Morgenstern

di Nuke
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Epurazione ***
Capitolo 2: *** Ricordi ***
Capitolo 3: *** Un idiota è sempre un idiota. ***
Capitolo 4: *** Revelations ***



Capitolo 1
*** Epurazione ***


Erano passati quattro mesi, da quando le forze U.S.A. avevano occupato il Giappone, quattro mesi di massacri per le vie di città e paesi.
Quattro mesi, da quando l’istituto di ricerca Giapponese aveva rivelato al mondo l’esistenza di quei mostri.
Il presidente Keller non aveva perso l’occasione per fare un po’ di pubblicità alla sua nazione, sull’orlo della rivoluzione; aveva inviato nel Pacifico settantaquattro navi stipate di soldati, corazzati, armi e rifornimenti.
L’esercito Giapponese e la polizia erano già decimati dalle creature e non ressero l’arrivo degli Americani, il governo Giapponese cadde in due settimane e le forze armate si dispersero in piccoli gruppi di sopravvissuti.
Gli Americani avevano vinto, avevano festeggiato a lungo la vittoria, pronti a combattere i mostri tanto temuti dai Giapponesi.
Ma non sapevano contro cosa avrebbero dovuto combattere.
Di settantaquattro divisioni ne erano rimaste quindici, i soldati incapaci di resistere a tali nemici.
Il presidente Keller inviò le corazze C.R.O.S.S., “Chemical Reactive Ordenance Safety Suit”, corazze in grado di adattarsi a qualsiasi agente chimico o biologico con cui vengano in contatto, rendendosi resistenti ad essi.
I soldati C.R.O.S.S. furono come manna dal cielo per gli Americani, riguadagnarono terreno e liberarono molti quartieri caduti in mano ai mostri.
Quei mostri, però, non erano in branchi, di solito agivano individualmente, a parte rari casi di coppie.
Gli scienziati Americani tentarono di catalogare queste creature, ma solo cercando fra le macerie dell’istituto di ricerca ebbero una chiara idea di cosa stavano combattendo.
Apparentemente uomini, queste creature sono dotate di braccia non visibili dall’occhio umano, chiamati vettori, caratterizzati da una forza sovrumana e dall’estensione di anche diversi metri.
Il loro numero variava dall’uno ai diciotto per ora, ma soldati sopravvissuti giuravano di averne visti anche dotati di più di venti vettori.
Fisicamente appaiono come ragazzi o più frequentemente ragazze con capelli e occhi rossi, un vantaggio per i soldati, poterli riconoscere così facilmente, per evitare malintesi il presidente Keller aveva inviato l’ordine di dire ai parrucchieri di non applicare tinture rosse ai capelli dei clienti, ma ovviamente non era al corrente che le città erano deserte e la gente stava chiusa in casa, terrorizzata.
Ma il più grande problema degli Americani erano le loro armi, i vettori infatti, potevano fermare proiettili anche di medio calibro e bloccare missili in volo.
Il governo degli Stati Uniti aveva autorizzato l’uso di armi d’alto calibro, missili ad alta velocità e lanciafiamme, dopotutto, erano solo mostri.
I Giapponesi li chiamavano Diclonius.
                                                 
Tokyo, 17 Settembre 2016, un vicolo della zona infetta (Tre giorni prima dell’arrivo delle truppe C.R.O.S.S.)
La squadra si avvicinò al vicolo, armi spianate, pronte a fare fuoco.
Erano in cinque, la norma delle squadre d’epurazione, tre soldati armati di fucile d’assalto, un soldato armato di mitragliatrice leggera e un soldato armato di lanciafiamme.
Sapevano che in quel vicolo c’era uno di loro, il loro compito era eliminarlo.
-Fermi vado prima io- disse un soldato entrando nel vicolo, puzzava di morto, come qualsiasi via di Tokyo, ormai.
-Fai attenzione, da quello che dice il comando pare che sia uno tosto- avvertì un compagno di squadra.
-Non preoccuparti…- cominciò il soldato, poi diede due buffetti alla pistola nella sua fondina, -Questa li sfonda quei cosi-
Il soldato tornò serio e si addentrò nel vicolo buio, attorno a lui c’era una calma morta, nessun movimento, eccetto qualche topo qua e là.
-Ragazza qui non c’è nient…- la gamba del soldato si tranciò di netto.
-Aaaaah!- il militare cadde a terra ed estrasse la sua pistola.
-Dove sei, figlio di puttana!-
-Rodriguez! Stai Bene?- i compagni di squadra l’avevano perso di vista e non si azzardavano ad entrare, non prima di aver inquadrato al situazione, ma nessuno rispose, solo degli spari.
-Oh, fanculo, io entro!- uno dei fucilieri entrò nel vicolo, il fucile spianato.
-Jeremy! No!-
-Lascialo andare, finirà come gli altri-
Lo spettacolo che si ritrovò davanti Jeremy fu tutt’altro che confortante, il suo compagno, steso a terra, senza una gamba, sparava contro una figura nell’ombra.
La cosa più terrificante è che i proiettili del soldato si fermavano a mezzaria, per poi ricadere a terra in un lugubre tintinnio, il Diclonius sorrise e recise la gola di Rodriguez.
-Mostro!- urlò Jeremy sollevando il fucile verso la testa del Diclonius, i proiettili del fucile venivano solo in parte fermati dai due vettori, infatti la creatura venne ferita ad una spalla.
-Ti ho preso bastardo! Ragazzi venite qui, l’abbiamo in pugn…- la testa di Jeremy volò cinque metri più in là, mentre il corpo si accasciava a terra.
I tre sopravvissuti si guardarono e annuirono contemporaneamente, poi entrarono nel vicolo.
Il Diclonius era attaccato come un ragno ad una parete, e li fissava con occhi di fuoco, sorridendo.
-Tiralo giù!- gridò il fuciliere al soldato armato di mitragliatrice, che alzò l’arma, riducendo la zona dove doveva esserci il Diclonius ad un colabrodo.
Ma non c’era.
-Che cazzo?-
-Sono qui…- il Diclonius era alle loro spalle.
-Muori!- urlò il fuciliere colpendo il nemico al volto con il calcio del fucile e, mentre il Diclonius era ancora barcollante, sorpreso dalla rapidità di riflessi del soldato e stordito dal colpo, il mitragliere apriva il fuoco su di lui, crivellandolo di colpi.
Un tonfo sordo risuonò nel vicolo, mentre il ragazzo dai capelli rossi cadeva a terra, esanime.
-Bel lavoro ragazzi, bruciate tutto- ordinò il fuciliere raccogliendo le Dog Tags dei compagni caduti.
Il soldato con il lanciafiamme premette il grilletto, riversando un fiume di fuoco sui cadaveri, sia amici che nemici.
 
Tokyo, 17 Settembre 2016, quattro isolati più a ovest.
-Sono due, un ragazzo e una ragazza, età fra i dieci e gli undici anni, entrate e ripulite.- ordinò il sergente ai suoi quattro compagni di squadra.
-Ma sono solo…- iniziò un soldato.
-…dei bambini, lo so, ma questi bambini hanno fatto a pezzi otto nostri soldati, quindi vanno eliminati- disse severo il caposquadra.
-Non posso farlo, sergente- rispose il militare, ma si ritrovò puntata una calibro .45 alla faccia, -Ragazzo, non mi servono conigli, mi servono soldati, io andavo a caccia di conigli, vuoi fare la stessa fine?-
Il soldato deglutì spaventato e imbracciò il fucile, -Si… signor… signorno, signore-
-Bene- concluse il sergente rinfoderando la pistola, poi indicò lui e un suo compagno e fece segno di entrare nell’edificio diroccato.
I due soldati fecero il loro ingresso sfondando la porta, dentro aleggiava un odore di cadavere fortissimo, tanto che il soldato Kevin dovette trattenere un conato di vomito.
-Kevin, vieni qua, credo di averli trovati- chiamò il compagno.
Davanti a loro c’erano due ragazzini, probabilmente fratelli, si tenevano per mano e li guardavano impauriti.
-Fai tu, io non riesco- disse il soldato Merry girandosi.
-Che vuoi che sia?- ridacchiò Kevin, ma una volta giratosi verso i due bersagli, notò con orrore che il ragazzino era sparito.
-Penso che abbiamo un problema… Merry?- si voltò verso il compagno, ma non lo vide.
-Avanti, Merry! Non è divertente- urlò sperando che fosse uno scherzo, cercò nell’ombra e accese la torcia del fucile, ritrovandosi il Diclonius a mezzo metro dalla canna del fucile, ricoperto di sangue, con la testa del compagno a mezzaria davanti  lui.
-Aaaaah!- urlò Kevin aprendo il fuoco contro il ragazzino, ma futilmente, nel giro di pochi secondi, il rumore degli spari scomparve.
-Ragazzi, ho perso le comunicazioni con Kevin e Merry, richiamate il Vulture e fate radere al suolo questo posto- ordinò il sergente allontanandosi dall’edificio.
Nell’arco di cinque minuti, un elicottero armato di missi aria-terra ridusse in macerie l’edificio bersaglio e i due edifici adiacenti.
-Signore, mi spieghi meglio, perché abbiamo invaso questo posto? La crisi non è certo il momento ideale per un atto di conquista- chiese un soldato al sergente.
-Primo: Il piano originale prevedeva che nel giro di un mese il Giappone cadesse nelle nostre mani, risolvendo la crisi di sovrappopolazione, poi abbiamo constatato che queste bestie sono più tenaci di quanto ci aspettassimo. Secondo: il comando sta aspettando l’arrivo delle truppe C.R.O.S.S. per prelevare un Diclonius vivo, per cercare di replicare i vettori in laboratorio, in modo da applicarli alle corazze, ma serve un soggetto idoneo, che solo gli scienziati dei C.R.O.S.S. sapranno identificare-
-Quindi il nostro compito è…- cominciò sconcertato il soldato.
-…temporeggiare.- concluse il sergente.
-Ma è una pazzia! Io non ci sto! Rischiare la vita per niente!- urlò il soldato buttando a terra il fucile e correndo via dalla squadra.
Il sergente sospirò, estrasse la calibro .45 e abbatté il disertore con una freddezza terrificante.
-Non ci sono disertori nella mia squadra- mormorò seccato il sergente.
 
 
 
Ecco la fine del primo capitolo di “Morgenstern”!
Recensite per favore, vorrei sentire il vostro parere! Anche le critiche sono ben accette.
Presto arriverà il secondo capitolo.
P.S. ho interrotto la stesura delle altre due fanfiction, non ho ispirazione, ma tra un po’ ricomincerò.
Grazie a tutti!

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Capitolo 2
*** Ricordi ***


20 Settembre 2016, Tokyo, zona commerciale della zona infetta, due ore prima dell’arrivo delle truppe C.R.O.S.S.
-Tiratelo giù, tiratelo giù!- urlò il sergente ai suoi sottoposti, che aprirono il fuoco sul Diclonius, un grosso uomo di mezza età, era in mezzo al parcheggio di un centro commerciale da più di due ore.
-Stupidi! Non serve a niente!- urlò l’uomo dilaniando le unità Americane con i vettori, sembrava una battaglia persa.
-Porca puttana! Fatelo fuori!-
-Impossibile signore! Devia i proiettili!-
-Avete i lanciamissili per questo! Fate fuoco!-
I soldati armati di lanciamissili si inginocchiarono, puntando le loro armi contro l’uomo.
-Fermi! Aspettate il mio ordine!-
Il Diclonius accartocciò una jeep dell’esercitò e la scagliò contro una squadra di soldati, riparata dentro un fast food.
-Ora!- sbraitò il sergente.
Un boato risuonò nel parcheggio, mentre i pezzi del Diclonius piovevano dappertutto, neanche i suoi vettori avevano potuto bloccare così tanti missili in una volta sola.
-Che schifo!- urlò un soldato pulendosi il casco da chissà che parte del corpo del Diclonius.
Il sergente si avvicinò a quella che doveva essere la testa del bersaglio, poggiandovi una mano sopra.
-Quanti ancora dovremo ammazzarne?- si chiese.
Un soldato sopraggiunse ansimante, -Signore! Ce n’è un altro!-
-Merda! Quanto distante?-
-Signore… lei è già q…- la testa del soldato si separò da corpo con un getto di sangue, cadendo alcuni metri più in là.
Il sergente spalancò gli occhi, ritrovandosi davanti una ragazza sui diciotto anni, lunghi capelli rossi e occhi fiammeggianti, che lo fissavano.
-Chi diavolo sei?- chiese il soldato estraendo la sua calibro .45.
La Diclonius non rispose, cominciando a canticchiare un motivo lento e malinconico.
-Smettila!- urlò il sergente scaricando il caricatore sulla ragazza, ma il colpi cadevano a terra come mosche prima di toccare il bersaglio, che continuava ad avvicinarglisi senza sosta.
-Maledizione!- urlò il militare alzandosi e correndo verso il cadavere di un soldato smembrato per recuperare un fucile anticarro.
-Ferma questi!- Urlò premendo il grilletto.
La Diclonius spalancò gli occhi e si piegò indietro di scatto, evitando il colpo.
“Dannazione, è veloce!” pensò il sergente esplodendo un altro colpo.
-Non vedi che è inutile?- mormorò la ragazza piegando la canna del fucile con un vettore.
-Inutile un cazzo!- il militare colpì con il calcio del fucile il volto della Diclonius, scaraventandola a terra.
-Non è ancora nata la persona che ucciderà James Harper!- il soldato estrasse il suo coltello e lo calò sulla gola della ragazza, ma la lama venne bloccata da qualcosa di invisibile, -Vuoi giocare a braccio di ferro? Eh?- James spinse con tutta la sua forza, cercando di affondare la lama nella carotide della nemica.
Il sergente sbarrò gli occhi, mentre la sua mano volava a diversi metri di distanza.
-Aaaah! Maledetta!-
-Sei coraggioso, ma stupido come gli altri…- la rossa socchiuse gli occhi, pieni di disprezzo, staccando di netto la testa al soldato.
-Bene, è finita…- mormorò poi lei, incamminandosi verso un vicolo vicino, ma sopraggiunsero due soldati.
-Ferma! Oppure…- non riuscì a finire che sia lui che il suo compagno vennero tranciati a metà come se fossero di burro.
-Stupidi umani… vi faremo vedere cosa è la sofferenza…-
 
20 Settembre 2016, Area Commerciale di Tokyo, arrivo delle truppe C.R.O.S.S.
Nell’aria si levò un leggero ronzio, mentre una dozzina di elicotteri atterravano in tutta l’Area Commerciale, sbarcando ognuno sei soldati equipaggiati con un’armatura nera recante una croce verde sopra.
-Che diavolo…- mormorò per nulla turbata la Diclonius, osservando sei di quei soldati avvicinarsi a lei, il fucile puntato e pronto al fuoco.
-Truppe C.R.O.S.S., l’area è sotto il nostro controllo consegnati e arrenditi- impose uno di loro con voce rauca per via del casco; la rossa si mise a ridere, -Siete solo degli altri maiali da squartare, sparate pure!-
-Come vuoi… Squadra, aprite il fuoco- un inferno di proiettili si riversò sulla ragazza, pronta a defletterli, ma qualcuno la atterrò, mettendola al sicuro.
-Barike! Che diavolo fai!- sbottò lei, spostando il suo amico; -Lucy! Razza di idiota! Non puoi deflettere i loro colpi! Mettiti al riparo, mentre li trattengo!-
Barike si alzò in piedi e si mise in posizione di combattimento, solo per finire crivellato di colpi dopo qualche istante.
-No!- urlò Lucy gettandosi sul cadavere dell’amico; i soldati smisero di sparare.
-Barike… grazie…- sussurrò con le lacrime agli occhi Lucy, -Voi bastardi!- si rivolse poi ai soldati, che la fissavano senza dar segno di squilibrio.
-Vi ammazzo!- la ragazza, accecata dalla rabbia, si lanciò sui soldati, come un animale infuriato, ma i soldati non batterono ciglio e aprirono il fuoco, le loro corazze erano state progettate in modo da resistere ai vettori.
Ma i soldati capirono che qualcosa era andato storto, quando il soldato Garret si divise in due, spargendo sangue ovunque sulla strada.
-Capitano! Le nostre armature non erano appositamente create per questo genere di eventualità?- chiese il soldato Remial evitando un vettore grazie ai sensori di calore.
-Sarà stata un armatura fallata! Continuate a combattere!- urlò severo il Capitano Jericho.
Lucy rise istericamente e mozzò la testa ai soldati Garret e Vinson, ricoprendo di sangue Lambert e Rodney, che buttarono le armi scappando.
-Incompetenti…- sussurrò Jericho, poi sferrò un pugno a Lucy, scaraventandola a sei metri di distanza.
-Non osare mai più…- la ragazza si scagliò sul soldato, che bloccò a mani nude due vettori, colpendola all’addome con una ginocchiata.
-Sorpresa…- mormorò lei facendo comparire gli altri due vettori, che si apprestarono a mozzargli la testa, -Folle…- Jericho mollò i due vettori e scivolò sotto le gambe di Lucy, estraendo al pistola e ferendola di striscio alla spalla.
-Non toccarmi!- urlò lei in un impeto, girandosi a velocità sovrumana, -Avete sterminato decine di miei simili, avete ucciso il mio amico… ora me la paghi!-
Gli arti del Capitano si strapparono.
-Aaaah!- urlò il soldato guardando con disprezzo la ragazza, -Non finisce qui!-
-Sta zitto…- Lucy si apprestò a colpire Jericho, ma dei proiettili le fischiarono intorno, erano arrivati altri C.R.O.S.S.
-Merda!- la ragazza corse nel vicolo, perdendosi nelle rovine della città.
-Signore! Chiamiamo l’ospedale!- disse deciso un soldato prendendo al radio.
-No… chiamate… chiamate il laboratorio…-
-Come signore?- chiese sbigottito il soldato.
-Fatelo! E dite che… che ho trovato il soggetto adatto per le loro ricerche, passategli i dati del mio visore, loro capiranno…-
-Ricevuto, e poi?
Il Capitano lo guardò tra il perplesso e l’incazzato, -Chiama l’ospedale, per Dio!-
 
20 Settembre 2016, Quartier Generale Cross, tre ore dall’arrivo delle truppe C.R.O.S.S.
Le note di una dolce canzone risuonavano nella stanza in penombra, solo due finestre a mosaico permettevano alla luce di entrare.
-Os justi meditabitur sapientiam…- cantò un ragazzo seduto al pianoforte, seguendo le note della musica che lui stesso stava suonando.
-Et linguam eius, loquetur judicium…- il ragazzo socchiuse gli occhi, lasciandosi ammaliare da quella triste melodia.
-Beatus vir qui suffert tentationem, quoniam cum probates fuerit accipient corona vitae…- un allarme cominciò a suonare, ma il ragazzo non ci faceva caso.
-Kyrie, ignis divine, eleison…- il silenzio calò nella stanza, in una lunga pausa.
-Quam sancta, quam serena, quam benigna, quam amoena, castitatis Lilium…- Il ragazzo staccò le mani dal pianoforte, contemplando il suono dell’allarme.
-Dannazione…- disse alzandosi, -Sempre quando sto suonando…-
 
20 Settembre 2016, Centro città devastato, otto ore dall’arrivo delle truppe C.R.O.S.S.
-Penso che qui vada bene- disse Lucy guardandosi intorno, stava cercando un posto dove dormire, a quell’ora le pattuglie si tenevano lontane dalle rovine del centro città.
La ragazza si sedette, le ginocchia davanti alla faccia, e chiuse gli occhi, cercando di pensare a qualcosa di bello, ma le venivano in mente solo immagini orribili, il suo passato, ed il modo di come se n’era andato Kouta.
 
Quattro mesi prima
-Ormai sono quasi sei mesi che Lucy è tornata, facciamo una festa?- disse Nana contenta, saltellando per la stanza.
-Mi sembra una buona idea, che ne pensi Yuka?- Kouta stava lavando i piatti, avevano appena finito di pranzare.
-Va bene, oggi pomeriggio andiamo al Luna Park, è ancora nella zona in mano alle nostre forze armate- acconsentì la ragazza, poi abbassò la voce, -Lucy non vuole schierarsi da nessuna delle due fazioni…- guardò Lucy, stava sonnecchiando sul divano, le braccia appoggiate sugli occhi; a Yuka scappò un risolino.
-Hei, dormigliona! Ti va di andare al Luna Park?- Lucy aprì gli occhi, -Va bene…- poi tornò a dormire.
-Eheh, vado a preparare uno zainetto da portarci dietro, poi andiamo- Kouta si diresse al piano superiore, mentre gli altri rimasero in sala da pranzo.
-Lucy non ha dormito stanotte?- chiese Mayu incuriosita mettendosi una mano davanti alla bocca; di tutta risposta Lucy si alzò e uscì in giardino, stendendosi sull’erba.
-No, e non credo che voglia essere disturbata- rispose Nana ridacchiando.
Lucy sentì uno strano ronzio, come se qualcosa si stesse avvicinando a grande velocità, poi vide nel cielo delle strisce bianche, molte continuarono il loro percorso, ma alcune cominciarono a virare verso il basso.
Appena furono più vicini, Lucy sbarrò gli occhi.
Erano le due di pomeriggio quando i missili colpirono la costa Giapponese.
-Al riparo!- Urlò la ragazza girandosi, mentre una enorme esplosione sventrò la casa vicina alla loro.
Yuka uscì di casa e guardò il cielo, gemendo di paura, -Nana, Mayu correte verso il centro città! Vi raggiungiamo dopo!- urlò poi alle due ragazzine, che corsero fuori dal vialetto.
-Tu dove diavolo vai?! Scappa!- disse Lucy vedendo l’amica correre in casa, -Avverto Kouta! Tu vai!-
Lucy venne sbalzata diversi metri indietro mentre una palla di fuoco avvolse la casa, la ragazza era sicura di sentire le urla strazianti di Kouta e Yuka, o forse era solo lo stridore dei tubi d’acciaio delle grondaie, tutto quello che sapeva era che il suo unico rifugio, la sua unica famiglia, era appena bruciata.
-No…- mormorò in lacrime Lucy, mentre intorno a lei le case del quartiere esplodevano a causa dei missili.
-Quando troverò chi ha fatto tutto questo…- disse con rabbia alzandosi.
-Scoprirà cos’è l’inferno!- le sue urla vennero coperte dallo scoppiettare delle fiamme.
Erano le due del pomeriggio, quando Lucy perse ogni cosa.
 
Presente
Lucy si accorse di aver iniziato a piangere, non aveva neanche più rivisto Mayu e Nana, chissà dov’erano, in quel momento.
-No… non posso piangere ancora…- mormorò lei, poi cominciò a canticchiare la canzone del carillon di Kouta, il Lilium, era l’unica cosa che le dava conforto ormai.
Ma non passò molto tempo che Lucy si rese conto che non era sola, in quel vicolo, un’altra voce si era unita alla sua, e cantava con lei quel triste motivo.
-Chi sei?! Fatti vedere!- la ragazza si alzò in piedi, ma non vide nessuno e la voce cessò.
-Dove sei! Bastardo!-
-Non c’è bisogno di fare tanto chiasso, Lucy…- la ragazza si girò in direzione della voce, e si ritrovò davanti un ragazzo vestito con una felpa nera e dei pantaloni militari, aveva il cappuccio calato sugli occhi.
-Chi diavolo sei tu? Come conosci il mio nome!?- Lucy si mise in posizione, pronta a combattere.
-Alexander Hellstern…- cominciò lui abbassando il cappuccio, rivelando degli occhi rossi e dei capelli cremisi, da cui spuntavano due corna bianche, -… detto anche Soggetto 19- Concluse sorridendo.
 
 
Grazie a chi legge, anche se di recensione ne è arrivata solo una, grazie Mann!
Vi invito a recensire, mi fareste un grande piacere.

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Capitolo 3
*** Un idiota è sempre un idiota. ***


Quartier Generale Cross, 20 Settembre 2016
-Sveglia sveglia…- Jericho aprì gli occhi, era disteso su un letto operatorio e tutto ciò che vedeva era un fascio di luce puntato verso di lui.
-Spegnete la luce, è cosciente- Il fascio svanì, rivelando agli occhi del capitano un’equipe di medici davanti a lui.
-Dove mi trovo? Mi fa male la testa- Jericho si appoggiò una mano alla fronte, poi si bloccò di colpo, “Mano?” pensò; il soldato si guardò le braccia, erano completamente di acciaio, così come le sue gambe.
-Cosa mi avete fatto?- chiese osservandosi le mani, -Abbiamo ricostruito i tuoi arti collegandoli alle tue terminazioni nervose, un lavoro perfetto, sei il nostro capolavoro- rispose orgoglioso quello che doveva essere il capo dell’equipe.
-Dovevate lasciarmi morire…- mormorò il soldato.
-Cos’hai detto?-
Jericho scattò in piedi e sfondò con un pugno il lettino medico, -Mi avete tolto la mia umanità, avrei preferito morire…-
-Sedatelo! Deve aver subito un shock!- urlò il capo equipe, e subito i suoi sottoposti si avventarono sul capitano cercando di infilargli delle siringhe piene di sedativo.
-Non toccatemi!- Jericho alzò il braccio e, senza troppo sforzo, respinse i medici, sbattendoli contro i muri della sala operatoria.
-Io me ne vado…- mormorò il capitano dirigendosi verso l’uscita, -No, tu non vai da nessuna parte, sei solo un esperimento fallito!- disse il capo equipe, poi puntò una pistola al fuggitivo, premendo il grilletto.
A Jericho bastarono due dita per bloccare il proiettile, che tintinnò sul freddo pavimento a piastrelle, poi il capitano si avvicinò al dottore, alzandolo da terra con un braccio.
-Bene, questo esperimento fallito sta per prenderti a calci in culo…- sussurrò sorridendo leggermente, poi mollò un diritto in faccia al capo equipe, facendogli sfondare il muro retrostante.
Dopo alcuni secondi di silenzio, Jericho si guardò le mani, “Ti troverò, piccolo mostro” pensò ricordandosi di Lucy.
 
20 Settembre 2016, Centro città devastato
-Non so chi tu sia, non so cosa tu voglia, ma ti invito caldamente a dirmi cosa vuoi- disse secca Lucy.
Alexander alzò le braccia in segno di resa, ridacchiando, -Oh, agli ordini, hehe, sono qui per un motivo molto semplice-
-E quale sarebbe? Prendermi in giro?-
Il ragazzo si fece serio, abbassando le mani, poi piegò un angolo della bocca verso l’alto, -Ucciderti…- mormorò.
Lucy spalancò gli occhi, giusto in tempo per vedere Alexander scattare verso di lei, poteva vederne chiaramente i sei vettori, che si diressero nella sua direzione.
-Sai, quando sono alla base, da quei simpaticoni dell’esercito…- iniziò tranquillo il ragazzo, rischiando di decapitarla con due vettori, ma Lucy si abbassò, appiattendosi per terra e bloccando gli altri quattro vettori con i suoi,  -…mi diverto a suonare il pianoforte, la mia canzone preferita è il “Lilium”, quello che stavi canticchiando prima…-
Un vettore graffiò di striscio la guancia della ragazza, -Sta zitto!- urlò lei colpendolo al volto con un vettore e scaraventandolo cinque metri più in là.
-Però, sei forte, mi ricordi tanto la mia prima ragazza, bella…- disse lui evitando di venire tranciato in due piegandosi indietro, -…combattiva…- schivò un vettore e si spostò di lato saltellando su un piede, -…e decisa, sai perché mi ha lasciato?- finì lui ridacchiando.
-Perché parli troppo!- urlò Lucy colpendolo con tutti e quattro i vettori in faccia, sparandolo a una cinquantina di metri distante, facendogli forare un palazzo.
Alexander si alzò dolorante dalle macerie, -Brava, come hai fatto ad indovinare?- chiese massaggiandosi la testa, -Non so, intuito femminile…- rispose lei cercando di colpirlo di nuovo con un vettore.
-Ora basta giocare però…- mormorò serio il ragazzo bloccando a mani nude il vettore, poi sorrise follemente tempestando di colpi Lucy, che sbattè contro un’inferriata arrugginita.
-Maledetto…- disse piena d’odio la ragazza.
-Hei, anche mia sorella mi chiamava così!-- ridacchiò Alexander, alzando i vettori, pronti a colpire.
Lucy chiuse gli occhi.
-Sarà una cosa veloce…- i vettori scattarono verso di lei, ma al posto del solito rumore che fa la carne quando viene recisa, la ragazza sentì una allegra ed irritante suoneria per cellulare.
-Oh…- disse Alexander abbassando i vettori e tirando fuori dalla tasca il suo telefono, -E’ il mio.-
La rossa si mise una mano sulla faccia.
-Ssssiiiì?- rispose allegro il ragazzo.
-Non la devi ammazzare, idiota! Ci serve viva!-
-Signor Generale! Macchebbello sentirla!-
-Taci, prendila viva e basta, ma cerca di non farglielo capire, o saprà di essere intoccabile-
-Quindi devo prenderla viva?-
Le sue parole rimbombarono nel vicolo.
Dall’altra parte del telefono, il generale guardò il soffitto rassegnato.
-Hellstern, sei un idiota-
-Ricevuto! Passo e chiudo- sghignazzò Alexander riattaccando, poi si voltò verso Lucy, ma lei era sparita.
-Hei, non è educato andarsene senza salutare!-
-Ma io…- cominciò Lucy, la sua voce veniva da un edificio dietro il ragazzo.
-Non vado…- la ragazza saltò alle sue spalle.
-Da nessuna...- alzò i vettori.
-Par…- provò a finire, ma Alexander, giratosi, la baciò sulle labbra.
Lucy scivolò a terra, pulendosi la bocca, -Che diavolo ti è saltato in testa?-
-Non lo so, un istinto- disse il ragazzo ridendo, poi prese una trave di ferro e la provò a picchiare in testa alla ragazza, ma si abbassò, scivolandogli fra le gambe e afferrando la trave da dietro, poi girò su sé stessa e scaraventò Alexander contro una parete, incastrandocelo dentro, incapace di usare i vettori.
-Hei, sono io quello che ti stende!- disse lui, dolorante.
Lucy non disse nulla, ma picchiò la trave in testa all’avversario.
-Son già bloccato qui, perché l’hai fatto?- si lamentò il ragazzo.
La rossa lo guardò per qualche secondo, poi si avvicinò al suo volto, quasi per baciarlo a sua volta, -Non lo so, un istinto-
Al posto che un bacio, Alexander si beccò un’altra botta in testa e svenne.
 

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Capitolo 4
*** Revelations ***


20 Settembre 2016, Centro città devastato
Alexander aprì gli occhi; non era più incastrato in un muro di cemento, e questo gli avrebbe fatto piacere, se non avesse avuto davanti Lucy che lo guardava con degli occhi gelidi.
-Hai dieci secondi per darmi una buona ragione per cui non dovrei prenderti e spargerti in giro per la città- disse lei, fredda.
-Sono un bel ragazzo e le ragazze mi adorano.- rispose lui tranquillo.
-Otto… sette…-
-Siamo simili.-
-Sei… cinque…-
-Guardami negli occhi! Tu non farai del male ad Alexander! La mia magia ti pervade!-
-Quattro…tre…-
-Posso dirti il motivo per cui mi hanno ordinato di non ucciderti.-
Lucy smise di contare e tese una mano ad Alexander, aiutandolo ad alzarsi da terra.
-Sapevo che avresti ragionat…- la rossa piegò pericolosamente il braccio al ragazzo, -Non cercherai di uccidermi di nuovo, vero? No che non lo farai- sussurrò minacciosa.
-Promesso. Ora puoi lasciarmi il braccio? Mi fai un tantino male-
-Prima mi dici perché l’intero esercito degli Stati Uniti ha attaccato il Giappone per me-
-La storia è lunga, e se continui a storcermi il braccio, potrei dimenticarmi qualche passaggio importante-
Lucy lasciò andare Alexander, che si massaggiò il braccio per qualche secondo, poi si sedette, e cominciò a raccontare.
-Ti siedi sulle mie ginocchia?- provò a scherzare lui, ma la ragazza non batté ciglio.
-Ok… Allora, tutto nasce dal fatto che l’America è sovrappopolata, ha riempito anche tutte le sue colonie acquisite nella guerra del 2014; poi, alcuni come noi, sono scappati dai centri di ricerca, scatenando il panico. Ovviamente le forze Giapponesi non erano preparate a questa evenienza, quindi la notizia è dilagata nel mondo, giungendo all’orecchio del caro buon vecchio presidente degli Stati Uniti, che ha colto la palla al balzo, invadendo questo paese con la scusa di essere incapace di proteggere i propri abitanti. Infatti, a faccenda risolta, avrebbe chiesto concessioni per far immigrare i propri cittadini nelle colonie Giapponesi, come la Cina o l’India. Ma l’America non sapeva che forza avesse la nostra razza, se così si può chiamare, perciò sono arrivati i C.R.O.S.S. a fare pulizia. Ecco, questa è la parte che tutti conoscono, la cara mezza verità raccontata dal presidente ai media. La realtà è che, durante le prime settimane di invasione, hanno trovato dei file su di te, scoprendo che i tuoi vettori erano capaci di tranciare anche la lega di iridio e titanio di cui sono costituite le corazze C.R.O.S.S. e le pareti dei centri di ricerca. Quando ti hanno trovata, mi hanno inviato per catturarti, in modo da studiare i tuoi vettori e applicarli sulle truppe che sostituiranno i C.R.O.S.S., ma a giudicare dal fatto che è notte, direi che non ho risposto per ore alla ricetrasmittente, a quest’ora avranno inviato una squadra a cercarci.-
-Pensi che potrebbero averci trovato?- chiese Lucy, un po’ turbata per il racconto di Alexander.
-Non credo, però potrei rallentarli con una balla, dov’è la mia radio?-
La ragazza abbassò la testa, -L’ho rotta per far star zitto l’idiota che ci parlava dentro-
-Fantastico… e qui ci giochiamo la balla, altre idee?-
-Potrei staccarti la testa e lasciarla come monito- Lucy avvicinò un vettore al ragazzo.
-No, non credo che funzionerebbe, ora metti giù il vettore e stai calma, ok? Nessuno uccide, decapita o spappola nessuno.-
-Cosa intendi fare allora?-
-Dobbiamo trovare un amico che mi ha chiamato stamattina, un C.R.O.S.S. che è fuggito dall’ospedale parecchio incazzato perché gli hanno messo degli arti meccanici, lui ha sempre odiato quella roba. L’hanno minacciato di fucilazione per alto tradimento, ma lui ha semplicemente sfondato un muro e se n’è andato, quindi è un fuggitivo, come te e, purtroppo, me, dato che se provassi a portarti da loro mi spappoleresti la testa, giusto?-
-Esatto-
-Ecco, il piano è: troviamo il mio amico, andiamo dal generale, gli facciamo raccontare della clonazione e l’intera America si ribella contro il governo, la guerra finisce, il Giappone riceve soldi e i Diclonius ottengono la parità.-
-Aspetta, hai detto… “clonazione”?- chiese sbigottita Lucy.
Alexander la guardò sorpreso, poi si mise una mano dietro la testa, -Ooooh, già, non ti ho raccontato del piano segreto del presidente.-
 
Due isolati più a est.
-Nana, dove stai andando?- chiese Mayu, vedendo che l’amica stava uscendo dal loro nascondiglio, un piccolo spazio sotto alcune macerie.
-Lucy è vicina, lo sento, dobbiamo andare da lei- rispose Nana sorridente.
L’altra si guardò attorno impaurita, -Credi che potrebbero trovarci?-
-Se facciamo in fretta non dovrebbero-
Mayu sorrise e uscì dalle macerie, seguendo l’amica. Camminavano spedite, evitando, di tanto in tanto, le pattuglie di Marines che controllavano i propri settori. Incontrarono anche una pattuglia di C.R.O.S.S. intenti a torturare una Diclonius.
L’avevano spogliata quasi completamente e le tiravano calci nello stomaco, chiedendole con insistenza se conoscesse una sua simile di nome Lucy, ma lei si limitava a gemere di dolore ogni volta che veniva colpita, fino a sputare il proprio sangue.
I soldati smisero di colpirla e le puntarono alla testa i fucili, -Questa non sa niente, uccidetela-, ordinò uno di loro.
-Vi prego… no…- sussurrò dolorante la ragazza.
Nana, in procinto di scattare ad aiutarla, fu fermata da Mayu, -Ti farai ammazzare-
-Ma…- provò a replicare lei, ma fu zittita dallo sguardo dell’amica.
-Credevo che noi C.R.O.S.S. avessimo un codice d’onore…- una voce risuonò tra le rovine, e tutti i presenti si girarono verso la sua fonte, rivelatasi Jericho, che si avvicinava ai soldati sorridendo, -…del tipo: non si uccidono le ragazze indifese-
-Non definirei questo mostro “una ragazza indifesa”, Jericho…- replicò un C.R.O.S.S.
-Giusto, è più… una povera ragazza mezza nuda che chiede pietà ad un uomo grande e grosso senza palle- provocò lui.
-Il vigliacco qui sei tu, le voci del tuo tradimento sono circolate. Quindi non farmi la predica: noi due siamo uguali, la sola differenza è che io eseguo gli ordini- gridò il soldato.
-No, Marcus… La differenza è: tu uccidi le ragazze…- dal braccio di Jericho scaturirono delle scariche elettriche, -… Io uccido te…-
L’uomo scattò verso i tre C.R.O.S.S., folgorandone due, poi prese per il collo Marcus, sollevandolo da terra.
-Lasciami andare! Sei un mostro come loro! Traditore!- gridò il soldato dimenandosi.
Jericho rimase in silenzio per qualche secondo, poi lasciò andare Marcus e si girò, -Guardami, mi hanno strappato gli arti, io chiesto per un semplice medico, sarei stato ben contento di rimanere su una sedia a rotelle per tutta la mia vita, ma mi hanno dato queste braccia e queste gambe meccaniche. Mi hanno tolto la mia umanità, quindi sì…-
-Sì cosa?- chiese l’altro massaggiandosi il collo.
-Sono un mostro- Jericho si girò di scatto, colpendo con un manrovescio Marcus, che venne scaraventato contro un palazzo.
-Ba…stardo…- gemette il soldato, poi chiuse gli occhi e smise di respirare.
-Tutto bene?- chiese l’ex C.R.O.S.S. alla Diclonius, aveva il corpo livido e le scendeva un filo di sangue dalla bocca, ma era viva.
-Gra… grazie… Je…Jeri…- mormorò lei rialzandosi.
-Capitano Furio Terzi, Jericho è solo un soprannome- rispose dolce lui, aiutandola a rialzarsi.
-Gra…zie Furio, io s…sono Lia- rispose lei abbracciandolo.
-Ora sei al sicuro, quelle bestie non ti faranno più del male-
-Credo che mi abbiano spezzato i vettori, non so quanto ci metteranno a ricrescere- disse lei triste, poi guardò la divisa del soldato, -Sei uno di loro, perché li hai uccisi?-
-Guarda cosa mi hanno fatto…-
-Ma c’è altro, vero?- Alexander e Lucy arrivarono sul posto, scatenando la gioia di Nana e Mayu, che uscirono dal loro nascondiglio.
-Alexander, non rispondevi alla radio…- disse Jericho.
-Lunga storia… Dicevo: non è solo per gli arti che ti sei ribellato al nostro caro presidente, racconta a tutti quel che hai scoperto.-
Lucy, Mayu, Nana e Lia si girarono verso il soldato con aria interrogativa.
-Stamattina sono fuggito dal laboratorio C.R.O.O.S., e mentre mi creavo un varco per uscire, sono incappato nella sala comunicazioni-
-Dio, Furio, li hai uccisi tutti?- chiese Alexander.
-I pochi presenti sono scappati. Sta di fatto che ho trovato un messaggio del presidente, parlava dei piani che aveva in serbo per Lucy, i suoi VERI piani-
-E hai chiamato me…- concluse Hellstern prendendo parola, -Raccontandomi del progetto di clonazione che avrebbe generato un esercito di supersoldati con le capacità di un Diclonius-
Lucy si intromise, -Hanno già i C.R.O.S.S., perché creare qualcosa di più debole? E perché vogliono proprio me?-
Alexander rise, -Posso rispondere ad entrambe le domande. Prima risposta: l’Impero d’Europa ha rubato i progetti dei C.R.O.S.S., quindi U.S.A. ed Europa sono in stallo. Seconda domanda: tu sei catalogata come Diclonius di grado S, l’unica femmina del tuo genere, i tuoi vettori sono in grado di tagliare la lega delle corazze C.R.O.S.S., e sei idonea alla clonazione-
-E perché Jericho ci aiuta?-
Furio sorrise, -Io e Alexander siamo due agenti, rispettivamente Italiani e Tedeschi, dell’Impero d’Europa, infiltrati da mesi tra le fila Americane, volevamo scoprire i veri intenti del presidente e, in un modo insolito, ce l’abbiamo fatta-
Lucy rifletté qualche secondo, -Ok, credo di aver capito tutta la storia: con la scusa della crisi l’America ci invade, ma scopre di me, e cambia i suoi piani, dicendo ai C.R.O.S.S. di voler potenziare le corazze, così ottiene l’appoggio dei C.R.O.S.S. e dell’America, poi la divisione scientifica trova i file su di me, e si mettono in testa di clonarmi, ma non lo dicono a nessuno, perché l’opinione pubblica non sarebbe d’accordo, ma ora ci siete voi che potete rivelare tutto al mondo, giusto?-
Alexander e Jericho si guardarono, poi il primo disse, -Siamo un mostro e un traditore, nessuno ci crederebbe, solo il presidente può rivelare tutto-
-Perfetto! Siamo fregati!- Urlò Nana alzando le braccia al cielo.
-Lucy, conosci queste due ragazzine?- chiese Jericho sospetto.
-Sì… sono… sono ciò che rimane della mia famiglia-
Lia si intromise, -Ho sentito dire dalla pattuglia, prima che mi trovasse, che il presidente arriverà domani sera al quartier generale dei C.R.O.S.S. per vedere come vanno le cose, potremmo cogliere l’occasione-
-Lia, mi piaci ogni secondo di più- disse Furio ridendo.
-A… anche tu…- la ragazza arrossì.
-Bene, e che facciamo fino a domani sera? Metà America ci cerca- chiese Lucy.
-Bhè… sopravviviamo- disse Alexander tranquillo.
Nemmeno un secondo dopo, tre elicotteri giunsero sul luogo.

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