L'importante è che ci sia tu...

di Zomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Robin racconta: Alabastra ***
Capitolo 3: *** Sanji racconta: Skypea ***
Capitolo 4: *** Rufy racconta: Enies Lobby ***
Capitolo 5: *** Franky racconta: Water 7 ***
Capitolo 6: *** Chopper racconta: Thriller Bark ***
Capitolo 7: *** Brook racconta: l'Arcipelago di Sabaudy ***
Capitolo 8: *** Usop racconta: l'Isola delgi Uomini Pesce ***
Capitolo 9: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


ANGOLO DELL’AUTORE:    
Ogni capitolo sarà dedicato a tutti coloro che commenteranno il capitolo precedente, in modo da farvi sentire un po’ partecipi di questa piccola raccolta, perché sembrerà strano, ma siete voi, pazzi commentatori di FF, a ispirarmi ed è giusto che ve ne prendiate il merito completo.

 

Zomi

 
 
 

 

L’IMPORTANTE È CHE CI SIA TU…

 
 

 

PROLOGO

 
 
Camminava tranquilla per una viuzza stretta e solitaria di quella cittadina, mantenendo ben saldi gli occhi azzurri e chiari come il cielo, sulle pagine giallognole del libro che aveva appena acquistato nella libreria da cui era uscita pochi secondi prima, divorandolo avidamente.
Avanzava con passo pigro sul selciato, quando si sentì chiamare.
-Robin!!!! Yuhuhuhu!!! Robin!!!-
Sorpresa ma sorridente in modo celestiale come suo solito, si voltò verso la fonte della voce che la chiamava, vedendosi venire incontro, correndo sorridente, il suo capitano.
-Salve Capitano!!!- lo salutò con un sorriso.
-Ciao…- frenò brusco e gioioso Rufy, alzando un gran polverone contro l’archeologa -… che strano incontrarti qui?-
-Non molto Capitano… la cittadina è piccola e non è difficile incontrasi tra le vie…- spiegò saggia la mora, togliendo un dito del ragazzo dal naso dello stesso proprietario.
-Uhm… ma non eri rimasta sulla Sunny a leggere?- chiese, incamminandosi con lei lungo la via.
-Si, ma poi ho cambiato idea…- mentì garbatamente Robin, sorridendo al pensiero che di sicuro, due suoi compagni, ritrovatosi soli soletti sulla nave, ne avessero approfittato degnamente, come lei sperava.
-Ma quindi Zoro e Nami sono rimasti soli a fare da guardia alla Sunny…- ragionò per la prima volta in vita sua Cappello di Paglia.
La mora annuì, riponendo il suo libro nella sua borsa, insieme a tanti altri che avrebbe letto nelle notti successive di vedetta.
-Sai…- continuò il pirata, incrociando le braccia dietro la nuca, mentre camminava -… quei due stanno bene insieme…-
Robin annuì ancora, concorde. In effetti quelle due testoline dure e orgogliose si completavano a meraviglia,  come se fossero state due metà dello stesso intero. E se anche a volte sembrava odiarsi come cane e gatto, poi erano incapaci di stare distanti l’uno dall’latro, e come calamite, si attraevano pericolosamente, legandosi tra loro in una relazione indistruttibile e duratura.
-Ehi!!! Ragazzi!!!!-
Entrambi i pirati si voltarono al richiamo del loro cecchino, che sporgeva sbracciandosi fuori dalla porta di una taverna, chiamandoli a gran voce.
-Rufy!!! Robin!!! Siamo tutti qui!!! Unitevi a noi, dai!!!- li invitava, sventolando nell’aria il suo cappello bianco. Con un grande sorriso euforico il capitano si fiondò contro Usop, atterrandolo a terra ed entrando, ridendo come un matto, all’interno del locale.
-Ma dimmi te questo…- si alzò da terra ridacchiante il ricciolo, aiutato da una mano apparsa tra la polvere dell’archeologa.
Sorridendo, Robin avanzò tra i tavoli della bettola, rianimando con la sua serafica presenza la visione e l’animo di qualche ubriacone addormentato o in procinto del coma etilico, disteso a braccia aperte su altri ripiani.
-Oh mia adorata!!!- l’accolse Sanji, spostandole galantemente una sedia vicina alla sua e offrendole la mano mentre lei si accomodava –Che meravigliosa coincidenza incontrarti!!!!-
-Ma che dici fratello?!?- si grattò il capo Franky –Fino a pochi secondi fa ti lamentavi che per colpa della minuscola grandezza del paese ci eravamo incontrati tutti più o meno qui…-
Un poderoso calcio, zittì il boss.
-Cretino!!! Infatti ho avuto la disgrazia di incontrare prima voi bifolchi, che non la mia adorata Robin!!! Altrimenti l’averi accompagnata per tutta la cittadina in una romantica passeggiata… ci saremmo presi per mano… scambiandoci dolci paroline… diviso romanticamente un gelato , imboccandoci a vicenda… e poi, al tramonto in riva la mare, ci saremmo bac…-
-GELATO!!!!!!!!!!! LO VOGLIO!!!!- gridò Rufy, interrompendo il sogno a occhi cuori forma del cuoco, arrivandogli urlante da dietro e facendolo stramazzare al suolo per la sua acuto richiesta.
-TACI!!!! Ignobile pozzo senza fondo!!!- lo prese per il collo il biondo.
-Su ragazzi… non facciamoci riconoscere…- cercò di calmarli Chopper, afferrando per le braccia Sanji e alzandolo da terra per allontanarlo dal moro.
Robin si limitò a sorridere, accarezzando l’innocente viso di Rufy, piagnucolante per non aver capito la sua colpa, mentre si sedeva alla sua destra.
-Yohohoho… cara Robin…- si sporse verso l’archeologa lo scheletro, sorseggiando elegantemente, ma emettendo un terrificante rumore di risucchio, del tè da una tazza con un piccolo teschietto afro -… ma non avevi deciso di restare sulla nave a leggere?-
-Ho cambiato idea…- rispose nuovamente lei, sorridendogli.
-E tu perché sei sceso, Brook?- chiese soffiando nell’aria una nuvoletta grigia di fumo Sanji.
-Yohohoho… volevo visitare la città…- mentì spudoratamente.
-Uhm… anche voi, Usop e Chopper, avevate detto di voler restare sulla Sunny, vero?- interrogò ancora il biondo.
-Ehm… ecco…- balbettò la renna, sudando freddo e sorridendo impicciato con gli occhietti chiusi a mezza luna.
-Abbiamo deciso di sgranchirci le gambe…- ridacchiò nervoso il cecchino, facendo annuire a forza la testa pelosa del medico con una sua mano.
-Bah… e tu, Rufy?- spostò lo sguardo sul capitano, intento ad ordinare magiare e bere all’oste.
Rufy, fauci straripanti di bava e acquolina in bocca alle stelle, si asciugò il mento lucido con un polso, sorridendo poi al curioso amico.
-Io? Oh, bhè, io volevo solo far stare da soli Nami e Zoro… è da tanto che non passano un paio d’ore soli soletti… se non stanno in intimità, come me lo fanno a me un bel nipotino, eh?!?-
Il biondo cuoco saettò fulmini e lampi dagli occhi, sporgendosi con l’intero corpo sopra la tavola occupata da lui e dai suoi Nakama.
-COSA HAI DETTO?!?- urlò a pieni polmoni, risvegliando tutti gli ubriaconi del locale, che alzarono la testa indolenzita per poi stramazzarla di nuovo contro le assi del ripiano, in cui ansimavano sul baratro del coma etilico.
Un braccio forzuto e robotica di Franky lo trattenne sulla sedia, tirandolo per un lembo della camicia che indossava.
-Calma fratello!!!- lo strattonava –non dirmi che non sapevi niente di quei due?!?-
-Certo che lo so, babbeo dal ciuffo marino!!!!- si divincolava il biondo –Ma non mi va che si lasci da sola la mia bellissima sirena con quell’allupato del suo Marimo!!!-
Chopper alzò le orecchiette sorpreso.
-Davvero lo sapete?- chiese al boss e al cuoco, mentre il biondo donnaiolo improntava un suo tacco sulla mascella contratta del carpentiere.
-Bhè…- rispose mettendo a sedere Sanji, Franky -… io si… insomma, chi non se ne è accorto?!?-
La sua domanda non ebbe risposta, dato che ogni pirata cercò tra i suoi compagni su segno d’assenso alla sua ignoranza riguardo la relazione tra lo spadaccino di bordo e la bella navigatrice.
-Suvvia…- sbottò Brook -… è evidente lontano un miglio…-
-Già… quei due si amano da tanto tempo, e ormai inutile nasconderlo o fingere di non sapere…- annuì incrociando le braccia al petto Usop.
-Vero…- si unì allo scuotimento di teste affermativo Rufy.
-Nami e Zoro sono fatti per stare insieme…- aggiunse unendosi a loro Chopper.
-Yohohoho…-
-PIANTATELA BABBEI!!!- si imbufalì Franky, per quell’esposizione di falsi profeti sapienti.
-In fin dei conti era inevitabile…- fumò Sanji -… il Marimo non poteva resistere al fascino della mia crostatina, e lei… oh bhè… deve avere qualche problema alla vista o un ictus celebrale…-
-Quello che vorrei tanto sapere però…- mugugnò rufy, posando il mento sopra i suoi pungi sovrapposti ala tavola -… è quando quei due i siano messi assieme…-
Robin sorrise alla domanda, posando il delicato e bel viso sopra una sua morbida mano.
-Io lo so…-
 
 

 

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Capitolo 2
*** Robin racconta: Alabastra ***


ANGOLO DELL’AUTORE:    
Alla mia dolce Zonami84, che mi segue e accompagna fin dagli albori…

Zomi
 

 

ROBIN RACCONTA: ALABASTRA 
 


 
Tutti guardarono stupiti la bella archeologa.
-Come?!? Tu lo sai?- chiese sorpreso Usop.
La mora annuì semplicemente.
-Ma… ma… ma allora racconta sorella!!!!- la esortò Franky, inclinando le braccia nella sua direzione in una delle sue pose super.
Robin spostò lo sguardo sul suo capitano, che la fissava con gradi occhi neri e lucenti, pendendo dalle sue labbra.
-Vuoi che racconti, Rufy?- domandò serafica.
-Oh siiii… Robin racconta…- saltellò sulla sedia il pirata, battendo le mani come un bambino di tre anni insieme a Chopper, emozionato anche lui per il racconto.
-Come desideri…- esaudì serafica il desiderio.
Chiuse i cerulei occhi per un secondo, prendendo un profondo respiro, per poi riaprirli e fissare zitti e ad orecchie spalancate i suoi Nakama.
-Erano passati pochi giorni dalla mia entrata nella ciurma… pressoché tre dalla partenza da Alabastra, il regno di sabbia che Rufy aveva salvato dai loschi piani di Crocodile e ridonata pace e serenità alla popolazione…
 
 
… me ne stavo seduta tranquilla a leggere nella piccola vedetta della Merry, distanziando ogni tanto gli occhi dalle inscurite pagine del libro per controllare la rotta ed eseguire bene il mio dovere di sentinella.
Ero entrata a far parte di quella ciurma in un bizzarro modo, e non volevo deludere la fiducia donatami da Rufy distraendomi e provocando danni alla nave o facendola incagliare in qualche scoglio non ben visibile sotto il livello del mare.
Sotto di me, ai piedi dell’albero maestro, ignaro della mia presenza, si allenava con i suoi pesi Zoro, alzandoli nell’aria e contando a fil di voce i suoi movimenti.
-… centoventitre… centoventiquattro… centoventi… centoventi… centoventiche?!? MALEDIZIONE!!!-
Era la sesta volta, quella sera, che perdeva il conto dei suoi esercizi, maledendo l’aria e riprendendo ad alzare il metallico arnese da palestra non arrendendosi ai suoi pensieri. Era distratto.
Qualcosa sottraeva la sua attenzione dal suo allenamento, dirottandola altrove e non aiutandolo ad allenarsi. Un pensiero ben più accattivante e suadente del conteggio delle sue alzate, lo infastidiva continuamente, stuzzicando la sua meditazione e portandolo in altro luogo. Era inutile che tentasse ancora di concentrarsi sui suoi esercizi. Quella sera, la sua mente era altrove. Non sul ponte della sua nave, men che meno sulla nave stessa, ma bensì lontano, lontano da quelle schiumose onde di mare, lontano mille miglia dai suoi compagni che dormivano sotto coperta. Lontano, per l’esattezza, tre giorni di navigazione da quel tratto di mare, tra dune di sabbia e sole accecante…
Con uno sbuffo, perse nuovamente il conteggio delle alzate, imprecando coloratamente ed ad alta voce.
-Maledizione!!! Cane, bastardo dannato, vigliacco infame…- imprecava contro la sua distrazione.
-Zoro…-
A chiamarlo e farlo girare velocemente verso il castello di poppa, era stata Nami, in piedi e pochi metri di distanza da lui sul ponte.
-Mocciosa…- la fissò, posando i pesi a terra -…che fai ancora sveglia?!?-
Incuriosita, mi sporsi di poco dalla tinozza della vedetta, guardando le due figure avvicinarsi. Sapevo bene che Zoro non si fidava ancora di me, e cercavo di non infastidirlo standogli bene a distanza e non costringendolo a conversare con me. Nami, invece, ragazza di buon cuore e con esperienze di vita simile alle mie, iniziava a strami simpatica, e nutrivo di già un profondo affetto per lei.
La vidi, scalza e con indosso sola la sua maglia gialla a manioche lunghe, arricciarsi nervosa una ciocca di capelli rossi a lato del capo.
-Dobbiamo parlare…- sussurrò al verde, alzando dai suoi piedi il suo denso sguardo nocciola. Lo spadaccino le andò in contro, deglutendo nervoso anche lui.
-E di che?- domandò con tono incerto.
-Del tempo… di che secondo te?!?- sbottò sadica.
-Nami, non…-
-No…- lo bloccò subito -… no… non voglio sentirmi dire di dimenticare, perché non posso e non voglio farlo…-
Prese un profondo respiro e parlò fissandolo dritto negli occhi.
-Ad Alabastra, arrivati al palazzo reale, dopo che mi hai portato in spalla, mi hai baciato…- tremò un po’ al ricordo per poi continuare più convinta -… e non mi importa se mi dirai che è stato per sbaglio o che era solo un momento di debolezza, perché io… io… per me…-
Era come se la gola gli si fosse seccata in un istante, lasciandola senza parole e pensieri. Zoro la guardava atono, gli occhi spalancati su di lei.
-Oh maledizione…- sbottò soffiando -…PERCHE’ IO TI AMO E VOGLIO STARE CON TE!!!!-
Arrossì anch’io con lo spadaccino per quelle parole così forti e decise. Lo vidi fremere, di paura pensai all’inizio, ma poi, quando lo vidi prenderla per la vita e alzarla da terra facendola roteare in aria intorno a lui, capii che era per felicità che tremava.
-OH MOCCIOSA!!!!- rideva, stringendosela al petto e baciandole il capo –Tu non sai nemmeno quanto mi rendi felice dicendomi che mi ami… io ti ho baciato… bhè… perché… dopo averti quasi persa contro quella donna-spinti della Baroque Work io… ecco… si… la paura di perderti e non averti mai detto che… che… ecco…- balbettava vergognosamente senza trovare le parole, grattandosi il capo imbarazzato.
-Anche tu?- chiese debolmente lei, alzando il viso dal petto del samurai sul suo. Il verde annuì semplicemente. Veloce, Nami lo baciò prendendogli il viso tra le mani e abbassandolo alla sua altezza, mentre lui l’abbracciava per la vita.
-Oh ominide…-rideva felice.
Si strinsero con forza per qualche attimo, bacandosi ancora accarezzandosi dolcemente. Erano veramente dolci. I loro corpi combaciavano perfettamente, come se fossero stati creati dallo stesso stampo, e poi divisi per tanto tempo per essere in fine ricongiunti e ricreare lo steso intero. Non credevo che la mia sorellina avesse tanto coraggio da dichiararsi così apertamente senza nemmeno sapere se Zoro la ricambiasse davvero. Tra loro due, aveva dimostrato d’essere quella più coraggiosa e pronta a tutto per l’amore che provava per il suo compagno.
-Nami…- la chiamò d’un tratto –Devo chiederti una cosa…-
Nami annuì, posando il capo ramato sulla sua spalla, in piedi posata a terra con le sole punte nude dei suoi piedi.
-Non diciamo niente per ora agli altri… non voglio creare problemi… l’entrata di Nico Robin ha già creato qualche inclinazione nell’equilibrio della ciurma, e non voglio che il nostro rapporto ne produca altri… ti chiedo di aspettare, solo poco… non molto…-
Nami lo baciò dolcemente a fior di labbra.
-Per me va bene… l’importante e stare insieme… agli altri glielo diremo più avanti… per ora, ciò che mi importa, e che tu ci sia… sempre, con me, oggi, domani e domani ancora…-
Zoro le sorrise dolcemente e, presa in braccio con un balzo, si indirizzò verso sotto coperta. Mi ridistesi sul pavimento in legno della vedetta, sorridente per quei due, convinta che di certo la loro unione li avrebbe portati lontano…
 
… e così è stato, mi pare… oggi come oggi, stanno ancora insieme e si amano come la prima volta… ve lo posso assicurare…-
Robin concluse sorridendo, mentre vari camerieri giunsero al tavolo coprendolo di tutte le ordinazioni fatte da Rufy, rianimato dal racconto solo alla visione dei piatti stracolmi di vivande.
-Uhm…- mugugnò rimpinzandosi -… questo ricordo mi ha messo appetito…-
-Tu hai sempre appetito, razza di pozzo con le gambe…- sbuffò Sanji.
-Come?!?- alzò il viso di già unto da un piatto il moro. Il biondo scosse la testa rassegnato.
-Yohohoho… chissà che aveva fatto Nami per far cedere Zoro a baciarla da Alabastra?-
-Non so fratello… di certo sentire le sue dolci curve femminile sulla schiena, portandosela in groppa, deve averlo smosso di certo…-
-Per me è stato il  vestito da danzatrice del ventre…- ipotizzò Usop, servendosi da mangiare.
-DANZATRICE DEL VENTRE?!? NAMI CARA VESTITA DA DANZATRICE DEL VENTRE?!? YOHOHOHOHO!!!! HO IL CUORE CHE SCOPPIA DALL’EMOZIONE AL SOLO IMMAGINARLA… si fa per dire, perché il cuore non l’ho più… yohohoho!!!!-
-Oh Brook, avresti dovuto vederla…- schiumò eccitato Sanji, al ricordo di quella dolce gonnellina color pastello di soli veli, volteggiare introno alle sinuose gambe della navigatrice, e al bel reggi petto blu stretto intorno al seno, che lo faceva risaltare e che dondolava con esso ad ogni suo passo.
-Ma sono certo che, comunque si vesta la mai cara sirena, quel disgraziato di un Marimo la troverebbe eccitante lo stesso… e come dargli torto poi, se almeno una volta ha ragione…- aggiunse, spegnendo la sigaretta su un portacenere di vetro.
-Che intendi dire?!?- chiese Franky, bevendo una Cola formato damigiana.
-Tu non c’eri, ma di certo io, mai riuscirò a scordarmi l’isola di Skypea… e non intendo solo per l’avventura avuta con God Ener, ma anche per qualcos’altro… volte che racconti?-

 
                                                                                                                                                                    
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Capitolo 3
*** Sanji racconta: Skypea ***


ANGOLO DELL’AUTORE:
A Phoemix_passion, Anthusa92, Gold22, Pokemaster90, Robinchan07, Jemanuele8891, MaxTDF, Carin e Zonami84, che nonostante gli innumerevoli errori grammaticali, hanno commentato comunque i primi due capitoli: grazie mille guys, questo nuovo capitolo è solo per voi!!!

Zomi
(pasticciona)

 

 

 

SANJI RACCONTA: SKYPEA

 

 

Aspirò con piacere una nuova boccata di tabacco, chiudendo gli occhi dolcemente e arricciando le labbra in un compiacente sorriso, assaporando l’acre sapore dell’ennesima sigaretta della giornata che andava a spegnersi sul suo palato.
Riaprì gli occhi con calma, lasciando crogiolare nella loro curiosità i compagni, liberando nell’aria una leggera nuvoletta di fumo grigio e socchiudendo leggermente le labbra.
-E allora?!?- batté un pugno sulla tavola Usop, grondante di sudore per l’attesa.
-All’ora 60 minuti…- ridacchiò il biondo, addossandosi contro lo schienale della sua sedia e facendola scricchiolare debolmente.
Alla sua sinistra, con mani operose e veloci, il capitano s’ingozzava avidamente, imboccando senza l’uso delle posate la sua immensa bocca elastica, spalancata sul bordo del tavolo.
Robin, accanto a Rufy, sorrideva con occhi a mezza luna, divertita dall’abbuffarsi a perdi fiato del moro.
-E dai!!!! Sanji!!!! Racconta…- implorava il cuoco Chopper, con gli zoccolini uniti in preghiera e le lacrimucce ai lati dei teneri occhi, spalancati al massimo pur di impietosire l’amico.
-Uhm… non so…- fece il prezioso lui, ridacchiando.
-E dai fratello!!!!- piagnucolò Franky, unendosi alla preghiera del dottore –Racconta, racconta, racconta…-
-Racconta, racconta, racconta, racconta…-
-Si, bravo Usop!!! Anche noi!!! Racconta, yohoho-ho, racconta, yohoho-ho, racconta, yohoho-ho…-
Divertito dalla situazione, Sanji si lisciò il pizzetto biondo, alzando gli occhi al soffitto muffoso e scuro della locanda.
-Mah non saprei…- continuava a ridacchiare.
Rufy, zitto per la bocca piena, imbronciò le labbra umide di salse, incurvandole in una buffa espressione triste e affamata, per il fare da prezioso del biondo. Con occhioni dolci e supplichevoli, guardò Robin, sbattendo un paio di volte le ciglia, in una silenziosa ma dolce richiesta.
Robin annuì, capendo il desiderio del suo capitano e volenterosa di esaudirlo.
-Oh, suvvia, cuoco caro…- sorrise l’archeologa, incurvandosi verso Sanji e incrociando sul tavolo le braccia -… soddisfa la nostra curiosità… per favore…-
-OH ROBINCHANNNNNNNNNNNNN!!!!!!!!!!- s’illuminò di cuori il cuoco, roteando sulla sedia che occupava ed emanando, nell’aria insieme ad acuti ululati, fumose nuvolette a forma di cupidi.
-Ogni tuo desiderio è un ordine per Mr. Prince…- tentò con un balzo di farle il bacia mano, ma Rufy, apposta o meno, lo colpì in viso con un suo pungo, alzato nell’aria per afferrare una pagnotta di pane.
-Stupido idiota…- mugugnò fulminandolo con gli occhi il biondo, ritornando al suo posto e non notando il sorriso di compiacimento dell’archeologa per il gesto del moro.
Il capitano sorrise semplicemente.
-Umpf… vabbè…- tossicchiò schiarendosi la voce -… uhm, dunque, avevamo appena conosciuto Pagaya e la sua dolce e bellissima figlia, abitanti sulle rive dell’isola nel cielo di Skypea, e ci stavamo preparando per entrare nei meandri bui e sconosciuti dell’enorme e florida foresta dell’isola…
 
 
… stavo canticchiando nella piccola cucina della Merry, affettando con abilità le verdure per il minestrone che gorgheggiava sui fuochi. Volevo preparare un piatto ricco di energia e prelibato, che riuscisse a dare forza e vitalità a tutta la ciurma per quella nostra nuova avventura. Ma soprattutto, volevo che le mie due sirene brillassero della loro bellezza divina.
Alimentate a dovere dalle mie attenzioni, e dalle nutrienti vitamine e sali minerali della mia cucina, avrebbero arso di luce propria nella giungla. Già m’immaginavo la mia dolce e mora Robin, serena e serafica che mi sorrideva a fior di labbra sdraiata sul ponte della nave a prendere il sole, con il suo sguardo di zaffiro che mi ammaliava da sotto il bordo di cuoio del suo cappello bianco, raggiante per le energie che la mia cucina le donava.
E come non fantasticare, sulle curve lattee e morbide invece della mia bella Nami, che di certo mi avrebbe ringraziato con un sonoro bacio sulla fronte, stringendomi a se per tutte quelle meravigliose attenzioni e permettendomi di affondare con il mio visino tra le coppe del suo bikini militare blu.
Grondavo di saliva, perso nei miei sogni, quando mi accorsi di aver dimenticato nella dispensa le spezie per aromatizzare il brodo.
Posai con delicatezza il coltello che stavo usando sul ripiano, ripulendomi le mani sul grembiule che indossavo attorno alla vita. Spensi con un colpo di tacco, la sigaretta consumata appesa per il filtro alla mia bocca, mentre mi incamminavo verso la cambusa lì vicino.
Non erano che pochi passi dal piano cottura.
Con un sonoro cigolio, aprii la porta, immergendomi nel buio della cabina, cercando nell’ombra degli scaffali le varie spezie.
Sale, pepe, origano, coriandolo…
Avevo preso tutto il necessario per insaporire il piatto del girono, prendendolo in braccio e cercando di non far cadere niente a terra, incastrando le varie boccette di spezie tra loro e nell’intreccio delle mie braccia.
Avanzai di un passo nel buio dello sgabuzzino, lievemente illuminato da uno spiraglio di luce della cucina che filtrava attraverso la porta socchiusa.
Allungai un braccio, pronto per afferrare la maniglia ed uscire, quando sentì una risata angelica e felice.
-Ah ah ah… buzzurro… ti prego… basta…-
Mi affaccia allo spiraglio, cercando di rimanere nascosto nell’ombra della stanza, fissando stupito dell’avanzare ridente e allegro della mia sirena ramata, sospinta nella stanza da quel Marimo bacato.
-Basta cosa?- l’abbracciava per dietro, facendole il solletico sui fianchi nudi e ghignando tra i corti crini rossi di lei, dove il suo muso affondava.
-Basta solletico… ah ah ah…- rideva ancora Nami -… dai!!!!-
Zoro la spinse contro i fornelli, facendola voltare verso di lui e bloccandole ogni via di fuga mettendosi di fronte. Con mano leggera, il che è tutto dire per quel Marimo rissoso, l’accarezzò sul viso, addolcendo lo sguardo e inclinando il volto su un lato.
-Accidenti…- lo sentì mugugnare, mentre fissava stupito il viso leggermente arrossato della mia Dea.
-Accidenti cosa?- smise di ridacchiare lei, abbracciandolo per il collo e guardandolo fisso negli occhi.
-Sei bella mocciosa, lo sai?- sussurrò sulle sue labbra, ghignando e arrossendo allo stesso tempo per quella frase così diversa dal suo solito parlare.
-Si, lo so… Sanji me lo ripete spesso…- lo canzonò, dondolando sulle punte dei tacchi ridacchiando.
-Umpf… si, lo so, e se non la smette con le buone gliela faccio smettere con le cattive…- sbuffò il verde, stringendosela tra le braccia e facendo scivolare lungo la colonna vertebrale della rossa le sue dita callose e calde.
-Uhm… sei geloso?-
-Chi? Io? No, assolutamente no…- mentì pateticamente, non riuscendo a fissarla negli occhi e voltando lo sguardo altrove.
-Si, certo…- lo baciò lievemente su una guancia.
Una lunga scia di freddo mista a pelle d’oca mi attraversò internamente, facendomi rabbrividire per il contatto delle soffici e rosee labbra della mia sirena con la pelle rozza e bruna del Marimo.
Che cavolo stava succedendo?
Da quando in qua quei due erano così intimi?
E perché quel Marimo bacato abbracciava e si lasciava coccolare dalla  mia Nami?!?
Era impossibile, non volevo credere ai miei occhi, ma ormai mi era lampante che quei due stessero insieme.
Zoro, al bacio della navigatrice, ghignò compiaciuto, baciandola con foga a tradimento, attaccandosi con gola alla sua bocca. La baciò con passione, come se fossero giorni che non lo faceva, e che dentro di se un demone l’avesse torturato fino a quel momento, seviziandolo.
-Uhm… buzzurro… no… Sanji potrebbe tornare… non sappiamo nemmeno dove si sia cacciato…- cercò di fermarlo Nami, non smettendo però nemmeno lei di baciarlo e aggrappandosi con entrambe le mani al suo collo, spingendogli la nuca verso di lei per approfondire quella danza di lingue.
-Ti voglio…- ringhiò lui, accarezzandola lungo i fianchi nudi e risalendo verso i suoi seni.
Avrei voluto saltargli addosso e scuoiarlo, ucciderlo con le mie mani, difendere la mia povera e indifesa Dea dalle sue angherie, se non che lei stessa sembrava goderne, e le alimentava continuando a baciarlo ed accarezzarlo.
-Non qui…- sussurrò in un soffio, mentre i baci del Marimo si spostavano sulla sua gola, tesa mentre il capo era abbandonato all’indietro e posato su una mano del marrano verde.
-Perché no? Sarebbe divertente farci beccare da Mr. Prince nel suo regno di pentole di rame a…-
Un pugno lo zittì, colpendolo sul mento e facendo cozzare tra loro le ganasce umide dell’arrotacoltelli, che scricchiolarono dolorosamente interrompendo la scia di baci verso la valle dei seni di Nami. Esultai nel buio della cambusa, ben attento a non farmi scoprire o a non rompere qualche boccetta che aveva in braccio.
-Non ci pensare nemmeno!!!!- lo ammonì, fulminandolo con gli occhi e arrossendo per quella proposta indecente.
-Umpf… mocciosa… tanto prima o poi lo sapranno…-
Nami si rabbuiò, smorzando ogni traccia del suo sorriso. Si addossò con la schiena al ripiano cottura, mantenendo le mani attorno al collo taurino di Zoro.
-E se…- mormorò, per poi lasciare la frase a metà.
-Cosa?- chiese il demente, avvicinandosi e abbracciandola per la vita.
Avvicinai lo sguardo su di loro, curioso, cercando di non farmi comunque scoprire.
-Niente…- scosse la testa Nami, posandola sul torace di lui. Sembrava che i loro corpi combaciassero perfettamente, anche se non avrebbero potuto essere così diversi.
Lui grande e grosso, lei così piccola e delicata, ma che, uniti, erano perfetti, l’essere più armonioso e equilibrato che avessi mai visto. Spostai il peso da una gamba all’altra, cercando di non farle informicolire, mentre la testa di verza posava il suo mento sulla testa rossa addossata a lui.
-Capiranno…- affermò sicuro, eclissando con la sua voce roca e baritonale il borbottio della pentola rimasta sul fuoco -… capiranno il nostro amore e saranno felici per noi…-
Nami sospirò contro i pettorali muscolosi, non del tutto convinta. Zoro storse la bocca pensando, per poi alzarle il viso posando la punta delle dita sul suo mento.
-Lo sai, no…tu per me sei la sola… l’unica… non importa se indossi qualche vestito ricercato o no, uno da danzatrice del ventre o un semplice reggiseno mimetico blu e pantaloncini marroni…- lasciò correre il suo sguardo nero sul corpo di lei per poi riportarlo sul suo viso, contratto in una smorfia di incomprensione di ciò che stava dicendo -… l’importante è che ci sia tu sotto tutti questi vestiti… è questo varrà per sempre, con o senza l’approvazione dei nostri compagni... anche se non capissero, noi due ci saremmo comunque… non ci lasceremo per loro… e poi lo capiranno, vedrai... si vede lontano un miglio che tu mi ami e che io… bhè… si… ecco… hai capito, no?-
Nami sorrise di gioia, sollevata, e lo abbracciò forte per il collo, baciandolo sulle tempie.
-Grazie buzzurro mio… si, ho capito e ti amo anch’io…-
Si baciarono ancora, stretti tra loro, mentre la pentola iniziava a tremare per l’eccessivo calore in lei. Le loro bocche umide erano bagnate dei loro umori, mentre una scia schiumosa di brodo scivolava sulla fiamma del fornello.
Accidenti!!! Il pranzo si stava bruciando!!!
Iniziai a scalpitare nello stanzino, saltellando sul posto indeciso tra l’interrompere il bacio tra la mia principessa Nami e quel Marimo di merda e quindi farmi beccare, o lasciar prendere fuoco al minestrone.
-Uhm… quel demente di un cuoco ci farà mangiare cenere a pranzo…- borbottò contro le labbra rosse di Nami quel dannato fortunato. Nami, tornado a zittirlo baciandolo, abbassò la fiamma del fuoco con un gesto veloce della mano, salvando così in parte la pietanza, il cui ribollire si attenuò.
-Zitto, buzzurro…- sussurrò, prendendolo per mano e strattonandolo fuori dalla cucina.
-Ehi!!! Dove andiamo?!?- la seguì divertito.
-Uhm… le nuvole bianche e soffici che ci fanno da mare mi hanno dato una certa idea…- sentii scomparire nel corridoio la sua voce, mentre i passi del Marimo si facevano più veloci dietro i suoi…
 
 
… quel giorno il minestrone, non so se ve ne siete accorti, aveva un certo retrogusto amarognolo… e comunque ho passato tutto il pomeriggio a lavare via, con olio di gomito dai fornelli, l’ombra di ciò che quel demente depravato di un Marimo di merda aveva intenzione di farci sopra con la mia cara Namisan!!!-
Sanji soffiò nell’aria l’ennesima nuvoletta grigia di tabacco, spegnendo il mozzicone nel posa cenere e chiudendo gli occhi.
Franky sorrise teneramente, prima di parlare.
-Certo che, nel suo piccolo, il fratello verde è un po’ romantico, no?-
-Si…- abbozzò un sorriso Usop -… o almeno ci prova…-
-MA PROPRIO CON LA MIA NAMI DEVE PROVARCI?!?- ringhiò adirato Sanji, alzandosi infuocato.
-Su, su cuoco… calmo… lo sai, no? L’amore è cieco e la pazzia lo accompagna…- lo fece calmare Robin.
-Però non ho capito che idea ha avuto Nami guardando quelle nuvole…- arricciò le labbra pensieroso Chopper.
-Yohohohoho-ho… vedi Chopper, la cara Nami, con Zoro in mezzo a tutte quelle belle e morbide nuvolette bianche, voleva di certo scopar…-
-… ehm… voleva scoprire se si poteva nuotare anche in quel mare di nuvole… ecco che voleva farci, vero Brook?- zittì con un calcio da sotto la tavola lo scheletro, Usop, fulminandolo con lo sguardo.
-Yohohoho-ho… si, si certo…- ridacchiava il canterino, distogliendo lo sguardo dal medico non del tutto convinto.
-Uff… chissà poi che ci troverà di tanto affascinante la mia Nami adorata in quella testa di verza ammuffita…- mugugnò Sanji, posando lo sguardo sul capitano, intento a leccare un piatto con la sua lunga lingua.
-Bah… la sorella avrà le sue ragioni…- si pettinò il ciuffo il boss.
-Forse, sotto lo yukata, Zoro nasconde la sua quarta katana…- ridacchiò pervertito Brook all’orecchio di Usop, che rise arrossendo, mentre Chopper li fissava curioso del loro sussurrare sconcio.
Un enorme rutto, sonoro e che fece traballare l’intonaco sulle pareti della taverna, ammutolì tutti i presenti, che si videro costretti a dover aggrapparsi alla tavola per non volar via per la forza della flatulenza.
Qualche ubriaco accanto a loro, scivolò dalla tavola che occupavano, sbattendo a terra con tutto il corpo ma non svegliandosi minimamente dal loro sonno alcolico. Il ciuffo azzurro di Franky si afflosciò, mentre il povero dottore renna si ritrovò con tutto il pelo arruffato.
-RUFY!!!! SCHIFOSO POZZO DI LIQUAMI!!!!- gridò Sanji, appiattendo il viso del capitano sul tavolo. Robin, sorridente al fianco del moro, si asciugò con le dita qualche piccola goccia di saliva del “galantuomo” che aveva appena ruttato, così esprimendo l’apprezzamento delle cibarie appena ingurgitate.
-Ma che ho fatto?!?- staccò la faccia dalle assi di legno del ripiano Rufy –Boh, sei isterico oggi Sanji… e comunque non so perché vi facciate tante domande…-
Incrociò le braccia al petto e annuì sapiente a occhi chiusi, ripensando ai dubbi dei Nakama.
-Nami e Zoro si amano, e non c’è bisogno di un perché… che sia per bisogno di affetto, per un amicizia che aveva bisogno di più spazio, di due vite che si cercavano da tempo o di cuori fragili in cerca di protezione, loro si amano ed è perfetto così…-
Robin restò senza prole per ciò che il suo capitano aveva appena detto, come del resto tutta la ciurma lì presente.
-Rufy…- sussurrò piacevolmente sorpresa.
-E non pensate che sia solo una storia di sesso… eh, no… non lo è per niente… e io lo so… e se vorrete ascoltarmi, ve lo dimostrerò…-



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Capitolo 4
*** Rufy racconta: Enies Lobby ***


ANGOLO DELL’AUTORE:
A Phoemix_passion, Pkermastre90, Mitica Rosa_pessima94, Carin, Zonami84, Anthusa92 e Jemanuele8891 sempre presenti nel commentare i miei deliri…

Zomi
 


 RUFY RACCONTA: ENIES LOBBY


 
Ruttò rumorosamente di nuovo, liberandosi dell’aria opprimente che gli bloccava lo stomaco. Un tanfo acre, misto tra il salato e il dolce, si diffuse nella locanda, inquinando l’aria che circondava il piccolo tavolino dove i Mugiwara sedevano.
Un uomo sdraiato sul ripiano di un tavolo lì accanto, cadde tramortitola suolo per l’odore, rantolando con la bocca impastata dall’alcol.
-Dio mio, Rufy!!! Fai schifo!!!- si chiuse le narici con due dita Usop, muovendo velocemente una mano davanti la sua bocca per arieggiare lo spazio.
-Mi sento male…- si portò le zampette allo stomaco Chopper, diventando leggermente verdognolo.
-Fratello, sei un mito!!! Mi hai raddrizzato il ciuffo che prima mi avevi afflosciato!!! SUPER!!!!!-
-Franky!!! Per favore!!!!- rimproverò il cyborg Sanji, schiaffeggiandolo sulla nuca, mentre si copriva la bocca dal tanfo prodotto dal capitano.
-Yohohoho-ho!!!- rise buttando la testa all’indietro Brook, fingendo di soffocare -… non respiro, non respiro... ma che dico, io non respiro da anni, yohohohoho-ho!!!!-
Dolcemente, Robin, mano sul viso per riuscire a respirare nonostante l’intenso odore, ripulì la bocca di Cappello di Paglia con un tovagliolo di carta, sorridendo teneramente per la sua innocenza.
Asciugò leggiadra le varie briciole untuose di cibo che gli si erano appiccicate sul mento e intorno alla bocca, ripulendolo dalla sua stessa saliva e dai resti di quell’abbondante pranzo. Il moro, sorridente per le attenzioni rivoltogli dall’archeologa, si lasciò ripulire ben bene, tamburellando di piacere le dita sulla tavola.
-Grazie Robin... tu si che sei buona con me… ti voglio bene, sia?- le sorrise a 32 denti.
La mora inclinò la testa su un lato, arrossendo debolmente.
-Ehi, ehi, ehi… che credi di fare, pozzo senza fondo?!? Lascia stare la mia Robin sai!!! Lei è mia!!! Se la tocchi io…- sbraitava il cuoco, scalciando violentemente tra le braccia di Franky, che, molletta la naso, lo tratteneva ghignando al suo posto.
-Comunque…- sorrise il capitano, abbracciando per le spalle la bella archeologa, che si addossò teneramente al suo petto -… sono certo che Zoro e Nami si amino veramente…-
-E cosa te lo fa credere?- si inchinò verso di lui Brook, incuriosito, posando il mento ossuto sul palmo bianco della sua scava mano.
-In una parola… Enies Lobby!!!- sorrise soddisfatto Rufy.
-Sono due parole, ignorante…- alzò al cielo lo sguardo Sanji, ritornato calmo  grazie al fumo della millesima sigaretta della giornata.
-Enies…- contò sulle dita della mano il moro le lettere che componevano la parola -… Lobby… no, no… sono 10!!!-
-Idiota!!! 10 sono le lettere, ma le parole sono due!!!!- scattarono in piedi Franky e Usop.
Il viso del giovane pirata s’infossò contro il collo di Robin, nascondendosi dalle percosse minacciate dal tono iracondo dei compagni, abbracciando possessivamente la mora per il busto. Una dolce carezza della donna lo rassicurò.
-Cattivi… sempre a perdervi nei dettagli… e comunque dicevo che a Enies Lobby ho avuto la prova che tra Nami e Zoro è vero amore…-
Tossicchiò un poco per darsi un po’ di contegno, chiudendo gli occhi e rialzandosi dal collo dell’archeologa, sempre abbracciata a lui.
-Eravamo appena scappati dal Buster Call grazie all’intervento della Going Merry, ed eravamo appena stati raggiunti dalla Franky Family e da Pauly e i suoi con la nave rubata a quelli della Marina. Purtroppo, la Merry aveva dato tutta se stessa per portarci in salvo, e non aveva più energie per continuare il viaggio con noi. Tristemente, gli stavamo dando il nostro ultimo addio…
 
…le fiamme alte e ardenti l’avvolgevano completamente, incendiando ogni suo più piccolo dettaglio.
Le vele bianche e rosse, il castello di poppa e di prua, l’albero maestro e la vedetta, tutto era circondato dal fuoco, che purificatore, stava lentamente conducendo la nostra adorata Merry verso la sua ultima destinazione.
La tonda polena bianca, su cui mille volte mi ero straiato per riflettere e osservare il mare, era inclinata all’indietro, gettando il capo pecorino della caravella verso il cielo, dove una densa pioggia di cenere cadeva su di lei, ricoprendola come una cascata di lacrime. Il dolce sorriso spensierato di Merry risplendeva ancora tra quelle rosse e ardenti fiamme, segno che era felice nonostante dovessimo lasciarci.
Dai suoi profondi e neri occhi, grandi lacrime d’addio ci salutavano, mentre i crepiti ferrosi e le assi di legno che scoppiettavano per il calore, silenziosi e rispettosi, continuavano a lavorare in quel lento funerale vichingo.
Sulla piccola zattera di legno su cui avevamo dato il nostro ultimo addio alla nostra compagna, eravamo rimasti solamente io, Zoro e Nami, tutti gli altri erano saliti a bordo della nave di Pauly per farsi medicare da Chopper.
Stringevo forte le braccia al petto, fissando tristemente la cara Merry abbandonarci.
Per noi lei era stata la nostra prima e vera casa, e non avremmo mai potuto abbandonarla in quei preziosi e ultimi attimi, nessuno di noi l’avrebbe lasciata sola in quel suo ultimo viaggio, abbandonandola, ma gli saremmo stati vicino fino alla fine.
Il capitano affonda con la sua nave, si dice, è così era per me in quel momento. Insieme a lei, anche una parte di me affondava tra le onde cobalto.
Nami si era rialzata da terra, dove si era inginocchiata sopraffatta dal pianto, e ora restava eretta in piedi, con sguardo umido ma fiero, a fissare la nostra amica nella sua morte, accompagnandola dolcemente. I suoi begli occhi color nocciola erano lucidi di lacrime, e il suo sorriso si era spento in una malinconica espressione di tristezza.
Zoro, alla sua destra, era serio quanto me, con quella sua posa impostata e inflessibile, le braccia stretta al petto e l’espressione concentrata a seguire il guizzare delle fiamme.
I suoi oscuri e neri occhi puntavano ogni più piccola scintilla che si alzava nel cielo, traballante e volante nei soffi di vento, mentre volteggiava tra le alte cime di fuoco, per poi cadere nell’acqua marina su cui galleggiavamo.
Sentì Nami tirare su con il naso, ancora scossa dalla tristezza ma testarda a non voler più piangere. Con la coda dell’occhio, la guardai sospirare e iniziare lievemente a sussurrare in direzione di Zoro.
-Sta bruciando…- tentò di parlare senza singhiozzare, ma il suo lieve tono di voce traballava sotto la forza delle sue emozioni.
Zoro, sempre serio e taciturno, non mosse un muscolo, ma mi era chiaro che la stesse ascoltando.
-… la nostra casa sta bruciando…- riprese deglutendo amaramente lei, ricacciando in fondo alla gola quel nodo di tristezza che minacciava di strozzarla -… la nostra prima, vera casa sta bruciando davanti a noi… tutto sta svanendo tra quelle fiamme… il primo luogo dove ci siamo sentiti protetti e accettati nonostante i nostri errori, sta per essere cancellato del tutto…-
Tremante, alzò lo sguardo verso di lui, non nascondendogli le lacrime che le bagnavano gli zigomi.
-La nostra prima vera casa… il luogo dove è nato il nostro amore…-
Non sobbalzai più di tanto a quel sussurro, perché già sospettavo che tra quei due vi fosse del tenero. Tenni fiero lo sguardo sulla Merry, cercando di non ascoltarli, ma ero certo che se Nami gli stesse dicendo quelle cose proprio con me lì presente, era perché di me si fidava e perché davanti a me era fiera di quel loro amore.
-… il ponte su cui ci siamo baciati la prima volta… la cabina in cui abbiamo fatto l’amore insieme per la prima volta… il castello di poppa dove ci baciavamo o stavamo semplicemente insieme in silenzio o tenendoci per mano, nascosti da tutti gli altri… la vedetta, dove ci addormentavamo insieme, coperti da quella misera coperta piena di buchi, ma che a noi bastava perché ci scaldavamo solo con la presenza dell’altro…-
Commossa, riportò lo sguardo sulla Merry.
-Tutto sta per essere divorato dalle fiamme, che cancelleranno, morderanno, bruceranno ogni singolo centimetro di lei.. tutto svanirà, e non resterà niente di noi… nessuna tegola legnosa rotta a metà nel tuo uscire dalla mia cabina di notte, strisciando alla cieca nel buio… nessun mio graffio sulle pareti, per trattenermi dal gridare di piacere quando stavamo insieme… nessun sospiro segretamente conservato tra le vele insieme al vento… niente… tutto brucerà con lei… e  di noi non resterà che cenere…-
Zoro grugnì, abbassando lo sguardo sui suoi piedi, mentre le sue braccia si stringevano maggiormente al suo petto.
Lo vedevo anche da quella distanza che era triste. Ciò che aveva appena detto Nami, lo pensava anche lui. Sapeva pienamente che con la Merry, se ne andavano anche tutti quegli attimi proibiti e segreti che aveva rubato al mondo stando con lei.
Davanti ai suoi tenebrosi e seri occhi, stava bruciando il primo luogo che aveva avuto coraggi di chiamare casa, in cui si era sentito a proprio agio e pienamente accettato.
Con la Merry, tutto quel calore, quell’affetto, quell’amore provato verso la mia sorellina, si tramutava in grigia cenere, che moriva cadendo in mare, annegando tra le onde, e lui, forte e imbattibile spadaccino, non poteva fare niente per fermare tutto ciò.
Si, lui, per la prima volta in vita sua, era disarmato.
Si, lui lo era. Ma lei, lei no…
-… ma non importa, sai… non importa davvero… è sai perché? Perché l’importante non è il dove, se su un ponte di una nave, se in una cabina qualsiasi, se sul castello di poppa o di prua, se su una polena a forma di testa di pecora o no… l’importante non è il dove ci amiamo… l’importante è l’amarsi… ma soprattutto per me, l’importante è che ci sia tu… su una caravella… una locanda… un porto di un’isola sconosciuta… una nave della Marina… non ha importanza…-
Sospirò pesantemente, per poi sorridere e fissare ancora la bella Merry mentre le ultime lacrime che cadevano di suoi occhi si asciugavano sul suo profilo dolce e ora felice.
-L’importante è che ci sia tu…-
Zoro spostò veloce il suo sguardo sulla rossa, fissandola intensamente, per poi ghignare e riportare i suoi neri occhi sulla caravella in fiamme. Con gesto lento e sicuro, sciolse l’intreccio delle sue braccia, per prendere saldamente in una sua grande e calda mano, una di quelle piccole e fredde di lei, e stringerla forte nella sua.
Le loro dita si abbracciarono automaticamente, come se fossero da sempre state fatte per completarsi, stingendosi spasmodicamente.
-Ti amo…- sussurrò debolmente Nami, mentre un soffio freddo e forte di vento disperdeva le sue parole.
-Anch’io…- ghignò lui, per nulla intimorito dalla possibilità che io avessi potuto ascoltarli per tutto quel tempo.
Volsi lo sguardo su di loro, sorridendo del loro silenzioso amarsi anche in quell’attimo.
Ritornai a guardare la Merry morire.
Lo sapevo anch’io che con lei morivano tanti bei ricordi di quella meravigliosa avventura di pirati nata con lei, ma sapevo anche che, se su di lei non vi sarebbe più stata più alcuna traccia di noi, su di noi invece, ci sarebbe sempre stato un segno, profondo e amato, di lei e delle mille avventure che avevamo vissuto insieme…
 
… presto, sul filo del mare, non restò altro che poca cenere a testimonianza della breve ma intensa vita della Merry… salimmo insieme agli altri sulla nave di Pauly, e tornammo a Water 7 per riprenderci da quell’ultima faticosa impresa…-
Rufy sorrise concludendo il suo racconto, addossando il capo contro quello di Robin, abbracciata ancora a lui.
-Si…- sospirò una nuvola di tabacco Sanji -… è amore tra quei due… non solo sesso…-
-Già, un bellissimo e romanticissimo amore… sigh… che amore SUPER!!!!!-
-Su, su Boss… non piangere… sigh… che se no… sigh… fai piangere anche me…- si soffiò il naso gocciolante Usop, battendo una mano sulle robotiche spalle del carpentiere.
-Nami è stata proprio tenera a dire quelle cose a Zoro in quel momento così delicato… forse aveva capito che anche lo spadaccino stava soffrendo per la perdita della Merry, nonostante nascondesse tutto sotto la sua dura corazza da guerriero…- sorrise timidamente Chopper, puntando i suoi zoccoletti tra di loro e muovendoli a onda.
-Yohohoho-ho… la cara Nami gli sa leggere nel cuore e nella mente…- sorrise Brook, appoggiando il cranio afro sui palmi aperti delle sue mani.
-È bello che sia così… anche se litigano sempre, in fondo in fondo si vogliono un gran bene…-
-Vero capitano… malgrado i loro duri passati, sono riusciti comunque a trovare una persona speciale con cui aprirsi e riprendere ad amare…-
-OH ROBIN!!!! COME SEI SAGGIA!!!! TI ADORO!!!!- saltò nell’aria il cuoco, tentando di abbracciare l’archeologa dopo la sua arguta osservazione.
Un pugno gommoso lo fermò sul suo posto, scontrandosi con il suo viso.
-È comunque molto bello che Nami sappia cosa passi per la testa di quel taciturno di Zoro, senza nemmeno che lui apra bocca…- aggiunse Chopper -… a volte è davvero difficile capire che gli passi per la testa…-
-Già, ma anche capire che ha per la mente Nami a volte è un impresa…- mugugnò Usop, ripensando ai continui sbalzi d’umore della rossa.
-Mah… io credo che Zoro se la cavi abbastanza bene nel decifrare i pensieri della sorella…- piegò le braccia dietro la testa Franky, rilassandosi sullo schienale della sua sedia.
-Che intendi dire?- domandò curioso Rufy, posando il mento sui suoi pugni sovrapposti alla tavola e guardandolo curioso.
Il Boss si alzò gli occhiali da sole dagli occhi e, facendo l’occhiolino verso Cappello di Paglia, ghignò: -Eh, eh, eh… è il mio turno di raccontare… Fratelli, aprite bene le orecchie!!!-


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Capitolo 5
*** Franky racconta: Water 7 ***


ANGOLO DELL’AUTORE:
A Pokermastre90, Phoenix_passion, Carin, Robinchan07, Mitica Rosa_pessima 94 che hanno aspettato con pazienza ilo mio ritorno…

Zomi
 


 FRANKY RACCONTA: WATER 7


 
Franky si schiacciò la punta del naso metallico, che cigolò simpaticamente, mentre il suo bel ciuffo azzurro si alzava a cresta metallara nell’aria del locale.
Estraendo agilmente il suo fidato pettine, da un taschino della sua camicia Hawaiana a palme gialle fluorescenti, si pettinò la chioma turchina, arricciandola nel suo personale ciuffo super.
-Bene…- ghignò, alzandosi gli occhiali da sole dallo sguardo e assottigliandolo umoristicamente -… sono pronto… aprite bene le orecchie, fratelli, perché quanto che sto per raccontare è davvero SUPER!!!!-
Di scatto si alzò in piedi dalla sua sedia, mettendosi in posa, con un braccio teso in aria e l’altro piegato al petto, mentre molleggiava sulle gambe leggermente piegate.
-Aspetta, aspetta…- intervenne però Usop, spingendo con una mano sul petto ferroso dell’amico, invitandolo a risedersi -… non è che non mi fidi, però non mi fido…-
Tossicchiò appena, incurvano il viso e il lungo naso verso la faccia stupita del cyborg, che lo osservava curioso di sentire le sue perplessità.
-Ehm… Boss…- sussurrò imbarazzato, arrossendo e incurvandosi ancor di più verso il compagno -… non è niente di… ehm… ecco… pervertito, ciò che vuoi raccontare, vero?-
Franky si alzò in piedi offeso, incrociando le braccia al petto e fissando imbronciato il cecchino.
-Ma per chi mi hai preso?- sbottò, sedendosi sulla sua sedia e dando le spalle al ricciolo –Per Sanji, forse? Non sono mica così pervertito, io!!! Mai oserei spiare i nostri due fratelli in un loro momento intimo…-
-Oh scusa, Boss!!!!- lo abbracciò per le spalle piagnucolando Usop, invocando perdono –So che sei super e che mai faresti un’ oscenità del genere, ma conoscendoti appunto, non si può mai sapere…-
-Tranquillo fratello!!!- gli indirizzò il pollice alzato il carpentiere, sorridendogli e facendogli l’occhiolino da dietro la lente scura dei suoi occhiali -… so bene che me lo hai chiesto solo per proteggere l’innocenza del fratello Chopper e di Cappello di Paglia….-
-Oh Boss…-
-Oh fratello Usop…-
I due si abbracciarono con forza, come se fossero stati divisi da tempo e che si rivedessero solo ora, dopo anni di divisione.
-Uhm… Robin, che vuol dire “Pervertito”? E che centriamo io e Chopper col proteggere questa innocenza? Chi è? Una persona in pericolo?!?- si grattò il capo da sopra il cappello Rufy, confuso dall’abbracciarsi convulso dei suoi due Nakama.
La mora si limitò a sorridergli, accarezzandogli il capo posato sui pugni sovrapposti sulla tavola.
-Che due imbecilli!!!- soffiò Sanji, rigirandosi sulle labbra il filtro arancione della sua sigaretta -… e poi sarei io il pervertito… idioti…-
-Yohohohoho!!!! Suvvia ragazzi!!!! Franky, forze, siamo curiosi!!!! Racconta, racconta, racconta!!!-
-Si, Boss…- iniziò a pregarlo anche Chopper, sbattendo le sue lunghe ciglia da cucciolo e facendo brillare gli occhi –Racconta… ehm, sempre se si può… o al massimo mi chiudo le orecchie…-
Si portò le zampine sopra il cappello, abbassandosi le orecchiette pelose al copricapo in modo da chiuderle, mentre arrossiva e ridacchiava con la sua esile vocetta stridula per l’imbarazzo.
-Nah… dai fratello…- gli mollò una pacca sulla schiena il cyborg, facendolo inclinare verso il ripiano stracolmo di piatti sporchi del pranzo del capitano -… il Boss non oserebbe mai intaccare la tua innocenza…-
Il carpentiere si schiarì la voce, tossicchiando baritonale, mentre arricciava le labbra emozionato.
-Dunque… era una notte buia e tempestosa…-
-Franky!!!- Sanji lo picchiò sul capo.
-Scherzavo…- ridacchiò quello, strizzando gli occhi sghignazzando. Fece schioccare la lingua e riprese a parlare.
-La festa a Water 7, per la guarigione di Iceberg e il ritorno sull’isola di Rufy e i suoi, era terminata da un paio d’ore, e ora nella grande piscina della Galley Company non restava che solamente il silenzio più abissale delle notte e i resti del banchetto che, il qui presente capitano, si era spazzolato durante la festa…-
 
… tutti erano tornati, barcollanti ubriachi o strisciando pigramente sulle loro gambe, ai rispettivi alloggi, desiderosi di dormire almeno un paio d’ore prima di tornare a lavorare.
Mi aggiravo traballando tra le palme attorno alle mura di cinta esterna della piscina, traballando per il troppo alcol che avevo bevuto, ma deciso più che mai a non voler stramazzare al suolo per la sbronza e per il sonno, che ormai mi si era ancorato ai piedi, appesantendomi i passi, che strascicavo lungo il perimetro della vasca da nuoto. Avevo perso i miei adorati occhiali da sole, e non potevo andarmene a dormire senza prima ritrovarli.
Di sicuro, gli avevo posati da qualche parte, mentre ballavo, evitando così di perderli nella mischia o di non romperli durante una delle mie mitiche pose.
Mi accovacciai dietro due enormi vasi di palme giganti, alzando qualche foglia seghettata degli arbusti, tentando di scovare quegli occhiali furbetti che si stavano nascondendo. Scivolai, o meglio, inciampai sui miei stessi passi, ritrovandomi spiaccicato a terra.
Sorrisi come un ebete, inebriato dall’alcol e dai suoi fumi, mentre si stendevo del tutto contro le fredde mattonelle lisce del bordo piscina, accovacciandomi come un gatto su un cuscino, e lasciando che Morfeo mi tentasse con la sua ninna nanna.
Lasciai divagare i miei occhi lungo il perimetro della vasca da nuoto, ammirando il super riflesso della luce lunare che s’immergeva nell’acqua chiara e immobile, giocando con le piccole onde che si muovevano sul pelo della superficie, ballando pigramente al ricordo della musica che aveva allietato la serata.
C’era un gran caso tutto attorno a me.
Piatti, bottiglie vuote, sedie con le gambe all’aria, tavolini uniti a formare uno sgangherato palco su cui ci eravamo tanto divertiti a ballare e cantare…
Sorrisi, perdendomi nel rivivere le grida di euforia di tutti nel festeggiare la nostra vittoria contro la CP9 e nell’aver salvato Robin da Marineford.
Accidenti, quella si che era stata una festa SUPER!!!!
Improvvisamente, un capo ramato emerse dall’acqua, apparendo dal nulla.
Strabuzzai gli occhi, credendo di avere davanti allo sguardo una sirena e di assistere a una sua spettacolare apparizione.
Mi accovacciai ancor di più dietro ai vasi, per mia fortuna abbastanza grandi da occultare la mia gigantesca figura, curioso di scoprire che ci faceva una sirena ramata nella piscina dell’azienda di Iceberg.
Che fosse un sogno?
Che mi fossi addormentato lungo la piscina per via dell’alcol?
Mah… l’unica era rimanere ad osservare quella leggendaria creatura nuotarmi davanti agli occhi, e bearmi della sua visione.
La sirena nuotò tranquillamente appena sotto la superficie dell’acqua, schizzando leggere gocce brillanti nell’aria, mentre si dirigeva con eleganti bracciate nella parte meno illuminata della piscina.
-Ehi buzzurro…- la sentii ridacchiare, mentre si fermava a poca distanza dal bordo piastrellato della vasca -… non vieni a farmi compagnia?-
Socchiusi gli occhi, tentando di mettere meglio a fuco ciò che stavo vedendo, mentre spiaccicavo il viso contro la pavimentazione fredda del bordo piscina, che pian piano mi stava risvegliando dalla sbronza, scuotendo tutti i miei sensi.
Una figura, che fino a quel momento era stata addossata in piedi al muro di cinta, ben nascosta nella penombra, si avvicinò a dove la sirena galleggiava, con passo strascicato e pigro.
-Mocciosa…- ghignò la figura, esponendosi alla luce della mezza luna che illuminava leggermente il luogo, inginocchiandosi vicino al capo rosso che sporgeva oltre il filo dell’acqua -… se non esci, ti spunteranno le branchie…-
-Prrrr…- gli fece la linguaccia la sirena, ridacchiando e spruzzandogli addosso un po’ d’acqua.
La figura, con indosso i soli bermuda neri, si asciugò mugugnando infastidito alcune gocce di acqua dal viso, incenerendo divertito la sirena, che scappava da lui ridacchiando e portandosi al centro della piscina.
-Inutile scappare, mocciosa…- le urlò lui, buttandosi in acqua e rincorrendola nuotando -… ora me la paghi…-
Con un paio di bracciate poderose e veloci, la raggiunse in un batter d’occhio sulla sponda opposta a quella dove fino a pochi attimi prima stavano ridacchiando, emergendo bagnati proprio sul bordo della vasca davanti ai vasi di palme dietro cui mi nascondevo. Mi appiattì contro il vaso di terracotta, schiacciando il mio ciuffo celeste alle tempie per nasconderlo, mentre permettevo solamente ai miei occhi di sbirciare quella starna scena.
Non volevo farmi scoprire, anche perchè iniziavo a credere che non fosse tutto opera della mia immaginazione, e che forse non stavo nemmeno dormendo.
-Presa!!!!- ringhiò la figura, rivelandosi a me finalmente come Zoro, lo spadaccino di Rufy, mentre afferrava per i fianchi la sirena e la spingeva fuori dalla piscina con una spinta della mano sul suo sedere.
Quella, ridacchiante, si mise supina sulle mattonelle fredde del bordo, lasciando che il fratello la ricoprisse con la sua enorme mole.
Sobbalzai, riconoscendo la sirena, e capendo che in verità era Nami. Accidenti, con quel suo esile e striminzito bikini mozzava il fiato. I suoi capelli rossi e corti, sparsi sulle mattonelle fredde, s’incurvavano in leggere onde di fuoco bagnate dall’acqua della piscina, la stessa meravigliosa e leggera acqua che gocciolava dalla sua diafana pelle illuminata come un diamante dalla luna, la stessa acqua che bagnava il suo costume, facendolo aderire maggiormente alle sue curve, rendendola davvero simile ad una sirena.
Arrossì, preso dall’imbarazzo nel vedere quei due così vicini, ma soprattutto nel vedersi baciare in un modo così passionale.
Di fatti, il fratello, non aveva perso tempo, e non appena si era ritrovato eretto sopra la sorella, si era tuffato a baciarle il colo e il viso, mordicchiandole il profilo del volto, accarezzandole i fianchi e i capelli.
-Ehi!!! Demone Ashura!!! Metti via un po’ di mani!!!- ridacchiò la sorella, abbracciandolo per le spalle e rispondendo ai suoi baci con altrettanti di ardenti e carichi di sentimento sul collo e sulle tempie di Zoro.
Il verde le ghignò contro il collo, sdraiandosi al suo fianco. La baciò ancora, sulle labbra, passandole un braccio attorno alla vita, mentre con l’altro si teneva la testa alzata, perdendo lo sguardo nell’osservarla.
Notai subito gli occhi del fratello brillare di felicità nel potersi posare sulle grazie bagnate della sorella, mentre questa lo accarezzava sul volto e sul peto, asciugandolo dalle piccole gocce che colavano dai suoi muscoli.
Nami sorrideva soddisfatta mentre lo accarezzava, perdendosi a guardarlo in ogni sua sfaccettatura. Posò dolcemente il suo capo contro il petto del ragazzo, strusciando i capelli bagnati contro il collo taurino, mentre baciava a stampo il mento e le labbra incurvate in un ghigno di lui. Mi nascosi meglio dietro le palme, ben sapendo che se mi avessero beccato, il fratello mi avrebbe certamente affettato, mentre la sorella… bhè, so quel che aveva fatto a Califa, e di certo non volevo provarlo anch’io sulla mia pelle!!!
D’altro canto, però, era bello vederli così uniti e innamorati, stretti l’un l’altro mentre si coccolavano teneramente, dimenticandosi per un attimo dei loro problemi e della loro pazza e pericolosa vita da pirati. Sembravano una normale coppia di ragazzi che si godevano una tranquilla notte di carezze a bordo piscina. Niente di più.
Niente pirati, niente CP9, niente taglie spropositate, niente Marina…
Solo loro due, i loro occhi che si incatenavano a vicenda e le loro labbra che si sfioravano in teneri baci d’amore. Non sembrava gli servisse altro per vivere, se non la presenza del compagno.
-Mmm… Mocciosa…- interruppe il loro baciarsi lussurioso il fratello, accarezzando il viso della rossa e facendola stendere sulle mattonelle -… cosa c’è che non va?-
Alzai un sopracciglio sorpreso. C’era qualcosa che non andava? Cosa?
Mi grattai il capo sorpreso.
Eppure mi sembrava che la sorella fosse molto felice di stare con lui a baciarsi sotto il chiaro di luna. Non avevo notato nessun suo malumore o tristezza, ne nei suoi movimenti ne tanto meno nel suo tono di voce.
-Niente…- alzò le spalle lei, accarezzandogli il mento.
-Non mentirmi…- sbuffò Zoro, alzando al cielo lo sguardo -… con me non ne hai bisogno… e poi lo sento che c’è qualcosa che ti distare… una piccola parte di te non è qui con me…-
Nami storse le labbra.
-Tu e il tuo stupido sesto senso…- soffiò, incrociando le braccia al petto -… stavo pensando che forse… forse dovremmo rimandare…-
Ripuntò gli occhi su quelli neri e fissi di lui, aspettando una risposta. Zoro era serio e la fissava silenzioso.
-Intendo dire, che forse dovremmo aspettare che le acque si calmino, prima di dire a tutti di noi…- si spiegò meglio la sorella.
-Ho capito…- le sfiorò i capelli -… lo pensavo anch’io in effetti… hai paura che, se lo dicessimo ora che stiamo assieme, qualche altro membro della ciurma se ne andrebbe come ha fatto Usop… vero?-
Nami si limitò ad annuire, abbracciandolo per la vita e nascondendo il viso contro il suo petto.
-… hai paura che fraintendano, che non capiscano che ci amiamo veramente, che non è sesso ma l’amore di una vita…- continuò Zoro, accarezzandole il capo -… che Sanji, sapendo di noi, se ne vada imitando Usop… e che anche tutto il resto della famiglia si disgreghi… lo so… te l’ho letto negli occhi…-
La sorella alzò il volto dal petto del verde, sorridendogli tristemente.
-Mi manca…- sussurrò appena, così soavemente che dovetti sporgermi dal vaso, dietro cui mi nascondevo,  per sentirla -… Usop, anche se non sembra, tiene unita la famiglia… senza di lui, con chi gioca Rufy? Con chi scherza Sanji? Chi farà ridere composta Robin, con le sue frottole? Chi racconterà quelle assurde storie a Chopper? Con chi fuggirò spaventata nella prossima avventura? Con chi farai a cambio di vedetta tu?... mi manca, mi manca tantissimo…-
Il fratello la baciò leggero sulle labbra, sorridendole.
-Tornerà… tranquilla, Usop tornerà con noi… dobbiamo solo aspettare… di certo si starà inventando mille fandonie da raccontarci per tornare con noi, ma gli mancatolo il coraggio di venire qui a parlarci… forse ci crede arrabbiati con lui… non so…- l’abbracciò forte per la vita, stringendosela al petto -… quello che so, è che tutto tornerà come prima, lo sento… Usop tornerà a giocare con Rufy, a scherzare con quel damerino di un cuoco, a raccontare balle a Chopper mentre Robin ridacchia di lui, a scappare spaventato con te dai nemici e a far cambio di vedetta con me… dobbiamo solo dargli tempo…-
La sorella lo ascoltò sorridente, per poi aggrapparsi al suo collo e baciarlo con forza. Riuscì a farlo sdraiare sulla schiena, portandosi sopra di lui mentre continuava a baciarlo con foga.
-Cosa farei senza di te…- biascicò, spostando i suoi baci sulla ampia fronte del fratello ghignate -… si, è vero… dobbiamo solo aspettare… l’importante, intanto, sarà stare uniti… stare insieme e non dividerci… aspetteremo ancora prima di dire agli altri di noi due… solo qualche giorno…-
Zoro annuì, stringendola per i fianchi, ghignandole sorridente.
-Si... aspetteremo il ritorno di Usop… perché una cosa così importante, come noi due, la deve sapere tutta la famiglia, nessuno escluso… fino a quel momento continueremo a strare insieme di nascosto, purtroppo, ma va bene lo stesso… perché, l’importante è che ci sia tu… con me… tutto il resto verrà poi…-
Nami sorrise, tornando a baciarlo sulle labbra, mentre il fratello ghignava compiaciuto e io, sorridente per quelle calde parole d’affetto, mimavo con le dita le mie pose super, festeggiando per loro e la loro unione, senza però farmi beccare.
-Mocciosa… l’hai mai fatto in una piscina?- si alzò a sedere Zoro, di punto in bianco, prendendola per i fianchi e facendola sedere sulle sue gambe.
-No…- negò l’altra, fissandolo sorridendo maliziosa.
-Uhm… allora sarà un’esperienza nuova per entrambi…- e ghignando, la strinse a se buttandosi in acqua, e rimanendo in apnea per alcuni minuti sotto il livello della superficie, facendomi un po’ preoccupare a dir la verità, prima che Nami riemergesse ansimando.
-Idiota!!! Ma che volevi farmi annegare?!? Ringrazia il cielo che ti amo, altrimenti ti avrei già ucciso!!!-
-E tu ringrazia il cielo che ti ricambio, o saresti diventata una zitellona dai capelli da strega!!!- gli fece una linguaccia il fratello, scappando dagli spruzzi rabbiosi d’acqua di Nami, mentre questa lo rincorreva nuotando…
 
… del resto, poi, non ricordo altro. Dev’essermi addormentato per la sbornia… al mattino seguente, mi svegliai ancora dietro i due vasi di palme, ritrovando però i miei occhiali dentro il taschino della mia camicia… credetti di aver sognato tutto, ma quando vidi galleggiare sul filo dell’acqua, il pezzo superiore del bikini bianco della sorella, fui certo che quello che avevo visto era stato tutto reale… e che di certo quei due si erano dati alla pazza gioia, quella notte, giocando al biologo marino e alla bella sirena, in mezzo alle onde della piscina…-
Il carpentiere concluse il suo racconto sghignazzando, scrollando la testa per quel suo ultimo pensiero.
-Sigh… non credevo di esservi mancato così tanto…- singhiozzò Usop, nascondendo le lacrime con il braccio -… sigh… sob… prometto di non lasciarvi mai più, contenti?-
-Mica tanto…- sbuffò Sanji, mentre Chopper si scagliava contro il cecchino per abbracciarlo con forza, insieme a Rufy .
-Nakama per la vita!!!!- urlarono i tre, mentre il resto della ciurma scuoteva la testa sconsolato.
-Yohohohoho-ho… non sapevo aveste vissuto così tante avventure, prima di incontrarmi…- posò il mento su un palmo scavo Brook rivolgendosi a Robin, ripensando a tutti i ricordi che erano stati raccontati dai suoi compagni e a cui, purtroppo, non aveva potuto partecipare.
-Le più belle le dobbiamo ancora vivere…- sorrise la mora.
-Come anche le più avventurose…- gridò Rufy, alzando nell’aria le braccia e urtando un cameriere che stava spreparando la tavola dei pirati.
-Bhè, speriamo di non incontrate più posti spaventosi come Thriller Bark almeno…- tremò Usop, abbracciandosi impaurito al ricordo con Brook, che scoppiò a ridere per il terrore di quell’episodio.
-Già… anche perché nell’arcipelago Florian non c’era uno straccio di raggio di sole… a che mi servono gli occhiali da sole, se non ci sono raggi da cui difendersi?!?- soffiò il Boss.
-Puoi sempre non indossarli…- affermò logicamente Sanji, alzando al cielo gli occhi.
-Sei fuori, fratello?!? Non saperi più così SUPER!!!!- rispose ovviamente Franky.
-Io non vorrei mai affrontare un’altra avventura come Thriller Bark solo per non vedere più piangere di dolore Nami…- sussurrò Chopper, abbassando tristemente lo sguardo al pavimento.
-Nami?!? Quando mai la mia dolce sirena ha pianto di dolore, in quell’avventura?- si stupì il cuoco. Robin, Franky e Brook osservarono curiosi la renna dottore.
-Bhè... ecco…- si sentì al centro dell’attenzione il medico -… in quei giorni in cui Zoro ha sempre dormito per riprendersi…-
Rufy e Usop posarono il capo sulla tavola, fissando seri il compagno.
-Chopper…- lo chiamò il capitano -… ti va di raccontare?-


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Capitolo 6
*** Chopper racconta: Thriller Bark ***


ANGOLO DELL’AUTORE:
A Phoenix_passion, CapitanJollyRoger, Carin e Pokemaster90 che non si sono ancora stancati di me…

Zomi
 

 

CHOPPER RACCONTA: THRILLER BARK

 

 

Chopper storse le sue piccole labbra scure in una smorfia triste di dolore.
Non voleva ricordare.
No, non voleva riaprire quel cassetto pesante e doloroso chiamato Thriller Bark.
Ci aveva impiegato troppo tempo per rinchiudere tutte le sue paure e terrori, riguardo a quell’avventura, in quel piccolo cassettino buio nascosto nel suo animo, sforzandosi poi di cancellarlo e dimenticarlo del tutto.
-No, non voglio…- scuoté le corna la piccola renna, aggrappandosi con forza alla sua sedia -… fa ancora troppo male…-
Un esile raggio di sole pomeridiano filtrò dalle lerce e putride finestre del locale, rovesciandosi sul tavolo dei Mugiwara, ad illuminare il centro del ripiano, donandogli un leggero alone nocciola.
La luce tenue e timida, si nascose tra i bicchieri rimasti sul tavolo, giocando a nascondino con il proprio riflesso, mentre i pirati si perdevano nel seguirla con gli occhi, lasciando divagare i ricordi sui giorni lontani trascorsi nell’arcipelago Florian.
-Perdonatemi, amici, ma non voglio ripensare a Thriller Bark: è stato il preludio dei terribili avvenimenti dell’Arcipelago di Sabaudy e della nostra divisione…-
Chopper tirò su con il naso, abbassando lo sguardo sulle sue zampette scure, strette tra loro in una tremante morsa.
-In effetti non piace nemmeno a me ricordare quei giorni…- sbuffò Sanji, muovendo nell’aria la mano e fissandone l’ombra riflettersi sul legno del tavolo.
-L’abbiamo rischiata grossa…- storse le labbra Usop, appiattendo il mento contro il ripiano, mentre Chopper annuiva alle sue parole.
-Avremmo potuto perdere alcuni Nakama…- sorrise al cuoco e all’archeologa Franky.
-Nami sarebbe potuta diventare la moglie di quel depravato di Absolom…- ringhiò iracondo Sanji, prendendo fuoco sulla sua sedia, spento rapidamente da Brook con un estintore in mano.
-AAAAHHHH!!!!- grido Rufy, battendo un pugno sul tavolo e alzandosi in piedi –Sono solo stupide paure, queste!!!-
Puntò le mani sul ripiano, stringendo nei palmi il legno umido e freddo che lo componeva, mentre osservava negli occhi ogni suo Nakama.
-Si, Thriller Bark poteva segnare la nostra fine, ma così non è stato, anzi…- con un tonfo si risedette sulla sua sedia, incrociando le braccia al petto e sorridendo con il suo solito sorriso spontaneo e allegro -È stata l’avventura più tosta e divertente di tutte, fin ora… abbiamo sconfitto un componente della Flotta dei 7, abbiamo conosciuto nuovi amici come Laura, abbiamo aggiunto un nuovo membro alla famiglia…- prese ridacchiando Brook sotto braccio, stringendoselo accanto -… e abbiamo fatto la festa più mitica del Grande Blu in stile gotico!!!!-
-Yohohoho-ho… hai ragione Rufy!!!! Quella volta si che abbiamo fatto tremare le mura del castello di Moria!!!!-
-Vero… e poi ti ricordi quanto abbiamo ballato e cantato?!?- si unì ai due Usop, abbracciando per l’arto arto scheletrico il canterino.
Robin sorrise dell’allegria spontanea e veritiera che il suo capitano riusciva a far nascere in tutti loro, coinvolgendoli in pazze feste senza senso e senza fine. Con sguardo bonario, guardò Chopper, ridacchiante per l’improvvisato balletto che quei suoi tre compagni avevano appena iniziato.
-Sai…- gli sussurrò, catturando la sua attenzione -… è vero, i ricordi racchiudono in se felicità e dolore per sempre… ma noi siamo qui, e un dolore portato in tanti è meno pesante e triste…-
La renna annuì, sbattendo gli occhi umidi di lacrime.
-Ok!!!!- gridò, alzando nell’aria le sue zampe, e interrompendo la danza del suo capitano –Vi racconterò ciò che ho visto ha Thriller Bark… però voi non dite a Nami che ve l’ho raccontato io, se no poi mi picchia…-
-Tranquillo, fratello!!!! Saremo muti come pesci!!!!-
-Yohohoho-ho… si, si… manterremo il segreto…-
Chopper prese un profondo respiro, chiuse i suoi teneri occhi per darsi coraggio, e riaprendoli iniziò a parlare.
-Mi aggiravo di notte per i corridoi di Thriller Bark, in ricerca di qualche garza sterile o medicinale utile, dimenticato lì dai pirati di Moria prima della loro fuga… il buio e le tenebre che aleggiavano tra le mura si erano dissolte grazie ai canti e alle grida di gioia di tutti noi durante i festeggiamenti, e le gradini fiaccole che Franky aveva accesso per illuminare il castello, cancellavano ogni ombra e anfratto buio che lo caratterizzavano…
 
… Uscì silenzioso da una piccola stanza che doveva essere stata la cambusa medica, rigirandomi tra gli zoccoli due rotoli di garze sterili e qualche scatola d’antibiotici.
M’incamminai lungo il corridoio, soppesando la situazione medica di tutti voi.
Non eravate messi poi tanto male, e sembrava che la musica di Brook giovasse a farvi star meglio. Rufy ormai si era ripreso benissimo dallo scontro con Moria, e non restavano che pochi graffi sul suo viso, come esile traccia di quella dura lotta.
Sospirai pesantemente, fermandomi nel corridoio, lasciando che la forte e lucente fiamma di una lanterna ingigantisse la mia ombra alle mie spalle.
Se Rufy si era ripreso, non potevo di certo dire lo stesso di Zoro.
Lui continuava a dormire in quel suo coma silenzioso e di pietra, insensibile alle mie medicazioni e al chiassoso festeggiare degli altri.
Da ormai tre giorni riposava privo d’espressioni in un letto di fortuna che avevamo trovato in una stanza del castello, di semplice paglia e ricoperto da un leggero lenzuolo, ma che era bastato come letto ortopedico per ricucire tutte le sue ferite e stabilizzarlo.
Presi un profondo respiro, riprendendo a camminare. Era notte fonda, tutti dormivano sparsi qua e là sui pavimenti dell’edificio, russando a ritmo del Liquore di Binks, che ancora risuonava tra le mura.
Stavo per mettere piede nella grande sala in cui si era tenuta la festa per gran parte di quei giorni, per controllare lo stato dello spadaccino, quando sentì un singhiozzo echeggiare da dentro l’enorme stanza.
Rimasi pietrificato nel corridoio, convinto più che mai che si trattasse del pianto inconsolabile e morto di un fantasma che infestava il castello. Tremante, presi tra le zampe la croce che portavo al collo e che Usop mi aveva dato per proteggermi dai malefici di Thriller Bark, lasciando cadere a terra i medicinali che avevo trovato. Presi un respiro profondo, strisciando lungo la parte fredda di pietra che avevo dietro le spalle, avvicinandomi all’uscio della sala.
Sporsi tremante di paura il naso oltre lo stipite di marmo, affacciandomi nella stanza.
Stesi a terra, russanti e dormienti, molti membri della ciurma di Laura arredavano il pavimento, cullati dal chiarore della luce lunare che filtrava tra la nebbia densa e grigia che aleggiava attorno alla nave di Moria, riuscendo coraggiosamente a introfularsi all’interno di essa. Nascosto nella penombra del corridoio, ero invisibile agli occhi del fantasma, che singhiozzava inginocchiato a terra sotto ad una finestra aperta. Si stringeva le mani al volto, tentando di soffocare le sue lacrime e i suoi sussulti. Un leggero alone bianco lo circondava, dandogli la tipica aura dei fantasmi.
Deglutì impaurito, mentre tentavo di avanzare verso di lui e scacciarlo. Stavo per mettermi ad urlare, quando un leggero raggio di luce, fuggito da una nuvola densa e nera che occultava la luna, penetrò dalla finestra, illuminando il fantasma.
Sorrisi sollevato, riconoscendo la figura inginocchiata a terra come Nami, e il leggero alone che aveva creduto di intravedere non era altro che l’orlo ricamato del suo vestito rosso.
Provai ad avanzare di un passo, per avvicinarmi a lei e chiederle cosa la rendesse tanto triste da farla piangere, quando mi resi conto che si trovava inchinata proprio accanto al letto di emergenza di Zoro, e che una sua mano stringeva forte una immobile e atona dello spadaccino. Un singhiozzo le fece tremare lo sterno, mentre con il palmo della mano libra, Nami si asciugava alcune lacrime che le rigavano il bel viso. Strinse con forza le labbra, incurvandole in una triste espressione di dolore, mentre accarezzava la zazzera verde del compagno.
-Zoro…- la sentì mormorare, mentre tornavo a nascondermi oltre la porta della sala -… Zoro, ti prego… ti prego… ti prego, svegliati…-
Alzai le sopracciglia sorpreso.
Certo mi ero accorto che Nami, da quando avevamo ritrovato Zoro privo di sensi e ferito nel guardino della nave, non lo aveva lasciato mai solo un attimo, che lo aveva sempre medicato lei con cura e attenzione, che non si era lasciata coinvolgere dai festeggiamenti come sempre faceva. Mi ero accorto che cercava di nascondere una tristezza tetra e dolorosa con il suo sorriso solare e la sua risata cristallina, dalla quale però sfuggiva una tonalità di nervosismo e preoccupazione. Credevo che tutto ciò dipendesse dal legame d’amicizia che la legava a Zoro, da quel loro rapporto di litigare e gare di beute, e che il non poter festeggiare con lui la rattristasse. Ma quel suo piangere nascosto a tutti noi, espresso con quella tristezza estrema  e sfruttando la nostra assenza, e il suo tono di voce rotto dal pianto e quasi morente, mi fece trasalire di sorpresa.
Scossi la testa, e tornai ad ascoltarla.
-… Zoro, buzzurro mio, ti prego, ti scongiuro, ti imploro: svegliati… sono tre giorni che mi fai perire qui, non muovendo un solo tuo muscolo, restando sempre fermo e immobile su questo letto… ti prego Zoro, apri gli occhi, guardami…-
Si asciugò una lacrima, avvicinandosi al viso muto dello spadaccino.
-Zoro, ti prego… buzzurro mio, non ce la faccio più… non dormo da tre giorni aspettandoti… ti prego, torna da me… apri quei tuoi meravigliosi occhi neri… sorridimi… ghigna…- le lacrime tornarono ad inumidirle il viso, scivolando come gocce di pioggia giù dai suoi begli occhi -Zoro… ci siamo sempre detti che l’importante è che ci sia tu… che non importava il quando e il dove, l’importante era amarsi l’un l’altro… ma come faccio ad amarti se tu non ci sei? Come vivo io, senza di te? Che m’importa d’esserci, se tu non ci sei?- tirò su con il naso, mordendosi il labbro inferiore -… si, l’importante è che ci sia tu, ma per la miseria, tu ci devi essere…-
Scoppiò a piangere disperatamente, abbracciandolo per le spalle, mentre infossava il viso rigato di lacrime sulla sua gola, bagnandola del suo dolore, invocandolo ancora, ripetendo sempre più straziatamente il suo nome e implorandolo di svegliarsi.
Mi erano venuti i lacrimoni agli occhi anche a me, nel vederla così disperata e singhiozzante. Mi era chiaro ormai che lo amava, che senza di lui, per lei la vita perdeva di significato. Mi asciuga una lacrima, tentando di non piangere e di non farmi scoprire.
-Zoro…- piangeva ancora Nami, gridando di disperazione -… ti prego… ti amo, non puoi lasciarmi così.. ti prego, svegliati… svegliati,amore… svegliati amore mio…-
Affacciai il volto oltre lo stipite, reggendomi su di esso stringendolo tra le zampette. Tra le lacrime di perdita di Nami, intravidi con mio sommo stupore un leggero movimento. Piano, le dita callose e bronzee di Zoro si contrassero, e leggermente con fatica si mossero sul lenzuolo su cui erano posate.
-A-amore…?!?-
Un sussurro leggero e baritonale fermò i singhiozzi di Nami, facendole alzare il viso dal collo di Zoro e posare il suo sguardo umido sul viso ghignante di lui.
Sorrisi entusiasta, spalancando la bocca nel vedere gli occhi di Zoro aprirsi e fissare quelli di Nami brillare di vita.
-… non… non.. non mi avevi mai chiamato Amore…- sghignazzò, accarezzandole tremante una mano.
-Z-zoro…- balbettò Nami, per poi buttarsi a braccia aperte su di lui e riempirlo di baci su tutto il viso, ridendo felice e accarezzandolo sul petto vestito di bende.
-Oh Zoro… Zoro!!!!- rideva, baciandolo in ogni dove –Ti sei svegliato, ti sei svegliato…-
Lo baciò con passione sulle labbra, facendolo ghignare compiaciuto, mentre rispondeva a quel suo bacio d’amore.
-Non potevo non svegliarmi, sentendomi chiamare da te in quel modo… non l’hai mai fatto…- ridacchiò sottovoce, ancora troppo debole per prenderla in giro con tutta la sua voce forte e energica, ma sorridendo comunque per essere stato chiamato a quel modo.
-Non l’ho mai fatto per paura di offendere il tuo smisurato orgoglio, anche se per me sei sempre stato il mio amore…- si asciugò le lacrime Nami, accarezzandogli dolcemente il viso sorridendo.
Zoro si abbandonò al suo tocco, addossando il viso sul palmo delicato e diafano della sua mano, mentre ghignava delle carezza che gli venivano donate.
-Nami…- mormorò, tentando di dirle qualcosa, ma lei lo fermò, baciandolo.
-Ssssh… tranquillo, risparmia le energie… lo so, buzzurro mio, lo so… ti amo anch’io…-
Zoro sorrise rilassandosi, contendo che lei avesse capito ciò che voleva dirle anche solo ascoltando quel suo leggero sospiro. Il respiro di Zoro si fece più regolare, e il suo sguardo si puntò deciso e fiero sul viso di Nami, mentre lei teneramente lo accarezzava con gesti lenti e delicati, sfiorandogli la zazzera verde, muovendola nella penombra della sala, mentre si stringevano una mano ciascuno, decisi a non voler lasciarsi mai.
Gli occhi di Nami avevano riacquistato il loro denso e vivo color cioccolato che per quei tre giorni avevano perso, e il suo sorriso, ora sereno e brillante, sembrava curare Zoro molto meglio di qualsiasi altra medicina…
 
… gli lasciai soli, quella notte. Solo il mattino dopo, quando Nami venne a cercarmi per dirmi, con quel suo meraviglioso sorriso, che Zoro si era svegliato, accorsi da lui per visitarlo… lo trovai ancora stanco, ma decisamente energico e pieno di voglia di muoversi… forse, il miglior medico per lui in quell’occasione, fu solamente l’amore che Nami gli aveva trasmesso in quelle ore di coma dormiente, non abbandonandolo mai e standogli sempre accanto…-
Chopper abbozzò un timido sorriso rosso d’imbarazzo, rigirandosi gli zoccoli tra loro per le sue tenere parole romantiche.
Robin sorrise dolcemente, appoggiando il viso sui palmi delle sue mani, annuendo al dottore e alla verità che aveva visto nei gesti della cartografa.
-Amore…- sbuffò una nuvoletta di fumo Sanji, buttando la testa all’indietro, abbandonandosi contro la sedia, facendola dondolare sorridendo -…non credevo che il Marimo fosse tipo da gradire certi nomignoli affettuosi…- commentò, aspirando un’altra zaffata di tabacco.
-Credo che anche lui, come ogni altro uomo al mondo in fin dei conti, apprezzi essere l’amore dalla propria donna, avendo quindi la vera prova che è solamente lui il ritratto dell’amore sulla terra per lei…- sospirò Usop, perdendosi ad immaginare le dolci labbra di Kaya incurvarsi a chiamarlo con quelle esile 5 lettere.
-Uhhh… fratello Usop romanticone!!!!- lo canzonò Franky, spintonandolo con una gomitata, facendolo arrossire.
-Suvvia… concediamoglielo…- ridacchiò Chopper -… di sicuro Zoro non gradirebbe affatto che noi sapessimo di questo tenero episodio…-
-Yohohoho-ho… anche perché non si è concluso semplicemente  a Thriller Bark…-
-Che intendi dire…?- s’incuriosì Sanji.
-Oh bhè… sai, anch’io ho scoperto la relazione tra Zoro e la dolce Nami, ascoltando di nascosto una loro conversazione… è accaduto tutto a…-
-GELATO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- Rufy saltò a piè pari sul tavolo, battendosi il petto con entrambi i pugni –VOGLIO UN GELATO!!!!!!!!!!!!!-
I suoi Nakama, sconvolti dal suo entusiasmo e da quell’urlo immondo, restarono paralizzati sulle sedie.
-MA CHE TI SEI RINCRETINITO?!?- lo colpì con un pugno Sanji, rimettendolo a suo posto, guardandosi attorno, sperando che nessuno l’avesse visto –VUOI CHE CI RICONOSCANO?!?-
-Io voglio un gelato…- mugugnò Cappello di Paglia, incrociando le braccia al petto e imbronciando le labbra in una mogia espressione capricciosa.
-Ti sei abbuffato fino a 5 secondi fa?!? Come puoi avere ancora fame?!?- sbraitò  Sanji, trattenuto a forza sulla sua sedia, e dal pestare a sangue il suo capitano, da mille soavi e leggiadre mani di Robin, fiorite dal pavimento e strette attorno al corpo furioso del cuoco.
-Non sono passati 5 secondi dalla fine del mio spuntino…- puntualizzò il moro, scuotendo la testa da sommo saggio -… solo il tempo di tre brevi ricordi… e poi io non ho detto che ho fame: ho detto che voglio un gelato… giusto per digerire…-
Un pugno robotico zittì il moro, che si ritrovò sul cranio un fumante bernoccolo pulsante e rovente, mentre il resto dei suoi compagni scuotevano sconsolati il capo.
-Sigh… nessuno mi capisce…- piagnucolò Rufy, mentre Robin gli accarezzava il capo leso, sorridendogli dolcemente.
-Suvvia capitano…- lo consolò -… aspetta il racconto di Brook e poi prenderemo un enorme gelato assieme…-
Rufy sorrise gioioso alla proposta dell’archeologa, abbracciandola.
-OK!!!!!!- gridò, sedendosi a gambe incrociate sulla sedia –Perfetto… anche perché non voglio perdermi il ricordo di Brook per ordinare il mio bel gelato di 5 piani e 30 mila gusti…- si leccò di baffi il pirata, dalla cui bocca già pendeva un’enorme goccia di saliva appiccicosa e trasparente.
-Yohohohoho-ho…- rise il canterino afro –… vedrai capitano… il mio racconto ti sazierà comunque…-

   

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Capitolo 7
*** Brook racconta: l'Arcipelago di Sabaudy ***


ANGOLO DELL’AUTORE:
A Mitica Rosa_pessima 94, Phoenix_passion, Carin e Pokemaster90 bravi studenti che ho deviato dall’apprendimento con le mie boiate…

 

Zomi
 

 BROOK RACCONTA: L'ARCIPELAGO DI SABAUDY
 

 
-Uhm…-rimuginò il moro, serrando gli occhi pensieroso e puntando il mento sopra ai due pugni sopraposti posati sul tavolo -… davvero il tuo racconto mi sazierà, Brook?-
Lo scheletro rise divertito, posando il cranio niveo sui palmi scavi delle mani ossute.
-Yohohoho-ho… in senso figurato, mio capitano…-
-Uhm… il senso figurato non mi riempie molto lo stomaco…- si portò le mani alla pancia Cappello di Paglia, massaggiandola e cercando di calmare il suo ringhiare affamato.
-Taci Rufy…- soffiò scocciato Sanji, invitando con un cenno del capo un cameriere ad avvicinarsi -… se proprio vuoi mangiare, ordina pure… basta che poi ci fai ascoltare in silenzio il ricordo di Brook…-
-SIIIIII!!!!!- esultò il moro, gettando le braccia in aria stendendo con un pugno il povero cameriere che gli si era avvicinato.
-Uh, uh, uh… anch’io gelato, anch’io…- saltellò sulla sedia Usop, mentre Chopper aiutava il povero lacché steso al suolo.
-Glip… i si-signori desiderano…?- barcollò il ragazzo in divisa, reggendosi traballante sulle sue gambe.
-Allora… io vorrei…- iniziò Rufy, sorridendo accontentato -… una coppa extra gigante tremila gusti con scaglie di cioccolato, più sciroppo al miele e glassa…-
-Io invece vorrei un cono stracciatela cioccolato…- aggiunse Usop.
-Io alla fragola…-
-Anch’io alla fragola come quello di Chopper…- si mosse in una posa Super Franky, spaventando il cameriere per il suo balzo improvviso e artistico.
-Altro che ciurma di pericolosi pirati… siamo un asilo nido…- scuoté sconsolato il cuoco, reggendosi in una mano la fronte, pulsante di rabbia per il comportamento dei suoi Nakama. Robin sorrise dolcemente, mentre anche Brook si aggiungeva all’ordinazione del dessert con l’aggiunta di una coppa di fior di latte.
-Bhè… ora che siamo tutti a posto… ridacchiò Rufy, sfregandosi le mani, mentre seguiva con lo sguardo il cameriere oscillare per la locanda, fino ad appoggiare l’ordinazione sul ripiano del bar -… sono curioso di sentire il tuo racconto Brook…-
-Si, anch’io…- saltellò sulla sua sedia Chopper, alzando le orecchiette verso la melodiosa voce del canterino.
-Si fratello… racconta!!!!-
-Non tenerci sulle spine, violinista…- gli sorrise dolce Robin, osservandolo interessata.
-Prima hai detto che l’episodio di tenerezza tra quel babbuino algato e la mia dolce crostatina, avvenuto a Thriller Bark, non si è concluso lì…- Sanji disegnò nell’aria con il fumo della sua sigaretta un castello oscuro, lasciando che la nebbiolina acre gli arricciasse le labbra. Brook annuì semplicemente.
-Quindi il malessere di Zoro…- rimuginò Franky -… ha avuto alcuni effetti sul suo rapporto con la sorella?-
Il cranio afro oscillò divertito, dondolando ambiguo.
-Diciamo che, qualunque cosa sia successa allo spadaccino sulla nave di Moria…- puntò lo sguardo su Robin e Sanji, sorridendo ammiccante -… ha fatto preoccupare parecchio la dolce navigatrice…-
-E cioè?!? Su Brook!!!! Racconta!!!!- Rufy saltò con le sue elastiche gambe sulla sedia, facendo tremare tutto il pavimento del locale.
-Yohohoho-ho… come vuoi capitano…- ridacchiò il canterino, sistemandosi la chioma afro, smossa dalla curiosità energica del suo Nakama. Con sguardo nero e sorridente, lo scheletro osservò il cameriere avvicinarsi al loro tavolo, offrendo a ciascuno di loro la propria ordinazione, prima di allontanarsi in fretta da quella tavolata di pazzi.
-Sapete…- parlò, assaggiando il suo gelato, mentre la luce pomeridiana giocava con il metallico cucchiaino della coppa -… anche quella volta stavamo facendo merenda tutti assieme sul ponte della Sunny, insieme alla dolce sirena Kayme, a Pappagu e Hacchan… Sanji aveva preparato una buonissima crostata con le pere prese dal castello di Moria, creando un grazioso dessert…
 
… stavamo tutti mangiando sul ponte erboso, dirigendoci tranquilli sull’Arcipelago di Sabaudy, su consiglio del buon uomo polpo e dei Dokuro Raiders, per far rivestire la nostra nave e poter raggiungere tranquillamente l’Isola degli Uomini Pesce.
Nel breve tragitto dal covo di Duval e dei suoi, all’arcipelago, non avevo distolto per un solo momento i miei occhi dalla bellissima e sorridente Kayme.
Non avevo mai visto una sirena, e potermi sedere accanto ad una dalla così splendente bellezza, mi faceva scoppiare il cuore di felicità (anche se il cuore ormai non ce l’avevo più da tempo)!!!!
Ero ammaliato dai suoi smeraldi crini, e il suo bel viso ovale era perfetto…
-Yohohoho-ho… dolce Kayme!?!? Di che colore hai le mutandine? Ma le sirene indossano le mutandine?!? Yohohohoho-ho!!!!-
La sirena aveva riso divertita, più dal calcio tuonante e dolorosa che Nami mi aveva dato, però, che dalla mia domanda.
-Ma ti sembrano domande da fare?!? Razza di maniaco scheletrico!!!!-
-Yohohoho-ho… la mia era una semplice curiosità… yohohoho-ho…-
La navigatrice si era spalmata una mano sulla forante, borbottando frasi sconnesse sull’insanità mentale di tutta la ciurma.
-Oh dolce Nami!!!!! Vuoi un po’ di torta?-
Sanji aveva piroettato fino a lei, dal balcone sopraelevato della cucina fin sul ponte, porgendole una fetta enorme della succosa crostata che aveva cucinato, salvandola dall’appetito instancabile di Rufy. Nami aveva fissato silenziosa la fetta di dolce, lasciando però che il suo sguardo attraversasse il piatto, perdendosi in strani e oscuri pensieri. I suoi dolci occhi sembrarono oscillare nell’ombra delle vele, macchiandosi di lievi nubi nere.
Senza dare risposta al cuoco, aveva alzato il capo fin sulla cima dell’albero maestro, puntando i suoi leggiadri occhi di cioccolata sulla palestra dove Zoro si era richiuso fin dalla partenza della Sunny.
La vidi sospirare pesantemente e, afferrando veloce il piatto che le offriva Sanji, si diresse senza dare spiegazioni verso le reti d’appoggio legate ai lati della nave.
Sanji piroettò dirigendosi ad offrire un po’ di caffé a Robin, seduta attorno al tavolo in cui mangiavamo.
Rimasi fermo a fissare la figura della navigatrice arrampicarsi fin sopra l’albero maestro, per poi entrare decisa nella palestra dello spadaccino. I suoi occhi, che iniziavo a conoscere così pieni di vita e brillanti, mi erano parsi opachi, annebbiati da un’ombra buia e pensierosa, pesante come mille montagne.
Ero entrato da poco nella ciurma, e non credevo ancora di aver raggiunto quel grado d’amicizia che mi permetteva di chiederle cosa la turbasse, ma il vederla anche solo per un attimo, o forse nemmeno per quello, così cupa e pensierosa, mi aveva chiuso lo stomaco.
Non ci pensai due volte e, svuotato il mio piatto di dolce, seguì la rossa fin dentro la palestra di Zoro. Aprì piano la porta della stanza, appiattendomi contro la parete esterna di essa, in modo da riuscire a poter vedere e sentire cosa si dicessero i due all’interno, ma che allo stesso tempo non si accorgessero di me.
Dal piccolo spiraglio che mi ero aperto, socchiudendo l’uscio, riuscii a vedere che Nami, con la sua solita grazia e gentilezza, si era seduta a cavalcioni sopra al corpo steso a terra e sudato di Zoro.
-Mocciosa!!!!- si dimenava il verde, tentando di togliersela di dosso, prendendole con forza i suoi delicati polsi e allontanandoseli da lui.
-Sta fermo, idiota!!!- lo zittì lei, muovendo nell’aria le sue mani, strette con decisione attorno a due rotoli di garze sterili, recuperati dalla valigetta del pronto soccorso che il medico di bordo aveva lasciato nella palestra in previsione di qualche dolore del ancora malconcio spadaccino.
-Togliti!!! Pesi un macello!!!- sbuffò ghignando Zoro, mentre la navigatrice gli immobilizzava le braccia sopra il suo capo verde.
-Imbecille!!!- lo colpì con la mano libera, facendogli spuntare un enorme bernoccolo rosso sulla fronte –Lo faccio per te!!! Sei ancora convalescente!!! Non dovresti sforzarti!!!-
Con espressione imbronciata e sguardo cupo, la rossa, iniziò a bendargli lo sterno, ricoprendo alcuni leggeri tagli rossi che lì lo ferivano, stringendo e accarezzando a ogni nuovo strato le garze.
-Chopper ha detto che hai bisogno di riposo…- gli ricordò, finendo di fasciarlo -… non dovresti affaticarti combattendo o allenandoti così pesantemente…- con sguardo di brace fulminò i pesanti pesi che lo spdaccino aveva usato fino al suo arrivo per esercitarsi.
-Sto bene…- sbuffò Zoro, incrociando le braccia sotto il capo, e fissando le delicate mani delle ragazza sfiorargli lo sterno medicato -… Chopper esagera…-
Nami non gli rispose, abbassando lo sguardo sull’addome che accarezzava. Piano, Zoro, si mise a sedere, lasciando che lei restasse addossata a lui.
La strinse per le spalle, abbracciandola forte contro il suo petto, mentre posava ghignando il suo mento tra i suoi capelli rossi.
-Che hai mocciosa? È da un po’ che sei strana… e non dirmi che hai il ciclo, che lo so che non è periodo…-
Nami non mosse nemmeno le labbra, tentando di ridere alla sua battuta, ma lo abbracciò di rimando semplicemente, infossando il viso sul suo collo. Strusciò appena la fronte contro la gola dello spadaccino, non emettendo parola.
Non mi sorprese il loro comportamento così affettuoso e dolce.
Avevo notato i loro sguardi nascosti e significativi a Thriller Bark, conoscevo quel loro squadrarsi attento e protettivo, e lo sfiorarsi delicato e furtivo con cui si accarezzavano velocemente: si amano.
Lo sospettavo e quel loro stringersi delicato ma con forza, ne era la prova definitiva.
Sorrisi della dolcezza in cui il samurai stringeva a se la navigatrice, che teneramente lo accarezzava con la punta delle dita sulla schiena.
-Ho paura…- sussurrò d’un tratto Nami, reggendosi con disperata forza al suo collo -… ho paura di perderti…-
Lo spadaccino le accarezzò il capo con tenerezza, strusciando il mento contro le sue tempie, mentre le mani di lei sfioravano le ferite di Thriller Bark che lo segnavano.
-Ve tutto bene mocciosa… sto bene…- tentò di tranquillizzarla.
Lei si scostò dal suo petto, puntando i suoi occhi colmi di lacrime verso lo sguardo nero e profondo di lui. Gli accarezzò con mano tremante il viso, sfiorandogli le basette verdi e circondandogli con i palmi la gola.
-No…- scuoté il capo ramato -… non è vero, non stai bene… lo vedo… vedo quanto sei debole e affaticato, quanto ti stanchi anche solo per camminare sul ponte… lo vedo e lo sento… lo sento quando mi baci, quando il respiro ti manca e affanni per ritrovarlo… non stai bene buzzurro, e io non posso permettermi di perderti… sei troppo importante per me…- posò la fronte contro quella ampia e sudata di lui, sussurrandogli contro le labbra e continuando ad accarezzarlo suo profilo del volto -… ho paura di perderti… e non dirmi che stai bene, perchè lo sento che una parte di te soffre e ha bisogno di riposare… quindi, per favore, Zoro, per favore, arrivati sull’arcipelago, non t’immischiare in guai o casini vari… lascia che per una volta siano gli altri a divertirsi menando le mani… resta qui sulla nave e riposati…-
Era una supplica disperata, sussurrata come una preghiera rivolta al più alto dei Kami, ma che difficilmente l’orgoglio del samurai avrebbe ascoltato.
Zoro le accarezzò il viso, circondandoglielo con le mani grandi e calde. Lo asciugò di quelle poche lacrime che lo avevano bagnato mentre parlava, lasciano poi scivolare tra le dita i corti capelli rossi di lei.
-Non posso… lo sai…- le rispose, facendole tremare triste le labbra -… il dolore che provo non può fermarmi… se non lo sconfiggo, non raggiungerò mai il mio sogno…-
Le scostò alcuni ciuffi di capelli che le oscuravano il viso, fissandola dritta negli occhi.
-Non posso accontentarti, mocciosa mia… mi dispiace… ma sappi che, se non mi do tregua e riposo, continuando ad allenarmi, lo faccio anche per te, non solo per il mio obiettivo…- l’abbracciò con maggior forza -… perché se riuscirò a diventare il miglior spadaccino al mondo, allora riuscirò anche a difenderti da ogni tipo di pericolo che c’è nel Grande Blu… non posso, mocciosa mia, non posso fermarmi…-
Nami abbassò lo sguardo sulle sue mani strette attorno ai lembi aperti della camicia a righe dello spadaccino, annuendo sconfitta. Non tentò di fargli cambiare idea con altre suppliche, ricorrendo alle lacrime come ricatto o mettendo il broncio.
No, lei per amore accettò la sua scelta.
Con sorriso stretto, lo baciò a fior di labbra, chiudendo i suoi begli occhi per asciugare le lacrime. Con dolcezza, Zoro le accarezzò il viso, sorridendogli complice.
-Lo sai…- le sussurrò ancora, baciandole la fronte e le guance -… non farei mai niente per farti soffrire… se so che posso farcela, allora ce la farò… l’importante…- le prese la mani e le baciò, facendole riaprire gli occhi -…è che ci sia tu… quando diventerò il migliore, voglio che tu ci sia al mio fianco, a festeggiare e gioire con me…-
La baciò ancora, sulle mani, sull’incavo delle braccia, sulla lieve scollatura della maglia bianca con i fiori sul colletto, sulla gola, sulle labbra. Nami rispose ai suoi baci, baciandolo con lievi schiocchi, mentre Zoro si liberava dalle fasciature che gli impedivano i movimenti. La strinse al petto, costringendola a inclinare di piacere la schiena per il travolgente bacio che si stavano scambiando, al quale arrossì imbarazzato ed emozionato allo stesso tempo.
Era travolgente, spasmodico, come se potesse essere l’ultimo che si sarebbero scambiati per tanto tempo. Nami accarezzava la nuca verde con gesti calcolati e precisi, carezze che si erano formate dopo notti e notti di amore segreto. Zoro si permetteva di giocare con la ciocca ribelle dei ramati capelli di lei, piegandola in lievi spirali attorno al suo dito, lasciandola poi libera di volare nella sua mano.
-Quando sarò il migliore…- le soffiò socchiudendo gli occhi -… sarai orgogliosa di me, e più nessuno ci impedirà di essere felici insieme…-
La rossa sorrise, baciandolo a fior di labbra.
-Ti amo, buzzurro…- si staccò, piegandosi all’indietro per afferrare qualcosa oltre le loro figure abbracciate.
-Anch’io, mocciosa…- le baciò il collo, strusciando il naso contro la sua pelle diafana.
-Su… tieni, mangia…- gli porse il piatto con il dolce che Sanji le aveva dato -… hai bisogno di reintegrare gli zuccheri persi con l’allenamento…-
Zoro ghignò sadicamente, schioccando la lingua mentre nei suoi occhi una strana luce brillava.
-Aaaa…- spalancò le ganasce.
-Che?!?- sbottò lei, sgranando gli occhi e capendo che aveva in mente il verde –Scherzi?!?-
-Assolutamente no…- sghignazzò quello -… l’hai detto tu, no? Sono ancora convalescente… e quindi devi assistermi…-
-Ma sei scemo?!? Non sono mica un’infermiera io!!! Ringrazia il cielo che non ti abbia addebitato di già il servizio incamera, piuttosto di reclamare tanto!!!-
Lo spadaccino strinse i fianchi della rossa, portandosela contro al suo bacino, dove iniziò a strusciarsi su di lei.
-Uhm… infermiera…- ghignò -… ti ci vedo sai… calze a rete, minigonna bianca, stetoscopio nella scollatura abbondantissima, magari una giarrettiera…-
-Scordatelo!!!!- arrossì Nami, puntandosi contro il suo petto, tentando di allontanarlo -… non ci pensare nemmeno… sei convalescente e hai bisogno di riposo, invece che… che…-
-Sesso?!?- suggerì lui, baciandole il collo -… uhm… si dice che abbia facoltà mediche miracolose, sai…-
Il piatto con la fetta di dolce si spiaccicò sul suo viso ghignate, fermando ogni suo impulso e tentativo di saltare addosso a Nami, sulla cui fronte pulsava una rossa vena di imbarazzo e furia. Con due dita, la navigatrice si sfregò gli occhi.
-Un maniaco… sto con un maniaco…-
-Mmmgh… stregg… gghnnn…- mugugnò il verde, rimuovendo dal volto i resti del dolce.
-Ma taci, almeno!!!!-
Un pugno mise fine alla discussione, zittendo molto violentemente Zoro e le sue lamentele…
 
… di quel che accadde dopo, non penso ci sia bisogno dir nulla: arrivammo all’Arcipelago di Sabaudy, ci dividemmo, Kayme fu rapita e portata alla Casa d’Asta, grazie all’intervento di Rayleigh riuscimmo a salvarla e poi noi tutti…- Brook lasciò la frase a metà, sospirando pesantemente.
Franky e Sanji sghignazzavano per la figuraccia di Zoro raccontata dallo scheletro, non turbati dal ricordo della loro divisione. Ormai, quella, era acqua passata, e rinvangare il passato era del tutto inutile. Ora, erano di nuovo assieme e l’Arcipelago di Sabaudy non rappresentava più la loro più grande sconfitta, ma la loro grande rinascita.
-Hi hi hi hi… Marimo!!!! Ben ti sta, depravato!!!!- gridò, battendo un pugno sul tavolo Sanji, mentre il boss se la rideva divertito.
-P-posso riaprire le orecchie?!?- chiese timidamente Chopper, che si era otturato le sue esili orecchiette quando lo scheletro aveva iniziato a raccontare delle carezze troppo profonde della coppia. Robin annuì alla renna, sorridendo del suo imbarazzo.
-Io non ho capito…- si grattò il capo Rufy, leccando la sua coppa di gelato, ormai trasparente e vuota –Che centra Nami con le infermiere? È Chopper il medico di bordo… se Zoro sta male, deve andare da lui…-
-Amico… sei ancora troppo piccolo per certe cose…- lo prese sotto braccio Franky, sghignazzando, mentre Robin accarezzava il capo confuso del suo capitano.
-Sapete…- sospirò Usop, che se ne era rimasto zitto per tutto quel tempo -… è triste...-
Franky e Sanji smisero di ridere, osservandolo stupiti.
-Che vuoi dire, Usop?- chiese Chopper, mentre si lisciava le orecchie, liberandole dal formicolio che le intorpidiva.
Il cecchino fece roteare il cucchiaino della coppa del gelato di Rufy, lì al suo fianco, sospirando.
-Quella è stata l’ultima volta che Nami e Zoro hanno potuto starsene un po’ per conto loro ad amarsi…-
Robin annuì seria. Dopo quei teneri e segreti baci, erano stati divisi per due anni. Due anni, trascorsi lontani, divisi, soli. Se per tutti loro era stato difficile essere divisi dai loro Nakama, per loro due doveva essere stato anche peggio. Non vedere, sentire e nemmeno sapere che fine avesse fatto la persona amata, doveva averli fatti impazzire.
-Non deve essere stata facile per loro…- affermò seria.
-Non sapere che fine avesse fatto la mia Dea ramata, deve aver fatto perdere il senno al Marimo…- rimuginò Sanji.
-Nemmeno Nami dev’essersela vista tanto bene… in fin dei conti, l’ultima volta che ha visto il fratello, era sotto il piede di Kizaru, minacciato dalla lama della sua spada di luce e in fin di vita…-
Brook annuì serio a Franky, non accennando nemmeno a una piccola risata.
-Credete…- aprì bocca Chopper, per poi richiuderla con forza, serrando le labbra scure.
-Cosa?- lo spronò Robin.
-Credete... credete che nonostante questi due anni trascorsi, Nami e Zoro si amino ancora?-
Tutti lo fissarono atoni e sorpresi.
-Insomma, non fraintendetemi…-mosse nell’aria le zampette velocemente il medico –… sono una coppia perfetta e piangerei a dirotto se si lasciassero… ma, dopo tutto questo tempo, in cui sono stati divisi… insomma, il dottor Hilk mi diceva sempre “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore”… e se…-
-AAAHHHH!!!!- urlò Rufy, interrompendolo –No, no, no!!! Sono certo che Nami e Zoro si amino ancora come la prima volta!!! E se no io, che li ho lasciati soli a fare?!? Ad amarsi sulla Sunny, sicuramente!!!!-
-Si Chopper…- si unì a Cappello di Paglia Usop -… non devi temere…-
Con una leggera pacca sulla spalla pelosa del medico, il cecchino gli sorrise, facendogli l’occhiolino.
-E poi, devi sapere che il qui presente Capitan Usop, Re dei Cecchini, ha la prova certa che la nostra cara navigatrice e lo spadaccino si vogliano ancora un bene infinito…-
-Davvero?!?- s’illuminò la sorridente renna, annullando ogni sua preoccupazione.
-Ma certo!!!! E ora te lo dimostrerò!! Apri le orecchie, amico mio: è il turno di Capitan Usop di raccontare!!!-



 

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Capitolo 8
*** Usop racconta: l'Isola delgi Uomini Pesce ***


ANGOLO DELL’AUTORE:
A Phoenix_passion, Carin e Pokemaster90, TwinElis, unici coraggiosi che commentano sempre: siete i miei Eroi!!!!!

Zomi


 

 USOP RACCONTA: L’ISOLA DELGI UOMINI PESCE
 

 

 

I piccoli occhietti nocciola della renna brillarono a forma di stella, irradiando luce nella penombra della taverna.
-Oh Usop…- invocava invaghito dei racconti del cecchino Chopper, stringendo le zampe in preghiera verso il ricciolo, in piedi sulla sua sedia e in posa.
-… racconta…- implorava il dottore, in ginocchio sulla sua seggiola, ammaliato dalla luce potente e folgorante che illuminava il corpo del compagno.
-Come vuoi Chopper…- annuì sorridendo Usop, portandosi una mano a coppa al mento e l’altra ferma al suo fianco, mentre si molleggiava sulle gambe tese, in piedi sulla sedia ad occhi chiusi -… esaudirò il tuo desiderio, amico mio…-
Potenti raggi di luce rischiaravano la figura eroica del pinocchio, risaltando la sua chioma riccia e scura e il suo fisico scultoreo.
-Ma come ci riesci? Mitico!!!!- urlò eccitato Rufy, incantato dalla fluorescenza epica dell’amico, e non accorgendosi per niente dei raggi di luce che Franky, ridacchiante e in combutta con il cecchino, aveva acceso sul suo petto, portando la sua enorme mole dietro al copro del moro per appunto dargli quella brillantezza tipica delle visioni celesti.
-Caro amico…- affermò serio Usop, fissando divertito il suo capitano -… solo gli eroi come me, hanno questa mitica fluorescenza naturale…-
-Ohhhhh…- si portarono al viso le mani Chopper e Rufy, restando abbagliati dallo stupore.
-E puoi usarla anche di notte per leggere?- chiese, saltellando sul posto, Cappello di Paglia, spalancando gli occhi che gli ardevano di curiosità.
-Ma certo…- annuì Usop.
-E per girare per la Sunny senza dover accendere le luci?- alzò le orecchie interessato Chopper.
-Ovvio…-
-E anche per…-
-MA PIANTATELA, BABBEI!!!!-
Un poderoso e furioso calcio di Sanji zittì l'imminente domanda di Rufy, colpendo sia lui che la renna, sua complice nella innocente stupidità di credere alle fandonie del cecchino, e atterrando al suolo anche il grande ed eroico Capitan Usop, che mugugnava dolente contro le scivolose assi di legno del pavimento.
-Yohoho-ho… suvvia Sanji, stavano giocando…- ridacchiò Brook, sorseggiando un caffé.
-STAVANO GIOCANDO?!?- sbottò al culmine della rabbia il biondo –Sono tre cretini!!! E tu, idiota…- si rivolse nervoso al carpentiere, mettendo in bella mostra una vena pulsante e rossa che si dibatteva dall’ira sulla sua fronte -… tu, non credere ti scamparla!!! Sei il complice idiota di questo fanfarone dal naso lungo… oddio, sono circondato da decelerati mentali!!!!-
Il povero cuoco, al limite dei suoi nervi, si accasciò sulla sua sedia, borbottano frasi sconnesse sul suo destino crudele e ironico, sbattendo ripetutamente il capo contro la tavola.
-Esageri sempre, Sanji…- ghignò Franky, rifoderando le sue lampade pettorali -… era solo per dare un po’ di risalto al racconto di Usop… per fare un po’ di scena…-
-Yohohoho-ho… per creare l’atmosfera…- si schiacciò contro il fianco di Robin lo scheletro, tentando di abbracciarla.
L’archeologa, sorridente per quella piccola baruffa che speso caratterizzava la vivacità dei suoi Nakama, scivolò dalle braccia tese e fredde del canterino, allontanandosi da lui e andando a prendersi cura del percosso capitano, che mugugnava asfaltato a terra.
-Ohi ohi…- si lamentò Chopper, risedendosi al suo posto -… che dolore!!! Acc… devono essere questi i tanto famosi crampi di gioia nell’essere Fan del Capitan Usop…-
-No, fratello, si chiamano percosse gratuite alla Sanji incavolato…- ghignò il carpentiere, facendo sorridere la renna.
-Umpf… comunque anch’io la prossima volta voglio le luci di scena…- mugugnò Rufy, accoccolandosi tra le braccia di Robin, che lo abbracciavano ed accarezzavano curative del grande bernoccolo che dondolava sul suo capo.
-Eh mi spiace… copy right di Usop il Grande…- sorrise Usop, canzonando il moro.
-Oddio!!! Ma che è oggi? La giornata dei saldi? Ogni due scemenze, una cretinata in omaggio?!? Basta!!! Usop racconta…- sbuffò una nuvoletta di fumo nell’aria il cuoco, offendo a Robin il latte per il suo thè caldo.
-Oh si vero… uhm…- si mise a riflettere il ricciolo -… è successo tutto alla festa al Palazzo Ryuuguu sull’Isola degli uomini Pesce…-
-Yohohoho-ho… allora il tuo è un ricordo fresco, fresco, eh Usop?-
-Si, Brook… e devo dire che, se anche è stata un bellissima esperienza vedere Zoro e Nami insieme, me la sono vista proprio brutta…-
-E perché?- Chopper inclinò la testa su un lato, posandola sulle sue zampette.
-Oh bhè, diciamo che è stata tutta colpa di Sanji…- indicò con il pollice verso il biondo, Usop, mentre questi lo fissava non capendo.
-Suvvia amico…- gli diede una pacca sulle spalle il cecchino, per rincuorarlo -… di certo non ne hai ricordo, messo come eri messo… comunque, se ben ricordate, alla festa erano presenti tutti i sudditi e i reali dell’isola… il banchetto infinito e straripante di delizie sfamava tutti i presenti, riuscendo per fino a saziare Rufy e il suo appetito infinito… anch’io mi ero dato libero sfogo sulle delizie culinari tipiche della cucina degli uomini pesce, e forse, ripeto, forse, avevo un po’ esagerato…
 
… la pancia mi brontolava dolorante per il troppo cibo stipato dentro di lei.
Continuavo a strafogarmi, mai sazio delle succose portate che abbondavano sul banchetto, rimpinzandomi a mani piene delle mille succose delizie che mi brillavano davanti agli occhi.
Le carni, le salse, i contorni e i meravigliosi dessert danzavano davanti a me, invitandomi a servirmi di loro e a saziare il mio appetito.
Io avrei voluto volentieri mangiare ancora, assaggiando tutte le prelibatezze che mi si offrivano davanti agli occhi, facendomi salivare a dismisura e solleticandomi l’acquolina in bocca, ma il mio stomaco aveva raggiunto il suo limite.
Stanco del mio ingurgitare, brontolava e si dimenava, facendomi traballare le budella nello stomaco, mentre continui rutti e sbuffi di aria mi risuonavano tra le ganasce, appesantendomi lo stomaco e rendendomi acre e salato l’alito.
Una leggera sonnolenza mi appesantiva lo sguardo, costringendomi a sfregarmi gli occhi di continuo per tenerli aperti, distraendomi dalla festa e rendendomi difficile godere appieno la compagnia dei miei Nakama e dei nostri nuovi amici.
Stanco, sbadigliando mi addossai ad una colonna della sala principale del palazzo, tentando di restare sveglio ascoltando la travolgente musica che faceva danzare tutte le sirene presenti quella sera, e che suonava infinta tra le mura di marmo e gli arazzi reali rossi.
Sbadigliai ancora, strizzando gli occhi affaticati, reggendomi lo stomaco stracolmo.
-Usop…-
Un’esile e leggera voce mi chiamò, costringendomi a concentrami nell’identificare, tra le nebbie della mia stanchezza, Chopper che si avvicinava a me.
-Usop… ti andrebbe ti occuparti di Sanji, per un po’?- mi chiese dolcemente, offrendomi il cuoco svenuto che reggeva tra le braccia.
-Ma che gli è successo?!? – sobbalzai, vedendolo sanguinare dal naso copiosamente balbettare delirante frasi sconnesse e mezze mangiucchiate.
-Ha ballato per tutta la sera con centinaia di sirene diverse… io l’avevo avvertito, ma lui ha voluto fare di testa sua… non ha retto l’overdose di bellezze marine…-
Di certo, le coloratissime e arcobalene code di sirena, accompagnate dalle suadenti labbra sorridenti, i capelli mossi dalle correnti marine e gli sguardi ammaliatrici e femminili, avevano mandato in tilt l’esile e Don Giovanni cervello di Sanji, che non aveva retto a lungi prima di cedere sotto alla bellezza tipica delle dolci sirene, ricominciando a sanguinare dal naso come era accaduto quando aveva rivisto, dopo due anni di lontananza, Robin e Nami.
Scuotendo sconsolato le corna, Chopper mi affidò Sanji, posandolo delicatamente tra le mie braccia, mentre sospirando tornava tra la folla della festa.
Presi il cuoco sotto braccio, reggendolo alla meglio e peggio per le spalle, incamminandomi verso un buio corridoio che collegava la sala principale alle stanze interne del palazzo, con l’intento di trovare un alloggio abbastanza tranquillo in cui poter fra riposare sia lui che il mio dolorante stomaco.
Sbuffando, m’incamminai nel buio del corridoio, guardando di sfuggita i vari dipinti del Re e della Regina dell’Isola degli uomini Pesce, avanzando distratto e appesantito dalla mia scorpacciata nell’oscurità, oscillando come un onda per il peso del cuoco che mugugnava addossato totalmente a me.
Camminai per un po’, soffiando e sputacchiando qua e la, fino a che, stanco, non mi addossai a una parete, mollando a terra Sanji, non riuscendo più ad avanzare di un solo passo reggendo lui e la mia povera pancia dolorante e intasata.
Sanji mugugnò perso nei suoi sogni, schiantandosi sul tappeto rosso che ornava il centro del corridoio, appiattendo il viso sanguinolento e sognate nella moquet, mentre il suo sedere restava alzato contro la parete.
Lo fissai scuotendo la testa, incredulo del suo vergognoso punto debole femminile. Non osavo pensare che sarebbe successo se avessimo dovuto approdare ad Amazon Lily per far visita a Boa Hancock: non avrebbe retto nemmeno il tempo di assaggiare l’aria che abitava sull’isola!!!
Lo presi per un polso, strattonandolo per la giacca scura, tentando di spostarlo da lì, ma non riuscii a muoverlo di un passo.
Raggiunsi a mala pena l’angolo della parete che costeggiavo, strattonando lui e reggendomi con la mano libera lo stomaco, sbuffando stanco e a corto di forze.
-S-sirene…- iniziò a mugugnare Sanji -… sssssiiirennnneeee…-
Lo mollai a terra nuovamente, appoggiandomi al bordo fresco del muro, lasciandolo borbottare delirante contro il tappeto, mentre ancora invocava le sue adorate sirene.
Non avrei mai raggiunto una stanza tranquilla in cui riposare di quel passo, per di più la pancia mi doleva parecchio e si dimenava infastidita e dolorante.
Avevo bisogno di una mano…
Una risata, lieve e divertita, proveniente dall’altro lato del muro a cui ero addossato, avanzò nella mia direzione.
Mi affacciai oltre l’angolo della parete che incurvava il corridoio, vedendo ridere e avanzare verso di me Nami. Provai un senso di sollievo nel vederla, certo che mi avrebbe dato una mano a trascinare Sanji in qualche alloggio, ma non appena vidi dietro di lei la possente e buia figura di Zoro ghignare divertito stringendola per una mano, tutti i miei muscoli si fermarono sul posto, imponendomi di non emergere dal mio nascondiglio.
Silenzioso, mi appiattii contro la parete, aprendo al meglio le orecchie e, grazie al mio infallibile sguardo, osservare di nascosto i miei due Nakama e quel loro in assoluto inusuale stringersi per mano.
Con un tonfo, Zoro bloccò Nami contro la parte opposta a quella da cui li spiavo, posando le mani grani e scure sui suoi fianchi bianchi e nudi, mentre affondava la testa sulla sua gola, baciandola con foga mentre lei sorrideva in estasi.
Nami chiuse gli occhi a mezza luna, abbandonandosi totalmente ai suoi baci, abbracciandolo per le spalle e lasciando che la sua bocca le arrossasse il collo per esteso, addossando il capo ramato contro la parete.
Spalancai gli occhi incredulo, alzando le sopracciglia al cielo e strozzandomi quasi con il mio respiro per ciò che vedevo.
Oh Kami!!! Ma che stava facendo Zoro? E perché Nami gli consentiva di toccarla e baciarla a quel modo, senza nemmeno alzare una mano per punirlo con uno dei suoi micidiali pugni? Che fossero ubriachi spolpi entrambi?!?
Le labbra di Zoro risalirono lungo la gola diafana della navigatrice, baciandola e mordicchiandola qua e là, lasciando leggeri segni rossicci sulla pelle, mentre raggiungeva le labbra semi aperte di lei, da cui leggeri e continui mugugni di goduria risuonavano.
-Mocciosa…- sussurrò Zoro, accerchiandole il viso con le mani, e posando la fronte contro la sua, baciandola ancora a fior di labbra..
-Buzzurro…- mormorò appena lei, mentre una piccola lacrima le scivolava lungo uno zigomo, bagnandole la guancia e un labbro che si arricciava in un felice ed etereo sorriso.
Zoro la baciò, asciugandole la lacrima e stringendo tra le dita i suoi lunghi capelli rossi.
-Sono qui… sono qui mocciosa.. ora sono qui…- le diceva muovendo le labbra contro le sue, baciandola e venendo baciato a sua volta da lei.
-Mi sei mancato così tanto…- lo abbracciò per il collo Nami, baciandolo con passione e foga -… mi ripetevo che dovevo resistere, resistere… che presto saremmo stati di nuovo assieme… che nessuno più ci avrebbe divisi… che l’importante sarebbe stato esserci, qui, ora, insieme…- riaprì gli occhi, rivelandoli bagnati ma felici, mentre gli accarezzava dolcemente il viso, baciandolo su ogni centimetro di pelle.
-Che l’importante è che ci fossi stato tu, quando saremmo tornati assieme… e ora eccoci, qui, insieme, tu ed io, e tu ci sei… tu ci sei, Zoro…-
Lo spadaccino si fiondò a baciarla lussurioso, stringendola furioso a se, abbracciandola con una mano sulla vita e l’altra sulla gola, arricciando alcune ciocche di capelli rosso fuoco alle sue dita tremanti d’emozione.
Lo vidi spingerla contro il muro, baciandola con una passione tale e una bramosia di sentirla sua, che quasi mi stupii che la parete a cui erano addossati non prendesse fuoco per il loro sentimento.
Affaccia maggiormente il viso oltre il muro, per vederli meglio.
Mi davano le spalle, o meglio, Zoro mi dava le spalle, continuando a baciare e accarezzare ardentemente il corpo di Nami, bloccato tra lui e il muro, che si aggrappava al suo collo e alle sue spalle, desiderosa di non dover mai più staccarsi da loro.
Mi colpì l’ardore che Nami impiegava nel baciare Zoro, così disperatamente con un’incredulità incredibile nel poterlo di nuovo abbracciare. Piccole lacrime le bagnavano ancora il viso, ma mi era chiaro che fossero lacrime di gioia e non di dolore come mi era parso per la prima. Zoro l’accarezzava dolcemente, con estrema delicatezza e attenzione per non nuocerle assolutamente.
Era incredibile che mani così muscolose e potenti, che con pochi colpi avevano atterrato Hodi Jones proprio quel giorno, e che ora, con una delicatezza e amore cos’ profondi e attenti, accarezzavano e sfioravano Nami, che sorrideva innamorata di lui, abbandonandosi totalmente al suo tocco, baciandolo di rimando e con profonda devozione, con cura particolare nel baciargli le nuove cicatrici che sfoggiava, tentando di curarle con le sue attenzioni.
Zoro si distanziò da lei un attimo, ghignando e spostandole un ciuffo ribelle che le era caduto sul viso, baciandole la fronte e facendola sorridere per la sua delicatezza.
-Devo dirti una cosa importantissima, mocciosa… una cosa che non ti ho detto mai, ma che se non te la dicessi ora, credo che morirei di certo…-
Nami annuì, abbracciandolo per le spalle e baciandolo sul mento, strusciandosi contro di lui.
-Nami…- le alzò il viso Zoro, ghignando del suo affetto -… io… io…- posò le sue sottili labbra contro quelle carnose e in attesa di lui di Nami -… io ti amo..-
Nami tremò spalancando gli occhi, fissandolo e stringendolo e con una forza pazzesca a se, baciandolo su ogni lembo di pelle e cicatrice.
-Oh buzzurro mio… Zoro… anch’io, anch’io ti amo… oh buzzurro mio, non me lo avevi mai detto… mi dicevi solamente “anch’io” o iniziavi a balbettare come uno scemo.. io… io.. oh Zoro.. ti amo, ti amo, ti amo!!!!-
Sobbalzai per la passione e l’audacia del bacio che Nami diede a Zoro, travolgendolo in una danza spettacolare di labbra e carezze senza fine ne inizio.
Zoro la baciò a stampo, accarezzandole il viso raggiante di felicità.
-Dovevo dirtelo… avevo già perso fin troppo tempo fino ad oggi… ti amo, Nami, e ti amerò per sempre…-
Riprese a baciarla, abbracciandola con forza.
Non avevo mai nemmeno pensato che tra loro due vi fosse un qualcosa di tanto forte e profondo a legarli come l’amore, ma di certo, quel loro baciarsi innamorato e la disperazione del loro abbraccio, dei loro copri che si rincontravano dopo due anni di separazione, mi assicurarono che quei due si amavano alla follia e che il loro sentimento era puro e sincero.
Rimasi ammaliato dall’attenzione che Zoro impiegava nel sfiorare Nami, e nella cura con cui lei invece lo baciava e accarezzava, amandolo con i suoi gesti e con le sue cure tenere. Sorrisi, addossandomi tranquillo alla parete.
Era bello vederli così innamorati e felici nel potersi ritrovare, e non m’imbarazzava assistere alle loro effusioni, perché erano belle e armoniose, come se i loro animi si stessero amando proprio davanti ai miei occhi.
Chiusi gli occhi, rilassandomi addosso al muro. Sentivo che il mal di stomaco mi stava passando, o almeno così credevo, prima di sentire un leggero fruscio si mosse al mio fianco.
-SSSIIIRRREENNNNNEEE!!!!-
Sanji, sonnambulo nel suo delirante sogno di sirene, si agitava sul tappeto, strisciando come un verme alla ricerca di qualche sirena.
-Sirennneeee… Sirena Nami… Sirena Robin… Sirena Shiraoshi… Sirena Kayme… sirene, sirene, sireneeeeeeee!!!!-
Mi buttai su Sanji, tremando freddo e tentando, mentre il cuoco si dimenava in overdose amorosa tra le mie braccia, di zittirlo tappandogli la bocca con entrambe l e mani, prima che Zoro e Nami lo sentissero. Fu tutto inutile!!!
Un luccichio accompagnò lo scattare secco e rapido dell’elsa di Zoro, mossa dallo spadaccino nel sentire le grida del cuoco.
-Chi è là?- gridò minaccioso il verde, voltandosi verso di noi armato, mentre la navigatrice continuava a baciarlo sulla mascella.
Presi Sanji per la collottola e lo spiaccicai a terra gettandomi su di lui, pregando il mio buon protettore di proteggermi dall’ira di Zoro. Lo sentì muoversi verso di me, alzando un passo in mia direzione.
Mi vidi passare davanti agli occhi tutta la mia gloriosa esistenza, mentre zittivo con il palmo della mano i mugugni nervosi di Sanji, che continuava a biascicare frasi senza senso.
-Vieni fuori se non vuoi…- tuonò serio il verde, ma Nami gli tappò la bocca con un bacio.
-Ssshhh…- sussurrò con voce lussuriosa -… non era niente… su… vieni… ti voglio… ora… subito…-
Sentì Zoro sghignazzare, mentre con Nami in braccio si allontanavano da me e da Sanji, in coma passionale post-sirena…
 
… finalmente trovai una stanza dove riposarmi e dove poter gettare Sanji… al mio risveglio, dopo un sano sonnellino digestivo, trovai accanto a me Rufy, Jinbei, Zoro e Nami nella stanza, tutti a confabulare dei pericoli del Nuovo Mondo che presto avremmo incontrato…-
Usop sorrise, perdendo lo sguardo nel suo ricordo.
-Uhm…- soffiò nell’aria una zaffata di fumo Sanji -… ricordo quella notte... mille adorabili sirene mi danzavano intorno, scappando dai mie baci e dai miei abbracci... e poi c’era una sirena brutta dal naso lungo che invece non si staccava mai da me… era bruttissima…-
-SIRENA BRUTTA?!? EHI, TI HO SALVATO DALL’IRA DI ZORO, IO!!!!- sibilò il cecchino, non gradendo la battuta del biondo.
-Sigh… che romantico il fratello… finalmente ha detto seriamente ciò che prova alla sorella… oh, è tutto così SUPER!!!!!-
-Su, su Franky… non piangere… se no fai piangere anche me… yohohoho-ho!!!-
-Che teneri!!!!-ondeggiò sulla sedia Chopper, intenerendo lo sguardo dolce di Robin.
-Si…- annuì tenera l’archeologa -… nonostante la lontananza, hanno continuato ad amarsi sempre, come se non fossero mai stati divisi…-
-Già… da Alabastra d oggi, Zoro e Nami hanno continuato ad amari sempre, senza sosta ne tentennamenti…- sorrise Usop.
-L’unica cosa che mi dispiace, è che non ci abbiamo ancora detto niente…- storse le labbra Chopper.
-Ma in fin dei conti, noi tutti sappiamo di loro… forse se glielo dicessimo noi che sappiamo di loro due, e che ne siamo felici, avrebbero meno paura del nostro giudizio…-
-Credi che sia per questo che non ci hanno ancora detto niente, Franky? Il nostro giudizio su loro due?- si accarezzò il pizzetto Sanji, riflettendo.
-Bhè, siamo la loro famiglia… credo che la nostra opinione valga molto per loro…- annuì Brook.
Con un salto potente ed energico, Rufy saltò sul tavolo, facendola traballare e dondolare sulle sue esili gambe di legno, zittendo  compagni..
-HO DECISO!!!!- urlò al gruppo,che lo osservava stupito –CORRIAMO ALLA SUNNY E DICIAMO A NAMI E A ZORO CHE SAPPIAMO TUTTO DI LORO!!!!-
Senza aspettare risposta dalla ciurma, Cappello di Paglia si catapultò fuori dalla locanda, correndo a perdi fiato lungo le stradine della piccola città, ridendo e scorrazzando divertito da casa in casa, saltando sui ciottoli delle vie, gridando felice e alzando un gran polverone dietro di lui.
-RUFY!!!!!- urlò Sanji, alzandosi dalla sedia e sbraitando indemoniato, facendo bella mostra di una fila di affilati e taglienti denti squalini –RAZZA DI IDIOTA!!!! DOVE CORRI?!?-
-CAPPELLO DI PAGLIA!!! FERMO!!!!- corse dietro al moro Franky, partendo a razzo dal tavolo e ribaltando nella sua corsa sedie e altri commensali, ubriachi e non, della taverna.
-Dobbiamo fermarlo, prima che arrivi alla Sunny!!!- si accerchiò il viso tremante di terrore Usop, sbiancando spaventato.
-Perché?- dondolò le orecchiette Chopper, non capendo il panico dei suoi Nakama.
-Oh caro dottore…- ridacchiò Brook, alzandosi anche lui dal suo posto e iniziando a correre con i compagni dietro al loro capitano -… di certo, ritrovatosi soli soletti sulla nave, la dolce Nami e  Zoro, ne avranno approfittato…-
-E di certo quei due ne staranno approfittando ancora …- sbuffò accaldato per la corsa Franky, alzando i suoi occhi a telescopio per individuare  un certo cappello di paglia.
-E se Rufy li becca mentre… bhè, mentre ne approfittano…- restò sul vago Sanji, superando una pila di barili di legno fuori dalla locanda -… a quel demente verrà un blocco della crescita, per non parlare di ciò che potrebbe fargli il Marimo vedendoselo spuntare fuori dal nulla, proprio mentre se la spassa con la mia Dea…-
Chopper spalancò la bocca terrorizzato dall’immagine carbonizzata e affettata del suo capitano, appesa al Jolly Roger dopo il pestaggio sanguinario della coppia.
-Oh no!!!! Dobbiamo salvarlo!!!!!- zampettando veloce, si unì all’inseguimento del moro, lasciando solo Robin seduta al tavolo della taverna.
La mora, tranquilla e beata, si alzò con calma dalla tavola, incamminandosi con i suoi libri verso l’uscita.
L’oste, che proprio in quel momento usciva dalla cucina in cui era stato impegnato tutto il pomeriggio a lavare e scrostare le pentole e le posate unte dal pasto di quella ciurma di matti, strabuzzò gli occhi vedendo il ripiano della tavolata satanica vuoto e silenzioso.
-EHI!!!!- gridò, battendo i pugni sul bancone del bar –DOVE SI SONO CACCIATI QUEI MATTI!?!? NON HANNO PAGATO IL CONTO!!!!-
Tranquilla Robin uscì dalla porta principale, come se non appartenesse affatto alla ciurma devastatrice della taverna, ignorando le urla e gli imprechi del proprietario del luogo, rivolte a lei e ai suoi Nakama. In fin dei conti erano pirati, mica bravi cittadini onesti che pagavano le consumazioni o che pranzavano in silenzio e con educazione.
-TORNATE INDIETRO, BRIGANTI!!!!- picchiò ancora i pugni l’oste, scuotendo nell’aria pesante della taverna un suo cliente ubriacone, tentando di rianimarlo per avere delle informazioni sul gruppo di pirati.
L’archeologa si dileguò sorridente lungo la piccola via centrale della città, camminando placida mentre leggeva un suo libro, dirigendosi senza fretta al porto dove la Sunny era ormeggia. Di certo, al suo arrivo, di tempo per leggere in santa pace ce ne sarebbe stato gran poco.
E mentre la bella mora camminava leggiadra, assorta nella sua lettura, una cagnara immensa e urlante rincorreva, alzando un polverone indecente per la corsa sfrenata, Rufy, che ridendo e reggendosi con una mano il suo cappello, sfrecciava senza sosta per il paese, diretto veloce al porto.
-Dobbiamo fermarlo!!!!- gridò Usop, rincorrendo il moro.
-Si farà ammazzare da Nami!!!! Yohohoho-ho!!! Rufy fermo!!!!-
-È inutile Brook!!!!- sbuffò stanco Chopper –Non ci sente!!!! Dobbiamo raggiungerlo prima che sia troppo tardi…-
-Non gli permetterò di deflorare con il suo sguardo il dolce corpicino della mia sirena ramata, già violentato da quel depravato di un Marimo…- avvampò di rabbia infuocata Sanji, aumentando il passo della sua corsa –RUFY, CRETINO!!! FERMATI!!!!-
Ma Cappello di Paglia non sentiva nemmeno uno dei richiami dei suoi compagni, seminandoli correndo e ridendo felice gli ultimi metri di strada che lo condussero alla banchina del porto. Si lasciò salutare dal gracchiare acuto di qualche gabbiano, che si alzò in volo spaventato dalla sua corsa, mentre il ragazzo di gomma filava tra gli attracchi navali.
Salto, con balzi rumorosi e potenti, sulla passerella della sua nave, che salutò con u sorriso felice, prima di catapultarsi sotto coperta alla ricerca della sua navigatrice e dello spadaccino. Attraversò la cucina come un lampo, raggiungendo la zona notte e aprendo, con forza, tutte le porte delle cabine della ciurma.
L’ultima che aprì, e in cui di certo avrebbe trovato la copia, assente nelle altre stanze, fu la cabina della sua navigatrice. Con un potente spintone, spalancò la porta, urlando e sorridendo entusiasta..
.

 

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Capitolo 9
*** Epilogo ***


ANGOLO DELL’AUOTRE:
A tutti quelli che hanno seguito, ricordato, preferito e commentato questa follia a capitoli. Spero vi sia piaciuta, e che vi siate divertiti come io mi sono divertita a scriverla… grazie!!!

Zomi


 EPILOGO


 

Aprì la porta con una spinta potente, spalancandola verso l’interno con un rumoroso schiocco della serratura.
Sorridendo entusiasta, Rufy mise piede dentro la cabina, ridendo come un matto a occhi chiusi a mezza luna, portandosi le mani ai fianchi allegro.
-NAMI!!! ZORO!!!- chiamò a gran voce i compagni, facendo tremare, con il suo vociare divertito, le tende della finestra che illuminava la stanza.
Nessuna risposta gli fu concessa.
Stupito di non essere ancora stato aggredito da urla, lancio di oggetti vari o fulmini da parte della sua navigatrice, e di nessun rimprovero inferocito proveniente da Zoro, il ragazzo di gomma aprì gli occhi, setacciando la cabina.
La lieve luce rossiccia del tramonto, illuminava pigramente la stanza, colorandola di sfumature chiare e calde, lasciando che la sua luce rosata si mischiasse alla tinta bianca della tenda che sventolava mossa da una leggera brezza per serale.
Sul pavimento e introno a lui, sparsi un po’ ovunque e con gran disordine, si mischiavano i vestiti dello spadaccino con quelli della cartografa. La canotta blu della navigatrice era buttata alla rinfusa proprio davanti alla porta, semi coperta dalla camicia nera del verde tutta spiegazzata e gettata con foga sul pavimento.  Le tre katane di Zoro e lo Sansetsukon di Nami erano addossate contro il comodino alla destra del letto e, a pochi passi dalle lenzuola buttate a terra, vicino ai piedi del giaciglio, scarpe e tacchi di entrambi i pirati si amalgamavano a pantaloni scuri e ad una minigonna a pieghe bianca. Sul pomolo tondo della sponda finale del letto, era appeso, come una bandiera, un reggiseno nero di pizzo, che si reggeva sul decoro del letto modellando una sua coppa su di esso.
Tra le lenzuola spiegazzate e smosse, un paio boxer bianchi con i teschi neri e delle mutandine femminili con merletti vari neri, erano stati abbandonati con furia e disordine.
Con sguardo curioso, Rufy seguì quella mappa di vestiti, raggiungendo con i suoi occhi il letto morbido e di lenzuola rosa della navigatrice, dove proprio in quel momento, lei e Zoro, dormivano indisturbati.
Cappello di Paglia si avvicinò di qualche passo, sorridendo della calma e della serenità del sonno dei suoi due Nakama. Erano abbracciati, coperti alla bene e peggio dall’esile lenzuolo rosato del letto, che non riusciva però a celare l’abbraccio possente e stretto dello spadaccino che accerchiava la vita della ramata.
La navigatrice, stretta al suo uomo, dormiva beatamente circondandogli il capo con le sue mani, che ancora sembravano accarezzarlo, gesto che avevano dovuto compiere fino a pochi secondi prima di addormentarsi.
Lunghe ciocche di capelli rossi nascondevano il viso di Zoro, posato dolcemente sul seno di Nami, dove si era addormentato ascoltandovi il battito del cuore della sua mocciosa, stringendosi a lei ghignando, abbracciandola per la vita e accarezzandola ancora sulla schiena, prima di cadere tra le braccia di Morfeo.
Rufy sorrise intenerito a quell’immagine.
Silenziosamente, prese un lembo del lenzuolo che cadeva dal letto e ricoprì con delicatezza le spalle della sua sorellina, osservando intenerito la sua espressione tranquilla e beata tra le braccia forti e protettrici dello spadaccino, il cui ghigno ancora svettava sulle sue sottili labbra, felice di poter dormire tra le dolci carezze della sua amata.
Con passo muto, il moro uscì dalla cabina, chiudendosi dietro le spalle la porta, sorridendo nel gettare un’ultima occhiata alla coppia.
Lasciò che la porta scricchiolasse acutamente, mentre si incamminava nel corridoio della nave, sentendo i suoi compagni chiamarlo a bassa voce cercandolo nelle varie cabine.
-Sono qui…- alzò una mano al cielo per attirare l’attenzione di Usop, a pochi passi da lui.
-Sssshhhh…- lo zittì il nasone, correndogli incontro e tappandogli la bocca con le mani –Che hai fatto? Che hai fatto?!?- tartagliò preoccupato.
-Io?!?- si indicò il petto Rufy –Niente…-
-Fratello…- corse verso di loro Franky -… perché sei ancora vivo?!? Nami non ti ha picchiato?-
-No…-
-Yohohoho-ho… e perchè?- inclinò il capo afro Brook, emergendo da dietro un angolo del corridoio insieme a Sanji e a Chopper.
-Bhè… dorme…- alzò il pollice verso la porta chiusa della cabina il moro, corrugando la fronte, non capendo l’ansia suoi compagni –Ma che vi prende?!?-
-Fiuuuu…- tirò un respiro di sollievo il Boss, asciugandosi la fronte sudata dalla paura –Ti abbiamo fermato in tempo…-
-In tempo per che?!? Ahhh, lasciamo perdere…- Rufy scrollò il capo stanco di quelle ciarle –Sanji ho fame!!!! Tra quanto si cena?!?-
Il biondo non osò nemmeno replicare e si diresse fumando verso la cucina.
-Tra poco…- sbuffò piccole nubi grigie nell’aria.
-Bene… e mi raccomando: cucina tutto ciò che di buono che sai preparare, che stasera si festeggia…- gridò entusiasta il capitano.
-E che si festeggia?!?- domandò Chopper, incamminandosi con il gruppo sul ponte.
-Ho un presentimento…- ridacchiò il ragazzo di gomma -… sono certo che stasera succederà qualcosa…-
-Cioè, fratello?!?- Franky lo osservò stranito alzandosi dallo sguardo gli occhiali da sole.
-Secondo me, stasera, Nami e Zoro ci diranno tutto…-
-Bah… Rufy, tu sei pazzo da legare…-
-Non è vero Usop!!!! Il capitano ha la capacità di vedere il meglio di chiunque altro nei cuori di tutti noi… e se secondo lui stasera quei due ci diranno tutto, allora lo credo anch’io…- strizzò un occhio al cecchino Brook.
-Già Usop… Rufy quando vuole sa essere molto saggio e maturo…-zampettò sul prato erboso del ponte Chopper.
-Ehi ragazzi!!!! Giochiamo a saltare fino a far oscillare la Sunny?!? Oppure a tuffarci e fingere di essere dei pesci?!? O a nascondino nel porto?!? O a…- propose sorridendo Rufy.
-Ecco… solo quando vuole lui è maturo…- sghignazzò Franky, rincorrendo il moro prima che si gettasse tra le onde del mare, dimenticandosi che non sapeva nuotare.
Tutto il rumoroso giocare dei pirati risuonò con forza tra i corridoi della nave, tamburellando sulle pareti legnose e rimbalzando di cabina in cabina, echeggiando negli alloggi e informando tutti del loro ritorno sulla Sunny.
Disturbata dal chiassoso urlare dei Nakama, Nami alzò il capo insonnolito dal cuscino su cui dormiva, sbattendo le palpebre ripetutamente per capire che stesse accadendo.
-Waaahhh…- sbadigliò stiracchiandosi mentre si metteva a sedere sul materasso -… devono essere tornati tutti quanti... o almeno Rufy, dal casino che c’è…-
Si sfregò gli occhi, tornando distesa e puntando lo sguardo sullo spadaccino ancora addormentato che occupava il suo letto. Zoro dormiva ancora profondamente, russando baritonale e roco.
-Buzzurro…- sorrise intenerita la rossa, prima di avvicinarsi a lui e iniziare a baciarlo sull’occhio cieco e sulle labbra. Il verde si smosse infastidito nel sonno, inarcando le sopracciglia e storcendo le labbra disturbato.
-Mmmhhh… mocciosa…- biascicò contro le carezze della navigatrice, che ora lo baciava con maggior passione e lussuria, concentrandosi nel baciarlo solo sulla bocca, stuzzicandogli le labbra con la punta della lingua.
-Gli altri sono tornati…- lo informò, sedendosi a cavalcioni su di lui, che si era alzato dalla posizione supina, addossando la schiena alla testiera del letto.
-Di già?!?- si stupì abbracciandola per la vita e abbassando i palmi a toccarle il sedere –Che ore sono?!?-
-Le sette, quasi…- lo baciò sul mento e sulla gola.
-Uhm... l’ora si avvicina…- ghignò il samurai, spostandole qualche ciocca di capelli rossi dal viso. Nami si limitò ad annuire, tornando a baciarlo con intensità sulla bocca, accerchiandogli il viso con le mani e strusciando il suo prosperoso petto contro quello aitante di lui.
Zoro ghignò divertito, prendendola per i fianchi e facendole cozzare il suo dolce bacino contro il suo, che strusciò voglioso tra le sue gambe divaricate.
-Un due tre per Chopper!!!! Tocca a te contare amico!!!!- gridò sopra ogni schiamazzo Rufy, facendosi sentire fin dentro la cabina della cartografa.
-Uhm… credo che non abbiamo più tempo per questo… almeno per ora…- sghignazzò sulle labbra umide dei loro baci della ramata Zoro, ridacchiando per le grida del suo capitano.
-Umpf…- sbuffò lei, posando la fronte contro quella serena di lui  -… hai ragione… per una volta… però stasera mi devi il bis…-
-Oh, anche il tris se vuoi, e il quatris…- si smascellò il verde, abbracciandola per la schiena.
-Quella parola non esiste…- rise lei, raggomitolandosi tra le sue braccia e chiudendo gli occhi per il calore del corpo che l’abbracciava -… allora… dopo cena?-
Zoro annuì -Si… così sono certo di mangiare… evitando piatti avvelenati o, peggio, vuoti…- ghignò.
-Saranno felici?- domandò ancora la rossa.
-Perché non dovrebbero esserlo? Non facciamo niente di male… ci amiamo e basta, mica gli diremo che vogliamo lasciarli o che… gli diremo soltanto di noi due, tutto qui…- sbottò il verde, accarezzandole la schiena diafana.
-È da tanto che rimandiamo questo momento, ed ora che è arrivato mi fa paura…- sussurrò lei -… e se dicendogli di noi due, che ci amiamo, che stiamo assieme, qualcuno non ci accettasse? E se ci dicessero di andarcene? Che l’amore non è roba da pirati? E se…-
Le labbra sottili e dolci dello spadaccino la zittirono, baciandola delicatamente.
-Sono i nostri Nakama…- le mormorò -… ci vogliono bene e noi ne volgiamo a loro… se gli diciamo che stiamo insieme, che ci amiamo, dimostriamo già a tutti che l’amore è roba da pirati e non il contrario… e poi dubito seriamente che ci manderebbero via… siamo una famiglia, e le famiglie non si dividono mai…-
Nami annuì, strusciando la fronte contro quella piatta del verde, sorridendogli convinta. Lo abbracciò per le spalle, infossando il bel visino tra il collo e la scapola, aspirando avida il suo dolce aroma alcolico. Lo baciò a stampo sulla gola, come ringraziamento, facendolo ghignare compiaciuto.
-Ti amo…- ghignò il samurai, stringendola con forza.
-Ti amo anch’io…- lo baciò sulle labbra lei, lasciando che una cascata dei suoi fiammanti capelli gli stuzzicasse il viso.
Le mani della navigatrice affondarono tra il suo corpo e quello dello spadaccino, andando ad accarezzare l’atletica tartaruga del verde, punzecchiandola con le punte delle dita. Le grandi mani del samurai l’accerchiarono le spalle e la schiena, invitandola a lasciarsi possedere da lui, ancora una volta nell’arco di quella giornata.
-Sono tutti sulla Sunny…- protestò con scarsa volontà la rossa, permettendo allo spadaccino di baciarle la gola e i seni.
-Farò piano… non ci sentiranno…- tentò di convincerla, accarezzandole l’interno coscia.
-Mmmh… è rischioso…- ansimò Nami, lasciandosi però accarezzare con lussuria da Zoro, sfiorandolo a sua volta in zone calde del suo fisico.
-Mmmh… impazzisco quando ansimi così…- sussurrò, prima di baciarle la cima di un seno.
La navigatrice si morse un labbro trattenendo un gemito a stento. Sentiva che ben presto si sarebbe abbandonata a lui di nuovo, lasciandogli fare tutto ciò che voleva su di lei, implorandolo di continuare e di non smettere mai.
Incurvò la schiena in avanti, verso il torace caldo e accogliente dello spadaccino, sistemandosi in una posizione più comoda per fare l’amore. Zoro l’accompagnò per i fianchi nel movimento, prima di…
-RUFY!!!!! MALEDETTO ANIMALE!!!! SPUTA!!! SPUTA TUTTI GLI ANITPASTI!!!! IO TI AMMAZZO, LURIDO POZZO SENZA FONDO!!!!-
L’urlo acido e iracondo di Sanji, fece sobbalzare i due amanti, che fissarono con occhi stupiti le mura della stanza traballare per le grida del biondo cuoco. Zoro ringhiò, infastidito dal vociare isterico, mentre Nami scoppiò a ridere a crepa pelle.
-Ma sei scema o cosa?!?- sbottò il verde –Quel demente ha rovinato tutto!!! Maledetto cuoco di merda!!! Ha rovinato il mio di antipasto!!!!-
-Ah ah ah ah… oh buzzurro…- si asciugò una lacrima la navigatrice, baciandolo a fior di labbra -… scusa, è stato più forte di me… ah ah ah ah…-
Il verde incrociò le braccia al petto mugugnando offeso.
-Su dai…- lo baciò ancora la ramata, scivolando tra le lenzuola e raccogliendo da terra i suoi vestiti -… ormai la cena sarà pronta… e poi…- gli si avvicinò maggiormente, lasciando che il suo florido seno traboccasse dal lembo di coperta che si reggeva al petto per coprirsi, sussurrandogli all’orecchio e stuzzicandolo con la sua voce malandrina -… avrai tutta la notte per saziarti con antipasto, primo, secondo, contorno, dolce e caffé…-
Lo spadaccino ghignò divertito, baciandola di slancio, prima di rivestirsi.
-Ok, l’importante è che ci sia tu…- sghignazzò fissandola –Perché lo sai, no? Il resto non conta niente… tu devi esserci sempre nella mia vita…-
Nami sorrise dolcemente, baciandolo a fior di labbra.
-Si… io ci sarò… sempre per te, amore… e so che ci sarai anche tu… perché, anche per me, l’importante è che ci sia tu… tutto il resto non ha valore…-
Si presero per mano ed uscirono dalla cabina, dirigendosi verso la cucina già rumorosa e  barcollante degli schiamazzi dei compagni.  E poco importava che il capitano avesse già spazzolato via tutti gli antipasti, che Brook, pronto e scattante, avesse di già chiesto alla navigatrice il colore delle sue mutandine, che Robin ridesse del succhiotto violaceo che si vedeva chiaramente sul collo dello spadaccino e che Chopper ridacchiasse imbarazzato per il ricordo dei racconti riferitegli dalla ciurma su loro due: l’importante è che ci fosse l’uno accanto all’altra, a vivere ancora quella pazza avventura chiamata Amore, insieme a tutta la loro famiglia.



 
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