It's too late.

di keyless
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Pressure ***
Capitolo 3: *** 2. Coincidence ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


It's too late prologo

It's too late.




Prologo

 Qualche volta desidero solo essere una comune quindicenne. Ne ho sentito parlare tanto delle ragazzine normali. Ogni notte quando ero piccola mia madre mi leggeva delle storie, storie belle dove c'era sempre una ragazza, prencipessa, bella, dai lunghi capelli sempre ben pettinati. A farle compania c'erano dei animali parlanti, uccellini, conigli, piccoli gnomi...e poi a fine storia arrivava lui. Lui che era il più bello del reame. Lui che arrivava su un cavallo bianco. Lui che era cosi perfetto. Lui che era il suo grande e sempre aspettato amore. Alla fine di ogni storia il male trionfava sul bene. Ma io, già all'epoca di tre anni ero ben sveglia, sapevo che il lieto fine , come del resto anche gli animali parlanti e gli oggetti magici, esistevano solo nelle storie che mi raccontava mia madre.

Mi chiamo Clove e non credo nelle favole.


Angolo dell'autrice:
Oookei...lo so che fa schifo come idea, ma ho pensato, visto che non sappiamo quasi niente degli altri Distretti , a raccontare come viveva la cosa Clove, che sembra tanto sicura di se... ma lo è davvero? E' davvero cosi forte come dimostra di essere? Io, personalmente penso proprio di no.
Se vi piace l'idea recensite e ditemelo, se vi fa schifo ditemelo lo stesso :)
Ciaoo :D
E.

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Capitolo 2
*** 1. Pressure ***


It's too late. 1.Pressure

It's too late.




1. Pressure

"Essere nel secondo Distretto è un vantaggio enorme, sei fortunata tesoro" mi ripete sempre mio padre. Io la penso diversamente. Il Distretto due  è uno dei più privileggiati dei Distretti, ma questo non vuole dire che se per caso dovessimo essere scelti per i giochi ci darebbero dei bonus, vuole semplicemente dire che ci offrono sin da piccoli l'occasione di essere allenati per diventare soldati. Per saper combattere e proteggere se stessi da ciunque voglia farci del male. E' anche vero però che agli Hunger Games escono vincitori spesso i tributi dei Distrietti uno e due.  Spesso, ma non sempre.
Concludendo non posso dire certo che sono svantagiata rispetto agli altri. Insomma che vuoi che sappia fare una ragazzina del Distretto dodici? Al massimo sa accendere un fuoco. Io so uccidere una persona in venti modi diversi con un coltello. Sono la più brava della sezione nel lancio dei coltelli. A dir la verità sono la più brava in tutto. Provo attrazione nel tenere in mano un coltello. Mi fa sentire superiore agli altri. Più potente. Ma forse sto sognano troppo, sono solo una ragazzina. Solo una quindicenne persa nei suoi pensieri.
Spesso mi capita di pensare a come sarebbe se proprio io venissi scelta come tributo. Un groppo mi sale in gola ogni volta. Sono brava con i coltelli e mi piace tenerli in mano e lanciarli, ma non ho mai ucciso una persona vera. Non ci riuscirei mai. L'altro giorno mi è capitato di vedere un ragazzo. Era alto, forte. Si allenava duramente. Era sicuramente molto più bravo di me. Lui aveva la faccia di uno che sa uccidere. La faccia di una persona pronta. Io no, sono solo una ragazza. Eppure proprio ora mi sto dirrigendo al mio ultimo allenamento prima della Mietitura, che avverrà domani.
Sono calma, sto bene. No, non lo sono. Il mio nome compare solo una volta, ma è pur sempre una.
Passo davanti alla palestra ,dirrigendomi negli spogliatoi. Vedo che già qualcuno si sta allenando. Arrivata poso il borsone su una panchina e inizio a cambiarmi.
-Hei Clove!- sento urlare alla mie spalle. Mi giro e mi trovo davanti Lisa, una mia amica, se la si può definire così. Nessuno è amico di nessuno qui. Compagni di battaglia. Siamo solo dei compagni di battaglia, forse con Lisa un po' più che con altri, ma solo per via dei nostri genitori. Da piccole ci facevano giocare insieme. Ci facevano condividere le bambole e ci si affezziona alla fine. Lisa però è molto diversa da me. Più forte interiormente, più fiacca fisicamente. Diresti che può battere un toro ma non riuscirebbe ad atterrare nemmeno un cane. Tutto per via del suo ottimismo, che io odio tanto. Pensa che il mondo giri sempre nella dirrezione giusta, o perlomeno quella giusta per lei. Lei esce con i ragazzi, si diverte, non pensa che magari domani è proprio il suo nome ad essere estratto. " Ma dai Clo, uno su cento? Ti pare che scelgano me?" mi dice sempre quando la rimprovero perchè non viene agli allenamenti. Le volevo bene infondo, ma sapevo che nel caso fosse scelta sarebbe stata la prima a morire.
-Ciao Lisa. Di nuovo in ritarno?- le chiedo sorridendo fintamente.
-Sai come sono. Ci metto un sacco a prepararmi. Il trucco non si mette da solo cara-mi risponde come se fosse ovvio. Certo, per lei è ovvio.
Io sorrido nuovamente- Vado Lis, ci vediamo in palestra- le dico poi. Faccio per andarmene , ma lei mi ferma.
-Senti ho consciuto un ragazzo- eccola che comincia con i suoi soliti discorsi da " eddai, ti diverti un pochino".- Ed ecco...ha detto che portava un amico e io gli ho detto che porto un amica...vorrebbe uscire questa sera...quindi dai ti diverti un po'!-
- Lis non posso domani è giorno di Mietitura devo riposare- le rispondo sospirando.  Lei mi fa gli occhioni dolci, come fa sempre. Io non posso che accettare sempre, anche se poi vengo insultata e presa ingiro da quei ragazzi con i quali a lei piace tanto uscire. Io sono strana per loro.
- Eddai, solo per un po'. Ho bisogni di te Clo - sbatte teneramente le ciglia.
Andare. Non andare. Andare. Non andare.
- E va bene. Ma solo fino alle dieci, ok?- sospiro. Se venisse scelta questa sarebbe l'ultima volta che la rivedo e non mi frega niente dei ragazzi che ci saranno. Sono solo ragazzi. Ragazzi che come lei non capiscono l'importanza di quello che può accadere domani.
-Gggrazie amica mia. Ti aspetto alle 20.00 davanti a casa tua- squittisce lei. Io sorrido e finalmente mi allontano e vado in palestra dove inzio gli allenamenti. Oggi ho deciso di farli più duramente del solito. Devo essere preparata per ogni occasione. Mi immagino di essere sul campo di battaglia. Nemici dapertutto. Lancio un coltello. Sangue. Do un pugno e supero un ostacolo. Corro velocemente, prendo altri coltelli. Corro nuovamente, questa volta più veloce di prima. Qualcuno mi insegue. Mi giro e gli lancio un cotello in pieno petto. Ma non mi accorgo che davanti a me c'e qualcun altro e cado. Combattiamo. Lui è forte. Mi sfila un paio di pugni e io non riesco a muovermi. Mi ha sconfitta.
Mi alzo da terra sudata. Era solo un esercitazione della palestra, ma era cosi reale. Quel sangue, quei cadaveri. L'allenamento è finito e i trainer ci augurano buona fortuna, come se servisse a qualcosa. Esco dalla palestra e mi cambio subito. Non aspetto Lisa e corro a casa.
Non so il motivo ma a casa mi sento protetta. E' come uno scudo protettivo. Dove c'e casa c'e salvezza.
Non appena mi vede mia madre mi saluta abbracciandomi.
- Clove come sono andati gli allenamenti? Li hai battuti tutti?- pover donna è mia madre. Ha tre figli. Io sono la maggiore. Dopo c'e Jack e poi Ray. Tutti e tre hanno la possibilità di essere scelti come tributi ai giochi. Chi prima ,chi dopo.
Non mi va di dirle bugie, ma non mi va nemmeno di farla preoccupare perciò mento.- Si mamma. Li ho vinti tutti.- lei sorride, ma noto che è preoccupata. Qualche volta mi capita di pensare che non sono loro, i grandi, a doversi preoccupare, insomma siamo noi ad essere mandati in un campo a lottare per la sopravivenza, ma poi capisco che per loro è quasi più difficile che per noi. Loro ci guardono combattere e poi, forse anche morire. Ho sentito l'anno scorso che una donna del Distretto cinque si è suicidata dopo la perdita del suo unico figlio nei giochi.
-Sta sera esco con Lisa, mi ha invitato. Dice che mi devo rilassare.- le comunico mentre prendo un panino dal frigorifero.
-Dovresti, sei tutta tesa ultimamente.- mi risponde lei porgendomi anche un succo di frutta.
-Torno alle dieci-
-Fai pure-
Non capisco. Proprio no. Da quando ho sei anni i miei genitori mi hanno praticamente rinchiuso in palestra ad allenarmi. Niente uscite serali. Niente appuntamenti. Niente di niente. E poi un giorno cambia tutto. Mia madre mi butta quasi fuori a calci. Inotre mi sgrida anche perchè sono troppo chiusa e anche troppo acida, " non troverai mai marito se continui cosi" mi grida sempre contro. Come se mi serve un marito. Sono una donna che può badare a se stessa, io.
Faccio un cenno a mia madre e salgo in bagno a lavarmi. Mentre l'acqua bagna i miei capelli neri io non riesco a smettere di pensare a domani. Sento pressione. Se dovessi essere scelta oltre a cercare di non morire subito, dovrei anche portare alto il nome del Distretto due. Esco dalla doccia e mi avvolgo con un asciugamano. Mi guardo allo speccio e vedo solo una persona che cerca di essere forte, ma non ci riesce e si mette in ridicolo. Mi assciugo i capelli e dopodichè mi metto a cercare dei vestiti che siano almeno un po' femminili. Gli unici che trovo sono jeans stetti e una maglia bianca larga. Mi lego i capelli nella mia solita coda alta e poi mi guardo nuovamente allo specchio. Cerco di sistemarmi per sembrare più carina. Non l'ho mai detto a nessuno, ma ho sembre desiderato essere attraente. Essere attraente come Lisa e come tutte le altre ragazze, ma concentrandomi sempre più su come essere più brava a combattere, ho sempre trascurato l'aspetto fisico.
Guardo l'orologio. Sono le otto meno dieci. Lisa sarà qui tra poco. Scendo in cucina e saluto mia madre, dopodichè esco.
Uscita di casa noto che Lisa è già arrivata. Che strano, di solito sono io che la devo aspettare. Mi avvicino a lei e le faccio un cenno di saluto. Mi accorgo però che lei non è cosi contenta di vedermi come lo sono io, infatti mi guarda male, io sbuffo - Che c'e Lis? Cos'ho che non va ora?-
-Cos'hai che non va? Ti ho detto che usciamo con dei ragazzi e tu ti vesti come se dovessi andare a fare la spesa! Almeno potevi metterti dei vestiti decenti?- mi urla contro lei. Qualche volta non so se mi prende in giro o se è davvero seria.
-Ho messo i vestiti più decenti che avevo- le rispondo esasperata. Non le va mai bene niente. Prima mi prega di uscire con lei e poi si lamenta perchè mi sono vestita male. Bah.
-Sembri un maschio cosi! Almeno sciogliti i capelli e fatti mettere un po' di trucco!- mi dice tirando fuori una pochette viola con una marea di trucchi dentro. Io sospiro e mi arrendo al suo volere. Mi sciolgo i capelli e mi passo una mano tra le ciocche nere per fa si che siano almeno un po' in ordine, dopodichè chiudo gli occhi e mi lascio mettere un ombretto grigio sugli occhi.
-Apri gli occhi ora- mi fa Lis dopo un po'. Appena li apro, lei prende in mano un mascara e inizia ad applicarmelo sulle ciglia, poi prende in mano un lucidalabbra trasparente e me lo mette sulle labbra, conclude applicando un po' di blush sulle mie guance bianche. Mi porge uno specchio e io guardo il mio riflesso sorridendo. Vedo sempre la stessa ragazza insicura e debole che avevo visto in bagno poco fa, ma almeno adesso è più carina.- Grazie Lis- le dico sorridendo, anche se sinceramnete faccio più contenta lei, che me stessa. Lei mi fa cenno di "niente" con la testa- Andiamo ora, siamo in super ritardo.- mi dice poi prendendomi per mano e trascinandomi verso il centro del Distretto, che non è molto lontano da casa mia. Mentre camminiamo non riesco a smettere di pensare a domani. Lo so ,sono patetica, ma non riesco. Ad ogni passo che faccio sento un peso sempre maggiore ricadermi sulle spalle. Ogni dannato anno è cosi. Circa tre giorni prima della Mietitura sento come un ammasso di cavalli precipitarmi addosso e ridurmi in polpetta. Rimango cosi fino al giorno della selezione dei tributi e poi quando sento il nome di qualche mia copagna essere scelta al posto mio è come se mi rigonfiassi. Vedere qualcun altro andare al posto mio mi rincuora.
-Ei Clove...Clo...Clooove? Mi senti?- mi urla Lisa nell'orecchio. Ero cosi persa nelle mie paure che nemmeno mi ero accorto che qualcuno mi stava chiamando.
-Si?- le rispondo ancora sovrappensiero.
-Guarda che siamo quasi arrivate- mi dice tutta esaltata mentre con lo sguardo cerca i due ragazzi. Anche io mi metto a fare la stessa cosa. Dopo aver fatto qualche passo ci accorgiamo che vicino a un negozio di nome " The Second" vi sono due ragazzi, uno è seduto sugli scalini del negozio, l'atro è in piedi. Non appena ci vede, il ragazzo in piedi comincia a sbracciarsi e a fare dei segni strani per farsi notare. Lis squittisce come un topolino impazzito. Il ragazzo seduto invece, alza a malapena la testa. Mentre ci avviciniamo sempre di più a loro Lis mi elenca circa mille aggettivi che sottolineano la bellezza del ragazzo in piedi.
-Ciao bellissima- fa infatti il suddetto schioccando anche un bacio sulla guancia della mia amica non appena siamo arrivate da loro. - Ciao Alv- dice Lis con un tono un po' troppo alto di voce -ho portato un' amica- mi indica - avanti presentati, non essere timida- mi consiglia sorridendomi. Ed ecco la solita storia. Mi fa fare la figura della scema timida davanti ai suoi "morosi" solo perchè cosi fa la figura di quella che porta la sua povera stupida amica con lei per pietà. E io che ci casco ogni volta.
-Clove, piacere.- dico porgendo la mano a , come mi è parso di capire, Alv. Lui la stringe con indifferenza. Dopo un po' che Lisa e Alv-"in Superstar" parlano lui sembra accorgersi della presenza del suo amico.
-CAAATO-urla infatti - E dai! Mica vorrai fare il timidone anche tu, presentati !- il ragazzo, Cato, alza lo sguardo su Alv e quasi lo incenerisce con lo sguardo, dopodichè si alza sospirando e porge la mano prima a Lis e poi a me. Ora che lo guardo bene in faccia questo Cato è molto più carino di Alv. Ha i capelli biondi, è alto, molto alto. Mi sembra di averlo già visto da qualche parte, ma forse mi sbaglio.
Iniziamo a camminare verso un parchetto qui vicino. Lis e Alv camminano davanti abbracciati, io e Cato dietro a loro. Ad un certo punto giro la testa in direzione di Cato, ma per mia grande sorpresa noto che lui mi stava già guardando. Una fitta improvvisa mi viene allo stomaco, sono sicura che sia per fame.
-Ci siamo già visti?- dice Cato. Io mi giro di scatto nella sua direzione confusa.
-Dici a me?- gli chiedo.
-A chi ,se no?- mi risponde sorridendo. Ha davvero un bel sorriso.
-Oh...no..n-non credo.- balbetto io. Davvero Clove? Prima dici di essere una donna alla quale non serve un marito e poi quasi svieni perchè un ragazzo carino ti ha rivolto la parola?
-Sicura? Io credo di si...sei mai venuta ad allenarti in palestra o sei una di quelle alle quali no...- non gli faccio finire la frase. Ma come si permette? Io mi alleno ogni giorno. Ogni santissimo giorno.
-Ci vengo ogni giorno- rispondo fredda e mi giro dall'altra parte. Sento che lui continua a fissarmi. Ormai siamo arrivati al parchetto e io mi siedo su una panchina vicina a quella dove si sono seduti Lis e Alv, che al momento erano entrati in fase " ci baciamo appassionatamente e non ce ne frega niente dei nostri amici". Cato si siede vicino a me e prima che io possa dire o fare qualcosa mi prende i capelli e li alza come a fare una coda.
- Che diamine fai? Posso ucciderti in venti modi diversi usando...- gli urlo in faccia, ma lui mi interrompe.
-Non hai un coltello con te e calmati- mi dice lui facendomi segno di stare zitta.
-Ne sei sicuro, caro?-lo sfido. Lui, finalmente,
lascia i miei capelli cosi che possano scivolare nuovamente lungo le mie spalle. Io mi tranquillizzo e mi risiedo sospirando.
-Come fai a sapere che uso i coltelli?- chiedo insospettita.
-Ora ricordo dove ti ho vista. Ti allenavi in palestra al lancio dei cotelli. Eri brava- mi sorride. Ora ricordo anche io. L'ho visto mentre era tutto sudato e non l'ho riconosciuto subito. Lui è il ragazzo che sa uccidere.
-Oh...si ti ho visto anche io una volta- dico, evitando di guardalo negli occhi. In quei occhi che sono cosi dannatamente belli.
-Cosi...ti alleni spesso. Perchè? Vuoi offrirti volontaria domani?- mi chiede Cato.
-No. Solo che non si sa mai chi possano scegliere.- gli rispondo.
-Capisco...- sospira lui - Io invece perchè se mi scegliessero vorrei vincere.- conclude. Continuiamo a parlare del più e del meno fino a quando i nostri amici non si staccano, o meglio fino a quando io non ricordo a Lisa che alle dieci devo essere a casa e che mi ha promesso che ci sarei stata. Lei ovviamente ha sbuffato e mi ha mandato a quel paese un paio di volte ma..alla fine siamo giunte a casa mia. Alv e Cato da bravi ragazzi ci hanno accompagnate.
-Ciao Lis, ci vediamo domani- le dico salutandola con una bacio sulla guancia. Lei mi abbraccia e mi augura la buona notte. Saluto anche Alv e Cato e faccio per andarmene , ma proprio mentre mi giro Cato si avvicina a me e mi dice a bassa voce, in modo che solo io possa sentire -Ci vediamo domani ragazza dei coltelli-. Io quasi sobbalzo, mi giro e gli sorrido. Dopodichè finalmente entro in casa. Mia madre già dorme e probabilmente anche i miei fratelli, ma noto che c'e ancora una luce accesa in cucina e vado a controllare. Quando entro vedo mio padre che legge " The Two News" il giornale del Distretto. Non appena mi vede sorride e mi fa cenno di accomodarmi vicino a lui, io lo faccio.
-Com'è andata l'uscita? Ti sei divertita?- mi chiede bevendo un po' di tè fumante dalla sua tazza.
-Bene- rispondo, anche se è solo mezza verità. Sto ancora un po' con mio padre e dopodichè gli stampo un bacio sulla guancia e salgo in camera. Noto che mia madre mi ha già preparato un vestito bianco con una marea di pizzo sopra per domani. Lo sposto da sopra il letto e lo metto sopra la scrivania, cosi quando domattina mi sveglierò non dovrò andarlo a cercare nell'armadio. Mi tolgo i vestiti e quelli, invece li poso nel'armadio. Mi metto il pigiama e mi infilo sotto le coperte.
E di nuovo sento una pressione soffocarmi e non riesco a dormire. Ripenso a tutte le cose belle che mi sono successe nella mia piccola vita e mi tranquillizzo. Insomma perchè su cento ragazze dovrei essere proprio io la prescelta? Perchè non può essere Lis? E perchè non qualche altra ragazza? Perchè proprio io? Non potrà mai accadere.
E cosi aggrappandomi a una piccola speranza mi addormento. Sono la ragazza dei coltelli...perchè dovrebbero scegliere me?



Angolo dell'autrice.
Ciaooo...okei ho aggiornato molto presto, ma solo perchè il prologo faceva veramente schifo! In questo capitolo (intitolato 
Pressure in nome della canzone a punto Pressure dei Pramore *--*) si scoprono molte più cose su Clove. Sulla pressione che sente per la Mietitura e sulle paure che ha di essere scelta. Ha due fratelli, Jack e Roy, ma hanno tutti meno di dodici anni, quindi per adesso non corrono pericoli. Qualche volta usa la scusa "sono solo una ragazzina" per difendersi, ma lo sa che ormai non lo è da molto tempo. In questo capitolo conosce anche per la prima volta Cato ( :Q____) anche se lo ha già visto allenarsi prima. Ah e lo so che "il ragazzo che sa uccidere" e " la ragazza dei coltelli" è una cosa davvero patetica ma boh mi piaceva :3
Ah e un ultima cosa ho pensato che il Distretto due, visto che è molto vicino a Capitol City, è uno dei Distretti più avanzati e quindi ci sono le palestre teconologiche e altre cose tecnologiche...

Bene, vorrei ringraziare anche susi_horan per aver recensito :D
Okei alla prossima ciaoooo <3
 
E.

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Capitolo 3
*** 2. Coincidence ***


2. Coincidenza

It's too late.

2. Coincidence

Non avrei mai creduto che svegliarsi per colpa delle urla dei propri fratelli sia una cosa bella, ma stamattina mi sono dovuta ricredere, quando Jack entrò nella mia stanza e cominciò a strillare ad alta voce frasi senza senso. Perchè lui era Jack, le cose che faceva non avevono un senso, ma del resto aveva solo quattro anni. Dopo di lui entrò anche Roy e cominciarono ad urlare insieme, intonando anche un allegra canzoncina per bambini. La cosa più strana  è che io stavo ferma, non facevo nulla, li guardavo e sorridevo. Sorridevo perchè mi mancava quell' innocenza che avevano solo i bambini, non lo sapevano ma loro conservavano dentro di se tesoro ben più grande dell'oro. Loro erano bambini e questo bastava a scusarli ogni volta che rompevano un bicchiere, ogni volta che ridevano quando invece la mamma li sgridava, ogni volta che facevano dei dispetti alla loro sorellona. Ma sono bambini, esseri piccoli e inconsapevoli del futuro tremendo che gli riserva la società nella quale vivono. Un futuro del quale per ora gli viene detta solo una parte...la parte semplice, quella che loro possono comprendere e cioè che da grandi saranno delle persone importanti, loro porteranno onore al Distretto Due . Eppure è sempre più brutto vederli giocare con i loro soldatini di plastica, perchè ancora non capiscono che quello dei soldatini di plastica è il loro futuro. Pensando a questo mi scese una lacrima e quando mio fratello Roy se ne accorse mi prese in giro e cominciò a ridere di me, -Guardala- urlava ad alta voce - Che carina, piange!- e rideva. Era cosi buffo Roy quando rideva, certo era buffo sempre, ma quando rideva ancora di più. E mi fece sorridere e versare un altra lacrima, questa volta però di pura gioia. Quando anche l'altro mio fratello cominciò a prendermi in giro decisi che era l'ora di prendere in mano la situazione, dopotutto sono io la maggiore, loro sono solo dei marmocchi. E cosi scesi dal letto ringhiando- Piccoli mostriciattoli, venite qui! Come vi permettete di disturbare la Superba Clove mentre dorme? Ora vi mangio tutttiii- e cominciai a rincorreli per tutta la casa. Continuammo cosi per un po', finchè tutti e tre non avevamo più forze di compiere nemmeno un passo. Ci sdraiammo sul tappeto e ci mettemmo a ridere. Roy e Jack erano dei piccoli mostri, ma erano i miei mostri e nessuno poteva sottrarmeli. Quando arrivò mia madre ad avvisarmi di andare a sistemarmi eravamo ancora sdraiati sul tappeto a bisticciare.
Ora sono nella doccia e mi sto lavando ripensando a quei momenti, che sembrano tanto distanti dal presente, eppure non è passata nemmeno un ora. E' sciocco come i momenti che passo con i miei fratellini influenziono il mio cuore, che prende sopravvento sul cervello e mi fa pensare che io sia ancora una bambina innocente di quattro anni, che gioca in un mondo pieno di colori, un mondo spensierato e pacifico. Ma quando mi allontano dai miei fratelli tutto torna ad essere come sempre. Man mano che faccio un passo da loro, il mondo diventa nero, i colori spariscono proprio come la pace e la spensieratezza. Mi ritrovo davanti alle consapevolezze che quei colori bloccavano, cioè che non sono più piccola, ma grande, troppo grande ormai eppure mai come gli altri. Posso essere grande quanto voglio, ma per il mondo varrò sempre meno di una formica.

Esco dalla doccia e mi asciugo i capelli, spazzolandoli per bene e legandoli nella solita treccia. Prendo il vestito in mano e lo guardo. E' cosi bianco, sembra quasi neve appena caduta. Mi ritrovo a pensare che forse dovrebbe essere nero, perchè ai funerali ci si va vestiti di nero, no? Già, dovrebbe essere proprio nero.
Indosso il vestito e mi guardo allo specchio. Niente di nuovo del resto, sembra di vivere un déjà vu, ormai non mi stupisco. Guardo l'orologio a forma di sole sulla mia scrivania che indica le 10.00. Ho ancora un po' di tempo. Vado a sdraiarmi sul letto e cerco di pensare positivo. Cerco di pensare che oggi non è poi cosi un brutto giorno, fuori c'e il sole e poi...be c'e il sole. Fa' caldo. Anche ieri c'era il sole e faceva caldo. Ieri però non c'era Mietitura. Ieri ancora avevo la possibilità di allenarmi, di divertirmi almeno un pochino. Quel pochino di divertimento che spetta a una ragazza di quindici anni. Ieri sono uscita con Lisa. Ho conosciuto Alv e anche Cato. A ripensarci mi scappa un sorriso. Già Cato, chissà se lo rivedrò mai.
Guardai di nuovo l'orologio che segnava le 10.30. Strano come passi veloce il tempo qualche volta, sembra che lo faccia apposta. Come se si prendesse gioco di te.
Mi alzo dal letto e apro il primo cassetto del comodino, tirando fuori una scatoletta quadrata. La apro e tiro fuori un bracciale d'argento o almeno credo, sottile. Sopra di esso una piccola "C" è agganciata con un gancetto. Me lo metto sul polso sinistro. Questo piccolo bracciale è una specie di porta-fortuna, me l'hanno regalato all'età di otto anni e la "C" sta ovviamente per Clove. E' buffo però come una persona si affidi ad un oggetto quando ha bisogno di aiuto e  come dia la colpa a lui quando questo aiuto non arriva. Insomma è un oggetto, è fatto per bellezza, non ha alcun potere magico. Eppure sono qui che affido il mio futuro ad un bracciale. Se andrà bene lo benedirò come un Dio, se andrà male lo maledirò come fanno le streghe cattive con le belle principesse quando quelle si beccano tutto il bene del mondo, come in quella favola che mi aveva raccontato mia madre quando ero piccola. Quella dove la pricipessa dai capelli scuri come l'ebano, la pelle bianca come la neve e le labbra rosse come il sangue viene maledetta dalla strega invidiosa della sua bellezza, ma poi viene salvata dal principe con un bacio. La cosa brutta è che non sempre quel bacio arriva nella vita reale.
Sento mia madre che strilla il mio nome e mi sbrigo a rimettere a posto la scatoletta e a chiudere il cassetto. Mentre chiudo la porta della mia stanza mi prometto che tanto ci rimetterò piede presto, che non c'è bisogno di chiuderla a chiave, perchè tanto sarò di ritono presto.
Scendo le scale velocemente e corro a salutare i miei fratelli. Lacrime mi scendono nuovamente sul volto mentre loro mi prendono in giro, ma intanto mi abbracciano. Saluto anche mio padre che rimane a casa con le pesti e prendo invece per mano mia madre che mi accompagna in piazza. Usciamo insieme come se andassimo a fare la spesa, più calme che mai. Camminiamo lente, senza fretta. Mi giro nella dirrezione di mia madre e le sorrido, anche lei mi sorride, intanto che la sua espressione sembra essere cosi piena di gioia, noto che la sua mano trema nella mia. Gliela stringo forte e sento che un po' si rilassa, ma solo un po'. Mi guardo intorno cercando di riconoscere tra quelle mille facce spente il volto di Lisa, ma non la vedo. In compenso noto molti volti conosciuti dirrigersi verso la piazza. A due passi da me c'è Annabeth Marigold*, una ragazza dai candidi capelli biondi e dal viso minuto di una tredicenne. Alla mia sinistra invece, vedo Curtis Bluma*, mio vicino di casa che cammina ormai per la sesta volta verso quella piazza, dalla quale ora cominciano a sentirsi rumori strani, come urla isteriche o pianti disperati. Man mano che ci avviciniamo le urla sono sempre più intense, tanto che c'è da chiedersi se sono gli altri che strillano in quel modo o è il tuo stesso cuore che emmette grida di pietà, perchè ormai non ce la fa più a battere, perchè ormai si è stufato anche lui.
Siamo appena giunte al cancello di controllo che subito i Pacificatori allontanano mia madre da me, la quale inizia a versare lacrime. - Mamma!- le urlo dietro- Ci rivedremo tra poco, non preoccuparti.- cerco di assicurarle che tutto andrà per il verso giusto, che perciò non sarò io, su cento altre ragazze, ad essere scelta.
Mi metto in fila e aspetto il mio turno del controllo annuale. Intanto mi guardo l'indice, pieno di piccole cicatrici per il continuo prelievo di sangue. Ho sempre avuto un po' paura del sangue. Ricordo persino che a dodici anni, la prima volta che sono venuta in piazza, stavo quasi per svenire. Quel colore cosi acceso, quel odore cosi neutro eppure intenso, mi hanno sempre spaventata.
E' il mio turno e mi faccio avanti. - Clove Yvonne Bushrod*- dico e aspetto che la signorina seduta al tavolo davanti a me trovi il mio nome. Dopo qualche secondo me lo indica e io poggio il mio indice su una puntina affilata e premo, dopodichè poggio il dito sanguinante sull' apposito spazio che i Pacificatori si avventano a controllare subito. Io vado avanti soffiando sull'indice dolorante. Da piccola mi hanno insegnato che se soffi su una cosa non fa più male, certo con il tempo ho capito che è solo una cavolata, ma ancora non ho perso l'abitudine di farlo ogni singola volta che mi faccio male. Mi dirigo verso la metà femminile e cerco nuovamente quella testa bacata di Lisa e finalmente la trovo poco più in la di me che parla con Leslie*, una ragazza dai lunghi capelli color nocciola, che si allena con noi in palestra . Mi avvicino a loro urlando il nome della mia amica, quando lei mi vede inizia a urlare anche lei a tutta voce.
-Cloviii, come stai? Finalmente ti vedo con un vestito addosso. Aah...Io mi sento cosi energica quest'oggi, è una bella giornata credi anche tu?- mi dice non appena mi vede, abbracciandomi. Certo Lisa, anche io la penso così.
- Lis, Leslie- le saluto ignorando completamente la domanda di Lisa di poco prima. - Ieri non ti ho vista Les...dov'eri?- chiedo rivolgendomi alla rossiccia.
- Sono venuta la mattina presto, poi ho avuto dei impegni. Oggi è il primo anno di mio fratello- mi risponde rivolgendo uno sguardo amaro verso la metà maschile. Che stupida, come potevo averlo dimenticato?
- Oh Les, scusa io...non ricordavo- mi scuso subito.
- Fa niente Clo, lascia stare- mi sorride gentilemente, non smettendo però di fissare con insistenza la metà maschile. Tra qualche anno, probabilmente, anche a me toccherà questo futuro. Guarderò i miei fratellini, cosi piccoli e indifesi, avventrarsi verso la piazza e non potrò fare niente per impedirlo. Solo sperare che non siano loro i tributi, solo questo.
Mentre converso ancora con le mie amiche su argomenti vari, sento un forte rumore di tacchi provenire dal palco. Quel rumore di tacchi che fin troppe volte ho sentito. Quel rumore di tacchi che ti da la nausea. Quel rumore di tacchi che solo Astrea Lex* sapeva fare. Quel rumore di tacchi che faceva zittire in un secondo più di duecento ragazzi.
-Bene, bene, bene. Da quanto tempo ragazzi miei.- Ogni anno Astrea Lex cominciava cosi il suo discorso. Un discorso semplice e anche abbastanza corto, il quale però appena lo udivi ti faceva venire i brividi. - Ah..dovrebbero organizzarli più spesso questi giochi, infondo sono cosi divertenti non trovate anche voi?- silenzio. Silenzio puro. Solo qualche insetto ha il coraggio di muoversi. - Suvvia ragazzi miei...rilassatevi.- persino Lisa sta zitta e la guarda intimorita. Nessuno ha il coraggio di proferir parola. Nessuno. - E va bene...allora cominciamo!- urla infine Astrea Lex, il cui solo nome fa paura. Intanto che la donna si avvicina al contenitore di destra, cioè quello delle femmine un lieve fruscio incomincia a formarsi in piazza. C'è chi guarda il proprio geniore, c'è chi abbraccia l'amica più cara e c'è chi come me stringe con forza il proprio porta-fortuna augurandosi con tutte le forze che porti davvero un po' di fortuna.
-Prima le fanciulle- dice Astrea Lex e tutti di nuovo si zittiscono. Il silenzio diventa ancora più intenso quando la donna infila la mano dentro il contenitore e inizia a frugare lentamente, cosi lentamente da far star male. Prende in mano un biglietto e lo lascia, si prende gioco di noi.- Questo...si questo mi sembra carino- dice dopo un po' di tempo. Io inizio a sudare freddo.- Huum...vediamo un po' chi è la fortunata.- gocce gelide mi scendono lungo le guance.- Che nome complicato però...- Inizio a tremare stringendo sempre di più la minuscola "C" del bracciale.
- Clove Yvonne Bushrod, si legge così?- il mio cuore perde un battito.
-Clove...dove sei cara?- ne perde un altro. O forse altri due?
-Vieni fuori tesoro.- si ferma completamente. Non ho il coraggio di guardarmi attorno.  Sento tutte le teste girate verso di me, ma è come se fossi paralizzata. Dopo pochi secondi però sento una lieve spinta provenire dalla parte di Lisa e mi giro verso di lei. Ha le lacrime agli occhi. Mi salta addosso e mi stringe forte dicendomi -Vai- all'orecchio. Lo so che non lo fa perchè vuole che io vada per davvero su quel palco, che sia cioè io il tributo, ma lo fa solo perchè se non andrei per mia volontà i Pacificatori mi ci porterebbero di forza sul palco. Farei la figura della codarda.- Vai amica mia- mi sussurra con un tono cosi basso di voce, un tono che, ci posso giurare, non gli ho mai sentito usare.
Mi stacco lentamente da Lisa e faccio un passo avanti. - Sono io, io sono Clove Bushrod.- dico alzando la mano come se fossi ancora agli allenamenti ed è il trainer ad aver chiamato il mio nome, già il trainer e non Astrea Lex. La donna mi sorride sinceramente e mentre io salgo gli scalini del palco lei ne scende uno e mi prende la mano, alzandola poi in alto e urlando - Date il benvenuto al primo tributo del secondo Distretto per i 74esimi giochi!- ancora silenzio. Mentre sono sul palco e Astrea Lex si sposta dalla parte sinistra dove c'è il contenitore dei ragazzi, cerco di trovare mia madre tra la folla, ma non riesco a vederla da nessuna parte, cosi sposto il mio sguardo sulla parte maschile. Chi sarà il mio compagno di giochi?
-Bene, bene, bene. Ora tocca ai fanciulli.- dice la donna sorridendo anche più di prima. Per un attimo, osservandola da così vicino, noto che il suo sorriso non è poi cosi vero come credevo prima. Si capisce dagli angoli della bocca che si stanno sforzando troppo a stare in alto, che però qualche volta non ci riescono e cedono, perciò la donna è costretta a coprire la bocca con la mano, facendo finta si sbadigliare. E' strano come tutto mi sembra cambiato da quando sono salita qui sopra, eppure sono passati solo un paio di secondi. Possibile che anche Astrea Lex abbia un cuore?
La donna intanto stava per infilare la mano dentro il contenitore maschile quando una voce molto calma, da uomo, stranamente molto famigliare pronunciò tre parole. Tre semplici parole, le quali però mi fanno spalancare gli occhi così tanto dar far mi credereche mi sarebbero caduti.
-Mi offro volontario...-
Persino Astrea Lex spalancò gli occhi. Certo è normale che nei Distretti come il primo o il secondo i tributi siano quasi sempre dei volontari molto sicuri di sè, ma questo non succedeva già da cinque anni.
-Pprego?- chiede la donna ancora un po' spaesata.
-Mi offro volontario come tributo- ripete la voce. Io cerco in tutti i modi di capire che stesse parlando ma nessuno si muoveva dalla parte maschile, quindi decisi di aspettare.
-Vieni su ragazzo- dice Astrea Lex sorridendo di nuovo, come se quel attimo di dispersione non fosse mai accaduto, come se lei non si fosse stupita nemmeno un po' per quel ragazzo dal coraggio di un leone. Subito vedo la folla maschile dividersi in due parti e fare spazio ad un ragazzo alto, biondo mi sembra. Quando usci del tutto dalla folla il mio cuore si fermò per la terza volta in quella giornata. Il tributo maschile del Distretto Due è Cato. Quel Cato. Insomma si è lui. Cercai di contenermi, ma non era facile. Mentre lui saliva gli scalini del palco io lo guardavo, fissavo, cercavo di capire come mai quella scelta. Appena ieri sera mi aveva detto che non si sarebbe offerto e invece? Che spiritoso che è il destito però, appena ieri ho conosciuto Cato e appena ieri lui ha conosciuto me...e quel dannato di un caso ci ha fatti ora ritrovare sullo stesso palco, tributi dei 74esimi giochi della fame.
-Come ti chiami fanciullo?- chiede la donna sorridendo al ragazzo che si è appena sistemato vicino a lei.
-Cato Larrance*- risponde lui con voce ancora più calma di prima. Ma come diavolo fa?
-Cato Larrance...come mai questa scelta? Come mai ti sei offerto come tributo?- chiede nuovamente la donna curiosa.
-Perchè so per certo che sarò io il vincitore- e sono queste parole che mi fanno paura. Non essere stata scelta come tributo per i giochi, ma proprio queste parole pronunciate con un tono cosi calmo. Perchè se lui sarà il vincitore vuole dire che anche io in un modo o nell'altro morirò.
-Bene allora...ragazzi miei fate un lungo applauso ai nostri tributi. Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore.- Astrea Lex pronunciò queste parole e tutta la piazza applaudì. C'e chi applaudiva per gioia di non essere lui il tributo, c'e chi applaudiva per incorragiamento e c'e chi applaudiva per non piangere. Dopo esserci goduti qualche secondo di quei applausi Astrea Lex ci fece scendere giu dal palco e andare verso una casetta poco distante dalla piazza. Poi ci rivolse le seguenti parole:
- Cari miei, ora avrete la possibilità per l'ultima volta di rivedere le persone più care a voi. Fate presto però il treno ci starà già aspettando!-
Io annuii e andai subito nella stanza indicatami dalla donna. Cato invece andò in quella adiacente alla mia, ma questo ora poco importa. Ciò che importa è che ora, rinichiusa in quella piccola stanza dai colori spenti mi resi finalmente conto che ero io il tributo femmina dei 74esimi Hunger Games. Ero io. Non era Leslie, ne Lisa, ero io, Clove. A quel punto decidetti che per assicurarmi che era tutto vero, decisi di darmi un pizzicotto, magari stavo solo sognando, magari era solo un brutto incubo ed ero ancora nel mio letto, nella mia stanza, vicino ai miei fratelli. Aspettai qualche secondo e poi me ne diedi uno, un pizzicotto bello forte, ma al contrario  delle mie aspettative scopri che faceva male, perciò che tutto ciò che stavo vivendo era vero. Non era un incubo, era tutto assolutamente vero.
Pochi momenti dopo in quella piccola cameretta entrarono molte persone. Mia madre, mio padre, Jak e Roy. Dopodichè Lisa, Les e altre mie amiche. Mi hanno raccomandato tutti di vincere, mi hanno abbracciato e mi hanno augurato buona fortuna. Gli unici che mi hanno fatto sorridere per un momento e che mi hanno fatto uscire dal mio stato di trance sono stati, come al solito, i miei fratellini, che quando se ne stavano andando mi hanno urlato " Vinci sorellona, perchè se non vinci quando torni noi ti uccideremo!" risero loro e risi anche io, ma non appena quella porta fu di nuovo chiusa, non potei che sedermi su una sedia di quella stanzetta e versare un paio di lacrime. Quelle parole, pronunciate dalle labbra di due bambini mi facevano sentire cosi male. Avrei dato qualsiasi cosa per vincere, ma avrei dato di più per tornare indietro, anche senza la vittoria in mano, per... si, per farmi uccidere dai miei fratellini. Sapevo però che questo non sarebbe mai stato possibile, perchè se mai tornassi indietro senza la vittoria in mano i miei fratelli non avranno possibilità di uccidermi, perchè sarò già morta.
Rimasi sulla sedia a piangere per un po', ma quando finii di lacrime, decisi che non avrei mai più pianto. Mai più.
Astea Lex entrò nella cameretta pochi attimi dopo che io pronunciai il mio giuramento.
-Allora il piano è questo: ora saremo condatti ad un treno che ci porterà a Capitol City. Il viaggio durerà circa un giorno, forse meno. Sei pronta?- mi dice e neanche dandomi il tempo di rispondere mi prende la mano e mi tira fuori dalla casa, dove ci aspetta un Cato annoiato. Possibile che a lui non importi niente per davvero? Possibile che sia cosi sicuro di se? Possibile che lui è davvero il ragazzo che sa uccidere?
Dopo pochi secondi che aspettiamo arriva una piccola macchina che ci porta al treno. In macchina però non ci siamo solo Astrea Lex, Cato e io, ma ci sono anche due individui strani. Una donna, sui trenta, dai corti capelli arancioni, tipo carota. Porta gli occhiali a mosca sul naso e non fa altro che sistamarsi di tanto in tanto il rossetto rosso che ha sule labbra. L'altro sconosciuto è invece un uomo, anche lui sui trenta, ma forse più giovane, dai capelli neri corti e lo sguardo totalmente assente, come quello di Cato. Io non faccio altro che fissarli. Prima l'uomo, poi la donna, poi l'uomo, poi Cato, poi la donna, poi Cato. Ma niente. Nessun segno di vita. Astrea Lex, seduta di fianco a Cato, è anche lei assente.
Quando finalmente arriviamo io entro per prima nel treno e non faccio che guardarmi intorno dalla bellezza dei vagoni, se li si può chiamare cosi, sembrano più camere di lusso. Certo, anche casa mia è abbastanza lussuosa, ma mai come questi vagoni. Tutto è perfettamente abbinato. Ogni tendina, ogni fazzoletto. Rimango ancora più basita quando entro dentro un vagone e vedo tavoli pieni di prelibatezze di ogni genere. Pasticcini, torte, bibite, c'e di tutto e anche di più credo. Mi volto a guardare Astrea Lex che è dietro di me e lei sorride, come sempre - Ti piace Clove? E' tutto per voi.- mi dice, rivolgendosi anche a Cato, che ha finalmente tirato fuori un po' di carattere e guarda tutto con occhi sgranati. Il treno parte e noi tutti, compresi i due strani individui, non ancora presentati, ci sediamo a un tavolo, tutto perfettamente apprecchiato, con posate in argento, poi i camerieri ci portanto il mangiare, tutto molto buono, ma non di certo migliore di quello che fa mia madre. Non appena finiamo di mangiare Astrea Lex ci fa vedere i nostri vagoni e poi ci dice che è meglio se ci riposiamo un po', perchè sicuramente siamo troppo stanchi. Quando entro nel mio vagone rimango di nuovo sorpresa. E' tutto cosi bello. C'e persino un letto, non uno di quelli brutti e scomodi che si trovano nei treni, ma un letto spazioso, che anche solo se lo guardi ti fa venire voglia di buttarti su di esso, infatti mi ci sdraio subito sopra e mi appuro che è veramente morbido. Eppure noto che non è poi cosi morbido, non come il mio letto almeno. La mia pancia inzia a bruciare, come se lo stomaco non accettase il cibo che ho appena mangiato, come se pretende quello che fa mia madre e non altro. La testa inizia a girare. Mi sento soffocare, mancare l'aria. Tutto intorno a me diventa buio. Aspetto un po' che il buoi scompaia, aspetto che come nelle favole arrivi il mio principe e mi baci, salvandomi da questo buio soffocante. Aspetto e aspetto, ma niente. Nessun principe arriva e nessun bacio mi viene dato. Sono sola, lasciata in mano a me stessa in quel buio che oltre a soffocare me, soffoca anche le mie speranze. La mia unica speranza. La speranza di poter tornare a casa, di poter riabbracciare i miei fratelli e i miei genitori. Di diventare grande. Di trovare il vero amore. Speranza che però viene soffocata dalla consapevolezza, consapevolezza di non poter essere abbastanza forte da battere i miei nemici. Da poter uccidere qualcuno.
Inizio a piangere di nuovo, pur sapendo che cosi infrangevo la regola postami quello stesso giorno. Ma ormai che senso ha? Tanto sono comunque morta.


Angolo dell'autrice :
Buon giornoo/mattina/notte/sera...be si quello che è... :)
Tanananan.... si questo è il secondo (schifosissimo) capitolo. Si, perchè fa davvero schifo. Quando l'ho riletto mi stavo tirando dei calci da sola...ma va be'...alloora ho messo degli asterischi a dei nomi perchè volevo spiegarne il signifacato...già perchè dare dei nomi semplici non è da me, proprio no...
                               
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Annabeth Marigold: marigold - Calendula in inglese ( dal latino calende, primo giorno del mese, che fiorisce spesso).
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Curtis Bluma: bluma - fiore in yiddish.

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Clove Yvonne Bushrod: Yvonne - Deriva dal nome della pianta di tasso, considerata sacra ed utillizata per produrre armi ( non potevo che darle questo secondo nome ); Bushrod - bocciolo.
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Leslie: leslie - giardino di agrifoglio in gaelico 

- Astrea Lex: lex - legge in latino. Infatti Astrea Lex segue le leggi, però non le approva.

- Cato
Larrance larrance - alloro in inglese ( dal latino laurus, simbolo di vittoria)

Si ho copiato l'idea della Collins...perdonatemi.
Ora qualche piccola spiegazione e poi vi lascio: in questo capitolo ( davvero molto incasinato secondo me) vediamo una Clove molto più insicura di se, una Clove che ha paura, una Clove che si arrende senza combattere ( non preoccupatevi comunque si riprenderà subito :) ) . Ripensa tante volte alle favole, alle quali nel prologo dice di non credere, ma comunque come ogni persona spera nel lieto fine.
Poooi... ah, per la donna con i bizzarri capelli arancioni che non è ancora stata presentata, ma che Clove osserva per tutto il viaggio in macchina, ho preso ispirazione dal personaggio che la magnifica Helena B. Carter interpreta nel suo ultimo film ( Dark Shadows). E' una psicologa che si ubriaca spesso e porta degli strani occhiali a mosca per non far vedere le occhiaie. 

Eee..niente...in questo capitolo credo di aver sbagliato un po' di cose, bho non mi quadra! ç__ç
Va be..ditemi cosa ne pensate e...aaah giusto, quasi dimenticavo cavolo... ringrazio le tre persone meravigliose che mi hanno lasciato delle bellissime recensioni! Estheim, Giuly_98, susy_horan e alicious grazie davvero, mi avete detto un sacco di cose belle, anche se non me le meritavo :'') <3. Ringrazio anche le otto persone che seguono la mia schifosissima storia, le cinque che la preferiscono e le due che la ricordano...davvero grazie!

Bene, questa è davvero la fine di questo noiosissimo angolo.... ciaooooo belle <3 A presto ( si spera) :))

E.





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