Nessuno tocchi Caino

di LeftEye
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** uno ***
Capitolo 2: *** capitolo due ***
Capitolo 3: *** capitolo tre ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro ***



Capitolo 1
*** uno ***


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Nessuno tocchi Caino

 

 Prefazione: questà sarà una fanfiction breve e molto diversa da quelle che ho scritto in precendeza. Niente comicità, solo un pizzico di romanticismo, forse.

L'ispirazione, come forse avrete capito, mi è venuta seguendo gli ultimi fatti di cronaca, ovvero la condanna a morte di Saddam Hussein. Le parti in corsivo sono tratte da un quotidiano (non so quale, forse Il Corriere della Sera) e sono state modificate e adattate per la fanfiction. Alcune delle idee esposte in questa storia sono tratte da discussioni sul tema della pena di morte fatte su forum, tra amici, in classe.

Non so quando potrò aggiornare questa storia, ma posto comunque il primo capitolo.

*Il termine "universalità" viene qui usato come "umanità", ma allargato anche alle popolazioni di altri pianeti ^__^

 

 

 

 

La Grande Guerra dei Mondi era durata più di trent’anni.

Intere galassie si erano alleate contro un unico, potentissimo nemico: Freezer.

Egli aveva portato morte e distruzione in tutto l’Universo conosciuto.

Aveva conquistato, distrutto, sterminato, torturato, schiavizzato.

Sembrava imbattibile.

Era un essere fortissimo, e si era attorniato dei guerrieri più crudeli e spietati della Galassia del Nord, i Sayan.

Costoro avevano la lotta nel sangue, erano temuti da tutti, e quando si erano uniti a Freezer gli altri popoli dello Spazio avevano capito che per loro era arrivata la fine della libertà e della democrazia.

Alcuni pianeti erano subito stati sterminati o si erano arresi, altri invece avevano deciso di unire le proprie forze per lottare contro il comune nemico che li voleva privare della libertà.

Sapevano che avrebbero perso, ma vollero comunque combattere fino all’ultimo.

E questa determinazione li portò alla vittoria.

Con la forza non sarebbero giunti a niente, dunque avevano scelto do usare l’astuzia contro un nemico che sapeva solo combattere ma non pensare.

Spie, corruzioni, tranelli, i più intelligenti scienziati di tutte le galassie avevano creato un’arma che riuscì a fermare la potenza di Freezer e sconfiggere il suo esercito.

I Sayan e tutti gli altri alleati furono imprigionati in speciali carceri da cui non avrebbero mai potuto fuggire.

La sede della prigione in cui si trovavano Freezer e i suoi più importanti alleati e tirapiedi era la Terra.

Ora non restava che decidere la loro sorte.

 

 

Al termine di un processo durato poco più di un anno, l’ex dittatore Freezer è stato oggi condannato a morte per crimini contro l’universalità*. In piedi, e con il consueto tono di sfida, egli ha cercato di contrastare il giudice che annunciava la sentenza, scandendo ripetutamente ad alta voce minacce di morte verso tutta la popolazione terrestre, ma alla fine è stato costretto a lasciare l’aula, mentre il giudice completava la lettura del verdetto. Su otto imputati solo uno è stato prosciolto, un soldato semplice, Kaarot, a cui non è stato imputato alcun crimine e che verrà liberato oggi pomeriggio. Oltre a Freezer, altri quattro sono stati condannati a morte: Zarbon,  Napa, Dodoria e Vegeta, principe ereditario del pianeta dei Sayan. Radish e il padre Bardack, invece, sono stati condannati a trent’anni di prigione. Per tutti l’accusa era di responsabilità a vario livello nelle stragi interposte tra il 1970 e il 2006 anno terrestre.

Nella zona dell’aula riservata ai giornalisti, alcuni hanno applaudito, quando il giudice ha pronunciato la sentenza, che però, in base al nuovo sistema giuridico, per essere applicata deve essere confermata in un nuovo grado di giudizio entro trenta giorni.

La reazione delle popolazioni è stata per la maggior parte di giubilo, ma non sono mancate le critiche da parte di alcuni governi che mai hanno applicato la pena di morte.

E’ unanime il dissenso di molti Paesi come Inghilterra, Francia, Italia, Spagna sulla sentenza, mentre la Casa Bianca ha parlato di “una buona giornata per tutto l’Universo”.

Amnesty International, organizzazione per i diritti universali, ha deplorato la condanna a morte, mentre diversi capi del Governo ricordano la tradizione etica contraria alla pena capitale, in qualsiasi caso. L’associazione “Nessuno tocchi Caino” afferma che è sbagliato ripagare con la stessa moneta le ingiustizie e le atrocità subite da Freezer e dai suoi…”

Bulma Briefs abbassò il volume della televisione e ritornò a sedersi alla sua scrivania.

Aveva sentito abbastanza.

Quella guerra iniziata quando lei non era ancora nata era finalmente finita.

Kami sapeva quanta sofferenza, morte e distruzione avesse visto in quegli anni.

Come reporter, si era spesso ritrovata sul fronte di guerra ed era rimasta scioccata da quanto dolore avesse provocato Freezer.

Per non parlare dei Sayan, ma quelli, a suo parere, non erano altro che burattini in mano allo spietato dittatore.

Bulma non sapeva esattamente cosa pensare della sentenza emessa; era sempre stata contraria alla pena di morte, e le sembrava illogico e incoerente cambiare idea solo ora che era Freezer ad essere condannato a morte.

Aveva sempre pensato che la violenza non si combatteva con la violenza, ed era quasi certa che uccidere Freezer non fosse la punizione più adatta, né tanto meno la più severa.

Farlo morire equivaleva a liberarlo da ogni sofferenza.

Inoltre, in questo modo il suo ricordo sarebbe rimasto vivo nella storia per secoli e secoli, come di un essere che aveva fatto di tutto per raggiungere i suoi scopi… un eroe, in pratica.

No, la soluzione migliore era tenerlo in vita e lasciarlo marcire in prigione come un qualunque delinquente.

Lo stesso valeva per i suoi tirapiedi.

Bulma terminò di battere al computer il suo pezzo, che sarebbe stato pubblicato il giorno dopo, e lo aveva appena spedito via e-mail quando il suo cellulare squillò:

“Bulma, ho un incarico per te.”

Era il suo capo, Muten.

“Ascoltami bene, cara, perché ti sto dando l’opportunità della tua vita, un’occasione unica, e non devi sprecarla.”

“Di cosa si tratta?” chiese la ragazza, incuriosendosi.

“Sono riuscito a concederti un’intervista esclusiva…”

“Con chi? Avanti, parla, mi stai facendo morire dalla curiosità!!”

“Con il braccio destro di Freezer, il principe Vegeta.”

Bulma sussultò e quasi cadde dalla sedia per la sorpresa.

“Davvero?? Ma è fantastico! Con un’intervista del genere farai il boom delle vendite!”

“E’ per questo che non scriverai un articolo, ma un libro” disse Muten. “Voglio la biografia di quel Sayan.”

Bulma era al settimo cielo: sarebbe diventata la giornalista più famosa e importante dell’intera Galassia!!

“Però… sei sicuro che questo tizio voglia concederci un’intervista? So che i Sayan sono molto chiusi e scontrosi.”

“Sarà tuo compito cavargli di bocca il maggior numero di informazioni sulla sua vita, e velocemente, anche, perché credo proprio che la sua sentenza non verrà revocata e fra un mese vedremo il suo cadavere penzolare dalla forca.”

“Muten, come sei macabro…” protestò Bulma schifata.

“Dico solo la verità. Se il principe ha un minimo di orgoglio e una punta di vanità, approfitterà dell’occasione per far ricordare il suo nome anche da morto. E tu sei la sua ultima chance. Fattelo amico e vedrai che fra un mese avrai gli appunti per il tuo libro, che sarà sicuramente un best seller.”

“Affare fatto!” esclamò Bulma. “Mi hai già procurato tutti i pass per entrare nella prigione? Quando posso partire?”

“Anche subito, dolcezza” esclamò l’anziano direttore del giornale.

E Bulma partì.

 

 

 

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Capitolo 2
*** capitolo due ***


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Capitolo due

 

 

La prigione, per la cui postazione era stata scelta l’isola di Alcatraz, era una vera e propria fortezza invalicabile, intorno alla quale erano appostate tantissime guardie armate.

Si diceva che fosse dotata dei sistemi di sicurezza più all’avanguardia.

E lo dimostrava il fatto che nessuno dei suoi pericolosi detenuti fosse scappato.

Freezer era tenuto in una cella le cui mura erano fatte di un nuovo materiale indistruttibile.

Più volte l’alieno aveva tentato di distruggere le pareti, ma invano. Le scariche di energia che lanciava venivano riflesse come uno specchio e presto l’ex dittatore aveva capito che se avesse continuato si sarebbe ammazzato con le sue stesse mani.

Gli altri detenuti si trovavano in altre celle, altrettanto resistenti, ma non erano isolati come Freezer, bensì erano nella stessa sezione del carcere e a volte si parlavano.

Solo il principe Vegeta non aveva aperto bocca con nessuno da quando era stato portato in prigione.

Le voci più strane giravano sul suo mutismo: c’era chi diceva che stesse caricando la sua aura di energia per scatenare la sua potenza e distruggere l’intero pianeta, altri che fosse rimasto talmente traumatizzato dal fatto di essere stato sconfitto che aveva perso l’uso della parola e forse anche la ragione, altri che stesse pregando un qualche dio in attesa di essere giustiziato.

Inoltre, da quando era stata emessa la sentenza aveva smesso di mangiare.

Non che di solito gli dessero del cibo vero: solo sostanze a basso contenuto energetico, giusto l’essenziale per tenerlo in vita.

Non aveva più l’aspetto inquietante di un tempo, non spaventava più nessuno ormai.

Era un nemico sconfitto.

Peggio, un semplice fuorilegge che presto sarebbe finito sulla forca.

 

 

Il viaggio era durato ben ventidue ore e Bulma era esausta, affamata e sudata, ma si fermò all’hotel solo per farsi una veloce doccia e chiese di essere portata subito al carcere di massima sicurezza.

Si decise a mangiare qualcosa solo una volta arrivata là: chiese alle guardie se potevano procurarle un panino e molto, molto caffé.

Quel posto le metteva i brividi: attraversando i corridoi non si udiva altro rumore che quello dei suoi tacchi.

Ai suoi lati sfilavano una serie di piccole porte: minuscole celle oltre le quali erano rinchiusi i peggiori criminali della Galassia.

Il silenzio venne spezzato quando un detenuto, oltre la porta della sua cella, esclamò:

«Una donna! C’è una donna qui fuori!»

Tutti i detenuti si esibirono allora in una serie di fischi, urli ed esclamazioni molto volgari che fecero arrossire e pentire Bulma di aver indossato i tacchi.

«Non li ascolti signorina» le disse la guardia che la stava accompagnando. «Sono solo degli animali.»

La ragazza venne condotta all’interno di un ascensore, che l’avrebbe portata ai pieni inferiori, posizionati addirittura sotto il livello del mare.

Attraversarono altri corridoi, e quando passarono davanti ad una porta controllata da ben quattro guardie Bulma chiese cosa ci fosse oltre.

«Il male in persona, signorina» rispose la guardia abbassando la voce, quasi temendo di essere sentito dal più pericoloso dei detenuti, Freezer.

«Siamo arrivati» disse poco dopo.

A Bulma venne in mente “Il silenzio degli innocenti”: quella sezione del carcere era uguale a quella del film: uno stanzone lungo e buio, privo di finestre, e una serie di celle.

«L’ultima è quella di Vegeta» le disse la guardia. «Naturalmente, non può entrare, per motivi di sicurezza.»

«Certo, non ci penserei nemmeno ad entrare!» esclamò la giovane giornalista.

Era un po’ spaventata da quello che stava per fare e dalla persona che stava per incontrare, ma quello era un sacrificio che era disposta a fare, in cambio della gloria e del successo.

«Le pareti della cella sono trasparenti» continuò la guardia. «Abbiamo messo un tavolino lì di fronte così vi potrete parlare in tutta tranquillità… sempre che lui apra bocca.»

«Che tipo è?» si informò Bulma.

«Un tipo difficile» rispose la guardia facendo spallucce. «All’inizio ha fatto resistenza, ma poi stranamente è diventato tranquillo e silenzioso. E non ha mai tentato di fuggire, al contrario di tutti gli altri suoi compagni. Alcuni non hanno ancora rinunciato, non hanno capito che da qui non usciranno mai! Prego, andiamo avanti.»

La precedette lungo il corridoio e ancora una volta sentì un commento volgare partire da una delle celle, quella di Napa.

Gli altri la guardarono di sbieco ma non dissero nulla.

«Li abbiamo riempiti di tranquillanti» spiegò la guardia. «Quando hanno saputo la condanna hanno iniziato ad agitarsi, tranne Vegeta ovviamente.»

«Hanno paura di morire?»

«No, da quel che affermano. Ma io credo che dietro quel velo di sfrontatezza se la stiano facendo sotto dalla paura. Non si aspettavano di fare la fine dei topi, credevano tutti di morire in combattimento e con onore» commentò ironicamente prima di fermarsi. «Eccoci qua.»

Bulma spostò lo sguardo verso l’interno della cella davanti a sé e trattenne il fiato per la sorpresa: quello era Vegeta?! Era solo un ragazzo della sua età!

Il Sayan era appeso ad una sbarra posta tra le due pareti della cella e stava facendo dei sollevamenti.

Si era accorto della presenza di qualcuno ma non ci badò minimamente e continuò i suoi esercizi.

Bulma notò che il suo torso nudo, ricoperto da svariate cicatrici, era muscoloso e tonico ma molto asciutto: il ragazzo stava dimagrendo e lo si vedeva anche dai pantaloni della tuta, che scendevano oltre le anche.

Anche il viso era scavato e portava i segni della stanchezza.

Bulma ricacciò indietro quel sentimento di compassione che si stava impossessando di lei.

“Ricordati che è un criminale” pensò.

«Ehi principe» disse la guardia. «Hai visite. Vedi di non essere sgarbato. Signorina vuole che la lasci sola?»

La ragazza ci pensò un attimo su.

«Sì, credo sia meglio così. Ah, senta, e il mio panino dov’è?» chiese un po’ imbarazzata.

«Adesso arriva. Intanto lei può iniziare; glielo porterò io.»

E la lasciò sola con il detenuto, che non l’aveva filata nemmeno di striscio.

Almeno, era quello che pensava lei.

 

 

Vegeta stava analizzando attentamente la ragazza, naturalmente senza darlo a vedere, come era stato addestrato a fare: studiare il nemico senza farglielo capire.

Ma quella non era una nemica.

Bassetta, dalle forme morbide e con strani capelli azzurri, come i suoi occhi che lo guardavano stupiti e allo stesso tempo incuriositi.

Il Sayan non aveva la minima intenzione di rivolgerle la parola ma voleva sapere chi era.

Non era mai successo che qualcuno oltre alle guardie o ai poliziotti andasse da lui.

Finalmente lei si decise a presentarsi:

«Mi chiamo Bulma Briefs…» disse con voce incerta. «Sono una giornalista e vorrei farle… farti qualche domanda…»

Lui non diede alcun segno di interessamento ma in realtà stava ascoltando con interesse.

«Anzi, a dire la verità vorrei farti più di qualche domanda; mi hanno chiesto di scrivere la tua biografia, quindi dovresti parlarmi della tua vita…»

Vegeta alzò un sopracciglio, continuando però a fare sollevamenti e senza guardare la ragazza in faccia.

Un libro sulla sua vita?

Era completamente fuori di testa?

Perché avrebbe dovuto parlare con un’estranea della sua vita, vita che stava per concludersi, per di più?

Quella era la cosa più ridicola che avesse mai sentito!

Mollò la presa dalla sbarra e saltò a terra; si distese sulla sua branda portando le braccia sotto la testa e chiuse gli occhi.

Bulma sbuffò risentita.

Quel Sayan non aveva la minima intenzione di collaborare, vero?

“Sarà un lavoro difficile.”

In quel momento arrivò la guardia di prima, con due panini e una tazza di caffè.

«Come va?» chiese.

«Per ora male» rispose Bulma. «Grazie mille.»

La ragazza addentò affamata uno dei due panini e si sedette sulla sedia posta vicino alla cella, meditando su quale tattica potesse usare per far parlare il Sayan.

“Ci sono! I Sayan sono un pozzo senza fondo, basta prenderli per la gola!”

«Posso dare un panino anche a lui?» chiese alla guardia.

«Guardi che non siamo mica allo zoo!»

«Lo so, è che lo vedo tanto magro, immagino che quello che gli date non sia sufficiente per un Sayan!»

«Va bene, lo depositi dentro cassetta per il cibo; se lo vuole se lo prende.»

Bulma si avvicinò alla parete trasparente e depositò il panino sorridendo al Sayan che, incuriosito, aveva sollevato leggermente le palpebre per vedere cosa stava succedendo.

“Sciocca! Mi ha proprio preso per un animale!”

Ma il suo stomaco la pensava diversamente.

Il suo sciopero della fame non gli stava facendo granché bene e la vista di quel panino aumentava le fitte allo stomaco.

Ma decise di resistere: accettare quell’offerta significava darle una speranza, e lui non intendeva dargliene.

Non aveva intenzione di parlare con lei.

Terminato il suo spuntino, Bulma tentò di nuovo:

«Allora, non ti va proprio di parlare con me? Sarebbe molto importante… magari verrebbe fuori qualcosa che potrebbe mutare la tua pena…»

“Doppiamente sciocca!» pensò sdegnato Vegeta. “Crede di comprarmi!”

Bulma sospirò.

«Beh, io resto qui un po’, così se dovessi cambiare idea…»

“Illusa!”

Passò un’ora.

Ogni tanto Bulma aveva cercato di fargli qualche domanda, ma era come parlare al muro, non otteneva alcuna risposta.

“Va bene allora, tenterò per altre vie!” si decise infine e, dopo aver lanciato al Sayan un sorrisino di sfida, si allontanò.

Poco dopo, qando si fu assicurato che la donna se ne fosse andata, Vegeta prese il panino e lo inghiottì con ingordigia.

 

 

Quel pomeriggio Bulma ritornò sventolando un permesso del giudice: ora poteva parlare anche con gli altri detenuti.

Decise di iniziare dal più giovane, Radish.

«Chi sei, donna?» la attaccò non appena la vide.

«Sono una giornalista, mi chiamo Bulma Briefs. Volevo chiederti cosa sai del principe Vegeta.»

«Era il mio comandante, che altro vuoi sapere?» sbottò lui.

«Per esempio, che fine hanno fatto i suoi genitori, se ha fratelli, sorelle, altri parenti, a quanti anni ha iniziato a lavorare per Freezer, se è sposato…»

«Calma, calma, donna. Tu vuoi sapere troppo. Io so qualcosa, ma tu devi farmi un favore.»

«Vedrò quello che posso fare. Che cosa vuoi?»

«Voglio che recapiti un messaggio a mio fratello, Kaarot. Devi dirgli solo questo: che aveva ragione e che mi dispiace.»

Strana richiesta, quella, e strano messaggio, ma Bulma aveva capito che aveva un grande significato; avrebbe mantenuto la sua promessa.

Radish decise che si poteva fidare di quella Terrestre e iniziò a parlare:

«Il padre di Vegeta, che portava il suo stesso nome, è morto quando lui aveva sei anni. E’ stato ucciso da Freezer.»

«Santo Cielo!» esclamò Bulma. «Ma allora perché è rimasto con lui?»

«Ci è stato obbligato, ovviamente. Freezer l’ha cresciuto come una macchina da guerra. Se tu cresci una tigre come un animaletto domestico, lui diventa docile. Viceversa…» disse, lasciando in sospeso il suo ragionamento, troppo ovvio per essere terminato. «Non ti so dire molto dell’infanzia di Vegeta, anch’io ero molto giovane e troppo impegnato per farmi gli affari del principe. So solo che era fortissimo sin dalla tenera età, e quando ho iniziato a combattere nella sua squadra, all’età di diciannove anni, lui ne aveva quindici ed era…»

Bulma attese che il Sayan proseguisse, ma non fu così.

«Era cosa?» gli chiese allora.

«Non come dovrebbero essere tutti i Sayan, dediti al combattimento e appassionati alla lotta: la sua vera passione era uccidere, sterminare, confrontarsi con nemici sempre più forti per poi farli a pezzi lentamente e dolorosamente. Una volta l’ho visto obbligare un suo avversario, in punto di morte, a dire che lui era il più potente guerriero dell’Universo. Dovevi vedere come lo guardava, con una luce negli occhi carica di odio, quasi satanica. “Dillo” continuava a ripetergli tenendolo per i capelli. E’ stata quella volta che ho capito che in Vegeta c’era qualcosa che non andava.»

Quel racconto aveva fatto venire i brividi a Bulma.

«Quindi secondo te lui è… pazzo?» azzardò.

Radish indietreggiò di colpo e la guardò come se avesse detto una bestemmia, ad occhi spalancati.

«No!» esclamò. «Non penserei mai una cosa del genere del mio principe! No, lui è a posto con la testa, ma è come se ci fosse qualcosa dentro di lui che… è stato spezzato. Non so come spiegarlo, ma è questa l’impressione che mi ha sempre dato. Noi Sayan non siamo tipi da moine e sentimentalismi, siamo cattivi, come dite voi Terrestri, ma conosciamo anche noi l’affetto di una famiglia, anche se stentereste a crederlo. Ecco, Vegeta invece no: a lui è stato tolto tutto, ed è rimasto solo l’odio. Dubito perfino che abbia paura di morire.»

 

continua...

 

NdLeftye: ringraziamenti a CamyllaSsj5, Vegeta83, Mascia, Marikan;

tigre: eh... purtroppo li ho sbattuti tutti in prigione, la legge è uguale per tutti!

Marco1989: finora Vegeta non ha reagito tanto bene, l'idea dell'intervista non gli va a genio per niente, soprattutto dal momento che sta per essere giustiziato...

315: come avrai notato, alcune delle riflessioni scritte nel precedente capitolo sono riprese dal nostro piccolo dibattito sul forum (durante il quale sei stata illuminante per me! ^_^): è in quel periodo che mi è venuta in mente l'idea per questa fanfic. E come vedi non trascuro Un sayan a Parigi! ^_^

Ghan_HOPE326: è un onore ricevere una tua recensione! Sai, mi ha fatto riflettere quello che hai detto, a tal punto che ho modificato alcuni eventi (soprattutto il finale) della fanfiction! Lo so, Freezer messo in gabbia è poco credibile, l'ho pensato dal primo momento, ma era assolutamente necessario e spero che anche gli altri lettori chiuderanno un occhio. Quello che voglio fare è incentrare la storia sulla psicologia e la vita di Vegeta, prima, e poi sui vari dibattiti riguardo la pena di morte. A dire la verità questa storia non è del tutto di mia invenzione: la trama è tratta (più o meno) da un film che ho visto qualche anno fa (ma di cui non ricordo il titolo), con Russel Crow e Kate Winslet. Se qualcuno di voi riesce a trovarmi il titolo del film gli sarei molto riconoscente!

A presto e grazie a tutti!

 

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Capitolo 3
*** capitolo tre ***


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Bulma bussò alla porta dell’appartamento di una vecchia palazzina di San Francisco.

Le venne ad aprire un giovanotto dall’aria cordiale, ma i cui tratti somatici non davano alcun dubbio: era un Sayan.

«Kaarot?»

«Non mi faccio più chiamare così» rispose lui. «Ora sono Son Goku.»

«Mi chiamo Bulma Briefs, sono una giornalista. Vengo da parte di suo fratello Radish.»

«Mio fratello? E lei come fa a conoscerlo? Lui è in prigione» disse il ragazzo, invitandola però ad entrare.

Da un’altra stanza proveniva una voce femminile che canticchiava una ninna nanna.

«E’ mia moglie Chichi» spiegò Goku. «Il nostro bambino non si addormenta se lei non gli canta qualcosa. Si sieda pure, vuole qualcosa da bere?»

«No, grazie, non voglio rubarle molto tempo» rispose Bulma, sorpresa dalla gentilezza del giovane Sayan. Al giorno d’oggi nemmeno i Terrestri erano così cordiali con degli sconosciuti, figuriamoci un Sayan! Doveva essere una persona molto speciale, e molto diversa da quelli della sua razza.

«Come dicevo, vengo da parte di suo fratello. Io ho avuto dal giudice il permesso di parlare con alcuni detenuti del carcere, poiché sto cercando di scrivere un libro, una biografia su uno degli uomini più vicini a Freezer.»

«Chi?»

«Il principe Vegeta.»

Goku sussultò.

«Lei crede che Vegeta fosse il braccio destro di Freezer?»

«Perché, non è così?» chiese Bulma.

Tutti sapevano che la squadra di Vegeta, insieme a Zarbon e Dodoria, era la favorita dell’ex dittatore e la più spietata, a cui venivano affidati gli incarichi più importanti.

«Freezer non ha mai avuto un braccio destro» rispose Goku. Lui era il padrone assoluto e faceva tutto da solo. Si serviva delle persone e basta, non si fidava di nessuno.»

«Ma…»

«La squadra di Vegeta era la più forte, tutto qua. E Freezer li voleva tenere costantemente sott’occhio, per evitare che diventassero troppo forti, se capisce cosa intendo.»

«Certo… li controllava perché, una volta diventati abbastanza forti, non si ribellassero a lui?»

«Esattamente. Ma nessuno dei giudici, del Parlamento Galattico o delle vostre autorità si è preoccupato di appurarsi quale fosse la verità» sbottò Goku. «Per voi sono tutti colpevoli e questo vi basta per ammazzarli!»

Bulma si schiarì la voce.

«Ma voi Sayan avete ucciso migliaia di persone! Come può giustificare questo?»

«Io non lo giustifico, è giusto che siano puniti, ma non con la morte. Se solo indagaste più a fondo…»

«Ascolti, signor Son…»

«Diamoci del tu!»

Bulma sorrise.

«Ascolta, Goku: personalmente, sono contraria alla pena di morte, ma in questi giorni ho letto e riletto tutti i fascicoli giudiziari e sono rimasta nauseata dalla quantità di crimini che hanno commesso alcuni dei tuoi compagni, tra cui tuo padre, tuo fratello e il principe. Mi dispiace dirtelo, ma credo che la punizione che li attende sia più che giusta, nel suo caso.»

Goku sospirò.

Chichi li raggiunse nel salottino: era una splendida ragazza orientale, dai lineamenti delicati e  un viso che esprimeva dolcezza e serenità.

«Chichina» le si rivolse Goku avvolgendole un braccio attorno ai fianchi. «Questa è Bulma Briefs, una giornalista. Ha visto Radish in prigione…»

Il volto di Chichi si rabbuiò.

«E adesso che cosa vuole quello?» sbottò contrariata. «Non ha fatto altro che causarti problemi, Goku! Per un pelo non finivi in galera pure tu!»

«Non ti preoccupare» la rassicurò Bulma. «Radish mi ha solo chiesto di dargli un messaggio da parte sua. MI ha chiesto di dire a Goku che aveva ragione e che gli dispiace.»

La coppia si scambiò un’occhiata che Bulma non riuscì ad interpretare, poi Goku disse:

«In fondo è mio fratello, Chichi…»

«Sì, lo so… e mi dispiace per lui, però, pensavo che volesse ancora metterti nei guai…»

«Scusate se mi intrometto» intervenne la giornalista. «Ma mi sembra di capire che tu, Goku, non hai un buon rapporto con la tua famiglia.»

«E’ così. Io sono sempre stato diverso dagli altri Sayan, mi hanno sempre considerato un debole, un perdente. Per questo mio padre mi ha praticamente rinnegato, e mio fratello non ha fatto altro che disprezzarmi. Io mi sono sempre rifiutato di entrare a far parte dell’esercito di Freezer, fingendo di avere troppa paura e di non essere abbastanza forte.»

«In realtà Goku è un combattente formidabile» disse Chichi con orgoglio. «E’ entrato nell’esercito Galattico e ha aiutato a catturare Freezer. Ovviamente questo non lo sa nessuno, sarebbe un rischio, ma il mio Goku è proprio un eroe. Lui non ha niente a che fare con quegli assassini!»

«Questo l’ho capito dal primo momento che l’ho visto» disse Bulma, ed era sincera.

«Quindi, stai scrivendo un libro sulla vita di Vegeta?» chiese Goku con un sorrisetto un po’ ironico. Evidentemente anche lui conosceva il carattere del principe.

«Ci sto provando, ma li è completamente recidivo. Finora si è solo pappato un panino che gli ho dato» rispose la ragazza sorridendo sotto i baffi. La guardia le aveva riferito tutto.

«Non arrenderti, devi solo trovare il modo per prenderlo. Vegeta è un tipo difficile» era la quindicesima volta che Bulma se lo sentiva dire, «ma con una bella ragazza come te anche uno come lui prima o poi sarà costretto a cedere!» esclamò Goku guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Chichi.

«C’è qualcosa che tu mi puoi raccontare sul suo conto?» chiese Bulma per raffreddare l’atmosfera carica di gelosia.

«Mi dispiace, io sono più giovane di lui e non ho mai vissuto alla corte di Freezer, non posso dirti niente che tu non sappia già.»

«In questo caso, non mi resta che ringraziarti e farti i miei auguri per il futuro.»

«Grazie a te. E, se vedi ancora Radish e mio padre, dì loro che ho voluto bene ad entrambi. Mi dispiace che sia andata a finire in questo modo» disse abbassando il capo tristemente. «Per fortuna ho mia moglie e mio figlio Gohan.»

«Già» mormorò Bulma. «Per fortuna hai loro.»

 

 

Ancora in quel luogo da brividi.

Ma stavolta accompagnata da più determinazione.

Arrivò davanti alla cella di Vegeta e si piantò davanti a lui con le mani sui fianchi, come una maestria arrabbiata.

«Ascoltami, sono stanca di trattarti come un bambino autistico, quindi ora io ti faccio le domande e tu mi rispondi!» esclamò inviperita.

Vegeta fu tanto sorpreso di vederla arrivare come una furia e tanto divertito nel sentirla fare quelle minacce che le scoppiò a ridere in faccia.

La ragazza all’inizio si sentì umiliata per quell’affronto, ma poi si rese conto della comicità della situazione e scoppiò a ridere anche lei.

«Sei troppo buffa, donna.»

Bulma non ci poteva credere. Vegeta aveva finalmente deciso di parlarle!

«Portami un altro panino e vedremo cosa si può fare» le ordinò.

Sconvolta dalla novità, Bulma obbedì senza protestare.

 

«Ho solo un mese di tempo, e voglio sapere com’è andata tutta la storia.»

«Ti sbagli se credi di poter tirare fuori un best seller dalla mia vita. Non ho fatto altro che uccidere e distruggere, non c’è molto altro da dire» rispose secco Vegeta. «Piuttosto, a te perché interessa fare questo lavoro? Ti pagano molto?»

«Non è solo per questo. Da quando ho parlato con Radish ho deciso che voglio sapere la verità. All’inizio non ci pensavo neanche, ma ora sono sicura che tu non hai la stessa responsabilità di Freezer in questa brutta storia!»

«Non cambieranno la mia pena perché una ragazzina è sicura che in fondo io sono un bravo ragazzo» ribatté sarcasticamente Vegeta.

«Lo so. Tu stai per morire e nessuno può farci niente, ma almeno voglio che la gente sappia qualcosa di più sul tuo conto. Voglio che ti ricordino nella storia.»

Vegeta rifletté per qualche secondo.

«Ricordarmi nella storia? Quest’idea non mi dispiace affatto. Da cosa vuoi iniziare?»

«Beh, potresti innanzitutto dirmi quando e dove sei nato, parlarmi della tua famiglia, della tua infanzia…»

«Non sono un tipo molto loquace, non mi piace parlare, meno che meno di me. Per cui non sarò prolisso. Tu fai le domande, io rispondo; non ho intenzione di raccontarti la mia vita come se fosse una favola della buona notte.»

Quel ragazzo aveva le idee chiare in testa e sapeva come farsi rispettare: era evidente che fosse abituato a comandare.

Bulma non ne fu molto lieta, ma pensò che era meglio di niente.

Tirò fuori un taccuino per gli appunti e un registratore portatile.

«Ok. Quando e dove sei nato?»

«Nell’anno che voi terrestri chiamate 1980, su Vegeta-sei, il pianeta dove regnava mio padre.»

Caspita, allora era davvero molto giovane! Aveva solo due anni più di lei!

«Come si chiamava tuo padre?»

«Vegeta, come me. E’ una tradizione della famiglia reale chiamare tutti gli eredi al trono così» rispose fieramente il Sayan.

«Quindi tu sei il primogenito.»

«Il primo e unico, non ho fratelli.»

«E tua madre, come si chiamava?»

«Credo… Pear*, ma non l’ho mai conosciuta.»

Bulma cercò di interpretare lo sguardo di Vegeta e capire cosa stesse provando (quello che lui non avrebbe detto, lei l’avrebbe indovinato e scritto nel libro), ma le sue aspettative vennero deluse: il Sayan era impassibile, sembrava che ci fosse un muro interposto tra le sue emozioni e il mondo esterno.

“Abile a celare i suoi sentimenti, il ragazzo” pensò delusa la giornalista.

«Sai che fine ha fatto?»

«No. Presumo fosse di lignaggio nobile, altrimenti mio padre non l’avrebbe scelta come compagna, ma credo che sia stata uccisa o sia scappata dal pianeta subito dopo la mia nascita. Mio padre non era un tipo facile.»

“E’ quello che tutti mi hanno detto di te” pensò Bulma cercando di non ridacchiare.

Si ricordò poi che per Vegeta, lei ancora non sapeva proprio nulla di lui; se avesse saputo che Radish aveva spiattellato particolari della sua vita si sarebbe arrabbiato molto.

«Tuo padre è morto, immagino?»

«Sì, quando avevo sei anni.»

«Com’è successo?»

«E’ stato Freezer. Fu l’anno in cui distrusse anche il mio pianeta e iniziò il suo piano di conquista dell’Universo da solo. Lasciò in vita un centinaio di Sayan perché si riproducessero e gli dessero altri soldati.»

«E tu? Come sei finito alla sua corte?»

«Ero il principe. Sapeva che ero molto forte e mi voleva tenere sotto controllo. Voleva che migliorassi nel combattimento ma che non mi rendessi conto della mia forza, e che ricordassi sempre chi era il mio padrone» spiegò Vegeta digrignando i denti dalla rabbia e stringendo i pugni.

Bulma si accorse che stavano entrando in una parte del racconto molto delicata.

Lei stessa doveva essere delicata e non spingere troppo il coltello nella piaga, per evitare che lui si richiudesse a riccio.

Ma in quel momento giunse la guardia:

«Signorina, la sua mezz’ora è terminata, deve andarsene.»

Accidenti! Solo il primo giorno le avevano concesso un’ora di tempo da dedicare all’intervista, ma ora che voleva parlare con altri detenuti gliel’avevano ridotto a mezz’ora.

Inoltre poteva venire solo due volte a settimana.

«Non credo di venire domani» disse al principe.

«Che mi importa?» ribatté secco lui. «Meno ti vedo, meglio sto.»

“Menti sapendo di mentire” pensò Bulma sorridendogli provocatoria.

“So bene che le mie visite ti fanno piacere, soprattutto perché ti porto da mangiare!”

Vegeta la guardò allontanarsi.

La sua “mezz’ora d’aria” era già finita.

Quando arrivava la ragazza, era come essere all’aperto; si sentiva libero, sentiva ancora la voglia di vivere.

 

continua...

 

NdLefteye: ho trovato il titolo del film! E’ The life of David Gale; sbagliavo, l’interprete non è Russel Crow, ma uno che ci assomiglia XD Questo film mi ha colpita molto, direi che mi ha sconvolta, è molto duro ma ti fa aprire gli occhi su certe cose. Vi consiglio di vederlo!

*Come forse alcuni di voi sapranno, i Sayan hanno quasi tutti nomi di vegetali; così ho deciso di dare alla madre di Vegeta il nome di un frutto ^_^ Ero indecisa tra Peach e Apple, ma sono nomi usati per davvero (la prima è la figlia di Bob Geldoff e la seconda quella di Gwineth Paltrow), così ho scelto… Pera! Ma all’inglese ha un suono più delicato, non trovate?

315: mi dispiace, ma non ho la più pallida idea di come Freezer possa essere stato sconfitto, già mi sembra poco realistico che lo si possa tenere in prigione… per questo resterò sempre sul vago al riguardo! XD

bambi88:purtroppo mi sono sbagliata riguardo russel crowe!! Comunque grazie per il commento! 

Ghan_HOPE326: grazie per il suggerimento riguardo gli Iron Maiden, lo seguirò sperando di trovare qualche altro spunto per la storia!

artemide_92: su chi ha fatto salire al potere Saddam, sono d'accordo con te... è proprio una cospirazione! è__é

Topy: grazie mille!

 

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Capitolo 4
*** capitolo quattro ***


PageBreeze

Capitolo quattro.

 

 

 

Il giorno seguente Bulma andò a far visita a Bardack, ma da lui non ottenne altro che un basso grugnito.

Tentò di parlargli di Goku, ma lui non diede alcun segno di interesse, anzi, dopo un po’ le gridò di andarsene.

Così aveva sprecato il suo tempo, e poté ritornare solo la settimana dopo.

Dal giudice non era riuscita a ottenere altro che questa frase:

«Lei è un’ottima giornalista, può scrivere la sua biografia anche con il tempo che le ho messo a disposizione! Mi ascolti, meno tempo trascorre con quei criminali meglio è. Presto il principe sarà morto e nessuno ne parlerà più.»

Ma lei ne voleva parlare!

Più lo conosceva e più capiva che anche Vegeta aveva un’anima, e voleva che anche gli altri lo capissero.

Lui aveva sofferto per tutta la sua vita, non aveva ricevuto altro che dolore e odio, e dolore e odio aveva donato.

Quella sera Muten le telefonò in albergo:

«Bulma, non è che riusciresti ad avere il permesso per intervistare Freezer?»

La ragazza sentì gelarsi il sangue nelle vene:

«Stai scherzando?? Non ho la minima intenzione di farlo, e poi come puoi solo pensare che me lo permettano? Lo tengono lontano da tutti, isolato dal resto del mondo fino al giorno dell’esecuzione!»

«Ma, con i tuoi contatti potresti arrivare dovunque…» insistette Muten.

«E’ escluso. Accontentati della biografia su Vegeta.»

«Ok, io ci ho provato. Sarebbe stato un bel colpo però, riuscire a parlare con Lord Freezer in persona.»

«Io non avrei mai il coraggio di parlare con un mostro del genere!»

«Ma se sei riuscita a parlare con Vegeta in persona! Nemmeno lui è uno stinco di santo, anche lui deve incutere un bel po’ di timore…»

«Meno di quanto pensi. E’ così giovane… e gli si legge una tale tristezza negli occhi…» mormorò la giornalista.

«Eh?! Bulma, ti sei bevuta il cervello?? Vuoi dirmi che quell’assassino ti fa pena?»

«Io… non lo so, Muten. Vegeta ha fatto del male a tante persone, per tutta la sua vita, e me ne rendo conto, però…»

«Però cosa?»

«Vedo in lui anche tanto dolore.»

«Non dire sciocchezze, Bulma! Non lasciarti coinvolgere emotivamente e porta a termine il tuo lavoro. Ci sentiamo!»

 

 

 

Quasi un mese più tardi…

 

«Salve!» una voce squillante e allegra lo destò dal suo stato di dormiveglia. Vegeta non dormiva mai veramente, non ci riusciva più.

Ma prima ancora di sentire la sua voce, il principe si era accorto della presenza di Bulma dal buon profumo che emanava e che si poteva sentire per tutta l’ala della prigione.

Un profumo di fiori e di miele, dolce e fresco, come il vestito che indossava quel giorno.

Quello era l’ultimo giorno in cui si potevano vedere.

Una settimana più tardi Vegeta sarebbe stato giustiziato.

Freezer invece sarebbe morto fra due giorni.

«Come mai ti sei messa in ghingheri?» le chiese Vegeta.

«Ehm… ma che dici, ho messo la prima cosa che ho trovato!» rispose Bulma arrossendo, sapendo di essere stata smascherata.

In realtà quella mattina si era svegliata presto e aveva eseguito un trattamento di bellezza per apparire al meglio agli occhi del Sayan.

Aveva intenzione di farlo sentire bene, di non fargli pensare al giorno dell’esecuzione che incombeva, di metterlo di buon umore.

«Ti ho portato delle brioches e della frutta!»

«Davvero ti permettono di darmi da mangiare?»

«Sì» sorrise Bulma.

«Non lo sai che se dovessi recuperare abbastanza forze, c’è il rischio che io riesca ad uscire di qui e ammazzare tutti?» le disse minaccioso avvicinandosi alla parete che li separava, con l’intento di spaventarla.

«Sì» rispose ancora lei, restando tranquillissima.

«E non hai paura di morire?»

«E tu?» chiese lei senza staccare gli occhi da lui e cercando di captare ogni minima reazione. «Tu hai paura di morire?»

«No» rispose freddamente Vegeta, chiudendosi ancora in se stesso.

«Muoviti a chiedermi quello che devi chiedermi, non ho voglia di parlare oggi.»

Quel giorno lei gli chiese i dettagli della sua vita nell’esercito di Freezer quando ancora era un bambino.

Sebbene lui non fosse molto loquace aveva raccolto abbastanza dati e la stesura della biografia era a buon punto.

Il Sayan le raccontava i soprusi subiti con una calma che faceva venire i brividi, quasi quelle torture non fossero state inflitte a lui ma a qualcun altro.

Nei primi anni in cui combatteva per Freezer, Vegeta era stato restio ad uccidere; lui aveva sempre amato combattere, come ogni Sayan, ma non era ancora abituato a fare stragi di innocenti e l’idea non gli piaceva: non era quello che gli era stato insegnato.

«E cosa ti avevano insegnato allora?»

«Fino all’età di cinque anni ho avuto un precettore che aveva anche il compito di insegnarmi a combattere. Non era molto forte, ma insegnava bene: diceva che un vero guerriero Sayan non si sporca le mani di sangue debole, ma lotta solo contro nemici potenti e brama lo scontro con avversari sempre più forti. Solo così diventerà sempre più forte. Ma questo a Freezer non interessava: si serviva di noi Sayan come mercenari e basta.»

«Eri molto legato al tuo precettore?»

Vegeta sbuffò:

«Per niente. Io non sono mai stato “legato”, come dici tu, a nessuno.»

Pareva che la domanda di Bulma l’avesse divertito molto, come se gli avesse chiesto una cosa veramente ridicola.

«Non c’è nessuno in particolare che ti manca? Un famigliare, un parente?»

«No» rispose seccato Vegeta, e le voltò le spalle.

Bulma capì che lui non le stava mentendo, non aveva veramente mai avuto una figura importante che lo seguisse o che significasse qualcosa per lui, nel corso della sua vita.

Era sempre stato completamente solo.

«Vegeta» disse con voce spezzata. «Io non voglio che tu muoia.»

Il Sayan si voltò a guardarla, stupefatto dalle sue parole.

«Perché? Non mi conosci nemmeno.»

«Ti conosco più di molte altre persone. In questi giorni ho saputo cose su di te che i giudici non immaginano neanche e di cui non si interesseranno mai, ma io so che tu non meriti di morire!»

Lui continuava a guardare quegli occhi colmi di lacrime come se lei gli avesse detto qualcosa di straordinario, e infatti era così.

«Non puoi aiutarmi, lo sai.»

«Lo so…» singhiozzò lei. «Ma voglio che tu sappia che a questo mondo c’è una persona che avrebbe voluto far parte della tua vita, e quella persona sono io.»

«Non piangere per me, Bulma» mormorò Vegeta avvicinandosi alla parete che li divideva. «Non merito le tue lacrime.»

«A te è stata negata la possibilità di vivere una vita come tutti gli altri!» esclamò lei.

«E io l’ho negata a centinaia di altre persone» ribatté lui. «Merito di morire.»

«No, no…» lei scosse la testa, incapace di accettare quell’idea.

«Ma ti sbagli anche riguardo un’altra cosa. Tu sei già entrata nella mia vita, anche se per poco tempo, e ti ringrazio per questo.»

In quel momento giunse la guardia per portar via Bulma.

«Aspetti un attimo» supplicò lei. «Vegeta, devo farti una domanda, e voglio che tu sia sincero: hai paura di morire?»

Lui la fissò negli occhi, non sapendo se mentire o dire la verità.

Poi scelse:

«Sì.»

 

 

 

Bulma aveva ricevuto un permesso per assistere all’esecuzione del principe Vegeta, ma naturalmente non ci sarebbe andata.

Non ne aveva la forza.

La correzione della bozza della biografia fu affidata ad altri suoi colleghi, ma la giornalista volle scegliere il titolo dell’opera: “Il principe infelice”.

Lei trascorse il resto della settimana a letto, a piangere, con i suoi migliori amici e i suoi genitori che si chiedevano perché fosse tanto disperata.

Era solo per la morte di un meschino assassino?

Cos’era successo tra loro nell’arco di un mese?

Possibile che si fosse legata ad un essere mostruoso, in così poco tempo?

Lei non voleva parlarne; si chiuse nel suo dolore, pensando a quanto fosse ingiusta la vita… o forse fin troppo giusta.

 

 

FINE.

 

 

 

NdLefteye: finale triste? deludente?

Ehm... scusate, lo so, non è il mio genere, ma ci voleva.

Per chi ama gli happy ending, però, ho in serbo un finale alternativo, ma non so quando lo potrò pubblicare^^

Ringrazio tutti quelli che hanno seguito la storia, scusate se è molto breve, spero che vi sia piaciuta lo stesso e che vi abbia trasmesso qualche emozione (seppur negativa).

 

La vostra,

LeftEye

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