Que sera, sera

di Nana 92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Troppo bello per essere vero ***
Capitolo 3: *** Pettegolezzi ***
Capitolo 4: *** Amicizia ***
Capitolo 5: *** Deep eyes ***
Capitolo 6: *** Vecchi Ricordi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Prologo.

 

Si dice che quando una persona ci lascia non sarà mai per sempre.
Quando quella persona importante che hai amato con tutto il cuore non è più qui e non puoi più toccarla, o sentire la sua voce, vivrà in eterno nel tuo cuore e nei tuoi ricordi.
Quelle carezze che eri abituato a ricevere, quelle parole affettuose che ti rendevano la giornata meno incasinata, ormai sono frutto della tua memoria che sarai destinato a custodire per sempre.
Perché un affetto sincero non morirà mai.
Questo è ciò che ho dovuto imparare nel corso di questi due anni, in cui sono successe tante, forse troppe cose.
In quel maledetto giorno di Novembre i miei genitori hanno perso la vita in un incidente stradale.
Dissero che un idiota alcolizzato gli aveva tagliato la strada facendoli schiantare e morire sul colpo.
Allora avevo solo 14 anni, anzi 15 il 16 Novembre, proprio il giorno dopo quel fatale incidente che mi sconvolse la vita.
Per un anno sono stata a Boston dalla zia materna Emily, poi ho deciso di trasferirmi a New York.
In parte per cambiare aria e ricominciare da capo, ma soprattutto per visitare quella città di cui la mamma mi aveva parlato fino alla nausea.
In fondo fare le valigie e partire per dimenticare il passato è praticamente impossibile, perché tutti i ricordi partiranno comunque con te in qualunque posto tu vada.
Non si dimentica, bisogna solo voltare pagina e vivere la vita giorno per giorno.
Nuova scuola, nuova città, nuove amicizie e nuove emozioni da vivere.
Nuovi sogni da rincorrere e poi … Que sera, sera.








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Salve gente!!
Parto con un prologo (lo so è proprio corto! XD ), poi dalla prossima settimana posterò il primo capitolo.
Spero che come inizio possa piacere!!! Baci!! ♥

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Capitolo 2
*** Troppo bello per essere vero ***


1. Troppo bello per essere vero
 

 


 


 
Pov Kristal
 
New York.
Ancora non riesco a credere di aver fatto le valige ed essere arrivata finalmente qui.
Prima ero euforica ed elettrizzata solo all’idea ma, adesso ci sono davvero.
Di solito vista su giornali o su cartoline sembra una città fantastica, una pura e semplice fantasia, ma in realtà è davvero così spettacolare come la si può vedere o descrivere.
Luci, profumi e colori tutto la rendono unica e meravigliosa.
Nonostante sia di Boston, cittadina non molto lontana dalla Grande Mela , è come se fossi giunta in un altro mondo, se non addirittura parallelo.
È già una settimana che mi sono trasferita qui e ogni giorno mi sembra di fare un sogno ad occhi aperti.
Vivo con la nonna paterna Madyson insieme al suo amatissimo gatto Pepper.
La casa è molto accogliente e ariosa, molto giovanile pur essendo abitata da una donna di 65 anni.
Ma mia nonna nel profondo, sono sicura che abbia ancora 20 anni, a volte sembro più vecchia di lei guardando come si comporta.
È arzilla, simpatica e gioiosa con tutti, in pratica una ragazzina.
Nonostante alcuni litigi andiamo molto d’accordo, forse perché siamo molto simili.
Lei mi chiama Sunshine (Raggio di sole), dice che sono solare e allegra ed anche se un tantino chiusa in me stessa molto dolce e socievole.
Ricordo ancora quando le dissi del mio arrivo: lei elettrizzata mi gridò contro … "Evviva così potrò scatenarmi come non mai!"
Beh adesso sono qui NY, preparati ad accogliere Kristal Collins!!
 
Oggi è Lunedì 13 Settembre, il cielo è sereno e il sole caldo e luminoso,  è già alto nel cielo.
Una giornata perfetta per il mio primo giorno alla East Side Community High School.
Diversamente dagli altri ragazzi della mia età mi è sempre piaciuto molto andare a scuola.
Certo non faccio i salti di gioia per via dello studio, ma mi piace l’aria che si respira, almeno era così alla mia vecchia scuola.
Non era molto grande e nemmeno molto bella, ma mi piaceva andarci con i miei amici ed ogni giorno era una festa e mai un peso da affrontare.
Ripensare alla mia vecchia vita certo non fa affatto bene, quindi mi alzo dal letto stiracchiandomi ben bene se pur a malavoglia.
Allungo la mano sul comodino e afferro un elastico che porto nei capelli legandoli in una coda.
Ancora sbadigliando entro in bagno e mi lavo il viso guardando di tanto in tanto il mio riflesso allo specchio sopra al lavandino.
"Dio che mostro ."
Ogni mattina è la stessa storia, me lo ripeto sempre che è meglio non guardarmi, tanto se pur volendo la mia immagine non cambia.
Esco dal bagno ed attraverso il corridoio pieno di foto e vasi di fiori profumati, poi arrivo in cucina respirando il dolce profumo della colazione appena preparata dalla nonna.
"Sunshine ti sei svegliata finalmente!"
Mi giro verso l’orologio alzando un sopracciglio.
"Nonna sono appena le 7 … a che ora dovevo alzarmi?!"
Gli stampo un bacio sulla guancia e rubo una frittella dal piatto che ha appena sistemato sul tavolo.
"Tesoro siediti e mangia per bene, oggi è il tuo primo giorno alla nuova scuola … devi essere in forma!"
Guardo di nuovo l’orologio poi mi siedo e prendo la tazza di caffè fumante tra le mani.
"Ok ma devo fare in fretta, non so perché ma il primo giorno faccio sempre tardi pur svegliandomi presto."
Ci guardiamo negli occhi sorridendo mentre, tra una chiacchiera e l’altra mangiamo le sue deliziose frittelle.
Nel giro di dieci minuti sistemo in cucina e vado dritta in bagno, tutto alla velocità della luce.
Dovevo evitare che mia nonna entrasse prima di me, perché ci impiega così tanto tempo nel prepararsi che sembra che persino una lumaca possa essere più veloce di lei.
Entro in camera ed apro l’armadio.
"E adesso cosa indosso?"
Sbuffo disperata portandomi le mani ai fianchi.
Sarei capace di restare anche un’ora intera qui impalata e comunque non arrivare a scegliere niente.
"Mi serve ispirazione per decidere."
Accendo lo stereo ed alzo un po’ il volume iniziando a cantare e a ballare Teenage Dream di Katy Perry, saltellando come una forsennata per tutta la stanza.
Vedendo Pepper entrare di soppiatto in camera mia mi fiondo su di lui prendendolo in braccio.
"Allora Pepper che dici cosa devo mettermi! Eh?"
"Tesoro sai che è un cattivo segno se inizi a parlare con gli animali? Sai c’ho provato anche io a parlare con lui credendo fosse un gatto speciale ma, niente da fare non parla!"
Scuoto la testa mentre lei entra in camera cercando qualcosa tra i miei vestiti.
"Allora … questo e questo! Mettili!"
"Ok!"
Si avvicina allo stereo alzando il volume, poi si accosta nuovamente a me e sorride.
"Mi piace troppo questa canzone."
Mi tolgo il pigiama ed infilo i vestiti scelti dalla nonna.
Sono un paio di jeans scuri ed una camicetta non molto elaborata, ma quel fiore sulla spalla destra è un tantino appariscente.
"I capelli su!" dice con tanto di pollice alzato.
Mi sistemo meglio i capelli ed infilo le mie converse blu.
"Come sto?"
Faccio un giro su me stessa fermandomi davanti a lei con tanto di mano sul fianco.
"Bellissima!"
Le sorrido e l’abbraccio.
"Vedrai che andrà tutto bene."
Annuisco e la bacio sulla fronte, poi prendo la borsa ed infilo i libri all’interno.
"Aspetta dove vai!"
"Perché che c’è?"
La guardo perplessa cercando di capire cosa sta pensando.
"Tesoro devi mettere il mascara, hai degli occhi azzurri così belli! Vuoi farli risaltare oppure no?!!"
Cosa? Ed io che pensavo che stessi dimenticando qualcosa.
È davvero una ragazzina vanitosa.
Mi avvicino allo specchio e passo velocemente il pettinino sulle ciglia.
Lei mi sorride e mi aggiusta alla meglio la camicetta.
"Adesso puoi andare!"
Mi da una pacca sul sedere, poi prende Pepper in braccio e mi saluta sventolando la zampetta del povero gatto.
Prendo la felpa ed esco di casa.
Ancora ridendo alzo le braccia al cielo prendendo un gran respiro.
Voglio assaporare ogni singolo profumo di questa meravigliosa città per poi portarne il ricordo per tutta la vita.
È una città magica, quindi voglio che almeno una minuscola parte di quella magia possa entrarmi dentro e darmi la forza e la grinta giusta per iniziare una nuova e meravigliosa avventura.
Guardo l’orologio e sgrano gli occhi.
"Oddio farò tardi!!"
Inizio a correre evitando a stento i passanti altrettanto di fretta, scusandomi con le cinque persone che ho urtato durante la maratona.
Quando arrivo davanti al cancello tiro un sospiro di sollievo e mi aggiusto la borsa sulla spalla guardandomi intorno.
Incontro molti ragazzi seduti sulle panchine all’entrata ed altri che si rincorrono tra loro, quindi posso benissimo dire che sono in perfetto orario.
Inizio a camminare ammirando ogni angolo di quella scuola enorme.
Il prato verde, le bandiere issate che sventolano nel cielo azzurro, gli alberi alti e le risate dei ragazzi che riempiono l’aria.
Beh non era niente male!
Mi avvicino al campo di baseball per ammirare meglio le complicate acrobazie delle cheerleaders … stanno provando una delle loro coreografie forse per qualche evento imminente o solo per esercizio.
Sono davvero incredibili, tutto è incredibile e questo mi rende più che felice.
Vengo distratta dal suono del mio cellulare che non riesco a trovare in nessun modo, mi abbasso e appoggio la borsa a terra per cercare meglio.
Ma qualcosa va storto, perché un ragazzo inciampa contro la mia borsa rovesciandomi sui capelli lo yogurt che aveva in mano.
Da non credere!!!
"Oh mio Dio!!!!" grido toccandomi i capelli pieni di QUELLA roba appiccicosa. "Sei un’idiota!!!"
"Senti mi dispiace tanto, non ti avevo vista!"
"Come sarebbe non mi hai vista?? Stavo qui, qui!!" dico indicandogli il posto più volte.
"Lo so, ma non ti ho vista davvero, mi dispiace tanto!!"
Il ragazzo cerca qualcosa  nelle sue tasche ed io … sono ancora più furiosa!
Mi viene da piangere, non riesco a crederci.
"Stavi per caso tra le nuvole, sei uno stupido!! E a pensare che è anche il mio primo giorno!!"
Accetto il fazzoletto che mi porge e lo guardo in faccia.
"È il tuo primo giorno? Ma che sfortuna!!!" e lo dice anche ridendo quel fottuto imbecille.
E io che volevo anche ringraziarlo per avermi offerto un fazzoletto per pulirmi almeno quel poco che potevo … avrei voluto picchiarlo, ma dopo averlo guardato per l’ultima volta gli lancio addosso il fazzoletto sporco ed entro nell’istituto alla ricerca di un bagno, sperando di trovarlo nei paraggi.
Mi copro i capelli con la borsa anche se sporca, ma almeno così nessuno può notare nulla.
Devo sembrare una stupida o addirittura una pazza dato gli sguardi di alcuni studenti, ed infondo lo posso capire perché cammino a passo veloce come una sbandata guardandomi continuamente intorno.
Fortunatamente voltato l’angolo trovo un bagno in cui potermi rifugiare.
Mi assicuro che non ci sia nessuno e poi mi lancio sul lavandino.
Afferro una bella manciata di foglio e tolgo il resto dello yogurt rimasto tra i capelli.
Sciolgo la coda e cerco di spettinare le ciocche con le dita, ma sono talmente appiccicose che non riesco nemmeno a sciogliere i nodi che si sono venuti a creare.
Disperata butto le mani sul marmo del lavandino e scuoto la testa guardandomi allo specchio.
"Perché a me!!!"
"Perché a te cosa?"
Una ragazza esce da uno dei bagni aggiustandosi la sua t-shirt e si avvicina ai lavelli.
Si lava le mani accuratamente e poi si volta verso di me.
"Ehi che hai fatto ai capelli? Sono … "
"Orribili, lo so." incalzo interrompendola.
"Stavo per dire rosa, però fa niente!"
Prende altri fazzoletti ed inizia a pulirmi, poi si toglie il suo cappello e me lo sistema in testa nascondendo l’orrore.
"Ecco così va meglio!" mi dice sorridendo.
"Sei sicura?" le dico indicando il cappello.
"Certo, in questo momento serve più a te che a me credimi!"
Poi facendo una smorfia mi porge la mano sorridendo nuovamente.
"Sono Ashley Sanders."
"Piacere Kristal Collins."
"Bel nome!"
Le sorrido, anzi più che un sorriso sembra quasi una smorfia di tristezza e sconforto.
"Dai non è la fine del mondo. Con questo cappellino sei anche più carina!!"
"Grazie mille."
"Di niente!"
Si sistema i capelli ritoccandosi il lucidalabbra, poi si volta squadrandomi dalla testa ai piedi.
"Non ti ho mai vista qui!"
"Si mi sono trasferita da poco, questo è il mio primo giorno in questa scuola." dico abbassando la testa.
"Oh, allora benvenuta alla East Side High School!!!"
Immagino la mia espressione affranta, ma pur cercando di dimostrare un minino di riconoscenza a quella ragazza, mia fonte di salvezza, non riesco proprio a farlo.
L’unica cosa che riesco a fare è pensare, ripensare ed imprecare allo stesso tempo.
Come ho potuto sperare anche solo per un secondo che potesse andare tutto  alla perfezione?
Se la mia giornata era iniziata col sole, adesso mi sono catapultata nel buio più totale.
Peggio di così non potrebbe andare, almeno spero!















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Ecco il primo capitolo come promesso, un po' in anticipo forse, ma perchè aspettare se era già pronto?! XD
Spero vi piaccia. Baci!!! ♥

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Capitolo 3
*** Pettegolezzi ***


2. Pettegolezzi
 




 
Pov Kristal
 
Alla fine Ashley si è offerta di accompagnarmi in segreteria per ritirare la scheda contenente gli orari delle lezioni.
Durante il tragitto parlò di tutto e di niente: dalla coesistenza a scuola ad alcuni particolari della sua vita amorosa.
Non la conosco nemmeno da dieci minuti e lei già mi parla della sua vita come se niente fosse … è una chiacchierona con un gran bel gusto nel vestire lo devo ammettere.
Ha la mia stessa età quindi frequenta come me il terzo anno.
È simpatica, anche se il suo aspetto molto appariscente potrebbe trasmettere tutt’altro.
Non è molto alta, ma in compenso ha un fisico esile e ben proporzionato, capelli lunghi e biondi ed occhioni azzurro cielo.
Quanto può essere strano trovarsi già così bene con una persona appena conosciuta?
Riusciamo a capirci a vicenda e parlare di ogni cosa senza nemmeno un attimo di tregua.
Forse il destino mi vuole premiare per qualcosa che ho fatto, oppure mi ha fatto conoscere questa persona solo perché ha avuto compassione di me per quello che è successo … ma comunque sia è una gran fortuna!
"Allora quali sono i tuoi corsi?"
Non faccio nemmeno in tempo a risponderle che mi strappa il foglio dalle mani ed inizia a leggere gli orari facendo scorrere  il dito sul foglio.
"Che fortuna la maggior parte dei corsi che devi seguire sono gli stessi che ho io!"
"Davvero? Che bello, sarà divertente!"
Annuisce facendo un piccolo saltello e stringendo il suo braccio al mio.
"Non ti preoccupare, se qualcuno osa dire qualcosa sui tuoi capelli lo ridurrò in poltiglia!" dice convinta alzando un pugno in aria con sguardo severo.
Ed io scoppio a ridere perché è talmente buffa la sua espressione … non ho mai visto nessuno che fosse tanto particolare ed interessante.
"Adesso abbiamo algebra, una delle materie che odio di più, iniziamo bene!" mi trascina in classe prendendo subito posto al banco davanti al mio.
Continuo ad aggiustarmi il cappello nervosamente, nascondendo col piede la macchia sulla borsa.
Nessuno sembrava fissarmi per mia grande sorpresa, mi rilasso e prendo un quaderno ed una penna per prendere appunti.
Nel momento in cui guardo Ashley, la vedo sbracciarsi e gridare ad un ragazzo che è appena entrato in classe.
"David sono qui!!!"
Il ragazzo le sorride e saluta con la mano.
"Ehi dove ti eri cacciata, ti ho aspettato per più di dieci minuti all’entrata!!"
Lancia lo zaino sul banco affianco spostando la sedia di lato per poterle parlare meglio.
"Scusa ma ho dovuto aiutare un’anima in pena!" gli risponde alzando le spalle ed indicandomi con un dito.
"Anima in pena eh! Che cos’è successo?" dice inclinando la testa di lato.
"Una cosa assurda, uno stupido mi ha rovesciato tra i capelli dello yogurt e …"
"Ooooh frena! È successo al campo di baseball?"
Assottiglio gli occhi e annuisco.
"Cavolo allora sei tu la ragazza della quale si parla in giro!"
"Cosa?" gridiamo all’unisono io ed Ashley.
"Probabilmente il ragazzo l’ha raccontato in giro, ma non te la prendere troppo, passerà!"
"Non ci posso credere!!"
Mi metto le mani in testa sbuffando rumorosamente, mentre Ashley mi prende con una mano e contemporaneamente sferra un calcio a David.
"Sei un’idiota!"
"Ma prima o poi l’avrebbe scoperto no?"
È vero l’avrei comunque scoperto, forse in un modo ancora più brutto ed imbarazzante.
"No hai fatto bene a dirmelo. Comunque sono Kristal." dico porgendogli  la mano.
"David Smith."
Dopo poco veniamo interrotti dal suono della campanella e da una professoressa minuta che, appena entrata in classe, inizia ad urlarci contro quasi come se fossimo tutti dei vecchi sordi rimbambiti.
Bene o male le ore di lezione sono passate velocemente, ogni tanto alcuni ragazzi mi guardano ridendo, ma per quanto posso, cerco di non demoralizzarmi continuando a camminare a testa alta.
Ad ora di pranzo ci dirigiamo in mensa di fretta e furia evitando in questo modo sguardi indiscreti.
"Allora David chi è? Il tuo ragazzo?" chiedo ad Ashley intenta a riempire il suo vassoio.
"No è il mio migliore amico, non stiamo insieme!"
"Davvero? Sembrate così affiatati!"
Ci sediamo ad uno dei tavoli liberi iniziando a mangiare il nostro pranzo.
"L’hai visto no? È un bellissimo ragazzo … è alto, ha un fisico da paura ma, non è scattata la scintilla capisci?"
Annuisco accigliata, poi vedendo il suo vassoi pieno di soli dolci sorrido portandomi una mano alla bocca.
"Ma hai davvero intenzione di mangiarli tutti?"
"Mmm si avevo voglia di dolci. Ne vuoi anche tu?" mi dice affiancando il vassoio al mio.
"No no mangiali pure tutti ma, vacci piano!"
Lei annuisce mordendo un bignè alla crema.
"Cavolo c’è una fila pazzesca.  Ashley non puoi mangiare tutti quei dolci!"
David arriva al nostro tavolo seguito da altri due ragazzi.
"Dav stai zitto ho bisogno di zuccheri!"
La ragazza abbraccia Ashley dalle spalle dandole un bacio sulla guancia.
"Lascialo perdere è tutto muscoli e niente cervello!"
Intanto l’altro ragazzo si siede al tavolo rubando un pasticcino dal vassoio … l’avevano proprio presa di mira, poverina!
"Kris ti devi abituare a tutto questo. Siamo una banda di pazzi, poi conoscendoci capirai!" mi dice David sedendosi al mio fianco.
È un bel gruppo d’amici, danno l’impressione di conoscersi da sempre, forse sono un po’ bizzarri ma, mi piacciono proprio per questo.
"Io sono Kelly Martin è un piacere conoscerti."
"Kristal!"
"Kris … " dice Ashley abbandonando il vassoio sul tavolo. "Oddio sono piena!"
"Io invece sono Jason Miller."
"Piacere." gli dissi sorridendo.
Rimango a guardarli per un po’ sbalordita … è mia impressione o sono tutti maledettamente belli?!
E poi come cavolo è possibile che sono tutti dei giganti!
A parte Ashley sono tutti altissimi … rispetto a loro io sembro uno degli Hobbit del ‘Signore degli anelli’.
Persa nella mia fantasia non mi accorgo di Jason che, più di una volta mi sventola la mano davanti agli occhi per dargli attenzione … solo allora ritorno al presente.
 "Allora, ho sentito del pettegolezzo …"
"Oh ormai ne sono tutti a conoscenza suppongo."
Kelly intanto si accosta con la sedia vicino a me facendosi spazio tra David e Jason.
"Ascoltami, gran parte dei ragazzi in quest’istituto parla a sproposito, crea pettegolezzi anche se non esistono, ma alla fine dopo qualche giorno ne creano altri dimenticandosi di quelli precedenti … è questione di tempo, tieni duro per un altro po’ ! Vero Ash?"
Lei mi sorride e annuisce strizzando un occhio.
"Stanno parlando tutti di te, ma di lui non si sa niente! Chi è?"
I ragazzi si guardano in faccia tra di loro cercando di trovare in qualche modo una risposta.
"Com’era, l’hai visto?" dice David.
"Era alto, con i capelli scuri e gli occhi chiari, ma non saprei darvi altri indizi, ero talmente arrabbiata che se avessi potuto l’avrei schiaffeggiato a dovere!" incrocio le braccia al petto e metto il broncio.
I ragazzi invece iniziano a ridere … probabilmente per la mia espressione da bambina incazzata nera.
"Sentite anche la persona più calma del mondo avrebbe perso le staffe con quello tra i piedi … cioè ha avuto anche la faccia tosta di mettersi a ridere, ed anche di gusto!!"
Mi guardavano interessati, quasi come se stessi raccontando chissà quale evento stratosferico.
"Sono curiosa!!!" dicono le ragazze prendendosi le mani.
"A chi lo dici!!"
Più non voglio parlarne, più mi ritrovo a farlo, pazzesco!!
"Aspettate ci vogliono più indizi … ad esempio che maglia aveva?" mi dice Jason mordendosi un labbro.
"Se non sbaglio aveva una maglia blu, era scura comunque."
"Lo yogurt era alla fragola sicuramente!" dice Ashley appoggiando la testa sul tavolo.
Stranamente cade un profondo silenzio, probabilmente stanno ricordando quali vestiti indossano i loro amici.
La loro memoria è andata tipo in modalità 'Rewind'!
Le immagini scorrono e scorrono senza sosta, mettendo a fuoco ogni minimo dettaglio di un’immagine.
Ma penso che sto parlando più di ciò che sta accadendo in me in questo momento, perché ho ricordato un particolare che non avevo considerato prima.
"Aaah ricordo che aveva una 'S' di Superman sul petto!" dico segnando col dito quella lettera sulla mia maglia.
È un buon indizio, ma forse non abbastanza per loro.
Prendo un trancio di piazza e lo porto alla bocca.
"No, non ci posso credere!" grida Jason sbattendo le mani.
Ci voltiamo tutti verso di lui, mentre continua a ridere e a sbattere i piedi a terra.
Forse è diventato pazzo all’improvviso, di stranezze ne capitano oggigiorno, l’ho sperimentato io proprio oggi!
"Ho capito chi è?"
Ci guardiamo sgranando gli occhi sorridendo tutti e quattro come imbecilli.
"Chi è? Diccelo!"
Non fa in tempo ad aprire bocca perché Jason parla battendolo sul tempo.
"Nathan … " risponde facendo un cenno verso il ragazzo appena entrato in mensa.
Mi giro guardandolo dalla testa ai piedi, poi serro la mascella e mi porto le braccai al petto.
Eh si è proprio lui!
A causa sua non posso starmene in santa pace, senza che nessun maledettissimo ragazzo mi guardi ridendomi in faccia.
Se ridono così tanto solo per averlo sentito, non oso immaginare quale sarebbe stata la loro reazione se l’avessero visto dal vivo!
Si avvicina ad un gruppo di ragazzi iniziando a chiacchierare e a sorridere come se nulla fosse.
È vero che la vittima sono stata io, ma quel tipo mi irrita al tal punto che anche immaginarmelo mi farebbe rabbia.
Mi giro verso i ragazzi e continuo a mangiare quella pizza schifosa che ormai è diventata un cubetto di ghiaccio.
"Non essere arrabbiata Kris."
So che Ash mi vuole consolare, ma come cavolo faccio a non essere arrabbiata.
Ciò che mi fa tanto arrabbiare non è nemmeno quella 'cosa' tra i capelli, ma è quel sorriso … mi ha riso in faccia strafottente, mentre io ero lì impalata davanti a lui!
"Ehi!!"
Non mi dite che mi sta chiamando proprio lui … quella voce non è di David, ne di Jason e ne tantomeno delle ragazze … quindi?!!
Mi giro verso di lui guardandolo dritto negli occhi.
"Devo parlarti." mi dice facendomi segno di allontanarmi assieme a lui.
Cosa? Io e te da soli … ma nemmeno morta.
"Non ci penso proprio! Chissà cos’altro potrebbe succedere!"
Alza gli occhi al cielo sbuffando, poi mi afferra per un polso facendomi scattare in piedi.
"Lasciami stare!"
Mi trascina fuori dalla mensa tra lo stupore dei miei nuovi amici e degli altri ragazzi in sala.
Io intanto mi dimeno, cercando in tutti i modi di liberarmi dalla sua presa ferrea.
Poi si ferma fissandomi dall’alto verso il basso. Non si rende proprio conto di quanto può essere irritante!
Faccio altrettanto, stringendo forte i denti.
"Penso che già sai che …"
"Si lo so!"
Sbuffa e alza un sopracciglio.
"Ma perché sei tanto arrabbiata. Non l’ho fatto apposta, è stato un incidente!"
Rimango con la bocca spalancata ascoltando quelle parole … non riesce davvero a capirne il perché?
"Come faccio a non essere arrabbiata? Ti rendi conto che adesso sono lo zimbello della scuola? Già mi hanno appellato dei nomignoli che capiscono solo loro!"
Abbassa la testa mettendosi le mani nelle tasche dei jeans.
"Perché l’hai detto in giro, non ti eri già divertito abbastanza?"
Alza di scatto il suo viso guardandomi ora con occhi furiosi.
"Ma per chi mi hai preso? Non sono certo il tipo di persona che racconta certe stronzate!!"
"Stronzate?"
"Si stronzate, perché in realtà è una stupidaggine e ti ho chiesto anche scusa! E poi ridevo perché ti è capitato proprio il primo giorno di scuola … "
"Infatti!" dico alzando la voce. "E poi vedi, continui a ridere …"
Non ci penso due volte a voltarmi e ad entrare in mensa per prendere la mia borsa.
I ragazzi cercano di fermarmi e capire cosa ci siamo detti, ma io non ne ho ne la voglia e ne la pazienza di parlare in questo momento, quindi aumentando il passo esco dalla sala e corro verso l’uscita.
Durante il tragitto però mi cade a terra la felpa che avevo appoggiato un secondo prima sulla borsa.
"Hai intenzione di evitarmi per tutto il tempo?"
È ancora lì, appoggiato con le spalle al muro e le braccia conserte.
Si aspetta una risposta da me, perché continua a guardarmi con determinazione.
"No, non ti evito, ti ignoro ed è ben diverso!" prendo la felpa e scappo via dalla scuola.
Se voglio trascorrere un anno calmo e tranquillo senza nessuna preoccupazione, allora devo tenermi lontana da calamità naturali come quel ragazzo!
Solo così posso sopravvivere per l’intero anno … purtroppo appena iniziato.









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Scusate il ritardo, ma in questi giorni non ho avuto nemmeno un attimo di tregua ... perdonatemiii!!!  >.<
Vabbè spero di pubblicare regolarmente dalla prossima settimana ... fatemi sapere cosa ne pensate. Baci!! ♥


Ps. Scusate per eventuali errori!!! >.<



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Capitolo 4
*** Amicizia ***


3. Amicizia

 



 
 
Pov Kristal
 
Dopo diversi giri in svariati negozi torno a casa coll’umore nettamente migliorato.
È proprio questo il bello dello shopping, è simile ad una medicina, anzi forse anche meglio, in grado di risollevarti nei momenti più critici.
Nonna non c’è, probabilmente è uscita a fare spese.
Lancio le buste sul letto e corro in bagno spogliandomi via via per il corridoio.
Non ne posso più devo farmi un bel bagno caldo e starci a mollo almeno per un’ora.
Preparo tutto l’occorrente ed entro nella vasca.
Poggio la testa sul davanzale e chiudo gli occhi scivolando pian piano con la testa sott’acqua.
Già mi sento meglio.
Ritorno alla posizione iniziale e ancora con gli occhi chiusi prendo a caso uno shampoo appoggiato sul marmo alle mie spalle.
Lo apro e ne aspiro l’odore.
E quell’odore mi arriva forte e chiaro, come uno schiaffo in pieno viso.
"Ma è una persecuzione!! Basta con questa fragola!!!"
Lancio via lo shampoo prendendone un altro, ma questa volta con gli occhi bene aperti.
Mi lavo accuratamente i capelli e sono contenta solo dopo aver fatto una terza passata.
Nel giro di dieci minuti già sono fuori dalla vasca fresca e pulita, ma soprattutto con un buon profumo addosso.
Mi asciugo i capelli pettinandoli più volte per sciogliere i nodi rimasti.
Poi apro la porta trovandomi di colpo la nonna davanti e lancio un grido tanto dallo spavento.
"Nonna mi hai fatto paura!"
"Scusa amore ma non pensavo di trovarti già a casa."
Mi metto le mani al petto prendendo fiato ed esco fuori in corridoio.
"Perché butti i vestiti a terra non lo capisco!" dice la nonna guardandosi in giro.
"Oh scusa adesso li raccolgo."
"Allora com’è andata a scuola?"
Alzo gli occhi al cielo mentre metto in lavatrice i vestiti sporchi.
"Possiamo parlarne più tardi, ti prego?"
"Ok, ma dalla tua risposta mi sembra che non è andata come ti aspettavi!"
Ritorna in cucina cacciando dalle buste pacchi di pasta ed altre scatole.
"Infatti." le dico mentre mi siedo sulla sedia e sbircio tra la spesa.
"Mi dispiace amore, ma devi raccontarmelo dopo promettimelo?"
"Lo giuro!" e mi porto una mano sul cuore.
Mi sorride e fruga in un’altra busta lasciata sul marmo della cucina.
"Vedi che cosa ho comprato? È il miglior rimedio quando si è tristi!"
Dopo aver preso due cucchiaini mette sul tavolo un barattolo enorme di gelato alla nocciola.
"Wooow nonna grazie!!"
Mi guarda teneramente offrendomi uno dei suoi calorosissimi sorrisi.
Le voglio un bene dell’anima e forse nemmeno lo sa.
È l’unica persona della quale mi potrei fidare cecamente, perché sono convinta che un suo consiglio sarebbe sempre il migliore qualunque cosa succeda.
Affondiamo i cucchiaini nel gelato e ci perdiamo entrambe in quel dolce piacere.
 



 
Pov Ashley
 
Oggi è una di quelle giornate particolarmente strane e ne sono davvero convinta dato quel che è successo.
Kris è tornata a casa senza dirci niente.
Era turbata, quindi l’unica cosa che posso immaginare è che Nathan, invece di migliorare la situazione l’ha nettamente peggiorata.
Non credo che Nate l’abbia fatto apposta perché non è quel tipo di ragazzo.
Ed io lo posso dire perché lo conosco bene, fin dalle scuole medie.
Io, Jason e Nathan eravamo nella stessa classe, tutti insieme legati da una profonda amicizia.
Poi sono iniziate le superiori e ci siamo persi un po’ di vista.
Lui è diventato un giocatore di baseball e si è unito ai ragazzi più popolari della scuola.
Non lo biasimo affatto per questo … chi diversamente da lui, avendone la possibilità, non avrebbe fatto lo stesso.
Ma avrei voluto che ci considerasse lo stesso nonostante tutto.
Jason invece gli è ancora molto legato, essendo nella squadra continua a stargli vicino come un tempo, ma diversamente da lui, non mi ha trascurata.
"Ash andiamo a casa insieme?"
"Ok!"
David prende lo zaino ed esce fuori dall’aula.
Io faccio altrettanto allungando il passo per poterlo raggiungere.
"Perché mi lasci sempre indietro … aspettami!"
Si ferma e inizia a ridere prendendomi in giro per quanto sono piccola e lenta.
Ma non è vero io sono nella media, è lui che è troppo alto.
"Stupido perché mi dici di tornare a casa insieme se alla fine scappi via da solo!!"
"Non è colpa mia!! Mi dimentico che ho per amica un folletto!"
Gli sferro un pugno sulla spalla continuando a pestarlo con la borsa.
Lo voglio troppo bene, ma a volte lo riempire di botte.
"Ti dispiace se mi fermo un attimo al campo?"
"No no però facciamo presto … "
"Perché che hai da fare?"
"Non sono affari tuoi brutto ficcanaso!"
Dopo avermi punzecchiata si avvicina ai ragazzi salutandoli con la sua solita allegria.
Tra di loro c’è anche Nate, ed è strano vederlo chiacchierare con ragazzi che nemmeno conosco e parlarci così come faceva un tempo con me.
Mi mancano le nostre uscite pazze il venerdì sera e i pomeriggi passati insieme cercando di studiare … mi mancano persino i nostri stupidi litigi.
Chissà se un giorno potremo rivivere quei  bellissimi momenti.
Da lontano lo vedo girarsi verso di me regalandomi un lieve sorriso.
Forse quel piccolo gesto è un segno.
Forse un giorno o l’altro ritorneremo ad essere quel trio bizzarro e tutto pepe.


 

 
Pov David
 
Sono le 6:30 di sera, ormai sono passate due ore e mezzo da quando ho lasciato Ash al centro commerciale insieme a Kelly.
Continuavano a mandarmi messaggini stupidi su quanto si stavano divertendo senza di me.
 Io invece, me ne stavo spaparanzato sul divano a guardare uno dei canali sportivi mangiando pop corn e stuzzichini vari.
Avendo una sorellina di appena 18 mesi, che piange ogni momento della giornata, nel momento in cui riesco a farla addormentare mi permetto il lusso di starmene in santa pace e fare quello che mi pare e piace.
I miei genitori lavorano tutto il giorno per questo pensano bene di lasciare Susy alla nostra cara vicina, poi una volta ritornato da scuola tocca a me prendermi cura di lei.
Non è che mi dispiaccia, ma ripongono troppa fiducia in un ragazzo di soli 17 anni.
Fortunatamente mi ritengo responsabile, insomma con la testa sulle spalle, altrimenti non avrei mai avuto il coraggio di aiutarli in questo modo.
Non è che lo faccio gratis, finché mi permettono una certa libertà allora per me va bene.
Prendo una manciata di pop corn divorandoli nel giro di pochi secondi, un sorso di coca cola e poi ripeto lo stesso procedimento.
Quando sento bussare alla porta sbuffo e alzo gli occhi al cielo.
"Chi è che rompe le palle a quest’ora?!"
Con passo pesante vado ad aprire la porta continuando a mangiucchiare un salatino preso a volo sul tavolo.
"Ah sei tu?"
"Che cavolo vuoi dire?"
Mi fiondo nuovamente sul divano ed alzo di poco il volume della tv.
Nate intanto si è seduto accanto a me lanciando su una sedia la sua felpa che si è appena tolta .
"Che stai vedendo?"
"Una partita, ho acceso da poco quindi non so tra chi."
Vedendomi mangiare si avventa anche lui sul vassoio.
"Dammene un po’ anche a me!!"
So come si comporta, se non se li mangia tutti non è lui, quindi poggio tutto sulle sue gambe facendogli una smorfia.
"Ehi dimmi cosa gli hai detto oggi a scuola?"
"A chi?"
"Lo sai di chi parlo!" gli dico dandogli una gomitata sul fianco.
Prende un sorso di coca cola dalla mia lattina e si lascia andare sullo schienale del divano.
"Niente volevo scusarmi e chiarire, ma quella ragazza è talmente cocciuta …"
"Cavolo è incazzata nera, non le passerà presto."
"Infatti!"
Nel momento in cui squilla il telefono con un balzo mi ritrovo in piedi alla ricerca del cordless buttato chissà in quale posto.
Quando più vuoi una cosa più non riesci a trovarla … che cavolo!
"Pronto?"
"Tesoro come va?"
"Mamma tutto bene … fino a un momento fa!"
Susy si è appena svegliata la sento piangere dalla camera da letto.
"Nate va a prendere Susy, dai!" gli dico con un sussurro.
"È successo qualcosa?"
"No mamma tutto a posto, torna presto a casa. Ciao!"
Lascio il telefono sul tavolo e corro in camera.
Trovo Nate con in braccio la piccola che intanto già aveva smesso di piangere.
Ride, mentre lui continua a fare smorfie buffe … non so chi fra i due è più bambino.
"Mi sono sempre chiesto perché quando è con te si calma così presto"
"Sarà perché ho una certa influenza sui bambini!"
Mi avvicino a lui e prendo Susy tra le braccia.
"Allora falle tu da babysitter !" gli dico sarcastico.
Lui sorride e prende un peluche dalla culla.
"Quindi domani che farai?"
"Niente che vuoi che faccia! Ha detto che mi ignorerà quindi non è più un mio problema!"
Inizio a cullare Susy che ha ripreso a piangere … ma com’è possibile?
"Non fare l’idiota, ti conosco troppo bene. Non lascerai perdere!"
Lancia il peluche nella culla, poi si alza e riprende la bambina tra le braccia.
"Penso che inizierò a punzecchiarla in qualche modo!"
Sorrido scuotendo la testa. Questo si che è tipico di lui!
Poi alzo le braccia al cielo rimanendo a bocca aperta.
"Ma non è possibile ha smesso di piangere!! Basta ci rinuncio tienila tu!!"
Forse mi sono sbagliato non sono affatto adatto a questa impresa.
Mentre lui continua a coccolarla io ritorno in cucina e mi stendo sul divano.
Avevo trovato finalmente un babysitter, quindi potevo benissimo continuare a rilassarmi.
Gli amici servono proprio a questo, quando hai bisogno di loro ci sono sempre pronti ad aiutarti in qualunque momento.
Nate mi ha sempre aiutato ed io facendolo altrettanto.
Ci siamo scambiati reciprocamente fiducia, consigli, felicità e dolori.
Abbiamo affrontato tutto insieme e continuiamo a farlo, senza mai separarci e perderci di vista; perché sapere che c’è qualcuno da qualche parte dal quale poterti rifugiare quando più ne hai bisogno, e che è in grado di ascoltarti e sostenerti, rendono quel rapporto un legame indissolubile che non si romperà mai qualunque cosa succeda.










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Scusate mi sono appena resa conto di non aver pubblicato un capitolo!
Ecco il terzo!! Baci! ♥

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Capitolo 5
*** Deep eyes ***


4. Deep eyes





Pov Nathan

È già trascorsa una settimana dall’inizio della scuola, ciò significa iniziare anche a studiare seriamente per test e interrogazioni.
Non che sia un grande cervellone come David, ma me la cavo abbastanza bene.
Fortunatamente ci sono gli allenamenti di baseball, l’unica attività decente che mi permette di liberare la mente, e per poterlo fare devo mantenere almeno una media sufficiente in tutte le materie.
Ma di certo non mi lamento, essendo il capitano della squadra devo mantenere una buona reputazione: un ragazzo studioso, sportivo, bello e popolare.
Non c’è niente di costruito nella mia immagine e non faccio nemmeno fatica per mantenerla perché in realtà sono davvero così … modesto si, ma è la pura e semplice verità.
Sono le 8:15 di lunedì mattina, ho tutto il tempo di prendermi un caffè al volo ed arrivare a scuola in perfetto orario.
Potrei fermarmi benissimo al bar della scuola, ma lì il caffè è un qualcosa di disgustoso, è acqua colorata con l’aggiunta di latte scadente.
Il giorno in cui il mio amico David lo bevve per la prima volta si sentì immediatamente male, non riuscii a capire se fosse dovuto al fatto che fosse malato, oppure a quello strano caffè di contrabbando.
Ho subito optato per la seconda opzione, senza ombra di dubbio.
Pago il mio caffè ed esco dal bar ispirando quel dolce profumo inebriante.
Nel momento in cui apro il bicchiere per assaggiarne un sorso, mi sento tirare per i pantaloni.
Abbasso lo sguardo ed incontro una bambina bionda con due occhioni color nocciola, mi sorride allegra, ma sono più che sicuro di non conoscerla.
Mi abbasso lievemente per poterle accarezzare la testa.
"Ciao piccola, ci conosciamo?"
Lei continua a sorridermi, ma non risponde.
Poi sento una signora chiamarla da lontano ed una volta avvicinata a lei le prende una mano.
"Sue perché scappi sempre!!"
Le sorrido prendendo a guardare nuovamente la bambina.
"Scusami tanto, ma mi scappa sempre!"
"Oh non si preoccupi, pensavo la conoscessi perché mi è venuta addosso! Ma almeno si è fermata altrimenti chissà dove poteva arrivare."
Si abbassa su di lei e la prende fra le braccia baciandole la guancia.
"Beh Sue saluta il ragazzo, adesso dobbiamo andare."
Le prendo una manina, e le sorrido.
"Ciao Sue, io sono Nathan è stato un piacere conoscerti!"
La signora sorride e mi saluta con la mano.
Scuoto la testa sorridendo e poi finalmente prendo a bere il mio caffè.
Forse hanno ragione, avrò davvero uno strano potere in grado di attirare i bambini. Quasi come se fossi un qualcosa di dolce e colorato che possa attirare la loro attenzione.
Getto il bicchiere di carta in un cassonetto e mi fermo ai semafori per poter attraversare la strada.
Sbuffo e incrocio le mani al petto, questa è l’unica pecca di andare a scuola a piedi, aspettare un eternità che scatti il verde del semaforo.
Mi guardo intorno e noto al mio fianco una ragazza che mi sorride maliziosa, io ricambio e mi volto a guardare di sfuggita dietro di lei.
Alzo un sopracciglio stupito e mi sposto qualche passo indietro cautamente, per evitare di attirare l’attenzione di Kristal anche lei scocciata per quest’attesa.
"Guarda un po’ chi si vede, dici che vuoi evitarmi, ma in realtà mi segui dappertutto."
Lei si volta di scatto e mi guarda stupita passandosi una mano tra i capelli.
"Sei incredibile, non ti stanchi mai di infastidire la gente? E poi non sono di certo io a perseguitarti dato che voglio rimanere almeno a tre metri di distanza lontana da te per evitare altri pericoli imminenti."
"Wow ogni giorno che passa sei sempre più dolce Kris!"
Mi sferra un pugno sul braccio e inizia a camminare allo scatto del semaforo.
"Ehi! E questo per cos’era?"
"Quante volte ti ho detto che non devi chiamarmi Kris?!"
"Ma tutti ti chiamano così, e non ti da mica fastidio?"
"Tutti i miei amici mi chiamano così, e dal momento che tu non sei mio amico non puoi."
Arriviamo al cancello ed entriamo evitando alcuni ragazzi che corrono svelti per prendere posti alle panchine. Probabilmente sono i soliti secchioni.
"Ma dai sono stato gentile la scorsa settimana, e non ti ho creato nessun problema."
Si volta verso di me, che intanto l’ho raggiunta al suo fianco, e mi guarda corrugando la fronte.
"Stai scherzando?!! Mi hai scocciata per l’intera settimana, ogni santissimo giorno! Ed ho anche la sfortuna di seguire la maggior parte dei corsi con te!"
"È per questo motivo che dovresti gettare l’ascia di guerra."
"Perché dovrei? Non ricordi il motivo per il quale sono tanto arrabbiata con te?"
"Vagamente!"
Si porta una mano alla fronte e ride nervosa.
Beh si forse sto esagerando, ma finché non la smetterà di avercela con me non posso fare altrimenti.
"Senti, cosa pretendi che diventiamo amici? Non se ne parla proprio! Quindi oggi a lezione siedi in qualunque posto che non sia al mio fianco. Ok?"
Scuote la testa ed entra a scuola.
Dio ma quanto è cocciuta, le ho chiesto scusa ed ogni volta che cerco di parlarle mi da addosso come se fossi un maniaco e cose del genere. Ma che pretende che faccia?
Mi avvio al campo da baseball e saluto alcuni ragazzi fermi a fumare seduti sulle scale.
Quando arrivo sorrido ai ragazzi che, come loro solito, si pavoneggiano cercando di attirare l’attenzione delle cheerleaders.
David invece stava parlando con una ragazza, probabilmente una matricola.
"Ehi Dave!!"
Si gira salutandomi con la mano, sorride alla ragazza e poi mi raggiunge.
"Nate finalmente, dove ti eri cacciato? La tua ragazza non ha fatto altro che chiedere di te!"
Gli sorrido portandogli un braccio sulle spalle.
"Dov’è adesso?"
Ma non faccio nemmeno in tempo a chiedere che Amanda mi si aggrappa addosso.
"Amore ma che fine avevi fatto?"
Mi sorride e mi bacia a fiordi labbra.
"Niente stavo parlando con qualcuno!"
Amanda mi guarda di sbieco e mi stringe di più nell’abbraccio.
"Non mi dire che stavi di nuovo parlando con lei? Ma lasciala perdere, che t’importa?"
D’istinto guardo all’entrata, come se potessi ancora vederla lì davanti, poi ritorno a guardare Amanda e subito dopo Dave che riprende a parlare.
"Nate è da una settimana che ci stai provando, forse dovresti smetterla davvero!"
Il mio amico aveva ragione, infondo Kristal si ostina a tenermi lontano, forse dovrei davvero lasciar perdere.
Alla fine che m’importa, nemmeno la conosco.
Quando suona la campanella bacio Amanda sulla guancia ed entriamo insieme continuando a chiacchierare.





Pov Amanda

Le ore sono passate lentamente, come al solito mi sono annoiata, ma in compenso ero col mio ragazzo ed è questa l’unica cosa importante.
Non mi importa granché di studiare e di seguire le lezioni, mi limito a fare lo stretto necessario, in fin dei conti tutti mi credono perfetta e finché dura tutto questo a me sta bene.
Finalmente è arrivata l’ultima ora di lezione.
L’unica pecca è stare in classe con quella stupida ragazzina antipatica, quella nuova sempre composta e sulle sue.
Non mi è mai piaciuta sin dall’inizio ed ora che anche Dave gli è amico, mi da ancora più fastidio, non mi va che un ragazzo come lui così popolare si lasci influenzare da una ragazzina sfigata.
Li vedo sorridere tra di loro ogni tanto, mentre distrattamente guardano uno dei soliti filmati che il professore di Biologia ci lascia vedere a fine lezione.
Sbuffo sistemandomi meglio nella sedia, e guardando di sottecchi anche Nate che di tanto in tanto si volta a guardarli.
Davvero non la sopporto a quella santarellina, che cosa avrà tanto di speciale per attirare i ragazzi in quella maniera? Si è creata il suo gruppetto di amici e sembra essere davvero contenta di stare con loro, come se davvero ci tenesse ad istaurare una stupida amicizia che tra qualche anno sicuramente perderà senza nemmeno rendersene conto.
Guardo disperatamente l’ora dall’orologio appeso al muro tamburellando nervosamente le dita sul banco.
Sembrava che quell’attesa non finisse più, poi la campanella suona e un respiro di sollievo si innalza in classe.
"Bene ragazzi per Giovedì voglio una relazione dettagliata sulla plasmolisi e sull'osmosi di una cellula vegetale. Mi raccomando evitate di copiare da internet e spremete di più le vostre meningi."
Il professore si alza dalla cattedra raccogliendo i suoi libri e la sua borsa e sgattaiola via dalla classe.
"Ehi vado un attimo in bagno, ci vediamo fuori ok?" dico a Nate baciandolo sulle labbra, mi sorride annuendo, poi dopo aver fatto un cenno a Dave si avvia fuori dal’aula.
Guardo per un attimo Dave di sottecchi, poi distolgo lo sguardo e mi porto la borsa in spalla, per evitare di guardarlo nel momento in cui si avvicina a me.
"Che cos’hai?"
Lo guardo con un ghigno, poi mi avvicino di più continuando a guardarlo negli occhi.
"A te cosa ti prende? Perché stai con lei, è una sfigata Dave!"
Mi allontana di malo modo guardandomi con un strana espressione.
Alzo un sopracciglio e gli rivolgo lo stesso sguardo arrabbiato.
"Perché ti comporti così? Devi essere sempre così acida ed odiosa? So che non sei tu questa, perché sei diventata così? Sei cambiata, non sei più la stessa persona di sempre. E io so che ne hai passate tante ed è stato difficile, ma ehi ci siamo noi, quindi cerca di ritornare ad essere te stessa."
Per un attimo addolcisco lo sguardo e mi perdo nei suoi occhi sempre così affettuosi.
Perché lui riesce a capirmi così bene, perché? L’ha sempre fatto e ci è sempre riuscito, riesce a leggermi dentro e a percepire la mia tristezza e la mia solitudine.
È sempre stato così e continua ad esserlo tuttora, anche se quell’immensa gentilezza non la merito affatto, perché so di essere cambiata, cambiata in peggio … purtroppo lo so.
Serro la mascella e sposto con violenza le mani che aveva appoggiato sulle mie spalle, quasi per confortarmi, come fa sempre.
"Smettila di preoccuparti e lasciami in pace!" gli dico, poi lo lascio lì, mentre io con gli occhi lucidi affretto il passo e mi rifugio in uno dei bagni più vicini.





Pov Kristal

Sono le cinque del pomeriggio e a casa c’è un gran chiasso.
Nonna sta cercando di lavare Pepper, che intanto non ne vuole proprio sapere di toccare acqua.
Grida e miagolii provengono dal bagno ed io mi avvicino alla porta sistemandomi ancora il colletto della camicetta.
"Nonna allora vado."
Lei si gira cercando di trattenere il gatto tra le braccia per evitare di farlo scappare.
Il poveretto aveva tutto il pelo drizzato, tutto spelacchiato e con le zampette inchiodate sulle braccia della nonna guardando timoroso l’acqua nel lavello davanti a sé.
"Sunshine sei sicura? Non hai bisogno di soldi, ho deciso io di farti venire quindi non devo preoccuparti affatto per le spese."
Le sorrisi teneramente accarezzandogli un braccio con una mano.
"Ma nonna voglio farlo io, ok? Mi hai detto che la Signora Reed cerca un babysitter, beh andrò a vedere se sono adatta o meno … dai almeno ci provo!"
"Va bene, io l’ho chiamata poco fa, lo sai che ci sono molto affezionata per me è come una figlia, le ho parlato bene di te, quindi penso proprio che ti accetterà piccola mia." dice la nonna immergendo il gatto nell’acqua.
Mi avvicino baciandogli una guancia e guardo Pepper che si divincola dalla stretta della nonna.
Sembra rivolgermi uno sguardo di aiuto, ma lo conforto accarezzandogli la testolina leggermente bagnata.
"Buona fortuna Pepper!"
La nonna mi guarda sorridendo ricambiando il bacio di prima.
Le accarezzo la schiena ed esco dal bagno arrivando in cucina.
Recupero la borsa ed il cellulare, che metto al suo interno, poi metto un po’ di rossetto ed esco di casa.
Non si sa mai forse con un po’ di rossetto posso dare un’impressione più matura, poi mi guardo i pantaloni e mi ricordo dello stemma della Disney sulla gamba sinistra … beh forse mi sono sbagliata.
Attraverso un isolato e mi avvicino ad una delle grandi case sbirciando sulle cassette delle poste in cerca di quella giusta.
Dopo aver controllato le prime due case, la trova, mi avvicino alla porta e prima di bussare respiro profondamente.
Prendo coraggio e con determinazione suono il campanello.
Mi passo una mano tra i capelli e li aggiusto sulle spalle, poi la porta si apre e mi preparo con uno dei miei sorrisi migliori.
Ma nel momento in cui dalla porta sbuca un ragazzo alto dai capelli scuri e gli occhi chiari, quegli occhi strafottenti che ogni volta sono costretta a rincontrare a scuola, il mio sorriso si spegne e in un attimo viene sostituito da un espressione a dir poco stupita.
Lui sembra avere la mia stessa reazione, rimane impalato davanti alla porta con la bocca aperta e gli occhi sgranati, quasi avesse visto un fantasma.
Lo guardo per un po’, poi cercando di aprire bocca, boccheggio senza dire una parola.
"Tu?!" riesco a dire dopo guardandolo ancora stupefatta.
Nathan si appoggia alla porta con un braccio guardandomi adesso con sguardo più malizioso.
"Allora è proprio vero che non puoi fare a meno di me?!"
Non so quale Santo è riuscito a trattenermi dal lanciargli la borsa addosso, ma mi limito a respirare profondamente in silenzio, avvicinandomi a lui con cautela.
"Che cosa diavolo ci fai tu qui?" gli dico con un finto sorriso stampato in volto.
Mi guarda alzando un sopracciglio, poi si sporge di più verso di me sorridendo.
"Questo dovrei dirlo io, comunque sembra che non ci sei ancora arrivata. Hai presente il cognome ‘Reed’ beh è anche il mio."
Cavolo? Come ho fatto a non pensarci? Nathan Reed, è il suo cognome.
Continua a guardarmi sorridente, poi mi prende una ciocca ribelle e la sposta con la mano dietro il mio orecchio.
Con quel tocco interrompe il corso dei miei pensieri, facendomi incontrare i suoi occhi azzurri così profondi perdersi nei miei leggermente più chiari.
Erano troppo vicini, e non aveva la minima intenzione di allontanarli dal mio viso, anzi rimaneva lì a guardarmi, come se mi volesse leggere dentro, tentando di scoprire chissà cosa e continuava a mantenere la sua mano sulla testa, tra i miei capelli castani.
Quegli occhi sono una calamita, non riesco a non perdermici dentro, sono intensi e sembrano mettermi una grande tranquillità, un senso di stabilità che poche volte avevo provato.
Anzi, che non avevo mai provato prima d’ora.




Continua ....








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Rieccomi gente!!! In questo capitolo si conosce un nuovo personaggio Amanda, è una ragazza abbastanza snob, con parecchi problemi (adesso solo accennati), che si spiegheranno in seguito.
Mi raccomando recensite, datemi consigli, ditemi se vi piace o è orrenda, solo in quel modo potrò scrivere e correggermi.
Baci a tutti!!! ♥

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Capitolo 6
*** Vecchi Ricordi ***


5. Vecchi Ricordi






Pov Kristal

Ero indecisa se mandare tutto all’aria, lasciar perdere e tornare a casa, oppure entrare ed ignorare il fatto che quella era casa di Nathan.
Alla fine ho pensato: ‘Che m’importa se è casa sua? A me serve questo lavoro per aiutare la nonna! Non voglio essere un peso per lei, quindi entro e poi come andrà lo scoprirò solo col tempo.’
Salgo i due scalini all’entrata e mi avvicino alla porta, Nathan intanto, che se ne rimaneva appoggiato al muro mi fa spazio per farmi entrare.
“Dai entra, non mordo mica!” mi dice sorridendo staccandosi dal muro ed invitandomi ad entrare.
Afferro le maniche della borsa con entrambe le mani e un po’ nervosa entro, ignorando la risatina fastidiosa di quell’idiota.
Rimango per un po’ a guardare il lungo corridoio molto spazioso sul quale si affacciano varie camere.
Sembra molto luminoso e colorato dato il gran numero di quadri appesi ai muri.
Continuo a guardarmi intorno, mi sporgo verso il lato destro ed intravedo una stanza che sembra essere il salotto con un grande pianoforte a coda che spicca all’entrata.
“Ehi dai entra, non restare lì impalata!” mi dice Nathan, mentre mi prende per un braccio trascinandomi verso la cucina.
“Mamma?!”
Lo vedo sporsi oltre la porta, poi sbuffando si gira a guardarmi ed inizia a camminare tenendo ancora stretta la mano sul mio braccio.
“Dove mi porti?”
“Nello studio di mia madre, se non è in cucina sicuramente sta lì a scarabocchiare!”
Lo guardo di sottecchi, mentre a passo svelto percorriamo il corridoio.
Mi soffermo nuovamente a guardare i vari dipinti sui muri cercando di capire a quale pittore potessero appartenere, ma non riesco a collegarli a nessuno di mia conoscenza.
Torno a guardare Nathan che apre una delle porte infondo al corridoio, chiamando nuovamente la madre che questa volta risponde a gran voce dall’interno.
Entriamo chiudendoci la porta alle spalle passando tra alcuni mobili coperti da vari teloni.
La donna si trova al centro della stanza seduta su uno sgabello, mentre sistema il cavalletto in legno vicino alla finestra.
Quando alza lo sguardo dalla tela ci nota pulendosi le mani sporche di pittura su uno straccio poggiato sul tavolo.
“Ciao, tu sei Kristal vero?”
Mi si avvicina sorridente aggiustandosi meglio i capelli lunghi e neri con un elastico.
Ha gli occhi grandi ed azzurri, proprio come suo figlio, un viso sottile e regolare molto giovanile.
“Ti stavo aspettando e scusa tanto il disordine.” mi dice guardandosi attorno, poi si volta di nuovo verso di me e mi sorride nuovamente.
Eppure quel sorriso mi sembra di averlo già visto prima.
“No, non si preoccupi, anzi adoro questo posto.”
“Tua nonna mi ha detto che ami l’arte anche tu! Cosa fai?”
Le sorrido un po’ imbarazzata, poi mi stringo nelle spalle ed inizio a parlare.
“Anche io dipingo, non sono bravissima, ma me la cavo.”
“Ah capisco, beh sinceramente a mio parere non sono molto brava, ma dal momento che lo faccio per lavoro direi che tanto male non sono.”
“Mamma, non li ho trovati!”
Ci giriamo tutti e tre verso la porta al suono di quella voce, ed un bambino che sembra essere la fotocopia di Nathan da bambino si avvicina guardandomi stupito.
“Oh amore non fa niente ho trovato altri pennelli nella cassapanca, ma grazie lo stesso.” gli dici la donna dandogli un bacio sulla guancia, poi con una mano sulla spalla lo incita a guardarmi.
“Lei è Kristal la nipote della signora Madyson, ti farà da babysitter quando io sarò al lavoro, ok?”
Il bambino annuisce sorridendo alla madre, poi mi si avvicina porgendomi la mano.
“Ciao io sono Cody!”
Gli sorrido e gli stringo la mano … “Piacere mio Cody, io sono Kristal.”
La signora alle spalle di suo figlio sorride, poi avvicinandosi a noi ci invita ad uscire dalla camera ed andare in cucina.
“Kristal io sono Allyson. Conosco tuo nanna da quando ero ragazzina, è come una madre per me.”
“Si me l’ha detto.”
Entrati in cucina Allyson mi invita a sedermi su una sedia vicino al tavolo offrendomi una tazza di caffè ed alcuni biscotti, che prende a mangiare anche il piccolo Cody di fronte a me.
Nathan invece, se ne sta in piedi vicino al balcone, ascoltando attentamente ciò che la madre mi sta dicendo.
Sembra stupito, forse non sapeva che quella signora che conoscevano da così tanto tempo avesse una nipote.
“Mamma intendi dire che la signora Madyson, la stessa signora che passa di qua quasi ogni giorno è sua nonna?” dice Nathan marcando ogni parola.
La donna annuisce sorridendogli prendendo dal frigo del succo d’arancia.
“Impossibile.” dice guardandomi ancora stupito.
Io gli faccio una linguaccia guardandolo male, poi prendo a sorridere nel momento in cui Allyson si siede su una delle sedie al mio fianco.
“Che mi dite voi due? Vi ho visti entrare insieme.”
“Si frequento la sua stessa classe.”
“E siamo anche amici, mamma!” dice Nathan avvicinandosi a noi, col suo solito sorrisetto.
Cody che era stato in silenzio fino a poco fa lascia perdere i biscotti e prende a fissarmi.
“Nate tu sei fortunato, nella tua classe ci sono così tante belle ragazze, invece nella mia sono tutte bambine fastidiose.” dice poggiando il mento sul suo pugno.
Scoppiamo a ridere, mentre Nathan gli scompiglia i capelli con una mano.
“Aspetta a conoscerla, poi mi dirai.” gli dice Nathan sussurrandogli in un orecchio.
Il bambino gli fa una linguaccia spintonandolo via con la mano, poi riprende a mangiare i biscotti.
“Kristal, lo so che è passato parecchio tempo, ma volevo sapere come stavi. C’ero al loro funerale e ti ho vista distrutta.”
Guardo la sua mano appoggiata sulla mia gamba come per confortarmi, la prendo tra le mie e le sorrido guardandola negli occhi.
“Io sto bene, è passato tanto tempo e mi mancano ogni giorno, ma sto bene.”
Mi sorride accarezzandomi i capelli, poi sospira e prede a guardare nel vuoto.
“Mi ricordi tanto Lucy, sei identica a lei e mi manca come se fosse ieri.”
Sgrano gli occhi stringendo ancora di più la sua mano, Allyson sembra accorgersene perché mi guarda appoggiandomi una mano sulla spalla.
“Tu sei Allyson la migliora amica di mia madre, io non l’avevo capito. Eri quella signora che allora mi regalò la casa delle bambole per il mio compleanno.”
Sorrise piegando il capo da un lato e continuando ad accarezzarmi i capelli … “Si ero io, quel giorno con me c’era mio marito, ed anche Nathan. Ricordi rimase a giocare con te per tutto il giorno!”
Lo guardo per un attimo riconoscendo finalmente il perché di quel grande conforto che mi trasmettono i suoi occhi.
Sono gli tessi di allora, gli tessi occhi che mi avevano salvato quel tristissimo giorno … adesso l’ho capito.
“Tu sei quella bambina …” dice ricambiando il mio stesso sguardo “… la bambina alla quale ho regalato il mio bracciale colorato.”
Si appoggia con la schiena al muro portandosi una mano tra i capelli, poi si gira prendendo di nuovo a guardarmi.
“Ti rendi conto che già ci conoscevamo, e nemmeno lo sapevo?!”
Annuisco stupita tanto quanto lui, poi guardo la donna che dopo avermi sorriso si alza dalla sedia sistemandosi il grembiule sulle gambe.
“Meglio che torno di là. Ci vediamo domani va bene? Vieni verso le cinque puoi anche studiare qui, Cody è molto tranquillo ha bisogno solo di un po’ di compagnia non mi va che resti a casa da solo.”
Mi alzo per salutarla, lei mi si avvicina abbracciandomi, poi chiama Cody e si avvia verso la porta.
“Ciao ci vediamo domani.” mi dice il bambino sorridendomi, io lo saluto accarezzandogli i capelli, poi esce rincorrendo la mamma.
Prendo la borsa che avevo appoggiato per terra e me la porto in spalla, poi mi alzo e vedo Nathan che mi sta ancora fissando.
“Che c’è?”
Scuote la testa pensieroso, poi sbuffa e si allontana dal muro avvicinandosi.
“Sono confuso, ma almeno adesso mi torna tutto. Fin dall’inizio pensavo di averti già vista, sembravi avere un aspetto familiare, e … infatti ci scopriamo essere quei due ragazzini che hanno giocato insieme.”
Sorrido ripensando a quel ragazzino che era un tempo, l’avevo visto solo quel giorno eppure fu l’unico a tenermi davvero compagnia.
Ricordo che io me ne stavo in camera seduta ai piedi del letto, mentre tutti erano al piano di sotto a discutere su chi avrebbe dovuto avere la mia custodia.
Io piangevo in silenzio e dentro di me gridavo chiamando i miei genitori un miriade di volte.
Nathan se ne stava lì al mio fianco, tenendomi stretta la mano ed ogni tanto parlava guardandomi con i suoi grandi occhi gentili.
“È vero hai ragione.” gli dico, avvicinandomi alla porta.
“Dove vai?”
“Dove vuoi che vada? A casa, no!”
Sorride annuendo, poi mi supera accompagnandomi alla porta.
“Senti, mi dispiace davvero tanto per i tuoi genitori, immagino sia stato molto difficile per te affrontare tutto quello.”
“Sto bene adesso, hai sentito prima, quindi non ne parliamo più. Sono passati due anni ho imparato a convivere con questo dolore. Ma grazie.”
Annuisce aprendo la porta alle mie spalle, poi esco fuori e lo saluto con la mano.
“Ci vediamo domani a scuola!” mi dice sorridendomi.
Io annuisco ricambiando il suo saluto, poi sospiro e mi avvio per la strada di casa.




Pov Ashley

Sono le sette di sera e già si inizia a sentire il freddo autunnale di metà settembre.
L’estate è finita e con essa anche tutti i bellissimi momenti trascorsi insieme nella spensieratezza.
David è passato a prendermi per trascorrere una serata in compagnia a casa di Jason, magari mangiando una pizza e vedendo un film o a chiacchierare del più e del meno, l’importante è stare fra di noi ed alleviare quella tensione provocata dalla scuola.
Jason non lo conosco da molto, almeno non così bene quanto David, ma tutto ciò che so sul suo conto è che è un ragazzo molto serio e sulle sue, decisamente interessante.
Non sono abituata a questo tipo di persone, semplicemente perché sono sempre stata con ragazzi giocherellone e solari, quindi non so bene come approcciarmi.
Mi rende insicura e nervosa nonostante si diverta ed è simpatico con tutti … almeno nella nostra cerchia di amici.
“Per fortuna abitiamo vicino, altrimenti avrei dovuto prendere la macchina.” dice David mentre bussa al campanello della casa di Jason.
Gli sorrido stringendomi di più nella felpa blu, poi mi giro sentendo la porta aprirsi.
“Ehi ciao …” dice Jason affacciandosi alla porta e guardando prima David e poi me, “… dai entrate, inizia a fare fresco di sera!”
Gli sorrido ingenuamente, mentre lui mi da un buffetto sulla testa.
David sembra essere abituato a passare a casa sua, perché lo vedo entrare in cucina rovistando tra i vari stipetti in cerca di qualcosa da sgranocchiare e subito dopo afferrando qualcosa dal frigorifero.
“David se proprio vuoi servirti da solo, pensa anche a noi!” gli grida Jason ridacchiando, mentre si accomodava sulla poltrona di fronte alla tv.
Io rimango in piedi non sapendo bene cosa fare.
Non è proprio da me comportarmi così stranamente, ma lui in un certo senso mi mette in subbuglio.
“Ash dai siediti, non essere tesa.” mi dice sorridendomi.
Io ricambio e dopo essermi sfilata la felpa mi siedo nella poltrona al suo fianco.
David intanto è entrato in salotto passando ad entrambi due lattine di coca cola e poggiando sul tavolino di fronte alcune buste di patatine.
“Allora che si fa Jason? Ci vediamo un film?”
Lui annuisce a David che intanto si stava riempiendo la bocca di patatine come per paura che potessero finire da un momento e l’altro.
“Dave cavolo vacci piano, sembri proprio un idiota quando ti comporti così!” dico sferrandogli un pugno sul braccio.
Lui sbuffa afferrando adesso l’intera busta da sopra il tavolo.
“Ma voi fate sempre così? Voglio dire anche a scuola vi punzecchiate a vicenda, non nego che pensavo foste insieme …”
Jason viene interrotto dalla sonora risata di David che coinvolse poco dopo anche me.
Perché pensano tutti quanti a questa ipotesi? Stiamo bene insieme e sempre in sintonia, ma una cosa del genere proprio non può essere.
Per me è come un fratello, forse come il fratello che ho perso ormai per sempre.
“No no, ti sbagli noi siamo amici d’infanzia, ormai ci conosciamo da così tanto tempo che una cosa del genere sarebbe dovuta succedere già da un po’.”
David accanto a Jason mi annuisce ridendo, poi prende a parlare.
“Siamo un po’ come due fratelli che quando litigano si comportano come cane e gatto. È sempre stato così!”
Jason ci ascolta divertito, sembra tranquillo quasi come se questo nostro racconto l’abbia già ascoltato in precedenza e che già ne fosse a conoscenza.
“Ah adesso capisco …” dice ridendo, “… ma Dave tu sei anche il migliore amico di Nathan, no? È strano che Ashley non abbia lo stesso rapporto con lui. Di solito i migliori amici si conoscono a vicenda.”
Lo guardo per un attimo stupita, rivolgendomi di nuovo a David che al suo fianco sembra esser stato spiazzato anche lui da quella domanda.
Ma che cosa sta facendo, perché fa così tante domande?
David mordicchia le ultime patatine, poi lascia andare la busta di nuovo sul tavolo.
“Stasera quante domande? Perché, qual è il tuo scopo?”
Jason sorride scuotendo il capo, poi si scompiglia con una mano i suoi capelli biondo cenere.
“No ti sbagli non ho nessuno scopo. Volevo saperlo perché … non so quella volta quando siete venuti al campo Ash …” si rivolge a me questa volta appoggiando entrambi gomiti sulle sue gambe per tenersi il viso tra le mani. “… sembravi triste, o almeno credo. Guardavi Nate con un strano sguardo, si direi che sembravi triste.”
Mi mordo un labbro per trattenere il nervosismo che mi ha di nuovo assalita, poi sospiro e rassegnata guardo Jason.
“Beh si hai ragione. Nate lo conosco, anzi direi lo conoscevo. Io, Dave e lui eravamo inseparabili, un trio tutto sprizzante che si divertiva a fare scherzetti a tutti e che invece di studiare perdevamo il tempo ad escogitarne altri. Poi iniziato il liceo è andato tutto a rotoli, almeno io e lui ci siamo allontanati ed io non so nemmeno il perché.”
Adesso Jason sembra stupito, forse davvero non se l’aspettava.
“Allora forse ho fatto un casino!” poi dice rivolgendosi più a me che a David.
“Perché?” gli domanda.
“Sta venendo qui. Ho invitato anche lui stasera. Scusate, se l’avessi saputo non l’avrei fatto venire.”
Difatti all’improvviso sentiamo bussare alla porta, e un Nathan sorridente entra salutando Jason con una pacca amichevole sulla spalla.
Solo dopo si accorge di David e di me seduti sulle poltrone.
C’è un certo imbarazzo nell’aria, entrambi ci guardiamo accennando un piccolo saluto, poi si sfila il giubbotto e si avvicina a David sedendosi sul divano.
“Ehi non pensavo di vederti qui!” gli dice David come per spiegargli della mia presenza in quella stanza.
Lui gli sorrise, poi di sfuggita ritorna a guardare me.
“Ehi ok! Ordino la pizza, voi intanto scegliete un film.” dice Jason percorrendo il corridoi ed entrando in una delle stanze.
Mi sento in imbarazzo, come se un terzo incomodo si sia messo in mezzo nella loro amicizia.
Mi fa male tutto questo, perché prima eravamo in tre, e se non eravamo insieme non era la stessa cosa.
“Io penso di ritornare a casa. Ci vediamo domani, ok?” dico a David alzandomi in piedi e recuperando la felpa.
Lui si alza intento a dirmi qualcosa, ma viene bloccato da Nathan che intanto si è alzato anche lui.
“Ashley, penso che dovremo parlare.” dice infilandosi le mani in tasca.
Io annuisco guardando intanto di sbieco David che mi sorride, poi da una pacca sulla schiena all’amico e si allontana entrando nella stessa stanza in cui poco prima era entrato Jason.
“Mi dispiace tanto.”
Mi dice guardandomi, mentre io mi risedevo sulla stessa poltrona.
“Voglio sapere perché?”
“Cosa?” mi dice rimanendo spiazzato dalla mia schietta domanda.
“Perché per tutto questo tempo mi hai escluso? Perché hai deciso da un momento e l’altro di non essermi più amico? Perché io sinceramente non l’ho capito.”
Sospira sedendosi anche lui, ma questa volta sulla poltrona affianco alla mia.
“L’estate in cui è morto tuo fratello tu ti sei isolata. Per un certo periodo hai tenuto lontano sia me che Dave, quindi pensavo non volessi più vederci.
Ero infantile e avevo troppa paura perché ero uno stupido ragazzino.
Poi col passar del tempo mi sono reso conto che era inutile comportarmi in quel modo, e volevo parlarti … ma non sapevo cosa dirti.
Forse lo sono ancora, un ragazzino ingenuo che non capisce le cose, ma adesso so quanto ci sei stata male e quanto in quel periodo avessi bisogno di noi.
Dave c’è stato, io invece no. Mi dispiace tanto.”
Lo guardo con occhi spalancati ascoltandolo sospirare varie volte mentre parla tutto d’un fiato, quasi come se stesse trattenendo il respiro.
Ricordo che in quel periodo anche David mi porse la stessa domanda, chiedendomi se la cosa giusta da fare fosse allontanarsi da me.
Forse è stato proprio il mio comportamento che li ha fatti allontanare per un certo periodo, Nate più di tutti, facendo sì che cambiasse tutto … che cambiasse la nostra amicizia.





                                                                                  Continua …







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Rieccomi gente con il quinto capitoletto!
Eh si, si sono chiarite parecchie situazioni: Kristal e Nathan già si conoscevano e la signora Reed era perfino la migliore amica di Lucy (la madre di Kristal).
Ashley finalmente ha parlato con Nathan, suo migliore amico un tempo, ma per uno stupido fraintendimento da parte del ragazzo si sono allontanati diventando quasi estranei.
Beh parecchi trambusti direi! XD
Non vi svelo niente su cosa accadrà ... quindi che dire continuate a seguirmi, e grazie a tutti come sempre!
Baci! ♥


Ps.Fatemi sapere cosa ne pensate! =)

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