It's too late. di keyless (/viewuser.php?uid=144113)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Pressure ***
Capitolo 3: *** 2. Coincidence ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
It's too late prologo
It's too late.
Prologo
Qualche volta desidero solo essere una
comune quindicenne. Ne ho sentito parlare tanto delle ragazzine
normali. Ogni notte quando ero piccola mia madre mi leggeva delle
storie, storie belle dove c'era sempre una ragazza, prencipessa, bella,
dai lunghi capelli sempre ben pettinati. A farle compania c'erano dei
animali parlanti, uccellini, conigli, piccoli gnomi...e poi a fine
storia arrivava lui. Lui che era il più bello del reame. Lui che
arrivava su un cavallo bianco. Lui che era cosi perfetto. Lui che era
il suo grande e sempre aspettato amore. Alla fine di ogni storia il
male trionfava sul bene. Ma io, già all'epoca di tre anni ero
ben sveglia, sapevo che il lieto fine , come del resto anche gli
animali parlanti e gli oggetti magici, esistevano solo nelle storie che
mi raccontava mia madre.
Mi chiamo Clove e non credo nelle favole.
Angolo dell'autrice:
Oookei...lo
so che fa schifo come idea, ma ho pensato, visto che non sappiamo quasi
niente degli altri Distretti , a raccontare come viveva la cosa Clove,
che sembra tanto sicura di se... ma lo è davvero? E' davvero
cosi forte come dimostra di essere? Io, personalmente penso proprio di
no.
Se vi piace l'idea recensite e ditemelo, se vi fa schifo ditemelo lo stesso :)
Ciaoo :D
E.
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Capitolo 2 *** 1. Pressure ***
It's too late. 1.Pressure
It's too late.
1. Pressure
"Essere
nel secondo Distretto è un vantaggio enorme, sei fortunata
tesoro" mi ripete sempre mio padre. Io la penso diversamente. Il
Distretto due è uno dei più privileggiati dei
Distretti, ma questo non vuole dire che se per caso dovessimo essere
scelti per i giochi ci darebbero dei bonus, vuole semplicemente dire
che ci offrono sin da piccoli l'occasione di essere allenati per
diventare soldati. Per saper combattere e proteggere se stessi da
ciunque voglia farci del male. E' anche vero però che agli
Hunger Games escono vincitori spesso i tributi dei Distrietti uno e due. Spesso, ma non sempre.
Concludendo non posso dire certo che sono svantagiata rispetto agli
altri. Insomma che vuoi che sappia fare una ragazzina del Distretto
dodici? Al massimo sa accendere un fuoco. Io so uccidere una persona in
venti modi diversi con un coltello. Sono la più brava della
sezione nel lancio dei coltelli. A dir la verità sono la
più brava in tutto. Provo attrazione nel tenere in mano un
coltello. Mi fa sentire superiore agli altri. Più potente. Ma
forse sto sognano troppo, sono solo una ragazzina. Solo una quindicenne
persa nei suoi pensieri.
Spesso mi capita di pensare a come sarebbe se proprio io venissi scelta
come tributo. Un groppo mi sale in gola ogni volta. Sono brava con i
coltelli e mi piace tenerli in mano e lanciarli, ma non ho mai ucciso
una persona vera. Non ci riuscirei mai. L'altro giorno mi è
capitato di vedere un ragazzo. Era alto, forte. Si allenava duramente.
Era sicuramente molto più bravo di me. Lui aveva la faccia di
uno che sa uccidere. La
faccia di una persona pronta. Io no, sono solo una ragazza. Eppure
proprio ora mi sto dirrigendo al mio ultimo allenamento prima della
Mietitura, che avverrà domani.
Sono calma, sto bene. No, non lo sono. Il mio nome compare solo una volta, ma è pur sempre una.
Passo davanti alla palestra ,dirrigendomi negli spogliatoi. Vedo che
già qualcuno si sta allenando. Arrivata poso il borsone su una
panchina e inizio a cambiarmi.
-Hei Clove!- sento urlare alla mie spalle. Mi giro e mi trovo davanti
Lisa, una mia amica, se la si può definire così. Nessuno
è amico di nessuno qui. Compagni di battaglia. Siamo solo dei
compagni di battaglia, forse con Lisa un po' più che con altri,
ma solo per via dei nostri genitori. Da piccole ci facevano giocare
insieme. Ci facevano condividere le bambole e ci si affezziona alla
fine. Lisa però è molto diversa da me. Più forte
interiormente, più fiacca fisicamente. Diresti che può
battere un toro ma non riuscirebbe ad atterrare nemmeno un cane. Tutto
per via del suo ottimismo, che io odio tanto. Pensa che il mondo giri
sempre nella dirrezione giusta, o perlomeno quella giusta per lei. Lei
esce con i ragazzi, si diverte, non pensa che magari domani è
proprio il suo nome ad essere estratto. " Ma dai Clo, uno su cento? Ti
pare che scelgano me?" mi dice sempre quando la rimprovero
perchè non viene agli allenamenti. Le volevo bene infondo, ma
sapevo che nel caso fosse scelta sarebbe stata la prima a morire.
-Ciao Lisa. Di nuovo in ritarno?- le chiedo sorridendo fintamente.
-Sai come sono. Ci metto un sacco a prepararmi. Il trucco non si mette
da solo cara-mi risponde come se fosse ovvio. Certo, per lei è
ovvio.
Io sorrido nuovamente- Vado Lis, ci vediamo in palestra- le dico poi. Faccio per andarmene , ma lei mi ferma.
-Senti ho consciuto un ragazzo- eccola che comincia con i suoi soliti discorsi da " eddai, ti diverti un pochino".- Ed ecco...ha detto che portava un amico e io gli ho detto che porto un amica...vorrebbe uscire questa sera...quindi dai ti diverti un po'!-
- Lis non posso domani è giorno di Mietitura devo riposare- le
rispondo sospirando. Lei mi fa gli occhioni dolci, come fa
sempre. Io non posso che accettare sempre, anche se poi vengo insultata
e presa ingiro da quei ragazzi con i quali a lei piace tanto uscire. Io
sono strana per loro.
- Eddai, solo per un po'. Ho bisogni di te Clo - sbatte teneramente le ciglia.
Andare. Non andare. Andare. Non andare.
- E va bene. Ma solo fino alle dieci, ok?- sospiro. Se venisse scelta
questa sarebbe l'ultima volta che la rivedo e non mi frega niente dei
ragazzi che ci saranno. Sono solo ragazzi. Ragazzi che come lei non
capiscono l'importanza di quello che può accadere domani.
-Gggrazie amica mia. Ti aspetto alle 20.00 davanti a casa tua-
squittisce lei. Io sorrido e finalmente mi allontano e vado in palestra
dove inzio gli allenamenti. Oggi ho deciso di farli più
duramente del solito. Devo essere preparata per ogni occasione. Mi
immagino di essere sul campo di battaglia. Nemici dapertutto. Lancio un
coltello. Sangue. Do un pugno e supero un ostacolo. Corro velocemente,
prendo altri coltelli. Corro nuovamente, questa volta più veloce
di prima. Qualcuno mi insegue. Mi giro e gli lancio un cotello in pieno
petto. Ma non mi accorgo che davanti a me c'e qualcun altro e cado.
Combattiamo. Lui è forte. Mi sfila un paio di pugni e io non
riesco a muovermi. Mi ha sconfitta.
Mi alzo da terra sudata. Era solo un esercitazione della palestra, ma
era cosi reale. Quel sangue, quei cadaveri. L'allenamento è
finito e i trainer ci augurano buona fortuna, come se servisse a
qualcosa. Esco dalla palestra e mi cambio subito. Non aspetto Lisa e
corro a casa.
Non so il motivo ma a casa mi sento protetta. E' come uno scudo protettivo. Dove c'e casa c'e salvezza.
Non appena mi vede mia madre mi saluta abbracciandomi.
- Clove come sono andati gli allenamenti? Li hai battuti tutti?- pover
donna è mia madre. Ha tre figli. Io sono la maggiore. Dopo c'e
Jack e poi Ray. Tutti e tre hanno la possibilità di essere
scelti come tributi ai giochi. Chi prima ,chi dopo.
Non mi va di dirle bugie, ma non mi va nemmeno di farla preoccupare
perciò mento.- Si mamma. Li ho vinti tutti.- lei sorride, ma
noto che è preoccupata. Qualche volta mi capita di pensare che
non sono loro, i grandi, a doversi preoccupare, insomma siamo noi ad
essere mandati in un campo a lottare per la sopravivenza, ma poi
capisco che per loro è quasi più difficile che per noi.
Loro ci guardono combattere e poi, forse anche morire. Ho sentito
l'anno scorso che una donna del Distretto cinque si è suicidata
dopo la perdita del suo unico figlio nei giochi.
-Sta sera esco con Lisa, mi ha invitato. Dice che mi devo rilassare.- le comunico mentre prendo un panino dal frigorifero.
-Dovresti, sei tutta tesa ultimamente.- mi risponde lei porgendomi anche un succo di frutta.
-Torno alle dieci-
-Fai pure-
Non capisco. Proprio no. Da quando ho sei anni i miei genitori mi hanno
praticamente rinchiuso in palestra ad allenarmi. Niente uscite serali.
Niente appuntamenti. Niente di niente. E poi un giorno cambia tutto.
Mia madre mi butta quasi fuori a calci. Inotre mi sgrida anche
perchè sono troppo chiusa e anche troppo acida, " non troverai
mai marito se continui cosi" mi grida sempre contro. Come se mi serve
un marito. Sono una donna che può badare a se stessa, io.
Faccio un cenno a mia madre e salgo in bagno a lavarmi. Mentre l'acqua
bagna i miei capelli neri io non riesco a smettere di pensare a domani.
Sento pressione. Se dovessi essere scelta oltre a cercare di non morire
subito, dovrei anche portare alto il nome del Distretto due. Esco dalla
doccia e mi avvolgo con un asciugamano. Mi guardo allo speccio e vedo
solo una persona che cerca di essere forte, ma non ci riesce e si mette
in ridicolo. Mi assciugo i capelli e dopodichè mi metto a
cercare dei vestiti che siano almeno un po' femminili. Gli unici che
trovo sono jeans stetti e una maglia bianca larga. Mi lego i capelli
nella mia solita coda alta e poi mi guardo nuovamente allo specchio.
Cerco di sistemarmi per sembrare più carina. Non l'ho mai detto
a nessuno, ma ho sembre desiderato essere attraente. Essere attraente
come Lisa e come tutte le altre ragazze, ma concentrandomi sempre
più su come essere più brava a combattere, ho sempre
trascurato l'aspetto fisico.
Guardo l'orologio. Sono le otto meno dieci. Lisa sarà qui tra
poco. Scendo in cucina e saluto mia madre, dopodichè esco.
Uscita di casa noto
che Lisa è già arrivata. Che strano, di solito sono io
che la devo aspettare. Mi avvicino a lei e le faccio un cenno di
saluto. Mi accorgo però che lei non è cosi contenta di
vedermi come lo sono io, infatti mi guarda male, io sbuffo - Che c'e
Lis? Cos'ho che non va ora?-
-Cos'hai che non va? Ti ho detto che usciamo con dei ragazzi
e tu ti vesti come se dovessi andare a fare la spesa! Almeno potevi
metterti dei vestiti decenti?- mi urla contro lei. Qualche volta non so
se mi prende in giro o se è davvero seria.
-Ho messo i vestiti più
decenti che avevo- le rispondo esasperata. Non le va mai bene niente.
Prima mi prega di uscire con lei e poi si lamenta perchè mi sono
vestita male. Bah.
-Sembri un maschio cosi!
Almeno sciogliti i capelli e fatti mettere un po' di trucco!- mi dice
tirando fuori una pochette viola con una marea di trucchi dentro. Io
sospiro e mi arrendo al suo volere. Mi sciolgo i capelli e mi passo una
mano tra le ciocche nere per fa si che siano almeno un po' in ordine,
dopodichè chiudo gli occhi e mi lascio mettere un ombretto
grigio sugli occhi.
-Apri gli occhi ora- mi fa Lis
dopo un po'. Appena li apro, lei prende in mano un mascara e inizia ad
applicarmelo sulle ciglia, poi prende in mano un lucidalabbra
trasparente e me lo mette sulle labbra, conclude applicando un po' di
blush sulle mie guance bianche. Mi porge uno specchio e io guardo il
mio riflesso sorridendo. Vedo sempre la stessa ragazza insicura e
debole che avevo visto in bagno poco fa, ma almeno adesso è
più carina.- Grazie Lis- le dico sorridendo, anche se
sinceramnete faccio più contenta lei, che me stessa. Lei mi fa
cenno di "niente" con la testa- Andiamo ora, siamo in super ritardo.-
mi dice poi prendendomi per mano e trascinandomi verso il centro del
Distretto, che non è molto lontano da casa mia. Mentre
camminiamo non riesco a smettere di pensare a domani. Lo so ,sono
patetica, ma non riesco. Ad ogni passo che faccio sento un peso sempre
maggiore ricadermi sulle spalle. Ogni dannato anno è cosi. Circa
tre giorni prima della Mietitura sento come un ammasso di cavalli
precipitarmi addosso e ridurmi in polpetta. Rimango cosi fino al giorno
della selezione dei tributi e poi quando sento il nome di qualche mia
copagna essere scelta al posto mio è come se mi rigonfiassi.
Vedere qualcun altro andare al posto mio mi rincuora.
-Ei Clove...Clo...Clooove? Mi
senti?- mi urla Lisa nell'orecchio. Ero cosi persa nelle mie paure che
nemmeno mi ero accorto che qualcuno mi stava chiamando.
-Si?- le rispondo ancora sovrappensiero.
-Guarda che siamo quasi
arrivate- mi dice tutta esaltata mentre con lo sguardo cerca i due
ragazzi. Anche io mi metto a fare la stessa cosa. Dopo aver fatto
qualche passo ci accorgiamo che vicino a un negozio di nome " The
Second" vi sono due ragazzi, uno è seduto sugli scalini del
negozio, l'atro è in piedi. Non appena ci vede, il ragazzo in
piedi comincia a sbracciarsi e a fare dei segni strani per farsi
notare. Lis squittisce come un topolino impazzito. Il ragazzo seduto
invece, alza a malapena la testa. Mentre ci avviciniamo sempre di
più a loro Lis mi elenca circa mille aggettivi che sottolineano
la bellezza del ragazzo in piedi.
-Ciao bellissima- fa infatti
il suddetto schioccando anche un bacio sulla guancia della mia amica
non appena siamo arrivate da loro. - Ciao Alv- dice Lis con un tono un
po' troppo alto di voce -ho portato un' amica- mi indica - avanti
presentati, non essere timida- mi consiglia sorridendomi. Ed ecco la
solita storia. Mi fa fare la figura della scema timida davanti ai suoi
"morosi" solo perchè cosi fa la figura di quella che porta la
sua povera stupida amica con lei per pietà. E io che ci casco
ogni volta.
-Clove, piacere.- dico
porgendo la mano a , come mi è parso di capire, Alv. Lui la
stringe con indifferenza. Dopo un po' che Lisa e Alv-"in Superstar"
parlano lui sembra accorgersi della presenza del suo amico.
-CAAATO-urla infatti - E dai!
Mica vorrai fare il timidone anche tu, presentati !- il ragazzo, Cato,
alza lo sguardo su Alv e quasi lo incenerisce con lo sguardo,
dopodichè si alza sospirando e porge la mano prima a Lis e poi a
me. Ora che lo guardo bene in faccia questo Cato è molto
più carino di Alv. Ha i capelli biondi, è alto, molto
alto. Mi sembra di averlo già visto da qualche parte, ma forse
mi sbaglio.
Iniziamo a camminare verso un
parchetto qui vicino. Lis e Alv camminano davanti abbracciati, io e
Cato dietro a loro. Ad un certo punto giro la testa in direzione di
Cato, ma per mia grande sorpresa noto che lui mi stava già
guardando. Una fitta improvvisa mi viene allo stomaco, sono sicura che sia per fame.
-Ci siamo già visti?- dice Cato. Io mi giro di scatto nella sua direzione confusa.
-Dici a me?- gli chiedo.
-A chi ,se no?- mi risponde sorridendo. Ha davvero un bel sorriso.
-Oh...no..n-non credo.- balbetto io. Davvero Clove? Prima
dici di essere una donna alla quale non serve un marito e poi quasi
svieni perchè un ragazzo carino ti ha rivolto la parola?
-Sicura? Io credo di si...sei
mai venuta ad allenarti in palestra o sei una di quelle alle quali
no...- non gli faccio finire la frase. Ma come si permette? Io mi
alleno ogni giorno. Ogni santissimo giorno.
-Ci vengo ogni giorno-
rispondo fredda e mi giro dall'altra parte. Sento che lui continua a
fissarmi. Ormai siamo arrivati al parchetto e io mi siedo su una
panchina vicina a quella dove si sono seduti Lis e Alv, che al momento
erano entrati in fase " ci baciamo appassionatamente e non ce ne frega
niente dei nostri amici". Cato si siede vicino a me e prima che io
possa dire o fare qualcosa mi prende i capelli e li alza come a fare
una coda.
- Che diamine fai? Posso ucciderti in venti modi diversi usando...- gli urlo in faccia, ma lui mi interrompe.
-Non hai un coltello con te e calmati- mi dice lui facendomi segno di stare zitta.
-Ne sei sicuro, caro?-lo sfido. Lui, finalmente, lascia i miei capelli cosi che possano scivolare nuovamente lungo le mie spalle. Io mi tranquillizzo e mi risiedo sospirando.
-Come fai a sapere che uso i coltelli?- chiedo insospettita.
-Ora ricordo dove ti ho vista.
Ti allenavi in palestra al lancio dei cotelli. Eri brava- mi sorride.
Ora ricordo anche io. L'ho visto mentre era tutto sudato e non l'ho
riconosciuto subito. Lui è il ragazzo che sa uccidere.
-Oh...si ti ho visto anche io una volta- dico, evitando di guardalo negli occhi. In quei occhi che sono cosi dannatamente belli.
-Cosi...ti alleni spesso. Perchè? Vuoi offrirti volontaria domani?- mi chiede Cato.
-No. Solo che non si sa mai chi possano scegliere.- gli rispondo.
-Capisco...- sospira lui - Io
invece perchè se mi scegliessero vorrei vincere.- conclude.
Continuiamo a parlare del più e del meno fino a quando i nostri
amici non si staccano, o meglio fino a quando io non ricordo a Lisa che
alle dieci devo essere a casa e che mi ha promesso che ci sarei
stata. Lei ovviamente ha sbuffato e mi ha mandato a quel paese un paio
di volte ma..alla fine siamo giunte a casa mia. Alv e Cato da bravi
ragazzi ci hanno accompagnate.
-Ciao Lis, ci vediamo domani-
le dico salutandola con una bacio sulla guancia. Lei mi abbraccia e mi
augura la buona notte. Saluto anche Alv e Cato e faccio per andarmene ,
ma proprio mentre mi giro Cato si avvicina a me e mi dice a bassa voce,
in modo che solo io possa sentire -Ci vediamo domani ragazza dei coltelli-.
Io quasi sobbalzo, mi giro e gli sorrido. Dopodichè finalmente
entro in casa. Mia madre già dorme e probabilmente anche i miei
fratelli, ma noto che c'e ancora una luce accesa in cucina e vado a
controllare. Quando entro vedo mio padre che legge " The Two News" il
giornale del Distretto. Non appena mi vede sorride e mi fa cenno di
accomodarmi vicino a lui, io lo faccio.
-Com'è andata l'uscita? Ti sei divertita?- mi chiede bevendo un po' di tè fumante dalla sua tazza.
-Bene- rispondo, anche se
è solo mezza verità. Sto ancora un po' con mio padre e
dopodichè gli stampo un bacio sulla guancia e salgo in camera.
Noto che mia madre mi ha già preparato un vestito bianco con una
marea di pizzo sopra per domani. Lo sposto da sopra il letto e lo metto
sopra la scrivania, cosi quando domattina mi sveglierò non
dovrò andarlo a cercare nell'armadio. Mi tolgo i vestiti e
quelli, invece li poso nel'armadio. Mi metto il pigiama e mi infilo
sotto le coperte.
E di nuovo sento una pressione
soffocarmi e non riesco a dormire. Ripenso a tutte le cose belle che mi
sono successe nella mia piccola vita e mi tranquillizzo. Insomma
perchè su cento ragazze dovrei essere proprio io la prescelta?
Perchè non può essere Lis? E perchè non qualche
altra ragazza? Perchè proprio io? Non potrà mai accadere.
E cosi aggrappandomi a una piccola speranza mi addormento. Sono la ragazza dei coltelli...perchè dovrebbero scegliere me?
Angolo dell'autrice.
Ciaooo...okei
ho aggiornato molto presto, ma solo perchè il prologo faceva
veramente schifo! In questo capitolo (intitolato Pressure in nome della canzone a punto Pressure dei Pramore *--*) si scoprono molte più cose su Clove. Sulla pressione che sente per la Mietitura
e sulle paure che ha di essere scelta. Ha due fratelli, Jack e Roy, ma
hanno tutti meno di dodici anni, quindi per adesso non corrono
pericoli. Qualche volta usa la scusa "sono solo una ragazzina" per
difendersi, ma lo sa che ormai non lo è da molto tempo. In
questo capitolo conosce anche per la prima volta Cato ( :Q____) anche
se lo ha già visto allenarsi prima. Ah e lo so che "il ragazzo
che sa uccidere" e " la ragazza dei coltelli" è una cosa davvero
patetica ma boh mi piaceva :3
Ah e un ultima cosa ho pensato
che il Distretto due, visto che è molto vicino a Capitol City,
è uno dei Distretti più avanzati e quindi ci sono le
palestre teconologiche e altre cose tecnologiche...
Bene, vorrei ringraziare anche susi_horan per aver recensito :D
Okei alla prossima ciaoooo <3
E.
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Capitolo 3 *** 2. Coincidence ***
2. Coincidenza
It's too late.
2. Coincidence
Non avrei
mai creduto che svegliarsi per colpa delle urla dei propri fratelli sia
una cosa bella, ma stamattina mi sono dovuta ricredere, quando Jack
entrò nella mia stanza e cominciò a strillare ad alta
voce frasi senza senso. Perchè lui era Jack, le cose che faceva
non avevono un senso, ma del resto aveva solo quattro anni. Dopo di lui
entrò anche Roy e cominciarono ad urlare insieme, intonando
anche un allegra canzoncina per bambini. La cosa più
strana è che io stavo ferma, non facevo nulla, li guardavo
e sorridevo. Sorridevo perchè mi mancava quell' innocenza che
avevano solo i bambini, non lo sapevano ma loro conservavano dentro di
se tesoro ben più grande dell'oro. Loro erano bambini e questo
bastava a scusarli ogni volta che rompevano un bicchiere, ogni volta
che ridevano quando invece la mamma li sgridava, ogni volta che
facevano dei dispetti alla loro sorellona. Ma sono bambini, esseri
piccoli e inconsapevoli del futuro tremendo che gli riserva la
società nella quale vivono. Un futuro del quale per ora gli
viene detta solo una parte...la parte semplice, quella che loro possono
comprendere e cioè che da grandi saranno delle persone
importanti, loro porteranno onore al Distretto Due . Eppure è
sempre più brutto vederli giocare con i loro soldatini di
plastica, perchè ancora non capiscono che quello dei soldatini
di plastica è il loro futuro. Pensando a questo mi scese una
lacrima e quando mio fratello Roy se ne accorse mi prese in giro e
cominciò a ridere di me, -Guardala- urlava ad alta voce - Che
carina, piange!- e rideva. Era cosi buffo Roy quando rideva, certo era
buffo sempre, ma quando rideva ancora di più. E mi fece
sorridere e versare un altra lacrima, questa volta però di pura
gioia. Quando anche l'altro mio fratello cominciò a prendermi in
giro decisi che era l'ora di prendere in mano la situazione, dopotutto
sono io la maggiore, loro sono solo dei marmocchi. E cosi scesi dal
letto ringhiando- Piccoli mostriciattoli, venite qui! Come vi
permettete di disturbare la Superba Clove mentre dorme? Ora vi mangio
tutttiii- e cominciai a rincorreli per tutta la casa. Continuammo cosi
per un po', finchè tutti e tre non avevamo più forze di
compiere nemmeno un passo. Ci sdraiammo sul tappeto e ci mettemmo a
ridere. Roy e Jack erano dei piccoli mostri, ma erano i miei mostri e
nessuno poteva sottrarmeli. Quando arrivò mia madre ad avvisarmi
di andare a sistemarmi eravamo ancora sdraiati sul tappeto a
bisticciare.
Ora sono nella doccia e mi sto lavando ripensando a quei momenti, che
sembrano tanto distanti dal presente, eppure non è passata
nemmeno un ora. E' sciocco come i momenti che passo con i miei
fratellini influenziono il mio cuore, che prende sopravvento sul
cervello e mi fa pensare che io sia ancora una bambina innocente di
quattro anni, che gioca in un mondo pieno di colori, un mondo
spensierato e pacifico. Ma quando mi allontano dai miei fratelli tutto
torna ad essere come sempre. Man mano che faccio un passo da
loro, il mondo diventa nero, i colori spariscono proprio come la pace e
la spensieratezza. Mi ritrovo davanti alle consapevolezze che quei
colori bloccavano, cioè che non sono più piccola, ma
grande, troppo grande ormai eppure mai come gli altri. Posso essere
grande quanto voglio, ma per il mondo varrò sempre meno di una
formica.
Esco dalla doccia e mi
asciugo i capelli, spazzolandoli per bene e legandoli nella solita
treccia. Prendo il vestito in mano e lo guardo. E' cosi bianco,
sembra quasi neve appena caduta. Mi ritrovo a pensare che forse
dovrebbe essere nero, perchè ai funerali ci si va vestiti di
nero, no? Già, dovrebbe essere proprio nero.
Indosso il vestito e mi
guardo allo specchio. Niente di nuovo del resto, sembra di vivere un
déjà vu, ormai non mi stupisco. Guardo l'orologio a forma
di sole sulla mia scrivania che indica le 10.00. Ho ancora un po' di
tempo. Vado a sdraiarmi sul letto e cerco di pensare positivo. Cerco di
pensare che oggi non è poi cosi un brutto giorno, fuori c'e il
sole e poi...be c'e il sole. Fa' caldo. Anche ieri c'era il sole e
faceva caldo. Ieri però non c'era Mietitura. Ieri ancora avevo
la possibilità di allenarmi, di divertirmi almeno un pochino.
Quel pochino di divertimento che spetta a una ragazza di quindici anni.
Ieri sono uscita con Lisa. Ho conosciuto Alv e anche Cato. A ripensarci
mi scappa un sorriso. Già Cato, chissà se lo
rivedrò mai.
Guardai di nuovo
l'orologio che segnava le 10.30. Strano come passi veloce il tempo
qualche volta, sembra che lo faccia apposta. Come se si prendesse gioco
di te.
Mi alzo dal letto e apro
il primo cassetto del comodino, tirando fuori una scatoletta quadrata.
La apro e tiro fuori un bracciale d'argento o almeno credo, sottile.
Sopra di esso una piccola "C" è agganciata con un gancetto. Me
lo metto sul polso sinistro. Questo piccolo bracciale è una
specie di porta-fortuna, me l'hanno regalato all'età di otto
anni e la "C" sta ovviamente per Clove. E' buffo però come una
persona si affidi ad un oggetto quando ha bisogno di aiuto e come
dia la colpa a lui quando questo aiuto non arriva. Insomma è un
oggetto, è fatto per bellezza, non ha alcun potere magico.
Eppure sono qui che affido il mio futuro ad un bracciale. Se
andrà bene lo benedirò come un Dio, se andrà male
lo maledirò come fanno le streghe cattive con le belle
principesse quando quelle si beccano tutto il bene del mondo, come in
quella favola che mi aveva raccontato mia madre quando ero piccola.
Quella dove la pricipessa dai capelli scuri come l'ebano, la pelle
bianca come la neve e le labbra rosse come il sangue viene maledetta
dalla strega invidiosa della sua bellezza, ma poi viene salvata dal
principe con un bacio. La cosa brutta è che non sempre quel
bacio arriva nella vita reale.
Sento mia madre che
strilla il mio nome e mi sbrigo a rimettere a posto la scatoletta e a
chiudere il cassetto. Mentre chiudo la porta della mia stanza
mi prometto che tanto ci rimetterò piede presto, che non
c'è bisogno di chiuderla a chiave, perchè tanto
sarò di ritono presto.
Scendo le scale
velocemente e corro a salutare i miei fratelli. Lacrime mi scendono
nuovamente sul volto mentre loro mi prendono in giro, ma intanto mi
abbracciano. Saluto anche mio padre che rimane a casa con le pesti e
prendo invece per mano mia madre che mi accompagna in piazza. Usciamo
insieme come se andassimo a fare la spesa, più calme che mai.
Camminiamo lente, senza fretta. Mi giro nella dirrezione di mia madre e
le sorrido, anche lei mi sorride, intanto che la sua espressione sembra
essere cosi piena di gioia, noto che la sua mano trema nella mia.
Gliela stringo forte e sento che un po' si rilassa, ma solo un po'. Mi
guardo intorno cercando di riconoscere tra quelle mille facce spente il
volto di Lisa, ma non la vedo. In compenso noto molti volti conosciuti
dirrigersi verso la piazza. A due passi da me c'è Annabeth
Marigold*, una ragazza dai candidi capelli biondi e dal viso minuto di
una tredicenne. Alla mia sinistra invece, vedo Curtis Bluma*, mio
vicino di casa che cammina ormai per la sesta volta verso quella
piazza, dalla quale ora cominciano a sentirsi rumori strani, come urla
isteriche o pianti disperati. Man mano che ci avviciniamo le urla sono
sempre più intense, tanto che c'è da chiedersi se sono
gli altri che strillano in quel modo o è il tuo stesso cuore che
emmette grida di pietà, perchè ormai non ce la fa
più a battere, perchè ormai si è stufato anche
lui.
Siamo appena giunte al
cancello di controllo che subito i Pacificatori allontanano mia madre
da me, la quale inizia a versare lacrime. - Mamma!- le urlo dietro- Ci
rivedremo tra poco, non preoccuparti.- cerco di assicurarle che tutto
andrà per il verso giusto, che perciò non sarò io,
su cento altre ragazze, ad essere scelta.
Mi metto in fila e aspetto
il mio turno del controllo annuale. Intanto mi guardo l'indice, pieno
di piccole cicatrici per il continuo prelievo di sangue. Ho sempre
avuto un po' paura del sangue. Ricordo persino che a dodici anni, la
prima volta che sono venuta in piazza, stavo quasi per svenire. Quel
colore cosi acceso, quel odore cosi neutro eppure intenso, mi hanno
sempre spaventata.
E' il mio turno e mi
faccio avanti. - Clove Yvonne Bushrod*- dico e aspetto che la signorina
seduta al tavolo davanti a me trovi il mio nome. Dopo qualche secondo
me lo indica e io poggio il mio indice su una puntina affilata e premo,
dopodichè poggio il dito sanguinante sull' apposito spazio che i
Pacificatori si avventano a controllare subito. Io vado avanti
soffiando sull'indice dolorante. Da piccola mi hanno insegnato che se
soffi su una cosa non fa più male, certo con il tempo ho capito
che è solo una cavolata, ma ancora non ho perso l'abitudine di
farlo ogni singola volta che mi faccio male. Mi dirigo verso la
metà femminile e cerco nuovamente quella testa bacata di Lisa e
finalmente la trovo poco più in la di me che parla con Leslie*,
una ragazza dai lunghi capelli color nocciola, che si allena con noi in
palestra . Mi avvicino a loro urlando il nome della mia amica, quando
lei mi vede inizia a urlare anche lei a tutta voce.
-Cloviii, come stai?
Finalmente ti vedo con un vestito addosso. Aah...Io mi sento cosi
energica quest'oggi, è una bella giornata credi anche tu?- mi
dice non appena mi vede, abbracciandomi. Certo Lisa, anche io la penso
così.
- Lis, Leslie- le saluto
ignorando completamente la domanda di Lisa di poco prima. - Ieri non ti
ho vista Les...dov'eri?- chiedo rivolgendomi alla rossiccia.
- Sono venuta la mattina
presto, poi ho avuto dei impegni. Oggi è il primo anno di mio
fratello- mi risponde rivolgendo uno sguardo amaro verso la metà
maschile. Che stupida, come potevo averlo dimenticato?
- Oh Les, scusa io...non ricordavo- mi scuso subito.
- Fa niente Clo, lascia
stare- mi sorride gentilemente, non smettendo però di fissare
con insistenza la metà maschile. Tra qualche anno,
probabilmente, anche a me toccherà questo futuro.
Guarderò i miei fratellini, cosi piccoli e indifesi, avventrarsi
verso la piazza e non potrò fare niente per impedirlo. Solo
sperare che non siano loro i tributi, solo questo.
Mentre converso ancora con
le mie amiche su argomenti vari, sento un forte rumore di tacchi
provenire dal palco. Quel rumore di tacchi che fin troppe volte ho
sentito. Quel rumore di tacchi che ti da la nausea. Quel rumore di
tacchi che solo Astrea Lex* sapeva fare. Quel rumore di tacchi che
faceva zittire in un secondo più di duecento ragazzi.
-Bene, bene, bene. Da
quanto tempo ragazzi miei.- Ogni anno Astrea Lex cominciava cosi il suo
discorso. Un discorso semplice e anche abbastanza corto, il quale
però appena lo udivi ti faceva venire i brividi. -
Ah..dovrebbero organizzarli più spesso questi giochi, infondo
sono cosi divertenti non trovate anche voi?- silenzio. Silenzio puro.
Solo qualche insetto ha il coraggio di muoversi. - Suvvia ragazzi
miei...rilassatevi.- persino Lisa sta zitta e la guarda intimorita.
Nessuno ha il coraggio di proferir parola. Nessuno. - E va
bene...allora cominciamo!- urla infine Astrea Lex, il cui solo nome fa
paura. Intanto che la donna si avvicina al contenitore di destra,
cioè quello delle femmine un lieve fruscio incomincia a formarsi
in piazza. C'è chi guarda il proprio geniore, c'è chi
abbraccia l'amica più cara e c'è chi come me stringe con
forza il proprio porta-fortuna augurandosi con tutte le forze che porti
davvero un po' di fortuna.
-Prima le fanciulle- dice
Astrea Lex e tutti di nuovo si zittiscono. Il silenzio diventa ancora
più intenso quando la donna infila la mano dentro il contenitore
e inizia a frugare lentamente, cosi lentamente da far star male. Prende
in mano un biglietto e lo lascia, si prende gioco di noi.- Questo...si
questo mi sembra carino- dice dopo un po' di tempo. Io inizio a sudare
freddo.- Huum...vediamo un po' chi è la fortunata.- gocce gelide
mi scendono lungo le guance.- Che nome complicato però...-
Inizio a tremare stringendo sempre di più la minuscola "C" del
bracciale.
- Clove Yvonne Bushrod, si legge così?- il mio cuore perde un battito.
-Clove...dove sei cara?- ne perde un altro. O forse altri due?
-Vieni fuori tesoro.- si
ferma completamente. Non ho il coraggio di guardarmi attorno.
Sento tutte le teste girate verso di me, ma è come se fossi
paralizzata. Dopo pochi secondi però sento una lieve spinta
provenire dalla parte di Lisa e mi giro verso di lei. Ha le lacrime
agli occhi. Mi salta addosso e mi stringe forte dicendomi -Vai-
all'orecchio. Lo so che non lo fa perchè vuole che io vada per
davvero su quel palco, che sia cioè io il tributo, ma lo fa solo
perchè se non andrei per mia volontà i Pacificatori mi ci
porterebbero di forza sul palco. Farei la figura della codarda.- Vai
amica mia- mi sussurra con un tono cosi basso di voce, un tono che, ci
posso giurare, non gli ho mai sentito usare.
Mi stacco lentamente da
Lisa e faccio un passo avanti. - Sono io, io sono Clove Bushrod.- dico
alzando la mano come se fossi ancora agli allenamenti ed è il
trainer ad aver chiamato il mio nome, già il trainer e non
Astrea Lex. La donna mi sorride sinceramente e mentre io salgo gli
scalini del palco lei ne scende uno e mi prende la mano, alzandola poi
in alto e urlando - Date il benvenuto al primo tributo del secondo
Distretto per i 74esimi giochi!- ancora silenzio. Mentre sono sul palco
e Astrea Lex si sposta dalla parte sinistra dove c'è il
contenitore dei ragazzi, cerco di trovare mia madre tra la folla, ma
non riesco a vederla da nessuna parte, cosi sposto il mio sguardo sulla
parte maschile. Chi sarà il mio compagno di giochi?
-Bene, bene, bene. Ora
tocca ai fanciulli.- dice la donna sorridendo anche più di
prima. Per un attimo, osservandola da così vicino, noto che il
suo sorriso non è poi cosi vero come credevo prima. Si capisce
dagli angoli della bocca che si stanno sforzando troppo a stare in
alto, che però qualche volta non ci riescono e cedono,
perciò la donna è costretta a coprire la bocca con
la mano, facendo finta si sbadigliare. E' strano come tutto mi sembra
cambiato da quando sono salita qui sopra, eppure sono passati solo un
paio di secondi. Possibile che anche Astrea Lex abbia un cuore?
La donna intanto stava per
infilare la mano dentro il contenitore maschile quando una voce molto
calma, da uomo, stranamente molto famigliare pronunciò tre
parole. Tre semplici parole, le quali però mi fanno spalancare
gli occhi così tanto dar far mi credereche mi sarebbero caduti.
-Mi offro volontario...-
Persino Astrea Lex
spalancò gli occhi. Certo è normale che nei Distretti
come il primo o il secondo i tributi siano quasi sempre dei volontari
molto sicuri di sè, ma questo non succedeva già da cinque
anni.
-Pprego?- chiede la donna ancora un po' spaesata.
-Mi offro volontario come
tributo- ripete la voce. Io cerco in tutti i modi di capire che stesse
parlando ma nessuno si muoveva dalla parte maschile, quindi decisi di
aspettare.
-Vieni su ragazzo- dice
Astrea Lex sorridendo di nuovo, come se quel attimo di dispersione non
fosse mai accaduto, come se lei non si fosse stupita nemmeno un po' per
quel ragazzo dal coraggio di un leone. Subito vedo la folla maschile
dividersi in due parti e fare spazio ad un ragazzo alto, biondo mi
sembra. Quando usci del tutto dalla folla il mio cuore si fermò
per la terza volta in quella giornata. Il tributo maschile del
Distretto Due è Cato. Quel Cato. Insomma si è lui. Cercai
di contenermi, ma non era facile. Mentre lui saliva gli scalini del
palco io lo guardavo, fissavo, cercavo di capire come mai quella
scelta. Appena ieri sera mi aveva detto che non si sarebbe offerto e
invece? Che spiritoso che è il destito però, appena ieri
ho conosciuto Cato e appena ieri lui ha conosciuto me...e quel dannato
di un caso ci ha fatti ora ritrovare sullo stesso palco, tributi dei
74esimi giochi della fame.
-Come ti chiami fanciullo?- chiede la donna sorridendo al ragazzo che si è appena sistemato vicino a lei.
-Cato Larrance*- risponde lui con voce ancora più calma di prima. Ma come diavolo fa?
-Cato Larrance...come mai questa scelta? Come mai ti sei offerto come tributo?- chiede nuovamente la donna curiosa.
-Perchè so per
certo che sarò io il vincitore- e sono queste parole che mi
fanno paura. Non essere stata scelta come tributo per i giochi, ma
proprio queste parole pronunciate con un tono cosi calmo. Perchè
se lui sarà il vincitore vuole dire che anche io in un modo o
nell'altro morirò.
-Bene allora...ragazzi miei fate un lungo applauso ai nostri tributi. Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore.-
Astrea Lex pronunciò queste parole e tutta la piazza
applaudì. C'e chi applaudiva per gioia di non essere lui il
tributo, c'e chi applaudiva per incorragiamento e c'e chi applaudiva
per non piangere. Dopo esserci goduti qualche secondo di quei applausi
Astrea Lex ci fece scendere giu dal palco e andare verso una casetta
poco distante dalla piazza. Poi ci rivolse le seguenti parole:
- Cari miei, ora avrete la
possibilità per l'ultima volta di rivedere le persone più
care a voi. Fate presto però il treno ci starà già
aspettando!-
Io annuii e andai subito
nella stanza indicatami dalla donna. Cato invece andò in quella
adiacente alla mia, ma questo ora poco importa. Ciò che importa
è che ora, rinichiusa in quella piccola stanza dai colori spenti
mi resi finalmente conto che ero io il tributo femmina dei 74esimi
Hunger Games. Ero io. Non era Leslie, ne Lisa, ero io, Clove. A quel
punto decidetti che per assicurarmi che era tutto vero, decisi di darmi
un pizzicotto, magari stavo solo sognando, magari era solo un brutto
incubo ed ero ancora nel mio letto, nella mia stanza, vicino ai miei
fratelli. Aspettai qualche secondo e poi me ne diedi uno, un pizzicotto
bello forte, ma al contrario delle mie aspettative scopri che
faceva male, perciò che tutto ciò che stavo vivendo era
vero. Non era un incubo, era tutto assolutamente vero.
Pochi momenti dopo in
quella piccola cameretta entrarono molte persone. Mia madre, mio padre,
Jak e Roy. Dopodichè Lisa, Les e altre mie amiche. Mi hanno
raccomandato tutti di vincere, mi hanno abbracciato e mi hanno augurato
buona fortuna. Gli unici che mi hanno fatto sorridere per un momento e
che mi hanno fatto uscire dal mio stato di trance sono stati, come al
solito, i miei fratellini, che quando se ne stavano andando mi hanno
urlato " Vinci sorellona, perchè se non vinci quando torni noi
ti uccideremo!" risero loro e risi anche io, ma non appena quella porta
fu di nuovo chiusa, non potei che sedermi su una sedia di quella
stanzetta e versare un paio di lacrime. Quelle parole, pronunciate
dalle labbra di due bambini mi facevano sentire cosi male. Avrei dato
qualsiasi cosa per vincere, ma avrei dato di più per tornare
indietro, anche senza la vittoria in mano, per... si, per farmi
uccidere dai miei fratellini. Sapevo però che questo non sarebbe
mai stato possibile, perchè se mai tornassi indietro senza la
vittoria in mano i miei fratelli non avranno possibilità di
uccidermi, perchè sarò già morta.
Rimasi sulla sedia a
piangere per un po', ma quando finii di lacrime, decisi che non avrei
mai più pianto. Mai più.
Astea Lex entrò nella cameretta pochi attimi dopo che io pronunciai il mio giuramento.
-Allora il piano è
questo: ora saremo condatti ad un treno che ci porterà a Capitol
City. Il viaggio durerà circa un giorno, forse meno. Sei
pronta?- mi dice e neanche dandomi il tempo di rispondere mi prende la
mano e mi tira fuori dalla casa, dove ci aspetta un Cato annoiato.
Possibile che a lui non importi niente per davvero? Possibile che sia
cosi sicuro di se? Possibile che lui è davvero il ragazzo che sa uccidere?
Dopo pochi secondi che
aspettiamo arriva una piccola macchina che ci porta al treno. In
macchina però non ci siamo solo Astrea Lex, Cato e io, ma ci
sono anche due individui strani. Una donna, sui trenta, dai corti
capelli arancioni, tipo carota. Porta gli occhiali a mosca sul naso e
non fa altro che sistamarsi di tanto in tanto il rossetto rosso che ha
sule labbra. L'altro sconosciuto è invece un uomo, anche lui sui
trenta, ma forse più giovane, dai capelli neri corti e lo
sguardo totalmente assente, come quello di Cato. Io non faccio altro
che fissarli. Prima l'uomo, poi la donna, poi l'uomo, poi Cato, poi la
donna, poi Cato. Ma niente. Nessun segno di vita. Astrea Lex, seduta di
fianco a Cato, è anche lei assente.
Quando finalmente
arriviamo io entro per prima nel treno e non faccio che guardarmi
intorno dalla bellezza dei vagoni, se li si può chiamare cosi,
sembrano più camere di lusso. Certo, anche casa mia è
abbastanza lussuosa, ma mai come questi vagoni. Tutto è
perfettamente abbinato. Ogni tendina, ogni fazzoletto. Rimango ancora
più basita quando entro dentro un vagone e vedo tavoli pieni di
prelibatezze di ogni genere. Pasticcini, torte, bibite, c'e di tutto e
anche di più credo. Mi volto a guardare Astrea Lex che è
dietro di me e lei sorride, come sempre - Ti piace Clove? E' tutto per
voi.- mi dice, rivolgendosi anche a Cato, che ha finalmente tirato
fuori un po' di carattere e guarda tutto con occhi sgranati. Il treno
parte e noi tutti, compresi i due strani individui, non ancora
presentati, ci sediamo a un tavolo, tutto perfettamente apprecchiato,
con posate in argento, poi i camerieri ci portanto il mangiare, tutto
molto buono, ma non di certo migliore di quello che fa mia madre. Non
appena finiamo di mangiare Astrea Lex ci fa vedere i nostri vagoni e
poi ci dice che è meglio se ci riposiamo un po', perchè
sicuramente siamo troppo stanchi. Quando entro nel mio vagone rimango
di nuovo sorpresa. E' tutto cosi bello. C'e persino un letto, non uno
di quelli brutti e scomodi che si trovano nei treni, ma un letto
spazioso, che anche solo se lo guardi ti fa venire voglia di buttarti
su di esso, infatti mi ci sdraio subito sopra e mi appuro che
è veramente morbido. Eppure noto che non è poi cosi
morbido, non come il mio letto almeno. La mia pancia inzia a bruciare,
come se lo stomaco non accettase il cibo che ho appena mangiato, come
se pretende quello che fa mia madre e non altro. La testa inizia a
girare. Mi sento soffocare, mancare l'aria. Tutto intorno a me diventa
buio. Aspetto un po' che il buoi scompaia, aspetto che come nelle
favole arrivi il mio principe e mi baci, salvandomi da questo buio
soffocante. Aspetto e aspetto, ma niente. Nessun principe arriva e
nessun bacio mi viene dato. Sono sola, lasciata in mano a me stessa in
quel buio che oltre a soffocare me, soffoca anche le mie speranze. La
mia unica speranza. La speranza di poter tornare a casa, di poter
riabbracciare i miei fratelli e i miei genitori. Di diventare grande.
Di trovare il vero amore. Speranza che però viene soffocata
dalla consapevolezza, consapevolezza di non poter essere abbastanza
forte da battere i miei nemici. Da poter uccidere qualcuno.
Inizio a piangere di
nuovo, pur sapendo che cosi infrangevo la regola postami quello stesso
giorno. Ma ormai che senso ha? Tanto sono comunque morta.
Angolo dell'autrice :
Buon giornoo/mattina/notte/sera...be si quello che è... :)
Tanananan.... si questo è il secondo (schifosissimo) capitolo.
Si, perchè fa davvero schifo. Quando l'ho riletto mi stavo
tirando dei calci da sola...ma va be'...alloora ho messo degli
asterischi a dei nomi perchè volevo spiegarne il
signifacato...già perchè dare dei nomi semplici non
è da me, proprio no...
- Annabeth Marigold: marigold - Calendula in inglese ( dal latino calende, primo giorno del mese, che fiorisce spesso).
- Curtis Bluma: bluma - fiore in yiddish.
- Clove Yvonne Bushrod: Yvonne - Deriva dal nome della pianta di tasso, considerata sacra ed utillizata per produrre armi ( non potevo che darle questo secondo nome ); Bushrod - bocciolo.
- Leslie: leslie - giardino di agrifoglio in gaelico
- Astrea Lex: lex - legge in latino. Infatti Astrea Lex segue le leggi, però non le approva.
- Cato Larrance: larrance - alloro in inglese ( dal latino laurus, simbolo di vittoria)
Si ho copiato l'idea della Collins...perdonatemi.
Ora qualche piccola spiegazione e poi vi lascio: in questo capitolo (
davvero molto incasinato secondo me) vediamo una Clove molto più
insicura di se, una Clove che ha paura, una Clove che si arrende senza
combattere ( non preoccupatevi comunque si riprenderà subito :)
) . Ripensa tante volte alle favole, alle quali nel prologo dice di non
credere, ma comunque come ogni persona spera nel lieto fine.
Poooi... ah, per la donna con i bizzarri capelli arancioni che non
è ancora stata presentata, ma che Clove osserva per tutto il
viaggio in macchina, ho preso ispirazione dal personaggio che la magnifica Helena
B. Carter interpreta nel suo ultimo film ( Dark Shadows). E' una
psicologa che si ubriaca spesso e porta degli strani occhiali a mosca
per non far vedere le occhiaie.
Eee..niente...in questo capitolo credo di aver sbagliato un po' di cose, bho non mi quadra! ç__ç
Va be..ditemi cosa ne pensate e...aaah giusto, quasi dimenticavo
cavolo... ringrazio le tre persone meravigliose che mi hanno lasciato
delle bellissime recensioni! Estheim, Giuly_98, susy_horan e alicious
grazie davvero, mi avete detto un sacco di cose belle, anche se non me
le meritavo :'') <3. Ringrazio anche le otto persone che seguono la
mia schifosissima storia, le cinque che la preferiscono e le due che la
ricordano...davvero grazie!
Bene, questa è davvero la fine di questo noiosissimo angolo.... ciaooooo belle <3 A presto ( si spera) :))
E.
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