Harry Potter e la Guerra dei Due Mondi di Savio (/viewuser.php?uid=17876)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una visita inaspettata ***
Capitolo 2: *** Rivelazioni e maggiore età ***
Capitolo 3: *** Partenza per Grimmauld Place ***
Capitolo 4: *** Sosta in casa Black ***
Capitolo 5: *** Matrimoni e pulizie ***
Capitolo 6: *** Ricordi celati ***
Capitolo 7: *** Colpo al Parlamento ***
Capitolo 8: *** Shawn ***
Capitolo 9: *** Arresti Familiari ***
Capitolo 10: *** Il medaglione ***
Capitolo 11: *** Ritorno ad Hogwarts ***
Capitolo 12: *** Rimpianti ***
Capitolo 13: *** Paura di non riuscire ***
Capitolo 1 *** Una visita inaspettata ***
Harry Potter e la Guerra dei Due Mondi
HARRY
POTTER e la GUERRA dei DUE MONDI
Capitolo 1
Una visita
inaspettata
<< Concentrati!>> urlò Piton guardandolo
fisso negli occhi. << Non ce la faccio! É più forte di
me!>> << Devi farcela! Non puoi lasciare che entri nella tua
mente!>> urlò il professore diventando paonazzo in volto. << Non
posso!>> << Devi, devi!Tutto dipende da te!>>. Harry
Potter si svegliò di soprassalto, sudando freddo. Si calmò e appoggiò la testa
sul cuscino ripensando a cosa aveva appena sognato. A dire la verità non si
poteva definire un sogno, ma un incubo che lo assillava già da diverse
notti. "La persona che odio di più al mondo" pensò Harry girandosi di
lato."Ha rovinato parte della mia vita". Sul comodino erano accatastate in
una pila traballante le lettere che Ron ed Hermione gli avevano spedito durante
l'estate; pergamene contenenti innumerevoli rassicurazioni e soltanto poche
notizie dal mondo magico. Nelle ultime due settimane erano stati catturati
due Mangiamorte e innumerevoli "pezzi grossi" del Ministero erano stati trovati
morti nelle proprie abitazioni. Azkaban si era svuotata e i Dissennatori
vagavano ora liberi, in cerca di felicità di cui nutrirsi, sempre sotto il
controllo del Signore Oscuro. Voldemort.Non si avevano notizie significative
su di lui, non partecipava mai alle vili azioni dei suoi seguaci e preferiva
rimanere in disparte, ad osservare compiaciuto il caos,la morte e la
disperazione che lui stesso aveva provocato. Edvige tubò nella sua gabbia ed
Harry si riscosse dai suoi pensieri. Si mise a sedere sul bordo del letto e
guardò fuori dalla finestra dove i primi raggi lattiginosi del sole sbucavano da
un cielo coperto da nuvole grigie che non preannunciavano buon tempo. Inforcò
gli occhiali e camminando a tentoni per via dei piedi intorpiditi dal sonno aprì
la gabbia della sua civetta. << Vai,ma torna presto, ho due lettere
urgenti da spedire>> le disse accarezzando le candide piume del
dorso. Edvige tubò di nuovo in modo sommesso e si arrampicò sul braccio di
Harry con i possenti artigli. Il ragazzo spalancò la finestra e la civetta
dispiegò le ali, lanciandosi verso il cielo plumbeo. Harry la guardò sparire
all'orizzonte, poi si decise a mettere qualcosa sotto i denti per via della fame
e scese le scale di casa Dursley per entrare in cucina quando,
improvvisamente,qualcosa di piccolo sfrecciò verso di lui serrandogli le gambe
in un abbraccio soffocante. << Ehi!Dobby?! Che cosa ci fai qui?>>
chiese Harry stupito, guardando la creatura che dal basso lo fissava con i
grandi occhi colmi di lacrime di gioia. << Harry potter, signore! Dobby
desiderava tanto rivedere Harry Potter!>> << Mi hai fatto
prendere un colpo>> disse Harry liberandosi dalla stretta dell'elfo
domestico. << Dobby si scusa, ma non voleva spaventare Harry
Potter>> disse la creatura con voce stridula. << Non
preoccuparti>> lo rassicurò il ragazzo<< A proposito, come
stai?>>. << Dobby non ha nulla di cui lamentarsi, signore>>
rispose l'elfo abbassando gli occhi<< Dobby è addolorato per la morte del
professor Silente>>. Harry non voleva affrontare la morte di Albus in
quel momento perchè lo addolorava infinitamente e si limitò a
rispondere:<< Già,tutti noi lo siamo>>. << Dobby desidera
donare a Harry Potter questi>> disse la creatura tirando fuori dalla tasca
bitorsoluta dei suoi bizzarri pantaloncini un paio di calzettoni dall'orrendo
color arancione. << Dobby li ha comprati con i suoi
risparmi,signore,sono per il compleanno di Harry Potter>>. Harry si
ricordò improvvisamente. Con tutti i fatti e le vicende che erano accaduti,
aveva cancellato temporaneamente dalla sua testa la data del suo diciassettesimo
compleanno. << Grazie mille Dobby, è molto gentile da parte tua>>
disse Harry mostrando il sorriso più sincero che riuscì a fare e afferrando i
calzettoni dalle esili mani dell'elfo.<< Un momento!Oggi non è il mio
compleanno, è domani!>>. << Dobby ne è addolorato, signore, ma
domani non poteva venire per via delle pulizie al castello di Hogwarts>>
ammise rammaricato. Harry sprofondò in un cupo dispiacere nel sentir nominare
la scuola, la "sua" scuola, dove sapeva che non sarebbe tornato per il suo
ultimo anno. << Stanno tutti bene?>> chiese Harry in tono
malinconico. << Si signore, ogni professore, anche se Dobby ha visto
che molte cose sono cambiate senza il professor Silente>>. "Tutto è
cambiato" pensò Harry. << Ora Dobby deve andare Harry Potter,
signore>> disse l'elfo fissandosi i piedi<< Dobby ha promesso che
tornava al castello per le nove>>. << Ok Dobby e grazie di
tutto>> disse Harry chinandosi per poggiare una mano sulla spalla nodosa
dell'elfo in un gesto di gratitudine. << Harry Potter è gentile con
Dobby e merita questo e altro>> rispose l'elfo e con un ampio sorriso
schioccò le dita e scomparve in un nugolo di fumo bianco.
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Capitolo 2 *** Rivelazioni e maggiore età ***
Rivelazioni
Capitolo
2
Rivelazioni e maggiore
età
Harry aspettò con ansia l’ora in cui sarebbe diventato
finalmente maggiorenne. Disteso sul letto della sua camera contò ogni ora,
minuti, secondi, finché l’orologio che aveva al polso non cominciò a suonare
annunciando la mezzanotte. “Auguri” si disse Harry abbozzando un mezzo
sorriso nel ripensare al suo undicesimo compleanno,quando Hagrid gli rivelò che
non era un semplice umano, ma che apparteneva al mondo magico. Edvige tornò
con il solito topo morto in bocca e si appollaiò sul davanzale della finestra
per spolparlo. << Edvige non c’è tempo>> gli disse Harry
dispiaciuto << Devi consegnare queste lettere,è urgente>>. Edvige
lo guardò torva, ma poi distese la zampa e gli permise di legare la
lettera. << Portale a Ron e ad Hermione, più in fretta che puoi>>
le disse Harry accarezzandola. La civetta socchiuse gli occhi e si lanciò nel
vuoto buio della notte, lasciando da solo Harry nella stanza. “Anche questa è
fatta” pensò il ragazzo andando verso il baule per tirare fuori un altro foglio
di pergamena. Aveva appena messo le mani sul coperchio di legno intarsiato
quando dalla porta giunse un debole”Toc Toc”. Harry alzò lo sguardo. Chi
poteva essere a quell’ora? I Dursley dormivano già da un bel pezzo e non
entravano quasi mai nella stanza di Harry se non per il consueto giro
d’ispezione di pulizie settimanale. << Avanti>> disse Harry
afferrando il manico della bacchetta che aveva infilato nella tasca posteriore
dei pantaloni com'era sua abitudine visti i tempi. La porta si aprì con un
cigolio e sulla soglia apparve la sagoma di zia Petunia in vestaglia
scozzese. Harry rimase a guardarla ,curioso e insospettito allo stesso tempo,
ma lei non si mosse ne diede segni di voler parlare per prima. << Cosa
c'è?>> chiese il ragazzo avanzando verso la porta di qualche metro
<< Ho fatto qualcosa che non andava?>>. << Vo..volevo solo
parlarti>> disse lei a bassa voce per non rischiare di farsi sentire dal
marito che dormiva nella stanza accanto. << Allora?>> chiese
Harry in tono piatto. Petunia chiuse la porta alle proprie spalle e fece
alcuni passi verso Harry. << Oggi è il tuo compleanno vero?>>
chiese con aria seria. << Sì>> ammise Harry in tono
vago. << Ora sei maggiorenne per...per loro no?>> << Se
intendi per i Maghi, sì>> rispose di nuovo Harry scrutando la zia che si
comportava nervosamente. << Suppongo che tu voglia andartene da casa
nostra, giusto?>> chiese lei appoggiando una mano sul guardaroba
vicino. << Sì>> rispose nuovamente Harry senza aggiungere
particolari. << C'è qualche problema?>> fu il turno di Harry di
porre una domanda. << Volevo solo dirti che mi dispiace>> fu la
risposta di zia Petunia. << Cosa?>> chiese Harry sbigottito. La
fine del mondo era arrivata-pensò il ragazzo-poteva sperare di ricevere di tutto
meno che delle scuse da parte dei Dursley. << Sì, mi dispiace di averti
trattato così in questi lunghi anni>> ammise la donna con
sincerità. Harry non sapeva cosa rispondere e rimase in silenzio con la mente
che gli vorticava come se fosse stato colpito da una trave in piena
fronte. << Mi dispiace, Harry, per tutto quello che ti è accaduto, mi
dispiace per tua madre e ...>>. << Un po' tardi per le scuse non
ti pare?>> rispose Harry tornando alla realtà. << Io,
io...>> << Sono stato punito ingiustamente, trattato
come...come un animale, sì, penso che quello sia il termine giusto>> disse
Harry alzando leggermente la voce, mentre tutte le ingustizie che aveva subito
in diciassette anni venivano a galla come liberate da catene invisibili che le
tenevano rinchiuse nella sua mente << Credi che io non abbia sofferto per
la morte dei miei genitori? Da piccolo li sognavo giorno e notte nella speranza
che tornassero per portarmi via da qui!>>. << Ti ho già detto che
mi dispiace>> gli disse per l'ennesima volta Petunia mettendogli una mano
sulla spalla come per rassicurarlo. << Non ho bisogno del tuo affetto
ora>> disse Harry scostandosi di lato. Seguirono alcuni secondi di
silenzio durante i quali, nessuno dei due, osò guardarsi in faccia. <<
Io volevo molto bene a Lily,Harry>> disse zia Petunia interrompendo la
pausa << Lily era mia sorella, la mia migliore amica, era tutto per
me>>. << Già, ma l'ultima volta non sembravi così entusiasta nel
parlare di lei eh? Come l'avevi definita? Ah sì! Un'anormale!>> urlò
Harry. Vernon grugnì nella stanza accanto ma dal corridoio non provenivano
altri rumori, apparte il russare sommesso di Dudley. << Ammetto di aver
sbagliato>> disse sua zia e una lacrima gli scivolò lungo la guancia.
<< Tutto per me cambiò quando Lily ricevette la lettera dalla scuola, il
mio mondo, quello a cui ero abituata si stravolse in poco tempo>>.
<< Lily fece nuove amicizie, si discostò da me e le rare volte che eravamo
insieme parlavamo del più e del meno, ma senza affrontare la nostra vita com'era
una volta e alla fine mi ingelosii di lei, lei che era stata scelta per
intraprendere un'altra vita al contrario di me che rimasi sempre la stessa
covando l'odio e allo stesso tempo il desiderio di diventare come mia sorella un
giorno>>. Harry la guardò, ma questa volta il suo sguardo non era cupo
bensì esprimeva compassione. Quelle parole erano vere ed espimevano una
sincerità immensa. << Avrò mai, da te, la possibilità di essere
perdonata per quello che ho fatto e per quello che ho detto?>> chiese
Petunia con gli occhi lucidi. Harry non rispose,ma si protese verso sua zia e
la strinse in un abbraccio sereno. La donna aveva rivelato a suo nipote quello
che pensava apertamente, ma che non riusciva ad esprimere per via
dell'orgoglio?La paura?L'ingiustizia? Nemmeno Harry sapeva dirlo con
chiarezza ma pensò di aver preso la decisione giusta. Petunia pianse
sulla spalla del ragazzo, lacrime che esprimevano tutto il suo dispiacere e la
sua voglia di richiamare a se un passato ormai lontano, i cui ricordi felici e
tristi si mescolavano simultaneamente in un vortice di sentimenti senza età.
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Capitolo 3 *** Partenza per Grimmauld Place ***
grimmauld
Capitolo
3
Partenza per Grimmauld
Place
Le risposte di Ron ed Hermione arrivarono con
un sorprendente anticipo la mattina seguente. Harry stava sistemando il suo
baule quando sentì un ticchettio proveniente dalla finestra. Edvige, con le
penne arruffate, picchiettava sui vetri con il becco e mostrava due rotoli di
pergamena legati alla zampa destra. Harry aprì le ante e la civetta volò sul
letto. << Ben fatto>> disse il ragazzo slegando i rotoli di
pergamena. Il primo che aprì fu quello di Ron: “Parto questo pomeriggio, ci
vediamo là, ciao,Ron….P.S. Buon Compleanno!”. Harry fu soddisfatto della
risposta tanto quanto quella di Hermione in cui scriveva che sarebbe arrivata
nella tarda serata. Dalla finestra lasciata aperta entrò un gufo reale che
reggeva due pacchi di medie dimensioni. Li lasciò cadere sul letto vicino ad
Harry e se ne volò via da dove era arrivato. Il ragazzo aprì il primo
che conteneva “Manuale per l’Auror Principiante” un libro spesso quanto il
braccio di Harry e che conteneva vari capitoli di un corso base per diventare
Auror Professionista. Voltò il libro dove attaccato con dello scotch c’era un
biglietto scritto con la calligrafia di Hermione: “No, non mi ero scordata di
te. Buon Compleanno Harry!”. Il ragazzo sorrise felice poi scartò l’altro
pacco che rivelò contenere un paio di nuovi guanti da cercatore rifiniti in
squame di drago. Sotto la scatola il biglietto di Ron: “Spero ti piacciano, li
ho compratati a DiagonAlley in un negozio specializzato che ha aperto da poco.
Auguri di Buon Compleanno! “ Devono essere costati una fortuna” pensò Harry
rigirando i guanti tra le mani. “ma non penso che giocherò ancora a
Quidditch”. Gli auguri dei suoi migliori amici non fecero che rallegrare
l’umore di Harry per tutta la mattinata in cui preparò ogni cosa per la
partenza. Aveva quell’idea fissa da almeno un mese:partire per Grimmauld
Place non appena raggiungeva i diciassette anni. Il pensiero di entrare in
quella casa non lo rallegrava più di tanto dal momento che la trovava angusta e
per di più era stata la “prigione” in cui Sirius doveva rimanere nascosto. Uno
dei motivi della sua morte era proprio quella dimora che era stata motivo di
ribellione e testardaggine. In più a casa Black viveva uno degli esseri più
ripugnanti che Harry avesse visto in vita sua: Kreacher. L’elfo domestico
dimorava nella casata da anni ed ora Harry era il suo legittimo proprietario e
l’idea non lo rendeva particolarmente allegro. Doveva partire comunque da
casa Dursley ora che l’incantesimo che lo legava a zia Petunia era stato
annullato. Il suo destino era stato deciso da una profezia e lui era
predestinato a seguirlo ovunque lo portasse, anche fino alla morte. Harry si
alzò dal letto, si infilò le scarpe e prese la bacchetta sul comodino dove
l'aveva lasciata durante la notte. La guardò mettondola davanti ai suoi
occhi, poi compiaciuto disse:<< Ora posso usarla, mai più lettere di
ammonimenti e udienze contro il corretto uso della magia>>. L'aspetto
positivo di essere diventato maggiorenne era proprio quello: usare ogni sorta di
incantesimo a piacimento ma senza eccedere. Harry puntò la bacchetta contro
il baule e disse:<< Baule Locomotor>>. Lo scrigno di legno si
alzò di un metro da terra e seguì ogni movimento della bacchetta di
Harry. << Edvige raggiungimi a Griammauld Place numero
dodici>>disse alla candida civetta che si stava lisciando le piume sul
materasso. Il ragazzo afferrò la gabbia vuota e dopo aver dato un'occhiata
alla stanza che era stata sua per sei anni, chiuse la porta e scese le scale
seguito dal suo baule che aleggiava appena dietro di lui. Arrivato in salotto
si fermò davanti a suo cugino Dudley, che noncurante del mondo che lo circondava
fissava il televisore con sguardo ammaliato seduto sulla comoda poltrona
foderata in pelle. << Ciao>> disse Harry considerando la sua
partenza come una specie di addio. Dudley sembrò non sentire, allora Harry
ripetè il saluto, questa volta alzando leggermente il tono della voce. Il
cugino si voltò con estrema lentezza, poi, dopo averlo squadrato da capo a piedi
disse:<< Dove stai andando?>> << Parto per sempre>>
fu la semplice risposta di Harry. << Nel senso che lasci questa
casa?>> chiese Dudley spalancando gli occhi porcini. << Sì, per
sempre>> rispose Harry impassibile di fronte al faccione ebete di suo
cugino. Dudley non espresse la sua felicità di veder sparire Harry dalla sua
vista e soprattutto dalla sua casa, perciò tornò a guardare la tv con un
espressione indecifrabile dipinta in volto. Harry decise di lasciar perdere e
si diresse verso il portone d'ingresso, quand'ecco che dalla cucina fece
capolino il testone di zio Vernon. << Te ne vai?>> chiese con voce
che tralasciò intendere il suo falso dispiacere. << Sì>> ammise
Harry per l'ennesima volta. << Speravo che un giorno prendessi questa
saggia decisione>> si lasciò sfuggire suo zio.<< Ora dove andrai? Ad
abitare in qualche sporca abitazione dei tuoi simili?>>. Harry contò
fino a tre prima di lanciare l'incantesimo:<< Levicorpus!>>. Zio
Vernon si rigirò su se stesso fino a trovarsi sospeso in aria a testa in
giù.<< Lasciami! Lasciami ho detto!Non puoi usare questi tuoi maledetti
trucchetti fuori dalla tua scuola!>> urlò selvaggiamente diventando
rosso. << Oh, si che posso ora che sono maggiorenne>> disse Harry
ghignando. Zia Petunia uscì dalla cucina e corse verso Harry.<<
Lascialo Harry per l'amor del cielo! Lascialo!>>. Il ragazzo fissò la
faccia spaventata della donna poi fece un movimento con la bacchetta e zio
Vernon cadde con un tonfo sul pavimento. << Se lo è meritato>> disse
fissando con disgusto l'uomo disteso a terra . Harry si volse e aprì il
portone di casa Dursley.<< Forse ci rivedremo, un giorno>> disse
voltandosi verso zia Petunia. La donna fece un sorriso teso e annuì. Suo
nipote si chiuse la porta alle spalle e attraverò il vialetto ricoperto di
ghiaia fino al muretto che costeggiava l'abitazione. Harry si mise a sedere e
il suo baule si posò a terra. " Non avrei dovuto comportarmi così>> pensò
amareggiato."Ora che posso usare la magia non dovrei comportarmi da
arrogante". Si voltò verso la casa dei suoi unici parenti rimasti al mondo e
la fissò come per dirle addio. Un addio amaro, senza gioia e senza pentimenti,
ma fatto soltanto di delusioni e ingiustizie.Quando Harry si alzò in piedi, ebbe
come un flash, come se fosse tornato indietro in tempi remoti che soltanto i
pochi presenti ricordavano. Vide la professoressa McGranitt, Hagrid e il
professor Silente che fissavano un fagotto posto a terra, sotto il porticato di
casa Dursley in una notte buia e piena di solitudine. Albus si chinò sul
fagotto per lasciarvi una lettera chiusa in una busta e sigillata con lo stemma
di cera di Hogwarts.<< Buona fortuna, Harry Potter>>.
*******************************************************
Le luci di Londra sfrecciavano
veloci lungo la strada e il sole stava tramontando , lasciando posto ad una
notte serena.
Harry, seduto comodamente sulla
sua sedia, osservava due streghe che sfogliavano una copia della Gazzetta del
Profeta e parlavano concitatamente.
Dopo una lunga riflessione,il
ragazzo, aveva deciso che non sarebbe arrivato a Grimmauld Place a bordo della
sua fida Firebolt, ma avrebbe preso un mezzo più comodo e sicuro: il
Nottetempo.
Il bus a tre piani sfrecciava a
velocità supersonica per le strade della città già da cinque minuti, fermandosi
ogni tanto per permettere ai suoi passeggeri di scendere.
<< Prossima fermata il
Paiolo Magico!>> annunciò il bigliettaio che sostituiva Stan
Picchetto.
Harry lo guardò con disprezzo
mentre spingeva il baule di un’anziana strega.
<< Le fermate non sono a
piacimento del passeggero>> gli aveva spiegato con arroganza un attimo
prima, quando Harry aveva chiesto se poteva scendere a Grimmauld Place. <<
Meglio che ti decidi dove scendere da queste fermate>> disse indicando un
cartellone delle soste posto sopra il primo finestrino. << Altrimenti te
la sogni Londra>>.
Harry dopo aver scandagliato la
mappa della città con gli occhi, decise che sarebbe sceso nei pressi di
Trafalgar
Square.
Dopo essersi fermato
davanti al Paiolo Magico, il bus ripartì e si infilò in un vicolo adiacente alla piazza ,
fermandosi di botto.
Alcuni passeggeri
vennero scaraventati in avanti dalla spinta, ma Harry era pronto al peggio e si
tenne saldamente aggrappato alle cinghie legate accanto al suo
posto.
<< Trafalgar
Square!>> urlò il bigliettaio.
Harry afferrò il suo
baule e la gabbia vuota di Edvige e scese le scalette di legno passando davanti
all’autista. Ernie lo fissò sorridendo e gli fece
l’occhiolino.
“ Mi ha riconosciuto”
pensò Harry che prima di salire si era prontamente coperto la cicatrice con i
capelli.
Il ragazzo restò sul
marciapiede a guardare il Nottetempo che partiva con uno scoppio e sfrecciava in
una stradina laterale, poi, afferrando le sue cose e trascinandole faticosamente
(non poteva usare la magia in presenza di Babbani) uscì dalla via e si ritrovò
nella grande piazza.
Trafalgar Square era
ghermita di gente, soprattutto turisti che si ammassavano davanti all’entrata
della National Gallery e gruppi di ragazzi che sedevano sotto l’imponente
colonna dedicata alla vittoria in guerra dell’Ammiraglio
Nelson.
Ad Harry ci volle
qualche minuto prima di orientarsi a dovere e decidere da che parte doveva andare per
raggiungere Grimmauld Place. Il ragazzo si diresse verso nord tenendo lo sguardo
basso al solo pensiero di tutte quelle persone che l’osservavano incuriosite dal
suo baule di legno e dalla gabbia della civetta che stringeva in
mano.
Dopo aver percorso ben
tre isolati, Harry si ritrovò nella via che cercava, davanti a lui si ergevano
gli edifici undici e dodici, sudici, incrostati e percorsi da profonde crepe
lungo le facciate.
Il ragazzo si concentrò
e pensò intensamente alla dimora dei Black, finché non apparirono le pareti
della casa che spinsero di lato gli altri
palazzi.
Harry sollevò il suo
baule e salì le scale. Era appena arrivato davanti alla porta nera quando scoprì
che era socchiusa.
Il panico lo invase. “
Questa è una trappola” fu il primo pensiero che gli invase la testa e senza
pensarci due volte estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e spinto da
una pericolosa ma assai premente curiosità varcò la soglia della
casa.
L’interno era come
sempre buio e le sue narici furono presto invase dal familiare odore di
“abbandono”. Avanzò piano nell’ingresso, appoggiandosi con una mano alla parete
di sinistra.
Benché cercasse di fare
il meno rumore possibile, le assi di legno del parquet scricchiolarono
lamentandosi sotto il suo peso.
Harry le maledisse e
continuò a camminare sperando che nessuno lo avesse sentito. Quando la sua mano
toccò il vuoto, capì di essere arrivato davanti all’entrata della cucina. Il
ragazzo oltrepassò la porta e fece per avanzare verso quello che avrebbe
riconosciuto,anche nel buio,come il lungo tavolo dove aveva cenato molte volte,
quando una miriade di luci si accesero davanti a lui facendogli fermare il
cuore.
<<
Ahhhhhhhrg!>> urlò Harry cadendo all’indietro per l’improvviso
spavento.
<<
SORPRESA!!!>> urlarono una decina di persone allineate lungo la parete
opposta.
Il ragazzo rimase a
terra con gli occhi sgranati, cercando di mettere a fuoco ogni singolo
viso.
<< Scusa>>
disse la voce familiare di un uomo che stava avanzando verso di lui con la mano
tesa. << Non volevamo spaventarti, ma solo
sorprenderti>>.
Lupin afferrò il braccio
di Harry e lo aiutò ad alzarsi dal pavimento coperto da uno spesso strato di
povere.
<< Piaciuta la
sorpresa?>> chiese l’ex professore sorridendo
compiaciuto.
Harry sorrise a sua
volta e si girò verso il gruppo di persone che gli stavano più a cuore al
mondo:l’Ordine della Fenice.
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Capitolo 4 *** Sosta in casa Black ***
Capitolo
4
Sosta in casa Black
<< E pensa! Abbiamo
organizzato tutto noi>> stava spiegando Hermione con una punta di orgoglio
nella voce.
<< Già, e che bella
sorpresa>> ammise Ron, la bocca piena di torta preparata da sua madre.
<< Dopotutto,diciassette
anni non si compiono tutti i giorni!>> dissero Fred e Gorge
all’unisono.
Erano tutti riuniti intorno al
tavolo di casa Black intenti a brindare e a festeggiare al compleanno di
Harry.
Il ragazzo non si sentiva così
felice da tempo e non riuscì a togliersi il sorriso di bocca per tutto il
tempo.
Seduti davanti a lui c’erano il
signor Weasley, sua moglie Molly, Bill, Charlie, Tonks dai lunghi capelli,
Lupin, e Malocchio Moody con il suo solito atteggiamento imbronciato e l’occhio
che roteava vorticando avanti e
indietro senza mai fermarsi.
Al fianco del festeggiato
sedevano Ron ed Hermione e più in là i gemelli Weasley, Kingsley Shacklebolt,
Elphias Doge e Dedalus Lux.
<< Come siete riusciti ad
entrare in casa?>> chiese Harry addentando la seconda fetta di torta.
<< Pur, appartenendo a
te>> cominciò Lupin << questa dimora è accessibile ad ogni singolo
membro dell’Ordine come “rifugio”>>concluse sorseggiando della burrobirra
dalla coppa d’argento che recava inciso lo stemma dei Black.
<< Questa notte rimarrete
qui?>> chiese Harry speranzoso di un po’ di compagnia.
<< Mi dispiace Harry ma io,
Remus e Malocchio non possiamo trattenerci a lungo>> rispose Tonks
rammaricata. << Abbiamo degli affari da sbrigare>> disse guardando
Harry dispiaciuta.
<< Capisco>> disse
Harry deluso.
<< Non fare così>>
gli disse Lupin con voce incoraggiante<< avremo molte altre occasioni di
incontrarci>>.
Harry non era poi così convinto
di quell’affermazione e si lasciò sfuggire un “sì” poco convincente.
Dopo i festeggiamenti il gruppo
si mise ad discutere animatamente sui fatti accaduti durante l’estate, cercando
di evitare l’argomento “Voldemort”.
<< Oh! Guardate che ora si
è fatta!>> esclamò la signora Weasley guardando l’orologio appeso sopra il
camino.<>.
Nessuno osò replicare perché ogni
singola persona presente in quella stanza sapeva che dire di no a Molly
significava guerra aperta.
Tutti si congedarono con saluti e
frasi convenevoli,promettendo che presto si sarebbe presentata un’altra
occasione per incontrarsi.
<< In bocca al lupo
Harry>> disse Lupin al ragazzo sulla soglia della cucina. << Ops!
Forse avrei dovuto augurarti solamente buona fortuna>>.
Harry abbozzò un sorriso.
<< Grazie, credo che ce ne vorrà molta>>.
Lupin lo guardò tornando
improvvisamente serio. << La speranza è la sola cosa che ci rimane in
questi tempi bui, Harry>>.
<< Non tornerò ad Hogwarts
quest’anno professore>> si lasciò sfuggire Harry.
Remus non sembrò sorpreso
nell’udire quella notizia. << Proprio come immaginavo…>> mormorò
fissando il pavimento.
<< Mi dispiace ma non posso
restare a guardare come ho fatto in tutti questi anni>> spiegò Harry anche
se quello non era il vero motivo del mancato ritorno a scuola.
<< Non è per questo Harry e
io l’ho capito, ma cosa stai cercando di fare?>> chiese Lupin tornando a
fissarlo.
Harry sospirò profondamente, ma
era deciso a non dire a nessun altro degli Horcrux, almeno finché non fosse
arrivato il momento opportuno.<< È una questione che riguarda me e il
professor Silente, mi dispiace>> rispose con fermezza.
Remus restò ancora a fissarlo
come se cercasse di penetrare nella sua mente per estorcergli le informazioni
che voleva, ma poi si voltò verso l’appendiabiti per prendere la sua giacca.
<< Capisco Harry, ma se c’è qualcosa che vuoi dirmi, in qualsiasi momento
ti prego di farlo>>.
<< Sì, lo farò>>
promise Harry.
Quando l’Ordine lasciò la casa,
Harry rimase in cucina a pensare a quello che gli aveva appena detto Lupin.
“Dovrei dirglielo?” si domandava
tenendosi le mani sulle tempie e con gli occhi chiusi.
<< Harry caro?>> lo
chiamo la voce della signora Weasley.<< Ti vedo stanco perché non sali di
sopra a dormire? Ho appena rifatto i letti>>.
<< Ma mamma è ancora
presto!>> si lamentò Ron in tono supplichevole. << Non vediamo Harry
da settimane!>>.
<< Avrete tempo per parlare
domani>> disse sua madre con decisione.
<< Non si preoccupi signora
Weasley, ora vado>> disse Harry mentre la donna gli passava vicino per
sbarazzare la baraonda di piatti e bicchieri sulla tavola. << Aspetti! Non
c’è bisogno che faccia tutto lei>>.
Harry schioccò le dita e chiamò
<< Kreacher!>>.
Il vecchio elfo si materializzò
davanti a lui con un sonoro “Crack!”.Strisciando i piedi a terra e con una
smorfia di puro disgusto dipinta in volto.<< Il padrone mi ha
chiamato?>> chiese sbiascicando le parole e pulendosi le mani macchiate di
inchiostro sulla veste lacera.
<< Sparecchia la
tavola>> comandò Harry senza nemmeno degnarsi di guardarlo.
<< Come il padrone
desidera>> rispose Kreacher digrignando i denti come se le parole di Harry
fossero puro veleno. << Kreacher è felice di obbedire anche quando il
padrone lo chiama e lui è a Hogwarts>>.
<< Allora fallo e risparmia
i convenevoli>> lo zittì Harry.
<< Harry!>> lo ammonì
Hermione spalancando gli occhi.<< non è da te!>>
<< Se intendi difendere
anche quel piccolo mostro fallo pure>> gli disse Harry. << Ma
appartiene a me e io decido per lui>>.
<< È un essere vivente
Harry>> sbottò Hermione alzandosi da tavola. << Non hai il diritto
di comandarlo a bacchetta anche se ha provocato la morte di Sirius!>>.
<< Sa da il caso che Sirius
lo abbia lasciato a me e quindi decido io cosa farne! E non parlare di lui
così!>> rispose Harry battendo una mano sul tavolo e facendo tremare i
bicchieri.
Hermione lo guardò per qualche
secondo prima di dire: << Non ti riconosco più Harry>>. Fece il giro
della tavola con gli occhi lucidi e correndo sparì inghiottita nel buio
corridoio del pianerottolo.
Harry rimase ferito dalle parole
di Hermione, si sentiva in colpa per aver detto quelle cose e sapeva che la
ragazza ci teneva molto a porre fine alla schiavitù degli elfi domestici.
Ron boccheggiava davanti a lui,
ma le parole non gli uscivano di bocca.
<< Io vado di sopra>>
gli disse Harry e lasciò la cucina sotto lo sguardo attonito dei gemelli e dei
coniugi Weasley.
Quando Harry aprì la porta della
sua camera e illuminò la stanza con la punta della sua bacchetta non avrebbe mai
immaginato di trovare Ginny Weasley seduta sul suo letto.
Il ragazzo rimase così
esterrefatto che il baule incantato cadde dietro di lui e capitombolò per la
rampa di scale producendo un rumore assordante.
<< Qualcosa non va
Harry?>> chiese la signora Weasley dal basso.
<< No, non si preoccupi, mi
è soltanto caduto il baule!>> rispose Harry con la voce tremolante.
Dopo averlo recuperato con un
“Accio” si chiuse la porta alle spalle. << Ginny? Che cosa ci fai qui?
Perché non sei scesa di sotto?>>.
<< Non mi andava>>
rispose la ragazza guardandolo con un sorriso.<< Come stai?>>.
<< Non c’è male>>
rispose Harry mangiandosi le parole<< Tu?>>.
La ragazza non rispose subito.
<< Mi manchi molto Harry>> disse alzandosi e prendendolo per
mano.
Harry provò un fremito
involontario al contatto con la pelle liscia di Ginny. << Sì….anche a
me>> rispose con sincerità.
<< Mi dispiace molto Harry,
per tutto quello che è accaduto>> continuò lei diventando seria.
<< Lo so>> fu la
risposta di Harry.
<< Ora vado>> gli
disse Ginny lasciando la presa dalla sua mano e dandogli un bacio sulla guancia.
<< Buonanotte>>.
Harry si svegliò di soprassalto
dopo aver fatto di nuovo lo stesso incubo. Vicino al suo letto Ron russava a
bocca aperta con gli occhi aperti.
Il ragazzo represse una risata
fragorosa e scese dal letto infilandosi le scarpe sui piedi scalzi.
Cercando di fare il minimo rumore
aprì la porta e uscì nell’angusto corridoio.
Nessun rumore proveniva dalla
casa se non gli scricchiolii
provenienti dai vecchi e anneriti mobili e Harry suppose che stessero ancora
tutti dormendo.
Scese le scale due alla volta e
balzò davanti alla porta della cucina dove rimase di sasso: seduta al tavolo
c’era Hermione con una tazza di caffè fumante tra le mani.
<< Buongiorno>> le
disse Harry sperando in una riappacificazione << Volevo chiederti scusa
per il mio…>>.
<< Non importa
Harry>> lo fermò lei.<< So che sei nervoso e quello che ti aspetta
preoccuperebbe chiunque>>.
La ragazza si alzò in piedi e lo
abbracciò calorosamente. << Sei come un fratello per me Harry e ti seguirò
ovunque tu vada>>.
Harry si meravigliò del
comportamento della ragazza ma non disse nulla e si limitò a fissare la parete
opposta , felice che tutto si fosse sistemato da se.
<< Che state
facendo?>>. Ron era apparso davanti a loro così velocemente che non ebbero
il tempo di lasciarsii.
<< Niente>> rispose
Harry imbarazzato. << Stavamo solo facendo pace>>.
Ron non sembrò così convinto e ci
volle una rassicurazione di Hermione per farlo tornare come la sera
prima.<< Ron, era solo un abbraccio. Harry è mio amico>> spiegò con
semplicità.
Il ragazzo cancellò subito il
cipiglio sospettoso dalla faccia è si unì ad Hermione ed a Harry per fare
colazione.<< Allora che si mangia?>>.
Passarono altri tre giorni non
molto significativi a casa Black. Harry non affrontò quasi mai con i suoi due
amici l’argomento degli Horcrux e ogni volta che vedeva Ginny cercava di
parlargli,ma i discorsi non duravano più di cinque minuti e non puntavano mai
sul loro rapporto sentimentale lasciato in sospeso.
La casa, intanto, era tornata
pulita grazie alle cure maniacali della signora Weasley che rammendando lenzuola
e tende era riuscita a renderla molto più accogliente e meno austera.
Un martedì sera mentre cenavano a
tavola il signor Weasley si alzò in piedi e fece un annuncio ai presenti.
<< Domani partiremo per il matrimonio di Bill e Fleur>> disse sorridendo.
<< Domani?>> chiese
Fred con la bocca piena di pasticcio di carne. << Ma si sposano tra due
giorni>>.
<< Un motivo in più per
preparare al meglio l’evento>> disse Molly servendo del purè ad
Hermione.
<< Mi ero del tutto
dimenticato!>> ammise Harry rendendosi conto soltanto in quel momento.
<< Con tutte le cose che
hai per la testa capita>>disse Ron che ricevette subito un calcio sul
ginocchio da Hermione.
<< Cosa?>> chiese il
ragazzo allargando le mani stupito. << Che ho detto!>>.
<< Vi consiglio di
preparare i bagagli questa sera. Appena prima di andare a dormire>>
consigliò Arthur appoggiando le mani sul tavolo. << Domani mattina vi
sveglieremo presto>>.
<< Come raggiungeremo
la
Tana?>> chiese Harry che era l’unico oltre a Ron che non
poteva (ma sapeva ) smaterializzarsi.
<< Metropolvere>>
concluse il signor Weasley tornando a sedere.
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Capitolo 5 *** Matrimoni e pulizie ***
Capitolo
5
Matrimoni e Pulizie
<< La Tana>> urlò Harry
stipato nel camino della cucina dei Black e gettando una manciata di polvere
volante ai suoi piedi.
Il suo corpo venne avvolto da
fiamme verde smeraldo e la sensazione di essere catapultato in un vortice
risucchiante si fece presto sentire.
Il ragazzo chiuse gli occhi e in
poco tempo cadde carponi sulla base di pietra del camino degli Weasley.
<< Tutto bene?>>
chiese Ron, arrivato un istante prima, aiutandolo ad alzarsi.
Harry annuì e si scrollò di dosso
l’abbondante fuliggine che gli ricopriva gli abiti.
<< Non vedo l’ora di
superare quel maledetto esame di smaterializzazione!>> ringhiò Ron
spazzolandosi i capelli con una mano.
Harry si voltò e si ritrovò a
fissare la familiare cucina, dove l’orologio munito di una singola lancetta con
incisi i nomi di ogni membro della famiglia era puntata su “casa” e
“ritorno”.
<< Un momento>> disse
Harry sorpreso. << Percy è a casa?>>.
Ginny seduta a tavola cerco di
evitare il suo sguardo fissando il muro come se non lo avesse sentito.
<< Ah lui>> rispose
Ron facendosi improvvisamente serio. << È tornato qualche settimana fa
implorando il perdono di papà per quello che aveva fatto>>.
<< Ci vuole poco per
impietosire papà e alla fine ci si è messa anche la mamma a supplicare
così….>>.
Harry si stupì ancor di più
nell’apprendere la notizia del figliol prodigo che tornava a casa dopo aver
deriso la sua famiglia scambiandoli per pazzi.
Ron dal canto suo, preferì dare
una fugace spiegazione della faccenda e sorvolare il tutto.
Dall’esterno si sentivano le voci
degli altri che si erano appena materializzati. Ron aprì la porta e il gruppo
entrò parlottando del più e del meno.
<< Ah! Che
tempestività!>> disse la signora Weasley accendendo i fornelli con la
bacchetta per preparare la colazione.
<< Charly?>> chiamò
il signor Weasley. << Vai di sopra e sveglia Percy>>.
<< Si, papà>> disse
il ragazzo abbandonando la cucina.
<< Com’è andato il
viaggio?>> chiese Hermione prendendo posto a tavola.
<< Travagliato>>
rispose Harry sorridendole.
<< Tu almeno puoi
smaterializzarti>> disse Ron imbronciato.
<< Non è colpa mia se ho
superato l’esame al contrario di qualcun altro>> rispose la ragazza
guardando per aria con fare innocente.
Ron sbuffò spavaldo e tuttavia
diventò rosso per l’imbarazzo.
<< Dove sono Fred e
George?>> chiese Bill sfregandosi con vigore la profonda cicatrice che gli
solcava tutto il lato destro del viso.
<< Sono tornati a
lavoro>> gli spiegò suo padre. << Avevano detto che oggi sarebbero
arrivate delle ordinazioni importanti, ma non preoccuparti, saranno qui per il
matrimonio>>.
<< Buongiorno a
tutti!>> .
Percy scese le scale con il
pigiama addosso e gli occhi cisposi. << Scusate ma ieri sera ho fatto
tardi a causa del lavoro>> disse emettendo un sonoro sbadiglio.
<< Oh! Ecco anche il nostro
Percy!>> disse la signora Weasley con affetto materno. << Hai visto
chi c’è Perce?>>.
Percy si voltò verso la tavolata
e solo in quel momento vide seduto a capotavola Harry.
<< Speravo tanto di
vederti!>> disse Percy avvicinandosi con falso interesse per
stringergli la mano.
Harry non potè evitarlo e così si
trovò a parlare degli ultimi fatti accaduti al Ministero e a sentire le miriadi
scuse del ragazzo su come lo avesse ignorato quando lui aveva rivelatoal mondo
la verità.
<< Scrimgeour ha attuato
alcune riforme sulla sicurezza e sempre più Auror sono in circolazione in tutte
le città del Regno Unito e non solo per prevenire gli eventuali attacchi che si
sono fatti sempre più numerosi negli ultimi mesi>> stava spiegando già da
mezz’ora.
<< Tu?>> chiese Harry
interrompendolo. << Sempre al fianco del Ministro?>>.
<< Sì>> rispose Percy
sfoggiando un certo orgoglio. << Rufus ha bisogno di persone di cui
fidarsi al suo fianco>>.
<< Alcune persone al
Ministero dovrebbero stare più attente a chi incastrano, invece di ricercare la
gloria e rispetto>> si lasciò
sfuggire Harry con disprezzo.
<< Ma….ma non è questo il
punto! Nessun errore è stato commesso!>> ribattè Percy sentendosi in
imbarazzo davanti alla realtà dei fatti.
<< Su su ragazzi! Non è
questo il momento di parlare di determinati argomenti!>> disse il signor
Weasley mettendo fine alla discussione. << Ci attende un matrimonio e per
di più voglio che sia celebrato con il dovuto rispetto e serenità di tutti anche
se questi tempi oscuri non lo permettono!>>.
<< Grazie papà>>
disse Bill poggiando la mano sulla spalla del padre.
<< A proposito!>>
intervenne Hermione << Dov’è la sposa?>>.
<< È in Francia ora>>
le spiegò Bill. << Arriverà dopodomani>>.
<< Bene!>> disse la
signora Weasley portando a tavola le frittelle calde. << Per questo
diamoci una mossa, abbiamo molto da fare!>>.
La giornata trascorse tra pulizie
varie e lavoretti in giardino dove Arthur, Percy, Charlie e Bill montarono un
altare di legno bianco sul quale i due sposi si sarebbero scambiati gli
anelli.
Ginny, Hermione e la signora
Weasley si occuparono degli addobbi e della decorazioni da applicare in ogni
angolo della casa ed infine Harry e Ron addetti alle pulizie domestiche.
<< Cominciamo con la
soffitta>> disse Ron senza mostrare alcun segno di buona volontà nella
voce. << Bill e Fleur intendono restare qui per qualche tempo dopo la
cerimonia, perciò, non avendo posto, la mamma ha deciso che una volta ripulito
di tutto punto, il solaio andrà più che bene>>.
<< Se lo dici tu>>
gli rispose Harry salendo le scale.
Arrivati davanti alla porta della
soffitta ,Ron si voltò verso Harry. << Ti ricordi il vecchio fantasma che
abitava qui sopra e batteva sui tubi?>>.
Harry rimuginò con la mente nel
passato. << Sì>> rispose alla fine.
<< Beh, si da il caso che
se ne sia andato, papà lo ha cercato dappertutto ma non ha avuto successo e alla
fine è meglio così no? Niente più risvegli nel cuore della notte per gli ululati
di quel maledetto spettro>> disse Ron poco convinto delle sue
osservazioni.
Harry aprì la porta e con sommo
dispiacere guardò la mole di lavoro che li aspettava: fogli sparsi ovunque,
polvere spessa almeno cinque dita e un numero spropositato di oggetti in ogni
angolo.
<< Qui ci vorranno
mesi!>> si lamentò Ron fissando il soqquadro allibito.
<< Coraggio!>> lo
incoraggiò l’amico spingendolo in avanti. << Ci vuole più a dirlo che a
farlo>>.
Harry si pentì delle proprie
parole quando, due ore dopo,stavano ancora sistemando i fogli a terra in una
pila ordinata.
<< Sono saggi e temi di
Percy>> disse Ron squadrando un foglio che aveva tra le mani. << Ora
capisco che fine avevano fatto quando Fred e George dissero di non aver toccato
nulla>>.
<< Percy non sa nulla
dell’Ordine altrimenti andrebbe a spifferare tutto a quelli del Ministero, ma
credo che sospetti qualcosa ogni volta che spariamo dalla sua vista e
prontamente, papà, si inventa qualcosa di abbastanza credibile così da non
permettergli di fare troppe domande>>.
<< Gratta e netta!>>
esclamò Harry pensieroso, puntando la bacchetta verso un ammasso di polvere
stipato in un angolo che sparì del tutto lasciando posto al lucido pavimento di
piastrelle rosse.
<< Credi ancora nella
colpevolezza di Piton?>> chiese Ron improvvisamente voltandosi verso
l’amico che gli dava le spalle.
Un silenzio carico di tensione
scese nella stanza interrotto
soltanto dal leggero crepitare dei mobili accatastati lungo la parete, infestati
dai tarli.
<< Si>> rispose Harry
con voce roca.<< Io c’ero Ron, ho visto tutto e quel verme non ha avuto
alcuna pietà per Silente quando l’ha colpito uccidendolo. Lo ha tradito ed è
come se avesse ucciso anche parte di me perché l’unico sentimento che provo in
questo momento è vendetta>>.
<< Silente si fidava
ciecamente di Piton, Harry ,e se…>>.
<< Non mi va di parlarne in
questo momento,ok?>> disse Harry mettendo fine al discussione.
<< Come vuoi>>
mormorò Ron. << E gli Horcrux?>>.
<< Partirò non appena sarà
possibile>> rispose Harry frettolosamente.
<< Partiremo>> lo
corresse Ron. << Non ho intenzione di restare a guardare mentre tu
sconfiggi Vol…. Voldemort da solo>>.
Harry non rispose ma dentro di se
fu grato che il suo migliore amico avesse preso quella drastica e coraggiosa decisione.
<< Io non tornerò ad
Hogwarts per frequentare il settimo anno>> lo informò nuovamente Harry.
<< non credo che tua madre voglia che tu faccia lo stesso>>.
<< Ora sono
maggiorenne>> gli rispose Ron << e poi ho già parlato con mia madre,
io sono deciso a non cambiare la mia decisione ed Hermione è con noi>>
concluse con fermezza.
Harry lo guardò con riconoscenza ripensando ad ogni momento che il trio
aveva passato nella buona e nella cattiva sorte.
***************************************************************************************************
<< Mancano soltanto alcuni
addobbi floreali ed è tutto finito>> disse Molly Weasly sprofondando
comodamente nella morbida poltrona della cucina.
<< Finalmente!>>
esclamò Ron esausto. Lui ed Harry avevano passato tutta la mattinata seguente a
rifinire alcuni punti della soffitta
compresi i mobili, che con l’aiuto della magia avevano ripulito
dall’infestazione di tarli ed ora sembravano come nuovi.
Il signor Weasley sospirò seduto
davanti al camino spento. << Altre due persone trovate morte in casa e
questa volta sono Babbani>> disse fissando preoccupato la copia della
Gazzetta del Profeta che teneva stretta tra le mani << Oggi in ufficio mi
avevano accennato qualcosa, ma con tutte le drammatiche notizie che girano è
difficile stare al passo con i tempi>>.
Harry, in piedi e appoggiato al
lavello con le braccia conserte, si guardò intorno per assicurarsi che Percy non
fosse presente. << Chi guiderà l’Ordine ora che Silente è morto?>>
chiese ad Arthur con aria preoccupata.
<< Al momento? Non abbiamo
nessuno che abbia assunto il comando ma andiamo avanti facendo affidamento l’uno
sull’altro e seguendo i punti che Silente aveva predisposto per noi>>
rispose l’uomo massaggiandosi gli occhi stanchi.
Harry rimase in silenzio dopo
quella risposta. Pensava che la persona più adatta a guidare l’Ordine della
Fenice fosse Lupin o magari un Auror di grande e lunga esperienza lavorativa
come Malocchio Moody.
<< Qualcuno vuole una fetta
di torta?>> chiese la signora Weasley facendolo tornare alla realtà.
*****************************************************************************************************
<< Vuoi tu prendere per
moglie….>>.
Il gran giorno era finalmente
arrivato. Harry, seduto nell’ultima fila vicino ad Hermione fissava estasiato
una bellissima Fleur in abito da sposa.
La ragazza era arrivata la sera
prima dalla Francia e con lei erano comparsi circa una decina di parenti.
<< Dove li mettiamo
adesso?!>> aveva gridato un’esasperata signora Weasley davanti a suo
marito.
Arthur e i gemelli montarono, nel
retro della Tana, la tenda gia utilizzata alla Coppa del Mondo di Quidditch due
estati prima; dopo l’attacco dei Mangiamorte si presentava bruciacchiata in più
punti, ma era rimasta incredibilmente illesa per quanto riguardava il resto.
<< Lo voglio>> disse
Bill guardando estasiato quella che finalmente era diventata sua moglie.
Molly era scossa da violenti
singhiozzi di commozione e suo marito le stringeva la mano accanto,con
un’espressione radiosa in viso.
I parenti di Fleur, al contrario,
sembravano impassibili davanti a quella scena ed Harry pensò che non fossero del
tutto d’accordo della sua unione con Bill.
Pranzarono in un angolo del
giardino visto che non entravano tutti in cucina. La giornata era calda e il
limpido cielo azzurro attraversato dai luminosi raggi del sole rispendeva sulle
coppe di cristallo fatte come regalo di nozze da Charlie.
I piatti furono ottimi e la
maestria culinaria della signora Weasley si presentò soprattutto alla fine,
quando la gigantesca torta di crema ricoperta di granella di nocciole arrivò a
tavola accompagnata da un fragoroso applauso.
Tutti, ormai, ridevano e
scherzavano con i novelli sposi, riportando a galla vecchi eventi del passato
particolarmente significativi.
<< A Bill e Fleur>>
disse il signor Weasley levando il calice pieno di dolce idromele verso l’alto e
gli altri lo imitarono in coro.
La signora Weasley accese il
vecchio giradischi quando il pomeriggio volgeva ormai al termine e il sole stava
tramontando.
Le frenetiche note delle musiche
di Celestina Warbeck si diffusero nell’aria e ben presto gli sposi aprirono i
balli ed invitarono gli ospiti ad unirsi a loro.
Harry rimase a sedere guardando
cupo Ginny che si alzava accettando la proposta di ballo da uno dei cugini di
Fleur. La ragazza gettò un’occhiata ad Harry e sparì inghiottita nella mischia
dei danzatori.
Harry si sentì solo come non mai
e accettando la solitudine che lo divorava internamente si allontanò dai
festeggiamenti, oltre la siepe che separava casa Weasley dal vicino boschetto e
si sedette su un cumulo di terra
nascosto alla vista degli altri.
“ Scelte” pensò amareggiato. “
Tutto quello che è accaduto è a causa delle mie scelte e ho perso ogni
cosa”.
Nella sua mente si susseguivano
fugaci ricordi di Sirius, di Silente, dei suoi migliori amici, di Hogwarts, di
Ginny e di ogni persona che aveva incontrato durante il suo lungo cammino in
salita.
<< Il mio destino è
segnato>> mormorò guardando gli strabilianti fuochi d’artificio di Fred e
George che esplodevano alti nel cielo screziato di un arancione pallido.<<
E devo portare a termine ciò che ho iniziato>>.
<< Harry!>> lo chiamò
Hermione sbucando dalla siepe seguita da Ron. << Ti stavamo cercando, ma
che fine avevi…>>.
<< Parto domani>> la
interruppe Harry alzandosi da terra. <>.
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Capitolo 6 *** Ricordi celati ***
Capitolo
6
Ricordi celati
Harry era sveglio già da un paio
d’ore e osserva l’alba nascente dalla finestra della camera di Ron.
Edvige appollaiata sulla sua
spalla tubò mordendogli delicatamente l’orecchio.
<< Ti ho trascurata troppo
in questi ultimi tempi>> le disse il ragazzo guardandola negli occhi color
dell’ambra.<< Oggi farai qualcosa di diverso dalla solita consegna delle
lettere>>.
Ron sussultò nel suo letto come
in preda ad un sogno movimentato, ma tornò prontamente a russare con la faccia
immersa nel cuscino.
Quella sarebbe stata una giornata
importante per Harry, avrebbe finalmente visto la casa dove aveva vissuto per un
anno, la casa dove i suoi genitori avevano trovato la morte per mano di
Voldemort.
Aveva quell’idea in testa dalla
fine del suo sesto anno ad Hogwarts ma non sapeva di preciso il perché. C’era
qualcosa che gli diceva che se sarebbe andato a Godric’s Hollow avrebbe visto e
trovato ricordi di un passato che non riusciva a ricordare.
Harry si alzò posando Edvige sul
trespolo di Leotordo che al momento era a caccia e aprì il suo baule ai piedi
del letto.
Dentro, resa molto piccola da un
incantesimo trasfigurante che lui stesso aveva applicato c’era la sua Firebolt.
<< È arrivato il momento di usarla >> mormorò puntando la bacchetta
sul lucido legno del manico di scopa che subito tornò della sua lunghezza
originale.
Afferrò uno dei mantelli neri
usati come divisa scolastica e se lo allacciò sulle spalle, poi venne l’impresa
più ardua: svegliare Ron.
<< Mmmhhh…ancora qualche
minuto….>> si lamentò rigirandosi nelle coperte quando Harry provò a
chiamarlo.
<< Ron, io sto andando, se
vuoi venire con me devi svegliarti subito>> continuò ma senza ricevere
alcuna risposta se non un grugnito sommesso.
“ Infondo è meglio così” pensò
Harry. Non voleva mettere a repentaglio la vita di nessuno durante i suoi
spostamenti in cerca degli Horcrux o di qualsiasi altra cosa.
Senza far
rumore uscì dalla stanza trasportando con una mano
la
Firebolt e con l’altro braccio una
fiera Edvige che squadrava ogni angolo della casa allungando il collo
incuriosita.
Arrivato in cucina, Harry fu
sorpreso di trovare la signora Weasley seduta a tavola ad aspettarlo <<
Sapevo che sareste partiti, vi ho sentito mentre ne parlavate>> disse
lanciando uno sguardo preoccupato al manico di scopa che il ragazzo reggeva in
mano.<< Vi chiedo solo di stare attenti Harry e di non mettervi nei
guai>>.
<< No signora Weasley, sarò
soltanto io questa volta>> disse Harry << senza Ron ed
Hermione>>.
Molly si stupì, ma tuttavia
riuscì a capire immediatamente. << Hai deciso di non
svegliarli>>.
<< Ho provato a svegliare
Ron ma non ho insistito perchè questa è una faccenda che riguarda solo
me>>ammise Harry.
<< Capisco>> disse
annuendo la signora Weasley. << Non starò qui a chiederti e supplicarti di
tornare ad Hogwarts per il tuo settimo anno Harry ,perché ora che sei
maggiorenne le decisioni della tua vita spettano a te soltanto, ma ho parlato
anche con Ron e lui non intende continuare gli studi proprio come
te>>.
<< Io non ho chiesto a Ron
di abbandonare la scuola>> disse Harry in tono sincero. << È stata
una sua scelta>>.
<< Lo so Harry e so anche
che questa faccenda riguarda il professor Silente e Colui Che Non Deve Essere
Nominato>> disse la donna.
La scopa di Harry cadde a terra.
<< Come fa a saperlo?>>.
<< Non tutto quello che ci
circonda è visto con gli occhi Harry>> rispose Molly avvicinandosi.
<< Alcune cose le senti da dentro e so che provi un dolore indescrivibile
per la morte di Albus, ma non è stata colpa tua e prima o poi combatteremo tutti
in un modo o nell’altro>>.
<< Eccoti!>> .
Ron saltò con un balzo dalle
scale e piombò in cucina facendo tremare il pavimento.<< Credevi di fare
il furbo?>> chiese guardando Harry imbronciato.
<< Io…io>> balbettò
l’altro.
<< Ti avevo già detto che
sarei venuto con te!>> esclamò Ron esasperato.
Harry non aggiunse altro,
limitandosi ad annuire. << A presto signora Weasley>>.
<< Arrivederci Harry e mi
raccomando, non metterti nei guai >> disse stringendolo in un caloroso
abbraccio.
<< Ciao mamma>> disse
Ron baciandola sulla guancia.
<< Anche tu comportati come
si deve>> disse Molly scuotendolo per le spalle.
I due uscirono di casa e si
diressero verso il capanno degli attrezzi per prendere
la Tornado di Ron e rimasero di stucco
nel trovare Hermione seduta su una vecchia e logora lavatrice babbana appena
fuori dalla porta.
<< Sapevo che avresti
evitato in tutti i modi di avvertirmi dell’ora della tua partenza e sarei stata
tutto il giorno, fin dall’alba, qui ad aspettarti>> disse la ragazza con
determinazione.
<< Allora è deciso>>
disse Harry serio. <>.
I due annuirono, poi Ron prese la
sua scopa e ne procurò una anche per Hermione.
<< Fred mi ammazzerà se
scopre che ho preso la sua Tornado>> disse consegnando il manico di scopa
alla ragazza.
Harry tornò a guardare Edvige
appollaiata sul suo braccio. << Guidaci>> disse scandendo le parole
<< Godric’s Hollow>>.
La civetta, con una poderosa
spinta delle zampe, spiccò il volo diretta verso sud.
<< Il cielo è sereno,
Harry>> disse Hermione guardando verso l’alto. << Non ti pare
opportuno Disilluderci?>>.
Harry ci riflettè sopra qualche
secondo prima di prendere una decisione. Con il fatto che era giorno qualsiasi
babbano avrebbe potuto vederli e le rade nuvole non li avrebbero nascosti a
dovere.
<< Si>> disse alla
fine estraendo la bacchetta dalla tasca dei pantaloni.
Colpì con la punta sulla sua
testa e così fece per Ron ed Hermione che diventarono un tutt’uno con il
paesaggio circostante. << Ottimo>>.
I tre si staccarono da terra
tenendosi saldi alle scope che ondeggiavano salendo di quota.
Il vento scompigliava i capelli
di Harry che si godeva la fresca aria mattutina pur restando all’erta ad
eventuali cambiamenti di rotta della civetta che sfrecciava veloce utilizzando
le correnti ascensionali.
Ben presto arrivarono in
prossimità dei primi, villaggi e piccole cittadine, ma ogni volta passarono
oltre sorvolando le cime di alberi di boschi e colline erbose.
Harry non riusciva a vedere Ron
ed Hermione ma sapeva che i due lo seguivano a breve distanza perché poteva
sentire i guizzi d’aria prodotti dalle loro scope.
Stavano volando da circa mezz’ora
quando Edvige virò improvvisamente verso quello che sembrava un piccolo
agglomerato di case circondato da nient’altro che verde campagna e boschi.
Harry atterrò ai margini di
quello che un tempo doveva essere stato un orto e che ora era interamente
coperto da piante infestanti.
<< Ron? Hermione?>>
chiamò guardandosi intorno in cerca dei suoi amici e tornando finalmente
visibile.
Hermione comparve ai piedi di un
albero tenendo
la Tornado in una mano e nell’altra impugnava la bacchetta con cui
aveva annullato l’incantesimo di Disillusione.
Di Ron ancora nessuna
traccia.
<< Dov’è Ron?>>
chiese Harry avvicinandosi alla ragazza marciando sulle piante infestanti.
<< Non lo so>>
rispose lei voltando la testa a destra e a sinistra.<< È partito prima di
me, quindi dovrebbe essere atterrato nel momento in cui tu toccavi
terra>>.
Harry sbuffò preoccupato.
<< Ron!Ron!>> chiamò urlando a squarciagola.
<< Sssttttt! Calmati
Harry!>> gli disse Hrmione a bassa voce afferrandogli una spalla. <<
Così ti sentiranno tutti! Non c’è motivo di allarmarsi, sarà atterrato da
qualche altra parte qui intorno>>.
<< Lo sapevo che non
avreste dovuto venire con me!>> scattò Harry avanzando verso una strada appena
visibile tra il groviglio intricato di piante.<< Potrei essere seguito e
attaccato in qualsiasi momento e…>>.
<< E non saresti
solo>> lo rimbeccò Hermione alzando gli occhi al cielo.
La stradina dell’orto conduceva a
quella che sembrava essere la via principale di Godric’s Hollow sulla quale si
affacciavano una decina di case dalle facciate squadrate con finestre lunghe e
strette e tetti spioventi che
toccavano quasi il terreno.
Nessuno si aggirava sul
marciapiede di pietra e tutto sembrava tranquillo e ordinato, persino il cane da
guardia che videro passando davanti al cancello della seconda abitazione restò
in silenzio, seduto sulle zampe posteriori e con occhi attenti ad ogni movimento
dei ragazzi.
<< Siamo sicuri che questo
è il paese che stiamo cercando?>> chiese Hermione guardandosi intorno
sorpresa. << Questo è Godric’s Hollow?>>.
Edvige volò sopra le loro teste
tubando e svoltò dietro l’ultima casa dove scomparve alla loro vista.
<< Non sbaglia mai>>
disse Harry indicandola.
Avanzarono ancora diretti nella
direzione suggerita dalla civetta e alla fine della strada si fermarono.
A destra, nascosta dalle piante e
dall’edera che la ricopriva quasi interamente, c’era una casa abbandonata e
distrutta per metà.
Harry restò immobile a fissarla
come incantato nonostante assomigliasse ad una delle tante abitazioni che aveva
visto a Privet Drive prima d’allora.
Il prato davanti alla casa era
disseminato di mattoni e legno e altri piccoli oggetti che dovevano appartenere
al lato sinistro della casa che ora non esisteva più e
il cancello di legno che
circondava la dimora era marcio e abbondante muschio verde e umido cresceva
sulle assi che spuntavano dal terreno.
<< Que…questa era casa
tua?>> domandò Hermione timidamente guardando Harry.
<< Io credo di sì>>
rispose il ragazzo senza staccare gli occhi di dosso all’abitazione. <<
Non mi ricordo>>.
<< Harry!
Hermione!>>.
I due si voltarono fulminei alle
loro spalle dove videro Ron che correva verso di loro reggendo la scopa tra le
mani. << Non riuscivo più a trovarvi>> disse ansimando per la corsa.
<< Ma dove vi eravate….>> la sua voce si spense alla vista
dell’edificio.<< Caspita>>.
<< Io entro>>
annunciò Harry pspingendo sulla spranga di ferro che era stata messa all’entrata
del cancello contro gli eventuali profanatori. Quella si sganciò e cadde a terra
con un tonfo sordo.
I tre ragazzi avanzarono tra le
macerie del giardino ed arrivarono di fronte alla porta principale, rimasta
incredibilmente intatta.
<< Non si apre>>
disse Ron dopo aver spinto il pomello di ottone.
Hermione tese la bacchetta
davanti a se e pronunciò << Alohomora!>>.
La serratura si sbloccò con un
cigolio metallico e la porta si socchiuse di qualche centimetro.
Harry rimase a guardare per
qualche secondo, poi la spalancò del tutto ed entrò in quello che restava della
casa, seguito dai suoi amici.
L’entrata era spoglia e il
pavimento piastrellato era percorso da profonde crepe che salivano fino al
soffitto incrostato.
<< Questo posto crollerà
del tutto prima o poi>> disse Ron parlando sottovoce.
Harry si guardava attorno, in
cerca di qualcosa che gli facesse tornare in mente il passato vissuto con i suoi
genitori in quella casa, ma più si sforzava di trovare un oggetto o una stanza
familiare più i pensieri nella sua mente sfumavano nel nulla.
I ragazzi oltrepassarono un
tavolo dalle gambe spezzate ed entrarono in una stanza che, a giudicare
dall’aspetto, doveva essere stato il soggiorno.
La carta da parati era scollata
in più punti del muro e chiazze di muffa scura crescevano ovunque anche grazie
all’umidità che donava un odore acre a tutta la dimora.
Due divani coperti interamente da
polvere e ragnatele erano stipati lungo la parete e nascondevano quello che
doveva essere stato un caminetto in muratura ora crollato e un pianoforte del
colore dell’ebano era rovesciato su se stesso al centro della stanza, ma quello
che colpì Harry fu un piedistallo
di vetro posto vicino alla finestra che dava sul prato incustodito da tempo.
L’oggetto in questione era
formato da una piccola colonna di vetro verde e affusolata che saliva verso
l’alto e terminava in una base piatta e ovale sulla quale era appoggiata una
pietra rotonda screziata di blu e rosso che rifletteva la cupa luce proveniente dalle assi delle finestre
rotte.
<< Che cos’è?>>
chiese Hermione fissando l’oggetto con interesse. << Un
soprammobile?>>.
<< Non lo so>>
rispose Harry distratto. << Non ho nessun ricordo >>.
Il ragazzo allungò le mani per
afferrare la sfera, ma quando le punte delle sue dita la sfiorarono appena, fu
come percorso da una scarica di corrente elettrica che lo tramortì.
Tutto diventò bianco intorno a
lui.
Respirava a fatica.
L’intensa luce andò pian piano
affievolendosi, ma Harry rimase fermo, immobile,in ascolto e con gli occhi
chiusi. Nessuno si muoveva e l’unico rumore che udiva era un leggero crepitare
alle sue spalle. Il ragazzo aprì lentamente gli occhi e si ritrovò nel salotto
della sua vecchia casa dove pochi istanti prima aveva toccato la pietra, ma ora
tutto era cambiato.
La stanza era pulita e ordinata,
ai muri erano appese mensole cariche di tomi voluminosi e il pianoforte
risplendeva lucido al centro, su un tappeto dai colori sgargianti e dalle forme
geometriche.
Il fuoco scoppiettava allegro nel
camino in muratura, i divani erano girati verso di esso e impedivano a Harry di
vedere chi vi sedeva.
Dove si trovava e soprattutto
come faceva ad essere nella stessa stanza che un attimo prima aveva visto
abbandonata e che ora sembrava tornata di nuovo in “vita”?
Guardò verso il piedistallo di
vetro, ma la pietra era sparita e al suo posto c’era un piccolo vaso di ceramica.
Harry provò a toccarlo ma era
come se non sentisse nulla al contatto della sua pelle contro l’oggetto.
“ Dove mi trovo?” si chiese
cominciando a temere il peggio. “Dove sono finiti Ron ed Hermione?”.
<< Dormi,
dormi…mmmmmm>>.
Qualcuno cominciò a canticchiare
sottovoce una ninna-nanna. Una voce melodica e allo stesso tempo sicura e
premurosa che ad Harry risultava molto familiare.
Era la voce di una donna e
proveniva dal divano posto davanti al fuoco.
Il ragazzo si avvicinò
lentamente, qualunque cosa lo spingesse in quella direzione era molto più forte
del timore e della diffidenza.
“Una trappola? Sì, deve essere
tutta un’illusione”
Harry raggirò il sofà e quando
arrivò abbastanza vicino da riconoscere il viso della donna rimase stordito e un
nodo invisibile gli strinse la gola soffocando il suo respiro già strozzato.
<< Mamma>> mormorò
con voce tremante e lontana.
Lily Evans era proprio lì,
davanti a lui, e cullava tra le braccia un bambino non più grande di un
anno.
<< Mamma?>> ripetè
Harry confuso, ma non ricevette alcuna risposta.
L’improvviso suono di un
campanello fece alzare la donna dal divano e sul suo viso dolce ora erano
dipinti paura e agitazione.
Harry la seguì all’ingresso, ma
lei non parve accorgersi minimamente della sua presenza.
Appostato dietro la porta c’era
un uomo che teneva il pomello nella mano destra ed era indeciso se aprire o
meno.
James si voltò verso sua moglie
con il viso stanco e preoccupato. << Forse è qualcuno dell’Ordine>>
sussurrò.
<< Non possiamo
saperlo>> rispose sua moglie.
<< Un nemico non suonerebbe
alla nostra porta>> disse l’uomo tornando a fissare il pomello.
<< Ma potrebbe essere una
trappola>> insistette Lily.
Il campanello suonò di nuovo e
questa volta più a lungo.
James sospirò teso e spalancò la
porta stringendo nella mano sinistra la bacchetta.
Sulla soglia buia non c’era
nessuno , ma ad un tratto la porta venne richiusa e un rumore di passi riempì
l’ingresso vuoto.
<< Ci stavamo
preoccupando>> disse James tornando calmo e guardando un punto impreciso
davanti a lui
<< Sì, avrei fatto meglio a
materializzarmi in casa, ma sarei stato scortese a turbare la vostra
intimità>> rispose la voce di un uomo che risuonava tranquilla e che
infondeva sucurezza.
Harry era sicuro di conoscerla e
di averla sentita innumerevoli volte ma non era certo di ciò che stava per
vedere.
<< Ora sei al sicuro, puoi
toglierti il mantello>> disse James sorridendo.
Il mago comparve tenendo stretto
tra le mani il mantello dell’invisibilità, lo stesso che apparteneva ad
Harry.
Silente sorrise facendo un breve
inchino verso Lily. << Buonasera signora>> disse con voce cortese e
occhi intelligenti che luccicavano dietro gli occhiali a mezzaluna.
La donna ricambiò il sorriso.
<< Ciao Albus, spero che tutto sia andato bene>>.
<< Sì, si è risolto nel
migliore dei modi, grazie anche a questo mantello>> rispose il mago con
cortesia porgendo l’indumento a James.
<< No, tienilo tu>>
disse l’uomo mettendo le mani in avanti. << Serve più a te che a noi ora
che non siamo tra l’Ordine>>.
Silente chinò il capo come segno
di ringraziamento. << Mi dispiace James, ,ma dovete restare in questa
casa, è per la vostra sicurezza e quella di Harry>>.
<< Capisco>> disse
l’uomo annuendo. << Tu credi fermamente in quella profezia, ma se fosse
tutto falso?>>.
<< È per questo che ho
scelto questa precauzione, dovete restare al sicuro finché le acque non si
saranno calmate>>.
<< E quando
Silente?>> chiese James aggrottando la fronte. << È ormai quasi un
anno che Voldemort cerca di assumere il controllo del Ministero e non mollerà
prima di veder cadere ogni singolo mago esistente!>>.
<< La nostra unica
speranza, secondo la
Profezia; è riposta in tuo figlio ed è per questo che dovete
rimanere…>>.
<< Non è più un fatto di
segretezza!>> ribattè James alzando la voce. << Abbiamo riposto in
Peter la nostra attuale posizione, non è lui che mi preoccupa in questo momento,
ma non voglio vedere mio figlio crescere con gente che riporrà in lui false
speranze!>>.
< Ti capisco James, ma non c’è
affatto bisogno di urlare>> disse Silente con sguardo severo ma in tono
calmo. << C’è un modo per proteggere tuo figlio dal Signore Oscuro e da
qualsiasi altro male, ma avrà una durata limitata>>.
<< E quale sarebbe questo…
questo modo?>> chiese James incrociando le braccia.
Silente esitò prima di
rispondere. << Lily>> furono le sue semplici parole.
<< Lily?>> chiese
James spalancando gli occhi sorpreso.
<< Sì>> continuò
Silente. << Deve proteggere Harry con l’amore che prova, in qualsiasi
momento e aimè, in caso di morte così che possa essere una barriera
impenetrabile al male. Voldemort non conosce questo enorme e profondo
sentimento, perchè non ha mai avuto la possibilità o non l’ha mai voluto, ma
rimane il fatto che risiede in tutti noi, a volte assopito, ma pur sempre
vivo>>.
James restò impassibile dopo
quella spiegazione e Lily strinse a se il bambino addormentato.
Silente si avvicinò alla donna e
accarezzò il bambino addormentato sulla fronte liscia, senza la traccia di una
cicatrice.<< Lo farai Lily?>>.
<< Per il mio bambino
questo ed altro>> rispose la donna con decisione. << Lo
prometto>>.
Tutto tornò di un bianco
abbagliante intorno ad Harry ,e il ragazzo si coprì gli occhi con il braccio,
mentre la sua testa tornava a vorticare e a fargli male.
Sentì un forte rumore simile a un
botto assordante e si ritrovò davanti alla porta d’ingresso della stessa
dimora.
Si guardò intorno e scoprì che la
parte sinistra della casa era intera, nessun segno di distruzione, nessuna cosa
fuori posto.
Il cielo era sereno e la luna
piena illuminava il cortile, dove un lieve vento faceva frusciare il tappeto di
foglie secche come sussurri umani.
Un urlo squarciò la notte, un
urlo tremendo,pieno di paura e poi dal secondo piano la voce di una donna gridò
disperata. <>.
<< No!>> urlò il
ragazzo in giardino riconoscendo sua madre. << Nooooo! Lasciala
stare!>>.
Harry cominciò a correre, ma non
aveva fatto più di due passi quando Silente comparve dal nulla davanti a lui.
<< Professore si sbrighi!
Mia madre!>> lo supplicò il ragazzo tirandogli una manica della veste, ma
senza tuttavia sentirne il contatto.
Albus non lo degnò di uno sguardo
e al contrario, posò gli occhi sulla porta socchiusa della casa.
<< Dannazione!>>
imprecò diventando ad un tratto furioso in volto e avanzando con passo deciso
verso l’uscio.
<< Non c’è tempo
professore! Deve smaterializzarsi, deve raggiungere mia madre in tempo, la
prego!>>.
A quanto sembrava, Silente, non
si era accorto del pericolo imminente che correva la donna, tuttavia,entrò in
casa senza bussare e, oltrepassato l’ingresso, prese a salire di corsa le
scale.
Fu a metà dei gradini che il
professore si fermò di colpo a fissare qualcosa davanti a se.
Harry si avvicinò lentamente e
scoprì il corpo di suo padre, riverso a terra, immobile, con gli occhi sgranati
e spenti, la bacchetta spezzata vicina al braccio.
“ No, io non voglio, io…..” pensò
Harry. “ Io non voglio rivedere qui momenti”.
Silente si chinò sull’uomo e gli
chiuse gli occhi mormorando qualcosa. Fu in quel preciso istante che furono
scandite le parole maledette che avrebbero decretato il suo terribile destino :
<< Avada Kedavra!>>.
Il secondo
piano fu illuminato per un istante da una mortale e tremula luce verde.
<< No,
no!>> urlò Albus alzandosi e scomparendo d’un tratto con uno schiocco.
Harry
continuò a salire le scale e trovò subito la stanza che cercava.
Lord
Voldemort era chino sul corpo di sua madre che stringeva ancora tra le braccia
il bambino avvolto in una coperta.
L’improvvisa
comparsa di Silente,al centro della stanza, aveva sorpreso il Signore Oscuro che
se ne stava immobile con la bacchetta stretta in pugno.
I due si
fissarono a lungo senza far caso ad Harry che ora si trovava a pochi centimetri
di distanza dal professore.
<< Che
cosa hai fatto Tom?!>> disse Silente guardando torvo il mostruoso viso di
Voldemort.
<< Non
chiamarmi Tom>> rispose lui con voce melliflua.
<< Tu
ti chiami Tom, ma per te è difficile ricordare chi eri e chi resti>>
insistette Albus con decisione.
<< Ti
ho detto di non chiamarmi così e poi non sei il benvenuto >> disse il
Signore Oscuro squadrandolo con occhi che sembravano braci ardenti.
<< Perché ha ucciso questa
donna?>>.
<< Non
sono affari tuoi>>.
<< E
ora che farai? Ucciderai anche il suo bambino?>>.
Voldemort
guardò il piccolo Harry che piangeva dimenandosi tra le braccia della donna.
<< Ho intenzione di uccidere anche lui, sì>> ammise.
<<
Vieni con me, Tom, c’è ancora una briciola di bene in te, sento che sei
recuperabile>>.
<< Non
dirmi quello che devo fare Silente, so decidere benissimo da solo!>>.
<<
Guarda cosa sei diventato! Uno spietato assassino, ma non è questo che desideri,
non è questo, il potere ha corroso il tuo…>>.
<< Non
sarai venuto a farmi la predica!>> urlò seccato Voldemort. << Ho una
questione da portare a termine e tu non mi impedirai di fare quello che sto per
fare>>.
<< Sei
arrivato al punto di voler uccidere un bambino, Tom>> incalzò Silente.
<< Non ti rendi più conto delle tue spregevoli azioni>>.
<< Oh!!
Tu sbagli Silente, questo è un bambino speciale tu non immagini
nemmeno….>>.
<< Cioè
sarà il solo che potrà sconfiggerti una volta diventato adulto?>>.
<< E
così sai della profezia>> ghignò Voldemort.
<<
Certo, ero presente, come ti avrà riferito uno dei seguaci>>.
<<
Questo non ti riguarda Silente>>.
<< Hai
ragione Tom, ma ripeto, tu non alzerai un dito su questo bambino>> disse
Albus in tono calmo ma deciso.
<<
Sarai tu a fermarmi?>> chiese Voldemort più stizzito che mai.
<<
Sì>> rispose Silente risoluto.
Voldemort si
erse in tutta la sua altezza. << È questo che vuoi?!>> urlò con il
viso contratto in una smorfia di puro odio. Puntò la bacchetta alla sua destra e
dalla punta partì un getto bianco che colpì la parete, mandandola in
frantumi.
<<
Smettila Tom!>> urlò Silente con rabbia. << Non è distruggendo la
casa che riuscirai ad evitarlo e ad intimorirmi!>>.
<< Io
non eviterò niente! Farò soltanto ciò che va fatto!>>.
Il piccolo
Harry piangeva disperato a terra, ma si teneva ancora stretto al corpo senza
vita di sua madre.
Albus abbassò
lo sguardo e lo vide; per qualche secondo restò immobile, come se stesse
architettando qualcosa, poi, quando alzò di nuovo la testa, i suoi occhi
brillarono ma il volto restò impassibile. << Bene>>.
<< Bene
cosa?>> disse Voldemort
furente.
<<
Uccidilo pure>> rispose
Silente indietreggiando di qualche passo. << Se ne sei capace>>.
<<
Io…io esserne capace?>>
<<
Possiedi il coraggio di uccidere un bambino? Bene, allora fallo>>.
Voldemort
proruppe in una risata fragorosa e tremenda.<< Tu stai cercando di
fregarmi, cosa c’è che dovrei sapere?>>.
<<
Nulla>> rispose Silente serio.
<< Sai
che potrei vederlo nella tua mente…>>.
<< Non
scopriresti nulla e poi non ci riusciresti, Tom>>.
<< Un
attimo fa saresti morto per salvare questo bambino ed ora vuoi che lo
uccida?>>.
<<
Sì>> fu la semplice risposta.
<<
Ormai ho imparato a conoscerti Silente, non puoi mentirmi>>.
<<
Uccidilo Tom e falla finita, non era quello che volevi?>>.
<< Hai
in mente qualcosa>>.
<> disse
Albus alzando improvvisamente la voce.
<< Io
non prendo ordini da nessuno>> rispose Voldemort con sguardo feroce.
<<
Uccidilo e falla finita o preferisci raggirare la profezia?>>.
Lo sguardo di
Voldemort andò dal volto severo di Silente a quello del bambino rigato dalle
lacrime.
<<
Uccidilo Tom>>.
<<
Smettila di chiamarmi Tom!>>.
<< Tu
hai paura>> lo accusò Albus.
<< Io
non ho paura di nessuno!>>.
<<
Allora fallo!>>.
<<
Smettila!>>.
<<
Uccidilo!>>.
<< Io
non…>>.
<< Sei
un codardo Tom!>>.
<<
Basta!>>.
<<
Uccidilo!>>.
<<
Avada Kedavra!>>. Dalla punta della bacchetta di Voldemort partì un guizzo
di luce verde abbagliante che colpì il bambino a terra.
Un’aurea
lucente si creò intorno al piccolo Harry che continuava a piangere imperterrito,
poi un esplosione fragorosa si espanse dal corpicino e colpì Voldemort in pieno,
senza preavviso, mandando in frantumi i vetri della finestra con il suo potente
boato.
Il Signore
Oscuro venne catapultato all’indietro e cadde battendo il viso a terra, dove vi
rimase senza più muoversi.
Silente,
rimasto con la schiena contro la parete, guardò il cadavere con sguardo
impassibile. << Hai sfidato una cosa più grande di te, che sottovalutavi,
Tom>>.
L’uomo
raccolse il bambino da terra e lo depose nella culla. Sulla fronte del piccolo
Harry era ora delineata una cicatrice a forma di saetta che risplendeva di un
tetro bagliore mentre le lacrime gli scorrevano sulle guance.
Silente lo
guardò con apprensione quando l’improvviso rombo di una moto sotto casa non lo destò da qualsiasi congettura
stesse facendo.
<< A
presto Harry>> disse triste, e così facendo si caricò il corpo di Voldemort sulla spalla e si dissolse
nel nulla.
La stanza
venne invasa da un bagliore accecante proprio mentre la voce di Sirus gridava
dal pianterreno i nomi di Lily e James.
<<
Harry! Harry>> gridava Hermione preoccupata stringendogli il braccio così
forte da fargli male.
<<
Fagli un po’di spazio>> le consigliò Ron con la voce impaurita.
Harry li
vedeva come ombre sfocate e non riuscì subito a capire dove si trovava.
Sì alzò a
sedere e vide che il vecchio salotto era ornato nel suo stato di abbandono.
<< Ci
hai fatto prendere un bello spavento>> gli disse Hermione più rilassata.
<< Dopo che hai toccato quella pietra sei caduto a terra con gli occhi
aperti e tremavi>>.
Harry guardò
l’oggetto indicato dalla ragazza, a pochi centimetri da suo braccio destro.
<< Che cos’è?>> chiesecon voce inespressiva.
<< Che
cosa vuoi dire?>>chiese Ron aggottando la fronte.
<< Ho
visto alcu...alcune cose del mio passato e di quello di Silente>> disse
guardando i suoi amici.
<< Che
cosa?>> disse Hermione spalancando gli occhi sorpresa.
Harry si
lanciò nella lunga descrizione di ciò che aveva appena visto, fin nei minimi
dettagli, dall’incontro dei suoi genitori con Silente, fino alla maledizione di
Voldemort.
<<
Quella pietra era stata messa lì da Silente per te Harry >> disse
Hermione. << Sapeva che saresti venuto qui un giorno>>.
<< Sì,
credo di sì>> rispose il ragazzo passandosi una mano tra i capelli.
<< Perché non mi ha mai detto di essere stato lui a spingere Voldemort ad
uccidermi?>>.
<< Ma
lui lo sapeva no?>> disse Ron. << Silente sapeva che tua madre ti
aveva protetto e che la maledizione no sarebbe funzionata>>.
<<
Quella pietra doveva essere una sorta di Pensatoio Harry>>.
<< Ma
non si possono immettere i propri ricordi in un qualsiasi oggetto>>
ribattè Harry seccato.
<< Non
possiamo saperlo con sicurezza, forse Silente ha trovato un modo>> suppose
Hermione insicura.
<< Già,
forse>> mormorò Harry. Quello che lo turbava di più era la continua, fissa
immagine del corpo di sua madre disteso a terra.
“ Non doveva
mostrarmelo”. Sentì la rabbia montargli dentro, una sconfitta amara. “Perché non
è arrivato prima per salvarli!”. Sapeva che Silente aveva fatto il possibile, ma
sapeva che i Potter correvano il rischio di essere scoperti e allora perché non
aveva ingaggiato qualcuno per proteggerli? “ Ho bisogno di risposte”.
<< Ed
ora?>> chiese Ron allargando le braccia.<< Cosa fare…>>.
<<
Avete sentito?>> lo zittò improvvisamente Hermione afferrandogli un
braccio.<< C’è qualcuno>>.
Harry si
voltò appena in tempo per vedere un’alta figura sbucare dall’ingresso. <<
Harry Potter?>> domandò un uomo dal viso scarno avvicinandosi.
<<
Sì>> rispose Harry fissandolo impietrito.
<<
Finalmente>> disse l’uomo sorridendo. << Ti stavo
aspettando>>.
.
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Capitolo 7 *** Colpo al Parlamento ***
Capitolo
7
Colpo al Parlamento
Londra. Il sole splendeva alto
sul Palazzo del Parlamento e il Big Ben annunciava con lunghi e profondi
rintocchi le tre del pomeriggio.
Il Primo Ministro assisteva, nel
suo ufficio, alla riunione che si stava protraendo più previsto.
<< Il fatto è che stanno
accadendo cose strane ovunque>> disse il rappresentante di uno stato
straniero. << Morti misteriose, crolli di palazzi, esplosioni in luoghi
affollati e per di più non riusciamo a risalire a nessun criminale o
omicida>>.
Il Primo Ministro Inglese abbassò
lo sguardo, imbarazzato. “Se sapessero”.
Apparentemente era l’unico in
quella stanza a conoscere la verità, informazioni che dovevano rimanere segrete
qualunque cosa fosse accaduta,ma che in quel momento rappresentava più una
questione fastidiosa, degenerata nel caos assoluto.
Fin dal primo giorno della sua
carica da Ministro aveva dovuto accettare il fatto che esistesse un mondo magico che viveva
integrato e all’oscuro delle persone “normali” come lui preferiva definire.
Appena un anno prima aveva
ricevuto la nefasta visita di Cornelius Caramel, ex Ministro della Magia, che
portava con se notizie tutt’altro che fiduciose. Un certo Lord Voldemort, nemico
temuto dalla comunità magica e creduto morto, era risorto in qualche strano modo
e ora seminava il panico in tutto il paese e non solo, distruggendo e uccidendo
qualunque cosa capitasse sul suo cammino.
Il Ministro Inglese aveva così
dovuto vedersela con innumerevoli problemi, a partire dal crollo del ponte di
Brockdale in cui avevano perso la vita innumerevoli persone e dei quartieri
devastati nel West Country ad opera di un gigante.
Tutto era stato messo a tacere
dagli incantesimi di memoria che alcuni membri del Ministero della comunità
magica avevano applicato sui testimoni stravolti dalla visione del mostro di
dimensioni abnormi; in questo modo il Primo Ministro si era trovato ad
affrontare proteste sul malfunzionamento del suo Governo.
<< Potremmo collegare le
esplosioni ad attacchi terroristici?>> chiese un membro del Consiglio.
<< Impossibile>>
rispose un agente della sicurezza nazionale. << Avremmo trovato tracce, ma
la pista che stiamo seguendo non porta da nessuna parte, nessuna persona
sospetta e i testimoni sembrano inesistenti>>.
Il Primo Ministro si rigirò i
pollici nervosamente e scrutò i membri della riunione schierati intorno a lui,
sperando che non ponessero altre domande e mettendo così fine alla riunione.
Dentro di se aveva il frenetico
desiderio di spifferare tutto, ma sapeva che non gli avrebbero creduto e che lo
avrebbero scambiato per un pazzo o peggio avrebbe perso la sua carica.
Il suo sguardo cadde su Kingsley
Shacklebolt, il mago sotto copertura che aveva il compito, secondo il Ministro
della Magia, di sorvegliarlo dai pericoli che correva durante le ore
lavorative.
L’uomo se ne stava in disparte,
appoggiato al muro e noncurante della discussione che stava proseguendo
nell’ufficio, gli occhi ridotti a fessure, lo sguardo incollato sulla finestra
di fronte.
Il Primo Ministro decise di
averne abbastanza e si alzò deciso
dalla sua comoda sedia di pelle.
<< Dobbiamo garantire la
sicurezza di ogni singolo cittadino>> disse battendo le mani sulla
scrivania di legno scuro.<< Io stesso mi impegnerò ad
attuare..>>.
<< Bloccate la porta!
Bloccate quella maledetta porta!>>.
La voce di un uomo urlò in
qualche parte dell’edificio e il grido fu seguito da un botto assordante e dal
rumore di vetri infranti.
<< Cosa succede?>>
chiese il Primo Ministro preoccupato.
La porta dell’ufficio si aprì
improvvisamente ed entrò una guardia della sicurezza. Aveva il fiato corto, il
volto paonazzo e una pistola stretta in mano. << Non vi muovete da qui!
Qualunque cosa accada non muovetevi!>> disse con voce affannata, poi sparì
di nuovo chiudendo la porta con un sonoro scatto.
<< Insomma! Qualcuno vuole
dirmi che succede?!>> urlò il
rappresentante dello stato americano alzandosi in piedi con aria
impaurita.
Il Primo Ministro scosse la testa
con gli occhi fuori dalle orbite. << Non lo so nemmeno io>> disse
con voce persa nel vuoto.
Shacklebolt si lanciò verso di
lui e lo afferrò per un braccio. << Qualunque cosa accada rimanga dietro
di me>> disse con voce autoritaria.
<< Io…io non ho bisogno, ho
una squadra speciale che può proteg..>>.
Due colpi di pistola
riecheggiarono in uno dei corridoi del palazzo.
<< Le vostre armi non li
fermeranno! Rimanga dietro di me!>> ordinò di nuovo Kingsley questa volta
con più fermezza.
Altri tre colpi di pistola e urla
confuse, poi tutto si fermò di colpo, immobile e silenzioso come mai.
Il Ministro smise di respirare e
guardò il mago davanti a lui che aveva tirato fuori dalla giacca quella che
doveva essere una bacchetta di legno lucido e nero.
La porta esplose in una
moltitudine di schegge che si riversarono in tutta la stanza come proiettili
folli; uno dei rappresentanti si afferrò la spalla trafitta da uno spuntone di
legno.
Quattro figure vestite di nero e
con i visi celati dietro a sinistre maschere entrarono nella stanza marciando
decisi verso il Primo Ministro.
<< Levati di mezzo>>
disse il primo Mangiamorte con voce crudele ergendosi minaccioso su
Shacklebolt.
L’uomo non si mosse, piantò i
piedi a terra e ostentò uno sguardo fiero e sprezzante. << Che cosa
volete?>> chiese con voce decisa.
I Mangiamorte si scansarono di
lato per far entrare una quinta persona che indossava una lunga veste scura che
strascicava sul pavimento di lucido marmo. Il suo volto era una maschera di un
verde acido dai riflessi metallici, contorta in un ghigno malvagio.
L’espressione di Shacklebolt si
fece d’un tratto impaurita e il suo viso sbiancò, ma restò fermo sulle proprie
gambe, pronto a smaterializzarsi portando con se il Ministro verso un luogo
sicuro.
Aveva appena afferrato la manica
della giacca dell’uomo quando un Mangiamorte, capite le sue intenzioni, si
slanciò in avanti e gli spedì contro un Pietrificus Totalus.
Kingsley cadde a terra come un
sasso, colpito dall’incantesimo, con il corpo rigido e colto da improvvisi
spasmi.
I Mangiamorte risero divertiti
dalla situazione, ma ad un cenno della mano della quinta persona, smisero subito
e si ricomposero immediatamente.
Lo sguardo terrorizzato del Primo
Ministro andava dalle cinque persone che erano appena entrate a Shacklebolt,
disteso ai suoi piedi. Quando trovò le parole per parlare, la sua voce
tremò:<< Co..cosa volete?>>.
La quinta, misteriosa figura si
fece avanti ed ergendosi in tutta la sua altezza, tese le lunghe e affusolate
dita verso la maschera che gli copriva il volto e la tolse, rivelando la
ripugnante natura del suo viso cereo e serpentesco.
Gli occhi incandescenti di
Voldemort erano fissi sul Ministro e i suoi lineamenti erano contorti in un
ghigno beffardo. << Io non voglio, pretendo>> disse in un
sussurrante sibilo.
<< Non vi muovete!>>.
La guardia di sicurezza, nascosta dietro i membri della riunione, balzò al
centro della stanza e puntò la sua Magnum contro l’essere, incurante del
pericolo che correva.
<< Spara inutile
Babbano>> lo provocò Voldemort sprezzante.
L’agente rimase immobile, la
fronte imperlata di sudore e il respiro corto.
<< Molto bene>>
continuò il Signore Oscuro estraendo dalla veste la bacchetta. << Visto
che non ti decidi….ti punirò io per la tua sventatezza>>.
La guardia strinse con entrambe
le mani l’arma e premette il grilletto tre volte.
Tutto avvenne nel giro di pochi
secondi. I proiettili non raggiunsero mai Voldemort, ma si fermarono a
pochi centimetri dal suo scarno viso, bloccati da una forza invisibile.
Il mago digrignò i denti e con
ferocia lanciò una delle Maledizioni Senza Perdono.
<< Crucio!>> urlò
scandendo le parole con determinazione. La guardia si accasciò a terra,
contorcendosi e gridando dal dolore lancinante che lo aveva colpito in pieno.
Svenne prima che Voldemort interrompesse la tortura.
<< Che questo sia di
esempio a tutti coloro che hanno in
mente azioni avventate contro di me>> disse guardando torvo i membri della
riunione . << Ed ora torniamo a noi>>.
Voltò lentamente la testa verso
il primo Ministro: << Lei deve essere il Ministro Babbano>> disse
tornando a ghignare. << Io non ho bisogno di presentazioni, già da
tempo,credo, Scrimgeur e Carammel le abbiano detto del mio ritorno>>.
Il Ministro annuì, ma le sue
ginocchia tremarono involontariamente dopo aver visto ciò di cui era capace di
fare.<< N…non capisco il motivo per cui lei è qui>>.
Voldemort rise crudelmente.
<< Bene, veniamo al dunque>> disse riponendo la bacchetta nella
manica della veste. << Voglio che ogni singolo Babbano di questo pianeta
sappia della comunità magica che si nasconde già da troppo tempo e
naturalmente,di me>>.
<< Io… io non so come posso
esserle d’aiuto>> balbettò il Ministro.
<< Crede che non abbia
pensato anche a questo?>> disse Voldemort alzando leggermente la voce.
<< Portatelo via>> ordinò rivolto ad uno dei suoi seguaci.
<< Signore, che facciamo
con quell’altro?>> chiese il Mangiamorte indicando Kingsley.
<< Per quel che mi riguarda
non ha nulla a che fare con i miei scopi ed è stato anche di intralcio>>
disse Voldemort sbrigativo. << Uccidetelo>>.
<< No, non potete
farlo!>> gridò il Primo Ministro, mentre veniva trascinato via.
Il Mangiamorte si avvicinò al
corpo immobile di Shacklebolt e con una punta di divertimento nella voce gridò:
<< Avada Kedavra!>>.
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Capitolo 8 *** Shawn ***
Capitolo
8
Shawn
<< Chi è lei?>>
chiese Harry che se ne stava ancora seduto a terra, con una gran confusione in
testa.
<< Scusate,ma per un
momento avevo pensato che fossero entrati degli estranei e quindi…>> disse
l’uomo lasciando cadere la mazza di legno a terra dove sollevò un nugolo di
povere grigiastra. << Avrei dovuto capirlo subito che era giunto il
momento>>.
<< Il momento di
cosa?>> si intromise Ron accigliato.
<< Dell’arrivo di Harry
naturalmente>> rispose l’uomo guardando il ragazzo e massaggiandosi il
viso dove cresceva una barba incolta.
<< Scusi ma lei chi è? E
come sa il mio nome?>> chiese Harry sbigottito.
<< Ti dirò tutto in un
luogo più appropriato, qui sta per cadere tutto a pezzi>> rispose l’uomo
guardando il soffitto ammuffito. << Venite>> disse agitando la
mano.
<< Io non mi muovo da
qui>> disse Harry rialzandosi ed estraendo la bacchetta. << Come
possiamo fidarci di lei se non sappiamo neanche il suo nome?>>.
<< Ti basti sapere che
conoscevo il vecchio Albus e mi fidavo ciecamente di lui, più di ogni altra
persona al mondo>> disse l’uomo fermandosi sullo stipite della porta.
Harry, Ron ed Hermione si
scambiarono uno sguardo sorpreso.
<< Anche il falso professor
Moody del quarto anno conosceva il professor Silente, ma alla fine abbiamo
scoperto che era un traditore >> disse Hermione rivolta ad Harry. <<
Come possiamo sapere se quest’uomo non abbia cambiato il suo aspetto con
la Pozione
Polisucco o sia sotto l’effetto di qualche
Maledizione?>>.
<< Astuta la
ragazza>> disse l’uomo sorridendo. << Ma forse vi deluderà sapere
che io sono un semplice Maganò>>.
Harry rimase perplesso dopo
quell’affermazione e tuttavia trovò le parole di Hermione sensate.
<< Questo non significa
nulla>> disse deciso.<< Con o senza poteri potresti rappresentare in
qualche modo una minaccia>>.
<< Ma non lo sono>>
disse l’uomo ormai esasperato. << Venite con me e vi spiegherò alcune
cose>>.
Harry guardò nuovamente i suoi
amici, entrambi con un’espressione di scetticismo dipinta in volto.<<
Andiamo>> si decise alla fine.
<< Cosa?>> scattò
Hermione. << Ma Harry e se…>>.
<< Cosa dovrei fare
allora?>>la interrompè il ragazzo. << Non dovrei fidarmi più di
nessuno secondo te?>>.
Hermione gli afferrò il braccio.
<< Dico soltanto che non dobbiamo fidarci della prima persona che
incontriamo!>>.
<< Forse hai ragione ma se
è la verità che dice, allora io gli credo e poi non ho nulla da perdere, se non
volete venire potete anche tornarvene a casa>> disse Harry quasi
stizzito.
<< Su via!>> disse
l’uomo con voce squillante. << Naturalmente possono venire anche
loro>> disse indicando Ron ed Hermione.
La ragazza guardò Harry
imbronciata, poi sospirò delusa. << E va bene>>.
<< Perfetto!>> disse
l’uomo sfregandosi le mani. << La mia casa si trova a pochi metri da qui,
se volete seguirmi…>>.
I tre ragazzi avanzarono in coda
verso la porta d’ingresso e quando uscirono una leggera brezza tiepida
scompigliò i loro capelli.
Il cielo era rattoppato di
candide nuvole, ma un fulgido sole, all’orizzonte, irradiava le rovine della
casa con luminosi e splendenti raggi che trapassavano le ombre,
dissolvendole.
Harry guardò il quadrante
dell’orologio che teneva allacciato al polso sinistro: era appena scoccato il
mezzogiorno.
“ Caspita come corre il tempo”
pensò il ragazzo strabuzzando gli occhi.
Svoltarono l’angolo da cui erano
arrivati e si ritrovarono nuovamente nel viale costeggiato da alti e robusti
alberi.
<< Giornata tranquilla per
questi tempi buoi non trovate?>> chiese l’uomo voltandosi per guardare il
trio che lo seguiva a debita distanza.
Harry annuì in silenzio. <<
Non ci hai ancora detto il tuo nome>> incalzò.
L’uomo si fermò e senza voltarsi
disse sbrigativo:<< Shawn, mi chiamo Shawn>>.
<< Shawn eh?>> ripetè
Harry, ma quel nome non gli ricordava nulla.
Svoltarono un angolo e si
ritrovarono in un vicolo chiuso tra due case in muratura in evidente stato di
abbandono.
<< Questo paese è
antico>> disse Shawn guardando i tre ragazzi che fissavano le pareti
percorse da edera e muschio. << È stato fondato da…>>.
<< Godrick Grifondoro, lo
so>> finì Harry.
<< E quella è casa
mia>> disse l’uomo indicando una piccola abitazione costruita su quello
che si poteva definire un rialzamento del terreno.
La dimora aveva il tetto
spiovente, di un marrone scuro, e le pareti incrostate e sporche in più
punti.
Ad Harry fece venire in mente la
familiare Casata dei Black, quartier generale dell’Ordine della Fenice.
Nonostante l’aspetto della casa
non fosse dei migliori, il giardino era ben curato, attraversato da alte siepi
di pungitopo e da una moltitudine di piante dai colori sgargianti.
Shawn e i ragazzi attraversarono
il vialetto di ghiaia fino ad arrivare alla porta di legno massiccio.
<< Dove ho messo la
chiave?!>> disse l’uomo frugando nelle tasche. << Ero sicuro di
averla con me!>>.
<< Ahloomora>> disse
Hermione tenendo la bacchetta puntata sulla serratura che scattò
immediatamente.
<< Grazie>> disse
Shawn sorridendo. << Entrate, entrate prego>>.
Harry avanzò nell’ingresso
illuminato da una fievole luce proveniente da una finta lanterna appesa al muro
con un gancio.
<< Avanza un altro po’
Harry>> lo guidò Shawn. << Poi gira a sinistra, sulla parete c’è
l’interruttore>>.
Il ragazzo tentennò in avanti poi
tese il braccio e premette su un pulsante fosforescente.
La luce scaturì subito da un
lampadario di vetro, coperto da una fitta rete di ragnatele.
<< Scusate per il
disordine>> disse Shawn fissando il tavolo ingombro di ogni sorta di
oggetto. << Ma non mi sarei mai aspettato la vostra visita… beh…
accomodatevi>>.
Harry, Ron ed Hermione presero
posto sulle vecchie sedie traballanti poste ai quattro lati del tavolo e si
fissarono interrogativi.
<< Bene>> disse Shawn
mettendo a riscaldare la brocca del the su una stufa incrostata. << Ti
dicevo che mi aspettavo che saresti venuto, ad dire la verità sapevo già
tutto>> .
<< Come faceva a
saperlo?>> chiese Harry sempre più curioso.
<< Naturalmente me lo aveva
detto Silente, qualche tempo fa prima che…che…lo sai cosa è
successo>>.
<< Sì, ero lì>> disse
Harry abbassando lo sguardo sulla tovaglia verde.
<< Mi aveva detto che
saresti venuto un giorno, nella vecchia casa che era appartenuta per un po’ ai
Potter, per trovare delle risposte, non ha aggiunto di più, ma mi ha fatto
giurare che avrei vegliato sulla dimora e avrei impedito a chiunque di
entrare>>.
<< Ma purtroppo questa
mattina non è stato così, ero appena uscito per fare quattro passi e quando sono
passato davanti alla casa mi è preso un colpo quando ho visto la porta
aperta>> disse Shawn gesticolando.
<< Silente mi ha molto
parlato di te Harry>> continuò sorridendo. << Diceva che assomigli
molto ai tuoi genitori, naturalmente io non li ho mai conosciuti, mi sono
trasferito qui un anno dopo il fatto>>.
<< E Silente? Come faceva a
conoscerlo?>> chiese Harry appoggiando i gomiti sul tavolo.
<< Oh… mi ha tirato fuori
da un sacco di guai quando ero ancora ragazzo e avrei fatto qualsiasi cosa per
sdebitarmi>> rispose Shawn versando il the in una brocca di
porcellana.
<< Pranzerete con
me?>> chiese speranzoso.
Harry annuì, senza chiedere nulla
a Ron e ad Hermione, ma i due non ebbero nulla da obbiettare.
Il pasto fu fugace e a base di
bollito stantio e patate bollite, ma bastò a riempire lo stomaco di tutti.
<< Alla vostra
salute>> disse Shawn alzando il calice di vino verso l’alto. << E
ora un po’ di tv>>.
<< Lei ha una tv?>>
chiese Ron aggrottando le sopracciglia.
<< Perché è così
raro?>> chiese Hermione sarcastica.
<< Ahah! Sarò pur sempre un
Maganò, ma alcuni “lussi” della vita non posso evitarli>> disse l’uomo
prendendo il telecomando posto su una mensola.
<< Si è fatto tardi>>
disse Harry fissando l’orologio a parete << Dobbiamo andarcene>>
<< Ma mancano soltanto dici
minuti alle quattro Harry! Rimanete ancora un po’! Giusto per far compagnia ad
un povero vecchio>> disse Shawn.
Alla tv stavano trasmettendo un
vecchia fiction anni ’80 e le voci
giungevano indistinte all’orecchio di Harry.
<< E va bene, ma soltanto
altri dieci minuti>> disse tornando a sedersi comodamente.
L’immagine di un’attrice sullo
schermo si bloccò improvvisamente, poi tutto diventò nero e partì la sigla di
uno dei tanti telegiornali britannici accompagnata dallo slogan : “Edizione
Straordinaria”.
<< Cosa sarà accaduto
ora?>> disse Shawn esasperato. << Ormai ne trasmettono almeno uno al
giorno>>.
Di solito apparivano giornalisti
appostati sul luogo dell’incidente, ma sullo schermo ora c’era il Primo Ministro
dall’aria impaurita.
<< Dev’essere qualcosa di
grosso!>> disse Ron schizzando in piedi.
Il Ministro aprì la bocca, ma non
scaturì altro che suoni striduli, poi una voce lo incitò a proseguire.
<< Mi
dispiace….immensamente, ma devo farlo>> si decise infine con voce
tremante. << Le morti, le esplosioni e gli innumerevoli disastri accaduti
in questi giorni sono dovuti….a….a….ad una comunità che si nasconde ormai da
molto tempo tra noi….so che sarebbe difficile credermi, ma la verità è
questa>>.
<< Che cosa?!>> urlò
Harry balzando dalla sedia.
<< Il fatto è che… queste
persone sono estremamente pericolose e…. potrebbero anche trattarsi di
conoscenti o persone care, quindi sarebbe meglio diffidare di chiunque sia
estraneo e non appartenente alla vostra più stretta cerchia familiare>>
proseguì il Ministro. << Ripeto che questa comunità….fa uso della….della…
magia per compiere atti criminali e hanno abusato di noi anche in passato, da
sempre, cancellando la nostra memoria affinché nessuno abbia ricordo di ciò che
ha visto>>.
<< Questo non doveva
accadere! Ora si creerà il panico!>> sbraitò Shawn guardando la tv
stralunato.
<< Ora vi chiedo di
aiutarmi>> disse il Primo Ministro fissando qualcuno alla sua sinistra e
nascosto dall’occhio della telecamera. << Mi tengono in ostaggio e non
hanno intenzione di rilasciarmi! Sono al…>>.
La trasmissione venne interrotta
immediatamente e nella cucina di Shawn regnò il silenzio per alcuni minuti.
<< L’hanno
costretto>> disse Harry serrando i pugni sul tavolo. << Voldemort
l’ha costretto!>>.
<< Calmati, calmati
ragazzo….non puoi fare nulla>> disse Shawn battendogli una mano sulla
spalla.
<< Cosa accadrà
adesso?>> chiese Ron perso nei propri pensieri.
Hermione alzò le spalle con aria
depressa. << Chi può dirlo, nessuno potrebbe credergli e continuare la
propria vita, o al contrario, diffidare di chiunque e creare un barriera
impenetrabile e aggressiva verso tutti>>.
<< Dobbiamo andare
ora>> disse Harry con voce rabbugliata.
<< Non è da te restarsene
con le mani in mano, cosa cercherai di fare?>> gli chiese Hermione con
preoccupazione.
<< Contro questo non posso
niente>> rispose il ragazzo. << È giunto il momento di ricercare gli
altri Horcrux>>.
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Capitolo 9 *** Arresti Familiari ***
Capitolo
9
Arresti familiari
<< Loro non sono qui
Harry>> disse Shawn stringendogli la mano dispiaciuto. << I loro
corpi riposano ad Hogwarts, o almeno è quello che mi disse Silente>>.
<< Non ho mai visto tombe
ad Hogwarts….tranne la sua>> disse Harry chinando il capo, le sopracciglia
aggrottate.
<< È soltanto ciò che posso
dirti ragazzo, altro non so>>.
Harry annuì con un sorriso
sincero e fu grato dell’informazione. << È molto di più di ciò che mi
aspettassi>>.
Questo era stato il loro ultimo
dialogo prima di salutarsi e ripartire di nuovo verso la Tana.
Edvige guidò di nuovo il
gruppetto verso la destinazione predestinata, attraversando campagne e
sorvolando boschi incontaminati, tenendosi lontani dalla strada per evitare di
essere visti dai Babbani. Avevano evitato di gettare sui loro corpi
l’incantesimo di disillusione visto che il sole cominciava a calare e una
leggera nebbiolina saliva rapidamente dal terreno umido.
L’unica luce proveniente dalla
casa era quella della cucina e quando atterrarono la porta si aprì sbattendo
violentemente sulla parete della casa.
<< Oh! Santo cielo! Ero
tanto in pensiero!Mi farete morire un giorno o l’altro!>>. La signora
Weasley uscì strascinando le pantofole sul terriccio del sentiero.
<< Mamma lasciami!Sto
benissimo!>> disse Ron cercando di divincolarsi dall’abbraccio della
madre.
<< Ma dove siete stati fino
ad ora! Dopo quella notizia! Terribile!>> continuò piangendo
disperatamente passando ad Harry. << Ve ne andate in giro senza alcuna
pro…protezione….di questi tem..pi>>.
Infine strinse Hermione riducendo
il suo golf come se fosse appena uscito dalla lavatrice.
<< Stiamo più che
bene>> disse la ragazza. << certo un po’ sconvolti dopo l’annuncio
del Ministro Babbano…>>.
<< Immaginavo, anch’io dopo
la notizia avevo in mente di far tornare Jinny da Hogwarts, ma poi ho parlato
con la professoressa McGranitt tramite camino e mi ha rassicurato sulle misure
di protezione adottate quest’anno e quindi…>> disse la signora Weasley
ricomponendosi e raccogliendo i capelli dietro le spalle.
Harry non aveva dimenticato che
il primo settembre sarebbe ricominciata la scuola , ma avrebbe giurato che Jinny
non si dimenticasse di salutato prima della a partenza ed invece…. “ Tu hai
fatto lo stesso con lei” pensò il ragazzo sprofondando nel nero oblio del
pentimento.
.<< Forza entriamo in casa,
sono arrivati anche Fred e George>> esclamò Molly mostrandosi un po’ più
allegra.
I gemelli sedevano sul divano
nella cucina e fissavano con sguardo inespressivo la parete di fronte..
<< Che cosa avete ora voi
due?>> chiese Ron prendendo posto al centro del sofà.
<< Abbiamo deciso di
chiudere qualche giorno dopo quello che è successo>> rispose George
grattandosi stancamente il mento. << I ricavi si stanno abbassando di
questi ultimi tempi e l’unico buon affare che abbiamo fatto è stato quello dei
mantelli-scudo con il Ministero>>.
<< Ah siete tutti
qui?>>. Percy scese le scale due gradini alla volta e rischiò di
inciampare propriosull’ultimo.
<< Oh! Perce! Quando sei
arrivato?>> chiese la signora Weasley correndo verso il figlio.
<< Proprio ora, mi sono
materializzato di sopra>>. La voce di Percy suonava agitata e per nulla
piena di sé com’era di consueto.
<< Tutto bene?>> gli
chiese sua madre guardandolo preoccupata.
<< Si..si..solo che le
notizie di oggi, una mole di lavoro incredibile, deve essere la
stanchezza>> rispose evasivo il ragazzo passandosi una mano tra i
capelli.
<< Come l’ha presa
Scrimgeur?>> chiese Fred stiracchiandosi e schiacciando Ron contro il
cuscino.
<< Non bene, quello è
sicuro>> rispose Percy tornando incredibilmente quello di sempre. <<
Questo è un colpo basso che non si sarebbe mai immaginato anche se sa per certo
che Voldemort ha costretto il Ministro Babbano a dire la verità>>.
<< Tuo padre ha ancora
molto?>> chiese Molly guardando l’orologio appeso sopra il camino.
<< Sinceramente non l’ho
visto a lavoro>> rispose Percy. << Ma dovrebbe essere qui a
breve>>.
In quel momento risuonò un sonoro
crack e al centro della cucina apparve Arthur Weasley con il viso stanco e
smunto.
<< Caro, cominciavo a
temere che ti avessero trattenuto >> disse la signora Weasley baciandolo
sulla guancia.
<< Fortunatamente
no>> disse lui. Togliendosi
il mantello. << È un disastro, solo il reparto degli obliviatori e quello
della squadra speciale è rimasto attivo, ma non so cosa intendano fare visto che
ora tutto il mondo sa di noi e per cancellare il ricordo dalla mente di miliardi
di persone impiegherebbero mesi, addirittura anni e per di più i Babbani
cominceranno ad avere paura e a sospettare di tutti, è una cosa a cui non
avremmo mai pensato, Colui Che Non Deve Essere Nominato vuole creare il
panico>>.
<< E ci è riuscito…>>
aggiunse Harry guardando Arthur.
L’uomo annuì leggermente, ma
lasciò intuire che il ragazzo aveva centrato in pieno la questione.
<< Beh….possiamo solo
consolarci con una buona cena>> disse la signora Weasley puntando la
bacchetta verso una catasta di pentole ammassate l’una sopra l’altra.
<< La settimana è
cominciata male>> borbottò Fred tristemente.
Qualcuno bussò deciso alla porta
d’ingresso.
<< Chi può essere a
quest’ora?>> chiese Molly facendo capolino dai vapori delle pentole sul
fuoco.
Ron scattò in piedi e si fermò di
fronte al portone. << Chi è?>> chiese a voce alta.
<< Membri del
Ministero>> fu la risposta che risuonò nella cucina.
Arthur guardò sua moglie poi
sganciò il catenaccio e aprì uno spiraglio da cui filtrava una spettrale luce
lunare.
<< Ministro?>> chiese
il signor Weasley con aria
sorpresa.
<< Ebbene Arthur? Vuoi
forse farmi restare fuori dalla porta tutta la notte?>> disse una voce
familiare.
Il signor Weasley spalancò
l’entrata e uno Scrimgeur più sciupato del solito e due suoi collaboratori
nerboruti entrarono nell’accogliente cucina.
<< Buonasera Molly>>
disse cortese stringendo la mano ad una accigliata signora Weasley.
<< Oh mio Dio! Buonasera
Ministro….mi trova impreparata come al solito, se fossi stata a conoscenza del
suo arrivo avrei…>>.
<< Non disturbarti
cara>> disse Scrimgeur
sorridendo.
<< Buonasera
Ministro>> disse Percy rintanato in un angolo.
<< Ciao Percy>>
rispose il Ministro cortesemente.
<< Potrei conoscere il
motivo della sua visita?>> chiese il signor Weasley.
<< Certamente>>
rispose Scrimgeur diventando improvvisamente serio. << Come sai il nostro
mondo non è più al sicuro ora che…che tutti sanno della comunità magica e resta
il fatto che cancellare la memoria di ogni singolo Babbano creerebbe soltanto
un’altra serie di problemi interminabili perciò stiamo tentando di arginare il
possibile…quindi…Arthur Weasley, ti dichiaro in arresto per aver partecipato
all’organizzazione clandestina nota con il nome di “Ordine della Fenice”, setta
con scopi sconosciuti al Ministero della Magia e quindi ritenuti
crimini>>.
<< Io..io non so di cosa
parlate>> balbettò il signor Weasley con il volto cereo.
<< Sicuro Arthur? Eppure le
mie fonti sono più che attendibili>> disse beffardo Scrimgeur indicando
Percy che tremava come una foglia al vento.
<< No!>> urlò il
ragazzo. << Io non ho fatto niente!>>.
<< Certo come no! Adesso
verrai a dirmi che non sei venuto nel mio ufficio stamattina a dirmi che avevi
scoperto che tuo padre era a capo di una setta segreta!>> urlò
Scrimgeur.
<< Io..io>>. Percy
aveva gli occhi lucidi.
<< Lacrime di
coccodrillo>> ammise il Ministro. << Non devi pentirti di quello che
hai fatto ragazzo! Grazie a te abbiamo scovato quella che poteva essere un’altra
rovina della nostra società!>>.
<< Il signor Weasley non ha
commesso nessun crimine!>> urlò Harry facendosi avanti dall’ombra del
camino.
<< Ohhhh! Chi si rivede…il
nostro caro Harry, ma qual buon vento>> disse il Ministro sinceramente
sorpreso.
<< Lei non può incastrare
il signor Weasley, non ne ha le prove!>>continuò il ragazzo
imperterrito.
<< Prove? Non venire a dire
a me quello che devo fare, moccioso!>> ribattè Scrimgeur in tono offeso.
<< Ha ragione! Non ne avete
le prove!>> si intromisero i gemelli all’unisono.
<< Bene, portatelo
via!>> ordinò il Ministro ai due uomini senza dare ascolto a Fred e
George.
<< No!>> urlò Percy.
<< Non è il solo colpevole!>>.
<< Non ti
immischiare>> disse il signor Weasley con sguardo severo. << Quel
che è fatto è fatto>>.
<< No! Anch’io sono
colpevole!>> gridò Percy imperterrito e diventando paonazzo.
La signora Weasley se ne stava
appoggiata alla stufa ed era sul punto di svenire.
<< Ti ho detto di star
zitto!>> gli disse di nuovo suo padre. << Non dire cose che ti
potrebbero far finire nei guai!>>.
<< Ma è vero?>>
chiese Scrimgeur deciso a scovare tutti i responsabili di quella faccenda.
<< Anche tu….>>.
<< Sta raccontando
bugie!>> urlò Arthur. << Lui non c’entra niente!>>.
<< Lo vedremo>> disse
il Ministro con uno schiocco di dita riferito ai due energumeni che afferrarono
sia Percy che il signor Weasley.
<< Lei è patetico!>>
disse Harry con disgusto. << Ancora continua a sospettare delle persone
sbagliate!>>.
<< Caro ragazzo ti
troveresti nella medesima situazione se avessi una comunità di milioni di
persone che dipendono da te e dai tuoi sforzi di garantire loro un mondo
sicuro!>> disse Scrimgeurr seccato.
<< Non mi risulta che tra
le sue mansioni ci sia quella di sbattere in cella persone innocenti!>>
ribattè Harry sempre più furioso. << E poi dove ha intenzione di portarlo
ora che Azkaban si è svuotata?!>>.
<< Sono sicuro che sarai tu
un giorno a dirci chi merita la fiducia e chi no, ma in questo momento io dico
che sebbene non sappia niente di quest’Ordine della Fenice sarebbe meglio
prendere provvedimenti e subito!>> disse il Ministro avvicinandosi alla
porta.<< E per quanto riguarda la prigionia, non intendo assolutamente
mettere Arthur Weasley dietro le sbarre, ma occorre un controllo accurato da
parte di professionisti che sapranno cavare la verità!>>.
Harry scattò in avanti e gli
serrò la strada. << Porti via anche me allora! Anch’io faccio parte
dell’Ordine!>>.
<< Harry! Per l’amor del
cielo basta!>> gridò il Signor Weasley con le braccia serrate nella presa
dell’uomo.
<< Tu?>> chiese
Scrimgeur scettico. << Il “Prescelto”?>>.
<< Questo è quello che
pensate voi>> disse Harry stizzito dal fatto di essere definito ancora con
quel nomignolo.
<< Che pensano tutti vorrai
dire>> insistette il Ministro. << Comunque vedremo chi fa parte
realmente di quest’ordine e le loro intenzioni>>.
<< beh! Se è quello che
pensa allora…>>
<< Harry! Non peggiorare la
situazione!>> lo ammonì il signor Weasley.
<< Bene>> disse
Scrimgeur. << Molly, Potter>> esclamò con un breve inchino. <<
A presto>>.
Se ne andò aprendola porta
sgarbatamente, seguito dai due collaboratori che stringevano i due Weasley ,
entrambi con le mani legate dietro la schiena.
<< Sarò presto a casa
Molly>> furono le parole rassicuranti di Arthur.
Lo schianto della porta fu
seguito dal tonfo sordo della signora Weasley, caduta a terra priva di
sensi.
<< Mamma!Mamma! Portate
dell’acqua!>>.
Ron urlava come un ossesso e
sbraitava agitato le braccia.
<< Innerva>> disse Hermione con la
punta della bacchetta sulla fronte della signora Weasley.
La donna si rianimò
immediatamente, strizzando gli occhi.
<< Devo essere…devo
essere….oh! Arthur>> balbettò incomprensibilmente. << Perché lo ha
fatto! Perché?>> disse piangendo.
<< Fatto chi?>>
chiese Harry dispiaciuto e al tempo
stesso confuso.
<< Pe…Perce>> disse
Molly abbracciando Ron e appoggiando il viso sulla sua spalla. << Perché?
Pe…perché!?>>.
<< Il fatto è, mamma, che
non vi dovevate più fidare di lui fin dal principio>> disse George
secco.
<< Già, ma resta pur sempre
suo figlio>> disse Hermione lanciandogli uno sguardo furente. << E
tuo fratello>>.
<< Po…povero
Arthur!>> continuò la signora Weasley imperterrita e affondando gli occhi
nel braccio di suo figlio per coprire le lacrime che le scendevano copiose dagli
occhi. << Che cosa gli faranno….e a Perce…cosa accadrà…>>.
<< Si rilassi signora
Weasley, non accadrà nulla di male>> la tranquillizzò Harry dandole dei
colpetti sulla spalla.
Il ragazzo sapeva che le
informazioni dell’Ordine e i suoi componenti dovevano rimanere al sicuro come
Silente avrebbe voluto, ma in quel caso c’era di mezzo una causa ancor più
grave, in cui erano coinvolte persone care.
<< Come ha fatto Percy a
scoprire l’Ordine?>> mormorò Hermione.
Fred e George scossero la testa e
allargarono le spalle, mentre Ron si limitò ad un semplice “Non lo so”.
<< Deve aver sentito quel
discorso che io e il signor Weasley stavamo facendo>> disse Harry
riflettendo. << Ma non ricordo di aver menzionato il nome
completo…>>.
<< Deve aver trovato quelle
scartoffie che tenevamo di sopra in camera>> disse la signora Weasley con
aria sconvolta. << Le conservavo per…o mio Dio! Per fortuna non era
inclusa la lista dei membri altrimenti,,,santo cielo!>>.
<< Avete messo da parte dei
registri?>> chiese Harry.
<< Sì>> ammise Molly
spaventata. << Queste cose si fanno alla….alla vecchia maniera, senza
l’uso della magia>>.
<< E dove sono
conservati?>> chiese Hermione con sguardo cupo.
<< Beh… naturalmente a
Grim..>>.
<< Sthhhhh! Zitta mamma!
Queste cose è meglio non dirle,ricordi?>> la ammonì Fred.
Harry si allontanò e si mise a
seere sul divano, immerso nei propri pensieri. Doveva assolutamente dire una
cosa a Ron ed Hermione, ma in presenza di Molly e dei gemelli non avrebbe osato
dopo quello che era successo.
Si concentrò così a fondo che
tutti i pensieri, le ansie e le preoccupazioni si volatilizzarono dalla sua
mente e così riuscì ad usare la legilimanzia per parlare.
<< Ron? Hermione?>>
chiamò in un sussurro pacato.
<< Harry?>> risposero
i due ragazzi all’unisono voltandosi verso di lui.
Il ragazzo si portò un dito sulla
punta del naso. << Zitti! Ho deciso di tornare a Grimmauld Place, verrete
con me?>> disse nella sua mente.
I due ragazzi annuirono
decisi.
<< Bene, so che potrebbe
essere pericoloso, ma bisogna assolutamente distruggere quei registri perché
rappresentano le prove di anni di lavoro dell’Ordine e non voglio che nessuno ci
vada di mezzo>>.
Ron ed Hermione lo guardarono
annuendo silenziosamente.
<< Potrebbe anche non
accadere, ma è solo una precauzione e poi ho deciso che il posto dove vivere è
lì, anche se l’idea mi disgusta>> continuò Harry. << Poi comincerò
la caccia agli Horcrux e Ron? Ti prometto che tuo padre sarà fuori il prima
possibile>>.
Innanzitutto grazie per le
recensioni, fa sempre piacere sapere che la storia è letta da molti e che la
trovano piacevole.Questa storia è molto difficile da
sviluppare benchè abbia già in mente un finale, arrivare al nono capitolo è già
un traguardo per me.Spero che continuerete a recensire
i prossimi capitoli che sto già scrivendo e che li troverete interessanti come
gli ultimi.
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Capitolo 10 *** Il medaglione ***
Capitolo 10
Il medaglione
<< Questo posto pullula di
ragni!>>. Erano arrivato da poco più di mezz’ora tramite il Nottetempo e
Ron si stava già lamentando.
<< La cosa non mi
sorprende>> ammise Hermione divertita. << In assenza di vita…..e
guarda quanta polvere…>>.
<< Grazie Hermione mi hai
risollevato il morale dopo questo….>> rispose Ron sarcastico.
<< Ho trovato
qualcosa>> disse Harry tornando dal piano superiore di casa Black con in
mano una scatola di candele. << Dovrebbero bastare>>.
<< Magnifico>> disse
Ron con il viso illuminato dalla punta della sua bacchetta. << Quanto
credi che dureranno?>>.
<< Non ne ho idea, ma spero
che per questa sera bastino>> rispose Harry anche se non del tutto
convinto.
<< Beh? Cosa stiamo
aspettando?>> chiese Hermione impaziente. << Cominciamo a cercare o
no?>>.
<< Certo>> disse
Harry strofinando le lenti degli occhiali sulla veste.
<< Io cerco in
cucina>> disse Ron prontamente, cominciando ad aprire ogni sorta di
sportello e credenza che gli capitava sotto mano.
<< Oh, ma andiamo!>>
di lamentò Hermione. << Accio
documenti!>> disse con un colpo di bacchetta.
Almeno un centinaio di fogli e
pergamene schizzarono via dai cassetti ammassandosi in una pila ordinata sul
pavimento.
<< Così è già meglio>> disse
Harry afferrando le scartoffie e posandole sulla superficie polverosa del
tavolo.
<< Ma andiamo!>>
disse Ron esasperato. << Ci vorranno almeno due giorni per controllarli
tutti!>>.
<< Hai qualche idea
migliore?>> gli disse Hermione. << Forza, prima cominciamo, prima
finiamo>>.
Passarono il resto della serata
chini sulla moltitudine di documenti, sotto la fioca luce delle candele, nella
disperata ricerca di trovare qualcosa che appartenesse all’Ordine, ma dopo tre
ore non ottennero alcun risultato.
<< Ma dove li avranno
nascosti! Per la miseriaccia!>> disse Ron riversando le braccia sul
tavolo.
<< Niente di niente>>
si lamentò Hermione rigirando una lettera stropicciata tra le mani. <<
Vecchi appunti, onorificenze, saggi, ma niente che riguardi
l’Ordine>>.
<< Queste cose devono
essere qui da anni>> disse Harry sbadigliando.
Le candele si stavano lentamente
consumando e le fiamme gettavano riflessi dorati sulle pareti, ingrandendo
smisuratamente le loro ombre.
Nel silenzio ovattato della
cucina qualcuno piangeva e si lamentava con voce stridula in un angolo remoto
del secondo piano.
<< Che cos’è?>>
chiese Ron spaventato, saltando letteralmente sul tavolo e scaraventando
parecchi fogli a terra.
<< Kreacher>> rispose
subito Harry alzando gli occhi al soffitto.
<< Credevo che lo avessi
rispedito ad Hogwarts quando siamo ripartiti per il matrimonio di Bill e
Fleur>> disse Ron tornando a sedere.
<< Ron! Non mi sembra
adatto il termine “rispedire”, quella creatura non è un oggetto!>> scattò
Hermione con cipiglio offeso.
<< Beh… in effetti non ci
avevo proprio pensato…>> disse Harry grattandosi la nuca con aria
vaga.
<< Ti resta molto
difficile,vero, ricordare che è un essere vivente?!>> sbottò Hermione
sempre più infuriata.
<< Andiamo Hermione!
Abbiamo altri problemi a cui pensare ora! Ricordi che mio padre è stato accusato
di cospirazione con sette dai piani sconosciuti?>> disse Ron con aria
imbronciata.
<< Sì ma abbiamo cercato
per ore e ancora nessuna traccia, zero assoluto! Avete mai pensato di ricorrere
proprio a Kreacher?>> si giustificò lei.
Harry riflettè. Il ragionamento
di Hermione quadrava, l’elfo domestico aveva passato molto tempo nella casa in
compagnia dell’Ordine e sicuramente sapeva di cosa si parlava e dove veniva
tenuto al sicuro il materiale.
Il ragazzo fece schioccare le
dita e chiamò la creatura ad alta voce.
Kreacher si lasciò trasportare in
cucina dalle sue esili gambe che strisciavano a terra come quelle di un uomo
moribondo.
I suoi lamenti giunsero distinti
fin da quando entrò nel corridoio. “Miseri,meschini,traditori del proprio sangue
e usurpatori” furono le parole più usate nei suoi futili monologhi.
<< Non ti eri accorto che
eravamo in casa?>> gli chiese Harry guardandolo avvicinarsi con aria
disgustata.
<< Sporco….il Padrone
poteva avvertire Kreacher del suo arrivo, avrebbe fatto trovare la sua casa
indegna in uno stato ottimo>> disse con voce acuta, digrignando i denti
appuntiti.
<< Sei stato qui abbastanza
tempo da poterci pensare da solo>> lo ammonì Harry senza perdere il
controllo sotto lo sguardo vigile di Hermione. In effetti non sapeva cosa
avrebbe dato per vedere il viscido collo dell’elfo stretto tra le sue mani.
<< Traditore…Kreacher si è
dato molto da fare per riordinare alcuni cimeli di famiglia>> si scusò
l’elfo senza ottenere il successo sperato.
<< Quegli oggetti ancora
vanno in giro?>> chiese Harry duro.
<< Kreacher non vuole
separarsene…usurpatore schifoso…padrone>>.
Il ragazzo mantenne la calma e
lanciò un’occhiata a Ron, il viso contorto in una strana smorfia, tra il
disgusto e il desiderio di uccidere.
<< Quello che ti volevo
chiedere è se sai dove i membri dell’Ordine della Fenice hanno nascosto i loro
documenti o…insomma qualunque cosa appartenga a loro>> disse Harry
tornando a guardare il viso bitorzoluto dell’elfo.
Un’espressione furba balenò negli
occhi di Kreacher, ma subito sparì nascosta dietro il solito sguardo annebbiato.
<< Kreacher non ne sa niente signore, Black lo cacciava via quasi sempre
durante le riunioni e quando Kreacher tornava trovava tutto come lo aveva
lasciato>>.
<< Perfetto!>> sbuffò
Ron. << E anche questa è andata… come faremo a trovarli?! L’unica cosa che
ci resta da fare è contattare uno dei membri dell’Ordine o…>>.
<< Nessun altro deve
immischiarsi in questa storia>> lo zittì Harry puntandogli contro un dito.
<< Tuo padre è già abbastanza nei guai senza che qualcuno si unisca a
lui!>>.
<< Cosa intendi fare
allora!>> gridò Ron diventando paonazzo in volto.
<< Cerco solo di fare
quello che…>>
<< Basta ragazzi
smettetela!>> urlò Hermione alzando le braccia per fermarli. << Così
non otterremo niente e per di più lo considero un comportamento
inappropriato>>.
<< Ben detto
Hermione>>. Remus Lupin si fece avanti da un angolo buio della cucina e
sul volto recava due ampi e profondi tagli ancora freschi.
<< Professor Lupin! Cosa ci
fa qui?>> gli chiese Harry sorpreso. << Il suo viso…>>.
<< Sono arrivato non appena
ho appreso la notizia da Molly, lei sa che siete qui?>> chiese lui
insospettito.
<< In un certo
senso>> rispose Ron evasivo, evitando il suo sguardo.
<< Questo posto non è più
sicuro>> disse Lupin con fermezza. << Sapevo che avevate una mezza
di idea di stabilirvi qui, ma correte dei rischi, vi consiglio di lasciare la
casa entro domani mattina>>.
<< Lei deve essere venuto
per il nostro stesso motivo, dove sono questi documenti?>> chiese Harry
scrutando il volto sfigurato dell’uomo.
<< Naturalmente è stata
un’idea di Sirus, non originalissima, ma pur sempre un’ottima trovata>>
rispose l’uomo facendo cenno ai tre di seguirlo.
Alla luce delle bacchette
entrarono in una stanza del secondo piano, che doveva essere stata la camera da
letto della Signora Black.
Le pareti erano percorse da
innumerevoli crepe e tende di ragnatele si dispiegavano in ogni angolo.
Un letto a baldacchino, al
centro, recava inciso sulla polverosa coperta una grande “B” dorata.
<< Il posto adatto e il più
improbabile dove andare a cercare dei documenti>> disse Lupin
sorridendo.
<< Dove?>> chiese
Harry guardandosi intorno.
Il professore indicò uno dei
numerosi e squallidi quadri appesi ai muri.
Quattro persone si muovevano
circospette nel ritratto e una delle figure doveva essere sicuramente la madre
di Sirius; indossava una veste rossa, orlata di pizzo nero e sul volto arcigno
era dipinta un’espressione di puro disgusto.
<< Chi è quello?>>
chiese Ron indicando la persona alla destra della donna.
<< Il Signor Black, il
padre di Sirius, e quello al centro è il suo secondogenito,Regulus>>.
Le figure dovevano essere state
immortalate molti anni prima, visto che il ragazzao era molto giovane.
Ora, mentre il volto di Regulus
era ben delineato e dai tratti tipici dei Black, quello di Sirius era
completamente scomparso dietro un grande strappo della tela.
<< Aveva quattordici
anni>> disse Lupin guardando Harry. << Sirius ha sempre odiato
questo quadro, come d’altronde tutta la casa, ma proprio per questo ha trovato
l’efficace modo di utilizzarlo degnamente.
Remus staccò il dipinto dalla
parete e lo adagiò sul letto al contrario. Le figure si lamentarono e gridarono
insulti, ma nessuno vi fece molto caso.
<< Relascio>> disse Lupin puntando la
bacchetta sul retro della tela.
Subito non accadde nulla, ma dopo
pochi secondi il retro della tela si staccò rivelando un doppio fondo.
Lì, in un angolo vicino alla
cornice, c’era una piccola e sottile scatola di latta.
<< Ecco fatto>> disse
Lupin soddisfatto.
Agguantò il contenitore e, dopo
averlo sistemato, riappese il quadro al suo posto.
<< Li dentro ci sono i
documenti?>> chiese Harry indicando la scatola.
<< Sì. È tutto qui
dentro>> rispose il professore agitandola. << Documenti, progetti,
liste e quant’altro>>.
<< C’è qualcos’altro che
deve sparire?>> gli chiese Ron.
<< No, credo proprio di
no>> rispose rimboccandosi le maniche. << Ora devo proprio scappare
ragazzi>>.
<< Dove porterà i
documenti?>> chiese Harry prontamente.
<< Non ne ho ancora idea,
ma qualcosa mi verrà in mente>> rispose Lupin.<< A presto ragazzi e
mi raccomando, non rimanete qui a lungo>>.
<< Cosa accadrà
ora?>> insistette Harry. << L’Ordine non esisterà più?>>.
Remus rimase in silenzio poi
sospirò. << Ron? Hermione? Potete lasciarci soli qualche
minuto?>>.
I due ragazzi annuirono sorpresi
poi uscirono dalla stanza un po’ delusi e si richiusero la porta alle
spalle.
<< Solo perché non possiamo
riunirci qui non significa che tutto sia finito, porteremo avanti i piani
prestabiliti da Silente, a costo delle nostre vite>> disse Lupin scrutando
il volto di Harry.
<< E lei? Dove andrà
ora?>> chiese il ragazzo preoccupato.
<< Sto risolvendo alcune
questioni tra i clan dei mannari, ma come vedi ,non ho ottenuto buoni
risultati>> rispose il professore mostrando il viso percorso dai profondi
graffi.
Harry si sentì pervaso da un
profondo dispiacere. << Potrebbe essere pericoloso se scoprissero che lei
è….>>.
<< Non ha più importanza
ormai, l’unico obbiettivo e quello di arrivare a Voldemort e di fermarlo>>
disse Lupin risoluto.
<< Nessuno di voi può
ucciderlo>> si lasciò sfuggire Harry.
<< Che cosa vuoi
dire?>> gli chiese Remus con gli occhi ridotti a fessure
Harry indugiò, ma non era ancora
pronto a raccontare tutta la verità, nonostante il professore fosse una di
quelle persone di cui si fidava cecamente.
<< C’è qualcosa che
vorresti dirmi Harry?>> lo incalzò Lupin sospettoso.
<< No…no>> si limitò
a rispondere il ragazzo evitando lo sguardo del professore.
Remus sospirò di nuovo inarcando
la schiena. << Shacklebolt è stato ucciso>>.
<< Che cosa?!>> disse
Harry incredulo.
<< Quando il Parlamento è
stato attaccato, lui era lì, sotto copertura, per proteggere il Ministro
Babbano>> spiegò Lupin addolorato.
<< Non ne sapevo
niente>> ammise Harry sconvolto. << Mi dispiace>>.
<< Dispiace a tutti
noi>> rispose il professore
con voce cupa. << Mi dispiace anche di dover andare, Harry, ma non
posso proprio evitarlo>>.
Il ragazzo annuì comprensivo.
Lupin si voltò e aveva appena
toccato la maniglia della porta quando si voltò di nuovo verso il
ragazzo.<< Rimanda il tuo elfo ad Hogwarts Harry, mi raccomando, confido
in te>> disse in tono premuroso prima chiudere la porta
silenziosamente.
Harry rimase a lungo a meditare,
seduto sul letto che era appartenuto alla madre di Sirius. Dove l’avrebbe
condotto il suo destino? Cosa avrebbe potuto fare lui per sconfiggere uno dei
maghi più potenti della storia? Non aveva vie di fuga, prima o poi sarebbe
arrivato il momento di affrontare faccia a faccia Voldemort, e quella sarebbe
stata l’ultima volta, ne era sicuro.
Quando si decise a scendere
scoprì che Ron e. Hermione si erano addormentati sul divano del salotto e si
lasciò sfuggire una risata sommessa alla vista del suo amico che russava a bocca
aperta.
Camminò in su e giù per il
corridoio dell’entrata, cercando di riflettere su ciò che doveva fare, poi entrò
in cucina con l’idea di chiamare Kreacher per dirgli di ritornare immediatamente
ad Hogwarts.
Restavano soltanto due candele
accese, le altre si erano sciolte e rivoli di cera si erano gettati dal tavolo
per accumularsi sul pavimento.
Nella semi-oscurità, il ragazzo,
cercò la porta dello scaldabagno dove si trovava la tana dell’elfo, ma quando
l’aprì non vide niente che si muoveva sotto i sudici tubi.
Un odore nauseabondo saliva dalle
coperte macere e dai resti degli innumerevoli pasti della creatura.
Harry stava per richiudere la
porta quando un luccichio dorato attrasse la sua attenzione.
Sapeva da tempo che Kreacher
aveva l’usanza di trafugare alcuni “tesori di famiglia” per preservarli dalla
sorte che spettava a tutti i macabri oggetti che si trovavano in circolazione,
ed in particolare durante il soggiorno della signora Weasley nella casa, maniaca
della pulizia e dell’ordine.
Il ragazzo illuminò con la punta
della bacchetta l’interno dello scaldabagno e trattenendo il respiro si
chinò.
Sotto la buccia essiccata di
quello che doveva essere stato un mandarino, c’era un oggetto tondo che emanava
bagliori dorati tutt’intorno.
Harry lo afferrò senza preavviso
e rimase incantato dalle incisioni che riportava sul metallo.
Era senz’ombra di dubbio un
medaglione, molto pesante, di fattura antica e recava incisa un’elaborata “S” al
centro.
Il ragazzo lo rigirò tra le mani,
il suo cuore cominciò a palpitare più velocemente mentre si rendeva conto della
scoperta che aveva appena fatto.
<< L’ho trovato……l’ho
trovato>> mormorò mentre un sorriso di gioia gli affiorava sulle
labbra.
<< L’ho trovato!>>
gridò alzandosi di scatto.
<< Il padrone ha trovato
cosa?>>.
Kreacher era comparso proprio in
quel momento e aveva sorpreso Harry a frugare nella sua piccola e intima
“dimora”.
<< Io…io ti stavo
cercando>> disse Harry cercando di nascondere il medaglione dietro la
schiena.
<< Cosa deve dire il
padrone a Kreacher e cosa nasconde?>> chiese l’elfo insospettito dal
comportamento di Harry e avvicinandosi con il suo grande naso a forma di
grugno.
<< Ti stavo solo
cercando…tutto qui….e ora torna ad Hogwarts, è lì il tuo posto>> gli
ordinò il ragazzo assumendo un tono di voce più duro.
<< Come il padrone
desidera>> rispose l’elfo con un profondo inchino. << Sporco ladro,
traditore bastardo, sudicio…>>.
<< Fa come ti ho
detto!>> disse di nuovo Harry alzando la voce.
<< Kreacher sa cos’ha in
mano il padrone, il padrone non dovrebbe toccare gli oggetti cari alla famiglia
Black>> continuò l’elfo imperterrito.
<< Cerca di rispettare ciò
che ti ho detto, rimani ad Hogwarts e tieni la bocca chiusa>> disse Harry
impaziente.
Kreacher rimase a guardarlo per
qualche secondo con sguardo furioso, prima di smaterializzarsi con un sonoro
botto.
Il ragazzo tornò a fissare il
tanto agognato medaglione. “È lui ne sono sicuro”.
Corse in salotto per annunciare
la notizia a Ron ed Hermione e li trovò ancora addormentati.
<< Svegliatevi!>>
gridò Harry smanioso. << Guardate cos’ho trovato!>>.
Hemione fu la prima ad aprire gli
occhi, ma non si rese subito conto di cosa Harry avesse in mano.
<< Che cos’è?>>
chiese con voce ancora assopita.
<< L’Horcrux! Il
medaglione, quello autentico!>> rispose Harry esaltato.
La ragazza prese in mano
l’oggetto è l’osservò per alcuni secondi prima di restituirlo ad Harry.
<< Sei sicuro che sia
quello vero?>> chiese lei, ora del tutto sveglia. << Potrebbero
essere migliaia i medaglioni che recano una “S” incisa, dopotutto non è una cosa
molto rara, soprattutto se pensi a chi abitava qui un tempo >>.
<< Sicuro al cento per
cento>> assicurò Harry del tutto convinto.
L’aveva visto una sola volta e
per di più in un ricordo, ma la forma sinuosa della “S” e l’incisione, sul
retro, di un piccolo serpente avvolto su se stesso, lo convinse pienamente.
Ron mugugnò stiracchiandosi e si
alzò sui gomiti per vedere cos’era quel trambusto che lo aveva
svegliato.<< Che cosa avete da gridare?>> chiese indispettito.
<< Ron! Harry ha trovato
l’Horcrux! Qui! In questa casa!>> disse Hermione scuotendolo.
<< Davvero?>> disse
Ron incredulo, spalancando gli occhi. << Ma come…insomma dove diavolo lo
hai preso?>>.
<< Kreacher>> fu la
risposta di Harry. << Lo teneva al “sicuro” tra i tesori nella sua topaia,
ma ancora non riesco a capire come sia arrivato nelle sue mani….>>.
<< Aspetta!>> disse
Ron colto da un’illuminazione improvvisa. << Mamma lo aveva preso da una
mensola proprio in questo salotto durante le pulizie di due anni fa
ricordi?>>.
<< Ehmmmmm…temo proprio di
no>> rispose Harry tentando di sforzare il suo cervello a ingranare una
marcia in più.
<< Sì, lo aveva gettato
nella spazzatura…e…e poi deve averlo preso l’elfo, con la sua mania di
conservare ogni sorta di oggetto appartenuto alla sua padrona>> continuò
Ron con la sua teoria.
<< Dev’essere come dici
tu…>> disse Harry riflettendo. << Ma c’è qualcosa che non torna…come
faceva ad essere in questa casa?>>.
<< R.A.B>> mormorò
Hrmione con voce persa.
<< Cosa?>> chiese
Harry confuso.
<< Ma certo….>> si
limitò a dire la ragazza scendendo dal divano e avvicinandosi all’arazzo con
l’albero genealogico dei Black.
Hemione cominciò a scorrere
l’indice sui nomi e lentamente un vago sorriso cominciò ad aprirsi sul suo
volto.
<< R.A.B>> disse di
nuovo voltandosi.
<< Quelle lettere non hanno
un significato Hermione>> disse Harry ricordando il falso medaglione che
teneva nel baule e che odiava con tutto il suo cuore.
<< Oh, Harry, ma non
capisci?>> chiese lei indicando un nome sull’arazzo.<< R.A.B. sono
le iniziali di Regulus Alphard Black>>.
***************************************************************************
<< Il fratello di
Sirius?>> chiese Harry
sorpreso e incredulo.
<< Sì, proprio lui>>
rispose Hemione tornando a sedere.
<< Ma…insomma…come possiamo
esserne sicuri?>> disse Ron scuotendo la testa.
<< Beh, innanzitutto la “R”
di Regulus e la “B” di Black ci sono, e poi….>>.
<< E la “A”? Dove l’hai
trovata? Nel vuoto?>> chiese Ron testardo.
<< La “A” deve essere il
suo secondo nome,Alphard, ereditato da suo zio>> rispose Hermione con
convinzione.
Harry non sapeva più a cosa
credere, ma immaginava che le supposizioni di Hermione trovassero un giusto
fondamento, dopotutto la ragazza non si era mai sbagliata su nulla e alla fine,
nei suoi discorsi teorici, c’era sempre un fondo di verità.
<< Questo spiega anche il
motivo per cui nella lettera all’interno del falso Horcrux ci fosse scritto “Al
Signore Oscuro”…solo i sui seguaci lo chiamano così e Regulus era un
Mangiamorte>>.
<< Già, anche questo può
essere vero>> mormorò Hemione pensierosa.
<< Ma andiamo! Tutto questo
mi sembra ridicolo!>> sbottò Ron contrariato.
<< Beh, può esserlo, come
non può>> disse Harry annuendo. << Ma resta il fatto che per
recuperare l’Horcrux deve essere stato aiutato da un’altra persona….mi chiedo da
chi…..>>.
Ron sbuffò, mentre Hemione alzò
le spalle. << E come può aver scoperto il segreto di Tu Sai
Chi?>>.
<< Credo che a queste
domande non troveremo mai risposta>> ammise Harry.
<< Beh, aprilo no? Che cosa
aspetti?>> gli disse Ron
indicando il medaglione.
<< Potrebbe essere
pericoloso, non so con precisione cosa sia un Horcrux, insomma nella forma in
cui si rivelerà>> disse Harry guardando cupo la sua immagine riflessa nel
metallo.
<< Non sei da solo>>
disse Ron. << Ci siamo qui noi ad aiutarti, aprilo>>.
Harry esitò un istante prima di
serrare entrambe le mani sull’attaccatura dove l’oggetto si divideva in due
parti. Fece scorrere un dito sulla fessura e premette, ma quello rimase fermo e
non si spostò neanche di un millimetro.
<< Non si apre?>>
chiese Hermione avvicinando lo sguardo per osservarlo più da vicino.
<< E come se fosse
incastrato>> Disse Harry facendo ancora più pressione ma invano.
<< Fa provare me>>
disse Ron tendendo la mano.
Anche lui non ebbe successo e
quando lo riconsegnò ad Harry, aveva una vena pulsante in testa per lo sforzo ed
era diventato lo stesso colore dei suoi capelli.
<< Immagino che ci voglia
qualche sorta di incantesimo per aprirlo>> rifletté Harry ad alta voce.
<< Relascio>> disse
puntando la bacchetta sull’oggetto, ma anche in quel caso non accadde nulla.
Dopo innumerevoli sforzi e
incantesimi i tre si gettarono sul divano esausti.
<< Non riesco a
capire…>> disse Harry deluso.
<< A chi lo dici>>
ammise Ron con gli occhi chiusi.
<< Insomma, deve esistere
un modo per aprirlo, dobbiamo trovarlo!>> esclamò Hermione inviperita.
<< Ok, chiamatemi quando lo
avrete trovato d’accordo?>> disse Ron poggiando comodamente la testa sul
cuscino.
<< Non è il momento di
scherzare>> lo ammonì la ragazza in tono severo.<< Stiamo parlando
di una cosa seria>>.
<< Dobbiamo sparire da
questa casa>> disse Harry ricordandosi le parole del professor Lupin.
<< Che bello, ritornare
alla Tana è un’ottima…>> cominciò Ron.
<< No, almeno per il
momento devo..., ok “dobbiamo”…>> si corresse Harry ad uno sguardo furioso
di Hemione. << Ricercare più informazioni possibili a proposito degli
Horcrux >>.
<< E dove
esattamente?>> mormorò Ron nel dormiveglia.
<< Ho una mezza
idea>> si limitò a rispondere Harry stringendo in una mano il medaglione,
l’oggetto che era stato una delle cause del suo dolore.
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Capitolo 11 *** Ritorno ad Hogwarts ***
Capitolo 11
Ritorno ad Hogwarts
<< Fortunatamente non hanno
soppresso il treno>> disse Ron ansimando, sfinito dopo la lunga corsa
verso il binario 9¾ della Stazione di King’s Cross.
<< Soppresso? Sei sicuro
che sia il termine giusto?>> chiese Hermione con sguardo scettico.
<< L’espresso per Hogwarts parte da questa stazione almeno due volta alla
settimana>>.
<< Insomma….non….non lo
hanno…fermato del tutto>> rispose Ron con leggero imbarazzo.
<< Possiamo già ritenerci
fortunati di essere arrivati in tempo>> disse Harry marciando deciso verso
l’entrata della fumante locomotiva rossa. << Forza, troviamo un
posto>>.
All’interno, gli scompartimenti
erano completamente vuoti e il rombante motore del treno regnava sovrano.
<< Beh, c’è l’imbarazzo
della scelta…..>> ammise Ron guardandosi intorno.
Harry avanzò verso uno
scompartimento che si trovava nella parte centrale del convoglio. << Qui
va più che bene>> disse aprendo lo sportello.
<< Non siamo soli>>
mormorò Hermione lanciando uno sguardo allo scompartimento di fronte, dove, sul
sedile di pelle rossa e consunta, era seduta una persona completamente avvolta
da un lungo mantello da viaggio nero che ne nascondeva il viso.
<< Secondo voi chi
è?>> mormorò Ron sospettoso.
<< E come posso
saperlo?>> rispose Hermione con ironia.
<< Sarà un normalissimo
viaggiatore>> osservò Harry. << Come noi dopotutto>>.
<< Non proprio
normalissimi>> disse Ron ridendo.
La locomotiva partì lasciando la
stazione e si inoltrò sempre più nella spoglia campagna inglese dove campi e
fiumiciattoli si perdevano a vista d’occhio.
<< Perché proprio
Hogwarts?>> chiese Hermione posando gli occhi su Harry. << Cosa
credi di trovare lì?>>.
<< Ho bisogno di risposte
sull’Horcrux>> rispose il ragazzo con lo sguardo perso nel paesaggio
sconfinato.<< E poi ci sono le tombe dei miei genitori>>.
Nessuno parlò per almeno mezz’ora
di viaggio, durante la quale, i minuti passarono lenti e inesorabili. Hermione
era immersa nella lettura di “ Le antiche Rune: Ieri e Oggi”, un antico
manoscritto dalla copertina stropicciata, mentre Ron si era addormentato con la
testa riversa sulla consumata pelle del sedile.
Fuori aveva cominciato a piovere
e Harry se ne stava disteso, a osservare annoiato i rivoli d’acqua che
scendevano veloci dal finestrino appannato.
Ron borbottò nel sonno, ma poi
tornò nuovamente a russare con gli occhi semiaperti, Hermione leggeva
sussurrando con voce pacata , quasi un bisbiglio impercettibile, lo
scompartimento era diventato improvvisamente e insopportabilmente caldo….
Harry si trovava in una stanza
illuminata da una fievole e pallida luce che proveniva da una serranda distrutta
alla sua destra.
Avanzò incerto qualche passo e si
ritrovò a fissare un camino spento e la cenere che ricopriva un tappeto dal
tessuto sfilacciato. Un piccolo topo sgattagliolò sulle sue scarpe e si gettò in
una fessura ai piedi di un sudicio muro sul quale si apriva una porta dal
pomello a forma di zampa di leone.
Tese la mano per aprirla, quando
si accorse di non essere solo nella stanza.
Avvertiva una presenza alle sue
spalle e quando si voltò rimase di stucco.
Su una poltrona giaceva un
ragazzo, i capelli biondi gli ricadevano sul viso pallido e appuntito. aveva gli
occhi chiusi e solcati da profonde occhiaie.
Draco non si era accorto
minimamente che Harry era in piedi lì, proprio davanti a lui, non un segno
d’avvertimento, non un grido d’allarme, nulla.
Harry provò subito un odio
profondo, che aveva covato per mesi nel suo animo impetuoso e che non vedeva
l’ora di mostrarlo, non agli altri, ma a se stesso.
Poteva essere imprudente
attaccarlo in un luogo sconosciuto, dove all’apparenza si nascondeva dopo i
fatti accaduti poco tempo prima. Non era da Malfoy nascondersi in luoghi bui,
sporchi e indegni di essere chiamati dimore.
SBAAM!
La porta si aprì troppo
velocemente ed Harry non riuscì a nascondersi in tempo. Immobile al centro della
stanza, rimase a fissare il volto della persona che avrebbe desiderato uccidere
di più al mondo.
Piton non fece caso al ragazzo ma
si diresse a passo deciso verso la poltrona dove riposava Draco. Il suo viso era
più magro e scarno del solito e il suo sguardo era come impaurito, pieno di
ansia.
<< Draco! Svegliati
ragazzo!Per l’amor del cielo svegliati!>> urlò scuotendo Malfoy per un
braccio.
<< Che…che cosa
succede?>> chiese il ragazzo destandosi. << Signore..io…io>>
balbettò allarmato.
<< Devi andartene, sai
smaterializzarti, fallo velocemente ora!>> gridò Piton lasciandogli il
braccio che cadde inerme sulla poltrona.
Harry non capiva quello che stava
accadendo, ma intuì che qualcosa stava minacciando la vita di Malfoy e dentro di
lui sperò che avvenisse al più presto.
Draco rimase immobile gli occhi
pieni di paura, poi con un sonoro crack sparì dalla poltrona, lasciando soltanto
un solco sulle coperte dov’era seduto un attimo prima.
Piton sospirò con sollievo poi il
suo sguardo fu attirato da qualcosa all’altezza della spalla destra di Harry. Il
suo solito cipiglio severo sparì e abbassando gli occhi mormorò: <<
Perdonami Padrone>>.
<< Harry?!
Harry!>>.
Il ragazzo aprì gli occhi
improvvisamente e fu accecato dalla luce che proveniva dal finestrino.
Cercò a tentoni gli occhiali che
gli erano caduti durante il sonno, li inforcò e mise a fuoco le immagini di Ron
ed Hermione.
<< Siamo arrivati?>>
chiese con voce incerta.
<< Sì, dobbiamo
scendere>>.
Harry si alzò sulle ginocchia
tremanti e si appoggiò alla reticella dei bagagli con la testa che gli vorticava
di immagini sfocate. Il sogno che aveva appena fatto rifletteva la realtà? Aveva
davvero visto Piton e Malfoy in quella stanza? Se era così doveva essere
presente anche Voldemort, perché solo attraverso il suo corpo avrebbe avuto
quelle visioni oppure no?
“ L’occlumanzia non è il mio
forte” si disse amareggiato.
<< Harry andiamo!>>
lo chiamò Hermione dal corridoio del vagone.
I tre ragazzi uscirono sulla
pensilina della stazione di Hogsmeade
e la locomotiva scarlatta ripartì pochi minuti dopo sbuffando nuvole di
vapore bianco, di ritorno verso
Londra.
<< Aria di casa>>
disse HArry respirando a pieni polmoni l’aria fresca e pungente.
<< Ed ora?>> chiese
Ron trasportando il suo zaino bitorzoluto.
<< Ci serve un posto dove
passare la notte, non siamo più studenti di Hogwarts e di conseguenza non credo
che ci farebbero stare nel dormitorio di Grifondoro, tu cosa proponi?>>
chiese Hermione rivolta a d Harry.
<< Credo che una
stanza ai Tre Manici di Scopa vada
più che bene>> suggerì il ragazzo.
<< D’accordo>> disse
Ron annuendo.
<< Si, approvo>>
concluse Hermione.
I ragazzi entrarono nella via
principale della cittadina e la trovarono incredibilmente desolata.
<< Parecchi negozi sono
chiusi…>> mormorò Ron quasi dispiaciuto.
<< Pefino Zonco ha chiuso i
battenti>> osservò Hermione avvicinandosi alla vetrina del negozio di
scherzi.
Dove prima erano accatastate
montagne di fuochi pirici speciali, c’erano soltanto un paio di cartelloni che
annunciavano la chiusura del locale per un arco di tempo indeterminato.
Gli unici locali che erano
rimasti in funzione erano l’ufficio postale, un piccolo negozio di alimentari,
una farmacia e Mielandia, il negozio di dolciumi.
La vera sorpresa (o delusione)
per tutti fu quando si avvicinarono al pub “ I Tre Manici di Scopa”.
<< Chiuso!>> si stupì
Hermione rimanendo a bocca aperta.
<< Non solo, hanno messo le
spranghe alla finestra>> disse Ron sbirciando tra le assi di legno
inchiodate ai lati delle tapparelle. << Gli affari dovevano andare
piuttosto male…>>.
<< Andiamo Ron! Quando mai
ti è capitato di vedere questo locale vuoto!>> contestò la ragazza.
<< Fammi pensare…direi
oggi>>.
<< Non ci resta che provare
alla Testa di Porco>> disse Harry riflettendo. << Non mi sembra
un’ottima idea, ma è l’unico posto che mi viene in mente>>.
Il pub si trovava poco più
avanti, in uno stretto vicolo malandato proprio come lo stesso edificio. Barili
vuoti e maleodoranti erano ammassati ai lati della porta e l’insegna scrostata
penzolava da un lato cigolando, mossa dal lieve venticello. Un odore acre colpì
il respiro di Harry mentre entrava nel locale immerso in una luce soffusa. I
tavoli rotondi erano vuoti e in un angolo era seduto un uomo, il viso nascosto
nell’ombra e un mantello nero avvolto sulle spalle, lo stesso, in apparenza, che
aveva occupato lo scompartimento di fronte ai ragazzi sull’Hogwarts Express.
Hermione avanzò incerta sui
cumuli di sporco del pavimento, diretta verso il bancone e si guardò intorno in
cerca del barista.
<< Forse dovresti suonare
quello>> gli disse Ron indicandogli con l’indice un campanello dorato su
un lato del bancone.
La ragazza aveva appena mosso un
dito sul pulsante quando la porta del retro si aprì ed apparve il
proprietario.
Harry provò lo stesso senso di
familiarità nell’osservare per l’ennesima volta il viso del vecchio. Aveva le
fattezze di una persona che conosceva, ma che non riusciva ad identificare….
<< Si?>> chiese
aggrottando la fronte.
<< Ehm…ecco…noi vorremmo
alloggiare qui se è possibile>> disse Hermione evitando lo sguardo
dell’uomo.
<< È possibile>>
disse il barista squadrando Harry da capo a piedi. <>.
<< Quattro notti credo che
bastino…>> rispose la ragazza incerta, cercando conferma da Harry.
<< Molto bene…camere
separate suppongo>> disse l’uomo prendendo uno strofinaccio per pulire i
boccali sporchi.
<< Naturalmente>>
rispose Hermione questa volta con tono deciso e ignorando i risolini di Ron.
<< Potete salire>>
disse il barista fissandoli con sguardo cupo e indicando una porta laterale.
<< Per voi due la prima stanza a sinistra e per la signorina la quarta,
gli orari di chiusura sono affissi lungo il corridoio, buona giornata>>
concluso in tono burbero.
I tre salirono una scala a
chiocciola fino ad arrivare al primo piano, angusto come il resto del pub.
<< Ci vediamo tra cinque
minuti>> disse Hermione entrando nella sua stanza.
<< Ok>> risposero i
ragazzi all’unisono.
La porta si aprì automaticamente,
non appena Ron toccò il pomello.
<< Ma come…>> mormorò
Harry sorpreso.
<< Ah, non serve la chiave,
insomma, queste porte hanno uno speciale sensore di sicurezza che riconosce il
cliente….o almeno dovrebbe essere qualcosa del genere, me lo ha spiegato
papà>>.
La camera era spoglia ma
abbastanza pulita. Un letto a castello era stipato in un angolo, una scrivania
di legno interamente consumata dai tarli e un armadio completavano l’arredo.
<< Mobili d’epoca>>
disse Ron sarcastico. << Però…mi ero aspettato un porcile>>.
Harry appoggiò il suo zaino sul
materasso più basso e cominciò a rovistarvi dentro.
<< È strano trovarsi qui
eh?>> chiese Ron sbirciando il paesaggio dalla finestra.
<< Sì, stranissimo>>
ammise Harry fissando il medaglione sul fondo dello zaino.
I cancelli ornati dai cinghiali
alati di Hogwarts apparvero subito dopo la quarta curva del sentiero
tortuoso.
<< Finalmente!>>
esclamò Hermione contemplando le torri del maniero che si stagliavano contro il
cielo plumbeo.
Ron allungò le mani per afferrare
le sbarre del cancello ma fu subito fermato da Harry.
<< Non lo forzare, sono
protetti da qualche incantesimo>>.
<< E allora
come….>>.
<< Manderemo un Patronus
per avvertire
la McGranitt>> disse Hermione estraendo la bacchetta dalla
tasca della sua giacca.
<< Si ma come? Io l’ho solo
visto fare,ma non so come si può comunicare tramite Patronus>> disse Harry
amareggiato.
<< Ah! È questo il punto!
Mi sono informata sulla questione durante l’estate>> rispose la ragazza
pimpante.
<< Sempre la solita>>
mormorò Ron a denti stretti.
<< Ho sfogliato qualche
libro, ma quando non ho trovato nulla ho chiesto aiuto a Tonks e ha vuotato il
sacco>> spiegò Hermione. << Naturalmente è un metodo creato
dall’Ordine per comunicare a distanza o per non rivelarsi
apertamente>>
<< Bisogna prima evocare il
Patronus, poi entrarvi in sintonia come se il nostro corpo si dividesse in due
parti ed evocare mentalmente l’incanto “Annuncio”.
<< Beh, devo ammettere di
non aver capito una parola>> ammise Ron perplesso.
<< Oh, sembrerebbe più
facile se lo mettessi in pratica>> disse Hermione con convinzione.
<< Expecto Patronum!>>.
Dalla punta della sua bacchetta
scaturì una sagoma simile ad una nebbia argentea che lentamente si ristrinse
assumendo le sembianze di una lontra.
L’animale prese a giocherellare a
terra per qualche istante prima di allontanarsi goffamente, attraversando il
cancello e correndo verso il castello sul parco scintillante di brina.
<< Wow, ce l’hai
fatta>> disse Harry con entusiasmo.
<< Beh, chiunque c’avrebbe
scommesso>> disse Ron tutt’altro che sorpreso.
Attesero altri cinque minuti
prima di vedere il professor Vitius correre goffamente verso di loro.
<< Oh…oh che
piacere!>> urlò ansimando. << Mi trovavo in Sala Grande e mi sono
imbattuto in quel Patronus! Eccellente modo per comunicare…non ci avrei mai
pensato, ottimo lavoro!>>.
<< Salve
Professore!>> esclamò di rimando Hermione.
<< Hermione?>>
sussurrò Harry all’orecchio della ragazza. << Ma non doveva andare dritto
dalla professoressa McGranitt?>>.
<< Beh….è solo un piccolo
errore, che vuoi che sia>> rispose la ragazza indispettita.
Il professore sciolse gli
incantesimi che proteggevano i cancelli della scuola con due semplici colpi di
bacchetta. << Che sorpresa!>> ammise gongolando. << Non mi
sarei mai aspettato di vedervi qui! Ma ditemi, come mai avete deciso di
abbandonare la scuola? Tre ragazzi in gamba come voi....davvero, mi avete
lasciato…sorpreso>>.
<< Beh, ecco…avevamo,
abbiamo una cosa molto importante da risolvere…>> rispose Harry
vagamente.
<< Capisco>> disse
Vitius senza aggiungere altro.
Attraversarono il prato e le loro
scarpe si inzupparono d’acqua. Da lontano intravidero la capanna di Hagrid, ma
del mezzogigante neanche l’ombra.
<< Come sta Hagrid?>>
chiese Harry rallentando per tenere il passo del professore.
<< E da molto che non lo
vedo…non insegna quest’anno e non so dove sia sinceramente>> disse Vitius
quasi rammaricato.
Harry, Ron ed Hermione si
scambiarono uno sguardo preoccupato. Dov’era Hagrid? Che cosa stava facendo? Era
al sicuro?
Mille domande attraversarono la
mente di Harry senza trovare una risposta.
<< Tutti saranno
felicissimi di rivedervi!>> disse squittendo il professore arrancando sul
terreno in discesa. << Chiunque si chiede che fine abbiate fatto,
naturalmente tutti saranno sorpresi>> continuò ridacchiando.
Il portone del castello era
aperto e Gazza sbirciava torvo il loro arrivo borbottando frasi
irriconoscibili.
<< Salve signor
Gazza>> salutò cortesemente Hermione.
L’inserviente la scrutò, per poi
passare a Ron ed infine ad Harry. << Di ritorno?>> chiese
gracchiando cupo.
<< No, solo una
visita>> disse Hermione con tono piuttosto convincente.
Gazza continuò a fissarli per poi
allontanarsi verso la scalinata che portava ai piani superiori, seguito dalla
sua inseparabile gatta Miss.Purr.
Una campanella squillò in
lontananza annunciando la fine delle lezioni.
<< Ora mi scuserete ragazzi
ma devo tenere una lezione ai ragazzi del quarto anno>> disse dispiaciuto
Vitius. <>.
<< Grazie>> risposero
i ragazzi e rimasero a guardare il professore trotterellare verso la
scalinata.
<< E ora?>> chiese
Ron guardandosi intorno.
L’entrata non era cambiata
affatto, ma era pur sempre strano trovarsi lì per motivi diversi dallo
studio.
Un gruppo di studenti passò
guardandoli incuriositi e parlottando concitati.
<< Però…non sapevo che
fossimo diventati una leggenda in così poco tempo>> disse Ron
compiaciuto.
<< Non essere
ridicolo>> sbottò Hermione anche se sul suo viso apparve un fievole
sorriso. << Andiamo>> disse marciando verso la Sala
Grande.
<< Diamine!>> esclamò
Ron appena entrarono nell’immensa stanza.
I lunghi tavoli a cui erano
abituati durante i precedenti anni erano stati ridotti alla metà e lo spazio
lasciato libero era stato occupato da una statua in bronzo che raffigurava
Silente, lo sguardo severo dietro gli occhiali a mezzaluna, la bacchetta puntata
in avanti come se stesse attaccando qualcuno.
<< Ma cosa….>>
farfugliò Harry avanzando qualche passo.
<< Potter?!Weasley!
Granger!>>.
A gridare era stata la
professoressa McGranitt che dall’altra parte della tavolata dei professori
strabuzzava gli occhi incredula.
I tre ragazzi alzarono la mano in
segno di saluto.
La professoressa si alzò dal
posto che per lungo tempo era stato occupato da Silente ed avanzò verso di loro
a passo deciso.
<< Esigo delle spiegazioni
da voi tre>>.
Scusate per la lunga attesa ma ho avuto parecchio da fare
cmq ecco a voi l'undicesimo capitolo, un'introduzione diciamo a quello che
accadrà realmente ad Hogwarts.... Vi dico però ke l'intera trama non è
incentrata sulla scuola quindi il trio vi trascorrerà soltanto poco tempo.
Appuntamento al prossimo capitolo!
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Capitolo 12 *** Rimpianti ***
Capitolo12
Rimpianti
<< Esigo una spiegazione da
voi tre>> ripeté la professoressa.
<< C..cosa?>> chiese
Harry sbigottito.
<<
Dovrete spiegarmi esattamente il motivo per cui avete abbandonato la scuola!
Avevate delle menti brillanti e sareste passati con il massimo dei voti ai
m.a.g.o…non..non capisco la ragione di questa scelta a dir poco pessima>>
continuòla
McGranitt
imperterrita.
<< Beh, ecco…>>
cominciò Hermione agitandosi.
<< Abbiamo delle cose più
importanti da risolvere al momento, ma non possiamo spiegarle i motivi>>
rispose Harry tempestivo.
La professoressa lo guardò
sospettosa, stringendo le labbra con cipiglio offeso,ma subito i suoi occhi si
addolcirono e un sorriso prese il posto dell’espressione severa e austera.
<< Sono felice di
rivedervi>> disse poggiando una mano sulla spalla del ragazzo.
<< Anche noi>>
rispose Hermione sorridendo cortesemente.
<< Venite! Andiamo nel mio
ufficio>> esclamò la professoressa ricomponendosi e lisciando le piume che
ornavano lo stravagante cappello.
Salirono la scalinata che portava
ai vari piani, ma invece di svoltare a destra verso il corridoio che conduceva
all’ex ufficio di Silente, svoltarono a sinistra.
<< Non andiamo nel suo
ufficio?>> indicando il corridoio opposto.
<< Beh…ho ritenuto
necessario utilizzare il mio vecchio ufficio ancora per un po’>> rispose
la McGranitt. << Nonostante abbia assunto la carica di
preside di questa scuola non ho ancora la presunzione di occupare l’ufficio del
professor Silente…sa…sarebbe come un insulto alla sua memoria!>>.
Indugiarono qualche istante colti
da un leggero imbarazzo davanti ad un quadro sbiadito e corroso dal tempo prima
di ripartire verso l’ufficio della
professoressa.
Per i corridoi incontrarono
soltanto pochi studenti, per lo più vecchie conoscenze come i fratelli Canon che
si esaltarono alla vista del trio e Zacharia Smith che si limitò ad un fugace
cenno con la mano.
<< Abbiamo un numero
piuttosto ristretto di studenti quest’anno, molti non sono tornati per paura
dopo quello che è successo, molti perché costretti a restare a casa dalle
famiglie.
Entrarono nell’aula di
Trasfigurazione e la professoressa chiuse la porta a chiave.
<< Prego, sedetevi>>
disse prendendo posto alla cattedra e sistemando una pila di pergamene nel
cassetto.
<< I tempi stanno cambiando
velocemente e la popolazione magica si sta nascondendo…Abbiamo bisogno di
rinforzi ora più che mai! Non si può essere codardi in un momento come
questo.
Colui-che-non-deve-essere-nominato ha costretto il
Primo Ministro a rivelare il nostro mondo ed ora il Ministero sta facendo il
possibile per rimediare alla drastica situazione che si è venuta a creare con
squadre speciali di obliviatori, ma senza il successo sperato>>.
<< Credevo che in poco
tempo…>> cominciò Harry.
<< I babbani sono in numero
maggiore a noi e la questione è se ci accetteranno, altrimenti tutto finirà nel
caos generale!>> lo bloccò la professoressa battendo un pugno sulla
cattedra facendo sobbalzare le innumerevoli scartoffie.
<>
chiese Ron perplesso.
<< Cosa può
un’organizzazione segreta per contrastare tutti i problemi che si sono venuti a
creare?! Naturalmente continueremo ad agire secondo i piani di Albus, di più non
posso dirvi>> rispose con voce autorevole e ponendo fine alla
questione.
<< Dovrei entrare
nell’ufficio del professor Silente>> disse Harry con imbarazzo.
<< Per fare cosa?>>
chiese la McGranitt stupita.
<< Dovrei parlare con…con
il suo ritratto>> rispose il ragazzo abbassando gli occhi sotto lo sguardo
curioso e penetrante della professoressa.
<< Certo che puoi, ma non
fare domande di cui sai già che non troverai risposta, un dipinto non ti potrà
dare tutta la conoscenza della persona scomparsa>> rispose lei.
Hermione si guardò l’orologio al
polso.<< Se vogliamo fare pranzo dobbiamo sbrigarci…dopo le due non si può
più mangiare al pub.
<< Preferisco morire di
fame>> si lamentò Ron.
<< Di cosa state
parlando?>> chiese la professoressa incuriosita dalle considerazioni di
Ron.
<< Abbiamo prenotato delle
camere alla Testa di Porco e se non vogliamo restare a pancia vuota dobbiamo
andar giù…>> spiegò Harry.
<< La vostra scaltrezza mi
sorprende ogni volta di più>> ammise
la McGranitt. << Non vi è
passata per la mente l’idea che vi avrei ospitati nel castello!>>.
<< Davvero?>> disse
Ron con gli occhi stralunati.
<< Certo signor Weasley,
potete restare i giorni che volete>> rispose lei incrociando le braccia.
<< Accettate la mia proposta o preferite pernottare in
quel…pub?>>.
<< Beh…lei è troppo
gentile, noi non potremmo..>> cominciò Hermione.
<< Accettiamo!>>
proruppe Ron al settimo cielo.
<< Ma Ron! Abbiamo
prenotato e non credo che il proprietario sarà così ragionevole quando gli
diremo che vogliamo disdire le nostre camere>> continuò la ragazza con
ragionevolezza.
<< Oh ma quello non è un
problema! Parlerò io stessa con Aberfoth e manderò qualcuno a prendere i vostri
bagagli>> disse la professoressa risoluta.
<< Bhe….in questo
caso…grazie>> disse Harry sorridendo compiaciuto. << Direi che
accettiamo la sua proposta>>.
<< Bene>> disse
gioviale
la McGranitt. << Ora sarete curiosi di sapere come stanno i
vostri vecchi compagni di classe, perché non andate in Sala Comune a trovarli?
Così troverete anche il tempo di accomodarvi ed io nel frattempo…ho una
questione da risolvere con la professoressa Cooman>> disse alzando gli
occhi al soffitto.
<< Va bene e di nuovo
grazie professoressa>> disse Hermione avviandosi verso la porta seguita da
Ron ed Harry.<< E…ah! Scusi ma qual è la parola d’ordine?>>.
<< Bomboloni alla
crema>> disse Hermione davanti al ritratto della signora grassa sorpresa
nel vederli.
<< Bomboloni alla
crema?>> chiese Ron stupito. << Ma chi si inventa le parole
d’ordine?>>.
<< Credo sia
la McGranitt
stessa, da sempre>> rispose Hermione scavalcando il buco del ritratto.
<< Se è così fa pensare che
stia diventando un po’mentecatta... non trovate?>> scherzò Ron entrando
subito dopo Hermione.
La Sala
Comune di Grifondoro era rimasta la
stessa ma un po’ meno affollata del solito.
Seamus e Dean erano seduti
davanti al camino dove uno scoppiettante fuoco lanciava bagliori scarlatti sugli
arazzi vecchi come le pareti su cui erano appesi.
Alla vista del trio l’intera
stanza venne colta da un imbarazzante silenzio carico di sorpresa.
<< Ciao>> disse Harry
alzando la mano.
<< Ma da dove siete
spuntati voi tre?>> esclamò Dean alzandosi e rovesciando a terra il mazzo
di carte incendiarie con cui stava giocando.
<< Siamo arrivati questa
mattina>> rispose Hermione solare.
<< Fantastico! E
rimarrete?>> chiese Seamus ancora sorpreso.
<< No, ci fermeremo
soltanto per qualche giorno>> rispose Harry dando una pacca amichevole
sulla spalla di Dean.
<< Chi insegna Difesa
Contro le Arti Oscure quest’anno?>>chiese Ron distratto dagli annunci disposti in
bacheca.
<< Un supplente…un tipo
strano come al solito, ma non abbiamo fatto molto a dirti la verità>>
rispose Seamus quasi deluso.
<< E Lumacorno?>>
chiese Hermione interessata.
<< Ah…lui…beh è restato,
quando siamo arrivati ci ha fatto un discorso sul perché ha deciso di continuare
ad insegnare nonostante la sua età…ha detto che lo fa solo perché così avrebbe
voluto Silente, ma le lezioni si stanno rivelando piuttosto noiose e
inutili>>.
<< Ma in quanti siete
rimasti in classe?>> chise Ron sedendosi su una poltrona delle poltrone
scarlatte.
<< Siamo rimasti solamente
in quattro:io, Dean, Neville e Lavanda>> rispose Seamus cupo.
<< Anche nelle altre case
mancano moltissimi studenti ed è per questo che ci hanno messi in un’unica
classe>>.
<< A dire la verità neanche
mia madre voleva farmi tornare…ma essendo maggiorenne spetta a me decidere e
quindi…>> mormorò Dean compiaciuto.
<< Già, l’unico lato
positivo è che siamo tutti maggiorenni ora>> dissero sfogliando una copia
della Gazzetta del Profeta che aveva trovato sul tavolo.
<< Se puoi definirti
maggiorenne>> lo rimbeccò Hermione sottovoce. << Io vado a sistemare
di sopra, ci vediamo dopo>>.
<< Aspetta vengo
anch’io!>> l’avvertì Ron alzandosi prontamente. Harry li seguì salendo le
scale due gradini alla volta.
<< Non mi sembrano così
entusiasti dell’ultimo anno>> disse la ragazza delusa.
<< Solamente tu saresti
felice di frequentare le lezioni>> la rimbeccò Ron.
<< Veramente è la realtà
dei fatti>> ammise Hermione punta sul vivo. << Insomma, lo so che ci
sono cose più importanti che dobbiamo portare a termine, ma si tratta comunque
dell’ultimo anno, quello decisivo per il nostro futuro e per la nostra
carriera.
<< Lo so>> rispose
Harry convinto. << Ma se non portassi a termine ciò che deve essere fatto
chi lo farà al mio posto? A quanto pare soltanto noi tre conosciamo il segreto
di Voldemort e da quanto detto dalla profezia soltanto io posso sconfiggerlo e
non sono ancora pronto…spero che quel giorno arrivi il più tardi
possibile>>.
<< Tutti noi lo
speriamo>> disse Hermione in tono consolatorio prima di sparire per la
scala che portava al dormitorio femminile.
<< Sembra che rimpianga di
non frequentare l’ultimo anno>> disse Ron fissando con sguardo vacuo la
stretta finestra di fronte.
<< Se è per questo anch’io
lo rimpiango>> disse Harry aprendo la porta del dormitorio.
<< Ciao Neville!>>
esclamò Ron.
Il ragazzo steso sul letto alzò
gli occhi dal libro che stava leggendo e rimase sorpreso e incredulo proprio
come Dean e Seamus.
Neville non era affatto cambiato
da quando l’avevano visto l’ultima volta e a quanto pareva era ancora
interessato ad erbologia più di qualsiasi altra materia, infatti la copertina
del libro che stringeva tra le mani raffigurava tuberi e bulbi contorti.
<< Qu…Quando siete
arrivati?>> chise balbettando.
<< Poco fa>> rispose
Harry. << Ma in questa scuola le lezioni non esistono più?>>.
<< Noi del settimo anno
abbiamo due ore buche al giorno>> rispose Neville con un ampio sorriso.
<< Dopo abbiamo pozioni>>.
<< Noi rimarremo pochi
giorni>> disse Ron gettandosi a peso morto sul suo vecchio letto.
<< Per fare cosa?>>
chiese Neville dispiaciuto.
Harry e Ron si scambiarono
un’occhiata.
<< Dobbiamo parlare con
la
McGranitt
del nostro futuro lavoro>> si inventò Ron su due piedi diventando
paonazzo.
<< Davvero?>> chiese
Neville strabuzzando gli occhi. << Anch’io volevo farlo, sapete, avevo in
mente di provare come insegnante di erbologia>> disse tutto impettito.
<< Beh, riusciresti
sicuramente>> gli disse Harry incoraggiandolo.
<< D’altronde gira voce che
la professoressa Sprite vada in pensione tra due anni e nel frattempo potrei
imparare qualcosa da esperti del settore>> disse Neville esaltandosi.
<< Già>> mormorò
Harry ripensando alla sua mancata carriera d’Auror a cui aveva aspirato prima di
sapere a quale destino sarebbe andato incontro.
Aveva il compito di uccidere uno
dei maghi più potenti del mondo e aveva paura, paura di perdere tutto, i suoi
amici, la sua vita.
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Capitolo 13 *** Paura di non riuscire ***
Capitolo 13
Paura di non riuscire
Hogwarts appariva diversa sotto
molti punti di vista.
Innanzitutto una calma piatta
aleggiava per ogni corridoio e durante le ore buche gli studenti erano soliti
ritirarsi nelle rispettive sale comuni anziché girovagare per il parco com’era
solito.
La posta era sottoposta a
controlli rigidissimi e non si potevano consegnare pacchi contenenti oggetti o
cibo.
L’orario era stato ridotto
rispetto al precedente anno, infatti anche alcuni professori, come molti
studenti, avevano abbandonato la loro carriera per dedicarsi ad una vita
domestica che ritenevano più sicura.
<< Il cibo sembra lo
stesso>> mugugnò Ron, la bocca piena di beacon.
Erano le otto di mattina e i tre
avevano deciso di scendere per la colazione insieme agli altri.
La statua di Silente risplendeva
sotto i raggi di sole gettati dal soffitto della Sala Grande.
<< Grazie agli elfi che
lavorano giorno e notte qui>> disse Hermione con indifferenza.
<< Per favore, non
ricominciare>> la rimbeccò Ron servendosi un’altra tazza di porridge.
<< Il fatto è che importa
solo a me, parliamo di unione tra tutti di questi tempi e poi esistono ancora
delle classi sociali inferiori!>> sbraitò la ragazza.
Harry alzò gli occhi al cielo
abbozzando un debole sorriso.
<< Quando hanno messo la
statua di Silente?>> chiese a Dean che gli sedeva accanto.
<< Oh…è qui dall’inizio
dell’anno, la McGranitt ci ha spiegato che è un
dono del Ministero, ma secondo tutti è stata commissionata proprio da
Scrimgeur>>.
Harry fissò la statua e dentro di
se sentì ribollire rabbia nei confronti del Ministro che aveva tentato in tutti
i modi di scoprire i piani di Silente ricorrendo anche alla falsità.
“Bel modo per ricordarlo” pensò
amareggiato.
<< Mmmmh…bene abbiamo due
ore buche, la quarta e la quinta>> disse Lavanda consultando l’orario
spiegato sulle ginocchia. << Devo finire il tema di pozioni, mi daresti
una mano Hermione?>>.
<< Volentieri>>
rispose la ragazza ancora imbronciata dalla discussione con Ron.
<< Che ne dite di due tiri
a Quidditch?>> propose Seamus a Ron e Harry.
<< Certo, ne ho proprio
bisogno>> rispose Ron pulendosi la bocca con il tovagliolo.
<< Noi studenti dobbiamo
prima chiedere il permesso alla McGranitt e abbiamo bisogno di un insegnante
accompagnatore, altrimenti non possiamo uscire>> li informò Dean frugando
nello zaino.
<< Non posso>> disse
Harry. << Cioè, voi andate, io ho da fare>>.
La campanella suonò e il
drappello di studenti si accalcò sulla rampa di scale per raggiungere le
aule.
Nel trambusto generale, Ron ne
approfittò per parlare con Harry in disparte. << Andrai nell’ufficio di
Silente ora?>>.
<< No, penso questa sera
dopo cena andrà più che bene>> rispose il ragazzo riflettendo.
<< E allora vieni a fare
due tiri con noi no!? Almeno ti distrai un po’>> disse Ron cercando di
convincerlo.
>> No credo che andrò a
fare una camminata nel parco>> disse Harry.
<< Ok, se cambi idea
fammelo sapere, salgo un attimo di sopra a vedere quello che sta facendo
Hermione>>.
Harry riamase a guardare Ron che
si allontanava velocemente su per i gradini, poi con passo deciso si diresse
verso il grande portone.
<< Dove credi di
andare>> gracchiò una voce alle sue spalle.
Harry aveva appena toccato la
superficie di legno quando Argus Gazza apparve da uno stanzino laterale munito
di scopa e stracci.
<< Io.. io non sono uno
studente>> cercò di spiegare il ragazzo.
<< Ah, Potter sei tu, in
effetti non comparivi nella lista degli iscritti ad Hogwarts quest’anno… la
magia non fa più per te?>> chiese l’inserviente con un ghigno
divertito.
<< Questi sono affari
miei>> rispose Harry uscendo nel cortile e sbattendo fragorosamente il
portone.
Oltrepassò la fontana zampillante
e si fermò sul ponte di legno per ammirare il paesaggio.
Hogwarts era circondata da
foreste sempreverdi e monti dalle cime innevate e soltanto ora Harry parve
accorgersi dello strabiliante spettacolo che aveva davanti agli occhi.
Il clima autunnale aveva ormai
sopraggiunto quello estivo, ma non per questo il tutto appariva smorto o
desolato, anzi era reso ancor più vivo dai brillanti colori rossi e gialli della
vegetazione che si fondevano in naturale equilibrio con la distesa verde che
saliva verso le bianche vette dei monti.
Harry sospirò profondamente prima
di riprendere a camminare.
L’istinto lo portò ad avvicinarsi
alla familiare capanna di Hagrid dove busso tre volte alla porta senza ricevere
alcuna risposta.
Raggirò l’orto incolto dove le
piante di zucca avevano raggiunto dimensioni mostruose e si mise a sedere su un
lato dell’abbeveratoio semivuoto e coperto da uno strato di soffice e umido
muschio.
<< Harry
Potter>>.
Il ragazzo sobbalzò tirandosi in
piedi goffamente.
Dietro alla staccionata
dell’orto, dove cresceva la prima vegetazione della foresta, era comparso
Fiorenzo il centauro.
<< Salve>> disse
Harry agitando la mano sui pantaloni per rimuovere il terriccio.
<< Qualcosa mi dice che sei
qui per cercare qualcosa…o è semplicemente bisogno di solitudine?>> chiese
Fiorenzo avvicinandosi scalpitando gli zoccoli sul terreno.
<< Entrambe>> rispose
Harry sorridendo. << Insegna più a scuola?>>.
<< A volte, quando viene
richiesta la mia presenza, ma ultimamente non è venuto più nessuno a cercarmi,
come vedi mi sono sistemato qui, lungo i margini della foresta dato che non
posso inoltrarmi oltre>> rispose il centauro. << Mi era giunta notizia che avessi abbandonato la
scuola…>>.
<< Infatti, ma ho bisogno
di sapere alcune cose>> disse Harry. << Partirò presto, anche se non
so per dove…>>.
<< Troverai la tua strada
Harry Potter>> lo rassicurò Fiorenzo. << Ben presto l’intera umanità
si troverà a fronteggiare le tenebre>>.
<< Voi centauri credete nel
destino?>> chiese Harry rendendosi conto di osare troppo per quella razza
che esigeva rispetto. << Oh…scusi, non volevo>>.
<< No, non fa
niente>> rispose Fiorenzo ostentando un sorriso. << Noi crediamo nel
destino che viene dal cielo come ti avevo già detto molto tempo fa>>.
<< E le stelle cosa dicono?
La guerra si fa sempre più vicina?>> chiese il ragazzo.
<< Lo scontro è già
iniziato>> rispose Fiorenzo pacato. << Ma l’unica battaglia che vedo
in questo momento è dentro di te>>.
Harry rimase sorpreso da
quell’affermazione, ma non osò aggiungere di più: Fiorenzo aveva colto in pieno
il suo stato d’animo.
<< Dov’è Hagrid?>>
chiese il ragazzo dopo qualche istante per cambiare argomento.
<< È partito>>
rispose Fiorenzo. << Insieme al suo fratello gigante, ma non so quale sia
la loro destinazione>>.
<< Partito…>> mormorò
Harry. Dov’era diretto Hagrid? Era al sicuro? Cosa cercava di fare con Grop?
<< Non preoccuparti per
loro, Hagrid se la sa cavare egregiamente in ogni situazione>> disse
Fiorenzo che parve leggere i pensieri del ragazzo. << Ci rivedremo Harry
Potter, in un modo o nell’altro, prima che tutto sia compiuto>>.
<< Grazie>> disse
Harry.
Il centauro si voltò per
osservarlo. << Di cosa?>>.
<< Per le
risposte>>.
Harry non tornò per pranzo ma
preferì rimanere ancora a girovagare nel parco accompagnato dalla sua
solitudine.
Passò molto tempo seduto sulla
riva del lago, a riflettere su quello che avrebbe fatto di li a poco.
Sarebbe salito nell’ufficio di
Silente e poi…sarebbe riuscito ad aprire il medaglione? E cosa avrebbe trovato
al suo interno?
Stava per lanciare l’ennesimo
sasso sulla superficie piatta dell’acqua quando qualcuno chiamò il suo nome a
gran voce.
<< Harry!>>.
Il ragazzo cominciò a correre
verso il castello e quando raggiunse il ponte vide Ron seduto su un masso in
attesa. << Ah sei qui, pensavo che fossi scappato>> disse
ridendo.
<< Che cosa è
successo?>> chiese Harry ansimante per la corsa.
<< Il nuovo professore di
Difesa contro le Arti Oscure voleva incontrarti, sai, per conoscerti>>
disse Ron dondolando sulle gambe e
tenendo le mani in tasca.
<< Ah… digli pure che non
ci sono>> fu la risposta secca di Harry.
<< Ma ci teneva tanto,
sai..sembra un po’matto>> ammise Ron quasi divertito.
<< No, non ci
credo!>> disse Harry con falso stupore. << Quando mai abbiamo avuto
un professore sano in Difesa contro le Arti Oscure? Ah giusto, l’unico a posto è
stato Lupin, ma per il resto, erano tutti un po’ tocchi>>.
<< Beh, questo almeno fa
ridere>> disse Ron . << Ha degli scatti di collera improvvisi e
preferisce insegnare facendo pratica diretta invece che sui libri
e…>>.
<< Allora sì che è
matto>> disse Harry sorridendo.
<< Beh, allora vieni o no?
Vuoi restare tutto il giorno qua fuori?>>
<< Ok, ok vengo>>
disse Harry poco convinto. << Ma non ho voglia di diventare lo zimbello
della classe>>.
<< Beh, questo dipende da
te…o da lui>> disse Ron ridacchiando.
Gli interni del castello erano
caldi e accoglienti dopo la mattinata passata all’esterno e ad Harry era venuto
un certo appetito. << Sai dovremmo passare a fare una visita nelle cucine
più tardi, non sarebbe male mettere qualcosa nello stomaco>>.
<< Già>> rispose Ron
salendo le scale velocemente.
Davanti alla porta semichiusa
dell’aula i due si fermarono ad origliare; una voce rauca ma pimpante risuonava
nella stanza.
<< Un Patronus può essere
utilizzato per altri scopi, ma quello principale, ripeto, è quello di scacciare
o se possibile tenere alla larga eventuali attacchi di Dissennatori e… bene, ora
passiamo alla prova pratica, comincerò io per mostrarvi come si fa e poi sarà il
vostro turno>>.
Ron stava per bussare quando
Harry lo fermò. << No, fermo>> gli disse in un sussurro. <<
Scosta leggermente la porta voglio vedere>>.
Il ragazzo appoggiò lentamente la
mano sul legno e spinse leggermente: dallo spiraglio potevano vedere
distintamente la figura di un ometto tarchiato avvolto in un mantello color
porpora pronto, con la bacchetta in mano, ad eseguire l’incanto Patronus.
<< Expecto Patronus>>
disse con voce squillante. Dalla punta della bacchetta uscirono sottili e fumose
strisce argentate che si gettarono, leggere e fluttuanti, a terra e ben presto
presero la forma di un lupo circondato da una alone bluastro.
Nella classe si levarono mormorii
concitati e qualcuno azzardò un applauso.
Ron aprì la porta di scatto.
<< No!>> si lasciò
sfuggire Harry afferrando il pomello.
Il silenzio piombò nella stanza e
perfino il Patronus svanì in una pioggerella argentata.
Il ragazzo rimase fermo sulla
porta con il corpo proteso in avanti e i piedi ancora puntati sull’uscio.
Harry sorrise stupidamente e
barcollando entrò sentendosi improvvisamente ancor più goffo sotto il peso di
tutti.
<< Finalmente>> disse
il professore avvicinandosi tutto impettito. << Sono il professor Dorking,
lieto di conoscerla signor Potter>>.
Harry strinse la mano che l’uomo
gli porgeva. << Grazie>>.
<< Come può aver visto
mentre stava entrando, stiamo ripassando i Patronus, ma so che per lei questo
argomento non è nuovo>> disse Dorking ridacchiando e prendendo posto sulla
cattedra.
<< No,ma mi piacerebbe
sapere qualcosa di più a proposito>> disse Harry sentendosi sempre più in
imbarazzo.
<< Oh..oh, certamente, l’ho
invitata nella mia classe esclusivamente per conoscerla ma se vuole assistere
alla lezione…perché non ci mostra il suo Patronus tanto per cominciare?>>
chiese il professore. << Mi hanno detto che è di straordinaria…. Per
l’amor del cielo! Smettila di giocare Thomas! E dall’inizio della lezione che ti
giri a parlare con il tuo compagno,, la prossima volta sarò costretto a spedirti
dal Preside!>>.
Harry represse a fatica una
risata nel vedere il faccione paonazzo di Dorking.
<< Dicevo, mi è stato
riferito che il suo Patronus è di straordinaria magnificenza>>.
<< Beh ecco.. non
saprei>>disse Harry esitante.
<< Coraggio>>
insistette il professore. << Non faccia il timido>>.
Harry scorse il viso
incoraggiante di Hermione ,seduta vicino a Lavanda nella seconda fila e si
preparò puntandola bacchetta verso la parte di stanza occupata da banchi e sedie
vuote.
<< Expecto Patronus>>
disse con convinzione pensando a qualcosa di intenso e felice, ma dalla punta
non uscì nemmeno un filo di vapore.
La classe rimase di stucco e ben
presto tutti si ritrovarono a bisbigliare, tutti ad eccezione di Ron ed Hermione
che guardavano Harry preoccupati.
<< Silenzio!>> tuonò
la voce di Dorking. <<
Naturalmente può capitare signor Potter, non si preoccupi, è successo
molte volte anche a me>>.
Harry non riusciva a capire, del
resto aveva pensato a quasi tutte le cose che gli potevano dare felicità, ma non
si era soffermato su qualcosa in particolare.
Riprovò di nuovo mettendoci
sempre più impegno ma alla fine lasciò l’aula amareggiato sotto lo sguardo
deluso di tutti.
<< Capita>> gli disse
Hermione qualche ora dopo in Sala Comune. << Non devi comunque
preoccuparti, del resto ti stai occupando di cose più grandi di te Harry ed è
normale che ti passano altre cose per la testa>>.
<< Andiamo
Hermione!>> disse Harry fissando la sua bacchetta sul tavolo come se
avesse qualcosa che non andava. << L’incanto Patronus mi è sempre
riuscito>>.
<< Sì, ma dico che devi
rilassarti e che so…provare a rifarlo più tardi, non lo vedi? Sei stressato e la
riuscita di incantesimi dipende molto dallo stato fisico e mentale di una
persona, insomma, la magia rispecchia quello che sei>>.
<< Non sono stanco, è solo
che..>>
<< Che hai paura>>
finì Ron per lui. << Ti capisco, davvero, ma forse Hermione ha ragione e
poi stai facendo una tragedia per niente, insomma anche prima ti
capitava>>.
<< Sì, ma ora non deve
capitare più>> disse Harry. << Non capite? Non so per quanto tempo andrà avanti
questa storia ma prima o poi devo combattere contro Voldemort e.. e voi non
sapete cosa si prova, stare lì, senza poter far niente, quando hai davanti lo
stregone che possiede il più vasto repertorio di maledizioni e incantesimi del
mondo! Non so come agire, come comportarmi, ma non devo sbagliare…>>.
<< Noi siamo con te Harry e
ti aiuteremo, ne va della nostra vita>> disse Hermione convinta.
<< Questo è quello che mi
preoccupa ancora di più, sapere che devono essere coinvolte persone a cui tengo
mi fa sentire ancora più in colpa>>
<< Ma è una nostra
decisione insomma!>> disse Hermione rabbiosa. << Quante volte te lo
dobbiamo ripetere!>>
<< Ok,ok>> disse
Harry cercando di apparire convinto ma sempre con lo sguardo fisso sulla
bacchetta inerme e, in quel momento, molto più simile a qualsiasi innocuo pezzo
di legno.
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