Edward isn't a vampire (the story has changed)

di misflawless
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** A scuola ***
Capitolo 3: *** Malesseri e incontri ***
Capitolo 4: *** Edward ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


Chiusi gli occhi e per un istante tutta la mia vita mi passò davanti. Da piccola non ero mai stata un portento in nulla, a scuola i miei voti erano abbastanza buoni ma non eccellevo affatto in
nessuna materia. Mi lasciai accarezzare dal vento che mi scompigliva i capelli, mia madre sarebbe presto venuta a prendermi al porto. 
Eh già, dopo 3 anni passati all'estero con le famose "vacanze studio" mi avrebbe sicuramente trovata cambiata, ne ero certa perchè neanche io dopo la trasformazione riuscivo a
capire più chi ero veramente. Quando sentii il suono che avvertiva i passeggeri dell'arrivo a Forx mi sentii senza via di fuga, ma quello che mi è accaduto a Londra doveva rimanere assuolutamente un segreto.
Mi sporsi leggermente per vedere se c'era mia madre ad aspettarmi e, come pensavo era lì, che sventolava velocemente la mano sorridendomi.
Tirai un respiro e scesi dalla nave, lei mi venne incontro e abbracciandomi disse :<< Oh, Bella, Bella da quanto tempo. Mi sei mancata tantissimo.>> Cominciai a sentirmi 
a disagio e quasi me la scrollai di dosso dicendole :<< Mamma, è tutto ok.>> Mi guardò con una faccia perplessa. << Bella, sono tre anni che non ci vediamo e tu mi sai dire solo : tutto ok?!
Perchè sei così pallida?>> Mi venne un colpo, non sapevo cosa rispondere ma poi lei subito dopo attaccò a parlare :<< Tesoro, devo dire che stai benissimo, ti 
vedo un po' stanca.. dai ti porto a casa così ti faccio vedere la tua stanza in modo che puoi sistemarti con calma>> Mi fece un  sorriso rassicurante e mi prese sotto braccio. 
<<So che per te è difficile ricominciare ma non proccuparti, qui a Forx ti troverai benissimo. Ah, quasi dimenticavo, domani andrai a scuola. Ho pensato che sarebbe stata una buona idea 
per auitarti a battere la tua timidezza>> Si, come no! Qusto era il colmo ancora duecento cose da fare e domani dovevo andare anche a scuola! E mia madre pretendeva anche che la 
ringraziassi. Nonostante questi pensieri mi limitai solo a fare un cenno con la testa, ma a quanto pare a mia madre bastò.
Ci infilammo nella sua vecchia monovolume e ci avviammo verso casa. Non sapevo cosa dire, mia madre parlava a macchinetta e io me la cavavo con qualche "Hum, hum" o "Si, certo" non prestando affato attenzione a quello che diceva. Appena arrivata a casa mi precipitai su per le scale e, ricordando perfettamente dove si trovava la mia stanza, aprii la porta e la chiusi
rumorosamente alle mie spalle.
Mi buttai sul letto tenendomi la testa fra le mani che mi scoppiava dai tanti pensieri che le frullavano all'interno.
C'era solo un problema: il cibo. Come avrei fatto a convincere mia madre che non avevo bisogno di mangiare? Bhe, ci avrei pensato dopo; ora avevo solo voglia di rilassarmi e chiudere gli occhi , 
anche se sapevo benissimo che quella notte non avrei dormito affatto. Io ,come vampiro, ero una cosiddetta "eccezzione" si, nonostante fossi un vampiro riuscivo a dormire
quando ero capace di contenere la 
fame. Mia madre capii la mia stanchezza e mi lasciò stare per tutta la serata ma credo che a mezzanotte sia entrata in camera mia per controllarmi e abbia creduto alla mia simulazione di 
sonno, beh meglio così. Mi toccai la fronte e stranamente sprofondai in un sonno profondo senza nemmeno accorgermene.

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Capitolo 2
*** A scuola ***


Dopo una notte passata fra incubi e insonnia, il giorno dopo la mia vita sembrò andare peggio. Mi svegliai alle 7:33 e nonostante mia madre stesse ancora dormendo beatamente
sotto il soffice piumone
andai in cucina per farle vedere che avevo mangiato qualcosa o si sarebbe sicuramente insospettita. Imburrai due toast e li farcii con della marmellata.
Almeno avevo imparato a fare bene qualcosa durante la mia sosta a Londra.
Molto velocemente preparai anche delle uova strapazzate e ad un certo punto sentii dei passi avvicinarsi; con la mia innata velocità sistamai le uova nel piatto e diedi due morsi al 
pane imburrato. Proprio mentre stavo dando il terzo morso alla mia "colazione" vidi comparire la faccia ancora addormentata di mia madre sulla soglia.
Lei mi rivolse uno sguardo interrogativo e io le dissi solo :<< Vieni, ti ho preparato la colazione!>> sorrisi. Ancora più incredula lei si avvicinò al tavolo e si sedette proprio di fronte a me;
assaggiò piano le uova accompagnandole con un morso di pane tostato, io in attesa del suo giudizio rimasi in piedi ad osservarla.
<< Allora? >> Chiesi curiosa della sua risposta. Mi guardò per un istante e poi disse :<< Bhe, tesoro, se c'è una cosa che hai imparato bene grazie a  me è cucinare.>> Fece un
sorriso soddisfatto e ancora con il boccone in bocca chiese sarcastica :<< Come mai questo gesto d'affetto?! Ieri non eri arrabbiata con me per qualche strana ragione? >>
Mi strinsi nelle spalle :<< Scusa mamma, ma sai a volte mi capita di essere un po' così. Non ero affatto in collera con te. >> Le feci la faccia che facevo sempre quando ero piccola 
quando la facevo arrabbiare per perdonarmi, ma tanto della tenerezza lei mi abbracciava sempre e il nostro litigio finiva lì.
Mi fece un sguardo dolcissimo :<< Oh. Belle, ma come si fa ad arrabbiarsi con te! >> Scoppiammo a ridere entrambe, forse non provavamo quel sentimento di complicità
da tempo, e devo ammettere che sotto sotto mi mancava.
Diedi uno sguardo veloce all'orologio : quasi le otto. Bhe potevo ancora prendermela comoda, la scuola sarebbe iniziata alle otto e quarantacinque; dissi a mia madre che andavo 
a prepararmi di sopra e scattai su per le scale. Nonostante non mi andasse affatto a genio l'idea di tornare a scuola volevo prepararmi in fretta, forse solo per sfuggire a quella 
che era la mia vita o meglio a quella casa, troppo piena di ricordi di papà. Dopo la sua morte "misteriosa" non mi sono mai data pace e in un modo o nell'altro avrei
scoperto la causa del suo decesso. 
Mi lavai frettolosamente i denti e mi misi la prima cosa che pescai nell'armadio : ero pronta, ed in perfetto orario.
Calzai le scarpe da ginnastica nuove e scendendo giù per le scale per poco non inciampai nelle mie stesse gambe; mi rimproverai di fare più attenzione e diedi un bacio
sulla guancia a mia madre che stava finendo di lavare i piatti. Lei mi rivolse uno sguardo un po' malinconico e io la salutai dicendole :<< Buon lavoro mammina, tornerò presto, non 
preoccuparti.>> Lentamente aprii la porta e misi in moto la vecchia Jeep di mio padre. 
La starda era deserta, nessuna anima viva, "meglio per me!" pensai. Parcheggiai proprio di lato ad una BMW argentata vicino alla quale chicchieravano animatamente dei ragazzi.
Spinsi con aria riluttante la portiera della macchina e a passo spedito mi avviai verso la porta; ma durante il mio tragitto qualcosa mi bloccò il braccio
cercai di contenere la mia forza e con un piccolo strattone mi liberai della "presa". Mi girai e vidi un ragazzo, non più alto di me che mi squadrava con occhi curiosi poi
tese verso di me la mano destra e finalmente parlò :<< Hey ciao, sono Eric Yorkie e scrivo per il giornale della scuola. Vorrei farti delle domande, so che tu sei 
Isabella Swan, la nuova arrivata>> quanto detestavo quel nome << ora dimmi da dove vieni, perchè hai scelto questa scuola e...>> Prese una macchina fotografica
<< Sorridi!  Questa andrà in prima pagina piccola! >> Il flash della macchina fotogriafica mi abbagliò e riuscii a mormorare solo :<< Eric, Eric aspetta, hai capito male io non ho 
voglia di rispondere a domande ne tantomeno voglio la mia foto in prima pagina. Desidero solo essere lasciata in pace, mi sono spiegata? Grazie.  >>
Mi voltai e contiuai imperterrita il mio percorso poi mi sentii circondare il collo da un braccio. Cosa voleva ancora?!
Girai la testa verso di lui e mi disse: << Ok, ho capito niente articolo.>>
Sollevata sospirai :<< Grazie. >> <<Bhe, >> disse lui <<ora ti faccio vedere dov'è la tua classe oggi. Cosa hai ora? Fammi vedere... Mhh.. filosofia, perfetto
siamo nella stesso corso>> Sorrise incoraggiante. In quel momento io mi sentii persa;  ok dovevo solo sopportarlo per un' ora, che sarà mai!
Entrammo nella classe e anche se io lo trovai inopportuno il professore mi chiese di esporre brevemente alla classe una piccola descrizione del mio carattere e della mia vita.
Di malavoglia lo feci e Mr Williamson ne fu felice dopo il mio "espluà" la lezione tornò alla normalità ma avevo sempre la sensazione di essere osservata da 
tutti. Mi ero seduta vicino ad una ragazza per non sentirmi obbligata a parlare con Eric se si fosse seduto accanto a me, mi è sembrato che però lui non l'abbia
presa bene, bhe, se ne farà una ragione! Chinai il capo sul libro, mi mici dietro l'orecchio una ciocca di capelli e decisi di seguire la lezione.

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Capitolo 3
*** Malesseri e incontri ***


Già dalla seconda ora iniziavo ad avvertire un doloroso fastidio allo stomaco; sapavo che non avrei dovuto mangiare,se così lo si può chiamare, quella mattina
e dopo essermi subita due ore di teoria musicale, appena uscita dalla classe, e dopo aver controllato ralidamente che Eric non mi stesse seguendo, controllai sul
mio orario scolastico la prossima lezione che avrei dovuto frequentare. Scorsi con il dito fino alla quarta ora e notai che c'era scritto : biologia.
Sperai solo che l'ora successiva non fosse stata stressante, ma, con la mia solita fortuna, era quella di ginnastica. Non avevo nulla contro quella materia, anzi
dopo la trasformazione i miei risultati erano migliorati altamente ma il problema principare era che io non ero ancora pienamente capace di regolare la mia
eccessiva forza e la velocità e nonostante tutto ciò rimaneva comunque la mia immensa goffaggine e la mia incapacità di non fare male a qualcuno durante
l'allenamento. Mentre ero assorta in questi pensieri mi ricordai della lezione di biologia e mi affrettai a raggiungere l'aula.
C'erano già molti ragazzi e chiacchieravano ad alta voce ridendo e facendo battute. Ad un certo punto entrò nella stanza un uomo di bassa statura che richiamò
l'aula all'ordine : il professore. Una ragazza bionda mi fece notare che i posti dove sedersi erano fissi e pre-stabiliti dal professore stesso.
Appena quest ultimo mi vide si rivolse a me dicendo :<< Signorina Swan, si sieda in quel banco, d'altronde è l'unico libero.>> E parlando mi indicò un banco che si trovava
in terza fila a sinistra della cattedra vicino ad una grande finestra. Lentamente mi avviai ma durante il tragitto dalla cattedra al banco sentivo tutte le occhiate dei miei
compagni e serrai la bocca per contenere la rabbia. Buttai la cartella per terra e senza fare rumore scostai la sedia e mi ci sedetti. La lezione cominciò;
il professore disse che dovevamo lavorare a coppie al che, solo in quell'istante ,mi accorsi di non avere un partner. 
Mi sentii un po' a disagio ma ad un certo puntosi sentì qulcuno bussare alla porta e dopo l' "Avanti"del professore che intanto stava disribuendo dei vetrini
da analizzare al microscopio, entrò lui.
Edward Cullen, avevo sentito il suo nome in molte delle discussioni dei ragazzi a scuola e quel nome l'avevo stampato nella mia mente.
Quando mi vide mi rivolse uno sguardo che mi sembrò sprezzante ma io non ricambiai la sua occhiata.
Velocemente prese posto al mio fianco; spostaii la sedia più vicina al muro, volevo cercare di stargli il più lontano possibile ma l'esercizio che dovevamo 
svolgere in classe non me lo permise. Il professore annunciò che dovevamo classificare il tipo di cipolla che si trovava sui vetrni: anafase o profase.
Edward si girò verso di me e pronunciò la sua prima parola :<< Prego. >> disse spingendo il microscopio verso di me.
Gli rivolsi uno sguardo e guardai nel microscopio, dopo una fulimiea analisi capii che era anafase e, sicura di me, lo scrissi a lettere cubitali. Poi guardai di nuovo
Edward negli occhi; mi sembrava perplesso e gli chiesi :<< Cosa c'è? >>. Lui fece un meraviglioso sorriso sghembo e poi parlò :<< Posso controllare? >>
Mi rabbuiai in volto, ma risposi solamente porgendogli il microscopio :<< Certo. >> Lui, dopo un' attenta analisi, disse solo :<< Anafase. >>
Cambiai il vetrino e poi inaspettatamente lui mi fece una domanda tanto ovvia quanto interessante :<< Isabella, perchè sei venuta a Forx? >>
Rimasi un secondo in silenzio e poi risposi :<< Bhe, in realtà io ho sempre vissuto qui... >> Poi stupidamente gli chiesi :<< Come fai a sapere il mio nome? >>
Ma prima che lui potesse rispondermi facendo spallucce dissi :<< Già, è vero che stupida, io sono la nuova. >> Scossi il capo in segno di disapprovazione, quanto odiavo quel nome!
Successivamente tornai a guardare i suoi occhi;
solo in quell' istante mi resi conto che erano di un bellissimo color miele; mi distosi dalle mie fantasie e sentii una profonda fitta allo stomaco.
Appoggiai una mano su di esso e il professore, notando la mia indisposizione chiese :<< Swan, tutto bene? >> Risposi facendo un cenno con il capo ma nonostante 
per me la questione fosse finita lì uno ad uno tutti i miei compagni si interrogarono sul mio stato di salute facendo delle domande tipo "Ti senti poco bene" , "Cos' hai?" o
"Cosa ti fa male?" . Odiavo essere l'argomento principale di una discussione, ma la cosa che mi infastidì maggiormante era che tutti si interessavano della mia salute
tranne Edward, anzi sorrideva come se stesse per scoppiare a ridere,  e anche se non me ne poteva fregare di meno mi sentii improvvisamente triste.
Qualcuno propose di portarmi in infermeria (un certo Mike)  e venni trascinata fin fuori l'aula. Non capivo più niente, venni presa in braccio e portata velocemente
fuori dalla scuola, lo capii solo perchè sentii l'aria fredda invadermi il viso. Ad un certo punto sentii due persone litigare e poi passai dalle braccia di Mike a quelle
di un'altra persona. Venni portata in infermeria dove chiesi di andare in bagno e vomitai la mia "colazione", sapevo che sarebbe successo ma era invevitabile far credere 
a mia madre che mangiavo quel genere di cibo. Poi mi portarono in un'altra stanza dove un infermiera cercò di somministrarmi una medicina contro il mal di stomaco
ma inistendo riuscii ad evitarlo; nel mio caso avrebbe solo peggiorato la situazione.
Mi feci avvolgere in una coperta di lana dal mio "soccorritore misterioso" che poi non era altro che Edward e nonostante non avessi affatto freddo mi lasciai accarezzare dalle sue mani
che tentavano di scaldarmi. Mi appoggiai sullo schienale della sedia dove ero seduta e chiusi per un istante gli occhi.

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Capitolo 4
*** Edward ***


Quando riaprii gli occhi Edward non era più al mio fianco. Mi guardai preoccupata intorno e vidi che stava parlando con l'infermiera; grazie al mio sviluppato udito riuscii a sentire che stava
cercando di convincerla a lasciarmi andare a casa. Poi gettò un occhiata dalla mia parte e, notando che lo stavo osservando, venne nella mia direzione ma non si sedette.
Ad un certo punto parlò :<< Come ti senti Bella? > Furono le uniche parole chi gli uscirono di bocca. Scuotendo la testa perchè mi ero di nuovo persa nel suo sguardo penetrante
dissi velocemente :<< Molto meglio, grazie. > Mi liberai dalla coperta in cui ero attorcigliata e feci per andare via quando lui mi tirò per un braccio dicendo :<< Aspetta... >.
<< Cosa c'è ancora? > Dissi con un tono lievemente scontroso; nonostante desiderassi più che mai stare con lui non volevo affatto darlo a vedere.
Si strinse nelle spalle e mi sorrise << Sicura di voler continuare le lezioni? >. Evidentemente l'ora successiva era quella di educazione fisica e non avevo affatto voglia di 
restare ancora un secondo di più in quella scuola; stavo per dirgli di si ma poi alla fine decise da solo e prendendomi per mano mi portò di nuovo fuori salutando cordialmente e ringraziando
l'infermiera. Ero confusa, dove mi stava portando? 
Quando si fermò eravamo davanti ad una grande macchina nera, una Pegeut, mi fece cenno di salire e impulsivamente, non dando ascolto al mio buon senso lo feci.
Tirò fuori dalla tasca dei jeans la chiave della macchina e dopo aver messo in moto, finalmente partimmo. Guardavo fuori dal finestrino la strada che scivolava velocemente sotto i miei 
occhi, ma poi decisi di rompere il ghiaccio. << Come mai mi stai aiutando? > Sapevo benissimo che questa frase poteva essere intesa con un’ intonazione pungente, ma Edward senza battere
ciglio rispose con sincerità. << ... è come se mi sentissi in dovere di proteggerti. > Le sue parole non avevano un velo di timidezza, evidentemente doveva essere una persona molto 
sicura di sè. A quel punto scoppiai a ridere << E saresti tu a dover proteggere me?! > Dissi con un velo di ironia. << Piuttosto dovresti essere tu a proteggerti da me. >
Forse avevo detto un po' troppo.... ma a quanto pare lui era ancora incerto sul significato della mia risposta.
Per fortuna eravamo quasi arrivati a casa di mia madre; fuori diluviava, sentivo la pioggia battere sul parabrezza della macchina.
Poi fu lui a rompere il silenzio << Bella, siamo arrivati, è meglio che però aspetti qui cinque minuti, fuori sta sfuriando un acquazzone  > Mi guardò con tenerezza;
come si poteva dire di no a quegli occhi così dolci? Annuii e poi lo guardai fredda. << Sai, è meglio non frequentarci... >
Mi sembrò perplesso ma poi disse << Perchè dici così? >. Presi un sospiro << Sai Edward, io apprezzo molto quello che tu hai fatto per me, sei stato molto gentile ma.. ecco..
io... io non ho bisogno della tua "protezione", è questo che intendo dire, quindi non preoccuparti, ok? > Sorrisi cercando di essere convincente.
Lui distolse lo sguardo da me e guardò il volante, non mi sembrava ci fosse rimasto male, anzi forse era anche contento di essersi liberato di me, non riuscivo a comprendere il suo volto  il suo sguardo era completamente 
indecifrabile. << Scusa, - dissi - posso chiederti a cosa stai pensando? >
Lui lentamente mi guardò e poi disse << Nulla >. Guardai il finestrino, quei cinque minuti sembravano interminabili, c'era troppa tensione. Intanto era spiovuto 
allora decisi di andare via, aprii la portiera e correndo mi diressi verso la tettoia di casa mia per ripararmi. Prima di entrare in casa mi voltai, Edward era ancora lì a fissarmi.
Gli feci un cenno del capo ed entrando mi sbattei rumorosamente al porta alle spalle, mia madre non era ancora tornata, lavorava fino alle sei del pomeriggio.
Salii in camera mia e, delusa, scoprii che la macchina nera era già sparita dal viale ciottoloso. Sbuffai e mi abbandonai sul letto, per poco non lo sfondavo.
Immersi la testa nei cuscini porpora e rimasi in silenzio completo a meditare su quello che mi era accaduto.
Troppi pensieri: la scuola, Eric, i compiti... Edward. 
Decisi di incominciare a stilare la relazione sui "Promessi Sposi" di Manzoni ; accesi il computer e cominciai a scrivere.
Quando finii erano le cinque e mezzo; mi massaggiai le tempie. Mi annoiavo da morire; scesi in cucina a guardare un po' di tv, ma non trasmettevano niente di interessante.
Decisi di rendermi utile, preparai la tavola (per una persona, si intende) e accesi anche una candela profumata.
Mia madre rincasò più tardi del previsto, mi trovò stesa sul divano a leggere per l’ennesima volta “Pensieri” , sbuffando disse << Forza, Belle, un po’ di felicità, sono solo le sette, mi dispiace per aver fatto tardi
ma c’era una caso lasciato in sospeso>  Mi alzai sulla schiena sbuffando << Già, avevo dimenticato che lavoro fai…>Mi mise una mano sulla spalla << Mi dispiace tanto tesoro. >
Mi alzai dal divano rosso e le indicai la tavola;
<< E’ tutto pronto devi solo prendere l’insalata dal frigo..> borbottai.
<< Grazie, amore. > disse lei stampandomi un bacio sulla guancia destra << tu non mangi nulla? >
Mi affrettai a dire << No, grazie, mi dispiace, ho già mangiato prima che tu arrivassi…>
<< Come vuoi  > disse lei facendo spallucce.<< Vieni con me, fammi compagnia e piuttosto parlami di come è andato il primo giorno di scuola > sorrise.
Ero tentata dal dirle che era stato un terribile ma risposi tranquillamente << Tutto bene mà. >Stupita mi disse << Tutto bene? Ma devo proprio cavartele io le parole di bocca?
Avanti, quali sono state letue impressioni? Hai conosciuto qualcuno? Hai già visto qualche ragazzo che ti piace? >
<< Mamma – sbottai – è stato il primo giorno di scuola in una città che nemmeno ricordavo e tutti mi trattano come una sconosciuta o come il giocattolino nuovo che è arrivato! >
Mia madre aveva un volto sconcertato; mi coprii la bocca. << Scusa, mi dispiace…. > sussurrai.
<< Non preoccuparti, è normale che tu ti senta così, per il resto ti hanno spiegato le ore di lezione e la posizione
delle classi? > Mi uscì solo un “Hum, hum”, ma a lei se lo fece bastare.
Non avevo affatto voglia di raccontarle di quello che era accaduto alla quinta ora, nè tantomeno di Edward…
sarebbe stato troppo imbarazzante e non volevo si preoccupasse per la mia salute.
Ero in perfetta forma, ma in più avevo il timore che se le avessi detto del mio malore avrebbe immediatamente chiamato un dottore, ed era l’ultimo desiderio che nutrivo.
Quando si fecero le dieci aiutai la mamma a sparecchiare e poi, augurandole la buona notte, dopo averle dato
un bacio sulla fronte, salii di sopra.
Tutto quello che era accaduto mi aveva immensamente spossata, continuavo a pensare ad Edward,
al suo sorriso magnetico, ai suoi atteggiamenti così strani nei miei confronti, al suo viso e ai suoi occhi color nocciola-mielato.
Mi stropicciai gli occhi e mi stesi di fianco sul letto; alla fine mi addormentai cullata dal pensiero di
Edward. Quella notte lo sognai perfino.

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