Harry Potter e la Guerra dei Due Mondi

di Savio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una visita inaspettata ***
Capitolo 2: *** Rivelazioni e maggiore età ***
Capitolo 3: *** Partenza per Grimmauld Place ***
Capitolo 4: *** Sosta in casa Black ***
Capitolo 5: *** Matrimoni e pulizie ***
Capitolo 6: *** Ricordi celati ***
Capitolo 7: *** Colpo al Parlamento ***
Capitolo 8: *** Shawn ***
Capitolo 9: *** Arresti Familiari ***
Capitolo 10: *** Il medaglione ***
Capitolo 11: *** Ritorno ad Hogwarts ***
Capitolo 12: *** Rimpianti ***
Capitolo 13: *** Paura di non riuscire ***



Capitolo 1
*** Una visita inaspettata ***


Harry Potter e la Guerra dei Due Mondi

HARRY POTTER e la GUERRA dei DUE MONDI

Capitolo 1

Una visita inaspettata

<< Concentrati!>> urlò Piton guardandolo fisso negli occhi.
<< Non ce la faccio! É più forte di me!>>
<< Devi farcela! Non puoi lasciare che entri nella tua mente!>> urlò il professore diventando paonazzo in volto.
<< Non posso!>>
<< Devi, devi!Tutto dipende da te!>>.
Harry Potter si svegliò di soprassalto, sudando freddo. Si calmò e appoggiò la testa sul cuscino ripensando a cosa aveva appena sognato.
A dire la verità non si poteva definire un sogno, ma un incubo che lo assillava già da diverse notti.
"La persona che odio di più al mondo" pensò Harry girandosi di lato."Ha rovinato parte della mia vita".
Sul comodino erano accatastate in una pila traballante le lettere che Ron ed Hermione gli avevano spedito durante l'estate; pergamene contenenti innumerevoli rassicurazioni e soltanto poche notizie dal mondo magico.
Nelle ultime due settimane erano stati catturati due Mangiamorte e innumerevoli "pezzi grossi" del Ministero erano stati trovati morti nelle proprie abitazioni.
Azkaban si era svuotata e i Dissennatori vagavano ora liberi, in cerca di felicità di cui nutrirsi, sempre sotto il controllo del Signore Oscuro.
Voldemort.Non si avevano notizie significative su di lui, non partecipava mai alle vili azioni dei suoi seguaci e preferiva rimanere in disparte, ad osservare compiaciuto il caos,la morte e la disperazione che lui stesso aveva provocato.
Edvige tubò nella sua gabbia ed Harry si riscosse dai suoi pensieri.
Si mise a sedere sul bordo del letto e guardò fuori dalla finestra dove i primi raggi lattiginosi del sole sbucavano da un cielo coperto da nuvole grigie che non preannunciavano buon tempo.
Inforcò gli occhiali e camminando a tentoni per via dei piedi intorpiditi dal sonno aprì la gabbia della sua civetta. << Vai,ma torna presto, ho due lettere urgenti da spedire>> le disse accarezzando le candide piume del dorso.
Edvige tubò di nuovo in modo sommesso e si arrampicò sul braccio di Harry con i possenti artigli.
Il ragazzo spalancò la finestra e la civetta dispiegò le ali, lanciandosi verso il cielo plumbeo.
Harry la guardò sparire all'orizzonte, poi si decise a mettere qualcosa sotto i denti per via della fame e scese le scale di casa Dursley per entrare in cucina quando, improvvisamente,qualcosa di piccolo sfrecciò verso di lui serrandogli le gambe in un abbraccio soffocante.
<< Ehi!Dobby?! Che cosa ci fai qui?>> chiese Harry stupito, guardando la creatura che dal basso lo fissava con i grandi occhi colmi di lacrime di gioia.
<< Harry potter, signore! Dobby desiderava tanto rivedere Harry Potter!>>
<< Mi hai fatto prendere un colpo>> disse Harry liberandosi dalla stretta dell'elfo domestico.
<< Dobby si scusa, ma non voleva spaventare Harry Potter>> disse la creatura con voce stridula.
<< Non preoccuparti>> lo rassicurò il ragazzo<< A proposito, come stai?>>.
<< Dobby non ha nulla di cui lamentarsi, signore>> rispose l'elfo abbassando gli occhi<< Dobby è addolorato per la morte del professor Silente>>.
Harry non voleva affrontare la morte di Albus in quel momento perchè lo addolorava infinitamente e si limitò a rispondere:<< Già,tutti noi lo siamo>>.
<< Dobby desidera donare a Harry Potter questi>> disse la creatura tirando fuori dalla tasca bitorsoluta dei suoi bizzarri pantaloncini un paio di calzettoni dall'orrendo color arancione.
<< Dobby li ha comprati con i suoi risparmi,signore,sono per il compleanno di Harry Potter>>.
Harry si ricordò improvvisamente. Con tutti i fatti e le vicende che erano accaduti, aveva cancellato temporaneamente dalla sua testa la data del suo diciassettesimo compleanno.
<< Grazie mille Dobby, è molto gentile da parte tua>> disse Harry mostrando il sorriso più sincero che riuscì a fare e afferrando i calzettoni dalle esili mani dell'elfo.<< Un momento!Oggi non è il mio compleanno, è domani!>>.
<< Dobby ne è addolorato, signore, ma domani non poteva venire per via delle pulizie al castello di Hogwarts>> ammise rammaricato.
Harry sprofondò in un cupo dispiacere nel sentir nominare la scuola, la "sua" scuola, dove sapeva che non sarebbe tornato per il suo ultimo anno.
<< Stanno tutti bene?>> chiese Harry in tono malinconico.
<< Si signore, ogni professore, anche se Dobby ha visto che molte cose sono cambiate senza il professor Silente>>.
"Tutto è cambiato" pensò Harry.
<< Ora Dobby deve andare Harry Potter, signore>> disse l'elfo fissandosi i piedi<< Dobby ha promesso che tornava al castello per le nove>>.
<< Ok Dobby e grazie di tutto>> disse Harry chinandosi per poggiare una mano sulla spalla nodosa dell'elfo in un gesto di gratitudine.
<< Harry Potter è gentile con Dobby e merita questo e altro>> rispose l'elfo e con un ampio sorriso schioccò le dita e scomparve in un nugolo di fumo bianco.

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Capitolo 2
*** Rivelazioni e maggiore età ***


Rivelazioni

Capitolo 2

Rivelazioni e maggiore età

Harry aspettò con ansia l’ora in cui sarebbe diventato finalmente maggiorenne. Disteso sul letto della sua camera contò ogni ora, minuti, secondi, finché l’orologio che aveva al polso non cominciò a suonare annunciando la mezzanotte.
“Auguri” si disse Harry abbozzando un mezzo sorriso nel ripensare al suo undicesimo compleanno,quando Hagrid gli rivelò che non era un semplice umano, ma che apparteneva al mondo magico.
Edvige tornò con il solito topo morto in bocca e si appollaiò sul davanzale della finestra per spolparlo.
<< Edvige non c’è tempo>> gli disse Harry dispiaciuto << Devi consegnare queste lettere,è urgente>>.
Edvige lo guardò torva, ma poi distese la zampa e gli permise di legare la lettera.
<< Portale a Ron e ad Hermione, più in fretta che puoi>> le disse Harry accarezzandola.
La civetta socchiuse gli occhi e si lanciò nel vuoto buio della notte, lasciando da solo Harry nella stanza.
“Anche questa è fatta” pensò il ragazzo andando verso il baule per tirare fuori un altro foglio di pergamena.
Aveva appena messo le mani sul coperchio di legno intarsiato quando dalla porta giunse un debole”Toc Toc”.
Harry alzò lo sguardo. Chi poteva essere a quell’ora? I Dursley dormivano già da un bel pezzo e non entravano quasi mai nella stanza di Harry se non per il consueto giro d’ispezione di pulizie settimanale.
<< Avanti>> disse Harry afferrando il manico della bacchetta che aveva infilato nella tasca posteriore dei pantaloni com'era sua abitudine visti i tempi.
La porta si aprì con un cigolio e sulla soglia apparve la sagoma di zia Petunia in vestaglia scozzese.
Harry rimase a guardarla ,curioso e insospettito allo stesso tempo, ma lei non si mosse ne diede segni di voler parlare per prima.
<< Cosa c'è?>> chiese il ragazzo avanzando verso la porta di qualche metro << Ho fatto qualcosa che non andava?>>.
<< Vo..volevo solo parlarti>> disse lei a bassa voce per non rischiare di farsi sentire dal marito che dormiva nella stanza accanto.
<< Allora?>> chiese Harry in tono piatto.
Petunia chiuse la porta alle proprie spalle e fece alcuni passi verso Harry.
<< Oggi è il tuo compleanno vero?>> chiese con aria seria.
<< Sì>> ammise Harry in tono vago.
<< Ora sei maggiorenne per...per loro no?>>
<< Se intendi per i Maghi, sì>> rispose di nuovo Harry scrutando la zia che si comportava nervosamente.
<< Suppongo che tu voglia andartene da casa nostra, giusto?>> chiese lei appoggiando una mano sul guardaroba vicino.
<< Sì>> rispose nuovamente Harry senza aggiungere particolari.
<< C'è qualche problema?>> fu il turno di Harry di porre una domanda.
<< Volevo solo dirti che mi dispiace>> fu la risposta di zia Petunia.
<< Cosa?>> chiese Harry sbigottito. La fine del mondo era arrivata-pensò il ragazzo-poteva sperare di ricevere di tutto meno che delle scuse da parte dei Dursley.
<< Sì, mi dispiace di averti trattato così in questi lunghi anni>> ammise la donna con sincerità.
Harry non sapeva cosa rispondere e rimase in silenzio con la mente che gli vorticava come se fosse stato colpito da una trave in piena fronte.
<< Mi dispiace, Harry, per tutto quello che ti è accaduto, mi dispiace per tua madre e ...>>.
<< Un po' tardi per le scuse non ti pare?>> rispose Harry tornando alla realtà.
<< Io, io...>>
<< Sono stato punito ingiustamente, trattato come...come un animale, sì, penso che quello sia il termine giusto>> disse Harry alzando leggermente la voce, mentre tutte le ingustizie che aveva subito in diciassette anni venivano a galla come liberate da catene invisibili che le tenevano rinchiuse nella sua mente << Credi che io non abbia sofferto per la morte dei miei genitori? Da piccolo li sognavo giorno e notte nella speranza che tornassero per portarmi via da qui!>>.
<< Ti ho già detto che mi dispiace>> gli disse per l'ennesima volta Petunia mettendogli una mano sulla spalla come per rassicurarlo.
<< Non ho bisogno del tuo affetto ora>> disse Harry scostandosi di lato.
Seguirono alcuni secondi di silenzio durante i quali, nessuno dei due, osò guardarsi in faccia.
<< Io volevo molto bene a Lily,Harry>> disse zia Petunia interrompendo la pausa << Lily era mia sorella, la mia migliore amica, era tutto per me>>.
<< Già, ma l'ultima volta non sembravi così entusiasta nel parlare di lei eh? Come l'avevi definita? Ah sì! Un'anormale!>> urlò Harry.
Vernon grugnì nella stanza accanto ma dal corridoio non provenivano altri rumori, apparte il russare sommesso di Dudley.
<< Ammetto di aver sbagliato>> disse sua zia e una lacrima gli scivolò lungo la guancia. << Tutto per me cambiò quando Lily ricevette la lettera dalla scuola, il mio mondo, quello a cui ero abituata si stravolse in poco tempo>>. << Lily fece nuove amicizie, si discostò da me e le rare volte che eravamo insieme parlavamo del più e del meno, ma senza affrontare la nostra vita com'era una volta e alla fine mi ingelosii di lei, lei che era stata scelta per intraprendere un'altra vita al contrario di me che rimasi sempre la stessa covando l'odio e allo stesso tempo il desiderio di diventare come mia sorella un giorno>>.
Harry la guardò, ma questa volta il suo sguardo non era cupo bensì esprimeva compassione.
Quelle parole erano vere ed espimevano una sincerità immensa.
<< Avrò mai, da te, la possibilità di essere perdonata per quello che ho fatto e per quello che ho detto?>> chiese Petunia con gli occhi lucidi.
Harry non rispose,ma si protese verso sua zia e la strinse in un abbraccio sereno. La donna aveva rivelato a suo nipote quello che pensava apertamente, ma che non riusciva ad esprimere per via dell'orgoglio?La paura?L'ingiustizia?
Nemmeno Harry sapeva dirlo con chiarezza ma pensò di aver preso la decisione giusta.
Petunia pianse sulla spalla del ragazzo, lacrime che esprimevano tutto il suo dispiacere e la sua voglia di richiamare a se un passato ormai lontano, i cui ricordi felici e tristi si mescolavano simultaneamente in un vortice di sentimenti senza età.

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Capitolo 3
*** Partenza per Grimmauld Place ***


grimmauld

Capitolo 3

Partenza per Grimmauld Place

Le risposte di Ron ed Hermione arrivarono con un sorprendente anticipo la mattina seguente.
Harry stava sistemando il suo baule quando sentì un ticchettio proveniente dalla finestra.
Edvige, con le penne arruffate, picchiettava sui vetri con il becco e mostrava due rotoli di pergamena legati alla zampa destra.
Harry aprì le ante e la civetta volò sul letto.
<< Ben fatto>> disse il ragazzo slegando i rotoli di pergamena. Il primo che aprì fu quello di Ron: “Parto questo pomeriggio, ci vediamo là, ciao,Ron….P.S. Buon Compleanno!”.
Harry fu soddisfatto della risposta tanto quanto quella di Hermione in cui scriveva che sarebbe arrivata nella tarda serata.
Dalla finestra lasciata aperta entrò un gufo reale che reggeva due pacchi di medie dimensioni.
Li lasciò cadere sul letto vicino ad Harry e se ne volò via da dove era arrivato.
Il ragazzo aprì il primo che conteneva “Manuale per l’Auror Principiante” un libro spesso quanto il braccio di Harry e che conteneva vari capitoli di un corso base per diventare Auror Professionista. Voltò il libro dove attaccato con dello scotch c’era un biglietto scritto con la calligrafia di Hermione: “No, non mi ero scordata di te. Buon Compleanno Harry!”.
Il ragazzo sorrise felice poi scartò l’altro pacco che rivelò contenere un paio di nuovi guanti da cercatore rifiniti in squame di drago. Sotto la scatola il biglietto di Ron: “Spero ti piacciano, li ho compratati a DiagonAlley in un negozio specializzato che ha aperto da poco. Auguri di Buon Compleanno!
“ Devono essere costati una fortuna” pensò Harry rigirando i guanti tra le mani. “ma non penso che giocherò ancora a Quidditch”.
Gli auguri dei suoi migliori amici non fecero che rallegrare l’umore di Harry per tutta la mattinata in cui preparò ogni cosa per la partenza.
Aveva quell’idea fissa da almeno un mese:partire per Grimmauld Place non appena raggiungeva i diciassette anni.
Il pensiero di entrare in quella casa non lo rallegrava più di tanto dal momento che la trovava angusta e per di più era stata la “prigione” in cui Sirius doveva rimanere nascosto. Uno dei motivi della sua morte era proprio quella dimora che era stata motivo di ribellione e testardaggine.
In più a casa Black viveva uno degli esseri più ripugnanti che Harry avesse visto in vita sua: Kreacher.
L’elfo domestico dimorava nella casata da anni ed ora Harry era il suo legittimo proprietario e l’idea non lo rendeva particolarmente allegro.
Doveva partire comunque da casa Dursley ora che l’incantesimo che lo legava a zia Petunia era stato annullato.
Il suo destino era stato deciso da una profezia e lui era predestinato a seguirlo ovunque lo portasse, anche fino alla morte.
Harry si alzò dal letto, si infilò le scarpe e prese la bacchetta sul comodino dove l'aveva lasciata durante la notte.
La guardò mettondola davanti ai suoi occhi, poi compiaciuto disse:<< Ora posso usarla, mai più lettere di ammonimenti e udienze contro il corretto uso della magia>>. L'aspetto positivo di essere diventato maggiorenne era proprio quello: usare ogni sorta di incantesimo a piacimento ma senza eccedere.
Harry puntò la bacchetta contro il baule e disse:<< Baule Locomotor>>.
Lo scrigno di legno si alzò di un metro da terra e seguì ogni movimento della bacchetta di Harry.
<< Edvige raggiungimi a Griammauld Place numero dodici>>disse alla candida civetta che si stava lisciando le piume sul materasso.
Il ragazzo afferrò la gabbia vuota e dopo aver dato un'occhiata alla stanza che era stata sua per sei anni, chiuse la porta e scese le scale seguito dal suo baule che aleggiava appena dietro di lui.
Arrivato in salotto si fermò davanti a suo cugino Dudley, che noncurante del mondo che lo circondava fissava il televisore con sguardo ammaliato seduto sulla comoda poltrona foderata in pelle.
<< Ciao>> disse Harry considerando la sua partenza come una specie di addio.
Dudley sembrò non sentire, allora Harry ripetè il saluto, questa volta alzando leggermente il tono della voce.
Il cugino si voltò con estrema lentezza, poi, dopo averlo squadrato da capo a piedi disse:<< Dove stai andando?>>
<< Parto per sempre>> fu la semplice risposta di Harry.
<< Nel senso che lasci questa casa?>> chiese Dudley spalancando gli occhi porcini.
<< Sì, per sempre>> rispose Harry impassibile di fronte al faccione ebete di suo cugino.
Dudley non espresse la sua felicità di veder sparire Harry dalla sua vista e soprattutto dalla sua casa, perciò tornò a guardare la tv con un espressione indecifrabile dipinta in volto.
Harry decise di lasciar perdere e si diresse verso il portone d'ingresso, quand'ecco che dalla cucina fece capolino il testone di zio Vernon. << Te ne vai?>> chiese con voce che tralasciò intendere il suo falso dispiacere.
<< Sì>> ammise Harry per l'ennesima volta.
<< Speravo che un giorno prendessi questa saggia decisione>> si lasciò sfuggire suo zio.<< Ora dove andrai? Ad abitare in qualche sporca abitazione dei tuoi simili?>>.
Harry contò fino a tre prima di lanciare l'incantesimo:<< Levicorpus!>>.
Zio Vernon si rigirò su se stesso fino a trovarsi sospeso in aria a testa in giù.<< Lasciami! Lasciami ho detto!Non puoi usare questi tuoi maledetti trucchetti fuori dalla tua scuola!>> urlò selvaggiamente diventando rosso.
<< Oh, si che posso ora che sono maggiorenne>> disse Harry ghignando.
Zia Petunia uscì dalla cucina e corse verso Harry.<< Lascialo Harry per l'amor del cielo! Lascialo!>>.
Il ragazzo fissò la faccia spaventata della donna poi fece un movimento con la bacchetta e zio Vernon cadde con un tonfo sul pavimento.
<< Se lo è meritato>> disse fissando con disgusto l'uomo disteso a terra .
Harry si volse e aprì il portone di casa Dursley.<< Forse ci rivedremo, un giorno>> disse voltandosi verso zia Petunia.
La donna fece un sorriso teso e annuì.
Suo nipote si chiuse la porta alle spalle e attraverò il vialetto ricoperto di ghiaia fino al muretto che costeggiava l'abitazione.
Harry si mise a sedere e il suo baule si posò a terra. " Non avrei dovuto comportarmi così>> pensò amareggiato."Ora che posso usare la magia non dovrei comportarmi da arrogante".
Si voltò verso la casa dei suoi unici parenti rimasti al mondo e la fissò come per dirle addio. Un addio amaro, senza gioia e senza pentimenti, ma fatto soltanto di delusioni e ingiustizie.Quando Harry si alzò in piedi, ebbe come un flash, come se fosse tornato indietro in tempi remoti che soltanto i pochi presenti ricordavano.
Vide la professoressa McGranitt, Hagrid e il professor Silente che fissavano un fagotto posto a terra, sotto il porticato di casa Dursley in una notte buia e piena di solitudine.
Albus si chinò sul fagotto per lasciarvi una lettera chiusa in una busta e sigillata con lo stemma di cera di Hogwarts.<< Buona fortuna, Harry Potter>>.


*******************************************************

Le luci di Londra sfrecciavano veloci lungo la strada e il sole stava tramontando , lasciando posto ad una notte serena.

Harry, seduto comodamente sulla sua sedia, osservava due streghe che sfogliavano una copia della Gazzetta del Profeta e parlavano concitatamente.

Dopo una lunga riflessione,il ragazzo, aveva deciso che non sarebbe arrivato a Grimmauld Place a bordo della sua fida Firebolt, ma avrebbe preso un mezzo più comodo e sicuro: il Nottetempo.

Il bus a tre piani sfrecciava a velocità supersonica per le strade della città già da cinque minuti, fermandosi ogni tanto per permettere ai suoi passeggeri di scendere.

<< Prossima fermata il Paiolo Magico!>> annunciò il bigliettaio che sostituiva Stan Picchetto.

Harry lo guardò con disprezzo mentre spingeva il baule di un’anziana strega.

<< Le fermate non sono a piacimento del passeggero>> gli aveva spiegato con arroganza un attimo prima, quando Harry aveva chiesto se poteva scendere a Grimmauld Place. << Meglio che ti decidi dove scendere da queste fermate>> disse indicando un cartellone delle soste posto sopra il primo finestrino. << Altrimenti te la sogni Londra>>.

Harry dopo aver scandagliato la mappa della città con gli occhi, decise che sarebbe sceso nei pressi di Trafalgar Square.

Dopo essersi fermato davanti al Paiolo Magico, il bus ripartì e si infilò in un vicolo adiacente alla piazza , fermandosi di botto.

Alcuni passeggeri vennero scaraventati in avanti dalla spinta, ma Harry era pronto al peggio e si tenne saldamente aggrappato alle cinghie legate accanto al suo posto.

<< Trafalgar Square!>> urlò il bigliettaio.

Harry afferrò il suo baule e la gabbia vuota di Edvige e scese le scalette di legno passando davanti all’autista. Ernie lo fissò sorridendo e gli fece l’occhiolino.

“ Mi ha riconosciuto” pensò Harry che prima di salire si era prontamente coperto la cicatrice con i capelli.

Il ragazzo restò sul marciapiede a guardare il Nottetempo che partiva con uno scoppio e sfrecciava in una stradina laterale, poi, afferrando le sue cose e trascinandole faticosamente (non poteva usare la magia in presenza di Babbani) uscì dalla via e si ritrovò nella grande piazza.

Trafalgar Square era ghermita di gente, soprattutto turisti che si ammassavano davanti all’entrata della National Gallery e gruppi di ragazzi che sedevano sotto l’imponente colonna dedicata alla vittoria in guerra dell’Ammiraglio Nelson.

Ad Harry ci volle qualche minuto prima di orientarsi a dovere e decidere da che parte doveva andare per raggiungere Grimmauld Place. Il ragazzo si diresse verso nord tenendo lo sguardo basso al solo pensiero di tutte quelle persone che l’osservavano incuriosite dal suo baule di legno e dalla gabbia della civetta che stringeva in mano.

Dopo aver percorso ben tre isolati, Harry si ritrovò nella via che cercava, davanti a lui si ergevano gli edifici undici e dodici, sudici, incrostati e percorsi da profonde crepe lungo le facciate.

Il ragazzo si concentrò e pensò intensamente alla dimora dei Black, finché non apparirono le pareti della casa che spinsero di lato gli altri palazzi.

Harry sollevò il suo baule e salì le scale. Era appena arrivato davanti alla porta nera quando scoprì che era socchiusa.

Il panico lo invase. “ Questa è una trappola” fu il primo pensiero che gli invase la testa e senza pensarci due volte estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e spinto da una pericolosa ma assai premente curiosità varcò la soglia della casa.

L’interno era come sempre buio e le sue narici furono presto invase dal familiare odore di “abbandono”. Avanzò piano nell’ingresso, appoggiandosi con una mano alla parete di sinistra.

Benché cercasse di fare il meno rumore possibile, le assi di legno del parquet scricchiolarono lamentandosi sotto il suo peso.

Harry le maledisse e continuò a camminare sperando che nessuno lo avesse sentito. Quando la sua mano toccò il vuoto, capì di essere arrivato davanti all’entrata della cucina. Il ragazzo oltrepassò la porta e fece per avanzare verso quello che avrebbe riconosciuto,anche nel buio,come il lungo tavolo dove aveva cenato molte volte, quando una miriade di luci si accesero davanti a lui facendogli fermare il cuore.

<< Ahhhhhhhrg!>> urlò Harry cadendo all’indietro per l’improvviso spavento.

<< SORPRESA!!!>> urlarono una decina di persone allineate lungo la parete opposta.

Il ragazzo rimase a terra con gli occhi sgranati, cercando di mettere a fuoco ogni singolo viso.

<< Scusa>> disse la voce familiare di un uomo che stava avanzando verso di lui con la mano tesa. << Non volevamo spaventarti, ma solo sorprenderti>>.

Lupin afferrò il braccio di Harry e lo aiutò ad alzarsi dal pavimento coperto da uno spesso strato di povere.

<< Piaciuta la sorpresa?>> chiese l’ex professore sorridendo compiaciuto.

Harry sorrise a sua volta e si girò verso il gruppo di persone che gli stavano più a cuore al mondo:l’Ordine della Fenice.

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Capitolo 4
*** Sosta in casa Black ***


Capitolo 4

Sosta in casa Black

<< E pensa! Abbiamo organizzato tutto noi>> stava spiegando Hermione con una punta di orgoglio nella voce.

<< Già, e che bella sorpresa>> ammise Ron, la bocca piena di torta preparata da sua madre.

<< Dopotutto,diciassette anni non si compiono tutti i giorni!>> dissero Fred e Gorge all’unisono.

Erano tutti riuniti intorno al tavolo di casa Black intenti a brindare e a festeggiare al compleanno di Harry.

Il ragazzo non si sentiva così felice da tempo e non riuscì a togliersi il sorriso di bocca per tutto il tempo.

Seduti davanti a lui c’erano il signor Weasley, sua moglie Molly, Bill, Charlie, Tonks dai lunghi capelli, Lupin, e Malocchio Moody con il suo solito atteggiamento imbronciato e l’occhio che roteava vorticando avanti e indietro senza mai fermarsi.

Al fianco del festeggiato sedevano Ron ed Hermione e più in là i gemelli Weasley, Kingsley Shacklebolt, Elphias Doge e Dedalus Lux.

<< Come siete riusciti ad entrare in casa?>> chiese Harry addentando la seconda fetta di torta.

<< Pur, appartenendo a te>> cominciò Lupin << questa dimora è accessibile ad ogni singolo membro dell’Ordine come “rifugio”>>concluse sorseggiando della burrobirra dalla coppa d’argento che recava inciso lo stemma dei Black.

<< Questa notte rimarrete qui?>> chiese Harry speranzoso di un po’ di compagnia.

<< Mi dispiace Harry ma io, Remus e Malocchio non possiamo trattenerci a lungo>> rispose Tonks rammaricata. << Abbiamo degli affari da sbrigare>> disse guardando Harry dispiaciuta.

<< Capisco>> disse Harry deluso.

<< Non fare così>> gli disse Lupin con voce incoraggiante<< avremo molte altre occasioni di incontrarci>>.

Harry non era poi così convinto di quell’affermazione e si lasciò sfuggire un “sì” poco convincente.

Dopo i festeggiamenti il gruppo si mise ad discutere animatamente sui fatti accaduti durante l’estate, cercando di evitare l’argomento “Voldemort”.

<< Oh! Guardate che ora si è fatta!>> esclamò la signora Weasley guardando l’orologio appeso sopra il camino.<>.

Nessuno osò replicare perché ogni singola persona presente in quella stanza sapeva che dire di no a Molly significava guerra aperta.

Tutti si congedarono con saluti e frasi convenevoli,promettendo che presto si sarebbe presentata un’altra occasione per incontrarsi.

<< In bocca al lupo Harry>> disse Lupin al ragazzo sulla soglia della cucina. << Ops! Forse avrei dovuto augurarti solamente buona fortuna>>.

Harry abbozzò un sorriso. << Grazie, credo che ce ne vorrà molta>>.

Lupin lo guardò tornando improvvisamente serio. << La speranza è la sola cosa che ci rimane in questi tempi bui, Harry>>.

<< Non tornerò ad Hogwarts quest’anno professore>> si lasciò sfuggire Harry.

Remus non sembrò sorpreso nell’udire quella notizia. << Proprio come immaginavo…>> mormorò fissando il pavimento.

<< Mi dispiace ma non posso restare a guardare come ho fatto in tutti questi anni>> spiegò Harry anche se quello non era il vero motivo del mancato ritorno a scuola.

<< Non è per questo Harry e io l’ho capito, ma cosa stai cercando di fare?>> chiese Lupin tornando a fissarlo.

Harry sospirò profondamente, ma era deciso a non dire a nessun altro degli Horcrux, almeno finché non fosse arrivato il momento opportuno.<< È una questione che riguarda me e il professor Silente, mi dispiace>> rispose con fermezza.

Remus restò ancora a fissarlo come se cercasse di penetrare nella sua mente per estorcergli le informazioni che voleva, ma poi si voltò verso l’appendiabiti per prendere la sua giacca. << Capisco Harry, ma se c’è qualcosa che vuoi dirmi, in qualsiasi momento ti prego di farlo>>.

<< Sì, lo farò>> promise Harry.

Quando l’Ordine lasciò la casa, Harry rimase in cucina a pensare a quello che gli aveva appena detto Lupin.

“Dovrei dirglielo?” si domandava tenendosi le mani sulle tempie e con gli occhi chiusi.

<< Harry caro?>> lo chiamo la voce della signora Weasley.<< Ti vedo stanco perché non sali di sopra a dormire? Ho appena rifatto i letti>>.

<< Ma mamma è ancora presto!>> si lamentò Ron in tono supplichevole. << Non vediamo Harry da settimane!>>.

<< Avrete tempo per parlare domani>> disse sua madre con decisione.

<< Non si preoccupi signora Weasley, ora vado>> disse Harry mentre la donna gli passava vicino per sbarazzare la baraonda di piatti e bicchieri sulla tavola. << Aspetti! Non c’è bisogno che faccia tutto lei>>.

Harry schioccò le dita e chiamò << Kreacher!>>.

Il vecchio elfo si materializzò davanti a lui con un sonoro “Crack!”.Strisciando i piedi a terra e con una smorfia di puro disgusto dipinta in volto.<< Il padrone mi ha chiamato?>> chiese sbiascicando le parole e pulendosi le mani macchiate di inchiostro sulla veste lacera.

<< Sparecchia la tavola>> comandò Harry senza nemmeno degnarsi di guardarlo.

<< Come il padrone desidera>> rispose Kreacher digrignando i denti come se le parole di Harry fossero puro veleno. << Kreacher è felice di obbedire anche quando il padrone lo chiama e lui è a Hogwarts>>.

<< Allora fallo e risparmia i convenevoli>> lo zittì Harry.

<< Harry!>> lo ammonì Hermione spalancando gli occhi.<< non è da te!>>

<< Se intendi difendere anche quel piccolo mostro fallo pure>> gli disse Harry. << Ma appartiene a me e io decido per lui>>.

<< È un essere vivente Harry>> sbottò Hermione alzandosi da tavola. << Non hai il diritto di comandarlo a bacchetta anche se ha provocato la morte di Sirius!>>.

<< Sa da il caso che Sirius lo abbia lasciato a me e quindi decido io cosa farne! E non parlare di lui così!>> rispose Harry battendo una mano sul tavolo e facendo tremare i bicchieri.

Hermione lo guardò per qualche secondo prima di dire: << Non ti riconosco più Harry>>. Fece il giro della tavola con gli occhi lucidi e correndo sparì inghiottita nel buio corridoio del pianerottolo.

Harry rimase ferito dalle parole di Hermione, si sentiva in colpa per aver detto quelle cose e sapeva che la ragazza ci teneva molto a porre fine alla schiavitù degli elfi domestici.

Ron boccheggiava davanti a lui, ma le parole non gli uscivano di bocca.

<< Io vado di sopra>> gli disse Harry e lasciò la cucina sotto lo sguardo attonito dei gemelli e dei coniugi Weasley.

Quando Harry aprì la porta della sua camera e illuminò la stanza con la punta della sua bacchetta non avrebbe mai immaginato di trovare Ginny Weasley seduta sul suo letto.

Il ragazzo rimase così esterrefatto che il baule incantato cadde dietro di lui e capitombolò per la rampa di scale producendo un rumore assordante.

<< Qualcosa non va Harry?>> chiese la signora Weasley dal basso.

<< No, non si preoccupi, mi è soltanto caduto il baule!>> rispose Harry con la voce tremolante.

Dopo averlo recuperato con un “Accio” si chiuse la porta alle spalle. << Ginny? Che cosa ci fai qui? Perché non sei scesa di sotto?>>.

<< Non mi andava>> rispose la ragazza guardandolo con un sorriso.<< Come stai?>>.

<< Non c’è male>> rispose Harry mangiandosi le parole<< Tu?>>.

La ragazza non rispose subito. << Mi manchi molto Harry>> disse alzandosi e prendendolo per mano.

Harry provò un fremito involontario al contatto con la pelle liscia di Ginny. << Sì….anche a me>> rispose con sincerità.

<< Mi dispiace molto Harry, per tutto quello che è accaduto>> continuò lei diventando seria.

<< Lo so>> fu la risposta di Harry.

<< Ora vado>> gli disse Ginny lasciando la presa dalla sua mano e dandogli un bacio sulla guancia. << Buonanotte>>.

Harry si svegliò di soprassalto dopo aver fatto di nuovo lo stesso incubo. Vicino al suo letto Ron russava a bocca aperta con gli occhi aperti.

Il ragazzo represse una risata fragorosa e scese dal letto infilandosi le scarpe sui piedi scalzi.

Cercando di fare il minimo rumore aprì la porta e uscì nell’angusto corridoio.

Nessun rumore proveniva dalla casa se non gli scricchiolii provenienti dai vecchi e anneriti mobili e Harry suppose che stessero ancora tutti dormendo.

Scese le scale due alla volta e balzò davanti alla porta della cucina dove rimase di sasso: seduta al tavolo c’era Hermione con una tazza di caffè fumante tra le mani.

<< Buongiorno>> le disse Harry sperando in una riappacificazione << Volevo chiederti scusa per il mio…>>.

<< Non importa Harry>> lo fermò lei.<< So che sei nervoso e quello che ti aspetta preoccuperebbe chiunque>>.

La ragazza si alzò in piedi e lo abbracciò calorosamente. << Sei come un fratello per me Harry e ti seguirò ovunque tu vada>>.

Harry si meravigliò del comportamento della ragazza ma non disse nulla e si limitò a fissare la parete opposta , felice che tutto si fosse sistemato da se.

<< Che state facendo?>>. Ron era apparso davanti a loro così velocemente che non ebbero il tempo di lasciarsii.

<< Niente>> rispose Harry imbarazzato. << Stavamo solo facendo pace>>.

Ron non sembrò così convinto e ci volle una rassicurazione di Hermione per farlo tornare come la sera prima.<< Ron, era solo un abbraccio. Harry è mio amico>> spiegò con semplicità.

Il ragazzo cancellò subito il cipiglio sospettoso dalla faccia è si unì ad Hermione ed a Harry per fare colazione.<< Allora che si mangia?>>.

Passarono altri tre giorni non molto significativi a casa Black. Harry non affrontò quasi mai con i suoi due amici l’argomento degli Horcrux e ogni volta che vedeva Ginny cercava di parlargli,ma i discorsi non duravano più di cinque minuti e non puntavano mai sul loro rapporto sentimentale lasciato in sospeso.

La casa, intanto, era tornata pulita grazie alle cure maniacali della signora Weasley che rammendando lenzuola e tende era riuscita a renderla molto più accogliente e meno austera.

Un martedì sera mentre cenavano a tavola il signor Weasley si alzò in piedi e fece un annuncio ai presenti. << Domani partiremo per il matrimonio di Bill e Fleur>> disse sorridendo.

<< Domani?>> chiese Fred con la bocca piena di pasticcio di carne. << Ma si sposano tra due giorni>>.

<< Un motivo in più per preparare al meglio l’evento>> disse Molly servendo del purè ad Hermione.

<< Mi ero del tutto dimenticato!>> ammise Harry rendendosi conto soltanto in quel momento.

<< Con tutte le cose che hai per la testa capita>>disse Ron che ricevette subito un calcio sul ginocchio da Hermione.

<< Cosa?>> chiese il ragazzo allargando le mani stupito. << Che ho detto!>>.

<< Vi consiglio di preparare i bagagli questa sera. Appena prima di andare a dormire>> consigliò Arthur appoggiando le mani sul tavolo. << Domani mattina vi sveglieremo presto>>.

<< Come raggiungeremo la Tana?>> chiese Harry che era l’unico oltre a Ron che non poteva (ma sapeva ) smaterializzarsi.

<< Metropolvere>> concluse il signor Weasley tornando a sedere.

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Capitolo 5
*** Matrimoni e pulizie ***


Capitolo 5

Matrimoni e Pulizie

<< La Tana>> urlò Harry stipato nel camino della cucina dei Black e gettando una manciata di polvere volante ai suoi piedi.

Il suo corpo venne avvolto da fiamme verde smeraldo e la sensazione di essere catapultato in un vortice risucchiante si fece presto sentire.

Il ragazzo chiuse gli occhi e in poco tempo cadde carponi sulla base di pietra del camino degli Weasley.

<< Tutto bene?>> chiese Ron, arrivato un istante prima, aiutandolo ad alzarsi.

Harry annuì e si scrollò di dosso l’abbondante fuliggine che gli ricopriva gli abiti.

<< Non vedo l’ora di superare quel maledetto esame di smaterializzazione!>> ringhiò Ron spazzolandosi i capelli con una mano.

Harry si voltò e si ritrovò a fissare la familiare cucina, dove l’orologio munito di una singola lancetta con incisi i nomi di ogni membro della famiglia era puntata su “casa” e “ritorno”.

<< Un momento>> disse Harry sorpreso. << Percy è a casa?>>.

Ginny seduta a tavola cerco di evitare il suo sguardo fissando il muro come se non lo avesse sentito.

<< Ah lui>> rispose Ron facendosi improvvisamente serio. << È tornato qualche settimana fa implorando il perdono di papà per quello che aveva fatto>>.

<< Ci vuole poco per impietosire papà e alla fine ci si è messa anche la mamma a supplicare così….>>.

Harry si stupì ancor di più nell’apprendere la notizia del figliol prodigo che tornava a casa dopo aver deriso la sua famiglia scambiandoli per pazzi.

Ron dal canto suo, preferì dare una fugace spiegazione della faccenda e sorvolare il tutto.

Dall’esterno si sentivano le voci degli altri che si erano appena materializzati. Ron aprì la porta e il gruppo entrò parlottando del più e del meno.

<< Ah! Che tempestività!>> disse la signora Weasley accendendo i fornelli con la bacchetta per preparare la colazione.

<< Charly?>> chiamò il signor Weasley. << Vai di sopra e sveglia Percy>>.

<< Si, papà>> disse il ragazzo abbandonando la cucina.

<< Com’è andato il viaggio?>> chiese Hermione prendendo posto a tavola.

<< Travagliato>> rispose Harry sorridendole.

<< Tu almeno puoi smaterializzarti>> disse Ron imbronciato.

<< Non è colpa mia se ho superato l’esame al contrario di qualcun altro>> rispose la ragazza guardando per aria con fare innocente.

Ron sbuffò spavaldo e tuttavia diventò rosso per l’imbarazzo.

<< Dove sono Fred e George?>> chiese Bill sfregandosi con vigore la profonda cicatrice che gli solcava tutto il lato destro del viso.

<< Sono tornati a lavoro>> gli spiegò suo padre. << Avevano detto che oggi sarebbero arrivate delle ordinazioni importanti, ma non preoccuparti, saranno qui per il matrimonio>>.

<< Buongiorno a tutti!>> .

Percy scese le scale con il pigiama addosso e gli occhi cisposi. << Scusate ma ieri sera ho fatto tardi a causa del lavoro>> disse emettendo un sonoro sbadiglio.

<< Oh! Ecco anche il nostro Percy!>> disse la signora Weasley con affetto materno. << Hai visto chi c’è Perce?>>.

Percy si voltò verso la tavolata e solo in quel momento vide seduto a capotavola Harry.

<< Speravo tanto di vederti!>> disse Percy avvicinandosi con falso interesse per stringergli la mano.

Harry non potè evitarlo e così si trovò a parlare degli ultimi fatti accaduti al Ministero e a sentire le miriadi scuse del ragazzo su come lo avesse ignorato quando lui aveva rivelatoal mondo la verità.

<< Scrimgeour ha attuato alcune riforme sulla sicurezza e sempre più Auror sono in circolazione in tutte le città del Regno Unito e non solo per prevenire gli eventuali attacchi che si sono fatti sempre più numerosi negli ultimi mesi>> stava spiegando già da mezz’ora.

<< Tu?>> chiese Harry interrompendolo. << Sempre al fianco del Ministro?>>.

<< Sì>> rispose Percy sfoggiando un certo orgoglio. << Rufus ha bisogno di persone di cui fidarsi al suo fianco>>.

<< Alcune persone al Ministero dovrebbero stare più attente a chi incastrano, invece di ricercare la gloria e rispetto>> si lasciò sfuggire Harry con disprezzo.

<< Ma….ma non è questo il punto! Nessun errore è stato commesso!>> ribattè Percy sentendosi in imbarazzo davanti alla realtà dei fatti.

<< Su su ragazzi! Non è questo il momento di parlare di determinati argomenti!>> disse il signor Weasley mettendo fine alla discussione. << Ci attende un matrimonio e per di più voglio che sia celebrato con il dovuto rispetto e serenità di tutti anche se questi tempi oscuri non lo permettono!>>.

<< Grazie papà>> disse Bill poggiando la mano sulla spalla del padre.

<< A proposito!>> intervenne Hermione << Dov’è la sposa?>>.

<< È in Francia ora>> le spiegò Bill. << Arriverà dopodomani>>.

<< Bene!>> disse la signora Weasley portando a tavola le frittelle calde. << Per questo diamoci una mossa, abbiamo molto da fare!>>.

La giornata trascorse tra pulizie varie e lavoretti in giardino dove Arthur, Percy, Charlie e Bill montarono un altare di legno bianco sul quale i due sposi si sarebbero scambiati gli anelli.

Ginny, Hermione e la signora Weasley si occuparono degli addobbi e della decorazioni da applicare in ogni angolo della casa ed infine Harry e Ron addetti alle pulizie domestiche.

<< Cominciamo con la soffitta>> disse Ron senza mostrare alcun segno di buona volontà nella voce. << Bill e Fleur intendono restare qui per qualche tempo dopo la cerimonia, perciò, non avendo posto, la mamma ha deciso che una volta ripulito di tutto punto, il solaio andrà più che bene>>.

<< Se lo dici tu>> gli rispose Harry salendo le scale.

Arrivati davanti alla porta della soffitta ,Ron si voltò verso Harry. << Ti ricordi il vecchio fantasma che abitava qui sopra e batteva sui tubi?>>.

Harry rimuginò con la mente nel passato. << Sì>> rispose alla fine.

<< Beh, si da il caso che se ne sia andato, papà lo ha cercato dappertutto ma non ha avuto successo e alla fine è meglio così no? Niente più risvegli nel cuore della notte per gli ululati di quel maledetto spettro>> disse Ron poco convinto delle sue osservazioni.

Harry aprì la porta e con sommo dispiacere guardò la mole di lavoro che li aspettava: fogli sparsi ovunque, polvere spessa almeno cinque dita e un numero spropositato di oggetti in ogni angolo.

<< Qui ci vorranno mesi!>> si lamentò Ron fissando il soqquadro allibito.

<< Coraggio!>> lo incoraggiò l’amico spingendolo in avanti. << Ci vuole più a dirlo che a farlo>>.

Harry si pentì delle proprie parole quando, due ore dopo,stavano ancora sistemando i fogli a terra in una pila ordinata.

<< Sono saggi e temi di Percy>> disse Ron squadrando un foglio che aveva tra le mani. << Ora capisco che fine avevano fatto quando Fred e George dissero di non aver toccato nulla>>.

<< Percy non sa nulla dell’Ordine altrimenti andrebbe a spifferare tutto a quelli del Ministero, ma credo che sospetti qualcosa ogni volta che spariamo dalla sua vista e prontamente, papà, si inventa qualcosa di abbastanza credibile così da non permettergli di fare troppe domande>>.

<< Gratta e netta!>> esclamò Harry pensieroso, puntando la bacchetta verso un ammasso di polvere stipato in un angolo che sparì del tutto lasciando posto al lucido pavimento di piastrelle rosse.

<< Credi ancora nella colpevolezza di Piton?>> chiese Ron improvvisamente voltandosi verso l’amico che gli dava le spalle.

Un silenzio carico di tensione scese nella stanza interrotto soltanto dal leggero crepitare dei mobili accatastati lungo la parete, infestati dai tarli.

<< Si>> rispose Harry con voce roca.<< Io c’ero Ron, ho visto tutto e quel verme non ha avuto alcuna pietà per Silente quando l’ha colpito uccidendolo. Lo ha tradito ed è come se avesse ucciso anche parte di me perché l’unico sentimento che provo in questo momento è vendetta>>.

<< Silente si fidava ciecamente di Piton, Harry ,e se…>>.

<< Non mi va di parlarne in questo momento,ok?>> disse Harry mettendo fine al discussione.

<< Come vuoi>> mormorò Ron. << E gli Horcrux?>>.

<< Partirò non appena sarà possibile>> rispose Harry frettolosamente.

<< Partiremo>> lo corresse Ron. << Non ho intenzione di restare a guardare mentre tu sconfiggi Vol…. Voldemort da solo>>.

Harry non rispose ma dentro di se fu grato che il suo migliore amico avesse preso quella drastica e coraggiosa decisione.

<< Io non tornerò ad Hogwarts per frequentare il settimo anno>> lo informò nuovamente Harry. << non credo che tua madre voglia che tu faccia lo stesso>>.

<< Ora sono maggiorenne>> gli rispose Ron << e poi ho già parlato con mia madre, io sono deciso a non cambiare la mia decisione ed Hermione è con noi>> concluse con fermezza.

Harry lo guardò con riconoscenza ripensando ad ogni momento che il trio aveva passato nella buona e nella cattiva sorte.

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<< Mancano soltanto alcuni addobbi floreali ed è tutto finito>> disse Molly Weasly sprofondando comodamente nella morbida poltrona della cucina.

<< Finalmente!>> esclamò Ron esausto. Lui ed Harry avevano passato tutta la mattinata seguente a rifinire alcuni punti della soffitta compresi i mobili, che con l’aiuto della magia avevano ripulito dall’infestazione di tarli ed ora sembravano come nuovi.

Il signor Weasley sospirò seduto davanti al camino spento. << Altre due persone trovate morte in casa e questa volta sono Babbani>> disse fissando preoccupato la copia della Gazzetta del Profeta che teneva stretta tra le mani << Oggi in ufficio mi avevano accennato qualcosa, ma con tutte le drammatiche notizie che girano è difficile stare al passo con i tempi>>.

Harry, in piedi e appoggiato al lavello con le braccia conserte, si guardò intorno per assicurarsi che Percy non fosse presente. << Chi guiderà l’Ordine ora che Silente è morto?>> chiese ad Arthur con aria preoccupata.

<< Al momento? Non abbiamo nessuno che abbia assunto il comando ma andiamo avanti facendo affidamento l’uno sull’altro e seguendo i punti che Silente aveva predisposto per noi>> rispose l’uomo massaggiandosi gli occhi stanchi.

Harry rimase in silenzio dopo quella risposta. Pensava che la persona più adatta a guidare l’Ordine della Fenice fosse Lupin o magari un Auror di grande e lunga esperienza lavorativa come Malocchio Moody.

<< Qualcuno vuole una fetta di torta?>> chiese la signora Weasley facendolo tornare alla realtà.

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<< Vuoi tu prendere per moglie….>>.

Il gran giorno era finalmente arrivato. Harry, seduto nell’ultima fila vicino ad Hermione fissava estasiato una bellissima Fleur in abito da sposa.

La ragazza era arrivata la sera prima dalla Francia e con lei erano comparsi circa una decina di parenti.

<< Dove li mettiamo adesso?!>> aveva gridato un’esasperata signora Weasley davanti a suo marito.

Arthur e i gemelli montarono, nel retro della Tana, la tenda gia utilizzata alla Coppa del Mondo di Quidditch due estati prima; dopo l’attacco dei Mangiamorte si presentava bruciacchiata in più punti, ma era rimasta incredibilmente illesa per quanto riguardava il resto.

<< Lo voglio>> disse Bill guardando estasiato quella che finalmente era diventata sua moglie.

Molly era scossa da violenti singhiozzi di commozione e suo marito le stringeva la mano accanto,con un’espressione radiosa in viso.

I parenti di Fleur, al contrario, sembravano impassibili davanti a quella scena ed Harry pensò che non fossero del tutto d’accordo della sua unione con Bill.

Pranzarono in un angolo del giardino visto che non entravano tutti in cucina. La giornata era calda e il limpido cielo azzurro attraversato dai luminosi raggi del sole rispendeva sulle coppe di cristallo fatte come regalo di nozze da Charlie.

I piatti furono ottimi e la maestria culinaria della signora Weasley si presentò soprattutto alla fine, quando la gigantesca torta di crema ricoperta di granella di nocciole arrivò a tavola accompagnata da un fragoroso applauso.

Tutti, ormai, ridevano e scherzavano con i novelli sposi, riportando a galla vecchi eventi del passato particolarmente significativi.

<< A Bill e Fleur>> disse il signor Weasley levando il calice pieno di dolce idromele verso l’alto e gli altri lo imitarono in coro.

La signora Weasley accese il vecchio giradischi quando il pomeriggio volgeva ormai al termine e il sole stava tramontando.

Le frenetiche note delle musiche di Celestina Warbeck si diffusero nell’aria e ben presto gli sposi aprirono i balli ed invitarono gli ospiti ad unirsi a loro.

Harry rimase a sedere guardando cupo Ginny che si alzava accettando la proposta di ballo da uno dei cugini di Fleur. La ragazza gettò un’occhiata ad Harry e sparì inghiottita nella mischia dei danzatori.

Harry si sentì solo come non mai e accettando la solitudine che lo divorava internamente si allontanò dai festeggiamenti, oltre la siepe che separava casa Weasley dal vicino boschetto e si sedette su un cumulo di terra nascosto alla vista degli altri.

“ Scelte” pensò amareggiato. “ Tutto quello che è accaduto è a causa delle mie scelte e ho perso ogni cosa”.

Nella sua mente si susseguivano fugaci ricordi di Sirius, di Silente, dei suoi migliori amici, di Hogwarts, di Ginny e di ogni persona che aveva incontrato durante il suo lungo cammino in salita.

<< Il mio destino è segnato>> mormorò guardando gli strabilianti fuochi d’artificio di Fred e George che esplodevano alti nel cielo screziato di un arancione pallido.<< E devo portare a termine ciò che ho iniziato>>.

<< Harry!>> lo chiamò Hermione sbucando dalla siepe seguita da Ron. << Ti stavamo cercando, ma che fine avevi…>>.

<< Parto domani>> la interruppe Harry alzandosi da terra. <>.

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Capitolo 6
*** Ricordi celati ***


Capitolo 6

Ricordi celati

Harry era sveglio già da un paio d’ore e osserva l’alba nascente dalla finestra della camera di Ron.

Edvige appollaiata sulla sua spalla tubò mordendogli delicatamente l’orecchio.

<< Ti ho trascurata troppo in questi ultimi tempi>> le disse il ragazzo guardandola negli occhi color dell’ambra.<< Oggi farai qualcosa di diverso dalla solita consegna delle lettere>>.

Ron sussultò nel suo letto come in preda ad un sogno movimentato, ma tornò prontamente a russare con la faccia immersa nel cuscino.

Quella sarebbe stata una giornata importante per Harry, avrebbe finalmente visto la casa dove aveva vissuto per un anno, la casa dove i suoi genitori avevano trovato la morte per mano di Voldemort.

Aveva quell’idea in testa dalla fine del suo sesto anno ad Hogwarts ma non sapeva di preciso il perché. C’era qualcosa che gli diceva che se sarebbe andato a Godric’s Hollow avrebbe visto e trovato ricordi di un passato che non riusciva a ricordare.

Harry si alzò posando Edvige sul trespolo di Leotordo che al momento era a caccia e aprì il suo baule ai piedi del letto.

Dentro, resa molto piccola da un incantesimo trasfigurante che lui stesso aveva applicato c’era la sua Firebolt. << È arrivato il momento di usarla >> mormorò puntando la bacchetta sul lucido legno del manico di scopa che subito tornò della sua lunghezza originale.

Afferrò uno dei mantelli neri usati come divisa scolastica e se lo allacciò sulle spalle, poi venne l’impresa più ardua: svegliare Ron.

<< Mmmhhh…ancora qualche minuto….>> si lamentò rigirandosi nelle coperte quando Harry provò a chiamarlo.

<< Ron, io sto andando, se vuoi venire con me devi svegliarti subito>> continuò ma senza ricevere alcuna risposta se non un grugnito sommesso.

“ Infondo è meglio così” pensò Harry. Non voleva mettere a repentaglio la vita di nessuno durante i suoi spostamenti in cerca degli Horcrux o di qualsiasi altra cosa.

Senza far rumore uscì dalla stanza trasportando con una mano la Firebolt e con l’altro braccio una fiera Edvige che squadrava ogni angolo della casa allungando il collo incuriosita.

Arrivato in cucina, Harry fu sorpreso di trovare la signora Weasley seduta a tavola ad aspettarlo << Sapevo che sareste partiti, vi ho sentito mentre ne parlavate>> disse lanciando uno sguardo preoccupato al manico di scopa che il ragazzo reggeva in mano.<< Vi chiedo solo di stare attenti Harry e di non mettervi nei guai>>.

<< No signora Weasley, sarò soltanto io questa volta>> disse Harry << senza Ron ed Hermione>>.

Molly si stupì, ma tuttavia riuscì a capire immediatamente. << Hai deciso di non svegliarli>>.

<< Ho provato a svegliare Ron ma non ho insistito perchè questa è una faccenda che riguarda solo me>>ammise Harry.

<< Capisco>> disse annuendo la signora Weasley. << Non starò qui a chiederti e supplicarti di tornare ad Hogwarts per il tuo settimo anno Harry ,perché ora che sei maggiorenne le decisioni della tua vita spettano a te soltanto, ma ho parlato anche con Ron e lui non intende continuare gli studi proprio come te>>.

<< Io non ho chiesto a Ron di abbandonare la scuola>> disse Harry in tono sincero. << È stata una sua scelta>>.

<< Lo so Harry e so anche che questa faccenda riguarda il professor Silente e Colui Che Non Deve Essere Nominato>> disse la donna.

La scopa di Harry cadde a terra. << Come fa a saperlo?>>.

<< Non tutto quello che ci circonda è visto con gli occhi Harry>> rispose Molly avvicinandosi. << Alcune cose le senti da dentro e so che provi un dolore indescrivibile per la morte di Albus, ma non è stata colpa tua e prima o poi combatteremo tutti in un modo o nell’altro>>.

<< Eccoti!>> .

Ron saltò con un balzo dalle scale e piombò in cucina facendo tremare il pavimento.<< Credevi di fare il furbo?>> chiese guardando Harry imbronciato.

<< Io…io>> balbettò l’altro.

<< Ti avevo già detto che sarei venuto con te!>> esclamò Ron esasperato.

Harry non aggiunse altro, limitandosi ad annuire. << A presto signora Weasley>>.

<< Arrivederci Harry e mi raccomando, non metterti nei guai >> disse stringendolo in un caloroso abbraccio.

<< Ciao mamma>> disse Ron baciandola sulla guancia.

<< Anche tu comportati come si deve>> disse Molly scuotendolo per le spalle.

I due uscirono di casa e si diressero verso il capanno degli attrezzi per prendere la Tornado di Ron e rimasero di stucco nel trovare Hermione seduta su una vecchia e logora lavatrice babbana appena fuori dalla porta.

<< Sapevo che avresti evitato in tutti i modi di avvertirmi dell’ora della tua partenza e sarei stata tutto il giorno, fin dall’alba, qui ad aspettarti>> disse la ragazza con determinazione.

<< Allora è deciso>> disse Harry serio. <>.

I due annuirono, poi Ron prese la sua scopa e ne procurò una anche per Hermione.

<< Fred mi ammazzerà se scopre che ho preso la sua Tornado>> disse consegnando il manico di scopa alla ragazza.

Harry tornò a guardare Edvige appollaiata sul suo braccio. << Guidaci>> disse scandendo le parole << Godric’s Hollow>>.

La civetta, con una poderosa spinta delle zampe, spiccò il volo diretta verso sud.

<< Il cielo è sereno, Harry>> disse Hermione guardando verso l’alto. << Non ti pare opportuno Disilluderci?>>.

Harry ci riflettè sopra qualche secondo prima di prendere una decisione. Con il fatto che era giorno qualsiasi babbano avrebbe potuto vederli e le rade nuvole non li avrebbero nascosti a dovere.

<< Si>> disse alla fine estraendo la bacchetta dalla tasca dei pantaloni.

Colpì con la punta sulla sua testa e così fece per Ron ed Hermione che diventarono un tutt’uno con il paesaggio circostante. << Ottimo>>.

I tre si staccarono da terra tenendosi saldi alle scope che ondeggiavano salendo di quota.

Il vento scompigliava i capelli di Harry che si godeva la fresca aria mattutina pur restando all’erta ad eventuali cambiamenti di rotta della civetta che sfrecciava veloce utilizzando le correnti ascensionali.

Ben presto arrivarono in prossimità dei primi, villaggi e piccole cittadine, ma ogni volta passarono oltre sorvolando le cime di alberi di boschi e colline erbose.

Harry non riusciva a vedere Ron ed Hermione ma sapeva che i due lo seguivano a breve distanza perché poteva sentire i guizzi d’aria prodotti dalle loro scope.

Stavano volando da circa mezz’ora quando Edvige virò improvvisamente verso quello che sembrava un piccolo agglomerato di case circondato da nient’altro che verde campagna e boschi.

Harry atterrò ai margini di quello che un tempo doveva essere stato un orto e che ora era interamente coperto da piante infestanti.

<< Ron? Hermione?>> chiamò guardandosi intorno in cerca dei suoi amici e tornando finalmente visibile.

Hermione comparve ai piedi di un albero tenendo la Tornado in una mano e nell’altra impugnava la bacchetta con cui aveva annullato l’incantesimo di Disillusione.

Di Ron ancora nessuna traccia.

<< Dov’è Ron?>> chiese Harry avvicinandosi alla ragazza marciando sulle piante infestanti.

<< Non lo so>> rispose lei voltando la testa a destra e a sinistra.<< È partito prima di me, quindi dovrebbe essere atterrato nel momento in cui tu toccavi terra>>.

Harry sbuffò preoccupato. << Ron!Ron!>> chiamò urlando a squarciagola.

<< Sssttttt! Calmati Harry!>> gli disse Hrmione a bassa voce afferrandogli una spalla. << Così ti sentiranno tutti! Non c’è motivo di allarmarsi, sarà atterrato da qualche altra parte qui intorno>>.

<< Lo sapevo che non avreste dovuto venire con me!>> scattò Harry avanzando verso una strada appena visibile tra il groviglio intricato di piante.<< Potrei essere seguito e attaccato in qualsiasi momento e…>>.

<< E non saresti solo>> lo rimbeccò Hermione alzando gli occhi al cielo.

La stradina dell’orto conduceva a quella che sembrava essere la via principale di Godric’s Hollow sulla quale si affacciavano una decina di case dalle facciate squadrate con finestre lunghe e strette e tetti spioventi che toccavano quasi il terreno.

Nessuno si aggirava sul marciapiede di pietra e tutto sembrava tranquillo e ordinato, persino il cane da guardia che videro passando davanti al cancello della seconda abitazione restò in silenzio, seduto sulle zampe posteriori e con occhi attenti ad ogni movimento dei ragazzi.

<< Siamo sicuri che questo è il paese che stiamo cercando?>> chiese Hermione guardandosi intorno sorpresa. << Questo è Godric’s Hollow?>>.

Edvige volò sopra le loro teste tubando e svoltò dietro l’ultima casa dove scomparve alla loro vista.

<< Non sbaglia mai>> disse Harry indicandola.

Avanzarono ancora diretti nella direzione suggerita dalla civetta e alla fine della strada si fermarono.

A destra, nascosta dalle piante e dall’edera che la ricopriva quasi interamente, c’era una casa abbandonata e distrutta per metà.

Harry restò immobile a fissarla come incantato nonostante assomigliasse ad una delle tante abitazioni che aveva visto a Privet Drive prima d’allora.

Il prato davanti alla casa era disseminato di mattoni e legno e altri piccoli oggetti che dovevano appartenere al lato sinistro della casa che ora non esisteva più e

il cancello di legno che circondava la dimora era marcio e abbondante muschio verde e umido cresceva sulle assi che spuntavano dal terreno.

<< Que…questa era casa tua?>> domandò Hermione timidamente guardando Harry.

<< Io credo di sì>> rispose il ragazzo senza staccare gli occhi di dosso all’abitazione. << Non mi ricordo>>.

<< Harry! Hermione!>>.

I due si voltarono fulminei alle loro spalle dove videro Ron che correva verso di loro reggendo la scopa tra le mani. << Non riuscivo più a trovarvi>> disse ansimando per la corsa. << Ma dove vi eravate….>> la sua voce si spense alla vista dell’edificio.<< Caspita>>.

<< Io entro>> annunciò Harry pspingendo sulla spranga di ferro che era stata messa all’entrata del cancello contro gli eventuali profanatori. Quella si sganciò e cadde a terra con un tonfo sordo.

I tre ragazzi avanzarono tra le macerie del giardino ed arrivarono di fronte alla porta principale, rimasta incredibilmente intatta.

<< Non si apre>> disse Ron dopo aver spinto il pomello di ottone.

Hermione tese la bacchetta davanti a se e pronunciò << Alohomora!>>.

La serratura si sbloccò con un cigolio metallico e la porta si socchiuse di qualche centimetro.

Harry rimase a guardare per qualche secondo, poi la spalancò del tutto ed entrò in quello che restava della casa, seguito dai suoi amici.

L’entrata era spoglia e il pavimento piastrellato era percorso da profonde crepe che salivano fino al soffitto incrostato.

<< Questo posto crollerà del tutto prima o poi>> disse Ron parlando sottovoce.

Harry si guardava attorno, in cerca di qualcosa che gli facesse tornare in mente il passato vissuto con i suoi genitori in quella casa, ma più si sforzava di trovare un oggetto o una stanza familiare più i pensieri nella sua mente sfumavano nel nulla.

I ragazzi oltrepassarono un tavolo dalle gambe spezzate ed entrarono in una stanza che, a giudicare dall’aspetto, doveva essere stato il soggiorno.

La carta da parati era scollata in più punti del muro e chiazze di muffa scura crescevano ovunque anche grazie all’umidità che donava un odore acre a tutta la dimora.

Due divani coperti interamente da polvere e ragnatele erano stipati lungo la parete e nascondevano quello che doveva essere stato un caminetto in muratura ora crollato e un pianoforte del colore dell’ebano era rovesciato su se stesso al centro della stanza, ma quello che colpì Harry fu un piedistallo di vetro posto vicino alla finestra che dava sul prato incustodito da tempo.

L’oggetto in questione era formato da una piccola colonna di vetro verde e affusolata che saliva verso l’alto e terminava in una base piatta e ovale sulla quale era appoggiata una pietra rotonda screziata di blu e rosso che rifletteva la cupa luce proveniente dalle assi delle finestre rotte.

<< Che cos’è?>> chiese Hermione fissando l’oggetto con interesse. << Un soprammobile?>>.

<< Non lo so>> rispose Harry distratto. << Non ho nessun ricordo >>.

Il ragazzo allungò le mani per afferrare la sfera, ma quando le punte delle sue dita la sfiorarono appena, fu come percorso da una scarica di corrente elettrica che lo tramortì.

Tutto diventò bianco intorno a lui.

Respirava a fatica.

L’intensa luce andò pian piano affievolendosi, ma Harry rimase fermo, immobile,in ascolto e con gli occhi chiusi. Nessuno si muoveva e l’unico rumore che udiva era un leggero crepitare alle sue spalle. Il ragazzo aprì lentamente gli occhi e si ritrovò nel salotto della sua vecchia casa dove pochi istanti prima aveva toccato la pietra, ma ora tutto era cambiato.

La stanza era pulita e ordinata, ai muri erano appese mensole cariche di tomi voluminosi e il pianoforte risplendeva lucido al centro, su un tappeto dai colori sgargianti e dalle forme geometriche.

Il fuoco scoppiettava allegro nel camino in muratura, i divani erano girati verso di esso e impedivano a Harry di vedere chi vi sedeva.

Dove si trovava e soprattutto come faceva ad essere nella stessa stanza che un attimo prima aveva visto abbandonata e che ora sembrava tornata di nuovo in “vita”?

Guardò verso il piedistallo di vetro, ma la pietra era sparita e al suo posto c’era un piccolo vaso di ceramica.

Harry provò a toccarlo ma era come se non sentisse nulla al contatto della sua pelle contro l’oggetto.

“ Dove mi trovo?” si chiese cominciando a temere il peggio. “Dove sono finiti Ron ed Hermione?”.

<< Dormi, dormi…mmmmmm>>.

Qualcuno cominciò a canticchiare sottovoce una ninna-nanna. Una voce melodica e allo stesso tempo sicura e premurosa che ad Harry risultava molto familiare.

Era la voce di una donna e proveniva dal divano posto davanti al fuoco.

Il ragazzo si avvicinò lentamente, qualunque cosa lo spingesse in quella direzione era molto più forte del timore e della diffidenza.

“Una trappola? Sì, deve essere tutta un’illusione”

Harry raggirò il sofà e quando arrivò abbastanza vicino da riconoscere il viso della donna rimase stordito e un nodo invisibile gli strinse la gola soffocando il suo respiro già strozzato.

<< Mamma>> mormorò con voce tremante e lontana.

Lily Evans era proprio lì, davanti a lui, e cullava tra le braccia un bambino non più grande di un anno.

<< Mamma?>> ripetè Harry confuso, ma non ricevette alcuna risposta.

L’improvviso suono di un campanello fece alzare la donna dal divano e sul suo viso dolce ora erano dipinti paura e agitazione.

Harry la seguì all’ingresso, ma lei non parve accorgersi minimamente della sua presenza.

Appostato dietro la porta c’era un uomo che teneva il pomello nella mano destra ed era indeciso se aprire o meno.

James si voltò verso sua moglie con il viso stanco e preoccupato. << Forse è qualcuno dell’Ordine>> sussurrò.

<< Non possiamo saperlo>> rispose sua moglie.

<< Un nemico non suonerebbe alla nostra porta>> disse l’uomo tornando a fissare il pomello.

<< Ma potrebbe essere una trappola>> insistette Lily.

Il campanello suonò di nuovo e questa volta più a lungo.

James sospirò teso e spalancò la porta stringendo nella mano sinistra la bacchetta.

Sulla soglia buia non c’era nessuno , ma ad un tratto la porta venne richiusa e un rumore di passi riempì l’ingresso vuoto.

<< Ci stavamo preoccupando>> disse James tornando calmo e guardando un punto impreciso davanti a lui

<< Sì, avrei fatto meglio a materializzarmi in casa, ma sarei stato scortese a turbare la vostra intimità>> rispose la voce di un uomo che risuonava tranquilla e che infondeva sucurezza.

Harry era sicuro di conoscerla e di averla sentita innumerevoli volte ma non era certo di ciò che stava per vedere.

<< Ora sei al sicuro, puoi toglierti il mantello>> disse James sorridendo.

Il mago comparve tenendo stretto tra le mani il mantello dell’invisibilità, lo stesso che apparteneva ad Harry.

Silente sorrise facendo un breve inchino verso Lily. << Buonasera signora>> disse con voce cortese e occhi intelligenti che luccicavano dietro gli occhiali a mezzaluna.

La donna ricambiò il sorriso. << Ciao Albus, spero che tutto sia andato bene>>.

<< Sì, si è risolto nel migliore dei modi, grazie anche a questo mantello>> rispose il mago con cortesia porgendo l’indumento a James.

<< No, tienilo tu>> disse l’uomo mettendo le mani in avanti. << Serve più a te che a noi ora che non siamo tra l’Ordine>>.

Silente chinò il capo come segno di ringraziamento. << Mi dispiace James, ,ma dovete restare in questa casa, è per la vostra sicurezza e quella di Harry>>.

<< Capisco>> disse l’uomo annuendo. << Tu credi fermamente in quella profezia, ma se fosse tutto falso?>>.

<< È per questo che ho scelto questa precauzione, dovete restare al sicuro finché le acque non si saranno calmate>>.

<< E quando Silente?>> chiese James aggrottando la fronte. << È ormai quasi un anno che Voldemort cerca di assumere il controllo del Ministero e non mollerà prima di veder cadere ogni singolo mago esistente!>>.

<< La nostra unica speranza, secondo la Profezia; è riposta in tuo figlio ed è per questo che dovete rimanere…>>.

<< Non è più un fatto di segretezza!>> ribattè James alzando la voce. << Abbiamo riposto in Peter la nostra attuale posizione, non è lui che mi preoccupa in questo momento, ma non voglio vedere mio figlio crescere con gente che riporrà in lui false speranze!>>.

< Ti capisco James, ma non c’è affatto bisogno di urlare>> disse Silente con sguardo severo ma in tono calmo. << C’è un modo per proteggere tuo figlio dal Signore Oscuro e da qualsiasi altro male, ma avrà una durata limitata>>.

<< E quale sarebbe questo… questo modo?>> chiese James incrociando le braccia.

Silente esitò prima di rispondere. << Lily>> furono le sue semplici parole.

<< Lily?>> chiese James spalancando gli occhi sorpreso.

<< Sì>> continuò Silente. << Deve proteggere Harry con l’amore che prova, in qualsiasi momento e aimè, in caso di morte così che possa essere una barriera impenetrabile al male. Voldemort non conosce questo enorme e profondo sentimento, perchè non ha mai avuto la possibilità o non l’ha mai voluto, ma rimane il fatto che risiede in tutti noi, a volte assopito, ma pur sempre vivo>>.

James restò impassibile dopo quella spiegazione e Lily strinse a se il bambino addormentato.

Silente si avvicinò alla donna e accarezzò il bambino addormentato sulla fronte liscia, senza la traccia di una cicatrice.<< Lo farai Lily?>>.

<< Per il mio bambino questo ed altro>> rispose la donna con decisione. << Lo prometto>>.

Tutto tornò di un bianco abbagliante intorno ad Harry ,e il ragazzo si coprì gli occhi con il braccio, mentre la sua testa tornava a vorticare e a fargli male.

Sentì un forte rumore simile a un botto assordante e si ritrovò davanti alla porta d’ingresso della stessa dimora.

Si guardò intorno e scoprì che la parte sinistra della casa era intera, nessun segno di distruzione, nessuna cosa fuori posto.

Il cielo era sereno e la luna piena illuminava il cortile, dove un lieve vento faceva frusciare il tappeto di foglie secche come sussurri umani.

Un urlo squarciò la notte, un urlo tremendo,pieno di paura e poi dal secondo piano la voce di una donna gridò disperata. <>.

<< No!>> urlò il ragazzo in giardino riconoscendo sua madre. << Nooooo! Lasciala stare!>>.

Harry cominciò a correre, ma non aveva fatto più di due passi quando Silente comparve dal nulla davanti a lui.

<< Professore si sbrighi! Mia madre!>> lo supplicò il ragazzo tirandogli una manica della veste, ma senza tuttavia sentirne il contatto.

Albus non lo degnò di uno sguardo e al contrario, posò gli occhi sulla porta socchiusa della casa.

<< Dannazione!>> imprecò diventando ad un tratto furioso in volto e avanzando con passo deciso verso l’uscio.

<< Non c’è tempo professore! Deve smaterializzarsi, deve raggiungere mia madre in tempo, la prego!>>.

A quanto sembrava, Silente, non si era accorto del pericolo imminente che correva la donna, tuttavia,entrò in casa senza bussare e, oltrepassato l’ingresso, prese a salire di corsa le scale.

Fu a metà dei gradini che il professore si fermò di colpo a fissare qualcosa davanti a se.

Harry si avvicinò lentamente e scoprì il corpo di suo padre, riverso a terra, immobile, con gli occhi sgranati e spenti, la bacchetta spezzata vicina al braccio.

“ No, io non voglio, io…..” pensò Harry. “ Io non voglio rivedere qui momenti”.

Silente si chinò sull’uomo e gli chiuse gli occhi mormorando qualcosa. Fu in quel preciso istante che furono scandite le parole maledette che avrebbero decretato il suo terribile destino : << Avada Kedavra!>>.

Il secondo piano fu illuminato per un istante da una mortale e tremula luce verde.

<< No, no!>> urlò Albus alzandosi e scomparendo d’un tratto con uno schiocco.

Harry continuò a salire le scale e trovò subito la stanza che cercava.

Lord Voldemort era chino sul corpo di sua madre che stringeva ancora tra le braccia il bambino avvolto in una coperta.

L’improvvisa comparsa di Silente,al centro della stanza, aveva sorpreso il Signore Oscuro che se ne stava immobile con la bacchetta stretta in pugno.

I due si fissarono a lungo senza far caso ad Harry che ora si trovava a pochi centimetri di distanza dal professore.

<< Che cosa hai fatto Tom?!>> disse Silente guardando torvo il mostruoso viso di Voldemort.

<< Non chiamarmi Tom>> rispose lui con voce melliflua.

<< Tu ti chiami Tom, ma per te è difficile ricordare chi eri e chi resti>> insistette Albus con decisione.

<< Ti ho detto di non chiamarmi così e poi non sei il benvenuto >> disse il Signore Oscuro squadrandolo con occhi che sembravano braci ardenti.

<< Perché ha ucciso questa donna?>>.

<< Non sono affari tuoi>>.

<< E ora che farai? Ucciderai anche il suo bambino?>>.

Voldemort guardò il piccolo Harry che piangeva dimenandosi tra le braccia della donna. << Ho intenzione di uccidere anche lui, sì>> ammise.

<< Vieni con me, Tom, c’è ancora una briciola di bene in te, sento che sei recuperabile>>.

<< Non dirmi quello che devo fare Silente, so decidere benissimo da solo!>>.

<< Guarda cosa sei diventato! Uno spietato assassino, ma non è questo che desideri, non è questo, il potere ha corroso il tuo…>>.

<< Non sarai venuto a farmi la predica!>> urlò seccato Voldemort. << Ho una questione da portare a termine e tu non mi impedirai di fare quello che sto per fare>>.

<< Sei arrivato al punto di voler uccidere un bambino, Tom>> incalzò Silente. << Non ti rendi più conto delle tue spregevoli azioni>>.

<< Oh!! Tu sbagli Silente, questo è un bambino speciale tu non immagini nemmeno….>>.

<< Cioè sarà il solo che potrà sconfiggerti una volta diventato adulto?>>.

<< E così sai della profezia>> ghignò Voldemort.

<< Certo, ero presente, come ti avrà riferito uno dei seguaci>>.

<< Questo non ti riguarda Silente>>.

<< Hai ragione Tom, ma ripeto, tu non alzerai un dito su questo bambino>> disse Albus in tono calmo ma deciso.

<< Sarai tu a fermarmi?>> chiese Voldemort più stizzito che mai.

<< Sì>> rispose Silente risoluto.

Voldemort si erse in tutta la sua altezza. << È questo che vuoi?!>> urlò con il viso contratto in una smorfia di puro odio. Puntò la bacchetta alla sua destra e dalla punta partì un getto bianco che colpì la parete, mandandola in frantumi.

<< Smettila Tom!>> urlò Silente con rabbia. << Non è distruggendo la casa che riuscirai ad evitarlo e ad intimorirmi!>>.

<< Io non eviterò niente! Farò soltanto ciò che va fatto!>>.

Il piccolo Harry piangeva disperato a terra, ma si teneva ancora stretto al corpo senza vita di sua madre.

Albus abbassò lo sguardo e lo vide; per qualche secondo restò immobile, come se stesse architettando qualcosa, poi, quando alzò di nuovo la testa, i suoi occhi brillarono ma il volto restò impassibile. << Bene>>.

<< Bene cosa?>> disse Voldemort furente.

<< Uccidilo pure>> rispose Silente indietreggiando di qualche passo. << Se ne sei capace>>.

<< Io…io esserne capace?>>

<< Possiedi il coraggio di uccidere un bambino? Bene, allora fallo>>.

Voldemort proruppe in una risata fragorosa e tremenda.<< Tu stai cercando di fregarmi, cosa c’è che dovrei sapere?>>.

<< Nulla>> rispose Silente serio.

<< Sai che potrei vederlo nella tua mente…>>.

<< Non scopriresti nulla e poi non ci riusciresti, Tom>>.

<< Un attimo fa saresti morto per salvare questo bambino ed ora vuoi che lo uccida?>>.

<< Sì>> fu la semplice risposta.

<< Ormai ho imparato a conoscerti Silente, non puoi mentirmi>>.

<< Uccidilo Tom e falla finita, non era quello che volevi?>>.

<< Hai in mente qualcosa>>.

<> disse Albus alzando improvvisamente la voce.

<< Io non prendo ordini da nessuno>> rispose Voldemort con sguardo feroce.

<< Uccidilo e falla finita o preferisci raggirare la profezia?>>.

Lo sguardo di Voldemort andò dal volto severo di Silente a quello del bambino rigato dalle lacrime.

<< Uccidilo Tom>>.

<< Smettila di chiamarmi Tom!>>.

<< Tu hai paura>> lo accusò Albus.

<< Io non ho paura di nessuno!>>.

<< Allora fallo!>>.

<< Smettila!>>.

<< Uccidilo!>>.

<< Io non…>>.

<< Sei un codardo Tom!>>.

<< Basta!>>.

<< Uccidilo!>>.

<< Avada Kedavra!>>. Dalla punta della bacchetta di Voldemort partì un guizzo di luce verde abbagliante che colpì il bambino a terra.

Un’aurea lucente si creò intorno al piccolo Harry che continuava a piangere imperterrito, poi un esplosione fragorosa si espanse dal corpicino e colpì Voldemort in pieno, senza preavviso, mandando in frantumi i vetri della finestra con il suo potente boato.

Il Signore Oscuro venne catapultato all’indietro e cadde battendo il viso a terra, dove vi rimase senza più muoversi.

Silente, rimasto con la schiena contro la parete, guardò il cadavere con sguardo impassibile. << Hai sfidato una cosa più grande di te, che sottovalutavi, Tom>>.

L’uomo raccolse il bambino da terra e lo depose nella culla. Sulla fronte del piccolo Harry era ora delineata una cicatrice a forma di saetta che risplendeva di un tetro bagliore mentre le lacrime gli scorrevano sulle guance.

Silente lo guardò con apprensione quando l’improvviso rombo di una moto sotto casa non lo destò da qualsiasi congettura stesse facendo.

<< A presto Harry>> disse triste, e così facendo si caricò il corpo di Voldemort sulla spalla e si dissolse nel nulla.

La stanza venne invasa da un bagliore accecante proprio mentre la voce di Sirus gridava dal pianterreno i nomi di Lily e James.

<< Harry! Harry>> gridava Hermione preoccupata stringendogli il braccio così forte da fargli male.

<< Fagli un po’di spazio>> le consigliò Ron con la voce impaurita.

Harry li vedeva come ombre sfocate e non riuscì subito a capire dove si trovava.

Sì alzò a sedere e vide che il vecchio salotto era ornato nel suo stato di abbandono.

<< Ci hai fatto prendere un bello spavento>> gli disse Hermione più rilassata. << Dopo che hai toccato quella pietra sei caduto a terra con gli occhi aperti e tremavi>>.

Harry guardò l’oggetto indicato dalla ragazza, a pochi centimetri da suo braccio destro. << Che cos’è?>> chiesecon voce inespressiva.

<< Che cosa vuoi dire?>>chiese Ron aggottando la fronte.

<< Ho visto alcu...alcune cose del mio passato e di quello di Silente>> disse guardando i suoi amici.

<< Che cosa?>> disse Hermione spalancando gli occhi sorpresa.

Harry si lanciò nella lunga descrizione di ciò che aveva appena visto, fin nei minimi dettagli, dall’incontro dei suoi genitori con Silente, fino alla maledizione di Voldemort.

<< Quella pietra era stata messa lì da Silente per te Harry >> disse Hermione. << Sapeva che saresti venuto qui un giorno>>.

<< Sì, credo di sì>> rispose il ragazzo passandosi una mano tra i capelli. << Perché non mi ha mai detto di essere stato lui a spingere Voldemort ad uccidermi?>>.

<< Ma lui lo sapeva no?>> disse Ron. << Silente sapeva che tua madre ti aveva protetto e che la maledizione no sarebbe funzionata>>.

<< Quella pietra doveva essere una sorta di Pensatoio Harry>>.

<< Ma non si possono immettere i propri ricordi in un qualsiasi oggetto>> ribattè Harry seccato.

<< Non possiamo saperlo con sicurezza, forse Silente ha trovato un modo>> suppose Hermione insicura.

<< Già, forse>> mormorò Harry. Quello che lo turbava di più era la continua, fissa immagine del corpo di sua madre disteso a terra.

“ Non doveva mostrarmelo”. Sentì la rabbia montargli dentro, una sconfitta amara. “Perché non è arrivato prima per salvarli!”. Sapeva che Silente aveva fatto il possibile, ma sapeva che i Potter correvano il rischio di essere scoperti e allora perché non aveva ingaggiato qualcuno per proteggerli? “ Ho bisogno di risposte”.

<< Ed ora?>> chiese Ron allargando le braccia.<< Cosa fare…>>.

<< Avete sentito?>> lo zittò improvvisamente Hermione afferrandogli un braccio.<< C’è qualcuno>>.

Harry si voltò appena in tempo per vedere un’alta figura sbucare dall’ingresso. << Harry Potter?>> domandò un uomo dal viso scarno avvicinandosi.

<< Sì>> rispose Harry fissandolo impietrito.

<< Finalmente>> disse l’uomo sorridendo. << Ti stavo aspettando>>.

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Capitolo 7
*** Colpo al Parlamento ***


Capitolo 7

Colpo al Parlamento

Londra. Il sole splendeva alto sul Palazzo del Parlamento e il Big Ben annunciava con lunghi e profondi rintocchi le tre del pomeriggio.

Il Primo Ministro assisteva, nel suo ufficio, alla riunione che si stava protraendo più previsto.

<< Il fatto è che stanno accadendo cose strane ovunque>> disse il rappresentante di uno stato straniero. << Morti misteriose, crolli di palazzi, esplosioni in luoghi affollati e per di più non riusciamo a risalire a nessun criminale o omicida>>.

Il Primo Ministro Inglese abbassò lo sguardo, imbarazzato. “Se sapessero”.

Apparentemente era l’unico in quella stanza a conoscere la verità, informazioni che dovevano rimanere segrete qualunque cosa fosse accaduta,ma che in quel momento rappresentava più una questione fastidiosa, degenerata nel caos assoluto.

Fin dal primo giorno della sua carica da Ministro aveva dovuto accettare il fatto che esistesse un mondo magico che viveva integrato e all’oscuro delle persone “normali” come lui preferiva definire.

Appena un anno prima aveva ricevuto la nefasta visita di Cornelius Caramel, ex Ministro della Magia, che portava con se notizie tutt’altro che fiduciose. Un certo Lord Voldemort, nemico temuto dalla comunità magica e creduto morto, era risorto in qualche strano modo e ora seminava il panico in tutto il paese e non solo, distruggendo e uccidendo qualunque cosa capitasse sul suo cammino.

Il Ministro Inglese aveva così dovuto vedersela con innumerevoli problemi, a partire dal crollo del ponte di Brockdale in cui avevano perso la vita innumerevoli persone e dei quartieri devastati nel West Country ad opera di un gigante.

Tutto era stato messo a tacere dagli incantesimi di memoria che alcuni membri del Ministero della comunità magica avevano applicato sui testimoni stravolti dalla visione del mostro di dimensioni abnormi; in questo modo il Primo Ministro si era trovato ad affrontare proteste sul malfunzionamento del suo Governo.

<< Potremmo collegare le esplosioni ad attacchi terroristici?>> chiese un membro del Consiglio.

<< Impossibile>> rispose un agente della sicurezza nazionale. << Avremmo trovato tracce, ma la pista che stiamo seguendo non porta da nessuna parte, nessuna persona sospetta e i testimoni sembrano inesistenti>>.

Il Primo Ministro si rigirò i pollici nervosamente e scrutò i membri della riunione schierati intorno a lui, sperando che non ponessero altre domande e mettendo così fine alla riunione.

Dentro di se aveva il frenetico desiderio di spifferare tutto, ma sapeva che non gli avrebbero creduto e che lo avrebbero scambiato per un pazzo o peggio avrebbe perso la sua carica.

Il suo sguardo cadde su Kingsley Shacklebolt, il mago sotto copertura che aveva il compito, secondo il Ministro della Magia, di sorvegliarlo dai pericoli che correva durante le ore lavorative.

L’uomo se ne stava in disparte, appoggiato al muro e noncurante della discussione che stava proseguendo nell’ufficio, gli occhi ridotti a fessure, lo sguardo incollato sulla finestra di fronte.

Il Primo Ministro decise di averne abbastanza e si alzò deciso dalla sua comoda sedia di pelle.

<< Dobbiamo garantire la sicurezza di ogni singolo cittadino>> disse battendo le mani sulla scrivania di legno scuro.<< Io stesso mi impegnerò ad attuare..>>.

<< Bloccate la porta! Bloccate quella maledetta porta!>>.

La voce di un uomo urlò in qualche parte dell’edificio e il grido fu seguito da un botto assordante e dal rumore di vetri infranti.

<< Cosa succede?>> chiese il Primo Ministro preoccupato.

La porta dell’ufficio si aprì improvvisamente ed entrò una guardia della sicurezza. Aveva il fiato corto, il volto paonazzo e una pistola stretta in mano. << Non vi muovete da qui! Qualunque cosa accada non muovetevi!>> disse con voce affannata, poi sparì di nuovo chiudendo la porta con un sonoro scatto.

<< Insomma! Qualcuno vuole dirmi che succede?!>> urlò il rappresentante dello stato americano alzandosi in piedi con aria impaurita.

Il Primo Ministro scosse la testa con gli occhi fuori dalle orbite. << Non lo so nemmeno io>> disse con voce persa nel vuoto.

Shacklebolt si lanciò verso di lui e lo afferrò per un braccio. << Qualunque cosa accada rimanga dietro di me>> disse con voce autoritaria.

<< Io…io non ho bisogno, ho una squadra speciale che può proteg..>>.

Due colpi di pistola riecheggiarono in uno dei corridoi del palazzo.

<< Le vostre armi non li fermeranno! Rimanga dietro di me!>> ordinò di nuovo Kingsley questa volta con più fermezza.

Altri tre colpi di pistola e urla confuse, poi tutto si fermò di colpo, immobile e silenzioso come mai.

Il Ministro smise di respirare e guardò il mago davanti a lui che aveva tirato fuori dalla giacca quella che doveva essere una bacchetta di legno lucido e nero.

La porta esplose in una moltitudine di schegge che si riversarono in tutta la stanza come proiettili folli; uno dei rappresentanti si afferrò la spalla trafitta da uno spuntone di legno.

Quattro figure vestite di nero e con i visi celati dietro a sinistre maschere entrarono nella stanza marciando decisi verso il Primo Ministro.

<< Levati di mezzo>> disse il primo Mangiamorte con voce crudele ergendosi minaccioso su Shacklebolt.

L’uomo non si mosse, piantò i piedi a terra e ostentò uno sguardo fiero e sprezzante. << Che cosa volete?>> chiese con voce decisa.

I Mangiamorte si scansarono di lato per far entrare una quinta persona che indossava una lunga veste scura che strascicava sul pavimento di lucido marmo. Il suo volto era una maschera di un verde acido dai riflessi metallici, contorta in un ghigno malvagio.

L’espressione di Shacklebolt si fece d’un tratto impaurita e il suo viso sbiancò, ma restò fermo sulle proprie gambe, pronto a smaterializzarsi portando con se il Ministro verso un luogo sicuro.

Aveva appena afferrato la manica della giacca dell’uomo quando un Mangiamorte, capite le sue intenzioni, si slanciò in avanti e gli spedì contro un Pietrificus Totalus.

Kingsley cadde a terra come un sasso, colpito dall’incantesimo, con il corpo rigido e colto da improvvisi spasmi.

I Mangiamorte risero divertiti dalla situazione, ma ad un cenno della mano della quinta persona, smisero subito e si ricomposero immediatamente.

Lo sguardo terrorizzato del Primo Ministro andava dalle cinque persone che erano appena entrate a Shacklebolt, disteso ai suoi piedi. Quando trovò le parole per parlare, la sua voce tremò:<< Co..cosa volete?>>.

La quinta, misteriosa figura si fece avanti ed ergendosi in tutta la sua altezza, tese le lunghe e affusolate dita verso la maschera che gli copriva il volto e la tolse, rivelando la ripugnante natura del suo viso cereo e serpentesco.

Gli occhi incandescenti di Voldemort erano fissi sul Ministro e i suoi lineamenti erano contorti in un ghigno beffardo. << Io non voglio, pretendo>> disse in un sussurrante sibilo.

<< Non vi muovete!>>. La guardia di sicurezza, nascosta dietro i membri della riunione, balzò al centro della stanza e puntò la sua Magnum contro l’essere, incurante del pericolo che correva.

<< Spara inutile Babbano>> lo provocò Voldemort sprezzante.

L’agente rimase immobile, la fronte imperlata di sudore e il respiro corto.

<< Molto bene>> continuò il Signore Oscuro estraendo dalla veste la bacchetta. << Visto che non ti decidi….ti punirò io per la tua sventatezza>>.

La guardia strinse con entrambe le mani l’arma e premette il grilletto tre volte.

Tutto avvenne nel giro di pochi secondi. I proiettili non raggiunsero mai Voldemort, ma si fermarono a pochi centimetri dal suo scarno viso, bloccati da una forza invisibile.

Il mago digrignò i denti e con ferocia lanciò una delle Maledizioni Senza Perdono.

<< Crucio!>> urlò scandendo le parole con determinazione. La guardia si accasciò a terra, contorcendosi e gridando dal dolore lancinante che lo aveva colpito in pieno. Svenne prima che Voldemort interrompesse la tortura.

<< Che questo sia di esempio a tutti coloro che hanno in mente azioni avventate contro di me>> disse guardando torvo i membri della riunione . << Ed ora torniamo a noi>>.

Voltò lentamente la testa verso il primo Ministro: << Lei deve essere il Ministro Babbano>> disse tornando a ghignare. << Io non ho bisogno di presentazioni, già da tempo,credo, Scrimgeur e Carammel le abbiano detto del mio ritorno>>.

Il Ministro annuì, ma le sue ginocchia tremarono involontariamente dopo aver visto ciò di cui era capace di fare.<< N…non capisco il motivo per cui lei è qui>>.

Voldemort rise crudelmente. << Bene, veniamo al dunque>> disse riponendo la bacchetta nella manica della veste. << Voglio che ogni singolo Babbano di questo pianeta sappia della comunità magica che si nasconde già da troppo tempo e naturalmente,di me>>.

<< Io… io non so come posso esserle d’aiuto>> balbettò il Ministro.

<< Crede che non abbia pensato anche a questo?>> disse Voldemort alzando leggermente la voce. << Portatelo via>> ordinò rivolto ad uno dei suoi seguaci.

<< Signore, che facciamo con quell’altro?>> chiese il Mangiamorte indicando Kingsley.

<< Per quel che mi riguarda non ha nulla a che fare con i miei scopi ed è stato anche di intralcio>> disse Voldemort sbrigativo. << Uccidetelo>>.

<< No, non potete farlo!>> gridò il Primo Ministro, mentre veniva trascinato via.

Il Mangiamorte si avvicinò al corpo immobile di Shacklebolt e con una punta di divertimento nella voce gridò: << Avada Kedavra!>>.

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Capitolo 8
*** Shawn ***


Capitolo 8

Shawn

<< Chi è lei?>> chiese Harry che se ne stava ancora seduto a terra, con una gran confusione in testa.

<< Scusate,ma per un momento avevo pensato che fossero entrati degli estranei e quindi…>> disse l’uomo lasciando cadere la mazza di legno a terra dove sollevò un nugolo di povere grigiastra. << Avrei dovuto capirlo subito che era giunto il momento>>.

<< Il momento di cosa?>> si intromise Ron accigliato.

<< Dell’arrivo di Harry naturalmente>> rispose l’uomo guardando il ragazzo e massaggiandosi il viso dove cresceva una barba incolta.

<< Scusi ma lei chi è? E come sa il mio nome?>> chiese Harry sbigottito.

<< Ti dirò tutto in un luogo più appropriato, qui sta per cadere tutto a pezzi>> rispose l’uomo guardando il soffitto ammuffito. << Venite>> disse agitando la mano.

<< Io non mi muovo da qui>> disse Harry rialzandosi ed estraendo la bacchetta. << Come possiamo fidarci di lei se non sappiamo neanche il suo nome?>>.

<< Ti basti sapere che conoscevo il vecchio Albus e mi fidavo ciecamente di lui, più di ogni altra persona al mondo>> disse l’uomo fermandosi sullo stipite della porta.

Harry, Ron ed Hermione si scambiarono uno sguardo sorpreso.

<< Anche il falso professor Moody del quarto anno conosceva il professor Silente, ma alla fine abbiamo scoperto che era un traditore >> disse Hermione rivolta ad Harry. << Come possiamo sapere se quest’uomo non abbia cambiato il suo aspetto con la Pozione Polisucco o sia sotto l’effetto di qualche Maledizione?>>.

<< Astuta la ragazza>> disse l’uomo sorridendo. << Ma forse vi deluderà sapere che io sono un semplice Maganò>>.

Harry rimase perplesso dopo quell’affermazione e tuttavia trovò le parole di Hermione sensate.

<< Questo non significa nulla>> disse deciso.<< Con o senza poteri potresti rappresentare in qualche modo una minaccia>>.

<< Ma non lo sono>> disse l’uomo ormai esasperato. << Venite con me e vi spiegherò alcune cose>>.

Harry guardò nuovamente i suoi amici, entrambi con un’espressione di scetticismo dipinta in volto.<< Andiamo>> si decise alla fine.

<< Cosa?>> scattò Hermione. << Ma Harry e se…>>.

<< Cosa dovrei fare allora?>>la interrompè il ragazzo. << Non dovrei fidarmi più di nessuno secondo te?>>.

Hermione gli afferrò il braccio. << Dico soltanto che non dobbiamo fidarci della prima persona che incontriamo!>>.

<< Forse hai ragione ma se è la verità che dice, allora io gli credo e poi non ho nulla da perdere, se non volete venire potete anche tornarvene a casa>> disse Harry quasi stizzito.

<< Su via!>> disse l’uomo con voce squillante. << Naturalmente possono venire anche loro>> disse indicando Ron ed Hermione.

La ragazza guardò Harry imbronciata, poi sospirò delusa. << E va bene>>.

<< Perfetto!>> disse l’uomo sfregandosi le mani. << La mia casa si trova a pochi metri da qui, se volete seguirmi…>>.

I tre ragazzi avanzarono in coda verso la porta d’ingresso e quando uscirono una leggera brezza tiepida scompigliò i loro capelli.

Il cielo era rattoppato di candide nuvole, ma un fulgido sole, all’orizzonte, irradiava le rovine della casa con luminosi e splendenti raggi che trapassavano le ombre, dissolvendole.

Harry guardò il quadrante dell’orologio che teneva allacciato al polso sinistro: era appena scoccato il mezzogiorno.

“ Caspita come corre il tempo” pensò il ragazzo strabuzzando gli occhi.

Svoltarono l’angolo da cui erano arrivati e si ritrovarono nuovamente nel viale costeggiato da alti e robusti alberi.

<< Giornata tranquilla per questi tempi buoi non trovate?>> chiese l’uomo voltandosi per guardare il trio che lo seguiva a debita distanza.

Harry annuì in silenzio. << Non ci hai ancora detto il tuo nome>> incalzò.

L’uomo si fermò e senza voltarsi disse sbrigativo:<< Shawn, mi chiamo Shawn>>.

<< Shawn eh?>> ripetè Harry, ma quel nome non gli ricordava nulla.

Svoltarono un angolo e si ritrovarono in un vicolo chiuso tra due case in muratura in evidente stato di abbandono.

<< Questo paese è antico>> disse Shawn guardando i tre ragazzi che fissavano le pareti percorse da edera e muschio. << È stato fondato da…>>.

<< Godrick Grifondoro, lo so>> finì Harry.

<< E quella è casa mia>> disse l’uomo indicando una piccola abitazione costruita su quello che si poteva definire un rialzamento del terreno.

La dimora aveva il tetto spiovente, di un marrone scuro, e le pareti incrostate e sporche in più punti.

Ad Harry fece venire in mente la familiare Casata dei Black, quartier generale dell’Ordine della Fenice.

Nonostante l’aspetto della casa non fosse dei migliori, il giardino era ben curato, attraversato da alte siepi di pungitopo e da una moltitudine di piante dai colori sgargianti.

Shawn e i ragazzi attraversarono il vialetto di ghiaia fino ad arrivare alla porta di legno massiccio.

<< Dove ho messo la chiave?!>> disse l’uomo frugando nelle tasche. << Ero sicuro di averla con me!>>.

<< Ahloomora>> disse Hermione tenendo la bacchetta puntata sulla serratura che scattò immediatamente.

<< Grazie>> disse Shawn sorridendo. << Entrate, entrate prego>>.

Harry avanzò nell’ingresso illuminato da una fievole luce proveniente da una finta lanterna appesa al muro con un gancio.

<< Avanza un altro po’ Harry>> lo guidò Shawn. << Poi gira a sinistra, sulla parete c’è l’interruttore>>.

Il ragazzo tentennò in avanti poi tese il braccio e premette su un pulsante fosforescente.

La luce scaturì subito da un lampadario di vetro, coperto da una fitta rete di ragnatele.

<< Scusate per il disordine>> disse Shawn fissando il tavolo ingombro di ogni sorta di oggetto. << Ma non mi sarei mai aspettato la vostra visita… beh… accomodatevi>>.

Harry, Ron ed Hermione presero posto sulle vecchie sedie traballanti poste ai quattro lati del tavolo e si fissarono interrogativi.

<< Bene>> disse Shawn mettendo a riscaldare la brocca del the su una stufa incrostata. << Ti dicevo che mi aspettavo che saresti venuto, ad dire la verità sapevo già tutto>> .

<< Come faceva a saperlo?>> chiese Harry sempre più curioso.

<< Naturalmente me lo aveva detto Silente, qualche tempo fa prima che…che…lo sai cosa è successo>>.

<< Sì, ero lì>> disse Harry abbassando lo sguardo sulla tovaglia verde.

<< Mi aveva detto che saresti venuto un giorno, nella vecchia casa che era appartenuta per un po’ ai Potter, per trovare delle risposte, non ha aggiunto di più, ma mi ha fatto giurare che avrei vegliato sulla dimora e avrei impedito a chiunque di entrare>>.

<< Ma purtroppo questa mattina non è stato così, ero appena uscito per fare quattro passi e quando sono passato davanti alla casa mi è preso un colpo quando ho visto la porta aperta>> disse Shawn gesticolando.

<< Silente mi ha molto parlato di te Harry>> continuò sorridendo. << Diceva che assomigli molto ai tuoi genitori, naturalmente io non li ho mai conosciuti, mi sono trasferito qui un anno dopo il fatto>>.

<< E Silente? Come faceva a conoscerlo?>> chiese Harry appoggiando i gomiti sul tavolo.

<< Oh… mi ha tirato fuori da un sacco di guai quando ero ancora ragazzo e avrei fatto qualsiasi cosa per sdebitarmi>> rispose Shawn versando il the in una brocca di porcellana.

<< Pranzerete con me?>> chiese speranzoso.

Harry annuì, senza chiedere nulla a Ron e ad Hermione, ma i due non ebbero nulla da obbiettare.

Il pasto fu fugace e a base di bollito stantio e patate bollite, ma bastò a riempire lo stomaco di tutti.

<< Alla vostra salute>> disse Shawn alzando il calice di vino verso l’alto. << E ora un po’ di tv>>.

<< Lei ha una tv?>> chiese Ron aggrottando le sopracciglia.

<< Perché è così raro?>> chiese Hermione sarcastica.

<< Ahah! Sarò pur sempre un Maganò, ma alcuni “lussi” della vita non posso evitarli>> disse l’uomo prendendo il telecomando posto su una mensola.

<< Si è fatto tardi>> disse Harry fissando l’orologio a parete << Dobbiamo andarcene>>

<< Ma mancano soltanto dici minuti alle quattro Harry! Rimanete ancora un po’! Giusto per far compagnia ad un povero vecchio>> disse Shawn.

Alla tv stavano trasmettendo un vecchia fiction anni ’80 e le voci giungevano indistinte all’orecchio di Harry.

<< E va bene, ma soltanto altri dieci minuti>> disse tornando a sedersi comodamente.

L’immagine di un’attrice sullo schermo si bloccò improvvisamente, poi tutto diventò nero e partì la sigla di uno dei tanti telegiornali britannici accompagnata dallo slogan : “Edizione Straordinaria”.

<< Cosa sarà accaduto ora?>> disse Shawn esasperato. << Ormai ne trasmettono almeno uno al giorno>>.

Di solito apparivano giornalisti appostati sul luogo dell’incidente, ma sullo schermo ora c’era il Primo Ministro dall’aria impaurita.

<< Dev’essere qualcosa di grosso!>> disse Ron schizzando in piedi.

Il Ministro aprì la bocca, ma non scaturì altro che suoni striduli, poi una voce lo incitò a proseguire.

<< Mi dispiace….immensamente, ma devo farlo>> si decise infine con voce tremante. << Le morti, le esplosioni e gli innumerevoli disastri accaduti in questi giorni sono dovuti….a….a….ad una comunità che si nasconde ormai da molto tempo tra noi….so che sarebbe difficile credermi, ma la verità è questa>>.

<< Che cosa?!>> urlò Harry balzando dalla sedia.

<< Il fatto è che… queste persone sono estremamente pericolose e…. potrebbero anche trattarsi di conoscenti o persone care, quindi sarebbe meglio diffidare di chiunque sia estraneo e non appartenente alla vostra più stretta cerchia familiare>> proseguì il Ministro. << Ripeto che questa comunità….fa uso della….della… magia per compiere atti criminali e hanno abusato di noi anche in passato, da sempre, cancellando la nostra memoria affinché nessuno abbia ricordo di ciò che ha visto>>.

<< Questo non doveva accadere! Ora si creerà il panico!>> sbraitò Shawn guardando la tv stralunato.

<< Ora vi chiedo di aiutarmi>> disse il Primo Ministro fissando qualcuno alla sua sinistra e nascosto dall’occhio della telecamera. << Mi tengono in ostaggio e non hanno intenzione di rilasciarmi! Sono al…>>.

La trasmissione venne interrotta immediatamente e nella cucina di Shawn regnò il silenzio per alcuni minuti.

<< L’hanno costretto>> disse Harry serrando i pugni sul tavolo. << Voldemort l’ha costretto!>>.

<< Calmati, calmati ragazzo….non puoi fare nulla>> disse Shawn battendogli una mano sulla spalla.

<< Cosa accadrà adesso?>> chiese Ron perso nei propri pensieri.

Hermione alzò le spalle con aria depressa. << Chi può dirlo, nessuno potrebbe credergli e continuare la propria vita, o al contrario, diffidare di chiunque e creare un barriera impenetrabile e aggressiva verso tutti>>.

<< Dobbiamo andare ora>> disse Harry con voce rabbugliata.

<< Non è da te restarsene con le mani in mano, cosa cercherai di fare?>> gli chiese Hermione con preoccupazione.

<< Contro questo non posso niente>> rispose il ragazzo. << È giunto il momento di ricercare gli altri Horcrux>>.

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Capitolo 9
*** Arresti Familiari ***


Capitolo 9

Arresti familiari

<< Loro non sono qui Harry>> disse Shawn stringendogli la mano dispiaciuto. << I loro corpi riposano ad Hogwarts, o almeno è quello che mi disse Silente>>.

<< Non ho mai visto tombe ad Hogwarts….tranne la sua>> disse Harry chinando il capo, le sopracciglia aggrottate.

<< È soltanto ciò che posso dirti ragazzo, altro non so>>.

Harry annuì con un sorriso sincero e fu grato dell’informazione. << È molto di più di ciò che mi aspettassi>>.

Questo era stato il loro ultimo dialogo prima di salutarsi e ripartire di nuovo verso la Tana.

Edvige guidò di nuovo il gruppetto verso la destinazione predestinata, attraversando campagne e sorvolando boschi incontaminati, tenendosi lontani dalla strada per evitare di essere visti dai Babbani. Avevano evitato di gettare sui loro corpi l’incantesimo di disillusione visto che il sole cominciava a calare e una leggera nebbiolina saliva rapidamente dal terreno umido.

L’unica luce proveniente dalla casa era quella della cucina e quando atterrarono la porta si aprì sbattendo violentemente sulla parete della casa.

<< Oh! Santo cielo! Ero tanto in pensiero!Mi farete morire un giorno o l’altro!>>. La signora Weasley uscì strascinando le pantofole sul terriccio del sentiero.

<< Mamma lasciami!Sto benissimo!>> disse Ron cercando di divincolarsi dall’abbraccio della madre.

<< Ma dove siete stati fino ad ora! Dopo quella notizia! Terribile!>> continuò piangendo disperatamente passando ad Harry. << Ve ne andate in giro senza alcuna pro…protezione….di questi tem..pi>>.

Infine strinse Hermione riducendo il suo golf come se fosse appena uscito dalla lavatrice.

<< Stiamo più che bene>> disse la ragazza. << certo un po’ sconvolti dopo l’annuncio del Ministro Babbano…>>.

<< Immaginavo, anch’io dopo la notizia avevo in mente di far tornare Jinny da Hogwarts, ma poi ho parlato con la professoressa McGranitt tramite camino e mi ha rassicurato sulle misure di protezione adottate quest’anno e quindi…>> disse la signora Weasley ricomponendosi e raccogliendo i capelli dietro le spalle.

Harry non aveva dimenticato che il primo settembre sarebbe ricominciata la scuola , ma avrebbe giurato che Jinny non si dimenticasse di salutato prima della a partenza ed invece…. “ Tu hai fatto lo stesso con lei” pensò il ragazzo sprofondando nel nero oblio del pentimento.

.<< Forza entriamo in casa, sono arrivati anche Fred e George>> esclamò Molly mostrandosi un po’ più allegra.

I gemelli sedevano sul divano nella cucina e fissavano con sguardo inespressivo la parete di fronte..

<< Che cosa avete ora voi due?>> chiese Ron prendendo posto al centro del sofà.

<< Abbiamo deciso di chiudere qualche giorno dopo quello che è successo>> rispose George grattandosi stancamente il mento. << I ricavi si stanno abbassando di questi ultimi tempi e l’unico buon affare che abbiamo fatto è stato quello dei mantelli-scudo con il Ministero>>.

<< Ah siete tutti qui?>>. Percy scese le scale due gradini alla volta e rischiò di inciampare propriosull’ultimo.

<< Oh! Perce! Quando sei arrivato?>> chiese la signora Weasley correndo verso il figlio.

<< Proprio ora, mi sono materializzato di sopra>>. La voce di Percy suonava agitata e per nulla piena di sé com’era di consueto.

<< Tutto bene?>> gli chiese sua madre guardandolo preoccupata.

<< Si..si..solo che le notizie di oggi, una mole di lavoro incredibile, deve essere la stanchezza>> rispose evasivo il ragazzo passandosi una mano tra i capelli.

<< Come l’ha presa Scrimgeur?>> chiese Fred stiracchiandosi e schiacciando Ron contro il cuscino.

<< Non bene, quello è sicuro>> rispose Percy tornando incredibilmente quello di sempre. << Questo è un colpo basso che non si sarebbe mai immaginato anche se sa per certo che Voldemort ha costretto il Ministro Babbano a dire la verità>>.

<< Tuo padre ha ancora molto?>> chiese Molly guardando l’orologio appeso sopra il camino.

<< Sinceramente non l’ho visto a lavoro>> rispose Percy. << Ma dovrebbe essere qui a breve>>.

In quel momento risuonò un sonoro crack e al centro della cucina apparve Arthur Weasley con il viso stanco e smunto.

<< Caro, cominciavo a temere che ti avessero trattenuto >> disse la signora Weasley baciandolo sulla guancia.

<< Fortunatamente no>> disse lui. Togliendosi il mantello. << È un disastro, solo il reparto degli obliviatori e quello della squadra speciale è rimasto attivo, ma non so cosa intendano fare visto che ora tutto il mondo sa di noi e per cancellare il ricordo dalla mente di miliardi di persone impiegherebbero mesi, addirittura anni e per di più i Babbani cominceranno ad avere paura e a sospettare di tutti, è una cosa a cui non avremmo mai pensato, Colui Che Non Deve Essere Nominato vuole creare il panico>>.

<< E ci è riuscito…>> aggiunse Harry guardando Arthur.

L’uomo annuì leggermente, ma lasciò intuire che il ragazzo aveva centrato in pieno la questione.

<< Beh….possiamo solo consolarci con una buona cena>> disse la signora Weasley puntando la bacchetta verso una catasta di pentole ammassate l’una sopra l’altra.

<< La settimana è cominciata male>> borbottò Fred tristemente.

Qualcuno bussò deciso alla porta d’ingresso.

<< Chi può essere a quest’ora?>> chiese Molly facendo capolino dai vapori delle pentole sul fuoco.

Ron scattò in piedi e si fermò di fronte al portone. << Chi è?>> chiese a voce alta.

<< Membri del Ministero>> fu la risposta che risuonò nella cucina.

Arthur guardò sua moglie poi sganciò il catenaccio e aprì uno spiraglio da cui filtrava una spettrale luce lunare.

<< Ministro?>> chiese il signor Weasley con aria sorpresa.

<< Ebbene Arthur? Vuoi forse farmi restare fuori dalla porta tutta la notte?>> disse una voce familiare.

Il signor Weasley spalancò l’entrata e uno Scrimgeur più sciupato del solito e due suoi collaboratori nerboruti entrarono nell’accogliente cucina.

<< Buonasera Molly>> disse cortese stringendo la mano ad una accigliata signora Weasley.

<< Oh mio Dio! Buonasera Ministro….mi trova impreparata come al solito, se fossi stata a conoscenza del suo arrivo avrei…>>.

<< Non disturbarti cara>> disse Scrimgeur sorridendo.

<< Buonasera Ministro>> disse Percy rintanato in un angolo.

<< Ciao Percy>> rispose il Ministro cortesemente.

<< Potrei conoscere il motivo della sua visita?>> chiese il signor Weasley.

<< Certamente>> rispose Scrimgeur diventando improvvisamente serio. << Come sai il nostro mondo non è più al sicuro ora che…che tutti sanno della comunità magica e resta il fatto che cancellare la memoria di ogni singolo Babbano creerebbe soltanto un’altra serie di problemi interminabili perciò stiamo tentando di arginare il possibile…quindi…Arthur Weasley, ti dichiaro in arresto per aver partecipato all’organizzazione clandestina nota con il nome di “Ordine della Fenice”, setta con scopi sconosciuti al Ministero della Magia e quindi ritenuti crimini>>.

<< Io..io non so di cosa parlate>> balbettò il signor Weasley con il volto cereo.

<< Sicuro Arthur? Eppure le mie fonti sono più che attendibili>> disse beffardo Scrimgeur indicando Percy che tremava come una foglia al vento.

<< No!>> urlò il ragazzo. << Io non ho fatto niente!>>.

<< Certo come no! Adesso verrai a dirmi che non sei venuto nel mio ufficio stamattina a dirmi che avevi scoperto che tuo padre era a capo di una setta segreta!>> urlò Scrimgeur.

<< Io..io>>. Percy aveva gli occhi lucidi.

<< Lacrime di coccodrillo>> ammise il Ministro. << Non devi pentirti di quello che hai fatto ragazzo! Grazie a te abbiamo scovato quella che poteva essere un’altra rovina della nostra società!>>.

<< Il signor Weasley non ha commesso nessun crimine!>> urlò Harry facendosi avanti dall’ombra del camino.

<< Ohhhh! Chi si rivede…il nostro caro Harry, ma qual buon vento>> disse il Ministro sinceramente sorpreso.

<< Lei non può incastrare il signor Weasley, non ne ha le prove!>>continuò il ragazzo imperterrito.

<< Prove? Non venire a dire a me quello che devo fare, moccioso!>> ribattè Scrimgeur in tono offeso.

<< Ha ragione! Non ne avete le prove!>> si intromisero i gemelli all’unisono.

<< Bene, portatelo via!>> ordinò il Ministro ai due uomini senza dare ascolto a Fred e George.

<< No!>> urlò Percy. << Non è il solo colpevole!>>.

<< Non ti immischiare>> disse il signor Weasley con sguardo severo. << Quel che è fatto è fatto>>.

<< No! Anch’io sono colpevole!>> gridò Percy imperterrito e diventando paonazzo.

La signora Weasley se ne stava appoggiata alla stufa ed era sul punto di svenire.

<< Ti ho detto di star zitto!>> gli disse di nuovo suo padre. << Non dire cose che ti potrebbero far finire nei guai!>>.

<< Ma è vero?>> chiese Scrimgeur deciso a scovare tutti i responsabili di quella faccenda. << Anche tu….>>.

<< Sta raccontando bugie!>> urlò Arthur. << Lui non c’entra niente!>>.

<< Lo vedremo>> disse il Ministro con uno schiocco di dita riferito ai due energumeni che afferrarono sia Percy che il signor Weasley.

<< Lei è patetico!>> disse Harry con disgusto. << Ancora continua a sospettare delle persone sbagliate!>>.

<< Caro ragazzo ti troveresti nella medesima situazione se avessi una comunità di milioni di persone che dipendono da te e dai tuoi sforzi di garantire loro un mondo sicuro!>> disse Scrimgeurr seccato.

<< Non mi risulta che tra le sue mansioni ci sia quella di sbattere in cella persone innocenti!>> ribattè Harry sempre più furioso. << E poi dove ha intenzione di portarlo ora che Azkaban si è svuotata?!>>.

<< Sono sicuro che sarai tu un giorno a dirci chi merita la fiducia e chi no, ma in questo momento io dico che sebbene non sappia niente di quest’Ordine della Fenice sarebbe meglio prendere provvedimenti e subito!>> disse il Ministro avvicinandosi alla porta.<< E per quanto riguarda la prigionia, non intendo assolutamente mettere Arthur Weasley dietro le sbarre, ma occorre un controllo accurato da parte di professionisti che sapranno cavare la verità!>>.

Harry scattò in avanti e gli serrò la strada. << Porti via anche me allora! Anch’io faccio parte dell’Ordine!>>.

<< Harry! Per l’amor del cielo basta!>> gridò il Signor Weasley con le braccia serrate nella presa dell’uomo.

<< Tu?>> chiese Scrimgeur scettico. << Il “Prescelto”?>>.

<< Questo è quello che pensate voi>> disse Harry stizzito dal fatto di essere definito ancora con quel nomignolo.

<< Che pensano tutti vorrai dire>> insistette il Ministro. << Comunque vedremo chi fa parte realmente di quest’ordine e le loro intenzioni>>.

<< beh! Se è quello che pensa allora…>>

<< Harry! Non peggiorare la situazione!>> lo ammonì il signor Weasley.

<< Bene>> disse Scrimgeur. << Molly, Potter>> esclamò con un breve inchino. << A presto>>.

Se ne andò aprendola porta sgarbatamente, seguito dai due collaboratori che stringevano i due Weasley , entrambi con le mani legate dietro la schiena.

<< Sarò presto a casa Molly>> furono le parole rassicuranti di Arthur.

Lo schianto della porta fu seguito dal tonfo sordo della signora Weasley, caduta a terra priva di sensi.

<< Mamma!Mamma! Portate dell’acqua!>>.

Ron urlava come un ossesso e sbraitava agitato le braccia.

<< Innerva>> disse Hermione con la punta della bacchetta sulla fronte della signora Weasley.

La donna si rianimò immediatamente, strizzando gli occhi.

<< Devo essere…devo essere….oh! Arthur>> balbettò incomprensibilmente. << Perché lo ha fatto! Perché?>> disse piangendo.

<< Fatto chi?>> chiese Harry dispiaciuto e al tempo stesso confuso.

<< Pe…Perce>> disse Molly abbracciando Ron e appoggiando il viso sulla sua spalla. << Perché? Pe…perché!?>>.

<< Il fatto è, mamma, che non vi dovevate più fidare di lui fin dal principio>> disse George secco.

<< Già, ma resta pur sempre suo figlio>> disse Hermione lanciandogli uno sguardo furente. << E tuo fratello>>.

<< Po…povero Arthur!>> continuò la signora Weasley imperterrita e affondando gli occhi nel braccio di suo figlio per coprire le lacrime che le scendevano copiose dagli occhi. << Che cosa gli faranno….e a Perce…cosa accadrà…>>.

<< Si rilassi signora Weasley, non accadrà nulla di male>> la tranquillizzò Harry dandole dei colpetti sulla spalla.

Il ragazzo sapeva che le informazioni dell’Ordine e i suoi componenti dovevano rimanere al sicuro come Silente avrebbe voluto, ma in quel caso c’era di mezzo una causa ancor più grave, in cui erano coinvolte persone care.

<< Come ha fatto Percy a scoprire l’Ordine?>> mormorò Hermione.

Fred e George scossero la testa e allargarono le spalle, mentre Ron si limitò ad un semplice “Non lo so”.

<< Deve aver sentito quel discorso che io e il signor Weasley stavamo facendo>> disse Harry riflettendo. << Ma non ricordo di aver menzionato il nome completo…>>.

<< Deve aver trovato quelle scartoffie che tenevamo di sopra in camera>> disse la signora Weasley con aria sconvolta. << Le conservavo per…o mio Dio! Per fortuna non era inclusa la lista dei membri altrimenti,,,santo cielo!>>.

<< Avete messo da parte dei registri?>> chiese Harry.

<< Sì>> ammise Molly spaventata. << Queste cose si fanno alla….alla vecchia maniera, senza l’uso della magia>>.

<< E dove sono conservati?>> chiese Hermione con sguardo cupo.

<< Beh… naturalmente a Grim..>>.

<< Sthhhhh! Zitta mamma! Queste cose è meglio non dirle,ricordi?>> la ammonì Fred.

Harry si allontanò e si mise a seere sul divano, immerso nei propri pensieri. Doveva assolutamente dire una cosa a Ron ed Hermione, ma in presenza di Molly e dei gemelli non avrebbe osato dopo quello che era successo.

Si concentrò così a fondo che tutti i pensieri, le ansie e le preoccupazioni si volatilizzarono dalla sua mente e così riuscì ad usare la legilimanzia per parlare.

<< Ron? Hermione?>> chiamò in un sussurro pacato.

<< Harry?>> risposero i due ragazzi all’unisono voltandosi verso di lui.

Il ragazzo si portò un dito sulla punta del naso. << Zitti! Ho deciso di tornare a Grimmauld Place, verrete con me?>> disse nella sua mente.

I due ragazzi annuirono decisi.

<< Bene, so che potrebbe essere pericoloso, ma bisogna assolutamente distruggere quei registri perché rappresentano le prove di anni di lavoro dell’Ordine e non voglio che nessuno ci vada di mezzo>>.

Ron ed Hermione lo guardarono annuendo silenziosamente.

<< Potrebbe anche non accadere, ma è solo una precauzione e poi ho deciso che il posto dove vivere è lì, anche se l’idea mi disgusta>> continuò Harry. << Poi comincerò la caccia agli Horcrux e Ron? Ti prometto che tuo padre sarà fuori il prima possibile>>.

Innanzitutto grazie per le recensioni, fa sempre piacere sapere che la storia è letta da molti e che la trovano piacevole.Questa storia è molto difficile da sviluppare benchè abbia già in mente un finale, arrivare al nono capitolo è già un traguardo per me.Spero che continuerete a recensire i prossimi capitoli che sto già scrivendo e che li troverete interessanti come gli ultimi.

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Capitolo 10
*** Il medaglione ***


Capitolo 10

Il medaglione

<< Questo posto pullula di ragni!>>. Erano arrivato da poco più di mezz’ora tramite il Nottetempo e Ron si stava già lamentando.

<< La cosa non mi sorprende>> ammise Hermione divertita. << In assenza di vita…..e guarda quanta polvere…>>.

<< Grazie Hermione mi hai risollevato il morale dopo questo….>> rispose Ron sarcastico.

<< Ho trovato qualcosa>> disse Harry tornando dal piano superiore di casa Black con in mano una scatola di candele. << Dovrebbero bastare>>.

<< Magnifico>> disse Ron con il viso illuminato dalla punta della sua bacchetta. << Quanto credi che dureranno?>>.

<< Non ne ho idea, ma spero che per questa sera bastino>> rispose Harry anche se non del tutto convinto.

<< Beh? Cosa stiamo aspettando?>> chiese Hermione impaziente. << Cominciamo a cercare o no?>>.

<< Certo>> disse Harry strofinando le lenti degli occhiali sulla veste.

<< Io cerco in cucina>> disse Ron prontamente, cominciando ad aprire ogni sorta di sportello e credenza che gli capitava sotto mano.

<< Oh, ma andiamo!>> di lamentò Hermione. << Accio documenti!>> disse con un colpo di bacchetta.

Almeno un centinaio di fogli e pergamene schizzarono via dai cassetti ammassandosi in una pila ordinata sul pavimento.

<< Così è già meglio>> disse Harry afferrando le scartoffie e posandole sulla superficie polverosa del tavolo.

<< Ma andiamo!>> disse Ron esasperato. << Ci vorranno almeno due giorni per controllarli tutti!>>.

<< Hai qualche idea migliore?>> gli disse Hermione. << Forza, prima cominciamo, prima finiamo>>.

Passarono il resto della serata chini sulla moltitudine di documenti, sotto la fioca luce delle candele, nella disperata ricerca di trovare qualcosa che appartenesse all’Ordine, ma dopo tre ore non ottennero alcun risultato.

<< Ma dove li avranno nascosti! Per la miseriaccia!>> disse Ron riversando le braccia sul tavolo.

<< Niente di niente>> si lamentò Hermione rigirando una lettera stropicciata tra le mani. << Vecchi appunti, onorificenze, saggi, ma niente che riguardi l’Ordine>>.

<< Queste cose devono essere qui da anni>> disse Harry sbadigliando.

Le candele si stavano lentamente consumando e le fiamme gettavano riflessi dorati sulle pareti, ingrandendo smisuratamente le loro ombre.

Nel silenzio ovattato della cucina qualcuno piangeva e si lamentava con voce stridula in un angolo remoto del secondo piano.

<< Che cos’è?>> chiese Ron spaventato, saltando letteralmente sul tavolo e scaraventando parecchi fogli a terra.

<< Kreacher>> rispose subito Harry alzando gli occhi al soffitto.

<< Credevo che lo avessi rispedito ad Hogwarts quando siamo ripartiti per il matrimonio di Bill e Fleur>> disse Ron tornando a sedere.

<< Ron! Non mi sembra adatto il termine “rispedire”, quella creatura non è un oggetto!>> scattò Hermione con cipiglio offeso.

<< Beh… in effetti non ci avevo proprio pensato…>> disse Harry grattandosi la nuca con aria vaga.

<< Ti resta molto difficile,vero, ricordare che è un essere vivente?!>> sbottò Hermione sempre più infuriata.

<< Andiamo Hermione! Abbiamo altri problemi a cui pensare ora! Ricordi che mio padre è stato accusato di cospirazione con sette dai piani sconosciuti?>> disse Ron con aria imbronciata.

<< Sì ma abbiamo cercato per ore e ancora nessuna traccia, zero assoluto! Avete mai pensato di ricorrere proprio a Kreacher?>> si giustificò lei.

Harry riflettè. Il ragionamento di Hermione quadrava, l’elfo domestico aveva passato molto tempo nella casa in compagnia dell’Ordine e sicuramente sapeva di cosa si parlava e dove veniva tenuto al sicuro il materiale.

Il ragazzo fece schioccare le dita e chiamò la creatura ad alta voce.

Kreacher si lasciò trasportare in cucina dalle sue esili gambe che strisciavano a terra come quelle di un uomo moribondo.

I suoi lamenti giunsero distinti fin da quando entrò nel corridoio. “Miseri,meschini,traditori del proprio sangue e usurpatori” furono le parole più usate nei suoi futili monologhi.

<< Non ti eri accorto che eravamo in casa?>> gli chiese Harry guardandolo avvicinarsi con aria disgustata.

<< Sporco….il Padrone poteva avvertire Kreacher del suo arrivo, avrebbe fatto trovare la sua casa indegna in uno stato ottimo>> disse con voce acuta, digrignando i denti appuntiti.

<< Sei stato qui abbastanza tempo da poterci pensare da solo>> lo ammonì Harry senza perdere il controllo sotto lo sguardo vigile di Hermione. In effetti non sapeva cosa avrebbe dato per vedere il viscido collo dell’elfo stretto tra le sue mani.

<< Traditore…Kreacher si è dato molto da fare per riordinare alcuni cimeli di famiglia>> si scusò l’elfo senza ottenere il successo sperato.

<< Quegli oggetti ancora vanno in giro?>> chiese Harry duro.

<< Kreacher non vuole separarsene…usurpatore schifoso…padrone>>.

Il ragazzo mantenne la calma e lanciò un’occhiata a Ron, il viso contorto in una strana smorfia, tra il disgusto e il desiderio di uccidere.

<< Quello che ti volevo chiedere è se sai dove i membri dell’Ordine della Fenice hanno nascosto i loro documenti o…insomma qualunque cosa appartenga a loro>> disse Harry tornando a guardare il viso bitorzoluto dell’elfo.

Un’espressione furba balenò negli occhi di Kreacher, ma subito sparì nascosta dietro il solito sguardo annebbiato. << Kreacher non ne sa niente signore, Black lo cacciava via quasi sempre durante le riunioni e quando Kreacher tornava trovava tutto come lo aveva lasciato>>.

<< Perfetto!>> sbuffò Ron. << E anche questa è andata… come faremo a trovarli?! L’unica cosa che ci resta da fare è contattare uno dei membri dell’Ordine o…>>.

<< Nessun altro deve immischiarsi in questa storia>> lo zittì Harry puntandogli contro un dito. << Tuo padre è già abbastanza nei guai senza che qualcuno si unisca a lui!>>.

<< Cosa intendi fare allora!>> gridò Ron diventando paonazzo in volto.

<< Cerco solo di fare quello che…>>

<< Basta ragazzi smettetela!>> urlò Hermione alzando le braccia per fermarli. << Così non otterremo niente e per di più lo considero un comportamento inappropriato>>.

<< Ben detto Hermione>>. Remus Lupin si fece avanti da un angolo buio della cucina e sul volto recava due ampi e profondi tagli ancora freschi.

<< Professor Lupin! Cosa ci fa qui?>> gli chiese Harry sorpreso. << Il suo viso…>>.

<< Sono arrivato non appena ho appreso la notizia da Molly, lei sa che siete qui?>> chiese lui insospettito.

<< In un certo senso>> rispose Ron evasivo, evitando il suo sguardo.

<< Questo posto non è più sicuro>> disse Lupin con fermezza. << Sapevo che avevate una mezza di idea di stabilirvi qui, ma correte dei rischi, vi consiglio di lasciare la casa entro domani mattina>>.

<< Lei deve essere venuto per il nostro stesso motivo, dove sono questi documenti?>> chiese Harry scrutando il volto sfigurato dell’uomo.

<< Naturalmente è stata un’idea di Sirus, non originalissima, ma pur sempre un’ottima trovata>> rispose l’uomo facendo cenno ai tre di seguirlo.

Alla luce delle bacchette entrarono in una stanza del secondo piano, che doveva essere stata la camera da letto della Signora Black.

Le pareti erano percorse da innumerevoli crepe e tende di ragnatele si dispiegavano in ogni angolo.

Un letto a baldacchino, al centro, recava inciso sulla polverosa coperta una grande “B” dorata.

<< Il posto adatto e il più improbabile dove andare a cercare dei documenti>> disse Lupin sorridendo.

<< Dove?>> chiese Harry guardandosi intorno.

Il professore indicò uno dei numerosi e squallidi quadri appesi ai muri.

Quattro persone si muovevano circospette nel ritratto e una delle figure doveva essere sicuramente la madre di Sirius; indossava una veste rossa, orlata di pizzo nero e sul volto arcigno era dipinta un’espressione di puro disgusto.

<< Chi è quello?>> chiese Ron indicando la persona alla destra della donna.

<< Il Signor Black, il padre di Sirius, e quello al centro è il suo secondogenito,Regulus>>.

Le figure dovevano essere state immortalate molti anni prima, visto che il ragazzao era molto giovane.

Ora, mentre il volto di Regulus era ben delineato e dai tratti tipici dei Black, quello di Sirius era completamente scomparso dietro un grande strappo della tela.

<< Aveva quattordici anni>> disse Lupin guardando Harry. << Sirius ha sempre odiato questo quadro, come d’altronde tutta la casa, ma proprio per questo ha trovato l’efficace modo di utilizzarlo degnamente.

Remus staccò il dipinto dalla parete e lo adagiò sul letto al contrario. Le figure si lamentarono e gridarono insulti, ma nessuno vi fece molto caso.

<< Relascio>> disse Lupin puntando la bacchetta sul retro della tela.

Subito non accadde nulla, ma dopo pochi secondi il retro della tela si staccò rivelando un doppio fondo.

Lì, in un angolo vicino alla cornice, c’era una piccola e sottile scatola di latta.

<< Ecco fatto>> disse Lupin soddisfatto.

Agguantò il contenitore e, dopo averlo sistemato, riappese il quadro al suo posto.

<< Li dentro ci sono i documenti?>> chiese Harry indicando la scatola.

<< Sì. È tutto qui dentro>> rispose il professore agitandola. << Documenti, progetti, liste e quant’altro>>.

<< C’è qualcos’altro che deve sparire?>> gli chiese Ron.

<< No, credo proprio di no>> rispose rimboccandosi le maniche. << Ora devo proprio scappare ragazzi>>.

<< Dove porterà i documenti?>> chiese Harry prontamente.

<< Non ne ho ancora idea, ma qualcosa mi verrà in mente>> rispose Lupin.<< A presto ragazzi e mi raccomando, non rimanete qui a lungo>>.

<< Cosa accadrà ora?>> insistette Harry. << L’Ordine non esisterà più?>>.

Remus rimase in silenzio poi sospirò. << Ron? Hermione? Potete lasciarci soli qualche minuto?>>.

I due ragazzi annuirono sorpresi poi uscirono dalla stanza un po’ delusi e si richiusero la porta alle spalle.

<< Solo perché non possiamo riunirci qui non significa che tutto sia finito, porteremo avanti i piani prestabiliti da Silente, a costo delle nostre vite>> disse Lupin scrutando il volto di Harry.

<< E lei? Dove andrà ora?>> chiese il ragazzo preoccupato.

<< Sto risolvendo alcune questioni tra i clan dei mannari, ma come vedi ,non ho ottenuto buoni risultati>> rispose il professore mostrando il viso percorso dai profondi graffi.

Harry si sentì pervaso da un profondo dispiacere. << Potrebbe essere pericoloso se scoprissero che lei è….>>.

<< Non ha più importanza ormai, l’unico obbiettivo e quello di arrivare a Voldemort e di fermarlo>> disse Lupin risoluto.

<< Nessuno di voi può ucciderlo>> si lasciò sfuggire Harry.

<< Che cosa vuoi dire?>> gli chiese Remus con gli occhi ridotti a fessure

Harry indugiò, ma non era ancora pronto a raccontare tutta la verità, nonostante il professore fosse una di quelle persone di cui si fidava cecamente.

<< C’è qualcosa che vorresti dirmi Harry?>> lo incalzò Lupin sospettoso.

<< No…no>> si limitò a rispondere il ragazzo evitando lo sguardo del professore.

Remus sospirò di nuovo inarcando la schiena. << Shacklebolt è stato ucciso>>.

<< Che cosa?!>> disse Harry incredulo.

<< Quando il Parlamento è stato attaccato, lui era lì, sotto copertura, per proteggere il Ministro Babbano>> spiegò Lupin addolorato.

<< Non ne sapevo niente>> ammise Harry sconvolto. << Mi dispiace>>.

<< Dispiace a tutti noi>> rispose il professore con voce cupa. << Mi dispiace anche di dover andare, Harry, ma non posso proprio evitarlo>>.

Il ragazzo annuì comprensivo.

Lupin si voltò e aveva appena toccato la maniglia della porta quando si voltò di nuovo verso il ragazzo.<< Rimanda il tuo elfo ad Hogwarts Harry, mi raccomando, confido in te>> disse in tono premuroso prima chiudere la porta silenziosamente.

Harry rimase a lungo a meditare, seduto sul letto che era appartenuto alla madre di Sirius. Dove l’avrebbe condotto il suo destino? Cosa avrebbe potuto fare lui per sconfiggere uno dei maghi più potenti della storia? Non aveva vie di fuga, prima o poi sarebbe arrivato il momento di affrontare faccia a faccia Voldemort, e quella sarebbe stata l’ultima volta, ne era sicuro.

Quando si decise a scendere scoprì che Ron e. Hermione si erano addormentati sul divano del salotto e si lasciò sfuggire una risata sommessa alla vista del suo amico che russava a bocca aperta.

Camminò in su e giù per il corridoio dell’entrata, cercando di riflettere su ciò che doveva fare, poi entrò in cucina con l’idea di chiamare Kreacher per dirgli di ritornare immediatamente ad Hogwarts.

Restavano soltanto due candele accese, le altre si erano sciolte e rivoli di cera si erano gettati dal tavolo per accumularsi sul pavimento.

Nella semi-oscurità, il ragazzo, cercò la porta dello scaldabagno dove si trovava la tana dell’elfo, ma quando l’aprì non vide niente che si muoveva sotto i sudici tubi.

Un odore nauseabondo saliva dalle coperte macere e dai resti degli innumerevoli pasti della creatura.

Harry stava per richiudere la porta quando un luccichio dorato attrasse la sua attenzione.

Sapeva da tempo che Kreacher aveva l’usanza di trafugare alcuni “tesori di famiglia” per preservarli dalla sorte che spettava a tutti i macabri oggetti che si trovavano in circolazione, ed in particolare durante il soggiorno della signora Weasley nella casa, maniaca della pulizia e dell’ordine.

Il ragazzo illuminò con la punta della bacchetta l’interno dello scaldabagno e trattenendo il respiro si chinò.

Sotto la buccia essiccata di quello che doveva essere stato un mandarino, c’era un oggetto tondo che emanava bagliori dorati tutt’intorno.

Harry lo afferrò senza preavviso e rimase incantato dalle incisioni che riportava sul metallo.

Era senz’ombra di dubbio un medaglione, molto pesante, di fattura antica e recava incisa un’elaborata “S” al centro.

Il ragazzo lo rigirò tra le mani, il suo cuore cominciò a palpitare più velocemente mentre si rendeva conto della scoperta che aveva appena fatto.

<< L’ho trovato……l’ho trovato>> mormorò mentre un sorriso di gioia gli affiorava sulle labbra.

<< L’ho trovato!>> gridò alzandosi di scatto.

<< Il padrone ha trovato cosa?>>.

Kreacher era comparso proprio in quel momento e aveva sorpreso Harry a frugare nella sua piccola e intima “dimora”.

<< Io…io ti stavo cercando>> disse Harry cercando di nascondere il medaglione dietro la schiena.

<< Cosa deve dire il padrone a Kreacher e cosa nasconde?>> chiese l’elfo insospettito dal comportamento di Harry e avvicinandosi con il suo grande naso a forma di grugno.

<< Ti stavo solo cercando…tutto qui….e ora torna ad Hogwarts, è lì il tuo posto>> gli ordinò il ragazzo assumendo un tono di voce più duro.

<< Come il padrone desidera>> rispose l’elfo con un profondo inchino. << Sporco ladro, traditore bastardo, sudicio…>>.

<< Fa come ti ho detto!>> disse di nuovo Harry alzando la voce.

<< Kreacher sa cos’ha in mano il padrone, il padrone non dovrebbe toccare gli oggetti cari alla famiglia Black>> continuò l’elfo imperterrito.

<< Cerca di rispettare ciò che ti ho detto, rimani ad Hogwarts e tieni la bocca chiusa>> disse Harry impaziente.

Kreacher rimase a guardarlo per qualche secondo con sguardo furioso, prima di smaterializzarsi con un sonoro botto.

Il ragazzo tornò a fissare il tanto agognato medaglione. “È lui ne sono sicuro”.

Corse in salotto per annunciare la notizia a Ron ed Hermione e li trovò ancora addormentati.

<< Svegliatevi!>> gridò Harry smanioso. << Guardate cos’ho trovato!>>.

Hemione fu la prima ad aprire gli occhi, ma non si rese subito conto di cosa Harry avesse in mano.

<< Che cos’è?>> chiese con voce ancora assopita.

<< L’Horcrux! Il medaglione, quello autentico!>> rispose Harry esaltato.

La ragazza prese in mano l’oggetto è l’osservò per alcuni secondi prima di restituirlo ad Harry.

<< Sei sicuro che sia quello vero?>> chiese lei, ora del tutto sveglia. << Potrebbero essere migliaia i medaglioni che recano una “S” incisa, dopotutto non è una cosa molto rara, soprattutto se pensi a chi abitava qui un tempo >>.

<< Sicuro al cento per cento>> assicurò Harry del tutto convinto.

L’aveva visto una sola volta e per di più in un ricordo, ma la forma sinuosa della “S” e l’incisione, sul retro, di un piccolo serpente avvolto su se stesso, lo convinse pienamente.

Ron mugugnò stiracchiandosi e si alzò sui gomiti per vedere cos’era quel trambusto che lo aveva svegliato.<< Che cosa avete da gridare?>> chiese indispettito.

<< Ron! Harry ha trovato l’Horcrux! Qui! In questa casa!>> disse Hermione scuotendolo.

<< Davvero?>> disse Ron incredulo, spalancando gli occhi. << Ma come…insomma dove diavolo lo hai preso?>>.

<< Kreacher>> fu la risposta di Harry. << Lo teneva al “sicuro” tra i tesori nella sua topaia, ma ancora non riesco a capire come sia arrivato nelle sue mani….>>.

<< Aspetta!>> disse Ron colto da un’illuminazione improvvisa. << Mamma lo aveva preso da una mensola proprio in questo salotto durante le pulizie di due anni fa ricordi?>>.

<< Ehmmmmm…temo proprio di no>> rispose Harry tentando di sforzare il suo cervello a ingranare una marcia in più.

<< Sì, lo aveva gettato nella spazzatura…e…e poi deve averlo preso l’elfo, con la sua mania di conservare ogni sorta di oggetto appartenuto alla sua padrona>> continuò Ron con la sua teoria.

<< Dev’essere come dici tu…>> disse Harry riflettendo. << Ma c’è qualcosa che non torna…come faceva ad essere in questa casa?>>.

<< R.A.B>> mormorò Hrmione con voce persa.

<< Cosa?>> chiese Harry confuso.

<< Ma certo….>> si limitò a dire la ragazza scendendo dal divano e avvicinandosi all’arazzo con l’albero genealogico dei Black.

Hemione cominciò a scorrere l’indice sui nomi e lentamente un vago sorriso cominciò ad aprirsi sul suo volto.

<< R.A.B>> disse di nuovo voltandosi.

<< Quelle lettere non hanno un significato Hermione>> disse Harry ricordando il falso medaglione che teneva nel baule e che odiava con tutto il suo cuore.

<< Oh, Harry, ma non capisci?>> chiese lei indicando un nome sull’arazzo.<< R.A.B. sono le iniziali di Regulus Alphard Black>>.

***************************************************************************

<< Il fratello di Sirius?>> chiese Harry sorpreso e incredulo.

<< Sì, proprio lui>> rispose Hemione tornando a sedere.

<< Ma…insomma…come possiamo esserne sicuri?>> disse Ron scuotendo la testa.

<< Beh, innanzitutto la “R” di Regulus e la “B” di Black ci sono, e poi….>>.

<< E la “A”? Dove l’hai trovata? Nel vuoto?>> chiese Ron testardo.

<< La “A” deve essere il suo secondo nome,Alphard, ereditato da suo zio>> rispose Hermione con convinzione.

Harry non sapeva più a cosa credere, ma immaginava che le supposizioni di Hermione trovassero un giusto fondamento, dopotutto la ragazza non si era mai sbagliata su nulla e alla fine, nei suoi discorsi teorici, c’era sempre un fondo di verità.

<< Questo spiega anche il motivo per cui nella lettera all’interno del falso Horcrux ci fosse scritto “Al Signore Oscuro”…solo i sui seguaci lo chiamano così e Regulus era un Mangiamorte>>.

<< Già, anche questo può essere vero>> mormorò Hemione pensierosa.

<< Ma andiamo! Tutto questo mi sembra ridicolo!>> sbottò Ron contrariato.

<< Beh, può esserlo, come non può>> disse Harry annuendo. << Ma resta il fatto che per recuperare l’Horcrux deve essere stato aiutato da un’altra persona….mi chiedo da chi…..>>.

Ron sbuffò, mentre Hemione alzò le spalle. << E come può aver scoperto il segreto di Tu Sai Chi?>>.

<< Credo che a queste domande non troveremo mai risposta>> ammise Harry.

<< Beh, aprilo no? Che cosa aspetti?>> gli disse Ron indicando il medaglione.

<< Potrebbe essere pericoloso, non so con precisione cosa sia un Horcrux, insomma nella forma in cui si rivelerà>> disse Harry guardando cupo la sua immagine riflessa nel metallo.

<< Non sei da solo>> disse Ron. << Ci siamo qui noi ad aiutarti, aprilo>>.

Harry esitò un istante prima di serrare entrambe le mani sull’attaccatura dove l’oggetto si divideva in due parti. Fece scorrere un dito sulla fessura e premette, ma quello rimase fermo e non si spostò neanche di un millimetro.

<< Non si apre?>> chiese Hermione avvicinando lo sguardo per osservarlo più da vicino.

<< E come se fosse incastrato>> Disse Harry facendo ancora più pressione ma invano.

<< Fa provare me>> disse Ron tendendo la mano.

Anche lui non ebbe successo e quando lo riconsegnò ad Harry, aveva una vena pulsante in testa per lo sforzo ed era diventato lo stesso colore dei suoi capelli.

<< Immagino che ci voglia qualche sorta di incantesimo per aprirlo>> rifletté Harry ad alta voce. << Relascio>> disse puntando la bacchetta sull’oggetto, ma anche in quel caso non accadde nulla.

Dopo innumerevoli sforzi e incantesimi i tre si gettarono sul divano esausti.

<< Non riesco a capire…>> disse Harry deluso.

<< A chi lo dici>> ammise Ron con gli occhi chiusi.

<< Insomma, deve esistere un modo per aprirlo, dobbiamo trovarlo!>> esclamò Hermione inviperita.

<< Ok, chiamatemi quando lo avrete trovato d’accordo?>> disse Ron poggiando comodamente la testa sul cuscino.

<< Non è il momento di scherzare>> lo ammonì la ragazza in tono severo.<< Stiamo parlando di una cosa seria>>.

<< Dobbiamo sparire da questa casa>> disse Harry ricordandosi le parole del professor Lupin.

<< Che bello, ritornare alla Tana è un’ottima…>> cominciò Ron.

<< No, almeno per il momento devo..., ok “dobbiamo”…>> si corresse Harry ad uno sguardo furioso di Hemione. << Ricercare più informazioni possibili a proposito degli Horcrux >>.

<< E dove esattamente?>> mormorò Ron nel dormiveglia.

<< Ho una mezza idea>> si limitò a rispondere Harry stringendo in una mano il medaglione, l’oggetto che era stato una delle cause del suo dolore.

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Capitolo 11
*** Ritorno ad Hogwarts ***


Capitolo 11

Ritorno ad Hogwarts

<< Fortunatamente non hanno soppresso il treno>> disse Ron ansimando, sfinito dopo la lunga corsa verso il binario 9¾ della Stazione di King’s Cross.

<< Soppresso? Sei sicuro che sia il termine giusto?>> chiese Hermione con sguardo scettico. << L’espresso per Hogwarts parte da questa stazione almeno due volta alla settimana>>.

<< Insomma….non….non lo hanno…fermato del tutto>> rispose Ron con leggero imbarazzo.

<< Possiamo già ritenerci fortunati di essere arrivati in tempo>> disse Harry marciando deciso verso l’entrata della fumante locomotiva rossa. << Forza, troviamo un posto>>.

All’interno, gli scompartimenti erano completamente vuoti e il rombante motore del treno regnava sovrano.

<< Beh, c’è l’imbarazzo della scelta…..>> ammise Ron guardandosi intorno.

Harry avanzò verso uno scompartimento che si trovava nella parte centrale del convoglio. << Qui va più che bene>> disse aprendo lo sportello.

<< Non siamo soli>> mormorò Hermione lanciando uno sguardo allo scompartimento di fronte, dove, sul sedile di pelle rossa e consunta, era seduta una persona completamente avvolta da un lungo mantello da viaggio nero che ne nascondeva il viso.

<< Secondo voi chi è?>> mormorò Ron sospettoso.

<< E come posso saperlo?>> rispose Hermione con ironia.

<< Sarà un normalissimo viaggiatore>> osservò Harry. << Come noi dopotutto>>.

<< Non proprio normalissimi>> disse Ron ridendo.

La locomotiva partì lasciando la stazione e si inoltrò sempre più nella spoglia campagna inglese dove campi e fiumiciattoli si perdevano a vista d’occhio.

<< Perché proprio Hogwarts?>> chiese Hermione posando gli occhi su Harry. << Cosa credi di trovare lì?>>.

<< Ho bisogno di risposte sull’Horcrux>> rispose il ragazzo con lo sguardo perso nel paesaggio sconfinato.<< E poi ci sono le tombe dei miei genitori>>.

Nessuno parlò per almeno mezz’ora di viaggio, durante la quale, i minuti passarono lenti e inesorabili. Hermione era immersa nella lettura di “ Le antiche Rune: Ieri e Oggi”, un antico manoscritto dalla copertina stropicciata, mentre Ron si era addormentato con la testa riversa sulla consumata pelle del sedile.

Fuori aveva cominciato a piovere e Harry se ne stava disteso, a osservare annoiato i rivoli d’acqua che scendevano veloci dal finestrino appannato.

Ron borbottò nel sonno, ma poi tornò nuovamente a russare con gli occhi semiaperti, Hermione leggeva sussurrando con voce pacata , quasi un bisbiglio impercettibile, lo scompartimento era diventato improvvisamente e insopportabilmente caldo….

Harry si trovava in una stanza illuminata da una fievole e pallida luce che proveniva da una serranda distrutta alla sua destra.

Avanzò incerto qualche passo e si ritrovò a fissare un camino spento e la cenere che ricopriva un tappeto dal tessuto sfilacciato. Un piccolo topo sgattagliolò sulle sue scarpe e si gettò in una fessura ai piedi di un sudicio muro sul quale si apriva una porta dal pomello a forma di zampa di leone.

Tese la mano per aprirla, quando si accorse di non essere solo nella stanza.

Avvertiva una presenza alle sue spalle e quando si voltò rimase di stucco.

Su una poltrona giaceva un ragazzo, i capelli biondi gli ricadevano sul viso pallido e appuntito. aveva gli occhi chiusi e solcati da profonde occhiaie.

Draco non si era accorto minimamente che Harry era in piedi lì, proprio davanti a lui, non un segno d’avvertimento, non un grido d’allarme, nulla.

Harry provò subito un odio profondo, che aveva covato per mesi nel suo animo impetuoso e che non vedeva l’ora di mostrarlo, non agli altri, ma a se stesso.

Poteva essere imprudente attaccarlo in un luogo sconosciuto, dove all’apparenza si nascondeva dopo i fatti accaduti poco tempo prima. Non era da Malfoy nascondersi in luoghi bui, sporchi e indegni di essere chiamati dimore.

SBAAM!

La porta si aprì troppo velocemente ed Harry non riuscì a nascondersi in tempo. Immobile al centro della stanza, rimase a fissare il volto della persona che avrebbe desiderato uccidere di più al mondo.

Piton non fece caso al ragazzo ma si diresse a passo deciso verso la poltrona dove riposava Draco. Il suo viso era più magro e scarno del solito e il suo sguardo era come impaurito, pieno di ansia.

<< Draco! Svegliati ragazzo!Per l’amor del cielo svegliati!>> urlò scuotendo Malfoy per un braccio.

<< Che…che cosa succede?>> chiese il ragazzo destandosi. << Signore..io…io>> balbettò allarmato.

<< Devi andartene, sai smaterializzarti, fallo velocemente ora!>> gridò Piton lasciandogli il braccio che cadde inerme sulla poltrona.

Harry non capiva quello che stava accadendo, ma intuì che qualcosa stava minacciando la vita di Malfoy e dentro di lui sperò che avvenisse al più presto.

Draco rimase immobile gli occhi pieni di paura, poi con un sonoro crack sparì dalla poltrona, lasciando soltanto un solco sulle coperte dov’era seduto un attimo prima.

Piton sospirò con sollievo poi il suo sguardo fu attirato da qualcosa all’altezza della spalla destra di Harry. Il suo solito cipiglio severo sparì e abbassando gli occhi mormorò: << Perdonami Padrone>>.

<< Harry?! Harry!>>.

Il ragazzo aprì gli occhi improvvisamente e fu accecato dalla luce che proveniva dal finestrino.

Cercò a tentoni gli occhiali che gli erano caduti durante il sonno, li inforcò e mise a fuoco le immagini di Ron ed Hermione.

<< Siamo arrivati?>> chiese con voce incerta.

<< Sì, dobbiamo scendere>>.

Harry si alzò sulle ginocchia tremanti e si appoggiò alla reticella dei bagagli con la testa che gli vorticava di immagini sfocate. Il sogno che aveva appena fatto rifletteva la realtà? Aveva davvero visto Piton e Malfoy in quella stanza? Se era così doveva essere presente anche Voldemort, perché solo attraverso il suo corpo avrebbe avuto quelle visioni oppure no?

“ L’occlumanzia non è il mio forte” si disse amareggiato.

<< Harry andiamo!>> lo chiamò Hermione dal corridoio del vagone.

I tre ragazzi uscirono sulla pensilina della stazione di Hogsmeade e la locomotiva scarlatta ripartì pochi minuti dopo sbuffando nuvole di vapore bianco, di ritorno verso Londra.

<< Aria di casa>> disse HArry respirando a pieni polmoni l’aria fresca e pungente.

<< Ed ora?>> chiese Ron trasportando il suo zaino bitorzoluto.

<< Ci serve un posto dove passare la notte, non siamo più studenti di Hogwarts e di conseguenza non credo che ci farebbero stare nel dormitorio di Grifondoro, tu cosa proponi?>> chiese Hermione rivolta a d Harry.

<< Credo che una stanza ai Tre Manici di Scopa vada più che bene>> suggerì il ragazzo.

<< D’accordo>> disse Ron annuendo.

<< Si, approvo>> concluse Hermione.

I ragazzi entrarono nella via principale della cittadina e la trovarono incredibilmente desolata.

<< Parecchi negozi sono chiusi…>> mormorò Ron quasi dispiaciuto.

<< Pefino Zonco ha chiuso i battenti>> osservò Hermione avvicinandosi alla vetrina del negozio di scherzi.

Dove prima erano accatastate montagne di fuochi pirici speciali, c’erano soltanto un paio di cartelloni che annunciavano la chiusura del locale per un arco di tempo indeterminato.

Gli unici locali che erano rimasti in funzione erano l’ufficio postale, un piccolo negozio di alimentari, una farmacia e Mielandia, il negozio di dolciumi.

La vera sorpresa (o delusione) per tutti fu quando si avvicinarono al pub “ I Tre Manici di Scopa”.

<< Chiuso!>> si stupì Hermione rimanendo a bocca aperta.

<< Non solo, hanno messo le spranghe alla finestra>> disse Ron sbirciando tra le assi di legno inchiodate ai lati delle tapparelle. << Gli affari dovevano andare piuttosto male…>>.

<< Andiamo Ron! Quando mai ti è capitato di vedere questo locale vuoto!>> contestò la ragazza.

<< Fammi pensare…direi oggi>>.

<< Non ci resta che provare alla Testa di Porco>> disse Harry riflettendo. << Non mi sembra un’ottima idea, ma è l’unico posto che mi viene in mente>>.

Il pub si trovava poco più avanti, in uno stretto vicolo malandato proprio come lo stesso edificio. Barili vuoti e maleodoranti erano ammassati ai lati della porta e l’insegna scrostata penzolava da un lato cigolando, mossa dal lieve venticello. Un odore acre colpì il respiro di Harry mentre entrava nel locale immerso in una luce soffusa. I tavoli rotondi erano vuoti e in un angolo era seduto un uomo, il viso nascosto nell’ombra e un mantello nero avvolto sulle spalle, lo stesso, in apparenza, che aveva occupato lo scompartimento di fronte ai ragazzi sull’Hogwarts Express.

Hermione avanzò incerta sui cumuli di sporco del pavimento, diretta verso il bancone e si guardò intorno in cerca del barista.

<< Forse dovresti suonare quello>> gli disse Ron indicandogli con l’indice un campanello dorato su un lato del bancone.

La ragazza aveva appena mosso un dito sul pulsante quando la porta del retro si aprì ed apparve il proprietario.

Harry provò lo stesso senso di familiarità nell’osservare per l’ennesima volta il viso del vecchio. Aveva le fattezze di una persona che conosceva, ma che non riusciva ad identificare….

<< Si?>> chiese aggrottando la fronte.

<< Ehm…ecco…noi vorremmo alloggiare qui se è possibile>> disse Hermione evitando lo sguardo dell’uomo.

<< È possibile>> disse il barista squadrando Harry da capo a piedi. <>.

<< Quattro notti credo che bastino…>> rispose la ragazza incerta, cercando conferma da Harry.

<< Molto bene…camere separate suppongo>> disse l’uomo prendendo uno strofinaccio per pulire i boccali sporchi.

<< Naturalmente>> rispose Hermione questa volta con tono deciso e ignorando i risolini di Ron.

<< Potete salire>> disse il barista fissandoli con sguardo cupo e indicando una porta laterale. << Per voi due la prima stanza a sinistra e per la signorina la quarta, gli orari di chiusura sono affissi lungo il corridoio, buona giornata>> concluso in tono burbero.

I tre salirono una scala a chiocciola fino ad arrivare al primo piano, angusto come il resto del pub.

<< Ci vediamo tra cinque minuti>> disse Hermione entrando nella sua stanza.

<< Ok>> risposero i ragazzi all’unisono.

La porta si aprì automaticamente, non appena Ron toccò il pomello.

<< Ma come…>> mormorò Harry sorpreso.

<< Ah, non serve la chiave, insomma, queste porte hanno uno speciale sensore di sicurezza che riconosce il cliente….o almeno dovrebbe essere qualcosa del genere, me lo ha spiegato papà>>.

La camera era spoglia ma abbastanza pulita. Un letto a castello era stipato in un angolo, una scrivania di legno interamente consumata dai tarli e un armadio completavano l’arredo.

<< Mobili d’epoca>> disse Ron sarcastico. << Però…mi ero aspettato un porcile>>.

Harry appoggiò il suo zaino sul materasso più basso e cominciò a rovistarvi dentro.

<< È strano trovarsi qui eh?>> chiese Ron sbirciando il paesaggio dalla finestra.

<< Sì, stranissimo>> ammise Harry fissando il medaglione sul fondo dello zaino.

I cancelli ornati dai cinghiali alati di Hogwarts apparvero subito dopo la quarta curva del sentiero tortuoso.

<< Finalmente!>> esclamò Hermione contemplando le torri del maniero che si stagliavano contro il cielo plumbeo.

Ron allungò le mani per afferrare le sbarre del cancello ma fu subito fermato da Harry.

<< Non lo forzare, sono protetti da qualche incantesimo>>.

<< E allora come….>>.

<< Manderemo un Patronus per avvertire la McGranitt>> disse Hermione estraendo la bacchetta dalla tasca della sua giacca.

<< Si ma come? Io l’ho solo visto fare,ma non so come si può comunicare tramite Patronus>> disse Harry amareggiato.

<< Ah! È questo il punto! Mi sono informata sulla questione durante l’estate>> rispose la ragazza pimpante.

<< Sempre la solita>> mormorò Ron a denti stretti.

<< Ho sfogliato qualche libro, ma quando non ho trovato nulla ho chiesto aiuto a Tonks e ha vuotato il sacco>> spiegò Hermione. << Naturalmente è un metodo creato dall’Ordine per comunicare a distanza o per non rivelarsi apertamente>>

<< Bisogna prima evocare il Patronus, poi entrarvi in sintonia come se il nostro corpo si dividesse in due parti ed evocare mentalmente l’incanto “Annuncio”.

<< Beh, devo ammettere di non aver capito una parola>> ammise Ron perplesso.

<< Oh, sembrerebbe più facile se lo mettessi in pratica>> disse Hermione con convinzione. << Expecto Patronum!>>.

Dalla punta della sua bacchetta scaturì una sagoma simile ad una nebbia argentea che lentamente si ristrinse assumendo le sembianze di una lontra.

L’animale prese a giocherellare a terra per qualche istante prima di allontanarsi goffamente, attraversando il cancello e correndo verso il castello sul parco scintillante di brina.

<< Wow, ce l’hai fatta>> disse Harry con entusiasmo.

<< Beh, chiunque c’avrebbe scommesso>> disse Ron tutt’altro che sorpreso.

Attesero altri cinque minuti prima di vedere il professor Vitius correre goffamente verso di loro.

<< Oh…oh che piacere!>> urlò ansimando. << Mi trovavo in Sala Grande e mi sono imbattuto in quel Patronus! Eccellente modo per comunicare…non ci avrei mai pensato, ottimo lavoro!>>.

<< Salve Professore!>> esclamò di rimando Hermione.

<< Hermione?>> sussurrò Harry all’orecchio della ragazza. << Ma non doveva andare dritto dalla professoressa McGranitt?>>.

<< Beh….è solo un piccolo errore, che vuoi che sia>> rispose la ragazza indispettita.

Il professore sciolse gli incantesimi che proteggevano i cancelli della scuola con due semplici colpi di bacchetta. << Che sorpresa!>> ammise gongolando. << Non mi sarei mai aspettato di vedervi qui! Ma ditemi, come mai avete deciso di abbandonare la scuola? Tre ragazzi in gamba come voi....davvero, mi avete lasciato…sorpreso>>.

<< Beh, ecco…avevamo, abbiamo una cosa molto importante da risolvere…>> rispose Harry vagamente.

<< Capisco>> disse Vitius senza aggiungere altro.

Attraversarono il prato e le loro scarpe si inzupparono d’acqua. Da lontano intravidero la capanna di Hagrid, ma del mezzogigante neanche l’ombra.

<< Come sta Hagrid?>> chiese Harry rallentando per tenere il passo del professore.

<< E da molto che non lo vedo…non insegna quest’anno e non so dove sia sinceramente>> disse Vitius quasi rammaricato.

Harry, Ron ed Hermione si scambiarono uno sguardo preoccupato. Dov’era Hagrid? Che cosa stava facendo? Era al sicuro?

Mille domande attraversarono la mente di Harry senza trovare una risposta.

<< Tutti saranno felicissimi di rivedervi!>> disse squittendo il professore arrancando sul terreno in discesa. << Chiunque si chiede che fine abbiate fatto, naturalmente tutti saranno sorpresi>> continuò ridacchiando.

Il portone del castello era aperto e Gazza sbirciava torvo il loro arrivo borbottando frasi irriconoscibili.

<< Salve signor Gazza>> salutò cortesemente Hermione.

L’inserviente la scrutò, per poi passare a Ron ed infine ad Harry. << Di ritorno?>> chiese gracchiando cupo.

<< No, solo una visita>> disse Hermione con tono piuttosto convincente.

Gazza continuò a fissarli per poi allontanarsi verso la scalinata che portava ai piani superiori, seguito dalla sua inseparabile gatta Miss.Purr.

Una campanella squillò in lontananza annunciando la fine delle lezioni.

<< Ora mi scuserete ragazzi ma devo tenere una lezione ai ragazzi del quarto anno>> disse dispiaciuto Vitius. <>.

<< Grazie>> risposero i ragazzi e rimasero a guardare il professore trotterellare verso la scalinata.

<< E ora?>> chiese Ron guardandosi intorno.

L’entrata non era cambiata affatto, ma era pur sempre strano trovarsi lì per motivi diversi dallo studio.

Un gruppo di studenti passò guardandoli incuriositi e parlottando concitati.

<< Però…non sapevo che fossimo diventati una leggenda in così poco tempo>> disse Ron compiaciuto.

<< Non essere ridicolo>> sbottò Hermione anche se sul suo viso apparve un fievole sorriso. << Andiamo>> disse marciando verso la Sala Grande.

<< Diamine!>> esclamò Ron appena entrarono nell’immensa stanza.

I lunghi tavoli a cui erano abituati durante i precedenti anni erano stati ridotti alla metà e lo spazio lasciato libero era stato occupato da una statua in bronzo che raffigurava Silente, lo sguardo severo dietro gli occhiali a mezzaluna, la bacchetta puntata in avanti come se stesse attaccando qualcuno.

<< Ma cosa….>> farfugliò Harry avanzando qualche passo.

<< Potter?!Weasley! Granger!>>.

A gridare era stata la professoressa McGranitt che dall’altra parte della tavolata dei professori strabuzzava gli occhi incredula.

I tre ragazzi alzarono la mano in segno di saluto.

La professoressa si alzò dal posto che per lungo tempo era stato occupato da Silente ed avanzò verso di loro a passo deciso.

<< Esigo delle spiegazioni da voi tre>>.

Scusate per la lunga attesa ma ho avuto parecchio da fare cmq ecco a voi l'undicesimo capitolo, un'introduzione diciamo a quello che accadrà realmente ad Hogwarts.... Vi dico però ke l'intera trama non è incentrata sulla scuola quindi il trio vi trascorrerà soltanto poco tempo. Appuntamento al prossimo capitolo!

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Capitolo 12
*** Rimpianti ***


Capitolo12

Rimpianti

<< Esigo una spiegazione da voi tre>> ripeté la professoressa.

<< C..cosa?>> chiese Harry sbigottito.

<< Dovrete spiegarmi esattamente il motivo per cui avete abbandonato la scuola! Avevate delle menti brillanti e sareste passati con il massimo dei voti ai m.a.g.o…non..non capisco la ragione di questa scelta a dir poco pessima>> continuòla McGranitt imperterrita.

<< Beh, ecco…>> cominciò Hermione agitandosi.

<< Abbiamo delle cose più importanti da risolvere al momento, ma non possiamo spiegarle i motivi>> rispose Harry tempestivo.

La professoressa lo guardò sospettosa, stringendo le labbra con cipiglio offeso,ma subito i suoi occhi si addolcirono e un sorriso prese il posto dell’espressione severa e austera.

<< Sono felice di rivedervi>> disse poggiando una mano sulla spalla del ragazzo.

<< Anche noi>> rispose Hermione sorridendo cortesemente.

<< Venite! Andiamo nel mio ufficio>> esclamò la professoressa ricomponendosi e lisciando le piume che ornavano lo stravagante cappello.

Salirono la scalinata che portava ai vari piani, ma invece di svoltare a destra verso il corridoio che conduceva all’ex ufficio di Silente, svoltarono a sinistra.

<< Non andiamo nel suo ufficio?>> indicando il corridoio opposto.

<< Beh…ho ritenuto necessario utilizzare il mio vecchio ufficio ancora per un po’>> rispose la McGranitt. << Nonostante abbia assunto la carica di preside di questa scuola non ho ancora la presunzione di occupare l’ufficio del professor Silente…sa…sarebbe come un insulto alla sua memoria!>>.

Indugiarono qualche istante colti da un leggero imbarazzo davanti ad un quadro sbiadito e corroso dal tempo prima di ripartire verso l’ufficio della professoressa.

Per i corridoi incontrarono soltanto pochi studenti, per lo più vecchie conoscenze come i fratelli Canon che si esaltarono alla vista del trio e Zacharia Smith che si limitò ad un fugace cenno con la mano.

<< Abbiamo un numero piuttosto ristretto di studenti quest’anno, molti non sono tornati per paura dopo quello che è successo, molti perché costretti a restare a casa dalle famiglie.

Entrarono nell’aula di Trasfigurazione e la professoressa chiuse la porta a chiave.

<< Prego, sedetevi>> disse prendendo posto alla cattedra e sistemando una pila di pergamene nel cassetto.

<< I tempi stanno cambiando velocemente e la popolazione magica si sta nascondendo…Abbiamo bisogno di rinforzi ora più che mai! Non si può essere codardi in un momento come questo.

Colui-che-non-deve-essere-nominato ha costretto il Primo Ministro a rivelare il nostro mondo ed ora il Ministero sta facendo il possibile per rimediare alla drastica situazione che si è venuta a creare con squadre speciali di obliviatori, ma senza il successo sperato>>.

<< Credevo che in poco tempo…>> cominciò Harry.

<< I babbani sono in numero maggiore a noi e la questione è se ci accetteranno, altrimenti tutto finirà nel caos generale!>> lo bloccò la professoressa battendo un pugno sulla cattedra facendo sobbalzare le innumerevoli scartoffie.

<> chiese Ron perplesso.

<< Cosa può un’organizzazione segreta per contrastare tutti i problemi che si sono venuti a creare?! Naturalmente continueremo ad agire secondo i piani di Albus, di più non posso dirvi>> rispose con voce autorevole e ponendo fine alla questione.

<< Dovrei entrare nell’ufficio del professor Silente>> disse Harry con imbarazzo.

<< Per fare cosa?>> chiese la McGranitt stupita.

<< Dovrei parlare con…con il suo ritratto>> rispose il ragazzo abbassando gli occhi sotto lo sguardo curioso e penetrante della professoressa.

<< Certo che puoi, ma non fare domande di cui sai già che non troverai risposta, un dipinto non ti potrà dare tutta la conoscenza della persona scomparsa>> rispose lei.

Hermione si guardò l’orologio al polso.<< Se vogliamo fare pranzo dobbiamo sbrigarci…dopo le due non si può più mangiare al pub.

<< Preferisco morire di fame>> si lamentò Ron.

<< Di cosa state parlando?>> chiese la professoressa incuriosita dalle considerazioni di Ron.

<< Abbiamo prenotato delle camere alla Testa di Porco e se non vogliamo restare a pancia vuota dobbiamo andar giù…>> spiegò Harry.

<< La vostra scaltrezza mi sorprende ogni volta di più>> ammise la McGranitt. << Non vi è passata per la mente l’idea che vi avrei ospitati nel castello!>>.

<< Davvero?>> disse Ron con gli occhi stralunati.

<< Certo signor Weasley, potete restare i giorni che volete>> rispose lei incrociando le braccia. << Accettate la mia proposta o preferite pernottare in quel…pub?>>.

<< Beh…lei è troppo gentile, noi non potremmo..>> cominciò Hermione.

<< Accettiamo!>> proruppe Ron al settimo cielo.

<< Ma Ron! Abbiamo prenotato e non credo che il proprietario sarà così ragionevole quando gli diremo che vogliamo disdire le nostre camere>> continuò la ragazza con ragionevolezza.

<< Oh ma quello non è un problema! Parlerò io stessa con Aberfoth e manderò qualcuno a prendere i vostri bagagli>> disse la professoressa risoluta.

<< Bhe….in questo caso…grazie>> disse Harry sorridendo compiaciuto. << Direi che accettiamo la sua proposta>>.

<< Bene>> disse gioviale la McGranitt. << Ora sarete curiosi di sapere come stanno i vostri vecchi compagni di classe, perché non andate in Sala Comune a trovarli? Così troverete anche il tempo di accomodarvi ed io nel frattempo…ho una questione da risolvere con la professoressa Cooman>> disse alzando gli occhi al soffitto.

<< Va bene e di nuovo grazie professoressa>> disse Hermione avviandosi verso la porta seguita da Ron ed Harry.<< E…ah! Scusi ma qual è la parola d’ordine?>>.

<< Bomboloni alla crema>> disse Hermione davanti al ritratto della signora grassa sorpresa nel vederli.

<< Bomboloni alla crema?>> chiese Ron stupito. << Ma chi si inventa le parole d’ordine?>>.

<< Credo sia la McGranitt stessa, da sempre>> rispose Hermione scavalcando il buco del ritratto.

<< Se è così fa pensare che stia diventando un po’mentecatta... non trovate?>> scherzò Ron entrando subito dopo Hermione.

La Sala Comune di Grifondoro era rimasta la stessa ma un po’ meno affollata del solito.

Seamus e Dean erano seduti davanti al camino dove uno scoppiettante fuoco lanciava bagliori scarlatti sugli arazzi vecchi come le pareti su cui erano appesi.

Alla vista del trio l’intera stanza venne colta da un imbarazzante silenzio carico di sorpresa.

<< Ciao>> disse Harry alzando la mano.

<< Ma da dove siete spuntati voi tre?>> esclamò Dean alzandosi e rovesciando a terra il mazzo di carte incendiarie con cui stava giocando.

<< Siamo arrivati questa mattina>> rispose Hermione solare.

<< Fantastico! E rimarrete?>> chiese Seamus ancora sorpreso.

<< No, ci fermeremo soltanto per qualche giorno>> rispose Harry dando una pacca amichevole sulla spalla di Dean.

<< Chi insegna Difesa Contro le Arti Oscure quest’anno?>>chiese Ron distratto dagli annunci disposti in bacheca.

<< Un supplente…un tipo strano come al solito, ma non abbiamo fatto molto a dirti la verità>> rispose Seamus quasi deluso.

<< E Lumacorno?>> chiese Hermione interessata.

<< Ah…lui…beh è restato, quando siamo arrivati ci ha fatto un discorso sul perché ha deciso di continuare ad insegnare nonostante la sua età…ha detto che lo fa solo perché così avrebbe voluto Silente, ma le lezioni si stanno rivelando piuttosto noiose e inutili>>.

<< Ma in quanti siete rimasti in classe?>> chise Ron sedendosi su una poltrona delle poltrone scarlatte.

<< Siamo rimasti solamente in quattro:io, Dean, Neville e Lavanda>> rispose Seamus cupo.

<< Anche nelle altre case mancano moltissimi studenti ed è per questo che ci hanno messi in un’unica classe>>.

<< A dire la verità neanche mia madre voleva farmi tornare…ma essendo maggiorenne spetta a me decidere e quindi…>> mormorò Dean compiaciuto.

<< Già, l’unico lato positivo è che siamo tutti maggiorenni ora>> dissero sfogliando una copia della Gazzetta del Profeta che aveva trovato sul tavolo.

<< Se puoi definirti maggiorenne>> lo rimbeccò Hermione sottovoce. << Io vado a sistemare di sopra, ci vediamo dopo>>.

<< Aspetta vengo anch’io!>> l’avvertì Ron alzandosi prontamente. Harry li seguì salendo le scale due gradini alla volta.

<< Non mi sembrano così entusiasti dell’ultimo anno>> disse la ragazza delusa.

<< Solamente tu saresti felice di frequentare le lezioni>> la rimbeccò Ron.

<< Veramente è la realtà dei fatti>> ammise Hermione punta sul vivo. << Insomma, lo so che ci sono cose più importanti che dobbiamo portare a termine, ma si tratta comunque dell’ultimo anno, quello decisivo per il nostro futuro e per la nostra carriera.

<< Lo so>> rispose Harry convinto. << Ma se non portassi a termine ciò che deve essere fatto chi lo farà al mio posto? A quanto pare soltanto noi tre conosciamo il segreto di Voldemort e da quanto detto dalla profezia soltanto io posso sconfiggerlo e non sono ancora pronto…spero che quel giorno arrivi il più tardi possibile>>.

<< Tutti noi lo speriamo>> disse Hermione in tono consolatorio prima di sparire per la scala che portava al dormitorio femminile.

<< Sembra che rimpianga di non frequentare l’ultimo anno>> disse Ron fissando con sguardo vacuo la stretta finestra di fronte.

<< Se è per questo anch’io lo rimpiango>> disse Harry aprendo la porta del dormitorio.

<< Ciao Neville!>> esclamò Ron.

Il ragazzo steso sul letto alzò gli occhi dal libro che stava leggendo e rimase sorpreso e incredulo proprio come Dean e Seamus.

Neville non era affatto cambiato da quando l’avevano visto l’ultima volta e a quanto pareva era ancora interessato ad erbologia più di qualsiasi altra materia, infatti la copertina del libro che stringeva tra le mani raffigurava tuberi e bulbi contorti.

<< Qu…Quando siete arrivati?>> chise balbettando.

<< Poco fa>> rispose Harry. << Ma in questa scuola le lezioni non esistono più?>>.

<< Noi del settimo anno abbiamo due ore buche al giorno>> rispose Neville con un ampio sorriso. << Dopo abbiamo pozioni>>.

<< Noi rimarremo pochi giorni>> disse Ron gettandosi a peso morto sul suo vecchio letto.

<< Per fare cosa?>> chiese Neville dispiaciuto.

Harry e Ron si scambiarono un’occhiata.

<< Dobbiamo parlare con la McGranitt del nostro futuro lavoro>> si inventò Ron su due piedi diventando paonazzo.

<< Davvero?>> chiese Neville strabuzzando gli occhi. << Anch’io volevo farlo, sapete, avevo in mente di provare come insegnante di erbologia>> disse tutto impettito.

<< Beh, riusciresti sicuramente>> gli disse Harry incoraggiandolo.

<< D’altronde gira voce che la professoressa Sprite vada in pensione tra due anni e nel frattempo potrei imparare qualcosa da esperti del settore>> disse Neville esaltandosi.

<< Già>> mormorò Harry ripensando alla sua mancata carriera d’Auror a cui aveva aspirato prima di sapere a quale destino sarebbe andato incontro.

Aveva il compito di uccidere uno dei maghi più potenti del mondo e aveva paura, paura di perdere tutto, i suoi amici, la sua vita.

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Capitolo 13
*** Paura di non riuscire ***


Capitolo 13

Paura di non riuscire

Hogwarts appariva diversa sotto molti punti di vista.

Innanzitutto una calma piatta aleggiava per ogni corridoio e durante le ore buche gli studenti erano soliti ritirarsi nelle rispettive sale comuni anziché girovagare per il parco com’era solito.

La posta era sottoposta a controlli rigidissimi e non si potevano consegnare pacchi contenenti oggetti o cibo.

L’orario era stato ridotto rispetto al precedente anno, infatti anche alcuni professori, come molti studenti, avevano abbandonato la loro carriera per dedicarsi ad una vita domestica che ritenevano più sicura.

<< Il cibo sembra lo stesso>> mugugnò Ron, la bocca piena di beacon.

Erano le otto di mattina e i tre avevano deciso di scendere per la colazione insieme agli altri.

La statua di Silente risplendeva sotto i raggi di sole gettati dal soffitto della Sala Grande.

<< Grazie agli elfi che lavorano giorno e notte qui>> disse Hermione con indifferenza.

<< Per favore, non ricominciare>> la rimbeccò Ron servendosi un’altra tazza di porridge.

<< Il fatto è che importa solo a me, parliamo di unione tra tutti di questi tempi e poi esistono ancora delle classi sociali inferiori!>> sbraitò la ragazza.

Harry alzò gli occhi al cielo abbozzando un debole sorriso.

<< Quando hanno messo la statua di Silente?>> chiese a Dean che gli sedeva accanto.

<< Oh…è qui dall’inizio dell’anno, la McGranitt ci ha spiegato che è un dono del Ministero, ma secondo tutti è stata commissionata proprio da Scrimgeur>>.

Harry fissò la statua e dentro di se sentì ribollire rabbia nei confronti del Ministro che aveva tentato in tutti i modi di scoprire i piani di Silente ricorrendo anche alla falsità.

“Bel modo per ricordarlo” pensò amareggiato.

<< Mmmmh…bene abbiamo due ore buche, la quarta e la quinta>> disse Lavanda consultando l’orario spiegato sulle ginocchia. << Devo finire il tema di pozioni, mi daresti una mano Hermione?>>.

<< Volentieri>> rispose la ragazza ancora imbronciata dalla discussione con Ron.

<< Che ne dite di due tiri a Quidditch?>> propose Seamus a Ron e Harry.

<< Certo, ne ho proprio bisogno>> rispose Ron pulendosi la bocca con il tovagliolo.

<< Noi studenti dobbiamo prima chiedere il permesso alla McGranitt e abbiamo bisogno di un insegnante accompagnatore, altrimenti non possiamo uscire>> li informò Dean frugando nello zaino.

<< Non posso>> disse Harry. << Cioè, voi andate, io ho da fare>>.

La campanella suonò e il drappello di studenti si accalcò sulla rampa di scale per raggiungere le aule.

Nel trambusto generale, Ron ne approfittò per parlare con Harry in disparte. << Andrai nell’ufficio di Silente ora?>>.

<< No, penso questa sera dopo cena andrà più che bene>> rispose il ragazzo riflettendo.

<< E allora vieni a fare due tiri con noi no!? Almeno ti distrai un po’>> disse Ron cercando di convincerlo.

>> No credo che andrò a fare una camminata nel parco>> disse Harry.

<< Ok, se cambi idea fammelo sapere, salgo un attimo di sopra a vedere quello che sta facendo Hermione>>.

Harry riamase a guardare Ron che si allontanava velocemente su per i gradini, poi con passo deciso si diresse verso il grande portone.

<< Dove credi di andare>> gracchiò una voce alle sue spalle.

Harry aveva appena toccato la superficie di legno quando Argus Gazza apparve da uno stanzino laterale munito di scopa e stracci.

<< Io.. io non sono uno studente>> cercò di spiegare il ragazzo.

<< Ah, Potter sei tu, in effetti non comparivi nella lista degli iscritti ad Hogwarts quest’anno… la magia non fa più per te?>> chiese l’inserviente con un ghigno divertito.

<< Questi sono affari miei>> rispose Harry uscendo nel cortile e sbattendo fragorosamente il portone.

Oltrepassò la fontana zampillante e si fermò sul ponte di legno per ammirare il paesaggio.

Hogwarts era circondata da foreste sempreverdi e monti dalle cime innevate e soltanto ora Harry parve accorgersi dello strabiliante spettacolo che aveva davanti agli occhi.

Il clima autunnale aveva ormai sopraggiunto quello estivo, ma non per questo il tutto appariva smorto o desolato, anzi era reso ancor più vivo dai brillanti colori rossi e gialli della vegetazione che si fondevano in naturale equilibrio con la distesa verde che saliva verso le bianche vette dei monti.

Harry sospirò profondamente prima di riprendere a camminare.

L’istinto lo portò ad avvicinarsi alla familiare capanna di Hagrid dove busso tre volte alla porta senza ricevere alcuna risposta.

Raggirò l’orto incolto dove le piante di zucca avevano raggiunto dimensioni mostruose e si mise a sedere su un lato dell’abbeveratoio semivuoto e coperto da uno strato di soffice e umido muschio.

<< Harry Potter>>.

Il ragazzo sobbalzò tirandosi in piedi goffamente.

Dietro alla staccionata dell’orto, dove cresceva la prima vegetazione della foresta, era comparso Fiorenzo il centauro.

<< Salve>> disse Harry agitando la mano sui pantaloni per rimuovere il terriccio.

<< Qualcosa mi dice che sei qui per cercare qualcosa…o è semplicemente bisogno di solitudine?>> chiese Fiorenzo avvicinandosi scalpitando gli zoccoli sul terreno.

<< Entrambe>> rispose Harry sorridendo. << Insegna più a scuola?>>.

<< A volte, quando viene richiesta la mia presenza, ma ultimamente non è venuto più nessuno a cercarmi, come vedi mi sono sistemato qui, lungo i margini della foresta dato che non posso inoltrarmi oltre>> rispose il centauro. << Mi era giunta notizia che avessi abbandonato la scuola…>>.

<< Infatti, ma ho bisogno di sapere alcune cose>> disse Harry. << Partirò presto, anche se non so per dove…>>.

<< Troverai la tua strada Harry Potter>> lo rassicurò Fiorenzo. << Ben presto l’intera umanità si troverà a fronteggiare le tenebre>>.

<< Voi centauri credete nel destino?>> chiese Harry rendendosi conto di osare troppo per quella razza che esigeva rispetto. << Oh…scusi, non volevo>>.

<< No, non fa niente>> rispose Fiorenzo ostentando un sorriso. << Noi crediamo nel destino che viene dal cielo come ti avevo già detto molto tempo fa>>.

<< E le stelle cosa dicono? La guerra si fa sempre più vicina?>> chiese il ragazzo.

<< Lo scontro è già iniziato>> rispose Fiorenzo pacato. << Ma l’unica battaglia che vedo in questo momento è dentro di te>>.

Harry rimase sorpreso da quell’affermazione, ma non osò aggiungere di più: Fiorenzo aveva colto in pieno il suo stato d’animo.

<< Dov’è Hagrid?>> chiese il ragazzo dopo qualche istante per cambiare argomento.

<< È partito>> rispose Fiorenzo. << Insieme al suo fratello gigante, ma non so quale sia la loro destinazione>>.

<< Partito…>> mormorò Harry. Dov’era diretto Hagrid? Era al sicuro? Cosa cercava di fare con Grop?

<< Non preoccuparti per loro, Hagrid se la sa cavare egregiamente in ogni situazione>> disse Fiorenzo che parve leggere i pensieri del ragazzo. << Ci rivedremo Harry Potter, in un modo o nell’altro, prima che tutto sia compiuto>>.

<< Grazie>> disse Harry.

Il centauro si voltò per osservarlo. << Di cosa?>>.

<< Per le risposte>>.

Harry non tornò per pranzo ma preferì rimanere ancora a girovagare nel parco accompagnato dalla sua solitudine.

Passò molto tempo seduto sulla riva del lago, a riflettere su quello che avrebbe fatto di li a poco.

Sarebbe salito nell’ufficio di Silente e poi…sarebbe riuscito ad aprire il medaglione? E cosa avrebbe trovato al suo interno?

Stava per lanciare l’ennesimo sasso sulla superficie piatta dell’acqua quando qualcuno chiamò il suo nome a gran voce.

<< Harry!>>.

Il ragazzo cominciò a correre verso il castello e quando raggiunse il ponte vide Ron seduto su un masso in attesa. << Ah sei qui, pensavo che fossi scappato>> disse ridendo.

<< Che cosa è successo?>> chiese Harry ansimante per la corsa.

<< Il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure voleva incontrarti, sai, per conoscerti>> disse Ron dondolando sulle gambe e tenendo le mani in tasca.

<< Ah… digli pure che non ci sono>> fu la risposta secca di Harry.

<< Ma ci teneva tanto, sai..sembra un po’matto>> ammise Ron quasi divertito.

<< No, non ci credo!>> disse Harry con falso stupore. << Quando mai abbiamo avuto un professore sano in Difesa contro le Arti Oscure? Ah giusto, l’unico a posto è stato Lupin, ma per il resto, erano tutti un po’ tocchi>>.

<< Beh, questo almeno fa ridere>> disse Ron . << Ha degli scatti di collera improvvisi e preferisce insegnare facendo pratica diretta invece che sui libri e…>>.

<< Allora sì che è matto>> disse Harry sorridendo.

<< Beh, allora vieni o no? Vuoi restare tutto il giorno qua fuori?>>

<< Ok, ok vengo>> disse Harry poco convinto. << Ma non ho voglia di diventare lo zimbello della classe>>.

<< Beh, questo dipende da te…o da lui>> disse Ron ridacchiando.

Gli interni del castello erano caldi e accoglienti dopo la mattinata passata all’esterno e ad Harry era venuto un certo appetito. << Sai dovremmo passare a fare una visita nelle cucine più tardi, non sarebbe male mettere qualcosa nello stomaco>>.

<< Già>> rispose Ron salendo le scale velocemente.

Davanti alla porta semichiusa dell’aula i due si fermarono ad origliare; una voce rauca ma pimpante risuonava nella stanza.

<< Un Patronus può essere utilizzato per altri scopi, ma quello principale, ripeto, è quello di scacciare o se possibile tenere alla larga eventuali attacchi di Dissennatori e… bene, ora passiamo alla prova pratica, comincerò io per mostrarvi come si fa e poi sarà il vostro turno>>.

Ron stava per bussare quando Harry lo fermò. << No, fermo>> gli disse in un sussurro. << Scosta leggermente la porta voglio vedere>>.

Il ragazzo appoggiò lentamente la mano sul legno e spinse leggermente: dallo spiraglio potevano vedere distintamente la figura di un ometto tarchiato avvolto in un mantello color porpora pronto, con la bacchetta in mano, ad eseguire l’incanto Patronus.

<< Expecto Patronus>> disse con voce squillante. Dalla punta della bacchetta uscirono sottili e fumose strisce argentate che si gettarono, leggere e fluttuanti, a terra e ben presto presero la forma di un lupo circondato da una alone bluastro.

Nella classe si levarono mormorii concitati e qualcuno azzardò un applauso.

Ron aprì la porta di scatto.

<< No!>> si lasciò sfuggire Harry afferrando il pomello.

Il silenzio piombò nella stanza e perfino il Patronus svanì in una pioggerella argentata.

Il ragazzo rimase fermo sulla porta con il corpo proteso in avanti e i piedi ancora puntati sull’uscio.

Harry sorrise stupidamente e barcollando entrò sentendosi improvvisamente ancor più goffo sotto il peso di tutti.

<< Finalmente>> disse il professore avvicinandosi tutto impettito. << Sono il professor Dorking, lieto di conoscerla signor Potter>>.

Harry strinse la mano che l’uomo gli porgeva. << Grazie>>.

<< Come può aver visto mentre stava entrando, stiamo ripassando i Patronus, ma so che per lei questo argomento non è nuovo>> disse Dorking ridacchiando e prendendo posto sulla cattedra.

<< No,ma mi piacerebbe sapere qualcosa di più a proposito>> disse Harry sentendosi sempre più in imbarazzo.

<< Oh..oh, certamente, l’ho invitata nella mia classe esclusivamente per conoscerla ma se vuole assistere alla lezione…perché non ci mostra il suo Patronus tanto per cominciare?>> chiese il professore. << Mi hanno detto che è di straordinaria…. Per l’amor del cielo! Smettila di giocare Thomas! E dall’inizio della lezione che ti giri a parlare con il tuo compagno,, la prossima volta sarò costretto a spedirti dal Preside!>>.

Harry represse a fatica una risata nel vedere il faccione paonazzo di Dorking.

<< Dicevo, mi è stato riferito che il suo Patronus è di straordinaria magnificenza>>.

<< Beh ecco.. non saprei>>disse Harry esitante.

<< Coraggio>> insistette il professore. << Non faccia il timido>>.

Harry scorse il viso incoraggiante di Hermione ,seduta vicino a Lavanda nella seconda fila e si preparò puntandola bacchetta verso la parte di stanza occupata da banchi e sedie vuote.

<< Expecto Patronus>> disse con convinzione pensando a qualcosa di intenso e felice, ma dalla punta non uscì nemmeno un filo di vapore.

La classe rimase di stucco e ben presto tutti si ritrovarono a bisbigliare, tutti ad eccezione di Ron ed Hermione che guardavano Harry preoccupati.

<< Silenzio!>> tuonò la voce di Dorking. << Naturalmente può capitare signor Potter, non si preoccupi, è successo molte volte anche a me>>.

Harry non riusciva a capire, del resto aveva pensato a quasi tutte le cose che gli potevano dare felicità, ma non si era soffermato su qualcosa in particolare.

Riprovò di nuovo mettendoci sempre più impegno ma alla fine lasciò l’aula amareggiato sotto lo sguardo deluso di tutti.

<< Capita>> gli disse Hermione qualche ora dopo in Sala Comune. << Non devi comunque preoccuparti, del resto ti stai occupando di cose più grandi di te Harry ed è normale che ti passano altre cose per la testa>>.

<< Andiamo Hermione!>> disse Harry fissando la sua bacchetta sul tavolo come se avesse qualcosa che non andava. << L’incanto Patronus mi è sempre riuscito>>.

<< Sì, ma dico che devi rilassarti e che so…provare a rifarlo più tardi, non lo vedi? Sei stressato e la riuscita di incantesimi dipende molto dallo stato fisico e mentale di una persona, insomma, la magia rispecchia quello che sei>>.

<< Non sono stanco, è solo che..>>

<< Che hai paura>> finì Ron per lui. << Ti capisco, davvero, ma forse Hermione ha ragione e poi stai facendo una tragedia per niente, insomma anche prima ti capitava>>.

<< Sì, ma ora non deve capitare più>> disse Harry. << Non capite? Non so per quanto tempo andrà avanti questa storia ma prima o poi devo combattere contro Voldemort e.. e voi non sapete cosa si prova, stare lì, senza poter far niente, quando hai davanti lo stregone che possiede il più vasto repertorio di maledizioni e incantesimi del mondo! Non so come agire, come comportarmi, ma non devo sbagliare…>>.

<< Noi siamo con te Harry e ti aiuteremo, ne va della nostra vita>> disse Hermione convinta.

<< Questo è quello che mi preoccupa ancora di più, sapere che devono essere coinvolte persone a cui tengo mi fa sentire ancora più in colpa>>

<< Ma è una nostra decisione insomma!>> disse Hermione rabbiosa. << Quante volte te lo dobbiamo ripetere!>>

<< Ok,ok>> disse Harry cercando di apparire convinto ma sempre con lo sguardo fisso sulla bacchetta inerme e, in quel momento, molto più simile a qualsiasi innocuo pezzo di legno.

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