Il mio sogno più grande

di Paolina91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1



Una stanza completamente buia.

Due letti, e due ragazze che essendo coperte fino ai capelli continuavano a sognare.

Dopo pochi istanti nella loro cameretta si udì un suono, la loro radiosveglia.

Si accese sulla stazione della radio locale che trasmetteva i pezzi del momento…e come prima canzone passò Complicated di Avril Lavigne…

Per loro non c’era modo migliore per iniziare la giornata…

Musica solo sana musica la loro passione più grande.

Poco dopo la ragazza bionda si decise ad alzarsi, cominciando a chiamare la sorella che non ne voleva sapere di svegliarsi.

-Dai Honey alzati non vorrai che mamma cominci a urlare. –

-Mmh va bene, ancora cinque minuti. –

-No, alzati mentre io vado a farmi la doccia. –


La mora si decise finalmente ad aprire i suoi splendidi occhi nocciola, si stiracchiò infastidita dalla poca luce che filtrava attraverso le persiane, lasciate socchiuse la sera prima.

Poi quando finalmente si era convinta ad alzarsi la mamma comincio ad urlare.

-Honey alzati lo so che sei ancora a letto! Forza. –

Si fece forza e con un piccolo sbuffo si fermò davanti all’armadio; indecisa su cosa indossare.

Poi optò per un paio di jeans e un maglioncino leggero, in fin dei conti ormai era già arrivata la primavera anche se l’aria restava sempre un po’ fredda.

Poco dopo quando sua sorella rientrò in camera per finire di prepararsi e pettinarsi, lei si dedicò ad una doccia velocissima poi truccandosi leggermente come suo solito.

Una volta pronta scese in cucina per la colazione, dopo aver bevuto in fretta il suo caffèlatte si avviò verso la fermata dell’autobus in compagnia di sua sorella.

-Hilary ma ci pensi che fra poco per te sarà finita la scuola? –

-Lo so sorellina, e devo confessarti che ho fatto domanda per l’università di giornalismo a Berlino. –

-Cosa non ci posso credere! Sicuramente ti accetteranno sei bravissima a scrivere. Vorrei essere come te. –

-Tesoro ma tu devi seguire il tuo sogno. –

-Lo sai che mamma e papà non sono d’accordo. –



In poco tempo salirono sull’autobus, e si separarono per raggiungere i rispettivi compagni di classe; infatti Hilary frequentava l’ultimo anno del liceo e sua sorella Honey era al terzo anno.

Avevano rispettivamente 18 e 16 anni.

Sull’autobus Honey si sedette in parte alla sua migliore amica, ma quella mattina voleva estraniarsi da tutto per cui decise di ascoltare le sue canzoni preferite accendendo il suo ipod fucsia; peccato che era scarico.

-Uffa la giornata inizia male. –

-Perché? – le chiese la sua amica Jennifer.

-Il mio ipod è morto, lo sai che vivo di musica. –

Scoppiarono a ridere attirando su di loro l’attenzione di tutti.

Girò il viso verso il finestrino, osservando il paesaggio che scorreva velocemente.

Lei amava il suo paese però non vedeva l’ora di andarsene infatti non sopportava più i continui rimproveri dei suoi genitori.

Purtroppo a differenza di sua sorella non era un genio a scuola, arrivava a mala pena alla sufficienza ma non nelle materie scientifiche; l’unica cosa in cui andava bene era musica  ed educazione fisica peccato che non facevano media alla fine dell’anno in pagella.



Hilary invece si sedette nel primo posto libero pronta a ripassare per la verifica di filosofia.

Non aveva molti amici, ma come diceva lei meglio pochi ma buoni.

Lei era completamente diversa dalla sorella, era molto negativa vedeva tutto nero.

Però credeva molto nei suoi sogni ecco perché aveva deciso di provare ad entrare all’università a Berlino grazie al supporto dei suoi genitori.

Le sarebbe sicuramente mancato molto il Canada ma voleva a tutti i costi inseguire il suo sogno.

Per fortuna che la sua famiglia stava bene economicamente, suo padre era capoufficio in un importante compagnia e sua madre un’ organizzatrice di matrimoni.

Insomma una famiglia realizzata peccato che i suoi genitori vedessero Honey come la pecora nera, lei che nella sua testa aveva già delineato il suo futuro.

Voleva diventare una ballerina proprio per questo frequentava corsi di danza da quando aveva sei anni.

All’inizio era una bambolina con il tutù ma con il passare del tempo aveva appeso le scarpette classiche al chiodo e appreso altri stili che sicuramente la rappresentavano maggiormente.


Scesero dall’autobus e si misero vicine pronte per entrare, una volta salita la scalinata si scambiarono un bacio veloce sulla guancia e poi si separarono pronte per la prima lezione della giornata.

Honey entrò in aula e notò che la professoressa di storia e letteratura aveva già preso posto alla cattedra, inforcò gli occhiali e cominciò a guardare i voti sul registro.

La mora deglutì sedendosi accanto ad Jennifer.

-Jenny io non ho studiato e sicuramente mi chiama fuori. –

-Tranquilla Honey magari si offre qualcuno. –

Annuì e poi osservò tutti i suoi compagni, tutti nervosi il che significava nessuno si sarebbe offerto.

Sicuramente quella strega l’avrebbe interrogata.

Poco dopo suonò la seconda campanella e l’anziana insegnante si alzò dalla cattedra pronta a chiudere la porta.

Ritornò con passo sicuro verso la cattedra.

-Buongiorno ragazzi! Allora vediamo un po’ chi manca? –

La rappresentante di classe si affrettò a prendere parola per giustificare l’assenza della sua amica che casualmente aveva la febbre, infatti l’insegnante che aveva capito tutto storse il naso segnando l’assenza.

-Ok adesso direi che possiamo cominciare ad interrogare. C’è qualche volontario…. –

Nessuno alzò la mano e così la professoressa riprese a parlare –Bene vorrà dire che chiamerò io. Vediamo un po’ … potremmo sentire la signorina Harrison.  –

Non sapeva che fare, ma decise di alzarsi e una volta in piedi davanti alla cattedra era pronta per il patibolo.

-Benissimo signorina, di cosa mi vuole parlare? –

Cominciò a pensare ad un argomento, non sapeva proprio quale però si decise a parlare della Divina commedia.

Poco dopo la professoressa la fermò per farle alcune correzioni, poi fece alcune domande legate al suo argomento ma purtroppo non sapeva rispondere.

-Vada pure al posto tanto è tempo perso. Le metto 4 e mezzo perché sono buona. –

Si sedette al fianco della sua amica tenendo per il resto dell’ora gli occhi fissi sul libro anche se non stava seguendo nulla di quella noiosissima lezione.


Alla fine dell’ora prese i libri pronta a cambiare aula ma prima di dirigersi verso il laboratorio di informatica si fermò al bagno.

Si guardò allo specchio, i suoi occhi erano colmi di lacrime ma non doveva piangere non questa volta.

Non voleva piangere per la scuola; nella sua vita c’erano cose molto più importanti secondo lei, peccato che i suoi genitori non l’avrebbero pensata così quella sera quando avrebbe comunicato l’ennesima insufficienza dell’anno.

Fra poco meno di tre mesi la scuola sarebbe finita, sua sorella si sarebbe diplomata con il massimo dei voti e poi sarebbe partita mentre lei?

Esatto lei sarebbe rimasta in quella piccola cittadina, con la sua vita monotona resa a colori solo dalla danza.

Si affettò ad uscire dal bagno e una volta entrata nell’aula si scusò con il professore per l’assenza ma lui le sorrise comprensivo.

Era veramente uno dei pochi che lì dentro la capivano.

Si sedette alla sua postazione.

-Ehi Jenny cosa facciamo oggi?-

-Il professore ha detto che oggi possiamo fare quello che vogliamo. –

Sorrise alla sua amica sorridendo.

Si collegò su internet, per prima cosa controllò  la sua casella di posta elettronica e dopo aver notato che erano tutte email di pubblicità uscì da MSN.

Poi mentre controllava le novità dei suoi artisti preferiti, le si aprì una pagina di pubblicità.

Pubblicizzavano un provino per una scuola di danza prestigiosa, lesse tutto il regolamento.

Avrebbero fatto uno stage con 20 ballerini ma poi solo 2 sarebbero entrati a far parte di quel sogno.

La miglior scuola di danza di tutti gli Stati Uniti offriva un opportunità più unica che rara.

Honey chiamò la sua migliore amica per farle leggere quello che per lei era un sogno.

-Tesoro iscriviti, è l’unico modo per realizzare il tuo sogno. –

-Mmh non lo so, mi spaventa fare questo provino.-

-Senti se non ti iscrivi lo farò io per te. – la minacciò la sua amica, sapeva da quanto aspettava un’ occasione del genere per cui perché sprecarla ora che si era presentata.

La mora decise di ascoltare il consiglio dell’amica, e compilò brevemente il modulo con i suoi dati.

In men che non si dica era iscritta, ora era tutto nelle mani del fato.


Alla fine dell’ora le due amiche insieme a tutto il resto della classe si diressero verso la mensa; non appena entrarono Honey cercò sua sorella per poterle raccontare quello che era successo.

La individuò subito, stava chiacchierando con il direttore del giornalino scolastico, le si avvicinò per parlarle.

-Ciao sorellina, che c’è?-

-Beh volevo raccontarti la mia giornata fino ad ora, ma se ti scoccio vado. – disse abbassando lo sguardo.

-Smettila! Lo sai che mi fa piacere parlare con te. Su dimmi. –

-La giornata sembrava essere iniziata male infatti la professoressa mi ha interrogato, e come al solito mi ha trattato malissimo. –

-No di nuovo; non ci posso credere. Ma tu avevi studiato?-

-Diciamo non proprio bene. Poi siamo andati al laboratorio di informatica e ho scoperto una cosa. – disse la mora con gli occhi che brillavano per l’emozione.

-Ok, parla non tenermi così sulle spine. –

Ma visto che era troppo emozionata, passò il foglio che aveva stampato poco prima alla sorella.

Non appena capì quello che c’era scritto abbracciò la sorella.

-Lo sai vero che mamma e papà  non saranno d’accordo? Ti consiglio di non dirglielo stasera o almeno non dopo la notizia del brutto voto di letteratura. –

Honey annuì e poi si diresse verso le compagne di classe per terminare il pranzo.


**


Suonò nuovamente la campanella che segnava la ripresa delle lezioni.

Per Hilary voleva dire l’ora di educazione fisica, lei odiava quella materia.

Per prima cosa come giocatrice di pallavolo non era bravissima, e poi odiava la divisa sportiva della scuola.

Quei pantaloncini rossi con delle piccole righe bianche laterali erano troppo corti, mentre la maglietta bianca era troppo trasparente ed aderente per i suoi gusti.

Comunque una volta cambiata, entrò nella palestra come sempre era una delle ultime ad arrivare; e ogni volta si sentiva gli sguardi dei suoi compagni, soprattutto i ragazzi, addosso.

Dopo aver formato le squadre, si mise nella sua posizione di mediano centrale consapevole che la squadra alla battuta avrebbe colpito lei, che era considerata l’elemento debole.

Per la bionda il tempo non sembrava passare mai, era una delle poche ore scolastiche che non sopportava per niente.

Quando però il professore disse agli alunni che potevano andare a cambiarsi, dentro di sé fece i salti dalla gioia.


Tornò in classe in compagnia del secchione di turno, che le stava ripetendo la lezione del giorno di fisica.

Cominciava a non sopportarlo più, era stanca di quella situazione.

Stanca di essere considerata la studentessa modello dagli insegnanti che continuavano ad elogiarla davanti ai compagni meno bravi, sentendosi così in imbarazzo.

E poi non sopportava che le ragazze più popolari la additassero come una sfigata, era tempo di cambiare.

Doveva farlo soprattutto se voleva sopravvivere a Berlino.

Là non avrebbe avuto il sostegno della famiglia e di sua sorella, era ora di crearsi una vita sociale attiva.


**


La mora invece non aveva quei pensieri in testa, lei era molto estroversa.

Riusciva facilmente a fare amicizia, però anche lei non era mai entrata a far parte del gruppo delle ragazze popolari.

Non le interessava, preferiva coltivare le sue amicizie con persone vere e sincere.

Non voleva come amiche quattro oche biondo platino e palesemente tinte, quattro ragazze che ogni anno andavano dietro ai ragazzi della squadra di football per essere conosciute,amate e rispettate.

Honey era una ragazza molto solare, credeva nei suoi sogni e ovviamente non amava la scuola.

La sua massima ispirazione era quella di diventare una brava ballerina, ma questo contrastava con il volere dei suoi genitori.

Ormai mancava poco alla fine della giornata scolastica, sicuramente avrebbe preso una bella strigliata per il brutto voto ma non le importava.

Al suono della campanella si sentì uno strusciare di sedie sul pavimento lucido del liceo, e poco dopo nei corridoi un gran vociare di ragazzi pronti a tornare a casa.


Si avviò con il suo gruppo verso la fermata dell’autobus e poco dopo la raggiunse anche la sorella.

Come al solito si salutarono con un bacio sulla guancia, e restò stupita quando la bionda si sedette a ridere e scherzare con il suo gruppo; infatti solitamente si isolava iniziando a fare i compiti.

Una volta a casa, la mora prese la bionda per il braccio bloccandola.

-Hilary che ti succede?-

-Niente Honey, tranquilla. Ho solo deciso di cambiare, voglio farmi degli amici. Devo imparare a costruirmi delle amicizie altrimenti a Berlino sarò sola. –

-Va bene, lo sai che mi fa piacere se stai con noi; ma cerca di legare anche con i tuoi compagni di classe. Lo sai che non è mai troppo tardi per cambiare.-

Dopodiché ognuna si sedette alla sua scrivania, per fare gli esercizi assegnati e studiare.

Strano ma vero anche Honey studiò. Il giorno dopo voleva farsi reinterrogare in letteratura per recuperare.



Ormai era ora di cena, erano pronte a scendere di sotto.

Hilary strinse la mano ad Honey per rassicurarla, sarebbe andato tutto bene.

In fin dei conti era solo un voto, non c’era motivo di arrabbiarsi visto che il giorno dopo si sarebbe offerta nuovamente.

-Ragazze scendete è pronta la cena!- urlò la madre dalla cucina.

Scesero a passo lento, e una volta entrate nella sala da pranzo salutarono con un bacio veloce il padre.

-Allora come è andata a scuola?- chiese lui.

Honey stava bevendo e per cui la sorella cominciò a parlare, sicuramente raccontando la sua giornata avrebbe reso meno grave la situazione della sua adorata sorellina.

-Tutto bene papà, abbiamo fatto il compito di filosofia ed è andato bene come al solito. Poi oggi ho capito che devo farmi degli amici, altrimenti resterò da sola e ho bisogno di relazionarmi con i miei coetanei. –

-Giusto tesoro brava, e tu Honey come è stata la giornata?-

-Beh che dire… non è iniziata nel migliore dei modi. La professoressa mi ha interrogato e non ero preparata al massimo delle mie possibilità ma poi c’è stato anche un risvolto positivo. –

-Mmh e il voto?- chiese questa volta la madre.

Honey abbassò gli occhi sussurrando –Quattro e mezzo. –

I suoi genitori strabuzzarono gli occhi. –Non ci posso credere di nuovo! Sono stufa devi cominciare a studiare. –

-Mamma ma io studio solo che non riesco ad essere come Hilary, però domani mi faccio interrogare così rimedio subito. –

-Non mi convince del tutto, non basta così poco figlia mia possibile che non te ne rendi conto. –

Il padre invece non aveva aperto bocca e sfortunatamente aveva perso l’appetito… era un brutto segno.

Le sorelle chiesero il permesso per alzarsi, non volevano ritrovarsi in mezzo alla bufera che sarebbe scoppiata da lì a poco.


***


Intanto quattro ragazzi erano in volo per gli Stati Uniti d'America.

Non erano dei ragazzi comuni; erano la band più famosa d'Europa.

Le ragazzine si strappavano i capelli per loro, erano disposte e a fare file chilometriche per essere sotto il palco.

Si appostavano sotto il loro hotel pur di riuscire a strappare un autografo e una foto.

Tutto questo era il mondo dei tokio hotel.

Bill, Georg, Gustav e Tom.

Rispettivamente cantante, bassista, batterista e chitarrista.

Si trovavano in volo per il loro primo tour americano.

Un tour che avevano sognato da tutta la vita.

Ilo loro sogno più grande era fare musica e ci erano riusciti alla grande.

Tre album in tedesco all'attivo in tutta Europa e un nuovo disco il riassunto dei precedenti in inglese.

Per conquistare l'America come Cristoforo Colombo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2



Una volta chiuse nella loro stanza, si sentivano al sicuro.

Nonostante le urla provenienti dal piano inferiore.

Decisero di ascoltare la conversazione fra i genitori.

-Tesoro non urlare così, le ragazze sentono. – disse la madre cercando di calmare il marito.

-Non mi importa, non ce la faccio più. Ogni volta che si parla di scuola con Honey tutto va storto. Deve imparare a studiare e siccome i risultati non si vedono, ho trovato un metodo per far cambiare le cose. –

-E sarebbe?- chiese nuovamente la moglie spaventata.

-Facile, diremo stop alla danza fino a che non si metterà a studiare. –

La madre rimase basita dall’idea del marito ma fu costretta ad accettare, non c’era altra via d’uscita.

Poco dopo i genitori comunicarono la notizia alla ragazza che scoppiò a piangere disperata.

-Non potete farmi questo, lo sapete che la danza è tutto per me!-

-Invece posso, d’ora in poi lo studio sarà il tuo tutto e non osare obiettare ancora con me!- urlò il padre ma Honey voleva continuare a lottare per il suo sogno, e non si fece intimorire.

-No questa volta non accetto nessun ricatto! Io andrò a danza. –

-No signorina fine della discussione. –

La mora era già pronta a ribattere ma la mano del padre che velocemente si era schiantata contro la sua guancia, la fece smettere di parlare.

Si sentiva male suo padre non l’aveva mai sfiorata con un dito in 16 anni e adesso era come se il mondo le fosse crollato addosso.

Lo aveva deluso profondamente non c’era altra spiegazione altrimenti non sarebbe mai arrivato a tanto.

Cominciò a singhiozzare e decise di nascondere il viso fra le mani mentre le lacrime continuavano a scendere oltre che per il suo sogno infranto, anche per il male fisico.

Non pensava che suo padre sarebbe arrivato a tanto.

Si voltò dandogli le spalle e salendo di corsa nella sua camera pronta ad essere consolata dalla sorella.

Anche sua madre era rimasta colpita dal gesto del marito, non se lo aspettava e non seppe come ma gli urlò –Ti odio! –



Una volta in camera Honey trovò nuovamente conforto nelle esili braccia della sorella.

-Tranquilla troveremo una soluzione. Non permetterò a nessuno di farti rinunciare al tuo sogno. –

-Grazie ti voglio bene sorellina. –

Si misero sotto le coperte ma mentre la splendida bionda si addormentò subito, la mora continuò a piangere silenziosamente per tutta la notte.


La mattina Honey venne svegliata dolcemente da sua madre che le accarezzava la guancia.

Dopo essersi preparata, scese a fare colazione non degnando di uno sguardo il padre così come la madre e la sorella.

Si recarono a scuola con dei sentimenti dentro di loro completamente differenti.

Hilary era pronta ad iniziare una nuova vita, e Honey era determinata a trovare una soluzione al suo problema più grande.

Anche se prima avrebbe dovuto pensare all’interrogazione di letteratura.

Questa volta l’interrogazione andò molto meglio tanto che riuscì a strappare un 7 e mezzo alla vecchia strega.

Poi a mensa seduta al fianco della sua amica cominciò a pensare alla soluzione per il suo dilemma.

Le venne in mente un idea grandiosa, serviva solo il supporto del suo insegnante di danza.


Nel primo pomeriggio con l’aiuto della sorella decise di recarsi presso la palestra dove si allenava.

Come entrò Gabriele il suo insegnante di danza le sorrise, e si avvicino per salutarla.

Lui era un ragazzo nato in Italia più precisamente a Roma e dopo molto studio era riuscito ad ottenere un contratto con una grande compagnia.

Però purtroppo in seguito ad un infortunio si dovette ritirare, e una volta guarito decise di insegnare danza.

-Ciao tesoro. Come mai sei qui? Oggi non hai allenamento!- le disse lui baciandole una guancia.

-Devo parlarti. Innanzitutto ieri mi sono iscritta al concorso della American Accademy, prenderanno venti ballerini per lo stage e solo due entreranno nella scuola. –

-Ma è una notizia strepitosa Honey! Allora dobbiamo metterci al lavoro. –

-E qui sorge il problema, i miei mi hanno vietato danza per i brutti voti. Ma io ho trovato la soluzione mi serve solo il tuo aiuto. –

-D’accordo dimmi quello che devo fare principessa. –

-E’ semplice tu potresti venire questa sera dopo cena a casa mia e parlare con mio padre. Gli spiegherai che sei disposto ad aiutarmi tutti i giorni dal lunedì al venerdì per tre ore. Solo che studieremo solo tre giorni mentre gli altri due mi preparerai per le selezioni; che ne dici?-

-Dico che sei un genio piccoletta mia!. – disse spettinando la mora con la sua mano gigante.

-Grazie ti adoro!. – gli rispose Honey.

-Io di più.- e dopo l’ultimo abbraccio le sorelle se ne andarono.


Una volta che furono nella loro camera cominciarono entrambe a studiare.

Honey doveva impegnarsi di più con la scuola.

Se otteneva buoni voti, i suoi sarebbero stati disposti a farla partecipare allo stage, ovviamente se sarebbe stata ammessa.

Ben presto arrivò l’ora di cena, nella sala da pranzo si respirava un aria strana.

Parlarono pochissimo tutti, ma Honey non perse l’occasione di spiegare ai genitori del voto ottenuto in letteratura.

E poi gli raccontò che aveva trovato una persona disposta ad aiutarla nello studio tutti i giorni, e ad una cifra modica tanto che l’avrebbe pagata lei stessa.

Dopo cena infatti Gabriele si presentò a casa sua per spiegare tutto ai genitori, e portò con se anche il suo diploma.

Una volta convinto il padre, Honey lo accompagnò alla porta salutandolo con un bacio a stampo.

Le ragazze si ritirarono nella loro stanza, pronte ad addormentarsi.


**


Mentre in salotto i genitori restarono in silenzio.

Ormai non si parlavano più.

Fra di loro si era alzato un muro, che sicuramente sarebbe stato difficile da abbattere.

La mamma non si aspettava di certe un comportamento tale dal marito.

Proprio lei che era contro la violenza, adesso ne aveva visto un atto contro la sua adorata bambina.

Ma la cosa che la faceva stare peggio era il fatto che suo marito considerasse Honey un incapace.

Non la considerava degna di quella famiglia; mentre lei l’avrebbe amata comunque.

Poi era stata proprio lei a spingere la figlia verso lo sport, e non c’era da meravigliarsi se adesso lei volesse fare quello nella vita.

C’era da considerare anche la bravura di Honey nella danza, una ballerina straordinaria.

Il suo fisico già di per se asciutto, era ormai perfetto grazie agli allenamenti.

La tecnica anche quella era impeccabile, sua figlia non si arrendeva fino a che non riusciva ad imparare un passo.

Certo anche lei pensava che doveva mettere più impegno a scuola, ma non si sarebbe mai sognata di vietarle di ballare.

Si alzò dal divano per andare a letto.

Una volta chiusa nella sua stanza, i pensieri ripresero automaticamente.

E si ritrovò a riflettere anche sull’altra figlia.

Così dedita allo studio, una ragazza veramente impeccabile.

Ottimi voti, nessun vizio.

Infatti non pretendeva mai di uscire nel fine settimana oppure di essere portata a delle gare piuttosto che a dei concerti.

La scuola per lei era tutto.

Amava studiare e proprio per questo era riuscita ad ottenere una borsa di studio nella più prestigiosa università tedesca.

Anche se le sarebbe mancata tanto per via della distanza, era giusto che inseguisse il suo sogno.

Con ancora questi pensieri stampati in testa si addormentò.


**


Nell’altra stanza invece le ragazze erano sedute sui loro letti.

Hilary stava ricontrollando delle nozioni per la verifica del giorno dopo.

E strano ma vero anche sua sorella, stava ripassando tutte le materie per il giorno seguente.

Molte volte la sua sorellina le sembrava la protagonista del loro telefilm preferito.

Una ragazza con un'unica ambizione diventare una cantante internazionale.

Proprio come Honey che voleva essere una ballerina.

Lei credeva in sua sorella; però sapeva bene che quella carriera non sarebbe durata per sempre.

Dopo 15 o al massimo 20 anni in quell’ambiente eri fuori, potevi anche essere la migliore al mondo ma prima o poi saresti stata sostituita.

Ecco perché suo padre sognava un'altra carriera per lei.

La voleva vedere laureata e realizzata per tutta la vita.

Ma Honey era testarda, sapeva quello che voleva e sicuramente l’avrebbe ottenuto.



Il mattino seguente, si svegliarono completamente riposate.

In casa regnava un silenzio assoluto.

Chissà dove si erano cacciati i loro genitori.

Avevano un unico pensiero in testa; fare colazione velocemente e poi non perdere l’autobus.

Una volta pronte si avviarono verso la fermata con un venticello testardo che muoveva i loro capelli.

In brevissimo tempo arrivarono alla fermata dell’autobus.

Appena salite a bordo, i compagni di classe di Honey la salutarono subito.

Lei sorridendo si avvicinò alla sua migliore amica.

Cominciarono a chiacchierare su cose senza senso, ma loro erano così.

Cominciavano una conversazione sensata che poi però perdeva ogni logica visto la simpatia delle due ragazze.


Una volta a scuola si avviarono verso l’aula di scienze.

Jennifer si sedette come al solito in ultima fila, mentre Honey in prima.

Era stata obbligata dal professore.

Infatti lui pensava che la ragazza non stesse attenta in classe per avere dei risultati così bassi.

Quel professore aveva una teoria ben precisa.

Una persona ottiene voti bassi per solo due motivi: il primo può essere il non studio mentre il secondo motivo era il fatto di avere qualche problema mentale diciamo.

Una volta seduta, prese subito il libro e il quaderno degli appunti per ripassare l’ultima lezione.

Quando il professore fece il suo ingresso in aula, i ragazzi si alzarono salutandolo.

Poi si risedettero.

-Oggi ho una sorpresa per voi. Faremo un estemporanea. –

Fra i banchi si alzò un brusio che fu azzittito dallo sbattere del registro sulla cattedra.

Honey si sentiva abbastanza sicura, ormai studiava scienze lezione per lezione per non rimanere indietro.

In più ora aveva un motivo in più per ottenere buoni risultati, doveva farlo per la danza anche se i suoi genitori non lo sapevano.

Lei gliene avrebbe parlato una volta rimediate tutte le materie a scuola.

Il professore consegnò il compito.

Avevano un ora per rispondere correttamente a vari quesiti.

Quei compiti erano sempre molto difficili.

Erano domande a scelta multipla, con quattro possibili risposte di cui una completamente sbagliata, una corretta e due che potevano andare.

Però la mora si sentiva sicura.

Aveva studiato quelle cose, e non avrebbe sbagliato.

Non poteva fallire, si sentiva molto più motivata a studiare in quel modo.

Però era consapevole che avrebbe dovuto rinunciare alle sue uscite serali durante la settimana ma anche nel week end se voleva recuperare , mancavano poco meno di tre mesi alla fine della scuola.

Mancavano ancora due anni al termine di quell’inferno come lo chiamava lei.

Certo sapeva che l’istruzione è molto importante però lei avrebbe voluto solo essere libera.

Come si diceva in tedesco? Ah si Freiheit.

Quella parola le piaceva tantissimo.

Ecco un'altra cosa bella della sua vita, il saper parlare varie lingue.

Ecco perché aveva scelto il linguistico come sua sorella.

La storia della sua famiglia era molto particolare.

La madre era nata in Germania da genitori Italiani.

Per cui sapeva parlare sia l’italiano che il Tedesco così come sua sorella.

Consegnò il compito per prima cosa che lasciò il professore senza parole.

Ma non perse l’occasione per controllarlo subito, cominciò a correggerlo e Honey notò che aveva cerchiato solo tre risposte sbagliate su 40.

Il che significava un voto superiore al sette.

Sapeva che suo padre avrebbe pensato, ora si che ho risolto il problema; bastava solo toglierle la danza per farla studiare.

Ma non era così e prima o poi lui l’avrebbe scoperto, ma non avrebbe potuto impedirle nulla.

Ormai era maggiorenne a tutti gli effetti.

Aveva 16 anni e ad ottobre ne avrebbe fatti 17.

Prima che uscisse dall’aula il professore richiamò la sua attenzione complimentandosi per l’ottimo voto.

Sua sorella da dietro il vetro aveva assistito a tutta la scena ed esultava per lei.


Nel pomeriggio come concordato andò a casa del suo insegnante.

Pronta per tre ore di studio, consapevole che quando sarebbe tornata a casa avrebbe avuto ancora da completare i compiti scritti.

Ma per il suo sogno questo ed altro.

Suonò il campanello e il suo insegnante le aprì la porta sorridendole.

-Ciao piccola come va?-

-Alla grande oggi ho preso 8 nel compito di scienze. Però domani c’è quello di geografia per cui aiutami.-

-Mettiamoci al lavoro. –

Studiare con lui era divertente.

Lui le metteva allegria.

Nella sua testa si chiese perché si erano lasciati.

Esatto avevano avuto un storia per un paio di mesi.

I ricordi erano ancora vivi nella sua testa.

Stare con lui era magnifico, sapevano di essere entrambi ancora innamorati l’una dell’altro quando si erano lasciati; ma il proprietario della palestra aveva minacciato di cacciare Gabriele se la loro storia non fosse finita.

I loro sentimenti erano ancora vivi, ecco perché quando uno dei due stava male oppure semplicemente per ringraziarsi si scambiavano dei baci a stampo.

Finita la lezione, Honey si alzò dalla sedia sgranchendosi le gambe.

Prese i libri e cominciò a sistemarli nella sua tracolla fucsia con delle stelle nere.

Uno stile del tutto particolare il suo.

L’aveva preso dal suo idolo: Avril Lavigne.

Si avviò verso la porta per andarsene quando Gabriele la prese per i fianchi baciandole il collo.

-Mi raccomando domani ci vediamo in palestra. –

Annuì sorridendo e finalmente si avviò verso casa.

Ormai erano le sei di sera.

Il tempo di arrivare a casa, farsi una doccia rilassante, cenare e poi compiti fino almeno le dieci.


Come entrò in casa, l’atmosfera sembrava più serena.

I suoi genitori si parlavano più degli ultimi due giorni.

Suo padre si avvicinò accarezzandole la guancia e scusandosi per il gesto.

E Honey non perse l’occasione per raccontargli dell’ottimo voto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


Un nuovo giorno stava per iniziare in casa Harrison.


Fuori risplendeva il sole anche se non c’era proprio un aria piacevole.


Honey si svegliò per prima stranamente.


Si avvicinò al letto della sorella, e la osservò.


Così bella e brava, le sarebbe mancata tantissimo.


Sarebbe partita a luglio per la sua nuova vita.


Mentre lei sarebbe rimasta in quella casa molto probabilmente.


Per molto tempo ancora, non vedeva l’ora di andarsene.


Trovare la sua strada e la sua libertà.


Baciò la fronte della sorella bionda svegliandola dolcemente.


Poi si avviò verso il bagno per fare una doccia calda.


Ne aveva bisogno per svegliarsi completamente.


Dopo essersi insaponata accuratamente con il suo bagnoschiuma alla fragola, cominciò a sciacquarsi anche i capelli.


Quanto avrebbe voluto essere bionda anche lei, invece aveva gli stessi colori del padre.


Forse era proprio a causa della loro somiglianza che avevano quel rapporto di amore-odio che c’è fra i genitori e i figli.


Una volta asciutta si recò in camera avvolta nell’asciugamano, giallo canarino, che le copriva a malapena le natiche.


Si posizionò davanti all’armadio indecisa su cosa indossare.


Poi si ricordò che quel giorno aveva educazione fisica, per cui era meglio essere comodi.


Indossò un paio di jeans chiari, abbinò una felpa nera con le stelle fucsia e le sue converse nere.


Scese di sotto pronta per la colazione.


Trovò solo la madre che le stava preparando la colazione.


-Buongiorno mamma! –


-Buongiorno tesoro, siediti a mangiare qualcosa. –


Annuì sedendosi al tavolo con di fronte la sua spremuta d’arancia e poco dopo sua madre le servì il latte con i cereali.


Dopo pochi secondi venne raggiunta dalla sorella.


Anche lei fece la colazione abbondante mentre leggeva il giornale.


Beh ovvio voleva diventare una giornalista, per cui doveva tenersi informata.


Notò che Hilary stava facendo una faccia schifata evidentemente quell’articolo non era scritto perfettamente.


Si alzarono dalle loro sedie in contemporanea e dopo un bacio alla loro mamma, uscirono di casa in direzione della fermata dell’autobus.


Quella mattina tutto scorreva così calmo.


Mentre lei dentro di se era agitata, pensava alle prove che avrebbe avuto nel pomeriggio.


Chissà che coreografie si sarebbe inventato il suo insegnante.


Era molto curiosa, si risvegliò dai suoi pensieri quando l’autobus scolastico era davanti a lei.


Il classico autobus giallo che si vede nei telefilm, pieno di ragazzi che vanno a scuola e pensano solo a fare casino prima dell’ingresso in aula.


Una volta a bordo, decise di isolarsi con la sua musica nelle orecchie.


Molte volte pensava che lei vivesse solo per la musica.


Perché lei non ti tradisce mai.


Poco dopo la sua migliore amica le strappò una cuffietta sorridendole.


-Ehi Jenny come mai così contenta?-


-La mia band preferita sarà in tour in America. –


-Wow! Sono felicissima per te, te l’avevo detto che prima o poi sarebbe stata anche la tua occasione! – le rispose la mora ridendo.


-Certo, però i miei non mi mandano di certo da sola fino a New York. –


-Oh mi dispiace, ma potresti chiedere a tuo cugino di accompagnarti. –


-Già fatto ma sai è così occupato con il lavoro che non può proprio liberarsi, ma magari potresti venire tu con me!-


Le disse Jennifer sorridendo e facendo gli occhioni dolci.


-No, non se ne parla nemmeno. Prima cosa non so nemmeno che cavolo di musica suonano e secondo devo provare se voglio essere ammessa all’accademia. –


-Uffa, facciamo così… ti presto questi cd prova ad ascoltarli ok? Poi mi farai sapere. Ciao!-


Si alzò lasciandola sola con i suoi pensieri, e dei cd fra le mani.


Il primo cd che si trovò ad osservare con attenzione si intitolava Schrei ed aveva una copertina del tutto particolare.


Restò colpita dal ragazzo in primo piano, sicuramente il cantante che la sua amica descriveva come una voce angelica.


Lesse tutte le canzoni contenute nell’album, e si trovò molto colpita dai testi.


Trattavano tematiche adolescenziali ma con grande consapevolezza; forse proprio per quello in Europa erano tanto amati.


La canzone che dava il titolo all’album era veramente un inno a rimanere se stessi senza farsi influenzare dagli altri.


Un altro titolo che la lasciò senza parole fu Leb die Sekunde, invitava a vivere ogni secondo della propria vita.


Adesso non vedeva l’ora di ascoltare quel cd.


Ormai era arrivata a scuola, mise i cd nella tracolla anche se non vedeva l’ora di leggere gli altri testi.


Fortunatamente la prima ora era buca, mancava l’insegnante di storia e decise di continuare a farsi i fatti suoi, leggendo i testi di quella band che cominciava a starle simpatica.


Jenny al suo fianco sorrideva, sapeva che l’avrebbe convinta facendole sentire i cd.


Poi Honey era avvantaggiata capiva il tedesco, quindi poteva comprendere i testi perfettamente.


Il secondo cd era Zimmer 483, che nome strano si ritrovò a pensare.


Stanza 483, si voltò verso l’amica distraendola dal suo ripasso di geografia.


-Ehi come mai questo album l’hanno chiamato così?-


-Beh vedi, loro erano sempre in tour e molte canzoni del nuovo disco sono nate nelle stanze d’albergo e soprattutto nella Zimmer 483. –


-Fantastico, beh grazie. –


Anche quelle canzoni la lasciarono piacevolmente colpita.


Un gruppo che fino a pochi minuti prima pensava di non sopportare si era rivelato per lei una grande scoperta.


Nel libretto che conteneva i testi, comincio anche a conoscere i componenti della band grazie all’aiuto della sua amica.


-Allora il cantante è Bill. Voce angelica e due occhi che ti lasciano senza fiato, poi se pensi anche alle parole dei testi che scrive lui ed ha più o meno la nostra età resti veramente colpita.


Il ragazzo con i rasta è suo fratello gemello Tom. Diciamo che non ha una buona reputazione, è il donnaiolo del gruppo e il preferito delle ragazze anche se io personalmente preferisco Georg il bassista, è un tipo tranquillo ed è anche il più grande. Poi c’è Gustav  che noi fans abbiamo soprannominato l’orsetto Pooh. –


Restò completamente affascinata dal racconto di Jennifer.


Poi il suono della campanella le invitò a mettere tutto negli zaini.


Adesso c’era il compito in classe di geografia.


Si sedette al suo posto e una volta lette le domande tirò un sospiro di sollievo.


Era preparata, significava un altro voto discreto.


Sicuramente i suoi genitori sarebbero stati entusiasti e poi adesso aveva qualcosa da chiedere.


Voleva il permesso per il concerto a New York che sarebbe stato a Maggio.


Ormai erano ad aprile, i ragazzi erano già in America e lei non voleva perderseli.


Alla fine della lezione, le ragazze si diressero verso la palestra per la terza e quarta ora.


Avevano due ore di educazione fisica.


Honey si sedette sulla panca degli spogliatoi cominciando a slacciarsi le converse.


Tolse i jeans e indossò i pantaloncini della divisa sportiva della scuola, poi fece lo stesso con la felpa.


Una volta allacciate le scarpe, si avviarono insieme in palestra dove trovarono solo i ragazzi già pronti che giocavano a basket.


Tutte le ragazze si stavano ancora cambiando o per meglio dire spettegolando.


Il professore andò verso lo spogliatoio bussando alla porta, intimando alle ragazze di muoversi altrimenti avrebbe messo loro un voto negativo.


Poi cominciarono a fare riscaldamento.


10 minuti di corsa continua, per Honey era una passeggiata.


Era abituata a ritmi peggiori con la danza.


Infatti era l’unica ragazza sportiva della classe.


Ecco un'altra materia dove otteneva buoni voti senza faticare troppo.


Terminato il riscaldamento il professore li divise in due squadre.


Avrebbero giocato a pallavolo.


Il suo sport preferito dopo la danza.


Era capitata nella squadra più forte.


C’erano tre ragazzi iscritti ai tornei di pallavolo, lei se la cavava abbastanza bene così come Jennifer.


Mentre le altre ragazze avevano preferito restare in panchina a limarsi le unghie.


Però non potevano giocare in 5 quindi il professore ne obbligò una a giocare, pur di metterle almeno un misero voto in pagella.


I ragazzi si voltarono verso Honey che era in difesa, e riposero in lei tutte le speranze.


Sapevano che era l’unica in grado di farli vincere.


Jennifer giocava abbastanza bene ma non in difesa e l’altra ochetta sembrava troppo presa dalle doppie punte dei suoi capelli platino.


Il professore fischiò l’inizio della partita.


La battuta era affidata alla squadra avversaria, avevano già trovato il loro obiettivo, la biondina con la testa fra le nuvole.


Honey avendo capito le intenzioni, si mosse velocemente riuscendo a salvare il viso della bionda per pochissimo.


Ma quella non aveva capito niente.


-Ehi! Attenta a quello che fai. Mi hai quasi ucciso. – le disse con voce simile a quella di un oca.


-Senti vattene in panchina! E’ meglio giocare in cinque che con te in campo. Oca! – le disse la mora non riuscendo a trattenersi.


-Come mi hai chiamato? –


-Stai zitta! –


Il capitano della squadra era intervenuto in difesa di Honey e aveva cacciato dal campo la bionda.


Ovviamente il loro insegnante non era d’accordo ma bastò uno sguardo da parte di tutti i giocatori per farlo stare zitto.


La partita continuò serenamente con la vittoria della squadra di Honey e Jennifer.


Dopo il fischio finale si diressero verso gli spogliatoi.


Si tolsero la divisa rimettendola nello zaino.


Una volta pronte si diressero verso la mensa per il pranzo.


Beh insomma quel poco di commestibile che c’era da mangiare.


Alla fine della pausa pranzo c’erano ancora due ore di lezioni.


Ma ormai Honey pensava già all’imminente lezione di danza.


Oggi l’allenamento sarebbe stato più lungo del solito.


Si sarebbe allenata per tre ore.


Già immaginava come le avrebbero fatto male i piedi alla fine della lezione.


I muscoli delle gambe e braccia tesi, e poi una volta tornata a casa le spettavano ancora un sacco di compiti e studio.


Ma avrebbe fatto di tutto pur di realizzare il suo sogno.


Finalmente suonò l’ultima campanella della giornata.


Non prese nemmeno l’autobus.


Si avviò a piedi alla palestra.


Praticamente era a quindici minuti dalla sua scuola.


Una volta arrivata, aprì la porta e l’aria calda le colpì il viso.


Era segno che i riscaldamenti erano accesi da parecchio tempo, evidentemente il suo insegnante era arrivato presto per pensare a delle probabili coreografie.


Salutò il direttore quando passò davanti al suo ufficio e lui le sorrise.


Ok sapeva già tutto, infatti si alzò dalla sua sedia e la seguì fino all’aula che solitamente occupava con il suo insegnante.


Entrò salutando Gabriele e poi corse a cambiarsi.


Indossò un paio di pantaloncini blu con abbinata una canotierina.


Dopo un po’ di riscaldamento muscolare, il suo insegnante le espose quello a  cui aveva pensato.


-Allora ho pensato che potresti esibirti nella disciplina che ti riesce meglio. In questo modo potresti mettere in luce i tuoi pregi al meglio. –


Honey scosse la testa contrariata.


-No così non va bene. Io voglio fare una base che parte sulla mia disciplina preferita ma che poi sfuma su tutti gli altri stili. Solo così potrò dimostrare la mia versatilità in ogni stile. –


Il direttore dopo il suo discorso si complimentò con lei per l’idea.


-Ho già in testa anche la canzone con cui iniziare. Una canzone italiana che adoro. Attacca il mio ipod così parte. –


E come partì la base Honey cominciò con dei passi improvvisati, ma le venivano splendidamente come se fosse una coreografia studiata a tavolino.


La danza era così per lei; la musica le trasmetteva delle emozioni che poi lei trasformava in movimenti.


Dei movimenti perfetti e allo stesso tempo riusciva ad essere sempre all’interno del pezzo.


Tutte le sensazioni della base musicale lei le sentiva, riusciva ad interpretarle appieno.


I due restarono a bocca aperta per quello che stavano vedendo.


Era la ballerina più espressiva e carismatica che avessero mai visto in vita loro.


Alla fine del pezzo applaudirono mentre nella piccola stanza si diffondeva una musica più classica.


Ora era il momento del pezzo classico, indossò velocemente le punte anche se non lo faceva più da anni.


Sentì subito i dolori ai piedi ma sorridendo cominciò a volteggiare sul parquet della palestrina.


Anche in questo caso i passi erano dettati dal suo istinto.


Con un ultima giravolta tornò con i piedi a terra inchinandosi come una vera ballerina classica.


-Per oggi può bastare! Io ho filmato le tue coreografie così dalla prossima volta le perfezioniamo. –


Annuì correndo verso lo spogliatoio.


Era meglio arrivare a casa prima dei suoi genitori altrimenti si sarebbero insospettiti.


Uscì salutando i due, e con la musica nelle orecchie si avviò verso casa.


O per meglio dire verso la fermata dell’autobus.


Stranamente era puntuale così arrivò a casa con una mezzora di anticipo rispetto ai suoi genitori.


Corse nella sua camera, e cominciò a ripassare per l’interrogazione di tedesco del giorno dopo.


Adorava la sua insegnante.


Una donna che sapeva insegnare in modo perfetto e che la elogiava continuamente per la chiarezza e completezza sia nello scritto che nel parlato.


Dopo aver finito il breve ripasso, si decise a cominciare i compiti scritti.


Non erano molti ma preferiva portasi avanti.


Poco dopo la porta d’ingresso si aprì e sentì i saluti dei suoi genitori.


Scese a salutarli, raccontando la sua giornata scolastica compreso l’ottimo voto in geografia.


E decise anche di fare sentire quella nuova band che aveva scoperto a sua mamma, lei si che capiva la musica tedesca e poi scoprì che piacevano anche a suo padre.


-Li ho scoperti grazie a Jennifer che mi ha prestato i cd, infatti adesso li copio nel pc così domani posso tornarglieli. Ah e poi mi ha detto che a fine maggio ci sarà un loro concerto a New York e voleva sapere se potevo accompagnarla. –


I suoi genitori restarono stupiti da quella richiesta e non sapevano che dire.


Poi suo padre prese la parola-Beh facciamo così, se continui ad andare bene a scuola potrai sicuramente permetterti due giorni di assenza per il loro concerto. –


La mora sorrise abbracciando entrambi i suoi genitori, e tornò al piano di sopra intonando In die Nacht.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Dopo una serata passata in tutta tranquillità le ragazze si ritirarono nella loro stanza per dormire.

Hilaryera molto stanca.

Aveva lavorato tutto il pomeriggio con il suo gruppo di studio.

Dovevano preparare un progetto di scienze da presentare all’esame, ormai mancava poco e loro erano abbastanza in ritardo con i tempi.

Poi doveva controllare le ultime parti della sua tesina.

Aveva sviluppato un argomento che le interessava particolarmente.

L’importanza della comunicazione, ecco perché aveva fatto il liceo linguistico e perché voleva diventare una giornalista.

Ormai era esperta in quel campo, aveva letto tutti i libri possibili ed inimmaginabili.

Ma non si è mai troppo preparato, poi si era ritrovata in un ambito molto vasto e complesso.

Lei era fatta così le piacevano solo le cose complicate altrimenti non era contenta.

Insomma per lei era stata una giornata veramente pesante.

Anche per sua sorella lo era stata.

Fare le prove di danza l’aveva stancata moltissimo, ma lei non perdeva mai l’energia e la felicità.

Anche dopo una giornata stancante riusciva a fare ancora un miliardo di cose.

Da questo punto di vista l’ammirava tantissimo.

Era una ragazza solare, dolce, comprensiva e molto matura per la sua età.
Forse il suo carattere aveva un unico aspetto negativo: la pignoleria.
Tutto doveva essere perfetto.
L’unico aspetto su cui si somigliavano, se facevano una cosa doveva essere perfetta altrimenti niente.
Lo dicevano anche i genitori mai viste due sorelle tanto diverse.
E non solo dal punto di vista fisico.
Una bionda e liscia con gli occhi chiari, l’altra mora e riccia e occhi nocciola.
Lasciavano stupiti tutti quando dicevano di essere sorelle.
Poco dopo cullata dai suoi pensieri si addormentò.

**


La mattina seguente Honey si svegliò parecchio in anticipo rispetto al suono della sveglia.

Non sapeva esattamente il motivo ma si sentiva in piene forze, e aveva addosso un incredibile carica.

Non vedeva l’ora di poter comunicare alla sua amica che sarebbe andata al concerto con lei.

Ora che ci ripensava, sapeva che molto probabilmente sarebbe stata l’ultima occasione di uscita con la sua best friend, anche perché a giugno sarebbe tornata nella Grande Mela per sostenere il provino.

Si chiedeva se ce l’avrebbe fatta.

Sperava con tutto il cuore di si, ma sapeva che la concorrenza era agguerrita.

Doveva aspettarsi di tutto.

Ma quello che più la spaventava era di ricevere un no secco.

Cosa avrebbe fatto allora?

La sua vita era per la danza, e un rifiuto tanto importante le avrebbe tolto qualsiasi speranza.

Ormai era ora di alzarsi, si diresse verso il bagno per la solita doccia.

Accese la musica sulla sua stazione preferita, stavano passando proprio la canzone dei suoi nuovi idoli.

E bastarono quelle note di chitarra, basso e batteria insieme a quella voce perfetta per farle dimenticare tutti i brutti pensieri che le avevano affollato la mente fino a poco prima.

Corse in camera a vestirsi.

Pantaloni neri e aderenti che sottolineavano la sua vita magra, e le forme perfette.

Maglietta bianca abbastanza particolare, una spalla restava fuori, e l’altra manica era a tre quarti.

La sua maglietta preferita, aveva una scritta fatta con i brillantini rossi e verdi che recitava “J’e t’aime a la folie”.

Prese anche il giacchetto di pelle e scese di sotto a fare colazione.

I genitori erano già usciti per il lavoro.

Prese il solito succo all’arancia e la brioche.

Poi si avviò insieme alla sorella alla fermata dell’ autobus.


La solita giornata scolastica si preannunciò parecchio noiosa.

Ci furono due ore di assemblea scolastica.

Discussero riguardo alla festa di fine anno, e poi per l’organizzazione della consegna dei diplomi.

Era tutto così emozionante.

Honey si ritrovò a pensare che però avrebbe perso sua sorella quel giorno.

Ma in fin dei conti era giusto così, anche lei aveva diritto ad inseguire il suo sogno.

Poi si immaginò il giorno del suo diploma, se fosse entrata alla American Accademy non ci sarebbe stato alcun diploma per lei.

Sarebbe stata una grande delusione per i suoi genitori.

Preferì non pensarci concentrandosi per l’interrogazione di tedesco.


Alla fine della giornata scolastica, tutti i suoi compagni si stavano organizzando per il week end.

Per lei non ci sarebbe stato.

Preferiva rimanere a casa, portandosi avanti con i compiti scritti e lo studio.

Salutò la sua migliore amica e si affrettò ad uscire da scuola.

La stava aspettando il suo insegnante.

Anche quel pomeriggio avrebbe studiato.

Ma non sentiva il peso o la fatica, sapeva che tutto quello era per una buona causa.

Ormai erano finite anche quelle tre ore di studio.

Aveva ripassato quasi tutte le materie per lunedì.

Ripose i libri nella sua tracolla.

E salutò il suo insegnante.

Non vedeva l’ora di andarsene da lì.

Il perché non le era chiaro; forse era molto stanca.

Oppure il motivo più plausibile secondo lei erano i cattivi pensieri che aveva già in testa dal primo mattino.

Ma come un flashback le ritornarono in mente le parole che le aveva detto il suo insegnante il giorno prima.

“Io ho filmato le tue coreografie così dalla prossima volta le perfezioniamo. “

Lui quindi non le pensava perfette, voleva cambiarle.

Questa volta Honey non avrebbe accettato un simile ricatto, aveva visto la faccia del direttore.

Praticamente l’aveva lasciato senza parole il che significava che erano già perfette.

Avrebbe parlato con il suo insegnate il giorno seguente sperando di poter chiarire tutto.

Ora voleva solo tornare a casa e rilassarsi un po’ prima di cena.


**


Hilary stava continuando a rileggere la sua tesina.

Non era completamente soddisfatta.

Ogni volta che faceva una correzione sembrava essere perfetta, ma rileggendola per la seconda volta trovava sempre qualche difetto.

Sapeva che ormai doveva sbrigarsi.

I professori dovevano correggerla, e successivamente ne avrebbe inviata una copia all’università.

Così si era ritrovata con un obiettivo in testa.

Terminare qualsiasi correzione entro lunedì.

E una volta ricorretta dai professori l’avrebbe inviata per fine settimana al rettore del suo college.

Era ora di cena.

Si ritrovarono tutti a cena, in perfetta tranquillità ed armonia.


Dopo cena tornò nella sua camera per continuare il suo lavoro.

Mentre sua sorella aveva preso il portatile.

Era scesa in cucina per non disturbarla.



**


Seduta al tavolo.

Si connesse ad internet.

Prima di tutto controllò se c’erano delle novità da parte dell’accademia.

Poi decise di cercare qualche video della band che aveva scoperto da poco.

Dal vivo erano spettacolari.

Dei mostri da palcoscenico.

Intrattenevano il pubblico come mai aveva visto prima di allora.

Sua madre si sedette al suo fianco osservando quelle ragazze in visibilio.

-Però che energia! –

Già aveva ragione la mamma, erano straordinari.

E le loro fans europee non avrebbero mai avuto rivali.

Anche se lei voleva trovare un modo per far ricordare anche le fans americane.

-Eh si! Le loro fans sono proprio straordinarie. Non riusciremo mai ad arrivare ai loro livelli. –

-Ma non dire così tesoro. Loro amano tutte le loro ammiratrici. Chi preferisci fra i ragazzi della band? –

-Sinceramente non lo so, lo saprò dopo averli visti dal vivo. –

-Capito, ma possibile che nessuno di loro ti abbia colpito?-

-Beh, direi di no per il momento. Sono tutti particolari e mi stanno simpatici per ora. –

La madre preferì non indagare oltre, lasciando la figlia in pace.

Honey passò così il suo venerdì sera in completa tranquillità.

Stranamente per lei visto che solitamente usciva con i suoi compagni di classe.

Si ritrovavano in un pub per bere qualcosa e cercavano di divertirsi come potevano.

Erano una classe affiatata, andavano d’accordo fra di loro, anche se non sopportavano le cheerleaders.

Infatti le quattro bionde ossigenate non prendevano mai parte alle loro serate, preferivano stare con la squadra di football, mentre le altre ragazze quelle che contavano passavano i loro week end divertendosi insieme a tutti i figli di papà.

Per cui il gruppo classe di Honey non era veramente grandissimo.

Era formato soprattutto da ragazzi, una dozzina e poi come uniche ragazze del gruppo c’erano lei e Jennifer.

Ma quello che adesso si chiedeva era perché i ragazzi non l’avessero chiamata una volta notata la sua assenza.

Riflettendo meglio arrivò alla conclusione che Jenny aveva spiegato tutto agli amici.

Però le mancavano tanto.

Chissà come avrebbe fatto senza di loro, una volta che se ne sarebbe andata da quella cittadina.

Ma lei sentiva dentro di sé che era il momento di crescere.

Abbandonare le sue origini per percorre la sua strada.

Una strada che si prospettava tutta in salita.

Con questo ultimo pensiero, spense il suo computer e si decise ad andare a dormire.

Indossò il suo pigiama preferito, blu scuro e si mise sotto le coperte.

Nemmeno il tempo di posare la testa sul cuscino che Morfeo l’aveva accolta tra le sue braccia.



**


Era arrivato anche sabato.

Il giorno preferito da qualsiasi studente.

Iniziava il week end, e tutti i ragazzi pensavano solo alle uscite.

Solo Hilary si era alzata al solito orario scolastico.

Doveva terminare dei compiti, e cominciare il ripasso per gli esami e in più quello sarebbe stato il giorno della verità.

Avrebbe stampato la tesina e una volta riletta solo se ne sarebbe stata soddisfatta avrebbe chiesto ai genitori un parere.

Lei era fatta così, se una cosa non le piaceva non permetteva a nessuno di leggerla.

Forse perché non credeva abbastanza in se stessa.

Chissà da chi aveva preso quell’aspetto del suo carattere?

Tutta la sua famiglia era composta da gente positiva e sicura.

Decise di non pensarci troppo, in fin dei conti non si è tutti uguali.

Poco dopo sua sorella scese in cucina per la colazione.

Non la salutò nemmeno, sapeva che era molto irascibile appena sveglia.

Si sedette al bancone mentre mangiava il suo latte con i cereali.

A volte le sembrava così bambina.

Mentre spesso si mostrava adulta, così decisa su tutto quello che voleva dalla sua vita.

Poco dopo le si sedette affianco e si abbracciarono.

Sicuramente le sarebbe mancata tantissimo, ma non avrebbe perso occasione di tornare a casa per le feste; e ogni tanto invitare sua sorella nella fredda Germania, per passare del tempo con lei.

Hilary continuò i suoi compiti mentre la sorella si dedicava alla sistemazione della loro camera e dei suoi libri.


**


Poi anche lei decise di studiare un po’, in fondo il suo impegno doveva essere costante solo così avrebbe potuto dire di essere promossa.

Mancava un mese e mezzo alla fine dell’anno scolastico.

Fortunatamente era riuscita a recuperare tre materie, ed era certa che con altre tre settimane di impegno sarebbe riuscita ad alzare la sua media.

Ormai era molto importante avere una media alta, solo così poteva ottenere maggiori crediti in vista del diploma.

Decise però di non pensarci troppo, in fin dei conti mancavano ancora due anni al suo diploma.

Due lunghissimi anni secondo lei, ma sapeva che sarebbero volati.

E poi cosa avrebbe fatto?

Beh certo se sarebbe stata presa all’accademia non avrebbe terminato la scuola, ma visto che era una piccola probabilità era meglio pensare al futuro in forma più concreta.

Non sapeva cosa fare della sua vita e solo perché l’aveva costruita intorno alla danza, ma lei doveva credere in se stessa e non abbandonare il suo obiettivo.

Nel primo pomeriggio una volta terminati tutti i compiti, scese in salotto per chiedere il permesso dei genitori per uscire.

Doveva assolutamente chiarire con Gabriele, ne andava della sua ammissione.

-Ok però devi tornare verso le 18.30, così sarai a casa per cena. –

Prese le chiavi e il cellulare e a velocità super sonica corse verso la casa del suo amato insegnante.

Suonò il campanello e poco dopo lui le aprì la porta sorridendole.

Non si aspettava di certo che lei andasse da lui.

Honey riprese fiato sedendosi sul divano blu del salotto come se fosse a casa sua.

Cominciò a parlare di cosa aveva fatto, e poi prese il coraggio per dire la frase che si teneva dentro da due giorni ormai.

-Tu non cambierai le mie coreografie! – lo disse con un tono che non ammetteva repliche tanto che Gabriele si limitò soltanto ad annuire abbassando lo sguardo.

Sapeva di aver sbagliato ma come al solito era troppo orgoglioso per scusarsi con lei, nonostante la amasse.

Lei pensava che quando si ama una persona bisognava mettere da parte l’orgoglio e fare qualsiasi cosa per dimostrare l’amore.

Evidentemente quel sentimento non era così forte per loro.

O almeno non per lui.

Si alzò dal divano e salutandolo tornò a casa.

Era ancora presto ma non aveva voglia di fare niente, voleva solo starsene sola con la sua musica.

Quello che aveva capito le aveva fatto troppo male. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Una volta a casa si distese sul suo letto.

Sua sorella si stava facendo la doccia, e lei si sentiva così sola.

Sentiva un grande vuoto dentro di se.

Forse il suo cuore si era irrimediabilmente spezzato a causa di quel ragazzo.

Ora ne era certa, l’amore fa solo soffrire.

Per cui decise di allontanarlo da lei, d’ora in poi basta relazioni amorose.

Anche se quella per lei era stata la prima, una grande delusione.

Ed ora si ritrovava sola nella sua stanza a riflettere sul primo amore di cui stava provando le sofferenze.

Pensò a perché lei non potesse essere felice?

Era sbagliata?

Forse era lei che amava in modo sbagliato oppure Gabriele voleva solo usarla, in fin dei conti lui era molto più grande e avrebbe potuto avere qualsiasi ragazza.

Calde lacrime cominciarono a scorrere sul suo volto senza che lei se ne accorgesse.


**


Hilary entrò nella stanza e si sorprese di trovare la sorella in quelle condizioni.

Era completamente distrutta cosa strana visto che sorrideva sempre.

-Ehi che succede? – le chiese sedendosi al suo fianco.

Honey aveva lo sguardo perso e spento, così Hilary cominciò a preoccuparsi.

-Rispondimi Honey non farmi preoccupare. –

E come se fosse percossa da una scarica elettrica Honey si alzò di scatto abbracciando la sorella.

-Calmati piccola! Va tutto bene. – la bionda le sussurrò dolci parole mentre i singhiozzi della mora piano piano si calmavano.

Quando si riprese da quel momento di debolezza le raccontò quello che era successo.

-Tesoro mi dispiace. So che eri innamorata di lui, ma devi dimenticarlo! –

-Lo so, però non voglio più amare se fa così male! –

-Non dire così, prima o poi troverai quello giusto per te. –

Honey annuì e poi scesero per la cena.


**


I genitori si preoccuparono vedendo così spenta la loro bambina.

Chissà che cosa le era successo?

Avrebbero tanto voluto chiederglielo ma preferirono evitarle ulteriori sofferenze.

Cenarono in silenzio, gli unici rumori che si sentivano in casa erano i tintinnii delle posate che si scontravano con il piatto.

Honey non mangiò molto.

Si alzò da tavola correndo nella sua stanza.

Una volta restati soli con la bionda le chiesero spiegazioni sul comportamento di Honey.

Hilary raccontò quello che era successo omettendo la parte del ballo, in quel caso i genitori non l’avrebbero presa molto bene.

I due annuirono dispiaciuti.

Era arrivata la prima delusione d’amore per la loro seconda figlia.

Non sapevano come comportarsi qualsiasi cosa poteva essere sbagliata.

Pochi minuti dopo però si ritrovarono ad annuire alla richiesta secondo loro bizzarra di Honey.

Voleva andare in discoteca con i suoi compagni di classe.

Speravano che potesse distrarsi dai brutti pensieri.


**

Honey si preparò accuratamente.

Indossò un paio di leggins di pelle nera, abbinandoci un corpetto sempre di pelle.

Si truccò con colori chiari che contrastavano il suo abbigliamento.

Decise anche di piastrare i suoi capelli.

Li portava quasi sempre ricci ma quella sera voleva essere diversa.

Stava creando una nuova Honey.

Sua sorella restò senza parole quando rientrò in camera per preparare la borsa e indossare delle scarpe vertiginose.

La abbracciò stringendola forte.

Scese di sotto e dopo aver salutato i genitori salì nella macchina della sua amica.

Jennifer le fece molti complimenti per come era vestita.

-Wow tesoro sei uno schianto! Cosa vuoi combinare stasera?- le chiese con tono malizioso.

-Niente tranquilla. –

In effetti era vero.

Voleva solo ballare fino a non sentire più i piedi, diventare un tutt’uno con la pista da ballo e le luci psichedeliche.

E poi bere per dimenticare.

Molte persone lo facevano, sapeva che non era la soluzione giusta ma le sembrava l’unica strada in quel momento.

Dopo circa venti minuti di macchina arrivarono fuori dalla discoteca.

Trovarono subito il loro gruppo di compagni ed entrarono in tutta fretta.


Una volta dentro si sentì quasi al settimo cielo.

Lì stava bene.

C’era tutto quello di cui aveva bisogno.

Musica a tutto volume e alcool che avevano il potere di farti dimenticare qualsiasi cosa.

Anche la delusione più cocente al mondo.

Corse subito al centro della pista pronta a scatenarsi.

Sentì immediatamente una sensazione fantastica dentro di sé.

Il ballo la liberava da qualsiasi preoccupazione ma però le faceva anche ricordare quello scemo.

Decise di andare al bancone.

Si sedette su uno sgabello molto alto in ferro battuto, e cominciò a guardarsi intorno.

C’era tantissima gente, tutti presi a ballare per dimenticare i problemi quotidiani.

Sentì una presenza al suo fianco.

Un ragazzo sconosciuto.

Abbastanza alto e muscoloso, occhi azzurri che ti lasciano senza parole.

Un bellissimo ragazzo peccato che lei avesse chiuso con gli uomini.

Si sedette al suo fianco salutandola.

Lei ricambiò ma decise di non prestargli molta attenzione comunque.

Però il tipo sembra non volersi arrendere.

Cominciarono a chiacchierare.

Era veramente carino e dolce, anche lui però troppo grande per lei.

-Balliamo?- le chiese.

Lei annuì trascinandolo in pista.

Avevano bevuto molto in quelle due ore di conversazione.

Honey era un po’ fuori però sapeva che non doveva fidarsi troppo.

La canzone stava per finire quando lui cominciò a baciarla dolcemente.

Sembrava diverso da tutti gli altri.

Si scambiarono i numeri visto che entrambi dovevano tornare a casa.

Jenny le chiese un resoconto della serata.

Honey ancora elettrizzata da quel bacio le raccontò tutto.

Si sentiva così bene, nuovamente viva.

Aveva riacquistato la sua gioia.

Una volta davanti a casa salutò la sua amica con due baci sulla guancia.

Prese le chiavi dalla sua borsetta.

Fuori dalla porta di casa si tolse i tacchi per non fare troppo rumore, aprì la porta principale.

La richiuse senza fare rumore.

Si struccò con calma e prima di andare a dormire controllò il telefono.

Ci trovò un sms da parte di quel ragazzo, Tim.

Le augurava la buonanotte mandandole anche un baciò.

Arrossì come una ragazzina innamorata e decise di ricambiare.

Si sistemò sotto le coperte e in brevissimo tempo prese sonno.


**

Ormai il week end era terminato.

Le ragazze stavano preparando i libri per il giorno seguente.

Non si prospettavano grandi interrogazioni o verifiche per Hilary, ormai era iniziato il ripasso per gli esami.

Mentre Honey avrebbe dovuto recuperare due materie quel giorno, storie e filosofia.

Sapeva però che poteva farcela.

Aveva studiato molto, e due interrogazioni non erano poi così pesanti.

Almeno avrebbe avuto la testa occupata.

Non avrebbe più pensato a quegli occhi azzurri.

Se li sentiva ancora addosso.

Non sapeva cosa le stesse succedendo.

Era consapevole che quella sensazione le piaceva, anche se faceva fatica a fidarsi di qualsiasi ragazzo.

Aveva paura di essere usata.

Usata solo perché aveva un bel corpo.

Quel corpo che lasciava senza parole, era perfetta fisicamente.

Tutto merito delle lezioni di danza.

Ecco adesso che pensava al suo insegnante la rabbia tornava.

Ma ormai di lui non gli importava più nulla.

Certo sapeva di non essersi ripresa completamente.

Non era possibile dimenticare una persona in una serata.

Cancellarla completamente dal cuore se ne ha fatto parte per almeno tre anni.

Decise di mettersi sotto le coperte.

Aveva bisogno di riposare per affrontare la giornata seguente.



Al mattino il sole risplendeva.

Fuori cominciava a sentirsi un arietta leggermente più calda.

Per quello che era possibile a Montreal.

Si alzò e dopo essersi preparata accuratamente, scese in cucina per la colazione.

I genitori molto probabilmente erano già usciti per il lavoro.

Hilary dormiva ancora.

Infatti quel lunedì sarebbe entrata a scuola più tardi.

Prese la sua borsa e si avviò in completa solitudine verso la fermata dell’autobus.

Quella mattina tutto sembrava così splendente.

Forse era il sole.

L’unica cosa negativa era l’autobus in ritardo come sempre.

Possibile che quell’autista fosse così lento?

E mentre si arrovellava il cervello con tutte quelle domande e insulti vari al conducente, sentì in lontananza il rombo di una moto.

Una moto stupenda, nera e perfettamente lucente.

Lei non amava i motori ma in quel caso era rimasta piacevolmente colpita.

Poco dopo il guidatore si tolse il casco.

Honey rimase impalata di fronte a quegli occhi.

-Ti serve un passaggio?- le chiese Tim dolcemente.

Lei riuscì solo ad annuire.

Salì sulla moto e in pochissimo tempo arrivò davanti alla scuola.

-Grazie mille, mi hai salvato dall’ennesimo ritardo. –

-Figurati… beh ci sentiamo. –

Sparì in pochissimo tempo.

Lei era ancora concentrata a pensare a quel corpo muscoloso al quale si era aggrappata per non cadere quando Jennifer come una furia le piombò addosso.

-Dove eri finita? Mi sono spaventata tantissimo non vedendoti alla fermata?-

-Mi ha accompagnata papà… entriamo dai. –

-Ok. –

Arrivarono in brevissimo tempo nell’aula di storia.

Honey deglutì rumorosamente quando entrò la professoressa.

Era troppo agitata.

Doveva calmarsi in fin dei conti era solo un interrogazione.

No.

Era l’interrogazione più importante della sua vita.

Poteva recuperare tutto il programma svolto fino ad ora.

Quindi rimediare un'altra materia.

E questo significava concerto quasi assicurato.

Visto che nel giro di due settimane avrebbe rimediato alla sua situazione.

Lo studio costante era molto di aiuto.

Ripassare tutti i giorni facilitava.

C’era sempre poco da studiare, non si ritrovava con duecento pagine tutte insieme.

-Benissimo possiamo interrogare. C’è qualcuno che si offre?-

-Io professoressa. –

L’insegnante restò stupita e si limitò solamente ad annuire.

Honey cominciò ad esporre il suo argomento a scelta, rispose a tutte le domande che le erano state poste.

Tornò a posto con un bellissimo 8.

Era felicissima e anche la professoressa sembrava aver cambiato opinione su di lei.


La giornata scolastica si era conclusa positivamente.

Aveva recuperato due materie.

Ora restavano solo matematica, fisica, biologia e chimica.

Insomma tutte le discipline scientifiche che lei odiava.

Doveva ammettere però che aveva fatto dei passi in avanti in matematica.

Faceva tutti i giorni degli esercizi e stava studiando la teoria.

Sapeva che l’insegnante l’avrebbe sottoposta ad una verifica scritta la settimana successiva, così come per chimica.

Piano piano stava facendo dei passi in avanti.

Era migliorata tantissimo.

Arrivò a casa del suo insegnante.

Non suonò nemmeno il campanello.

La stava aspettando.

Non parlarono molto se non di matematica e chimica.

C’era un grande distacco tra di loro.

Si chiedeva se sarebbe riuscita a preparare le coreografie con questo gelo.

Ma lei era forte.

Sicuramente in sala prove sarebbe andato tutto meglio.

Finite le tre ore di studio, la mora si alzò dalla sedia sistemandosi i pantaloni.

Cominciò a riordinare i libri.

Una volta pronta si avviò verso la porta.

-Ci vediamo domani in sala prove. –

Uscì da quella casa che in quel momento era diventata troppo stretta anche per lei.

Non riusciva quasi a respirare.

Ora si sentiva notevolmente meglio, l’aria fresca scorreva sul suo viso.

In brevissimo tempo arrivò a casa.

I suoi genitori erano già rientrati.

La mamma stava preparando la cena mentre suo padre apparecchiava la tavola.

-Ciao mamma, ciao papà. Scusate il ritardo ma ho studiato fino ad ora matematica e chimica. Devo recuperarle settimana prossima. –

-Tranquilla tesoro va tutto bene. Come è andata oggi a scuola?-

-Benissimo ho preso 8 in storia recuperando tutto il programma e 7 e mezzo in filosofia.-

-Bravissima bel lavoro. –

Si sedettero a tavola per la cena.

Era tutto così tranquillo e familiare.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Due settimane passarono in fretta.
Honey aveva recuperato tutte le materie e i suoi genitori erano molto fieri di lei.
Maggio era già arrivato.
Ormai mancavano solo due giorni al concerto.
Lei e Jennifer sarebbero partite il giorno seguente per la Grande Mela.
Sarebbero rimaste là per tre giorni.
Non vedevano l’ora.
Honey era riuscita ad imparare tutti i testi a memoria.
Aveva continuato a lavorare sulle coreografie proprio come stava facendo in quel momento.

Il suo insegnante la osservava seriamente.
Fra di loro le cose non andavano molto bene.
Si limitavano a due ore di prove ogni martedì e giovedì.
Mentre per quanto riguardava le lezioni, non avevano più studiato insieme.
Honey si lasciò cadere sul parquet lucido della sala prove.
-Honey forza alzati! Dobbiamo provare ancora. –
Non lo aveva mai sentito così freddo.
-Non ci riesco. Ho i muscoli a pezzi, i piedi completamente distrutti. –
Lui scosse la testa.
-Non mi importa. Tu hai voluto fare queste coreografie e adesso devono risultare perfette!-
-Basta io me ne vado! Ci vediamo settimana prossima. –
Disse con tono che non ammetteva repliche.
Gabriele si arrese pensando che non era un suo problema se non avesse passato le selezioni.

La mora uscì dalla palestra completamente sudata.
Era stanca come non mai.
Per fortuna che il giorno dopo non sarebbe andata a scuola.
Avevano il treno alle 11 di mattina.
E il concerto sarebbe stato sabato.
Arrivò a casa abbastanza velocemente.
Salutò i genitori.
Non sapevano nulla della prova che la figlia avrebbe dovuto sostenere; gliene avrebbe parlato quella sera.
Sperava che non si arrabbiassero troppo.
Però le avevano già permesso di riprendere il corso di danza.
Era già un passo in avanti.


Mancava ormai pochissimo al fatidico momento.
Erano tutti seduti a tavola.
L’atmosfera era tranquilla.
Toccava a lei.
Le parole le morivano in gola.
Sua sorella la incitava a parlare continuando a prenderla a calci sotto il tavolo.
-Mamma, papà devo parlarvi. –
I suoi genitori la guardarono spaventati.
Ma quando Honey mostrò loro il foglio del concorso tirarono un sospiro di sollievo.
-E’ una bellissima opportunità tesoro. –
La madre la abbracciò.
Anche suo padre aveva cambiato idea sulla danza e ne era felicissima.
Era andato tutto bene.
Finita la cena decise di andare a dormire presto.
La mattina si sarebbe svegliata presto.
Doveva ultimare i preparativi.


La mattina arrivò prestissimo.

Era agitata per il suo promo concerto.

Cominciò a prepararsi, indossò un paio di jeans scuri e stretti che le fasciavano perfettamente le gambe, una maglietta rosa abbastanza leggera ma comunque a maniche lunghe, le sue asics bianche e viola.

Ora arrivava il punto più difficile, il trucco e parrucco.

Decise di lasciare i capelli al naturale: mossi.

Per quanto riguarda il trucco mise uno strato di fondotinta abbastanza scuro, matita dentro l’occhio e sulla palpebra ombretto rosa pastello e uno strato di lucidalabbra.

Finì di sistemare lo zaino con le poche cose che le servivano, prima di uscire di casa abbracciò la sorella augurandole buona fortuna per il ballo dell’ultimo anno.

Suo padre la stava aspettando in macchina.

Dovevano andare diretti alla stazione dove avrebbe trovato la sua amica.

Erano entrambe elettrizzate, stavano per assistere al concerto dei loro idoli.

-Honey abbaiamo vinto il meet and great!- l’annuncio che le aveva appena fatto la sua amica l’aveva lasciata senza parole.

-O mio dio sono… non so cosa dire! Grazie….- questo significava che poteva consegnare il regalo che aveva preparato.

Aveva unito la bandiera americana con quella tedesca disegnando al centro un cuore e in più aveva anche scritto una lettera.

Arrivarono finalmente a New York; in brevissimo tempo arrivarono all’esterno dell’edificio.
La fila era lunghissima.
-Uffa Jenny di questo passo saremo in ultima fila!-
-Tranquilla basta spingere per avanzare un po’. –scoppiarono a ridere, quando poi Honey posò lo sguardo sulla porta riconobbe subito due occhi azzurri ai quali era molto affezionata, anche lui l’aveva notata e si stavano sorridendo.
-Niente spinte amica mia, ho trovato una soluzione migliore!-
Tim una volta aperte le porte scortò le due fino alla prima fila, le due si attaccarono alle transenne per non perdere il posto.
Mancavano meno di due ore all’inizio del concerto, in sala le fans stavano già intonando i pezzi e Honey aveva la pelle d’oca per l’emozione.

Fra pochi minuti le vincitrici del meet and great potranno incontrare i ragazzi.
Honey sentiva solo il battito accelerato del suo cuore che batteva contro la cassa toracica.

Fuori dalla porta si sentiva un vociare e dei passi che si avvicinano.

L’emozione era tanta e bastava guardare le ragazze per capire come erano agitate.

La porta finalmente si apre rivelando quelle quattro figure strepitose.

Honey resta a bocca aperta, non riesce quasi a respirare trovandoseli davanti.

Le guardie del corpo spiegarono come si sarebbe svolto l’incontro.

Prima avrebbero fatto le foto e successivamente i ragazzi avrebbero autografato cd e altri gadget.


Era il suo turno.

Aveva le gambe molli per l’emozione.

In fin dei conti non capita tutti i giorni di poter vedere da così vicino i propri idoli.

Honey si mise fra i gemelli come tutte le altre ragazze, cercò di sembrare il più naturale possibile e soprattutto di non scoppiare a ridere per quello che stavano commentando i gemelli.

Avevano commentato ogni singola ragazza che si fotografava con loro, sicuramente Tom stava cercando la sua grupie per quella serata.

Su di lei avevano fatto apprezzamenti abbastanza coloriti.

Ma tanto prima di lasciare quella stanza i ragazzi avrebbero capito con chi avevano a che fare.


Finite tutte le foto i ragazzi si avvicinarono per gli autografi.

Quando se li trovò di fronte prese dalla borsa oltre che al cd anche il regalo da consegnare.

Prima che Bill se ne andasse –Das ist ein klein Geschenk. –

I quattro strabuzzarono gli occhi per la perfezione di quella semplice frase.

Avevano notato che tutte le ragazze masticavano il tedesco ma lei era la perfezione in persona.

Bill si fece coraggio –Vielen Dank… warum sprichst du Deutsch?-

Lei sorrise imbarazzata spiegando brevemente che per metà era tedesca.

I ragazzi le sorrisero e dopo averla nuovamente ringraziata lasciarono la sala.


Honey però aveva notato lo sguardo imbarazzato dei gemelli e quello divertito del bassista e batterista.

Erano rimasti colpiti, lei capiva il tedesco quindi anche tutti i commenti che si erano scambiati.

Era la loro prima figuraccia con una ragazza americana.

Lei si era divertita e per qualche secondo era stata al centro dell’attenzione.

Jennifer l’abbracciò stretta.

-Wow… che coraggio amica. –

-Già non so nemmeno io come ho fatto a parlare… quando li avevo così vicini pensavo di svenire. Poi non sai che commenti che facevano su ogni ragazza. –

Scoppiarono a ridere.

-Scusa ma come facevi a sentirli se eri distante quanto me?-

-Tesoro leggevo il labbiale per me il tedesco non ha segreti. –

Erano una coppia straordinaria loro due.


Erano da poco tornate nella sala principale.

-Insomma che hanno detto di me?-

-Sei stata molto apprezzata… insieme a me. Poi le altre non hanno avuto voti altissimi. –

-Non ci credo danno pure i voti?-

-Certo…. Su adesso basta che sta per iniziare l’intro. –


La note della chitarra e del basso accompagnate dalla batteria si diffusero velocemente nella sala lasciando il pubblico senza fiato.

Honey aveva già riconosciuto la canzone, non vedeva l’ora però di sentir cantare Bill dal vivo.

Si guardò intorno notando che tutti erano molto concentrati sullo show e moltissime ragazze avevano dei cartelloni per i gemelli.

Infatti Bill e Tom erano i più apprezzati dalle fans, sia per la loro bravura ma soprattutto per la bellezza fisica che era innegabile.

Però Honey credeva che per essere fans al 100% bisognasse essere fans soprattutto della musica e delle canzoni.

Riportò lo sguardo sul palco dove Bill si muoveva in continuazione mandando in visibilio tutte loro.

In quel momento si sentiva completamente bene.

Era nel suo mondo.

Il mondo della musica e non avrebbe mai voluto abbandonarlo.

Le canzoni si susseguivano troppo velocemente per i suoi gusti.

Il loro sogno stava per sfumare sulle note di By your side.

Sentiva le lacrime che premevano prepotentemente per poter uscire.

Non era riuscita a trattenerle.

Ora vedeva tutto offuscato ma non le sfuggì lo sguardo che tutti e quattro duranti i ringraziamenti le rivolsero.

Un sorriso le nacque spontaneo.

Era riuscita a stupirli.

Forse anche le fans americane sarebbero diventate importanti per loro.

Non poteva saperlo perché non li avrebbe mai più incontrati.

Lasciarono la sala immensa.

Prima di uscire definitivamente diede un ultima occhiata al palco.

Poteva ancora vederli la sopra brillare come delle stelle.

Sicuramente la data di quel concerto le sarebbe rimasta impressa per tutta la vita.



Una volta fuori dal palazzetto dello sport, cercarono un taxi che le accompagnasse all’albergo.

New York era troppo caotica.

Trovare un taxi sembrava impossibile.

Ma poi accanto a loro passò il loro angelo salvatore.

Salirono a bordo della macchina ringraziandolo.

-Non so come ringraziarti… -

-Smettila… non sei in debito con me piccola. Non sapevo della vostra passione per i Tokio Hotel. –

Le due si guardarono sorridendo.

-Beh Jenny li segue da parecchio, io solo da aprile. E incontrarli è stato fantastico. E tu perché non mi avevi detto che lavoravi per loro?-

Tim sorrise –Semplice non lo sapevo che avrei lavorato con loro… mi hanno assunto poco fa. E devo anche comunicarti qualcos’altro. –

-Dimmi. Non tenermi sulle spine. –

-Li seguirò come bodyguard anche i Europa. –

Il sorriso scomparve dal volto della mora.

-Ah… beh sono felice per te. –

Disse fingendo.

Dentro di lei si sentiva morire.

Le stavano portando via quello che avrebbe potuto essere un ragazzo perfetto per lei.

-Non serve che fingi con me… anche a me dispiace lasciarti qui. Se vuoi possiamo provarci comunque!-

-Ci penso….-

Erano arrivate al loro hotel.

Entrarono velocemente salutando i ragazzi della reception.


La loro camera era molto semplice.

Sicuramente non l’avrebbero osservata nei minimi dettagli visto la stanchezza che avevano addosso.

Honey prima di addormentarsi pensò al ballo della sorella.

Chissà come era andato?

Il ballo dell’ultimo anno era sempre stato molto importante per qualsiasi ragazza.

Precedeva gli esami, per gli studenti era l’ultima occasione di svago prima del grande impegno.

Si addormentò velocemente.



**


Hilary era al ballo fasciata nel suo splendido abito color argento.

Il tutto abbinato con degli accessori stupendi.

L’aveva aiutata Honey nella scelta e doveva ammettere a se stessa che così era stupenda.

Il suo compagno di classe sarebbe passato a prenderla.

Lei sapeva che Ryan era segretamente innamorato di lei, ma non voleva illuderlo.

In fin dei conti al termine degli esami sarebbe partita per la Germania.

Sentì il campanello, si affrettò a scendere le scale mostrandosi al ragazzo e ai genitori che restarono senza parole.

Dopo le foto di rito partirono alla volta della festa.


La musica, le luci e tutto il resto creavano un atmosfera unica.

Sarebbe stata la serata da ricordare per tutta la vita.

Ballarono tutto il tempo, chiacchierando del college.

Entrambi avrebbero abbandonato la loro città natale per andare dall’altra parte del mondo.

Avevano dei dubbi, cosa avrebbero fatto senza la loro famiglia?

Ma un'unica certezza: realizzare il loro sogno.

Mancava pochissimo alla conclusione della serata.

E secondo la bionda non sarebbe potuta finire in maniera migliore.

Ci fu un bacio.

Atteso da entrambi per 5 lunghissimi anni.

Il bacio più bello della sua vita.

Hilary però sentiva che doveva chiarire delle cose con lui.

-Sai che non possiamo stare insieme vero?-

-Purtroppo… anche se mi piaci da una vita dovrò rinunciare a te per altri 5 anni. –

-Che stai dicendo?-

-Beh possiamo restare in contatto. –

-Mi stai chiedendo di aspettarti?... non posso voglio vivere la mia vita. –

-Hai ragione… meglio se andiamo adesso. –

Hilary ritornò a casa.

La serata si era conclusa male ma almeno aveva chiarito tutto con lui.

Ora avrebbe dovuto pensare solo allo studio per gli esami e ai preparativi per la partenza.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7


La mattina seguente Honey e Jenny si svegliarono a causa dei rumori del traffico Newyorkese.

Era tutto così diverso dal loro paesino, là regnava solo la pace e tutto era contornato dalla natura mentre quella era una vera e propria metropoli.

La mora si alzò dal suo letto e spalancò le tende permettendo al sole di entrare nella stanza.

Era una giornata stupenda, il sole era abbastanza caldo tanto che le due ragazze decisero di prepararsi velocemente per fare una passeggiata.

Honey non stava nella pelle voleva assolutamente vedere da fuori la sua scuola di danza.

O per meglio dire quella che avrebbe potuto diventare la sua scuola di danza.

Il suo sogno.

Una volta pronte e dopo un abbondante colazione uscirono a passo spedito verso la metropolitana.

Honey aveva la testa completamente fra le nuvole.

Si chiedeva mille cose.

Come avrebbe fatto senza Tim al suo fianco.

Sicuramente le sarebbe mancato ma lei non era convinta nelle storie a distanza.

Uno dei due prima o poi si sarebbe stancato della lontananza e si sarebbero lasciati.

Quindi in entrambi i casi significava solo soffrire.

La sua amica che la strattonava la fece risvegliare dai suoi pensieri.

Alzò lo sguardo e vide la facciata della scuola di ballo più prestigiosa d’America.


L’entrata era veramente una cosa spettacolare e chissà dentro che cosa riservava.

Il tutto contornato da un giardino stupendo con alberi altissimi sotto i quali rilassarsi.

Quanto avrebbe voluto entrarci.

Ma avrebbe potuto farlo solo fra meno di due settimane.

L’audizione di avvicinava spaventosamente ma stranamente non sentiva l’ansia salire.

Dopo aver visitato altri posti fantastici tornarono verso l’hotel.

Quella sera avrebbero preso il treno per tornare a casa.

Il giorno dopo sarebbe ricominciata la solita rutine, casa- scuola- danza.

Ma non le pesava tutto quello.

Le interrogazioni si erano concluse al meglio e poi fra pochi giorni avrebbe ricevuto la pagella e per la prima volta era fiera di se stessa.



***


Hilary si svegliò abbastanza tardi quella mattina.

Era tornata a casa tardi dal ballo scolastico e non era abituata a fare le ore piccole.

Ma non era preoccupata dallo studio.

Doveva solo ripassare le ultime pagine di storia e avrebbe concluso lo studio pre-esame.

La fatidica data si avvicinava.

Non vedeva l’ora anche perché a fine giugno sarebbe partita per la Germania.

Per lei significava una nuova vita.

Finalmente avrebbe avuto degli amici e magari anche un ragazzo.

Ma era meglio non montarsi troppo la testa per il momento.

Scese in cucina dove trovò un biglietto da parte dei suoi genitori.

Erano usciti per il consueto pic-nic domenicale e l’avevano lasciata dormire.

Quanto era premurosa sua madre.

Così decise di prepararsi qualcosa da mangiare prima di dedicarsi ad un pomeriggio di totale riposo e relax.

Mentre il sugo si riscaldava nel pentolino prese una pentola grande e la riempì d’acqua e ci aggiunse un po’ di sale.

Una volta messa anche quella sul fuoco fino a portarla all’ebollizione si sedette sullo sgabello alto dell’isola della cucina.

Prese il cordless e decise di chiamare la sorella che sicuramente a quell’ora sarebbe stata sul treno di ritorno a casa.

Dopo due squilli rispose gioiosa come al solito.

-Hey sorellina come va? Sei già di ritorno?-

-Si siamo salite da poco sul treno…. E te come va a casa?-

-Tutto bene mi sono alzata da poco e mamma e papà erano già usciti. –

-Oh capisco… e al ballo tutto bene?-

-Splendidamente poi ti racconterò. E il concerto?-

-Favoloso li ho anche incontrati al meet and great. –

-Quanto sei fortunata sorellina. Senti adesso vado a mangiare qualcosa ci vediamo dopo alla stazione. –

Chiuse la chiamata e poi si mise a tavola mangiando il suo piatto preferito.

Un piatto completamente italiano, la pasta.

Dopo pranzo si mise seduta sul divano del salotto e ascoltò un po’ di buona musica.

Quel pomeriggio non voleva studiare anche se fra meno di una settimana sarebbero iniziati gli esami ma con la sua ottima preparazione non correva pericoli.


Verso le cinque del pomeriggio si preparò per recuperare la sorella alla stazione centrale.

Uscì di casa chiudendo la porta alle sue spalle e prese le chiavi della macchina.

Una volta salita a bordo avviò il motore, ormai era diventata un ottima guidatrice mentre la sorella era una frana.

Però era comprensibile visto che aveva solo 16 anni.

Lei aveva già due anni di esperienza alle spalle.

Dopo circa mezzoretta passata sulla statale principale arrivo alla stazione.

Quel giorno era molto affollata.

Trovare un parcheggio non sarebbe stata un impresa facile.

Dopo aver girato tutto lo spazio disponibile almeno due volte finalmente trovò un posto non lontano dall’entrata principale.

Scese dalla sua splendida auto grigia metallizzata e si avviò verso l’edificio.

Le porte scorrevoli si aprirono al suo passaggio.

Ben presto trovò il tabellone degli arrivi e notò che il treno della sorella si era appena fermato sul binario 1.

Poco dopo riconobbe la chioma della sorella fra moltissime persone e cominciò a chiamarla per attirare la sua attenzione.

Si abbracciarono e uscirono insieme da quel luogo fin troppo affollato.

Jenny tornò a casa insieme ai suoi genitori lasciando le due da sole.

-Sorellina mi fai guidare?-

-Va bene Honey ma vai piano. –

Hilary salì dal lato del passeggero pregando che tutto andasse bene.



***


A New York quattro ragazzi si stavano godendo una giornata di libertà assoluta.

Gustav si era alzato come sempre prestissimo anche se avrebbe potuto dormire tranquillamente ma voleva visitare la città.

Si vestì con un paio di jeans semplici accompagnati da una maglietta e un cappellino.

Sperava di passare come una persona normale e forse ci sarebbe riuscito.

Gli altri tre stavano ancora dormendo e molto probabilmente lo avrebbero fatto fino a serata inoltrata.

Tanto per loro sarebbe stato impossibile andare in giro tranquillamente senza essere riconosciuti.


Il rasta stranamente si era svegliato presto per i suoi standard.

E per la prima volta era da solo.

Nessuna ragazza al suo fianco ma stava bene così.

Il concerto della serata precedente lo aveva sfinito e poi le ragazze che aveva puntato purtroppo avevano capito fin troppo bene le sue intenzioni o almeno era stato così per la moretta.

Non si aspettava di trovare qualcuno che parlasse il tedesco così bene in America.

Poi non sopportava chi gli rovinava i piani.

Chissà quanto aveva ascoltato dei loro discorsi.

Lui e Bill facevano sempre i commenti sulle ragazze che incontravano e sapevano che loro molto probabilmente non capivano nulla ma la sera prima non era andata come voleva.

Eh si perché doveva ammetterlo almeno a se stesso la moretta non era niente male, le forme giuste al punto giusto e nemmeno la sua amica era da buttare forse poteva passare una serata con entrambe anche se molto probabilmente non ci sarebbero state.

Forse era meglio evitare i meet and great con le fans.

Uscì sul balcone per fumare una sigaretta.

E godersi la vista dall’alto.

Si sentiva quasi un dio da li sopra.

I passanti erano quasi dei puntini e il cielo così vicino che poteva toccarlo con un dito.

L’aria quel giorno era piacevole e il sole risplendeva tanto che moltissima gente affollava le strade e i parchi di New York.

Quella splendida città che purtroppo non poteva visitare.

Se avesse messo anche un solo dread fuori dall’hotel le fans lo avrebbero riconosciuto e sarebbe stato spacciato.

Nemmeno con i bodyguard alle calcagne poteva uscire tranquillo.

Era la vita che voleva fin da quando era bambino ma ora si sentiva così diverso.

Non poteva fare nulla che le persone normali consideravano rutine.


***

In Canada continuavano le lezioni di guida della mora.

Non se la cavava affatto bene e ogni volta si sentiva peggio.

I suoi genitori così come la sorella la rassicuravano.

Dicevano che era normale non essere bravi a guidare; bisogna acquistare fiducia ed esperienza con il passare del tempo.

Dopo aver passato tra quarti d’ora al volante finalmente riuscì a raggiungere la casa dove erano già tornati i genitori.

Entrarono nel salotto illuminato dalle numerose lampade che la madre amava collezionare e salutarono il padre intento nella lettura del quotidiano.

-Ciao tesoro… tutto bene al concerto?-

-Si grazie. È stato tutto bellissimo adesso carico le foto sul pc e poi te le mostro. –

-Oh si sono molto curioso. Sei riuscita ad arrivare in prima fila?-

-Si… tutto grazie ad un amico. –

-Bene allora dopo voglio vedere il tuo stupendo servizio fotografico. –


Honey salì nella sua cameretta che condivideva con la sorella.

Fissò gli occhi sulle pareti completamente ricoperte di poster.

I suoi gruppi preferiti e i migliori ballerini al mondo.

La sua vita insomma.

Prese il pc portatile mentre si sedeva sul morbido letto.

Intanto che il computer si caricava fissava il panorama fuori dalla finestra.

L’estate era alle porte e nella sua vita ci sarebbero stati molti cambiamenti nell’arco di breve tempo.

Sua sorella sarebbe partita per una nuova avventura, la invidiava molto avrebbe raggiunto il suo sogno ma le sarebbe mancata come punto d’appoggio.

Il classico suono dell’apertura di Windows la distolse dai suoi pensieri.

Ultimamente rifletteva un po’ troppo.

Collegò la fotocamera al pc attraverso il cavo usb e aspettò il caricamento di tutto le foto.

Erano stupende.

Era riuscita a fare dei primi piani pazzeschi a tutti i ragazzi.

Ma la foto migliore era quella del loro incontro.

Lei al centro fra il bassista e il cantante.

Poi le ritornò in mente la figuraccia che avevano fatto i gemelli con lei e non poté fare ameno di ridere.

Beh in fin dei conti si era divertita.

Le mancavano i concerti.

E adesso chissà per quanto tempo non li avrebbe rivisti.

Magari avrebbe potuto raggiungere la sorella in Germania per sentirli suonare nella loro patria.

Ormai era ora di cena.

Scese nella cucina con il portatile.

Dopo un ottima cenetta a base di pollo ai ferri si dedicarono tutti alla visione di quello splendido servizio fotografico.

-Sorellina se mi servirà una fotografa ti chiamerò. –

-Grazie mille sei gentilissima. Adesso vado a dormire che domani mi aspetta l’ultima settimana di scuola. –

-Giusto notte. –

Le due si alzarono dalla tavola e salirono nella loro stanza.

Morfeo le accolse prontamente fra le sue braccia.


***


A New York invece i quattro ragazzi si stavano divertendo tutti insieme nella stanza di Bill che come al solito era la più grande.

Avevano un quintale di schifezze varie fra patatine, pop corn, caramelle e dolci vari e in più avevano noleggiato molti film horror per passare un po’ di tempo insieme.

Anche il giorno dopo sarebbero stati liberi.

Mancava veramente poco al termine del tour in America.

Sicuramente sarebbero tornati in estate.

Ora li attendevano in Europa per qualche apparizione e la conclusione del tour.

L’America era sempre stata il loro sogno.

E potevano essere felici di averlo realizzato.

Praticamente ogni concerto era sold out e le fans li acclamavano quanto in Germania.


Bill era sereno così come gli altri tre.

Si sentiva realizzato.

Nulla durante quel mese negli Stati Uniti era andato storto.

Non potevano che esserne felici.

Ma la paura regnava sempre nell’animo di Bill.

Temeva che tutto potesse finire.

Che nonostante gli sforzi della band e il loro amore verso i fans, loro li abbandonassero.

In fin dei conti loro erano una band tutta al maschile che in patria spopolava dal 2005 e ora che avevano realizzato il loro sogno egoisticamente non volevano abbandonarlo.

Però erano coscienti che fino a che avrebbero procurato soldi alla casa discografica nulla sarebbe cambiato.


Il terzo film della serata era appena terminato.

Georg e Gustav lasciarono la camera del front man per andare a dormire.

Tom invece era rimasto seduto sul letto del gemello.

Sentiva che qualcosa in Bill non andava.

Ma a loro non servivano parole per comprendersi.

Erano quasi telepatici, a loro bastava uno sguardo per sapere cosa provava l’altro.

Loro non erano mai tranquilli.

O per meglio dire se Bill era sereno c’era qualcosa che preoccupava Tom e viceversa.

Così spesso si sostenevano l’uno con l’altro.

L’avevano imparato appena diventati famosi.

Se ne erano andati da casa all’età di 14 anni e senza la loro mamma al fianco erano cresciuti da soli.

Tom abbracciò il fratello e gli scompigliò i capelli prima di andare a dormire.

Una volta chiusa la porta della camera del gemello cambiò direzione.

Andò al bar dell’hotel; voleva bere qualcosa di forte.

Anche per quella sera aveva rinunciato al suo divertimento ma non era detta l’ultima parola avrebbe sempre potuto incontrare qualche bella ragazza al bar.

Si sedette di fronte al bancone e chiese un bicchiere di Vodka.

Nonostante avesse solo 18 anni e non potesse bere il barista non fece nessun problema in fin dei conti era una rock star e non bisognava negare nulla ai clienti del suo calibro lo aveva imparato nei molti anni del suo lavoro.

Il rasta si guardò intorno ma nella sala dell’albergo c’erano solo uomini d’affari così affranto rientrò nella sua camera per una sana dormita.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8


La mora si svegliò con il sorriso sulle labbra.

Non sapeva bene il perché.

Forse perché aveva dormito bene o forse si sentiva ancora accanto ai suoi idoli.

Si alzò dal letto e rise leggermente quanto scorse la sua figura nello specchio di fronte al suo letto.

Aveva i capelli completamente spettinati.

I suoi bellissimi ricci erano quasi disfatti e completamente in disordine.

Non era al massimo quando si svegliava chissà cosa avrebbe pensato di lei in futuro il suo uomo.

Si diresse verso il bagno che divideva con la sorella.

Hilary si stava truccando.

Un trucco leggero ma che faceva risaltare i suoi occhi e i lineamenti.

Dopo averla salutata cominciò a togliersi il pigiama per entrare nella doccia.

Continuò ad osservare il suo volto allo specchio mentre attendeva che l’acqua si scaldasse.

-Ehi sorellina che c’è?-

-Niente…-

Aprì le ante del box doccia e vi entrò lasciandosi cullare dall’acqua calda.

Si stava svegliando con tutta la calma necessaria.

Sarebbe iniziata l’ultima settimana di scuola.

Ancora non le sembrava vero.

Quell’inferno sarebbe finito per almeno tre mesi.

Tre mesi di assoluto relax.

Uscì dalla doccia avvolgendosi nel suo asciugamano e cominciò a truccarsi di fronte al grande specchio.

Pettinò i capelli e dopo aver applicato un po’ di schiuma per rendere i ricci più voluminosi.

Dopo una breve passata di phon era perfetta.

Tornò in camera per indossare un paio di jeans comodi abbinati ad una felpa.

Controllò la cartella per essere certa di non aver dimenticato nulla.

Poi preparò anche la borsa per la danza.

Inserì un paio di pantaloncini aderenti e una canottiera.

Le scarpette per il classico, ora c’era tutto.

Quello sarebbe stato il giorno decisivo.

Avrebbe provato tutta la coreografia, finalmente dopo tanto tempo tutto il suo lavoro sarebbe servito a qualcosa.

Sapeva che l’esibizione che avrebbe sostenuto all’accademia sarebbe stata al massimo di 8 minuti quindi doveva riuscire perfettamente.

Doveva ballare jazz, contemporaneo, classico e hip-hop.


Scese in cucina per una colazione veloce.

Quella mattina non aveva molta fame.

Forse era troppo agitata per le prove del pomeriggio.



Dopo un tragitto di circa quindici minuti arrivarono a scuola.

Honey corse incontro alla sua migliore amica.

Jenny era molto felice quella mattina, evidentemente entrambe erano ancora emozionate per il concerto.

Entrarono a scuola dove regnava un atmosfera di festa.

Tutti gli studenti dell’ultimo anno stavano ripassando per gli esami mentre le altre classi si divertivano a passare gli ultimi giorni insieme prima delle vacanze.

 

***


A New York la band aveva una giornata molto ricca di impegni.

In mattinata avrebbero dovuto provare per il concerto della sera stessa.

Mentre nel primo pomeriggio sarebbero stati ospiti a total request live.

Bill si era svegliato abbastanza presto per cominciare a prepararsi.

Doveva truccarsi e sistemare la sua capigliatura leonina come la chiamavano le sue fans.

Poi si controllò allo specchio attentamente per verificare di essere perfetto come al solito.

Tom cominciò a bussare insistentemente alla porta della sua stanza segno che era profondamente in ritardo.

-Scusa Tom. – disse uscendo e cominciando a camminare per il corridoio dell’hotel.

-Sempre il solito. Possibile che tu non sia mai puntuale?-

-Uffa quanto sei noioso pensa a camminare piuttosto. – disse il moro con fare da diva.


Una volta arrivati nella hall dell’albergo notarono che gli altri stavano già firmando gli autografi.

Uscirono anche i gemelli sempre con il sorriso sulle labbra pronti ad accontentare le loro numerosissime fans.

Poi dopo circa mezzora partirono alla volta del palazzetto dello sport che avrebbe ospitato l’evento di quella sera.

La sala non era enorme come erano abituati in Europa ma per essere all’inizio andava bene così.

Il palco era già pronto e gli strumenti sistemati tranne la batteria di Gustav cosa che lo fece arrabbiare moltissimo.

Quello sarebbe stato l’ultimo show a New York sarebbero ritornati in estate.

Bill cominciò a sbuffare spazientito; voleva che ogni cosa fosse perfetta ma in quel momento sembrava andare tutto storto.

Gli addetti alle luci stavano finendo di montarle, la batteria era ancora da sistemare e il sound-check era in ritardo.


Tom sembrava che avesse percepito i pensieri del fratello per cui decise di cercare una macchinetta del caffè ne aveva assolutamente bisogno.

Forse la sera priva non doveva bere a stomaco vuoto e soprattutto non era riuscito a dormire.

Si sentiva stanco aveva bisogno di una pausa.

Voleva starsene a casa sua con i suoi famigliari.

Tornò nella sala principale quando aveva terminato il suo caffè e finalmente le prove cominciarono.

Era andato tutto abbastanza bene, ora mancava solo l’intervista e poi avrebbe potuto riposarsi fino a sera.

***


La giornata scolastica era terminata.

Honey stava andando alla scuola di danza.

Mentre camminava stava ascoltando le sue canzoni preferite.

Quelle canzoni che nei momenti no ti tirano su il morale e quelle che quando sei felice ti fanno semplicemente sorridere.

Arrivò davanti alla porta della palestra abbassò la maniglia e già sentiva la musica espandersi dalla sala principale.

Era in ritardo di qualche minuto per cui corse subito negli spogliatoi per cambiarsi meglio non far arrabbiare il suo insegnante proprio a meno di due settimane dall’esibizione.

Si tolse i jeans indossando subito i pantaloncini neri in microfibra, che le fasciavano perfettamente la parte superiore delle gambe, poi dopo aver indossato anche la canotierina e  le scarpette classiche si avviò verso la sala prove.

Gabriele la stava aspettando, la salutò con un cenno del capo e poi le si avvicinò.

-Come stai?- le chiese.

-Bene grazie. Inizio il riscaldamento?-

Lui annuì semplicemente mentre lei cominciava a fare qualche esercizio per riscaldare i muscoli.

Non si ricordava che gli esercizi di classico fossero così faticosi oppure era lei che era fuori allenamento.

Il suo insegnante stoppò la musica –Basta! Adesso iniziamo a riprovare la coreografia. Iniziamo con il classico. –

La base partì con una melodia molto lenta e dolce sulla quale Honey aveva immaginato i passi.

Le sembrava che tutto andasse bene, la coreografia era terminata mancavano solo le ultime prove e poi sarebbe toccato a lei convincere la giuria.

Lei voleva entrare in quell’accademia con tutta se stessa e se non ce l’avesse fatta per lei sarebbe stata l’ennesima sconfitta.

A quel pensiero gli occhi le si riempirono di lacrime e si lasciò cadere a terra.

Gabriele fermò la musica e le si avvicinò preoccupato.

-Ti sei fatta male?-

-No…. È tutto apposto scusa… possiamo riprendere. –

-Honey sei sconvolta. Torna a casa ci vediamo domani. –

-Quanto si vede che non mi conosci… io non mi arrenderò mai. –

Si avvicinò all’impianto stereo riprendendo la sua variazione di classico.

La musica sfumò lasciando spazio a delle note più decise, era il pezzo di jazz.

La ballerina si tolse le scarpette che le stavano massacrando i piedi e cominciò a danzare su quelle note che le facevano battere fortissimo il cuore.

Era una canzone che lei sentiva moltissimo.

Non doveva distrarsi di nuovo.

Doveva pensare solo ai passi di danza.

La perfezione era molto importante.

La cosa che più la preoccupava era la giuria.

Sarebbe stata formata da tre giudici: un insegnante, un critico di danza e un ballerino famoso.

Sapeva che sicuramente l’avrebbero massacrata cercando di trovare qualsiasi difetto.

Ovviamente ai provini si sarebbero presentati migliaia di ragazzi e solo venti avrebbero potuto prendere parte allo stage.

Ma cosa ancora più difficile sarebbe stato far parte della scuola.

Era meglio non pensarci e concentrarsi su altro.

Le prove anche per quel giorno erano terminate.

Si cambiò velocemente per tornare a casa.

Durante il tragitto si trovò ancora una volta immersa nei suoi pensieri.

Aveva talmente cose in testa che si era perfino dimenticata di accendere l’ipod.

Cosa molto strana per lei che viveva di musica.

Una leggera folata di vento la fece rabbrividire e le scompigliò i capelli.

Accelerò il passo per raggiungere più velocemente la sua dimora.

Ormai era alle porte del viale alberato che contrassegnava il viale principale, in tutte le case si vedevano le luci accese dei salotti e nell’aria si sentiva la presenza dei camini accesi.

Suo padre stava sistemando le auto in garage mentre sua sorella seduta vicino all’abete nel giardino stava ripassando per gli esami.

Arrivò davanti al cancello saltellando come quando era piccola e suo padre si voltò sorridendole e abbracciandola.

-Tesoro entra in casa altrimenti ti ammali! – le disse notando che aveva ancora la fronte imperlata di sudore dopo la lezione di danza.

Honey sorrise e prendendo a braccetto la sorella salì le scale canticchiando una canzone del momento.

Una volta in casa si concesse una doccia calda per distendere i muscoli.

Si sentiva molto stanca ma stava solo realizzando il suo sogno.



***


I tedeschi si stavano godendo un momento di relax prima del concerto.

Nella saletta nella quale erano riuniti si poteva percepire un certo nervosismo.

Nessuno osava parlare, si sentivano le urla dei tecnici che finivano di sistemare le luci e gli strumenti ma le urla più forti erano quelle delle fans già presenti in sala.

Molte volte si chiedevano come facessero a urlare in quel modo, chissà dove nascondevano le batterie per quando si sentivano scariche.

Bill in quel momento ne avrebbe avuto bisogno.

Si sentiva talmente agitato che molto probabilmente avrebbe fatto una figuraccia.

Pensava di arrivare sul palco e dimenticarsi ogni singola parola oppure non sarebbe riuscito ad emettere alcun suono con la sua voce melodiosa.

Poco dopo il silenzio fu interrotto dalla guardia del corpo che li avvisava che mancavano 10 minuti all’inizio dello show.

I battiti del cuore acceleravano e mentre il cantante continuava a scaldare la voce gli altri impugnavano i loro strumenti.

Si avviarono insieme al bodyguard lungo il corridoio completamente illuminato prima di arrivare in una zona completamente buia dietro al palco.

In quel momento avevano la mente completamente vuota, potevano sentire solo il battito accelerato e l’adrenalina che scorreva nelle vene ad una velocità supersonica.

Le fans non smettevano di acclamarli da quando le luci in sala erano state spente.

Il primo a salire sul palco per prendere posto fu Gustav che doveva raggiungere la postazione della batteria e lo seguirono Tom e Georg.

Bill aspettava il suo momento dietro le quinte.

Tom iniziò a suonare l’intro e poi toccò a Bill.

Salì sul palco e cominciò a cantare lasciando tutti senza parole per lo splendido spettacolo che stava regalando.

Era l’ultima tappa e doveva lasciare un segno indelebile.


Dopo quasi due ore di spettacolo era giunto il termine.

Bill cominciò a parlare – Siamo giunti anche per questa sera all’ultima canzone ragazzi ma sappiate che torneremo presto New York! Grazie mille a tutti…. –

Le note inconfondibili di By your side si diffusero velocemente per tutta la sala.

Il tempo sembrava non passare mai per loro che sopra al palco ci lavoravano ma per le loro fans il tutto finiva anche troppo velocemente.

Prima della conclusione cominciarono a volteggiare per tutta la sala i coriandoli dorati e argentati.

Tutte le ragazze cercavano di prenderne almeno uno come ricordo di una serata che sarebbe rimasta per sempre nel loro cuore e nella mente.

Le luci si spensero per qualche secondo alla fine della canzone per permettere a Gustav di raggiungere gli altri tre e fare i saluti.

Si inchinarono di fronte ai fans e poi era il momento dei regali.

Bill lanciò l’asciugamano che portava pochi secondi prima al collo.

Poi si diresse verso l’uscita salutando tutti.

Tom e Georg recuperarono le loro bottigliette d’acqua e dopo averne bevuta un po’ cominciarono a bagnare il loro pubblico.

Lanciarono le bottigliette e anche i peltri con i quali avevano suonato.

Le ragazze litigarono per accaparrarsi anche un piccolo frammento che appartenesse al loro idolo.

Era arrivato anche il momento di Gustav lanciò le bacchette della sua amata batteria e poi salutò il pubblico a modo suo.

Facendo fare la ola.


Una volta che furono tutti nel back stage tirarono un sospiro di sollievo.

Tutto era andato bene.

Per quella sera potevano anche permettersi di festeggiare prima del rientro in patria.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9


Era il tanto atteso giorno.

L’ultimo giorno di scuola, i ragazzi dell’ultimo anno stavano rivivendo nella loro mente il film dei cinque anni passati al liceo mentre tutte le altre classi si divertivano a suon di musica e cibo.

Hilary si sentiva triste.

Le sembrava tutto finito, a scuola stava bene e sapeva che i professori erano sempre pronti a proteggere i loro alunni ma una volta usciti da lì cosa sarebbe successo?

Sarebbe entrata nel mondo degli adulti.

Dopo pochi secondo suonò l’ultima campanella per lei e i suoi compagni di classe.

Si salutarono tutti con l’ansia negli occhi.

Mancava poco all’inizio degli esami.


Hilary si avviò verso l’atrio principale.

La porta d’ingresso era completamente spalancata e tutti si divertivano a giocare con l’acqua.

Il cortile era diventato un campo di battaglia.

Doveva uscire e per la prima volta dopo quattro anni godersi anche lei quel momento.

Si fece coraggio e con un sorriso sul volto cercò sua sorella fra tutte quelle persone fino a che riuscì ad individuarla.

Si stava divertendo, scherzava con la sua migliore amica e con tutti i suoi compagni di classe e così corse per raggiungerla riuscendo ad evitare durante tutto il tragitto quasi tutti i gavettoni; poco prima di raggiungerla qualcuno la colpì in pieno.

La sua maglietta bianca era diventata completamente trasparente a contatto con l’acqua ma non le importava nulla voleva solo divertirsi.

Si affiancò ad Honey che completamente zuppa cercava di liberarsi da due ragazzi che volevano farle fare una bella doccia.

Sua sorella era molto solare in quel momento.

La magliettina nera aderente era completamente zuppa, i pantaloncini grigi anche per non parlare dei capelli completamente scompigliati.

La battaglia continuò fino all’arrivo del preside.

I ragazzi come si accorsero della sua presenza cominciarono a dileguarsi.

Honey prese la mano di Hilary per strattonarla fuori da tutto quel casino e raggiungere il più presto possibile la fermata dell’autobus.

Proprio quando stavano per salire a bordo del mezzo sentirono un claxon richiamare l’attenzione e videro l’auto del padre.

Si avvicinarono ridendo per la faccia completamente rossa del direttore, sembrava proprio un pomodoro molto maturo.

Salirono salutando il genitore che le guardava in modo interrogativo.

-Cosa è successo?-

-Mmh… solita battaglia di fine anno a suon di gavettoni ahahahah. – disse la mora ridendo e mettendo allegria persino a sua sorella che sembrava completamente depressa.

-Hilary che succede?- chiese il padre notando l’espressione della figlia maggiore dallo specchietto retrovisore.

-Nulla tranquillo papà. Sono solo un po’ triste perché mi sembra conclusa una parte della mia vita. –

-Beh in effetti un po’ è così figlia mia. Fra poco comincia la vita vera. – disse ripensando al suo ultimo anno al liceo e al successivo ingresso nel mondo del lavoro, quando si riprese dai suoi pensieri continuò a parlare – Hilary ma non devi essere spaventata, sei una ragazza sveglia responsabile e studiosa vedrai che ti apprezzeranno anche in Germania. – un piccolo sorriso apparve sul volto della bionda.

-Grazie papà… sei sempre così buono con me. –

Il padre sorrise a tutte e due le sue figlie.

Era completamente orgoglioso di loro.

Aveva anche cambiato opinione su Honey.

Approvava il fatto che lei volesse sfondare come ballerina, almeno lei poteva mentre lui anni prima aveva dovuto rinunciare al suo sogno di giocatore di hockey per via del padre e non voleva commettere lo stesso errore.

Dopo poco arrivarono a casa, il padre parcheggiò l’auto nel vialetto con una manovra a dir poco perfetta e dopodiché scesero tutti insieme dall’auto.

La moglie era in giardino che si occupava di annaffiare i fiori e quando alzò lo sguardo restò parecchio sconvolta.

Hilary abbassò lo sguardo sentendosi colpevole per essersi ridotta in quello stato mentre Honey continuava a sorridere nonostante la faccia della madre.

Le sorelle entrarono in casa per concedersi una breve doccia e un cambio d’abiti prima di pranzo.



***


Il giorno successivo vennero svegliate abbastanza presto dalla madre.

Hilary si alzò di scatto sul letto, prese il libro di letteratura che aveva sul comodino come tentativo di rivedere tutto per il giorno successivo ma la madre la spinse nel bagno lanciandole dei vestiti in modo che si preparasse.

Honey invece continuava tranquillamente a dormire, non c’era verso di svegliarla molto probabilmente non si sarebbe svegliate nemmeno se fosse crollato il mondo.

La madre decise di toglierle di dosso le coperte ancora calde ma anche quel tentativo fu vano perché la mora si voltò dalla parte opposta nel tentativo di riscaldarsi maggiormente.

Successivamente decise di saltare sul letto ma quello pareva un modo per farla addormentare ancora di più, aprire le persiane non sarebbe servito a nulla visto che fuori stava piovendo a dirotto e il cielo era completamente grigio.

Hilary rientrò nella stanza e comiciò a fissare stupita sua madre che scuoteva Honey.

-Così non funziona…. –

Si avvicinò alla sorella e le urlò fortissimo in un orecchio – SVEGLIAAAAAAA-

La mora si alzò di scatto portandosi una mano sul petto spaventata. –Ma sei matta dico io? È questo il modo di svegliarmi??-

-Erano tre ore che mamma ti chiamava e tu non rispondevi. –

-Ok mi alzo. Ma dove andiamo??-

-Figlie mie oggi ci regaleremo una giornata di completo relax in un centro estetico. –

Gli occhi delle due diventarono a forma di cuoricino per la felicità.

Honey scattò in bagno per prepararsi a una velocità supersonica.


Il centro benessere era alle porte della loro città per cui l’avrebbero raggiunto dopo circa una mezzora d’auto.

Trascorsero una giornata tranquilla durante la quale ebbero modo di chiacchierare molto.



***


Hilary si sentiva abbastanza tranquilla anche se da li a poco avrebbe iniziato l’esame del diploma.

Il cortile della scuola era pieno di ragazzi in panico che cercavano di ripassare le nozioni per il tema, molti discutevano riguardo alle indiscrezioni che avevano trovato su internet.

Salutò i suoi compagni di classe, e poco dopo la campanella suonò e se fino a pochi secondi prima era calmissima ora si sentiva in agitazione.

Entrarono tranquillamente sistemandosi nell’aula a loro assegnata.

La bionda si guardò intorno, ogni angolo di quella scuola le ricordava qualcosa.

Ancora si ricordava il primo giorno di scuola, si sentiva così spaesata e aveva molta vergogna tanto che camminava con lo sguardo basso ed evitata il contatto visivo con i ragazzi.

Un sorriso le comparve sul volto mentre cominciava a leggere le tracce per il tema, sapeva già quale scegliere, un articolo di giornale visto che era il suo sogno.

Le ore trascorrevano tranquille tra una scrittura e una correzione completò la sua relazione trascrivendola in bella.


I giorni delle prove scritte passarono in fretta.

La prova orale era molto importante e sapeva anche di aver fatto un ottimo lavoro con la tesina.

Sapeva che i suoi genitori le stavano organizzando una festa per quella sera e che poi dopo la consegna dei diplomi l’avrebbero accompagnata all’aeroporto.

La partenza per l’università in Germania si avvicinava sempre di più e non vedeva l’ora che la fatidica data arrivasse.

Mancava poco al suo ingresso nell’aula per la prova orale.

Era l’ultima per quel giorno, nessuno l’aveva aspettata ma avere al suo fianco sua sorella la rilassò.

Poco dopo l’insegnante di letteratura uscì per chiamarla all’interno dell’aula.

La bionda prese un bel respiro e poi entrò sfoderando il suo migliore sorriso.

Honey si sedette in fondo all’aula ascoltando attentamente la sorella che parlava del lavoro svolto con così tanto amore.

Una volta terminata l’esposizione della tesina i vari commissari cominciarono a farle delle domande alle quali sapeva rispondere in maniera esaustiva.

Il colloquio durò circa un ora al termine del quale uscì più raggiante che mai.

Gli scritti erano andati egregiamente e quindi poteva ritenersi diplomata con il massimo dei voti.

Non vedeva l’ora di poter festeggiare con tutti i parenti e qualche amico di famiglia.

Le due tornarono a casa vittoriose concedendosi anche un po’ di shopping.



Honey doveva assolutamente comprare gli abiti adatti per la sua audizione.

Entrarono in un negozio completamente dedicato allo sport.

Cercarono il capo perfetto, la bionda cercava di consigliare la sorella che però ogni volta storceva il naso.

Finalmente la mora vide quello che cercava e le si illuminarono gli occhi.

Un paio di pantaloncini blu aderenti e in microfibra con la canottiera abbinata dello stesso colore.

Prese anche i pantaloni lunghi blu con una striscia laterale argento, li avrebbe indossati durante il viaggio.

-E sopra sorellina? Non penserai di andare in giro senza maniche. –

La mora sospirò –Tranquilla a casa ho tantissime felpe. Andiamo. –

-Non se ne parla. La felpa abbinata te la regalo io. –

Si abbracciarono –Grazie ti adoro. –

-Figurati per te questo ed altro sorellina mia. E poi quando sentirai la mia mancanza avrai sempre qualcosa di mio vicino a te. –

Honey si commosse tanto che scosse i capelli per farli ricadere davanti agli occhi, non amava mostrarsi debole davanti a tanta gente.

Tornarono a casa dove le aspettavano i genitori impazienti di sapere l’esito degli esami.



***


Era incredibile come passassero velocemente i giorni quando ci si divertiva tra prove di ballo e preparativi per la partenza.

Per Hilary era arrivato il giorno della verità, aspettava con ansia fuori dalla scuola che esponessero i risultati finali anche se un idea l’aveva già.

La bidella appese il foglio che subito tutti si affrettarono a leggere, la bionda si fece spazio per leggere il suo voto.

-Allora Harrison… numero otto… wow il massimo dei voti. –

I suoi compagni di classe la abbracciarono sperando di rivederla presto.

Lei corse verso i suoi familiari con il sorriso più bello di sempre.

-Promossa con A-

Loro si complimentarono con lei applaudendola.

Come arrivarono a casa cominciò la festa.

Musica a tutto spiano per i giovani e aperitivi accompagnati da stuzzichini e pizza.

La partenza era sempre più vicina ma Hilary era solo euforica per tutto quello che avrebbe imparato in Germania e in fin dei conti sperava anche di trovare molto di più in quel paese.

Gurdò tutte le persone presenti a quella festa per lei.

Gli zii, cugini nonni e altri parenti che non sapeva nemmeno di avere.

I suoi genitori le sarebbero mancati moltissimo ma ce l’avrebbe messa tutta per raggiungere il suo obiettivo.

Poi la sua attenzione venne catturata da sua sorella che era seduta su una sedia e osservava le stelle.

Come avrebbe fatto senza di lei, a loro bastava solo uno sguardo per capirsi ma poi si chiese come sarebbe sopravvissuta Honey senza di lei.

La sua sorellina si voleva mostrare forte ma non lo era per nulla, sperava solo che l’esperienza nel mondo della danza non la ferisse troppo se qualcosa fosse andato storto.

Entrò in casa, tutte le luci erano spente.

Salì nella sua camera per guardarla un ultima volta.

Accese il suo pc portatile cominciando a scrivere una lettera per sua sorella.



“ Sorellina mia,

sai quanto ti voglio bene vero?

Spero di si….

Sai adesso che sto per partire sento un grande vuoto dentro di me… so che mi mancherai tantissimo.

Mi chiedo come farò a sopravvivere senza di te.

Mi mancherà tutto di te… il tuo disordine, il tuo essere perennemente in ritardo, la  tua fissazione per la musica e la danza.

La danza è la tua vita come per me lo è il giornalismo.

Entrambe cercheremo di raggiungere il nostro sogno… sai che non sarà facile per nessuna di noi ma le Harrison non si arrendono mai ahahah.

Promettimi che qualunque cosa succederà mi chiamerai perché io ci sarò sempre per te e carca di essere forte anche se riceverai delle porte in faccia.

Sai le lacrime hanno cominciato a scendere mentre scrivo queste parole, adesso ti lascio ma voglio che tu sappia una cosa: io voglio solo che tu sia felice.

Ti amo di bene tua Hilary. “


Stampò la lettera.

L’avrebbe data a Hilary prima di imbarcarsi sul suo volo con la promessa che l’avrebbe letta solo una volta che l’aereo sarebbe decollato.

Nascose la busta nella sua borsa e dopo aver spento tutte le luci scese nel giardino per salutare i parenti.


La notte passò lentamente.

Continuava a rigirarsi fra le coperte.

L’emozione non la lasciava dormire.

Stava per partire per raggiungere il suo sogno.

La mattina arrivò colpendo il volto della ragazza con un raggio di sole.

Si alzò immediatamente andando a prepararsi.

Tutti in casa erano felici per lei, quindi non poteva far altro che sorridere continuamente.

In breve caricarono i bagagli nell’automobile e partirono diretti all’aeroporto.


La bionda presentò i documenti all’addetto del checkin.

Un volta sbrigate tutte le pratiche era arrivato il momento dei saluti.

Iniziò con il padre che era il meno melodrammatico.

-Amore studia, divertiti e ogni tanto torna a trovarci. –

-Certo papi, ti voglio bene. –

Poi passò alla madre che le fece un milione di raccomandazioni.

-Ho capito mamma, dai non sono più una bambina. –

Il padre le sorrise comprensivo e l’abbraccio per l’ultima volta. –Honey ti aspettiamo fuori. –

Le sorelle erano rimaste sole.

La mora cominciò a singhiozzare.

-Calmati sorellina altrimenti piango anche io… so che non riuscirò a dirti molto per cui ti ho scritto una lettera. Tieni ma leggila solo quando il mio aereo sarà in volo. –

La mora riuscì solo ad annuire mentre abbracciava per l’ultima volta la sorella.



Honey uscì dalle porte scorrevoli dell’aeroporto andando verso i genitori.

La madre la abbraccio tentando di consolarla.

Un rumore attirò l’attenzione dei tre.

L’aereo era decollato e mentre salivano in auto aprì la busta e cominciò a leggere velocemente quelle parole che le fecero comparire un sorriso spontaneo.

Prese il telefono dalla borsa e scrisse un sms –Anche io ti amo di bene Honey. –

Sapeva che l’avrebbe letto fra molto tempo ma glielo doveva.

Arrivarono a casa.

Sembrava più vuota del solito ma nessuno aveva tempo di pensarci.

Il giorno dopo c’era l’audizione a New York per cui dovevano preparasi.



***


Intanto in Germania quattro ragazzi si godevano gli ultimi giorni liberi prima di riprendere le registrazioni per il nuovo album e il tour europeo.

-Tom… ho finito un nuova canzone. – disse Bill a suo fratello gemello.

Il rasta si limitò solamente ad annuire.

Da qualche giorno aveva la testa persa.

Forse era rimasta in America, ancora si ricordava lo sguardo divertito di quella ragazza e i suoi meravigliosi occhi che erano riusciti a stregarlo.

Chissà se sarebbe riuscito a dimenticarla.

Cominciò a leggere il testo e prendendo la sua chitarra classica cercava di trovare la melodia adatta.

Era sicuro che ce l’avrebbe fatta se qualcuno non lo avesse interrotto bussando alla sua porta.

-Avanti. – disse con tono scocciato.

Sbucò la faccia del bassista –Oh eccoti ti ho trovato… in salotto c’è David che ci aspetta per una riunione. –

Posò la chitarra sul supporto e scese al piano inferiore dove erano tutti seduti sul divano.

Il loro manager lo salutò velocemente cominciando a parlare degli impegni imminenti.

Ovviamente lui non ascoltò nemmeno una parola, tanto era d’accordo su tutto.

Doveva trovare un modo per staccare la spina… così una volta terminata la riunione chiamò il suo migliore amico Andreas.

-Ehi Andi… quanto tempo. Come stai?... io tutto bene. Senti che ne dici se stasera usciamo tutti insieme in qualche locale. Ci vediamo alle 19. –

Una volta chiusa la chiamata cominciò a prepararsi.

Voleva apparire al meglio e magari trovare una ragazza con cui passare la notte per scordarsi tutto il resto.

Quando fu pronto, salì a bordo della sua Cadillac Escalade insieme al resto della band pronti per una serata solo uomini.

Avrebbero mangiato in un locale e sicuramente continuato la serata in discoteca.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10



Il grande giorno era arrivato anche per Honey.

Lei accompagnata dai genitori aveva preso il treno la sera prima e sarebbero arrivati a New York direttamente per l’audizione.

Con un taxi arrivarono davanti all’entrata dell’accademia.

I ragazzi erano già tutti dentro.

La fila era spaventosa.

Aveva davanti a lei 100 persone.

L’attesa si prospettava molto lunga ma cominciò subito a riscaldarsi.

Una ballerina classica la guardò storcendo il naso.

Era la tipica ragazza schizzinosa.

Bionda con uno chignon tiratissimo, indossava un tutù candido e delle scarpette bianche anche quelle.

Distolse lo sguardo e pensò solo a fare del suo meglio.

Sicuramente lì dentro non avrebbe avuto amici, lei era lì per trionfare anche se passare così tanto tempo lontano da casa da sola sarebbe stato molto difficile.

Ogni tanto si sentivano delle porte che si aprivano e chiudevano.

Erano iniziate le audizioni.

Si sentiva agitata, le sembrava di non ricordarsi nemmeno mezzo passo.

Il cuore batteva fortissimo, sperava che i giudici l’apprezzassero e anche gli insegnanti che l’avrebbero seguita nei mesi seguenti.


La sua mente cominciò a ricordare la prima lezione di danza della sua vita.

Era ancora una bambina.

Sua madre insisteva che doveva provare la danza o qualsiasi altro sport.

E non si sarebbe mai aspettata che un giorno avrebbe dovuto ringraziarla per quella prima lezione.

La musica classica, i primi fondamentali.

Il tutù rosa e i capelli raccolti in uno chignon.

Quanti ricordi, sembrava ieri mentre erano passati già 10 anni duranti i quali aveva trovato la sua strada.

Certo l’hip hop era stato solo un breve passaggio ma era molto brava.


La ballerina classica era appena entrata nella stanza per ballare una difficilissima variazione.

Il tempo passava anche troppo velocemente per certi versi.

Ora toccava quasi a lei.

Il cuore martellava sempre più forte, si ritrovò a pensare che da lì a poco sarebbe svenuta.

Prese la matita dalla sua borsa e cercò di far diventare la sua coda di cavallo in uno chignon per la prima parte della coreografia.

Su consiglio del suo insegnante avrebbe evitato le scarpette classiche.

Sperò che i professionisti l’avessero capita.

Ogni audizione durava al massimo 15 minuti.


Era il suo turno salutò i genitori ed entrò nell’aula.

-Buongiorno. – salutò tutti e poi posò lo sguardo sulla commissione.

La persona che l’aveva colpita maggiormente fu la presenza di un grande ballerino.

Forse il più grande Michael Jackson.

L’insegnante faceva parte della scuola ed era la direttrice e poi il critico era un scrittore del New York Times.


Cercò di concentrarsi al massimo mentre la base partiva.

Le piruette eseguite perfettamente, seguite da dei Fouetté, arabesque e attitude per chiudere.

Chiuse gli occhi mentre sentiva la musica che entrava in ogni fibra del suo corpo.

La base sfumò e mentre si toglieva la matita dai capelli per lasciarli raccolti in una semplice coda di cavallo altissima mentre continuò a ballare con tutta se stessa.

Il pezzo di jazz era stupendo, pieno di passi complessi ed altrettanti salti.

La canzone italiana di Tiziano Ferro risuonava nella stanza, sbirciò oltre la porte e vide i suoi genitori affacciati insieme ad altri ragazzi che la guardavano stupiti.

Forse stava ballando male, non era il momento delle riflessioni doveva pensare solo alla danza e i passi uscivano automatici.

La musica cambiò ulteriormente i toni.

Iniziava il pezzo hip-hop, aveva scelto una canzone sulla quale potesse uscire la vera Honey.

Si intitolava Conga e gliel’aveva fatta scoprire Gabriele.

Lui era il mago dell’hip-hop, la consigliava su come accompagnare i passi con altrettante espressioni e lei lo aveva applicato ad ogni tipo di danza.

Sentiva gli occhi di Jackson puntati su di lei.

Il suo giudizio contava tantissimo.

Era il più grande ballerino e cantante del mondo, aveva completamente cambiato il mondo della danza con i suoi passi.

Ora mancava l’ultima parte di quella coreografia costruita con tanti mesi di fatica e sacrifici.

Il pezzo di contemporaneo, forse era quello che sentiva di meno addosso ma cercò di impegnarsi al massimo.

In quella scuola doveva fare di tutto per andare bene a tutti gli insegnanti.

La musica terminò.

Quei dieci minuti le erano sembrati interminabili ma allo stesso tempo adesso temeva il giudizio della commissione.


Cominciò a respirare in modo affannoso e poco dopo qualcuno le porse una bottiglietta d’acqua fresca, ringraziò lo sconosciuto.

Poi si mise al centro della stanza completamente sudata ma felice e pronta di rispondere alle domande.

-Benissimo signorina, possiamo sapere perché ha scelto una coreografia composta di più stili?-

Prese fiato e poi rispose con tranquillità – Certo… allora ho studiato tutte e quattro le discipline e credevo che fosse giusto dimostrare tutto quello che so fare. –

La direttrice annuì soddisfatta e poi guardò i colleghi come per sapere se avessero qualcosa di chiedere, prese la parole il critico –Allora posso sapere quanti anni ha studiato ogni disciplina? E da quanto tempo studia?-

-Si… ho iniziato a studiare danza classica all’età di sei anni e ho continuato fino ai 10 anni. Dopo ho cominciato a studiare contemporaneo per due anni e lo stesso per l’hip-hop. Poi ho trovato il mio stile nella danza jazz. In tutto sono 10 anni che studio. –

Anche il critico sorrise e lasciò la parola al maestro.

Michael continuava ad osservare Honey come se fosse stato rapito da lei.

-Io non ho domande, mi basta guardarla negli occhi per capire quello che prova mentre danza. Posso solo dirti Honey che non ho mai visto una ballerina con così pochi anni di studio che è in grado di padroneggiare il palcoscenico come hai fatto tu. Hai passione, talento, le doti e ci metti tutta te stessa mentre balli. Complimenti! –

Si alzò perfino per applaudirla.

La mora si inchinò e poi uscì dalla stanza.

Si sedette insieme a tutti i ragazzi in attesa che venissero comunicati i nomi degli ammessi al corso estivo.


L’attesa era snervante.

Per i primi dieci minuti camminò avanti e indietro lungo quel corridoio.

Poi un immagine attirò la sua attenzione così cominciò ad osservare le fotografie.

In quella scuola avevano studiato dei grandi ballerini ed ètoile.

Non poteva credere ai suoi occhi.

Se fosse stata ammessa avrebbe avuto una grande opportunità e non doveva sprecarla per nulla al mondo.

Tornò vicino a tutti gli altri ragazzi e si sedette sulla panca di legno in attesa.

Cominciò ad osservare i suoi possibili rivali.

Il ragazzo che era seduto al suo fianco era veramente uno spettacolo.

Capelli castani a spazzola, occhi ambrati che se la osservavano, la facevano sentire come messa a nudo.

Quel ragazzo la affascinava non poco.

Sentiva che molto probabilmente con lui ci sarebbe stata molta affinità ed alchimia.

Decise di essere coraggiosa e di presentarsi.

-Ciao, io sono Honey una ballerina jazz. –

Solo con l’ultima parola riuscì ad attirare la sua attenzione.

-Piacere io sono Joe…. Anche io sono un ballerino jazz. Sai prima ho visto la tua esibizione complimenti!-

Lei arrossì e gli rispose a bassa voce –Grazie!- tanto che il ragazzo aveva faticato a comprendere la sua risposta.

Continuarono a parlare fino a che la direttrice uscì dall’aula e improvvisamente nell’atrio della scuola ci fu silenzio assoluto.

Un silenzio riempito solo dai battiti accelerati dei loro cuori e dai respiri profondi che Honey stava compiendo per calmarsi.

-Allora abbiamo deciso chi sono i dieci ballerini che verranno ammessi al corso estivo. Successivamente solo due entreranno a far parte della nostra accademia per tutto l’anno scolastico. Bene leggerò i nomi in ordine alfabetico: …....................., Harrison Honey….. –

La direttrice continuò a leggere i nomi ma ormai ad Honey non importava più nulla.

Era entrata nella lista dei dieci.

Si sentiva al settimo cielo.

Doveva assolutamente avvisare i genitori che l’aspettavano fuori dalla scuola.

Corse verso la porta con un sorriso che avrebbe potuto accecare chiunque.

-Mamma ce l’ho fatta! – cominciò ad urlare appena fuori.

I genitori si voltarono nella sua direzione con le lacrime agli occhi e successivamente le passarono il telefono.

-Hilary! Sono felicissima. –

La sorella rise dell’entusiasmo di Honey –Lo sapevo. Sei la numero uno non dimenticarlo mai. Adesso vado ci sentiamo presto. –

Chiuse la chiamata e si lasciò abbracciare da suo padre.

-Bravissima, sono fiero di te. –

I suoi occhi nocciola diventarono improvvisamente lucidi come quelli del padre e scoppiò in un pianto di felicità.

Era felice di poter realizzare il suo sogno, ma cosa più importante era felice delle parole che la bocca del padre aveva appena pronunciato.

Lui era fiero di lei.

Incredibile, non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe udito quelle parole.

Poi anche la madre si complimentò con lei.

Adesso doveva rientrare per cominciare subito a sistemarsi.

Salutò i genitori con la promessa di vederli il giorno del saggio finale dopo quattro settimane.


Rientrò nell’edificio con le sue valigie.

Aveva portato con sé solamente capi comodi e utili.

Prevalentemente pantaloni sportivi e magliettine e poi qualche jeans e vestitino se avesse dovuto uscire una sera.




***


Hilary in Germania si trovava veramente bene.

La sua compagna di stanza era una ragazza che le ricordava terribilmente sua sorella; ed erano già abbastanza amiche.

Si chiamava Elenoire e studiava anche lei giornalismo.

Arrivava dalla Francia per cui anche lei poteva capire benissimo come sentisse la mancanza della sua famiglia Hilary.

Dopo aver chiuso la chiamata decise di uscire insieme alla sua compagna per visitare quella meravigliosa città che era Berlino.

-Allora come va?- le chiese Ele.

-Oh tutto bene… ho parlato con i miei genitori e poi mi hanno passato mia sorella che oggi aveva un importante audizione. –

-Capisco… ti mancano tanto vero?-

Hilary rise leggermente –Si, e credo che si possa notare ma devo riuscire a realizzare il mio sogno così come sta facendo la piccola Honey. –

-Wow quando parli di tua sorella cambi completamente. Diventi una persona protettiva e sei anche estremamente orgogliosa di lei. –

-Già hai ragione. Io le voglio bene con tutta me stessa.-

Ele si strinse nelle spalle non sapeva cosa significava avere una sorella, ma ne avrebbe desiderata una anche lei.

Camminavano sotto braccio attraverso le vie della città.

Mancava poco per arrivare alla porta di Brandeburgo.

Era semplicemente un monumento importantissimo.

Per tanti anni assieme al muro aveva tenuto separato la Germania.

Tutto quello l’affascinava forse perché una parte di lei era tedesca.

Dopo una lunga camminata e molte chiacchiere per conoscersi meglio entrarono in un pub abbastanza frequentato per mangiare qualcosa, ormai era ora di cena.

Chissà cosa stava facendo sua sorella?

Molto probabilmente era già a dormire, l’aspettava un duro mese di lavoro.

Sapeva di per certo che sarebbe entrata in quell’accademia.

Era talmente immersa nei suoi pensieri che non si accorse del ragazzo biondo platino che aveva urtato accidentalmente.

-Oddio scusa ero sovrappensiero! –

Lui rise e con un gesto della mano si presentò –Piacere Andreas, sei nuova vero? Non ti ho mai vista qui. –

Lei si limitò ad annuire ammaliata dalla bellezza del ragazzo.

-Beh ci si vede in giro! Vado che mi aspettano i miei amici. – e mentre parlava indicava un tavolo in fondo alla sala.

Lei si voltò e rimase molto sorpresa.

Aveva già visto quei quattro volti.

Si ma dove?

Forse era solo frutto dell’immaginazione, per cui si affretto ad occupare un tavolo in attesa che arrivasse la sua compagna di stanza.

Poco dopo la sua amica la raggiunse tenendo fra le mani due lattine di coca cola.

-Eccomi, fra poco ci portano le ordinazioni. –

-Perfetto, beh allora brindiamo al nostro incontro! –

Risero e poi fecero scontrare le due lattine per poi bere un sorso della bevanda gasata.

Una cameriera si avvicino porgendo ad entrambe un hamburger con tanto di patatine fritte e salse.

Iniziarono a mangiare in assoluto silenzio.

-Allora sono meglio i cibi da fast-food americano?-

La bionda si scostò una ciocca di capelli ribelle e cominciò a pensare al sapore del cibo del suo paese.

-Beh diciamo che io sono abituata ai fast-food canadesi ma anche quelli della grande mela sono ottimi. –

-Quanto vorrei andare in America. –

-Beh una volta laureate potremmo andarci insieme per fare un viaggio oppure anche per le vacanze di Natale. –

L’amica la guardò con occhi sognanti e poi l’abbraccio talmente stretta che per qualche secondo le parve di soffocare.

Scoppiarono a ridere una volta che si furono staccate.

-Hilary prendimi per pazza ma io sento di volerti già un mondo di bene. –

La bionda guardò i capelli castani dell’amica e le rispose sinceramente. –Anche io, sai con te mi sembra di essere quasi in famiglia. A volte hai gli stessi atteggiamenti di mia sorella e questo mi fa sorridere. –

-Beh grazie… se ti fa stare bene ne sono contenta. –

Continuarono a cenare e poi ritornarono al dormitorio dell’università.

Condividevano una camera normalissima.

Aveva un enorme finestra che dava sul giardino del college.

Due letti ai lati opposti della stanza, con due scrivanie per poter studiare indipendentemente.

Un enorme armadio a muro che conteneva tutti i loro abiti.

Le pareti erano bianche con vari quadri e poster appesi.

Il tutto contornato da un ottima illuminazione che permetteva di studiare anche a tarda notte e poi avevano anche una tv, certo non era a schermo piatto ma meglio che nulla.

Per quanto riguarda i pasti potevano andare a mensa oppure scegliere di uscire come avevano fatto quella sera.

Hilary si mise a letto e a causa del fuso orario riuscì ad addormentarsi subito in un sonno senza sogni.



***


Andreas e i suoi amici erano decisi ad andare in discoteca.

Ovviamente non avrebbero fatto la fila.

E questo aveva i suoi vantaggi.

Avere delle persone famose come amici era fantastico.

Spesso lo invitavano a viaggiare con loro.

Aveva visitato moltissimi posti: Francia, Italia, Belgio.

Insomma gran parte dell’Europa, poi si occupava anche della Tokio Hotel tv.

Un cameramen li seguiva costantemente e lui si occupava del mixaggio e del montaggio.

Infatti all’università studiava per diventare regista.

All’interno del locale le luci cambiavano continuamente colore e la musica era assordante ma la cosa più divertente era vedere i volti stupiti delle ragazzine al passaggio dei suoi amici.

Molte di loro lo salutarono ammiccando.

Beh quel mondo gli piaceva sempre di più.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11


Dall’altra parte dell’Oceano Honey si era appena alzata.

Si stiracchio e poi cominciò ad osservare la stanza che divideva con Alice una ragazza abbastanza stravagante che praticava danza classica praticamente da quando era nata.

La sua compagna dormiva ancora beatamente mentre lei decise di uscire per visitare un po’ la città.

Dubitava che qualcuno fosse sveglio a quell’ora, erano solo le nove del mattino. E visto che la sera precedente erano usciti a festeggiare l’ammissione non avrebbe sicuramente trovato anima viva in mensa.

Aprì la porta e si stupì di veder seduto al primo tavolo Joe, il ballerino jazz con il quale la sera prima aveva parlato tanto.

Lo salutò con un gesto della mano e dopo essersi servita una tazza di latte con una brioches si avvicinò al tavolo.

Lui le sorrise augurandole il buongiorno.

-Buongiorno a te Joe, come mai sveglio?-

-Beh volevo farmi un giro visto che non ho impegni e te?- le chiese curioso abbozzando un sorriso.

-Lo stesso… potremmo andarci insieme se ti va!– buttò lì lei abbassando lo sguardo.

Non sapeva perché quel ragazzo la metteva tanto in imbarazzo.


Una volta terminata la loro colazione decisero di uscire per visitare la Grande Mela.

C’erano tantissimi luoghi di interesse, tanto che non sapevano proprio da dove iniziare.

Ovviamente una visita a Ground Zero era d’obbligo.

Quando arrivarono in quello spiazzo vuoto restarono entrambi senza parole.

Lì sorgevano le Torri Gemelle e nelle loro teste ritornavano incessantemente le immagini dell’ 11 settembre.

Un giorno che aveva sconvolto per sempre tutta l’America e anche il mondo.

-Bene adesso che facciamo?- le chiese Joe aspettando una risposta della mora.

-Oh che cavaliere che sei… beh visto che devo scegliere direi che quattro passi nel parco non ci starebbero male. –

Lui annuì e si avviarono verso Central Park.

La loro mattinata continuò con le visite alle parti più importanti della città, poi decisero di andare a mangiare qualcosa in un piccolo ristorantino italiano.


L’ambiente era molto carino e i profumi che arrivavano dalla cucina avevano fatto venire una gran fame ad entrambi.

Si sedettero ad un tavolo di fronte alla vetrina, guardavano la gente passare mentre aspettavano che la cameriera consegnasse loro i menu.

Honey era abbastanza esperta di cucina italiana e ordinò anche per Joe.

-Grazie… -

Lei si limitò a sorridergli.

-Allora come sta tua sorella?- le chiese curioso.

-Mmh… sinceramente non l’ho ancora sentita. Sai con il fuso orario… sicuramente più tardi le manderò una mail. –

-Ho capito. Si vede che ti manca molto. –

-Già… siamo sempre state insieme e adesso mi sento terribilmente sola. Comprendo che però anche lei sta realizzando il suo sogno. –

-Sai sei molto matura per la tua età. Molte ragazze penserebbero solo a divertirsi mentre tu sembri così concentrata sul tuo obiettivo. –

In quel momento arrivarono le loro ordinazioni.

Due piatti di lasagne.


Cominciarono a mangiare lasciando da parte le chiacchiere.

Poi Joe le fece i complimenti per la scelta.

-Grazie… sai il cibo italiano è tutto fantastico ma io non potrei vivere senza le lasagne. –

Lui si limitò ad annuire mentre lei beveva un sorso della bevanda zuccherina.

-Così ti piace mangiare. E con il ballo ti mantieni in forma?-

Lei scosse la testa in un cenno di negazione.

-Sinceramente sono magra di costituzione così come tutte le donne della mia famiglia ma ovviamente la danza mi aiuta un pochino a smaltire le calorie nei periodi delle abbuffate. –

Scoppiarono a ridere.


Finito di pranzare si diressero verso la cassa ma lui precedette la mora per il pagamento della consumazione.

-Non dovevi. –

-Figurati mi ha fatto piacere… senti adesso che facciamo?-

-Non lo so… se vuoi possiamo tornare a scuola così ci alleniamo un po’. –

-Perfetto. –


A scuola si sentiva la musica in ogni aula.

Evidentemente tutti stavano provando.

Passarono di fronte all’aula di danza classica e Honey salutò la sua compagna di stanza.

Alice spense la musica e uscì per salutarli.

-Ehi dove eri finita? Mi sono preoccupata tantissimo. –

Honey abbassò lo sguardo come quando la rimproverava la madre.

-Già hai ragione avrei dovuto avvertirti comunque sono tornata sana e salva per cui tranquillizzati Alice!–

La ragazza dai capelli corvini sorrise mentre annuiva.

-Adesso vado a cambiarmi e poi proviamo tutti insieme, se vi va. –

Alice ed Joe fecero un cenno di assenso con il capo.


Honey entrò nella stanza e si stupì di trovarla così in ordine.

Già poteva affermare di adorare la sua compagna di stanza.

Era così perfetta ed ordinata che non poteva trovare di meglio.

Aprì il suo armadio e prese un paio di pantaloni attillati e una maglietta a mezze maniche nera con dei disegni e scritte rosa.

Indossò le scarpe da ginnastica e prima di uscire dalla stanza recuperò le scarpette classiche.

Quando tornò davanti all’aula i due colleghi stavano già provando.

Chissà quanto tempo ci aveva messo, entrò nella stanza e indossò immediatamente le punte.

Prima di iniziare veramente aveva bisogno di un po’ di riscaldamento muscolare.

Cominciarono a danzare tutti e tre in contemporanea lasciando stupito chiunque li osservava dall’esterno.



***


Hilary stava per cominciare la sua seconda giornata in Germania.

Si alzò con calma guardando subito fuori dalla finestra.

C’era il sole e quindi avrebbe potuto passare il pomeriggio all’aria aperta.

Si preparò e con il suo libro preferito era pronta a dirigersi verso il giardino quando una chioma biondo platino attirò la sua attenzione.

Seguì il ragazzo che si stava dirigendo verso il laboratorio di informatica al piano superiore.

Lui si voltò sentendosi osservato e si trovò di fronte la ragazza.

-Frequenti questa università?- le chiese.

-Si, inizio quest’anno. Studierò giornalismo e te?-

-Io sono al secondo anno e mi occupo di regia.-

Hilary rimase spiazzata.

-Vieni ti faccio vedere cosa faccio.  –

Lei lo seguì senza obiettare.

Entrarono in una stanza piena di computer di ultima generazione.

Andreas si sedette al suo pc e cominciò a mettere insieme dei pezzi di immagini e audio per comporre un video.

-Wow sei bravissimo!–

Lui arrossì e la ringraziò senza staccare lo sguardo dallo schermo.


Ormai era ora di pranzo.

-Mangiamo insieme?-

-Certo. – Hilary lo seguì verso la mensa senza aprire bocca.

In realtà non sapeva proprio cosa dire.

Non si conoscevano così bene.

-Quanti anni hai?- chiese al biondo.

-20 e tu 19 giusto?-

-Esatto. Sei di Berlino? –

Lui scoppiò a ridere –Assolutamente no… sono nato a Loitsche una piccola cittadina e grazie al lavoro che svolgo per alcuni amici posso permettermi l’università. –

-Ho capito. Io invece vengo dal Canada e sono qui grazie ad una borsa di studio. –

-Cavolo… dall’altra parte dell’oceano. Ti manca molto casa tua?-

Lei annuì mentre prendeva posto al tavolo con davanti a lei un piatto di pasta.

-Si mi manca tutto. I miei genitori e soprattutto mia sorella. –

-Pensavo dicessi soprattutto il mio ragazzo. –

Lei rise leggermente –No sono single. –

-Non pensavo che una ragazza bella come te fosse single. Ma i canadesi sono tutti pazzi?-

Non c’era che dire quel ragazzo era veramente simpatico.


-Ieri ti sei divertito con i tuoi amici?-

-Si… era da molto che non li vedevo. –

-Capisco… sai ieri vi osservavo e mi sembrava di conoscerli. –

-Penso che sia plausibile. – le rispose lui mentre mangiava una patatina fritta.

Lei lo guardò interrogativo.

-Dai non mi dire che non conosci i Tokio Hotel?-

Quel nome le era familiare.

Dove lo aveva sentito prima.

Giusto erano il gruppo preferito di Honey.  

-Si… sono il gruppo preferito di mia sorella. È stata ad un loro concerto qualche settimana fa. –

Andreas restò a bocca aperta.

-Che c’è?- gli chiese la bionda.

Magari si era sporcata il mento mangiando gli spaghetti oppure aveva del basilico fra i denti.

Sinceramente non lo sapeva.

-No niente. Sai i miei amici mi hanno parlato di una ragazza che hanno conosciuto al meet and great che parlava tedesco. –

-Oh… io non ne sapevo niente. –

-Potrebbe essere tua sorella?- le chiese.

-Può darsi… ma perché me lo chiedi. –

Lui era indeciso se parlarle del reale motivo di quella curiosità per cui decise di inventarsi una scusa.

-No nulla è che i miei amici sono restati molto colpiti da lei e dal regalo che gli ha fatto. –

Hilary annuì mentre ripensava a tutta la faccenda.


Passarono il resto del pomeriggio insieme.

Sembravano quasi una vera coppia.

-Che ne dici se ti presento i miei amici?-

-Certo va bene. –

Così approfittò della situazione per tornare in camera e cambiarsi.

Ele non c’era.

Voleva raccontarle di quel ragazzo così carino.

Beh lo avrebbe fatto il giorno dopo.

Indossò un paio di jeans blu scuri e sopra una maglietta grigia con le maniche a tre quarti.

Prese le scarpe da ginnastica, le sue preferite.

La borsa con il cellulare, il portafoglio e le chiavi della camera.

Era pronta ora non le restava che avviarsi verso la zona del parcheggio dove aveva appuntamento con il ragazzo.


Arrivò nella zona che lui le aveva indicato in precedenza e cercò la macchina.

Un Audi grigia scura.

Una volta localizzata si avviò verso essa con passo incerto.

Come doveva comportarsi.

Stava per incontrare delle super star e lei non sapeva cosa dire.

-Agitata?- le chiese lui vedendo che si stava torturando le mani.

-Si… non so come comportarmi con loro. – ammise la ragazza.

-Guarda che sono dei ragazzi normali. –

Lei sorrise.

E poco dopo ne fu certa.

Erano nel locale della sera prima.

Già seduti al tavolo e impazienti di conoscerla soprattutto Bill.

Si avvicinò presentandosi.

Raccontò anche a loro la storia della sua provenienza e poi su richiesta del rasta mostrò la foto di sua sorella.

I gemelli si guardarono annuendo.

-Puoi salutarla da parte nostra? – le chiese il cantante.

-Certamente ne sarà felicissima. –


Mangiarono in tranquillità fra domande per conoscersi meglio e continui scherzi da parte di Georg a Tom.

-Siete veramente simpatici!– disse lei tutto ad un tratto.

-Grazie. – rispose Bill con un sorriso gigantesco.

-Ti piace la nostra musica?-

-Sinceramente non ho mai sentito una vostra canzone. – ammise lei vergognandosi.

-Non c’è problema… ti faremo sentire qualcosa prossimamente. – le rispose Gustav.



Erano veramente quattro ragazzi fantastici si ritrovò a pensare a fine serata mentre si stava preparando per andare a dormire.

Andreas le aveva chiesto di non raccontare nulla dei ragazzi alla sua amica, non voleva creare casini alla band; e lei aveva accettato.

Si addormentò presto con la testa piena di pensieri.

Non riusciva a togliersi quei capelli biondo platino dalla testa.

Come poteva essersi innamorata in così poco tempo.

Forse era solo attrazione fisica.

In fin dei conti non si conoscevano nemmeno bene.

Doveva lasciar passare ancora del tempo prima ti capire se poteva parlare di amore.


Poi che dire dei suoi amici.

Non vedeva l’ora di sentirli suonare dal vivo come le avevano promesso.

Si erano dati appuntamento per una serata della settimana successiva.

Sarebbe andata al loro studio di registrazione in compagnia di Andreas.

Bill era un ragazzo molto gentile, dolce ed educato e guardandolo aveva capito che era un tipo romantico; mentre il suo gemello era l’opposto.

Si vantava di tutte le sue conquiste e le aveva più volte fatto la radiografia durante la serata però aveva capito che anche lui aveva un cuore e si vedeva dai comportamenti che assumeva nei confronti dei suoi amici.

Georg era veramente un tipo simpatico e allegro anche se aveva il vizio di psicanalizzare le persone, poi Gustav il batterista era così normale e semplice che non poteva far altro che adorarlo.

Insomma erano tutto l’opposto dei vip.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12


Lunedì era finalmente arrivato.

La sveglia segnava le 7 del mattino.

Stranamente Honey era già sveglia prima del suono di quell’aggeggio infernale.

Era agitata.

Quel giorno sarebbero cominciate le lezioni.

Decise di alzarsi per dedicarsi ad una doccia rilassante.

In fin dei conti ne aveva bisogno.

Si sentiva i muscoli tesi ed indolenziti.

L’acqua calda l’avrebbe sicuramente aiutata.

In pochissimo tempo il piccolo bagno divenne una sauna.

C’era tantissimo vapore e lo specchio si era completamente appannato per non parlare delle mattonelle azzurre completamente bagnate e dopo sarebbe toccato a lei pulire.


Con l’accappatoio indosso uscì in punta di piedi per non far rumore.

Non voleva svegliare Alice.

Aprì l’armadio prendendo un paio di pantaloni bianchi lunghi fino sotto al ginocchio e una maglietta oro con delle pailette.

Indosso le scarpe da ginnastica e poi tornò in bagno per sistemarsi i capelli.

Prese il phon e cominciò ad asciugare la sua folta chioma.

I ricci le ricadevano leggeri sulle spalle, decise di farsi una coda alta per poter allenarsi meglio.

Sentì bussare alla porta e trovò il viso assonnato della sua compagna d’avventura che le chiedeva il permesso di usare il bagno.

Honey uscì e le lasciò il posto.

Tornando in camera decise di aprire la finestra per cambiare l’aria e di rifare il letto.


Poco dopo le due ragazze si avviarono insieme verso la mensa per la colazione.

Prese come al solito del latte con il caffè per mettere in moto il cervello.

Mancava pochissimo al suono della prima campanella.

Sentiva il cuore che batteva all’impazzata.

Sapeva che comunque sarebbe andata lei ce l’aveva già fatta.

Per lei era già tanto essere in quella scuola.

Non chiedeva di meglio.


Un suono la distrasse dai suoi pensieri.

Era la campanella.

Tutti si alzarono di corsa per controllare il loro orario.

Si fece spazio fra la gente per scorgere a quale insegnante le era stata assegnata.

Le prime due ore aveva danza classica.

Bene si sentiva pronta.

Prese la sua borsa a tracolla e si avviò verso l’aula 10.


Entrò e con piacere notò che era la prima.

Almeno avrebbe fatto bella figura.

L'insegnante si stava riscaldando compiendo degli esercizi alla sbarra.

indossò le scarpette legandole in modo che non le facessero troppo male ma che non fossere nemmeno troppo lente.

Mentre finiva di sistemarsi entrarono i suoi compagni di corso.

A quel punto la loro insegnante si mise al centro della stanza per presentarsi, e sucessivamente ordinò ai ragazzi di mettersi alla sbarra per cominciare il riscaldamento.

Honey non amava molto la danza classica.

Infatti ben presto si era tolta il tutù e aveva deciso di impegnarsi in qualcosa che la facesse sorridere.

Doveva impegnarsi tantissimo, perciò cercò di concentrarsi al massimo per imparare al meglio i passi della coreografia.


Alla termine delle prime due ore di classico era distrutta.

Restavano altre sei ore di lezione.

In quel momento si trovava seduta sul parquet della sala prove di danza jazz, la sua preferita e si osservava i piedi completamente gonfi e doloranti.

Le veniva da piangere.

Forse non doveva intraprendere quell’avventura.

Chi glielo aveva fatto fare?

Si sentiva fuori luogo, tutti erano portati per il classico e soprattutto nessuno era stanco solo dopo due ore.

Aveva bisogno di parlare con sua sorella per togliersi ogni dubbio.

Le mancava immensamente la sala prove della sua piccola palestra, dove nessuno pretendeva il massimo da lei; le mancava la sua stanza con i cd e i poster e più di tutti le mancavano i suoi genitori.

Sentiva le lacrime che stavano per uscire per cui si alzò di scatto dal pavimento attirando su di lei gli sguardi di tutti i suoi compagni.

Uscì dalla sala prove e si diresse verso i bagni.

Una rinfrescata del viso le avrebbe fatto sicuramente bene.

Finalmente respirava aria pure, si sentiva già meglio ma qualcuno la stava seguendo.

Il suo amico Joe.

-Ehi piccola che succede?-

Lei scosse la testa, non ne voleva parlare.

Si era appena calmata e non voleva piangere davanti a lui.

Ma bastò un abbraccio del ragazzo per farla sciogliere completamente.

Le lacrime cominciarono a scendere con estrema lentezza lasciando il corpo della ballerina scosso da profondi singhiozzi.

Joe le accarezzava i capelli cercando di calmarla in qualche modo.

-Stai tranquilla Honey… questo pianto servirà solo a farti stare meglio. –

Lei annuì solamente scuotendo la testa.

Si stava calmando lentamente e si sentiva pronta a sfogarsi.

-Non so se ce la faccio a stare qui. Mi manca la mia famiglia, la mia piccola scuola di danza dove nessuno pretendeva il massimo da me. –

-E’ vero qui tutti si aspettano il massimo da noi, ma non puoi farti distruggere così. Siamo solo al primo giorno… cosa farai quando ci sarà il saggio finale? – le chiese l’amico.

Cavolo Joe aveva perfettamente ragione.

Era proprio messa male se il primo giorno si trovava seduta sul pavimento del bagno a piangere come una bambina.

Sicuramente con il passare del tempo le cose sarebbero migliorate.

Aveva bisogno solo di sentire sua sorella per calmarsi un po’.




***


Finalmente le ore di lezione erano terminate.

Honey tornò nella sua stanza pronta a rilassarsi e a godersi una chiacchierata tramite Skype con sua sorella.

Sperava di trovarla sveglia visto il fuso orario.

Accese il suo pc portatile e dopo essersi connessa ad Internet effettuò l’accesso a Skype inserendo il suo nome e la password.

Appena entrata notò subito la presenza della sorella e decise di contattarla immediatamente.

Cominciarono a chiacchierare fino a quando Honey non le espose i suoi dubbi.

-Smettila sorellina altrimenti attraverso l’Oceano per picchiarti!-

Honey ridacchiò leggermente sentendosi un po’ meglio.

Poi Hilary riprese il suo discorso –Ascolta Honey io non ho mai visto nessuno ballare come te, hai tanta energia e soprattutto ci metti il cuore. Ricordati che per essere lì hai lottato contro tutto e tutti e ora intendi arrenderti così facilmente?-

La mora scosse la testa e lasciò che la sorella continuasse a parlare a ruota libera.

-Ok allora piccola adesso ti racconto una cosa che ti farà sorridere… sei pronta?-

-Certi dimmi.- disse la mora con aria curiosa e gli occhi che luccicavano per l’emozione.

-Ho incontrato un ragazzo veramente molto carino, mi piace e poi te ne parlerò meglio ma la cosa fantastica sono i suoi amici… loro sono i Tokio Hotel la tua band preferita e si sono ricordati di te chiedendomi di salutarti. – le disse la bionda con nonchalance.

Honey era senza parole.

I suoi idoli si erano ricordati di lei.

Cosa aveva di speciale?

Niente eppure in mezzo a tutta la gente che incontravano ogni giorno, lei era rimasta impressa a loro.

-Non ci posso credere Hilary… oddio ricambia il saluto e ringraziali da parte mia, in questo periodo la loro musica mi aiuta molto. –

La bionda annuì.

Poco dopo furono costrette a salutarsi.

Hilary doveva cominciare a cercarsi un lavoro per mantenersi almeno in parte.

Mente la mora doveva assolutamente mettersi sotto le coperte.

Ben presto Morfeo la accolse fra le sue braccia.



***


Hilary chiusa la conversazione con la sorella si ritrovò con la mente piena di pensieri.

Non sapeva con chi sfogarsi per sentirsi un po’ meglio.

Prese il cellulare appoggiato sul comodino e involontariamente fece partire la chiamata verso Andreas.

Lui le rispose dopo pochissimi squilli quasi come se stesse aspettando quel gesto della bionda.

Si diedero appuntamento davanti all’entrata principale dell’università.

Si preparò velocemente aveva bisogno di svuotare completamente la testa.


Una volta davanti alla porta principale trovò subito il biondo.

-Eccomi qui. – disse lei abbozzando un sorriso.

Lui le sorrise chiedendole cosa non andava.

-Beh ho rassicurato mia sorella e ora ho la mente piena dei suoi problemi che si sommano ai miei. –

Lui annuì e le propose di fare una bella passeggiata immersa nel verde per parlare ancora un po’.

Hilary accettò la proposta entusiasta.

Adorava passare del tempo con lui.

Era l’unico che la faceva sentire bene.


In breve tempo arrivarono al parco che era poco distante dalla facoltà.

Gli alberi si estendevano per tutto il perimetro rendendo così il clima piacevole anche in piena estate.

Hilary si sentiva a suo agio.

Tutto quel verde le ricordava casa sua.

Era bellissimo quel paesaggio e poco dopo la sua attenzione fu attirata da due bambine che stavano giocando sullo scivolo.

Le sembrava un flashback mentre lei aveva deciso la sua meta dove accomodarsi.


-Dimmi che problemi ha tua sorella?- le chiese il biondo mentre Hilary si dondolava sull’altalena del parco giochi.

-Sai che sta frequentando un corso di un mese in una delle prestigiose scuole di danza americane vero?- fece una breve pausa nella quale Andreas ebbe tempo solo di annuire prima che la ragazza riprendesse il discorso lasciato a metà – Ecco oggi l’ho sentita ed era a pezzi fisicamente e mentalmente. È stato il primo giorno di prove e si sentiva inadatta così non ho potuto far altro che ascoltarla e rassicurarla ma mi sento comunque in pensiero per lei. Si vedeva che stava male per tutta la situazione… le manca casa e io. – disse concludendo il suo sfogo.

Il ragazzo si ritrovò ad abbracciarla per farla stare meglio.

-Sai mi ha fatto molto piacere la tua chiamata; diciamo che non me l’aspettavo comunque stai tranquilla tua sorella presto si sentirà meglio ha solo bisogno di abituarsi alla nuova situazione. –

-Grazie Andi adesso mi sento molto meglio. Mi fa bene parlare con te. – disse abbozzando un sorriso sincero.

Dopodiché si alzò dall’altalena per proseguire nella rilassante camminata.

Il ragazzo l’affiancò subito prendendola per mano.

Si sentiva così protetta insieme a lui e non le era mai capitato in tutta la sua vita.

-Sai sto cercando un lavoro per mantenermi gli studi… -

-Oh e come mai? Non hai forse vinto una borsa di studio?-

-Certo ma per tutte le altre spese non voglio dipendere dai miei genitori. – affermò Hilary convinta.

-Capisco se vuoi posso aiutarti con gli annunci?-

-Grazie. –

Tornarono verso l’università per cercare qualcosa di adatto a Hilary.


-Ok ecco questa è la mia camera. – disse lei aprendo la porta.

La stanza era abbastanza ordinata.

Sul letto di Hilary c’erano dei quotidiani segno che prima di uscire li stesse già sfogliando per trovarsi un occupazione.

Andreas si accomodò alla scrivania mentre Hilary si sedette sul tappeto posto ai piedi del letto.

Entrambi cominciarono a leggere gli annunci, mentre tenevano stretta nelle mani una penna pronta per evidenziarne qualcuno.


-Forse ne ho trovato uno. – le disse il platinato.

-Davvero?- chiese Hilary con gli occhi che le luccicavano.

-Si senti… cercasi stagista per quotidiano locale massimo 23 anni anche prima esperienza lavorativa. –

Lei annuì.

-Caspita sembra perfetto per me. Tu sei il mio angelo custode.-

Si alzò dal pavimento per ringraziarlo.

Gli si avvicinò con l’intento di abbracciarlo ma il biondo fu più veloce di lei e catturò le sue labbra rosee in un bacio che desiderava da troppo tempo.

Hilary partecipò al bacio con entusiasmo mentre la sua schiena era scossa da moltissimi brividi e lo stomaco era in subbuglio.

Era forse quello l’amore?

Non lo sapeva ma non voleva proprio staccarsi dal suo angelo.


La serata era continuata sotto le coperte e ora lei si sentiva diversa.

Si chiedeva come le emozioni avessero potuto prendere il sopravvento sulla ragione.

Solitamente prima di fare qualsiasi cosa ci pensava su mille volte.

Ma in quel caso il cuore aveva fatto la sua parte.

Stava bene con Andreas e non voleva avere ripensamenti.

Se la loro storia fosse continuata sarebbe stata molto felice altrimenti era un esperienza in più per lei.

La vita in Germania si prospettava molto interessante visto gli ultimi sviluppi.


-Piccola? Senti ti va se ti porto dai ragazzi così ti fanno sentire qualcosa?- le chiese lui baciandole la fronte.

-Assolutamente si. – disse lei cominciando a rivestirsi e proprio quando stavano per uscire Ele stava rientrando così cominciarono le presentazioni.

-Ciao Ele volevo presentarti Andreas il mio ragazzo. –

Lei restò stupita.

Erano li da solo una settimana e lei aveva già trovato un ragazzo.

E che ragazzo.

Veramente stupendo, il più bello che lei avesse mai visto.

-Piacere. – si ritrovò a dire tendendogli la mano destra dopo tutte le sue riflessioni.

Lui le rispose sorridendole.

-Senti noi stavamo uscendo più tardi se ti va parliamo?- si ritrovò a dire la bionda fissando la sua coinquilina.

-Certo andate pure e buona serata. –


La coppietta uscì dalla stanza tendendosi per mano.

Arrivarono poco dopo davanti all’auto del ragazzo.

-Hai la patente?-

-Certo ma dovrò convertirla per guidare qui… ci penserò fra qualche giorno. Domani ho molte cose da fare- esclamò  Hilary.

-Quali cose?- le domandò lui curioso.

-Ovviamente prima manderò il curriculum a quel giornale e poi starò un po’ con te se sei d’accordo, che ne dici?-

Lui annuì fermandosi ad un semaforo rosso.

-Sai la tua coinquilina mi sta simpatica… forse prossimamente potremmo farle conoscere i ragazzi.-

-Direi che sarebbe perfetto. – rispose la bionda baciandolo a stampo.


Arrivarono allo studio di registrazione che i ragazzi avevano appena acquistato a Berlino.

Le luci erano tutte accese.

Andreas chiamò Tom per dirgli di aprire il cancello.

Il biondo parcheggiò l’auto al fianco della Cadillac Escalade del rasta e poi prese per mano la sua ragazza conducendola verso l’ingresso principale.

Gli occhi dei presenti si soffermarono subito sulle loro mani intrecciate tanto che Bill cominciò a saltare per tutto il salotto battendo le mani.

Hilary a quella visione scoppiò a ridere.

Quel ragazzo aveva il potere di farla ridere con estrema facilità.


Si sistemarono tutti sul divano di pelle nera che era posto al centro del salotto.

Di fronte a loro il tavolino in vetro colmo di schifezze e la tv accesa su un film comico.

Stavano chiacchierando animatamente fino a quando a Hilary non cominciò a squillare il cellulare.

Lo recuperò dalla borsa ed entrò in cucina per poter parlare con calma.

Sul display lampeggiava il nome di Honey.

Rispose preoccupata visto l’orario. – Honey? Tutto bene?-

-Si certo volevo solo sentirti. –

-Ah meno male mi ero spaventata a morte. – disse la bionda tirando un sospiro di sollievo.

Poi notò Tom che la osservava alle sue spalle. –Senti ti va di parlare con una persona?-

-Ok… - berciò la mora ancora con voce assonnata.

Hilary passò il telefono a Tom che le sorrideva.

Lasciò la cucina in modo che i due fossero tranquilli, ormai aveva capito che a Tom piaceva sua sorella.

Gli altri la guardarono in modo interrogativo ma lei si limitò a rassicurarli.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13



Un mese era passato.

Un mese fatto di prove e sacrifici continui per Hilary.

Lo spettacolo che avevano messo in piedi era favoloso; e quella sera la direttrici e il resto della commissione avrebbero deciso le due persone che avrebbero continuato gli studi in quella prestigiosa accademia.


Honey si stava preparando.

Aveva indossato gli abiti che le aveva regalato tempo prima la sorella.

Quel colore le donava particolarmente.

Si mise di fronte allo specchio e cominciò a truccarsi.

Un po’ di matita sia all’interno che all’esterno dell’occhio.

E per quella sera voleva osare per cui decise di metterla blu come il suo completo.

Un velo di fondotinta per coprire alcune piccole imperfezioni e sugli zigomi un po’ di phard.

Ombretto color oro e gloss rosa sulle labbra.

Era pronta.

Controllò per l’ultima volta che nessun ciuffo sfuggisse alla coda di cavallo e successivamente abbandonò la sua stanza per recarsi nell’aula magna.


Giunta all’entrata cominciò a guardarsi intorno.

Cercava i suoi genitori.

Li individuò quasi subito.

Si erano sistemati nelle prime file per potersi godere meglio lo spettacolo.

Insieme a loro c’era anche la sua migliore amica Jennifer.

Non la vedeva da un mese ma le sembrava che fosse un eternità.

Si avvicinò correndo ad abbracciare il padre.

Lui la strinse a se con fare protettivo.

-Tesoro sei dimagrita!- cominciò a dire la madre.

Ma le non l’ascoltò nemmeno continuando a bearsi delle attenzioni del padre.

Qualcuno attirò la sua attenzione tossendo.

Si voltò verso la direzione di quella voce e restò stupita da quella visione.

Il suo insegnante nonché ex ragazzo era lì per sostenerla.

Guardò Jennifer con uno sguardo perplesso.

-Non è colpa mia. – le sillabò la mora.

Honey annuì e salutò Gabriele.

-Ciao Honey stai benissimo!- esclamò il ragazzo sperando di poter chiarire con lei ma la mora si limitò ad un grazie sussurrato, prima che venisse chiamata da un ragazzo dietro alle quinte.

Salutò velocemente i genitori e gli amici prima di correre verso il back stage.



Dopo pochi minuti la direttrice salì sul palco per dare il benvenuto a tutte le persone presenti in sala.

-Buona sera siamo qui per lo spettacolo finale del corso estivo della nostra accademia. I ragazzi si esibiranno in un pezzo d’apertura tutti insieme e successivamente in esibizioni singole. Buon divertimento e buona fortuna ai ragazzi!–

Scese dal palco accomodandosi sulle poltroncine rosse assieme agli altri membri della commissione.


I ragazzi dietro alle quinte si misero in cerchio unendo le loro mani per poter sdrammatizzare urlarono –Merda!-

Honey rise insieme ai suoi amici Alice e Joe.

Poi si prepararono al centro del palco mentre il sipario si spostava lasciandoli illuminati dai fasci di luce blu e rosa.

La coreografia di gruppo non era molto impegnativa ma il significato era importante.

Parlava di amicizia.

L’amicizia quella vera.

Quella che non finisce alla fine di un percorso di un mese.

L’amicizia che si crea a dispetto della rivalità.

E quello era successo in un mese.

Alla fine della coreografia si guardarono tutti negli occhi sorridendosi a vicenda.

Successivamente si inchinarono di fronte alla platea.

Tutto il pubblico era in piedi ad applaudirli.

Era una sensazione straordinaria.

Honey non aveva mai provato un emozione così grande.

Forse solo una volta in vita sua.

Quando si era trovata davanti ai Tokio Hotel in persona, si era sentita felice e fuori luogo al tempo stesso.

Mentre ora si sentiva solamente al settimo cielo.

Il gruppo lasciò il palco.

Poco dopo iniziarono le singole esibizioni.



Honey era la terza.

Si stava torturando le mani in attesa del suo turno.

Era agitatissima, da quell’esibizione dipendeva il suo futoro.

Era anche vero che essendo in 20 persone solo due sarebbero state scelte.

Le probabilità erano molto basse.

E poi in fin dei conti c’erano persone molto più brave e preparate di lei.

Si era completamente estraniata dal mondo perdendosi nelle sue riflessioni tanto che quando fu il suo turno si spaventò.

Salì sul palcoscenico cercando di mostrarsi sicura di se stessa.

La musica partì subito e con essa cominciarono i passi che la mora aveva studiato con tanto amore e impegno.

Le note risuonavano per tutto il teatro.

Alcune volte mentre eseguiva delle piruette di era voltata verso i genitori per vedere la loro reazione.

Sua madre aveva gli occhi lucidi e stringeva la mano al padre anche lui visibilmente commosso.

Allora era sicura che stava ballando bene, tutto il resto non le importava.

Sulle note finali di By your side si inchinò di fronte alla platea per poi lasciare il palco di corsa.

Dietro le quinte riprese fiato augurando poi buona fortuna ai suoi migliori amici.

Seduta su uno sgabello continuò a godersi tutte le esibizioni fino all’ultima.



Ora si sentiva il cuore in gola.

Mancavano pochi minuti al verdetto finale.

Chissà chi sarebbero stati i due prescelti?

Dentro di sé ci sperava molto, ma non voleva illudersi troppo.

La direttrice prese il microfono attirando tutta l’attenzione su di sé.

-Innanzitutto voglio complimentarmi con tutti voi per la bravura e l’impegno che avete dimostrato in questo mese. Sapete bene che anche uno stage di un mese presso di noi è già una vittoria; ora comunicherò i nomi dei due prescelti. Il primo nome è quello di Alice, ballerina classica; e il secondo è un ballerino jazz Joe. Complimenti e bravi anche tutti gli altri!-

I due si avvicinarono subito alla mora per consolarla.

Ma lei li abbracciò stretti.

-Complimenti ragazzi, non preoccupatevi per me sto bene. Lo sapevo che non sarei passata. –

I due ricambiarono l’abbraccio ma poi furono portati nell’ufficio della direttrice per firmare il loro contratto.

Honey si diresse verso i suoi genitori.

Erano pronti a consolarla ma lei stava già sorridendo.

Cosa che non piacque molto a Gabriele il quale la prese per il braccio obbligandola a seguirlo.


Uscirono nel grande giardino della scuola.

-Che vuoi?- chiese immediatamente Honey scontrosa.

-Vedo che l’amicizia ti è servita a molto… non hai ottenuto nemmeno il contratto. Brava! – esclamò Gabriele furente.

-Smettila immediatamente. Non permetterti mai più di offendere i miei amici capito?- disse la mora con gli occhi iniettati di rabbia.

-Ah si  perché altrimenti che mi fai?- disse Gabriele avvicinandosi sempre di più al corpo delle ballerina che nel frattempo indietreggiava scontrandosi con la schiena contro al muro.

-Senti io non perdo tempo con te. Tu non sarai mai una persona importante per me a differenza dei miei amici. Sei più grande di me ma non conosci i sentimenti veri come l’amore e l’amicizia a questo punto sono molto più matura io. – disse fronteggiandolo.

Alle sue spalle qualcuno si schiarì la voce per attirare l’attenzione dei due litiganti.

Honey si voltò preoccupata ma il volto che scorse dietro di sé la fece sorridere mentre Gabriele trattenne il respiro.

Non credeva ai suoi occhi aveva davanti a se il miglior ballerino al mondo.

-Tutto apposto Honey? – chiese Jackson circondando le spalle della ragazza che si limitò ad annuire.

-Ok seguimi che devo parlarti di una cosa importante. –

Honey restò senza parole.

Chissà cosa le voleva dire.

Probabilmente anche lui era rimasto deluso da lei.

Insomma ai provini le aveva fatto i complimenti e ora lei non era stata scelta quindi aveva fallito.

Entrarono all’interno del teatro dove erano in corso i festeggiamenti.

Si posizionarono vicino al tavolo delle bevande.

Honey prese un bicchiere di Coca Cola e cominciò a sorseggiare tranquillamente mentre aspettava che il grande maestro parlasse.

-Senti Honey lo so cosa stai pensando. Credi di avermi deluso ma non è così. Diciamo che io speravo che non ti prendessero perché avrei un progetto adatto a te. –

La mora corrugò la fronte.

Cosa intendeva dire.

Proprio non capiva.

-Non capisco cosa intende dirmi?-

-Oh Honey primo non darmi del lei potresti essere mia figlia; secondo voglio dire che vorrei e mi piacerebbe che tu lavorassi per me. Sto organizzando il mio ultimo tour e ti vorrei come ballerina. –

Wow certo che era una bella proposta.

Cosa doveva fare?

Accettare o meno.

Certo un occasione come quella non sarebbe più capitata.

E dire di no significava chiudere una porta enorme che non si sarebbe più riaperta per lei.

-Devo parlarne con i miei prima di risponderti. – disse Honey.

Lui annuì e la spinse subito verso di loro.

Non doveva perdere tempo.

Prima firmava il contratto prima sarebbero cominciate le prove per il fantastico spettacolo che avrebbe chiuso la sua carriera da cantante.



Honey corse verso i genitori.

Aveva gli occhi lucidi per l’emozione.

-Mamma, papà devo parlarvi! –

Loro si voltarono verso la figlia minore con uno sguardo interrogativo.

-Va bene tesoro calmati!- disse la madre con espressione preoccupata.

Li accompagnò verso Jackson.

Voleva che fosse lui a spiegarle tutto.

Lei sapeva che non ci sarebbe riuscita.

Jackson si presentò ai genitori ai quali successivamente spiegò il suo progetto.

Il padre si limitò ad annuire.

-Per me va bene, deve decidere Honey credo che questa per lei sia una grande opportunità- aggiunse la madre.

-Honey ora tocca a te. – proferì il ballerino e cantante.

-Va bene accetto. – disse sorridendo.

Poco dopo fu raggiunta dai suoi più cari amici e raccontò tutto anche a loro.

Joe e Alice si complimentarono con lei.

Era un occasione più unica che rara mentre Jennifer era rimasta in silenzio con gli occhi puntati verso il parquet dell’aula magna.

Si sentiva abbandonata dalla sua migliore amica.

-Jenny tu rimarrai sempre la mia migliore amica, e poi quando vuoi puoi venire a trovarmi. –

La ragazza si buttò addosso alla ballerina.

Si abbracciarono strette.

-Sono fiere di te Honey. – le disse la sua migliore amica.

-Grazie!- le rispose la mora.


La festa continuò fra balli e risate.

Honey era molto occupata.

Stava facendo le foto con i suoi nuovi amici.

Alice indossava dei buffi occhiali mentre la mora faceva le linguacce.

Quando tutto finì le due ragazze si diressero verso il loro alloggio per prendere le loro cose.

Honey si guardò intorno per l’ultima volta.

Prese il suo trolley e lo trascinò fino alla porta.

-Mi raccomando Alice impegnati e diventerai la migliore etoilé. –

-Ok e tu divertiti a girare il mondo. –

Si sorrisero complici.


Honey abbandonò quella scuola che l’aveva fatta impazzire nei primi giorni ma che poi l’aveva fatta ridere e sorridere.

Da fuori si trovò ancora ad ammirarne il fasto mentre i suoi genitori la chiamavano dal taxi.

Era ora di abbandonare quel sogno.

Ma ben presto ne sarebbe cominciato un altro.

Salì sulla vettura gialla che sfrecciava in direzione dell’aeroporto.

I suoi genitori sarebbero tornati in Canada mentre lei sarebbe partita con Jackson.



Un jet privato.

Era incredibile trovarsi seduta su dei comodi sedili in pelle beige.

Il cielo blu tutto intorno e sotto le case minuscole.

Ben presto sarebbero atterrati a Los Angeles.

Chissà se era tutto come appariva su internet e nei giornali.

Ben presto lo avrebbe scoperto.

Erano pronti per l’atterraggio.

Avrebbe alloggiato in un albergo lussuosissimo.

Dentro di sé sperò che tutto quello non finisse mai, il suo sogno si stava realizzando e non lo avrebbe abbandonato per nulla al mondo.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14



Era atterrata da pochissimo a Los Angeles.

Stava aspettando che i suoi bagagli passassero sul nastro trasportatore.

Prese il suo trolley e il borsone che conteneva tutto il suo materiale per ballare.

Se lo caricò in spalla e uscì all’aria aperta dove trovò un Suv con i vetri oscurati ad aspettarla.

Qualcuno le prese i bagagli e li caricò all’interno del bagagliaio, mentre lei si sedeva sui comodissimi sedili posteriori di quell’auto.

Mentre il conducente guidava in direzione del suo albergo Honey era persa a guardare il panorama.

Le mille luci le illuminavano il volto anche dietro quei finestrini completamente neri.

Si sentiva gli occhi lucidi, forse a breve sarebbe scoppiata a piangere dalla felicità.

Non poteva crederci.

Invece era tutto vero.

Avrebbe avuto qualche giorno libero così ne avrebbe approfittato per visitare la città.

Voleva assolutamente vedere Hollywood e magari il set di qualche film.

Era anche sicura che nei prossimi giorni sicuramente Jackson l’avrebbe voluta vedere per presentarle il resto dello staff.

Chissà cosa avrebbero pensato di lei.



Arrivarono di fronte a un enorme hotel.

Sembrava che fosse una reggia.

Hotel cinque stelle con piscina, spa e vasca idromassaggio in camera.

Cosa poteva volere di più?

Continuò a leggere il depliant mentre un facchino si occupava dei suoi bagagli.

Ogni stanza è dotata di tv satellitare, minibar, connessione internet.

Bene così avrebbe potuto parlare con sua sorella frequentemente.

Prese l’ascensore che l’avrebbe portata al quinto piano dove era situata la sua stanza.

Aprì la porta con la tessera magnetica mentre un facchino le sistemava i bagagli accanto alla porta.

Si guardò intorno dopo essersi appoggiata alla porta appena chiusa alle sue spalle.

La stanza era enorme.

Era grande quanto il suo salotto e la cucina.

Un letto matrimoniale enorme e comodissimo con appeso di fronte un enorme televisore a schermo piatto.

Sulla parete accanto alla portafinestra c’era una scrivania dotata di una lampada per poter leggere meglio.

Appoggiò subito la custodia del suo pc e successivamente aprì la cerniera per metterlo sotto carica.

Attraversò nuovamente la camera per ispezionare anche il bagno.

Porcellana bianca che risplendeva, una doccia enorme e in più anche l’idromassaggio.

Quello era per lei un vero e proprio sogno.

Non aveva mai alloggiato in albergo così lussuoso e per lei era un enorme privilegio.

Visto che ormai era parecchio tardi prima di mettersi a dormire decise di connettersi per poter chiacchierare un po’ con la sorella.

In Germania era sicuramente mattino presto, ma sapeva che sua sorella sarebbe stata sveglia per un importante colloquio di lavoro.

Eseguì l’accesso su msn e poco dopo contattò la sorella.

Cominciarono a chattare.

Hilary si complimentò con la sorella minore per il contratto di lavoro e poi Honey fece un grosso in bocca al lupo ad Hilary per il suo colloqui.

La mora spense il computer mettendosi sotto le coperte per riposare qualche ora.

Alle nove del mattino avrebbe dovuto incontrare Jackson per firmare il contratto e cominciare le conoscenze con il resto dello staff.

I provini per gli altri ballerini erano ancora in corso e lei avrebbe partecipato aiutando il coreografo.

Ben presto chiuse gli occhi lasciandosi cullare dalle braccia di Morfeo.



***


Oltreoceano Hilary stava finendo di prepararsi.

-Ele dici che così sto bene?- chiese la bionda alla sua coinquilina.

Eleonoire si sporse oltre la porta del bagno per guardare l’amica.

-Stai benissimo… sei semplice ed elegante allo stesso tempo. –

La bionda annuì finendo di sistemarsi il trucco.

Mentre la mora finiva di rifare il suo letto.

-Certo che tua sorella è proprio bella. – disse alzando leggermente la voce per farsi sentire dall’amica.

Hilary uscì dal bagno con un sorriso fiero –Hai proprio ragione… poi nelle foto mentre balla è stupenda. Sai forse dovrei farle vedere ai ragazzi. –

-Si Bill ne sarebbe entusiasta. –

Hilary annuì.

-Ci vediamo stasera allo studio di registrazione ok?-

-D’accordo e in bocca al lupo. – esclamò la mora spingendola verso la porta.

Hilary si stava sistemando la borsa sulle spalle quando qualcuno le baciò il collo.

Riconobbe subito quelle labbra e il tocco.

Era il suo ragazzo.

Aveva una relazione stabile con lui da un mese ed era troppo felice.


Si era offerto di accompagnarla per l’ennesimo colloquio di lavoro.

Stavolta sperava che fosse quello giusto.

Un piccolo quotidiano locale.

Aveva incrociato le dita perché andasse tutto bene.

Ben presto arrivarono di fronte all’entrata.

Era un bel palazzo nel centro storico della città.

Scese dalla macchina e con passo sicuro entrò presentandosi subito alla reception.

Un ragazza molto gentile l’accompagnò nell’ufficio del direttore.

Si accomodò sulla poltroncina presentandosi e porgendo al caporedattore il suo curriculum.

Non aveva vere e proprie esperienze lavorative ma a lei bastava iniziare con qualsiasi incarico.

Dopo la conclusione del suo discorso tutti gli occhi erano puntati su di lei.

-Credo che lei sia la persona giusta per questo lavoro… ci sono poche persone umili e lei è una di queste. Può cominciare già oggi? – chiese il direttore.

-Certamente. – disse sorridendo.

Non era così contenta di se stessa da molto tempo.

L’accompagnarono alla sua postazione.

Accese il computer e cominciò subito a cercare degli spunti per il suo primo articolo.

Doveva occuparsi delle sfilate di moda per la prossima stagione.

Era un bel pezzo.

Lei adorava la moda anche se non aveva molti capi di marca.

Cominciò a cercare delle informazioni su internet.

Casualmente finì su una pagina che parlava dello stile di Bill.

Il suo amico Bill, i ragazzi erano in America e Canada per completare il tour e poi sarebbero tornati a casa ma solo per poco tempo.

Aveva legato molto con loro e le sembrava incredibile che le mancassero così tanto.


Cominciò a scrivere su un foglio le idee principali per l’articolo in modo da poter reperire informazioni dettagliate.

Come prima giornata lavorativa sembrava andare tutti bene.

I colleghi erano disponibili e simpatici, era andata a pranzo con loro instaurando un bel rapporto; era fondamentale se voleva continuare il lavoro lì.

Quanto avrebbe voluto che prendessero anche la sua amica almeno avrebbero potuto passare più tempo insieme.

Aveva passato tutto il pomeriggio a raccogliere informazioni su colori di tendenza, tipi di scarpe e accessori vari che non si era nemmeno resa conto del tempo che passava.

Spense il computer, raccolse il block notes e la sua penna dirigendosi verso l’uscita dove trovò il suo ragazzo ad aspettarla.

-Amore! – urlò lei entusiasta gettandosi tra le sue braccia.

Lui la prese al volo facendole fare un giro.

Hilary cominciò a raccontargli tutto senza lasciargli nemmeno il tempo per replicare.

-Calmati piccola altrimenti dovrò farti la respirazione bocca a bocca. –proferì il platinato con aria maliziosa.

-Ahahah smettila e tu che mi racconti?- chiese lei sistemandosi meglio sul sedile di pelle.

-Mmh oggi ho sentito Bill fra pochi giorni saranno di ritorno. E ti salutano. –

Lei sorrise –Salutali da parte mia. -

Andreas parcheggiò l’auto al solito posto e poi accompagnò la bionda fino alla sua camera.

-Ci vediamo dopo. – le disse sfiorandole le labbra con un bacio a stampo.


Entrò in camera e trovò la sua compagna intenta nelle pulizie.

-Ele non dovevi mettere apposto anche per me, l’avrei fatto io prima o poi. – disse mortificata.

La mora la guardò sorridendo –Figurati non mi pesa, sai in fin dei conti devo fare qualcosa altrimenti mi annoio. –

-Grazie mille sei un angelo. – rispose la bionda mentre sistemava la borsa sulla sedia girevole.

Decise di farsi una doccia e poi avrebbe contattato sua sorella.

Voleva informarla delle novità e dirle che presto si sarebbero riviste.

Hilary aveva in programma un viaggetto con Andreas.

Voleva presentarlo ai genitori in occasione del compleanno della madre.

Si chiedeva come l’avrebbero presa i suoi genitori.

Forse era troppo avventato ma non voleva nascondere la cosa a lungo.

Era una relazione seria.

Con il biondo avevano parlato di convivenza.

Andreas spesso viveva a casa dei ragazzi così aveva la possibilità di lavorare e studiare più tranquillamente; poi all’università tutti lo conoscevano come il migliore amico dei Kaulitz e volevano da lui solo autografi e popolarità.

Così aveva proposto a Hilary di andare a stare dai suoi amici.

Avrebbero avuto più tempo per stare insieme.

Se fosse stato per lei avrebbe accettato all’istante ma preferiva parlarne con i genitori prima.

Ecco perché pensava di tornare a casa per agosto.



Una volta asciugati i capelli rimaneva soltanto il trucco.

Mise la matita nera all’interno dell’occhio e un velo di lucidalabbra.

Prese il computer e cercò il nome della sorella.

Era in linea per cui la contattò accendendo immediatamente la webcam.

La mora accettò la conversazione.

Sua sorella era cambiata.

Si vedeva che era molto stanca sicuramente a causa del fuso orario.

-Oi Hilary allora come è andato il colloquio?- chiese

-Tutto bene ho ottenuto il posto, senti tu come stai?-

-Bene non preoccuparti fra poco vado a firmare il contratto e vedere i provini. –

Hilary annuì –Ci vediamo per il compleanno della mamma?-

-Certo porti anche Andreas? –

-Ovvio devo dire quella cosa a mamma e papà e tu devi aiutarmi. –rispose la bionda.

-Ti aiuto io promesso, comunque non avranno problemi. –

-Perché dici così? – chiese Hilary

-Mi lasciano abitare a Los Angeles per inseguire il mio sogno ed ho solo 16 anni; perché non dovrebbero lasciarti convivere con il tuo ragazzo a te che hai 19 anni? –

-Giusto ora vado ci sentiamo. Fai la brava. –

-Sempre ciao. – rispose Honey.


Hilary era pronta per uscire a cena con il suo cavaliere.

-Sai ho parlato con mia sorella mi ha rassicurato. –

Lui sorrise.

-Incredibile quanto siete legate. Non vedo l’ora di conoscerla. – disse.

-Non manca molto visto che settimana prossima partiamo. – rispose lei mentre controllava il cellulare.

-Giusto mi dispiace solo di non poter passare qualche giorno con i ragazzi. –

A quel punto Hilary restò ferma immobile, stava pensando ad una possibile situazione.

-Potremmo portarli con noi. Farebbe molto piacere a Honey rivederli e poi così li conoscono anche i miei genitori e saranno più tranquilli. –

Andreas sorrise.

Non ci aveva pensato prima.

Doveva solamente avvertirli prima che partissero così sarebbero rimasti direttamente a Los Angeles.

Parcheggiò l’auto e poi si sposto dalla parte opposta per aprire la portiera alla sua dama.

Cenarono tranquillamente e poi chiamarono i ragazzi per avvisarli.

Bill era entusiasta almeno poteva godersi altri giorni di sole.

Anche a Tom non dispiaceva l’idea poi voleva rivedere Honey ormai erano abbastanza amici.

David non era molto convinto ma non voleva deludere i ragazzi per cui fu costretto ad accettare.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15



La settimana era passata molto velocemente.

Ora Hilary e Andreas erano a bordo di un aereo diretti a Los Angeles.

Mancava poco all’atterraggio.

Non vedeva l’ora di abbracciare i genitori e la sorella.

All’aeroporto avrebbe trovato la madre e il padre.

Successivamente si sarebbero recati da Honey.



L’aeroporto era pieno di gente.

Hilary riuscì ad individuare immediatamente la folta chioma della madre così cominciò a chiamarla e ad agitarsi in mezzo alla folla.

I genitori si voltarono in direzione della voce che avevano sentito e corsero incontro alla figlia maggiore.

Si abbracciarono per un tempo indefinito.

-Auguri mamma!- disse Hilary con le lacrime agli occhi.

Poi cominciarono le presentazioni.

-Mamma, papà lui è il mio ragazzo Andreas. Andreas loro sono i miei genitori. –

Nei minuti seguenti ci furono varie strette di mano per conoscersi meglio dopodiché uscirono dall’affollato aeroporto per dirigersi verso l’albergo dove avrebbero alloggiato.

Il caldo era pazzesco.

In quel posto l’estate sembrava non finire mai.

Attesero per vari minuti sotto il sole l’arrivo di un taxi.

Il tassista era molto gentile e li aiutò a caricare i bagagli.

Una volta a bordo indicarono il nome dell’hotel.

Il tassista partì immediatamente lasciando i passeggeri liberi di osservare il paesaggio oltre i finestrini.



I quattro lasciarono i bagagli nelle loro stanze.

Si ritrovarono nella hall dopo qualche minuto per andare a trovare Honey.

Decisero di fare una passeggiata fino alla sala prove cogliendo così l’occasione per conoscersi meglio.

-Allora Andreas cosa fai a Berlino?- chiese la madre rivolgendosi al platinato.

-Studio per diventare un regista… e per pagarmi gli studi lavoro per degli amici. –

Il padre annuì –Molto interessante… e di cosa ti occupi di preciso?-

-Mi occupo della regia dei video e viaggio spesso con loro, non so se li conoscete o meno sono i Tokio Hotel. –

I genitori restarono stupiti.

-Ovvio Honey ci diceva sempre tutto su di loro.-

Andreas scoppiò a ridere –Bene li conoscerete anche voi tra poco. –


Erano finalmente arrivati alla sala prove.

Entrarono tutti insieme e là trovarono Bill e gli altri ad aspettarli.

Tom era completamente rapito da Honey e dal resto del corpo di ballo.

Dopo le presentazioni si accomodarono tutti per seguire meglio le prove.



***



Honey si sentiva osservata.

Voltò lo sguardo verso la platea e lì individuò dei volti molto familiari.

Li salutò prima di essere richiamata dal coreografo.

-I’m sorry. – disse la mora scusandosi con tutti.

In quel momento entrò in sala anche il vero protagonista dello show Michael Jackson.

Salutò i ballerini e poi si rivolse ai parenti della sua pupilla.

Notò anche delle facce nuove tra cui i Tokio Hotel.

-E’ un onore per me avervi qui. – disse.

Bill era affascinato, era davanti ad uno dei suoi idoli e non sapeva cosa dire.

Michael si voltò verso il coreografo –Facciamo una pausa. – disse e i ragazzi si sedettero immediatamente sul parquet del palcoscenico.

Honey invece scese gli scalini che la separavano dalla platea.

Si avvicinò immediatamente ai genitori per salutarli.

-Papà quanto mi sei mancato! – disse con le lacrime agli occhi abbracciandolo.

Il padre coccolò la figlia per qualche minuto per poi lasciarla fra le braccia della moglie.

-Mammina tanti auguri! –

-Grazie tesoro. E grazie anche a lei signor Jackson per permetterci di essere qui. – disse rivolta verso il capo della figlia.

-Nessun problema signora. Tesoro io vado ci vediamo domani e per oggi basta prove! – esclamò baciando la fronte ad Honey, la quale ricambiò abbracciandolo affettuosamente.

-Ragazzi prendo la mia sacca e poi andiamo in albergo così possiamo parlare con calma. – non finì nemmeno la frase che si era già diretta verso il palco per prendere tutti i suoi effetti personali e salutare i suoi compagni.

-Eccomi andiamo! – disse prendendo a braccetto la sorella per farsi raccontare tutto.


In poco tempo erano in albergo.

Si diedero appuntamento nella hall dopo circa mezzora.

Honey prese l’ascensore insieme ai suoi idoli.

Era in imbarazzo, non sapeva cosa dire ma ci pensò Bill a sciogliere il giaccio.

-Honey sicuramente ci conosci già ma noi siamo molto felici di rivederti!- le disse mentre sorrideva.

Il sorriso che faceva impazzire tutte le fans.

Quel sorriso che era in grado di cambiarti la vita.

-Anche per me è un piacere rivedervi. Non sapete come mi sento! –

Gustav la guardava sorridendo leggermente.

Era una fan come tutte le altre ma si vedeva che teneva molto a loro.

Voleva diventare loro amica e si sentiva in un certo senso importante ad essere lì con loro.

Lui l’aveva capito con solo uno sguardo.

E cosa ancora più importante Honey non aveva capito che per loro era lei la star.

Lei che avrebbe ballato per Jackson.

Lei che era così giovane ma che aveva già fatto tanto.

I ragazzi l’accompagnarono fino alla sua stanza.

-Ci vediamo dopo. – disse lei semplicemente prima di richiudere la porta della suite.

Corse verso il bagno per farsi la doccia.

Quella sera sarebbero usciti a cena e voleva essere perfetta.


Era finalmente profumata dopo tante ore di prove.

Adesso doveva solamente scegliere l’abbiagliamento.

Niente di più facile.

Aveva fatto shopping nei giorni precedenti e quindi sapeva già cosa indossare.

Indossò un paio di pantacollant in pelle neri e scarpe tacco 12.

Una maglia brillantinata oro e nera con sopra una giacca color oro.

Si truccò leggermente.

Prese la card e uscì dalla sua stanza.

Scese le scale correndo.

Nella hall la stavano aspettando.

Salutò tutti e poi si avviarono verso il ristorante per godersi la serata.

Honey si sedette al fianco della sorella per infonderle coraggio e dall’altro lato affiancava Tom.

Erano diventati molto amici.

Si sentivano spesso via mail e anche telefonicamente.

Non pensava di poter trovare degli amici così straordinari.


Durante la cena i genitori conversavano tranquillamente con tutti gli ospiti.

Si fecero raccontare ogni minimo dettaglio della vita delle figlie.

-Hilary come procede il lavoro al giornale?- chiese il padre mentre beveva un sorso di vino bianco.

La bionda si pulì le labbra con il tovagliolo e posò i gomiti sul tavolo –Tutto magnificamente papà, è quello che sognavo da una vita. – disse con gli occhi che le brillavano per l’emozione.

Il padre le sorrise facendole cenno di continuare a raccontare ogni minimo dettaglio.

-Vivo negli appartamenti che mettono a disposizione degli studenti, lavoro al giornale e fra qualche settimana inizieranno i corsi non vedo l’ora di conoscere i professori. Mi trovo bene con la mia coinquilina. – rispose sorridendo.

La madre era molto contenta per le figlie.

Si erano realizzate e non poteva che essere molto orgogliosa della sua famiglia.

Portò l’attenzione sul ragazzo di sua figlia Andreas.

-Andreas tutto bene? –chiese preoccupata vedendolo parecchio agitato.

Il biondo annuì cercando di sorridere in maniera del tutto naturale.

A quel punto Hilary si fece coraggio e richiamò l’attenzione dei presenti –Devo parlarvi di una cosa, so che sono maggiorenne e non ho bisogno del vostro permesso ma mi piacerebbe avere la vostra approvazione per andare a vivere insieme al mio ragazzo. –

Honey sorrise e si alzò immediatamente ad abbracciare la sorella –Wow sorellina sono troppo felice per te! – e il suo commento fu seguito da quello di Bill, Tom e tutti gli altri.

I genitori erano rimasti stupiti ma non volevano deludere la loro bambina.

Era maggiorenne e per la prima volta era innamorata di un ragazzo che la contraccambiava per cui perché metterle i bastoni fra le ruote.

Sorrisero anche i genitori congraturandosi con la coppia.

Dopo il dolce i genitori si ritirarono nella loro stanza lasciando i giovani a divertirsi.

-Sapete che domani ho le prove? – chiese Honey.

Tutti annuirono –Bene allora vi invito ufficialmente a vedermi. –

Bill era rimasto senza parole.

Per cui si salutarono per andare a dormire.

-Domani ci aspetta un alzataccia. – disse Tom con tono ironico.

La mora lo fulminò con lo sguardo prima di scoppiare a ridere.

Lui la fermò trattenendole il polso.

-Restiamo ancora qui su questo terrazzo a chiacchierare. –

Honey si sedette sulla poltroncina guardando Los Angeles illuminata.

La scritta di Hollywood sembrava così vicina per lei che l’aveva sempre sognata.

-Non riesco a credere di essere veramente qui. Sto realizzando un sogno e pensavo che non potesse mai capitare a me. –

Tom la guardò in modo scettico –Cosa stai dicendo? Sei la ballerina più brava che io abbia mai visto, te lo meriti. – le rispose abbracciandola.

-Grazie, sai non pensavo che tu potessi essere così. Le riviste ti dipingono in un altro modo. –

-Lo so. Ma non è del tutto vero. Certo mi piace divertirmi con le ragazze ma posso essere anche un amico e anche io ho un cuore.-

Lei annuì.

-Sai sei uno dei miei migliori amici e spero che le cose tra di noi non cambino mai. –

-Già adesso andiamo a dormire. –


Salirono insieme le scale.

-Buona notte. –

-Notte. – biascicò la mora ancora stordita dal gesto del chitarrista.

Certo da lui non si aspettava quel gesto.

Fino a pochi secondi prima erano seduti su una terrazza deserta a parlare della loro amicizia e poi lui le dava il bacio della buonanotte così vicino alle labbra.

Non ci capiva nulla.

Lei non voleva legami amorosi con i ragazzi.

Dopo le delusioni subite voleva stare sola e godersi la sua carriera.


La mattina si svegliò presto preparandosi per le prove.

Colazione leggera e partenza per il teatro.

Cominciarono subito a provare le coreografie.

Poi arrivò anche Michael per cantare una canzone nuova.

Tutti ne furono entusiasti.

Sarebbe stato un tour conclusivo pazzesco.

Nessuno lo avrebbe potuto dimenticare e anche grazie a quei ragazzi che dominavano il palcoscenico in maniera impressionante.

Un'altra giornata era passata.

Il giorno dopo sarebbero partiti tutti.

Chi di ritorno in Germania e chi per Londra.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

 


Hilary era partita da poche ore.

Salutarla insieme ai genitori era stato meno doloroso delle altre volte.

Forse perché di lì a poche ore sarebbe partita anche lei assieme al resto del gruppo.

Destinazione Londra.

Ci sarebbe stato l’annuncio dell’ultimo tour mondiale del re del pop.

Era così emozionata.

Sarebbe stata per la prima volta di fronte ad una platea di giornalisti.

Già si immaginava tutte le domande a cui Michael avrebbe dovuto rispondere.

I flash impazziti dei paparazzi e tutto il resto.

Ma non le importava.

Ce l’avrebbe fatta anche quella volta.


Lo speaker annunciò il loro volo.

Il gruppo si diresse velocemente verso l’imbarco.

Era la seconda volta che volava.

Si sentiva agitata ma s’impose di restare calma.

Prese il suo ipod dalla borsa che aveva come bagaglio a mano e lo accese facendo partire la riproduzione casuale dei brani.

Ovviamente si aspettava che uscisse qualcosa dei tokio hotel.

E mentre ascoltava forgotten children si ritrovò a pensare a Tom.

Lei lo considerava il suo migliore amico dopo tutte le ore passate a chiacchierare al telefono o tramite internet, ma quel gesto era ancora così impresso nella sua mente.

Ma perché diavolo continuava a pensare a lui?

Un idea balenò nella sua mente.

Oh no non poteva piacerle Tom.

Lei aveva chiuso con i ragazzi.

Puntualmente lei si innamorava e loro la facevano solo soffrire.

E quindi si era riproposta di chiudere il suo cuore a chiunque.

Poi lo sapeva bene Tom era un donnaiolo; proprio i tipi come lui erano i primi da evitare.

Michael le scosse la spalla per richiamare la sua attenzione.

Spense l’ipod e si rese conto che erano scesi tutti.

Prese la sua borsa e scese dall’aereo.

Aveva passato tutto il viaggio immersa nei suoi pensieri.

-Ehi che ti succede? – le chiese preoccupato il cantante.

Lei scosse la testa.

Ma Michael non voleva demordere.

La sua migliore ballerina sembrava essere completamente assente e lui non poteva permetterlo.

-Su avanti confidati. –

Lei sorrise.

Michael era come un padre per lei.

L’aveva accolta nel suo staff.

Le aveva presentato i suoi figli e il resto della famiglia.

-Michael ho paura di essermi innamorata. –

Lui la guardò sorridendo e con gli occhi a forma di cuoricino.

-Oddio sono troppo felice per te, chi è? Lo conosco?- chiese entusiasta.

Lei annuì –Tom Kaulitz. –

Lui rise e poi commentò –Bell’acchiappo baby. –

La mora rise lasciandosi abbracciare.

-Ma non sei convinta vero?-

-No troppe delusioni e per ora basta ragazzi. –

Il sorriso sparì dal volto del cantante.

Era arrivato il momento di parlare alla sua ballerina come farebbe un genitore con la propria figlia.

Nel frattempo erano arrivati al ritiro bagagli.

Honey prese il suo trolley e si diresse verso il pulmino.

-Ferma! – le urlò il capo facendole cenno di salire in auto con lui.

La mora lasciò il bagaglio ad un ragazzo dello staff e si diresse verso la berlina nera.

Salì sui sedili posteriori accoccolandosi vicino al finestrino.

Michael cominciò a parlare sapendo che Honey lo stava ascoltando attentamente anche se guardava Londra.

-Piccola sei troppo giovane per capire che nella vita dovrai affrontare altre grandi sofferenze, fidati di me che sono più grande; voglio solo che tu non chiuda per sempre il tuo cuore precludendoti così la felicità. Honey sul palco sei te stessa e vederti sorridere è uno spettacolo. Tu devi vivere la tua vita al massimo: ridi, piangi, sogna fai tutto questo perché abbiamo solo una vita a nostra disposizione e poi ti troveresti a rimpiangere i tuoi sbagli. Ti prego ascoltami. –

Una lacrima scese dal volto della sedicenne.

L’auto si era appena fermata davanti al loro hotel.

Scese e si fece consegnare immediatamente la chiava della sua stanza.

Sistemò i bagagli per poi distendersi sul morbido materasso.


Si svegliò il giorno dopo completamente riposata.

Il cielo era grigio e preannunciava pioggia.

Decise di vestirsi comoda.

Prese dall’armadio un paio di jeans aderenti e una felpa.

Non doveva ammalarsi per nulla al mondo.

Lo sbalzo climatico fra l’assolata California e la fredda Londra era enorme anche d’estate.

Scese al ristorante dell’albergo per fare colazione.

Ordinò alla cameriera un caffelatte con una brioches.

Quella mattina era di assoluto riposo per tutti.

Honey decise quindi di chiedere un permesso per uscire.

Voleva visitare la città.

Bussò quindi alla porta di Jackson.

Dopo pochi minuti questa si spalancò lasciando intravedere la figura del cantante molto occupato a ripassare il discorso.

Il giorno successivo infatti si sarebbe tenuta la conferenza stampa per annunciare l’ultimo tour.

Prevedeva già molte domande.

Sicuramente i fans sarebbero rimasti male del suo ritiro.

Ma aveva bisogno di dedicarsi ad altri progetti.

-Ciao Honey entra pure! – le disse sorridendo nonostante fosse impanicato.

Lei aveva capito l’agitazione del capo.

-Ero venuta per chiederti se potevo uscire per alcune ora ma ti confesso che preferisco restare qui con te. Mi sembri stressato! – affermò la mora decisa.

Lui la ringraziò abbracciandola.

-Grazie Honey! Sarei perso senza di te. Sai quando passo tanto tempo lontano da casa mi ricordi immensamente i miei figli. –

Lei annuì.

Immaginava e capiva perfettamente come si sentisse.

Anche lei era lontana dalla sua famiglia ed era un po’ come se le mancasse mezzo cuore.


Si sedettero sul letto completamente disfatto.

Michael le passò il foglio con scritto il discorso.

E mentre lei seguiva le parole del foglio il cantante cominciò a parlare.

Ogni tanto la mora si ritrovava ad annuire per fargli capire che andava tutto bene.

Certo il discorso era talmente lungo e dettagliato che i giornalisti non avrebbero fatto altre domande.

-Bravissimo, sai non vedo l’ora che arrivi domani per vedere le loro facce. – disse Honey sorridendo entusiasta.

Lui rise della sua ingenuità.

Sicuramente avrebbe lasciato tutti stupiti ma già si immaginava le domande sulla presenza di una ragazza così giovane nel corpo di ballo.

Ci avrebbero costruito sopra una bella storiella di sicuro ma lui non voleva far preoccupare inutilmente la sua pupilla per cui non le disse nulla.

Si limitò a ringraziarla e ad accompagnarla nella palestra dove aveva la prove con il resto del gruppo.

 

***


Hilary invece era indaffarata con decine e decine di scatoloni.

Stava sistemando i libri, cd, poster, trucchi e gioielli vari.

Andreas invece caricava le valigie sulla sua auto e poi sarebbe tornato per prendere il resto della roba della sua ragazza.

Il trasferimento della bionda dall’alloggio dell’università all’appartamento che il biondo condivideva con i Tokio Hotel era finalmente arrivato.

Si sentiva così emozionata.

La convivenza era un passo importante da affrontare a 19 anni.

Ma si sentiva sicura per la prima volta in vita sua.

Andreas le aveva dimostrato che ci teneva tantissimo a lei.

La amava veramente, in fin dei conti avrebbe potuto avere qualsiasi ragazza ma aveva scelto lei.

Sapeva che le difficoltà non sarebbero mancate.

Avrebbero convissuto con Bill e gli altri quindi dovevano andare tutti d’accordo.

Destreggiarsi fra gli impegni universitari suoi e di Andreas che poi lavorava anche per la Tokio Hotel Tv sarebbe stato altrettanto faticoso ma almeno avrebbero passato la maggior parte del tempo insieme.

Chiuse anche l’ultimo scatolone e poi salutò la sua ormai ex coinquilina Ele che la guardava con le lacrime agli occhi.

Insomma era arrivata a fine giugno ed ora che era agosto se ne andava già.

In effetti era stata molto fortunata a trovare l’amore quello vero in così poco tempo.

-Tranquilla Ele ci vedremo a lezione settimana prossima e poi tu puoi venire da me ogni volta che vuoi! – disse la bionda sorridendo e abbracciando la mora.

Ele si asciugò le lacrime non voleva risultare troppo sentimentale.

Hilary uscì dalla stanza con due scatoloni fra le braccia e raggiunse il parcheggio dove trovò il suo ragazzo.

Caricarono l’’auto e partirono alla volta dello studio di registrazione.

Nel giardino trovò ad aspettarla Gustav e Georg che si erano offerti di aiutarla con gli scatoloni mentre Bill e Tom stavano provando le canzoni nella stanza insonorizzata.

Lavoravano al nuovo album anche se non c’era ancora nulla di definito.

 

Dopo un bel pranzetto si sedettero tutti sul divano angolare del salotto per guardare il tg.

Dovevano vedere la conferenza stampa di Honey.

Erano molto preoccupati.

Ormai sapevano bene come funzionava quel mondo per cui sapevano che il giorno dopo sarebbero uscite decine di ipotesi sulla presenza di una ragazzina nello staff di Jackson da anni considerato pedofilo.

Hilary fissava lo schermo preoccupata.

Sua sorella sicuramente non si sarebbe aspettata certi titoli sui giornali del giorno dopo e di conseguenza ci sarebbe rimasta molto male.

Honey era tanto forte quanto fragile.

Si dimostrava forte e combattiva agli occhi degli altri ma sapeva che poteva crollare da un minuto con l’altro.

Sicuramente le dure parole dei critici l’avrebbero scalfita e ferita a morte ma sapeva anche che lei avrebbe continuato a lavorare continuamente.


Finalmente la conferenza stampa iniziò.

C’erano tantissimi giornalisti.

I flash impazzati riprendevano Jackson che stava già cominciando a parlare.

Spiegava che quello sarebbe stato il suo ultimo tour.

This is it.

Successivamente vennero presentati i ballerini.

Honey aveva addosso a se gli occhi di centinaia di telespettatori e sotto i flash sorrideva ignara delle domande e supposizioni che nascevano nella testa della gente in sala e a casa.


Verso sera Hilary riuscì a mettersi in contatto con la sorella.

Doveva assolutamente parlarle e metterla in guardia.

Lei voleva diventare una giornalista ma non una di quelle che passa sopra al cuore della gente fregandosene di romperlo.

La mise in guardia e la rassicurò prima di lasciarla andare a cena.

Ora poteva dormire sogni tranquilli nel suo nuovo letto con al suo fianco il suo principe azzurro.


Passò una settimana.

Honey era su tutti i giornali ma inaspettatamente era pronta a sostenere qualsiasi accusa.

Aveva fatto una conferenza stampa spiegando la sua collaborazione ma le acque erano ancora agitate.

Cos’ì come era tesa Hilary.

Sarebbe stato il suo primo giorno di lezioni.

Finalmente avrebbe conosciuto gli insegnanti.

Era già pronta nell’aula magna con le altre matricole per apprendere come si svolgeva la vita universitaria.

Era così bello essere lì che non riusciva a realizzare.

Troppo emozioni messe insieme per lei.

Anche Ele era nelle sue stesse condizioni.

Iniziò la prima lezione della loro vita da universitarie.

Presero appunti già pronte per un intero anno di studio ed esami.

     
***     

 

La mattina Honey si svegliò abbastanza presto.

Sarebbero tornati a casa per continuare le prove.

Sapeva che ci sarebbero stati giornalisti ovunque ma non le importava.

Prese il suo trolley e lo trascinò fino nella hall dell’albergo.

I fotografi erano pronti ad immortalarla.

Indossò gli occhiali da sole e uscì insieme al resto del gruppo senza minimamente scomporsi alle domande e affermazioni degli altri.  

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17



Era già passato un anno.

Un anno intenso per le sorelle Harrison.

Hilary aveva concluso con successo il suo primo anno da matricola in Germania.

La sua storia con Andreas procedeva a gonfie vele.

Invece i Tokio Hotel continuavano la loro carriera.

Stavano lavorando al loro nuovo disco.

Prendendosi molto tempo per fare in modo che fosse tutto perfetto.

Le fans ovviamente continuavano a seguirli ed amarli.

Alcune in modo talmente ossessivo.

Erano delle stalker che perseguitavano anche le loro famiglie.

Tom le aveva incontrate ad un distributore e le aveva aggredite beccandosi così una denuncia.

Successivamente fu aggredito anche Gustav mentre era in un pub con gli amici.


Anche per Honey le cose andavano bene.

Stava lavorando sodo con il resto del gruppo.

Le prove tutti i giorni per otto ore o anche di più.

Ma non si sentiva mai stanca.

In fin dei conti stava facendo il lavoro che tanto amava.

Sentiva costantemente i genitori.

Erano molto felici di vedere entrambe le figlie realizzate.

Poi spesso e volentieri andavano a trovarla.

Si godevano il sole della California e la loro bambina.

Ormai aveva diciassette anni e tra meno di quattro mesi avrebbe compiuto i diciotto.

Si sentiva così emozionata.

Ovvio avrebbe invitato sua sorella e gli amici per festeggiare.

Finì le prove e salutò i suoi colleghi per avviarsi in albergo.

Là la stava aspettando la sua migliore amica Jennifer.


Entrò nella hall salutando i consierge e i facchini che ormai erano suoi amici.

Salì nella stanza e la musica si sentiva già da fuori con la porta chiusa.

Forse Jennifer stava un po’ esagerando non voleva essere buttata fuori da quella che ormai considerava casa sua.

-Jenny abbassa! – urlò cercando di sovrastare il volume della musica.

Ma la mora continuava ad agitarsi sul letto ballando e facendo finta di cantare con una spazzola in mano.

Così fu costretta ad intervenire Honey.

Prese il telecomando dello stereo, e spense la musica.

Jenny si guardò intorno spaventata e si buttò sul letto a riprendere fiato.

- Mi hai fatto spaventare. – disse con la voce affannata.

La ballerina si mise a ridere prendendo in giro la sua migliore amica.

-Certo che per un balletto del genere avevi già il fiatone sei messa male. – urlò entrando nel bagno per farsi una doccia rigenerante.

Mentre l’altra era ancora distesa con il viso imbronciato per la battuta dell’amica.

Honey uscì dal bagno avvolta in un asciugamano pronta a mettersi il pigiama.

Quella sera avrebbero mangiato in camera guardando un film in tv.

Ordinarono la cena e dopo pochissimo qualcuno bussò alla porta.

Jennifer che era più presentabile andò ad aprire ringraziando il cameriere.

Chiuse la porta e poggiò il vassoio sul tavolo.

Si sedettero pronte per una serata di chiacchiere e relax.

-Senti come procede la scuola? – chiese la ballerina all’amica.

L’altra prese una patatina fritta prima di rispondere.

-Tutto bene, a settembre inizia l’ultimo anno. Ho paura degli esami perché io non sono mica privilegiata come te! – disse scherzando.

La mora rise tirandole una patatina.

Poco dopo si scatenò una battaglia a base di cibo.

La stanza era in condizioni pessime.

Chissà che infarto sarebbe preso alla donna delle pulizie il giorno dopo.

Erano sedute entrambe sul letto a guardare la tv.

Non c’era nulla di interessante quella sera per cui scattarono in piedi immediatamente appena sentirono il trillo del pc.

Qualcuno le stava contattando e visto il fuso orario poteva essere Hilary.

Aprirono il pc e restarono sorprese di vedere il viso di Bill e Tom.

-Che ci fate svegli così presto? – chiese sorpresa.

-A dire la verità non siamo ancora andati a dormire. – rispose ridendo Bill.

Era sempre più bello.

Aveva cambiato look.

Ora aveva dei rasta neri e bianchi.

Un look decisamente molto sexy.

Lo avrebbero apprezzato anche le fans.

-Come mai? – domandò questa volta Jenny.

-Siamo andati a ballare e ora abbiamo deciso di chiamare Honey e troviamo anche te bellissima! – disse Tom sorridendo in maniera maliziosa.

Anche il suo look era cambiato aveva tolto i dread per fare le treccine.

Honey si mise a ridere.

La cotta per Tom le era passata.

Anche perché lui aveva ripreso la sua solita vita.

Quando si erano visti non era successo più nulla tra di loro.

Stavano sempre insieme ma come due amici.

E dire che non pensava che potesse esistere l’amicizia tra uomo e donna.

-Comunque volevamo informarti che settimana prossima saremo a Los Angeles per registrare qualche canzone. –

Honey sorrise dolcemente –Sono troppo contenta. Dobbiamo vederci assolutamente. –

-Non ti preoccupare prenotiamo al tuo hotel così passeremo tantissimo tempo insieme. – affermò Bill.

I gemelli cominciarono a sbadigliare.

-Va beh ho capito andate a dormire vecchietti!. –

I due la guardarono minacciosamente –Faremo i conti settimana prossima. – affermò Tom.

Sapeva già cosa significava.

Avrebbe dovuto supplicarli di smettere di torturarla con il solletico.

Spensero il pc mettendosi a dormire.

La mattina successiva Honey si svegliò prestissimo.

Prese il pc e si mise sul terrazzino.

Aprì la sua posta elettronica e cominciò a cercare gli esercizi che doveva fare per la scuola.

Seguiva le lezioni online come avevano fatto i gemelli.

Mancava solo un anno al diploma.

Ma sapeva che sarebbe stato facile.

Bastava studiare.

Quando arrivarono le nove cominciò a prepararsi per andare alle prove.


Arrivò come al solito puntuale e salutò il coreografo.

Ben presto fu raggiunta da tutti i suoi colleghi.

Ormai dopo un anno di duro lavoro fra di loro c’era un grande affiatamento.

Riuscivano a capirsi molto bene e a rendere ogni coreografia ogni volta più perfetta.

Fra una pausa e l’altra scherzavano e ridevano tutti insieme.

Erano tutti lontani da casa e quindi riuscivano a sostenersi l’uno con l’altro.


Dopo quasi due ora di prove si presero una breve pausa.

Honey prese una bottiglietta d’acqua fresca e cominciò a bere.

Poi si tolse un po’ di sudore asciugandosi con l’asciugamano azzurro.

Si sedette sul parquet massaggiandosi la caviglia.

Era scesa a terra male durante una presa.

Le faceva un po’ male ma sapeva che non era nulla di grave.

Quel giorno Michael non era ancora arrivato.

La cosa la insospettiva.

Lui che era sempre così puntuale sul lavoro.

Passava molto tempo con loro per provare dal vivo mentre quel giorno si erano accontentati delle basi.

Si aprì la porta infondo alla sala ed entrò un collaboratore di Jackson con la faccia stravolta.

Tutti lo fissarono preoccupati mentre parlava con il coreografo, il quale si girò verso i ragazzi con gli occhi pieni di lacrime.

Honey non riusciva a capire le parole che aveva appena pronunciato il loro preparatore.

Era incredula seduta a terra insieme a tutti gli altri.

Gli occhi spalancati dal dolore.

Gli era appena stata comunicata la morte di Jackson.

Le cause non erano note ma si sentiva così vuota.

Come se con la sua scomparsa fosse sparita anche lei.

Lei ballava per lui.

Lui le aveva detto che era una brava ballerina e ora cosa restava?

Più niente.

Dopo minuti o forse ore si alzò dal pavimento e si avviò verso l’hotel.

Sentiva le lacrime che volevano uscire.

Voleva piangere da sola.

Solo quando arrivò in camera si ricordò di non esserlo.

Lì c’era Jennifer.

Aveva appena appreso la notizia dalla tv accesa.

La guardava con dolore ma non sapeva minimamente cosa dire o fare.

Il suo cellulare squillò.

Erano i suoi genitori.

Non voleva parlare, anzi non ce l’avrebbe sicuramente fatta.

Lasciò il telefono nelle mani dell’amica mentre si distendeva nel letto.

Le lacrime cadevano silenziose bagnando il suo volto che fino a pochi istanti prima era sorridente.

Non aveva minimamente ascoltato la conversazione fra Jennifer e i genitori.

Si sentiva come se tutto quello accadesse ad un'altra persona.

Era fuori dal suo corpo lo viveva in terza persona.

Si asciugò le lacrime andando verso il bagno per cambiarsi.

Sicuramente i figli di Michael avrebbero avuto bisogno di qualcuno.

Quando arrivò alla villa vide tutto transennato circondato dalla polizia.

Non lasciavano passare nessuno.

I fans erano accorsi sul posto e stavano lasciando fiori, peluches e dediche mentre intonavano you are not alone.

Si stava per sentire male, forse per via del caldo o forse le stavano togliendo una parte di cuore.

Vide i bambini uscire di casa insieme alla nonna e alle sorelle del re del pop quindi si tranquillizzò.

Voleva andarsene di lì, non poteva restare un minuto di più ma quando si voltò vide che li c’erano anche i suoi colleghi ballerini.

Erano più o meno tutti nelle stesse condizioni.

Occhi gonfi per il pianto e la disperazione.

Erano accorsi lì per sentirsi più vicini a lui.

Poteva sembrare assurdo ma non lo era per loro.


Verso sera decidettero di tornare tutti nel loro albergo.

Honey salì immediatamente in camera rifiutandosi di mangiare.

Lo stomaco era chiuso.

Aprì la porta con la card e si ritrovò abbracciata dalla madre.

Non voleva più piangere ma era inevitabile.

Era tornata bambina quando per un brutto sogno la madre la consolava.


Dal 25 giugno i giorni erano passati molto lentamente.

Era arrivato il momento dell’ultimo saluto.

Honey non avrebbe partecipato.

Sarebbe stato troppo per i suoi nervi.

Fece le condoglianze ai fratelli, salutò i suoi compagni di ballo ed era pronta a partire.

Partiva per la Germania.

Avrebbe passato un po’ di tempo dalla sorella sperando di uscire da quel brutto periodo.

Salì sull’aereo.

Ora che era alta in cielo le sembrava di essere molto più vicina ad una delle persone a cui aveva voluto più bene in assoluto dopo la sua famiglia e i Tokio Hotel.

Durante il viaggio cercò di dormire con scarsi risultati.

Atterrò sul suolo tedesco sperando di cominciare una nuova vita.

Li ad attenderla c’era sua sorella insieme ad Andreas.

Mentre usciva trascinando la sua valigia Hilary restò sconvolta.

Quella non era più sua sorella.

Pallida, magra, con le occhiaie e senza sorriso.

Dove era finita?

Lei doveva riuscire a farla tornare indietro.

E ce l’avrebbe messa tutta per riuscirci.

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