Rocket's Return.

di AlexisRendell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


Il treno frenò colpo. Le porte si aprirono, riversando una fiumana di gente nella stazione.
Un ragazzo dai capelli corti e verdastri scese, stringendo tra le mani un portafoglio. Lo aprì e ci guardò dentro.
Una cinquantina di dollari. Non male.
Da quando i Rocket si erano sciolti, quello era il suo lavoro. Piccoli furtarelli. Una lavoro più che adatto per uno dalla mano leggera, silenzioso come la morte, che non voleva dare nell’occhio.
Aspettò che il treno ripartisse. Quando un'altra vettura si accostò ai binari, vi salì, diretto a Fiordoropoli.
Lo scomparto era praticamente vuoto, a parte per un gruppo di ragazzine che ridevano in continuazione.
Si sedette su uno dei sedili, incrociando le gambe all’americana, le braccia abbandonate pigramente sui sedili. Aveva sempre amato viaggiare sui treni, il rumore del motore che lavorava per spingere i pistoni e muovere quella pesante macchina lo rilassava enormemente.
Ma quelle stupide ragazzine, le loro voci stridule e infantili, lo disturbavano. Nonostante si fosse seduto distante da loro, il suo udito sviluppato riusciva a distinguere chiaramente i loro discorsi.
-Ma lo hai visto quello? Cioè, io me lo farei uno così.-
-Si, assolutamente! Lo hai visto quanto è figo? E quei capelli?? Saranno veri o tinti?-
-Sono tinti, stupida. Nessuno ha i capelli verdi. Ma è molto sexy comunque.-
Robe così.
Si infilò distrattamente le cuffiette di un Walkman sgraffignato qualche ora prima ad un ragazzino.
Non era mai stato interessato alla musica, né all’amore, per altro. Il lavoro dei Rocket non  gli aveva mai lasciato tempo per simili frivolezze. Certo, le sue fantasie su Atena le aveva fatte. Come tutti, del resto…
Ma, dal’alto dei suoi venticinque anni appena compiuti, l’unica cosa che provava per quelle ragazzine, era un’irrefrenabile voglia di tagliargli la gola, guardare il sangue scarlatto uscire copioso dallo squarcio, ascoltare come una canzone i loro mugolii di morte. Questa sua passione per il sangue si era distinta subito da quando era entrato nei Rocket, facendogli guadagnare il titolo di Executive, nonostante la sua giovane età.
Ma poi, si erano sciolti, battuti da un ragazzino. Si era ritrovato a dover scappare, a doversi nascondere.
Fortunatamente,  essendo rimasto per la maggior parte della sua carriera rinchiuso nel Pozzo Slowpoke, praticamente nessuno lo aveva visto in faccia. Ma un ragazzino orfano, che fin da piccolo era vissuto nella malavita di Johto, non poteva di sicuro avere un futuro brillante, senza contare che rischiava comunque di essere riconosciuto.
Allora se ne era andato. Aveva girato parecchie regioni, cercando un altro team dove avrebbe potuto sfruttare le sue singolari abilità. Ma non lo trovò. Magma, Idro, Galassia…. Avevano tutti scopi futili, deboli e patetici. Per non parlare poi dei Plasma…
Pochi giorni prima, aveva ricevuto un messaggio. Un appuntamento, a Fiordoropoli, sull’ultimo treno. Riservato agli ex Executive. Poche semplici parole. Ovviamente era stato Archer, il capo, a scrivere. Rabbrividì al solo pensiero. Nonostante tutto, temeva il suo capo.
Scosse la testa, allontanando quei pensieri. Si sentì strappare una cuffietta dalle orecchie.
-Hei, ma mi stai ascoltando? Dannazione, io lo sapevo che non ci si può fidare di uno come te!-
Alzò lo sguardo. Atena. Stretta in un tubino nero che lasciava davvero poco all’immaginazione.
Quanti anni erano passati? Quattro, forse cinque. Ma lei era la stessa di sempre, immutabile come un vampiro. Capelli rosso fuoco, corpo da modella. Bella come un Beautifly, ma pericolosa come un Arbok.
-Non ti avevo sentito. Eh si che fai un casino assurdo…- sospirò.
-Vedi di portarmi rispetto, moccioso, sono comunque un tuo superiore.- Ringhiò la donna.
-Si, si, come preferisci.- rispose, svogliatamente.
Sentiva ancora i discorsi delle ragazzine in fondo al vagone.
-Non sarà mica la sua ragazza, quella?!?-
-Ma no, potrebbe essere sua madre, l’hai vista?-
Risate. Sorrise anche lui.
-E ora perché stai ridendo, si può sapere?- L’udito di Atena non era sviluppato quanto il suo.
Lui continuò a guardarla, senza aprire bocca. Uno sguardo che non lasciava dubbio sui suoi pensieri.
-Dio, quanto mi dai sui nervi, ragazzino. Mi verrebbe voglia di prenderti a schiaffi.-
-Atena, Milas, ora smettetela.-
Occhi azzurri, talmente chiari da sembrare inumani. Capelli dello stesso colore, forse più vivace. Bastò il suono della sua voce per far zittire Atena e il ciarlare delle ragazzine. Milas si alzò in piedi.
-Dove è Maxus?- La voce innaturalmente controllata di Archer risuonò schietta nel vagone.
-Non è ancora arrivato, capo.- Rispose pronta Atena.
Archer guardò il gruppo delle ragazzine. Quelle distolsero immediatamente lo sguardo. Appena le porte si aprirono, scesero in fretta, in silenzio. Al loro posto, salì Maxus, con la solita aria distratta da fattone e l’immancabile sigaretta in bocca. Li raggiunse camminando flemmatico e li salutò alzando la mano.
-In ritardo, come al solito.- Archer lo fulminò con lo sguardo. Maxus si spense la sigaretta sotto la suola, lanciando il mozzicone dal finestrino. Il treno ripartì di nuovo.
-Ho avuto da fare.- rispose, tranquillamente.
-E sentiamo, cosa hai avuto da fare di così importante?-
-Cose.- sbadigliò, svagatamente. A differenza di Atena e Milas, lui non temeva Archer. Forse erano le schifezze chimiche che mischiava al tabacco delle sigarette.  
-Non credo che questo sia il posto migliore per parlare, capo.- Milas si frappose fra lui ed Archer. Certo, Maxus era alto il doppio del loro capo, ma quello poteva ammazzarti con lo sguardo.
-Hai ragione.- Archer sembrò tranquillizzarsi, anche se scendendo dal treno guardò di nuovo storto Maxus.
Milas sospirò, seguendolo insieme agli altri due.
-Capo… non sarà troppo rischioso farci vedere in giro? E poi lei è anche in divisa…- Era stata Atena a parlare.
In effetti, tutti loro indossavano abiti ordinari, a differenza sua. “una mossa azzardata.” Pensò Milas.
-Mi importa poco. Non andremo in città.-
-E dove allora?- Atena lo incalzò.
-Nella sala comandi.- fu la telegrafica risposta.
Lo seguirono senza fare altre domande.
Il modo sicuro in cui si muoveva nei cunicoli del treno sotterraneo faceva capire che ci era già stato parecchie volte. Spinse una porta e entrò nella stanza dei comandi.  Si sedette su una sedia girevole e aspettò che gli altri facessero lo stesso.
-Sicuramente vi starete chiedendo perché, dopo tutti questi anni, vi ho riconvocato.- iniziò.
I tre annuirono. Maxus si dondolò sulla sedia.
Archer lo ignorò. –Ebbene, il Team Rocket risorgerà dalle sue ceneri. Ci trasferiremo nel Settipelago, solo noi 4, per ora.-
-Perché?- domandò Atena.
-In questi 5 anni di inattività, ho viaggiato. Ho trovato un isola deserta, nel mare aperto fra Quartisola e Quintisola. Io e un collaboratore ci abbiamo creato un laboratorio. Vi spiegherò meglio quando saremo là.-
Milas fremette. Laboratorio, cavie, sangue. Sangue scarlatto.
Archer indovinò i suoi pensieri. –Si, Milas. Sangue a fiotti.-
Milas deglutì. Di nuovo il sangue. Non aspettava altro da 5 anni.
-Avete tutti dei mezzi per volare, vero?-
Milas e Maxus fecero uscire i loro Golbat, Atena un Honchcrow.
-Ottimo. Atena, io mi affido a te.- Archer non possedeva pokémon volanti.
-Certo, capo.-
Volarono tutti verso l’isola descritta da Archer. Quando vi arrivarono, parecchie ore dopo, atterrarono su un terreno brullo e senza vegetazione. Qualche gabbia sparsa qui e là. Vuota.
-Un posticino allegro. Si. Molto allegro.- Maxus ridacchiò, accendendo un'altra sigaretta.
Archer lo guardò con la coda dell’occhio. Poi si incamminò seguendo una direzione precisa.
Dopo qualche minuto,  videro apparire all’orizzonte quello che sembrava un edificio grigiastro.
Archer spinse la porta. Un corridoio. Due porte alla fine, una di legno e una in ferro.
-La porta di legno porta al laboratorio.- Spiegò.
-E quella di ferro?- Domandò Atena.
-Quella di ferro non deve essere varcata. Chiaro?- Ringhiò Archer.
I tre Rocket annuirono.
Superarono la porta di legno, trovandosi in un altro corridoio. Alle pareti erano appesi vari manifesti Rocket.
Ruba i Pokémon per profitto. Sfrutta i Pokémon per profitto. Tutti i Pokémon esistono per la gloria del Team Rocket.”
Sempre la solita solfa. Frasi che ormai Milas conosceva fino alla nausea. Si concentrò sulle altre due porte che c’erano in fondo al corridoio. Entrambe in legno, stavolta.
-Quella a sinistra porta nella stanza dei rifiuti e nel laboratorio vero e proprio. Quella a destra in quella dei perfetti.-
I tre Rocket si guardarono. Atena fece per aprire la bocca, ma Archer la precedette.
-E’ inutile parlare, è meglio osservare direttamente.- Aprì la porta a sinistra e li guidò all’interno.
Gabbie ovunque. Piccole, impilate quasi ordinatamente le une sopra le altre. All’interno, quelli che sembravano ibridi fra pokémon. La maggior parte deformi, prossimi alla morte. Lo si capiva dai loro sguardi vuoti, dal modo in cui barcollavano. Atena e Maxus indietreggiarono, inorriditi.
-Ma queste… sono…- Iniziò Maxus.
-Chimere.- Completò per lui Milas. –Ne ho sentito parlare. Non pensavo che si potessero davvero creare…-
Archer annuì. –Mi fa piacere che le conosciate. Così non sprecherò tempo a spiegarvi cosa sono.-
-Ma… a cosa servono?- Chiese Atena.
-Per creare un esercito di pokémon che non abbia punti deboli, che sia più forte degli altri.-
-Ma… questi ‘cosi’ non mi sembrano così potenti…-
-Perché questi non sono perfetti, sono gli scarti. Sono inutili, moriranno e basta.- Archer stava iniziando ad irritarsi.
-Si, ma…-
-Tu parli troppo.- Archer si girò di scatto verso Atena.
Lei si zittì. Lui sorrise, quasi dolcemente.
A volte Milas si chiedeva come avesse fatto Atena ad entrare negli Executive. Di sicuro non per la sua intelligenza.
Quando era ancora una recluta, si diceva in giro che fra lei e Archer ci fosse qualcosa. Non ne era mai stato troppo sicuro, anche se li aveva visti spesso insieme. Ma lui era sempre freddo come un cadavere. Dubitava persino che fosse in grado si provare sentimenti.
-Forza, continuiamo.- Archer attraversò la stanza delle gabbia, portandoli verso un’altra porta. Prese la chiave che portava al collo e la aprì. Entrarono nel laboratorio.
C’era una gabbia enorme, e alcune più piccole appoggiate sui dei tavoli.
In quelle piccole, stavano rinchiusi due pokémon: un Charizard e un Flygon.
-Quelli faranno parte del prossimo esperimento. Io e il professor Gideon abbiamo trovato un modo per renderli chimere complete, non come gli scarti che avete visto adesso.-
-Quindi ora creerai un ibrido fra Charizard e Flygon?- Maxus accese l’ennesima sigaretta e fece un lungo tiro.
Archer gliela strappò di bocca. –Stupido idiota, non puoi fumare qui, vuoi farci saltare in aria?-
-Che palle.- Maxus sbuffò.
-Comunque, non ancora. Mi serve un terzo pokémon, e sarà compito vostro procurarmelo.- spostò lo sguardo da Maxus a Milas.
-Che pokémon?-
-Rayquaza.-
Maxus tossicchiò. –Come speri di trovare un pokémon del genere in giro?-
-Milas lo ha già affrontato, vero?- Archer lo guardò. Milas deglutì. Si, lo aveva già visto, quando era andato a Hoenn per unirsi al Team Idro e poi ai Magma. Avevano fatto un casino enorme per nulla.
Annuì, poco convinto.
-Va bene. Ma come speri che riusciamo a catturarlo? Rimane pur sempre un leggendario!- Continuò Maxus.
-Con questa.- Archer diede una Master Ball a Milas.
-Mi aspetto molto da voi. Vedete di non deludermi.- Guardò Milas negli occhi.
-Quando dobbiamo partire?-
-Anche subito. Voglio che ritorniate al più presto.-
Maxus si girò e si avviò verso l’uscita. Si girò e guardò Archer.
-Capo, un ultima domanda.-
Archer lo guardò.
-Dove è finito il Professor Gideon?-
Archer esitò per una frazione di secondo, prima di rispondere. –Non c’è.-
-Capisco.- Maxus lo guardò di nuovo e gli diede la schiena. Milas si mise la ball in tasca e lo seguì.
-Milas.- Archer lo chiamò indietro.
Un sguardo che gli fece gelare il sangue nelle vene.
-Io so di potermi fidare di te. Vedi di non farmi ricredere.-
Aveva calcato troppo quel “di te”.
Milas annuì, e seguì Maxus fuori dalla porta.
 

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


-Mi chiedo come faremo a trovare un pokémon del genere. Archer deve essere impazzito.- Visto che volavano da una buona mezz’ora e nessuno dei due aveva spiccicato mezza parola, Maxus cercò di attaccare bottone.
Milas si riscosse. -E’ sulla Torre Dei Cieli, se nessuno è riuscito a prenderlo.-
-E tu come hai fatto a vederlo?-
-Hai sentito vero del casino che è successo a Hoenn quando il Team Idro e Magma hanno risvegliato i leggendari Groudon e Kyogre?-
Maxus agrottò la fronte. –Si, ne hanno parlato tutti i notiziari. Quindi, tu eri lì?-
Milas annuì. –Si, ero negli Idro. Ma collaboravo segretamente con i Magma.-
-Capito.- Maxus sbadigliò. –Quindi, in questi anni ti sei dato da fare.-
-Non avevo voglia di starmene con le mani in mano.-
-Già.. Il più crudele del Team Rocket, eh? Hai sfogato la sua sete di sangue?- Maxus ridacchiò.
-Potrei sfogarmi con il tuo.- Milas fece accelerare Golbat.
-Eh, come siamo suscettibili. Rallenta un po’, fai affaticare Golbat e basta.-
-Da quando in qua ti interessa della salute dei pokémon?-
-So benissimo che nemmeno tu credi alle stronzate di Archer sul trattare i pokémon come oggetti, Milas.-
-Uno che non ci crede avrebbe tagliato la coda a tutti gli slowpoke di Azalina? – Milas sorrise, ricordando quel bagno di sangue. Sangue.
-Si, non ti importa dei pokémon degli altri. Ma dei tuoi… Ammettilo.-
Milas accarezzò distrattamente Golbat, senza rispondere.
-Muoviamoci.- Esclamò alla fine.
Non parlarono più per il resto del volo.
 
Archer indicò una stanza sul retro dell’edificio ad Atena.
Niente di più che un buco con un letto e una specie di cassapanca.
-Per ora ti dovrai accontentare. Puoi sistemarti qui finché non creiamo qualcosa che assomigli di più ad una stanza da letto.- Si appoggiò allo stipite della porta, incrociando le braccia.
-Di chi era questa stanza?- Chiese Atena, notando una specie di camice bianco spuntare da un angolo della cassapanca.
-Era di Gideon.-
-Archer…- Atena lo guardò.
Lui non ricambiò il suo sguardo, continuando a fissare davanti a sé.
-Dimmi.-
-Che fine ha fatto Gideon?- Atena si morse un labbro.
Archer sospirò lievemente. –Se ne è andato.-
-Andato dove?-
Archer la guardò negli occhi. –Andato.-
-Si, ma…-
-Basta così. Buonanotte, Atena.- Si staccò dalla parete e se ne andò, lasciando Atena sola con i suoi dubbi.
 
-Così, questa è la Torre dei Cieli?- Maxus si fece schermo con una mano per ripararsi gli occhi dal sole, mentre guardava la torre pericolante.
-Esatto.- Milas valutò se Golbat sarebbe mai stato in grado di portarli fin lassù.
-Quindi, ci toccherà camminare. Che palle.- Maxus si avviò verso l’entrata, accendendo una sigaretta.
-Potremmo andarci volando.- Milas lo seguì.
-No. I golbat non riescono a volare in verticale. – Maxus fece un tiro.
Entrarono. C’erano si dei gradini, ma la maggior parte era mancante o prossima al cedimento. Più salivano, più la torre sembrava sgretolarsi sotto ogni passo. Poi successe.
Milas mise un piede in fallo, il pavimento franò. Si sentì scivolare nel vuoto, mentre cadeva insieme ai pezzi di cemento e roccia.
Chiuse gli occhi, e urlò.
Poi, improvvisamente, uno strattone alla divisa, e per poco non soffocò.  Maxus lo issò faticosamente sul pavimento che ancora non era franato.
-Merda, vedi di stare più attento a dove cammini!-
Milas tossì, non appena sentì il tessuto intorno al suo collo ammorbidirsi. Maxus si rialzò in piedi e lo aiutò ad alzarsi.
-Stai bene?-
Milas annuì, ansimante. Guardò il buco che si era creato nel pavimento.
-Ora dovremo volare, che tu lo voglia o no.- Guardò Maxus.
-Nah.- Si appiattì contro la parete e, camminando di traverso, riuscì a passare dall’altra parte del buco.
Milas cercò di seguirlo. Mentre stava appiattito contro la parete, guardò in basso. Erano a più di 35 metri da terra. Un capogiro.
Se Maxus non l’avesse preso e premuto contro la parete, sarebbe caduto di nuovo. Lo trascinò letteralmente dall’altra parte e lo fece sedere.
-Sei sicuro di stare bene?-
-Si, sto benissimo…- Milas si rialzò.
-Se lo dici te… - Maxus si rimise in cammino. Milas rimase qualche secondo ancora contro la parete, respirando profondamente. Poi riprese a camminare.
Arrivarono in cima senza ulteriori complicazioni. Quando uscirono sul tetto della torre, il sole li accecò.
Rayquaza si ergeva in tutta la sua lungezza, ma non guardava loro.
Davanti a lui, c’era un ragazzo con uno Swampert.
-Forza Swampert, Geloraggio!- Urlò, mentre il suo pokémon si lanciò all’attacco verso l’enorme drago, che si parò facilmente con protezione.
-Sembra che siamo arrivati in ritardo.- Maxus buttò via il mozzicone della sigaretta.
Milas lo ignorò. Si avvicinò a passo sicuro verso il pokémon, spingendo malamente di lato il ragazzo.
-H-hei! Ma che diavolo stai facen… TU?- Il ragazzino lo squadrò da capo a piedi.
Milas non gli dedicò altro che una rapida occhiata. Tornò a fissare il drago.
Prese la master ball di Archer dalla tasca e la lanciò.
Catturato. La ball tornò fra le sue mani. La mise in tasca.
-Andiamo, Maxus. Qui abbiamo finito.-
Maxus riaccese un'altra sigaretta. –Bene.-
Si avviarono entrambi verso il bordo della torre.
-HEI VOI!- Il ragazzo li chiamò indietro.
I due rocket si girarono.
-Quel Rayquaza lo stavo catturando io!- Fumava di rabbia.
-Troppo tardi, Brandon. Ora è mio.- Milas lo guardò dall’alto in basso.
Maxus lo guardò. –Conosci questo bambino?-
-Si, è lui che ha fatto crollare i Magma e gli Idro.-
-Libera quel Rayquaza, oppure io…- Brandon si avvicinò a loro. Troppo.
-Oppure tu cosa?- Milas lo prese per la maglietta e lo spinse oltre il bordo della torre.
Brandon scalciò nel vuoto. –Lasciami… LASCIAMI PAZZO!-
Milas sorrise. –Come preferisci.-
Lasciò la presa.
Maxus fece appena in tempo ad afferrare il ragazzino per un braccio. Brandon si aggrappò a lui, piangendo.
-Avresti dovuto lasciarlo cadere.-
Maxus mise a terra il ragazzo. -Che te ne sarebbe venuto ad ucciderlo?-
-Divertimento.-
-Tu uccideresti una persona… per divertirti?-
Milas gli diede le spalle. –Una persona non è altro che un banale pezzo di carne.-
-Milas…-
Il ragazzo si girò.
Il pugno lo mandò a rotolare pochi metri più in là. Milas si rialzò faticosamente pulendosi il sangue dalla bocca con la manica.
Maxus si massaggiò le nocche.
-Che diavolo ti è saltato in mente? Ti sei fumato il cervello?- Milas gli urlò conto.
-Senti chi parla.- Maxus gli prese la ball di Rayquaza.
-Che intenzioni hai?-
-Ho intenzione di tornare a casa, in fretta e senza dover ridiscendere la torre. Quindi muoviti, o rimani qui.- Maxus fece uscire Rayquaza e ci saltò sopra.
Milas salì dietro di lui, senza guardarsi indietro.
Brandon li guardò sparire verso l’orizzonte, il viso ancora bagnato dalle lacrime.
 
Atena si sdraiò sul letto. Duro come la pietra.
Provò a prendere sonno, ma non ci riuscì. Si mise a camminare nervosamente per la stanza.
Dove era andato Gideon?
Il suo primo pensiero andò alla porta di ferro del primo corridoio. Quella che Archer aveva espressamente vietato loro di oltrepassare.
Aprì la porta della stanza, e si diresse verso il corridoio.
Dopo pochi minuti, si ritrovò davanti alla porta. Esitò per qualche secondo, poi appoggiò la mano al pomello e fece per aprire.
-Io non lo farei.- Archer prese quasi dolcemente la mano di Atena nella sua.
Atena sobbalzò.
-Quando vi ho detto di non entrare… Pensavi che scherzassi?-
-N-no… chiedo scusa, capo.- Atena spostò la mano.
-Atena, Atena… Lo sai che quando siamo soli non c’è bisogno di essere così formali.-
Atena si morse le labbra.
-Faresti meglio a rimetterti la divisa… Questo vestito lascia troppo poco all’immaginazione.-
Archer fece scorrere il suo sguardo di ghiaccio su ogni piega del suo corpo. Atena fece quasi il gesto di coprirsi.
-Dopo tutto quello che c’è stato fra noi, ti senti ancora in imbarazzo a stare sola con me?- Lo sguardo di Archer si concentrò sugli occhi di lei.
Atena rabbrividì. –N-no… Io…-
Archer sorrise. –Torna a letto, Atena.-
-Agli ordini, capo.- Si allontanò.
Archer chiuse la porta in ferro con una piccola chiave, se la rimise in tasca e si allontanò nella direzione opposta, girando lievemente la testa per guardare la figura sinuosa di Atena sparire dietro l’angolo.
 
Non si diresse verso la sua stanza, bensì verso l’uscita.
Appena prima che aprisse la porta, sentì un tonfo leggero all’esterno. Sorrise.
Il buio era quasi totale, ma le luci emesse dai disegni circolari del Rayquaza nero rischiaravano leggermente l’ambiente.
-Sei arrivata, alla fine. Non ci speravo.- Archer si avvicinò al pokémon.
Rayquaza si incurvò leggermente di lato per lasciar scendere una ragazza.
-Lo sai meglio di me che non sono una che si tira indietro.- La ragazza accarezzò il dragone sul muso, e gli fece un cenno con la testa. Questo andò ad acciambellarsi quieto sul tetto dell’edificio.
-Certo, certo. Vieni.- Archer la guidò all’interno dell’edificio.
Lei lo seguì.
-Mi servirà un campione del tuo DNA. Lo sai, vero?- Archer la guardò, aprendo la porta che portava nella stanza dei perfetti.
-Si, me lo avevi accennato.- si sedette al contrario su una sedia.
-Ti dovrò prelevare un po’ di sangue, e mi servirà anche una ciocca dei tuoi capelli.-
La ragazza gli porse il braccio.
Archer prese una siringa sterile e riempì una fialetta col suo sangue.
Diede poi un paio di forbici alla ragazza.
-Preferisco sia tu a tagliarteli. Non vorrei rovinarti l’acconciatura.- Accennò un sorriso.
La ragazza si tagliò una ciocca di capelli viola e gliela porse.
Archer li mise da parte. -Che pokémon hai detto che volevi?-
-Mightyena.-
-Ottimo… ci vorrà un po’.- si mise ad armeggiare con le macchine del laboratorio.
Proprio in quel momento, i due sentirono i versi del Rayquaza, e un’esplosione.
-Ma che diavolo…- Archer si voltò.
La ragazza corse fuori dall’edificio senza aspettarlo.
C’era un altro Rayquaza, verde. E stava lottando furiosamente con quello nero.
 
-Muoviamoci, che è quasi buio.- Milas sbuffò.
-Non è facile governare questo coso. Non lamentarti.- A Maxus scivolò la sigaretta di mano, che cadde nel vuoto sotto di loro.
-Merda, era l’ultima.-
-meglio, così la finisci di appestare l’aria col tuo fumo.- Milas sospirò, le palpebre ormai quasi chiuse.
Si era dovuto svegliare presto, ed erano parecchie notti che non dormiva decentemente.
Appoggiò la testa alla schiena di Maxus.
-Milas? Che cavolo stai facendo?- Maxus lo scosse lievemente.
Milas si riprese. –Scusa, sono un po’ stanco.- sbadigliò.
-Vedi di rimanere sveglio,  siamo quasi arrivati.-
Era ormai notte quando finalmente arrivarono. Fecero atterrare il Rayquaza sul terreno spoglio dell’isola.
Fecero appena in tempo a scendere, che un geloraggio fendette l’aria sfiorandoli di pochi centimetri.
Il rayquaza nero si avventò su quello verde, mordendolo e scaraventandolo via.
Questi si rialzò, sparando un iper raggio che si schiantò a pochi metri da Milas e Maxus, che stavano guardando increduli la scena.
-Cosa… cosa ci fa qui un Rayquaza, e per di più shiny?- Milas guardò Maxus.
-Non ne ho idea… Ma credo sia meglio spostarsi da qui…- Maxus indietreggiò verso l’edificio.
Proprio in quel momento, la ragazza dai capelli viola uscì dall’edificio, urlando come una forsennata.
-SUBZERO! Torna qui!-
Il rayquaza nero si calmò, avvicinandosi alla ragazza.
-Stai buono, ora. Ritorna.- Lo rimise in una ball.
Archer uscì dall’edificio, dietro di lei.
Il Rayquaza verde li attaccò.
-Ma da dove è saltato fuori, questo?- Chiese lei, mettendosi al riparo, e prendendo un’altra ball.
-Milas e Maxus devono essere tornati…- Archer si guardò intorno.
-Siamo qui- Milas uscì dal riparo che si erano trovati, seguito da Maxus.
-Bene, fate rientrare quel dannato pokémon nella master ball… Prima che distrugga tutto.-
Il Rayquaza cercò ancora di colpirli con Iper raggio. Tutti e quattro si abbassarono appena in tempo.
La ragazza fece uscire un Flygon dalla ball e ci saltò sopra.
-Che intenzioni hai, ragazzina?- Maxus la squadrò.
-Vado a calmarlo.-
-A calmarlo? Sei impazzita?-
-No. È solo impaurito. Se non lo calmate ora, si ribellerà sempre.- Senza aggiungere altro, si librò in volo e si diresse verso il pokémon.
-Quella si farà uccidere…- Sospirò Archer.
La ragazza volò sopra la testa del drago e ci saltò sopra. Quello si bloccò per qualche secondo, incredulo.
-Bene… Kerrang, ritorna!- Rimise Flygon nella ball.
Il Rayquaza iniziò a sgroppare violentemente, e la ragazza si aggrappò a una delle antenne.
-Buono… stai buono...-
Con un colpo del muso, il Rayquaza la lanciò in aria.
Lei non fece nemmeno in tempo a realizzarlo, che i denti del drago si chiusero su di lei.
Archer spalancò gli occhi.–ALEXIS!-
Il drago deglutì.
-Merda… MERDA!- Archer fece uscire Houndoom. –Vai, Gelodenti!-
Il pokémon si lanciò prontamente all’attacco, ma il Rayquaza nemmeno se ne accorse.
-Capo…- Iniziò Milas.
-Che c’è, dannazione... CHE C’È??- Archer lo fulminò con lo sguardo. Era fuori di sé.
Né Milas né Maxus l’avevano mai visto così.   
-Quel Rayquaza… non sembra stare molto bene…-
Infatti il dragone di era afflosciato a terra. Aprì la bocca e sputò fuori Alexis, coperta di bava dalla testa ai piedi, ma viva.
Come se non bastasse, il Rayquaza la leccò.
Archer si avvicinò a lei, seguito dagli altri due.
-Sta… stai bene?- le domandò.
-Ho bisogno di farmi una doccia. Il prima possibile.- Sussurrò lei.
Archer sorrise. –Vieni, ti porto in bagno…-
La aiutò ad alzarsi. –E voi due…- guardò Milas e Maxus. –Rimettete quel Rayquaza nella ball.-
Maxus ubbidì.
 
Circa una mezz’ora dopo, Alexis uscì dal bagno, avvolta in un asciugamano.
Archer era lì ad aspettarla.
-Prima o poi mi spiegherai come hai fatto a non farti ingoiare.-
-Già, prima o poi… dove sono i miei vestiti?-
-Li ho messi a bagno, sai, erano pieni di bava… Tieni, intanto puoi metterti questi.- Archer le porse una divisa da recluta.
-Grazie. Ora vado a cambiarmi…- rientrò ed uscì dal bagno pochi minuti dopo, indossando la divisa.
-Ti sta un po’ piccola.. beh, accontentati di questa finché i tuoi vestiti non saranno asciutti.-
Alexis cercò di abbassarsi la gonna, guardando fuori dalla finestra. –E’ quasi l’alba…-
Guardò anche Archer. –Già… E tu non puoi stare alla luce del sole.-
-Se lo dici così, però, mi fai sembrare un vampiro.- Alexis sorrise.
Sorrise anche lui. –Puoi sistemarti nella mia stanza, per adesso.-
-Non voglio toglierti il letto.-
-Stai tranquilla…  dormirò più tardi. Ora riposati per qualche ora.- Archer la guidò verso la stanza.
Entrò e chiuse le tende. Alexis si sedette sul letto.
-Beh, buongiorno, Alexis…- Rise lui, uscendo e chiudendo la porta alle sue spalle.

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