tempo fa pregavi gli Dei per poter baciare Luke! Che c'è, sei forse... Gelosa? Delusa?" sbraitai.
Forse non avrei dovuto dirlo.
Lei mi ficcò uno schiaffo, dritto sulla guancia.
"Sei solo un idiota, Perseus Jackson" dichiarò.
Adesso le sue occhiaie vennero coperte da lacrime amare.
Lei si voltò per non mostrarmi il suo volto ferito.
Io mi massaggiai la guancia offesa, ormai viola.

-

Proseguimmo il nostro viaggio senza fiatare.
Annabeth non mi parlava ormai da mezza giornata e io feci lo stesso.
Lei stava davanti a me, e non si girò per nessun motivo.
Mi venne mal di testa e ebbi una... visione.

Grover era al centro di un gruppo di semidei, scagnozzi di Luke.
Era circondato.
"Avanti capra, confessa!" ordinò qualcuno della folla.
"Satiro, perchè sei qui, nel Labirinto, da solo?" la voce di un altro, Grover era imbarazzato.
"Beh, come potete ben vedere, sono qui al Labirinto per poter vivere il mio ultimo viaggio alla ricerca di Pan" mentì, con un falso sorriso.
"Ultimo viaggio?" chiese un Mezzosangue.
"Sì, proprio così, perchè io, vado in pensione, eh già!" farfugliò.
Il gruppo si rivolse delle occhiate, credendo tutta quella storia assurda.
"Percy, siamo ancora collegati, ti prego, fa' qualcosa!" mi disse, in cerca d'aiuto.
"Non lo so, ti stiamo venendo a cercare, sono disperato! Costanza si è messa con Luke, io e Annabeth abbiamo litigato di brutto..."
"Bee, Costanza sta con Luke? Ma, com'è possibile?"
"Lascia perdere, ti spiegherò appena ci vedremo"
Parve non ascoltarmi, infatti, sette persone si scagliarono contro Grover, il quale venne sommerso e poi catturato, per poi essere portato chissà dove.

"Grover è nei guai!" annunciai.
Annabeth si girò verso di me, poi ricominciò a camminare, ignorandomi.
"Se stai cercando di attaccare bottone, non lo stai facendo bene" rispose, a testa alta.
Non l'ascoltai.
"L'hanno catturato i seguaci di Luke! Ascoltami!" affrettai il passo per raggiungerla.
Lei continuò per la sua strada.
"ANNABETH CHASE!" gridai "Grover, il nostro amico, è stato preso!"
Lei sbuffò e disse.
"Dov'è?"
"Non lo so, ahia!" sentì qualcosa bruciare violentemente nella mia tasca e presi quel coso in mano.
Era il ciondolo di Plutone che di solito Costanza teneva appeso al collo.
Lo osservai bene: aveva una lancietta che indicava una parte dell'ambiente, e sotto di essa vidi due lucine lampeggiare: una verde e una rossa.
Sotto di esse c'era scritto: 'Persone in pericolo'.
L'oggetto muto dell'Oracolo!
"Che c'è, ti si è annodata la lingua? Dov'è Grover?" chiese di nuovo Annabeth.
"Hei, guarda qui!" le indicai il ciondolo "Questo coso, indica dove sono Grover e Costanza... E questa lancetta, mostra come orientarsi nel Labirinto!" esclamai, sorridendo.
"Da qui" disse Annabeth, fregandomi l'oggetto dalle mani "Dove l'hai preso? E' geniale!" disse euforica, rigirandosi tra le mani la 'bussola'.
"In effetti, è di Costanza" risposi.
Lei parve scottarsi e me la restituì.
"Non mi fido, allora. E se ci portasse in una trappola?"
"Ma è improbabile! Ce l'aveva prima di entrare nel Labirinto!" risposi.
"Lo userai tu, e se ci porta sulla strada sbagliata sarà solo colpa tua" mi propose.
Mi presi tutte le responsabilità e risposi "Okay".

Ecco servito il sesto capitolo! Recensite e siate clementi!

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Capitolo 7
*** La paura prende il sopravvento. ***


CAPITOLO 7. LA PAURA PRENDE IL SOPRAVVENTO.

Probabilmente passò una settimana, e a quanto pareva, Grover e Costanza si trovavano nello stesso posto, perchè le due lucine lampeggiavano una sopra l'altra.
Ci presi un po' la mano con quell'oggetto e capii molto bene le sue funzioni.
Praticamente, la bussola mostrava se le persone a cui tenevo di più - o comunque chi mi interessava - fossero in pericolo e che se io volevo andare in un posto, l'aggeggio mi guidava.
"Voglio trovare Grover e Costanza, guidami" sussurrai alla lancetta, la quale cominciò a roteare e poi fermarsi, verso nord.
"Da questa parte" dissi ad Annabeth, che ancora non voleva saperne di rivolgermi la parola.
Stavamo passando a gattoni in un tunnel fangoso strettissimo, puzzolente.
"Sei sicuro che 'sto coso funzioni?" interrogò Annabeth, irritata.
"Credo di sì, insomma... Scusami non volevo offenderti l'altro giorno..." risposi, incerto.
"Non cambiare discorso. Andiamo avanti" avanzò e ci ritrovammo in un atrio, pieno di luce, colori.
La stanza era variopinta, con tantissime forme geometriche e simboli della cultura greca, mosaici, affreschi.
Molti erano i ritratti degli Dei e tanti erano le figure dei Mostri e le Furie più crudeli.
La stanza era ben illuminata, nonostante non ci fossero finestre, lampade o fiaccole.
"E' bellissimo" la voce ammirata di Annabeth rimbombò nella stanza.
La guardai e la vidi con occhi sognanti.
Forse aveva in mente di progettare una cosa del genere, quando sarebbe diventata un'architetto.
La presi per mano, lei si voltò verso di me, ma non mollò la presa.
"Andiamo" le dissi solamente.
Vagammo per la stanza e osservammo un po' l'ambiente.
All'improvviso sentimmo delle voci.
"Nasconditi! Io metto il cappello!" Annabeth mi spinse dietro una colonna di gesso bianco.
La vidi indossare il cappello degli Yankees - con espressione allarmata - e poi, sparire.
Il muro con gli affreschi di fronte me si mosse, mostrado una porta segreta che scricchiolò sonoramente, dalla quale uscì Costanza.
Stavo per andarle contro e urlarle quanto sia stata stupida a fidarsi di Luke, ma mi trattenni per non cacciarmi nei guai.
La sua faccia esprimeva puro terrore.
Osservò a destra e a sinistra come per attraversare una strada.
Ovviamente, feci lo stupido, idiota, deficiente o come mi volete chiamare.
Mi scostai un po' verso l'esterno per capire che intenzioni avesse Costanza, se rimanere lì o andarsene via.
Non l'avessi mai fatto.
Incrociai gli occhi scuri della mia nuova rivale.
In quel momento ebbi una paura fottuta.
Paura di perdere la mia vita.
Paura di perdere Annabeth.
Paura di perdere Grover.
Paura di perdere tutto.
Paura della paura stessa.
Lei alzò le sopracciglia, ma non fece trapelare alcuna emozione, infine, chiuse la porta e la udì pronunciare: "Qui non c'è nessuno, Luke".
Avevo sentito bene o delle alghe mi avevano ricoperto le orecchie?
Costanza ci aveva appena salvato la vita.

Scusatemi tanto per il leggero ritardo, non accadrà più!
Perdonatemi per il capitolo molto breve, ma l'ottavo sarà molto più lungo!
Volevo rigraziare coloro che seguono, ricordano, preferiscono e recensiscono la storia e mando un saluto ai lettori silenziosi :D

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Capitolo 8
*** Assisto a una litigata tra fidanzatini. ***


CAPITOLO 8. ASSISTO A UNA LITIGATA TRA FIDANZATINI.

Sospirai di sollievo.
Ero vivo per miracolo.
Non potei crederci: ero in debito con la mia nuova nemica.
Annabeth si tolse il cappello e apparì alla mia vista.
"Miei dei, quella ci ha salvato la pelle!" esclamò la bionda, incredula.
"Già" riuscii a rispondere.
Varcammo la soglia della porta che Costanza poco tempo prima fece comparire, e in un attimo ci ritrovammo nella stessa camera n cui sognai Costanza intrappolata, tra le braccia di Luke.
Feci una smorfia disgustata.

Un lamento.
O meglio, un belato.
"Grover!" strillammo io e Annabeth insieme.
"Bee, ragazzi, sono incastrato qui!" la voce di Grover era rotta e spaventata.
Seguii la direzione da cui derivava il tono del mio amico, e mi ritrovai a fissare una gabbia di metallo nero, con un lucchetto d'oro sigillato, con sopra inciso la spada di Luke, Vipera.
Annabeth si avvicinò alla prigione e tastò violentemente la serratura, ma non riuscì ad aprirla.
"Ti tireremo fuori di qui" lo rassicurò.
"Oh certo, anche Costanza ci ha provato" accennò, calpestando il pavimento con gli zoccoli.
"Costanza?" domandammo io e Annabeth all'unisono.
"Oh sì, sta cercando di liberare tutti i prigionieri, senza lasciar venire dubbi a Luke, non so come faccia..." ci rivelò Grover, che si stava grattando la barbetta.
Ora si che era tutto un casino!
Costanza, prima si allea con Luke, poi ci salva la vita e infine libera i sottomessi del suo ragazzo!
Cosa diavolo aveva in mente? Ma che cavolo gli frullava per la testa? A volte era così strana!
"Ragazzi, vi prego, scappate o loro vi cattureranno, tutti vengono presi qui, proprio qua!" avvertì Grover, disperato.
"Noi non ti lasciamo qui" dissi.
Continuammo a sbattere il lucchetto e a provare a liberare il mio amico satiro, inutilmente.

Toc-toc.
Un rumore di passi.
Io, Annabeth e Grover ci voltammo, allarmati.
"Bene, bene, bene. Che cosssa abbiamo qui? Ssspuntino gratisss!" Kelly, l'Empusa che io abbia mai odiato più di tutte, con voce stridula, ghignava a più non posso.
Dietro di lei, arrivarono Luke e Costanza, che si tenevano per mano.
A quella scena, strinsi talmente forte i pugni che mi si sbiancarono le nocche, Annabeth cominciò a tremare alla vista di Luke, e Grover batteva i denti per la fifa.
"Padroni, posso finirli io? Non vorrei che vi stancassste troppo..." chiese Kelly, inumidendosi le labbra, mostrando i suoi denti affilatissimi.
"Non ora" sibilò Costanza, in tono duro.
Kelly sembrò ribattere, ma Luke le rivolse un'occhiataccia e si limitò ad annuire.
"Puoi anche andare" ordinò il figlio di Ermes, invitandola con un gesto della mano ad uscire.
Lei abbassò lo sguardo e acconsentì, abbandonando la stanza.
"Grazie comunque per averci provato" infine Costanza le rivolse un piccolo sorriso forzato.
Non capivo.
Come facevano ad essere così calmi i due piccioncini?
Come era possibile che Luke si fosse innamorato di Costanza?
Come era possibile che Costanza si fosse innamorata di Luke?
Perchè il mondo parve andare all'incontrario?
I due si tenevano ancora per mano, e Costanza le rivolse un'occhiata dolce.
"Ci penso io. Va' pure" la voce era calma e rassicurante.
"No, io non ti lascio sola" rispose lui, con fare quasi 'protettivo'.
"Senti, sono abbastanza autonoma per cavarmela da sola con loro, gli altri hanno bisogno di te" lei stava quasi per supplicarlo.
L'espressione della riccia si fece più severa.
"Chi altro c'è?" mi lasciai fuggire.
"Nulla che ti riguarda" rispose Luke freddamente, distaccato.
Sciolse la mano a Costanza, la quale stava sbuffando di impazienza.
"Luke, per tutti gli Dei, lo sai che sono abbastanza responsabile..." tentò un'altra volta.
"Ho detto di no"
Quella scena stava diventando davvero imbarazzante, insomma, assistere a una litigata tra fidanzatini mentre avevi la morte in faccia era assurdo.
Ormai, Annabeth non tremava più, Grover parve più tranquillo di prima e io mi scrocchiai le dita.
"Luke Castellan, non sei tu a decidere cosa io devo o non devo fare! Io ci tengo a te, ma se continui così..."
"Se continuo così cosa? Tu non starai più dalla mia parte? Rifiuterai l'amore che io provo per te?"
A quella domanda, qualcosa dentro il mio corpo si bloccò.
Annabeth aveva l'impressione che volesse stritolare qualcosa.
"Cosa?" Costanza si mise a ridere.
La faccenda si stava facendo sempre più drammatica e grave, molto più interessanti delle tragedie greche e latine che mi insegnava il professor Brunner - alias Chirone - a scuola.
Intanto, la sala venne riempita da Furie e altre creature nemiche.
Tutti assistevano allo spettacolo.
"Aspetta, tu... Luke Castellan, figlio di Ermes, colui che sta creando una guerra tra Dei dell'Olimpo e Crono... Pensi di amare, o provare semplicemente affetto, per qualcuno?" Costanza rise nuovamente.
Quelle parole parvero un pugnale affilato per Luke, lo vidi dalla sue espressione delusa.
Ero disorientato.
"Non stai dalla ma parte?" sbraitò Luke, la mano sul manico di Vipera, la sua spada micidiale.
"Io non sto dalla parte di nessuno. Io sto solo dalla mia parte... In guardia!" dopo questo bel discorsetto, Costanza aprì le braccia e da sotto terra uscirono dei fantasmi, i quali si scagliarono contro le Furie, le Chimere e i Mezzosangue alleati con Luke.
Quelle persone senza un vero corpo, 'trapassarono' nel busto dei nemici, facendoli o in briciole, o in cenere, o in cubetti di ghiaccio.
"Affrontami tesoro, sono qui" lo provocò, sfoderando la sua spada, lunghissima e affilata.
Li vidi combattere, ma nessuno dei due si decideva a ferirsi o disarmarsi.
Alla fine, Luke tagliò il labbro inferiore di Costanza, facendole perdere molto sangue.
Anche il suo braccio era ferito, se fosse stata una semplice mortale sarebbe morta dissanguata.
La vidi alzare il capo e affrontare tutto a testa alta, a costo di morire.
Con il torso della mano, si tolse il sangue dalla bocca.
"Ah è così? Aggredisci la tua ragazza? Immaturo da parte tua!" Costanza sputò a terra.
Luke senza rispondere le mollò un fendente, che mancò per poco il fianco della riccia.
Poi, Costanza battè tre volte i piedi a terra, aprendo un buco nel terreno enorme, facendo perdere l'equilibrio a un mucchio di Chimere e Furie.
"Percy, aiutala!" esclamò Annabeth, che osservò tutta la scena.
Mi concentrai e mi venne una stretta allo stomaco, poi, un mini-tzunami travolse l'ambiente.
L'acqua riempì il foro creato da Costanza, il che voleva dire che i nostri nemici, comprese le Furie, le Chimere e altri mostri stessero per affogare.
Un uragano si formò tra le onde, tipo effetto sciaquone del water e lì non ebbi il coraggio di vedere.
Annabeth e Costanza furono risucchiate ed io dovevo salvarle.

In quel momento capii.

"Figlio di Poseidone, ora mi rivolgo a te:
chi sceglierai, tra le due Semidee?"



Questo era il momento della scelta: chi avrei salvato tra le due Mezzosangue?

NOOO!
DOMANI FINIRA' LA MIA VITA!
NON E' POSSIBILE, COME FARO'?
MARTEDI' 3 APRILE 2012 LA MIA ESISTENZA SARA' CONCLUSA!
OH MIEI DEI, TUTTO FINISCE D:
La fine della saga di Percy Jackson è alle porte!
Per fortuna c'è la seconda serie, eh.

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Capitolo 9
*** Mia cugina ci saluta. ***


CAPITOLO 9. MIA CUGINA CI SALUTA.

Non potevo starmene lì imbambolato.
"Percy, fa' qualcosa!" mi supplicò Grover.
"Cosa?" gridai, osservando Annabeth e Costanza che stavano per essere risucchiate, insieme ai nostri nemici.
"Qualsiasi cosa!" esclamò, salvando Marcus Clar, il satiro amico di Costanza.
Aspetta un secondo, quello che ci faceva lì?
Bada alle ciance!
Mi precipitai nell'uragano marino e mi tuffai.
Vidi Annabeth con gli occhi chiusi, pallidissima.
Non aveva più ossigeno, presto sarebbe affogata.
Miei Dei, Annabeth era stata la mia prima vera amica dopo Grover, con lei ho vissuto avventure fantastiche.
Ma ero anche in debito con Costanza, non potevo non salvarle la vita, dopo tutto quello che aveva fatto per me.
Creai una bolla, presi Annabeth per un braccio e ce la posizionai dentro, poi, la lanciai in superficie e vidi con la coda dell'occhio che venne afferrata da Grover.
Ora dovevo salvare Costanza.
Mi voltai e nuotai verso le profondità del precipizio.
Non potevo nemmeno chiamare alcuni Ippocampi o comunque delle Naiadi, perchè eravamo dentro un labirinto, non in un oceano.
La figlia delle crepe cercava di staccarsi dalla presa di Kelly, l'empusa, che la continuava a tirare verso l'interno, tenendola dal polpaccio, cercando di farla morire.
"No!" biascicai, dirigendomi verso la ragazza intrappolata.
Lei mi guardò e con un gesto della mano, mi fece capire di passargli la sua bussola.
Io, stupito, gliela cedetti e lei la afferrò.
Feci un'espressione interrogatoria, ma lei pronunciò un 'Vai' a fior di labbra e dovetti obbedire.

-

Mi sentii stupido.
Ero, forse pentito?
Come potevo non esserlo?
Probabilmente sì, perchè lasciare una ragazza affogare dopo che ti ha salvato per una volta e mezza la vita non è una cosa molto giusta.
Avrei vissuto con quel rimorso per tutta la vita, di certo.
Non avevo avuto nemmeno il tempo per conoscerla!
Come avevo potuto lasciarla morire?
Perchè ha voluto quell'oggetto a tutti i costi, quando sapeva che in quel momento era la sua fine?
Mentre pensavo a Costanza, mi accorsi solo in quel momento che lei era figlia di Ade, e che io stavo quasi per piangere.
Sono stato un insensibile!
Tutto questo non era da me!

Camminammo per le vie del Labirinto di Dedalo, senza una destinazione precisa, perchè ci trovavamo lì per salvare Costanza, ma la missione non era riuscita, quindi...
"Ma di preciso, dove stiamo andando?" domandai, con voce spezzata.
"Non ne ho idea, ma spero di uscire da questo incubo" rispose Marcus, terrorizzato.
"Ci sarebbe voluta Rachel: lei sa come orientarsi qui dentro..." disse Annabeth, un po' infastidita "O magari sarebbe stata utile la bussola che hai lasciato a... a..."
"Non nominarla nemmeno" l'avvertii, con il tono più triste che potessi fare.

-

"Cosa? Costanza è morta?" Luke assunse un'aria depressa, abbassando lo sguardo.
"Mio signore, Kelly l'ha trattenuta in acqua, e sappiamo tutti che solo i figli di Poseidone possono sopravvivere alle acque per tanto tempo" rispose Ethan Nakamura.
"Non posso credere che Percy abbia ucciso con il suo stesso potere quella povera ragazza... Mi piaceva, dopotutto..."
"Ma ti ha tradita!" esclamò Kelly, contrariata.
"Zitta! E' stata anche colpa tua! Mi serviva non solo per aumentare l'esercito e per avere nuovi piani! Era una Mezzosangue intelligente!" sbraitò il biondo, quasi come per dire: 'Sostituiva Annabeth!'.
Provai un moto di rabbia per questa affermazione.
Mi svegliai di soprassalto, imperlato di sudore; avevo appena sognato un'assurdità grande come l'oceano!
Non poteva essere che Luke si fosse veramente innamorato di Costanza e poi, ha confessato che la stava solo usando, ma se ci ragiono un po', anche Costanza l'ha usato, per salvare noi.

Ciao a tutti, scusatemi per il ritardo ma le vacanze di Pasqua sono state molto impegnative! *si lecca le mani piene di cioccolata*
Ad ogni modo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e posso anche dirvi che nel prossimo capitolo entrerà in scena Nico di Angelo (quel dodicenne figo italoamericano).
A presto!

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Capitolo 10
*** Mister Budino prenota una manicure da Afrodite. ***


CAPITOLO 10. MISTER BUDINO PRENOTA UNA MANICURE DI AFRODITE.

Percorremmo corridoi bui, accesi, spenti, lunghi, larghi, stretti.
Eravamo affamati e stanchi, puzzavamo e non vedevamo l'ora di uscire.
Ad un certo punto Grover cadde in una buca, e ci finimmo anche noi; io, Annabeth, Marcus purtroppo.
"E ora che facciamo?" domandò Marcus, tossendo.
"Scaviamo un tunnel. E' l'unica soluzione" rispose Annabeth.
Con le mani, raccogliemmo terra e cominciammo a costruire una mediocre galleria.
Un sassolino mi cadde in testa e, imprecando gli Dei, feci tremare la terra.
"Percy, non devi urlare, potrebbe cadere il terreno!" mi rimproverò Annabeth.
"Sono inciampato!" mentii, continuando a scavare.
Finalmente, trovammo un uscita e con l'aiuto delle nostre forze, riuscimmo a salire e a non soffocare in quel buco.
Ma i guai non erano finiti: una creatura a quattro braccia e due gambe, alta cinque metri, ci accolse.
Era fatta tutta di gelatina e gli occhi erano di un verde acido da far venire il mal di testa.
"AAAH!" urlarono Grover e Marcus all'unisono, abbracciandosi a vicenda in preda al panico.
"Cos'è 'sto coso?" riuscii a chiedere, tirando fuori Vortice.
"E' una sottospecie di Bigfoot gelatinoso! Combattiamo!" urlò Annabeth, indossando il suo cappello.
I due satiri iniziarono a suonare qualche sinfonia, facendo uscire alcuni piante rampicanti e ostacolando la creatura di fronte a noi.
Quella emise un grido strozzato che rimbombò per tutto il Labirinto.
Un altro vegetale si avvolse attorno al collo della creatura, e io cercai di distrarlo.
"Ehi, Mister Budino! Che brutto aspetto che abbiamo oggi! Vuoi che ti chiami Afrodite per una bella manicure?" lo provocai, e in cambio mi guadagnai la vista del suo bellissimo palato, puzzolente di vomito e pieno di denti ingialliti.
Forse era dall'età della pietra che non si lavava con un mega dentifricio.
Cominciai a prendere seriamente l'idea di prenotare un salotto di bellezza per quel Bigfoot.
Approfittai di quel tempo per conficcare la mia spada al suo stomaco e quello urlò dal dolore.
Per vendetta, esso mi prese per la vita e a testa in giù, mi alzò, facendomi salire il sangue alla testa.
"Lasciami!" esasperai, dando dei pugni al busto della gelatina, che ondulava tutte le volte che la si toccava.
"Fermo li!" esclamò Costanza.
Costanza?
Ma non era morta?
Oh miei Dei, stavo proprio impazzendo, mi stavo immaginando la voce della figlia di Ade!
Come se il Mostro l'avesse sentita, obbedì, fermandosi di colpo, senza mollare la presa.
Costanza apparve dal nulla, seguita a ruota da Nico di Angelo.
Nico?
Che cavolo ci faceva lì?
Annabeth si tolse il cappello e comparve al mio fianco.
"Nico?" domandò.
"Costanza?" fece Marcus.
"Percy?" questo era Nico.
"Che ci fate qui?" chiese Grover.
"Esigo delle spiegazioni!" esclamai, ancora posizionato al contrario.
"E le avrai" rispose Costanza con voce ferma "Ma ora, Hugo, ti prego, lascialo andare" ordinò.
Quella specie di animale aveva un nome?
Hugo? Assurdo.
La creatura mi fece fare una bruttissima caduta.
Mi alzai e tolsi la polvere tra i miei capelli e raggiunsi Annabeth, Grover e Marcus, che si erano avvicinati a Costanza e Nico.
"Vai via, per favore... Complimenti per averli trovati anche se ce l'avrei fatta da sola grazie a questo" Costanza mostrò la bussola "Se incontri Luke, dagli un calcio in culo parte mia" qui fece un sorriso a trentadue denti.
Con espressione interrogativa, squadrai Costanza dalla testa ai piedi.
"Allora, non abbiamo molto tempo" fece notare, riponendo la sua spada "Nico, tu vieni con noi giusto?"
"Certo, sorella" rispose lui, dandole un pugno leggero sulla spalla.
"Era una domanda retorica, fratello, tu devi venire per forza con noi, insomma... Nessuno ti vorrebbe morto"
"A parte Luke" dissi.
Annabeth, con fare sospettoso, osservò attentamente negli occhi Costanza.
"Dobbiamo parlare noi due: da donna a donna" fece, prendendola per il polso.
La bruna con fare sarcastico, accetto la richiesta.
"Non allontanatevi troppo, dolcezze" le avvrtì Grover.

Dieci minuti dopo le due ragazze tornarono da noi, con facce scazzate.
"Mi posso fidare di te?" chiese Annabeth, dubbiosa.
Costanza rise di gusto.
"Sta a te decidere, figlia di Atena" rispose.
Quest'ultima si rivolse a me.
"Grazie" mi disse.
"Di cosa? Per avermi salvato la vita? Non ho fatto niente per te!" esclamai.
"Se tu non mi avessi dato la bussola, sarei negli Inferi, con mio padre" rispose, seria.
Mi abbracciò per la prima volta e io non seppi che fare se non ricambiare; mi stritolò e appoggiò la testa tra l'incavo del mio collo.
Annabeth per poco non le tirò addosso letame di Minotauro.
Il gruppo partì di nuovo all'avventura, pronto per tornare al Campo, ovvero, la nostra casa.

Eccomi qui! Come molti sospettavano, Costanza non era morta sul serio!
Chi di voi ha visto ieri Titanic? Devo dire che Leonardo di Caprio è veramente un pezzo di... *sbava*
Mai quanto Logan Lerman, sia chiaro.
Comunque, chi di voi è su Pottermore? Se mi volete chiedere l'amicizia basta mandarmi un messaggio privato!

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Capitolo 11
*** Mi vogliono ficcare un'alga nel didietro. ***


CAPITOLO 11. MI VOGLIONO FICCARE UN'ALGA NEL DIDIETRO.

Grazie alla bussola magica di Costanza, raggiunsimo in un batter d'occhio l'uscita del Labirinto, trovandoci di fronte all'ingresso del Campo Mezzosangue.

"Nel Labirinto di Dedalo dovete ritornare,
se la figlia delle crepe volete salvare!

Be' questo lo avevamo fatto, sì.

Un oggetto magico vi sarà d'aiuto,
soltanto che questo sarà muto!

Anche questo mi sembrava di averlo compiuto.

Figlio di Poseidone, ora mi rivolgo a te:
chi sceglierai, tra le due Semidee?"

Eh, questo era un doppiosenso, insomma, avevo scelto Annabeth invece che farla morire in quella specie di uragano marino, ma se quest'ultima strofa volesse dire qualcos'altro?
Se questa scelta comportasse la mia vita sentimentale?
Io sono una vera schiappa in amore!
Forse dovevo consultarmi con la Dea dell'amore, Afrodite.
Ma no, meglio non complicare le cose.

La vita è già abbastanza complicata di per se'.

"Chirone!" esclamò Annabeth, abbracciando il centauro.
Sapevo che per lei era come un secondo padre.
"Grover, Marcus. Avete fatto un buon lavoro" si congratulò Chirone ai due satiri, ormai diventati amici.
"Nico, mi potresti spiegare per quale motivo ci facevi nel Labirinto?" domandò l'uomo-cavallo, mettendo le braccia sui fianchi, se si potevano chiamare così.
Nico abbassò lo sguardo.
"Non potevo lasciare mia sorella da sola..." rispose.
Capii benissimo a cosa si fosse riferito: aveva già perso Bianca precedentemente, non poteva lasciarsi sfuggire la persona che in quel momento teneva di più.
Gli sorrisi per la sua generosità da fratello.
Dall'espressione di Chirone, capii che anche lui comprese i suoi sentimenti da protettivo.
"Di immortales! Costanza pretendo che tu mi dia una dannata spiegazione per la quale sei entrata nel Labirinto?" chiese, sbattendo violentemente gli zoccoli sul suolo.
"Ehm, perdonami, non volevo. Oh..." la vidi asciugarsi gli occhi, inumiditi: era molto dispiaciuta.
Il centauro sbuffò.
"Non importa: l'importante è che siate sani e salvi"disse.
"Percy, ottimo lavoro, bravo" mi diede della pacche sulle spalle.
"Grazie" risposi, abbozzandogli un sorriso.
Sentii dei passi affrettarsi.
Mi voltai: Costanza stava correndo e si stava dirigendo in un angolo sperduto del Campo, con le mani che le coprivano il viso.
Piangeva.
"Hei!" urlai, rivolgendomi alla ragazza ormai scomparsa.
"Donne, che creature magiche. Ma come si fa a capirle?" si interrogò Chirone, lisciandosi la barba.
"Lei come si sente... Si è mai innamorato di una centaura femmina?" che domanda idiota.
Il centauro, mi squadrò male e mi diede un'altra botta sulle spalle, ma non mi rispose.
Vagai per il Campo e trovai Costanza accovacciata su se stessa, le gambe al petto e la testa fra le gincchia.
"Hei..." dissi avvicinandomi a lei.
Un singhiozzo le scappò, anche se non voleva farmi vedere che lei stesse piangendo.
"Insomma, perchè sei triste? Tutti siamo sani e salvi, cosa potrebbe andare storto in questo momento?" domandai.
"Tutto va storto!" ribattè lei, alzando la testa, tra le lacrime.
"Mi sono innamorata di un idiota" fece lei, guardandomi per la prima volta dritto negli occhi.
"E chi sarebbe questo idiota?" chiesi ingenuamente, riferendomi a Luke.
"Oh, è più facile di quanto credi" rispose, alzando gli occhi al cielo.
"Allora è Luke?" domandai, davvero convinto, anche se mi dispiacque tanto saperlo.
"No, quell'idiota sei tu" affermò lei, abbassando il capo.
Rimasi come pietrificato.
Com'era fattibile?
Io... Lei... Insomma...
"Mi hai appena dato dell'idiota" le feci notare.
"Oh no, te lo sei dato tu dell'idiota!" mi canzonò lei, ricordandosi della nostra prima chiacchierata.
Risi di cuore.
"Adesso che cosa dovrei dirti, secondo te?" sentii la mia faccia scaldarsi, quando sarebbe dovuta arrossire Costanza.
"Veramente, solo una: 'Sparisci dalla mia vista: sei solo una povera illusa'!" imitò la mia voce quasi alla perfezione.
"E se io scegliessi un'altra opzione?" mi avvicinai ancora di più a lei.
"Tipo, affogarmi?"
Il mio corpo parve non abbedire ai miei segnali: le mie mani le presero delicatamente il viso e poggiai le mie labbra sulle sue.
Lei ricambiò e le sue lacrime bagnarono le nostre bocche.
Quando ci staccammo, fu lei ad arrossire.
"Ade e Poseidone non ne saranno felici" abbozzò un sorriso.
"Sono d'accordo con te" risposi.
"Cosa volevi che io facessi, un minuto fa?!" le domandai persuasivo "Annegarti? Bene, eccoti servita!" la presi in braccio e mi diressi al lago del Campo.
"Jackson!" usò il mio cognome, come quando voleva mantenere con me le distanze "Mettimi giù immediatamente, prima che scateni un terremoto!" mi diede dei pugnetti deboli sulla schiena.
"Ai suoi ordini, signorina!" esclamai, gettandola in acqua.
La vidi tornare in superficie quasi subito, con una faccia infuriata e sputò acqua dalla bocca.
Lei uscì bagnata fradicia e sbraitò: "TU!" indicandomi con l'indice accusatorio.
Io alzai le mani in segno di resa e cominciai a ridere.
Lei si bloccò e mi guardò, stranita.
"Che hai da ridere?" sbottò.
"No, ahah, è che, ahah" non riuscivo a parlare, troppo impegnato a schignazzare "Hai... hai... ahaha, non ce la faccio..." mi stavo tenendo la pancia per le troppe risate "Hai... ahahah, hai un alga in testa" conclusi.
Lei la prese e rimase seria in volto.
"Sai, quest'alga te la ficcherei proprio nel..."
"COSTANZA!"
"... stavo per dire: naso" fece lei emettendo una fragorosa risata.

Voglio scusarmi con Soni Sapientona, ma io li vedevo troppo teneri Percy e Costanza insieme, ma le Percabeth rimangono le mie preferite.

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Capitolo 12
*** Riunione di famiglia? ***


CAPITOLO 12. RIUNIONE DI FAMIGLIA?

Mi svegliai più rilassato del solito: quella notte non avevo sognato nulla di strano.
Mi lavai e raggiunsi il campo per gli allenamenti.
Qualche figlio di Apollo mi stracciò in tiro con l'arco, parlandomi con le loro rime noiose.
"Torna al tuo parco, non sei capace in tiro con l'arco!" esclamò uno dai capelli ricci e biondi.
"Sì, okay, grazie" borbottai, sperando di togliermelo dai piedi.
"Se vuoi ancora duellare, fai attenzione a non imbrogliare!"
"Va bene..."
"E se dovessi morire, ti mando dei fiori e delle cartoline..."
"IN NOME DEGLI DEI! Ho capito, grazie"

Costanza mi raggiunse poco dopo, correndomi incontro con espressione seria.
"Ciao. Annabeth non è ancora arrivata?" chiese.
Mi guardai attorno.
"A quanto pare no, ma di solito lei arriva prima di te" le risposi.
"Dobbiamo parlare" dichiarò, prendendomi malamente per il polso, trascinandomi dietro i bagni del campo.
Ripensai per un attimo a tutte le cose sbagliate che avevo fatto fino in quel momento, ma non trovai nulla di grave.
L'odore nauseabondo che aleggiava sui gabinetti non era uno dei migliori.
"Spero che farai in fretta" dissi, tappandomi il naso.
"Putroppo no" sibilò "Noi non dovremmo stare insieme, io non dovrei essere qui, noi non dovremmo esistere" l'espressione era pensosa e molto, filosofica.
"Sul fatto che non dovessimo essere nati sono d'accordo..."
"Percy, per una buona volta, potresti parlare di cose serie e non guardare il lato sarcastico della situazione?" domandò, spazientita.
"Okay, okay. Chiariamo una cosa: se non vuoi stare con me, fai pure... Se questo è ciò che vuoi, accetterò" era strano che delle parole del genere mi uscissero dalla bocca.
"No, io non dicevo questo..."
"E allora cosa?!" sbraitai.
Alle volte era proprio complicata Costanza, ogni tanto aveva una mente così contorta.
"Dovremmo frequentarci segretamente, nessun Dio e nessun Mezzosangue deve sapere che noi stiamo insieme" rispose.
"Quindi, noi due ora siamo una coppia e tu vuoi stare insieme a me?"
"Se continui a fare il deficiente con queste domande altrettanto deficienti giuro che ti fulmino"
"Ma tu sei figlia di Ade" la provocai; a quel nome, si sentì un tuono.
Lei alzò gli occhi al cielo.
Era evidente che la stavo irritando.
"Troverò un modo per fulminarti lo stesso" la sentii borbottare qualcosa del tipo: "Chi-me-l'ha-fatto-fare-a-innamorarmi-di-questo-squinternato?"
"Costanza, sono solo, confuso" ammisi, in tono pressocchè triste.
"Mi dispiace per Annabeth" affermò, abbassando lo sguardo.
"Anche a me" risposi.
"Vai da lei, è la cosa migliore" mi consigliò.
"E tutto quel discorso che mi hai fatto ieri? Non è servito a niente!" ribattei.
"Già. Scusa, sono io che ho bisogno di tempo, per pensare" disse.
"Cosa? Io allora? Sono in ostaggio, non posso fare niente con te che Annabeth mi disintegra, e se faccio qualcosa con Annabeth, te ti offendi" esclamai, la mia pazienza era al limite.
"Attento a come parli, Jackson. Non ho mai detto questo" mi puntò l'indice sul petto, e se con un'occhiata si può uccidere, Costanza quasi ci riuscì "Vado da Nico" con queste tre parole, mi abbandonò.
Sbuffai e andai a cercare Annabeth.

Mi recai dalla mia migliore amica e parlammo del più e del meno, ridendo scherzando...
Quando uscì dalla sua capanna, Costanza e Nico erano in riva al lago, a lanciare sassi sulla superficie dell'acqua.
Quando Nico mi vide, disse qualcosa all'orecchio di Costanza, si alzò e con passo svelto, si direse verso di me.
"Percy, amico, ehm, lei non vuole vederti" disse.
"Ah, nemmeno io"
"Chi è che non vuoi vedere, Percy?" Annabeth era dietro di me.
"Costanza" rispose Nico.
"Avete litigato?" domandò, il viso rosso per l'imbarazzo.
"Si sono mollati" rispose semplicemente il figlio di Ade.
"Cosa? Percy... credevo che..." una lacrima scese dagli occhi grigi della mia amica.
"Non siamo mai stati insieme" risposi freddo.

-

Qualche settimana dopo, per fortuna, io e Costanza fecimo pace.
Io ero fidanzato con Annabeth - Costanza era una cotta passeggera - e la figlia di Ade aveva trovato un nuovo amico, un certo figlio di Afrodite - per niente stupido - e giravano voci che Clarisse gli abbia beccati sotto il Pino di Thalia a baciarsi.
Alla fine tutto era stato sistemato, quello era solo un periodo buio della nostra grande amicizia.

Tutto è bene, quel che finisce bene!
Odio i lieto fine D:
Ringrazio TUTTI coloro che hanno letto, recenito, messo tra le seguite, ricordate e/o preferite questa storia! Davvero, senza di voi non avrei scritto questa schifezza ;D
Ps: il capitolo l'ho scritto un po' di fretta, spero che comunque vi piaccia.

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